Complicated

di cristinaquaroni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Le cose che non ho mai detto ***
Capitolo 3: *** Ciò che non sai ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


La notte era calda di un agosto pieno di aspettative, me ne restavo semplicemente seduta sulla vecchia altalena davanti ad una scuola elementare che avevo frequantato anche io. Il cielo era limpido e le stelle se ne stavano in cielo disperse con una larghezza precisa tra di loro, la luna era enorme questa sera: fiera di illuminare questa notte, circondata dalle sue fidate stelle. Il rumore di alcuni ragazzi si facevano sempre più vicini e catturarono la mia attenzione. 
Mi girai nella direzione dove proveniva il rumore di ruote di motorini e bici sulla ghiaia; ed è li che lo rividi in tutto il suo magnifivo aspetto. I miei amici accorsero a salutarli uno per uno e una stretta al cuore si fece violenta. La mia migliore amica mi scosse il braccio riportandomi alla realtà: tutto questo non era un sogno. Mi alzai facendo cigolare l'altalena dove ero seduta e mi avvicinai a salutarli; Arrivò il suo turno: 
"Ciao". Dissi.
"Ciao". Mi rispose. L'aria si fece immediatamenete pesante. Una ventata d'aria tiepida mi spompigliò i capelli biondi e fece girare nell'aria il suo profumo dove fui immediatamente attirata. Quel profumo glielo regalai io quel Natale che mi sembrava il Natale più bello della mia vita. Avevamo cenato tutti insieme e alla sera io, lui e tutti i nostri amici ci mettemmo davanti al camino della casa sul lago dei miei a mangiare cioccolata e finire addormentati uno sull'altro. Ora mi domando dove sia finita tutta quella felicità che ci circondava...
"Ragazzi che ne dite di fare un giro giù per il centro?" Alessandra, la mia migliore amica; ruppe il silenzio formatosi e acconsentimmo tutti alla sua proposta. Il nostri sguardi erano in lotta, come se stessimo combattendo a chi lo abbassava per primo. Mi girai lentamente dandogli la visuale delle mie spalle e raggiunsi gli altri. Lo sentii confabulare qualcosa dietro di me e prese subito da parte gaia, amica di entrambi, e le disse qualcosa che sentì solo lei.
"Cri, scusami, non pensavo ci fosse anche lui questa sera, anzi, non pensavo che venisse tutta questa gente". Si scusò Alessandra.
"Non ti preoccupare, sto bene". Feci un grande respiro e continuai a camminare di fianco a lei che mi distrasse con qualche discorso stupido. 

"Ci prendiamo un gelato?" La sua voce risuonò più forte delle altre e tutti, compresa me, ci girammo dalla sua parte. Ed ecco ripartire di nuovo la battaglia di sguardi, ma questa volta girai immediatamente il mio dalla parte opposta. Più lo guardavo, più il mio battito cardiaco accellereva dalla rabbia che mi sormontava dentro. I ricordi di quelle ultime settimane si facevano sempre più vividi nella mia mente come se fossero più reali che mai. 
Dopo che tutti furono d'accordo alla sua idea ci dirigemmo in un bar abbastanza piccolo dove presero tutti un gelato tranne me. 
"Dai su prendilo! Non diventi una barca se ne mangi solo uno".
"Non mi va, davvero, mi si è chiuso lo stomaco". Risposi abbastanza acida. Andai a sedermi su una panchina a rispondere a diversi messaggi mentre Alessandra e gli altri entravano a comprarsi un gelato. 
"Non te lo aspettavi vero?" La sua voce mi fece salire un brivido lungo la schiena e mi voltai dalla sua parte: Aveva un sorrisino sghembo, quasi incerto di dire o fare qualcosa di sbagliato.
"Aspettarmi che cosa? Che dopo mesi ti avrei rivisto?"
"Si".
"Beh no, prima o poi ti avrei ritrovato da qualche parte". Cercavo in qualsiasi modo di farlo andare via e mettere fine a questa conversazione, ma invano. 
"Perchè non prendi niente?" Mi domanda.
"Non ne ho voglia". Continuai a guardare il telefono mentre se ne stava in piedi a farmi mille domande, cercai di dimostrarmi il più indifferente possibile anche se ero tutto tranne che impassibile alla sua presenza. 
"Colpa mia?"
"Non sei al centro del mio mondo Andrea"
"Vorresti dire... non più. Giusto Cristina?" Sapevo che mi stava mettendo alla prova, sospirai e non risposi.
"E tu? Non prendi nulla?"
"Non ne ho voglia". Mi rispose con le stesse parole e tono in cui gli avevo risposto io, un piccolo sorriso nacque sul mio volto che nascosi subito senza farmi notare. Misi i miei capelli davanti alla faccia per non mostrargli il mio volto ansioso di non sapere cosa fare. Volevo mostrarmi impassibile, era la promessa che mi ero fatta quando un giorno lo avrei rivisto, ma mi rende vulnerabile, ancora, nonostante siano passati mesi dal nostro ultimo incontro di quella notte tempestosa.
"Che cosa vuoi da me Andrea?"
"Parlare, con te". 

 

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Capitolo 2
*** Le cose che non ho mai detto ***


"Beh, a me non va". Risposi seccata. "Oh, io ci rinuncio". Bfuffò. "Pf... a fare che cosa? Ad avere una conversazione con me? Non te l'ho chiesta". Mi alzai in piedi tremante di rabbia. "Se ti ha detto di fare tutto questo Gaia, ti assicuro che la cosa migliore sarebbe stata startente per i fatti tuoi". "Sto cercando di mettere a posto le cose!" "Lo vuoi fare tu o lei, Andrea? Ogni tua azione era presa dalle sue di decisioni e abbiamo lasciato il nostro rapporto anche per questo e lo sai bene, ma evidentemente non hai ancora capito..." Faccio per andarmene ma mi blocca per un braccio e mi avvicina a lui. "Lo voglio io". Le sua parole escono tra i denti stretti in modo duro, come se volesse imprimermele nella mente. "Non ti credo". Gli sussurrai freddamente a due centimetri di distanza e lo scansai da me. "Oi ragazzi, che succede?" Chiede Gaia con la faccia preoccupata. "Succede che io non ci sto con lui, torno a casa". Lo interrompo prima che potesse precedermi nel parlare. "Cristina non fare la bambina..." Mi girai verso Gaia e la fulminai. "Come prego?! Io bambina?" "Cri calma..." Viene in soccorso Alessandra. "No no, adesso parliamo un po' okay? Ti va? Perché a me è venuta voglia di dire tutto ciò che penso" Alessandra mi fa cenno di smetterla ma non la calcolo e continuo "Partiamo dal fatto che per mesi e mesi ero completamente satura dell'idea di stare con te, mio caro Andrea, ma alla fine per te, ero solo una con cui dovevi capire se potevi andare avanti senza pensare ad un'altra e poi parliamo di te mia cara Gaia, dove ti sei nascosta dietro un telefono tutte le volte e senza dirmi niente ti sentivi con lui dicendo cosa fare o dirmi hai anche avuto la faccia tosta di essere stupita quando ti raccontavo le cose. Credi che non me ne sia mai accorta dei messaggi che vi scambiavate? Non sono così stupida sai? E dopo questo ho finito, tanti saluti!" Ho il cuore che va all'impazzata. Il passo diventa sempre più veloci e le lacrime ritornano a scivolare nuovamente dal mio viso. Il tempo sembra essersi congelato mentre cammino per tornare a casa, sapevo che sarebbe successo qualcosa stasera, me lo sentivo dentro. Rivederlo ha fatto un affetto orribile su di me, ha tirato fuori tutte le emozioni che ogni giorno cercavo di reprimere per evitare di scoppiare a piangere tutte le volte. Tutti sono rimasti impalati davanti alla mia scenata e non hanno osato dire un parola. Lo sguardo di gaia era stupito e triste allo stesso tempo; poverina, credeva che non me ne sarei mia accorta? Ma per chi mi ha preso? Il telefono continua ininterrottamente a squillare e decido di spegnerlo completamente. Voglio restare sola adesso, non voglio sentire nessuna parola da parte di nessuno. Mi ritrovo davanti al parchetto di prima e decido sdraiarmi sull'erba e guardare il cielo. Ma perché c'è sempre qualcosa che non va? Perché le persone mi pugnalano alle spalle e poi mi guardano impassibili? Le stelle su di me restano sempre dove le ho lasciate prima. Una stella cadente viaggia lungo tutta la panoramica del cielo; chiudo gli occhi e decido di esprimere un desiderio: "Vorrei che le cose si aggiustassero e che non fossero così... beh, complicate". Riapro gli occhi e la mia stella non c'è più. "Cosa guardi?" Sussulto per un attimo finché non metto a fuoco che è Alessandra. "Mi hai fatto prendere un colpo Ale!" Dico mettendo una mano sul petto. "Scusami" Dice ridendo. "Che ti è preso prima?" "Mi sono arrabbiata Ale, lo so che avrei dovuto parlarne con lei in privato e non facendo una scenata davanti a tutti, però non ce l'ho fatta più... Andrea, il suo sguardo, la sua voce, il suo modo di riappropriarsi a me... mi ha mandato fuori di testa..." Le lacrime ritornano a farmi compagnia e subito la mia migliore amica mi abbraccia. "Dopo che te ne sei andata volevo raggiungerti ma Alessandro mi ha fermata dicendomi che dovevi restare da dola per sbollire questa situazione". "Stiamo parlando dello stesso Alessandro che sta con Gaia?" Annuisce semplicemente. "Nessuno sapeva che fare; Gaia è rimasta paralizzata davanti alla scenata che hai fatto e Andrea non ha abbassato lo sguardo poi ha detto qualcosa e se n'è andato insieme a Davide; Io non sapevo che fare quindi con la scusa di tornare a casa sono venuta qui, lo sapevo di trovarti sdraiata sull'erba a guardare le stelle". L'abbracciai di nuovo. "E gli altri? Mi dispiace avervi rovinato la serata". "Se ne sono andati, Alessandro si è incazzato per quello che hai detto con Gaia pensando facesse altro e se n'è andato e gaia ha cercato di raggiungerlo." "Wow... ho fatto un casino..." "Non hai fatto nulla, hai fatto bene, non potevi tenerti tutto dentro". Annuii leggermente e portai le gambe al petto appoggiandoci la testa. "Hey, mi riprese, su di me puoi sempre contare mia piccola bionda". "Grazie Rossa".

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Capitolo 3
*** Ciò che non sai ***


Riaccesi il telefono dopo diverse ore ed entrai in casa salutando tutti e mi diressi in camera. Andrea mi ha chiamato 17 volte, Gaia 20, Alessandra 16... wow. Ho anche diversi messaggi che dicono "Dove sei?" "Hai idea del casino che hai combinato?" "Cri come sai?" "Ma che ti è preso?"... Ma uno in particolare coglie la mia attenzione: "Ci sono cose che non sai" Da parte di Andrea. Non so se rispondergli o visualizzare semplicemente. Ci pensai un po' e decisi di rispondere. "Che cosa non so?" La risposta non tardò: "Tutto ciò che ho provato per te, esci ti prego voglio parlarti. Sono sotto casa tua". Non me lo feci ripetere due volte; mi misi le scarpe immediatamente e usci di casa; avevo bisogno di risposte, voglio sentire cosa e se ha provato qualcosa per me, voglio sentire le SUE parole non quelle di qualcun altro. Esco velocemente e me lo ritrovo davanti con le mani intrecciate alle sbarre del cancellato, rallentai quando lo vidi con la testa reclinata verso il basso e appena la porta dietro di me si chiuse, alzò velocemente il capo ami fissò negli occhi; tolse le mani dalle sbarre e si sistemò. Aprii il casello ed uscii, non l'avrei fatto entrare neanche per sogno. Lo chiusi dietro di me e mi appoggiai contro di essere per cercare di avere un appoggio perché sicuro senza di esso le mie gambe non avrebbero retto. "Parla". Dissi dura. Si schiarì la voce e cominciò: "Non sono una persona bisognosa d'affetto e tanto meno lo esterno, ma per tutto il tempo che sono stato con te mi sono sentito me stesso anche se in tua presenza mi sentivo in soggezione perché magari se avessi detto qualcosa di sbagliato te ne saresti andata e non ti avrei più rivisto, la mia paura è sempre stata quella di perderti e magari quello che facevo non andava bene, perciò ho chiesto aiuto a gaia che nell'ultimo periodo mi è stata accanto perché con lei posso parlare di tutto e non mi ha mai giudicato, insomma lei è davvero..." "Mi hai chiamato fuori per dirmi quanto è 'fenomenale' gaia come amica? Io me ne vado..." "No aspetta". Tiene fermo il cancello per non farmelo aprire e mi giro continuando ad ascoltare. "Dicevo... chiedevo consiglio a lei non solo per la persona che è, ma anche perché non sapevo come comportarmi con te e avevo bisogno di una persona che mi aiutasse ad approcciare e dire le cose giuste con te". "Bene". Rispondo. "È tutto?" "Ma fai sul serio? Non venuto qui per chiarire e a te non te ne importa?" Faccio una risata isterica e rispondo: "E spiegami, come ci si sente eh? Ci si sente che non mi importa niente di te? Ti senti così? Perché ti spiego, è esattamente il modo in cui mi sono sentita nelle ultime settimane che ci siamo visti. Ti ho detto che sono stata male e sono finita in ospedale e mi hai risposto semplicemente con un 'Non mi interrompere che sto parlando', non mi sono mai aperta con te perché non facevi altro che giudicarmi dicendo che quello che ti dicevo erano cose futili e che non ti importavano, mentre io me ne stavo ad ascoltarti per giorni quando mi parlavi della bici o della moto..." "Mi dispiace". "Anche a me". Abbasso il capo; sono stanca di parlare e sono sollevata che mi abbia interrotto perché avrei avuto altre cosa da dire ma so che sarei finita in un pianto. "Voglio tornare a frequentarmi con te, te lo dico sinceramente. Ti ho scritto ogni giorno quanto mi mancassi e ogni volta mi visualizzavi senza rispondere, mi manchi tantissimo davvero". "Anche a me manca tutto quello che eravamo Andrea..." "Allora ricominciamo, da capo!" "Non mi interrompere... mi manca quello che eravamo anche se mi hai fatto credere una cosa per un'altra. Mi manca quello che avevamo i primi mesi fino a Capodanno. Mi hai trattato malissimo i mesi a venire e io ti stavo dietro come un cagnolino, perdevo due treni per vederti appena potevo, ti accompagnavo a scuola e tu ti scusavi dicendo che avevi sonno. Anche io avevo sonno e rinunciavo a un'ora in più di sonno per vederti e tu mi trattavi comunque malissimo..." "Quindi..." "Quindi no Andrea, non ti è mai importato e non ti importa neanche ora, e adesso anche a me non mi importa più di te". "Mi è sempre importato di te, smettila di dire così!" Alza la voce e sbatte una mano sulla portoncino facendomi sussultare. "Non ti credo Andrea..." Dico con un filo di voce. Appoggia anche l'altra mano dall'altra parte imprigionandomi tra le tue braccia. Avvicina la sua faccia alla mia e rimango pietrificata. Il suo respiro mi solletica la pelle delle guance e i suoi occhi color corteccia si infondono con i miei color bosco. Ogni secondo si avvicina sempre di più e il mio respiro cessa. Le sue labbra sfiorano le mie e il mio desiderio di averle su di me cresceva sempre di più. Le pressò su di me e ricambiai senza indugi. Il suo sapore mi invase e il suo profumo mi circondava stuzzicandomi le narici. Il ricordo del Natale quando gli regalai il profumo che ha addosso. Una lacrima scappò via quando chiusi gli occhi e mi abbandonai al piacere; scivolò lentamente rigandomi le guance e bagnò anche la sua. Accorgendosi si staccò da me distogliendo lo sguardo e lentamente con il pollice la raccolse e la strinse dentro un pugno. "Guardami Cristina". Alzai lentamente lo sguardo con la paura di guardarlo e perdermi di nuovo nel suo sguardo. "Non te ne importa? Rispondi". Certo che me ne importa, ma non glielo dico, tutto questo deve finire ma lo voglio ancora.

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