For the Throne and for my Heart

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Westeros. ***
Capitolo 2: *** L'Usurpatore. ***
Capitolo 3: *** Approdo del Re. ***



Capitolo 1
*** Westeros. ***


Image and video hosting by TinyPic Buon pomeriggio a tutti :) Dopo molte perplessità e dopo un pò di capitoli scritti per vedere come potessero evolversi le cose, ho deciso di pubblicare questo primo capitolo ! 
Prima di iniziare a parlare della storia e di altro, vorrei avvertire i lettori, la storia e alcuni personaggi saranno in determinati momenti dannatamente OOC, voglio preceisarlo ora perchè purtroppo alcuni di questi cambiamenti sono necessari per la storia e purtroppo non ne ho potuto fare a meno, ma a maggior ragione capisco il lettore fedele all'indole del personaggio, quindi questo messaggio è per lui che abbandoni questa nave, (Ovviamente se vuole rimanere a me farà solo piacere XD) poichè non vorrei che rimanesse scontento :/ 
La storia è trattata da un altro punto di vista, e prende in considerazione la maggior parte degli eventi che noi conosciamo, solo diversamente. 
Un piccolo esperimento che volevo fare da tempo e che per varie ragioni ho rimandato, spero che vi possa piacere, perchè insomma ci si mette in gioco per voi, quindi grazie a chiunque perderà un pò del suo tempo a leggerlo :D
 



Westeros.
 
~ Alcuni anni prima.~
 
-Il popolo si sta ribellando, Aerys dobbiamo andare via.- disse Rhaelle decisa.
-Questa è casa nostra, non abbandonerò questo Trono.- rispose deciso il sovrano.
Daenerys guardò la madre con occhi pieni di lacrime ma posò lo sguardo sul fratello più grande: Rhaegar era rimasto in silenzio per tutto il tempo, lasciando sfogare i loro genitori, Viserys invece aspettava, come lei, un destino del tutto ignaro.
 
-Nostra madre ha ragione, il nemico è riuscito a rivoltare il nostro popolo, a mettercelo contro, non siamo più noi i regnanti ma l’Usurpatore. Il suo esercito sta arrivando.-
-Attento a come parli o dovrò considerarlo tradimento!-
-Puoi considerarlo come vuoi, ma questo è semplicemente l’ovvio, gli Stark stanno salendo al potere, l’alleanza con i Baratheon è forte e noi siamo rimasti soli.-
-Noi abbiamo i Draghi!- urlò Aerys, con gli occhi iniettati di sangue per via dell’ira, -Possiamo radere al suolo le sue armate.-
-Come possiamo essere i Draghi se non abbiamo più i draghi?- sussurrò Viserys.
-Ci sono quelli di Daenerys.-
-Sono… Solo uova.- balbettò la bambina, -Non sono ancora riuscita a schiuderle.- sussurrò, abbassando gli occhi.
Aerys la guardò negli occhi e come tutte le altre volte il suo voltò mutò, in un’espressione di puro disprezzo nei confronti della figlia, e come tutte le altre volte Dany si sentì in difetto nei suoi confronti, si sentì l’ultima ruota della famiglia Targaryen, l’ultima ruota del carro.
-Daenerys, tu lo sai che questo è anche colpa tua, no?- Aerys si avvicinò, lentamente, senza smettere mai di guardarla negli occhi, quegli stessi occhi viola che aveva anche lei, che tutta la famiglia condivideva.
Un legame indissolubile ed eterno.
-Io…-
-Se solo fossi nata prima, se solo avessi preceduto tuo fratello Viserys, adesso saresti già la sposa di Rhaegar, già saresti diventata regina e il popolo ci sarebbe rimasto fedele, ma come al solito hai deciso di non seguire il corso degli eventi.
Ed adesso siamo nei guai.-
Dany percepì le guance bagnarsi di lacrime ma non ebbe il coraggio di asciugarle, l’aura di follia che circondava suo padre la spaventava, ed era talmente opprimente, talmente reale che le faceva sempre tremare la pelle; e come tutte le volte non replicò, in fondo lo sapeva anche lei di essere la causa di tutto.
Se fosse nata prima, suo fratello non sarebbe stato solo.
Se le sue uova di drago si fossero schiuse alla sua nascita, avrebbe aumentato la forza della loro armata, ma neanche questo era successo; aveva fallito su tutta la linea.
 
Perché le mie uova non si sono schiuse? Perché? Perché?!
 
Lentamente arretrò, senza staccare gli occhi dal padre che ancora la guardava, incutendole terrore.
-Mi hai deluso, Daenerys, Nata dalla Tempesta.-
 
Senza rendersene conto corse via, il più lontano possibile da lui e dalla sua famiglia.
 
***
 
Abbassò la mano e carezzò con delicatezza le sue uova, le sue tre uova; ognuna aveva un proprio colore, ma lei le amava senza alcuna distinzione, erano sue, eppure ancora non si erano schiuse, e per la prima volta si rese conto che aveva fatto troppo affidamento sulle leggende.
I draghi non esistevano più.
 
-Daenerys.-
Alzò lo sguardo e vide suo fratello Rhaegar, in armatura da guerra, avvicinarsi a lei; e nonostante la sua giovane età non poté non trovarlo attraente, erano stati promessi ma sapeva che mai lo avrebbe sposato, il circolo vizioso dei Targaryen si era interrotto con loro.
-Cosa stai facendo?-
-Prego che le uova si schiudano, Rhaegar, prego di poter dare a mio padre i draghi di cui ha bisogno, così che la Testa del Drago possa comandarli in battaglia.-
Abbassò lo sguardo ma non accadde nulla.
-Ti sbagli, non è come dici tu.-
-Non capisco.- disse guardandolo.
Lui la guardò e le posò una mano sulla spalla, strinse forte senza temere di farle del male, e poi parlò.
-Vorrei poterti proteggere sorella mia, vorrei poterti assicurare un futuro migliore, un futuro in cui tu non sarai condannata a scappare, a nasconderti, a sottometterti ad un falso re, perché lui non sarà mai il vero re, il tuo Re; però non sarà così, nostro padre non mi ha permesso di gestire meglio le cose, non mi ha permesso di salvare questa famiglia, ed adesso toccherà a te farlo.-
-Non posso, Rhaegar, io non posso farlo, lui mi odia e poi ci sei tu.-
-Lui odia anche me, solo che io riverso su di lui il suo stesso odio, Daenerys, ma non ci sarò per sempre, quello che voglio fare è rischioso e pericoloso, Viserys si prenderà cura di te.-
-Non vorrai affrontarlo, vero? L’Usurpatore? Non farlo, tu sei la testa del drago, tu devi comandare questa casa, non io, non puoi lasciarci in mano a nostro padre.-
-Daenerys ascoltami.- le prese il viso tra le mani e la guardò attraverso gli occhi viola, -Sei tu la Testa del Drago, non io, non Viserys, le tue uova, se, si schiuderanno lo faranno quando tu sarai pronta a governarli, non lo faranno per un mero capriccio di nostro padre, ricordatelo.-
-Ma il drago deve avere tre teste.- disse, ripetendo il mantra che sua madre gli aveva insegnato fin da piccola.
-No, Dany ne basta una sola per comandarle tutte. E tu lo farai. Sarai tu a salvarli un giorno, non io, io ho un altro compito, cioè quello di darti più tempo.-
-Non lasciarmi, non farlo. Possiamo trovare un’altra soluzione assieme, ci sono le Terre Libere, possiamo andare lì, tutti assieme.-
-I Targaryen non sono quel tipo di famiglia e lo sai bene, “Fuoco e Sangue”, questo dice il nostro stendardo e col fuoco e col sangue io me ne andrò, manderò all’inferno i suoi uomini, mentre tu, la mamma e Viserys andrete via. Hai capito?-
-Sì.- sussurrò, trattenendo le lacrime per la prima volta.
-Sii forte sorella mia, sii forte per questa casata ed abbia pazienza, anche quando tutto il continente ti darà la caccia per ucciderti tu non mollare, non mollare neanche in punto di morte, perché sarà solo in quel momento che l’Usurpatore avrà vinto, ma basta un Targaryen vivo per mantenere la speranza.-
-Un Targaryen solo nel mondo è una cosa terribile.- disse, lasciando andare le lacrime.
 
***
 
~Westeros oggi.~
 
Daenerys lasciò cadere la spada e si appoggiò al tronco dell’albero, si era allenata per tutta la giornata ed adesso che aveva finito lasciò liberi i suoi pensieri di travolgerla nuovamente, come tutti i giorni.
Con il passare degli anni era riuscita a migliorare il suo autocontrollo, imponendosi dei limiti, delle restrizioni; così aveva relegato le emozioni, i sentimenti, nella parte più profonda del suo cuore, lontano dal legame col passato e lontano dalla speranza che nutriva per il futuro, solo così era cresciuta.
Diventando quella persona che suo fratello Rhaegar era riuscito a scorgere nei suoi occhi viola.
Alzò gli occhi e guardò il cielo, il sole aveva lasciato spazio alla luna e alle sue stelle, percepì il vento tra i capelli quasi bianchi, altro segno distintivo di quella casata di cui era l’unica a portare il nome.
Targaryen.
Erano passati anni dall’ultima volta che li aveva visto, ma se chiudeva gli occhi riusciva ancora a scorgere il viso di suo fratello Rhaegar e di suo fratello Viserys come se fossero ancor vivi, mentre erano sbiaditi quelli della madre e del padre, Aerys era stato scacciato per primo.
Già quando aveva deciso di non seguirli, di abbandonarli per Daenerys era morto.
 
Scosse la testa e cercò di scacciare quei pensieri, cercò di relegare il passato lontano dalla sua vista, ma col passare degli anni era sempre più difficile, sempre più doloroso dimenticare chi l’aveva amata e messa al mondo.
-Daenerys?-
Si voltò e trovò l’impacciato Sam ai margini del campo di allenamento, non lo aveva neanche sentito arrivare.
-Dimmi Sam.-
-Ci sarebbe la riunione… Sai gli altri vorrebbero sapere che cosa hai scoperto questa mattina quando sei andata in perlustrazione…-
-Arrivo Sam.-
Si avviò al suo fianco e cercò di mettere assieme le informazioni che aveva avuto ma nessuna era promettente, soprattutto per lei che era la ricercata per eccellenza di tutto il continente e per il suo popolo ribelle.
 
Non era stata lei però ad avviare questa comunità, era stato suo fratello Viserys mosso dal sacrificio di Rhaegar a trovare il coraggio di esporsi, di mettersi in gioco per gli altri; i Targaryen non erano altruisti, non erano docili o addomesticabili, ma lottavano per il potere, e suo fratello aveva deciso di farlo a modo suo.
Non era stato facile all’inizio, Rhaelle li aveva lasciati pochi mesi dopo la morte del figlio e il suicidio del marito, quindi era stata lei che aveva assistito suo fratello, anche quando l’Usurpatore li aveva messi in un angolo, lui non aveva mollato, avevano abbandonato la nuova casa e ne avevano trovata un’altra, lontano da occhi indiscreti e lì aveva coltivato il suo popolo.
 
Finché non me lo hanno portato via.
Mi hanno tolto tutto.
“Ma non le uova.”
 
Daenerys guardò la porta della sua casetta, là dentro le uova riposavano in pace ma nessuna delle tre si era ancora schiusa, nessun drago era ancora nato.
 
Rhaegar si sbagliava, quelle uova non erano destinate, anche lui aveva dei dubbi.
Neanche lui era certo.
 
-Maestà.-
Ser Jorah la precedette e la guardò arrivare, sorridendole appena, ma nonostante tutto lei ricambiò quel sorriso.
Il cavaliere esiliato si era preso cura di lei fin da subito, assieme a lui aveva migliorato le sue tecniche di guerre, aveva ampliato le sue conoscenze e in lui non aveva solo scoperto un consigliere ma anche un amico prezioso.
 
-Benvenuti.- disse, salutando uomini, donne e bambini che la circondavano in mensa.
Li guardò e in molti riconobbe i volti di antiche famiglie che pur di fuggire si erano uniti alla causa, e in altri vide semplicemente uomini che si erano schierati dalla sua parte.
Il suo popolo.
-La squadra di ricognizione che ho condotto oggi oltre i confini, mi ha dato la possibilità di osservare le mosse del nemico. E purtroppo quello che ho visto non mi è piaciuto.
Non sono vicini, ma sembrano sulle nostre tracce. Da quello che ho potuto scoprire uno dei nostri avamposti a Winterfell è stato scoperto, e gli uomini sono stati catturati, e sono stati portati ad Approdo del Re.-
-Ci hanno traditi?-
-No, i nostri uomini sono fedeli, ma se si avvicinassero oltre attueremo qualche misura elusiva per farli allontanare, questa è casa nostra, non l’abbandoneremo.
Adesso cenate, vi ho preso anche abbastanza tempo.- disse congedandosi dai suoi uomini.
 
-Daenerys, aspetta!-
Si fermò davanti alla porta, e Sam e Jorah la raggiunsero.
-Dentro.- disse guardando i due uomini e capendo benissimo le loro intenzioni, la discussione non era ancora finita.
Trovò la stanza illuminata e il camino accesso, apprezzò il gesto e si lasciò cadere vicino ad esso, accanto alle sue uova, le toccò lentamente per percepirne i dettagli e il calore.
-Sei preoccupata.-
-Si stanno avvicinando Sam e questo mi preoccupa, abbiamo da poco costruito una fornace per preparare le armi e le armature, se saremo costretti ad andarcene ci vorranno anni per preparane un’atra e per armare tutto l’esercito.
Gli avamposti che mio fratello aveva istituito sono troppo lontani per essere raggiunti col giorno e la notte è pericoloso viaggiare senza cavalli, quindi non posso raggiungerli velocemente.-
-Daenerys dobbiamo andare via, lo hai detto tu, noi…-
-Non credo che sia la soluzione migliore.- lo interruppe Jorah, guardandolo.
-Voi non andrete da nessuna parte.- alzò lo sguardo e si ricordò la prima volta che lo aveva visto in mezzo alla folla, solo e spaventato, gli aveva ricordato lei tutte le volte che suo padre la guardava negli occhi.
-Domani mattina creerò un diversivo per allontanare l’armata, dovrebbe bastare per guadagnare un po’ di tempo.-
-Fallo fare ai tuoi uomini.-
-Fallo fare a me.- disse il cavaliere.
-No, Ser Jorah, io sono il capo, sono Daenerys Targaryen ed è una mia responsabilità.-
-Tu hai i tuoi cavalieri, hai me, possiamo farlo noi, siamo qui per proteggerti Daenerys.-
-Attento a come parli, so qual è il vostro compito ma so ancora prima qual è il mio, di compito. E se voglio essere una Regina diversa, dovrò comportarmi diversamente. Ma ho bisogno che voi facciate una cosa per me.-
Si alzò e recupererò la spada di suo fratello Rhaegar, la spada dei Targaryen che gli era stata ceduta e la porse al suo cavaliere.
-Tienila al sicuro mentre sarò via.-
-Sam, tu dovrai nascondere le uova, domani stesso.-
-Non tornerai?-
-Certo che lo farò, ma devo essere cauta. Dovrai nascondere le uova, lontano dal villaggio, e non troppo vicino ad Approdo del Re, non posso permettere che cadono nelle sue mani.-
-Come farai a trovarle? Se io dovessi… Come le ritroverai?-
Daenerys abbassò lo sguardo e provò una stretta al cuore, in tutti quegli anni non si era mai allontanata dalle uova, rappresentavano la sua famiglia ma sapeva che la sua missione presentava troppe incognite e poche certezze e non poteva permettersi di perderle.
-Le troverò. Siamo legate, dentro di me scorre il sangue del Drago, questo mi permetterà di ritrovarle Sam, non temere.-
Lo guardò e provò a sorridere ma seppe in cuor suo che quel sorriso non aveva coinvolto i suoi occhi viola, i quali trasmettevano tutti i suoi dubbi e le sue angosce.
-Sai cosa fare in caso io fallissi.- disse guardando l’uomo di cui si era fidata per tutti quegli anni, e lo vide annuire, -Attenetevi al piano, qualsiasi cosa succeda. Fate in modo che i miei sforzi non siano vani.-
-Lo faremo, Maestà.-
 
 
 
∞Angolo Autrice: Non aggiungo altro dopo lo sproloquio all'inizio del capitolo, spero solo che vi sia piaciuto e vi lascio allo spoiler!

Spoiler:   Perché sono viva? Io dovrei essere morta!
“Lui ti aveva detto di essere paziente…”
Rhaegar…

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** L'Usurpatore. ***


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Buonasera a tutti! Sono tornata :D 
Non voglio dilungarmi troppo ma spero che con questo nuovo
capitolo riesca ad invogliarvi e farvi apprezzare questa storia, 
spero che possiate come me conoscere meglio questa alternativa !
Insomma spero solo in meglio :)

 

L’Usurpatore.
 
Jon si recò presso la Sala del Trono, suo padre lo aveva convocato con una certa urgenza e la maggior parte delle volte non era mai un buon segno.
Negli ultimi anni, o meglio da quando aveva assunto il potere, Eddard Stark aveva vissuto nel mondo da lui creato, dove i Targaryen erano stati sconfitti e il Trono di Spade era tornato al suo legittimo proprietario, solo col tempo aveva scoperto la resistenza, la fazione nemica.
E da quel momento il suo carattere aveva subito molti cambiamenti, e in certe occasioni in modo anche evidente ma Jon era stato educato per non farlo notare, sua madre gli aveva insegnato che bisognava rispettare l’autorità del Re, in qualunque caso, ma nonostante certe precisazioni il ruolo che avevano scelto per lui gli stava stretto.
Anche troppo.
Non si sentiva il principe di quel continente, non percepiva Approdo del Re come casa sua, era solo un ragazzo cui era stato imposto un ruolo, da interpretare, e nonostante tutto c’era riuscito.
Almeno così aveva creduto fino a quel momento.
 
Trovò la porta della Sala aperta e quello che vide lo lasciò senza parole, suo padre stava sorridendo come un… folle.
Per un momento ebbe paura di quella figura che per anni aveva riconosciuto come suo padre e ripensò alle vecchie storie dei Targaryen, di Aerys, e della sua follia che lo aveva ossessionato fino alla morte, lasciandosi uccidere dal nemico mentre suo figlio Rhaegar con l’esercito tentava il tutto per tutto contro l’armata centrale.
Scacciò quel pensiero e si avvicinò, posò la mano sull’elsa della spada senza volerlo.
-Cosa succede?-
-L’abbiamo presa, dopo anni di ricerche adesso è qui!-
-Madre di chi sta parlando?-
-Daenerys Targaryen.- rispose Catelyn sorridendo.
 
Il suo nome lo fece tremare ma non di paura, erano anni che parlavano di lei, anni che suo padre la cercava, dopo aver ucciso Viserys quella ragazza aveva occupato i suoi incubi più nascosti, ed adesso l’aveva catturata; ma qualcosa in fondo al suo cuore si smosse.
 
Abbiamo trucidato un’intera famiglia.
“Già, forse con questa tuo padre troverà la pace.”
 
Un rumore li fece voltare improvvisamente e videro cinque guardie scortare una ragazza, Jon lasciò andare la spada e la fissò: i capelli erano neri, ma notò alcune punte di un biondo quasi argenteo, ma quello che lo fulminò furono gli occhi, erano viola; un colore che in vita sua non avrebbe più rivisto, ma notò immediatamente l’odio che quegli occhi trasmettevano.
 
“Gli avete tolto tutto, è giusto che vi odi.”
 
-Eccola qua, Daenerys, Nata dalla Tempesta della casa Targaryen.- suo padre fece finta di inchinarsi ma si abbassò semplicemente per sputarle in faccia.
Lei però rimase ferma, le ginocchia ancora poggiate a terra e lo sguardo carico di odio.
-Sono anni che ti cerco, anni che i miei uomini muoio per te…-
-Potrei anche sentirmi onorata, Usurpatore.- disse, e sorrise leggermente, uno di quei sorrisi che solo un folle può fare.
-Io ho salvato questo popolo! Io ho scacciato il male che stava avvelenando queste terre!-
-Tu hai ucciso i miei fratelli.- scattò in piedi così velocemente che neanche le guardie riuscirono a trattenerla, -Hai costretto Rhaegar al suicidio, e ti sei portato via Viserys qualche anno dopo, adesso io mi domando hai me, come mi ucciderai? Voglio sapere se la mia morte sarà grandiosa o se ti limiterai a buttarmi in cella e a chiudere la chiave.-
-Stupida ragazzina, forse ancora non hai capito che il tuo destino è già stato scritto. Non ti metterò in qualche cella, no, per te ho in mente qualcosa che ricorderai per sempre.
Tu vivrai.-
 
Jon guardò suo padre senza capire, e in quegli occhi non riconobbe nessuno.
-Co…Sa?-
-Tu vivrai Daenerys Targaryen e assisterai alla distruzione di tutto quello che hai creato, di tutto quello che hai sacrificato, ma soprattutto ti farò rendere conto che non sei una principessa, e nemmeno la legittima erede del Trono di Spade, sei solo una serva, la nostra.
Ti do il benvenuto nel tuo nuovo mondo.- Eddard guardò le guardie e diede un segnale.
Quella sulla destra colpì Daenerys al viso, l’altra la presa per i capelli e la trascinò via.
 
-Ovviamente Jon sarà la tua serva, non ci sarà umiliazione di grande per la casa Targaryen che essere considerati al pari degli schiavi.-
 
***
 
Daenerys aprì lentamente gli occhi e provò a girarsi su un fianco ma una fitta di dolore la colpì così intensamente che non le permise di muoversi.
Si toccò il viso e percepì il sangue tra le mani e solo in quel momento ricordò quello che era successo, ma soprattutto ricordò quanto fosse stata stupida.
Aveva creato un diversivo dando per scontato che ci fosse un’unica pattuglia che la stesse cercando, invece no, erano in due e la seconda l’aveva catturata così velocemente che non era riuscita a scappare.
Poi la decisione di Stark l’aveva lasciata senza parole, lei in vita? Dopo averli uccisi tutti aveva lasciato lei, come serva e come valvola di sfogo dei suoi uomini, che l’avevano conciata male.
 
Perché sono viva? Io dovrei essere morta!
“Lui ti aveva detto di essere paziente…”
Rhaegar…
-Alzati, il principe ti sta aspettando.-
Non provò neanche ad alzarsi ma rimase a guardarlo, e solo dopo alcuni lenti minuti venne nuovamente trascinata per i capelli fuori dalla stanza.
 
Daenerys provò a colpirlo con i piedi ma il dolore alle costole, la lasciò senza fiato, facendola annaspare alla ricerca d’aria, venne buttata sul pavimento freddo senza troppe cerimonie e si ritrovò vicino ad un paio di scarpe.
Alzò lo sguardo e vide un paio di occhi fissarla, solo in quel momento riconobbe lo stesso ragazzo che aveva visto ieri sera nella Sala del Trone, il principe Jon Stark, erede al Trono di Spade.
-Cosa le avete fatto?-domandò.
-Il re ci ha detto di darle il benvenuto, così abbiamo fatto.-
-Non fatelo più. Se deve accompagnarsi a me come serva dovrà essere presentabile, mi sono spiegato? Toglietele quelle catene.- disse indicando i polsi e le gambe.
-Come? Ma lei… Il Re ha detto…-
-Cosa ha detto il Re non mi riguarda, rimuovi quelle catene, mi sono spiegato?-
-Certo, mio principe.-
 
-Intendi alzarti?- chiese dopo che le guardie fossero uscite.
Daenerys usò la parete come appoggio e provò a stare dritta, anni di allenamento l’avevano resa forte e resistente nonostante la sua statura minuta, ma nonostante tutto le botte che aveva ricevuto non erano state attutite come sperava.
 
“Erano cinque contro una, ed eri immobilizzata. Non potevi fare niente.”
 
-Ti hanno ridotto abbastanza male e siamo solo al primo giorno.-
Jon la guardò attentamente ma lei non abbassò lo sguardo, non si sarebbe mai sottomessa, lo aveva giurato tanto tempo fa, e quella conversazione era ancora vivida nella sua mente, come il suo viso.
-Resterai zitta per sempre?-
-Io non sono la tua serva.- disse, cercando di darsi un tono.
-No?- lui prese il bicchiere di vino e se lo avvicinò alla bocca.
-No. Io sono Daenerys Targaryen e non sono la serva di nessuno, soprattutto del figlio dell’Usurpatore.-
-Sei l’ultima della tua casata, forse dovresti limitarti ad ubbidire e sentirti grata per averti risparmiato la vita.-
-Un Targaryen solo al mondo è una cosa terribile, Jon Stark, non dimenticarlo.- sussurrò senza mai abbassare gli occhi, -Non vi sono riconoscente, non dopo quello che avete fatto.-
 
-Mathilda?-
Una seconda ragazza entrò nella stanza in silenzio, come se fosse sempre stata a portata d’orecchio.
-Datele una ripulita, vi aspetto fuori. Ci sono delle cose da fare e richiedono la mia presenza.-
-Certamente.- disse abbassando il capo in segno di rispetto.
La ragazza bruna si avvicinò lentamente e le afferrò il braccio, Dany provò a scrutarla negli occhi, le veniva facile capire le persone, soprattutto quando queste rimanevano ammaliate dai suoi occhi, ma con Mathilda non ci riuscì e si lasciò trascinare nella stanza adiacente.
L’acqua era bollente e in cuor suo ne fu grata, si spogliò velocemente e si immerse senza esitare, sentendosi in pace col mondo proprio in quel momento.
-Vi brucerete.- sussurrò la ragazza aspettando che sul corpo comparissero le prime ustioni, ma non successe niente.
-No, non mi brucerò.- rispose Daenerys immergendo anche la testa e vide lentamente i suoi capelli tornare biondi, quella tonalità così vicino all’argento che la rendeva riconoscibile anche a miglia di distanza.
-L’hanno picchiata brutalmente.- le passò uno straccio per togliere il sangue rappresso sulla faccia e nelle ferite che i pugni gli avevano aperto.
-Volevano testare il giocattolo nuovo.- passò velocemente lo straccio ma non poté fare altrettanto sul livido che le occupava metà della pancia, al ricordo di quella ginocchiata venne percorsa da un brividio, così cercò di dimenticare.
-Non può essere tutto bianco o nero per te, non tutto può avere una spiegazione.-
-Eppure Mathilda è così, in questo momento ogni azione deriva da una conseguenza ben precisa e molto presto anche gli altri dovranno aprire gli occhi.-
-Se ti sentissero parlare così ti ucciderebbero.-
-Mi tradirai?- chiese guardandola, e finalmente poté scrutare nei suoi occhi.
-No.-
-Allora ti sei fatta un’amica.-
 
***
 
Jon appoggiò le spalle contro il muro e cercò di scacciare quella sensazione di disagio che lo aveva assalito da quando suo padre gli aveva rivelato quel nome.
 
Daenerys Targaryen.
 
Lui era troppo piccolo per ricordare con esattezza il giorno del massacro, e rinchiuso tra le mura di Winterfell non aveva mai sentito la necessità di sentirtisi parte di una guerra che suo padre stava combattendo troppo lontano da casa ma negli ultimi anni la sua posizione era cambiata, drasticamente.
Ed adesso doveva fare anche i conti con le conseguenze di quella guerra a cui non aveva neanche partecipato, ma che avevano stravolto tutto.
 
Daenerys…
 
Non era mai riuscito ad associare un volto a quel nome ed adesso che era successo qualcosa dentro di lui si era rotto, ed era venuto a galla la consapevolezza che suo padre aveva davvero ucciso tutta la sua famiglia e centinaia di innocenti che avevano deciso di seguire il Re, il vero Re in quello scontro.
Jon chiuse gli occhi e provò a scacciare quelle sensazioni e quel volto dalla sua mente ma non ci riuscì, poiché stava provando pena per quello che era successo a quella ragazza e per il destino che suo padre le aveva scritto.
-Adesso basta.-
-Come?-
Quella voce lo fece voltare e finalmente poté ammirare tutta la bellezza dei Targaryen che ancora veniva narrata nelle ballate dai menestrelli, e Daenerys non era per niente da meno.
Non aveva mai visto tanta bellezza racchiusa in una sola persona e questo lo spaventò a morte.
Adesso che i suoi capelli erano puliti rilucevano e risplendevano sull’oscurità di quel corridoio, i suoi occhi viola ardevano di rabbia, determinazione e di altri sentimenti che lui ignorava e facendo scorrere lo sguardo non poté neanche disprezzare quel corpo, era fatto apposta per lei.
Era se stessa e non assomigliava per niente a una serva o ad una schiava.
 
I Targaryen hanno davvero quest’aria distruttiva? Della seria che potrebbero incendiare il mondo anche con uno sguardo.
“Loro hanno i draghi.”
I draghi sono scomparsi secoli fa.
 
-Mathilda ti ha dato una sistemata, a quanto posso vedere.- disse, tossendo e distogliendo lo sguardo.
-Sono riuscita a pulirmi da sola, sua maestà, ancora i suoi uomini non mi hanno staccato le mani.- rispose, con quell’umorismo velato che stranamente non lo infastidì.
-Ne sono lieto e dubito che proveranno ad avvicinarsi di nuovo. Li ho avvertiti.-
-Mi dispiace deluderla ma il suo ordine non li fermerà.- asserì tranquilla, seguendole attraverso i corridoi della Fortezza Rossa.
-Sono il principe, devono ubbidirmi.-
-Ma sarà il Re ad ordinare le loro teste se non rispettano gli ordini, non lei, quindi continuerà ad essere suo padre colui il quale deciderà il mio destino. Credevo che lo avesse capito anche lei.-
-Il Re ti ha dato a me.-
-Già, sono il tuo giocattolo, ma rimango il suo ostaggio.- Daenerys lo guardò, -Certe persone esercitano il controllo su tutto e su tutti, e riescono a manipolare le persone abbastanza facilmente.-
-Mio padre non mi ha manipolato.-
-Questo lo credi tu, principe, ma non ne sarei così sicura.-
-Non dovrei permetterti di parlarmi in questo modo.-
-Forse no, se vuoi faccio chiamare i tuoi uomini e risolviamo la questione, ma per quanto mi riguarda adoro mettere in chiaro le cose fin dall’inizio, potrete anche avermi presa, torturata e potrete torturarmi tutte le volte che volete, facendomi fare un bagno per farmi apparire sempre al meglio, ma sono sempre io che ho in mano le redini di questo gioco.
Sono io quella che cercavate e state pur sicuri che la morte non mi spaventa. Ho visto morire troppe persone per averne paura, per temerla.
Quindi direi, Jon, che almeno noi potremo provare a parlare senza remore, cercando anche di evitare tanto formalismo che trovo semplicemente inutile.-
-Mi hai chiamato Jon…-
Daenerys fece un passo avanti, un passo verso di lui e il principe non riuscì neanche a muovere un muscolo, pietrificato da quella figura e dall’aura che emanava.
-Jon Stark sei il principe di Approdo del Re, e di Westeros, ma se continuerò ad essere la tua serva non aspettarti da me lo stesso trattamento che ricevi dalla plebe; ricorda che siete stati voi a darmi questo titolo ma io non sono una serva, quindi non mi comporterò mai come tale e non ti tratterò mai come se fossi un mio superiore.-
-Potrei farti tagliare la lingua, così forse riusciresti a comportarti bene.-
-Potresti ma in fondo ti piace essere sfidato, lo percepisco da come ti muovi, da come mi guardi; credo che tu abbia conosciuto abbastanza oche per la tua giovane età e che ti sia stufato abbastanza di quel genere di vita.-
-Tu parli troppo.- le sfiorò i capelli con una mano e in fondo provò le stesse sensazioni che lei aveva descritto, non si era mai sentito così vivo nella sua vita, almeno non fino a quel momento.
Tirò leggermente i capelli per farle voltare la testa, per poterla guardare meglio.
-No, non ho mai conosciuto una come te.- la lasciò andare, e cercò di darsi un contegno, -Sei sfacciata ed insubordinata, e ti caccerai nei guai.- disse, procedendo per il corridoio.
Ma l’ultima cosa che vide prima di darle le spalle era l’ombra di un sorriso.
 
 
 ∞Angolo Autrice: Ed eccoci, cosa ne pensate? Troppo fantasioso oppure potrebbe andare bene anche così? Spero nei vostri commenti perchè solo così posso migliorare la storia :D
Daenerys è una combattente e non si farà mettere i piedi in testa da Jon, e neanche dal Re, quindi la sua prigionia non sarà facile e per niente agiata e forse Jon comincerà a comprendere qualcosa di nuovo su di lei e sul regno!
Vi lascio allo spoiler:

“Una Targaryen con problemi di autostima non è una gran cosa.”
Lasciami… stare.
“Sembra che stai per svenire.”

 

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Capitolo 3
*** Approdo del Re. ***


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Approdo del Re.
 
Daenerys seguì silenziosamente Jon per tutta la Fortezza Rossa, ruotando ogni tanto i polsi attorno alle strette catene per evitare che si arrossassero e solo a mattinata inoltrata decisero di uscire, per dirigersi verso la parte più vissuta di Approdo del Re.
Osservò con attenzione quel luogo, quello che aveva rappresentato la sua casa durante la sua giovane età e non si sorprese di constatare che ricordava ancora tutto.
I corridoi, le scorciatoie, era tutto impresso a fuoco nella sua mente, come un ricordo vivido, indelebile, ma che le provocò un dolore sordo all’altezza del petto, proprio dove c’era il suo cuore.
Si fermò senza volerlo davanti al Parco degli Dei, dove un solo albero-diga regnava sovrano, indisturbato, come se i secoli non fossero mai trascorsi e proprio in quel punto ricordò suo fratello e una giovane ragazza dediti alla preghiera.
 
“Non smettere mai di pregarli, Daenerys, la loro forza si mescola con nostra.”
“Certo…”
“Un giorno capirai l’importanza di certi legami, ancora sei troppo piccola.”
Rhaegar l’aveva guardata con affetto, suo fratello le voleva bene, lo leggeva dai suoi occhi, che sorridevano come i suoi.
 
-Stai bene?-
Il viso di Jon l’aveva riportata alla realtà così velocemente che per un momento anche respirare le era risultato difficile, quei ricordi così dolorosi le avevano fatto ricordare la sua morte e l’esatto momento in cui il suo cuore era andato in mille pezzi senza essersi più ricomposto.
-Vi seguo.- sussurrò, portandosi una mano lì, al cuore, e procedendo lungo la strada.
Negli ultimi anni aveva imparato che pensare al passato, soffermarsi sui ricordi, era troppo doloroso ma soprattutto troppo rischioso per lei, poiché ogni volta perdeva se stessa, perdeva se stessa ricordando com’era stata la sua vita, la sua famiglia.
Nonostante tutto l’odio che suo padre aveva riversato su di lei, la sua era una famiglia, non una delle più buone o delle più amarevoli, sua madre non le dava il bacio della buonanotte e suo padre non gli raccontava le favole, ma le avevano insegnato a tenere una spada in mano e usare l’arco e le frecce e lei aveva imparato a volergli bene in quel modo, come ai suoi fratelli.
Erano la sua famiglia e quel legame anche se spezzato, occupava un peso sulle sue fragili spalle, un peso che gli anni non avevano alleggerito, un peso che col tempo aveva assunto l’aspetto di un debito che portava il suo cognome e che mai avrebbe potuto estinguere.
 
“Forse solo con la vita.”
 
Daenerys attraversò con Jon il sentiero che li condusse sulla strada, osservò la folla farsi sempre più vicino, nonostante fossero circondati dalle guardie che li distanziavano, i loro occhi sempre più curiosi la scrutavano come se in lei potessero rivedere lui, Aerys il Folle, suo padre.
Si passò una mano sotto la gola, allentando il tessuto di pelle nero che in quel momento la stava soffocando, e provò a respirare; ma non ci riuscì.
Aveva dimenticato certi sguardi pieni di odio, aveva dimenticato cosa volesse dire sentirsi presa di mira, e nonostante il suo carattere forte le era capitato, neanche Viserys era riuscito a salvarla dalle malelingue, ed adesso il ciclo era ricominciato.
 
“Una Targaryen con problemi di autostima non è una gran cosa.”
Lasciami… stare.
“Sembra che stai per svenire.”
 
Un paio di mani l’afferrarono per i fianchi appena in tempo e ritrovò il volto di Jon vicino al suo, come nella prima mattinata, e dovette ricredersi, il figlio dell’Usurpatore non era brutto, mostrava la bellezza del Nord sul viso, ma nonostante certi tratti duri, i suoi occhi erano dolci, come se avessero una diretta connessione col cuore e non potesse fare a meno di preoccuparsi per lei.
-Tu conosci questo posto.-
Daenerys capì che non era una domanda, ma non poté evitare di annuire con la testa e allora vide i suoi occhi cambiare, una strana determinazione passò attraverso quelli, ma fu solo un attimo, ma lei era certa di averla vista.
Quella luce, l’aveva già vista negli occhi di un uomo.
Jon lentamente la lasciò andare ed osservò i volti della gente, nessuno si era fermato davanti a loro per osservare la scena ma tutti li stavano guardando e stavano parlando.
Stavano dicendo il suo nome o meglio sussurravano il suo cognome: Targaryen.
-Procediamo.- sentenziò, riprendendo il passo.
Dany lo seguì in silenzio, inspirando e espirando lentamente, cercando in tutti i modi di darsi un contegno ma senza suo fratello era tutto fiato sprecato: Viserys l’aveva aiutata molto i primi tempi, soprattutto quando Rhaelle aveva smesso di ricoprire il suo ruolo di madre e aveva deciso di portare il lutto, per il resto dei suoi giorni.
Suo fratello no, si era impegnato, con lei e con tutti, facendo valere il sacrificio di Rhaegar, in tutti i modi e poi era arrivato Ser Jorah, una nuova luce all’interno del suo mondo fatto di tenebre.
 
“Daenerys sei forte, non permettere a queste persone di definire chi sei e chi sarai.”
“Loro però mi guardano in quel modo, i loro occhi sono carichi di odio…”
“Odiamo anche a me, credono all’Usurpatore e solo pochi ti guarderanno con ammirazione, ma ricorda sei una Targaryen e non devono guardarti con ammirazione, ma devono rispettarti, devono temerti e nessun uomo temerà mai una ragazza con l’armatura che trema più di sgualdrina in punto di morte.”
 
Un brivido le percorse la schiena, le parole di suo fratello avevano avuto lo stesso effetto di quella volta, l’avevano riscossa, l’avevano fatta ragionare.
Le era stato insegnato a portare un’armatura, a vestirsi da guerra, non a indossare gonne su gonne e a truccarsi, lei era un guerriero e come tale si sarebbe comportata.
Improvvisamente raddrizzò la schiena e calmò il respiro, non si sarebbe nascosta, lo aveva fatto negli ultimi sei anni e non sarebbe andata oltre.
Daenerys incontrò lo sguardo di Jon, non percepì sorpresa ma sola la consapevolezza di chi era lei e dell’importanza della sua figura.
Nessun Targaryen aveva rimesso più piede ad Approdo del Re dalla morte di Aerys Targaryen, il Re Folle, e lei era stata la prima.
 
***
 
Daenerys si alzò lentamente dalla panchina, era rimasta per tutto il pomeriggio al Parco degli Dei a pregare, lo aveva fatto per suo padre, sua madre e per i suoi fratelli, rendendosi conto che negli ultimi anni aveva smesso, aveva smesso di pregare per le persone che le avevano salvato la vita.
Si strofinino per l’ennesima volta i polsi ormai arrossati per via delle catene, percorso con le dita il solco leggero che avevano creato ma nessun brivido le percorse la schiena, i suoi fratelli le avevano insegnato che ogni ferita doveva essere portata con onore, anche quelle di una serva.
Alzò lo sguardo verso il cielo, il sole stava lentamente scomparendo dietro la collina, aveva passato più di dure ore senza rendersene conto, sospirò, e una volta riportato lo sguardo a terra trovò Jon Stark davanti a se.
-Posso esserti utile in qualche modo?- chiese, raggiungendolo.
-Le mie guardie mi hanno detto che avevi richiesto di essere portata qui.-
-L’ultima volta che ho visto un Albero-Diga vivo ancora qui. E credevo che L’Usurpatore lo avesse fatto rimuovere.-
-Anche gli Stark credono negli Antichi Dei.-
Lei voltò lo sguardo verso di lui, incredula; in effetti non riusciva a credere che quelle persone potessero pregare i suoi stessi Dei e che quegli stessi Dei avessero preferito gli Stark ai Targaryen, che quegli stessi Dei fossero favorevoli alla morte di Rhaegar e Viserys.
 
Si fronteggiarono per un tempo che le parve quasi infinito, odiava essere lì, ed odiava di più quel ragazzo che assomigliava in modo impressionante a suo padre che le aveva portato via tutto, senza battere ciglio, ed odiava se stessa per essersi ridotta ad essere la sua serva.
 
Non permetterò che finisca così. Non morirò come una serva e se dovrò farlo sarà alle mie condizioni.
 
-Smettila di pensare, io non sono un tuo nemico Daenerys, non l’hai ancora capito?-
-Perché allora vorresti essere mio amico, io non ti devo niente mentre tu dovresti volermi morta.-
-Io non sono come mio padre. Voglio essere migliore e credo che anche tu voglia essere migliore del tuo.-
-Tu non sai niente di lui.- disse, stringendo le mani a pugno.
-Avevo la tua stessa età quando il popolo ha deciso di insorgere, quando mio padre ha guidato la rivolta ero un ragazzino, terrorizzato, dalle conseguenze del padre ed anche tu lo eri. Ti hanno costretto a scappare…-
-Non voglio la tua pietà, quindi ti conviene smettere di parlare ora che sei in tempo.-
-Non provo pietà per te, riesco solo a comprenderti più di quanto tu creda.-
Jon la guardò e in quello sguardo lei non vi lesse odio o rancore, trovò i suoi stessi sentimenti: la paura e la rassegnazione di dover sottostare a un destino che nessuno dei due aveva scelto.
-Oggi hai avuto paura che parlassero nuovamente di te, i Targaryen non si vedevano da anni ad Approdo del Re, eppure tu sei stata un’eccezione e in fondo come il popolo non posso che temerti anche io.-
-Temermi?-
-Ti sei vista Daenerys? Tu irradi potere, emani sicurezza e distruzione. Chiunque ignora questo è semplicemente un folle, e mio padre ti ha sottovalutato cosa che io non ho intenzione di fare.-
-Forse non dovresti fare certe confessioni proprio a me.-
-Forse non c’è modo migliore di conoscerti invece, dato che resterai qui per un po’ di tempo, non vedo nessun motivo per fare finta di niente.-
-Io…-
 
-Lord Stark? Suo padre il Re la sta cercando.- lo scudiero fece il suo ingresso velocemente, interrompendo la conversazione.
Daenerys fece un passo indietro, un passo indietro da tutto quello che Jon rappresentava che in quel momento era diventato la sua minaccia più grande.
-Grazie Robb, meglio che vada.-
Jon non le sorrise ma cercò di trasmetterle qualcosa con gli occhi, qualcosa che lei ebbe paura di cogliere e li distolse velocemente, aspettando che il ragazzo se ne andasse il prima possibile.
Ed in quel momento Daenerys rimase sola con le guardie che non avevano smesso di seguirla per un solo istante e lo scudiero del principe, lo guardò di sfuggita, cercando di farsi un’idea ma per una volta venne preceduta.
-Non deve essere troppo dura con lui.-
-Come?-
-Jon è un bravo ragazzo e questo ruolo gli è sempre stato stretto, un po’ come a sua sorella.-
-Lady Sansa è qui?-
-No, forse arriverà all’inizio della prossima settimana.-
-Forse il Re vuole mostrarle il nuovo giocatolo.- disse alludendo a se stessa.
-Solo quando la vedrà in ginocchio sarà il momento in cui il boia farà la sua apparizione, e nessuno potrà più proteggerla.-
-Perché tutti voi vi ostinate a parlarmi così? Io sono un vostro ostaggio, io sono il nemico!- urlò, provando a scacciare quel groviglio di emozioni che le si era annidato nel petto.
-Per lungo tempo ha avuto a che fare solo con i nemici, gente che la voleva morta, la cui semplice esistenza rappresentava un problema da risolvere, qua invece non troverà solo nemici.
Esiste anche altro nella vita. Non siamo tutti uguali.- concluse Robb.
-Cosa troverò?-
-Alleati- sussurrò piano, come se si fosse rivolto al vento, in un valyriano stretto e non del tutto corretto.
 
Daenerys arretrò velocemente, gli occhi sgranati e la bocca semi aperta per la sorpresa, nessuno a parte la sua famiglia e gli abitanti delle Terre Libere parlavano la sua lingua, la lingua che credeva morta con Viserys.
 
“Eppure c’è ancora speranza.”
Forse, forse non è tutto perduto. Se anche lo scudiero di Jon Stark conosce il valyriano, vuol dire che il popolo non ha dimenticato.
“Non sei sola.”
No. Forse non lo sono mai stata.
 
***
 
-Le ho nascoste Daenerys, come mi ha chiesto tu.-
-Dove sono? Dove?! Dove sono le mie uova!-
Dany girò lo sguardo intorno a se ma notò solo il buio, circondarla, annientarla.
Era sola.
-Perché non si sono ancora schiuse?-
-Rhaegar? Io non lo so!-
-Devi riuscirsi Daenerys, non hai più molto tempo.-
Il volto del fratello le sorrise, lo stesso volto che aveva amato tempo fa e che le era stato portato via.
-Il Drago ha tre teste.- sussurrò in preda alla disperazione, -Ed io sono sola.- calde lacrime le scivolarono lungo la guancia destra, non piangeva da anni eppure nei sogni non riusciva mai a smettere.
-Ne basta una sola per domarle tutte, te l’ho già detto. Sei tu la Testa del Drago.- disse, voltandole le spalle per andarsene.
-Non lasciarmi! No, ti prego!- allungò la mano verso di lui, verso il suo passato, verso tutto ciò che aveva perso.
Viserys apparve accanto al fratello, si guardarono e una vena di malinconia apparve nei loro occhi viola.
-Saremo sempre con te, sorella.-
-No, no, no, vi prego.-
-Non possiamo restare, lo sai. Adesso tocca a te.-
-Non posso farcela, non posso… Io, non sono come voi.-
-Sarà questa la tua salvezza, Daenerys.-
Rhaegar e Viserys la guardarono per un’ultima volta e poi le diedero le spalle, la mano che gli aveva teso era ancora alzata verso di loro, ma neanche questa volta l’avevano raccolta, neanche questa volta l’avevano portata via con loro.
Dany la lasciò cadere e sentì il freddo del suo cuore farsi sempre più pressante, sempre più intenso, come se fosse fatto solo di ghiaccio.
-Le mie uova… Io devo tornare da loro…-
 
*
 
Improvvisamente il freddo le attraversò i vestiti da notte e si alzò di colpo, un uomo la stava guardando e teneva in mano un bacile non più pieno d’acqua.
-Il Re vuole che tu faccia qualche attività extra.-
-E´notte fonda.-
-Non ha alcuna importanza, tu vieni con me.-
Lasciò cadere il bacile e le afferrò il polso, Dany provò a divincolarsi ma non ci riuscì per via dei solchi che le catene le avevano procurato, anche perchè il Mastino non era un animale facile da domare e lei non ci sarebbe riuscita.
 
 
 ∞Angolo Autrice: Buonasera a tutti!!
Questa storia l'avevo decisamente abbandonato o meglio messa da parte per migliori propositi ma in questi mesi ne era uscito poco e niente e insomma ho anche creduto che facesse davvero schifo o che fosse una visione del tutto distorta e che non avrebbe mai preso il volo.
Certo questi dubbi ancora ci sono ma voglio essere positiva stavolta e sperare che vi piaccia e che anche il meccanismo della storia diventi più "commestibile".
Inoltre ho appena aggiornato con il secondo capitolo una nuova storia, The wolf and the Dragon, spero che possiate passare a darle un'occhiata!
Per il resto grazie come sempre a chi dedicherà il suo tempo anche per una lettura :D

 
 
 

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