Otto Piccoli Maghi

di dirkfelpy89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Arrivo sull'Isola ***
Capitolo 3: *** Delitto... ***
Capitolo 4: *** ... E Castigo ***
Capitolo 5: *** Cercando Owen ***
Capitolo 6: *** Uno di Noi ***
Capitolo 7: *** Buono da Morire ***
Capitolo 8: *** A Building Panic ***
Capitolo 9: *** Dolore ed Urla ***
Capitolo 10: *** Rivelazione ***
Capitolo 11: *** ShowDown ***
Capitolo 12: *** La Fine ***
Capitolo 13: *** La Lettera ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Salve a tutti. Torno a scrivere attivamente su Efp dopo un periodo di pausa piuttosto lungo con una nuova long. In questo caso… con un giallo! So che è una cosa piuttosto insolita per questo fandom, ma spero che possa intrattenervi ed appasionarvi.
Questa fic si basa su “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie e sul film “Nella mente del serial killer”, ma potete tranquillamente leggere questa fic senza sapere di cosa trattano queste opere. Buona lettura!

Otto Piccoli Maghi


Cap 1, PROLOGO

20 Aprile 2017

Erano trascorsi 20 anni dalla caduta di lord Voldemort, e molte cose erano cambiate nel mondo magico inglese.
Ad esempio, Harry Potter era diventato capo dell’Ufficio Auror ed il suo fidato braccio destro altri non era che Ron Weasley, il suo vecchio e caro amico. Insieme, i due avevano debellato la minaccia dei Mangiamorte e nel mondo magico Britannico prevaleva un senso di sicurezza.

Spesso i nuovi auror venivano addirittura mandati per un certo periodo di tempo all’estero, se qualche ministero lo richiedeva. In effetti in Gran Bretagna non c’era molto lavoro per loro.

Qualcuno bussò alla porta del suo ufficio, ed Harry Potter dovette distogliere la sua mente da questi pensieri.
“Avanti”
Una testa riccioluta fece capolino dalla soglia della porta del suo ufficio.
"Signor Potter, la disturbo?”
“No, tranquilla, Elizabeth. Stavo solo… cosa c’è?”
“Sono appena arrivati i partecipanti al ‘progetto Owen’, signor Potter!” esclamò la donna.
“Oh molto bene, li faccia entrare” ordinò Harry, prendendo dei fogli da un cassetto della sua scrivania in mogano.

Il “Progetto Owen” era di sua invenzione.
Richard Owen era un vecchio e facoltoso mago, ex CapoUfficio al Ministero della Magia. Dopo la sua morte, non avendo eredi diretti, aveva lasciato tutti i suoi averi al Ministero, compresa Marlott Island (una piccola isoletta sulla costa del Devon).
Approfittando di questo gesto estremamente generoso, Harry aveva convinto il Ministro Kingsley Shacklebolt a utilizzare Marlott Island come sede per un programma destinato esclusivamente agli allievi auror dell’ultimo anno di accademia.
Il ‘Progetto Owen’ prevedeva infatti che gli allievi auror dovessero passare una settimana, isolati dal mondo, su Marlott Island dove avrebbero preso parte ad esercitazioni, test fisici e psicologici.
Tutto questo per arrivare preparati ai temibili esami finali.

Con ordine i sette partecipanti al progetto entrarono nell’ufficio di Harry. Quest’ultimo, prima di parlare, diede una rapida occhiata ai vari fogli sulla scrivania: i profili dei vari aspiranti auror.
C’erano due ragazze, Louise Gillan e Rose Greenwood, e cinque ragazzi, Frank Live, Marcus Sidekick, Jack Grimm, Alec Ivy e Sillus Hardy.

Ad Harry piaceva quel gruppo. Erano abili, affiatati, anche se con personalità molto diverse tra di loro. La perdita di Arnold Magentha aveva minato profondamente la loro unione, nonostante tutto, però, avevano trovato la forza per reagire ed andare avanti.
Avrebbero avuto un grande futuro, ne era certo…

“Buongiorno signor Potter”
“Buongiorno ragazzi” Harry guardò uno ad uno i ragazzi davanti a lui “Come saprete, domani inizierà il progetto Owen. Sarà molto, molto utile, perché potrete allenarvi in un luogo isolato e privo di possibili distrazioni. So che sembra noioso, ma fidatevi, questa settimana sarà fondamentale per migliorare i vostri punti deboli, affinare le vostre doti e riguardare tutto il programma che avrete affrontato. Fidatevi vi servirà!” l’uomo sorrise ed il gruppo annuì.
“Il ritrovo è fissato a Yewshalt. Là troverete il vostro supervisore per questa settimana, Ronald Weasley. Da Yewshalt arriverete direttamente a Marlott Island via barca, perché è impossibile materializzarsi sull’isola. Una volta là, inizierete i vostri allenamenti, la barca tornerà a riprendervi al termine della settimana. Tutto chiaro?”
Il gruppo annuì ancora.

“Bene, allora potete andare, ed in bocca all’ippogrifo!”

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Dieci minuti più tardi, la porta si aprì di nuovo. Ad entrare fu Ron Weasley.
Zoppicava leggermente e pareva piuttosto teso.

“Hai… hai parlato con i ragazzi?” chiese, mettendosi a sedere davanti la scrivania di Harry.
“Sì. Tranquillo, Ron, andrai benissimo! L’hai già fatto molte altre volte, dopotutto” rispose l’uomo, sorridendo all’amico.
“Le altre volte non era morto nessuno degli allievi…” borbottò Ron, sconsolato “Forse dovresti affidare questo gruppo a qualcun’altro…” il sorriso di Harry si incrinò, anche se solo per un secondo.

“Vedrai che andrà bene. Sarà dura, immagino, però ce la puoi fare, Ron. Ce la devi fare, non affiderei questo gruppo a nessun altro” disse l’uomo, in tono definitivo. Ron sorrise debolmente, poi si alzò.
“Vedrai, questa settimana sarà davvero edificante per i ragazzi, sicuramente anche per te. Una settimana impegnativa, ma soddisfacente!”

Ed invece, come dimostrarono gli eventi, si sbagliò di grosso.

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Ok solo un piccolo prologo, vi giuro i prossimi capitoli sarranno più lunghi ^^
questa è una fic che tengo nel cassetto da più di un anno. Ci lavoro da diversi anni, ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla qui, perché non so se può appassionare un giallo su questo fandom. Spero di sì.
idealmente è uno spin-off di un’altra mia long, Dieci Piccoli maghi, ma si può leggere tranquillamente senza averla letto . Spero che vi possa piacere, lasciatemi una recensione se vi va!

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Capitolo 2
*** Arrivo sull'Isola ***


Ok dopo un prologo piuttosto scarno, mi sembrava giusto darvi qualcosina in più! Eccovi il secondo capitolo. Anche questo di passaggio, ma sicuramente più sostanzioso!

Otto Piccoli Maghi


Cap 2, ARRIVO SULL’ISOLA

Il giorno seguente, puntuali come orologi svizzeri, i sette giovani cadetti si presentarono al molo di Yewshalt. Yewshalt era una piccola cittadina della sonnacchiosa costa del Devon, l’unica cosa degna di nota era il fatto che la popolazione, un centinaio a malapena, era composta esclusivamente da maghi e streghe.

Vicino al piccolo molo li stava aspettando un raggiante Ron Weasley. Nonostante avesse all’epoca quasi quarant’anni, il tempo era stato gentile con lui. Il suo corpo era ancora scattante, il viso, solcato da un paio di piccole cicatrici, era ancora giovanile e gioviale.

“Buongiorno ragazzi!” esclamò l’uomo, abbottonandosi il collo della divisa da auror, nella speranza di ripararsi dal vento che soffiava impetuoso.
“Buongiorno signor Weasley” risposero gli altri in coro.
“Bene siete pronti? Manca qualcuno?”
“No signore!” rispose pronta Rose Greenwood “Non manca nessuno”
“Perfetto! Possiamo partire!” disse Ron, rivolto ad un uomo piuttosto anziano e rugoso. La loro guida, pensò Sillus Hardy.

“Davvero raggiungeremo l’isola via mare?” chiese Alec Ivy, osservando il mare piuttosto agitato.
“Oh sì certo, signor Ivy. Non si preoccupi, questa barca ha 15 anni di servizio alle spalle e non ha mai lasciato annegare nessuno!”
“Oh sì, adesso sono moolto più tranquillo” commentò il ragazzo sarcasticamente, mentre si avvicinarono alla barca, piuttosto segnata dalla intemperie.

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Il viaggio verso Marlott Island fu piuttosto breve. Spinta dalla magia e dalle sapienti mani della loro guida che cercava ad ogni costo di evitare le onde più pericolose e minacciose, la barca solcava il mare a grande velocità.

“Sarebbe possibile diminuire la velocità di questo dannato affare?” bofonchiò Alec, tra un conato di vomito e l’altro.
“Prima arriviamo sull’isola e prima ti passerà il mal di mare” esclamò Rose.
“Rosie ha ragione” esclamò Jack Grimm dando una vigorosa pacca sulle spalle di Alec “Prima arriviamo, prima ci rilassiamo e ci facciamo un cicchetto”

“Rose accigliò le sopracciglia “Rilassarci? Ti vorrei ricordare che siamo qui per ben altri motivi”
“Non ti preoccupare Rose!” intervenne Frank Live “Jack sta solo scherzando. Sa benissimo perché siamo qui” concluse, lanciando un’occhiata di rimprovero al compagno che nel frattempo stava canzonando Sillus, anche lui alle prese con il mare agitato.
“Lo spero bene!” esclamò Rose. Corvonero, prefetto, caposcuola, studentessa modello, se c’era una cosa che non sopportava era le persone come Jack. Simpatiche, certo, ma tremendamente irresponsabili.
E che la chiamavano Rosie.

“Ah ecco! Siamo arrivati!” esclamò Ron. Marlott Island era apparsa all’orizzonte.
Dopo una decina di minuti arrivarono sull’isola, attraccarono la barca ad un minuscolo molo e salirono delle scale intagliate nella roccia.

Marlott Island era una piccola ed amena isola in mezzo al mare. La vegetazione era tutt’altro che rigogliosa, giusto qualche albero e sparuti cespugli. Era presente solo un edificio, sulla punta nord dell’isola, la loro abitazione per quella settimana.

La casa era grande e sicuramente di recente costruzione. Completamente pitturata di bianco era nè più nè meno come il resto dell’isola, piuttosto insignificante. Non era maestosa, o bella, sembrava semplicemente una qualsiasi casa presente nei sobborghi rurali di quella parte sonnacchiosa del Devon.

Una volta entrati in casa, gli ospiti si accorsero invece che chi aveva arredato quella casa, aveva gusto. Il salone d’ingresso era vasto, decorato con quadri antichi, mobili di legno pregiato, pavimento in marmo ed un grande candelabro di cristallo. A destra e sinistra si trovavano due grandi porte e davanti a loro un'imponente scalinata, anch'essa in marmo, che conduceva ai due piani superiori.

“Bene” esordì Ron, leggendo un foglio di pergamena che aveva trovato su un piccolo tavolinetto presente a destra della porta di entrata “Prima di tutto andrete a sistemarvi nelle vostre camere. La camera numero uno va al numero uno del registro e così via. Poi vi preparerete per la cena. Stasera non avrà luogo nessun allenamento. Potrete rilassarvi un po’”.

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Jack stava rovistando nella sua borsa. Eppure era sicuro, si era portato una bottiglia di whisky incendiario, ma ora non riusciva a trovarla. Che strano!

Alec era sotto la doccia. L’acqua calda che scorreva lo aiutava a rilassarsi, dopo quel viaggio osceno. Adesso sarebbe sceso, avrebbe cenato, un caffè… e dopo?

Louise si stava asciugando i corti capelli neri. Detestava i suoi compagni di corso, li trovava tutti troppo inadeguati. Passare una settimana con tutti loro sarebbe stato un incubo.

Anche Rose era intenta ad asciugarsi i capelli, lunghi fino alle spalle. Osservò con un sorriso l’abito da sera che si era portato dietro. Era di sua madre, lei non aveva mai avuto l’occasione di partecipare ad una cena che richiedesse un certo dress-code . Sarebbe stata una piacevole novità.

Marcus appoggiò delicatamente la sua scopa alla parete. Era il suo talismano personale, ovunque lui andasse, la sua fidata scopa lo seguiva. Era stata dura la scelta fra diventare giocatore di quidditch o un auror. Ma alla fine Marcus sentì di aver fatto la giusta scelta. Avrebbe sconfitto il male. Inoltre il suo fisico muscoloso mal si addiceva al ruolo di cercatore, perlomeno ad alti livelli.

Sillus si mise a leggere uno dei suoi manuali, in attesa di scendere per la cena. Odiava le occasioni sociali come quelle. Non potevano passare direttamente al sodo? Era sull’isola per allenarsi, non per cenare in abito da sera.

Ron terminò di allacciarsi la cravatta con uno sbuffo, non era bravo in quelle cose. Guardò il calendario, non mancava molto alla fine di Hogwarts. La sua Rose stava frequentando il primo anno. Sospirò, guardando un’ultima volta la sua immagine al riflesso. Maledetta nostalgia.

Frank osservò la sua camera. Era bella, piuttosto grande e dava direttamente sul mare. Non vedeva l’ora di cominciare quella settimana anche se quel posto era piuttosto strano. Poi, mentre era intento a vestirsi, notò, appesa sopra il caminetto, un filastrocca incorniciata.

” Otto piccoli maghi a scuola dovettero andar,
uno, ahimè, fu rimandato, e solo sette ne restar.

Sette piccoli maghi una passeggiata vollero far,
uno però rimase indietro, e solo sei ne restar.

Sei piccoli maghi andarono a mangiar,
uno fece indigestione, e solo cinque ne restar.

Cinque piccoli maghi fino a notte alta vegliar,
uno cadde addormentato, solo quattro ne restar.

Quattro piccoli maghi legna andarono a spaccar,
un di loro s’infranse in mezzo, solo tre ne restar.

Tre piccoli maghi un dì si vollero sfidar,
uno perse la bacchetta, e solo due ne restar.

Due piccoli maghi salparon verso l’alto mar,
uno un granchio se lo prese, e solo uno ne restò.

Solo il piccolo mago ad una scogliera si recò,
nel mare si gettò, e nessuno ne restò.”


Frank aggrottò le sopracciglia. Quel posto era davvero inquietante.

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Ok i nostri compagni di avventura sono finalmente arrivati sull’isola che li ospiterà per una settimana. Lo so un capitolo ancora di introduzione, ma necessario ad introdurvi un po’ meglio i nuovi personaggi e l’ambientazione. Dal prossimo si fa sul serio!

Ringrazio tutti i lettori, paige95 che ha lasciato una recensione e C h i a, pazio97 e paige95 che hanno messo fra le seguite.
Spero che questo capitolo vi sia, prossimo cap probabilmente giovedì/venerdì. Grazie mille a tutti e come sempre, se volete, una recensione è più che gradita!

P.s la filastrocca è per metà ripresa dall’originale in Dieci Piccoli Indiani… metà l’ho inventata io xD

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Capitolo 3
*** Delitto... ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 3 DELITTO...

Alle otto, gli auror si presentarono in sala da pranzo, tutti vestiti elegantemente.
Ron ed Alec servirono le pietanze che erano già state preparate.
La cena fu magnifica, le pietanze buonissime, il vino elfico forte al punto giusto.

Sillus improvvisamente notò “Ehi guardate il centrotavola! Sono otto statuette! Hanno anche delle piccole bacchette magiche…”
“Otto piccoli maghi!” esclamò Frank “Proprio come la filastrocca appesa in camera mia…”
“C’è anche nella mia” disse Ron “La scisse Marlott, il vecchio proprietario dell’isola”
“Divertente!” borbottò Marcus.
“Che cosa stupida” sibilò Louise.

Terminata la cena i ragazzi andarono nel grande salotto, mentre le due ragazze rimasero a preparare i caffè.
Una volta che questo fu pronto, gli otto si misero a sedere nelle comode poltrone del salotto, gustandosi un ottimo caffè.

Il loro sguardo cadde su un disco, adagiato su di un tavolino. C’era un biglietto sopra “Questo disco contiene istruzioni di primaria importanza. Deve essere ascoltato la prima sera.”

Ron si accigliò “Non… non ne sapevo niente. Alec… vai a metterlo sul grammofono, per favore”
Alec si alzò, prese il disco e andò a metterlo sul vecchio grammofono appoggiato su uno dei tanti tavolinetti.
Ci fu un istante di silenzio, poi la Voce risuonò per la casa.

“Salve a tutti, gentili ospiti e benvenuti! Prima di tutto preferirei che la mia identità rimanesse celata… per il momento potrete chiamarmi Mr Owen!” la Voce rise, una risata lugubre e malvagia.

“Vorrei spiegarvi il motivo della vostra presenza su questa isoletta insignificante. Oh no, non dovrete affrontare prove per l’esame da auror.
No, dovrete piuttosto affrontare la vostra… coscienza. Esatto, la coscienza! Perché voi siete riuniti qui oggi per essere processati e puniti per le vostre colpe.
Una in particolare… Arnold Magentha!”

La Voce tacque ed i presenti si guardarono di sfuggita. Rose e Frank erano sconvolti, Marcus, Alec e Sillus scrutavano la stanza allibiti. Ron stringeva i pugni, le nocche bianche, perfino Jack aveva abbandonato il suo solito sorriso. L’unica che rimase perfettamente impassibile fu Louise.

“Sì perché tutti i presenti sono colpevoli della morte del giovane Arnold. E’ vero, certo, sono stati Dolohov e Nott a scagliare l’anatema, ma voi siete colpevoli quanto e più di loro. Sapete benissimo il perché, scavate nella vostra coscienza, sempre che ne possediate una!.”
La Voce rise un’altra volta.

“Imputati alla sbarra, che cosa avete da dire, in vostra difesa?”

La Voce cessò e fu sostituita da un allegro motivetto.
“Spegnetelo” borbottò Louise. Alec si alzò, spense il grammofono e si rimise a sedere, quasi ipnotizzato.

“Ma cosa diavolo…” iniziò a dire Marcus, rivolgendo i suoi celebri occhi blu a Ron.
L’uomo si alzò, aprì un mobiletto e ne estrasse un plico dall’aria ufficiale, che iniziò a leggere velocemente.

“Queste accuse così false…” mormorò ancora Marcus. Non poteva dimenticare quella maledetta sera di tre mesi prima. Ma del resto nessuno in quella stanza sarebbe mai riuscito a dimenticare.

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Quella sera, il 20 Gennaio, il gruppo di allievi auror bazzicava per il quartier generale. Gli allievi auror dell’ultimo anno di accademia hanno la possibilità di trascorrere del tempo insieme agli auror già laureati, per capire il lavoro quotidiano di un auror.

Verso le dieci di sera, arrivò un promemoria urgente.
“Mangiamorte Doholov e Nott avvistati a Eaveneyes. Richiesto intervento auror urgente.”

Purtroppo gli unici auror in servizio al momento erano due: John Dawlish e Ron Weasley. Quest’ultimo, sfortunatamente, chiese ai giovani auror di venire con loro. Viste le conseguenze fu aperta un'inchiesta e rimase un mistero perché Ronald Weasley avesse coinvolto otto allievi auror, non ancora laureati, nella caccia di due fra i mangiamorte più forti e pericolosi.

Ad ogni modo Dolohov e Nott furono scovati, ma le cose andarono di male in peggio. Dolohov uccise Dawlish e Nott ferì Ron Weasley piuttosto gravemente.
Gli allievi si trovarono così per la prima volta di fronte ad una sfida virtualmente impossibile. Non era un gioco, si trattava di vita e di morte ed erano impreparati.
Tutti volevano scappare, tutti tranne Arnold. Dovevano aspettare i rinforzi, così organizzò un attacco a sorpresa.

Purtroppo durante l’attacco Rose venne schiantata ed i compagni ebbero un attacco di panico e si smaterializzarono, portando Rose con loro. Arnold però, in prima linea non si era accorto di nulla, e perì sotto le maledizioni dei due mangiamorte.

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La voce del loro istruttore bloccò il flusso di pensieri degli allievi.
“Nulla!” gemette Ron, sbattendo il plico sul mobile “Ho letto tutto ma non c’è traccia di questa… di questa cosa!”
“Però ci sono dei test psicologici da affrontare signor Weasley” obiettò Rose, pragmatica “Forse… forse avranno creato dei test da non comunicare all’istruttore. Per rendere il tutto più… difficile”
“Così magari possiamo affrontare le cose davvero sotto pressione” concluse Alec. Ron annuì.

“Può essere… ma sì. Deve… deve essere così” sorrise, ma per poco “Certo non è un argomento da affrontare. Ne parlerò con Harr… con il signor Potter, perché questo è davvero troppo!”
Gli altri annuirono convinti.

Ron osservò l’orologio e annunciò “E’ ora di andare a letto. Dormite bene e non pensate… a quello che è successo. Dormite, un po’ di riposo vi farà bene. Colazione alle 9, tutti puntuali mi raccomando. Buona notte”
Detto questo i partecipanti si alzarono e, senza dire una parola, si avviarono alle loro rispettive stanze.

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Ed ecco qui, finalmente sappiamo le colpe dei nostri invitati! Ora nell’originale ogni invitato ha commesso un omicidio. ma avendo tutti ragazzi di 20 anni, mi sembrava un po’ strano.
Ho preferito creare una motivazione “collettiva”!

Spero che anche questo cap, vi sia piaciuto, e, come sempre se volete lasciate una recensione :)
A domenica!

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Capitolo 4
*** ... E Castigo ***


Otto Piccoli Auror


Cap 4 … E CASTIGO

Ron si chiuse stancamente la porta alle spalle. Si spogliò, si mise il pigiama e rimase a sedere sul letto. Era inutile dormire, non ci sarebbe riuscito.
Era tornato in servizio da circa due mesi, da allora ogni giorno era un incubo per lui. Non riusciva a guardare quei giovani allievi senza pensare ad Arnold… al fatto che fosse stata colpa sua…

Frank osservava il mare. Tempo due giorni e avrebbe fatto tempesta, se lo sentiva. E sentiva anche un’altra cosa. Che quella voce maledetta lui l’aveva già ascoltata da qualche parte… ma dove…

Alec si stese a letto. Non poteva ancora credere a quello che era accaduto. Quella accusa così falsa… non non poteva essere opera del ministero…Arnold era una persona fantastica, buono, sempre disponibile, la sua perdita aveva duramente colpito il dipartimento. ma allora chi?

Rose si svegliò di soprassalto. Osservò l’orologio. Erano le 9 di mattina.
Aveva sognato Arnold. Quasi ogni sera rivedeva la sua morte in sogno, ed ogni mattina si svegliava con un peso enorme sullo stomaco.
Dopo essersi lavata e vestita, scese in cucina.

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Tutti i suoi compagni erano già svegli. Alec e Frank armeggiavano fra i fornelli, Marcus e Jack stavano già mangiando uova e bacon mentre Sillus era intento a leggere il giornale. Louise sedeva da sola, fumando una sigaretta.

“Ciao Rose! Toast o uova strapazzate?” chiese Alec, chino sui fornelli.
“Un toast andrà bene… non ho molta fame” rispose la ragazza, sedendo accanto a Sillus.
“Agli ordini” rispose Alec, prendendo delle fette di pane.

Dalla porta finestra che dava sulla terrazza sbucò Ron.
“Buongiorno ragazzi! Bene, fate colazione, vi servirà un bel po’ di energia!”
“Qual’è il programma di oggi?” chiese Frank, mettendosi a sedere.
“Fra un’ora, alle 10, faremo la prima esercitazione pratica fino a mezzogiorno. Poi riposo, pranzo. Dalle 3 alle 6 nuove esercitazioni sia scritte che pratiche. Riposo e cena. La sera sarete liberi”
“Giornate belle toste” esclamò Jack.
“Già. Ma non siamo qui in gita di piacere, signor Grimm” rispose Ron “Forza, finite e preparatevi. Appuntamento al campo esercitazioni!”

I ragazzi terminarono la colazione, poi salirono nelle rispettive camere e si cambiarono, indossando l’uniforme da allievi auror.

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Per le 10 gli allievi si riunirono in un piccolo campo poco distante.
Era piuttosto grande e potevano vedere diversi strani manichini, percorsi ad ostacoli di tutti i tipi. Un vento forte e secco spazzava l’isola, grosse onde bianche si formavano al largo.

“Bene eccovi qui!” li accolse Ron, sorridente “In questo campo parteciperete alle varie esercitazioni pratiche. Come potete vedere, ci sono percorsi di agilità, tutto l’ideale per allenarvi al massimo”.

L’uomo fece avanzare il gruppo oltre una piccola staccionata, fino ad arrivare ad un piccolo spiazzo dove si trovavano una decina di strani manichini, ognuno con una bacchetta in mano.

“Cosa…”
“Cosa sono, signorina Greenwood?” la interruppe Ron “Bene, vi dovrete esercitare con le maledizioni e con i duelli, ma come potete farlo? certo non potrete scagliarvi maledizioni a vicenda!”
“Peccato” sibilò Louise.
“Ti ho sentito signorina Grimm” la reguardì l’uomo “La risposta sono questi manichini magici innovativi! Sono di mia invenzione” ammise con una punta di orgoglio nella voce “Sono dotati di bacchetta e potrete duellare con loro, senza problemi!”
“Con dei… manichini?” chiese Marcus, dubbioso.

“Sono molto bravi e veloci. Avversari ostici questi manichini, fidatevi di me” Ron estrasse la bacchetta “Ci ho messo tutta la mattina e settarli in maniera corretta, ma ne vale la pena. Ora, uno alla volta vi posizionerete davanti ad un manichino e lo accenderete. Questi vi lanceranno un incantesimo, che voi dovrete parare. Poi sarà il vostro turno attaccare. Inizieremo con incantesimi semplici, vi darò una dimostrazione”

L’uomo si mise davanti al primo manichino. Sorridendo ai ragazzi, brandì la bacchetta verso il manichino e disse “Succendo”
Gli occhi del manichino si accesero, diventando rossi fuoco, la bacchetta si mosse.

“Ecco, adesso dovrebbe lanciarmi uno Stupeficium” dichiarò Ron, rivolgendo al gruppo un sorriso ironico.

“Avada Kedavra”

Un getto verde scaturì dalla bacchetta del manichino. Ron fece appena in tempo a rendersi conto di cosa stava accadendo.
Il getto lo colpì in pieno petto. la luce scomparve dagli occhi dell’uomo che cadde a terra emettendo un ultimo flebile lamento.

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Il silenzio cadde sul gruppetto che rimase immobile, troppo increduli per quello che avevano appena visto.

Louise fu la prima a reagire. Si chinò su Ron, estrasse la bacchetta e mormorò “Reinnerva”
Niente.

La ragazza si rialzò lentamente, poi guardò il gruppo.
“E’ morto”

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Eh sì il primo piccolo mago ci ha lasciato. E che piccolo mago.
Mi è dispiaciuto molto far morire Ron per primo, ma la cosa avrà senso fra qualche capitolo.

Niente, ringrazio paige95 per la recensione e tutti quelli che hanno messo fra le seguite, alla prossima :)

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Capitolo 5
*** Cercando Owen ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 5, CERCANDO OWEN

“Come morto?”
“Non è possibile…”
“E’ stato colpito al petto da un Avada kedavra. Direi che è possibile” commentò acida Louise, rimettendo la bacchetta nella tasca dei pantaloni.
“Sì ma… perché tutto questo?” chiese disperato Sillus.

Il gruppo rimase in silenzio, troppo sconvolto, guardando desolati il cadavere di Ron.

“Cosa facciamo?” chiese Marcus.
“Cosa possiamo fare? Portiamolo in casa” suggerì Alec “Poi… poi cerchiamo di capire cosa è successo”

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Venti minuti più tardi i ragazzi adagiarono il corpo senza vita di Ron sul letto di camera sua. Poi scesero tutti e si ritrovarono in salotto.

Rose prese il plico contenente tutte le informazioni sul Progetto Owen.
“No, oggi dovevamo confrontarci con lo Stupeficium, il Rictusempra, incantesimi di questo livello, non con un Avada Kedavra!” esclamò alla fine, chiudendo di scatto il plico.
“E allora…”
“E allora come mai il signor Weasley è sopra, sdraiato sul suo letto, morto?” chiese Frank tirando un calcio ad uno dei tavolini che cadde per terra.

“Calmiamoci d’accordo?” chiese Marcus, mentre Frank estrasse la bacchetta per riparare il tavolino ”Non dobbiamo perde la testa proprio ora”
“E’ chiaro che abbiamo di fronte due opzioni” esordì Sillus, che fino a quel momento era rimasto seduto sulla sua poltrona, immerso nei suoi pensieri “Un errore di Ronald nel settaggio del manichino… oppure il signor Weasley lo ha fatto di proposito”

“Sì ma il signor Weasley avrà preparato quei dannati affari decine di volte” intervenne Frank “Un errore è alquanto improbabile”
“E certo è un modo strano per tirare le cuoia” esclamò Jack “Insomma… perché uccidersi proprio davanti a noi? Non lo vedo il tipo”
“E poi mi era sembrato allegro” aggiunse Rose “Perché farla finita qui?”

“Ma non è ovvio?” esclamò Louise “Se non è stato il signor Weasley allora è stato qualcun altro a settare i manichini con l’Avada Kedavra”

Gli altri rimasero in silenzio.
“Oh andiamo” sbottò Rose”
“Esatto Louise” disse Alec, sbucando dalla cucina “Potete venire un attimo con me, per favore?”

Gli altri lo seguirono in cucina.
“Cosa c’è?” chiese Frank.
“Le statuette dei maghi nel centro tavola… contatele. Quante sono?”
“Mmm… sette” contò Rose.
“Stamattina erano otto” disse Alec.

Un pesante silenzio cadde nella stanza.
“Vi… vi ricordate la prima strofa della filastrocca” chiese Sillus
” Otto piccoli maghi a scuola dovettero andar,
uno, ahimè, fu rimandato, e solo sette ne restar.”


“Non… non è possibile” disse Rose.
“Ma certo” ammise Marcus “La morte del signor Weasley, quelle statuette…”
“E’ stato ucciso” dichiarò Alec “E l’assassino si trova su questa isola”.

A turno tutti ammisero che Alec doveva aver ragione.

Per prima cosa tutti usarono il Prior Incantatio sulle bacchette degli altri allievi. Anche su quella di Ron.
“No niente di strano” ammise Rose “Deve esserci per forza un assassino.
“Perquisiamo la casa” suggerì Frank “Poi l’isola se è necessario. Dobbiamo trovare questo fantomatico Mr Owen!”

Passarono il resto della mattinata a perquisire ogni stanza della casa, ma senza risultato. Poi, dopo un pranzo frugale, uscirono e si divisero in squadre per perquisire Marlott Island.
Frank e Jack perquisirono la parte occidentale dell’isola, Louise e Sillus la lunga spiaggia a sud, Marcus Rose ed Alec la parte orientale.

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“Niente” sbottò Marcus dopo un’ora di infruttuosa ricerca “Non ci sono nascondigli su questa cazzo di isola! Nessuna grotta, foresta, rocce…niente!”
“Secondo me” si intromise Alec “dovremmo guardare sotto questa scogliera. Mi pare di intravedere una grotta da qui!”
“Sì è vero!”
“Vado a prendere una corda, così potrete calarvi” disse Rose.

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Trovata la corda, Rose decise di tornare da Marcus ed Alec tagliando per la spiaggia. Non si fidava di Louise. Voleva vedere cosa stavano combinando lei e Sillus.

Trovò il ragazzo da solo.
“Ehi Sil cosa ci fai qui tutto da solo?”
“Oh Louise si rifiuta di collaborare” sbottò Sillus, tirandosi su le maniche della camicia.
“Ti pareva”
“Già… cosa vuoi fare con quella corda?”
“Marcus ed Alec vogliono calarsi dalla scogliera. Hanno visto una grotta.
“Buona idea”
“Sarà… sarà meglio che io… vada. Si staranno chiedendo che fine abbia fatto”
Sillus annuì e si allontanò. Rose rimase per un minuto ad osservare il ragazzo che stava affannandosi a superare un paio di rocce che bloccavano il passaggio.

Era proprio carino. Non era bello, magro piuttosto alto, dinoccolato e sempre un po’ goffo. Ma quando era vicino a lui inevitabilmente finiva quasi sempre per arrossire e rimanere senza parole.
“Se sopravvivo a questo casino giuro che mi faccio avanti” si ritrovò a pensare, mentre riprendeva la sua camminata.

“Sai che è tutto inutile, vero?”
Rose sobbalzò dallo spavento, Louise era appena sbucata da dietro un masso.
“Mi… mi hai spaventata Louise! Cosa ci fai dietro quel masso?”

Louise alzò le spalle “Rifletto”
”Su cosa?”
“Sulla nostra situazione in particolare”
“E…”

“Ed è tutto inutile. I vostri sforzi non porteranno a niente, solo a perdere tempo prezioso”
Rose sbuffò “Normalmente ti chiederei perché ti piaccia così tanto fare la bastian contraria, ma, come potrai notare, sono indaffarata. Ciao Louise”

“Owen ha pianificato tutto” la interruppe Louise, tirando fuori dalla una sigaretta piuttosto malconcia “Avrà previsto la nostra reazione. Non ha senso cercarlo su e giù per quest’isola”
Rose si fermò e rivolse lo sguardo alla compagna “Cosa vuoi dire?”
Louise sorrise. Si appoggiò al masso, accese la sigaretta ed osservò il mare “E’ ovvio. Owen è uno di noi”

“Come al solito ti dimostri una persona meschina” replicò Rose “Capisco che ti stiamo antipatici, ma lanciare queste accuse è vergognoso da parte tua”
“Ah sì? Staremo a vedere” replicò Louise “Tu non riesci a capire, sono tutti tuoi amici. Hai il cervello offuscato”
“Io? Io… sei tu… tu” Rose annaspò “Tu hai il cervello offuscato. Ci odi praticamente tutti!”

“E’ vero, è vero. Ma non abbastanza da uccidervi” ammise Louise “Ed in ogni caso ti ripeto, è inutile affannarsi. Owen ha deciso di ucciderci, e così sarà. Non vale la pena faticare tanto”
“No, non è vero. Io ho intenzione di combattere!”
“Fai pure. Io passerò le ultime ore della mia vita qui, in riva al mare. A fumare e rilassarmi. Dopotutto è un bel posto per morire”

“Io non ti capisco Louise”
“Ho una vita schifosa Rose” disse Louise, portandosi la sigaretta alla bocca “I miei genitori sono morti, vivo con mia zia che odio dal profondo del mio cuore. Diventare auror era solo un modo per scappare e vedere posti diversi. Non ho amici, qualcuno o qualcosa per cui valga la pena di lottare.
Se devo morire così sarà, ma voglio passare le ultime ore della mia vita da sola ed in pace”

“Louise…”Rose però non sapeva cosa dire. Era la prima volta che parlava con quella ragazza così a lungo, che si confidava con qualcuno.
“Ti prego vattene Rose” Louise aveva buttato la sigaretta ed adesso stava guardano Rose.
“Louise… buona fortuna”
La ragazza sorrise. Non l'aveva mai visto fare prima alla compagna.
“Anche a te Rose. Ne avrai bisogno”

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Alle quattro di pomeriggio iniziò a piovere. Gli allievi auror tornarono perciò dentro casa.
“Niente di niente” sbottò Marcus “Nella grotta non c’era niente”
“Ed è impossibile materializzarsi” aggiunse Jack “Ci ho provato”
“No infatti, ci sono diverse barriere intorno all’isola, simili a quelle di Hogwarts” ammise Rose.

“Mangiamo un boccone, poi facciamo il punto della situazione?” propose Frank. Gli altri si trovarono d’accordo.

Rose e Sillus iniziarono a preparare un pranzo frugale, mentre gli altri apparecchiarono la tavola.
Un quarto d’ora dopo il pranzo fu servito.
“Un momento” disse Alec, prima di mettersi a sedere “Manca Louise!”
“Sarà rimasta sulla spiaggia” disse Marcus.
“La vado a chiamare” propose Alec
“Fai attenzione Al” suggerì Rose “Non mi sembra in sé”
Alec annuì ed uscì dalla porta principale.

I cinque allievi rimasti in casa si misero a sedere, ascoltando la pioggia battere contro le finestre.
“Sarà meglio iniziare a mangiare” propose Jack, osservando il suo piatto “Ho una fame da lupi”

Avevano appena iniziato a mangiare quando Alec tornò in cucina. Di corsa, zuppo di pioggia e trafelato.
“Louise… Louise” cercò di dire.
“E’... è morta?” chiese Rose.

Alec annuì.

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E così anche la seconda piccola maga se ne è andata! E non c’è nessuno sull’isola, che davvero l’assassino sia uno del gruppo?
Lo scopriremo molto presto, nel frattempo grazie a tutti, a paige95 per la recensione, a chi segue e a chi solo legge!
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Uno di Noi ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 6, UNO DI NOI

Frank ed Alec riportarono in casa il corpo di Louise sotto una pioggia sempre più impietosa.
La adagiarono sul letto di camera sua, poi raggiunsero gli altri sopravvissuti in salotto.

“E’ chiaro, Louise è stata uccisa” ammise Sillus “Credo da un Avada Kedavra”
“E, non vi sorprenderà” aggiunse Rose “Ma è sparita un’altra statuetta”
“Abbiamo cercato ovunque, con ogni incantesimo che conosciamo” dichiarò Marcus “E non c’è nessuno su quest’isola. Solo noi”
“E nessuno può entrare o uscire da qui, fino a lunedì” concluse Jack.

“Ma ovviamente tutto è, purtroppo, chiaro” rispose Alec, in piedi davanti alla grande finestra che dava sul mare “Owen non può abbandonare l’isola. Ma sull’isola non c’è nessun altro. Owen… è uno di noi”

“Alec… cosa”
“Rose… mi duole dirlo” si intromise Frank “Ma Alec ha ragione. Abbiamo cercato ovunque, ma non c’è nessuno. Nessuno tranne noi”
La ragazza si asciugò con rabbia una lacrima “Louise… Louise l’aveva capito…”

“Quindi” esordì Marcus “Se tutti siamo d’accordo direi che dovremmo analizzare caso per caso… per capire se qualcuno ha un alibi”
Tutti gli altri annuirono convinti.

“Il Signor Weasley ha lavorato su quei manichini del cazzo tutta la mattina” disse Jack “Quindi chi ha sabotato quegli aggeggi deve averlo fatto fra le 9 e le 10 di mattina”
“Ottima osservazione Jack” ammise Marcus, fissando il compagno “Cioè quando tutti noi eravamo nelle nostre camere a prepararci alla lezione”
“Deve essere stato facile per Owen uscire fuori, sabotare i manichini e tornare indietro senza essere visto” concluse Sillus.

“Quindi nessun alibi… per nessuno” osservò Rose.
“Esatto. Ora per il secondo caso le cose si complicano” continuò Frank, camminando avanti e indietro per il salotto “Ci siamo divisi. Io ho cercato Owen insieme a Jack. Ma ci siamo divisi verso le 3, quando Jack ha perquisito un capanno degli attrezzi. Dunque io e Jack non abbiamo un alibi” Jack annuì.

“Io ho perquisito la spiaggia con Louise. Ma lei si è rifiutata… quindi io ho proseguito da solo. Ho parlato anche con Rose!” dichiarò Sillus.
“Vero” ammise Rose “Era strana… diceva che non voleva lottare, che era inutile… e che Owen era uno di noi” la voce della ragazza si incrinò “ Mi ha chiesto di andarmene, voleva stare da sola… e così ho fatto. Povera Louise se solo avessi…”

“Sillus… sei stato in spiaggia con Louise… e non hai visto nulla?” chiese Marcus, interrompendo la ragazza.
“Sì… la spiaggia è molto lunga. Ha insenature, rocce. Ben presto l’ho persa di vista…” Marcus continuò a guardarlo con aria sospettosa.

“Comunque anche in questo caso niente alibi” concluse Frank “Alec, Marcus, Rose… voi siete rimasti sempre insieme?”
“Rose si è allontanata per cercare la corda “disse Marcus, allontanando lo sguardo da Sillus “Ma io ed Alec siamo rimasti insieme”
“Non proprio” lo contraddisse Alec “Mi sono allontanato per vedere se c’erano altre grotte”
“Sei stato via un sacco di tempo” esclamò Rose “Quando sono tornata tu ancora non eri arrivato”
“Sì… sono dovuto tornare in casa… per problemi… intimi” Alec arrossì lievemente “La cena di ieri sera mi è rimasta un po’... sullo stomaco”

“Direi che non importa entrare nei particolari” lo interruppe Sillus “Fatto sta che per i due omicidi non abbiamo alibi”
“Ergo siamo tutti sospettabili” aggiunse Frank, mettendosi a sedere.

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Il resto del pomeriggio si trascinò lento e malinconico, ma del resto non c’era molto da fare.
Rose si rifugiò nella ben fornita biblioteca. Erano le 6 di pomeriggio, quando fu interrotta dalla lettura de “Le avventure di Goldie Power, la magonò star del cinema babbano”

“Non capisco”
Era Frank.

“Frank! Mi hai spaventato” esclamò Rose, alzandosi dalla comoda poltrona nella quale era sprofondata “Cosa non capisci?”
“Come fai a leggere in queste condizioni” concluse con un sorrisetto, leggendo il titolo del libro che Rose teneva in mano.
“Oh. Sai leggere aiuta a rilassarmi, a non pensare. A non pensare a tutto questo”
“Io invece non riesco a non pensare” ammise Frank, stiracchiandosi. “E per me Owen è veramente un tipo orrendo. Un basilisco travestito da vermicolo. Quindi per me tu non sei Owen”

Rose sorrise, posando il libro sul tavolino e rivolgendo gli occhi nocciola al compagno “Grazie. Vorrei… ecco vorrei poter dire lo stesso di te”
“Forse sono uno sciocco ad espormi. Ma credo che sia doveroso tenere gli occhi aperti. E per me Owen è Jack!”

“Jack?”
“Sì. Non mi è mai piaciuto. E’ come se avesse costantemente addosso una maschera da deficente. Magari sotto questa maschera si cela uno psicopatico”
“Ma...non credo. Insomma,... Jack che uccide Louise e il signor Weasley? Non ce lo vedo”
“E allora chi?”
“Non… non lo so!” rispose la ragazza, alzando il tono della voce “ Sto ancora digerendo il fatto che uno di noi sia un omicida. Non ho ancora portato avanti delle stramaledette teorie!”

Frank rimase in silenzio per qualche secondo.
“Scusa, non volevo…”
“No, tranquilla Rose, capisco” il ragazzo aprì la porta della biblioteca “Solo che mi aiuta affrontare la nostra situazione in maniera più distaccata. Mi aiuta a non pensare che...che siamo tutti amici. O forse non tutti, visto che siamo qui adesso. Fai attenzione Rose” detto questo Frank chiuse la porta”

Sillus si chiuse in camera sua. Prese un foglio di pergamena ed una piuma. Doveva rimanere lucido, doveva far funzionare il suo super cervello per riuscire a sopravvivere.
Forse… forse poteva chiudersi dentro a chiave. Scendere giù, prendere le provviste necessario e ‘fanculo Owen.

Poi improvvisamente sentì risuonare per la stanza una voce familiare.

”Sillus”

Era Arnold. Ma no, non era possibile, Arnold era morto

”Sillus sei stato tu. Tu mi odiavi. Tu eri invidioso di me”

Sillus si coprì le orecchie con le mani e chiuse gli occhi
“Tu non sei reale. Tu non sei reale”

”Sillus. Sillus. Sillus. Sillus”

“Basta ti prego”

”SillusSillusSillusSillusSillus”

“BASTA!!!”
Sillus si alzò in piedi e diede un calcio al tavolino che finì disteso per terra. Rimase in piedi, confuso e senza fiato.
Cosa diavolo gli stava accadendo?

Alec, Jack e Marcus si trasferirono in salotto. Non avendo niente di meglio da fare iniziarono una svogliata partita a gobbiglie.
Dopo circa un’ora Jack si allontanò per cercare un drink decente, lasciando Alec e Marcus alla loro partita.

“Alec posso farti una domanda?” esordì Marcus.
“Certo Marcus”
“Volevo un confronto sulla nostra situazione. Hai… dei sospetti?”

Alec si alzò in piedi e si accese una sigaretta “Perché me lo chiedi?”
“Insomma Alec… io ti rispetto, sei una persona onesta. Siamo amici, insomma ci conosciamo da tipo tre anni e non ti vedo come un assassino”

Alec sorrise, diede un tiro di sigaretta poi rispose “Ti ringrazio. Lo stesso vale per me. Dunque tu hai dei sospetti?”
Marcus annuì “Sillus”
Alec rimase in silenzio “Sillus? Non ce lo vedo proprio”
“ma dai! E’ stato in spiaggia con Louise solo per tipo tre ore e non ha visto nulla? E poi sai molti cervelloni impazziscono durante l’anno finale di accademia. Troppa pressione”

Alec spense la sigaretta e tornò a sedere “Non lo so Marcus. Non ne ho idea. Ed è questo che mi spaventa… non avere idee”

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Alle 8 di sera Rose e Marcus preparano la cena che venne consumata in un silenzio quasi assoluto.
tutti e sei decisero di tornare in salotto, cercando di passare il tempo come meglio potevano.
Alle 11, di comune accordo andarono a letto, terminando così una tragica giornata.

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E così owen è uno di loro. Ve lo aspettavate? penso di sì. Ma chi è?

Capitolo un po' di transizione. Giusto per far capire le varie reazioni e relazioni che si stanno creando.
Spero vi sia piaciuto, alla prossima!

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Capitolo 7
*** Buono da Morire ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 7, BUONO DA MORIRE

Durante la mattinata del terzo giorno la tempesta si intensificò. La pioggia unita al vento spazzava l’isola senza sosta, lampi e fulmini rischiaravano il cielo gravido di nuvole. Onde alte fino a due metri si infrangevano contro le numerose scogliere.

I sei sopravvissuti, forzati all’inattività, si riunirono in cucina verso le 10, per consumare una tetra colazione.

“Che tempo osceno” sbottò Jack, posando la sua tazza di caffè corretto.
“Che cosa facciamo?” chiese Rose, portandosi alle labbra una tazza di cioccolata.
“Non c’è molto da fare con questo tempo…” sibilò Sillus.
“Ma qualcosa dobbiamo pur fare. Non possiamo passare tutta la giornata a guardarci negli occhi!”

“Rose” sbottò Alec “Quest’isola ha ogni genere di protezione da quando, circa dieci anni fa, un gruppo di mangiamorte in libertà invase quest’isola ed uccise tutti gli allievi”
“Nessuno può entrare, nessuno può uscire” aggiunse stancamente Frank “Dobbiamo solo cercare di sopravvivere fino a quando non arriveranno gli auror”

“Non è possibile volare via, usare una passaporta, smaterializzarci. Ci abbiamo già provato” ammise Marcus “Solo l’istruttore può aprire la barriera dall’interno, in caso di pericolo”
“Ma il signor Weasley è morto…” disse Rose sconsolata.

“Ecco perché è stato ucciso per primo. Senza di lui siamo intrappolati qui” concluse Sillus.
“Insomma, siamo fregati” sbottò Jack, alzandosi.

Decisero di comune accordo di passare il resto della mattinata in salotto, tutti insieme. Rose e Sillus si accomodarono su due comode poltrone ed iniziarono a leggere. Jack decise di tornare in camera sua, per cercare quella stramaledetta bottiglia di whisky, mentre Alec, Marcus e Frank parlarono per un po’ di quidditch, ma poi la conversazione cadde nel nulla.

Verso mezzogiorno jack tornò in salotto con un gran sorriso sulla faccia.
“Che cos’hai Jack?” chiese Alec, osservando il compagno così di buon umore.
“Sono riuscito a trovare la mia amichetta!” esclamò il ragazzo, estraendo la bottiglia dalla tasca del giacchetto

“Ah pensavo avessi trovato un modo per salvarci” replicò stizzita Rose, tornando alla lettura del suo libro.
“Oh non fare l’antipatica Rosie” ribattè Jack, prendendo un bicchiere dalla credenza “Un goccino di questo e vedrai che ti dimenticherai di tutto!”

“Jack...fai attenzione” lo avvertì Marcus “Potrebbe essere stata manomessa da Owen”
“Nah, ha ancora il sigillo originale!” rispose il ragazzo, stappando la bottiglia e versando un po’ del liquido ambrato nel bicchiere.

“Vuoi bere adesso?” chiese Sillus, con una punta di sorpresa nella voce “Non è ancora passato mezzogiorno!”
”Oh grazie per interessarti tanto della mia salute Sil” rispose Jack, appoggiando la bottiglia su un tavolo e prendendo il bicchiere in mano.
“Forse non arriverò a vedere domani, quindi chi se ne frega” poi disse, rivolto agli altri ragazzi “Ragazzi voglio che sappiate che passare questi tre anni con voi è stato meraviglioso. Anche se uno di voi vuole farci secchi. Ma non importa, appena scopro chi è… diciamo che se ne pentirà amaramente”

Poi bevve. Forse troppo in fretta. Il whisky gli andò di traverso e Jack iniziò a tossire.
“Il solito ubriacone” commentò aspro Rose.
Jack divenne paonazzo, lasciò cadere il bicchiere e cadde a terra in preda agli spasmi.
“Dai smettila Jack, non sei divertente!” aggiunse Frank.
Alec si inginocchiò vicino a Jack che rimase a terra immobile.
“Non sta facendo finta” disse il ragazzo “E’ morto”

“Morto?” chiese Marcus “Uno non muore per… per un drink andato di traverso”
Sei davvero un idiota Marcus” commentò Sillus “E’ ovvio…è stato ucciso”
Frank recuperò il bicchiere di Jack da sotto il tavolino, mise un dito dentro e lo avvicinò alle labbra. Rabbrividì.
“Distillato della morte vivente” sentenziò.

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Per prima cosa i sopravvissuti misero in un baule tutte le pozioni che si erano portati dietro dalla terraferma. Poi chiusero il baule e lo gettarono in mare dalla scogliera più alta.

Successivamente passarono alla ricerca della bacchetta di Ron che ancora non si trovava. Vennero perquisite le stanze, gli effetti personali dei sopravvissuti ma niente.

“Siamo bloccati qui e l’assassino ha una fottuta bacchetta magica che non riusciamo a trovare!” sbottò Sillus, rientrando in salotto.
“Dobbiamo cercare un modo per andarcene via da qui!” esclamò Rose “Potremmo fare dei segnali con la bacchetta dalla scogliera. Ci vedranno di sicuro!”

“Ma hai visto che tempo sta facendo?” le urlò Alec “Sei impazzita?”
“Calmiamoci ragazzi” si intromise Frank “Urlare non serve a niente”
“E cosa serve allora?” rispose Rose “Dobbiamo fare qualcosa! Non… non possiamo semplicemente starcene qui a fare niente!”

“Se ci pensate non è una cattiva idea” si intromise Marcus “Uno di noi è un assassino. Se restiamo tutti insieme e ci controlliamo l’uno con l’altro… Owen non potrà fare niente!”
“Ma non scherziamo” sbottò Sillus.
“In realtà è una buona idea” commentò Frank, sedendosi su una poltrona “Stiamo uniti. Almeno fino a stasera.

Gli altri allievi annuirono e si sistemarono sulle varie poltrone e divani. Pronti a passare un pomeriggio tutti insieme. Pronti ad evitare la morte.

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Scusatemi tanto per il ritardo ma è stato un periodo piuttosto intenso ed ho dovuto scrivere questo capitolo pezzo per pezzo. Non il massimo insomma.
E così Jack ci ha lasciati. Ve lo aspettavate? Avete qualche sospetto? Fatemelo sapere!
Ringrazio ancora paige per le recensioni e chi ha messo la fic nelle seguite! Alla prossima!

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Capitolo 8
*** A Building Panic ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 7, A BUILDING PANIC

Il vento e la pioggia continuarono a sferzare la piccola isola per tutto il pomeriggio. L’ululare del vento ed il lugubre ticchettio della pioggia sui vetri facevano da perfetta cornice al dramma che si stava consumando all’interno della villa.

I cinque allievi sopravvissuti si trascinarono stancamente dentro il grande salotto.

Rose prese posto su una poltrona, prese un libro dalla piccola libreria ed iniziò a leggere. O almeno così sembrava perché in effetti i suoi occhi rimasero fissi sulla prima pagina per tutto il tempo.

Alec accese il fuoco e rimase in piedi davanti al camino, quasi ipnotizzato dalle fiamme che guizzavano.
Frank camminava avanti ed indietro fra le due finestre, osservando sconsolato le alte onde che si formavano al largo.
Marcus si sdraiò sul divano, cercando di prendere sonno. Ovviamente senza alcun successo.
Sillus prese posto sull’ultima poltrona libera rimasta. Era quello che pareva essere nelle peggiori condizioni psico-fisiche. Sedeva scomposto e sobbalzava ad ogni minimo rumore.

Più di una volta cercò di spronare i compagni ad agire, a fare qualcosa. Ma visto il tempo, era tutto inutile.

E poi la verità era che tutto il gruppo era caduto in una sorte di grigio torpore.
Oramai privi di forza vitale, di speranza, svuotati completamente, come gusci vuoti.

Tutto sembrava dilatato, il tempo pareva essersi fermato. Le menti dei cinque invece, nonostante tutto, cercavano ancora di lavorare a pieno regime.

“Ma certo… Perché non ci ho pensato prima? E’ Frank… è lui il colpevole! Deve essere lui. Ma cosa fare… espormi? No… meglio di no. Non ho prove! Ma lo controllerò. Oh sì, lo controllerò, non lo perderò di vista nemmeno per un secondo”
“Stanno tutti impazzendo. Ed io? Io impazzirò? Nah non sono così debole. Ma devo stare attento… molto attento!”
“Il piano funzionerà, non ne ho dubbi. Stanno tutti uscendo di senno. L’importante è non fare passi falsi e tutto filerà liscio come l’olio”
“Dovremo fare qualcosa… Qualsiasi cosa. perché non lo capiscono? Perché si sono tutti arresi? Io non ho intenzione di farlo. Fatti sotto Owen!”
“Non riesco a pensare a niente. A niente! E anche se ci riuscissi a che servirebbe? Owen ha già programmato tutto…”

Il pomeriggio si trascinò stancamente fino a quando, verso le 19, decisero di preparare la cena.
Frank e Rose entrarono in cucina per cucinare un pasto frugale, mentre Alec, Sillus e Marcus rimasero fuori dalla stanza.

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Rose prese una padella, la mise sul fuoco ed iniziò a preparare un pasto con quello che le scatolette potevano offrire. Cucinare la rilassava, la aiutava a non pensare. Ma non in quel caso.

“Rose sta bruciando!” lo avvertì Frank. Rose si riscosse ed abbassò la fiamma.
“Grazie” mormorò la ragazza.

Il silenzio cadde brevemente nella stanza. “Dovremmo fare qualcosa Frank” mormorò Rose “Cercare una via di scampo… qualsiasi cosa”
“Lo so Rose” rispose il ragazzo “Ma l’unica cosa che possiamo fare è stare insieme e controllarci.”
“Onestamente non mi sembra un gran piano”
“Però fino a questo momento ha funzionato”.

“Ascolta” Frank si voltò e fissò la ragazza dritto negli occhi “So che dobbiamo cercare di fare qualcosa, ma con questo tempo è impossibile. Nessuno vedrebbe dei nostri segnali. Ti prometto che non appena farà bel tempo cercheremo un modo. Ma fino ad allora dobbiamo stare calmi, e non perdere il controllo”
Rose annuì, asciugandosi una lacrima “E’ tutto così… terribile. Non penso riuscirò a passare un’altra serata qui…”
Frank si avvicinò ed abbracciò la ragazza “Anche io… anche io. Se vuoi” disse, porgendo alla ragazza un fazzoletto “Se vuoi possiamo passare la notte insieme.Sapere di avere vicino una persona amica mi farebbe bene”

“Ma certo” mormorò Rose, asciugandosi le lacrime “Lo stesso vale… lo stesso vale per me”

Dopo una frugale cena si sistemarono in salotto. Alec prese una bottiglia di whisky ancora sigillata e la aprì. Versò qualche goccio in un bicchiere e bevve.

“E’ buono” commentò. Con un colpo di bacchetta altri quattro bicchieri sfrecciarono fuori da una credenza. Alec versò un po’ di liquido ambrato in ogni bicchiere, poi con un altro colpo di bacchetta spedì i bicchieri verso gli altri.

“Probabilmente domani saremo tutti morti, tanto vale passare queste ultime ore nel miglior modo possibile” poi bevve, seguito a ruota da tutti gli altri sopravvissuti.

Alec, Frank, Sillus, Marcus e Rose rimasero per qualche minuto in silenzio, godendosi la momentanea pace ed il sapore forte dell’alcolico. Non appena le lancette dell’orologio indicarono le dieci di sera tutti piano piano si riscossero.

“Sarà meglio” suggerì Marcus “Andare a dormire”
In breve tutti si diressero silenziosamente verso le rispettive camere.

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Marcus chiuse la porta a chiave. Poi con la magia, infine, per andare sul sicuro, decise di mettere anche una sedia contro la serratura.
Ma non appena iniziò a spogliarsi un rumore improvviso lo bloccò. Qualcuno aveva aperto una porta.

Prese la bacchetta e si gettò contro la porta il più silenziosamente possibile. Dallo spioncino della porta vide Frank uscire dalla sua camera e dirigersi verso quella di Rose. Poi bussò. Dopo qualche istante la porta si aprì ed il ragazzo entrò. Silenzio.
Marcus aggrottò le sopracciglia. Cosa diavolo stavano combinando?

Alec armeggiò con la sveglia. Non aveva sonno, ma doveva sforzarsi un minimo se voleva rimanere lucido.

Sillus si svegliò improvvisamente. Osservò l’orologio, erano le quattro di mattina. Rimase sdraiato sul letto, nel buio più completo. Fuori doveva ancora piovere, sentiva il vento e l’acqua scrosciare più forte che mai.
Maledizione. Stava per rimettersi a sedere quando un rumore attirò la sua attenzione. Sentì il pavimento fuori dalla sua porta scricchiolare.
Rumore di passi.

Sillus prese la bacchetta e si alzò facendo attenzione a non fare rumore.
Ma dopo un solo passo qualcuno bussò alla sua porta. Sillus rimase in piedi, immobilizzato dalla paura.
“Chi… chi è?” chiese, puntando la bacchetta verso la porta.

Sillus sono io.
No ancora quella voce nella sua testa.
“No… tu non sei reale”

Sono io Sillus. Apri la porta. Voglio parlarti
Sillus iniziò a sudare freddo. “Tu sei morto. Non puoi bussare. E’ tutto nella mia testa”

Sillus.Sillus.Sillus.Sillus.Sillus
“Basta ti prego” implorò il ragazzo. Era avventato ma voleva che finisse.
“Alohomora” mormorò e la porta si aprì. Niente.

Il ragazzo rimase qualche istante immobile, poi si mosse e lentamente uscì dalla stanza.
Buio. Silenzio totale.
Sillus sospirò rumorosamente. Stava perdendo il senno. Fece per rientrare quando sentì un rumore al piano di sotto.

Il ragazzo si avvicinò alle scale e guardò al piano di sotto. Niente.
Improvvisamente si rese conto di quanto era stato sciocco. Quello poteva essere un trucco di Owen. Doveva rientrare e chiudersi dentro.
Ma non fece in tempo.
Qualcuno da dietro lo spinse e Sillus cadde rovinosamente per i quindici gradini. Quando atterrò rimase immobile, troppo indolenzito e sconvolto per proferire parola. Non riusciva a muoversi, doveva avere per forza delle fratture.

“Aiut…” cercò di urlare ma era inutile. Ad ogni movimento, ogni respiro sentiva un dolore lancinante
“Risparmia il fiato” sibilò la figura che lo aveva spinto e che adesso stava scendendo le scale verso di lui. Owen.
“Ti prego” borbottò Sillus, raccogliendo tutto il fiato rimasto “Non uccidermi”
Owen lo osservò con un sorriso malvagio a deformargli il volto “Sei già morto sciocco. Dovresti ringraziarmi perché ti sto evitando inutili sofferenze”
“No io…”
“Avada Kedavra” sibilò Owen. Il getto verde che scaturì dalla sua bacchetta colpì Sillus in pieno petto. Il ragazzo rimase immobile, privo di vita.

Owen sorrise, si recò in cucina e ruppe un’altra statuetta. Poi salì le scale canticchiando
Quattro piccoli maghi legna andarono a spaccar,
un di loro s’infranse in mezzo, solo tre ne restar.

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E così anche Sillus ci ha lasciato. E ne rimangono solo 4!

Sempre un po’ in ritardo, ma ho voluto concentrarmi molto su questi ultimi capitoli. Se tutto va bene dovrebbero rimanere solo ¾ capitoli.
Spero che questo capitolo bello sostanzioso vi sia piaciuto. Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Dolore ed Urla ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 9, DOLORE ED URLA

Rose stava sognando.
Si trovava sul dorso di un ippogrifo e volava, volava alta nel cielo plumbeo. Lassù nessuno poteva farle del male…

Rose

Sarebbe rimasta su quell’ippogrifo per tutto il tempo necessario. Voleva scappare il più lontano possibile. Fino ai confini del mondo.

“Rose!”

La ragazza si svegliò, piuttosto scossa. Qualcuno stava bussando alla porta di camera sua.
“Chi… chi è?”
“Siamo Alec e Marcus. Frank è con te?”

Rose si voltò e vide il ragazzo profondamente addormentato.
“Ah… ehm sì è qui” rispose, arrossendo.
“Apri la porta è urgente”
“Cosa diavolo c’è?” bofonchiò Frank.

“Presto vestitevi ed uscite” sbraitò Marcus. Frank prese la bacchetta dal comodino, mormorò “Accio vestiti” e questi volarono ordinatamente sul letto.
Cinque minuti dopo Rose e Frank uscirono, ancora insonnoliti. Marcus ed Alec stavano parlando fitto fitto vicino alla tromba delle scale.

“Cosa c’è di così importante da farci svegliare così improvvisamente” brontolò Frank, stiracchiandosi.
Marcus fece un passo indietro e borbottò “Venite e guardate voi stessi”

In fondo alle scale videro Sillus che giaceva, palesemente morto, in una piccola pozza di sangue.
“Cazzo” mormorò Frank.
Rose si portò una mano alla bocca “No Sillus… Sillus!” Non era possibile. Tutti ma non Sillus.
I quattro rimasero in silenzio.

Non c’era molto da fare, perciò Frank e Alec portarono Sillus di sopra e lo adagiarono sul suo letto. Rose e Marcus rimasero a pulire il sangue.

---------------

Rose puntò la bacchetta e mormorò “Gratta e Netta”. La macchia di sangue rimase praticamente intatta.
“Non… non sono mai stata brava con questi…” mormorò Rose, lottando contro le lacrime che stavano inevitabilmente per cadere dai suoi occhi.
Marcus prese un pacchetto di fazzoletti dalla tasca e lo diede alla ragazza.

“Mi dispiace tanto Rose” disse il ragazzo “So che eravate molto uniti”. Rose annuì.
“Un motivo in più per uccidere Owen. Giuro, non scherzo, che se lo trovo niente processi. Oh no, lo faccio fuori con le mie mani.
Rose rimase in silenzio, osservando la macchia di sangue.

-------------------

Alec e Frank fecero levitare il corpo di Sillus fin dentro la sua stanza, poi lo adagiarono il più delicatamente possibile sul letto.

“Non hai sentito niente stanotte?” chiese Alec.
“No, niente”
Alec sorrise beffardo “Immagino…”
Frank si fermò ed osservò il ragazzo “Che cosa vuoi dire”

“Ieri sera ti ho visto… entrare in camera di Rose. Vi siete divertiti?” aggiunse rivolgendo all’altro un sorriso beffardo.

Frank osservò Alec, il volto corrucciato “Non vedo perché dovrebbe interessarti”
Alec rimase per qualche istante in silenzio “Sono sorpreso. Non avrei mai immaginato che una piccola checca come te potesse scegliere una ragazza come Rose per la sua prima volta!”

Frank sbiancò, si voltò verso il ragazzo e boccheggiò “Come…cosa... come mi hai chiamato?”
“Una piccola checca. Perché non è vero?”

Frank estrasse la bacchetta, si avvicinò a rapidi passi verso l’altro e la puntò verso Alec che contraccambiò il compagno.
“Come osi piccolo bastard…”
“Come oso dire la verità? Cristo lo sanno tutti che sbavavi dietro Arnold”
“Questa è un’immensa bugia” sibilò Frank “Volevo bene ad Arnold come tutti noi. O forse tu no visto che eri geloso di lui. Cos’è invidia la tua?”
“Ma figurati”
“Oh sì è invidia. Tu sei invidioso di tutti noi, ti senti inferiore. Forse lo sei ed è per questo che ci hai portato qui e ci stai ammazzando uno dopo l’altro. Per dimostrare di essere superiore” Frank scandì bene ogni parola, cercando con ognuna di essa, di ferire il più possibile Alec.
“O forse sei tu Frank che ci hai portato qui. Per vendicare il tuo amore perduto?”

“Ma cosa diavolo?” Alec e Frank si voltarono. Rose e Marcus erano appena entrati. I due ragazzi abbassarono le bacchette.
“Niente” tentò di sorridere Frank, usando un improbabile tono disinvolto “Uno… scambio di idee”

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I quattro scesero in cucina.

“Il tempo sta migliorando” osservò Marcus “Non piove più”
“Più tardi potremmo uscire e provare a fare dei segnali di fumo dalla scogliera” propose Frank.
“Avremmo bisogno di più legna allora” notò Alec.

Marcus sorrise. “D’accordo ci penso io alla legna. Voi rimanete qui”
“Non fai colazione?” chiese Rose.
“Nah, non faccio mai colazione presto la mattina”

Gli altri annuirono e poco dopo, verso le dieci di mattina, Marcus uscì. Alec, Frank e Rose rimasero dentro.

“Direi che se Marcus non mangia, possiamo preparare la colazione” propose Rose. E così fecero. Lei e Frank entrarono in cucina, lasciando Alec in salotto davanti al camino.

“Che cosa vi siete detti tu e Alec?” chiese Rose, mentre stava preparando del pane tostato.
“Vedi io e Alec non ci siamo mai presi. Lui è una persona molto insicura, spesso si atteggia da duro, ma in fondo è una persona debole. Mi ha dato della checca e mi ha accusato di essere Owen”

Rose rimase qualche secondo in silenzio, riflettendo.
“Non può pensare seriamente queste cose. Immagino che sia sconvolto e…”
“Oh tu non lo conosci bene. io sì. Sette anni ad Hogwarts insieme mi sono bastati”

“Secondo Marcus” disse infine “Sillus è morto intorno alle tre di notte. Cinque al massimo. Noi siamo… siamo stati insieme tutta la notte quindi deve essere o Marcus o Alec. Dovremo stare molto attenti.”
Frank annuì “A proposito di ieri sera…”

“Non avete ancora fatto?” chiese Alec, entrando in cucina.
“Ho finito di preparare ora il tè. Fra poco si mangia!” rispose Rose, appoggiando tre tazze di tè fumanti su un piccolo tavolino.

Un paio di minuti più tardi Alec, Frank e Rose si sedettero in sala da pranzo per la colazione. Nonostante le poche provviste fresche rimaste, Rose fece del suo meglio ed in generale consumarono un pasto più che decente.
“Povero Marcus, è già passata mezz’ora” fece notare Rose, sorseggiando il tè “Non capisco come fa a non… fare. A non fare colaz..zione”
Era strano. Improvvisamente si sentiva intorpidita. la vista le si stava annebbiando, le forze venivano meno.

Vide Frank cadere dalla sedia, Alec accasciarsi sulla tavola, poi fu tutto nero.

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Marcus appoggiò la grande ascia alla parete. Uscì dal piccolo capanno e si accese una sigaretta. Era a metà del lavoro, ancora un’oretta e poi avrebbero potuto cercare di attirare l’attenzione degli abitanti della costa. Segnali di fumo, patronus… avrebbero provato di tutto.
Non voleva finire i suoi giorni su quell’isola. Aveva così tante cose da fare.

Il ragazzo aspirò una boccata di fumo. Era sempre stato sicuro di sè. Bello, intraprendente, muscoloso, riusciva a farsi apprezzare da tutti. In special modo dalle ragazze.

Patetico che tutte quelle qualità non servissero a niente, su quell’isola.

Immerso nei suoi pensieri il ragazzo non sentì che una persona si era avvicinata a lui, da dietro.
Owen rimase a guardare Marcus per alcuni secondi, poi alzò l’ascia che l’altro aveva usato per tagliare la legna e la calò sulla schiena del ragazzo.

Marcus cadde a terra urlando di dolore. Lottando contro il dolore accecante cercò di voltarsi, di estrarre la bacchetta. Di reagire a quel l'aggressione improvvisa.
“Avada kedavra” mormorò Owen, puntando la bacchetta di Ron contro Marcus.

Un fiotto di scintille verdi colpì il ragazzo che immediatamente cessò di lottare. Morto
Owen prese l’ascia che aveva buttato a terra e l’appoggiò sulla parete del capanno. Poi si incamminò verso la villa.
Aveva un lavoro da finire e voleva farlo il prima possibile br>
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E così sono rimasti solo in tre.
Mi è dispiaciuto molto descrivere la morte di Marcus. Mi ci ero affezionato. Marcus, Alec Rose e Frank sono stati i primi personaggi che ho inventato di sana pianta. Poi sono venuti tutti gli altri, ma sono legato molto a questi quattro.

Mancano pochi capitoli (circa tre) alla fine. Chi è Owen?

Grazie a tutti, a paige per la recenzione, a chi segue e chi legge soltanto. Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Rivelazione ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 10, Rivelazione

Quando Rose si svegliò, tutto gli apparve leggermente sfocato.
Cosa diavolo era successo? Perché si era addormentata così improvvisamente?

“Rose stai bene?” una voce familiare riecheggiò nella sua mente offuscata.
“Insomma” mormorò “Cosa è successo?”
“A quanto pare il the era drogato” concluse Alec, mentre Frank aiutava Rose a rialzarsi.

“Come è possibile…”
“Un’altro trucco di Owen. Abbiamo lasciato le tazze sul tavolino della cucina per un paio di minuti” disse Frank “Owen deve aver messo della pozione soporifera”
“Siamo stati degli idioti” ammise Alec “Lasciare quelle tazze incustodite...”
“Si… beh abbiamo perso giusto un pochino di lucidità mentale in questi giorni” rispose sarcastica Rose.

Gli altri due annuirono, sconsolati.
“Marcus!” esclamò improvvisamente la ragazza.
“Marcus cosa?” chiese Alec.
Rose guardò l’orologio appeso al muro “Sono passate circa due ore da quando è uscito di casa. Possibile che non abbia ancora finito?”

Istintivamente i tre osservarono il centrotavola. Rimanevano solo tre statuette.

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Trovarono Marcus poco fuori dal capanno della legna. Il corpo aveva una grossa ferita sulla schiena.
“Cosa può averlo… colpito?” chiese Frank, osservando piuttosto scosso il corpo dell’amico.
“Guardate qui!” esclamò Alec che si era allontanato per cercare indizi.

Trovarono una grossa ascia insanguinata appoggiata ad un albero vicino.
“L’assassino deve essere sbucato alle sue spalle e lo ha colpito con quest’ascia” osservò Alec, pensieroso.

I tre rimasero per qualche secondo in silenzio.
“E ora che si fa?” chiese piano Rose.
“Si va avanti con il piano” disse Alec, risoluto.
“Facciamo così” propose Frank “Io e Rose portiamo dentro Marcus. Tu, Alec, finisci di tagliare la legna e poi raggiungici sulla scogliera a sud. Noi nel frattempo inizieremo con i patronus e le scintille dalle bacchette”

Alec osservò i due “Perchè non entriamo insieme?”
“Perché fra qualche ora inizierà a piovere e dobbiamo avvantaggiarci” rispose Frank, una nota di impazienza nella voce “Non abbiamo tempo da perdere Alec! Tu sei il più forzuto di noi tre. Io sono il più abile con i patronus”
“D’accordo… d’accordo” Alec estrasse la bacchetta, mormorò “Gratta e netta” sull’ascia, pulendo così il sangue rimasto sopra “Muovetevi però”

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Frank e Rose posarono Marcus il più delicatamente possibile sul letto di camera sua. Poi uscirono, chiusero la porta e si avviarono verso le scale.
“Aspetta un momento” chiese Frank. Rose si fermò e si voltò verso il compagno.
“Cosa c’è?”

Frank rimase in silenzio, come soppesando le parole, poi disse “Siamo rimasti in tre. Io e te abbiamo un alibi. Abbiamo passato la notte insieme. Alec no. E’ l’unico qui che non ha un alibi.”
“Secondo te Alec è Owen?”
“Ovviamente”

“Ammettiamo che sia Owen… cosa facciamo?” chiese Rose, pensierosa.
“Per prima cosa perquisiremo la sua camera. Sono sicuro che troveremo la bacchetta di Ron. Poi lo affrontiamo. Sei d’accordo?”

La ragazza annuì. Frank puntò la bacchetta contro la porta di Alec e sussurrò “Alohomora”
La porta si aprì cigolando leggermente.

La camera del ragazzo era perfettamente in ordine. Frank e Rose entrarono.
“Lascia la porta aperta” suggerì il ragazzo “Se Alec dovesse entrare per lo meno lo sentiremmo in tempo”.

“Abbiamo già perquisito le stanze Frank” fece notare la ragazza, mentre l’altro spostava il letto di Alec.
“Vedi Rose… abbiamo perquisito solo gli effetti personali” Frank iniziò a picchiettare il muro della stanza con la bacchetta “E la stanza, ma in maniera non approfondita. Eravamo tutti scossi e spaventati.”

Frank continuò a picchiettare le pareti fino a quando non sentì un rumore sordo. Si fermò e si voltò verso Rose con un largo sorriso sulla faccia “ Vedi, stamattina per caso ho scoperto uno scomparto segreto vicino al mio letto. E così mi sono chiesto se fosse presente solo in camera mia. Ho controllato in camera di Jack, quella accanto a me. E c’era.
Quindi mi chiedevo se…”

Puntò la bacchetta contro il muro e sussurrò per la seconda volta “Alohomora”. Con grande sorpresa Rose vide aprirsi nella parete un piccolo scomparto.
Frank si chinò e esclamò “Aha ne ero sicuro!”. Mise la mano dentro lo scomparto e ne estrasse una bacchetta magica.

“Lo sapevo!” Frank appoggiò la bacchetta su un comodino. Poi puntò la sua bacchetta magica contro quella appena trovata e disse “Pior Incantatio!”

Dall’estremità della bacchetta uscirono alcune scintille verdi.
“E’... la bacchetta di Ron, la riconosco. E quelle scintille verdi…”
“Avada kedavra. E’ stato l’ultimo incantesimo” rispose Frank, prendendo in mano la sua bacchetta.
“Frank… E’ Alec l’assassino” mormorò Rose.

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E così sembra proprio che Alec sia Owen. Ma è proprio così?
Riusciranno Frank e Rose a sconfiggerlo? Oppure Alec avrà la meglio?

Lo scoprirete nei prossimi tre capitoli, gli ultimi di questa fic! Vi ringrazio ancora una volta per le visual, per chi ha messo la fic tra preferite/seguite, e paige che come sempre ha recensito :)

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** ShowDown ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 11, SHOWDOWN

Alec calò la grande ascia su un tocco di legno piuttosto resistente. Questo si spezzò quasi in mezzo. Il ragazzo si chinò per raccogliere un’altro pezzo di legno ma si bloccò.

Per terra, vicino al cumulo di legna ancora da tagliare c’era una bacchetta magica.
Alec, un po’ accigliato la raccolse. Era quella di Marcus.

Un po’ esitante la raccolse e se la infilò nella tasca della giacca. L’avrebbe rimessa a posto a tempo debito.
O forse no. Non si fidava di Rose e di Frank. Stavano tramando qualcosa, ne era sicuro.
Rose era una sciocca ingenua, Frank una viscida checca. La coppia perfetta

Non si erano mai piaciuti, lui e Frank. Fin dai tempi di Hogwarts in effetti. Non c’era un motivo reale, era semplicemente antipatia a pelle. Capita a volte.

E questa antipatia si era ampliata nel corso di quei sette anni. Entrambi giocatori di quidditch, entrambi incredibilmente capaci a Difesa Contro le Arti oscure. Entrambi con storie personali alle spalle non proprio piacevoli.

I suoi genitori erano morti quando lui aveva appena tre anni, colpiti da un’epidemia piuttosto diffusa di Vaiolo di Drago. I genitori di Frank furono invece uccisi dai mangiamorte quando lui aveva appena sei anni.
Così simili eppure così differenti...

“Alec!”
Il ragazzo si riscosse dalle sue fantasticherie. Uscì dal capanno e vide Rose e Frank a poca distanza, proprio al limitare della radura.

“Cosa ci fate qui? Dovevamo trovarci in cima alla scogliera!”
“Oh sì è vero” rispose Frank “Ma… alla luce di quello che abbiamo scoperto…”

“Di cosa diavolo stai parlando?” chiese Alec, alzando la voce. Proprio non capiva. Frank mise le mani in tasca ed estrasse una bacchetta magica con aria teatrale.

“Si può sapere cosa diavolo significa tutto questo? Non ho tempo da perdere”
“E’ la bacchetta di Ron, Alec” si intromise Rose ”L’abbiamo trovata… in camera tua”

Il silenzio cadde nella piccola radura. Alec rimase immobile, impietrito.
“Come… come hai potuto farlo Alec?” chiese Rose, la voce tremante.
“No… non è possibile…” Lentamente la mente di Alec riprese a lavorare. Non era possibile.

Frank e Rose si avvicinarono. “Direi che… sei in arresto amico” sibilò Frank.
“No… Rose non devi credere a lui… non devi credere al suo tranello” rantolò Alec.
“Non c’è nessun tranello Alec. Ti prego non renderci la cosa ancora più difficile” rispose la ragazza.

Accadde in un momento. Alec estrasse la bacchetta e lanciò uno Stupeficium a Rose. La ragazza venne colpita in pieno petto e si accasciò per terra, chiaramente svenuta.
Frank rimase immobile e puntò la sua bacchetta e quella di Ron contro Alec.

“Ahah. Finalmente hai calato la maschera Alec” disse Frank.
“Potrei dire lo stesso di te Frank. Furbo da parte tua usare la stupida Rose come alleata.”
“Già, vero. Sai ho tanto desiderato questo momento. La resa dei conti, fra me e te. Vedrai riuscirò a toglierti quel sorriso dalla tua faccia. Facciamola finita!”

Alec rise di gusto “Tu? Tu vuoi sconfiggermi? neanche con venti bacchette ci riusciresti!”
“Sicuro? Dimostramelo!”

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Rose lentamente riprese conoscenza. Osservò l’orologio da polso. Erano passati una decina di minuti.

“Avada kedavra”
La ragazza abbassò rapidamente la testa. Un getto di luce verde le era passato pochi centimetri sopra la testa.

Al centro della radura Alec e Frank continuavano la loro lotta mortale. Frank aveva un taglio sul braccio ed aveva perso una bacchetta. Alec aveva un brutto taglio sulla guancia e zoppicava vistosamente.

Rose rimase distesa per terra. Era chiaro che entrambi erano troppo impegnati per accorgersi di lei. Doveva usare questa cosa a suo vantaggio.

Vide la sua bacchetta poco lontano e lentamente iniziò a strisciare.

Era oramai a poche decine di centimetri dalla bacchetta quando udì un forte urlo di dolore. Si voltò.
Frank cadde a terra, reggendosi una gamba, mentre Alec torreggiava su di lui.

Non c’era tempo. Si alzò in piedi, afferrò la bacchetta da terra e la puntò contro Alec.
Impresse alla sua bacchetta un movimento simile a quella di una frusta e lanciò un potente getto di scintille arancioni contro Alec.

Il ragazzo ebbe appena il tempo di osservare il getto di scintille avvicinarsi. Fece per proteggersi, ma era tutto inutile.
L’incantesimo lo colpì in pieno petto e lo scagliò con grande forza contro la parete del capanno.

Alec emise un breve gemito di dolore, poi si accasciò a terra.

Rose si diresse immediatamente verso di lui. Aveva preso una bella botta, ma era vivo.
“Bel colpo” sussurrò Frank, che nel frattempo si era alzato e si era avvicinato alla ragazza “E’ morto?”
“No. Ma penso che non potrà più farci del male.”
Frank annuì e puntò la bacchetta contro Alec “Lo uccido io allora”

“No!” esclamò Rose, voltandosi verso il compagno.
“Cosa?”
“Non voglio abbassarmi al suo livello, Frank. Non voglio uccidere o partecipare all’uccisione di nessuno. Non voglio essere...come lui” ed indicò Alec.

“Rose… Rose ha ucciso i nostri compagni! Non possiamo lasciarlo vivere.” Replicò Frank, stancamente “ogni suo respiro è un insulto alla loro memoria.”
“lo so, ma noi siamo Auror. Non assassini. È Inoffensivo adesso. Verrà processato e passerà il resto della sua schifosa vita ad Azkaban”

Frank rimase qualche istante in silenzio, riflettendo. Poi annuì, puntò la bacchetta contro Alec e borbottò “Levicorpus”.
Il corpo del ragazzo si sollevò di qualche centimetro. Frank lo trasportò fin dentro il capanno. Poi lo adagiò per terra e mormorò “Incarceratum”. Delle lunghe e spesse funi legarono Alec.

Poi, sempre senza parlare, Frank prese la bacchetta del ragazzo e la spezzò. Quindi chiuse a chiave la porta del capanno.

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Rose e Frank si allontanarono dalla radura. Si trascinarono lentamente fino alla scogliera sud, la loro destinazione finale. Rose faceva levitare un piccolo cesto pieno di legna, mentre Frank si limitava a zoppicare e ad avanzare penosamente.

Dopo una scarpinata di circa dieci minuti, finalmente arrivarono nella loro postazione. Frank si mise stancamente a sedere per terra, mentre Rose si occupava della legna. Dopo averla depositata in una piccola pila ordinata, iniziò ad accendere il fuoco.

Dopo circa mezz’ora un vivace fuocherello ardeva sulla sommità della scogliera. Rose rimase qualche istante in piedi, osservando il mare, godendosi il silenzio e la pace. Ce l’aveva fatta.
Non sembrava possibile, ma era così. Sarebbe tornata a casa, alla sua vita normale. Via da quell’isola

“Rose?” La voce di Frank la riscosse. Il ragazzo si era alzato.
“Frank! Stai… stai bene”
“Oh sì. Molto meglio adesso. Ora che siamo solo noi due”

Rose sorrise. Si voltò di nuovo e ricominciò a guardare il mare.
“Sono contenta, Frank. Di avercela fatta”
“Non sembra quasi vero, eh?
“Vero”

“Forse perché non lo è”
Rose si voltò di scatto, sorpresa. Frank si era alzato e puntava la sua bacchetta e quella di Ron dritte contro di lei.

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E così siamo alla fine. Rose sopravviverà? Frank è il vero Owen? E cosa è successo ad Alec?

Tutto questo nel prossimo capitolo :D

Grazie come sempre a tutti per l’attenzione, ci vediamo al prossimo, il penultimo capitolo

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Capitolo 12
*** La Fine ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 12, LA FINE

Rose si voltò di scatto, sorpresa. Frank si era alzato e puntava la sua bacchetta e quella di Ron dritte contro di lei.

Ed improvvisamente, misteriosamente, il mondo si fermò, tutto si congelò. I secondi passavano ad una velocità troppo lenta per essere vera. Il Sole si era spento. Rose rimase impietrita.
Non riusciva, non poteva crederci.

Frank… Frank non poteva essere lui. Lei credeva a quel ragazzo. Si era concessa anima e corpo a lui per cercare un’ancora di salvezza, un appiglio, per quanto fragile.
Non poteva andare a finire così.

“Expelliarmus” la bacchetta di Rose volò a qualche centimetro di distanza.

“Frank, non può… non può essere. Io e te abbiamo… abbiamo passato la notte insieme” balbettò la ragazza.
“Questo è vero ma, ricordi il vino elfico che ci siamo bevuti ieri sera? Ecco nel tuo c’era una dose di sonnifero che avrebbe steso un’Ippogrifo. E’ stato facile... del resto l’ho fatto anche prima, quando ho drogato il the.”

Frank rise. Una risata vuota, stridula.
“Mi dispiace essermi approfittato di te Rosie. Ma, capisci, era l’unico modo”

“Ma Perché? Perché ucciderci tutti? Perché portarci qui ed eliminarci uno alla volta?”
Frank rimase un istante in silenzio, come soppesando le parole.

“Sai Alec aveva ragione, Tutto è partito dalla morte di Arnold. Lui… insomma era un fratello per me, capisci? A 10 ci anni ci siamo conosciuti, siamo capitati nella stessa casa a Hogwarts, siamo cresciuti insieme.. era tutto per me. E quando è morto, quando lo avete ucciso, niente ha avuto più senso.”
“Noi non l’abbiamo ucciso…”
“Ma allora non mi state a sentire?” urlò Frank “Con la vostra incompetenza avete condannato Arnold. Ed io l’ho vendicato”

Un forte vento spazzò la piccola radura sulla scogliera. Frank si inumidì le labbra, poi continuò, la bacchetta sempre puntata su Rose “Anche io sono in parte responsabile. Ma non mi preoccupo. Una volta che avrò ucciso tu ed Alec raggiungerò Arnold., e staremo per sempre insieme. Addio Rose. Avada…”

“Expelliarmus” l’incantesimo colpì la bacchetta di Ron in pieno e cadde a diversi metri dal ragazzo.

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“Ma chi diavolo?” ruggì Frank, guardandosi intorno “No, non è possibile!” esclamò.
Sul limitare della radura era apparso Alec, piuttosto malconcio, con una bacchetta puntata contro Frank.

“Contento di vedermi, Frankie? disse il nuovo venuto.
“Come… come è possibile?”

“Il tuo piano era perfetto, sai? Ma hai commesso due leggerezze" disse Alec, avvicinandosi ai due, sorridendo " La prima è che, stamattina ho lanciato diversi incantesimi di protezione sulle mie vesti. Hanno funzionato, perché altrimenti la maledizione di Rose mi avrebbe messo ko per un bel po’ di tempo.
La seconda è che, prima del tuo arrivo, avevo trovato la bacchetta di Marcus vicino alla legna. Per fortuna l’ho presa e sono riuscito a liberarmi. E a farla finita. Sei pronta Rose?

Frank, completamente stupefatto, si voltò verso la ragazza che, nel frattempo, era riuscita a recuperare la propria bacchetta, bacchetta che adesso stava puntando contro Frank.
In pochi secondi era passato in una situazione di completa inferiorità. Lentamente indietreggiò, puntando la bacchetta, ora contro Rose, ora contro Alec.

“E va bene, facciamola finita. Avada Kedavra!”
“Stupeficium!”
“Stupeficium!”

Il raggio verde sfiorò di pochi centimetri il volto di Alec. Gli incantesimi di Rose e Alec invece colpirono Frank in pieno petto.
Il ragazzo, investito da due schiantesimi, rimase per un secondo in piedi, con uno sguardo sorpeso sul volto, poi perse l'equilibrio, scivolò e cadde giù dalla scogliera, dritto nel mare.

Rose si sporse, ma niente, Frank non si vedeva. Cadde a sedere per terra, in silenzio. Alec si avvicinò alla ragazza e le sedette accanto.
“E’... è finita” disse Alec, abbracciando la ragazza.

Rimasero lì, piangendo ed abbracciandosi. Non c’era niente da dire. Era finita, erano sopravvissuti.

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Ok immagino che questo capitolo… insomma non ve lo aspettavate. A mia discolpa devo dire che è stato un periodo, tra lavoro e varie problematiche, dove scrivere era purtroppo l’ultima cosa alla quale potevo pensare.
Ma non voglio lasciare questa fic senza conclusione… quindi eccola! No, manca ancora un capitolo, però che ve ne pare?
Grazie mille e alla prossima!

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Capitolo 13
*** La Lettera ***


Otto Piccoli Maghi


Cap 13, LA LETTERA

Le bare vennero lentamente calate in cinque fosse diverse. Poi, con altrettanta attenzione, un grande quantitativo di terra venne versato nelle varie fosse, riempiendole completamente.
Una grande folla di parenti, funzionari del Ministero della Magia e semplici curiosi si era radunata intorno al piccolo camposanto.

Secondo la prassi tutti i funzionari del Ministero deceduti in azione potevano scegliere di essere sepolti lì, in quel piccolo cimitero in aperta campagna, silenzioso e pacifico, e riposare insieme ai propri grandi predecessori.
In quella occasione, anche se quattro deceduti erano ancora allievi auror, venne loro concesso questo piccolo, grande onore.

Frank Live no, lui venne sepolto nel cimitero vicino all'orfanotrofio dove aveva trascorso gran parte della sua miserabile e derelitta vita.

Rose osservò questa lunga e lenta processione, il dolore dei famigliari, le tante inutili parole di cordoglio, da lontano. Erano passati 12 giorni dal termine di quell’incubo.
Grazie ai suoi sforzi, e quelli di Alec, riuscirono ad avvertire la popolazione ed il giorno successivo una pattuglia di Auror sbarcarono sull’isola, trovando sei cadaveri e due sopravvissuti, tremanti, spaventati ed infreddoliti, ma ancora vivi.

I giorni successivi Rose se li ricordava a malapena. La corsa all’ospedale, dove era rimasta ricoverata per cinque giorni, gli interrogatori, l’inizio del processo, gli incubi e la paura che gravava su di lei, come una nera ombra cupa e dolorosa.
Sapeva che tutto quello che aveva passato non l’avrebbe mai più potuto dimenticare, ma sapeva che, lentamente, giorno dopo giorno, doveva andare avanti.

Per la sua famiglia, per i suoi cari, per quelli che non ce l’avevano fatta.

“Ciao Rose” la ragazza sobbalzò e si girò.
Era Alec. Tutto sommato le ferite che Frank e Rose gli avevano inferto, non erano così gravi come sembrava, anche se una profonda cicatrice solcava la sua guancia destra.

“Ciao Alec. Non...non ti avevo visto”
Alec sorrise debolmente “Sapevo che ti avrei trovato qui. Come va?”
“Va. Tu, invece? Le ferite mi sembrano stiano meglio”
“Oh sì, anche se tu e Frank me ne avete date di santa ragione” rise “Sono venuto qui… sì insomma... sono venuto per salutarti” concluse, distogliendo lo sguardo.

“Salutarmi?”
“Sì. Sai questa… questa nostra… avventura, ha riscosso molta attenzione nella stampa magica. Fino agli Stati Uniti perché un mio lontano cugino mi ha contattato qualche giorno fa, vive a New York, e si è offerto di ospitarmi per un po’ di tempo.”

Rose rimase in silenzio, pensierosa.
“Non… non me la sento di rimanere qui” disse infine Alec “Rivedere le stesse facce, ripensare sempre a quello che è successo. Non ho nessuno qui e, forse è da vigliacchi scappare, ma non ce la faccio”
“Non è da vigliacchi. Lo farei anche io. Ma sento… sento che devo rimanere qui, non so se mi capisci Alec, affrontare quello che è successo ed andare avanti. Non sarà facile… ma voglio provarci”

Alec fece un passo verso la ragazza e si abbracciarono forte. Rimasero così per qualche secondo, poi si staccarono.
“Abbi cura di te, Rose. Se dovessi avere bisogno… la mia porta è sempre aperta” disse Alec, asciugandosi una lacrima e prendendo lo zainetto che aveva lasciato a terra.
“Lo stesso vale per te. Fatti sentire, voglio sapere tutto sulla tua vita in America!”

Ma mentre Alec si allontanava, salutando con la mano, Rose ebbe il presentimento che Alec non l’avrebbe fatto. Ed infatti da quel momento non vide o non ebbe più notizie di Alec Ivy.

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Harry Potter era seduto dietro la sua scrivania, intento a leggere un lungo foglio di pergamena dall’aria ufficiale. Leggeva, ma in realtà i suoi occhi erano fissi alla terza riga.

“Ciao Harry, posso sedermi un minuto?” l’uomo trasalì ed alzò la testa. Il Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, era appena entrato nel suo ufficio. Aveva un’aria afflitta, lunghe occhiaie ad incorniciare gli occhi che lo stavano osservando.

“Salve Ministro!” esclamò Harry, indicando la sedia più confortevole e mettendo da parte la lunga pergamena.
Kingsley si sedette e i due rimasero in silenzio. Harry si riscosse “Oh… sì... vuole un the, un caffè?”
“No grazie Harry. Non… non ti ho visto stamattina” aggiunse.

Harry chinò il capo e mormorò “Ero in fondo. Non… non me la sentivo” Aprì il cassetto della sua scrivania e ne estrasse una lettera.

“Questa è la mia lettera di dimissioni. Deve darmi giusto un paio di giorni per sistemare delle cose e liberare la scrivania”
Kingsley rimase stupefatto “Dimissioni?”
“Non posso… non posso restare qui dopo tutto quello che è successo. E’ tutta colpa mia, avrei dovuto...”

“Avrei dovuto cosa?” lo interruppe il Ministro, in tono dolce “Nessuno di noi ti ritiene responsabile, Harry. Abbiamo parlato a lungo con Hermione e con i famigliari dei ragazzi, nessuno ti ritiene minimamente responsabile” detto questo riconsegnò la lettera di dimissioni ad Harry.
“Piuttosto io ho una lettera per te. L’abbiamo trovata qualche giorno fa, nella nicchia nella parete di Frank” Kingsley estrasse da una tasca della tunica un lungo foglio di pergamena.

“E’ indirizzato a te… da parte sua. Leggila” Il ministro si alzò e uscì.
Harry osservò la lettera, poi con mano tremante l’aprì ed iniziò a leggere

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“Caro HP,

Se leggerà questa lettera vuol dire che il mio piano è fallito, e molto probabilmente sarò morto. Oppure la mia missione ha avuto successo, ed ho sottovalutato l’arguzia degli auror.

Perché scrivere questa confessione? Bella domanda: da una parte voglio che questo caso rimanga irrisolto, annebbiando la mente della comunità magica per anni e anni, ma dall’altra parte vorrei che il mondo magico venisse a conoscenza del mio piano, di quello che sono riuscito a fare. Della mia grandezza.
Quindi ho scritto questa confessione e l’ho nascosta in un posto molto difficile da trovare.

Il mio nome, lo avrete capito, è Frank Live. Ho appena ucciso Marcus e mi rimane circa mezz’ora prima che Alec Ivy e Rose Greenwood si sveglino. Il tempo di scrivere questa lettera.

Perché, vi chiederete? Perché li ho uccisi tutti?

Ebbene, Alec aveva ragione, tutto è nato dalla morte di Arnold Magentha.
A sette anni entrai in Orfanotrofio, dopo che i miei genitori furono uccisi da un paio di Mangiamorte.
Furono anni terribili, un bambino non dovrebbe mai vivere in quelle condizioni. Ma ad 11 anni, tutto cambiò: ricevetti la mia lettera ed andai ad Hogwarts.
Là trovai persone fantastiche, uno fra tutti, Arnold.

Io ed Arnold in pochissimo tempo diventammo amici per la pelle, e già dal secondo anno ero ospite fisso da George, il padre di Arnold (sua madre era morta anni prima).
Diventai un secondo figlio per George, ed un fratello per Arnold. Il nostro era un rapporto bellissimo, mai una litigata, mai gelosia od invidia.
Lo amavo, un sentimento che per molto tempo ho celato, un amore platonico, un amore ingenuo e segreto.

Dopo Hogwarts entrambi ci iscrivemmo all’Accademia Auror. Una vita insieme, fino a quella maledetta sera.
Io quella sera avrei seguito Arnold fino alla morte, ma non mi fu possibile. Quella sciocca, inutile Rose fu schiantata ed i miei compagni se la squagliarono come dei codardi. Io sarei rimasto, sarei morto insieme ad Arnold, ma Alec mi strattonò e si smaterializzò insieme a me.
Pensava di avermi salvato la vita, invece me l’ha solo rovinata.

Poco tempo dopo inizia a covare piani di vendetta per i miei “amici”. A loro non interessava niente di Arnold, sembrava che niente fosse accaduto.
Forse non avrei fatto niente, ma tre mesi fa ho scoperto di aver contratto una brutta forma di Vaiolo di Drago. Una cura esiste, ma mi avrebbe lasciato per sempre orrendamente butterato e forse non avrebbe nemmeno avuto successo.
Questa è stata la spinta che mi ha convinto ad agire.

Ma non potevo fare niente da solo, perciò contattai l’unica persona che poteva aiutarmi: George Magentha, il padre di Arnold.
Volevo farla pagare a tutti i bastardi che avevano ucciso Arnold, e George, disperato per la morte dell’unico adorato figlio, era d’accordo con me e mi aiutò: era un mago molto influente, fu facile per lii.

In breve organizzammo il nostro piano nei minimi dettagli. E due giorni prima di partire lo uccisi.
Non avevo bisogno di scomodi testimoni, ma necessitavo una bacchetta in più e dovevo capire se avevo il sangue freddo per uccidere una persona.
No, non piangetelo o non incolpatelo. Un padre disperato può fare qualsiasi cosa per vendicare un figlio. Ma ora è con lui e sono sicuro sarà felice

E così partimmo per Marlott Island. Appena arrivati misi il disco, che George aveva inciso, sul divano. lo ascoltammo e mi divertii come un pazzo a guardare la reazione dei miei compagni.
Poi la mattina dopo, poco prima di iniziare le esercitazioni, uscii dalla finestra della mia camera e velocemente manomisi il manichino che Ron avrebbe utilizzato. E funzionò.
Poi dopo aver usato il Prior Incantatio, rubai la bacchetta di Ron e la misi nello scompartimento in camera mia.

Durante, la ricerca del fantomatico Mr Owen, mentre Jack stava setacciando un magazzino degli attrezzi, corsi verso Louise e la uccisi. Tutto molto facile, sapevo che non avrebbe opposto resistenza.
Così scoprimmo che l’assassino era uno di noi, ed inizia la seconda fase del mio piano: trovare un alleato. Puntai su Rose e credo di aver fatto la scelta giusta.

La mattina successiva drogai la bottiglia di whiskey di Jack e, mentre era in bagno, la infilai nella sua valigia. La bevve e morì.
A quel punto setacciamo ancora una volta tutte le stanze, ma sapevo che non avrebbero mai trovato i vari scompartimenti segreti presenti in ogni camera.

Più tardi quel pomeriggio, feci la mia mossa e chiesi a Rose di passare insieme la serata, avevo bisogno di un alibi. Lei accettò e, quando mi presentai alla sua porta con due calici di vino elfico, non pensò minimamente che si potesse trattare di un inganno. Bevve e cadde profondamente addormentata.
Verso le due di notte uscii di camera, bussai a quella di Sillus e mi nascosi nell’ombra.

Sapevo che Sillus era il più fragile di tutti, mentalmente parlando, ed infatti il poverino uscì da camera sua, si avvicinò alle scale e lo spinsi verso il suo destino.
Ed infine questa mattina ho convinto Marcus ad andare a spaccare la legna, ho drogato i the ed ho fatto finta di addormentarmi per poi uscire di casa ed uccidere Marcus.

Ed ora cosa succederà? Non appena scopriranno che Marcus è morto, chiederò ad Alec di spaccare la legna, mentre io e Rose porteremmo il cadavere di Marcus a casa. Poi farò la mia rivelazione, andrò nella camera di Alec e aprirò lo scompartimento segreto.
Non visto, metterò la bacchetta di Ron nella piccola conca, per poi mostrarla a Rose.

Affronteremo Alec e lo uccideremo. Poi ucciderò Rose ed infine mi getterò dalla scogliera più alta.
Così morirò senza soffrire, felice di averla fatta pagare ai colpevoli, felice di poter morire qui, così eroicamente, invece di dover affrontare mesi e mesi di dolore, felice di tornare per sempre dal mio Arnold.
E Questa volta nessuno ci dividerà.

Quando gli Auror sbarcheranno si troveranno di fronte otto cadaveri ed un mistero irrisolvibile qui, a Marlott Island.

Frank Live

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Eccoci qua, alla conclusione di questa mia fic.
Capitolo insolitamente lungo per i miei standard, ma spero possa esservi piaciuto. Mi scuso ancora per il ritardo nel pubblicare questi due capitoli.

Ringrazio dieci,cento, mille volte paige che ha recensito ogni capitolo, chi lo ha messo fra le preferite/seguite.
Ora vorrei mettermi al lavoro su qualche altra long, quindi ci leggiamo presto!

Grazie ancora a tutti
...dirk...

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