I love this kid

di PePiPa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Istinto ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Incubi ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Imagine ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Animali ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Graffi ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - Rabbia ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI – Casa ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - Intimità ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII – Pioggia e segreti ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Ancora ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Famiglia ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI - Twister ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII - San Valentino ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII - Parco giochi ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV - Branco ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV - Appuntamenti ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Gelosia ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII – Coming out ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII - Insieme ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX - Il giorno dopo ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX - I love this kid ***



Capitolo 1
*** Prologo - Istinto ***


I love this kid

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Prologo

 

Quando Liam aveva aperto il suo portabagagli e aveva tirato fuori il suo borsone e se lo era caricato in spalla, allontanandosi con passi veloci, Theo non aveva potuto fare altro che seguirlo, appellandolo con epiteti davvero poco lusinghieri fino alla porta di casa sua, dove Liam si era momentaneamente fermato per aprire la porta.
Theo non capiva; perché rubargli il borsone? Lo sapeva – glielo aveva detto un attimo prima – che lì c'era tutto quello che possedeva, comprese le coperte con le quali si copriva nelle notti più fredde passate sdraiato sul sedile della propria auto. Theo era convinto che Liam non fosse una persona stupida, ma dopo quel gesto era quasi convinto a ricredersi.

 

*
*

 

Liam non ci aveva mai pensato. Era stato lui a tirare fuori Theo dall'inferno, e questo perché in quel preciso momento il branco aveva bisogno di lui. Non si era mai preoccupato delle conseguenze; non aveva pensato che, nonostante non fosse la persona più piacevole del mondo, Theo fosse comunque un orfano di soli diciotto anni. Senza famiglia, senza una casa.
«Quindi hai dormito in macchina tutto questo tempo?»

«Non è così male una volta che ti ci abitui».

Theo non lo avrebbe mai ammesso, ma quella situazione gli stava stretta. E Liam, senza capire il perché, non poteva far altro che empatizzare con la chimera, nonostante Theo facesse di tutto per nascondere il proprio disagio. E così, scendere dalla macchina e racimolare ogni possedimento del ragazzo gli era sembrata l'unica opzione possibile.

 

*
*

 

Non sapendo bene come, Theo si era ritrovato prima seduto a tavola davanti a un piatto di arrosto, accanto a Liam, per poi essere trascinato per le scale da sua madre, mentre quest'ultima gli chiedeva se preferisse coperte di cotone o di lana.
Non aveva quasi detto una parola, tanto paradossale gli sembrava la situazione.

Quando finalmente la porta della camera si chiuse alla loro spalle, gli occhi di Theo saettarono verso le iridi blu di Liam.
«Che cosa significa tutto questo?»
Liam sgranò gli occhi, quasi che non comprendesse la parole di Theo. «Secondo te? Un letto gonfiabile è sicuramente meglio del sedile della tua auto, non credi?»

Theo si guardò intorno, fissando i poster alle pareti di Liam, per poi spostarsi sugli scaffali pieni di libri di storia, la scrivania disordinata, magliette e calzini sparsi un po' ovunque per la camera. Era tanto tempo che non si trovava in una situazione così normale.
«Vuoi... devo dormire qui? Con te
Liam alzò le spalle. «Se preferisci c'è sempre la vasca da bagno» rispose, indicando una porta a fianco il letto. «Ma potrebbe servirmi domani mattina, e non credo tu voglia svegliarti con me nudo davanti gli occhi».
Un accenno di risata. Theo non rideva spesso; anzi, non rideva mai. Non in maniera spontanea, almeno. «Ho visto di peggio» rispose, poggiando la borsa sul pavimento della camera «ma credo che sceglierò il materasso; se poi vorrai presentarti nudo anche là, io non mi lamenterò».

 

*
*

 

Theo aveva avuto un incubo. Liam si era svegliato di soprassalto, destato da un ruggito di dolore proveniente dal letto accanto al suo. Theo era lì, ancora addormentato, ma in preda a spasmi, gli artigli e i denti in bella mostra. Prima di rendersene conto Liam era sceso dal letto, e si era catapultato di fianco al materasso gonfiabile occupato dal ragazzo.
«Theo, svegliati!» Ci aveva provato, ma la chimera non rispondeva a nessuno dei suoi richiami. Ma non poteva rischiare che i suoi genitori lo sentissero, che capissero cosa Theo – cosa lui stesso – fosse davvero. Così, preso dal panico, aveva fatto l'unica cosa sensata che gli era passata per la testa.

 Gli aveva dato un pugno dritto in faccia.


*
*


«Hai bucato il materasso con gli artigli!»

Theo si girò verso Liam, perplesso e irritato. «Non riuscivo a svegliarti» continuò poi il giovane licantropo, risedendosi sul proprio materasso e cercando di giustificarsi per aver colpito il suo ospite in pieno viso.
«Ho reagito d'istinto! Mi hai dato un pugno sul naso! O me la prendevo con il materasso, o con il tuo bel faccino. Ti è andata di lusso» sbottò Theo. «E l'ultima volta che ho controllato, il modo più efficace di svegliare qualcuno da un sonno profondo era un bacio, non un destro ben piazzato.»
Liam non rispose, roteando gli occhi e coprendosi di nuovo con la coperta. «Non lamentarti e taci. E spegni la luce».

Dopo qualche secondo la camera tornò buia, e il silenzio divenne sovrano.
«Liam?»
«Che vuoi? Ormai sei in piedi, niente bacio per farti svegli-»
«Ho bucato il materasso con gli artigli»



*
*


«Ho bucato il materasso con gli artigli»
Così Theo aveva annunciato il fatto. E non appena le sue parole gli erano arrivate alle orecchie, aveva sentito un peso sbilanciare il proprio letto, mentre qualcuno tirava via le coperte dalla sua faccia.
«Che stai facendo?»
«Ho bucato il materasso con gli artigli» ripeté Theo, con tranquillità. «Dove vuoi che dorma, nella vasca da bagno?»
«Se non erro l'avevamo già presa in considerazione» borbottò Liam, spostandosi tuttavia naturalmente verso il bordo del letto, per permettere a Theo di stendersi accanto a lui.


Come qualche minuto prima, il silenzio tornò a regnare nella stanza; l'unica nota udibile era quella di due respiri, leggermente pesanti, che si muovevano in maniera sincronica.


*
*


Dormire con qualcuno era una sensazione strana. Theo non ricordava di averla mai provata prima di quel momento. I suoi sensi erano sviluppati in maniera sovrannaturale, ed ogni minimo movimento, ogni minimo odore e ogni minimo rumore gli risuonavano nella testa. Si addormentò, dimenticandosi per un momento dell'incubo appena fatto, di sua sorella che lo uccideva ancora e ancora strappandogli il cuore dal petto, cullato solamente dal respiro e dal battito cardiaco di Liam.

 

*
*


Liam si svegliò di nuovo, con un braccio intorpidito a causa della posizione scomoda. Theo si agitava ancora nel sonno. Il ragazzo si tirò su, pronto a colpire nuovamente il ragazzo più grande per farlo smettere di muoversi. Era pronto, quando le parole di Theo gli risuonarono nella testa, e prima che se ne accorgesse la mano chiusa in un pugno che stava per colpire il ragazzo si aprì, e raggiunse la sua guancia. Un attimo dopo, anche le sue labbra si accostarono a quelle di Theo.


*
*


«Sei un coglione» Liam si massaggiò il naso, dove una testata l'aveva appena colpito in pieno.
«Come ti è saltato in mente di baciarmi? Hai visto che è successo al materasso poco fa?» continuò Theo, immobile sul letto, intento a fissare Liam tamponare il sangue, conseguenza del colpo ricevuto dal ragazzo.
«Stavo solo seguendo il tuo suggerimento» borbottò il licantropo, fulminando Theo con lo sguardo, gli occhi azzurri leggermente socchiusi.
«Io scherzavo, ragazzino. Non puoi baciare la gente che sta avendo un incubo. Non puoi baciare me, mentre sto avendo un incubo, è già tanto che non ti abbia sfregiato la faccia! Ho reagito d'istinto!»
«Tu e il tuo stupido istinto». Liam tacque, ancora dolorante, dando le spalle a Theo e coprendosi nuovamente, questa volta con la coperta fin sopra la testa. «La prossima volta proverò a soffocarti direttamente, vediamo cosa ti dirà l'istinto così».
«Probabilmente» iniziò Theo, scoprendo leggermente Liam e toccandogli una spalla, costringendolo così a voltarsi e a guardarlo. «Probabilmente», ricominciò, «mi direbbe di difendermi e colpirti, di nuovo».
Liam lo ignorò, scuotendo la spalla per allontanare la mano di Theo, ancora poggiata tra la sua clavicola e l'inizio del braccio.
«Ma sai cosa mi dice il mio istinto adesso?»


*
*


«Ma sai cosa mi dice il mio istinto adesso?»
Quando Theo aveva pronunciato queste parole, Liam si aspettava un qualche tipo di insulto, o un calcio ben assestato sotto le lenzuola. Di certo, quello che non aspettava erano le gambe di Theo a cavalcioni su di lui e la sua bocca impressa sulla sua. Ma, questa volta, fu lui a reagire d'istinto. Tuttavia, invece di colpire Theo per la seconda volta, tutto quello che Liam fece fu aprire ancora di più la bocca, e artigliare la maglietta del ragazzo per tirarlo più vicino a sé.





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Capitolo 2
*** Capitolo I - Incubi ***


Capitolo I

 

 

Il giorno successivo Liam e Theo non si erano praticamente rivolti la parola. Una volta svegli, quella mattina, nessuno aveva fatto un esplicito riferimento a quello che era successo. 
In piedi davanti la macchinetta del caffè, Theo aveva cercato di riempire la sua tazza – la sua tazza, così gli aveva detto la madre di Liam –, senza però riuscire ad avviare quell'aggeggio infernale. Stava per perdere le speranze quando Liam era arrivato alle sue spalle, ancora scalzo se non per un paio di calzini rossi fiammanti, gli aveva tolto la caffettiera dalle mani senza proferire parola e con un semplice tocco aveva permesso al caffè di sgorgare. 
«Quindi. Ieri sera...». Fu Liam a rompere il silenzio, poggiandosi alla penisola della cucina e fissando la punta dei propri piedi. 
«Insomma, è stato...»
«Inaspettato». Theo parlò senza neppure rendersene conto, alzando momentaneamente gli occhi dalla sua tazza di caffè fumante. 
«E, soprattutto, qualcosa da tenere per noi e da non ripetere» aggiunse poi, dopo qualche secondo di pausa.


Liam non avrebbe potuto essere più d'accordo di così in vita sua.

 

*
*


Quando Liam tornò a casa, quel pomeriggio, sua madre gli chiese cosa preferisse Theo per cena. Liam alzò le spalle, non sapendo bene cosa rispondere. Perché, in verità, lui di Theo non sapeva nulla. Non aveva idea di quale fosse il suo piatto preferito, o cosa gli piacesse fare nel tempo libero. Non sapeva cosa lo tormentasse la notte e gli impedisse di dormire, causandogli incubi talmente intensi da sconvolgerlo. 
E soprattutto non sapeva perché il borsone della chimera non fosse più nella sua stanza.


“Ti piacciono le lasagne?” digitare quel messaggio era stato facile, così come inviarlo a Theo, il cui numero era ormai da settimane nella lista dei prioritari. 
“Io amo le lasagne”.

La risposta arrivò immediatamente, facendo sorridere Liam verso lo schermo del suo cellulare. 
Cena in tavola tra 40 minuti. Farai meglio a presentarti, mia madre odia chi le dà buca” scrisse, dondolando poi il cellulare tra indice e pollice, alla ricerca di altro da aggiungere.
“E riporta il borsone cretino, mi è casualmente sfuggito con mia madre che sei praticamente un senzatetto”
E quindi?”
“Quindi, se pensi che io sia poco socievole quando sono arrabbiato, dovresti vedere mia madre. E fidati, non vuoi.”

Theo non rispose. Ma passarono solo 18 minuti – e Liam può giurare di non averli contati – prima che qualcuno suonasse alla porta di casa sua.

 

*
*

 

Tornare in camera di Liam era stato strano. Eppure stranamente confortante. Tutto era come lo aveva lasciato quella mattina, compresi tutti quei calzini accatastati sulla sedia e il materasso sgonfio ai piedi del letto del giovane licantropo.
Oh
«A questo non avevo pensato». 
Liam sembrò leggere i suoi pensieri, dando voce a quella stessa preoccupazione che per un attimo aveva attanagliato la sua mente. 
«La vasca da bagno è ancora un'opzione?» chiese Theo, ma dalla sua voce una leggera ironia traspariva senza possibilità di essere arginata.

 

*
*

 

Quando si era sdraiato accanto a Theo, aveva fatto di tutto pur di non sfiorare il corpo della chimera. Tuttavia, nessuno dei due era quello che si può definire un ragazzo mingherlino, e un leggero contatto era inevitabile. Così leggero da causare in Liam un brivido lungo la spina dorsale. 
Il ragazzo deglutì, girandosi su un fianco, dando così le spalle a Theo, che fissava il soffitto. 
«Non hai sonno?» domandò Liam, senza guardare il compagno di stanza negli occhi. 
«In realtà sto morendo di sonno» rispose Theo, piegando un braccio dietro la testa, permettendole così di sollevarsi dal livello del cuscino. «Solo che... ogni volta che mi addormento, poi mi sveglio urlando. O con te che mi baci, e non saprei dire quale delle due prospettive mi spaventi di più».
Liam non rispose, limitandosi ad allungare un braccio sotto il lenzuolo per colpire al meglio delle sue capacità il fianco di Theo. 
«Ahia!»
Era la seconda volta che Theo rideva nell'arco di due giorni, ed entrambe le volte era merito di Liam.

 

*
*

 Come previsto, la nottata non fu affatto tranquilla. Theo non riusciva a stare fermo un attimo, e sebbene non avesse ancora cercato di uccidere anche il materasso di Liam, stava cercando sicuramente di affogarlo con il proprio sudore, tante erano le goccioline d'acqua che si spostavano dalla sua fronte al suo petto. 

Liam non sapeva cosa fare. Sembrava un dejà-vù. Non poteva picchiarlo di nuovo, e la seconda opzione era assolutamente fuori discussione. Ma non poteva neppure lasciarlo dimenarsi in quel modo. 
Se Theo stava così male era anche colpa sua. Era soprattutto colpa sua. Era lui che lo aveva tirato fuori dalla sua prigione, non pensando minimamente alle conseguenze. Ed era lui che, dopo aver asserito che Theo fosse una sua responsabilità, lo aveva abbandonato a se stesso, non domandandosi neppure per un momento come e dove potesse vivere un ragazzo dopo un trauma del genere.
Theo si mosse di nuovo, afferrando il braccio di Liam e spalancando gli occhi scintillanti. 
Liam ricambiò la stretta, e fu in quel momento che le vene del suo braccio si tinsero di nero. 


*
*


Theo si paralizzò, avvertendo nettamente il suo battito cardiaco diminuire, mentre quello di Liam accelerava per qualche secondo, prima di tornare ad un ritmo regolare. 
«Cosa hai fatto?» lo shock nella sua voce era evidente. 
«Credo di... credo di assorbito un po' del tuo dolore». Liam buttò fuori queste parole con un soffio, certo che se l'altro non avesse avuto un udito così sviluppato non lo avrebbe mai sentito, nonostante li separassero neppure dieci centimetri.

«Come puoi provare un dolore fisico così forte mentre dormi, mentre stai sognando?» chiese, fissando prima il dorso e poi il palmo della propria mano, per poi puntare gli occhi sul petto di Theo, che si alzava e abbassava ad una velocità ancora poco pacata. 
«Non sono sogni» la risposta di Theo lo colse impreparato, costringendolo a cercare un contatto visivo con il ragazzo ora seduto accanto a lui. «Non sono sogni» ripeté, abbassando leggermente gli occhi per fissarli in quelli azzurri di Liam. «Sono ricordi».

 

*

*

 

«Sono ricordi».
A quello Liam non aveva davvero pensato, e per un momento avrebbe voluto assorbire ogni reminiscenza del tempo passato in quella trappola infernale dalla mente di Theo. Ma non poteva.

Quello che gli era permesso, però, era attenuare il suo dolore. E fu per questo che dopo qualche minuto di silenzio, immersi nel buio della camera e sdraiati ognuno nella solita posizione, Liam si voltò, stendendosi sul fianco sinistro e guardando il profilo di Theo leggermente illuminato dai lampioni esterni. 
Posizionare una mano sul suo avambraccio, pronto a condividere con lui ogni ricordo doloroso e sussurrare un “buonanotte Theo” furono le ultime cose che fece prima di cadere in un sonno profondo.

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Imagine ***


Capitolo II

 

Ancora una volta, Theo non riusciva a dormire.
Era quasi Natale, ed erano passate un paio di settimane da quando aveva Liam aveva assorbito il suo dolore, e aveva continuato a farlo ogni singola notte, una mano fissa sulla spalla di Theo e l'altra pronta ad afferrare quella del ragazzo al più piccolo movimento sospetto.
Questo fino a quando sua madre non era entrata nella stanza che Theo condivideva con lui per rassettare, e aveva notato il materasso gonfiabile accantonato in un angolo, ormai ridotto a una massa informe.

Così, Theo era tornato a dormire in un letto diverso da quello di Liam, e ora non riusciva a prendere sonno. Si era abituato al calore emanato dal corpo di del licantropo, così come al suo respiro pesante sul collo e al suo tocco leggero sul proprio corpo.

 

*
*



Liam si spostò verso il lato destro del letto, dove nelle ultime notti aveva dormito Theo. Girandosi ancora e ancora tra le lenzuola, prendere sonno sembrava una missione ormai impossibile. E, a quanto gli sembrava di capire dal battito non regolare del cuore di Theo e dai suoi sbuffi continui, anche la chimera stava avendo lo stesso problema.

Senza pensarci allungò il braccio, sporgendosi verso il materasso occupato dal compagno di stanza, fino a sfiorare con le dita la pelle dell'avambraccio di Theo. Nessuna ondata di dolore lo travolse questa volta, segno del fatto che Theo non stava avendo un incubo come pensava.
Stava per ritirare la mano e girarsi nuovamente per tentare per l'ennesima volta di dormire, quando la mano di Theo lo raggiunse, sfiorando prima il dorso con un tocco leggero, per poi chiudere tutta la mano attorno alla sua, tirandola verso il basso, vicino il suo volto mezzo coperto dal cuscino.
«Se lo dici a qualcuno ti ammazzo».


*
*



Theo non aveva amici. Questo era abbastanza ovvio, se si pensa che aveva passato metà della sua vita vivendo come un esperimento alla ricerca di potere.
Ma Liam invece di amici ne aveva, nonostante nelle ultime settimane avesse fatto di tutto per ignorarli, preferendo passare il tempo chiuso in casa con Theo, vedendo qualche film o facendo nottata giocando ai videogiochi in pigiama, con i calzini dai disegni buffi che sua madre gli comprava fin da bambino ai piedi di entrambi.

Quando però il suo telefono, buttato sul divano poco distante da dove lui e Theo stavano guardando il sesto film della settimana, squillò per l'ennesima volta, Theo non aveva potuto fare altro che prendere il telecomando e mettere la pellicola in pausa.
«Hai intenzione di rispondere a quel dannato telefono o cosa?»


L'irritazione nella voce del ragazzo era palese. Ed era del tutto comprensibile dato che tutto quel rumore aveva interrotto Theo dal canticchiare tutta la colonna sonora di Nowhere boy.
«Tanto so già che è Mason». La risposta di Liam arrivò velocemente, mentre Theo spingeva il tasto “stop” sul telecomando. «Sono tre giorni che insiste per passare una serata tra amici in tutta normalità, per una volta» aggiunse, ottenendo un'occhiata perplessa da parte di Theo.
«Sì, be', insomma. Senza cose da licantropi e tutto il resto. Solo degli amici che si fanno un giro e fanno cose da ragazzi. È tanto che non passiamo del tempo insieme» si giustificò infine, lasciandosi cadere sul divano e afferrando il telefono, borbottando.
«Se vuoi andare, vai. Nessuno ti trattiene»
Le parole di Theo gli giunsero alle orecchie immediatamente, facendogli distogliere gli occhi dallo schermo del telefono per puntarli sulla nuca del ragazzo. «Lo so che non sono il tuo unico...» Theo si bloccò, non sapendo bene cosa dire. Amico? Cosa erano lui e Liam, esattamente? «Insomma, lo so che hai altra gente con cui passare il tempo».
Liam rimase fermo un secondo, mentre il suono di una nuova notifica arrivò alle orecchie di entrambi.
«Mason vuole andare ad una serata karaoke» disse, riacquistando una posizione semiseduta sul cuscino del divano. Theo si voltò verso di lui, con un sorriso così diverso da quelli spontanei che gli vedeva fare ogni tanto quando pensava non lo stesse guardando.
«Sembra divertente» disse, «non vorrai farlo aspettare»
«Hai ragione» asserì Liam, abbandonando il suo posto a sedere e oltrepassando la soglia del salotto, dirigendosi verso la porta di ingresso.

 

*
*



Quando Liam si era alzato dal divano e lo aveva lasciato solo davanti allo schermo in pausa, Theo aveva dovuto ammettere di aver avvertito una sensazione di disagio. Lo sapeva che Liam aveva altri amici, e in verità gli era anche sembrato strano che in quegli ultimi giorni Mason e Cory non si fossero presentati alla porta di casa di Liam, armati fino ai denti accusandolo di aver rapito il loro piccolo alpha con problemi di rabbia. Theo lo sapeva, ma vedere Liam andare via, preferendo qualcun altro a lui era stato comunque poco piacevole.

Qualcosa lo colpì in faccia, distraendolo dai suoi pensieri. «Ahia!» borbottò, alzando gli occhi verso il punto dal quale era arrivato il colpo. Liam era lì, in piedi davanti a lui, con una felpa indosso e le chiavi in mano. Theo guardò in basso, realizzando solo in quel momento che quello che l'aveva colpito altro non era che il cappotto che pochi giorni prima Liam gli aveva regalato insieme ad un paio di calzini natalizi, giustificando il gesto con un'alzata di spalle e un “non vorrei dover passare le notti sveglio per accudirti mentre hai la febbre”.


«Allora, andiamo?»

*
*

 

Con il senno di poi, Theo si pentì di non aver preso anche dei guanti prima di uscire, e si ritrovò ad invidiare profondamente Liam, le cui mani erano coperte da uno strato di lana dall'aspetto decisamente invitante.
La temperatura fuori era gelida, e delle nuvolette di fumo fuoriuscivano ad ogni respiro che Theo nascondeva tra il colletto del cappotto di Liam – il suo cappotto, intriso dell'odore di Liam.

Liam. Liam. Liam.
«Liam» esordì, attirando l'attenzione del ragazzo alla guida dell'auto, che rispose con un verso, per far capire che stava ascoltando. «Devo confessarti una cosa».
Gli occhi azzurri di Liam scintillarono nella luce notturna, puntandosi curiosi sul volto di Theo. «Farei di tutto pur di avere le mani al caldo come le tue» disse, attirando la completa attenzione del più piccolo.

«E credo che i calzini con le renne che mi hai regalato si siano bucati».

 

*
*



Quando arrivarono al locale, Cory e Mason erano già lì ad attenderli, e si sorpresero di vedere i due ragazzi arrivare camminando uno accanto all'altro, le spalle quasi troppo vicine e una complicità nei sorrisi di entrambi quasi imbarazzante da guardare.
«Ehi» salutò Liam, tirando fuori le mani dalle tasche della felpa. Gli occhi di Mason individuarono subito qualcosa di strano.

«Un guanto solo?» chiese, aggrottando le sopracciglia.
Liam rise, afferrando il polso di Theo, ancora immobile al suo fianco, costringendolo a tirar fuori a sua volta le mani dal cappotto. «Il distruttore di calzini aveva freddo» disse, mostrando alla coppia la mano destra di Theo, coperta dal guanto mancante.


*
*

 

Il clima non era certo dei migliori. Theo pensò addirittura di defilarsi di nascosto, abbandonando quel gruppetto di amici al loro destino, per tornarsene a casa e finire di guardare quel film sull'adolescenza di John Lennon che aveva lasciato a metà quando Liam lo aveva praticamente costretto a seguire la sua idea malsana di uscire.
Stava per fare la sua mossa quando Liam tornò al tavolo dal quale si era allontanato poco prima.
«Theo», iniziò, con un sorriso che non prometteva assolutamente nulla di buono.
«Cosa»
«Hai presente quello che mi hai detto in macchina? Che avresti fatto di tutto pur di scaldarti le mani?»
Theo non rispose subito, fissando Liam con astio. «Non avra-»
«Il prossimo sei tu».
«Avrei dovuto prenderti a pugni molto più a lungo quando ne avevo l'occasione»


*
*


«Non lo faccio neanche morto»
«Non hai scelta»
«Piuttosto me ne torno all'inferno»
«Non fare l'idiota» rispose Liam, continuando a spingere Theo sulla parte bassa della schiena per farlo avvicinare al microfono. «Non hanno la lasagna all'inferno».
«Ti odio così tanto»
«Sappiamo entrambi che stai mentendo»
«È vero» ammise «forse non ti odio»
«Visto?»
«Però sei davvero un gran dito nel cul-»

*
*


«Giuro che quando torniamo casa ti buco tutti i calzini con i pupazzi che mi capiteranno sotto mano»
«Non oseresti»
«Mettimi alla prova»
«Vorrà dire che bucherai anche il tuo regalo di Natale allora»

*
*

Theo non si mosse, immobile davanti l'asta del microfono, ancora perplesso dalle parole appena pronunciate da Liam. Un regalo di Natale? Per lui?
Ma lui non aveva fatto nessun regalo a Liam, a parte evitare di strangolarlo ogni volta che iniziava qualche filippica su eventi storici a caso.
Si voltò, incerto su cosa dire, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di Liam, ancora al suo fianco dopo averlo spinto sul piccolo palco del locale.

«Imagine there's no heaven, it's easy if you try»
La voce di Liam lo riscosse dai propri pensieri; ma nel caso in cui questa non fosse bastata, nell'arco di qualche millesimo di secondo arrivò puntuale una gomitata sul fianco, mentre il licantropo gli faceva cenno di iniziare a cantare.
«No hell below us. Above us only sky»
Un accenno di risata gli uscì dal profondo della gola, vedendo Mason in lontananza agitare le braccia come se avesse in mano qualche candela luminosa. Liam si girò verso Theo, che aveva appena cantato i successivi versi della canzone, un'espressione ancora poco convinta stampata sul volto, ma il battito cardiaco leggermente più rilassato di qualche istante prima.

E mentre tutto il pubblico del locale si univa a loro, inneggiando sulle note di «Imagine all the people, living for today», Liam passò il braccio dietro la schiena di Theo, dondolandosi appena mentre continuava a cantare. Fu stupito di sentire a sua volta un peso sulle proprie spalle, segno del fatto che Theo aveva allungato il braccio e lo aveva poggiato su di lui, attirandolo inconsapevolmente leggermente a sé.
Liam lo fissò di nuovo, mentre Theo ricambiava il suo sguardo con un sorriso impresso sul volto. Le sue spalle sempre più strette nell'abbraccio dell'altro.

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Animali ***


Capitolo III



Se c'era una cosa che Theo aveva avuto modo di imparare riguardo Liam, era che il ragazzo aveva un debole per gli animali. O meglio, amava gli animali. Ogni dannatissima volta che erano in giro, fosse per una passeggiata o per delle commissioni, Liam avvertiva il bisogno di fermarsi a coccolare ogni singolo animale che gli passasse più o meno vicino.

Una volta, cogliendolo di sorpresa, aveva urlato un “ommioddio” talmente forte da costringerlo a tapparsi le orecchie, gli aveva afferrato il polso e lo aveva costretto ad uno slalom tra le autovetture, il tutto per raggiungere un cucciolo di bassotto dall'altra parte della strada.
Theo aveva dapprima trattenuto una risata, per poi sedersi sconsolato al muretto più vicino, borbottando un “stupidi bassotti”; se fosse dipeso da Liam, sarebbe rimasto lì per ore.
Theo, invece, non vedeva l'ora di scappare.


«Che c'è?»
Liam si rialzò, tornando in posizione eretta, salutando con una mano il piccolo bassotto marrone che si allontanava scondizionando insieme alla sua padrona.
«Devi fare così ogni volta?» domandò Theo, mettendo le mani nelle tasche della felpa e affiancando Liam, in piedi davanti a lui con un sorriso enorme ancora stampato sulla faccia.
«Fare cosa?»
«Questo!» sbottò Theo esasperato. «Fermarti a coccolare e riempire di baci ogni singolo essere anche solo lontanamente peloso sulla faccia della terra! Ieri mi hai addirittura costretto a tenerti sulle spalle mentre recuperavi quel dannato gattaccio bianco della vicina di casa incastrato su un ramo!»
«Per prima cosa», intervenne Liam, fulminandolo con lo sguardo, «quello non è un dannato gattaccio ma un cucciolo bellissimo e adorabile. E aveva una lunga vita davanti a sé, avevo il dovere di aiutarlo».
Theo girò gli occhi, pronto all'ennesima filippica. «E poi», continuò Liam, «anche tu sei abbastanza peloso, ma non mi hai mai visto riempirti di baci»

«Be', in realtà sì»


*
*

 

«Be', in realtà sì»
Era la prima volta che l'argomento spuntava fuori da quella primissima notte.
Theo si pentì di averne parlato non appena aveva aperto bocca. Soprattutto perché il cuore di Liam aveva accelerato così tanto che sembrava che il piccolo licantropo stesse per avere un infarto.
Stava per rimangiarsi tutto quando vide Liam puntare gli occhi fissi nella sua direzione, per poi avvicinarsi progressivamente verso di lui.
Cosa voleva fare Liam? Dargli un pugno? Prenderlo a testate? Baciarlo? Non aveva idea del perché, ma tutte le opzioni gli fecero perdere un battito.
Preso dal panico, Theo indietreggiò di un passo, per poi realizzare che Liam stava sì andando nella sua direzione, ma non verso di lui.
Lo sorpassò, e in un attimo Theo lo vide chinarsi di nuovo verso terra e grattare le orecchie dello stesso cagnolino che aveva dato origine alla discussione.
«Stupidi bassotti», ripeté.


*
*



Quando erano tornati a casa, nel tardo pomeriggio, Liam era stato stranamente silenzioso. Per sdrammatizzare la situazione, Theo aveva provato a cambiare argomento, riportando l'attenzione sugli animali. Ma Liam non aveva fatto altro che ignorarlo, mugugnando ad ogni sua frase e lasciando la stanza ogni qualvolta lui e Theo rimanevano da soli.
Mai come in quel momento la chimera si dispiacque di non aver più i poteri del kanima a sua disposizione, così da paralizzare Liam e costringerlo ad ascoltarlo.
O dargli un pugno in faccia senza rischiare ripercussioni.


*
*


Quando finalmente arrivò la notte, Liam si buttò a letto a peso morto appena ne ebbe l'occasione. Theo era ancora in salotto con i suoi genitori, intento a chiacchierare di dio non sa cosa. Come facesse sua madre a trovarlo così adorabile non riusciva proprio a capirlo. Theo era fastidioso, e inopportuno. E sicuramente l'ultima persona sulla faccia della terra che avrebbe voluto baciare.
Non di nuovo, almeno.


*
*



Salire le scale sembrava una missione impossibile, soprattutto perché quei tredici scalini ricoperti dalla moquette – forse ora capiva perché Liam era sempre circondato di calzini, sua madre lo obbligava a togliersi le scarpe – conducevano alla camera che lui e il licantropo condividevano.
Si fermò davanti alla porta socchiusa, udendo distintamente il respiro pesante di Liam e il fruscio dei suoi vestiti attraverso lo spiraglio, segno del fatto che il ragazzo si stesse preparando per andare a dormire.


Fu in quel momento che un'idea gli balenò in mente.
Theo si guardò intorno con aria sospetta; i genitori di Liam dormivano nella camera in fondo al corridoio e nessun altro poteva vederlo.
Con una mano afferrò il lembo della felpa che stava indossando - quella stessa felpa che Liam gli aveva dato appena tirato fuori dall'inferno, sfilandola velocemente da sopra la testa, per poi poggiarla vicino al muro. Presto, i calzini, i jeans e i boxer fecero la stessa fine, lasciando Theo completamente nudo a pochi metri da Liam.


*
*


Il rumore della porta che si apriva piano giunse alle orecchie allenate di Liam distintamente. Tuttavia, questo non fu seguito da il suono dei passi di Theo a cui si era ormai tanto abituato. Il piccolo licantropo alzò gli occhi, usando le braccia per tirarsi leggermente su e fissare così l'ambiente circostante.
A pochi metri da lui, un lupo completamente nero dagli occhi familiari lo fissava.
«Theo?»


*
*


«Theo?»
Il lupo continuò a fissarlo per un momento, prima di balzare sul suo letto con una facilità impressionante. Liam si spostò, tra l'intimorito e il curioso.
Certo, sapeva che Theo fosse capace di trasformarsi completamente, lo aveva già visto nella sua versione animale, ma per qualche motivo era un dettaglio che aveva completamente rimosso dalla propria mente fino a quel momento.
Theo – poteva ancora chiamarlo Theo? O avrebbe dovuto trovare un nome più consono alla sua forma animale, tipo Batuffolo? – si avvicinò con passo felpato verso Liam, fino a ritrovarsi il suo viso una spanna dal proprio muso.
Liam allungò con incertezza la mano, finendo per poggiarla sul lato destro della testa del licantropo; sorrise in automatico quando vide Theo spingersi verso quella carezza. Il più piccolo si sporse ancora di più, spingendo sul materasso per mettersi seduto, la schiena poggiata alla spalliera e le gambe incrociate. Per fare questo, tuttavia, si sporse leggermente in avanti. E mentre stava per ritornare nella posizione desiderata, sentì qualcosa di bagnato e ruvido sfiorargli la guancia.
«Ma cos-»
Non fece in tempo a continuare la frase, che nuovamente fu travolto dal muso di Theo; questa volta però, la lingua del lupo lo colpì in piena faccia, riempiendolo di saliva dal bordo del mento fino alla fronte.
«Theo! Che schifo
Liam si portò un braccio al volto, pronto a pulirsi. Ma Theo non ne voleva sapere di smetterla, e con le zampe si poggiò alle sue spalle, continuando imperterrito nella sua missione.
«Quello che stai facendo è disgustoso» esclamò Liam, ma nonostante tutto non poté fare a meno di ridere nella maniera più spontanea possibile.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - Graffi ***


Capitolo IV 

 

 
Forse, quando aveva avuto la brillante idea di trasformarsi in un lupo, Theo non aveva pensato bene alle conseguenze. Il suo scopo era quello di rompere la tensione creatasi tra lui e Liam, non si era di certo aspettato di finire con il leccargli la faccia fino a fargli venire i crampi alla pancia per le risate, e neppure di finire stretto tra le sue braccia per tutta la notte, mentre il ragazzo lo usava alla stregua di un peluche, mentre continuava ad accarezzargli il retro delle orecchie con devozione.
E soprattutto non aveva tenuto conto del fatto che la trasformazione totale poteva richiedere un grande dispendio di energie per chi ormai era fuori allenamento come lui. E che, quindi, avrebbe potuto riassumere la forma umana in qualsiasi momento.
Però, sinceramente, annusando l'aria e avvertendo chiaramente la felicità trasudare dalla pelle di Liam, non gli sembrava poi un grande problema.


*
*


La prima cosa che Liam fece appena sveglio fu allungare le braccia verso il basso per stiracchiarsi, come era solito fare ogni mattina da quando avesse memoria. Quella mattina, però, ritrovò se stesso a tastare qualcosa di diverso dal solito cuscino che spesso teneva in mezzo alle gambe durante il sonno.
Pelle.
Umana.
Colto alla sprovvista, sfoderò gli artigli.


*
*



«Razza di idiota!»
«Ti ho detto che mi dispiace!»
«Stupido ragazzino con problemi nella gest-»
«Dai, non prendertela, non è stato così terrib-»
«Taci! Prima che ricambi il favore!»
«Quanto la fai lunga!» sbottò infine Liam, afferrando un paio di pantaloncini e tirandoli a Theo, ora in piedi accanto alla finestra, con il solo lenzuolo a coprirlo. «Per un graffietto tutta questa scenata melodrammatica»
«Un graffietto? Un graffietto dici?» Theo lo fulminò con lo sguardo, lasciando cadere il lenzuolo – e costringendo così Liam a deglutire velocemente e voltare la testa di scatto. «Mi hai artigliato una chiappa!»


Le spalle di Liam iniziarono a tremare, segno del fatto che il più piccolo stava trattenendo una risata in maniera poco efficace.
«Poteva andarti peggio», disse infine, fissando Theo mentre questo alzava le braccia per infilarsi una maglia con rabbia. «Potevo morderti».

Theo lo fissò, di nuovo con uno sguardo omicida. Il segno dei tre artigli che Liam aveva lasciato sulla sua povera e innocente chiappa stavano già svanendo, ma vista la profondità della ferita forse non sarebbero mai andati via del tutto. In virtù di questo, non riusciva a far cadere la discussione.
Soprattutto perché quel cretino di Liam non aveva intenzione di lasciargli ultima parola.
«Forse hai ragione» esalò infine, oltrepassando il letto e raggiungendo Liam, in piedi davanti alla scrivania, fermandosi davanti al ragazzo più giovane, sovrastandolo per pochi centimetri in altezza.
«Vedi?»

«Un morso avrebbe fatto sicuramente più male»
Liam non fece in tempo a controbattere, che un dolore acuto lo raggiunse, costringendolo a indietreggiare. Non prima di aver dato a Theo uno spintone talmente forte da fargli raggiungere di nuovo il letto, dove il ragazzo cadde tra una risata e l'altra.
«Sei impazzito!?» le urla di Liam risuonarono per tutta la casa vuota, mentre il ragazzo fissava sconvolto la propria spalla, dove un evidente segno di denti si stagliava con prepotenza.
Theo sogghignò, giovandosi dell'espressione sconvolta di Liam.
«Poteva andarti peggio», disse, facendo il verso al giovane licantropo. «Poteva sempre essere una chiappa».


*
*


La storia del morso andò avanti per tutto il giorno.
Liam trovava il modo per rinfacciarglielo in ogni momento della sua vita: aveva addirittura indossato la maglietta che aveva quando Theo gli aveva addentato la spalla a scuola, così da mostrare a tutti quello che l'altro ragazzo aveva fatto.
E Theo, da parte sua, non poteva che essere più divertito.
«E così, dal niente, ha preso e mi ha morso! Ho accolto un dannato psicopatico in casa!»
«Sappiamo entrambi che è stata interamente colpa tua» rispose semplicemente Theo, camminando accanto a Liam e Mason per i corridoi della scuola.
Certo, ovviamente Theo non frequentava più il liceo, lo aveva abbandonato quando Kira aveva preso quella dannata spada e lo aveva rinchiuso in quell'inferno senza fine, ma a quanto pare i protocolli di sicurezza di quella scuola non volevano saperne di aumentare. Così, Theo era libero di andare e venire come meglio voleva, infastidendo Liam tra una lezione e l'altra.
«Colpa mia? Quello che ho fatto era un inciden-»
«Aspetta», lo interruppe Mason, mentre Liam tentava di aprire l'armadietto. «Cosa gli avevi fatto tu?»
«Niente!», rispose il ragazzo, con il tono di voce leggermente più alto del normale.

Theo sorrise, un sorriso così meschino da ricordare a Liam il vecchio Theo. Afferrò in un attimo il bottone dei jeans che aveva indosso, sbottonandolo all'improvviso.
«Cosa stai facen-»
Un attimo dopo, Theo era lì, in piedi davanti a lui, davanti a mezza scuola, con il pantaloni abbassati per metà e le chiappe al vento.
«Vedi qui?» indicò il ragazzo, del tutto a suo agio nella sua parziale nudità nonostante lo sguardo fisso di gran parte del pubblico presente e gli insulti di Liam che gli arrivavano chiaramente alle orecchie. I tre graffi provocati dalle unghie di Liam ancora leggermente visibili in controluce, come delle ormai leggere cicatrici.
«Il tuo migliore amico ha avuto la brillante idea di mettere le mani sul mio culo perfetto stamattina. E sicuramente non in modo molto convenzionale»


*
*


«Dai, è stato divertente!» Theo accelerò il passo, cercando di raggiungere Liam.
Il ragazzo continuò ad ignorarlo, entrando di corsa negli spogliatoi della squadra di lacrosse e afferrando la sua stecca, setacciando l'armadietto in cerca della maglia della divisa.
Theo lo raggiunse, le mani nelle tasche dei pantaloni e un sorriso stampato in faccia.
«Smettila di farlo», intimò Liam, mentre faceva sparire la maglia che aveva indosso per sostituirla con quella della squadra.
«Di fare cosa?»
«Di fare... quello
Theo alzò le spalle, allargando ancora di più il sorriso.
«Vedi, lo fai di nuovo!» sbottò Liam, sempre più nervoso.
«Continuo a non capirti»
«Sorridi! Sorridi come se avermi messo in imbarazzo davanti a Mason fosse stata una cosa divertente!»
«Ma è stato divertente! Ha fatto ridere tutti!» protestò Theo, non riuscendo a prendere sul serio la rabbia di Liam.
«Il tuo senso dell'umorismo è davvero opinabile», borbottò Liam, oltrepassando Theo per raggiungere il campo di lacrosse.
«Non pensavo fossi così permaloso!»
«Permaloso? Io?» sbottò Liam, girandosi per fronteggiare Theo. Ancora una volta, la sola vista della sua faccia lo irritò tantissimo. «Sai cosa farebbe una persona permalosa adesso?»
Theo incrociò le braccia, ricambiando lo sguardo con sicurezza. «Cosa?»
«Questo» disse.


E subito dopo, Theo non sa ancora come, il ragazzo si ritrovò steso a terra, il sangue che iniziava a sporcargli la faccia e il naso dolorante, probabilmente rotto – di nuovo.
Il rumore di una porta che sbatteva gli comunicò che Liam aveva lasciato la stanza. Theo alzò la testa, portando una mano ad arginare il flusso che scorreva dal suo povero naso.
Per quanto fosse stato doloroso ricevere un pugno – l'ennesimo – in faccia da un beta, Theo esplose in una risata.

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Capitolo 6
*** Capitolo V - Rabbia ***


Capitolo V

 

Il giorno successivo l'umore di Liam non migliorò. In un primo momento Theo non aveva capito bene perché, limitandosi a evitare il ragazzo ogni volta che questi si rivolgeva a lui con uno sguardo furente. Per quanto fosse stata divertente la sfuriata negli spogliatoi, Theo non era un masochista, e beccarsi un altro pugno in faccia dal piccolo beta non era sicuramente tra le sue priorità. Tra le sue priorità, invece, c'era quella di dormire.
Ma farlo con Liam che sbuffava in continuazione nel letto accanto risultava essere una missione impossibile.

 


*
*



«Giuro che se non la smetti vengo là e ti soffoco, Liam»
«Se non ti sta bene puoi sempre andartene», rispose Liam, la voce che vibrava per la frustrazione.
Theo fece per rispondere, ma tacque subito dopo, assottigliando lo sguardo nel buio della camera.
«Bene!»
«Bene!» rispose Liam furente. «Sai quanto me ne frega»
«Fantastico!»
Theo si alzò, il cuscino sotto il braccio, e in boxer e in canottiera si diresse alla porta. Aveva già poggiato una mano sulla maniglia quando Liam parlò di nuovo, questa volta con tono più rilassato.
«Dove pensi di andare, cretino?»
«Fuori da questa stanza, sicuramente. Mi accamperò sul divano. In alternativa, darò spettacolo con il vicinato mostrandomi in tutta la mia bellezza in mutande»
Liam sbuffò, sedendosi sul letto. «Senti. Mi...» si bloccò, come se facesse fatica a trovare le parole. «Torna a dormire, ok? Giuro che starò zitto».
Theo si girò, senza fiatare, e raggiunse nuovamente il proprio materasso. Non che gli dispiacesse mettersi in mostra, ma faceva talmente freddo fuori che se fosse uscito in mutande ci sarebbe stato ben poco di cui vantarsi con i vicini.
«Si può sapere che problema hai?»


*
*


«Si può sapere che problema hai?»
Liam lo sapeva benissimo che problema avesse, ma dirlo ad alta voce era senza dubbio più difficile che ammetterlo a se stesso.
«La luna piena si avvicina» esalò poi, stringendosi nelle spalle, evitando di guardare Theo in faccia, certo di una sua presa in giro. «Fino a quando c'era Scott ad aiutarmi, riuscivo più o meno a gestire la cosa», continuò. «Ma adesso...»
«Adesso i tuoi problemi di gestione della rabbia stanno tornando» concluse Theo per lui, poggiando i gomiti sulle ginocchia e la testa sui palmi delle mani, fissando Liam abbassare la testa.
«Esatt-» iniziò il licantropo, per poi interrompersi. «E tu come lo sai?»
Theo girò gli occhi, abbandonando la posizione precedente, per buttarsi sul letto; la canottiera leggermente alzata sul basso ventre.
«Oh, sai. Quando tenti di corrompere qualcuno per fargli far fuori il proprio Alpha cerchi di informarti su di lui».
«Ah. Già.» Liam tendeva a dimenticarlo ogni tanto, soprattutto quando Theo si dimostrava così disponibile con lui. Fino a poco tempo fa, lui era uno dei cattivi. Ma cosa era adesso?


Fu Theo a interrompere il silenzio imbarazzante creatosi, rialzandosi dal letto e sdraiandosi in una posizione più opportuna. «Quindi... posso rimanere a dormire qui?» chiese, con un tono che a Liam sembrò fin troppo vulnerabile.
«Solo se non russi», rispose, l'ombra di un sorriso sul volto.
«Io non russo», sibilò Theo, tirando un cuscino a Liam, che lo afferrò a volo, ridendo.
«Se ti fa piacere crederlo»
«Oh. Stai zitto».

 


*
*



Passarono due giorni, e sebbene una sorta di equilibrio si fosse più o meno instaurato tra lui e Theo, Liam non riusciva a controllare i suoi sbalzi di umore. Giusto quel pomeriggio, mentre il Coach stava gridando non so cosa contro lui e Greenberg – che poi, non avrebbe dovuto essersi già diplomato quel tipo? – sul campo di lacrosse, Liam era certo che la prossima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata correre verso il Coach, sfilarsi i guanti e lasciargli un ricordino indimenticabile di quella che per lui era la marcatura a uomo. E lo avrebbe fatto, se sugli spalti non ci fosse stato Theo.

 

«Cosa pensi di fare, ragazzino?»
La voce del ragazzo arrivò distintamente alle orecchie di Liam, inudibile a chiunque altro non attrezzato di un udito sovrannaturale.
«Niente. Solo strappargli quel fischietto dal collo e farglielo ingoiare» ringhiò Liam attraverso il casco, rivolgendo lo sguardo per un momento verso Theo, per poi fissarlo ancora in direzione del Coach.

Una risata gli risuonò in testa.
«Cosa!?»
«Scusa, non riesco a prenderti sul serio. Sembri uno di quei cuccioli di bassotto che ti piacciono tanto quando ti arrabbi. Soprattutto in mezzo a tutti questi spilungoni»
«Io non sono basso», disse Liam, ma questa volta la voce gli uscì con un tono abbastanza alto da essere udito anche dai compagni di squadra.
«Certo che sei basso Dunbar,», rispose il Coach, «ma se questo ti fa passare in mezzo alle gambe degli avversari e mandare la palla in porta, potresti anche essere un cavolo di lillipuziano per quello che mi importa»
Ok. Ora ne aveva abbastanza. Fece due passi decidi verso il Coach quando sentì un braccio cingerlo da dietro, abbastanza forte da impedirgli da camminare. Provò a voltarsi, ma bastò l'odore intenso a fargli capire di chi si trattasse.

«Mollami, Theo», mugugnò Liam, cercando di divincolarsi, mentre gli occhi assumevano leggere sfumature dorate. «Mollami o dopo aver fatto ingoiare quel dannato coso al Coach te lo ficco su per il cul-»
«Come sei volgare», si limitò a rispondere Theo, giustificandosi con il Coach con una scusa banale come “emergenza familiare”, mentre trascinava via Liam dal campo.

 


*
*


I metri che separavano Liam dallo spogliatoio erano pochi, ma ancor prima di arrivare il ragazzo si fermò, accasciandosi sul pavimento del corridoio, gli artigli sfoderati ora premuti sui palmi delle mani fino a farle sanguinare.
«Ehi»
«Sparisci»
«Ehi», ripeté Theo, raggiungendo il ragazzo che poco prima lo aveva seminato, piegandosi sulle proprie gambe, i talloni leggermente rialzati e il peso sulle punte. «Calmati, ok? Non è successo niente. Non hai fatto male a nessuno»
Liam non rispose, continuando a premere gli artigli sulla propria mano. «Ma avrei voluto. Sarebbe stato così facile, e inv-»
«Non lo hai fatto», rispose semplicemente Theo, per poi allungare entrambe le braccia, afferrando con le proprie mani quelle di Liam, costringendo il ragazzo ad aprirle. Un liquido scarlatto scivolò sul pavimento, risuonando nel silenzio del corridoio.
«Non hai fatto male a nessuno, Liam»

«Grazie»


*
*


«Grazie»
Questo davvero non se lo aspettava. Con le mani ancora strette a quelle di Liam, Theo si irrigidì. Non era abituato a sentirsi dire cose del genere; e ancor meno era abituato a gestire situazioni così assurde.
«Io... davvero», continuò il ragazzo, mentre i tagli sulle mani iniziavano a guarire. «Sarebbe potuto succedere il finimondo, e non è successo per merito tuo. Sei riuscito a farmi calmare, riesci sempre a farmi calmare. Neppure Scott ci riusciva la maggior parte delle volte. E tu, invece...».
Theo non rispose, non per mancanza di argomentazioni, ma perché sapeva esattamente quello che le parole di Liam significassero.
“Sei riuscito a farmi calmare, riesci sempre a farmi calmare”.

Era così assurdo che stentava a crederci.
Fortunatamente, Liam non aveva idea della portata di quello che gli aveva appena confessato, e quindi far finta di nulla era ancora un'opzione valida.
«Non è stato niente», rispose Theo, alzandosi in posizione eretta con uno slancio, mentre poteva avvertire il cuore di Liam tornare ad una frequenza regolare. Con gli occhi nuovamente azzurri, Liam seguì l'esempio di Theo, alzandosi e affiancando il ragazzo più grande.
«Non torni in campo?»

Liam lo fissò sbigottito. «Dopo quello che è appena successo? Neanche per sogno! E se dovessi perdere la calma di nuovo?»
«Be', vorrà dire che ti trascinerò di nuovo via e ricominceremo da capo, ragazzino» rispose Theo, dandogli una leggera spinta verso l'uscita. «O, in alternativa, potrei metterti direttamente al tappeto e saltare tutta la parte noiosa».
Liam rise leggermente, voltandosi per guardarlo prima di muovere i piedi in direzione degli allenamenti.
«Non sarebbe la prima volta»

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Capitolo 7
*** Capitolo VI – Casa ***


Capitolo VI – Casa



La luna piena era sparita all'orizzonte senza creare particolari disagi, tranne qualche foto imbarazzante che Theo aveva avuto la brillante idea di scattare a Liam durante la notte, rifiutandosi di farle sparire.
Liam aveva provato a convincere Theo dall'eliminare le prove della sua notte brava – per quanto correre mezzo nudo tra gli alberi potesse essere considerata una notte brava –, tuttavia senza ottenere alcun risultato. Addirittura, era arrivato al punto di proporre al ragazzo uno scambio più che equo: la cancellazione delle foto per una settimana intera di lasagne a pranzo. Ma quella viscida serpe di Theo aveva rifiutato. «Tua mamma mi adora così tanto che se glielo chiedessi mi farebbe lasagne per un mese intero» fu l'unica risposta che ottenne, accompagnata da un sorriso angelico che gli aveva fatto venire voglia di dargli un pugno sul naso.
Liam aveva sbuffato, conscio del fatto che quell'irritante sottospecie di essere umano con cui si ritrovava a convivere avesse davvero ragione.
«Non finisce qui», sibilò, posando il succo d'arancia in frigo, mentre Theo seguiva i suoi movimenti seduto sullo sgabello che componeva la penisola della cucina.
«Dillo al mio nuovo sfondo del cellulare».


*
*



Erano stati ben tre i tentativi di Liam di entrare in possesso del telefono di Theo, mentre questi era intento a mangiare con tranquillità i pancakes che la madre di Liam aveva preparato quella mattina. Proprio mentre si stava chiedendo come facesse Liam ad avere un fisico così perfetto nonostante i quintali di cibo che quella santa donna preparava ogni giorno, il giovane licantropo tentò il primo attacco, sporgendosi dal lato opposto della penisola e cercando di sottrarre lo smartphone dalle mani di Theo. Prontamente, il ragazzo aveva alzato il braccio in alto e, forte della distanza, aveva impedito a Liam di entrarne in possesso.

La seconda volta era stata al termine della colazione; Liam aveva provato direttamente a rubare il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni di Theo mentre salivano le scale. Il ragazzo più grande era riuscito ad evitare il misfatto semplicemente allungando di più il passo, facendo due gradini in una volta. Liam era così certo di riuscire nella sua impresa che si era sbilanciato talmente tanto in avanti che, nel momento in cui gli mancò l'appoggio del corpo di Theo, si ritrovò con la faccia spalmata sui gradini delle scale, mentre la chimera lo fissava dall'alto con un cipiglio divertito.
«Non pensavo morissi dalla voglia di toccarmi il culo, Liam»

Infine, il terzo tentativo era avvenuto mentre Theo stava tranquillamente aspettando il suo turno per il bagno. Liam aveva dei tempi abbastanza rapidi, e per lui non era un problema solitamente aspettare che il più piccolo si preparasse prima di prendere possesso della stanza. Quel giorno, però, sia in virtù della nottata passata quasi in bianco, sia per via del tempo misteriosamente più prolungato che Liam stava passando nel loro bagno privato, Theo aveva deciso di stendersi nuovamente sul letto. E stava per addormentarsi quando, passato un buon quarto d'ora, avvertì distintamente la porta del bagno aprirsi; tuttavia, grazie all'udito sviluppato, gli fu facile intuire che Liam stava facendo di tutto pur di non fargli capire che aveva ormai abbandonato la stanza.
Fu solamente quando avvertì un peso sbilanciare il materasso e la mano di Liam avvicinarsi la suo stomaco, dove era poggiato il telefono, che spalancò gli occhi e gridò. La sorpresa fu talmente grande da far perdere l'equilibrio al ragazzo per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, facendogli sbattere il mento sul petto di Theo.
«Dio, che male», borbottò Liam, massaggiandosi la faccia. «Cosa hai là sotto, una maglietta rinforzata?» domandò urtato, fulminando con lo sguardo Theo, che in tutta tranquillità se la rideva, alzandosi dal letto e afferrando il proprio asciugamano.
«No», rispose, girandosi verso Liam. «Solamente dei pettorali d'acciaio» rispose ammiccando, liberandosi della maglietta prima di prenderne un altra dal cassetto che Liam gli aveva riservato.
«Non trovi anche tu che siano assolutamente fantastici?» domandò, mentre Liam raccoglieva gli ultimi libri sulla propria scrivania e li infilava nello zaino, dirigendosi verso la porta.
«Sei incredibile», rispose ironicamente, prima di chiudersi la porta alle spalle e raggiungere Mason, che lo aspettava in auto per andare a scuola.
Theo rise, gridando la propria risposta verso la porta ormai serrata.
«Lo prendo come un sì!»


*
*


Ogni tanto, quando Liam lo lasciava a casa per andare a scuola – quelle rare volte in cui Theo decideva di non seguirlo, giusto per dargli ancora un po' più fastidio del solito –, e entrambi i genitori del ragazzo erano a lavoro, Theo aveva casa tutta per sé. Ed era bello. Era piacevole. Era rilassante.
Era una noia mortale.


Quando aprì la porta del bagno, una fitta nebbia inondò la camera di Liam. Theo respirò a pieni polmoni, beandosi solamente qualche secondo della solitudine. Non che sentisse la mancanza di Liam, quello era ovvio, non era così disperato. Ma stare da solo, in quella casa, gli sembrava sembra sbagliato. Lui era lì perché Liam lo voleva lì, e se Liam non c'era, allora quale era il suo posto?
Scuotendo la testa per scacciare questi pensieri, Theo si avvicinò al letto, ancora gocciolante, con l'asciugamano stretto in vita e i capelli bagnati.
Se c'era una cosa che gli era davvero mancata in quei mesi in cui aveva praticamente vissuto all'interno della sua macchina, erano le docce calde. Certo, non che gli fosse mancata l'occasione di lavarsi, ma farlo in fretta e furia a casa di sconosciuti dopo aver fatto irruzione nella loro abitazione era decisamente diverso dal farla in un posto che, almeno per il momento, poteva chiamare casa.
Theo sorrise inconsciamente, iniziando a vestirsi; fu solo quando tra le mani gli capitò quella stessa maglietta che Liam gli aveva tirato in faccia la prima volta che era stato in casa sua, che un suono divertito gli uscì dalle labbra.


[Flashback]


Quando Liam gli aveva detto che no, non sarebbero andati diretti a casa di Scott, Theo non sapeva cosa rispondere. Alla fine, che potere decisionale poteva avere? Liam aveva ancora quella maledetta spada, e – per quanto gli costasse ammetterlo – tornare nel mondo dei vivi era stata un'impresa abbastanza sfiancante, tanto da fargli perdere per un momento l'occasione di rispondere a tono.
«Oh, e dove mi porti, al cinema?»
Liam aveva sbuffato, evitando di guardarlo in faccia. «No», rispose, finalmente concedendogli uno sguardo. «Andiamo a casa mia»
«Avrei preferito un appuntamento prima, ma se proprio ci tieni...» asserì Theo, sorridendo di rimando. «Diretto. Mi piace. Ma sappi che io sto sopra».
Come non detto, l'inferno non gli aveva fatto perdere il proprio smalto.

Entrare a casa di Liam era stato strano.
Quando il ragazzo aveva conficcato la spada nel terreno e gli aveva permesso di lasciarsi l'inferno nel quale era costretto con sua sorella alle spalle, la prima cosa che Theo aveva fatto era stato respirare a pieni polmoni. E, così, facendo, il primo odore che gli era arrivato alle narici era stato quello intenso del giovane licantropo. Paura, ansia, aspettativa, speranza. Tutto questo lo aveva travolto in un attimo, prima che il resto iniziasse a farsi strada nella sua testa.
Ora, mentre Liam lo precedeva per le scale, quella sensazione era tornata. Ogni cosa in quell'abitazione urlava Liam; il suo odore era ovunque, tanto da non permettergli di comprendere con lucidità cosa stesse succedendo.

Quando il beta gli aveva malamente tirato addosso un asciugamano, intimandogli di andarsi a liberare di quel sudiciume, tutto quello che Theo aveva fatto era stato entrare nel bagno che Liam gli aveva indicato, togliersi i vestiti e aprire il getto dell'acqua calda. Una doccia. Sembrava una cosa così
normale.
Theo si guardò intorno, poggiando l'asciugamano sul primo gancio disponibile e fissando il proprio riflesso allo specchio, per poi rivolgere lo sguardo alla porta dietro di lui. Senza pensarci, fece girare la chiave nella serratura.
Non si sa mai.


Liam era lì fuori ad aspettarlo. Attraverso la porta chiusa, lo sentì parlare animatamente al telefono con qualcuno.
«Sì, lo so che non è stata una delle mie idee più brillanti ma-... Ok. Va bene. Vediamoci direttamente da Scott tra mezz'ora. Aspetto che finisca la docci- Certo che l'ho portato a casa mia! Non potevo mica lasciarlo solo!»
Non potevo mica lasciarlo solo.
Theo sussultò. Sapeva benissimo cosa intendeva Liam. Sapeva che non poteva essere lasciato solo perché ritenuto pericoloso, un assassino. Nonostante questo, però, quando aprendo la porta del bagno si ritrovò a dover afferrare al volo dei vestiti che Liam gli aveva tirato direttamente in faccia, quella frase gli sembrò quasi confortante.


*
*

«Theo, tesoro, sono a casa!»
Theo assunse un cipiglio perplesso, allungando il collo fino a quando il suo sguardo non incontrò quello di Liam. Il ragazzo sorrise, togliendosi velocemente le scarpe e buttando lo zaino in un angolo del salotto, per poi raggiungere Theo sul divano e buttarsi a sedere al suo fianco.
«Vedere Shining ieri sera ti ha fatto davvero male»
Liam sorrise, allungano un braccio per rubare i popcorn che Theo stava mangiando, ignorando le proteste del ragazzo.

«Almeno non sono entrato spaccando la porta con un'ascia»

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Capitolo 8
*** Capitolo VII - Intimità ***


Capitolo VII - Intimità

 

Se inizialmente era stato facile condividere con Theo uno spazio ristretto come la sua camera e il suo bagno, con il passare del tempo e l'aumentare della confidenza diventava sempre più difficile trovare un momento da dedicare a se stessi.
Ad esempio, Liam aveva una regola: mai, mai entrare in bagno mentre questo era occupato da lui. Che fosse per una doccia o per lavarsi i denti, il bagno era una zona sacra e come tale poteva essere calpestata solo da personale autorizzato. E la regola era sempre stata rispettata. Almeno per le prime settimane. Almeno fino a quando, mentre Liam stava per entrare nella cabina-doccia, Theo non si era catapultato nella stanza, gridando all'emergenza. Velocemente, Liam aveva afferrato la prima cosa a disposizione per coprirsi.
«Esci immediatamente da qui!»
«Te l'ho detto, è un'emergenza!» rispose Theo, iniziando a frugare nella cesta dei vestiti sporchi, alla ricerca di non si sa cosa.
«Non mi importa! È il mio turno, sparisci!»
Theo lo ignorò, per poi esultare; le chiavi della macchina strette in mano. Si voltò verso Liam. «Te lo avevo detto che era una emerg-».
«HO DETTO FUORI DI QUA!»
Theo rise, dando le spalle a Liam, non senza aver prima lanciato al ragazzo uno sguardo tra il confuso e il divertito. La porta sbatté dietro di lui, mentre Liam tirava un sospiro di sollievo.
«Se volevi masturbarti con i miei boxer comunque bastava chiedere, non avrei di certo fatto storie!»
La voce di Theo gli arrivò chiara alle orecchie, nonostante la porta a dividerli. Liam assunse un'espressione incerta, per poi abbassare lo sguardo e realizzare che, effettivamente, quella prima cosa che aveva afferrato per coprirsi altro non era che l'intimo di Theo.
In un attimo, i boxer del ragazzo raggiunsero l'altra parte della stanza, mentre la faccia di Liam si colorava di un rosso intenso.



*
*

 

Quando Liam rientrò nella loro stanza dopo gli allenamenti di lacrosse quel venerdì – gli ennesimi della settimana, in vista della finale del campionato –, trovò Theo steso a letto, le gambe incrociate e il pc poggiato sopra a esse.
«Niente film sul divano oggi? È la nostra serata film!»
Theo alzò le spalle, mettendo in pausa l'episodio di The O.C e guardando Liam sbottonarsi la felpa, per poi lasciarla aperta sul proprio petto. «I tuoi hanno preso possesso del telev- Ehi!» esclamò poi, realizzando che quella che Liam aveva indosso era la sua felpa.
«Si può sapere perché ti metti i miei vestiti invece che i tuoi?»
«Perché i miei vestiti sono tutti a lavare» rispose semplicemente il ragazzo, sedendosi sul letto e costringendo l'altro a spostarsi, per fargli spazio. «E tu stai usando il mio letto, ma non mi senti lamentarmi o sbaglio?»
Theo non rispose, facendo ripartire la serie tv mentre sentiva il braccio e i fianchi di Liam entrare in contatto con il proprio corpo.
«Tanto per la cronaca, è la mia felpa preferita quella»
«Lo so», rispose semplicemente Liam, mentre Theo afferrava uno dei lacci del cappuccio e lo tirava per dispetto. «L'hai messa talmente tante volte che ha il tuo odore nonostante il bucato».
Theo lo fissò un secondo, prima di riportare lo sguardo sullo schermo del computer, senza tuttavia lasciare il laccio della felpa.
«Proverò a cambiare detersivo»
Liam non rispose, abbassando la testa fino a sfiorare con il naso un lembo della felpa. Per poi ispirare forte. «Non farlo», disse, continuando a guardare verso il basso. «Ha un buon odore».



*
*


Riuscire a mantenere la calma durante le partite di lacrosse era sempre stato un problema per Liam. Sapeva di essere un buon giocatore, un ottimo giocatore, ma da quando i suoi problemi con la gestione della rabbia si entrano incrociati a quelli di licantropo, ogni volta che scendeva in campo riuscire a mantenere il controllo diventava impossibile.
Seduto sulla panca, in attesa di raggiungere i propri compagni di squadra, Liam sentì la porta degli spogliatoi aprirsi.
«Ehi, ragazzino»
«Theo», sospirò, alzandosi dalla panca per prendere il proprio casco, abbandonato poco più in là. «Se sei qui per qualche stupid-»
«Come siamo sempre sulla difensiva», borbottò il ragazzo, raggiungendo prima di Liam il casco, per poi porgerlo al più piccolo. «Non ti vedo da due giorni, sei sempre ad allenarti. Volevo solo dirti buona fortuna»
«Oh». Questo Liam proprio non se lo aspettava.
«E anche darti questi», aggiunse, tirandogli addosso un paio di calzini.
«Calzini?» domandò, fissandoli perplessi.
«Calzini portafortuna», ribatté Theo, assestando con entrambe le mani due pacche sulle spalle di Liam. «Ora mettili, scendi in campo e fai il culo a tutti. Me lo devi, non presto mica i miei calzini a chiunque»


L'arbitro fischiò la fine della partita, mentre Liam portava la mano alla testa, togliendosi il casco con un gesto fluido. La folla si riversò in campo, circondando i nuovi vincitori del campionato di lacrosse.
«Ce l'hai fatta!»
Il grido di Theo lo colse di sorpresa. Liam sorrise automaticamente, guardandosi intorno fino ad incrociare lo sguardo di Theo. Il ragazzo era lì, ad un passo da lui; preso dall'euforia, Liam lo abbracciò.
«Ce l'ho fatta», ripeté Liam, staccandosi velocemente da quel breve contatto; «L'ho fatto per te».


I compagni di squadra arrivarono un secondo dopo, afferrando Liam per le gambe e portandolo via in trionfo, mentre Theo rimaneva lì, in piedi in mezzo alla distesa verde del campo di lacrosse.
L'ho fatto per te.
Il suo cuore perse un battito.


*
*

 


Liam era felice. Felice come non lo era stato da un nel po' di tempo. La vittoria del campionato scolastico gli aveva dato una scarica di adrenalina tale da accettare addirittura la proposta di Mason: andare a ballare per festeggiare l'esito della partita. Così, ora, Liam si ritrovava a muoversi senza un senso logico alcuno sulla pista da ballo, tra Mason che faceva delle mosse alquanto imbarazzanti in direzione del suo ragazzo, e Theo che più che altro si limitava a stare fermo, con espressione concentrata, a fissarlo.
«Che c'è», domandò Liam, avvicinandosi a Theo senza smettere di muoversi, «sei senza parole per le mie abilità di ballerino?»
Theo rise, avvicinandosi si un passo per ritrovarsi davanti a Liam, allungando la testa per poter gridare al suo orecchio, sovrastando la musica, ignorando il fatto che Liam avrebbe potuto sentirlo anche a decine di metri di distanza.
«Oh, sono messe da ballo quelle? E io che pensavo ti stesse per venire un attacco epilettico»
Liam ignorò la frecciatina, ritrovandosi in un attimo addosso a Theo in seguito ad una spinta ricevuta da parte di Mason, ancora intendo a provare il tutto e per tutto per mettere a disagio il povero Cory.
«Capisco», esordì Theo, allungando una mano verso il fianco di Liam, ancora in precario equilibrio. «Era tutto un piano per attirare la mia attenzione!»
Liam sbuffò divertito, facendo per allontanarsi dal corpo di Theo, un po' troppo vicino per farlo pensare lucidamente. Stava per aprire bocca per rispondere, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Theo. «Tranquillo, ce l'avevi già».



*
*


Tornare a casa era stato un sollievo. E soprattutto era stato un sollievo sbarazzarsi di quei vestiti sudati. Ballare non era di certo il suo punto di forza, questo Theo doveva ammetterlo, ma per una volta era stato divertente non pensare a niente che non fosse divertirsi. Con la luce spenta, la stanza illuminata solamente da un leggero chiarore emanato dai lampioni esterni, Theo uscì dal bagno per dirigersi verso il proprio letto, proprio mentre Liam si liberava prima della sua maglietta e poi dei suoi pantaloni. Theo deglutì in maniera abbastanza sonora, cercando di non fissare il corpo seminudo di Liam, in piedi davanti a lui. Velocemente, raggiunse il proprio materasso, coprendosi fino a metà stomaco.

Ha un buon odore.
L'ho fatto per te.


Con prepotenza, l'immagine di quel lungo e insensato bacio che lui e Liam si erano scambiati la primissima notte in cui il ragazzo l'aveva accolto in casa sua gli tornò alla mente. Senza pensarci, avvertì i propri boxer diventare stretti.
Oh. Questo poteva essere un problema.


*
*

 


Erano passati ormai alcuni minuti quando Theo avvertì il respiro di Liam farsi regolare. Istintivamente portò una mano sotto le coperte, constatando che no, quel non proprio piccolo problema non ne voleva sapere di risolversi da solo. Chiuse di nuovo gli occhi, senza riuscire a togliersi dalla mente il corpo di Liam, il suo sorriso al termine della partita e quel “l'ho fatto per te” così spontaneo che lo aveva lasciato senza parole; senza riuscire a togliersi dalla testa le stupide mosse da ballo che il ragazzo aveva fatto solo qualche ora prima, e la mano che Liam aveva poggiato sul suo petto per tenersi in equilibrio. Il suo respiro cominciò a farsi più pesante, mentre la mano che poco prima aveva portato sotto le lenzuola iniziava a muoversi prima lentamente e poi sempre più decisa sulla superficie dei boxer.

Fu in quel momento che avvertì un movimento provenire dal letto di Liam. Voltò leggermente la testa, girando gli occhi per accertarsi che quello che aveva sentito non fosse altro che rumore causato da uno spostamento inintenzionale. Tuttavia, quando il suo sguardo raggiunse il letto di Liam, tutto ciò a cui poté pensare furono gli occhi di Liam fissi su di lui.

Inchiodato dallo sguardo del ragazzo, Theo decise di giocarsi il tutto e per tutto. Invece di allontanare la mano dal proprio membro, iniziò ad intensificare i movimenti, senza distogliere i propri occhi da quelli azzurri di Liam. Fu quando un primo gemito gli fuoriuscì dalle labbra che si rese conto che il frusciare delle lenzuola causato dai suoi movimenti non era l'unico presente nella stanza. Un lieve sorriso gli increspò le labbra, mentre i primi suoni provenienti dal profondo della gola di Liam gli riempirono la testa e l'odore del ragazzo gli riempiva i polmoni.


*
*

 


L'odore di Theo era ovunque. Era stampato sulla sua pelle sudata, mentre si muoveva sulla pista da ballo senza un vero senso logico. Ed era nei suoi polmoni, quando perdendo l'equilibrio si era ritrovato schiacciato tra Theo e la folla. Ed ora era tutto intorno a lui, nella sua stanza, mentre i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dai leggeri movimenti che intravedeva da sotto le lenzuola che coprivano la vita del ragazzo. Theo si mosse, agganciando i suoi occhi a quelli di Liam, che rimase immobile; il suo cuore, tuttavia, accelerò per un momento, e Liam fu sicuro che Theo lo avesse notato.

Quando l'ultimo gemito strozzato di Theo gli arrivò alle orecchie, Liam doveva ancora riuscire a rallentare il proprio respiro, gli occhi finalmente chiusi mentre cercava di fare ordine nella sua testa.

«Theo?»
«Sì?»
«Grazie per i calzini».

 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII – Pioggia e segreti ***


Capitolo VIII – Pioggia e segreti


Con il senno di poi, evitare di nuovo di parlare di quello che era successo la sera precedente era stata l'idea migliore che potesse avere. Theo era sicuro di questo, e a quanto pare Liam condivideva la sua presa di posizione. La condivideva così tanto che quella mattina, pur di non affrontare il discorso – un discorso che nessuno dei due aveva davvero voglia di affrontare – non si era fatto trovare in camera da Theo, che si era svegliato sentendosi confuso e un po' anche infastidito dalla situazione.

Liam non era tornato a casa neppure dopo scuola. E quando Theo aveva domandato a sua madre che fine avesse fatto il ragazzo, la donna si era limitata a rispondere che Liam aveva un gruppo di studio, per poi offrirgli un biscotto.
Ora, Theo non era stupido. Sapeva benissimo che Liam non aveva nessun gruppo di studio, ma allo stesso tempo non poteva neppure dirlo a sua madre, facendola preoccupare inutilmente proprio mentre la donna stava per uscire per incontrarsi con il patrigno di Liam. Dando un secondo morso al biscotto e risalendo le scale, mentre il suono della porta di casa che si chiudeva gli raggiungeva le orecchie, Theo decise di prendere in mano la situazione. Con l'intento di recuperare le chiavi dell'auto ed uscire, sotto la pioggia, alla ricerca di Liam, aprì la porta della camera, trovandosi inaspettatamente davanti un Liam bagnato fradicio.
«Che diavolo ci fai qui?»



*
*



In verità, Liam non era riuscito a dormire. Dopo quello che era successo, dopo quello che lui e Theo avevano fatto, ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava a pensare al ragazzo che dormiva beato a qualche centimetro da lui. “Quello stronzo”, pensò Liam, girandosi ancora e ancora tra le lenzuola.

Così, quando il sole era sorto e la sveglia era ancora un paio d'ore in anticipo, Liam si era alzato, si era vestito e, con un'ultima occhiata in direzione di Theo e trattenendosi da dargli un pugno in faccia per la semplice ragione di esistere, aveva lasciato la camera, uscendo di casa.

Aveva passato la giornata tra scuola, campo di lacrosse – ora che il campionato era momentaneamente in pausa, poi, poteva allenarsi quanto gli pareva – e casa di Mason. Quando però si era reso conto dell'ora tarda e si era deciso di tornare finalmente a casa, aveva iniziato a piovere. Così, correndo, era arrivato fino alla porta. E stava per aprirla quando, dalla finestra della cucina, vide sua madre parlare con Theo, per poi offrirgli un biscotto.
«Strozzatici», sussurrò, mentre un'idea gli balenò in testa, proprio mentre vedeva sua madre afferrare la borsa, l'ombrello, e prepararsi per raggiungere il suo patrigno all'ospedale.


*
*



«Che diavolo ci fai qui?»
Seduto a cavalcioni sulla finestra, una gamba che quasi toccava il pavimento e una a penzoloni nel vuoto, Liam si paralizzò. Perché quel cretino era dovuto risalire in camera? Perché non era davanti la televisione come faceva tutti i giorni a quell'ora?
«Se ben ricordo, io ci vivo qui»
Forse la risposta non era delle più brillanti, ma Liam non si aspettava di ritrovarsi Theo davanti. Non senza una preparazione psicologica adeguata almeno.
«Senti», iniziò Theo, avvicinandosi di un passo. «Dove diavol-»
«No!»
Liam sentì se stesso urlare in modo isterico, mentre senza sforzo faceva passare la gamba ancora dal lato esterno della finestra verso l'interno, per poi poggiare entrambi i piedi sul pavimento.
«Noi non parleremo di quello che è successo. Noi non penseremo neppure a quello che è successo, chiaro?»
Theo non rispose, guardando Liam sfilarsi la maglietta fradicia, per poi indossare la felpa rossa che aveva lasciato sulla sedia la sera precedente.
«Se la smettessi di spogliarti davanti a me magari non saremmo in questa situazione», rispose in maniera acida. Come se quel ragazzino potesse dire a lui di cosa parlare e di cosa non parlare.
«Be', e se tu smettessi di essere così... così te, forse la situazione sarebbe diversa!»



*
*

 


Tutto quello che Theo voleva sapere, una volta aver varcato la soglia della camera da letto e aver trovato Liam a cavalcioni sulla finestra, era perché quel cretino non aveva usato la porta. Ma quando Liam aveva dato di matto, iniziando a farneticare di cosa parlare o, meglio, di cosa non parlare, l'irritazione aveva preso il sopravvento.

Così, determinato a non lasciar cadere la conversazione – e non far vincere un dibattito verbale a Liam – Theo si piazzò davanti al ragazzo, mentre questi cercava i raggiungere la porta.

«Spostati»
«Scordatelo»
«Ho detto spostati!»
«E io ho detto di no! Anzi, ora ti metti seduto e mi stai a sentire»

«Ti ho detto che non voglio parlarne!»
«E di quello che voglio io non ti freg-»
«Esatto! Quindi chiudi quella dannata boccaccia e stai zitto!»
«Costringimi», disse infine Theo, facendo un passo avanti per rafforzare la sua presa di posizione.




*
*



«Costringimi»
In un'altra occasione, probabilmente, Liam si sarebbe limitato ad allontanare Theo con una spinta, o al massimo colpendolo in faccia come ormai era abituato a fare. Ma quella, però, non era un'altra occasione. E quello che si ritrovava a ormai pochi centimetri dalla faccia era Theo, non una persona qualsiasi. Tra l'incazzato e l'esasperato, Liam alzò lo sguardo, realizzando che Theo, in piedi davanti a lui, aveva fatto passare velocemente lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi.
Maledizione.


«Sai cosa?» esalò infine, facendo un passo indietro. «Va bene, rimani pure là, me ne vado io».
Detto ciò, Liam si voltò, dando le spalle al ragazzo più grande, per poi far passare nuovamente le gambe oltre il bordo della finestra. Poggiò prima un piede sul davanzale, per poi spostare l'altra gamba al di fuori. E se salire era risultato essere semplice, scendere risultò essere più complicato del previsto, complice la pioggia che continuava a scorciare incessante.
Fu questione di secondi. Le converse che Liam aveva i piedi persero aderenza, e il ragazzo si ritrovò a cadere nel vuoto, prima che i suoi pantaloni si incagliassero sulla grondaia.

 

 

 

*
*

 


Per un secondo Theo si era preoccupato, precipitandosi verso la finestra. Un attimo dopo, una profonda risata gli scoppiò nel petto.

Scese le scale, tirando su il cappuccio della felpa prima di uscire sotto la pioggia. Si allontanò solo qualche metro dalla porta di ingresso, prima di ritrovarsi a guardare Liam, appeso a testa in giù, con la felpa che gli arrivava ormai a metà dorso, il cappuccio rosso oltre la testa e le gambe intrappolate nella grondaia. Un nuovo scoppio di risa lo travolse, mente il ragazzo più piccolo si dimenava come un pazzo cercando di liberarsi.
«Aiutami invece di ridere, idiota!»
«Non so,» rispose Theo, «almeno così sei costretto a starmi a sentire».
Liam agitò le braccia, cercando di raggiungere Theo con rabbia, mentre la chimera continuava a ridacchiare divertita, tenendosi a distanza di sicurezza.
«Facciamo così,» disse infine Theo, fermandosi davanti a Liam e allungando un braccio per bloccare quelle del licantropo, che sembrava avessero tutta l'intenzione di squartarlo.
«Giuro che non affronteremo mai l'argomento. Giuro che non parleremo mai di quello che è successo ieri sera – o la sera in cui mi sono trasferito da te. In cambio, però, voglio qualcosa», concluse, avvicinandosi ancora un passo a Liam, fissando quegli occhi blu che lo guardavano sottosopra.
«Cosa?»

La voce di Liam arrivò chiara, nonostante il rumore della pioggia; nonostante il fruscio delle foglie provocato dalle scarpe di Theo, che aveva fatto un passo avanti, fino a lasciare pochissimo spazio tra il suo corpo e quello dell'altro.
«Devi promettermi che non parleremo mai neppure di questo».


Un secondo dopo, Liam si ritrovò a spalancare gli occhi, avvertendo distintamente le labbra di Theo premere sulle sue, mentre la pioggia continuava a scendere su entrambi. Theo sorrise nel bacio, sollevando il cappuccio rosso che copriva il viso dell'altro e avvertendo il cuore di Liam iniziare a battere più velocemente di quanto avesse mai fatto.

In un altro momento lo avrebbe preso in giro per questo. In un altro momento, forse, sarebbe stato capace di scherzarci su. Ma ora Theo era troppo occupato a cercare di far calmare il suo stesso battito per pensare a come prendersi gioco del licantropo.
A quello, magari, avrebbe pensato più tardi.


*
*



Come aveva promesso, Theo non parlò più di quello che era successo. Dopo aver continuato a baciarlo per qualche minuto, con le sue mani calde poggiate sulle guance di Liam, che ogni tanto si spostavano per allontanare le ciocche di capelli di del più piccolo dai suoi occhi chiusi, Theo aveva tirato indietro la testa, poggiando la sua fronte sul mento dell'altro, ancora incastrato alla grondaia.

Infine, dopo averlo guardato negli occhi, e avergli dato un ultimo, leggero, bacio sulle labbra, sorridendo contro di esse, si era voltato e se ne era andato, ignorando ogni protesta di Liam, che inutilmente cercava ancora di ritornare con i piedi per terra.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX - Ancora ***


Capitolo IX – Ancora

 


Seguire le regole del Fight Club delle cose imbarazzanti stava funzionando. Né lui né Theo avevano neppure lontanamente sfiorato l'argomento nei giorni successivi, e le cose stavano tornando alla normalità.
Dopo un paio di giorni di imbarazzo, infatti, Liam aveva ricominciato a riprendere confidenza con tutto ciò che concerneva Theo, tanto da tornare nuovamente a dormire con la mano tesa verso la chimera, sempre in allerta in vista di eventuali incubi, non senza qualche brivido involontario ogni volta che il suo palmo sfiorava la pelle di Theo.
Nonostante ciò, però, Liam aveva notato che da qualche tempo a quella parte Theo non si era più svegliato urlando; e, pure quando dormiva, il suo battito cardiaco – non che Liam passasse il tempo ad ascoltare il battito cardiaco di Theo, era solo qualcosa che succedeva e basta – manteneva un andamento regolare, segno del fatto che nessuna immagine spiacevole tormentava ancora la mente del ragazzo.

Liam si domandò perché più e più volte, ma nessuna risposta gli sembrò mai abbastanza esaustiva. E ogni volta che voleva chiedere spiegazioni a Theo, gli sembrava di infrangere qualche patto non scritto. Non avevano mai discusso apertamente delle notti insonni che Theo aveva passato nei primi giorni in cui si era trasferito, e questo perché il ragazzo era sempre sembrato riluttante all'idea di parlarne.

Cullato dal respiro regolare di Theo, addormentato con il volto vicino a un libro chiuso, Liam serrò gli occhi, cercando di prendere sonno. E stava per farlo, quando sentì distintamente Theo muoversi sul proprio materasso, per poi vedere il suo profilo illuminato dalla penombra erigersi in posizione seduta sul letto. Il suo petto si gonfiava e sgonfiava in maniera veloce e irregolare, il suo cuore aumentava i battiti e la sua mano si aggrappava al lenzuolo.
«Theo, stai bene?»
Il ragazzo si voltò verso di lui, ma a dispetto di quelle che Liam si aspettava, stava sorridendo.
«Sei qui»

 

 

*
*

 

 



Il fatto che Liam avesse ricominciato ad orbitargli intorno infastidiva Theo in maniera sconcertante. Non che gli dispiacesse passare del tempo con Liam, anzi, era anche divertente; tuttavia, ogni volta che il giovane licantropo gli si avvicinava troppo, oppure, semplicemente, stava seduto accanto a lui mentre si godevano uno dei tanti film che avevano l'abitudine di guardare insieme, Theo non riusciva a rimanere concentrato. E la cosa lo stava facendo impazzire, soprattutto perché, dal canto suo, Liam sembrava essere la persona più serena e rilassata del mondo.

Così, al fine di evitare un'ennesima serata passata a non seguire il film che stavano trasmettendo in Tv, quella sera aveva deciso di rintanarsi in camera, rubare uno dei libri del patrigno di Liam e passare una nottata all'insegna della tranquillità. Si era addormentato poco dopo, consapevole del fatto che, per la prima volta da quando si era trasferito, il letto vicino al suo era ancora vuoto.

«Theo, stai bene?»
La voce di Liam lo raggiunse immediatamente, per quanto fosse solamente un sussurro; e insieme a questa lo raggiunse anche il tocco leggero della sua mano.
Sorrise, girandosi verso Liam, un'ondata di calore che gli attraversava il corpo.
«Sei qui»



*
*


«Sei qui»
Il sorriso di Theo lo colse di sorpresa, costringendolo a sorridere in automatico, come avvertendo che era di quello che Theo aveva bisogno.
«Certo che sono qui», rispose, «avevamo già chiarito il fatto che ci abito, o sbaglio?»
Theo non rispose immediatamente, volgendo lo sguardo verso la mano di Liam, ancora poggiata su di lui. Alzò gli occhi, incontrando quelli blu del beta, che velocemente ritrasse la mano.
«Scusa», disse Liam, allontanandosi da Theo, il quale avvertì una leggero fastidio dovuto all'assenza del contatto con il corpo di Liam. «Pensavo... sai, i sogni su tua sorella. Pensavo avessi bisogno di...»
«Era così», rispose Theo, allungando un braccio fino a poggiarlo sul lato del collo, massaggiandolo. «È così».

Quando parlò di nuovo, Liam vide Theo cercare di evitare il suo sguardo, e fu in quel momento che capì.
«È così. Riesco a dormire senza incubi solo quando ci sei tu». Incoraggiato dal silenzio di Liam, Theo continuò, sempre senza guardarlo in faccia. «Non so, credo sia qualcosa del tuo odore. O del tuo battito cardiaco. Io no-», le parole gli si incastrarono in gola, mentre con riluttanza Theo iniziava a smettere di torturare il lenzuolo che stava accartocciando. «Riesco a dimenticare tutto solo se so che sei vicino a me».
Liam aveva capito. Ed era terrorizzato.

 

Riesco a dimenticare tutto solo se so che sei vicino a me.

 

Lui era la sua ancora.

 



*
*

 


«Avresti dovuto dirmelo!»
«Oh, certo», asserì Theo con sarcasmo, «avrei voluto proprio vedere la tua faccia! “Oh, sai Liam, tua mamma ha fatto la lasagna per cena perché le hai detto che è il mio piatto preferito. Ah, dimenticavo, sei la mia ancora! Ma tranquillo, non è chissà cosa, vuol dire solo che senza di te probabilmente uscirei fuori di testa!” Era questo che volevi sentire?»
«S-Sì! Certo!» Liam gridò, allungando un braccio per spingere Theo lontano da sé, per quanto lo spazio angusto dell'armadio in cui erano chiusi lo permettesse. «Se è questa la verità sì, è questo che avrei voluto sentire, idiota!»

Giocare a 7 minuti in paradiso alla festa di compleanno di Cory, forse, non era stata la migliore delle idee. Soprattutto quando quel genio del male di Mason aveva notato che per tutta la sera Liam aveva provato a rimanere lontano da Theo, e per questo aveva deciso di rinchiuderli insieme in uno spazio ristretto per sette, lunghissimi, minuti.

Geniale.

 

«Sai cosa?» esalò infine Theo, prendendo un grande respiro per calmarsi. Liam non poté fare a meno di fissare le sue spalle irrigidirsi. «Non hai nessun diritto di fare scenate».
«Ah no? Io invec-»
«Non hai nessun diritto», ripeté, interrompendo Liam, «perché neppure tu mi hai detto che io sono la tua ancora, e lo sono da settimane, e non mi pare di aver fatto chissà quale scenata a riguardo».
«Non dire stronzate».

 



*
*

 


«Non far finta di non saperlo» borbottò Theo, incrociando le braccia. I suoi occhi si spostarono sul viso di Liam, ora sinceramente confuso. «Oh. Aspetta. Non te ne eri accorto? Davvero?».
Una risata gli salì dal petto, per poi fuoriuscire leggermente dalle suo labbra.
In un attimo, nell'armadio tornò a regnare il silenzio. Fuori da lì, la festa continuava ad andare avanti e la musica sovrastava le voci degli invitati.
La mente di Liam iniziò a elaborare l'informazione non appena Theo aveva aperto bocca.

Aveva senso. Aveva dannatamente senso.

Chiuse gli occhi, e tutte le volte in cui Theo gli aveva impedito di perdere la calma, facendolo rimanere lucido lo travolsero con una potenza disarmante. Theo c'era sempre stato; e Theo era lì, anche in quel momento.

Con un gesto istintivo, Liam fece un passo avanti, eliminando la distanza che separava lui e Theo, unendo le loro labbra in un gesto veloce; così veloce che se Theo non avesse sentito il suo stomaco attorcigliarsi non ci avrebbe mai creduto, prima di indietreggiare nuovamente.

Theo lo fissò, afferrando la maglietta di Liam all'altezza del petto, impedendogli di allontanarsi ulteriormente e, anzi, tirandolo più vicino a sé, baciandolo di nuovo. Le labbra di Liam si mossero automaticamente contro le sue, la mano di Theo ancora frapposta tra i loro petti. Theo sospirò rumorosamente, arricciando l'angolo delle labbra nell'avvertire che Liam, questa volta, invece di tirarsi indietro, si stava spingendo sempre più verso di lui.
Questo finché un rumore non attirò la loro attenzione, e Theo avvertì entrambi i palmi delle mani di Liam sul petto, pronti a spingerlo via.

Mason aprì la porta, e Liam approfittò dell'occasione per sgattaiolare via, mentre la voce di Theo chiamava il suo nome, senza ottenere alcuna risposta in cambio.
«Liam, aspetta! Liam



*
*



Trovare Liam era stato facile. Un po' per il suo odore inconfondibile, un po' perché quel cretino invece di nascondersi da qualche parte si era limitato ad uscire di casa, sedendosi sull'erba bagnata del cortile.
Theo lo guardò per un secondo strappare i fili d'erba con forza, prima di scuotere la testa e sedersi accanto a lui.
«Ne vuoi parlare?»
«Di cosa?»
«Di... be', della questione dell'ancora, in primo luogo».
Liam non rispose, concentrandosi ancora per qualche momento sul prato attorno a lui. Infine si voltò, alzando la testa verso l'alto e spostando entrambe le braccia all'indietro, così da poter ancora intravedere il profilo di Theo.
«Come funziona?» domandò infine, avvertendo il ragazzo seduto accanto a sé muoversi nervosamente.
«Io... non lo so», rispose poi, guardando fisso davanti a sé. «Sì, insomma, in linea puramente teorica lo so. L'ancora è quella persona che ti impedisce di perdere il controllo, che riesce a farti rimanere lucido, nonostante tutto. Pero io non-», la sua voce si bloccò, non sapendo bene come continuare.
«Quindi», iniziò Liam, tirandosi leggermente in avanti e richiamando al petto le ginocchia, prima di cingerle con le braccia. «Quindi, è per questo che noi... sai» disse, facendo un cenno con una mano, indicando prima Theo e poi se stesso.
«Non lo so, potrebbe essere. Sai, essere l'ancora di qualcuno è qualcosa di... intenso, ecco. Non lo scegli tu, succede e basta».
Liam annuì, certo che la chimera avesse comunque notato il movimento. «Un po' come innamorarsi».
Theo spalancò gli occhi, tra il confuso e l'agitato.
«Oddio, no, che hai capito. Era solo un paragone, non volevo certo dire che-», la risata di Theo lo sollevò dall'imbarazzo, mentre con un leggero movimento della spalla il ragazzo faceva entrare in collisione le loro braccia.
«Non iperventilare, ragazzino», rispose Theo, ancora con il sorriso sulle labbra. «Sappiamo entrambi che non è questa la situazione. Sarebbe troppo strano se lo fosse, giusto?» concluse, la voce che assumeva una sfumatura di incertezza.
«Giusto»

Rimasero entrambi seduti lì, sul prato umido, mentre i rumori della festa e la musica arrivavano quasi ovattati alle loro orecchie. Nessuno dei due disse una parola, limitandosi a rimanere immobili, seduti l'uno vicino all'altro, come se non avessero bisogno di nient'altro al mondo. 

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Capitolo 11
*** Capitolo X - Famiglia ***


Capitolo X - Famiglia

 


«Ok. Ora, prova a darmi un pugno in faccia»
«Scusami?»
Liam aggrottò la sopracciglia, fissando per un momento con faccia perplessa Theo, in piedi a poca distanza da lui.
«Ho detto», ripeté Theo, «dammi un pugno in faccia. Sei sordo?»
«No. Il fatto è che sento sempre “dammi un pugno in faccia” ogni volta che stai parlando, ma di solito è implicito», rispose Liam, tirando su le maniche della maglia e asciugandosi il sudore che, inevitabilmente, si stava formando sulla sua fronte.
Theo si lasciò andare a una breve risata, liberandosi della felpa e buttandola in un angolo, per poi allargare le braccia come per invitare Liam a farsi sotto.
«Ehi!» protestò Liam, osservando Theo rimanere solo con una maglia bianca, strappata sul davanti a causa dei precedenti tentativi di lotta, «quella è la mia maglietta!»
«Certo che lo è», rispose semplicemente Theo, mentre Liam si avvicinava a lui con aria infastidita. «Tu mi hai chiesto di allenarci. Tu mi hai costretto a sudare e sporcarmi. Ti pare che io possa sprecare una delle mie poche, preziose, magliette con delle stupide macchie di sangue?»
Liam sbuffò, dando le spalle al ragazzo e facendo come per andarsene. Si girò all'improvviso, stampando il suo pugno sul naso di Theo.

«Ma sei impazz-»
«Me lo hai detto tu di darti un pugno in faccia» ribatté Liam, divertito.
Theo portò una mano sul volto, tastandosi la faccia; «Mi hai rotto il naso. Di nuovo
«E tu mi hai strappato la mia maglietta», rispose, «di nuovo!»

 


*
*



«Si può sapere dove diavolo siete stati?!»
La voce colma di rimprovero della madre di Liam era effettivamente terrificante; Theo se ne rese conto solamente quando si ritrovò davanti la donna, una mano sui fianchi e il cipiglio aggrottato, che li fissava dall'uscio della porta di casa, impedendogli di entrare.
«Ti avrò chiamato dieci volte, Liam!» aggiunse poi, continuando a guardare male suo figlio, mentre Theo se ne stava nel suo angolino, nel patio di casa. «Ti avevo detto che dovevi essere a casa per le cinque, tua nonna è qui da due ore e non fa altro che chiedermi che fine abbia fatto il suo pulcino».
Una risata uscì dalla gola di Theo, impossibile da trattenere. Subito, si sentì addosso lo sguardo furente di Liam.

Oh, che bello non avere genitori, poter evitare tutte le ramanz-
«E tu!» Theo trasilì, rendendosi conto che ora la voce arrabbiata della signora Dunbar era diretta a lui. «Non ti avevo detto di chiamare se facevate tardi?»
Una spiacevole sensazione colpì Theo allo stomaco.
«Mi dispiace», disse Theo, stringendosi nelle spalle. «Lo sa che se fosse dipeso da me saremmo tornati in tempo», aggiunse poi, osservando la bocca di Liam spalancarsi. Alzò gli occhi, incrociando quelli arrabbiati della donna che, poco dopo, si sciolse in un sorriso.
«Va bene. Puoi andare», rispose la madre di Liam, facendo un cenno verso le scale, dandogli il via libera per salire in camera. Theo sorrise soddisfatto, allontanandosi a grandi passi e iniziando a salire le scale, non prima però di girarsi a metà salita e ammiccare in direzione di Liam con fare vittorioso.
«Quanto a te, Liam...»

 



*
*



«Sono in punizione per una settimana!»
Theo si girò, osservando Liam entrare con furia nella loro stanza. La porta sbatté dietro di lui, mentre il ragazzo arrivò a fronteggiare Theo, in piedi davanti la porta del bagno.
«Tua madre ha fatto bene, te lo sei meritato. Non avresti mai dovuto far aspettare tua nonna», rispose Theo, alzando le spalle.
«Ma è stata colpa tua se abbiamo fatto tardi!»
«Colpa mia? Sei tu che ci hai messo mezz'ora a decidere se volevi o meno la panna sul gelato!»
«La colpa resta tua! Non avresti dovuto portarmi a prendere il gelato in primo luogo!».
«Io non ti ho portato a prendere proprio niente», Theo sbuffò, facendo qualche altro passo verso il bagno, e iniziando a sfilarsi la maglietta, sporca di terra e sudata per via dell'allenamento. «Ho detto solo che io avevo voglia di un gelato, sei tu che ti sei autoinvitato».
«Oh, be', la prossima volta allora pa-»
Ma Theo non seppe mai cosa sarebbe avvenuto la prossima volta, perché la voce della madre di Liam li raggiunse del piano inferiore, chiara e minacciosa come non mai. «L'ultimo che arriva a tavola senza essersi fatto la doccia stasera non avrà la torta di mele!».
In un attimo, Theo si liberò delle scarpe, della maglietta che aveva indosso, e con le gambe incastrare nei pantaloni che stava cercando di sfilare si avvicinò al bagno, il tutto mentre Liam tentava di fare lo stesso. Spalla contro spalla sull'uscio della porta, Theo riuscì a primeggiare, spingendo via Liam, che si ritrovò con il sedere per terra, la maglietta buttata chissà dove e la porta del bagno chiusa davanti a lui.
Maledetto.


Liam fissò il piatto vuoto davanti a sé con aria abbattuta. Sua madre era una donna di parola, e come minacciato poco prima ora tutti si stavano godendo la sua torta di mele, tutti tranne lui. Liam si alzò da tavola, raggiungendo il frigo per prendere una nuova bottiglia d'acqua, sospirando in maniera melodrammatica. Fu solo quando si risedette che notò che, nel suo piatto prima vuoto, ora troneggiava la metà di una fetta di torta.
Liam si guardò intorno con aria spaesata, notando Theo spezzare con la forchetta quella che gli sembrò essere una porzione di torta di mele molto piccola.
Sorrise, assaggiando il primo boccone di quella che gli sembrò essere la torta più buona del mondo.


*
*


Quando la mattina seguente Liam si svegliò, Theo non era in camera. Perplesso, si infilò i pantaloni del pigiama e scese in cucina, dove trovò una scena raccapricciante ad attenderlo.
Theo era lì, seduto vicino a sua nonna, la sua tenera nonnia, e insieme stavano sfogliando quello che aveva tutta l'aria di essere l'album fotografico della sua infanzia.
«Buongiorno, pulcino!» esordì l'anziana signora, mentre Liam metteva il primo piede nella stanza, guardando la scena con sospetto. «Dormito bene?»
«Buongiorno nonna», rispose Liam, aggirando la penisola per dare un bacio sulla guancia a sua nonna, ignorando Theo, che lo fissò con uno sguardo poco raccomandabile.

«Buongiorno anche a te, pulcino»

Oh, uccidetemi ora.


 

*
*



La sua famiglia definitivamente era impazzita. E la colpa era tutta di quell'essere che dormiva accanto al suo letto ormai da mesi. Liam non era certo quale tipo di incantesimo il ragazzo avesse usato per sedurre tutta la sua famiglia, ma nonostante questo sapeva che qualcosa di losco bolliva in pentola.
Prima sua madre, con la sua ossessione per Theo, che la spingeva a cucinargli tutti i suoi piatti preferiti. Poi sua nonna, che in quei tre giorni che aveva passato a casa sua non aveva fatto altro che raccontare a Theo aneddoti di quando era giovane, mentre il ragazzo – di questo Liam ne era certo – fingeva interesse. E ora anche il suo patrigno, l'unico che non era stato catturato dall'immotivato charme di Theo era caduto nella sua trappola. Liam lo aveva capito quando, tornando a casa da scuola, aveva trovato Theo e suo padre in giardino, intenti a sistemare insieme il motore dell'auto del dottore, mentre discutevano animatamente di qualcosa.
«Liam!», il suo patrigno lo chiamò non appena lo vide arrivare all'orizzonte, costringendolo a deviare direzione per raggiungerli. Theo alzò gli occhi, incontrando i suoi, mentre con la mano destra afferrava una chiave inglese e la passava al suo patrigno. «Abbiamo trovato qualcuno che è ancora più negato di te con i motori», disse, indicando Theo con la testa, mentre quest'ultimo incrociava le braccia al petto.
«Non sono negato, solo che non-»
«... che non sai distinguere un pappagallo da una chiave inglese», rispose l'uomo, portando una mano in alto per scompigliare i capelli di Theo, che allontanò leggermente la testa, borbottando infastidito.
Liam li fissò per qualche secondo, prima di scuotere la testa e, senza pensarci due volte, dar loro le spalle per raggiungere la propria camera.




*
*



«Perché sei andato via così di corsa?»
Liam alzò la testa dal libro di storia, per osservare Theo entrare nella loro stanza e poggiarsi alla scrivania, alla ricerca di qualcosa.
«Non volevo interrompere quel quadretto così idilliaco», sbuffò, girando la pagina del libro con un po' troppa veemenza, strappandone un pezzettino al margine.
Theo rise leggermente, afferrando un pennarello nero e mettendoselo in tasca. «Non ci credo, sei geloso!»
«Io non sono geloso!» rispose Liam, chiudendo il libro di scatto. «Tanto lo so che li stai ingannando in qualche modo, non è possibile che tutti ti trovino così fantastico»
«Certo che è possibile», intervenne Theo, sorridendo. «Perché io sono fantastico».
Liam sbuffò, borbottando un “sparisci che devo studiare” tra i denti, mentre Theo continuava a fissarlo insistentemente, ora sull'uscio della porta.
«Tranquillo», continuò Theo, mentre Liam riportava lo sguardo sulle pagine del volume. «Anche se non sai fare le lasagne come tua madre, resti il mio Dunbar preferito».
Theo si chiuse la porta alle spalle, non notando il sorriso spuntato sulle labbra di Liam.
«Le so fare le lasagne!»

 

 


*
*

 

 


Quando, due ore più tardi, Theo rientrò nella stanza, trovò Liam sdraiato a letto, lì dove lo aveva lasciato non molto tempo prima, con la faccia schiacciata sul libro di storia, gli occhi chiusi e il respiro pesante per il sonno.
Si fermò per un momento, camminando piano per non svegliare il licantropo. Con calma si diresse verso il letto di Liam, afferrando il libro da un lato e tirandolo via, per poi poggiarlo sul comodino del ragazzo.
Sorrise, guardando per un momento Liam dormire. Avvicinò la mano destra al letto dell'altro, spostando delicatamente un ciuffo di capelli da davanti la fronte del compagno di stanza. Pochi attimi dopo si accovacciò al suo fianco, le ginocchia piegate e il peso sulle punte dei piedi, avvicinandosi sempre più al suo volto.


*
*

Liam si svegliò con le prime luci dell'alba. Si mosse sul proprio letto, tastando in giro alla ricerca del libro sul quale era certo di essersi addormentato la sera prima. Malgrado ciò, tutto quello che trovò fu solamente una coperta che Liam poté giurare di non aver avuto addosso l'ultima volta che aveva controllato.
Si alzò, trascinandosi verso il bagno per darsi una rinfrescata, gli occhi ancora mezzi chiusi e i capelli scompigliati per il sonno.


Un urlo risuonò per la casa, non appena Liam alzò lo sguardo sullo specchio.

«MI HAI DISEGNATO UN PENE SULLA FACCIA!»

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Capitolo 12
*** Capitolo XI - Twister ***


Capitolo XI

 

 


Far smettere Liam di lamentarsi per l’innocuo scherzo del disegno in faccia non era stato facile, soprattutto perché quando Theo aveva deciso di infastidire così il compagno di stanza, non si era reso conto – o così aveva giurato a Liam – che quello che stringeva tra le mani e che stava passando con minuzia sul volto dell’altro era un pennarello indelebile. Così, il giorno successivo, Liam era stato costretto ad andare a scuola con un immenso cerotto sul volto, dicendo a chiunque avesse l’ardire di domandare cosa fosse successo che si era graffiato con un ramo durante la corsa serale.

E questo Theo lo sapeva perché, se pur in lotta con ogni buonsenso, aveva ricominciato a seguire le lezioni dell’ultimo semestre dell’ultimo anno.

 


*
*


«Dovresti unirti alla squadra di lacrosse»
Theo sentì la panca sulla quale si era seduto per pranzare appesantirsi, mentre qualcuno lo costringeva a spostare il proprio vassoio verso il lato del tavolo poggiato al muro, per far posto al proprio. Theo alzò gli occhi, accorgendosi in quel momento che quel qualcuno era Cory, che si era seduto al suo fianco, mentre Liam prendeva posto davanti a lui e Mason si sistemava in modo da fronteggiare il proprio ragazzo.
«Chi vi ha detto di sedervi?» protestò Theo, ma le sue lamentele furono prontamente ignorate, mentre i tre ragazzi continuavano a parlare come niente fosse.
«No che non dovrebbe unirsi alla squadra di lacrosse» borbottò Liam, grattandosi leggermente la faccia in prossimità del cerotto, e lanciando a Theo un'occhiata alla “te la farò pagare”.
«Sono sicuro che sarebbe utile! Ma lo hai visto?»
Theo inarcò un sopracciglio, bloccando la forchetta a mezz'aria non appena Mason mosse veementemente il braccio nella sua direzione.
«Scusami?»
«Oh, andiamo. Non so che tipo di vita tu facessi in quella sottospecie di inferno, ma sicuramente c'era una palestra, perché non è possibile che tu sia così in forma. Liam, anche tu hai de-»
«Tanto non ci sa neppure giocare a lacrosse!» la voce del ragazzo, leggermente più alta e acuta del solito, interruppe Mason, mentre Theo poté avvertire distintamente il piede di Liam colpire la gamba del suo migliore amico al disotto del tavolo.
Theo sorrise, lanciando un'occhiata a Liam, prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione a Mason. 

 «Cosa ha detto Liam?» chiese, con tutta la tranquillità del mondo, mentre il battito del licantropo che accelerava per il nervosismo gli raggiungeva le orecchie. 
Mason tacque, intimorito da un'occhiataccia del suo migliore amico. 
«Liam ha detto che odia quando prendi le sue magliette in prestito perché gliele allarghi tutte»
«Corey




*
*



Avere Theo come compagno di scuola voleva dire solo una cosa: poter copiare i compiti di biologia da lui. 
«Scordatelo»
«Ma i-»
«Prendi i libri e studia, Liam, non ho la minima intenzione di passarti i miei compiti»
«Che ti tengo a fare in casa mia se non posso neppure evitare di studiare biologia?»
Theo alzò le spalle, buttandosi sul letto e aprendo una pagina a caso del libro, iniziando poi a sfogliarlo alla ricerca del capitolo giusto.

«Avrà sicuramente a che fare con il mio incredibile fascino e la mia abilità di allargarti tutte le magliette»
Liam non rispose, limitandosi a fare un giro sulla sedia della scrivania per posizionarsi meglio davanti ai propri libri chiusi. Sospirando, iniziò a rovistare nel portapenne alla ricerca degli evidenziatori adatti.

Passò solo qualche minuto, prima che un aeroplanino di carta lo colpisse in testa. Liam alzò gli occhi dal libro, rivolgendoli per un secondo verso Theo, che era tornato a fare i propri compiti come se nulla fosse. Senza dire una parola, Liam lo prese tra le mani, notando delle scritte sulle sue ali.

Sorrise quando notò che quelle scritte erano le soluzioni del test che non riusciva a risolvere.


*
*


Due ore più tardi, Liam aveva bisogno di una pausa.
«Theo?»
«Che c'è?»
«Ci vediamo un episodio di Scrubs?»
«Devo finire di studiare»

«Theo?»
«Cosa?»
«Andiamo a prenderci un gelato?»

«Theo?»
«Ora che c'è?»
«Lo sapevi che quando nascono i cuccioli di giraffa cadono da un'altezza di circa tre metri?»

«Liam?»
«Sì, Theo?»
«Vuoi chiudere quella dannata boccaccia e farmi finire la relazione?»
«Ti importa più dei compiti che di me»
«Pensavo fosse abbastanza ovvio anche senza specificarlo»
«Ma io mi annoio»
«E non è un problema mio, Pivello»
«Non usare Scrubs contro di me»


«Va bene»
«Cosa?»
«Ormai ho perso la concentrazione, usciamo. Facciamo qualcosa, quello che ti pare»
«Posso davvero scegliere quello che voglio?»
«Hai carta bianca»


Con il senno di poi, dare carta bianca a Liam era stato un errore.

Se così non fosse stato, non si sarebbe ritrovato in macchina pochi minuti dopo, diretto a casa di Mason per la serata giochi.



*
*


«Monopoly?»
«No»
«Risiko?»
«Neppure»
«Uno? Il gioco dell'oca? Twister?»
Theo sbuffò, buttandosi a peso morto sul divano, mentre Mason seduto sulla poltrona con Cory vicino continuava a tempestarlo di domande. «Non è che passassi i sabato sera a giocare a giochi di società e simili con i Dottori, va bene?», rispose infine, guadagnandosi un'occhiata perplessa da parte di Liam.
«Be'», intervenne il licantropo, alzandosi di scatto dirigendosi a passo sicuro verso un'anta del mobile della televisione. «Bisogna assolutamente rimediare».


Quando la testa di Liam si poggiò sul suo petto, e il suo bacino si avvicinò pericolosamente ai suoi fianchi e alla sua coscia, le gambe di Theo ebbero un tremito. Il ragazzo deglutì rumorosamente, cercando di non pensare al fiato caldo di Liam che gli sfiorava la pelle e costringendo se stesso a distogliere lo sguardo dagli occhi e dalle labbra del più piccolo.


«Sicuro che non ci fosse Risiko là dentro?»
«Sicurissimo. Ora zitto, e metti il piede destro sul rosso»
Una risata da parte di Cory lo costrinse a muovere la testa all'indietro, fissando per un momento il ragazzo che, con il telefono in mano, stava indubbiamente facendo un video a lui e Liam.
«Se lo rendi pubblico sei una persona finita, Corey»
«Scusami Theo, ti prenderei sul serio se non avessi Liam attaccato come una cozza addosso»
«Ehi!» esordì Liam, impossibilitato tuttavia a muovere la testa per non perdere l'equilibrio. «Non è che a me faccia piacere, sai»
«Ti prego», rispose Theo, cercando di allungare la gamba sinistra oltre il polpaccio di Liam, per raggiungere il tanto agognato blu, «chiunque sarebbe felice di essere al tuo posto. E da quello che mi sembra di capire», aggiunse, mentre poggiava finalmente il piede sinistro sul colore, spingendo verso il corpo di Liam per trovare stabilità, «neppure a te fa poi così schifo», concluse, abbassando gli occhi in direzione della vita di Liam.
Il licantropo non rispose, mentre le risate di Mason e Cory gli giunsero chiare alle orecchie.
«Liam, piede destro in aria»
«In aria? Ma che razzi di regole sono queste?!»
«Non lamentarti e provvedi»
«Ma come faccio!» protestò Liam, cercando di individuare un punto di appoggio, «se sposto il piede cado sicuramente!»
«Non ci provare!», intervenne Theo, abbassando lo sguardo fino a incontrare gli occhi azzurri di Liam. «Non intendo perdere contro queste due incapaci, noi siamo di gran lunga una coppia migliore di loro. E siamo più bravi»
«Grazie, eh», rispose Mason, risentito.
«Facciamo così», continuò la chimera, questa volta parlando piano, direttamente all'orecchio di Liam. «Porta il peso in avanti e poggiati su di me»
«Come?»
«Hai capito», sbuffò Theo, inarcando leggermente la schiena per sottolineare ciò che aveva appena detto. «Sdraiati su di me e alza la gamba, ti tengo io»
«Ma sono pesante»
«Tu fidati»
E Liam si fidò, ritrovandosi petto contro petto con Theo, il suo volto a pochi centimetri da quello del ragazzo. E, anche se non avesse avuto il super udito da licantropo, avrebbe potuto giurare di sentire chiaramente il battito cardiaco dell'altro perdere un battito, prima di ricominciare a battere con più veemenza del normale.
E mentre Theo spostava il suo piede destro verso il giallo, e Liam era costretto di nuovo a muovere il suo braccio sinistro verso il verde, petto contro petto, corpo contro corpo, una luce accecante gli ferì gli occhi, facendogli perdere l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra, con Liam sopra di lui.


*
*

 



Liam sentì un forte dolore al naso, mentre il suo corpo si schiantava su quello di Theo e la sua faccia sbatteva con forza sui pettorali del ragazzo.
«Mason, così non vale!»
«Pensavo di aver tolto il flash!»
Liam alzò la testa, guardando male il suo migliore amico, con il telefono in mano e una foto di lui e Theo praticamente schiacciati in bella mostra. Sospirò, riabbassando la testa verso il basso, incontrando tuttavia non il freddo pavimento, ma il corpo caldo di Theo, ancora immobile sotto il suo.
«Comodo, Dunbar?»
«Ti piacerebbe» rispose Liam, cercando di rialzarsi, non calcolando però di avere una gamba incastrata sotto quella di Theo, cosa che lo spinse nuovamente verso il basso,
Theo sorrise, fissando prima i loro corpi troppo vicini e poi il volto di Liam. «Che c'è, hai un rotolo di monetine in tasca o sei solo felice di vedermi?» ammiccò, avvertendo di nuovo un contatto tra la sua vita e quella di Liam.
Il ragazzo non rispose immediatamente, per poi scoppiare in una risata e abbassando di nuovo la testa sul petto di Theo, seguito dopo poco da Theo, sotto gli occhi perplessi di Cory e Mason.
«Ti ho già detto di smetterla di usare Scrubs contro di me»



«E comunque lo so che non avevi nessuna monetina in tasca»
«Stai zitto»

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Capitolo 13
*** Capitolo XII - San Valentino ***


Per non farci mancare nulla, il capitolo dà finalmente ragione d'esistere
a quel rating arancione che segna la storia. 
Be', che dire? Buon anno, Thiam shipper. 


 

 

Capitolo XII 



Liam aveva notato qualcosa di strano. E non parlava delle dozzine di manifesti e striscioni appesi per i corridoi a ricordare a tutti che San Valentino era alle porte, come se non bastasse essere single per avvertire quella spada di Damocle sulla testa.
Da quando Theo era tornato a scuola, le cose erano diventate bizzarre. Persone che non conosceva lo salutavano ogni qualvolta si ritrovava a camminare vicino a lui, e tante ragazze si fermavano a parlare con loro con le scuse più assurde.
La soluzione doveva essere solamente una, e Liam pensò bene di rendere partecipe Theo dei suoi pensieri.
«Cosa hai fatto?»
«Scusami?» Theo alzò un sopracciglio, addentando uno dei biscotti a forma di cuore che la madre di Liam gli aveva dato prima di uscire di casa quella mattina.
«Tutta questa gente», iniziò Liam, allargando leggermente le braccia come ad indicare una massa al momento assente. «Non fa altro che venirti a parlare, ti saluta per i corridoi... deve esserci qualcosa sotto».
Theo lo fisso, continuando a masticare lentamente il biscotto, mentre Liam, con entrambe le mani poggiate sul tavolo, lo guardava con fare indagatore.
«Non hai pensato», iniziò, deglutendo il dolce, senza staccare gli occhi da quelli di Liam, «che io possa piacere a queste persone? Che mi trovino, che so, simpatico?»
Liam assottigliò lo sguardo, allungandosi oltre il tavolo per rubare uno dei biscotti di Theo – che poi erano anche i suoi, non capiva perché sua madre continuasse a dare più dolci a Theo che a lui.
«Impossibile»




*
*




Theo sapeva come piacere alle persone. Faceva parte del suo addestramento, essere considerata una persona piacevole. Qualche sorriso, un complimento o due detti come per caso, ed ecco fatto, la gente iniziava a fidarsi. Tuttavia, quando si era iscritto nuovamente a scuola, non era tra le sue prerogative piacere alle persone. Era successo e basta. Così, dopo solo qualche settimana, si era ritrovato a chiacchierare con i compagni di squadra di Liam dopo gli allenamenti, ricominciati in vista del nuovo torneo interscolastico, mentre aspettava il ragazzo per tornare a casa insieme come ogni giorno, e tenerlo d'occhio in vista della sempre più vicina luna piena. E, allo stesso tempo, si era ritrovato seduto sugli spalti, intento a guardare Liam cercare di mantenere il controllo, mentre delle ragazze cercavano di attirare la sua attenzione.


«Tu sei Theo, giusto?» domandò una di loro, staccandosi dal gruppo e affiancando Theo, ora in piedi, con le braccia poggiate sulla balaustra. Il ragazzo di girò, ritrovandosi a fissare una ragazza che, chiaramente, avrebbe dovuto ricordarsi.
«In persona», rispose, rivolgendole uno sguardo veloce, per poi tornare a fissare Liam schivare l'attacco del suo compagno di squadra. «E tu sei...?»
«Kate, del corso di biologia»
«Giusto, sì» rispose distratto, mentre la ragazza non sembrava voler lasciar cadere la conversazione facilmente.
«Ti ho visto per i corridoi, ogni tanto», continuò, costringendo Theo a distogliere gli occhi dal campo per non sembrare troppo scortese. Come se gli interessasse, ma aveva detto giusto quella mattina a Liam di piacere alla gente, e non avrebbe fatto nulla per fargli dubitare del contrario. «E, sai, mi chiedevo, sei sempre con i tuoi amici, non ti ho mai visto con una ragaz-»
«Liam»
«Cosa?»
Theo si voltò, allontanandosi velocemente da Kate non appena avvertì il battito cardiaco di Liam accelerare velocemente e in maniera pericolosa, dopo uno scontro diretto con uno dei possibili nuovi giocatori della squadra. «Senti, scusa, devo andare. Ci vediamo in giro, ok?», disse, raggiungendo velocemente le scale, per poi scenderle di corsa e, sempre con passo veloce, arrivare al campo, avvicinarsi a Liam e camminare insieme verso il bordo del campo, la sua mano poggiata sulla spalla del licantropo.




*
*


Il giorno dopo, quando arrivarono a scuola, la quantità di decorazioni per San Valentino era, se possibile, aumentata.
«Potrei vomitare»
Theo scosse la testa, avvicinandosi al proprio armadietto, mentre Liam si poggiava con una spalla a quelli chiusi accanto ad esso, in attesa che il ragazzo recuperasse i propri libri. «Lo dici solo perché sei single»
Liam alzò le spalle, guardando Theo chinarsi, per raccogliere un biglietto caduto dall'armadietto non appena questo era stato aperto.
«Che cos'è?»
«Un biglietto»
«Questo lo vedo anche io», rispose Liam seccato, avvicinandosi per scoprire il contenuto del biglietto, piegato a metà e inserito in una bustina.
Theo se lo rigirò tra le mani, aprendolo poco dopo. «È da parte di Kate», disse, con aria confusa. «Sai, frequ-»
«Lo so chi è Kate», rispose Liam seccato, afferrando lo zaino che aveva poggiato per terra e mettendoselo sulle spalle. «È la ragazza con cui stavi parlando ieri agli allenamenti», aggiunse, per poi dargli le spalle e iniziare a camminare.
Theo lo seguì pochi istanti dopo, afferrando al volo i libri e accelerando il passo. «L'hai vista?»
«Vi ho visti», asserì Liam, fermandosi poi davanti l'aula di algebra, fronteggiando Theo. «Insomma, che dice il biglietto?»
Theo lo guardò, notando non senza una vena di soddisfazione il fastidio nella sua voce. Velocemente lo aprì, aggrottando le sopracciglia durante la lettura, per poi lasciarsi andare ad una breve risata.
«Mi ha chiesto di uscire insieme venerdì»
«Quindi domani. A San Valentino»
«A San Valentino», confermò Theo, avvertendo nell'aria un odore a cui era poco abituato provenire da Liam. «Peccato che il venerdì sia la nostra serata fil-»
«Dovresti andare», intervenne Liam, impedendogli di finire la frase e voltandogli le spalle, per poi entrare nell'aula. Theo rimase lì, in piedi bel bel mezzo del corridoio, con il biglietto in mano e un'espressione confusa stampata in faccia.



*
*


«Theo ha un appuntamento»
«Cosa?»
Liam si sedette vicino a Mason, poggiando i libri sul banco con violenza e iniziando a far ondeggiare con nervosismo il proprio ginocchio, tamburellando con il piede sul bordo della sedia.
«Ha un appuntamento. Theo. A San Valentino»
Mason lo fissò, cercando al contempo l'aiuto di Cory, seduto al lato più interno del banco.
«E questo è un... problema?» domandò incerto, non riuscendo bene ad interpretare i segnali da parte dell'amico.
«Certo che no!» esplose Liam, abbassando il tono non appena il professore entrò in classe, invitandoli ad aprire il libro al capitolo sette. «Theo può uscire con gli chi pare e piace, come se a me importasse qualcosa», aggiunse, continuando a muovere la gamba nervosamente, e facendo sbattere ripetutamente la propria matita tra pollice e indice.
«Già», confermò Mason, l'ombra di un sorriso che iniziava a farsi strada sul suo volto. «Hai proprio l'aria di qualcuno a cui non frega niente».
«Vero? Cosa mi importa. Una ragazza, due ragazze. Theo può andare in giro con chi gli pare e piace. Siamo solo coinquilini, non siam-» confermò Liam, iniziando a trascrivere quello che il professore stava segnando alla lavagna.
«Liam», la voce di Mason lo interruppe, mentre il ragazzo si voltava verso di lui, ancora evidentemente teso. «Potrebbe essere», iniziò, con la massima cautela, mentre Liam riportava lo sguardo alla lavagna, «che tu sia geloso di Theo?»
L'unica risposta che Mason ebbe fu il rumore della matita che si spezzava tra le mani di Liam.



*
*


«Ho un appuntamento»
«Tu hai cosa
«Un appuntamento. Con Sophie, del corso di Storia»
Theo alzò lo sguardo dal proprio piatto, mentre Liam, con un sorriso trionfante, si sedeva davanti a lui e Mason.
«Buon per te», rispose Theo, fissando perplesso il ragazzo, che non voleva smettere di sorridere come un cretino.
«Non è fantastico?» concordò Liam, addentando un pezzo del panino che aveva davanti, per poi mandarlo giù con un sorso d'acqua. «Ci vediamo domani, per San Valentino», continuò, senza smettere di guardare Theo con la coda dell'occhio, pur comunicando la notizia a tutti i presenti al tavolo. «Tu e Cory uscirete insieme. Theo ha un appuntamento, io ho un appuntamento. Siamo tutti sistemati», concluse, per poi rivolgersi a Mason e cambiare prontamente argomento.
Theo abbassò lo sguardo, avvertendo provenire da se stesso quell'odore particolare che aveva circondato Liam giusto poche ore prima.



*
*


Venerdì sera arrivò in fretta. Casa Dunbar era stranamente silenziosa, segno del fatto che i genitori di Liam erano fuori città per passare insieme un romantico weekend di San Valentino.

Entrambi in piedi davanti allo specchio del bagno, Liam e Theo si preparavano per i loro appuntamenti. Senza dirsi una parola, entrambi si vestirono, per poi uscire di casa e prendere direzioni opposte.

Passò circa mezz'ora prima che Theo, dopo aver fatto il giro dell'isolaro in macchina per più di cinque volte, accostò di nuovo davanti il vialetto di casa Dunbar, per poi scendere dalla macchina e dirigersi verso la porta di casa. Non appena l'aprì, il rumore della televisione accesa gli arrivò alle orecchie, spingendolo a oltrepassare la soglia velocemente.

«Liam!?»
«Che ci fai tu qui?»
«Che ci fai tu qui!»

Liam sospirò, tirando indietro la testa e prendendo un cioccolatino dalla scatola poggiata al suo fianco, per poi mettere in pausa il film che stava guardando.
«Ho mentito, ok? Non esiste nessuna Sophie del corso di storia, l'ho inventata. E di certo non le ho chiesto di uscire. Ora puoi pure ridere, tranquillo, io inizio a scavarmi la fos-»
«Perché?»
La domanda di Theo gli arrivò chiara alle orecchie, costringendolo a guardarlo in faccia.
«Io... non lo so, ok? Cory e Mason sono così perfetti insieme, e tu avevi quello stupido appuntamento con Kate, e io no-»
«Non esco con Kate»
«Come?»
«Ho detto», riprese Theo, avvicinandosi al divano, togliendosi la giacca e arrotolando le maniche della camicia bianca che aveva indosso, «che non esco con Kate. Non sono mai voluto uscire con Kate».
Liam rimase in silenzio, non riuscendo a distogliere lo sguardo da Theo, ora in piedi accanto a lui. «E perché non lo hai detto subito, invece di fingere di uscire con lei?»
Il ragazzo alzò le spalle, sorridendo leggermente nella sua direzione.
«Perché tu volevi uscire con Sophie».

Il silenzio che seguì alle parole di Theo fu rotto da due risate che, contemporaneamente, nacquero nel petto di Liam e di Theo, mentre quest'ultimo spostava la scatola di cioccolatini e prendeva posto sul divano accanto a Liam, per poi voltarsi leggermente verso il ragazzo.
«Cosa vediamo?» chiese, sorridendo leggermente, mentre Liam non poté fare altro che sorridere a sua volta, allungandosi verso il tavolino per afferrare la scatola dei dolci e offrirne uno a Theo.

E mentre Serendipity ripartiva dall'inizio sullo schermo, e la spalla di Theo si poggiava alla sua, Liam si chiese per quale dannato motivo Theo stesse provando a rubargli tutti i cioccolatini che aveva deciso di mangiare lui.
Compreso quello che in quel momento si trovava nella sua bocca. 




*

*

 

Liam non ci aveva fatto molto caso, più impegnato a cercare di guardare il film e non fissare il profilo dell'altro, nella penombra del salotto.
La seconda volta Theo si era sporto un po' di più, e Liam aveva notato che il ragazzo aveva puntato di nuovo i dolci alla cioccolata bianca. 
Senza farsi notare, Liam aveva allungato la sua mano e, con la scusa di scegliere uno dei pochi cioccolatini bianchi ancora rimasti, aveva girato leggermente la scatola, indirizzando la cioccolata fondente verso di lui e Theo, e poi l'aveva allontanata di qualche centimetro, in modo tale da far scegliere a Theo la cioccolata più vicina, invece che quella più buona.
Tuttavia, aveva sottovalutato l'amore di Theo per la cioccolata bianca, e la terza volta in cui il ragazzo si sporse oltre di lui, poggiando parte del suo petto quasi sulla sua faccia, Liam ne ebbe abbastanza.
«Oh, andiamo, allora lo fai apposta!» esplose, mettendo in pausa Serendipity per la seconda volta quella serata.
«Cosa?» domandò Theo, mettendo in bocca il cioccolatino appena preso, per poi leccarsi il pollice, lì dove probabilmente la cioccolata si era leggermente sciolta con il calore della sua pelle. 
«Mi stai rubando tutta la cioccolata»
«Ma se ci saranno ancora 50 cioccolatini là dentro», protestò Theo, sporgendosi di nuovo e afferrando, questa volta, l'intera confezione. 
«Sì, ma non di cioccolata bianca», borbottò Liam, alzando gli occhi al cielo, spostandosi leggermente sul divano per riassumere una posizione eretta, chinandosi poi sulla scatola rossa piena di cioccolata, lì dove ormai troneggiavano solo dolci color cacao, con due sole, piccole eccezioni. Senza esitare, Liam prese uno di quei cioccolatini, portandoselo alla bocca sotto lo sguardo irritato di Theo.
«Potevi almeno chiedere!»
«E per quale motivo?», rispose Liam, muovendo la lingua in modo tale da far sciogliere tutta la cioccolata nella sua bocca, emettendo un verso soddisfatto per far innervosire di più il ragazzo seduto al suo fianco.
«Oh, aspetta», disse, afferrando l'ultimo dolcetto alla cioccolata bianca rimasto, per poi sventolarlo davanti a Theo, «ce n'è ancora uno!»
«Dammelo, me lo merito»
«Tu non ti meriti proprio niente»
«Oh, andiamo! Ho portato i muffin!»
«No Theo, tu hai preso i muffin dalla cucina, è diverso»
«Erano dei muffin molto pesanti»
«Sai cosa altro è pesante? Questo cioccolatino», concluse Liam, portando lentamente il dolcetto alle labbra, per poi inserirlo direttamente tra i denti.
«Era l'ultimo cioccolatino! Potevamo fare a metà!»
«Lo vuoi?», chiese Liam sorridendo, con una parte della guancia sinistra gonfia per via della cioccolata ancora lì presente, «prendilo» aggiunse, tirando fuori la lingua, facendo troneggiare sulla sua punta.
Quello che Liam si aspettava, giunti a questo punto, era un verso schifato di Theo, o qualche suo insulto per averlo lasciato senza cioccolata; quello che non si aspettava, invece, era che Theo si sporgesse verso di lui, bloccandogli il petto contro il divano con una mano, per poi portare l'altra sul lato destro sul suo viso. E soprattutto non si aspettava di sentire le labbra soffici di Theo premute alle sue, e la sua lingua farsi strada con facilità all'interno della sua bocca.
*
*
 
 
«Lo vuoi? Prendilo»
Quando la voce di Liam gli era arrivata alle orecchie, mentre i suoi occhi lo fissavano con aria di sfida, Theo non aveva potuto fare altro che sollevarsi dal divano, quasi in ginocchio sui cuscini, per poi sporgersi verso il ragazzo seduto accanto a lui, unendo le sue labbra con quelle di Liam, alla ricerca di quel dannatissimo ultimo pezzo di cioccolato bianco.
Ma quando le sue labbra avevano incontrato di nuovo quelle di Liam, in una sensazione quasi familiare, anche i dolci erano passati in secondo piano.
Theo mosse leggermente il labbro inferiore, con il quale andò a sfiorare quello di Liam; l'attrito tra le loro bocche fu leggero, ma tale da spingere Theo a tirar fuori leggermente la lingua per inumidirsi le labbra. Ma non fece in tempo a farlo che la sua lingua si ritrovò coinvolta in una leggera lotta con quella di Liam, mentre il ragazzo si lasciva andare a un sospiro pesante, che fece venire a Theo la pelle d'oca. Avvicinandosi ancora di più verso Liam, spingendo il ragazzo contro lo schienale del divano, Theo si ritrovò presto una mano del licantropo sulla propria vita, mentre quest'ultimo cercava di liberarsi dalla presa di Theo, che lo teneva ancorato alla spalliera, per farsi più vicino all'altro. Con un movimento quasi impercettibile, Theo spostò la mano dal petto di Liam al suo lato, poggiandosi alle pelle del divano; immediatamente, si ritrovò il braccio del ragazzo stretto attorno al suo corpo, che lo spingeva quanto più possibile a un contatto con il proprio. 
Un gemito gli uscì dalla gola, mentre Liam se lo tirava addosso, sorridendo nel bacio al sapor di cioccolata, facendolo salire a cavalcioni sopra i suoi fianchi. 
Il respiro pesante di entrambi era l'unico suono percepibile nella stanza, insieme al rumore di umidi baci e gemiti che nessuno dei due riusciva a trattenere.
Theo staccò le proprie labbra da quelle di Liam, ora gonfie e ancora più rosse del solito, per poi lasciare un leggero bacio al lato della bocca del ragazzo. Il sospiro di Liam gli arrivò forte e chiaro alle orecchie, e un secondo bacio si posò sulla mandibola del ragazzo, mentre questi inclinava la testa all'indietro, entrambe le mani strette tra i fianchi e la vita di Theo.
Il terzo bacio, Theo lo posò direttamente sulla gola di Liam, seguito subito da un quarto, che andò a toccare la clavicola scoperta del ragazzo. Il quinto non ebbe neppure il tempo di esistere, perché Liam sospirò di nuovo dal profondo del petto, per poi portare una delle mani sul retro della schiena di Theo, e l'altra sulla parte inferiore del suo collo, per unire nuovamente le loro labbra insieme.
Questa volta il bacio fu più deciso, più umido e decisamente meno romantico; e mentre ogni traccia di cioccolato era ormai sparita, ciò che non accennava a diminuire era il trasporto con cui Theo continuava a far scontrare le sue labbra con quelle di Liam, mentre l'altro ragazzo non riusciva a smettere di far pressione con il proprio corpo su quello di Theo. 
Un gemito più forte del normale raggiunse le orecchie della chimera, non appena si mosse leggermente per cambiare posizione per sistemarsi in maniera più comoda a cavallo del bacino di Liam. Il licantropo espirò profondamente, sbattendo una mano sul cuscino del divano: Theo poté notare gli artigli sfoderati. Sorrise, sussurrando a Liam le prime parole dopo quei lunghi minuti che sembravano un'eternità. 
«Apri gli occhi»
E Liam li aprì, e il bagliore dorato tra l'azzurro intenso fu abbastanza per Theo per poggiare le sue mani sui fianchi di Liam, afferrando i lembi della maglietta del licantropo, sfilandola velocemente. E altrettanto velocemente Theo vide i bottini della propria camicia schizzare da ogni parte della stanza, mentre Liam iniziava a baciare ogni singola parte del suo petto ora nudo, costringendolo a gemere in maniera molto evidente.
«Che c'è, devo smettere?» domandò Liam, alzando gli occhi per incontrare quelli di Theo, che lo sovrastava per via della sua posizione. Theo serrò i denti, portando entrambe le mani verso il bottone dei jeans di Liam, per poi sbottonarlo e introdurre le dita oltre i lembi dei suoi boxer ormai stretti.
«Fallo e giuro che ti mordo»
«Potrebbe non dispiacermi».
*
*
Le mani di Theo erano calde, e morbide, prive di calli – a differenza delle sue, troppo abituate ormai a stringersi attorno alla stecca di lacrosse – , ma quando lo avevano sfiorato sulla pelle nuda, Liam non aveva potuto fare altro che inarcare la schiena, spingendosi ancora di più verso le sue carezze, allontanando per un momento la bocca dal petto di Theo, prima di ricongiungerla a quella del ragazzo in un bacio sempre più bagnato. 
«Dio», sospirò, le labbra ancora fermamente premute contro quelle di Theo, mentre il ragazzo iniziava a giocare con il suo labbro, tirandolo tra i denti. 
«Che c'è, ragazzino, non pensi di reggere?»
«Chiudi quella bocca, Theo», sospirò, avvertendo la mano del ragazzo stringersi attorno alla sua erezione, ormai completamente esposta. 
«È una minaccia?» domandò Theo, iniziando a muoversi con più decisione, costringendo Liam a boccheggiare ad una stretta più vigorosa. «Oppure è un invito?» incalzò, fissando il volto di Liam con intensità, mentre il ragazzo chiudeva nuovamente gli occhi per un momento, tirando la testa indietro e passandosi una mano tra i capelli, iniziando a sospirare sempre più in maniera irregolare. Theo lo baciò di nuovo, avvertendo la propria mano scorrere velocemente tra il suo basso ventre e quello di Liam; l'erezione dei suoi pantaloni sempre più fastidiosa. 
«Dio, Theo», sospirò di nuovo, non appena avvertì la mano di Theo allontanarsi, creando un vuoto troppo difficile da colmare. 
Theo sorrise vittorioso, ammirando Liam spingersi verso di lui, cercando nuovamente un contatto. Ora in piedi, Theo si allontanò di un passo non appena notò qualcosa nella scatola di cioccolatini, ora abbandonata a se stessa sul pavimento: una piccola, bianca, pralina di cioccolato. Allungò la mano di colpo, afferrandola subito dopo, per poi portarla alla bocca e chinarsi verso Liam, le mani poggiate ai lati dei suoi fianchi. 
Liam gemette non appena Theo lo baciò di nuovo, il sapore di cioccolata ancora una volta ovunque. Frustrato, si lamentò non appena il ragazzo si allontanò dal suo corpo. Tirò indietro la testa, pronto a lamentarsi quando, aprendo gli occhi, si trovò davanti Theo, ora in ginocchio tra le sue gambe, e l'ultimo – questa volta per davvero – pezzetto di cioccolato ancora sulla punta della lingua.
Soffocò un grido di piacere non appena la bocca di Theo toccò la sua erezione, la lingua calda, dove saliva mista a cioccolata si univano per creare il perfetto connubio. 
«Ti prego...», sospirò, portando una mano in basso, fino a raggiungere i perfetti capelli di Theo, ora scompigliati dal suo tocco. 
Theo non rispose, limitandosi a far scorrere la lingua su tutta la lunghezza di Liam, mentre questi sfoderava di nuovo gli artigli, graffiando con prepotenza i cuscini del divano da una parte, e la spalla di Theo dall'altra. 
I gemiti strozzati di Liam furono abbastanza chiari da permettere a Theo di intensificare il movimento, mentre con la lingua continuava a fare pressione sulle vene più in evidenza dell'erezione di Liam, sempre più tesa e dura. 
«Theo, sto per ve-»
Liam spinse la propria mano sulla spalla di Theo, come a tentare di allontanare il ragazzo; ma Theo ignorò il suggerimento di Liam, continuando a circondare con le proprie labbra l'erezione dell'altro quando con una serie di sospiri sempre più decisi, e un “cazzo, sì”, sussurrato tra i denti, il giovane licantropo venne nella sua bocca, spingendosi sempre più a fondo.
Theo non si tirò indietro, alzando gli occhi per incontrare quelli di Liam, il cui sguardo ora era fisso su di lui; il petto nudo che si alzava e abbassava ritmicamente, le guance rosse e i capelli disastrati. Ancorando i suoi occhi a quelli azzurri del ragazzo, Theo deglutì, provocando un ennesimo gemito da parte di Liam, che si passò la mano tra i capelli, staccando la schiena sudata dallo schienale del divano. 
«Dio, Theo», sospirò per l'ennesima volta, raggiungendo il ragazzo e baciandolo con trasporto. Theo sorrise nel bacio, avvertendo il respiro di Liam farsi più regolare, e il proprio cominciare ad aumentare non appena la mano del ragazzo si infilò oltre la cinta dei suoi pantaloni, oltre l'elastico dei boxer, fino ad afferrare la sua erezione, tesa e quasi dolorante. 
Theo lo fissò, mentre con una mano Liam lo spingeva sul divano, costringendolo a sedersi, per poi inginocchiarsi tra le sue gambe come Theo aveva fatto pochi minuti prima.
«Abbiamo finito il cioccolato bianco», disse Theo, mentre l'asola dei pantaloni veniva slacciata, liberando prontamente la sua eccitazione.
«Tranquillo», rispose Liam, avvicinando il suo volto al basso ventre, senza lasciare per un secondo gli occhi chiari di Theo, «ne ho un'altra scatola piena dillà», concluse, avvertendo il ruggito di Theo risuonare nella stanza, non appena le sue labbra sfiorarono la pelle del ragazzo. 

Liam non ci aveva fatto molto caso, più impegnato a cercare di guardare il film e non fissare il profilo dell'altro, nella penombra del salotto.
La seconda volta Theo si era sporto un po' di più, e Liam aveva notato che il ragazzo aveva puntato di nuovo i dolci alla cioccolata bianca. Senza farsi notare, Liam aveva allungato la sua mano e, con la scusa di scegliere uno dei pochi cioccolatini bianchi ancora rimasti, aveva girato leggermente la scatola, indirizzando la cioccolata fondente verso di lui e Theo, e poi l'aveva allontanata di qualche centimetro, in modo tale da far scegliere a Theo la cioccolata più vicina, invece che quella più buona.
Tuttavia, aveva sottovalutato l'amore di Theo per la cioccolata bianca, e la terza volta in cui il ragazzo si sporse oltre di lui, poggiando parte del suo petto quasi sulla sua faccia, Liam ne ebbe abbastanza.

«Oh, andiamo, allora lo fai apposta!» esplose, mettendo in pausa Serendipity per la seconda volta quella serata.
«Cosa?» domandò Theo, mettendo in bocca il cioccolatino appena preso, per poi leccarsi il pollice, lì dove probabilmente la cioccolata si era leggermente sciolta con il calore della sua pelle. 
«Mi stai rubando tutta la cioccolata»
«Ma se ci saranno ancora 50 cioccolatini là dentro», protestò Theo, sporgendosi di nuovo e afferrando, questa volta, l'intera confezione. 
«Sì, ma non di cioccolata bianca», borbottò Liam, alzando gli occhi al cielo, spostandosi leggermente sul divano per riassumere una posizione eretta, chinandosi poi sulla scatola rossa piena di cioccolata, lì dove ormai troneggiavano solo dolci color cacao, con due sole, piccole eccezioni. Senza esitare, Liam prese uno di quei cioccolatini, portandoselo alla bocca sotto lo sguardo irritato di Theo.
«Potevi almeno chiedere!»
«E per quale motivo?», rispose Liam, muovendo la lingua in modo tale da far sciogliere tutta la cioccolata nella sua bocca, emettendo un verso soddisfatto per far innervosire di più il ragazzo seduto al suo fianco.
«Oh, aspetta», disse, afferrando l'ultimo dolcetto alla cioccolata bianca rimasto, per poi sventolarlo davanti a Theo, «ce n'è ancora uno!»
«Dammelo, me lo merito»
«Tu non ti meriti proprio niente»
«Oh, andiamo! Ho portato i muffin!»
«No Theo, tu hai preso i muffin. Dalla cucina, è diverso»
«Erano dei muffin molto pesanti»
«Sai cosa altro è pesante? Questo cioccolatino», concluse Liam, portando lentamente il dolcetto alle labbra, per poi inserirlo direttamente tra i denti.
«Era l'ultimo cioccolatino! Potevamo fare a metà!»
«Lo vuoi?», chiese Liam sorridendo, con una parte della guancia sinistra gonfia per via della cioccolata ancora lì presente, «prendilo» aggiunse, tirando fuori la lingua, facendo troneggiare sulla sua punta.


Quello che Liam si aspettava, giunti a questo punto, era un verso schifato di Theo, o qualche suo insulto per averlo lasciato senza cioccolata; quello che non si aspettava, invece, era che Theo si sporgesse verso di lui, bloccandogli il petto contro il divano con una mano, per poi portare l'altra sul lato destro sul suo viso. E soprattutto non si aspettava di sentire le labbra soffici di Theo premute alle sue, e la sua lingua farsi strada con facilità all'interno della sua bocca.

 



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«Lo vuoi? Prendilo»
Quando la voce di Liam gli era arrivata alle orecchie, mentre i suoi occhi lo fissavano con aria di sfida, Theo non aveva potuto fare altro che sollevarsi dal divano, quasi in ginocchio sui cuscini, per poi sporgersi verso il ragazzo seduto accanto a lui, unendo le sue labbra con quelle di Liam, alla ricerca di quel dannatissimo ultimo pezzo di cioccolato bianco.Ma quando le sue labbra avevano incontrato di nuovo quelle di Liam, in una sensazione quasi familiare, anche i dolci erano passati in secondo piano.
Theo mosse leggermente il labbro inferiore, con il quale andò a sfiorare quello di Liam; l'attrito tra le loro bocche fu leggero, ma tale da spingere Theo a tirar fuori leggermente la lingua per inumidirsi le labbra. Ma non fece in tempo a farlo che la sua lingua si ritrovò coinvolta in una leggera lotta con quella di Liam, mentre il ragazzo si lasciva andare a un sospiro pesante, che fece venire a Theo la pelle d'oca.
Avvicinandosi ancora di più verso Liam, spingendo il ragazzo contro lo schienale del divano, Theo si ritrovò presto una mano del licantropo sulla propria vita, mentre quest'ultimo cercava di liberarsi dalla presa di Theo, che lo teneva ancorato alla spalliera, per farsi più vicino all'altro. Con un movimento quasi impercettibile, Theo spostò la mano dal petto di Liam al suo lato, poggiandosi alle pelle del divano; immediatamente, si ritrovò il braccio del ragazzo stretto attorno al suo corpo, che lo spingeva quanto più possibile a un contatto con il proprio. 
Un gemito gli uscì dalla gola, mentre Liam se lo tirava addosso, sorridendo nel bacio al sapor di cioccolata, facendolo salire a cavalcioni sopra i suoi fianchi. Il respiro pesante di entrambi era l'unico suono percepibile nella stanza, insieme al rumore di umidi baci e gemiti che nessuno dei due riusciva a trattenere.


Theo staccò le proprie labbra da quelle di Liam, ora gonfie e ancora più rosse del solito, per poi lasciare un leggero bacio al lato della bocca del ragazzo. Il sospiro di Liam gli arrivò forte e chiaro alle orecchie, e un secondo bacio si posò sulla mandibola del ragazzo, mentre questi inclinava la testa all'indietro, entrambe le mani strette tra i fianchi e la vita di Theo.
Il terzo bacio, Theo lo posò direttamente sulla gola di Liam, seguito subito da un quarto, che andò a toccare la clavicola scoperta del ragazzo.
Il quinto non ebbe neppure il tempo di esistere, perché Liam sospirò di nuovo dal profondo del petto, per poi portare una delle mani sul retro della schiena di Theo, e l'altra sulla parte inferiore del suo collo, per unire nuovamente le loro labbra insieme.
Questa volta il bacio fu più deciso, più umido e decisamente meno romantico; e mentre ogni traccia di cioccolato era ormai sparita, ciò che non accennava a diminuire era il trasporto con cui Theo continuava a far scontrare le sue labbra con quelle di Liam, mentre l'altro ragazzo non riusciva a smettere di far pressione con il proprio corpo su quello di Theo. 

Un gemito più forte del normale raggiunse le orecchie della chimera, non appena si mosse leggermente per cambiare posizione per sistemarsi in maniera più comoda a cavallo del bacino di Liam. Il licantropo espirò profondamente, sbattendo una mano sul cuscino del divano: Theo poté notare gli artigli sfoderati. Sorrise, sussurrando a Liam le prime parole dopo quei lunghi minuti che sembravano un'eternità. 
«Apri gli occhi»
E Liam li aprì, e il bagliore dorato tra l'azzurro intenso fu abbastanza per Theo per poggiare le sue mani sui fianchi di Liam, afferrando i lembi della maglietta del licantropo, sfilandola velocemente. E altrettanto velocemente Theo vide i bottini della propria camicia schizzare da ogni parte della stanza, mentre Liam iniziava a baciare ogni singola parte del suo petto ora nudo, costringendolo a gemere in maniera molto evidente.
«Che c'è, devo smettere?» domandò Liam, alzando gli occhi per incontrare quelli di Theo, che lo sovrastava per via della sua posizione. Theo serrò i denti, portando entrambe le mani verso il bottone dei jeans di Liam, per poi sbottonarlo e introdurre le dita oltre i lembi dei suoi boxer ormai stretti.
«Fallo e giuro che ti mordo»
«Potrebbe non dispiacermi».

 

 


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Le mani di Theo erano calde, e morbide, prive di calli – a differenza delle sue, troppo abituate ormai a stringersi attorno alla stecca di lacrosse – , ma quando lo avevano sfiorato sulla pelle nuda, Liam non aveva potuto fare altro che inarcare la schiena, spingendosi ancora di più verso le sue carezze, allontanando per un momento la bocca dal petto di Theo, prima di ricongiungerla a quella del ragazzo in un bacio sempre più bagnato. 
«Dio», sospirò, le labbra ancora fermamente premute contro quelle di Theo, mentre il ragazzo iniziava a giocare con il suo labbro, tirandolo tra i denti. 
«Che c'è, ragazzino, non pensi di reggere?»
«Chiudi quella bocca, Theo», sospirò, avvertendo la mano del ragazzo stringersi attorno alla sua erezione, ormai completamente esposta. 
«È una minaccia?» domandò Theo, iniziando a muoversi con più decisione, costringendo Liam a boccheggiare ad una stretta più vigorosa. «Oppure è un invito?» incalzò, fissando il volto di Liam con intensità, mentre il ragazzo chiudeva nuovamente gli occhi per un momento, tirando la testa indietro e passandosi una mano tra i capelli, iniziando a sospirare sempre più in maniera irregolare. Theo lo baciò di nuovo, avvertendo la propria mano scorrere velocemente tra il suo basso ventre e quello di Liam; l'erezione dei suoi pantaloni sempre più fastidiosa. 
«Dio, Theo», sospirò di nuovo, non appena avvertì la mano di Theo allontanarsi, creando un vuoto troppo difficile da colmare. Theo sorrise vittorioso, ammirando Liam spingersi verso di lui, cercando nuovamente un contatto.
Ora in piedi, Theo si allontanò di un passo non appena notò qualcosa nella scatola di cioccolatini, ora abbandonata a se stessa sul pavimento: una piccola, bianca, pralina di cioccolato. Allungò la mano di colpo, afferrandola subito dopo, per poi portarla alla bocca e chinarsi verso Liam, le mani poggiate ai lati dei suoi fianchi. Liam gemette non appena Theo lo baciò di nuovo, il sapore di cioccolata ancora una volta ovunque. Frustrato, si lamentò non appena il ragazzo si allontanò dal suo corpo. Tirò indietro la testa, pronto a lamentarsi quando, aprendo gli occhi, si trovò davanti Theo, ora in ginocchio tra le sue gambe, e l'ultimo – questa volta per davvero – pezzetto di cioccolato ancora sulla punta della lingua.

Soffocò un grido di piacere non appena la bocca di Theo toccò la sua erezione, la lingua calda, dove saliva mista a cioccolata si univano per creare il perfetto connubio. 
«Ti prego...», sospirò, portando una mano in basso, fino a raggiungere i perfetti capelli di Theo, ora scompigliati dal suo tocco. Theo non rispose, limitandosi a far scorrere la lingua su tutta la lunghezza di Liam, mentre questi sfoderava di nuovo gli artigli, graffiando con prepotenza i cuscini del divano da una parte, e la spalla di Theo dall'altra. I gemiti strozzati di Liam furono abbastanza chiari da permettere a Theo di intensificare il movimento, mentre con la lingua continuava a fare pressione sulle vene più in evidenza dell'erezione di Liam, sempre più tesa e dura. 
«Theo, sto per ve-»Liam spinse la propria mano sulla spalla di Theo, come a tentare di allontanare il ragazzo; ma Theo ignorò il suggerimento di Liam, continuando a circondare con le proprie labbra l'erezione dell'altro quando con una serie di sospiri sempre più decisi, e un “cazzo, sì”, sussurrato tra i denti, il giovane licantropo venne nella sua bocca, spingendosi sempre più a fondo.

Theo non si tirò indietro, alzando gli occhi per incontrare quelli di Liam, il cui sguardo ora era fisso su di lui; il petto nudo che si alzava e abbassava ritmicamente, le guance rosse e i capelli disastrati. Ancorando i suoi occhi a quelli azzurri del ragazzo, Theo deglutì, provocando un ennesimo gemito da parte di Liam, che si passò la mano tra i capelli, staccando la schiena sudata dallo schienale del divano. 
«Oh, maledizione», sospirò per l'ennesima volta, raggiungendo il ragazzo e baciandolo con trasporto. Theo sorrise nel bacio, avvertendo il respiro di Liam farsi più regolare, e il proprio cominciare ad aumentare non appena la mano del ragazzo si infilò oltre la cinta dei suoi pantaloni, oltre l'elastico dei boxer, fino ad afferrare la sua erezione, tesa e quasi dolorante. 
Theo lo fissò, mentre con una mano Liam lo spingeva sul divano, costringendolo a sedersi, per poi inginocchiarsi tra le sue gambe come Theo aveva fatto pochi minuti prima.
«Abbiamo finito il cioccolato bianco», disse Theo, mentre l'asola dei pantaloni veniva slacciata, liberando prontamente la sua eccitazione.
«Tranquillo», rispose Liam, avvicinando il suo volto al basso ventre, senza lasciare per un secondo gli occhi chiari di Theo, «ne ho un'altra scatola piena dillà», concluse, avvertendo il ruggito di Theo risuonare nella stanza, non appena le sue labbra sfiorarono la pelle del ragazzo. 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII - Parco giochi ***


 

Capitolo XIII – Arresto
Mezz'ora dopo, entrambi esausti, ma con il respiro ormai tornato alla normalità, Theo e Liam erano ancora seduti sul divano, con i vestiti sistemati alla bene e in meglio e tutta l'intenzione di non incontrare l'uno lo sguardo dell'altro. 
«Credo...» iniziò Liam, spostandosi sul divano con un leggero disagio; «credo che dovremmo parlare».
«Credo anche io».
Di nuovo, silenzio.
«Non hai niente da dire?»
«Eri tu quello che voleva parlare», incalzò Theo, spostando una gamba, per poi piegarla e incastrare il piede sotto il sedere. 
«Lo so»
«E quindi?»
«È che non so cosa... insomma, lo sai»
«Lo so?»
«Oh, andiamo, Theo. È imbarazzante!»
«Non lo pensavi fino a poco tempo fa», ammiccò la chimera, sorridendo leggermente, provocando un repentino arrossamento delle guance di Liam. 
«Non ci credo!», riprese, scoppiando in una risata non appena notò l'imbarazzo dell'altro. «Sei arrossito! Fino a mezz'ora fa mi stavi suc-»
«Dio, Theo!»
«Ti sei abituato a chiamarmi così ormai, eh?»
«Sei incredibile» borbottò Liam, scuotendo la testa e sorridendo, notando sul volto di Theo nascere lo stesso tipo di sorriso.
«Lo so»
 
 
*
*
Era bello ridere con Theo. Era bello starsene seduti là sul divano, a pochi centimetri l'uno dall'altro, con l'imbarazzo di poco prima già svanito, grazie all'abilità del ragazzo di spezzare la tensione. Liam sorrise, guardando di sottecchi Theo poggiarsi meglio alla spalliera del divano. Si alzò, chinandosi per cercare il telecomando della televisione, volato chissà dove nell'impeto del momento. Quando finalmente lo trovò, notò che Theo lo stava seguendo con gli occhi in maniera quasi spasmodica. Senza badarci, Liam schiacciò il tasto “play” e, senza riflettere, invece di riprendere il posto che aveva lasciato, si lasciò cadere proprio di fianco a Theo, facendo così collidere le loro spalle, mentre le gambe di entrambi si sfioravano. 
Sentì il corpo di Theo irrigidirsi per un momento, segno del fatto che Liam lo aveva colto, stranamente, di sorpresa. Ignorando la reazione dell'altro, Liam scosse la testa con un movimento quasi invisibile, limitandosi a spostare parte della sua schiena sul petto di Theo, poggiando così la testa al limite della sua spalla. 
Theo inspirò profondamente, riempiendo i propri polmoni dell'odore intenso di Liam, ora presente ovunque nella stanza e sul proprio corpo.
Quasi casualmente, spostò il braccio, incastrato sotto la schiena di Liam, per passarlo oltre lo schienale del divano, fino ad arrivare a cingere le spalle del ragazzo più piccolo e a poggiare il palmo della sua mano sul petto del licantropo. Liam si mosse, sistemandosi meglio in quello che aveva tutta l'aria di essere un abbraccio.
«Non ne ho dubitato neppure per un momento», borbottò Theo, abbassando gli occhi chiari per incontrare quelli azzurri di Liam, che lo guardava perplesso.
«Cosa?»
«Che eri un tipo da coccole post-sesso»
«Noi non abbiamo fatto sesso! E non sono un tipo da coccole» protestò Liam, cercando di divincolarsi dall'abbraccio, ma senza riuscire ad ottenere nessun risultato, per via del braccio di Theo che, dalle sue spalle, era arrivato a cingere il suo petto, tenendolo ancorato a lui.
«Per ora», ammiccò Theo, ricevendo in cambio una spallata dal licantropo, che nel frattempo era riuscito a divincolarsi, e ora lo fissava negli occhi, seduto sul bordo del divano.
Theo si spostò leggermente in avanti, arrivando a catturare le labbra di Liam con le proprie, per poi coinvolgere il ragazzo in un veloce, ma disorientante bacio. Liam lo fissò per un decimo di secondo, sbattendo le palpebre, prima di sentire il braccio di Theo cingerlo di nuovo, e la sua mano fare pressione sul proprio petto, fino a spingerlo nuovamente sul divano, a contatto con il suo corpo.
«E non ho detto che la questione delle coccole mi dispiacesse»
*
*
Quando Liam aprì gli occhi, quella mattina, avvertì che c'era qualcosa di strano. Si mosse con cautela, per poi rendersi conto che quello contro cui era poggiato non era il proprio materasso, bensì il corpo caldo e muscoloso di Theo. Con un movimento impercettibile, Liam alzò la testa, appurando che Theo, sotto di lui, stava ancora dormendo. Cercando di non svegliare il ragazzo, iniziò a spostarsi con dei leggeri movimenti, fino ad arrivare a poggiare la propria testa sul petto di Theo, che si muoveva ancora in maniera regolare e rilassata. Con una gamba mezza addormentata, Liam roteò i fianchi, per poi realizzare che quella cosa dura e tesa che premeva contro di essi non era il telecomando, come aveva inizialmente pensato.
«Non ci credo!» esclamò, tirandosi su di scatto, rimanendo tuttavia seduto sul divano. Theo si mosse, emettendo dei suoi infastiditi, per poi aprire gli occhi, cercando immediatamente di individuare la fonte di ogni suo problema.
«Che succede?» domandò, tirandosi a sedere e stropicciandosi l'occhio sinistro con la mano destra, per poi passarla tra i capelli con fare confuso.
«Hai un'erezione!», ripose Liam, indicando il basso ventre dell'altro ragazzo con fare drammatico, mentre questi abbassava lo sguardo per constatare che sì, effettivamente Liam non aveva tutti i torti.
«Ho un'erezione», confermò Theo, alzando le spalle. «E allora?»
«È... perché hai un'erezione?» 
«Vuoi finirla di ripeterlo?» incalzò Theo, scuotendo la testa, borbottando un “troppe parole di prima mattina” tra i denti. 
«Quindi?» incalzò Liam, alternando lo sguardo tra Theo e i suoi boxer, evidentemente in tiro.
Theo sorrise, scuotendo la testa. 
«È tutta colpa tua», rispose, alzandosi dal divano e iniziando a dirigersi verso le scale, per poi salirle piano piano. «Prendilo come un complimento», aggiunse, sparendo dal raggio visivo di Liam, mentre il ragazzo avvertì chiaramente la porta della loro camera aprirsi.
«Dove diamine vai?» urlò, alzandosi in ginocchio sul sofà. 
«In bagno!», rispose Theo, usando lo stesso tono di voce di Liam. «Qualcuno dovrà pur farla sparire questa erezione!» rispose Theo, «mi dai una mano?»
Liam scoppiò a ridere, mentre si lasciava cadere di peso sul divano, occupandolo interamente. «Fottiti, Theo!», asserì con veemenza, scuotendo la testa tra il divertito e il rassegnato, afferrando un cuscino e sotterrando in esso il proprio viso, sempre più rosso.
«Mi dai una mano pure con quello?»
 
*
*
 
«Usciamo»
Liam irruppe in camera con decisione, ritrovandosi davanti un Theo in accappatoio, mentre con una mano usava un asciugamano per frizionarsi i capelli bagnati.
«In che senso “usciamo”?» domandò Theo, buttando sul letto l'asciugamano, per poi avvicinarsi a uno dei suoi cassetti per prendere dei vestiti puliti.
«Usciamo. Io e te. Non usciamo usciamo, solo... usciamo»
«Va bene, mi vesto e sono pronto»
Liam annuì, dirigendosi verso la porta del bagno con un asciugamano tra le braccia. «Aspettami giù», disse, iniziando a chiudersi la porta alle spalle; «mi faccio una doccia al volo e ti raggiungo».
*
*
Circa quaranta minuti dopo, Liam si fermò davanti a un parco giochi, mentre le urla dei bambini riempivano le orecchie di Theo.
«Sembra che li stiano torturando», borbottò Theo, affiancandosi a Liam mentre questi si muoveva in direzione di un'altalena stranamente vuota. 
«Sono bambini, Theo. È normale facciano rumore»
«Ma così tanto?» domandò, mentre schivava quello che gli sembrava un umano in miniatura che correva nella sua direzione. «Secondo me non è normale», riprese, fermando al volo uno dei piccoli indemoniati che correvano da una parte all'altra del parco. «Ragazzino», iniziò, bloccando la sua corsa con una mano, ricevendo in cambio un'occhiata spaesata. «perché tu e i tuoi amichetti non andate a giocare da un'altra parte?» domandò Theo, avvertendo Liam scuotere la testa con la coda dell'occhio, mentre questi si sedeva su una delle due altalene disponibili.
Il bambino non rispose, ma il suo labbro iniziò a tremare pericolosamente, costringendo Theo a lasciarlo andare e ad assumere un'espressione terrorizzata. «Cos-» iniziò, voltandosi in preda al panico verso Liam, che dal canto suo se la rideva senza pietà. «Non piangere!» disse, abbassandosi sulle ginocchia, per mettersi ad altezza bambino, mentre altri tre di loro si avvicinavano curiosi. 
«Liam! Aiutami!»
«Ti ci sei cacciato da solo in questa situazione, Theo, risolvetela per conto tuo», rispose Liam, toccando il terreno con la punta dei piedi per darsi la prima, lunga spinta, e iniziare a dondolare. 
Theo si voltò di nuovo, trovandosi a dover fronteggiare non più uno, non due, ma ben quattro bambini con un'espressione triste, quasi sull'orlo delle lacrime. 
«Oh, no», sussurrò, passandosi una mano tra i capelli. Improvvisamente, i suoi occhi si illuminarono. «Volete vedere qualcosa di divertente?». In un attimo, al posto del suo consueto e bellissimo viso, i quattro bambini di ritrovarono a fissare il ragazzo versione licantropo, orecchie a punta, canini e tutto il resto.
L'urlo e la fuga che ne seguirono furono quanto di più ovvio Liam potesse aspettarsi.
*
*
«Ero sicuro l'avrebbero presa diversamente», borbottò Theo, poggiandosi a uno dei pali dell'altalena, mentre Liam continuava a dondolare e i bambini, ora fuggiti lontano da loro, si rifugiavano dalle loro madri; Theo vide una di loro afferrare il telefono, con espressione preoccupata. Tuttavia, non appena Liam, ad una spinta un po' più forte, arrivò a dargli un calcio su di un fianco, qualsiasi altra cosa passò in secondo piano. 
«La smetti di fare la bella statuina e vieni anche tu?»
Theo sorrise, staccando la schiena dal palo e avvicinandosi all'altalena vuota. «Bella, eh?» disse, ricevendo in risposta solo un altro calcio volante.
Stava per sedersi quando, abbassando lo sguardo, fu catturato da un dettagli non propriamente trascurabile. 
«Liam», disse, mentre il ragazzo rallentava il proprio dondolare. «Questa è un'altalena per poppanti», continuò, afferrando con una mano il seggiolino, a prova di caduta, pieno di cinture e tutto il resto.
Il licantropo rise, frenando con le punte dei piedi sulla sabbia. «E non ci entri?», domandò, fissandolo con aria compiaciuta. «Stai dicendo che sei grasso?»
«Io non sono grasso!» ribatté Theo, mettendosi una mano sugli addominali per sottolineare il concetto. «Mi hai visto nudo, lo sai che non sono grasso».
Liam ignorò la frecciatina, limitandosi a rispondere a tono. «Provalo»
Un attimo dopo, Theo era incastrato. 
Le gambe a mezz'aria, e il sedere sprofondato nel sedile di plastica, non riusciva a muoversi. Liam rise di gusto, mentre osservava la chimera cercare di aggrapparsi alla corda dell'altalena, in modo tale da tirarsi fuori da quella situazione imbarazzante. Il licantropo prese il cellulare, mettendo a fuoco in direzione di Theo la fotocamera.
«Fammi un sorriso!» disse, mentre con una mano l'altro ragazzo cercava di raggiungere, inutilmente, il più piccolo, che aveva avuto la brillante idea di mettersi a distanza di sicurezza.
Come se non bastasse, il ragazzino che poco prima era stato sull'orlo delle lacrime si avvicinò a Theo, mentre quest'ultimo iniziava ad inveire con espressioni colorite. 
«Che vuoi!?» sbottò Theo, mentre il bambino si avvicinava a lui, con aria divertita. 
«Grr!» gridò, mettendo le mani in avanti, come fossero artigli, digrignando i denti, in una quasi perfetta imitazione di Theo qualche minuto prima.
Per Liam fu troppo da sopportare, e in un secondo scoppiò a ridere con talmente tanta forza da attirare l'attenzione di chiunque fosse presente nel raggio di 30 metri. Theo lo guardò con aria truce, girandosi poi verso il bambino, ancora lì. Un ruggito gli uscì dal profondo dalla gola, mentre i suoi occhi cambiavano colore: il suono del pianto di quel moccioso fu l'ultima cosa che sentì prima di sorridere soddisfatto.
 
«Hai intenzione di rimanere lì a guardarmi ancora per molto o hai intenzione di renderti utile in qualche modo?»
La voce di Theo era palesemente irritata, ma Liam non riusciva a prenderlo sul serio; non in quella posizione ridicola. Il licantropo scosse la testa, avvicinandosi alla chimera, tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. 
Tutto quello che ottenne, però, fu essere tirato in avanti, verso Theo, mentre l'altalena continuava a dondolare. 
«Ti ricordi», iniziò, con un'idea che si faceva strada nella mente, «quando sono rimasto incastrato nella grondaia?» chiese, abbassando lo sguardo verso Theo, sempre più incastrato e sempre più irritato. 
«Certo» rispose il ragazzo, sottolineando l'ovvietà della domanda con lo sguardo.
«Ecco, io ti aiuterò nello stesso, identico modo», continuò Liam, abbassandosi leggermente per premere le sue labbra su quelle di Theo, per poi poggiare la sua mano destra sul volto del ragazzo, che, forte del movimento ondulatorio, sfruttò la situazione per spingersi il più possibile verso la sua bocca, non esitando a dischiudere le labbra per permettere alla lingua di Liam di unirsi alla sua.
Dopo qualche secondo, Liam aveva fatto un passo indietro, limitandosi a lasciare Theo, insoddisfatto e infastidito, a dondolare avanti e indietro.
«Ci vediamo a casa!» asserì Liam, ricevendo un'occhiata sconvolta da parte di Theo. E stava per andarsene davvero, quando con la coda dell'occhio vide un uomo, con una divisa ormai decisamente familiare, avvicinarsi a loro. 
Preso dal panico – senza che ce ne fosse effettivamente bisogno – Liam afferrò entrambe le mani di Theo, tirandolo via dal seggiolino dal quale ormai da qualche minuto era stato fatto prigioniero con tutte le sue forze. 
L'attimo dopo Theo si ritrovò disteso in terra, con Liam sdraiato sotto di lui, finalmente fuori da quella gabbia infernale. Sorrise trionfante, posizionando entrambe le braccia ai lati della testa di Liam, per poi chinarsi e baciarlo, e prendersi la sua rivincita sul bacio interrotto poco prima. Quando vide Liam spalancare gli occhi, e scuotere la testa con forza, capì che qualcosa non andava.
Qualcuno che si schiariva la voce alle loro spalle attirò la sua attenzione; Theo si voltò lentamente, mentre Liam poggiava entrambe le mani sul suo petto e lo spingeva via, costringendolo a sedersi sulla sabbia.
Le parole del vice sceriffo li raggiunsero immediatamente: «Ragazzi, dovete seguirmi in centrale».
 
*
*
«Quindi vi hanno arrestato»
La voce di Scott arrivò chiara attraverso il vivavoce, risuonando nella piccola cella in cui Liam e Theo erano stati rinchiusi da uno dei vice dello Sceriffo Stilinski.
«Sì», borbottò Liam, sporgendosi verso le sbarre della prigione, lì dove Parrish teneva in mano il proprio telefono, con un'espressione estremamente divertita stampata in volto.
«Per atti osceni in luogo pubblico»
Le parole dell'Alpha si amplificarono per tutta la stanza, mentre Jordan si lasciava andare a una leggera risata.
«... non è come sembra, Scott», rispose Liam, cercando di trovare una qualsiasi alternativa alla verità.
«Oh. Sta zitto Dunbar». 
La voce di Theo interruppe i suoi pensieri, costringendolo a voltare la testa per intercettare la presenza della chimera, ora alle sue spalle. «È esattamente come sembra».

Capitolo XIII

 


Mezz'ora dopo, entrambi esausti, ma con il respiro ormai tornato alla normalità, Theo e Liam erano ancora seduti sul divano, con i vestiti sistemati alla bene e in meglio e tutta l'intenzione di non incontrare l'uno lo sguardo dell'altro. «Credo...» iniziò Liam, spostandosi sul divano con un leggero disagio; «credo che dovremmo parlare».
«Credo anche io».
Di nuovo, silenzio.

«Non hai niente da dire?»
«Eri tu quello che voleva parlare», incalzò Theo, spostando una gamba, per poi piegarla e incastrare il piede sotto il sedere. 
«Lo so»
«E quindi?»
«È che non so cosa... insomma, lo sai»
«Lo so?»
«Oh, andiamo, Theo. È imbarazzante!»
«Non lo pensavi fino a poco tempo fa», ammiccò la chimera, sorridendo leggermente, provocando un repentino arrossamento delle guance di Liam. «Non ci credo!», riprese, scoppiando in una risata non appena notò l'imbarazzo dell'altro. «Sei arrossito! Fino a mezz'ora fa mi stavi suc-»
«Dio, Theo!»
«Ti sei abituato a chiamarmi così ormai, eh?»
«Sei incredibile» borbottò Liam, scuotendo la testa e sorridendo, notando sul volto di Theo nascere lo stesso tipo di sorriso.
«Lo so»
 

 


 
*
*

 



Era bello ridere con Theo. Era bello starsene seduti là sul divano, a pochi centimetri l'uno dall'altro, con l'imbarazzo di poco prima già svanito, grazie all'abilità del ragazzo di spezzare la tensione. Liam sorrise, guardando di sottecchi Theo poggiarsi meglio alla spalliera del divano. Si alzò, chinandosi per cercare il telecomando della televisione, volato chissà dove nell'impeto del momento. Quando finalmente lo trovò, notò che Theo lo stava seguendo con gli occhi in maniera quasi spasmodica. Senza badarci, Liam schiacciò il tasto “play” e, senza riflettere, invece di riprendere il posto che aveva lasciato, si lasciò cadere proprio di fianco a Theo, facendo così collidere le loro spalle, mentre le gambe di entrambi si sfioravano. Sentì il corpo di Theo irrigidirsi per un momento, segno del fatto che Liam lo aveva colto, stranamente, di sorpresa. Ignorando la reazione dell'altro, Liam scosse la testa con un movimento quasi invisibile, limitandosi a spostare parte della sua schiena sul petto di Theo, poggiando così la testa al limite della sua spalla. 
Theo inspirò profondamente, riempiendo i propri polmoni dell'odore intenso di Liam, ora presente ovunque nella stanza e sul proprio corpo. Quasi casualmente, spostò il braccio, incastrato sotto la schiena di Liam, per passarlo oltre lo schienale del divano, fino ad arrivare a cingere le spalle del ragazzo più piccolo e a poggiare il palmo della sua mano sul petto del licantropo.
Liam si mosse, sistemandosi meglio in quello che aveva tutta l'aria di essere un abbraccio.
«Non ne ho dubitato neppure per un momento», borbottò Theo, abbassando gli occhi chiari per incontrare quelli azzurri di Liam, che lo guardava perplesso.
«Cosa?»
«Che fossii un tipo da coccole post-sesso»
«Noi non abbiamo fatto sesso! E non sono un tipo da coccole» protestò Liam, cercando di divincolarsi dall'abbraccio, ma senza riuscire ad ottenere nessun risultato, per via del braccio di Theo che, dalle sue spalle, era arrivato a cingere il suo petto, tenendolo ancorato a lui.
«Per ora», ammiccò Theo, ricevendo in cambio una spallata dal licantropo, che nel frattempo era riuscito a divincolarsi, e ora lo fissava negli occhi, seduto sul bordo del divano.
Theo si spostò leggermente in avanti, arrivando a catturare le labbra di Liam con le proprie, per poi coinvolgere il ragazzo in un veloce, ma disorientante bacio. Liam lo fissò per un decimo di secondo, sbattendo le palpebre, prima di sentire il braccio di Theo cingerlo di nuovo, e la sua mano fare pressione sul proprio petto, fino a spingerlo nuovamente sul divano, a contatto con il suo corpo.«E non ho detto che la questione delle coccole mi dispiacesse»

 

*

*

 



Quando Liam aprì gli occhi, quella mattina, avvertì che c'era qualcosa di strano. Si mosse con cautela, per poi rendersi conto che quello contro cui era poggiato non era il proprio materasso, bensì il corpo caldo e muscoloso di Theo. Con un movimento impercettibile, Liam alzò la testa, appurando che Theo, sotto di lui, stava ancora dormendo. Cercando di non svegliare il ragazzo, iniziò a spostarsi con dei leggeri movimenti, fino ad arrivare a poggiare la propria testa sul petto di Theo, che si muoveva ancora in maniera regolare e rilassata. Con una gamba mezza addormentata, Liam roteò i fianchi, per poi realizzare che quella cosa dura e tesa che premeva contro di essi non era il telecomando, come aveva inizialmente pensato.
«Non ci credo!» esclamò, tirandosi su di scatto, rimanendo tuttavia seduto sul divano.
Theo si mosse, emettendo dei suoi infastiditi, per poi aprire gli occhi, cercando immediatamente di individuare la fonte di ogni suo problema.
«Che succede?» domandò, tirandosi a sedere e stropicciandosi l'occhio sinistro con la mano destra, per poi passarla tra i capelli con fare confuso.
«Hai un'erezione!», ripose Liam, indicando il basso ventre dell'altro ragazzo con fare drammatico, mentre questi abbassava lo sguardo per constatare che sì, effettivamente Liam non aveva tutti i torti.
«Ho un'erezione», confermò Theo, alzando le spalle. «E allora?»
«È... perché hai un'erezione?» 
«Vuoi finirla di ripeterlo?» incalzò Theo, scuotendo la testa, borbottando un “troppe parole di prima mattina” tra i denti. 
«Quindi?» incalzò Liam, alternando lo sguardo tra Theo e i suoi boxer, evidentemente in tiro.Theo sorrise, scuotendo la testa. 
«È tutta colpa tua», rispose, alzandosi dal divano e iniziando a dirigersi verso le scale, per poi salirle piano piano. «Prendilo come un complimento», aggiunse, sparendo dal raggio visivo di Liam, mentre il ragazzo avvertì chiaramente la porta della loro camera aprirsi.
«Dove diamine vai?» urlò, alzandosi in ginocchio sul sofà. 
«In bagno!», rispose Theo, usando lo stesso tono di voce di Liam. «Qualcuno dovrà pur farla sparire questa erezione!» rispose Theo, «mi dai una mano?»
Liam scoppiò a ridere, mentre si lasciava cadere di peso sul divano, occupandolo interamente.
«Fottiti, Theo!», asserì con veemenza, scuotendo la testa tra il divertito e il rassegnato, afferrando un cuscino e sotterrando in esso il proprio viso, sempre più rosso.
«Mi dai una mano pure con quello?»
 

 


*
*

 

 
«Usciamo»Liam irruppe in camera con decisione, ritrovandosi davanti un Theo in accappatoio, mentre con una mano usava un asciugamano per frizionarsi i capelli bagnati.
«In che senso “usciamo”?» domandò Theo, buttando sul letto l'asciugamano, per poi avvicinarsi a uno dei suoi cassetti per prendere dei vestiti puliti.
«Usciamo. Io e te. Non usciamo usciamo, solo... usciamo»
«Va bene, mi vesto e sono pronto»
Liam annuì, dirigendosi verso la porta del bagno con un asciugamano tra le braccia. «Aspettami giù», disse, iniziando a chiudersi la porta alle spalle; «mi faccio una doccia al volo e ti raggiungo».


Circa quaranta minuti dopo, Liam si fermò davanti a un parco giochi, mentre le urla dei bambini riempivano le orecchie di Theo.
«Sembra che li stiano torturando», borbottò Theo, affiancandosi a Liam mentre questi si muoveva in direzione di un'altalena stranamente vuota. 
«Sono bambini, Theo. È normale facciano rumore»
«Ma così tanto?» domandò, mentre schivava quello che gli sembrava un umano in miniatura che correva nella sua direzione. «Secondo me non è normale», riprese, fermando al volo uno dei piccoli indemoniati che correvano da una parte all'altra del parco. «Ragazzino», iniziò, bloccando la sua corsa con una mano, ricevendo in cambio un'occhiata spaesata. «perché tu e i tuoi amichetti non andate a giocare da un'altra parte?» domandò Theo, avvertendo Liam scuotere la testa con la coda dell'occhio, mentre questi si sedeva su una delle due altalene disponibili.
Il bambino non rispose, ma il suo labbro iniziò a tremare pericolosamente, costringendo Theo a lasciarlo andare e ad assumere un'espressione terrorizzata. «Cos-» iniziò, voltandosi in preda al panico verso Liam, che dal canto suo se la rideva senza pietà. «Non piangere!» disse, abbassandosi sulle ginocchia, per mettersi ad altezza bambino, mentre altri tre di loro si avvicinavano curiosi. «Liam! Aiutami!»
«Ti ci sei cacciato da solo in questa situazione, Theo, risolvetela per conto tuo», rispose Liam, toccando il terreno con la punta dei piedi per darsi la prima, lunga spinta, e iniziare a dondolare. Theo si voltò di nuovo, trovandosi a dover fronteggiare non più uno, non due, ma ben quattro bambini con un'espressione triste, quasi sull'orlo delle lacrime. 
«Oh, no», sussurrò, passandosi una mano tra i capelli. Improvvisamente, i suoi occhi si illuminarono. «Volete vedere qualcosa di divertente?». In un attimo, al posto del suo consueto e bellissimo viso, i quattro bambini di ritrovarono a fissare il ragazzo versione licantropo, orecchie a punta, canini e tutto il resto.L'urlo e la fuga che ne seguirono furono quanto di più ovvio Liam potesse aspettarsi.

 

 


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«Ero sicuro l'avrebbero presa diversamente», borbottò Theo, poggiandosi a uno dei pali dell'altalena, mentre Liam continuava a dondolare e i bambini, ora fuggiti lontano da loro, si rifugiavano dalle loro madri; Theo vide una di loro afferrare il telefono, con espressione preoccupata. Tuttavia, non appena Liam, ad una spinta un po' più forte, arrivò a dargli un calcio su di un fianco, qualsiasi altra cosa passò in secondo piano. 
«La smetti di fare la bella statuina e vieni anche tu?»Theo sorrise, staccando la schiena dal palo e avvicinandosi all'altalena vuota.
«Bella, eh?» disse, ricevendo in risposta solo un altro calcio volante.
Stava per sedersi quando, abbassando lo sguardo, fu catturato da un dettagli non propriamente trascurabile. «Liam», disse, mentre il ragazzo rallentava il proprio dondolare. «Questa è un'altalena per poppanti», continuò, afferrando con una mano il seggiolino, a prova di caduta, pieno di cinture e tutto il resto.Il licantropo rise, frenando con le punte dei piedi sulla sabbia.
«E non ci entri?», domandò, fissandolo con aria compiaciuta. «Stai dicendo che sei grasso?»
«Io non sono grasso!» ribatté Theo, mettendosi una mano sugli addominali per sottolineare il concetto. «Mi hai visto nudo, lo sai che non sono grasso».
Liam ignorò la frecciatina, limitandosi a rispondere a tono. «Provalo»

Un paio di minuti dopo, Theo era incastrato. 
Le gambe a mezz'aria, e il sedere sprofondato nel sedile di plastica, non riusciva a muoversi. Liam rise di gusto, mentre osservava la chimera cercare di aggrapparsi alla corda dell'altalena, in modo tale da tirarsi fuori da quella situazione imbarazzante. Il licantropo prese il cellulare, mettendo a fuoco in direzione di Theo la fotocamera.
«Fammi un sorriso!» disse, mentre con una mano l'altro ragazzo cercava di raggiungere, inutilmente, il più piccolo, che aveva avuto la brillante idea di mettersi a distanza di sicurezza.
Come se non bastasse, il ragazzino che poco prima era stato sull'orlo delle lacrime si avvicinò a Theo, mentre quest'ultimo iniziava ad inveire con espressioni colorite. «Che vuoi!?» sbottò Theo, mentre il bambino si avvicinava a lui, con aria divertita. 
«Grr!» gridò, mettendo le mani in avanti, come fossero artigli, digrignando i denti, in una quasi perfetta imitazione di Theo qualche minuto prima.

Per Liam fu troppo da sopportare, e in un secondo scoppiò a ridere con talmente tanta forza da attirare l'attenzione di chiunque fosse presente nel raggio di 30 metri. Theo lo guardò con aria truce, girandosi poi verso il bambino, ancora lì. Un ruggito gli uscì dal profondo dalla gola, mentre i suoi occhi cambiavano colore: il suono del pianto di quel moccioso fu l'ultima cosa che sentì prima di sorridere soddisfatto.
 
«Hai intenzione di rimanere lì a guardarmi ancora per molto o hai intenzione di renderti utile in qualche modo?»
La voce di Theo era palesemente irritata, ma Liam non riusciva a prenderlo sul serio; non in quella posizione ridicola. Il licantropo scosse la testa, avvicinandosi alla chimera, tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Tutto quello che ottenne, però, fu essere tirato in avanti, verso Theo, mentre l'altalena continuava a dondolare. 
«Ti ricordi», iniziò, con un'idea che si faceva strada nella mente, «quando sono rimasto incastrato nella grondaia?» chiese, abbassando lo sguardo verso Theo, sempre più incastrato e sempre più irritato. 
«Certo» rispose il ragazzo, sottolineando l'ovvietà della domanda con lo sguardo.
«Ecco, io ti aiuterò nello stesso, identico modo», continuò Liam, abbassandosi leggermente per premere le sue labbra su quelle di Theo, per poi poggiare la sua mano destra sul volto del ragazzo, che, forte del movimento ondulatorio, sfruttò la situazione per spingersi il più possibile verso la sua bocca, non esitando a dischiudere le labbra per permettere alla lingua di Liam di unirsi alla sua.Dopo qualche secondo, Liam aveva fatto un passo indietro, limitandosi a lasciare Theo, insoddisfatto e infastidito, a dondolare avanti e indietro.

«Ci vediamo a casa!» asserì Liam, ricevendo un'occhiata sconvolta da parte di Theo. E stava per andarsene davvero, quando con la coda dell'occhio vide un uomo, con una divisa ormai decisamente familiare, avvicinarsi a loro. Preso dal panico – senza che ce ne fosse effettivamente bisogno – Liam afferrò entrambe le mani di Theo, tirandolo via dal seggiolino dal quale ormai da qualche minuto era stato fatto prigioniero con tutte le sue forze. 
L'attimo dopo Theo si ritrovò disteso in terra, con Liam sdraiato sotto di lui, finalmente fuori da quella gabbia infernale. Sorrise trionfante, posizionando entrambe le braccia ai lati della testa di Liam, per poi chinarsi e baciarlo, e prendersi la sua rivincita sul bacio interrotto poco prima. Quando vide Liam spalancare gli occhi, e scuotere la testa con forza, capì che qualcosa non andava.
Qualcuno che si schiariva la voce alle loro spalle attirò la sua attenzione; Theo si voltò lentamente, mentre Liam poggiava entrambe le mani sul suo petto e lo spingeva via, costringendolo a sedersi sulla sabbia.Le parole del vice sceriffo li raggiunsero immediatamente: «Ragazzi, dovete seguirmi in centrale».
 

 


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«Quindi vi hanno arrestato»
La voce di Scott arrivò chiara attraverso il vivavoce, risuonando nella piccola cella in cui Liam e Theo erano stati rinchiusi da uno dei vice dello Sceriffo Stilinski.
«Sì», borbottò Liam, sporgendosi verso le sbarre della prigione, lì dove Parrish teneva in mano il proprio telefono, con un'espressione estremamente divertita stampata in volto.
«Per atti osceni in luogo pubblico»
Le parole dell'Alpha si amplificarono per tutta la stanza, mentre Jordan si lasciava andare a una leggera risata.
«... non è come sembra, Scott», rispose Liam, cercando di trovare una qualsiasi alternativa alla verità.
«Oh. Sta zitto Dunbar». La voce di Theo interruppe i suoi pensieri, costringendolo a voltare la testa per intercettare la presenza della chimera, ora alle sue spalle. «È esattamente come sembra».

 

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV - Branco ***


 

Capitolo XIV – Branco
Liam non poteva crederci. Lo aveva detto davvero. Davanti a Parrish, davanti – più o meno – a Scott. Portò una mano sul volto, passandola con veemenza sulla faccia, prima di girarsi con espressione furente verso Theo che ora, forse intuendo la rabbia crescere in lui, si era allontanato da Liam, limitandosi a sedersi sull'unica brandina disponibile nella piccola cella.
Il licantropo lo fissò, mentre Theo accavallava le gambe e le stendeva sulla brandina color militare, sporcandola con dei residui di sabbia, ancora incastrati sotto i suoi scarponi.
Liam respirò profondamente, cercando di far rientrare gli artigli che aveva sfoderato non appena Theo aveva aperto bocca. 
«Hai almeno la minima idea di quello che hai appena fatto?» domandò, ricevendo in cambio solo un'occhiata poco interessata da parte della chimera, che continuava a riposarsi come niente fosse. Come se quel “è esattamente come sembra” buttato lì, con tutta la tranquillità del mondo, non avesse appena aperto le porte dell'inferno.
*
*
Non appena avvertì il battito cardiaco di Liam aumentare con velocità esponenziale, Theo pensò bene che fare qualche passo indietro fosse la soluzione più sicura per evitare l'ennesimo pugno sul naso. Non che non ci fosse abituato ormai, ma doveva ancora capire perché quel ragazzino ce l'avesse così tanto con la sua faccia. Alla fine era una bella faccia, ne era consapevole, ma neppure quella di Liam era poi tanto male, e quindi non vedeva il motivo per cui il ragazzino dovesse ogni volta sfregiargli la sua, come a voler ristabilire il primato sulla faccia più bella.
«Hai la minima idea di quello che hai appena fatto?»
La voce di Liam risuonò per la stanza, mentre Parrish si allontanava e prendeva la direzione della porta; Theo lo sentì parlare fitto fitto con Scott, ancora dall'altro capo del telefono, confermando che sì, forse fare un salto in città sarebbe stata una buona idea. 
«Ho detto la verità» rispose Theo, ammiccando nella direzione del più piccolo, mentre questo iniziava a camminare nervosamente per la cella. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro. «Dio, vuoi smetterla? Mi stai facendo venire mal di testa», proclamò infine Theo, alzandosi e raggiungendo Liam, mettendo le sue mani sulle spalle del ragazzo per spingerlo verso la brandina, mentre Theo, ora in piedi, lo fissava curioso.
«Quale è il problema?» incalzò poi, girandosi velocemente per constatare di essere rimasti finalmente da soli. 
*
*
«Quale è il problema!?»
Liam si alzò, ricominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, come in preda a una crisi isterica. «Hai detto a Scott che noi... che era esattamente come... Dio, Theo, niente era esattamente come sembrava! Niente! Io e te, noi non siamo... »
Theo alzò lo sguardo, assottigliando gli occhi, avvertendo un sentimento fastidioso farsi strada nel suo petto. «Non siamo niente, eh? Quindi baci tutti quelli che si incastrano sulle altalene? Cavolo, non deve essere la prima volta che finisci dentro, se questo è l'atteggiamento che hai al parco giochi» rispose, risedendosi sulla brandina e poggiando la schiena contro il muro, lasciandosi andare a una leggera risata sarcastica. 
«Lo sai che non è vero» sbottò Liam, allargando le braccia, «Io non-»
La porta che si apriva, annunciando il ritorno di Parrish, questa volta con le chiavi della cella in mano, interruppe la risposta di Liam, mente Theo poté vedere un'espressione di sollievo farsi strada sul volto del compagno di cella.
 «Va bene ragazzi, lo sceriffo ha parlato con Scott, ha detto che potete tornare a casa», esordì Parrish, mentre il rumore della chiave che girava nella serratura era l'unico udibile nella stanza. 
Non appena la porta si aprì, Theo abbandonò il proprio posto, raggiungendo l'uscita con grandi falcate e ignorando un perplesso Liam, mentre questi rimaneva immobile, con le parole ancora incastrare in gola. 
“Io non ho detto che noi non siamo niente”
Jordan Parrish lo fissò per un secondo, soffermandosi sull'espressione amareggiata di Liam prima di portare una mano sulla spalla del ragazzo, e stringere le dita attorno ad essa. 
«Quindi, tu e Theo...?» 
Un'occhiataccia da parte di Liam lo zittì immediatamente, mentre il licantropo si liberava della presa sul proprio corpo e si allontanava in direzione della porta senza dire una parola. Parrish scosse la testa sorridendo, alzando gli occhi al cielo. Ci sarebbero arrivati anche loro, prima o poi.
*
*
Camminare era liberatorio. Camminare a passo svelto era ancora più liberatorio. Camminare a passo svelto e prendere a calci ogni cosa che trovava sulla sua strada, pensò Liam, era l'apoteosi della liberazione. Soprattutto se immaginava che tutti quei rifiuti sui quali si stava accanendo fossero la faccia di Theo. 
Sbuffò, assestando a una lattina un calcio più forte del normale, lanciandola oltre una siepe. Fu quando un «Ahia!» gli arrivò alle orecchie e vide i rami della siepe muoversi e un braccio minaccioso sbucare da dietro ai cespugli, che Liam sussultò, iniziando a correre nella direzione opposta.
Quando arrivò a casa, nel tardo pomeriggio, questa era ancora vuota. E la macchina di Theo, solitamente parcheggiata nel vialetto, non c'era.
Liam si liberò delle scarpe non appena varcata la soglia, per poi salire le scale e buttarsi sul letto della propria camera; qualche minuto dopo il telefono squillo, e senza pensare di controllare il mittente sullo schermo, Liam rispose.
«Theo? Che fine hai fatto?» 
Un momento di silenzio seguì la sua risposta, costringendo Liam ad accertarsi di chi avesse effettivamente chiamato. 
«Oh, mamma, ciao. Scusami, pensavo foss-»
«Theo non è casa con te?» la voce della donna lo interruppe, mentre Liam alzò gli occhi al cielo, incerto su cosa rispondere.
«Ehm, no, è andato a prendere la pizza. Per cena» replicò mentendo, mettendosi seduto sul letto, incrociando le gambe e iniziando a giocherellare con il lembo della coperta. 
«Mi raccomando. Non mangiate cibo spazzatura tutta la settimana»
Liam alzò la testa, confuso. «Tutta la settimana? Non tornate domani?» 
Una risata gli arrivò all'orecchio, dall'altro capo del telefono. «Non hai letto il messaggio di tuo padre?» domandò, mentre Liam poteva sentirla chiaramente chiamare il suo patrigno e chiedergli se avesse avvertito Liam del cambiamento di programma. «Rimaniamo qui tutta la settimana, l'ospedale ha telefonato e possiamo sfruttare quella settimana di ferie che avevamo rimandato tanto... è un problema?» domandò poi con voce incerta, e Liam immaginò la sua espressione preoccupata dall'altro capo del telefono.
«Tranquilla mamma, ce la caveremo alla grande», rispose, alzandosi dal letto e rovistando nei cassetti in cerca di una maglietta pulita. «Ora devo andare, Theo sta per arrivare e-»
«Va bene tesoro, mi raccomando, fate i bravi!». Un secondo dopo, la telefonata era terminata. Liam buttò il cellulare sul letto, non prima di aver mandato un messaggio a Theo. 
“Quando torni a casa?”
*
*
“Quando torni a casa?”
Theo fissò lo schermo del proprio cellulare, scuotendo la testa e infilando nuovamente il telefono in tasca. Non rispose, continuando a guidare verso una meta sconosciuta. Non ricordava quanto fosse frustrante trovare un posto adatto dove passare la notte, tante erano le serate ormai in cui la sua unica preoccupazione era stata quella di decidere cosa vedere in televisione con Liam. 
La chimera sbuffò, svoltando al destra al primo incrocio per dirigersi verso i boschi; dopo quella giornata passata in cella, non ci teneva ad essere svegliato di nuovo, come i vecchi tempi, da quegli stupidi poliziotti che non avevano di meglio da fare che rovinare il sonno altrui.
Spense il motore qualche chilometro dopo, notando la spia delle notifiche continuare a lampeggiare insistentemente. Prese di nuovo il telefono tra le mani,  tirando su il cappuccio della felpa – la felpa di Liam, che aveva rubato quella mattina –, e fissò i messaggi sullo schermo.
“Theo, è tardi, torna a casa”
“La smetti di fare il ragazzino? Guarda che ordino la pizza senza di te”
“Ok, l'ho fatto. E ho preso la tua preferita. Sicuro di non voler tornare a casa?”
“Theo, smettila. È stata una discussione stupida, torna qua e parliamone”
Theo scosse la testa, divertito dall'insistenza di Liam. Nonostante ciò, non riuscì a scacciare la sgradevole sensazione che da quel pomeriggio lo aveva travolto, quando il ragazzo, furente, gli aveva fatto notare che loro due non erano niente. Che quello che era successo tra loro, tutto quello che era successo tra loro, era niente. 
Digitò una risposta veloce, per poi sporgersi sul sedile posteriore e afferrare quella coperta che tante volte, mesi addietro, gli aveva fatto compagnia. 
“Non torno a casa stanotte. A domani”
Neppure trenta secondi dopo, la risposta di Liam arrivò puntuale.
“Stronzo”
Theo sbuffò, abbandonandosi sui sedili della propria auto, sentendo già la mancanza di un letto morbido e del confortevole odore di Liam. 
Quella notte, nella solitudine della propria macchina, ebbe nuovamente un incubo. 
*
*
L'alba arrivò presto, e colse Liam già sveglio. Dormire da solo, in quella casa, era stato difficile. Solo qualche ora prima si era svegliato abbracciato a Theo; adesso, invece, il suo letto era freddo e quello del ragazzo tristemente vuoto. Prese il telefono, cercando speranzoso un messaggio da parte del ragazzo. Sospirò amareggiato quando vide che Theo non aveva risposto neppure al suo ultimo messaggio, per quanto “Stronzo” non fosse una buonanotte in piena regola. Un altro nome, tuttavia, spiccava sul suo schermo: quello di Scott.
“Ho parlato con Parrish. Scrivimi quando sei sveglio, passo a casa tua. Dobbiamo parlare”
Dobbiamo parlare. Già. Da che avesse memoria, quelle parole non preannunciavano nulla di buono. La risposta di Liam fu repentina e liquidatoria, mentre con passo incerto iniziava a scendere le scale per raggiungere la cucina. 
E fu lì che, in piedi davanti ai fornelli, trovò Theo.
«Che ci fai qui?» domandò, osservando il ragazzo aprire gli sportelli in cerca della farina e dello sciroppo d'acero.
«Colazione» rispose il ragazzo, sbadigliano. «Non ho dormito chissà quanto, ho bisogno di zuccheri», rispose con tono neutrale, prendendo poi una ciotola e iniziando a sbattere le uova. 
Liam lo seguì con lo sguardo, ancora confuso su come approcciarsi a Theo, che stava facendo di tutto pur di ignorare la discussione del giorno precedente.
Se Theo non aveva intenzione di parlarne, Liam sicuramente non avrebbe aperto l'argomento. Non senza del cibo in corpo. 
«Bene. Sto morendo di fame»
*
*
Il silenzio regnava sovrano nella cucina, lì dove lui e Liam erano seduti, con i piatti ormai vuoti. Theo avvertì Liam muoversi sullo sgabello, avvertendo il nervosismo trapelare dal suo odore. Abbassò la testa sul piatto, raccogliendo con la forchetta gli ultimi residui di sciroppo d'acero rimasti. Il rumore del campanello lo costrinse ad alzare lo sguardo verso Liam, mentre quest'ultimo prendeva un profondo respiro e abbandonava il tavolo.
«I tuoi sono già tornati?» domandò, alzandosi per sparecchiare come era ormai solito fare da qualche mese a quella parte. 
«No, staranno fuori tutta la settimana», rispose Liam, dirigendosi verso la porta. «È Scott» disse semplicemente, rispondendo alla tacita domanda di Theo. Il ragazzo sbarrò gli occhi, guardandosi intorno alla ricerca di una via di fuga.
Theo era silenzioso, mentre Scott abbracciava Liam ed entrava dalla porta principale, seguito da Malia, Mason e Lydia, in città – come avrebbero scoperto da lì a poco – per il compleanno di sua madre.
«Theo», esordì Scott, come forma di saluto, pur mantenendosi a distanza dal ragazzo. Theo alzò lo sguardo, incontrando quello dell'Alpha e annusando l'aria intorno a lui. Ostilità. Scosse la testa, avvertendo quella stessa sensazione di disagio che era solito avvertire qualche mese prima, quando il branco di McCall lo vedeva ancora come un nemico. 
«Si può sapere che diamine ti ha detto il cervello, Liam?» la voce di Malia risuonò nella stanza, mentre Lydia e Scott si avvicinavano alla ragazza, cercando di trattenerla al suo posto con la forza, gli occhi blu e gli artigli sfoderati in direzione di Theo. 
Già, forse la situazione non era poi così cambiata.
*
*
Theo si sentì strattonare e spingere da un lato con poca grazia, per poi vedere Liam piazzarsi davanti a lui. Si massaggiò il fianco, lì dove aveva sbattuto contro l'angolo della penisola a causa della spinta di Liam. 
«Cos-»
«Malia, lascialo stare»
La voce di Liam era calma e decisa, e Theo non poté fare altro che alzare gli occhi e fissare la nuca del beta, che non voleva accennare a togliersi da davanti a lui, protendendo un braccio all'indietro, sulla difensiva.
La ragazza ruggì, fronteggiando Liam che, a sua volta, aveva sfoderato gli artigli e, con gli occhi di un giallo brillante, ora fissava Malia dritta negli occhi, mentre un suono minaccioso gli cresceva in gola. Con il respiro pesante, Liam continuò a fronteggiare il coyote per qualche secondo, prima che la mano di Scott si posasse sulla spalla di Malia, costringendola a fare un passo indietro. 
«Ehi», la voce di Theo gli rimbombò nelle orecchie, per quanto fosse solamente un sussurro. «Liam, calmati. È solo Malia. Sono i tuoi amici». 
Ancora in piena trasformazione, Liam si voltò verso Theo. Il ragazzo fece un passo leggermente in avanti, limitandosi ad avvicinarsi a Liam; fu solo quando il licantropo alzò nuovamente gli occhi, incrociando quelli di Theo, che gli occhi tornarono di un azzurro normale, e gli artigli tornarono al proprio posto.
Mentre Liam respirava a pieni polmoni, cercando di concentrarsi su quell'unico odore ormai così familiare per lui, il campanello suonò. Il ragazzo non si mosse, e non si mosse neppure Theo, ancora fermo davanti a lui, intento a fissarlo con uno sguardo intenso, pronto a riportarlo alla calma non appena ce ne fosse stata la necessità.
Fu Lydia ad alzarsi, tornando dopo qualche secondo nella sala con Mason, Corey e Parrish al seguito; si sedette nuovamente sul divano, mentre Mason e Corey si lasciarono cadere sulla poltrona libera, uno sul cuscino e l'altro sul bracciolo.
Liam si voltò, assottigliando lo sguardo non appena vide Parrish varcare la soglia, per poi immobilizzarsi alla vista di Liam, furente – ma ora completamente umano – in piedi davanti a Theo.
«Tu»
*
*
«Ti giuro, Liam, che tutto quello che ho detto a Scott è stato per farvi uscire dalla cella», esordì Parrish, sistemandosi in piedi vicino a Lydia, intenta a comporre un numero sul proprio cellulare.
«Chiamo Stiles», disse semplicemente, rispondendo alla muta domanda di Malia, alzando le spalle. «Mi ucciderebbe se sapesse che abbiamo convocato una riunione senza avvertirlo».
Nessuno ebbe nulla da obiettare, mentre Liam continuava a fare avanti e indietro per la sala. Quella stessa sala in cui aveva passato tante serate a guardare film, seduto accanto a Theo; lì dove il ragazzo aveva divorato un'intera teglia di lasagna, mentre insieme facevano la maratona di tutti i film di Star Wars – tre per sera, a detta di Theo, perché altrimenti Liam non avrebbe capito nulla. Lì dove, qualche sera prima, lui e Theo si erano addormentati l'uno abbracciato all'altro, e dove... be', per un momento Liam si fermò, fissando il punto in cui era seduta Malia in quel momento, per poi sorridere soddisfatto. 
«Allora», esordì Scott, mentre Mason e Cory si sporsero dalla loro poltrona per avvicinarsi al telefono di Lydia, poggiato sul tavolino da caffé, per salutare Stiles, ora il linea. «Vogliamo parlare dell'enorme elefante rosa nella stanza?» disse, ammiccando in direzione di Theo.
«Elefante a chi, scusa? Liam, digli che non sono grasso»
Liam sbuffò, non riuscendo a trattenere una risata. Guardò per un secondo Theo, mentre tutti gli altri occhi presenti nella stanza si fissarono su di lui.
«Cosa?» domandò, sentendosi giustamente osservato.
«Hai riso a una battuta di Theo», spiegò Lydia, limitandosi a dare voce ai pensieri di tutta la stanza, fatta eccezione forse di Mason e Corey, ormai ampiamente abituati alla presenza della chimera nella vita del loro amico. 
“Come se Liam potesse farne a meno”, pensò Mason, incrociando lo sguardo di Parrish, notando che il vice sceriffo stava a sua volta sorridendo, fissando Liam e Theo in piedi l'uno accanto all'altro. Che sapesse qualcosa che a lui stava sfuggendo?
«A una pessima battuta di Theo», intervenne Stiles, parlando dall'altro capo del telefono.
Liam alzò le spalle, guardando i presenti con espressione con fare interrogativo. «Che c'è?» domandò, incrociando lo sguardo di Scott. «È vero che non è grasso»
*
*
Come fossero passati dal ridere – o non ridere, ma solo perché nessuno di loro aveva senso dell'umorismo, secondo Liam – a una battuta di Theo, a urlarsi addosso come se ne dipendesse della loro vita, Liam non lo aveva ben capito.
Quello che aveva capito, però, era che né Scott, né Malia, né nessuno degli altri aveva intenzione di star a sentire le sue argomentazioni. 
Aveva provato di tutto. Aveva parlato della prima notte in cui Theo aveva dormito a casa sua – tralasciando ovviamente quella parte del discorso; aveva spiegato di come fosse divertente guardare un film insieme a Theo, di come si sentisse a suo agio nel trascorrere del tempo con lui, che lo aspettava tutti i giorni fuori dagli allenamenti di lacrosse. Gli aveva persino raccontato della sua malsana ossessione per le lasagne di sua madre, e dei calzini che gli aveva regalato per Natale. 
Ma il branco non sentiva ragioni, e trovava in ogni aneddoto un qualche cavillo per distorcere la realtà; e Liam iniziava ad averne abbastanza.
«Cosa c'è di così assurdo da capire?» sbottò infine, passandosi una mano sulla faccia con fare drammatico. «Io e Theo siamo... qualcosa», disse, pensando che fosse la parola più adatta da usare al momento. Avvertì il battito cardiaco del ragazzo accelerare leggermente, per poi tornare a un'andatura regolare; fu un cambiamento impercettibile, che probabilmente colse solamente Liam, ormai allenato al suono del cuore di Theo. 
«Non lo so se siamo amici», esalò infine, lasciandosi andare ad una risata nervosa. «Dio, non so neppure se possiamo definirci in qualche altro modo, in realtà» continuò, fermandosi davanti a Scott, che lo fissava curioso. «Quello che so è che sono passati mesi. Mesi! E mentre voi continuavate con le vostre vite, Theo è rimasto qui. È rimasto qui,» ripeté, iniziando a sentire la rabbia salire, «nonostante fosse il posto in cui tu e Kira lo avevate condannato all'inferno», sputò fuori, assottigliando gli occhi. «E in tutto questo tempo è cambiato. In meglio. E nonostante io muoia dalla voglia di prenderlo a pugni più o meno ogni volta che lo guardo in faccia, è una persona diversa», Theo buffò, alzando gli occhi al cielo, non riuscendo però a trattenere un sorriso.  
«Come sei sentimentale, Liam» esordì la chimera, non staccando gli occhi di dosso al ragazzo, in piedi vicino a lui.
«Non posso credere che tu ti sia fatto abbindolare in questo modo»
La voce di Stiles tornò a risuonare nella stanza dopo minuti di silenzio, mentre tutti si voltarono verso Lydia, con il telefono in mano. «Theo non è un nostro amico!», intervenne Malia, spalleggiando Stiles. «Ha ucciso Scott! Ha fatto di tutto pur di farti perdere il controllo! E tu ora passi le serata a fare cosa, guardare vecchi film con lui?»
«Malia ha ragione, Liam»
La voce di Scott era calma e pacata, e questo se possibile fece irritare Liam ancora di più. Si voltò verso il suo alpha, sentendo la frustrazione crescere nel suo petto. «Theo non è cambiato. Non può essere cambiato, non senza un motivo»
«Non è cambiato, dici?» Liam alzò la voce, girandosi verso Theo, sentendo la rabbia crescergli in corpo velocemente. Il ragazzo lo ricambiò con un'occhiata interrogativa. «Diglielo», incalzò poi, accompagnando le parole con un cenno della testa. Theo continuò a fissarlo, confuso, non sapendo bene cosa dovesse dire a Scott, al resto del branco e a Stiles, in vivavoce al telefono. 
«Liam, non capisco cosa dovr-»
«Sono la sua ancora»
Nella sala calò il silenzio. Scott abbandonò per un secondo il fianco di Malia, lasciandosi cadere sul divano, mentre Parrish cercò lo sguardo di Mason, che alzò le spalle come a confermare quanto detto dal beta. Nonostante nessuno dei due fosse veramente sorpreso, entrambi furono richiamati alla realtà dalla voce di Stiles, che risuonò meccanica dall'altra parte del cellulare.
«Vi prego. Ditemi che c'è stata un'interferenza e Liam ha detto che è la sua anfora»
«Stai scherzando»
«Non ci credo»
«Forse Stiles ha capito ben-»
«Ehi!» la voce di Theo si intromise tra il mormorio del branco riunito, mentre questi faceva un passo avanti, fiancheggiando Liam. «Se la metti così sembra che sia solo io quello che ha bisogno di te» sbottò, allargando le braccia, per poi allungare una mano e dare con il dorso di questa uno schiaffo al braccio di Liam.
Il licantropo lo guardò offeso. «Io prendo le tue parti e tu mi picchi? Forse avrei fatto meglio a lasciarti sbranare da Malia»
«Smettila», sbuffò Theo, guardandolo di sottecchi, mentre Liam portava la propria mano al braccio colpito, massaggiandoselo. «Non lo avresti mai fatto»
«Vuoi scommettere?»
«Ti prego», rispose, alzando gli occhi al cielo con sufficienza. 
«E perché non lo avrei mai fatto, sentiamo?»
«Perché», iniziò Theo, degnando nuovamente gli altri presenti nella stanza, che li fissavano senza dire una parola, «non avresti mai fatto del male alla tua ancora»
*
*
«Theo è la tua ancora? Come è possibile?»
«Non l'ho scelto io, Scott!» Liam ribolliva di rabbia, di nuovo. Ma la risposta, più che infuriata, suonò quasi disperata.«È successo e basta. Theo è la mia ancora. Io sono la sua ancora»
«E io sono confuso» intervenne Mason, alternando lo sguardo tra Liam e Theo.
«L'ancora non dovrebbe essere qualcuno che... be', che ami?»
Il battito cardiaco di Liam accelerò così tanto che, se fosse stato possibile, sarebbe potuto uscire dal suo petto; così concentrato a calmarsi, non notò minimamente che Theo, dal canto suo, stava vivendo la stessa, identica situazione. 
«Non necessariamente»
Le parole di Scott interruppero il silenzio, e Liam fu certo che l'apha avesse notato il suo cambio di umore repentino, così come il battito cardiaco più veloce del solito.
 «È... complicato», continuò, facendosi cadere sul divano, abbandonando del tutto ogni ostilità. Malia lo fissò, così come Lydia, Mason e tutti gli altri. Ma gli occhi di Scott erano solo per Liam, il cui sguardo, a sua volta, non faceva altro che cercare quello di Theo, in cerca di un appiglio. 
*
*
«Ho un'ultima domanda» disse Scott, alzando un braccio e portando la mano dietro la testa, in un palese gesto di imbarazzo, avvicinandosi verso l'uscio per raggiungere gli altri, ormai fuori ad aspettarlo. «Quando Parrish mi ha chiamato, ieri, dalla centrale, per l'arresto per atti osceni in luogo pubblico... », iniziò, non sapendo bene come continuare. «Cosa intendeva Theo con “è esattamente come sembra”?»
Liam si girò vero Theo, a disagio. Dal canto suo, l'altro ragazzo non si scompose minimamente, alzando le spalle con sufficienza, mentre sotterrava le mani nelle tasche dei jeans.
«Era solo una battuta, Scott»
*
*
Erano appena rientrati in camera, chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver salutato tutti i membri del branco – di cui adesso, finalmente, faceva parte anche Theo, quando Liam si voltò, cercando con lo sguardo l'altro ragazzo.
«Solo una battuta, eh?» esordì Liam, sorridendo appena in direzione della chimera, mentre questa si avvicinava a lui.
Le labbra di Theo sulle sue lo colsero di sorpresa, costringendolo a sbarrare gli occhi per lo stupore non appena avvertì le mani del ragazzo aggrapparsi alla sua maglietta in pieno petto, stringendo la stoffa nel suo pugno. 
Liam chiuse gli occhi, portando un braccio dietro la schiena di Theo, tirandolo più vicino a sé, mentre con la mano libera raggiungeva prima il volto del ragazzo, accarezzandogli una guancia, per poi muoversi verso i suoi capelli. 
Theo si staccò dopo qualche secondo – troppo pochi, secondo Liam, che protestò insoddisfatto – sorridendo leggermente nella penombra della stanza, senza staccare la fronte da quella di Liam, che da parte sua non riusciva a distogliere lo sguardo dalle labbra bagnate e gonfie dell'altro.
«Grazie», sussurrò Theo, mentre il suo respiro caldo solleticava la bocca di Liam, ancora semichiusa. 
«Per cosa?» domandò il ragazzo, sempre con lo stesso tono, e senza allontanarsi da Theo, portando invece il braccio con cui aveva circondato i suoi fianchi poco prima all'altezza dei suoi addominali, afferrando con la stessa forza con cui Theo stava stringendo la sua maglia il lembo della felpa dell'altro. 
«Per quello che hai detto a Scott e gli altri. Io non... non me lo aspettavo», rispose Theo, cercando di allontanarsi di poco per guardare Liam dritto negli occhi. Il licantropo glielo impedì, spostando anche l'altra mano sulla felpa della chimera, inclinando leggermente la testa e unendo di nuovo le loro labbra. 
Questa volta il bacio fu più lungo, e lento; per una volta, nessuno dei due cercava di prendere il controllo, beandosi solamente del contatto con le labbra dell'altro. Theo si spinse verso Liam, quando questi socchiuse le labbra per prendere fiato; non appena ne ebbe l'occasione, morse leggermente il labbro inferiore del più picolo, approfittando dello stupore del ragazzo per far incontrare la propria lingua con quella del licantropo. Quando si separarono, Liam passò la lingua sulle proprie labbra, per poi racchiudere tra esse il labbro inferiore di Theo che, come lui, ora aveva il respiro corto. 
«Questo e altro per la mia anfora», rispose, mentre la risata di Theo gli risuonava nelle orecchie con delicatezza, prima di spegnersi in un ennesimo bacio. 

Capitolo XIV

 
Liam non poteva crederci. Lo aveva detto davvero. Davanti a Parrish, davanti – più o meno – a Scott. 
Portò una mano sul volto, passandola con veemenza sulla faccia, prima di girarsi con espressione furente verso Theo che ora, forse intuendo la rabbia crescere in lui, si era allontanato da Liam, limitandosi a sedersi sull'unica brandina disponibile nella piccola cella.
Il licantropo lo fissò, mentre Theo accavallava le gambe e le stendeva sulla brandina color militare, sporcandola con dei residui di sabbia, ancora incastrati sotto i suoi scarponi.
Liam respirò profondamente, cercando di far rientrare gli artigli che aveva sfoderato non appena Theo aveva aperto bocca. «Hai almeno la minima idea di quello che hai appena fatto?» domandò, ricevendo in cambio solo un'occhiata poco interessata da parte della chimera, che continuava a riposarsi come niente fosse. Come se quel “è esattamente come sembra” buttato lì, con tutta la tranquillità del mondo, non avesse appena aperto le porte dell'inferno.

 


*
*

 


Non appena avvertì il battito cardiaco di Liam aumentare con velocità esponenziale, Theo pensò bene che fare qualche passo indietro fosse la soluzione più sicura per evitare l'ennesimo pugno sul naso. Non che non ci fosse abituato ormai, ma doveva ancora capire perché quel ragazzino ce l'avesse così tanto con la sua faccia. Alla fine era una bella faccia, ne era consapevole, ma neppure quella di Liam era poi tanto male, e quindi non vedeva il motivo per cui il ragazzino dovesse ogni volta sfregiargli la sua, come a voler ristabilire il primato sulla faccia più bella.
«Hai la minima idea di quello che hai appena fatto?»
La voce di Liam risuonò per la stanza, mentre Parrish si allontanava e prendeva la direzione della porta; Theo lo sentì parlare fitto fitto con Scott, ancora dall'altro capo del telefono, confermando che sì, forse fare un salto in città sarebbe stata una buona idea.
«Ho detto la verità» rispose Theo, ammiccando nella direzione del più piccolo, mentre questo iniziava a camminare nervosamente per la cella. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro. «Dio, vuoi smetterla? Mi stai facendo venire mal di testa», proclamò infine Theo, alzandosi e raggiungendo Liam, mettendo le sue mani sulle spalle del ragazzo per spingerlo verso la brandina, mentre Theo, ora in piedi, lo fissava curioso.
«Quale è il problema?» incalzò poi, girandosi velocemente per constatare di essere rimasti finalmente da soli. 

 


*
*

 

«Quale è il problema!?»
Liam si alzò, ricominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, come in preda a una crisi isterica. «Hai detto a Scott che noi... che era esattamente come... Dio, Theo, niente era esattamente come sembrava! Niente! Io e te, noi non siamo... »
Theo alzò lo sguardo, assottigliando gli occhi, avvertendo un sentimento fastidioso farsi strada nel suo petto. «Non siamo niente, eh? Quindi baci tutti quelli che si incastrano sulle altalene? Cavolo, non deve essere la prima volta che finisci dentro, se questo è l'atteggiamento che hai al parco giochi» rispose, risedendosi sulla brandina e poggiando la schiena contro il muro, lasciandosi andare a una leggera risata sarcastica. 
«Lo sai che non è vero» sbottò Liam, allargando le braccia, «Io non-»
La porta che si apriva, annunciando il ritorno di Parrish, questa volta con le chiavi della cella in mano, interruppe la risposta di Liam, mente Theo poté vedere un'espressione di sollievo farsi strada sul volto del compagno di cella. «Va bene ragazzi, lo sceriffo ha parlato con Scott, ha detto che potete tornare a casa», esordì Parrish, mentre il rumore della chiave che girava nella serratura era l'unico udibile nella stanza. Non appena la porta si aprì, Theo abbandonò il proprio posto, raggiungendo l'uscita con grandi falcate e ignorando un perplesso Liam, mentre questi rimaneva immobile, con le parole ancora incastrare in gola. 
Io non ho detto che noi non siamo niente

Jordan Parrish lo fissò per un secondo, soffermandosi sull'espressione amareggiata di Liam prima di portare una mano sulla spalla del ragazzo, e stringere le dita attorno ad essa. «Quindi, tu e Theo...?» Un'occhiataccia da parte di Liam lo zittì immediatamente, mentre il licantropo si liberava della presa sul proprio corpo e si allontanava in direzione della porta senza dire una parola. Parrish scosse la testa sorridendo, alzando gli occhi al cielo.



*

*

 

Camminare era liberatorio. Camminare a passo svelto era ancora più liberatorio. Camminare a passo svelto e prendere a calci ogni cosa che trovava sulla sua strada, pensò Liam, era l'apoteosi della liberazione. Soprattutto se immaginava che tutti quei rifiuti sui quali si stava accanendo fossero la faccia di Theo. Sbuffò, assestando a una lattina un calcio più forte del normale, lanciandola oltre una siepe. Fu quando un «Ahia!» gli arrivò alle orecchie e vide i rami della siepe muoversi e un braccio minaccioso sbucare da dietro ai cespugli, che Liam sussultò, iniziando a correre nella direzione opposta.

Quando arrivò a casa, nel tardo pomeriggio, questa era ancora vuota. E la macchina di Theo, solitamente parcheggiata nel vialetto, non c'era.
Liam si liberò delle scarpe non appena varcata la soglia, per poi salire le scale e buttarsi sul letto della propria camera; qualche minuto dopo il telefono squillo, e senza pensare di controllare il mittente sullo schermo, Liam rispose.
«Theo? Che fine hai fatto?» Un momento di silenzio seguì la sua risposta, costringendo Liam ad accertarsi di chi avesse effettivamente chiamato. «Oh, mamma, ciao. Scusami, pensavo foss-»
«Theo non è casa con te?» la voce della donna lo interruppe, mentre Liam alzò gli occhi al cielo, incerto su cosa rispondere.
«Ehm, no, è andato a prendere la pizza. Per cena» replicò mentendo, mettendosi seduto sul letto, incrociando le gambe e iniziando a giocherellare con il lembo della coperta. 
«Mi raccomando. Non mangiate cibo spazzatura tutta la settimana»Liam alzò la testa, confuso. 
«Tutta la settimana? Non tornate domani?» Una risata gli arrivò all'orecchio, dall'altro capo del telefono. 
«Non hai letto il messaggio di tuo padre?» domandò, mentre Liam poteva sentirla chiaramente chiamare il suo patrigno e chiedergli se avesse avvertito Liam del cambiamento di programma. «Rimaniamo qui tutta la settimana, l'ospedale ha telefonato e possiamo sfruttare quella settimana di ferie che avevamo rimandato tanto... è un problema?» domandò poi con voce incerta, e Liam immaginò la sua espressione preoccupata dall'altro capo del telefono.
«Tranquilla mamma, ce la caveremo alla grande», rispose, alzandosi dal letto e rovistando nei cassetti in cerca di una maglietta pulita. «Ora devo andare, Theo sta per arrivare e-»
«Va bene tesoro, mi raccomando, fate i bravi!». 
Un secondo dopo, la telefonata era terminata. Liam buttò il cellulare sul letto, non prima di aver mandato un messaggio a Theo. 


“Quando torni a casa?”

**

“Quando torni a casa?”

Theo fissò lo schermo del proprio cellulare, scuotendo la testa e infilando nuovamente il telefono in tasca. Non rispose, continuando a guidare verso una meta sconosciuta. Non ricordava quanto fosse frustrante trovare un posto adatto dove passare la notte, tante erano le serate ormai in cui la sua unica preoccupazione era stata quella di decidere cosa vedere in televisione con Liam. La chimera sbuffò, svoltando al destra al primo incrocio per dirigersi verso i boschi; dopo quella giornata passata in cella, non ci teneva ad essere svegliato di nuovo, come i vecchi tempi, da quegli stupidi poliziotti che non avevano di meglio da fare che rovinare il sonno altrui.Spense il motore qualche chilometro dopo, notando la spia delle notifiche continuare a lampeggiare insistentemente. Prese di nuovo il telefono tra le mani,  tirando su il cappuccio della felpa – la felpa di Liam, che aveva rubato quella mattina –, e fissò i messaggi sullo schermo.

“Theo, è tardi, torna a casa”
“La smetti di fare il ragazzino? Guarda che ordino la pizza senza di te”
“Ok, l'ho fatto. E ho preso la tua preferita. Sicuro di non voler tornare a casa?”
“Theo, smettila. È stata una discussione stupida, torna qua e parliamone”

Theo scosse la testa, divertito dall'insistenza di Liam. Nonostante ciò, non riuscì a scacciare la sgradevole sensazione che da quel pomeriggio lo aveva travolto, quando il ragazzo, furente, gli aveva fatto notare che loro due non erano niente. Che quello che era successo tra loro, tutto quello che era successo tra loro, era niente. Digitò una risposta veloce, per poi sporgersi sul sedile posteriore e afferrare quella coperta che tante volte, mesi addietro, gli aveva fatto compagnia. 
“Non torno a casa stanotte. A domani”
Neppure trenta secondi dopo, la risposta di Liam arrivò puntuale.
“Stronzo”
Theo sbuffò, abbandonandosi sui sedili della propria auto, sentendo già la mancanza di un letto morbido e del confortevole odore di Liam. Quella notte, nella solitudine della propria macchina, ebbe nuovamente un incubo. 

 


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L'alba arrivò presto, e colse Liam già sveglio. Dormire da solo, in quella casa, era stato difficile. Solo qualche ora prima si era svegliato abbracciato a Theo; adesso, invece, il suo letto era freddo e quello del ragazzo tristemente vuoto. Prese il telefono, cercando speranzoso un messaggio da parte del ragazzo. Sospirò amareggiato quando vide che Theo non aveva risposto neppure al suo ultimo messaggio, per quanto “Stronzo” non fosse una buonanotte in piena regola. Un altro nome, tuttavia, spiccava sul suo schermo: quello di Scott.
Ho parlato con Parrish. Scrivimi quando sei sveglio, passo a casa tua. Dobbiamo parlare”
Dobbiamo parlare. Già. Da che avesse memoria, quelle parole non preannunciavano nulla di buono. La risposta di Liam fu repentina e liquidatoria, mentre con passo incerto iniziava a scendere le scale per raggiungere la cucina. E fu lì che, in piedi davanti ai fornelli, trovò Theo.

«Che ci fai qui?» domandò, osservando il ragazzo aprire gli sportelli in cerca della farina e dello sciroppo d'acero.
«Colazione» rispose il ragazzo, sbadigliano. «Non ho dormito chissà quanto, ho bisogno di zuccheri», rispose con tono neutrale, prendendo poi una ciotola e iniziando a sbattere le uova. Liam lo seguì con lo sguardo, ancora confuso su come approcciarsi a Theo, che stava facendo di tutto pur di ignorare la discussione del giorno precedente.
Se Theo non aveva intenzione di parlarne, Liam sicuramente non avrebbe aperto l'argomento. Non senza del cibo in corpo. 
«Bene. Sto morendo di fame»



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Il silenzio regnava sovrano nella cucina, lì dove lui e Liam erano seduti, con i piatti ormai vuoti. Theo sentì Liam muoversi sullo sgabello, avvertendo il nervosismo trapelare dal suo odore. Abbassò la testa sul piatto, raccogliendo con la forchetta gli ultimi residui di sciroppo d'acero rimasti. Il rumore del campanello lo costrinse ad alzare lo sguardo verso Liam, mentre quest'ultimo prendeva un profondo respiro e abbandonava il tavolo.
«I tuoi sono già tornati?» domandò, alzandosi per sparecchiare come era ormai solito fare da qualche mese a quella parte. 
«No, staranno fuori tutta la settimana», rispose Liam, dirigendosi verso la porta. «È Scott» disse semplicemente, rispondendo alla tacita domanda di Theo.
Il ragazzo sbarrò gli occhi, guardandosi intorno alla ricerca di una via di fuga.

Theo era silenzioso, mentre Scott abbracciava Liam ed entrava dalla porta principale, seguito da Malia, Mason e Lydia, in città – come avrebbero scoperto da lì a poco – per il compleanno di sua madre.«Theo», esordì Scott, come forma di saluto, pur mantenendosi a distanza dal ragazzo. Theo alzò lo sguardo, incontrando quello dell'Alpha e annusando l'aria intorno a lui. Ostilità. Scosse la testa, avvertendo quella stessa sensazione di disagio che era solito avvertire qualche mese prima, quando il branco di McCall lo vedeva ancora come un nemico. «Si può sapere che diamine ti ha detto il cervello, Liam?» la voce di Malia risuonò nella stanza, mentre Lydia e Scott si avvicinavano alla ragazza, cercando di trattenerla al suo posto con la forza, gli occhi blu e gli artigli sfoderati in direzione di Theo. 
Già, forse la situazione non era poi così cambiata.


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Theo si sentì strattonare e spingere da un lato con poca grazia, per poi vedere Liam piazzarsi davanti a lui. Si massaggiò il fianco, lì dove aveva sbattuto contro l'angolo della penisola a causa della spinta di Liam. 
«Cos-»«Malia, lascialo stare»La voce di Liam era calma e decisa, e Theo non poté fare altro che alzare gli occhi e fissare la nuca del beta, che non voleva accennare a togliersi da davanti a lui, protendendo un braccio all'indietro, sulla difensiva.
La ragazza ruggì, fronteggiando Liam che, a sua volta, aveva sfoderato gli artigli e, con gli occhi di un giallo brillante, ora fissava Malia dritta negli occhi, mentre un suono minaccioso gli cresceva in gola. Con il respiro pesante, Liam continuò a fronteggiare il coyote per qualche secondo, prima che la mano di Scott si posasse sulla spalla di Malia, costringendola a fare un passo indietro. 
«Ehi», la voce di Theo gli rimbombò nelle orecchie, per quanto fosse solamente un sussurro. «Liam, calmati. È solo Malia. Sono i tuoi amici». Ancora in piena trasformazione, Liam si voltò verso Theo. Il ragazzo fece un passo leggermente in avanti, limitandosi ad avvicinarsi a Liam; fu solo quando il licantropo alzò nuovamente gli occhi, incrociando quelli di Theo, che gli occhi tornarono di un azzurro normale, e gli artigli tornarono al proprio posto.
Mentre Liam respirava a pieni polmoni, cercando di concentrarsi su quell'unico odore ormai così familiare per lui, il campanello suonò. Il ragazzo non si mosse, e non si mosse neppure Theo, ancora fermo davanti a lui, intento a fissarlo con uno sguardo intenso, pronto a riportarlo alla calma non appena ce ne fosse stata la necessità.
Fu Lydia ad alzarsi, tornando dopo qualche secondo nella sala con Mason, Corey e Parrish al seguito; si sedette nuovamente sul divano, mentre Mason e Corey si lasciarono cadere sulla poltrona libera, uno sul cuscino e l'altro sul bracciolo.
Liam si voltò, assottigliando lo sguardo non appena vide Parrish varcare la soglia, per poi immobilizzarsi alla vista di Liam, furente – ma ora completamente umano – in piedi davanti a Theo.
«Tu»

 


*
*

 

«Ti giuro, Liam, che tutto quello che ho detto a Scott è stato per farvi uscire dalla cella», esordì Parrish, sistemandosi in piedi vicino a Lydia, intenta a comporre un numero sul proprio cellulare.
«Chiamo Stiles», disse semplicemente, rispondendo alla muta domanda di Malia, alzando le spalle. «Mi ucciderebbe se sapesse che abbiamo convocato una riunione senza avvertirlo».
Nessuno ebbe nulla da obiettare, mentre Liam continuava a fare avanti e indietro per la sala. Quella stessa sala in cui aveva passato tante serate a guardare film, seduto accanto a Theo; lì dove il ragazzo aveva divorato un'intera teglia di lasagna, mentre insieme facevano la maratona di tutti i film di Star Wars – tre per sera, a detta di Theo, perché altrimenti Liam non avrebbe capito nulla. Lì dove, qualche sera prima, lui e Theo si erano addormentati l'uno abbracciato all'altro, e dove... be', per un momento Liam si fermò, fissando il punto in cui era seduta Malia in quel momento, per poi sorridere soddisfatto. 
«Allora», esordì Scott, mentre Mason e Cory si sporsero dalla loro poltrona per avvicinarsi al telefono di Lydia, poggiato sul tavolino da caffé, per salutare Stiles, ora il linea. «Vogliamo parlare dell'enorme elefante rosa nella stanza?» disse, ammiccando in direzione di Theo.
«Elefante a chi, scusa? Liam, digli che non sono grasso»Liam sbuffò, non riuscendo a trattenere una risata. Guardò per un secondo Theo, mentre tutti gli altri occhi presenti nella stanza si fissarono su di lui.
«Cosa?» domandò, sentendosi giustamente osservato.
«Hai riso a una battuta di Theo», spiegò Lydia, limitandosi a dare voce ai pensieri di tutta la stanza, fatta eccezione forse di Mason e Corey, ormai ampiamente abituati alla presenza della chimera nella vita del loro amico. “Come se Liam potesse farne a meno”, pensò Mason, incrociando lo sguardo di Parrish, notando che il vice sceriffo stava a sua volta sorridendo, fissando Liam e Theo in piedi l'uno accanto all'altro. Che sapesse qualcosa che a lui stava sfuggendo?
«A una pessima battuta di Theo», intervenne Stiles, parlando dall'altro capo del telefono.Liam alzò le spalle, guardando i presenti con espressione con fare interrogativo.
«Che c'è?» domandò, incrociando lo sguardo di Scott. «È vero che non è grasso»

 


*
*

 


Come fossero passati dal ridere – o non ridere, ma solo perché nessuno di loro aveva senso dell'umorismo, secondo Liam – a una battuta di Theo, a urlarsi addosso come se ne dipendesse della loro vita, Liam non lo aveva ben capito.
Quello che aveva capito, però, era che né Scott, né Malia, né nessuno degli altri aveva intenzione di star a sentire le sue argomentazioni. Aveva provato di tutto. Aveva parlato della prima notte in cui Theo aveva dormito a casa sua – tralasciando ovviamente quella parte del discorso; aveva spiegato di come fosse divertente guardare un film insieme a Theo, di come si sentisse a suo agio nel trascorrere del tempo con lui, che lo aspettava tutti i giorni fuori dagli allenamenti di lacrosse. Gli aveva persino raccontato della sua malsana ossessione per le lasagne di sua madre, e dei calzini che gli aveva regalato per Natale. Ma il branco non sentiva ragioni, e trovava in ogni aneddoto un qualche cavillo per distorcere la realtà; e Liam iniziava ad averne abbastanza.
«Cosa c'è di così assurdo da capire?» sbottò infine, passandosi una mano sulla faccia con fare drammatico. «Io e Theo siamo... qualcosa», disse, pensando che fosse la parola più adatta da usare al momento. Avvertì il battito cardiaco del ragazzo accelerare leggermente, per poi tornare a un'andatura regolare; fu un cambiamento impercettibile, che probabilmente colse solamente Liam, ormai allenato al suono del cuore di Theo. «Non lo so se siamo amici», esalò infine, lasciandosi andare ad una risata nervosa. «Dio, non so neppure se possiamo definirci in qualche altro modo, in realtà» continuò, fermandosi davanti a Scott, che lo fissava curioso. «Quello che so è che sono passati mesi. Mesi! E mentre voi continuavate con le vostre vite, Theo è rimasto qui. È rimasto qui,» ripeté, iniziando a sentire la rabbia salire, «nonostante fosse il posto in cui tu e Kira lo avevate condannato all'inferno», sputò fuori, assottigliando gli occhi. «E in tutto questo tempo è cambiato. In meglio. E nonostante io muoia dalla voglia di prenderlo a pugni più o meno ogni volta che lo guardo in faccia, è una persona diversa», Theo buffò, alzando gli occhi al cielo, non riuscendo però a trattenere un sorriso.  
«Come sei sentimentale, Liam» esordì la chimera, non staccando gli occhi di dosso al ragazzo, in piedi vicino a lui.
«Non posso credere che tu ti sia fatto abbindolare in questo modo»La voce di Stiles tornò a risuonare nella stanza dopo minuti di silenzio, mentre tutti si voltarono verso Lydia, con il telefono in mano.
«Theo non è un nostro amico!», intervenne Malia, spalleggiando Stiles. «Ha ucciso Scott! Ha fatto di tutto pur di farti perdere il controllo! E tu ora passi le serata a fare cosa, guardare vecchi film con lui?»
«Malia ha ragione, Liam»La voce di Scott era calma e pacata, e questo se possibile fece irritare Liam ancora di più. Si voltò verso il suo alpha, sentendo la frustrazione crescere nel suo petto. «Theo non è cambiato. Non può essere cambiato, non senza un motivo»

«Non è cambiato, dici?» Liam alzò la voce, girandosi verso Theo, sentendo la rabbia crescergli in corpo velocemente. Il ragazzo lo ricambiò con un'occhiata interrogativa. «Diglielo», incalzò poi, accompagnando le parole con un cenno della testa. Theo continuò a fissarlo, confuso, non sapendo bene cosa dovesse dire a Scott, al resto del branco e a Stiles, in vivavoce al telefono. 
«Liam, non capisco cosa dovr-»
«Sono la sua ancora»
Nella sala calò il silenzio. Scott abbandonò per un secondo il fianco di Malia, lasciandosi cadere sul divano, mentre Parrish cercò lo sguardo di Mason, che alzò le spalle come a confermare quanto detto dal beta. Nonostante nessuno dei due fosse veramente sorpreso, entrambi furono richiamati alla realtà dalla voce di Stiles, che risuonò meccanica dall'altra parte del cellulare.
«Vi prego. Ditemi che c'è stata un'interferenza e Liam ha detto che ha la sua anfora»

«Stai scherzando»
«Non ci credo»
«Forse Stiles ha capito ben-»
«Ehi!» la voce di Theo si intromise tra il mormorio del branco riunito, mentre questi faceva un passo avanti, fiancheggiando Liam. «Se la metti così sembra che sia solo io quello che ha bisogno di te» sbottò, allargando le braccia, per poi allungare una mano e dare con il dorso di questa uno schiaffo al braccio di Liam.
Il licantropo lo guardò offeso. «Io prendo le tue parti e tu mi picchi? Forse avrei fatto meglio a lasciarti sbranare da Malia»
«Smettila», sbuffò Theo, guardandolo di sottecchi, mentre Liam portava la propria mano al braccio colpito, massaggiandoselo. «Non lo avresti mai fatto»
«Vuoi scommettere?»
«Ti prego», rispose, alzando gli occhi al cielo con sufficienza. «E perché non lo avrei mai fatto, sentiamo?»
«Perché», iniziò Theo, degnando nuovamente gli altri presenti nella stanza, che li fissavano senza dire una parola, «non avresti mai fatto del male alla tua ancora»



*
*


«Theo è la tua ancora? Come è possibile?»
«Non l'ho scelto io, Scott!» Liam ribolliva di rabbia, di nuovo. Ma la risposta, più che infuriata, suonò quasi disperata. «È successo e basta. Theo è la mia ancora. Io sono la sua ancora»
«E io sono confuso» intervenne Mason, alternando lo sguardo tra Liam e Theo.«L'ancora non dovrebbe essere qualcuno che... be', che ami
Il battito cardiaco di Liam accelerò così tanto che, se fosse stato possibile, sarebbe potuto uscire dal suo petto; così concentrato a calmarsi, non notò minimamente che Theo, dal canto suo, stava vivendo la stessa, identica situazione. 
«Non necessariamente»
Le parole di Scott interruppero il silenzio, e Liam fu certo che l'apha avesse notato il suo cambio di umore repentino, così come il battito cardiaco più veloce del solito. «È... complicato», continuò, facendosi cadere sul divano, abbandonando del tutto ogni ostilità. Malia lo fissò, così come Lydia, Mason e tutti gli altri. Ma gli occhi di Scott erano solo per Liam, il cui sguardo, a sua volta, non faceva altro che cercare quello di Theo, in cerca di un appiglio. 



*
*



«Ho un'ultima domanda» disse Scott, alzando un braccio e portando la mano dietro la testa, in un palese gesto di imbarazzo, avvicinandosi verso l'uscio per raggiungere gli altri, ormai fuori ad aspettarlo. «Quando Parrish mi ha chiamato, ieri, dalla centrale, per l'arresto per atti osceni in luogo pubblico... », iniziò, non sapendo bene come continuare. «Cosa intendeva Theo con “è esattamente come sembra”?»
Liam si girò vero Theo, a disagio. Dal canto suo, l'altro ragazzo non si scompose minimamente, alzando le spalle con sufficienza, mentre sotterrava le mani nelle tasche dei jeans.
«Era solo una battuta, Scott»



*
*



Erano appena rientrati in camera, chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver salutato tutti i membri del branco – di cui adesso, finalmente, faceva parte anche Theo, quando Liam si voltò, cercando con lo sguardo l'altro ragazzo.
«Solo una battuta, eh?» esordì Liam, sorridendo appena in direzione della chimera, mentre questa si avvicinava a lui.
Le labbra di Theo sulle sue lo colsero di sorpresa, costringendolo a sbarrare gli occhi per lo stupore non appena avvertì le mani del ragazzo aggrapparsi alla sua maglietta in pieno petto, stringendo la stoffa nel suo pugno. Liam chiuse gli occhi, portando un braccio dietro la schiena di Theo, tirandolo più vicino a sé, mentre con la mano libera raggiungeva prima il volto del ragazzo, accarezzandogli una guancia, per poi muoversi verso i suoi capelli. Theo si staccò dopo qualche secondo – troppo pochi, secondo Liam, che protestò insoddisfatto – sorridendo leggermente nella penombra della stanza, senza staccare la fronte da quella di Liam, che da parte sua non riusciva a distogliere lo sguardo dalle labbra bagnate e gonfie dell'altro.
«Grazie», sussurrò Theo, mentre il suo respiro caldo solleticava la bocca di Liam, ancora semichiusa. 
«Per cosa?» domandò il ragazzo, sempre con lo stesso tono, e senza allontanarsi da Theo, portando invece il braccio con cui aveva circondato i suoi fianchi poco prima all'altezza dei suoi addominali, afferrando con la stessa forza con cui Theo stava stringendo la sua maglia il lembo della felpa dell'altro. 
«Per quello che hai detto a Scott e gli altri. Dopo quello che avevi detto alla stazione di polizia, io... non me lo aspettavo», rispose Theo, cercando di allontanarsi di poco per guardare Liam dritto negli occhi. Il licantropo glielo impedì, spostando anche l'altra mano sulla felpa della chimera, inclinando leggermente la testa e unendo di nuovo le loro labbra. Questa volta il bacio fu più lungo, e lento; per una volta, nessuno dei due cercava di prendere il controllo, beandosi solamente del contatto con le labbra dell'altro.
Theo si spinse verso Liam, quando questi socchiuse le labbra per prendere fiato; non appena ne ebbe l'occasione, morse leggermente il labbro inferiore del più picolo, approfittando dello stupore del ragazzo per far incontrare la propria lingua con quella del licantropo. Quando si separarono, Liam passò la lingua sulle proprie labbra, per poi racchiudere tra esse il labbro inferiore di Theo che, come lui, ora aveva il respiro corto. 
«Questo e altro per chi ha la mia anfora», rispose, mentre la risata di Theo gli risuonava nelle orecchie con delicatezza, prima di spegnersi in un ennesimo bacio. 


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Capitolo 16
*** Capitolo XV - Appuntamenti ***


Il silenzio regnava a casa di Liam. L'alba di mezzogiorno si era affacciata da poco, e sia Theo che Liam erano ancora avvolti tra le coperte. Theo si mosse piano, allungando il proprio corpo per riattivare i muscoli, facendo attenzione a non svegliare Liam, ancora addormentato al suo fianco. Si spostò sul fianco, allungando il braccio per circondare meglio il petto di Liam, che istintivamente si tirò indietro, spingendosi verso il petto dell'altro. Il ragazzo sorrise, strofinando il proprio naso sull'incavo del collo di Liam, per poi lasciarsi andare ad un pesante sospiro.

«Mi fai solletico»
La voce di Liam gli arrivò alle orecchie come un borbottio, mentre finalmente il licantropo si mosse tra le sue braccia, tirando ancora più verso di sé le coperte.
«Non è un mio problema», rispose Theo, continuando a strofinare il naso sulla base della clavicola dell'altro; Liam cercò di spostarsi, infastidito, ma la presa di Theo attorno a lui era così forte da costringerlo a tenere la schiena ancorata al materasso. Il ragazzo sfruttò la situazione, cambiando repentinamente posizione per salire a cavalcioni sopra Liam, continuando a sniffarlo con prepotenza. La risata e gli insulti di Liam viaggiavano in parallelo, mentre Theo dal canto suo non aveva alcuna intenzione di smettere di infastidire Liam, nonostante i calci che l'altro continuava a tirare in aria. E non smise per qualche minuto, almeno fino a quando Liam, esausto, invocò pietà.
Continuando a trattenere i polsi di Liam ai lati delle sue spalle, sovrastando il ragazzo con il fiato corto, Theo sorrise, soffiando verso l'altro per allontanare dalla faccia un ciuffo di capelli che, poco prima, gli era scivolato davanti gli occhi.
«Sai, credo che dovremmo uscire insieme»
Liam si bloccò di colpo, arrestando il movimento delle gambe e fissando i suoi occhi in quelli chiari di Theo. «Scusami?»
«Un appuntamento», confermò Theo, non abbandonando la posizione, se non per spostare per un attimo lo sguardo dagli occhi alle labbra di Liam, per poi tornare rapidamente a guardarlo in faccia, sorridendo.
Il licantropo si tirò su, aiutato dalla forza degli avambracci, costringendo Theo a tirarsi indietro, spostando il peso sulle propria ginocchia, ancora ai lati della vita dell'altro.
«Un appuntamento», ripeté Liam. «Mi stai prendendo in giro?»

 

*
*
 

 

 


Dall'espressione offesa di Theo no, non lo stava affatto prendendo in giro. Fu solo un attimo, prima per l'altro ragazzo scoppiasse in una risata, dissimulando la prima reazione. 
«Sarebbe così tragico?» domandò, scavallando la vita di Liam con un movimento agile delle gambe, per poi scendere dal letto, dirigendosi verso la porta del bagno. «Passiamo già tutto il giorno insieme, e direi che per quanto riguarda la questione... fisica, stiamo già qualche passo avanti», aggiunse, ottenendo in cambio solo un'espressione imbarazzata da parte di Liam.
Il ragazzo borbottò qualcosa, facendo fermare Theo sull'uscio della porta.
«Cosa?»
«Ho detto», riprese Liam, alzando lo sguardo, «che in teoria a me non piacciono i ragazzi».
Theo sbatté le palpebre con perplessità, aggiustando l'asciugamano che aveva poggiato sulla propria spalla.
«In teoria non ti piacciono i ragazzi» ripeté, scuotendo la testa e portando una mano ad essa, per poi grattare un punto al di sopra dell'orecchio, scompigliando ancora di più i capelli.
«Già»
«Be', in pratica», rispose, oltrepassando la porta del bagno, chiudendosela alle spalle, «dovresti farlo presente al tuo amico in mezzo alle gambe, non mi sembra della stessa opinione», concluse, alzando la voce al di là della porta di legno. 
Liam si paralizzò, abbassando lo sguardo sui propri pantaloni, per poi afferrare repentinamente la coperta, tirarsela addosso e sotterrandosi sotto di essa, il viso coperto dal lenzuolo, per poi soffocare un gemito frustrato contro un cuscino.
 



*
*
 

 


Tre ore più tardi, Theo e Liam stavano passeggiando lungo i corridoi del centro commerciale. A quanto aveva detto Liam, il ragazzo aveva assolutamente bisogno di comprare il nuovo videogioco che stava aspettando da mesi, e così Theo lo aveva accompagnato a setacciare ogni negozio possibile e immaginabile, alla ricerca del tanto agoniato gioco. 
«Liam, è il terzo in cui entriamo», sbuffò Theo, mettendo le mani nelle tasche della felpa, camminando qualche passo dietro a Liam, mentre questo si addentrava nell'ennesimo negozio di videogiochi. «Non credi che faremmo prima a telefonare, la prossima volta? E chiedere s-»
«Trovato!» La voce entusiasta del licantropo interruppe il suo discorso, mentre Liam si girava verso di lui, un sorriso enorme stampato in faccia e il videogioco finalmente tra le mani. 
«Oh, ci sono volute solo due ore», rispose Theo, alzando gli occhi al cielo. Liam lo ignorò, fulminandolo con lo sguardo, per poi dirigersi verso la cassa con fare trionfante.
Cinque minuti dopo, erano di nuovo nei corridoi del centro commerciale, camminando fianco a fianco in silenzio. Per quanto Liam tentasse di fare finta di nulla, stringendo tra le mani il suo amato gioco, le parole che quella mattina Theo gli aveva detto non riuscivano ad abbandonare la sua testa.
Un appuntamento. Con un ragazzo. Con Theo. Liam si fermò di botto, andando a sbattere contro la schiena dell'alto, che si era arrestato poco prima di lui.
«Ma cos-»
Theo si voltò verso Liam, indicando con una mano alla loro destra. «Ti va?», chiese, non riuscendo a trattenere l'entusiasmo trapelare dalla sua espressione.
Liam si girò, notando un manifesto attaccato alla parete. Sorrise, dimenticando per un momento tutti i pensieri che lo avevano tormentato fino a quel momento, beandosi solamente del sorriso entusiasta di Theo, in piedi accanto a lui. «Preparati a perdere miseramente»

 

 

*
*
 

 


Schivare il primo proiettile era stato facile. Il secondo, invece, era stato più problematico. Il terzo lo aveva colpito in pieno petto, lasciando Liam esterrefatto per qualche secondo, immobile a fissare la macchia rossa allargarsi sulla propria maglia. 
Con un gemito frustrato alzò lo sguardo, incrociando a distanza di metri quello di Theo, ancora senza segni evidenti di lotta. «Giuro che ti faccio il culo!» gridò, toccando con una mano la vernice che ormai si stava già seccando sui propri pettorali. 
«Impara a perdere, piuttosto!» 
La risposta di Theo, se pur detta a bassa voce, gli arrivò chiaramente alle orecchie grazie al suo udito sviluppato. Liam ringhiò, imbracciando meglio il fucile colmo di palline di vernice e spostandosi oltre il sentiero, lì dove il campo di Paintball era stato allestito. 
Un nuovo colpo gli arrivò alle spalle. Liam si voltò, notando Theo più vicino di poco prima, in piedi accanto ad un albero piantato su una collinetta. Sempre più frustrato, Liam iniziò a correre verso il ragazzo, che forte del vantaggio si limitò solamente a sparire tra i boschi. 
Liam si fermò dopo qualche metro di corsa, guardandosi attorno, per poi annusare l'aria attorno a sé, alla ricerca dell'odore ormai inconfondibile di Theo. Non appena individuò le prime tracce del ragazzo, iniziò a camminare nella loro direzione, ma di Theo neanche l'ombra. Sbuffò, nuovamente, abbassando lo sguardo sulla propria maglia ora ricoperta di vernice. 
«Io non perdo mai», borbottò, continuando a camminare. 

E invece perse. E anche miseramente.
Theo lo trovò un'ora dopo seduto sotto un albero, la schiena poggiata al tronco e i vestiti completamente sporchi di vernice – soprattutto per colpa sua. 
«Lo sai, vero, che lo scopo del Paintball è quello di colpire gli altri? Non diventare una tavolozza umana?» domandò, fissando con supponenza il ragazzo. Liam non rispose, borbottando un insulto tra i denti. «Hai barato», asserì poi, alzando gli occhi per incrociare quelli di Theo. «Sono sicuro di averti colpito almeno due volte, due! E invece non hai una sola macchia di vernice addosso, non è possibile!»
«Solo perché sono più bravo di te non vuol dire che io abbia barato» convenne Theo, abbassandosi sulle proprie gambe per fronteggiare Liam, furente e poco intenzionato a lasciar correre. 
Theo abbassò la testa, per poi allungare una mano fino al volto dell'altro, ripulendo la sua guancia da una macchia di vernice. Liam non si mosse, cercando gli occhi di Theo nella penombra del bosco. Stava per dire qualcosa, quando la sirena, che annunciava la fine del turno, riecheggiò nella foresta. Entrambi i ragazzi si voltarono; Theo si alzò, allungando una mano verso Liam, e il licantropo lo fissò per un momento, prima di accettare la mano dell'altro e tirarsi in piedi, non smettendo di fissare Theo dritto negli occhi, avvicinandosi al suo volto centimetro dopo centimetro. L'altro socchiuse le palpebre, avvertendo già il respiro di Liam farsi più vicino.
Un secondo dopo, Theo sentì una fitta colpirlo all'altezza dell'addome. Abbassò lo sguardo, notando un rivolo di vernice verde farsi strada sulla sua maglietta. Allungò la mano per toccare la tinta, mentre Liam ritirava il fucile e sorrideva soddisfatto, iniziando a camminare verso il punto di ritrovo.
 

 

 

*
*

 

 


Chiudesi in una tavola calda era stato il proseguimento naturale della giornata. Il sole era quasi tramontato, e sia Liam sia Theo stavano ormai morendo di fame. 
«Non capisco», continuò Liam, addentando il cheesburger che aveva davanti. «Chi andava a fare la spesa? Chi cucinava? Come diamine avevate dei soldi da spendere?»
Theo sbuffò e si lasciò andare ad una risata, afferrano un paio di patatine dal piatto, e immaginando i Dread Doctors fare la fila al supermercato. «Non me lo sono mai chiesto», rispose Theo, alzando le spalle. «Quando ero piccolo, c'era qualcuno ad occuparsi di me. Probabilmente qualcuno che i Dread Doctors avevano costretto o stavano manipolando», riprese, continuando a pescare patatine dal piatto. 
«Capisco» mugugnò Liam, bevendo un sorso della sua bibita. Theo sorrise, intravedendo ancora del colore tra i suoi capelli.
«E tu che facevi?» chiese poi, aggrottando le sopracciglia. 
«Scusa?»
«Andavi a scuola? Giocavi ai videogiochi? Vedevi i cartoni?»
«Tra un esperimento e l'altro certo, come no, andavamo al cinema» rispose in maniera sarcastica Theo, afferrando il proprio bicchiere e iniziando a bere dalla cannuccia rumorosamente. 
«Non sei mai andato al cinema?»
«Certo che sono andato al cinema», ribatté il ragazzo, palesando l'ovvio. «Ero amico di Scott e Stiles, ricordi? Due piccoli nerd sfigati, passavamo interi pomeriggi al cinema».
Liam deglutì, poggiando di nuovo il bicchiere sul tavolo, mentre la cameriera gli portava il conto, sorridendo un po' troppo in direzione di Theo. «E da allora? Non ci sei più andato?», domandò il licantropo, afferrando il conto dalle mani della ragazza, costringendola ad andare via velocemente.
«Non ne ho avuta l'occasione»
«Bene», aggiunse Liam, alzandosi dal tavolo e fermandosi davanti a Theo. «Andiamo allora».

 

 


*
*
 

 

 

Il film era stato bello, forse un po' troppo melodrammatico per i gusti di Theo, ma il ragazzo poté giurare di aver visto Liam asciugarsi una lacrima e tirare su con il naso un paio di volte durante la proiezione. Quando Theo aveva provato a farglielo notare, il licantropo si era limitato ad afferrare una manciata di popcorn e a infilarsela in bocca, evitando così di rispondere alle imbarazzanti domande dell'altro. Theo tuttavia non aveva perso le speranze, e quando finalmente era giunta la fine del primo tempo, e le luci in sala non si erano riaccese a causa di un problema tecnico, provò con un certo gusto a infastidire nuovamente Liam. 

Questa volta, la manciata di popcorn finì direttamente nella sua bocca, tentando di soffocarlo.
Liam sorrise divertito e soddisfatto, non appena le luci della sala si spensero nuovamente, dando il via alla seconda parte del film. E sorrise ancora di più – nonostante un primo attimo di tensione – non appena avvertì la mano di Theo sfiorare la propria, distesa oltre il bracciolo. Scuotendo leggermente la testa, certo di non essere visto dall'altro, Liam si mosse sulla poltrona allungando il braccio. Con un'occhiata defilata, poté vedere Theo abbassare la testa e sorridere prima di rialzare gli occhi sullo schermo non appena le sue dita si intrecciarono a quelle dell'altro, e le loro ginocchia entravano in contatto.
 

 


*
*
 

 



Quando finalmente tornarono a casa, era ormai notte inoltrata.
«Non è stato poi così male, non trovi?»
Il divano si mosse, annunciando che Theo si era buttato a sedere al suo fianco. Liam si voltò, incrociando lo sguardo di Theo, che lo osservava soddisfatto alla sua destra, un braccio teso oltre la spalliera.
«Cosa? Perdere miseramente a Paintball? O farmi sfottere per aver giustamente pianto in un film in cui moriva un povero, cucciolo innocente?»
«Uscire insieme», rispose Theo, buttandole testa all'indietro fino a toccare la spalliera del divano, per poi sorridere divertito in direzione di Liam, il cui volto era ancora sporco in alcuni punti da tracce di vernice.
«Noi non... oh»
«Non ci credo» asserì Theo, scoppiando in una risata. «Non ci eri arrivato!? Dio, Liam, era così ovvio!» 
«No che non lo era!»
«Siamo andati a fare un passeggiata. Siamo andati a giocare a Paintball. E poi a mangiare. E al cinema. Cosa altro dovevamo fare per rendere le cose più ovvie, baciarci con sottofondo una canzone romantica?»
«Forse sì!» sbottò Liam, abbandonando il divano, immediatamente seguito da Theo, che si alzò di scatto. Il secondo dopo le labbra di Liam erano sulle sue, premendo con forza. Fu un bacio veloce, inaspettato, che lasciò tuttavia entrambi con il fiato corto, come uno dei primi baci che si erano scambiati.
«Va meglio ora?» domandò Theo, sorridendo, e lasciandosi cadere nuovamente sul divano, mentre Liam sembrava pietrificato sul posto.
«Avrei voluto saperlo», borbottò poi il licantropo, sistemandosi sul divano vicino a Theo, che si sistemò meglio sul bordo del cuscino.
«E... come è stato?» domandò Liam, voltandosi verso Theo, che aggrottò un sopracciglio e spalancò gli occhi blu.
«Il bacio? Bello, mi piace quando mi mord-»
«Non il bacio! L'appuntamento, idiota»
Theo rise, divertito dal panico che trapelava dalle parole di Liam. «Non c'è male. Ti ho fatto il culo a Paintball, mi hai pagato la cena e ti ho visto piangere come una ragazzina davanti a un film sentimentale...», disse, colpendo con la propria spalla quella del ragazzo, costringendolo a guardarlo. «Tutto sommato, direi che te la sei cavata alla grande».
Liam sorrise, e raccogliendo le proprie scarpe dal tappeto si alzò di nuovo, dirigendosi questa volta verso le sale. «Andiamo a letto?»
Theo lo guardò con aria compiaciuta, alzandosi a sua volta. «Ho detto che è andato bene, Dunbar. Ora non ti montare la testa, non sono una di quelle sgualdrine che si concede al primo appuntamento. Soprattutto non chi perde così miseramente a Paintball», esalò, oltrepassando Liam, ora sconvolto ai piedi delle scale. 
Liam borbottò qualcosa, che alle orecchie della chimera suonò vagamente come “la prossima volta...”, seguendo Theo a distanza di qualche gradino.
«La prossima volta, Liam? Mi stai chiedendo di uscire?»

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI - Gelosia ***


Capitolo XVI 



Liam si mosse nel letto, emettendo un gemito soddisfatto nel constatare che Theo, durante il sonno, lo aveva tirato più vicino a sé, stringendolo con un braccio all'altezza dei fianchi. Il ragazzo più piccolo mosse la testa, per poi posare la guancia sul petto nudo di Theo, che si mosse nell'abbraccio serrando ancora di più la morsa intorno al licantropo. Il rumore distinto di uno sbadiglio, e il contatto della gamba di Theo che si strusciava tra le proprie, costrinse Liam ad aprire gli occhi, mentre la voce roca dell'altro gli accarezzava le orecchie.
«Buongiorno», sussurrò Theo, abbassando la testa in modo tale da poter passare il naso tra i capelli di Liam, in un gesto assolutamente spontaneo. Liam sorrise, spostando la testa di poco, così da poter lasciare un bacio sul petto di Theo, lì dove due piccoli nei troneggiavano baldanzosi. «Buongiorno a te», rispose, stringendosi il più possibile nell'abbraccio.
«Non è ancora suonata la sveglia?» domandò Liam, non accennando minimamente ad allontanarsi dal caldo corpo dell'altro, mentre Theo continuava, con gli occhi chiusi, a respirare tra i suoi capelli e il suo collo.
«Quale sveglia?» biascicò Theo, e Liam fu certo di avvertire un'ondata di calore attraversargli il corpo, a causa del suono rauco della voce dell'altro.
«La tua sveglia. Per la scuola. Siamo così in anticipo?», chiese ancora Liam. Alzò lo sguardo, poggiando il mento sul petto allenato di Theo, così da incrociare gli occhi dell'altro. Liam poté osservare le iridi di Theo abituarsi alla luce e cambiare colore, feriti dai raggi del sole che spuntavano dalla finestra.
«Non ho messo la sveglia ieri sera»
Spalancare gli occhi, realizzando di essere in tremendo ritardo per la scuola, fu la prima cosa che Liam fece, prima di salire a cavalcioni sopra Theo, scavalcandolo di corsa per raggiungere il bagno, non senza colpire inavvertitamente l'inguine dell'altro nella foga.
«Cazzo!» esclamò Liam, mentre rovistava nell'armadio alla ricerca del proprio asciugamano.
«Sì, proprio quello hai colpito, idiota!» La voce strozzata di Theo lo raggiunse immediatamente, e Liam si voltò, osservando il ragazzo rotolarsi tra le lenzuola, le mani a coppa sul proprio inguine, mentre dei gemiti doloranti gli uscivano dalla bocca.

 


*
*



L'acqua calda della doccia lo colpì sulla pelle come una frusta. Liam sospirò, immergendo la testa sotto il getto bollente, prima di chiudere gli occhi e concentrarsi solamente sul rumore dell'acqua, mentre quest'ultima gli accarezzava la pelle prima di raggiungere terra. Completamente assorto, ancora mezzo addormentato, Liam non sentì la porta del bagno aprirsi. Non aveva sentito neppure i passi di Theo avvicinarsi alla cabina della doccia, e neanche il ragazzo sfilarsi i vestiti e far scorrere la vetrata che lo separava dal resto della stanza, per poi infilarsi con delicatezza nella doccia insieme a lui.
Fu solo quando le labbra di Theo gli sfiorarono la spalla che Liam realizzò di non essere più solo. Si irrigidì per un solo istante, per poi sciogliersi contro il corpo di Theo, mentre quest'ultimo con un ultimo passo eliminava la distanza che li aveva separati, facendo coincidere il proprio corpo nudo con quello del licantropo.
«Theo, cos-»
«Che fine hanno fatto i tuoi sensi di licantropo, Liam?»
La voce di Theo era ancora bassa, così come lo era stata fino a qualche minuto prima. Liam si girò, costringendosi a fissare Theo negli occhi, senza indugiare troppo sul suo corpo, ormai completamente bagnato, praticamente attaccato al suo. Nonostante tutto, non poté fare a meno di arrossire. Theo colse l'occasione al volo, avvicinandosi così tanto al volto di Liam da sfiorare con il proprio naso quello dell'altro ragazzo.
«Che c'è? Non è niente che tu non abbia già visto» ammiccò, allungando un braccio oltre la schiena di Liam, avvolgendo il ragazzo in un abbraccio, facendolo muovere di qualche centimetro verso di sè. Liam lo fissò per un istante, prima di annullare la distanza che li separava e unire con urgenza le loro labbra. Theo sorrise soddisfatto, e Liam ne approfittò per mordergli il labbro inferiore, come a volersi vendicare della provocazione. Tutto quello che ottenne, tuttavia, fu un gemito soddisfatto da parte di Theo, che si passò la lingua sul labbro prima di intrecciarla alla sua.

«Faremo tardi a scuola», sussurrò Liam, allontanandosi dalle labbra dell'altro e abbassando la testa nell'incavo del collo di Theo, per poi poggiare una mano sul suo petto, scivoloso a causa dell'acqua bollente che continuava a uscire, circondando i due ragazzi e l'intera stanza di condensa.
«Oh, tranquillo», rispose Theo fissandolo negli occhi, insinuando una mano tra i loro corpi, per poi afferrare con decisione l'ormai evidente erezione di Liam e unirla alla sua. «Non credo ci vorrà molto», concluse, tirando leggermente la testa all'indietro in un gemito strozzato, non appena la mano di Liam raggiunse il suo fianco, e i suoi artigli lo graffiarono con forza.

 

 

*
*


Neanche a dirlo, erano in ritardo.

Una volta varcata l'entrata, Liam si sentì osservato. Era come se tutti, lì nel corridoio, sapessero cosa avesse fatto quella mattina. Cosa lui e Theo avevano fatto quella mattina. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo, perdendo di vista per un attimo l'altro ragazzo, che camminava come se niente fosse accanto a lui. Bastò la distrazione di un momento per sentire l'odore di Theo sfumare e confondersi, ma mai totalmente, tra quello della folla, mentre il ragazzo si allontanava da lui.

Liam alzò lo sguardo, pronto a chiedere spiegazioni di quella fuga improvvisa, quando si ritrovò ad un tratto accerchiato dal comitato studentesco. Theo lo aveva abbandonato al suo destino, volatilizzandosi più velocemente delle lasagne di sua madre la domenica a pranzo.
Maledetto.

«Posso aiutarvi?»
Liam si ritrovò una dozzina di occhi fissi su di lui, guardandosi intorno in cerca di aiuto. Fu allora che vide nuovamente Theo, a qualche metro di distanza, a sua volta accerchiato da una mezza dozzina di ragazze. Liam grugnì di disapprovazione, fissando con astio l'altro, mentre questi sorrideva disinvolto a tutte loro e poggiava con naturalezza un braccio al muro, assumendo una posa che Liam non poté fare a meno di definire provocante.

Liam non poté fare a meno di fissare il bordo della sua maglietta alzarsi, lasciando scoperta una porzione di pelle tra elastico dei boxer e orlo della maglia, lì dove il graffio che Liam aveva lasciato quella mattina era ormai svanito. Liam assottigliò gli occhi, avvertendo l'irritazione crescere non appena una di quelle ragazze allungò un braccio, sfiorando con la sua mano il bicipite di Theo, mentre desiderava con tutto se stesso passare di nuovo le unghie sulla pelle di Theo e lasciare di nuovo dei segni rossi sulla sua pelle, in modo tale che tutti sapessero che Theo era suo.
«... -omma, è tuo dovere come capitano della squadra presenziare a questi eventi, Liam».

La voce di una delle ragazze si intromise tra i suoi pensieri, riportandolo alla conversazione e allontanando la sua mente dal ricordo di lui e Theo, stretti sotto l'acqua bollente della doccia e da eventuali pensieri omicidi.
Il licantropo sbatté le palpebre un paio di volte, distogliendo velocemente lo sguardo da Theo, prima di accorgersi che Mason lo aveva raggiunto e si era fermato al suo fianco, mentre il comitato studentesco era ancora in attesa di una risposta.
«Ci sarai, allora?» domandò una delle ragazze, che Liam non ricordava di aver mai visto in vita sua, fissandolo con insistenza e piena di aspettativa. Liam non ci badò, concentrandosi per origliare la conversazione di Theo. Una gomitata da parte di Mason lo riportò con la mente alla realtà, mentre automaticamente Liam sentì se stesso rispondere che sì, non sarebbe mancato per nulla al mondo. La chimera guardò nella sua direzione, prima di dedicare un ultimo sguardo alle ragazze davanti a lui. «Sembra che io non abbia molta scelta, allora. Contatemi pure».
Liam strinse i denti inconsciamente, mentre il suo corpo si irrigidiva nel vedere Theo salutare con finto entusiasmo le ragazzine che, fino a un minuto prima, lo avevano messo alle strette, impedendogli di fuggire.
La risata leggera di Theo lo raggiunse attraverso il corridoio, sovrastando quella di qualsiasi altro suono alle orecchie di Liam.


«Mason?», chiese Liam, non accennando a staccare lo sguardo da Theo, che ora aveva riportato la sua attenzione su di lui. Lo fisso per un momento, prima di sistemarsi meglio lo zaino sulla spalla e sparire oltre il corridoio, non prima di aver ammiccato nella sua direzione.
«Che c'è?»
«Esattamente, che ho accettato di fare?»


*
*

 



Quando aveva messo piede in palestra, Theo si era immaginato di trovare decine e decine di persone del suo stesso identico umore, ossia dei poveri martiri costretti ad attività extrascolastiche come appunto fare da cavalieri al club femminile di qualcosa per non si sa quale competizione alle porte così da poter passare inosservati, e magari nascondere un passato non propriamente dei più rosei.
Be', qualcosa del genere, almeno.

Quello che non si aspettava di trovare, invece, era il gruppo di folli che lo aveva placcato quella mattina, insieme al gruppo di pazze che avevano in prima istanza bloccato Liam, impedendogli ogni via d'uscita. Non appena la porta della palestra si chiuse alle sue spalle, Theo vide ognuna di loro girarsi nella sua direzione, puntandolo come una povera gazzella in una gabbia di leoni, per poi lanciare un'occhiata veloce all'amica più vicina e lasciarsi andare a un risolino che la chimera trovò assolutamente fastidioso.
Stava per andarsene, accarezzando l'idea di tornare a imbrogliare le persone e far fuori chiunque fosse utile ai suoi scopi – qualcuna di quelle ragazze, magari, tanto per cominciare – quando una risata familiare gli arrivò alle orecchie. Theo si raddrizzò, beandosi di quel suono, mentre con gli occhi vide Liam varcare la soglia della palestra, seguito da Mason, Corey, e qualche altro membro della squadra di lacrosse.

Il licantropo si arrestò al suo fianco, mentre il resto del gruppo raggiungeva le ragazze, iniziando a formare le prime coppie.
«Ripetimi perché lo sto facendo?» domandò Liam, con un tono di voce vagamente disperato, girando la testa per incontrare lo sguardo sconsolato di Theo.
«Perché sei una brava persona», rispose Theo, stringendosi nella spalle,
«E perché tu lo stai facendo?», lo imbeccò Liam, sorridendo come per prenderlo in giro. La chimera sbuffò, alzando nuovamente le spalle, staccando gli occhi da quelli di Liam.
«Perché sono un masochista, immagino».



*
*


«Non mi immaginavo questa affluenza», la referente di quello che Theo scoprì essere il club delle debuttanti della scuola parlò, sistemandosi meglio sugli spalti, così da guardare tutti dall'alto al basso.
«Andare in giro a minacciare la gente funziona, io l'ho sempre detto», sussurrò Theo, guadagnando in cambio una risata divertita da parte di Liam, mentre questi camminava al suo fianco per raggiungere la folla.
«Voi due», aggiunse la ragazza, puntando gli occhi in direzione di Liam e Theo, che si lanciarono a loro volta un'occhiata perplessa. «Visto che ve ne stavate a ciondolare, siete rimasti fuori dalle coppie», disse, buttando un occhio alla lista che teneva stretta in mano.
«Possiamo andarcene, quindi?» domandò Liam, con la voce così piena di speranza da far scoppiare a ridere mezza sala, ragazze comprese. Theo trattenne un sorriso, limitandosi a concedere a Liam un'occhiata ricca di compassione.
«Sciocchezze», rispose la ragazza, scendendo un gradino per volta fino a raggiungere il pavimento. «Iniziate facendo coppia tra voi, poi darete il cambio a qualcuno».



«Smettila»
«Tu smettila!»
Theo sbuffò, pizzicando il fianco di Liam, costringendolo a indurire i muscoli e a lasciare la presa dai suoi fianchi.
«Pestami ancora una volta il piede Liam, e ti giuro ch-»

«Non capisco perché debba essere tu a condurre»
«Perché sono più alto», rispose Theo, afferrando un braccio di Liam per potarlo ancora più a contatto con la sua schiena. «E più grande. E più bello, e più...»
«E più morto, se non la smetti di strusciarti addosso a me in questo modo»
«Stamattina ti faceva piacere», ammiccò Theo, sorridendo con innocenza.
Liam non rispose, spostando la mano sotto la maglia di Theo e tirando fuori gli artigli, per poi graffiarlo con decisione.
Theo si lasciò andare a un leggero lamento, prima di ridere con fare divertito. «Vedo che ci hai preso gusto».

 

 

«Avremmo dovuto pensarci noi»
«Perché non lo abbiamo fatto? Contavo su di te, eri tu quello pratico di bugie e manipolazioni»

Il licantropo sbuffò, osservando con invidia Mason e Corey lasciare la palestra, non prima di averli salutati da lontano, senza nascondere la soddisfazione di aver trovato un modo di liberarsi della situazione.
«Mi chiedo che scusa avranno usato», si chiese Liam, mostrando il dito medio la suo migliore amico, mentre questi gli dava le spalle abbandonandolo al proprio destino.
«Compiti urgenti. Emergenza familiare. Necessità di appartarsi con il proprio ragazzo dopo essersi strusciati l'uno contro l'altro per mezz'ora», elencò Theo, camminando al fianco di Liam per raggiungere nuovamente il gruppo, e mischiare così le coppie.
«Avremmo potuto usare una qualunque di queste scuse anche noi, e invece siamo ancora bloccati qui per chissà quanto tempo»
Theo alzò un sopracciglio, domandandosi se Liam si fosse reso conto di quello che aveva lasciato intendere.

«Una qualunque, eh?»

 

 

*
*

 



Ballare era una cosa stupida. Theo lo aveva sempre pensato, anche mentre ballava con Liam. Ma adesso, vedendo Liam stringere tra le braccia una di quelle idiote che l'avevano importunato quella mattina, Theo ne aveva avuta la conferma. Si mosse con cautela, cercando di non calpestare per la quarta volta nell'arco di 10 minuti i piedi di qualunquefosseilsuonome. Non che non fosse capace di muoversi seguendo una stupida cantilena, ovviamente. È che era stato così impegnato ad osservare Liam ridere alla battuta di Hilary – una battuta che non faceva neppure ridere, le sue erano immensamente più divertenti –, e stringerle il fianco attraverso la stoffa del vestito – uno stupido e piccolo fianco da ragazza, non come il suo, ampio e perfetto per essere infilzato dagli artigli sotto la doccia –, che non aveva fatto minimamente caso alle mosse della ragazza che gli era stata assegnata, finendo per salirle sui piedi più di quanto fosse necessario per impedirle di ballare con lui a lungo. Ora Theo era di nuovo lì, dondolandosi appena per aiutare il gruppo di ragazze a imparare come muoversi sulla pista da ballo prima del debutto, frustrato e pieno di risentimento, mentre Liam continuava imperterrito a ignorarlo.

 

 

*
*

 

 

«Certo che sei proprio un idiota»
«Io sarei l'idiota?»
Liam sbuffò, poggiandosi al muro, spalla contro spalla con la chimera. «Sei tu che sei scappato», disse, lanciandogli un'occhiataccia.
«Ah, te ne sei accorto?» domandò Theo, cercando di nascondere il sarcasmo nella propria voce. «Eri così preso a ridere, e toccare Hilary»
«Healey»
«Quello che è», sbottò Theo con astio, «che pensavo ti fossi dimenticato che non eravate soli in palestra».
«Aspetta», esordì Liam, allontanandosi leggermente da Theo, mentre questi rimaneva immobile al suo posto. «Sei geloso?»
«Non essere ridicolo, Liam» sbuffò Theo, portando entrambe le braccia al petto, per poi incrociarle con finta disinvoltura, staccando leggermente la schiena dal muso. «Non sono geloso», ripeté, cercando di mettere convinzione nelle sue stesse parole.
Liam lo guardò per un momento, prima di sorridere e arretrare ancora di un passo, facendo segno alla ragazza che lo aspettava al centro della palestra di attendere un istante. «Mi andrebbe bene se lo fossi», asserì infine, concedendo a Theo un breve sorriso, prima di allontanarsi e raggiungere nuovamente la sua compagna di ballo.
Theo non rispose, limitandosi a ringhiare profondamente non appena la mano di Liam tornò a sfiorare il fianco della ragazza, pentendosi amaramente di aver lasciato ormai alle spalle la vita fatta di minacce e torture.
 
 

«Certo che sei proprio un idiota»
«Io sarei l'idiota?»
Liam sbuffò, poggiandosi al muro, spalla contro spalla con la chimera. «Sei tu che sei scappato», disse, lanciandogli un'occhiataccia.
«Ah, te ne sei accorto?» domandò Theo, cercando di nascondere il sarcasmo nella propria voce. «Eri così preso a ridere, e toccare quella Hilary»
«Healey»
«Quello che è», sbottò Theo con astio, «che pensavo ti fossi dimenticato che non eravate soli in palestra».
«Aspetta», esordì Liam, allontanandosi leggermente da Theo, mentre questi rimaneva immobile al suo posto. «Sei geloso?»
«Non essere ridicolo, Liam» sbuffò Theo, portando entrambe le braccia al petto, per poi incrociarle con finta disinvoltura, staccando leggermente la schiena dal muso. «Non sono geloso», ripeté, cercando di mettere convinzione nelle sue stesse parole.
Liam lo guardò per un momento, prima di sorridere e arretrare ancora di un passo, facendo segno alla ragazza che lo aspettava al centro della palestra di attendere un istante. «Mi andrebbe bene se lo fossi», asserì infine, concedendo a Theo un breve sorriso, prima di allontanarsi e raggiungere nuovamente la sua compagna di ballo.


Theo non rispose, limitandosi a ringhiare profondamente non appena la mano di Liam tornò a sfiorare il fianco della ragazza, pentendosi amaramente di aver lasciato ormai alle spalle la vita fatta di minacce e torture.
 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII – Coming out ***


Capitolo XVII

 

 

 

 

Una volta finita la tortura, Theo e Liam si avviarono insieme verso l'uscita della palestra, pronti a tornare a casa, ordinare una pizza, e passare il resto della serata guardando – o non guardando – la un film insieme.

Liam sorrise, voltando la testa verso Theo, che camminava distratto al suo fianco, quando la voce di una delle ragazze, che Liam riconobbe come Haley, lo chiamò da lontano. Il licantropo arrestò il passo, voltandosi, mentre la ragazza gli correva incontro; Theo, dal canto suo, si fermò a sua volta, rimanendo tuttavia in piedi vicino a Liam.
«Ehi, Liam! Theo!»
«Ehi», rispose il ragazzo, palesemente non a suo agio nella situazione. Lanciò un'occhiata veloce a Theo, notando che la chimera si era irrigidita al suo fianco, mentre il suo battito cardiaco era accelerato con nervosismo.
«Sentite», esordì la ragazza, sorridendo verso Liam, toccandosi un braccio per nascondere il palese imbarazzo. «Io e le ragazze pensavamo di andare a cena insieme questa sera», continuò, alzando la testa per cercare il contatto con gli occhi di Liam. Non lo trovò, questo perché il licantropo aveva voltato immediatamente la testa verso Theo, che invece la fissava con astio. «Mi chiedevo – ci chiedevamo» si corresse, «se voleste venire con noi», concluse, sorridendo in maniera incoraggiante.
Liam la guardò per un momento, non sapendo bene cosa rispondere. Stava per aprire bocca, alla ricerca di una scusa plausibile per rifiutare, quando la mano di Theo si posò sulla sua spalla, tirandolo all'indietro.
«Mi dispiace Hilary», parlò Theo, sorridendo con fare amichevole, ma non riuscendo a nascondere il fastidio che la sola presenza della ragazza gli stava procurando
«Haley», lo corresse lei, cercando di mantenere un comportamento disinvolto, senza tuttavia riuscirci.
«Come vuoi», rispose Theo, alzando le spalle con disinteresse. «Io e Liam abbiamo già dei programmi per stasera», concluse, salutando poi la ragazza e dandole le spalle, costringendo Liam a fare lo stesso, mentre questi cercava di scusarsi con Haley.
«Li abbiamo?» domandò Liam, guardando confuso verso Theo. Il ragazzo non rispose immediatamente, preferendo accelerare il passo per mettere più distanza possibile tra lui e quella Hilary.
«Li avremo»


 


*
*



Alla fine, così come aveva già previsto Liam, il piano era stato quello di passare in pizzeria a prendere la cena e tornare a casa. Liam aveva aperto la porta con una mano, mentre nell'altra teneva una busta contenente una vaschetta di gelato – perché Theo aveva detto che dopo la pizza, il gelato era necessario, e quindi si erano fermati anche alla sua gelateria preferita lungo la strada.

 

«Che vuoi vedere?»
Theo si buttò sul divano, incrociando le gambe sul cuscino afferrando il cartone della pizza, mentre Liam, ancora in piedi, era alla ricerca spasmodica del telecomando.
«Una cofebia», borbottò Theo, masticando un pezzo molto grande di pizza.
«Cosa?», domandò Liam, lasciandosi andare a un sorriso divertito. Theo deglutì, passando l'avambraccio sulla bocca per liberarsi dei residui della farina.
«Una commedia», ripeté, questa volta con chiarezza.
Liam si sedette accanto a lui, accavallando le gambe e appropriandosi della propria pizza e buttando il cellulare lontano da lui, ignorando un paio di messaggi di Mason, dove il ragazzo gli chiedeva che piani avesse per la serata. Quando aprì il cartone, però, notò qualcosa di strano. Una fetta, una bellissima e enorme fetta della sua preziosissima pizza era sparita. Liam si voltò verso Theo, fulminandolo con gli occhi.
«Come hai osato!» sbottò, allungando un braccio per dare un pugno sul braccio della chimera, che da parte sua rideva divertita, mentre dava un secondo morso alla pizza di Liam. «Sei uno stronzo, Theo. Ti odio profondamente»
Il ragazzo rise di nuovo, gongolando compiaciuto. «Sappiamo entrambi che non è vero», rispose Theo, cercando di non mostrarsi troppo soddisfatto della malefatta.
Liam sbuffò, afferrando un secondo pezzo di pizza, fissandolo sconsolato. «Ti sei appena giocato il gelato», disse poi, sintonizzandosi su Netflix e facendo partire “10 cose che odio di te”, ignorando il cellulare che continuava a vibrare.
«Questo lo vedremo»


«Guarda!», una gomitata da parte di Theo costrinse Liam a distogliere lo sguardo dalla televisione, puntandolo sul profilo perfetto dell'altro, che indicava lo schermo con entusiasmo. «Sono andati a giocare a paintball, come abbiamo fatto noi!», continuò il ragazzo con entusiasmo, mentre Liam lo fissava divertito, lanciano un'occhiata veloce al proprio cellulare, dove notifiche di messaggi continuavano ad arrivare imperterriti.
«Be', non proprio come abbiamo fatto noi», rispose Liam, allungandosi sul tavolino per afferrare la vaschetta del gelato, tirata fuori dal frigo poco prima.
«Che intendi?» domandò Theo, cercando di appropriarsi del gelato, inutilmente.
«Be', noi non ci siamo rotolati a terra, e non abbiamo... insomma. Queste sono cose che fanno le-», borbottò Liam, abbassando gli occhi sulla vaschetta del gelato e portando un cucchiaio colmo di pistacchio alle labbra, incerto su come proseguire.
«Le coppiette?» domandò Theo, finendo la frase dell'altro. Liam annuì, afferrando il telecomando per mettere il film in pausa.
«Potevamo farlo anche noi, sai», continuò il ragazzo, fissando Liam trattenere il cucchiaio tra le labbra, ancora in silenzio. «Avremmo potuto, se qualcuno non mi avesse colpito a tradimento»
Liam sbuffò, trattenendo un sorriso. «Oh, certo, ora è colpa mia», rispose, voltandosi leggermente verso Theo.
La chimera lo fissò negli occhi, «Guarda che è sempre colpa tua se non passiamo le giornate a pomiciare. O fare altro», lo imbeccò Theo, guardando Liam scuotere la testa e continuare a mangiare il gelato.
«Non mi sembra che tu abbia mai espresso la tua opinione a riguardo», rispose il licantropo, allontanando con un braccio la vaschetta da Theo, che aveva provato ad approfittare della situazione per appropriarsi del contenitore.
«Vuoi parlarne?» asserì quindi la chimera, spostandosi leggermente sul cuscino per fissare Liam dritto negli occhi. «Parliamo, allora».



*
*

 


«Parliamo, allora»
La voce di Theo arrivò alle orecchie di Liam più chiara che mai, e il cuore del licantropo perse un battito, mentre le sue mani iniziarono a sudare.
«Parlare di cosa?» rispose, cercando di sviare il discorso. Quel discorso che aveva provato ad evitare fin dal primo giorno in cui Theo aveva messo piede a casa sua.
«Liam, per favore», lo rimbeccò Theo, lanciandogli un'occhiata di disapprovazione. Il licantropo sbuffò, «lo sai».
«Cosa vuoi che ti dica? E perché devo essere io a parlare?» sbottò il ragazzo, allargando le braccia con fare plateale. «Forse hai ragione, forse non ho mai voluto aprire l'argomento o parlare, ma neppure tu hai fatto qualcosa a riguardo? O sbaglio?»
«Devo essere io a parlare per primo? Bene!» esplose Theo, alzandosi dal divano con stizza, per poi piazzarsi davanti a Liam. Si voltò un secondo, mentre il telefono del licantropo continuava a squillare. «Mi piace baciarti», disse, e Liam poté avvertire il cuore di Theo aumentare sensibilmente i battiti, mentre quest'ultimo si passava una mano tra i capelli. «Mi piace dormire con te, mi piace svegliarmi e sentire il tuo odore ovunque, perché ormai riesco a dormire solo se questo mi riempie i polmoni», continuò, avvicinandosi con cautela a Liam, paralizzato sul posto. «E mi piace toccarti. Mi piace sentirti a contatto con la mia pelle. Mi piace prenderti in giro e amo le tue mille paranoie», disse, allargando le gambe per sedersi a cavalcioni su Liam, ancora immobile. «E mi piaci tu», concluse, lasciando un leggero bacio sulle labbra di Liam, ancora fredde e dolci a causa del gelato, «anche se sei un cretino che non riesce ad ammettere a se stesso la verità».
Liam sorrise e scosse la testa, portando entrambe le mani a circondare i fianchi di Theo. «Mi piaci anche t-».

Il rumore di una chiave che si inseriva nella serratura della porta costrinse Liam a interrompersi, spalancando gli occhi non appena vide entrare dall'uscio il branco quasi al completo; Scott, Malia, Corey e Mason, Parrish erano lì, e li fissavano sgomenti. Liam impiegò qualche decimo di secondo per realizzare cosa stesse succedendo, per poi portare le mani che aveva allungato sui fianchi di Theo sul suo petto, spingendolo via e buttandolo per terra.

 


*
*

 


«Baciami», sussurrò velocemente Theo, facendo saettare lo sguardo tra Liam e il resto del branco, appena entrato dalla porta.
«Cosa?» rispose il licantropo, fissando Theo, seduto sul pavimento, lì dove lo aveva spinto pochi istanti prima.
«Hai sentito bene. Se dicevi davvero, allora baciami»
«Davanti a tutti?»
«Sì»


Liam si paralizzò, fissando Theo con gli occhi pieni di dubbio, non riuscendo a proferir parola o a muoversi. Aprì la bocca, ma nessun suono ne fuoruscì. Alzò di nuovo gli occhi, incrociando quelli ora feriti di Theo.

«Sai che c'è?», sbottò infine Theo, facendo pressione sulle braccia per tornare in piedi, «Vaffanculo, Liam!»
La voce di Theo risuonò per tutta la stanza, mentre il resto del branco li fissava, ancora sull'uscio, non sapendo bene cosa fare o come interpretare quella situazione.
Preso dal panico, Liam reagì nell'unico modo che gli sembrò possibile. «No, vaffanculo tu
La risposta del ragazzo più piccolo arrivò forte e chiara, e fu accompagnata da un violento pugno che colpì Theo dritto sul naso, quasi in memori dei vecchi tempi. Il ragazzo cadde a terra colto alla sprovvista, urtando il tavolino prima di cadere e portandosi una mando al volto per arginare il sangue, non riuscendo a trattenere un sorriso amareggiato. Abbassò lo sguardo per constatare la gravità della situazione; quando rialzò gli occhi, Theo si ritrovò Liam inginocchiato davanti a lui.

 

Il licantropo tese le mani in avanti, agganciandole al colletto della maglietta. «Vaffanculo», ripeté, prima di unire le loro labbra con forza, respirando pesantemente contro Theo, mentre il ragazzo allungava un braccio per portarlo all'altezza della testa di Liam, per poi stringere le sue dita attorno ai capelli dell'altro, e spingersi il più possibile nel bacio, sorridendo sulle labbra di Liam con fare vittorioso.

«E questo cosa diamine è stato



*
*

 

 


«Io... credo che andrò a buttare la spazzatura»
La voce di Theo interruppe il silenzio, facendo qualche passo verso la porta e lanciando un'occhiata curiosa verso la cucina, lì dove Scott e Liam si erano ormai rinchiusi da qualche minuto.
«Ti accompagno» intervenne Parrish, alzandosi dal divano e affiancando Theo, che lo guardò con fare perplesso.
«Se proprio ci tieni», concordò, infilandosi la giacca. Parrish lo seguì verso la porta, sfregandosi le braccia scoperte. «Non prendi il giacchetto?» domandò Theo, osservando il vicesceriffo curioso, mentre questi indossava solo una maglia a mezze maniche.
«Sono un mastino infernale», rispose, oltrepassando l'uscio, «non ho mai freddo».

«Va bene Parrish, se devi dire qualcosa dilla» sbottò Theo, abbandonando il sacco della spazzatura accanto al lampione, lì dove la mattina seguente sarebbe stato portato via dagli incaricati.

«Da quanto state insieme?»
«Noi non stiamo insieme»
«Scusami?»
«Non stiamo insieme», rispose Theo, alzando le spalle. «Noi non... evitiamo il discorso da quando ci siamo baciati la prima volta. Lo stavamo facendo quando vi siete catapultati tutti in casa»
Jordan annuì, poggiandosi al lampione, per poi fissare Theo con un sorriso sulle labbra. «E il vostro primo bacio... è successo quanto prima dell'arresto al parco giochi?»
Theo aggrottò le sopracciglia, fissando il ragazzo più grande con curiosità. «E che che ne sai di quello che è successo al parco giochi?»
Parrish rise, scuotendo la testa. «Ricordi che c'ero anche io alla centrale? E lavoro nell'ufficio dello sceriffo, Theo. Leggo i verbali»
«Quindi lo sapevi»
«Lo sapevo», concordò Parrish, guardando Theo muoversi con aria nervosa, per poi respirare a pieni polmoni sul colletto della propria felpa. Il ragazzo espirò, beandosi del profumo di Liam impresso sui propri vestiti.
«E non hai detto nulla? Perché
«La verità? Ero curioso di sapere quanto ci avreste messo ad uscire allo scoperto. E poi,» aggiunse, iniziando a camminare verso casa, «devo ammettere di aver fatto il tifo per voi».

 


*
*

 


«Quindi l'altra volta...» iniziò Scott, interrompendo i primi minuti di completo silenzio, portando un braccio dietro la testa con imbarazzo, «quando Theo ha detto che era esattamente come sembrava, insomma...»
«Non era un battuta» rispose Liam, poggiandosi al tavolo della cucina con fare drammatico, sorridendo nervoso. «Era esattamente come sembrava».
Scott abbassò la testa, stringendosi nelle spalle alla ricerca delle parole giuste da dire.
«Senti, Liam, io no-»
«No, senti tu, Scott», lo interruppe il beta, staccandosi dal tavolino, avvicinandosi al ragazzo più grande con decisione. «Non intendo farmi dire da te come vivere la mia vita. Con chi uscire, o di chi...»
«Innamorarti?»
«Cosa? No!» esclamò Liam, sulla difensiva. «Noi non... non siamo ancora arrivati a quel punto. Credo», sospirò, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. «Quello che intendevo», riprese, fermandosi davanti a Scott per la seconda volta, «è che io e Theo siamo, insomma...» Liam prese fiato, cercando di rilassare i nervi. «Stiamo insieme», disse infine, sentendo improvvisamente un macigno scomparire dal proprio stomaco. «O meglio», riprese poi, spalancando gli occhi con consapevolezza, «potremmo stare insieme. Quando siete entrati noi, ecco, stavamo giusto affrontando l'argomento», concluse infine, fermandosi a fissare Scott, in attesa di una qualsiasi risposta.

 

 


*

 *

 

 


 

Non appena varcata la soglia di casa, con al fianco un Parrish sorridente, Theo aveva evitato di aprire una qualsiasi
conversazione con i presenti. Non che ce ne fosse bisogno, oltretutto, dato che ognuno di loro era concentrato a origliare la
conversazione tra Liam e Theo, chi grazie al proprio udito super sviluppato, e chi servendosi degli altri per farsi
riportare parola per parola. Confuso, Theo fece lo stesso, non appena vide che lo sguardo di tutti i presenti si era
improvvisamente fissato su di lui; drizzò le orecchie, e le prime parole che sentì furono quelle di Liam.
«Stiamo insieme» 
Senza pensarci, e senza badare al fatto che tutti i presenti lo stavano ancora fissando, Theo sorrise, lasciandosi cadere soddisfatto sul divano. Afferrò poi il cucchiaio, ancora poggiato all'interno della vaschetta del gelato che Liam stava mangiando fino a poco prima, e lo portò alla bocca. 
«Che c'è?» domandò poi, quando notò Mason guardarlo con fare perplesso. «È il gelato del mio ragazzo. Sono sicuro che a lui non dispiacerà». 
*
*
«Non volevo darti nessun suggerimento su come vivere la tua vita, poco fa» disse finalmente Scott, dopo aver ascoltato per qualche secondo il cuore di Liam, mentre questo iniziava a tornare a una frequenza normale. 
«Quello che volevo dirti», riprese, «è di andarci piano. Theo non è la persona più facile del mondo», concluse Scott, aprendo la porta della cucina. Liam lo fissò per un momento, per poi assottigliare lo sguardo non appena i suoi occhi raggiunsero la figura di Theo, mezza sdraiata sul divano, con il suo gelato tra le mani e il cucchiaio in equilibrio tra le labbra.
«Credimi», rispose Liam tra i denti, mentre Theo sventolava il cucchiaio nella sua direzione con aria particolarmente felice. Bastardo. «Lo so».

Non appena varcata la soglia di casa, con al fianco un Parrish sorridente, Theo aveva evitato di far partire una qualsiasi
conversazione con i presenti. Non che ce ne fosse bisogno, oltretutto, dato che ognuno di loro era concentrato a origliare la
conversazione tra Liam e Scott, chi grazie al proprio udito super sviluppato, e chi servendosi degli altri per farsi
riportare parola per parola. Confuso, Theo fece lo stesso, non appena vide che lo sguardo di tutti i presenti si era
improvvisamente fissato su di lui; drizzò le orecchie, e le prime parole che sentì furono quelle di Liam.

«Stiamo insieme» 

 
Senza pensarci, e senza badare al fatto che tutti i presenti lo stavano ancora fissando, Theo sorrise, lasciandosi cadere soddisfatto sul divano. Afferrò poi il cucchiaio, ancora poggiato all'interno della vaschetta del gelato che Liam stava mangiando fino a poco prima, e lo portò alla bocca. «Che c'è?» domandò poi, quando notò Mason guardarlo con fare perplesso. «È il gelato del mio ragazzo. Sono sicuro che a lui non dispiacerà». 


*
*

 

 


«Non volevo darti nessun suggerimento su come vivere la tua vita, poco fa» disse finalmente Scott, dopo aver ascoltato per qualche secondo il cuore di Liam, mentre questo iniziava a tornare a una frequenza normale. «Quello che volevo dirti», riprese, «è di andarci piano. Theo non è la persona più facile del mondo», concluse Scott, aprendo la porta della cucina.

Liam lo fissò per un momento, per poi assottigliare lo sguardo non appena i suoi occhi raggiunsero la figura di Theo, mezza sdraiata sul divano, con il suo gelato tra le mani e il cucchiaio in equilibrio tra le labbra.
«Credimi», rispose Liam tra i denti, mentre Theo sventolava il cucchiaio nella sua direzione con aria particolarmente felice. Bastardo. «Lo so».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***   ***   ***   ***   ***   ***


Ehilà! Sfrutto per un momento questo spazio per precisare che la storia è quasi al termine.
Dopo questo, ci saranno altri tre capitoli, poi metterò un punto a questa fic, che ormai mi accompagna da mesi.
Ovviamente, ciò non comporta un addio ai Thiam: sappiamo tutti quanto sia utopico pensare di abbandonare una OTP! 

Nel frattempo, grazie a chiunque stia seguendo la mia storia, a chi recensisce e ai lettori più silenziosi :)


Penguin

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII - Insieme ***


Capitolo XVIII 


 

 

 

Quando il resto del branco aveva abbandonato casa di Liam, chi in preda all'imbarazzo e chi invece – come Mason e Parrish,
che si erano addirittura lanciati uno sguardo complice – in preda all'euforia, Liam era tornato in salotto, rassegnato a dover sistemare tutto il disordine che lo scontro tra lui e Theo aveva causato.

Quando il resto del branco aveva abbandonato casa di Liam, chi in preda all'imbarazzo e chi invece – come Mason e Parrish, che si erano addirittura lanciati uno sguardo complice – in preda all'euforia, Liam era tornato in salotto, rassegnato a dover sistemare tutto il disordine che lo scontro tra lui e Theo aveva causato.

Liam si abbassò a carponi, cercando di raggiungere un bicchiere sotto al divano, dove era rotolato quando, spingendo Theo, aveva fatto cadere il ragazzo a terra, urtando il tavolino basso al centro della sala. Allungò la mano sotto il mobile, cercando di afferrare il bicchiere di carta, quando questo rotolò dall'altra parte del divano, costringendo il licantropo ad alzarsi di nuovo. Fu in quel momento che, sulla spalliera del divano, notò un giacchetto, dimenticato sicuramente per la fretta di lasciare l'appartamento. Liam lo prese, rendendosi immediatamente conto che quello che stava guardando era la giacca di servizio di Parrish; lo tastò, pronto a piegarlo e lasciarlo a parte, quando avvertì qualcosa all'interno della tasca.

 

 

 


*
*



«E quelle cosa sono?»
Theo parlò, interrompendo il silenzio non appena Liam varcò la porta della loro camera. Liam alzò le spalle, continuando a tenere le manette che aveva trovato nella tasca di Parrish in bilico tra indice e medio, avvicinandosi piano al suo letto, dove Theo era sdraiato, intento a leggere chissà quale libro.

«Non credevo avessi di queste fantasie, ragazzino», continuò poi, seguendo con lo sguardo Liam e chiudendo con una mossa veloce il volume, poggiandolo sul comodino del ragazzo non appena questo si avvicinò a lui.
«Non essere idiota», rispose Liam, sedendosi sul letto occupato da Theo, ormai completamente intriso dell'odore del ragazzo, nonostante le lenzuola fresche di bucato.
Theo sorrise con fare ironico, mettendosi a sedere, la schiena ancora poggiata alla spalliera del letto in una posa rilassata, avvertendo la gamba destra di Liam entrare a contatto con la sua, ormai senza la minima ombra di finto imbarazzo.
«Le ha lasciate qui Parrish», aggiunse poi, mentre la mano di Theo sfiorava la sua, poggiata sulla gamba dell'altro; Theo sorrise, senza sfilare tuttavia la manette dalle dita di Liam. «Credi che dovrei chiamarlo?», continuò il licantropo, cercando di ignorare le mani di Theo scorrere lentamente sulle proprie, mentre sul suo volto si formava un'espressione tra il concentrato e l'assorto. «Sì, dovrei decisamente chiamarlo», concluse infine, alzandosi e lasciando Theo stringere il nulla. L'altro sbuffò, poggiandosi di nuovo alla spalliera del letto, per poi incrociare le braccia dietro la testa con disappunto.
«Già che torni di sotto», esordì stiracchiandosi, mostrando a Liam il perfetto solco degli addominali bassi sparire sotto l'elastico dei boxer, evidenti sotto i pantaloni. Liam deglutì, avvertendo il sangue defluire verso il basso a una valocità imbarazzante. «Porteresti su il resto del gelato?»

 

*
*



«Porteresti su il resto del gelato?»
Nonostante tutto Liam assottigliò gli occhi, grugnendo di disapprovazione, ancora memore dell'immagine di Theo con il cucchiaio tra le labbra e la sua preziosa vaschetta di gelato tra le mani. Il ragazzo fissò l'altro per un momento, concentrandosi sulle sue labbra, i cui angoli erano piegati in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso. Nessun senso di colpa, nessun rimpianto per aver dimezzato la sua porzione di gelato stampato in faccia. Liam lo ignorò, desiderando di potergli cancellare quel sorriso angelico e soddisfatto con un bel pugno. Sbuffò con fare melodrammatico e dando le spalle a Theo – al suo ragazzo –, scendendo di nuovo le scale, alla ricerca del cellulare abbandonato chissà dove.


La ricerca in realtà non durò a lungo: lo trovò poco dopo, incastrato tra bracciolo e cuscino del divano. Trascinandosi verso il sofà, Liam si guardò attorno, sperando di vedere Parrish comparire magicamente in modo da riprendersi le sue cose, senza costringerlo ad uscire di casa. Rigirandosi il telefono tra le mani, Liam lo sbloccò con fare distratto, pronto e rassegnato a chiamare al vicesceriffo, quando un messaggio proveniente proprio da quest'ultimo apparve sullo schermo.

Ehi Liam, ho dimenticato lì la giacca. Passo a prenderla domani mattina”.

Liam annuì tra sé, ringraziando mentalmente qualche divinità. Dando una leggera spinta al divano, così da concludere l'opera iniziata poco prima – ossia rendere casa sua di nuovo presentabile  Liam si allontanò dalla stanza, trascinandosi in cucina. Nella penombra, si mosse verso il freezer in maniera automatica, alzando gli occhi verso la nuvoletta di fumo che fuoriuscì da questo non appeno lo sportello venne aperto.

Non voleva prendere il gelato a Theo. Non se lo meritava, di quello era certo. Ma ormai il tarlo era stato insinuato nella sua testa, e la voglia di gelato si era fatta così impellente che Liam non poté resistere alla tentazione. Allungò la mano verso la confezione senza pensarci, quando l'eccessiva leggerezza della vaschetta lo colpì, costringendolo a poggiare manette – dove una piccola chiave era agganciata alle catene –, scatola e cucchiai sul tavolo. Liam aggrottò le sopracciglia, sollevando il coperchio di polistirolo. Con un' espressione furiosa, notò che del suo prezioso, preziosissimo gelato non era rimasta che una porzione minuscola, forse neppure più di due, massimo tre cucchiaiate belle piene.
Era possibile rompere con qualcuno ancor prima di aver effettivamente detto all'altro che era il suo ragazzo? Liam ci pensò a lungo, decidendo infine di tornare in camera rassegnato, con la vaschetta del gelato mezza vuota tra le mani e le manette in tasca; fu proprio quando le sue dita si strinsero attorno agli anelli di metallo che un'idea, una folle idea gli balenò in mente.

Sorrise, risalendo le scale con lentezza.


*
*


 

Quando entrò in camera, Theo era ancora poggiato alla spalliera del letto, gli occhi chiusi e il profilo perfetto in bella mostra, illuminato dall'abat jour.

Liam lo vide socchiudere lievemente un occhio, avvertendo il suo respiro farsi più pesante mentre il licantropo si accostava a lui. Theo si mosse sul materasso, spostandosi come per voler occupare tutto lo spazio disponibile. Allungò il collo all'indietro, mentre i passi di Liam suonavano sempre più vicini. Nel giro di un istante, la chimera poté avvertire il letto piegarsi sotto il peso di Liam, le mani fredde – che lo fecero rabbrividire inaspettatamente – del ragazzo poggiarsi sul suo petto e i capelli leggermente lunghi del licantropo solleticargli il naso.
Le labbra di Liam sfiorarono le sue un istante dopo, costringendo Theo a lasciarsi andare ad un gemito compiaciuto, non senza socchiudere immediatamente le labbra con l'intenzione di approfondire il bacio con un bisogno sempre più impellente.
Mantenendo ancora le palpebre abbassate, Theo sospirò soddisfatto, spingendosi contro l'altro. Con le ciglia di Liam che gli sfioravano le guance, Theo sospirò non appena la bocca dell'altro si spostò velocemente, dalle sue labbra alla sua mascella, percorrendo la distanza che separava i due punti con una serie di baci così delicati da far quasi pensare a Theo di esserseli immaginati; la pelle d'oca che, involontariamente, si era formata sull'incavo del collo e che si era diradata per tutto il corpo con una celerità inaspettata, tuttavia, testimoniava il contrario.
Rabbrividendo leggermente all'ennesimo contatto delle labbra di Liam sul suo volto, con il respiro dell'altro che sfiorava i punti più umidi e sensibili, Theo avvertì il bisogno di incrociare lo sguardo con gli occhi azzurri di Liam, per fargli capire che sì, tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento era che Liam continuasse a baciarlo e a sfiorarlo con quel ritmo, facendogli anelare ancora di più il contatto. E stava per farlo, tirando la testa appena all'indietro e lasciandosi andare ad un sorriso e a un respiro più profondo, quando avvertì il naso del ragazzo sfiorare il suo orecchio, e il suo fiato caldo solleticargli il collo, provocandogli un ennesimo, lungo, brivido.
«Tienili chiusi»

 

 

*
*



«Tienili chiusi»
Forse per via del respiro di caldo di Liam sulla sua pelle, resa sensibile dalla scia di baci che il ragazzo di era lasciato dietro, o forse per le mani dell'altro che continuavano a sfiorarlo piano, spostandosi dai suoi fianchi fino al suo viso, per poi proseguire oltre sfiorandogli le spalle, arrivando ad intrecciare per un attimo le dita con le sue, stringendole con forza, Theo ubbidì.
Theo avvertì chiaramente le ginocchia di Liam cingergli i fianchi, intrappolandolo tra il suo corpo e la spalliera del letto, e immaginò gli occhi azzurri di Liam fissarlo con desiderio, prima di chiudersi a loro volta nel momento in cui le labbra del ragazzo si ricongiungevano alle sue. Immaginò anche Liam sorridere, mentre avvertiva la sua mano spostarsi sul retro del collo di Theo, spingendolo maggiormente verso di lui, mentre le labbra di entrambi si dischiudevano e le loro lingue si intrecciavano. Quello che non aveva immaginato, invece, era di sentire qualcosa di freddo e duro chiudersi attorno ai suoi polsi.

Liam si allontanò dalle labbra di Theo, tirandosi indietro repentinamente e mettendo fine al bacio con un sorriso, proprio mentre il volto del ragazzo più grande assumeva un'espressione indecifrabile.
Theo spalancò gli occhi, mentre le pupille si riabituavano alla leggera luce presente nella stanza e le sue iridi chiare si oscuravano per il desiderio.
«Le manette, Liam? Fai sul serio?» domandò Theo aggrottando un sopracciglio con fare indispettito. Il ragazzo mosse le braccia con decisione, cercando di liberarsi dalla prigionia, quando vide Liam voltarsi verso la parte posteriore del letto, afferrare la vaschetta di gelato che lui gli aveva chiesto e immergervi il cucchiaio con soddisfazione.
«Hai quasi finito il mio gelato» esordì Liam, portando la prima cucchiaiata alla bocca, sotto gli occhi frustrati di Theo, intrappolato contro la ringhiera.
«Doveva essere il nostro gelato, se non sbaglio», lo interruppe Theo, continuando a spingere nella direzione opposta alle catene, nel tentativo di liberarsi.
«Sei tu ad aver mangiato la mia pizza, non te lo meritavi il gelato»
«Non hai detto a Scott che stiamo insieme? Pensavo che uno dei punti a favore delle coppie fosse condividere tutto»

Liam lo ignorò, portando nuovamente il cucchiaio alla vaschetta, riempiendolo nuovamente di gelato. «Avresti potuto offrirmi la tua pizza, allora», rispose Liam, portando le labbra al bordo del cucchiaio, «e invece hai solo rubato la mia», aggiunse, non riuscendo ad allontanare gli occhi dalle labbra gonfie di Theo prima, e dalle sue mani legate alla spalliera del letto, unite sopra la sua testa. Un brivido gli percorse la schiena, risalendo fino a fagli scuotere leggermente le spalle, mentre i suoi occhi si spostavano sull porzione di pelle nuda al di sotto del bordo della maglietta.

«Dammi quel gelato, Dunbar»
«Scordatelo»
«Liam, io mi merito quel gelato»
«Te lo meriti?» Liam rise, sistemandosi meglio sul letto e avvicinandosi a Theo, colpendo il suo naso con il cucchiaio vuoto. «Non ti meriti proprio niente, se non di soffrire mentre io finisco la vaschetta».
«Da quando ti conosco è la seconda volta che mi ritrovo ammanettato. Devo dire che non me lo aspettavo» intervenne Theo, cercando di attirare l'attenzione dell'altro. Liam non rispose, e Theo sbuffò contrariato. Alzò gli occhi, fissando lo sguardo in quello di Liam con aria minacciosa, per poi buttarsi in avanti, tentando di impadronirsi del gelato. Le manette, strettamente ancorate ai suoi polsi, lo tirarono indietro con un tonfo, mente con le gambe cercava di colpire Liam, che si era allontanato a distanza di sicurezza. Il licantropo sorrise, avvertendo nell'aria odore di frustrazione e qualcosa che ancora non riusciva a decifrare - senza ben capire se provenisse da Theo o da se stesso -, per poi portarsi alla bocca un nuovo cucchiaio di gelato.

Vedendo Theo far saettare il proprio sguardo tra il dolce e la sua bocca, Liam si sporse nuovamente in avanti, poggiando le proprie labbra ancora sporche di gelato su quelle di Theo in un bacio veloce, per poi tirarsi  indietro, lasciando l'altro con le labbra protese in avanti e gli occhi socchiusi, a baciare il vuoto.
«Sei sleale» esalò questo, osservando Liam muoversi di nuovo sul letto, fino a risistemare le gambe ai lati di quelle di Theo, sedendoglisi sopra bloccando in questo modo qualsiasi tipo di movimento da parte dell'altro.
Theo si lasciò andare ad un sospiro pesante non appena il corpo di Liam entrò nuovamente in contatto con il suo, il bacino di Liam decisamente premuto sul suo, avvertendo chiaramente la necessità di stringersi sempre di più conto l'altro. Liam sorrise, portando di nuovo le labbra sporche di gelato su quelle di Theo. Questa volta il bacio fu più lungo, e Liam interruppe il contatto solo per riempire nuovamente il cucchiaio e quindi la propria bocca di gelato, unendo poi di nuovo le sue labbra a quelle di Theo, che gemette soddisfatto non appena la bocca calda di Liam si unì alle sua, mentre il gelato che gli sporcava le labbra dava vita a un piacevole contrasto sulla sua pelle.
Theo tentò di spingersi più in avanti, senza tuttavia riuscire a muoversi a causa delle manette ancora strette ai polsi. Un borbottio infastidito gli uscì dalla gola, mentre Liam gli passava la lingua sul suo labbro inferiore per ripulirlo da ogni residuo di gelato. Inconsciamente, Theo alzò i fianchi, e poté avvertire il cuore di Liam aumentare di qualche battito a causa dell'eccitazione e un gemito strozzato essere trattenuto con fatica. Sorrise, spingendosi in avanti per approfondire nuovamente il bacio, mentre Liam dal canto suo, dopo aver poggiato la vaschetta ormai vuota sul comodino, portava una mano sul suo fianco e una sul suo viso, prima di baciarlo di nuovo.
«Liberami», sussurrò Theo, lasciando giusto qualche millimetro di spazio tra la sua bocca e la pelle dell'altro.
Liam non rispose, sospirando non appena le labbra di Theo raggiunsero il suo collo, provocandogli un brivido a causa del mormorio contro la sua pelle.
«Liam...»
«No»
Theo sgranò gli occhi per un istante, prima di essere costretto a chiuderli per il contatto della mano fredda – ancora a causa del gelato – di Liam sul suo fianco nudo, lì dove la maglietta si era sollevata a causa degli eccessivi movimenti del ragazzo. Theo trattenne un lamento, subito soffocato dalle labbra di Liam, che con un bacio umido e leggero ripeté quelle due lettere a contatto con la bocca di Theo. «
No».


Senza aspettare una risposta da parte di Theo, ora completamente a sua disposizione, Liam fece scendere le labbra dalla bocca dell'altro al suo collo, fino ad arrivare a socchiudere le stesse sul pomo d'adamo di Theo, per poi digrignare i denti e proseguire verso il basso. Theo, di nuovo, protestò in preda alla frustrazione, spingendosi verso Liam mentre questi aumentava lo spazio tra i loro corpi, lasciando la sua bocca come ultimo elemento di contatto tra questi. La chimera avvertì un brivido non appena il corpo di Liam fu lontano dal suo, costringendolo a muoversi e a tirare ancora le braccia dal lato opposto della ringhiera. «Liam, ti ho detto di liber-»
«Scordatelo» rispose Liam, sorridendo non appena la sua bocca si posò di nuovo sul corpo di Theo, questa volta al limite del colletto della maglia bianca scollata che indossava, lì dove i due piccoli nei che ogni tanto apparivano nella sua mente spuntavano, come per provocarlo. Liam poggiò le sue labbra proprio sopra questi ultimi, per poi scendere piano piano, fino ad incontrare il bordo inferiore della maglia, che tra una carezza e l'altra era ormai arrivato a mezzo busto.
Liam alzò gli occhi per incontrare il volto di Theo, immaginando che l'altro lo stesse fissando pieno di aspettativa. E così fu. Liam si lasciò andare a uno sbuffare divertito non appena incrociò gli occhi di Theo, che dalla sua posizione non poteva fare altro che fissarlo tra l'eccitazione e l'odio.
«Ti detesto» ringhiò il ragazzo più grande, mentre Liam continuava a sfiorare la sua pelle il minimo indispensabile, sorridendo soddisfatto non appena notò la pelle d'oca formarsi sul ogni angolo del suo corpo. Per Liam fu abbastanza; spostando le braccia ai lati della testa di Theo, posizionò di nuovo il suo corpo su quello del ragazzo, permettendogli finalmente di emettere un gemito appagato non appena avvertì il calore della pelle di Liam tornare a ricoprire la sua. «
Dio», esordì Theo, spingendo i propri fianchi contro quelli di Liam, ora finalmente disposto ad assecondarlo.


«Liam, sul serio, ho
bisogno che tu mi tolga queste stupide manette», continuò, incrociando gli occhi dalle pupille dilatate a quelli di Liam.
Il ragazzo finalmente annuì, alzando leggermente i fianchi per infilare una mano nella tasca dei jeans alla ricerca della chiave. Quando la tirò fuori, tuttavia, questa era vuota. Con un movimento veloce, ripeté il gesto con l'altra tasca, ma anche questa volta la ricerca fu vana.
Liam spalancò gli occhi, in preda al panico.
«Io... non riesco a trovare le chiavi»



*
*



«Non sei divertente»
«Theo, non sto scher-»
«Hai
davvero perso le chiavi?» ribadì Theo, sforzandosi per sistemarsi meglio sul letto, per quanto le manette che gli tenevano bloccati i polsi sopra la propria testa potessero permetterglielo.
«Merda», rispose Liam, poggiando entrambe le mani sul petto di Theo, mentre questo sospirava con frustrazione, tirando indietro la testa con fare melodrammatico. «Ero più che sicuro di averle mess-»
«Sai che ti dico? Non fa niente, non mi importa adesso»
«Cos-»
«Quello che importa», riprese Theo, tornando a guardare Liam fisso negli occhi, «è che tu riprenda a baciarmi
immediatamente», concluse, facendo sorridere Liam mentre questi si avvicinava di nuovo a lui, stringendo le gambe attorno alla sua vita e le mani sulla sua maglietta, facendo congiungere nuovamente le loro labbra in un bacio bisognoso. La lingua di Liam si intrecciò alla sua come ormai si era abituata a fare, lambendo prima il labbro inferiore di Theo, per poi sposarsi e farsi strada tra l'apertura della bocca, continuando a muoversi con fare deciso.
Ormai dimentico di ogni forma di delicatezza, Liam si spinse contro Theo, facendo collidere i loro inguini tentativo di far unire i loro corpi con foga. Theo gemette senza rendersene conto e, non riuscendo a trattenersi oltre, avvertì i propri artigli prendere il posto delle unghie, proprio nel momento in cui Liam si allontanava di nuovo, così da avere abbastanza spazio per liberarsi della propria maglietta, ammiccando con fare compiaciuto non appena notò un lampo dorato farsi strada negli occhi di Theo.


Per la chimera fu abbastanza da sopportare. Con un gemito frustrato che a Liam ricordò tanto uno di quei ruggiti che gli aveva sentito fare mentre combattevano fianco a fianco, Theo si tirò in avanti con tutta la sua forza. Il più piccolo sentì chiaramente il metallo della spalliera cedere e spezzarsi sotto la spinta della chimera, mentre questa si liberava della manette con violenza, facendo volare pezzi di metallo per tutta la stanza, risuonando al contatto con il pavimento.
Senza che se ne potesse effettivamente rendere conto, Liam avvertì le gambe di Theo stringersi attorno ai suoi fianchi come se ne valesse della propria vita, e l'istante successivo si ritrovò a sbattere con la schiena sul materasso, osservando il volto di Theo dal basso verso l'altro, mentre i capelli spettinati dell'altro coprivano i suoi occhi, e le sue labbra umide raggiungevano il suo petto nudo.

Liam gemette non appena avvertì Theo a contatto con la propria pelle. Le labbra del ragazzo si dischiusero leggermente all'altezza della sua spalla sinistra, per poi iniziare a scendere con impeto lungo il petto di Liam seguendo una linea obliqua immaginaria, fermandosi appena sopra l'ombelico del licantropo. Theo si bloccò, sorridendo sul corpo dell'altro, per poi lasciare un bacio più deciso sulla sua pelle; senza riuscire a trattenersi, Liam inarcò la schiena, e i suoi occhi azzurri si spalancarono di colpo, lasciando posto al brillante color oro che poco prima aveva visto riflesso negli occhi dell'altro. Theo si accomodò meglio sopra di lui, facendo peso sulle proprie ginocchia, mentre Liam si tirava a sedere con l'aiuto di un braccio, cingendo con quello libero la parte bassa della schiena di Theo, tirando il ragazzo sempre più vicino a sé, come se il contatto con il corpo di Theo gli fosse necessario tanto quanto l'ossiggeno che stava respirando.
Quando le labbra di Theo toccarono avidamente il suo collo, e i suoi denti lasciarono un leggero morso sulla sua spalla, Liam portò entrambe le braccia sull'ampia schiena dell'altro, proprio mentre i suoi artigli fuoriuscivano in maniera incontrollata. Theo si lasciò andare a un lamento sommesso non appena le unghie di Liam gli lacerarono la stoffa della maglie e la pelle, lasciando delle lunghe e profonde scie rosse sulla sua schiena e strappando la sua maglia lungo tutto il dorso.
«Mi dispiace» sussurrò Liam, avvertendo il battito cardiaco di Theo accelerare, e raggiungere dei picchi più alti di quelli già straordinariamente elevati che aveva avuto fino a quel momento.
Theo sorrise, prima poggiando la fronte sull'incavo del collo di Liam e poi incrociando le braccia sul petto, verso il basso, in modo da afferrare i lembi della maglia e sfilarla dal proprio corpo in maniera frettolosa, lanciandola chissà dove nella penombra della stanza.
Liam non riuscì ad evitare di fissare il petto nudo di Theo a pochi centimetri dal suo volto, ammarando i pettorali definiti e le ampie spalle del suo ragazzo. Immobile, come incantato dal respiro irregolare dell'altro, Liam alzò infine gli occhi sul volto di Theo, incrociando lo sguardo eccitato dell'altro.
«A me per niente», sussurrò Theo, prima di spingersi nuovamente contro di lui, gemendo di nuovo non appena gli artigli di Liam tornarono a graffiare il suo corpo.



*
*

 

 

Non appena le labbra di Theo furono nuovamente sulle sue, in quello che ormai più che un bacio sembrava l'unico modo possibile per respirare, e i fianchi di Theo spinsero contro i suoi per l'ennesima volta, Liam non poté fare a meno di spostare le mani – le cui unghie erano ormai rientrate al proprio posto – sul fondo schiena di Theo, costringendo il ragazzo a un gemito strozzato non appena una stretta più vigorosa lo incoraggiò a spingersi ancora di più verso il licantropo, che aveva già fatto scivolare una mano tra i loro corpi. Slacciare il primo bottone dei jeans di Theo fu facile, e fu facile anche oltrepassare l'elastico dei suoi boxer aderenti. Non appena la mano di Liam si strinse attorno all'erezione di Theo, tutto ciò che l'altro poté fare fu trattenere il respiro con violenza, per poi lasciarsi andare ad un sospiro estasiato non appena Liam iniziò a muoversi contro di lui con lentezza.
Theo sospirò, inarcando la schiena per permettere a Liam di muoversi più liberamente sul suo corpo, mentre questi faceva pressione sulla sua spalla per invertire nuovamente la posizione. Completamente assuefatto dalla situazione, Theo non oppose resistenza, limitandosi a portare una mano sui fianchi di Liam non appena questi fu sopra di lui, raggiungendo la zip dei suoi pantaloni per abbassarla frettolosamente. Theo sollevò la testa, cercando con desiderio le labbra di Liam, che non tardarono a unirsi di nuovo alle sue con voracità. La lingua di Liam si intrecciò immediatamente a quella dell'altro, soffocando un gemito tra le labbra screpolate di Theo non appena il ragazzo afferrò un lembo dei pantaloni dell'altro per spingerli verso il basso, così da ridurre lo strato di vestiti che ancora separava i loro corpi.
«
Theo», sussurrò Liam, avvertendo le dita dell'altro scorrere sulle proprie cosce, agganciandosi ad essere con forza mentre i pantaloni di Theo facevano la stessa identica fine dei suoi.
«Cosa?» rispose l'altro, soffocando un gemito nel sentire le labbra di Liam vibrare contro il proprio collo, ormai completamente segnato da macchie più scure, alcune delle quali già pronte a scomparire per lasciare il posto a nuova pelle da marchiare.
«Mi fai il solletico».
Theo rise, rilassando le spalle e portando la mano destra sul volto di Liam. Il ragazzo si fermò, riportando entrambe le mani ai lati della testa di Theo, intrecciando le dita con quelle libere dell'altro non appena gli fu possibile, in modo da tenere la sua mano ferma e ancorata al materasso. Theo fece saettare lo sguardo dalla sua mano agli occhi azzurri di Liam, mentre questo iniziava a lasciare una scia di baci dapprima sul suo petto, fino ad arrivare al basso ventre di Theo. Non appena le labbra di Liam sfiorarono la sua erezione, ancora coperta dai boxer, la chimera non poté fare a meno di spostare la mano tra i capelli di Liam, stringendoli tra le dita e spingendo con decisione il ragazzo contro il suo corpo. Senza che ce ne fosse davvero bisogno, Liam assecondò il movimento dell'altro, per poi eliminare l'ultimo ostacolo che lo separava dall'avere accesso al corpo totalmente nudo dell'altro, perfetto come lo ricordava. Il ragazzo alzò gli occhi verso il volto di Theo, trovandolo contratto in una smorfia appagata; sorrise internamente, ammirando le vene del collo di Theo tendersi nello sforzo di non perdere totalmente il controllo.


Theo strinse gli occhi, artigliando con le proprie unghie sfoderate il materasso di Liam, bucandolo e facendo fuoriuscire pezzi di imbottitura. Con il respiro pesante e il petto che si gonfiava e sgonfiava irregolarmente, strinse la mano libera sulla spalla di Liam, costringendolo a risalire verso il suo viso, per poi baciarlo con foga. Il ragazzo non si fece attendere, raggiungendo in un istante di nuovo le labbra di Theo e poi il suo collo, lasciando dei piccoli morsi lungo la clavicola.
«
Cazzo, Liam», gemette Theo, mentre il respiro caldo dell'altro gli sfiorava la pelle, e la sua erezione ancora insoddisfatta premeva contro il suo corpo.

 


*
*



Sospiri e gemiti continuarono ad alternarsi e sovrapporsi per minuti interi, mentre Liam e Theo continuavano a sfiorare e stringere e baciare ognuno il corpo dell'altro con desiderio. Theo passò il suo braccio attorno alla vita di Liam, stringendo forte sul suo fianco in modo da ribaltare le loro posizioni con un colpo di reni, così come aveva fatto Liam con lui quella stessa sera. Liam alzò la schiena, poggiando una mano sul materasso e l'altra sul petto di Theo, non appena questo strinse il suo corpo nudo contro quello del licantropo, che gemette di frustrazione e piacere.
«Mi stai uccidendo», esordì Liam, soffocando le parole nell'incavo della spalla di Theo, mentre questo iniziava a muoversi sopra di lui. Theo non rispose, limitandosi tentare di impedire al proprio battito cardiaco di accelerare con prepotenza. Liam avvertì distintamente il cambiamento di ritmo, che questa volta non aveva nulla a che fare con l'eccitazione.
Nervosismo. Timore. Aspettativa. Desiderio. Amore?
«Theo, ch-»
«Hai bisogno di un invito scritto o cosa?»
Liam alzò la testa, avvertendo i fianchi di Theo sollevarsi appena e le mani del ragazzo afferrare le sue, per portarle sul proprio corpo.

Theo gemette non appena le dita di Liam arrivarono a sfiorarlo, accarezzandolo piano e poi sempre con più decisione e sempre più in profondità, prima di emettere un suono grottesco dal profondo della gola nel momento in cui il tocco si fece più intenso, così intenso che Theo pensò non fosse neppure possibile che tutto ciò stesse accadendo davvero. I suoi occhi passarono nuovamente al dorato della trasformazione, e mantennero questa forma per tutto il tempo in cui le mani di Liam continuano ad esplorare il suo corpo.


Quando, qualche minuto dopo, Liam fu finalmente dentro di lui, Theo inarcò la schiena e ruggì con tutta la potenza possibile. Liam trattenne un gemito strozzato, limitandosi a stringere un braccio attorno i fianchi di Theo, assecondando il movimento del ragazzo, mentre questo conficcava i propri artigli nella sua schiena senza riuscire a trattenere i gemiti che continuavano a uscire dalla sua bocca. Liam spalancò gli occhi, mentre le sue iridi azzurre lasciavano il posto a quelle dorate. Quel minimo di controllo che Liam era riuscito a mantenere fino a quel momento scomparve definitivamente, perdendosi tra i sospiri e le parole spezzate che uscivano dalla bocca di Theo, tra una bacio e l'altro, una spinta e l'altra, un'emozione e l'altra.




*
*

 



Theo rotolò su un fianco, sdraiandosi accanto a Liam e osservando il suo petto muoversi in maniera irregolare, così come il proprio, sincronizzandosi allo stesso ritmo.
Non riuscendo a trattenere oltre un sorriso, Theo voltò la testa verso Liam, incrociando gli occhi nuovamente azzurri dell'altro; stava per spostarsi e dare le spalle al ragazzo, rilassandosi tra le sue braccia, quando avvertì qualcosa di duro premere sulla sua propria schiena.
Theo si immobilizzò per un secondo, lasciandosi andare ad una risata di cuore.
«Davvero Liam?»
Il licantropo non rispose, limitandosi a poggiare il visto sul palmo della propria mano, posizionando il gomito sul materasso ormai rovinato e girandosi su un fianco in modo fa poter fissare Theo dritto negli occhi.
«
Di nuovo
«Cosa?», domandò Liam, sgranando gli occhi con fare sorpreso, mentre Theo si muoveva al suo fianco. «Giuro che non ho fatto niente».
Theo sbatté le palpebre, allungando un braccio dietro la propria schiena, per poi tirar fuori dal poco spazio che separava il suo corpo e quello di Liam uno degli anelli delle manette di Parrish. Theo rise di nuovo, voltandosi verso Liam tenendo in equilibrio la manetta superstite sull'indice.
«Che scusa ci inventiamo per queste?»

 

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX - Il giorno dopo ***


 

 

Theo mosse con fatica una gamba, allungandola oltre il bordo del lenzuolo che ancora gli copriva metà del corpo. Cercando di non spostarsi troppo sul materasso, tentò di allontanare il proprio arto inferiore dalle grinfie di Liam, fallendo miseramente. Stava per decidere di lasciarsi alle spalle qualsiasi forma di gentilezza e alzarsi dal letto svegliando il ragazzo addormentato al suo fianco, quando un lamento strozzato gli raggiunse le orecchie. Theo sbatté le palpebre un paio di volte, non riuscendo a decifrare cosa Liam avesse borbottato, mentre il ragazzo si spostava a sua volta sul letto per annullare quella minuscola distanza che Theo aveva messo tra i loro corpi nel tentativo di alzarsi, nascondendo la testa tre le lenzuola e il petto di Theo.
«'mani ui»

Theo sorrise, riaccomodandosi nuovamente sul letto, accolto dal calore emanato dalle lenzuola e dal corpo di Liam. Senza pensarci, strinse la presa attorno alla mano del ragazzo, mentre questi, ancora mezzo addormentato, imprigionava contro il suo petto il braccio di Theo. Il tocco leggero del naso di Liam sul dorso della propria mano fece battere il cuore di Theo un po' più forte del consueto, spingendolo a sorridere contro la clavicola dell'altro, mentre posava un bacio appena accennato su quella porzione di pelle tra collo e spalla che quella notte aveva avuto modo di marchiare più e più volte.
«Cosa?» domandò Theo, facendo vibrare le proprie labbra sul collo nudo di Liam, mentre l'altro continuava a mugugnare parole incomprensibili.
«Rimani qui», ripeté questa volta la Liam svelando finalmente l'arcano. Theo sorrise di nuovo – in effetti, forse, non aveva mai smesso di farlo dall'istante in cui aveva aperto gli occhi e si era ritrovato a fissare la nuca scompigliata di Liam, a respirare il suo odore sulla propria pelle e ad ascoltare il suo battito cardiaco rimbombargli nelle orecchie –, tirando Liam quanto più possibile contro di sé, in modo tale da poter intrecciare di nuovo le proprie gambe alle sue e avvertire il corpo dell'altro adattarsi contro il proprio petto nudo. Aumentò l'intensità dell'abbraccio, non appena avvertì Liam emettere un sospiro soddisfatto, abbassare la testa e lasciare un piccolo bacio nella parte interna del suo polso, prima di rilassarsi completamente e addormentarsi di nuovo tra le sue braccia.



*
*

 


La prima volta che aveva sentito quel fastidioso suono raggiungergli le orecchie, Liam aveva stretto gli occhi e spostato la testa sul cuscino, sperando che fosse solamente un sogno. La seconda volta, quando ormai il sonno lo aveva quasi abbandonato, scendere a patti con la verità dei fatti era stato inevitabile: il suo cellulare stava davvero squillando, e non rispondere, ignorare la telefonata – soprattutto quando quella telefonata poteva essere di chiunque, compresi i suoi genitori, che annunciavano un rientro a sorpresa – sarebbe stato da irresponsabili. Così, al terzo, irritante squillo, il ragazzo allungò il braccio oltre il comodino, non senza averlo prima liberato dalla stretta di Theo, che borbottò infastidito. Non appena la sua mano raggiunse il telefono, e i suoi occhi lessero il nome di Scott sullo schermo, Liam si tirò a sedere sul letto, schiarendosi la voce con decisione, non senza aver lanciato prima uno sguardo indeciso verso Theo che, ancora sotterrato dalle coperte, gli dava le spalle e sembrava ancora addormentato.

«Ehi Scott» esordì, mantenendo il tono della voce appositamente basso, muovendosi nervosamente sul letto, tentando di far meno rumore possibile.
«Liam!», la voce dell'alpha lo raggiunse subito, decisamente più squillante della propria. «Come è andata il resto della serata? Tu e Theo avete chiarito la... situazione?» domandò poi Scott, tentando di mantenere un tono neutrale.
Liam deglutì, portando la mano libera sul retro del proprio collo, accarezzandolo con nervosismo, mentre con un'occhiata veloce si voltava verso Theo, incontrando i suoi occhi chiari e ancora lucidi a causa del sonno. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia confuso, non appena l'altro iniziò ad abbandonare la propria posizione supina, per tirarsi su e fermarsi alla sua altezza, poggiando il mento nell'incavo della sua spalla.
Liam sorrise, avvertendo il respiro di Theo sul proprio corpo, mentre l'altro premeva prima il mento, poi il naso e infine la fronte sullo spazio libero sulla sua clavicola.
«Liam? Ci sei?»
«S-scusa Scott, sì», rispose Liam, spostandosi in modo tale da allontanare Theo dal suo corpo, senza però riuscirci davvero. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, avvertendo il braccio dell'altro cingergli il petto da sopra la spalla e il suo corpo poggiarsi alla sua schiena, senza tuttavia allontanare il volto dalla sua posizione. «Va tutto bene», aggiunse poi, tentando di ignorare il pollice di Theo che aveva iniziato a muoversi sul proprio stomaco.
«Ottimo», rispose Scott, e Theo poté avvertire il tono dubbioso della sua voce oltre il telefono; inconsciamente, strinse la presa su Liam, mentre questi si rilassava contro di lui. «Avevo chiamato per chiederti se avevi – be', a questo punto avevate – voglia di uscire con me, Malia e tutti gli altri, questo pomeriggio»
Liam guardò con la coda dell'occhio Theo, avvertendolo sbuffare e annuire con poca convinzione, prima di rispondere a Scott. «Credo che non ci sia pro- ah
«Tutto bene?»
Liam chiuse per un momento gli occhi, cercando di riprendere il controllo della conversazione. Cosa non facile, dal momento che Theo aveva iniziato a mordergli l'orecchio con decisione, tirando il suo lobo verso il basso con i denti prima di inglobarlo tra le proprie labbra, costringendo Liam a sospirare pesantemente.
«Io... sì, non-»
Le parole gli morirono in gola, quando la lingua di Theo si spostò dal suo orecchio al suo collo, iniziando a muoversi in piccoli cerchi sulla vena più esposta. Liam strinse la mano libera attorno al lenzuolo, trattenendo il respiro di colpo nel momento in cui Theo sostituì la lingua con i denti.
«Liam? È un brutto momento?»
«No, va ben-»
E, di nuovo, Liam non riuscì a rispondere. Mentre i denti di Theo continuavano a procurargli brividi per tutto il corpo, alternandosi a leggere pressioni con la lingua e a umidi baci, la sua mano libera, quella che non gli stava ancora cingendo il petto come se non ne valesse della propria vita, aveva cominciato a spostarsi dal suo fianco alla sua vita, per poi fermarsi proprio lì dove il basso ventre di Liam era in evidente tensione.
Theo sorrise, e Liam poté avvertirlo distintamente a contatto con la propria pelle. Il ragazzo più grande spostò le proprie labbra dal collo di Liam, per poi posarle sulla mascella del ragazzo, continuando la sua opera di distrazione, mentre la voce di Scott continuava a risuonare per la stanza attraverso il telefono.
«Liam? C'è qualche problema?»
La chimera alzò gli occhi al cielo. In un attimo, allontanò il braccio dal petto di Liam, allungandolo oltre la spalla dell'altro e afferrando il cellulare dalle mani del più piccolo.
«Scott, abbiamo da fare al momento, tu e Liam potete chiacchierare più tardi», asserì con tono scocciato, ricevendo come risposta uno sguardo sconvolto da parte di Liam.
«Theo!», esclamò l'altro, guardando Theo chiudere la telefonata con nonchalance e lanciare il cellulare alle sue spalle. Liam spalancò la bocca, pronto a ribattere. Tuttavia, le labbra di Theo gli impedirono di proferir parola, poggiandosi sulle proprie con un'inaspettata dolcezza. Liam chiuse gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di unire le sue iridi azzurre a quelle chiare dell'altro, fissandole da una distanza ravvicinata.
«Si può sapere quale è il tuo problema?» borbottò, ritrovandosi a osservare il volto di Theo, sulla cui guancia imperversava ancora il segno del cuscino.
L'altro alzò le spalle, sorridendo con fare provocatorio e allungando una mano per scompigliare i capelli di Liam, che continuava a guardarlo perplesso. «Non mi avevi ancora dato il buongiorno».

 

 


*
*

 

 

 


Dopo aver passato buona parte della mattinata a rotolarsi tra le lenzuola con Theo, Liam aveva deciso, all'ennesimo brontolio del suo stomaco, che morire di fame non era il modo giusto per porre fine alla sua vita. Soprattutto ora che le cose sembravano andare per il meglio. Così, con solo i boxer addosso e una maglietta presa non si sa dove, il ragazzo aveva abbandonato il letto, non senza un lamento infastidito di Theo, e si era diretto in cucina, ignorando il “dove vai?” dell'altro.


Liam aveva appena versato l'impasto per i pancakes nella padella quando il campanello della porta suonò per la prima volta, costringendolo ad assumere un'espressione perplessa. Con estrema lentezza, con le gambe ancora intorpidite, i pochi vestiti che aveva indosso sgualciti e leggermente sporchi di farina e i capelli spettinati, si era trascinato fino all'ingresso, per poi aprire la porta senza neppure domandare chi fosse.


A fissarlo, in piedi davanti a lui e con un sorriso di benevolenza stampato in faccia, Jordan Parrish.
«Ehi Liam. Hai trovato la mia giacca?»

Liam si schiarì la voce nervosamente, portando un braccio dietro al collo con fare disinvolto mentre il vicesceriffo entrava in casa, senza abbandonare la sua aria serena. «Tutto bene?» domandò, notando l'assenza di risposta da parte del licantropo, che dal canto suo si era limitato a spostarsi al lato della porta per permettere a Parrish di entrare in casa propria.
«Sì, tutto bene» rispose Liam, limitandosi a fissare il poliziotto passargli accanto e addentrarsi in salotto, per poi afferrare con una mano la giacca che faceva bella mostra di sé sullo schienale del divano.
«Spero di non averti svegliato», riprese Parrish, distendendo il capo d'abbigliamento e allungando un braccio per infilarlo in una delle maniche, per poi imitare il gesto con l'altro arto, fino a quando la giacca non gli si adattò addosso con precisione.
«Oh, no, tranquillo», rispose Liam, alternando lo sguardo tra Jordan e la cima delle scale. «Stavo giusto pr-».
«Ehi Liam! Stai preparando la colazione? Anche a te viene fame dopo aver fatto attività fisic- Oh»

La voce di Theo, ancora roca per il sonno ma stranamente euforica gli raggiunse le orecchie, mentre la figura del ragazzo appariva in cima alle scale.
Liam chiuse gli occhi, sperando di aver immaginato tutto. Non appena li riaprì, tuttavia, Theo era ancora lì, immobile a metà strada sulle scale, con solo i boxer attillati addosso e un segno evidente di graffi – i suoi, graffi – sul fianco, mentre uno degli anelli delle manette era ancora stretto attorno al suo polso.

«Ciao Parrish», esordì Theo, cercando di comportarsi come se la situazione fosse del tutto normale, poggiando un braccio sulla balaustra e sorridendo in direzione del vicesceriffo.
L'altro lo fissò perplesso, alternando lo sguardo tra Theo e Liam, mentre quest'ultimo si portava una mano sulla faccia e abbassava il capo in preda alla vergogna e Theo iniziava a scendere le scale poco per volta. Jordan alzò una mano, come per accennare un saluto, quando i suoi occhi incontrarono quello che rimaneva delle proprie manette di servizio incastrare attorno al polso di Theo. Il vicesceriffo bloccò il braccio a mezz'aria, sgranando gli occhi e fissando i due ragazzi, in piedi l'uno accanto all'altro, con fare imbarazzato.
«Quelle sono...?»
«No!»
«»
«Sta zitto, Theo!»
«Non si mente alle autorità, Liam»

Per la seconda volta di quella giornata, Liam portò una mano al volto, passando il proprio palmo sul viso in maniera drammatica. «Sei un idiota»
Theo sbuffò, alzando gli occhi al cielo con fare divertito prima di ammiccare in direzione di Liam. «E cosa vuoi fare? Mettermi in manette?
Di nuovo?». Il ragazzo rise, avvertendo chiaramente la frustrazione di Liam iniziare a crescere e vedendo il ragazzo aprire la bocca tentando di ribattere, per poi richiuderla senza aver proferito parola.
«E con ciò, direi che è ora che io tolga il disturbo» intervenne Parrish, cercando in tutti i modi di mantenere un contegno, mentre si avvicinava all'uscita. Sorrise, chiudendosi la porta alle spalle, mentre le voci di Liam e Theo sfumavano dietro di lui.



*
*



Seduto sullo sgabello della cucina, Theo afferrò la forchetta tra le mani, rigirando sul piatto un pancake ormai completamente bruciato.
«Avresti potuto offrirmi metà della tua colazione, sai» esordì, spostando una mano sulla guancia, in modo tale da poggiarla contro il proprio pugno chiuso e facendo pressione sul gomito poggiato al tavolino per mantenere la posizione.
Liam sbuffò infastidito, allungandosi oltre la penisola per afferrare lo sciroppo d'acero e cospargerlo sui propri pancakes, non senza prima aver scoccato a Theo un'occhiata arrabbiata. «La colazione è per chi se la merita, Theo. Non per chi ti sputtana davanti a un ufficiale della polizia»
«Oh, andiamo!» protestò Theo, facendo cadere la forchetta sul tavolo e sul piatto, allargando le braccia con fare drammatico. «Era solo Parrish!»
Liam sbuffò, potando con stizza un pezzo di pancake alla bocca e masticando rabbiosamente. Theo lo fissò, ammirando i capelli scompigliati ricadere sugli occhi azzurri di Liam e la sua bocca muoversi con decisione, mentre un filo di sciroppo gli aveva sporcato il labbro superiore. Come rapito, si avvicinò verso l'altro, pronto a far sparire lo sciroppo dal volto di Liam, quando il licantropo si allungò oltre il tavolo, afferrando il proprio cellulare che aveva iniziato a vibrare ripetutamente. L'espressione confusa e lo sguardo sconvolto che si formarono sul suo viso fecero desistere Theo da qualunque iniziativa, mentre Liam iniziava a tossire cercando di ingoiare la colazione andata di traverso e Theo si sporgeva oltre sua la spalla per leggere il messaggio appena ricevuto.


Mason
: “
Hai davvero legato Theo a letto con delle manette?! E, soprattutto, hai delle foto?”

 

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Capitolo 21
*** Capitolo XX - I love this kid ***


 

 

Non appena Theo spense il motore dell'auto, Liam si sentì soffocare. Non aveva idea del perché lo avesse fatto, del perché avevesse detto a Scott che sì, lui e Theo sarebbero stati felicissimi di unirsi ad un'uscita di gruppo al lunapark quel pomeriggio. Si strinse nelle spalle, arricciando il naso con fare infastidito. Mai, mai più fare promesse mentre le labbra di Theo Reaken sono sul tuo collo. Era già tanto che non avesse acconsentito a qualche missione suicida, pensò.
Non che la situazione fosse così diversa, aggiunse poi mentalmente.
«Sei sicuro di voler andare?»
La voce di Theo interruppe i suoi pensieri, e Liam sospirò, osservando di sottecchi le mani dell'altro ancora fermamente poggiate al volante della sua macchina, strette attorno al volante come a non volerlo più lasciare andare.
Mantenere sempre una via di fuga rapida a disposizione. Mossa saggia.
«Gli abbiamo detto che ci saremmo stati», rispose Liam, abbandonando la testa contro lo schienale, chiudendo gli occhi e sospirando in maniera drammatica, mentre Theo al suo fianco alzava gli occhi al cielo, sporgendosi per slacciare la cintura di sicurezza. Le labbra di Liam si incurvarono leggermente verso l'alto quando la mano di Theo si spostò dalla cintura al suo viso, tirandogli lievemente una delle ciocche di capelli che fuoriuscivano dal cappello di lana che gli copriva la testa. Theo sorrise non appena Liam aprì di nuovo gli occhi, fissandolo con rassegnazione e spingendosi allo stesso tempo contro la carezza di Theo, abbandonandosi completamente al suo tocco.
«Possiamo sempre dire di aver avuto un imprevisto. Che i tuoi genitori sono tornati prima, o magari ch-»
«Sei adorabile quando ti preoccupi», disse, incrociando ora lo sguardo oltraggiato di Theo. La chimera aggrottò le sopracciglia, ritirando subito la mano, le cui dita stavano ancora accarezzando i capelli del più piccolo.
«Io non sono adorabile. E non mi preoccupo. È solo auto-conservazione» rispose, incrociando le braccia al petto, mentre Liam provvedeva a liberarsi della sua cintura di sicurezza, spostando poi il peso su un fianco.
«Certo, continua a crederlo» ribatté Liam, sporgendosi oltre il sedile e unendo velocemente le sue labbra a quelle di Theo, per poi allontanarsi leggermente subito dopo, rimanendo tuttavia a solo qualche millimetro dall'altro. L'istante dopo Theo aveva fatto incontrare le loro labbra di nuovo, mentre Liam si scioglieva contro il bacio. Senza esitare, Theo allungò una mano sul volto di Liam, spostandosi a sua volta sul sedile per trovare una posizione più confortevole, mentre l'altro continuava a lasciare una serie di piccoli baci sulle sue labbra, prima di spingersi oltre, poggiare una mano sul volante dell'auto e stringere tra i denti il labbro inferiore di Theo, che subito sospirò, lasciandosi andare a un verso soddisfatto, con somma gioia di Liam, che riprese a sorridere contro la sua bocca in maniera evidente.

Il rumore di nocche che sbattevano sul vetro del finestrino fece sussultare entrambi; per lo spavento, Liam serrò immediatamente i denti, finendo per mordere con forza il labbro di Theo, che protestò dolorante prima di spingere via il ragazzo da sé con una spinta.
Liam arretrò di scatto, cercando di mantenere alla bene e meglio l'equilibrio allungando una mano verso il cruscotto. Peccato, però, che tutto quello che trovò fu il pulsante del clacson, il cui rumore riecheggiò nel parcheggio con prepotenza.
Il volto sorridente di Stiles, che li salutava dall'altra parte del finestrino, fu la prima cosa che gli occhi di Theo videro prima di chiudersi e voltarsi verso Liam, mentre quest'ultimo ritornava a sedere sul proprio posto e Theo serrava i denti con irritazione.
«Io odio i tuoi amici»
Liam ricambiò lo sguardo, portando una mano alla propria testa, lì dove qualche secondo prima aveva sbattuto contro il tettuccio dell'auto. «In questo momento non potrei essere più d'accordo», rispose, voltandosi per aprire lo sportello. «Sei pronto?» domandò, un filo di incertezza nella voce, mentre Stiles continuava a picchiettare sul vetro, esortandoli ad uscire dalla macchina con un fastidioso sorriso stampatato in faccia.
«Per niente» rispose Theo, aprendo lo sportello, prima di voltarsi un'ultima volta verso il suo ragazzo. «Facciamolo».

 


*
*

 

 

«Amico, stai sanguinando»
La voce di Mason interruppe il silenzio rivolgendosi direttamente a Theo, che si ritrovò a fissare il migliore amico di Liam con fare confuso.
«Cos-?» Theo si interruppe, portandosi la mano al volto. Con un leggero tocco delle dita si accarezzò il labbro inferiore, per poi portare l'arto davanti gli occhi e appurare che sì, stava effettivamente sanguinando.
«Oh, non è niente», rispose, passando nuovamente il pollice sulla propria bocca, prima di lanciare uno sguardo di rimprovero verso Liam, che dal canto suo era rimasto in silenzio, osservandolo mentre si passava la lingua sulla ferita con fare rapito. «Non è la prima volta che succede» aggiunse, sorridendo in maniera provocatoria, osservando Liam arrossire immediatamente con soddisfazione.
«E questo, decisamente, non lo volevo sapere» asserì Stiles, portandosi una mano al volto, mentre Scott alle sue spalle lo raggiungeva, camminando fianco a fianco con Malia.
«Che mi sono perso?» domandò subito l'Alpha, salutando tutti con un gesto della mano.
«Il tuo piccolo beta piacciono le cose violente, a quanto pare», rispose Stiles, iniziando a camminare vicino al suo migliore amico e alla sua ragazza, mentre Corey e Mason li seguivano distanziandoli di poco, e Theo e Liam rimanevano ancora fermi immobili al loro posto. «Sai, ho sentito Parrish raccontare a Mason qualcosa che aveva a che fare con delle manette...».

E mentre Theo scoppiava a ridere, Liam pensò che forse morire soffocato dalla propria saliva non sarebbe stata poi una tragedia così grande.



*
*


Stiles e Lydia. Scott e Malia. Mason e Corey.
Liam si guardò intorno pieno di dubbio, cercando di capire perché tutte le coppie che camminavano davanti a lui e Theo fossero abbracciate, o si stessero comunque tenendo la mano mentre passeggiavano spalla contro spalla, scambiandosi occasionalmente un qualche gesto di affetto. Mentre lui e Theo non potevano essere più distanti di quanto non fossero già.
Con discrezione, il licantropo lanciò uno sguardo veloce a Theo, che invece continuava a camminare tenendo lo sguardo fisso all'asfalto, le mani fermamente inserite nelle tasche e nessuna intenzione di avvicinarsi a lui più di quanto non fosse necessario.
Non che a Liam importasse,
ovviamente.
Insomma, Theo era il suo ragazzo, certo, ma non era scritto da nessuna parte che dovessero fare tutte quelle cose normali che facevano le coppie, giusto? Tipo tenersi per mano. Tenersi per mano era sopravvalutato, pensò Liam, fissando con frustrazione le dita di Mason intrecciarsi a quelle di Corey, accarezzando prima le nocche della mano dell'altro ragazzo con delicatezza. E pure abbracciarsi era sopravvalutato, rifletté, mentre davanti a lui Stiles continuava a stringere il fianco di Lydia, con i capelli di lei che volavano ovunque con il vento. Certo, Theo non aveva i capelli
così lunghi da infastidirlo, in caso di vento improvviso, ma magari qualche doppia punta – come se Theo potesse avere le doppie punte, poi – si sarebbe potuta staccare e volare verso la sua faccia, irritandolo terribilmente e rovinandogli la giornata. No, anche gli abbracci erano fuori discussione. E la stessa cosa valeva per i baci scambiati di sfuggita, si disse, osservando Malia afferrare il colletto del cappotto di Scott per poi tirarselo contro e baciarlo davanti a tutti, continuando a camminare con disinvoltura subito dopo. Lui e Theo si baciavano già a sufficienza dentro casa, quando erano soli, cosa poteva cambiare tra il farlo tra le pareti domestiche, nell'intimità della loro camera, e farlo in pubblico? Assolutamente niente, si disse Liam, lanciando un'altra occhiata infastidita verso Theo.
Sentendosi osservato, il ragazzo più grande alzò finalmente lo sguardo da terra, incrociando quello ostile di Liam. Confuso, sbatté le palpebre un paio di volte, avvicinandosi di poco all'altro ragazzo, fino a far scontrare la propria spalla con quella di Liam, spingendolo con fare incalzante.
«A cosa stai pensando?» domandò, gli occhi grandi che gli illuminavano il viso contratto in un'espressione di totale innocenza.
«Mh?» incalzò Liam, guardandolo a sua volta. «No, niente», rispose Liam, sorridendo con disinvoltura verso Theo, non riuscendo a liberarsi però dello sguardo inquisitorio dell'altro. «Solo...» riprese, lanciando un'occhiata veloce ai suoi amici, qualche metro più avanti, «non credi anche tu che essere così sdolcinati sia
eccessivo?» domandò sussurrando, ammiccando in direzione degli altri membri del branco.
Theo non rispose, continuando a fissare Liam con un sorriso sulle labbra, mentre il ragazzo continuava con il suo monologo. «Che bisogno c'è di tenersi per mano per tutto il tempo?» continuò, cercando di mantenere un tono polemico. «Insomma, dovete far sapere a tutti che state insieme? Perché è quello che fanno le coppie, no? Tenersi per mano. Certo, non tutte le coppie si tengono per mano quando escono insieme, certo, ma stringersi la man-»
«Liam?»
La voce di Theo lo interruppe, e gli arrivò accompagnata da una leggera risata, mentre l'altro scuoteva leggermente la testa, sbuffando.
«Cosa?»
«Vuoi che ti tenga la mano mentre camminiamo?»
«Noi non... non era questo che inten-»
«Liam-»
«Insomma, non voglio farti fare niente che tu non-»
«Liam?» Theo incalzò di nuovo, allungando il braccio verso l'altro e afferrando la mano del più piccolo senza attendere oltre, intrecciando le loro dita con facilità, come se fossero fatte per stringersi a vicenda. «Mi piacerebbe tenerti la mano mentre camminiamo», aggiunse, tirandosi il ragazzo contro il petto e posando un leggero bacio sulla sua tempia, prima di stringere con più determinazione le proprie dita a quelle dell'altro e continuare a camminare mentre Liam, finalmente, sorrideva al suo fianco con aria soddisfatta.

 

 

*
*

 


«Ti ho detto di lasciarmi fare»
«Theo, è il terzo tentativo che fai. Rassegnati»
«Mai»
Liam sbuffò, poggiandosi al chiosco del tiro a segno mentre Theo socchiudeva nuovamente l'occhio destro, e prendeva la mira con il sinistro, il fucile ad aria compressa stretto tra le mani.
«Chi ha avuto la brillante idea di mettere un'arma in mano a Theo?» commentò Stiles, mentre lui e Lydia comparivano alle spalle di Theo e Liam con uno zucchero filato ciascuno tra le mani. Liam sogghignò, guardando Stiles piagarsi sotto il colpo di una gomitata ai fianchi di Lydia e osservando Theo sbuffare, tuttavia senza riuscire a trattenere un lieve sorriso divertito.
«Zitto e impara, Stiles» disse, premendo il grilletto verso la pila di lattine, mentre Stiles domandava a Lydia se Theo avesse detto davvero a lui, il figlio dello Sceriffo e futuro agente dell'FBI di guardare come sparare un colpo.

«Sono tre dollari»
Theo sbuffò, infilando la mano in tasca alla disperata ricerca degli ultimi soldi rimasti. Ovviamente, anche il tentativo precedente era andato a vuoto, e Stiles se ne era andato trionfante dopo avergli piazzato una pesante pacca sulla spalla, felice come mai Theo lo aveva visto.
«Liam» chiamò Theo, girandosi verso il ragazzo, che lo attendeva poggiato al chiosco con le braccia incrociate.
«Che c'è?»
«Prestami tre dollari»
«Non ti darò tre dollari per perdere nuovamente a questo stupido gioco, Theo»
«Liam!»
«Theo!»
«Giuro che è l'ultima volta. Se sbaglio questo, non ci sarà un altro tentativo» sospirò infine, poggiando il fucile sul bancone e allungando la mano verso Liam, che sbuffò contrariato mentre infilava una mano in tasca per prendere il portafoglio e porgeva tre dollari al ragazzo, che sorrise trionfante.

«Sì!»
L'urlo di Theo risuonò nell'aria, mente il ragazzo vedeva l'ultima lattina cadere a terra e rotolare inerme fino ai propri piedi. «Te lo avevo detto che ce l'avrei fatta!» continuò, sorridendo verso Liam, prima di afferrarlo per il braccio e tirarlo davanti al chiosco, ammiccando in direzione dei premi.
Il licantropo alzò gli occhi, fissando Theo sorridere. Liam sbatté un paio di volte le palpebre, perdendosi ad ammirare il profilo del ragazzo illuminato dalla leggera luce artificiale spiccare nella penombra. Theo era
così bello, e Liam davvero non aveva idea di come fare a pensare ad altro oltre al fatto che quel ragazzo era adesso il suo ragazzo, e che quello stesso ragazzo gli stava porgendo un peluche a forma di pinguino come se fosse la cosa più importante al mondo.
«Che cos'è questo?» domandò Liam, allungando la mano per afferrare il pupazzo, per poi guardarlo un secondo prima di riportare gli occhi su Theo.
«Un pinguino»
«Questo lo vedo anche io. Perché ho un pingu-
aspetta!» esclamò Liam, stringendo il peluche e alzando lo guardo su Theo, mentre un enorme sorriso gli si formava sul volto. «Era per questo che volevi vincere a questo stupido gioco? Per regalarmi un pinguino?»
Theo sbuffò, alzando le spalle come a minimizzare il tutto, abbassando la testa in quello che Liam poté interpretare come un gesto imbarazzato.
«Che c'è, non ti piace?» domandò Theo, infilando le mani nelle tasche e stringendo le spalle, mentre Liam non accennava minimamente a smettere di sorridere come un idiota neppure per un istante.
«È meraviglioso», disse Liam, avvicinandosi a Theo e stampandogli un leggero bacio sulle labbra, incurante della smorfia che Scott e Stiles, da poco giunti alle loro spalle, stavano facendo. «Tu sei meraviglioso», ribadì, mentre Theo alzava gli occhi al cielo e sorrideva, allungando un braccio per cingere le spalle di Liam.
«Lo so» disse, incamminandosi in direzione del resto del branco, mentre Corey e Mason proponevano un giro sulla ruota panoramica.
«... anche se con tutti i soldi che ci hai speso avresti fatto prima a comprarmelo direttamente, il peluche, sai»
«Guarda che me lo riprendo» sbuffò Theo, facendo cadere il braccio dalle spalle di Liam e allungando la mano con fare scherzoso, mentre l'altro stringeva il pupazzo più vicino possibile al suo petto.
«Scordatelo. È mio, e lo
amo già» disse Liam, sfiorando con le dita il piccolo pinguino tra le sue mani, prima di osservare Theo raggiungere gli altri e fargli cenno a Liam di raggiungerli. Liam annuì, senza smettere di fissare Theo neppure per un istante, mentre la chimera sorrideva e una strana sensazione cresceva nel petto di Liam, colpendolo come un fulmine a ciel sereno.
"Lo amo già" ripetè nella sua testa.

 
Oh.

 

 

*
*



«Vogliamo fare un giro sulla ruota anche noi?»
Theo si girò verso Liam, fissando l'altro con curiosità, mentre Corey e Mason li salutavano, già seduti al loro posto sulla ruota panoramica, pronta per partire.
«Ma non è divertente» rispose Theo, osservando tuttavia Liam stringersi nelle spalle. «Insomma, tutto quello che devi fare è rimanere seduto per quasi mezz'ora, sospeso a mezz'aria senza poter fare nulla. Perché scomodarsi?»
«Oh, be'...» iniziò Liam, voltando il viso in modo tale da incrociare gli occhi di Theo, che lo fissava curioso.
«Mh?»
«Ho pensato che poteva essere una cosa romantica, sai» disse, sbuffando non appena Theo si lasciò andare ad una risata divertita.
«Oh mio dio!» esclamò Theo, mentre Liam lo giudicava malamente con lo sguardo, assottigliando gli occhi con fare offeso.
«Cosa?» domandò l'altro, sottolineando la domanda con un tono tutt'altro che amichevole, offeso dalla reazione di Theo.
«Sei uno di quei ragazzi sdolcinati, vero? Dovrò portarti fiori e cioccolatini per il resto della nostra vita e chiamarti “tesoro” quando torno a casa?» domandò ironicamente, dando una leggera spallata al ragazzo, che grugnì di disapprovazione.
«Tu parli di resto della nostra vita e sarei io quello romantico, Reaken?» borbottò Liam, facendo subito azzittire Theo, che lo fissò senza sapere bene come rispondere. Liam sorrise, segnando mentalmente un punto a suo favore, mentre si avvicinava all'orecchio di Theo per sussurrare qualcosa.
«E poi» disse, sorridendo contro la pelle di Theo «lo sai quante cose di possono fare in mezz'ora, da soli, quando nessuno si può vedere?» concluse, allontanandosi dal volto dell'altro con cautela; neppure a dirlo, l'attimo dopo si ritrovò la mano di Theo stretta al proprio polso, mentre l'altro lo trascinava verso la ruota panoramica.
Una risata gli esplose nel petto non appena sentì Theo chiedere al giostraio se per 10 dollari in più avrebbe potuto fermare la ruota quando lui e Liam sarebbero stati in cima.



*
*



«Non credo che sia quest-»
«Stai zitto»
«Theo, sto solo dicendo che non è così ch-»
«E io sto solo dicendo che devi tacere, Liam» sbuffò Theo, dando una leggera spallata al proprio ragazzo per riprendere posizione davanti a quella macchina infernale. Assottigliò gli occhi, non appena una nuova, piccola, malefica talpa sbucò davanti a lui, costringendolo ad abbassare il martello che aveva in mano più velocemente possibile. Di nuovo, però, il colpo andò a vuoto. Theo si girò, trovandosi davanti Liam, che a stento riusciva a trattenere una risata.
«Per essere un essere sovrannaturale hai dei riflessi davvero schifosi», annunciò, mentre Theo dal canto suo continuava a fissare con odio il gioco, il martello stretto tra le mani.
«Deve essere truccata. Non c'è altra spiegazione», esordì, facendo ridere ancora di più Liam, irritandolo ulteriormente.
«Theo, è Acchiappa la talpa, non può essere truccato, sei tu che fai schifo» rispose l'altro. La conseguente martellata che gli arrivò in testa, pensò Liam, avrebbe decisamente dovuto prevederla.

 


*
*



Andare al lunapark era stata la migliore idea di sempre.
Di questo Theo ne era certo, mentre le labbra di Liam si muovevano sul suo collo, succhiando una porzione di pelle alla volta mentre la sua lingua si muoveva sulla pelle sensibile e le sue mani gli stringevano il fianco, mentre le unghie – ancora umane, per una volta – gli graffiavano leggermente la pelle. Theo sospirò, allungando una mano per poggiarla alla parete della stretta cabina fotografica nella quale lui e Liam si erano rifugiati giusto un minuto prima.
Il piano originale era entrare, fare un paio di foto stupide contro la sua volontà – alla fine Liam aveva insistito così tanto, e Theo davvero non se l'era sentita di dirgli di no, alla fine sarebbe stato carino avere delle foto di lui e Liam da tenere nel portafoglio, così, senza una vera ragione – e uscire, mentre gli altri li aspettavano davanti le macchine a scontro.
Quando però Liam aveva iniziato a scattare le foto senza la sua autorizzazione, Theo non aveva potuto fare altro che bloccare le mani dell'altro – in quello che no, Theo non avrebbe mai definito spontaneamente un abbraccio – e zittire le proteste di Liam tappandogli la bocca con la propria – in fondo, si disse, le mani le aveva entrambe occupate, non era colpa sua, non aveva avuto scelta. Quello che non si aspettava, però, era che Liam si liberasse immediatamente dalla presa – in fondo lui, con i polsi legati, aveva resistito ben oltre– per spingere Theo contro la parete e iniziare a prendere d'assedio il suo collo.


«Liam» gemette, inclinando ancora le testa all'indietro per un momento, prima di tentare di ridarsi un contegno, e portare una mano sul volto dell'altro, allontanandolo dal suo collo.
«Cosa?»
«Credo...» riprese Theo, poggiando la propria fronte su quella dell'altro, mentre Liam sospirava contro le sue labbra, rendendo veramente difficile a Theo concentrarsi. «Credo che dovremmo raggiungere gli altri»
«Ah ah» rispose Liam accondiscendente, riprendendo a muovere la mano sul fianco di Theo, per poi farla passare dietro la sua schiena e inserire la punta delle dita oltre il bordo dei jeans dell'altro.
Theo respirò profondamente, mentre Liam univa di nuovo le loro labbra, questa volta in un bacio più lento e delicato. Theo non si fece desiderare oltre, discutendo la bocca per permettere alla sua lingua di unirsi a quella del suo ragazzo, mentre le proprie mani si spostavano rispettivamente una sul volto e una sulla zona più bassa della schiena, stringendo le dita attorno i jeans e la pelle di Liam, tirandolo contro di sé – alla fine, aveva iniziato lui.
Non appena il suo bacino entrò in contatto con quello dell'altro, Theo avvertì un brivido percorrergli tutto il corpo, costringendolo a separarsi per un momento dalle labbra di Liam per riprendere momentaneamente fiato.
«Forse hai ragione», asserì Liam, allontanandosi di poco, spostando una delle mani sul petto di Theo, accarezzandolo piano.
«Forse dovremmo proprio andare» continuò Theo, annuendo piano e ripetendo le parole dette poco prima, allungando una mano sullo sgabello presente sulla cabina per riprendere il cappello di Liam, e rimetterglielo in testa, per poi sorridere. Liam era lì, che lo fissava, con gli occhi azzurri ben aperti e lucidi, le labbra rosse e socchiuse e umide, e Theo pensò che fosse l'immagine più bella che avesse mai visto. Aprì la bocca per parlare, quando la voce di qualcuno, dall'esterno, li raggiunse.
«Lo sapete, vero, che c'è solo una tenda a separarvi dal resto del mondo?»
Entrambi risero, mentre Corey, fuori dalla cabina, rimproverava Mason per la poca delicatezza.
«Sono ancora nella fase “luna di miele”» disse, e Theo poté sentirlo ridacchiare. «Lasciagli un po' di privacy».
E mentre Mason ribatteva dicendo che no, già vivevano e dormivano insieme, non avevano bisogno di altra privacy, Theo alzò la testa dall'incavo del collo di Liam e guardò di lato, trovandosi a fissare lo schermo della fotocamera che rifletteva la loro immagine, con il simbolo che indicava che avevano a disposizione ancora uno scatto in bella mostra.
Con Liam ancora stretto al suo corpo, la sua testa sulla propria spalla e la sua bocca, visibile solo parzialmente, piegata in un sorriso, Theo allungò il braccio e, senza pensarci, e schiacciò il pulsante.
Non appena lasciarono la cabina, Liam fu trascinato via da Corey e Mason, che subito gli cinse le spalle con il braccio, iniziando a parlare di chissà cosa, causando l'ilarità dell'altro.

Theo rimase lì, in piedi, mentre dalla cabina proveniva un distinto rumore, che si fermò solo quando la stampa delle foto fu ultimata, restituendo a Theo una fila di fotografie. Theo scosse leggermente la testa, allungando la mano verso la tasca dei propri Jeans per afferrare il portafoglio, un sorriso felice che si allargava sul volto, incurante del fatto che Liam si fosse voltato, seguendo ogni suo movimento con lo sguardo.

 

 


*
*


«No, davvero, come fai a non vomitare?»
Liam alzò gli occhi al cielo, ignorando per l'ennesima volta la domanda di Theo, mentre con una mano strappava un altro pezzo dall'enorme zucchero filato che aveva stretto tra le dita per portarlo alla bocca. Theo lo fissò, arricciando il naso in una smorfia che, se aveva l'intenzione di essere disgustata, risultò solamente adorabile.
«Perché è buono, Theo» borbottò Liam, avvicinando di nuovo le dita alla bocca per leccare via i rimasugli dello zucchero, provocando di nuovo un gemito infastidito da parte dell'altro. Sbuffandò, Liam strappò un nuovo pezzo di zucchero filato dal bastoncino, questa volta avvicinandolo verso il suo ragazzo con fare incoraggiante.
«Metti via quel coso» esordì Theo, allungando una mano davanti al volto per frenare le mani di Liam, che si avvicinavano sempre di più alla sua bocca.
«Ti giuro che è buono» insistette Liam, sventolando il dolce davanti al naso di Theo, provando a convincerlo con un'espressione che Liam ritenne d'incoraggiamento.
«Stai cercando di farmi mangiare lo zucchero filato o di sedurmi, Dunbar?» chiese Theo, mentre Liam sbatteva gli occhi e si mordeva il labbro inferiore, ammiccando nella sua direzione con lo zucchero ancora tra pollice e indice.
«Pensavo di averti già sedotto» rispose Liam, continuando a sorridere con fare ammiccante. «Più volte. Stanotte». Theo si lasciò andare a uno sbuffo divertito, continuando a fissare Liam, seduto accanto a lui sulla panchina, il bastoncino in una mano, il batuffolo di zucchero filato nell'altra e il pinguino che gli aveva regalato poche ore prima poggiato sulle gambe.
«Solo un pezzetto. Per me?» insistette Liam, spalancando gli occhi in una maniera così fastidiosa che Theo non poté fare a meno di sbuffare di nuovo, scuotere la testa e sorridere, prima di aprire la labbra e avvicinarsi verso le dita di Liam, che prontamente tese la mano, lasciando la lingua di Theo catturare il pezzo di zucchero scorrendo leggera sulle sue dita.
Gli angoli della bocca di Liam si incurvarono quasi in maniera impercettibile, mentre con attenzione studiava il volto di Theo, che piano piano assaporava lo zucchero filato, roteando la lingua nella propria bocca in maniera decisamente poco adatta ad un luogo pubblico. Liam deglutì, a pochi centimetri da Theo, prima di poggiare le dita ancora umide sulle labbra dell'altro, solo per un momento, prima di portarle alla propria bocca e leccar via i rimasugli di zucchero.
«Sei disgustoso» borbottò Theo, mandando giù il boccone, per poi sistemarsi meglio sulla panchina, avvicinarsi a Liam e allungare un braccio oltre le spalle dell'altro, stringendolo a sé.
«Come era?» domandò il più piccolo, sorridendo pieno di aspettativa in direzione di Theo, mentre la mano dell'altro si poggiava sul suo braccio, e il suo pollice si muoveva in maniera cadenzata sulla giacca di Liam.
«Faceva schifo»
Liam sbuffò rassegnato, allungando di nuovo le dita verso il suo zucchero filato, e strappandone un altro pezzo. Tuttavia, non appena le sue dita raggiunsero le labbra, che subito si spalancarono per inghiottire il dolce, Liam avvertì la mano di Theo – quella che non era troppo occupata ad accarezzarlo – spostarsi sul suo viso, costringendolo a girarsi. Con ancora lo zucchero filato tra i denti, Liam sorrise mentre Theo univa le sue labbra alle proprie, lasciando un leggerissimo bacio a stampo mentre con i propri denti strappava via lo zucchero filato che Liam non aveva ancora inghiottito.

«Non avevi detto che ti faceva schifo?» domandò Liam, osservando Theo passarsi la lingua sulle labbra per eliminare ogni traccia di zucchero rimasta
«Devo dire che così è molto meglio» ribatté l'altro, sorridendo nel momento in cui Liam portava le dita sulle sue labbra, rimanendo poi immobile. La risata canzonatoria di Liam lo raggiunse subito, a pochi centimetri dalle orecchie, mentre il ragazzo strappava un nuovo pezzo di zucchero filato e ammiccava nella sua direzione.
«Ne vuoi ancora?»



*
*

 


«Ehi, Liam!»
Liam si girò, osservando Stiles afferrarsi per raggiungere lui, Theo, Scott e Malia, in piedi davanti all'ennesima attrazione del lunapark. Stiles sorrise non appena li affiancò, lanciando un'occhiata verso Theo prima di riprendere a parlare. «Perché tu e il tuo ragazzo non andate a fare un giro nella Casa degli specchi?» domandò, senza distogliere lo sguardo da Theo. L'altro ragazzo assottigliò gli occhi, fulminando Stiles con lo sguardo.
«Stiles, io ti vieto d-»
«Che c'è Theo, brutti ricordi?» insistette Stiles, provocando una risata da parte di Scott, che non riuscì a trattenersi gridando un “oh mio dio, me lo ricordo!”, indicando Theo con far canzonatorio. Liam si voltò, cercando prima di incrociare lo sguardo del suo ragazzo, che non ne voleva sapere di smettere di fissare con odio Stiles, per poi spostarsi verso quest'ultimo, chiedendo informazioni.
«Di che cosa stai parlando?» domandò, non ottenendo nessuna risposta. «Theo, dai, dimmelo. Di che sta parlando Stiles?»
Il ragazzo non rispose, spostando lo sguardo tra Scott e Stiles, che la ridevano sotto i baffi, mentre Lidia e Malia sembravano essere tanto confuse quanto Liam.
«Non è niente, Liam» esordì l'altro, cercando di dissimulare.«Ehi, che ne dite di andare a far-»
«Quando avevamo sette anni» iniziò Stiles, bloccando di nuovo le parole di Theo, questa volta spostandosi per mettersi tra lui e Liam, e circondare le spalle del licantropo in un gesto complice. «Poco prima che Theo... be', insomma, io, Scott e Theo siamo venuti a questo lunapark», disse, iniziando a camminare, ignorando qualsiasi protesta da parte di Theo, che aveva iniziato a sussurrare minacce contro la sua persona. «Non so se ti ricordi, eravamo abbastanza amici prima che scappasse con quei pazzi assassini e tentasse di farci fuori tutti»
«Non tutti» sussurrò Theo, come se volesse giustificare il fatto.
«E insomma, abbiamo deciso di fare un giro nella Casa degli specc-» continuò Stiles, per poi essere bloccato dalle mani di Theo, che si allungarono oltre la sua testa per separarlo da Liam, come se il suo allontanamento avrebbe potuto farlo smettere di parlare, mentre borbottava che se non aveva intenzione di farlo fuori prima sicuramente un'idea gli stava venendo adesso.
«Dicevo» riprese poi Stiles, come nulla fosse. «Siamo entrati nella Casa degli specchi. Eravamo piccoli, sai, non riuscivamo a trovare immediatamente l'uscita, e quindi io e Scott vagavamo per i corridoi con le mani avanti come due idioti. Il genio» disse, accennando a Theo, che ormai si era ammutolito, «invece, aveva deciso che camminare a tentoni era da stupidi. Quindi, non appena si era trovato davanti a quella che pensava essere l'uscita, aveva iniziato a correre come un forsennato e...»
«E invece si schiantò contro uno dei tanti specchi. L'impatto fu così forte da mandare il vetro in frantumi e costringere il padrone della sala a chiuderla per mezza giornata, cacciando tutti i bambini in fila perché uno di loro» continuò Scott, trattenendo le risate, mentre Theo si passava distrattamente una mano sulla fronte, probabilmente tastando un bernoccolo invisibile che tanti anni prima aveva fatto capolino sulla sua testa «aveva avuto la brillante idea di prendere a testate lo specchio»
«Non è che lo avessi programmato, eh» borbottò Theo, mentre Liam al suo fianco faceva di tutto pur di non scoppiare a ridere, inutilmente.
«Scusami Theo, sono convinto fossi un bambino adorabile ma-»
«In realtà era un idiota» intervenne Stiles, provocando un'altra risata da parte di Scott. Theo sbuffò di nuovo, allontanandosi dal gruppo, seguito poco dopo da Liam.
«Dimmi ancora perché sono costretto a rimanere qui con questi idioti?» domandò a Liam, mentre l'altro ancora sorrideva.
«Perché sei un fidanzato fantastico e faresti di tutto per me?»
Theo storse il naso, lasciandosi andare a un leggero sbuffo derisorio. «Ritenta»
«Perché io sono un fidanzato fantastico e, quando torneremo a casa, farò di tutto per te?» ammiccò questa volta Liam, facendo ridere l'altro, che scosse la testa tra il rassegnato e il compiaciuto.
«E sia allora. Ma alla prima occasione utile li abbandoniamo di nuovo e fuggiamo»


La prima occasione utile fu mezz'ora dopo, quando sia Scott e Malia che Lidia e Stiles avevano annunciato che sarebbero tornati a casa a fare i bagagli, pronti a tornare di nuovo ognuno verso le loro nuove vite.
«Corey e Mason?» domandò Theo, mentre Liam abbracciava per l'ultima volta Scott, dopo aver ascoltato le raccomandazioni da fratello maggiore dell'altro – compreso uno “state attenti” molto imbarazzato che Scott aveva sussurrato passando lo sguardo tra lui e Theo –, per poi guardarlo allontanarsi.
«Mi hanno mandato un messaggio poco fa» rispose Liam, girandosi verso di Theo e facendo quei pochi passi che lo dividevano dal ragazzo per affiancarlo. «Sono tornati a casa anche loro, Mason ha fatto indigestione di zucchero filato e aveva bisogno di stendersi» continuò, osservando Theo sorridere divertito.
«Lo avevo detto io che quella roba faceva male» asserì, felice di aver avuto ragione.
«Certo, se sei un essere umano», ribatté Liam, «non se sei un licantropo e hai lo stomaco di ferro» continuò, difendendo lo zucchero filato come se ne andasse della propria vita.
«Come ti pare» rispose Theo, alzando le spalle come per far cadere l'argomento. Purtroppo, si disse, aveva imparato a sue spese che Liam non si sarebbe mai arresto. L'altro annuì soddisfatto, iniziando a camminare al fianco di Theo, per poi infilare una mano nella tasca del cappotto e tirare fuori il piccolo pinguino di peluche che il ragazzo aveva vinto per lui.
«Dovremmo dargli un nome» disse, incontrando lo sguardo confuso di Theo, che lo guardava senza capire di cosa stesse parlando. «Al pinguino, dico. Se lo merita» continuò, mentre Theo si apriva in un sorriso.
«Potremmo chiamarlo Theo Jr., è abbastanza bello per portare il mio nome» rispose il ragazzo più grande, facendo grugnire Liam di disapprovazione.
«Mi rifiuto di chiamare il nostro pinguino come te e alimentare le tue manie di grandezza, che sono già abbastanza gravi per conto loro»
«Il nostro pinguino?» incalzò Theo, un sorriso spontaneo sulle labbra. Per un momento, di chiese se la sua bocca avrebbe fatto male l'indomani a causa di tutti quei sorrisi che Liam, inevitabilmente, provocava.
«Non lo chiameremo Theo Jr.» ribadì Liam, evitando così di rispondere a Theo, e alla sua non molto discreta insinuazione sul “nostro” che a lui era sembrato tanto naturale quanto giusto.

 

«Comunque», riprese a parlare Liam, dopo qualche minuto di silenzio durante il quale lui e Theo avevano continuo a passeggiare tra la gente, «pagherei oro per avere un video di te che dai testate a degli specchi» rise, mentre Theo allungava una mano per spingerlo lontano da sé.
«Ero un bambino, Liam. Non era facile capire dove fosse l'uscita» borbottò l'altro, mentre Liam sghignazzava, e Theo ribadiva che non sarebbero mai più usciti con il resto del branco. «Scott e Stiles hanno troppo materiale compromettente sulla mia infanzia da condividere con te» aggiunse, aggiustandosi il colletto della giacca.
«Non vorrai dirmi che una grande e grossa chimera come te ha paura di un paio di aneddoti»
«Sono divertenti solo se prendono in giro qualcun altro. Dio, ucciderò Stiles per questo» rispose Theo, fermandosi per un momento quando la mano di Liam lo afferrò per la giacca, e i suoi occhi si puntarono sul suo volto. «Perché mi fissi?» domandò Theo, sbattendo le palpebre e guardandosi intorno quasi a disagio.
«Sto controllando una cosa» disse, alzandosi in punta di piedi e passando con una carezza leggera le dita sulla fronte di Theo, come alla ricerca di qualcosa, prima di allungarsi in avanti e lasciare lì dove le dita avevano accarezzato la pelle un leggero e veloce bacio.
«Tutto in ordine» affermò sorridendo, con Theo che davanti a lui lo fissava ancora confuso. «Mi stavo solo accertando che non fossero rimasti segni evidenti della tua incapacità a stare al mondo in versione umana»
Theo rise,cercando invano di dissimulare il divertimento mentre si stringeva nelle spalle, portando poi una mano sul fianco di Liam, stringerlo e spingere il ragazzo di nuovo al suo fianco, così da ricominciare a camminare. «Ogni tanto mi manca» sussurrò, abbassando la testa come se avesse detto qualcosa di assolutamente inammissibile.
«Cosa, dare testate agli specchi?» domandò Liam, procurandosi una tirata di capelli – e di cappello – da parte di Theo, che allungò una mano sulla sua faccia e portò il berretto vero il basso, coprendo gli occhi di Liam.
«Fare cose da umano, Dunbar. Normali»
«Puoi sempre farlo, sai. Possiamo sempre farlo. Anzi, credevo lo stessimo facendo anche adesso, in verità» intervenne Liam, per poi continuare a parlare. «Cioè, lo so che non è come i tuoi appuntamenti a tradimento, con il paintball, il cinema e tutto il resto, ma mi sembra che ce la stiamo cavano bene, non credi anche tu?»
Theo annuì, non trovando nulla da aggiungere. «Eri così carino con la vernice sul viso», disse, tracciando una linea invisibile sul volto di Liam, lì dove la pelle era stata macchiata tempo addietro. «Carino? Ci stai provando con me, Reaken?»
«Sto solo facendo un complimento al mio ragazzo, credevo fosse una delle cose normali che stavamo provando a fare»
Liam sorrise, ormai senza più cercare di nascondere il cuore che aveva accelerato non appena Theo lo aveva definito 'il mio ragazzo' – dio, non ci si sarebbe mai abituato.
«A proposito di cose normali» parlò poi, ammiccando oltre la spalla di Theo, lì dove la Casa degli specchi faceva bella mostra di sé. «Che ne dici se andiamo a farci un giro? Sono quasi sicuro che questa volta troverai l'uscita senza particolari danni collaterali. Se vuoi, rimarrò al tuo fianco tutto il tempo, nel caso avvertissi l'insano istinto di colpire qualcosa con il tuo naso»
«Il mio naso sta bene dove sta, ti ringrazio. Piuttosto, sicuro di poter reggere? La mia immagine sarà riflessa dappertutto, Liam. Il tuo cuore potrà sopportare tanta meraviglia?»
Liam sbuffò, senza riuscire a trattenere una risatina. «Sono convinto di potercela fare».


Non appena avevano messo piede nella Casa le luci si erano abbassate, e Theo era sparito dal suo fianco, lasciando Liam a guardarsi intorno con aria confusa, non sapendo bene dove andare. Allungando le mani davanti a sé, Liam iniziò a camminare, muovendosi con cautela nello stretto corridoio, ritrovandosi a fissare la sua immagine riflessa più e più volte attorno a sé.
«Theo?» disse, guardandosi attorno alla ricerca del ragazzo, che all'improvviso apparve al suo fianco. «Dove diavolo ti eri cacci- ahio!»
L'altro rise, osservando Liam allungare una mano di scatto per afferrare la sua maglia, ritrovandosi invece a dare un pungo ad uno dei tanti specchi presenti nella stanza, convinto che fosse il vero Theo.
«Non è così facile come sembra, vero?» lo prese in giro Theo, guardando Liam massaggiarsi la mano e assottigliare gli occhi, per poi alzare la testa e respirare profondamente. «Ehi, niente sensi da licantropo. Se vogliamo fare le cose normali, vediamo di farle per bene» continuò, spostandosi di pochi passi mentre Liam continuava a guardarsi intorno.
«Maledizione» sussurrò il ragazzo più piccolo, muovendo un piede in avanti e iniziando a camminare, ritrovandosi a fissare l'immagine di Theo riflessa ovunque, insieme alla propria, in diversi punti della stanza. E se poco prima Liam aveva affermato che la figura di Theo, moltiplicata ovunque, non gli avrebbe fatto nessun effetto, ora era palesemente ovvio che aveva mentito.


«Niente olfatto» sussurrò Theo, muovendosi silenziosamente tra gli specchi, sorridendo nel constatare che Liam era decisamente più in difficoltà di lui nel muoversi. «Niente super udito», aggiunse, individuando la figura dell'altro, finalmente quella reale, che si muoveva lentamente. Theo si sporse, allungando una mano per rubare il cappello di Liam, e scomparire immediatamente dietro un altro specchio, mentre Liam lo insultava sottovoce. «Niente riflessi aumentati» disse, sbucando nuovamente alle spalle del ragazzo, mentre la sua immagine si rifletteva doppiamente in uno specchio, facendo credere a Liam di essere faccia a faccia con lui.
Theo lo vide sorridere, avvicinandosi alla superficie riflettente.
«Solo io e te quindi. Insieme, che facciamo cose normali» parlò Liam, avvicinandosi verso di più verso il riflesso di Theo, senza smettere di sorridere in una maniera così spontanea, così serena e felice che fece sussultare il cuore di Theo per un momento. Non sapeva fosse possibile sentirsi così bene.
«Solo io e te» confermò, muovendosi di un passo alle spalle di Liam, che al contempo, forte della certezza che Theo si fosse mosso da davanti a lui, nello specchio, si sporse in avanti, chiudendo gli occhi e propendendo le labbra, che subito incontrarono la liscia e fredda parete dello specchio.
«Che diavol-» borbottò, mentre Theo si lasciava andare a una sonora risata, proprio nel momento in cui la sirena che segnava lo scadere del tempo risuonava nell'aria. Theo scosse la testa, divertito, fissando Liam sorridere e girarsi nella giusta direzione, incontrando il suo sguardo, questa volta per davvero. Theo alzò gli occhi al cielo, mentre Liam, leggermente chinato in avanti, portava una mano al volto e si massaggiava il naso allungando l'altra mano verso di Theo, tastando il suo petto per appurne la sua concretezza. Scuotendo la testa, Theo si abbassò, senza smettere di sorridere neppure per un istante, fissando Liam come tutte quelle volte in cui faceva qualcosa di incredibilmente stupido, come saltare da una balconata per buttarsi sopra un cavallo che non sapeva neppure cavalcare.
Theo sussurrò le ultime parole verso un interlocutore immaginario, senza riuscire a trattenersi, come se non ne potesse effettivamente fare a meno, prima di poggiare le proprie labbra su quelle di Liam. «I love this kid».


 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

*** Fine ***

 

 

 

 

 

 

 

 

La mia avventura con i Thiam finisce qui. Spero abbiate apprezzato la storia.
Io, sicuramente, mi sono divertita a scriverla. 

 

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