Wedding Time 2.0

di XtinaA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Da quando Robin aveva divorziato da Crocodile non aveva più frequentato nessun uomo. Non che avesse perso la fiducia nel genere maschile, ma semplicemente voleva dedicare un pò di tempo a se stessa dato che durante il matrimonio aveva sempre dovuto anteporre i problemi e le esigenze di Crocodile ai suoi.
Aveva dei corteggiatori ma non dava loro alcun barlume di speranza visto che voleva stare da sola per un pò di tempo.
Perfino in quel bar in cui si trovava in quel momento, intenta a sorseggiare il terzo caffè della mattinata mentre leggeva il giornale, sentiva su di se degli sguardi lascivi.
Possibile che non trovasse pace neppure lì?
Già era costretta a subire le avances prive di pudore di Brook e del suo capo, il direttore del museo Spandam, ci mancavano solo i bifolchi da bar.
Quando stava per ordinare anche un croissant al cioccolato ricevette la chiamata del suo avvocato, Madame Shirley.
-Buongiorno Robin, spero di non disturbare con questa chiamata improvvisa ma ci sono novità. Sono stata contattata dall'avvocato di Crocodile e pare proprio che suo ex marito abbia chiesto di mettersi in contatto con lei.- fece una pausa per permettere alla sua cliente di assimilare la notizia. -Cosa devo rispondere?-
Robin deglutì a fatica. -Le ha detto cosa vuole esattamente?-
-No purtroppo, ha solo detto che si trattava di qualcosa di urgente. Senta, io ora ho un appuntamento con un cliente, la richiamo tra un'ora circa così nel frattempo lei ci pensa per bene e mi comunicherà la risposta che devo dare al collega.-
-La ringrazio. A più tardi allora.-
Non poteva credere che avesse il coraggio di rimettersi in contatto con lei. Proprio lui che era stata la causa del loro divorzio.
Lui che per lavoro non stava mai a casa, che si era fatto un'amante e che non si curava mai della moglie. 
Se nel primo anno di matrimonio le cose erano andate bene, più passava il tempo e più la mora si accorgeva che c'erano numerose cose che iniziavano a non tornarle. 
Aveva chiuso un occhio quando aveva scoperto dei tradimenti di suo marito, provando a recuperare un rapporto senza futuro, ma non poteva fare finta di nulla davanti alle mancanze di colui che le aveva giurato amore eterno e di rispettarla standole affianco per sempre.
Perché trascorreva più tempo fuori per i suoi viaggi di lavoro che con sua moglie? Perché quando era in casa sembrava che di Robin non gliene importasse più?

Non bastava solo l'attrazione fisica e le notti di passione per mandare avanti quella farsa che loro continuavano a mandare avanti.
Ma Robin non era una stupida e non era neppure disposta a calpestare il suo amor proprio per stare insieme ad una persona che diventava sempre più egoista e meschina.
Così gli aveva presentato i moduli per la richiesta di divorzio senza che lui se lo aspettasse. E aveva deciso che le avrebbe potuto parlare solo tramite avvocato.
Ormai non voleva più neppure vederlo. Tanto sapeva che le avrebbe raccontato solo un mucchio di balle per convincerla a tornare con lui.
Ora però si chiese cosa potesse mai volere da lei. Aveva bisogno di soldi? Voleva che lei tornasse con lui? Aveva gravi problemi di salute e aveva bisogno di lei? Ci si poteva aspettare di tutto da uno del genere, anche una pugnalata alle spalle. Del resto era abitato a calpestare chiunque e a non avere rispetto per nessuno.
-Mi scusi posso sedermi qui?- le domandò qualcuno.
Robin sollevò lo sguardo dalla pagine del quotidiano, che ormai faceva fatica a seguire, e si trovò di fronte ad una donna con lunghi capelli verdi ed un paio di occhiali da vista che nascondevano due occhi color ambra calmi e intelligenti.
Teneva in equilibrio precario un pila di libri sotto un braccio ed con una mano un vassoio con un caffè ed un dolce.
-Ma certo.- disse Robin liberando il tavolino dai suoi pesanti tomi che lo occupavano quasi interamente.
-La ringrazio molto, non c'è un tavolino libero manco a pagarlo oggi. E personalmente odio stare al bancone quando faccio colazione.-
-Sarà che oggi è lunedì e abbiamo tutti bisogno di più caffè per affrontare la settimana. E dammi pure del tu comunque.-
L'altra le rivolse un sorriso di cortesia. -D'accordo. Io sono Monet.- disse porgendole la mano.
-Robin.- rispose la mora stringendole la mano. La verde aveva una stretta forte e la mano era fredda come se fosse fatta di ghiaccio.
In effetti vista la carnagione diafana e il tocco gelido poteva tranquillamente passare per una donna delle nevi, una di quelle bellissime che ti conquistano con il loro fascino e poi ti rubano tutto il calore congelandoti dall'interno.
-Abbiamo qualche interesse in comune vedo.- disse Monet prendendo un libro di storia dalla pila di suoi libri di matematica, fisica e chimica.
Doveva aver notato che i libri di Robin parlavano tutti di storia, sia moderna che antica, storia dell'arte e i grandi misteri irrisolti della storia.
-Anche a te affascina la storia?- le chiese la mora.
-Diciamo che mi interessa soprattutto applicata alle materie scientifiche visto che sono la mia vera passione. Sai le grandi scoperte di Newton o di Pitagora e sull'impatto che le loro scoperte hanno avuto nelle società in cui vivevano e come vivevano loro in quei determinati periodi storici.-
Robin notò che la ragazza aveva una luce nuova negli occhi ora che parlavano di qualcosa che le piaceva parecchio.
-E tu? Come ti sei appassionata all'argomento?-
-Mia madre era una insegnante di storia e fin da piccola mi ha trasmesso l'amore per questa materia. Anche se la mia vera passione resta l'archeologia.-
-Wow. Io non ci capisco nulla di quella roba però ammiro molto il lavoro fatto dagli archeologi.-
-E' un duro lavoro ma da infinite soddisfazioni. E tu che lavoro fai?- domandò Robin. Non era da lei intrattenere lunghe conversazioni con perfetti sconosciuti ma quella donna aveva qualcosa di speciale e desiderava saperne di più sul suo conto.
-Insegno matematica e fisica in un liceo e biologia in una scuola media ora. Tu?-
-Attualmente lavoro come restauratrice nel museo cittadino. Quando finiremo lì dovremmo occuparci di alcune chiese invece.-

-Devo dire che sono sempre più colpita.- disse Monet guardandola stupita. Sembrava veramente interessata a quello che le diceva Robin come se assorbisse tutto quello che le diceva come una spugna. Non riusciva a smettere di parlare con quella donna e di sapere qualcosa in più sul suo conto. Solo, dopo che chiacchieravano amabilmente da almeno mezzora controllò l'ora e si stupì che avesse trascorso tutto quel tempo in compagnia della mora.

E dire che tutti la chiamavano Ghiacciolo proprio per il suo comportamento freddo e scostante.

-Cavolo, è già così tardi? Scusami ma devo scappare o mia sorella mi ucciderà se non faccio la spesa neppure oggi. E' stato un piacere Robin e visto che ho occupato il tuo tavolino disturbandoti con le mie domande ti offro io il caffè.-
-Non devi tranquilla.-
-Insisto, non mi manderà certo in rovina un caffè.-
-E va bene ma solo se mi permetti di ricambiare la prossima volta.-
Non sapeva spiegare bene cosa le stava passando per la testa ma desiderava vedere nuovamente quella dona dai capelli verdi.
-Volentieri. Ecco questo è il mio numero allora. Quando ti va contattami pure.- le disse porgendole un post-it con il suo numero di telefono, poi dopo averle rivolto un cenno di saluto si dileguò per pagare il conto e per immergersi tra la folla che circolava sui marciapiedi.
Quando Madame Shirley la richiamò, Robin disse che non era interessata a rivedere Crocodile. Aveva un caffè in sospeso ed altri impegni che non poteva rimandare per lui.
*
*
*
Bonney odiava svegliarsi presto nel suo unico giorno libero, ma quel maledetto del suo vicino di casa aveva deciso di usare il trapano proprio di domenica mattina.
Sbuffò infastidita prima di rotolare su un fianco cercando di riprendere sonno.
Ma era tutto inutile. Quel dannato non si decideva a piantarla e pensò di andare a casa sua per fargli un bel buco in testa con il suo fottuto trapano.
Accanto a lei Law continuava a dormire ignaro dei propositi omicidi della ragazza.
La rosa rotolò fino a distendersi completamente sopra il moro.
-Non è mai abbastanza presto per te vero?- le domandò lui aprendo gli occhi.
-Allora sei sveglio?- disse lei dandogli un bacio sul collo.
-Non ti hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda. E poi come faccio a dormire con un tale peso addosso.-
-Saranno le tette.- disse accarezzandogli il tatuaggio che il ragazzo aveva sul petto.
-Forse.- disse lui rotolando per invertire le posizioni.
Le diede un bacio per evitare che la rosa rispondesse con qualche altra cazzata e lei gli cinse i fianchi con le sue gambe lunghe. Proprio in quel momento lo stomaco di Bonney produsse un rumore simile al ruggito di un leone.
-Tu si che sai come essere romantica Bon-ya.-    
-Beh ho fame, del resto non ho ancora toccato cibo. Sai che faccio? Vado a prendere delle paste.- disse mentre lui rotolava nuovamente nella sua parte di letto e lei si vestiva. Solitamente dormiva con addosso solo la biancheria così prese i primi vestiti che trovo nell'armadio e, dopo essere andata in bagno, partì verso la pasticceria.
Una volta arrivata lì prese un vassoio con una dozzina di paste, il cui novanta per cento erano destinate a lei, un vassoio di pizzette ed uno di biscotti di pasta sfoglia.
Mentre tornava a casa soddisfatta e canticchiava allegramente qualcuno la urtò facendole cadere le buste.
-Razza di idiota, guarda un pò dove vai.- disse lei sperando che le paste non si fossero rovinate.
-Ti chiedo scusa.- disse mentre la aiutava raccogliere il tutto una voce maschile bassa che sembrava provenire dall'oltretomba o che comunque non sembrava appartenere ad un uomo normale. -Bonney?- 
La rosa sollevò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con il suo ex, Basil Hawkins.
-Hawkins, quanto tempo.- fece lei.
Dopo il suo trasferimento  Water 7 per motivi di lavoro, la ragazza aveva sempre pensato che non lo avrebbe più rivisto. Era tale e quale a come lo ricordava. Lunghi capelli biondi, sguardo severo e gli immancabili tarocchi nella tasca dei pantaloni. 
-Ti trovo bene.- rispose lui.
-Si anche tu non dai così schifo. Come mai da queste parti?-
-Sono venuto qui per il matrimonio di Drake, ti ricordi di mio fratello vero? Ma tra un mese tornerò qua in pianta stabile. Ormai abbiamo terminato il nostro lavoro a Water 7.-
-Davvero fantastico. Scusami ma avrei un pò di fretta.- disse lei già quasi voltata.
-E' stato bello rivederti. Dovremmo proprio festeggiare il mio ritorno in questi giorni.-
-Non lo so, sono sempre molto impegnata.- disse lei.
-Fammi sapere allora. Tanto il mio numero ce l'hai.-
Peccato che lei lo avesse cancellato da tempo. Perché diavolo avrebbe dovuto tenerlo il suo numero? Si erano lasciati e neanche troppo bene quindi Bonney aveva cercato di cancellare ogni cosa potesse riguardare il biondo.
-Certo. Lo dirò al mio fidanzato.- disse lei per studiare la sua espressione nell'apprendere la notizia. Voleva capire che effetto gli facesse sapere che lo aveva dimenticato da parecchio.
-Puoi portare chi vuoi ovviamente. Non vedo l'ora di conoscerlo.-
Peccato che lei non avesse nessuna intenzione di farli conoscere. Erano due persone che riguardavano due capitoli della sua vita completamente diversi e mescolarli non le pareva una buona idea, non quando con Law le cose andavano alla grande.
Fece il resto della strada di pessimo umore. Non che provasse ancora qualcosa per quel cretino del suo ex ma era convinta di non doverci avere più nulla a che fare. Il solo pensiero di sapere di poterlo incontrare mentre passeggiava per la città la disturbava nel profondo.
Tornò a casa con una strana sensazione sulla pelle. Cosa sarebbe successo se il suo ex e il suo attuale fidanzato si fossero incontrati? 
Probabilmente nulla e si stava mettendo troppi problemi ma comunque avrebbe evitato di farli incontrare.
Law aveva già preparato il caffè, con la panna da sopra e la nutella sul fondo della tazza per lei e normale per lui e mentre si sedevano sugli sgabelli che stavano davanti alla penisola, Bonney lo baciò. Non c'era per lei medicina migliore quando aveva delle brutte giornate o le succedeva qualcosa di brutto.
Gli mordicchiò il lobo dell'orecchio mentre il moro faceva scivolare le mani lungo i fianchi tondi della rosa. Le piaceva da matti ripercorrere con una serie di baci il profilo dei suoi tatuaggi e leccare quella pelle scurita dall'inchiostro.
-E' successo qualcosa?- le sussurrò in un orecchio facendole venire brividi di piacere che le attraversarono tutto il corpo come una scarica elettrica.
-Perché deve succedere per forza qualcosa se mi vien voglia di baciarti o altro?-
-No ma solitamente la tua fame è più forte della tua lussuria anche se è strano anche dirlo.- disse lui con un sorriso storto sul viso.
Bonney roteò gli occhi al cielo mentre iniziava a divorare le pasta e pensava che se lei avesse dovuto incontrare una delle ex di Law non gliene sarebbe fregato nulla visto che erano cose che appartenevano al passato.
E allora perché non voleva accettare l'invito di Hawkins? Forse aveva più paura di se stessa che dei due ragazzi. E se avesse preso a pugni Hawkins? Del resto non aveva ancora digerito il modo in cui l'aveva scaricata e aveva anteposto se stesso e il suo avanzamento di carriera alla loro relazione. Era lui che aveva deciso di andare in giro per il mondo per lavoro abbandonandola neanche fosse un cane.
Raccontò l'accaduto nel gruppo Whatsapp che aveva con le sue amiche -Pudding, Nami, Robin e Bibi-  per avere un loro consiglio.
Quasi tuttte le consigliarono di provare ad andare e semplicemente andarsene se la situazione fosse degenerata. Solo Pudding le disse invece di non andare e di non salutarlo neppure quando lo vedeva per la strada.
In fondo non era da lei tentennare così tanto così decise di fare la solita pazzia.
-Prima rientrando ho visto Hawkins e diceva di volerci invitare a bere un drink insieme a lui visto che torna definitivamente qua.-
-Basil Hawkins dici?-
-Si, lo conosci?- disse fermando la pasta a mezz'aria decisamente sorpresa.
-Eravamo nella stessa classe al liceo e ho frequentato anche un anno all'università con lui prima che scomparisse chissà dove. Era un tipo un pò strano.-
-Non ha più frequentato l'università perché ha iniziato a lavorare per una ditta che si occupa di costruire navi per la marina.-
-E tu come fai a saperlo?- disse lui terminando di mangiare un krapfen con la marmellata.
-Lo so perché è un mio ex.-
Law la fissò per qualche secondo senza nascondere la sorpresa. -Tu sei stata con quel tipo che se ne va in giro con i tarocchi e con al seguito uno stuolo di gatti neri?-ridacchiò divertito.
Bonney gli diede un pugno alla spalla. -Che cazzo hai da ridere?-
-Niente solo che è un pò troppo strano anche per te quello.-
-Vaffanculo. La prossima volta non ti dico nulla.- disse lei mettendo il broncio. E non mi vedrai più nuda per almeno un mese.-
-In quel caso saresti tu la prima a venire a supplicami in ginocchio.- disse il moro.
- Si.- probabilmente hai ragione.- disse mentre ingurgitava una decina di pizzette tutte insieme e Law le accarezzava la coscia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


    Bonney non si era mai sentita a suo agio sui tacchi. Solitamente infatti non li indossava mai, dato che dall'alto del suo metro e ottantatré vedeva uomini molto più bassi di lei. Oltretutto preferiva le cose comode e sportive e non le interessava mettere tacchi assurdi come facevano invece Nami e Robin.
    Quella sera però, andando contro alle sue abitudini, aveva indossato delle decolletè color bronzo abbinate al suo abito da cocktail nero, che aderiva perfettamente alle sue curve generose e lasciava maliziosamente scoperte le sue gambe lunghe. Aveva i capelli raccolti in una treccia laterale ed un collarino che pareva fatto di pizzo nero.
    Camminava tenendosi ben salda al braccio di Law, più per paura di cadere che per una qualche dimostrazione di affetto, del resto era risaputo che anche lui era contro ogni romanticismo.
    Arrivarono nel locale e trovarono Usop già quasi ubriaco e Sanji impegnato a pomiciare con Pudding su uno dei divanetti ma a dare vero spettacolo era Hawkins che voleva predire la data di morte di tutti gli sventurati che incrociavano i suo sguardo. La rosa gli rivolse un rapido cenno di saluto con il capo. Aveva deciso di limitare al minimo i contatti con il biondo, per la sicurezza di entrambi. Ma solo vederlo le scombussolava lo stomaco, facendole un gran bruciore per la rabbia.
    Si stava davvero pentendo di aver accettato quel maledetto invito. Cosa era convinta di fare andando lì? Sapeva benissimo che ci sarebbe stato anche lui quindi doveva cercare di darsi una calmata se non voleva fare cose di cui si sarebbe pentita di sicuro.
     Andò al bancone, con l'intenzione di darci dentro con gli alcolici, approfittando del fatto che là dentro di sentiva un pò sicura a camminare sui tacchi.
    -Ehilà B, sei arrivata finalmente!- le disse Nami raggiungendola insieme a Robin.
    -Lasciamo stare. Non trovavo  uno straccio decente da mettere.- raccontò lei.
    -Ti ci vuole un bel giro di shopping allora.- ghignò la rossa. Lei indossava un top rosso con una minigonna nera e delle decolleté con dieci centimetri di tacco ovviamente.
    La mora invece aveva optato per una camicia bianca a maniche corte, un paio di shorts di jeans ed un paio di stivaletti leggeri color cammello.
    -Si quando inizieranno i saldi magari. Ho già dovuto mettere da parte una fortuna per il regalo di compleanno di Law altrimenti rischio di spendere tutto.-
    -Colpa tua che ti sei intestardita nel volergli prendere un Rolex.- la prese in giro Robin.
    -Beh avevo i soldi della assicurazione per quell'incidente in auto e poi lui mi ha regalato la nuova macchina cosa potevo fare? Non posso mica ricambiare con un regalo da 10 berry.-
    -Se lo dici tu B. Avete visto Zoro da qualche parte?-
    -Fino a pochi istanti fa l'ho visto laggiù mentre pomiciava con una bionda.- disse la rosa.
    -Ah certo... Aspetta cosa?-
    -Era con Rufy.- disse Robin. indicandole un divanetto vicino alle slot machine.
    -Mi ha chiesto di portargli questo bicchiere ma giuro che se non lo trovo me lo scolo io.- brontolò la rossa mentre ancheggiava nella direzione indicatale dall'amica.
    -Tu con chi sei venuta Robin?-
    -Con una... amica.- disse mentre sorseggiava il suo liquore al caffè.
    -Oh, e non ce la presenti?-
    -Cerro, magari dopo.- rispose evasiva la mora.
    Bonney bevve un sorso del suo angelo azzurro, giudicando quanto meno sospetto il comportamento di Robin. Non era da lei essere così sfuggente, soprattutto con le amiche, Forse questa sua nuova amica era drogata... O magari si prostituiva. Non trovava altre spiegazioni possibili.
    Mentre sorseggiava il suo coktail Usop le urtò la schiena, facendole finire il liquido sul vestito.
    -Usop razza di decerebrato nasone! Non ne fai mai una giusta.-
    Il ragazzo si profuse in una serie di scuse strascicate, e con la vista notevolmente annebbiata dall'alcol.
    -Scusami Bo-hic-Bonney. Non ti avevo hic proprio visto. Ti pagherò il conto hic della lavanderia pro-hic-promesso.-
    -Lascia perdere pezzo d'idiota. Domattina avrai già dimenticato la tua promessa o farai finta di non averla fatta.- ringhiò lei mentre si dirigeva verso i bagni per cercare di ripulirsi.
    Con un fazzoletto bagnato tamponò il vestito, anche se era impossibile cercare di lavare la macchia solo con l'acqua. Possibile che quel nasone rimbambito dovesse rovinare proprio ilo suo vestito al primo utilizzo? 
    -Non ti stai divertendo molto a quanto pare.- le disse Hawkins entrando nell'antibagno.
    -Cosa te lo fa pensare?- sbraitò lei tra una imprecazione e l'altra.
    -Comunque non pensavo che alla fine saresti venuta.- disse lui chiudendo la porta a chiave e voltandosi per guardarla in maniera parecchio strana.
    -Che cazzo stai facendo?- gli disse lei.
    -Niente.- disse lui avvicinandosi. -Sai, dopo la nostra rottura ho frequentato altre donne ma rivederti è sempre un piacere.-
    Prese tra le mani una ciocca di capelli, sfuggita dall'acconciatura della ragazza e gliela sistemò dietro l'orecchio.
    -A me invece non frega nulla. Stavo benissimo anche senza vederti. E levami le mani di dosso.-
    Il ragazzo appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza con foga, tenendole le braccia ferme per i polsi. La ragazza era completamente immobilizzata e non poteva neppure dargli un calcio perché aveva le gambe bloccate da quelle di lui, che la schiacciava contro il muro con tutto il peso del suo corpo, impedendole di muoversi.
    La ragazza riuscì fortunatamente a dargli una testata sul naso, costringendolo ad allentare la presa sui polsi. Con tutta la forza che aveva liberò le braccia e lo spinse via, facendolo sbattere contro il lavabo.
    -Non provare mai più a farmi rivedere la tua brutta faccia.- disse aprendo la porta e richiudendola a chiave dall'esterno per imprigionarlo almeno per qualche minuto.
    La rosa si diresse a grandi falcate verso Law. -Andiamocene. Non ce la faccio più a stare qua.-
    Qualcosa nel suo sguardo, forse la furia o la tristezza che vi lesse, convinse il moro ad assecondarla.
    -Tutto bene?- le chiese quando furono fuori.
    -Per niente. Questa serata è stata una merda dall'inizio fino alla fine.- disse rabbiosa.- La prossima volta dammi un pugno se ti propongo stronzate del genere. Quel bastardo di Hawkins ha chiuso con me, per quanto mi riguarda può anche affogare mentre fa ritorno a Water 7!-
    IL ragazzo le afferrò un braccio, costringendola a fermarsi. -Cosa ti ha fatto?-
    Bonney fissò insistentemente davanti a sé per sfuggire allo sguardo del so compagno. -Nulla.-
    -Non prendermi per il culo.-
    Bonney sospirò e si decise a voltarsi verso il medico. -Mi ha teso una specie di imboscata in bagno,.Ma gli ho dato il benservito, tranquillo.-
    -Tranquillo un cazzo.- disse lui facendo dietrofront per tornare nel locale.
    Bonney, nonostante i tacchi, si mise davanti per fermarlo. -Non serve. L'ho già picchiato io. Andiamo a casa per favore. Al diavolo lui e tutto il resto.-
    Gli occhi grigi del ragazzo si erano fatti più gelidi del solito ma sapeva che era perfettamente inutile stare lì a discutere con la rosa in quel momento. Sembrava davvero sfinita e non voleva darle ulteriori dispiaceri per quella sera.
    La prese per mano e si avviarono verso la macchina ma in cuor suo aveva già promesso a se stesso che quel maledetto bastardo non l'avrebbe passata liscia.
    Non con lui.
    *
    *
    *
    Bibi non riusciva a credere alle parole di Pudding.
    -Aspetta non è uno scherzo vero? Robin mano nella mano con una donna? Non è che l'hai confusa con qualcun'altra?-
    -Scherzi? Ho tutte le diottrie perfettamente funzionanti. Quella era lei ti dico. Con una donna da capelli verdi.- le disse la castana dall'altro capo del telefono.
    Bibi non conosceva nessuna persona che potesse corrispondere a quella descrizione.
    -Tu l'hai mai vista questa donna?- chiese all'amica.
    -Si, l'altro giorno quando Hawkins ci ha offerto da bere in quel locale. Robin però me l'ha presentata come sua amica, oltretutto solo perché me le sono ritrovate ad un metro di distanza altrimenti sarebbero fuggite a gambe levate secondo me.-
    L'azzurra la sera di quella sorta di festa era andata a prendere suo padre all'aeroporto, di ritorno da un viaggio di affari all'estero. Avevano mangiato qualcosa in un ristorante lungo la via di ritorno, così si era fatto troppo tardi per unirsi ai suoi amici. Non aveva mai visto questa donna nè Robin gliene aveva mai parlato.
    Si sentì un pò offesa dal comportamento dell'amica, d'accordo che non era costretta a renderle partecipi di tutto ciò che la riguardava, ma almeno poteva accennare al fatto che stesse uscendo con qualcuno.
    O forse voleva solo provare l'ebrezza di frequentare una donna e per questo non aveva detto loro nulla? 
    -Diamole un pò di tempo prima di chiederle qualcosa. Vedrai che al momento più opportuno ci dirà tutto.- disse cercando di non essere troppo precipitosa nel giudicare la loro amica.
    -Non lo so, comunque se avrò altre novità ve le riferirò subito. Ora devo andare o quello stronzo se la prenderà di nuovo con me.- disse riferendosi al proprietario salone di bellezza in cui lavorava.
    -A più tardi allora.- Bibi mise il suo cellulare nella borsetta ed uscì dal camerino in cui si era rintanata per parlare con la sua amica, oltre che per provare un paio di vestiti.
    Chopper la stava aspettando al piano inferiore, nel reparto maschile, l'aveva accompagnata nel suo giro di shopping visto che Rufy non aveva ottenuto la serata libera.
    -Hai sentito che Kaya tornerà per qualche giorno la prossima settimana?- disse il piccolo ragazzo.
    -No, non me lo avevano detto. Che bella notizia, sono così felice per Usop! Che ne dici se le prepariamo la torta all'ananas che le piace tanto?-
    -Mi sembra un'ottima idea.- rispose lui, sempre entusiasta quando si trattava di dolci. Inoltre Kaya era davvero una brava ragazza e gli faceva sempre piacere rivederla.
    -Bibi sai che sto frequentando una persona?-
    L'azzurra si voltò di scatto verso il suo amico. -Davvero? Posso sapere chi è?-
    Chopper divenne rosso come un peperone . Beh non credo che tu la conosca. Si chiama Polluce.-
    -Mh non mi pare di conoscerla in effetti. Frequenta i tuoi stessi corsi in facoltà?-
    -No, lei lavora già da qualche anno in un atelier di moda. é più grande di noi.-
    -Di quanto?-
    -Ha trent'anni.-
    Bibi rimase a bocca aperta. Avevano circa nove anni di differenza. E se ci pensava bene nel profilo facebook di Chopper aveva visto negli ultimi tempi post riguardanti la differenza d'età nelle relazioni ed il fatto che, secondo lui, non contava nel vero amore.
    Sperava solo che questa donna non si stesse prendendo gioco di lui, come aveva fatto tale Carrot, con cui era stato Chopper ai tempi del liceo e che lo sfruttava esclusivamente per copiare durante i test e perché il malcapitato ragazzo le faceva i compiti per casa mentre lei giocava ai videogiochi.
    -Ti tratta bene? Sei felice?-
    -Sì, è molto gentile con me e mi trovo molto bene in sua compagnia.- disse lui arrossendo ancora di più.
    -Allora non hai nulla da temere.- 
    IL ragazzo sorrise felice. -Grazie, E a te come va con Rufy?-
    -Tutto bene grazie. Stasera abbiamo in programma di andare a cena fuori. Mio padre continua a dirmi di portarlo a casa per farglielo conoscere ma non so se è una buona idea.-
    -Da quanto state insieme?-
    -Quasi due anni.-
    -E allora? E' normale che voglia conoscerlo.- le fece notare Chopper.
    -Sì, lo so però non so se è il momento giusto.-
    -Per certe cose non c'è mai un momento giusto. E poi ti conosci già i suoi familiari mentre lui conosce solo i tuoi cugini Kosa e Pell. E' logico che tuo padre e tuo nonno Igaram lo vogliano conoscere.-
    -Sì forse hai ragione. Vedrò di invitarlo a casa prima o poi.- disse mentre su WhatsApp Robin diceva alle sue amiche di voler presentare loro una persona.
    *
    *
    *
    Nami fissò poco convinta l'impasto all'interno della ciotola. Ancor una volta le era venuto troppo solido, e mescolò con forza così da farlo ammorbidire.
    Almeno secondo lei.
    -Nami-swan se lo mescoli con così tanta energia non farai altro che renderlo ancora più sodo e duro.- le disse Sanji prendendole delicatamente la ciotola dalle mani -Bisogna aggiungere un poco di latte per renderlo più morbido e poi lavorarlo con dolcezza per farlo diventare spumoso e leggero.-
    Nami ascoltò scettica la spiegazione del biondo ma annuì, del resto lui ne sapeva molto più di lei in quel campo.
    -Se lo dici Sanji-kun. Per me basta che sia commestibile.- replicò la rossa esasperata, coperta di farina dalla testa ai piedi.
    -Non è quello lo spirito giusto con cui si entra in cucina Nami-swan. Devi immaginare che gli ingredienti siano degli strumenti attraverso cui preparai dei capolavori e gli utensili sono le estensioni delle tue braccia attraverso cui raggiungerai l'obiettivo.-
    Nami non ci capiva nulla di tutta quella roba e non era neppure sicura di avere tutta questa pazienza di cui parlava Sanji. Bastava che lo aiutasse a trasformare quella poltiglia in qualcosa di meno disgustoso.
    Osservò la maestria con cui Sanji aggiungeva lentamente il latte e mescolava l'impasto con le fruste fino a renderlo visibilmente delicato e soffice.
    Lo mise in una teglia a forma di cuore e poi tutto nel forno mentre preparava la crema pasticcera al limone.
    -Grazie davvero Sanji-kun. Non so cosa avrei fatto senza di te, probabilmente avrei dovuto buttare via tutto.-
    Il biondo mescolava con esperienza la crema che andava addensandosi. -E' sempre un piacere Nami-swan. Ma non mi hai ancora detto il perché di questa torta e di tanta segretezza. Festeggi qualcosa?-
    Nami volse lo sguardo in un'altra direzione senza rispondere. Era semplicemente il giorno in cui lei e Zoro si erano conosciuti. Anche se avrebbero dovuto festeggiare gli anniversari di matrimonio ci teneva quell'anno a ricordare il giorno in cui le loro vite erano cambiate quando si erano incontrati.
    Ma non era necessario che Sanji lo sapesse o avrebbe potuto pensare che era una sciocca sentimentale, proprio lei che aveva sempre affermato con orgoglio di essere contraria a qualsiasi forma di romanticismo.
    -Niente di particolare tranquillo. Avevo solo voglia di provare a fare una torta.- mentì lei.
    -Sei sempre meravigliosa Nami-swan.- disse lui con un sorriso smagliante mentre tirava fuori la torta dal forno.
    Era morbida e aveva un bel colore dorato. Dopo averla fatta raffreddare la tagliò in due parti uguali e le spennellò con la crema. Finita questa operazione fece piovere abbondantemente lo zucchero a velo.
    -Un vero capolavoro.- disse lei raggiante . -Non so proprio come sdebitarmi.-
    -Basta che mi fai sapere com'è.-
    -Ancora meglio, passa domani ad assaggiarla tanto in mattinata io e Zoro saremo qua a casa. A proposito ricordati di non dirgli nulla mi  raccomando, non deve sapere che mi hai aiutata.- disse lei facendogli l'occhiolino.
    -Ma certo mia cara nami-swan. Ora devo proprio scappare o Pudding-chan mi ucciderà se arrivo in ritardo per portarla al cinema.-
    Proprio mentre stava uscendo dalla porta, la macchina di Zoro apparve nel vialetto che conduceva alla grande casa.
    Scese dalla macchina con espressione accigliata e non riusciva a nascondere il fastidio di trovare il biondo lì in casa sua senza alcun preavviso.
    -Si può sapere cosa stavi facendo a casa mia?-
    -Sono solo passato a trovare una amica. Da quando è vietato farlo?- rispose lui accendendo una sigaretta.
    -Tsk idiota d'un torciglio. Evita di venire quando io non ci sono.-
    -Idiota ci sarai tu testa d'alga.-
    -Insomma piantatela.- tuonò Nami colpendoli con un sonoro pugno sulla testa.
    -Nami-swan è colpa sua.- si giustificò il biondo mentre saliva sulla sua decapottabile blu. Nami lo salutò con un cenno della mano prima di richiudere la porta.
    -Brutta strega.- disse Zoro rientrando in casa. Si diresse in cucina alla ricerca di qualcosa di fresco da bere.
    E per fortuna Nami aveva avuto il tempo di ripulire e di farsi la doccia prima che lui trovasse la cucina ridotta ad un campo di battaglia e lei infarinata manco fosse un pesce pronto per la frittura.
    Prese la torta dal mobile in cui l'aveva nascosta, ben mimetizzata tra le padelle e le pentole.
    -Tadan!- trillò mostrando il risultato delle fatiche sue e di Sanji.
    -Ah ecco cosa ci faceva qui quel cuoco da strapazzo.-
    -Ehi bada che quando è venuto lui avevo già finito.- disse lei mentendo con una facilità spaventosa.
    Il verde la guardò comunque scettico, forse non ci credeva più di tanto nonostante tutto.
    -E va bene, mi ha aiutato ma avevo già iniziato a fare l'impasto quando è arrivato.-
    -Cosa si festeggia?- le domandò tagliandosi una fetta di torta.
    -Diciamo che il nostro primo incontro è stato ben dieci anni fa. Ed ora eccoci qua come marito e moglie. Lo avresti mai detto?-
    Zoro masticò in silenzio prima di lasciarsi andare ad un sorriso. -Non ti sopportavo proprio all'inizio.- 
    -Idem. Non avrei scommesso un berry su noi due insieme.- disse sedendosi vicino a lui.
    -Dieci anni.- ripeté lui incredulo. -Chi lo avrebbe mai detto immaginato che mi sarei rovinato sposandoti?-
    Il pugno stava per calare inesorabile sulla sua testa ma lui intercettò la sua mano avvicinandola a sé.
    -Cretino.- soffiò lei baciandogli un orecchio.
    Il ragazzo si alzò e la caricò sulla spalla, anche se lei odiava quando lo faceva perché diceva di sembrare un sacco di patate.
    -Cosa stai facendo? Guarda che so camminare da sola. Dove mi stai portando?-
    -A continuare i festeggiamenti in camera da letto che domande.- disse lui pizzicandola una natica.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Cap 3 Robin fissava nervosa l'orologio. Sapeva che nel giro di pochi minuti le sue amiche sarebbero andate a casa sua per conoscere Monet e non sapeva se essere più felice o spaventata dalla cosa.
La verde, seduta sul divano accanto a lei, le accarezzava distrattamente una coscia mentre sorseggiava una tazza di tè. Capiva attraverso quel contatto che la mora era leggermente nervosa e voleva farle sentire la sua vicinanza.  Anche lei era ansiosa di conoscere le sue amiche ma più che paura che la giudicassero inadatta per stare con Robin, era curiosa di sapere quali persone la mora frequentava e di cosa parlavano quando si riunivano tutte insieme.
Robin era una persona colta e raffinata quindi immaginava che anche le sue amiche fossero persone con un certo stile.
Quando sentirono il campanello lasciò che la mora si dirigesse con passo rapido ad aprire la porta. Monet sentì un certo schiamazzo e, sbagliava o sentiva anche del linguaggio abbastanza volgare? Cercò di non badarci troppo e si sistemò meglio sul divano per apparire tranquilla e a suo agio.
Bevve un altro sorso di tè mentre nel salottino entravano prima Robin e poi le tre ragazze che aveva precendetemente visto al pub, più un'altra con una coda di cavallo azzurra che non ricordava di avere mai visto.
-Ragazze, lei è Monet. Monet ti presento le mie amiche. Nami.- disse indicando una ragazza con una cascata di onde ramate che la scrutava attentamente, mostrandole però un ampio sorriso. -Pudding.- Questa era invece una ragazza più bassa della rossa con capelli castani ed uno sguardo da cerbiatta che sicuramente faceva capitolare molto uomini, ma non poteva trarre in inganno un'acuta osservatrice come lei -Bibi.- Lei era l'azzurra e si mostrò subito molto lieta di conoscerla e le strinse calorosamente la mano. -E Bonney.- disse indicando una ragazza con lunghi e lisci capelli rosa e bellissimi occhi viola che, inizialmente la fissò seria come se volesse sezionarla, poi invece si avvicinò e le diede una pacca vigorosa sulla spalla.
-Gradite una tazza di tè?- disse Robin  mentre le altre prendevano posto sulle sedie o sulla poltrone.
-Sì grazie, due cucchiaini di zucchero per me.- disse Pudding. -Quindi è lei la famosa persona che ci volevi presentare, la tua amica.-
Robin sentì che la castana calcava l'ultima parola come se la stesse rimproverando. Forse non aveva creduto a quello che le aveva detto. O forse la stava mettendo alla prova, comunque visto che erano tutte lì ormai non poteva più tirarsi indietro.
-Sì, è lei.- disse porgendo la tazza alla castana. -Ma non è mia amica.-
-Ah no? Allora è una tua parente?- le chiese Bonney quando ricevette la sua tazza. Robin servì le altre due prima di sedersi nuovamente vicina a Monet, non così vicine da sembrare inopportune ma più di quando farebbero due amiche.
-E' la mia ragazza.- spiegò loro.
A Bibi quasi andò il té di traverso. Anche se Pudding le aveva parlato di Monet e si era già preparata spiritualmente, non era riuscita a nascondere la sorpresa.
Bonney diede un colpo sulla schiena dell'azzurra, rischiando di farle saltare via i polmoni e qualche altro organo interno, vista la potenza del colpo.
-Tutto bene?- le chiese Nami. L'azzurra annuì anche se non era sicura di essere completamente a posto.
Robin le porse un bicchiere d'acqua che lei bevve avidamente, sentendosi forse meglio.
Nami si schiarì la voce. -E così state insieme allora, che sorpresa. Non mi pare di averti mai vista in giro Monet.-
-Oh, io faccio poca vita mondana veramente. Dedico molte ore al mio lavoro ed esco poco.- spiegò la verde mentre notava l'anello che luccicava nell'anulare della rossa, ma non fece alcuna domanda.
-E come hai conosciuto Robin allora?- domandò la rosa che fino ad allora era stata stranamente zitta .
-E' stato un incontro piuttosto casuale in un bar, durante la colazione, e fortunamente abbiamo iniziato a parlare e a conoscerci.-
Un altro colpo di tosse da parte di Bibi fece esasperare Nami. -Bibi si può sapere che cazzo hai? Non ti era già passata la tosse?-
-Scusatemi, è che certe cose pensavo succedessero solo nei film.- disse con un sorriso.
-Si, hai ragione. Incredibile come sia capitato anche a noi.- disse Robin anche lei, con un sorriso dolce sulla labbra mentre posava una mano su quella di Monet.
-Beh, mi pare che ci sia poco da dire al riguardo.- disse Bonney. -Non avrei mai pensato che potessi essere bisessuale Robin, ma a me non frega un cazzo di chi ti piace o frequenti, basta che ti tratti bene.- disse rivolgendo un'occhiata ammonitrice alla verde.
-Capisco la tua preoccupazione, ma Monet mi tratta molto bene e non potevo chiedere di meglio ora come ora.-
-Non dirmi che mi stai diventando sdolcinata ora, Robin?- la prese in giro Pudding.
-Eddai P-chan lasciala stare, almeno ora se lo può permettere di esserlo. Basta che poi su Facebook non si mette a scrivere cazzate come "Buon mesiversario a noi" o "Due mesi di noi" e va tutto bene.- disse Bonney suscitando l'ilarità generale.
Perfino Monet non poté trattenere una risata. Le amiche di Robin si stavano rivelando completamente diverse da come le aveva immaginate. Alcune non avevano proprio classe, come Nami e Bonney, mentre Pudding e Bibi erano più composte, ma tutte erano sicuramente delle brave ragazze che si preoccupavano solo che la loro amica non soffrisse. Anche lei con una sua cara amica avrebbe agito esattamente così.
Ma se ci rifletteva bene, da quanto non faceva un'uscita tra ragazze? Da quanto non vedeva Baby, ovvero la sua migliore amica? Da troppo tempo visto che la mora si era trasferita altrove insieme a suo marito. Le mancavano le loro chiacchierate e le loro confidenze, ecco perché intimamente era felice di aver conosciuto quelle ragazze. Sperava di poter colmare quel vuoto con loro una volta che si fossero conosciute meglio.
Era forse una cosa stupida da pensare ma, per quanto tutti la considerassero come una donna di ghiaccio, sotto quella pelle fredde aveva  un cuore che batteva anche lei ed era fatta di carne e sangue. Sangue che anche a lei piaceva riscaldare con un bacio, con una carezza o una semplice risata.
Il campanello suonò nuovamente e Robin fu colta da un brivido improvviso, come se qualcosa non andasse.
-Aspetti qualcuno?-le chiese Monet.
-No, a dire la verità. Scusate, ci metterò solo un momento.- disse Robin dirigendosi verso la porta.Quella brutta sensazione strisciava ancora sotto la sue pelle ma non capiva a cosa fosse dovuto, eppure non c'era niente che non andasse.
Aprì la porta e si trovò davanti niente meno che Crocodile. Era l'ultima persone che voleva vedere ed era sicura che fosse lì per rovinarle quel pomeriggio di pace in compagnia delle persone più care che aveva.
-Cosa ci fai qua?- gli disse Robin chiudendosi la porta alle spalle e spingendo il suo ex marito in fondo al corridoio, dove non avrebbero potuto sentirli.
-Non vuoi vedermi e neanche parlarmi, così sono dovuto venire io qua.-
-E' proprio per evitare queste spiacevoli sorprese che ti ho detto di parlarmi tramite avvocato.-
-Sì, lo so, ma tu non hai voluto incontrarmi e sono qua per un motivo.-
-Sarebbe?- disse lei incrociando le braccia sotto al seno. Immaginava che avrebbe cercato di impietosirla dicendole che non poteva stare senza di lei, che aveva lasciato la sua amante e che aveva bisogno di lei per vivere.
-Robin io sto morendo.- disse lui invece lasciandola completamente senza parole.
-Che significa?-
-Tumore ai polmoni, colpa dei sigari. Me lo avevi sempre detto di lasciar perdere questo brutto vizio, ma non ti ho mai dasto ascolto ed eccomi  qua.- disse tossendo violentemente.
Lei gli poggiò una mano sull'ampia schiena per sorreggerlo mentre l'uomo si piegava in due, con il petto sconquassato dalla tosse.
-Da quanto lo sai?-
-Un mese circa, non volevo dirtelo prima ma non so quanto mi resta ancora. Forse due mesi, forse tre o magari potrei perfino campare sei mesi, chi lo sa?.- disse con la sua voce roca.
Robin era ammutolita di colpo, cosa poteva dire in quella situazione?
-C'è qualcosa che posso fare per... farti stare meglio?-
-Ah Robin, sei sempre così altruista.- disse accarezzandole la guancia con una delle sue grandi mani.-Cosa potresti mai fare per alleviare le sofferenze di uomo destinato a morire? No che non puoi fare nulla. Solo ti chiedo di essere buona con me e di farmi un ultimo favore.-
-Ti prego Crocodile, non chiedermi di tornare con te perché non potrei mai farlo, men che meno ora.- disse lei mettendosi una mano davanti agli occhi per cercare di non fare scorrere quelle lacrime amare che pungevano contro gli angoli dei suoi occhi.
-No, la settimana prossima dovrò fare una tac piuttosto importante e volevo chiederti se avessi voglia di venire con me. Non voglio forzarti se non te la senti, ma sei l'unica a cui lo potrei chiedere.-
-Si, va bene, verrò con te. Ti farò compagnia e se dovessi ricoverarti per fare altri esami verrò a trovarti, tranquillo.- disse lei sfiorandogli la mano con la sua. Quel gesto serviva forse a ben poco ma non sapeva in che altro modo offirire un pò di conforto al moro. Nonostante la sua stazza le sembrava così fragile in quel momento. Lo accompagnò fino all'ascensore prima di rientrare tra le lacrime nel suo appartamento.
Monet le andò subito incontro e circondò il corpo della compagna con il suo.
-Che succede?- le chiese mentre le accarezzava i capelli.
-Crocodile.- disse e non si accorse della tensione che si impadronì del corpo dell'altra. -E' malato e sta morendo. Vuole che lo accompagni per fare una visita medica e non sono riuscita a dirgli di no.-
-Va tutto bene, Robin.- disse mentre continuava ad accarezzarla per farla calmare.
Robin si asciugò le lacrime con il dorso della mano, cercando di ricomporsi. -Scusate ma non me lo aspettavo proprio. Pensavo che volesse chiedermi non so... tutto ma non quello.-
Le sue amiche si avvicinarono e l'abbracciarono. Odiavano vederla così fragile, come quando aveva appena divorziato che sembrava avvolta da un alone di tristezza e dolore.
Non c'erano parole che bastavano per descrivere il modo in cui si sentiva.
Monet sciolse l'abbraccio e lasciò l'appartamento sentendosi di troppo.

*
*
*
Hawkins osservava il mare, non riusciva mai a saziarsi di quella visione così maestosa. Era come se ogni fibra del suo essere urlasse che il suo corpo dovesse stare là, e che la terraferma non era il suo posto. Ecco perché aveva accettato quel lavoro a Water 7 sentendosi a casa in quel posto sconosciuto.
Ora però, dopo tanti anni, era giunto il momento di iniziare un nuovi capitolo della sua vita, nuovamente sulla terraferma.
Sentiva di stare facendo la cosa giusta, il suo periodo in quella città acquatica era stato bellissimo ma poteva definirsi concluso con successo. Chissà magari avrebbe potuto prendetre casa per trascorrere lì gli anni da pensionato. Ma era ancora presto per pensare così a lungo termine.
Vide all'improvviso una tazza di caffè fumante manifestarsi davanti al suo viso. E, seguendo il profilo della mano tatuata che reggeva il tutto, si ritrovò davanti Trafalgar Law.
Non fu tanto stupito di vederlo visto quello che aveva fatto a Bonney, ma non immaginava di trovarlo lì proprio pochi minuti prima della sua partenza. Lo fissava come se fosse uno strano animale ma non scorgeva nel suo sguardo rabbia o altro. Prese il bicchiere di cartone e bevve un pò del liquido caldo.
-Come mai qua, non mi aspettavo di vederti?- domandò.
Law bevve un piccolo sorso di caffè prima di voltarsi verso di lui.
-Sei così sorpreso di vedermi?-
-Beh non è che siamo proprio migliori amici.-
Il moro fece un ghigno storto. -Hai ragione e te lo concedo. Volevo solo salutarti prima della partenza.-
Hawkins non sapeva se credere o meno alle sue parole, e gli sembrava davvero strano che il fidanzato della sua ex volesse davvero salutarlo sapendo che aveva baciato la già citata ragazza. Anche solo a pensarlo era troppo strano, e lui per primo si sarebbe mostrato scettico sentendo una cosa del genere.
Dubitava seriamente che Bonney non gli avesse raccontato nulla, anzi aveva ragione di credere che glielo avesse raccontato subito, non sono cose che si nascondono tra fidanzati quelle. Anche perché Bonney non si era mostrata per niente disponibile con lui.
Solo che lui non aveva resistito alla tentazione quando l'aveva vista. Era così bella e raggiante senza di lui che era stato quasi infastidito dalla cosa, così le aveva giocato un brutto tiro. Era stato disonesto questo lo sapeva ma in quel momento, ottenebrato dall'alcol e da quel fastidio che provava, non aveva ragionato più di tanto.
Non era geloso di Bonney, non pensava più a lei da anni ma gli aveva dato fastidio il pensiero che potesse avere ricominciato senza di lui, che lo aveva dimenticato e che era felice.
-Che cosa vuoi?- domandò alla fine.
Law schiacciò con le mani il bicchiere ormai vuoto e quando si voltò aveva una faccia che su chiunque avrebbe fatto credere che fosse un diavolo incarnato. Aveva gli  occhi grigi freddi come due lastre di marmo ed un'espressione terrificante. Ma Hawkins non si fece intimorire. Era abituato ad avere a che fare con fantasmi e spiriti di ogni tipo, perfino della morte, per essere spaventato.
-Non mi piace quando qualcuno mette le mani sulle mie proprietà.-
-Quindi Bonney ora è diventata un oggetto.-
-Hai capito cosa cazzo intendo.- disse modificando il suo registro linguistico.
Hawkins sospirò, evidentemente quella era la sua giornata sfortunata.
-Ho sbagliato e me ne dispiaccio ma non era mia intenzione creare problemi.-
-Beh dovevi pensarci prima di baciare la mia fidanzata.-
-E' stato solo un bacio e poi mi ha già punito lei che è la diretta interessata, non capisco di cosa ti impicci.- disse acido il biondo.
Law distese le braccia stiracchiandosi come un gatto prima di parlare di nuovo.
-Puoi anche avere ragione ma, come ho già detto, Bonney è la mia fidanzata e odio pensare che tu l'abbia toccata. -
-Come sei esagerato, non ho mica la lebbra o l'ebola!-
-No, ma devi capire che non lo devi più fare, che non solo hai sbagliato ma che sei un fottuto verme.-
Hawkins assottigliò lo sguardo, preparandosi mentalmente ad una rissa.
Ma Law non era il tipo che perdeva tempo in futili risse o che si sporcava le mani quando poteva evitarlo. Lui era più sottile e più malvagio e aveva in mente ben altro.
-Il caffè che ti ho dato.- spiegò mentre il biondo sentiva un rivolo di sudore scorrere lungo la sua schiena. - aveva dentro un lassativo.-
-Cosa? Ma che cavolo di medico sei?-
-E tu che razza di uomo sei se tocchi qualcuno che non ti vuole? Dentro la nave c'è l'antidoto, divertiti a cercarlo.- disse alzandosi.
-Vaffanculo.- disse il biondo sentendo già i primi violenti crampi allo stomaco.
-Goditi il viaggio, Hawkins-ya.- lo provocò l'altro mostrandogli il dito medio mentre si allontanava dal porto.
Hawkins corse lungo la passerella per scappare da quel pazzo maniaco e tutta quella gente. Stavolta la sbronza gli era costata più del previsto.
*
*
*
-Mi sa che c'è qualcosa che devi dirmi.- disse Robin giunte di fronte all'istituto in cui lavorava Monet.
La verde sussultò come presa alla sprovvista da quelle parole. Non voleva creare problemi, non ora che aveva trovato qualcosa di così importante come Robin.
-Quando devi andare con lui in ospedale?-
-Fra tre giorni perché?-
-Credi che avrebbe problemi se venissi anche io?- disse mordendosi il labbro.
-Non lo so, come mai?-
Monet si passò una mano tra i capelli incapace di trovare le parole giuste per descrivere cosa le passava per la testa. -L'altro giorno quando è venuto sai cosa ho pensato? Che avrebbe usato la malattia per convincerti a trascorrere gli ultimi mesi della sua vita con lui. E' stata una cosa orribile da pensare e lo so.-
Robin le prese la mano.
-Io ho chiamato il reparto di oncologia e di pneumologia per avere una conferma. Ho avuto la tua stessa impressione e mi sono voluta accertare prima di andare con lui. Lo conosco troppo bene per fidarmi.-
-Se lui te lo chiedesse, tu torneresti a vivere con lui? Anche solo per pietà?-
Robin giocherellò con una ciocca di capelli della sua compagna. -No, sai perché? Perché Crocodile sarebbe troppo orgoglioso per chiedere a qualcuno di assisterlo nei suoi ultimi giorni e non vorrebbe mai che qualcuno gli stesse vicino per pietà. Io per prima mi sentirei un verme a farlo.-
Monet sospirò ed una folata di vento la fece rabbrividire improvvisamente.
-Tu hai avuto paura che io ti abbandonassi per tornare da lui?- le chiese Robin. La verde non rispose ma la mora sapeva di aver visto giusto. Poche volte il suo intuito la tradiva.
-Monet dimmi se ho ragione.- le disse mettendole una mano sotto il mento per farla voltare ed immergersi in quegli occhi d'ambra che l'avevano rapita fin dalla prima volta che ci aveva posato lo sguardo.
-Si, e mi sono sentita una persona orribile.-
-No, sei solo umana e va bene che tu abbia dei dubbi. Solo la prossima volta parlamene per favore. Non posso conoscere quali sono le tue preoccupazioni se non me lo dici.- le disse con un sorriso l'archeologa.
-D'accordo. Sto davvero facendo la figura della stupida mi sa.- disse la verde.
-Affatto e comunque ho una cosa da chiederti.-
Monet inclinò leggermente il capo, in un gesto che Robin aveva capito che faceva quando era incuriosita da qualcosa.
-Sposami. Non rispondermi subito se non vuoi, ma pensaci per favore.-
La verde annuì in una tacita promessa. L'unica certezza che aveva era che amava quella donna e che se glielo avesse chiesto sarebbe andata in capo al mondo per lei. Era stata una stupida a preoccuparsi di quello che Robin considerava come un capitolo chiuso della sua vita. Se non si preoccupava più di Crocodile perché lo avrebbe dovuto fare lei?
Le posò un rapido bacio prima di percorrere la scalinata che conduceva all'ingresso della scuola. La prima campanella suonò mentre lei già si immaginava a vivere sotto lo stesso tetto di Robin.
Era una immagine così potente che, prima del suono della seconda campanella che annunciava il definitivo inizo delle lezioni, percorse a ritroso il tragitto che aveva fatto e si diresse verso Robin che ancora stava lì.
Le gettò le braccia al collo e la baciò stavolta con passione. -Sì, si e si.- disse tempestandola di baci.
Non erano solite lasciarsi andare in quel modo in pubblico, ma il loro amore stava diventando così grande che non potevano più trattenerlo oramai.
Ed entrambe ne erano deliziosamente consapevoli.
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Angolo Autrice:

Ed eccoci arrivati alla fine di questa ff, forse il finale con Monet e Robin è troppo fluffoso (?) ma sapete che sono fan del lieto fine e non potevo non metterlo anche per loro due. Non so voi ma sono sempre triste quando arriva questo momento. Comunque sono abbastanza soddisfatta di questo esperimento e spero che anche voi vi siate divertiti a leggere quanto io mentre scrivevo questi deliri. Lavorare su queste coppie mi è piaciuto tanto ma non credo che ci tornerò più per un bel pezzo. Al momento sono concentrata su altre storie con altre coppie, chi mi conosce sa, quindi le abbandonerò per lungo tempo.
So che mi vorrete uccuidere per quello che ho fatto a Croco, e lo capisco visto che io al posto di voi lettrici penseri lo stesso, ma per esigenze di trama ho voluito farlo rivedere anche se in fase terminale di una orrida malattia :( sono una persona orribile ma non vogliatemene per questo vi prego.
Ringrazio chiunque avrà voglia di lasciarmi un commento e ne aprofitto per ringraziare la mia carissima Thelvia, che ha recensito questa stroria e anche la precedente da cui prende spunto. Se non ci fossi tu non so cosa farei cara.
Ma ringrazio di cuore anche MissAllSunday3 per le belle parola che ha speso per questa mia storia, Fenris e Pan_Kidd.
Un abbraccio a tutti quelli anche hanno messo la storia tra le preferite e le seguite. Vi adoro!!
Un bacio a tutti e la prossimo deliro di fanfcition!

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