Remember me, please.

di dreamlikeview
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1°: Can't fight this feeling. ***
Capitolo 2: *** 2°: Total eclipse of the heart. ***
Capitolo 3: *** 3°: Incomplete. ***
Capitolo 4: *** 4°: I won't give up. ***
Capitolo 5: *** 5°: Red. ***
Capitolo 6: *** 6°: Can't help falling in love. ***



Capitolo 1
*** 1°: Can't fight this feeling. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.

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7 anni prima: Can’t fight this feeling.
 

 

Even as I wander
I'm keeping you in sight
You're a candle in the window
On a cold, dark winter's night
And I'm getting closer than I ever thought I might
And I can't fight this feeling anymore.


Il sole albeggiava ancora, quando la sveglia di Dean Winchester, giovane uomo di appena ventiquattro anni, suonò riempiendo il vuoto che c’era in quella stanza, era totalmente disfatta, un pungente odore di sesso e alcool circolava in essa, e Dean si passò stancamente una mano sul viso troppo pieno di lentiggini, eliminando le tracce di sonno dal suo viso. Si alzò automaticamente dal letto e si recò nel bagno, sperava che Sam, suo fratello, rientrando dal lavoro tardi non avesse sentito nulla di spiacevole. Sapeva che nonostante la sua dichiarata bisessualità, il suo fratellino non gradisse molto trovarlo in intimità sia con uomini che con donne, diceva che era imbarazzante trovare il proprio fratello impegnato in piacevoli attività, per questo Dean aveva preso l’abitudine di mettere un indumento sulla maniglia della porta della sua camera, cosicché Sam non entrasse proprio nella stanza e indossasse le cuffie una volta raggiunta la propria. Sorrise al pensiero di suo fratello, studiava medicina al college, perché voleva salvare le persone, e si pagava gli studi lavorando part-time in un bar, finiva sempre tardi di lavorare la notte – spesso il maggiore era andato a trovarlo lì – e studiava una volta a casa. Vivevano insieme in un bilocale per risparmiare, Dean lo aiutava come poteva, sostenendo principalmente le spese di casa, in modo che il più piccolo potesse usare le sue paghe solo per il college, dovevano aiutarsi come potevano tra di loro, perché John, loro padre, aveva sempre sostenuto che Sam non dovesse studiare, ma imparare un mestiere, e lavorare per collaborare in casa, il più piccolo si era opposto, sostenuto dal fratello, perché voleva studiare e voleva diventare medico e alla fine, quando a Dean era stato proposto da Bobby Singer, un vecchio amico di suo padre, di lavorare presso la sua officina, il ragazzo non aveva esitato ad accettare il lavoro ed andare via di casa con suo fratello per permettergli di avere la vita che desiderava. Si lavò il viso e si guardò allo specchio, certo, andava piuttosto fiero del suo aspetto, capelli biondo scuro, tendenti al castano, occhi smeraldini e un fisico allenato, l’unica pecca, a suo parere, erano le lentiggini che aveva sul viso. Sorrise al suo riflesso ripensando alla notte precedente, aveva rimorchiato davvero un bel bocconcino, un ragazzo meraviglioso dagli occhi chiarissimi e l’aspetto di un angelo, non ricordava il suo nome, ma sapeva che fosse stata una bella e piacevole scopata, perché si sentiva bene, felice e appagato. Ritornò in camera sua soddisfatto, grattandosi la pancia, e non si accorse della presenza nel suo letto che lo fissava con lo sguardo assonnato e un sorriso accennato, afferrò la sua maglietta dal pavimento e quando si rialzò si trovò catapultato in paradiso, quegli occhi erano ancora lì, di fronte a lui, come era possibile? Non era andato via durante la notte come tutti quanti?
«Buongiorno» disse quello con la voce roca, che fece provare un piacevole brivido di freddo a Dean.
«’Giorno» gracchiò, infilandosi la maglietta «Credevo fossi andato via» affermò con sincerità guardandolo.
«Avrei dovuto?» chiese inclinando leggermente la testa, in un modo che a Dean parve adorabile.
«No» rispose immediatamente «Caffè?»
«Sì. Grazie…» mormorò, Dean si rese conto che anche lui non ricordasse il suo nome… per fortuna non era stato l’unico messo male la notte precedente.
«Dean, mi chiamo Dean» si presentò sorridendo, sedendosi sul letto per rimettersi i pantaloni, lasciandosi andare in una fuggevole occhiata al petto asciutto del suo compagno d’avventure notturne «Dean Winchester».
«Io sono Castiel» disse semplicemente «Nel caso non ricordassi anche tu il mio nome» continuò, sorprendendo Dean, non era uno di quei ragazzi che si offendevano solo perché uno non ricordava il loro nome «Sai, credo che ieri sera siamo arrivati qui per miracolo, eravamo molto ubriachi entrambi». Dean credette di trovarsi davvero in paradiso, aveva incontrato un ragazzo davvero bello e attraente – per non dire eccitante – che non si vergognava di ammettere di essere stato ubriaco e che non si offendeva se lui non ricordava il suo nome la mattina dopo. E non era nemmeno scappato via durante la notte, chi era quel Castiel? Da quale cerchio del paradiso era uscito?
«Sì, eravamo messi davvero male» scherzò il biondo, sorridendo «Vado a fare un caffè per entrambi… tu puoi usare la doccia o… qualunque cosa ti serva» offrì alzandosi solo dopo aver indossato le scarpe, per dirigersi in cucina, prima che potesse raggiungere la porta, Castiel già si era alzato dal letto, lo aveva afferrato per la maglietta, e dopo essersi alzato sulle punte, perché era leggermente più basso di lui, lo baciò sulle labbra, sorridendo. Dean chiuse gli occhi per una frazione di secondo, assaporando il sapore delle sue labbra, sentendosi un vero idiota per quella situazione.
«Mi rivesto e ti raggiungo, se non ti è di disturbo, mi servirebbe un passaggio per tornare a casa» disse il moro staccandosi dalle sue labbra, Dean si ritrovò a cercarle ancora ad occhi chiusi e Castiel lo accontentò baciandolo di nuovo con dolcezza. «Sei adorabile» commentò, afferrando i suoi vestiti ed uscendo dalla stanza totalmente nudo, offrendo al ragazzo una visuale perfetta del suo sedere. Dean si ritrovò ad arrossire come una ragazzina, e scosse energicamente la testa, accantonando quel ridicolo pensiero che si palesò nella sua testa, raggiunse la cucina, mise su il caffè e prese dalla credenza alcuni biscotti al cioccolato. Castiel lo raggiunse qualche minuto dopo, totalmente vestito con gli abiti del giorno precedente e un impermeabile beige appoggiato al braccio. Wow, era ancora più sexy così.
Consumarono insieme la colazione e Dean riaccompagnò Castiel a casa, viveva in una villa poco distante da casa sua, con un bel giardino curato davanti e forse anche un cane. Non lo sapeva. Non sapeva niente di questo Castiel, ma avrebbe voluto conoscerlo, gli sembrava, a pelle, una persona interessante e fantastica, ma… non poteva di certo rischiare di far la parte di quello che voleva un appuntamento, non era da Dean Winchester un atteggiamento così.
«Magari ci… rivediamo?» chiese esitante il moro «Cioè, lo so, abbiamo fatto sesso e questo non significa che avremo una storia, ma… possiamo rivederci?» chiese, Dean trovò adorabile la sua esitazione in quel momento, soprattutto dopo che quella mattina gli aveva praticamente mostrato tutto il suo corpo nudo senza vergogna, forse cercando di provocarlo, non lo sapeva, e avrebbe voluto, santo cielo, quanto avrebbe voluto saperlo.
«Mi farebbe piacere, Cas» rispose sorridendo «Magari ci scambiamo i numeri, ti va?» chiese senza rendersene conto.
«Sarebbe perfetto». Dopo uno scambio rapido di numeri, Castiel gli lasciò un delicato bacio a stampo sulle labbra e poi uscì di corsa dall’auto del biondo, rientrando in casa con il sorriso ebete sul volto. Dean, in quel momento, si sentì la persona più felice e completa del pianeta.
 
Ciao Cas, sono Dean, ricordi? Mi chiedevo se ti andava di uscire, conosco un posto dove fanno degli ottimi hamburger, sempre se ti piacciono gli hamburger! Okay, sono ridicolo, ciao Cas!” – Dean rilesse il messaggio che aveva appena mandato al ragazzo che aveva conosciuto alcuni giorni prima, e si diede dell’idiota, magari uno così aveva già trovato qualcun altro con cui passare il tempo, magari era uno, come lui, a cui piaceva divertirsi e non aveva interesse ad incontrarlo di nuovo. Gli aveva scritto solo sotto pressione di Sam, a cui aveva raccontato di aver incontrato questo tizio meraviglioso, dai bellissimi occhi azzurri, con un culo pazzesco e una voce roca sexy che proprio non era riuscito a dimenticare dopo quella notte. Sam gli aveva praticamente fatto il lavaggio del cervello per tre giorni e lo aveva convinto a chiamarlo, visto che lui intelligentemente aveva detto al minore di avere persino il suo numero di cellulare. Così, quel venerdì si era ritrovato, dopo il turno in officina, a scrivere al ragazzo, ed era, pateticamente, in attesa di una risposta. E si sentiva un idiota, perché continuava a fissare lo schermo del telefono, senza ricevere risposta, forse, si disse, Castiel era impegnato e non poteva rispondergli, forse avrebbe risposto più tardi, forse avrebbe rifiutato l’invito, forse avrebbe deciso di non rispondere e ignorarlo, senza nemmeno leggerlo. Dean sbuffò, non era da lui comportarsi così, lui era il tipo che incontrava un bel ragazzo, ci passava una piacevole nottata insieme e poi tanti saluti, non conosceva il suo nome, né scambiava con lui il numero di telefono. Con Castiel era stato diverso, Castiel non era andato via dopo aver fatto sesso, aveva dormito nel suo letto, e la mattina dopo aveva fatto colazione con lui, si era fatto dare un passaggio e poi avevano scambiato i numeri di telefono. Certo, non si erano sentiti per tre giorni, Dean forse stava fraintendendo tutto, ed era rimasto solo perché troppo ubriaco per muoversi dal letto, ed aveva voluto fare la persona educata non andando via quando si era svegliato e si era ritrovato Dean davanti già sveglio, doveva smetterla di farsi tante domande e aspettare, lanciò il telefono con poca grazia sul tavolo e decise di prepararsi un sandwich, giusto per frenare quella fastidiosa sensazione che stava invadendo il suo stomaco, e non era piacevole. Afferrò del prosciutto, del formaggio e una bottiglia di birra, richiudendo il frigo con il gomito e appoggiò tutto sul piano accanto, afferrò del pane dalla credenza e iniziò a riempire il suo panino, sbuffando leggermente perché non sentiva ancora il cellulare annunciare l’arrivo di un nuovo messaggio. Detestava essere quello che faceva la prima mossa, perché voleva evitare situazioni che lo facevano sentire a disagio come quella. Quando il suo sandwich fu pronto, dopo aver stappato la birra, si sedette al tavolo della cucina e decise di scrivere a Sam, per passare un po’ di tempo, Sam era al college, e sperava che il suo fratellino nerd spendesse un minuto del suo prezioso tempo da futuro medico per poter rispondere al maggiore. “Ehi Sammy, seppellito nei tuoi polverosi libri?” – scrisse, fissando lo schermo del cellulare.
Dean, sto studiando per l’esame di Epidemiologia, ti annoi così tanto?
Castiel non mi risponde, gli ho scritto, Sam! Ma non mi risponde!” – scrisse. Sapeva che Sam probabilmente avrebbe riso alle sue parole, ma sapeva anche con lui poteva parlarne, perché non lo avrebbe mai giudicato.
Genio, hai pensato che forse è impegnato? Magari ti risponde dopo”. Dean lesse il messaggio del fratello con uno sbuffo, suo fratello sapeva essere davvero insensibile, perché non capiva il suo turbamento. Addentò il suo sandwich con leggera rabbia, e bevve un sorso di birra, cercando di scacciare la sensazione di essere stato rifiutato, Castiel non lo aveva rifiutato, perché non aveva ancora risposto; odiava il venerdì, perché era il suo giorno libero – Bobby lo obbligava a restare a casa, perché durante la settimana lavorava sempre fino a tardi – e lo odiava ancor di più perché aveva deciso di scrivere a uno che aveva incontrato una volta e non aveva risentito più, perché lui era un idiota, nel profondo. Aveva detto a Castiel che si sarebbe fatto vivo, e invece era sparito, forse il ragazzo si era sentito messo da parte, o ignorato e quando aveva letto il suo messaggio non aveva avuto voglia di dargli una possibilità. Sempre se era così, il messaggio risultava ancora non visualizzato. Odiava Whatsapp, ma suo fratello aveva insistito per farglielo installare, perché Dean, gli SMS non si usano più dal lontano anno mille! – aveva esclamato quel nerd di suo fratello. Decise che avrebbe smanettato un po’ sui social network, perché non aveva niente di meglio da fare, e quando aprì Instagram, si ritrovò tre nuove notifiche, sbatté le palpebre, di solito solo Sam e pochi suoi amici gli lasciavano dei commenti o dei like alle foto, che erano prettamente di lui a bordo della sua Baby, la sua Impala, o di lui che riparava l’auto – Sam odiava quando Dean decideva di postare una nuova foto, perché di solito gliele scattava lui. Decise di leggerle per curiosità, e restò piacevolmente sorpreso, la prima diceva: castielnovak ha iniziato a seguirti. Cosa? Cosa voleva dire? Era davvero lui? Che diavolo…? La seconda: castielnovak ha messo “mi piace” al tuo post; e la terza: castielnovak ha commentato: Niente male! – sotto una foto che ritraeva Dean chinato sulla sua auto, intento a riparane il motore. Dean strabuzzò gli occhi e quasi non credette a quanto appena letto, cosa diavolo…? Castiel lo aveva cercato allora, non aveva immaginato che ci fosse stato qualcosa tra di loro. Non resistette, aprì il suo profilo e sorrise come un idiota, rendendosi conto che era davvero il meraviglioso ragazzo che aveva incontrato qualche giorno prima. Scorse il suo profilo, restando affascinato dalle foto che postava, ce ne erano alcune davvero carine, e alcune erano dannatamente sexy. Wow. Come poteva essere così attraente quel ragazzo? Dean sorrideva come un ebete guardando quelle foto, e sperava che gli rispondesse in fretta, perché non vedeva l’ora di rivederlo di persona. Okay, forse gli piaceva un po’ quel ragazzo, e lo aveva colpito, ed era per questo che non era più andato via dalla sua memoria, e si era ritrovato a scrivergli, e okay, forse era un po’ patetico, ma per quel ragazzo ne valeva la pena. Premette il tasto del like su una foto in cui Castiel aveva gli occhiali da vista e sorrideva in modo luminoso – non aveva proprio potuto resistere a quella – e poi lo seguì anche, perché suvvia, era scortese non ricambiare il follow, giusto? Quando si annoiò – cioè, dopo aver visto ogni singola fotografia di Castiel – lasciò il cellulare sul tavolo e finì la sua birra, fu in quel momento che sul suo telefono lampeggiò una nuova notifica, e il messaggio che trovò, gli fece spuntare un tenero sorriso sul volto. “Ciao Dean, certo che mi ricordo, uno come te è difficile da dimenticare! Mi farebbe davvero piacere uscire con te, certo che mi piacciono gli hamburger, a chi non piacciono? Fammi sapere tu l’ora e il posto. A presto, Dean.
 
«Dean, non sei mai stato in ansia per gli appuntamenti, che ti prende?» gli chiese Sam, quando il maggiore lanciò sul letto l’ennesima camicia, perché a quanto pareva quel colore faceva risaltare troppo le lentiggini, e lui voleva solo nasconderle, perché le detestava. Odiava quando qualcuno gli fissava il volto perché aveva notato le sue lentiggini, era una cosa che lo faceva innervosire fin troppo, e quella camicia, proprio non andava bene per quel suo piccolo problema.
«Odio queste camicie. Ma perché ne ho così tante?» sbuffò mettendone una bianca, eliminando anche quella, perché troppo bianca. Sam alzò gli occhi al cielo esasperato, poi scoppiò a ridere, scuotendo la testa «Che hai da ridere?»
«Tu sei cotto di questo Castiel e lo hai visto solo una volta. Tu sei cotto di qualcuno! Non credevo potesse mai arrivare questo giorno» affermò con sicurezza il ragazzo, senza riuscire a smettere di ridere. Era assurdo che suo fratello fosse così disperato per un’uscita con un ragazzo, non lo aveva mai visto così, ed era davvero divertente. Dean finalmente trovò qualcosa da indossare che non detestava, una camicia a scacchi bianca e verde, con una t-shirt verde scuro. Si guardò allo specchio per diversi istanti, apprezzando ciò che vedeva, mentre suo fratello dietro di lui sghignazzava ancora e scuoteva la testa, indossando la sua divisa del lavoro.
«Mi farai fare tardi, ricordi che oggi devi accompagnarmi tu?» gli chiese abbottonandosi la camicia.
«Sì, sai, la tua carretta è nell’officina dove lavoro io» rispose il maggiore, dirigendosi in bagno, finendo di prepararsi, Sam fece per ribattere, ma «Non rompere, idiota» esclamò il ragazzo, sistemandosi i capelli. Era stranamente agitato, non sapeva esattamente cosa aspettarsi dalla serata, da Castiel o in generale, ma sperava solo che fosse piacevole – e non a livello sessuale. Quando fu pronto, uscì dal bagno mostrandosi al fratello con uno smagliante sorriso, celando le sue preoccupazioni.
«Smettila di vantarti, Dean, lo  sanno anche i muri del nostro appartamento che potresti uscire anche con il sacchetto della spesa sulla testa, e nessuna donna o uomo ti resisterebbe, quindi smettila di comportarti come una fottuta drama queen e portami al lavoro!» esclamò il minore, facendo sorridere il maggiore.
«Va bene, Sammy, non scaldarti tanto. Volevo solo essere impeccabile».
«Sì, okay. Adesso andiamo?» chiese il minore esasperato, guardando il fratello con l’aria già stanca «Oggi mi aspetta un turno massacrante e tu pensi solo al tuo appuntamento galante» si lamentò, sorridendo, però, contento che finalmente suo fratello avesse incontrato qualcuno di interessante e non una delle solite conquiste notturne.
«Non è un appuntamento galante» borbottò superando il fratello per afferrare le chiavi dell’auto e la sua giacca, e poi «Muoviti, non eri in ritardo?» chiese ironicamente, guardando Sam che alzava gli occhi al cielo davvero esasperato.
«Oh certo, ora sono io in ritardo» sbuffò Sam, afferrando le sue cose e raggiungendo il maggiore fuori alla porta. Arrivarono in pochi istanti all’auto e Dean accompagnò Sam al bar dove lavorava, promettendogli che se la serata fosse andata bene, avrebbe portato Cas – già era diventato Cas? – con lui a bere qualcosa lì. Il minore salutò il fratello, raccomandandosi con lui di non fare cazzate come tuo solito, Dean e poi uscì dall’auto, recandosi a lavoro. Dean invertì la marcia e si diresse verso un pub a qualche chilometro da lì, dove aveva dato appuntamento a Cas, era un locale gestito da due dei suoi migliori amici, Benny e Garth e sapeva che portando il ragazzo lì, avrebbe fatto bella figura. Era  un po’ in ansia, non sapeva davvero niente di questo Castiel, a parte che aveva degli occhi bellissimi e apparentemente adorava i gatti – beh, non era colpa sua, Castiel postava decine di foto di gattini, sospettava che facesse parte di qualche organizzazione di volontari o che lavorasse presso qualche centro d’adozione per animali – però aveva davvero voglia di conoscerlo, conoscerlo davvero, e forse era sul serio patetico e lui gli avrebbe dato buca.
Parcheggiò l’auto fuori dal locale, e si guardò intorno, non sapeva nemmeno quale auto avesse il ragazzo o se guidasse o altro, e perché si stava facendo tutte quelle domande? Poteva cercare di essere una persona normale per quella volta? Uscì dall’auto ed entrò nel locale, salutò con un gesto rapido Garth, che era alla cassa e attese, seduto ad un tavolo libero, controllando in modo ossessivo l’orologio, scambiò qualche chiacchiera con il suo vecchio amico, bevve una birra, ma proprio questo ragazzo voleva tenerlo sulle spine o cosa? Sbuffò, terminando la sua birra, e si guardò di nuovo intorno, sospirando come una ragazzina delusa.
«Ciao Dean» disse una voce roca – e incredibilmente sexy – alle sue spalle, si voltò immediatamente verso la voce, e restò a bocca aperta, davanti a lui c’era Castiel, in una camicia azzurro chiaro, che faceva risaltare il blu intenso e innaturale dei suoi occhi, i capelli un po’ arruffati e l’espressione adorabile sul volto, una mano nascosta dietro alla schiena «Ho fatto un po’ tardi» disse dispiaciuto, da dietro la schiena tirò fuori una rosa rossa che porse a Dean, il quale arrossì di botto, spalancando gli occhi in modo incredibile. Una rosa? Davvero? Chi diavolo era questo tizio?
«P-Per me?» chiese in imbarazzo.
«Beh sì, vedi altre persone in giro?» chiese sarcasticamente sorridendo «Mi sembrava una cosa romantica» rispose tranquillamente alla muta domanda "perché?"di Dean, prendendo posto accanto a lui. Sebbene fossero in un pub, e non fosse esattamente il luogo più romantico in cui avere un primo appuntamento, l’atmosfera era piacevole e calma, era come se ci fossero solo loro, e nessun altro, si guardavano negli occhi scrutandosi a vicenda, in silenzio, senza proferir alcuna parola, eppure in quegli sguardi c’era tutto ciò che avrebbero voluto dire, era strano, davvero, Dean non si era mai sentito così in sintonia con qualcuno che non fosse suo fratello, nemmeno con il suo migliore amico, davvero. Ordinarono entrambi due hamburger e si ritrovarono a chiacchierare, Dean scoprì che sì, Cas lavorava con un’associazione di volontari che aiutavano cani e gatti smarriti, ma non era il suo lavoro principale, Cas era uno studente di lingue straniere e amava tutto ciò che aveva a che fare con i paesi esteri, aveva vent’anni come suo fratello e viveva ancora con i suoi genitori. Lui invece gli raccontò del suo lavoro all’officina, di aver lasciato gli studi per supportare il fratello e quando Cas gli disse trovo sexy il fatto che tu sia un meccanico, soprattutto in quelle foto in cui sei piegato sull’auto, Dean dovette bere una birra tutto d’un fiato, semplicemente perché era troppo esplicito persino per lui, ma più Cas parlava, più Dean pendeva dalle sue labbra, e non riusciva a smettere di fissarlo nemmeno mentre mangiava, era dannatamente bello. Arrossiva come un dodicenne alle prime esperienze, sentiva lo stomaco contratto e la testa vuota, piena solo di Cas, Cas, Cas e baciami, baciami, baciami. Era una delle cose più assurde che gli fossero mai capitate nella vita, e lui non era una persona a cui non capitavano mai cose assurde.
Patetico – sentì nella sua testa, una voce terribilmente simile a quella di Sam, santo cielo, e se suo fratello avesse avuto ragione, e lui fosse stato cotto di Cas? No, non era un’opzione valida, lui non era cotto di nessuno, semplicemente gli interessava questo tizio, perché era tutto fuorché ordinario, e meritava di essere scoperto.
«Posso dirti una cosa, Dean?» chiese Castiel improvvisamente, fissandolo dritto in faccia. Erano alla quarta birra, era impossibile che fossero già ubriachi, giusto? Dean si sentì avvampare, non sapeva perché si sentisse così in imbarazzo davanti a quel ragazzo, come poteva un ragazzo metterlo tanto in imbarazzo? A lui? A Dean Winchester? Nessuno ci era mai riuscito, quel tizio doveva essere davvero particolare.
«Certo… dimmi» mormorò abbassando lo sguardo sulle sue mani. Non riusciva a sostenere quello sguardo così blu, così penetrante che sembrava leggergli l’anima e metterlo a nudo. Dannazione, mai gli era capitata una cosa del genere, era tutto davvero molto strano e bizzarro per uno come lui, abituato ad essere quello sicuro, che faceva cadere le persone ai suoi piedi, e invece questo Castiel era… diverso, da tutti gli altri, forse era per questo che lo aveva colpito.
«Sei davvero bello, non dovresti nascondere il tuo viso dietro alle mani, sai? Soprattutto per quelle adorabili lentiggini che hai» Dean arrossì ancora di più, se possibile e si portò le mani sul volto, Castiel aveva notato le lentiggini e si rese conto che le avesse fissate per tutto il tempo. Cosa diavolo mi ha fatto questo tizio? – si chiese Dean.
«Sono orribili e tu non dovresti guardarle» si lamentò da dietro le sue mani. Castiel sorrise dolcemente e si sporse leggermente verso di lui, prendendogli le mani tra le sue, cercò il suo sguardo, senza riuscire a trovarlo, perché Dean cercava in tutti i modi di evitarlo e di non sentirsi come una ragazzina alla prima cotta adolescenziale.
«Perdonami, non volevo metterti in imbarazzo» gli disse, facendogli alzare il viso verso il suo «Ma davvero, sei bellissimo, non credo di aver mai visto un ragazzo bello come te» confessò con sincerità, facendo, se possibile, arrossire il biondo ancora di più, dannazione, se avesse continuato così, avrebbe raggiunto l’ebollizione, sarebbe evaporato e nient’altro di lui sarebbe rimasto sulla terra. Doveva smetterla di guardare quei film catastrofici in cui accadeva di tutto.
«Ti ringrazio» mormorò Dean, ammaliato dallo sguardo che l’altro gli stava rivolgendo «Io… non so cosa dire».
«Non devi dire nulla» disse Castiel, avvicinando il suo volto a quello del biondo, sorridendo «Baciami e basta». E Dean non se lo fece ripetere due volte, annullò la distanza che lo separava dal volto dell’altro in pochi secondi, e premette le proprie labbra contro quelle del moro, il quale gli prese con delicatezza il viso tra le mani e approfondì il bacio, lasciandolo piacevolmente sorpreso. Il bacio fu una delle esperienze più belle che Dean ebbe mai provato – o almeno credette così – le labbra di Castiel erano un vero paradiso, e lui baciava in modo meraviglioso. Tutto era troppo intenso, troppo profondo, troppo diverso dal solito; la leggera barba di Cas era piacevole contro il suo viso perfettamente sbarbato, le sue mani arruffavano ancora di più quei capelli già spettinati, e le labbra di Cas non smettevano di essere una fottuta droga per lui, più le provava, più si ritrovava a cercarle, era assurdo, dannatamente assurdo, ma anche piacevole, e Dean sentiva di star per impazzire, perché era tutto semplicemente troppo e lui non era abituato.
Si ritrovarono nell’auto di Dean in poco tempo, come ci fossero arrivati, sarebbe rimasto un mistero per entrambi, ma poco importava, il biondo era sdraiato sulla schiena sui sedili posteriori, mezzo nudo con l’altro, anche lui mezzo nudo, che si strusciava su di lui e raggiungeva con quelle dannate labbra qualsiasi tratto di pelle libero, e si chiedeva come si fossero trovati in quella posizione, perché sul serio, lui sotto? Da quando?
«Ehi, ehi» mormorò spingendolo leggermente indietro «Cosa credi di fare?»
Castiel inclinò la testa in un modo che fece girare la testa a Dean: «Pensavo fosse ovvio… vuoi che ti spieghi la storia dell’ape e del fiore?» chiese ridacchiando, accarezzando con lentezza il suo addome scolpito.
«No, idiota» borbottò con il volto rosso «Intendevo… cioè, io non… non sto sotto» balbettò a disagio, sotto lo sguardo divertito di Cas che non la smetteva di passare le mani sul suo corpo. Stava perdendo ogni facoltà mentale, solo perché quelle mani erano su di lui e non andava bene, non andava affatto bene. Doveva smetterla, doveva essere forte.
«L’altra volta non ti è dispiaciuto» ribatté Castiel, fermandosi e guardandolo dritto negli occhi, solo per potersi godere l’espressione di puro stupore che comparve sul volto del biondo, era qualcosa a cui non era affatto pronto, perché, come aveva immaginato, Dean era il classico finto attivo, una persona che si atteggiava come attivo, ma in realtà, nel profondo, era un passivo. Il ragazzo fissò il suo amante per diversi secondi, prima di riprendere qualunque attività mentale, aveva dovuto assimilare la notizia.
«Ma io…no!» fu in quel momento che Dean tornò per un attimo se stesso e si liberò della presa forte di Castiel su di lui, lo spinse via con poca grazia e si rimise seduto, cercando la sua maglietta e riabbottonandosi i pantaloni, no, non sarebbe accaduto di nuovo, andava bene l’essere un po’ a disagio davanti a lui, l’imbarazzo, l’arrossire e tutto, ma non l’essere passivo, no, non sarebbe diventato un patetico idiota che lo prendeva. Lui era uno tutto d’un pezzo e non si sarebbe piegato a una cosa simile, no. Castiel doveva aver sbagliato persona «Ti stai sbagliando» disse velocemente «Hai sbagliato persona, ne sono certo. Io non avrei mai… okay? Non sono passivo».
«Se lo dici tu…» mormorò Castiel divertito indossando la sua camicia «Nonostante tutto è stata una serata piacevole» disse allegramente, sebbene l’eccitazione di poco prima si fosse esaurita, si era divertito davvero con Dean, e avrebbe davvero voluto rivederlo, sperava solo che la scioccante verità che Dean aveva appena appreso, non gli facesse avere ripensamenti sulla loro frequentazione. «Mi piacerebbe rivederti».
Avrebbe voluto dire di sì, che gli avrebbe fatto piacere rivederlo, che lo avrebbe voluto vedere sempre, e che se fosse stato più intelligente non lo avrebbe fermato sul più bello, ma purtroppo lui era Dean Winchester, e se c’era una cosa vera su di lui, a parte il fatto che avesse troppe lentiggini, era il suo essere un completo, vero e proprio idiota.
«Certo, mi farò sentire… sai, il lavoro e…» balbettò, tossicchiando a disagio «… cose, ma mi farò sentire». Ignorò volutamente l’espressione un po’ rammaricata di Cas, il quale si sporse verso di lui e premette le proprie labbra sulle sue con dolcezza, e gli fece una piccola carezza sulla guancia destra. Poi lo guardò negli occhi, cercando di trovare una risposta alle sue domande, perché Dean lo confondeva, e non gli faceva capire ciò che pensava.
«Scusa, se ti ho offeso in qualche modo» disse mortificato aprendo la portiera dell’auto «A presto, Dean» lo salutò andando via da lui, lasciandolo solo come un idiota nell’auto.
Dean, quando lo vide allontanarsi, capì di aver fatto una delle sue tante cazzate, e che rimediare non sarebbe stato facile.
 
Tornò a casa a pezzi, non sapeva cosa fosse accaduto con Castiel, e perché si fosse sentito così a disagio quando aveva scoperto di essere stato lui sotto. Era una cosa che lo aveva sconvolto così tanto che l’aveva fatto apparire come uno stronzo davanti agli occhi di Cas. Chiamò Sam disperatamente, e il fratello gli diede del cretino cosmico, se Castiel gli piaceva tanto, perché si era fatto tanti problemi? Perché non ignorare semplicemente la cosa e vivere tranquillamente? Dean  non rispose alle sue domande e tagliò corto ignorando una vocina dentro alla sua testa che gli diceva che in effetti Sam avesse ragione e lui si stava comportando come un idiota; cercò supporto in Benny, il suo migliore amico storico, il quale gli diede del coglione, perché si era visto lontano un miglio quanto fossero presi l’uno dall’altro quella sera, e persino Garth lo insultò coloritamente, perché si era lasciato sfuggire un bel ragazzo come Cas. Non era colpa sua, in fondo, era un idiota e tutti lo sapevano, adesso lo sapeva anche Cas. E doveva rimediare al suo essere un idiota, perché non voleva perdere Cas.
Fu così che due giorni dopo si ritrovò fuori alla porta di casa di Cas, con una rosa e mille scuse. Il moro gli aprì senza chiedere chi fosse e lo guardò alzando un sopracciglio con fare giudicante. Dean si morse le labbra, smozzicando parole a caso, poi senza riuscire a trovare una motivazione valida al suo pessimo comportamento, semplicemente porse in avanti la mano con cui teneva la rosa per il moro. Sei patetico – gli disse la voce nella sua testa identica a quella di Sam. Sì, era consapevole di esserlo e di essere anche pessimo, ma… cosa ci poteva fare?
«Una rosa?» domandò Castiel appoggiandosi alla porta con fare sexy, Dean non sapeva se lo stesse prendendo in giro o lo stesse provocando «Per me?» domandò ancora, afferrandola e annusandola appena. Dean ebbe uno scompenso mentale davanti a quella scena era davvero troppo.
«Mi è sembrata una cosa carina e…» mormorò Dean «Scusami per l’altro giorno, sono stato un idiota» riuscì finalmente a dire, era la prima frase di senso compiuto che riusciva a dire, senza sembrare un idiota patentato.
«Non importa, insomma… sono abituato ad essere scaricato» rispose Castiel, guardandolo dritto in faccia.
«No, no… io non volevo… Cas, io…» mormorò a disagio «Sono andato nel panico e… scusami. Non dovevo comportarmi in quel modo. Dimmi come posso rimediare e…»
Castiel non gli diede il tempo di finire la frase, lo baciò trascinandolo in casa, e lo spinse contro il muro, senza lasciare le sue labbra per un solo istante: «Resta con me» gli disse piano sulla bocca «Non so cosa tu mi abbia fatto, ma non riesco a smettere di pensare a te, Dean Winchester» continuò, tra un bacio e l’altro. Dean era assuefatto da lui, dalle sue labbra, dal suo essere così trascinante e non riusciva a fare a meno di seguire la sua bocca, ogni volta che lui si allontanava per prendere fiato, voleva quelle labbra sulle sue fino a perdere il fiato, sembrava un drogato alla ricerca della sua dose, Castiel era dannatamente perfetto e lui era totalmente cotto di lui, ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Non ho intenzione di andare da nessun’altra parte» gli confessò però contro le labbra. Castiel sorrise, gli afferrò la mano con delicatezza e lo trascinò in camera sua, dove lo spinse gentilmente sul suo letto e lo sovrastò in pochi istanti. Gli accarezzò il volto, mormorandogli sulle labbra che era bellissimo e che adorava le sue lentiggini, Dean arrossì alle sue parole, ma per la prima volta pensò che avere quelle piccole macchie sul viso non fosse poi così negativo. Fecero l’amore con dolcezza, lentezza e passione, spingendosi l’uno incontro alla ricerca delle emozioni nuove che entrambi stavano scoprendo di provare, e quando, coinvolti dalla passione, raggiunsero l’apice del piacere, si lasciarono cadere fianco a fianco sul letto di Castiel, e Dean fissò il soffitto con un’espressione beata e appagata, un sorriso da idiota sul volto. Riusciva solo a pensare wow, non aveva altre espressioni per ciò che era appena accaduto. Dovette deglutire un paio di volte, prima di riuscire a spiccicare mezza parola, eppure non riusciva a parlare.
«Era così male stare sotto?» chiese Castiel voltando il volto verso quello di Dean, sorridendo appena. Dean pensò che il ragazzo avesse il sorriso più bello che avesse mai visto, e con quello riusciva ad ammaliarlo e stregarlo.
«Affatto…» rispose, guardando l’altro al suo fianco. «È stato meraviglioso, ma solo con te».
Castiel allora lo guardò, con uno sguardo che urlava mio e: «Non ti avrei condiviso con nessuno, Dean Winchester» mormorò avvicinandosi al suo volto, baciandolo di nuovo. Dean credette di aver fatto combo e trovato davvero il paradiso; si promise che avrebbe fatto l’idiota più spesso, se poi significava fare del sesso stratosferico con Cas.
 
Tre mesi dopo
Dean era terrorizzato, Castiel gli aveva mandato un messaggio, in cui gli diceva che voleva parlargli di una cosa, e okay, Dean non era il tipo che andava in panico per quel tipo di messaggi, ma detto da Castiel, sembrava qualcosa di terribilmente serio e terrorizzante, si frequentavano da tre mesi, dal giorno in cui il biondo era tornato dall’altro con la coda tra le gambe, chiedendogli scusa per essere stato un idiota. A Dean piaceva Cas, gli piaceva vederlo la mattina dopo aver fatto sesso, con i capelli tutti spettinati e sfatti – anche da lui, perché erano così soffici che Dean amava metterci le mani dentro, soprattutto quando lo baciava – e lo guardava con quello sguardo carico di qualcosa che il biondo non aveva mai visto nei suoi amanti, era desiderio, sì, ma c’era anche qualcos’altro che lui non sapeva definire a parole; gli piaceva quando uscivano insieme e lo faceva ridere con delle battute stupide, o con i suoi atteggiamenti bizzarri; gli piaceva quando Cas lo stringeva contro il suo corpo e lo faceva sentire al sicuro – e Dean avrebbe davvero voluto evitare di sentirsi una ragazzina del liceo, ma era venuto a patti con questa sua caratteristica in presenza di due occhi azzurri e un ragazzo troppo sexy per essere reale, perché davvero, uno studente del college con quelle caratteristiche era davvero difficile da incontrare – gli piaceva semplicemente passare il tempo con lui, Cas era un tipo brillante e poteva parlare di qualsiasi cosa, di film, di serie tv, di libri, di letteratura, di qualsiasi argomento, persino di cucina, e Dean una volta non aveva resistito e gli aveva fatto assaggiare i suoi famosi pancake, quelli che persino Sam adorava. Cas li aveva amati, e Dean giurò a se stesso che glieli avrebbe sempre fatti. Suo fratello continuava a dire che lui fosse innamorato di Cas, ma non era così, Dean era sicuro di non amare nessuno, ma Dean non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore, eppure, sentiva che c’era qualcosa di molto profondo che lo univa a Cas; nello stesso modo sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, molto sbagliato, in quello che voleva dirgli Cas, se avesse voluto lasciarlo? Se avesse deciso che non valeva la pena perdere tempo con uno come lui? Non avevano niente di ufficiale, si frequentavano, uscivano insieme, si vedevano spesso, andavano al cinema e condividevano la porzione grande di popcorn, si baciavano, facevano sesso – del sesso grandioso a detta di Dean – ma non avevano mai detto che stavano insieme o cose del genere. Forse aveva incontrato qualcuno di cui si era innamorato, e voleva scaricarlo, non sarebbe stato un problema – o forse sì? C’era una fastidiosa voce nella sua testa che gli diceva quanto fosse sbagliato il fatto che Cas non volesse più avere a che fare con lui – se ne sarebbe fatto una ragione – no, non era vero. Era in ansia, e non ne capiva il motivo, voleva solo frenare quella fastidiosa sensazione che provava nello stomaco, quel fastidioso senso di disagio che lo prendeva da dentro e non gli permetteva di ragionare lucidamente. Perché Cas voleva parlargli?
Arrivare alla sera, gli sembrava un’impresa titanica. Cas doveva andare lì, da lui, a casa sua – aveva già detto a Sam di non farsi trovare in casa, perché avrebbe avuto ospiti. Sam gli aveva detto che quella sensazione spiacevole che provava, era collegabile al fatto che fosse innamorato di Cas, ma Dean si ostinava a pensare il contrario, a non ammettere i sentimenti che sentiva crescere con forza dentro di sé, non sapeva perché, ma aveva paura di essere innamorato, perché aveva l’impressione di essere debole in quel modo. Intanto si sentiva un idiota, camminava su e giù nella cucina del suo appartamento, in attesa che Cas andasse da lui, aveva finito prima al lavoro, e si era ritrovato con la mente affollata da pensieri, sia negativi che positivi, e così tanti dubbi, che quasi non si riconosceva. Non aveva nemmeno toccato la birra che aveva pensato di stapparsi per rilassare i nervi, sentiva lo stomaco contratto, in una morsa distruttiva, e davvero avrebbe voluto capire che cosa gli stesse prendendo. Come poteva un messaggio, turbarlo così tanto? Era solo un messaggio, certo, mandato dalla persona che frequentava e che in qualche modo lo faceva stare bene. Era davvero assurdo sentirsi in un modo così orribile, lo stomaco contratto in una morsa dolorosa, e la mente affollata da pensieri negativi, come facevano le persone a definire bello l’amore? No, non aveva appena pensato quella parola, non era nel suo vocabolario, non si stava trasformando in Sam all’improvviso tutto sentimenti e cose da femmina. Scosse la testa con forza e cercò di buttare giù un po’ di birra, con l’alcool nel suo corpo, avrebbe potuto ragionare razionalmente, e smettere di essere una ragazzina innamorata del più bello della scuola – santo cielo.
Il tempo sembrava non passare mai, Cas non arrivava e tutto era davvero troppo, troppo umiliante per Dean, non riusciva a smettere di pensare perché Cas volesse lasciarlo – anche se non stavano effettivamente insieme – e non capiva cosa avesse sbagliato con lui; il tempo passava sempre più lentamente, e le ore, i minuti, i secondi sembravano scorrere sempre più lenti, inesorabilmente lenti, Dean ignorava quante volte avesse consultato il cellulare per controllare l’orario. Castiel sarebbe arrivato per ora di cena, e non sapeva davvero cosa diavolo volesse dire, ora di cena era un orario così generico, Dean avrebbe mangiato a qualsiasi ora, quindi era sempre ora di cena per lui. Cas sarebbe passato alle sette? Alle otto? Alle otto e mezza? Forse alle nove? Dean non lo sapeva, e il non sapere lo faceva stare ancora più in ansia perché odiava sentirsi così confuso e terrorizzato da qualcosa, odiava essere debole, ed era per questo che aveva sempre tenuto a distanza le persone, perché non potessero ferirlo. Aveva fatto di nuovo l’errore di dar fiducia a qualcuno, e ne stava per subire le conseguenze amare. Doveva semplicemente essere forte come sempre, aspettare che Cas lo scaricasse e affrontare la cosa da uomo, lui aveva scaricato tante persone, forse avrebbe dovuto agire per primo, dire a Cas che non potevano più vedersi, prima che lo dicesse lui e lo ferisse.
Dean sospirò, ma non riuscì a bere nulla, nemmeno l’acqua, aveva lo stomaco completamente chiuso, sigillato, e solo il chiarimento con Castiel, avrebbe potuto sciogliere il nodo che gli attanagliava le viscere. E okay, forse Sam aveva ragione, forse provava davvero qualcosa per lui, ma accettarlo, avrebbe significato ammetterlo, e ammettere di essere debole, lui non era debole, lui era forte, e non si lasciava turbare da niente – tranne da due occhi azzurri, più limpidi e profondi dell’oceano, che a quanto pareva, lo avevano fatto innamorare.
Sam, sono fottuto. Penso di essermi innamorato di Cas” – scrisse senza rendersene conto al minore, la consapevolezza faceva male, e il fatto che probabilmente Cas non lo volesse più, faceva ancora più male, lo faceva stare così male, che sentiva la nausea al solo pensiero che il moro non volesse più avere a che fare con lui.
Era ora che ci arrivassi, lo avevano capito anche i muri prima di te, coglione” – fu la risposta ironica del più piccolo.
Puttana” – rispose il maggiore in modo molto maturo; aveva avuto il bisogno di scriverlo a qualcuno, perché non lo aveva sognato, si era sul serio reso conto di essere innamorato – “Sono fottuto” – scrisse subito dopo – “Lui vuole parlarmi e sicuramente mi scaricherà, sono fottuto, Sam” – aggiunse velocemente. Era nel panico, davvero, aveva appena ammesso di essere innamorato e già si preparava ad essere scaricato come un sacco della spazzatura.
Dean, devi stare calmo, okay? Non è detto che Cas voglia parlarti in maniera negativa” – gli scrisse, stavolta con serietà – “Andrà tutto bene, okay? Fammi sapere come va, ho un tavolo da servire ora, scusa” – digitò in fretta. Dean lesse il messaggio con un micro sorriso sul volto, Sam sapeva sempre cosa dire per tirarlo fuori dalle sue paranoie, paranoie che lo avevano portato ad ammettere di provare davvero dei sentimenti per Cas.
Buon lavoro, Sammy, grazie” – rispose, appoggiando il telefono con più tranquillità sul tavolo. Cercò la birra che aveva stappato poco prima, forse con un po’ di alcool sarebbe stato in grado di reggere la conversazione con Cas, che sicuramente stava per arrivare, ma prima che potesse anche solo pensare di portare la bottiglia alla bocca, il campanello trillò e il suo braccio si bloccò a mezz’aria, lo stomaco di nuovo contratto e la mente di nuovo affollata da assurdi pensieri. Dovette respirare diverse volte, prima di riprendere le proprie facoltà mentali e di riuscire a raggiungere la porta per poterla aprire. Si ritrovò Cas davanti con un bellissimo sorriso sul volto, una mano dietro alla schiena – la solita rosa che gli portava sempre, ormai era una tradizione – i capelli neri assurdamente spettinati – e Dean ci avrebbe volentieri già affondato le mani dentro se non fosse stato per quella cosa di cui dovevano parlaredannazione, era bellissimo, non c’erano altri termini per poterlo definire, Cas era davvero bellissimo, e… non è mio.
«Ciao Dean» disse con la sua voce leggermente bassa, quella che gli faceva sempre provare un piccolo brivido lungo la schiena «Come stai?»
Sto morendo dentro, idiota, non riesco a pensare ad altro che al fatto che tu voglia parlarmi, mi fa impazzire non poterti avere tutto per me, e ti amo, stupido cretino troppo sexy per essere umano – avrebbe voluto dire, ma si limitò ad annuire, borbottando un «Bene» non molto convinto e ad accennare un sorriso, permettendogli di entrare. Cas avanzò nell’appartamento di Dean, e gli porse con gentilezza la rosa che gli aveva portato. Si sporse in avanti per baciarlo, ma Dean si ritrasse, dovevano parlare subito.
«Cas…» mormorò «… avevi detto che dovevamo…»
«Dopo» disse con sicurezza «Parliamo dopo, okay?»
«No!» esclamò ad alta voce «Non parliamo dopo, se vuoi scaricarmi fallo subito, perché non intendo passare un’altra meravigliosa serata con te e poi perdere tutto quello che abbiamo, okay? Sarò anche stronzo, ma-» Dean non riuscì a finire la frase, perché Cas lo zittì spingendolo contro il muro, baciandolo con passione, stringendogli i fianchi con forza, come se non volesse lasciarlo andare. Dean ebbe qualche scompenso mentale, ma sorrise contro la sua bocca.
«Lasciare te, sarebbe l’errore peggiore che possa compiere» disse Castiel, con un leggero affanno «Credo di essermi innamorato di te, Dean, e vorrei…» stavolta fu il turno di Dean di interromperlo, perché aveva capito male, e Cas voleva il contrario, non voleva scaricarlo, voleva avere una relazione con lui, e sorprendentemente anche Dean voleva.
«La risposta è sì» disse, sorridendo felice «Credo di essermi innamorato di te anche io» confessò. Cas sorrise a sua volta, anche lui con il cuore sollevato, un peso in meno e strinse Dean a sé in un abbraccio dolce e tenero, lasciandogli piccoli baci tra i capelli, per farsi perdonare silenziosamente per averlo fatto stare in ansia fino a quel momento. Collidevano perfettamente, come i pezzi di un puzzle collegati perfettamente.
Qualche ora dopo, dopo aver mangiato della pizza e dei biscotti al cioccolato, e dopo aver fatto l’amore tra le lenzuola fresche di Dean, il biondo si appoggiò al petto ampio del moro, vi lasciò un tenero bacio sopra, e portò la sua mano sinistra su quella destra di Cas, intrecciando le loro dita in un gesto davvero dolce e intimo, afferrò il proprio cellulare e scattò una foto alle loro mani intrecciate sul letto. Sorrise in modo vispo, fiondandosi di nuovo sulle labbra del suo ragazzo, e niente gli parve più bello di tutto quello. Si sentiva felice, completo e appagato, Cas lo rendeva felice come mai nessuno aveva fatto; Castiel rispose al bacio con la stessa passione, stringendolo contro di sé, in un abbraccio forte e carico d’amore, nemmeno lui avrebbe mai immaginato che una situazione del genere potesse diventare reale.
Prima di tornare a baciarlo in quel modo, Dean aveva inviato la foto delle loro mani a Sam, per annunciargli la lieta notizia – il minore se lo meritava, dopo averlo sopportato per tutto quel tempo con le sue paranoie – “Sammy, io e Cas stiamo insieme ufficialmente!” – scrisse, e Sam dall’altra parte del telefono, sorrise felice, lieto che suo fratello avesse finalmente messo la testa a posto e si fosse impegnato seriamente con qualcuno. 


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Hola people, buona domenica! 
Come avevo promesso, sono tornata alla carica, con una piccola mini-long di sei capitoli. Non ho fatto passare anni luce dall'ultima volta, su! Come l'altra volta, pubblicherò una volta a settimana. Ho già i primi tre capitoli pronti, ma la storia è interamente plottata e deve solo essere conclusa. Ogni capitolo è vagamente ispirato a una canzone, quindi ve le linko tutte nel titolo, in modo che se non le conoscete, potete ascoltarle.
Questo ovviamente è un primo capitolo, un introduzione, il modo in cui i due innamorati si sono conosciuti. Dean è un po' una signorina che ha paranoie e io ho adorato caratterizzarlo così. Crogiolatevi in questo mare di fluff, perché non ce ne sarà molto fino all'ultimo capitolo. OPS.
Spero che mi seguirete in questa nuova avventura! Grazie a chiunque vorrà unirsi alla "ciurma"!
Ci si becca la prossima settimana su questi stessi canali, 
Stay tuned! 

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Capitolo 2
*** 2°: Total eclipse of the heart. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.
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7 anni dopo: Total eclipse of the heart.

 
Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart
 
Dean tornò a casa presto quel giorno, era davvero stanco, aveva un mal di testa tremendo e si sentiva davvero distrutto, al lavoro era stata una giornata molto pesante, non aveva mai riparato tante auto come quel giorno, sembrava che a tutti le auto avessero dato problemi nella sua zona; non che gli dispiacesse, amava il suo lavoro e riparava auto fin dai suoi quindici anni, ma era stato davvero sfiancante quel giorno. Casa sua era piccola, ma accogliente, e non poteva evitarsi di sorridere in modo dolce, una volta entrato dentro. Conviveva da quattro anni con il suo compagno, Castiel, erano andati a vivere insieme dopo tre anni di relazione, perché da quel giorno, dal giorno che Cas si era dichiarato e aveva detto di volere una cosa seria e ufficiale, e Dean gli aveva risposto di sì, non si erano mai lasciati – anche se più di una volta avevano preso delle pause di riflessione, soprattutto quando avevano deciso di andare a vivere insieme, perché ormai Sam, che all’epoca stava per laurearsi, non ne poteva più di sopportarli atteggiarsi a coppietta ogni volta che li incrociava, e di certo Cas non poteva portare Dean troppo spesso a casa dei suoi genitori, sarebbe stato davvero imbarazzante, anche se i suoi suoceri lo adoravano e si preoccupavano costantemente che lui e Cas avessero tutto ciò di cui necessitavano. Erano stati tempi difficili quelli, ma poi tutto era andato per il meglio e, dopo diverse discussioni e giornate trascorse senza vedersi, avevano fatto i bagagli ed erano andati a vivere insieme. Ogni giorno sembrava il primo, anche se convivevano da quattro anni, erano sempre più innamorati l’uno dell’altro. Dean non avrebbe mai immaginato di trovare una persona così, una persona a cui poteva raccontare tutto, senza la paura di essere giudicato, una persona che lo completava e lo faceva sentire al sicuro. Cas si era laureato, qualche mese prima di trasferirsi nella casa nuova, e dopo un anno, aveva trovato lavoro come insegnante di spagnolo in una scuola media. Dean aveva continuato invece a fare il meccanico e ad aiutare Sammy con le sue spese, fino al giorno della sua laurea, avvenuta circa due anni prima. Sam si era laureato da quasi due anni, e già aveva lavorato in diversi ospedali, come tirocinante, e successivamente come specializzando in neurochirurgia. Era davvero fiero di lui, ce l’aveva fatta nonostante gli ostacoli che aveva posto loro padre. Dean era felice, davvero tanto, e con Cas aveva trovato una dimensione perfetta di serenità e di complicità. Era strano sentirsi così con una persona, ma aveva imparato a convivere con le sensazioni sconvolgenti che il suo compagno gli faceva provare.
Dean, ho una riunione con i colleghi, rientro tardi, non aspettarmi, ok? Ti amo, a dopo” – fu il messaggio che ricevette da lui, sbuffò leggendolo e ignorò il magone che lo prese da dentro. Non sopportava le riunioni di Castiel, finivano sempre troppo tardi, c’era quello spaventapasseri che ci provava costantemente con lui, che lo faceva sentire geloso e, inoltre, lui andava in carenza d’affetto – davvero, si era scoperto un amante delle coccole e del contatto fisico, e non lo era prima di Cas, ma ci conviveva ormai – sbuffò e si convinse mentalmente che avrebbe aspettato il suo compagno stravaccato sul divano con una pizza surgelata, una birra e del sano zapping televisivo – avrebbe guardato volentieri gli episodi che gli mancavano della nuova stagione di Stranger Things, ma Cas lo avrebbe visto come un vero e proprio tradimento se l’avesse guardata senza di lui. Da quando avevano fatto l’abbonamento a Netflix, solo per provare, erano diventati dipendenti dalle serie tv, e Dean si diceva che era una questione genetica, era colpa di Sam se era diventato così, tra di loro il nerd era sempre stato il più piccolo.
Qualche ora dopo la porta di casa si aprì, Dean era davvero sul divano, una lattina di birra vuota e un piatto con degli avanzi di pizza surgelata giacevano sul tavolino di fronte al divano, era quasi appisolato, stava guardando una partita di baseball, ma non era molto avvincente, e inoltre era un po’ preoccupato per Cas, perché alle dieci di sera non era ancora tornato, e sì, sapeva che probabilmente era andato a cena da qualche parte con i suoi colleghi, ma non lo aveva nemmeno avvisato. E lui era sempre stato un tipo un po’apprensivo, non eccessivamente, il tanto giusto.
«Ciao Dean» lo salutò a bassa voce «Dormi?» domandò raggiungendolo, stampandogli un bacio sulla guancia.
«No» grugnì lui, mettendosi dritto «Ti aspettavo» disse, con mezzo sorriso sul volto «Mi sei mancato».
«Anche tu» disse sedendosi accanto a lui e allacciandogli le braccia attorno al collo «Mi dispiace, davvero» gli sussurrò ad un centimetro dal volto «Ma è stato per una buona causa» mormorò.
«Sì, quel bellimbusto di Balthazar ti ha invitato di nuovo a cena?» domandò con il tono leggermente irritato, geloso.
«Sì, come sempre, ma non ho accettato» rispose «In realtà, non avevo alcuna riunione oggi» confessò.
«Mi hai mentito?» domandò, ormai del tutto ripreso, con gli occhi spalancati e una pessima sensazione che gli saliva dal fondo dello stomaco. Cosa? Perché Cas gli aveva mentito? Perché era sparito tutto il giorno? Con chi era stato? Perché non gli aveva detto niente? Dove era stato fino a quell’ora? Perché glielo diceva solo in quel momento?
«Una bugia a fin di bene» rispose con il sorriso sulle labbra «Ero con Sam» gli disse immediatamente, per rassicurarlo. Ma Dean era in modalità paranoia, e già stava pensando a Castiel e suo fratello che correvano felici verso il tramonto e mettevano su famiglia, compravano una casa più bella e grande di quella che avevano loro e acquistavano anche un gatto. Cas aveva sempre desiderato un gatto, ma Dean aveva quella stupida allergia al pelo dei gatti, e non aveva potuto realizzare il suo desiderio. Forse era per questo che Cas lo aveva tradito con Sam?
«Perché con lui?» chiese con un filo di voce.
«Perché ti conosce meglio di chiunque altro, ed era l’unico che poteva aiutarmi» rispose con sincerità «Dean, posso sentire il rumore dei tuoi pensieri fin da qui. E no, non penso che io e Sam scapperemo insieme, non siamo compatibili, io amo te» gli disse ridacchiando «Sam doveva aiutarmi a decidere una cosa importante. Per me e te, Dean» precisò «Ero così agitato che mi ha offerto da bere, per farmi rilassare, tutto qui» disse leggermente agitato «Non ha funzionato molto, a dire la verità, ma… se non lo faccio ora, potrei pentirmi» spiegò, guardandolo negli occhi.
Dean batté le palpebre qualche istante, senza capire. Cas lo amava ancora allora? Perché si sentiva così strano in quel momento? Come se la gola fosse troppo secca e qualcosa bloccasse le sue vie aeree?  
«Stiamo insieme da sette anni, e sono tantissimi. Sei la persona con cui ho avuto la relazione più lunga, ma ho capito che eri l’uomo perfetto per me, quando alla mia laurea, mi guardavi con quello sguardo carico d’amore e di orgoglio, e ho capito che volevo essere guardato così per sempre» confessò, inginocchiandosi di fronte a lui «Non siamo la classica coppia romantica, noi ci prendiamo in giro su tutto, e preferiamo rimanere a casa a guardare Netflix invece di andare in ristoranti al lume di candela. E io ti amo, Dean, ti amo esattamente così come sei, e non cambierei niente di te» Dean sentiva il cuore che stava per esplodere nel suo petto, le parole di Cas lo rendevano, se possibile, ancora più felice, il suo stomaco aveva iniziato a fare delle strane capriole e sentiva una sensazione del tutto nuova, mai provata prima «Amo le tue lentiggini, che sono più evidenti quando sei in imbarazzo e arrossisci, amo il modo in cui ti mordi le labbra quando sei nervoso, amo il tuo essere stonato e voler cantare ugualmente a squarciagola sotto la doccia o al karaoke, amo il fatto che ci sei sempre quando ho bisogno di te, amo il tuo sorriso accennato, perché tu devi essere un uomo tutto d’un pezzo e non sia mai che un uomo tutto d’un pezzo mostri una piccola emozione, amo quelle piccole rughette che si formano vicino ai tuoi occhi quando raramente sorridi, amo il fatto che a farti sorridere sia io» disse, facendo sprofondare Dean in uno stato davvero pietoso, se avesse pianto, non sarebbe stata di certo colpa sua, ma di qualche moscerino che era entrato nei suoi occhi, forse più che un moscerino, doveva essere un elefante, a detta sua, perché sentiva di star per scoppiare in lacrime come un bambino «Amo svegliarmi tutte le mattine accanto a te, e sentirti russare, amo il fatto che tu non riesca ad andare in moto senza il tuo caffè mattutino, amo il tuo essere ritardatario, amo il tuo modo di commentare in modo ironico ogni cosa che guardiamo, non potrei più farne a meno» disse ancora, e una lacrima sfuggì agli occhi di Dean, il quale stava perdendo qualunque capacità motoria «Odierei vivere senza di te e il tuo essere un po’ rude, ma contemporaneamente la persona più adorabile del mondo» continuò e Dean era sicuro che se avesse continuato così, si sarebbe sciolto come neve al sole «Se tu vuoi, vorrei trascorrere tutta la vita con te, ufficialmente» gli disse, con il sorriso sulle labbra, e gli occhi leggermente lucidi, anche Dean era nelle stesse condizioni, ma ancora non capiva cosa stesse accadendo esattamente «Dean Winchester, mi vuoi sposare?» gli chiese alla fine, porgendogli un piccolo anello d’argento. Dean dovette deglutire diverse volte, prima di riuscire a spiccicare una parola che avesse un senso. Quando si rese conto di non essere affatto in grado di rispondere, semplicemente si sporse verso la bocca del suo compagno – futuro marito – e lo baciò con dolcezza, sorridendo contro le sue labbra. Santo cielo, forse quello era il paradiso. E Cas non ebbe bisogno di altre risposte, per rendersi conto che quello, in effetti, era un .
 
Sebbene fosse felice come non lo era mai stato prima, Dean si sentiva fiacco, era da un po’ di tempo che soffriva di forti emicranie che stavano peggiorando, a cui, nelle ultime settimane, si erano aggiunti dei fastidiosi vuoti di memoria, a volte dimenticava persino cosa aveva fatto un minuto prima e ripeteva azioni già fatte nel corso della giornata. Non sapeva cosa volesse dire, e quelle emicranie non andavano via, se all’inizio con le aspirine si affievolivano, adesso non bastavano, a volte erano così forti da costringerlo a fermarsi e a mettersi seduto o addirittura a letto. Sapeva che fossero causate dal troppo stress, il lavoro, una casa da portare avanti, l’organizzazione del matrimonio… lui e Cas volevano sposarsi in un parco, ma a quanto pareva per farlo, ci voleva un secolo, era appena il mese di marzo, e avevano avuto la disponibilità per la location per il 18 settembre, era davvero tantissimo tempo. Era sempre più irritato e infastidito dalla cosa, perché per fare una semplice cerimonia con pochi invitati, doveva aspettare così tanto tempo? Lui e Cas erano d’accordo, volevano festeggiare solo con i parenti più stretti e pochi amici, non sarebbero arrivati a cento invitati, allora perché era difficile e dovevano aspettare tanto? Cas gli diceva sempre che fosse troppo nervoso, di calmarsi un po’, perché non c’era fretta, potevano organizzare tutto con calma e bene, senza stressarsi eccessivamente. Un altro motivo di stress era suo padre, con cui aveva mantenuto un rapporto abbastanza civile, anche dopo il divorzio, che continuava a dirgli che le sue scelte erano pessime, che sposare un uomo non lo avrebbe portato da nessuna parte, che il matrimonio in generale era una fregatura, che lui ne era uscito ferito e con un evidente problema d’alcool. Sua madre invece aveva insistito per avere sia lui che Cas a cena e parlarne insieme, perché voleva essere presente durante i preparativi della festa. Come se tutto quello non fosse stato sufficiente, la madre di Castiel aveva avuto da ridire su ogni decisione presa e l’avevano dovuta coinvolgere. Lei e Mary litigavano sempre su questa o l’altra cosa, e Dean non ne poteva più, si sentiva così sotto pressione e stressato che sentiva di star per impazzire, soprattutto per quei terribili mal di testa, che non accennavano ad andare via. Sam gli aveva consigliato di riposare un po’ e rallentare, ma ovviamente Dean non aveva potuto, perché, maledizione, tutto era contro di lui.
«Dean?» lo chiamò Cas sorridendo, allacciandosi una camicia bianca «Sei pronto?»
«Per cosa?» chiese Dean, confuso.
«Per accompagnarmi alla festa della scuola» gli rispose il compagno «Ricordi? La rimpatriata con i vecchi amici di scuola? Avevi promesso che saresti venuto con me, stavolta» gli ricordò. Dean lo guardò ancora più confuso. Un altro vuoto di memoria, quando era successa una cosa del genere? Non molto tempo prima, altrimenti lo avrebbe ricordato. Che diavolo gli stava succedendo?
«No, Cas, lo avevo dimenticato… arrivo subito» disse alzandosi dal divano. Castiel sospirò, ovviamente, Dean lo aveva dimenticato, perché lui dimenticava sempre le cose importanti, o che non gli interessavano. Non disse niente solo per non litigare, sapeva che nell’ultimo periodo il suo compagno fosse un po’ agitato per via dei preparativi, e a causa delle loro madri insistenti che non volevano affatto rallentare e smettere di pressare entrambi con le loro stupide idee e litigi, lo capiva, davvero, era stressato anche lui, dopotutto. Dean voleva una cosa semplice, loro volevano strafare, e anche Cas era in disaccordo con entrambe. Il biondo lo raggiunse in pochi istanti, vestito in modo impeccabile, con un completo che lo fasciava davvero bene, quello che Cas gli aveva preparato sul letto, e l’espressione rammaricata. Cas si rese conto che non fosse stato volontario il suo dimenticare l’evento e gli si avvicinò per sistemargli la cravatta – ogni scusa era buona per poter avere del contatto fisico con lui – poi gli stampò un leggero bacio sulla guancia, per rassicurarlo del fatto che non fosse affatto arrabbiato con lui. Come poteva, dopotutto, arrabbiarsi con lui, quando lo guardava con quello sguardo da cucciolo bastonato e l’espressione molto rammaricata? Era semplicemente impossibile anche solo tenergli il broncio.
«Perdonami, Cas» gli disse a bassa voce «Ultimamente, ho… questi vuoti di memoria assurdi, come dei post-sbronza, ma sono certo di non toccare alcool da settimane ormai» gli disse. Era la prima volta che esternava questo suo malessere, non si sentiva se stesso e odiava vedere Cas deluso da lui. Non avrebbe mai voluto fargli del male in alcun modo.
«Non importa» gli disse, lisciandogli le maniche della giacca «So che sei stressato ultimamente…»
«Già, molto» sbuffò, leggermente «Ma non importa, stasera ci divertiamo e ci rilassiamo, okay?»
«Sono d’accordo» rispose sorridendo, allungandosi verso di lui per lasciargli un bacio sulle labbra «Stai bene?»
«Ho solo questo fastidioso mal di testa che non mi lascia mai in pace» sospirò «Sopravvivrò, fammi strada». Castiel gli prese gentilmente la mano e lo condusse verso l’auto. Dean ebbe per un momento un giramento di testa e dovette reggersi alle spalle del suo fidanzato per non cadere. Castiel lo guardò allarmato, ma lui evitò di proferire alcuna parola. Non sapeva cosa gli stesse succedendo e non voleva far preoccupare troppo Cas, che si stava comunque già allarmando. Dean permise a Cas di guidare la sua auto, e fu in quel momento che il moro si rese conto che qualcosa davvero non andasse, perché Dean non gli aveva mai permesso in sette anni di guidare la sua preziosa auto, doveva sentirsi davvero poco bene – o decisamente molto stanco – per permettere una cosa del genere.
Era una stupida riunione degli ex-studenti, le cose che Dean odiava di più al mondo, ma aveva promesso a Cas che sarebbe andato con lui e si sarebbe comportato bene, ed era esattamente ciò che aveva intenzione di fare, se tutti i presenti avessero tenuto a posto le mani.
Cas parcheggiò in modo impeccabile nel parcheggio della scuola, e si guardò intorno con aria sognante, se chiudeva gli occhi poteva immaginare lo studentello un po’ sfigato che era stato correre per quel cortile e dirigersi a lezione. Sospirò di felicità, e trascinò con sé Dean all’interno della scuola, tenendogli la mano, come gli aveva promesso. Incontrò diversi compagni di scuola con i quali scambiò qualche parola, gli presentò Dean – prendendosi la sua rivincita verso coloro che gli avevano sempre detto che non avrebbe mai trovato qualcuno con cui passare la vita. Dean bevve un paio di drink per distrarsi e smettere di badare a quegli stronzi che lo guardavano con pietà, come se stare con Cas fosse stato un qualcosa di negativo; per tutta risposta a quegli sguardi, Dean fece per avvicinarsi a Cas e baciarlo in modo plateale davanti a tutti, ma i suoi piani fallirono quando, mentre stava per raggiungere il suo compagno, una fitta tremenda alla testa lo fece arrestare immediatamente, vide tutta la stanza vorticare in modo frenetico e cadde sul pavimento della sala, mentre Cas e altre persone gli correvano incontro. «Dean!» sentì la voce del moro chiamarlo, non sapeva dove fosse, ma lo sentiva; poi vide solo gli occhi di Cas disperati cercare i suoi, poi svenne lì, tra gli invitati alla festa, davanti a Cas. «Dean!» fu l’ultima cosa che udì, prima di perdere totalmente i sensi.
 
Un fastidioso bip risuonava nelle sue orecchie, e quando aprì gli occhi si ritrovò davanti il suo fratellino con il camice da medico e lo sguardo preoccupato di chi stava vedendo una persona prossima alla morte. Che diavolo stava succedendo? Perché era in ospedale?
«Sammy?» lo chiamò stordito, quanto tempo era rimasto fuori gioco? Dov’era Cas? Avevano avuto qualche incidente?
«Ehi, Dee» lo salutò il minore sorridendo «Ci hai fatto preoccupare a morte».
«Che è successo?» chiese «Cas sta bene?»
«Dean, quello di cui dobbiamo preoccuparci sei tu, non Cas» gli spiegò il fratello «Sei svenuto nel bel mezzo della festa, e hai battuto la testa, quindi dobbiamo tenerti sotto osservazione per qualche giorno e farti delle analisi per verificare che sia tutto a posto, va bene, Dean?»
«Sei tu il dottore qua, se dici così, mi fido» brontolò sistemandosi nel letto d’ospedale «Ma vedi di sbrigarti che ho un matrimonio da organizzare» si lamentò, aveva troppe cose da fare, non poteva perdere tempo in ospedale, ma cosa era successo? Lui non ricordava assolutamente niente di quello svenimento, lui e Cas si stavano preparando per andare a un’assurda festa nella vecchia scuola di Cas, e lui lo aveva dimenticato, e poi… il vuoto. Non ricordava cosa fosse successo dopo quel momento, e più si sforzava di ricordare, più le azioni che aveva compiuto prima di svenire si allontanavano da lui, dissolvendosi come un leggero fumo. Si guardò intorno confuso, cosa ci faceva in ospedale?
«Dean?» lo chiamò Sam «Stai bene?» chiese, notando che si fosse assentato con la mente per qualche istante.
«Cosa?» chiese il maggiore «Di che parlavamo, scusa?»
«Che tu sei svenuto alla festa e hai battuto la testa, non ti ricordi?» Dean si accigliò. No, non ricordava di aver parlato con Sam, perché era in ospedale? Aveva avuto un incidente? Castiel dov’era? Stava bene? Cosa gli stava succedendo? Perché non ricordava più nulla?
«Io… Sam, non mi ricordo» disse scioccato «Non ricordo nulla…»
«Hai battuto la testa, sono cose comuni, cerca di riposare, okay? Cas sarà qui a momenti» cercò di mantenere un tono deciso e sicuro, cercando di nascondere la crescente preoccupazione per suo fratello. Si vedeva che Dean non stava bene, poteva vedere il malessere di suo fratello e sentirlo sulla propria pelle, e si sentiva impotente persino come medico, cosa poteva fare per aiutarlo? Decise che ne avrebbe parlato con un superiore, non avrebbe fatto uscire suo fratello dall’ospedale se non avessero scoperto cosa aveva, e non avessero risolto il problema.
«D’accordo» rispose il maggiore «Senti, non potresti darmi qualcosa per questo mal di testa terrificante?» chiese.
«Ti farò avere un antidolorifico» gli rispose il fratello con un sorriso comprensivo sul volto. Sam uscì dalla stanza in cui era ricoverato Dean e incontrò Cas, che era ancora lì, non era andato via, perché era troppo ansioso Non era servito molto rassicurarlo che l’altro fosse in buone mani, semplicemente voleva essere lì.
«Sam, come sta Dean?» chiese immediatamente, alzandosi e avvicinandosi a lui in fretta.
«Sta bene, Cas, è solo svenuto e ha battuto la testa, ma è sveglio ed è fastidioso come suo solito» lo rassicurò con un sorriso «Se vuoi entrare per vederlo, puoi farlo, okay?»
«Grazie Sam» lo ringraziò abbracciandolo, tirando un sospiro di sollievo. Sam ricambiò la stretta e gli diede una pacca sulla spalla, capiva perfettamente il suo stato d’animo, d’altra parte era suo fratello quello ricoverato in ospedale. Cas entrò nella stanza di Dean e lo raggiunse subito, abbracciandolo forte, senza dargli nemmeno il tempo di salutarlo, era stato orribile vederlo svenire in quel modo, non era mai successo, e si era spaventato a morte.
«Ehi, ehi Cas» lo strinse contro di sé, accarezzandogli i capelli scuri «Sto bene, ho solo battuto un po’ la testa» disse con tranquillità, senza smettere di passare le mani tra quei soffici capelli piumosi «Anche se non ricordo cosa è successo, non credo sia qualcosa di così grave da allarmarti tanto, okay?»
«Non dire assurdità» disse alzando lo sguardo in quello del suo compagno «Un attimo prima eri lì, e poi… per terra, e io… non lo so, ho chiamato Sam, il 911 non sapevo che altro fare e ti hanno portato qui…» mormorò, Dean giurò a se stesso di non averlo mai visto così abbattuto e preoccupato, santo cielo, perché lui non riusciva a ricordare cosa fosse accaduto? «… Aspetta non ricordi cosa è successo?» chiese, forse ancora più ansioso di prima «Lo hai detto a Sam? Che ha detto? Controlleranno? Dean, hai battuto la testa, potresti avere dei traumi gravi e…» il biondo alzò gli occhi al cielo e si sporse verso di lui, baciandolo piano sulle labbra, zittendolo all’istante.
«Ho già detto a Sam del vuoto di memoria, ha detto che è una cosa che capita. Va tutto bene, Cas» lo rassicurò, sorridendogli in modo dolce «Lo so che ti preoccupi per me, ma va bene. Va tutto bene. Domani mattina uscirò da qui, e potremmo tornare ad organizzare il nostro matrimonio, okay?» Cas parve calmarsi un attimo, guardando negli occhi il suo fidanzato, e gli sorrise in modo dolce, Dean aveva il superpotere di tranquillizzarlo sempre.
«Mi piace quando lo dici. Non vedo l’ora di sposarti, Dean Winchester» mormorò, baciandolo di nuovo a stampo. Dean lo strinse contro il proprio corpo. Si separarono solo diversi minuti dopo, e Cas si sedette su una seggiola accanto al biondo, tenendogli la mano destra tra le sue, stringendola con forza, e accarezzandone il dorso con i polpastrelli con delicatezza.
«Il 18 settembre mi sembra così lontano, Cas» mormorò Dean, guardando il volto del suo compagno «Non fraintendermi, voglio sposarti con ogni fibra del mio cuore, ma… questi preparativi mi stanno mandando fuori di testa» spiegò. Castiel annuì e si piegò su di lui, baciandogli la guancia.
«Sono stressato anche io. Facciamo così, domani quando esci da qui, diciamo alle nostre madri che vogliamo organizzare le cose a modo nostro, ce ne liberiamo e facciamo tutto come piace solo a noi, ci stai?» domandò.
«Speravo che lo dicessi» disse, poi afferrò la cravatta di Cas e lo tirò verso di sé, e lo baciò di nuovo, trasmettendogli con quello tutta la gratitudine che provava per la scelta che aveva appena preso. Sperava che fosse Cas a dirlo, perché se l’avesse detto lui, avrebbe fatto la parte del burbero e rude Dean Winchester, come al solito, e probabilmente avrebbero litigato perché non ti adatti mai alle situazioni, Dean. Restarono insieme, Dean raccontò a Cas dei tremendi mal di testa che lo perseguitavano da circa un paio di mesi, dei vuoti di memoria, e Cas si raccomandò di non fare l’idiota e chiedere se fosse solo causa dello stress o fosse altro; Dean tagliò corto il discorso dicendogli che ne aveva già parlato con Sam e poi chiese al suo fidanzato di prendergli qualcosa da bere, ovviamente discutere di cose del genere con Dean poteva finire solo in due modi, con un litigio pesante o con la rassegnazione da parte dell’altro.
Quando Cas tornò da lui con una bottiglia d’acqua fresca, Dean gli sorrise e gli disse che era il suo angelo, il suo modo per chiedergli scusa per essere stato intrattabile. Poi Sam, il solito uccellaccio del malaugurio, comunicò a Cas che l’orario di visite era finito, e che sarebbe potuto tornare la mattina dopo, perché adesso Dean doveva riposare, poiché nelle ore successive sarebbe stato sottoposto ad alcuni esami, e altre cose a cui Dean proprio non pensò. Non avrebbe voluto che Cas si allontanasse da lui, aveva questa strana sensazione negativa dentro e voleva solo tenere accanto a sé il suo fidanzato, che in qualche modo lo avrebbe rassicurato. Cas annuì, si abbassò su di lui e gli lasciò un bacio sulle labbra, raccomandandosi di riposare e guarire in fretta, era sottinteso che avrebbe dovuto chiedere delle emicranie e dei vuoti di memoria. Dean gli sorrise e annuì comprendendo le mute parole che gli aveva detto, indugiò qualche istante sulle sue labbra, e poi lo guardò uscire dalla stanza. Sospirò non appena richiuse la porta, la testa gli faceva un male assurdo e alcuni ricordi stavano iniziando a svanire – come il motivo per cui era lì, per cui Cas era così preoccupato per lui – non riuscì a riposare per nulla, perché la testa faceva male in un modo assurdo, e proprio non riusciva a focalizzare i ricordi delle ultime ore, più si concentrava, più essi si dissolvevano nel nulla come la nebbia.
La mattina seguente, un’infermiera andò da lui per fargli un prelievo – Dean imprecò contro di lei, perché odiava gli aghi e quello che lei stava usando era davvero enorme – Sam andò da lui per controllare i suoi parametri – e davvero non era necessario, Dean sapeva di stare bene – poi si presentò da lui un altro tizio, forse uno specializzando, e lo spostò su una sedia a rotelle, dicendogli che lo avrebbe portato a fare una tac e una risonanza magnetica al cervello, per constatare se avesse danni o traumi. Imprecò qualcosa sul suo stato di raccomandato perché fratello di uno dei medici più apprezzati dell’ospedale – Sam dopotutto era il medico più giovane che aveva fatto carriera in pochissimo tempo – e lo portò in una sala totalmente buia, lo fece sedere su una macchina e lo aiutò a distendersi. Dean immaginò di poter morire soffocato in quel tubo infernale. Lo sottoposero a decine di esami e poi lo rispedirono nella camera a lui assegnata, ordinandogli di riposare un po’; Dean odiava riposare, e si stava davvero annoiando in quell’ospedale. Sua madre andò a trovarlo nel corso della giornata, e si raccomandò di guarire presto, e lo rassicurò di non preoccuparsi, perché avrebbe pensato a tutto lei e avrebbe aiutato Castiel. Dean la ringraziò, ma davvero avrebbe fatto a meno di quell’aiuto. Suo padre gli telefonò per assicurarsi che fosse ancora vivo, e Bobby andò a trovarlo ordinandogli di prendersi dei giorni di malattia, per poter riposare e guarire. Dean alzò gli occhi al cielo, perché stava iniziando ad odiare la parola riposare, dopotutto, in ospedale non poteva fare molto. Non c’era nemmeno la TV.  Quella era una delle esperienze peggiori che avesse mai fatto; quando Sam andò da lui, per dirgli che non appena avessero avuto gli esiti degli esami, sicuramente positivi, sarebbe potuto uscire, Dean si trattenne dall’alzarsi dal letto e abbracciarlo, solo perché bloccato da un’altra terribile emicrania. Cas andò da lui in serata, si scusò per non essere andato la mattina, ma non c’era stato verso di prendere la giornata di permesso dalla scuola, gli portò la cena, il PC con dei DVD da guardare e un pacchetto di biscotti al cioccolato. Dean non avrebbe potuto amarlo più di così, davvero, lo conosceva così bene, che aveva capito di cosa avesse bisogno in quel momento per evitare la noia.
«Ti avrei portato anche dei porno» gli disse divertito «Ma sai che sono un tipo geloso, quindi sul PC ho messo anche delle mie foto sexy, spero che apprezzerai», Dean scoppiò a ridere di gusto, non si trattenne e lo tirò a sé, baciandolo con passione. Gli era mancato tutto il giorno, non avrebbe voluto altri che lui accanto, perché Cas sapeva come farlo ridere, anche quando era davvero molto preoccupato. Perché, per quanto potesse fingere di essere sicuro e tranquillo, dentro di sé stava morendo d’ansia per le risposte di quegli esami. Quando Cas andò via, promettendogli di tornare presto la mattina dopo, Dean sospirò e cercò un modo per distrarsi, fino a che, forse stanco e provato dalla giornata, non riuscì ad addormentarsi profondamente, forse anche a causa dei farmaci che gli avevano somministrato.
 
Cas era già arrivato, quando Sam, seguito da un medico dall’aria raffinata ed elegante, entrò nella stanza di Dean con l’espressione funerea di chi aveva appena ricevuto la peggiore notizia della sua vita. Dean si allarmò immediatamente, perché suo fratello aveva quella faccia? Che era successo? Qualcosa era andato storto? Perché Sam aveva quella faccia?
«Dean… lui è il dottor Fergus Crowley e…» iniziò il minore, ma venne interrotto dal dottore che era entrato con lui.
«Signor Winchester, dalle analisi e dagli esami a cui l’abbiamo sottoposta, abbiamo riscontrato una massa tumorale nel suo cervello» disse senza mezzi termini, a bruciapelo. Dean spalancò gli occhi scioccato, mentre Castiel sbiancò completamente. Cosa? Cosa significava? «I suoi vuoti di memoria sono dovuti al fatto che è situata vicino all’ippocampo» spiegò.
Dean, tuttavia, non stava più ascoltando, il flusso dei suoi pensieri si era fermato alla parola tumorale, questo significava che… «Ho… un tumore?» chiese, la mano di Cas strinse immediatamente la sua, per dargli forza in quel momento, Dean strinse a sua volta la mano del compagno, deglutendo con forza. Non riusciva a credere alle sue orecchie, non poteva credere di essere malato, non poteva credere di aver appena sentito quelle parole rivolte a se stesso, era la cosa più assurda che gli fosse capitata in tutta la vita, e se avesse voluto pensare che si trattasse di uno scherzo, l’espressione funerea di Sam, gli suggeriva che quello non era affatto uno scherzo, ma la cruda realtà.
Lui aveva un tumore, un tumore al cervello. Il mondo gli era appena crollato sulle spalle, e nemmeno riusciva a rendersene conto, era davvero assurdo. Pensava che quelle situazioni fossero solo da serie tv sui medici, tipo Grey’s Anatomy, non cose che accadevano nella vita reale, o almeno non a lui.
«Purtroppo sì, ma c’è una buona notizia, non è molto esteso, è operabile, e se lei risponde bene alle cure, potrebbe anche guarire completamente» gli spiegò di nuovo, Dean lo guardò accigliato, allora non era proprio una pessima notizia, anche se sentiva il ma aleggiare nella stanza come una spada di Damocle sulla sua testa «Tuttavia, l’intervento potrebbe avere degli effetti collaterali e lei potrebbe avere una piccola amnesia, non necessariamente permanente» spiegò ancora, Dean era senza parole e anche Cas non riusciva a trovare le parole da dire in quel momento, ad entrambi era crollato il mondo sulle spalle in meno di quindici minuti. Il dottore restò lì a spiegare i rischi e i benefici dell’intervento e le cure che avrebbe seguito Dean, poi si congedò da loro, lasciandogli il tempo di riflettere sul da farsi.
Sam, non appena il dottore uscì dalla stanza, lo raggiunse e lo abbracciò con forza, cercando di trasmettergli la forza di affrontare quella situazione. Era rimasto sconvolto anche lui quando gli avevano detto delle risposte di quegli esami, e voleva essere accanto a lui, quando gliel’avrebbero detto. Dean non riusciva a ragionare, non sapeva cosa fare, né cosa pensare. Rimase immobile quando Sam lo abbracciò, rimase immobile quando Cas cercò di riscuoterlo, non riusciva a reagire. Era malato, non stressato, per la prima volta nella sua vita si sentiva spaventato.
«Dean» lo chiamò Cas «Dean, lo supereremo, okay? Ascoltami, lo supereremo, tu sei forte, Dean».
«Ha ragione Cas, Dean» sentì la voce di suo fratello «Tu sei la persona più forte che conosca, e noi saremo qui con te». Subire l’intervento avrebbe significato perdere i ricordi, e preferiva morire con tutti i suoi ricordi, che perderli per stare bene. Scosse la testa, e scacciò entrambi, voleva restare da solo, aveva bisogno di riflettere e di digerire la notizia che aveva ricevuto. Alzò lo sguardo su di loro e scosse la testa, non voleva che assistessero ad un suo probabile crollo. Aveva bisogno di stare solo, di fare qualunque altra cosa, ma non davanti a loro, doveva stare da solo e ragionare, riflettere per non compiere azioni di cui si sarebbe potuto pentire.
«Lasciatemi solo».
«Dean, noi…» tentò Cas, ma Dean lo guardò in modo eloquente, per fargli capire di voler restare davvero da solo e non avrebbe accettato obiezioni. Era una cosa con cui doveva fare i conti lui, per quanto amasse Cas e volesse bene a Sam, aveva bisogno di stare qualche minuto – forse anche ora – da solo a riflettere su quanto accaduto.
«Siamo qui fuori se hai bisogno di noi» affermò Sam, stringendogli una spalla con forza, lasciando la stanza.
«Sono qui se hai bisogno di me, okay?» gli disse Cas, dandogli un bacio sulla guancia, prima di lasciare con l’altro la stanza. Quando si ritrovò da solo, Dean fissò davanti a sé, sperando di avere una delle sue maledette perdite di memoria, e di dimenticare ciò che aveva appena sentito. Non riusciva a credere al fatto di essere malato, lui che a malapena aveva preso qualche raffreddore in tutta la sua vita. Strinse i pugni con forza, si alzò dal letto e colpì con forza il muro accanto al letto, lo colpì più volte, scuotendo la testa, non volendo accettare ciò che gli era appena stato detto. Strinse gli occhi per non lasciare che le lacrime che stava trattenendo uscissero dai suoi occhi.  Colpì ancora il muro con forza, sentendo le nocche della mano iniziare a fargli male, non riusciva a smettere di colpire, voleva solo che ciò che aveva appena sentito svanisse dalla sua testa, dalla sua memoria. Voleva solo sfogarsi in qualche modo, ma lui doveva essere forte. In quel momento non si sentiva affatto forte, si sentiva vulnerabile, malato, strano. Colpì di nuovo il muro, e si sentì mancare nelle gambe, troppo provato e scioccato; stava per crollare sulle sue stesse ginocchia, ma si sentì afferrare per i fianchi e poi sentì la sua schiena venire a contatto con un petto caldo e accogliente.
«Dean» sussurrò Cas contro il suo orecchio «Dean, sono qui» disse, facendolo voltare verso di sé «Non sei solo, okay? Sono qui con te, andrà tutto bene».
«Cas…» mormorò stringendosi contro di lui, cercando in lui la sicurezza che non sentiva più di avere «Cas, non voglio essere malato…» disse ancora, mentre il moro lo stringeva con forza e lo sosteneva, cercando di confortarlo come poteva; quando aveva sentito i pugni di Dean infrangersi contro il muro, aveva capito di non poterlo lasciare solo in quel momento, anche se quello era stato il suo desiderio.
«Guarirai» gli sussurrò per rassicurarlo «Te lo prometto, faremo in modo che tu guarisca, Dean, okay? Il dottore ha detto che ci sono buone possibilità, fidati di me, andrà tutto bene» gli disse piano, accarezzandogli la schiena «Non ti lascerò mai solo, ti accompagnerò per tutto il percorso, lo giuro». Dean non riuscì a rispondere alle sue parole, semplicemente esplose in un pianto disperato, ancorandosi alle spalle di Castiel, del suo compagno, come unica zavorra per non finire sommerso in tutto quel caos che lo stava divorando vivo. Si sentiva in preda a uno stupido scherzo del destino, sentiva quel dolore riversarsi su di lui tutto insieme, con violenza. Lo travolgeva come un’onda travolgeva un naufrago, lo divorava come il fuoco divorava una casa durante un incendio. Castiel continuò a cullarlo e a rassicurarlo, sopprimendo contro la propria spalla tutti i suoi singhiozzi, asciugandogli le lacrime con la sua maglietta, stringendolo forte tra le sue braccia, accarezzandogli la schiena con gentilezza. Dean si sentì trasportare verso il lettino d’ospedale, ma non mosse il proprio volto dal petto dell’altro. Il dolore era troppo forte, ma tra le braccia di Castiel era meno doloroso. Sentiva le mani di Castiel accarezzarlo, e i suoi baci delicati sulle tempie, ma il vuoto che aveva dentro era insormontabile, era qualcosa di talmente forte da sopraffarlo. E sebbene ci fosse Castiel, non riusciva a contrastarlo, le lacrime che non avrebbe mai voluto versare, venivano fuori con violenza, tramite quei singhiozzi che gli stavano togliendo tutte le energie. Se non ci fosse stato Castiel a sorreggerlo, sarebbe crollato definitivamente in uno stato pietoso di sconforto, che da solo non sarebbe mai riuscito a superare. Era fortunato ad avere Cas al suo fianco.
«Ehi, io sono qui» gli disse ancora «Dean, io non ti abbandonerò» gli promise, stringendolo, quando sentì i suoi singhiozzi placarsi, poteva capire il suo stato d’animo, gli era stata appena sganciata una bomba addosso e lui non era affatto pronto a ricevere una notizia del genere – nessuno, in fondo, sarebbe stato pronto a una cosa del genere.
«Promesso?» chiese Dean alzando gli occhi verso i suoi. Cas annuì, e Dean sentì il proprio cuore più leggero. Non che dubitasse di Cas o dei suoi sentimenti, ma quella notizia aveva messo in discussione ogni cosa.
«Sì, ma ho bisogno che tu mi prometti che non ti arrenderai e che lotterai. Puoi promettermelo, Dean?»
«Te lo prometto, Cas» gli disse «Non mi arrenderò».
Poco dopo, anche Sam entrò nella stanza, senza dire una parola, si avvicinò al maggiore e lo abbracciò, promettendogli che avrebbe fatto di tutto, affinché ricevesse le cure migliori e il trattamento migliore. Dean sentì di avere una possibilità, e sentì meno il peso di quello che stava per affrontare sulle sue spalle, perché a condividerlo con lui c’erano sia suo fratello che il suo compagno, le due persone più importanti della sua vita.
 
Nei giorni seguenti, le cose si evolsero in fretta, Dean venne sottoposto ad altre analisi e il suo intervento finì in cima a quelli più urgenti. Seguì tutte le terapie impostegli dai medici prima dell’intervento, supportato da Sam, che si assicurava sempre che avesse tutto e da Cas che non lasciava mai l’ospedale, a meno che non dovesse andare al lavoro. Il giorno dell’intervento di Dean arrivò in fretta, circa un mese dopo il suo ricovero, e mentre il suo fidanzato era sotto i ferri, Castiel si ritrovò nella cappella dell’ospedale, a pregare qualunque entità fosse lassù di non portargli via la sua luce. Non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto, ma sapeva che era un’operazione delicata, che avrebbe impiegato del tempo per arrivare a termine, ma lui non ce la faceva, si sentiva perso, senza Dean. Sam lo raggiunse dopo poco, era fuori servizio, quel giorno, perché sapeva che non sarebbe riuscito a lavorare sapendo che il fratello era in quella situazione. Entrambi volevano che tutto passasse in fretta e subito, volevano rivedere Dean e vederlo stare bene di nuovo. Era assurdo come la vita potesse cambiare in un attimo, un momento prima erano felici, progettavano il matrimonio, avevano scelto la data, e stavano scegliendo le partecipazioni… e poi un momento dopo erano in ospedale, Dean era malato e doveva essere operato. Cas non aveva mai pianto davanti a lui, perché aveva dovuto essere forte per lui, per dargli tutto il sostegno di cui necessitava in quella situazione, ma quando si ritrovò da solo con Sam nella cappella, diede sfogo a ciò che stava provando in quel momento.
«Ti ho mai raccontato di quella volta in cui Dean, di nascosto, mi portò al lago?» gli chiese improvvisamente Sam, palesando la sua presenza in quel luogo di preghiera.  Cas si passò una mano sul volto per eliminare le lacrime, prima di voltarsi verso Sam, anche se l’altro aveva capito il suo stato d’animo e il suo sfogo.
«No, non credo» rispose Cas, schiarendosi la voce arrochita dai singhiozzi «Se vuoi, racconta. Magari il tempo passa più in fretta» disse tormentandosi le mani, non serviva molto pregare, in quel momento, la vita di Dean era in mano ai medici che lo stavano operando, non ad un’entità mitologica che probabilmente nemmeno era presente.
«Eravamo in vacanza, io avevo otto anni, Dean dodici, mamma e papà erano usciti, erano andati in paese a fare delle compere e ci avevano lasciati in questa casetta di montagna non troppo lontana dal lago» raccontò Sam «Io volevo davvero andare al lago, e fare il bagno, e Dean, Dean mi ci portò con la sua bici. Facemmo il bagno nel lago, Dean mi teneva a galla perché non sapevo nuotare e… e poi…» dovette fermarsi per deglutire, perché gli venne un groppo alla gola, che bloccò le sue parole, delle lente lacrime iniziarono a scendere anche dai suoi occhi «… santo cielo, mi faceva fare tutto ciò che volevo, solo perché voleva vedermi felice» spiegò con la voce spezzata «E io non sono in grado di prendermi cura di lui, dovrei essere lì e assicurarmi che stia bene, cazzo, è il mio lavoro, ma…»
«Non è colpa tua, Sam» gli disse Cas, stringendogli un braccio, in una stretta che doveva essere rassicurante «Sono certo che i tuoi colleghi stanno facendo un ottimo lavoro, e Dean uscirà presto da lì».
«Ne sono certo anche io» rispose Sam, passandosi una mano sul volto, per eliminare le lacrime «Dean è la persona più forte che conosca, è che… è che mi fa male pensare a lui lì dentro, e io sono qui impotente…»
«Andrà tutto bene, Sam, vedrai» gli disse Cas, per rassicurarlo e rassicurare anche se stesso. Non aveva mai visto Sam così abbattuto, ma poteva capirlo, suo fratello era in sala operatoria, e lui non poteva far nulla per aiutarlo, probabilmente anche lui se uno dei suoi fratelli fosse stato in una situazione del genere, sarebbe stato nel medesimo stato d’animo. Le ore passarono davvero troppo lentamente, entrambi si raccontarono aneddoti su Dean, per far passare il tempo più velocemente, Cas sapeva che Dean era un fratello maggiore esemplare, ma non avrebbe mai creduto quanto Sam stravedesse per lui, lo vedeva come una sorta d’eroe dei tempi moderni, Dean era un’ispirazione per il minore, era colui che lo aveva sempre supportato contro il volere di suo padre. Tornarono nella sala d’attesa e, dopo aver preso un caffè al distributore, attesero la fine dell’intervento chiacchierando anche con dei colleghi di Sam, per ammazzare il tempo. Quando il dottor Crowley uscì dalla sala operatoria, diverse ore dopo, e si tolse la mascherina, li guardò con aria soddisfatta e comunicò loro che l’intervento era perfettamente riuscito, che avrebbero potuto vedere Dean appena finito l’effetto dell’anestesia. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo, sentendo un peso in meno sul cuore. Cas fu il primo ad entrare nella stanza, lo vide disteso sul lettino, ancora addormentato, con una fasciatura che prendeva tutta la sua testa, e il suo cuore si strinse, non avrebbe mai immaginato di vedere il suo Dean in quello stato, ma almeno era un passo avanti verso la guarigione. Sam lo seguì subito e si sedette accanto al fratello, attendendo il suo risveglio. Trascorsero diverse ore, prima che gli effetti dell’anestesia iniziassero a passare, e Dean a riprendere conoscenza. Quando finalmente gli occhi di Dean si aprirono di nuovo, e si guardò intorno, fissò lo sguardo sul fratello e: «Cos’è questo muso lungo?» chiese con la voce strascicata, cercando di essere spiritoso come suo solito.
«Dean? Come ti senti?» chiese subito, abbassando lo sguardo su di lui.
«Mmh… a pezzi, che succede?» chiese a bassa voce «Sembra che tu abbia appena visto un fantasma, Sammy». Sam scosse la testa e abbracciò il fratello, felice che stesse bene, e fosse abbastanza lucido.
«Ehi, ma chi è il tuo amico? Posso avere il suo numero?» chiese indicando Castiel, che alle spalle di Sam era appena rientrato nella stanza con due caffè, non sentì le parole di Dean, ma lo sguardo di Sam non prometteva niente di buono. Cosa si era perso? Si era assentato solo qualche istante, per prendere del caffè, perché sia lui che Sam erano stravolti.
«Dean, lui è Castiel» gli disse «Non ricordi?» domandò confuso. Castiel fece per avvicinarsi a Dean, ma restò congelato quando lo vide scuotere la testa, non poteva credere a ciò che stava avvenendo lì davanti ai suoi occhi, perché Sam sembrava mortificato per qualcosa? E perché Dean non lo stava neppure guardando?
«Non conosco nessun Castiel» rispose, guardando il fratello confuso «Mi spieghi che diavolo sta succedendo?»
Non appena sentì le parole di Dean, i bicchieri che aveva in mano gli caddero rovinosamente per terra. Dean non ricordava chi lui fosse, erano questi i famosi effetti collaterali? La piccola amnesia? Non credeva potesse essere reale eppure… «Ehi, amico, tutto bene?» gli chiese confuso, sentendo la domanda dell’altro, Cas scosse la testa, e non volle sentire cosa si dissero dopo, semplicemente decise di uscire dalla stanza, tenendosi una mano sullo stomaco, avrebbe solo voluto vomitare il dolore e la tensione che aveva accumulato durante quelle ore, e non aveva potuto. Ma adesso, Dean non ricordava chi era lui, e probabilmente non ricordava nemmeno un istante della loro vita insieme ed era la cosa peggiore che avesse mai provato. Mise una mano in tasca e sentì l’anello di fidanzamento tra le dita, Dean gliel’aveva dato prima di entrare in sala operatoria, e ora non avrebbe più potuto darglielo. Si sedette su una delle seggiole della sala d’attesa e si prese il volto tra le mani, scoppiando in lacrime, perché non sapeva cosa fare, come comportarsi. Dean lo aveva dimenticato, ed era come se lo avesse appena perso, lui per Dean era appena diventato un estraneo.

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Hola people!
Benritrovati con il secondo capitolo della mini-long!
Ci tengo a dire che non intendo offendere nessuno parlando di cancro, so cosa si prova ad avere persone affette da una malattia simile e il mio intento non è affatto quello di sottovalutare una cosa così grave.
Spero di non aver fatto troppe figure di merda con questo capitolo, ma è l'unico dove ci sono medici e ospedali (speriamo che Grey's Anatomy mi abbia istruito per bene...) Ebbene, ecco l'incidente, il momento in cui tutto viene sminchiato. Dean non ricorda nulla di Cas, ed erano lì lì per sposarsi, poveri piccini. Era partito bene, vero? La proposta di matrimonio, felicità e fluff ovunque... e poi, ops. Non li lascio in pace. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Stay tuned per vedere se Dean ricorderà Cas o continuerà a brancolare nel buio.
Ci si becca settimana prossima con il terzo capitolo!

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Capitolo 3
*** 3°: Incomplete. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.

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Incomplete.

I've tried to go on like I never knew you
I'm awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I'm going to be is incomplete
 
Sette anni, erano questi gli anni che aveva perso. Quando si era risvegliato in ospedale, dopo un’operazione chirurgica, Dean aveva scoperto di aver perso i ricordi degli ultimi sette anni della sua vita. Sette. Non riusciva ancora a rendersi conto di quanto fosse grave la cosa, perché non riusciva a quantificare la quantità di ricordi della sua vita che aveva perso, era una fetta enorme del suo passato. Doveva avere circa trentun anni, ma lui ricordava di averne ventiquattro,  a quanto pareva non viveva più con Sam, e Sam si era laureato in medicina e lavorava nell’ospedale dove lui era stato ricoverato ed operato. Cazzo. Sam gli aveva detto del tumore, del fatto che fosse stato rimosso, e il dottor Crowley gli aveva spiegato che avrebbe seguito delle terapie e, se il suo organismo avesse risposto bene, in pochi mesi, sarebbe anche riuscito a tornare a casa. Il suo ultimo ricordo era una sfrenata serata karaoke, poi il nulla. Era tutto così assurdo, non poteva credere di aver perso la memoria, di aver perso una parte così cospicua di anni; cosa era successo in quel tempo che non ricordava? Sapeva che Sam si era laureato, e ora viveva in un appartamento vicino all’ospedale, per essere qui quando hanno bisogno di me – aveva spiegato, ma sapeva che c’era anche un’altra motivazione, una che non voleva dirgli, anche se aveva perso la memoria, conosceva suo fratello meglio delle sue tasche. C’era qualcosa che Sam non gli diceva, e doveva essere qualcosa di importante, a giudicare dal suo atteggiamento. Decise che gliel’avrebbe chiesto quando si sarebbe sentito un po’ più in forze, nella sua situazione non sarebbe riuscito a sostenere una discussione con Sam, non senza perdere il confronto. Sbuffò rassegnato e lasciò cadere la testa sul cuscino.
Quindi, aveva trentun anni, viveva non con suo fratello – con chi diavolo viveva? – era stato operato al cervello, e il suddetto intervento aveva danneggiato – non in modo permanente secondo il dottor Crowley – la sua memoria, perché il tumore era vicino all’ippocampo. Era rimasto scioccato, quelle erano troppe notizie da digerire, e lui non era affatto pronto, cosa diavolo era successo in quegli anni che aveva perso? Cosa non ricordava? Ma soprattutto, chi? Fin dal suo risveglio, aveva sentito la mancanza di qualcosa o qualcuno, di cui non ricordava affatto. Sam gli chiedeva spesso di concentrarsi sull’ultimo ricordo che aveva per ricostruire le cose, ma l’ultimo ricordo che aveva era la serata karaoke, la gente che gli faceva fischi contrariati, e tanto, tanto alcool, e tutti sapevano che lui, dopo aver bevuto tanto non ricordava nemmeno il suo nome. Quindi l’ultima cosa che ricordava era la più inutile. Ricordava tutto ciò che era accaduto prima di quella serata, sua madre che lo chiamava improvvisamente, dicendogli di aver deciso di divorziare da suo padre, John, perché qualche settimana prima lo aveva trovato a letto con un’altra, ricordava di averne parlato con Sam, che gli avesse detto che lei faceva bene a liberarsi di quell’ubriacone di John, ricordava suo padre che lo chiamava per rivelargli di aver iniziato a bere a causa delle pressioni del suo matrimonio con Mary, lui che si lamentava del fatto che lei volesse il divorzio, perché dannazione doveva essere il figlio maggiore e di conseguenza quello su cui scaricare tutto? Ricordava persino la sbronza presa con Sam, quando avevano saputo che effettivamente Mary aveva contattato un avvocato, ricordava persino il giorno in cui avevano firmato le carte del divorzio, e l'espressione distrutta sul volto di sua madre. Sospirò e scosse la testa, doveva occupare il tempo che avrebbe trascorso lì dentro in modo costruttivo, cioè cercando di recuperare i ricordi che aveva perso. Anche se sembrava un’impresa impossibile, lo avrebbe fatto, perché non poteva pensare che in quei sette anni fosse rimasto la stessa testa di cazzo che era stato per tutta la vita. Beh, non gli era mai dispiaciuta la sua vita, ma possibile che fosse ancora lo stesso? Non era maturato o cambiato in qualche modo?
Il tempo sembrava non passare mai, anche se si trovava relativamente da poco tempo, era trascorso appena un mese dal suo risveglio, e secondo i medici stava rispondendo bene alle terapie. Sì, certo, ma ancora non ricordava niente. Fin da quando si era risvegliato, non aveva ricordato assolutamente niente, nemmeno un piccolo ricordo, un dettaglio significativo, niente di niente. Era come se mancasse qualcosa, e si sentiva spezzato.
«Ehi Dean» lo salutò il fratello entrando nella sua stanza, con una cartellina «Come ti senti?»
«Stanco» mormorò «Sempre nervoso e odio non ricordare. Non ci riesco, Sam, non ricordo niente… non puoi farmi avere, che ne so, delle foto, o qualcosa di simile?» chiese. Sam alzò gli occhi al cielo, perché, nonostante non ricordasse più il suo volto, lui e Cas erano ancora in perfetta sintonia, perché era stata la prima cosa che Cas aveva proposto quando Dean si era risvegliato e non lo aveva riconosciuto, tuttavia i medici che si stavano occupando di lui, avevano suggerito di non turbarlo subito con troppe notizie, che già quelle che aveva ricevuto sul motivo per cui era ricoverato in ospedale erano state sconvolgenti, e per la sua salute era meglio non turbarlo troppo.
«Adesso no, prima pensa a guarire completamente, okay?» Dean sospirò, avrebbe solo voluto uscire da quell’ospedale, andare a casa sua – sperando che fosse ancora quella che ricordava – e cercare con le proprie mani tracce del suo passato, non era un bambino, non doveva essere protetto, quanto poteva essere negativo il suo passato? Non quanto quello che ricordava, tante grazie, quindi perché tanta riservatezza? Era un serial killer o cosa?
«Stronzate» borbottò, Sam scosse la testa e dopo avergli controllato i parametri e altre cose, gli disse che sarebbe passato dopo, e si raccomandò con lui di riposare; tuttavia Dean non riusciva a riposare, la sua mente era tormentata da domande e dubbi a cui non riusciva a trovare risposta e soluzione. Cos’era che non ricordava? Una delusione d’amore? No, di certo, lui non era mai stato innamorato, era sempre stato un tipo molto libertino, amava flirtare con donne e uomini, portarseli a casa – senza dar troppo fastidio a Sam che studiava chiuso in camera sua – e farci sesso. Tutto qui. Quindi, no, non era di natura sentimentale la sua mancanza. Ma allora di che natura era? Cos’era che mancava nella sua vita? Perché avvertiva che ci fosse qualcosa di sbagliato in quella situazione, come se lui fosse solo in quel momento, ma non avrebbe dovuto esserlo? Sam non si sbilanciava, e nemmeno gli lasciava il cellulare, sostenendo che le radiazioni nocive che esso emanava fossero dannose per le sue condizioni fisiche – stronzate – diceva la stessa cosa per qualsiasi strumento elettronico gli chiedeva. Dean era frustrato, non capiva perché non potesse avere neppure una foto, giusto per rendersi conto di cosa mancasse. Erano sette anni, d’altra parte, non uno o due giorni, quelli che aveva dimenticato, ed era frustrante non poter sapere cosa fosse accaduto in quegli anni. In molti erano andati a trovarlo durante quelle infinite quattro settimane, Bobby era andato ancor prima di suo padre, per assicurarsi che stesse bene e per rassicurarlo che non importava quanto tempo avrebbe impiegato a guarire, il posto all’officina sarebbe sempre stato suo, anche se per sostituirlo in quel periodo aveva dovuto prendere un sostituto, aveva anche velatamente insultato il sostituto perché non lavorava nello stesso modo in cui lavorava lui. Dean si scusò con lui per il disagio che aveva creato, e chiese anche a lui informazioni su quei sette anni. Cosa devo dirti ragazzo? Sei il miglior meccanico che abbia mai conosciuto, lo sei anche un po’ smemorato – fu la risposta che ottenne. La mancanza che cercava, quindi, non era nemmeno lavorativa, aveva lo stesso lavoro, conosceva le stesse persone, e aveva la sua cerchia di amici, gli stessi che si portava dietro dai tempi della scuola superiore. O aveva conosciuto qualcuno di nuovo, in quei sette anni? Nessuno glielo diceva, e lui era sempre più irritato dalla cosa.
Charlie, la sua vicina di casa, o almeno ex vicina, visto che viveva nell’appartamento accanto a quello che non condivideva più con Sam, andò a trovarlo portandogli dei fumetti e dei libri per fargli passare il tempo, ma lui voleva risposte, le chiese qualcosa riguardo quei sette anni, ma anche da lei ricevette una risposta criptica e indecifrabile. Ritentò con Benny, il suo migliore amico storico, quello con cui aveva marinato la scuola ai tempi dell’High School e con cui aveva un rapporto fraterno, simile ma non uguale a quello che aveva con Sammy, tuttavia anche lui non si lasciò sfuggire nulla. Sua madre era stata assidua frequentatrice della camera di Dean, e forse l’unica a dargli qualche risposta sensata. Certo, lo shock che ebbe quando la vide con i capelli ondulati e corti, con un sorriso smagliante sulle labbra, non l’avrebbe mai dimenticato, ma era bello vederla sorridere di nuovo, dai suoi ricordi, non era molto felice dopo il divorzio con John. Gli raccontò della laurea di Sam, del discorso che aveva fatto durante la festa, di come lo avesse ringraziato per averlo sempre supportato, gli raccontò di aver trovato un uomo che la rendeva felice – non come quel pezzo di merda di tuo padre che ancora si giustifica per avermi tradita – e che si aspettava che guarisse in tempo per il matrimonio. Dean le sorrise in modo tranquillo, felice che finalmente qualcuno gli stesse raccontando cosa si fosse perso. Era triste pensare ai suoi genitori separati, quello era un ricordo che non avrebbe mai dimenticato, purtroppo, ma era felice che lei avesse trovato qualcuno con cui stava bene, e la faceva sorridere anche in situazioni tragiche; lei gli promise che glielo avrebbe ripresentato e Dean promise che non lo avrebbe ucciso, non subito almeno. Le sue visite erano sempre positive per lui, forse perché loro due avevano sempre avuto un ottimo rapporto, era solo che il malumore sembrava passare quando lei trascorreva del tempo con lui. Succedeva anche quando Sam andava da lui non in vesti di dottore, ma solo di fratello, e ogni tanto si lasciava sfuggire qualche racconto, erano solo briciole, ma sapeva accontentarsi. Successivamente, quando iniziò a portargli delle foto, credette di amare davvero suo fratello in modo spasmodico. Cercava in quelle di individuare qualunque dettaglio che potesse aiutarlo con la memoria, che potesse essere d’aiuto al fatto che non ricordasse nulla dei passati sette anni. C’erano foto di lui in montagna, al mare, dove rideva, alcune in cui le lentiggini si vedevano così tanto perché era arrossito – qual era il motivo, però non lo sapeva – e c’erano anche quelle in cui riparava auto, le sue preferite. Non chiese a suo fratello chi le avesse scattate, e lui non gli disse nulla, ma era un inizio. Non sapeva che Sam avesse scelto di proposito le foto senza Cas, anche se erano state palesemente scattate da lui. Era certo che di quel passo, avrebbe recuperato la memoria, doveva solo avere un po’ di pazienza e aspettare di finire di seguire le terapie – davvero, ignorava come potessero permettersi quel tipo di cure, lui non navigava nell’oro, anche se aveva un lavoro di tutto rispetto, ma Sam gli aveva detto di non preoccuparsi, che avrebbe pensato a tutto lui, giustificandosi con tu ti sei preso cura di me quando ero piccolo, è ora che io mi prenda cura di te – perché i medici dicevano che stava rispondendo bene alle cure, e che presto sarebbe uscito dall’ospedale, odiava stare lì senza fare niente, il massimo che era riuscito a fare, era stato corrompere un’infermiera molto carina, e farsi accompagnare in giro per l’ospedale per una sgranchita alle gambe, ma quello era tutto. Sapeva di essere stato fortunato, sebbene avesse perso la memoria, sapeva che non sempre le persone con la sua malattia si salvavano, che doveva tutto a Sam che lo aveva soccorso quando era svenuto a causa di una delle emicranie, ma sapeva anche che mancasse una fetta importante, una parte che nessuno voleva raccontargli e non capiva quanto potesse essere brutta quella parte. Cos’era che non ricordava? Chi era che non ricordava? C’era qualcosa che poteva fare per ricordare? Perché non gliene parlavano? Tutto ciò che Dean era in grado di ricordare, erano due occhi blu, di un blu impossibile da spiegare, che lo fissavano. Nient’altro. A chi appartenevano quegli occhi? Tutto ciò di cui aveva bisogno, erano delle risposte, non chiedeva altro. Un infermiere carino andò a controllarlo e gli ordinò di riposare, e Dean, ovviamente, lo ascoltò, si sistemò sul letto in posizione fetale, come se fosse abituato a dormire così, con qualcuno che lo stringeva da dietro, in una sorta di spooning che non capiva. Aveva smesso di farsi domande, perché non avrebbe avuto risposte, semplicemente chiuse gli occhi, stringendo il cuscino tra le braccia, cercando di immaginare chi potesse essere la persona con cui era abituato a dormire in quel modo. Si addormentò solo per stanchezza, con tanti piccoli pensieri che frullavano nella sua memoria come piccole mosche – sento i tuoi pensieri ronzare fin qui, Dean – era una voce sconosciuta, quella che ricordò, ma così familiare… a chi apparteneva?
 
Era sul palco del karaoke, si dimenava come un forsennato sulle note di una canzone che non aveva mai sentito in vita sua, ma che secondo lui si adattava bene alla sua personalità. Stava ballando e cantando, in modo a dir poco imbarazzante, le persone gli urlavano di smetterla, di far silenzio, ma lui continuava imperterrito. La canzone cambiò, e Dean restò lì, con il suo boccale di birra, da cui ogni tanto prendeva un sorso per dissetarsi – cantare in quel modo, in fondo stancava – e si lasciò andare nella sua bellissima performance.
Quando alzò gli occhi, notò un paio di occhi azzurri, magnetici, bellissimi, fissarlo dal fondo della sala. Si sforzò di mettere a fuoco un volto, a cui potessero appartenere, ma era troppo buio. Fece per scendere dal palchetto, ma era bloccato. Voleva raggiungere quegli occhi che lo fissavano e chiedere al proprietario chi fosse, perché continuasse a fissarlo in quel modo, ma quando riuscì a raggiungere quel punto, gli occhi erano già svaniti.
 
Dean spalancò gli occhi improvvisamente, e si passò una mano sul volto stanco. Era la quarta volta in due settimane che sognava quella scena. Lui sul palco che cantava, e quegli occhi che lo fissavano, avrebbe davvero voluto sapere a chi appartenessero, ma era impossibile, non riusciva a focalizzare un volto. Era un ricordo o solo un sogno? Non riusciva a capire, l’ultima volta che ne aveva parlato con Sam, lui gli aveva detto che fosse un buon segno, che molto probabilmente avrebbe recuperato i ricordi che aveva perso, anche se sarebbe stato un processo lungo. Sospirò e guardò il soffitto, l’orologio segnava le quattro del mattino, e lui non aveva più sonno. Ogni volta che sognava quegli occhi, si sentiva spezzato a metà, come se gli mancasse un pezzo importante per essere completo. Ma perché? Cos’era che mancava? O chi era? Dean voleva solo risposte, ma nessuno sembrava intenzionato a dargliene. Maledizione.
 
 
Castiel era a casa, disteso nel letto che, fino a poco tempo prima, aveva condiviso con Dean. Era mattina presto, Cas doveva andare a scuola, lo sapeva, ma non prima delle dieci, quello era il giorno in cui lui e Dean indugiavano a letto più del solito, perché Cas iniziava il lavoro a scuola alle dieci ed usciva alle nove e trenta, e Dean si lasciava convincere tutte le mattine a restare di più, per non separarsi subito. Solo che lui era da solo in quel momento, come lo era stato la settimana prima, lo stesso giorno, e quella prima ancora. Avrebbe solo voluto tornare a quelle piccole abitudini che avevano. Avrebbero dovuto sposarsi, di lì a qualche mese, stavano organizzando tutto, sul comò c’era anche un catalogo di un negozio di abiti da sposo, Dean aveva detto a Cas che lo avrebbe visto bene con un completo blu scuro, che avrebbe fatto risaltare il colore dei suoi occhi, mentre Cas avrebbe visto bene Dean in grigio o in nero. E poi tutto era svanito, gli sembrava di vivere in uno di quei film assurdi dove improvvisamente uno dei due veniva a mancare, tuttavia Dean era vivo e vegeto, senza memoria. Era assurdo quanto facesse male il fatto che non lo avesse riconosciuto. Castiel si era visto guardare con uno sguardo che non conosceva, Dean aveva sempre avuto quel luccichio particolare negli occhi quando lo guardava, e ora non c’era più. Castiel avrebbe voluto piangere, aveva promesso a Dean che gli sarebbe stato accanto, che non lo avrebbe abbandonato, e ci aveva provato con tutto se stesso a non svanire; era andato spesso da lui, in ospedale, ma Sam lo aveva pregato di non farsi vedere, perché avrebbe potuto scioccare Dean, allora lo aveva osservato da lontano, era stato accanto a lui mentre dormiva e aveva indugiato un paio di volte sfiorandogli la mano, lo aveva fatto per due settimane consecutive, ma poi non era più riuscito a farlo, perché faceva troppo male.
Lì, nel letto della loro camera, si rigirava tra le dita l’anello di fidanzamento che Dean gli aveva dato prima dell’operazione, e si era fatto promettere che gliel’avrebbe restituito subito dopo.
 
«Cas, prendi questo» gli disse Dean, porgendogli l’anello «Voglio che lo tieni tu durante l’operazione, così potrai restituirmelo quando uscirò da lì» continuò, senza smettere di guardarlo negli occhi, allungò una mano verso il suo viso, accennando un sorriso. Cas appoggiò la guancia contro il suo palmo e annuì.
«Risparmia le forze, e cerca di riposare prima dell’operazione» gli disse premurosamente, accettando l’anello.
«Cas, non voglio dimenticarmi di te» sussurrò piano, abbassando lo sguardo «Ho paura, Cas…»
«Se accadrà, farò in modo che tu ti ricordi di me, Dean» gli promise Castiel, lasciandogli un tenero bacio sulla tempia «Te lo prometto, farò di tutto per riportarti da me» disse ancora «Non aver paura, io sono qui. Ci sarò sempre» promise. Sapeva di dover essere forte per entrambi, ma non aveva mai visto Dean così spaventato da qualcosa.
«Mi aspetto che sia così, signor Winchester» disse con il tono più leggero, forse un po’ meno spaventato.
«Chi dice che io sarò il signor Winchester e non tu il signor Novak?» chiese Cas inclinando la testa, strappando un sorriso a Dean, sì, era così che voleva vederlo.
«Potremmo sempre unire i cognomi. Novak-Winchester?» domandò in risposta Dean, sorprendendo Cas.
«Perché non Winchester-Novak?»
«Perché tu vieni sempre prima, Cas» mormorò, arrossendo. Cas sorrise davanti a quella visione di Dean, perché non era incline a mostrare le sue emozioni.
«Ti hanno dato qualche droga? Sei troppo affettuoso» scherzò abbassandosi su di lui, sfiorando le sue labbra con le proprie «Comunque io sono d’accordo, signor Novak-Winchester, ti restituirò l’anello di fidanzamento appena uscirai da lì» promise. Poi suggellò la promessa con un lento e dolce bacio sulle labbra, a cui Dean rispose con trasporto, mettendogli una mano dietro il collo e avvicinandolo di più a sé. Poi degli infermieri arrivarono, dicendogli di lasciare la stanza, perché dovevano preparare il paziente all’intervento, e Cas uscì dopo un altro bacio a stampo, con la muta promessa che al suo risveglio, sarebbe stato lì, a sorridergli e a dirgli “Te l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene”.
 
Al ricordo, a Cas si strinse il cuore, e qualche lacrima sfuggì al suo controllo. Non avrebbe dovuto ascoltare i medici che gli avevano detto di non raccontare tutto a Dean subito, e avrebbe dovuto mandare a quel paese lo stesso Sam che aveva promesso di aggiornarlo sulle condizioni del suo compagno, ma che aveva ignorato i suoi messaggi e le sue chiamate per le prime settimane in cui Dean aveva seguito le terapie. Avrebbe voluto fare di più, essere più presente, aiutare Dean in tutti i modi, ma si sentiva impotente, e non sapeva che cosa fare, era come bloccato in limbo da cui non c’era via di scampo. Lui per Dean era diventato un estraneo e non sapeva come comportarsi. La madre di Dean, invece, aveva cercato di stargli vicino come poteva, spesso lo chiamava e si assicurava che avesse tutto ciò di cui aveva bisogno, spesso era andata anche a trovarlo e avevano cenato insieme, parlando un po’ di Dean. Dopo un mese di latitanza, finalmente Sam si era fatto vivo, e gli aveva detto di non avergli risposto prima, perché voleva avere delle risposte esatte e non riempirlo di false speranze. Dean stava guarendo, rispondeva bene alle terapie e probabilmente presto sarebbe uscito dall’ospedale. Però, quella mattina, era ancora solo e Dean ancora non ricordava niente della loro vita insieme, della loro relazione, del loro amore, e questo era qualcosa a cui Cas non sapeva trovare risposta, non riusciva a capacitarsi. Il suo telefono squillò, era la sveglia mattutina, erano diverse settimane che, dormendo male, si svegliava ancor prima che essa suonasse. Improvvisamente, un altro ricordo investì la sua mente, e dovette ricacciare indietro le lacrime, perché faceva male pensare a ciò che avevano avuto, e che non avevano più.
 
«Cas, dannazione!» esclamò Dean, annoiato «Dove hai messo la mia schiuma da barba?» domandò irritato.
«L’ho nascosta» rispose il ragazzo serafico, alzandosi dal letto e giungendo alle sue spalle «Sei più sexy con la barbetta» spiegò con ovvietà, sorridendo e strofinando il naso contro il suo collo, sentì un brivido di piacere scivolare lungo la spina dorsale del compagno e ridacchiò compiaciuto, amava l’effetto che aveva su di lui.
«Oh andiamo, devo andare in officina!» esclamò. Castiel gli mise le braccia attorno ai fianchi e gli diede un bacio sul collo scendendo lentamente sulle spalle, il biondo sotto al suo tocco si rilassò, e si morse le labbra. Maledizione – imprecò mentalmente.
«Di sabato?» si lamentò il moro, borbottando «Nessuno lavora il sabato, Dean» disse ancora con tono lamentoso «Perché non resti un po’ con me, oggi? Non ti senti un po’ stanco?» sussurrò passandogli le mani sul torace, iniziando a muoverle lentamente dall’alto verso il basso mentre con le labbra gli lambiva la pelle delle spalle. «Un po’ influenzato?» chiese ancora, lasciandogli un piccolo morso sulla spalla «Non vuoi restare qui con me?» sussurrò lascivamente, dandogli un bacio sotto al lobo dell’orecchio, facendolo tremare d’eccitazione. Dean sapeva che Cas in quel modo avrebbe potuto convincerlo a fare qualunque cosa, ed era convinto che ormai il moro lo avesse capito bene. Perché ci provava gusto ed era proprio evidente.
«Cas…» sussurrò Dean, ad occhi chiusi, reclinando la testa all’indietro «Mi stai proprio tentando…»
«Il mio scopo è tenerti con me tutta la giornata…» mormorò continuando con quella lenta tortura, lasciandogli un piccolo succhiotto sul collo, facendolo gemere un po’ più forte. «Ci sto riuscendo?» domandò maliziosamente, mordendogli appena il lobo, sentendolo gemere ancora.  Colpito e affondato, Winchester.
«Le tue argomentazioni sono molto valide…» gemette in risposta, infatti, per fortuna che a Bobby sarebbe bastata una telefonata in cui Dean gli chiedeva la giornata libera, altrimenti sarebbe stato nei guai seri. Perché aveva ceduto.
«Nessuna obiezione?» domandò divertito il moro.
«No…»
«Bene» mormorò Castiel, immediatamente afferrò il compagno per i fianchi e lo fece voltare verso di sé, lo baciò con passione, mettendogli le mani sotto ai glutei e sollevandolo verso di sé, mentre l’altro gli allacciava le gambe attorno alla vita, e le braccia attorno al collo per reggersi e trovare l’angolazione perfetta per baciarlo. Castiel sapeva di poter vivere solo dei sospiri di piacere che Dean gli rimandava nell’orecchio, e la sua salda presa sul suo corpo «Ce ne hai messo di tempo a cedere» mormorò, infatti, lui sulle sue labbra, prima di baciarlo ancora, prima di  far cadere tutti i prodotti dal mobiletto del bagno, e far sedere lì il suo compagno, mentre con foga lo baciava ancora e gli mordeva le labbra «Che disastro» commentò divertito, sfilandogli la maglia scura, gettandola da qualche parte sul pavimento.
Dean rise contro la sua bocca, prima di baciargli il collo nel medesimo modo in cui il suo ragazzo aveva fatto con lui. Senza pensarci troppo, fecero l’amore proprio lì, nel bagno, travolti dalla passione e dall’amore che li legava. Subito dopo, Cas prese delicatamente Dean in braccio, anche se non era in peso piuma nel suo metro e ottanta di muscoli tonici, portandolo nella loro camera da letto, e appoggiandolo sul letto, stendendosi accanto a lui prima di prenderlo tra le braccia e iniziare a coccolarlo dolcemente, mentre l’altro era vicinissimo a fare le fusa, Dean era semplicemente adorabile nel post-sesso. Castiel amava quel ragazzo con tutto se stesso.
 
Doveva alzarsi, o sarebbe impazzito. Castiel lo sapeva. Doveva fare assolutamente qualcosa, perché non poteva starsene con le mani in mano, mentre il suo compagno era solo, in ospedale, privo di memoria, gli aveva promesso che non lo avrebbe lasciato solo. Come avrebbe potuto stargli accanto e ignorare l’impulso di stringerlo forte e baciarlo con tutta la passione di cui disponeva? Doveva essere forte, trovare un modo per poter mantenere la sua promessa e aiutare Dean a stare meglio, poi avrebbe pensato a come fargli recuperare la memoria. Senza pensarci due volte, prese il cellulare e digitò il numero di Sam, attese diversi istanti, prima di sentire la voce di suo cognato attraverso l’apparecchio telefonico.
«Buongiorno Cas» lo salutò l’altro.
«Ciao Sam» disse in un sospiro «Come vanno le cose?» chiese. Non voleva sembrare troppo insensibile, chiedendo solo di Dean, in fondo, voleva bene a Sam e sapeva che nemmeno lui stesse troppo bene.
«Io sto bene, e anche Dean, sta sempre meglio, rompe le scatole come al solito» gli disse, Castiel sentì il cuore più leggero, sapere che il biondo iniziava a stare meglio, a guarire, lo riempiva di felicità.
«Vorrei poter fare di più per lui» disse, sospirando «Mi manca così tanto…» mormorò «Non posso venire a trovarlo? Non si ricorda chi sono… se gli dico di essere un suo amico? O un tuo amico? Ho bisogno di vederlo, Sam, di parlare con lui, ti prego, come posso fare?» lo pregò, Sam dall’altro lato della cornetta capì lo stato d’animo dell’altro, e sospirò. Sapeva quanto Cas soffrisse da quando suo fratello aveva perso la memoria, ma non aveva potuto far nulla per aiutarlo, vedeva anche suo fratello soffrire, perché avvertiva la mancanza dell’altro, ma non poteva fare niente. Era impotente di fronte alla loro sofferenza, dovevano solo essere pazienti e aspettare che Dean iniziasse a ricordare.
«Senti, amico, puoi venire, basta che non gli riversi addosso tutti i sette anni che ha dimenticato. Per lui è già difficile così» gli rispose Sam, sconfitto. Dean aveva bisogno di vedere Cas, magari vedendolo avrebbe iniziato a ricordare.
«Okay, posso farlo, okay. Grazie Sam» mormorò Cas, sorridendo appena. Solo dopo aver interrogato ancora Sam sulle condizioni fisiche del suo fidanzato, ed essersi assicurato che stesse davvero migliorando, Cas riuscì a chiudere la telefonata, ad alzarsi dal letto e ad iniziare la giornata. Era dura, senza Dean, fin da quando si erano incontrati quella sera, in quel locale e si era risvegliato nel suo letto con un leggero mal di testa post-sbronza, aveva capito quanto quel ragazzo fosse speciale, e che probabilmente non lo avrebbe mai lasciato andare via da sé.
 
Le luci del locale erano abbaglianti ed intermittenti, ferivano gli occhi di Castiel, che era lì solo per distrarsi e festeggiare con i suoi amici fidati la fine degli esami del primo semestre, che aveva superato in modo eccezionale. In quel locale era stata organizzata una serata karaoke, a cui sia lui che i suoi amici, pur essendo abbastanza stonati, adoravano partecipare. C’era già qualcuno sul palco, un uomo abbastanza ubriaco che si dimenava su una canzone che Castiel non aveva mai sentito in vita sua. Poi venne il turno di una ragazza abbastanza intonata, su cui Gabriel mise gli occhi, e si defilò dal gruppo dopo aver bevuto una prima birra, per trovare il coraggio di avvicinarsi. Cas era un tipo abbastanza serio, studiava molto, ma sapeva anche divertirsi, anche se non era un gran bevitore d’alcool. Al terzo giro di drink alcolici, già sentiva la testa vorticare come un ottovolante impazzito. E fu in quel momento che un ragazzo biondo, dall’aria decisamente ubriaca, salì con un boccale di birra sul piccolo palco. Gli occhi di Castiel furono immediatamente su di lui, aveva delle movenze scoordinate, e non era un gran cantante, la gente presente nel locale stava già fischiando, ma a lui non importava, si stava semplicemente divertendo, ed era davvero sexy mentre lo faceva. A Cas venne da ridere guardandolo e, preso altro coraggio liquido, si alzò dal suo posto, sentendo i suoi amici ridacchiare e incoraggiarlo a farsi avanti. Bevve in un sorso quello che doveva essere un liquore molto forte, e con la testa in un posto migliore, si avvicinò al palco e ammiccò al ragazzo che continuava a cantare. Fu un attimo, i loro sguardi si incontrarono e immediatamente scattò la scintilla. Il ragazzo sul palco sorrise e gli porse la mano, invitandolo ad unirsi a lui in quello spettacolino davvero imbarazzante. Castiel forse era troppo ubriaco per rendersi conto delle sue azioni e accettò. Iniziarono entrambi a cantare, in modo stonato, un’altra canzone, udendo le risate e i fischi della gente, che cercavano di farli scendere, perché davvero non ne potevano più.
«Ciao» urlò il biondo alla fine della performance «Posso offrirti da bere, sexy?» gli chiese, anticipandolo.
«Certo!» esclamò Castiel. Quando scesero dal palco, il biondo gli porse la mano e si presentò, sorridendogli in un modo che fece girare la testa di Castiel, aveva delle labbra meravigliose e invitanti, e Castiel non vedeva l’ora di baciarle e morderle. Presero dei bicchierini di scotch e brindarono al loro incontro, e poi tutto divenne confuso, le loro bocche si scontrarono, spinse Dean contro il muro più vicino e osservò il suo volto da vicino, aveva il naso spruzzato da tante piccole e bellissime lentiggini, gli occhi di un verde magnetico e le labbra più belle che avesse mai visto. Tutto divenne caotico e sfrenato, si ritrovarono nell’auto di Dean, e poi nella sua stanza, come ci erano arrivati, era un vero e proprio mistero. Tra di loro c’era una passione bruciante, dettata dall’alcool, Castiel ammirò il corpo del giovane sotto di lui, restandone affascinato, era incredibilmente bello, e non esitò a fargli notare quanto apprezzasse ciò che stava guardando. Fecero sesso tra le lenzuola di Dean, e crollarono insieme in uno stato comatoso post-sbronza micidiale.
Quando si risvegliò la mattina dopo, non ricordava esattamente cosa fosse accaduto, ma si sentiva incredibilmente felice di essere lì, e di aver incontrato proprio quel ragazzo la notte precedente.
E non si pentì mai di aver seguito quello sconosciuto quella notte, perché in poco più di tre mesi, divenne l’unico amore della sua vita.
 
Aveva concordato con Sam che avrebbe detto a Dean di essere un suo amico, e di essere stato presente quando era svenuto, e di essere andato a fargli visita, per assicurarsi che stesse meglio. Poteva funzionare, se lui avesse mantenuto un certo autocontrollo, poteva farlo, per Dean, per stargli accanto, per essere presente come aveva promesso. Si presentò all’ospedale all’orario di visita, e attese in trepidazione che gli dessero l’okay per entrare.
«Ehi Dean, c’è una visita per te» annunciò un infermiere. Probabilmente Dean annuì, e l’infermiere gli disse di entrare. Cas tremò appena, stringendo tra le mani la rosa che aveva preso per lui, non era niente di eclatante, solo un piccolo gesto, che lui sperava riportasse alla mente del ragazzo un loro ricordo. Entrò a passi lenti e tremanti, e poi alzò lo sguardo su di lui, in trepidazione. Gli sembrò di tornare a respirare quando finalmente incontrò di nuovo quegli occhi verdi, che fin dal primo momento lo avevano stregato – sembrò che anche l’altro avesse avuto la stessa reazione alla sua vista, Cas lo vide trattenere il fiato, quando i loro sguardi si incrociarono, ma non poteva esserne certo.
«Ciao, Dean» lo salutò, la voce un po’ incerta «Sono Castiel, un amico di Sam…» cercò di spiegare.
«Mi ricordo di te» disse Dean, il cuore di Cas ebbe un sussulto «Eri qui quando mi sono svegliato, vero? Eri con Sam».
«S-Sì» disse, varcando finalmente la soglia della stanza e avvicinandosi a lui «Ero… uhm, presente quando sei svenuto e, beh, volevo sapere come stavi» gli disse, poi gli porse la rosa, e il suo cuore fece una capriola quando Dean gli sorrise in quel modo che gli faceva sempre girare la testa, aveva sempre sostenuto che il suo compagno avesse un sorriso mozzafiato. Era strano vedere Dean in quelle condizioni, in un letto d’ospedale, il volto infossato, con i capelli cortissimi e l’aspetto deperito e dimagrito, le lentiggini erano sbiadite, e poco evidenti su quel volto, adesso reso pallido dalla malattia, era l’ombra del suo Dean, ma lo amava nello stesso identico modo in cui lo aveva amato prima, se non di più. Sapeva, grazie a Sam, che stava rispondendo bene alle cure, e Dean era uno che recuperava le energie in fretta. Sarebbe tornato quello di prima molto presto.
«Grazie per essere venuto, fa bene vedere un viso nuovo ogni tanto» lo ringraziò Dean, facendogli stringere il cuore a quelle parole, un viso nuovo, avrebbe voluto dirgli che no, non era affatto un viso nuovo, ma quello che conosceva meglio di qualunque altro, perché stavano insieme da sette anni e stavano per sposarsi, ma…non poteva rivelare niente, non ancora, Sam aveva ragione, Dean non era ancora nelle condizioni fisiche per sopportare tutto ciò che aveva vissuto negli anni che aveva dimenticato. Dovevano aiutarlo a ricordare passo dopo passo, prima o poi, i suoi ricordi sarebbero riemersi, o almeno così sperava dentro di sé. Se così non fosse stato, si promise, avrebbe fatto di tutto per far innamorare di nuovo Dean di lui e ritornare con lui a casa. Anche se non fosse avvenuto subito, avrebbe aspettato Dean per tutta la vita, se necessario, perché per lui ne valeva la pena, eccome se valeva.
«Potrei venire, di tanto in tanto, se ti va» propose con mezzo sorriso sul volto «Sempre se ti fa piacere vedermi».
«Mi farebbe piacere, Cas» rispose sorridendo nel suo modo adorabile «È okay se ti chiamo Cas?» chiese. Castiel si ritrovò a sorridere leggermente. Quando si erano conosciuti, sette anni prima, Dean lo aveva chiamato Cas automaticamente, senza chiedergli il permesso, per lui era andato subito bene, perché gli piaceva che Dean gli avesse già trovato un soprannome. Istintivamente portò una mano sulla sua, e poi annuì, davanti al suo sguardo un po’ perso.
«Cas va più che bene» rispose intenerito, vedendolo distendersi di nuovo in un prezioso sorriso. Restò con lui per un’ora, poi un’infermiera gli disse di andare via, perché il paziente doveva riposare. A malincuore, Cas si alzò dalla seggiola e guardò Dean rammaricato, avrebbe voluto restare di più, abbracciarlo forte e baciarlo, magari. Ma sapeva di non potere, non ora, non subito. Prima o poi, lui e Dean avrebbero realizzato tutti i loro progetti, ma in quel momento, la priorità era la salute di Dean, Cas se ne rese conto quel giorno, vedere Dean in quello stato, gli fece aprire gli occhi, non poteva essere egoista, doveva mettere davanti la salute dell’altro.
«Ehi, Cas» lo chiamò, prima che varcasse la porta «Verrai domani?» chiese Dean, speranzoso.
«Certo, Dean, verrò domani, te lo prometto» promise «Porterò anche delle carte, così passeremo il tempo a giocare» scherzò. Il biondo ridacchiò portandosi una mano alla bocca, mormorando che non era ancora diventato un pensionato. A Cas venne semplicemente da ridere, poi lo salutò con un cenno della mano, ed uscì dalla stanza con il cuore più leggero, poteva dire di star costruendo dei nuovi momenti con lui, e che prima o poi l’altro avrebbe recuperato tutti quelli che aveva perso.
 
Dean, quando vide quel ragazzo strambo, amico di suo fratello, dalla voce troppo profonda e roca, decisamente sexy per essere un suo coetaneo, che aveva passato quel tempo con lui, sentì alcuni pezzi del suo cuore tornare al proprio posto, come se avessero trovato la parte mancante. Non diede peso al sorriso idiota che aveva sul volto quando lo vide andare via, ed ignorò il magone che lo travolse, quando uscì. Era stato così bene con lui, che non vedeva l’ora di rivederlo, magari con lui, era certo, avrebbe recuperato qualche ricordo, o ne avrebbe costruiti di nuovi. Quando lo aveva visto, aveva avuto la sensazione che tutte le preoccupazioni che aveva avuto, che tutti i dubbi e le incertezze che aveva, fossero svanite nel nulla. Aveva avuto un effetto positivo su di lui l’incontro con quell’amico di Sam, e non vedeva l’ora di incontrarlo di nuovo.


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Hola people! Buona sera/notte a tutti!
Tecnicamente è domenica, visto che è passata mezzanotte, ma domani sarebbe stato un casino aggiornare - motivazioni come albero di Natale, e simili, a questo proposito, spero prima delle feste o durante, di riuscire a pubblicare una One shot natalizia che ho solo abbozzato, ma shhh, vedremo più avanti - quindi eccoci qua. Il terzo capitolo è arrivato, e siamo giù a metà storia, che tristezza cosmica....
Il capitolo è un po' triste, ma vi avevo avvisato che l'angst sarebbe stato presente in questa storia. Vi assicuro che ho quasi finito di scriverla, ho appena finito la prima parte dell'ultimo capitolo, quiiindi. 
Spero che vi sia piaciuto, e che non ci siano errori, come al solito, quando beto da sola, mi sfuggono, soprattutto a quest'ora.
Io ora vi lascio, e vado a guardare il nuovo episodio di SPN. Aw. 
Ringrazio tutti coloro che seguono questa storia, le mie lettrici abituali, che per mia fortuna non mi lasciano mai, e chiunque spenda un solo click per leggere le mie storielle. Grazie a tutti, stay tuned, a sabato o domenica prossimi! 

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Capitolo 4
*** 4°: I won't give up. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.

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I won’t give up.
 I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up
 
Il mese di giugno volgeva al termine, in quel tempo che era trascorso, da quel lontano giorno di marzo in cui Dean era stato ricoverato, Castiel non aveva più lasciato solo il suo compagno, era andato da lui ogni giorno, portandogli una rosa al giorno come augurio di pronta guarigione, l’aveva visto migliorare e riprendere colorito, lo aveva visto man mano tornare ad essere il ragazzo di cui si era innamorato, ma non era riuscito a riportargli nessun ricordo alla mente. Sì, sapeva di dover ascoltare Sam, che gli diceva di aver pazienza, che prima o poi avrebbe ricordato, ma era frustrante stargli vicino e fingere di essere un semplice amico, piuttosto che il suo futuro sposo. Cercava di essere forte per Dean, perché lui aveva bisogno esattamente di questo, di essere supportato ed aiutato, di qualcuno che gli stesse vicino e gli donasse tutto l’affetto e l’amore possibile – e lui, nei suoi confronti, ne aveva fin troppo, di amore – aveva provato a fargli recuperare la memoria, raccontandogli piccoli aneddoti, senza scendere nei particolari, ma sembrava che Dean non ricordasse nulla.
Ogni giorno, Castiel andava da lui, gli portava una rosa, e restava con lui una o due ore, giocavano a carte, a volte ascoltavano musica, litigando su quale genere fosse migliore – quelle volte, a Cas sembrava davvero che lui e Dean fossero rimasti gli stessi di prima, prima dell’operazione di Dean – e Cas provò anche a mettere delle canzoni significative per loro, soprattutto quella che insieme avevano deciso essere la loro canzone, ma niente smuoveva la memoria del ragazzo, tutto sembrava inutile e Cas era sempre più demoralizzato, avrebbe solo voluto che tutti gli sforzi che stava facendo, potessero servire a qualcosa, invece era tutto inutile, Dean sembrava non ricordare nulla di quei sette anni; tuttavia più passava il tempo, più Dean stava meglio, i dottori erano fiduciosi, sostenevano che presto sarebbe uscito dall’ospedale e sarebbe potuto tornare a casa, e alla sua vita di tutti i giorni. Quando Dean lo raccontò a Castiel, il cuore del moro quasi esplose di gioia, era la prima notizia veramente positiva che sentiva, fin da quando tutta quella storia era iniziata. Sembrava un piccolo faro all’orizzonte, dopo una burrasca nel buio più completo.
«Finalmente, non ne potevo più di stare qui» sospirò Dean sollevato, guardando il ragazzo di fronte a lui «Non fraintendermi, sono grato a Sam per avermi praticamente salvato la vita, ma santo cielo, ogni giorno era cerca di riposare, riposa, non sprecare energie insomma!» esclamò, lasciandosi sfuggire una lieve risata. Cas si unì a lui nella risata e lo guardò con gli occhi carichi d’amore, quello era il Dean che conosceva lui, quello spiritoso, e divertente, non quello irritabile e irascibile che aveva visto nelle settimane precedenti, non era nemmeno colpa sua o del suo carattere, ma erano le medicine che assumeva, che alteravano l’umore. «Certo, dovrò subirmi ancora mio fratello con le sue paranoie, ma almeno sarò a casa» disse infine. Il sorriso sulle labbra di Cas si spense in un attimo. Cosa? Dove sarebbe andato Dean? Era ovvio che non sarebbe andato da lui, ma non poteva nascondere che aveva desiderato dirgli che fossero coinquilini e che se avesse voluto, sarebbe potuto andare a casa sua – lì aveva una mezza idea su come fargli recuperare la memoria, ma ovviamente i suoi piani erano destinati a fallire.
«Da Sam?» chiese stupito. Nascose l’espressione rammaricata dietro a un sorriso forzato. Doveva cercare di comportarsi da amico, non da fidanzato iper-apprensivo, doveva smetterla, ma semplicemente non poteva. Quando non era con Dean, era al telefono con Sam per sapere le sue condizioni.
«No, da mia madre» spiegò, sospirando e alzando gli occhi al cielo «Il dottor Crowley, ma anche Sammy vogliono che stia attento e riguardato, almeno fino al prossimo controllo. Temono che possa star male nei prossimi giorni, o qualcosa del genere» sbuffò, guardando il soffitto della sua camera, senza voltare lo sguardo verso Castiel «Come se io non sapessi prendermi cura di me stesso». Il moro lo guardò e sospirò, poi appoggiò una mano sulla sua e ne accarezzò il dorso con il pollice gentilmente «Ovviamente, mio fratello e mia madre si comportano come se io fossi un bambino piccolo, e quindi vogliono tenermi sotto controllo» sbuffò, alzando lo sguardo al cielo «Sam per l’occasione starà a casa di mamma, e del suo compagno, che io non ho ancora incontrato, che sicuramente conoscevo prima di perdere la memoria, ma che non ricordo» disse velocemente, e dalle sue parole Castiel capì quanto fosse preoccupato e frustrato, e senza pensarci due volte, lo abbracciò con forza. Dean restò sorpreso dal suo gesto, ma tirò un sospiro di sollievo, sentendosi tra le braccia di quel ragazzo, appoggiò il volto contro la sua spalla, e inspirò forte, inebriandosi del profumo dell’amico. Era davvero una sensazione piacevole, che non aveva mai provato con nessuno dei suoi amici.
«Andrà tutto bene, ne sono certo» promise, staccandosi da lui e guardandolo negli occhi «Te lo prometto, Dean, andrà tutto bene» disse ancora, prendendogli la mano con delicatezza; Dean lo sorprese, perché strinse la mano di Castiel a sua volta, come per ringraziarlo di quel supporto e di quella promessa, come se ne avesse avuto bisogno, in quel momento. Dean non capiva come potesse quel ragazzo, apparentemente uno sconosciuto, a conoscerlo così bene. Forse aveva approfondito la conoscenza nei sette anni di cui non aveva memoria? E perché si sentiva in completa sintonia con lui? C’era qualcosa che mancava, in quel momento, ma non poteva chiedere, sarebbe stato troppo imbarazzante.
«Spero che tu abbia ragione» sospirò, affranto. Era una situazione davvero strana, la sua, e lo metteva fortemente a disagio, tranne con Cas, con Cas accanto non si sentiva inadeguato nemmeno in quel momento. Perché? Perché sentiva di potersi fidare di lui, al punto da affidargli la sua vita? Che diavolo gli stava succedendo?
«Vedrai, Dean» disse, senza lasciargli la mano «Sarai fuori di qui, e sono sicuro che presto recupererai tutti i ricordi. Andrà tutto bene» ripeté. Dean gli credette, perché lo sguardo che aveva negli occhi non ammetteva nessun tipo di replica, e si fidava di lui. Stranamente, Dean avvertiva una fiducia nascente verso quel ragazzo, che appariva così interessato alla sua salute, alla sua vita… a lui. Chi era questo Castiel per lui? Avrebbe tanto voluto chiederglielo, sapeva che non fosse semplicemente un amico di Sam, ma temeva di ferire i suoi sentimenti, o qualcosa del genere. Gli importava di questo Castiel? Forse sì, perché anche lui sembrava tenere particolarmente a lui.
«Ti credo, grazie» gli disse sorridendogli leggermente. Quel piccolo sorriso scaldò il cuore di Cas di nuova speranza, negli occhi di Dean vedeva di nuovo quel luccichio caratteristico che aveva sempre negli occhi, e si rese conto che presto o tardi, Dean avrebbe ricordato chi era. Il suo cuore, molto probabilmente, l’aveva già fatto.
Due giorni dopo, Dean saliva sull’auto di Sam, quasi completamente guarito, diretto a casa per riprendere in mano la sua vita, e i suoi ricordi perduti.
 
Dopo una settimana di convivenza forzata con suo fratello e sua madre, Dean credeva di star per impazzire. Sua madre si preoccupava troppo per lui, per qualsiasi cosa – anche un semplice starnuto era un campanello d’allarme, tuttavia non poteva biasimarla, dopo ciò che era successo a causa di un mal di testa che tu hai trascurato, Dean – gli diceva ogni volta che cercava di tranquillizzarla in merito alle sue paranoie – mentre suo fratello si atteggiava troppo a dottorino della situazione – cosa che in realtà era – e lo pressava troppo – hai preso le medicine? Dean, hai preso il ferro? Avevi l’emoglobina bassa, fammi controllare che sia tutto okay, non affaticarti, riposa e altre mille raccomandazioni che facevano semplicemente innervosire Dean, ma non poteva obiettare, sapeva di averli fatti preoccupare abbastanza con tutto quello che era successo, e semplicemente non poteva arrabbiarsi con loro.
Aveva cercato in casa delle foto, e le aveva anche trovate, ma più le fissava, più sembrava che i ricordi legati ad esse svanissero nel nulla; nei meandri della sua mente, sapeva che esistesse un ricordo legato ad esse, ma non veniva fuori, non riusciva a ricordare. In una c’era persino Castiel, quando aveva chiesto a Sam, gli aveva detto che quella era stata una vacanza in cui erano andati tutti insieme al mare e Cas fosse andato con loro. Suonava tanto come una bugia, ma era plausibile, se Castiel era amico di Sam come diceva di essere, poiché in altre foto c’erano anche Sam, sua madre e il compagno di sua madre – quell’uomo non gli piaceva, ma rendeva Mary felice, quindi non era poi così male. Ma i ricordi proprio non tornavano alla sua mente, e si sentiva frustrato. Si massaggiava spesso le tempie, come se quel gesto, potesse mettere in moto le sinapsi addormentate della sua memoria e risvegliasse quei ricordi, ma nulla. Non ricordava nulla, aveva rischiato un paio di volte di distruggere gli album, in piccoli scatti d’ira legati al non ricordare, ma erano svaniti quando aveva istintivamente chiamato Castiel e gli aveva detto di aver bisogno d’aria. In quelle situazioni, il moro correva da lui e, alcune volte lo lasciava sfogare, altre lo portava in giro.
Per questo motivo, Dean spesso si ritrovava ad uscire da quella casa, per distrarsi, o anche solo prendere una boccata d’aria. E ovviamente, il suo compagno, durante queste piccole fughe dal controllo familiare, era Cas. Con lui si sentiva perfettamente a suo agio, stava diventando una sorta di migliore amico per lui, una specie di angelo che era stato mandato da lui solo per poterlo salvare dal controllo ossessivo di sua madre e di suo fratello, e anche dalla noia che lo stava travolgendo fin da quando tutta quella storia era iniziata. Certo, anche Cas era preoccupato per lui, più volte gli aveva chiesto se si sentisse debole o altro, soprattutto quando stavano fuori per parecchio tempo, ma gli aveva permesso di guidare l’auto senza troppe storie, e lo aveva accompagnato ovunque, non sapeva quali fossero i loro rapporti prima della sua perdita di memoria, ma a quanto pareva erano davvero ottimi. Non poteva lamentarsi di aver trovato un amico così, era una persona davvero speciale e meravigliosa, e stava iniziando ad affezionarsi a lui.  Era così anche prima che perdesse la memoria? Bastava prendere il telefono, chiamarlo e lui correva in suo soccorso? O era una cosa nuova, solo perché non stava bene? Era frustrante non sapere, e voleva assolutamente sapere chi fosse stato Castiel per lui, prima della perdita di memoria, era importante.
Quella sera era determinato a scoprirlo, quando scese di casa, ma non appena intercettò il suo sguardo, il coraggio svanì, perché rovinare il momento? Perché rovinare l’amicizia? Magari a Cas prima non importava molto di lui e facendo quella domanda avrebbe innescato una reazione a catena di situazioni imbarazzanti. Meglio tacere e accettare ciò che la vita gli stava offrendo, un migliore amico che lo faceva evadere di casa, e lo faceva stare bene.
«Ciao Cas» lo salutò entrando nella sua auto – quella volta era stato lui a chiamarlo e a dirgli che stava andando a prenderlo – il moro gli rivolse un sorriso caloroso «Sono felice che tu sia venuto, oggi. Sam è in ospedale, e mia madre non tornerà prima di sera, lei e il suo nuovo compagno avevano da fare per i preparativi della loro cerimonia, si sposano a settembre, mi ha detto» spiegò. Il sorriso di Cas si spense leggermente, e Dean lo notò, aggrottò le sopracciglia e «Ho detto qualcosa di male?» chiese preoccupato, Cas non aveva mai fatto una faccia così triste, prima di quel momento.
«No, no affatto» disse scuotendo la testa «Mi hai fatto solo pensare a una cosa».
«Cosa?»
«Un… mio amico. Doveva sposarsi anche lui a settembre, ma…» iniziò titubante, non poteva, ovviamente dire a Dean che sua madre e il compagno avessero deciso di sposarsi il giorno del loro matrimonio per non perdere la prenotazione della location e tutti i preparativi già svolti, e nemmeno poteva dirgli che era stato lui a proporre a Mary la cosa, perché sapeva che Dean avesse bisogno di tempo per recuperare la memoria, e che non sarebbero riusciti entro settembre a mettere a posto le cose. Non era stato facile, ma in quel periodo stava facendo i conti con la realtà troppo spesso. Sospirò e abbassò lo sguardo, Dean non poteva sapere tutto quello, non ancora almeno. Gabriel, l’unica persona che lo stava aiutando a non colare a picco nell’autocommiserazione, aveva provato in tutti i modi a non fargli fare una cosa del genere, ma lui lo aveva fatto ugualmente, perché era impossibile che in così poco tempo, recuperassero tutto. Era meglio per lui, e per Dean, che avrebbe avuto tutto il tempo di cui necessitava per stare bene e riprendersi la sua vita.
«Oh cielo! Lei lo ha lasciato?» esclamò spalancando gli occhi «Che merda, amico. Mi dispiace per lui» mormorò dispiaciuto, non avrebbe voluto portare alla mente dell’amico un brutto ricordo.
«Gli passerà, credo» disse, puntando lo sguardo di fronte a sé «Comunque… volevo portarti in un posto, stasera».
«Che posto?» chiese confuso, puntando lo sguardo su di lui.
«Credo ti piacerà» disse  Cas «C’è una serata karaoke».
«Forte! Mi piace il karaoke!» esclamò Dean, con un sorriso enorme sul volto, il cuore di Cas si scaldò vedendo il sorriso comparire sul volto di Dean «Promettimi che mi farai cantare».
«Cantare è il punto centrale, amico» ridacchiò il moro, mettendo in moto l’auto, con la coda dell’occhio, Cas vide Dean esultare leggermente per quella notizia, ovviamente, sapeva che Dean amasse il karaoke, e cantare in generale, anche se come tutti sapevano, era stonato come una campana. Poco importava, perché vedere Dean così felice, finalmente, dopo quel periodo in ospedale, era qualcosa che gli scaldava il cuore e rendeva felice anche lui. Arrivarono al locale dove si erano conosciuti in pochi minuti e appena entrarono, Dean notò con disappunto che già qualcuno avesse occupato il suo posto sul palco. A Castiel venne da ridere, era da tanto che non vedeva Dean così sereno e rilassato, e sentì che fosse un po’ merito suo, almeno lo sperava, perché secondo Sam, Dean era migliorato tantissimo da quando si erano ritrovati, anche se Cas non gli aveva mai detto la verità su chi fosse, perché, come avevano detto i medici, Dean avrebbe potuto risentirne e lui non voleva nuocergli, voleva solo aiutarlo a recuperare la memoria, ecco perché aveva optato per ricreare i momenti che li avevano uniti, iniziando dal loro primo incontro, credeva che portandolo nel luogo in cui si erano conosciuti, questo potesse stimolare la sua memoria – Sam era d’accordo con lui – e così lui avrebbe iniziato a ricordare ciò che aveva dimenticato in seguito all’intervento chirurgico.
«Ti offro da bere?» domandò Dean, divertito, Castiel lo guardò colmo di aspettativa, perché era più o meno simile a ciò che era accaduto la prima volta che si erano visti… «Ovviamente come amico, eh! Non ci sto provando con te, Cas!» esclamò, credendo di aver appena fatto una battuta divertente, che immediatamente smorzò l’entusiasmo del moro.
«S-Sì, ovvio» mormorò «Perché non… vai a cantare prima? Prima che ti rubino il posto di nuovo» lo incitò invece. Dean annuì e sorrise di nuovo felicissimo della notizia, notando anche lui che la ragazza che stava cantando quando erano entrati, aveva appena deciso di aver fatto abbastanza schifo ed era andata via, prima della fine della canzone. Dean si recò goffamente al palchetto e una volta su, iniziò a cantare la prima canzone che mandarono e anche se non poteva bere, iniziò a dimenarsi in modo quasi comico, che fece ridacchiare Cas – il suo Dean non sarebbe mai cambiato, nemmeno con l’amnesia – il moro si avvicinò al palco e Dean da lì su gli sorrise in modo coinvolgente, questo riaccese la speranza nel cuore del ragazzo, perché era esattamente ciò che era successo la notte in cui si erano conosciuti, dopo la prima canzone, esattamente come la prima volta, Dean porse la mano a Cas e lo invitò a cantare con lui. Il suo cuore sussultò, quando la sua mano e quella del moro si toccarono, provò un brivido intenso lungo la spina dorsale, non seppe spiegarsi perché provò una cosa simile, ma sembrava che il suo cuore fosse impazzito. Si ritrovò a fissare Cas da vicino, mentre cantavano, con un sorriso idiota sul volto e il cuore che martellava forsennatamente nel suo petto, cercando di dirgli qualcosa, che lui però non riusciva a capire. C’era qualcosa che mancava, perché lui si sentiva incompleto, ma lì si sentiva leggero, privo di qualunque preoccupazione, semplicemente, mentre con Cas, cantava in modo imbarazzante una canzone pop di qualche anno prima. Poi qualcuno dal pubblico decise che era troppo e lanciò contro di loro qualcosa di simile ai residui di un cheeseburger, che fortunatamente non li colpì in pieno, non badarono all’evento e continuarono a cantare nel loro modo imbarazzante, imperterriti, perdendosi l’uno nello sguardo dell’altro, tuttavia furono costretti a fuggire dal locale, quando quasi tutti i presenti iniziarono a lanciare contro di loro qualunque genere alimentare, un uomo della security fece per avvicinarsi a loro, ed intimargli di uscire da lì, ma loro furono più veloci e scapparono dal retro, uscendo in fretta da quel posto, e una volta fuori Dean scoppiò a ridere, inebriando la mente di Castiel.
«Non mi divertivo così da una vita!» esclamò «Promettimi che lo rifaremo!»
«Tutte le volte che vorrai, Dean» disse Cas, sorridendo a sua volta, guardando Dean negli occhi, aveva ancora il cuore che martellava nel petto e il fiatone a causa della corsa e la mente in subbuglio per lo sguardo che gli aveva rivolto Dean, durante quella terribile, ma divertente performance.
La speranza era l’ultima a morire, e Cas, adesso, ne era certo.
 
Una settimana dopo, Castiel aveva deciso che sarebbe andato con Dean al luna park, per riportargli alla mente le volte in cui erano andati e si erano divertiti come bambini piccoli. Ricordava ancora quando Dean, preso dall’entusiasmo, entrati nell’area “far west” del parco divertimenti, aveva insistito per salire sul toro. Tre volte, perché le prime due era caduto rovinosamente per terra, rischiando di farsi male, poi, dopo la terza, era tornato da lui vittorioso con due cappelli da cowboy imbarazzanti e un peluche a forma di toro per Cas. Castiel lo aveva tenuto – e lo teneva ancora – in bella mostra sul divano della sala da pranzo, ed era certo che se Dean avesse potuto vederlo, avrebbe ricordato qualcosa.
«Non capisco perché tu sia voluto venire qui» si lamentò, mentre Cas acquistava i biglietti «Non potevamo andare a guardare un bel film?» chiese.
«Tu adori il parco divertimenti, Dean» gli disse il moro, porgendogli il suo biglietto «Avanti… non dirmi che non vedi l’ora di provare qualche gioco spericolato» gli disse con tono canzonatorio «Ritorna ragazzino per oggi, su!»
«Non faremo niente di spericolato, Cas!» esclamò «Soffro di vertigini!»
«Ti terrò la manina per tutto il tempo, lo giuro» lo prese in giro. Dean scoppiò a ridere, con quella sua risata tanto bella quanto coinvolgente che fece sussultare il cuore di Castiel, per un attimo gli era sembrato di tornare a prima che tutto quello iniziasse, prima che Dean perdesse la memoria, sembravano gli stessi di qualche mese prima, spensierati, che si prendevano gioco l’uno dell’altro in diverse situazioni, che si divertivano semplicemente stando insieme.
«Idiota» gli disse, ma il sorriso non lasciò le sue labbra nemmeno per un attimo. Entrarono insieme, fianco a fianco, le mani che a momenti si sfioravano, c’erano bambini che correvano ovunque, ovviamente, mamme che correvano dietro ai bambini, ma anche coppiette che ridacchiavano, si tenevano la mano, e si divertivano, l’aria tutt’intorno era colma di pace e spensieratezza. E loro non furono da meno, girarono tutto il parco, scegliendo le attrazioni che più gli interessavano – esclusero con piacere quella specie di circo allestito solo per incutere timore con quei maledetti clown, la ruota panoramica e le montagne russe, perché Dean era terrorizzato dall’altezza – e passarono davanti a tutte le bancarelle di giochi come il tiro al bersaglio e la pesca dei pesciolini. Dean vinse diversi oggetti – tra cui alcuni gadget che avrebbero potuto arricchire la collezione nerd di suo fratello – alcuni pupazzi di stoffa di dimensioni normali, altri enormi – uno a forma di scimmia lo regalò a Cas per ringraziarlo della magnifica giornata – e anche un pesce rosso. Non sapeva cosa farsene di un pesce rosso, ma l’aveva vinto. Gli affibbiò il nome Alfie e decise che lo avrebbe liberato in un fiume o in un lago. Mangiarono hot dog e crepes alla nutella, bevendo delle bibite analcoliche dal sapore discutibile.
Dean, però, sebbene si stesse divertendo, si guardava intorno perplesso, c’era qualcosa nell’atteggiamento di Cas, che un po’ lo insospettiva, il modo in cui lo guardava, in cui gli parlava… loro due sembravano davvero molto in confidenza, e questo a Dean faceva male, perché non ricordava affatto di esserlo stato, non ricordava affatto chi fosse Castiel, non sapeva perché si fidasse di lui così tanto, quando a stento sapeva chi era. Non avrebbe voluto dar peso a quei pensieri, ma era difficile evitare di farlo; ogni volta che provava a chiedergli di più, rispetto a quando si erano conosciuti, l’altro diventava vago e si chiudeva in un mutismo fastidioso, tanto al punto che Dean aveva deciso di non chiedere più nulla. Anche se non poteva nascondere a se stesso il senso di impotenza che lo coglieva, quando pensava a quanti ricordi avesse perso. Passavano giorni e giorni in cui si chiedeva chi fosse stato in quei sette anni che non ricordava. Cercava, dalle foto che gli aveva dato Sam, di ricostruire le cose, ma nessuno si decideva a raccontargli nulla; voleva solo recuperare il tempo che aveva perso; c’erano le volte, poi, in cui aveva dei brevi flash, e quei dannati occhi azzurri che non lo lasciavano in pace. Li aveva cercati, in chiunque, ma non li aveva mai trovati. Sapeva che dietro quegli occhi azzurri, avrebbe trovato le risposte che cercava: di una cosa era certo, suo fratello gli stava mentendo e Castiel non era un suo amico.
«Tutto bene, Dean?» gli chiese preoccupato, appoggiandogli una mano sulla spalla «Se sei stanco, possiamo tornare a casa, pensavo che… una giornata dedicata alla spensieratezza potesse farti bene» spiegò, sentendosi un po’ mortificato.
«No, no… va tutto bene» gli disse per tranquillizzarlo, Castiel era sinceramente preoccupato per lui, si vedeva, ma allora perché si ostinava a mentire? «Ma, sai, spesso ho questi momenti, in cui mi sembra di ricordare qualcosa… ma questa mi sfugge, come se fosse fatta di fumo» sospirò, sedendosi su una panchina, Castiel si sedette accanto a lui e lo incoraggiò a continuare «Ho come dei flash. Ma non sono definiti, sono solo… immagini rapide» spiegò, cercando di essere più dettagliato possibile «Ci sono sempre questi occhi azzurri che...» mormorò, alzando lo sguardo, incrociando quello di Cas. Gli si seccò la bocca, e deglutire divenne difficile, il suo cuore cominciò a martellare ferocemente nel suo petto, e la sua mente venne invasa da mille pensieri contrastanti: eccoli…li aveva trovati, ma come era possibile che appartenessero a lui? Li aveva sempre avuti davanti e non se ne era mai accorto? Restò a fissarli per istanti infiniti, e lo stesso fece l’altro, perso anche lui nello sguardo smeraldino del biondo, che finalmente sembrava un po’ riconoscerlo «…mi fissano» concluse, a corto di fiato e di parole. Come era possibile che gli occhi che aveva cercato in tutti, si trovassero esattamente di fronte a lui? Erano sempre stati lì, dannazione. Era uno scherzo, forse? Doveva esserlo per forza, non era possibile che… appartenessero a Castiel. Li aveva sognati così tante volte e ora…
Castiel deglutì a sua volta, anche lui a corto di parole e di fiato, cosa doveva dire? Poteva rivelargli ogni cosa? Forse doveva solo avvicinarsi di più a Dean, e permettergli di ricordare tutto con un bacio – come in una meravigliosa favola.
Forse, avrebbe anche potuto farlo, doveva solo sporgere il viso di più verso di lui, doveva solo allungare una mano verso il suo viso, prenderlo tra le sue mani e premere le sue labbra contro quelle del biondo, che lo fissava ancora con lo sguardo smarrito e la bocca semi-aperta; santo cielo, era così vicino…
Le sue intenzioni nei confronti del biondo, furono interrotte dal cellulare di Dean che iniziò a squillare in modo insistente e fastidioso. Si scusò in fretta con Cas e andò a rispondere al telefono, lo sentì dire Ehi Sammy, dimmi – poi si allontanò, lasciando Castiel con l’amaro in bocca e una spiacevole sensazione allo stomaco. Per un attimo, era sembrato andare tutto per il verso giusto, tutto esattamente come doveva essere… eppure c’era qualcosa che continuava a sfuggirgli, ma cosa?
 
Dopo il giorno del parco divertimenti, entrambi non tornarono sull’argomento occhi blu, forse troppo imbarazzati per parlare di quel quasi contatto che avevano avuto, ma Castiel non gettò la spugna con Dean, e cercò di organizzare ogni sua mossa successiva dettagliatamente, nell’esatto modo in cui le cose erano accadute a loro. Prima ci fu la volta in cui andarono all’acquario e allo zoo, a Dean parve di avere qualche flash, durante quella piccola gita, ma sempre niente di definito; poi ci fu la volta del ristorante italiano; poi quella della serata nerd, passata davanti alle serie tv; poi lo shopping al centro commerciale; siccome ormai era estate inoltrata, Castiel optò anche per le gite al mare e in montagna; le lunghe guidate trascorse semplicemente ascoltando musica, litigando su quale canzone fosse più bella, provò anche a mettere la loro canzone, ma a parte qualche piccolo flash, la memoria di Dean sembrava non migliorare – secondo Sam, invece, che avesse dei piccoli flash, era un segno positivo, Cas non gli credeva molto, ma sapeva di star facendo tutto il possibile per aiutare Dean, così come anche Sam stava facendo. Anche il più piccolo dei Winchester aveva cercato di riportare alla mente del maggiore degli avvenimenti, mostrandogli foto e raccontandogli aneddoti, senza scendere nei particolari, si era addirittura organizzato con Charlie per potarlo a quei raduni di fan di qualsiasi cosa, ma niente di tutto ciò aveva smosso i ricordi di Dean, che da parte sua stava impazzendo. Avrebbe voluto essere più intelligente e ricordare di più, spesso se ne restava in camera sua, a cercare di ricordare in tutti i modi le cose che aveva dimenticato, ma sembrava tutto inutile. Castiel non si perse d’animo, e decise di ricreare anche il loro primo appuntamento, ma quello era stato un vero fiasco, Dean aveva passato la maggior parte del tempo a flirtare con chiunque avesse un bel culo e Castiel decise che non poteva continuare così, si sentiva maledettamente patetico, comportandosi in quel modo, ma cosa poteva fare? Sam gli aveva ricordato per l’ennesima volta quanto fosse fragile la psiche di Dean in quel momento, che se gli avesse raccontato tutto, le troppe notizie avrebbero potuto scioccarlo, ma fargli ricordare le cose gradatamente, a cosa aveva portato? A Dean sempre più disperato e lui sempre più frustrato.
Avrebbe solamente voluto che qualcuno avesse deciso di aiutarlo in qualche modo, o avrebbe voluto essere meno accondiscendente e decidere di raccontare a Dean tutto, a scapito delle conseguenze. Tuttavia, non era una persona a cui non importava delle conseguenze, soprattutto se a risentirne era Dean.
Tutti desideravano vedere Dean di nuovo felice come prima che perdesse la memoria, ma tutti sapevano che era una cosa che sarebbe avvenuta molto, molto lentamente. Dean già dava segni di miglioramento, aveva iniziato ad avere vaghi ricordi legati a qualcuno di presente, ma non riusciva ancora a dare un volto a questo qualcuno. Ciò aveva reso Castiel ancora più determinato, così aveva dato appuntamento a Dean in un locale che avevano frequentato quando stavano insieme, e decise che quella sera gli avrebbe rivelato qualcosa, solamente che loro non erano semplicemente amici. I suoi piani, però, andarono in fumo, quando entrò nel locale con la solita rosa – quella che gli portava sempre agli appuntamenti – dietro alla schiena, e lo cercò tra la folla, ma quando lo individuò, tutto ciò che aveva pensato crollò miseramente, come un castello di sabbia colpito da un’onda più forte sulla riva. Dean era lì, sì, ma non era solo. Accanto a lui c’era una ragazza dai lunghi capelli neri. Castiel esitò, prima di avvicinarsi, forse era qualcuno che si era avvicinato a lui per flirtare, capitava spesso, in fondo, Dean era un ragazzo attraente, lo sapevano tutti, nessun essere umano di genere maschile o femminile poteva resistere alla sua bellezza – e Cas lo sapeva bene, ne era stato vittima ed era particolarmente geloso. Cosa stava succedendo? Chi diavolo era quella tizia, e perché Dean era così assorto mentre parlava con lei? Doveva porre rimedio a quella situazione. Si avvicinò a grandi falcate al tavolo, cercando di sorridere, fallendo miseramente, sentiva lo stomaco in subbuglio e l’unico sorriso che riuscì a mostrare, fu particolarmente tirato e finto. Sei un idiota, Castiel – si disse – un vero idiota.
«Ehi Cas, finalmente! Pensavo mi avessi dato buca!» esclamò sarcasticamente «Lei è Cassie, abbiamo chiacchierato un po’ mentre non c’eri» spiegò, Castiel la guardò e la riconobbe, oh no, non era affatto un buon segno che quella ragazza fosse comparsa lì. Lei salutò Dean calorosamente e poi tornò dal suo gruppo di amici, mentre Dean guardava Castiel in modo torvo e l’altro era semplicemente scioccato. Ricordava bene chi era quella ragazza. Una giovane cliente dell’officina di Dean, che lui aveva frequentato per poco tempo, prima che loro iniziassero a frequentarsi, lei aveva sempre provato a tornare da lui, solo che il biondo l’aveva sempre rifiutata.
«Sai, credevo che tu fossi mio amico» disse, rivolto a lui, scuotendo la testa «Mi ha raccontato un po’ di cose, penso proprio che lei sia la persona che non ricordo». Castiel si immobilizzò, cosa? Lasciò la presa sul fiore che aveva dietro alla schiena, e quasi ne sentì il tonfo mentre si infrangeva sul pavimento. Stava accadendo qualcosa che sapeva, era certo, che prima o poi sarebbe accaduto, Dean si stava arrabbiando con lui, per avergli mentito durante quei mesi.
«N-No» riuscì a dire «Sono certo che-che non è così» smozzicò, scuotendo la testa «Non è lei».
«E lo sapresti tu? Sei solo un amico di Sam, Castiel, che ne sai della mia vita privata?»
«Più di quanto tu immagini» obiettò.
«Ah davvero?» domandò alterato Dean, Castiel iniziò a capire il suo gioco «Io sto impazzendo, lo sai? Non ricordo niente, e nessuno vuole dirmi la fottutissima verità! Almeno lei quando si è avvicinata mi ha detto ogni cosa che sapeva di me!» ora stava decisamente urlando ed era sconvolto, Castiel capì immediatamente cosa intendesse Sam con psiche fragile e deglutì, non sapendo cosa dire in quel momento «Io sono stufo di tutto ciò! Me ne vado!» disse alzandosi dal suo posto, in procinto di andare verso l’uscita. Castiel lo trattenne per un braccio.
«Dean, aspetta…» mormorò Castiel, doveva pensare bene a cosa dire, Dean era troppo nervoso, troppo alterato dall’andazzo della serata, troppo sconvolto «Calmati un attimo e parliamo…» cercò di convincerlo, ma l’altro lo scansò da sé bruscamente e lo spinse via con forza, facendolo urtare contro un tavolino, Cas gemette di dolore e puntò lo sguardo sul biondo. No, non doveva andare così, doveva fermarlo, non doveva arrendersi, doveva lottare per loro, ma Dean gli stava sfuggendo via dalle mani e lui non sapeva proprio cosa fare per trattenerlo.
«No! Hai avuto la tua occasione di dirmi tutto, Castiel, adesso è tempo che io riprenda la mia vita in mano» disse e poi si avviò verso l’uscita del locale. Il moro avrebbe voluto seguirlo, ma rimase bloccato sul posto, forse era così che doveva andare? Forse doveva perdere Dean? Doveva lasciarlo andare, per farlo essere felice? Forse era stato il destino ad aver voluto che lui dimenticasse tutto? L’ultima cosa che sentì, fu il tonfo del suo cuore infrangersi al suolo, poi le lacrime presero il sopravvento, mentre Dean usciva dal locale.

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Hola people!
Buon sabato a tutti! 
Eccoci con il nuovo capitolo, con palate di angst ma anche di piccoli momenti romantici tra Dean e Cas che si riavvicinano sempre di più. Non sono adorabili? Forse la reazione di Dean è un po' cattiva, ma è deluso, piccino.
Il Natale si avvicina, e io per la vostra gioia sto scrivendo una OS natalizia. Settimana prossima è Natale, ma farò di tutto per aggiornare in tempo tra sabato e domenica prossimi. Le festività non mi fermeranno! 
Anyway, ringrazio con tutto il cuore chi legge e recensisce la storia, chi segue in silenzio, e anche chi spende anche solo un click per leggerla, e tutti coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite e ricordate. Thank you so much! 

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Capitolo 5
*** 5°: Red. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.
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 Red.
 
Forgetting him was like trying to know somebody you've never met […]
 Touching him is like realizing all you ever wanted was right there in front of you
Memorizing him was as easy as knowing all the words to your old favorite song.
 
Dean era stanco, da diverse notti non riusciva a dormire, gli sembrava così sbagliato ciò che stava accadendo nella sua vita, le poche volte in cui riusciva a dormire erano popolate da piccoli flash e momenti che pian piano stava ricordando sotto la forma di sogni, a volte si risvegliava con il cuore che batteva all’impazzata e con una vagonata di dubbi e incertezze. Era iniziato tutto quando aveva trovato una foto in un cassetto della camera di Sam – non aveva rovistato tra le sue cose, semplicemente stava riordinando la camera del fratello e nel mettere a posto alcuni oggetti di Sam l’aveva trovata – che ritraeva lui, Sam e Castiel insieme, sotto l’albero di Natale, nell’angolo c’era scritta la data, ed era di due anni prima; inoltre aveva trovato, nascosta dietro ad alcuni libri, una foto di lui e Castiel abbracciati, con le espressioni più serene che avesse mai visto a se stesso e all’amico, questa portava la data di appena qualche mese prima dell’operazione. Quindi c’era qualcosa che non sapeva, qualcosa di importante sul suo passato e non gli bastava sapere da Sam che avrebbe ricordato pian piano, che con il tempo sarebbe stato meglio. Non aveva bisogno di questo, aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse ciò che aveva dimenticato, che gli riportasse alla mente quei ricordi, voleva ricordare; era certo che quella Cassie, con cui aveva parlato la sera in cui aveva “litigato” con Cas, non facesse parte del suo passato, perché con lei non provava nulla, con lei tutto era troppo scontato, non c’era una vera attrazione, era piuttosto sincero affetto, l’aveva frequentata un po’, e ci aveva davvero provato a farsela piacere, era da qualche settimana che lei provava a stargli vicino e si era interessata alla sua salute, insieme avevano fatto molte cose, ma non si sentiva preso, non si sentiva se stesso, certo, lei era davvero una brava ragazza, gli era stata accanto in quel momento difficile e lo stava aiutando tantissimo, ma non era quella giusta, non era la persona di cui sentiva la mancanza. Alla fine aveva deciso di mettere in chiaro le cose, e dirle di non riuscire a considerarla più di un’amica, lei aveva capito, in fin dei conti, ed era rimasta, anche se Dean sapeva di averle spezzato il cuore; ma lui non poteva continuare così, perché desiderava provare di nuovo qualcosa di forte, come era certo di averlo provato prima, ma c’era qualcosa che lo bloccava, qualcosa che gli impediva di ricordare ciò che aveva dimenticato, ed era frustrante non sapere cosa fosse questa cosa. Era certo di aver dimenticato qualcosa di veramente importante, perché il vuoto che aveva dentro era troppo grande, e sapeva che Castiel ne facesse in qualche modo parte, perché si sentiva davvero molto legato a lui, anche se continuava a credere fosse solo un amico. Lo aveva aiutato in qualche modo? Era stato importante per lui? Perché solo con lui si sentiva così pieno di vita e di felicità? Non sapeva cosa lo legasse a lui, probabilmente era stato un suo amico intimo? Avevano litigato prima che tutta quella storia iniziasse e per questo lui non gli diceva nulla? Si addormentò di nuovo con la mente popolata da domande a cui era certo non avrebbe trovato risposta, non in quel momento, e cercò di riposare un po’.
 
Dean stava guidando verso una cittadina, per una stupida fiera, quando Have a nice day partì alla radio. Non era tra le sue canzoni preferite, e avvicinò la mano allo stereo per cambiare stazione, ma una mano si posò sulla sua, incitandolo a lasciarla, perché al proprietario della mano piaceva. Dean si ritrovò ad alzare il volume, era in auto ad ascoltare e cantare a squarciagola quella canzone, guidando verso una fiera di mobili, con qualcuno in auto, che aveva una voce meravigliosa e una risata melodiosa. Dallo specchietto, vide chiaramente dei capelli scuri e dopo un po’ intercettò un paio di occhi azzurri come l’oceano profondo, e un sorriso dolce nacque sulle sue labbra, mentre il suo cuore sussultava felice, sentendosi completo, finalmente.
Si risvegliò di nuovo con un groppo alla gola. Santo cielo, quella era la voce di Castiel, quello era Castiel che ascoltava musica in macchina con lui e lo faceva ridere. Santo cielo, Castiel… Castiel poteva essere la persona che aveva dimenticato? Era Castiel la persona di cui sentiva la mancanza? Era Cas il tassello mancante del puzzle? Avrebbe voluto chiamarlo, ma smemorato o no, restava una persona dal forte orgoglio, e questo gli impediva di fare il primo passo, anche se in quel momento l’unica cosa che voleva fare era chiamarlo e chiedergli se era lui la persona che aveva dimenticato, se era lui il pezzo mancante. Voleva chiamarlo ed ascoltare la sua voce, lasciarsi rassicurare da lui, voleva dirgli che aveva bisogno di lui; doveva esserci stato qualcosa di importante tra di loro, perché quando aveva detto all’amico che aveva avuto la sua occasione, che era tardi per qualsiasi spiegazione… aveva visto il volto dell’altro contrarsi in un’espressione di puro sgomento, seguita dal terrore di perderlo; non gli aveva mai visto un’espressione simile in quei mesi in cui si erano frequentati; aveva sempre avuto la sensazione che avessero avuto un rapporto più profondo e meno amichevole, ma non ne aveva mai avute le conferme; se lui fosse stato il tassello mancante, allora tutto avrebbe avuto senso, il suo sentirsi perfettamente a suo agio, il suo riuscire a sentirsi se stesso, in qualsiasi situazione, il suo riuscire a ridere sempre, in sua compagnia, la felicità che non lasciava mai il suo corpo… ma perché, se era stato così importante per lui, Castiel non gli aveva detto niente? Tra di loro era tutto finito? Forse era finito in modo tragico? Avevano litigato prima della sua malattia? O forse… e se Castiel avesse troncato la loro relazione dopo aver scoperto della sua malattia? Cosa? Voleva delle risposte, ma non sapeva se mai in futuro le avrebbe avute. Tuttavia, se lui e Cas erano stati intimi… questo avrebbe potuto farlo essere un po’ geloso? E se fosse stato un po’ geloso, gli avrebbe detto tutta la verità?
Se lui non gliela diceva, allora Dean l’avrebbe ripresa con la strategia. Doveva solo fingere di stare ancora con Cassie, che lei gli avesse raccontato tutto della loro storia, e che si sentisse davvero molto, molto felice ora che aveva ritrovato il tassello mancante del suo passato; doveva farlo davanti a Sam, così che ne potesse parlare con Cas. Magari era solo una sua impressione, magari era un’illusione, ma forse era l’unica speranza per capire la verità, l’unica occasione che avrebbe avuto per sapere ciò che ignorava, senza litigare in malo modo con suo fratello e con il suo amico, o… altro?
 
Castiel non ne poteva più di mentire a Dean, aveva già litigato un paio di volte con Sam a riguardo, perché non era giusto che Dean ignorasse quei sette anni, gli aveva dato ragione, quando Dean era stato dimesso dall’ospedale, magari era ancora troppo fragile, e debole, perché stava ancora seguendo delle terapie… ma poi, dopo tutti quei mesi, ancora? Dean si era innervosito, con giusta ragione, e… stava per perderlo, perché? Perché Sam Winchester era un idiota. Certo, Castiel avrebbe potuto anche bypassare Sam, evitare di ascoltare le sue parole e raccontare tutto a Dean, eppure non lo aveva fatto, perché, in fondo, anche lui era un idiota. Tuttavia sentiva in modo terribile la mancanza di Dean, e lo stava perdendo, soprattutto da quando quella Cassie era entrata nella sua vita. Sam gli aveva detto che con lei lo vedeva sereno, finalmente felice dopo tanti mesi di sofferenza. Castiel si sentì uno schifo a quelle parole, perché Dean avrebbe potuto essere felice e sereno già da tanto, se lui avesse potuto raccontargli ogni cosa dei loro sette anni insieme. Non aveva mai smesso di sperare di riavere il suo Dean indietro, eppure, adesso, si sentiva ad un passo dal perderlo per sempre, perché un’altra persona era subentrata nella sua vita e lo stava riempiendo di frottole. Sapeva di dover fare qualcosa per lui, di dover fare qualcosa per smentire le parole di quella tizia e far capire a Dean chi era in realtà la persona di cui sentiva la mancanza. Era dal giorno in cui lui e Dean avevano “litigato”, durante quella serata disastrosa al pub, che pensava a cosa dirgli, a come chiedergli scusa per averci messo così tanto a dirgli la verità, ma più ci pensava, più immaginava scenari in cui Dean, saputa tutta la verità, lo mandava a quel paese e gli urlava contro di non farsi vedere mai più, perché lui odiava le persone che gli nascondevano le cose, anche se per il suo bene. Lo aveva sempre saputo che tutto quello non avrebbe mai portato a niente di buono, ma aveva continuato ad ascoltare i consigli di  Sam e di tutti gli altri medici, credendo di agire per il bene di Dean, tuttavia, adesso che se ne stava rendendo conto, aveva sbagliato tutto, avrebbe dovuto dire ogni cosa a Dean quando gliel’aveva chiesto, una delle prime volte che era andato a trovarlo in ospedale, e lo aveva guardato con aria smarrita e gli aveva chiesto come si fossero conosciuti… gli aveva risposto semplicemente “lunga storia” e non era più tornato sull’argomento, ma avrebbe dovuto, e se ne pentiva amaramente, soprattutto mentre guidava verso casa di Dean, con il cuore che gli martellava nel petto con forza, e la consapevolezza che avrebbe perso tutto in poche ore. Solo che, fino a che non avesse parlato con Dean, non avrebbe potuto dire se in effetti avesse perso tutto, o meno. Aveva preso il coraggio di uscire di casa e andare da lui, solo dopo quegli orribili messaggi di Sam che gli dicevano quanto Dean fosse felice e sereno con questa tizia, e no. Castiel non poteva accettare di aver in qualche modo rinunciato a Dean, per lasciarlo andare tra le braccia di un’altra. Se proprio voleva andare via con lei, prima doveva sapere tutto di loro due, questo lo aveva convinto ad alzare il culo, come avrebbe detto finemente Dean, dal divano, e correre da lui per raccontargli la loro verità. Aveva agito d’impulso, senza nemmeno ragionare più volte sulla stessa cosa, forse perché erano mesi che ci pensava, forse perché era semplicemente arrivato il momento giusto, forse perché era stanco prima lui di tutta quella situazione, poteva solo immaginare come stesse l’altro.
Arrivò fuori alla casa di Dean senza nemmeno rendersene conto, e una volta uscito dall’auto esitò per diversi minuti, prima di decidere se suonare o meno il campanello, lo fissò senza agire perché nella sua mente già stava immaginando il momento in cui Dean lo avrebbe scacciato dalla sua vita per sempre, e lo temeva. La sua mano tremava leggermente, e l’ansia lo stava divorando vivo, deglutì diverse volte, prima di riuscire finalmente a premere quel campanello. Il suo suono gli sembrò lungo ed eterno, quasi rimbombante nelle sue orecchie, anche se sapeva che fosse solo paura la sua. 
I minuti che trascorsero prima che la porta fosse aperta, gli parvero intere ere geologiche, un eufemismo molto appropriato in quel momento, davvero sembrava che il tempo, una volta premuto il campanello si fosse fermato; si passò una mano tra i capelli, e cercò di regolarizzare il proprio respiro, in attesa che Dean aprisse la porta, non riusciva nemmeno a ragionare lucidamente in quel momento, sentiva troppo la pressione delle circostanze, e non avrebbe dovuto sentirsi così, si sentiva colpevole, sporco, come un vile bugiardo, non avrebbe mai dovuto mentire al suo compagno, ma se ne era reso conto troppo tardi. Gli aveva giurato che si sarebbe preso cura di lui, gli aveva promesso che nel caso lo avesse dimenticato, lo avrebbe aiutato a ricordare tutto, e invece aveva infranto la sua promessa, Dean non lo avrebbe mai perdonato. Doveva farci i conti, ma ormai quel che era fatto era fatto, le cose erano andate male, e potevano solo peggiorare, arrivati a quel punto, doveva assumersi le sue responsabilità, e Dean meritava di sapere tutta la verità.
«Castiel» lo salutò Dean, quando aprì la porta, e il respiro di Cas si bloccò immediatamente quando incontrò il suo sguardo, sembrava in qualche modo ferito, stanco e amareggiato, il moro sapeva fosse colpa sua, e non riuscì a sentirsi meglio, pensando che stesse per dirgli tutta la verità.
«Ciao Dean» lo salutò a sua volta, schiarendosi la voce, che nonostante tutto tremava appena.
«Come mai sei qui?» chiese.
Sì, doveva dirglielo, il motivo per cui era lì, era semplice, allora perché le parole non uscivano dalla sua bocca? Perché esitava? Perché non riusciva a muovere le labbra?
L’unica cosa più razionale che gli venne in mente, fu avvicinarsi a lui, eliminando la distanza che li separava e semplicemente lo baciò, fu un bacio a stampo, veloce, quasi solo uno sfioramento di labbra, ma per Cas fu abbastanza, gli sembrò di tornare a respirare, dopo tanto tempo di apnea. Quando si staccò da lui, lo sguardo che gli restituì il biondo era smarrito, confuso, perplesso, non si spiegava come mai Castiel lo avesse baciato così all’improvviso, senza nemmeno una parola, a parte quel ciao Dean, davvero? Pensava di andare da lui e risolvere tutto con un bacio? Dov’erano? In uno di quei pessimi film romantici americani con Julia Roberts?
Castiel deglutì, guardando Dean davanti a sé, e si passò una mano sul volto, doveva parlare, il cuore gli martellava ancora nelle orecchie e nel petto, come aveva pensato di risolvere tutto con un bacio? Senza nemmeno una parola, davvero? Dean gli avrebbe dato sicuramente dell’idiota, se non fosse stato troppo sconvolto dal suo gesto. Da dove doveva iniziare? C’erano una miriade di motivi per cui lo aveva baciato e non sapeva da quale iniziare.
Dean era di fronte a lui, la fronte corrugata e l’espressione confusa e Castiel lo trovava davvero adorabile, sì, sapeva di essere un caso patologico, ma non poteva farci nulla, stava per sconvolgere tutto – se non l’aveva già fatto con quel bacio – ma ormai giunto a quel punto, non poteva più tornare indietro; faceva troppo male vedersi come un estraneo nei suoi occhi anche se in quel momento non sembrava più così, faceva male sentire che stava con un’altra; sapere che un’altra lo faceva sorridere e stare bene era straziante. Era senza parole, in piedi di fronte a lui, la gola secca, e il fiatone come se avesse appena corso la maratona di New York, dopo averlo baciato e Dean lo guardava in attesa di spiegazioni. Sapeva che quello sarebbe stato l’ultimo tentativo, l’atto estremo, perché era stanco di stare così male, senza fare nulla, se non avesse avuto successo, prima o poi se ne sarebbe fatto una ragione, e avrebbe provato ad andare avanti con la sua vita, dicendo addio all’unica persona che avesse mai amato nel corso della sua vita, ma finché non ci provava fino in fondo, a riprendersi ciò che stava perdendo, se ne sarebbe pentito per sempre. Tuttavia, faceva troppo male guardarlo e sapere che non fosse unicamente suo. Ma sapeva che il suo Dean era lì dentro da qualche parte, doveva trovarlo e tirarlo fuori.
«Castiel, cosa… cosa fai?» gli chiese perplesso, notando che l’altro non gli rispondeva. Castiel, il suo nome, detto per intero da Dean, che non lo aveva mai chiamato così fin da quando si erano conosciuti, lo faceva sentire strano. Santo cielo, Castiel avrebbe dovuto dire qualcosa, ma aveva la bocca secca e non riusciva a proferire alcuna parola. Era divorato dall’ansia e ancora ignorava la reazione di Dean alla sconvolgente verità.
«Non chiamarmi Castiel, ti prego, Dean, non mi hai mai chiamato con il nome intero, fin da quando ci siamo conosciuti» disse con tono sconfitto, stanco, la voce piatta e i singhiozzi appena trattenuti, era stanco di lottare contro i propri sentimenti «Mi hai sempre chiamato Cas… e-e» continuò, la voce gli si spezzò e deglutì scuotendo la testa, doveva essere più forte di quelle sensazioni, almeno fino a che era con Dean, poi avrebbe potuto dare sfogo ad esse da solo «Mi dispiace, di tutto, Dean» si scusò, guardandolo negli occhi, sentiva i propri già umidi di lacrime, ma non le avrebbe lasciate uscire «Non riesco ad essere così forte, e… fa troppo male» abbassò subito lo sguardo, sostenere quello dell’altro era diventato troppo, Dean non capiva, era confuso e Castiel lo stava confondendo ancora di più.
«Non ti seguo, amico» disse piano «Di cosa stai parlando?»
«Di me e di te» rispose senza alzare gli occhi dal suolo «Del fatto che non ti ricordi chi sono» spiegò, era davvero ad un passo dalle lacrime e le domande di Dean non lo aiutavano a resistere, non poteva piangere, non davanti a Dean, non in quel momento, doveva trattenersi e restare più lucido possibile, poi doveva solo spiegare le cose dal suo punto di vista, giusto? Spiegargli la situazione e poi aspettare una sua reazione, giusto? Non era poi così difficile, dopotutto.
«Sei… un amico di Sam, che è diventato il mio migliore amico, no?» domandò Dean, confuso.
«No!» sbottò Cas, alzando lo sguardo carico di dolore su quello dell’altro «Non sono amico di Sam, né il tuo migliore amico! Io sono, beh, almeno ero, il tuo compagno, Dean» vide gli occhi del biondo divenire più grandi, in un’espressione di puro sgomento «Dovevamo sposarci il 18 settembre, sì, la stessa data in cui si sposeranno tua madre e il suo compagno» spiegò «Quella maledetta malattia ti ha portato via da me, ti ha portato via i nostri ricordi… e io avrei solo voluto dirti tutto, fin dal tuo risveglio, ma… i medici, e Sam, dicevano che avevi bisogno di tempo e-e» deglutì, cercando di sostenere lo sguardo dell’altro «Ma non ce la faccio più, Dean, non ce la faccio più a comportarmi come tuo amico, quando vorrei solo baciarti e stringerti di nuovo a me» gli disse ancora «Ti amo con tutto il mio cuore e la mia anima, e-» si interruppe, le lacrime avevano iniziato a scendere veloci dai suoi occhi, senza che potesse più controllarle, aveva cercato invano di trattenerle, ma non aveva retto, alla fine. Dean era di fronte a lui, impassibile, Castiel non riusciva a cogliere nessuna reazione alle sue parole, se non puro sgomento e pura confusione, in un attimo era stato investito dalla pura verità, quella che aveva ricercato per così tanto tempo, e che era stata sempre sotto ai suoi occhi, ma non era mai riuscito a coglierla, a ricordarla «-e ti sto perdendo, Dean, perché io sono stato un idiota, perché ho ascoltato quei medici che mi dicevano di aspettare, di non dirti tutta la verità subito...» spiegò, tra le lacrime «La verità è che non voglio perderti, Dean, tu sei tutto per me…» singhiozzò «Dicevano che con il tempo, avresti ricordato tutto, che con il tempo, i ricordi, se stimolati, sarebbero tornati, e ci ho provato Dean, ci ho provato ogni giorno» spiegò «Le rose che ti portavo in ospedale… ti ho sempre portato una rosa ad ogni appuntamento, perché amavo vederti arrossire ogni volta, e amavo vedere le tue lentiggini evidenziarsi…» gli disse, la voce si spezzava ad ogni parola, era scosso dai singhiozzi, ma sapeva di dover continuare, Dean meritava di sapere tutto «Ogni giorno mi dicevo che ti avrei portato delle foto nostre, quelle che ti avrebbero turbato di meno, ma Sam era così contrario e avrei solo voluto strozzarlo ogni volta che mi frenava» deglutì, lo sguardo di Dean si era indurito «Avrei solo voluto raccontarti tutto, ma… sono stato un idiota» ammise, scuotendo la testa «Perché il tempo è passato, e niente ti ha riportato i nostri ricordi, sei qui davanti a me, eppure mi guardi ancora come se fossi un estraneo, non mi hai mai guardato così, Dean…» mormorò, stava crollando in mille pezzi, e non c’era niente a sostenerlo, a tenerlo insieme, la speranza si stava sgretolando insieme al suo cuore «Ho conservato la speranza di riaverti come prima, ma… ti sto perdendo» disse con il tono di chi era stato appena sconfitto in una battaglia all’ultimo sangue «Non mi riconosci ancora, e… fa così male, Dean» mormorò, non riusciva più a sostenere quella conversazione, eppure sapeva di doverlo fare, di dover finire ciò che aveva iniziato, Dean meritava di sapere tutto, non poteva restare nell’ombra. Erano sette anni, sette, quelli che aveva dimenticato, e Castiel faceva parte di quei sette anni, doveva dirgli le cose, avrebbe dovuto farlo prima, ma non poteva tornare indietro nel tempo – sarebbe stato troppo comodo, viaggiare nel tempo e rimediare agli errori – doveva affrontare le conseguenze di ciò che non aveva fatto e pagarne il prezzo «Ci ho provato, con tutte le mie forze, anche se non potevo raccontarti nulla, ci ho provato, non mi sono arreso» spiegò «Ho ricreato alcuni dei momenti che abbiamo vissuto insieme, e… non è servito». Dean lo guardava con l’aria di chi non sapeva che pesci prendere, sentiva una rabbia enorme montare dentro di sé, da un lato, e dall’altro voleva solo sapere, finalmente stava parlando, finalmente gli stava dicendo la verità, e finalmente sentiva le ferite aperte essere lenite da quelle parole. Non era pazzo, c’era davvero qualcuno di importante che aveva dimenticato e non avrebbe mai voluto dimenticare, qualcuno con cui aveva condiviso una parte della sua vita, un qualcuno che gli aveva tenuto nascosta quella parte della sua vita, voleva sapere di più, di lui, di Castiel, di quel periodo, del loro… matrimonio? Sul serio? Lui che metteva la testa a posto e decideva di sposarsi? Perché gli avevano tenuta nascosta una parte così importante di se stesso? «Ho ricreato il nostro primo incontro…» un altro singhiozzo sfuggì al suo controllo e le lacrime divennero più copiose sul suo volto.
«Cas…» mormorò Dean, guardandolo. Si vedeva quanto Castiel stava male, ma Dean non riusciva a capire perché gli avesse tenuto nascosta quella parte della loro – a questo punto – vita insieme. Proprio non lo capiva.
Castiel annuì, sorridendo appena tra le lacrime «Mi hai sempre chiamato così, fin da quando ci siamo conosciuti, non ti è mai piaciuto chiamarmi con il nome intero» spiegò «Ci siamo conosciuti nel modo più banale possibile, abbiamo fatto sesso da ubriachi» raccontò, l’ombra di un sorriso sul volto «Stavi cantando al karaoke, già ubriaco, con un boccale di birra tra le mani, e ondeggiavi al ritmo di quella orribile canzone pop, che, tra l’altro odi» spiegò.
«Shake it off?» chiese Dean, guardando l’altro negli occhi, un flash, uno stupido flash di ricordo.
«S-Sì» annuì Cas «Eri così imbarazzante, santo cielo, ma ai miei occhi… eri già bellissimo, ero un po’ brillo anche io quando mi avvicinai a te…» raccontò ancora, le lacrime scorrevano ancora veloci sul suo volto, mentre raccontava, e riportava alla memoria sua e di Dean quei ricordi «… un drink tira l’altro e, miracolosamente, riuscimmo ad arrivare a casa tua incolumi, molto ubriachi e beh, sai» disse, ora un po’ imbarazzato «La mattina dopo, mi svegliai sul tuo letto, e tu eri così sorpreso che non fossi andato via durante la notte… e dopo aver fatto colazione insieme, mi accompagnasti a casa, e ci scambiammo i numeri» disse ancora, perso nello sguardo di Dean, che variava espressione a seconda di ciò che Cas diceva, era strano, non lo aveva mai visto così «Dopo tre giorni mi scrivesti, chiedendomi se volevamo uscire, e… dopo tre mesi ti confessai di amarti. Non ci siamo più lasciati, anche se abbiamo litigato molto» raccontò «Ho provato a ricreare i nostri momenti migliori, al luna park, al karaoke, persino al pub del nostro primo appuntamento» disse, l’ombra del sorriso già svanita «Ma… beh, non è servito a molto. Avrei dovuto dirti tutto come sto facendo ora» ammise «Soprattutto al pub, lì stavo per dirti tutto… ma, siamo stati interrotti da quella stronza» strinse i pugni, cercando di trattenere la rabbia e la miriade di emozioni travolgenti che stava provando mentre raccontava a Dean ogni cosa «Lei non fa parte dei tuoi sette anni, hai avuto un flirt con lei, sì, me lo hai anche raccontato, ma… hai iniziato a frequentare me, subito dopo, quindi…» spiegò, sospirando «Siamo andati a vivere insieme, Dean, dopo quattro anni di relazione, e… poco prima che ti ammalassi, io…» si morse le labbra, nervoso, poi mise una mano in tasca e ne tirò fuori l’anello di fidanzamento «… ti ho chiesto di sposarmi, e tu hai detto sì» mostrò l’anello a Dean, che lo guardò accigliato «Eravamo così felici, Dean, così felici…ma poi è successo, è successo tutto così in fretta… eravamo ad una riunione di ex studenti del mio liceo, ti stavi avvicinando a me, e… sei svenuto, a causa di un’emicrania. Hai battuto la testa, sei stato ricoverato e qualche giorno dopo, i medici ci hanno detto che avevi un tumore, che potevi essere operato, ma che avresti potuto perdere la memoria» raccontò abbassando lo sguardo «Ti ho promesso che ti avrei restituito questo, subito dopo l’operazione, ma non l’ho fatto e me ne pento ogni giorno» disse, prendendogli un polso e mettendogli l’anello nel palmo della mano «Ti ho sono stato accanto, credimi, so che non ti ricordi di me, ma ti sono stato accanto in tutti i modi possibili, ma poi… poi hai perso la memoria, e dovevo fingermi tuo amico, perché altrimenti dirti tutto avrebbe potuto sconvolgerti troppo, e-e» deglutì, la voce di nuovo spezzata dai singhiozzi, mentre cercava di finire il racconto, ma faceva così male, ed era così travolgente quel momento, che non stava nemmeno respirando tra una parola e l’altra, stava parlando così veloce, che le parole gli restavano bloccate in gola e faticavano ad uscire «Avrei dovuto farlo prima, ma sono un idiota, perdonami, ti prego…» disse infine, distrutto. Dean era di fronte a lui, e rimase totalmente impassibile, mentre Castiel davanti a lui crollava in mille pezzi raccontandogli tutta la loro storia, tutto ciò che gli avrebbe potuto raccontare in quei mesi, con calma, davanti a un caffè, o qualcosa del genere, stava assorbendo la portata delle parole che gli aveva rivelato, erano troppe informazioni insieme, troppe cose da assimilare, troppe cose a cui dover reagire. Sapeva che c’era qualcosa che suo fratello e Castiel gli nascondevano, sapeva che c’era qualcosa di profondo, sapeva che c’era questa mancanza dentro di sé, causata dall’assenza di qualcuno, ma non si sarebbe mai aspettato che suo fratello e il suo compagno, gli mentissero in modo così spudorato e senza pietà. Ed era orribile rendersi conto che le persone che non avrebbero mai dovuto nascondergli cose del genere, fossero le prime ad averlo fatto ed ad averlo fatto così tranquillamente; non era sconvolto per la notizia di Cas, sospettava qualcosa fin da quando aveva trovato quelle foto a casa di sua madre, lui e Castiel abbracciati, sereni, felici, un po’ imbarazzati… non era la relazione a sconvolgerlo, quanto il fatto che gliel’avesse tenuta nascosta. Sentiva una rabbia abissale prenderlo dal profondo dello stomaco, strinse i pugni, cercando di contenerla, ma più guardava Cas in attesa di una risposta, più voleva fargli capire quanto gli avesse fatto male, la sua bugia.
«Mi hai mentito» riuscì a dire, con il tono di voce più tranquillo che gli uscì «Sei un gran bastardo, lo sai? Tu mi hai mentito per tutto questo tempo, sei un figlio di puttana, Castiel! Un maledetto figlio di puttana! Se dici di amarmi così tanto, allora, santo cielo, perché non mi hai detto tutto? Sapevi quanto stessi male, te l’avevo detto!» esclamò furioso «Te l’avevo detto che stavo male, perché mi mancava qualcuno, e cazzo, ora mi dici che eri tu? Che ti ho sempre avuto sotto agli occhi e non mi sono mai accorto di niente?» chiese arrabbiato «Chi cazzo credi di essere? Mi sono fidato di te, ti ho raccontato ogni cosa, e ti credevo! Ti credevo quando dicevi che potevo ricordare tutto, con un po’ di pazienza! Ti credevo ogni volta che aprivi quella fottuta bocca!» esclamò a voce alta, vide l’altro indietreggiare appena «E ora? Vieni qua e mi dici tutte queste cose, per cosa? Rimorso di coscienza? Mi ci pulisco il culo con le tue scuse, figlio di puttana!» urlò, adesso, muovendo un passo verso di lui «Vaffanculo tu, e questo coso!» gli urlò contro, arrabbiato e deluso, lanciandogli contro l’anello di fidanzamento, e colpendolo in faccia con un pugno, ferendo e spezzando a metà il suo cuore già lacerato. Castiel lo guardò comprendendo il suo sfogo, la sua reazione – che aveva previsto – il suo stato d’animo e assorbì le sue parole, cercando di restare fermo. Barcollò quando fu colpito da un altro pugno e indietreggiò di nuovo, senza però reagire. Dean poteva colpirlo quante volte voleva, sapeva di aver sbagliato, e se quello poteva aiutare Dean a sentirsi meglio, allora andava bene. Restò in attesa del terzo pugno che non arrivò, Dean lo guardò di nuovo con quello sguardo di ghiaccio e poi semplicemente voltò le spalle e andò via, rientrando in casa, sbattendo la porta, lasciandosi indietro un Castiel, sul pianerottolo di casa sua, spezzato a metà, e tutto ciò che li aveva uniti in quegli anni. Castiel in quel momento si rese conto che le sue azioni lo avevano portato a quel punto, era solo colpa sua se aveva perso Dean per sempre. Raccolse l’anello da terra, lo ripulì dalla polvere e lo ripose in tasca; diede un ultimo sguardo alla porta di casa di Dean, sperando in cuor suo che si aprisse, e Dean potesse perdonarlo per tutto ciò che era successo, uscisse da quella porta, e lo tirasse dentro solo per poter incontrare di nuovo le sue labbra, come poco prima, santo cielo, quando lo aveva baciato aveva sentito di nuovo le sensazioni che avvertiva sempre in presenza di Dean, e ora… era tutto perduto, per sempre. Quando si rese conto che la porta non si sarebbe più aperta, che Dean lo avrebbe cancellato per sempre dalla sua vita, con le spalle basse e gli occhi ancora pieni di lacrime, uno zigomo violaceo, uscì dallo stabile e rientrò nella sua auto, e lì, diede sfogo al dolore che stava provando in quel momento, appoggiando vicino al cuore, la mano in cui stava stringendo l’anello; perché ora ne aveva avuto la conferma. Aveva perso, irrimediabilmente, il suo Dean. e niente, stavolta, lo avrebbe fatto tornare indietro, era finita davvero.
Addio, Dean.

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Hola people!
Ce l'ho fatta! Nonostante gli ultimi regali di Natale da comprare e confezionare, i dolci da preparare e altre miriade di cose, sono riuscita a pubblicare l'aggiornamento. Come si vede che ho un paio di giorni di pausa dal lavoro LOL.
Anyway, eccoci qui! Ora, so che la reazione di Dean sembra esagerata (lo è, in effetti, ma pft, è Dean Winchester, anche nella serie si incazza di brutto sempre) ma vi annuncio ufficialmente che è l'ultimo capitolo triste. Nel prossimo succedono solo cose belle. 
Arrivati a questo punto, vorrei iniziare a ringraziare le persone che stanno seguendo la storia, che la leggono in silenzio e che la inseriscono tra le preferite, ricordate e seguite. Thank you, people!
Vi auguro un sereno Natale, e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento, settimana prossima, sempre su questi canali, per l'ultimo imperdibile capitolo! 
Buona notte a tutti quindi, e grazie ancora per tutto il supporto! 

P.S se ne avete voglia, passate a dare un'occhiata alla OS natalizia su questi due bimbetti. *puppy face alla Sammy*

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Capitolo 6
*** 6°: Can't help falling in love. ***


Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.
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Wise men say only fools rush in
But I can’t help falling in love with you
Shall I stay? Would it be a sin?
If I can’t help falling in love with you.
 
Dean era arrabbiato con l’intero mondo in quel momento, come avevano potuto suo fratello e il suo compagno mentirgli per tutti quei mesi? Come avevano potuto nascondergli tutto quello? Lui era una persona diversa da ciò che ricordava, una persona migliore e nessuno si era degnato di raccontarglielo? Perché si erano comportati così? Perché avevano ignorato il suo bisogno di ricordare tutto? Castiel aveva detto qualcosa su dei medici che avevano detto qualcosa riguardo il non parlare, perché anche i medici erano contro di lui? Aveva passato mesi a cercare di ricordare, mesi a cercare di capire perché si sentisse spezzato a metà, e ora… ora si rendeva conto di aver avuto sempre davanti la persona che gli mancava e di non averla mai riconosciuta. Era frustrante, non poteva immaginare come fosse stato per Cas affrontare quel periodo, non doveva essere stato facile nemmeno per lui, fingersi suo amico, no? Allora perché non aveva mai parlato? Perché gli aveva nascosto tutto? Dannazione…
Qualche piccolo ricordo gli era tornato alla mente, ma ancora non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto fuori da quella porta, una portata immensa di cose che ignorava gli era stata riversata addosso e lui era rimasto combattuto tra la rabbia e la voglia di sapere di più per diversi istanti, fino a che la prima non aveva prevalso sulla seconda e aveva colpito Cas e gli aveva lanciato contro l’anello. Era stato un atto crudele, dopo che Cas gli aveva detto tutte quelle cose, lo aveva visto sgretolarsi davanti a sé, eppure non era riuscito ad evitarsi di colpirlo e insultarlo, perché gli aveva mentito, lo aveva sempre guardato negli occhi e gli aveva promesso che lo avrebbe aiutato a ricordare tutto, e poi aveva tenuto la bocca chiusa, non aveva avuto il coraggio di dirgli le cose importanti che aveva dimenticato, non gli aveva detto che aveva dimenticato lui, avrebbe apprezzato anche “sei uno stronzo, non ti ricordi più di noi” o qualcosa del genere, ma no, Castiel aveva dovuto ascoltare quell’idiota di Sam, e gli aveva dovuto tenere nascosto tutto. Persino suo fratello, il suo stesso fratello, gli aveva nascosto tutto, anche quando lui gli aveva chiesto alcune foto per stimolare la sua memoria, Sam aveva ignorato le sue richieste, nemmeno lui era stato onesto nei suoi confronti, quanti, in quei mesi, gli avevano mentito sul suo passato? Quanti gli avevano nascosto delle cose riguardanti se stesso? Ecco, perfetto, ora qualsiasi persona avesse interagito con lui in quei lunghi mesi, gli appariva come un bugiardo che gli aveva solo tenuto nascoste cose importanti, persino sua madre non era stata totalmente onesta con lui, persino lei, che aveva riciclato la data del suo matrimonio con Cas, gli aveva nascosto tutto. Non sapeva più di chi fidarsi, o con chi parlare per cercare di fermare quell’immenso dolore che gli stava crescendo dentro, si sentiva deluso e ferito da tutte le persone che avevano detto di volergli bene, di amarlo. Cosa doveva fare, ora? Ancora non ricordava nulla, si sentiva più perso di prima, e aveva appena chiuso con l’unica persona che finalmente gli stava raccontando tutto.
«Dean, tutto bene?» domandò Sam, scendendo dalla sua stanza.
«Tu che dici? Pensi che vada bene, Sam?» gli chiese sarcasticamente, Sam lo guardò inclinando la testa, senza capire le sue parole  «Vogliamo fare il punto di quanto siate stati tutti dei figli di puttana a tenermi nascosta tutta la mia fottuta vita?» domandò ancora, cercando di mascherare la rabbia con il sarcasmo «Persino tu… tu sei mio fratello, avresti potuto dirmi che non ricordavo di essere una persona diversa» disse, la sua voce era spezzata «Perché non mi hai detto di Castiel? Ti avevo detto che mi mancava qualcuno… che sentivo una mancanza… e tu… non mi hai detto niente, mi hai mentito!»
«Dean, ascolta…» iniziò Sam, avvicinandosi al maggiore.
«No! Adesso mi dici tutta la verità, perché io non ce la faccio più! Ho trovato una bella foto, sai, nel tuo cassetto, io te e Castiel, sotto l’albero di Natale di due anni fa. E una nascosta sulla libreria, io e Castiel abbracciati, era di qualche mese prima del mio intervento» disse, a voce alta, sebbene avesse la voce spezzata dai tremiti e dalla rabbia «Ora mi dici tutta la verità, Sam, perché sono stanco di essere circondato da persone che mi riempiono di cazzate!» esclamò arrabbiato «Castiel è stato qui, e mi ha detto un po’ di cose, non ci è voluto molto a capire il perché di quelle foto» disse, scostando lo sguardo da quello del fratello «Gli hai detto tu di mentirmi per tutto questo tempo. Non ti piaceva la nostra relazione? Cosa? Perché mi hai tenuto lontano da lui?» chiese, scuotendo la testa. Sam non gli rispose subito «Bene, non vuoi parlare, vaffanculo anche tu, Sam!» esclamò, avviandosi verso la porta di casa, non sapeva dove sarebbe andato, ma voleva andare piuttosto lontano da suo fratello. Aveva voglia di colpire anche lui, ma cercò di trattenersi, perché si era sentito una vera schifezza dopo aver colpito Castiel e non voleva ripetere l’esperienza.
«Dovevo essere il tuo testimone di nozze» disse Sam, parlando con le spalle del fratello «Tu e Cas insieme eravate meravigliosi, ti ho convinto io ad uscire con lui la prima volta che siete usciti insieme» spiegò «E con me hai ammesso di esserti innamorato di lui, quando Cas voleva parlarti di cose importanti» disse ancora, tenendo lo sguardo basso «Ciò non giustifica il fatto che te lo abbia nascosto, ma non odiavo la tua relazione con lui, anzi, l’ho sempre sostenuta. Ti abbiamo nascosto delle cose, perché ci era stato suggerito di non sconvolgerti troppo con troppe notizie, visto che quelli che avevi perso erano sette anni, e non sette giorni» spiegò, mordendosi le labbra «Non posso dire che mi dispiace, perché l’ho fatto per il tuo bene, non per il tuo male, forse avremmo dovuto comportarci diversamente, non lo so…ma abbiamo messo il tuo bene sopra ad ogni cosa, Dean, perché ti vogliamo bene» disse, avvicinandosi al maggiore «Volevamo prenderci cura di te, ci era stato suggerito di farti ricordare poco alla volta e… non ha funzionato, per questo sì, mi dispiace» si scusò abbassando lo sguardo «In camera mia, tra i dvd ce ne è uno che dovresti guardare, prima di chiudere per sempre con Cas, forse avrei dovuto mostrartelo prima, ma… ormai» sospirò, appoggiando una mano sulla spalla del fratello «Mi farò perdonare, e sono certo anche Cas, guarda quel video, prima di andare via».
 
La discussione con suo fratello era degenerata in insulti e urla da parte di entrambi (“Mi ci pulisco il culo con il tuo dvd”, “Sei il solito idiota”, “Ah io sarei l’idiota? Tu sei lo stronzo che mi ha nascosto tutto” “Vedi perché non ti abbiamo detto niente? Stai esagerando! Come al solito!”) ed era stata infinita, Sam continuava a trovare scuse banali e stupide, e Dean non ne poteva più, non se ne faceva niente delle sue scuse. Come al solito, il litigio si era concluso con Sam che andava via sbattendo la porta perché doveva andare all’ospedale – una scusa migliore non sapeva trovarla – e Dean che si gettava sconfitto sul divano. Okay, aveva capito che gli avevano mentito per il suo bene, ma ora stava bene, si sentiva dannatamente bene, voleva solo ricordare e loro… da cosa erano spaventati? Non poteva di certo restare più sconvolto di come non lo fosse già, giusto? Sbuffò e decise che si sarebbe rilassato, guardando un po’ di baseball, gli era sempre piaciuto, quello lo ricordava. C’erano cose, però, persone, azioni che sfuggivano alla sua memoria, e non capiva perché fosse così difficile ricordare quei momenti, non capiva perché fosse così complicato, ormai Cas gli aveva detto tutto, Sam anche, allora era lui il problema? Era lui che non voleva ricordare? Perché? Voleva recuperare la sua vita, desiderava solo quello, perché non riusciva a ricordare nulla? Più pensava a Cas e ciò che aveva detto di loro, più i ricordi si allontanavano da lui. Stava guardando la replica di una partita, quando ricordò le parole di Sam e continuarono a frullare nella sua mente per diversi istanti, prima che si rendesse conto che stava ignorando una cosa importante, c’era un dvd tra quelli di Sam che doveva guardare, un film? Una serie? Cos’era? Forse era il caso di scoprirlo. Si alzò stancamente dal divano e si trascinò nella stanza del fratello, e ne studiò la libreria, c’erano molti volumi di medicina, alcuni libri da lettura, e altre cose; sullo scaffale accanto invece c’erano dozzine di dvd, e ne guardò i titoli. Proprio lì, tra la raccolta di dvd di Star Wars, e di Star Trek, c’era una custodia trasparente, senza nome. Dean la estrasse da lì, e la studiò, c’era una specie di copertina, ed era una fotografia sua e di Castiel, sotto alla foto c’era una frase, “Please, forgive me, I can’t stop loving you – Castiel”, scritto con una grafia ordinata, che Dean riconobbe subito come quella di Cas. Senza pensarci due volte, aprì il dvd e lo tolse dalla confezione, con lo sguardo cercò il laptop di suo fratello e vi si avvicinò, lo accese in fretta e poi inserì il dvd nel lettore. Non sapeva perché il cuore gli martellasse in modo impazzito nel petto, e nella sua mente ronzavano troppi pensieri, che non sapeva classificare, forse erano ricordi, forse flash, non lo sapeva, ma sapeva che guardare quel dvd era la cosa più giusta da fare. Forse, Sam aveva fatto la prima cosa utile per fargli recuperare la memoria, e forse, se fosse stato davvero utile, lo avrebbe ringraziato e perdonato per avergli mentito. Gli tremavano le mani mentre selezionava la modalità di riproduzione e attendeva che il video partisse; non ricordava che i dvd impiegassero tanto tempo a funzionare. Poi vide il viso di Castiel comparire sullo schermo e un leggero sorriso gli increspò le labbra.
«È partito?» chiese inclinando la testa il Cas nel video «Okay sì, sembra di sì» disse allontanandosi leggermente dalla fotocamera «Ciao Dean» un brivido percorse la spina dorsale di Dean, sentendo il suo nome pronunciato in quel modo «Avrei voluto fare un discorso di persona, ma… sai com’è, non sono molto bravo con le parole, e stare accanto a te, mi distrae. Però oggi è il giorno del nostro matrimonio» spiegò e Dean inclinò il collo, non erano sposati… non ancora giusto? «Okay, lo so che non è proprio il giorno del matrimonio, diciamo che sto registrando questo video un po’ prima, qualche mese prima, perché lo consegnerò a Sam che dovrà conservarlo fino alla data del matrimonio» si corresse, e Dean si ritrovò a sorridere dolcemente, ricordava quell’atteggiamento di finto imbarazzo, Castiel era proprio così «Ma ti amo oggi nello stesso modo in cui ti amerò quel giorno, è che… volevo fare una cosa carina e raccontare a tutti la nostra storia, la ripercorriamo insieme, ti va? Lo so che in fondo sei un romanticone e ti piacciono queste cose» disse, le sue labbra si piegarono in un sorriso dolce – raramente Dean gli aveva visto un sorriso del genere sul suo volto – Dean mormorò un sì, appena udibile, anche se era certo che l’altro non potesse sentirlo «Adesso partirà la nostra canzone, e poi mostrerò delle foto nostre, tranquillo, niente di imbarazzante o scioccante, quelle le conservo per noi» ridacchiò, ammiccando e Dean si portò una mano alla bocca, trattenendo una risata; la rabbia e la delusione che pian piano scivolavano via dal suo corpo, lasciandolo solo un po’ perplesso, poi dal video partì You raise me up, una canzone che Castiel in quei mesi gli aveva fatto sempre ascoltare e… allora collegò i puntini. Cas ci aveva davvero provato, era stato lui a non cogliere i segni, non aveva mai capito perché gliel’avesse fatta ascoltare quasi fino alla nausea, e ora stava iniziando a collegare le varie cose «Ci siamo conosciuti al karaoke, una sera, eravamo ubriachi tutti e due, ma tra di noi c’è stato il classico colpo di fulmine, se così posso definirlo»  raccontò, Dean pendeva da quelle labbra, sperava dicesse di più, cosicché potesse ricordare più cose «Comunque, è meglio sorvolare su ciò che è accaduto quella notte, anche se penso che avranno capito tutti quanti» ridacchiò, scuotendo la testa, Dean si ritrovò a seguirlo nella risata, di nuovo «Il giorno dopo, eri in imbarazzo, non sapevi come comportarti, perché credevi fossi andato via durante la notte. Così mi hai offerto la colazione e poi ti ho chiesto un passaggio, così una volta arrivati da me, ci siamo scambiati i numeri, ecco credo che sia iniziata là, la mia caduta» spiegò, il sorriso non lasciava le sue labbra «Credo sia stato lì che ho iniziato ad amarti, ma non l’ho capito subito, anche perché sei sparito nei giorni seguenti, devo essere sincero, non credevo mi chiamassi, o mi scrivessi, così avevo deciso di aspettare una settimana e poi fare io la prima mossa, ma poi, mi hai scritto dopo tre giorni e siamo usciti insieme» nel dire queste parole, tirò fuori da un album una foto, loro due seduti al tavolo del pub di Benny e Garth, intenti a parlare e a perdersi, letteralmente, l’uno nello sguardo dell’altro, Cas sorrise alla telecamera mostrandola «Questa l’ha scattata Benny di nascosto, e tu ti sei infuriato così tanto quando l’hai scoperta. Ma questa è un’altra storia, sono felice che l’abbia scattata» spiegò, leggermente arrossito «Ci siamo frequentati per tre mesi, durante i quali abbiamo fatto di tutto, siamo andati al luna park» mostrò una fototessera con loro che facevano le facce buffe, una dove sorridevano semplicemente «Siamo andati al cinema» mostrò una foto di Dean intento a mangiare popcorn mentre guardavano un film «Eri così assorto mentre guardavamo l’ultimo film di Star Wars che non ti sei nemmeno accorto di me che ti scattavo la foto» ridacchiò, poi tirò fuori un autoscatto di loro due con la ciotola vuota dei popcorn «Ma non stavamo insieme, ci tenevi sempre a dire che non stavamo insieme, che ci frequentavamo e facevamo del sesso meraviglioso» Dean arrossì di botto, santo cielo, era vero. Ricordava vagamente qualcosa riguardante lui e Cas che avevano una discussione su chi doveva stare sotto e chi sopra, e di Cas che gli diceva che gli era piaciuto il sesso con lui, cielo «Poi dopo tre mesi di “non ufficialità” se vogliamo dirla così, ero troppo preso da te per lasciarti andare, così una sera ti ho confessato i miei sentimenti per te, e fortunatamente provavi le stesse cose» raccontò con il sorriso sulle labbra «Così ti ho detto che volevo una relazione ufficiale con te. E quello è stato il primo sì che mi hai detto, e quella notte stessa, lo hai fatto sapere a Sam» disse mostrando una foto delle loro mani intrecciate, scattata con un cellulare, Dean ora ricordava di averla scattata lui, e una lacrima sfuggì al suo controllo, come aveva fatto a dimenticare tutto? «Mi sono innamorato di te così facilmente, Dean, mi sono innamorato delle tue battute orribili, del tuo amore per il rock e per i cowboy, della tua risata e del tuo sorriso, del tuo essere un adorabile romantico sotto quella finta aria da duro, ma soprattutto del tuo immenso cuore, che tu cerchi di nascondere sempre» disse, sorridendo appena, mostrando delle altre foto che li ritraevano insieme, o lui da solo, alcune al mare, altre in montagna, gite, vacanze, ogni cosa che avevano fatto insieme, era documentata da decine di foto, che Cas aveva raccolto nell’album che stringeva tra le mani… se solo glielo avesse fatto vedere prima… «Per il nostro primo anniversario, mi hai regalato un viaggio a New York per Capodanno, sapevi quanto desiderassi andare lì in quel periodo e… mi hai accontentato, solo per vedermi felice» disse, e Dean si ritrovò a sorridere, perché sì, era vero, voleva rendere felice Cas, era una sensazione forte che aveva dentro, e stava iniziando a ricordare meglio alcuni dettagli «Quanto ci siamo divertiti durante quella settimana newyorkese, sembravi quasi più eccitato di me» ridacchiò, mostrando alcune foto di quella vacanza, e a Dean sfuggì un’altra lacrima, seguita da altre e altre ancora «Siamo tornati da lì più innamorati e uniti di prima… e poi sono cominciati i problemi, se così possiamo chiamarli» raccontò ancora «Io ero pronto a convivere, ma tu… tu non ti sentivi pronto. All’inizio non vi davo molto peso, ma poi, sai, tu vivevi ancora con Sam, che si stava per laureare, io ancora dai miei, ed ero prossimo alla laurea, eravamo così nervosi e irritati che finivamo spesso per litigare e non vederci per giorni, lo abbiamo fatto per due anni, poi dopo una lunga pausa di riflessione abbiamo capito che insieme funzionavamo meglio che separati e siamo andati a vivere insieme» disse ancora, e Dean si ritrovò con una mano sul cuore, il respiro accelerato e mille lacrime sul volto, voleva fermare quel video, faceva troppo male ascoltare i ricordi che aveva perso; poi il Cas del video tirò fuori un’altra foto «Ah, questa è la mia preferita, è stata scattata il giorno della mia laurea, ci eravamo appena riavvicinati dopo un brusco litigio, ma tu mi guardavi con quello sguardo così carico d’amore e di orgoglio, che io… mi sentivo così amato, accettato e...» Castiel trattenne un singhiozzo, ma poi riprese a parlare «… è stato il giorno che ho capito che tu eri l’uomo, anzi sei l’uomo che avrei amato per tutta la vita, nonostante i problemi, quel giorno ho capito che tu sei l’uomo che vorrei avere accanto per sempre» disse con tale sincerità, che fece tremare Dean, santo cielo, in quella foto lui aveva uno sguardo da idiota, ma non si sentiva tale, era… innamorato di Cas? Sì, lo sentiva dentro di sé, sentiva qualcosa di forte che lo spingeva verso il moro, qualcosa in quel video aveva rimesso in funzione la parte addormentata del suo cervello, e stava ricordando alcune cose che credeva perse per sempre; aveva i classici occhioni a cuore, mentre guardava il moro in quella foto; piccoli istanti, ricordi, attimi che aveva vissuto con lui, con Sam, con tutti, stavano pian piano tornando alla sua memoria, sorrise tra le lacrime mentre continuava a guardare il video di Cas «Tu mi sei sempre stato accanto, anche nei momenti più difficili, quando temevo che non ce l’avrei fatta, quando ero terrorizzato dal futuro, tu eri lì a tendermi la mano e a sostenermi. Dean Winchester, tu mi rendi l’uomo più felice del pianeta, ma non mi fai sentire patetico nel dire queste parole. Ti amo, in un modo che non posso definire a parole, e giuro che cercherò di rendere felice te, almeno la metà di quanto tu rendi felice me» disse sorridendo, commosso «Aggiungeremo tante altre foto a questo album, ne sono certo. Ti amo, Dean. grazie per aver scelto di sposare me, e di amarmi» disse, poi sorrise di nuovo alla telecamera e prima di interrompere il video disse «Muoviti a baciarmi dopo questo video!» esclamò, poi interrompendo il video. Dean fissò lo schermo del pc davanti a sé con lo sguardo smarrito. Aveva finalmente realizzato una cosa, certo, Cas aveva sbagliato a nascondergli tutto fino a quel momento, ma se metà delle parole che aveva detto in quel video, erano vere, allora doveva essergli costato tanto non dirgli tutta la verità immediatamente; e forse anche per Sam non era stato facile, forse anche per suo fratello era stato difficile nascondergli tutto. Castiel lo amava così tanto che pur di stargli accanto si era accontentato di recitare la parte dell’amico, ma lui non lo aveva capito, non fino a quel momento. Si asciugò il volto con un gesto rapido, tolse il dvd dal lettore e lo ripose nella custodia, poi uscì dalla stanza e si diresse a passo spedito verso la porta; al suo ritorno da casa di Cas, avrebbe parlato con suo fratello e avrebbero chiarito anche la loro discussione, ma in quel momento aveva bisogno di vedere Cas, aveva bisogno di parlare con lui e farsi spiegare con esattezza tutto ciò che ancora faticava a ricordare, lo avrebbe aiutato, giusto? Beh, non gli restava che andare da lui e riprendersi la sua vita, esattamente com’era prima che la dimenticasse, non sembrava tanto pessima, dopotutto.
 
Castiel era ritornato a casa sconfitto, gli sembrava che tutto ciò che aveva avuto di bello, fosse stato inghiottito dal nulla, e si sentiva mortalmente vuoto senza Dean, ma sapeva che solo le sue azioni sbagliate lo avevano portato a quel punto, non poteva biasimare Dean se l’aveva colpito e se non voleva più avere a che fare con lui. Sapeva che doveva andare avanti, ormai, le storie potevano finire, no? Anche se sembravano poter durare per sempre, esse potevano finire, e adesso doveva arrendersi all’evidenza, e lasciar andare Dean, anche se era difficile, anche se sembrava impossibile, doveva farlo, per il bene di entrambi; solo non in quel momento, non quando stava cercando di rimettere insieme i pezzi di se stesso, e stava cercando di tenersi tutto insieme, avrebbe superato tutto, come aveva fatto sempre nella sua vita, solo non in quel momento, non mentre tamponava con il ghiaccio lo zigomo violaceo. Si guardava nello specchio, nel compiere quelle azioni, e non riconosceva l’uomo che vedeva nel suo riflesso, si sentiva patetico e solo, e non era se stesso, gli sembrò di essere tornato il sedicenne senza spina dorsale che era stato, quello che era prima del college e di Dean. Spostò il ghiaccio dal volto e guardò quel livido, che sapeva di meritare, meritava quel dolore fisico, perché aveva fatto del male all’unica persona a cui non avrebbe mai voluto farne, aveva ferito Dean, quando aveva visto i suoi occhi così carichi di risentimento e di odio nei suoi confronti, aveva capito che le cose non sarebbero andate bene, e poi era arrivato uno dei pugni, forte, violento, rapido. Era solo la metà di quello che meritava, ne era consapevole, ma faceva male, non solo fisico, ma anche sentimentale. Avrebbe solo voluto tornare indietro nel tempo e cancellare i suoi errori, cancellare il momento in cui aveva mentito a Dean e dirgli tutta la verità, ma già era venuto a patto con le sue responsabilità. Si stava ancora autocommiserando, quando sentì suonare il campanello, avrebbe voluto fingere di non essere in casa, perché vedere qualcuno, in quello stato, non era nelle sue intenzioni, ma poi quando la persona divenne insistente, Cas pensò si trattasse di Sam, quindi decise di aprire, così avrebbe potuto sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione, perché era anche colpa sua se era nata quella situazione, perché i suoi dannatissimi consigli da medico lo avevano condotto in quella situazione. Così si diresse ad aprire la porta, lasciando il pezzo di ghiaccio sul mobile del bagno e raggiunse la porta come una furia, aprì la porta senza nemmeno chiedere chi fosse, ma proprio mentre stava per sbraitare la sua frustrazione contro Sam Winchester si ritrovò catapultato in due occhi verde smeraldo che gli erano così familiari… quando aprì non si aspettò di trovarsi davanti a Dean, con lo sguardo imbarazzato e interrogativo, un dvd tra le mani e mille domande sul volto. Castiel non riuscì a proferire alcuna parola, si limitò a guardarlo stupito, stupidamente felice e in attesa. Poi Dean puntò lo sguardo direttamente su di lui, lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise, gli sorrise in quel modo che a Cas aveva sempre fatto battere il cuore, in quel modo che riservava solo a lui, e il suo cuore riprese a battere in modo frenetico. Non si aspettava che Dean andasse da lui, non si aspettava di vederlo così davanti a sé, non dopo ciò che aveva detto, non dopo le parole che aveva urlato poche ore prima.
«Ehi Cas» mormorò, leggermente imbarazzato «Hai un aspetto di merda» disse sarcasticamente, per spezzare la tensione che si era creata tra loro, si morse le labbra, «Mi dispiace per averti colpito» disse «Ma ero un po’ incazzato» si giustificò, abbassando di nuovo lo sguardo sui suoi piedi, mortificato.
«Dean» disse con un fil di voce  «C-Cosa ci fai qui?» chiese «No, me lo meritavo, io…» cercò di iniziare, ma Dean non gliene diede il tempo, lo guardò di nuovo, alternando lo sguardo da lui, alle sue labbra, al pavimento, senza riuscire a tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi, era anche lui investito da troppe emozioni diverse, troppe cose non dette, troppe sensazioni intense, troppo amore represso.
«Ho parlato… uhm, litigato con Sam» spiegò, senza guardarlo ancora «Penso che dovremmo parlarne, prima o poi, ma… mi ha detto di guardare questo» disse, mostrandogli il dvd che aveva guardato, Castiel spalancò gli occhi, non credeva che Sam lo avesse ancora, e che lo avesse mostrato a Dean «E… io… ecco, ho capito una cosa» smozzicò, un po’ a disagio «Io ho…» Castiel lo guardò in attesa «… Bisogno di te» e quelle semplici parole suonarono incredibilmente come un ti amo ancora alle orecchie di Cas. Il moro spalancò gli occhi, e restò impietrito per diversi secondi, che parvero istanti infiniti, come se il tempo si fosse fermato, e cercò di contenere la felicità che era esplosa dentro di lui dopo quelle parole. Il suo Dean era lì, davanti a lui; il suo Dean gli stava dicendo che aveva bisogno di lui; il suo Dean era appena tornato e lui era immobile come un idiota, che problema aveva ultimamente? Senza pensarci ulteriormente, afferrò Dean per i fianchi e lo avvicinò a sé, premendo immediatamente le labbra contro le sue, prima che l’altro potesse ripensarci e dirgli addio un’altra volta. Lo baciò con dolcezza, perché in un mare di incertezze, di se e di ma, quella era l’unica cosa certa e giusta da fare, baciare Dean prima che fosse stato troppo tardi, e l’altro andasse via ancora; e non si aspettava che l’altro ricambiasse con passione, avvolgendogli le braccia attorno al collo, sentì le labbra dell’altro distendersi in un sorriso contro le sue e fu certo che anche lui avesse ripreso a respirare in quel momento, come se tutti quei mesi, quel periodo tremendo, non fosse mai avvenuto. Si staccò da lui e appoggiò la fronte contro la sua, beandosi del suo respiro e del suo profumo che gli era mancato come l’aria stessa. Wow, era stato meraviglioso, quasi come le altre volte, forse più delle altre volte.
«Wow» mormorò Dean sorridendo anche lui ad occhi chiusi «Volevo dirti che insieme avremmo potuto cercare di mettere un po’ di ricordi in questa zucca vuota, ma baciami ancora così, e resterà vuota da qualsiasi cosa, a parte te» disse sarcasticamente, facendo ridacchiare Cas, che scosse la testa leggermente imbarazzato. Poi Dean lo baciò ancora, e tutto il mondo sembrò tornare finalmente al proprio posto, passò le braccia attorno al suo corpo e lo strinse forte a sé, e Cas ricambiò la stretta, facendo combaciare i loro corpi. Era una sensazione meravigliosa essere di nuovo lì insieme.
«Mi ricordo qualcosa» disse poi, dopo lunghi istanti di silenzio, passati semplicemente a stringersi senza far altro «Mi aiuti con il resto?» chiese guardandolo dritto negli occhi e Cas non ebbe alcun dubbio, quella era la cosa migliore che gli capitava da tanto tempo. Dean gli passò una mano sullo zigomo, scusandosi con lui con lo sguardo per averlo colpito vittima della rabbia, e Cas lo perdonò, perché sapeva di averlo meritato e sapeva che anche quello, li aveva portati a quel punto.
«Sì Dean» disse alzando lo sguardo nel suo «Vieni dentro» mormorò, afferrandogli la mano e trascinandolo a casa, nella loro casa, sorridendo come un idiota, sentendosi di nuovo felice e completo. Dean gli strinse la mano e lo seguì all’interno dell’abitazione, guardandosi intorno sorridendo, quel luogo gli era più familiare di quanto immaginasse. Adesso sapeva che tutto sarebbe andato per il verso giusto, perché con Castiel al suo fianco, niente poteva andare storto.

Un anno dopo.
Dean era agitato, mai in vita sua si era sentito così, ed era patetico, suo fratello gliel’aveva bonariamente ricordato prima di “abbandonarlo” davanti a quello specchio, pochi minuti prima. Wow. Quante cose erano cambiate in un anno, per lui. In circa due anni la sua vita era completamente cambiata: era stato operato al cervello, aveva perso i ricordi di una vita, si era ridotto uno straccio e aveva perso tutto; poi pian piano tutto era tornato al posto giusto, quando Cas aveva smesso di mentire ed era tornato nella sua vita, l’avevano rimessa insieme pezzo dopo pezzo, istante dopo istante, foto su foto e ogni immagine, ogni fotogramma era un pezzo della sua vita che ritornava a scorrere nel verso giusto, erano tornati quelli di una volta, ma… in qualche modo migliorati, quello che era successo e tutto ciò che ne era conseguito, li avevano avvicinati di più, li avevano fatti innamorare di più, ed ora erano inseparabili. Inoltre si era ripreso la sua vita, esattamente com’era prima. Per prima cosa, aveva chiarito ogni cosa con suo fratello, era un pezzo importante della sua vita, e non poteva pensare minimamente di non averlo presente, avevano litigato, si erano urlati contro – ma in fondo erano cose all’ordine del giorno per dei fratelli – e poi si erano abbracciati, entrambi vicini alle lacrime, e poi c’erano stati una lunga sequenza di scusami e perdonami, e ancora ho esagerato, sono un idiota, siamo idioti entrambi, e poi erano scoppiati a ridere, la discussione e i motivi che li avevano portati a quel punto erano svaniti nel nulla, accompagnati da una birra. Poi, quando si era sentito abbastanza in forze, e aveva avuto l’okay dei medici, era tornato in officina da Bobby, che lo aveva riaccolto lì, dando una festa in sua onore; aveva impacchettato tutte le sue cose da casa di sua madre ed era tornato a vivere con Cas, e si sentiva di nuovo una persona serena e felice. Infine, Dean aveva sorpreso Castiel. Aveva organizzato tutto nei minimi particolari, si era preso una giornata libera dal lavoro, aveva girato tutta la città per trovare ogni cosa che gli servisse per quella serata, e quando Cas era rientrato dalla scuola, Dean lo aveva preso per mano e condotto nel salotto di casa, lo aveva fatto accomodare sul divano e poi aveva fatto partire la musica, per ricreare l’atmosfera di quando ci siamo conosciuti – si era giustificato, ammiccando e sorridendo nella direzione del suo compagno, ma invece della canzone che li aveva fatti conoscere, aveva deciso che avrebbe fatto quella cosa con una canzone seria, che avrebbe rispecchiato i suoi gusti musicali e la passione romantica di Cas. Per questo, quella sera, scelse di cantare per il suo Cas Always dei Bon Jovi.
Il moro lo aveva guardato con gli occhi spalancati e l’espressione sorpresa, mentre Dean, sebbene fosse un po’ stonato, si lasciava andare in quella performance, con cui gli dichiarava i suoi sentimenti per lui, rimasti repressi per troppo tempo. Poi, appena le note andarono disperdendosi nell’ambiente, Dean fece quel passo, e fu in quel momento, che riprese totalmente la sua vita in mano, dopo averla persa per un po’ di tempo; si inginocchiò di fronte a Cas, con il sorriso sulle labbra e tirò fuori l’anello che aveva comprato per lui e: “Questo periodo è stato lungo, terribile e ci ha fatto soffrire in modi che non conoscevamo, mi dispiace averti fatto soffrire, mi dispiace aver dimenticato i nostri ricordi, mi dispiace che sia andata così. Non posso cancellare questo periodo, anche se vorrei, ma so anche che questa cosa che è successa, non ha scalfito l’amore che proviamo l’uno per l’altro. Se siamo sopravvissuti a tutto ciò, possiamo affrontare insieme qualsiasi cosa, Cas. Per questo, se tu sei d’accordo, vorrei ricominciare da dove tutto si è fermato” – aveva detto, aprendo il suo cuore – “Mi vuoi sposare, Cas?” – solo in quel momento, Cas si era reso conto che Dean avesse ri-indossato l’anello di fidanzamento, e che ne avesse un altro tra le mani. Si lasciò cadere sulle ginocchia, davanti al suo compagno e gli mormorò un sulle labbra, che tremavano d’emozione.
Dopo alcuni mesi, era arrivato il grande giorno, e se da una parte si sentiva eccitato per questo passo che stavano per compiere, dall’altra si sentiva terrorizzato e ansioso. Stava davvero per sposare Cas, stava davvero per fare un passo così importante con l’uomo che amava. Cas gli era stato accanto nei momenti di sconforto più totali, nei momenti peggiori, e non gli sarebbe mai stato abbastanza grato per tutto ciò che aveva fatto per lui, lo aveva sostenuto con forza, lo aveva retto quando stava per cadere, e lo aveva amato in modo così viscerale, che quasi faceva male, anzi in un modo che aveva fatto male, Dean aveva visto la devastazione sul volto, nello sguardo, negli atteggiamenti di Cas, persino nelle sue parole, l’aveva notata, e ora… ora erano ad un solo passo dalla felicità e Dean non sapeva esattamente come sentirsi, forse essere terrorizzato era un buon segno, no? Non lo sapeva e non sapeva cosa aspettarsi dagli avvenimenti futuri, forse era questo a terrorizzarlo, ma era certo di una sola cosa, con Cas il futuro faceva un po’ meno paura. Si ritrovò a sorridere al suo riflesso, e si sentì un po’ un idiota. Ma era, quello che lui aveva rinominato, effetto Cas, quindi andava più che bene.
«Ehi, finalmente hai di nuovo quel sorriso da idiota» ridacchiò il fratello, palesandosi alle sue spalle «Era da tanto che non te lo vedevo sul viso» disse, poi si avvicinò a lui e gli sistemò il cravattino – Dean era sempre stato pessimo con cravatte, cravattini e simili, non era colpa sua se preferiva t-shirt e felpe; Sam lo aveva sempre deriso bonariamente per questa sua incapacità– poi gli diede una pacca sulla spalla «E così ti sposi».
«Già. Io, ti rendi conto? Io che mi sposo. Sembra l’inizio di una barzelletta di pessimo gusto» borbottò, abbassando lo sguardo, sentendosi un po’ impacciato in quel momento, non sapeva perché.
«Sarai grandioso. Credimi» gli disse abbracciandolo, nascondendo il viso contro la spalla del maggiore, aveva gli occhi lucidi di commozione, ma non voleva che il fratello lo vedesse «E oggi è il tuo giorno, vedi di godertelo fino in fondo».
Dean sorrise commosso alle parole del fratello, ma non poteva smentirsi in quel momento e lasciarsi andare a sentimentalismi: «Oh credimi, il post-ricevimento lo godrò davvero fino in fondo!» esclamò, facendo indignare il fratello che gli regalò un leggero pugno sul braccio, scosse la testa ridendo e si disse che suo fratello non sarebbe mai cambiato, per fortuna.
«Coglione».
«Puttana».
 
Castiel era elettrizzato, dopo l’ultimo anno non si aspettava di certo una conclusione così felice e appagante, non dopo quello che era successo a Dean, e tutto quello che ne era conseguito. Però era maledettamente contento che tutto fosse finito nel modo migliore per entrambi, e no, non si aspettava che Dean gli chiedesse di sposarlo, non in quel modo, ma era stato così romantico da cancellare ogni dubbio. Voleva recuperare il tempo perso, entrambi lo volevano, e di conseguenza volevano che il loro futuro, quello che avevano immaginato prima dell’intervento di Dean, si esaudisse nel minor tempo possibile. Ogni cosa era pronta, loro erano pronti, e aspettavano solo di poter dire quel fatidico sì. Avevano organizzato tutto in così poco tempo, che esso si era accartocciato su se stesso e  quel giorno era arrivato con così tanta fretta, che si era ritrovato davanti a quello specchio, a sistemarsi la cravatta blu – perché il blu fa risaltare i tuoi occhi Cas! – che spiccava sulla camicia candida di un completo anch’esso blu, così in fretta da non essersene reso conto. Ma non era terrorizzato, era felice, elettrizzato, emozionato per la vita che li attendeva. Amava Dean più di qualunque altra cosa, amava il suo essere amorevole e anche un po’ rude, amava il suo atteggiamento da finto uomo forte, che nel profondo aveva bisogno di essere coccolato e tranquillizzato; amava l’uomo che quasi nove anni prima lo aveva conquistato con le sue movenze scoordinate e la sua voce stonata, amava quell’uomo, che, nella sua imperfezione, ai suoi occhi era perfetto. E non aveva più parole per dirlo, non aveva più gesti per dimostrarlo, se non quello di presentarsi davanti al giudice e dire quel fatidico sì davanti ad amici e parenti.
«Ehi, quando hai intenzione di invitare il tuo riflesso ad uscire?» scherzò Gabriel alle sue spalle «Guarda che il tuo bell’imbusto ti aspetta». Castiel alzò gli occhi al cielo, Gabriel era il migliore amico che aveva, gli era stato accanto quando credeva di aver perso Dean per sempre, e lo aveva ascoltato quando credeva di star per affogare, ma sapeva anche essere davvero irritante a volte.
«Stavo solo pensando, Gabe» mormorò sistemandosi ancora nervosamente la cravatta «Io e Dean ne abbiamo passate tante, e non riesco a credere che stiamo per sposarci, sono elettrizzato per questo…»
«Quindi qual è il problema?»
«Nessuno. Solo che non so cosa ci riserverà il futuro» ammise. Sì, si sentiva felice, gioioso e fuori di sé dalla contentezza, ma un po’, nel profondo, era preoccupato per il futuro che attendeva lui e il suo compagno – quasi marito. Come si sarebbero evolute le cose dopo quella giornata? Come avrebbero vissuto insieme, dopo tutto ciò che era successo?
«Te lo dico io come andranno le cose, amico» gli disse avvicinandosi e sorridendogli in modo fraterno «Tu uscirai da questa stanza, e salirai su quella fottuta macchina. Arriverai in quello stupido parco e dirai a Dean di amarlo davanti a tutti, e io sarò il tuo testimone, andrà tutto alla grande» gli disse in modo amichevole, strappandogli un bel sorriso «Poi quando tutto sarà finito, andrete in quella bella stanza d’albergo – un albergo a cinque stelle eh, io e Sammy sappiamo farli bene i testimoni – e lì farete tanto bel ses…» non finì la frase perché il moro lo interruppe bruscamente.
«Okay, okay Gabe, ho afferrato il concetto» affermò Castiel arrossendo fino alla punta delle orecchie «Adesso andiamo» disse, afferrando l’amico per un braccio e trascinandolo fuori dalla stanza «Grazie» mormorò poi, senza guardarlo, aveva bisogno di sentirsi dire cose del genere, ed era grato all’amico per averlo tirato su in quel momento.
«E di cosa? Guarda che se non sfrutti la stanza con Dean, lo farò io con Sam».
«Sei un idiota, Gabe» mormorò all’amico, tendendo le labbra in un sorriso impacciato.
«Mi vuoi bene per questo» gli rispose l’altro, dandogli una pacca sulla spalla. Cas, che non credeva affatto di essere agitato per il matrimonio, improvvisamente sentì che quell’agitazione che non credeva di provare, avesse iniziato a sgocciolare pian piano via dal suo corpo. Era stato davvero terapeutico parlare con Gabriel, anche se si comportava da idiota. Gli era stato accanto più dei suoi stessi fratelli, i quali gli avevano consigliato di rifarsi una vita e lasciar perdere la causa persa Dean Winchester. Quando si ritrovò in auto, con il suo migliore amico alla guida, sentì un peso cadere via dal cuore, sarebbe andato tutto bene, perché l’amore che lui e Dean provavano l’uno per l’altro aveva superato e vinto il momento peggiore, quello in cui tutto era stato messo in discussione dalla perdita di memoria di Dean. Era sopravvissuto, e si era radicato in loro ancor di più, al punto da renderli uniti al punto che, se un’altra catastrofe si fosse abbattuta su di loro, avrebbero saputo affrontarla insieme, senza perdersi d’animo, senza che i loro sentimenti venissero intaccati o messi in discussione da essa. E finalmente, si lasciò andare in un sorriso realmente felice e rilassato, e probabilmente avrebbe seguito il consiglio di Gabe, e dopo il ricevimento lui e Dean avrebbero fatto tanto, meraviglioso sesso, in fondo, la prima notte di nozze doveva essere festeggiata.
«Ehi Cassie» lo chiamò Gabriel prima di arrivare nel luogo del matrimonio «Ricordati di respirare» gli consigliò «E cerca di non buttarti più giù come è successo un anno fa, amico» gli disse «Ora va’ lì fuori e prenditi la tua felicità».
«Grazie Gabe» gli disse commosso, Gabriel non era il tipo da fare discorsi del genere, e Castiel sapeva la portata di quelle parole, perché Gabriel lo aveva tirato fuori da un vero e proprio baratro di disperazione. Si slanciò verso di lui e lo strinse in un abbraccio carico d’affetto. L’amico sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, e «Ora basta, altrimenti il tuo Winchester mi taglia un braccio» ridacchiò, scuotendo la testa.
«Beh, poi il tuo Winchester ti rimette a posto, no? È pur sempre un medico» scherzò Castiel, coinvolgendo l’amico in una risata cristallina.
«Beh, ora che mi ci fai pensare, abbracciami ancora e fatti vedere da Dean» suggerì ridendo ancora. Restarono lì per qualche minuto, fino a che entrambi non videro un Impala del ’67 nera fermarsi qualche metro davanti a loro. Entrambi i Winchester erano arrivati e Cas si sorprese nel vedere Dean al posto del passeggero, non faceva mai guidare nessuno la sua auto, l’unica volta che era successo, non stava bene e subito si allarmò. La risata gli morì in gola, e senza pensarci due volte, schizzò come un razzo fuori dall’auto di Gabe e raggiunse quella dei due fratelli.
«Dean!» esclamò «Ti senti bene? Che succede? Perché non stai guidando?»
«Ehi, Cas, tutto okay! Niente, è che… ero un po’, come dire, agitato e ho preferito che Sam guidasse» lo sguardo del moro migrò all’altro fratello, interrogandolo sulle condizioni del più grande. Il minore gli regalò un sorriso allegro e rilassato, cercando di mitigare l’ansia che vedeva pervadere quel volto.
«Cas, tranquillo, davvero è solo ansia da prestazione. Ha fatto il controllo due giorni fa ed è sano come un pesce».
Castiel buttò fuori un sospiro di sollievo, non si era accorto di aver trattenuto il fiato in attesa di una risposta da Sam, santo cielo, non avrebbe mai voluto affrontare di nuovo quell’incubo. Non tutto da capo almeno.
Dean finalmente uscì dall’auto e lo avvolse in un abbraccio carico d’amore e d’affetto, gli diede un leggero bacio sotto l’orecchio sinistro facendolo fremere appena e gli sussurrò direttamente nell’orecchio: «Non preoccuparti, sto bene... e tu sei uno schianto con questo completo». Castiel sorrise, finalmente rilassato, e si scostò da lui giusto quel tanto che gli bastò a prendere il volto di Dean tra le mani e premere le labbra contro le sue. Gli era mancato, come l’aria. E non si erano visti solo per una notte, avrebbero voluto rispettare la tradizione e non vedersi per tutta la settimana precedente al matrimonio, ma avevano fallito miseramente.

«Anche tu non sei tanto male» mormorò contro le sue labbra, ridacchiando e baciandolo ancora.
«Ehi! Porta male baciarsi prima del sì!» li rimproverò Sam, che nel frattempo aveva raggiunto il suo compagno e lo aveva salutato in modo affettuoso. Dean storse il naso, non si sarebbe mai abituato a vedere Sam con Gabriel, non si sarebbe mai abituato a vedere Sam con nessuno, perché era il suo fratellino. Ricordava ancora quando Sam gliel’aveva presentato, qualche mese prima. A quanto pareva, Gabriel era stato l’ancora di Castiel e di Sam durante la sua malattia, e l’amore tra lui e suo fratello era nato così, con semplicità davanti a una tazza di caffè. Dean era felice che Sam avesse trovato qualcuno che lo amava – santo cielo, lo aveva visto star male per così tante persone – ma non si sarebbe trattenuto dall’uccidere Gabriel se avesse fatto del male al più piccolo.
Fece scivolare la mano verso quella del suo compagno e gliela strinse forte: «Sei pronto?» gli chiese.
«Lo sono sempre stato» fu la risposta del moro. E dopo quello non vi fu più esitazione, i due testimoni li precedettero e arrivarono per primi al piccolo patio allestito per il matrimonio, al centro c’era il giudice di pace, munito già di microfono, che li guardava con un sorriso bonario. Gli invitati erano già tutti presenti e Dean si ritrovò a cercare sua madre con lo sguardo, che stringeva la mano al nuovo marito, individuò anche Charlie, Benny, Garth e altri amici, sia suoi che di Cas, vide anche Bobby che cercava di non sorridere e persino John era andato, nonostante avesse detto più volte di essere contrario a quel matrimonio. Poi lo sguardo si posò su suo fratello, che gli sorrise in modo orgoglioso e fiero, e strinse più forte la mano di Cas, avanzando davanti agli sguardi di tutti. Un fugace sguardo al suo quasi marito, e il sorriso rassicurante e innamorato che gli rivolse, gli diedero la forza di continuare quella traversata.
Castiel era in una situazione simile a quella di Dean, percorse con lo sguardo tutti i presenti, individuò i suoi genitori che lo guardavano orgogliosi di quel passo che stava compiendo, persino i suoi fratelli lo erano. C’erano amici, conoscenti e persino il dottor Crowley era stato invitato – aveva salvato la vita a Dean, quindi meritava di essere invitato; e strinse a sua volta la mano del biondo, che lo guardava di nuovo con quello sguardo carico d’amore e di orgoglio, e si sentì completo, ebbe la forza di andare avanti solo dopo aver ricevuto un ok mimato con un pollice da Gabe. Quando arrivarono davanti al giudice, entrambi avevano un sorriso idiota sul volto, e si sentivano stupidamente innamorati – ma non patetici.
E poi, arrivò. Il momento di scambiarsi le promesse e gli anelli. Cas sorrise appena, guardando il volto di Dean, mentre afferrava la fede nuziale e iniziava a pronunciare le sue promesse: «Dean, sono onorato di essere qui con te, oggi, non avrei mai immaginato di sposarmi, prima di incontrare te, eppure, eccoci qua» gli disse guardandolo negli occhi «Tu sei la persona più forte che io conosca, sei una forza della natura e affronti tutto, ogni cosa, ogni difficoltà con coraggio, anche se un po’ hai paura, io ti ammiro e non riesco a smettere di innamorarmi di te, ogni cosa che fai mi fa innamorare di te» continuò «Non so più in che modo dirtelo, ma ti prometto una cosa, cercherò di dimostrartelo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra vita insieme, ti prometto che cercherò, mi impegnerò per renderti felice e sostenerti sempre, in qualsiasi situazione ci troveremo, ti prometto che sarò un bravo marito, ma non posso prometterti la colazione a letto ogni giorno, perché rischierei di bruciare la cucina» scherzò. Dean ridacchiò scuotendo la testa e mimò con le labbra un idiota, mentre la maggior parte degli invitati rideva di gusto «Quello che voglio dire, Dean è che… dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che abbiamo affrontato…» la voce gli si strozzò nella gola, e non riuscì a trattenere un singhiozzo «Ti amo, e… sono felice di diventare tuo marito» mormorò, non riusciva più a parlare, avrebbe voluto dire tante cose, ma l’emozione lo aveva bloccato e Dean gli strinse la mano in un gesto di comprensione. Capiva il suo stato d’animo così simile al proprio.
«Tocca a me?» domandò retoricamente, strappando al quasi-marito un sorriso «Okay, beh, Cas… non so da dove cominciare. O forse sì. Insomma, tu sei fantastico, sei incredibile, il modo in cui mi sei stato accanto nel momento peggiore della mia vita, il modo in cui per proteggermi hai dovuto nascondermi cose, come hai affrontato tutto… tu sei una roccia, sei la mia roccia e io… non ho parole per dirti quanto ti sia grato di questo. Non voglio ripercorrere quest’ultimo anno, perché ha fatto schifo, ma forse un po’ di meno di quanto immaginiamo, perché tu eri con me. Sei sempre stato con me, anche se non capivo perché, tu eri lì a sostenermi, fingendo di essermi amico, pur di mantenere la promessa di non lasciarmi solo» disse, aprendo il suo cuore, e afferrando le mani del compagno «Cas, stamattina ero terrorizzato da ciò che sarebbe accaduto nel nostro futuro, ma poi, sai, mi sono detto che avrei avuto te accanto, e il futuro ha smesso di farmi paura. So che con te, non devo temere nulla. L’unica cosa di cui ho paura, è perdere te. Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di te, mi hai reso un uomo migliore, e… io ti amo con ogni fibra della mia anima. Quando credevo di averti dimenticato, sentivo di avere una parte mancante, sentivo una mancanza fin troppo importante, e quando sei arrivato tu, improvvisamente il mio cuore ha sentito che tutto era tornato al posto giusto» sorrise, un po’ imbarazzato, ma gli occhi di Cas si stavano ombrando di lacrime d’emozione, quindi era sulla via giusta «Tu mi rendi completo, Cas. Senza di te, sono solo un uomo a metà, che cerca costantemente la parte migliore di sé, quella che lo rende completo» disse ancora, sentendosi anche lui un idiota felice e quasi vicino alle lacrime «Tu sei la mia anima gemella, e non ho intenzione di lasciarti andare, mai. E ti prometto, Cas, che cercherò di renderti felice, di non farti mai mancare niente, e di amarti sempre e incondizionatamente per sempre». Castiel deglutì, e senza più freni inibitori, lasciò che le lacrime che stava cercando di trattenere fuoriuscissero dai suoi occhi e si riversassero sul suo volto, non erano lacrime di tristezza, ma di gioia, pura gioia, non aveva mai provato così tanta felicità tutta insieme. Dean aveva ragione, loro erano anime gemelle, e niente li avrebbe mai potuti separare, mai più.
«Vuoi tu, Castiel Novak prendere il qui presente Dean Winchester come tuo legittimo sposo?» chiese l'officiante.
Castiel lo guardò felice e annuì, poi: «Sì, lo voglio» rispose con decisione, la voce leggermente tremante per le lacrime.
«E vuoi tu, Dean Winchester, prendere il qui presente Castiel Novak come tuo legittimo sposo?»
Dean guardò Castiel, un sorriso dolce a tendergli le labbra: «Sì, lo voglio» rispose, mordendosi il labbro inferiore.
«Per i poteri conferitimi dallo stato, vi dichiaro ufficialmente uniti in matrimonio» comunicò, guardando i due giovani sposi «Potete baciarvi».
«Finalmente» si lasciò scappare Dean, ma Cas fu più rapido e lo afferrò per i fianchi tirandolo verso di sé, e premette le sue labbra contro quelle del marito, sorridendo contro di esse. Dean chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel contatto così dolce e così puro, che finalmente li aveva uniti. Suggellarono con quel bacio le promesse che si erano appena scambiati e si strinsero un po’ più del dovuto, davanti a loro gli invitati non potevano far altro che ammirare la forza del vero amore, la forza che li aveva uniti e tenuti legati assieme come un filo, fin da quando si erano incontrati, e nessuno, nemmeno le circostanze peggiori avevano spezzato quel filo tanto forte e resistente che li legava. Dagli invitati, quindi, si levò un applauso, che imbarazzò a morte i due sposi, che, staccatisi l’un dall’altro, fianco a fianco, guancia contro guancia, si voltarono verso di loro e li ringraziarono sorridendo. Sam scattò loro una foto con la polaroid che si era portato dietro e la allungò a Cas, felice anche lui per loro. Insieme, Dean e Castiel la guardarono, rendendosi conto che sui loro volti, non v’era traccia d’altro se non pura felicità e vero amore.

 
The end.
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Hola people!
Buon sabato e buona anti-vigilia di Capodanno! 
Siamo arrivati alla fine, e come avevo promesso, l'happy ending e il fluff! Tutto è bene quel che finisce bene, e ora sicuramente se la staranno spassando nella stanza d'hotel a 5 stelle LOL, anyway.
Non ho potuto resistere e ho aggiunto un po' di Sabriel che fa sempre bene, povero Sam, ha bisogno anche lui del suo angelo. 
Siamo arrivati alla fine anche di questa mini-long, e come sempre mi lascio dietro un po' di me - come in tutte le storie, io le considero le mie bambine. Sono felice e triste, allo stesso tempo, perché mi mancheranno come al solito i personaggi, e mi mancherete voi. Ho un altro paio di progettini in mente, che vedranno la luce prima o poi, tra cui una bella long - very long. Ma non so ancora quando, riuscirò a concluderle. Ma non vi libererete di me tanto facilmente! 
Anyway, io vi ringrazio di cuore per aver seguito anche questa storia, ringrazio tutti coloro che hanno letto, o hanno aggiunto tra le seguite/preferite/ricordate la storia, e tutti voi che avete recensito. Grazie di vero cuore. Vi auguro una buona fine del 2017 (sul mio stenderei un velo pietoso) e un buon inizio 2018!
Sicuramente nell' "anno nuovo" tornerò! 
Di nuovo, grazie a tutti e alla prossima!
See you soon, people!
Con affetto, la vostra autrice che vi vuole virtualmente bene! 

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