California State University

di Zenior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il 'qualcosa' ***
Capitolo 2: *** L'ennesimo nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** Mieczyslaw Tryggve Ake Genim Yngve Eskild ***
Capitolo 4: *** La scelta dei confratelli ***
Capitolo 5: *** Il regno del chaos ***
Capitolo 6: *** La porta ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Il 'qualcosa' ***


Buonasera a tutti!
Probabilmente qua ci si è già dimenticati di me dato che più di un anno e mezzo fa avevo scelto di chiudere l'account, ma dato che sono volubile rieccomi qui!
Dato che per me dalla stagione 3b in poi il caro e vecchio Jeff è praticamente impazzito è molto improbabile che inserirò in questa storia personaggi successivi ad essa.
Per ora ho inserito Derek, un nuovo personaggio che non so ancora quante apparizioni farà, Peter, Cora, Isaac, Erika, Boyd, Stiles, Scott, Allison, Lydia, Jackson e Danny. Vengono citate Kate Argent e la Black.
Dovrebbe essere una Sterek, ma essendo ancora in corso d'opera non ho idea di cosa ne verrà fuori, non pubblicherò regolarmente o roba così perché ho una vita anche io - infelice e terribile, ma pur sempre una vita -.
Detto questo, se doveste incontrare problemi di rating, di ortografia, sintassi, etc..,, non esitate ad informarmi (anche solo tramite insulti in posta privata ;) ).


Allora... seguendo il consiglio di Larksunset (che ringrazio pubblicamente per essere così gentile da recensire) ho deciso di aggiungere 'Angst' tra i generi della storia. Ciò non significa che torneranno i toni depressi del primo capitolo, anzi, dovrebbero gradualmente andare a diminuire con il procedere delle vicende, più che altro avendo ormai assunto il punto di vista di Derek per la descrizione di tutti i capitoli (non so se in futuro qualcosa cambierà) è difficile, data la sua vita infame, escludere un certo grado di malinconia, rimorsi e tutta una serie di pensieri che portano a un limbo di furia e angoscia. Buona lettura!


Prologo

 
Il 'qualcosa'

 
La stanza era invasa dai suoni provenienti dalla televisione. Derek osservava con attenzione gli Sterne suonare il loro nuovo ultimo singolo davanti a migliaia di persone. Non sapeva nemmeno lui cosa lo disturbasse tanto di quella visione, forse le luci colorate, o le ragazzine urlanti o magari semplicemente era seccato di suo e basta, anche se un pensiero cercava di farsi strada nella sua testa per fornirgli una spiegazione. Era martellante e insistente, come un piccolo tarlo che ti rode dall'interno fin quando non rimane che un guscio vuoto che si sostiene appena, pronto a crollare in polvere al primo soffio di vento.
Così si sentiva Derek e il fatto che Jason, il cantante degli Sterne, lo avesse chiamato solo un'ora prima dell'inizio del concerto in preda alle lacrime e a qualche strana sostanza allucinogena per supplicarlo di tornare a suonare nella band non aiutava.
Ora lo vedeva lì, sorridente, a salutare il pubblico con affettato amore e battutine ambigue che facevano risuonare di risate l'intera platea. Jason era l'unico che ancora provasse a convincerlo, gli altri si erano rassegnati ormai da tempo, nonostante fosse palese a chiunque che il nuovo bassista non fosse minimamente all'altezza del suo predecessore.
Lui e Jason erano stati compagni al college e da loro erano nati gli Sterne in un locale malfamato durante una serata di esibizioni. Allora non avevano nemmeno vent'anni e avrebbero potuto aprire uno stand di sogni da quanti ne inseguivano.
Non avrebbero mai nemmeno immaginato che da lì a breve sarebbero stati scritturati da un'importante casa discografica, da un tizio impomatato dalla voce sbiasciata che a suo dire aveva intravisto in loro "qualcosa".
Derek non aveva idea di cosa fosse il qualcosa, sapeva solo che tempo due mesi si erano ritirati da scuola per andare a fare il giro della California insieme a quell'uomo e altri due giovani musicisti apparentemente raccattati su un marciapiede, un po' come loro.
Il loro qualcosa, qualsiasi cosa fosse, era, se non altro, incredibilmente remunerativo.
Gli Sterne avevano avuto subito un grande successo, forse per la loro presenza scenica o il significato profondo nascosto in ogni testo che Derek (conosciuto dal pubblico con il soprannome di Deich)  e Jason si divertivano a scrivere assieme.
Per due anni erano stati sulla cresta dell'onda, con paparazzi sempre pronti a  immortalare ogni loro mossa per qualche rivista scandalistica. Derek era sempre stato attento, Jason e gli altri no.

Almeno finché non arrivò lei.

Kate Argent aveva ventiquattro anni e un'aria seducente tale che prima ancora di rendersene conto Derek aveva finito per mettersici insieme. 
Tre anni, una laurea e una dipendenza da droghe pesanti, ecco le più grandi differenze tra loro, ma Derek ci aveva messo un po' troppo ad accorgersene, accecato dall'amore che nutriva nei suoi confronti. 
Si fidava di lei e lei aveva trascinato i suoi amici nella stessa spirale di follia. Non aveva voluto crederci quando era stato evidente a tutti che i soldi spariti dalla sua cassaforte fossero finiti in circolo a Kate sottoforma di coca e LSD, aveva riso con le sorelle e lo zio quando i paparazzi li avevano beccati a baciarsi su una panchina al parco e si era fatto adorare dalla famiglia di lei, vittima di un paraocchi forse più spesso e coprente del suo.
Nel giro di pochi mesi Kate aveva iniziato a vendere scoop su lei e Derek per pagarsi le dosi ed era stata la causa, seppur indiretta, dell'incidente d'auto in cui Laura, la sorella maggiore di Derek, aveva perso la vita.
Zio Peter era alla guida quella volta e aveva probabilmente bevuto molto di più di quanto non fosse consentito. Laura dormiva ignara di tutto mentre Kate, in preda ad un'allucinazione più pesante del solito, aveva chiamato Peter, convinta che fosse Derek.
Una leggera distrazione e... 

Kate era morta per overdose nel giro un mese da quando Derek l'aveva lasciata, devastato dal dolore della perdita della sorella e dall'improvvisa e travolgente consapevolezza che lo aveva colto quando Kate, in lacrime, era andata da lui, dicendo che Peter e Laura avevano avuto un incidente, che lei non sapeva cosa fare.
Derek non incolpava né Kate né Peter di quanto accaduto, solo se stesso. 
Aveva iniziato ad isolarsi sempre di più, fino a quando non era arrivato a comunicare solo con i membri della band e Cora, la sorella più piccola.
Peter, pur avendo riportato a sua volta delle brutte ferite per l'incidente non se la sentiva di parlargli e Derek non lo avrebbe cercato per molto tempo ancora.
I testi delle canzoni degli Sterne si erano fatti più tristi e crudeli, il pubblico piangeva per le ingiustizie della vita, per i genitori di Derek morti in un incendio, per Laura, per Kate, per Paige uccisa da un pazzo, la violoncellista con cui Derek usciva alle superiori e che gli aveva fatto scoprire l'amore per la musica. 
Il pubblico aveva pianto anche per Derek stesso, perché lo sentiva cambiato, più distante, ben diverso dal ragazzo che per inseguire i propri sogni aveva lasciato il college prima della laurea e che ora, a ventitré anni, aveva sofferto già abbastanza per tutti.
Poi c'era stata Jennifer, e né Jason, né Cora, né Peter, con cui nel frattempo aveva più o meno riallacciato i rapporti, erano stati in grado di aiutarlo.
Jennifer Blake era la metaforica goccia che fa traboccare il vaso, quella che segna l'inizio della fine, la devastazione più totale. Dopo di lei, di Derek non ne era rimasta neanche l'ombra.
Il loro era stato un amore sbocciato dal nulla, passionale ed intenso e consumatosi altrettanto in fretta. Jennifer si era avvicinata a Derek per diventare famosa e ricca, ottenendo così abbastanza potere per fare ciò che più l'aggradava, fingendo di non sapere della sua appartenenza agli Sterne, fingendo di non conoscerli nemmeno.
Quando era stata scoperta aveva tentato in ogni modo di tenerlo stretto a sé, azzardando le scuse più assurde, tirando in ballo il loro amore, il loro futuro insieme sicuramente felice e tante altre cose che avevano fatto venire un'intensa nausea a Derek, condita della voglia di urlare la sua più nera disperazione.
Così aveva lasciato la band, il sogno raggiunto poi rivelatosi incubo che rendeva chiaro ai suoi occhi quanto fosse dolorosamente vero quanto espresso dal detto 'attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo davvero'. Jason lo aveva supplicato in ginocchio di restare, il volto scavato dalla droga e rigato dalle lacrime, ma anche lui ormai non era che un pallido fantasma di ciò che era stato e Derek non lo riconosceva che a stento. "Mi dispiace..." aveva detto, e si era chiuso la porta alle spalle, del tutto deciso a tornare nel suo paese natale in California, e farsi dimenticare dal mondo, cercando a sua volta di lasciarsi dietro ogni dolore, consapevole del fatto che difficilmente sarebbe bastata una vita intera a cancellare quei pochi anni di delusioni.

Beacon Hills lo aveva accolto con la freddezza che sperava. 

Derek avrebbe compiuto ventiquattro anni da a lì tre mesi e dall'ultima volta che era stato inquadrato da un obiettivo aveva preso almeno dieci kili di muscoli, si era fatto crescere barba e capelli e girava con degli occhiali scuri che non facevano che aumentare la sua aria da 'Bello e dannato'.
I primi giorni Jason lo chiamava ogni momento ed era riuscito persino a coinvolgerlo nella stesura via telefono di un nuovo brano. 
Quando Derek lo sentì per la prima volta alla radio, percepì distintamente un groppo formarglisi in gola e fu costretto letteralmente a scappare dal negozio a gambe levate per non crollare davanti a tutti, travolgendo quasi un ragazzo nella sua fuga. 
Passò i due giorni seguenti in isolamento a suonare sulle note di quella stessa canzone. 
Allentò i contatti con Jason e perse definitivamente quelli con il resto degli Sterne. 
Avevano un nuovo bassista ora, lui non serviva più. 

Lo avevano sostituito.

La cosa lo rese molto triste e incredibilmente felice insieme, ma non ebbe il tempo di analizzare troppo il motivo delle due sensazioni contrastanti perché quello stesso giorno si imbatté in un ragazzo.
Isaac Lahey aveva a malapena diciassette anni ed era svenuto davanti a casa sua. Era scappato di casa, dal padre e dalla violenza che lui gli muoveva per ogni piccola cosa. Dopo essere stato picchiato e rinchiuso per l'ennesima volta in un frigo nello scantinato il ragazzo aveva raccolto le poche cose a cui era più affezionato e se ne era andato senza voltarsi indietro, ma le percosse ricevute lo avevano indebolito troppo e così la sua fuga si era arrestata davanti a una villetta della periferia di BH non molto distante dalla stazione.
Derek lo aveva portato dentro e gli aveva curato le ferite senza porre domande. Non aveva chiamato nè ambulanza nè polizia perchè il ragazzo lo aveva supplicato di non farlo, però lo aveva guardato a lungo, intensamente, fino a quando Isaac non si era messo a piangere, farfugliando in maniera confusa parte della propria storia, e Derek per farlo calmare si era costretto a tentare di abbracciarlo.
Era stato un contatto freddo e impacciato che non avrebbe fatto sentire meglio nessuno dei due se solo non fossero stati così disperati.
 Isaac passò i due giorni seguenti a dormire e delirare per la febbre. La settimana seguente il signor Lahey era in ospedale con in corpo più osse rotte che sane.
Non cercò mai più il figlio.

Derek propose ad Isaac di restare purchè facesse le faccende domestiche al suo posto e il ragazzo non potè che accettare, commosso dalla generosità e il buon cuore di quel giovane uomo apparentemente tanto burbero che lo aveva salvato senza chiedere nulla in cambio.
A Derek piaceva Isaac, non era invadente e capiva i suoi stati d'animo, lo lasciava in pace quando era arrabbiato o triste ed aveva quel sarcasmo pungente tipico di chi ha sofferto molto. 
Il suo stesso sarcasmo. 
I due erano anime affini incontratisi per caso e che avevano preso ad aggrapparsi l'uno all'altro nel tentativo di rialzarsi. Talvolta inciampavano nel loro baratro oscuro ed intriso di dolore, ma il più delle volte erano quasi tranquilli, in un equilibrio malfermo costituito da una ferrea routine e il sostegno reciproco.
Cora e Peter erano felici del nuovo amico di Derek e lo trovavano alquanto divertente, Jason ne era quasi geloso.
Derek non aveva idea del perchè gliene avesse parlato, forse per vendetta, per fargli capire che anche lui poteva andare avanti, trovarsi dei nuovi amici, costruirsi una nuova famiglia, forse semplicemente perchè non voleva che il cantante degli Sterne si preoccupasse per lui, forse ancora perchè non ne poteva davvero più di sentirsi ripetere sempre, con la stessa voce roca e disperata che piaceva tanto alle ragazzine la sua litania infinita di 'Ti prego, torna'.
Isaac ci aveva messo un po' a capire dove avesse già visto Derek, quando avesse sentito il suo nome... lo aveva compreso una notte di quasi due mesi dopo l'inizio della loro convivenza. Stavano guardando la TV e al telegiornale avevano parlato di un certo Jason Annex, chitarra e voce degli Sterne, che si era fatto ricoverare in una clinica di riabilitazione per tossicodipendenti. Derek aveva percepito chiaramente lo sguardo preoccupato di Isaac su di lui quando i suoi muscoli si erano contratti tanto da farlo sembrare una statua di rigido marmo, poi aveva sospirato e si era rintanato in camera.
Per la prima volta da quando Isaac era entrato nella sua vita aveva suonato il basso. 

Non scendevano mai in confidenze troppo personali e il ragazzo chiedeva sempre il permesso prima di invitare qualcuno. Derek in quei momenti spariva, spesso andava in biblioteca o a correre nel bosco e tornava a casa a notte inoltrata, non gli piaceva interagire con gli altri, non più, e apprezzava anche che Isaac lo capisse così profondamente. Lo sentiva vicino quasi come un fratello minore, voleva proteggerlo come con Cora, ci scambiava frecciatine come con Peter e ci parlava come aveva sempre fatto con Jason, anche se il livello di confindenza non era ancora quello. Con lui però condivideva qualcos'altro, un dolore speciale, profondo e devastante, vedeva il ragazzo come un cucciolo abbandonato che aveva raccattato per strada e che ora allietava le sue giornate con una devozione estrema e sapeva esattamente come comportarsi con lui in ogni situazione, come assecondare ogni suo stato d'animo.
Derek avrebbe voluto prendersi un cane prima di Isaac, ma non avrebbe avuto voglia di portarlo fuori, in quel modo aveva ovviato ad entrambe le questioni. 
Quando glielo disse, Lahey rise.

Un giorno, dopo la consueta telefonata settimanale che Jason gli faceva dalla clinica -Derek lo sentiva ora molto più lucido in salute e ne era davvero felice- Isaac arrivò in casa sconvolto. La cosa turbò Derek più di quanto diede a vedere e, dopo ore di strani silenzi e occhi bassi, impose al ragazzo di spiegare la ragione del suo turbamento.
Si rese conto di aver praticamente ringhiato solo quando si scontrò con la sua espressione spaesata. Bofonchiò delle scuse ma la questione rimase.
Isaac non disse niente, si limitò a trascinarlo in un locale a luci rosse di un quartiere piuttosto malfamato dal pittoresco nome "Paradise Lost". Come lo vide Derek scosse la testa, convinto che Milton in quel momento si stesse come minimo rivoltando nella tomba.
Non capiva perchè lo avesse portato lì, tra luci soffuse e cameriere mezze nude, sino a quando non gli indicò una ragazza truccata pesantemente che serviva da bere ad un tavolo. Sembrava essere l'unica vestita ed era come un gatto randagio che soffia e graffia chiunque gli si avvicini, perchè cercava in ogni modo di scansare le attenzioni indesiderate della maggior parte degli avventori.
"è una mia compagna di scuola". Derek fu sorpreso di sentirgli dire una cosa del genere, non tanto perché lei dimostrasse più anni -cosa per niente vera- quanto per il fatto che gli unici di cui Isaac gli avesse mai parlato oltre suo padre fossero due suoi compagni della squadra di lacrosse che si cacciavano in situazioni sempre imbarazzanti e paradossali, tali Scott e Bilinski, Dandinskij, o comunque un nome simile... 
Non ci volle poi molto perché anche Erica si unisse al loro club di quelli che hanno ricevuto più calci in culo che altro dalla vita.
Erica Reyes aveva la stessa età di Isaac e fin da bambina aveva sofferto di epilessia. Le crisi si erano attenuate con il passare degli anni ma non per questo lei girava per le strade tranquilla. Suo padre era un avvocato ma non si era mai molto curato di lei, tanto da essersi trasferito a New York senza portarsela dietro, lasciandola da sola a Beacon Hills e mandandole di tanto in tanto lo stretto necessario per vivere. Per questo Erica era stata costretta a scegliere se vivere di espedienti o andare a lavorare come cameriera in un locale simile.
Derek la costrinse a licenziarsi nonostante le numerose proteste e le disse senza troppi giri di parole che se gli faceva da cuoca avrebbe provveduto lui a tutte le spese. Isaac fu ben felice della nuova situazione, anche perchè  odiava cucinare. Lui e Erica divennero subito amici, lei era esuberante e vivace e non si preoccupava di tenere un basso profilo.
Era bella, molto, e sapeva esattamente come sedurre, ci aveva provato anche con Derek, arrivando a baciarlo, ma lui l'aveva scansata freddamente, dicendo che se ci avesse riprovato poteva benissimo tornare per strada.
Erica era stata ferita dalla brutalità delle sue parole, a modo suo lo amava e lo vedeva come un salvatore, le sarebbe davvero piaciuto se lui l'avesse accettata come sua compagna, ma allo stesso tempo era incredibilmente grata per il suo rifiuto. All'ennesima ripetizione di quel discorso ad Isaac, il ragazzo, esasperato, aveva preso il portatile di Derek e digitato frettolosamente qualcosa su Google per poi mostrarle i risultati. Lei aveva deglutito sonoramente. 
Per due giorni ogni volta che il suo sguardo e quello di Derek si incrociarono lei abbassò gli occhi, mortificata.

Quando Peter e Cora venivano a trovare Derek, più o meno ogni due settimane, l'atmosfera in casa si faceva improvvisamente più serena, una volta Derek accettò persino di suonare per loro quattro in salotto. 
Gli mancava suonare in pace, al buio, da solo o con Jason che improvvisava parole sulle sue note. Gli mancava l'emozione che provava prima di un concerto, l'adrenalina che gli scorreva nelle vene, sentire il cuore che batteva al ritmo della musica. Gli mancava inspirare l'aria fredda del mattino quando tornava a casa, litigare con Jason ogni volta che apriva le tende a orari improbabili per trascinarlo a provare...
Le dita gli tremarono sull'ultimo accordo e Peter esplose in un applauso. Isaac e Erica avevano le lacrime agli occhi e Cora si limitava a guardarlo con un sorriso triste e al contempo fiero.
Iniziò di nuovo a suonare, prendendo di nuovamente in mano anche la sua vecchia chitarra e la tastiera che gli arrivò per posta come regalo di Peter.
Dapprima canzoni già note, poi componimenti nuovi. 
Spesso si chiudeva per ore nella sua stanza a elaborare testi e melodie diverse, sempre più complicate e varie. Un giorno Erica cucinava il suo piatto preferito e usciva fuori una ballata, il giorno dopo i due ragazzi lo trascinavano a peso al cinema e veniva fuori un ritornello sghembo e divertente, se la squadra di Isaac vinceva una partita di lacrosse veniva fuori una sorta di inno alla "We are the Champions" dei Queen, se invece andava male in un compito ecco scattare subito una litania funebre che faceva ridere Erica e far venire voglia di gelato a Isaac.
Derek non era bravo a comunicare a parole, ma ciò che aveva dentro riusciva perfettamente a esprimerlo con la musica.

Jason piombò da loro per passare le vacanze di Natale da Derek. 
Quando Isaac gli chiese come mai fosse arrivato il 6 di Dicembre si limitò a fare spallucce.
Era pallido e più magro di come Derek lo ricordasse, ma il suo viso era luminoso e sulla via della guarigione. Si lanciò addosso a Derek come un koala e ignorò stoicamente le sue pacche imbarazzate sulla schiena per farlo staccare. Derek era incredibilmente felice di vederlo ma dopo due minuti quella stretta più che amichevole era divenuta inquietante. 
Nel tempo che passò con loro cercò in ogni modo di insegnare a Isaac a suonare la chitarra -con risultati pessimi, roba che secondo lui sarebbe riuscito a steccare con un triangolo- e a Erica a cantare. Tutto sommato la ragazza non era questo gran caso disperato e entrambi ci presero gusto a provare insieme delle canzoni. Secondo Jason avrebbero potuto duettare insieme su un palco un giorno. Derek lo guardava male quando faceva queste uscite, sapeva benissimo che si trattava di frecciatine rivolte a lui.
Suonavano insieme di tanto in tanto, quando non rivangavano i bei tempi prima di Kate, quando gli Sterne non erano ancora famosi e la loro più grande preoccupazione era quella di preparare esami che avrebbero poi passato con una facilità disarmante.
Derek si rendeva conto di ridere di più con Jason che con i ragazzi e di come questo li rendesse tristi, ma non ebbe molto tempo per cercare di capire come rimediare perchè immancabilmente arrivò la Vigilia e Cora e Peter si presentarono alla porta con centinaia di regali.




 

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Capitolo 2
*** L'ennesimo nuovo inizio ***


L'altra volta non ho scritto i credits, povera deficiente, per cui lo faccio ora: la storia è opera di pura fantasia della sua autrice a cui appartengono fatti, luoghi e (alcuni personaggi). Ciò che non è mio è del 'malvagio' Jeff Davis o comunque di chi paga per le sue opere.
Per cui no, Stiles e Derek non sono miei *sigh*
Detto questo arriviamo al secondo capitolo della storia (che nella mia mente si chiama Prologo b, ma vabbé), il caro Stiles apparirà nel prossimo che sì, ho stranamente già scritto v.v
Un bacione a tutti, soprattutto ai miei vecchi amici ;)



Buona lettura.






L'ennesimo nuovo inizio

 
Ricominciare da capo per Derek era diventata quasi un'abitudine.
Rompere la propria routine, cambiarla per qualcos'altro, annettere altre persone alla cerchia degli affetti... e poi ogni volta perdere tutto, ancora.
Era ben assurdo, Derek, più lo ferivano più cercava di fidarsi degli altri, anche se sempre con molto sospetto. Più che altro si avvicinava come un lupo affamato e bisognoso d'affetto e cure all'uomo pur essendo stato già dagli uomini ferito e affamato. 

Dopo Isaac ed Erica aveva praticamente accolto il ragazzo di quest'ultima, Vernon Boyd.
Boyd era taciturno, pratico e sapeva esattamente cosa voleva dalla vita anche se non aveva i mezzi per ottenerlo. Per quanto riguardava il lato economico della cosa Derek era perfettamente in grado di aiutarlo e così era stato per tutti e tre i ragazzi ai quali aveva pagato la retta per la Californian State University (Inventata NdZ), la stessa che lui non aveva mai terminato e dalla quale sperava che almeno quei ragazzi potessero ottenere qualcosa di buono. 
Ora non sapeva esattamente cosa lo avesse convinto -no, non a pagare, aveva soldi a sufficienza per altre diciotto vite grazie al suo passato negli Sterne e i continui profitti dovuti ai diritti d'autore- fatto sta che ora stava nuovamente per cambiare vita per qualcosa come la settima volta in dieci anni.
La sua capacità di continuare ad andare avanti nonostante il mondo intero continuasse ripetutamente a crollargli addosso era invidiabile, ma non ci voleva un genio a comprendere quanto fosse disperatamente vicino al collasso definitivo.

Ecco, dopo mesi di convivenza, amicizia e sopportazione reciproca, Derek si era fatto praticamente convincere dai ragazzi ad andare con loro. 
Tornare al College. Finire finalmente gli studi. Il primo vero risultato della sua vita dopo il liceo e la patente.
Sapeva perfettamente che Peter e Cora ci avevano messo lo zampino, se lo sentiva fin nel midollo, e le congratulazioni di Jason per la sua ritrovata voglia di studiare erano suonate fin troppo sospette dato che erano arrivate qualcosa come dieci minuti prima che Isaac iniziasse a parlargli della cosa.
Adorava Isaac, era il suo cucciolo di cane, Erica il suo irritante gattaccio e Boyd una sorta di ibrido tra un lupo e un felino che viveva il più delle cose con insofferenza.  Erano assurdi, totalmente fuori di testa, ma erano insieme a Cora - lei era stata ammessa ad un'università altrettanto valida, Yale- i suoi fratellini e difficilmente non sarebbe capitolato di fronte ai loro -ok, magari solo di Isaac- occhi da cucciolo. Tanto più che gli avevano assicurato che nessuno lo avrebbe mai riconosciuto.
Il che faceva male, dannatamente male, ma era ciò che Derek aveva sempre desiderato.

Trovare una casa abbastanza grande nel Campus era stato un vero e proprio delirio, ma Peter aveva ovviato anche a questo, o almeno Derek ne era convinto dato che la confraternita femminile che fino a quel momento aveva avuto sede lì aveva improvvisamente deciso di trasferirsi in blocco senza dare effettive spiegazioni. Il problema era che la casa ora era davvero troppo grande.
Ventitrè stanze totali.
Nemmeno Jason nel pieno dei suoi deliri di onnipotenza aveva mai osato immaginare tanto.
Il primo mese nel Campus passò così in fretta che quasi Derek non se ne accorse.
L’anno scolastico non era ancora cominciato e lui e i ragazzi avevano un gran da fare con il trasloco –sul serio, da quando avevano tutti quei mobili?- per non parlare delle continue montagne di scartoffie da firmare e dei problemi inerenti alla Confraternita.
Già, confraternita, perché pareva che fosse un delitto possedere una casa tanto imponente nel Campus se gli studenti non ne potevano usufruire e allora Derek era stato costretto suo malgrado –Lei non vuole che tutti qui sappiano la sua identità, non è vero?- ad accettare un compromesso.
O affittava un minimo di dodici stanze a studenti scelti dal preside o quella diventava la sede di una Confraternita (che doveva beninteso accogliere un minimo di sei nuovi membri entro l’anno, non importava il sesso) di cui Derek, essendo un Senior e il proprietario della casa, sarebbe stato per quell’ultimo anno di università il leader indiscusso. 
Ringhiando e strepitando Derek aveva optato per la seconda: meno gente tra i piedi e poteva sceglierla lui.
Lo sguardo che aveva mentre informava i ragazzi della terrificante novità era bastato da solo a far sì che esultassero dove lui non potesse vederli.
Dovevano trovare un nome, un simbolo, iniziare a preparare volantini per incuriosire gli altri studenti, pensare il tema delle feste e… ok, magari parlare di certe cose davanti al neo leader non era stata proprio una grande idea, anzi a dirla tutta era stata una vera e propria pessima trovata dato che ora gli toccava fare a meno di lui per quanto riguardava le pulizia della casa e mettere a posto il giardino.
“E meno male che prima qui ci abitava una confraternita femminile!” esclamò all’improvviso Isaac uscendo da un antro oscuro e tossendo polvere tenendo con le punta delle dita guantate quello che aveva tutta l’aria di essere un topo morto.

Derek passava le giornate girovagando per il Campus e annegando ogni volta di più nei ricordi felici che ogni minimo particolare gli riportava alla memoria.
Rivedeva l’albero dove con Jason aveva iniziato a scrivere i primi pezzi tra una risata e un compito, la sede degli AlphaPlus (nella mia idea malata sono l’equivalente del branco di Duke, the Alpha pack NdZ) dove si tenevano le feste più belle, i campi da gioco, la palestra, il pub appena fuori dal Campus… ma soprattutto quella: la biblioteca.
Lì era dove cercava quiete dalla frenesia, un respiro che lo trattenesse dal crollare dall’ansia da esami, risate silenziose sotto lo sguardo severe di cupe megere sempre pronte a zittirti al minimo sussurro, la macchinetta del caffè, migliore amica di tutti gli studenti della CSU… Si lasciava sfuggire un sospiro ogni volta che la vedeva, le porte sprangate e il cartello troneggiante sulla porta ‘Chiuso per restauri’. Umidità: la peggior nemica dei libri insieme alla muffa e il suo luogo prediletto ne era stato totalmente invaso.
Ogni volta faceva correre sguardo sui mattoni del palazzo e sorrideva melanconicamente, perdendosi a contemplare l’annuncio sulla bacheca sommerso da chili e chili di post-it, richieste di coinquilini e altro, in cui si cercava un aiuto bibliotecario.
Aveva strappato tutti i foglietti con il numero di telefono e chiamato. Il posto era suo ed era riuscito, tramite l’intercessione del preside e una cospicua donazione alla CSU, a convertire il compenso in denaro in crediti formativi.
Solo con quell’impiego sarebbe riuscito a laurearsi, ma Derek era tornato soprattutto per le lezioni e perché credeva di poter ritrovare un pezzo della propria anima che sperava non essere morto, ma semplicemente ben nascosto lì.
Suonava ogni giorno ormai e Isaac e gli altri ne erano sempre più affascinati, sembrava un altro con in mano uno strumento, il che lo faceva sorridere dato che la prima cosa che avesse provato a suonare era stato un triangolo per far colpo su Paige.
Il suo era, però,  un sorriso intriso di malinconia e rimpianti e ciò ai ragazzi non piaceva per niente.
I mesi estivi passarono in fretta tra una cosa e l’altra e solo la settimana prima dell’inizio delle lezioni Isaac provò a coinvolgere Derek con i preparativi per la confraternita.
“Triskelion” si limitò a dire “L’emblema deve essere un triskelion e le reclute dovranno attribuirgli un significato e amare la musica” le sue uniche richieste e ai ragazzi era toccato l’arduo compito di trovare un nome e tutto il resto.
Triskelion come quello che Derek aveva tatuato sulla schiena e che rappresentava. “Passato, Presente e Futuro” “Il leader, chi lo segue e chi se ne allontana” (questo equivale a Alpha, Beta e Omega NsZ) “Derek, Isaac e Boyd, gli unici tre uomini che mi hanno amata finora”.
Il più grande annuì davanti a quelle rivelazioni non richieste, reprimendo una lacrima che minacciava di sfuggire al suo controllo. 






 

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Capitolo 3
*** Mieczyslaw Tryggve Ake Genim Yngve Eskild ***




 
Ciao a tutti! 
So di aver pubblicato recentemente, ma sto andando in vacanza per cui volevo fare un bel regalo e per questo ho unito due capitoli insieme e li ho schiaffati qui.
Per qualsiasi cosa scrivetemi, un bacio!

 






Mieczyslaw Tryggve Ake Genim Yngve Eskild  "Stiles" Stilinski


 
Finalmente la biblioteca aveva riaperto.
I corsi sarebbero iniziati due giorni dopo e già la calma irreale che Derek aveva tanto amato quell'estate era scemata dando origine ad un ronzio disturbante e frenetico caratterizzato da studenti sovraeccitati e ciarlieri.

E la biblioteca aveva riaperto, salvandolo da tutto questo. 

Se non fosse stato se stesso avrebbe sorriso, ma era pur sempre Derek Hale e aveva una reputazione da mantenere, nonostante la bibliotecaria lo avesse squadrato da capo a piedi sussurrando qualcosa come "Me lo ricordavo diverso, il signor Hale" e lo avesse ammonito severamente riguardo il far rispettare la regola del silenzio assoluto, memore dei lunghi pomeriggi che il ragazzo aveva passato lì dentro con quel casinista di Jason Annex. Dopodiché gli aveva dato il bentornato alla CSU con un sorriso che lui non avrebbe mai e poi mai immaginato di vedere dipingersi su quel volto.
Era seduto da ore al banco a convertire documenti cartacei in file computerizzati e ogni tanto arrivava qualche matricola per la tessera annuale e solo un tipo con il mento storto (Scottie!!! NdvocinaIgnota) finora lo aveva guardato confuso come a non ricordarsi dove diamine lo avesse già visto.

Ci sono momenti di pura quotidianità che non fanno che alleggerire il peso della vita, fanno scorrere il tempo come se non esistesse davvero, permettendoti di tornare a casa dopo un fugace sospiro durato otto ore, senza mai essere percepiti... il secondo giorno di lavoro di Derek non fu così, per niente.
Un documento posto sulla scrivania, un ragazzo imbarazzato che tentava in tutti i modi di guardare altrove, le guance gonfie costellate di nei. Derek abbassò lo sguardo a scrutare la foto e il nome per prendere i dati per la tessera.
Sgranò gli occhi, incredulo. Non era possibile che qualcuno si chiamasse davvero così! E lui che pensava che la vita gli si fosse accanita contro senza motivazione, quel povero ragazzo cosa avrebbe dovuto dire allora?! Non aveva nemmeno idea di come si pronunciasse. "Senti amico -Derek lo guardò con un sopracciglio inarcato, non erano amici, ma l'altro ignorò la sua protesta silenziosa - mettici solo le iniziali, e poi il cognome, ok?" e Derek lo sapeva, lo sapeva che in realtà non avrebbe dovuto perchè andava contro tutte quelle regole che la vecchia gli aveva ripetuto per ore nuovamente anche quella mattina, ma quel ragazzo, Stilinski, sembrava essere davvero disperato. Come poteva biasimarlo del resto? 
Con un sospiro iniziò a trascrivere i nomi guardando più volte la posizione di ogni singola lettera mentre l'espressione del ragazzo si faceva sempre più abbattuta. Bene, ora aveva tutti i dati sul computer -Nome, indirizzo, numero di telefono, etc..- prese una tessera bianca dallo schedario dietro di sé, vi scrisse velocemente sopra 'Stilinski M.' con la penna apposta e gliela consegnò.
"Il massimo che posso fare..." mugugnò, ma l'altro era al settimo cielo, sembrava quasi sul punto di abbracciarlo "Grazie amico, uhm...- sbirciò poco velatamente il cartellino che il più grande portava appuntato al petto- Derek, grazie, grazie sul serio!" e come una furia uscì dal palazzo scontrando almeno cinque persone e urlando qualche scusa agli insulti sussurrati.
E Derek se lo sentiva, lo sentiva davvero che i guai erano appena cominciati.

La conferma gli arrivò quel pomeriggio stesso quando, durante la pausa pranzo, si ritrovò a girovagare per il Campus e vide Stilinski seduto a parlare al telefono con un pc addosso sotto il suo albero. Rimase interdetto, nessuno andava sotto quell'albero a parte lui e Jason ai suoi tempi, era loro territorio. Ringhiando si diresse lì a passo di carica e con uno sbuffo si sedette ad un paio di metri dall'altro senza nemmeno salutare. Tirò fuori il panino che Erica gli aveva preparato in mattinata, il libro di storia per ripassare e iniziò a sfogliarlo, isolandosi totalmente.
Ci vollero venti minuti prima che la sua concetrazione scemasse all'improvviso, complice lo schiarirsi di gola del suo vicino. Chiuse di scatto il libro e alzò lentamente lo sguardo con cipiglio furioso. Odiava essere importunato "Stilinski..." ringhiò e l'altro parve colpito dal fatto che si ricordasse il suo cognome. "Derek" sorrise "Sei un Senior, giusto?" il sopracciglio destro di Derek era così alto che presto avrebbe abbandonato la testa e continuato a salire per conto suo "Noi non siamo amici" ci tenne a precisare il più grande sbuffando sonoramente ma l'altro non parve farci caso.
"Sei in una confraternita?" e suo malgrado Derek ringhiò un "Sì", ma non fece in tempo a ribattere di voler essere lasciato in pace, che voleva studiare, che l'altro già lo stava annegando con frasi sconnesse, richieste di informazioni, percorsi, nomi di professori, studenti e amici e... Derek si alzò in piedi "Fai finta che ci troviamo in biblioteca e che qui - e si indicò la maglia- ci sia scritto di fare silenzio" Stiles ammutolì per un istante e arretrò di mezzo passo, come convinto che l'altro sarebbe altrimenti passato a minacce meno velate. "In che confraternita sei?" e Derek avrebbe davvero voluto essere stato a sentire Isaac e Erica parlare al telefono con Jason alla ricerca del nome giusto perché così avrebbe potuto dare una risposta a quel seccatore invece di doversi mordere la lingua e subire un ulteriore interrogatorio, ma l'altro parve ignorare anche questo e continuò nel suo sproloquio insensato blaterando su quanto fossero fighi gli AlphaPlus, di come gli sarebbe piaciuto che il suo migliore amico Scott entrasse a far parte di un qualche club sportivo, che avevano entrambi ottenuto una borsa di studio e che, se l'altro voleva fare Veterinaria, lui non aveva ancora deciso se iscriversi a Criminologia, Informatica o altro "Tu che studi?" "Storia" "Bello! Avevo anche io pensato a storia ma ho sempre pensato che sia una di quelle cose che puoi fare solo se sei ricco sfondato o hai l'attittudine da martire per l'insegnamento, scusa, straparlo" e Derek se ne era accorto ormai da quasi un'ora, ma, nonostante il cipiglio incazzato, il panino lasciato a metà e il capitolo da ristudiare gli fece lo stesso segno di continuare. 
Era stranamente piacevole ascoltarlo parlare. Non sapeva se fosse perché nei modi spigliati e invadenti gli ricordasse Jason o se semplicemente il suo non attendere risposte alle domande che poneva lo facesse sentire tranquillo.
Era come stare da soli ad origliare i discorsi senza filo della folla, godendosi l'umanità senza necessariamente averne paura "Devo andare" disse ad un certo punto, e fu quasi certo che il ragazzo gli avesse urlato dietro un "Ci vediamo in giro Derek!"

La  minaccia, perchè Derek era sicuro che di questo si trattasse, venne attuata ampiamente nei giorni successivi, anche se Stiles semplicemente si limitava a salutarlo e 'scambiare' due chiacchiere in biblioteca con lui dato che Erica lo costringeva a mangiare con lei e gli altri per discutere degli ultimi dettagli della confraternita (che Jason avrebbe voluto si chiamasse Delta Iota Epsilon Beta in onore delle iniziali dei quattro "padri fondatori" e che invece Derek aveva con sua somma sorpresa scoperto essere OmegaAlpha), le feste -a cui il leader si rifiutava in tutti i modi di partecipare- i riti di iniziazione -Ma erano seri?-, le prove per essere accettati -Lì c'era sicuramente lo zampino di Peter- eccetera.
C'era poi l'esaltazione generale perché tutti i compagni più simpatici che avevano frequentato il loro liceo, quelli più in con cui avevano misteriosamente legato grazie ad Isaac al loro ultimo anno, avrebbero tutti frequentato la CSU e loro avrebbero fatto carte false perché entrassero a far parte della OmegaAlpha.
Ancora una volta Derek si chiese cosa mai avesse fatto di male per meritare tutto quello. Doveva sicuramente aver ammazzato centinaia di cuccioli per puro sadismo nella sua vita precedente, non c'era altra spiegazione..
Anche se, ed era davvero un SE enorme, prima o poi avrebbe lo stesso dovuto avere a che fare con dei ragazzi che andavano sicuramente d'accordo -leggasi amici- con quelli che nella sua testa chiamava i suoi cuccioli. 
C'erano MacCad e Biles, gli amici della squadra di lacrosse della BHH, c'era Ally la ragazza di MacCad che faceva sospirare Isaac e alzare gli occhi al cielo a Erica, c'era Lydia, brillante e tagliente come pochi e c'era anche Jackson, il suo ragazzo odioso -Derek lo aveva incrociato per caso al supermercato e non poteva fare a meno di approvare l'aggettivo- e il migliore amico di quest'ultimo, Danny. 
Se Isaac e Erica fossero riusciti a convincerli tutti a entrare nella confraternita Derek avrebbe dormito sonni relativamente tranquilli e il rettore Daniels avrebbe smesso finalmente di molestarlo.
Senza contare che gli avevano assicurato che torturare psicologicamente -e anche un po' fisicamente- i nuovi membri fosse la prassi e che, lavorando come bibliotecario, l'anno seguente avrebbe potuto continuare a vivere lì e seguire le vicende della Confraternita come tesoriere, il che, dato che era lui a mettere i soldi, non era esattamente un male.

Ed ecco giungere la giornata delle attività dove tutte le Confraternite propagandavano se stesse promettendo feste meravigliose e persino i club più infimi si tiravano a lucido così da attirare nuovi membri. A quanto gli blaterava Stilinski nelle orecchie ( potevano 'parlare' tranquillamente dato che persino l'arcigna megera -proprio non riusciva a smettere di chiamarla così nella sua testa nonostante avesse scoperto il suo non esserlo davvero così tanto- era andata a dare un'occhiata e in biblioteca rimanevano solo loro due) gli AlphaPlus, capitanati dai due Senior Kalì e Ennis avevano già convinto due gemelli mastodontici vincitori di una borsa di studio sportiva e lui sarebbe andato a dare un'occhiata alla festa data dalla OmegaAlpha "Quale festa?" sgranò gli occhi Derek, un ringhio sordo che fuoriusciva dalla sua gola. Lui non sapeva niente di nessunissima dannata festa. I ragazzi l'avrebbero pagata, e anche cara!
"Non lo trovi strano?" ogni tanto il ragazzo aveva queste uscite e gli chiedeva qualcosa senza esplicitare il contesto costringendo Derek a guardarlo con un sopracciglio alzato in modo interrogativo, come se l'altro lo facesse apposta per ottenere una conferma, come a capire se lo ascoltasse o meno.
"Tre studenti del primo anno insieme ad un Senior di cui nessuno sa nulla che riescono a fondare una confraternita ottenendo tutti i permessi del caso e il benestare del preside in tempo per la giornata delle attività" no, Derek non lo trovava strano, lo trovava assurdo, ma scosse comunque il capo in cenno di dignego per far cambiare discorso all'altro.
"Quanto ti pagano per farti stare qui con questa bella giornata quando potresti conoscere meglio i nuovi membri della tua confraternita?" Derek reclinò il capo verso destra "Tu non sei pagato mi sembra, e sei lo stesso qui" l'altro gonfiò le guance e rimase stranamente in silenzio "Fuori c' è troppo caos, troppa gente..." sussurrò Derek finendo di digitare sul computer un ordine di trasferimento per dei libri antichi al Museo Nazionale di Pack (inventatissimo v.v NdZ) "Finisco alle cinque" disse e l'altro sorrise per poi ricominciare a blaterare su quanto Scott fosse così tanto preso da Allison e gli altri dallo studio e dal frenetico girovagare in giro da dimenticarsi totalmente dell'esistenza del povero Stiles. Derek alzò un sopracciglio a quel soprannome, non era la prima volta che il ragazzo lo utilizzava per riferirsi a se stesso, ma lui si era sempre limitato a chiamarlo Stilinski o Ake, o Genim (gli unici due nomi che fosse in grado di pronunciare) se iniziava a molestarlo troppo -"Stilinski sto lavorando, vai a farti un giro!" o roba simile-
"Hey amico, ecco dove ti eri cacciato!" urlò una voce molesta facendo digrignare i denti a Derek "Scottie, abbassa la voce, siamo in biblioteca" l'altro si guardò in giro con fare confuso, come a constatare di non aver effettivamente disturbato nessuno, cosa che fece incazzare ancora di più il bibliotecario. Non era la prima volta che Scott interrompeva una chiacchierata di Stiles -non loro perché a tutti gli effetti era Stiles l'unico a parlare- ma Derek non era mai riuscito a dare un volto all'ennesima presenza molesta nella sua vita "Isaac è isterico dice che dobbiamo rimanere lì allo stand dell'OmegaAlpha così da far credere agli altri che sia roba figa" e no, l'uomo non era più sicuro che il suo sopracciglio destro si trovasse ancora sulla sua testa "Oh" mugulò Stiles e, prese le sue cose si girò verso il più grande "Scusa amico, devo proprio scappare allora, ci vediamo in giro!" e Derek continuava a ringhiare a mezza voce "Noi non siamo amici" e a temere la frase di congedo dell'altro senza provare mai a fare nulla per evitarlo. 
Solo quando i due si chiusero la porta alle spalle si rese conto di cosa comportassero le affermazioni di Scott. Scott MacCall e Stiles Stilinski non MacPhone, MacCad o altro né Biles o Slinky. E aveva tutto il diritto di sottoporre a prove estreme loro due e i suoi tre 'cuccioli' a cui doveva farla pagare per la festa.
Finalmente quella maledetta Confraternita iniziava a mostrare i suoi lati positivi.


"Oh, fate una festa nella vecchia sede delle Epsilon Lambda Tau, interessante" Derek potè con suo sommo divertimento scorgere il terrore farsi strada negli occhi di Isaac, i peli drizzarsi sulle sue braccia e Erica affievolire il tono di voce e infilarsi una felpa che coprisse la sue grazie fino ad allora in bella mostra per attirare più gente possibile allo stand.
"Derek! Che bello vederti qui" lo salutò festoso Stiles guadagnandosi uno sguardo confuso da parte di Isaac che però preferì mordersi più volte la lingua e non fare domande. Lo aveva detto lui che organizzare una festa senza che il proprietario di casa ne sapesse qualcosa non era una buona idea, ma lo avevano ascoltato? Figurarsi.
Quando Erica e Peter si mettevano in testa qualcosa era impossibile dissuaderli. E poi Jason aveva assunto per loro un Party Planner, cosa dovevano fare lui e Boyd, sbatterlo fuori di casa e tante grazie? Lo sguardo che il nero gli lanciò gli fece intuire che probabilmente sarebbe stato meglio così.
Cora glielo aveva anche detto di stare attento a quei tre...


C'era un casino infernale -E quella la chiamavano musica?!- e la festa non era iniziata nemmeno da un'ora, Derek era arrivato a malapena da dieci minuti e aveva subito individuato Stiles ballare scompostamente in mezzo alla pista insieme a una rossa. Poco più in là Erica e Isaac si prodigavano nell'intrattenere, servire drink e conoscere più gente possibile per invogliarla a fare richiesta per la confraternita. 
Boyd cercava di farsi spazio tra la folla per costringere il DJ a cambiare canzone e Derek gli era più che grato per questo.
No, decisamente tutto quello non faceva per lui, non più. Gli ricordava Jason e gli anni felici dei concerti e dei backstage con grupie starnazzanti ovunque e battute cretine ogni minuto. Nemmeno l'idea di partecipare al torneo di Birra Pong lo attraeva più di tanto.
"Hei amico!" lo salutò Stiles poggiandogli la mano sulla spalla, mano che venne fissata intensamente con un sopracciglio alzato finché il ragazzo non si convinse a toglierla, imbarazzato.
"Sai, le persone di solito rispondono a un saluto con un altro saluto" Derek sbatté un paio di volte gli occhi "No" ringhiò e basta. "Sai, Isaac, il ricciolino che cerca di evitare di rovesciare tutto il vassoio con il cibo mentre fa lo slalom tra i giocatori di basket della GammaFi- e lo indicò, facendo scappare l'ombra di un sorriso al più grande per la scena a dir poco tragicomica, con questi tizi alti più di due metri che un po' si spostavano per farlo passare, un po' si avventavano sulle cibarie rischiando di farlo ribaltare- mi ha detto che sarà il grande capo supremo della OmegaAlpha, che poi che nome stupido è OmegaAlpha? Non ha senso mettere prima la lettera finale e poi quella iniziale, non è mica la pubblicità di un dentifricio girata al contrario, comunque... Isaac mi ha detto che sarà il leader, sconosciuto a tutti i comuni mortali presenti alla festa, a decidere chi farà parte della confraternita e anche se mi ha assicurato di aver già messo una buona parola per me e gli altri, sai, Scottie, Allie, Lyds, Danny e quel borioso di Jackson, ecco.. anche se ce l'ha assicurato e io ci credo, perchè siamo amici, okay? Amici da qualcosa come due anni e anche se è innamorato di Allie non si è mai fatto avanti perché lui e Scottie sono amici e amicizia vuol dire anche questo.. comunque dicevo, anche se Isaac ce lo ha assicurato ho paura di non venire ammesso perché sai, non sono nulla di così eccezionale, 66kg di pelle pallida e ossa fragili non fanno comodo a nessuno in una confraternita e tutti gli altri sono a dir poco eccezionali, le mie capacità andrebbero bene per risolvere un omicidio, ma andiamo! A meno che il grande capo non sia un appassionato giocatore di Cluedo dubito che potrei essere d'aiuto in qualche modo, anche perchè ho la tendenza a parlare troppo, soprattutto quando bevo, e in una confraternita si deve bere, e anche parecchio, e dubito che qualcuno a parte quell'anima pia di Scottie..." "Stiles!" ringhiò Derek, il ragazzo era peggio del solito, si ripromise che se mai lo avesse rivisto con qualcosa di alcolico glielo avrebbe tolto di mano e lanciato sul primo prato -cosa che in effetti fece guadagnandosi dieci minuti buoni di lamentele che vennero interrotte da un suo ringhio- "Sul serio, amico, talvolta ti esprimi come un animale, anzi più di talvolta! Giuro, se fossimo in una di quelle stupide Serie Tv sul soprannaturale tu saresti come minimo un licantropo e ehi! I licantropi sono fighi quanto vuoi, avranno anche dei sentimenti, ma devono sicuramente avere delle carenze per quanto riguarda le loro capacità relazionali o non ringhierebbero così tanto...""Ti piace la musica?" lo interruppe seccamente e Stiles annuì confuso blaterando qualcosa riguardo allo schifo che faceva quella della festa "Se io ti chiedessi di dare un significato a quel simbolo- e indicò il triskelion posto dopo la omega e la alpha sopra la porta- tu cosa diresti?" Stiles strinse gli occhi, pensieroso, più ubriaco di quanto non ammettesse in realtà "I miei genitori- e indicò la spirale più bassa - Scott e i ragazzi- quella all'altezza delle due lettere greche - e l'amore che mi manca, la mia famiglia futura, perchè senza amore questo simbolo non ha senso, non trovi? Tu sei mio amico, Derek?" non glielo aveva ancora chiesto davvero, l'aveva sempre dato per scontato "No- sussurrò il più grande- ma mi piacerebbe diventarlo" e Stiles sorrise come se gli avesse detto la cosa più bella del mondo intero, come se gli avesse regalato l'universo in un palmo di mano e in effetti forse era così perché Derek Hale, lo stesso Derek Hale spezzato e piegato così tante volte dal destino da far domandare come cavolo facesse a reggersi ancora in piedi e non crollare, gli stava dando fiducia e lo stava ammettendo nella sua vita.
"C'è prima l'Omega dell'Alpha perché questo è un nuovo inizio, una vita nuova che si apre di fronte ad un passato da dimenticare e che non deve segnarci più di quanto non abbia già fatto finora... Erica è molto più brava a spiegarlo di quanto lo sia io" Stiles lo guardò con tanto d'occhi "Tu conosci Erica? No, aspetta, queste domande, queste risposte... TU! Sei tu! E stai pure sorridendo! No, non provare nemmeno a nasconderlo Derek, quello sarà anche solo un leggero inarcarsi degli angoli della bocca come dici tu ma era un sorriso! Tu sei il leader degli OmegaAlpha!" 
"Sì, Stiles, sono il capo della confraternita" e sì, stava anche sorridendo, ma questo non lo ammise mai.







 

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Capitolo 4
*** La scelta dei confratelli ***


Rieccomi qui, ovviamente dopo mesi dall'ultimo aggiornamento, ma ormai chi mi conosce sa che è così.
Rispondero alle recensioni quanto prima, come al solito vi prego di segnalarmi ogni errore e orrore (grammaticale o quant'altro).
Alla prossima!

Z.




 

La scelta dei confratelli.
 

Isaac era sospetto. Non che si agirasse per la casa con aria furtiva o si mettesse a fischiettare motivetti dal nulla con fare fintamente innocente o lo evitasse o chissà cos'altro. Semplicemente quando incontrava Derek apriva la bocca come a chiedergli qualcosa per poi scuotere il capo in maniera quasi impercettibile come a darsi dell'idiota.

E questo per Derek era sospetto perché Isaac gli aveva sempre detto tutto senza farsi troppi problemi, a costo di guadagnarsi occhiatacce, scapellotti e ringhi.

"Se è per la festa...-tentò Derek- Non fa niente" il ragazzo spalancò leggermente gli occhi e sorrise colpevole con un'aria tanto da cucciolo che pareva urlare 'la colpa non è mia!' e il più grande questo lo sapeva perfettamente perché avrebbe scommesso una mano sul fatto che fosse stato tutto architettato da Erica e Peter (quest'ultimo a distanza) e che Isaac e Boyd fossero stati delle vittime quasi quanto lui.

"Ci chiedevamo..." tentennò un attimo Isaac e Derek capì che finalmente stava per dirgli cosa lo tormentasse tanto "se per caso ti andasse di vedere con noi le foto della festa. Abbiamo ricevuto un sacco di richieste per la confraternita per cui..." per cui se non ti piacessero i nostri amici e/o volessi qualcun altro o roba simile avresti voce in capitolo prima di finire circondato da persone che odi.

Questo Isaac non lo disse mai, lo lasciò in sospeso tra loro, abbassando gli occhi al pensiero di poter perdere le persone con cui tanto faticosamente era riuscito a legare, ma doveva tutto a Derek. Gli doveva la libertà, lo svegliarsi in preda agli incubi con qualcuno che accorresse al suo fianco per assicurargli che fosse tutto a posto, che non doveva temere più nulla, l'affetto che avrebbe dovuto provare per il padre che lo terrorizzava, la possibilità che aveva avuto di iscriversi all'università e decidere cosa fare del proprio futuro invece di essere obbligato a fare il becchino e molto altro ancora... per cui era disposto a non condividere la confraternita con quell'altra parte importante dei suoi affetti e vederli solo fuori, correndo il serio rischio di perderli strada facendo.

Aveva gli occhi lucidi quando Derek annuì, serio. "Stiles è dentro, glielo ho promesso ieri alla festa e suppongo che anche Scott debba essere incluso automaticamente perché quei due a quanto ho sentito sono come gemelli siamesi e soprattutto perché è stato il primo a sedersi vicino a te in mensa quella volta... non ci resta che vedere gli altri" disse incamminandosi verso la sala video -perché sì, c'era un'intera stanza destinata al vedere film con schermo a parete, proiettore e ben due televisori su carrello con cuffie da poter spostare a piacimento per la casa, Derek era ricco e c'era un sacco di spazio lì dentro, in fondo...-

Finse di non sentire quando Isaac, sollevato, lo ringraziò.




***


 

"Allora" iniziò Erica, mano al telecomando e comodamente stravaccata su Boyd seduto accanto a Derek.

Isaac, ignorando l'altra decina di posti tra divani e poltrone, si era seduto in terra vicino alle gambe di Derek, proprio come un cuciolo di cane con il padrone. Non aveva ancora avuto modo di chiedergli come conoscesse Stiles, ma supponeva che quel momento sarebbe presto arrivato.

La prima immagine fu quella di una ragazza con i capelli biondo ramati che con un tacco dodici arrivava a malapena a essere alta quanto Erica in ballerine "Lydia Martin, da alcuni conosciuta come Lyds" a Derek iniziarono a venire in mente le centinaia di informazioni che Stiles aveva sciorinato su di lei, a partire dalla sua intelligenza superiore alla norma fino ad arrivare al suo cinquanta per cento di malvagità, quaranta nei giorni buoni, la cotta storica di Stiles ora divenuta sua migliore amica, data di nascita 21 Marzo, gruppo sanguigno... no, quello il ragazzo non glielo aveva detto, sarebbe stato strano "Vuole vincere la medaglia Fields e pertanto è iscritta a Matematica, grazie ai suoi voti alti ha ricevuto una borsa di studio nelle migliori università americane, ha scelto questa per i suoi amici e in particolare per - un 'Click' e la foto cambiò mostrando l'immagine di Lydia vicino ad un ragazzo dall'aria sprezzante che Derek aveva già conosciuto in passato- Jackson Whittemore, ex capitano della squadra di nuoto e co-capitano della squadra di lacrosse, , un metro e ottantatré di pura boria, ma incredibilmente dolce con chi gli è caro, borsa di studio sportiva all'università di Stanford è venuto qui spesato dai genitori adottivi, che hanno un conto in banca al cui confronto il tuo è di cento dollari e spicci, per stare accanto al suo migliore amico -la diapositiva cambiò di nuovo, mostrando l'immagine di due ragazzi che si baciavano- Danny Mahealani, quello a sinistra, faceva parte anche lui della squadra di lacrosse e... non lo conosciamo abbastanza da sapere molto altro, ma è simpatico e davvero dolce" sorrise Erica e gli altri annuirono "E poi riesce a rispondere crudelmente a Jackson senza battere ciglio, il che è un punto a favore" rise Isaac. Derek sapeva però che Danny era un hacker fenomenale e un grandissimo esperto di elettronica, Stiles gli aveva raccontato uno o due aneddoti divertenti a riguardo e si era fatto sfuggire qualcosa circa un arresto "Non ti dà problemi il fatto che sia gay, vero?" Derek scosse il capo. Avendo avuto a che fare con la dubbia sessualità di Jason ogni giorno per anni a chiunque sarebbe passata anche la più piccola traccia di omofobia.

Fece segno di continuare, per ora gli sembravano tipi interessanti, avrebbero dovuto fare prima una cosa del genere per fargli conoscere i loro amici pensò sorridendo, sorriso che si congelò nello stesso istante in cui vide una bella ragazza bruna fissarlo felice dallo schermo. Deglutì sonoramente. "Allie!" esclamò Isaac, gioioso.

Derek lo guardò preoccupato "Allison Argent..." sussurrò in preda a centinaia di migliaia di pensieri cupi che si sovraffollavano nella sua mente "La conosci?" chiese Boyd, sinceramente stupito dall'improvviso irrigidirsi delle spalle del più grande.

Derek deglutì di nuovo, l'aveva conosciuta ragazzina a quattordici anni mentre si preparava per una gara nazionale di tiro con l'arco e l'aveva vista l'ultima volta quasi due anni dopo al funerale di Kate.

"Kate era una Argent" gli uscì in un sospiro, Isaac si voltò di scatto, Erica spalancò gli occhi, Boyd trattenne il respiro "… era sua zia".

Calò il silenzio.

C'era solo buio in quella stanza ora, un buio che gli stringeva il petto in una morsa perché l'unica fonte di luce veniva dall'immagine di quella ragazza con le fossette e gli occhi della donna che aveva amato e che aveva distrutto entrambi.

La voce di Stiles nella sua mente ripeté "Allie ha un anno più di noi, ha dovuto ripetere il primo anno delle superiori a causa dei continui spostamenti di suo padre per lavoro. Per lei e Scott è stato amore a prima vista, è subito diventata la migliore amica di Lyds ed è solo merito suo se io e Scottie non siamo più da soli contro il mondo. Ad un certo punto tutti i ragazzi più in della scuola si sono seduti al nostro tavolo solo perché lei voleva mangiare con Scott e Lydia non aveva intenzione di lasciare la sua amica da sola con due nerd o qualcosa di simile, dovresti vederli insieme non hanno occhi che l'uno per l'altra..." poi aveva sospirato come a dire che anche lui voleva una storia da favola come quella e aveva iniziato a farfugliare sull'aver annesso a sua volta con Scott degli altri amici alla compagnia facendo la stessa cosa, sedendosi al loro stesso tavolo.

E quell'insistente brusio nella sua testa, che gli faceva comprendere di aver raccolto e catalogato con minuzia ogni singola informazione uscita dalle labbra del più grande molestatore di bibliotecari di tutti i tempi, lo riportò improvvisamente alla realtà.

Vide gli sguardi dei suoi cuccioli puntati su di lui con apprensione, Isaac che si mordeva il labbro e la mano di Erica tremare leggermente, indecisa sul cambiare immagine o meno.

Con uno scatto le prese il telecomando e cambiò. Gli si parò davanti la figura ubriaca di Stiles che parlava con lui e questo lo calmò. Girò di nuovo ed ecco che Scott spuntava da dietro un giocatore di basket enorme, carnagione scura e mento leggermente storto.

Un altro 'click' mentre Isaac tratteneva il respiro ed ecco spuntare un ragazzo dall'inquietante sguardo di ghiaccio con una macchina fotografica in mano "Matt Daehler, anche lui veniva alla BHH e..." Derek cambiò di nuovo, quel tipo non gli piaceva, c'era qualcosa di malato nel suo sguardo, qualcosa che avrebbe dovuto un tempo essere in grado di riconoscere in quello di Kate.

Seguirono un'altra decine di foto di ragazzi e ragazze più o meno interessanti sotto diversi aspetti, ma nessuno aveva quel "di più" che interessava a Derek. Lui cercava il tormento e la dannazione, voleva qualcuno per cui OmegaAlpha potesse davvero avere un senso.

"Avete fatto le domande?" domandò freddamente infine, i tre annuirono e Erica fece per prendere un plico di fogli da cui leggere, Boyd però fu abbastanza rapido da fermarla. Aveva il dono di capire quando era meglio lasciar perdere qualcosa con Derek con un solo sguardo.

Derek si alzò in piedi "I vostri amici vanno bene..." sospirò e Isaac comprese che stava per aggiungere qualcosa riguardo la ragazza che gli piaceva "Vorrei parlare con Allison però. Se, e solo se, dopo avermi rivisto cambierà idea sull'entrare nella Confraternita ci preoccuperemo di trovare il membro mancante" detto questo lasciò la stanza.

I ragazzi lo sentirono parlare al telefono con Jason con voce spenta per tutta la notte. Degli sporadici accordi di basso accompagnarono Derek nel suo dolore.


 

***
 


 

"Perché vuoi parlare con Allison e basta? Cioè capisco tutto, capisco che tu mi abbia assicurato un posto dopo avermi fatto strane domande, capisco che tu per tutto questo tempo non mi abbia detto la verità - seguì un'occhiataccia di Derek- e capisco anche che il mio essere leggermente indignato per il tuo non avermi detto di essere il misterioso leader degli OmegaAlpha sia semplicmente dovuto al fatto che abbiamo parlato -altra occhiatacchia- okay, che ti ho parlato per quasi tre settimane e tu avresti anche potuto trovare il coraggio in tutto questo tempo di dirmi qualcosa come 'ehi amico, anche io vengo da Beacon Hill, potremmo anche aver frequentato le elementari negli stessi anni' " questo Derek lo trovava altamente improbabile dato che lui avrebbe fatto ventisei anni a Novembre (e questo era anche il principale motivo per cui nessuno si poteva ricordare di lui eccetto gli insegnanti alla CSU) e Stiles ne aveva se va bene diciannove, ma come al solito si limitò a guardarlo senza commentare.

"Comunque sto divagando... perché vuoi parlare solo con Allison? Perché non con Lydia o Danny per fare degli esempi, è l'unica che ti piaccia del gruppo? O forse, il che potrebbe essere peggio, è l'unica che non ti piace e vuoi capire se la cotta di Isaac sia motivata o semplicemente dirglielo da parte con garbo invece di farci arrivare tutti il giorno dell'iniziazione e farci vedere che lei non c'è?" Derek lo guardò con un sopracciglio alzato "Ho avuto dei problemi con gli Argent in passato, voglio solo chiederle se le va bene lo stesso entrare negli OmegaAlpha" e non sapeva davvero perché si stesse giustificando con lui invece di ricopiare quei documenti al pc e ignorarlo come suo solito.

Stiles si zittì per qualche istante, come scioccato dal fatto che l'altro non gli avesse semplicemente ringhiato addosso che non erano affari suoi e gli avesse invece -miracolo dei miracoli- risposto in maniera civile "Comunque non sono affari tuoi" ecco appunto.

"Sai, i ragazzi mi hanno fatto un interrogatorio su come mai ti conoscessi, Scott ha detto che sono una specie di stalker e ti molesto in continuazione, che devi essere una sottospecie di martire per sopportarmi così tanto senza essere il mio migliore amico o roba del genere, credo ti adori per questo. Quando ho detto loro che sei il bibliotecario Isaac, Erica e Boyd hanno fatto come la faccia di chi ha capito tutto, cioé, gli hai raccontato di me tu che hai la stessa parlantina di un muro? Lydia e Scott si sono guardati come rassegnati -masticò tra i denti un insulto condito con tanto di 'begli amici che mi ritrovo'- e Danny ha detto qualcosa sul fatto che non ci credeva che quel figo pazzesco del bibliotecario fosse il leader della confraternita- Derek decise in quell'esatto istante che avrebbe fatto installare un bagno nella sua camera per evitare di essere spiato sotto la doccia- a proposito, quanti cavolo di anni hai?"

Derek lo guardò con un sopracciglio alzato, un ringhio che gli si formava in gola "Non. Sono. Affari. Tuoi." scandì storcendo il naso "Sì che lo sono, faremo parte della stessa confraternita, sarebbe strano non saperlo! Scommetto che Isaac e gli altri lo sanno e sanno anche che giorno è il tuo compleanno" e sì, lo sapevano perché l'anno precedente lo avevano festeggiato insieme. Tutta colpa di Jason, Cora e Peter, ne era certo.

Era sempre colpa loro.

"Il 7 Novembre" (trovato a caso sul web, manco so se abbia sensoNdZ) e poi, giusto perché lo sapeva che l'avrebbe scoperto lo stesso perché era più che certo che ci sarebbe stata un'altra festa "Farò ventisei anni". Stiles strabuzzò gli occhi, sapeva che era più grande di loro ma non credeva lo fosse così tanto.

Vide una luce spegnersi negli occhi di Derek e decise che era decisamente meglio cambiare discorso. Non erano davvero affari suoi dopotutto.


 

***
 

 

Allison sulle prime non lo aveva davvero riconosciuto. Era più muscoloso, portava una leggera barba incolta, aveva tagliato i capelli e l'abbronzatura aveva lasciato spazio ad un colorito pallido. In più il suo aspetto aveva qualcosa di davvero diverso, non lo sapeva spiegare nemmeno lei in che modo, ma era... più sano. Si rendeva conto di tutto ciò che sua zia Kate aveva fatto, di come lo avesse distrutto, ma non poteva non pensare a lui come a un colpevole. Non era stato abbastanza forte da salvarla. Tutti loro, lei, i suoi genitori (Victoria è viva in questa storia. Già è abbastanza deprimente senza aggiungere anche questo drammaNdZ), il nonno morto di cancro da poco... tutti loro non lo erano stati.

Per questo non aveva detto frasi come 'Ti perdono' o 'Posso sopportarlo' e si era limitata a cercare di non piangere davanti a tutta la serie di ricordi traumatici che la vista di quell'uomo e il suo "Allison guardami, sono Derek Hale", avevano scatenato in lei.

Non era pazza né stupida, però, e sua zia poteva anche essere morta per colpa di chi aveva davanti, ma Derek aveva perso molto di più a causa di Kate.

Non c'erano stati abbracci o riconciliazioni "OmegaAlpha" aveva semplicemente detto Allison "Un nuovo inizio dopo una tragica fine. Io sono pronta ad andare avanti" e Derek aveva sorriso tristemente, cercando di soffocare il passato che gli urlava nelle orecchie e picchiava con forza nel petto per uscire "Capisco perché tu abbia voluto vedermi Deich" (Deich = Derek Hale = la pronuncia insieme di D e H, le due iniziali, nome con cui è conosciuto al pubblico degli SterneNdZ) un tempo di fianco al soprannome che Derek usava quando ancora suonava negli Sterne c'era stato uno 'zio'.

Lui le aveva rivolto un sorriso stanco e intriso di tutte quelle cose che non aveva mai avuto il coraggio di urlare al mondo che le aveva fatto venire voglia di abbracciarlo come un tempo "È Derek adesso, solo Derek". Hale e Deich erano morti entrambi molto tempo prima.

Si erano salutati con una stretta di mano e un "Ci vediamo quando Isaac, Erica e Boyd avranno capito come rapire sei persone "


 


 

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Capitolo 5
*** Il regno del chaos ***


Note dell'autrice:
Coff... mi sono scordata di pubblicare, che deficiente (e sì che è quasi passato un anno, ma non è che bazzico più molto efp ormai).
Millemila grazie ai recensori, a chi ha letto e a chi leggerà.



Negli episodi precedenti:

Derek Hale è il cofondatore (insieme al suo migliore amico dei tempi del college Jason Annex) di un noto gruppo musicale, gli Sterne.
Dopo una serie di sfortunate vicende, tra cui la morte di sua sorella Laurea in un incidente stradale, il suicidio di Kate Argent e l'essere stato usato dall'arrampicatrisce Jennifer Blake, Deich (nome con cui Derek era conosciuto al pubblico), lascia la band, smettendo così di essere il bassista e l'autore dei testi delle canzoni.
Nel suo tentativo di dimenticare Derek fa ritorno nella sua cittadina natale, Beacon Hills, dove accoglie nella sua casa Isaac, Erica e anche quello che diventerà il fidanzato di quest'ultima, Boyd.
Avendo una notevole ricchezza, decide di pagare la retta per il college ai tre ragazzi, che lo convinceranno a iscriversi a sua volta, così da terminare l'ultimo anno e ottenere la laurea.
A causa di un ricatto del preside Derek si vede costretto ad assumere il ruolo di leader in una confraternita di sua creazione e a farvi entrare un numero minimo di sei nuovi membri (tutti ex compagni di liceo dei suoi tre cuccioli). Tra questi vi sono: Stiles, che Derek aveva già conosciuto in precedenza a causa del suo lavoro part time come bibliotecario del Campus e Allison, che Derek ha voluto incontrare a causa dei suoi precedenti trascorsi con la famiglia Argent.

Qua di seguito riporto il finale del capitolo precedente:

Non c'erano stati abbracci o riconciliazioni "OmegaAlpha" aveva semplicemente detto Allison "Un nuovo inizio dopo una tragica fine. Io sono pronta ad andare avanti" e Derek aveva sorriso tristemente, cercando di soffocare il passato che gli urlava nelle orecchie e picchiava con forza nel petto per uscire "Capisco perché tu abbia voluto vedermi Deich" (Deich = Derek Hale = la pronuncia insieme di D e H, le due iniziali, nome con cui è conosciuto al pubblico degli SterneNdZ) un tempo di fianco al soprannome che Derek usava quando ancora suonava negli Sterne c'era stato uno 'zio'. 
Lui le aveva rivolto un sorriso stanco e intriso di tutte quelle cose che non aveva mai avuto il coraggio di urlare al mondo che le aveva fatto venire voglia di abbracciarlo come un tempo "È Derek adesso, solo Derek". Hale e Deich erano morti entrambi molto tempo prima. 
S
i erano salutati con una stretta di mano e un "Ci vediamo quando Isaac, Erica e Boyd avranno capito come rapire sei persone "


BUONA LETTURA, Zenior.
 



Il regno del chaos


 


 

Evidentemente dovevano essere riusciti a capirlo perché Derek era stato portato con una scusa nello scantinato dove lo aspettavano sei ragazzi incappucciati, illuminati dalla luce di centinaia e centinaia di candele.

"Stiles, Scott, Lydia, Allison, Danny, Jackson" disse Isaac levando il cappuccio della persona quando ne ripeteva il nome.

"Mi chiamo Derek e sono il leader degli OmegaAlpha" iniziò Derek, guardandosi in giro con aria circospetta e chiedendosi come cavolo avessero fatto i ragazzi a portare in casa tutte quelle candele senza che lui se ne accorgesse.

"Questo è per tutti noi un nuovo inizio, insieme" continuò mentre Stiles gonfiava le guance per i ripetuti tentativi di Scott di zittirlo con delle gomitate ad ogni parola del nuovo capo.

"Nella settimana che abbiamo fatto passare dalla festa a oggi sono state insonorizzate quelle che saranno le vostre stanze" e, non si sa bene come, ma Derek era riuscito ad abbattere una parete, spostare tutti i suoi strumenti musicali e farsi costruire un bagno funzionante nella nuova mega camera. "Il preside vuole che vi trasferiate qui il prima possibile" ma i ragazzi questo lo sapevano già e avevano le loro cose pronte da giorni. Qualcuno -Stiles- avendo la certezza di essere stato preso ne aveva già approfittato per sistemarsi e se non viveva lì già da due giorni era solo perché Derek gli aveva caldamente intimato di non farlo.

In pratica lo aveva minacciato di aprirgli in due la gola. Con i denti.

"Ognuno avrà a disposizione una copia delle chiavi di casa e della sua stanza, io ho un passpartout- e lo mostrò- ognuno pulirà la propria stanza. Per gli spazi comuni e i pasti saranno stabiliti dei turni, detto questo io sono il proprietario, quello che mette i soldi, l'unico Senior e il leader per cui..." quando gli altri capirono dove volesse arrivare con quelle parole Isaac aveva già messo una mano sulla bocca di Stiles per evitare che insultasse troppo coloritamente il neoleader. Jackson non ebbe stranamente nulla da ridire, ma forse questo era dovuto al suo guardare al futuro quando dall'anno seguente non avrebbe mosso più un dito e avrebbero fatto tutto le altre matricole.

"Passando ora alla parte divertente..." e a nessuno piacque il sorriso sadico che gli si dipinse in volto "Sono l'unico che trova inquietanti i riflessi delle candele negli occhi di Derek in questo momento?" pigolò Stiles e no, non era il solo, gli altri erano semplicemente paralizzati dagli occhi improvvisamente quasi del tutto giallo-rossi del leader per fiatare "Io sono l'unico membro anziano qui dentro ed era a mia discrezione scegliere i nuovi membri della confraternita per cui ognuno di voi, e questo incude anche voi tre- disse indicando Erica, Isaac e Boyd- sarà sottoposto a prove di iniziazione" Isaac deglutì, Erica arretrò di un passo miagolando un "Ma Derek..." che però cadde nel vuoto e Boyd... annuì, se lo aspettava lui, era la punizione per la festa.

"Vi do cinque minuti per decidere se siete dentro o no" ma l'espressione seria di ognuno dei presenti gli fece intuire che lo erano, perché erano amici e lui sì, era uno sconosciuto spaventoso, ma pur sempre lo sconosciuto spaventoso che aveva salvato Isaac da suo padre, Erica da se stessa e Boyd dalla più totale emarginazione e che sopportava ogni giorno le chiacchiere di Stiles da settimane senza averlo ancora pestato, per cui non doveva essere troppo male.

In seguito Erica tirò fuori dal nulla un calice dorato e del vino rosso da cui tutti bevvero dopo di Derek sotto lo sguardo divertito e scettico di quest'ultimo.

Quando Stiles finita la 'cerimonia' tentò di avvicinarsi alla bottiglia e lui gliela rubò da davanti, il ragazzo cercò di placarlo e la cosa degenerò in una sottospecie di rugby con una bottiglia a malapena chiusa da un tappo di fortuna che veniva sballottata da tutte le parti e che presto si espanse a tutta la superficie della casa e terminò solamente quando Erica nel tentativo di passare la bottiglia a Danny la fece schiantare contro il muro della cucina.

Derek ringraziò parecchi santi di aver avuto l'idea di farlo ricoprire di piastrelle.

Riuscì persino a tirare uno scapellotto a Stiles quando quest'ultimo, smesso di ridere, propose di farlo anche alla cerimonia dell'anno seguente.


 

Quei ragazzi non erano poi così male.


 


 


 


 


 


 


 


 

Stiles era arrivato alle otto del mattino dopo portando con sè l'ultimo scatolone. Era rimasto straordinariamente senza parole quando, passando davanti alla porta aperta della camera di Derek, aveva sentito una melodia malinconica scaturire dalle dita incerte e pensierose del più grande. Quando Derek aveva sollevato lo sguardo su di lui, il ragazzo aveva alzato la mano in un colpevole cenno di saluto rischiando di far cadere le sue cose, poi aveva continuato il suo percorso, imbarazzato.

Aveva poi finto che non gli importasse quando aveva sentito la porta chiudersi con violenza al suo fianco.

Sul frigo della cucina già troneggiava quello che Isaac aveva definito 'il primo proclama imperiale di Derek', ovvero la divisione dei bagni.

C'erano in tutto cinque bagni nella casa, il primo, quello che Derek si era fatto costruire in camera a tempo record era a suo uso e consumo personale, il secondo, al piano terra era comune a tutti per le emergenze e messo a disposizione per le feste in quanto non vi era nulla di pericoloso, la cassetta del pronto soccorso si apriva con il codice numerico '7248', gli asciugamani erano di carta, li spigoli erano stati fatti smussare e la vasca disponeva di più di un pratico sistema antiscivolo da vecchi.

Il terzo bagno era al secondo piano e finora lo aveva usato Boyd che, conoscendo l'igiene e l'ordine degli amici aveva scelto di condividerlo con Jackson e Danny, ottenendo misteriosamente il benestare di Derek. L'altro bagno al secondo piano, chiuso con una porta che Erica aveva voluto fosse blindata era quello delle ragazze. Lo studio di un'estetista impallildiva al confronto. Quattro specchi tutti circondati da lampadine di cui uno total body con davanti una poltroncina da parrucchiere spostabile, tre lavandini, due bidoni, armadio per gli asciugamani, armadio per i prodotti e per la cura del corpo, tre mensole per le diverse esigenze di ognuna, spazio 'bisogni fisiologici' separato dal resto con una tendina floreale, dispensatore di essenze, finestra con vista parco e due vista piazza con vetro smerigliato (? quello che fa vedere fuori senza che gli altri possano vedere dentroNdZ) apribili solo dall'interno, impianto stereo e porta comunicante con un'immensa cabina armadio. Tutto questo ricavato da quelle che in precedenza erano state tre stanze, Isaac e Boyd avevano guardato indignati la ragazza quando Derek a inizio estate aveva approvato il suo progetto..

L'ultimo bagno era al terzo piano dove c'erano le stanze di Derek, Stiles e Scott, la palestra e la biblioteca-studio. La stanza di Isaac era al piano ancora di sopra e occupava quasi metà della mansarda, l'altra metà era divisa in due, una stanza con un divano letto e una branda per Peter e Jason o altri ospiti occasionali e la soffitta vera e propria, ovvero una sorta di ripostiglio dove erano già riusciti ad infilare cianfrusaglie di ogni tipo e dove stazionava la branda di Cora. Nelle due volte che in quei tre mesi era andata a far loro visita non avevano mai avuto bisogno di tirarla giù, la prima volta perché Erica le aveva offerto la sua stanza e aveva dormito con Boyd e la seconda perché nel frattempo le varie ristrutturazioni erano state ultimate e la ragazza non aveva avuto che l'imbarazzo della scelta in quanto a camere, ma ora che tutte le stanze erano state occupate e che non si poteva mai sapere il letto rimaneva lì, piegato nell'angolo immediatamente a destra della porta, in attesa che qualcuno lo utilizzasse.

"Amico, questo posto è un sogno" aveva detto Stiles la prima volta che era entrato lì dentro con il primo scatolone tra le mani. Derek si era limitato ad annuire e a fargli fare un veloce giro della casa che sarebbe stato silenzioso se solo Stiles non avesse straparlato per tutto il tempo, eccetto un momentaneo mutismo dovuto alla vista della sala video al piano terra, tra la cucina e la camera di Boyd.

A causa della 'Divisione dei bagni' Derek gli aveva permesso di scegliere solo tra le due camere libere al terzo piano e con suo sommo stupore Stiles aveva preso quella dall'altra parte del piano rispetto a quella di Derek e non aveva iniziato ad arredarla con miniature di warhammer e poster degli eroi Marvel, ma aveva portato i suoi vestiti, i videogames, i libri e il pc portatile. Sembrava la stanza di una matricola più che normale, Derek ne era quasi commosso. D'altro canto ogni volta che apriva anche solo per errore la porta della camera di Isaac gli sembrava di assistere alla più realistica realizzazione di una miniatura del caos primordiale.


 

"Dobbiamo fare la spesa" sentì dire ad Erica, Boyd annuì con convinzione alzando gli occhi al cielo quando Isaac gli chiese come mai dato che erano andati a farla ieri "Perché oggi iniziamo la convivenza!" urlò Stiles esaltato come non mai facendo sbuffare Derek "Non vedo quale sia il problema, conoscete le allergie e tutto..." si limitò a dire il leader sfogliando distrattamente il giornale di quella mattina.

Era sabato e tutti avevano deciso all'unanimità che quel weekend era l'occasione perfetta per invadere la sede degli OmegaAlpha"Il problema è che come minimo ci vorranno duecento dollari, e dove li tiriamo fuori?" iniziò a blaterare Stiles senza accorgersi dell'espressione interrogativa che si scambiarono gli altri tre ragazzi alle sue parole. Derek d'altra parte si limitò a tirare fuori il portafogli e, senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla lettura, tirò fuori tre banconote da cento dollari e le mise sul tavolo.

Stiles le fissò come ammutolito per un istante per poi iniziare a balbettare qualcosa di non ben definito "Il vero problema, Derek, è che l'unica macchina abbastanza grande per una spesa simile è quella di Stiles, solo che la sola idea di salire su quell'ammasso di ferraglia amb.." "Ehi, ehi, un po' di rispetto per la mia bambina" la interruppe piccato il proprietario dell'ammasso di ferraglia in questione "Derek sollevò leggermente gli occhi verdi puntandoli sulla ragazza con fare annoiato "Ci servirebbe il suv" pigolò lei.

Derek sbuffò leggermente poi si alzò in piedi e fece finta di non vedere Isaac che gli riempiva un'altra tazza di caffé nero con fare servile, andò nell'ingresso seguito dai quattro ficcanaso e prese un pacchetto messo in un'intercapedine del muro dietro un quadro di poco conto e lo lanciò a Boyd.

"Derek..." la voce del ragazzo tradì il suo stupore quando aprì il pacchetto "Non hai avuto richieste particolari per quanto riguarda la tua stanza per cui..." e Stiles si rese davvero conto di quanto buono e ricco fosse in realtà il bibliotecario nonostante l'aria burbera e i continui ringhi.

"Non fate domande. Mai." aveva intimato ai nuovi membri della confraternita Isaac qualche giorno prima riferendosi a Derek, ma Stiles non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi ancora a lungo.

Derek era un mistero e lui era abituato a risolvere i casi con suo padre -O meglio, obbligare suo padre ad accettare il suo insistente quanto valido aiuto nella risoluzione dei casi-.

Nel fissare Derek di sottecchi mentre tornava al suo giornale e ringraziava Isaac con un grugnito per il caffé, fingendo di non notare il suo sorriso raggiante da cucciolo felice, Stiles Stilinski si mise in testa di venire totalmente a capo di quel rompicapo che era il leader della confraternita.

Derek fece l'immane errore di scambiare il gelido brivido che gli percorse la schiena in quel momento per un colpo di freddo dovuto alla finestra aperta dietro di lui.


 

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Capitolo 6
*** La porta ***





 

Note:
Non abituatevi agli aggiornamenti con scadenza regolare, non sono il tipo purtroppo, anche perché stanno per ricominciare le lezioni in Univertistà.
Un bacio a chi ha commentato. 
Buona lettura.

 







La porta


 


 

"Posso entrare in camera tua?" "No"

Quella era una delle poche intrusioni che non era disposto a tollerare da parte di Stiles. Per Derek la sua camera era il suo santuario, la sua isola lontana dal regno del chaos che comandava il mondo e la stessa casa. Erano in dieci persone a convivere ora, non più quattro, Dopo soli due giorni il padrone di casa era stato tentato di sbatterli fuori tutti, ma le parole del preside Daniels non smettevano di tormentarlo un istante.

Voleva che tutto il mondo si dimenticasse di lui, tirare fuori un nuovo gossip sarebbe stato tutto fuorché producente, anche perché rimanere lontano dai riflettori era uno dei pochi modi di dimenticare.

Gli bastava riuscire a non pensarci anche un attimo soltanto mentre soffocava nelle chiacchiere di Stiles, nei pettegolezzi del campus, nel suo ripetergli le lezioni per prepararsi agli esami, nel suo commentare qualsiasi cosa e lamentarsi di tutto e nel suo avere il pieno controllo della situazione in casa... ecco, questa era una delle cose per cui si ritrovava ad ammirare seriamente Stiles: in qualsiasi momento della giornata sapeva esattamente dove fossero e cosa facessero gli altri. Derek non ne comprendeva il reale motivo, perché mai tutti dicessero al ragazzo i loro programmi della giornata o come mai lui li appuntasse in un qualche angolino della mente, sempre pronto a tirare fuori quelle informazioni preziose al momento opportuno. Forse era dovuto al suo modo ossessivo-compulsivo di vivere da perfetto stalker/assillatore ed era solo un modo degli altri di liberarsene senza dover subire troppi discorsi, o forse era semplicemente una sorta di agenda umana bisognosa di cui non si capiva bene l'entità.

Spesso Derek optava per la seconda opzione.

Un'altra cosa di cui non riusciva a capacitarsi era il suo stargli appresso "Non hai delle altre persone da molestare oltre a me?" ogni tanto glielo chiedeva, ma l'altro faceva spallucce e continuava a blaterare cose insulse riguardo il colore delle foglie degli alberi o chissà che manifestazione sportiva universitaria. Forse, si ritrovava suo malgrado a pensare Derek ogni tanto, il ragazzo si sentiva lasciato in disparte dagli altri e, essendo lui quello nuovo del gruppo, cercava di rifarsi. Altre volte le ipotesi vertevano più su una sensibilità che raramente riusciva a scorgere negli occhi del più giovane, ma subito scrollava il capo cercando di cacciare qualsiasi associazione di pensieri.

Stiles era così, era un po' l'anima della casa, il televisore che accendi per sentirti meno solo, l'amico fedele sempre pronto a dispensare cosigli, frecciatine o insulti a chiunque osi toccare la sua preziosa cerchia, ovvero la Confraternita.


 


 


 


 

"Posso entrare in camera tua?" "No!". La porta sbatteva in faccia a Stiles ogni volta che tentava di accedere all'antro segreto di Derek. Andava bene qualsiasi cosa, abbracciarlo, stuzzicarlo, blaterare a vanvera, sproloquiare, molestarlo nei luoghi più assurdi, ma la stanza era off-limits..


 

Derek aveva conosciuto lo sceriffo una volta, quando i suoi genitori erano morti. Non se ne sarebbe mai ricordato se solo Stiles dopo una telefonata interminabile con suo padre non gli avesse mostrato una sua foto. Quella volta Noah Stilinski era stato gentile, fin troppo. Gli occhi azzurri spiccavano straordinariamente sul viso reso rosso dall'emozione. Derek aveva odiato la compassione sul suo volto, ma non il volto in sé. Aveva odiato i "Mi dispiace" di chiunque, tranne che il suo. Era l'unico che aveva sentito essere sincero, che portasse dentro un dolore tanto simile al suo in quel momento da poter essere accettato. Stiles gli aveva detto che più o meno in quel periodo la madre aveva scoperto di avere un cancro inoperabile.

"È morta due anni dopo, serenamente. Mio padre si è messo a bere.." erano sotto l'albero che un tempo Derek aveva diviso con Jason e che ora apparteneva a Stiles quando la rivelazione arrivò, inaspettata. Solo raramente Stiles si esponeva in quel modo e la cosa lo aveva turbato . "Ho una sorella e uno zio" aveva sussurrato flebilmente in risposta lui e Stiles lo aveva guardato con i suoi grandi occhi castani pieni di sincerità e intrisi di un dolore intramontabile "Tutti gli altri sono morti". Stiles aveva guardato Derek con gli stessi occhi di sempre a differenza di tutte le persone a cui l'aveva detto in precedenza, non lo aveva compatito, non aveva chiesto come, né aveva tentato un confronto tra le loro sofferenze, lo aveva guardato e basta ed era stato in silenzio finché entrambi non avevano finito di mangiare.

"Sai Derek?" aveva sussurrato solo allora, accennando un sorriso triste "Trovo bello che tu ti stia aprendo con me".


 

"Eddai! Che ti costa?! Solo un'occhiatina veloce, lo giuro, non dirò a nessuno quello che c'è lì dentro. Quel tizio lo hai fatto entrare!" e per la prima volta, davanti agli occhi speranzosi e sinceri di quel ragazzo Derek fu tentato di cedere. Quel tizio altri non era che Jason che gli aveva fatto una sorpresa per il compleanno e se ne era andato solo il giorno prima. Era stato fin troppo facile spacciarlo per un semplice amico, 'Jess', dato che senza i chili di trucco e le parrucche che si metteva ogni volta prima di un concerto Jason era praticamente irriconoscibile. Derek lo trovò fin troppo magro, ma stranamente felice. Pensò che ci dovesse essere qualcuno a renderlo felice, ma che non fosse ancora pronto a parlarne, così non domandò.

"È il tuo ragazzo?" aveva chiesto Stiles. Derek lo aveva ghiacciato con lo sguardo e l'altro aveva fatto spallucce " È un tipo ambiguo e poi te non fai mai commenti su nessuna o nessuno. Non ti dico che dovresti formare una task force per spiare le ragazze sotto la doccia o roba perversa tipo questa, ma almeno un 'sì, questa è carina, ha un bel culo' o roba così ogni tanto... non è che sei asessuato?" "Stiles!" aveva ringhiato il più grande. Poi gli aveva chiuso la porta in faccia. Per l'ennesima volta.


 


 

Solo dopo la visita di Jason, Derek si rese conto di non aver quasi mai calcolato nemmeno di striscio i nuovi membri della confraternita. Allison non aveva voluto spiegare a nessuno il motivo per il quale Derek le avesse voluto parlare, nemmeno a Scott, e, per quanto Derek non le potesse che essere grato per questo, non riusciva a fare a meno di pensare che per causa sua il perfetto equilibrio tra i ragazzi fosse destinato a minarsi. Quando loro due si incrociavano in una stanza scendeva il gelo e vi rimaneva fino a quando Stiles o Isaac non riuscivano a distrarre gli altri abilmente. Derek doveva essere grato anche a Stiles per non aver insistito sull'argomento, ma non riusciva a sopportare le sue continue richieste di venire invitato in camera sua.

Nel frattempo Isaac e Erica sembravano i più turbati dalla nuova situazione e ogni tanto Derek li scopriva a guardarlo con occhi strani, lucidi, vacui, pensierosi, senza riuscire a comprenderne la ragione. Sembrava quasi che fossero spaventati da qualcosa che lo riguardava. "Hai smesso di suonare davanti a noi" gli disse una sera Boyd fermandolo prima che entrasse nell'abitazione e Derek comprese, finalmente.

Credevano li stesse tagliando fuori, che si auto escludesse e volesse tornare a vivere rinchiuso senza nessuno intorno. Possibile che non capissero? Che non comprendessero quanto importante fosse per lui non farsi sentire dagli altri?

Se sentendolo suonare lo avessero riconosciuto? Se avessero pensato di essere in un qualche modo autorizzati a domandare? Non ce la poteva fare ad affrontare tutto questo, non poteva.

"Oggi sembri persino più taciturno del solito" mugugnò Stiles mentre apparecchiava "Ti è successo qualcosa di strano?" Derek si sentì addosso lo sguardo preoccupato di Isaac. Era il loro turno ad apparecchiare e sparecchiare, Danny e Erica ridevano in cucina mentre preparavano la cena e Boyd si era rinchiuso in camera a studiare. Non era un lavativo, lui, non andava in giro a cazzeggiare, a far shopping o dovunque fossero andati gli altri in quel momento.

Derek fu tentato di ritirarsi in camera sua e non mangiare.

"Boyd mi ha detto una cosa" si limitò a rispondere, ignorando stoicamente gli sproloqui successivi di Stiles sul non farsi influenzare dalle parole altrui, ma non riuscì a evitare lo sguardo bruciante di Isaac che lo osservava ogni volta che poteva, cercando di non farsi vedere.

E forse, forse, avrebbe fatto bene a stare ad ascoltare i maledetti sproloqui di Stiles, perché gli avrebbero evitato di guardare lungamente Boyd, Erica e Isaac una volta finito di cenare e di sbottare, infine, seccato "Voi tre salite e vedete di smetterla di tenermi il muso".

Erano stati in camera sua a lungo, escludendo gli altri, avevano riso, avevano cantato, Derek aveva suonato ogni cosa gli venisse in mente mentre Isaac lo prendeva in giro suonando strumenti invisibili. Erica aveva strimpellato un po' con la chitarra, accompagnando Derek che suonava alla tastiera i brani che aveva composto con Jason solo una manciata di giorni prima. Presto avrebbe di nuovo sentito qualcosa di suo suonare alla radio, Jason urlare al microfono "Dedico questo pezzo al caro Deich, con cui l'ho scritto l'ultima volta che l'ho visto" e avrebbe sentito il maledetto qualcosa muoversi dentro di lui, ruggire come la bestia che era, cercare di fuggire e consumarsi a furia di ululare il suo dolore. I diritti di autore sarebbero aumentati ancora, sarebbe diventato ancora più ricco di quello che era... sbagliò l'accordo, pesantemente, le membra rigide e gli occhi chiusi.

Quando li riaprì vide che i ragazzi non avevano più niente -di reale o immaginario- in mano e lo fissavano con dolcezza e apprensione, sapevano che nonostante tutto ciò che dicesse o cercasse di mostrare la ferita in pochi anni non si era rimarginata. Semmai si era riaperta, più profonda e crudele di prima.

Gli mancava la musica. Si sentiva soffocare nello spazio profondo, senz'aria, nel trovarsi davanti alla grandiosità luminosa delle stelle.

Sterne.

Sentì un'ira profonda montargli dentro, un dolore immenso che non provava da tempo, che sentiva di aver soffocato troppo a lungo. La sua famiglia era ancora lì che lo osservava senza sapere cosa fare, mentre lui non voleva che distruggere qualcosa.

Non sapeva cosa dire, così si alzò ed attraversò la stanza passando accanto ad ognuno di loro e uscì.

Davanti alla sua porta Stiles stava fermo immobile, come qualcuno colto in fragranza di reato. Le guance gli si colorirono appena nel tentativo di balbettare qualcosa che però non riuscì a formulare.

Derek uscì di casa e sparì nella notte più buia senza portarsi soldi, chiavi o telefono.

Tornò la sera del giorno dopo.


 


 

Le luci erano accese quando Derek tornò. Bussò cautamente, due volte, domandandosi quanto dolore avesse causato agli altri la sua fuga e fu lieto, per una volta, di ritrovarsi davanti Allison.

Lei lo osservò con attenzione per un lungo attimo, cautamente, come nel ritrovarsi davanti a una bestia ferita, poi si fece da parte per farlo entrare. "Stai bene?" gli chiese e lui sospirò senza dare altra risposta.

"Eri diverso prima, eri più umano..." sussurrò lei alle sue spalle prima che Isaac piombasse come una furia nell'ingresso e lo iniziasse a fissare con i suoi occhi chiari, resi enormi dalla gioia di vederlo finalmente tornare. Il viso era segnato da occhiaie e forse aveva pianto. Stiles li raggiunse subito dopo, riempiendo il silenzio soffocante con i suoi infiniti sproloqui, ma non lo sgridò. Derek si era aspettato che lo attaccasse, che se la prendesse con lui per essere in un qualche modo scappato per un giorno intero, per non essersi presentato a lezione nè al lavoro senza dire niente a nessuno, per non essere andato a trovarlo sotto l'albero, invece sparlava come al solito a macchinetta del più e del meno, di cosa avevano fatto tutti quel giorno, di quanto fosse noioso questo o quel compagno di corso, di come alla fin fine gli mancassero i deliri di Finstock e così via a non finire fino a quando Lydia non era sbucata dalla cucina e aveva afferrato Stiles per un braccio per riportarlo ai fornelli.

Derek comprese in quel momento che la sensibilità di Stiles andava ben oltre qualunque cosa lui potesse anche solo immaginare.


 

Avrebbe tanto voluto cenare da solo, o perlomeno senza che nessuno gli parlasse, ma Stiles, Erica e Isaac erano di parere opposto e lo tartassarono di chiacchiere fino a quando Derek stesso, sfinito per la notte in bianco e la giornata passata a vagare senza meta, decise di andare a dormire e, gettatosi sul letto, sprofondò in un sonno senza sogni.


 

Il giorno dopo Derek si svegliò come se non fosse successo niente, se non che appena aperta la porta si ritrovò davanti le sagome scomposte di Isaac e Stiles che, evidentemente, avevano ritenuto appropriato accamparsi in corridoio con i sacchi a pelo. Stranamente la cosa lo fece sorridere. Tirò un calcio poco amichevole a entrambi "Non vi ho comprato un letto?" domandò, con fare accusatorio, e si cullò degli insulti di Stiles e delle scuse di Isaac che seguirono per una buona mezz'ora, svegliando tutti gli altri abitanti della casa.

Stiles si ritrovò presto in fronte una ciabatta rosa di Lydia e fu costretto a correre per la casa per sfuggire alle ripercussioni di Jackson e Scott, rovesciando mobili nel disperato tentativo di garantirsi una fuga, ma entrambi gli altri ragazzi erano molto più in forma e allenati di lui e lo catturarono presto.

Fu costretto a subire una lunga tortura a base di solletico e quando si rialzò, gli occhi lucenti di lacrime, la faccia rossa e deformata dalle risate puntò un dito contro Isaac lamentandosi del fatto che lui non fosse stato punito a sua volta. Scott e Jackson si girarono verso Lahey, pronti a scattare e lui cercò rifugio dietro le larghe spalle di uno stralunato Derek, ma la seconda parte della vendetta fu fermata dalla voce di Erika che li chiamava per la colazione.

Sembrava che nessuno fosse intenzionato a citare la misteriosa sparizione di Derek del giorno prima, tutto sembrava andare avanti come sempre, come se il Senior si fosse sognato di girovagare per il Campus e il parco in preda ai propri pensieri, incapace di sedersi o di trovare pace per un singolo istante.

Per una giornata infinita Derek era tornato ad essere lo stesso di due anni prima, quando, bisognoso di quiete, aveva ritrovato rifugio a Beacon Hills. Se solo Isaac e Stiles non si fossero appostati davanti alla sua porta quella notte probabilmente avrebbe finto che non fosse mai accaduto -come sembrava stessero facendo un po' tutti del resto-.

"Ieri..." si sentì dire con sua immensa sorpresa. A Scott cadde il cucchiaino tanto era sconvolto. Era terribilmente difficile sentire parlare il leader della confraternita se non per abbaiare ordini o ringhiare a qualcuno. Il fatto è che Derek non aveva idea di come continuare il discorso che aveva iniziato "Non preoccuparti- lo interruppe per fortuna Jackson, continuando a mescolare il proprio caffé- capita a tutti di volersi isolare un attimo da tutto e da tutti, anche se avresti di certo potuto farlo in maniera meno plateale".

Scott traballò per un istante sulla sedia, prossimo a svenire.

Mai nessuno si sarebbe aspettato un moto di comprensione simile da parte di Jackson. Lydia fece spallucce e approfittò dello sgomento generale per informarli che aveva intenzione di organizzare una mega festa prima che iniziasse la pausa natalizia. Subito iniziarono a litigare per il tema della festa, facendo apparentemente cadere nel dimenticatoio il fatto che Derek avesse pronunciato un'intera parola in loro presenza. In un qualche modo il bibliotecario gliene fu immensamente grato, ma non riuscì a smettere di pensarci per tutta la mattina, fino a quando non si ritrovò sotto il solito albero in compagnia di Stiles e - in via del tutto eccezionale- di Scott e Allison. La ragazza si scusò con lo sguardo, facendogli intuire che Scott temeva che anche quel giorno Derek non si sarebbe presentato lì. Scott avrebbe fatto di tutto pur di non far sentire Stiles solo.


 


 

"Allora mi fai entrare o no?'' Derek non sapeva da dove provenisse quella prepotenza nel tono di voce di Stiles e fu stupito nel vederlo così risoluto davanti alla sua porta.

"No... -sussurrò allora- ma se vuoi possiamo guardarci un film"

Fino a quel momento Derek non aveva mai pensato che i film della Marvel potessero essere così appassionanti.


 


 

Derek si chiedeva quando Stiles riuscisse a trovare il tempo di studiare dato che se non seguiva le lezioni stava costantemente appiccicato a lui o a Scott o seguiva gli allenamenti di qualcuno o chiacchierava con Lyds o spendeva tempo in qualche ricerca totalmente inutile per i suoi studi. Eppure aveva tutte A+ nei corsi che seguiva, anche in quelli che non gli interessavano, nonostante Scott gli avesse raccontato di quella volta in cui un professore si era lamentato con lo sceriffo, dato che il figlio aveva descritto nei più minuziosi dettagli la storia della circoncisione maschile in una verifica di economia. Derek non dubitava che Stiles fosse tremendamente intelligente, ma lui stesso se non avesse avuto i tempi morti in biblioteca in cui poter studiare avrebbe avuto difficoltà a strappare qualcosa di più che una sufficienza e - come ripeteva sempre Lydia, irritandolo non poco- non è che per una laurea in Storia ci volesse un'intelligenza sovraumana.

Ogni tanto Derek sorprendeva Erica, Isaac, Allison e Scott a studiare fino a tarda notte, preoccupati di non riuscire a raggiungere i risultati voluti. Jackson studiava con Lydia e Danny e Boyd passavano molto tempo sui libri insieme, in silenzio. Eppure Derek vedeva molto raramente Stiles con un libro in mano e, nonostante fosse più che convinto che non barasse ai test, si chiedeva quale fosse il suo segreto. Fino a quando una volta non entrò in camera sua per cercarlo.

Nonostante Derek fosse così rigido nel mantendere dei confini netti e precisi riguardanti il proprio spazio personale non si preoccupava particolarmente di invadere quello degli altri e infatti era entrato nella stanza del ragazzo senza bussare e lo aveva trovato lì, seduto per terra, circondato da post-it mentre fissava fili di colori diversi percorrere la stanza da una parete all'altra con aria dubbiosa.

Se non fosse stato un pezzo di marmo fatto a persona probabilmente la mascella gli sarebbe scivolata a terra invece di contrarsi appena.

"Non è come pensi!" urlò Stiles, facendo sembrare tutta quella situazione ancora più paradossale, nemmeno lo avesse beccato a fissare ossessivamente una foto di Danny nudo.

Indeciso sul da farsi Derek arretrò di un passo e chiuse la porta, poi, immensamente divertito e sconvolto, fece per andare in camera sua a suonare un po'. Stiles lo fermò quando stava per aprire la porta "Miaiutaacapiremeglio" disse tutto di un fiato "Se riesco a comprendere ogni dettaglio di una cosa poi non me la dimentico più, Lydia dice che è una sorta di dono". Derek sollevò un sopracciglio, indeciso se sentirsi ammirato o confuso "Lo so che è strano... tu comunque non avresti dovuto entrare!" "Bizzarro detto da uno che chiede di entrare nella mia stanza da più di due mesi" lo zittì lui ed entrò in camera, lasciandosi dietro uno Stiles boccheggiante.

Non si richiuse la porta alle spalle.


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


 

Gelosia

 

 

Stiles si mostrò particolarmente stupito per la sorpresa di essere stato finalmente ammesso in camera di Derek.

E non aveva nemmeno chiesto il permesso!

"E così..." balbettò mentre gli occhi gli correvano spasmodicamente da una parte all'altra dell'enorme stanza, soffermandosi di tanto in tanto su qualche particolare, che fosse la porta del bagno privato del Senior, la scrivania con il Mac, l'immensa quantità di libri sugli scaffali, l'armadio con appeso un poster di un lupo nero che ululava alla luna o la moltitudine di strumenti musicali... Derek si sarebbe aspettato che continuasse con una banalità alla 'È questo il tuo regno', ma non aveva tenuto conto del fatto che Stilese non era quella che si può definire una persona banale. Per niente. Infatti, dopo essersi concesso dei lunghi momenti per studiare il nuovo ambiente, Stiles finì la frase guardandolo negli occhi con un sorriso "È questo che sei tu".

Derek non era sicuro di aver capito cosa significasse quell'affermazione, ma l'altro sembrava così perso profondamente nei propri pensieri che nemmeno volendo sarebbe riuscito a ottenere una spiegazione sensata.

Stiles si avvicinò al letto e lo guardò, come stupito del fatto che fosse ad una piazza singola quando tutti gli altri in casa ne avevano almeno mezza in più. Si distrasse subito, però, quando notò le foto di Derek sul comodino. Erano due: una delle poche che fosse riuscito a trovare della sua famiglia riunita prima dell'incendio e una scattata nel Maggio dell'anno che correva e che ritraeva lui, i tre cuccioli, Cora, Peter e Jason.

"Il tuo amico, Jess, ..." sussurrò Stiles guardando la foto con attenzione "È il cantante degli Sterne, vero?". Lo chiese senza chiederlo davvero, perché c'era una ferma convinzione nella sua voce.

Derek percepì per la prima volta in presenza di Stiles il gelo avvolgerlo, il respiro farsi corto e la voglia di fuggire, ma non accadde nulla di nulla.

In lontananza le stelle lo bruciavano e sembravano risplendere, avrebbe voluto afferrarle ancora e al tempo stesso scappare. Il dolore per la mancanza degli Sterne era più forte che mai. Si sentiva impotente, come il lupo sul poster della sua stanza di fronte alla maestosità della luna piena.

Eppure, nonostante il turbinio di ciò che lo scuoteva dall'interno fosse così prepotente da suggerirgli un'altra fuga di un giorno, o magari di più questa volta, Derek continuò a stare fermo in camera sua, la porta chiusa, con Stiles che lo guardava in attesa di conferme.

Avrebbe potuto mentire palesemente, dire che ci somigliava soltanto, il suo Jess, a quel Jason Annex, ma sentiva che non avrebbe avuto senso, che sarebbe stato semplicemente un modo di tradire Stiles, Stiles che sapeva, che lo fissava...

Gli occhi di Stiles erano curiosi, ma avevano un che di genuino che riusciva sempre a tranquillizzarlo e anche in quel momento, che per Derek non sarebbe mai dovuto arrivare, lo aiutarono a ritrovare la pace. Annuì e basta, con decisione "E io sono..." Stiles sorrise, interrompendolo "Tu sei Derek, il leader degli OmegaAlpha e questo è il meglio che io potessi sperare" e se non fosse stato sicuro di aver finito tutte le sue lacrime Derek a quelle parole probabilmente avrebbe pianto.

"Non lo dirò a nessuno, se non vuoi". No, Derek non voleva e glielo disse.

Era confortante che Stiles non chiedesse, non volesse saperne di più, ma era anche strano, in un qualche modo spaventoso. Possibile che fosse convinto che Derek non fosse niente di più che il Deich di cui i giornali avevano tanto discusso fino a pochi anni prima? I grandi occhi di Stiles lo continuavano a osservare con una sincerità così spaventosa che Derek non ce la faceva nemmeno a immaginare che le sue paranoie fossero vere. "Vuoi che ti suoni qualcosa?" Stiles sorrise e annuì.

Che quello fosse l'inizio di un'amicizia così profonda da non richiedere spiegazioni di alcun genere? Derek se lo domandò a lungo mentre suonava, ma non riuscì ad afferrare la risposta.

Sperava solamente, pregava, che fosse affermativa.


 


 


 

Quando il giorno dopo Stiles si vantò di essere entrato in camera di Derek e si prodigò nell'elencare ogni singolo titolo dei libri lì presenti, Isaac lo guardò quasi con affetto.

Il più grande ficcanaso del mondo non avrebbe tradito il segreto della casa. Segreto che ogni giorno rimanevano sempre in meno ad ignorare.


 


 


 

"Ci sono davvero solo libri e mobili dal taglio moderno?" gli chiese Allison, beccandolo da solo in palestra ad allenarsi. Derek si lasciò sfuggire quello che aveva l'aria di essere il suo primo vero sorriso da molto tempo. La ragazza non seppe come o perché, ma si lasciò contagiare, sorridendogli a sua volta.

"Ha scoperto chi sono, Allison, e non gli importa" c'era un che di straordinariamente euforico nella sua voce, perché, nonostante Jennifer lo avesse ingannato in passato, Stiles lo aveva guardato e aveva detto che per lui non era altro che il suo amico bibliotecario, che aveva imparato ad apprezzare nelle pause pranzo sotto il loro albero e negli interminabili momenti il biblioteca. Per Stiles lui era il leader degli OmegaAlpha, colui che, per primo tra loro, aveva scelto di chiudere con il passato per iniziare una nuova vita, e non gli interessava cosa quell'Omega stesse finendo, gli interessava solo di far parte di ciò che ci sarebbe stato dopo l'Alpha.

Derek era così felice che quasi non riusciva a crederci mentre lo diceva ad Allison. Gli occhi scuri di lei lo osservavano, gioiosi. Entrambi sentivano come se qualunque cosa avesse dato loro motivo di non parlarsi, di evitarsi quasi, fosse scomparso nei pochi mesi che avevano abitato insieme. Allison rispettava la persona che aveva davanti nonostante i suoi difetti e le sue mancanze del passato e Derek le sorrideva nonostante i suoi occhi fossero gli stessi della donna che aveva rovinato la sua vita.

Jackson li trovò lì, in palestra, a chiacchierare serenamente del più e del meno e di ciò che avevano fatto negli anni in cui non si erano frequentati. Arrivò nel momento in cui Derek le stava chiedendo cosa significasse per lei il Triskelion e lei gli rispondeva che i tre rami altro non erano che le tre attività che amava di più: la ginnastica artistica, il tiro con l'arco e... alla terza arrossì visibilmente, facendo ridere Derek e prendere un colpo a Jackson.


 


 

"Jackson mente o dice il vero?" domandò Stiles il giorno dopo e Derek lo ignorò.

"Eddai, ho bisogno di sapere se tu e Allison siete amici o se ti piace" Derek smise di prestare attenzione a quello che stava facendo e spostò i suoi occhi azzurro-verdi sulla matricola che lo molestava. Stiles arrossì. "Ehm... è per Scott e Isaac, sai, sono gelosi del fatto che vi vedete di nascosto, vi dite cose segrete e tutto... e anche Lydia sembrava stranita. Erica poi... " Derek sbuffò.

"Non mi piace in quel senso, Stiles" asserì con convinzione prima di tornare a compilare moduli al computer. L'altro parve convincersene perché si sentì chiaramente mormorare un "Grazie al cielo".


 


 

Evidentemente però le sue parole avevano convinto solo Stiles.

Isaac si aggirava per la casa come una sorta di fantasma, lo sguardo più ferito che mai e Scott passava gran parte delle giornate in palestra o a esibire goffamente tutti i muscoli -anche quelli che non aveva-.

Lydia lo osservava dubbiosa di tanto in tanto, mormorando così fitto con Erika da sembrare un ronzio e Jackson e Danny lo spiavano palesemente per conto delle due. Derek era arrivato a trovarseli davanti nello spostare dei libri da uno scaffale in biblioteca.

L'unico a cui sembrava non importasse era Boyd, più preoccupato di ottenere il massimo dei voti per dimostrare a Derek di aver fatto un giusto investimento, che altro.

Scott e Isaac, poi, facevano di tutto per evitare che Derek e Allison passassero anche solo un istante insieme, arrivando a pedinarli -anche con l'aiuto degli altri- o a organizzare uscite di gruppo.

Andò avanti così per quasi due settimane fino a quando Scott a cena non si mise palesemente seduto in mezzo a loro, mentre gli altri litigavano furiosamente sugli ultimi dettagli per la festa di Natale.

Derek stava già aprendo la bocca per imporre a tutti di farla finita di parlare di quella stupida festa, ma Allison lo precedette urlando "Per l'ultima volta: non mi piace Derek". Poi si alzò dalla tavola e si diresse a passo di carica in camera sua, lasciando il silenzio dietro a sé.


 


 

"Scott è disperato. Allison quasi non gli rivolge la parola. Credi che potrebbe venire anche lui a pranzo con noi?" "Viene già Allison, non vuole parlare con Scott"

Stiles ammutolì. "Tu non provi niente per lei, vero?" "Stavo con sua zia. Praticamente è una sorella" chiuse il discorso Derek. Eppure gli sembrava di aver già chiarito quel punto in precedenza.


 

...


 

"Scott ora ce l'ha con me perché dice che ti permetto di vedere Allison"

"Scott è un idiota, lascialo parlare" andava avanti così da tutto il pomeriggio, dopo che Allison si era unita a Stiles e Derek per pranzo. Il bibliotecario quasi non aveva parlato, fingendo di non essersi accorto di venire spiato dai cespugli e aveva approfittato di quel raro momento di quiete per osservare Stiles in compagnia di altre persone. Rideva, sproloquiava e si comportava come al solito, ma c'era un che di calmante nel guardarlo e basta. Era pallido, Stiles, più pallido di una persona normale ed era pieno di nei. Non era sicuro di essersene accorto fino a quel momento. Sorrise al pensiero di unire i puntini con un pennarello e vedere che figura ne sarebbe uscita fuori.

Si rese conto di aver sbagliato a studiarlo tutto il pranzo solo quando Stiles si lamentò del fatto che Scott avesse affermato che Derek non avesse tolto gli occhi di dosso da Allison nemmeno per un momento, arrivando addirittura a sorridere nel fissarla.

Derek si limitò a sollevare un sopracciglio con fare sarcastico "Non fare quella faccia, amico, glielo ho detto, io, che non sei capace a sorridere, ma figurati se quello mi ascolta, vede e sente solo quello che vuole, te lo dico io, è accecato dalla gelosia!"

"La gelosia è lo specchio dell'insicurezza" mormorò "Mi pare strano che per una volta che abbiamo parlato tranquillamente sia scoppiato tutto 'sto casino".

Stiles rise, ma i suoi occhi no.












Note: 
Allora... seguendo il consiglio di Larksunset (che ringrazio pubblicamente per essere così gentile da recensire) ho deciso di aggiungere 'Angst' tra i generi della storia. Ciò non significa che torneranno i toni depressi del primo capitolo, anzi, dovrebbero gradualmente andare a diminuire con il procedere delle vicende, più che altro avendo ormai assunto il punto di vista di Derek per la descrizione di tutti i capitoli (non so se in futuro qualcosa cambierà) è difficile, data la sua vita infame, escludere un certo grado di malinconia, rimorsi e tutta una serie di pensieri che portano a un limbo di furia e angoscia.

Detto questo... come mai Stiles ha capito subito chi era Derek? Semplicemente perché è Stiles.
Nella serie TV Stiles ha capito che Scott era stato morso da un lupo mannaro nel giro di un petosecondo e non proseguo ad elencare le sue numerose altre intuizioni solamente perché altrimenti faremmo la settimana prossima... mi sembrava logico e quantomeno un tributo alla reale intelligenza del personaggio.
Questo nuovo risvolto però ha portato a complicarmi non poco la vita nella scrittura dei nuovi capitoli, dato che quel poco di trama che avevo realmente abbozzato è andato a farsi benedire.
Ho già qualcosa del prossimo capitolo comunque, ma non mi convince granché, quindi mi sa che ci metterò parecchio a pubblicarlo.
Un bacio a tutti e grazie di seguire le mie storie,
Z.


 

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