Nata per essere ninja

di Hi Ban
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Alla ricerca (della collana) di Jashin ***
Capitolo 23: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


E’ sempre stato il mio sogno, ma l’ho sempre ritenuto impossibile da realizzare per ovvi motivi.
Il mio sogno è sempre stato quello di poter far parte anch’io del mondo di Naruto, e diventare cosi una Kunoichi. Da ciò si può perciò capire che Naruto è il mio manga preferito, però sinceramente non li ho letti, ma ho guardato l’anime. Solo una parola mi viene in mente pensandoci: stupendi!
Ora penserete che la mia è un’ossessione malata…forse lo è ma a me Naruto piace troppo.
Perciò quando il mio sogno si è realizzato ho pensato di raccontarlo, perché è stata un’esperienza troppo bella. Sinceramente non so nemmeno io com’è successo e tutt’ora non so trovare una spiegazione ma so che è stato tutto reale.
Io su questo argomento ho sempre viaggiato un po’ con la fantasia, immaginandomi nelle situazioni più strane, perciò quando mi sono risvegliata a Konoha, dopo un iniziale momento in cui ero ovviamente spaesata e spaventata, sono stata soprattutto felice, ma in fondo in fondo la cosa non mi ha sorpreso più di tanto.
Ok ora è definitivo. Voi penserete che sono una pazza ma leggete il resto della storia e la penserete diversamente. E’ tutto cominciato con la classica e noiosa giornata di scuola...


Questa è la mia prima storia... perciò siate buoni e non linciatemi!
E’ un po’ corto ma è solo l’introduzione!
Il seguito sarà molto peggio! (viva la mia autostima!!ç_ç)


Bye Bye al prossimo capitolo!!XD

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


E’ tutto cominciato con la classica e noiosa giornata di scuola...


Prima cosa, io mi chiamo Carmen e frequento il secondo anno di un liceo socio pedagogico.
Quella mattina, da precisare, un orrendo lunedì mattina, come al solito mi svegliai, grazie a chissà quale forza nascosta, probabilmente grazie al grande Jashin-sama (notare che il mio personaggio preferito è Hidan) e mi vestii per poi andare alla fermata del pullman con la mia Nee-san. Si chiama Laura, ha diciassette anni e frequenta il liceo scientifico bilingue…in poche parole è un genio. E’ una persona mooolto loquace alle sette del mattino. Di mattina lei poco loquace e io molto irascibile.
Che bella accoppiata.
Mentre aspettavo ascoltavo una delle tante opening di Naruto che mi sono scaricata. Be perché mi sembra ovvio, io adoro Naruto. Tutto quello che lo riguarda. La mia camera è tappezzata di disegni e poster. Chi ci entra ci mette ben poco a inquadrarmi come una pazza. Per non parlare poi sul computer! Sono piena di foto e mi sono scaricata tutti i manga! Per tutta la casa ovunque mi giro c’è qualcosa di Naruto.
Ok è ufficiale: ho una mania ossessivo compulsiva!
Tornando alla fermata del pullman... Quando finalmente ci fece la grazia di arrivare andai a sedermi vicino alla mia amica Serena che mi tiene sempre il posto visto che sale prima. Lei studiava storia perciò io continuai ad ascoltare l’mp3.
Mi ritrovai a pensare (chissà a cosa?!) all’abbandono del Villaggio della Foglia da parte di Sasuke (nonché uno tra i miei personaggi preferiti).
Kishimoto ha avuto veramente una brutta idea facendogli abbandonare il villaggio!
Ma come si dice la “speranza è l’ultima a morire”! Perché può sempre tornare no?...
Si ma si dice anche chi di speranza vive disperato muore! Perché sono andata a leggere gli spoiler…non sono proprio riuscita a trattenermi dannata curiosità! E beh diciamo che lo svolgersi della vicenda non è delle più rassicuranti! Comunque è da quando lo ha abbandonato che mi immagino situazioni in cui Sasuke ritorna al villaggio alcune che potrebbero anche avverarsi altre del tutto inverosimili. Sono addirittura arrivata a immaginare me che entro nel manga e riporto Sasuke a Konoha... ed è da li che è diventato il mio sogno.
Fino a quel momento pensavo che fosse un sogno del tutto irrealizzabile.
Tornando a noi. Finalmente arrivammo alla stazione dei pullman e dopo aver salutato mia sorella e Chiara mi diressi con altre due mie amiche verso la scuola.
Per tutto il tragitto (che vi posso assicurare è lungo) io mi ri-immersi nei miei pensieri e perciò non feci caso a quello che dicevano perciò furono costrette a richiamarmi due o tre volte.
Per la strada che porta alla scuola si sente sempre un forte odore di lavanda che ti investe appena passi ed è stato quello che mi ha riportato alla realtà e ha impedito che una macchina mi asfaltasse.
Perché io intanto stavo continuando a immaginare me che riporto indietro Sasuke e non connettevo più con il mondo (aspetta e spera!).
L’unica cosa che differenziava questo mio film mentale con gli altri era che sembrava più reale, ma forse era dovuto al fatto che ormai ci pensavo talmente tanto spesso che mi appariva più reale.
Le mie due compagne, dopo avermi fissato allibite mi chiesero se c’era qualcosa che non andava, perché sembravo strana.
Io mi sentivo come sempre perciò non vi feci caso. In classe andai a sedermi al mio posto e dopo aver parlato per un po’ con i compagni del week-end la lezione iniziò. Mi imposi di non pensare più a Naruto o qualunque cosa ne fosse inerente e di concentrarmi di più sulle lezioni…speranza vana.
Quella mattina era più difficile trattenere il flusso di pensieri.
Le prime due ore trascorsero con una lentezza snervante e visto che la terza minacciava di fare lo stesso chiesi di poter andare in bagno per risparmiarmi almeno cinque minuti, anche di più se mi andava bene, di quel supplizio.
Il professore, con mio grande stupore, mi disse che sembravo strana.
Fin li niente di che, il fatto è che mi disse che sembravo più strana del solito.
Lasciamo correre…è solo un mentecatto…il problema è che erano già due in un giorno a dirmelo.
Mi diressi verso i bagni e andai subito verso gli specchi per controllare la mia faccia che a detta di tutti oggi era strana. Beh, in effetti era un po’ pallida ma era dovuta alla levataccia del lunedì.
Rimasi un po’ lì perché la voglia di tornare in classe non riuscivo a farmela venire e non riuscivo a fare leva nemmeno sul mio senso del dovere. Mi appoggiai al lavandino e non so come feci ma riuscii a tagliarmi un dito.
Dopo aver imprecato alla grande mi osservai il taglio: di per se non era profondo, ma faceva molta scena. Del sangue era caduto nel lavandino e via via la sua forma stava cambiando e quando vidi la forma finale rimasi stupita: era il simbolo del villaggio della foglia!
E subito dopo…

Fine primo capitolo!


Aurychan: ciao!! Grazie per la recensione! Sono contenta che la storia ti abbia incuriosita e spero che questo capitolo ti piaccia!(sicuramente no…nd la mia autostima)(T_T ndme)
Al prossimo capitolo!^^

Gin_ookami97: Ciao!! Grazie per i complimenti! Anche a me è sempre piaciuto questo tipo di storia, perciò ho deciso di scriverne una!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo capitolo!^_^

Ringrazio Nihal per avermi messa tra i preferiti!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

E subito dopo...


... iniziai a vedere tutto sfocato e sentivo le gambe che iniziavano a cedere. Non mi è mai piaciuta molto la vista del sangue, ma di solito non mi faceva nemmeno quest’effetto.
La testa iniziò a girarmi e d’un tratto tutto divenne buio. Poi l’impatto con qualcosa di freddo e duro.

Non so quanto tempo passò, ma quando mi risvegliai sicuramente non ero più in bagno: sotto di me non c’era più un pavimento freddo e duro ma qualcosa che mi solleticava la faccia e decisamente più morbido. Probabilmente mi trovavo su un prato. Il primo pensiero fu “Oh cavolo! Non mi avranno buttata fuori dalla scuola vero?! Oh mio Dio!”.
Tutto questo mentre tenevo gli occhi serrati per paura di vedere cosa mi circondava.
Con tutto il coraggio che riuscii a racimolare li aprii. Davanti a me si stagliava un’immensa distesa d’erba. Tentai di alzarmi ma appena in piedi la testa iniziò a girarmi vorticosamente e le gambe mi cedettero nuovamente.
Di nuovo buio.
Che culo!
Sentii solo una voce in lontananza che esclamava un “Eccola…” ma probabilmente era solo uno scherzo della mia mente e me lo ero immaginata.
Non so di nuovo quanto tempo passò da quando svenni ma questa volta non mi risvegliai su un prato, bensì su un letto, anche molto comodo.
Tenni nuovamente gli occhi chiusi: avevo paura di scoprire dove fossi capitata.
Magari ero a casa mia ma ci credevo ben poco. Il mio letto non è così comodo! Magari mi avevano riportata a scuola ma come cavolo ci ero finita su un prato mentre prima ero in bagno?
E perché il mio sangue aveva preso la forma del simbolo di Konoha? E poi c’è da dire che la voce che avevo sentito mi era famigliare ma non ricordavo di chi potesse essere. Questo comunque era l’ultimo dei miei pensieri.
Decisi di aprire gli occhi per vedere dove fossi finita e ciò che vidi mi lasciò stupefatta: mi trovavo in una stanza con un arredamento che sicuramente non si addiceva alla mia scuola e tanto meno alla mia cultura! Tutto era arredato in stile…giapponese. Come diavolo ci ero finita in una camera in stampo orientale?
Mi ritrovai spaesata e inquietata dalla mia scoperta: c'era qualcosa che non quadrava, no.
Una cosa che mi fece sorridere nonostante la situazione fu che l’arredamento mi ricordava quello di Naruto. Ebbene sì, riuscivo a pensare a Naruto anche in un momento del genere… Sempre distesa sul letto, per prevenire un eventuale nuovo svenimento, vagai con lo sguardo per la stanza: vi erano poche cose oltre al letto. Davanti a me vi era un armadio molto sobrio in legno di ciliegio con delle strane incisioni che parevano avere la forma di foglie…Il comodino, anch’esso in legno di ciliegio aveva delle rifiniture leggermente diverse, ma che richiamavano il motivo di quelle dell’armadio.
Il letto era appoggiato al muro, e di fianco ad esso vi era una finestra aperta e accanto all’armadio vi era un porta.
Questa però era chiusa.
Guardando il letto mi soffermai sulle decorazioni della coperta, e per poco non svenni dallo stupore per l’ennesima volta in quella giornata. Notare bene che io fino a quel giorno non ero mai svenuta nemmeno una volta, ma quello che stava accadendo non aveva nessun senso.
Sulla coperta compariva più volte il simbolo della spirale rossa, che in Naruto compariva sui giubbotti di coloro che erano di grado superiore ai Genin.
La prima spiegazione che il mio cervello fissato mi fornì è che ero finita nel mondo di Naruto, ma sicuramente era più plausibile che fossi finita nella casa di un fissato di Naruto che mi aveva trovata svenuta per terra.
Mentre io cercavo motivazioni per ciò che stava accadendo mi accorsi appena in tempo che la porta si stava aprendo e perciò chiusi gli occhi facendo finta di dormire. E sinceramente non so nemmeno io perché lo feci ma forse fu dovuto ad una specie di sesto senso.
Entrarono due persone e dal rumore provocato dai tacchi capii che si trattava di due donne.
Ci fu un momento di silenzio che a me sembrò eterno, ma non sono mai stata una persona molto paziente, dopodiché iniziarono a parlare tra di loro.
Il livello di voce era piuttosto basso perciò non riuscii a capire tutto ciò che dissero ma riuscii ad ascoltarne una parte.
“E’ stato lui a portarla qui signorina?”
Lui chi?
“Sì”
“Io se devo essere sincera non ci ho ancora capito molto di questa storia signorina Tsunade…”
Oh, un nome conosciut... TSUNADE?! Dove ero finita? Quella non era che era... non può essere... cioè... il Quinto Hokage!
“Saprai tutto a tempo debito…anche lei vorrà delle spiegazioni in fondo.”
“D’accordo. Allora io vado.”
La donna che (presumendo che ciò che pensavo fosse vero) si chiamava Shizune, uscì e resto soltanto il Quinto Hokage, che si avvicinò alla sponda del letto e vi si sedette cauta e sospirò.
“So che sei sveglia, è da quando sono entrata che me ne sono resa conto.”
Colpita da quelle parole mi decisi ad aprire gli occhi e davanti a me non trovai altri che...


Ciao! Non uccidetemi, linciatemi o quant’altro se ho interrotto sul più bello! Ma così mantengo la suspence (e poi perché sei perfida ndtutti)!
Spero che questo capitolo vi piaccia!


Aurychan: ciao!! Ok penso che con questo capitolo più che risolvere dubbi ne ho creati!! Abbiamo anche un sogno in comune!!E ti posso assicurare che anche io sono tappezzata di disegni! Sono contenta che ti abbia incuriosita!! Spero il capitolo ti piaccia!!Bye Bye!^^
Horit: ciao!! Sono contenta che la storia ti piaccia!! Ti ringrazio anche per tutti i complimenti che mi hai fatto! Grazie mille! Mi dispiace che l’altro capitolo l’ho interrotto sul più bello ma poi c’era più mistero!!(ceeerto, e poi perché sono perfida!">_>). Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye^^
Burdock 95: ciao!! Sono contenta che la storia ti abbia incuriosito!!spero che apprezzerai anche questo capitolo! Al prossimo! Bye Bye^^
Gin_ookami97: ciao! Mi dispiace di averla interrotta sul più bello ma così era più enigmatico! *schiva oggetto random* Adoro la suspence! Io per ora mi sono scaricata solo le opening ma presto passerò anche alle ending!xD Spero che questo capitolo ti piaccia!!Bye Bye^^
Erykuz: ciao!! Che bello lo stesso liceo! Non hai tutti i torti infatti anche la mia scuola è giusto un po’ psicopatica!! Almeno con le vostre recensioni so di non essere l’unica che vuole finire in Naruto!! E abbiamo in comune anche la tendenza a farci asfaltare!!XD Spero che questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye^^


Ringrazio quelli che mi hanno messa tra i preferiti e tra i seguiti!=)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

“So che sei sveglia…è da quando sono entrata che me ne sono resa conto.”
Colpita da quelle parole mi decisi ad aprire gli occhi e davanti a me non trovai altri che...

... il Quinto Hokage in persona! La Godaime! Tsunade!
Come cavolo era possibile? Rimasi del tutto stupita, infatti nonostante ci avessi pensato non avevo considerato seriamente l’idea. Anche se ero, e sono tutt’ora, una fan sfegatata di Naruto avevo ancora un po’ di buon senso.
Perciò rimasi a fissarla come un ebete non so per quanto tempo, visto che smisi totalmente di considerarlo da quando avevo scoperto chi fosse in realtà la mia interlocutrice.
Inizialmente mi guardò un po’ perplessa, probabilmente pensando che fossi impazzita (chissà qual’era lo stato della mia faccia in quel momento) ma poi mi sorrise comprensiva: era evidente che cercava di farmi sentire a mio agio.
Diciamo che in parte ci riuscì. Dopodiché prese la parola.
“So che tutto questo deve apparirti strano…”
“STRANO? Non so come dirglielo ma è leggermente riduttivo come termine... ”
Tsunade sorrise di nuovo e continuò: “... mi sembri Naruto: anche lui ha l’abitudine di interrompermi mentre parlo!”
Al nome di Naruto sussultai: ma allora ero veramente finita a Konoha! Sì!
Fu questa la prima cosa che pensai. La seconda era che non le avrei detto, almeno per il momento, che sapevo già tutto di loro. Questa scelta “strana” non fu dovuta al mio nuovo sesto senso, sviluppatosi recentemente, ma semplicemente al fatto che in quel momento non me la sentivo. Oltretutto ciò avrebbe complicato ulteriormente la situazione che già di per sé era tutt’altro che semplice.
Perciò ressi il gioco: “Mi scusi non era mia intenzione interromperla…Però posso chiederle chi è Naruto? E chi è lei?? E soprattutto dove sono e cosa ci faccio io qui?” La Godaime si abbandonò ad una fragorosa risata.
“Sì, assomigli decisamente a Naruto! Che, per soddisfare la tua curiosità è un ninja di Konoha, il luogo in cui ti trovi in questo momento, di cui io sono l’Hokage, cioè il capo.”
Detto tutto ciò trasse un sospiro…di sollievo?
“Ah…ehm…ha tralasciato la domanda che in questo momento forse è la più importante…perché io mi trovo qui? Io prima mi trovavo a scuola e poi…boh…sono svenuta e mi sono ritrovata qui…”
Il suo volto si fece serio, e ciò a mio parere non prometteva nulla di buono.
“Vedo che sei una ragazza sveglia, non ti sfugge niente. Mi dispiace ma questo non posso dirtelo perché non spetta a me parlartene. Saprai tutto a tempo debito. Credi di poter aspettare?” Era quasi speranzosa.
“Penso di sì!”
“Bene…mi ha stupito che tu non mi abbia fatto ulteriori domande su quanto ti ho detto, ad esempio, che Naruto è un ninja…”
Questa affermazione mi colse in contropiede. Ero davvero una pessima attrice!
Rimediai subito all’errore commesso cercando di risultare il più convincente possibile, cosa che per me fu una sfida veramente ardua.
“Oh beh, sì, la notizia mi ha colpita non poco, ma avevo domande più importanti da porre...”
“Beh, potevi chiedermelo ora!”
Oh cavolo! Ma ci sarà un modo per convincerla? E’ fin troppo perspicace e sospettosa per i miei gusti.
Poi mi accorsi dell’espressione della sua faccia: se la rideva alla grande e si divertiva a mettermi in difficoltà! Ma che strega, Hokage o non Hokage!
“Lo stavo per fare!”
Cadde un profondo silenzio…che io decisi di rompere facendo una domanda, della quale naturalmente conoscevo già la risposta.
“Ninja? Perciò esistono veramente?”
“Che cavolo vuol dire esistono veramente?! C’è sempre più somiglianza tra te e Naruto…anche lui fa domande stupide!...”
Non seppi se prenderla come un’offesa perché ancora non sapevo se si riferiva al Naruto della prima serie o a quello della seconda…anche se in entrambi i casi non sapevo se ritenermi lusingata o offesa.
Lusingata perché comunque mi aveva paragonato ad un personaggio di Naruto. Anzi a Naruto stesso! Offesa perché Naruto, indipendentemente dalla serie, non era esattamente riconosciuto per la sua intelligenza.
Comunque non mi sembrò il caso di domandarglielo. Già le sembravo pazza, andavamo proprio bene, meglio non darle motivo di confermare la sua ipotesi.
L’Hokage dopo essersi fatta quattro risate sulla mia espressione (anche in quel momento doveva essere alquanto strana) si diede ad una spiegazione, a me non nuova, che partiva dai villaggi, le 5 terre ninja, passando per i gradi ninja e finendo con una descrizione generale dei compiti che un ninja aveva.
Anche se conoscevo già tutto di ciò che mi disse l’ascoltai molto attentamente e non stavo fingendo, anzi, lo trovavo davvero molto interessante. In più aggiunse cose di cui io non ero a conoscenza che mi fece piacere apprendere.
“Bene! Vedo che hai trovato interessante la mia spiegazione. Fra poco è ora di pranzo, e io devo tornare nel mio ufficio... classiche noie da Hokage.”
“E io cosa faccio?”
“Tu per il momento rimani qui... Non pensare male non ti voglio tenere prigioniera, è solo che sei già svenuta ed è meglio che ti riposi. Se avrai bisogno di qualcosa, ci sarà la mia assistente, Shizune.”
“Ah la donna con cui stava parlando prima...”
Ops.
“Si…ma tu come fai a saperlo?” chiese con tono indagatore, e con uno sguardo che era passato dallo stupito al curioso.
“Ehm... cioè... beh lo immaginavo…una semplice constatazione... eheh…”
Il tutto mentre iniziavo a sudare freddo.
Ma la cosa che mi sorprese di più è che non seppi nemmeno io perché non le dissi che sapevo già tutto. Un piano ben congeniato della mia mente per farmi diventare pazza? Non da escludere.
Perché all’inizio pensavo che dicendoglielo avrei complicato la situazione e sarei passata per una pazza visionaria, invece in questo modo la stavo complicando molto di più! Appena avessi trovato il momento adatto le avrei raccontato la verità, che secondo me già conosceva.
“Ah…ok. Allora io vado! Passerò da te nel pomeriggio. Ciao!” E uscì dalla porta.
Io invece speravo che sparisse in una nuvoletta di fumo. Stile ninja! Uscire dalla porta non fa per niente ninja!

Salve!^-^
Questa volta non vi ho lasciati sul più bello (però ci avevi pensato! Ndtutti) ma comunque un po’ di misteri ve li ho lasciati!


Burdock 95:ciao! Ti ringrazio per entrambe le recensioni! E per i complimenti XD!! Sono veramente contenta che la storia ti piaccia!! Comunque per la parte dei geni... facciamo che io sono una dei pochi!xD Ci ho messo un po’ ad aggiornare ma non ho avuto molto tempo…Spero che il capitolo ti piaccia!! Al prossimo!Bye Bye^^
Gin_ookami97: Ciao! Visto?? Questa volta non ho interrotto il più bello!! *troppa paura della folla di gente che minacciava di linciarmi!!XD* Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Al prossimo capitolo!! Bye Bye ^^
Aurychan: ciao!!! Mi dispiace di interrompere sempre sul più bello ma se non non c’è mistero!! Però sta volta ho concluso un po’ meglio! Ti ho mandato la richiesta su msn, spero solo di non aver fatto qualche casino!=_= Sono curiosa di sapere che disegno hai di Kiba nell’armadio!! A me piace Akamaru, ma anche il padrone!ihihih! Al prossimo capitolo!! Bye Bye^^
Erykuz: ciao! Ti prego dimmi che non sei veramente morta per la curiosità! Io lascio così i capitoli per incuriosire di più e mi crepano le recensitrici!! Comunque anche io opto per lo scopone del bidello!! O magari vado in bagno e mi catapulto in Naruto XD!! Sono contenta che il capitolo ti piaccia e spero ti piaccia anche questo!! Bye Bye^^


Ringrazio quelli che hanno messo la storia tra i preferiti e tra i seguiti!:3

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Rimasi nella stanza gran parte della giornata. Nel pomeriggio fece la sua comparsa Tsunade che non avevo più visto dal primo incontro. Avevo però fatto la conoscenza di Shizune, che era stata molto gentile nei miei confronti e mi aveva portato il pranzo. Non mi aveva fatto domande riguardanti la mia presenza lì, anche se si vedeva chiaramente che moriva di curiosità.
Io, riguardo alla loro precedente conversazione, ero stata più volte tentata dal chiederle chi fosse “lui”, ovvero colui che mi aveva portato li. Ma il mio buon senso mi aveva fatto ricordare che lei non sapeva che io ero sveglia durante la suddetta conversazione (motivazione di poca importanza perché probabilmente se n’era accorta anche lei), e poi perché non ero molto sicura di voler sapere chi era “lui”.
La Godaime mi disse che mi avrebbe fatto conoscere gli altri ninja di Konoha, che avevano la mia stessa età o giù di lì, e mi avrebbe fatto fare un giro del villaggio.
Alla fine, dovetti ammettere che anche se prima era stata un po’ brusca nell’analizzarmi, era veramente una donna gentile e simpatica.
Prima di uscire mi aveva fermata dicendomi che gli abiti che portavo, oltre ad essere sporchi a causa delle numerose cadute in un giorno solo, lì erano leggermente fuori luogo.
Ero altamente restia a separarmene, ma alla fine accettai, perché sarebbe stato fantastico indossare degli abiti da ninja. Si recò verso l’armadio nella mia stanza provvisoria e ne aprì le ante mostrando una moltitudine di vestiti.
Certo che erano ben provvisti! Lei vedendo la mia faccia mi sorrise e mi disse: “Qui è dove alloggia la mia allieva Sakura quando finisce tardi gli allenamenti, o dove semplicemente passa la notte.”
Ne rimasi molto stupita perché questo nel manga non era minimamente menzionato. Di cose nuove ne avrei sicuramente scoperte!
Si concentrò sugli abiti e dopo un po’ si girò verso di me mostrandomi un kimono molto elegante, come per cercare la mia approvazione. Era bello certo ma non nel mio stile…E poi volevo abiti da ninja!
Evidentemente lei lo capì dalla mia faccia che doveva apparirle alquanto dubbiosa.
Ne tirò fuori un abito color pesca molto simile a quello che portava Sakura nello Shippuden, con l’unica differenza che la mia maglia aveva un cappuccio e non vi era raffigurato nulla. Lo presi molto volentieri e lo indossai: era giusto della mia taglia e mi piaceva anche il colore.
Stavamo nuovamente per uscire ma Tsunade mi trattenne per un braccio e io la guardai con sguardo interrogativo. Fece cenno alle mie scarpe.
“Dove pensi di andare con quelle…cose?!” Il tutto con uno sguardo inorridito rivolto ad esse.
“Ehi! Cos’hanno che non va?” Fu solo allora che mi accorsi che erano tutte sporche, e con mio grande dispiacere, rotte in più punti.
“Ah”
“Tieni” E così facendo mi porse un paio di stivali modello Sakura solo un po’ più bassi. Mi guardai allo specchio e poi mi raccolsi i lunghi capelli castani ondulati in una coda alta, tipica di me.
Dopodiché ci avviammo verso l’Ichiraku dove mi aveva accennato che aveva dato appuntamento agli altri.
Le strade di Konoha erano molto affollate, e in quel momento ringraziai più volte mentalmente Tsunade per avermi fatto cambiare i vestiti. Già così tutti mi fissavano, solo perché giravo insieme all’Hokage, figuriamoci se avessi avuto i miei vecchi vestiti!
La situazione mi mise alquanto a disagio, e l’Hokage se ne accorse perciò ci velocizzammo. In lontananza potevo già scorgere un gruppo di persone e intuii che erano loro. Me lo confermò l’enorme cane che era sicuramente Akamaru,e che ci venne incontro abbaiando e scodinzolando, attirando l’attenzione di tutti.
“Ciao Akamaru!”
Certe volte me le andavo proprio a cercare. Ora cosa mi sarei dovuta inventare? Che avevo poteri mistici che mi avevano conferito la possibilità di capire il nome del cane?
“Hai detto qualcosa?” Tsunade aveva ripreso l’aria sospettosa di quella mattina.
“Chi io?” ma che domande facevo? No, la nonna di Akamaru!
“Assolutamente niente!”
Mi rivolse uno sguardo indagatore che mi fece sudare freddo. “Salve nonna Tsunade! E tu chi sei?” Il tutto mentre mangiava una ciotola di ramen.
“Ciao Na...” Fortuna volle che proprio in quel momento la Godaime ebbe una provvidenziale crisi di nervi in grande stile.
“NARUTO UZUMAKI! Chiamami di nuovo nonna e quella sarà l’ultima ciotola di ramen che mangerai in vita tua! Sono stata chiara?!”
“M-mi scusi Hokage-sama! Oh grande Hokage di tutti i tempi! Che ovviamente io supererò...
Gli lanciò un’occhiata furente ma riprese a parlare.
“Bene ragazzi. Lei è Carmen...” Come cavolo faceva questa a sapere come mi chiamo? Non gliel’avevo ancora detto!
“... e starà qui per un po’ di tempo.”
“E come mai?” A esordire era stata la voce di Ino.
Ecco veramente cosa ci facevo io lì? A me non aveva voluto rispondere.
“E’ la figlia di un mio amico che è morto di recente e perciò lei starà con me.”
Io la guardai sconvolta. Prima di realizzare che era una scusa pensai subito al peggio: mio padre era morto?
Ma era chiaro che io quel giorno non ero nel pieno delle mie facoltà mentali. Poi mi resi conto che era una balla inventata per non dire la verità.
Tutti scambiarono il mio sguardo sconvolto per tristezza e lasciarono correre.
“Bene te li presento.”
E così dicendo li presentò in ordine di team.
“Questi sono Neji Hyuga, Ten Ten e Rock Lee, e formano il team Gai...” E fece un cenno verso di loro che mi salutarono.
“... Shikamaru Nara, Ino Yamanaka, e Choji Akimichi formano il team 10...”
Gli ultimi due mi salutarono con entusiasmo, mentre il primo fece un cenno annoiato e assonnato.
“... Shino Aburame, Hinata Hyuga e Kiba Inuzuka, che formano il team 8...”
“Ehi ha dimenticato di presentare Akamaru! E’ parte integrante del gruppo!”
“... Giusto Akamaru... e infine quel baka di Naruto Uzumaki, Sakura Haruno e Sai, e formano il team 7.”
“Salve! Beh, come tu già saprai io sono Naruto Uzumaki, il futuro Hokage di Konoha quando questa si decide a tirare le cuoia...” Ma non poté continuare la sua brillante arringa perché ricevette un sonoro pugno da Sakura. “... Non farci caso…Fanno sempre così... ” Disse con fare sconsolato Tsunade. “Si, lo so... Cioè... Voglio dire... si vede...” "Oh, beh, di questo Team fa parte anche Sasuke Uchiha!" Aggiunse con fare ovvio Naruto. Io rimasi interdetta: non mi aspettavo che nominasse anche lui, visto che era andato a farsi un viaggetto a Oto e, da quel che ne sapevo, era poco incline a farsi ritenere parte del Team, visto che non ci aveva pensato due volte a tentare di far fuori un suo compagno.
Parlai un po’ con i 12 e mi divertii molto. Tra un pugno di Sakura e uno sbadiglio di Shikamaru si fece tardi.
“Bene, hai conosciuto questo branco di defic... Cioè, questi ninja valorosi, ma è ora di tornare. Domani qualcuno ti farà fare un giro del villaggio, visto che oggi non c’è più tempo e io domani sarò molto occupata con le faccende da Hokage...”
“Ok.”
Salutai tutti e mi diressi con Tsunade al palazzo dell’Hokage. Appena ci fummo allontanati un po’ mi disse: “Non devi dirmi niente?”
“Eh? Io? N-no, non mi pare…”
“Ne sei sicura?”
Intuii subito dove quella domanda voleva andare a parare perciò mi arresi e le raccontai tutto.
“Beh sì… Io conosco già tutto di voi…”
Rimase sinceramente stupita dalle mie parole tanto che si fermo in mezzo alla strada.
“Come scusa?”
E le raccontai tutto dei manga e degli anime nel “mio” mondo, ma tralasciai volutamente la mia ossessione maniacale a riguardo.
“Ah... Ora ho capito perché hai nascosto tutto… Infatti all’inizio non ci avrei creduto. Ma a questo punto...” Sembrava stranamente nervosa, ma continuò.
“... e sai anche perché sei qui e come ci sei arrivata?”
“No. Nel manga non si parla di interferenze da mondi esterni al vostro. Ma suppongo che lei non me lo dirà ancora vero?” Tirò un sospirò di sollievo. Dopotutto sarebbe stato poi “lui” ad informarla.
“No, mi dispiace.”
In quel momento davanti a noi, che ci eravamo spostate in un angolo per non far sentire i nostri discorsi, comparve Jiraya. Io, senza pensare minimamente alla figuraccia che stavo per fare, esclamai: “L’ero-sennin!”
Tsunade scoppiò in una fragorosa risata: “Anche da voi è conosciuto così?!”
Io annuii un po’ imbarazzata, ma non riuscii a trattenere un sorriso.
Jiraya dal canto suo era piuttosto indignato: “Conosci Naruto per caso? Il mio è lavoro!”
“Ma tra l’altro tu chi saresti? Oh, Tsunade ma è lei?”
Il tono si fece cospiratorio e a me sinceramente proprio non piaceva non essere al corrente dei piani quando ne facevo parte.
“No Jiraya, lei è mia figlia e il padre è Orochimaru.”
“Davvero? Tsunade! Perché non mi hai mai detto di avere una figlia?!”
Ma questo allora era scemo completamente! Sia io che Tsunade avevamo uno sguardo incredulo. Altro che ero-sennin! Questo era un baka e basta. Non sembrava neanche ubriaco, perciò aveva qualche rotella fuori posto di suo.
“NO CHE NON E’ MIA FIGLIA! Si è lei! Chi ti aspettavi che fosse?!”
Rimasero lì a parlare per un po’, dopodiché ce ne andammo.


bacinaru: ciao! Mah, meglio essere paragonata a Naruto che all’ero-sennin!XD. Sono contenta che la storia ti piaccia e in questo capitolo c’è anche l’incontro con quelli di Konoha. Spero che ti piaccia!! Bye Bye^^
EryKuz: ciao! Sì, in effetti non è stato per niente un buon risveglio!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia e per sapere come sono arrivata li mi sa che dovrai aspettare ancora un po’!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye^^
Burdock 95: ciao!!! Visto? Neanche in questo capitolo ho stroncato però non sarà sempre così…se no non c’è suspence!!XD Grazie per i compliemente sul capitolo precedente e spero ti piaccia anche questo. Per l’Akatsuki: sì, comparirà non sono sicura, però, se farla comparire tutta. Al prossimo!! Bye Bye^^
Gin_ookami97: ciao! Sono contenta che anche l’altro capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio per i complimenti! Tra l’altro spero che riusciremo a trovare una soluzione per msn, se no mi dispiacerebbe molto! Spero ti piaccia anche questo capitolo!! Bye Bye^^
ilachan89yamapi: ciao! Sono contenta che la storia ti piaccia!! Eccoti la continuazione, spero ti piaccia!! Al prossimo capitolo!! Bye Bye^^
kari16: ciao! Allora pazze visionarie siamo in 2!! Sono contenta che la storia ti piaccia!! Per sapere come ci sono finita dobbiamo chiedere a “lui”!!XD Grazie per i complimenti e per avermi aggiunta tra i preferiti. Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye^^ Lilla95: ciao! Stai tranquilla per Itachi! E’ anche uno dei miei personaggi preferiti!!XD Per le recensioni non ti preoccupare!! Anche io l’anno scorso ho fatto l’esame e so cosa vuol dire!! Spero che il capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye^^

Grazie anche a chi mi ha messa tra i preferiti e tra i seguiti!;D

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

“NO CHE NON E’ MIA FIGLIA! Si è lei! Chi ti aspettavi che fosse?!”
Rimasero lì a parlare per un po’, dopodiché ce ne andammo.

In lontananza si sentì ancora la voce di Jiraya che urlava: “Avevo capito che non era figlia tua e di Orochimaru! Non assomiglia né a un serpente, né ad una psicopatica!”
La Godaime, per tutta risposta, si limitò a tirare un pugno contro il muro che le era di fianco mandandolo in mille pezzi. Trattenei a stento le risate quando il proprietario della casa a cui apparteneva il muro uscì fuori per protestare e si ritrovò a interloquire con un Hokage alquanto maldisposto a intrattenere una conversazione civile. Il poveretto si salvò grazie a me che, prontamente, per evitare che lo uccidesse sotto i miei occhi, e per quanto la scena fosse ai miei occhi esilarante, proferii: “Mi scusi Tsunade, ma sarei piuttosto stanca... Non è che potremmo andare?” “Ok.”
Ci incamminammo e Tsunade parve ritrovare la calma infatti si girò verso il poveretto che ci fissava ancora allibito e disse: “Domani mi prodigherò affinché venga riparato il muro.”
Certo che Jiraya la faceva davvero imbestialire... Ma gli sbalzi d’umore di questa donna mi spaventavano non poco!
Finalmente arrivammo al palazzo dell’Hokage, dato che ormai non ci speravo più, visti gli innumerevoli imprevisti. Mi accompagnò nella stanza in cui mi ero risvegliata quella mattina e mi informò che avrebbe mandato Shizune con la cena.
“Se farò in tempo verrò a trovarti più tardi…”
“Ok…”
Subito mi chiesi cosa avrei fatto nei giorni a venire. Certo se avessi saputo perché ero lì, e magari anche chi mi aveva chiamata, ci avrei capito di più...
“Ma... Io cosa farò poi qui?” Certo che a domande vaghe ero un’esperta. Mi guardò un po’ spiazzata perché evidentemente non si aspettava che le porgessi quella domanda e probabilmente riteneva che fosse piuttosto ovvio…Certo, per lei che sapeva tutto!
“Domani ancora niente... Farai un giro del villaggio scortata da uno dei ragazzi che hai conosciuto oggi... Hai qualche preferenza?”
Il tutto accompagnato da un’occhiata maliziosa...Era anche inquietante!
Stava sviando il discorso…Certo che era proprio una pervertita! Tutto merito dell’Ero-Sennin!
“Beh, in realtà mi sta simpatico Naruto…”
“Ah. Confidavo nel fatto che i tuoi gusti fossero un po’ migliori... Vedrò di accontentarti!”
“Mentre negli altri giorni?”
“Mi sembra ovvio! Ti allenerai! Pensavi di farti una bella vacanza per caso?”
Io? Che mi allenavo? Ma gli allenamenti ninja?? Questa ha bevuto.
Questi erano i pensieri che si agitavano nella mia mente dopo aver appreso la notizia che mi era stata data. Però l’idea mi attirava! Cioè era pur sempre un allenamento per diventare ninja!
La mia faccia era un misto tra lo spaventato, lo sconvolto e il felice, e lei vedendo le emozioni che provavo mi fece un leggero sorriso di incoraggiamento.
“Stai tranquilla! Imparerai in fretta!” E fece uno strano ghigno... C’era forse qualcosa sotto?
Mi fidai…
“Questo vuol dire che conoscerò il fantomatico “lui” che ha avuto la grande idea di farmi venire qui? Non mi fraintenda, sono felice di esserci!”
“Mi dispiace ma per quello dovrai aspettare ancora un po’... Poi scusa, chi ti ha detto che è un “lui”? Può anche essere una “lei”!”
E’ vero non ci avevo pensato... Io basavo tutto ciò che sapevo su una conversazione sentita a pezzi. Comunque secondo me era un maschio.
“Ma chi mi allenerà?”
“Io e Kakashi Hatake... Ma tu sai già chi è vero?”
“Il copia ninja!” Avrei anche voluto aggiungere qualcosa come 'quello bello, bello, ancora bello e molto molto bello', ma forse sarei potuta apparire un po' ripetitiva. “Esatto! Ora vado... Ci vediamo!”
E andò via.
Io mi sedetti sul letto ma non avevo voglia di pensare.
Erano successe troppe cose. Proprio in quel momento bussarono alla porta e mormorai un assonnato “avanti” in quanto il sonno si stava impadronendo di me. Era Shizune che mi aveva portato la cena. Era tutta a base di specialità giapponesi che mangiai con gusto. In seguito indossai un pigiama che mi aveva dato precedentemente Tsunade e andai a dormire.
Mi addormentai subito perciò se Tsunade passò non la sentii. Prima di cadere tra le braccia di Morfeo i miei pensieri andarono alla mia famiglia e ai miei amici. Chissà cosa stavano facendo. Avranno già scoperto che ero scomparsa? Probabilmente sì. Era tutto da vedere: magari qui il tempo scorre diversamente.


Il mattino seguente fui svegliata da Tsunade che mi ricordò che oggi avrei visitato il villaggio.
“Oggi il baka ti mostrerà il villaggio... Ma certo che tu la mattina sei lenta!”
La fissai con uno sguardo truce dettato dal mio pessimo umore che se possibile divenne ancora più nero quando scoprii che ora era. Le 5 e 30.
Mi prese quasi un infarto e lei infieriva sul fatto che ero lenta? Simpatica!
Andai in bagno e mi vestii, risciaquandomi più volte la faccia per tentare di svegliarmi di più: speranza vana.
Mi raccolsi nuovamente i capelli in una coda questa volta più alta e uscii insieme alla Godaime. Mi accompagnò davanti all’Ichiraku dove ci aspettava un Naruto fin troppo iperattivo per quell’ora del mattino.
“Falle fare un giro per il villaggio e poi riaccompagnala da me. Buon divertimento... Buona fortuna Carmen.”
Naruto le fece una smorfia da dietro che l’Hokage non vide e poi si rivolse a me.
“Ti va una bella scodella di ramen per iniziare?”
“Ma a quest’ora? N-non è un po’ presto?” Come faceva a mangiare ramen a quell’ora rimase un mistero irrisolto. Mi annuì tutto sorridente e mi preoccupai per la sua sanità mentale.
“Quante ne hai già mangiate da quando ti sei svegliato?”
“Poche…Solo tre…Ora volevo arrivare a quattro ‘ttebayo!”
“Magari dopo…Che ne dici se prima andiamo a fare un giro? Sai sono nuova!”
Rimase un po’ deluso ma poi riacquistò il buon umore. “Va bene come vuoi Carmen-chan!”
Sorrisi felice, sia per averlo dissuaso dal mangiare ramen a quell’ora sia per il suffisso che aveva messo vicino al mio nome, e poi ci avviammo. Visitammo i posti principali di Konoha e poi mi portò sui volti di pietra degli Hokage da cui si aveva una visuale perfetta del villaggio. Era bellissimo!
Rimanemmo lì per un po’ a parlare. Quando mi chiese come mai ero lì rimasi un po’ sconcertata pensando a cosa potevo rispondergli e poi mi ricordai che lo aveva detto il giorno prima l’Hokage.
“Ah, sì lo aveva detto ieri Nonna Tsunade!”
La sua allegria era contagiosa. Continuammo a parlare e a ridere per un po’ e poi ci dirigemmo verso l’Ichiraku dove finalmente andammo a mangiare una scodella di ramen.
Dopo la prima scodella capii subito perché a Naruto piacesse tanto: era ottimo!
“Ce ne prendiamo un’altra?” Esclamai stupendo me stessa: ora temevo di diventare una ramen-dipendente!
“Certo! Tanto poi paga Nonna Tsunade!”
Finimmo col prenderci io un’altra scodella e lui altre tre, e sarebbe arrivato anche a quattro se non fosse arrivata Sakura.
“Ciao! Scusate se vi interrompo... Naruto fai schifo! Ma perché devi sempre mangiare come un maiale!?... Perdonalo... Non sa di vivere in un mondo civilizzato.”
“Ma…Shakura-chanp!!...Shio go fame!” Disse sputacchiando una quantità industriale di ramen. Capii sì e no due parole.
Il biondino ricevette un pugno da Sakura che poi ci spiegò che il capitano Yamato voleva fare un allenamento speciale.
Naruto allora si offrì di riaccompagnarmi alla sede dell’Hokage dopo aver salutato Sakura.
Arrivammo in poco tempo e poi ci salutammo.
“Ciao Carmen-chan! Ci vediamo!!”
“Ciao Naruto-kun!”
Mettiamola così: se c’era una cosa che avevo imparato dal manga erano i suffissi!
Mi avviai all’interno nella speranza di incontrare Tsunade stessa o al massimo Shizune, in modo che mi dicessero dov’era la mia stanza. In fondo non ero ancora pratica del luogo e il mio senso dell’orientamento faceva pena. Camminando per un corridoio sentii i “toni soavi” di Tsunade e mi diressi verso la fonte del “suono”.
Arrivai davanti alla porta e sentii un pezzo di conversazione: “MA AVEVA DETTO CHE L’AVREBBE INCONTRATA IN QUESTA SETTIMANA!”
Quella che riconobbi come la voce di Shizune rispose: “Si calmi signorina Tsunade! Avrà avuto le sue ragioni, sa che nel suo mestiere c’è quest’eventualità.”
Poi sentii solo qualcosa, o meglio qualcuno, colpirmi alla nuca e poi il buio totale.

Ciao!^^
Scusate se il capitolo è un po’ statico ma era di passaggio…spero vi piaccia comunque!

midnightsummerdream: ciao! Sono contenta che la storia ti piaccia!! Ho cercato anche di aggiornare il più presto possibile! Inoltre uno dei miei scopi era proprio quello di richiamare lo stile di Naruto per rendere più facile immedesimarsici! Spero che questo capitolo ti piaccia!!Bye Bye!^^
ilachan89yamapi: ciao!!! Mi dispiace ma per sapere chi è il fantomatico “lui” dovrai aspettare ancora un po’! Lo so sono sadica! Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero altrettanto questo! Bye Bye!^^
kari16: ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! E per le figuracce stai tranquilla che ne farò, nel corso della storia, anche di peggiori!! Mi dispiace ma per sapere chi è “lui” dovrai attendere!! (Sadica!!! ndtutti) Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Lilla95: ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che l’esame sia andato tutto bene!! Anche io mi sarei tradita così se mi avessero detto che era lui! Ora per sapere chi è “lui” bisogna aspettare ma ci sarà una bella sorpresa!*_* spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
bacinaru: ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Anche io mentre lo scrivevo, che dicevo ero-sennin, mi sono messa a ridere! Per “lui” dovrai aspettare!! Mi dispiace!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Gin_ookami97: ciao!!! Ho aggiornato il più preso possibile!! Ma per lui mi sa che dovrai aspettare ancora un po’!! Se no non c’è suspence!! (Si lo so sono fissata ma cosa ci vuoi fare)! Spero che questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Burdock 95: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e per Jiraya penso non ci sia niente da fare…è un caso perso!! Non a caso l’allievbo è Naruto!!XD Ti ringrazie per i complimenti! Il sesto Hokage non ero ancora sicura ma comunque lo sospettavo! Grazie per avermelo detto!^^ Spero il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^

Grazie a chi l’ha messa tra i preferiti e tra i seguiti!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Poi sentii solo qualcosa, o meglio qualcuno, colpirmi alla nuca e poi il buio totale.


Mi risvegliai poiché sentii delle voci che stavano parlando molto animatamente. Una la riconobbi come quella di Tsunade, mentre l’altra mi era tremendamente familiare, ma non riuscivo a ricordare di chi fosse. In un secondo momento feci caso al dolore lancinante alla testa che, ipotizzai, era dovuto al colpo che avevo ricevuto. Ma chi era che mi aveva colpito? Probabilmente dato che avevo sentito la voce di Tsunade mi trovavo ancora nel palazzo dell’Hokage, e colui che mi aveva attaccata non si trovava più lì e ora sicuramente non ero più in pericolo.
Aprii lentamente gli occhi, nella vana speranza di allentare un po’ il forte dolore alla nuca, e mi resi conto che mi trovavo nella mia stanza. Le due persone che stavano parlando mi davano le spalle e probabilmente non si erano accorti che mi ero svegliata. La voce che non ero riuscita a identificare e che prima mi era sembrata familiare apparteneva a Kakashi Hatake. Intanto la Godaime stava continuando a parlare.
“…resta comunque il fatto che non dovevi colpirla così forte!”
“Mi scusi. Non potevo sapere che si trattasse di lei!”
Ah. Bene. Tutti sapevano chi ero io e cosa ci facessi lì, mentre io ero all’oscuro dell’intera faccenda.
“Tra l’altro ti avevo detto di venire da me alle 9 di mattina! Sei venuto quasi tre ore dopo!”
Kakashi stava per controbattere ma Tsunade lo anticipò.
“Non tirare fuori qualche altra cretinata delle tue perché ormai non ci credo più!”
Purtroppo non riuscii a trattenere un sonoro sbadiglio che portò la loro attenzione su di me. Imbarazzata tentai di apparire il più disinvolta possibile, il tutto senza risultato. Infatti appena tentai di alzare un po’ di più la testa per guardarli meglio lanciai un urlo per il dolore.
Certo che non si era risparmiato in quanto a forza!
“Oh ben svegliata! Suppongo che la botta ti faccia un po’ male…” Il tutto alternando occhiate omicide a Kakashi e apprensive verso di me.
“Beh... Sì... In effetti...”
“Mi dispiace, pensavo fossi una spia, infatti stavi origliando. Ma tu non avresti dovuto accorgerti della mia presenza?”
Ah, certo. Io che non sono nemmeno una ninja avrei dovuto accorgermi che un tizio, molto più silenzioso del mio gatto (e il mio gatto è già molto silenzioso), stava per stendermi con una botta perché mi credeva una spia?! Facile.
“Mi scusi tanto se non me ne sono accorta! Poi lei pensa che una ragazza della mia età si metta a fare la spia? Io non sono nemmeno una ninja! E…”
Non potei continuare con la mia brillante arringa perché Tsunade prese la parola.
“Kakashi mi sa che dobbiamo parlare di molte cose.”
Sicuramente si riferiva a quando avevo detto che non ero nemmeno una ninja, infatti Kakashi aveva sgranato leggermente gli occhi, evidentemente sorpreso.
Il suo intervento mise fine al mio attacco isterico, che si concluse anche a causa del dolore alla testa che non accennava a diminuire. Tsunade, in quanto ninja medico se ne accorse.
“Forse è meglio che ora tu riposi. In fondo sei anche stanca…”
“Sinceramente non sono stanca. Ho solo mal di testa…”
Questa volta Kakashi ricevette occhiate omicide non solo dalla Godaime ma anche da me.
“E’ meglio che ti riposi.” Affermò l’Hokage con un tono che non ammetteva repliche.
“Ma io sto bene!” Ma il dolore alla testa, quasi lo facesse apposta, mi fece portare le mani alla fonte del dolore, dove con mia grande sorpresa, vi trovarono delle bende.
Naturalmente la mia mente pensò subito una cosa assai stupida ovvero “Wow! Fa molto manga!”, ma poi pensai subito che il copia ninja c’era andato pesante!
“Questa ragazza mi ricorda in modo impressionante Naruto. Avete legami di parentela?”
Ma cos’era diventata? Una mania? Tutti che mi paragonavano a Naruto! Poi l’ero-Sennin aveva anche pensato che fossi figlia di quella serpe mal riuscita! Io avevo per caso capelli biondi e occhi azzurri? Non mi pareva proprio, no.
Chiusi gli occhi nella speranza di alleviare il dolore ignorando volutamente il suo commento, cosa a cui loro non fecero caso.
Appena chiusi gli occhi fui subito invasa da un’improvvisa sonnolenza, e ipotizzai che fosse a causa di una tecnica illusoria, ma non feci in tempo a chiederglielo.

Mi svegliai nella mattinata del giorno dopo, e mi massaggiai dolorante la testa. Non faceva più male come il giorno prima, ma i postumi si sentivano!
Rimasi un po’ nel letto, perché non avevo proprio voglia di alzarmi. Non è che adesso mi avrebbero paragonata a Shikamaru? No, visto che avevano preso quest’abitudine… Quel pensiero, per quanto banale fosse, mi diede la forza di alzarmi dal letto, e mi diressi in bagno. Indossai gli stessi vestiti che avevo il giorno precedente e, dopo aver notato che non portavo più le bende, mi raccolsi i capelli nella consueta coda alta.
Solo dopo aver fatto tutto questo mi resi conto che non avevo la più pallida idea di cosa fare. Scartai subito l’idea di andare in giro per il palazzo, sia per paura di perdermi, sia per paura di incontrare un jonin pazzo che mi stendesse un’altra volta.
Sicuramente non avrei nemmeno potuto iniziare l’allenamento a causa della botta in testa. Non mi avrebbero mai fatto affaticare tanto dopo un episodio simile. Dovevo riprendermi!
Animata da questa convinzione mi diressi verso la porta, ma la porta si aprì di scatto precisamente colpendo la mia faccia, facendomi cadere per terra.
Io già nel mio mondo non sono granché fortunata, ma lì sfioravo livelli catastrofici!
Il pazzo che mi aveva aperto la porta in faccia, o meglio il pazzo conosciuto come Naruto, iniziò a sbraitare senza nemmeno accorgersi che c’ero io per terra che mi massaggiavo la faccia.
“Su! Sveglia! E’ ora di iniziare l’allenamento, ‘ttebayo! Come direbbe Gai-sensei dobbiamo trovare la forza della gioventù che è in noi…”
Continuò con il suo sproloquio per un bel po’ fino a che…
“…Scusa…Tu cosa ci fai per terra?”
“Ti ammiravo in tutto il tuo splendore.”
“Oh gra…”
“MA ALLORA SEI TUTTO SCEMO! MI HAI APERTO LA PORTA IN FACCIA! Sei entrato nella stanza con la grazia di una foca assassina!”
“S-scusa ma non è l’orca assassina?”
“QUELLO CHE E’!”
“Ti chiedo scusa Carmen-chan. Non volevo aprirti la porta in faccia. Prevedo guai. Il suo carattere inizia ad assomigliare sempre di più a quello di Sakura-chan e a quello di nonna Tsunade.
Io che intanto mi ero alzata, ero andata in bagno a controllare l’entità del danno. Avevo tutta la parte destra della faccia rossa. Poi ripensai a ciò che aveva detto il biondino e mi augurai di aver capito male.
“S-scusa Naruto hai per caso detto allenamento?”
“Certo! Non sei contenta? Il maestro Kakashi mi ha mandato a prenderti.”
Che culo. Era proprio il caso di dirlo. Pensai di protestare, ma Naruto sembrò intercettare i miei pensieri.
“Sei obbligata. Nonna Tsunade ha detto che se non venivi di tua spontanea volontà, potevo tramortirti e portarti di peso. Mi ha detto solo di ricordarti ieri con un ghigno sadico. Carmen-chan, cosa è successo ieri?”
Io rabbrividii al solo pensiero perciò lasciai perdere l’idea di protestare. Rassegnata seguii Naruto.
Non era l’allenamento di per sé che mi spaventava. Anzi l’idea di assimilare tecniche ninja era stupenda, ma ero sicura che non avrei imparato niente. Non ero nata per essere ninja. Non sapevo neanche se avevo del chakra nelle vene! Figuriamoci a saperlo controllare!
Camminammo in silenzio, io persa nei miei pensieri, lui nei suoi - che probabilmente erano costituiti da ramen -, dopodiché arrivammo al campo di allenamento dove c’erano già Kakashi e Tsunade. Strano. Se c’era già Kakashi era una cosa seria…O forse la Godaime gli aveva dato appuntamento come minimo tre ore prima.
“Bene sei arrivata. Vedo che le mie minacce hanno sortito l’effetto desiderato.”
Il tutto con un ghigno inquietante. Naruto si congedò alla vista di esso balbettando un “Ho un allenamento con Yamato ciao ciao”, il che non presagiva niente di buono. Se mi abbandonava anche lui ero messa male.
Dopo aver osservato in stato di trance il punto in cui Naruto era scomparso, mi girai lentamente verso i miei due nuovi sensei che avevano un sorrisetto tutt’altro che rassicurante.


Burdock 95: ciao!!! Ti ringrazio per i complimenti! Sono contenta che il capitolo ti piaccia. Spero inoltre che gli esami siano andati bene! Per il sesto Hokage è Danzo (spero di non sbagliarmi). Spero che il capitolo ti piaccia! Bye Bye!^^
ilachan89yamapi: ciao!!! Stai tranquilla mi hanno solo steso!!XD! Spero che il capitolo ti piaccia!!! Bye Bye!^^
kari16: ciao!!! Per lui mi dispiace ma se aspetto io nella storia aspettate tutti u_u! Ihihih scherzo! Comunque bisognerà aspettare ancora un po’ *me evita kunai lanciati dai lettori*. Sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero ti piaccia anche questo!! Bye Bye!!^^
Sarhita: ciao!!! Grazie! Sono contenta che il capitolo ti piaccia!!! Concordo pienamente su Naruto!!XD Non pensavo di riuscire a mantenere tutti i personaggi IC!!! *me super-contenta!* e per lui ancora qualche capitolo!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Lilla95: ciao!!! Eheh poveretto però poi glielo aggiusta!XD “Lui” sta facendo esasperare anche me!! Spero che prima o poi abbiano la decenza di dirmelo!! Comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Gin_ookami97: ciao!!! Stai tranquilla!! Non ti preoccupare!! Non uccido per così poco!xD. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! E spero ti piaccia anche questo! Bye Bye!^^

Ringrazio tutti quelli che seguono la storia e che l’hanno messa tra i preferiti!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


Dopo aver osservato in stato di trance il punto in cui Naruto era scomparso, mi girai lentamente verso i miei due nuovi sensei che avevano un sorrisetto tutt’altro che rassicurante.


“Ehm…”
Fu l’unico suono che la mia bocca riuscì ad emettere. Tsunade, notando che l’idea dell’allenamento mi spaventava decisamente, tentò di tranquillizzarmi.
“Stai tranquilla. Oggi faremo solo le cose di base, niente di impegnativo.” Queste parole non sortirono nessun effetto positivo su di me, in quanto anche gli allenamenti di base richiedevano una forza o quantomeno il chakra, cose che ero sicura di non possedere.
“Salteremo la parte teorica, perché non c’è molto tempo.”
Tempo per cosa esattamente? Ah, già,certo, loro a me non dicevano niente!
“E quali sarebbero queste cose di base?”
“Innanzitutto il controllo del chakra…” Ecco già iniziavamo male.
“Ehm…Ma io ho un chakra?”
Il risultato di quella mia domanda fu che mi guardarono come se fossi totalmente pazza. Poi Tsunade ricordò che io venivo da un altro mondo (cosa che tra l’altro non riusciva ancora a concepire) e perciò non sapevo di possederlo.
“Tu hai il chakra così come c’è l’hanno tutti, solo che non lo hai mai tirato fuori. Ed è per questo che farai gli allenamenti e noi ti aiuteremo.”
“E come faccio a tirarlo fuori?”
Questa volta l’Hokage, forse ritenendo che fosse più opportuno lasciar rispondere Kakashi, si girò verso di lui trovandolo immerso nella lettura del suo amato libro. Per tutta risposta alla scena che le si parò davanti, la Godaime si mise a sbraitare.
“Kakashi! Ti sembra questo il momento di leggere i libri osceni di Jiraya?! Questa è una cosa seria e tu dovresti prenderla come tale!”
L’Hatake dal canto suo si limitò ad alzare lentamente lo sguardo dal libro per poi annuire e riprendere la lettura.
Io non riuscì a trattenere le risate e Tsunade non riuscì a trattenere un pugno che arrivò sulla testa del jonin. Dopo la prova di ciò che lo aspettava se la contraddiceva di nuovo Kakashi ripose il libro nella tasca e ci degnò della sua attenzione.
Tsunade, con una vena ben visibile che le pulsava in testa, ricordò all’Hatake la mia domanda.
“Dovrai semplicemente concentrarti e far confluire il chakra fuori dal tuo corpo.”
Loro la facevano facile! Evidentemente la mia faccia non doveva essere delle più rassicurate.
Decisi di provare. Chiusi gli occhi per facilitare l’operazione, già difficile di per sé, e tentai di focalizzare il chakra, che a detta di Tsunade si trovava dentro di me.
All’inizio non sentii nulla, ma mi stupii a tal punto da riaprire gli occhi, mandando a farsi benedire la concentrazione, quando percepii una sensazione strana dentro di me. Era come se qualcosa si agitasse nelle mie vene. Tutto sommato una bella sensazione. Strano che in passato non me ne fossi mai accorta.
Forse riuscivo a usare il chakra solo perché ero in quel mondo, e nel mio probabilmente non ce l’avevo. O forse era perché prima di allora non mi ero mai concentrata a tal punto.
Dopo questo excursus mentale mi accorsi dell’espressione dei miei nuovi, e primi, sensei. Tsunade aveva un sorriso a trentadue denti e Kakashi aveva un espressione soddisfatta anche se non si vedeva bene a causa della maschera. Anche se inizialmente era sembrato un po’ sorpreso. Simpatico! Pensava che non ci sarei riuscita? Beh…Non lo pensavo nemmeno io.
“Bene, ora che sei riuscita a far scaturire il tuo chakra, possiamo passare al vero allenamento.”
“Perché, questo cos’era?”
Facendo finta di non aver sentito il mio commento continuò. “Ora imparerai a controllare il chakra, facendolo confluire in una parte del corpo.”
Andavamo senza dubbio di male in peggio. Già avevo avuto i miei problemi a tirar fuori il chakra, figuriamoci a controllarlo!
“Inizierai con qualcosa di semplice: camminare sull’acqua.”
Sì, semplicissimo. Come minimo sarei caduta una ventina di volte…Se non di più!
Così dicendo si avvicinò al lago lì vicino a cui io non avevo fatto minimamente caso, e io e Tsunade lo seguimmo. No. Io nell’acqua non ci andavo, questo era certo.
“No. Mi dispiace. Io non ci vado. Sono sicura che cadrò. E…” Non feci in tempo a finire la frase che, spinta da Kakashi, mi ritrovai in acqua.
“Ma che fa è impazzito?!” Quell’uomo era tutt’altro che normale! L’acqua era fredda, ma per fortuna non tanto alta. Lui continuava ad avere uno sguardo impassibile mentre Tsunade se la rideva di gusto.
“Dovevo farti prendere confidenza con l’elemento.” Fu la sua unica spiegazione.
Prima o poi lo avrei strozzato. Nel manga non sembrava tanto odioso!
Io intanto uscii dall’acqua e attesi che mi dicessero cosa fare.
“Ora concentrati e tenta di far confluire il chakra nei piedi.”
Non so perché, ma ebbi subito il presentimento che avrei fatto la stessa fine di Naruto. Mi tolsi gli stivali, e tentai di far confluire il chakra. Appoggiai la pianta del piede sulla superficie dell’acqua, e vedendo che il primo piede non era sprofondato, con un sorrisetto aggiunsi anche l’altro. Ecco, lo sapevo che avrei fatto la stessa fine di Naruto. Infatti, dopo un urlo, mi ritrovai nuovamente in acqua.
Tsunade mi osservava sorridendo (cosa ci trovava da ridere?) e Kakashi si piegò sulle ginocchia.
“Forse dovevi concentrare il chakra su entrambi i piedi, tu cosa dici?”
Mi prendeva in giro?
Kakashi, notando che non accennavo ad uscire dall’acqua per riprovare, mi tese una mano, ignaro di ciò che gli sarebbe capitato di lì a poco.
Presi la sua mano, ma invece di uscire dall’acqua ci trascinai lui dentro. La mia vendetta.
“Ti ho detto che mi ricordavi Naruto? Mi sbagliavo. Sei identica.”
L’Hokage si fece quattro risate alla faccia di Kakashi.
“Su dai Kakashi! Sai com’è la gioventù di oggi!”
E riprese a ridere, se possibile, con più gusto di prima. Kakashi uscì dall’acqua concentrando il chakra sui piedi e riprese a leggere il suo libro e io riprovai. Questa volta riuscii a stare a galla, senza muovermi. Mi stavo concentrando al massimo, perché volevo riuscirci. Tra l’altro l’allenamento mi stava anche iniziando a piacere.
L’Hokage mi incitò a muovermi e io dopo un iniziale momento di incertezza, con una concentrazione che non mi apparteneva, staccai il piede dall’acqua…Ma purtroppo non tocco mai la superficie dell’acqua, perché Kakashi chiuse con forza il libro facendomi prendere un colpo. Come risultato ero caduta di nuovo nell’acqua.
Iniziai ad imprecare in silenzio, dopodiché mi voltai verso l’artefice della mia disfatta che mi osservava con uno sguardo divertito ridendo sotto la maschera. Lo aveva fatto apposta! Era forse un avvertimento in stile ‘mai mettersi contro Kakashi Hatake’? Probabile. C’era però da dire che nel manga non era così…O forse sì?
Tsunade per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridersela spudoratamente. Grande insegnante! Finalmente tornò seria. Fin troppo.
“Allora?! AVETE FINITO DI FARE I BAMBINI?! Questo è un allenamento!”
Dopo aver lanciato a Kakashi uno sguardo omicida, ripresi l’allenamento.
Inutile dire che caddi altre volte. Anche senza l’aiuto del jonin; però alla fine riuscii a padroneggiare il chakra.
“Bene è ora di pranzo. Io devo tornare al lavoro. Sì, lavoro…Come no…Io vado a bermi il sakè! Ci vediamo!” E l’Hokage sparì in una nuvola di fumo (che, a mio parere, faceva molto ninja!)
“Bene, ora io vado. Ci vediamo oggi pomeriggio per continuare l’allenamento. Ciao!”
E sparì pure lui.
Ma come?! E io dove andavo? Mi avevano lasciata da sola! E se arrivavano dei nemici? Cosa ci dovevano venire a fare dei nemici non lo so, ma l'ansia giocava brutti scherzi. Sarei rimasta pure a digiuno!
Rassegnata all’idea mi sedetti per terra, perché di muoversi da lì non era proprio il caso. Andava a finire seriamente che mi perdevo!
Poi sentii dei rumori provenire alle mie spalle, e senza pensarci due volte mi girai. Sarebbe stato molto furbo se fosse stato un nemico! Per fortuna era solo Naruto.
“Ciao Carmen-chan! Nonna Tsunade mi ha detto di accompagnarti a mangiare qualcosa!”
“Ah, almeno quello…”
“Carmen-chan, perché sei tutta bagnata?” Il massimo di risposta che gli concessi fu un grugnito.
“Ah! Hai fatto anche tu l’allenamento per il controllo del chakra!” E si mise a ridere.
“Scusa quando te lo ha detto Tsunade di accompagnarmi?”
“Ci siamo incrociati poco fa davanti all’Ichiraku…... Le ho chiesto dov’eri e ha iniziato a farneticare frasi del tipo ‘Oh cavolo ecco cosa avevo dimenticato!’ e mi ha mandato da te!”
“Ah ok! Allora si era veramente dimenticata!”
“Andiamo a mangiare ramen? Oggi sono a sole quattro scodelle, ‘ttebayo!”
Contagiata dalla sua allegria, sorrisi e annuii e ci avviammo verso l’Ichiraku.


bacinaru: ciao!!! Stai tranquilla!! Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Infatti me ne capitano di tutti i colori!!=D Spero che il capitolo ti piaccia! Bye Bye!^^
Gin_ookami97: ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Sì, in effetti la porta però faceva un po’ male!XD Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Sarhita: ciao!!! L’allenamento non procede un granché... Grazie a Kakashi! Ma io ho avuto la mia vendetta! Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Lilla95: ciao!!! Sì, stupido Danzou! Nella mia fic lo faccio morire!!U_U Per “lui” non si dovrà attendere più molto! Comparirà nei prossimi capitoli! Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
ilachan89yamapi: ciao!!! Kakashi è anche uno dei miei personaggi preferiti ma qui è particolarmente perfido!! Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
kari16: ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! E stai sicura che quelle non saranno le ultime botte che prendo!!XD Ecco il seguito!! Spero ti piaccia!! Bye Bye!^^
Pupattolina: ciao!!! Sono contenta che la storia ti piaccia! Sì, Carmen sono io (purtroppo!) Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Bye Bye!^^

Ringrazio chi mi ha messa tra i preferiti e tra i seguiti!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


“Andiamo a mangiare ramen? Oggi sono a sole quattro scodelle, ‘ttebayo!”
Contagiata dalla sua allegria, sorrisi e annuii e ci avviammo verso l’Ichiraku.


Mangiai due scodelle di ramen, niente in confronto alle quattro che si era divorato Naruto. Come faceva ad essere così magro se mangiava quintalate di ramen al giorno? Parlammo del mio allenamento, per poco non si strozzò quando gli dissi che avevo trascinato Kakashi nell'acqua.
“Carmen-chan, non si scherza con Kakashi-sensei...”
Sperai di aver semplicemente immaginato l'espressione di puro terrore che era comparsa sul suo volto. In caso non fosse stato così, avrei dovuto preoccuparmi. Non ero partita esattamente con il piede giusto.
Scherzammo per un altro po', giusto il tempo che Naruto prendesse un'altra scodella di ramen, poi si offrì di riaccompagnarmi al campo di allenamento.
Kakashi non era ancora arrivato; la cosa non mi sorprese minimamente. Era praticamente impossibile che arrivasse in tempo. Era come chiedere a Naruto di non mangiare ramen. Naruto rimase un po' lì con me ad aspettare, ma aveva un allenamento con Sai e Sakura, perciò dovette andare via.
“Vedrai che, sicuramente, arriverà entro le prossime tre ore!... Spero”
“Speriamo... Non ho molta voglia di aspettare.”
“Beh, io vado! Buona fortuna! Vedrai che questa volta Kakashi-sensei gliela farà pagare!”
“Cosa?”
“N-no niente niente! Ciao ciao Carmen-chan!”
“Ciao!”
Rimasi lì a contemplare il paesaggio, ma dopo un po' mi stancai e mi diressi verso il lago dove quella mattina mi ero esercitata con il controllo del chakra.
Avevo imparato a padroneggiarlo abbastanza bene, ma decisi che un po' di pratica in più non avrebbe guastato; e inoltre lo trovavo divertente, mi piaceva!
Concentrai il chakra sui piedi e iniziai a camminare. Non caddi nemmeno una volta ed ero talmente concentrata e immersa nei miei pensieri, che non mi accorsi di ciò che mi accadeva intorno. Quindi non mi ero neanche accorta dell'arrivo di Kakashi.
“Buon pomeriggio!”
Mi gridò letteralmente nelle orecchie. Ecco. Ero di nuovo caduta in acqua. Fantastico.
Ma questo ci aveva preso gusto a farmi cadere! Mi rimisi in piedi e lo guardai storto, con l'intenzione di ucciderlo con lo sguardo. Peccato, non funzionava; il risultato fu solo quello di farlo ghignare sotto la maschera.
E allora mi venne in mente: cosa c'era sotto la maschera? Nel manga non era mai stato ritratto senza. Presi mentalmente un appunto: smascherare Kakashi, nel vero senso della parola, il prima possibile.
Riprendemmo l'allenamento, questa volta avrei dovuto arrampicarmi sugli alberi. Questo allenamento mi preoccupava molto più del precedente, infatti cadere nell'acqua era molto meno pericoloso che cadere da un albero. Prima c'era solo il rischio che l'acqua fosse fredda, e questo lo avevo sperimentato persnalmente.
Kakashi vide la mia espressione preoccupata e, intuendo a cosa era dovuta, disse con un ghigno: “Non ti preoccupare, se cadi ti prendo io!”
Già mi immaginai la scena: io che cadevo dall'albero e lui che si spostava dalla parte opposta.
Questo mi mise ancora più ansia e fece accrescere la mia riluttanza a svolgere l'esercizio.
Mi avviai verso l'albero e concentrai il chakra nei piedi, apprestandomi a scalarlo.
Inutile dire che caddi di sedere per terra. Non male come inizio. Kakash intanto, non facendo minimamente caso a me, leggeva il suo adorato libro.
Ritentai più volte e finalmente dopo una giornata di intenso allenamento, ci riuscii.
Esaltata dal mio successo, continuai imperterrita nella mia scalata. Ormai ero arrivata su un ramo che si trovava proprio sulla testa del copia ninja (che continuava a leggere indisturbato) e la mia fortuna, lungi dal volermi aiutare, fece si che il ramo si spezzò proprio nel momento in cui ci misi piede. Tutto accadde talmente in fretta che nemmeno Kakashi se ne accorse, così gli caddi addosso come un sacco di patate.
L'albero su cui mi stavo allenando si trovava pericolosamente vicino al lago. Sperai di aver visto male. Sicuramente non era il suo libro ad essere caduto nell'acqua. Kakashi, sempre con me in braccio, mi rivolse un'occhiataccia e poi, continuando a tenermi in braccio, si diresse verso il lago. Ebbi un terribile presentimento.
“Ehi! C-cosa vuole fare? Mi metta giù!”
Troppo tardi. Kakashi mi buttò in acqua e si riprese il libro, ormai bagnato e illeggibile.
Dopo averlo riposto in una delle tasche si girò nuovamente verso di me.
“Vediamo, non so come dirtelo... Non so se esiste un espressione gentile... Io ti detesto!”
Io, ancora nell'acqua, rimasi a fissarlo totalmente a bocca aperta. Erano le stesse identiche parole che aveva detto al team sette. Ecco cosa intendeva Naruto quando mi aveva detto che con Kakashi non si scherza.
“Guardi che io non c'entro niente! E' lei...E' lei che non doveva mettersi sotto quel ramo!”
“Torna ad esercitarti. E vedi di non piombarmi addosso di nuovo!”
“Ma ho capito come si fa! Ormai ho imparato”
“Secondo me no. Anzi, forse è il caso che tu rimanga qui e ti alleni ancora un po'”
“M-ma io d-da sola? Lei è il mio sensei...Deve controllare se faccio progressi...”
“No, solo tu. Io ho altri piani!”
Il tutto accompagnato da un ghigno sadico che non prometteva nulla di buono. Aveva ragione Naruto. Sì, ma questo era tutto pazzo!
“M-ma...” Tentai di protestare ma non feci in tempo a finire la frase che lui si avvicinò a me e mi posò una mano sulla testa, probabilmente scambiandomi per uno dei suoi cani. “Ci vediamo! Divertiti”
“Ma come faccio a tornare? Non so la strada!”
Tentai di fargli cambiare idea inventando una scusa, in quanto ormai la strada più o meno la sapevo, ma era già andato via.
Uscita dall'acqua, iniziai a imprecare sonoramente contro Kakashi e dopo essermi resa conto che non scherzava decisi di impiegare un po' del mio tempo ad allenarmi.
Era ormai sera ed io ero stanca. Inoltre stava facendo buio perciò mi convenne tornare. Arrivai al palazzo dell'Hokage, dove ad attendermi c'era Tsunade. Aveva una faccia alquanto divertita, segno che Kakashi le aveva raccontato dell'allenamento.
“Ciao! Com'è andata?”
Come se non lo sapesse!
“Una meraviglia!” Risposi sarcasticamente. Una meraviglia un corno! Mi aveva lasciata là da sola, mi aveva buttato nell'acqua e mi aveva anche detto che mi detestava! Meglio di così!
“Su, Kakashi non è così cattivo! Magari oggi aveva la luna storta!”
“Non è colpa mia se il suo cavolo di libro è caduto nell'acqua!”
Credo che questa non gliela farà passare liscia...Non vorrei essere nei suoi panni!"
"Cosa?" Chiesi minacciosa.
"No, niente! Ma sì, di sicuro gli passerà! Certo, ci sono più possibilità che io vinca alla lotteria...
“Lo spero...” Dissi, facendo finta di non sentire il suo ultimo commento.
“Ora vai nella tua stanza e riposati. Ti farò portare la cena da Shizune.”
Annuii e mi diressi nella mia stanza. Appena vi misi piede fui pervasa da un'immensa stanchezza e senza aspettare la cena crollai sul letto.


Ormai era passata più di una settimana da quando mi trovavo a Konoha, tutto procedeva tranquillo tra gli allenamenti con Kakashi (tutt'altro che tranquilli! Trovava ogni scusa per punzecchiarmi. Ci doveva proprio tenere a quel libro. O forse, semplicemente, si divertiva a tormentarmi) e il ramen insieme a Naruto. Non sentivo lo scorrere del tempo. Ogni tanto pensavo ai miei amici e alla mia famiglia, ma tutto sommato avevo poco tempo per pensare. Gli allenamenti erano veramente spossanti, ma li trovavo divertenti.
Continuavano a tenermi nascosto il motivo per cui ero lì e mi venne il dubbio che nemmeno loro lo sapessero. Non c'era neanche traccia del fantomatico “lui”.
Ormai, però, avevo rinunciato a chiederlo. Tanto era chiaro che nessuno mi avrebbe risposto.
Quel giorno finiti gli allenamenti, che non erano stati molto faticosi, mi diressi, come mio solito, verso il palazzo dell'Hokage. L'unica differenza fu che non mi diressi verso la mia stanza, ma verso l'ufficio di Tsunade. Vi ero entrata poche volte, non era molto ampio; era arredato in un modo elegante che rispecchiava l'importanza della carica che l'Hokage ricopriva. Sulle pareti erano presenti le foto dei precedenti Hokage. Al centro vi era una scrivania ricoperta di fogli e fascicoli da cui spuntava la testa di Tsunade. Di fianco a lei si trovava Kakashi.
Come aveva fatto ad essere già lì se io ero andata via prima di lui?
“Come mai mi ha convocata?”
“Semplice, tu da oggi non ti puoi più considerare un', come dire, 'ospite'...”
Ma cosa fanno? Mi vogliono cacciare? Magari Kakashi si era lamentato di me, e ora mi volevano mandare via. Probabile. Il solo pensiero mi rattristò molto, Tsunade, vedendo la mia espressione e comprendendo che avevo frainteso si affrettò a continuare.
“... ma diventerai una ninja di Konoha a tutti gli effetti.” Rimasi stupita da ciò che aveva appena detto e in un primo momento pensai che stesse scherzando. Capii che era tutto vero quando, dopo una disperata ricerca sotto la miriade di fogli sulla scrivania, tirò fuori un coprifronte nero con il simbolo della foglia nuovo di zecca.
Vedendo la mia espressione meravigliata, incredula e probabilmente anche ebete, Kakashi disse: “Secondo me non è ancora pronta per essere una ninja...”
Offesa da quell'affermazione mi girai verso di lui e, cosa molto infantile, gli feci la linguaccia. Dopodiché riportai la mia attenzione sulla Godaime che assisteva alla scena sorridente e che teneva in mano il coprifronte.
“Tieni” E mi porse il coprifronte che legai intorno al collo.
“Come mai non lo leghi in testa?”
“Perché, così non va bene?”
“Sì sì, certo...Solo curiosità...”
Io rimasi in silenzio. Di certo non le sarei andata a dire che lo portavo lì perchè era lo stesso posto dove lo portava Hidan!
“Ehm...Beh...Lì è più comodo...eheh...”
Bastava guardarli in faccia per capire che non credevano a una sola parola di quello che avevo detto.
Mi chiesi cosa ci facesse lì Kakashi. Certo, era il mio sensei, ma dubitavo fortemente che fosse venuto lì per vedere i successi della sua allieva che gli aveva distrutto il libro.
Come leggendomi nel pensiero Tsunade si girò verso Kakashi, quasi intimandogli qualcosa, poi disse: “Kakashi ti deve dare qualcosa.”
Kakashi mosse qualche passo verso di me e mi consegnò un pacchetto. Titubante lo aprii e scoprii che conteneva tutte le armi base di un ninja. Sorrisi felice. Questo non me lo sarei mai aspettata!
“Ora puoi andare. So che sarai stanca. Vai pure a riposarti.”
Dopo aver salutato e ringraziato nuovamente mi diressi verso la porta. Appena uscita mi bloccai sentendo qualcuno che chiamava il mio nome: Kakashi-sensei.
“Sì?”
“Volevo darti questo. E' il mio regalo, visto che ora sei diventata una ninja a tutti gli effetti...”
Così dicendo mi porse un kunai.
“E' stato il mio primo kunai...”
Allora aveva dimenticato la faccenda del libro! E in caso non fosse stato così meglio non ricordargliela!
"Davvero?" Chiesi stupita e meravigliata.
"Sì, il primo kunai del set che ho comprato l'altro giorno." Disse pacato, facendomi letteralmente cadere le braccia. Beh, restava pur sempre un regalo, non avevo nulla di cui lamentarmi.
“Ma allora non mi detesta! Grazie Kakashi-sensei!”
“Beh, adesso non ci allarghiamo troppo!”
“Beh... Grazie comunque...”
“Prego!”
E dopo avermi posato di nuovo una mano sulla testa (secondo me mi aveva scambiato sul serio per uno dei suoi cani) se ne andò.
Felice come non mai, mi diressi verso la mia stanza. Entrata mi sedetti sul letto e iniziai a rigirarmi il coprifronte tra le mani. Dopo averlo osservato da tutte le angolazioni possibili ed essermi resa conto che non stavo sognando, mi alzai e me lo rilegai al collo.
Cosa stupida perché tanto avrei dovuto toglierlo di nuovo di lì a poco per andare a dormire. Sentii un rumore alle mie spalle, mi girai per controllare e senza neanche pensarci ebbi una reazione degna di una ninja, non c'è che dire.
Piantai un urlo agghiacciante, e indietreggiando andai a sbattere contro qualcosa e caddi rovinosamente per terra. Se mi avesse vista Kakashi avrebbe firmato una petizione per non farmi essere più ninja.
“Sei coraggiosa devo dire”
Il proprietario della voce si trovava sul davanzale della finestra.
Scese e fece un passo avanti. La figura che si stagliava davanti a me era l'ultima che mi sarei aspettata. Ovvero quella di Itachi Uchiha.


Erykuz: Ciao!!! Non preoccuparti per le recensioni! Comunque credo che se avessi tentato di affogare Kakashi lui avrebbe fatto lo stesso con me!! Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
kari16: Ciao!!! Sono molto contenta che la storia ti faccia ridere!! Anche questo capitolo dovrebbe esserlo! Nell'acqua io ci sono finita un casino di volte, da sola e anche gazie a Kakashi!-_-”...In questo cado anche giù dagli alberi!!XD Spero che questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Sarhita: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti piaccia! Addirittura mitico!! Sono super contenta! Per il pranzo con Naruto non è per niente un bello spettacolo vederlo mentre si mangia 7 o 8 scodelle di ramen!XD Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Lilla95: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto! In questo il libro di Kakashi mi sa che è diventato illeggibile!!!!! Io anche voglio andare al mare ma purtroppo penso che per il momento non se ne parli!ç_ç Bye Bye!^^
Pupattolina: Ciao!!! Mi dispiace ma tra me e Naruto non nasce niente...Con lui niente!!XD Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Gin_ookami97: Ciao!!! Mah, chissà, magari può capitare anche a te di andarci!!XD Ti sconsiglio gli allenamenti con Kakashi!!! Casualmente finiresti sempre bagnata!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia e sono contenta che ti sia piaciuto anche il precedente! Bye Bye!^^
ilachan89yamapi: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Ti sconsiglio vivamente l'allenamento, soprattutto se con Kakashi! Parlo per esperienza!!XD Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^
Burdock 95: Ciao!!! Non importa se non recensisci, l'importante è che continui a seguire la storia! Sono contenta che tu sia passato con 9!! Bravo!! Spero che il capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


La figura che si stagliava davanti a me era l'ultima che mi sarei aspettata. Ovvero quella di Itachi Uchiha.


Ero paralizzata a terra, incapace di proferire qualsiasi parola di senso compiuto. Non per la paura, piuttosto per lo stupore. Trovarsi davanti uno dei propri personaggi preferiti impediva alla mia mente bacata di formulare un pensiero coerente. Perciò anche di pensare che magari l’individuo lì presente poteva benissimo uccidermi.
L’unico concetto elaborato dal mio cervello fu ‘è molto più bello di persona’.
Forse stavo anche sbavando come una lumaca ma non me ne resi conto.
Rimasi a fissarlo diversi secondi, finchè non fui riportata alla realtà dal rumore della porta che si apriva di scatto e si richiudeva pesantemente.
Mi girai e vidi Tsunade. Subito dopo, in ritardo come sempre anche se di poco, entrò Kakashi.
“Itachi Uchiha! Dovevi essere qui una settimana fa!”
Mi ero persa qualcosa? L’ultima volta Itachi non era nemico di Konoha? Adesso facevano comunella?!
“L’hai portata qui, ce l’hai mollata come un sacco di patate e te ne sei andato senza una spiegazione!”
Stava parlando di me? Sacco di patate lo dice al suo maiale! Allora era lui che mi aveva portato lì! Era lui il famoso “lui”!
“Ora sono qui.” Il tono era impassibile come sempre, cosa che fece perdere definitivamente la pazienza a Tsunade.
“Spero ben per te che ora ci dirai quali sono i tuoi piani a riguardo!”
Piani a riguardo? Piani che riguardavano me? Sì, beh, questo era ovvio.
Ora se non altro si sarebbero degnati di spiegarmi cosa ci facevo lì. Guardai Itachi. La sua espressione non era cambiata di una virgola. Si girò verso di me, sembrò osservarmi attentamente.
Si soffermò sul coprifronte e la sua espressione, per un attimo, ebbe un ché di soddisfatto. Io, in compenso, ci capivo sempre di meno. Per fortuna avevo smesso di sbavare. Tsunade, notando la direzione che aveva lo sguardo di Itachi, cercò il fulcro della sua attenzione, notando me.
“E tu che diavolo ci fai lì per terra?! ALZATI!”
Probabilmente se ero a terra voleva dire che ero caduta! Che razza di domande. Vorrei vedere lei se si fosse trovata un pluriomicida (non che io fossi caduta per quello) davanti. Mi affrettai ad alzarmi, conscia del fatto che lo sguardo di tutti era puntato su di me. Eh che cavolo, ero solo caduta! Curiosa di saperne un po’ di più della situazione mi azzardai a fare una domanda, di cui mi pentii subito.
“O-ora potete dirmi cosa ci faccio io qui?”
Bene. Ci mancava solo che iniziassi a balbettare come una demente e anche Itachi mi avrebbe presa per una che non era nel pieno delle sue facoltà mentali!
Nessuno rispose. A quanto pare non era ancora il momento. Magari me lo avrebbero detto quando sarei ritornata nel mio mondo…Ci sarei ritornata vero?
Stare qui non mi dispiaceva affatto, anzi, ma mi sarebbe piaciuto poter ritornare a casa.
Ignorando altamente la mia domanda Kakashi, sempre leggendo quel libro - presi mentalmente un secondo appunto: leggere cosa ci fosse scritto su quel libro... No, lasciamo perdere... -, prese la parola rivolgendosi ad Itachi.
“Come fai con l’Akatsuki? Se sei qui evidentemente non sei con loro.”
Grande sensei. Tiri fuori delle perle di saggezza!
La domanda mi sorprese. Era vero. Non è che mi sarei ritrovata in camera l’Akatsuki al completo? Ovvio. Non che la cosa mi sarebbe dispiaciuta, per intenderci. Mi concentrai su cose più serie prima di iniziare a sbavare di nuovo pensando…a Hidan, per esempio.
Sarebbe stata certamente una bella rimpatriata, ma c’erano troppi maniaci assassini per i miei gusti.
“Di questo non dovete preoccuparvi, pensano che stia svolgendo una missione. Ora devo sbrigare delle faccende.”
Stava per andarsene quando proferì: “Da domani inizierai l’allenamento con me. Ti trasferirai a villa Uchiha. Non accetto ritardi.”
Detto ciò scomparve in una nuvoletta di fumo. Lui sì che faceva molto ninja! Voltai il mio sguardo sconcertato, allibito e chi più ne ha più ne metta, verso Tsunade.
“Cosa succede? Credo di essermi persa qualcosa o sbaglio?”
Tsunade, ancora alterata con Itachi, disse: “Semplice. Lui da domani sarà il tuo nuovo sensei. Fossi in te non lo farei arrabbiare. Come sai ha sterminato il suo clan.”
Ero divisa tra la felicità, dopotutto allenarmi con lui sarebbe stato stupendo, e lo sgomento, Itachi quando voleva faceva veramente paura. Anche quando non voleva, in realtà. C’era un altro particolare che mi preoccupava.
“E’ proprio necessario andare a vivere a villa Uchiha? C-cioè...”
“Questo faciliterà solo l’allenamento. Itachi non può farsi vedere in pubblico. Sai, scatenerebbe un po’ il panico vedere un ninja traditore di livello S che se ne va in giro come se niente fosse…”
A rispondere era stato Kakashi.
L’idea di per sé non era brutta, ma vista la mia inclinazione a fare brutte figure non era il massimo vivere insieme ad Itachi.
Presa da una paura infantile mi attaccai alla gamba di Kakashi.
“NO! Sensei, mi fa paura! E’ bello quanto vuoi ma quello lì mi fa paura!”
Mi resi conto tardi delle cavolate che avevo sparato.
Ancora attaccata alla gamba di Kakashi, che continuava a leggere il libro non prendendo in considerazione le lamentele della sua allieva, mi accorsi che aveva rifatto la sua comparsa Itachi. Mi fissava, sicuramente stava pensando che era stato un errore portarmi lì e probabilmente stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di farmi assaggiare il Mangekiou Sharingan.
“’Quello lì’ sarei io?”
Chiese con il suo tono glaciale che mi fece rabbrividire. Provvidi prontamente a staccarmi dalla gamba di Kakashi. “N-no! Ehm... E’... Sì... Sì, beh, ecco è Tsunade!”
Tante figuracce in così poco tempo, era un record anche per me!
Tsunade, evidentemente divertita dalla situazione, non poté che infierire.
Quella donna era malvagia.
“Ah sì? E da quando io sarei un uomo?!” In quel momento faceva quasi più paura di Itachi!
“Ma no! Intendevo Kakashi! Eheh…..."
Tsunade si divertiva a mietere vittime.
“Tu trovi Kakashi bello? Sentito? Hai una nuova ammiratrice! Poi se ti fa paura perché eri attaccata alla sua gamba?”
Quella donna era davvero sadica! Non seppi più cosa risponderle e mi limitai a mandarle uno sguardo omicida.
Inoltre ora Itachi sapeva anche che lo trovavo bello!
Andavamo di bene in meglio! Comunque lui era consapevole della propria bellezza... Ma non cambiava niente!
Restammo in un religioso silenzio, disturbato solo dalle risatine della Godaime.
“Domani l’allenamento inizierà alle quattro.”
“Di pomeriggio v-vero?”
“Mattina.”
Ero sicura di non essermi immaginata il sorrisetto sarcastico che comparve fugace sul suo volto. L’aveva fatto di proposito! Se Kakashi era vendicativo in maniera spietata solo perché gli avevo distrutto il libro, Itachi era cento volte peggio. Avevo solo detto che mi faceva paura!
Scomparve nuovamente.
Ma che bello. Anche io avevo un’abilità innata! Riuscivo a cominciare con il piede sbagliato con tutti, facendo figuracce che non passavano inosservate. Che fortuna sfacciata.
“Dovresti iniziare a preparare le cose da portare via. Le quattro arrivano in fretta.”
“In realtà non ho niente da portarmi... I vestiti che avevo quando sono arrivata qui non ci sono più.”
“Colpa mia. Li ho fatti buttare.”
“COSA? Perché?”
“Erano tutti rovinati e poi non erano un granché...” Notando il mio sguardo tutt’altro che benevolo si affretto a continuare: “... e poi non avresti potuto indossarli qui!”
A me piacevano! Poi come avrei fatto quando sarei tornata a casa? Mi sarei presentata con questi vestiti? A mia madre come minimo sarebbe venuto un infarto. Perché io ero sicura che un giorno sarei ritornata a casa…o almeno lo speravo con tutta me stessa.
“Puoi prendere i vestiti nell’armadio che ti piacciono... Per Sakura ne farò comprare altri.”
“Ok... Grazie.”
Kakashi, richiudendo il libro con uno scatto secco, disse: “Io vado a dormire. Ciao ciao!”
“Arrivederci Kakashi-sensei!”
Lo dissi senza pensarci due volte. Non sapevo se dovevo ancora considerarlo tale visto che il mio nuovo maestro sarebbe diventato Itachi.
Stava per uscire, ma si fermò sulla soglia della porta.
“Un’ultima cosa: davvero mi trovi bello?”
Si divertivano tanto a prendermi in giro? Non seppi cosa rispondere e stetti a guardarlo come un ebete. Lui era uno dei miei personaggi preferiti ma di certo non andavo a dirglielo!
Fece una risatina di scherno e scomparve.
“Bene, io vado. Ci vediamo domani mattina! Buonanotte!”
“’notte.”
Stordita da ciò che era appena successo, mangiai distrattamente quello che mi aveva portato Shizune poco prima e andai a dormire. Come aveva detto Tsunade, le quattro arrivavano presto ed erano già le undici.
Pensando a cosa mi attendeva il giorno dopo mi addormentai.


Sarhita: Ciao!!! Avevi indovinato!! Itachi è il famoso “lui”! Con Kakashi non si scherza, ma nemmeno con Itachi! Anzi con lui di meno! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e spero anche questo!! Bye Bye!!^^ eynis: Ciao!!! Sono contenta che tu abbia trovato il capitolo bellissimo! Per rispondere alla tua domanda…Diciamo che, sì, il mio carattere è pressappoco così, soprattutto per le figuracce!XD Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ kari16: Ciao!!! In effetti di lividi me ne sono fatta un bel po’!! Alla fine Itachi era il famoso “lui”!! Sorpresa? Sono contenta di allietare le tue giornate!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo! Bye Bye!!^^ Pupattolina: Ciao!!! Ecco a te il seguito, dove compare molto Itachi!! Alla fine era lui ”lui”! Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ ilachan89yamapi: Ciao!!! Grazie per le congratulazioni! Anche a me piace moltissimo Itachi e ora mi aspetta un bell’allenamento con lui!!XD Spero che il capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Gin_ookami97: Ciao!!! Sì, avevi ragione! È proprio lui che mi ha portata lì!! In effetti l’allenamento con Kakashi è stato un po’ disastroso…Chissà con Itachi!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Spero anche questo!! Bye Bye!!^^ Samirina: Ciao!!! Ho aggiornato il più presto possibile! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero ti piaccia anche questo! Bye Bye!!^^ Lilla95: Ciao!!! Stai tranquilla, Itachi non mi fa niente…Per ora!!XD Hai ragione Kakashi è stato veramente tenero…Spero di non averlo fatto troppo OOC! Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto!! Spero ti piaccia anche questo!! Bye Bye!!^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10


Pensando a cosa mi attendeva il giorno dopo mi addormentai.


Inutile dire che quel mattino non mi svegliai alle quattro. C’era da dire che avevano davvero una fervida immaginazione se si aspettavano che mi sarei svegliata da sola a quell’ora.
La notte passò tranquilla, tranne per l’orrendo sogno che mi fece svegliare di soprassalto.
Sognai che Itachi, arrabbiato per una qualche arcana ragione, mi aveva rinchiuso in un illusione in cui ripetevo per settantadue ore l’esercizio del controllo del chakra sul laghetto e Kakashi mi faceva cadere ogni volta.
Sogno tremendo.
Aprendo gli occhi e guardando la sveglia sul comodino mi resi conto che il sogno era anche molto probabile. O comunque Itachi avrebbe trovato una maniera assai più dolorosa per torturarmi visto che erano le nove e venti del mattino.
Magari non l’avrebbe presa male se al primo allenamento mi sarei presentata un po’ in ritardo. Giusto solo…ehm…cinque orette. Cinque ore e venti minuti per essere precisi. Anche di più, visto che continuavo a stare nel letto a pensare alle possibili torture.
Se Kakashi si stava ancora vendicando per il libro, immaginavo che Itachi non mi avrebbe fatto passare liscio quel ritardo.
Ad interrompere le mie riflessioni ci pensò la porta che si apriva, o meglio che veniva aperta da qualcuno. E io cosa feci, da coraggiosa neo-kunoichi del Villaggio della Foglia? Ovvio. Feci finta di dormire!
“Ma guardala. Dorme ancora. È più pigra di Shikamaru! Non gliela farai passare liscia, vero Itachi?”
Iniziai a sudare freddo. Nella stanza erano entrati Tsunade... e con mio grande dispiacere (e paura) Itachi.
“No.”
Oh cavolo. Iniziavo seriamente ad avere paura. Forse potevo darmi malata!
Tsunade si diresse verso il mio letto e vi si sedette di peso di proposito, con l’intento di svegliarmi. Fu in quel momento che il sangue mi si ghiacciò nelle vene. L’ultima volta che avevo avuto la brillante idea di far finta di dormire, la Godaime mi aveva scoperta subito. Da brava attrice, quale non ero, tentai di portare avanti la mia commedia: mi girai su un fianco dando loro la visuale della mia schiena. Presi in considerazione anche l’idea di mettermi a russare, ma forse era meglio di no.
Scese il silenzio. Se non erano venuti per svegliarmi, cos’erano venuti a fare? Vedermi far finta di dormire?
Ad un tratto Tsunade sembrò alzarsi dal letto, per poi risedersi con più vigore di prima. Se avessi dormito davvero, avrei piantato un urlo spacca timpani. E di nuovo silenzio.
Ritrovando un barlume di speranza, non sentendo nessuno parlare, pensai che almeno Itachi, perché Tsunade era ancora sul mio letto, se ne fosse andato via.
L’Hokage prese a cambiare posizione sul letto sempre più frequentemente, facendomi quasi cadere per terra.
Basta. Avrei messo fine a quella pagliacciata. Stavo per aprire gli occhi, ma non feci in tempo che Itachi parlò con la sua stupenda voce.
“O la svegli tu, o la sveglio io a modo mio.”
Ohcavolo, ohcavolo, ohcavolo!
Questa era la volta buona che ci rimettevo le penne.
E adesso? Questo aveva il coraggio di farmi fuori. Di una cosa rimasi stupita: come faceva a non cambiare intonazione per qualunque frase dicesse? Avrebbe messo terrore anche dicendo ‘Oggi sei in forma’. Con l’intonazione che aveva (inesistente) avrebbe fatto pensare che saresti morto da un momento all’altro!
Perché, poi, sprecavo i miei ultimi pensieri riflettendo sulla sua voce?
Forse avrei dovuto aprire gli occhi, ma la mia immensa furbizia me lo impedì.
“Itachi ma cosa fai?! Disattiva lo Sharingan! Non puoi ucciderla per un ritardo!”
Oh mio Dio, lo sapevo! Sto per morire! Aprii gli occhi ad una velocità ultrasonica e come una pazza, isterica e disperata iniziai ad implorare attaccata al braccio di Tsunade.
“Ti prego, non uccidermi! Prometto che verrò anche alle due ad allenarmi ma non uccidermi! Ti prego! È stata Tsunade che non mi ha svegliata! Prenditela con lei!”
Non mi accorsi che avevo chiuso gli occhi. Non sentendo nessun rumore li aprii cautamente. Tsunade mi guardava ridendo e Itachi, potrei giurarlo, aveva un sorrisetto. Non potei non pensare che era davvero bello! Secondariamente notai che non portava la cappa dell’Akatsuki, ma dei vestiti simili a quelli di Sasuke, solo che a lui stavano molto meglio, con il simbolo degli Uchiha. Distolsi lo sguardo per evitare di ricominciare a sbavare.
Ovviamente, capendo che non c’era nessuna minaccia e che per il momento non rischiavo la vita, mi staccai dal braccio di Tsunade.
“Ora cambiati, altrimenti lo attivo davvero lo Sharingan.”
Non me lo feci ripetere due volte. Nella fretta di scendere dal letto, rimasi incastrata in un groviglio di coperte; feci qualche passo avanti e caddi per terra, attutendo la caduta con le mani. Alzai lo sguardo e trovai quello di un Itachi che mi fissava indifferente. Supposi che la sua pazienza non era infinita perciò mi rialzai e corsi in bagno.
Mi cambiai velocemente e feci la consueta coda. Ritornai nella stanza alla ricerca della borsa che avevo preparato la sera precedente con le mie cose. Non la trovai.
“L’ho già fatta portare a Villa Uchiha mentre tu dormivi.”
Avevano trovato tutti i modi per impedire che mi rifiutassi di andare. Previdenti!
“Bene. Io vado ora. Ci vediamo direttamente là. E vedi di fare in fretta.”
Detto questo Itachi scomparve.
“Mi scusi ma io come ci arrivo a Villa Uchiha?”
“Ti accompagno io. L’importante è che non dici a nessuno che lì si trova anche Itachi. Il consiglio, tra l’altro, non vede di buon occhio il fatto che ti trasferisci lì.”
“Ma se mi chiedono come mai vivo lì cosa rispondo? Poi non penso che a Naruto o a Sakura vada bene che io vada a vivere a casa del loro migliore amico.”
“Non ti preoccupare per questo. Se te lo chiedono basta dire che è stata una mia decisione.”
Mi stavo avviando verso la porta, ma mi bloccò la risata di Tsunade. La guardai con sguardo interrogativo: non è che si era ubriacata di Sakè di primo mattino?
“Mi scusi, ma secondo me non dovrebbe bere già a quest’ora. Le fa male!”
Oh oh… La vena che pulsava sulla tempia di Tsunade preannunciava pericolo imminente.
Mi aspettavo come minimo un pugno che mi avrebbe fatto arrivare dall’altra parte del paese del fuoco, invece riprese il controllo di se stessa.
“Non sono ubriaca. Ridevo per la tua ottima interpretazione di questa mattina. Non si sarebbe mai accorto nessuno che eri sveglia!”
“Ah, davvero?” La mattina mi fa un brutto effetto...
“Ovvio che sì! Se ne sarebbe accorto anche Naruto!”
Parve riflettere sulla sua osservazione.
“No, forse lui no. Comunque come attrice fai pena.”
Ma come si permetteva?! In uno scatto d’ira, afferrai il primo oggetto che mi capitò sotto mano, ovvero la sveglia, e gliela lanciai contro.
Oltre al fatto che la mia mira era pessima, non mi ero neanche accorta che Itachi era ritornato nella stanza. Avevo lanciato la sveglia pericolosamente vicino al suo viso: grazie al cielo che aveva i riflessi pronti, infatti la prese al volo.
Ma che cavolo! Perché doveva tornare sempre quando facevo qualcosa di ampiamente stupido? Non bastava che vedesse già tutte le stupidaggini che facevo in sua presenza? Questa volta era anche colpa sua!
Tsunade continuava a ridere, sapeva fare solo quello. Continuai a tenere in considerazione il Sakè.
Superfluo dire che ero molto imbarazzata e che mi sentivo molto stupida.
“S-scusa…Il mio bersaglio non eri tu… Era Tsunade…”
Tsunade, intanto, si era ripresa momentaneamente dall’accesso di risatine e mi guardò male. “Oltre ad essere una pessima attrice hai anche una mira orrenda!”
Stavo per ribattere, a parole però. Meglio non appurare che la teoria dell’Hokage fosse esatta. L’Uchiha prese la parola.
“Concordo con Tsunade, su entrambe le cose.”
Iniziavo seriamente a deprimermi. Certo che Itachi credeva molto nelle mie capacità. Comunque se mi avevano chiamata lì un motivo doveva pur esserci.
“Come mai eri ritornato qui Itachi?”
“Per avvisarti che ci sono degli Anbu nei pressi della Villa. Probabilmente li ha mandati Danzo.”
“Sì, infatti sospetta qualcosa. Ci penserò io. Ora andiamo.”
Itachi scomparve nuovamente e noi ci avviammo. Durante il tragitto parlammo del più e del meno senza accennare nuovamente alle mie figuracce.
Quando entrammo nel quartiere degli Uchiha, un brivido mi percorse la schiena. Era davvero inquietante.
Arrivammo davanti alla Villa. Rimasi sbalordita. Era enorme e, nonostante non fosse più abitata da un po’, conservava in pieno il suo fascino.
Tsunade mi sorpassò, attraversò il giardino che ormai non era più curato e arrivò davanti alla porta, che aprì con decisione. Io la seguii e mi ritrovai nell’atrio. Passammo per un ampio corridoio ed arrivammo in una stanza che doveva essere il soggiorno.
Era grande e le pareti erano dipinte di bianco, dove si potevano vedere i segni dei quadri, che vi erano appesi precedentemente. Era molto luminoso.
Rimasi per un po’ a contemplare la casa perdendomi nei miei pensieri. Era forse in questa stanza che Itachi aveva ucciso i suoi genitori? Come avrei fatto ad abitare in una casa dove si erano consumati degli omicidi? Per di più insieme all’assassino? Ok, poi si è scoperto che Itachi era bravo, ma li aveva pur sempre uccisi lui! A me però non avrebbe fatto niente… Non mi avrebbe fatto niente vero?
Non mi accorsi che Itachi era arrivato.
“Ora ti mostrerò la tua stanza.”


Gin_ookami97: Ciao!!! Si infatti Tsunade è proprio sadica! Quella donne è simpaticissima!! Ora mi tocca allenarmi con Itachi! Siiii!! Comunque spero che il capitolo ti piaccia. È un po’ statico ma è di passaggio! Al prossimo capitolo!! Bye Bye!^^ IvI: Ciao!!! Sono veramente contenta che la storia ti piaccia!! Anche a me piace introdurre nuovi personaggi… Perciò ho pensato di introdurre direttamente me stessa!XD Ho aggiornato il più presto possibile!!! Spero ti piaccia anche questo capitolo!! Al prossimo!!! Bye Bye!^^ Sarhita: Ciao!!! Si beh in effetti essere allenata DA Itachi ha i suoi vantaggi e svantaggi!! Questo capitolo ne è la prova!!XD Mi sa che inizierò a rimpiangere gli allenamenti di Kakashi!! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^ kari16: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Io sinceramente ho un po’ paura degli allenamenti con Itachi…Non so cosa aspettarmi!!XD Sono super contenta che la fic ti tiri su il morale! Ma mi dispiace che hai passato una brutta giornata! Spero che anche questo ti piaccia!! Al porssimo!!Bye Bye!!!^^ ilachan89yamapi: Ciao!!! Beh che Itachi è bello è risaputo!!XD Mi disp ma questo capitolo è un po’ statico ma è di passaggio…Spero comunque che ti piaccia!! Bye Bye!^^ Pupattolina: Ciao!!! Sorpresa eh? Carina l’idea di Akamaru! Potevo usare lui per fare “lui”!!XD La testa mi sa che l’ho persa quando l’ho visto la prima volta! Il fascino Uchiha!! Hai azzeccato con le figuracce!! È una dote naturale!! Itachi è un grande!!XP Spero che il capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ Lilla95: Ciao!!! Sono contenta che la storia ti piaccia!! Si Itachi è stato generoso!! Solo che io non mi sono svegliata!!XD povera me chissà cosa mi aspetta!ç_ç ma è pur sempre Itachi ad allenarmi!*ç* Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!^^ Nihal: Ciao Nee-San!! Qual buon vento! Sono contenta che la storia ti piaccia! Mi dispiace ma per il fatto che hai fame non so come aiutarti…Quando torno da Konoha (?) ti porto una scodella di ramen dell’Ichiraku!XD Ti ringrazio per i complimenti anche se secondo me esageri!! Le figuracce sono d’obbligo e penso che le farò sempre! Sono un caso perso ç_ç! Per ora accontentati di Itachi-kun…Per Pain dovrai aspettare un po’!^^ Ti ringrazio anche per la recensione! Comunque la storia viene bene anche perché tu mi sproni a continuarla e mi sostieni “nell’iniziativa”!!XD Spero ti piaccia anche questo capitolo! Grazie! Bye Bye!^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


Non mi accorsi che Itachi era arrivato.
“Ora ti mostrerò la tua stanza.”


Mi precedette e ci avviammo verso la rampa di scale.
Superammo un lungo corridoio su cui si affacciavano numerose camere e ci dirigemmo verso l’ultima stanza.
Entrammo in un ambiente non troppo grande, ma non eccessivamente piccolo. Vi era un letto, una scrivania, un armadio e un comodino. Il letto poggiava sulla parete alla mia destra e l’armadio sulla parete opposta. Immediatamente dinnanzi a me vi era una porta finestra che donava alla stanza grande luminosità, accentuata dal bianco delle pareti.
Notai, di fianco all’armadio, una porta.
“Dietro quella porta c’è il bagno.”
Sembrava avermi letto nel pensiero.
Questa, evidentemente, era la camera degli ospiti. Mi sarebbe piaciuto vedere com’era quella di Sas’ke, ma non mi era sembrato proprio il caso.
“Ora che hai visto la camera possiamo iniziare l’allenamento.”
Che?! Non mi fa nemmeno sistemare la mia roba? Cavolo…Non potevo neanche usare la scusa che ero stanca perché avevo già dormito più del dovuto!
Notando il disappunto mal celato della mia espressione, con calma ribatté alla mia muta protesta.
“La prossima volta impari a rispettare gli orari.”
Perché, le quattro del mattino aveva il coraggio di chiamarlo orario?!
Io lo chiamavo tortura. Iniziai ad avere l’impressione che il mio soggiorno lì non sarebbe stato una vacanza. Abbattuta, mi diressi verso la porta.
“Tu vai pure Carmen, io ti sistemo la roba.”
Affermò l’Hokage, che ovviamente non aveva niente di meglio da fare che sistemare la mia roba.
Le opzioni erano due.
O non voleva tornare tra le scartoffie che sommergevano la sua scrivania, o aveva notato la mia voglia di allenarmi e quindi tentava di fare sì che ciò avvenisse il più presto possibile. Che cara donna.
Il mio buon cuore mi impose di non pensare che potesse essere così subdola, perciò, probabilmente, era la prima ipotesi.
“Non è che non ha voglia di adempiere al suo lavoro da Hokage?”
Se c’è una cosa sicura è che io non imparerò mai a tenere la bocca chiusa.
Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla sua tempia. Non c’era da preoccuparsi. Itachi avrebbe anticipato le mosse della Godaime e mi avrebbe salvata in tempo prima che abbattesse tutta la sua furia distruttrice sulla mia persona.
Forse, a pensarci bene, c’era da preoccuparsi. Eccome!
“Hai detto qualcosa?”
Meglio salvare il recuperabile.
“I-io? No, niente! Meglio andare che gli allenamenti non aspettano!”
Nella mia frase c’era un entusiasmo che faceva paura.
Scendemmo al piano inferiore, ci dirigemmo in quella che doveva essere la cucina.
Uscimmo da una porta che dava sul retro e ci ritrovammo in un campo di allenamento in piena regola. Non riuscii a mascherare il mio stupore. Ho il dubbio che rimasi a bocca aperta per un bel po’.
Era enorme (tutto in quella casa lo era!), molto più grande di quello del Villaggio della Foglia.
Ci avviammo verso il centro del campo.
“Inizia con il mostrarmi cosa sai fare.”
Niente? So fare qualcosa? Certo che potrebbe specificare!
“Fammi vedere un Kage bushin.”
Sì... Certo... Perché io, secondo lui, sapevo farlo.
“Allora?”
“Ehm... Non me lo hanno insegnato”
Sì, sono un genio! Scaricare la colpa su Kakashi! Così almeno se la sarebbe presa con lui.
Non diede il minimo segno di interesse alla mia affermazione e mantenne il suo sguardo apatico. Certo che non mi aiutava! Chissà cosa stava pensando adesso. Sicuramente niente di buono.
“Cosa ti ha insegnato Kakashi?”
Bella domanda. Fui tentata dal rispondergli: ‘tante cose’. Non penso, però, che sarei arrivata viva alla sera per poterlo raccontare.
“Mi ha insegnato a controllare il chakra.”
Non ne sono sicura, ma mi sembrò di sentirlo mormorare un ‘soltanto?’.
“Dammene una dimostrazione.”
Cacca. Con Kakashi era una cosa, ma se fossi caduta addosso ad Itachi sarebbe stato giusto un po’ diverso.
Mi avviai verso la parete meno distante e iniziai a concentrare il chakra nei piedi.
Volevo mostrargli che non ero scema come gli ero apparsa la sera precedente e che almeno quello sapevo farlo.
Iniziai la scalata che riuscì perfettamente. Merito del fatto che non guardai in basso.
Conoscendolo, sapevo che non mi avrebbe fatto i complimenti. Troppo per un Uchiha, ma sperare non costava nulla.
Scesi e mi misi davanti a lui. Sembrava che non avesse nemmeno visto ciò che avevo fatto. Che amarezza.
Non facendo alcun commento mi chiese: “Tu sai che tipo di chakra hai?”
Secondo lui? Come facevo a saperlo? Che domanda stupida! Feci cenno di no con la testa.
“Il tempo è già poco. Io vedrò di insegnarti quello che posso, spero che tu non sia inutile come allieva. Vedi di impegnarti.”
Inutile io? Allora cosa mi hanno chiamata a fare? Nemmeno avessi deciso io di andarci! Chi si credeva di essere?! Quelle parole oltre ad avermi fatta irritare mi avevano anche ferita. Adesso mi avrebbe sentita! Gliene avrei dette quattro… “Ok, Itachi-sensei.” …Sono coraggiosa come pochi. Estrasse dalla tasca posteriore dei foglietti. Inizialmente non capii a cosa potessero servire, poi mi ricordai della puntata in cui Kakashi mostrava a Naruto il suo tipo di chakra.
Mi porse un foglietto e mi disse di concentrarvi sopra il chakra.
“Sai farlo, suppongo.”
Era evidente che Tsunade gli aveva detto che io sapevo già tutto. Forse, però, essendo stato lui a chiamarmi, sapeva già che conoscevo tutto di loro. Probabilmente conoscevo meglio io loro di come si conoscevano loro stessi.
Annuii e concentrai il chakra. Concentrarmi, però, mi era un po’ difficile perché il mio corpo era sopraffatto dal senso di curiosità. Ero interessata più che mai a sapere che tipo di chakra avessi.
Finalmente riuscii a svuotare la mia mente e a far fluire il chakra nel punto stabilito.
Subito non successe niente, poi, con mio grande stupore, il foglietto…si incendiò.
Il mio chakra era di tipo fuoco. Come il suo! Mi sentii molto stanca in seguito a questo, se così si può definire, allenamento.
Mi appoggiai al muro che avevo di fianco.
“Bene.”
Dovevo interpretarlo come un atto di soddisfazione o solo come un modo della sua bocca per prendere aria? Come un atto di soddisfazione. Illudersi non costava nulla!
“Ora passiamo all’allenamento vero e proprio.”
Eh? Sperai con tutta me stessa che stesse scherzando…
“Ma…”
“Sì?”
Il tono poteva sembrare anche cordiale, ma lo sguardo era l’esatto opposto. Era come se mi dicesse: ‘Protesta e ti torturo per settantadue ore’.
Certo, potevo anche averlo immaginato, però meglio andare sul sicuro.
“Ehm…Cosa facciamo ora?”
Beh, in effetti, la cosa mi importava.
“Ti insegnerò a fare i Kage Bushin.”
Per fortuna niente di impegnativo.
“Per te potrebbe essere un po’ faticoso, perché è da poco che padroneggi il chakra.”
Sfortunatamente qualcosa di impegnativo.
Mi mostrò i sigilli (pecora, serpente e tigre) e poi fece comparire una copia di se stesso.
C’era da dire che era bello quanto quello vero.
Eseguii anche io i sigilli.
Inutile dire che non riuscii a fare un bel niente. Di questo mi vergognai molto.
Non volevo dargli occasioni per pensare che non ero inutile e motivo per pentirsi della scelta di selezionare proprio me.
Evitai accuratamente di incrociare il suo sguardo e quando per sbaglio lo feci notai che era impassibile come sempre. Ritentai e questa volta riuscii a creare una copia di me stessa, ma non abbastanza a lungo, nemmeno per permettermi di vederla.
Finalmente dopo svariati tentativi riuscii a crearne una che ‘restasse’ almeno per un po’ di tempo.
Mi ritenevo ampiamente soddisfatta…ma lui no.
“Era ora. Adesso devi riuscire a farne un po’ di più.”
“Ma io sono stanca.”
In effetti avevo utilizzato molto chakra e non avevo mangiato. Per di più lo aveva detto anche lui che mi sarei affaticata facilmente.
Il fatto che avessi fame, venne reso noto dal brontolio del mio stomaco...che lui ignorò volutamente.
“Tu non ti muovi di qui finchè non fai come ti ho detto.” Questa volta non mi sarei fatta mettere i piedi in testa. Avevo capito che non c’era tempo, ma non credevo che avrebbe fatto molta differenza se avessi fatto una pausa per mangiare.
“No. Io ho fame.”
Mi stupii di me stessa; sia per le parole appena pronunciate, sia perché mi ero girata e mi stavo dirigendo verso la porta da cui eravamo usciti. Non pensavo di avere tanto coraggio…
“Carmen.”
Lo disse con la sua voce atona. Mi fermai di colpo. Mi aveva chiamata per nome, il che bastò a bloccarmi. Mi girai stupita.
Naturalmente la mia mente bacata era solo capace di formulare questo pensiero: ‘Ha detto il mio nome!’ Subito dopo presi in considerazione una cosa molto più sensata e spaventosa: ‘Oh, cavolo! Questo mi ammazza.’ Infatti, voltandomi, notai che il mio caro Sensei aveva attivato lo Sharingan.
“M-mi è passata la fame…eheh…”
Così mi preparai per un’altra sessione di allenamenti.
Alla fine di quella giornata ero riuscita a creare sette copie tutte insieme. Tanta era la stanchezza, che non riuscivo ad essere pienamente soddisfatta del mio operato.
L’unico commento di Itachi era stato: “Ora puoi andare a mangiare.”
Avrei saltato volentieri la cena, ma il mio stomaco reclamava cibo.
Purtroppo anche il mio corpo reclamava qualcosa: riposo. Così finii per addormentarmi sul tavolo.


Nihal: Ciao Nee-San!!! Grazie per aver recensito al capitolo!! Si in effetti con Itachi mi farò delle figuracce senza paragoni!...Si veramente! Senti da che pulpito viene la predica! Tzè… Mi dispiace ma da tirare a quel momento c’era solo al sveglia!XD Mi dispiace ma non posso esaudire il tuo volere riguardo Sakura!^^ Sono contenta che la storia ti piaccia!! Mi dispiace, ma per Pain dovrai aspettare! Come dice Tobi, la pazienza è il nocciolo della virtù no? Bye Bye Nee-San!^^ kari16: Ciao!!! Concordo con te!! Meglio la ninja che l’attrice!XD Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto! È già brutto dover vivere in una casa dove ci sono stati degli omicidi, figurati se poi nella casa c’è anche l’assassino! Ma io a Itachi perdono tutto! In fondo non era colpa sua! Anche se con quello che mi sta facendo passare con questi allenamenti… Sono contenta che la mia fic ti tiri su il morale! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ bacinaru: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Addirittura stupendo! *si commuove* Si concordo Itachi è Itachi!XD Adesso con le figuracce sono solo all’inizio!! Povera me…Sono super contenta che la storia ti piaccia tanto! Ti ringrazio anche per i complimenti! Ho aggiornato il più presto possibile! Spero che anche questo ti piaccia!! Bye Bye!^^ Samirina: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Le figuracce non mancano nemmeno in questo!XD Spero ti piaccia! Bye Bye!^^ Sarhita: Ciao!!! Si beh lo ammetto la recitazione non è il mio forte!^^’’ Si in effetti stare davanti a Itachi senza la cappa non ha paragoni! Più bello di lui non c’è nessuno! Ti assicuro quel sogno è stato terrorizzante!XD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Spero anche questo!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ Pupattolina: Ciao!!! Sono veramente contenta che la storia ti piaccia! E anche il capitolo! Per l’autografo…Diciamo che Itachi mi fa leggermente paura…Magari quando glielo chiederò quando si affezionerà…Perché per il momento c’è il rischio che io perda la vita! Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ Lilla95: Ciao!!! Sì, in questo capitolo il suo umorismo si nota mooolto!XD Spero che il capitolo ti piaccia! Al prossimo!! Bye Bye!^^ IvI: Ciao!!! Sono contenta che le mie disgrazie ti facciano ridere -.-‘…Scherzo!! Meno male che il capitolo ti ha fatto ridere! Sì, in effetti svegliandomi tardi ho rischiato la vita! La ami addirittura? *me commossa* Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ KiRa_AnGeL: Ciao!!! Appena ho letto la recensione ho pensato al peggio!! Meno male che poi mi sono resa conto che non era negativa!! Hai ragione, abbiamo molte cose in comune! È davvero strano! Subito dopo che ho letto la recensione sono andata sul tuo profilo per controllare da dove venivi, ma purtroppo non andiamo nello stesso istituto! Peccato! Sarebbe stata una bella coincidenza…insieme alle altre!XD Sono contenta che la storia ti piaccia e spero anche questo capitolo!! Al prossimo!! Bye Bye!^^

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Purtroppo anche il mio corpo reclamava qualcosa: riposo. Così finii per addormentarmi sul tavolo.


“Vado a uccidere un po’ di schifosi eretici solo per te! Torno subito!”
“Davvero? Solo per me? Grazie mille, Hidan!”
Mi gettai di slancio tra le sue braccia.
“C’è qualcuno che vuoi che faccia fuori per te? Tutto pur di renderti felice!”
“Oh, sì, grazie! Vorrei che uccidessi…”
Prima che potessi iniziare a dire la sfilza di nomi, sentii qualcosa di bagnato. Era iniziato a piovere.
“Prima o poi si sveglierà, no?”
Ma cosa diceva questo? Dov’era finito l’Hidan che voleva sapere chi poteva sacrificare per me?
“Hidan…”
L’acqua divenne più fredda e ciò mi costrinse ad aprire gli occhi. Allora era solo un sogno! NO! Hidan!
Con mio grande orrore mi resi conto che ero tutta bagnata ed ero con la faccia sul tavolo della cucina. Sognare Hidan mi faceva un brutto effetto. Notai il rivolo di bava che cadeva dalla mia bocca e si prolungava sulla superficie del tavolo, dove, insieme all’acqua, creava una bella pozza.
Acqua? Che cavolo…? Con molta nonchalance mi ripulii la bocca con il dorso della mano e cercai la fonte da dove proveniva l’acqua. Per poco non mi venne un attacco isterico. Dietro di me, con un bicchiere in mano pieno d’acqua che rovesciava con lentezza esasperante sulla mia testa, c’era Tsunade che mi fissava con un ghigno soddisfatto. Dietro di lei, ad osservare la scema, c’era un Itachi impassibile come suo solito.
“Si sta divertendo?”
Il tutto tentando di celare una rabbia che cresceva di secondo in secondo e che stava per strabordare alla grande.
“Nemmeno ti immagini!”
Intanto mentre parlava non aveva di certo smesso di rovesciarmi l’acqua addosso.
“Perché mi sta annaffiando, di grazia?”
Mi venne il dubbio che una vena avesse iniziato a pulsare sulla mia tempia insistentemente.
”Per darti il buongiorno, ovvio!”
Mi alzai con calma e mi diressi verso il lavandino, dove presi un bicchiere e lo riempii d’acqua. Mi rigirai nuovamente e dopo averne bevuto un sorso lo tirai in faccia alla Godaime che mi fissava allibita, per poi passare ad uno sguardo a dir poco furibondo. Così imparava! Era la mia vendetta!
“Buongiorno anche a lei! Questo ha il coraggio di chiamarlo buongiorno?! Stavo facendo un sogno bellissimo e sul più bello inizia a piovere! Le pare bello, eh?”
“Ah, sì, il sogno in cui parlavi di un certo Hidan? E comunque, come ti permetti di fare una cosa del genere all’Hokage?”
Non feci nemmeno caso a ciò che aveva detto dopo la parola ‘Hidan’. Oh, cavolo. No, non potevo aver parlato nel sonno! Quella che parla nel sonno è mia sorella, non io!
“H-Hidan? Cos’è, una cosa che si mangia? Eheh!”
Come attrice, si era appurato, facevo ampiamente schifo e questa ne era la prova schiacciante.
Questa volta ad intervenire, migliorando la mia giornata con i suoi toni soavi, fu Itachi.
“È forse l’Hidan che fa parte dell’Akatsuki, di cui tu conosci tutti i membri?”
Il mio viso aveva assunto tonalità rosse che facevano invidia ai capelli del Kazekage.
“Non è forse lui il motivo per cui porti il coprifronte legato al collo?”
Come cavolo faceva a saperlo? Non sapevo cosa rispondergli. Poteva farsi i fatti suoi, tra l’altro! Non parlava mai e doveva iniziare proprio ora? Il problema più grande al momento, però, era come aveva fatto a scoprirlo. Scartai l’ipotesi che mi leggesse nel pensiero, anche se con lui non si poteva mai dire.
Non tentai neanche di negare, sarebbe stato inutile.
“Portavi il coprifronte così per comodità, vero?”
Tsunade se la rideva tranquillamente, mentre io ero nel panico più totale.
“C-come fai a saperlo?”
Itachi non si scompose e sempre con il solito tono rispose alla mia domanda.
“Sono solito informarmi...”
“...sulle tue vittime?”
Fu la pronta conclusione di Tsunade.
CHE?! Sperai che stesse scherzando.
“... sulla gente con cui devo avere a che fare.”
Non volli chiedere in che modo si era informato. Speravo solo non avesse visto la mia stanza. Si da il caso che appese ai muri ci fossero e ci siano tutt’ora, foto, disegni e poster di Naruto, comprese immagini riguardanti lui. La cosa sarebbe stata alquanto imbarazzante.
Dopo un po’ di silenzio, decisi di andare nella mia stanza per asciugarmi i capelli e mi accorsi che erano solo le sei. Perché cavolo a Konoha dovevano essere tutti così schifosamente mattinieri?
Tentai di prendere tempo asciugandomi i capelli molto lentamente e una volta finito ridiscesi al piano inferiore. La mia intenzione era quella di mangiare e questa volta non mi avrebbe fermato neanche se avesse attivato lo Sharingan. Sapevo che tanto alla vista di esso me la sarei fatta addosso, ma feci finta di essere coraggiosa. Incrociai le dita dietro la schiena sperando che Itachi fosse di buon umore.
Entrai e mi fissarono come se fossi venuta da un altro pianeta.
“Io mangio.”
Meglio sondare il terreno. Tsunade continuava a fissarmi come se fossi impazzita, ma evidentemente non sapeva ciò che era successo ieri.
Itachi era apatico, ma c’era uno strano ghigno sul suo volto. Non prometteva niente di buono il fatto che Itachi Uchiha avesse una mimica facciale diversa dal solito.
“Mangia.”
Mi preoccupai.
Tutta decisa mi diressi verso il frigorifero e lo aprii. Rimasi con la bocca aperta dallo stupore. Era completamente vuoto se non per una confezione di succo d’arancia. Sì, come minimo si trovava lì da quando aveva sterminato il clan. Forse dopo tutto quel lavoraccio gli era venuta sete. Ritentai. Mi diressi verso la credenza e aprii tutti gli sportelli di cui era dotata. Erano vuoti!
Mi volevano far morire di fame?!
Mi girai verso di loro consapevole di avere una faccia sconvolta. Mi volevano affamare?
“Devi sapere che il quartiere degli Uchiha è molto lontano dai negozi di alimentari.”
Tsunade era sempre pronta a rigirare il coltello nella piaga! Che santa donna.
Rivolsi la mia attenzione su Itachi, in cerca di appoggio, ma si limitò a guardarmi con un’espressione assente.
Probabilmente all’Akatsuki quello che passava il convento era poco perciò era abituato a mangiare in minima quantità, ma io di sicuro non avrei fatto la fame.
“Bene. Io vado all’Ichiraku. Metterò tutto sul suo conto, Hokage dei miei stivali!”
Tsunade sbiancò a quella prospettiva e in uno scatto fulmineo si portò davanti alla porta.
“Lei pensa di potermi fermare bloccandomi l’uscita?”
Quando mi viene negato il cibo divento piuttosto pericolosa. Creai una copia di me stessa – almeno quello avevo imparato a farlo – che si diresse verso l’altra uscita. Tsunade rimase sorpresa da questa mia uscita e non fece in tempo a bloccarmi. Purtroppo la mia copia non si accorse che Itachi, dalla sua postazione ovvero appoggiato con la schiena alla credenza, aveva allungato, quel tanto che bastava, il piede, facendo in modo che ci inciampasse e cadesse rovinosamente per terra, per poi sparire.
Una volta che la copia fu scomparsa assimilai a mia volta il dolore della caduta e nel mio momento di distrazione l’Hokage mi bloccò le mani dietro la schiena.
“Ramen a quest’ora? No, non va bene! Non vuoi diventare come Naruto, vero?”
Poi proseguì con fare molto minaccioso.
“Poi tu con i miei soldi non ci fai un bel niente, sono stata chiara? Mi servono per gioc…ehm per il villaggio!” Detto ciò mi lasciò e io mi massaggiai le braccia. Stupida vecchiaccia!
“Ora andiamo ad allenarci.”
Fu l’unica cosa che disse il Sensei prima di dirigersi verso la porta che dava sul campo. Mi aggrappai al braccio di Tsunade che mi guardò stralunata. Questo voleva dire che non avrei mangiato di nuovo?
Vedendo che non lo seguivo, Itachi si girò e incontrò i miei occhi da cucciolo bastonato. Questa era sempre stata la mia arma migliore, nessuno sapeva resistermi... tranne lui.
“Muoviti.”
Lo seguii, intuendo che non avrei potuto smuoverlo.
Salutai Tsunade con un gesto depresso della mano e andai nel campo di tortur…cioè di allenamento.
Ci allenammo tutta la mattina fino all’ora di pranzo ancora sui Kage Bushin. O meglio mi allenai perché lui non faceva niente se non facendomi vedere come lui era bravo nel fare quarantasette milioni di copie mentre io ero arrivata ad un massimo di dieci ed ero sicura che non sarei andata oltre.
“Puoi andare a mangiare. Così sei inutile.”
Non ci potevo credere. Mi aveva detto che potevo mangiare! Anche che ero inutile, ma cosa importava!
“Davvero?”
“Te l’ho già detto. Odio ripetermi.”
Detto ciò scomparve in una nuvola di fumo.
Corsi dentro come una pazza, senza neanche pensare che quella mattina non c’era una mazza da mangiare.
Il problema, però, non si poneva. Sul tavolo c’era una scodella di Ramen e altro cibo, che anche se non conoscevo, mangiai. Era tutto molto buono, tra l’altro.
Notai un biglietto e senza troppi convenevoli lo lessi.
‘Eccoti il cibo, ma lascia stare i miei soldi!’
Che vecchia tirchia. Aveva certamente scroccato i soldi a Shizune per pagare.
Non avevo idea di quando avremmo ripreso gli allenamenti e visto che lui non si faceva vivo, andai al campo. Non c’era nessuno. Decisi di iniziare ad allenarmi da sola, creando copie d’ombra.
Dovevo assolutamente riuscirci. Volevo dimostrargli che non ero inutile.
Sinceramente non capii mai perché si impuntò sul fatto che dovevo riuscire a fare così tante copie. Meglio dargli retta, comunque. Il sensei era lui.
Tentai e ritentai, tanto il tempo non mi mancava. Itachi non si era ancora fatto vivo.
Alla fine, con uno sforzo enorme, riuscii a creare una ventina o più di copie. Ero stanca morta. Mi sedetti a terra e mi riposai. Sentii dei rumori dietro di me e feci scomparire le copie. Era Itachi. Alla buon’ora!
Io intanto continuavo ad ansimare. Avevo capito che mi sarei stancata più facilmente, ma non pensavo così tanto. Sperai di abituarmi presto.
“Brava. Ce l’hai fatta, era ora.”
Non potevo lamentarmi. Almeno mi aveva detto brava!
Mi dette il tempo per riprendermi e poi riprendemmo gli allenamenti. In confronto al giorno precedente era un po’ più indulgente, ma neanche più di tanto, infatti non ci fu più nessuna pausa fino all’ora di cena.
Mi allenai sul lancio degli shuriken, perché secondo lui (testuali parole) avevo ‘una mira da far schifo’.
Come faceva a dirlo? Solo perché invece di prendere Tsunade con la sveglia stavo per colpire lui che si trovava dall’altra parte della stanza?
Inutile dire che la sua affermazione si rivelò più che esatta.
Prima mi insegnò a tenerne uno in mano, non sembrava, ma era davvero complicato. Infatti sulla mano destra mi procurai diversi tagli.
“Hai intenzione di uccidermi?”
Mi chiese l’ennesima volta in cui lo stavo per prendere in pieno con uno shuriken.
“Questa volta però l’avevo quasi beccato!”
Dissi, alludendo al bersaglio che si trovava una decina di metri da lui.
Facendo come se non avessi detto niente mi intimò di riprovare.
Alla fine riuscii a mandarne qualcuno a segno, ma nessuno di essi si avvicinava minimamente al centro.
Ormai si era fatto buio e Itachi mi disse di andare e che avremmo continuato il giorno dopo.
Mangiai una scodella di ramen che avevo avanzato dal pranzo (Tsunade era stata previdente) e poi andai a dormire. Ero insoddisfatta. Non ero riuscita a centrare neanche un bersaglio. Mi alzai, senza far rumore mi rivestii e tornai nel campo.
Dopo circa un’ora e decine di shuriken tirati a vuoto, riuscii a colpire il centro. Ritentai e anche questo andò a segno. Consapevole del fatto che non avrei potuto sfidare la sorte per una terza volta, soddisfatta, tornai in camera mia gongolante.


Pupattolina: Ciao!!! Sì, in effetti la visione era celestiale, ma lo è sempre quando c’è di mezzo Itachi! Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative, anche se è un po’ statico, ma mi impegnerò a metterci un po’ d’azione nei prossimi!...Spero… Al prossimo!! Bye Bye!!^^ rosi33: Ciao!!! Sono contenta che tu abbia recensito il capitolo e sono contenta che ti sia piaciuto!! Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta! =D Spero ti piaccia!! Bye Bye!!^^ Sarhita: Ciao!!! Sì, infatti!! Secondo me in quel manga, a parte Naruto, non mangia nessuno! Questa volta Itachi mi ha anche detto brava!...Insieme al fatto che sono inutile…ma sorvoliamo!!^^ Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto!! Spero che ti piaccia anche questo!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ mangaka94: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! E anche il mio personaggio!! Almeno la mia storia mette di buon umore qualcuno!XD Spero di aver aggiornato in fretta!! Spero che il capitolo ti piaccia! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ mary94: Ciao!!! Sinceramente non lo so cos’ho fatto per meritarmi lui!ç_ç No, dai, Itachi in fondo…molto in fondo è bravo!! E anche bello!! Per rispondere alla tua domanda: Itachi è il mio sensei perché è stato lui a farmi andare a Konoha, ma per sapere cosa ci faccio lì bisognerà aspettare ancora qualche capitolo!^_- So che la cosa è un po’ contorta...ma che ci vuoi fare! Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ ilachan89yamapi: Ciao!!! Sì, in effetti non è una delle persone più rassicuranti sulla faccia della terra =_=”. Ad essere sincera non so se farò succedere qualcosa…Devo ancora decidere…Mi dispiace non poter essere più chiara ma non ho le idee chiare nemmeno io!!^^…Anche se in verità non mi dispiacerebbe affatto far nascere qualcosa…XD Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ IvI: Ciao!!! Sì, in effetti non si può proprio negare che Itachi sia bello! Tra l’altro, se odi Karin abbiamo qualcosa in comune!! Anche a me piace Sas’ke ma il fratello lo batte!!^^ Sono comunque contenta che continui a commentare anche se non sai cosa scrivere!! Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate della storia! Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ smivanetto: Ciao!!! Sono super contenta che la storia ti piaccia così tanto!! Anche io adoro Naruto (non si era notato???)! Grazie per i complimenti!! Spero che ti piaccia anche questo capitolo!! Al prossimo!!! Bye Bye!!^^ Nihal: Ciao!!! Ma che simpatica!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Ma cosa ti ha fatto il povero Tobi?? Per una volta che dice qualcosa di sensato!! Non è per quello che ho messo il chakra di tipo fuoco!!xp Sas’ke è bello non lo nego, ma Itachi lo supera!! Io sono molto coraggiosa cosa credi!! In questo capitolo ho anche affrontato Itachi e gli ho detto chiaro e tondo che mangiavo!!...solo che non c’era niente! ç_ç Ehh…Inutile dire che vorrei tanto che il sogno fatto con Hidan si avverasse…Ma non penso!! X°°°( Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ Samirina: Ciao!!! Sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Spero ti piaccia anche questo!! Grazie per i complimenti!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Consapevole del fatto che non avrei potuto sfidare la sorte per una terza volta, soddisfatta, tornai in camera mia gongolante.

Nei giorni seguenti continuai ad allenarmi e la mia mira migliorò notevolmente. Questo non senza rischiare di uccidere il mio Sensei, che non si risparmiava dallo sgridarmi quando lasciavo gli shuriken sparsi in giro.
Ingrato.
Io mi allenavo sodo e lui cosa faceva? Mi sgridava.
Aveva anche iniziato ad insegnarmi una delle tecniche del suo Clan, ovvero, la palla di fuoco. Ne rimasi molto sorpresa, se me la voleva insegnare, voleva dire che credeva che avessi buone capacità. O, semplicemente, si era stancato di vedere gli shuriken arrivare sempre più vicini al suo viso. La mia, in verità, non era lontanamente somigliante a quella che mi aveva mostrato lui la prima volta. Sembrava più una pallina da ping-pong. Prima o poi, però, ce l’avrei fatta... Speravo.
Quel giorno, mi svegliai e mi diressi verso il palazzo dell’Hokage, in quanto mi aveva fatta convocare.
Arrivata, bussai e attesi che mi dicesse di entrare. Con mia grande sorpresa, dalla stanza uscì Shizune, rischiando di aprirmi la porta in faccia. Evidentemente non avevano sentito che avevo bussato.
“Oh, scusa, non pensavo fossi dietro la porta!”
Già, però c’ero.
“Ehm...Tsunade mi ha convocato...”
“Oh, sì, entra pure, ti sta aspettando!”
Detto questo, andò per la sua strada.
Entrai e trovai l’Hokage intenta a studiare un fascicolo, probabilmente il resoconto di qualche missione... O un saggio su come vincere alle slot machines, visto che appena entrai lo nascose nel cassetto. Mi convinsi che era un rapporto.
“Ciao. Sei puntuale, ti senti bene?”
Che simpatica, non mi sarei mai abituata al suo sarcasmo!
“Mai stata meglio.”
“Come vanno gli allenamenti con Itachi?”
“Una meraviglia!” Dissi facendo una smorfia.
Continuai facendo una penosa imitazione del mio Sensei.
“Almeno, dopo che ti sei andata ad allenare, raccogli gli shuriken.”
Tsunade sorrise e, prendendo a fissare un punto proprio dietro di me, iniziò a ridere apertamente.
Sentii un brivido percorrermi la schiena e un brutto presentimento farsi strada dentro di me.
Non poteva essere che... No, impossibile.
“È dietro di me, vero?”
La Godaime fece un cenno affermativo con il capo e io, con una lentezza esasperante, mi voltai.
Sì, era possibile.
Dietro di me c’era Itachi che mi fissava con la sua solita aria apatica e la sua totale assenza di mimica facciale. Con mio grande stupore, notai che indosso aveva la cappa dell’Akatsuki. Perché?
Naturalmente, non potei non pensare che fosse ancora più bello.
“Ehm... Salve Sensei! Eheh! Come va oggi?”
Sì, ci mancava solo che mi mettevo a chiedergli che tempo facesse fuori ed eravamo apposto.
“Quando hai fatto qui, hai lasciato degli shuriken nel campo di allenamento. Valli a raccogliere.”
“Ma io non ho lasciato shuriken... questa volta!”
La sua occhiata raggelante mi fece ricredere. Se lo diceva lui.
Ignorandomi ampiamente, intrapresero una conversazione.
“Come mai eri venuto, Itachi?”
“Per dirti che devo assentarmi per un paio di giorni. Non posso far insospettire gli altri dell’Akatsuki.”
“Va bene. Vedi di tornare in fretta.”
Cosa? Perché andava via? Se non fossi stata lì non lo avrei neanche saputo! Non volevo che se ne andasse. Certo, ogni tanto era severo. Cioè, quasi sempre. Molto spesso. Sì, ma lui era un Sensei esigente!
“Ok.”
Detto questo, fece per andarsene. Come? Non mi salutava neanche?
Si girò verso di me, che dovevo avere più o meno una faccia da cane bastonato e, dopo avermi osservata con sguardo impassibile, mi disse: “Gli shuriken.”
Cosa? Questo era il suo modo per salutarmi? Che delusione. In più dopo mi sarebbe toccato tornare a Villa Uchiha a raccogliere quei benedetti shuriken.
Cos’avrei fatto ora che lui non c’era? Mi pare ovvio! Avrei oziato come non facevo da tanto!
Feci per andarmene, persa nei miei pensieri, quando la voce di Tsunade mi riscosse.
“Ehi! Dove credi di andare? Io ti ho convocata!”
Ah, già, giusto.
“Ti ho convocata perché voglio affidarti una missione.”
Addio meritato riposo.
“Ah... che cul... ehm, cioè che fortuna! Perché?”
Non fece in tempo a parlare che dalla porta entrarono Naruto, naturalmente senza bussare, seguito da Shino, Kiba e Hinata.
“Ciao Carmen-chan! Ehilà, Nonna! Qual è la missione?”
Mi sorse un dubbio. Loro sarebbero stati i miei compagni di missione?
“Naruto chiamami un’altra volta così e giuro che anche tu avrai la tua immagine sui volti di pietra degli Hokage!”
“Davvero? Allora la chiamer…”
“Sì, perché ci avrò sbattuto la tua faccia talmente forte che ci rimarrà l’impronta!”
Naruto non aprì più bocca.
“Dovrete scortare fino al villaggio della Cascata, un commerciante di nome Yosuke Kojima. Partirete domani all’alba, il mercante vi aspetterà alle porte del Villaggio. È una…”
Non poté continuare, poiché interrotta dalle lamentele del prima silenzioso Naruto.
“Ma Nonna-Tsunade! È una missione facilissima!”
“Naruto... VUOI CHIUDERE IL BECCO?”
La vena, che già aveva iniziato a pulsare sulla tempia dell’Hokage, si duplicò. Si innervosiva troppo facilmente. Doveva bere qualche tisana al posto del Sakè.
“Dicevo, è una missione abbastanza facile, ma con voi verrà anche Carmen...” disse indicando me “... e non deve essere niente di impegnativo.”
Cosa? Mi credeva così inetta? Era una missione facile anche per me che non ne avevo mai fatte! Poi con gli allenamenti me la stavo cavando bene! Non le sembrava di esagerare con la scorta?
Kiba, Shino e Hinata si voltarono verso di me e poi annuirono. Non sembravano scocciati all’idea che sarei andata anche io. Naruto cambiò nuovamente umore. Ora era felice.
“Non sei contenta Carmen-chan? La tua prima missione!”
Gli dovevo rispondere con una bugia o con la verità? Meglio la bugia.
“Sì!”
“Bene, ora potete andare.”
Stavo, per la seconda volta, andando via, ma Tsunade, per la seconda volta, mi richiamò.
“Tu no, rimani ancora un attimo.”
Attese finché gli altri non furono andati via.
“C’è qualcosa che non va? Prima mi sei sembrata strana.”
Non ne capiva il motivo? Strano.
“Perché siamo in così tanti per una missione così semplice?” Lei capì dove volev
o andare a parare e fece un sorriso comprensivo. “È la tua prima missione e non sappiamo ancora come te la cavi. Non ci è sembrato il caso di esporti a inutili pericoli, affidandoti una missione di alto livello.”
“Perché parla al plurale?” Rimase in silenzio, probabilmente soppesando ciò che doveva dire.
“Diciamo che il consiglio... non approva... che tu vada in missione.”
Un modo carino per dire che non si fidavano di me. Come dargli torto? Non sapevano cosa c’ero venuta a fare nel loro villaggio (nemmeno io se era per quello), ancor peggio se lo avessero saputo, in quanto c’era di mezzo Itachi Uchiha. “Ah.”
“Vai pure a casa. Domani mattina passerò io a svegliarti...” un ghigno si aprì sul suo volto “... visto che, a quanto pare, da sola non ci riesci.”
Feci una smorfia, poi la salutai e mi diressi a Villa Uchiha. Andai sul campo di allenamento per vedere dov’erano i famosi shuriken che avevo dimenticato.
Non ce n’erano. Cosa faceva adesso? Mi prendeva in giro? Notai un sacchetto per terra. Lo aprii e all’interno vi trovai degli shuriken nuovi. Un regalo del mio sensei? Lì misi al posto di quelli precedenti e mi accorsi che questi ultimi erano tutti scheggiati. Colpa della mia pessima mira che li faceva andare a sbattere tutti contro i muri. Ecco perché me ne aveva presi degli altri. Sorrisi impercettibilmente e mi diressi in camera mia. Gli shuriken vecchi non li buttai, mi ci ero affezionata, semplicemente li misi in un cassetto dell’armadio.
Quel giorno, come preannunciato, non feci un bel niente. O meglio oziai in maniera spaventosa.


Il mattino seguente, come aveva promesso, mi svegliò Tsunade, ma non poté mettere in atto nessuno dei suoi strani piani, poiché mi svegliai subito. Anche se la missione non era niente di complicato, ero abbastanza in ansia. In più, anche se mi vergognavo ad ammetterlo, non mi andava molto l’idea di passare del tempo vicino a Shino. Gli insetti mi facevano abbastanza schifo. Speravo che me li avrebbe tenuti lontano.
Non mangiai niente, stranamente non avevo fame.
Uscimmo entrambe, ma lei poi si diresse verso il suo ufficio. Di proposito, camminai con un’andatura lenta e passando davanti alla casa di Shikamaru, cosa che scoprii quella mattina stessa, sentii i toni soavi della signora Nara, che incitava calorosamente il figlio ad alzarsi.
“SVEGLIATI RAZZA DI SCANSAFATICHE! SEI LA FOTOCOPIA DI TUO PADRE!”
Continuò così per ancora un bel po’, ma io non stetti a sentire tutta la commedia, che mi mise di buon umore, perché avevo paura di arrivare in ritardo.
Arrivai alle porte del villaggio e c’erano già tutti, Naruto compreso, che ora sventolava una mano, mentre era rincorso da Akamaru, non sapevo per quale motivo.
Azzardai un movimento con la mano a mo’ di saluto, mentre, come tutti del resto, osservavo perplessa la scena.
Quando la calma fu ritrovata, portammo la nostra attenzione su colui che avremmo dovuto scortare.
Era un uomo di mezz’età che sembrava alquanto diffidente. Se non si fidava poteva benissimo andarci da solo al Villaggio della Cascata.
I capelli, quei pochi che aveva, erano bianchi. Il completo che indossava nascondeva a fatica la sua corporatura... come dire... massiccia?
Ci stava scrutando tutti, uno ad uno, compresi i due Chunin che lo avevano scortato, ovvero Kotetsu e Izumo, con i suoi occhi porcini.
Dopo che Yosuke ebbe finito la sua ispezione, ci disse con fare molto scorbutico: “Allora? Ci muoviamo?”
Io lo avrei già fatto fuori, così come avrebbe volentieri fatto Naruto che stringeva i pugni e ringhiava in silenzio. Probabilmente Kakashi, durante quella missione di tanto tempo fa, gli aveva insegnato a non insultare i clienti.
Dopo aver salutato i due Chunin ci avviammo alla volta del Villaggio della Cascata.
La missione era iniziata.


Salve! Avviso quelli che seguono la storia che, probabilmente, questo sarà l’ultimo aggiornamento che faccio prima di Settembre, poiché parto per le vacanze!ç_ç Se riesco vedrò di aggiornare ancora, ma ne dubito fortemente. Spero, comunque, che il capitolo vi sia piaciuto!!


mangaka94: Ciao!!! Sì, io Hidan lo adoro!*_* È troppo bello! *Me smette di sbavare e riprende a scrivere* Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero anche questo! Al prossimo! Bye Bye!^^ Erykuz: Ciao!!! Figurati, non fa niente! Mi dispiace solo che hai dovuto leggerti tutti i capitoli per capirci qualcosa!^^ Anche io fra un po’ parto e non so se riuscirò a postare prima di settembre…ç_ç…Cooomunque! Si in effetti Itachi fa un po’ paura ma è bravo! In fondo in fondo, ma è bravo!XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Al prossimo!! Bye Bye!^^ Samirina: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Stai pur certa che quelle non saranno di certo le ultime figuracce!XD Anche a me è piaciuta la parte di Hidan, ma mettiamola così: tutto quello che riguarda Hidan mi piace! Spero che il capitolo ti piaccia! Bye Bye!^^ Nihal: Ciao!!! Ci mancava che non facevi qualche cavolata!XD scherzo ovvio! Sì, ormai io vivo solo di figuracce…Povera me…ç_ç…Non c’è più giustizia a questo mondo… Tornando a noi…Grazie per i complimenti ma secondo me esageri!^^ Non posso dartela vinta su Sas’ke. Si è bello ma Itachi è più bello!XD Però mi piace anche Uchiha junior!ù.ù…Grazie per aver recensito, sia il primo che questo capitolo! Al prossimo! Bye Bye!^^ IvI: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Anche a me viene voglia di mangiare il ramen e prima o poi ci riuscirò!...Spero…In effetti quando fanno vedere Naruto che lo mangia sembra buono! Se continuerai la tua storia io la leggerò ovvio!^^ Unite contro Karin sempre e comunque, mi pare ovvio!ù.ù Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ mary94: Ciao!!! Sì, Itachi è diventato un po’ più indulgente per fortuna!XD Tsunade, naturalmente, è venuta a rompere proprio sul più bello!è_é la pagherà cara! *sorriso sadico* Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^ Lilla95: Ciao!!! Cero che ti perdono!!XD Sì, infatti questi pazzi mi vogliono affamare!ç_ç Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto, spero anche questo! Tra l’altro, grazie mille per avermi messa tra gli autori preferiti!!! *Mi piange commossa come una bambina di cinque anni* Al prossimo capitolo!! Bye Bye!^^ kari16: Ciao!!! Stai tranquilla!! L’importante, anche se non recensisci, è che riesci a seguire la storia!^^ Anche io tra un po’ parto e non potrò aggiornare, così non avrai tanto da recuperare! Sono contenta che la storia ti faccia ridere…Mi dispiace che tua madre minacci di rinchiuderti!!XD Spero che questo capitolo ti piaccia! Spero riuscirai a leggerlo! Al prossimo!! Bye Bye!^^ Pupattolina: Ciao!!! Sono contenta che il capitolo e la storia ti piacciano! Sì, che Itachi è bello ormai è appurato! ù.ù Tsunade può tornarsene tranquillamente a bersi sak…ehm ad adempiere al suo lavoro di Hokage, nessuna glielo impedisce!XD Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!^^

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


Dopo aver salutato i due Chunin ci avviammo alla volta del Villaggio della Cascata.
La missione era iniziata.


Il caro signor Yosuke Kojima non era di certo uno che se ne stava buono e zitto, affidandosi pienamente nelle mani di cinque ninja ‘esperti’. No. Il massimo che sapeva fare era lamentarsi… e lamentarsi ancora. I miei nervi, già poco predisposti ad ascoltare un vecchio rimbecillito, quale lui era, saltarono nel momento in cui lui pronunciò la seguente frase.
“Scusa, tu, ragazzina…” Già chiamandomi ragazzina si era guadagnato tutto il mio odio. Nell’intento di guardarlo male per poco non prendevo un albero in pieno.
“Non è che potresti darti una mossa? Vorrei arrivare al mio villaggio prima di diventare vecchio!”
“Guardi che lei è già vecchio.”
Non era di certo colpa mia se avevo la resistenza fisica pari a quella di una lumaca. Itachi aveva preferito allenarsi con gli shuriken! E lì mi sorse un dubbio: perché il mio amato Sensei, invece di farmi venire la sindrome del tunnel carpale a forza di tirare shuriken, non mi aveva insegnato qualcos’altro? Sì, certo, mi aveva insegnato la tecnica della palla di fuoco, ma, per ovvi motivi, non era ancora il caso di usarla. Avevo anche imparato qualcosa di arti marziali... troppo stancante, però, usarle!
Dopo la mia uscita, Naruto ghignava soddisfatto, mostrandomi il pollice all’insù, made in Gai e Lee.
Il caro Yosuke, dopo aver borbottato un ‘mocciosa’, che ignorai volutamente, non smise di lamentarsi. Diciamo che dette meno aria a quel forno che si ritrovava al posto della bocca.
Proseguimmo per un bel po’ di tempo, in cui trovai compagnia in Hinata. Non parlammo molto, non eravamo esattamente due persone molto loquaci, ma mi trovai comunque bene con lei. Una cosa che notai e che mi fece sorridere come un’ebete per un quarto d’ora buono, fu che in confronto a come era descritta nel manga, l’attenzione di Naruto nei confronti della Hyuga, era nettamente maggiore. Non potevo che esserne felice, in quanto sostenitrice della NaruHina.
Mossa alquanto sbagliata quella di dire ad una Hinata già abbastanza in ansia per la presenza dell’Uzumaki, che quest’ultimo la stava fissando. Dovetti tenerla, per prevenire un imminente svenimento.
“Perfetto. Ci mancava solo una ninja anemica.”
Stavo per rispondere a tono a quell’idiota, ma ci pensò Naruto.
“Lei sarà pure anemica, cosa che non è, ma lei ha mai pensato a mettersi a dieta? Il grasso deve averle intaccato il cervello.”
“Grande Naruto!” Detto questo ci scambiammo il cinque. Lui per poco non mi spaccò il polso, mandandomi in frantumi tutte le ossa. Dettagli. Hinata minacciava il secondo svenimento della giornata per essere stata difesa dal suo amato.
Forse doveva assumere un po’ più di zuccheri.
Per il resto, il viaggio proseguì tranquillo. L’unico con cui non scambiai neanche una parola, fu Shino, poiché il massimo che si limitava a dire erano le sue apatiche perle di saggezza. Infatti, conobbi meglio anche Kiba. Era simpatico. Purtroppo fu perché andai a sbattere letteralmente contro Akamaru, per poi cadergli addosso. Il fatto che poi quel simpatico cagnolone iniziando a girare su se stesso, non so se per prendersi la coda o i miei piedi, mi fece venire il volta stomaco. Questo ci costrinse a fermarci, sotto le lamentele di Yosuke, affinché potessi riprendere le funzioni dei miei neuroni. Ne approfittammo per mangiare. Sì, sempre con le lamentele di quel rimbambito. Grazie, lui non pativa la fame. Con tutto il grasso da cui era composto il suo corpo, poteva resistere giorni senza toccare cibo. Evidentemente a parer suo c’era ancora spazio nel suo stomaco per spazzolarsi metà delle provviste. Noi dovemmo dividerci quel poco che restò.
Alle lamentele di Naruto, affermò imperterrito, mentre finiva la prima e non ultima scodella di ramen, che il cliente ha sempre ragione. Neanche fossimo stati in un supermercato!
Dal canto mio, e non solo, sarei rimasta volentieri a riposare un altro po’, ma come si poteva benissimo immaginare, Yosuke, secondo i suoi normali standard, non aveva rotto le scatole abbastanza.
“Voi sareste ninja? Sembrate pazienti in punto di morte!”
Eh?
“Mi scusi se glielo faccio notare, ma le sue metafore fanno schifo.”
“Stupida ragazzina! Farò sapere all’Hokage che i suoi promettenti ninja, come vi ha chiamati, non si sono dimostrati efficienti e servizievoli.”
Stavo per saltargli letteralmente addosso e riempirlo di botte, per quanto permetteva la mia scarsa forza, ma Akamaru, intuendo la mia scontata mossa, mi trattenne per la maglia. Certo, aveva evitato che facessi un rimbambicidio, ma mi aveva sbavato tutta la maglia!
A rispondergli per le rime, però, ci pensò Naruto.
Evidentemente per lui, ciò che disse, era mormorare. Si sbagliava. Un po’ più forte e lo sentivano perfino a Suna.
“Sì, servizievoli. Non siamo esattamente una locanda!”
I battibecchi continuarono a lungo, ma Shino, con una delle sue perle di saggezza, e permettendoci di sentire la sua sublime voce, mise fine alla questione.
“Ha ragione il Signor Kojima.”
Cosa? Aveva ingoiato uno dei suoi insetti per caso? O si era scolato il pesticida? Notando il mio sguardo, leggermente omicida, si apprestò a sussurrarmi, senza farsi sentire dal cliente: “Lui è il classico tipo che adora essere assecondato.”
Il resto lo compresi da me, ovvero che, se la lite fosse continuata, molto probabilmente, Naruto lo avrebbe sfidato a duello. Ovvero avrebbe trapassato quel cumulo di grasso con il rasengan.
Dopo un viaggio stressante, un mal di piedi indimenticabile e le costanti quanto inutili lamentele di quel pazzo sclerotico, noto come Yosuke Kojima, arrivammo al Villaggio della Cascata. Noi eravamo tanto felici di separarci da lui, quanto lui da noi. I più allegri della comitiva eravamo io e Naruto che avevamo improvvisato delle pessime imitazioni del nostro, ormai, ex cliente e una danza della pioggia. Unica pecca, la pioggia non tardò ad arrivare, sotto le mie imprecazioni, quelle di Naruto, le risate di Kiba e Hinata e l’apatia di Shino.
Il viaggio di ritorno, probabilmente per l’assenza di Yosuke, mi parve molto più corto. Più probabilmente perché correvamo sugli alberi anziché camminare. Almeno quello Itachi aveva pensato fosse bene insegnarmelo. Non vi furono intoppi di sorta e proseguimmo tranquilli.
Dovemmo sopportare anche un lutto, in quella combriccola. La vittima era uno degli insetti di Shino, che aveva deciso allegramente di accamparsi sulla mia spalla e, ne ero sicura, stare a fissarmi. Era morto velocemente però, da vero insetto ninja. Una bella manata ed era finito a fare compagnia a tutti quelli che avevo fatto fuori nel mio mondo. Il mio primo omicidio ninja, se lo si poteva definire tale. Tentai anche di farlo silenziosamente, in modo che il proprietario di quell’essere, che costituiva una delle mie fobie, non se ne accorgesse. Tentativo fallito.
Il suo sguardo omicida, lanciato da dietro gli occhiali scuri, diceva il contrario. Evidentemente, quando avevo fatto fuori l’essere, che poteva essere un suo cugino di secondo grado, aveva perduto un pezzo di cuore. Che dramma terribile. Gli avrei comprato dei fiori, giunti a Konoha.
Dopo la saga dell’insetto, eravamo ormai a più di metà strada, secondo le informazioni dettagliate di Shino, o meglio, dei suoi insetti superstiti, quando avvertimmo delle presenze. No, meglio dire che loro avvertirono delle presenze.
L’unica cosa che avevo avvertito io era il mio stomaco e quello di Naruto brontolare all’unisono, reclamanti cibo. Rallentammo l’andatura, che era già lenta a causa della sottoscritta. Beh, ero costretta ad andare piano, altrimenti avrei preso tutti gli alberi presenti.
Quando avevo fatto questo allenamento, Itachi era stato costretto più volte a raccattarmi per i piedi a mo’ di sacco di patate. Meno male che le prove le facevo, inizialmente, sui rami bassi, poiché Itachi non mi prendeva sempre. Mi era sorto più volte il dubbio che lo facesse apposta. Infondo i suoi sensi erano troppo sviluppati per incorrere in un tale errore.
Prima di riuscire a saltare di ramo in ramo senza cadere, mi procurai molti lividi.
Poco dopo, riuscii a percepire qualcosa anche io... Sì, sarebbe stato difficile non sentire il rumore provocato da un’esplosione. Senza accorgermene, mi ritrovai sbalzata per terra a causa dell’onda d’urto dell’esplosione. Guardandomi intorno, successivamente, notai che i miei compagni erano tutti in piedi. Senso d’equilibrio ninja, ovviamente.
Il mio era di una comune terrestre. Grazie tante. Avrei dovuto farlo presente a Itachi quando sarebbe tornato…
Forse non era una buona idea, in quanto non sapevo cosa avrebbe inventato per farmelo migliorare. Fui costretta a rimandare quel flusso di pensieri a più tardi, poiché alcuni ninja atterrarono su un ramo poco distante da noi.
Mentre i ninja di Konoha si portarono vicino a me, Hinata, tendendomi una mano, mi aiutò ad alzarmi.
“Sono mercenari?”
“Sì.”
Unico scambio di battute tra l’Aburame, che sembrava avere la situazione sotto controllo, e l’Inuzuka.
Una volta in piedi, potei vedere meglio coloro che ci avevano impedito di proseguire. Erano in cinque, pari dunque, anche se ebbi l’impressione che non me la sarei cavata molto bene contro quei colossi. Tutti avevano una stazza non indifferente, probabilmente erano fratelli a giudicare dall’evidente somiglianza. Avevano i lineamenti molto marcati. Il primo di loro, colui che doveva essere il capo, se ne stava fermo, con un ghigno stampato in volto. L’unica cosa che pensai fu che aveva un naso abnorme. Faceva impressione. Agli altri, non avendo niente di particolare che avesse attirato la mia attenzione, prestai poca attenzione.
Nonostante il terrore si stesse lentamente impadronendo di me, non potei fare a meno di pensare che erano davvero brutti.
Non mi resi neanche conto che la battaglia era iniziata e che, a rigor di logica, uno dei banditi mi stava venendo incontro. Gli altri stavano già combattendo e io sarei rimasta ferma, imbambolata come una stupida, se non fosse stato per la spinta datami da Kiba, che mi riscosse.
“Combatti!”
Facile a dirsi. In effetti non era esattamente quello che feci. Mi limitai a scappare di albero in albero, tentando di levarmi dalle scatole colui che si era autoproclamato mio avversario. A quanto pareva, si stava anche divertendo.
Salii su un albero non molto distante dal luogo dove stavano combattendo gli altri e mi nascosi dietro il tronco. Mi sembrava anche di aver seminato il ninja, poiché non lo vedevo più. Iniziai ad osservare gli altri che combattevano. Oltre ad essere un comportamento non degno di un ninja, dal momento che gli altri combattevano e io stavo a guardarli, era anche stupido, infatti ero ignara dell’attuale posizione del mio avversario. Perché non riuscivo a combattere? Durante gli allenamenti non me l’ero cavata così male, dopotutto. Eppure in quella situazione era come se non avessi appreso niente dopo tutto il tempo passato ad esercitarmi.
Mentre, sconsolata, mi perdevo nei miei pensieri e mi disapprovavo da sola, non mi accorsi della presenza alle mie spalle che, repentinamente, mi intrappolò nella sua morsa.
“Allora, hai intenzione di combattere?”
Iniziai a dimenarmi nel panico, dato che la presa al collo era divenuta più ferrea e respirare iniziava a diventare difficile. Quella volta mi avrebbe fatto fuori, me lo sentivo. Gli altri non si erano accorti della mia situazione, essendo impegnati nei loro rispettivi combattimenti, perciò non potevo contare sul loro aiuto.
Dovevo farcela da sola. Dovevo farmi forza. Se ero stata chiamata in quel mondo, d’altronde, doveva esserci una motivazione valida e io non potevo farmi uccidere dal primo ninja che mi attaccava.
Ora, non vi aspettate che feci chissà quale grande mossa da ninja, o che tirai fuori una forza a me sconosciuta. No, non usai neanche una nuovissima tecnica ideata sul momento. Semplicemente, tirai allo sfortunato idiota, che aveva deciso di combattere contro di me, un calcio nei gioielli di famiglia. Quest’ultimo, spiazzato, lasciò la presa e iniziò ad imprecare contro di me. Infine, visto che c’ero, gli diedi una spinta nello stomaco che gli fece perdere l’equilibrio, già precario dopo il calcio. Dopo averlo buttato giù, controllai se lo avevo fatto fuori e constatai che era ancora vivo e vegeto. In compenso lo avevo stordito. Mi diressi verso gli
altri, che si erano già liberati da un bel pezzo dei loro avversari.
Solo allora mi accorsi che durante lo scontro mi ero graffiata un braccio. Superficiale, non sanguinava neanche. Dato che io ero sempre stata una che sopporta benissimo il dolore, iniziai ad imprecare come Hidan, nonostante il male fosse lieve, quasi inesistente.
“Merda, merda, merda, merda!” Il tutto insieme ad altre espressioni molto meno fini che evito di riportare. Questo era ciò che il mio cervello mi permetteva di esplicare a parole. Smisi di pronunciare il nominativo con cui sono conosciuti gli escrementi umani e non solo, quando feci caso alle facce sconvolte dei miei compagni di missione. Non tanto difficili da interpretare quelle di Hinata, Kiba e Shino – allibite –, quanto quella di Naruto. Sembrava aver compreso di essersi fatto un’idea sbagliata su di me. A giudicare dal mezzo sorriso che combatteva con l’espressione sconcertata per prenderne il sopravvento, non gli dispiaceva scoprire che avevo un vocabolario fornito quanto quello di uno scaricatore di porto.
Decisi di ricompormi, sotto le risate di tutti. Shino escluso. Scherzosamente, minacciai Naruto con un kunai, affinché la smettesse con la pessima imitazione di me. Ci accorgemmo troppo tardi del ninja, ovvero quello che prima avevo tramortito, che si stava avventando su di Hinata, che in quel momento si trovava di fianco a me, poiché si era offerta di fasciare il taglio, nonostante fosse inesistente, sul mio braccio.
Agii d’istinto, essendo anche la più vicina alla Hyuga.
“Hinata, spostati!”
Gridai, piazzandomi davanti a lei, nel punto in cui si stava dirigendo il ninja.


Nihal_91: Ciao Nee-San!! Oh eccome se lo dico che Itachi è più bello di Sas’ke! No, a me piacciono tutti e due più Itachi, ma dettagli! Sì, Itachi mi vuole mooolto bene!^^ Peccato che sia dovuto andare dall’Akatsuki… Intanto io devo andare in missione e tirare calci nei gioielli di famiglia… Dura la vita di un ninja!! No, Sakura non posso affogarla, mi dispiace! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero valga anche per questo! Bye Bye!^^ Samirina: Ciao!! Sì, Hidan è troppo bello! Non posso che concordare!XD Sono felice che il precedente capitolo ti sia piaciuto, spero che questo non sia da meno! Chiedo scusa per il ritardo! Bye Bye!^^ Asteria 95: Ciao! Mi dispiace, non ho potuto far comparire Kyubi, poiché avevo già in mente cosa sarebbe successo nel capitolo e non avrei saputo come metterlo. Mi avrebbe sfasato il capitolo, se non la storia di per sé. Sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto! Bye Bye!^^ Mangaka94: Ciao!! Itachi io lo adoro! Mi ha anche regalato gli shuriken! Già è tanto che non me li ha tirati dietro!XD Chiedo scusa per il ritardo e sono molto felice che ti sia piaciuto l’altro capitolo! Al prossimo! Bye Bye!^^ IvI: Ciao!! Sì, credo di aver fatto un abbonamento alle figuracce, in qualunque situazione, quando mi hanno catapultata nel mondo di Naruto!XD Mi dispiace che non pubblicherai la tua storia, in caso lo facessi, stai sicura che la leggerò! *Pollice all’insù modello Gai* Anche a me Yosuke non va molto a genio… Si è notato?? Ti chiedo scusa, inoltre, per il ritardo; le vacanze mi hanno impedito di postare!ç_ç Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Ti basti sapere che nella mia storia Karin non avrà vita facile *w*!XD Al prossimo! Bye Bye!^^ Ailime: Ciao!! Sono contenta che tu abbia commentato la mia storia, davvero!^^ Per me, un commento da parte tua, è molto importante! Ti ringrazio anche per i complimenti! Non so se me li merito tutti! Per il fatto delle parole attaccate ai puntini di sospensione, ho provveduto. Grazie per avermelo fatto notare! Sono contenta, inoltre, che non hai trovato il mio personaggio, una Mary Sue! Mi rende felice sapere che valuti in tal modo la mia storia! Non ti preoccupare per la lunghezza della recensione, quello non è un problema, per niente!XD Spero che questo capitolo non contraddica l’opinione che hai della mia storia!^^ Bye Bye!^^ Pupattolina: Ciao!! Non preoccuparti! Non è un problema!^^ Sono contenta che trovi la storia bellissima, leggere il tuo commento mi ha messa di buon umore! Purtroppo durante la missione botte di culo non ce ne sono state! Nemmeno per Shino, gli ho fatto fuori l’insetto!XD Quando torno allora ti porto uno shuriken di Itachi! Anche una maglia se vuoi! Ho libero accesso al suo armadio, ora che lui è all’Akatsuki!XD Spero il capitolo ti piaccia! Al prossimo! Bye Bye!^^ PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Ciao!! Sono contenta che ti sia piaciuta la mia storia! Spero anche questo capitolo! Al prossimo! Bye Bye!^^ Erykuz: Ciao!! Stai tranquilla, poi Itachi ritorna!... Spero!! In effetti partire per una missione non era nei miei programmi…’-.-… Kokory, sappi che io e la tua padrona a coraggio siamo pari!XD Hai vinto la scommessaaaa!! ‘sta missione è tutto tranne che tranquilla!xD Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Salutami il pappagallo!XD Al prossimo! Bye Bye!^^ Yue Ichijo: Ciao!! Magari Kishimoto decide di venderlo insieme ai manga!XD Anche a me fa paura, non so come faccio ad allenarmici insieme!XD Comunque, spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie, tra l’altro!^^ Al prossimo capitolo! Bye Bye!^^

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Gridai, piazzandomi davanti a lei, nel punto in cui si stava dirigendo il ninja.


La mia stupidità, come sempre si era sospettato, era in grado di superare limiti non umani. Quella volta lo aveva fatto, rischiando di farmene pagare le conseguenze. L’azione di pararmi davanti ad Hinata, con la chiara intenzione di difenderla, oltre che sciocca, si era rivelata totalmente inutile. Inutile perché, essendo una ninja di Konoha, poteva benissimo difendersi da sola, avendo già visto l’aggressore con il Byakugan.
Oppure avrebbe potuto pensarci Shino, creando un muro difensivo con gli insetti, così come avrebbero potuto difenderla Kiba o Naruto. Quei pensieri, forse i più furbi e rivelatori che la mia mente si era mai concessa di fare, attraversarono la mia mente solo quando il ninja mi era praticamente addosso. In quel momento, però, grazie alla mia botta di testa, c’ero io davanti ad Hinata, perciò se non volevo che il kunai che teneva in mano mi trapassasse da parte a parte dovevo fare qualcosa.
Il massimo che il mio corpo mi concesse di fare, dato che ero letteralmente bloccata dalla paura, fu di posizionare dinnanzi a me il kunai con cui avevo minacciato, scherzosamente, Naruto e, consapevole che non sarebbe bastato un arma del genere ad evitare che lui mi colpisse con il suo, di chiudere gli occhi. Sentii un impatto, certo, ma non quello che mi aspettavo. Ero, oramai, sicura che mi avrebbe fatto fuori, invece non sentii alcunché che fosse vagamente ricollegabile al dolore. Qualcosa di umido, però, toccò il mio volto.
Aprii gli occhi e la scena che mi si parò davanti mi lasciò completamente sconvolta quanto terrorizzata.
Il corpo del mercenario era sospeso dinnanzi a me senza vita, trattenuto da una corda formata dagli insetti dell’Aburame, così come il suo kunai. Il mio, invece, si era conficcato, all’incirca, all’altezza del cuore, e gli era stato fatale. Ciò che fece scaturire in me terrore fu la consapevolezza di aver ucciso una persona. Aggravante della situazione, tutto il sangue che ora si trovava addosso a me, sui miei vestiti e sulla mia faccia. La paura e la consapevolezza di ciò che avevo appena fatto mi impedivano qualunque movimento.
Feci a stento caso che Naruto mi tolse, delicatamente, il kunai dalla mano e che Hinata si premurò di ripulirmi il viso dagli schizza di sangue, per quanto lo permetteva la mia situazione mentale che mi impediva di collaborare. Kiba e Shino, molto probabilmente, avevano avvertito il villaggio tramite gli insetti di quest’ultimo.
Tantomeno mi accorsi che avevamo ripreso la strada per tornare a Konoha. Ero in totale stato di trance. Nessuno, dopo la mia performance, si era arrischiato a parlare, notando, evidentemente, che non ero nelle condizioni adatte per sopportare dei rimproveri.
“Carmen-chan…”
Solo Naruto, in uno sprazzo di coraggio, poiché anche lui aveva inteso la situazione, aprì bocca, prontamente fermato da Kiba.
Intanto nella mia mente si agitavano i pensieri più nefasti, che oscillavano dal pensare che da quel momento in poi ero diventata un’assassina al rendermi conto di essermi macchiata di tale reato. In pratica, il pensiero era sempre lo stesso, formulato, solamente, in diversi modi; evidentemente era per torturarmi meglio. La mia indole masochista si faceva sentire nei momenti migliori.
Gli sguardi apprensivi di Hinata e quelli straniti di Naruto mi scivolavano, semplicemente, addosso. Non avevo voglia di fare niente in quel momento, se non fosse stata un esigenza, non avrei nemmeno corso. Parlare era un’azione totalmente fuori dalle mie intenzioni.
Cosa sarebbe successo? Mi avrebbero giudicato come un’assassina, tutti, compresi Tsunade, Kakashi e Itachi Sensei, avrebbero cambiato la loro opinione su di me. Se, poi, fossi tornata a casa cos’avrei raccontato ai miei genitori? Glielo avrei detto così, senza troppi convenevoli. A mia mamma, come minimo, sarebbe venuto un colpo.
Mentre la mia mente si dilettava alla ricerca delle più possibili situazioni che si sarebbero venute a creare una volta varcate le soglie del villaggio, non mi accorsi che le avevamo varcate.
Non vi era nessuno per le strade del Villaggio della Foglia, dal momento che era ora di cena ed eravamo quasi arrivati al palazzo dell’Hokage. Nel momento in cui me ne resi conto il panico prese il sopravvento e avrei rinunciato volentieri a mettere piede nell’ufficio della Godaime. Partendo dal presupposto che tutti avessero compreso il mio bizzarro modo di ragionare, sperai che mi evitassero quell’ulteriore tortura.
Naturalmente.
Fosse stato per loro, in caso non vi fossi entrata con le mie gambe, avrebbero fatto uso di violenza, o, come lo chiama Yamato, del regime del terrore.
Shino me l’avrebbe fatta pagare volentieri per aver ucciso un suo stimato compagno. Certo che il ragazzo era rancoroso. Nella stanza non c’era solo Tsunade, che in quel momento si trovava sommersa sotto la pila di documenti, ma anche Shizune, con l’immancabile Ton Ton.
“Ben tornati ragazzi…”
Accortasi della nostra presenza, con un movimento fulmineo fece in modo che la bottiglia di Sakè finisse nel cassetto. L’espressione felice e solare che aveva accompagnato, precedentemente, il suo saluto scomparve subito non appena fece caso alle facce di coloro che le si trovavano davanti.
Shizune, anche lei comprendendo che qualcosa era andato storto, si congedò dicendo che aveva del lavoro arretrato da svolgere.
La parte che seguì avrei fatto volentieri a meno di ascoltarla, poiché Shino si diede al resoconto di ciò che, volente o nolente, era stata la missione, un resoconto anche troppo dettagliato, per i miei gusti. Mentre l’Aburame spiegava, con l’aiuto di Kiba e Naruto, Tsunade, evidentemente, fece caso alle macchie di sangue presenti sul mio vestiario, poiché chiamò il mio nome. Erano poche, ma per me c’erano ed erano pure troppe. In quel preciso istante, le immagini rappresentanti me che piantavo il kunai nel petto di quell’uomo si fecero vivide nella mia mente. Un film che non accennava a smettere, che si proiettava all’infinito. Risposi al terzo richiamo, poiché gli altri due non erano riusciti ad infrangere la barriera che vi era attorno alla mia mente, formata da ciò che avevo vissuto poco prima.
“Sì?”
Mi studiò, forse alla ricerca di un possibile crollo emotivo. Cercai di dare la miglior mostra di me, poiché volevo ancora apparire ‘buona’ ai suoi occhi, ma intravide qualche segno, non so nemmeno dove, che la spinse a sentenziare la sua decisione.
“Puoi tornare a villa Uchiha. È stata una giornata faticosa, devi riposarti.”
Fingere si era già rivelato dannoso una volta, perché tentare in una sorte che non girava mai dalla mia parte, nemmeno ad inseguirla?
“Solo io?”
Voleva mandare via solo me, quello lo avevo capito, ma non riuscivo a trovare una spiegazione logica. Loro sapevano cose sulla missione così come le sapevo anche io, perciò voleva che le dicessero nei particolari cos’era successo. Tralasciando che il modo in cui prima aveva esplicato la questione Shino era anche troppo dettagliato, ero io che avevo fatto fuori quel tizio.
Dato che io ero – e sono tutt’ora – una ragazza che cambia decisione senza un motivo apparente, decisi di non aver più voglia di sapere perché aveva mandato via solo me. Senza aspettare una risposta, mi diressi verso la porta, mormorando un ‘Ciao’ sommesso a tutti. Non appena la porta si richiuse, per mano mia, con uno scatto secco, la voce di Tsunade riempì i corridoi del palazzo e, probabilmente, anche quelli delle strutture vicine.
“Si può sapere che diavolo è successo?!”
Non stetti ad ascoltare il resto della conversazione che si consumava tra quelle quattro mura e mi accinsi a prendere la strada per l’uscita. Persa nei miei pensieri, le mie gambe compivano automaticamente la strada, portandomi nei pressi della villa. La osservai e un dubbio atroce mise radici nella mia mente, facendo sì che un brivido mi solcasse la schiena. Cos’avrei detto a Itachi Sensei? Certo, forse per lui non sarebbe stata un’azione tanto strana, lui uccideva gente quasi ogni giorno, non tralasciando il fatto che, nolente o volente, era un pluriomicida, ma per me era una vera e propria disgrazia.
Per il momento doveva trovarsi ancora all’Akatsuki, ma non sapendo i suoi precisi programmi poteva già essere tornato. In quel momento, il problema maggiore che il mio cervello si poneva era se avessi dovuto attraversare la soglia della casa o meno.
Entrare si rivelava la scelta più sensata; lui, probabilmente, non c’era e, anche se ci fosse stato, forse non mi avrebbe mal giudicata. Se me ne fossi andata, in primo luogo, non avrei avuto un posto dove andare e, in secondo luogo, Tsunade mi avrebbe dato per dispersa, e avrei creato, così, ancora più complicazioni.
Come un automa, mi diressi nella stanza dove da un bel po’ di tempo, ormai, passavo le notti.
Mi sedetti sul pavimento, appoggiandomi sul tatami senza troppa grazia, non conscia di quelle che erano le mie azioni. Ero stanca, spossata, volevo chiudere gli occhi e dormire, non pensando a quello che avevo fatto; certo, quello che avevo fatto, per un ninja, era una cosa normale, ma, nemico o non nemico, io avevo ucciso una persona. Capacitarmi di tale fatto non era neanche un’impresa così difficile. Mi ero macchiata di quel reato, non potendo tornare indietro e cambiare le cose.
Non sapevo più come comportarmi, cosa fare: era la prima volta da quando mi trovavo a Konoha che non sapevo come agire, come se da qual momento in poi ciò che avessi fatto poteva essere, in qualche modo, sbagliato. Non potevo incolpare nessuno tranne me stessa se mi trovavo in quella situazione. Nessuno mi aveva chiesto di pararmi davanti ad Hinata, ma, si sa, io giungo alle conclusioni giuste dopo aver compiuto il danno. In quel frangente non potevo fare granché, se non martoriare la mia mente con pensieri funesti. A rendermi triste era la semplice consapevolezza di ciò che ero diventata. Un concetto, per me, troppo difficile da assimilare.
Il tempo che passai sul tatami inginocchiata fu molto, o, perlomeno, ai miei occhi parve interminabile; guardai, nuovamente, le macchie sui miei vestiti. Feci una cosa inaspettata, di cui, sicuramente, nel momento in cui la mia mente fosse tornata normale, mi sarei derisa da sola. Mi cambiai, presi i vestiti e mi diressi in bagno. Sì, andai a lavare i vestiti.
Io, nullafacente per professione, in un momento di debolezza, se non proprio assenza, mentale, mi misi a lavare i vestiti. Riempii una conca d’acqua e ve li misi dentro; come in trance, li spingevo verso il basso, in continuazione, senza sapere che cosa avrei ricavato da una simile azione. Continuai così per un bel po’, poi mi ricordai il mio vero scopo e impugnai il sapone. Ci misi poco con la gonna, poiché aveva poche macchie, invece, per puro senso di auto masochismo, mi misi a fissare quelle sulla maglia. Evidentemente, il mio cervello, quella volta, pensava che potevano indicarmi qualcosa, darmi qualche segno, un aiuto su come alleviare il senso di colpa. Questo perché ora mi sentivo anche in colpa verso uno dei ninja che aveva tentato di ucciderci. Inutile precisare che non mi diede un bel niente, eccetto una buona dose di depressione, sensi di colpa e consapevolezza. Inizia a lavare anche quella, ma era un osso duro, poiché le macchie sembravano far parte di essa. Tentai in tutti i modi, e mi resi anche conto che mentre mi cimentavo nella smacchiatura pensavo di meno. Perfetto, avrei dovuto lavare vestiti per tutta la vita. Magari anche quelli di Itachi Sensei, ma c’era l’alto tasso di possibilità che mi cacciasse di casa. Se non proprio da Konoha, dal momento che era lui che mi aveva chiamata. A conti fatti, allora, era anche colpa sua se ora ero un’assassina: se lui non mi avesse chiamato io non avrei ucciso nessuno. Bene, avrei dato la colpa a lui.
Mi facevo schifo da sola. Accusare lui di una cosa che non lo riguardava, aumentando il carico di colpe che già si portava dietro, era una cosa da vigliacchi, subdola e meschina.
Come cita il famoso detto, parli del diavolo e spuntano le corna. Sentii dei passi provenire dal corridoio, ma non mi girai nemmeno per vedere chi c’era sulla soglia. Era lui. Adesso, l’idea di incolparlo, oltre a farmi disgustare di me stessa, mi faceva anche paura. Era pur sempre Itachi Uchiha la persona di cui stavamo parlando.
Rimanemmo in religioso silenzio, nessuno accennava a dire niente e l’unico rumore che riempiva l’aria era quello del sapone sfregato contro il capo di vestiario che si trovava premuto contro il lato della conca dalla mia ferrea presa. “Tsunade mi ha detto che avete portato a termine la missione”
Aveva parlato con Tsunade, perciò gli aveva anche detto dell’inconveniente. Non mi aspettavo di certo parole di conforto.
Ad un tratto, la luminosità nella stanza era calata drasticamente e, alla ricerca della causa di tale fenomeno, alzai gli occhi versi la finestra. Itachi si trovava appoggiato al piccolo davanzale, con le braccia conserte e osservava un punto indefinito alle mie spalle. Non avevo sentito niente, come avevo fatto a non accorgermene? Per arrivare lì sarebbe dovuto passarmi di fianco.
Beh, lui era Itachi Uchiha.
Risposta tanto semplice da poter trarre in inganno.
Il massimo di risposta che mi ero concessa era un cenno affermativo con il capo ed evidentemente non aveva gradito.
Abbassai di nuovo il capo, intenta a continuare la mia opera. Impegno già concluso, visto che delle macchie non c’era più traccia, ma non per questo smisi.
Passò il suo sguardo su di me e la cosa riuscì a farmi innervosire, molto. Cos’aveva da guardare? Voleva, per caso, lavare lui? Gli avrei ceduto volentieri il posto se avesse smesso di guardarmi. Risi di me stessa, di nuovo. Sapevo che lo sguardo di Itachi su di me non mi dava realmente fastidio, anzi, mi piaceva. Se non fosse stata una circostanza simile sarei o arrossita o avrei sbavato.
Probabilmente entrambi. Adesso cercavo solo un pretesto per esternare la mia tristezza, mista ad una rabbia sopraggiunta in un secondo momento. Ovvero quando avevo capito che non potevo togliermi da tale situazione.
Nonostante la consapevolezza di ciò, non riuscii a trattenermi, alzai lo sguardo, incontrando il suo, impassibile. Notai che aveva addosso la cappa dell’Akatsuki, ma era aperta. Quell’informazione il mio cervello la registrò molto dopo, motivo per cui non sbavai nella conca.
“No, non è stata portata a termine.”
Avrei anche dovuto dargli una motivazione, supposi, ma ripresi a lavare. Lui sapeva la motivazione e io non avrei ripetuto ciò che lui già sapeva.
“Mi ha detto che hai ucciso un mercenario nella foresta.”
Va bene che era un Uchiha, va bene che era Itachi Uchiha, va bene tutto, ma poteva usare almeno un po’ di tatto. Quella sua ultima affermazione gli costò cara, poiché la rabbia si impadronì di me.
“Sì, l’ho ucciso, una cosa davvero fantastica.”
Non alzai gli occhi, non feci niente se non continuare a sfregare quel piccolo pezzo di sapone contro i vestiti, se possibile, in modo ancora più frenetico. Continuavo a strofinarlo, ancora un po’ e avrei bucato la maglia. Itachi continuava a stare lì, non diceva una parola. Cos’avrebbe potuto dire del resto? Lui non poteva far ritornate in vita quel ninja, così come io non potevo guardarlo in faccia. Mi vergognavo.
Più la vergogna aumentava, più strofinavo forte. Ancora poco e non sarebbe rimasto niente di quel pezzo di sapone.
I solchi della maglia erano ormai stati appianati dalle numerose volte in cui la saponetta aveva compiuto il suo passaggio, non divenendo più un intoppo al suo passaggio. Poi mi fermai. Invasa da una calma che in quel momento non credevo possibile. Ecco qual’era l’effetto che mi facevano le sue mani, fredde e pallide, posate sulle mie, incuranti che si stanno bagnando d’acqua e imbrattando di sapone.
Chinai il capo e Itachi continuava a tenere le mie mani tra le sue. Ero calma, riuscivo a vedere la situazione con maggior chiarezza e, inevitabilmente, la tristezza che era stata rimpiazzata dalla rabbia tornò a farsi sentire, portando con se un senso d’angoscia non indifferente.
La stretta vicinanza di Itachi mi aveva spinta a liberarmi di quell’angoscia e di quella mestizia che mi tormentavano e il mio cervello ritenne che il modo migliore fossero le lacrime. Certamente, il giorno dopo, o forse quello dopo ancora, mi sarei vergognata a morte per aver pianto in presenza di Itachi Sensei, ma, in quel momento, non lo ritenevo un problema. Appena le prime lacrime solcarono le mie guance, persi totalmente il controllo di me e iniziai a mormorare frasi sconnesse.
“No, non è stata portata a termine... L’ho ucciso... io...” Oramai, anche parlare era divenuto impossibile a causa dei singhiozzi. Non mi piaceva piangere, ma non trovavo altro modo per far capire cosa provavo.
Non so come, ma ormai avevo fatto l’abitudine a non accorgermi dei suoi movimenti, mi trovai con un braccio di Itachi attorno alla vita. Possibile che l’Uchiha avesse un effetto calmante su di me? I singhiozzi erano scemati, fino a scomparire, ma le lacrime no, quelle facevano pianta stabile. Non riuscivo a vederlo in faccia e lui nemmeno, perciò non potette vedere me che arrossivo. Anche in quella situazione…
Lui era impassibile, come sempre; si limitava a stare lì, con me che piangevo. A me andava bene, non volevo che tentasse di consolarmi, poiché sarebbe servito a ben poco. Mi bastava averlo vicino, che capisse ciò che provavo.
Continuando a versare lacrime, mi girai e mi strinsi maggiormente a Itachi, e lui non mi respinse, ma rimase immobile, aspettando che mi calmassi. Rimasi tra le sue braccia non so per quanto tempo, poi mi calmai.
Non mi allontanai, però, da lui: aveva un effetto rilassante, se mi fossi spostata avrei ceduto, nuovamente, alle lacrime. Poi, stare tra le sue braccia, indipendentemente da quale fosse il motivo che aveva portato a tale situazione, non era una cosa che capitava tutti i giorni.
“Sono… stata… io…”
Continuavo a ridire quella frase, a tratti, quasi pensando che continuando a ripeterla avrei cambiato qualcosa. Vana speranza.
“Questa è la vita di un ninja, devi abituarti.”
Quella frase mi lascio di stucco. Era una frase che diceva tante cose, poneva tante domande, rispondeva a tanti miei dubbi. Non potei cogliere risposte e domande da tale frase, poiché, sfortunatamente, la stanchezza che tanto avevo celato si fece sentire e prese, in pochissimo tempo, il sopravvento.
Sentii a malapena la presa di Itachi farsi un po’ più forte, per poi addormentarmi tra le sue braccia.


Saaaaalve!! Scusate per il ritardo, ma la scuola non risparmia i suoi adorati studenti…-.- Scusate se non aggiornerò molto in fretta, ma tra quella benedette scuola, i contest e tutto non so da che parte sono girata!!
Ho pubblicato anche il giorno del mio compleanno, mi sono auto fatta un regalo!^^


mangaka94: Ciaooo! Sono contenta che i capitoli ti piacciano e ti facciano ridere!^^ Questo, però, penso che più che altro sia leggermente deprimente -.-… Spero ti piaccia lo stesso! Scusa per il ritardo!^^ Ti ringrazio infinitamente per avermi messa tra gli autori preferiti!*_* Al prossimo capitolo!! Bye Bye!^^ kari16: Ciaooo! Sì, povero insetto… Intanto Shino è un po’ troppo rancoroso!! Ne ha tanto di insetti, cosa si lamenta! Sì, la NaruHina è una coppia che mi piace!*_* Perciò appena ho trovato un ‘buco’ dove metterci un accenno non ho perso tempo!xD Ti chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola è una bestia contro cui è difficile combattere!=( Spero che questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ Erykuz: Ciaooo!! Che recensione enorme, mi sento onorata!*_* grazie mille!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Sì, il nonnetto mi ha fatto venire l’emicrania!! La scena d’azione è stata il mio forte ù_ù un bel calcio nei gioielli di famiglia vale di più di mille shuriken! Bè, è una mia abilità innata finire sul più bello *modalità Mary Sue on* Comunque mi dispiace di averti fatto aspettare… e per aver interrotto sul più bello!xD Al prossimo capitolo!! Bye Bye!!^^ Ciao Kokory!^^ Samirina: Ciaooo! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio per i complimenti!! *schiva shuriken* prometto che non interromperò sul più bello… Solo qualche volta… *va via fischiettando…* Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ IvI: Ciaooo! Sì, Sasuke sarà nella storia! *risata maleficamente malefica* Il linguaggio da scaricatrice c’è sempre!xD Concordo per Yosuke, però se le paga lui, io non spendo soldi per quell’essere… Urgh… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Nihal: Ciaooo! Se se, Sasuke è bello, ma Itachi lo batte. Punto. Ora può iniziare la risposta alla recensione. Ri Ciaooo! Si è capito che Yosuke non mi sta esattamente simpatico, vero?? Guarda che Itachi lo faceva perché anche quella è una sua forma contorta di allenamento… *credici…* Oh! Ti sei schierata dalla parte di Shino?! Era solo un insetto! Pure brutto… Ne ha così tanti… uno più uno meno… Cooomunque… Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che lo abbia trovato bellissimo! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Gloglo_96: Ciaooo! Sono contenta che il calcio lì dove non batte il sole ti sia piaciuto!xD Ti ringrazio per i complimenti!^^ Itachi p tornato, stai tranquilla!!=D Chiedo scusa per il ritardo e spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Asteria 95: Ciaooo! Sono contenta che non ci sia rimasta male! E lo sono anche perché continui a seguire la storia!=) Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Burdock 95: Ciaooo!! Sei tornato!! Bè, se Naruto non mi ha aiutato è stata colpa mia… La baka sono io…-.-… No comment… Ti ringrazio per avermi messa tra i tuoi autori preferiti!!*_* grazie!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Spero che questo sortisca lo stesso effetto!! Bye Bye!!^^ Pupattolina: Ciaooo!! Stai tranquilla, la recensione va bene così!! L’importante che tu abbia letto il capitolo!^_- Sono contenta che ti sia piaciuta l’armata composta da me e Naruto contro quell’essere abominevole!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi e quello era, sicuramente, un brutto segno, se me ne accorgevo anche mentre dormivo. Era troppo freddo e troppo duro per essere un letto e non poteva nemmeno essere che mi trovassi nuovamente sul prato in cui mi ero svegliata la prima volta. Cosa a cui non avrei mai pensato se fossi stata sveglia, ma la cosa era facilmente giustificabile. Mi ero resa conto molto tempo prima che il mio cervello lavorava il minimo indispensabile quando ero sveglia, mentre quando dormivo funzionava di più. C’era un lato positivo nella faccenda, però: avrei potuto proporre di dormire sempre, così da non creare casini e assillare chi mi stava intorno con la mia scemenza.
Ecco, lo avevo rifatto: ero passata dal chiedermi dove cavolo fossi, al pensare alle possibili conseguenze se avessi fatto sapere di quella mia caratteristica, senza aprire gli occhi e senza quasi accorgermene.
Nonostante non avessi la più pallida idea di dove il mio corpo fosse poggiato, non stavo abbastanza scomoda per decidere di aprire gli occhi e svegliarmi completamente. Mi girai dall’altro lato e mi raggomitolai su me stessa.
Certo, se non era qualcosa a farmi stare scomoda, lo era sicuramente qualcos’altro. La mia sfortuna era riuscita a venire con me anche lì, quasi fedele come il mio cane. Il freddo fu l’unica condizione sfavorevole che aveva impedito al mio cervello di spegnersi e farmi dormire beata. Solo in quel momento mi resi conto che faceva freddo, anche troppo. Sembrava di stare al polo nord e la situazione era davvero insostenibile. Alzai di colpo il busto, alla vana ricerca di qualcosa che potesse riscaldarmi. Intanto avevo iniziato a battere i denti. Possibile che a villa Uchiha facesse così freddo? La primavera era quasi finita, non doveva esattamente fare caldo come a Suna, ma una via di mezzo. Si vedeva che ero sveglia: mi ero alzata, ma non avevo nemmeno aperto gli occhi.
Il mio cervello stava lavorando di meno, anzi, forse non stava lavorando proprio. “Forse dovresti aprire gli occhi, potrebbero servirti.”
Quasi non mi prese un infarto sentendo la voce, ma dopo averla riconosciuta di certo non aprii gli occhi e mi rimisi stesa.
Il freddo era diminuito poco, ma era sopportabile. Se poi stare lì, in balia del freddo, serviva per non dare ascolto a Tsunade, la cosa era sopportabilissima. Rimasi ferma, per poco tempo, visto che una nuova ondata di gelo si abbattete su di me, quasi ad entrarmi nelle ossa. Ripresi a battere i denti e a tremare, ma non l’avrei data vinta a quella santa donna. Sentirla ridacchiare della mia sciagura, mi fece insospettire non poco. Ero sveglia e quello influiva non poco sul fatto che arrivai a rilento alla conclusione della faccenda.
Lei non tremava, tantomeno batteva i denti per il freddo. Era lei! Che gran strega, questa volta se lo meritava. Mi stava facendo congelare per un motivo a me arcano, importante si sperava. O, forse, solo per il piacere che ne traeva nel farmi morire come se avessi vissuto insieme ai mostriciattoli defunti dell’era glaciale.
Alla fine dovetti dargliela vinta, avevo davvero troppo freddo e non si poteva nemmeno considerare una morto dignitosa quella da Era Glaciale. Aprii gli occhi e li puntai verso la sua direzione, dove lei ridacchiava allegramente, con una mano tesa verso di me. Non lasciai, però, la mia posa rannicchiata, troppo infreddolita anche per muovermi.
“Era ora che ti svegliassi! Non è un po’ tardi?”
Non pensai nemmeno per un secondo di chiederle che ore fossero: lì, a Konoha, gli orari per svegliarsi erano ben diversi di quelli adottati da me e dalla mia sveglia – mia madre – nel mio mondo.
“La smetta, sto morendo di freddo! E che diavolo ha da ridere? È divertente assistere alla mia morte per ipotermia?!”
I risveglia traumatici già di per sé, diventano peggiori se avvenivano ad opera di Tsunade e influivano molto negativamente sul mio umore. Lo sguardo tutt’altro che felice, era un valido aiutante nella causa per far comprendere a quella donna il mio umore. Non colse i segni, o non volle coglierli, perché rise ancora di più. Con un ’ops’ mormorato si premurò anche di abbassare la mano. Per evitare che tentasse, di nuovo, di uccidermi, mi sedetti a gambe incrociate, rivolta verso di lei, non abbandonando lo sguardo imbronciato e mettendo le braccia conserte.
Non avevo idea di che impressione dessi, molto probabilmente quella di una bambina che fa i capricci, ma avrei fatto molto di peggio, vista la situazione. Smise di ridere e mi fisso con un sorriso. Sembrava... come dire... intenerita.
Intenerita? Cosa avevo fatto di tanto eclatante e sconvolgente per averla fatta passare dal proposito di farmi divenire al pari di un ghiacciolo al guardarmi con sguardo intenerito?
In effetti, c’era qualcosa di strano, come un ricordo. Qualcosa di molto importante, ma che la mia mente non riusciva a portare a galla. Non avevo la più pallida idea di che cosa potesse essere e tentai di concentrarmi maggiormente, al fine di scoprire cosa il mio cervello tentava di tenermi nascosto.
“C’è qualcosa che non va, Carmen?”
Aveva una voce macabra che, accompagnata da quel sorriso inquietante, forse solo ai miei occhi, faceva davvero paura. Mi sentivo quasi spaventata e l’espressione arrabbiata che mi ero accinta a mantenere vacillò, trasformandosi in un’espressione sconvolta. Tanto.
Grazie al cielo ero seduta, altrimenti sarei caduta per terra, finendo con il rompermi qualche osso, poiché quel famoso particolare era venuto a galla. Non aveva tutti i torti, la mia mente, tenendomelo nascosto. Tsunade, intanto, era ilare. Forse era quello il suo scopo, ovvero quello di farmi ricordare. E come cavolo faceva lei a sapere? Fui presa dal panico.
Tsunade sapeva quello che era successo la sera precedente? Con Itachi? La mia crisi? Impossibile.
Cioè, lei non c’era e, a meno che non fosse nascosta sotto il tatami, non poteva sapere. Meglio mettere fine ai miei dubbi, chiedendo alla diretta interessata, che vedendomi aprire la bocca, mi incitò a parlare.
“Sì? Qualcosa che non va?”
Qualcosa che non andava? No, niente! Andava tutto benissimo! Quello se lei non sapeva che la sera precedente aveva avuto una crisi isterica da pazza da internare al più presto, dopo aver lavato per tre quarti d’ora buoni la maglia per eliminare le macchie di sangue, anche quando non c’erano più.
Il tutto concluso da un pianto liberatorio abbracciata a lui. Quell’ultimo particolare mandò in crisi il mio cervello, rischiando di farmi venire un emorragia nasale. Le guance si tinsero di rosso e mancò pochissimo che non svenissi.
Mi pentii di non aver potuto gustare il momento e con quell’ultima precisazione mentale mi diedi il colpo di grazia. Stramazzai all’indietro, sotto il peso delle troppe riflessioni. Il vago ricordo che avevo di me tra le braccia di Itachi mi portò ad una serie di risatine nervose che fecero insospettire la Godaime, che si alzò e venne verso di me, spaventata. Se pensava che fossi pazza, aveva centrato in pieno il problema, quindi tentai di darmi un contegno, per evitare di allarmarla maggiormente.
Nuovamente, però, il solo pensare alla sera prima mi rimandò in una crisi di risate e tentai di rassicurare Tsunade facendole segno di aspettare con la mano, ma sembrava più che avessi le convulsioni. Tsunade era un ninja medico, rammentai, e poteva benissimo adottare soluzioni estreme con i casi difficili.
Ovvero, avrebbe potuto, tranquillamente, tirarmi una sberla e farmi ricadere nel mondo dei sogni, se non farmi passare direttamente all’aldilà. Non ci tenevo, perciò, alla bene e meglio, tentai di calmarmi. Sicuramente stava rimpiangendo di avermi svegliata e si sarebbe ben vista la prossima volta dal farlo. Quando smisi completamente di ridere, la osservai, tentando di trattenere le risate e lei tornò a sedersi, dopo aver fatto un cenno d’assenso con il capo.
Rimanemmo un po’ in silenzio, io tentando di reprimere gli ultimi sprazzi di risatine immotivate, lei studiandomi attentamente, chiedendosi se fosse il caso di rispedirmi da dove ero venuta. Calato il più totale silenzio, stava per riaprire bocca, azione che prima non aveva osato fare, dal momento che sarei potuta incappare in una nuova crisi.
Io, però, solo in quel momento feci caso al fatto che io ero sul pavimento, mentre lei poggiava il suo regale deretano sul letto. Più precisamente il mio. Beh, per modo di dire, se mai era di Itachi, ma non mi persi in quelle sottigliezze. La cosa più importante era il perché lei fosse lì, al mio posto.
“Perché non sono io a poggiare il mio sedere sul letto, ma c’è lei?”
Quella era, per certo, la donna più strana che avessi mai incontrato. Di Hokagoso non aveva proprio un bel niente, nemmeno in quel momento, mentre si sedeva più comodamente sul mio letto. Avrei volentieri operato io stessa affinché si alzasse e lasciasse il posto a me, ma alzarmi sarebbe stato uno sforzo immane.
“Oh, ti ha lasciata Itachi ieri sera sul pavimento... Ieri sera, tra l’altro...”
Nuove risatine si liberarono dalla mia bocca al solo nominare Itachi, chiarendo i dubbi altrui che vertevano sul fatto che non ero del tutto centrata, nemmeno un pochino.
Evidentemente non interessata a vedermi ridere convulsamente, al pari di una posseduta, si parò dinnanzi a me e mi tappo la bocca con le mani, non prendendo in considerazione il fatto che io avrei ritrovato il lume della ragione e le avrei morso la mano. Occhio per occhio, dente per dente.
La scazzottata tra me e la donna pazza che ne seguì fu vinta da lei e moralmente e fisicamente subita da me. Ringraziai non so quanti Kami, Jashin compreso, se non mi aveva mandato all’altro mondo. Mi prefissai come buon proposito quello di non istigare più la Godaime, altrimenti non avrei più rivisto la luce del sole. Nemmeno Itachi. Le ossa erano più che d’accordo con quel mio furbo intento. Sarebbe stato carino anche tornare a casa intera, magari con tutte le ossa intatte e anche senza parti del corpo mancanti. Anche lei era per la legge occhio per occhio, dente per dente, perciò non si era fatta grandi problemi nel tentare di dare un morso alla mia mano.
“Brutta strega! Lo farò sapere in giro che l’Hokage è una cannibale!”
Affermazione sbagliata, infatti Tsunade, che si stava volenterosamente aggiustando il mantello verde, minacciò di beccarmi in pieno con un dei suoi dolorosi pugni, con il chiaro intento di farmi rientrare il naso nel cervello.
Grazie a Itachi riuscii ad abbassarmi in tempo.
Fortunatamente per me, si intende: non tanto per la parete. Concordai con Tsunade quando propose di spostarci una quadro, per nascondere il danno.
Dopo aver compiuto l’ardua impresa, dal momento che quella casa i quadri li aveva solo visti da lontano, ci sedemmo di nuovo. Ma lei non doveva fare qualcosa tipo... fare l’Hokage?
“Itachi mi ha detto che hai sprecato del sapone. Non ti hanno detto che non si sprecano le cose in casa d’altri?”
E-eh? Itachi che andava a lamentarsi con Tsunade perché avevo usato il sapone? C’erano molte più probabilità che stessi ancora dormendo e che Tsunade non era ancora venuta a rompere le scatole. Poi non ne avevo usato tanto! Il minimo indispensabile...
Perciò lei sapeva... Era il momento di porle quella domanda, che avrebbe messo a tacere i miei dubbi. Tanto lei non sapeva, non poteva sapere. Gliel’avrei posta con la massima calma, senza farmi prendere dal panico. Aspetta e spera. Io avrei parlato senza panico e Choji si sarebbe disintossicato dalle patatine.
“Per-perciò... lei... beh... ecco... lei... lei sa... che... eh, già... cioè...”
Sicuramente aveva capito tutto, aveva compreso il messaggio in codice formato dai miei balbettamenti e parole sconnesse. Il fatto che ingoiavo convulsamente a vuoto non aiutava né lei, né me. “Puoi ripetere senza tentare di strozzarti con la saliva?”
Sarcasmo anche in quel momento? Era di tempra forte, la donna. Io di tempra non ne avevo proprio!
“Lei... sa.”
Quello era il massimo che potevo concederle. Più di così non sarei riuscita a dire senza farmi cogliere da infarti e convulsioni, con annesse risatine ed emorragia nasale.
“Oh, certo! Intendi che so che ieri sera hai fatto finta di essere sconvolta con l’intento di abbracciare Itachi? O che lui abbracciasse te, non cambia molto la questione...”
Lei continuava a parlare, ma io, ormai, ero in catalessi. Il mio bel visino aveva raggiunto tonalità di rosso indescrivibili, tali che nemmeno mia mamma mi avrebbe riconosciuta così conciata. Non risposi a nessuna delle sue domande a riguardo, tutte incentrate sul fatto che avevo abbindolato Itachi. Ma tutte e due sapevamo che l’Uchiha non era tanto stupido, perciò la sua teoria non reggeva. Apprezzai molto il fatto che tentò di nascondere la mia scenata da psicopatica con quella versione dei fatti, in modo da non farmi ricordare a cosa era effettivamente dovuta.
Decisi io stessa che non ci avrei più pensato. La frase di Itachi che mi aveva accompagnata nel mondo dei sogni era stata alquanto chiara e decisi di non tornare più sull’argomento, nemmeno tramite pensieri, grazie ad essa.
“Andiamo, lo sappiamo tutti che Itachi ti piace! Ah, i giovani d’oggi...”
Ciò che mi fece insospettire di più di quella frase, a mio parere sconclusionata, fu che aveva marcato un po’ troppo quel tutti. Le presone che sapevano che Itachi era a Konoha, nonché mio Sensei, erano poche. Anche se scontato, Itachi, lei, Kakashi e forse Shizune.
Meglio non indagare oltre. Una nuova disputa scoppiò a causa del suo udito troppo sviluppato. Io credevo, vivamente, che quel ’Tu non rientri più nella categoria dei giovani d’oggi’ lo avessi detto a bassa voce.


La mattinata passò molto velocemente, anche perché non avevo allenamenti da fare, visto che il Sensei si era volatilizzato. Le imprecazione che Tsunade gli mandò dietro mi fecero intendere che non gradiva la cosa. Itachi, dal canto suo, probabilmente finì per credere di essersi beccato un raffreddore.
Mangiai all’Ichiraku e la giornata passò noiosamente. Mi allenai un po’ con la tecnica della palla di fuoco, ma non avevo fatto grandi progressi. Verso sera, la noia era divenuta insopportabile, perciò decisi di togliermi un sassolino dalla scarpa, per così dire. Decisi di chiederle che tecnica fosse quella con cui quella mattina aveva attentato alla mia vita.
Rimase un po’ scocciata dalla mia entrata, palesemente senza bussare, ma sembrava più che felice di non dover stare più dietro a quelle carte che prima, probabilmente, si trovava ad analizzare. Da come li aveva spostati nell’angolo, senza la minima intenzione di riprenderli al più presto, prospettava – sperava – fosse una cosa lunga. Quando mi sedetti non provò nemmeno a trattenere un ghigno soddisfatto.
Anche quella sera era scampata al lavoro di Hokage. Un po’ di mestizia la travolse, perché sarebbe stato poco etico offrirmi del Sakè, ma non poteva avere tutto dalla vita, cara la mia serial killer con istinti tutt’altro che repressi.
Storse un po’ il naso alla mia richiesta, infatti non avevo considerato che poteva essere una tecnica segreta, del suo clan. Perciò poteva essere che non era autorizzata a dirmelo. Rettificai la richiesta, per renderla più chiara.
“Se non me lo dice, io me ne vado e lei non potrà né bere Sakè, né fare i suoi porci comodi.”
Facendo segno verso le carte ero stata più che eloquente, perciò non poteva che assecondare la mia richiesta. In realtà, non era una tecnica segreta o simili, semplicemente era troppo lungo da spiegare e lei era Tsunade Senju: le due cose insieme dicevano tutto.
Si perse in una dettagliata descrizione della tecnica, che riassunsi mentalmente in poche parole. Era una tecnica di congelamento. Era usata durante la guerra ninja, soprattutto nei casi estremi, quando la situazione si metteva male.
Infatti non era una tecnica molto usata, era caduta in disuso. Consisteva in un flusso di aria fredda, comandato da colui che si è preso la briga di evocarlo, che può decidere se renderlo più caldo o più freddo. Mi feci promettere, senza troppi giri di parole, che me l’avrebbe insegnata, un giorno. Era davvero una gran bella tecnica. Certo, lo era, ma non tanto se veniva sperimentata su di te. In conclusione, lei aveva usato su una povera fanciulla indifesa che dormiva beata una tecnica, che aveva come unico scopo quello di uccidere? Ovviamente: lei si che era una donna degna di essere Hokage.
“Ehm... E come mai l’ha sperimentata su di me?”
O le stavo antipatica... O anche a lei piaceva Itachi ed era gelosa. La razionalità non la mettevo proprio a conto, viste le cavolate con cui se ne usciva il mio cervello.
“Dovevo svegliarti e il bicchiere d’acqua non era più divertente.”
Era una chiaro avvertimento con cui mi diceva di svegliarmi all’ora che mi veniva prefissata? Troppo simpatica. Quando sarei tornata a casa, sicuramente, mi sarei svegliata quando mi girava. Già, a casa. Mi sorse, istintivamente, un dubbio. Ormai ero lì da un paio di mesi, era passato molto tempo. La scuola era sicuramente finita nel mio mondo, poiché era, di sicuro, passato il quindici giugno e dovevano essersi accorti della mia scomparsa. La mia famiglia, molto probabilmente, era disperata. Non mi piaceva l’idea che mia madre, così come mia sorella e mio padre, fosse triste.
Sarei dovuta tornare a casa, almeno per dire loro che era tutto a posto, che stavo bene. Nel mio mondo, però, magari il tempo passava diversamente, o non si era mosso proprio. Quello era, sicuramente, un argomento più urgente da trattare e, non da tralasciare, mi aveva lasciato addosso un senso di inquietudine.
“Mi scusi, Tsunade, ma avrei una domanda da farle.”
Non poteva non rispondermi quella volta, era un mio diritto. Un conto era non dirmi che diavolo ci facessi lì, ma un altro era dirmi se sarei mai potuta tornare a casa. Certo, era sempre stato il mio sogno andare nel mondo di Naruto, ma volevo avere la certezza che sarei tornata, un giorno. Un senso di nausea mi colse, al solo pensiero che avrebbe potuto rispondermi che ero bloccata lì. Non sarebbe stato più il mio sogno, ma il mio incubo.
“Dimmi pure.”
Si era accorta che qualcosa non andava già dalla mia espressione, ben diversa da quella che avevo mentre parlavamo della tecnica.
“Io... quando tornerò a casa?”
Esclusi immediatamente l’ipotesi che non vi fosse nessuna probabilità che tornassi già dalla domanda che le posi. L’espressione si fece meditabonda, quasi stesse meditando su quale risposta darmi.
“Mi dispiace, ma non lo so...”
Notando l’espressione disperata che avevo assunto si accinse a rettificare, evitando che andassi in depressione.
“... ma tornerai, certo! Solo, non so quando. Mi dispiace.”
Non me la sarei di certo presa con lei. Non ne aveva colpa; se lei non sapeva darmi una risposta mi sarei rivolta a chi aveva creato questo casino, certa che lui, una risposta da darmi ce l’avesse. Oppure mi avrebbe riportato nel mio mondo seduta stante. Su quel punto, però, ero indecisa, confusa più che altro. Stare lì era fantastico, essere una ninja ancora meglio, tralasciando alcuni avvenimenti recenti, ma volevo la certezza che nell’altro mondo andasse tutto bene, che la mia famiglia sapesse che io stavo bene.
Itachi, comunque, era una persona che pensava a tutto, non avrebbe mai tralasciato un particolare così importante. Sicuramente aveva tutto sotto controllo e di lui mi fidavo.
Il diretto interessato fece la sua comparsa, rischiando di farmi prendere un infarto. Beh, in verità, prima credei che la Godaime fosse impazzita, dal momento che si era messa a parlare da sola. Quel ’vieni pure, Itachi’ di certo non era di grande aiuto. Il mio adorato Sensei era diventato uno spirito e Tsunade una sensitiva? Che bello, e io che pensavo che le puntate filler avessero già toccato il fondo.
Evidentemente Kishimoto tralasciava molte cose scrivendo il manga. Quando poi vidi Itachi entrare dalla finestra, oltre a prendermi un colpo, stilai la teoria che l’Uchiha fosse imparentato con Spider-Man. Era alquanto evidente che piangendo, la sera prima, avevo pianto anche il mio cervello.
Lo sguardo che Tsunade mi lanciò mi fece ricordare le risatine di quella mattina e non riuscii a trattenerne delle altre. Itachi mi guardò impassibile, probabilmente sperando che non fossi veramente io il soggetto che aveva trascinato lì. Ma la mia sfortuna non si dava per vinta e visto che in quella giornata non avevo fatto grandi figuracce, pensò immediatamente di rimediare.
Ricordai cosa erano dovute e le risatine e mi venne voglia di piangere, invece di ridere.
Abbassai la testa, trovando in quel momento molto interessanti le piastrelle del pavimento.
“Sa-salve sensei.”
Non alzai lo sguardo verso di lui nemmeno una volta, troppo imbarazzata per poter dire anche solo una parola. Tanto, oramai, la figura della scema l’avevo già fatta ed era una cosa irrimediabile. Probabilmente, Itachi si era sbagliato a scegliere me. Nessuno apriva bocca e il silenzio, a mio parere, era davvero troppo silenzioso anche se nella conversazione c’era anche Itachi.
Alzai lo sguardo e trovai la Godaime che ghignava e Itachi che mi osservava. Il pavimento era davvero interessante, perché non studiarlo un altro po’? Chissà chi era quel grandissimo artista fallito che aveva inventato quello stupendo motivo di rombi che, a lungo andare, faceva venire la nausea. Meglio non vomitare, avrei fatto una figura ancora più pessima.
“Sensei, perché mi hai mollato sul pavimento?”
Oh, cavolo. Che vergogna. Pensando a lui che mi portava in braccio non riuscii a trattenere una nuova crisi di risatine, che almeno non furono accompagnate da emorragie varie. Stavo divenendo una degna allieva di Jiraya. Sentii Tsunade dire qualcosa, che decifrai come un ’Ecco, ci risiamo’.
Non riuscivo più a smettere di ridere e, inutilmente, facevo segno ai due presenti di aspettare. Aspettare cosa? Tanto non sarei riuscita a smettere. Vedere la faccia di Itachi per poco non mi fece cadere dalla sedia. Ripresi il controllo dopo vari minuti, in cui tentavo di non cadere dalla sedia, dandomi un contegno. Calò nuovamente il silenzio e Itachi non si premurò di rispondere alla mia domanda.
“Sei proprio insensibile, Sensei.”
Ok, ormai era appurato. Le mie facoltà mentali erano andate a farsi benedire insieme al cervello. In quei giorni, ancora scioccata dalla mia azione, dire qualcosa che fosse vagamente sensato non rientrava nelle mie priorità. Itachi, notando che non ridevo più e che avevo assunto un’espressione vagamente seria, si accinse a dire qualcosa, ovvero il motivo per cui era venuto lì.
“Il tempo sta per scadere.”
Criptico come sempre.
“Quale tempo?”
“Il tuo.”


Rieccomi!^^
Sì, so che ho messo un’eternità ad aggiornare, ma non ho avuto proprio tempo!_-_ Chiedo scusa per aver interrotto sul più bello, ma è scritto nei miei geni!^^’
Scusate, di nuovo, ma non ho proprio tempo per rispondere alle recensioni! Ho appena il tempo di pubblicare il capitolo, che ho appena finito di scrivere, e ho pensato di farvelo leggere subito anziché farvi aspettare ancora.

Ringrazio tantissimo Burdock 95, Asteria 95, Nihal, Gloglo_96, Choco_DN, Pain Hatake 94 e Sweet_Kikka per aver recensito! Grazie!*_*

Ringrazio chi ha messo la storia tra i preferiti e le seguite e chi mi segue! Grazie! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Capitolo 17

 

“Il tempo sta per scadere.”

Criptico come sempre.

“Quale tempo?”

“Il tuo.

 

Mi voltai verso Tsunade, che aveva aggiunto l’ultima frase, trovandola tranquilla che mi osservava.

“Devi dirmi qualcosa, vecchiaccia?”

“Io? No, no.”

“Che vuol dire ’il tuo’?!”

“Oh, niente, era per mettere un po’ di suspense.”

Perché non potevo ucciderla? Avrei potuto farlo passare per un incidente, poi avrei sicuramente trovato l‘appoggio di Jiraya. Guardai Itachi, in attesa che almeno lui dicesse qualcosa di sensato, ma era evidente che loro potevano iniziare frasi macabre e mistiche, senza poi degnarsi di finirle. Perché non mi dicevano quasi mai niente? Se ero andata lì solo per fare figuracce, potevo benissimo starmene nel mio, di mondo. Tanto le facevo anche lì.

Me ne andai, mentre Itachi e Tsunade riprendevano a parlottare.

Bene, facevano il gioco del silenzio solo quando c’ero io, ma io ero più furba.

L’importante era crederlo.

Dall’alto della mia mai avuta intelligenza, mi appostai dietro la porta, intenta a scoprire quali fossero i grandi misteri a cui ero all’oscuro.

Prima, per esperienza personale, mi guardai intorno, per controllare che non vi fossero ninja/gatti/tramortitori.

Poggiai l’orecchio alla porta, cosa che faceva molto spia fallita, e attesi di sentire qualcosa. Avevano smesso di parlare. Sapevano che ero dietro la porta, avrei dovuto immaginarmelo, ma pensavo che almeno mi avrebbero lasciato il beneficio del dubbio.

“Allora, cosa puoi dirmi di lei?”

Oh, avevano ripreso a parlare e stavano anche parlando di me!

Forse dovevo deprimermi o, come minimo, staccare l’orecchio dalla porta e smettere di origliare conversazioni private. Invece rimasi ad ascoltare, sprezzante del pericolo.

“Ha una pessima mira.”

E quello non lo sapevamo già? Tsunade era a conoscenza di quella mia dote mancata, poiché una volta avevo tentato di farla secca con una sveglia, ma avevo quasi centrato qualcuno che si trovava dall’altra parte.

“Parla nel sonno.”

Oh, oh.

“Cosa dice?”

“Soprattutto il mio nome e quello di un albino figo.”

Erano cose private, non poteva divulgarle così, alla prima vecchietta curiosa e pervertita che passava.

“Ha fatto qualche miglioramento negli allenamenti?”

Almeno avrei potuto riscattarmi con quello. Ero migliorata, anche se di poco. Su quello non poteva avere niente da dire. Ero riuscita anche a sputare una palla da tennis di fuoco, ma neanche tanto, suprema. In fondo, non ero nemmeno una ninja, ero alle prime armi, ciò che ero riuscita a fare era già notevole.

“No.”

Caddi letteralmente a terra e iniziai a dondolarmi in posizione fetale, in totale depressione. Non era giusto! Io mi ero impegnata, nessuno che apprezzava i miei sforzi.

“Non è giusto… non è giusto…”

Non mi accorsi che qualcuno aveva assistito al mio pietoso teatrino, con tanto di cantilena finale.

“Tutto bene?”

Kakashi mi era davanti e mi fissava con sguardo stranito. Probabilmente era di ritorno da una missione e doveva fare rapporto, infatti sembrava abbastanza stanco. Sembrava che lì, a Konoha, la mia aura di sfortuna si fosse allargata, infatti le brutte figure che facevo erano aumentate, rispetto a quelle che facevo nel mio mondo. Evidentemente incoraggiata da quel funesto dato di fatto, mi arpionai alla gamba di Kakashi, come già era accaduto.

“Vero che sono migliorata, vero? Vero? Eh? Vero che sono migliorata, eh? Vero?!”

Non aveva capito nemmeno una parola di quelle che avevo farneticato, ma si limitava a stare fermo, osservandomi da dietro la maschera. Che stesse meditando di provare su di me una nuova tecnica, non ne ero sicura, ma non gradiva che stessi a peso morto sulla sua gamba, quello era certo.

“A villa Uchiha hai fumato qualcosa?”

Ripresi a strattonarlo con ancora più veemenza: volevo una risposta!

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Te l’ho detto!”

“Cosa?”

“Quello!”

“Quando?”

“Prima!”

“Ma cosa?”

Poi quella che si era fumata qualcosa ero io. Ripresi a dimenarmi, come una bambina piccola. Forse Itachi mi aveva drogato nel sonno, perché stavo mettendo su davvero un bel siparietto. Di certo non era silenzioso come un convento di suore, perciò tutto il casino giunse alle orecchie di qualcuno, che aprì prontamente la porta.

Itachi, in tutta a sua eleganza, per poco non mi aprì la porta addosso e vide quel bellissimo spettacolo, che aveva come protagonisti me, alla stregua di una bambina drogata, e Kakashi che sbuffava annoiato.

Per evitare che Itachi pensasse che stessi facendo davvero ciò che stavo facendo, in altre parole quasi uccidere il mio ex sensei e frignare come una disperata, presi la gamba di Kakashi a cui ero arpionata e lo trascinai per terra, facendolo cadere. Con un triplo salto carpiato, il libro di Kakashi volò fuori dalla finestra lì vicino.

Era sempre il libro che ci andava di mezzo; Kakashi non mi avrebbe mai perdonato. Lo sguardo che mi lanciò da seduto ne era la prova: mi guardava in cagnesco, uno sguardo degno di Pak.

Arretrai lentamente, spaventata dalla possibilità che il dolore millenario facesse la sua entrata in scena.

Itachi e Tsunade intanto, mi fissavano dalla soglia della porta e mi ricordai perché avevo buttato per terra Kakashi.

“Visto? Mi stavo allenando, l’ho atterrato!”

Kakashi continuava a guardarmi male.

“S-sono dispiaciuta per la prematura dipartita del libro… eheh…”

Continuava a guardarmi male, lo si vedeva anche da sopra la maschera.

“Carmen, sei saltata addosso a Kakashi? Avevi  detto che lo trovavi bello, ma per te è troppo vecchio! Ci sarebbero ragazzi più giovani…”

Tsunade era sempre pronta a dare una mano nei momenti di bisogno, ecco perché mi stava mettendo ancora più nella merda. La prossima volta che mi sarei messa ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, lei l’avrei fatta asfaltare da un tir.

“Domani, alle sei e mezza.”

E fu così che Itachi fece il secondo intervento della giornata e non c’entrava niente. Avrei dovuto dargli una collana Hawaiana. Sì, così poi ce lo strozzavo.

“Domani mattina cosa?”

Era un appuntamento, vero? Sì, Itachi mi stava invitando ad un appuntamento alle sei e mezza di mattina, niente di più logico. Abitavamo anche nella stessa casa, quindi niente di più normale.

Certo, domani lui voleva…

“Per gli allenamenti.”

… torturarmi.

“Cosa ti aspettavi, un appuntamento?” La voce della verità di Tsunade non mancava mai.

“Tu ne hai mai avuto uno, vecchiaccia?”

Non le diedi tempo di ribattere e aggiunsi: “Tolto Jiraya, ovvio.”

“Certo! Io ero una preda molto ambita!”

“Certo, dai cacciatori di foche o bikochu.”

“Chiamami di nuovo vecchiaccia e non rivedrai mai più Itachi. Non da viva perlomeno.”

Mi voltai verso di lui, per vedere che effetto avesse sorbito su di lui la conversazione, ma non lo trovai. Girai la testa talmente velocemente alla sua ricerca che mi feci uno strappo.

“Dov’è finito?” Chiesi allarmata. Lo avevano rapito? Il fantasma del Natale presente? O quello del passato? O quello del futuro? La parte peggiore che mi fece rabbrividire di quelle considerazione era che non eravamo neanche a Natale!

“Oh, se n’è andato.”

“Brutta vecchiaccia.”

 

Se ne andò, dopo che mi ebbe riaccompagnato a casa. Faceva uno strano effetto chiamarla così ma, a conti fatti, quello era. Ormai avevo rinunciato a chiedere a destra e a manca perché ero lì, perciò avevo deciso che mi sarei gustata il soggiorno, finché fosse stato tale.

Naturalmente, durante il ritorno in compagnia dell’Hokage non era mancata la consueta figuraccia.

Mentre camminavamo a passo svelto, poiché lei affermava che aveva del lavoro da svolgere e io che aveva del sakè da bere, su Konoha calava la sera. Sarebbe stato anche un paesaggio carino da rimirare se non ci fossero state le domandine inopportune a scopo di lucro – eccome se lo erano – di quella vecchia pervertita. Poteva benissimo andare a braccetto con l’eremita pervertito. Anche lei nel profondo nascondeva un lato maniaco e avevo appurato che non era neanche tanto nel profondo.

“È strano immaginare Itachi in vesti di membro del Villaggio della Foglia…”

“E in che vesti te lo immagineresti meglio?”

“Senza.”

Avevo risposto senza neanche pensarci, infatti il risultato era quello. Tsunade intanto rideva, di cuore, poiché era riuscita nel suo intento. Era inutile controbattere quell’affermazione, tanto lo sapevo tanto io quanto lei che era la pura verità.

“Interessante.”

“Strega.”

“Mocciosa.”

 

Sospirai, felice che almeno lui non avesse assistito a quella penosa scena. Non era giusto, però! Mi aveva estorto una confessione a tradimento.

Cercai per la casa Itachi, ma non lo trovai: forse avevo fatto pena alla fortuna e aveva deciso di concedermi un momento pienamente favorito dalla sorte. Mangiai e andai dritta a letto, avevo troppo sonno.

 

Sono sempre stata una ragazza freddolosa, infatti anche in estate il mio letto era stracolmo di coperte. In inverno la situazione era anche peggiore. Me ne mettevo talmente tanto che non riuscivo più a muovermi.

Quella notte, caso volle che mi svegliai perché avevo freddo. Stupidi giapponesi che mettevano una sola coperta! O stupidi Uchiha, visto che ero a casa loro. Pensavano che avrebbero accresciuto la loro bellezza morendo di freddo? Va bene che per essere belli bisogna soffrire, ma se morivano per ipotermia non sarebbe servito. 

Mi alzai, in uno stato di dormiveglia in cui erano più le cose che facevo di quelle che ricordavo. 

L’unica cosa che ricordavo era che avevo freddo e che cercavo delle coperte, ma non avevo la più pallida idea di dove le stessi cercando. Non avevo idea di che ora fosse – non che fosse interessante –, ma probabilmente era notte fonda: Itachi doveva già essere tornato. Informazione relativa per il mio cervello, che era intenzionato solo a trovare coperte, sacrosante coperte.

Da quel giorno divenni fatalista come Neji e compresi anche le sue ragioni a riguardo. Era destino che io facessi brutte figure, così come era destino che le facessi sempre quando Itachi era presente.

A rigor di logica, perciò, gironzolando per la casa, non nel pieno delle mie facoltà mentali, entrai in tutte le stanze che mi capitavano a tiro, inclusa quella di Itachi. Non ricordo la dinamica dei fatti, ma in qualche modo mi ritrovai a tornare nella mia stanza con una nuova coperta.

Era buio. Non potevo vedere che tipo di coperta.

Si stava più caldi, perciò non mi concessi altre scampagnate. Quella aveva già procurato abbastanza danni.

 

Quella mattina mi sentivo osservata, ma poteva anche essere solo una mia impressione, visto che non ero completamente sveglia. Anzi, non lo ero per niente: fuori stava per sorgere il sole, perciò non era mezzogiorno. No, non potevo essere sveglia. Non sapevo nemmeno come facevo a sentirmi osservata, visto che avevo gli occhi chiusi e il mio sesto senso era tarocco.

Sentendomi abbastanza – molto – stupida, aprii gli occhi, sicura di non trovare nessuno sulla soglia della porta, proprio dove si trovava Itachi in quel momento. Buffa la vita, eh?

Mi osservava con un sopracciglio inarcato e dovetti strofinarmi più volte gli occhi per riuscire a convincermi che non era uno scherzo del sonno: Itachi aveva una mimica facciale.

Continuava ad osservarmi e io continuava ad osservare lui.

“Che c’è?”

Il mio massimo grado di sopportazione e pazienza era abbastanza basso alle…

Mi girai a guardare la sveglia.

… quattro e trentacinque e svariati secondi del mattino?!

Non era un po’ presto per il sorgere del sole? A Konoha non tramontava nemmeno, allora!

Dov’erano andate a finire le leggi della fisica?

“Cosa ci fai con la mia cappa?”

La sua k?

Ma era scemo? Che cazzo diceva? Va bene che era mattina anche per lui, però Itachi non si scriveva con la k. Poverino, allora anche il grande Itachi Ukhiha – la k era sua, no? – aveva un punto debole: il risveglio. E io che credevo di essere l’unica rincoglionita sotto quel tetto.

“Quale k?”

“Quella che hai addosso.”

Il ragazzo era da neurologia intensiva. Come facevo ad avere la sua k addosso? La sua k ce l’avevo io? Sperai non si riferisse al mio nome! Va bene che era mattina, ma se non aveva ancora capito come si scriveva il mio nome…

Continuava a fissarmi, come se stesse dicendo la cosa più ovvia al mondo. Presi anche in considerazione la possibilità che avesse bevuto. Un sakè di troppo?

“Guarda che Carmen si scrive con la c, non con la k!”

Borbottai anche uno ’stupido Uchiha’, ma mi premurai davvero di dirlo a voce bassa. Poteva anche essere stordito dal sonno, ma aveva pur sempre lo Sharingan.

Quasi non mi prese un infarto quando vidi una specie di sorriso sulle sue labbra. Non ci potevo credere. Anche se di poco, gli angoli della sua bocca si erano alzati. Era una data da segnare su un calendario, quella. Poi se ne andò,probabilmente così come era venuto. Rimasi a gongolare un po’ su quel sorriso, certa che un’opportunità del genere non si sarebbe ripresentata.

Anche se dovevo ammettere che il suo comportamento era stato davvero strano.

Finalmente, mentre mi alzavo per rifare il letto e andare a cambiarmi – di dormire non se ne parlava più –, i neuroni del mio cervello si misero in moto, illuminandomi sulla faccenda.

Con k, evidentemente, non intendeva la lettera, come io avevo capito, ma un mantello o qualcosa del genere. Un cappotto.

Rimasi altrettanto scioccata quando mi resi conto che quella che stavo sistemando sul letto non era una coperta, ma qualcosa di nero, con delle nuvolette rosse. Abbastanza familiare per capire che era la cappa dell’Akatsuki.

Contemplai la tunica dell’Uchiha per svariato tempo, vergognandomi per la figuraccia che avevo appena fatto. Cosa gli avrei detto? Sicuramente, mi aveva preso per una mentecatta, ma forse quello lo pensava già da prima.

Annegata nello sconforto più totale, mi chiesi anche dove e quando cavolo aveva preso la cappa di Itachi, ma non ne avevo la più pallida idea.

Il problema più importante da risolvere comunque era con che faccia mi sarei presentata ad Itachi. Probabilmente la vecchiaccia lo sarebbe venuta a sapere presto e non avrebbe perso tempo per ricordarmelo per i prossimi… trent’anni? Magari sarebbe crepata prima…

Passai attraverso diverse fasi, che si alternavano tra momenti di assoluta depressione – sbattere la testa contro la porta non risolveva granché – e momenti di felicità – avevo dormito con la sua cappa! E aveva sorriso!

Decisi, dopo varie peripezie che includevano la testa alquanto dolorante, che era meglio riportargli la cappa nella sua stanza e poi andare a fare colazione, con assoluta nonchalance.

Certo, sarei stata indifferente alla sua presenza.

Cercai la sua stanza, pregando Jashin affinché non trovassi lui. Gliela lasciai sul letto: era meglio se mi muovevo il meno possibile in quella stanza. Avevo già fatto troppi danni.

Notai, uscendo, l’armadio e fui tentata di tornare dentro per aprirlo. Chissà quali erano i grandi segreti di Itachi Uchiha.

Un brivido mi attraversò la schiena. Forse era meglio non indagare sui suoi segreti. Le più macabre supposizioni si affollarono nella mia mente, una più terrificante dell’altra.

Magari lì dentro c’erano le ossa dei membri del suo Clan, che lui conservava come reliquie. O forse le teneva nascoste in attesa del momento propizio per ridare vita al suo Clan e riportarlo agli antichi fasti…

No, quello era Sasuke.

La mia mente stava delirando, era meglio che me ne andassi prima di aprire davvero quell’armadio o Itachi, se mi avesse scoperto, avrebbe potuto tenerci le mie, di ossa.

Tentai di non farmi impressionare dall’immagine che si era creata nella mia mente, in modo da non urlare. Era raccapricciante l’immagine di Itachi in versione Yamato spaventoso.

Andai in cucina, sempre pregando che non fosse lì. Presi un bicchiere d’acqua, concentrandomi pienamente su di esso. Chissà che non scoprissi di avere un nuovo potere, fortissimo e potentissimo: quello di far rompere i bicchieri con la forza del pensiero.

Ricorda: indifferenza.

Nonchalance.

Non farti impressionare dalla presenza di Itachi, lui non è qui. Itachhhh.

“Hai messo a posto la cappa, vedo.”

Io, di certo, poteri che vertessero sulla distruzione dei bicchieri non ne avevo, ma ne avevo appena rotto uno.

Niente indifferenza.

“Eh già, ho messo a posto la k… Ehm, la cappa.”

Perfetto, e io che volevo mandarlo da Tsunade, quella stessa mattina, perché pensavo che si fosse rincretinito di colpo. Presto dalla Godaime mi ci avrebbe mandato lui, con un paio di ossa rotte e danni cerebrali. Non ci sarei arrivata viva, perciò.

“Tsunade ti ha mandato la colazione.” Disse, dopo aver poggiato sul tavolo un sacchetto. Almeno non avrei dovuto procacciarmela. Di solito, quando tornavo in casa dopo gli allenamenti c’era già del cibo perciò il problema non me lo ponevo più.

Mi ci fiondai sopra e tirai fuori il contenuto. Aveva un odore invitante.

Mi sorse un dubbio: erano poche le volte in cui avevo visto Itachi mangiare e nel sacchetto vi era solo una porzione. Giunsi alla conclusione più ovvia.

Itachi era un vampiro.

Era pallido, non mangiava quasi mai – quelle poche volte feci finta di non averle notate –, non potevo sapere se era freddo, ma non era importante. Aveva anche gli occhi rossi!

Stavo diventando scema, ma quello doveva essere uno degli effetti collaterali della mia permanenza a Konoha. Tutti lì avevano qualche rotella fuori posto.

Presa da uno sprazzo di scemenza e curiosità dettata sempre dall’abbondanza di idiozia, mi alzai, sotto il suo sguardo. Andai a spostare la tenda, in modo che il sole lo colpisse.

Lo osservai; no, non si stava sciogliendo al sole e non stava sbrilluccicando. Quella era la peggiore delle ipotesi.

Dovetti ritirare in fretta la tenda e spostare lo sguardo o avrei iniziato a sbavare. Il sole lo aveva fatto diventare ancora più bello. Decisi di darmi un contegno e mi sedetti nuovamente, mentre mi crogiolavo nell’imbarazzo.

Perché ero così scema? Perché?

Ripresi a mangiare, senza degnarlo di uno sguardo. Sicuramente stava pensando a quale tecnica usare per incenerirmi. La palla di fuoco suprema o quella normale? O avrebbe inventato qualcosa sul momento? I drammi di una vita, supposi.

“Cosa stavi facendo?”

Per poco non mi strozzai, ma mi diedi un contegno.

“Avevo bisogno… di luce.”

Quella che ne uscì era una voce degna della bambina dell’esorcista. Un tono funebre che stupì anche me; pensai di alzare lo sguardo per vedere la sua faccia, ma lasciai perdere. Mi sarei strozzata per davvero.

Ripresi a mangiare, con tutta la lentezza di cui ero capace. Non mi andava di allenarmi ed era una prospettiva ancora meno ambita, dal momento che il sensei era Itachi. Sembrava davvero impaziente di iniziare, visto che si era seduto davanti a me e mi osservava. Non avrei mangiato più veloce, poteva aspettare quanto voleva.

“Stupido Uchiha?”

Il pezzo di cibo a cui non sapevo dare un nome – le mie conoscenze sulla cucina giapponese erano pessime –, volò via dalle bacchette che mal impugnavo e gli sarebbe finito dritto in faccia, se non lo avesse intercettato con la mano.

OhmerdaOhmerdaOhmerda.

I coerenti pensieri di una deficiente che non faceva altro che fare figuracce. Era divenuto il mio hobby, passatempo, diversivo… tortura.

Continuava a fissarmi e io alternavo occhiate al tavolo di legno e a lui. Quel singolare pezzo di legno era divenuto molto interessante, così lavorato… Dove molto probabilmente i membri della famiglia Uchiha avevano trascorso la loro ultima cena.

Alzai di colpo lo sguardo, rischiando di strozzarmi con la saliva. Perché mi venivano in mente pensieri di quel genere, in una situazione che verteva in condizioni orribili?

Ripresi le bacchette, con il chiaro intento di finire la mia colazione, ma, intercettando lo sguardo del primogenito degli Uchiha, le poggiai lentamente sul tavolo. Meglio non rischiare che le stesse bacchette diventassero l’arma del delitto. Del mio omicidio e del suo delitto.

“Parliamo del perché tu sei qui.”

Perché aveva rimarcato tanto sul tu?

Che bel modo di iniziare la mattina.

Avrei preferito le gocciole.

 

 

 

Ce l’ho fatta!*_*

Sono fiera di me stessa! Ho aggiornato!

Sì, so che è una schifezza, ne sono consapevole^^’

È già un passo avanti, no?

Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia, per quanto contorno sia. Non ho nuovamente tempo per rispondere alle recensioni e vi chiedo scusa. Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente!

Auguro a tutti un buon 2010!=3

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Oh, allora c’era un motivo per cui ero lì e non solo per fare emerite figuracce che mi avrebbero segnata per il resto della vita, rischiando di mandarmi in rotta verso la depressione.
Era già un passo avanti.
Quello che avrei dovuto pensare in quel momento era che stava per dirmi qualcosa di eclatante, che mi avrebbe fatto capire più di quel poco che sapevo.
Invece no.
Pensavo – e bisognava ammetterlo, era strano! – che Itachi avesse degli occhi magnetici. Certo, se attivava lo Sharingan non avrei più avuto una sanità mentale a cui arrecare danno, ma anche rossi erano belli.
Superando quella fase di trance che mi impediva di mantenere la mia dignità, decisi che era ora di scoprire il mistero che si celava dietro le mie mirabolanti avventure e figure di merda.
“Sarei qui per il sollazzo di qualche divinità ignota?”
Pensai subito a Jashin e non era tanto strana come ipotesi: lui era un Dio sadico e bastardo e quel che stavo passando di certo non era come una vacanza alle Mascarene.
Mi guardò come guardava chiunque, ma era leggermente stizzito.
Oh, già! Era stato lui a chiamarmi e vista la mia condotta doveva sentirsi un vero idiota e un po’ di ribrezzo verso se stesso non sarebbe mancato.
Sperai che la mano che aveva abbassato non fosse alla ricerca di un kunai, ma, almeno che non li tenesse nelle mutande, la cosa era alquanto improbabile.
Sentii un leggero sbuffo venire da sotto al tavolo e subito dopo la mano di Itachi riemerse da sotto al tavolo con una pergamena.
Oh, aveva le pergamene nelle mutande? Ma non stava scomodo?
Poverino.
In totale compassione per il sensei, non mi resi conto della stupidaggine che stavo per sparare e delle conseguenze che potevano accadere.
“Non ti da fastidio tenere le pergamene nelle mutande?”
Ero sinceramente curiosa di scoprire se quella fosse un’abitudine tipica dei ninja e misi i gomiti sul tavolo, appoggiando la testa sulle mani incrociate.
Il ritratto dell’attenzione.
“Continuo a chiedermi perché io abbia chiamato proprio te.”
Sprofondai sul tavolo nello sconforto più totale. Non era giusto!
“Guarda che sei tu quello che tira fuori pergamene dalle mutande!”
“Non ho fatto nulla del genere.”
“Certo. E allora da dove viene la pergamena?”
La mia domanda era incontestabile. Avrebbe dovuto svelarmi il mistero delle mutande formato contenitore per attrezzi ninja.
No, aspetta, era forse…
“Era un’evocazione: non hai imparato niente da quando sei qui?”
“Evidentemente no!”
Perché doveva prendermi in giro?!
Potevo avere tutti i difetti che volevo, ma io non avevo la più pallida idea di come si evocasse qualcosa o qualcuno e non potevo saperlo visto che nessuno me lo aveva insegnato.
Ero lì da quanto? Due mesi e qualcosa e non sapevo fare granché. I calci nei gioielli di famiglia altrui li sapevo dare anche nel mio mondo e quella mossa era stata l’unica a tornarmi utile.
Io non avevo lo Sharingan altrimenti avrei richiamato anche sua nonna se voleva.
Ah, no, pardon, l’aveva uccisa.
Itachi guardava fuori dalla finestra con sguardo pacato in attesa che mi calmassi.
Perché non potevo tirarlo anche a lui un calcio?
Oh, già, lui ci teneva le pergamene. Se poi ci teneva anche le carte bomba era un guaio. Meglio non rischiare.
Il tempo passava, io guardavo Itachi, lui guardava fuori dalla finestra e mi rodevo dalla curiosità Poi sua maestà si voltò verso la sua umile serva – che sarei io –, mostrando il suo regale volto. Di essere regale lo era e anche bello oltre ogni dire, ma in quel momento avrei preferito avere davanti Rock Lee.
Non avrei avuto problemi nel picchiare lui: non aveva né Sharingan né un passato da pluriomicida perciò non avevo quella cosa che i più chiamano paura o cagarella.
Io guardavo lui, lui guardava me. Sì, era bello e non vi immaginate neanche quanto.
“Bene, non parlare!”
Non voleva aprire bocca quello sciagurato! Come facevo io a sapere perché mi trovavo in quel luogo dimenticato da Kishimoto?
No, perché lui non descriveva ninja che tiravano fuori a caso pergamene e simili da chissà dove. Allora avrei fatto a modo mio, senza ricordare come erano andate a finire le missioni in cui facevo di mia spontanea volontà.
Un vago ricordo di una mazzata sulla testa e un libretto porno che faceva una brutta fine, ma non ci diedi peso.
Lui si girò nuovamente verso quella benedettissima finestra, probabilmente pensando che la sua ‘allieva’ avesse dei problemi mentali e di personalità, e io adocchiai il rotolo che teneva in mano.
Che bella mano…
Mi colpii in volto volontariamente per ripristinare le mie attività cerebrali.
L’Uchiha mi squadrò con la coda dell’occhio, scuotendo leggermente la testa; bene, ora pensava che mi colpissi per divertimento o che avessi un tic nervoso alla mano.
In quella pergamena c’erano scritti segreti inimmaginabili, me lo sentivo e avrebbero messo a tacere i miei dubbi. Che zittissero lui era leggermente impossibile visto che non parlava neanche quando glielo si chiedeva.
Stupido muto con gli occhi variopinti.
Facendo sfoggio di tutte le mie abilità ninja, mi apprestai a prendere quell’ammasso di carte.
Come?
Ovviamente sporgendo una mano sul tavolo, bloccandola ogniqualvolta il suo occhio cadesse su di essa.
Mi veniva quasi da ridere, ma ero in una missione di massima importanza: non potevo permettermi di compiere errori stupidi come quello di farmela addosso o scoppiare in un attacco di risate.
“Cosa stai facendo?”
Il tono era quasi incuriosito, ma poi agitò una mano, dandomi una dimostrazione di quanto fosse bella.
“Anzi, no, non dirmelo.”
Aveva parlato! E aveva assunto toni nella voce che non erano monocordi!
Lo guardai con sguardo adorante, incurante del fatto che mi stesse fissando come se guardasse una squilibrata.
“Parla!”
Il tono era adorante e io non rispondevo delle mie facoltà mentali.
“Perché?”
“Perché è uno spreco mettere a tacere una così soave bellezza!”
Per la prima volta, Itachi fece qualcosa che andasse al di là del suo ordinario comportamento e che assomigliava molto a un gesto di esasperazione.
Si passò una mano sulla faccia e sospirò.
“Evidentemente ho davvero sbagliato a chiamare te.”
Nel momento in cui abbassò la guardia, misi in atto il mio piano diabolico che avevo studiato accuratamente. Cioè mi era venuto in mente in quel momento.
Allungai la mano e cercai di afferrare la pergamena, ma il mio piano fallì miseramente.
Non avevo tenuto conto del fatto che Itachi aveva due mani e che quella che non era sul rotolo era aveva inchiodato la mia sul tavolo. Sul suo volto c’era quello che associai prontamente ad un ghigno.
Aveva fatto uno pseudo sorriso!
“Questo tentativo era meno scadente dell’altro perlomeno.”
Beh, perché lui non la leggeva e basta, così la smettevo di tendergli agguati?
Cercando di non fare caso al fatto che stava quasi per fondere il mio polso con il tavolo, tentai di prendere la pergamena con l’altra mano. Ne avevo anche io due, però se non la smettevo di tendergli agguati non me ne sarebbe rimasta neanche una o, nel peggiore dei casi, non me ne sarei fatta più niente delle mani.
Bloccò anche quella, lasciando incustodita la pergamena, e io mi resi conto che tentare di prendere quel dannato pezzo di carta con i piedi risultava difficile, perciò sbuffai e lo guardai male.
O la leggeva o mi diceva cosa ci facevo lì: non ci voleva molto! Perché cavolo lo chiamavano genio degli Uchiha se non sapeva neanche assecondare due facili richieste?
Gli altri allora dovevano essere dei completi idioti.
“Dovresti avere più calma, sei troppo impulsiva; anche Sasuke ha questa pecca.” Lo disse con una calma che fece spazientire me, ma mi trovai stranita al suo accenno casuale al fratello minore. “Ma Sasuke ha ceduto il suo cervello in cambio dell’aspettativa di divenire il corpo di un serpente, convinto che sia vendetta, è diverso, non puoi paragonarmi a lui!”
“Infatti non lo sto facendo, tu non hai neanche un ottavo della sua forza.”
“Neanche un ottavo della sua scemenza se è per questo…”
Un lampo attraversò i suoi occhi e ne dedussi che voleva anche tropo bene al fratellino, da cui progettava di farsi ammazzare.
Meglio non fare altri commenti sullo scoiattolo senza cervello o mi avrebbe fatto diventare cibo per Ton Ton.
“Tu sei qui per una ragione ed è per questo che non ti uccido, ma potrei sempre farlo passare per un incidente.”
Era una minaccia? Eh? Mi stava forse minacciando? Credeva che avrebbe sortito qualche effetto su di me, con quelle insulse frasi senza né capo né coda?
Ci aveva azzeccato.
Mi stavo cagando letteralmente addosso e il fatto che avesse le mie mani come ostaggio non aiutava di certo.
Un fantasma di un sorriso – o di un ghigno malefico e sadico – attraversò le sue labbra e lasciò le mie mani, che nascosi sotto il tavolo, al sicuro.
E no, io non cercavo pergamene nelle mutande, quello che aveva di quei ‘disturbi’ era lui. Tornammo a guardarci negli occhi nuovamente e io ero divisa tra il tentare di non far toccar le mani da nessuna parte – c’era il suo aroma sopra! –, non cagarmi nelle mutande perché la minaccia faceva effetto più di un lassativo e attendere compostamente una risposta. O un segno di vita. Finalmente le sue labbra si mossero e io pendevo letteralmente dalle sue labbra.
Peccato che nel preciso istante in cui aveva iniziato a dire ciò che volevo sentire da due mesi a quella parte, mi accorsi che un intruso indesiderato era appollaiato sulla finestra.
Stupido Kakashi.
Mi alzai di colpo, sorprendendo lo stesso Itachi che mi osservò stranito.
Andai dall’Hatake e mi accinsi a chiudergli la finestra in faccia, non prima di aver preso un fazzoletto per non contaminare l’aroma del sensei.
“Mi dispiace Sensei, ma abbiamo da fare!”
“Posso sapere cosa?” Chiese con un tono malizioso.
“Razza di pervertito! Nessuna delle porcate che pensi!”
Magari lo fossero state…
Mi tirai un altro schiaffo.
“Ma…”
“Torna tra un paio d’anni!”
Chiusi la finestra con un moto parabolico e tornai a sedermi, incrociando le braccia.
“Porcate?”
“Eh…? Cos… cioè, no! Io… boh… Non cambiare discorso!”
“Perché il fazzoletto?” Non era sinceramente curioso, ma continuava a fare domande inutili.
O parlava troppo poco o troppo e quando parlava troppo rimarcava le mie figure di merda.
“Per l’aroma, ma non è importante. Cioè, non lo diventerà più se mi dici che bagnoschiuma usi!”
Sembravo una maniaca, ma stavo andando nel panico. Tra l’altro, non c’era bisogno che mi dicesse per forza che bagnoschiuma usava: poteva staccarsi un arto e io lo avrei tenuto in una teca di cristallo, sarebbe stata la stessa cosa.
Stava per dire qualcos’altro, ma lo precedetti.
“Voglio sapere perché sono qui!”
Presi poi la prima cosa che mi era capitata sotto mano – le bacchette – e le sbattei sul tavolo convulsamente, tanto per accreditare la sua tesi che prevedeva che avessi sbalzi di umore.
“Dimmelo! Ti sembra giusto che io sto qui, senza sapere per quanto e perché?”
Tentai di usare un tono autoritario, ma vedendo che non avevo smosso un bel niente in Itachi, passai alla seconda tecnica di persuasione.
“Per favore! Ti prego, ti prego, ti prego! Non ti chiedo niente di trascendentale, no? Ti prego, per favore, daiiii!”
La tecnica lagnosa non aveva lo scopo di far intenerire l’interlocutore, ma di portarlo all’esasperazione più totale.
Sì potette dire che in un certo senso funzionò, perché qualcosa smossi.
Sì, avevo smosso lo Sharingan.
“O-ok, mettilo via… cioè, chiudi gli occhi. No no, aspetta, non mi guardare! No! Cavati gli occhi! Cioè, guardami ma non guardarmi! Non mi uccidere ti prego! Ho le mani con il tuo aroma!” Cosa c’entrava?
Niente, ma non era troppo coerente neanche il fatto che mi fossi stesa sul tavolo e agitavo le mani convulsamente, tra cui vi erano le vissute bacchette.
Non era davvero un bello spettacolo.
Dopo un lasso di tempo in cui l’unica cosa che riempiva la stanza era il silenzio, alzai lo sguardo per controllare se Itachi fosse vivo, morto o fosse andato via.
Era lì, che si rigirava tra le mani il famigerato rotolo e, molto probabilmente, si chiedeva cosa farne; aprirlo no, eh?
L’idea di farmelo entrare in gola con un solo colpo degno di un Uchiha doveva essere una prospettiva allettante, ma io, dal canto mio, preferivo prima scoprire cosa vi fosse scritto. Oh, e beh, non ci tenevo neanche a ritrovarmelo successivamente in gola.
“A-allora? Cosa dice il rotolo?” Chiesi, dal momento che avevamo tergiversato per anche troppo tempo su quell’ammasso di carte. Posai cautamente le bacchette, in attesa che dicesse qualcosa.
“Bene, se hai finito di contorcerti come un’anguilla, posso dirtelo.”
Oh, ora era colpa mia se non lo aveva aperto.
“E’ il rotolo dove c’è scritta la tecnica di evocazione con cui ti ho chiamata qui.”
Oh, ma allora non mi aveva teletrasportata con la forza del pensiero: sì, in effetti era strano anche per un Uchiha.
“Il clan Uchiha è molto antico, ma ci sono delle leggi che neanche Madara Uchiha conosce.”
Diede per scontato che conoscessi per intero la storia del loro clan ed era così; Tsunade doveva avergli detto che avevo letto i manga.
Però era strano: Madara era il capostipite degli Uchiha. Se c’erano leggi che neanche lui conosceva…
Quasi leggendomi nel pensiero, disse: “Molto tempo prima di Madara, secoli prima di lui, il clan Uchiha esisteva già, ma non con questo nome, bensì con quello di clan Fuku. Non era propriamente il clan Uchiha attuale, ma tutto ha avuto inizio da lì.”
Questa non la sapevo.
“Non era noto come clan e non aveva un’abilità specifica, che li contraddistinguesse dagli altri presenti, ma a generazioni alterne nascevano degli individui che erano ritenuti maledetti a causa del loro dono, ovvero le abilità oculari.”
Era completamente diversa dalla storia che conoscevo, perciò non diedi aria alla bocca onde evitare di dire colossali stupidaggini.
Notando il mio silenzio – che apprezzò – continuò.
“In poco tempo una divisione spezzò l’unità del clan, poiché i possessori dell’abilità, temuti da tutti, formarono un gruppo a se stante. La nascita del clan Uchiha fu dovuta a questo. Il clan Fuku si estinse in poco tempo, ma i loro geni permangono ancora in noi e, come prima nascevano poche persone con la nostra abilità, nel nostro clan ne sono nati alcuni senza. Tipo mia madre.”
“Perciò il clan Uchiha si è creato molto prima di quel che credevo… e con ciò?”
Non capivo dove volesse arrivare. Era strano ascoltare una versione tanto differente da quella che conoscevo, ma, nonostante ciò, non ci misi molto a mettere da parte ciò che conoscevo sul clan Uchiha e ritenere quella la versione ufficiale.
“Si vennero, perciò, a creare delle leggi che quasi nessuno del clan Uchiha conosceva e tra questi vi era Madara.”
“E come fa a crearsi una legge solo perché c’è un nuovo clan?”
Mi perdevo i passaggi, ma era già un passo avanti che capissi quello che diceva.
“Ci stavo arrivando.” Disse con un mezzo sorriso rivolto alla mia impazienza e continuò: “Anni dopo la fondazione del clan, un membro si sposò con una donna che veniva da lontano. Se fosse esistita in questi giorni sarebbe stata un membro del clan Hyuuga.”
Ok, cosa c’entrava ora?
“Questa donna non aveva un clan di appartenenza e aveva un potere in più, che nessuno conosceva. Qualcosa di molto simile al Byakugan, ma orientato verso altri scopi.”
Attese che chiudessi la bocca, poiché avevo assunto una faccia ebete – più del solito –, sconvolta da tutte quelle novità.
“Gli occhi di quella donna potevano tagliare attraverso le dimensioni, ma non riusciva a controllare questa sua dote. Si chiamava Hinata, credo. Mi sembra ci sia anche un’altra ragazza del clan Hyuuga con questo nome.”
Confermai la sua curiosità annuendo con il capo e attesi che riprendesse. Perciò il clan Uchiha aveva a che fare con il clan Hyuuga, ma visto che non continuò su quella linea, parlando anche del clan di Hinata, non chiesi altro a riguardo, Già era difficile tenere a mente tutte quelle nuove informazioni, se poi doveva farmi carico, lo stesso giorno, anche di altre informazioni sarei collassata. Un giorno, però, gli avrei chiesto anche la storia del clan Hyuuga.
“Le illusioni generate dallo Sharingan derivano proprio dall’unione dei due poteri. Per farla breve, il clan decise di sfruttare questa caratteristica e dopo anni di studi, riuscirono a trasformare questa dote in una vera tecnica, in modo che potesse venire usata anche in futuro, con lo scopo di richiamare un membro da quella dimensione, per aiutare il clan quando ve ne fosse stato bisogno.”
Feci un collegamento che aveva senso solo fino ad un certo punto.
“Perciò la dimensione sarebbe la mia e tu mi hai richiamata. Però, sai com’è, non è che io abbia tutte queste abilità nascoste!”
Sorrise pacatamente, mentre si girava il rotolo tra le mani con aria pensierosa.
“Dal tempo dello sterminio del clan, mi sono mantenuto in contatto con gli Hokage che si sono susseguiti, il Terzo Hokage e Tsunade, e li ho tenuti informati sugli sviluppi dell’Akatsuki. Tsunade, essendo a conoscenza di questa tecnica – così come lo era stato mio padre e poche altre persone prima di lui –, ha proposto di usarla, nella speranza che potesse essere d’aiuto.”
Mi guardò.
“Peccato che ci siamo sbagliati su tutti i fronti.”
Qualunque fosse il motivo dubitavo di poter essere d’aiuto, ma non era carino dirmelo in faccia. Il tatto degli Uchiha era davvero penoso. Credevo fosse una prerogativa di Sasuke, ma doveva essere una basa su cui si poggiava il carattere di tutti gli Uchiha. Dovevo forse tranquillizzarmi a quella scoperta?
“Beh, potevate scegliere anche qualcuno di più forte! Che so, un lottatore di sumo!”
“Noi non possiamo scegliere chi richiamare, è stato tutto merito del caso. Dopo mi sono premurato di conoscere colui, in questo caso colei, che il fato aveva designato come prescelta.”
Perfetto, mi aveva anche spiato! Preferii tergiversare su quel punto, certa che ne sarebbero venute fuori solo cose altamente imbarazzanti.
Era molto simpatico tra l'altro! Perché non richiamava sua nonna dal regno dei morti se voleva qualcuno di più forte? Immaginarmi una nonna Uchiha in stampo Itachi non mi aiutò.
Tra l’altro…
“Oh, e perché la fortuna mi ha catapultata qui? Per quale arcano motivo avete avuto la felice idea di affidarvi al caso?”
“Tsunade aveva scoperto i piani che avevo riservato per Sasuke.” Disse, sospirando.
Tentando di non farmi distrarre dal fatto che Itachi non aveva mai parlato tanto in mia presenza, conclusi che quel mio soggiorno a Konoha non era una vacanza, per niente.
Oh, beh, quindi c’era anche la possibilità che non finisse ammazzato?
Allora esisteva Jashin!

~~~

Salve!*-*
Dopo anni di tempo che non aggiorno, rieccomi!*O*
Non prendetevela con me, però! Sapete che io aggiornerei anche tutti i giorni se potessi!
Per cui, quei kunai che volete tirarmi addosso tirateli sulla scuola, ok?^^’
Discutiamone civilmente!
Ok, passando alle cose serie: scrivere questa storia sta diventando difficile, non lo nego. Ogni capitolo è sempre più impegnativo e capite bene che non posso tralasciare la scuola, perciò dovrete sorbirmi i miei aggiornamenti quando avrò tempo! Mi dispiace, vedrò di metterci meno tempo.
Era un kunai quello che ho visto?O_O
In questo capitolo mi sono impegnata a risolvere un po’ di misteri e ho svelato il modo in cui sono stata portata lì. La tecnica e il suo utilizzo sarà approfondito in seguito, perché se avessi descritto tutto in questo capitolo vi sareste addormentati prima di arrivare alle note. Per quanto riguarda il nome del clan Fuku, è stato inventato di sana pianta.
Davvero, per fare questo capitolo mi ci sono impegnata e spero apprezziate lo sforzo!^^
Ho anche tempo per rispondere alle recensioni!o_O Da non crederci!
Ci tengo a ringraziare nuovamente coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e coloro che seguono questa storia che, seppur a rilento, procede. Come, lasciamo perdere!_-_

~~~

IvI: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!*-*Sì, Twilight mi piace, ma la parte dei vampiri che brillano... Mmh, facciamo finta di non averla letta!xD Tolto quello è un bel libro, sì, sì!** Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Samirina: Non ti preoccupare se non hai commentato gli ultimi tre! L’importante è che continui a seguire la storia e che ti piaccia!** Sono felice che ti abbia fatto ridere!^^ Spero che questo non sia da meno!=3

Pain Hatake 94: magari Itachi fosse un vampiro!*ç* Oh, però c’è da dire che va bene anche così, niente da dire!** Il Diario del Vampiro vive in simbiosi con me ormai!ù_ù Quando esce il libro nuovo?!ç_ç Ok, scleri a parte, spero che il capitolo ti sia piaciuta!^_- Ammetto che ho dato sfogo alla mia astrusità, ma spero di averne fatto uscire qualcosa di vagamente decente!xD Oh, e grazie per aver commentato altre mie storie!*-*

fafnir: O_o hai letto la storia giusta? No, perché puoi benissimo aver sbagliato storia, cioè... Ok, smetto di dire stupidaggini... Grazie!** Sono contenta che la storia ti sia piaciuta! Ti chiedo scusa se non ti ho ancora aggiunto su msn, ma ci vado davvero poco, anche perché la scuola si accaparra i tre quarti del mio tempo!_-_ Sì, è passato un bel po’ da quando me lo hai chiesto, ma io sono lenta come pochi!xD Spero che comunque questo capitolo ti piaccia!^_^

Erykuz: le mie figuracce sono d’obbligo!ç_ç In questo capitolo ho davvero superato me stessa, però! Mi sa che mi toccherà mettere l’avviso demenziale tra le note!°° Aehm, te la cavi bene con i piani di omicidio premeditato!+_+ Potresti essermi utile per liberarmi di quella vecchiaccia!*w* Grazie per la recensione e ora il simposio non avrà niente da controbattere!xD Spero che il capitolo non ti provochi conati di vomito o morte istantanea: in caso fosse così, ti pago la parcella del medico!ù_ù

Burdock_95: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^^ Mi dispiace per il ritardo, ma ogni giorno sono piena di interrogazioni e il tempo si riduce a zero ogni volta!ç_ç

Choco_DN: sì, Itachi ha un suo fascino!*ç* Non mi laverò più le mani, promesso!** Mi dispiace per il ritardo!ç_ç La scuola mi vuole morta, fermatela!ò_ò Eh, mi dispiace, ma quella di interrompere sul più bello è un arte che è presente nella storia dall’inizio dei capitoli. Un’arte affinata nel tempo... o puoi semplicemente dire che sono stronza, sì!xD Spero che il capitolo ti piaccia!x3

Neschan_94: hai davanti una Jashinista con tanto di collana, sì, sì! Ne ho per caso davanti un’altra?!*_* No, perché per ora ne ho trovate poche! Brava scrittrice? Hai fregato un po’ di sakè alla vecchiaccia e ti sei data alla pazza gioia?ò_ò Ovvio, scherzo!xD Cioè, sul sakè, sul fatto che sono una brava scrittrice non ci credo!é_è Benvenuta nel club delle figure poco convenienti! Io sto dando il meglio di me in questa storia!xD Anche se faccio la mia buona dose di figuracce anche nella vita reale!U_U Chiedo venia per il ritardo e spero che l’attesa sia stata ripagata con questo capitolo!^^ Se credo veramente che sia possibile sono veramente un caso perso!=]

neko_yuki: sono contenta che la mia storia ti piaccia!** Pardon per il ritardo, ma spero che questo capitolo ti piaccia!^^


Al prossimo capitolo!
Abbiate fede, non so quando ma arriverà!^____^

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


~In questo capitolo ci saranno degli spoiler per quanto riguarda la parte dello scontro tra Itachi e Sasuke, o meglio, sul piano dell’Uchiha maggiore, anche se non vado molto nei dettagli. Negli avvertimenti c’è l’avviso spoiler, vero, ma ho pensato di dirlo anche qui!^^


Capitolo 19


Oh, beh, quindi c’era anche la possibilità che non finisse ammazzato?
Allora esisteva Jashin!


Rimanemmo poi in silenzio, io a gongolare per la scoperta che Jashin faceva i miracoli, lui perché, evidentemente, credeva che la mia attività cerebrale non fosse abbastanza integra da sopportare altre rivelazioni di qualsiasi genere.
Itachi non sarebbe morto – o almeno c’erano meno probabilità che andasse a far compagnia alla famiglia –, ma quella, purtroppo, era l’unica cosa che avevo capito. Non li facevo così poco intelligenti, infatti da quel che avevo capito dovevo essere lì per salvare Sasuke Uchiha.
Si erano resi conto tutti che le mie abilità ninja – o inerenti al loro mondo in generale – non comprendevano neanche la maestria necessaria per usare un paio di bacchette per il ramen. Ed era grave, inutile negarlo. Evidentemente speravano che andassi in giro uccidendo gente a caso giusto per riportare a Konoha il loro ninja fedifrago.
Poi quella con l’intelligenza di Naruto ero io, eh!
“Non mi è chiara una cosa, Sensei...”
“Perché non me ne stupisco?”
Ma brutto deficiente! Come si permetteva? Quello con il quoziente intellettivo di una capra morta era lui, non ero stata io a richiamare un’inetta a Konoha e, di certo, non avevo tentato di insegnarle qualcosa, peraltro fallendo. Certo, forse ero io che avevo scarse attitudini a ciò che tentava di spiegarmi, ma lui non aveva aiutato.
"Perché non me ne stupisco?" Mormorai, ma le sue capacità uditive non lasciavano a desiderare come le mie, perciò sentì.
“Mi stai imitando?” Chiese, alzando un sopracciglio. No, era evidente che non aveva mai avuto a che fare con gente che aveva avuto il coraggio – o l’insanità mentale – di provocarlo. Se ce n’erano state le aveva uccise, molto probabilmente.
Quella consapevolezza che era assai veritiera, mi colse mentre stavo dando atto della mia idiozia all’Uchiha.
Mi stai imit... Chi, io? Ma non scherzare!” Mi affrettai a trasformare la mia imitazione in una riposta educata e stupita.
Mi stava guardando con fare minaccioso o sbagliavo? Io non avevo fatto niente e lui se la prendeva per troppo poco. In fondo lo stavo solo prendendo per il culo, niente di più. Se voleva attivare lo Sharingan per così poco... oh oh. Aveva attivato lo Sharingan.
Non era giusto, quello era ricatto psicologico.
“V-vuoi qualcosa per gli occhi? Un po’ di collirio magari... Sai, li vedo un po’ arrossati!” Risatine nervose a parte, lui non sembrava aver gradito la mia offerta di pace, perciò mi aggiustai meglio sulla sedia. Leggasi tra le righe: mi misi in una posizione che mi consentisse di scappare in fretta. Molto in fretta.
“Cos’è che non hai capito?” Chiese spazientito, mentre mi osservava armeggiare con la gamba del tavolo e quella della sedia, che si erano prodigate – sì, avevano preso vita propria – per farmi restare bloccata per una caviglia in mezzo alle due. Addio piano di fuga.
Era stato lui, a manovrare la mente di quei poveri pezzi di legno! Non si vergognava, manipolare così dei poveri esseri non viventi? Mi resi conto di star andando incontro a dei pensieri leggermente sragionati e vagamente isterici, perciò tentai di riprendere la calma.
Calma... certo, la calma interiore.
Diedi di colpo uno strattone con il piede bloccato, con il chiaro intento di liberarmi, ma, evidentemente, avevo fatto male i calcoli.
L’unica cosa che ottenni facendo così fu che persi l’equilibrio; il piede si liberò, certo, ma io finii per terra insieme alla sedia.
Itachi non si sporse neanche per vedere che fine avessi fatto, se ero viva o se, malauguratamente, la sedia si fosse rotta. Un pensiero che, sicuramente, lo avrebbe mandato incontro ad una crisi depressiva senza eguali che non lo aveva colpito neanche quando aveva mandato all’altro mondo i suoi parenti. Che cuore d’oro quel ragazzo.
“Hai rotto qualcosa?”
Oh, ma allora per me si preoccupava!
“No, no, tutto ok, non mi sono fatta male...”
“Non mi riferivo a te.” Rispose lapidario, senza darmi il tempo di finire di parlare.
Davvero, quel ragazzo era di una simpatia disarmante, un fascino da buttarsi giù dal balcone. Ero appena caduta, mi ritrovavo dolorante e terra e lui mi chiedeva se avevo rotto la sedia? Aveva un concetto di priorità che faceva ribrezzo.
“No, ma se vuoi provvedo!” Sbottai, leggermente scocciata dalla domanda stupida.
Aveva più valore la sedia di me? Beh, allora perché non si richiamava una poltrona dal mio mondo? Avremmo risolto il problema.
Mi fulminò nuovamente con lo sguardo e io mi limitai a girare la testa dall’altro lato – atteggiamento molto maturo – e mi alzai. Certo, non fui in piedi prima di essere inciampata nei miei piedi, nelle gambe della sedia e poi in quelle del tavolo.
“Se tanto ci tieni alla sedia fattene costruire una da Sasori! E lui che si diverte a fare il cretino con il legno, no?”
Credeva di spaventarmi se teneva attivato lo Sharingan? Lo credeva davvero?
Tzé.
Ci riusciva.
“È morto.”
“Ah.”
Con molta disinvoltura iniziai a girarmi i pollici, guardando il soffitto. Che bello: sapere di essere sempre pronta ad incappare in una figuraccia mi allietava la giornata.
Poi mi sorse un altro dubbio, che mise a tacere quello precedente. Per la prima volta da quando Itachi mi aveva conosciuta, mi vide con un’espressione che poteva essere definita seria e si allarmò probabilmente, perché disattivò lo Sharingan.
Sì, anche io ero capace di avere dei momenti di serietà, anche se decisamente effimeri.
“Itachi... A che punto siamo qui a Konoha?”
Wow. Una capacità di esprimermi che avrebbe fatto impallidire anche Orochimaru.
Effettivamente non mi ero espressa proprio in modo consono, ma io ero solita parlare senza pensare, perciò il risultato era poco soddisfacente.
Sembrava che piuttosto di indirizzarmi a Itachi mi stessi rivolgendo ad un esperto di manga, perché era a quelli che stavo facendo riferimento.
“Nella parte ovest del villaggio.” Rispose, tentando di capire dove volessi andare a parare.
Mi schiarii la voce, tentando di trovare le parole adatte e smettere di esprimermi come Naruto appena sveglio.
“Ehm... volevo dire... Quanti membri dell’Akatsuki avete già uccis... cioè, perso?”
Come dovevo rivolgermi ad Itachi? Era o no un membro di Alba? Perché non ero in grado di mettere insieme tre parole senza fare qualche disastro?
Mi osservò per un attimo, poi fece scomparire il rotolo.
Non nelle mutande, quello era stato appurato.
“Orochimaru è andato via. Sasori è morto per mano di una Chuunin di questo villaggio e della nonna. Deidara è appena ricomparso.”
Fin lì lo avevo ipotizzato anche io, ma non erano quelli i membri di cui volevo avere informazioni.
“E gli altri? Stanno bene? Problemi di salute? Di soldi? Hanno ancora la testa attaccata sul collo, vero?”
Mi resi vagamente conto che stavo esagerando e che mi stavo comportando come una pazza isterica, pretendendo anche di sapere le pause bagno dei suoi compagni; optai perciò per tornare a sedermi sulla sedia da cui mi ero alzata per poter meglio condurre la mia arringa. Tolsi anche le mani dal tavolo e feci cessare il tic al sopracciglio che era quantomeno fuori luogo.
Anche inquietante, in effetti.
“Se ti riferisci a Hidan è partito per una missione con Kakuzu meno di una settimana fa. Sai già chi sono, vero?”
Le parole ‘albino’ e ‘figo’ mi ritornarono in mente e mi chiesi perché si trovava sempre lì quando ero sul punto di iniziare a sbavare.
Annuii lentamente e poi feci mente locale. E scattai nuovamente in piedi. Itachi poteva anche pensare che avessi le emorroidi e che non potevo stare seduta sulla sedia per più di un minuto, ma c’erano vari problemini da sistemare.
“Cioè, tu sai la missione che stanno per compiere e te ne stai seduto a evocare rotoli e quant’altro dalle mutande? Genio Uchiha mia nonna! O la tua!”
Mai offendere nonna Uchiha o qualsiasi altro parente, la cosa poteva diventare pericolosa, infatti gli occhi del nipote divenirono rossi.
“N-no, no, la mia di nonna!”
“Carmen, Hidan è immortale.” Mi fece notare dopo un po'.
Ma grazie al cazzo, quello lo sapevo anche io! Però nel manga è molto poco immortale e molto tanto senza testa e sotterrato sotto la terra del clan Nara, concimata con la merda dei cervi.
Poi c’era giusto qualcuno di non immortale ed era Asuma Sarutobi, che guarda caso ci avrebbe lasciato le penne.
“Ma la missione è al Tempio del Fuoco! Poi ci saranno anche quelli di Konoha, mandati per prenderli!”
“I ninja sono addestrati anche a morire.”
Voleva crepare anche lui? Ah, già, giusto, lui era quello del piano suicida, chi meglio di lui sapeva a cosa erano addestrati i ninja?
“Se Asuma muore, Shikamaru lo vendica e Hidan muore. Poi verrà Naruto che accoppa Kakuzu e... e... crepano tutti!” Terminai in maniera teatrale, riversandomi sul tavolo. Non poteva non capire la gravità della situazione.
Non disse nulla e interpretai il suo silenzio a mio piacimento.
“Bene! Fai come credi! Fantastico! Io vado a salvare il culo a Hid... ehm, a chi di dovere.”
Così dicendo, mi avviai verso la porta, lasciandolo lì, a guardare il tavolo. Sperai per lui che fosse interessante.
Corsi a perdifiato e rischiai di far fuori qualche vecchietta perché per poco non gli finii addosso. Aggirai con maestria Naruto che mi salutava come un demente e gli feci una cosa che doveva assomigliare ad un sorriso, ma sembrava più una smorfia schifata, visto che ero troppo impegnata a correre e a respirare insieme.
Lo sentii soltanto chiedermi ‘come si sta a Villa Uchiha’ e gli risposi semplicemente che le marmotte erano davvero poco pacifiche.
Raggiunsi il palazzo dell’Hokage mezza morta, ma evitai bene di accasciarmi per terra e di riposare, perché il mio compito non poteva aspettare i miei comodi. Dovevo salvare Hid... cioè, Asuma!
Entrai, feci una rampa di scale correndo e per poco non inciampai, rompendomi l’osso del collo, perciò optai per un’andatura a me consona: un gradino per volta!
Finiti gli scalini killer, iniziai a correre a perdifiato per il corridoio, per poi spiaccicarmi contro la porta di Tsunade, che presi provvidenzialmente a pugni. Non c’era pericolo che stesse facendo qualcosa di sensato, probabilmente stava dando fondo alle sue abilità ninja per cercare altro sakè. Attaccata come una cozza alla porta, non mi resi conto che qualcuno aveva detto avanti e che, notando che una squilibrata continuava a battere contro la porta, l’aveva aperta.
E io cos’avevo fatto?
Ovvio, da grande ninja con potenziali che avrebbero fatto impallidire anche Madara Uchiha, utilizzai i miei pronti riflessi.
Eh, sì, caddi a terra.
“Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere a far saltare i nervi di Itachi?” Chiese Tsunade, nascondendo prontamente la bottiglia di sakè sotto delle scartoffie.
Essendo sincera, del sakè me ne importava veramente poco, infatti mi fiondai sulla scrivania e mi ci spalmai sopra, finendo faccia a faccia con Tsunade, che mi rivolse un’espressione confusa.
Vedendo che non accennavo ad abbassare lo sguardo, poggiò i gomiti sulla superficie di legno e fissò i suoi occhi nei miei.
Il silenzio regnava in quella stanza, finché Tsunade non proferì parola.
“Carmen, sei venuta qui per giocare a chi ride prima?”
Non abbandonando il mio sguardo, alzò un sopracciglio.
Tornò il silenzio che io ruppi, mettendo in moto quel povero neurone che tormentavo solo in caso di emergenza. Battei i palmi delle mani sul legno, giusto per darmi un contegno.
“Non abbiamo tempo per questi giochetti, vecchia!”
“Guarda che hai iniziato tu!”
“Sì, sì, certo, contaci. Ora ci sono cose più importanti!”
“Vuoi anche dirmi cosa?” Chiese, leggermente spazientita.
“Non farti alzare la pressione, basta che chiedi!”
E a quel punto mi chiesi quanto stupida fossi, visto che continuavo a temporeggiare, ma la verità era che non sapevo come porle la domanda. Vediamo, avrei potuto chiederle semplicemente di rivelarmi i piani delle missioni di livello S della Foglia, così ci saremmo tolti il disturbo.
O la facevo ubriacare e le facevo vuotare il sacco.
O usavo tutta la mia arte e finezza per arrivare al punto.
“Allora TsuTsu, quali sono le missioni che coinvolgono l’Akatsuki e di cui non potresti parlare? Ovvio, sarò muta come un pesce, non lo direi ad anima viva! In caso lo facessi tu saresti morta già da un pezzo, in fondo l’età avanza anche per te!”
Il tono doveva essere tanto convincente che la felicità la travolse in men che non si dica.
Felicità, certo: mi prese per il colletto della maglia e prese a sbatacchiarmi come se fossi un tappeto. Niente di così grave, mi stava solo frantumando le ossa per l’attrito con l’aria, niente d’irrisolvibile.
Furono le urla a farmi prendere in considerazione l’idea che forse - solo per ipotesi, eh! – la mia tattica era poco discreta e altrettanto poco proficua.
Shizune, che era rimasta accanto alla porta da quando l’aveva aperta, si era portata vicino alla scrivania e gesticolava nella nostra direzione, cercando di far smettere Tsunade di scuotermi come un sacco di patate.
Evidentemente non ci riuscì, perché iniziavo a sentirmi leggermente male; essere scrollata a quel modo non era molto congeniale per lo stomaco.
“Sme-e-e-e-tti-i-i-l-l-l-a-a-a!” Tentai, ma i miei sforzi erano vani. Neanche io riuscivo a sentire la mia voce a momenti.
Quando ebbe finito di scaricare la tensione, mi lasciò andare e mi osservò furente.
Beh, mi era andata meglio di altri: solitamente, il suo benvenuto era caloroso tanto quanto un pugno ben assestato che ti faceva avere una panoramica completa dell’alto dei cieli.
“Sì può sapere che razza di domande fai? Vedere Itachi ti ha fulminato i neuroni?”
In quel momento i neuroni li aveva fatti scappare lei con le sue maniere da scaricatrice di porto, ma non ebbi la forza di farglielo notare: lo stomaco non si era ancora ripreso.
“Che modi! Volevo solo parlare!” Esclamai, offesa da quel comportamento. Poi quando vedevo Itachi i neuroni si prendevano un’immeritata pausa, perché le figure di merda avevano già formato una latrina, in cui io sguazzavo alla grande quando ero in sua presenza.
Mi fulminò con lo sguardo e capii che era meglio arrivare al sodo, per davvero.
“Hai già inviato Asuma e company a stanare quei simpatici agnellini dell’Akatsuki?”
“E anche se fosse?”
Non si fidava per caso di me? Come poteva? Io sarei stata molto discreta in caso mi avesse dato qualche informazione. Visto che dovevo darle una buona motivazione per ottenere rivelazioni, usai tutto il tatto possibile e immaginabile di cui ero dotata.
“Dimmelo o non ti dico che Asuma muore!”
Mi guardò sconvolta e neanche lei sapeva se credermi o no.
Shizune era prossima ad un collasso.
“Allora? Vuoi mandare a morte Asuma, il figlio del Sommo et Illustrissimo Terzo Hokage? Molto ligio al suo dovere, non come qualcuno di mia conoscenza...” Vedendo l’occhiata che mi rivolse, mi affrettai a proseguire: “... dicuinonfaccionénomenécognome?”
“Come fai a saperlo?” Chiese sospettosa, mentre si posizionava meglio sulla sedia.
“Che non sei ligia al dovere?” Domandai innocentemente.
Vedendo come teneva saldamente i braccioli della sedia, pregai in tutte le lingue che mi ricordavo in quel momento – solo italiano – che al posto del bracciolo non ci fosse la mia testa. “Spiegati meglio, cosa intendi con morte di Asuma?” Sorvolò abilmente sulla mia precedente domanda, trovando più interessante sapere qualcosa su Asuma. Le spiegai velocemente cosa accadeva nel manga, la parte che trattava di Hidan e Kakuzu. Un abile descrizione, certo, nei minimi particolari; la conclusione aveva lasciato leggermente a desiderare, forse.
“... e Hidan muore, capisci vecchia? È morto morto! Morto crepato, comprendi? Morto!”
Stesa per metà sulla scrivania, davo voce al mio tormento sulla morte del fantomatico ‘albino figo’, cercando di farle comprendere il mio dolore.
Invano, perché se inizialmente mi aveva osservato con una faccia che aveva tutto tranne che comprensione, ora sbuffava apertamente e tentava di scollarmi dalla scrivania.
“Hai ragione, è davvero... e scollati!... un grande dolore per l’umanità uccidere... togliti, sembri una piovra!... un pericoloso ninja!”
“Esatto, esatto! Visto? Anche tu hai un cuore vecchiaccia!” Piagnucolai.
Tsunade, spazientita, probabilmente ‘vecchiaccia’ era stata l’ultima goccia, mi aveva dato una spinta degna di un toro inferocito, facendomi staccare dal mio ‘scoglio’.
Finii di faccia contro il muro ed era già tanto che non lo avevo sfondato.
Mi rimisi in piedi, tenendomi alla maniglia della porta e mi massaggiai il naso: una grazia degna della principessa delle mucche.
“Aggraziata come Naruto, eh!” Mi lamentai, cercando di capire se avessi qualche osso rotto e se sì quale; l’impresa risultava difficile visto che mi facevano male tutte.
“Allora? Li hai già mandati o no?!” Chiesi spazientita, cercando anche di tenermi alla larga.
Abbassò lo sguardo su una pila di documenti e prese quello al fondo. Lo sfogliò e sospirò.
“Ho mandato ieri una squadra di ninja all’inseguimento di due membri dell’Akatsuki. Asuma Sarutobi è tra questi, insieme a Shikamaru Nara, Ino Yamanaka, Choji Akimichi e altri.”
Oh, bene, ora almeno sapevo in che punto del manga ero. Faceva uno strano effetto sapere che di lì a poco avrebbe fatto la sua entrata in scena anche Pain. Hidan sarebbe morto in poco tempo e dubitavo fortemente di poter fare qualcosa.
Per l’albino no, ovviamente, anche perché non me lo avrebbe permesso nessuno, ma forse potevo evitare che Asuma morisse.
Bastava dirottare la missione. Per quanto quella possibilità fosse la migliore, Tsunade non avrebbe cambiato la disposizione della missione, così come la missione stessa.
Io non potevo fare un accidente, perciò era meglio trovare qualcosa che potesse essere più fattibile anche dalla posizione in cui si trovava la Godaime.
Lei non avrebbe richiamato indietro la squadra, quello era ovvio e di certo non avrebbe mandato altri ninja a posto loro: non poteva sacrificare altre vite e fare favoritismi su altri, lei era l’Hokage.
Ripensai a ciò che era successo nel manga, a ciò che poteva essere cambiato.
Poi l'illuminazione.
“Tsunade! Oh somma Tsunade-baa-chan! La squadra di soccorso!”
“Eh?”
“Renditi utile e manda una squadra di soccorso in più! Non all’ultimo momento, che serve solo per guardare Asuma crepare!”
“Cosa?” Tsunade non sapeva se essere sconvolta o arrabbiata.
Non aveva capito dove volessi andare a parare con la squadra di soccorso, ma di certo io non mi ero prodigata per esprimermi decentemente. Lei aveva i suoi problemi con la vecchiaia, l’udito e la memoria, ma non centravano. Ero proprio io che aveva delle abilità espressive che facevano evacuare anche uno stitico, per intenderci.
“Non mandare la squadra dopo, mandala subito, con ninja forti, così nessuno muore!” Ritentai, cercando di farle capire l’antifona.
“La squadra la mando in caso di pericolo, quando serve.” Specificò, irritata dalla mia insistenza e dalla mia intromissione nel suo ruolo di Hokage.
“No! Non mandarla solo per pararti il culo, mandala ora! Te lo dico io, l’emergenza c’è eccome!” Esasperata, conclusi la mia arringa riprendendo fiato.
Sospirò e diede un’altra occhiata a dei fascicoli.
Mi guardò come se volesse convincersi che avevo ragione – certo che avevo ragione, vecchia! – e poi spostò lo sguardo fuori dalla finestra.
“Shizune” sbottò poi, porgendole quel fascicolo “raduna questi ninja e falli venire qui.”
“Certo Signorina Tsunade.” Disse, sparendo velocemente fuori dalla porta.
Non indagai neanche: quella che aveva mandato a chiamare, anche se non ne conoscevo i membri, era la tanto citata squadra di soccorso.
Il silenzio tornò a regnare nella stanza e nessuna delle due voleva dire niente. Io avevo terminato il mio compito e potevo benissimo tornarmene da dove ero venuta, anche se l’idea di allenarmi con Itachi non era molto allettante.
“Beh, allora io...” Cominciai, ma non finii perché la Senju prese la parola.
Era estremamente seria; molto probabilmente si era convinta del pericolo di cui le avevo parlato. Era tanto difficile fidarsi di me? So che non avevo una buona formazione ninja e che venivo da un mondo che per loro era tanto sconosciuto quanto il cibo sano per Naruto, ma ero attendibile.
Abbastanza.
“Come faccio ad essere sicura che accadrà ciò che hai detto?”
Eh, io lo avevo detto che la vecchiaia la portava ad una mancanza sul piano della memoria; evidentemente non si ricordava che io, fino a quando mi era stato concesso, avevo seguito i manga, creati da Masashi Kishimoto e sapevo ciò che sarebbe successo. Certo, non ero completamente certa che tutto ciò che era stato disegnato sarebbe avvenuto anche lì, ma c’era comunque una possibilità ben fondata.
“Chiedi ad Itachi di tirare un altro rotolo fuori dalle mutande, così richiama i miei manga!”
“Mutande?” Chiese allibita.
Ops.
“Nah, niente! Non ci perdere sonno, che altrimenti le occhiaie iniziano a diventare visibili. Più di quanto lo sono già, intendo!”
La sua mira era decisamente migliore rispetto alla mia, infatti il primo oggetto random che le capitò a tiro fu molto vicino a colpire la mia faccia.


Mi era toccato tornare da Itachi, dal momento che Tsunade mi aveva scambiata per un bersaglio vivente. Se mi andava bene, Itachi avrebbe fatto la stessa cosa, peccato che lui non avrebbe tentato di centrarmi con oggetti, ma con le fiamme della palla di fuoco.
E non avrebbe tentato, mi avrebbe sicuramente centrato. Se mi andava bene, certo. Se mi andava male lo avrei trovato dove lo avevo lasciato, uguale, tranne che per l’umore.
Sarebbe stato arrabbiato, molto.
Naturalmente, non mi sarebbe andata bene e perciò lo trovai in cucina, seduto, che si rigirava le bacchette.
Bene, aveva deciso anche per una morte dolorosa, che gentile.
Magari voleva ficcarmeli per traverso nella gola e guardarmi soffocare, mentre rideva satanicamente, con le fiamme dell’Amaterasu dietro.
No, quella era una visione apocalittica di Kira, meglio non confondere i due.
A lui, massimo massimo, sarebbe comparso un ghigno satanico, certo, ma niente di appariscente.
Da brava ninja addestrata ad affrontare anche i nemici più astrusi, mi avviai silenziosamente verso la porta della stanza.
Mi tolsi anche le scarpe per non fare rumore, perché il mio intento era quello di non farmi sentire e di sgattaiolare sopra molto in silenzio, sfuggendo alla furia omicida dell’Uchiha.
Arrivata di sopra mi sarei barricata da qualche parte e avrei inventato un piano sul momento.
Ci sono quasi, ci sono quasi!, mi dissi d’incoraggiamento, quando ero ad un passo dal sorpassare quella dannata porta – o fusuma* che fosse.
Ripeto, brava ninja riferito a me, perciò le conseguenze furono disastrose.
Evitai accuratamente di sbattere nel fusuma, finendo per inciampare nel tatami*.
Io caddi, le scarpe che tenevo in mano volarono, mi finirono in testa e Itachi si voltò appena per vedere che fine avessi fatto.
Sì, per sua sfortuna ero viva e potevo affermare, dopo un’esperienza da vicino, che quei mezzi stivali del cavolo facevano male in testa.
Mi misi seduta e aprii completamente la porta scorrevole.
“Ehi, ciao!” Esordii nervosamente, mentre salutavo con la mano e finendo per agitare lo stivale che avevo provvidenzialmente tolto dalla testa. Lo lasciai cadere a terra e lo guardai con uno sguardo tra il sorridente e il terrorizzato.
Non aveva posato le bacchette.
“Ciao.” Disse lui, con una calma che avrebbe fatto risuscitare un morto.
Aveva salutato, pessimo segno, magari voleva lasciarmi sentire la sua bellissima voce prima di farmi vedere la luce. Un ottimo compromesso.
“S-sono belle? Le bacchette...”
Ma a chi importa!, certo, però dovevo prendere tempo.
Si voltò verso di me e posò quei dannati pezzi di legno che mi avevano fatto sudare freddo da quando avevo fatto visita al pavimento. Sapevo che a Konoha Ibiki Morino aveva dato fondo a tutta la sua fantasia per creare nuove tecniche di tortura, ma bastava lui: Itachi poteva continuare a lasciar stare la sua fervida immaginazione e non pensare a modi per torturare con le bacchette.
Anche se non metteva in moto l’intelletto mi faceva cagare addosso, ma era una sua dote innata. Insieme allo Sharingan. Che schifo di accoppiata.
“Credo che la tua uscita sia stata inutile.” Commentò lapidario, riferendosi alla mia scampagnata da Tsunade. Non volli neanche sapere come facesse a saperlo, sicura che la cosa mi avrebbe sconvolto. “Secondo me sì, invece. So che Hidan morirà comunque, ma Asuma, magari...” Tentai, ma lui scosse la testa. Sembrava sicuro di ciò che diceva, come se lui sapesse.
“Le cose sono già state stabilite, non puoi cambiarle.”
“Allora io che cavolo ci sono venuta a fare qui, eh?”
Gita di piacere? Sbavament tour? Tranquilla vacanza derivata da un trip oppiaceo? Certo che si poteva cambiare, altrimenti io non sarei stata catapultata con tanta grazia in quel covo di psicopatici.
“Niente deve cambiare.” Affermò freddo, con un tono che non ammetteva repliche. Era anche troppo serio e intuii che c’era qualcosa sotto.
“È già cambiato troppo, meglio non tirare la corda.” Continuò imperterrito su quella linea, come se avesse anche senso. Per lui, forse.
“Perché tu non lo chiami cambiamento il fatto che una pazza sia stata richiamata qui, vero?”
Mi osservò con uno sguardo severo e si alzò dalla sedia.
Tanto per fare scena, mi alzai anche io, ma forse sarebbe stato meglio se fossi stata seduta. La differenza di altezza era anche troppa e mi metteva in soggezione. Fui tentata di sedermi nuovamente, ma dovevo tener testa alla situazione.
“Il minimo cambiamento può anche far crollare un piano ben congeniato.” Continuò ostinato e finalmente il mio cervello mi permise di comprendere.
Itachi.Era.Stupido.
Si riferiva senza ombra di dubbio a ciò che aveva in serbo per Sasuke.
Altro che genio, era un vero cretino e credeva anche di poterla spuntare con quelle sue uscite. Cioè, aveva molte probabilità di riuscirci se usava delle scorciatoie – tipo uccidermi –, ma gli avrei tenuto testa.
“Beh, mi dispiace, ma il tuo poco intelligente piano suicida è già stato mandato a farsi benedire quando sono atterrata in un prato poco tempo fa, rammenti?”
Lui e il suo stupido piano. Credeva davvero che ora che io mi trovavo lì lui avrebbe potuto tranquillamente andare a farsi uccidere da Sasuke, così, per fargli attuare la sua infantile vendetta? Così io avrei dovuto piangere di nuovo, così com’era successo quando quel cretino si era fatto uccidere da quello scoiattolo con gravi problemi mentali.
Per carità, il ragazzo aveva il suo fascino, ma lo perdeva nel momento in cui uccideva Itachi.
“Hai per caso intenzione di metterti in mezzo?” Chiese il maggiore degli Uchiha, capendo che io avevo capito ciò che lui non voleva che io capissi.
Però io avevo capito!
“Io? Oh, beh, se ti decidi ad insegnarmi qualcosa di vagamente utile invece che saltare da un ramo all’altro come una scimmia, sì, voglio provare a evitare che tu crepi!” Esordii fiera di me stessa, incurante di ciò che stavo dicendo.
Sì, perché dall’alto della mia sanità mentale gli avevo appena chiesto di allenarmi di più.
Intelligentias abbundas sullas buccam de stoltius!*
Al di là del discutibile latino, ero sicura di non voler sapere la risposta. Se non ero ancora morta probabilmente stava pensando ad un piano che gli avrebbe permesso di freddarmi in poco tempo e senza lasciare macchie. L’ultima volta non aveva pensato a quel particolare, eh?
Continuava a non palare e la cosa diveniva fastidiosa. Voleva o non voleva uccidermi?
“È un piano senza senso. Lasciamo perdere la parte degli occhi e cose varie che dice tutto da sola! Almeno sai cosa fa quel demente di tuo fratello una volta che si sarà messo l’anima in pace?” L’avevo punto evidentemente sul vivo, infatti si era irrigidito. Lui, per quanto fosse un abile ninja, non aveva potere sulle azioni future degli altri.
“Non è cosa che mi riguardi.”
“Bene, allora te lo dico io. Non è niente di intelligente, infatti la furbizia ve la siete tramandata tra voi Uchiha, eh?” Iniziai, non lasciandogli il tempo di parlare.
O di uccidermi.
O di uccidermi mentre parlava.
O di uccidermi mentre lui parlava e io pure.
“La sua vendetta si focalizzerà su Konoha, che vorrà radere al suolo. Giustamente, eh! Infatti è per Konoha che tu sei morto, non è stato mica lui a farti secco, per carità!” Continuai, incurante che, molto probabilmente, non gradiva quel velato – ma neanche tanto – sarcasmo verso l’adorabile fratellino idiota.
Io, dal canto mio, non avevo intenzione di lasciare che si sacrificasse come un fesso, perché per quanto potesse essere nobile la ragione che lo spingeva a tanto, restava comunque una grande perdita per l’umanità.
“Io non...” Aveva iniziato lui, ma io ero partita in quarta e la possibilità che mi potesse uccidere anche solo con lo sguardo non mi toccò minimamente.
“Silenzio, qui parlo io! E sai poi cosa farà quel deficiente? Tenterà di uccidere le uniche tre persone che lo hanno sorbito e hanno sopportato i suoi sproloqui sulla vendetta! E così mi fa morire anche il SasuSaku!”
Alzò un sopracciglio, sia incuriosito dal mio ultimo punto, sia contrariato dalla mia scaltra quanto effimera presa di potere. Una vocina nella mia testa mi diceva di chiedergli immensamente perdono e di prostrarsi ai suoi piedi, in modo da evitare che mi staccasse la testa in quattro e quattr’otto, ma non vi diedi peso. Doveva dissuaderlo e, se le parole non fossero bastate, avrei tentato con un’azione di forza.
“Tutto si può cambiare!” Esordii, continuando nel mio tentativo di fargli cambiare idea.
“Tu non ti farai uccidere da Sasuke, punto, fine e addio!”
Continuò a fissarmi, impassibile come al solito, come se quel fiume di parole che gli avevo riversato addosso, tutto ciò che avevo detto gli fosse entrato da un orecchio e gli fosse uscito dall’altro.
Incoraggiante, davvero. Parlare con lui era come parlare ad un sordo.
“Non credo tu riesca a fare granché, ma se proprio ci tieni ci puoi provare.” Mi informò tranquillamente, come se la cosa dovesse essermi indifferente.
In poche parole mi aveva detto che potevo tentare di evitare che morisse, mi aveva dato una possibilità.
Ero riuscita a fare qualcosa di vagamente sensato da quando ero lì; qualcosa significativo per me soprattutto. Certo, per il momento ero riuscita solo a convincerlo che forse c’era un altro modo per far finire la questione Uchiha, ma prima o poi avrei trovato anche il modo.
Finalmente potevo capire anche io i limiti di tempo che ‘i grandi’ si ostinavano a rimarcare e, come loro, sapevo che era davvero poco.
“Ora puoi venire ad allenarti, suppongo. Il volontariato per oggi è finito.”
Così dicendo, si apprestò ad uscire dalla stanza, come se fosse la cosa più normale del mondo. Oh, lo era, certo, se non ti eri sgolata per mezz’ora nell’intento di traviare quella mente contorta con delle massime che sembravano uscite dai biscotti della fortuna cinesi.
Mentre mi mettevo le scarpe iniziai a rincorrerlo per il corridoio e per poco non mi spezzai l’osso del collo.
“Ahm... Sensei! Non è for... Waaaa!” Non conclusi la mia domanda perché ruzzolai a terra e presi ad imprecare come una scaricatrice di porto.
Lo vidi affacciarsi dal corridoio che aveva imboccato e avvicinarsi.
“Non sai allacciarti neanche le scarpe. Diventerai sicuramente un'ottima ninja.” Disse poi con una punta di sarcasmo che a lui era estranea oltre ogni dire. Perlomeno da quando lo conoscevo di persona non lo aveva mai visto fare qualcosa che fosse lontanamente ricollegabile ad una battuta di spirito.
Non feci neanche caso a quello che aveva detto, ero troppo presa dalla novità.
“T-tu!” Dissi indicandolo come un’assetata verso una fonte d’acqua.
Saltai in piedi e mi portai davanti a lui, osservandolo meravigliata.
Era la volta buona che mi rinchiudeva da qualche parte, magari in un’illusione dove c’erano tanti morti e tanto sangue; avrebbe dato fondo a tutte le sue capacità ninja per utilizzare al meglio lo Sharingan.
Itachi era in attesa della mia rivelazione che, dai miei modi di fare, doveva essere qualcosa di davvero sconvolgente.
“Tu! Hai fatto del sarcasmo!”
La mia scemenza aveva colpito ancora e aveva mietuto anche una vittima. La mia idiozia aveva sconvolto anche Itachi che, con fare sconsolato, si era passato una mano tra i capelli ed era ritornato sui suoi passi.
“Vieni o potrei cambiare idea.”
“Arrivo!”


*
- Tatami: tipica pavimentazione giapponese, formata da dei pannelli triangolare.
- Intelligentias abbundas sullas buccam de stoltius!: non è scritta in latino, ci tengo a precisare, anche se credo si veda da come è scritta!xD L’ho inventata sul momento, così, ma non è ricollegabile al latino.
- Fusuma: sono delle porte formate da dei pannelli scorrevoli.


Udite udite! Sono tornata!^^
Sì, so che non aggiorno da un bel po’, ma la solfa è sempre quella!^^’ Quando la scuola chiuderà prometto che gli aggiornamenti saranno più celeri.
Sono arrivata al ventesimo capitolo!** Bisogna festeggiare! *stappa lattina di thè* Io non pensavo nemmeno di arrivare al secondo, invece eccomi qui! Beh, tecnicamente i capitoli sono 19 senza contare il prologo, ma in definitiva sono venti!xD Felici, eh?!=3
Beh, ci ho messo un po’, ma vi ho portato un capitolo abbastanza lungo, no? Abbastanza lungo da potermi perdonare, vero? *occhi da cagnolina bastonata*
Allora... che c’è da dire su questo capitolo? Beh, c’è la parte che riguarda il piano di Itachi e, dal momento che in Italia non si è ancora giunti a quel momento, all’inizio della pagina ho scritto che c’era questo spoiler. Itachi ha anche fatto del sarcasmo e prima che iniziate a chiedervelo, sì, c’è da preoccuparsi. Io faccio le mie solite figure che mi fanno apparire come una persona molto intellettuale e fine, ma quello è di casa!;D
Bene, chissà se sarà cambiato qualcosa per quanto riguardo lo scontro tra Hidan, Kakuzu, Asuma, Shikamaru e company!
Sappiate che le cose stanno per iniziare a complicarsi, infatti, come ho detto nel capitolo, il tempo inizia a scarseggiare. Chissà cosa succederà! Itachi mi ucciderà nel sonno? Lo farà Tsunade appena ne avrà occasione? Naruto saprà cosa sono le marmotte?
Scoprirete tutto nel prossimo capitolo, anche se non so darvi una risposta precisa per quanto riguarda Naruto!**
Beh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché non so quando potrò aggiornare nuovamente e non vorrei avervi lasciato con l’amaro in bocca!xD


Choco_DN: l’aroma di Itachi è qualcosa di unico! Dovrei quasi imbottigliarne un po’!xD O forse dovremmo imbottigliare lui, perché anche Itachi stesso è unico, non trovi?*-* Sono molto contenta che la ‘storia’ del clan Uchiha sia stata apprezzata, anche perché cedevo che me l’avreste tirata dietro!xD Sono ancora più felice del fatto che il capitolo in sé ti sia piaciuto, perché non lo nego: scriverlo è un impresa titanica tutte le volte!°° Spero che questo non sia da meno! E che la protezione delle mutande di Itachi Uchiha (con l’aroma, eh!) sia con te!^^

Samirina: sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto!** Mi rende molto felice sapere che continui a seguirmi, grazie!=) Spero che anche questo ti piaccia e in caso non fosse ti autorizzo a picchiarmi!xD

IvI: no! Non perdere la speranza, sono tornata!xD Ci ho messo un po’, ma ce l’ho fatta! La parte delle mutande a mietuto diverse vittime, eh?xD Fa parte del fascino di Itachi anche quello, eh!ù_ù Spero che l’attesa sia stata ripagata da questo capitolo! (Se ti riferisci al Jake/attore non posso dire molto sulla bellezza, eh!xD)

DebbyUzu: sono contenta che la storia ti piaccia!** Grazie della comprensione per quanto riguarda la scuola. Ti assicuro che è davvero massacrante!_-_ Sì’, sì, Jashin esiste!*-* Nella storia perlomeno sì!ù_u Ora dobbiamo vedere se esiste anche nella realtà!*_* Eh, chissà se Itachi la spunterà in questa storia o se il destino sarà crudele con lui! Aspettare e vedere!xD Spero che il capitolo ti piaccia!^^

fafnir: la parte delle mutande ha steso tutti!xD Chissà, magari ci tiene davvero le pergamene dentro!ù_ù Sono contenta che abbia deciso di aspettarmi anche se gli aggiornamenti sono, veramente, ogni morto di papa!xD Il fatto che non mi vuoi tirare dietro il pezzo sugli Uchiha è una cosa che mi ha reso davvero felice! Spero che il capitolo compensi l’attesa!*_*

Burdock 95: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Addirittura magnifico?°° Grazie!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia e che non lasci a desiderare! Chiedo scusa per il ritardo, ma non riesco proprio a postare prima!ç_ç

Pain Hatake 94: i motivi per cui non vuoi uccidermi sono davvero sensati, sai Pain?xD Anche se dopo tutta l’attesa mi sa che vorrai uccidermi più di quanto voglia fare Itachi già di suo!ç_ç Sono contenta che continui a seguirmi! E lo sono ancora di più che la storia ti piaccia!** Che la benedizione delle mutande sia anche con te!^^ *Pain Hatake la prende a testate xD*

neko_yuki: sono contenta che la storia ti tiri su di morale!*-* Mi rende davvero felice che questa storia sortisca questo effetto!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia!=3 Oh, e grazie per avermi messo tra gli autori preferiti!** *si inchina*

Ne approfitto per ringraziare anche Garconne per aver segnalato questa storia tra le preferenza per il concorso 'Storia coi migliori personaggi originali'! Davvero, per me è un onore! Ti ringrazio davvero tanto!*-*


Beh, ringrazio di cuore chi ha messo la storia sia tra i preferiti che tra i seguiti e vi chiedo nuovamente scusa per il ritardo! So che sono imperdonabile, ma abbiate fece (ancora): aggiornerò di nuovo prima o poi!*-*
Ciao!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20


Due settimane dopo gli allenamenti con Itachi non avevano portato a grandi risultati, se non l’aumento della mia stanchezza e la diminuzione della sua soglia di sopportazione.
La palla di fuoco suprema si era evoluta da una pallina da ping pong ammaccata in una pallina da tennis, perciò lui aveva ben pensato di insegnarmi altro.
Non che ci fosse riuscito, per intenderci.
Quella mattina si prospettava uguale a tutte le altre, sempre se Itachi fosse riuscito a farmi alzare, il che non era scontato.
“Alzati.”
Era forse la trentesima volta che tentava di farmi abbandonare il mio letto, in cui ero rannicchiata in posizione fetale. Stava tentando la stessa operazione anche da un paio di giorni, ma non aveva ancora ottenuto risultati che si potessero definire tali.
Perché un ‘no’ lamentoso e strascicato non poteva essere un risultato, no.
“No.” Proferii io in tono sommesso da sotto le coperte, in cui mi ero rintanata per sfogare il mio dolore per la tragica perdita che avevo subito.
Non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto, la consapevolezza che lui non allietava più la terra dove posava i piedi mi distruggeva.
Era troppo per me, come poteva pretendere Itachi che mi alzassi ed andassi ad allenarmi, con quel dolore che mi gravava addosso?
“Carmen, alzati.” Disse nuovamente, ormai abbandonato il tono spazientito in favore di quello irritato.
Io da sotto le coperte non potevo vederlo, ma lo conoscevo abbastanza da sapere che si stava anche passando una mano tra i capelli esasperato.
Lentamente, portai la testa fuori dalle coperte, trovandolo di fronte a me, in attesa che io mi alzassi. Alzò un sopracciglio quando io lo fissai con uno sguardo di sfida.
Credeva forse di essere riuscito ad averla vinta?
Illuso.
Continuai ad osservarlo e lui fece altrettanto.
“Finalmente.” Proferì lui, credendo davvero di averla vinta.
Doppiamente illuso.
“No.” E mi ributtai a peso morto sotto le coperte, che avevo intenzione di riportami nuovamente sopra la testa, per poter poi tornare ad ignorarlo e crogiolarmi nel mio dolore.
Evidentemente, però, lui non era della stessa opinione, perché prese le coperte e le lanciò ai piedi del letto.
“Ridammi le coperte.”
“No.”
I ruoli si erano capovolti, fantastico.
Gli lanciai un’occhiataccia degna di una ragazza furibonda, per poi esordire con un molto poco arrabbiato: “Ti prego, dammi le coperte! Io come faccio senza? Sei cattivo, Itachi!”
Così dicendo mi rannicchiai su me stessa, dondolandomi in modo molto maturo.
Ma lui era morto, come facevo io ad andare avanti? La mia vita non aveva più senso, tanto valeva uccidere Itachi e mettere fine a quella pagliacciata, dopodiché mi sarei ripresa le coperte.
In quel momento forse assomigliavo molto alla copia mancata di Linus dei Peanuts.
“Alzati.” Disse nuovamente, non spostandosi di un millimetro dalla sua posizione.
Voleva la guerra? Bene.
Diciamo che il cuscino che gli sarebbe arrivato dritto in faccia se lui non lo avesse fermato si era animato di vita propria, prendendo le difese di una povera ragazza distrutta dal dolore.
“Alzati.”
C’era da dire che quegli Uchiha avevano un vocabolario molto fornito.
“No.”
“Carmen, lui era...”
“No! Non dirlo! Tu non capisci nulla! Lui è morto! Morto morto morto!” Dissi scandalizzata.
Perché lui era davvero morto ed io non potevo sopportarlo.
“Tu non puoi capire, sei un insensibile!”
Ovviamente, lui non poteva capire, aveva solo dovuto sterminare tutto il suo Clan, portandosi sulle spalle la responsabilità di aver rincretinito il fratello, serpentomane e psicopatico.
Lui sbuffò esasperato e lasciò cadere il cuscino a terra.
“Lui era...”
Io, per tutta risposta, dall’alto della mia intelligenza mancata, mi misi le mani sulle orecchie e iniziai a scuotere la testa come un cane disorientato, blaterando una continua litania formata da ‘no’, ‘no’ e ancora ‘no’.
Non mi accorsi che lui si era portato davanti a me e quasi non cacciai un urlo quando lui mi staccò le mani dalle orecchie e mi fissò con uno sguardo che di per sé non faceva paura, ma quello Sharingan non gli conferiva per niente un sembiante angelico.
“Carmen... Sta’ ferma.” Mi bloccò e quando ebbe appurato che avevo smesso di fare l’anguilla continuò: “Hidan era un assassino.”
“No! Non usare i verbi al passato! Così sembra che sia... morto!”
“Carmen, lui è morto.”
Almeno quella volta aveva usato un verbo al presente.
“Ora alzati, è già tardi.” Oh, sì, le cinque di mattina era davvero tardi, forse perdeva la coincidenza.
“No.”
Hidan era morto, come poteva essere così insensibile ai danni di una povera ragazza che doveva già sopportare un dolore simile?
“Lui è morto, fine del discorso. Non possiamo fare questa sceneggiata tutte le mattine.”
Così dicendo uscì dalla stanza.
Volli sfidare la sorte e appena lui mise piede fuori mormorai un impercettibile ‘no’ e arretrai spaventata sul letto quando vidi il suo volto affacciarsi alla porta.
“Muoviti, Carmen.”
Dannati Uchiha che non hanno bisogno di Amplifon.


L’allenamento fu qualcosa di terribilmente fatale, visto che Itachi sembrava dell’idea che, se mi avesse centrato in qualche punto vitale con uno di quei kunai con cui si destreggiava fin troppo bene, io mi sarei ripresa dallo shock per la morte del mio albino figo.
Avrei dovuto temere qualcosa quando quella mattina mi aveva messo in mano un kunai, dicendomi che avremmo fatto un allenamento con quelli.
In quella specie di bosco in cui mi aveva portato per usare quegli aggeggi infernali riecheggiarono i miei urletti striduli quando uno di essi finiva troppo vicino alla mia povera persona.
Che avesse preso in considerazione l’idea di uccidere anche me, così che avrei potuto stare con il mio amato Jashinista?
Un po’ drastico il ragazzo.
All’ora di pranzo mi informò che dovevamo andare da Tsunade, ovviamente senza farci notare. Leggasi: io per strada come una comune ragazza che non aveva un bel niente da fare e lui in modalità ricercato, ovvero passando per i tetti.
O meglio, lui doveva andare da Tsunade e io decisi di seguirlo come un cagnolino. Stare in quell’enorme villa, oltre ad inquietarmi alquanto, non avrebbe giovato alla mia condizione di infelicità.
Avrei rotto le scatole ad Itachi, almeno sarebbe stato divertente. Se poi attivava lo Sharingan avrei potuto nascondermi dietro Tsunade che, tra l’altro, quella vecchiaccia mi doveva un favore.
Perché sì, alla fine il mio piano esposto in maniera poco chiara e a dir poco vomitevole era riuscito a salvare Asuma, evitandone la morte e la conseguente vendetta di Shikamaru.
Quel figlio... d’un cervo, poi non si era limitato ad andare a concimare le piante con lo sterco dei cervi, ma mi aveva completamente scombussolato i piani: aveva ben deciso di far fuori un pericoloso assassino, sebbene non gli avesse ucciso parenti prossimi o Asuma. Anche Kakuzu era morto, ma io avevo sperato che, viste le squadre di soccorso, i due battessero in ritirata.
Cosa gli aveva fatto di male quel povero ragazzo?
Niente e da quasi due settimane Shikamaru Nara era finito nella mia lista nera.
Tsunade ovviamente quando glielo facevo notare glissava amabilmente sull’argomento, arrivando ad offrirmi una bottiglia di saké con il chiaro intento di volermi far ubriacare.
Hokage degenere.
Nel momento in cui mettemmo piede nel suo ufficio, la sua accoglienza fu molto calorosa.
“E tu che diavolo ci fai qui, eh?”
Sì, anche io sto bene, non ti preoccupare. Itachi quella mattina mi aveva solo scambiato per un bersaglio mobile.
Cinque punti se becchi un braccio, cento se becchi il cuore.
“Sempre gentile, mh? E io che ero venuta per salutarti! Ingrata.”
“Tu non dovresti essere a piangere la morte di un pluriomicida?”
Colpo basso.
Simultaneamente, Itachi si voltò verso di me, intuendo che stavo per dar vita ad una nuova scena molto – troppo – simile a quella di ogni mattina da due settimane a quella parte. Tsunade ghignò alla sua vittoria e probabilmente fu tentata dallo scolarsi mezza bottiglia di saké per festeggiare. Shizune, previdente, si allontanò dalla stanza con la scusa che doveva tosare il pelo al maiale.
In quel momento ero totalmente priva di una qualsivoglia mimica facciale e nessuno dei presenti sapeva cosa aspettarsi da una ninja mancata.
Tsunade, accorgendosi che non avevo reagito a quella provocazione mi osservò meglio, facendo scorrere lo sguardo da me a Itachi, che osservava me, che osservavo Tsunade.
Poi caddi in ginocchio e iniziai a disperarmi, mandando a farsi benedire le supposizioni che vedevano me reagire come una persona matura.
Senza pensarci due volte mi attaccai al piede di Itachi che tentò di spostarsi, ma fu bloccato da quel suono che era uscito dalla mia bocca e che era quanto di più simile ad un ringhio avessi mai sentito.
“Lui... lui... morto!... Voi... voi... assassini!” E sballottolai senza pensarci la gamba di Itachi, che si mantenne in equilibrio solo grazie al gene Uchiha che si manifestava nei momenti di bisogno.
“Hai finito? Era giusto che morisse.” Disse Tsunade.
Vidi chiaramente che si divertiva a girare il coltello nella piaga.
Io singhiozzai più forte e vidi Itachi sbuffare esasperato e ammonire Tsunade con lo sguardo.
“Ok, va bene, era un santo e noi siamo cattivi e malvagi. Alba in confronto è un’associazione per la pace. Konoha è il male...” Tsunade si era calata piuttosto bene nelle vesti di difensore della giustizia e probabilmente avrebbe continuato ancora a lungo se non avessero bussato alla porta.
Immedesimandomi molto nel ruolo di Hokage, risposi io al posto della diretta interessata. Esordii in un ‘avanti’ mezzo singhiozzato, non allontanandomi di un millimetro dalla gamba di Itachi. Quando Tsunade mi guardò scocciata per aver usufruito del suo titolo, la guardai male: ne avevo tutto il diritto dopo che aveva nominato Hidan.
“Di un po’, ma ti è dato di volta il cervello?” Chiese Tsunade stralunata.
“Cosa ho fatto?”
“Il ragazzo che usi come poggia testa è un criminale ricercato!”
Fui molto tentata dal risponderle un ‘e allora?’, ma poi mi voltai verso questo fantomatico criminale ricercato.
Oh.
Oh!
Ops.
Guardai Itachi e gli sorrisi imbarazzata e sul suo volto sembrò apparire l’ombra di un sorriso.
Poi mi ricordai che la porta si era aperta e mi girai di scatto, per vedere la faccia del ninja che Tsunade e Itachi avrebbero eliminato seduta stante per nascondere le prove.
Per fortuna era solo Kakashi.
“Cosa ci fai qui, Kakashi? Il mio ufficio vi sembra forse il mercato?” Chiese la Godaime con i nervi a fior di pelle.
Kakashi rimase un po’ interdetto sia per l’accoglienza sia per la scena che si trovò davanti. Vero, di solito la gamba su cui io piangevo era la sua.
Provvidi subito, mollando di colpo la gamba di Itachi, che barcollò per l’irruenza improvvisa e mi arpionai a Kakashi che si passò una mano sul volto.
“Ma perché sempre io?” Chiese annoiato.
“Kakashi, io e te parleremo dopo, qualsiasi sia il motivo per cui sei qui.”
Kakashi tentò di dire qualcosa, ma quando la vecchiaccia partiva prendeva la tangenziale e non stava zitta.
“Portati fuori quell’avvoltoio” disse, facendo cenno verso di me “e uscite di qui.”
“Ti sei vista allo specchio?” Dissi io, ma Kakashi prese a trascinare la gamba a cui ero attaccata, portandomi fuori mentre ancora inveivo contro Tsunade.
Restammo in silenzio per un po’ e, evidentemente, Kakashi aspettava il momento propizio per staccare la gamba da me. O staccare me dalla gamba.
Quisquilie.
Sembra tanto pacifico lì, attaccato al muro, mentre leggeva le sue porcate scadenti, e invece stava solo attendendo.
Quando, credendo che non mi fossi accorta del suo subdolo piano, alzò di colpo la gamba, rimasi incollata al suo piede, penzolando a cinque centimetri dal pavimento.
“Me ne ero accorta del tuo subdolo piano!” Sbottai e lui mi fece riaccomodare per terra, osservandomi da dietro la maschera.
Io guardavo lui e lui faceva altrettanto, il silenzio regnava di nuovo sovrano.
“Ah! Non tentare di togliere il piede!” Esclamai di colpo, anche se non aveva accennato a nessun movimento.
Bisognava essere previdenti.
Io non avevo nulla da fare, dovendo aspettare Itachi e di certo quello era un buon modo per passare il tempo.
La situazione fu la stessa per un quarto d’ora buono.
Quando chiuse di colpo il libro che, ovviamente, stava leggendo, lo fissa incuriosita e sospettosa, avvinghiandomi maggiormente alla sua gamba. Potevo anche mettermi a ringhiare, nella pessima imitazione di un cane con il suo osso, ma forse sarebbe stato un po' eccessivo.
“Allora è vero.” Disse lui con fare cospiratorio.
“Vero cosa?” Chiesi io curiosa alzando un sopracciglio, ma non abbassando la guardia.
Non sapevo nemmeno io perché stavo così attaccata al piedi di Kakashi, ma non me ne curai.
“Che...”
“Mmh mmh.” Lo incitai ad andare avanti, mentre lui si abbassava alla mia altezza per quanto gli fosse possibile vista la mia presenza.
“Hidan è morto.”
Io mi portai istintivamente le mani alle orecchie chiudendo gli occhi e mi diedi ad un’altra crisi in grande stile.
Biascicai qualche parola sconnessa e quando lo sentì ridere aprì gli occhi.
Lui ghignava da sotto la maschera e io non capivo perché.
Poi realizzai: mi aveva fregato. Ed eccolo che mi sventolava davanti la gamba che, per proteggermi dalla verità della morte di Hidan, avevo lasciato.
“No! La mia gamba! Ridammela!” Lui mi guardò stranito e disse: “Da quando la mia gamba è diventata la tua gamba?”
“E’ mia!” Esordii e mi lanciai verso di lui, con il chiaro intento di riprenderla.
Allora il fatto che a Konoha il mio cervello funzionasse meno del dovuto – o non funzionasse proprio – non era solo un’ipotesi, era un dato di fatto.
Fu così che iniziai a rincorrere Kakashi per i corridoi del palazzo, travolgendo tutti i ninja che passavano di lì. Lui riusciva ad evitarli, io invece li beccavo in pieno, farfugliando di tanto in tanto qualche ‘gomen’ o ‘scusa’.
Se era già la seconda volta che lo beccavo esordivo in un ‘levati dai piedi’: aveva visto che c’era un pericolo pubblico che girava per quei corridoi, il minimo che poteva fare era mettersi al riparo o, in mancanza di esso, buttarsi giù dalla finestra. Ne sarebbe uscito sicuramente più indenne.
“Fermati!” Lo pregai, oramai a corto di fiato.
Lui sembrava in ottima forma invece.
Perché io non avevo resistenza? Presi vivamente in considerazione l’idea di inseguirlo strisciando, ma avevo anche una dignità.
Sì, era andata quasi completamente a farsi benedire dopo tutte le figuracce possibile ed immaginabili, ma un po’ c’era ancora.
Kakashi, qualche metro avanti a me, si fermò davvero e io, racimolando tutte le forze che avevo mi lanciai di corsa verso di lui, sperando di riuscire a prenderlo. Ormai anche la gamba era in secondo piano, volevo prenderlo e basta.
Proprio mentre stavo per raggiungerlo, si aprì di scatto una porta, colpendomi dritta in faccia. Dopo aver esordito in una sequela di imprecazioni con un linguaggio decisamente poco aulico, alzai gli occhi per vedere chi era l’idiota che aveva aperto la porta.
“Chi diavolo ti ha detto che puoi aprire una porta, eh? Prima dovevi controllare se c’ero io dietro! Sei un...”
“Cosa sono?” Chiese la cara Tsunade invitandomi a continuare con un sorriso che faceva prospettare tutto tranne che uscissi illesa dalla faccenda.
“Tu? Tu cosa sei? Oh, beh... un Hokage molto abile... S-sì, un Hokage direi!”
Kakashi da dietro di lei se la rise tranquillamente e, facendomi un cenno con la mano, se ne andò.
Lei assottigliò lo sguardo e poi si girò per tornare nell’ufficio. Probabilmente le feci pena e decise di non uccidermi, rendendosi conto del fatto che già da sola ero un pericolo per me stessa.
“Lui se n’è andato, tu puoi tornare a villa Uchiha.”
“Dov’è andato?” Chiesi curiosa, anche se avevo una vaga idea.
“Aveva delle faccende da sbrigare.”
“All’associazione per la pace?” Chiesi, facendo riferimento al discorso di prima.
“Sì, a quanto pare hanno dei problemi visto che hanno perso un membro!” E ridendosela beata se ne andò.
Io mi diedi ad una fedele riproduzione dell’Urlo di Munch e mi avviai come un’anima in pena verso la villa. Non era giusto, loro non capivano la mia tristezza.
Camminando camminando biascicai parole sconnesso e forse fu per quello che i passanti che incrociavo mi guardavano in maniera strana.


Mentre tornavo a casa mi accorsi che avevano aperto anche un nuovo chiosco.
Rimasi imbambolata ad osservare l’entrata, indecisa sul da farsi: non avevo neanche ancora mangiato. Da una tasca tirai fuori un po’ di monete, che mi erano state date in caso di emergenza.
Beh, il mio personale fabbisogno nutrizionale non era forse un’emergenza?
A farmi entrare letteralmente di corsa fu quel buon profumino che proveniva dall’interno.
Fu così che, camminando verso casa, mi ritrovai a mangiare quelli che, a detta del proprietario, erano Takoyaki, ovvero delle polpette di polpo.
Erano talmente buone che fui quasi tentata di andare a comprane altre. Poi, però, la consapevolezza che Itachi mi avrebbe sicuramente ucciso se avessi speso tutti i soldi che mi aveva dato mi fece ravvedere sulle mie idee.
Quando arrivai nell’entrata mi fermai di colpo, ritrovandomi completamente spaesata: cosa dovevo fare?
Non era mai capitato fino a quel momento, che mi ritrovassi in quella casa da sola e le volte in cui era capitato era troppo tardi e l’unica cosa che dovevo fare era andare a dormire. Di certo non avrei dormito, anche perché sonno non ne avevo.
Mi ritrovai a vagare per la casa, alla ricerca di un occupazione, ma senza grandi risultati. Stanca di camminare e conoscendo alla perfezione quella casa, mi sedetti nel corridoio con la schiena appoggiata alla parete.
Finii con l’addormentarmi, possibilità che prima avevo altamente ignorato.
Mi svegliai non so quanto tempo dopo, poiché avevo sentito un rumore: probabilmente Itachi era tornato, finalmente. Mi ero ritrovata stesa su un fianco rannicchiata su me stessa. Certo che avrei anche potuto andare in camera mia a dormire.
Grazie alla mia felice idea di addormentarmi contro una parete, avevo la schiena a pezzi. Mi stiracchiai per bene e mi diressi verso la cucina.
Fuori era già buio, dovevo aver dormito un bel po’.
Io avevo dato per scontato che fosse Itachi, non avevo preso in considerazione la possibilità che potesse essere qualcun altro.
Ad un tratto sentii una voce, ma non era di Itachi, era più roca e profondo. Qualcuno rispose e no, neanche quello era Itachi.
Per fortuna ero nei pressi della mia camera e mi ci fiondai.
Cosa dovevo fare ora? Potevano essere ladri o chissà chi.
Restai immobile e in silenzio per sentire cosa succedeva; mi stavo cagando sotto dalla paura, non lo negavo.
Non potevo restare in quella camera per sempre, anche la prospettiva era parecchio allettante. Non sentendo più nessun rumore e le voci che avevo sentito precedentemente, uscii e mi avviai in silenzio per i corridoi. Se mi andava bene magari riuscivo ad uscire dalla villa e potevo andare a chiamare Tsunade o qualcun altro.
Ad un tratto una specie di spadone mi piombò davanti e mi ostacolò il passaggio, facendomi cacciare un urlo.
Mi voltai spaventata, arretrando quanto più possibile in quel corridoio che mi appariva fin troppo stretto.
Lo stupore era tanto che non riuscii neanche più ad urlare per la paura.
Lo spadone che mi aveva impedito la fuga altro non era che la Samehada, perché colui che mi stava davanti era Kisame. Il ghignò che aveva stampato in volto era a dir poco spaventoso.
Al suo fianco, non ci misi molto per riconoscerlo, c’era Deidara.
Che Diavolo ci facevano Kisame e Deidara lì?
Perché io finivo sempre nei guai anche quando non facevo niente?
Dov’era Itachi quando serviva?


Salve!^^
Comincio con il chiedervi scusa per il prolungato ritardo: credevo che, con l’inizio delle vacanze, avrei potuto ricominciare a postare regolarmente, ma, a quanto pare, l’ispirazione per questa storia si è presa una vacanza. Non vi nego che ho anche pensato di sospenderla, ma la verità è che non ne avrei avuto il coraggio. Ci sono troppo affezionata. Avrei voluto postare il 12 giugno, perché esattamente un anno prima avevo postato il prologo, ma poi ho avuto il morbillo e il tempo è passato. Ora che ci penso, Nata per essere Ninja ha già un anno di vita e, rileggendo i primi capitoli, non posso che sentirmi fiera di me stessa, concedetemelo. Sono migliorata per quanto riguarda la scrittura, anche se di strada devo farne ancora a volontà!_-_ È comunque un traguardo!^^ È anche per questo che non farò mai nessun cambiamento ai primi capitoli, anche se lasciano un po’ a desiderare!^^’
Passando al capitolo...
Diciamo che non spicca né per bellezza tantomeno per lunghezza, ma è quello che sono riuscita a scrivere.
Beh, le acque si stanno muovendo, finalmente direte voi!xD
Purtroppo non sono riuscita a far salvare Hidan, ma Asuma sì: esigenze di copione, mi dispiace Hidan!ç__ç
Quando la mia ispirazione non si prendeva gioco di me ed era costantemente presente all’appello, mi era anche venuta in mente un’idea per uno spin off per questo capitolo che spero vivamente di riuscire a scrivere. Detto questo, vi chiedo ancora scusa per il ritardo, che questa volta è di ben tre mesi e svariati giorni.
Uh! Quasi dimenticavo! I Takoyaki sono appunto delle polpette di polpo. Potete trovare informazioni più dettagliata di quelle che una sceme come me vi può dare qui.
Non potevo non mettere quella parte, anche se è sostanzialmente inutile per il capitolo!*sbava*


Choco_DN: ciao! Sono felice che la mia storia continui a piacerti!*-* Purtroppo non sono riuscita a far salvare Hidan e Kakuzu anche se, fidati, avrei tanto voluto!ç___ç Più o meno quando è morto Hidan io ero come in questo capitolo!xD Massì, mi consolo con Itachi! *sbava* Chiedo scusa per il ritardo, dovrei frustrarmi, pardon!ç__ç Spero che il capitolo ti piaccia!^^
Pain Hatake: ma hai tolto il 94!O__o Yup, non centra, lo so!^^’ Sinceramente, mi era anche passato per la testa di sospenderla, ma non ci sarei mai riuscita!<3 Poi tu non me l’avresti fatta passare liscia, no!xD Che bello, le mutande di Itachi sono diventate un minibare!x’D *prende lattina di tè* Grazie per la recensione!*-*
IvI: chiedo scusa per il ritardo!^^’ Spero che la voglia di leggere il capitolo sia superiore a quella che hai di uccidermi!xD Io di Death Note in verità so proprio poco, ho visto poche puntate dell’anime all’inizio e conosco solo Light e L... però ci stava bene quella parte!xD Grazie per la recensione!^^
DebbyUzu: sono felice che la mia storia ti piaccia!*__* Io quando sono agitata faccio ben di peggio, anche se devo ammettere che se fossi agitata in presenza di Itachi per davvero mi sa che sarei molto nella merda!xD Spero che il capitolo ti piaccia!^^
Samirina: veramente la mia incompetenza è qualcosa di scandaloso e raccapricciante, perciò mi sa che andrebbe censurata!xD La mediaset avrebbe fatto una strage! Felice di averti tirato su di morale e spero non me ne vorrai per questo ritardo abnorme!_-_ Grazie per la recensione!=)
neko_yuki: sono felice che la mia storia ti piaccia! E se ti tira su quando sei triste invece di darti la mazzata finale è anche meglio!xD Spero che anche questo capitolo ti piaccia e chiedo scusa per il ritardo!^^’
Garconne: felice che la storia ti piaccia!*__* No! Lo Sharingan no!O__O Mi basta già Itachi! Vuoi anche tu un po’ di collirio? Sai, per gli occhi arrossati!O_o Anche Itachi ha questo problema!xD Grazie per la recensione!^^ Grazie per avermi messo tra gi autori preferiti!ç__ç *gongola senza ritegno*
Burdock 95: sono contenta che la mia storia ti dia quest’impressione!^^ Anche se però ne ha ancora da fare di strada!^^’ Spero che anche questo capitolo ti piaccia e ne approfitto per ringraziarti di cuore per aver segnalato la storia tra le scelte. Non importa se non ci finirà, sono felice che però tu l’abbia proposta! Grazie mille!=)
Nihal: oh, Nihal, non ti preoccupare che recensisci un mese dopo la pubblicazione, io sono in ritardo di tre mesi con la risposta, perciò...!xD Sasuke è un ninja fedifrago che ha perso il cervello mentre si lavava le orecchio(??)!U__U Resta comunque un essere adorabile, suvvia!xD Purtroppo Hidan è morto anche qui, anche se io avrei preferito di no!çOç *fa cerchietti in un angolo* Grazie per la recensione baka, felice che almeno quando la leggi ti fai male cadendo dalla sedia!xD *schiva mouse*

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Capitolo 22
*** Alla ricerca (della collana) di Jashin ***


>>>Capitolo speciale!<<<
Se non me lo tirate dietro e mi fate sapere cosa ne pensate mi fate felice!xD
Non fatevi spaventare dalla lunghezza, suvvia!^^'
E se proprio poi volete uccidermi fatelo nel modo più indolore possibile, grazie!^^



Alla ricerca (della collana) di Jashin


Itachi aveva ben deciso di andarsene – per dove e per quanto lo sapeva solo lui –, lasciando una povera ragazza addolorata da sola, con la speranza che la suddetta si allenasse.
Illuso.
La ragazza in questione sarei io, per intenderci, e sì, ero distrutta dal dolore perché, per quanto io avessi fatto, cercando di evitare che almeno lì Hidan non morisse, alla fine era crepato. Beh, Asuma almeno si era salvato, ma Hidan aveva fatto la stessa fine che gli era toccata nel Manga.
Sotterrato nella foresta del Clan Nara, con le cacche di cervo che concimavano la terra dove i suoi pezzi di corpo erano stati sotterrati. Che fine indecente e ingloriosa per un povero mukenin, che non che avesse fatto poi chissà cosa di male, aveva solo ucciso un po’ di gente.
Tch.
A Konoha prendevano le cose troppo tragicamente.
Shino se la prendeva se qualcuno per puro caso gli uccideva un insetto – ero io o quando lo incrociavo per il Villaggio mi guardava ancora male? –, i Jonin uccidevano i traditori: Konoha prendeva le cose fin troppo tragicamente.
Che fosse un Villaggio drastico o no, comunque, era relativo. Io ero stata abbandonata dal mio Sensei mentre ero in piena crisi emotiva, troppo triste per la perdita di Hidan. E io che avevo sperato che finendo lì, oltre a sentir dire che di Ninja avevo solo il coprifronte, avrei potuto vedere Hidan.
Invece no. Non l’ho potuto vedere ed era pure morto.
Ed era il mattino dopo che Itachi mi aveva fatto gentilmente sapere che se ne sarebbe andato per qualche giorno – non che si fosse sprecato a dire dove, ma non c’era bisogno di specificare che era diretto al covo dell’Akatsuki – che, immersa fino al collo nelle coperte, pensando ad Hidan, ebbi un’illuminazione.
Farmi concedere il permesso da Tsunade fu la cosa più difficile in assoluto, ma avrei fatto di tutto per attuare quell’idea che mi era balenata in mente, troppo geniale per essere ignorata.
Quando posi la domanda a Tsunade mi guardò prima confusa, poi pensierosa ed infine aprì il cassetto della scrivania, constatando ad alta voce: “No, la bottiglia di saké è ancora qui, perciò non sono ubriaca.”
Poi spostò nuovamente l’attenzione, scrutandomi con uno sguardo perplesso.
“Stai scherzando, sì?”
“Ovvio che no!” Risposi io, roteando gli occhi al cielo.
Quando mai io avrei potuto scherzare su una cosa del genere.
“Si può sapere che richiesta è? Ho cose ben più importanti a cui pensare, non posso permettere che tu vada a piantare casini in giro per il Villaggio!” Controbatté lei, alzandosi dalla sua postazione.
Io, per tutta risposta, aggirai la scrivania, unico oggetto che mi separava da lei; mi piazzai davanti a lei e poi mi sedetti di colpo sulla sua sedia, da cui l’avevo indotta a spostarsi.
C’era una logica dietro: se prima lei era seduta e poi si era alzata, perché io, se prima ero in piedi, non potevo sedermi?
“Mi stai prendendo in giro ragazzina?”
“Giammai! Come potrei?” Chiesi, portandomi le mani alla bocca orripilata.
“Comunque la risposta è no.”
“Dammi il permesso, Tsutsu!” Dissi decisa.
“Scordatelo.”
Ci guardammo in cagnesco, fino a che io non decisi che era ora di passare al piano B. Beh, il piano A consisteva nell’andare da Tsunade e sperare che lei acconsentisse di sua spontanea volontà.
C’era anche un piano C, in effetti. Farla ubriacare e farla acconsentire non nel pieno delle sue facoltà mentali, forse, era l’unico piano che aveva più di mezza probabilità di riuscire.
Il fatidico e geniale piano B prevedeva...
“Ti preeeego Tsu! Per favore! Non ti ho mai chiesto niente!”
“Smettila di chiamarmi Tsu e Tsutsu!”
Mentre mi dimenavo come una posseduta non potevo certamente fare caso alla vena pulsante che era comparsa sulla tempia della Godaime, che ora, molto probabilmente, aveva chiuso gli occhi e si era passata una mano sulla faccia, nel disperato tentativo di ritrovare il controllo.
“Eddai! Per favore! Fallo per me!” Strepitai ancora con un tono lamentoso che, per i nervi della Senju, erano probabilmente molto peggio di una mezz’oretta nello Sharingan di Itachi.
“Tsutsuuuuuu!” E simulai un singhiozzò, però, piuttosto, sembrò che stessi soffocando.
Lei, ormai al limite della sopportazione, sbatté le mani sulla scrivania e sbraitando peggio di come avevo fatto io rispose: “E va bene, fa quel che ti pare!”
... di prenderla per sfinimento.
Io, fiera di me stessa, stavo per dirigermi verso la porta, ma lei sembrava di tutt’altro parere, infatti mi prese per il colletto della maglia, sbatacchiandomi in una fedele imitazione di Sakura con Naruto.
“Dove diavolo credi di andare senza permesso, mh?” Ringhiò, non volendo che lo dimenticassi dopo averle rotto le scatole per un’ora buona.
Non potendo rispondere, mi limitai a fare qualcosa che doveva essere un cenno affermativo con la testa, ma dubito che si fosse potuto notare.
“E prova a fare qualche stupidaggine e lo squadrone di Anbu che ti manderò non sarà per salvarti, ma per finirti!”
Poi smise di scuotermi come un sacco di patate e pensierosa esordì: “Tu farai di sicuro qualche stupidaggine. Vado a preparare lo squadrone.”
“Ehi!” Mormorai, anche se avevo lo stomaco in gola, visto il fantastico trattamento.
Tsunade si risedette con malagrazia sulla sedia, con la faccia di una che aveva appena sperimentato un piano B e che aveva solo voglia di inaugurare una bottiglia di saké. Stancamente firmò un foglio che doveva essere la mia autorizzazione e me lo porse.
“Beh, allora io vado, tante care cos–” Feci per andarmene, ma mi anticipò.
“A che ti serve un permesso per la foresta del Clan Nara, si può sapere?”
Un Hokage che firma permessi senza neanche sapere a cosa servono: non se ne trovano più così. Ci pensai solo dopo che avrei potuto minacciarla di dire al Consiglio che era un Hokage degenere.
“Oh, ma niente! Volevo solo andare a riesumare il corpo di Hidan pezzetto per pezzetto.” Dissi, con una faccia angelica.
“Non credere che io sia tanto stupida ragazzina! Quella zona è stata sigillata ed è invalicabile.” Mi disse tutta felice, sedendosi meglio sulla sedia e poggiando i piedi sulla scrivania, buttando per terra le pile di fogli.
Ok, forse avrei dovuto aspettarmela una cosa del genere, ma si era comunque rivelata un’enorme falla nel mio geniale e malefico piano.
La fantastica idea non prevedeva proprio che io andassi a riesumare Hidan e, portandomi dietro ago e filo, lo ricucissi; oltre a non saper cucire dubitavo che sarei stata abbastanza forte di stomaco. Il mio interesse verteva su cose più fattibili. La collana di Jashin di Hidan, quando era stata ucciso, era volata via quando era stato fatto a pezzi. Se non era finita nella buca insieme a lui doveva essere ancora recuperabile. Certo, c’era stata anche un’esplosione, ma erano dettagli. Sì, la collana di Hidan era fattibile, sì. O perlomeno lo era se non avevano avuto la bellissima idea di sigillare la zona.
“Ne devo dedurre che la felice passeggiatina nei possedimenti dei Nara sia solo per l’interesse che nutri verso i cervi.” Commentò serafica, con uno sguardo vittorioso.
Brutta vecchiaccia.
“Allora basta che mi firmi anche questo permesso.” Dissi io noncurante.
“Ma allora sei davvero stupida come pensavo!” Asserì sconvolta dalla sua stessa conclusione dei fatti.
Probabilmente pensava di non aver mai visto cotanta ignoranza se non in presenza di Naruto; le avevo scombussolato l’esistenza.
“Su, via, sciò! Non ho tempo per le tue idiozie!” E così dicendo sventolò la mano nella mia direzione, invitandomi ad andare via.
Io feci come mi era stato imposto, ma poi ebbi un altro colpo di genio; visti com’erano stati tutti gli altri fantomatici ‘colpi di genio’, avrei dovuto iniziare a diffidare del mio cervello e darmi al giardinaggio.
Con uno scatto felino – prima inciampai nei miei piedi quando mi stavo girando, poi sbattei contro la scrivania per il troppo impeto – le rubai la penna con cui aveva firmato il permesso.
“È sempre un piacere fare affari con te, Nonna!”
E mentre lei tentava di afferrarmi per i capelli, io scappai letteralmente a gambe levate fuori dall’ufficio.
Mi richiusi anche la porta alle spalle – non ero una ragazza educata? – e poi presi il permesso, controllando cosa avesse scritto.
Si sentì il tonfo della mia mascella cadere a terra, quando lessi la piccola postilla che la carissima Godaime aveva pensato di aggiungere.
‘Per gli Anbu: in caso trovaste questo soggetto vagare per le terre dei Nara, finitela! Non riportatemela! Grazie, la Godaime.’
Brutta strega.
Mi lanciai contro la porta, certa che, essendo aperta, sarei potuta entrare. E invece no. Il Quinto Hokage di nome ma, di fatto, neanche tanto aveva chiuso la porta e io battei una nasata che mi avrebbe segnato per giorni.
“Sei una stronza Tsutsu!” Piagnucolai e me ne andai, sentendola ridere beatamente da dentro.


Arrivarci, alla foresta del Clan Nara, fu già di per sé un’azione fin troppo complicata, complice il fatto che non avevo idea di dove fosse. Fortunatamente per me ero riuscita a placcare Naruto per farmi accompagnare, prima che andasse a mangiarsi quella che doveva essere la decima scodella di ramen. Alle undici di mattina. Non volli indagare.
Alla sua legittima domanda sul perché dovessi andarci, risposi che era di vitale importanza che io vedessi un cervo.
“Sai, la cacca dei cervi è un toccasana per i bronchi!” Dissi sarcastica e lo vidi spalancare gli occhi sorpreso.
“Davvero? Non lo sapevo!”
“No, io stav–”
“Chissà se si può mettere anche nel ramen, così farei due in uno!” Commentò pensieroso, mentre brontolava qualcosa che assomigliava molto ad un ‘però farebbe schifo’.
Evitai di ritirare fuori la cacca di cervo.
Quando ci arrivai mi resi conto che ero leggermente lontana dal Villaggio, che ero vagamente in mezzo al nulla e che io ero potenzialmente sola, perché non potevo far venire nessuno con me. Certo, io avrei anche potuto aspettare Itachi e convincerlo ad accompagnarmi, ma io, come mio solito, prima agivo e poi pensavo.
Itachi mi avrebbe anche accompagnato, perché il piano B valeva tanto con Tsunade, quanto con lui. Naruto se ne era già andato da un pezzo, e da altrettanto io me ne stavo al limitare della loro foresta. Ingoiai a vuoto: in fondo cosa c’era di strano, oltre al fatto che stavo per andare in un bosco in cui era stato sotterrato un ragazzo, pieno di cervi e di cacche di cervo?
Nulla, ovvio.
Prima di entrare ricontrollai meglio il permesso che ero riuscita a ritoccare alla bene e meglio. Un’altra piccola postilla, sopra a quella che mi dichiarava come un soggetto da terminare, che mi dava il nullaosta per andare anche nella parte limitata. Magari se lo sventolavo sotto il naso del Jonin o dell’Anbu di turno alla velocità della luce non si accorgevano di nulla.
Mi armai di coraggio e mi concentrai sulla missione: avrei preso quella dannata collana.
A passo spedito entrai nella foresta e la mia marciata trionfale fu interrotta da una radice, in cui inciampai.
Bellissimo modo per iniziare, già.
Mi aspettavo di vedermi piombare davanti cervi ninja che mi avrebbero impedito l’accesso, ma forse la mia immaginazione correva un po’ troppo. Non c’era anima viva, neanche un cervo, niente. Che avessi sbagliato foresta?
Quante foreste c’erano a Konoha? Rimpiansi di non aver portato una cartina, anche se non sapevo neanche dove procurarmene una.
Poi, a conti fatti, non c’ero arrivata neanche io in quel bosco, mi ci aveva portato Naruto e se non sapeva lui dov’era la foresta del Clan Nara quante possibilità avevo io di non finire a Oto anche con l’ausilio di una cartina?
Ma dovetti ricredermi all’istante: forse era un loro modo di dare il benvenuto o forse era un modo per tenere lontani i nemici, ma fatto stava che quella che pestai era sicuramente una grandissima merda di cervo.
Cos’era, un tappeto di benvenuto che portava scritto a caratteri cubitali ‘benvenuti nel Clan Nara’? Che simpatici.
Con tutta la grazia e la finezza di cui ero capace, sbattei lo stivale contro un albero lì vicino e iniziai a sfregarlo a più non posso per pulirlo, mormorando qualche ‘ma che schifo’, ‘latrina’ e ‘povero Hidan’ vari.
Una volta disintegrata la suola della scarpa, che tanto pulita non era tornata, ripresi il cammino, fermandomi poi di botto e chiedendomi perché cavolo fossi così idiota.
Oh, già, io prima agivo e poi pensavo alle mie azioni, ma fatto stava che io mi trovavo in un bosco enorme e non avevo la più pallida idea di dove mettere mani. E piedi: c’erano troppe cacche, cosa dovevo fare? Volare?
Anche con una cartina non mi sarei mossa di tanto, visto che dubitavo seriamente che a Konoha le avessero aggiornate solo per aggiungerci in quale punto erano soliti far fuori i mukenin. Azione di indubbia importanza, certo, ma c’era un limite a tutto.
Mentre io ero persa nelle mie elucubrazioni mentali, non mi ero accorta che qualcosa si era avvicinato pericolosamente alla mia persona.
Quando sentii qualcosa toccarmi i capelli, invece di agire come una ninja – che si era appurato non ero –, quell’ammasso di verde, natura e cacca fu invaso dalle mie grida. Non seppi esattamente come finii su un albero e dubitavo fosse grazie a qualche mia capacità ninja: il merito era tutto di quel cervo che mi osservava pacioso da qualche metro sotto di me.
Convenni con me stessa che non era il caso di far sapere ad Itachi che mi ero letteralmente cagata in mano per un cervo, o mi avrebbe ucciso lui.
E ciò che avvenne nel quarto d’ora seguente fu un ambiguo gioco di sguardi tra me e il cervo in questione, ovvero un quadrupede che si limitava ad abbassare di lato la testa e alzare di tanto in tanto un’orecchia. Aveva il muso schiacciato e l’aria pigra, svogliata. Era proprio un cervo del Clan Nara.
A Konoha sarei anche potuta essere conosciuta come colei che sussurra ai cervi, anche se questi non mi ascoltavano, perché passai non so quanto tempo a tentare di mandarlo via.
“Su, vai!”
Il cervo, ribattezzato per l’occasione con il nome di Hubert senza un valido motivo, piegò la testa a destra.
“Via, sciò!”
Ora a sinistra.
“Ti prego, va’ via!” Piagnucolai.
Emise un suono strano che interpretai o come il suo verso o come problemi gastrointestinali.
“Non hai una vita tua, Hubert?” Sbraitai in preda all’isteria: come potevo avere paura di uno stupido cervo? Con molte probabilità non era neanche un cervo ninja, anche se non lo avevo dedotto esattamente con metodi attendibili.
Era attendibile credere che non fosse un cervo ninja solo perché non aveva tirato fuori un kunai?
E Hubert questa volta si limitò a girarsi di poco, dandomi un po’ di speranza, per poi fermarsi e donare al mondo una dose di escrementi freschi e non indifferenti.
“Hub, fai schifo.” Mormorai afflitta, prendendomi quella confidenza: lui poteva cagarmi sotto il naso – metaforicamente grazie al cielo – ed io non potevo abbreviare il suo nome fittizio?
“E tu che ci fai qui?” Mormorò svogliatamente una voce alle mie spalle.
Feci appena in tempo a constatare che no, quello non poteva essere un altro cervo che cacciai un urlo degno di me e mi vidi già spiaccicata per terra, probabilmente con la faccia nella defecazione di qualche cervo con gravi problemi intestinali.
Se fosse una fissazione o no non lo sapevo, ma quella mania che avevano tutti di afferrarmi per i piedi quando stavo per cadere da un albero stava diventando vagamente scomoda. Ok, così mi salvavano la vita, ma proprio per i piedi?
Realizzando che la gente poteva salvarmi la vita anche in modi meno strani, mi resi conto che qualcuno mi stava tenendo per un piede e non avevo idea di chi fosse.
Il cervo capo?
Uno spazzino del Clan?
“Non muoverti come un’anguilla, o cadremo entrambi.” M’informò la fantomatica voce senza volto, che riscoprii essermi familiare.
Smisi di dimenarmi e alzai di poco la testa per vedere chi fosse l’attentatore alla mia vita prima e il salvatore dopo.
“Shikamaru!” Dissi tutto d’un fiato, abbassando di nuovo la testa per evitare di rompermi l’osso del collo.
Tutto il sangue che mi stava fluendo al cervello non era d’aiuto, no.
“Non è che mi tireresti su? Sai, il sangue al cervello.” Borbottai.
Ad un tratto vidi il terreno farsi sempre più vicino e mi preparai a rompermi qualche osso; non sentendo nessun impatto riaprii gli occhi, trovandomi a pochi centimetri da terra. Shikamaru mi stava ancora tenendo per un piede.
“Non è che mi metteresti giù?”
“Ok.” E mi lasciò cadere.
“Grazie, eh!”
La finezza fatta persona il ragazzo.
Mi rimisi in piedi sperando di non essere atterrata su escrementi puzzolenti, trovandomi lo sguardo inquisitore del Nara addosso.
“Ehi! Dov’è Hubert?” Ora che stavamo iniziando a fare amicizia!
“Chi è Hubert?” Chiese spaesato e feci un gesto noncurante della mano, facendo cadere la questione.
“Cosa ci fai tu qui?” Ripeté la domanda con la quale si era presentato per così dire.
Cosa potevo raccontargli? Di certo non mi avrebbe creduto se gli avessi detto che avevo un’innata – e insana – passione per i cervi, visto che probabilmente aveva assistito al mio approccio con quello di prima. Implorare un cervo di andarsene era il massimo per un’amante di quella specie.
Decisi di fare la cosa più ovvia e forse più sensata della giornata, ovvero sbattergli sotto al naso il permesso taroccato di Tsunade e sperare che non si accorgesse che fosse modificato.
“Ti ha dato il permesso per fare cosa?” Chiese ancora.
Troppo curioso, avrei dovuto dirgli la mia missione e poi eliminarlo.
Oh no. Stavo iniziando a pensare come Itachi. La sua compagnia mi stava traviando verso il male. Ok, forse lui aveva il diritto di fare domande, ero pur sempre nel suo territorio, ma erano dettagli. “Top secret.” Affermai con aria risoluta e non convincendolo neanche un po’.
“Nh. So perché sei qui. Oggi avrei potuto starmene a casa a dormire, ma l’Hokage mi ha detto di seguirti perché non si fidava.” Mi rivelò, evitando di andare avanti con giochetti inutili.
Che mentalità contorta il ragazzo. Dirmi che sapeva tutto dall’inizio mi avrebbe risparmiato dal dover cercare scuse plausibili che no, non avrei trovato.
“Brutta vecchiaccia!” Masticai tra i denti.
Stava intralciando il mio piano! Ok, forse piano non era, visto che non sapevo neanche da che parte girarmi e non sapevo più uscire da quel labirinto, visto che avevo camminato a caso per un tempo indeterminato. Mi aveva messo una spia alle calcagna! Diffidente la nonnina.
“Ha detto che c’entrava qualcosa il mukenin che ho ucciso.” Disse con il solito tono stanco. Perfetto, avevo anche un permesso che a me non serviva niente, ma probabilmente faceva da nullaosta agli Anbu che potevano benissimo farmi fuori appena mi vedevano.
“Oh... Uhm, cioè... io volevo solo darci un’occhiata, sì... curiosità...” Balbettai, iniziando ad accampare scuse a destra e a manca. Forse avevo ancora una possibilità ed era meglio non sprecarla. Se io mi facevo portare dove lo aveva ucciso – luogo in cui io non sapevo arrivare da sola –, potevo dare uno sguardo intorno e cercare la collana, tanto non poteva essere finita tanto lontano.
Certo, se poi era finita sottoterra era tutto inutile, ma tentar non nuoce. Almeno Itachi avrebbe imparato che lasciarmi da sola poteva comportare anche cataclismi naturali.
“Non è che mi ci porteresti?” Chiesi con il tono più gentile che riuscii a trovare, incrociando anche le dita dietro la schiena. Molto probabilmente mi avrebbe risposto di no, ma tentar non nuoce.
“Voi donne siete tutte strane.” Disse e poi s’incamminò. Lo presi per un sì e lo seguii. In caso se ne stesse andando almeno anche io sarei riuscita ad uscire.
Camminammo in silenzio, lui sbuffando e io chiedendomi perché avesse dovuto uccidere Hidan in un posto così sperduto e lontano. Il paesaggio intorno era completamente verde e feci attenzione per non mettere piede su nessun inconveniente. Più ci inoltravamo più compariva qualche sporadico cervo, che evitai accuratamente di avvicinare: Hubert era un caso a parte, anche se dubitavo di riconoscerlo in caso lo avessi rivisto, visto che erano tutti uguali. Non aveva fatto storie e mi stava accompagnando senza insistere per sapere il perché: c’era qualcosa sotto o solo voleva tornarsene a casa il prima possibile.
“Tu chi sei?” Mi chiese poi di colpo, facendomi sobbalzare. Se aveva problemi di memoria già a quell’età era grave, la situazione.
Osservandolo non sembrava realmente interessato alla domanda, era più una sua riflessione o un suo pensiero espresso ad alta voce.
“Come chi sono? Sono-”
“Sì, sei Carmen e sei sotto la tutela di Tsunade ora che stai qui a Konoha. Chi sei tu veramente.”
Quel ragazzo era quanto di più complicato ci fosse sulla faccia della Terra e io mi appuntai mentalmente di evitare di avere altre discussioni con lui o di trovarmi anche solo in sua presenza. Oltre a farmi domande scomode a cui avrei dovuto dare risposte ancora più scomode mi metteva anche ansia.
Stupido quoziente intellettivo superiore alla media.
Cosa potevo dirgli? Tanto non mi avrebbe creduto se gli avessi propinato la stessa solfa con cui mi aveva presentata Tsunade quel giorno.
‘Mi avvalgo della facoltà di non rispondere’ non andava bene?
“Beh... io... io sono io!” Dissi, tentando di prendere tempo e sperando che arrivassimo in fretta.
“Cosa ti fa pensare che io non sia chi io dico di essere?” Chiesi, non rendendomi conto dello scioglilingua che avevo appena imbastito. Lui non vi diede peso e si fermò, voltandosi verso di me, con le mani dietro la testa.
“Sei diventata nervosa quando te l’ho chiesto.”
Oh, grazia, che bell’esposizione dei fatti. Lui fa domande strane, non è di certo colpa mia; in più non sono mai stata brava a mentire e in quel periodo di permanenza a Konoha ne avevo avuto la conferma svariate volte.
“Ci deve essere un motivo specifico se ti lasciano abitare a Villa Uchiha, residenza a cui è negato l’accesso se non con un’ordinanza dell’Hokage.” Continuò ancora, snocciolando altre motivazioni fin troppo plausibili.
Non ero preparata ad una cosa del genere, non mi aspettavo che qualcuno sospettasse qualcosa.
“Io ho l’ordinanza dell’Hokage.” Commentai allora, anche se sapevo che non faceva differenza. Perché Shikamaru doveva mettermi così in difficoltà?
“Hai un approccio fin troppo strano con l’arte ninja e da come ti comporti sembri proprio venire da un altro posto.” Disse pensieroso, riprendendo a camminare, forse neanche lui conscio di quanto vera fosse l’ultima osservazione.
“E in più il nome Carmen non l’ho mai sentito.” Oh, beh, quell’osservazione era sicuramente quella che mi avrebbe smascherato.
Ero rimasta leggermente indietro rispetto a lui e mi apprestai a seguirlo, quando lui si fermò di nuovo.
“Metti per caso in discussione la parola dell’Hokage?” Tentai ancora, sperando di riconoscere in Shikamaru un ninja che stava agli ordini dell’Hokage e che non si sarebbe mai neanche sognato di contraddire la sua parola.
“Sì.” Disse pacatamente.
Beh, lui non era uno di quelli.
Il discorso cadde con mio grande sollievo; facendo quelle affermazioni non aveva mai voluto una risposta, si era semplicemente limitato a esporre le sue riflessioni, magari studiando le mie reazioni per trarne altre conclusioni. Il ragazzo aveva la mente troppo contorta, non c’era che dire.
E io che ero già pronta, a mali estremi, a dirgli che ero uno spia di un paese lontano che doveva trovare informazioni su una nota banda criminale, ai più nota come Akatsuki.
Non ci avrebbe creduto, ma inventando tutto di sana pianta avrei potuto tentare di articolare la mia tesi con altri dati puramente inventati, rendendo il tutto più credibile.
Sì, non ci avrebbe creduto lo stesso.
Ad un tratto notai che la foresta che ci circondava era molto più diversa di quella in cui avevamo camminato fino a quel momento: alcuni alberi erano bruciacchiati e altri tagliati.
Dovevamo trovarci nella zona in cui si era tenuto lo scontro tra i due.
“Siamo arrivati.” Disse indicandomi con il mento una zona poco più avanti, che vantava condizioni molto peggiori di quelle di prima ed era sicuramente più provata dallo scontro che si era tenuto. Era lì che era sotterrato Hidan.
Un lungo brivido mi corse lungo la schiena facendomi venire la pelle d’oca. Ok, adoravo Hidan alla follia ed ero lì di mia spontanea volontà, ma non potei non immaginarmi una mano che sbucava fuori dal terreno, stile zombie.
“Beh, io vado. A presto.” E si stava già incamminando da dove eravamo venuti, ma non gli diedi il tempo di fare un altro passo che lo agguantai per un braccio e per poco non lo feci cadere per terra.
“Tua madre non ti ha insegnato che non si mollano le ragazze in una foresta dove è stato ammazzato un mukenin?” Chiesi decisa, ma si vedeva chiaramente che me la stavo facendo sotto dalla paura. Quando avevo avuto la mia brillante idea, non avevo messo in conto che sarei stata sola soletta in mezzo al nulla con un cadavere sottoterra che non era neanche tanto sicura essere completamente morto.
“Potrei dirle di questa tua mancanza a livello di cortesia.” Dissi sardonica, mal celando l’inquietudine che provavo anche al solo pensiero di stare lì da sola. Ok, era di Hidan che parlavamo, ma Hidan morto faceva tutto un altro effetto.
“Voi donne siete tutte delle seccature.” Affermò, sbuffando e socchiudendo gli occhi.
“Resta lì.” Gli dissi in tono poco convinto e iniziando ad avvicinarmi.
Sì sentiva ancora l’odore di bruciato nelle vicinanze di dove erano scoppiate le carte bomba che avevano dato il colpo finale a Hidan.
Facevo qualche passo e mi voltavo indietro, controllando che Shikamaru non si fosse mosso.
Ad un tratto qualcosa mi impedì di proseguire. Tentai ancora di andare avanti, ma era come se una barriera invisibile m’impedisse il passaggio.
Un momento. C’era davvero una barriera invisibile che m’impediva il passaggio.
“È una barriera fatta con i sigilli. Non si può entrare se non viene rotta.” Mi spiegò la voce di Shikamaru che si era portato silenziosamente alle mie spalle, facendomi sussultare.
“Cosa?” Esclamai afflitta e sconvolta da quella notizia.
“Credevi davvero che avremmo lasciato la zona incustodita e senza protezione? Non sappiamo cosa sia successo esattamente, lui era pur sempre immortale.”
“M-ma...” Mormorai allibita, la mia mascella ancora a terra per lo stupore.
“Tsunade non ti avrebbe rilasciato l’autorizzazione se non fosse stato così”
Poi mi ricordai del permesso: lo avevo modificato apposta e poi non mi ricordavo neanche quando usarlo. Iniziai a frugare nelle tasche, quando il fantomatico permesso che stavo cercando come una disparata mi venne sventolato lentamente sotto al naso.
“Non crederai che qualcuno prenda per buona la prima postilla, vero?” Chiese retoricamente, con un ghigno vittorioso.
“Perché, la seconda sì?”
“Sì.”
Ah, bene. Potevo morire, ma non potevo cercare una misera e innocua collana di un Dio malvagio, brutto e cattivo. Che simpaticoni.
Gli sfilai di mano il foglietto e lo guardai in cagnesco, anche se lui non c’entrava granché, faceva solo le veci dell’Hokage. Tirai un calcio alla barriera, sfogando la mia frustrazione su quello che a prima vista poteva apparire come il nulla.
Mi voltai verso la barriera e allungai il collo per vedere se scorgevo qualcosa che luccicava, ma non si vedeva niente oltre a terra bruciata.
“Cosa stai cercando?”
“Una collana.” Mormorai abbacchiata e sporgendo nuovamente il collo.
“Quella che aveva al collo quel mukenin?”
“Quel mukenin aveva un nome! Si chiamava Hidan! E tu lo hai ammazzato!” Borbottai, non tentando di nascondere quella nota di accusa verso Shikamaru e noncurante del fatto che mostravo un sincero attaccamento verso un criminale pluriomicida, palesemente dalla parte dei ‘cattivi’.
“Sì, comunque quella collana. Sai per caso dove è finita durante lo scontro?” Chiesi ancora, come se durante il combattimento il suo primo pensiero fosse stato la collana che l’avversario portava al collo.
“Credo sia finita con lui sottoterra.” Disse placidamente e tornandosene sui suoi passi.
Stavo già per ribattere che no, non poteva essere, io dovevo avere quella collana, ma fui interrotta. Un Anbu era comparso poco distante da me, in una nuvoletta di fumo che, vista la situazione, non trovai per niente ‘molto ninja’.
Shikamaru tornò di nuovo indietro per chiedere delucidazioni sulla comparsa del ninja. Poveretto, quel giorno lo avevo fatto stancare più del solito.
“Qualcuno ha tentato di oltrepassare la barriera.”
“Non ti preoccupare, ho tutto sottocontrollo.”
A quanto aveva capito dalla loro breve discussione a rompere quella barriera poteva essere solo un ninja con l’autorizzazione dell’Hokage. Quella donna aveva fin troppo potere, constatai, chiedendomi come mai nessun ninja avesse tentato la diserzione. Serviva un suo permesso per tutto, a momenti anche per andare in bagno.
“E tu chi sei?” Chiese l’Anbu, avvicinandosi a me, che avevo sperato ardentemente di poter essere lasciata fuori dalla discussione.
“Ahm... io...”
“Ha il permesso dell’Hokage per essere qui.” Rispose Shikamaru a posto mio.
“Potrei vederlo?” Chiese con una voce che, anche non potendo vedere la sua espressione, compresi che stava adire: ‘prova a dirmi di no’.
Oh, bene, se leggeva la postilla c’era anche la possibilità che la prendesse per vera.
Oh, la postilla.
Presi seriamente in considerazione l’idea di sputagli in faccia – o meglio, sulla maschera – e darmela a gambe, anche se non avevo uno straccio di possibilità di fare anche solo mezzo passo.
Mi rivolse uno sguardo bieco e si rivolse a Shikamaru: “E vera la seconda postilla?” Ecco, la prima non l’aveva neanche calcolata.
Si vedeva tanto che era falsificata?
Tanto Shikamaru avrebbe smentito tutto, non avrebbe lasciato che...
“L’Hokage ha firmato, perciò sì.”
Stupido Nara.
“M-ma no! Lei scherzava! Io e Tsutsu siamo come culo e camicia!” Tentai, ma lui non sembrava molto rassicurato dalle mie affermazioni.
“Lei ha detto di eliminarti, io non disubbidirei mai ai suoi ordini.”
Ecco, il ninja per cui ‘la parola dell’Hokage è legge’ l’avevo trovato, ma in quel momento non mi serviva, no. Mi ricordava anche vagamente Terminator, probabilmente per la mania di terminare ciò che gli veniva detto di terminare.
“Shikamaru, tu...” Mi voltai, ma lui se ne stava andando dalla parte opposta, sventolando una mano in segno di saluto e mormorando un ‘l’Anbu è lui, sceglierà lui’.
Fantastico.
“Era uno scherzo di Tsunade, non crederà davvero che mi debba...”
Mentre articolavo qualche frase di senso compiuto sotto lo sguardo severo del ninja, indietreggiavo nella vana speranza di salvarmi da quel pazzo che sembrava aver preso la faccenda troppo sul serio. Potevo fare relativamente poche cose in quel frangente, in cui ero finita solo ed esclusivamente per la mia scemenza e un po’ per il sadismo dei ninja di Konoha: tentare di mettere in atto le mie conoscenze ninja, oppure darmela a gambe.
Io che avevo un orgoglio da mantenere, una dignità e tante altre cose... giustamente decisi di sacrificare quel poco di amor proprio che mi era rimasto venendo a Konoha e mi diedi ad una fuga rapida, per quanto lo concedesse lo slalom tra le varie cacche.
Lui non si era mosso, cosa che gli avrebbe permesso di prendermi subito e chiudere lì la faccenda, forse perché aveva intuito che io di ninja non avevo niente, solo il coprifronte, constatazione che facevano tutti due minuti dopo che mi conoscevano.
Guardandomi alle spalle durante la corsa per vedere che cosa stesse facendo quel pazzo, quasi non andai a sbattere contro un cervo, che aveva ben deciso di fermarsi a ruminare sul mio tragitto.
Era Hubert! Aveva lo stesso muso un po’ schiacciato e quell’aria da annoiato indistinguibile. “Hubert! Levati di mezzo!” Esclamai, facendo segno al cervo di togliersi dai piedi.
Se quel ninja dalla dubbia moralità – uccidere una povera fanciulla era totalmente immorale, anche se era l’Hokage ad ordinarlo – non mi uccideva e io riuscivo ad uscire viva da quella foresta che, per un motivo o per l’altro, riusciva solo a farmi cagare sotto dalla paura, sarei passata da Tsunade.
Avevamo molte cose da dirci io e quella carissima donna. Non solo accordava la mia eliminazione così, come se avesse ordinato di sgozzare un pollo per Natale, ma era anche riuscita a rincretinirmi tanto da farmi parlare con un cervo, che a quanto pareva non mi capiva.
Sentii il frusciare delle foglie dietro di me e fui presa dal panico.
Ma quella era la foresta del Clan Nara o era la Foresta della Morte sotto – neanche tanto – mentite spoglie?
Guardai Hubert e lui guardò me. Smise anche di ruminare quando vide i miei occhi accendersi, dopo che fui fulminata da una nuova, folgorante idea.
Piegò di lato la testa quando notò il ghignò poco convincente sul mio volto.
A mali estremi, estremi rimedi: c’era un pazzo che m’inseguiva e non sarei uscita sana e salva da quella foresta con le mie sole gambe.
Avrei cavalcato Hubert, non c’era altra soluzione.
In qualche modo avrei poi anche dovuto salvarmi il culo, no?
Che poi, un cervo si poteva cavalcare? Non me lo chiesi neanche, saltai solo in groppa al quadrupede, che non sembrò molto felice della mia genialata, ma evitò di farmi cadere per terra. Ci misi un bel po’, ma ce la feci.
“Trovata.” Disse con la sua voce burbera l’uomo con la maschera che, a quel punto, più che un Anbu poteva anche essere Jack Lo Squartatore.
Che razza di gente che ingaggiavano come ninja.
“Vai Hubert, vai!” E il cervo partì veloce, facendomi quasi cadere. Non sapevo neanche dove attaccarmi per non cadere, poi optai per il collo, senza però soffocarlo.
Dove lo trovavo Hubert II?
Ogni tanto volgevo delle occhiate indietro, per vedere se ce lo avevo alle calcagna e con mio grande sollievo non lo scorsi. Hubert andava ad una velocità che non mi sarei mai aspettata per un cervo Quando finalmente vidi uno spiraglio di luce e intravidi la distesa d’erba dove mi aveva lasciata Naruto quella mattina, sospirai sollevata.
Certo che ci ero stata un bel po’ in quella foresta. Il fascino del macabro ne dedussi.
“Spero tu sappia dov’è il palazzo dell’Hokage, perché è lì che devi portarmi!” Disse, sperando che avesse capito almeno una parola di quel che avevo detto.
Con mio grande stupore, in poco tempo ci ritrovammo ad attraversare il Villaggio e vedendo le facce della gente vedendomi cavalcare un cervo non seppi se ridere o se piangere.
Erano totalmente sconvolti, ma era più che plausibile e giustificabile. Che vedessero tutti i giorni una pazza che arriva in groppa ad un cervo, istigandolo ad andare più veloce, non doveva essere uno spettacolo di tutti i giorni.
Ormai il danno era fatto: mi avrebbero ricordata come colei che correva con i cervi, visto che più che sussurrare ormai gridavo.
Hubert rischiò anche di prendere sotto qualche ignaro passante, ma riuscì ad evitare di far diventare una via di Konoha uno scenario splatter.
“Vai Hubert, Vai!” Dissi, ormai vicini al palazzo dell’Hokage.
Quando arrivammo, ad assistere al mio trionfale arrivo c’era proprio Tsunade, che mi guardava sconvolta. Si aspettava davvero che quel pazzo riuscisse ad uccidermi? Non era che aveva già sparso la voce che avevo misteriosamente perso la vita nella misteriosa foresta del Clan Nara?
“Hokage degenere! Mi hai quasi fatta uccidere da un pazzo psicopatico!”
“Si chiama Anbu, Carmen, Anbu.” Disse lei serafica, osservando il cervo su cui ero ancora posteggiata.
“Quello non era un Anbu, era un pazzo!” Sbraitai io, in preda alla collera, l’adrenalina che aveva animato quel mio bellissimo e altrettanto originale viaggio in cervo completamente svanita.
“Dove lo hai lasciato l’Anbu?”
“Hubert lo ha seminato!” Dissi ancora irosa per avermi quasi fatto uccidere. Prima mi chiamano, poi tentano di uccidermi: logica schiacciante.
“Hubert è il cervo?”
“Sì, è lu–” Iniziai, ma ad interrompermi fu il cervo stesso.
“Io non mi chiamo Hubert, ragazzina, e se vuoi farmi la grazia di scendere mi faresti un favore!”
“Hubert, tu parli!”
“Non mi chiamo Hubert!”
“Basta crederlo, Hubert!” Lo assecondai e così dicendo scesi, piazzandomi davanti al cervo e osservandolo con attenzione. Perciò lui non era un comune cervo, era un cervo ninja.
Wow.
“Perché non hai parlato prima?” Chiesi quasi delusa: avevo parlato per mezz’ora da sola e lui non si era degnato di rispondermi. Ingrato.
Tsunade si era avvicinata e io mi ricordai del suo tentativo di omicidio.
“Non ti hanno mai detto che sei una persona davvero poco discreta?”
“Io sono sempre discreta!” Ribatté confusa.
Oh, sì, certo, era il massimo della discrezione mettermi alle calcagna un misto tra Terminator e Jack Lo squartatore. Non me ne ero quasi accorta, figuriamoci. Era come se aveva scritto in fronte ‘piacere, sono la discrezione’.
“Mentre commissionavi il mio omicidio devi aver dimenticato questa tua dote, Tsutsu!” Dissi, spostandomi di fianco al cervo.
“Io non ho commissionato proprio niente, sicura di non stare male?” Chiese, poggiandomi una mano sulla fronte e assumendo un’aria critica.
“Ovvio che sto bene! Sei tu hai ingaggiato quell’Anbu psicolabile per uccidermi!”
“Ah! Parli dell’Anbu numero 687!”
Oh, ma che bella novità: quel pazzo aveva anche un numero! Con molte probabilità era il suo numero nella clinica psichiatrica da dove era scappato.
Notando il mio sguardo tutt’altro che lieto per aver scoperto quale fosse il numero di quell’assassino, si diede un contegno.
“Beh, se ti riferisci a lui, non è commissionato, tu sapevi che se ti trovava un Anbu aveva l’ordine di farti secca.” Aveva commentato pacatamente, facendo cenno con una mano come se stesse dicendo un’ovvietà.
Perché tutti andavano in giro con una postilla che era tipo Spada di Damocle, guardandosi le spalle in attesa di essere inseguiti da uno squilibrato.
“Tu hai tentato di uccidermi!” Ripetei nuovamente, in caso la cosa non le fosse chiara.
“Non è vero, andare nella foresta era a tuo rischio e pericolo.”
“M’inseguiva con uno sguardo folle!” Rincarai tragicamente, rivolgendomi poi al cervo: “Vero Hub?”
“Come fai a sapere che espressione aveva se aveva la maschera?” Chiese lui placidamente, mentre socchiudeva gli occhi esasperato.
“Sempre gentile, Hubert.” Sibilai risentita: anche il cervo era dalla parte della vecchiaccia.
“Su, Carmen, non farla tanto tragica, l’importante è che sei viva, no?”
“Mi sta prendendo in giro?”
“Giammai! Come potrei?” Chiese lei, imitando me quella mattina quando la assillavo, con tanto di mano davanti alla bocca, fintamente sconvolta.
Quando stavo per ribattere a tono, ebbi un dejà vu: un Anbu era comparso alle spalle di Tsunade in una nuvoletta di fumo.
Oh Signore: era l’Anbu quattromilasettecentotrentatré o che numero era lui. Ai più, meglio conosciuto come Jack Lo Squartatore.
Tirai un gridolino quando lo vidi avvicinarsi e mi nascosi dietro Tsunade, avvinghiandomi a lei come una cozza; lei, appurato che non mi sarei staccata facilmente, si rassegnò.
“Oh, bentornato. Vedo che non hai portato a termine la missione.” Disse Tsunade, come se stesse parlando di carne da macello o di vendere una mucca al mercato.
“Tsunade!” Piagnucolai sulla sua schiena, assestandole anche un calcio in uno stinco.
“La ricercata” La ricercata? Da quando ero una ricercata? Ma stavamo scherzando? “mi ha detto che vi conoscete, che siete culo e camicia, testuali.” Riferì.
“Tu sei il culo.” Precisai io con voce tremante.
“Ah sì? Comunque non proprio ricercata, Anbu 687, piuttosto condannata, si adatta di più alla situazione.” Disse seria e mi staccai da lei, conscia che no, non era dalla mia parte.
L’Anbu si voltò verso di me, osservandomi per un po’, poi guardò Tsunade.
“Il soggetto è lei, procedo?”
Procede a cosa, di grazia? Questo mi voleva accoppare davvero, forse era il caso che tiravo fuori la vera Carmen che era in me e mi davo una mossa a mettere a posto la situazione.
Mi guardai intorno alla ricerca di un modo per scappare o comunque prendere tempo per tentare di trovarne uno e non mi stupii più di tanto scoprendo che non c’era anima viva nei pressi del palazzo dell’Hokage. Probabilmente tutti avevano ben pensato di starsene alla larga dal luogo, visto che vi erano l’Hokage, un ninja dall’aria psicopatica, un cervo che continuava ad essere chiamato Hubert e una non ninja che doveva ispirare non poca diffidenza. C’era un'unica cosa da fare, ne dedussi dopo un attenta esami nazione del luogo, ovvero un frenetico scorrere dei miei occhi su tutto ciò che mi circondava, senza vedere la metà delle cose. Mi avvicinai a Hubert, che alzò il muso verso di me: aveva capito il mio piano. Che bravo cervo. Avrei riscattato me stessa e mi sarei salvata in modo più che dignitoso.
“Bene Tsunade, se è la mia morte che vuoi... non l’avrai!” E con uno scatto degno di una vera ninja feci per saltare in groppa a Hubert, che si era anche abbassato un po’ per farmi salire meglio. Peccato che no, io non ero una ninja, ormai lo avevano capito anche i muri e perciò caddi di sedere per terra.
Mi massaggiai il posteriore dolorante e feci per salire nuovamente sul cervo; ormai la dignità era annegata nella cacca dei cervi, anche se non salivo con stile la fuga era l’unico scopo.
“Ce la puoi fare.” Sussurrò sarcastico Hubert, abbassandosi ancora un po’ sulle zampe. “Grazie!” Dissi ironica, salendo finalmente.
Tsunade era ancora girata di spalle, non si era voltata per vedere le mie mirabolanti imprese. L’Anbu se ne stava fermo, in attesa di istruzioni: se non fosse stato che avevo una paura fottuta di lui avrei tanto voluto vedere che faccia aveva. Magari era il fratello minore di Ibiki Morino. Rabbrividii al solo pensiero.
“Senti Hub, ma perché tu mi assecondi? Fai tutto quello che ti chiedo di fare.” Gli chiesi in un sussurro, continuando a tenere d’occhio i due.
“Non faccio niente da tempo, era l’occasione giusta.” Rispose con fare ovvio, ma io non compresi l’ovvietà che vi era dietro. Scossi la testa e osservai i due.
Me lo stavo immaginando o le spalle di Tsunade tremavano? Sobbalzavano per la precisione. Tremava? Aveva freddo? Aveva il singhiozzo?
“La condannata si sta dando alla fuga con un cervo.” La informò l’Anbu trecentotrentaté o un numero giù di lì e le spalle le sussultarono più forte.
Che stesse...?
E Tsunade si voltò verso di me, scoppiando in una fragorosa risata; alzai un sopracciglio scettica e spostai lo sguardo da lei all’Anbu, per poi abbassare lo sguardo su Hubert e chiedere spiegazione a lui. Scosse il muso, facendo intendere che non ne aveva idea.
“Tsutsu, se devi morire almeno fallo silenziosamente.” Constatai io, visto che da come si teneva l’addome sembrava sulla buona via per il Paradiso.
“Si può sapere che cosa hai da ridere?” Chiesi spazientita, visto che le risate non sembravano volersi placare.
“Vieni qui!”
“Fossi scema!” Gridai di rimando, chiedendomi a che gioco stesse giocando e se almeno si stesse divertendo. Io no, quello era appurato, forse l’Anbu abbastanza.
“Su, Carmen, non voglio mica ucciderti!” E ghignò nella mia direzione.
“Mai hai bevuto?”
Il suo ghignò scomparve in un attimo e ne prese il posto un’espressione delusa e amareggiata. “No, la bottiglia me l’ha presa Shizune.” Disse, borbottando qualcosa come ‘solo perché stavano per venire i consiglieri’ o qualcosa del genere. Io, personalmente, avrei dato un encomio speciale a Shizune, ma forse la vedevamo in due modi diversi.
“Dai, vieni, voglio solo farti conoscere l’Anbu!”
Massì, perché non prendevamo anche una tazza di tè insieme? Magari facevamo anche qualche foto ricordo in cui c’era lui che lasciava cadere la ghigliottina sulla mia testa.
“Che Hokage sconsiderato! Prima mi vuoi far uccidere scomodando quasi tutte le Terre Ninja e poi vuoi anche farmi prendere un tè con il mio assassino?” Chiesi incredula, sperando che Itachi almeno avrebbe vendicato la mia morte.
Prima di morire avrei potuto scrivere con il sangue che l’assassino non era il maggiordomo ma l’Anbu.
“Non fare la maleducata e vieni a conoscerlo!” Mi ammonì severa.
Da quando era usanza presentarsi all’assassino e poi farsi uccidere come se niente fosse?
Che presentazione sarebbe stata poi? ‘Salve, sono Carmen, tu devi essere Jack Lo Squartatore tremilaquattrocentosessantaseiesimo.’
“Tu farnetichi vecchiaccia!” Sbottai, deglutendo quando notai il lampo d’ira che le aveva attraversato gli occhi. Forse era meglio se lei, anche se aveva tentato di uccidermi, me la ingraziavo alla bene e meglio.
“C-cioè, carissima Tsunade, i-io...” Non feci in tempo a tentare di completare la frase, balbettata in maniera raccapricciante, che un brivido mi percorse le spalle.
C’era qualcosa che non andava, me lo sentivo a pelle...
“Sai che non dovresti rispondere così alla Godaime Hokage, condannata 309?” La voce roca e ferma dell’Anbu sololuisapevaqualenumero soffiò quelle parole nel mio orecchio, facendomi rabbrividire maggiormente. Perfetto, anche io avevo un numero: era forse il caso di iniziare a giocare al lotto? Qualcosa mi diceva che avrei avuto più fortuna di Tsunade, che intanto, quando l’Anbu folle aveva detto il numero aveva riso ancora più di gusto.
Doveva essere tutto alquanto esilarante visto da occhi esterni, ma visto dai miei, che erano sbarrati dalla paura, non lo era per niente.
Quando diavolo era arrivato? Io non lo avevo visto. Scoccai uno sguardo dove prima credevo si trovasse il ninja assassino, per poi voltarmi molto lentamente verso la mia destra, dove ora si trovava. Il tutto sudando freddo.
Fu un riflesso incondizionato dettato dalla paura a farmi lanciare quell’urlo raccapricciante, alla vista dell’Anbu di fianco a me che in quel momento era la perfetta imitazione di Yamato in versione terrificante, solo che lui era ancora più spaventoso, visto che aveva la maschera.
Mi lancia giù da Hubert, che sentii sbuffare scocciato – oh, beh, quel pazzo voleva solo uccidermi, scusa tanto se mi dedicavo un po’ alla protezione della mia persona!
Rotolai per terra e arrivai gattonando fino a Tsunade, che aveva ricominciato a ridersela beatamente, come se fosse la cosa più divertente sulla faccia della terra.
Mi attaccai – come da copione, per altro – alla sua gamba, scuotendola furiosamente e blaterando frasi sconnesse.
“TsuTsuuuuuu! Perché vuoi uccidermi? Possiamo parlarne! Ti prego!” Tutti i miei sconnessi balbettamenti potevano rifarsi in quell’unica frase.
Certo che io non le conoscevo proprio le mezze misure: poco prima ce l’avevo a morte con Tsunade e ora le imploravo pietà.
“E staccati!” Disse lei tra una risata e l‘altra, ma io non ero dello stesso parere.
Intanto l’Anbu era sempre fermo lì, ma con l’unica differenza che, per quanto la maschera mi lasciasse capire, stava ridendo anche lui.
Possibile che la mia morte facesse ridere tanto? Ero solo io allora a trovarla spaventosa e per nulla un lauto evento.
“Tienimelo lontano Tsunade! Sarò la tua serva per sempre se gli dici di starmi alla larga!” Piagnucolai ancora per nulla dignitosamente.
Vidi solo di sfuggita un Jonin che scappò letteralmente all’interno del palazzo, guardando – non capii se inorriditi o sconvolto – la scena che stavamo imbastendo lì fuori.
Itachi, se avesse assistito a tutto ciò, mi avrebbe rispedito nel mio mondo a calci, anche se sarebbe vagamente surreale: lui non era tipo da tirare calci, piuttosto mi avrebbe distrutto il sistema cerebrale con un’illusione, dopodiché forse mi avrebbe rimandato a casa. Non era in stile Uchiha lasciare le vittime ancora in grado di intendere e di volere.
“Non fare la bambina, lui non ti ucciderà se non gli darò il permesso.”
“Ma tu gli hai dato il permesso! Ah! Sì avvicina! Oddio! Aiuto!” Dissi in preda al panico, notando che il ninja si stava avvicinando.
E sì, stava ridendo anche lui.
Tsunade sbuffò esasperata quando io scossi più violentemente la sua gamba e fece l’unica cosa da fare con una ragazza attaccata alla gamba in stato di panico: mi diede una sberla che mi fece fare un volo di due metri. Massaggiandomi la testa mi misi seduta, scoprendomi a due passi dall’Anbu assassino.
Tentai di strisciare indietro, ma me la stavo facendo troppo sotto dalla paura anche per muovermi. Lui si abbassò alla mia altezza e non si mosse per qualche minuto.
Dopodiché si tolse la maschera, rivelando il suo vero volto.
Ok, quello non me lo sarei mai aspettata.
“Kakashi mi aveva detto che eri un po’ strana, ma non pensavo così tanto strana!” Disse sardonico Yamato, sorridendo alla mia espressione che doveva essere un misto tra lo sconcertato, l’allibito e sì, lo spaventato.
“Peccato che lui sia in missione, avrebbe sicuramente gradito lo spettacolo!” Aggiunse Tsunade, che ora se la rideva di gusto.”
“Cos- Kakashi?” Balbettai, chiedendomi cosa c’entrasse lui.
“Oh, beh, sono stati lui e Tsunade ad ingaggiarmi come Anbu assassino. Dicevano che incutevo abbastanza timore.” Aggiunse pensieroso, forse chiedendosi anche che cosa di lui incutesse tanta paura.
‘Tutto’, avrei risposto sinceramente io.
“Che vuol dire ‘ingaggiato’?”
Ok, non mi riferivo proprio al significato della parola, ma lui sembrava aver capito a cosa mi riferivo.
“Beh, diciamo che Tsunade ha colto l’occasione al volo. Tu dovevi andare nella foresta dei Nara e ha pensato di giocarti questo... scherzetto.” Disse nel tono più serio che riuscì a imitare Yamato, tentando di non scoppiare a ridermi in faccia, per quanto lui trovasse la situazione esilarante. “Oh, non credo di dovermi presentare, vero?”
“No, ma nemmeno io, vero?” Chiesi piccata, ancora seduta per terra.
Possibile che la mia allegra scampagnata si fosse rivelata del tutto improduttiva e scenario di un quasi tentato omicidio? Ero proprio io che attiravo la sfortuna come una calamita allora, anche se il posto e chi ci abitava non aiutava di certo.
“Ma non è giusto! Non era divertente!” Mi lamentai io.
Che gente bislacca.
“Condannata 309?” Chiesi scettica, e lui rise.
“Oh, beh, era per dare più spessore al tuo personaggio.”
No, non che gente bislacca, che gente idiota.
Yamato mi tese una mano per rialzarmi, che accettai, anche se ancora un po’ diffidente: era pur sempre il ninja che avevo scambiato per Jack Lo Squartatore, non potevo eliminare così in fretta la mia paura verso di lui.
Quella faccenda mi avrebbe segnato per tutta la vita ne ero certa.
Ad un tratto mi voltai per vedere che fine aveva fatto Tsunade, trovandola intenta a parlare con il mio cervo – forse proprio mio no, però il concetto era quello.
Sembravano anche conoscersi.
A passo di marcia mi avvicinai ai due, tenendomi a debita distanza da Tsunade, che mi guardò interrogativa.
“Io con te non ci parlo.” Asserii subito verso di lei, per pi rivolgermi a Hubert.
“Hubert, perché fraternizzi con il nemico?”
“Io non sono il nemico!” Sbottò Tsunade, anche se un sorriso combatteva per spuntarla contro l’espressione scocciata.
Lui piegò di lato la testa, socchiudendo gli occhi.
“Non mi chiamo Hubert e non sto fraternizzando.”
“E come ti chiami allora, Taro?” Dissi sarcastica, alzando un sopracciglio alla sua espressione contrariata.
Tsunade si spostò di fianco a me e mi mise una mano sulla spalla. Io, di rimando, la fulminai con lo sguardo, ma lei non parve accorgersi dei lampi che lanciavano i miei occhi.
“Carmen, ti presento Shikatsuke, il signore dei Cervi.” Disse con aria quasi solenne, facendo alzare il capo orgoglioso al cervo.
“Oh, sarebbe più o meno come Manda per i serpenti e Gamabunta per i rospi...” Dissi meravigliata, mentre lei annuiva sorridendo.
Perciò non si chiamava Hubert, anche se avrei dovuto aspettarmelo visto che il nome glielo avevo dato io. Peccato, ce lo vedevo come un Hubert.
“Sei cattivo Hubert!” Feci seriamente offesa, ignorando lo sbuffo seccato quando lo chiamai con il suo falso nome.
“Perché?”
“Perché non ti chiamo Hubert!”
“Sei un caso perso.” Commentò solamente.
“Beh, io continuo a chiamarti Hubert.” Annunciai, certa che lui non apprezzava.
Tsunade intanto se ne era stata zitta, ascoltando il nostro scambio di battute tutt’altro che intelligenti.
Yamato ci raggiunse alle spalle e lo sentii mormorare all’orecchio di Tsunade che ‘voleva la sua ricompensa’. Ah, beh, almeno per fare quella pagliacciata lo aveva pagato.
La vidi con la coda dell’occhio fare un cenno d’assenso a Yamato, che poco dopo se ne andò, lasciando me, il cervo e Tsunade.
Una volta finito il lavoro sporco giustamente se ne andava.
Incrociai poi per un attimo lo sguardo della Godaime e mi voltai subito, incrociando le braccia e mettendo su un’espressione imbronciata e sdegnosa, degna di una bambina piccola. Ormai il mio orgoglio non esisteva più, tanto valeva far emergere la parte stupida di me, che comunque sembrava essersi data alla pazza gioia da quando avevo aperto gli occhi la prima volta a Konoha.
“Non sarai ancora arrabbiata!” Disse stupita.
“Ovvio che sì, Tsutsu, non credere che ti comprerai facilmente il mio perdono!”
“Ma nessuno ha detto che io voglio comprarmi il tuo perdono, anzi!” Aveva detto gioviale, scoppiando a ridere all’espressione sconvolta e scioccata che le rivolsi.
“Impara a portarmi rispetto e vedrai che non ci sarà nessun Anbu che attenterà alla tua vita!”
“Ma io ti porto rispetto Nonnina!” Avevo piagnucolato, dando dimostrazione del rispetto che elargivo nei suoi confronti.
Ok, forse non ero il massimo del rispetto e non m’inginocchiavo di certo al suo passaggio, ma non mi risultava che avessi messo un Anbu potenzialmente psicopatico alle sue calcagna. Poi, se anche fosse stato, lui sapeva da che parte tenerlo un kunai, io per quanto Itachi avesse tentato di farmi capire come lanciare l’arma, non ne ero proprio in grado.
Decisi di lasciar perdere, tanto io non avrei cambiato atteggiamento nei suoi confronti e, ci avrei scommesso, lei, se si fosse ripresentata l’occasione, anche se avessi fato inchini di sorta in sua presenza, mi avrebbe fatto qualche altro scherzo poco divertente.
“Senti, ma hai assoldato anche Shikamaru nel tuo subdolo scherzo?”
“No, lui doveva solo seguirti e vedere cosa facevi.” Disse come se anche quella fosse la più normale delle cose.
Beh, considerato che c’erano molte probabilità che avrei fatto qualche idiozia, forse non era stata una mossa tanto azzardata mettermi una spia alle calcagna, ma erano dettagli.
Perfetto, quello voleva dire che Shikamaru non sapeva che quello non era un vero Anbu; cioè, lo era, ma non era un Anbu che voleva farmi fuori senza pensarci due volte. Mi aveva lasciato nelle mani di un pazzo Yamato travestito e aveva anche fatto astruse congetture su di me: quel ragazzo era da eliminare.
Peccato che io non avessi avuto i mezzi per agire in quei termini, altrimenti lo avrei fatto, anche perché era lui che aveva ucciso Hidan.
“È da un po’ che non ti si vede in giro, Shikatsuke.” Commentò Tsunade di colpo, parlando ovviamente con Hubert – perché sì, per me sarebbe rimasto Hubert.
“Vero, è questo il motivo che mi ha spinto a dare corda a questa scervellata. ”
“Com’è che adesso parli come un nonnetto Hub?”
“Non mi chiamo né Hubert né Hub ragazzina.”
“Questo lo dici tu.” Mormorai io, senza farmi sentire.
“I Nara ormai mi credono troppo vecchio per qualsiasi cosa che non sia defecare, perciò non appena ho subodorato un po’ di azione non mi sono lasciato sfuggire l’occasione.” Spiegò poi, ricollegandosi al discorso sul perché non si era più visto in giro.
Ah, ecco. Non era perché aveva visto che la mia regale vita era in pericolo, ma perché si era stancato di cagare soltanto e ruminare l’erba.
Simpatico.
“Eh, la vecchiaia, che gran brutta cosa.” Mormorai io, credendo di non essere sentita, ma Hubert mi sentì eccome e mi assesto una zampata in un ginocchio, facendomi saltellare dal dolore.
Comunque, un giorno avrei ripagato Tsunade con la stessa moneta, anche se dubitavo che lei avrebbe mai deciso di andare a farsi una scampagnata nella foresta dei Nara, alla ricerca di una collana di un Dio tutt’altro che buono e pacifista.
“Credo sia ora che tu vada.” Disse Tsunade, facendo cenno intorno e facendomi accorgere che in effetti era abbastanza tardi: il sole stava ormai tramontando.
“A presto Tsutsu e guardati le spalle!” Aggiunsi nel tono più tetro che riuscii a trovare. Poi mi rivolsi a Hubert/Shikatsuke.
“Bene, e ora dritti a Villa Uchiha!” Dissi in tono deciso, battendo un piede per terra e sbiancando quando sentii il rumore che fece quando sprofondò in un escremento fresco fresco.
“Meno male che cagare non ti andava più bene.” Commentai piccata.
Poi gli saltai in groppa e, alzando un pugno al cielo, dissi: “Meta: Villa Uchiha!”
Potei sentire forte e chiaro Tsunade dire in tono sconsolato e abbacchiato un ‘Oh Santo Kami’ e, ci avrei scommesso, si era anche schiaffata una mano in faccia.


Era notte fonda ormai e addormentarsi sembrava non essere azione gradita dal mio cervello.
“Cosa ci fa un cervo nell’atrio?” Il solito tono pacato di Itachi Uchiha mi raggiunse dalla porta della mia camera, e era indistinguibile una nota sorpresa nella sua domanda.
Beh, forse gli succedeva di rado di trovare un cervo in casa sua.
Hubert era rimasto a Villa Uchiha sotto mia richiesta, poiché se almeno c’era lui mi sentivo meno sola e avevo meno paura, tanto per essere sinceri.
“Sei tornato!” Dissi con un entusiasmo che non era per nulla inappropriato: erano passati due giorni da quando aveva avuto la mia fantastica scampagnata nella foresta dei Nara e lui non si era fatto vivo. Dormire in quell’enorme Villa da sola, quando i fantasmi della brutta esperienza con Jack Lo Squartatore/Yamato venivano a tormentare il tuo sonno, non era per niente una bella cosa.
Perciò non ci pensai due volte prima di abbandonare il letto e di lanciarmi addosso ad Itachi e abbracciarlo, cosa che non avevo mai fatto in vita mia. Lui parve inizialmente perplesso da quella mia esternazione di sentimenti, ma poi circondò le mie spalle con un braccio, anche se doveva essere ancora molto sorpreso.
Quando realizzai la cosa, alzai di colpo la testa, per poi allontanarmi con tutta la nonchalance di cui ero capace, ovvero indietreggiai imbarazzata come non mai e in me non c’era la minima traccia di naturalezza.
“Ah... uhm... bentornato Itachi.” Dissi a testa bassa e non sentendolo rispondere alzai di poco lo sguardo; Itachi Uchiha stava sorridendo.
Ok, non un sorriso esagerato, stile Naruto, ma stava sorridendo davvero.
E io, sarà stato per il sonno, o per la scemenza che in quei giorni sembrava aver toccato vette indicibili, lo abbracciai di nuovo, blaterando frasi sconnesse, quali ‘sei tornato’ o ‘ niente più Anbu pazzo’.
Dopo un po’ decisi di ridare un contegno a me stessa, anche se risultava abbastanza difficile, visto e considerato che lo avevo abbracciato come se lui fosse la mia acqua e io la povera sfigata in mezzo al deserto di Suna che non ne vedeva da chissà quanti anni.
“Cosa ci fa il cervo?” Chiese nuovamente, probabilmente sinceramente curioso.
“Oh, Hubert. No, cioè, Shikatsuke. No, Hubert. Beh, lui, ho capito di chi parli!” Dissi, in preda alla confusione più totale.
“Questo spiega perché mi ha salutato.” Disse placidamente, mentre si appoggiava con calma allo stipite della porta. Io intanto mi ero riseduta sul letto, a gambe incrociate.
Tentai di non ridere quando m’immaginai la scena in cui Hubert lo salutava, anche se, di per sé, non aveva nulla di così ilare.
Brevemente gli spiegai cos’era successo due giorni prima, enfatizzando in maniera quasi ridicola l’attentato alla mia povera e fragile vita. Sorvolai sulle parti in cui piagnucolavo senza ritegno, fin troppo imbarazzanti.
Calcai sui miei atti eroici, tra cui entrare in Konoha in groppa di un cervo, gridando come una posseduta.
Gli dissi di Shikamaru e dei suoi sospetti, lasciandolo perplesso nella parte in cui io ero già pronta a raccontargli che ero una spia contro l’Akatsuki. Probabilmente stava pensando che come spia non avrei avuto un futuro, tantomeno un presente e dubitava fortemente un passato.
Probabilmente sapeva che il Nara aveva un QI degno di nota, infatti mi disse che ne avrebbe parlato con Tsunade. E al sol sentire quel nome partii in quarta per un iroso e lungo commento sui suoi atti, tutt’altro che discreti.
“Non posso lasciarti sola per soli pochi giorni e tu te ne vai in giro alla ricerca di collane appartenenti ad un mukenin?” Mi chiese con il solito tono indifferente, ma quella nota di sarcasmo non era riuscita a nasconderla.
“La parte peggiore è che la collana non l’ho neanche trovata!” Ribattei indignata.
“Tu per caso sai se ne aveva una di scorta al covo? Così, magari, se vai di nuovo me la porti...” Proposi vaga, alzando un sopracciglio quando sentii provenire da lui quella che era indubbiamente una risata.
“Perché lo hai chiamato Hubert?”
“Aveva la faccia da Hubert.” Risposi alzando le spalle, sobbalzando quando lo vidi comparire alle sue spalle.
Itachi si fece di lato per farlo passare e lui si piazzò in mezzo alla stanza.
Io, più che essere stupita dell’intrusione di un cervo in casa, fui quasi tentata di chiedergli come avesse fatto ad aprire la porta: l’aveva abbattuta a suon di cornate?
“Salve Shikatsuke.” Lo salutò Itachi, guadagnandosi in risposta un decoroso cenno del capo dal quadrupede.
“Vedi, Itachi, ha una faccia da Hubert!” Dissi indicandolo e piegando di lato la testa, com’era solito fare lui.
“Io non ho la faccia da Hubert, ragazzina. Tu ce l’hai da scema. Devo forse chiamarla Scema?” Chiese poi rivolto ad Itachi, che si limitò a sorridere e scuotere la testa, prima di voltarsi e andarsene, probabilmente a riposare.
Appena arrivato, non gli avevo dato il tempo neanche di farlo sedere.
Sempre seduta sul letto, dopo aver fulminato Hubert, gridai a pieni polmoni: “‘notte Itachi!”
Spalancai gli occhi quando lo vidi affacciarsi alla porta e augurarla anche a me.
“A presto Scema.” E anche lui fece per andarsene, incamminandosi verso la porta.
“Ciao Hub-chan!” Ribattei, ridendo al suo verso scocciato per il suffisso che aveva aggiunto al suo non nome, per di più abbreviato.
Prima di addormentarmi pensai che sarebbe davvero stata solo e soltanto sfortuna mia se alla fine la collana non fosse finita sottoterra con il padrone, ma solo nascosta dalle foglie bruciate e dai detriti dell’esplosione.


“Hokage Sama, dentro la barriera attorno al punto in cui è morto il mukenin dell’Akatsuki è stata ritrovata questa collana, che sono certo essere quella che portava al collo.” La informò la voce annoiata di Shikamaru, che recava in mano l’amuleto religioso del ninja.
Tsunade annuì, prendendo atto dell’informazione; poi la prese, rigirandosela tra le mani e osservandola.
“Dove l’avete rinvenuta?”
“Era nascosta dalle foglie bruciate e dalla terra riarsa, ma si vedeva la catenina luccicare al sole.” Aveva proferito lui, passandosi una mano sulla fronte.
“Ti ringrazio Shikamaru, vedrò di farla mettere dagli Anbu in un posto al sicuro.” Detto ciò Tsunade congedò il Nara, che uscì.
“Certo che Carmen ha davvero dei gusti orribili.” Commentò sorridendo, prima di aprire un cassetto, tirarne fuori una bottiglia di saké – ripresa all’inconsapevole Shizune – e chiudervi dentro la collana.


Carissimi, salve!*____*
Ok, so che ora volete uccidermi, ma prima lasciate che vi spieghi, perciò mollate l’ascia da guerra e calmate i bollenti spiriti!^^’
Probabilmente vi aspettavate un nuovo capitolo visto che vi avevo lasciato sul più bello con l’arrivo di Kisame e Deidara. Invece ho postato questa specie di capitolo speciale, che si colloca nell’arco di quelle due settimane che sono citate nel precedente capitolo, in cui dico che sono già passate due settimane dalla morte di Hidan.
So che la vostra voglia di farmi secca deriva anche dal fatto che è lunghissima, sembra quasi eterna, infatti conta ben 18 pagine, un record per me, che spero non sia un problema per voi. So che è lungo, ma vi posso assicurare che per scriverlo ci ho messo davvero me stessa.
Parlando del perché l’ho postato, vi spiego subito: venerdì parto per le vacanze e non avrei potuto aggiornare, ma volevo aggiornare prima di andare.
E perché hai postato questo invece del capitolo?, vi chiederete voi, brandendo nuovamente forconi e torce. Beh, perché per scrivere quel capitolo ci avrei messo troppo, in quanto più questa storia va avanti, più è difficile da gestire.
Poi era mia intenzione farlo sembrare più come un capitolo per farmi perdonare per l’enorme ritardo con cui ho postato il capitolo precedente.
Uhm, detto questo, spero che non vogliate più farmi la pelle e che vi piaccia questo ‘capitolo speciale’. Sì, è più demenziale del solito nel vero senso della parola!xD
Il nome – e il cervo stesso – sono inventati, anche se credo la cosa sia ovvia. L’ultimo spezzone non è dal mio punto di vista – sì, anche questo è ovvio!^^’ – ma da un punto di vista esterno. Non avrà ripercussioni sulla trama originaria, anche se forse più in là potrei far comparire il caro Hubert, che spero farà strage di cuori!xD
I numeri, quello dell’Anbu/Yamato e il mio, non sono stati scelti a caso: entrambi, se tutti i numeri vengono sommati tra di loro fanno 3, che è il mio numero preferito.
Con il carattere dei personaggi mi sono lasciata un po’ prendere la mano, probabilmente troverete un po’ OOC Tsunade e Itachi, ma c’è già la nota negli avvertimenti!:)
Per quanto riguarda la mia espansività con Itachi...!xD Ahm, diciamo che anche qui mi sono lasciata prendere la mano, visto e considerato che è uno speciale, una specie di spin off dell’altro capitolo, perciò eccomi giustificata!x3
La collana non sono riuscita a trovarla, ma mi consolo con quella che mi è stata regalata per il compleanno, ringraziando ebay di esistere.
Con questo capitolo vi auguro buone vacanze!^___^
Vi chiedo immensamente perdono se le risposte alle recensioni sono brevi, ma vado di fretta e mi dispiaceva non rispondere proprio!^^’


Pain Hatake: io non ho uno stile di scrittura bello, mi sa che avevi bevuto cara!ù,ù Non la sospendo, prometto!xD Anche se dopo ‘sto capitolo mi sa che me la tiri dietro assieme ad Hubert!xD Grazie per la recensione!:3
Elena_chan: tutta d’un fiato? E sei viva?O__O Oddei, sono sconvolta!xD Sono contenta che ti piaccia e che ti faccia ridere! Spero di aver aggiornato in fretta e che ti piaccia!^^
IvI: ti ringrazio per la comprensione, mi fa davvero piacere sapere che la pensi così!^^ Sono contenta inoltre che l’altro capitolo ti sia piaciuto e che invece non lo hai trovato orribile (come presupponevo fosse!^^’) Spero che questo special ti piaccia!=)
Samirina: *___* Sono felicissima che il capitolo precedente ti sia piaciuto! Felice che ti abbia fatto ridere e che lo hai trovato bello!=) Ti ringrazio per la recensione e spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^
Kumiko_Pulce_Chan: sono contenta che la storia ti piaccia!** Ancora più felice che la trovi divertente e che ti faccia ridere! Beh, Itachi può evocare qualsiasi cosa dalle mutande, a noi va più che bene!** Sì, anche qui le coppie sono NaruHina e SasuSaku, ma compariranno più verso la fine. Ti ringrazio per avermi messa tra gli autori preferiti! Spero che il capitolo ti piaccia!=)
DebbyUzu: dose di risate mensili?xD Ne sono onorata! Non la sospendo, I swear, ora non più, ma devo ammettere che ci ho pensato seriamente!^^’ Hidan era Hidan, non c’è modo migliore per descriverlo, ma purtroppo ho dovuto ucciderlo!ç_ç Spero che il capitolo ti piaccia!^^
Kiuxy: leggere della morte dei propri personaggi preferiti è sempre traumatico, e parla una che ha pianto sia per Itachi sia per Hidan!ç__ç Purtroppo per vedere cosa faranno quelli dell’organizzazione di pace dovrai aspettare il prossimo capitolo, spero non me ne vorrai!^^’ Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero ti piaccia anche questo!:)
fafnir: addirittura innamorata ?O__O Wow! Sono davvero felicissima che ti piaccia così tanto e ti ringrazio per aver recensito anche l’atro capitolo!=) Spero che questo capitolo speciale ti piaccia!^^
Garconne: sai che ho dovuto andarmi a cercare cosa voleva dire ROFLMAO ?xD Sono contenta che la storia ti faccia ridere, anche perché è il mio intento, anche se se facesse piangere non me ne stupirei più di tanto visto che sono io a scriverla!xD Purtroppo ho dovuto uccidere Hidan, ma non era cosa voluta, tutta esigenza di copione!ç__ç No, no, disattiva lo Sharingan, non la sospendo, lo giuro!*in ginocchio su i ceci* puoi metterti in combutta con Itachi, sai?O_o Grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^

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Capitolo 23
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21



Chiunque stesse a contatto con me e poteva vantare di conoscermi almeno un po’ sapeva perfettamente che la prima cosa che io guardavo in una persona erano le mani. Spesso capitava che guardassi prima le sopracciglia, ma erano dettagli. Le mani mi affascinavano, non sapevo bene perché, ma attiravano inevitabilmente la mia attenzione.
Quel pomeriggio, quando Itachi mi aveva preso di scatto per la vita e mi aveva trascinato indietro, al riparo, con l’intento di salvarmi la vita da morte certa, avevo avuto modo di appurare quanto le sue mani fossero belle. Non che ci fossero dubbi: bello lui, le mani non potevano assolutamente costituire un’eccezione. Lunghe, affusolate e pallide; erano molto curate per essere un ninja che, ovviamente, non doveva avere molto tempo da dedicarvi.
Inoltre, per la prima volta da quando avevo avuto l’onore di fare la sua conoscenza – di persona – avevo notato lo smalto scuro che adornava le sue unghie.
Erano belle le sue unghie e lo dovevano essere particolarmente, visto che in un frangente critico come quello riuscivo a concentrarmi su di esse.
E ad essere sinceri in quel momento ve ne erano di cose a cui prestare attenzione e le unghie dell’Uchiha non rientravano tra le prime dieci e tantomeno tra le prime venti.
Effettivamente, facendo un passo indietro erano successe un paio di cose. Un paio forse era riduttivo, ma in quel momento le mie facoltà mentali non mi davano la capacità di dare anche una quantificazione di sorta.
E poi, diciamoci la verità, di quella situazione non ci avevo capito granché. Il fatto che fosse successo tutto velocemente non aveva giovato, per nulla.
Una cosa era certa: non avevo mai imprecato tanto in vita mia, persino il povero Hidan – che i Cervi abbiano cura e onore di lui – avrebbe avuto qualche difficoltà ad aggiungere qualche altro scurrile vocabolo. Non che non ci sarebbe riuscito, per carità, era pur sempre Hidan.


Ma andando con ordine…


Che Diavolo ci facevano Kisame e Deidara lì?
Perché io finivo sempre nei guai anche quando non facevo niente?
Dov’era Itachi quando serviva?

Nella mia mente si susseguivano velocemente una serie di quesiti esistenziali che solo una situazione del genere poteva portare alla luce. Certo, forse quel ‘mi scappa la pipì’ non era proprio dettato dal frangente, ma lo imputai al panico che si stava prendendo possesso di me.
Oltre a pensieri inutili, ero riuscita soltanto ad indietreggiare di qualche passo, ma non aveva di certo fatto granché differenza.
Io fissavo i due loschi individui davanti a me e loro facevano lo stesso con la sottoscritta, ma, per quanto la situazione fosse idilliaca e piena zeppa di pathos, c’era qualche piccolo dettaglio da prendere in considerazione: oltre al fatto che loro non dovevano avere la stessa faccia che avevo io – bocca semi aperta, occhi a palla, il ritratto di una deficiente –, tali Kisame e Deidara non sembravano propensi a mantenere la staticità della situazione.
“E tu chi saresti ragazzina?” Chiese Kisame, con quella voce profonda che avrebbe fatto crepare anche uno che ha già tirato le cuoia e riposa beatamente sottoterra.
In quel momento le mie facoltà mentali non erano proprio in funzione, neanche la risorsa di emergenza che usavo di solito mi venne in soccorso, lasciandomi lì, con la bocca sempre mezza aperta.
“Magari è la cameriera di Itachi.” Ipotizzò Deidara, mettendosi una mano in tasca e producendo un rumore decisamente sgradevole.
Stava impastando l’argilla e quando qualcuno impastava qualcosa solitamente non era mai buon segno. Era un presentimento che in quel caso non doveva neanche essere appurato.
“E perché dovrebbe averne una? Non ha due anni.” Disse in tono burbero, quasi l’idea che l’Uchiha avesse qualcuno alle sue dipendenza fosse una cosa deplorevole. “Itachi sa provvedere a se stesso, non ha bisogno di una mocciosetta come lei tra i piedi.” Aggiunse in tono risoluto, poggiando la Samehada sulla spalla.
Era forse un segno che la cosa sarebbe andata per le lunghe?
Bene, benissimo.
“Era solo un’ipotesi Pesce, non ti scaldare.”
E calò nuovamente il silenzio. Io, ovviamente, non avevo emesso neanche un suono da quando mi ero ritrovata quei due davanti e non era certamente mia intenzione farlo. Non ero neanche sicura che stessi ancora respirando, ma se avevo ancora la forza di stare in piedi forse quella capacità ce l’avevo ancora.
Oh, almeno avevo chiuso la bocca.
“Ma secondo te questa qui è muta?” Chiese nuovamente Deidara, piegando la testa di lato e continuando ad impastare quello sterco che altro non avrebbe fatto se non farci saltare tutti in aria.
“Non dire stronzate, è solo stupida.” Ribatté sbuffando e armeggiando con la sua spada che, anche quella, poteva solo uccidermi.
Nessun oggetto amico in quella casa, constatai.
“Come fai a dirlo! L’avrai spaventata tu con quella spada poco artistica! Non lo sai che non si dovrebbero spaventare troppo le vittime?” Un lampo di speranza aveva fatto largo nella mia mente, che già prevedeva morte e dolore per la mia povera e innocente persona. Magari Deidara non era tanto cattivo, era un po’ più buono di come lo aveva descritto Kishimoto. Forse… “O finiscono per crepare di crepacuore invece che per mano tua!”
Come non detto.
Io ingoiai a vuoto e tentai di riprendere il controllo del mio corpo: era sicuramente più utile e proficuo che stare ferma, immobile e esposta a qualsiasi attacco possibile e immaginabile.
Mossi mezzo passo indietro, finendo con l’inciampare nei miei stessi piedi e anche quando ripresi a ragionare come Dio comanda non capii come avessi fatto.
“Calmati mocciosetta, non siamo qui per te.” Mi disse con un ghigno Kisame, che evidentemente doveva ritenere tutto estremamente divertente.
Certo, era la cosa più spassosa che avessi fatto nell’arco di un anno, non lo batteva nulla.
Beh, almeno mi avevano dato una buona notizia, anche se saperlo non mi aveva messo addosso un gran sollievo. Erano pur sempre assassini, pazzi psicopatici e tanti altri aggettivi che denotavano in maniera piuttosto chiara la loro potenziale pericolosità.
“Questo però non vuol dire che non ti uccideremo!” Mi avvertì affabilmente Deidara.
Se gentilmente la smettevano di darmi false speranza, per poi ucciderle con brutalità sarebbe stato molto carino da parte loro.
Ricapitolando – sì, ricapitolare, perché io mi ero già persa –, non erano lì per me, ma visto che c’era mi avrebbero fatto secca, così, tanto per mettere un nome in più sulla lista delle persone che avevano fatto fuori. Sperai almeno che fosse per una specie di gara tra i membri dell’Akatsuki, almeno sarei servita a fare vincere qualcuno.
“Perché non ci dici subito dov’è Itachi, così chiudiamo qui la cosa?”
Tradotto: perché non ci dici dov’è Itachi, così ti uccidiamo e la chiudiamo qui?
Perciò cercavano Itachi e quella era una conclusione a cui sarei potuta arrivare anche io: perché mai avrebbero dovuto cercare me, visto e considerato che quella non era casa mia e quasi nessuno sapeva che io mi trovavo lì?
“Allora?” Chiese con tono ora spazientito Deidara.
“Deidara, non vedi che trema già come una foglia?” Disse in tono sarcastico Kisame, facendo spuntare un ghigno sul volto del mukenin di Iwa.
Possibile che lì si stessero divertendo tutti tranne che io? Beh, certo, se io un momento come quello lo trovassi divertente dovrei avere qualche serio problema mentale. Più gravi di quelli che già avevo s’intende.
“Non lo so.” Dissi con voce afona, schiarendomi la voce subito dopo, quasi per riflesso.
“Non lo sai? Eppure sei a casa sua.” Disse con voce allegra Deidara, tirando fuori la mano che aveva messo in quel borsellino in cui teneva l’argilla.
Le possibili risposte:
‘Non abito veramente qui, faccio finta.’
‘L’ho cacciato un mese fa fuori di casa perché non si toglieva le scarpe prima di entrare.’
‘L’ho ucciso e messo in una sacca da bowling perché non voleva farmi tenere un famigerato cervo.’
‘Era troppo bello allora l’ho rinchiuso in cantina per non rimanere abbagliata dalla sua bellezza.’
‘Itachi Uchiha sono io.’
‘Prima di mettere le mani su di lui dovrete passare sul mio cadavere’
Oppure…
‘Dovrebbe rincasare per cena, potete aspettarlo in soggiorno.’
Erano tutte risposte più che plausibili, visto che quella vera non l’avevano presa nemmeno in considerazione. La sincerità al giorno d’oggi non viene più ripagata, che amarezza.
“No, non lo so.” Dissi di nuovo, magari avrebbe capito meglio.
“Sei tenace ragazzina, forse non hai capito con chi hai a che fare!” Disse in tono strafottente il bombarolo delle esplosioni mancate – ma anche no –, osservandomi con uno sguardo minaccioso.
No, no, lo avevo capito benissimo con chi avevo a che fare, non era certamente quello il problema. Come avrei potuto, però, spiegargli in maniera sintetica e senza sembrare una deficiente che io reagivo in maniera piuttosto ambigua e stravagante quando mi trovavo in situazione non esattamente idilliache?
Nemmeno io lo avevo ancora spiegato a me stessa e la cosa diceva tutto. Forse, semplicemente, perdevo il controllo di me stessa quando intuivo di trovarmi in una situazione di pericolo.
“Forse sei tu che non hai capito. Al posto di altre due bocche perché non ti hanno dato un altro paio d’orecchie?”
La mia innata dote di parlare a sproposito era una di quelle azioni che non controllavo da sola. Lo spiegavano sempre, all’asilo – o da qualche parte, ma non era importante il dove –, che la pace e la calma risolvevano tutto, qualsiasi tipo di conflitto o incomprensione di sorta poteva essere appianata con il dialogo. Dicevano anche che non bisognava mai istigare gli altri, specialmente se questi potevano rivelarsi piuttosto pericolosi per la tua incolumità.
Era evidente che io, nel momento del panico, non tiravo fuori il coraggio o le palle, che dir si voglia, tiravo fuori una sostanza che probabilmente prendeva il nome di stronzina o demenzina e questa mi portava a fare enormi cretinate. Di proporzioni colossali, senza un minimo di senso, tanto per rendere l’idea.
Dovevo averne molta in circolo per istigare un mukenin che con un mezzo gesto poteva farmi saltare in aria e che aveva come supporto un altro simpatico ninja tanto tanto cattivo che con un solo movimento mi avrebbe potuto fare a fettine, più o meno come fossi un pezzo di sushi.
Deidara infatti non doveva aver apprezzato, poiché era già partito a passo di marcia verso di me, che avevo avuto il buon senso di indietreggiare senza inciampare da nessunissima parte. Fortunatamente Kisame gli aveva impedito di avventarsi su di me e uccidermi, piazzandogli davanti lo spadone.
“Non fare stronzate, o mandi all’aria la missione.” Gli disse gelidamente, per poi rivolgersi a me.
“Dicci dov’è.” Disse in tono perentorio. Nel manga né lui né la spada erano così grandi. Kishimoto evidentemente tendeva a minimizzare.
“Non lo so.” Scandii lentamente, conscia che la pazienza di quei due prima o poi sarebbe finita e una volta esaurita non sarebbe andata a finire bene per me.
Porsi poi a me stessa la domanda che loro continuavano a fare a me: dov’era Itachi?
Perché quando serviva non c’era? Era colpa sua se ora quei due volevano farmi fuori con la stessa velocità con cui alzavano e abbassavano la tavoletta del wc.
“Che legame hai allora con Itachi?”
‘Sono sua nonna, non si vede? Effettivamente mi mantengo bene, ma sono proprio io!’
“Non sono affari tuoi.”
Cosa che era vera ad essere sinceri, ma quella era stata la mia risposta solo perché non mi era venuto nient’altro in mente da dirgli. Che legame avevo io con Itachi?
Lui mi allenava – a vuoto – nella speranza – vana – che io impari qualcosa – illuso – per poi diventare una ninja degna di tal nome – doppiamente illuso.
Ma a loro quello mica potevo dirlo.
“Ne sei sicura?” Disse Kisame e in un attimo la sua Samehada fu a mezzo centimetro dal mio naso, pronto a farlo sparire completamente.
“Ehi, perché tu puoi farla cagare sotto dalla paura con quel tuo affare e io non posso?”
“Perché io so quello che faccio, Deidara.” Disse in tono stanco, non muovendo di un millimetro quell’attrezzo infernale.
“Io so quel che faccio, sono molto più abile di te, Triglia!” Disse, sporgendosi minacciosamente verso di lui. Anche se i vari centimetri di differenza che vi erano tra lui e l’Hoshigaki erano un gran deterrente per la sua performance di forza bruta verso il compagno.
In un certo senso era strano vederli battibeccare, come fosse una cosa assolutamente normale. Era bizzarro anche solo immaginarlo, trovarselo davanti agli occhi era tutta un’altra faccenda. Due membri di un’organizzazione di ninja traditori, che uccidevano tra un sonnellino e l’altro, non sembravano proprio due persone che battibeccavano come bambini dell’asilo.
“Deidara, finiscila di fare l’idiota o potrei tornare solo io questa sera al covo.”
“È una minaccia?” Chiese sarcastico e arrogante Deidara, ritornando però sui suoi passi, in contrasto al tono che aveva usato.
Alla fine di quel piccolo siparietto, i due riportarono l’attenzione su di me, con mia immensa gioia ovviamente.
Io non avevo mai allontanato lo sguardo dalla spada che poi finalmente Kisame decise di abbassare. Aveva ottenuto l’effetto desiderato: io ero spaventata a morte.
“Hai intenzione di dirci dov’è Itachi o dobbiamo farcelo dire con la forza?” Chiese quasi speranzoso Kisame.
Probabilmente lui aspettava soltanto di potermi fare a fette con quell’alabarda che, andando ad occhio, doveva fare abbastanza male e non ci tenevo esattamente a sperimentare quell’impressione. Buttarmi dalla finestra, in quel particolare frangente, oltre a sembrarmi la scelta più sensata, mi appariva anche come quella meno dolorosa.
Non potevamo fare che io dicevo di non sapere dove fosse l’Uchiha – cosa, tra l’altro, vera – e loro se ne andavano così come erano venuti?
Che poi, come diavolo avevano fatto ad entrare loro? Non c’erano Anbu che sorvegliavano ogni angolo di quella casa?
Allora non era una prerogativa solo del manga che quando c’era bisogno di qualcuno a Konoha – che fosse un Anbu per salvarti la vita o un chiosco di ramen per mangiare – non c’era mai.
Interessante; allora la prossima volta che qualcuno decideva di richiamarmi in maniere per nulla ortodosse in mondi che fino a mezzo minuto prima ritenevo frutto di pura fantasia, chiedevo di farmi trasportare almeno in uno in cui le persone svolgevano il proprio dovere. E Itachi magari non spariva così, mollandomi in balia di due ninja traditori che se ne fregavano altamente che io non avessi idea di dove diavolo si trovasse in quel momento lui. Io ero convinta che fosse andato al covo dell’Akatsuki, per rendere nota la sua presenza e non destare sospetti, ma evidentemente, se quei due beoti si trovavano davanti a me, non era così.
Rincuorante, davvero rincuorante.
“Ma io non lo so davvero!” Dissi in un tono che ormai rasentava l’isterico e l’ansia continuava a salire.
E, dovevo essere sincera, dire che me la stavo facendo sotto dalla paura, altri cinque minuti con quei simpatici ninja e non sarebbe stato solo un eufemismo, per nulla.
“E dovremmo crederti?” Disse in tono allegro e sarcastico Deidara.
“Oh, no! Credermi? Ma non dire scemenze! Sto ripetendo la stessa cosa da tre quarti d’ora solo così, per un mio personale divertimento!” Asserii sarcasticamente, per poi tapparmi di colpo la bocca.
La domanda sorgeva spontanea: perché avevo detto quel che avevo appena detto? In quel momento vi era forse stato un sovraccarico di stronzina e demenzina?
Tanto per riassumere le conseguenze della mia adorabile bravata, se prima ero nella merda e ci navigavo forse anche meglio di una gondola, ora ci stavo proprio affogando dentro e le possibilità di riemergere erano a pari al numero dei neuroni che in quel momento io stavo utilizzando.
Zero.
Non vi era alcuna probabilità che quella percentuale cambiasse.
“Hai voglia di scherzare ragazzina?” Chiese quasi ringhiando Kisame e brandendo più saldamente la Samehada.
“Non ti conviene!” Aggiunse Deidara, sempre in tono leggero, ma la minaccia che vi era dietro si capiva in maniera chiarissima, neanche ce l’avesse attaccata in fronte.
Meno uno.
Ok, forse la situazione poteva mutare, ma di certo non potevo sperare in nessuno mutamento drastico, che desse una svolta positiva a quella situazione. Che potesse peggiorare fino a livelli indicibili era sottinteso.
Quella era senza ombra di dubbio una situazione assurda, perché quei due volevano sapere da me qualcosa che io non sapevo, non avevano alcuna intenzione di credermi se glielo facevo presente e, dulcis in fundo, proprio in quel momento io ero soggetta a sbalzi di umore potenzialmente dannosi alla mia persona. Da spaventata a morte, passavo a spaventata a morte, ma impossibilitata a tenere la mia adorabile boccaccia chiusa e finivo per dire qualcosa di decisamente poco intelligente. “È chiaro che qui non concluderemo nulla, chiudiamo qui la faccenda.” Disse Kisame, ricevendo un cenno affermativo di Deidara come risposta.
L’Hoshigaki fece un passo avanti e sul volto dell’altro mukenin comparve una smorfia piuttosto contrariata.
“Perché devi farla fuori tu? Tu hai già fatto fuori quel tipo mentre venivamo, ora tocca a me divertirmi un po’!” Espresse il suo disaccordo, allargando le braccia e mettendo in bella vista le sue mani. O bocche. Le sue mani boccute.
Quello che erano, tanto faceva ribrezzo in qualsiasi modo le si chiamasse.
Vederle disegnate faceva decisamente meno ribrezzo e quelle simpatiche linguette disegnate da Kishimoto qui non erano per nulla simpatiche. Facevano schifo, detto in termini spicci e per rendere l’idea.
“Deidara, non fare l’idiota, non è il momento.” Lo ammonì Kisame.
“Ecco perché non mi piace stare in squadra con te, era meglio stare con Sasori.”
“Perché, lui assecondava i tuoi capricci? Non mi risulta.” Rispose lo Spadaccino con fare eloquente, probabilmente riferendosi a qualche aneddoto che solo loro conoscevano.
Infatti Deidara storse il naso, ma non rispose. Sembrava anche vagamente imbarazzato, ma forse era soltanto una mia impressione. Si limitò a cacciare nuovamente la mano in quel borsellino, per poi estrarla, mostrando quell’affare inumano che masticava l’argilla.
Senza neanche accorgermene rabbrividii e Deidara se ne accorse. Un ghignò supponente gli si stampò in volto.
‘Oh merda, oh merda, oh merda, ora mi ammazza! Oh santa merda ora mi fa fuori! Oh merda, oh merda…’: più o meno i pensieri che si agitavano nella mia mente erano di questa risma. “Ti piace?” Chiese con arroganza e superiorità, mostrandomi la mano linguamunita.
Solitamente si dice che, nel momento in cui si a che fare con un pazzo, bisogna assecondarlo e, possibilmente sorridere. Annuire, acconsentire e sorridere, nulla di così impossibile.
Io stavo colloquiando con un pazzo, lo era senza ombra di dubbio.
“No, è orribile!” Dissi storcendo il naso alla vista di quella cosa aberrante.
Evidentemente, per me era molto più che impossibile.
Lui non parve per nulla soddisfatto della mia risposta, infatti il ghignò vacillò per un attimo, quasi fosse rimasto spiazzato dalla mia considerazione.
“Ma questa è arte!”
“Quelle” Disse indicando con un breve cenno, le sue ‘mani’ “non si possono neanche definire un art attack, figurati arte!”
Avrei dovuto provvedere da sola ad imbavagliarmi, per evitare che la mia bocca si aprisse nuovamente a sproposito, ma quella situazione stava prendendo una piega tale che non sapevo nemmeno più gestire me stessa.
Tanto ora mi avrebbero ammazzata, che senso aveva impedire a me stessa di esprimere i miei ultimi pensieri?
Effettivamente, a rigor di logica, avrei anche dovuto far sapere al mondo che Itachi era l’essere più bello che mi fosse capitato davanti e abitarci insieme andava oltre ogni mia più fantasiosa immaginazione, ma forse quello avrei potuto evitarlo. Altrimenti avrei anche dovuto dire che, per quanto stupendo fosse, come insegnante doveva farsi un esame di coscienza e ammettere a se stesso che forse doveva essere un po’ meno negativo, in ogni senso. E decisamente meno drastico e catastrofico.
Era stato pur sempre lui che in uno dei nostri allenamenti mi aveva gentilmente riferito che, se dopo molto che ci allenavamo, il mio rendimento era sempre così scarso, era evidente che non avrei mai concluso nulla.
Suvvia, non poteva essere così drastico, avevo ancora qualche speranza!
Ce l’avevo, vero?
… lasciando perdere quel piccolo dettaglio…
“Come osi!” Disse in tono fin troppo melodrammatico.
In fondo che avevo detto?
“Questa me la paghi, levati di mezzo Kisame!” E con uno scatto degno di un ninja, passò davanti al compagno, per arrivare davanti a me.
L’Hoshigaki si passò una mano sulla faccia, a dir poco esasperato: probabilmente non gradiva particolarmente il comportamento di Deidara, atteggiamento che doveva essere abitudinario, visto e considerato che non fece nulla per fermarlo.
La situazione era la seguente: lui guardava me e io guardavo lui, tanto per fargli capire che di lui non avevo paura.
Bugia: stavo per crepare di paura, ma non era assolutamente mia intenzione ammetterlo, né ora né mai.
Mi sarei mostrata forte e sicura di me, apparentemente imperturbabile al fatto che a pochi centimetri da me ci fosse un ninja pericoloso, assassino e tutta un’altra sfilza di aggettivi che riconducevano sempre ad un futuro sotto terra.
Io non avevo paura, non avevo paura…
Feci uno scatto indietro con tanto di gridolino spaventato quando mi ritrovai a mezzo centimetro dalla faccia una delle sue orribili lingue, mani o qualsiasi cosa fossero. Non che quando me lo ero trovata davanti avevo pensato molto a come definirle.
Sorrise vittoriosamente e allungò di nuovo le mani verso di me. Feci un altro passo lontano da lui, ma, sfortunatamente, ad intralciare il mio percorso trovai il muro.
Stupido muro.
Mostrando tutta la mia tenacia e la mia forse interiore, chiusi gli occhi e iniziai a scalpitare.
“Toglile, toglile, toglile!” Ripetei in un mantra continuo e dai toni isterici.
Sentii la sua risata esplodere e riempire il silenzio della stanza. Lui doveva trovare il tutto decisamente divertente, ma io no.
Non sentendo nulla di viscido entrare in contatto con la mia faccia, mi azzardai ad aprire un occhio e a far cessare quella nenia di implorazioni. La mano era ancora lì, a pochissimi centimetri dalla mia guancia e lui ghignava compiaciuto.
Il suo intento era quello di farmi morire di paura? Ci stava riuscendo.
Fece la mossa di avvicinarla di più e io chiusi di riflesso gli occhi.
“Deidara, smetti di fare il deficiente e uccidila.”
“Non rompere le scatole Kisame, mi sto solo divertendo un po’!” Disse esasperato il bombarolo, ma senza perdere quella nota ilare nella voce.
Il suo concetto di divertimento faceva quasi schifo quanto le sue mani, se non di più.
Se proprio dovevano uccidermi non potevano farlo in fretta, senza questi giochetti stupidi? Non che ci tenessi a morire, ma così stavano solo tirando la cosa per le lunghe e non gradivo.
Io lo fissai con sguardo bieco e lui sorrise di più, avvicinando un altro po’ la mano.
Continuò ad avvicinarlo sempre più velocemente e quando stava per entrare in contatto con la mia faccia chiusi di nuovo gli occhi, quasi impedendomi di vedere avrei potuto cambiare le cose.
“Itachi è bello.” Era il mio ultimo pensiero; alla fine avevo convenuto che fosse giustissimo che il mondo lo conoscesse. Forse era una constatazione ovvia, ma ciò che andava detto andava detto.
Era ormai vicinissima, potevo sentire che mi sfiorava; quando, però, ero certa che stesse per toccarmi, anche quel lieve tocco scomparve.
“Non ti conviene, Deidara.” Asserì una voce lapidaria, che riconobbi.
Eccome se la riconobbi, era impossibile non farlo.
La sua, sola ed inimitabile, fredda e distaccata come solo la sua poteva essere. Una manna dal cielo, oserei dire.
Mi azzardai ad aprire gli occhi e me lo trovai di fianco, la mano di Deidara ora a diversi centimetri da me. Aveva un’espressione stupita, evidentemente non si aspettava una così teatrale entrata in scena. Nemmeno io, a dir la verità.
Itachi aveva il solito sguardo impassibile, come se quella situazione non lo avesse per nulla sorpreso. Che si aspettasse veramente un’imboscata in casa sua da parte degli altri membri dell’Akatsuki? Beh, poteva anche farmelo presente, così mi sarei preparata almeno psicologicamente.
Ok, forse non avrebbe fatto differenza, mi sarei solo fatta prendere dal panico prima tempo, ma era una questione di principio.
Lo sguardo di Itachi rimase fisso sugli altri due e solo per un breve attimo portò la sua attenzione su di me, facendomi cenno di arretrare. Non me lo feci ripetere due volte, ovviamente. Mi spostai in modo da finire direttamente dietro di lui, facendomi così da scudo protettivo. Già era arrivato in ritardo e per poco quella linguaccia non arrivava a me, almeno ora si sarebbe dovuto rendere utile.
“Devi forse dirci qualcosa, Uchiha?” Chiese Deidara con arroganza e supponenza, tono che aveva usato probabilmente poiché era incoraggiato dal fatto che lui, dalla sua prospettiva, aveva il coltello dalla parte del manico.
“Che ci fate qui?” Rispose monocorde Itachi con una domanda, ignorando completamente quella posta dall’altro ninja, che non apprezzò particolarmente.
“Fossi in te non farei tanto il gradasso, Uchiha, non sei nella posizione giusta!” Aggiunse con un ghignò Deidara, come se Itachi non potesse ucciderlo con uno schiocco di dita. Peccato per lui che però che Itachi poteva eccome.
Kisame intanto non aveva detto nulla, si era limitato ad osservare con sguardo neutro la scena, sebbene anche lui all’inizio fosse rimasto stupito dall’apparizione improvvisa del compagno. “Cosa ci fate qui.” Ripeté nuovamente l’Uchiha, ma questa volta il tono era più imperioso e minaccioso, anche se la sua mimica facciale non era cambiata di una virgola. Nuovamente, la situazione aveva preso una piega ambigua: Itachi aveva preso le redini della situazione e io ero caduta nel mutismo più assoluto, proprio come se non sapessi parlare.
“Pain aveva ragione, ci stai nascondendo qualcosa.” Questa volta a parlare fu Kisame, il cui tono era quasi calmo, come se fosse una cosa normalissima ciò che aveva fatto presente.
Nel manga Kishimoto aveva reso piuttosto palese quel legame di rispetto che vi era tra Itachi e Kisame – soprattutto da parte sua. Si poteva leggere anche in quel momento la stima e il riguardo che aveva nei suoi confronti.
Itachi spostò lo sguardo su di lui, quasi il suo intervento nella questione lo avesse sorpreso.
“Non ho mai messo in dubbio le capacità intellettive di Pain,” Convenne lui “ma non credo che ciò cambi le cose. Se ve lo stavo tenendo nascosto è perché non lo dovevate venire a sapere.”
Quel discorso alle mie orecchie suonava surreale e privo di senso; lo compresi appieno solo quando colsi il secondo significato che vi era dietro quella frase, che apparentemente voleva solo rimarcare il significato di segreto. Itachi aveva semplicemente fatto presente a Deidara e Kisame che li avrebbe dovuti uccidere.
Loro due non sembrarono turbati da ciò che aveva detto, ma la loro era una reazione quantomeno logica: minacce di morte per loro non valevano nulla e se mai erano loro a farne, non davano peso a quelle che venivano rivolte a loro.
Ciò che mi stupì maggiormente, fu che né Itachi né Kisame sembravano particolarmente preoccupati per quella situazione. In fondo erano compagni di squadra, tra di loro si era creato quella sorta di legame che non poteva lasciarli completamente indifferenti dinnanzi alla morte di uno dei due. Tantomeno se poi dovevano uccidersi a vicenda. Oppure poco prima mi ero solo immaginata che vi fosse un qualche tipo di legame? Avevo colto degli indizi solo perché ero troppo influenzata dal manga e avevo presupposto – erroneamente – che la situazione fosse uguale a quella descritta dal mangaka? D'altronde molti aspetti che ci aveva rivelato e descritto Kishimoto si erano già più volte rivelati completamente sbagliati in questa sottospecie di dimensione parallela o quello che era.
Non leggevo, nei loro sguardi, nulla che mi desse una conferma, ma tantomeno una smentita.
“Uh uh, passi alle minacce ora?” Si intromise beffardo Deidara, che in quella situazione appariva quasi un estraneo.
Lo sguardo gelido che gli riservò Itachi dovette fargli abbassare un po’ la cresta, perché il suo ghignò sprezzante vacillò e non si azzardò più a dire nulla.
“Si può sapere che cosa ci stavi nascondendo? Stai mettendo a rischio la copertura dell’organizzazione per una ragazzina come quella?” Chiese invece Kisame con un ghigno supponente, ma il suo tono era serio, per nulla farsesco o sarcastico.
Il modo in cui disse ‘quella ragazzina’ non mi piacque per nulla: possibile che tutti, a pelle, senza neanche conoscermi, mi prendevano per un’inetta? Non esisteva più il beneficio del dubbio, in cui, almeno all’apparenza, potevo apparire come una ragazza che sa il fatto suo? Ok, forse dopo avermi conosciuta, avrebbero capito che ero un’inetta, ma almeno prima volevo avere quella sorta di vantaggio.
“Cosa ti fa pensare che ti dirò qualcosa che non avevo intenzione di rendere noto neanche prima?” Aveva una sua logica effettivamente.
“Il fatto che tanto ora creperai Uchiha, perciò che senso ha portarti i tuoi stupidi segreti nella tomba?” Fu di nuovo Deidara a parlare, riacquistata la grinta e l’arroganza di poco prima.
“Non ne sarei così sicuro fossi in te.” Ribatté Itachi, non scomponendosi minimamente.
Evidentemente anche per lui le minacce dovevano contare meno di zero. O forse per lui non esercitavano nessun interesse solo quella lanciate da individui che erano senza ombra di dubbio più deboli di lui.
Che Deidara fosse più debole di Itachi era un dato di fatto e non era così solo nel manga, ne ero certa.
Tanto per precisare, io ero ancora dietro l’Uchiha, che osservavo la scena in silenzio, non osando minimamente intromettermi in quella faccenda. Dovevo ringraziare se ero ancora viva e più passavo inosservata più avevo possibilità di non morire quel giorno.
Certo, poi avrei potuto benissimo strozzarmi mentre mangiavo un panino o con un sorso d’acqua giusto dieci minuti dopo che tutto si era concluso, ma in quel caso sarebbe stata tutta opera della mia personale ed eterna sfiga.
Non che poi sarei stata di grande aiuto: io ero tendenzialmente più portata ad essere un soggetto potenzialmente inutile e di intralcio.
“Se c’è una cosa che non ho mai sopportato di te è il tuo crederti superiore!” Continuò il mukenin di Iwa, totalmente incurante dell’avvertimento fattogli poco prima.
Quella sua confessione era da intendere come una sua dichiarazione in vista della sua imminente morte o una considerazione che voleva fare ad Itachi prima che fosse lui a morire? Probabilmente da suo punto di vista si doveva intendere come la seconda ipotesi.
“Sei sempre stato un grandissimo stronz–”
“Deidara, smettila di dire idiozie e di fare il deficiente!” Gli ringhiò contro Kisame, mantenendo lo sguardo fisso su Itachi.
Ad un tratto i lineamenti dello spadaccino, da apparentemente neutri e indifferenti si erano fatti scuri e piuttosto furenti. Cosa aveva provocato quel mutamento?
Ad un tratto lo vidi stringere più saldamente la Samehada nella mano sinistra e mettersi in una posizione che intuii fosse da combattimento.
“Il capo ha dato ordini precisi e noi li porteremo a termine.” Quella singola frase, detta da Kisame aveva assunto toni solenni, quasi imperiosi. Era nella sua natura rispettare gli ordini e portare a termine gli incarichi che gli venivano affidati dai suoi superiori.
Non sono mai stata una grande esperta nel leggere gli altri, molto probabilmente gli indovini che andavano alla cieca ci azzeccavano anche più di me, ma in quel momento negli occhi di Kisame c’era qualcosa che sembrava… risentimento?
Risentimento nei confronti di Itachi, visto che lui in un certo senso aveva tradito anche lui, mantenendo quel segreto?
Oppure verso se stesso, poiché era costretto a troncare quel legame di rispetto che lo legava a Itachi?
O forse, anche se quella volta ero quasi sicura di averci azzeccato, non ci avevo capito niente neanche questa volta?
Deidara inoltre d’un tratto si era fatto serio, atteggiamento che non gli avevo ancora visto assumere da quando aveva messo piede in quella casa e io, paradossalmente, avevo potuto fare la sua conoscenza.
“Effettivamente non è importante che tu ci dica che segreto stai mantenendo, ti avremmo ucciso lo stesso!” Questa volta il tono sfrontato apparteneva allo stesso Kisame, che ora trasudava brutalità da tutti i pori.
La missione e gli ordini al primo posto.
Dopodiché accadde tutto piuttosto in fretta e perciò non posso essere certa che avessi realmente sentito quella risata bassa e prima di un qualsivoglia divertimento e tantomeno che essa appartenesse proprio ad Itachi.
La mia attenzione fu completamente catalizzata dall’attacco frontale portato avanti da Kisame, che brandiva con una maestria innata lo spadone.
Io, senza farmelo neanche dire da qualcuno, agii di mia spontanea iniziativa, azione probabilmente governata dal mio istinto di sopravvivenza. Era un tantino tarocco, come istinto, ma sapeva il fatto suo.
Mi spostai perciò molto più indietro rispetto a dove mi trovavo prima. Per fortuna il corridoio in cui ci trovavamo era piuttosto largo nonché lungo ed era un vantaggio. Probabilmente quando tutto sarebbe finito mi sarei dovuto prodigare per elargire i dovuti complimenti agli architetti che avevano ideato quella casa o a quel punto io non mi sarei più potuta muovere da dove mi trovavo. Una mossa saggia da parte mia sarebbe stata andarmene anche da quel corridoio, ma anche se avevo paura – molta paura – non mi sarei mossa di lì, lasciando Itachi. Avevo già chiarito la mia posizione di intralcio e di totale inutilità nella faccenda, ma non me ne sarei andata comunque. Certo, non avrei fatto nulla che potesse essere un impiccio per Itachi, quello era sottinteso.
L’Uchiha rimase immobile fino a poco prima che la spada lo toccasse, dopodiché la schivò abilmente.
Si spostò di lato e così facendo la spada si piantò rumorosamente nel pavimento.
Una risata gutturale si levò da Kisame e un ghignò gli si disegnò in volto, mettendo in bella mostra i canini appuntiti.
Estrasse la spada da terra e la poggiò nuovamente sulla spalla: quello non era che il preludio di una lunga battaglia.
“Non mi aspettavo di certo che ti saresti lasciato ammazzare senza fare nulla!” E detto ciò, si rilanciò all’attacco.
“Saresti stato uno stupido a crederlo.” Così dicendo schivò nuovamente il colpo e un’altra crepa si creò nel pavimento. Quello, però, era il più infimo dei problemi in quel momento.
Lo scontro si fece più acceso quando anche Itachi iniziò ad attaccare e i suoi colpi erano chiaramente mirati ad allontanare il combattimento da me.
Io avevo lo sguardo fisso su loro due, senza neanche perdermi una delle loro mosse.
Non sembrava neanche che poco più di un’ora fa io mi ero fermata ad un nuovo chioso per fare il pieno di Takoyaki. Era successo tutto troppo in fretta e la mia mente non aveva ancora avuto modo di metabolizzare il tutto.
Se avessi avuto il dono della preveggenza me ne sarei rimasta lì, evitando di incontrare quei due e, in diretta corrispondenza, non mi troverei nel bel mezzo di uno scontro.
Se all’inizio dello scontro non ci stavo capendo poi molto, ora non ci capivo proprio più niente. Era bastato distrarmi un attimo, persa nelle mie riflessioni, e quel combattimento era divenuto per me totalmente illeggibile. Solo quando si erano fermati, avevo potuto tirare le somme della situazione: Itachi aveva tirato fuori un kunai e con quello aveva affrontato Kisame, provocandogli un taglio sulla guancia non molto profondo. Lui, a sua volta, era riuscito a sfiorarlo con la Samehada, ma anche lui non era riuscito a fargli nulla di grave.
Quel corridoio era certo piuttosto largo e grande per essere tale, ma era comunque troppo piccolo per sostenere un combattimento. Sebbene riuscissero lo stesso ad affrontarsi, quello limitava di molto i loro attacchi e quello spiegava anche il perché nessuno dei due avesse usato dei ninjutsu. Solo Kisame, con una delle sue tecniche d’acqua avrebbe allagato tutto e il combattimento sarebbe divenuto maggiormente difficoltoso. Se poi Itachi avesse usato una delle sue tecniche di fuoco il risultato non sarebbe neanche da commentare.
Ad un tratto il ghigno sul volto di Kisame fu sostituito da un’espressione allarmata e lo sentii imprecare contro Deidara.
Feci appena in tempo a chiedermi dove fosse finito il bombarolo, non vedendolo più, che sentii la sua voce affianco a me e vidi Itachi voltarsi di scatto.
“Questo combattimento non ha proprio nulla di artistico! Non sarebbe meglio risolvere tutto con una bella esplosione?!” Il tono era a dir poco euforico.
Sembrava completamente impazzito.
Accadde tutto nuovamente tropo in fretta, ma non sarei riuscita a muovere un solo passo anche se mi avessero dato tutto il tempo del mondo. Quando avevo collegato quella sua frase a quelle che erano le sue intenzioni avevo spalancato gli occhi, spaventata come non mai.
Voleva farci saltare tutti in aria.
Poi lo vidi, quel ghigno esaltato e insano in volto, intento a lanciare una delle sue ‘creazioni’ in quel poco di spazio che vi era tra me e Itachi e Kisame.
Quella era la volta buona che ci lasciavo le penne.



*arranca strisciando*
Tadaima!*sviene*
Imperdonabile ritardo, ne sono più che consapevole!_-_
Sono da picchiare, consapevolissima anche di questo, ma non ho proprio avuto un attimo di tempo neanche per buttare giù nemmeno mezza riga. Una cosa però è certa: posso metterci mesi per aggiornare, ma questa storia non la abbandonerò mai. Massimo massimo potrei decidere di sospenderla, ma alla fine la riprenderei in mano!:)
Il capitolo non è esattamente corto, ma non è nemmeno lungo quanto il Nilo: abbiamo appurato che loro due, Kisame e Deidara, non sono venuti per me – cosa su cui non si dovevano nemmeno avere dubbi!xD – e che… li ho fatti tremendamente ooc!=,= Non era cosa assolutamente intenzionale, ma io quei due mi sono resa conto di non saperli proprio gestire!.__. Gli sarò allergica, non lo so, ma non sono proprio riuscita a renderli meglio di così!ç__ç *si picchia*
Oltre a volermi fare fuori per lo schifoso ritardo vorrete anche appendermi per i pollici giù dalla finestra per aver concluso il capitolo così, in una fine non fine, e tutto grazie alla mia immensa bastardaggine!^^’
Suvvia, se no che fine faceva la supance?*si nasconde*
No, l’ho fatto terminare così non perché sono sadica e voglio lasciarvi con il dubbio ‘questa schiatta *coro di sììììììì’ o non schiatta *coro di nooooo*’, ma perché sarebbe venuto un capitolo troppo lungo e ho preferito spezzarlo.
Questa vola ho deciso di iniziarlo in maniera u po’ differente, semplicemente perché quando mi è venuta ‘ispirazione per scrivere mi ispirava impostato così!xD Le mie motivazioni lasciano sempre a desiderare, lo so, ormai me ne sono fatta una ragione!>_>
Ahn… le descrizioni della pseudo battaglia non fanno schifo. Fanno aggettivi molto peggiori.
Chiedo perdono, ma io ‘ste cose non so descriverle!.___. Avrei preferito descrivere una scena in cui Kisame, Deidara e Itachi si giocavano la loro vita ai dadi, magari bevendo tè e mangiando torta, mentre io me ne stavo in un angolino o al massimo ero relegata al ruolo di serva. E invece no!ò__ò Quei due dementi devono per forza (e ci credo sono io a deciderlo!) venire a scassare le balles o non riposeranno in pace una volta crepati.
Oh, e sono contenta che in molti hanno apprezzato Hubert!:) Sarò sincera, lui è il mio cavallo di battaglia!ù___u



Nihal: inizi le recensioni in questo modo gentile e garbato solo con me?xD Ammetto che non pensavo che questo capitolo potesse piacere così tanto, sia perché rasentava il limite della demenzialità, sia perché… era demenziale!x) Hubert è una saga e dovrei quasi scrivere una nuova fic: ‘nato per essere cervo’! E qui sì che mi arriverebbero i pomodori! Come fai a trovare bella la parte dell’anbu, fammi capire?ò_O Quello lì *indica anbu/jack/Yamato/echipiùnehapiùnemetta* ha attentato ala mia regale vita! E poi Shikatsuke non vuole neanche farsi chiamare Hubert!>_> Stupido cervo… *borbotta* Il finale è stato ideato dalla mia mente malsana per rendere palese anche in un mondo parallelo la mia immensa e colossale sfortuna!u___ù Felicissima che ti sia piaciuto lo special baka-no-nee!:) E che il sommo Shikatsubert (?) sia con te!y_y
IvI: Hubert è tutto frutto della mia mente pazza e psicopatica!ù__ù Però lui in realtà esiste davvero ed è un cervo protetto dal wwf! E ovviamente si chiama Hubert, anche se sostiene imperterrito di chiamarsi Hubert!>_> Anche a me dispiace di non aver preso la collana, ma per fortuna esiste ebay !xD Ma non lo sa che sognare Hubert porta bene? E pestare la sua cacca ancora di più! Altro che quadrifogli!U__U
Pain Hatake: *si dissotterra dalla cacca di Hubert che Pain le ha lanciato addosso* Io continuo a chiedermi se tua sia umana!O_o Se ti piace il mio stile di scrittura e riesci a sopportarlo senza morire nell’impresa vuol dire che devi avere i geni di qualche supereroe nel sangue!... O hai lo stomaco forte!ù__ù Anche tu non dovresti sottovalutarti!:) *Hubert fa pat pat sulla spalla di Pain* Spero che questo capitolo ti piaccia!^_^
Kiuxy: felicissima che ti sia piaciuto!xD Itachi più espansivo è una prerogativa dello special e negli altri capitoli, purtroppo, tornerà quello di sempre, ma almeno in un capitolo dovevo descriverlo così, ne andava della mia integrità mentale!ù__ù In fondo, un piccolo strappo alla regola non può fare male a nessuno, no?xD Forse Itachi potrebbe non essere molto d’accordo, ma mica posso accontentare tutti!xD Questo capitolo purtroppo è un tantino… un escremento di Hubert, ecco!.____. Spero ti piaccia lo stesso!:)
DebbyUzu: Hubert ha fatto strage di cuori!xD Se volete posso recapitargli le vostre lettere, in via del tutto eccezionale!ù___ù Ha bisogno di un po’ di fan quel vecchio fossile! *sguardo assassino di Hub-chan* Io proporrei Hubert for president, basta che qualcuno lo voti!xD Purtroppo lui è piuttosto ritroso ad accettare il suo vero nome, ma riuscirò a fargli capire che si chiama Hubert!*sguardo determinato* Spero che questo capitolo ti piaccia!xD
Samirina: sono contenta che anche a te sia piaciuto il capitolo speciale! Ha riscosso decisamente successo, non e lo aspettavo!O_o Purtroppo ci ho messo un po’ ad aggiornare, ma alla fine ce l’ho fatta!y_y Spero che la qualità del capitolo non mandi a farsi benedire i miei buoni propositi di farmi perdonare per l’attesa!ç__ç Grazie per la recensione!:3
Akatsuki95: si è scoperto che l’Akatsuki non vuole me e la cosa non mi dispiace affatto!xD Pur troppo mi sono ritrovata in mezzo, ma quello è tutto merito della mia immensa fortuna sfacciata!v_v Sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere e che Carmen (me!xD) come personaggio ti piaccia!:) Al prossimo capitolo!^___^


Non garantisco assolutamente che il prossimo aggiornamento sarà ancora nel 2010!;___; Tenterò di fare il possibile però!
Alla prossima!(:



Pssssssssssss!
La cara Nihal mi ha anche fatto un bellissimo banner per questa storia e io, dopo aver litigato con l'html e esseri strappata tutti i capelli che avevo in testa per la disperazione, sono riuscita a caricarlo!*O*
Mi ha fatta pure con gli occhi verdi!<3



Le immagini sono state trovate su internet.

Thank you very much, NihBakaChan!x3

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Capitolo 24
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22



“Questo combattimento non ha proprio nulla di artistico! Non sarebbe meglio risolvere tutto con una bella esplosione?!” Il tono era a dir poco euforico.
Sembrava completamente impazzito.
Accadde tutto nuovamente troppo in fretta, ma non sarei riuscita a muovere un solo passo anche se mi avessero dato tutto il tempo del mondo. Quando avevo collegato quella sua frase a quelle che erano le sue intenzioni avevo spalancato gli occhi, spaventata come non mai.
Voleva farci saltare tutti in aria.
Poi lo vidi, quel ghigno esaltato e insano in volto, intento a lanciare una delle sue ‘creazioni’ in quel poco di spazio che vi era tra me e Itachi e Kisame.
Quella era la volta buona che ci lasciavo le penne.


Non mi stancherò mai di farmi presente che io non ho mai il pieno controllo su me stessa: quel che dico, tre volte su due, si rivela sbagliato, completamente errato, neanche un misero fondo di verità. La cosa non può che lasciarmi indignata ogni volta che ci penso, ma, a volte, come in quel caso, sbagliarmi non poteva che farmi comodo.
Ero stata più che certa che, chiudendo gli occhi, non li arei più riaperti. Mi ero sbagliata, ma potevo forse lamentarmi? Cielo, no! Ero viva, mi bastava. Non era nei miei particolari desideri morire prima tempo, né tantomeno farlo in una maniera così dolorosa e poco quieta. Saltare in aria per mano di un bombarolo pazzo, con l'unica colpa di essere stata catapultata in un mondo senza avere voce in capitolo non era nemmeno lontanamente pensabile. Morendo lì, poi, cosa ne sarebbe stato di me? Avrebbero rispedito il mio cadavere a casa, magari con un bigliettino allegato che faceva presente ai miei cari che, facendo schifo come ninja, non valeva la pena nemmeno che stessi sulla faccia della Terra?
Fortunatamente per me, il come sarebbe stato morire lì, con varie ed eventuali conseguenze, non era il problema principale, dal momeno che quando riaprii gli occhi mi ritrovai schiacciata contro quello che doveva essere il petto di Itachi. Il tutto passò in secondo piano in favore di svariate domande sulla situazione, che a quanto pareva era lungi dall'essere quella che mi ero prospettata.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo attorno a me, la mia visuale confinata al tessuto scuro della maglia di Itachi. Mi resi conto di trovarmi completamente in braccio a lui, ma non mi ero minimamente resa conto di quando fosse avvenuto un cambiamento del genere.
Era avvenuto tutto in un attimo, ma non riuscivo a capacitarmi come.
Quando mi aveva preso in braccio? E come aveva fatto a farci spostare contemporaneamente? Ok, era un ninja, ma la situazione, fino a che l'avevo avuta sotto controllo io, era in rotta verso una fine piuttosto dolorosa. Forse se lo era immaginato, ma aveva visto chiaramente Deidara lanciare quell'ammasso informe di argilla che, a quanto potevo immaginare, aveva la portata distruttiva di distruggere l'intera casa.
Pensandoci, però, non avevo sentito nemmeno l'esplosione. O, perlomeno, ora che facevo mente locale, avevo sentito una sottospecie di esplosione, ma era stato come se fosse stata... risucchiata? Era l'unica immagine possibile che mi veniva in mente, ripendando a ciò che avevo sentito. In quel momento, non sentivo nulla intorno a me, però. Nulla di ciò che percepivo mi faceva presagire che ci fossero due nukenin lì vicino né tantomeno che tutto intorno a me fosse distrutto. C'era solo puzza di bruciato. In fondo, però, da quella posizione non potevo vedere nulla, perciò poteva mancare anche metà tetto e i tre quarti delle pareti.
“Itachi...” Sentii appena la voce di Kisame, una specie di ringhio che mi giunse ovattato alle orecchie. Mi appariva estremamente distante, ma forse non lo era.
Cos'era successo?
Dovevo capire cosa stava succedendo.
Ad un tratto mi sentii scivolare giù, ma non toccai terra, rimasi contro il torace di Itachi.
Probabilmente si era inginocchiato per terra e, solo in quel momento, come se fossi appena uscita da una sorta di senso di frastornamento, mi resi conto che aveva il respiro pesante. Il suo petto si alzava e si abbassava con un ritmo decisamente accellerato.
Da rannicchiata com'era tra le braccia di Itachi, tentati di alzare un po' lo sguardo, almeno per poter incrociare il suo, per scoprire quanto la situazione potesse essere grave.
I suoi occhi erano fissi su un punto davanti a lui, probabilmente Kisame, o Deidara, che però non avevo ancora sentito intervenire con una delle sue battutine mordaci e strafottenti.
I segni sotto agli occhi sembravano quanto più marcati e il volto, per quanto tentasse di mantenere un contegno dignitoso e tipico della sua persona, era chiaramente sfiancato e affaticato.
Cos'era successo? Cosa aveva fatto per ridursi in quello stato?
“Itachi...” Esordii, la voce bassa e poco udibile. Lui, però, mi aveva sentito, anche se non mi rispose. Strinse un po' la presa su di me, un gesto che voleva forse placare per il momento la mia curiosità e la mia preoccupazione. Quello, evidentemente, non era il momento per fare domande.
“Si può sapere che diavolo di tecnica hai usato? Dov'è finito Deidara?” La voce un po' ansante di Kisame giunse nuovamente alle mie orecchie, questa volta meno distante.
In che senso dov'era finito Deidara? Non era più lì?
Probabilmente Itachi doveva averlo rinchiuso in una sua illusione, ma ancora non riuscivo a capire come avesse fatto a fare tutto in qul breve lasso di tempo.
E poi, non poteva essere una semplice illusione quella in cui Deidara era sparito: Kisame era il suo compagno all'Akatsuki, e si presuponeva conoscesse tutte le tecniche di Itachi, o perlomeno quelle più importanti e di cui faceva maggiore uso.
Lui, però, si era dimostrato non a conoscenza di quella usata da Itachi.
Probabilmente, mettendo insieme un po' dei pezzi della faccenda, Itachi doveva aver rinchiuso Deidara e la sua esplosione in un'illusione. Perché allora Kisame si dimostrava tanto sorpreso da quella tecnica?
“Deidara è morto, non c'è altro da dire.” Disse pacatamente Itachi, come se la cosa non lo toccasse minimamente.
Il tono che usò mi fece attraversare la schiena da un brivido: Itachi era un nukenin, questo lo sapevo, così come sapevo che lui uccideva. Non si faceva scrupoli, ne aveva dato la prova svariate e svariate volta, anche con l'assassinio della sua intera famiglia. Per lui contava il fine, raggiungerlo poteva comportare delle perdite, ma non era importante. Fino a quel momento non aeva dato molto peso a quel lato della faccenda: io ero al corrente di ciò che aveva fatto e faceva Itachi, ma, forse perché mi appariva solo come una distante realtà, non vi avevo dato il giusto peso.
Ora che aveva ucciso Deidara – non sapevo né come né tantomeno quando, però era quel che aveva detto e non era difficile da credere – tutto mi appariva più reale. Non potei trattenere quel brivido, che era di cosa? Di paura? No, probabilmente era solo la consapevolezza che mi si presentava davanti senza preavviso, tanto da lasciarmi piuttosto scossa.
“Beh, allora vorrà dire che sarete in due a crepare sotto questo tetto!” Ringhiò l'Hoshigaki e da quel che potei capire dallo slancio della sua voce, si era anche scagliato contro di noi.
Chiusi istintivamente gli occhi, ma percepii solo un lieve spostamente: Itachi si era portato fuori dalla traiettoria del ninja.
Come sarebbe andata a finire quella storia? Me lo chiesi distrattamente, mentre sentii nuovamente Itachi compiere uno spostamento, seguito poi da altri e altri ancora. Il tutto continuando a tenermi in braccio e probabilmente gli ero anche di peso. In una situazione del genere, però, non sarei di certo stata io a chiedergli di mettermi giù, visto e considerato che avrebbe fatto il doppio della fatica dovendomi proteggere dagli attacchi di Kisame non avendomi a 'portata di mano'.
Per quanto sarebbe andata così? Non si poteva continuare con quella sottospecie di combattimento inesistente. Continuare a schivare gli attacchi di Kisame era facilitato dall'impossibilità di quest'ultimo di muoversi con facilità all'interno dello stretto spazio, ma non sarebbe continuato all'infinito in nessun caso. Prima o poi qualcuno doveva morire. O Kisame uccideva Itachi – e perciò me – o l'Uchiha faceva fuori il nukenin.
Le imprecazioni e le parole beffarde e irate di Kisame continuavano imperterrite a riempire il silenzio dell'abitazione.
Effettivamente, fino a quel momento, sotto il tetto di quella casa che secondo burocratiche concessioni, doveva ospitare una sola inquilina – massimo due all'evenienza – il rumore prodotto non era esattamente indiscreto. Forse non aveva la portata di un'epica guerra, ma da fuori sicuramente non si sentivano rumori imputabili alla presenza di una sola persona all'interno.
Ad un tratto, infatti, menre Kisame si lanciava con la sua Samehada per l'ennesimo attacco che Itachi avrebbe saggiamente evitato, qualcosa cambiò. L'Hoshigaki si bloccò di colpo e si mise come in ascolto.
L'Uchiha si irrigidì.
“Merda.” Inveì irato Kisame, mentre si voltava verso Itachi.
Lui non disse nulla, limitandosi poi a fare un'affermazione che mi lasciò spiazzata, ma ebbe la stessa reazione anche il nukenin.
“Scappa. Fra poco saranno qui.”
Gli aveva detto di scappare? Fino ad un attimo prima non stavano combattendo? Mi resi conto solo alla luce di quell'affermazione che nessuno dei due stava realmente combattendo. Kisame non stava sferrando veri attacchi, perché se avesse voluto avrebbe colpito Itachi e l'Uchiha, dal canto suo, invece di limitarsi a schivare, avrebbe potuto attaccarlo, uccidendolo senza ripensamenti.
Era evidente che il legame tra i due era piuttosto singolare e io non ne avevo compreso nemmeno la metà. C'era rispetto reciproco, quello lo avevo inteso, ma anche qualcosa che andava oltre a quello, una forma sottintesa forse di... affetto? Chiamarla così forse era un po' eccessivo, la faceva sembrare qualcosa di morbosamente sentimentale, ma era una cosa del genere.
Nessuno avrebbe ucciso nessuno alla fine di quella faccenda.
Kisame prima rivolse uno sguardo interrogativo all'Uchiha, ma poi fece come gli era stato detto, infatti scomparve in una nuvoletta di fumo.
Mentre lo vidi sparire, feci caso al resto della frase di Itachi.
“Chi sarà qui fra poco?” Chiesi con voce involontariamente stridula.
Possibile che finisse una situazione orribile e fosse destinata ad iniziarne una forse peggiore?
Chi diavolo stava arrivando? Era pericolosa la situazione, più di prima?
Non era che prima mi facevano andare in bagno? Col susseguirsi di tutti quegli eventi non avevo tenuto conto delle esigenze omeostatiche.
“Anbu.” Asserì lapidario, mentre mi allontanava da sé, poggiandomi infine per terra. Il contatto con il pavimento, abituata com'ero a stare in braccio a lui, mi apparve quantomeno strano.
Anbu. Ah, beh, grazie, se erano solo Anbu qual era il problema? Nessuno! Suvvia, lui era solo un ricercato ninja traditore e in quella casa, fino a dieci secondi fa, c'erano altri due ninja traditori.
Mal che sarebbe andata, si sarebbe sparsa per il Villaggio la voce che davo illegalmente festini in casa altrui, invitando gente di indubbia pericolosità.
“Come Anbu? Come fai a saperlo?” Chiese allarmata, mentre lui evocò un rotolo.
Cosa ci doveva fare ora con quello? Io non ci stavo seriamente capendo più niente e la cosa non mi andava particolarmente a genio.
Fino a cinque minuti prima rischiavo di morire perché dei ninja dell'Akatsuki, alla ricerca di Itachi avevano trovato me e ora stavano arrivando Anbu Dio solo sa da dove e perché.
“Percepisco il loro chakra. Alcuni sono appostati qui intorno nel raggio di cinquanta metri in attesa di ordini.” Disse con il solito tono monocorde. Era come se mi avesse appena anunciato che in bagno era finita la carta igienica, l'enfasi era la stessa. Forse solo la mia reazione sarebbe stata meno allarmata.
“Non possono vedere all'interno della casa, comunque. C'è un jutsu che impedisce di vedere cosa sta accadendo all'interno, ma non ci vorrà molto prima che se ne accorgano.”
Saperlo non mi rendeva meno preoccupata, sia chiaro.
“E adesso cosa succederà?”
Era quello che mi premeva sapere maggioremente. L'immediato veniva prima in quel momento.
“Io me ne vado.” Rispose. Spalancai gli occhi stranita quando lo vidi mordersi un dito, aprendosi un piccolo taglio e scrivendo qualcosa con il sangue su quel rotolo. Mi ricordava molto la tecica di evocazione, ma forse quel che stava facendo era un po' diverso. In seguito, evocò un secondo rotolo, che aprì e sovrappose al secondo.
Non avevo idea di cosa dovesse farci con quelli, ma evidentemente era qualcosa di importante, altrimenti non l'avrebbe fatta in un momento del genere. Decisi di non fare domande, poi mi avrebbe spiegato lui.
“Che vuol dire che te ne vai? Mi molli qui da sola con quelli? Cosa faccio quando arrivano? Li invito a prendere un tè?” Chiesi sbalordita, riprendendo la sua risposta precedente.
Oh, certo, lui se ne andava e io restavo lì; loro entravano, mi chiedevano cosa diavolo era successo per ridurre la casa in quello stato e io da brava ninja che sa mentire, avrei risposto che stavo lavando il pavimento con dell'esplosivo, certo.
Poi quelle pareti mi sembravano troppo tristi e anonime, perciò ho saggiamente deciso d buttarle giù, per dare alla casa un tocco di vintage. Come ho fatto tutto questo? Guardando i muri e con la forza del pensiero sono caduti, ecco.
In caso non avessero deciso di mettermi in prigione per uso errato di esplosivi – lo sanno tutti che con l'esplosivo si lavano i vetri! –, mi avrebbero rinchiuso in un centro psichiatrico. Non ero sicura che a Konoha ce ne fossero, ma in quel villaggio doveva per forza esserci una struttura per gli insani mentali, perché lì ce n'erano davvero tanti. Tantissimi. Troppi. A partire da Tsunade, che avrebbe richiesto probabilmente, solo lei, un intero reparto in cui essere cofinata a vita.
“Puoi provare a difenderti con un kunai, ma la tua mira rischierebbe di farti accecare da sola.”
“Mi sta prendendo per il culo?” Ribattei non proprio a bassa voce.
Come osava? La mia mira era migliorata davvero!
Più o meno.
Un pochino.
Quel tanto che bastava per non accecarmi da sola, ecco.
“No, elogio solo le tue inesistenti abilità di attacco.” Commentò senza spostare la sua attenzione dal rotolo. Lo vidi alzare un po' la testa, probabilmente percependo maggiormente il chakra degli Anbu.
“Cosa stanno aspettando?” Mormorò più a se stesso Itachi, prima di eseguire dei sigilli con le mani. Ipotizzai che stesse facendo la tecnica che era riportata su quel rotolo che aveva evocato prima, ma non avevo idea di che tecnica potesse essere.
Mormorò qualcosa, ma non successe nulla. Perlomeno non accadde nulla che io potessi vedere.
Notando il mio sguardo interrogativo, si decise a spiegarmi cosa aveva appena fatto. Fece cenno ai rotoli e solo allora mi resi conto che quello su cui aveva scritto non era più presente.
Come aveva fatto?
“Ho informato Tsunade di quel che è successo.” Telegrafico come al solito, riarrotolò la pergamena e la fece scomparire.
Evidentemente non ero destinata a saperlo.
Stancamente, poi, si passò una mano tra i capelli, guardando un punto indefinito alle mie spalle. Un lampo – forse di consapevolezza – attraverso i suoi occhi, che puntò nuovamente su di me.
Sembrava meno affaticato di prima, ma lo era comunque.
Chissà che tecnica aveva usato per far scomparire – morire suona male persino solo a pensarlo – Deidara.
“Ora io me ne vado. La versione che darai dei fatti quando arriveranno gli Anbu sarà che per sbaglio ti è esplosa una cartabomba che ha creato tutto questo disastro.”
Mi aveva appena fornito la spiegazione da dare agli Anbu, a cui io, tra l'altro, non avevo minimamente pensato. Non sarei mai stata così avventata e stupida da tentare di propinare a dei ninja addestrati la menzogna dell'aver lavato i pavimenti con l'esplosivo. Non subito perlomeno. Quello infatti costituiva il mio piano migliore, altri, oltre a non averne, probabilmente sarebbero stati cento volte peggiori di quello.
Evidentemente, lui, più di me, teneva a mente la mia scarsa abilità nel mentire, perciò si era prodigato per trovare una scusante più credibile. Meno male che pensava lui a quelle cose, o a quella giornata già eterna – ma non finiva più? – si sarebbe aggiunta l'ennesima disgrazia a cui far fronte.
“Ok. Ma tu dove andrai?” Chiesi sinceramente curiosa.
Ciò che era successo quel pomeriggio non era stato esattamente comprensibile per me, volevo un po' di chiarimenti, magari anche delle rassicurazioni – avere la consapevolezza che non si sarebbero presentati più alla porta dei membri dell'Akatsuki mi avrebbe aiutato a dormire meglio la notte, sì – e poi, in verità, mi dispiaceva vederlo sparire così, senza sapere quando l'avrei rivisto.
Lui mi lanciò un breve sguardo indecifrabile – probabilmente si stava chiedendo perché non mi facessi gli affari miei –, dopodiché rispose: “Non lo so ancora, sicuramente abbastanza lontano da qui. Non dovrei star via per molto.” Aggiunse, quasi mi avesse letto nel pensiero.
Avevo una faccia così leggibile? La mia faccia da cagnolino bastonato doveva avergli fatto pena, anche perché lo aveva capito da solo che mi ero affezionata a lui e per compassione mi aveva dato quella rassicurazione. Magari non era vero, forse non sapeva quando sarebbe tornato, ma andava bene anche così.
“Sii credibile.” Mi reguardì subito dopo, conscio che ero proprio negata nel mentire.
Beh, se voleva io me ne andavo e lui faceva la mia parte. Certo, lui con lo Sharingan e varie tecniche di tortura conosciute ci sarebbe riuscito sicuramente molto meglio a convincerli.
Io forse sarei riuscita a convincerli solo che ero completamente stupida e che la mia insanità mentale non aveva ancora raggiunto i livelli massimi, ma rappresentava già un pericolo per l'umanità.
Ok, ce la potevo fare in fondo. Dovevo solo dire che per sbaglio mi era esplosa una cartabomba. Sbadata e rincretinita come sono, nessuno avrebbe avuto da ridire, se non per affermare che era più che credibile.
Una cartabomba. Esplosa.
No, un attimo.
“Itachi! Ma se qui è esplosa una cartabomba non dovrebbero esserci i segni di un'esplos–” Come non detto.
Mentre parlavo, Itachi aveva tirato fuori una cartabomba dalla tasca.
Voleva fare tutto proprio nei minimi particolari. Lui di certo era più che credibile.
Balzai letteralmente indietro e, allarmata, tentai di fermarlo.
“Ehi, no, aspet–”
“Fossi in te mi allontanerei.”
Lo vidi attaccare la cartabomba e farmi un cenno di saluto, poco prima di scomparire dalla mia vista.
Ma mi voleva forse uccidere?! Fino a quel momento mi aveva salvata e ora mi piazzava quasi sotto il naso una cartabomba? Era per caso impazzito?



Se non era morta quel giorno, probabilmente ero immortale.
In poche ore aveva rischiato così tante volte di restarci secca che sembrava quasi surreale pensarci; dal semplice inciampare nei miei piedi quella mattina – quanto tempo fa era stato? Sembrava tantissimo tempo fa – al rischiare di restare coinvolta in un'esplosione, tecnicamente imbastita per far sembrare credibile la scusante per coprire uno scontro tra nukenin.
E poi tutti si lamentavano della mia insanità mentale. Tutto quel che mi stava succedendo ultimamente – da quando mi trovavo lì, meglio specificare – mi mandava in panne il cervello, visto che non riuscivo a capirne nemmeno la metà.
Persino il susseguirsi degli eventi diveniva complicato da metabolizzare per me!
Ora che mi trovavo comodamente seduta su una delle sedie nell'ufficio dell'Hokage, riflettere mi riusciva un po' meglio, ma erano successe così tante altre cose che più che ventiquattro ore, quel giorno sembrava essere durato 8.765,81277 ore.
Andando nuovamente con ordine, ciò che era successo dopo che Itachi aveva improvvisato lo scenario adatto, con tanto di sonoro boom, era da classificarsi come una commedia di serie C che non fa ridere. O perlomeno, fa tanto piangere che per non cadere vittima della disperazione, ridi da solo, fino poi a piangere comunque.
Gli Anbu, come previsto da Itachi, erano venuti a controllare. Non c'era bisogno di chiedersi perché degli Anbu si fossero presentati a Villa Uchiha, non tanto per quel che era successo, quanto più perché era da quando ci avevo messo piede per la prima volta che si erano accampati lì fuori, per tenerla sotto controllo.
Non volevano tenere sotto controllo me, per carità. Ero sì un soggetto ignoto, piuttosto ambiguo che arriva da non si sa bene dove e va a vivere nella casa di una famiglia appartenuta ad un Clan praticamente estinto se non fosse per due membri, entrambi traditori, guarda caso proprietari della casa, ma non controllavano me. Non me direttamente, perlomeno.
Sospettavano che uno dei due fratelli traditori – o entrambi – avessero a che fare con me. Solo perché vivevo in casa loro. Decretata come un soggetto inutile, non avendo comunque prove su di me, speravano che tenendo sotto controllo la casa potessero scovare i traditori. O più o meno la storia doveva essere questa, dettaglio più, dettaglio meno. Forse mancava qualche passaggio che la rendeva comprensibile, ma io evidentemente non lo ricordavo.
Tutto questo me lo aveva raccontatto Tsunade una sera, non ricordo quando, ma quella volta non recepii completamente il messaggio mezza addormentata com'ero e perciò quella era la versione che conoscevo io.
Non mi ero poi prodigata per chiederle un resoconto più comprensibile, anche perché dal mio punto di vista l'importante era sapere che gli Anbu tenevano sotto controllo la casa, il perché non era poi tanto importante.
Tornando ai fantomatici Anbu che, casualmente, si erano presentati a casa mia – ok, non mia mia, ma più o meno eravamo lì –, non c'è molto da dire.
Quando hanno sentito l'esplosione, si sono fiondati dentro – non ho ben compreso da dove sono entrati, ma non mi è parso il caso di chiedere informazioni dettagliate – come api al miele o come mosche ad una carcassa, a voi il paragone più azzeccato.
Io me ne stavo ferma ed immobile totalmente all'altro capo della casa rispetto a dove era esplosa la cartabomba, non ancora ben consapevole di come ci ero arrivata in tempo prima che esplodesse.
Sentii i ninja giungere nel luogo in cui era esplosa e meditai attentamente di restarmene in quel lato della casa, senza andare là. Poi mi resi conto che se non avessi fatto la mia parte, spiegando come era successo quel disastro, sarei stata poco credibile e la prossima volta che avrei visto Itachi sarebbe stata quella della mia morte.
Si era anche sprecato a far andare una cartabomba del suo personale arsenale, come potevo sprecare così un sacrificio dell'Uchiha? Certo, lui in compenso stava per sacrificare me, ma vogliamo mettere a confronto un'inutile vita umana – di una mezza ninja inetta per di più – con una regale cartabomba Uchiha? Forse era anche quella che gli avevano regalato per il suo secondo compleanno – al primo suppongo gli avessero regalato una katana e al terzo una Wakizashi – perciò era proprio un sacrificio che non poteva essere fatto invano.
Fatto stava che, buoni propositi o motivazioni estrinseche che fossero le mie, non feci in tempo a fare più di due passi che mi apparve mezza squadra di Anbu davanti, bloccandomi il passaggio.
E ora? Dovevo davvero offrirgli un tè?
“Ehm... Salve?” Neanche per sbaglio, più che altro per riflesso, feci il grande errore di fare un passo indietro, cosa che mi costò quasi la testa.
Infatti, quei simpaticoni che si credevano tanto fighi solo perché erano muniti di un arsenale non indifferente di armi, mi puntarono tale arsenale alla gola, forse non particolarmente propensi ad un mio qualsivoglia movimento.
“Posso... esser... vi... ahm.. utile per qualcosa?” Chiesi deglutendo, mentre pregavo che uno mi rispondesse 'sì, gradirei un tè', facendo abbassare le armi a tutti.
Anzi, no, come risposta sarebbe stata disastrosa, visto e considerato che le poche volte che avevo bevuto tè in quella casa era stato perché l'aveva preparato Itachi.
Lui se n'era pure andato!
“Abbassate le armi.” Ordinò una voce secca alle loro spalle.
La voce risultò appartenere ad un tale, probabilmente il capo di quello squadrone di Anbu, che si fece largo tra i suoi sottoposti, katane e kunai abbassati, giungendomi di fronte. La maschera non era calata sul viso, ma appoggiata sulla testa.
Il tale, senza nome, era alto almeno due volte quanto me ed era anche abbastanza giovane, forse aveva la stesa età di Kakashi. Era nell'ordinario, per essere precisi: occhi e capelli castani, questi ultimi tagliati corti.
Fine della descrizione.
Mi stava anche simpatico. Aveva anche un'aria piuttosto affabile. In fondo, poi, mi aveva salvato da quel branco di sciacalli che volevano mozzarmi la testa senza neanche sentire la scusante apposta preparata dal mio sensei che evidentemente non era poi molto interessato se ne uscivo viva o morta da lì.
Oh, mio eroe...
“Dicci quel che sai, cos'è successo qui e ogni informazione utile e non ti sarà torto un capello.” Asserì con voce dura e tagliente quello che di certo non era più il 'oh, mio eroe', dal momento che mi aveva piantato la sua katana alla gola, affilata forse anche di più di quella degli altri ninja.
Prima di comprendere che forse la situazione non si era risolta nemmeno un po' e che io ero destinata a morire per decapitazione, non potei che fare un paragone tra quel simpatico capo-Anbu o chi diavolo era con il mio professore di fisica. Entrambi affabili e piuttosto cortesi dall'aspetto, ma nel momento in cui si concedevano il lusso di aprire bcca divenivano esseri disumani e più che meritevoli dell'odio profondo che provavo nei loro confronti.
“Ahm... mi sono persa alla prima domanda, non è che può ripeterle?” Chiesi, mentre ingoiavo a vuoto.
Cosa dovevo sapere esattamente? Che la sua katana era affilata? Non poteva provare la lama tagliando un pezzo di formaggio invece che la mia testa? Ero certa che avrebbe ottenuto lo stesso identico risultato.
“Non sei nella posizione di fare battute.” Mi fece presente, mentre impugnava più saldamente la katana.
Non era che forse stavano esagerando un pochino? Ok, avevo creato un po' di trambusto – ok, non io, ma era meglio immedesimarsi nella parte anche mentalmente parlando – ma non di certo tanto da rischiare la decapitazione per alto tradimento. Loro si aspettavano che gli dicessi qualcosa riguardo ad Itachi o possibili contatti con nukenin vari, ma restava il fatto che non potevano accusarmi in tal modo, anche perché come aveva detto Tsunade non avevano prove che mi collegavano a qualcosa.
Forse, poi, in fin dei conti, era solo destino che fossi uccisa da un Anbu.
“Ma cosa devo sapere esattamente?” Chiesi, tanto per farmi un'idea di ciò che lui voleva dicessi.
Magari alla fine voleva solo gli dicessi dove si trovava il bianconiglio, e non Itachi Uchiha, il ninja che era andato via dieci minuti fa, perciò perché non accontentarlo?
“Tu lo sai cosa voglio sapere.”
Eh. Cos'era, una roba in stile io so che tu sai che io so che tu sai cosa io so che tu sai che io voglio sapere da te perché so che sai?
Poteva andare per le lunghe.
Non ero minimamente intenzionata a rispondere e lui se ne accorse. Probabilmente, mise anche in moto il cervello e comprese da solo che quella sua linea d'attacco non era per nulla proficua, infatti tentò un approccio diverso.
“Inizia col dirmi cosa è successo.” Il tono era duro e scorbutico come sempre, ma apprezzai che avesse deciso di comportarsi con un po' più di tatto.
Magari con lui si poteva pure ragionare.
“Dopodiché, se non mi dirai cosa sai immediatamente, finirai talmente male da rimpiangere giorno e notte di non aver detto tutto quel che sai, da ciò che voglio sapere io ai tuoi più reconditi segreti.”
Ragionare, certo. Tentare di sedersi su un cactus sarebbe risultato più facile e meno doloroso. In quel momento, comunque, la voglia di far sedere lui sopra una di quelle piante piene di spinte era davvero molto allettante.
Poi come osava minacciarmi a quel modo? Dirgli i miei più reconditi segreti! Se voleva potevo dirgli anche cantando una sfilza di insulti per fargli presente la mia ammirazione per lui, ma di certo non avrebbe ottenuto una sola parola da me.
“Fossi in te collaborerei.”
Sì, collaborerò volentieri alla tua evirazione.
“Se vuoi, posso dirti quel che so.” Eordii dopo qualche minuto di silenzio, in cui nessuno si era mosso e lui, il ninja senza nome ma con una faccia da culo, mi aveva osservata in attesa di una risposta.
“Ti ascolto.” Rispose, mentre un lampo gli attraversava gli occhi. Pensava di essere riuscito a persuadermi. Demente.
“Posso dirti che so... di non sapere.” In quel momento Socrate era davvero una fonte da cui trarre spunto. Era decisamente filosofico, uscirmene con quelle frasi ad effetto, molto enfatiche e piene di significato. Lui non parve apprezzare, infatti il suo sguardo divenne di ghiaccio e la distanza tra la katana e il mio collo minima. Forse la mia morte non sarebbe stata poi così filosofica.
Colpa mia che non imparo a stare zitta, evidentemente.
Lasciò anche perdere il voler prima sapere cosa fosse successo, in quanto evidentemente a lui non interessava per davvero. Lui voleva solo informazioni. Ma a cosa gli servivano? Per conto di chi veniva?
“Smettila di sparare stronzate, ragazzina, dimmi quel che sai. Ora.” Il tono perentorio che usò non era per nulla amichevole e forse dovevo davvero iniziare a trovar una scusa che mi liberasse da lui. Sempre se ne esisteva una.
Avrei potuto seguire la linea di pensiero di Itachi, facendo un nuovo uso di cartebomba. Gliene avrei piazzata una sul cactus su cui l'avrei fatto sedere, pregando poi per la defunta anima del povero ed ingiustamente sacrificato cactus.
Peccato che in quel momento ne fossi completamente sprovvista.
“Io non so niente davvero! Però in questi ultimi minuti ho appurato che quando ti irriti troppo, oltre a venirti le rughe attorno agli occhi, allarghi in maniera schifosa le narici. E da quaggiù non è proprio una bella visuale, comprendi?” Dissi con una noncuranza che in quel momento non mi apparteneva.
Cioè, quell'essere mi puntava una katana alla gola, io rischiavo di riuscire a vedere persino la mia testa rotolare sul pavimento se avesse deciso di colpo di decapitarmi, e mi prendevo anche la libertà di sfotterlo? Da dove lo avevo tirato fuori questo coraggio che mi permetteva di non farmela sotto in una situazione del genere? Sfortunatamente, ne era provvista solo a giorni alterni, con la congiunzione astrale di pianeti random, quindi non potevo farci affidamento sempre.
Lui questa volta fremette dalla rabbia e io, da brava idiota quale sono, invece di inginocchiarmi codardamente – ma con la certezza di poter andare in giro con la testa sulle spalle – e chiedere perdono, dissi: “Vedi? Proprio come ora!”
“Non prendermi in giro, ragazzina!” E così dicendo si abbassò alla mia altezza, uno sguardo che mi fece raggelare, mentre, senza nemmeno accorgermene, indietreggiai.
“Dimmi quel che sai.” Scandì nuovamente.
“Non so niente.”
“Ris-pon-di.”
“Non parlerò se non in presenza del mio avvocato.” Lo sbeffeggiai incautamente. In fondo, poi, non ero così avventata, no. Stavo solo colloquiando in maniera palesemente errata con uno che aveva praticamente il destino della mia testa in mano.
Ordinaria amministrazione.
“Tu menti.”
“Perché dovrei?” Lo fronteggiai, conscia che peggio di così non poteva andare. In più, avevo ripreso un po' del coraggio che prima aveva fatto scomparire con la sua sola occhiata.
Mi era ricordata del fatto che prima Itachi aveva avvisato Tsunade della situazione, probabilmente mettendola anche al corrente del fatto che c'erano degli Anbu pronti ad arrivare.
In teoria, volando abbastanza con l'immaginaione, la Godaime avrebbe dovuto avere il buon gusto di mandare qualcuno a mettere a posto la situazione, magari venire lei stessa.
Sarebbero dovuti arrivare a momenti, secondo quella logica, ma non c'erano certezze, perciò il mio modo di agire si basava più che altro su una possibile botta di culo che potevo avere quel giorno. Che, in verità, mi spettava di diritto.
Jashin, una giornata più sfortunata di quella non esisteva, non me ne era ancora andata una dritta!
“Non sono stupido, ragazzina. Pensi forse che sono diventato Anbu per caso?”
“Probabilmente lo sei diventato perché il tuo naso è un ottimo diversivo. Tutti si concentrano su quello e non si accorgono di possibili attacchi.”
“Non prendermi per il culo e rispondi!”
“Ti rispondo e mi aggredisci! Se non ti va bene quel che ti rispondo non chiedere!”
Lui non parve gradire il mio intervento, infatti sembrava che si stesse molto arrabbiando. Stavo rischiando abbastanza, di quello ne ero sicura, ma secondo i miei calcoli era questione di tempo.
Non me ne accorsi solo io, che stava perdendo le staffe, perché alcuni Anbu suoi sottoposti si fecero avanti, ma gli fece cenno di restare indietro.
“Chi c'era qui con te prima.”
Era la prima domanda-affermazione mirata che mi faceva da quando quella sottospiecie di colloquio improvvisato era iniziato.
“Tua nonna. Non c'era nessuno, come te lo devo dire?” Borbottai esasperata.
Se quella situazione fosse giunta al termine e io ne fossi uscita abbastanza incolume da essere ancora in grado di intendere e di volere, senza psicosi mentali dovute a tutto quel che stava succedendo, avrei citato quel cretino di un Anbu per abuso di potere, portando in tribunale anche tutta Konoha. Quel villaggio ed ogni suo sigolo abitante che incontravo sembrava completamente intenzionato ad attentare alla mia sanità mentale, mandando a morire quei pochi neuroni che non si erano ancora dati alla fuga.
“Non te lo ripeterò ulteriormente, parla.”
“Ti ho detto che non so niente! O perlomeno, non so quello che vorresti sapere tu. Cos'è, quando sei diventato Anbu sei diventato anche sordo?”
“Adesso basta!” Sbarrai gli occhi, quando lo vidi abbassare la mano che reggeva la lunga katana, per poi alzare l'altra. Mi aspettavo che uno schiaffo si abbattesse sulla mia guancia, ma non arrivò.
“È lecito sapere cosa sta facendo, Tokugawa?” La voce di Tsunade mi indusse a riaprire gli occhi, prima ostinatamente serrati, per scorgere la sua figura di fianco a quella del fantomatico Anbu schizzato che rispondeva, a quanto pareva, al nome – cognome – di Tokugawa.
Anche il suo cognome faceva schifo, ben gli stava.
“TsuTsu!” Esordii con un tono di voce forse un po' troppo squillante, tanto che lei si voltò infastidita.
“Ti ho detto che non devi chiamarmi in pubblico così! È degradante per una del mio calibro!”
“Perché sei sempre indisponente nei miei confronti? Io volevo solo esprimerti la mia gratitudine per avermi salvato dalle grinfie di questo buzzurro!” Dissi, additando Tokucoso, che fino a quel momento era rimato interdetto, ascoltando il nostro singolare battibecco e storcendo la bocca in una smorfia al mio ultimo commento.
“A chi credi di poter dare del buzzurro, eh?” Ringhiò al mio indirizzo, sporgendosi minacciosamente.
Osservai eloquentemente Tsunade, muta richiesta di togliermi quel babbeo da vicino e fui sicura che lei fu tentata di restarsene lì, tanto per vedermi in una situazione scomoda come quella.
Poi sospirò e intervenne.
“Anbu Tokugawa, sarebbe il caso che mi spiegassi cosa sta succedendo qui. Cosa ci faceva con la katana sguainata puntata al collo di questa ninja? Inoltre, come mai si trova qui?” Il tono che usò, così serio e professionale – poche volte l'avevo sentita parlare così – la fece sembrare decisamente diversa dalla solita Tsunade. Era evidente che ogni tanto sapeva anche fare il compito che le era stato assegnato.
Impressionante. Forse, se usava quel tono anche quando schiavizzava altri ninja random per svolgere quelli che, in teoria, erano i suoi compiti, avrebbe ottenuto sicuramente più successo.
Notai che nessuno dei ninja della squadra di Tokugawa si era mosso di lì.
Toku-io-so-tutto-ma-devo-torturare-te-perché-forse-proprio-tutto-non-so-Gawa non parve minimamente soppesare la risposta, sciorinando una serie di motivi più che reali e decisamente credibili. Perché solitamente erano i cattivi di turno ad avere la gran bella abilità di saper mentire?
“Da questa abitazione sono provenute due esplosioni e siamo venuti a controllare quale fosse la situazione, Hokage-sama.” Disse brevemente, con una scioltezza che nel mentire io non avrei mai avuto nemmeno se dalla bugia che avrei detto ne sarebbe dipesa la mia vita stessa.
“Ed è altrettanto lecito sapere perché le stavate puntando una katana al collo? Si è forse sentito in dovere, Tokugawa, di esercitare un potere che non le è stato minimamente conferito? Danzo le ha fatto credere questo?” Il tono di voce di Tsunade divenne man mano che continuava a parlare più duro, accusatorio e potenzialmente spaventoso. Forse questo però era merito dell'espressione con cui accompagnò quell'arringa. Il tutto sapeva un po' di... accusa neanche tanto velata?
Un momento: cosa c'entrava Danzo? Lui, per quel che ne sapevo e in base a dove era arrivato il manga prima che giungessi lì, Danzo aveva solo a che fare con la radice, ma questi qui non erano Anbu?
“Non so di cosa stia parlando, non ho contatti con Danzo-san. Stavo chiedendo alla qui presente ragazzina, che sfido chiunque a definire ninja...”
“È una ninja, ha il coprifronte, il tutto con la mia approvazione, vuole ancora sfidare qualcuno, Tokugawa?”
Dire che Tsunade incuteva timore era come dire che Dumbo aveva leggermente le orecchie un po' a sventola, ma nulla di tanto appariscente: un enorme eufemismo.
“... Bene, stavo chiedendo alla qui presente ninja cosa fosse successo qui, ma lei non è sembrata incline a rispondere alle mie domande, allora sono passato alle maniere forti.”
“Ma non è vero!” Urlai prontamente, facendo un mezzo passo avanti, come a voler imporre la mia presenza e ciò che avevo da dire.
Lui non si voltò verso di me, ma osservò attentamente la reazione di Tsunade, che si voltò verso di me.
Mi lanciò uno sguardo che poteva voler dire almeno un centinaio di cose, tra le quali 'non pensavo fossi così stupida', 'forse ha ragione, sei un ninja come un tronco d'albero', 'ci conosciamo?', 'hai idea di quanto tempo stia perdendo per salvare il culo a te?, 'non mi è difficile capire perché Itachi si è dato alla fuga'.
Probabilmente, però, mi stava solo intimando di stare zitta: lei sapeva qual era la situazione, pertanto meno mi intromettevo e meglio lei riusciva a risolvere tutto.
A quanto pareva tutti ritenevano che avessi più le capacità di una boicottatrice – nemmeno consapevole, poi – che di una ninja. Beh, almeno non potevano ritenere che fossi completamente inutile.
“Vede? Ha un atteggiamente totalmente indisponente.”
“Oh, sì, è davvero poco collaborativa, la conosco abbastanza da sapere che piuttosto che rispondere ad una sua domanda le avrebbe–”
“Sputato in un occhio.” Terminai io per lei lapidaria, beccandomi un'occhiataccia più che eloquente.
Io risposi con una semplice alzata di spalle, come a dirle che era inevitabile una mia uscita del genere.
In effetti era così.
Si aspettava realmente che stessi zitta in un momento del genere? L'unica cosa che poteva fare allora era imbavagliarmi, ma anche in quel caso, probabilmente, avrei comunicato imprecazioni incidendole sul pavimento o sul braccio di Mr Lei È Indisponente Perciò Io Ho Il Diritto Di Sgozzarla Con Una Katana.
“Che pessimo soggetto, meriterebbe una punizione esemplare.” Commentò poi, volendo far passare quell'affermazione per pura ironia, ma era più che serio.
Si poteva benissimo dire che la mia punizione esemplare fosse stata quella di dover passare del tempo con quell'individuo, nella stessa stanza, intrappolata in una conversazione a senso unico, ma evitai di proferirlo a voce o Tsunade non mi avrebbe lasciato abbastanza in vita per collaborare all'evirazione di Tokugawa.
“Terrò presente il suo sggerimento. Per il momento, sono sicura che se le chiedessimo cosa è successo risponderebbe senza troppi problemi.” Disse con una specie di sorriso, che forse stava meglio stampato sulla faccia di un serial killer, ma, in fin dei conti, nessuno mi aveva ancora detto che lei era meno pericolosa di un assassino sanguinario.
“Allora, Carmen, vuoi dirci cosa è successo qui?” Si rivolse a me Tsunade, non mancando di fari intendere con lo sguardo che o mi rendevo credibile o lei mi avrebbe reso verosimilmente morta.
“Mi è esplosa una cartabomba che ha provocato l'esplosione. Se me lo avesse chiesto lo avr–”
“Da qui sono provenute due esplosioni.” Mi interruppe Tokugawa con un sorriso di vittoria per nulla trattenuto.
“Ah sì?” Chiesi per nulla convinta.
Come due? E io dov'ero quando c'era la seconda?
Oh. Probabilmente la prima doveva essere stata quella mezza esplosione creata da Deidara, prima che succedesse quel che ancora non ero riuscita a comprendere. La seconda, invece, era quella della cartabomba di Itachi.
“Sì, l'ho detto anche prima.”
Guardai l'Hokage, che in volto aveva un'espressione imperturbabile.
Fantastico, e ora?
Ora ero nella merda, ma a quel punto dubitavo di esserne mai uscita.
“S-sì, forse sono state due, ora non ricordo...” Tergiversai, iniziando a sguazzare nella cacca, impelagandomi e probabilmente uccidendo la mia unica possibilità di salvezza.
“O una o due, non le abbiamo chiesto quante sono state le volte che ha messo in moto il cervello.” Disse Tokugawa, nuovamente sul piede di guerra.
“Scusi, ora mi stavo riferendo a quanti neuroni sono rimasti nella sua scatola cranica. È evidente che non ce ne sono né due né uno...”
Lui parve più che pronto a saltarmi addosso per trapassarmi con la katana e lo avrebbe anche fatto se non fosse stato per Tsunade, che riprese il controllo della situazione.
“Bene, l'unica cosa che ci resta da fare è controllare.” Poi si voltò verso i ninja che non avevano ancora proferito parola e chiese ad uno di loro di andare a controllare i luoghi in cui vi erano state queste fantomatiche esplosioni.
Tokugawa aveva abbandonato temporaneamente i suoi desideri di vendetta verso di me per la mia 'impudenza' – legittima difesa verbale, invero – in favore di una calma che ostentava quel senso di vittoria che credeva di aver raggiunto.
Ed effettivamente era quel che credevo anche io.
Il più che potevano trovare erano i resti di una carta bomba, massimo le tracce che permettevano di riconoscere che erano un tipo di esplosione causata da quel tipo di oggetto, ma restava il fatto che ne era esplosa solo una, di cartabomba.
Una sola.
Non avevo nemmeno fatto caso a quali erano stati i danni prodotti dalla pseudo esplosione di Deidara, perciò poteva anche non aver creato nessun danno, non avendone avuto il tempo.
E, conscia di tutto ciò, mi chiedevo che diavolo avesse in mente Tsunade. Aveva notato sicuramente che nel mio sguardo non c'era la minima traccia di certezza, né di sicurezza, perciò perché lei era così calma? Forse non riteneva un gran problema se io finivo per passare il resto dei miei giorni in carcere, per uso illecito di esplosivi e danneggiaento di proprietà altrui, ma per me era un problema eccome.
L'attesa era snervante, il sorriso di Tokugawa era più che irritante e la calma di Tsunade era pure peggio. Poi l'Anbu che aveva inviato in avanscoperta fece ritorno e io fui certa di morire per infarto conbinato ad un forte senso di stupore e di totale incomprensione.
“Ci sono resti di una cartabomba nel corridoio affianco alle scale e tracce di un esplosione da cartabomba alla fine dello stesso corridoio.”
Oh.
Ah sì?
Non mi passò nemmeno per la testa di chiedere come facessero a riconoscere che una delle esplosioni fosse proprio da cartabomba. C'era per caso attaccato lì vicino un cartello con scritto 'qui esplosione da cartabomba'?
Forse, in quel momento, c'era più stupore sulla mia faccia che su quella di Tokugawa, cosa che non mi rendeva esattamente credibile, ma non potevo esattamente affermare di avere il totale controllo di me.
Oltre a non capirci niente, avevo il serio dubbio di essermi persa qualcosa durante tutto quel che era successo.
Quando era esplosa la prima cartabomba? Dove era esplosa? Lui aveva detto nello stesso corridoio, ed effettivamente era più che probabile. Quella specie di combattimento non si era spostato, era rimasto in quello spazio angusto, che per essere un corridoio era già abbastanza largo.
Quando, però?
Ok, dire che mi ero persa un po' di cose era un eufemismo, eccome se lo era.
Guardai non so bene con quale espressione Tsunade, ma lei dovette trovarla piuttosto divertente; Tokugawa, la cui espressione era un connubio di varie sfumatre di ira, imbarazzo o qualcosa di non meglio identificato, sembrava essere appena stato colpito nei gioielli di famiglia, il che mi impedii di fargli una linguaccia e magari passare al piano 'evirazione'.
“Bene, visto che non c'è nulla di realmente compromettente, se non un uso errato di 'attrezzi ninja', penso non ci sia un reale motivo per cui attaccarla in tal modo. Spero sia stata solo una semplice mal interpretazione della situazione, Anbu Tokugawa, e che non abbia a che fare con quanto menzionato precedentemente.”
Non vorrei passare per la cinica della situazione, ma fu quantomeno logico per me chiedermi se a parlare fosse proprio Tsunade; o meglio, la stessa Senju che neanche una settimana fa, ubriaca come poche volte l'avevo vista, mi aveva chiesto se fosse o no il caso di cercare un acquirente di talismani per vendere TonTon e ricavare pecunia. Tutt'ora sono alla ricerca di un possibile significato intrinseco della frase.
“Ed ora credo sia il caso che tu vada a fare qualche controllo in ospedale, in fondo sei sempre stata quasi coinvolta in due esplosioni.” Disse rivolta a me, mentre mi faceva cenno di incamminarmi.
Passai davanti a Tokugawa e, contro ogni logica, non infierii su di lui. Non per pena, quanto più perché non avevo la più pallida idea di ciò che stesse succedendo.
Non trovavo un filo logico da nessuna parte, forse qualcuno doveva darmi qualche spiegazione o di quel passo non avrei più nemmeno capito da che parte ero girata. Forse la cosa che mi scombussolava di più era il fatto che tutto fosse successo sotto al mio naso. E io non mi ero accorta di un bel niente. Ottime capacità di osservazione, sicuro.
“E poi sembri anche abbastanza rincretinita, non vorrei che la tua situazione mentale si fosse aggravata!” Mi disse, tornata ad essere la solita vecchia Tsunade.
“Ehi! Senti chi parla!”
“Porta rispetto, mocciosa!”
“Tsé, certo, nell'anno del cammello.”
“Ma non c'è.” Disse dubbiosa, dopo averci pensato.
“Infatti!”
La manata che mi assestò me li fece vedere i cammelli, altroché.



Salve!^^
Sì, lo so, sono passati all'incirca... sei mesi? Fra un po' faceo l'anno a non aggiornare! Eheh! Ok, non fa ridere, ma a mia discolpa posso dire che non avevo la più pallida idea di cosa scrivere per questo capitolo. O meglio, non avevo idea di come scrivere l'idea e prima di riuscirci ne è passato giusto un po' di tempo. Non sono riuscita a scriere in generale, in verità, ma sono felice di riuscire finalmente a scrivere!^^
Vi chiedo solo di avere pazienza con me, non lo faccio assolutamente di proposito di lascarvi sulle spine, ma sarebbe inutile buttare giù un capitolo che non ha nulla di mio solo per postare.
Che dire? Il capitolo è confusionario. Cioè, se lo avete trovato così va bene, erché l'idea doveva essere questa!xD Incasinata la povera me nella storia, non credete di essere immuni alla mia confusione!u____ù
Bastardaggine a parte, vi voglio infomare che la storia, anche se non sembra minimamente, sta giungendo alla svolta conlusiva. Cioè, non mancano esattamente pochi capitoli, ma stiamo giungendo agli ultimi atti! Ok, non sono riuscita a spiegarmi, ma ultimamente non sono in grado di fare nemmeno questo!^^'
Non c'è bisogno che ve lo dica io che un paio di tecniche me le sono bellamente inventate, vero?xD Ma poi spiegherò tutto, basta avere fede!

Spero di riuscire ad aggiornare nuovamente in tempi decenti, ma sappiate solo che non dipende unicamnte da me.
Ci tengo a rngraziare chi ancora segue questa storia, che fra poco meno di un mese e mezzo compirà ben due anni!^^ … Sì, ho una grandissima capacità nel tirare per le lunghe le cose, me lo dicono veramente in molti!=___=
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!


Burdock 95: mi fa piacere ricevere le tue recensioni, anche se brevi, perciò non ti preoccupare!:) Sono davvero molto contenta che ti sia piaciuto il capitolo e spero che questo non ti deluda! Grazie per il supporto!^^
Elena_chan: chiedo immensamente perdono per il lunghissimo ritardo, ma non sono proprio riuscita a scrivere nulla, nemmeno una riga. Sono felice che la parte delle mani ti sia piaciuta! Mi è piaciuto particolarmente scriverla e vedere che è apprezzata è bello!^^ Spero che il capitolo ti piaccia, nonostante l'attesa!:)
IvI: non perdere la speranza! Non smetterò mai di aggiornare, sono che sono di tempi un po' lenti, tutto qui! Diciamo che non è colpa eslusivamente mia se non aggiorno, perciò non posso farci granché. Il ritardo spero possa essere compensato dal capitolo, ma ho come l'impressione che non sarà così!o_O Non è riuscito come vorrei, ma spero comunque che ti piaccia! E ti prego, non dimenticarti di Hubert! Poverino!:( In un momento cruciale io penso sempre la cosa più assurda, anche se è pure assurdamente vera!xD Comunque la colpa è anche mezza di Itachi: se non fosse così bello non avrei problemi a concentrarmi sulla paura di schiattare da un momento all'altro!xD Grazie per la recensione!^^
Pain Hatake: sono felice che il banner ti piaccia!*-* Ovviamente non l'ho fatto io, altrimenti non sarebbe bello, ma dettagli!u__ù Io comunque non mi sottovaluto, guardo solo le cose dalla prospettiva più vera! E anche tu ti sottovaluti, perciò possiamo mettere su un club di autrici dai punti di vista spostati!xD Spero tu abbia trovato anche Hubert sotto l'albero o, visto che ormai siamo più vicini a pasqua che a natale (ok, è passata, ma dettagli), nell'uovo di pasqua!xD Perdona la demenza di ciò che dico, ma sono in tremenda astinenzada cioccolato!=__= Grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^___^
ghirigoro: tu mi dici che questo Deidara lo ami e io lo faccio scomparire!^^' MI sento un po' una merda, ma era per esigenze di trama!xD Non ne sono ancora sicura, ma potrebbe ritornare sulle scene, sempre che riesca a gestire bene la trama e non mi impelaghi da sola, mandando tutto a farsi benedire!=_= Sì, in caso non si fosse capito non ho ancora ben bene in mente il finale vero e proprio, solo una vaga idea fantasma, qualche punto fermo e idee secondarie! Incoraggiante, lo so!xD Kisame merita di più di quel che gli ha concesso Kishimoto, perciò mi batto per i suoi diritti!ù__ù Spero che il capitolo ti piaccia!^^
Samirina: questa volta vi ho fatto attendere anche più del solito, ma non sono certa che il capitolo saprà ricompensare l'attesa!*si nasconde* Sono felice che comunque l'altro capitolo ti sia piaciuto e spero che comunque questo non risulti un totale disastro... in caso fosse sei autorizzata a minacciarmi e a mandarmi sicari sotto casa!xD Grazie per la recensione!:)


Alla prossima (che spero sia databile un po' più decentemente _-_)!

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Capitolo 25
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23



Non sono mai stata molto brava a comprendere le parti sottintese delle questioni e sicuramente, dopo una giornata del genere, era già tanto se riuscivo a mettere un piede dopo l’altro senza finire inevitabilmente di faccia per terra. Comunque, se fossi stata più arguta, non mi sarei stupita più di tanto nel vedere che Tsunade non mi stava conducendo in ospedale, ma verso il palazzo dell’Hokage.
Pensandoci bene, poi, che diavolo ci dovevo andare a fare io in un ospedale? Stavo meglio di lei e non mostravo danni cerebrali, non più di quelli che avevo sempre avuto.
Leggendo tra le righe, si capiva benissimo che voleva solo restare da sola con me per parlarmi, ma come premesso io non sono quel tipo di persona che, come dire, recepisce i concetti al volo. Specialmente quelli che vanno necessariamente capiti o finisci per rimanere un tantino indietro.
Ma siccome io ero rimasta più o meno indietro a quando Itachi aveva fatto esplodere mezza casa sotto al mio sedere, non potevo di certo pretendere di comprendere tutta la situazione in una volta.
“Da quando l’ospedale si trova nel palazzo dell’Hokage?” Chiesi vagamente confusa.
Tsunade alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare.
“Non si trova lì l’ospedale.” Commentò con ovvietà.
“E allora perché ci stiamo andando? Non avevi detto che dovevo andare in ospedale?”
“Non ci dovevamo andare veramente.”
“Ma tu lo avevi detto! Cosa lo hai detto a fare altrimenti?”
Miss arguzia a rapporto, sempre e comunque.
“Era un diversivo.”
“Ah. Perciò non andiamo in ospedale?” Mi arrischiai a chiedere.
“No! Non hai nulla di rotto e non sei ferita!”
“Capito… no, non ho capito. Non capisco comunque perché hai detto che ci andavamo se poi non ci andavamo per davvero… potevi inventarti una scusa migliore, che so, ti era venuta la caghetta fulminante e–”
“Se non la smetti ti fulmino io e allora sì che ci dovrai andare in ospedale!” Disse furente, aumentando il passo.
“Ecco, ora sono ferita, TsuTsu, mi hai ferita nell’animo!” Dissi in tono palesemente ironico, ma lo sguardo che mi riservò in seguito alla mia uscita mi fece prendere in considerazione l’idea di stare zitta e muta fino a che non fossimo arrivati dentro e lei non mi avesse dato una spiegazione di sua spontanea volontà.
Notai che era decisamente più nervosa del solito: da quando mi trovavo lì non mi ricordavo di averla mai vista comportarsi così.
La postura era rigida, così come tutti i suoi movimenti. Il suo comportamento era decisamente strano: cosa stava succedendo?
Probabilmente la comparsa dei due membri dell’Akatsuki – uno scappato e l’altro rinchiuso in chissà quale cella illusoria mentale – doveva essere più grave di quanto poteva sembrare. E pensandoci bene, in effetti, se ne erano comparsi due e solo uno era ritornato, presto anche il resto dell’organizzazione si sarebbe mossa e ne avremmo visto le conseguenze.
Cavolo di Itachi! Se proprio doveva far fuori Deidara – che poi non era sicuro che fosse morto, non era sicuro niente! – non poteva far fuori anche Kisame? Avrebbe destato dei sospetti lo stesso, ma più a lungo andare e ciò avrebbe procurato altro tempo per decidere il da farsi. Sì, effettivamente avrebbe anche potuto decidere di non ammazzare nessuno e trovare un’altra alternativa, ma a volte le decisioni drastiche sono quelle che fruttano di più.
Nel momento in cui mi resi conto che stavo adottando il modo di pensare di un assassino seriale con gravi complessi psicologici, giungemmo nel suo studio.
Qui vi trovammo Shizune, che alla vista dell’Hokage e del suo modo di comportarsi non disse nulla, limitandosi ad un breve inchino per poi uscire.
Si sedette e per un po’ non disse nulla.
Il silenzio più totale riempiva la stanza, era quasi angosciante. Io volevo sapere cosa stava succedendo, dove era finito Itachi e perché tanta agitazione. Pressappoco, volevo sapere quanti giorni mi restavano da vivere, perché se fosse venuta l’Akatsuki a distruggere Konoha come era successo nel manga io avevo ben poche speranze di sopravvivere. Specialmente se avessero deciso che per Konoha ero una ninja e mi spettava difendere la patria – che, tra l’altro, non era la mia patria ma luogo d’asilo che mi spettava di diritto dopo essere stata rapita brutalmente un gaio dì di primavera qualche tempo prima.
Ripensando al manga, effettivamente, qui le cose si stavano svolgendo in maniera totalmente differente, perciò non potevo far riferimento ad esso per orientarmi. Fino a prova contraria, non c’erano state incursioni varie da parte di membri dell’Akatsuki in casa Uchiha, né tantomeno vi era la presenza di Anbu dalla dubbia intelligenza e moralità.
Pensandoci bene, nel manga non vi era nemmeno la presenza di una scema che se ne andava in giro rischiando di morire anche quando si allacciava le scarpe, il che forse era la differenza maggiore. Snervata da quell’attesa, feci per parlare.
“Ehi, sent–”
Tsunade mi zittì con un cenno fermo della mano e io feci come mi era stato chiesto.
Ma cosa le prendeva?
Passarono interminabili minuti in cui io guardavo Tsunade, Tsunade guardava il vuoto e, probabilmente, il vuoto guardava Tsunade.
Poi, di colpo, alzò la testa e mi guardò. Quello doveva essere lo sguardo più serio che le avevo visto fare da quando ero lì e ciò poteva significare solo che la situazione non doveva essere poi così gestibile.
“Bene, ora puoi parlare.” Mi accordò lei.
“E perché prima non potevo, scusa?” Chiesi, rendendomi conto che mi ero persa qualcos’altro.
Ma era mai possibile che anche se prestavo attenzione alla faccenda finivo per perderne un pezzo?
“Prima c’erano degli Anbu intorno al palazzo, in ascolto. Danzo è convinto che tu c’centri qualcosa in tutta la faccenda e ora ti terrà d’occhio più di prima.”
Evviva evviva.
“E ora non ci sono più?” Da quando era diventata una donna così giudiziosa? Forse lo era sempre stata, ma io, da quando aveva architettato un certo scherzo ai miei danni, avevo una più che bassa opinione di lei.
“Probabilmente, ma anche se non fosse così non possiamo restare in silenzio per sempre.”
Ah, che bello poter conversare con la cara vecchia TsuTsu di sempre. La nostalgia è davvero un gran brutto nemico.
E, comunque, in questo caso è necessario evidenziare nuovamente la mia reazione a quanto mi era stato appena detto.
Evviva evviva.
Non era poi tanto scontato, a quel punto, chiedersi cosa ci facessi ancora a Konoha viva.
Da quando ero lì, pensare positivamente era divenuta una cosa estremamente stupida. Ero impregnata di negatività fino ai capelli e la sventura si abbatteva maligna su di me anche quando non facevo nulla. Per esempio adesso. Io non avevo fatto nulla! Tutto il resto si era fatto attorno a me, per carità, ma io ero rimasta ferma e immobile, infatti se non fosse stato per Itachi sarei morta.
Ok, sarei morta anche per colpa sua se non avessi fatto uno sprint degno di un corridore per salvarmi dalla sua cartabomba assassina che, in teoria, doveva costituire il mio alibi. No, non gliel’avrei mai rinfacciato abbastanza.
“Ma io non c’entro niente!” Argomentazione più che giusta, esposta in maniera più che infantile.
Si parlava pur sempre di me e delle mie capacità di eloquio, quindi non ci si poteva aspettare nulla di meglio e Tsunade era dello stesso avviso.
“Danzo evidentemente non la pensa così. Sa che non vieni qui da un altro paese e che c’entra Itachi. Semplicemente non ha abbastanza prove per poter muovere accuse fondate.”
“E come ha fatto a scoprire tutto questo?”
“La sua rete di conoscenze va ben oltre quanto mi potessi immaginare e ciò già da prima che io divenissi Hokage.”
La situazione ora si presentava ai miei occhi come ben più problematica di quanto mi sarei potuta aspettare. Pensare che fino a poche ore prima stavo semplicemente girovagando per casa senza un reale scopo risultava quasi irreale.
Tutto aveva i perfetti connotati per essere il tipico tragico inizio di qualcosa ben più disastroso e potenzialmente pericoloso.
Forse era semplicemente arrivato il momento che venissi a conoscenza dell’intera situazione, sempre se per loro non era di troppo disturbo mettermene al corrente. In parte, ero immischiata in quella pazzia e almeno sapere quali erano i caratteri generali mi avrebbe aiutato a sopravvivere magari un quarto d’ora in più rispetto a ciò che mi spettava.
“Mh, perciò ora che si fa?” Chiesi incerta, affidandomi alla donna che avevo davanti.
Era l’Hokage, no? Era lei quella che doveva avere le risposte a domande esistenziali come quella.
A uccidere letteralmente tutte le mie speranze fu la sua occhiataccia; come avevo osato chiedere all’Hokage, l’Hokage!, la più alta carica del Villaggio!, di trovare una soluzione ad un problema che coinvolgeva, in teoria, anche il suo stesso paese?
Chissà cosa mi era passato per la testa! Se le avessi chiesto qualcosa riguardo alla disinfestazione dei topi avrei ottenuto maggiori risultati.
“Non sei forse l’Hokage? Ti hanno eletto visto che non c’era nessun altro demente disposto a diventare capo di questo eccelso Villaggio?” Domandai ancora sarcastica, beccandomi uno sguardo truce, segno che non doveva aver apprezzato la mia precedente uscita.
E quando mai era d’accordo con quel che dicevo? La sincerità non era mai premiata, quello era sicuro; tu provavi a farle notare che no, bere sakè e sborsare il per giocare non la rendeva minimamente un Hokage nemmeno per sbaglio e rischiavi pure di finire affamato da quella strega.
Perché ovviamente io non sapevo cucinare e dal momento che la casa dove stavo non poteva saltar in aria per un mio scarso tentativo di scaldarmi il latte, la colazione, il pranzo e la cena me li procurava lei.
Era quasi sempre ramen, ma anche se ogni volta ero particolarmente incline a lamentarmi, con la prospettiva di non poter più mangiare nemmeno quello non commentavo ciò che mi rifilava da mangiare.
“Vedi di portare rispetto, mocciosetta, ti ho appena salvata e dovresti essere un po’ più riconoscente!”
“Tu chiami ‘salvarmi’ il venire all’ultimo minuto quando uno dei tuoi amati anbu deficienti era pronto a farmi fuori perché gli era preso un attacco di pazzia repressa? Tu e Itachi su questo punto andate schifosamente d’accordo, per carità!”
Ok, mi stavo impuntando un po’ troppo su ciò che, in quel determinato frangente, era più che superfluo, visto e considerato ciò che stava accadendo e le minacce vari che incombevano. Avrei dovuto, in teoria, concentrarmi su ciò che mi aveva detto Tsunade riguardo a Danzo, pensare a ciò ce era accaduto meno di tre ore fa con i due membri dell’Akatsuki e Itachi.
Riflettere su cose importanti e logiche, magari chiedere anche dov’era un bagno, perché ero discretamente in procinto di farmela addosso e quella si che sarebbe stata una cosa imbarazzante.
In fondo, però, io ero sempre stata nota per la mia totale incapacità nell’assumere un comportamento consono rispetto a determinate circostanze.
Tsunade sbuffò, ma notai che era un po’ meno rigida e nervosa di prima; suppongo non fosse perché il pericolo era scampato, ma era già un passo avanti.
Il nervosismo in una situazione del genere non aiutava né lei né me, che avevo già abbastanza problemi a capire la metà di quel che stava succedendo.
“Ancora con la storia della carta bomba?”
“Ovvio che sì!” Ribattei indignata.
Il suo tono stava a sottintendere che il mio attaccamento alla faccenda e il conseguente rancore erano oltremodo ingiustificati, visto e considerato che, in fin dei conti, ero pure viva, ma non era assolutamente così. Io avevo rischiato la vita, quale salvarla!
Ok, forse durante il tragitto dalla casa al palazzo dell’Hokage lo avevo ripetuto qualche volta di troppo, ma il punto non era assolutamente quello.
“Era un diversivo che ti ha salvato la vita.” Mi fece pacatamente presente, con l’espressione di chi non può che essere sconcertato dalla stupidità del proprio interlocutore.
“Era un diversivo!” La scimmiottai con una smorfia. “Se come diversivo per non farti attaccare alla bottiglia di sakè te la spaccassi in testa, la bottiglia, ti andrebbe altrettanto bene, Miss Era-solo-un-diversivo-innocente?”
Ok, forse il mio esempio non c’entrava granché, ma suvvia, ero in un momento di crisi spirituale, con molte possibilità sarei crepata di lì a qualche settimana, perché non dare semplicemente fondo alla rabbia repressa, nonché alla stupidità che eccedeva sempre in abbondanza?
“Provvederò a far sapere ad Itachi che non hai gradito il suo modo di fare, chissà che non decida finalmente che può smetterla di preoccuparsi per te!” Mi riferì con un sorrisetto furbo. “Puoi cavartela da sola, no?”
La sua faccia sapeva molto di ‘tu la cartabomba non sapevi nemmeno da che parte prenderla, vero? Lo sai che non è carta igienica, sì?’.
Ovvio che potevo cavarmela da sola, non c’era bisogno che lui si preoccupasse per me.
No, un momento.
Fermi tutti, immobili e muti.
… Preoccuparsi per me?
“P-preoccuparsi per me? Itachi si preoccupa per me?” Non volevo esattamente chiederlo in quel modo, ma non riuscii a controllare il tono, che mi fece sembrare più un topo che squittiva davanti a un pezzo di formaggio.
Al pezzo di formaggio.
Per intenderci, Itachi era un gran bel pezzo di formaggio e a me neanche piaceva più di tanto il formaggio. “Sì, preoccuparsi, te lo devo ripetere più piano?” Chiese con un sorrisetto totalmente indirizzato alla mia palese mancanza di facoltà mentali in quel momento.
Probabilmente a quel punto della discussione, sul mio volto troneggiava un sorriso ebete e per nulla intelligente, di lì a poco avrei iniziato a sbavare come un labrador davanti ad una bistecca – Itachi era sempre cibo nelle mie analogie, la cosa era alquanto ambigua – e Tsunade se la rideva.
“Più volte gli ho detto di lasciar perdere, tanto tu sai come cavartela in questo mondo di cattiverie ed ingiustizie, dico bene?”
“Mmh… beh, in verità forse qualche problemino potrei ancora averlo, perciò…”
Tzé, per far sì che Itachi si preoccupasse per me avrei anche finto di non saper distinguere un coltello dalle stringhe delle scarpe.
“Allora gli riferirò che aveva totalmente ragione, come ninja non sei migliorata per niente.”
Mi cadde la mascella per terra e fu come se intorno a me fossero iniziate a vorticare le parole ‘inetta’ e ‘incompetente’.
Ma… ma… ma! Uffa, non era vero! Come ninja non faceva più così schifo!
Ok, forse la carta bomba mi sarebbe esplosa sotto al naso nel momento in cui io l’avessi scambiata per un tovagliolo, ma ero alle prime armi! Nessuno in quel era disposto a lasciar passare ad una povera adolescente forse non proprio espertissima qualche bravata?
Perché era logico che io venissi umiliata costantemente dal mio presunto sensei solo perché non sapevo tenere un kunai, né tantomeno sapevo lanciarlo, mentre Naruto che si arrampicava sui monumenti di pietra e lì rovinava veniva acclamato come il grande salvatore del mondo.
Logicissimo, eh.
“Guarda che non è vero, io me la so cavare per davvero!”
“I suoi timori su una possibile distruzione della casa in sua assenza allora erano fondati! Riferirò, riferirò!” Il tono era qualcosa di seriamente psicopatico.
Quella donna mi voleva male.
“Non è vero, la casa l’ha fatta saltare mezza lui, io ero in mezzo ad una diatriba tra commilitoni dell’organizzazione! Gli avevo pure proposto di aspettarlo per cena…”
“Guarda che è ad Itachi che devi fare presente tutto questo, lui ha espresso questi dubbi! Io ne ho avuto la conferma un bel po’ di tempo fa!” E mi rise sonoramente in faccia, come se la sua fosse stata la più brillante battuta del secolo.
“Donna di poca fede! Convertiti al Jashinismo e vai a sacrificare vittime, sei solo braccia private all’uccisione di eretici!”
“Mi pare che l’unico esponente esistente di questo culto inesistente sia stato ucciso, no?” Il sorriso sornione che mi rivolse fu ciò che mi fece venir voglia di buttarla dalla finestra. Un’azione suicida, visto che lei avrebbe finito col buttare il mo cadavere giù da un dirupo. Come poteva continuare a girare il coltello nella piaga? La morte di Hidan per me era stato un trauma, lei non faceva altro che aumentare la dolorosità del ricordo.
“TsuTsu, in questo momento ci sarebbe un ottimo aggettivo per descriverti, ma proprio non mi viene… ce l’ho sulla punta della lingua… mi pare inizi con la b… o forse con la s…”
“Bellissima? Bravissima? Simpatica?” Propose.
“Mmh… nah… dire più qualcosa come bastarda o stronza, quale credi suoni meglio vicino a Tsunade? Sai, l’assonanza è importante in questi casi!”
Subito un sopracciglio scattò verso l’alto, segno che si era arrabbiata; cos’era, né stronza né bastarda le piacevano come aggettivi per descrivere la sua personalità per nulla benevola nei miei confronti?
Poi la sua espressione si addolcì e tornò a troneggiare un sorrisetto sarcastico sulle sue labbra; a coronare il tutto un cipiglio divertito che diceva a chiare lettere che non si era lasciata fregare e che quella volta non si sarebbe arrabbiata.
“Oh, beh, io sarà anche stronza, ma tu continuerai a suscitare in Itachi questi dubbi, cos’è più triste?”
Ora qualcuno mi dica perché bastarda non andava bene. Al diavolo l’assonanza, per esprimere la sua indole non si poteva tenere conto di questi accorgimenti poetici.
Effettivamente era più triste quello, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di farglielo sapere. E forse la mia faccia doveva già averle dato una risposta – la mascella sotto i piedi, gli occhi sgranati e l’espressione vacua – ma a parole non avrei confermato nulla.
“Guarda che Itachi non si preoccupa per me perché teme che mi faccia crollare il tetto in testa!”
“Ah sì? E perché allora? Perché ti vuole bene, forse?
Quel ghigno era la cosa più inquietante che avessi mai visto e probabilmente neanche dopo aver guardato Saw avrei cambiato il mio giudizio in merito.
Eh, ora che rispondevo?
Beh, Itachi non c’era, perciò avrei potuto dire qualche piccola idiozia, tanto per fare quello che facevo sempre.
Se in quel momento, tra l’altro, non fossi stata troppo impegnata a pensare cose inutili mi sarei accorta dello sguardo di Tsunade che, per una frazione di secondo, si era spostato verso la finestra alle mie spalle.
Ma perché accorgersene? Quanto tempo era ormai che non mi facevo figure di merda? Bisognava recuperare il tempo perduto!
“E se fosse così? Magari mi vuole bene! Non sono tutti cattivi e stronzeggianti come te, sai? Itachi è molto meglio di te! Gnegnegne!”
E, perché no, la ciliegina sulla torta non poteva mancare, visto e considerato che stavamo parlando di me: “È anche più bello di te!”
“Sai che stai parlando di un pluriomicida, vero?”
“Perché, i cattivi devono essere brutti per forza? Poi Itachi non è veramente cattivo, fa finta, ecco. Esigenze di trama! Lui non voleva davvero far fuori tutti, è la persona più buona che esista, probabilmente. Nessuno sacrificherebbe se stesso per il bene degli altri. E, anche se Sasuke non se lo merita, Itachi gli vuole davvero molto bene. Vuoi forse dirmi che una persona così è cattiva?”
“Hai un’alta considerazione di lui.” Commentò pacata.
In effetti era vero. Sin dalla sua prima apparizione nel manga, Itachi mi aveva colpito e non mi era rimasto indifferente. Al di là del fatto che lo avevo ritenuto subito molto bello – potevo forse fare altrimenti? – si era immediatamente ricavato un posto d’onore tra i personaggi che mi piacevano.
Col proseguire della storia era divenuto, inevitabilmente, uno dei miei personaggi preferiti, ma non poteva non accadere.
Finire, poi, con l’incontrarlo non aveva fatto altro che confermare ciò che pensavo di lui. Mi aveva anche fatto comprendere che non c’era nulla che un buon sharingan non potesse fare.
La prossima volta avrei chiesto all’Uchiha di prepararmi un tè o di sturare il cesso, tanto per vedere quante cose poteva fare realmente.
Che era tremendamente bello, un ottimo ninja sicuramente… e che faceva cagare addosso anche con un solo sguardo.
Letteralmente.
Aveva un modo di fare che incuteva un discreto timore e quando era arrabbiato era meglio trovare un luogo sottoterra dove rifugiarsi, o comunque ti ci avrebbe fatto finire lui nel peggiore dei casi.
Itachi, però, aveva anche un lato che era piuttosto singolare, ma che forse non doveva stupire più di tanto; quella volta che mi aveva consolato dopo ciò che avevo fatto – uccidere un ninja, quella era una cosa che non avrei mai potuto dimenticare nemmeno volendo – aveva mostrato una parte di sé che, in fin dei conti, c’era sempre stata.
“Itachi, comunque, prima di diventare un assassino, era un fratello maggiore e un ottimo figlio. Voleva bene a Sasuke, era un ragazzino come tutti gli altri… solo costretto a prendere decisioni dolorose in mancanza di una via di scampo…” Mormorai quasi, esprimendo dei pensieri che volevano soltanto difendere il nome dell’Uchiha. Ok, era un assassino, ma le motivazioni erano come minimo un attenuante.
“Devo dire che hai espresso in maniera piuttosto eloquente cosa ne pensi!” Mi fece notare con fare da grande donna saputa, risollevando quella discussione totalmente fuori luogo dai toni grevi in cui era caduta. Sempre ignorando quella piccola, coscienziosa parte di me che mi diceva di riportare l’attenzione su ben altri fatti, inarcai un sopracciglio, insospettita.
“Che vuol dire ‘in maniera eloquente’? Ho solo detto quel che penso!”
“E lo abbiamo capito tutti quello che pensi! Gli vuoi bene, lo abbiamo capito, ma è anche più palese il fatto che Itachi ti piace!”
Qualcosa simile ad un tonfo sordo sarebbe stato il suono ideale per accompagnare le parole della donna. No, non il suono che avrebbe prodotto il suo corpo accasciandosi per terra dopo che l’avessi uccisa, ma quello della mia mascella, che cadde letteralmente al suolo.
“Belle tonsille.” “Tu vaneggi e togliti quel sorrisetto da ‘io so cose che tu non puoi sapere ahahah alla faccia tua!’ dalla faccia! O perlomeno mettiti una maschera come quella di Kakashi, così arginiamo due problemi in una volta sola!” Sbottai a denti stretti, trattenendomi seriamente dall’impulso di saltarle addosso e picchiarla.
Sì, sì, lo so, mi avrebbe ucciso facendomi diventare parte della scrivania, ma era il tentativo che contava.
Vero?
“Quale sarebbe l’altro?”
“La tua brutta faccia!”
Assottigliò per un attimo le labbra, socchiudendo gli occhi con aria di sfida, ma poi si riprese e tornò a sorridere; evidentemente per quel giorno aveva deciso di fare la parte della persona matura che non si arrabbia per ogni minima cosa.
E dannazione sì, gli riusciva bene.
“Sì, sì, non cambiare discorso, se Itachi non ti piacesse non saresti arrossita.”
Involontariamente, mi portai una mano sulla guancia, mossa comunque inutile, visto che così non si capiva se diceva la verità o meno.
Mi mollai una sberla, lamentandomi anche sonoramente per il dolore. Forse potevo fare un po’ più piano.
“È per lo schiaffo che sono rossa.” Sibilai con aria determinata.
“Hai le mani sudate, cos’hai schiaffeggiato questa volta, una fontana?” Chiese sarcastica.
No, ho schiaffeggiato te.
Si sentiva forse più furba ora che aveva elencato tutti i possibili sintomi di una che ha qualcosa da nascondere?
“Ti muovi anche bruscamente. Tirando le somme, senza schiaffeggiamenti vari, sei nervosa, il che vuol dire che ho ragione!” E lei era quella che, non arrabbiandosi per i miei commenti ironici, voleva passare per la donna adulta che era?
Ma per favore! Sorrideva gongolando, per quella che reputava la sua vittoria, come un bambino dell’asilo che è riuscito a fregare il giochino al compagno dopo averlo menato come solo un bambino piccolo può fare. Ovvero di santa ragione.
“Può anche essere che me la sto facendo sotto e mi muovo per tentare di non pisciare qui, non trovi? Sono nervosa perché sento acqua da tutte le parti e questo non aiuta. E poi tu stimoli questi bisogni fisiologici, che ci vuoi fare?”
Esordì con una risata supponente, tipica di chi si sente particolarmente superiore rispetto a qualcun altro. Rise come una stronza, ecco.
“Non è negando l’evidenza che risolverai la questione! Ti piace, vero?”
Se avessi avuto un po’ di spirito d’osservazione, in quel momento avrei sicuramente chiesto a Tsunade che diavolo c’era alle mie spalle; una bottiglia di sakè che ballava la samba, stimolando la sua personalità da alcolista perduta?
“Non è negando l’evidenza che risolverai la situazione! Sei stronza, vero?” La scimmiottai, facendole anche la linguaccia.
Potere dell’infantilismo di ritorno, vieni a me!
Ok, a me Itachi piaceva, non era un segreto. Che cacchio, come poteva non essere così? Quando era presente sbavavo, quando non c’era… sbavavo lo stesso perché pensavo a quando lui c’era. Quando non lo pensavo era perché dormivo, ma in quel caso sbavavo lo stesso!
Non gradivo, però, che una vecchia strega come lei facesse dei riferimenti del genere senza il mio permesso. Ecco.
No, niente mi permetteva di avere dei diritti sui pensieri e sulle considerazioni altrui, ma dettagli.
“Con quella tua boccuccia di rose non fai una bella impressione sul tuo adorato Itachi, sai?”
“Con quella tua faccia da strega non fai una bella impressione a nessuno, sai?”
Non avrei mai ammesso nulla a quella donna, nemmeno che mi chiamavo Carmen.
“Su, non essere reticente, ammettilo pure, siamo solo noi!”
Il modo ambiguo con cui calcò sul ‘noi’ era seriamente qualcosa da tenere in considerazione, ma quando mai io mi sono dimostrata intelligente in situazioni a mio svantaggio? Perché sì, quella situazione per me era come tanta cacca in cui sguazzare.
“Io non ammetto proprio niente! Tu, piuttosto, sei in astinenza da sakè? Non ti sei ubriacata ultimamente? Se ti fa stare zitta sono pronta ad andarti a prendere una cassa intera di quella roba!”
“Oh, vuoi forse dire che Itachi non è un bel ragazzo? Che non ha un bel fisico?”
Merda sì, certo che è bello!
La risposta era a tutti gli effetti quella, ma non le avrei dato soddisfazioni, quello no.
“TsuTsu, non per uccidere le tue certezze, ma sembri una pervertita molestatrice! Sei vecchia, Itachi invece è giovane e dubito possa interessarsi ad una strega come te!” Esposi brevemente, per farle comprendere meglio il concetto.
“Ma non è a me che piace! È un bel giovane, ma non fa per me!”
“Jiraya è forse l’uomo dei tuoi depravati sogni?”
“Troppo vecchio.” Mi liquidò con nonchalance.
“Sì, come no, vuoi forse negare che quei capelli bianchi e lunghi non sono oggetto delle tue più porche fantasie?”
Ok, quello faceva schifo anche da dire, perciò meglio chiarire che ad una cosa del genere non avevo mai pensato. Non volevo bloccarmi la crescita e quello lo avrebbe fatto di sicuro. Anzi, avrei iniziato a regredire con gli anni.
Lei mi scoccò un’occhiata tra il disgustato e il… boh, forse era il sorpreso. Chi avrebbe mai detto che una tenera ed innocente ragazza come me se ne sarebbe uscita con una dichiarazione come quella?
Nessuno, infatti ribadisco che non lo avevo pensato davvero, mi ero lasciata solo trasportare dalla foga di attaccare colei che mi stava mettendo sotto torchio da venti minuti buoni.
Se adesso state pensando qualcosa come ‘sì, certo, e ti dovremmo credere?’ sappiate che vi sto picchiando con la forza del pensiero.
“Su, TsuTsu, non è negando l’evidenza che risolverai questo tuo conflitto interiore che non ti permette di decidere tra Jiraya e TonTon! Maiali tutti e due, no?” Un sorrisone si dipinse sul mio volto, felice di aver ribaltato, anche solo per un attimo, la situazione.
E sì, la questione Danzo e precedente inquisizione dell’Anbu ai miei danni era completamente passata in secondo piano. Forse terzo. Giù di lì, comunque.
“Guarda che lo hanno capito pure i muri che ti piace. Anche lui, probabilmente!”
Ma perché insisteva tanto? Che profitto ne traeva dal mettermi terribilmente in imbarazzo? Piacere personale nel torturarmi? Possibile che soffrisse così poco il nomignolo TsuTsu da arrivare a tanto?
“No, lui non credo, altrimenti la mattina a volte non si farebbe trovare in cucina con i capelli sciolti.” Ammisi.
Ops.
Ok, avevo ammesso pure troppo, ma era la verità. Quel ragazzo era un demonio vestito da assassino e con indosso la maschera di un giovane pacato e tranquillo. No, con questo non volevo dire che Itachi aveva una seconda vita da travestito, ma solo una personalità molto varia.
Un giorno sarei morta d’infarto, perché chiunque avrebbe tirato le cuoia vedendolo con i capelli lunghi sciolti.
Ma proprio sciolti, senza elastico, sulle spalle, decisamente un incentivo alla salivazione eccessiva, non so se mi spiego.
La parte peggiore era che aveva anche il coraggio di guardarmi quasi confuso – sempre con quei capelli sciolti, il risultato non ha bisogno di essere commentato – quando biascicavo qualcosa come ‘vado ad affogarmi nella vasca’ o ‘vado a fare bungee jumping nella tazza del water’, correndo al piano di sopra. Tsunade sorvolò sulla parte dei capelli – grazie al cielo – e ribatté: “Vedo che finalmente ti sei decisa ad ammetterlo!”
“Sì, ok, mi piace, ora possiamo smetterla con questo interrogatorio mancato?”
Ormai era inutile anche solo tentare di farle credere che non mi piaceva e poi era ancora abbastanza sconvolta dalla mia precedente dichiarazione.
“Visto? Non è stato tanto difficile!” La risata che ne seguì fu la più snervante che avessi mai sentito in vita mia.
Mi voltai scocciata dall’altro lato, mettendo su un broncio che rendeva perfettamente quella che era la mia indole infantile.
Ad un tratto, con la coda dell’occhio vidi una macchia scura vicino alla finestra e mi voltai di scatto.
Cosa poteva essere?
Un aereo? Sulla finestra? No, un pochino complicato.
Un gatto? Dalla stazza sembrava più un leopardo. Un leopardo con una bellissima tunica a nuvolette rosse molto chic.
E aveva pure sentito tutto, questo felino molto alla moda con una cappa dalle dubbie decorazioni.
“Ehilà, Itachi!” Esclamai con la faccia più rossa delle sue fantomatiche nuvolette.
Avrei tanto voluto fargli notare che per un’organizzazione di assassini spietati delle nuvolette non erano proprio il massimo per esprimere la loro condizione, ma forse forse quello non era il momento.
Sul suo volto era dipinta un’espressione che, purtroppo, vidi solo quella volta.
Un misto tra il divertito e lo stupito. Per il primo la motivazione era palese, per il secondo non ne era poi così sicura.
Forse per i capelli di Jiraya, ma lui era l’ultimo che poteva parlare in quel caso.
Chi era il ninja che nascondeva rotoli nelle mutande? Ecco, Itachi, da bravo, alza la manina.
Ora come avrei dovuto comportarmi? Probabilmente, se fossi stata abbastanza intelligente, mi sarei dovuta buttare dalla finestra, ma non prima di aver picchiato Tsunade selvaggiamente.
Ovvero darle una sottospecie di pacca affettuosa, il massimo che sarei riuscita a fare.
Invece mi limitai a mettere su un sorriso per nulla convinto – avevo un tic al labbro superiore, sembravo una schizzata, ottima impressione da fare dopo tutto quel che avevo detto, no?
Poi mi girai per rivolgere lo sguardo più truce possibile a Tsunade, che sorrideva come se avesse appena vinto alla lotteria.
Come aveva potuto non dirmi niente? Anzi, lo aveva fatto di proposito! Umiliarmi di proposito davanti ad Itachi, soggetto sottinteso della mia ultima frase prima di accorgermi della presenza dell’Uchiha.
E lui, eccheccavolo, fare un po’ più di rumore? Non chiedevo un leitmotiv quando arrivava, ma un colpo di tosse, una pernacchia, il verso del richiamo d’amore tra le gazzelle, qualcosa del genere.
Non mi stavo ancora rotolando per terra dalla disperazione, il che significava che non avevo ancora assimilato completamente la faccenda.
Forse dovevo pensarci ancora un attimino.
Solo un altro po’, eh.
Avevo appena espresso il mio parere su Itachi – di parte, schifosamente di parte – e non solo quello, con lui ad origliare tutto alle mie spalle.
Ah, ma era logico. Come avevo fatto a non capirlo prima?
Quello era tutto un sogno! Incubo, pardon.
Sì, era estremamente facile negare l’ovvio al fine di preservare per i prossimi cinque minuti la mia sanità mentale.
“TsuTsu, ti rendi conto di cosa stavi per farmi fare? E se ci fosse stato davvero Itachi a sentire tutto? Che cavolo di figura di merda mi sarei fatta?” Chiesi indignata ed in tono lamentoso.
Continuare a negare la realtà, continuare a negare la realtà, continuare a negare la realtà…
Mi risultava anche più facile visto che ero girata completamente verso Tsunade, di cui ignorai completamente lo sguardo stupito e confuso.
“Che sta dicendo? Lui è–”
“Pensa se avesse sentito la parte dei capelli! Poi sarei dovuto migrare in qualche staterello sperduto per la vergogna!” Mormorai bisbigliando, con fare cospiratorio.
“Sicura che la cartabomba non abbia fatto più danni di quel che credi? Magari prima non erano tanto visibili…” Il tono sospettoso e circospetto era coronato alla perfezione dall’espressione dubbiosa.
Mi credeva pazza.
Se stavo facendo una cosa del genere voleva dire che ero davvero traumatizzata, ma finché mi convincevo che Itachi non c’era davvero andava anche bene.
“E la parte in cui dico che non è veramente cattivo cattivo? Se avesse sentito avrebbe iniziato a pensare che io lo ritengo una specie di tenero orsacchiotto di peluche con la coda! Avrebbe deciso di uccidermi perché non sopportava di essere visto come un… un…”
“Orsacchiotto di peluche?” Suggerì una voce atona alle mie spalle.
“Sì, esatto, grazie Itachi. No, cosa grazie Itachi? Grazie Itachi un corno! Itachi non c’è!”
Mi aggrappai alla scrivania di Tsunade e mi sporsi verso di lei, con uno sguardo che non fece altro che avvallare la sua teoria riguardante la mia pazzia dilagante.
“Tsu, non c’è Itachi, vero? Vero?”
Gliela lessi chiaro e tondo negli occhi l’intenzione di tramortirmi con il fermacarte per farmi tacere. Di scatto, presi quel benedetto fermacarte e lo lanciai alle mie spalle, eliminando ciò che avrebbe potuto eliminare me.
“Tu hai dei problemi.” Mi disse soltanto sporgendosi verso di me e incrociando le mani sotto al mento. Mi allontanai da quella traditrice, facendole una smorfia e la linguaccia.
Feci qualche passo indietro e mi fermai, per poi prendermi la testa tra le mani e mormorare tra me e me.
“Merda, lui c’è, è dietro di me! Mi ha suggerito l’orsacchiotto di peluche! E i capelli! Mmh, magari se mi accuccio per terra e poi striscio fuori dalla porta non si accorgono di me…”
Contro ogni logica, quando sentii una mano poggiarsi delicatamente sulla mia spalla, non piantai un urlo degno della pazza che ero diventata, ma sperai semplicemente fosse la Morte che veniva a prendermi, impietosita dalla mia enorme sfiga.
“Io ci sono, ma non voglio ucciderti. Dovresti calmarti.” Mi consigliò con gentilezza.
Gentilezza? Itachi Uchiha? Nel suo tono solitamente piatto come l’encefalogramma di un morto ce n’era? Aveva forse paura di me?
No, non mi ero ancora completamente ripresa dallo shock di quanto era appena successo e si vedeva chiaramente.
“Pensi che io sia pazza?” Domandai schietta, voltandomi verso di lui e trovandolo intento a fissarmi.
Una cosa del genere non gliel’avrei mai chiesta fino a trenta minuti prima, ma era tutta colpa di Tsunade. Se non avesse deciso che era giusto fare da Cupido implicito per farmi vivere una situazione troppo imbarazzante per il mio status non sarei rimasta così tanto traumatizzata.
“No, penso solo che è stata una giornata pesante e che devi riposare.”
Semplice e conciso.
Oh merda, non è che ora vuole tramortirmi senza ferma carte?
Ovviamente non fece nulla del genere, ma per quel giorno mi si potevano scusare un po’ di pensieri stupidi e confusi, no?
Io ebbi modo di riflettere e di ritornare in me, anche se qualche accenno di pazzia me lo sarei portata fino alla morte. Dannata TsuTsu.
“Prima, però, ci sono alcune questioni da chiarire, motivo per cui sono qui.” Asserì poi serio.
“Sì, lo sospettavo.” Convenne Tsunade, che ora era divenuta attenta e autorevole.
Tutto l’opposto di com’era prima.
Giusto, ora che ci pensavo, tolto tutto il mio increscioso teatrino insano, Itachi si era presentato lì giusto qualche ora dopo quanto era accaduto a casa Uchiha e, per di più, aveva la cappa dell’Akatsuki addosso. Quando se ne era andato non era vestito così.
“Sono stato all’Akatsuki.” Asserì compunto e con la coda dell’occhio vidi Tsunade annuire grave.
Riferì che si era messo in contatto con il covo tramite una connessioni spirituale e compresi che si trattava di quella che Kishimoto aveva mostrato nel manga una volta. Rimasi un po’ sorpresa, malgrado tutto. Vederla disegnata era un conto, ma sapere che si poteva davvero fare una cosa del genere era tutto un altro discorso. In teoria non avrebbe nemmeno dovuto stupirmi così tanto, vista la miriade di cose che accadeva in quell’universo completamente a parte, che non era esattamente spiegabile in maniera scientifica.
Alla mia domanda – inutile, perché non era poi così importante saperlo in fin dei conti – sul perché portasse anche la cappa, mi rispose che quando si era ‘connesso spiritualmente’ – suonava strano dirlo – non era solo. L’aria era tesa ed evidentemente Itachi non portava buone notizie, così come la donna non se ne aspettava. In quel momento compresi che la situazione era abbastanza grave e che mi sarei dovuta adattare di conseguenza.
“Hai controllato che…?” Chiese Tsunade ad un tratto, senza terminare la frase.
Evidentemente Itachi aveva compreso il resto, perché annuì con un cenno secco.
Poi, rivolgendomi un’occhiata e comprendendo che non avevo capito, aggiunse: “Ho temporaneamente addormentato gli Anbu nei paraggi.”
Oh. Evidentemente così potevamo parlare indisturbati. Effettivamente, poi, se si era preso la briga di addormentare – non aveva specificato come, cosa che non poté essere più azzeccata – i ninja, non era stato tanto discreto appollaiandosi con la cappa addosso sulla finestra.
Ok, era quasi sera, per le strade non c’era nessuno e quella finestra dava sulla parte posteriore dell’edificio, ma quello era sempre il palazzo dell’Hokage.
“Scusa, ma Kisame e Deidara non hanno scoperto che... che beh…”
Cosa dovevo dire? Tradire suonava male e non ero nemmeno molto sicura che fosse la parola giusta da usare. Magari non era veramente quello che stava facendo; cioè, sì, stava tradendo l’Akatsuki, ma la questione era da porre in maniera diversa.
Fu lo stesso Uchiha a salvarmi da quelle elucubrazioni mentali.
“Con Kisame ho parlato io” Ero io o suonava di velata minaccia? “e lui non dirà nulla in proposito, ma la sua situazione con l’organizzazione è ben diversa e va ben oltre il tacere ciò che è successo. Pain sa che Deidara e Kisame sono venuti, ma non hanno trovato nulla che avvallasse le loro ipotesi.”
Tsunade non aggiunse altro, in attesa che fosse lui a dire qualcosa. Evidentemente la parte veramente importante che era venuto a riferire era un’altra, ciò che aveva detto era una pura precisazione formale. “E riguardo a Deidara? Lui non è… morto?”
Razionalizzando la cosa, effettivamente, il pronunciare ad alta voce quella considerazione mi lasciava uno strano vuoto nello stomaco. Forse fino a quel momento non avevo appieno elaborato, anche perché il mukenin era morto in una maniera che non mi aveva lasciata particolarmente traumatizzata; non mi aveva spinto a tenere a mente ciò che era successo in mezzo a quel caos che stava succedendo.
“Gli abbiamo riferito che si è allontanato per svolgere alcune faccende che aveva in sospeso. Non è inusuale nel comportamento di Deidara un’azione del genere. Poi lui non è morto.”
Ah.
Ecco, mi ero appena fatta avvolgere dalla consapevolezza della morte del ninja traditore, sentendosi come si sentirebbe chiunque quando apprende la morte di qualcuno e lui mi veniva a dire che non era morto?
Ma dirlo prima?
Ogni tanto mi chiedevo seriamente se si fossero messi d’accordo per prendermi per il culo, perché alcune situazioni rasentavano la stupidità vera e propria.
“Ma eri stato tu a dirmi che era morto!€ Cioè, non a me, a Kisame, ma ho sentito pure io...”
Lui parve soppesare la risposta e il suo sguardo su di me, indifferente come al solito ma con una punta di qualcos’altro di indefinito, mi mise un po’ in soggezione.
“In quel momento era necessario che lo credessi e che lo credesse anche Kisame.”
Avrei anche voluto chiedergli qualche altro dettaglio riguardante ciò che era successo al ninja di Iwa, perché se non era morto voleva dire che si trovava da qualche parte.
Capii, però, che la questione mi sarebbe stata spiegata dopo, ora non c’era tempo. Forse, stando a vedere quella bella scenetta in cui mettevo in mostra tutta la mia sconfinata intelligenza, aveva perso più tempo del previsto.
“Cos’altro hai da riferirci?” Lo spronò Tsunade, con un tono di voce che, per la seconda volta nella giornata, la fece sembrare davvero l’Hokage degno della carica che ricopriva.
“Ho alcune notizie relative agli spostamenti dell’Akatsuki, ma anche per quanto riguarda un’altra minaccia.” Qui lo sguardo di Itachi si era fatto più torvo.
Sia io che Tsunade attendemmo in silenzio.
“L’Akatsuki si sta muovendo. Sta venendo a Konoha per distruggerla e il tutto è previsto dopo la cattura di uno dei Bijuu.”
Ok, questa doveva essere la notizia cattiva, molto molto cattiva. Cattivissima.
Non mi aveva esattamente detto in termini di tempo quanto mi restava da vivere, ma pressappoco era come se mi avesse detto ‘poco’. Anzi, ‘pochissimo’, perché si sa, quando si vuole che il tempo vada piano questo va ancora più veloce e in men che non si dica ti trovi dalla culla alla tomba. Decisamente rassicurante.
A rigor di logica, poi, visto che in quel momento volevo solo appellarmi alle buone speranze, dopo una cattiva – cattivissima – notizia, ne viene sempre una bella. Buona. Vagamente accettabile. Neutra. Che non ti fa venir voglia di tagliarti la testa prima che a farlo sia qualcun altro, ecco.
“Ehm… Itachi… c’è anche una buona notizia, vero? Decente per lo meno… neutra…” Mugugnai in quello che sembrava più un lamento disperato che altro.
Lui parve vagamente comprendere il mio stato d’animo – ansia, panico, depressione, confusione totale – perché sembrò soppesare la risposta.
Era così brutta anche la seconda? Eh cavolo, quella si chiamava sfiga pre-morte. Non volli nemmeno chiedermi come sarebbe stata la sfiga post-morte.
Adesso, per evitare di traumatizzarmi ulteriormente, magari Itachi si sarebbe pure abbassato alla mia altezza e, con una mano sulla mia spalla, mi avrebbe detto di non preoccuparmi, che comunque nella vita ci dovevano essere per forza le cose brutte se c’erano anche le cose belle. Si compensavano. Mi avrebbe detto che dovevo stare calma, che lui avrebbe risolto tutto e allora io, a quel punto, gli avrei chiesto ‘e come?’ da brava adolescente ribelle mancata e lui avrebbe liquidato il tutto con ‘è il progetto divino’. Perché chi poteva contestare la religiosità dell’affermazione? Nessuno, tranne me che, dopo averlo guardato sconvolta, mi sarei lanciata giù dalla finestra per la disperazione, gridando al mondo il mio ultimo sempiterno pensiero – Itachi è bello!
Mentre quell’aberrante scenario da film di serie D prendeva forma nella mia mente, Itachi si decise a parlare, probabilmente incoraggiato dal non rassicurante connubio di espressioni sul mio volto.
“Il team Hebi sta venendo a Konoha dopo aver saputo che presumibilmente mi trovo qui.”
L’unica cosa che sarei riuscita a dire in quel momento sarebbe stata una parolaccia che avrebbe fatto scandalizzare anche uno scaricatore di porto, quindi mi trattenni dal parlare.
Ma che diavolo prendeva a tutti? Proprio nello stesso momento dovevano decidere che era bello venire a Konoha per fare una vacanza? Una vita loro non ce l’avevano?
Come luogo di villeggiatura Konoha faceva letteralmente schifo, potevo metterci la mano sul fuoco! Tzé, forse nella brochure potevano anche scrivere che era un ottimo luogo in cui coltivare una buona tempra spirituale e l’ottimismo – schiere di ninja dal passato traumatico ti facevano rendere conto di quanto la tua semplice vita sia perfetta e meravigliosa – ma come lasciava comunque a desiderare. Davvero. Mi trovavo lì da un bel po’ di tempo ormai, quanto bastava per farmi rendere conto che la Konoha di Kishimoto era un’utopistica rappresentazione del vero .
Andando con ordine, comunque, evidentemente non tutti dovevano aver letto con diffidenza il depliant su Konoha, perché stavano venendo lì in massa.
Prima Danzo e le sue mire psicopatiche. Poi l’Akatsuki, che evidentemente vedeva il covo troppo stretto per ospitare le loro regali presenze e Konoha era abbastanza dignitosa per accoglierli. E infine Sasuke e il suo team che fino a quel momento non era stato minimamente nominato. La perfetta entrata in scena ad effetto.
Mi resi conto che nemmeno la finestra avrebbe potuto aiutarmi dopo una rivelazione del genere.
“E meno male che ti avevo chiesto una buona/decente/neutra notizia… se ti chiedevo qualcosa di apocalittico potevo direttamente suicidarmi.” Borbottai avvilita e decisamente scombussolata.
Itachi alzò un sopracciglio, probabilmente non trovando nulla di errato in ciò che aveva detto. Evidentemente lui non si era soffermato tanto sul ‘buona’, ‘decente’ o ‘neutra’, quanto più su ‘notizia’. E lui aveva riferito. Ora, se io mi aspettavo qualcosa di rallegrante o con un minimo di speranza erano affari miei, giustamente.
Logica schiacciante.
E mentre mi appuntavo mentalmente che, prima di venir uccisa da degli assassini da un’organizzazione assassina dal nome vagamente sanguinolento, avrei istruito Itachi alla bella arte del sarcasmo e dell’ironia, mi resi conto che stavo un tantino andando fuori di testa. Non seppi con certezza se a farmelo capire era stata la voglia matta di strappare i capelli a qualcuno o la voglia che improvvisamente mi era venuta di andare in bagno. I sintomi fisiologici erano segno di instabilità emotiva o forse dovevo solo svuotare la vescica. Anche il tic all’occhio che si stava impadronendo di me era un segno più che visibile.
E se ne accorsero anche loro due.
Sia Tsunade che Itachi mi guardavano, in attesa o che svenissi per il troppo carico di informazioni di quel giorno – ed ero in procinto di stramazzare al suolo, sì – o che dicessi qualcosa di particolarmente illuminante. Questo perché, dopo che mi erano state rivelate informazioni come queste, ci si sarebbe aspettati che un mio possibile intervento, di natura seria, sarebbe stato, appunto, serio.
Illusi.
“Dov’è il bagno?”
Sì, il mio piano era quello di suicidarmi con la carta igienica, in modo che quando Danzo sarebbe arrivato con l’intento di accusarmi di cospirazione e alto tradimento – perché sarebbe arrivato – io avrei infilato la testa nel water e avrei tirato l’acqua.
Con un po’ di fortuna il turbinio dell’acqua mi avrebbe riportato a casa mia, della serie ‘con il cesso arrivi e con il cesso te ne vai!’; non ero forse arrivata mesi prima quando ero andata in bagno a scuola?
Tentai di non dare peso a quel pensiero, ma si impossessò della mia mente; quella sembrava molto la calma prima della tempesta.
Una grande e disastrosa tempesta che avrebbe lasciato il segno.




Salve! Eh, già, contro ogni aspettativa non sono morta, mi dispiace!xD
Finalmente ho aggiornato e questo è il capitolo che meno mi convince tra tutti quelli che ho scritto, il che dice un po’ tutto. Non fa ridere, non è bello, è scritto male e via dicendo, ma non credo proprio che avrei saputo fare di meglio anche riscrivendolo altre dieci volte daccapo!:/
La situazione riguardante Kisame e Deidara per il momento può sembrare un tantino confusa e poco logica, ma i capitoli seguenti spiegheranno a dovere ogni cosa!^^ Ovviamente Kisame non copre Itachi solo perché si vogliono tanto tanto bene, ma ci sono altri motivi, mentre per Deidara la questione è ancora un’altra…
In questo capitolo sono state tirate un po’ le somme della faccenda e, a quanto pare, ci sono giusto un po’ di minacce che incombono su Konoha, tra Danzo, l’Akatsuki e Sasuke! Colpa loro, io l’ho ribadito più volte che Konoha fa abbastanza schifo come luogo in cui trascorrere le vacanze!ù___u
Qui sono tutti orribilmente OOC credo, sono riuscita a fare anche me vagamente fuori dal mio carattere e ciò mi fa capire che ho toccato il fondo!_-_
Boh, chiedo scusa per l’enorme ritardo – di nuovo! – e per il capitolo cesso; spero di poter rimediare con il prossimo!^^’



IvI: questa volta ho aggiornato solo dopo tre mesi, è già un passo avanti, no?*schiva scarpa* Lo so, sono un disastro ambulante, ma non credo si possa fare qualcosa ormai!xD Ora che la scuola finita in teoria, dovrei ‘sbloccarmi’, ma a quanto pare scrivo pure peggio!>_> Effettivamente per Deidara mi sono soffermata un po’ poco!xD Nel senso… ero proprio intenzionata di mio a non tenere molto conto della sua morte, in quanto nel capitolo seguente avrei spiegato un po’ di cose, ma mi sa che ho un po’ esagerato!xD Ahah, un gelato ci vorrebbe sì, si muore di caldo!_-_ Ma non c’entra niente!^^’ Grazie per la recensione e scusa per l’ennesimo ritardo!

Usa_chan 10: ahah, buffa?xD Un po’ stordita anche effettivamente!xD Sono contenta che la storia ti piaccia e ti faccia ridere! Spero continuerai a leggere!^^ Grazie per la recensione!:)

Hanil: sono felice che la storia ti piaccia!Xd Una genialata non saprei proprio, l’idea magari lo è, ma io trascrivo tutto in modo da renderla orribile!_-_ Il fatto che trovi che il mio stile sia migliorato dall’inizio è il più bel complimento che potrei ricevere!** Anche perché i primi capitoli sono di due anni fa, ma sembrano scritti con i piedi!>_> Ti ringrazio per la recensione e spero continuerai a seguire questo disastro!^^

IamCrazy: sì, lo so che non ci credi, ma ho aggiornato per davvero!ù___u E so anche che la felicità di trovare questa fic in cima alla lista è stata sormontata dall’orrore dopo aver letto il capitolo!*fa cerchietti in un angolo* Hidan avrei voluto salvarlo, lo sai, lungi da me far schiattare due volte un immortale, ma è per quella cosa che non posso ripetere o tu mi picchi!xD
Sono felice tu abbia trovato il capitolo della missione reale, ci avevo messo un po’ a scriverlo e non ero sicura che sarei riuscita ad esprimere quello che volevo in una buona maniera, ma evidentemente sì!^^
Sì, ho più di un problema con gli anbu, sono come gli scarafaggi, te li ritrovi ovunque e non sai come farli secchi, mentre loro sanno come torturare te!ò__o Paragone davvero esemplare, lo so!ù__u
Spero che nonostante tutto il capitolo ti piaccia!^^ Anche se credo che Kishimoto, se proprio doveva uccidere Hidan, invece di sotterrarlo con le cacche di cervo poteva semplicemente fargli leggere ‘sto capitolo…

Pain Hatake: io scrivo sotto effetto di droghe pesanti, tra cui tè alla pesca che mi portano a scrivere tanto boiate!xD Pitremmo davvero formare il Casac, anche se pee una questione di suono potremmo chiamarla Casacca… Club delle Autrici che si Sottovalutano Affamate di Cioccolato… che ascoltano!ù__u Perfetto direi!xD *passa Hubert di nascosto* tienilo pure, da me scagazza troppo e non ho voglia di pulire!xDxD
Ti ringrazio per la recensione!:)



Qualcuno mi spiega perché Word ha deciso di far sparire dal testo tutti i 'villaggio' esistenti?ò___o

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