Adeste fideles

di Francine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'attesa del piacere è essa stessa il piacere ***
Capitolo 2: *** Quello che fanno i nonni ***
Capitolo 3: *** La strada di casa ***
Capitolo 4: *** U troppu struppìa ***
Capitolo 5: *** Al servizio (segreto) di Sua Maestà ***
Capitolo 6: *** Vento di Levante ***
Capitolo 7: *** La tregua ***
Capitolo 8: *** Antipasto ***
Capitolo 9: *** Carezzevole ***
Capitolo 10: *** Il fantasma dei Natali passati ***
Capitolo 11: *** Questo passa il convento ***
Capitolo 12: *** Il pifferaio stonato (massacro per timpani e pazienza op. 441) ***
Capitolo 13: *** Candele nella notte ***
Capitolo 14: *** Bussole di marmo ***
Capitolo 15: *** I rimedi della nonna ***
Capitolo 16: *** Koljada ***
Capitolo 17: *** Come un soldato in trincea ***
Capitolo 18: *** Valzer ***
Capitolo 19: *** Cuore di burro ***
Capitolo 20: *** Anche per quelli come voi ***
Capitolo 21: *** È già Natale ***
Capitolo 22: *** Va', Pensiero! ***
Capitolo 23: *** Ovunque, proteggila ***
Capitolo 24: *** Adeste, fideles ***



Capitolo 1
*** L'attesa del piacere è essa stessa il piacere ***


I L'attesa del piacere è essa stessa il piacere

Personaggi: Seiya

Note: Qui bien attend n'attend pas en vain.

(Proverbio francese)




L’attesa del piacere è essa stessa il piacere.
Negli altri mesi dell’anno, Seiya direbbe che no, non è roba che fa per lui. L’attesa si lascia dietro un retrogusto amaro, di malinconia; meglio sfogliare le giornate una per una, come fossero i petali d’una margherita. O dei cioccolatini, come quelli che saltano fuori dal calendario dell’avvento, di quelli che si danno ai mocciosi. E che Shaina gli regala ad ogni compleanno.
Non sarà brava ad esprimere i suoi sentimenti, però sa sempre come fare centro, con lui.
«Mi stai sfidando?»
«Tu che dici?»
«È cioccolata fondente?»
«Ovvio.»
«Adoro le sfide.»
 

Note:
Sì, devo essere impazzita di brutto brutto brutto, ma avevo in mente di fare questa cosa da almeno un paio d'anni. Il guaio è che io non so organizzarmi se non con tempi strettissimi - mi piace vivere pericolosamente! - e così quest'anno mi sono detta O la va, o la spacca. Sicché, eccovi le mie ventiquattro drabble, una per ogni giorno che ci condurrà al Natale. È un modo come un altro per fare esercizio - sì, lo so che ho millantamila cosa da terminare, ma siate buoni, ché siamo a Natale! - e per mettere un freno alla mia logorrea dilagante. Salite a bordo, si parte!!
L'attesa del piacere è essa stessa il piacere è una citazione stra-abusata di Gotthold Ephraim Lessing.

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Capitolo 2
*** Quello che fanno i nonni ***


II Quello che fanno i nonni

Personaggi: Mitsumasa Kido

Note: Il bambino non è ancora nato, eppure già si
dice che il suo naso è come quello di suo nonno.


(Proverbio indiano)




Questo sarà il tuo ultimo inverno. Il medico è stato chiarissimo: non è operabile. E, oltretutto, è anche parecchio aggressivo. E rapido. Tendiamo a dimenticare che il battito del cuore è un conto alla rovescia. Fa troppa paura. Siamo fragili. Frammenti di vetro nella tempesta, che luccicano fin quando un raggio di sole li attraverserà.
Il tuo si chiama Saori. E se questo sarà il tuo ultimo Natale, allora che sia speciale. Talmente speciale da farti indossare una barba finta che pizzica da morire, ed un vestito improbabile, solo per vederla sorridere. Non è questo quello che fanno i nonni?

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Capitolo 3
*** La strada di casa ***


III La strada di casa

Personaggi: Shun

Note: Nelle strade ci si perde/
In cielo e in mare, no

(Claudio Baglioni, Naso di falco, 1990)




Un volo di uccelli migratori buca la compattezza delle nuvole. Siamo in ritardo, siamo in ritardo!, sembrano dire quelle ali che frullano e s’affannano lungo un itinerario tramandato di madre in figlia.
Le mani in tasca, una sciarpa attorno al collo per bellezza più che necessità, segui il loro percorso chiedendoti dove siano diretti. Verso i mari del sud, azzardi, sentendo un rassicurante tepore scaldarti la schiena. O è il profumo del caffè americano che proviene alle tue spalle?
No, sono i mari del sud. E la speranza che anche la Fenice ritrovi prima o poi la strada di casa.

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Capitolo 4
*** U troppu struppìa ***


IV U troppu struppìa

Personaggi: Death Mask

Note:Pagghiaru vecchiu arda e non novu
(proverbio calabrese)




Il conto alla rovescia iniziava a settembre, quando le stradine di Scilla si riempivano dell’aroma intenso del mosto cotto. Nonna Agata spignattava mezza giornata, mentre lui mangiava quegli acini d’uva nerissima che avevano qualche difetto: troppo maturi, troppo piccoli, troppo ammaccati. U troppu struppìa, commentava lei, gli occhi alla pignatta di rame, ma Marco non l’ascoltava.
Pagghiaru vecchiu arda e non novu, ridacchiava sua nonna, colla saggezza di chi sa, di chi ha visto, di chi c’è passato e ne è uscito vivo. Magari un po’ ammaccato. Magari un po’ bruciacchiato, pensa Death Mask, assaporando il primo crustolo della stagione.


Note: Il bello del Natale sono anche - sono soprattutto - le pietanze tipiche che si portano in tavola. Le cosiddette Tavole delle Feste non sarebbero tali se mancasse questa o quella ricetta della tradizione.
Il mio Death Mask, pur se s'è addestrato in Sicilia, è un calabrese DOC - coast to coast, si potrebbe dire - e si porta nel cuore gli aromi, i profumi e i sapori della sua terra, da bravo esule quale egli è.
La saggezza no, ché è bello capatosta come tutti i calabresi; ma questa è un'altra storia.

Pagghiaru vecchiu arda e non novu (lett. è il pagliaio vecchio che brucia meglio, non il nuovo) significa che l'esperienza batterà sempre l'arroganza della giovinezza.
U troppu struppìa non so se rientri nel novero dei proverbi calabresi, ma così pronunciava mia nonna il più comune il troppo stroppia.

Il vino cotto, o vincotto, è una specialità calabrese e pugliese (Lucania non pervenuta) con cui si aromizzano i dolci e le carni e i gelati. La tradizione vorrebbe che si usasse per insaporire i crustoli, crostoli, cannariculi o turdilli, un dolce tipico del periodo natalizio e/o carnevalesco. La preparazione del vincotto è lunga e laboriosa; mentre un tempo si preparava in casa, oggigiorno è più agevole reperirlo nei negozi specializzati, pure se costa un occhio della testa.

I crustoli (o crostoli, o cannariculi o turdilli), invece, sono semplici da preparare. La ricetta di Death Mask - approvata da Nonna Agata - è la seguente:
800 g di farina
350 ml di Cirò (oppure un rosso robusto)
180 ml di olio evo
150 g di zucchero
10 g di sale fino
un pizzico di cannella
250 ml di vincotto
Olio per friggere (consigliato l'olio di arachidi)

Portare a ebollizione il vino, l'olio e metà del sale.
Far stemperare.
Setacciare la farina, incorporarvi ed incorporarvi lo zucchero e il sale rimanente, e aggiungerlo al vino aiutandosi con una frusta.
Aggiungere la cannella.
Lavorare su un piano infarinato l'impasto e formare dei filoncini. Ritagliare dal filoncino uno gnocco di 3-4 cm e farlo rotolare sui rebbi di una forchetta.
Friggere nell'olio di arachidi caldo, far scolare su della carta assorbente e mangiare fino a sazietà e oltre.
C'è anche chi, come faceva mia nonna, non mette lo zucchero nell'impasto e ricopre i crustoli ancora caldi con del miele fuso e li decora con uno spruzzo di codetta.
Sì, lo so. Il vostro indice glicemico s'è impennato alla sola lettura della ricetta, ma suvvia: siamo a Natale, no?

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Capitolo 5
*** Al servizio (segreto) di Sua Maestà ***


V Al servizio (segreto) di Sua Maestà

Personaggi: Tatsumi

Note: Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.

(Qoelet, 1:9)




Koga ti sfotte chiamandoti Zucca Pelata, a distanza di sicurezza dalle orecchie della signorina Saori; non sa, il disgraziato, che in passato hai usato il tuo fido shinai per molto, molto meno. Alle volte bastava un’occhiata più intensa, o un’ombra fugace.
Quella scimmia dispettosa avrebbe proprio bisogno di una bella raddrizzata. Peccato che non gliela darai tu, ma se ne occuperanno quelli di Palaestra. Tu organizzerai una festa di Natale memorabile, come richiestoti da Sua Maestà… pardon, dalla signorina: l’anno prossimo quel ragazzo spensierato – quella scimmia dispettosa – sarà un guerriero di Athena.
Sempre ammesso che sopravviva, pensi, lisciandoti i baffi.


Note: e così ci siamo tolti dai piedi pure Omega. Richiudiamo tutto in cantina e gettiamo via la chiave per un altro, lunghissimo, anno.

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Capitolo 6
*** Vento di Levante ***


VI Vento di Levante

Personaggi: Aldebaran

Note:Ti diranno che il vento è
il respiro di una donna.
(Lucio Battisti, Gli Uomini Celesti, 1974)





Se gli chiedi cos’è per lui il Natale, Adriano non ti risponderà elencandoti tacchini arrosto, cioccolate calde o nevicate abbondanti che ammantano la città come una coperta bianchissima. Adriano ti parlerà di una festa in spiaggia per mitigare il caldo vigoroso tre le onde e la brezza che soffia dal mare. Si sente in famiglia tra i ragazzi che don João cura, regalando a tutti – a quei marmocchi chiassosi, a Zuleika, allo stesso Adriano – qualcosa per cui essere grati. Qualcosa da portarsi nel cuore per quando la voce di Athena lo raggiungerà, chiamandolo a sé attraverso il vento di Levante.

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Capitolo 7
*** La tregua ***


VII La tregua

Personaggi: Saga

Note: Sempre, dopo una disfatta ed una tregua,
l'Ombra si trasforma e s'ingigantisce nuovamente.

(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello, 1954)




Quell’anno il Natale passò oltre, come un turista distratto e annoiato, uno dei tanti che sfila tra le vestigia di un passato troppo ingombrante con cui fare i conti. Non ci furono più barche da colorare o melomakarona e kourabiedes da sgraffignare nottetempo dalla mensa del Sacerdote, solo un assordante silenzio a fare da cassa di risonanza alle risate dell’Altro.
Aiolos non ebbe una tomba, una lapide, neppure una croce sbozzata. La Nona Casa divenne il suo mausoleo, un monumento di marmo candido che per tredici, lunghi anni non gli concesse tregua, neppure per un istante. Neppure a Natale.

Note: Melomakarona e kourabiedes sono dolci tipici del Natale in Grecia, così come le barche di legno che si regalano ai bambini perché essi le colorino (di bianco e di azzurro, ça va sans dire...). 

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Capitolo 8
*** Antipasto ***


VII Antipasto

Personaggi: Kanon

Note: Dobbiamo riscoprire la distinzione
fra speranza e aspettativa.
(Ivan Illich)





Quell’anno – dopo averne spesi tredici ad aspettare che i tempi fossero maturi e le circostanze propizie – decise che si sarebbe regalato un Natale con tutti i crismi. Una strana impazienza s’era impossessata di lui, formicolandogli sulla pelle colla stessa furia che l’infervorava da bambino. Una piccola festicciola tra amici, si disse. Una cosa tra pochi intimi: lui, Tethys, Isaak, Sorrento; la vera festa sarebbe arrivata dopo, quando avrebbe scalzato Athena e si sarebbe – finalmente! – regalato il mondo per rigirarselo tra le dita come fosse un giocattolo. Un preludio, una sorta d’antipasto; ma le cene migliori non iniziano, forse, dagli antipasti?

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Capitolo 9
*** Carezzevole ***


IX Carezzevole

Personaggi: Tethys

Note:Le sirene non hanno lacrime e per questo soffrono molto di più.
(Hans Christian Andersen, La Sirenetta, 1837)





Il tuo piccolo cuore s’è innamorato dei suoi occhi di mare al mattino e della sua voce che riecheggia profonda come il canto dell’onda. Ennosigeo è bello, ma non t’è concesso di amarlo; nessun’unione tra divino e mortale – o tra uomo e sirena – ha mai conosciuto lieto fine. Eppure, il cuore di una sirena è quello di una donna; e, in attesa che le stelle siano allineate perché tu possa condurlo nel Suo regno, languendo ti lasci sedurre dal sogno iridescente come calcedonio di avvertire il suo braccio attorno alle spalle mentre la neve –lenta, silenziosa, carezzevole – scende su Nyhavn.


Note:
Stavolta ho deciso di dare spazio a quei personaggi che lascio parlare poco - forse perché non riesco a trovare loro un ritaglio, o qualcosa di sensato da dire.
La povera Tethys è uno di questi personaggi, ma siccome siamo vicini a Natale - e a Natale siamo tutti più buoni, almeno così dicono - ho ritagliato un posticino piccino picciò per lei e la sua infatuazione per Julian.

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Capitolo 10
*** Il fantasma dei Natali passati ***


X Il fantasma dei Natali passati

Personaggi: Rhadamanthys

Note: Un whisky va bene,
due sono troppi,
tre sono pochi.
(Proverbio scozzese)


Natale è un armistizio. Ci si ritrova attorno ad una tavola imbandita dove tra i sorrisi si affilano i coltelli. Quale schiena pugnaleremo, l’anno prossimo? O magari tra cinque minuti, quando caleremo un poker d’assi sul tavolo verde, con le donne fuori dai piedi e i bambini a distruggere i regali appena ricevuti? Natale è un armistizio, sì; un armistizio con noi stessi. Costa deporre le armi. Costa fidarsi del tuo vicino. Eppure, Alistair ripensa a quei tempi, quando Rhadamanthys era soltanto un nome in quei libri polverosi della biblioteca, un sentore di scotch torbato, una punta di malcelata nostalgia.


Note:
Chi di scotch se ne intende, asserisce che quelli torbati siano i migliori. Gli scotch torbati sono quei whiskey che ti lasciano in bocca la sgradevole sensazione di aver appena leccato, nell'ordine: le pareti di un affumicatoio; uno scoglio che resiste stoico alle mareggiate dell'Atlantico; un vecchio mazzo di carte da gioco.

Il titolo si rifà a Dickens, ma senza la dorata e calda aura che permeava i ricordi di Ebenezer Scrooge della festa di Natale a casa del signor Fezziwig.

Chez moi, Rhadamanthys si chiama Alistair. E ancora non ho deciso se sia inglesissimo da far apparire il casato dei Windsor è una cricca di parvenu... no, aspetta...

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Capitolo 11
*** Questo passa il convento ***


XI Questo passa il convento

Personaggi: Ikki

Note: se ci diamo la mano
i miracoli si fanno
e il giorno di Natale
durerà tutto l'anno

(Gianni Rodari, Lo Zampognaro)




Seiya è troppo basso. Shun è troppo magro. Hyoga è troppo biondo. Shiryu è troppo lontano.
«Tu sei perfetto», ha detto Saori, anche se alle tue orecchie quelle parole sono suonate più come un rassegnato «Questo passa il convento.».
Pazienza, pensi, infilandoti in un completo rosso fuoco di un tessuto così sintetico da provocarti l’orticaria alla sola vista. Gliene devi una – più di una, ma non cavilliamo – e non solo perché per te – per voi – Saori – Athena – è madre, amante e sposa; lei è qualcosa di più: un piccolo miracolo vivente, capace di trasformare ogni giorno nel giorno di Natale.


Note:
Glielo dite voi, a Ikki, che anche suo padre si camuffava da Babbo Natale per Saori?

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Capitolo 12
*** Il pifferaio stonato (massacro per timpani e pazienza op. 441) ***


XII Il pifferaio stonato (massacro per timpani e pazienza op. 441)

Personaggi: Sorrento

Note: "One day the Piper came down the Glen ...
Sweet and long and low played he!"

(Lucy Maud Montgomery, Rilla of Ingleside, 1921)




Mentre gli altri bambini aspettavano il Natale con l’impazienza che solo l’infanzia conosce, per Torsten quel periodo dell’anno equivaleva ad un supplizio. Tra la messa di Mezzanotte – quando finiva per addormentarsi sui banchi che odoravano di cera d’api e d’incenso – e l’esibirsi dopo pranzo davanti ai parenti riluttanti – l’unica ad amare quegli spettacoli era sua madre – il pifferaio stonato, come lo chiamava zia Elfride, metteva in scena un massacro per timpani e pazienza colle note stentate che uscivano dal suo flauto. Torsten preferiva guardare oltre e attendere l’anno nuovo – e il concerto di Capodanno – ripromettendosi di diventare un musicista migliore.


Note:
Indovinate chi è che aspetta la fine del Concerto di Capodanno per battere le mani a tempo ascoltando la Marcia di Radetzky?

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Capitolo 13
*** Candele nella notte ***


XII Candele nella notte

Personaggi: Aphrodite

Note: La tua Parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero
(Salmo 119:105)




S’accendono le luci – candele, falò, fuochi – per scacciare le tenebre, l’ignoranza, la paura. Siamo troppo grandi per credere nel Dio che atterra e suscita, ma tremiamo come foglie alla sola idea che un refolo di vento maligno e gelido ci strappi via per puro diletto dal ramo scheletrico a cui resistiamo attaccati per scommessa o fede. 
Dove trovi la forza  - il coraggio – di reggerti sulle tue gambe per avanzare nel buio, certo dei tuoi passi?
Nella fede in Athena, sosteneva Saga.
Nella luce di una candela ch’illumini il sentiero, diceva tua madre, le mani arrossate dalle spine delle rose. 

 Note:
Nella tradizione germanica e scandinava, Yule (Jol) era la Festa del Solstizio d'Inverno in epoca precristiana, e cadeva attorno al 21 di dicembre. Uno dei capisaldi delle feste del Solstizio, e non solo scandinave) era l'uso di accendere dei grandi fuochi per illuminare la notte più lunga e passare le ore di buio danzando, cantando e, soprattutto, mangiando. Il menu nordico prevedeva carne di maiale o cinghiale, animale sacro a quel gran figaccione di Freyr, ragion per cui ancora oggi in Svezia, si mangia maiale durante il pranzo di Natale.

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Capitolo 14
*** Bussole di marmo ***


XIV Bussole di marmo

Personaggi: Shura

Note: La coscienza è la nostra bussola magnetica;
la ragione la nostra mappa.

(Joseph Cook)




Il passato è un continente che supponevi di conoscere come le tue tasche – o forse anche di più – e che è rimasto inesplorato; una landa desolata e straniera che non t’appartiene; terra vergine di cui non conosci l’estensione, neppure approssimativa. Come si traccia una mappa senza le giuste coordinate – senza gli strumenti corretti?
Aiolos s’è portato entrambi nella tomba, lasciandoti la Nona Casa come una bussola di marmo cui hanno divelto l’ago calamitato. Lo cerchi nelle tasche dei calzoni troppo corti, nei cassetti disordinati, negli alberi delle barchette di legno rimaste incompiute, negl’occhi d’Aiolia; lo cerchi, ma non lo trovi.


Note:
Le barchette a cui allude sono Shura sono una tradizione nataliza greca. Ad ogni maschietto si regala una barchetta di legno che il suddetto bambino dovrà decorare a proprio piacimento coi colori nazionali: il blu del mare e il bianco della sua spuma.
Questo perché prima che l'albero di Natale arrivasse anche in Grecia, si usava rendere grazie costruendo delle barche di legno: la Grecia è pur sempre un paese di mare, e certe tradizioni apotropaiche sono dure a morire. Cambiano nome, ma, sotto sotto, restano le stesse.

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Capitolo 15
*** I rimedi della nonna ***


XV I rimedi della nonna

Personaggi: Milo

Note: Se la penicillina può curare i malati,
lo sherry spagnolo può riportare i morti in vita.

(Sir Alexander Fleming)


Ci sono notti di miracoli e notti d’attese; notti in cui l’unica possibilità è attraversare il buio per raggiungere l’alba; notti in cui l’antibiotico non basta e che devono passare, come quelle influenze che sfebbrano da sole, lasciandoti esausto tra le lenzuola madide di sudore.
Notti che servono ad esorcizzare ogni dolore, ogni dubbio, ogni rancore. Notti in cui non si può più scappare oltre, non in cui non si può dichiarar «Tana!» contro una lapide di marmo. Notti in cui i rimedi della nonna sono l’ultima spiaggia: qualche bottiglia di vino, delle castagne arrostite e una coperta sulle spalle.

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Capitolo 16
*** Koljada ***


XVI Koljada

Personaggi: Hyoga

Note: Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

(William Shakespeare, La Tempesta, Atto IV, Scena I, 1610-1611)



Una volta, quando il nonno era bambino, la bella Koljada portava i regali ai bimbi buoni a bordo della sua slitta, ma non potevi vederla, nossignore, altrimenti lei avrebbe preso te. Hyoga non si capacitava di come una persona tanto generosa potesse essere anche tanto egoista. Gliel’avrebbe chiesto, prima o poi, anche a costo di rischiare di essere rapito e portato via in un sacco. Perché lui, Koljada, l’aveva vista: in sogno, chiaramente, ma era stata un’esperienza molto vivida. Gli sorrideva, col suo bel vestito bianco, i capelli lunghi e lo sguardo gentile. Sorrideva e gli diceva: «Ti aspetto, Cigno.».


Note:
Koljada è una figura del folklore russo riconducibile ad una divinità slava dell'era pre-cristiana. Koljada - il cui nome alcuni autori fanno risalire alla stessa radice indoeuropea che è alla base di Calenda - simboleggiava la rinascita nel cuore dell'inverno, il tempo che passa e la ruota che riprende a girare, concetto, questo, comune a molti dei culti pre-cristiani di natura agreste.
Con l'avvento del Cristianesimo anche nella Santa Madre Russia, Koljada è diventata una figura ibrida, benevola, che la tradizione vede come dispensatrice di doni ai bambini, data la coincidenza della festa dedicata a Koljada con la Vigilia di Natale.
Non so se non ci si dovesse fare trovare svegli anche da Koljada come da Babbo Natale, da San Nicola e da Santa Lucia (detto tra noi, ma stando alla tradizione farsi trovare svegli da Santa Lucia è un'esperienza assimilabile ad uno dei primi horror di Dario Argento. Mica cavoli!), ma non mi stupirei se ci fosse questa imprescindibile conditio sine qua non da rispettare...

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Capitolo 17
*** Come un soldato in trincea ***


XVII Come un soldato in trincea

Personaggi: Mu

Note: Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

(Giuseppe Ungarettii, Soldati, 1918)




Sorriderai, quando vedrai la neve scendere dal cielo. Ti sembrerà d’essere a casa, anche se l’aria che si respira qui non è pura e rarefatta come quella a cui sei abituato. L’odore delle castagne, del vino, dell’arrosto se ne resteranno a sonnecchiare sul fondo della legna che brucia, della neve che fiocca, del vento gelido che schiaffeggia guance e cuori. Per un giorno, una manciata d’ore appena, concederai a te stesso una tregua. Gli strumenti resteranno nelle casse, l’orricalco nelle ampolle, la polvere di stelle brillerà in controluce, il tuo prezioso addobbo di Natale. Riposerai. Come un soldato in trincea.

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Capitolo 18
*** Valzer ***


XVIII Valzer

Personaggi: Saori

Note: J'ai tendu des cordes de clocher à clocher;
des guirlandes de fenêtre à fenêtre;
des chaines d'or d'étoile à étoile, et je danse


(Arthur Rimbaud, Illuminations, 1886)




Ci vediamo a teatro, ti dirà. E tu indosserai il vestito più bello e vaporoso del tuo guardaroba. Bianco – bianchissimo – come trine di ghiaccio. E quando lo raggiungerai, lui ti prenderà per mano, le parole in gola e il cuore sottopelle. E ti dirà: «Vieni», e ti condurrà via, lungo una scala ripidissima e scricchiolante, che s’affaccia su una piccionaia piccina picciò. Scomoda, certo. Dovrete stare rannicchiati, nemmeno steste spiando una festa dalle cucine. Ma poi inizierà la magia. Il sogno di poter danzare – volteggiare – assieme, coll’impressione che la tua gonna - il tuo cuore – s’apra in una candida corolla.


Note:
Il 18 dicembre 1892 è la data della prima de Lo Schiaccianoci, di Pëtr Il'ič Čajkovskij, il cui movimento più famoso è forse l'ultimo, il cosiddetto Valzer dei fiori.

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Capitolo 19
*** Cuore di burro ***


XIX Cuore di burro

Personaggi: Aiolia

Note: Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo.

(Gandhi)




Osserva quelle cinque dita tese come se fossero una spada affilatissima.
Nella quiete del Kallisté – senza armature, senza titoli, senza fronzoli – Shura temporeggia. Cosa resta del severo Capricorno, quando lo privi della rassicurante corazza del rigore?
Un cuore di burro dentro un guanto d’acciaio.
«Cos’è? Preferivi un nastro?»
«Aiolia…»
«Finiamola qui.»
«Non è così facile…»
Sbuffi, gli occhi al pergolato: «Ti prego. Non renderla più difficile di quello che è.».
«Io non posso…»
«…perdonare te stesso?»
Annuisce.
«Quello è un problema tuo. Io ti sto offrendo un’altra cosa.»
«Cosa?»
«Di metterci una pietra sopra.» Sorridi. «Me lo fai questo regalo?»


Note:
Qui siamo in un ipotetico dopo Hades, dopo Soul fo Gold, dopo tutto, in cui Athena ha ripreso i suoi Santi spaccando a mani nude la statua in cui gli dei hanno rinchiuso i nostri eroi.
Aiolia e Shura mettono una grossa pietra sopra a quel pasticciaccio brutto della Notte degli Inganni; teatro della riconciliaizone è il Kallisté, la taverna dello zio di Milo, ai piedi dell'Areopago, che avete avuto modo di conoscere in varie occasioni (Quando piangono le Stelle, Giorni di Luglio e in una manciata di altre storie.).

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Capitolo 20
*** Anche per quelli come voi ***


XX Anche per quelli come voi

Personaggi: Shaina

Note: War is over, if you want it
War is over now

(John Lennon, Happy Xmas (War is over), 1971)




Quando da bambina andavi a dormire, chiudevi gli occhi e ti dicevi che era tutto un sogno. Quando li avresti riaperti, avresti rivisto la tua coperta a strisce e uno scampolo di cielo dall’abbaino.
Non funzionava allora e non funzionerà neppure adesso. Quanto vorresti non vederlo attaccato a quel respiratore! Non importa se sceglierà te o Saori – o Athena – t’importa che riapra gli occhi. Ma, per quanto intensamente ci speri e gli tenga la mano, Seiya dorme. Dorme il più bellissimo dei sonni, dove la tua voce non giunge ad avvisarlo che Natale è arrivato. Anche per quelli come voi.


Note:
Per la mia generazione, le canzoni di Natale sono tre: Do they know it's Christmas?, Last Christmas e, appunto, Happy Xmas (War is over).
Avendo già utilizzato la prima lo scorso anno (la trovate qui, nel caso in cui ve la foste persa) e poiché Last Christmas è per me una ferita ancora aperta (R.I.P. Georgie-boy), non potevo che buttarmi a pesce su questa.
Il caso ha voluto che questa drabble facesse scopa con un prompt dell'iniziativa natalizia Calendario dell'Avvento (Ripopoliamo i Fandom) del gruppo Facebook Il Giardino di EFP: songfic su una canzone natalizia in seconda personale singolare; insomma, sarebbe stato scortese non partecipare alla festa, n'est-ce pas?

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Capitolo 21
*** È già Natale ***


XXI È già Natale

Personaggi: Aiolos

Note: The mood is right, the spirit's up
We're here tonight and that's enough
Simply having a wonderful Christmastime
Simply having a wonderful Christmas time

(Paul McCartney, Wonderful Christmas Time, 1979)




Centellinare l’attesa è un’arte raffinatissima, che consente di sfogliare ore e minuti come petali di margherite – o sbucciarle come spicchi d’arance succosissime. L’hai sentito arrivare riconoscendolo nell’aria di neve che, pungente, ti solleticava i capelli, t’imporporava le guance, t’accarezzava la tenia e s’insinuava tra le ali dell’armatura. Era come un’eco lontana, quella dei passi d’un vecchio amico che, scampanellando gioioso nel vento che profuma di caldarroste e mandarini, ritorna a casa dopo tanto, troppo tempo. Gustarsi ogni attimo – ogni respiro – col cuore fremente – impaziente – ch'avvolge l’anima, scorrendo nel sangue e rimbombando nel cosmo; ritrovare tutto questo, significa ch’è già Natale.


Note:
Per par condicio, dopo John Lennon, tocca a Paul McCartney e alla sua Wonderful Christmas Time, che ogni anno provo a rimuovere dalla mia capoccetta e che, ogni anno, mi si piazza nell'ipotalamo appena ne ascolto qualche nota. Avete presente il Cane di Pavlov, no? Ecco. A me succede con Paulie. Poteva andarmi peggio...
Anche questa drabble concorre all'iniziativa natalizia Calendario dell'Avvento (ripopoliamo i Fandom) del gruppo Facebook Il Giardino di EFP.

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Capitolo 22
*** Va', Pensiero! ***


XXII È già Natale

Personaggi: Pandora

Note: Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo, ricordandoci di Sion;
sui salici di quella terra avevamo appese le nostre cetre.

(Salmo 137: 1-2)





Quand’è che sei davvero libera? Quando sogni?
No, non tu. Il Sonno potrebbe accorgersi di quel pensiero inopportuno che sale a galla quando la sabbia dorata si posa sui tuoi occhi. I sogni sono i suoi delatori. E tu li temi, loro e quel pensiero.
È troppo pericoloso. Scintillante come l’abete sempreverde. Sei libera quando le tue dita rincorrono nuovi accordi e nuove scale; lì, sulle corde, il tuo pensiero non ha più freni. Corre, s’invola, fugge, mentre la tua bocca tace.
Per sincerità o prudenza?
Lo sai, Pandora, che non si può cantare col piede straniero sopra al cuore?


Note:
Pandora e la sua arpa. Pandora che suona, ieratica, a bocca chiusa, con un rigore che andrà in mille pezzi - che non può che andarsene in mille pezzi.
Pandora che è tedesca, e che si porta quel O, Tannembaum dentro come i francesi con la Marseillaise.
Pandora che m'è sempre parsa un uccellino in gabbia.
E Quasimodo, e Verdi che venivano da destra. Che facevo, non li lasciavo passare?

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Capitolo 23
*** Ovunque, proteggila ***


XXIII Ovunque, proteggila

Personaggi: Julian

Note: Ovunque proteggi la grazia del mio cuore
(Vinicio Capossela, Ovunque proteggi, 2006)


Ovunque proteggila. I mortali si credono onnipotenti, ma invocano la presa salda delle divinità quando la Sorte rovescia le loro fragili barchette – gusci di noci nella tempesta.
Ovunque proteggila, ché un dio a chi volge lo sguardo? Chi ascolta le sue preghiere, le sue suppliche, quando la notte più profonda gli lambisce l’anima?
Tu sei un Dio; io lo fui. E ricordo tutto: lo scintillio della gloria, l’estasi del potere, il respiro profondo delle acque, il sale delle lacrime, la canzone delle conchiglie.
Per questo, ti supplico: ovunque proteggila. E quando il cammino sarà troppo arduo, prendila tra le braccia.


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Capitolo 24
*** Adeste, fideles ***


XXIV Adeste, fideles

Personaggi: Camus

Note: Les pots félés sont ceux qui durent le plus
(proverbio francese)



Odore d’incenso, candele onnipresenti, scricchiolanti panche di legno; c’è bisogno d’una spalla amica per attraversare questa notte; ma potete ancora considerarvi amici, voi due?
«I vasi incrinati sono quelli che durano di più.»
Maman fissa te mentre stringe la mano di Milo, che, le palpebre appesantite dal vino, la scruta confuso, come se anche lei avesse bevuto una decina di bottiglie di troppo.
Cos'erano? Borgogna? Bordeaux?
«Giusto, Tiennot?»
No, pensi. «I barili vuoti sono quelli che fanno più rumore», diceva Rémy; e Milo aspetta la tua mano, anche quando la liturgia è passata oltre.
«Pace», t’arrendi.
«Pace», ripete, «Tiennot.».
«Touché.»


Note:
Anche questa drabble concorre all'iniziativa natalizia Calendario dell'Avvento (ripopoliamo i Fandom) del gruppo Facebook Il Giardino di EFP
E siamo giunti alla fine di questa cavalcata.
Grazie a chi s'è affacciato, a chi ha lasciato un segno del proprio passaggio e a chi ha letto in silenzio. A chi c'è stato, un grazie di cuore; e lo stesso a chi è passato oltre ed è sgusciato via dalle nostre vite.
Grazie a te per aver letto sino a qui e per esserci fatti compagnia lungo questo 2017. Spero che il tuo cammino sia stato lieve e che ti aspetti solo il meglio, dietro alla curva. The best is yet to come, diceva qualcuno. Nell'attesa, godiamoci il paesaggio.

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