Antipodes: i due regni

di la_pazza_di_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Luxor e Ombrax, Luce e Ombrax, due città opposte.

Una leggenda narra che nel continente di Balas ci fossero quattro città importanti. Ombrax, Luxor, Antlis e Meterios. Le quattro città vivevano in armonia fino a quando l'ultima di esse, Meterios, decise di espandere i propri territori e dominare tutte le altre città. Antlis bloccò pere molto tempo l'avanzata della città nemica, ma in un momento di crisi la città fu totalmente distrutta. I capi di Ombrax compresa la minaccia chiusero le porte della città sotteranea, mentre i reali di Luxor decisero di schierarsi con Meterios per spartirsi il potere. La prima città che l'esercito di Luxor attaccò fu proprio Ombrax e da queln momento la rivalità fra le due città raggiunse i ,massimi livelli. La leggenda non dice nient'altro e nessuno sa come andò a finire la guerra, le uniche città rimaste in piedi furono quelle che ancora oggi governano Balas: Obrax e Luxor. Le diversità fra le due città erano molte, anzi sono ancora oggi molte: Ombrax è governata da nove capi che formano il consiglio della citta e che ascoltano i cittadini emanando leggi, a Luxor invece governa la monarchia suprema dove il re decreta tutto.
Ombrax è aperta alla cultura e ad ogni nuovo pensiero, l'individualità è importante e nessuno viene giudicato per quello che è.
Luxor ha molte restrizioni: niente tatuaggi, niente capelli colorati,niente relazioni omosessuali che (se scoperte) vengono punite con la morte. Gli abitanti di Luxor sono caratterizzati da occhi chiari, capelli biondi o rossi (alcune volte castano chiaro), pelle abbronzata per la vicinanza al sole.
Gli abitanti di Ombrax, invece, hanno la pelle chiara e occhi scuri non abituati alla luce del sole.
Luxor è anche conosciuta come città sospesa, sospesa sugli alberi. Il palazzo reale, che è stato costruito sullìalbero più grande, è collegato alle altre abitazioni e palazzi attraverso ponti sospesi e le grandi manifestazioni si svolgono sempre nella radura più bella che si trova a nord-ovest dal castello.
Ombrax è situata sottoterra, da qui il nome città sotterranea. E' piena di cunicoli e vie sotterranee che si sviluppano in diversi livelli. Ombrax è una grande casa per una grande famiglia, dove tutti si conoscono e passano la maggior parte del loro tempo in giro.
A separare queste due realtà diverse c'è u7n chilometro di pianura.  
  

~☆~

La ragazza corse per i corridoi deserti verso la camera del fratello, doveva avvertirli.
Arrivò davanti alla porta e bussò prima tre volte piano poi cinque forte. Dopo due minuti la porta si aprì e spuntò Elias con la maglietta al contrario. La fece entrare. Elizabeth si sedette sul letto, affianco a Samuel intento ad abbottonarsi la camicia.
-dove stava?- -hai la maglietta al contrario- dissero contemporaneamente i due fratelli. Elias si controllò e sbuffando si girò la maglia.
-a breve sarà qui- rispose la sorella.
Dopo pochi secondi, infatti, sentirono bussare alla porta. Elias aprì trovando la madre.
-El puoi venire un attimo?- il ragazzo annuì e uscì dalla stanza seguendo la madre.
-sei la nostra salvezza cucciola- disse Samuel a Elizabeth prima di scompigliarle i capelli.


 

----------Angolo autrice------
Mi scuso in anticipo se per caso il testo fosse tutto attaccato, non è colpa mia e sto provando a risolvere il problema. 
Buonaseraaaaa!!! Sono felice che tu sia arrivato a leggere fino qui! Spero che la storia ti sia piaciuta e continui a seguirla. Molto probabilmente avrai trovato errori (per favore siate clementi non sempre ho tempo per ricontrollare) e se non sono gravi vi prego di lasciarli perdere perché in un secondo momento rileggerò la storia e correggerò. 
Si il capitolo è corto, ma non vi preoccupare gli altri saranno più lunghi. 
Buona serata e se volete lasciate una recensione sarei molto felice😘

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Il ragazzo fece una capriola all'indietro e atterro' in piedi dall'altro lato della palestra. 
-stai migliorando Caleb- disse il ragazzo biondo appoggiato al muro. 
-dici? Io credo di essere sempre goffo e lento- risposto il castano buttando la spada a terra e bevendo un po' d'acqua. 
-goffo fratellino? Non sei mai stato goffo. Di sicuro sei molto più bravo di certi tizi che abitano qui e meno bravo di Zake. Ma Zake è Zake- disse Susan andando incontro al fratello e baciandogli una guancia. 
-Zake è Zake? Ma che dite? Mi sono solo allenato più di voi-rispose il biondo sorridendo alla ragazza che stava entrando nella palestra. 
Camille infatti era appena entrata nella stanza dopo una leggera corsetta. 
-che succede qui?- chiese la ragazza vedendo che tutti erano fermi nel mezzo della sala. 
-Cami vuoi farci vedere cosa sai fare? - disse Susanne con aria di sfida alla mora.
La ragazza prese una delle mazze al lato della porta e si mise in posizione e venne raggiunta poco dopo da Zake. I due dopo il segnale di Susan iniziarono a combattere senza esclusione di colpi. Camille fu la prima a colpire l'avversario sfruttando il fatto che Zake aveva alzato troppo velocemente il bastone lasciano scoperta la parte del bacino dove la ragazza lo aveva colpito. Dopo aver subito il colpo Zake iniziò a stare più concentrato sulla battaglia, preferiva infatti non farsi battere una terza volta dalla ragazza che già in precedenza lo aveva stracciato.
Lo scontro finì con la vincita di Camille che si trovava a cavalcioni sopra a Zake e con i due bastoni puntati alla gola del ragazzo.
-se finisce sempre in questo modo lo scontro inizierei a perdere di proposito- disse Zake ridendo, più ché altro ghignando, indicando la posizione nella quale si trovavano. Camille arrossí  e si spostò subito da sopra al ragazzo continuando a tenere in mano i due bastoni. 
Caleb e Susan erano rimasti a guardare la scena sorridendo.
-allora Zake quando ci farai veder il tatuaggio della scommessa?- chiese Caleb dopo che il ragazzo si fu alzato.
-quando mio padre lo finirà. Oggi comunque devo andarmi a fare la seconda parte quindi se mi fate uscire prima forse riesco a convincere mio padre a finirlo- rispose il ragazzo raddrizzandosi la fascia nera tra i capelli.
-allora cosa ci fai ancora qui muoviti ad andartene- gridò Camille prendendolo per un braccio e spingendolo fuori dalla porta.

Il biondo sorrise e, dopo aver preso la sua felpa, si incamminò verso lo studio del padre ripensando alla scommessa che aveva perso. La sommessa in precedenza era stata creata per Camille, la quale non aveva ancora tatuaggi sul corpo, ma per la sfortuna di Zake, e anche di Caleb che aveva partecipato alla scommessa, la ragazza era arrivata prima e il "povero" Zake che aveva preso una strada più lunga per bloccare la ragazza era arrivato ultimo. Anche lui non aveva ancora tatuaggi sul corpo, non era restio ad essi, ma voleva aspettare e decidere bene cosa farsi, infondo un tatuaggio è per sempre. Dopo un giorno di continui ripensamenti si era deciso e il padre un po' restio aveva iniziato a tatuare la schiena del figlio.

Zake bussò alla porta dello studio e dopo pochi minuti il padre gli aprì la porta. A prima vista potevano sembrare fratelli: entrambi alti, occhi nero pece, muscoli al posto giusto, capelli biondi e ricci. l'unica differenza erano le occhiaie che contornavano gli occhi di Richard che non era solo uno dei due tatuatori di Ombrax, ma anche uno dei nove capi della città stessa. Nessuno, vedendo per la prima volta Richard, penserebbe a lui come capo. Troppo giovane. Le cariche dei capi però erano ereditarie e, visto che il padre di Richard era morto, lui, che era figlio unico, pese il posto del padre.

-ti devo continuare il tatuaggio?- chiese l'uomo facendo accomodare il figlio nella stanza.

-finirlo se puoi. I ragazzi vogliono vederlo- rispose il pù giovane togliendosi la maglia e stendendosi di pancia sul lettino.

-di ai tuoi amici che se ti vogliono morto dal dolore posso finirlo anche in un giorno. Ma visto che non voglio fare male a un cliente e nemmeno perdere mio figlio, non ho intenzione di finire il tatuaggio in un giorno.-

-quanto ancora ci vorrà?- chiese il ragazzo facendo una smorfia di dolore on appena sentì l'ago perforargli la schiena.

-dipende da quanto ti fa male, e comunque il tuo tatuaggio comprende tutta la schiena quindi devi stare anche attento ai movimenti che fai nei primi giorni-

-si lo so, l'avrai ripetuto un milione di volte- rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo per la frustazione

-ahia!- gridò poi quando girandosi per guardare male il padre.

-sei tu che non riesci a star fermo on è colpa mia!- rispose l'uomo di rimando e ricominciando a tatuare la schiena.

~☆~

Zake si era addormentato. Non sapeva nemmeno come ci riusciva nonostante l'ago nella sua pelle. Quando riaprì gli occhi intravide suo padre seduto alla poltrona con gli occhiali inforcati che stava leggendo dei documenti importanti.

-Zake sei un caso perso- disse il padre poco dopo continuando a guardare i suoi documenti.

-non è colpa mia se il mio corpo si addormenta, anzi dovresti esserne contento, così non mi senti mentre mi lamento i quanto mi fai male- rise il ragazzo continuando a stare sdraiato sul lettino. Aveva iniziato a sentire dolore alla schiena, nella parte del tatuaggio.

-sei tu che grande e grosso come sei ti lamenti di un minuscolo ago- rispose di rimando Richard sorridendo alla faccia offesa del figlio.

-se hai finito puoi anche andartene nella tua camera a riposare, io ho da leggere questi documenti e accogliere i clienti- disse poi ritornando ai suoi fogli.

Zake sospirò e piano piano si tirò su, attento a non fare movimenti bruschi. prese la maglia in mano e si infilò la felpa con la cerniera. Non soffriva ne di caldo e ne di freddo, ma era meglio non andare girando a torso nudo visto tutte le galline che lo perseguitavano. Salutò il padre e uscì dallo studio dirigendosi verso la sua camera. Una delle cose più belle di Ombrax, a detta di Zake, erano proprio le camere. Scavate nella roccia ognuno poteva vivere nella propria autonomia, le famiglie non erano  tutte nella stessa camera, i figli potevano benissimo vivere in una camera tutta loro, a patto che avessero più di 12 anni. Zake era felice i ciò, poteva fare quello che voleva senza che il padre lo controllasse 24 ore su 24. Arrivato alla porta la aprì con la chiave e dopo aver lanciato la maglia nel mucchio di robe sporche si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. In meno di due minuti si riaddormentò.




------Angolo Autrice-------
Buongiorno gente. Oggi sono felice perchè sono riuscita a modificare il primo capitolo e quindi volevo farvi una sorpresa con questo che era  già scritto a metà. Se riesco aggiornerò una volta a settimana ( sempre venerdi/Sabato). Il capitolo ha solo 1120 e qualcosa parole quindi è un po' piccolino ma volevo farvi conoscere prima tutti i personaggi. Vi chiedo sempre di lasciarmi almeno una recensione (anche costruttiva in modo da potermi migliorare). Qui sotto vi lascio il diegno di Zake fatto da me. Non è un gran che ma volevo comunque farvelo vedere.
Alla prossima settimana!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Elias era appena uscito dalla camera quando, incontrando gli occhi della madre, aveva capito che era successo qualcosa di brutto. Avevano per caso scoperto che era stato lui a mangiare il dolce per la festa degli alberi? O peggio avevano scoperto che non era etero? Perché si sa che a Luxor sono perseguitate le persone omosessuali. La loro presenza non era mai stata tollerata e se trovati venivano uccisi. No, sperava veramente tanto che non l’ho avessero scoperto.
-Caroline ti ha organizzato il matrimonio- disse tutto di un fiato Annabell. Per poco ad Elias non cascava la mascella. Di tutte le cose che si era immaginato non avrebbe mai pensato a un matrimonio combinato.
-perché?- chiese dopo un momento di smarrimento.
-perché visto che sono una donna e non posso governare Luxor passerà nelle tue mani e, visto che hai da poco compiuto 19 anni, ti devi trovare una moglie così da creare i prossimi eredi al trono- disse la donna scimmiottando la voce di Caroline. Caroline era la matrigna di Annabell e aveva sposato il padre della donna quando ella aveva 17 anni. Caroline si era sempre messa in mezzo alle cose che doveva fare Annabell e, diversamente da quanto tutti credevano, era lei a governare e non il marito che era diventato abbastanza vecchio e lasciava fare tutto alla seconda moglie.
-un attimo madre, mi stai dicendo che è già stato deciso tutto?- chiese il ragazzo soffermandosi meglio sulle parole della madre.
-si, la tua futura moglie arriverà a palazzo tra qualche settimana. Quella..- la donna controllò i corridoi prima di continuare la frase -..megera mi ha detto di avvisarti. Credimi nemmeno io sono d’accordo in tutto questo ma non ho nessun potere contro di lei- Elias annuì sconfitto. Non gli piaceva per niente il fatto di doversi sposare. Sapeva che prima o poi gli sarebbe toccato, essendo maschio ed essendo anche il fratello maggiore, ma sperava il più tardi possibile e con una ragazza che conosceva. Non con una sconosciuta.
Elias annuì di nuovo come per confermare di aver capito e fece per rientrare nella sua camera quando si ritrovò stretto nell’abbraccio della madre.
-credimi ho fatto di tutto per far cambiare idea a Caroline, ma non vuole darmi ascolto. Scusa se te lo dico, ma per i miei gusti sei troppo piccolo per governare- Elias non rispose, anzi si godette l’abbraccio della madre che era una della cose rare e belle che accadevano nel castello. Dopo che la madre gli ebbe dato un tenero bacio sulla guancia il ragazzo si incamminò verso la sua stanza cercando di sorridere.
Ma come poteva? Come poteva affrontare Samuel dopo la notizia del matrimonio? Doveva inventarsi qualcosa e alla svelta.
Aprì la porta sfoggiando il suo sorriso migliore e facendo preoccupare ancora di più Elizabeth e Samuel.
-mi hanno scoperto mentre mangiavo la torta per la festa degli alberi. Niente di grave- e dopo che ebbe finito sua sorella iniziò a ridere stendendosi sul letto e asciugandosi le lacrime dagli occhi.
-sei un caso perso El!- gridò poi sorridendo in direzione del ragazzo. Purtroppo, però, non sapeva delle emozioni contrastanti che stavano agendo all’interno del fratello. Elias non voleva farlo, ma doveva, non poteva permettere che facessero del male a Samuel.
-Ely puoi uscire per favore?- chiese infatti alla sorella che lo guardò preoccupata. Poi si alzò e prima di uscire diede un bacio sulla guancia di Samuel e di Elias.
Quando il principe si fu accertato che la sorella fosse fuori dalla portato d’orecchio guardò Samuel negli occhi e sospirò.
-è meglio se non ci vediamo più- disse Elias e sul volto di Samuel apparve un’espressione confusa.
-guarda che non sto scherzando, credo che fra di noi non ci sia più niente. Almeno per me.- disse il principe spiegandosi meglio
-Elias non sto capendo. Perché credi che non ci sia più niente fra noi? Io ti amo. Non è cambiato niente. È successo qualcosa con tua madre?-
-mia madre non centra niente. Sono io che non provo più niente, credevo di essere gay, ma forse non è così. Quindi ti chiedo il favore di andartene e di non farti più vedere da queste parti- l’espressione di Samuel, che fino a quel momento era rimasta confusa, si indurì.
-mi stai per caso dicendo che era tutto uno scherzo?- chiese iniziano ad arrabbiarsi.
-prima di tutto sono il tuo principe e devi rivolgerti a me formalmente e secondo ringraziami di non denunciarti alle guardie del castello. SPARISCI!- e fu dopo quelle parole che Samuel si alzò di scatto dal letto e, con gli occhi che esprimevano tutta la sua rabbia, si incamminò verso la porta della stanza.
-con il vostro gentile invito lascio questa stanza e il castello vostra altezza, spero vivamente di non incrociare più la vostra strada- disse il ragazzo prima di sbattere violentemente la porta alle sue spalle e incamminarsi verso il portone del castello sospeso.
Era arrabbiato, furioso, non solo con Elias che gli aveva rubato il cuore, ma con se stesso che si era fatto abbindolare così facilmente. Durante il tragitto per il portone trovò  Elizabeth che stava rientrando da una passeggiata nei giardini sospesi.
-Sam cos’è successo?- chiese la ragazza guardando l’espressione rabbiosa del ragazzo.
-niente di cui preoccuparsi vostra altezza, spero che sarete felice in futuro. Addio- disse prima di varcare il portone ed uscire per l’ultima volta dal castello che da due anni e più conosceva come le sue tasche e nel quale non metterà più piede per il resto della sua vita.
Elizabeth dal canto suo era rimasta interdetta dalla strana reazione del ragazzo che considerava come un fratello. Ma essendo comunque una ragazza molto intelligente fece due più due e corse, per quanto le permetteva il vestito, nella camera del fratello. Arrivata con il fiatone entrò nella stanza senza bussare e si richiuse la porta alle spalle prima di dirigersi incavolata verso il fratello che era comodamente sdraiato sul suo letto.
-si può sapere cosa cavolo hai detto a Sam? È uscito dal castello tutto incavolato e si è rivolto a me come faceva due anni fa prima di diventare il tuo ragazzo- disse la ragazza fulminando il fratello con lo sguardo.
-gli ho solo detto che non provavo più niente per lui e gli ho detto di andarsene dal castello. Si vede che l’attrazione che avevo per i ragazzi è passata- rispose calmo il ragazzo.
-dimmi che non l’hai fatto veramente?- ma non ottenendo risposta del ragazzo continuò –lui ti amava e ti voleva bene. Sai quanto rischiava a venire qui ogni giorno per stare con te? Qualcuno poteva pure sospettare qualcosa! Sai almeno quanti sacrifici ha fatto per te? Sai..-
-basta così. Lo so ed è proprio per questo che sono stato sincero con lui. Non volevo continuare a fingere quando già da due settimane non provavo più niente. E comunque mi sto sentendo con una ragazza e fra qualche settimana sarà qui. Sii gentile con lei e non fare le tue solite scenate.-
-sei orribile e ti odio. Sei uno stronzo senza limiti- gridò la ragazza prima di uscire e sbattere per la seconda volta quella povera porta che non aveva fatto niente di male se non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non appena Elias smise di sentire i passi della sorella lanciò un grido disperato tirando un pugno alla parete e facendosi uscire il sangue dalle nocche. Non voleva ferire il ragazzo che amava, ma lo conosceva troppo bene, e gli avesse detto la verità, Samuel avrebbe continuato ad andare al castello per stare con lui nonostante il rischio che correva. Ma Elias non voleva perdere pure lui dopo suo padre. Suo padre che era stato ucciso davanti a lui e alla sorella, quando avevano rispettivamente 6 e 3 anni, perché accusato di essere omosessuale. A nulla erano valse le proteste di Annabel che avrebbe sposato l’uomo dopo pochi mesi. Elias ogni giorno riviveva quella scena, la scena della testa tagliata del padre che cadeva a terra seguita dal corso,  e aveva paura, paura che la stessa sorte potesse capitare a Samuel, il suo Samuel. Samuel lo odiava adesso ed era meglio così. Non si sarebbe più avvicinato a lui e ai pericoli di essere scoperto e ucciso. Ad Elias andava bene anche l’essere odiato dalla sorella. Non  solo, aveva anche trovato una scusa plausibile per giustificare la presenza della sua futura moglie nelle prossime settimane, doveva solo sperare che la ragazza mantenesse il gioco.
Tirò un altro pugno, questa volta con l’atra mano, al muro al ricordo della faccia sconvolta di Samuel ed iniziarono ad uscirgli le lacrime. Era arrabbiato con se stesso e si doveva sfogare con qualcosa. Prese tutto quello che stava sulla scrivania e lo scaraventò a terra incurante della presenza della matite alle quali si poteva rompere la mina. Prese le tende che coprivano l’enorme finestra e le tirò giù rivelando il tramonto che stava per finire, come la sua felicità con, come unica differenza, il fatto che il solere l’indomani sarebbe sorto, ma la sua felicità non sarebbe più ritornata. Andò dritto verso il comodino per continuare a sfogare la sua rabbia e prese la prima cosa che aveva sotto mano: un blocco da disegno. Stava per strapparlo ma poco dopo si fermò cadendo a peso morto sul letto e stringendosi al petto il blocco. Quello non poteva distruggerlo. Era l’unica cosa che gli era rimasta del padre. Calde lacrime ricominciarono a scendergli negli occhi ma non continuò ad urlare, aveva accettato il suo destino. Infondo era un principe e doveva attenersi ai suoi doveri. Chiuse gli occhi e si addormentò ancora vestito e con il blocco stretto tra le braccia.




--------Angolo Autrice----------
Buonasera Gente. Si lo so avevo detto che aggiornavo o Venerdì o sabato ma oggi ero felice e stanca allo stesso tempo e appena ho iniziato a scrivere il capitolo le parole mi sono venute fuori a fiumi e ho finito il capitolo. ( si lo so sono strana e allora?)
Spero vi sia piaciuto! Qui sotto vi lascio il disegno colorato di Zake e di Elias che potete trovare anche sulla pagina instagram della storia @la_pazza_di_fantasy insieme agli aggiornamenti sulla storia.
Buonasera ancora e alla prossima!



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Odiava correre. Lo odiava da morire, ma doveva farlo visto che quel demente non si era presentato a cena la sera prima e nemmeno alla colazione di quella mattina. Richard infatti era andato da lei tutto preoccupato e le aveva chiesto di andare a controllare nella camera di Zake. Camille non capiva ancora perché dovesse andarci lei e non Caleb che era maschio come il demente. Ma non poteva dire di no a Richard, soprattutto dopo il favore che le aveva fatto.
Arrivò difronte la porta della stanza del ragazzo e bussò, ma non ottenne nessuna risposta. Riprovò una seconda volta con più forza, ma niente nemmeno questa volta. Spazientita decise di bussare in modo “delicato alla porta” aprendola con un calcio. Per sua fortuna la porta non era chiusa a chiave se no avrebbe dovuto ripagare la serratura. Entrò nella stanza con disinvoltura notando il letto ancora sfatto, la scrivania in ordine, gli indumenti sporchi sparsi per terra ma del demente nemmeno l’ombra. Quando stava per dirigersi verso la porta del bagno e aprire anche quella a suon di calci, la stessa si aprì rivelando Zake reduce da una doccia e a coprirlo solo un misero asciugamano bianco sulla vita. Zake appena vide la ragazza in posizione di combattimento rimase interdetto.
-lo so che sono bellissimo, ma intrufolarti nella mia stanza per vedermi nudo è un po’ troppo non credi? E poi ci conosciamo da anni se volevi vedermi così potevi anche chiedere sai?- disse poi il ragazzo facendo formare sul suo volto un piccolo ghigno che fece imbestialire e arrossire Camille che, solo dopo le parole del ragazzo si era accorta che era mezzo nudo davanti a lei.
-prima di tutto non sono come le ochette che ti vengono dietro da quando ti sono cresciuti gli addominali sulla pancia e secondo sono venuta qui perché mi ha mandato tuo padre che era preoccupato visto che non ti sei fatto vedere ne ieri a cene a ne stamattina a colazione- disse la ragazza prima di pescare un jeans e una maglietta dall’armadio del ragazzo e tirarli contro Zake che li prese al volo.
-e allora perché sei diventata tutta rossa Camy?- chiese il ragazzo allargando ancora di più il ghigno sul suo viso.
-perché ho caldo. Ora muoviti se no tuo padre mi uccide- gridò la ragazza girando il demente e spingendolo di nuovo dentro al bagno. Dopo di ciò per evitare brutte sorprese uscì dalla stanza del ragazzo e si appoggiò alla roccia fredda.
Zake le faceva un brutto effetto, bruttissimo. Conosceva quel ragazzo da quando aveva due anni ed era stata abbandonata dai suoi genitori davanti l’entrata della città di Ombrax e il padre di Zake l’aveva trovata inserendola all’interno della città. Nei primi anni della sua vita era stata affidata alla vecchia Olma che l’aveva cresciuta come fosse sua figlia e all’età di 13 anni, quando la vecchia era morta, aveva deciso di cavarsela da sola. Zake e Caleb erano diventati subito suoi amici e poco dopo si era aggiunta al trio anche Susan, la sorella minore di Caleb. Erano diventati un quartetto inseparabile. Si allenavano ogni giorno insieme, scherzavano come pazzi e la loro amicizia non aveva limiti. A volte, da piccoli, avevano anche scherzato indicando l’aspetto della persona che volevano sposare. Ed era stato proprio in una di quelle sere, quando Camille e Zake avevano 10 anni, che Camille aveva capito di provare qualcosa di più di semplice amicizia nei confronti del biondo. In un primo momento la ragazzina aveva pensato che col passare del tempo le sarebbe passala quella stupida cotta, ma quello che pensava non era vero. Più passavano gli anni e più quel sentimento cresceva, mandando in confusione la povera ragazza. Non solo, anche lo stesso Zake le complicava la vita con le sue stupide battutine che aveva iniziato a fare da quando tutte le galline di Ombrax avevano iniziato a girargli intorno e si era montato “leggermente” la testa.
Ed ora era li, appoggiata a quella fredda roccia a pensare come liberarsi dei suoi stupidi sentimenti verso il suo migliore amico e non agli addominali scolpiti che aveva visto qualche minuto prima. La cosa assurda era che anche se vedeva quegli addominali ogni giorno rimaneva incantata a fissarli tutte le volte che Zake era senza maglia e di conseguenza diventava rossa come un pomodoro attirando tutte le attenzioni del ragazzo che non perdeva tempo e la sfotteva per ogni minima cosa.
-Ehi, ma ti sei messa i tacchi oggi!- disse il ragazzo risvegliando Camille dei suoi pensieri disastrati.
-si, che c’è, ti faccio sentire basso così?- chiese la ragazza avvicinandosi al demente e guardandolo dirtto negli occhi, cosa che poteva fare visto che con 10 cm di tacco era alta quanto il ragazzo. E si perse in quei pozzi neri che tanto amava e che voleva guardassero solo lei, ma che in realtà guardavano le ochette che gli facevano gli occhi dolci.
-no, anzi mi sento molto più alto rispetto a te, aspetta io sono più alto di te nana- e poi le fece la linguaccia facendola ridere. Camille amava quando Zake si comportava come un bambino con lei o con gli altri del loro gruppo. Quella parte scherzosa di Zake la conoscevano solo loro ed era meglio così.
-ho visto il tatuaggio, almeno una parte di esso, è davvero figo. Adesso sono curiosa di scoprire come sarà finito-
-ehi era una sorpresa. Dovevi vederlo insieme agli altri sei cattiva- disse il ragazzo offeso, ma poi sorrise
-se trovi davvero fighi i tatuaggi perché non te ne fai uno anche tu? Del nostro gruppo sei l’unica rimasta- il ragazzo sorrise guardando gli occhi verdi della sua amica che poco dopo si incupirono.
-sinceramente non credo che ci sia qualcosa che valga la pena tatuare sul mio corpo e poi non sono di Ombrax e lo sai bene anche tu. Se i miei genitori decidessero di venirmi a prendere non voglio farmi trovare con dei segni sul corpo- rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
-CAMILLE! Non azzardarti più a dire che non sei di Ombrax! Okay non sei nata qui, ma hai vissuto 17 anni della tua vita in questa città. Non puoi dire che non le appartieni. E poi e quei due stronzi osano mettere piede qui dentro reclamandoti li riempio di botte fino a quando non ci spiegano il motivo per il quale ti hanno lasciata qui- disse il ragazzo tutto in un fiato e fermando l’avanzata della ragazza costringendola a guardarlo negli occhi.
-tu sei parte di noi Camy e questo nessuno può cambiarlo. Non devi impedirti di fare qualcosa solo perché hai paura del giudizio dei tuoi genitori. Loro non contano niente adesso- Camille sorrise piano e fece calmare il ragazzo che aveva paura di aver ferito la ragazza con quella domanda.
Dopo quella piccola pausa si incamminarono silenziosamente verso la mensa. Si la mensa, perché ad Ombrax è tutto un po’ complicato. La mensa è un grande spazio al centro della città sotterrane nel qual si radunano tutti i cittadine per consumare i tre pasti quotidiani e per chiacchierare con qualche conoscente. I pasti sono gentilmente preparati dalle signore che si vogliono cimentare ai fornelli e che hanno voglia di scambiare qualche pettegolezzo fra la preparazione di un piatto e l’altro. Erano così tante in cucina che ogni giorno c’era una vasta scelta ai tavoli del buffet e ovviamente chi arrivava per primo si prendeva i piatti migliori. Molti ragazzi facevano anche la corsa per aggiudicarsi il dolce migliore e più buono di Ombrax: la famosa ciambella al cioccolato e cocco. Una bontà unica che tutti gli abitanti almeno una volta al giorno mangiavano.
Caleb fece cenno ai due ragazzi che entravano nella mensa in quel momento e, appena i due lo videro, lo raggiunsero in fretta e furia per non perdere i posti al loro tavolo preferito.
-Camy purtroppo il purè di patate era finito quindi ti ho preso il tortino di zucchine e la salsiccia di maiale, mentre a te Zake ho preso le linguette alla bolognese con la fettina di manzo. E come dolce per oggi abbiamo la musse di cioccolato bianco! Tranquilli stasera faccio la corsa per la fetta di torta al cioccolato e cocco- disse Susan mettendo i piatti in direzione dei rispettivi proprietari.
-grazie mille Sus- disse Zake prendendo una grande forchettata delle sue linguine.
-mangia decentemente demente!- gridò Camille dando un calcio al ginocchio di Zake che aveva difronte. Il ragazzo protestò con ancora la pasta in bocca e per ripicca diede un calcio alla ragazza.
-hai i tacchi brutta strega, mi fai male- disse lamentandosi non appena ingoiò il boccone.
-Brutta strega lo vai a dire a una delle tue ochette demente deficiente!- gridò la ragazza offesa e mettendosi in bocca una piccola porzione del suo tortino di zucchine. Zake stava per ribattere ma fu fermato fortunatamente dall’arrivo del padre.
-Ezekiel! Mi hai fatto preoccupare figlio ingrato che non sei altro. Se vuoi stare tutto il giorno a letto almeno avvisami e non farmi preoccupare. Ho dovuto mandare Camille a chiamarti- Zake si pietrificò. Erano rare le volte nella qual suo padre lo chiamava con il suo nome per intero, e quando succedeva era sempre perché aveva fatto qualcosa di sbagliato.
-scusa papà, ma mi sono svegliato poco fa. Ero davvero stanco e ho dormito profondamente- si giustificò il ragazzo. Richard lo guardò sospirando, era consapevole che il figlio era stanco per le continue sedute per finire il tatuaggio.
-se vuoi possiamo sospendere per un po’ le sedute così ti rilassi e poi continuiamo- disse l’uomo guadando il figlio.
-no, lo devo finire il prima possibile. Dopo pranzo se hai tempo vengo nel tuo studio così continuiamo- disse il ragazzo sorridendo. Richard sospirò e annuendo con il capo si allontanò dal tavolo dei ragazzi.
-è testardo come la madre quello stupido- sussurrò prima di avviarsi al suo tavolo per poter concludere il pranzo in santa pace.
 
-*-
 
-Camille se continui a picchiare quel sacco come se stessi per morire lo romperai soltanto- disse Caleb dalla sua postazione di sollevamento pesi mentre guardava la mora che picchiava con troppa foga un sacco da box appeso al soffitto.
-no, non si romperà. Non può rompersi,  devo ancora sfogare tutta la mia rabbia- disse la ragazza con gli occhi verdi che le brillavano di rabbia pura.
-lo vedi che sei gelosa? Perché non ti decidi a dirgli quello che provi?- chiese Susan che se ne stava a testa in giù attaccata per le gambe a una spalliera.
-non gli dirò proprio un bel niente: primo perché è un porco e secondo perché non voglio fare la figura della fessa che si dichiara al proprio amico e che la considera solo come un’amica, o anche meno- disse la ragazza continuando a tirare i pugni al povero sacco.
-ti fai troppi complessi e poi lo sai benissimo che per lui sei importante disse Caleb posando i pesi. Era ormai cosa… la ventesima? No, trentesima volta che cercava, insieme alla sorella, di far ragionare Camille sui sentimenti che prova per Zake. Ma la ragazza era troppo cocciuta per capire che non poteva più nascondere ciò che provava, non più. Ma non perché Zake poteva accorgersene, tonto com’era pure lui, ma perché se ne stavano accorgendo le ochette che starnazzavano attorno al biondo. E se quelle ragazze avessero scoperto qualcosa sarebbe stata la fine per la povera ragazza.
-Camille sei un libro aperto per quelle oche e la reazione che hai avuto oggi a pranzo quando Tasha e Lidya si sono avvicinate in modo troppo provocatorio a Zake è stata una specie di monito per far capire a quelle due che sei gelosa di Zake- disse il ragazzo mettendo una mano sulla spalla della ragazza che con i tacchi era molto più alta di lui.
-mi avete stufata tutti e due. Non si può avere un attimo di pace qui dentro?- chiese ironica la ragazza prima di correre come un razzo fuori dalla palestra. Corse con quel maledetti tacchi che le uccidevano i piedi e che metteva soltanto per guardare gli occhi stupendi di Zake. Ed era proprio pensando a quello che era successo a pranzo che le veniva da piangere. Perché il suo migliore amico lasciava fare quelle due oche?  E perché le assecondava? Calde lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi non appena arrivò al dirupo. Si sedette su uno dei massi che dava la vista sul vuoto, poggiò le braccia  sulle ginocchia e lasciò che le lacrime continuassero a bagnarle il viso.
 


-----Angolo Autrice----
Salve gente! Mi dispiace immensamente per il ritatdo. Purtroppo non so quando ho tempo per scrivere perchè ogni settimana si aggiungono compiti in classe, interrogazioni, workshop all'ultimo minuto... un macello in poche parole. Vi prometto che aggiornerò come tempo massimo entro una settimana dall'ultimo capitolo pubblicato!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi chiede di lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate della storia. Grazie infinite.
Sotto vi lascio il disegno di Camille!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ci aveva pensato tutta la notte a quello che era successo, ma non  riusciva a darsi una spiegazione. Non aveva dormito perché il solo chiudere gli occhi li faceva venire in mente  l’episodio successo il giorno prima e la tranquillità con la quale Elias li dava la brutta notizia. Ci era rimasto malissimo tanto che si era imposto di fare la muffa sopra quell’albero per il resto della sua vita. La felicità degli ultimi due anni era svanita in un soffio come il sorriso sulle sue labbra. Il vento si alzò portando con se l’odore di mughetto. Quel maledetto mughetto. Un tempo era stato il suo odore preferito, gli ricordava il giorno del quattordicesimo compleanno di Elizabeth, quando aveva conosciuto per la prima volta Elias.
 All’evento potevano partecipare tutti i cittadini di Luxor e Samuel ne aveva approfittato per mettere qualcosa sotto i denti visto che non mangiava da un giorno. La radura era completamente decorata da mughetti che richiamavano l’abito bianco che la principessa indossa graziosamente. Samuel notò subito il tavolo dei viveri e mentre stava per raggiungerlo qualcuno li era andato contro facendolo sbattere a terra. In un primo momento voleva aggredire la persona che lo aveva spinto, ma quando aveva alzato lo sguardo si era ritrovato il principe Elias difronte agli occhi e aveva frenato la lingua e riabbassato lo sguardo. Si era alzato piano e dopo aver fatto l’inchino al principe e chiesto scusa si era incamminato verso il cibo. Quando il giorno dopo si ritrovò il principe davanti agli occhi mentre stava facendo un giro nella foresta per poco non si strozzò. Aveva paura di aver fatto qualcosa di male o di aver addirittura offeso il principe in qualche modo e si preoccupò. Il principe aveva notato la sua preoccupazione negli occhi e lo aveva tranquillizzato subito.
-non sono qui per accusarti di qualcosa, volevo chiederti scusa per ieri. Ero troppo distratto dal controllare mia sorella che non ho visto dove mettevo i piedi e ti ho fatto cadere..-
-non c’è bisogno di scusarsi vostra altezza, anch’io di mio ero distratto e poi comunque sono un misero cittadino, non sono degno delle vostre scuse- interruppe il principe Samuel. Sapeva benissimo che forse non doveva, anzi che gli era proprio vietato farlo, ma non voleva che il principe si scusasse con lui, era anche colpa sua se era caduto. Il principe lo guardò perplesso e poi sorrise.
-sono ancora dell’idea che ti devo delle scuse, ma visto che secondo te non sono necessarie vorrei almeno sapere qualcosa in più su di te- disse allargando il suo sorriso e iniziando a incamminarsi nel bosco facendo cenno al ragazzo di seguirlo. Samuel rimase spaziato dalla proposta del principe ma decise di seguirlo lo stesso. Da quel giorno in poi era iniziata la loro piccola routine di incontrarsi ogni giorno davanti al ciliegio alle 11 precise e di passeggiare insieme per il bosco e conoscersi meglio. Era stato proprio durante una di quelle passeggiate che Elias aveva baciato Samuel sulle labbra senza preavviso facendo diventare il povero ragazzo dello stesso colore dei suoi capelli. Elias aveva riso e dopo poco era rientrato nel castello lasciando Samuel  non confuso, di più. Il giorno dopo Elias arrivò correndo al ciliegio preoccupato che Samuel non si presentasse, ma appena lo vide il principe sorrise e diede un altro bacio sulle labbra del rosso che non arrossì ma sorrise piano. Quel giorno stesso Elias decise che Samuel sarebbe potuto entrare al castello tutte le volte che voleva, e così era stato. Avevano continuato a vedersi, Samuel aveva imparato a chiamare il principe per nome e le varie entrate segrete del castello, non solo aveva anche localizzato la finestra della camera del ragazzo dalla quale poteva sgattaiolare fuori o dentro ogni volta che ne aveva bisogno.
Era sempre andato tutto liscio come l’olio ma, Samuel lo immaginava, non tutto era per sempre. Stando con Elias aveva sempre avuto dei dubbi, soprattutto all’inizio, su quello che provava il principe e sul fatto che quella storia non poteva essere per sempre. Col tempo però si era ricreduto e aveva cacciato i brutti pensieri in un angolo della sua mente. Ed era proprio quella la cosa che li faceva più male la consapevolezza che lui sapeva che un giorno sarebbe finita e che nonostante tutto stava soffrendo, che aveva lasciato perdere le sue paure quando sapeva che si sarebbero avverate. Perché  si era fidato di Elias? Perché non aveva lasciato perdere quella relazione impossibile? Si dava dello stupido da solo mentre le lacrime gli rigavano le guance, silenziose li solcavano la faccia lasciando sul loro cammino i segni indelebili del dolore che provava. Tirò un pugno al tronco dell’albero sul quale era seduto e rischiando di perdere l’equilibrio. Ecco un’altra delle sue pecche. Lui non era mai stato atletico come Elias, era solo un ragazzo che rubava cibo per sopravvivere quando la foresta non aveva frutti per nutrirlo. Non aveva una casa dove andare, se non si contava l’albero sul quale dormiva prima di incontrare Elias, e non aveva nemmeno delle persone care dalle quali tornare… a parte una. Che cosa doveva farne della sua vita? Uccidersi o voltare pagina e andare avanti? Sospirò. Non sapeva proprio cosa fare. Chiuse gli occhi e si concentrò sul rumore della natura per calmarsi. Dentro di lui lottavano sentimenti contrastanti fra di loro. Da una parte la rabbia e la depressione che volevano convincerlo ad uccidersi, e dall’altra la voglia di farla pagare ad Elias facendogli vedere come stava bene senza di lui, oppure uccidere il principe. No, non poteva uccidere Elias, non solo lo avrebbero beccato al primo colpo, ma anche la voglia di vedere ancora qual sorriso sulle sue labbra gli impedivano di ammazzare l’uomo che lo aveva fatto soffrire.
Voleva continuare a vedere il sorriso di Elias e non voleva che qualcuno facesse del male al principe. I suoi occhi grigi si illuminarono non appena vide passare difronte a se una macchia verde e marrone.  No, non avrebbe passato il resto dei suoi giorni a fare la muffa su quell’albero. Avrebbe protetto l’umo che amava a costo della sua stessa vita anche se farlo avrebbe significato andare contro la sua mente che gli diceva di lasciar perdere una volta per tutto quel damerino biondo. Corse a perdifiato per il bosco in cerca di quel luogo. All’inizio, prima di incontrare Elias voleva arruolarsi nell’esercito degli alberi per poter fare una vita agiata. L’esercito degli alberi, o comunemente conosciuto come EDA, è un organo speciale composto solo da uomini che fungono da guardie del corpo della famiglia reale. Loro ricevono ordini solo dal superiore che fa parte del consiglio dei tre dove si riuniscono il sovrano, il comandante dell’EDA e il comandante dell’esercito di Luxor che decidono come muoversi sul territorio. Nessuno ha mai visto i volti degli EDA, tutti indossano una maschera bianca che taglia a mezzaluna sulla bocca e sulla part destra della maschera c’è una macchia verde che indica gli alberi. Gli EDA devono essere atletici per poter correre da un albero all’altro senza cadere o perdere il ritmo, devono saper combattere, sia a mani nude che con armi (di solito usano pugnali o coltelli da lancio). Le loro divise sono la cosa più bella, maglia collo altro senza maniche verde, pantaloni aderenti marroni per facilitare il movimento e stivali marroni con dei tacchetti per aderire perfettamente sui rami. Sulla grossa cinta che portano in vita è ancorato un pugnale del quale si servono solo quando ne hanno assolutamente bisogno, mentre sulla coscia sinistra è ancorata una custodia che contiene cinque coltelli da lancio che hanno lo stesso peso del pugnale. Un’altra caratteristica degli EDA sono le lunghe trecce nelle quali legano i loro capelli, più le trecce sono lunghe più gli EDA ricoprono quella carica da anni.
Senza accorgersene Samuel si ritrovò davanti l’ingresso della base dell’EDA dove ogni giorno si radunavano nuove matricole. Con il fiato ancora corto entrò nell’edificio e si affacciò a uno degli sportelli dove un ragazzo con una treccia bionda che gli arrivava alle spalle e la maschera sollevata lo guardava con aria truce.
-sei venuto per arruolarti nell’EDA?- gli chiese con voce sprezzante quello.
-si- rispose con tono deciso Samuel.
-adoro come voi matricole veniate qui tutti convinti di poter diventare dei bravi combattenti e poi piangendo vi ritirate dalle vostre mammine- disse quello iniziando a ridere come un matto. Samuel non si scompose alle parole del ragazzo.
-Gustav vedi di fare il tuo lavoro!- gridò la voce di un uomo che era passato dall’atrio per pochi secondi prima di saltare verso l’esterno. Gustav alzò gli occhi al cielo e poi passò un foglio e una penna a Samuel.
-compila tutto, noi non ci riteniamo responsabili delle cose che ti accadranno se riuscirai ad entrare nell’EDA- Samuel annuì e compilò il foglio.
-come ti chiami marmocchio?- gli chiese poi Gustav prendendosi velocemente sia foglio che penna.
-Frederic Ravenlord- 


------Angolo Autrice------
Hey Hey Hey! (capite la citazione please!)
Come va gente? Il capitolo è un po' corto rispetto all'altro ma volevo farlo finire così! E' troppo bella questa fine, mi piace un sacco! E se faccio finire tutti i capitoli così?
Oya? Oya Oya? (se non capite la prima non  capite nemmeno queta)
Non ho nient'altro da dire quindi vi lascio i miei disegni che questa volta sono tre. Uno è Samuel. il secondo è la camera di Elias (visto che qualcuno mi ha chiesto di fare anche i disegni dei luoghi. Io ci provo ma non vi garantisco niente visto che qui la prospettiva fa letteralmente schifo!)
L'ultimo disegno è lo schizzo dell'armatura degli EDA (il figurino l'ha fatto il mio amico mentre il disegno dell'armatura l'ho fatto io visto che a disegnare figure intere faccio schifo).
Bene gente ci sentiamo alla prossima! 


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-perché fa così? Anzi perché fanno così?- chiese Caleb sospirando e riprendendo i pesi che aveva appoggiato a terra.
-perché sono due stupidi, anzi idioti, che non riescono a guardare davanti ai prosciutti presenti sopra i loro occhi- rispose la sorella scendendo dalla spalliera con un salto e incamminandosi verso l’uscita.
-dove stai andando?- chiese Caleb guardando la sorella con sospetto e preoccupazione.
-esco con il mio ragazzo ovvio no?- rispose Susan dirigendosi sempre più veloce verso l’uscita.
-con Decim?- chiese Caleb socchiudendo gli occhi per la rabbia. Odiava quel ragazzo, odiava tutti i ragazzi di Susan. Si credevano dei gran fighi solo perché avevano gli addominali scolpiti. Addominali poi, rispetto ai suoi erano degli accenni di ciccia. A volte si credevano superiori di lui solo perché erano due o tre anni più grandi e lo chiamavano pulce.
-no, con Decim ho rotto due settimane fa, ora esco con Crhistian- Susan sorrise al fratello e poi uscì di corsa dalla palestra. Caleb rimase sconvolto. Sapeva della velocità con la quale sua sorella cambiava fidanzato, ma pensava che Decim fosse quello giusto visto che stava con lui da due mesi (un record importante per la ragazza).
-evviva un altro svampito che esce con mia sorella- disse poi ricordandosi che ultimamente attorno a Susan girava un ragazzo basso, scheletrico e con i capelli a spina tinti di verde che, come tutti i precedenti, si atteggiava al figo di turno che usciva con una delle più belle ragazza di Ombrax, si perché sua sorella e Camille erano tra le più belle ragazze di Ombrax piene di corteggiatori. Camille, rispetto a Susan, ne aveva pochissimi per il suo brutto carattere: bastava un secondo e si arrabbiava peggio di una bestia feroce.
Caleb uscì dalla palestra esasperato. Troppi pensieri per la testa gli facevano male, una volta era finito in infermeria con il piede ingessato solo perché stava facendo pesi e in contemporanea pensava al nuovo ragazzo della sorella e per un moto di rabbia aveva lasciato cadere il peso sul piede. Camminando per il corridoio che portava all’atrio centrale si sentì osservato e alzando lo sguardo trovò un ragazzo alto con i capelli neri e occhi verdi che lo stava osservando con interesse.
-c’è qualcosa che posso fare per te?- chiese quando si accorse che il ragazzo lo stava ancora fissando.
-sei per caso il fratello di Susan Yager?- chiese quello avvicinandosi.
-si perché? E soprattutto chi sei? Non mi ricordo di averti visto da queste parti.-
-volevo solo avvisarti che di Crhistian è meglio non fidarsi, lo conosco molto bene e ti consiglio di tenere sotto controllo tua sorella. Sono Luis Strauss e non mi hai mai visto perché lavoro nella centrale sotterranea e non esco spesso da li.- poi lo salutò con la mano e si incamminò verso le scale che portavano ai piani più bassi di Ombrax.
Caleb era furioso con se stesso per non essersi accorto che anche Crhistian, come Luis, aveva le mani sporche di grasso (segno che lavorava alla centrale) e sapeva che di alcune persone che lavorano alla centrale non bisogna fidarsi, soprattutto di quelle che perdono tempo ai piani superiori a fare i fighi con le ragazze. Era grato a Luis per averlo avvisato e si ripromise di andare a ringraziarlo un giorno.
-devo pedinarli…ma  mi serve qualcuno..- gli occhi castani di Caleb si illuminarono e iniziò a correre come un pazzo nella sala delle feste dove era sicuro al 99,9% di trovarlo. E così fu.
-Zake mi serve il tuo aiuto- gridò il castano prendendo il biondo per un braccio e trascinandolo con se per mezza sala sotto gli occhi infuriati delle galline che fino a pochi secondi prima stavano parlando con il riccio di “cose super importanti” alias pettegolezzi inutili.
-se mi spieghi cosa succede forse non mi trascineresti per mezza Ombrax in questo modo- disse Zake afferrando il braccio dell’amico con la mano libera facendolo fermare.
-ho saputo da Luis che Crhistian, il nuovo ragazzo di Susan, è un tipo pericoloso e voglio vedere cosa combina con mia sorella. Mi serve una persona per spiarli. Non posso fare tutto da solo!- disse il ragazzo a bassa voce ma con aria preoccupata.
-non potevi chiedere a Luis o a Camille? E poi chi è Luis?- chiese Zake scocciato e perplesso allo stesso tempo. Voleva solo rilassarsi prima della seduta giornaliera nello studio del padre per completare il tatuaggio.
-Camille è una ragazza ed è la migliore amica di Susan quindi l’avviserebbe subito di quello che sto facendo e poi non so dov’è andata- disse Caleb ricordandosi della discussione sul biondo avvenuta qualche minuto prima nella palestra. –e poi Luis è uno dei ragazzi che lavora alla centrale ed è salito solo per avvisarmi del rischio che corre Susan e poi è risceso a lavorare. Tra parentesi non lo conosco nemmeno bene. Tu sei l’unico di cui mi fidi Zake!-e sganciò la sua arma finale che funzionava anche con i suoi genitori: gli occhi da cucciolo. Era un campione in quello e nemmeno la sua sorellina riusciva a batterlo.
-odio quando fai quella faccia. E va bene ti aiuto- disse esasperato il ragazzo. Il castano sorrise vittorioso e aggiustandosi il ciuffo si incamminò, seguito dal biondo, in cerca della sorellina.
-Caleb sai almeno dove sono?- chiese Zake non appena vide che Caleb controllava ogni angolo che incontravano sulla strada.
-certo che no! Mica chiedo a Susan dove va in giro. Si insospettirebbe- rispose tranquillo quello beccandosi un pugno dietro la schiena da parte del biondo.
-ahia! Zake ma sei stupido? Invece di perdere tempo a tirarmi pugni dietro la schiena non potresti aiutarmi a cercarli?-
-non mi va- disse in biondo aggiustandosi la fascia nera tra i capelli e  guardandosi intorno pensieroso.
 -senti Zake, invece di perdere tempo con quelle oche perché non dici a Cami ciò che provi per lei?- chiese Caleb continuando l‘impresa ardua che andava avanti da anni oramai.
  Non ottenendo risposta dall’amico si girò e lo trovò rosso in viso intento a torturarsi l’elastico dei pantaloni.
-Zake non sto scherzando. Vi conoscete da 17 anni! È la tua migliore amica perché hai paura?- chiese il castano avvicinandosi al più grande.
-proprio perché siamo amici da tanti anni che ho paura della sua reazione. E se lei non provasse lo stesso e mi vedesse solo come un amico? Non voglio perdere il nostro rapporto di amicizia-
-amicizia che state perdendo visto che tu ti allontani sempre di più da lei- Caleb lo interruppe e per un momento si dimenticò anche della sorella. Era stanco, stanco di dover rimproverare i suoi due migliori amici che si stavano sempre di più allontanando l’uno dall’altra.
-ma se le sto troppo tempo attaccato mi viene voglia di saltarle addosso- gridò il biondo –lo so che ci stiamo allontanando, ma non è solo colpa mia, è colpa sua che diventa ogni giorno più bella- Caleb si mise una mano in faccia.
-non puoi dare la colpa a lei. Cerca di reprimere i tuoi istinti animali, e poi la conosci anche tu, se facciamo qualcosa che non vuole ci grida contro-
-il mio rapporto con lei non è dei migliori, stiamo sempre a litigare e parliamo senza urlarci contro solo quando ci siete voi che ci calmate. Sono io l’unico dei due che è innamorato!- disse Zake facendo intendere che non voleva continuare la discussione. Caleb sospirò e continuò a cercare la sorella.
Dopo pochi minuti però la domanda di Zake lo spiazzò.
-e  tu invece Caleb? Non ti piace nessuno?- Caleb si strozzò con la sua stessa saliva, non perché stesse nascondendo qualcosa ma perché non si aspettava una domande del genere. Quando si riprese rispose:
-per il momento no. Le ragazze di Ombrax sono quasi tutte delle galline e nessuna mi attira più di tanto- rispose schietto alzando le spalle.
-e i ragazzi non ti attirano?- chiese Zake. A Ombrax, diversamente da Luxor, le relazioni omossessuali non erano mal viste, anzi parecchia gente aveva una relazione di quel genere.
-no, per quanto ne sappia no. Sono più per le ragazze.- rispose sinceramente anche a quella domanda. Zake non insistette, sapeva che Caleb diceva sempre le cose come stavano e quando gli facevano una domanda rispondeva sempre sinceramente.
-non ti abbattere Caleb, troveremo la ragazza anche a te!- disse Zake mettendo un braccio intorno al più piccolo tritolandolo e sorridendo.
 
-Zake stai zitto li ho trovati- disse poco dopo Caleb buttandosi a terra e tirandosi dietro anche il biondo. Si nascosero dietro una roccia e guardarono da li la scena. Susan stava sorridendo al ragazzo verde che nel frattempo rideva divertito a qualcosa che aveva detto  la ragazza.
-che finto- sussurrò Caleb guardando n cagnesco Crhistin.
-io devo calmare i miei istinti animali, ma anche tu non scherzi amico-
-posso sapere cosa state facendo nascosti qui dietro tutti e due?- chiese una voce femminile che fece sobbalzare i due poveri ragazzi che pensarono di essere stati scoperti. Però appena alzarono lo sguardo e si girarono non trovarono Susan arrabbiata, ma Camille con una faccia perplessa che li guardava con le braccia conserte e confusa.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo complice e dopo poco trascinarono a terra la ragazza e Zake le tappò la bocca per non farla urlare.
-stiamo pedinando mia sorella che ha cambiato ragazzo e non mi sembra molto affidabile e la voglio controllare- disse Caleb. Zake liberò la bocca di Camille che guardò in direzione dei due piccioncini e poi si rigirò verso i castano.
-ci credo che la devi controllare, Crhistian è un pazzo. Non so dove se li trovi tutti i ragazzi Susan. Sono uno peggio dell’altro- rispose la ragazza sporgendosi ancora di più per controllare la situazione.
-così non mi rassicuri per niente Cami..-
-state zitti se ne stanno andando- disse Zake tappando la bocca a Caleb e seguendo i due ragazzi lungo il corridoio. 





-------Angolo Autrice--------
Buongiorno gente! Gomenne! (scusate).
Mi dispiace davvero tanto per non essere stata presente per così tanto tempo. Ho saltato diverse settimane e mi dispiace davvero tanto. Non sapevo come farmi perdonare quindi vi lascio più disegni questa volta.
Il mio ritardo è duvuto per colpa della scuola, i professori non fanno niente per tutto l'anno e l'ultimo ese devono assegnare verifiche su verifiche (una settimana ho avuto 7 verifiche... 7!)
Ora che è finita la scuola posso dedicarmi completamente a voi! Spero che la storia vi ispiri anche perchè stanotte ho sognato una parte fondamentale delle storia con tutti i dettagli e non vedo l'ora di scriverla (dovrebbe arrivare verso il capito 15 forse, o addirittura più avanti quinfi ho voglia di scrivere!
Vi lascio i disegni e alla prossima.
 il burrone
 la mensa
 Caleb
Susan
Luis

 

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Elizabeth non rivolgeva la parola al fratello dal pomeriggio prima cosa che aveva fatto preoccupare molto Annabel anche se Elias le aveva detto che Ely aveva uno dei suoi giorni no.
La ragazza era ancora furiosa con il fratello. Di solito si dicevano tutto, lei era stata la prima (e anche l’unica) a sapere che suo fratello aveva preso una cotta per il ragazzo con il quale si era scontrato alla sua festa di compleanno. In un primo momento la ragazza ci aveva riso sopra, ma dopo aver visto l’espressione seria del fratello si era addolcita e lo aveva spinto a cercare il ragazzo dai capelli rossi. Ed era stata sempre lei a convincere il fratello a dichiararsi. Si ricordava ancora lo sguardo felice del fratello quando le aveva rivelato che anche Samuel aveva risposto al bacio. Non riusciva a credere che il fratello avesse smesso di amare Sam. Era successo qualcosa. Anche il fatto che si sentiva con una ragazza era strano. E poi troppe cose in un solo giorno. Elias non la raccontava giusta e lei avrebbe scoperto cosa stava nascondendo il fratello a tutti i costi, ma prima doveva parlare con Samuel. Uscì dal castello sospeso e cercò il ragazzo in tutti i luoghi dove sapeva di trovarlo, ma di lui nessuna traccia. Decise quindi di riposarsi qualche minuto sotto il ciliegio. Chiuse gli occhi e sospirò, che fine aveva fatto Samuel? Distese le gambe e incrociò le braccia iniziando a pensare su dove poteva essersi cacciato il rosso quando qualcuno le urtò una gamba. Aprì di scatto gli occhi e si trovò davanti un ragazzo con un aria furiosa e gli occhi che erano quasi completamente coperti dagli occhiali.
-secondo te è questo il modo di sedersi in mezzo alla strada?- chiese quello con la voce alterata per la rabbia –potevo rompermi l’osso del collo per colpa delle tue stupide gambe- finì l’omo continuando a guardarla in cagnesco.
-Michael sii più gentile, sei tu che non guardavi dove mettevi i piedi- disse una ragazza molto minuta e con metà capelli legati in una coda alta che raggiunse subito l’uomo. Visti vicini si assomigliavano molto: entrambi avevano i capelli rossi e gli occhi chiari come il ghiaccio.
-Ginevra non intrometterti nei miei affari e vedi di non correre come un’oca spennacchiata, dai disonore a tutta la famiglia- la ragazzo alzò gli occhi al cielo esasperata  e poi rivolse lo guardo verso Elizabeth.
-devi scusare mio fratello, in questi giorni è molto irascibile. Disse la ragazza facendo un piccolo inchino di scuse. Elizabeth sorrise piano, quella ragazza era molto educata e gentile e si stava scusando con lei per una cosa fatta dal fratello senza sapere chi fosse.
-la vuoi smettere di comportati in questo modo con tutte le persone! Sei una nobile comportati da tale e non scusarti con i pezzenti!- per poco Elizabeth non saltava addosso a quell’uomo. Si vedeva che non viveva molto vicino al castello. Tutti li la conoscevano e non le avrebbero mai rivolto quell’insulto.
-Ginevra muoviti dobbiamo arrivare al castello il prima possibile- disse poi Michael trascinando per un braccio la povera ragazza che non aveva altra scelta che seguirlo. Fu in quel momento che anche se quel ragazzo era il fratello della rossa la trattava peggio di un animale, lo notò soprattutto per la presa ferrea dell’uomo sul polso della ragazza la quale sul viso aveva un’espressione sofferente.
Elizabeth decise di stare un altro po’ sotto l’albero e poi ritornare al castello.
-*-
Elias stava suonando il piano quando la madre lo avvisò che la sua futura moglie sarebbe arrivata quel giorno stesso.
-cosa?- chiese in ragazzo interrompendo la melodia che stava suonando.
-oggi i genitori della ragazza ci hanno avvisato che sarebbe arrivata questo pomeriggio perché uno dei loro figli doveva fare una commissione qui in città e visto che si trovava l’avrebbe accompagnata al castello- disse la madre sorridendo piano. –comunque ho chiesto a Caroline di darvi un po’ di tempo per conoscervi meglio e lei ha acconsentito quindi non vi sposerete subito- Elias sorrise alla madre, almeno avrebbe conosciuto meglio la ragazza.
-be c’è qualcuno in questo palazzo? Questo posto è davvero uno schifo! Nessuno che accoglie gli ospiti? Ma che razza di castello è?- iniziò a gridare una voce maschile.
-ma che cavolo ha sto tizio?- chiese sconvolto Elias a nessuno in particolare. Già si immaginava la sua futura moglie con lo stesso carattere di quel tipo.
 Annabel granò gli occhi pensando le stesse cose del figlio e si avviò verso la porta della sala quando essa si spalancò rivelando due figure: la prima era quel ari un ragazzo con gli occhiali che scrutava tutti e tutto con aria truce e teneva per un braccio la seconda figura che era molto più minuta del ragazzo e che lo guardava con aria truce.
-be si può sapere chi siete e dove posso lasciarla?- chiese quello parlando della ragazza come se fosse un oggetto.
-Michael non puoi fare come se fosse casa tua, un po’ di rispetto!- disse la ragazza liberandosi dalla stretta del fratello.
-tu devi essere Ginevra?- chiese Annabel alla ragazza che annuì -puoi lasciarla anche qui se vuoi. E per tua informazione io sono Annabel la figlia del re mentre lui è Elias, mio figlio e futuro erede al trono- il ragazzo guardò prima Annabel e poi Elias e dopo aver fatto un inchino uscì dalla stanza.
-scusateci, mi dispiace tanto, mio fratello non sa come comportarsi e crede di essere sempre superiore a tutti, mi dispiace davvero tanto-
-non devi scusarti, tu non centri niente- disse Annabel andando incontro alla ragazza. Elias studiò la ragazza. Era minuta e forse non gli arrivava nemmeno alla spalla. I lunghi capelli le arrivavano al bacino e metà di essi erano raccolti in una piccola coda che lasciava intravedere i grandi occhi grigi. Era davvero una ragazza carina anche se non era il genere di Elias visto che preferiva i ragazzi. Una cosa però colpì molto Elias, la ragazza non stava sorridendo, anzi sembrava molto triste e i grandi occhi grigi erano velati di malinconia. Elias si alzò e si incamminò verso la ragazza per chiederle se poteva mantenergli il gioco. Più si avvicinava più diventava nervosa, aveva paura che dentro fosse come il fratello e che gli gridasse contro.
-bene allora io vado ad avvisare in cucina per il posto in più a tavola e poi ti faccio preparare la camera. El fai fare il giro del castello a Ginevra- detto questo Annabel uscì dalla stanza lasciando i due ragazzi soli.
-Ginevra, non voglio essere ivadente, ma quanti anni hai?- chiese dopo poco Elias curioso di scoprire quanti anni di differenza avevano.
-non siete per niente invadente, ho 16 anni- rispose la ragazza seguendo Elias che si era incamminato verso la porta della sala.
-hai la stessa età di Ely! Comunque io ho 19 anni e potresti anche darmi del tu- disse il ragazzo sorridendo, quella ragazza gli ricordava troppo Samuel durante le loro prime converazioni.
-okay, Ely è..-
-Ely è mia sorella minore, riguardo ELy posso chiederti un favore?- le chiese il ragazzo sperando che la ragazza accettasse.
-di cosa si tratta?- chiese lei curiosa.
-ho detto a mia sorella che sarebbe arrivata una ragazza con la quale mi scrivevo per un po’ di tempo per non dirle del matrimonio combinato e quindi volevo chiederti di reggermi il gioco e..-
-solo questo? Non ci sono proprio problemi- rispose la ragazzo sorridendo piano.
-no, un problema c’è.. potrebbe odiarti a morte- rispose il ragazzo grattandosi dietro la testa per il nervosismo. La ragazza rimase confusa ma poi sorrise al ragazzo.
-sono abituata a persone che non sopportano la mia presenza quindi  non credo che cambi qualcosa- rispose la ragazza ricordandosi di tutto quello che le facevano passare i fratelli.
-e chi sarebbero queste persone?- chiese Elias aprendo la porta che deva  nei giardini sospesi e prendendo per mano la ragazza. Lei arrossì ma strinse comunque la mano del ragazzo.
- i miei fratelli. In casa siamo 6 figli e io sono la quinta, i miei fratelli non mi vedono di buon occhio perché sono l’unica ragazza e non si sono mai preoccupati della mia presenza. Solo uno di loro mi voleva davvero bene ma è scappato di casa molto tempo fa. Lo odio perché mi ha lasciata sola in quella famiglia di signorini per bene con la puzza sotto il naso- rispose la ragazza.
-e perché è scappato?-
-a nessuno dei due piaceva il resto della famiglia, troppi atteggiamenti da “siamo più ricchi di tutti” o “inchinati a noi che siamo più belli e potenti” e cose così. Mi aveva rivelato che voleva scappare e io gli avevo chiesto di portarmi con se e lui aveva detto di si ma.. ma dopo due giorni era partito lasciandomi sola.- la ragazza abbassò lo guardo e fissò intensamente le rose rosse che stavano sbocciando.
-non credi che forse voleva solo proteggerti dal mondo? Forse pensava che saresti stata meglio a casa al sicuro e non a girovagare senza meta-le disse Elias asciugandole una piccola lacrima.
-e a te invece? Cosa ti fa stare così male?- gli chiese la ragazza facendolo rimanere scioccato.
-scusa, non volevo intromettermi nei tuoi affari, starò al..- si affrettò a scusarsi la ragazza.
-no, non ti sei intromessa, solo non pensavo si notasse tanto- rispose il ragazzo grattandosi dietro la testa.
-come tu hai notato la mia malinconia nei miei occhi, io ho notato la tua nei tuoi. Solo uno che sta male può riconoscere la malinconia di un’altra- gli disse la ragazza stringendogli la mano. -se non vuoi dirmelo non ci sono problemi- aggiunse poi la ragazza ricominciando a camminare per la passerella di legno. Elias sorrise e la raggiunse prendendole la mano.
-ti prometto che quando sarò pronto te ne parlerò- le disse prima di lasciarle un leggero bacio sulla guancia.


----Angolo Autrice----
Sono così presa da questa storia che non faccio altro che sognarmi ogni notte tutto quello che potrebbe  succede. Qui sotto vi lascio i disegni di Elizabeth e di Ginevra.
P.S. voevo chiedervi di lasciare anche una piccola recensione, giusto per sapere cosa ne pensate della storia. Grazie e alla prossima!


 

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Susan non era stupida. Li aveva sentiti perfettamente quei tre ficcanaso che la stavano spiando dietro il masso.  E sapeva anche il perché: Caleb aveva saputo qualcosa sul conto di Crhistian e voleva controllarlo. Conosceva troppo bene suo fratello e quando si metteva in testa qualcosa la portava a  termine e usava la sua faccia da cucciolo ferito per coinvolgere anche gli altri. Non le importava che suo fratello la seguisse, doveva portare al termine in suo piano e conoscere il nome di quel ragazzo. L’aveva visto per la prima volta due anni fa e se ne era subito innamorata, era alto e bello con un che di misterioso. L’aveva seguito per due giorni fino a quando non aveva perso le sue tracce. Aveva iniziato a chiedere informazioni in giro ma nessuno sapeva niente. Il suo ragazzo di allora (Marcho) si era accorto che qualcosa in lei era cambiato e l’aveva lasciata. Fu in quel preciso momento che le venne l’idea di fidanzarsi con i ragazzi che e andavano dietro per scoprire qualcosa in più su quel ragazzo. Aveva scoperto poco, anzi niente, solo cose che già sapeva. Ma Decim le aveva rivelato che lavorava a tempo pieno alla centrale sotterranea e che non usciva quasi mai da li. E quindi si era messa con Crhistian, che teoricamente lavorava alla centrale, per scoprire qualcosa di più sul ragazzo tenebroso.
-che cosa vuoi sapere bimba- le chiese Crhis aggiustandosi la cresta verde.
-che lavoro fate di specifico alla centrale? E perché non uscite quasi mai?- chiese lei. Voleva essere il più discreta possibile e ricavare informazioni senza dare nell’occhio.
-alla centrale aggiustiamo tutti i tubi che permettono a voi di vivere: luce, acqua, gas.., sai stando sottoterra si rompono spesso e noi siamo i volontari che passano il loro prezioso tempo ad aggiustarli. Comunque non è vero che non usciamo mai. Ci sono due tizi che non salgono mai su, Arion perché è stato esiliato laggiù visto che non lavorava mai e perdeva sempre tempo qui su, e poi c’è Luis. Quel tizio mette paura, sta sempre a lavorare e ci guarda male quando ci prendiamo molte pause di seguito. Dice sempre che dobbiamo lavorare. Non sale mai su ma è una peste quando ritorniamo perché ci chiede mille informazioni: cosa facciamo, chi incontriamo, perché perdiamo tempo inutile… è una vera seccatura!- disse quello iniziando a parlare a macchinetta e non fermandosi mai. Nel frattempo Susan pensava. Arion lo conosceva, l’aveva visto tantissime volte aggirarsi nei corridoi vicino la palestra, quindi il bel tenebroso doveva essere Luis.
-mi porti a fare un giro nella centrale?- gli chiese sfoggiando gli occhi dolci come le aveva insegnato il fratello. Crhistian la guardò scettico.
-perché invece di farci un giro alla centrale non ci facciamo un giro in camera tua? Solo io e te ovvio- no, con lei gli occhi dolci del fratello non funzionavano  e quel porco voleva portarla al letto. Se lo scordava. Gli tirò un ceffone in piena faccia.
-sei proprio un porco! Ci siamo messi insieme solo ieri!- gridò prima di iniziare a correre lontano da quel tizio e per la fretta prese la prima rampa di scale che aveva trovato. Brutta scelta. Lei non sapeva muoversi dento Ombrax quindi prendeva sempre le strade che conosceva a memoria. Bastava solo che si distraesse due secondi e non sapeva più dove andare. E le era successo proprio in quel momento. Presa dalla foga di non voler farsi mettere le mani addosso da quel tipo si era persa e ora si ritrovava in un lungo corridoio che nemmeno conosceva, pieno di tubi che spuntavano da tutte le parti. Decise di continuare a camminare, da qualche parte sarebbe pure spuntata, e poi suo fratello la stava pedinando quindi che male c’era a camminare un altro poco? Almeno aveva scoperto il nome del ragazzo. Luis. Era davvero un bel nome, aveva qualcosa di antico, anche se non sapeva da dove le era venuta fuori quella frase. Era così immersa nei suoi pensieri che scivolò sul qualcosa e rotolò per tutta la discesa fino a fermarti per l’urto violento con qualcosa di metallico.
-tutto bene?- chiese una voce, ma Susan non riuscì ad identificarla perché i suoni le arrivavano ovattati. Qualcuno iniziò a scuoterla per farle aprire gli occhi ma lei non ci riusciva, aveva quella cosa appiccicosa sopra gli occhi.
-Strauss ha del grasso sugli occhi portami una pezza!-
-sono qui stupido non urlare, e non la scuotere le fai solo male. Spostati tu non sei per niente delicato- disse la seconda voce maschile. La prima persona le tolse le mani dalle spalle e poi sentì un respiro vicino al suo e un panno bagnato che le puliva gli occhi. Quando fu libera dalla cosa appiccicosa aprì piano gli occhi e si ritrovò davanti due figure, una era quella di Arion che la guardava con preoccupazione e la seconda era quella del bel tenebroso, alias Luis, che con un panno sporco in mano le stava sorridendo.
-hai fatto davvero una bella caduta, hai per caso qualcosa di rotto- le chiese Luis iniziando a controllarle gli arti.
-no, mi fa solo male la schiena per la botta, ma non è niente di grave- rispose lei cercando di mettersi n piedi aiutata poi da Luis. Era davvero alto, forse addirittura più alto di Zake.
-grazie mille. Mi sono persa, potreste dirmi da dove devo andare per ritornare al piano superiore?- chiese poi guardandosi intorno. Era arrivata alla centrale e, cosa più importante, aveva parlato con Luis. Be parlato si fa per dire, ma almeno era riuscita a farsi notare dal ragazzo, forse con qualche scusa sarebbe riuscita a tornare nella centrale e a parlarci ancora.
-è troppo complicato da spiegare a parole, se vuoi ti riaccompagno sopra io- disse Luis pulendosi le mani sporche di grasso con lo straccio che prima aveva usato per pulire i suoi occhi. Susan annuì felice e dopo poco si incamminarono verso la parte più alta di Ombrax.
-posso farti una domanda?- chiese il ragazzo mentre l’accompagnava per i corridoi stretti.
-dimmi  pure- fu la risposta della ragazza che era intenta ad osservare le spalle muscolose del ragazzo.
-sei la ragazza di Crhistian, cosa ci facevi nella centrale? Lo stavi per caso cercando?- Susan rimase spiazzata dalla domanda del ragazzo, anzi, non dalla domanda, ma dalla prima parte, dove le faceva comprendere di sapere chi era.
-be in realtà stavo scappando da lui visto che non aveva buone intenzioni per oggi e quindi, non avendo per niente un buon senso dell’orientamento sono scivolata e finita alla centrale. Comunque credo di non essere più la ragazza di Crhristian- rispose la ragazza arrossendo.
-l’ho sempre detto che Crhistian non è una persona affidabile. Sono felice che te ne sia accorta subito. Comunque siamo quasi arrivati- sentendo le ultime parole del ragazzo pe poco Susan non si diede una manata in testa. Si era totalmente dimenticata di memorizzare la strada per ritornare alla centrale.
-eccoci arrivati- disse il ragazzo salendo gli ultimi due gradini e aspettando la ragazza sotto una delle tante lanterne del corridoi principale di Ombrax.
-grazie mille e scusa per il disturbo. Ci vediamo- disse la ragazza prima di salutarlo con la mano e incamminarsi  verso la mensa visto che era quasi ora di cena e aveva promesso ai ragazzi che avrebbe preso un pezzo di ciambella al cioccolato e cocco per tutti.
-ci vediamo- disse il ragazzo prima di riscomparire nel corridoio dal quale erano arrivati lasciando una Susan rossa in faccia e felice per aver parlato con il ragazzo. Si doveva assolutamente inventare qualcosa per ritornare nella centrale, forse poteva dire di aver perso qualcosa, un bracciale forse. Decisa a portare aventi il suo piano decise di togliersi uno dei suoi braccialetti e di buttarlo nel corridoi quando si accorse di aver veramente perso un braccialetto, e non uno qualunque, quello che gli aveva regalato il fratello per il suo compleanno. Decise che il giorno dopo sarebbe andata a trovare il ragazzo per cercare insieme il braccialetto. Corse verso la mensa, che poco a poco iniziava a riempirsi, e prese le prime quattro porzioni di ciambella che erano state messe sul bancone, per poi continuare a mettere cibo nei vassoi.
Quando arrivò al loro solito tavolo trovò già tutti seduti che la guardavano preoccupati.
-sei tutta sporca di grasso, cosa cavolo hai combinato?- chiese Caleb furioso, da quando la sorella era scomparsa dopo aver tirato un ceffone al suo fidanzato l’avevano completamene persa di vista.
-ho mollato Crhistian, ma lui mi ha inseguita quindi ho preso un vicolo che non avevo mai visto e sono caduta nella centrale, non preoccuparti, non mi sono fatta niente, appena arrivo nella mia camera mi cambio e mi faccio una bella doccia- poi prese un grosso boccone di pane e pomodoro e dopo aver masticato con calma ed ingoiato tutto disse –lo so che mi stavate spiando, sono felice che ti preoccupi per me fratellone, ma so cavarmela benissimo da sola- e lasciò di stucco sia il fratello che Zake, mentre Camille se la rideva sotto i baffi.
-forse noi ragazze siamo molto più responsabili di voi ragazzi. Non tutte ma noi due di sicuro- disse la mora abbracciando di slancio la castana e facendo ridere i due ragazzi.


Angolo Autrice
Salve gente e scusate per l'immenso ritardo, ma tra scuola-lavoro, corso di inglese e problemi al computer che fa sentire i suoi 7 annidi età, non ho potuto aggiornare questo capitolo anche se era già  pronto da tempo. Vi lascio così e spero di ricevere un vostra recensione, anche se ormani non ci spero più.
Qui sotto vi lascio il disegno di Richard ciao ciao.

 

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Solo una cosa Annabell voleva capire: perché tutti i figli dei nobili avevano il brutto vizio di sentirsi superiori agli altri?
Il comportamento di quel ragazzo non le era piaciuto per niente, almeno la futura moglie del figlio sembrava essere molto più gentile!
Annabell odiava essere di famiglia nobile e odiava essere anche una principessa. Non solo doveva sempre mostrarsi tranquilla ed educata ma anche accettare pienamente gli ordini dei suoi genitori, qualunque cosa volessero.
Si era opposta duramente contro Caroline per impedirle di organizzare il matrimonio del figlio. Voleva che almeno loro fossero felici della loro vita, ma Caroline era lì per distruggere tutto e impossessarsi del regno di Luxor, per poi invadere Ombrax: Annabel era sicura di quello che pensava. Ed era anche sicura che dietro il malessere del padre ci fosse proprio quella vecchia vacca. 
Attraversò i corridoi luminosi del castello per raggiungere la stanza del padre, dove il sovrano della città riposava e cercava di rimettersi in forze per continuare a governare il suo regno. Entrò nella stanza e sospirò di sollievo quando notò l'assenza della matrigna. Si avvicinò piano al letto del padre e si sedette su di esso. Il padre le sorrise piano e la guardò per chiederle cosa volesse.
-perché permetti a quella donna di decidere per te?- chiese la ragazza guardando fuori dalla finestra. -perché mio figlio non può scegliere con chi sposarsi?-
-ha già diciannove anni, deve prendere le redini di questo regno visto che tu non hai un marito e credo che i miei giorni siano contati- rispose lui con la voce roca e prendendo la mano della figlia fra le sue.
-non sono sposata perché il mio ragazzo è stato ucciso davanti agli occhi dei miei figli tre mesi prima del nostro matrimonio- gridò la donna con le lacrime agli occhi. -perché non può fare come avete fatto tu e la mamma? Siete andati contro le regole e vi siete sposati. Perché tuo nipote non può?- le lacrime stavano scavando fossi sulle guance della giovane donna. Il padre non le rispose e lei si sentì offesa nel profondo. Suo padre aveva scelto la tesi della sua matrigna e non la sua, quella della sua unica figlia. Si asciugó velocemente le lacrime e scappò dalla stanza senza nemmeno salutarlo.
Non voleva farsi vedere in quelle condizioni dai figli e quindi decise di rinchiudersi nella sua stanza e scaricare tutte le sue lacrime per non destare sospetti durante il pranzo. Chiuse la porta a chiave per non farsi disturbare dai servitori e si distese sul letto creando un cerchio con i suoi boccoli biondi. Chiuse gli occhi e ci poggió un braccio sospirando. Le mancava da morire il suo ragazzo, ma sapeva che non l'avrebbe rivisto. Alcune volte voleva tornare indietro nel tempo e accettare la proposta del ragazzo e scappare insieme a lui. Perché non aveva colto l'occasione? In quel momento aprì gli occhi e guardò il soffitto candido della sua camera per poi spostare lo sguardo sul comodino dove iniziò a guardare con un sorriso la foto sua e di Ronald. Era una delle poche foto che aveva conservato, forse anche l'unica. Le aveva eliminate quelle foto, le foto che raffiguravano il ragazzo che Caroline aveva ucciso senza pietà solo perché credeva fosse omosessuale. Rivedere il volto di quel ragazzo le metteva tanta angoscia e tristezza. Aveva eliminato quelle foto per non farle vedere ai ragazzi. Non voleva imprimere nelle loro menti il ricordo di quel giorno di 13 anni prima.
Bussarono alla porta e la donna fu costretta ad andare ad aprire visto che sembrava il tocco delicato della figlia, ma quando aprì la porta si ritrovò Caroline con in sorriso finto che le fece montare la rabbia.
-potrei sapere cosa vuole?- chiese poi la donna vedendo che la regina non si decideva a parlare.
-volevo solo assicurarmi che andasse tutto bene cara mia, in questi giorni ti ho vista più stressata del solito-
- va tutto bene, lo stress è dovuto alla sua decisione di far sposare mio figlio. Sa benissimo che non approvo i matrimoni combinati. E poi è mio figlio, dovrei scegliere io cosa è meglio per lui- 
-ma io sono la sua nonna, ho molto più potere su di lui e su di te visto che sono più grande di voi. Cara mia, guarda che la decisione è stata presa anche da tuo padre- ad Annabel i nervi iniziavano a non darle ascolto. Voleva tirare un pugno in faccia a quella vipera, ma si costrinse a risponderle pacatamente.
-prima di tutto non sei sua nonna e nemmeno mia madre. Secondo, mio padre sta male e non riesce a ragionare bene su certe questioni. Acconsente solo perché non vuole sentire la gente parlare.- sospirò arrabbiata la donna per poi chiudere la porta in faccia alla matrigna senza darle il tempo di ribattere.

~☆~

Elizabeth entrò nel castello con passo felpato. Non voleva farsi sentire visto che era già ora di pranzo e non aveva affatto voglia di mangiare. Era riuscita ad arrivare davanti la porta della sua camera quando..
-Principessa il pranzo è servito, stanno tutti aspettando voi- la voce di uno dei servitori del castello la fece sospirare e incamminare verso l'enorme sala da pranzo del castello. La sala era la più grande dopo il salone delle feste. Il soffitto ricordava le cattedrali gotiche che si innalzano verso il cielo grazie agli archi ogivali. Il soffitto era riccamente decorato con le immagini delle antiche leggende che parlavano del loro mondo. Elizabeth amava alzare gli occhi sul soffitto mentre mangiava e immaginare storie di cavalieri e principesse, suoi antenati, che combattevano battaglie contro sovrani cattivi che avevano preso il potere con l'inganno. Un'altra caratteristica della sala che ricordava molto le cattedrali Gotiche erano le altissime finestre bifore o trifore che permettevano alla luce di illuminare l'intera sala dalle prime luci dell'alba alle ultime del crepuscolo. La porta che portava alla sala era stata intagliata del legno della quercia più antica della foresta che era crollata 10 anni prima per via di un un fulmine. Si diceva che illegno di quella quercia fosse intriso di magia antica e che chiunque toccasse quel legno con cattive intenzioni ricevesse una scarica elettrica. Il tavolo e le sedie, invece, erano stati ricavati dagli alberi di frassino più vecchi e con il loro colore chiaro tendente al bianco amplificavano la luce proveniente dalle finestre.
La ragazza entrò nella stanza con un sospiro pronta a essere sgridata dalla madre.
-signorina è questa l'ora di presentarsi a pranzo? Chi ti ha insegnato le buone maniere? Un cavallo?- Diversamente da quanto credeva, la sgridata non venne dalla madre ma da Caroline.
Elizabeth si scusò abbassando il capo e sedendosi affianco al fratello e difronte alla ragazza che aveva incontrato quella mattina nel bosco e che si era scusata con lei per il comportamento del fratello. Quando realizzò realmente la presenza delle ragazza per poco non si soffocó con l'acqua che stava bevendo. Per fortuna venne salvata prontamente dal fratello che le diede qualche pacca sulla schiena.
-e lei chi è?- chiese la ragazza acora con la voce roca per la tosse. La madre stava per risponderle ma venne anticipata dal fratello.
-lei è Ginevra la mia ragazza e da oggi vivrà con noi al castello- Elizabeth stabuzzó gli occhi. Come poteva odiare quella ragazza che era stata così gentile con lei quella stessa mattina? Ma si era ripormessa di farlo per Samuel e non poteva venir meno alla promessa.
-io sono Elizabeth sua sorella- disse freddamente, anche se doveva essere ostile nei confronti della ragazza doveva utilizzare le buone maniere.
-Ely!- disse il fratello guardandola con sguardo truce. Elizabeth odiava quando faceva quello sguardo, lo faceva diventare davvero spaventoso.
-cosa vuoi?- chiese la ragazza facendo finta di non aver capito cosa intendesse il ragazzo. Elias dal canto suo sospirò sconsolato e riprese a mangiare, certo che la sorella avesse capito il messaggio. 
Lo scambio di sguardi e di parole fra i due fratelli non era passato innoservato: Caroline scrutava ancora i due ragazzi senza capire una virgola di quello che era successo, Ginevra aveva sorriso piano già consapevole del comportamento freddo della ragazza nei suoi confronti e Annabell aveva lasciato la forchetta a mezz'aria cercando di capire cosa avesse inventato il figlio per non dire ad Elizabeth del matrimonio combinato.
-cos'è questo silenzio?- chiese Annabell risvegliandosi dal trance nel quale era caduta e cercando di far andare via la tensione che si era creata nella sala.
Per sua sfortuna nessuno parve darle retta e la donna, sospirando, decise di far cadere l'argomento e  concentrarsi sul cibo che aveva nel piatto. 
Elias alzò la testa dal suo piatto per fare un piccolo sorriso di scuse a Ginevra la quale rispose con un piccolo cenno della testa per dirgli di non preoccuparsi. Poi Elias spostò lo sguardo sulla sorella che stava infilando con tutta la forza che aveva la carne presente nel suo piatto che aveva "elegantemente" cosparso di aceto balsamico che il bianco del piatto non si vedeva quasi più.




------Angolo Autrice---
Oya gente! Mi dispiace immensamente per il ritardo del capitolo, ma il mio computer sta dando problemi e sono costretta a scrivere sul cellulare che è la cosa più stressante di tutte! (preferire scrivere su un tovagliolo che sul telefono)
Comnque volevo avvisarvi che molto probabilmente i capitolo non avranno quasi più errori visto che prima di pubblicarli li faccio controllare da una mia amica!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e vi pregherei (ancora una volta) di lasciare una piccola recensione, giusto per sapere se la storia vi piace e cosa ne pensate.
A presto..
(vi lascio Annabell qi sotto)

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Luis sorride mentre percorre a ritroso i corridoi sotterranei attraversati con la ragazza. Ha una voglia matta di spaccare la testa a Christian, ma non può farlo, visto che darebbero ragione al verde, verrebbe cacciato dalla città e costretto a ritornare a casa... con i due matti. No, decisamente meglio di no. Tra Sasha che lo rimprovera perché passa troppo tempo a parlare con le ragazze e Alan che, dopo due secondi che gli hai detto qualcosa, alza la testa dal suo libro e ti dice confuso "Eh? Hai detto qualcosa Lu?" Luis preferisce di gran lunga sporcarsi le man con il grasso nella centrale e ammirare di nascosto Susan. Si è decisamente meglio rimanere a Ombrax. Perso nei suoi pensieri arriva alla sua postazione dove un Arion sorridente lo aspetta.
-allora l'hai baciata?- si, Arion sapeva della sua super cotta per Susan e non lasciava mai in pace il povero moro.
-no, ma ti sembro pazzo? Si è appena lasciata con Crhistian!  E comunque abbassa la voce che i muri hanno le orecchie-
-veramente qui vedo solo pietre, tubi e grasso, dove sono i muri di cui parli?-
-ARION NON  SCHERZARE CON ME!- gridò il ragazzo lanciando al povero collega una chiave inglese che aveva preso per aggiustare un quadro elettrico.
-e che cavolo Lu! Io sono il vostro fan numero uno, vi vedo benissimo insieme- disse il ragazzo prima di afferrare al volo il cacciavite che gli stava arrivando dritto in fronte.
-quando fai così assomigli a mia madre e mia sorella. "Lu cucciolo mio quando ti decidi a dichiarati a quella bella ragazza? Così potete sposarvi il prima possibile e avere tanti bei pargoli"- Luis aveva iniziato a imitare la madre attegiandosi per rendere più reale l'imitazione.
-"Ingrato di un fratello quando ti decidi a scegliere una di quelle galline, anzi papere che ti vengono dietro? Così ti sposi e sparisci dalla mia vista!"-
-ahahah- rise Arion. Non era una novità che Luis imitasse la sua famiglia. Lo faceva per passare il tempo lì sotto quando tutti gli altri uscivano per farsi una pausa dal lavoro... si certo, come se lavorassero per davvero.
-mi imiti  tuo fratello?- chiese poi il blu tinto mettendosi anche lui a lavorare.
-quale vuoi? Quella dove fa il confuso o dove esprime le sue strane teorie lette sui libri?- rise Luis pensando a quanto era strano il suo fratellino, anzi in quella famiglia erano tutti strani.
-non lo so scegli tu- rispose il ragazzo mettendosi un chiodo in bocca come suo solito. Lo usava per concentrarsi mente lavorava e non distrarsi.
-"qualcuno ha visto il libro che stavo leggendo? L'ho iniziato oggi, mi mancano solo due pagine e voglio sapere come va a finire! L'ho posato solo per andare in bagno, ma quando sono ritornato non era più al suo posto. L'ho cercato per tutta casa ma del libro verde nessuna traccia. Aspettate, ma quel libro non l'ho ancora letto! Al diavolo il libro verde!"- e alla fine scoppiarono a ridere entrambi i ragazzi.
-questa cosa è successa veramente-
-non so proprio come fai ad avere tanta pazienza con i tuoi fratelli, sul serio- disse Arion spostandosi una ciocca blu da davanti gli occhi.
-credimi non lo so nemmeno io. Una volta Alan era così concentrato nella lettura che camminando è finito in un tombino aperto ed è rimasto lo dentro per tutto il giorno! Alcune volte ho l'impressione di essere quello normale in famiglia-
-scusa ma come faceva a leggere senza luce?-
-chi ha gli occhi chiari riesce a vedere benissimo al buio e noi abbiamo tutti gli occhi verdi. E poi quel pazzo non si staccherebbe da un libro che deve leggere nemmeno se la terra stesse per finire!-
Dopo quella breve conversazioni fra i due calò il silenzio per l'arrivo di due loro colleghi che iniziarono a sbuffare per il lavoro che dovevano fare.
Luis li guardò male: non facevano niente dalla mattina alla sera e si lamentavano del lavoro che dovevano svolgere. Per loro esiste la coerenza? Be' forse no.
-ehi Arion ci fai tu il lavoro che non riusciamo a fare oggi? Noi abbiamo assolutamente bisogno di fare una pausa- disse il primo dei due uomini guardando la centralina come se con la sola forza del suo sguardo potesse farla funzionare.
-scusate ma non siete appena tornati? Dovete di nuovo uscire?- chiese il ragazzo alzandosi e iniziando a perdere la pazienza. Arion era sempre stato un tipo paziente. Un tipo di quelli che, se non fermato da qualcuno, è capace di uccidere con una chiave inglese una persona ( cosa realmente accaduta  e che, oltre al fatto che non lavorava mai, lo aveva rinchiuso nella centrale)
-problemi ragazzino? Oh è vero, ti senti male perché non puoi più uscire quando cavolo ti pare. Ahahahah- così dicendo si incamminó seguito dal compagno. Arion stava per saltargli addosso, ma la stretta forte e sicura di Luis glielo impedì.
-Strauss mollami! Devo ucciderlo! Col cavolo che ti faccio tutto il lavoro!- Arion iniziò a strattonare Luis, ma il ragazzo riuscì ad atterrarlo e a farlo calmare.
-ti aiuto io, non ci sono problemi però giurami che non lo minaccerai più di morte. Giuramelo!-
Gli occhi verdi di Luis avevano assunto una tonalità scura, quasi vicina al verde petrolio. Quegli occhi sempre allegri e sereni erano diventati seri e spaventosi, spettrali. Luis era veramente arrabbiato. E non con quei due tizi, si anche con quelli, ma con Arion che attaccava briga senza pensarci.
-lo sai che se uccidi un'altra persona, anche se hai ragione tu, verrai ucciso?-
-si, lo so Lu- sospirò piano il ragazzo chiudendo gli occhi -e si, ti giuro che non uccideró nessuno e cercherò di mantenere la calma- Luis sorrise e porse una mano all'amico per aiutarlo ad alzarsi.
-e poi se tu non ci sei più con chi parlo di Susan? Con i muri?- rise il ragazzo volgendo lo sguardo a destra dove aveva notato un piccolo luccichio.
-ma guarda un po' questo ingrato! Okay i muri avranno le orecchie ma io almeno ti do qualche consiglio, che tu non ascolti,  ma te li do- poi scoppiò a ridere e si rimise in bocca il chiodo che gli era caduto quando aveva cercato di assalire quel tizio.
Non ricevendo risposta da Luis, Arion alzò lo sguardo per vedere se il suo amico era ancora fra i vivi e lo vide ammirare con occhi gioiosi un "coso" grigio luccicante.
-cos'è quel coso? Un coltellino?- chiese avvicinandosi al ragazzo. Più si avvicinava più notava che il "coso" non poteva essere un coltellino.  Era lungo più o meno 14/15 centimetri, il colore argenteo rifletteva la luce fioca delle torce. Era un braccialetto in argento molto semplice, infatti l'unica caratteristica particolare che presentava era l'intrecciatura che percorreva tutta la lunghezza dello stesso.
-è un bracciale, non capisco il perché della tua gioia- disse Arion posizionandosi davanti il corvino.
-perché non è un semplice bracciale- sussurró  lui, continuando a tenere lo sguardo fisso sull'oggetto della loro conversazione.
-invece di aspetto è molto semplice-
-Arion!  Non fare il sarcastico! Questo è un bracciale femminile, sai cosa significa?- chiese il ragazzo alzando finalmente lo sguardo dallo stupido coso.
-vhe qualcuno che lavora qui dentro ha un gusto molto femminile anche se siamo solo uomini?- chiese il blu continuando a non capire la reazione dell'amico.
-no! Che è di Susan!- gridòLuis facendo una piroetta su se stesso (peggio di una ragazza innamorata a detta di Arion).
-come fai ad esserne certo?-
-perché nessuno qui dentro porta dei bracciali e in più è sporco di grasso e Susan è ruzzolata giù sporacandosi di grasso- Luis non riusciva a contenere il suo entusiasmo e aveva iniziato a pulire la parte sporca del bracciale.
-quindi... questo significa che Ulisse porta i bracciali- disse Arion nascondando un sorriso al pensiero della reazione di  Luis a quella frase che non tardò ad arrivare.
-ma cosa capisci? Che Ulisse è pura invenzione! Stiamo parlando di cose più serie dell'Odissea-
-stavo scherzando calmati. Glielo restituirai vero?- chiese poi ammicandogli.
-certo, ma deve essere lei a venire qui. Se ci rimango da solo finisce che inizio a balbettare-
-buono a sapersi Strauss- solo quando Arion finì la frase Luis capì che aveva fatto un grosso errore.
-questi non dovevo dirlo, non dovevo proprio dirlo-



 

ANGOLO AUTRICE
Oya! 
Scusate il ritardo, ma come vi ho detto non ho più il computer e sono costretta a scrivere dal telefono e io odio scrivere dal telefono!
Inizierò a scrivere i capitoli su un quaderno e poi li ricopieró qui sopra per velocizzare la stesura.
Vi siete accorti del riferimento a Boccaccio?

ALAN: sta parlando di quando mia sorella chiama le ragazze papere che si rifà alla novella delle papere della quarta giornata del Decameron e parla...

AUTRICE: zitto tu che mi stai dando problemi nel disegno!

Comunque spero che il capitolo per quanto corto vi sia piaciuto. Vi lascio e spero di andare più veloce con gli altri capitoli.
Un bacio.
P.S. : lasciate una recensione please. Scusate ma per questa volta niente disegno, mi farò perdonare.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Erano passati 3 giorni da quando Samuel era entrato negli EDA e già 20 persone avevano rinunciato. L'allenamento per la forma fisica era molto duro. La sveglia era alle 5.00 di mattina e iniziavano le prime serie di cento addominali alternati da altrettanti dorsali. Finito ciò, verso le 6.30/7.00 si faceva una misera colazione seguita da una corsa di due ore (anche se ai nuovi arrivati per i primi 2 giorni erano concessi venti minuti in meno). Finita la corsa, iniziavano flessioni e affondi che duravano fino a quando l'istruttore ne aveva voglia, essi uniti a un po' di sollevamento pesi, occupavano l'intera mattinata. Il pranzo andava dalle 13.30 alle 14.00 e dopo di esso iniziavano le sessioni pomeridiane  dove ci si esercita nell'arrmpicata sulla corda e sull'equilibrio  ( essenziale se si vuole entrare a far parte degli EDA) . La cena, alle 23.30, segnava la fine della giornata, permettendo ai cadetti di andare a riposarsi.
Samuel era ancora in piedi, stanco e doloranre, ma in piedi. Voleva a tutti i costi diventare un soldato e qualunque cosa gli avrebbero detto di fare, lui l'avrebbe fatta: anche buttarsi giù da un dirupo. 
In quei tre giorni era diventato davvero magro, complice, oltre l'allenamento, la scarsità di cibo che mangiavano: per colazione pane raffermo con miele e succo di arancia, per pranzo una poltiglia chiamata erroneamente minestrone  e per cena una bistecca semicruda.
Quella mattina Samuel non aveva per niente voglia di alzarsi, voleva solo dormire e sognare Elias.
Venne svegliato dal suono di una campana e dall'isttuttore che aveva iniziato a togliere le coperte dai più pigri. Samuel si alzò e si diresse verso i bagni per farsi una doccia veloce e cambiarsi. Dopodiché diresse spedito verso la palestra sotterranea ma a metà  strada fu affiancato da Gustav che sembrava molto arrabbiato, anzi infuriato. 
Non vedeva Gustav da quando si era registrato al programma di addestramento e il biondo lo aveva minacciato parlandogli del duro allenamento. Samuel fece finta di non vederlo e continuò a camminare per la sua strada. Arrivarono entrambi in palestra e la trovarono deserta. L'allenatore era poggiato a una parete e fece cenno ai due ragazzi di iniziare gli addominali e i dorsali. Samuel si sorprese della presenza di Gustav agli allenamenti.
Passarono trenta minuti e solo altre cinque persone entrarono nella palestra. Quando arrivarono le 7 tutti si incamminarono verso la mensa. Lí trovarono il comandante degli EDA: Erick Whittemberg. Eick era un uomo robusto, con capelli castani ben intrecciati. la lunghezza della traccia, che gli arrivava fino alle ginocchia, faceva intuire l'importanza che l'uomo aveva all'interno degli EDA. La caratteristica dell'uomo che risaltava di più era una lunga cicatrice sulla parte destra del volto che faceva tenere all'uomo l'occhio destro chiuso. La cicatrice era rossa, non bianca, sembrava che fosse stata fatta di recente.

-complimenti alle sei matricole che hanno passato la prima selezione. Voi siete riusciti ad adattarvi all'allenamento e avete il diritto di allenarvi con i ragazzi che prima di voi hanno superato l'esame. Potrete utilizzare le attrezzature dell'esercito e imparare a gestire le situazioni più difficili. Gustav Nightmare starà nel vostro gruppo visto che ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare e ha avuto un'altra possibilità. questo è tutto, vi lascio al vostro allenamento- disse l'uomo prima di guardarli uno ad uno e uscire dalla mensa.

-chi sei tu per avere una seconda possibilità biondino?- chiese uno dei cinque ragazzi che era nello stesso gruppo di Samuel e con i quali lui non aveva mai parlato.

-non sono fatti vostri, evaporate- rispose il biondo mordendo un pezzo di pane e guardandoli male. Samuel non parlò e iniziò anche lui a mangiare la sua colazione. 

Suonò la campana e furono raggiunti da un ragazzo con una lunga treccia nera che aveva detto di essere la loro guida. lo seguirono prima di arrivare in un'ala che Samuel non aveva mai visto, dove, in una delle tante stanze presenti, trovarono l'equipaggiamento degli EDA. Il moro diede loro venti minuti per cambiarsi e poi li portò all'esterno. Samuel ci mise un po' per abituarsi alla luce del sole che non vedeva da molto, ma appena si abituò fu felice di vedere di nuovo gli alberi.
-Fatevi una treccia ai capelli e mettetevi la maschera, gli EDA non devono rivelare la propria identità- disse la loro guida. I cinque ragazzi iniziarono a parlottare tra loro e farsi le trecce con i loro capelli che arrivavano più giù delle spalle. Samuel aveva i capelli ancora corti, apparte per il ciuffo che gli superava la faccia. Il ragazzo cercò di raccoglierli, ma l'impresa risultò impossibile.
-ti do una mano?- gli chiese Gustav avvicinandosi.
-si grazie- rispose il Samuel sedendosi a terra. Gustav iniziò a intrecciare i capelli con movimenti veloci sfruttando la lunghezza del ciuffo. Quando finì, i capelli di Samuel non arrivavano al collo.
-Scusa per come mi sono comportato il primo giorno, è solo che ero in ansia  perché avrebbero potuto cacciarmi da un momento all'altro- disse il biondo aggiustandosi la maschera sul volto.
-non fa niente. Cosa hai combinato?- Gustav abbassò lo sguardo e iniziò a incamminarsi verso il gruppo che stava procedendo in direzione degli alberi.
-meglio non saperlo, credimi- gli rispose prima che i due ragazzi raggiungessero il resto del gruppo. Samuel annuì pensieroso e indossò la maschera.
-una caratteristica fondamentale degli EDA, come saprete, è quella di  muoversi agilmente e riuscire a combattere sugli alberi. Voi tutti avete superato la parte di allenamento sulla resistenza, adesso dovrete imparare a combattere sia a terra sia sugli alberi e a mimetizzarvi nell'ambiente. Quando sarete abbastanza bravi in ciò potrete entrare stabilmente negli EDA  e avere un pasto più sostanzioso- disse loro l'uomo, ridendo all'ultima affermazione. Ripresero a camminare verso il centro della foresta. Samuel non prestava attenzione all'ambiente circostante, ma pensava ancora alle parole di Gustav. Per non essere stato ammesso all'esame finale, doveva aver combinato qualcosa di grave, ma qualcosa di non volontario o, molto più probabilmente, qualcuno aveva parlato in sua difesa per non farlo cacciare o uccidere. Quando il gruppo si fermò di fronte agli alberi più grandi e antichi della zona di Luxor a Samuel venne in mente la cicatrice rossa di Whittemberg. Possibile che fosse stato Gustav a fargliela? Dopo la lezione avrebbe chiesto al diretto interessato.
-la prima lezione di oggi  consiste nel testare le vostre abilità nell'arrapicata, ma non quella che avete fatto fino a questo momento. Oggi vi arrampicherete con il pugnale in mano- 
Samuel guardò il pugnale nella fodero della sua cintura. L'unica arma che aveva maneggiato in tutta la sua vita era l'arco. Per la prima volta doveva confrontarsi con un'arma che poteva utilizzare solo con il nemico difronte a sé. Impugnó l'elsa blu e guardò attentamente la lama. Essa non era più lunga di venti centimetri e l'acciaio rifletteva la sua immagine.
-Frederic se tieni il pugnale in quel modo potresti farti male- gli disse Gustav facendogli notare la giusta posizione per l'impugnatura.
-è un po' pesante, non so se riuscirò a combattere con questo coso-
-è più leggero di altri per non appesantire. Poi nella borsa sulla coscia destra ci sono cinque pugnali da lancio che sono molto più sottili e leggeri- Frederic sorrise.
-da lancio, quindi vuol dire che non bisogna combattere per forza difronte l'avversario- Gustav rise di gusto all'affermazione del ragazzo.
-guarda che non sto scherzando, odio combattere faccia a faccia-
-devi per forza imparare, se no come diventi un buon EDA?- chiese Gustav mettendosi in fila dietro gli altri ragazzi che stavano vedendo come eseguire l'esercizio.
-dovete arrampicarvi con una sola mano o, se preferite, con la lama fra i denti salite con entrambe le mani. Poi arrivati in cima dovete camminare sui rami e saltare da un ramo all'altro sempre tenendo il pugnale in mano e senza intaccare la natura- l'istruttore aveva parlato da sopra l'albero facendo vedere nel mentre l'esercizio ai ragazzi.
-non è pericoloso?- chiese Frederic  guardando preoccupato l'altezza del ramo più grosso da terra.
-Dai, non essere spaventato. Nel migliore dei casi cadi a terra e muori sul colpo infilzato dal puganle- 
I sette ragazzi iniziarono a incamminarsi verso la base del tronco e Gustav si mise il pugnale in bocca e iniziò  a scalare il tronco. Il biondo era agile come una scimmia e arrivò subito sulla cima dove prese il pugnale dalla bocca e iniziò a saltare come aveva mostrato l'istruttore. Era stato il più bravo fino a quel momento, anche perché era l'unico ad aver provato, visto che i cinque dell'Apocalisse non volevano andare per primi. Si vedeva che Gustav aveva fatto quell'esercizio tante volte. Appena scese, Frederic gli chiese -è mai morto qualcuno?- e Gustav gli sorrise -forse-.
Quella mezza risposta non aveva calmato Frederic, anzi, l'aveva reso ancora più ansioso.
Lui fu il secondo a provare l'esercizio e, come il biondo, si mise anche lui il pugnale fra le labbra e iniziò piano a scalare. Le sue labbra si stavano forzando a tenere stretto il pugnale che stava diventando sempre più pesante e rischiava di scivolare da un momento all'altro. Aveva rallentato l'andatura della scalata per concentrarsi di più sul pugnale. Quando arrivò in cima fece un sospiro di sollievo e, dopo aver preso il pugnale in mano, iniziò a mettere un piede dopo l'altro per camminare. Quando arrivò verso la punta, saltò e atterró sull'altro ramo. Sarebbe andato tutto bene se non avesse messe un piede sulla resina e non fosse scivolato perdendo l'equilibrio. Vmcadde a terra di schiena e iniziò a sentire la testa pulsare. La vista si oscuró poco alla volta e Frederic perse i sensi.




 

----ANGOLO AUTRICE-----
Scusate per l'immenso ritardo. Alla fine ho deciso di scrivere prima i capitoli a mano e dopo trascriverli per ricontrollarli e devo dirvi che funziona come metodo. Sono già arrivata a scrivere il capitolo 13 l'unico problema  è trascriverli sul telefono. Se ne va moltissimo tempo e io tempo non ne ho😂.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. (Frederic è Samuel non ho sbagliato a scrivere i nomi. Se andate a rileggere i capitoli precedenti lo dico. Ho messo questo appunto per chi non si ricordasse)

Se la storia vi piace vi prego di lasciare una piccola recensione. Grazie mille.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Richard odiava partecipare alle riunioni del consiglio dei nove. In realtà, odiava far parte del gruppo politico di Ombrax. Lui aveva sempre voluto diventare un tatuatore (cosa che ha fatto) e stare per i fatti suoi nel suo studio.

L'uomo stava percorrendo la via che portava al suo studio dopo, forse, la più noiosa e pesante riunione degli ultimi dieci anni (anche dodici). Le problematiche delle quali avevano parlato non erano interne, ma esterne. I soldati della guardia reale di Luxor si stavano avvicinando pericolosamente all'entrata principale della città che per anni era rimasta nascosta nella vegetazione. Da quasi trent'anni i sovrani di Luxor volevano espandere i propri territori verso Ombrax e mandavano degli esploratori dell'esercito. Nessuno prima di allora aveva mai provato ad invadere Ombrax, quindi le difese della città, sopratutto dell'entrata principale, non erano per nulla buone. Richard era l'unico (in tutta Obmrax) a conoscere l'ubicazione della seconda entrata della città grazie, al suo migliore amico che l'aveva scoperta perdendosi fra i corridoi e la usava per uscire di nascosto dalla città. Anche Richard aveva utilizzato quell'ingresso tante volte ma, da quando aveva sostituito il padre nel consiglio dei nove, aveva smesso di scappare dalla città. Quando era nato Ezekiele aveva avuto la mezza idea di prendere il figlio e scappare da Ombrax, ma non era mai riuscito ad attuare il piano ed Ezekiele era diventato grande e si era fatto degli amici. Era troppo chiedergli di andarsene da lì. Richard aveva proposto anche a lei di scappare, ma aveva rifiutato ed erano rimasti in quella situazione.

Richard si era perso nei suoi pensieri ed era arrivato nel suo studio quando, precedentemente, aveva deciso di fare un salto alla mensa per sgranocchiare qualcosa, visto che aveva saltato il pranzo. Lasciò lo zaino con le carte della riunione nel suo studio e, chiudendo la porta a chiave, iniziò a incamminarsi verso la mensa. Appena svoltato l'angolo si trovò davanti Ezekiel con un piatto di plastica coperto.

-ho pensato di portarti qualcosa da mangiare, visto che stavi alla riunione e poi mi devi finire il tatuaggio- Il ragazzo sorrise e porse il piatto al padre che lo prese sorridendo a sua volta e incamminandosi verso il suo studio seguito a ruota dal figlio.

Ezekiel era identico alla madre quando si preoccupava per gli altri: dolce, gentile e disponibile-

Entrati nello studio si sedettero entrambi intorno alla scrivania: Richard al suo posto con la sedia nera girevole, e Zake sulla poltroncina bordeaux che si trovava difronte. Richard iniziò a mangiare e nel mentre Zake iniziò a sfogliare i disegni del padre che si trovavano sul suo blocco.

Trovando i disegni che aveva già visto decise di concentrarsi sul tatuaggio che il padre aveva sulla clavicola sinistra vicino al collo. Non era mai riuscito a capire cosa fosse quel ghirigoro nero e non aveva mai chiesto niente al padre. Si dimenticava finendo a parlare di altro.

-papà cosa rappresenta il tatuaggio?- chiese poi Zake, approfittando del fatto che gli era tornata in mente la domanda. Richard lo guardò confuso, poi ingoiando l'ultimo boccone gli rispose:

-pensavo che avessi capito cosa fosse. Comunque è l'iniziale del nome di tua madre- Zake sgranò gli occhi. Della madre sapeva poco e niente, solo che non era di Ombrax, ma di una delle tribù nomadi che non volevano avere niente a che fare con Luxor e Ombrax, e che aveva lo stesso carattere della madre.

-Quindi dovrebbe essere una A, come si chiama?-

-Annabel- Zake sorrise e notando la loquacità del padre decise di approfittarsene chiese altro sulla madre.

-le hai chiesto di venire a Ombrax con noi?-

-tante volte, ma ha sempre detto di no-

-e non potevamo andare noi con lei?-

-io non posso spostarmi da qui Zake, ho i miei doveri- Zake stava per chiedere altro ma venne bloccato dal padre. -Basta fare domande su tua madre, ormai fa parte del passato. Sdraiati sul lettino così ti finisco il tatuaggio- Zake, anche se contrariato, fece come gli aveva detto il padre e appena toccato il lettino chiuse gli occhi addormentandosi, ipotizzando il volto della madre, cosa molto difficile visto che era una goccia d'acqua con il padre.

Richard notò subito il respiro regolare del figlio e sorrise. Sapeva che Zake voleva delle risposte alle domande che si poneva sulla madre, ma Richard preferiva rivelargli poco e niente per non sconvolgerlo. Era meglio che il loro segreto lo custodisse solo lui. Finì completamente il tatuaggio in quaranta minuti. Zake stava ancora dormendo e decise di non svegliarlo. Gli diede un bacio sulla fronte lasciata scoperta dai ricci biondi grazie alla fascia nera che Zake portava sempre.

Richard si rimise subito dietro la scrivania e prese il blocco con una matita iniziando a schizzare. All'inizio erano solo linee sparse per il foglio, ma la sua mano in autonomia disegnò il volto sua Annabel con un bellissimo sorriso. L'uomo guardò il volto della donna e sorrise, era il ventesimo, forse trentesimo, ritratto che le faceva. Li richiudeva tutti in una cartellina nella sua stanza, lontana da occhi indiscreti. Piegò il disegno staccandolo dal blocco e se lo mise in tasca iniziando a disegnare altro, dando ogni tanto occhiate al figlio per controllarlo. Dopo un'oretta e mezza, più o meno, Ezekiel aprì gli occhi e si alzò piano piano dal lettino e, rimettendosi la felpa, raggiunse il padre e si sedette sulla poltroncina bordeaux iniziando a giocare con i colori presenti sul tavolo.

-sai, dovresti dormire di più la notte- gli disse Richard con un tono di rimprovero nella voce e continuando a disegnare.

-io cerco di dormire, ma non riesco ad addormentarmi subito- disse il ragazzo sbadigliando sonoramente.

-vai a dormire ti conviene, e non saltare la cena e la colazione come l'altra volta- Ezekiel sbuffò alle parole del padre e poi tentò di avere una risposta a una domanda che lo tormentava da quando aveva chiuso gli occhi.

-perché la mamma non mi ha voluto con se? E perché non è mai venuta a trovarmi?-

-Non è che non ti volesse, anzi, ma non poteva tenerti e non può muoversi da dove si trova in questo momento- disse Richard, porgendo al figlio il piatto sporco.

-se lei non può venire posso andare io a trovarla, dimmi dove si trova almeno!- al ragazzo stavano quasi uscendo le lacrime dagli occhi. Voleva disperatamente conoscere sua madre.

-perché non so nemmeno io dove si trova. Ora vai a riposarti- disse l'uomo abbassando lo sguardo sui fogli. Zake strinse i pugni e uscì dallo studio con gli occhi lucidi. Voleva scappare da Ombrax e cercare la madre, ma non poteva passare dalla porta principale. Corse a perdifiato per i corridoi, non voleva vedere nessuno e si rinchiuse nella sua stanza, buttandosi a pancia in giù sul letto. Non voleva vedere nessuno quando piangeva, non voleva mostrarsi debole davanti agli alti lui, lui che era sempre pronto a scherzare su qualunque cosa. Lasciò uscire tutte le sue lacrime senza emettere alcun suono. Lui e suo padre avevano vissuto sempre da soli, e anche se Richard era un ottimo genitore, la mancanza della madre si sentiva parecchio. Quando arrivò l'ora della cena Zake decise di non uscire dalla stanza.

 

*

 

Zake non si era presentato a cena, di nuovo.

Camille sbuffò esasperata, sapeva che il padre del ragazzo avrebbe chiesto a lei di andarlo a controllare. Infatti, come predetto, Richard chiamò la ragazza poco dopo.

-avevo immaginato che non sarebbe venuto, puoi portargli qualcosa da mangiare e controllare come sta?- l'uomo le stava porgendo un piatto di plastica con all'interno due fette di ciambella al cioccolato e cocco. Camille annuì prendendo il piatto e fece per incamminarsi ma fu bloccata sempre da Richard.

-come va la scapola?-

-bene, non fa più male e non è nemmeno bollente- rispose la ragazza guardandosi intorno per vedere se qualcuno stesse ascoltando la conversazione.

-se inizia di nuovo a bruciare metti un po' di crema per far passare il dolore-

-okay, grazie mille- rispose Camille prima di incamminarsi verso la stanza del ragazzo che sperava trovare vestito e non con solo con un asciugamano in vita. Arrivata davanti la porta bussò piano sperando di ricevere una risposta.. -vattene chiunque tu sia- ..affermativa e non negativa com'era appena successo.

-se non apri tu questa porta la sfondo con un calcio! Ti ho portato la cena- disse Camille poggiando la testa sulla porta per la stanchezza della giornata. Non aveva avuto un attimo di pace: tra Caleb che la trascinava per tutta Ombrax per spiare Susan, e Bernald che l'aveva ricorsa per una buona mezz'ora solo per chiederle se voleva cenare al tavolo con lui (cosa che poi era stata costretta a fare visto la faccia speranzosa che aveva il ragazzo) costretta a subirsi le sue chiacchiere inutili, Camille voleva solo buttarsi nel suo letto e dormire. Dopo un minuto di silenzio il ragazzo aprì di scatto la porta facendo quasi cadere la ragazza che fu prontamente sorretta dalle braccia forti di Ezekiel.

-Hei! Io voglio la mia cena intera, non spappolata per terra- Camille lo fulminò con lo sguardo.

-guarda che se dici un'altra cosa del genere la mangio io la tua cena- disse la ragazza spintonando Zake e sedendosi sul suo letto.

-ma prego, fai come se fossi a casa tua- disse il ragazzo chiudendo la porta e prendendo il piatto dalle mani della ragazza. -uh mi hai portato ola ciambella!- Zake sorrise felice e si sedette affianco la ragazza e iniziò a mangiare .

Mentre Zake mangiava, Camille si stese sul lette guardando le insenature rocciose del soffitto facendo vagare i pensieri. Ad un tratto si ricordò che quel giorno il ragazzo aveva fatto l'ultima seduta per il tatuaggio.

-Zakeeeeee!- iniziò a dire la ragazza attirando lo sguardo del biondo verso di lei -mi fai vedere il tatuaggio?- il biondo si rigirò mangiando l'ultimo pezzo di ciambella.

-no! L'Hai già visto-

-ma non era completo! Dai non ti costa niente-

-certo che costa! Devo togliermi la felpa e mi faccio male- Camille sbuffò.

-te la tolgo io!- Zake ghignò -è una proposta?- chiese con tono provocatorio facendo sbuffare ancora di più la ragazza.

-non è una proposta! Voglio solo vedere il tatuaggio- Zake allora alzò gli occhi al cielo. Quella ragazza non demordeva mai quando aveva in mente di fare qualcosa. Si tolse la felpa e diede le spalle alla ragazza. Camille, che si era alzata sui gomiti per vedere meglio, sgranò gli occhi per la sorpresa quando vide il tatuaggio.

Esso prendeva quasi tutta la schiena. Due serpenti, uno bianco e l'altro nero, si incrociavano fra di loro. Le loro code si trovavano alla base del collo e proteggevano un chiave dorata con le ali. Le teste, invece, finivano alla base della schiena, vicino all'osso sacro. Al centro, attaccati ai lati dei serpenti, c'erano dei segni che ricordavano a Camille una lingua antica anche se non capiva il perché.

-Questo è uno dei disegni di tuo padre? E' bellissimo-

- in realtà è un disegno che ho trovato vicino all'entrata di Ombrax, forse l'avrà portato il vento. Non so chi sia l'autore  ma mi ha sempre ispirato- Zake iniziò a rimettersi la felpa ì, ma si fermò non appena iniziò a sentire un leggero bruciore. Camille notò l'espressione di dolore del ragazzo e si alzò per prendere la crema che stava nel secondo cassetto del comodino.

-come sapevi che si trovava li?- chiese il biondo guardandola confuso.

-intuito, ho visto che stavi guardando in quella direzione quindi ho pensato fosse li- Camille iniziò a spalmare piano la crema sul tatuaggio alzando i ricci che finivano sotto in collo per non sporcarglieli. Quando finì si andò a lavare le mani e ripose la crema nel comodino. Poi aiutò il ragazzo a rimettersi la felpa.

-buonanotte, e vedi di alzarti domani. Guarda che non ti porto di nuovo il cibo- poi la ragazza fece cenno di saluto e chiuse la porta senza aspettare la risposta del ragazzo che sorrise felice e si addormentò.

 

 

 

------ANGOLO AUTRICE----

Salve sono tornata presto questa volta (rispetto alle altre volte si). 

Questo è il capitolo più lungo che ho scritto e sono veramente soddisfatta!

Sotto potete notare il disegno del tatuaggio. Nella mia testa era molto più figo  T.T ....

Spero di aggiornare presto!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Elizabeth non odiava Ginevra, odiava suo fratello. Ginevra era dolce e gentile,sempre disponibile e non si sentiva superiore agli altri solo perché era la fidanzata del principe. Elias evitava il più possibile la sorella e, quando si trovavano nella stessa stanza, le rivolgeva la parola il meno possibile. E questo ad Elizabeth andava più che bene. la ragazza non era riuscita a trovare Samuel e questo la preoccupava molto. Aveva paura che quel pazzo avesse fatto qualche cavolata. Voleva parlare con lui e tentare di organizzare un'imboscata al fratello. Elias non gliela raccontava giusta visto che Elizabeth non aveva trovato nessuna lettera nella sua camera e Ginevra rispondeva sempre in modo vago alle sue domande.
Era passata una settimana dall'arrivo di Ginevra quando, Elizabeth, trovò la risposta a tutte le sue domande e si diede mentalmente della stupida per non esserci arrivata prima. Visto che si trovava nella biblioteca doveva correre per arrivare in tempo ed essere sicura della presenza del fratello nella sua camera. Corse a perdifiato e più volte rischiò di scontrarsi con i camerieri e le guardie. Arrivata davanti alla camera del fratello la trovò semiaperta e poté constatare l'assenza di Elias. Sbuffò esasperata e chiese a una cameriera se avesse visto il fratello. La donna rispose negativamente  e Elizabeth iniziò a camminare per i corridoi guardandosi intorno. Dopo 10 minuti buoni sentì un rumore assordante provenire dai ponti sospesi che portavano ai giardini. Corse verso il terrazzo e trovò suo fratello con le doppie spade che combatteva contro due guardie reali, e non era il solo. Lungo tutti i ponti sospesi erano scoppiate lotte tra EDA ed Esercito reale e persone che non aveva mai visto.
-Eli ritorna dentro e chiuditi in camera!- gridò il ragazzo notando la sorella.
-cosa sta succedendo?- Elias fece per rispondere, ma dovette fermare un fendente della spada del suo avversario.
-fai come ti ho detto!- gridò il ragazzo senza rispondere alla domanda della sorella e infilzando la guardia con la spada che aveva nella mano sinistra. Elizabeth fece per rientrare nel castello, ma fu spinta fuori, per precisione addosso al fratello, da una guardia che le puntò la spada alla gola.
-due piccioni con una fava. Posso uccidervi entrambi senza problemi-
-tu non toccherai mia sorella- disse Elias facendo volare via la spada dal collo della sorella.
-El sei stato costretto vero? Non volevi tu tutto questo!- disse la ragazza sorridendo. Elias si girò verso di lei perplesso. E fu proprio quel momento di distrazione  ad essere fatale. Un'altra guardia arrivò e spinse la principessa giù dal ponte. Elizabeth appena se ne accorse sgranó gli occhi consapevole che stava per morire. Elias cercò si afferrare la mano della sorella, ma non ci riuscì ed il suo urlo di disperazione si sentì in tutta Luxor. Si girò velocemente, arrabbiato e con le lacrime agli occhi, e iniziò a fendere l'aria con le spade. Li uccise tutti. Tutti quelli che si trovavano su quel ponte. Poi cadde in ginocchio e continuò a far uscire le lacrime. Sua sorella non c'era più.

 
...QUALCHE MINUTO PRIMA DELLA BATTAGLIA....

 
Caroline sorrideva vittoriosa bevendo un calice di vino rosso, il migliore di tutta Luxor. Aveva spinto le guardie reali, a lei fedeli, ad addentrarsi nel territorio di Ombrax per far muovere guerra a quest'ultima. Poi con il favore del caos della guerra avrebbe ucciso entrambi i suoi nipoti lasciando la corna a suo figlio che stava aspettando il suo momento di gloria nell'ombra. Con suo figlio come futuro re avrebbe marciato verso Ombrax e conquistato i suoi territori. Luxor avrebbe dominato su tutto e su tutti e si sarebbe riscattata dalla sconfitta di mille anni prima.
Prese un altro sorso di vino e guardò fuori dalla grande vetrata della sala del trono. Sembrava tutto molto calmo, ma è proprio dopo la calma che arriva la tempesta. Caroline notò un piccolo movimento vicino il pino alla sua destra. Sorrise vittoriosa, tutto stava per iniziare. E proprio mentre il ghigno della donna iniziava a crescere, un mare di persone vestite con colori scuri entrò dentro Luxor. La battaglia iniziò feroce e violenta. Gli EDA, l'esercito di Luxor e i combattenti di Ombrax cadevano uno dopo l'altro sporcando di sangue il verde che circondava la città.
La guerra non si stava consumando nella grande pianura, ma sugli alberi dando grande vantaggio agli EDA che potevano combattere con più facilità. Quelli però che avevano la peggio erano i cittadini di Luxor non addestrati. Diversamente da Ombrax non tutti i cittadini di Luxor avevano voglia di maneggiare armi e quindi non sapendo come difendersi perivano uno dopo l’altro.
Caroline lasciò la sala del trono per farsi un giro in cerca di due nipoti. Li trovò nel terrazzo dei giardini mentre Elizabeth veniva spinta giù dalla ringhiera. Il ghigno della donna si ampliò, sembrava quasi spaventoso, nascondendo dietro esso sentimenti di vendetta. Ma il suo sorriso svanì quando vide diventare gli occhi azzurri del ragazzo chiari, quasi a raggiungere il bianco. Spaventata Caroline corse via dalla terrazza. Quegli occhi così chiari le ricordavano qualcosa, ma non sapeva cosa. Il ricordo era nascosto nel profondo della sua memoria. Quando, dopo qualche minuto le venne in mente quella legenda che aveva studiato quando era ancora una bambina, si fermò di colpo e cadde in ginocchio terrorizzata.

 
Annabel camminava avanti e indietro nella sua camera preoccupata. Elias appena aveva sentito il rumore aveva chiuso a chiave lei e Ginevra nella sua camera ed era corso via a controllare la situazione e la provenienza del rumore.
-cosa sta succedendo la fuori?- chiese Ginevra cercando di spiare dalla finestra senza però riuscire a scorgere anima viva.
-di sicuro niente di buono. Ho un bruttissimo presentimento- non appena Annabel finì di parlare le due donne sentirono l’urlo di Elias che le fece spaventare.
-Dov’è Elizabeth?- chiese poi Ginevra con gli occhi che iniziavano a diventare lucidi.
-no, ti prego, tutto ma non la mia Eli!- disse la donna coprendosi il volto con le mani.
 
 
Gustav e tutti gli altri EDA che erano ancora in prova non potevano uscire durante la battaglia che i veterani stavano affrontando in quel momento. Erano rimasti nella camerata anche perché gli avevano chiusi a chiave li dentro, anzi, Erick Wittemberg li aveva rinchiusi li dento dicendo che era per impedire ad alcuni soggetti di scappare durante la battaglia con riferimenti puramente casuali a Gustav che Erick aveva guardato intensamente per fargli capire di stare fermo. Gustav dal canto suo non aveva intenzione di muoversi dalla camerata per controllare le condizioni di Frederick. Il ragazzo dopo la caduta si era ritrovato con la febbre altissima, forse l’aveva anche prima dell’arrampicata, e non si era mosso dal letto per un’intera settimana. Dopo Gustav, Frederick era l’unico che aveva svolto l’esercizio dell’albero bene. Gli altri non erano nemmeno riusciti a scalare interamente l’albero.
-ti ha guardato per tutto il tempo, cos’hai combinato?- la voce di Frederick gli arrivò ottavata . Il rosso era ancora malato e a volte riusciva malapena a parlare.
-ancora con questa storia? Pensa a riposare e rimetterti che quei tizi mi danno fastidio.- Frederick si mise a ridere per poi iniziare a tossire. Gustav, dopo il primo momento di antipatia, era diventato suo amico e Frederick era l’unico degli EDA che il biondo riusciva a sopportare.
-Erick mi ha sempre odiato, non mi può proprio vedere, e il sentimento è reciproco. Sono stato io a fargli la cicatrice in un impeto di rabbia, mi volevano uccidere per il gesto, ma Erick mi ha fatto solo regredire di grado- Frederick sgranò gli occhi. L’unico che aveva sentito quelle parole era lui, visto il tono basso che aveva utilizzato il biondo.
-ma sei pazzo? Ti rendi conto di aver rischiato molto?-
-si, e non mi interessa. Vivere o morire per me non fa differenza.- Gustav degludì allo sguardo severo che il rosso gli stava lanciando.
-io sono stato tradito dalla persona cha amavo di più al mondo, ma non voglio morire per questo-
-e allora che sei entrato a fare negli EDA? Sai che potresti morire da un momento all’altro?-
-si, ma non sarò morto invano. Avrò protetto la persona che amo.- Gustav annuì pensando a quanto fosse grande l’amore del ragazzo, poi fece due più due e sgranò gli occhi.
-ti piace la pricipessa?- gli chiese sussurrando per non farsi sentire dagli altri.
-no, però ci sei vicino-
-la madre della principessa?-
-no, sei fuori strada- Frederick scoppiò a ridere alla faccia perplessa del ragazzo. Gustav dal canto suo non riusciva a capire chi fosse la persona che amava Frederick.
Caroline era troppo vecchia e la futura moglie del principe Elias era arrivata dopo l’entrata di Frederick negli EDA. Il biondo si tartassò il cervello per qualche altro minuto, prima di arrivare alla risposta più ovvia e iniziare a sorridere in modo inquietante e strano.
-perché stai facendo quella faccia?- chiese Frederick guardandosi intorno, ma nessuno aveva sentito la loro conversazione-
-ti piace Elias- disse Gustav con voce abbastanza alta, ma l’unico che lo sentì fu Frederick perché dall’esterno arrivò un boato che fece scattare in allerta quasi tutti i presenti nella sala.
-cos’è successo?- chiese Frederick cercando di alzarsi dal letto con scarsi risultati e poi bloccato da Gustav.
-tu non puoi muoverti, qui dentro stiamo al sicuro e non hai ancora risposto alla mia affermazione-
-si mi piace Elias, contento ora?- Gustav sorrise felice all’affermazione del ragazzo prima che la porta della stanza venne aperta con l’entrata di Erick e altri EDA.
-la battaglia è finita per il momento. Curate i feriti e rendetevi utili all’umanità senza stare in questa stanza a poltrire-
Uno dei ragazzi presenti si schiarì la voce -Abbiamo vinto?-
-No, non direi. È più un pareggio che una vittoria- la faccia funeraria dell’uomo fece capire ai ragazzi che le brutte notizie erano appena iniziate.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


In una settimana la schiena di Ezekiel non faceva più male e il ragazzo era ritornato ad allenarsi in palestra insieme agli altri. I ragazzi erano rimasti sbalorditi alla vista del tatuaggio e Caleb scherzando aveva proposto un’altra sfida per far fare un tatuaggio anche a Camille. La ragazza aveva risposto alla provocazione dicendo -Che ne sai tu? Potrei anche averlo un tatuaggio- e lasciando di sasso tutti e tre che l’avevano tartassata per vedere il tatuaggio con i continui no della ragazza. Alla fine Caleb e Susan si erano arresi, ma non Ezekiel che aveva cercato di estorcere informazioni dal padre che gli aveva risposto con un -se lei vorrà te lo dirà-.
 
La sirena D’allarme aveva iniziato a suonare alle 9 di mattina. Tutti si erano riuniti nell’enorme atrio all’ingresso della città. Sopra il pozzo che si trovava al centro dell’atrio c’era Alphons, uno dei nove capi di Ombrax.
-L’esercito di Luxor si è avvicinato pericolosamente al nostro territorio e oggi, dopo un’accesa discussione, siamo arrivati alla conclusione che dobbiamo attaccare la città perché sono stati violati gli accordi.- Grida si levarono da quasi tutti i cittadini di Ombrax.
-è tempo di attaccare! Prendete le armi e combattiamo per la nostra libertà!-
Altre urla si alzarono e poi la folla iniziò a incamminarsi in direzioni diverse. I quattro ragazzi rimasero fervi vicino al pozzo confusi.
-dobbiamo combattere anche noi?-chiese Susan a nessuno in particolare.
-Penso proprio di si- disse Camille sospirando pesantemente iniziando a slegare la cinta dorata dal suo pantalone che in realtà era un’arma, la sua frusta. Gli altri ragazzi invece andarono nelle loro camere nelle quali tenevano le loro armi ben nascoste. Dopo una ventina di minuti erano tutti riuniti intorno al pozzo e si incamminarono a passo svelto verso l’uscita della città.
-Zake che hai nello zaino?- chiese Caleb aggiustandosi la faretra  sulla schiena. Il biondo si avvicinò al castano sussurrandogli qualcosa all’orecchio aumentando la curiosità delle due ragazze. Caleb sorrise, anzi ghignò, alle parole di Zake continuando a correre spedito. Arrivati all’esterno i quattro ragazzi furono costretti a coprirsi gli occhi con le mani non abituati alla luce del sole.
-perché esiste la luce?- chiese Susan mettendosi sull’ombra di un albero per proteggersi dai forti raggi del sole.
-non lo so sorellina, ma vedi di riprenderti che dobbiamo muoverci-
-perché quelli di Luxor non potevano farsi i fatti loro?-chiese invece Camille sospirando pesantemente per la seconda volta e bloccandosi non appena vide un’enorme pianura davanti a se nella quale molti cittadini di Ombrax stavano correndo gridando come dei pazzi.
-e addio effetto sorpresa- disse Zake  prendendo Camille per un braccio e iniziando a correre velocemente verso il territorio degli alberi sospesi.
-Zake ci hanno visti! Mettetevi davanti a me, provo ad abbatterne qualcuno.- Zake, Camille e Susan si misero in modo da poter difendere il castano dagli attacchi. Caleb prese l’arco in mano e incoccò una freccia tenendo fisso il punto dal quale arrivavano le frecce dalla parte nemica. Tese il braccio sinistro che reggeva l’arco e poi portò indietro quello destro facendo finire la corda vicino all’angolo della bocca. Usò la punta della freccia per mirare e, appena trovato il soldato, scoccò la freccia portando indietro il braccio destro. La freccia arrivò dritta a destinazione abbattendo il soldato nemico. L’aveva colpito al braccio destro, quindi era fuori gioco. Caleb ripeté l’azione per altre tre volte, poi fece cenno ai compagni che gli stavano intorno di muoversi verso Luxor. Erano nell’ultimo gruppo che era partito da Ombrax quindi durante il tragitto trovavano molti feriti e morti.
-si vedono gli alberi, siamo quasi arrivati- a parlare era stata Susan mentre ruotava i coltelli da lancio. Se la pianura era una landa di sangue, la città era anche peggio. Gente morta accatastata ai lati della strada, gente che combatteva con ferocia, frecce che volavano da tutte le direzioni e i due eserciti di Luxor che combattevano fra di loro. Zake appena vide la scena davanti a se si fermò di colpo spaesato. -perché stanno combattendo fra di loro- chiese in un sussurro più a se stesso che agli altri. Camille lo sentì e si guardò anche lei intorno confusa.
-se restate qui impalati rischiate di essere uccisi entrambi- disse Caleb dando una pacca dietro la schiena a Zake. I quattro ragazzi speravano di non essere notati per un bel po’, almeno per organizzarsi, ma si sa che niente va come si vuole e si ritrovarono subito a combattere. Cercarono di non uccidere nessuno, colpendo solo braccia o gambe ed evitando la testa. La battaglia infuriò per tutta la mattina. Zake era stanco, ma solo verso le dodici riuscì a trovare un posto tranquillo dove riposarsi. Si posizionò il più comodo possibile sotto l’albero sperando in un po’ di riposo, ma la sua pace durò poco. Essa fu interrotta d un rumore metallico e da un urlo. Si alzò velocemente guardandosi intorno curioso fino a quando non intravide un puntino bianco cadere in picchiata fermato ogni tanto dai rami degli alberi. Zake non sapeva come fosse successo, ma poco dopo si ritrovò sotto il puntino bianco pronto a fermarne la caduta. Il puntino bianco si rivelò essere una ragazza che durante la caduta aveva riportato molte ferite ed era svenuta, forse per lo shock. Zake decise di sistemare la ragazza dopo pochi secondi prima era sdraiato lui.
Non sapeva il perché, ma aveva un brutto presentimento e una forte voglia di proteggere quella ragazza. Poi, camminando avanti e indietro, ebbe un’idea e ringraziò la sua geniale mente per essersi portato appresso lo zaino. Prima di attuare in suo piano però, prese la sua felpa e la mise alla ragazza cercando di coprire il più possibile il suo vestito bianco. Si guardò intorno preoccupato, ma notando l’assenza di gente, sorrise e usò l’oggetto all’interno del suo zaino.
 
 
La battaglia andò avanti fino a tarda sera, quando il corno di Ombrax chiamò la ritirata per i suoi cittadini. C’erano state molte perdite da entrambe le parti, ma le perdite maggiori erano avvenute a Luxor. Caleb, Susan e Camille stavano aspettando Zake difronte la porta della stanza del ragazzo. L’avevano perso durante la battaglia e non erano riusciti a trovarlo. Speravano, soprattutto Camille, che Zake fosse ancora vivo e non uno dei corpi morti che le guardie di Ombrax stavano portando al pozzo per dargli una degna sepoltura.
-secondo me Zake si è cacciato in qualche guaio come al solito- disse Susan sedendosi a terra per la stanchezza.
-speriamo non sia morto stecchito- disse invece Camille continuando a camminare avanti e indietro per il corridoio.
-tu sei troppo pessimista ragazza mia- disse Caleb guardando la ragazzo sorridendo. Un po’ era triste, infatti con la separazione di Zake non erano riusciti ad attuare il loro piano. Zake aveva avuto una buona idea, ma poco fattibile, sia per la sua inattualità sia per la forza della ragazza. Girò la testa verso l’entrata del corridoio e sorrise vedendo la chioma bionda di Zake avvicinarsi.
-alla buonora- disse poi Caleb facendo voltare le due ragazze.
-fatemi passare, entrate in camera e non fiatate- disse il biondo aprendo velocemente la porta e lasciando ciò che aveva in braccio sul suo letto. I tre ragazzi entrarono confusi nella stanza e Caleb chiuse la porta alle sue spalle.
-chi è quella ragazza?- la prima a parlare fu Camille che aveva posato lo sguardo sulla ragazza bionda distesa sul letto di Ezekiel. Caleb e Susan guardarono Camille notando la piccola nota di gelosia nella sua voce.
-l’ho salvata oggi. Stava cadendo da un ponte di Luxor. Non so il perché, ma l’istinto mi ha detto di salvarla- rispose il ragazzo poggiando a terra lo zaino.
-come hai fatto a farla passare dalla porta con tutte quelle guardie? Non credo che la tua felpa abbia coperto completamente il vestito bianco- disse Caleb avvicinandosi al letto per  studiare meglio la ragazza.
-con quello- rispose Zake indicando la coscia sinistra della ragazza -ci ho messo un bel po’ di tempo- sulla coscia sinistra della ragazza c’era un tatuaggio. Erano raffigurate tre rose bianche e nere. Le prime due erano della stessa altezza, come se fossero gemelle. Una era bianca all’interno e andava a scurirsi verso l’esterno mentre la seconda era il contrario: scura all’interno e bianca all’esterno. L’ultima rosa si trovava più in basso rispetto alle altre ed era bianca all’esterno e nera all’interno.
-l’hai fatto tu?- chiese Susan colpita dalle sfumature del tatuaggio.
-si, mi sono portato dietro la macchinetta. Dovevo fare un tatuaggio a Camille approfittando della confusione, ma è tornata utile lo stesso-  rispose il ragazzo scrollando le spalle. Camille lanciò un’occhiataccia al ragazzo.
-era questo quello che stavate complottando voi due?- chiese poi arrabbiata rivolta ai due ragazzi. Perché non potevano lasciarla in pace?
-lasciando perdere tutto ciò, come farai a nasconderla qui? E se lei non volesse collaborare?- chiese Caleb guardando impaurito Camille.
-non lo so. Credo che chiederò aiuto a mio padre per farla entrare all’interno di Ombrax. Le ho salvato la vita, non credo che mi ucciderà- rispose il biondo iniziando a camminare avanti e indietro nella stanza.
-comunque sono dell’idea che non dovevi prendere decisioni affrettate. Se la ragazza volesse ritornare nella sua città?- chiese Susan lanciando lo suardo da Zake a Caleb dubbiosa.
-non credo. L’hanno buttata giù da un balcone. La credono morta, non può ritornare a Luxor- disse il ragazzo.
-ragazzi non vorrei disturbarvi, ma credo che la ragazza stia per svegliarsi- disse Camille avvicinandosi al letto. Zake seguì l’esempio della ragazza e si sedette sopra il letto. Fu in quel momento che la ragazza di Luxor aprì gli occhi azzurri iniziando a guardarsi intorno confusa. Poi incontrando la faccia di Zake rimase ancora più confusa.
-Elias?-

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Elias non aveva smesso di piangere. Aveva perso sua sorella per una sua distrazione. E come se non bastasse il corpo della ragazza non si trovava. Perché non era rimasta all’interno del palazzo? Stupida ragazza e stupido lui. Bussarono alla porta, ma Elias non aveva voglia di vedere nessuno. La guerra del giorno precedente l’aveva sfinito fisicamente e distrutto internamente.
-El, lo so che ci sei. Devi prepararti fra qualche minuto inizieranno i funerali- era la voce di sua madre, sentiva che anche lei stava male.
-non voglio parteciparci-
-sei il futuro re di Luxor, anche se sei triste e ti stai incolpando della morte di tua sorella, devi partecipare ai funerali. Devi farlo per tua sorella- Elias aprì la porta della stanza per poi abbracciare la madre.
-El stiamo male tutti quanti, ma dobbiamo essere forti per il nostro popolo- la donna baciò la guancia del figlio per poi uscire dalla stanza. Elias chiuse la porta e iniziò a prepararsi.
Prese la camicia marrone e se la infilò lentamente, voleva perdere più tempo possibile. Poi passò ai pantaloni, rigorosamente marroni (come voleva la tradizione di Luxor). La cosa più colorata che Elias aveva indosso in quel momento erano i contorni dorati intorno alla giacca marrone. El si guadò allo specchio, ma più si guardava, più si diceva che il marrone gli stava davvero male. Gli faceva morire il viso, e i capelli biondi non aiutavano. L’ultima volta che aveva assistito a un funerale era stato 13 anni prima, alla morte del padre. Che poi avevano celebrato il funerale solo per nascondere che avevano ucciso il futuro re solo per una stupida e infondata teoria. Elias chiuse gli occhi e sospirò pesantemente prima di aprire la porta e incamminarsi verso la sala delle cerimonie all’aperto. Durante il tragitto incontrò Ginevra con indosso anche lei un vestito marrone.
-non sta bene a nessuno il marrone- disse la ragazza appena incontrò gli occhi azzurri del principe. Lui le sorrise piano porgendole il braccio e lei lo accettò iniziando a incamminarsi a testa bassa verso la sala.
-non sei stato tu El. È colpa di Caroline- sussurrò Ginevra stringendo la presa sul braccio del ragazzo.
-perché dici questo?-
-perché le guardie reali vi hanno attaccato e rispondono solo alla famiglia reale e non ad estranei- attraversarono un corridoi pieno di guardie e poi la ragazza riprese -l’unica persona che le controlla quasi totalmente è Caroline, quindi è colpa di Caroline- Elias sgranò gli occhi al ragionamento della ragazza. Non faceva una piega ed era il più probabile fra tutti. Anche sua madre sospettava di Caroline. Era sempre stata colpa di quella megera.
-come possiamo impedire che accada di nuovo?- chiese Elias preoccupato che Caroline potesse apparire da un momento all’altro.
-assecondala. Falle vedere che sei d’accordo con le sue decisioni. Diventa il suo burattino. Si fiderà di te e ti darà più libertà sapendo che sei sotto il suo controllo- Elias annuì, aveva in mente una mezza idea per ottenere la fiducia della donna.
-mia madre continuerà ad opporsi- disse poi pensieroso – e penserà che la stia tradendo-
-ma tu non la tradirai veramente. Lo farai solo per calmare la Regina- Ginevra sorrise, e poi fece segno di fare silenzio non appena raggiunsero il grande spazio dove erano riuniti la maggior parte dei cittadini di Luxor, compresi i nobili che durante la battaglia erano stati a guardare dai loro palazzi senza intervenire. Era quello che faceva più rabbia a Elias. Come potevano pretendere di assistere alla cerimonia quando non avevano perso niente?
-calma la tua ira- disse Ginny stringendogli il braccio. Elias annuì e sospirando per calmarsi riprese la sua espressione atona.
La cerimonia iniziò e il ragazzo si perse nei suoi pensieri senza seguire la funzione. Le parole del sacerdote arrivavano ottavate ed erano incorniciate dal mormorio della gente che non sapeva stare zitta nemmeno in quell’occasione. Elias ricevette una gomitata da Ginny che gi fece cenno di ascoltare le parole del sacerdote.
-in questa guerra provocata da Ombrax non abbiamo perso solo soldati e cittadini, ma anche la nostra amata principessa Elizabeth- Elias strinse la bocca in una linea sottile. Nessuno dei presenti aveva la faccia dispiaciuta, anzi sembravano quasi felici della morte di uno dei due eredi al trono. Appena Elias incrociava lo sguardo con uno dei nobili, esso distoglieva lo sguardo a disagio.
-sono tutti dei vermi che bramano il potere- sussurrò a Ginevra che annuì convinta alle parole del ragazzo. Quella era gente che era disposta a tutto pur di raggiungere la fama e il potere, anche uccidere i propri sovrani.
-dov’è tua madre?- chiese dopo un po’ Ginevra guardandosi intorno confusa.
-non lo so, prima l’ho vista parlare con Erick Wittemberg-
-chi?-
-il capo degli EDA-
-spiegati meglio, ti ricordo che noi Ravenlord di rado prendiamo parte alla feste o incontri pubblici e politici-
-ma quando lo fate la vostra presenza si nota- i due futuri regnanti si voltarono verso il centro della sala dove le pire dei cadaveri iniziarono a bruciare e Elias sussurrò piano per non farsi sentire -ci vedremo presto sorellina- lasciando scendere poi un’unica lacrima.
 
 
-ho intenzione di affidare a Ginevra ed Elias delle guardie del corpo-
-mia cara il castello è pieno di guardie, a cosa serve?- Caroline era seduta comodamente sul trono mentre Annabel era in piedi davanti alla regina con entrambe le mani sui fianchi pronta a combattere per proteggere i due ragazzi.
-no! Voglio due EDA che debbano seguire ogni secondo. Sarei più tranquilla- Annabel non avrebbe smesso di insistere per nulla al  mondo. Caroline sospirò rassegnata. Con le due guardie non sarebbe riuscita ad uccidere Elias velocemente e avrebbe dovuto escogitare un altro piano.
-e va bene, puoi prendere due guardie degli EDA, ma non devono fare niente per intralciare i normali funzionamenti del regno. Oggi stesso manderò una lettera a Erick e vedrò cosa mi risponderà- Annabel annuì felice. Aveva già parlato con Erick e conosceva già la sua risposta. Non si fidava molto di Caroline. Uscì dalla sala del trono facendo un inchino veloce e si incamminò verso la sala da ballo dove i due ragazzi stavano facendo le prove per il ballo che si sarebbe svolto tra una settimana. Elias sarebbe esploso per la rabbia, ne era sicura. Sapeva che suo figlio era abile con le spade, si allenava da quando aveva 7 anni, ma voleva essere più sicura. E poi la morte della sorella lo aveva cambiato. Come aveva pensato trovò i due ragazzi con un maestro mentre provavano i passi del valzer.
-vostra altezza è un piacere avervi qui. Siete venuta a controllare come procedono le prove?- chiese il maestro interrompendo la musica con un gesto della mano.
-no, devo parlare con i principi, lasciatemi da sola con loro- il maestro fece in piccolo inchino uscendo dalla stanza seguito dai musicisti.
-cosa succede madre?- chiese Elias guardando curioso e confuso la madre.
-vi ho assegnato una guardia del corpo a testa, non dell’esercito reale, ma degli EDA-
-non voglio nessuno, so proteggermi da solo- disse Elias guardando male la madre.
-è sempre meglio avere un aiuto in più e poi io sarei più sicura sapendoti scortato da una guardia-
-non può succedere niente di male madre. Ombrax non attaccherà presto e questa volta sarò più preparato – disse il ragazzo voltando le spalle alla madre.
-ne ho già parlato con Caroline ed ha già accettato la proposta, non serve a niente opporsi- Annabel vedendo che il figlio non accennava a girarsi sospirò esasperata e uscì dalla stanza.
-bene abbiamo trovato il modo per ingraziarci Caroline- disse Ginevra sorridendo al ragazzo.
-io non voglio veramente una guardia del corpo, chiederò ai due EDA di sorvegliare solo te-
-non credo che funzionerà- disse la ragazza avvicinandosi al principe per riprendere a provare il ballo.
-perché non dovrebbe funzionare? Sono sempre persone che fanno parte del mio esercito-
-ma non seguono i tuoi ordini, fanno tutto in modo che tu possa vivere. Non seguiranno mai i tuoi ordini- Elias sbuffò facendo girare la ragazza velocemente. L’abito giallo che indossava si gonfiò seguendo la rotazione dei due ragazzi
-che c’è il gatto ti ha morso la lingua?- chiese la ragazza dopo molti minuti di silenzio.
-no, stavo pensando a come aggirare le guardie. Non voglio rimanere segregato nella mia camera o essere seguito continuamente- disse il ragazzo concludendo il ballo e tenendo Ginny solo da una mano.
-bravi ragazzi. Con il valzer siete apposto, adesso dovete imparare tutti gli altri balli- disse il maestro che era rientrato nella sala insieme ai musicisti e stava applaudendo con eleganza.
-e quali sarebbero?- chiese la rossa impaurita. Conosceva moltissimi balli, ma non aveva voglia di ballarli tutti, e poi aveva sempre ballato con suo fratello che era più basso di Elias e quindi doveva imparare di nuovo tutte le posizioni.
-vediamo un po’.. Tango, Standard, Valzer Viennese, Slowfox, Quickstep e infine il ballo del nostro reame. Voi signorina dovrete rimpararlo da capo.-
-lo so- rispose la ragazza sospirando sconsolata.
-E? Perché?- chiese Elias alla ragazza confuso.
-perché noi Ravenlord tramandiamo da generazioni un ballo diverso. I figli maschi della famiglia conservano la tradizione e insegnano il ballo alle proprie mogli, mentre le donne devono imparare quello normale appena si sposano.
-peccato, volevo vederlo come ballo- disse Elias.
-se ci saranno i miei fratelli forse lo vedrai- disse la ragazza posizionandosi per il tango. Elias la raggiunse.
-sono stanco di questi ballai-
-anch’io El-

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Elizabeth era confusa.si trovava in un luogo che non conosceva, circondata da persone che non conosceva, con un dolore acuto alla coscia sinistra e con difronte un ragazzo che assomigliava terribilmente a suo fratello. Era per quello che l’aveva chiamato Elias ma il ragazzo era rimasto confuso a quel nome.
-stai bene?- chiese una ragazza alla sua destra con lunghi capelli neri e una frangette che le copriva di poco gli occhi verdi.
-sono solo un po’ indolenzita, ma sto bene. E poi mi fa male la coscia sinistra anche se non so il perché?- rispose Elizabeth. La ragazza che aveva parato diede uno schiaffo sulla nuca al ragazzo che assomigliava ad Elias.
-sei uno stupido Zake. Veramente, non so da dove derivi tutta questa stupidità- poi si rivolse di nuovo alla ragazza
-io sono Camille, questo stupido è Ezekiel mentre gli altri due ragazzi sono Caleb e Susan- Elizabeth si sedette meglio sul letto per guardare meglio le persone che aveva intorno. -e la gamba ti fa male perché questo idiota che ti ha salvata per farti entrare ad Ombrax ti ha fatto un tatuaggio- A quelle parole Elizabeth si ricordò della battaglia e della bruttissima caduta. Era svenuta prima di toccare il suolo e pensava di essere morta. Iniziò a piangere. Suo fratello di sicuro la credeva morta, e anche sua madre.
-ehi tutto bene?- chiese Zake avvicinandosi piano alla ragazza e prendendole una mano.
-grazie per avermi salvata- disse la bionda non appena si fu calmata -ma come farete a nascondermi? Sono di Luxor, non so niente di Ombrax e delle sue regole. Vi metterei solo in un mare di guai-
-tranquilla troveremo un modo. E comunque prenditi anche la libertà di picchiare Zake quando vuoi- le disse Camille dando un pugno al ragazzo in questione.
-la vuoi smettere di picchiarmi?- disse il ragazzo iniziando a litigare con Camille.
-tranquilla fanno sempre così- le disse CAlebe avvicinandosi vedendo la faccia confusa della ragazza.
-stanno insieme?- chiese la ragazza guardandoli continuare a litigare estraniati da tutto e da tutti.
-no, anche se si piacciono da anni- Elizabeth guardò prima lui poi i due ragazzi.
-e non se ne sono ancora accorti?-
-sono due stupidi- disse il castano alzando le spalle rassegnato. Elizabeth si ricordò solo in quel momento di quello che Camille aveva detto. Aveva un tatuaggio sulla coscia. Aveva finalmente un tatuaggio. Abbassò lo sguardo e vide le tre rose, erano bellissime tanto che rimase senza parole.
-ti piace?- le chiese Zake che aveva smesso di litigare con Camille e aveva notato il suo sguardo sul tatuaggio.
-si, è bellissimo. Ho sempre voluto un tatuaggio, ma a Luxor non possiamo averli- Zake sorrise felice alla sua affermazione.
-comunque sono Elizabeth, ma potete chiamarmi Beth- disse poi la ragazza sorridendo. La tristezza era passata.
-bene, voi ragazze rimanete qui con Beth mentre io e Caleb andiamo a cercare mio padre- disse Zake alzandosi e facendo segno a Caleb di seguirlo. I due ragazzi uscirono dalla stanza lasciando le tre ragazze da sole.
-bene Beth adesso dobbiamo trasformarti in una ragazza di Ombrax. Non ti preoccupare, basterà solo cambiare i vestiti- disse Susan sorridendo alla ragazza.
-e dove li trovate i vestiti?-
-Te li prestiamo noi- disse Camille.
 
 
 
-perché devo venire pure io con te?- chiese Caleb al ragazzo biondo davanti a lui.
-perché voglio lasciare le ragazze da sole così trasformano Beth-
-secondo me non è solo questo il motivo- disse il castano incrociando le mani dietro la nuca.
-uffa quanto sei odioso- disse il biondo continuando a camminare davanti all’altro ragazzo.
Caleb non disse più una parola ma continuò a scrutare l’amico pensieroso. Zake ultimamente era più strano del solito. Parlava poco e se lo faceva era o per litigare con Camille o per rispondere a domande alle quali doveva rispondere per forza. Arrivarono davanti l’ufficio di Richard e Zake bussò, all’avanti dell’uomo i due ragazzi entrarono nella stanza ma solo Caleb salutò l’uomo.
-devi farmi un favore- disse Zake arrivando dritto al punto.
-cosa ti serve adesso?- chiese l’uomo sbuffando rassegnato al carattere del figlio.
-ho salvato una ragazza di Luxor che stava per morire, non so il perché. L’ho portata qui e tu devi creare un alibi per farla restare- disse il ragazzo senza preoccuparsi della faccia sconvolta del padre.
-e come faccio scusa? Sai che se ti scoprono ti uccidono senza pensarci due volte?-
-papà fammi un favore una santa volta. Non ti sto chiedendo di nascondere un cadavere, solo di creare un alibi a una ragazza- Zake stava per gridare ma si trattenne, non sarebbe servito a niente, solo a cacciarli in guai più seri.
-com’è?-
-bionda con occhi celesti- disse Caleb capendo prima di Zake la domanda.
-okay, Zake dille che da questo momento in poi voi siete cugini e che lei è scappata dal suo gruppo nomade per vivere con noi. È la figlia della sorella di tua madre-
-grazie papà- i due ragazzi uscirono dalla studio tranquilli seguiti da Richard che stava andando ad avvisare gli altri capi, poi rendendosi conto di un piccolo dettaglio disse: -Zake ti sei dimenticato qualcosa-
-cosa?-
-si chiame Elizabeth-
-grazie Caleb- poi Richard se ne andò lasciando confuso il figlio. Caleb tirò per un braccio il biondo in direzione della camera di quest’ultimo.
-muoviti, dobbiamo spiegarle tutto prima che qualcuno faccia strane domande- disse il castano poco prima di arrivare davanti la camera di Zake e bussando. Non ottenne risposta e aprì la porta controllando dentro. Delle ragazze non c’era la minima traccia.
-dove potrebbero essere andate?- chiese Zake più a se stesso che a se stesso che a Caleb.
-state cercando qualcuno ragazzi?- i ragazzi si girarono alla voce di Susan e trovarono le tre ragazze.
-wow!- disse Caleb guardando Beth. La ragazza indossava una canotta nera a collo alto, dei pantaloncini di Jeans che lasciavano scoperto il tatuaggio e degli stivaletti neri di pelle. I capelli lisci erano stati sostituiti da dei boccoli e gli occhi celesti risaltavano grazie alla matita nera.
-grazie- disse la ragazza nascondendosi dietro la chioma riccia.
-stai davvero bene- disse Zake sorridendo alla ragazza -ho parlato con mio padre, tu sei mia cugina, figlia della sorella di mia madre e vieni da una tribù nomade- spiegò poi il ragazzo. La ragazza annuì. Ci fu un momento di silenzio nel quale si sentì solo un rumore.
-scusate è il mio stomaco- disse Elizabeth stringendosi le braccia intorno alla pancia.
-tranquilla, probabilmente non mangi da questa mattina- disse Camille prendendo la ragazza sottobraccio -viene andiamo a mangiare in mensa, ormai è ora di cena- continuò la mora trascinando la bionda per i corridoi.
-cavolo la torta cocco-cioccolato!- disse Susan quasi gridando e mettendosi le mani nei capelli. Poi scambiandosi uno sguardo veloce con il fratello entrambi si misero a correre sotto lo sguardo confuso di Beth.
-dovrete spiegarmi un bel po’ di cose su Ombrax- disse la ragazza dopo qualche secondo di silenzio.
-allora, noi di Ombrax mangiamo tutti insieme nella mensa gestita dalle signore più volenterose e ogni giorno c’è una grande varietà di cibo, ma la cosa più buona di tutte è la torta al cocco e al cioccolato e finisce sempre velocemente, quindi Caleb e Sus sono andati a fregarsi i pezzi per noi- disse Zake prendendo anche lui la ragazza a braccetto.
-voglio assaggiarla! Ma avete posti assegnati?- chiese la ragazza.
-no. Dobbiamo correre anche per quelli. Non ci sono sempre tavoli grandi per stare tutti insieme, quindi il primo che arriva meglio alloggia- disse Camille svoltando l’angolo ed entrando all’interno della mensa. Zake scrutò l’intera sala per poi trascinare le due ragazze al loro tavolo. Si sedettero tutti e tre trovandosi difronte Susan con il suo piatto e un vassoio con cinque fette di torta.
-Caleb sta prendendo il cibo anche per voi due. Beth se vuoi vedere cosa sta da mangiare puoi andare tu stessa, non conosciamo i tuoi gusti- la ragazza annuì e si alzò cercando il castano con lo sguardo. Quando lo trovò lo raggiunse velocemente. Caleb dal canto suo stava cercando di mantenere tre vassoi in equilibrio.
-vuoi una mano?- Caleb si girò sorpreso e poi annuì in direzione della ragazza. Beth prese uno dei vassoi che teneva Caleb per poi prendere il suo e scrutare la varietà di cibo che le si presentava. A Luxor era abituata a mangiare ogni giorno cibo differente anche se non le piaceva e doveva finirlo tutto. Ad Ombrax invece poteva scegliere lei quello che voleva. Ma c’erano troppe cose buone, infatti finì per riempirsi il vassoio di cibo. Mentre tornavano al loro tavolo Caleb le chiese:
-riuscirai a mangiare tutto?-
-anche se mi vedi magra non vuol dire che non mangi molto. E poi ero indecisa su cosa prendere-
-allora durante le feste cosa farai?- chiese il ragazzo raggiungendo il tavolo per primo e porgendo uno dei due vassoi a Zake. Beth lo porse invece a Camille e poi si sedette accanto alla mora.
-vuol dire che in quei giorni farò indigestione- rispose al castano che nel mentre si era seduto affianco alla sorella.
-Beth riuscirai a mangiare tutto?- chiese Zake osservando il vassoio pieno della ragazza.
-ancora con questa storia? Certo che riuscirò a mangiare tutto- disse la ragazza mordendo una bruschetta con sopra insalata russa e pomodori secchi.
-Zake mi fai un tatuaggio?- chiese dopo qualche minuto di silenzio Susan guardando il biondo che stava mangiando una coscia di pollo .
-vuoi riempirti il corpo di tatuaggi?-
-no, voglio solo un altro tatuaggio oltre ai cuori e alla stella- rispose la ragazza sbuffando.
-vuoi tatuarti una L per caso?- chiese Caleb sporgendosi verso la sorella con un sorrisetto che la diceva lunga.
-certo che no!- gridò la ragazza diventando tutta rossa e iniziando a parla a bassa voce.
-cosa mi sono perso?- chiese Zake guardando i due fratelli e Camille confuso.
-guarda che non so niente anch’io- disse la ragazza guardando a sua volta i due castani.
-praticamente Susan va dietro a un ragazzo che si chiama Lui-
-stai zitto coso!- gridò la ragazza tappando la bocca al fratello mentre questi se la rideva.
In quel preciso momento al tavolo si era avvicinato al tavolo un ragazzo che Zake aveva visto solo una volta.
-Susan posso parlarti un attimo?- chiese il ragazzo guardando in direzione della castana. Susan ancora rossa per l’imbarazzo e con la mano sulla bocca del fratello riuscì solo ad annuire. Poi si alzò e seguì il ragazzo lanciando un’occhiataccia al fratello.
-Ragazzi quel ragazzo tenebroso è Luis, il bel tenebroso dietro al quale mia sorella sbava da più di un anno-
-e che problema c’è a dirlo?- chiese Zake confuso guardando nella direzione nella quale i due ragazzi si erano incamminati, ma sembrava che fossero spariti.
-Perché tu lo dici tranquillamente il nome della persona che ti piace?- Zake diventò più rosso del colore della felpa che portava in quel momento.
-Caleb azzardati solo a dire una parola e giuro che ti ammazzo- disse poi guardando male l’amico.
-vedi? Non puoi pretendere che mia sorella si confidi con tutti-
-e tu come l’hai capito? Conoscendola non ti avrebbe detto niente nemmeno sotto tortura- disse Camille sorridendo.
-sono suo fratello, certe cose le intuisci- rispose il ragazzo bevendo un sorso della birra rossa che si era preso in precedenza.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Dire che i due ragazzi erano stanchi era un eufemismo. Erano entrambi nella stanza di Elias, il ragazzo seduto scomposto su una poltrona mentre Ginny era stesa supina sul letto.
-giuro che se mi fanno ballare come una pazza il giorno della festa mi tolgo i tacchi e ballo scalza- disse la ragazza poggiando un braccio sugli occhi chiusi.
-sei la futura regina e fidanzata del principe, non puoi fare certe cose- disse il ragazzo ridendo all’affermazione della ragazza.
-Caroline ti prenderebbe in antipatia- mentre i due ridevano sentirono bussare alla porta ed Elias diede il permesso di entrare. La porta si aprì e nella stanza entrò un uomo con al seguito due ragazzi, uno biondo e uno rosso. L’uomo dai capelli castani si inchinò seguito a ruota dai due ragazzi. Elias notò la treccia che avevano gli uomini e dopo i loro completi verdi e marroni e le maschere. Erano loro, erano gli EDA che dovevano proteggerli.
-vostra altezza questi due ragazzi alle mie spalle saranno le vostre guardie del corpo. Sarete in buone mani non temete- l’uomo doveva essere Erik il capo degli EDA. Si inchinò di nuovo e poi uscì dalla stanza lasciando i quattro ragazzi da soli.
 
 
Quando Frederick aveva saputo da Erik che lui e Gustav sarebbero diventati le guardie del corpo di Elias e la sua ragazza  non sapeva se essere felice o incavolato nero. Aveva una voglia matta di vedere Elias e di stargli accanto, soprattutto dopo la morte di Elizabeth, ma allo stesso tempo non voleva incontrare la ragazza che lo aveva allontanato dal ragazzo. Gustav si era messo a sbuffare non appena l’uomo se ne era andato.
-non ci credo! Non abbiamo nemmeno finito i corsi che già ci danno un incarico e tu ti sei da poco rimesso- disse il biondo per poi fare un sorrisetto in direzione del rosso -però tu hai tanta fortuna caro mio- Frederick lo guardò male e Gustav non disse più niente.
 
Frederick non era pronto a rivedere Elias, non era per niente pronto, infatti bastò un solo sguardo, appena entrato in quella camera, per fargli venire le lacrime agli occhi. Benedisse la maschera che portava al volto e il fatto che si era appena inchinato. Non sarebbe riuscito a guardarlo in faccia. Gustav gli diede una gomitata, ma Frederick non aveva voglia di rispondergli. Erik uscì dalla stanza dopo aver etto delle parole, che Fred non aveva ascoltato, e lasciò da soli i quattro ragazzi. E ora? Fred di sicuro non si sarebbe mosso per primo, ne avrebbe parlato. Si conosceva molto bene e sapeva che la sua voce l’avrebbe tradito. Per fortuna Gustav prese in mano la situazione
-bene io e il mio collega vi scorteremo in qualunque luogo voi desideriate andare e ci troverete sempre davanti la porta della vostra stanza..- Elias non lo fece finire -non ho bisogno di protezione. E non c’è bisogno che voi siate sempre presenti. So cavarmela anche da solo-
-..Purtroppo vostra altezza, noi EDA abbiamo ricevuto ordini ben precisi ai quali non possiamo disubbidire. Andremo anche contro la vostra volontà per proteggervi- continuò a parlare il biondo fissando il suo sguardo in quello del principe. Nel frattempo il rosso iniziò a far vagare lo sguardo per la stanza. Era come se la ricordava, solo un po’ più disordinata. Involontariamente il suo sguardo andò sul letto soffice del principe sul quale si era seduta la fidanzata di Elias. Fred per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. La futura moglie del suo ex-ragazzo, quella che glielo aveva portato via, non era altri che la sua sorellina. L’unica sorella che aveva e l’unica persona della sua famiglia alla quale voleva bene. E, proprio quella persona, gli aveva rovinato la vita. Distolse velocemente lo sguardo portandolo su Gustav che stava ancora discutendo con Elias.
-El lascia stare, fagli fare il loro lavoro senza storie- disse poi la rossa facendo zittire il principe. E Fred si arrabbiò ancora di più. In quasi un mese di convivenza sua sorella era riuscita a domare il carattere ribelle di Elias, Fred si sentiva molto demoralizzato visto che lui aveva impiegato un anno intero per riuscirci e, alle volte, Elias non lo ascoltava nemmeno.
-e va bene fate come volete, ma se date fastidio lo dirò chiaro e tondo- Gustav annuì felice di non dover continuare a discutere e poi fece un inchino seguito a ruota da Fred.
-per qualunque cosa ci troverete fuori dalla porta- disse Gustav uscendo dalla stanza insieme a Fred.
-tutto bene Fred?- chiese Gustav al rosso una volta chiusa la porta della stanza.
-si, sono solo arrabbiato e non ho voglia di vedere le facce di quei due per un bel po’- rispose il rosso con voce tremante.
-facciamo così: io seguo la principessa e tu fai la guardia al principe così non ti vengono in mente manie omicide-
-non posso assicurarti che non mi vengano anche con lui- Gustav rise di gusto per poi bloccarsi non appena una cameriera imboccò il lungo corridoio. La donna quando passò davanti la porta li guardò perplessa, poi scrollando le spalle passò oltre.
-giuro che se succede di nuovo scoppio a ridere come un pazzo- disse il rosso riferendosi alla donna che era appena passata.
-dobbiamo essere seri e professionali, dobbiamo fare buona impressione- rispose Gustav trattenendo a stento una risata.
 
 
-perché mi hai bloccato prima?- chiese Elias alla ragazza una volta che le due guardie se ne furono andate.
-perché è inutile fare storie. E poi mi sembrano due ragazzi in gamba e di cui ci possiamo fidare- Elias guardò la ragazza, ma non disse più niente. Si risedette sulla poltrona e chiuse gli occhi stanco. Ginny sorrise in direzione del ragazzo e, alzandosi dal letto, si sedette sulla poltrona al suo fianco.
-che hai? Veder quei due ti ha sconvolto- disse poi la ragazza iniziando a giocare con una ciocca dei suoi capelli.
-non lo so, ma uno di quei due ragazzi mi sembra di averlo visto da qualche altra parte, ma non mi ricordo dove- disse il ragazzo massaggiandosi le tempie stanco.
-ti faccio portare qualcosa di caldo? Oppure posso anche uscire così ti riposi un po’- disse la ragazza alzandosi dalla poltrona.
-no, rimani. Volevo parlarti anche di un’altra cosa- Ginny lo guardò confusa ma non obbiettò e si risedette sulla poltrona.
-ti ricordi che appena arrivata ti chiesi di reggermi il gioco delle lettere e del fatto che ci conoscevamo già?- Ginny annuì guardando negli occhi il ragazzo -l’ho fatto perché prima di sapere del matrimonio combinato ero fidanzato e.. ho deciso di non dirgli del matrimonio combinato e quindi ho inventato la storia delle lettere. Mi sono fatto odiare a morte, ma non volevo che corresse dei rischi solo per vedermi quando ero ufficialmente fidanzato- Elias disse tutto guardando la ragazza negli occhi. Era l’unica persona, oltre ad Elizabeth, a sapere la verità.
-eri fidanzato con un ragazzo- quella di Ginny non era una domanda, ma un’affermazione. Ed Elias divenne bianco in volto. Come aveva fatto a capirlo? Aveva cercato in tutti i modi di essere il più vago possibile. Ginny notando la sua faccia sconvolta gli sorrise.
-Se fosse stata una ragazza avresti protestato dicendo che eri già fidanzato. Con un ragazzo non potevi farlo. Comunque sei uno stupido. Lo ami ancora, perché non gli hai detto la verità? Hai finito per ferire entrambi. E poi io vi avrei coperti-
-lo so che ho ferito entrambi, ma non ti conoscevo, non sapevo come avresti reagito, volevo proteggerlo- gli occhi di Elias si riempirono di lacrime -non so dove sia, non so nemmeno se è ancora vivo o se è morto nell’attacco-
 Ginny gli mise una mano sul braccio per consolarlo -potevi comunque fare una prova. Ti sei fasciato la testa prima di romperla e questo è il risultato. Se vuoi posso darti una mano a cercarlo così gli spieghiamo tutto per bene- Elias scosse la testa.
-no, sarebbe troppo pericoloso. Credo che Caroline sospetti già qualcosa su di me, è meglio non condurla da Sam- Ginny annui.
-sono felice che ti sia sfogato con me. Ricordati per qualunque cosa puoi sempre contare su di me. Torno nella mia camera. Abbiamo entrambi bisogno di riposare- Ginny diede un bacio sulla guancia del ragazzo e si incamminò verso la porta, ma la presa del principe rimase salda sul suo braccio. La ragazza lesse una richiesta muta sulla faccia del ragazzo e annuì facendo rilassare i muscoli facciali del principe. Poi, libera dalla presa ferrea del ragazzo, uscì dalla stanza. Come avevano detto i due EDA erano fuori dalla porta a controllare che tutto fosse tranquillo. Appena la videro uscire si girarono nella sua direzione come se si aspettassero qualcosa da lei.
-vado nella mia camera- disse la ragazza ai due che subito si scambiarono un’occhiata e Gustav seguì la ragazza non appena lei si mise a camminare, mentre Fred rimase in guardia davanti alla porta del principe. Il rosso era tentato di entrare dentro e fare una scenata al ragazzo, ma si trattenne. Se Elias non lo voleva fra i piedi, non sarebbe servito a niente, anzi, avrebbe complicato ancora di più le cose. Si impose di rimanere calmo e di non dare di matto, ma era difficile quando a pochi passi da lui si trovava la persona che aveva sempre amato.
 
Gustav seguiva la principessa in silenzio. Era preoccupato per aver lasciato da solo Fred, non voleva facesse qualcosa di pericoloso e avventato, ma si doveva fidare di lui. La ragazza si voltò verso di lui e lo affiancò.
-ci è vietato sapere i vostri nomi?- chiese al ragazzo più curiosa che arrabbiata, anche se alle orecchie di Gustav sembrava più un rimprovero.
-purtroppo non ci è permesso rivelare le nostre identità, quindi anche i nostri nomi devono rimanere segreti- rispose lui con un mezzo sorriso.
-peccato, quindi dovremmo chiamarvi ehi tu quando abbiamo bisogno di voi?- chiese lei rallentando un po’ il passo.
-non necessariamente, potete anche dire biondo o rosso. Noi non ci offendiamo- disse il biondo con una mezza risata che non sfuggì alla ragazza.
-il rosso è molto taciturno. Non ha proprio parlato-
-è solo timido e si apre poco con le persone che non conosce, quindi è normale-
-voi invece siete un chiacchierone-
-devo pur compensare il silenzio del mio collega- i due si fermarono e Ginny aprì la porta della sua camera. Prima di infilarsi dentro fece un segno di saluto al ragazzo biondo e poi si chiuse la porta alle spalle con un bellissimo sorriso sulle labbra. Non sapeva il perché, ma quel ragazzo le piaceva molto.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


 
Susan seguì Luis fuori dalla mensa e lontano da occhi indiscreti. Non parlava con il ragazzo da quando lui le aveva restituito il bracciale il giorno dopo che l’aveva perso nella centrale. Okay erano passati solo pochi giorni, quattro e mezzo per la precisione, ma in quei giorni Susan si era sentita strana, come se mancasse una parte di lei. Era davvero cotta di quel bellissimo ragazzo tenebroso. Luis le sorrise e Susan si tranquillizzò, davvero? Bastava solo un suo sorriso per tranquillizzarla? Era proprio cotta. Tanto era persa nei propri pensieri che non si accorse che Luis si era fermato, e gli andò a sbattere contro.
-scusa, ero persa nei miei pensieri e non ho..- ma Susan non riuscì a finire la frase perché le sue labbra erano state catturate da quelle di Luis che la stava baciando dopo averle messo un braccio intorno alla vita. Dopo un primo momento di confusione, e di imbarazzo, Susan rispose al bacio sorridendo e aggrappò con le braccia al collo di Luis. Era felice, felice e sorprese, non pensava che il ragazzo provasse qualcosa per lei, ma era felice di aver fatto mille complotti per scoprire il suo nome e per incontrarlo, che poi lo aveva incontrato per caso mentre stava scappando da Christian.  Almeno era servito a qualcosa quel ragazzo.
Luis fu il primo a staccarsi e sorrise alla ragazza poggiando la mano libera sulla sua guancia.
-so che posso sembrarti un po’ avventato visto che ci conosciamo da poco, ma tu mi piaci da un bel po’ ed ecco..io..- Luis iniziò a grattarsi la testa in imbarazzo -tu mi piaci Susan- disse poi abbassando la testa rosso per l’imbarazzo.
-Stai parlando a quella che ti ha praticamente seguito ovunque? Anche tu mi piaci, altrimenti ti avrei dato uno schiaffo invece di ricambiare il bacio- disse Susan abbracciando il ragazzo che le aveva sorriso.
-quindi stiamo insieme?- chiese dopo un po’ Susan guardando con la testa inclinata verso l’alto il bel tenebroso, o meglio il suo bel tenebroso.
-certo- disse il ragazzo poggiando un leggero bacio sulle labbra della ragazza.
 
*
 
-ci stanno mettendo troppo- Caleb era ansioso e ogni due secondi si girava verso il corridoio dov’erano spariti i due ragazzi per controllare se stessero ritornando.
-tranquillo staranno facendo qualcosa di sconcio- disse Zake alzando le spalle per nulla preoccupato.
-è proprio di questo che ho paura! Non voglio che quel Luis sia un menefreghista come te che si fa qualunque cosa che gli passa davanti- disse il castano guardando male l’amico.
-ehi! Io non mi faccio tutto quello che mi passa davanti-
-le oche di sicuro te le fai- disse Camille cercando di nascondere tutto il suo risentimento. Possibile che si fosse innamorata di un Don Giovanni del cavolo. Elizabeth dal canto suo ascoltava la conversazione cercando di capire il più possibile. Era sveglia da un’oretta, viveva a Ombrax da un’ora, e voleva conoscere tutto dei suoi nuovi amici.
-gne gne- disse Zake rivolto a Camille un po’ risentito, lui lo faceva solo per farla ingelosire, mica gli piacevano veramente quelle oche del cavolo.
-davvero maturo da parte tua rispondere in questo modo Zake- gli disse Caleb prendendo il suo pesso di torta al cocco e cioccolato e addentandone un pezzo.
-quando si parla con dei bambini è l’unica risposta che essi riescono a comprendere-
-quindi sarei una bambina Zake?- Elizabeth guardò i due ragazzi che erano seduti al suo fianco preoccupata. Possibile che stessero veramente per litigare pesantemente? A giudicare dei toni che aveva preso la conversazione si. Guardò Caleb confusa e preoccupata, ma il ragazzo scosse la testa rassegnato come se sapesse come sarebbe andata a finire.
-sai che ti dico Zake? Vai dalle tue galline, almeno non rimani in mezzo ai bambini- gridò Camille prima di alzarsi dal tavolo con la sua porzione di dolce e andarsene a passo spedito dalla mensa.
-lo stavo già facendo, non c’era bisogno del tuo permesso- gridò il biondo prima di alzarsi a sua volta e sparire nella direzione opposta della ragazza. Erano rimasti solo Elizabeth e Caleb.
-fanno davvero sempre così?- chiese la ragazza preoccupata.
-si conoscono da quando avevano due anni e non fanno altro che litigare, ma sono certo che prima o poi uno dei due scoppierà e capiranno la loro immensa stupidità-
-bella la rima-
-grazie. Comunque sia io che Susan siamo stanchi di questa situazione. Camille ha impiegato anni a confidarsi con noi e ho il brutto presentimento che si stia tenendo dentro qualcos’altro. E non deve, si fa solo del male. E Zake non aiuta proprio continuando ad infastidirla così. In realtà un po’ è colpa mia visto che gli dissi, cinque anni fa, di provare a farla ingelosire, ma non intendevo mica assecondando quelle oche odiose- il ragazzo poggiò la testa sul tavolo sconsolato.
-non è colpa tua, è lui che ha capito male, e poi se sei innamorato di una persona dovresti fare tutto per non ferirla, non il contrario. A volte si vuole solo fare del bene, ma alla fine facciamo soffrire di più le persone che amiamo- disse la Ragazza iniziando a guardale il vuoto pensierosa. Caleb si accorse del cambiamento d’umore della ragazza e le chiese timoroso:
-è successo qualcosa?-
-mio fratello è un testone. Ha lasciato il suo ragazzo solo perché.. be, sai com’è da me no? Ecco, e lui conoscendo il carattere testardo del suo ragazzo gli ha detto di non amarlo più. È successo il macello credimi. Ha solo ferito la persona che amava di più al mondo-
-ti manca?- le chiese Caleb dopo aver annuito alle parole della ragazza.
-mentirei se ti dicessi di no, ma sono felice di essere fuggita da quel posto. Troppe regole- poi sorrise in direzione del castano. -lasciando stare le cose tristi, c’è qualcosa di bello da fare qui?-
-c’è la biblioteca, la sala ricreativa che sarebbe più un ritrovo per parlare, la sala d’arte e la palestra. Oppure vicino al pozzo si trovano i negozi dove puoi fare tutti gli “acquisti” che vuoi oppure il negozio di Elsa che è una dei due migliori tatuatori di Ombrax- disse il ragazzo sorridendo in direzione della bionda.
-come posso acquistare qualche vestito se sono senza soldi?- chiese la ragazza confusa. Caleb si mise a ridere.
-qui funziona diversamente, diciamo che l’unica cosa che dobbiamo fare è studiare, allenarci e renderci disponibile per lottare in caso di evenienza. Nessuno lavora, e chi lo fa lo fa solo per rendersi utile perché non può più combattere o perché vuole ammazzare il tempo. Non esistono soldi quindi basta solo che chiedi gentilmente se puoi prenderti qualcosa dai negozi-
-non è un po’.. come dire, qualcuno potrebbe approfittarsene- chiese la ragazza sempre più confusa.
-non qui, siamo abituati a questo genere di vita che per noi è normale prenderci solo quello che ci serve veramente. Nel caso dei vestiti se sono ancora messi bene e non ci vanno più li ridiamo tranquillamente indietro e vanno a qualcuno che li vuole- disse il ragazzo sorridendo alla faccia sorpresa della ragazza.
-voi si che siete intelligenti. Comunque mi servono dei vestiti e tu verrai con me- disse poi la ragazza puntando il dito in direzione del castano che sgranò gli occhi sorpreso.
-non fare quella faccia, non conosco questo posto ricìschierei di perdermi, e poi sei l’unico disponibile-
-ma.. mia sorella?- chiese Caleb guardando dietro di se cercando Susan con lo sguardo.
-sa badare a se stessa. Ti prego!- disse la ragazza sfoggiando i suoi occhi a cucciolo che riuscivano sempre a convincere suo fratello. Ma non ebbe l’effetto sperato.
-la faccia da cucciolo con me non funziona, io e mia sorella siamo campioni in ciò, ma ti accompagnerò lo stesso, prima però devi finire di mangiare-
-guarda che ho già finito!- disse la ragazza alzandosi e prendendo il suo vassoio sotto lo sguardo stupito del ragazzo che si alzò a sua volta. Lasciarono i vassoi insieme agli altri e poi si incamminarono verso il pozzo, Caleb leggermente più avanti di Beth per guidarla in quei vicoli a lei sconosciuti.
-organizzate mai qualche festa?- chiese dopo un po’ la ragazza.
-si ogni tanto, perché lo chiedi?- chiese il ragazzo curioso.
-per sapere. E bisogna vestirsi in qualche modo in particolare?-
-no, anche se di solito preferiamo vestirci il più eleganti possibili, giusto per farci vedere- disse Caleb sorridendo. Poi lo sguardo del castano si posò su un volantino attaccato alla parete rocciosa. Si avvicinò curioso e scoprì il perché della domanda della ragazza. Era stata organizzata una feste solo per i ragazzi e si sarebbe tenuta fra precisamente tre settimane.
-bene, oltre ai vestiti normali dovremmo trovarti anche un vestito carino per la festa- disse Caleb girandosi in direzione della ragazza che stava cercando di evitare il suo sguardo.
-potevi dirmelo del volantino comunque. Avrei trovato la tua domanda meno strana-  Beth sospirò e poi cominciò a camminare con Caleb che ridacchiava affianco a lei. Quando davanti agli occhi della principessa di Luxor apparì la grande sala circolare con il pozzo e i negozietti tutto intorno il suo sguardo si illuminò. Era come se quel luogo raccontasse tutta la storia della città, come se da qual posto si fosse originata tutta Ombrax. Le persone camminavano avanti e indietro spensierate e tranquille, come se lo scontro con Luxor non fosse mai avvenuto.
-è bellissimo- disse in un sussurro che fu percepito da Caleb.
-e non è niente. Devi ancora vedere la biblioteca, la palestra e il burrone. Ombrax è piena di storia che vine trasmessa attraverso la pietra- disse il ragazzo poggiando una mano sulla pietra ruvida della sua città chiudendo gli occhi.
-allora dopo aver finito lo shopping mi accompagnerai in tutti i posti che mi hai citato-
-cosa? Perché io?- chiese il ragazzo confuso.
Perché sei l’unico disponibile in questo momento-

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Fred era riuscito a non farsi riconoscere da Elias solo perché non aveva mai parlato Si era limitato, in quei primi tre giorni, a seguire il ragazzo come un’ombra senza fiatare, nonostante il principe facesse di tutto per non farsi seguire. Anche mentre Elias si allenava con le spade Fred lo guardava attentamente. Non aveva mai visto il ragazzo allenarsi e gli ci era voluta tutta la sua forza di volontà per non sbavare vedendo gli addominali scolpiti del ragazzo ogni volta che il biondo si toglieva la maglietta perché troppo sudata. Ogni volta che sua sorella e il principe si ritrovavano nella camera di uno dei due Fred si confidava con Gustav che lo ascoltava pazientemente. Parlare con Gustav lo faceva calmare e lo distraeva dalla presenza del ragazzo che amava a pochi passi da lui.
-secondo me dovresti dirgli la verità- disse quel pomeriggio Gustav dopo che Fred gli aveva raccontato come per poco non si era fatto sgamare da Elias.
-manco morto! Lui non mi vuole tra i piedi, me lo ha detto chiaramente. Se gli dicessi la verità perderei l’unica possibilità che ho di stargli accanto-
-sai, credo che tu ti stia sbagliando. Credo che abbia solo voluto proteggerti per questo ti ha cacciato. Non ci sono altre spiegazioni- disse Gustav aggiustandosi la lunga treccia.
-e allora perché non mi ha semplicemente detto le cose come stavano?-
-perché sei testardo e ti saresti impuntato-
-non è vero- disse il rosso guardando male il biondo che a sua volta alzò un sopracciglio con una faccia che la diceva lunga su come la pensava.
-okay sono testardo, ma sono ancora sicuro che non mi voglia tra i piedi-
-tu te la canti e tu te la suoni. Se sei di quest’idea la prossima volta che mi parli dei suoi addominali fantastici gli parlo io-
-no, tu non farai niente del genere- disse il rosso diventando dello stesso colore di suoi capelli anche se la maschera gli copriva gran parte del volto.
-ne sono capace e non mi interessa minimamente di quello che può succedere..- la conversazione dei due ragazzi fu interrotta dai due principi che uscirono dalla stanza dei ragazzi. Elias alzò gli occhi non appena i due EDA li seguirono lungo il corridoio.
-è inutile protestare vero?- chiese dopo un po’ il principe senza girarsi.
-si vostra altezza. Non importa cosa facciate, vi staremo incollati tutto il tempo- disse Gustav sorridendo in direzione di Fred che alzò gli occhi al cielo esasperato. Gustava a volte parlava troppo.
Il principe sospirò pesantemente con l’intenzione di far sentire alle due guardie tutto il suo disappunto e poi accelerò il passo verso la sala da ballo dove i due reali avrebbero ballato per tutto il resto del pomeriggio. L’unica consolazione di Fred era il fatto che avrebbe potuto continuare a chiacchierare con Gustav. Ma i suoi piani andarono in fumo quando Annabel sorrise nella loro direzione una volta entrati nella sala.
-per la loro sicurezza abbiamo deciso che anche voi parteciperete al ballo. Ma, dovrete parteciparvi vestiti in modo elegante e senza maschere..- Fred sgranò gli occhi. No, non stava succedendo niente di bello.
-mi scusi se la interrompo vostra altezza- disse Gustav guardando preoccupato in direzione di Fred -noi EDA non possiamo toglierci la maschera davanti i reali, è una regola ben precisa. Possiamo partecipare al ballo, ma con la maschera-
-.. ho già parlato con Erick e mi ha detto che non ci sono problemi, e poi è meglio se la gente non vi veda con le maschere, attireremmo troppi sospetti- disse la donna. E, Fred lo sapeva, avrebbe vinto lei la discussione.
-come volete vostra altezza- disse allora Gustav per poi aggiungere a bassa voce in modo che lo sentisse solo Fred -maledetto vecchiaccio-
-non volevo dirvi solo questo. Dovrete imparare a ballare quindi da oggi il maestro insegnerà anche a voi- disse la donna prima di lasciare la stanza.
-bene è ora di iniziare. Vediamo cosa sapete fare. Prima tu rosso. Signorina Ginavra sarebbe così gentile di ballare insieme ai due EDA?- disse il maestro guardando con disprezzo i due EDA.
-nessun problema- disse invece Ginevra che sembrava contenta. Elias si sedette tranquillamente su un divanetto presente nella sala con un sorriso in faccia. DI sicuro, pensò Fred, si aspettava una figuraccia colossale. Fred si posizionò difronte Ginevra, da quanto non ballava con sua sorella? Troppo. Sperava di ricordarsi almeno qualcosa delle innumerevoli lezioni che aveva sopportato prima di scappare di casa. Non appena la musica partì fece un inchino in direzione della ragazza e le si avvicinò. Il maestro non aveva detto che ballo avrebbero ballato, ma Fred lo riconobbe subito, era il Quikstep. Quel vecchietto lo voleva umiliare al massimo? Ma non si sarebbe fatto battere così. Prese subito posizione e senza guardare la ragazza iniziò a muoversi conducendola per tutta la pista. Infondo era lui il cavaliere. Doveva guidare lui. Nonostante prima di iniziare fosse dubbioso della sua memoria, una volta iniziato a ballare era andato spedito. Guidato dalla musica. Solo una volta durante una pausa della musica si permise di guardare il maestro e sul suo volto si formò un sorriso vittorioso. Il vecchiaccio era sorpreso da quello che stava facendo. Era più che ovvio. Anche Elias sembrava sorpreso, l’unico che non lo era era Gustav che stava sorridendo a sua volta. Non appena la musica si fermò entrambi i ragazzi fecero un inchino e poi si incamminò verso il divanetto dove era seduto Gustav.
-come hai fatto?- chiese il maestro ancora incredulo.
-gli EDA sono ragazzi che hanno deciso di dedicare la loro vita per proteggere la famiglia reale. Posso venire da qualunque famiglia e di qualunque grado sociale- disse Gustav impedendo a Fred di proferire parola. -lui avrà ballato non so quante volte prima di far parte degli EDA perciò è bravo. Io non posso dire lo stesso visto che fin da piccolo sono cresciuto come guerriero. Gradirei che voi maestro mi insegnaste a ballare- disse poi facendo un piccolo inchino.
Fred nella mezz’ora successiva si divertì come non mai. Gustav era un pezzo di legno e più volte aveva pestato i piedi a Ginny anche se lei non gli aveva detto niente. Vedere Gustav ballare era stata una cosa così divertente che il rosso nemmeno si accorse della piccola ombra che da un po’ stava osservando i presenti. Solo quando il principe si alzò dicendo che doveva andarsi a sgranchire le gambe Fred notò l’ombra. E solo grazie ai riflessi che era riuscito a sviluppare durante l’allenamento riuscì a vedere il pugnale che era stato lanciato in direzione del principe. Si alzò velocemente e bloccò il pugnale con il suo prima di correre verso la vetrata. Si era accorto che la musica si era fermata non appena lui si era mosso e che gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Trovò l’uomo nascosto sotto la tenda e non appena lui si accorse della presenza dell’Eda gli lanciò un altro pugnale addosso. Fred lo evitò con niente poi diede un pugno ben assestato sul viso dell’uomo che crollò a terra. Gustav lo raggiunse in due secondi e guardò prima il pugnale e poi l’uomo.
-come si è intrufolato nel castello?- chiese Gustav legando l’uomo con il cordone che serviva a tenere ferme le tende in mancanza della corda.
-forse ha approfittato di un nostro momento di distrazione ed è entrato dalla finestra. Non vedo altre soluzioni.- disse Fred a bassa voce per farsi sentire solo dal biondo affianco a lui.
-dobbiamo stare più attenti-
-io devo stare più attento. Hanno cercato di uccidere il principe e io sorveglio il principe. Non posso permettermi errori-
-se non fosse stato per te il coltello sarebbe andato a segno. Te ne sei accorto e questo è l’importante- Fred strinse le labbra facendole diventare due linee bianche. Nonostante le parole di Gustav era arrabbiato con se stesso. Se non si fosse accorto del pugnale adesso Elias sarebbe stato in brutte condizioni, anzi bruttissime condizioni.
-scusate se interrompiamo qui la lezione ma dobbiamo consegnare questo qui. Arriviamo subito- disse Gustav trascinando l’uomo seguito da Fred che lanciò uno guardo in direzione dei due principi prima di uscire dalla porta.
-forse è meglio che noi ci ritiriamo in camera. Domani continueremo la nostra lezione- disse Ginny al maestro prima di prendere il braccio di Elias e trascinarselo nella sua camera. Non prima di aver avvisato una cameriera per far avvertire i due EDA.
Una volta in camera della ragazza Elias sbuffò.
-perché li hai fatti avvertire?-
-senza di loro adesso avresti un pugnale conficcato nella schiena- disse invece la ragazza sedendosi sul suo letto.
-io credo invece che il biondino ti piaccia parecchio- disse invece Elias sorridendo non appena il volto della ragazza divenne rosso.
-è solo simpatico e divertente. E, diversamente da te, ci parlo tranquillamente- disse la ragazza in sua difesa.
-tranquilla non era un’accusa. Non c’è niente di male se ti piace qualcuno. Con me puoi parlarne- disse Elias sedendosi accanto a lei sul letto.
-lo so, è che non capisco cosa mi stia succedendo. Comunque il rosso è bravissimo a ballare. Forse addirittura quanto te- disse poi la ragazza.
-ho notato. E poi ha ballato con tranquillità un Quikstep. La faccia del maestro era fantastica- disse Elias ridendo, anche Ginny iniziò a ridere, ma le risate dei due ragazzi furono interrotte da qualcuno che bussava alla porta.
-avanti- disse la rossa. La porta si aprì ed entrarono i due EDA.
-volevamo solo accertarci della vostra presenza. Per qualunque cosa siamo fuori la porta- e dopo le parole del biondo i due ragazzi uscirono.
-comunque non mi spiego perché il rosso non parla mai- disse Elias guardando pensieroso in direzione della porta.
-l’altro ragazzo mi ha detto che si apre poco con le persone ed è timido-
-un buongiorno potrebbe anche dirlo- disse Elias sbuffando e facendo ridere la ragazza.
-ammettilo sei invidioso del fatto che con la mia guardia del corpo parlo molto mentre la tua è una mummia che cammina. Secondo me alla mummia servirebbe una piccola spinta sai? E devi smetterla di avere quella faccia da “voi non servite a niente so difendermi da solo”-
-ah ah ah, Ginny sei davvero divertente- disse il biondo sarcasticamente facendo ridere la ragazza.
-io non sto scherzando- fu la risposta della ragazza.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Erano passati cinque giorni da quando Elizabeth era arrivata a Ombrax e la ragazza sembrava essersi ambientata abbastanza bene, ogni tanto si perdeva perché non conosceva ancora la strada, ma era diventata abbastanza autonoma. Passava tutto il tempo in compagnia di Camille e Caleb. Susan aveva rivelato a tutti che si era fidanzata con Luis e quindi passava più tempo con il suo ragazzo che con loro, ma comunque non li aveva esclusi del tutto. Caleb alla notizia era esploso da bravo fratello maggiore e le aveva fatto tante di quelle raccomandazioni che la castana non aveva ascoltato per niente. Ezekiel invece si faceva vedere poco e niente visto che lui e Camille non si parlavano da cinque giorni precisi. In quel preciso momento si trovavano tutti e tre in palestra ed Elizabeth stava imparando qualche mossa di autodifesa da Caleb mentre Camille leggeva tranquillamente un libro.
-Cami visto che non c’è Zake perché non mi fai vedere il tatuaggio che ti sei fatta?- chiese Caleb dopo aver fatto cenno ad Elizabeth di fermarsi per una piccola pausa che serviva ad entrambi.
-no- fu la risposta veloce della mora che non aveva degnato l’amico nemmeno di uno sguardo. Elizabeth bevve un sorso d’acqua e poi chiese alla ragazza:
-hai veramente un tatuaggio?-
-si, però non l’ho ancora fatto vedere a nessuno e nessuno lo vedrà- rispose lei sorridendo alla bionda che le si era seduta affianco.
-te l’ha fatto Zake?- chiese la principessa per curiosità. Camille chiuse di botto il libro.
-manco morta! L’ha fatto Richard, il padre di Zake. Ezekiel è un chiacchierone e con lui non si possono mantenere i segreti. Non appena ha scoperto che il padre mi aveva fatto un tatuaggio mi ha tartassata in continuazione per sapere cosa fosse- disse la ragazza poggiando delicatamente il libro sulla panca affianco a lei.
-almeno dicci dove te lo sei fatto!- disse Caleb prendendo posto accanto alla bionda.
-sulla schiena- si arrese alla fine la ragazza.
-ecco perché ultimamente non ti metti più maglia che lasciano la schiena coperta. È grade come quello di Zake?-
-no. Ma che vai a pensare! Lo sai che sono sempre stata scettica a farmi un tatuaggio, non è che dall’oggi al domani me ne esco pazza e me ne faccio uno enorme. È piccolo- disse la ragazza portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio un po’ pensierosa.
-allora perché hai cambiato idea?- chiese ancora una volta Caleb appoggiato da Beth che era molto curiosa.
-mi state facendo il terzo grado per caso?- chiese la ragazza assottigliando gli occhi.
-no, è solo semplice curiosità anche perché se vuoi possiamo passare a parlare dell’amore della tua vita- disse sempre il castano sorridendo con Beth che annuiva convinta.
-siete due mostri. Non è che abbia cambiato idea, è solo che mi è venuto spontaneo farmi questo tatuaggio, è come se fosse una parte di me- disse poi Camille distogliendo lo sguardo da quello dei due ragazzi. -parlando di altro Caleb.. c’è qualcuno che ti piace?- chiese dopo un po’ la mora sporgendosi verso il castano che nel mentre era diventato tutto rosso.
-perché me lo stai chiedendo?- rispose lui cercando di non balbettare nonostante fosse abbastanza difficile con le due ragazze che lo guardavano come se avessero capito tutto.
-oh al nostro piccolo Caleb piace qualcuno- iniziò a dire Camille sorridendo. In tutti quegli anni che conosceva il ragazzo non lo aveva mai visto così in imbarazzo e la cosa la divertiva, soprattutto perché poteva vendicarsi di tutte quelle volte che il ragazzo aveva fatto lo stesso giochetto con lei non appena aveva scoperto la sua colossale cotta per Zake.
-si okay mi piace qualcuno, ma ho zero possibilità quindi fatemi passare questa cotta e dopo ne riparliamo va bene?- sbottò il ragazzo dopo un po’ alzandosi dalla panca e incamminandosi verso l’uscita seguito con lo sguardo dalle due ragazze che erano rimaste confuse dal suo comportamento, soprattutto Camille che non lo aveva mai visto reagire così.
-e poi quando mi sfottono non mi è permesso sparire- borbottò la ragazza più grande incrociando le braccia sotto il seno.
-secondo me dobbiamo dargli solo un po’ di tempo e poi si confiderà con noi, oppure lo farà con Zake, infondo sono gli unici due ragazzi del gruppo- disse Elizabeth bevendo di nuovo un sorso d’acqua.
-okay, ma se poi Zake gli da consigli stupidi non venisse a piangere da me- disse la mora guardando in direzione della porta dalla quale era appena entrato il biondo in questione. Appena vide le due ragazze si avvicinò e chiese a Elizabeth:
-sai dov’è Caleb? Devo assolutamente parlargli-
-è appena uscito- rispose la ragazza.
-okay grazie, a dopo- la salutò e si incamminò di nuovo verso l’uscita ma poi si fermo e girandosi verso Camille -ciao stupida- e senza aspettare la risposta della mora uscì di corsa. Sapeva di aver esagerato, anche perché non parlava con la ragazza da molto tempo e uscirsene con una cosa del genere avrebbe peggiorato solo le cose. Rise non appena sentì le urla della ragazza e iniziò a correre sperando che la mora non avesse intenzione di inseguirlo per tutta Ombrax. Gli piaceva troppo stuzzicarla.
Fortunatamente riuscì a trovare subito Caleb nella sala ricreativa seduto comodamente su un divano e con lo sguardo perso nel vuoto. Il biondo dovette chiamare l’amico addirittura tre volte prima che lui lo degnasse di uno sguardo.
-scusa Zake- disse soltanto per poi fare spazio al biondo sul divano.
-cosa ti è successo?- chiese il più grande guardando la faccia assente del castano.
-Camille si è accorta che mi piace una persona e..-
-davvero? E chi è? Perché io non mene sono accorto?- lo interruppe Zake iniziando a tartassare il povero ragazzo di domande.
-non l’ho detto a Camille e non lo dirò a te!- disse il ragazzo per poi mettere una mano davanti la bocca del ragazzo per bloccare sul nascere qualunque protesta.
-io però mi sono confidato con te- disse il biondo dopo che il castano aveva tolto la mano dalla bocca del ragazzo.
-lo so, è solo che sono confuso. È successo tutto così in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci- disse il ragazzo mettendosi una mano nei capelli e ravvivandoseli.
-Per favore, voglio aiutarti!- disse dopo poco il biondo.
-però devi promettermi, come ho fatto io con te, che non dirai niente a nessuno- disse Caleb guardando il ragazzo serio. Zake annuì e Caleb dopo aver sospirato pesantemente disse -Elizabeth- Zake sgranò gli occhi non appena sentì quel nome.
-in così poco tempo?-
-non ho deciso io Zake! E poi sono rimasto da solo con lei per un giorno intero e abbiamo parlato molto. Non mi piace solo per l’aspetto, ma anche per il suo carattere- disse a bassa voce per non farsi sentire da dei ragazzi che stavano passando davanti a loro in quel momento.
-provaci!-
-cosa scusa?- Caleb si girò verso il ragazzo confuso.
-provaci! Prova a conquistarla in qualche modo, falle capire che ti piace. Potrebbe andarti bene e..-
-e se non va bene?-
-Caleb che pessimismo. Pensa positivo! Provaci, se puoi va male non fa niente!-
-ha parlato quello che da 10 anni va appresso alla sua migliore amica- gli disse in risposta Caleb allargando il ghigno sulle labbra alla faccia arrabbiata dell’amico.
-non stavamo parlando di te e della tua cotta? Perché siamo passati a me?-
-perché devi smetterla di andare appresso a quelle oche e parlarle. Sii diretto e schietto, non te ne pentirai-
-e se mi dice no? O se pensa che io stia solo scherzando?- chiese il biondo iniziando a gesticolare come un matto per l’agitazione.
-se crede che tu stia scherzando è solo per colpa tua che sei sempre andato dietro a quelle oche. È ovvio che poi non ti creda- vedendo la faccia sconvolta del biondo Caleb si affrettò a dire -ma secondo me dovresti parlarle alla festa. È fra due settimane e avrai tutto il tempo di prepararti il discorso e farti credere-
-credi che funzionerà? Sono stanco di non poterla toccare. Ogni volta che c’è l’ho vicina mi viene voglia di saltarle addosso e baciarla. Non posso più stare affianco a lei in queste condizioni-
-funzionerà solo se tu non farai lo stupido, credimi. E cerca di tenere quelle mani apposto ancora per un po’- Caleb sorrise in direzione di Zake. Forse sarebbero riusciti a far mettere insieme quei due. Lo sperava veramente. Erano fatti per stare insieme e, cascasse il mondo, dovevano assolutamente sposarsi. Okay, forse Caleb stava correndo un po’ troppo, ma voleva troppo bene ai suoi amici per non potergli augurare tutto il bene del mondo. Se lo meritavano entrambi.
-secondo me dovresti provare a fare colpo su Beth alla festa pure tu!- disse dopo qualche minuto di silenzio Zake guardando il castano che diventava poco alla volta rosso in volto.
-forse per me è troppo presto- disse poi trovando tutto il coraggio possibile. Con un arco e le sue inseparabile frecce non aveva paura di niente, ma per tutto il resto era davvero molto timido e anche un po’ codardo, soprattutto e riguardavano lui.
-sono tutte scuse, Susan non s’è fatta problemi a mettersi con Luis in poco tempo- disse il biondo allargando il suo sorriso conscio che il ragazzo sarebbe esploso in tre, due, uno..
-quella è una sconsiderata che non da mai retta ai miei consigli. Se resta frecata questa volta non me ne frega assolutamente niente. Non mi importa nemmeno di chi sia.- disse infatti il ragazzo iniziando a sbuffare come una locomotiva a vapore. Zake iniziò a ridere come un pazzo e poi diede una pacca sulla spalla del ragazzo.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


 
Fred stava guardando il suo riflesso allo specchio contento che i suoi capelli fossero ancora corti per gli standar degli EDA. Gli arrivavano alle spalle, ma era una lunghezza che molti dei ragazzi di nobili origini portavano, quindi non avrebbe avuto problemi quella sera al ballo al contrario di Gustav i cui capelli arrivavano fino al bacino e con i quali il ragazzo stava lottando da più di mezz’ora.
-ti riconosceranno subito lo sai?- disse il rosso tirandosi indietro il ciuffo che gli cadeva davanti agli occhi.
-lo so mister ho i capelli corti! Ma non è colpa mia visto che non posso nemmeno tagliarmeli i capelli- disse Gustav imprecando contro il bottone della sua giacca celeste che si era infilato nei capelli del povero ragazzo.
-però stai bene- gli disse Fred aiutandolo a sfilare i capelli dal bottone.
-cerca di ballare un po’ e non stare fermo impalato se no avranno ancora più sospetti su dite- disse poi il rosso sorridendo in direzione del collega.
-quello che ballerà sarai solo tu, e poi uno dei due deve tenere la situazione sotto controllo e lo faccio io- disse Gustav guardandosi allo specchio e sbuffando alla sua immagine riflessa. Si sentiva spoglio senza maschera.
Una volta che tutti e due furono pronti uscirono dalla stanza del castello che era stata loro assegnata per cambiarsi e si incamminarono verso il salone dove era in pieno svolgimento la festa. I due ragazzi rimasero sbalorditi da come la sala da ballo era stata addobbata: in una maniera fantastica. Cascate intere di fiori cadevano dai muri della sala e i tavoli, messi ai lati della sala, erano pieni di cibo e bevande sui quali Fred si sarebbe letteralmente buttato a capofitto seguito a ruota da Gustav, ma non potevano visto che i nobili non faceva niente del genere e loro non volevano farsi riconoscere subito. Si lanciarono una piccola occhiata e dopo si separarono cercando di tenere gli occhi più aperti possibili e cercando di non dare nell’occhio. L’impresa fu quasi impossibile per Gustav che non faceva altro che attirare gli sguardi dei presenti per i suoi lunghi capelli nonostante li avesse legati in una coda bassa. Per Fred fu più facile nascondersi in mezzo alla follo, anche perché erano presenti tutti i Ravenlord quindi c’erano parecchie teste rosse in giro. Sperava solo di non essere riconosciuto da uno dei suoi fratelli o, peggio, dai suoi genitori. Doveva parlare il meno possibile e stare il più lontano possibile da loro, e l’unico modo era ballare. Per farlo però gli serviva una compagna, non poteva mica andare da sua sorella e chiederglielo. Lei doveva ballare con Elias. Girò per un po’ nella sala prima di trovare una ragazza che sembrava molto scocciata di essere rimasta da sola e decise di avvicinarsi.
-vuole concedermi questo ballo?- chiese il ragazzo porgendo la mano alla castana che lo guardò stupita.
-certo- rispose poi lei prendendo la mano del rosso e incamminandosi verso la pista per ballare il valzer che stavano suonando i musicisti in quel momento.
 
 
-Tu li vedi El?- chiese Ginny guardandosi intorno mentre ballava il valzer con il principe.
-no… anzi credo di aver appena visto il biondo- disse dopo aver visto un ragazzo con i capelli lunghi biondi che se ne stava in piedi vicino a un tavolo con lo sguardo puntato verso le grandi vetrate della sala che davano sul terrazzo. Ginevra si voltò per guardare nella direzione che stava osservando il biondo e anche lei vide il ragazzo che però non si accorse di loro.
-okay uno trovato, l’altro?- disse dopo un po’ Elias guardandosi sempre intorno.
-forse è il più intelligente fra i due e si sta nascondendo dai nostri occhi?- chiese la ragazza sorridendo e cercando anche lei l’altro EDA. -comunque è carino- e detta quest’ultima frase divenne rossa e si nascose dietro i suoi capelli facendo ridere Elias. Quella ragazza era partita.
Ballarono ancora molti balli, loro erano il principe e la sua futura moglie, quindi non potevano permettersi di non ballare, e i due ragazzi erano molto stanchi. Non sapevano per quanto ancora sarebbero resistiti in quella sala a ballare. Per fortuna la madre di Elias li salvò da morte certa per il troppo ballo, chiamando il ragazzo perché un nobile di non si sa quale casata voleva parlare con lui e Ginevra si ritrovò da sola vicino a un tavolo e ne approfittò per mangiare qualcosina. Il ballo le aveva prosciugato tutte le forze. Guardò nella direzione della sua guardia del corpo che non si era ancora accorto che lo stava fissando. Il ragazzo era quasi del tutto poggiato sul tavolo e sembrava odiasse quell’ambiente e tutte le persone che gli stavano intorno e ogni volta che qualcuno lo guardava tendeva a distogliere lo sguardo. Forse, pensò la ragazza, sarebbe stato a suo agio con la maschera e la divisa da EDA e non vestito in quel modo. Sorrise in direzione del ragazzo per poi guardare verso la sala per cercare l’altro ragazzo. Possibile fosse così bravo a nascondersi. Si accorse solo in quel momento che un ragazzo stava venendo verso di lei e si allarmò, cosa voleva? Poi si preoccupò ancora di più quando si accorse dei capelli rossi che il ragazzo aveva. Uno dei suoi fratelli? Sperava proprio di no. Non voleva parlare con loro. La sua ansia si placò quando vide che il ragazzo non stava andando verso di lei, ma verso il tavolo con il cibo. Si calmò e mise su la sua aria indifferente, ma continuò comunque a tenere gli occhi fissi su quel ragazzo, poteva tranquillamente essere l’altro EDA. Fu solo quando il ragazzo le passò accanto che si accorse che era suo fratello, o per meglio dire l’unico fratello che le avesse mai voluto bene veramente: Frederic, quel Frederic che era scomparso quasi cinque anni prima. Si infuriò tanto da dimenticarsi delle buone maniere e prese per un braccio il povero ragazzo che stava per prendere una tartina e lo trascinò sulla terrazza lontano da occhi indiscreti. Una volta fuori lo guardò bene e si accorse che era veramente Fred, anche se era cresciuto dall’ultima volta che l’aveva vista. Sembrava più maturo. Incrociò le braccia sotto al seno e guardo male il ragazzo aspettando che il ragazzo si spiegasse. Dal canto suo Fred era sconvolto. Aveva fatto di tutto per evitare i suoi fratelli che si era totalmente dimenticato della sua sorellina che l’aveva subito riconosciuto. Che cosa poteva fare? Mica poteva dirle di essere un EDA, oppure si? Guardò la ragazza degludendo a vuoto, anche se era più piccola di lui quando si metteva sapeva incutere parecchio timore. Dopo molti minuti di silenzio il ragazzo decise di parlare.
-perché mi hai portato qui?- chiese infatti alla sorella.
-perché voglio delle spiegazioni. Mi hai lasciata da sola da un giorno all’altro quando mi avevi promesso che saremmo scappati insieme! Perché?-
-perché non volevo vederti soffrire. I primi mesi sono stati terribili Ginny. Non credere che io l’abbia fatto per liberarmi di te. Volevo solo che tu vivessi la tua vita nel migliore dei modi e non costretta a rubare per mangiare un po’- disse il rosso sorridendo alla sua sorellina. Nonostante tutta la faccenda con Elias non riusciva a non volerle bene.
-hai davvero rubato?- chiese lei guardando timorosa il ragazzo negli occhi.
-si, ed è stato brutto anche per me. Era l’unico modo che aveva per sopravvivere senza morire di fame-
-e adesso cosa fai? Come sei arrivato qui?- Quelle erano le domande che Fred temeva più di tutte. Cosa doveva fare? Doveva dirle la verità o doveva inventarsi una scusa? Anche se mentirle non gli andava proprio a genio. Mentre stava per dirle una bugia la ragazza lo bloccò:
-non mentirmi, per favore-  e a quelle parole Fred non poté far altro che dirle la verità.
-faccio parte degli EDA-
-COSA? TU CHE COSA?- disse la ragazza sgranando gli occhi, stava per aggiungere altro quando il fratello le coprì la bocca con la mano.
-non gridare per favore, non dovrei nemmeno dirtelo- disse il ragazzo prima di togliere la mano dalla bocca della sorella.
-sei una delle due guardie. E pensare che io ed El ti stavamo cercando- Fred sorrise anche se sentì una piccola morsa al cuore non appena Ginevra pronunciò il nome del principe.
-avevamo individuato il ragazzo biondo ma non te. Sono così felice di rivederti, anche se sono ancora arrabbiata con te!- disse la ragazza prima di abbracciarlo e sorridere in quell’abbraccio fraterno che tanto le era mancato.
-io l’avevo avvisato che l’avreste riconosciuto subito, ma non mi ha ascoltato- disse Fred pensando a Gustav che stava all’interno della sala. In realtà voleva andare a parlargli dopo aver preso da mangiare, ma Ginevra l’aveva preso in ostaggio.
-non sai quante cose mi sono successe e non sapevo con chi parlare!- disse la ragazza staccandosi dall’abbraccio del fratello.
-immagino, soprattutto del fidanzamento con il principe, non l’avrei mai immaginato- c’era voluto tutto il suo autocontrollo per non far capire alla sorella tutta la sua rabbia.
-infatti, quando mamma e papà mi hanno detto del matrimonio combinato non riuscivo a crederci. In realtà avevo anche un po’ di paura, ma El è dolcissimo ed è stato comprensivo fin da subito. In realtà è come un fratello per me e io sono la sua seconda sorellina- Fred aveva sgranato gli occhi non appena la ragazza aveva detto matrimonio combinato.
-aspetta quindi è stato deciso tutto dai vostri genitori?- chiese il ragazzo per avere la conferma dell’idea che gli era appena saltata in mente. Possibile che El gli avesse detto tutte quelle cose solo per non farlo finire nei guai? Anche se l’aveva fatto per il suo bene poteva tranquillamente parlargli, non farlo arrabbiare. Chissà come si era sentito il suo El in quel periodo.
-si, c’è in realtà da i nostri genitori e da Caroline. Annabel, la madre di Elisa, non voleva tutto ciò- disse la ragazza continuando a sorridere in direzione del fratello che la strinse in un abbraccio protettivo felice che Elias non fosse veramente innamorato della sua sorellina. Dopo poco sentirono la musica cessare e qualcuno parlare anche se i due fratelli non riuscivano a capire bene le parole, quindi si spostarono all’interno della sala. Non appena furono entrati Elias raggiunse la ragazza e Fred fece di tutto per sembrare totalmente indifferente.
-stanno per fare il ballo del reame. Vorrei vedere il ballo della tua famiglia c’è uno dei tuoi fratelli che può ballare con te?- chiese il ragazzo biondo prendendo le mani della ragazza.
-e tu con chi balli? Devi ballare per forza anche tu- disse la ragazza lanciando uno sguardo veloce al fratello visto che non vedeva l’ora di ballare con Fred.
-ballo con mia madre. Allora ballerai?- chiese il biondo sorridendo.
-si- disse la ragazza sorridendo e mettendo il braccio sotto quello di Fred, che fece un lieve inchino al principe, e si incamminarono verso la pista. Non appena anche Elias e Annabel si furono posizionati sulla pista partì la musica. Fred e Ginny si persero nel loro mondo senza pensare minimamente alle persone intorno a loro, ballarono, girarono per tutta la sala. Quando mancava poco alla fine della musica tutti gli altri si erano spostati dalla pista, mentre tutti i Ravenlord continuava a ballare. I due fratelli uscirono dal loro mondo non appena l’ultima nota della musica si perse nella sala si fermarono. Uno difronte all’altra. Era da tanto che non ballavano insieme e si sorrisero a vicenda dopo aver fatto l’inchino finale.
-Ginny io devo andare a cambiarmi, per qualunque cosa sai dove trovarmi- disse  Fred non appena si furono allontanati dalla pista. Ginny gli sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia prima che il ragazzo uscisse dalla sala seguito a ruota da Gustav.
-è stato bellissimo- Ginny si girò in direzione del principe sorridendogli.
-sono stata felice anch’io, anche se avrei preferito ballare un po’ di più con mio fratello- disse dopo la ragazza guardando gli invitati che iniziavano piano piano ad andarsene.
-ma non avevi detto che odiavi i tuoi fratelli?- chiese il ragazzo dopo aver salutato un altro degli ospiti.
-lui no- disse lei ed Elias capì che aveva ballato con il fratello che non vedeva da anni.
-alla fine questa festa ha fatto qualcosa di buono- e Ginny si ritrovò d’accordo con il ragazzo.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Il giorno della festa era arrivato e sia Zake che Caleb erano agitati. Alla fine anche il castano aveva ceduto e avrebbe cercato di fare la corte ad Elizabeth. Sapeva che aveva pochissime possibilità visto che la ragazza il giorno prima gli aveva detto che era felice di avere un amico come lui, ma tentar non nuoce. E poi in caso di rifiuto avrebbe messo da parte la sua cotta per restarle amico. Sperava solo che la ragazza non si allontanasse da lui. Dovevano ritrovarsi tutti davanti la camera di Zake che era diventata praticamente un punto di ritrovo, e in quel momento erano presenti solo i due ragazzi e Zake continuava a disfarsi la cravatta per poi riannodarla per il nervosismo.
-Zake calmati- disse dopo un po’ il castano che si stava innervosendo ancora di più nel vedere i movimenti agitati del ragazzo.
-mi calmerò solo quando questa festa sarà finita- disse il biondo in risposta per poi sbuffare -ma quando arrivano?-
-sono ragazze, ci mettono molto a prepararsi- disse Caleb ridacchiando alla faccia scocciata del biondo. In quel momento intravidero tre figure camminare verso di loro. Erano Susan, Luis e Elizabeth.
-dov’è Camille?- chiese Ezekiel non appena i tre erano abbastanza vicini.
-non lo sappiamo- disse Susan aggiustandosi sulla vita la gonna verde che le andava a vita bassa. Elizabeth invece si guardava intorno quasi a disagio nel suo vestito che, rispetto a quelli ai quali era abituata, era troppo aderente nonostante secondo Caleb stava davvero bene.
-siete fantastiche- disse poi il castano alle due ragazze che sorrisero.
-grazie fratellone, ma io sono fantastica con tutto- gli rispose Susan facendo una giravolta su se stessa facendo alzare un po’ la gonna. Caleb alzò gli occhi al cielo, voleva fare il complimento solo a Beth, ma sarebbe sembrato troppo strano, quindi aveva deciso di farlo ad entrambe.
-grazie- disse la bionda a disagio.
-se quella stupida non si muove la vado a prendere dalla sua camera- disse Zake che nel mentre aveva finito di torturare la sua povera cravatta e aveva incrociato le braccia esasperato.
-sei fortunato, perché se lo avessi fatto ti avrei tirato un tacco in testa- disse Camille arrivando in quel momento dal corridoio nel suo bellissimo abito rosso che le evidenziava le forme e che fece andare in tilt per un minuto buono il cervello di Zake, cosa che notò solo Caleb e ridacchiò felice.
-ora che siamo tutti credo che possiamo andare- disse Caleb incamminandosi verso la sala dove si sarebbe svolta la festa seguito a ruota dagli altri. Non prima di aver dato una gomitata a Zake. Il biondo tornò dal mondo dei sogni e si apprestò a seguire gli amici affiancando Camille.
-vuoi una mano con qui tacchi?- chiese il ragazzo porgendole il braccio con un sorriso sulle labbra.
-più tardi te li ritroverai in testa. Non ho bisogno del tuo aiuto- disse la ragazza ignorando volontariamente il braccio del biondo.
-e io che volevo essere gentile per una volta-
-risparmia le tue gentilezze per qualcun altro. Io non ne ho bisogno- Zake assottigliò gli occhi arrabbiato, sarebbe stata davvero un’impresa ardua parlare con Camille e dirle tutto se già partivano così male.
-comunque questo vestito ti sta davvero bene, dove l’hai trovato?- Camille alzò in sopracciglio confusa al complimento del ragazzo cosa della quale Zake si accorse. -vedi che non sto scherzando. Stai davvero bene- disse il ragazzo più serio che mai.
-l’ho sempre avuto nell’armadio, ma non l’ho mai messo- disse la ragazza arrendendosi allo sguardo serio del ragazzo. -grazie- aggiunse sussurrando, non si aspettava un complimento da parte di Ezekiel, ma il ragazzo era davvero serio. Cosa stava succedendo? Si ignoravano per giorni interi e poi all’improvviso lui le stava parlando tranquillamente. Cosa stava tramando Zake?
-cosa stai tramando?- chiese dopo poco la ragazza girando completamente il volto verso il ragazzo facendo un errore madornale. Infatti non si accorse che il terreno li era un po’ irregolare e mettendo male un piede stava per cadere, ma Ezakiel la sorresse prendendola per la vita e tenendola stretta a se. Poco dopo lasciò la presa sulla vita della ragazza e le porse nuovamente il braccio.
-non sto tramando niente. E poi dovresti reggerti solo per questo tratto. Non voglio che tu cada a terra- Camille sospirò e ancora riluttante si appoggiò al braccio del ragazzo. Zeke era felice di aver vicino la ragazza. Sperava veramente di riuscire a convincerla dei suoi veri sentimenti, Caleb gli aveva detto che non doveva temere niente e che sarebbe andato tutto bene, ma lui era lo stesso preoccupato.
Arrivarono nella sala da ballo poco dopo e Camille si stacco dal braccio di Zake per andare da qualche parte senza degnare il ragazzo di uno sguardo e Zake la guardò sparire tra la gente confuso. Si girò verso Caleb in cerca di aiuto, ma il ragazzo stava parlando con Elizabeth e il biondo decise di non disturbarli. Susan e Luis invece erano già entrati nella pista e stavano ballando tranquillamente insieme.
-Zake!- il biondo si girò verso la voce e avrebbe preferito mille volte non farlo. Lydia era pronta ad attaccarlo con il suo vestitino super attillato che lasciava poco all’immaginazione. Zake non aveva per niente voglia di parlare con la ragazza, e nemmeno di vederla.
-Lydia ciao, come va?- chiese solo per cercare una scusa credibile per uscire da quella bruttissima situazione.
-tutto bene, anche se adesso che ci sei tu va tutto a meraviglia- disse lei arpionandogli un braccio e sorridendo. Zake sapeva già cosa voleva.
-ne sono felice, ora però devo andare a.. a parlare con mio padre di una questione importante, ci vediamo in giro- disse il biondo prima di sgusciare fuori dalla presa della ragazza ed incamminarsi verso il padre che lo stava per salvare da una situazione bruttissima, si era ripromesso che quella sera sarebbe stato sempre insieme a Camille e che non avrebbe dato conto alle oche. E l’avrebbe fatto, costi quel che costi.
 
Caleb aveva perso di vista sia Zake che Camille, ma sperava vivamente che stessero parlando e non combinando qualche macello come al solito. Di sua sorella non si preoccupava minimamente anche perché stava ballando tranquillamente con Luis e Caleb aveva avuto modo di parlare un po’ con il ragazzo durante il tragitto ed era stato contento di scoprire che era il ragazzo che aveva i modi migliori di tutti quelli con i quali era stata sua sorella, quindi si era un po’ tranquillizzato. Era felice anche di star parlando da solo con Elizabeth, non aveva ancora trovato il coraggio di dirle quello che provava, ma almeno la ragazza non dava segni di essersi scocciata della conversazione, anzi, sembrava preferisse parlare con lui che ballare.
-non ti piace ballare?- chiese il castano dopo un po’ alla ragazza.
-si mi piace, ma non conosco questi balli, quindi sembrerei una pazza che non sa ballare- disse la bionda mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-posso insegnarti io se vuoi-
-ti pesterei di sicuro i piedi, non ti conviene- entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere.
-che balli sai fare?- le chiese poi Caleb curioso.
-Valzer, Quickstep, Slowfox, Tango, Passo Doble e tanti altri-
-praticamente balli che qui non faremo mai- disse il ragazzo iniziando a ridere. -forse il valzer si, ma gli altri non so nemmeno cosa siano- aggiunge poi.
-tu lo sia ballare il valzer?- chiese la ragazza.
-poco, perché sono un disastro come ballerino-
-allora facciamo così, il prossimo ballo, qualunque sia, lo balliamo insieme e tu mi guidi, poi durante il valzer, sempre se lo faranno, ti guido io- propose la ragazza con un bellissimo sorriso sulle labbra.
-e se il prossimo è proprio il valzer?-
-allora balleremo quello successivo dove mi guiderai tu-
-ci stò- disse il ragazzo alzandosi e porgendo la mano alla ragazza che la prese sorridendo. Si avvicinarono alla pista aspettando che la nuova musica iniziasse. Quando partì la melodia Elizabeth rise.
-sapevi che c’era il valzer dopo questo ballo vero?- chiese la ragazza mettendosi in posizione seguita da Caleb.
-forse- rispose lui iniziando a seguire i passi esperti della ragazza.
 
“Forse” si disse Zake “bere tutti quei bicchieri di birra non è stata la scelta giusta”. Il ragazzo infatti si sentiva la testa girare e si reggeva poco bene sulle gambe. Perché aveva bevuto tanto? Perché non era riuscito a trovare Camille da nessuna parte e aveva iniziato a deprimersi e un bicchiere tira l’altro. Erano passate tre ore da quando erano arrivati alla festa e lui non aveva fatto altro che bere per tutto il tempo. Aveva intravisto sia Susan e Luis ballare che Caleb con Elizabeth. Loro almeno si stavano divertendo. Lui si stava annoiando e voleva solo parlare con Camille anche se, in quelle condizioni sapeva che non sarebbe riuscito a parlare come voleva. La individuò poco dopo, era seduta a uno dei divanetti vicino ai tavoli e aveva un bicchiere ancora pieno in mano. Il biondo le si avvicinò il più velocemente possibile.
-dov’eri finita?- le chiese una volta raggiunta e sedendosi affianco alla ragazza.
-non sono affari tuoi- gli rispose la ragazza e solo in quel momento si accorse che forse aveva bevuto addirittura più di lui.
-quanto hai bevuto?-
-non sono affari tuoi Ezekiel, io bevo quanto voglio- gli rispose Camille bevendo tutto d’un sorso il bicchiere che aveva in mano per poi prenderne un altro dal tavolo.
-Cam basta o domani ti ritroverai con un bruttissimo mal di testa- disse il ragazzo togliendo il bicchiere dalle mani della sua migliore amica. Lei lo guardò male e cercò di riprendersi il bicchiere, che era l’ultimo rimasto, ma Zake prevedendo la sua mossa lo bevve tutto d’un sorse come aveva fatto prima la ragazza. Sentì la testa girargli pericolosamente e guardò Camille, o meglio le sue labbra. Voleva baciarla, ma non poteva farlo li davanti a tutti e senza il suo consenso, e poi la ragazza sembrava abbastanza ubriaca. Si alzò e poi prese la ragazza per un braccio e la trascinò fuori dalla sala.
-dove stiamo andando?- chiese la ragazza che non stava opponendo per niente resistenza.
-ti sto riportando in camera. In realtà vorrei parlarti di una cosa importante, ma siamo entrambi ubriachi ed è meglio di no- disse il ragazzo.
-ma no! Dai andiamo in camera tua così ci sediamo sul letto e parliamo- disse la ragazza ridacchiando. Zake si accorse che forse stava peggio di quanto aveva immaginato.
-okay, però devi promettermi che non mi rederai in faccia- disse il ragazzo avvicinandosi alla parta della sua stanza che avevano appena raggiunto. Entrarono entrambi e Camille si tolse le scarpe per poi buttarsi a peso morto sul letto del ragazzo.
-il tuo letto è davvero comodo Zake- disse la ragazza chiudendo gli occhi. -e il tuo odore è buonissimo- Zake rimase confuso difronte alle affermazioni della ragazza.
-Cam secondo me dovremmo affrontare questo argomento un'altra volta. Adesso è meglio se ti riposi un po’ va bene?- disse il ragazzo sedendosi sul suo letto, ma il più lontano possibile dalla ragazza. Aveva voglia di toccarla, ma non poteva approfittarsi di lei in quello stato.
-ma io non sono stanca!- disse la ragazza sedendosi e avvicinandosi lentamente al ragazzo che degludì a vuoto. -non vuoi la mia compagnia?- chiese la ragazza una volta arrivata a pochi centimetri dal viso di Zake.
-Cam potresti allontanarti? Sai potrei non rispondere delle mie azioni se mi sei troppo vicina e poi domani mi picchi- disse il ragazzo cercando di allontanarsi dalla sua amica, ma lei sorridendo si mise a cavalcioni su di lui, per quanto le permettesse il vestito, e lo baciò. Zake cercò di resisterle in un primo momento, ma poi si lasciò andare e ricambiò il bacio iniziando a posarle le mani su tutto il corpo.
-Cam sappi che io non mi fermerò- sussurrò il ragazzo scendendo a paciarle il collo nel mentre le sbottonava la zip del vestito. Camille sorrise e iniziò a sbottonate la camicia del ragazzo, non prima di aver fatto volare via la povera cravatta.
-nessuno ti ha chiesto di fermarti- rispose la ragazza prima di baciare di nuovo Zake.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


In un’oretta tutti gli invitati erano usciti dal castello sotto lo sguardo attento di Gustav e Fred che, una volta rimesse le divise, erano ritornati in sala per tenere sotto controllo i due principi. Nel mentre Fred aveva parlato a Gustav di quello che aveva scoperto e il biondo gli aveva sorriso dicendo: “te l’avevo detto”. Gustav aveva proposto al rosso anche di parlare con il principe a palesare la sua vera identità, ma il ragazzo era stato irremovibile, già aveva fatto un’eccezione parlando con Ginny, non poteva rischiare oltre.
Nonostante quello che aveva detto gli occhi di Fred erano puntati su Elias da quando era rientrato nella sala. E a Gustav non era sfuggito, infatti lo punzecchiava in continuazione per fargli cambiare idea.
-dai, se continui a guardarlo lo consumi- disse poi il biondo facendo arrossire il rosso.
Fred stava per rispondergli a tono, ma Annabel, Elias e Ginniìy si avvicinarono a loro e la donna si rivolse ai due EDA:
-vi ringrazio per aver accettato di non mettervi la divisa stasera. La serata si è svolta in tranquillità e la gente non ha fatto domande strane- disse la donna e i due ragazzi fecero un inchino alla donna.
-è stato un piacere aiutarvi, nonostante andasse contro le nostre regole. Siamo disposti a tutto pur di proteggere i nostri signori- disse Gustav per entrambi.
-bene, buonanotte- disse la donna prima di uscire dalla sala dando un bacio sulla guancia al figlio. Rimasti solo loro quattro nella grande sala calò il silenzio. Dopo poco Elias si incamminò verso l’uscita seguito da Ginny.
-non vuoi ringraziarli pure tu?- chiese la ragazza una volta raggiunto il biondo.
-non serve visto che sanno che non ho bisogno della loro protezione..-
-disse quello che per poco non veniva ucciso da un pugnale pochi giorni fa- lo interruppe la ragazza voltandosi per controllare se i due EDA li stessero seguendo per poi sorridere in direzione di suo fratello.
-è stata solo una mia piccola distrazione-
-distrazione che poteva ucciderti- ricordò la ragazza prendendolo sottobraccio. Elias alzò gli occhi al cielo. Sapeva che la ragazza aveva ragione, ma non voleva dare vittoria alla madre, e nemmeno a Ginny che a volte gli ricordava molto Sam. A quel pensiero si rattristò. Chissà come stava il suo ragazzo. Sperava solo non stesse facendo qualcosa di stupido, e soprattutto sperava vivamente che avesse evitato la battaglia.
-tutto okay?- chiese Ginny notando l’aria afflitta che aveva assunto il principe.
-si, non ti preoccupare, pensavo a Sam- disse a bassa voce il ragazzo abbassando gli occhi. Ginevra gli strinse di più la mano intorno al braccio per confortarlo. Arrivarono poco dopo alla stanza della ragazza che diede un bacio sulla guancia ad Elias per poi entrare nella sua camera. Prima che Fred potesse seguire il principe verso la sua camera, Gustav lo prese per un braccio.
-adesso che sai tutto non ti da più fastidio il loro comportamento- disse il ragazzo ghignando.
-prima ero geloso, adesso so come stanno veramente le cose- disse il rosso per poi salutare il ragazzo e seguire velocemente il principe che si era allontanato molto, come se stesse camminando a passo veloce, o addirittura correndo. Fred, nonostante fosse più alto del principe, riuscì a raggiungerlo solo quando il ragazzo era arrivato davanti alla porta della sua camera.
-buonanotte- disse Elias prima di richiudersi con un tonfo la porta della sua camera senza aspettare la risposta di Fred che sospirò lasciando perdere il comportamento scocciato del principe.
 
Era notte fonda quando Fred sentì uno strano rumore provenire dalla camera del principe e guardò sospetto la porta. Possibile che il ragazzo fosse ancora sveglio a quell’ora? Okay che il ragazzo amava disegnare di notte, ma quello non era di certo il rumore di un blocco da disegno o delle matite. Sembrava qualcosa come se qualcuno volesse parlare ma non riuscisse a farlo. Cautamente si avvicinò alla porta e poggiò l’orecchio su di essa. Sentiva ancora quel rumore ma era molto basso. Fred non sapeva che fare. Doveva entrare a controllare rischiando di far infuriare il principe per essere entrato senza permesso? Si, doveva farlo. Ne valeva della sicurezza di Elias. L’avrebbe fato anche a costo di farsi odiare. Se c’era veramente qualcun altro in quella camera doveva assolutamente coglierlo di sorpresa. Aprì lentamente la porta cecando di fare il meno rumore possibile ed entrò nella stanza. Guardò attentamente all’interno e quello che vide per poco non gli fece gelare il sangue nelle vene. Elias era ne suo letto imbavagliato, e sopra di lui c’ea un uomo con un coltello in mano e che stava tracciando segni invisibili sul corpo del principe. Fred non ci vide più dalla rabbia e in poco tempo fece sbattere la porta, che teneva ancora per la maniglia, e attirò su di se lo sguardo del criminale e quello del principe. Fred corse verso l’uomo e lo prese per un braccio facendolo scendere dal letto. L’uomo, dopo il primo momento di confusione ringhiò arrabbiato e si librò della presa del rosso per poi puntargli contro il pugnale che Fred non vide arrivare. La vista del ragazzo si fece offuscata e sentì un dolore lancinante al fianco sinistro. Portò una mano nel punto che gli faceva male e la trovò umida. Di sicuro gli stava uscendo del sangue, ma il ragazzo non aveva tempo per bloccare l’emorragia. Doveva salvare El che era ancora intrappolato nel letto. Fece un respiro profondo e uscì uno dei pugnali sottili che aveva e se lo fece rigirare nella mano sinistra. L’uomo che lo aveva ferito lo guardava con aria di sfida e gli saltò addosso. Questa volta Fred fu più pronto e scattò di lato evitando un colpo profondo come il primo, ma comunque la lama riuscì a graffiargli il braccio destro. L’uomo rigirò di nuovo l’arma che aveva in mano e questa volta riuscì a colpire il ragazzo sul volto, per fortuna di Fred la maschera rimase al suo posto. L’uomo felice di essere riuscito a colpire di nuovo il ragazzo si fece meno cauto e proprio grazie a ciò Fred riuscì a conficcare il suo piccolo pugnale nel cuore dell’uomo che, appena resosi conto di quello che era appena successo, granò gli occhi terrorizzato per poi accasciarsi a terra senza vita. Fred affannato si premette entrambe le mani sul fianco sinistro per fermare il sangue, ma senza successo. Doveva medicarsi per bene. Guardò in direzione del principe ancora legato e fece uno sforzo per fare i pochi passi che lo separavano dal ragazzo, sperando che Elias stesse bene.
 
Elias si era svegliato di soprassalto quando aveva sentito qualcosa di ruvido stringergli i polsi. Aveva visto subito l’uomo sopra di se e aveva cercato di gridare, ma aveva un bavaglio in bocca e il suono uscì ottavato. L’uomo lo guardò torvo per poi puntargli il pugnale alla gola e scendere con la lama fino al petto dove staccò in un colpo solo tutti i bottoni della camicia che il ragazzo indossava come pigiama. Elias guardò terrorizzato il suo aguzzino. Era così che doveva morire? Nel suo letto ammazzato da un tizio pazzo che lo guardava come se lo volesse mangiare solo perché da cretino qual era si era dimenticato di chiudere la finestra? Si. Sarebbe morto così. Sperava solo che il tizio si muovesse a faro fuori. Ma quello aveva tutt’altre intenzioni. Infatti con la mano libra dal pugnale, che teneva sempre puntato alla gola del principe, l’uomo iniziò a toccare il principe prima sulle spalle e poi iniziò a scendere fino ad arrivare al bacino del ragazzo dove, facendo scivolare la mano dietro, strinse forte il sedere del principe che gridò per il dolore e la paura. Non voleva essere violentato da quell’uomo. Purtroppo il bavaglio aveva attutito ancora una volta il suo grido e l’uomo lo guardava ancora più famelico. Iniziò a far vagare anche la lama sul suo corpo ed Elisa sperava vivamente che tutto quello finisse il prima possibile e quasi trasalì quando sentì sbattere la porta. Voltò lo sguardo in quella direzione e per poco non urlò di gioia alla vista del ragazzo dai capelli rossi che era la sua guardia del corpo. Come aveva fatto a sentire tutto, Elias non lo sapeva, ma era felice di vederlo. Forse doveva veramente ricredersi su quei ragazzi. L’EDA trascinò l’uomo il più lontano possibile da Elias. Il principe da quella posizione riusciva a vedere poco e niente, ma vide chiaramente l’uomo che infilava il pugnale nel fianco sinistro del suo salvatore. No, non poteva finire in quel modo. Durante tutto il duello dei due il principe aveva i nervi a fior di pelle, uno perché temeva per la sua stessa vita, e due perché il rosso stava perdendo troppo sangue dal fianco ed El era sicuro che sarebbe collassato da un momento all’altro. Quando il suo aguzzino morì lasciò uscire un sospiro di sollievo per quanto il bavaglio gli concedesse. Vide l’EDA che con una mano sul fianco sinistro si avvicinava nella sua direzione e il principe potò constatare che la ferita era ben più grave di quanto avesse immaginato. L’EDA lo slegò il più velocemente possibile, e una volta libero Elias si massaggiò i polsi doloranti tendo gli occhi fissi sul ragazzo che non accennava a muoversi da vicino al suo letto.
-devi curare quella ferita- disse dopo poco il principe alzandosi. L’EDA annuì e fece per uscire dalla stanza quando Elias lo bloccò per il braccio destro.
-aspetta qui, non puoi fare tutto da solo. Ti curo io infondo mi hai salvato la vita- disse il biondo alzandosi dal letto e incamminandosi verso la porta che portava al suo bagno personale fregandosene altamente di essere vestito solo con delle mutande e una camicia aperta. Il rosso fece per protestare ma il principe si girò verso di lui con aria di sfida.
-non provarci nemmeno. Io adesso ti curo punto.- disse prima di sparire dentro il bagno per poi ritornare con cotone, bende e una ciotola d’acqua per lavare via il sangue.
-togliti la maschera e anche la maglia- disse il principe. Fred si irrigidì. No, la maschera non poteva proprio toglierla.
-muoviti o perderai altro sangue- disse il principe notando l’indecisione del ragazzo. Alla fine Fred, che non voleva fare movimenti bruschi con le braccia, decise di strapparsi la maglietta di dosso utilizzando un altro pugnale che aveva appresso, infondo quella maglia era solo da buttare.
-la maschera- disse ancora il principe iniziando a togliere il sangue che si stava indurendo con un panno imbevuto nell’acqua. Fred fece no con la testa e il principe lo guardò con un sopracciglio inarcato. Non disse niente e continuò a lavorare sulla ferita peggiore fino a quando non finì di mettere le bende intorno la vita del ragazzo. Poi passò alla ferita sul braccio destro che era solo un graffietto superficiale e poi guardò il rosso negli occhi che gli sembravano troppo familiari, anche se non ci badò molto.
-devi toglierti per forza la maschera o non riuscirò ad occuparmi di quel taglio- disse con calma il principe. Ma l’EDA non voleva sentire ragioni. Elisa si arrabbiò e andò a svuotare la bacinella d’acqua ormai sporca di sangue per poi ritornare con una garza abbastanza grande e senza preavviso strappò la maschera dal volto del ragazzo che sgranò gli occhi preoccupato. Non appena Elias posò gli occhi sulla faccia dell’EDA granò gli occhi e fece cadere a terra la maschera che ancora teneva in mano.
-Sam. Samuel sei davvero tu?- chiese dopo un po’ sedendosi sul suo letto il più vicino possibile al ragazzo che girò la faccia dall’altro lato.
-Sam?- chiese ancora il principe con voce inclinata. Fred non resistette oltre e si girò poggiando le sue labbra su quelle del biondo che rispose al bacio buttando le braccia al collo del ragazzo.
-stupido incosciente. Perché non mi hai detto subito che eri tu? E soprattutto perché sei entrato negli EDA?- disse il principe una volta che si furono staccati dal bacio.
-noi EDA dobbiamo nascondere la nostra vera identità al nostro re- rispose il rosso poggiando titubante una mano sul fianco destro del principe.
-perché?- chiese ancora il principe sull’orlo delle lacrime.
-perché volevo proteggerti a tutti i costi- si arrese poi il rosso stringendo di più la presa sul fianco del ragazzo. Del suo ragazzo. -comunque non si dicono le bugie El- disse poi Fred trovando un po’ di coraggio.
-scusa, volevo solo proteggerti. Ginny me ne ha dette di tutti i colori quando le ho detto tutto-
-e ha fatto bene-
-anche Eli prima di..- Elias non continuò la frase e scoppiò a piangere  nascondendo il volto nella spalla del rosso. Anche a Fred venne da piangere.
-anch’io ti devo delle scuse El- disse dopo un po’ il rosso attirando lo sguardo curioso del suo ragazzo su di se.
-cosa?- chiese il principe sedendosi sulle gambe di Sam, stando attento a non toccargli il fianco ferito, e poggiando la sua testa sulla spalla del rosso.
-io.. il mio vero nome non è Samuel- Elias lo guardò confuso e Fred continuò a parlare. -forse Ginny ti ha già detto tutta la storia del perché sono scappato di casa- fece un respiro profondo sentendo lo sguardo di fuoco di El su di lui -il mio vero nome è Frederic Ravenlord terzo figlio dei Ravenlord e fratello maggiore di Ginevra-
-stronzo- Fred guardò Elias confuso e preoccupato. -sei uno stupido stronzo. Perché non mi hai detto tutto subito senza inventarti una storia di sana pianta?-
-perché avevo paura che mi avreste riportato dai miei genitori- Elias gli sorrise e lo baciò sulle labbra.
-non l’avrei mai fatto. L’importante adesso e che mi hai detto la verità- disse poi il biondo accoccolandosi meglio tra le braccia di Fred che lo strinse forte a se.
-cos’è tutto questo affetto stasera?- chiese il rosso sorridendo.
-quel tizio stava per violentarmi, e poi non ti vedo da mesi- disse tranquillamente Elias sorridendo quando le braccia del suo ragazzo lo strinsero di più.
-ho fatto bene ad ammazzarlo- disse a denti stretti il rosso procurando una risata liberatoria al biondo che, dopo tutti gli avvenimenti di quei mesi, ne aveva veramente bisogno.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Camille aveva un gran mal di testa e non ricordava niente della serata precedente, solo che aveva bevuto troppo. Non sapeva nemmeno com’era finita nella sua camera e perché sentiva l’odore di Zake. Poi sgranò gli occhi preoccupata e si guardò intorno. Quella non era per niente camera sua, ma di Zake. Che ci faceva li? Poi si accorse di un altro particolare che prima le era sfuggito, era nuda nel letto di Zake. Si girò verso destra e vide il suo migliore amico che dormiva tranquillamente con i riccioli biondi che gli coprivano la faccia. Camille riusciva a vedergli solo le spalle ma sapeva che anche il ragazzo era nudo. Cosa aveva combinato? Non poteva essere andata a letto con il suo migliore amico da ubriaca, e soprattutto perché lui non l’aveva fermata? Calde lacrime iniziarono a formarsi agli angoli degli occhi della ragazza che cercò di fare meno rumore possibile per non svegliare il ragazzo. Non sarebbe riuscita ad affrontarlo senza scoppiare a piangere. Si alzò dal letto e iniziò a vestirsi. Voleva tornare in camera il più velocemente possibile e prendersi qualcosa per calmare il mal di testa. E soprattutto non voleva stare nella stessa camera di Zake un secondo di più. Camille sperava vivamente che il ragazzo non si svegliasse, ma, mentre si stava alzando la zip del vestito rosso il ragazzo si mosse nel sonno e poi aprì gli occhi incastrando i suoi pozzi scuri in quelli verde smeraldo di Camille.
-Cam cosa.. Oh- disse il ragazzo con una confusione iniziale per poi ricordarsi gli avvenimenti della sera precedente, anche se aveva un ricordo sfuocato di quello che era successo dopo il bacio con la ragazza.
-come stai?- chiese il ragazzo sedendosi sul letto. Camille, che intanto aveva recuperato i tacchi, lo guardò male.
-COME DOVREI STARE STRONZO APPROFITTATORE? AZZARDATI A TOCCARMI UN’ALTRA VOLTA E TI FACCIO PASSARE LE PENE DELL’INFERNO- gridò la ragazza lasciando sconvolto il biondo.
-Cam, calmati eravamo entrambi ubriachi e poi sei tu che ti sei lanciata non io. Ho tentato di fermarti..-
-STAI MENTENDO! NON PUOI CREDERE CHE IO MI FIDI DI TE DOPO QUESTO- disse la ragazza con le lacrime che premevano per uscire.
-Cam, ti giuro che è la verità perché non ti farei mai una cosa del genere senza il tuo consenso..- ma la sua frase fu fermata dalla ragazza che gli aveva appena tirato una scarpa addosso. Zake la guardò spaventato. Camille dopo qualche minuto di silenzio si avvicinò al ragazzo, gli diede uno schiaffo potente sulla faccia e riprendendo la scarpa che aveva lanciato si incamminò verso la porta.
-Non ti voglio più avere vicino. Non siamo più amici dopo che mi hai trattata come una delle tue oche- disse la ragazza prima di uscire dalla porta e scoppiare a piangere accasciandosi contro di essa. Non avrebbe superato facilmente quello che era successo quella sera.
 
Zake guardò la porta della sua camera chiudersi con forza e si disse di aver fatto la peggior cazzata della sua vita. Perché aveva bevuto tanto quella sera? E perché non era stato più insistente con Camille? Non lo sapeva, e non l’avrebbe mai saputo. Ormai aveva perso per sempre qualunque opportunità con la ragazza, e anche la sua amicizia. Quella sera doveva servire per farli parlare, non per dividerli. Ma Zake infondo sapeva che sarebbe andata a finire con il rifiuto da parte della ragazza, ma avrebbe preferito mille volte non sentirsi dare dell’approfittatore. E soprattutto che aveva trattato Camille come una delle oche, cosa che non era vera per niente. Lei era speciale, era la sua Cam. E in una sola sera aveva perso tutto. Il biondo sospirò e si alzò dal letto andando verso il bagno. Aveva veramente bisogno di farsi una bella doccia fredda per non pensare a quello che era appena successo. Doveva calmarsi e poi avrebbe cercato di riparlare con Camille quando la ragazza sarebbe stata più tranquilla. Non voleva perderla.
 
Zake guardava con poco interesse il suo pranzo non prestando attenzione a quello che diceva Caleb anche se sembrava che il ragazzo stesse dicendo qualcosa di molto importante. Aveva saltato la colazione perché si era svegliato alle 12, e per il resto della mattinata era rimasto nella sua camera. Avrebbe saltato anche il pranzo se un sorridente Caleb non fosse venuto a prelevarlo direttamente dalla sua camera. Il castano voleva sapere cos’era andata con Camille, ma Zake non gli aveva detto niente, e aveva intenzione di non dirgli la verità perché voleva risolvere le cose con Camille senza l’aiuto dei suoi amici.
-terra chiama Zake- disse Caleb sventolando una mano davanti la faccia del biondo che lo guardò con aria di scuse.
-non fare quella faccia non mi importa niente delle tue scuse, invece di avere l’aria afflitta potresti dirmi cosa ti affligge?- disse il Castano guardando negli occhi il biondo.
-niente, solo che credo che Camille non mi voglia più parlare- disse il biondo sfuggendo dallo sguardo del castano e guardando in direzione della porta dalla quale stava entrando proprio Camille insieme a un ragazzo castano del quale Zake non ricordava il nome. Caleb seguì lo sguardo dell’amico e vide anche lui i due ragazzi che si sedevano insieme in un tavolo isolato.
-sei afflitto perché la tua bella ti ha snobbato tutta la sera per stare insieme a Brandon?- chiese il castano notando che lo sguardo di Ezekiel si faceva sempre più cupo.
-non ho possibilità con lei- disse infine il biondo riprendendo in mano la forchetta e iniziando a giocare con il cibo.
-non dire così se non hai nemmeno provato!- disse il castano ricevendo un’occhiataccia da parte del biondo.
-cambiando argomento, a te com’è andata?- chiese poi Ezekiel sorridendo al rossore che si era impossessato delle guance del suo amico.
-bene, abbiamo parlato molto e io le ho detto qualcosa e abbiamo deciso di provare- disse il ragazzo.
-da come l’hai spiegato non si capisce niente. State insieme si o no?- chiese il biondo alzando gli occhi al cielo.
-si stiamo insieme, ma solo per provare se non va bene ritorniamo amici come prima- disse il castano.
- e dove hai lasciato la tua ragazza?-
-è con mia sorella a fare compere- disse il castano scocciato che la conversazione si fosse incentrata su di lui mentre Zake se la rideva.
-Zake alzati da li che devo parlarti- Ezekiel si voltò verso la voce trovandosi una Lydia molto arrabbiata difronte.
-perché dovrei alzarmi se devi parlarmi? Possiamo farlo anche qui- disse il ragazzo che non aveva per niente voglia di vedere quella ragazza.
-perché è una cosa che non vorrei far sentire in giro-
-ma se sei la prima che parla dei fatti propri a tutti- disse Caleb ricevendo uno sguardo di fuoco da parte della ragazza.
-è una cosa privata, quindi gradirei che la sentisse solo Zake- disse poi incrociando le braccia al petto e aspettando che il ragazzo si muovesse. Zake guardò Caleb scusandosi con lui e si alzò per andare a parlare con la ragazza, sperava solo che si sbrigasse. Lydia sorrise e camminò a passo svelto verso l’uscita della mensa passando volontariamente difronte al tavolo di Camille, ma la ragazza era troppo concentrata a parlare con Brandon per accorgersi della presenza dei due ragazzi cosa che fece star male Zake. Una volta lontani da orecchie indiscrete Zake incrociò le braccia aspettando che la ragazza iniziasse a parlare.
-non mi è piaciuto il tuo comportamento di ieri. Ci sono rimasta davvero male anche perché dovevo dirti qualcosa di veramente importante- iniziò la ragazza mettendo su una faccia indignata.
-e dovevi dirmela proprio ad una festa?- chiese il ragazzo.
-l’avevo appena saputo e volevo dirtelo subito-
-di cosa si tratta?-
-sono incinta, e il bambino è tuo- ad Ezekiel morirono le parole in bocca. Com’era possibile? Lui aveva sempre utilizzato le precauzioni, non poteva essere suo.
-come fai ed esserne sicura?-
-ho fatto il test ed è risultato positivo. E sono sicura che sia tua perché sei l’unico con il quale sono andata a letto negli ultimi due mesi- disse la ragazza con una faccia molto seria che fece sentire male Zake.
-sei davvero sicura che sia mio?- chiese il ragazzo per precauzione.
-si- Zake sospirò. Come si era cacciato in quel pasticcio? Perché ultimamente gli stava andando tutto storto? Il ragazzo chiuse gli occhi per qualche secondo per poi riaprirli e guardare la ragazza.
-okay ti starò accanto-
-davvero?- chiese la ragazza con gli occhi che brillavano.
-si, non sono un mostro insensibile mi prendo le mie responsabilità- disse il ragazzo abbassando lo sguardo. Addio seconda possibilità con Camille. Si era cacciato in un bruttissimo guaio con le sue stesse mani. La ragazza gli sorrise e si buttò fra le sue braccia per poi baciarlo sulle labbra. Zake non rispose al bacio. Avrebbe riconosciuto il figlio e se ne sarebbe preso cura, ma non avrebbe mai ricambiato i sentimenti della ragazza, sempre se c’erano veramente.
-adesso possiamo andare in camera mia? Ho bisogno di riposare, ma non voglio stare da sola-
-va bene-
 
 
Caleb stava ancora aspettando Zake quando arrivarono Susan e Beth.
-Ciao- le salutò il ragazzo facendo posto alle altre due. La sorella gli sorrise mentre Beth gli diede un leggero bacio a fior di labbra.
-siete troppo teneri- disse Susan una volta che anche Beth si fu seduta. La bionda arrossì e poi distolse lo sguardo.
-Camille e Zake?- chiese poi guardando verso la parta aspettandosi di veder arrivare i due ragazzi insieme.
-non dirmi che stanno recuperando tutto il tempo perso e non verranno a mangiare con noi- disse Susan speranzosa che la serata avesse dato i suoi frutti.
-non ti illudere sorellina, non hanno combinato niente. Camille è qualche tavolo più giù insieme a Brandon mentre Zake è uscito qualche minuto fa perché Lydia doveva parlargli- rispose il castano cacciando un sospiro sconsolato.
-Brandon? Davvero? E che ci fa con quello Camille?- chiese la castana addentando un pezzo di salciccia.
-si sta baciando- disse Caleb con occhi sgranati facendo voltare la sorella nella direzione dello sguardo del fratello. Entrambi rimasero sconvolti dalla scena che avevano davanti agli occhi. Camille e Brandon si stavano baciando veramente, e non sembrava un bacio casto, tutt’altro.
-ma non era innamorata persa di Zake? Chi è questo qui?- chiese Elizabeth rimasta anche lei basita dalla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
-possibile che lo stia facendo per farlo ingelosire?- chiese Susan cercando di darsi una spiegazione sensata per quello che stava vedendo.
-quando Zake non è nemmeno presente?- le chiese il fratello confuso.
-sinceramente credo che Brandon sia solo un buon a nulla e che Zake sia mille volte meglio- disse Luis che era appena arrivato e guardava in modo strano i due ragazzi che si stavano baciando ancora e ancora. Poi si sedette affianco alla fidanzata e, dopo averla baciata, iniziò a mangiare il suo pranzo.
-quello è scontato, ma perché Camille sta con Brandon?- chiese Caleb conscio che se voleva una risposta doveva porgere una domanda alla diretta interessata.

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Elias era comodamente sdraiato sopra Fred. Il rosso non aveva lasciato la stanza del biondo per tutta la notte e, dopo averlo sgridato per aver rimasto la finestra aperta e aver portato via il cadavere, si era sdraiato sul letto e aveva stretto a se Elias tutto il tempo. Era mattina ormai, ma il principe non voleva lasciare il suo comodo “letto” per niente al mondo. Fred gli era mancato troppo, e doveva recuperare tutto il tempo perso. Il biondo non stava dormendo, ma teneva solo gli occhi chiusi e si accorse subito che il rosso si era svegliato perché aveva iniziato ad accarezzarlo lentamente sulla spalla. Elias sorrise, gli era mancato moltissimo. Alzò piano la testa e i suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli grigi dell’altro. Poi Fred gli posò un delicato bacio sulle labbra.
-dormito bene?- chiese l’EDA senza fermare le sue carezze.
-mai dormito meglio- rispose il principe sorridendo per poi baciare nuovamente il suo ragazzo. Le mani di Fred si strinsero intorno ai fianchi del ragazzo e Elias approfondì il bacio. Proprio mentre Fred stava per togliere i pantaloni al principe sentirono bussare alla porta e i due ragazzi si fermarono. Elias guardò Fred alzarsi dal letto e mettersi la maschera per poi, con voce scocciata, dire avanti. Dalla porta fece capolino Ginny seguita a ruota dalla sua guardia del corpo.
-El scusa il disturbo, ma ho sentito di quello che è successo ieri e volevo sapere come stavi- disse la ragazza che era veramente preoccupata. Elias le sorrise, non poteva incolparla per aver interrotto lui e Fred, infondo era preoccupata.
-sto bene, mi sono spaventato molto, ma sto bene- disse il ragazzo facendo cenno a Ginevra di avvicinarsi. La ragazza sorrise e abbracciò stretto il principe. Quando quella mattina aveva scoperto tutto involontariamente da una guardia dell’esercito si era preoccupata a morte. Ma El stava bene, e anche suo fratello sembrava star bene. Gustav rimase sulla soglia della porta guardando Fred per accertarsi che il rosso stesse veramente bene. Fred notando lo sguardo del suo amico gli sorrise per non farlo preoccupare. Se l’era vista davvero brutta quella sere, ma era ancora vivo e aveva chiarito con Elias, quindi era tutto apposto.
-mi hai fatto preoccupare! Ma com’è entrato quello nella tua stanza- chiese la ragazza una volta sciolto l’abbraccio con il principe.
-avevo lasciato la finestra aperta- disse il biondo grattandosi dietro la testa in imbarazzo per quello che era successo.
-ma sei pazzo? Lasciare la finestra aperta mentre dormi sapendo che Caroline molto probabilmente ti vuole morto!- disse la ragazza ricevendo un’occhiataccia da parte del fratello. Ginny guardò male a sua volta il ragazzo.
-cosa c’è? È la verità. Io sono qui solo perché vuole un accordo con la casa nobiliare più grande dopo quella della famiglia reale. Quella vuole far fuori anche me- disse la ragazza fissando negli occhi il fratello, quegli occhi che erano identici ai suoi.
-ne sei.., ne siete davvero sicura?- chiese Fred dubbioso. Il ragionamento non faceva una piega, però se Elias fosse veramente morto i Ravenlord potevano anche non sostenere più la famiglia reale.
-si, ne sono sicura- rispose convinta la ragazza.
-fino a quando possiamo intervenire noi due non vi succederà niente- disse Gustav che era sempre vicino alla porta per captare qualunque passo all’esterno di essa. Fred annuì alle parole del biondo.
-il problema è se Caroline si inventa qualcosa che ci impedisca di agire- fu la costatazione di Fred che si era messo a camminare avanti e indietro per la stanza.
-Voi due dovete starci incollati, punto- disse il principe con un sospiro.
-sbaglio o hai accettato tranquillamente che ci stiano appiccicati? Tu che non li volevi tra i piedi- disse Ginevra guardando con un sopracciglio alzato il principe che divenne rosso sotto lo sguardo indagatore della sua promessa sposa.
-ho cambiato idea- disse lui a bassa voce scaturendo un piccolo sorriso sulle labbra di Fred.
-e come mai hai cambiato idea?- chiese ancora la ragazza sempre con il sorriso sulle labbra. Elias era in difficoltà, aveva paura di dire alla ragazza la verità non solo perché aveva appena scoperto che Fred era un Ravenlord, ma anche perché non sapeva se poteva parlare con l’altro EDA nella stanza.
-per caso sono state svelate le carte?- chiese Gustav facendo ridere Fred e confondere ancora di più Ginevra. -lo prendo per un si- disse ancora il biondo rivolto al rosso che non la smetteva di ridere.
-di quali carte stai parlando?- chiese allora Ginevra guardando confusa prima il fratello e poi il biondo.
-del fatto che io e il tuo bel principe stiamo insieme da due anni e lui ha appena scoperto la mia identità- disse Fred togliendosi la maschera e sorridendo in direzione di Elias. Ginevra sgranò gli occhi.
-vuoi dire che tu eri il famoso Sam?- chiese la ragazza al fratello che annuì confermando le parole della sorella.
-Elias sei uno stupido- disse dopo la ragazza.
-mi ha detto ieri di essere un Ravenlord, okay sono stupido, ma anche lui ha le sue colpe- disse il principe sbuffando.
-okay, allora io e il biondo togliamo il disturbo così fate quello che dovete fare- disse Ginevra prendendo sotto braccio Gustav e incamminandosi verso la porta lasciando i due ragazzi scioccati.
-Ginevra!- dissero poi i due per poi guardarsi e scoppiare a ridere. La ragazza sorrise e li salutò con la mano per poi uscire dalla stanza accompagnata dall’altro EDA.
-siete stata perfida- disse il biondo sorridendo.
-in quella stanza c’era troppa tensione che devono assolutamente scaricare, potevo essere anche più esplicita- disse la ragazza camminando felice che tutto fosse andato per il meglio.
-meglio di no, vi avrebbero uccisa-
-dammi del tu, sei più grande di me. E poi se mi uccidono non posso coprirli- disse la ragazza sorridendo. Rimasero in silenzio per un po’, poi la ragazza guardò verso l’EDA.
-come ti chiami?-
-non credo sia il caso di…-
-per favore, non voglio continuare a chiamarti biondo in eterno- disse la ragazza bloccando sul nascere le proteste del ragazzo.
-Gustav-
-Gustav…- il biondo sospirò all’esplicita domanda della ragazza. Lui odiava il suo cognome e ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ma non poteva cancellare chi era, e non poteva non rispondere alla ragazza.
-Gustav Wittemberg- Ginevra sgranò gli occhi.
-sei per caso parente di…-
-sono il figlio di Erik anche se non gli assomiglio per niente- disse il ragazzo prima che la rossa potesse porre la domanda. Ginny guardò il ragazzo con la voglia matta di fargli altre domande, ma sapeva che il ragazzo non ne sarebbe stato felice, quindi decise di lasciar perdere e continuare a camminare verso la sua stanza cercando altro di cui parlare con Gustav.
 
 
-Il nostro re ci ha dato molto e adesso dobbiamo onorarlo per quello che ha fatto per noi, sperando che i suoi discendenti facciano come lui, o meglio- queste erano le parole del sacerdote durante il funerale dell’ex re di Luxor. Elias guardava attentamente la bara dove suo nonno era ripostolo, la quale sarebbe stata bruciata a breve. Non aveva quasi mai parlato con suo nonno, quando era nato il re era già malato quindi le sue visite erano sempre brevi. Il principe non riusciva a provare niente in quel momento, solo rabbia. Rabbia verso Caroline che gli aveva portato via il nonno prima ancora della sua nascita. Elias era sicuro al 100%, così come la madre, che la malattia del nonno era dovuta a un qualche veleno che la donna aveva somministrato al marito. Quella donna aveva manie di grandezza terribili, che ne Annabel, ne Elias approvavano. Ma ora era lei a regina reggente, fino a quando Elias non si fosse sposato visto che Annabel non poteva regnare. Elias diede uno sguardo veloce alla madre che stava al suo fianco e teneva la testa bassa. Aveva perso un’altra persona cara nel giro di poche settimane e Elias non si spiegava come la donna riuscisse ancora a sorridere. Le si avvicinò ancora di più e le mise un braccio intorno alle spalle. Era molto più alto di lei e la donna sembrava veramente piccola e fragile in quel momento.
-El- fu l’unica cosa che la donna disse prima di stringersi ancora di più al figlio.
-riusciremo a riprenderci Luxor- disse il ragazzo in modo da farsi sentire solo da lei.
-non è facile El, non possiamo contare più su nessuno ormai- la donna sospirò pesantemente per poi continuare -speravo di riuscire a far ricadere tutte le colpe su chi sai tu, ma i medici erano dalla sua parte, anzi, credo l’abbiano aiutata- concluse la donna guardando il figlio negli occhi celesti che erano identici ai suoi. Quanto avrebbe dato in quel momento Annabel per tornare indietro e accettare la sua proposta? Tutto. La fine di Luxor era stata segnata prima ancora della nascita di Elias, e Annabel quando aveva detto quel no lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma aveva deciso di restare sperando di riuscire a salvare la sua città. Era stata una scelta irrazionale e si pentiva ogni volta. Voleva tornare indietro per vedere i suoi figli, tutti i suoi figli, crescere in tranquillità, innamorarsi e fare le loro scelte senza che qualcun altro decidesse per loro. Era stata una stupida e lo sapeva perfettamente. Se in quel momento le avessero fatto la proposta di scappare lei avrebbe accettato senza esitare. Avrebbe detto di si senza nemmeno far finire la domanda. Sorrise immaginandosi la faccia prima sorpresa e poi felice dell’uomo che le sorrideva e le porgeva una mano per guidarla verso la sua nuova vita.
-a cosa stai pensando?- chiese Elias notando lo sguardo lontano della madre.
-a tuo padre- disse semplicemente lei continuando a sorridere.
-mi manca da morire- disse Elias abbassando lo sguardo. Aveva trascorso solo tre anni con suo padre prima che lo uccidessero brutalmente davanti i suoi occhi.
-anche a me. È stata tutta colpa mia, dovevo dirgli subito di si e non aspettare e sperare in qualcosa che non si sarebbe mai realizzato- disse la donna facendosi scura in volto.
-non è vero, non sapevi come sarebbero andate a finire le cose, è colpa di..-
-El per favore non dire quel nome- disse la donna girandosi verso il figlio e accarezzandogli una guancia. Era la copia perfetta del padre, tranne per gli occhi azzurri del ragazzo. Chissà come sarebbe stato averli tutti insieme e vederli crescere. Forse avrebbe chiamato Ez..
-Elias cercavo proprio te piccolo mio- i pensieri della donna furono interrotti dall’arrivo di Caroline che non aveva per niente considerato Annabel.
-per cosa?- chiese il ragazzo curioso stringendo più forte la madre. Vide con la coda dell’occhio Fred e Gustav che lo tenevano d’occhio con Ginevra al loro fianco.
-perché ho avuto una bellissima idea per sbarazzarci di Ombrax una volta per tutte- disse la donna con un sorriso trionfante sulle labbra. Avrebbe preso due piccioni con una fava.

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Era passato un mese dalla festa, e le cose non erano andate per il meglio. Ezekiel si era totalmente distaccato dai suoi amici perché Lydia lo cercava ogni volta che il ragazzo cercava di allontanarsi e alla fine il biondo si era rassegnato e non aveva parlato con i suoi amici, non aveva nemmeno spiegato il perché ai ragazzi. L’unico che sapeva il perché dell’allontanamento del ragazzo dal gruppo era Richard al quale Zake aveva spiegato tutto. Il padre non l’aveva presa bene, ma Zake non poteva farci niente.
Camille invece si era fidanzata con Brandon dopo due settimane dalla festa. E Caleb, Susan ed Elizabeth erano rimasti confusi perché la ragazza aveva sempre detto di non sopportare l’atteggiamento del ragazzo. Ma infondo chi erano loro per interferire? Caleb però sospettava che c’era qualcos’altro dietro la scelta della ragazza che era innamorata persa di Zake. Era troppo strano che lei avesse cancellato i suoi sentimenti per il biondo come aveva detto a Caleb per spiegare perché si era messa con Brandon. Caleb non era convinto e ne aveva parlato con Susan, Luis e Elizabeth che era ufficialmente la sua ragazza. Anche gli altri tre ragazzi avevano concordato con lui, soprattutto Luis che riteneva Brandon un buon a nulla e preferiva mille volte Zake. I quattro ragazzi erano in palestra e Caleb e Luis guardavano le loro ragazze sfidarsi. Dall’altra parte della palestra c’erano Camille e Brandon che parlavano tranquillamente dopo una piccola lotta che li aveva visti partecipi anche se Camille non si era mossa più di tanto. Caleb li stava ancora guardando quando all’improvviso la ragazza si alzò di scatto iniziando a gridare contro Brandon. Da quella distanza Caleb non riusciva a capire cosa stesse dicendo la ragazza, ma di sicuro era arrabbiata e Brandon aveva un bruttissimo ghigno sulle labbra. Il castano notò che anche gli altri tre ragazzi si erano girati verso Camille e vedendo che la situazione stava prendendo una brutta piega decise di andare ad aiutare la sua amica.
-sei una persona orribile, e io che credevo fossi diverso. Non voglio più vederti!- Camille era arrivata al limite della sopportazione. Aveva deciso di stare con Brandon per cercare di dimenticare Zake e anche perché il ragazzo le andava dietro da un po’, ma non voleva di certo essere usata per far ingelosire una ragazza che Brandon voleva. Perché nell’ultimo periodo capitavano tutte a lei? Non bastava Zake e il suo macello, ma anche quest’altro stronzo che aveva deciso che era troppo brutta per essere davvero la sua ragazza.
-cosa sta succedendo qui?- Camille si girò verso Caleb che l’aveva appena affiancata preoccupato. Nell’ultimo periodo la ragazza aveva evitato i suoi amici perché aveva paura delle loro domande. Sapeva che Zake non aveva detto niente di quello che era successo quella sera e gli era davvero grata, ma comunque non voleva averlo vicino. Poi non voleva che Brandon interagisse troppo con i suoi amici.
-niente che ti possa riguardare- gli disse Brandon guardandolo male.
-invece mi riguarda se qualche stronzo fa gridare la mia amica- disse Caleb reggendo lo sguardo dell’altro castano.
-tranquillo Caleb stavo solo lasciando uno stronzo approfittatore. Vatti a cercare un’altra per far ingelosire la tua bella. Esci dalla mia vita- disse Camille prima di voltarsi e incamminarsi a passo di marcia verso i suoi amici. Aveva assolutamente bisogno di stare un po’ con loro. Quello che aveva scoperto tre settimane prima l’aveva un po’ destabilizzata, ma doveva essere forte e non pensare al resto, anche se era un po’ difficile con la nausea che l’assaliva ogni volta che cercava di mangiare. Una volta arrivata dai ragazzi e una volta che anche Caleb li ebbe raggiunti parlò:
-scusatemi. Vi ho completamente trascurati, ma non succederà più- Elizabeth e Susan sorrisero.
-tranquilla Cam, l’importante è che tu stia bene, quel coglione lo possiamo tranquillamente picchiare se vuoi- le disse Caleb mettendole un braccio intorno le spalle.
-non sto proprio bene, ma non mi lamento. Brandon lasciatelo stare, si accorgerà da solo di aver fatto un errore a sfruttarmi- disse la ragazza che si sedette sulla panchina dove si era seduta anche Beth.
-Puoi dirci tutto quelle che ti preoccupa lo sai bene- le disse la bionda abbracciandola.
-grazie- disse la mora abbassando gli occhi in imbarazzo. Quello che la preoccupava non l’avrebbe detto tanto facilmente perché avrebbe dovuto spiegare un bel po’ di cose che non aveva voglia di spiegare. Susan si accorse subito del suo stato.
-se non vuoi parlarne con noi almeno fallo con qualcuno che ti possa aiutare e del quale ti fidi cecamente- le disse la ragazza. Camille annuì. Susan aveva ragione, non poteva tenersi tutto dentro, ma con chi poteva parlare? Poi le venne in mente una persona e si alzò di scatto. Scelta sbagliata perché le risalì in gola quello che aveva mangiato a pranzo e per poco non vomitò li.
-ci vediamo in mensa per la cena, devo assolutamente parlare con una persona- disse poi salutando i ragazzi e incamminandosi verso l’uscita della palestra. Susan aveva terribilmente ragione e sapeva perfettamente con chi doveva parlare. La persona con la quale si era confidata da quando Olma era morta. Bussò alla porta dello studio sperando che Richard fosse ancora al suo interno. L’uomo le aprì la porta subito dopo e la guardò con un sorriso.
-Richard scusa per il disturbo, ma devo assolutamente parlarti- disse la ragazza seria. L’uomo annuì e la fece entrare nello studio.

Zake era seduto in mensa affianco a Lydia e stava sbuffando da quando erano entrati. Possibile che l’unica cosa che sapesse fare quella ragazza era parlare in continuazione? Ezekiel alzò lo sguardo non appena nella mensa entrò Camille seguita da suo padre. Vide la ragazza raggiungere il tavolo con Caleb e gli altri. Sorrise, almeno quel Brandon non le stava più intorno, anzi sembrava che non volesse avvicinarsi al tavolo dei suoi amici.
-Zake mi stai ascoltando?- chiese Lydia guardandolo male.
-scusa mi ero distratto un attimo- disse il biondo facendo un sorriso finto alla ragazza.
-bene perché io sono stressata in questo periodo. Sai quant’è difficile fare tante di quelle cose con il ciclo? È davvero orribile, non vedo l’ora che finisca- la ragazza si guardò un unghia pittata storcendo la bocca. Zake alle parole della ragazza l’aveva guardata con un cipiglio interrogativo.
-hai il ciclo?- chiese poi alla ragazza con circospezione.
-ovvio cos’ho detto due secondi fa ma mi stai ascol…- la ragazza fermò la frase a metà non appena si accorse del madornale errore che aveva appena fatto e che Zake la stava guardando malissimo.
-il fatto di essere incinta era solo una scusa per farmi diventare il tuo ragazzo. Credevi che fossi così stupido da crederci? La tua farsa non sarebbe andata avanti a lungo comunque visto che io non avevo intenzione di fare niente con te prima della nascita del presunto bambino. Mi hai solo allontanato dai miei amici e dalla persona che amo. Azzardati a metterti di nuovo sulla mia strada e non risponderò delle mie azioni- Lydia era diventata un cadavere, ma non aveva mosso un muscolo. Zake si alzò per andare dai suoi amici, ma rimase in piedi perché Edmond si era appena alzato dal suo posto per parlare a tutti a nome die nove, visto che era il più anziano.
-oggi ci è giunta una lettera da Luxor. L’abbiamo letta io e altri cinque membri del consiglio e siamo stati tutti d’accordo nell’accettare la proposta. La lettera era una proposta di pace attraverso un duello di sangue. Il principe di Luxor si scontrerà con uno dei figli di noi nove per decidere le sorti delle due città. Se vincerà Luxor Ombrax diventerà parte dell’impero e dovremo rispettare le sue leggi, se invece vinceremo noi gli equilibri rimarranno stabili, ma potremmo ricevere tutte le risorse che vogliamo dalla città soprelevata- ci fu un mormorio generale e Zake guardò in direzione del padre che sembrava sorpreso e preoccupato allo stesso tempo. Molto probabilmente era uno dei tre capi che non era stato interpellato.
Edmondo riprese a parlare
-Ezekiel Johnson tu sarai colui che sfiderà il principe di Luxor- Zake sgranò gli occhi pietrificandosi sul posto mentre vedeva la faccia di suo padre che diventava sempre più bianca e spaventata.
-perché io?- chiese il ragazzo sentendo tutti gli occhi degli abitanti di Ombrax puntati addosso.
-perché sei fra i guerrieri più bravi di Ombrax e perché sei quello che se nel caso morisse non perderebbe niente- gli occhi di Zake si ridussero in due fessure. Il ragionamento di Edmond non gli piaceva per niente.
-e se mi rifiutassi?- chiese il biondo incrociando le braccia al petto.
-non puoi, abbiamo già confermato tutto-
-avete scelto senza prima interpellarmi, perché dovrei accettare?-
-perché sono ordini e gli ordini vanno rispettati o verrai punito severamente-
-punitemi- fu l’unica cosa che Zake disse suscitando le grida degli altri. Non aveva voglia di combattere contro un principe che molto probabilmente sarebbe stato più bravo di lui con la spada e sentiva come se non poteva uccidere quel ragazzo, anche se non sapeva il perché.
-Ezekiel Johnson sei pregato di seguirci per parlare della sfida in privato- disse Edmond alzandosi dal tavolo seguito a ruota dagli altri capi compreso Richard. Zake sbuffò e li seguì lanciando una veloce occhiata in direzione dei suoi amici che lo guardavano preoccupati. Solo in quel momento si accorse che Camille non era al tavolo.

Camille era in bagno a vomitare quel poco che aveva mangiato quando sentì Zake e Edmond litigare furiosamente. Non appena le grida cessarono decise di uscire dal bagno e si guardò intorno curiose. Le voci venivano dalla palestra, ne era più che sicura. Sperava solamente che quel “punitemi” detto dal biondo non stava per essere messo in atto in quel momento. Era arrivata all’ingresso della palestra quando vide uscire Richard con una faccia arrabbiata. L’uomo si fermò non appena vide la ragazza.
-che ci fai qui?-
-ero in bagno a vomitare e ho sentito la voce di Zake, cosa sta succedendo?- chiese lei. Richard sospirò per poi guardare la ragazza con tristezza.
-hanno deciso di punirlo per non aver rispettato le regole. Ho provato a farli ragionare, ma non c’è verso. Lo stanno per frustare, 100 frustate- Camille sgranò gli occhi per poi incamminarsi verso l’entrata della palestra bloccata prontamente da Richard.
-cosa stai facendo?-
-devo impedire a quegli stupidi di frustare il ragazzo che amo-
-non puoi fare niente Camille! Non peggiorare la situazione. Potrebbero decidere di frustare anche te, e non è per niente il caso- Camille abbassò gli occhi e si mise a piangere silenziosamente. Richard l’abbracciò proprio quando sentirono la prima frustata fendere l’aria. Camille si strinse più a Richard per non correre da Ezekiel. Zake non faceva sentire la sua voce e i due erano molto preoccupati, solo alla 70esima frustata sentirono la voce del ragazzo e Camille si strinse la pancia continuando a piangere.
-per favore falli smettere- sussurrò piano la ragazza-
-vorrei farlo, ma devi resistere, dobbiamo resistere, mancano ancora 30 frustate e poi potremo entrare nella stanza a curarlo- Camille annuì e al secondo grido del ragazzo serrò gli occhi. Li riaprì solo quando Edmond uscì dalla palestra perché aveva finito e la ragazza rilassò tutti i muscoli.
-Cam puoi andare a prendere una bacinella con dell’acqua e delle bende?- le chiese Richard e la ragazza annuì per poi asciugarsi le lacrime e correre verso il bagno. Doveva curare assolutamente Zake e parlargli.







ANGOLO AUTRICE
Siamo arrivati a metà della storia. Spero di riuscire a concluderla prima che faccia due anni che l'ho pubblicata.

Se volete vedere altre immagini dei personaggi si trovano sul profilo di instagram @la_pazza_di_fantasy

P.S.: scusate se non rispondo alle recensioni ultimamente, ma non ho il tempo materiale di farlo. Appena sarò più libera ricomincerò a rispondere. Mi fa devvero piacere che la mia storia vi incuriosica.
la_pazza_di_fantasy

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


-lo sapevo che avrebbe trovato un modo per farti fuori- disse Fred mentre camminava avanti e indietro per la stanza del principe.
-non ti fidi delle mie abilità combattive?-  chiese il biondo che era seduto sul suo letto.
-certo che mi fido, ma ho paura che il tizio che affronterai sarà più forte di te-  il rosso si fermò e prese le mani del principe guardandolo negli occhi -ho paura di perderti- Elias sorrise in direzione del ragazzo.
-non succederà, non morirò stai tranquillo- disse il biondo baciando il suo ragazzo. Comprendeva perfettamente la sua preoccupazione, ma non aveva avuto scelta che assecondare Caroline. Sperava solo che il ragazzo di Ombrax fosse più scarso di lui. Fred, senza staccare le sue labbra da quelle del principe, prese in braccio Elias e si sedette sul materasso per poi far sedere sulle sue gambe il principe. I due ragazzi continuarono a baciarsi mentre le mani di Elias si stringevano intorno al collo del rosso e l’altro ragazzo stringeva con prepotenza i fianchi del principe.
-siamo possessivi oggi?- chiese il principe ridendo sulle labbra del rosso.
-ovvio sei mio- rispose l’altro poggiando la schiena sul materasso per poi ribaltare le posizioni e continuare a baciare Elias mentre gli toglieva la camicia. Elias sorrise quando le labbra del rosso si posarono sul suo collo.
-non lasciare segni-
-lo so El-
 
 
Una settimana dopo Elias si stava guardando allo specchio dubbioso. Alla fine Ombrax aveva accettato la loro proposta e quella stessa sera lui e un altro ragazzo avrebbero combattuto per decretare in destino delle due città. Caroline aveva deciso che i due ragazzi dovevano indossare delle casacche con il cappuccio. Elias pensava che fosse una cosa inutile e che avrebbe impedito ai cittadini di capire a quale città appartenessero, ma Caroline era stata categorica e irremovibile. Avrebbero indossato le casacche con colori diversi: per Luxor il bianco e per Ombrax il nero. Quanta originalità!
La casacca calzava a pennello, ma Elias non si trovava bene. Era troppo aderente e aveva paura che il cappuccio gli impedisse la vista laterale. Possibile che Caroline volesse veramente la sua morte e non impossessarsi soltanto di Ombrax? Poi il ragazzo pensò che anche il suo sfidante dove indossare il cappuccio quindi si tranquillizzò un po’. Bussarono alla porta e poco dopo entrò Annabel.
-Questa cosa è inutile- disse la donna guardando il figlio.
-lo so, ma non possiamo farci niente e lo sai bene- la donna annuì e poi si avvicinò al figlio per aggiustargli la casacca.
-non farti uccidere. Non sopporterei di perdere un altro figlio- Elias annuì per poi prendere le due spade gemelle e incamminarsi verso l’uscita con la madre. Per la strada incontrò Ginny con Fred e Gustav. Salutò con un cenno l’EDA biondo e poi abbracciò la ragazza.
-non fare cavolete- furono le parole della ragazza mentre lo stringeva a se -e vedi di tornare vivo e vegeto- Elias annuì per poi lanciare uno sguardo veloce a Fred. Si erano salutati prima, ma Elias aveva voglia di un altro bacio. Fred gli sorrise e il principe si mise il cappuccio sulla testa per poi scendere dall’albero.
Qando raggiunse la pianura che divideva le due città si sorprese della quantità di gente presente. Non avrebbe mai immaginato tutte quelle persone. Si incamminò verso il centro della pista e si fermò a pochi passi dal suo avversario. Non riusciva a vedere il suo volto perché celato dal cappuccio nero, ma era sicuro che avesse la sua età o qualche anno in più. Si misero entrambi in posizione aspettando il via.
 
§§§§§§§§§§§§
 
Non appena Edmond e gli altri erano usciti dalla palestra Ezekiel si era lasciato scivolare a terra. Non aveva più forze e si sentiva come se qualcuno l’avesse messo su una griglia per farci un Barbecue. Sentiva tutti i muscoli della schiena intorpidita. Erano dei pazzi. Non solo l’avevano punito, ma gli avevano anche imposto di gareggiare lo stesso. In quelle condizioni. Avrebbero perso di sicuro, e poi lui non se la sentiva di uccidere quel principe. Sentì qualcuno entrare, ma era troppo debole anche per guardare chi fosse.
-Zake- la voce di suo padre lo fece tranquillizzare un poco.
-non voglio combattere- riuscì a dire il ragazzo con la poca voce che gli era rimasta in gola dopo aver gridato.
-lo so, cercherò di parlare con il consiglio. Non possono farti combattere in queste condizioni visto che l’incontro è fra una settimana-
-una settimana?- chiese incredulo il ragazzo. Come avrebbe fatto a combattere con la schiena ridotta a brandelli. -papà Lydia mi ha mentito- disse poco dopo il ragazzo girando la testa verso il padre che si era seduto vicino a lui e gli accarezzava i capelli sulla testa. Lo vide sorridere.
-sono felice che non sia vero. Adesso hai altro di cui preoccuparti- disse l’uomo felice per la notizia che gli aveva dato il figlio, forse una piccola speranza c’era per Camille. -vado a parlare con il consiglio. Spostati nella tua camera appena puoi, ti raggiungo li- disse l’uomo incamminandosi verso l’uscita.
-aspetta! Non riesco a muovermi!- disse il ragazzo prima di veder entrare Camille con il volto teso e una bacinella piena d’acqua.
-stai giù ci penso io a te- disse la ragazza dopo aver salutato suo padre ed essersi seduta affianco a lui.  -sei uno stupido, non dovevi sfidarli- Zake emise un gemito di dolore non appena  Camille iniziò a togliere il sangue dalle ferite guardando il tatuaggio rovinato dalle frustate.
-non sono in vena di ramanzine su cosa devo e non devo fare- disse il ragazzo girando lo sguardo dall’altra parte.
-che bel ringraziamento, stavo solo facendo una considerazione- disse la ragazza stizzita premendo di più su una ferita ancora aperta facendo gemere ancora di più il ragazzo.
-sei pazza? Mi vuoi uccidere?- chiese il ragazzo girando di nuovo il volto e fissando la ragazza negli occhi. In quel momento si accorse che erano lucidi e rossi. Aveva pianto molto.
-eri qui fuori?- le chiese calmandosi. La ragazza abbassò lo sguardo.
-stavo per entrare e fermarli, ma tuo padre me l’ha impedito- disse dopo un po’ Camille prendendo un’altra pezza bagnata per continuare il suo lavoro.
-avrebbero frustato anche te-
-lo so- Calò il silenzio tra i due rotto solo dai gemiti di dolore di Zake quando la ragazza premeva un po’ di più sulle ferite.  Una volta tolto tutto il sangue la ragazza fece alzare Zake per poi iniziare a bendargli il torace per evitare che uscisse altro sangue e per non far infettare la ferita.
-andiamo ti accompagno in camera- disse alla fine la ragazza alzandosi e porgendo la mano a Zake. Il ragazzo accettò volentieri l’aiuto e si alzò ancora traballante e si appoggiò a Camille. La ragazza tremò leggermente, ma iniziò a camminare felice che l palestra fosse vicina alla camera di Zake.
-sono pesante- le disse dopo un po’ Zake.
-non morirò per così poco tranquillo- disse la ragazza aprendosi in un sorriso non appena vide la porta della camera del ragazzo.
-dov’eri finita? Quando sono uscito dalla mensa non c’eri-
-ero in bagno a vomitare e ho sentito la tua voce e quella di Edmond e mi sono incuriosita- disse la mora aprendo la porta ed entrando di nuovo in quella camera dopo tanto tempo. Precisamente dopo quello che era successo fra lei e Zake proprio li. Ezekiel si staccò piano dalla ragazza e raggiunse il letto per poi stendersi e sospirare di sollievo.
-allora io vado...- iniziò a dire la ragazza, ma fu colta dalla nausea, quel sangue non le aveva fatto bene, e si rinchiuse nel bagno del ragazzo per vomitare. Zake notò tutto e si alzò con cautela.
-Cam tutto okay?- chiese preoccupato. Non sentendo risposta da parte della ragazza si alzò piano e la raggiunse in bagno. La trovò a terra piegata sulla tavoletta a vomitare. Le si sedette accanto e le raccolse i capelli dietro la schiena per non farli sporcare. Poi iniziò a massaggiarla dietro la schiena.
-grazie- disse la ragazza con l’affanno. Si sentiva debolissima ed era sicura di aver vomitato tutto quello che aveva cercato di mangiare a pranzo.
-qualcosa ti ha fatto male?- le chiese premuroso il ragazzo.
-no, starò così per altri otto mesi è normale- disse tranquillamente la ragazza alzandosi -tu dovresti stare a letto se no le ferite non si chiudono. Zake si alzò a sua volta e la guardò serio.
-sei incinta- non era una domanda, ma un’affermazione e Camille lo capì subito. Abbassò la testa e annuì.
-è di Brandon? Per questo ti ha lasciata?- chiese sempre Ezekiel aggrappandosi al lavandino per non cadere.
-non è suo e per la precisione l’ho lascito io- disse stizzita la ragazza.
-meno male-
-meno male cosa?- chiese Camille mettendo le braccia incrociate sotto il seno arrabbiata.
-meno male che non è di Brandon. Quello è odioso e non ti merita- disse tranquillo il ragazzo.
-e sentiamo genio chi è che mi merita?-
-io, perché ti amo- disse tranquillamente Zake lasciando a bocca aperta la ragazza.
-lo so che non è ne il momento, ne il caso, ma alla festa volevo parlarti di questo sol che è andato tutto a rotoli e non ci siamo più parlati. Sono pazzamente innamorato di te da anni, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ho cercato di farti ingelosire parlando con le altre, ma non ho ottenuto risultati. Caleb e Susan lo sapevano hanno cercato di aiutarmi, ma non ci sono riusciti, o meglio io non li ho ascoltati. So che adesso ti allontanerai da me perc…- ma il ragazzo non riuscì a finire la frase perché si ritrovò le labbra della ragazza sulle sue.
-siamo due stupidi- disse lei sorridendo una volta che si furono staccati. -Caleb aveva tremendamente ragione. Anch’io sono innamorata di te da anni, ma ho sempre pensato mi considerassi la tua migliore amica.- Ezakiel strinse la ragazza a se e le baciò la testa.
-di chi è?- Camille alzò lo sguardo per guardare il biondo negli occhi.
-sono andata a letto solo con te di chi credi possa essere?- chiese lei sorridendo. Anche Zake sorrise e la strinse ancora più forte.
-adesso sono più che certo di non voler fare quello stupido scontro- disse il ragazzo mentre si stavano incamminando verso il letto del ragazzo perché avevano entrambi bisogno di riposare.
-non sei arrabbiato per il bambino?- chiese Camille una volta che entrambi si furono sdraiati con Zake che aveva la testa poggiata su seno della ragazza.
-no. Io ti amo, tu mia ami e va bene così- disse il ragazzo con gli occhi chiusi. Quando stava per addormentarsi sentì la porta aprirsi e guardò la persona che stava entrando. Era suo padre.
-mi dispiace ma non hanno voluto sentire ragioni- disse l’uomo felice di vedere i due ragazzi abbracciati.
-allora proviamo con altro. Camille è..- provò a dire Zake ma il padre lo interruppe.
-credi che non l’abbia fatto? Hanno detto di no, sono degli insensibili-
-come fai a sapere del bambino?- chiese Zake sorpreso.
-me lo ha detto lei- disse il padre sorridendogli, Zake sbuffò.
-quindi io sono stato l’ultimo? Quanti lo sanno?- chiese arrabbiato.
-solo tu, tuo padre e quelli del consiglio- disse la ragazza accarezzandogli i capelli.
-bene perché siete miei e nessuno può portarvi via da me- disse il ragazzo serio prima di chiudere gli occhi e addormentarsi per la stanchezza.
 
 
 
Erano all’aperto, il giorno della sfida. Zake era inquieto, la spalla non era guarita del tutto e aveva paura di rimetterci le penne. Voleva almeno veder nascere suo figlio. Guardò verso Camille che si trovava affianco a suo padre. Non avevano detto a nessun’altro del bambino e la ragazza utilizzava sempre vestiti abbastanza larghi per non far vedere l’accenno di pancia, era al secondo mese quindi la pancia iniziava un po’ a crescere. La ragazza gli sorrise incoraggiante. In quel poco tempo che avevano avuto aveva trovato un modo per non uccidere il ragazzo, ma far sembrare che fosse veramente morto. Nessuno dei due sapeva se avrebbe funzionato, ma valeva la pena tentare. 
Non appena vide arrivare il suo avversario si posizionò al centro del prato. Non poteva vederlo in volto, ma avvertiva qualcosa di strano in quel ragazzo, era come se lo conoscesse da sempre. Era possibile? No. Si misero in posizione e il suo avversario alzò entrambe le spade. Zake aveva paura, ma doveva vincere per Camille e per suo figlio. Non li avrebbe lasciati soli.
 Il duello ebbe inizio.

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Le spade cozzarono risuonando nel silenzio del prato. Tutti erano in silenzio guardando attentamente lo scontro. Chi avrebbe vinto? Nessuno lo sapeva, ma tutti speravano per il proprio campione, tranne Caroline. Caroline sperava che il principe venisse ucciso nello scontro. Non si preoccupava delle condizioni di Ombrax, infondo sarebbe riuscita a raggirarle facilmente. Voleva morto il principe. Ginevra sarebbe tornata a casa e i due EDA se ne sarebbero andati così nessuno poteva impicciarsi nei suoi affari. Nonostante Elias le avesse fatto credere di stare dalla sua parte lei sapeva benissimo che si era alleato co Ginevra e i due EDA contro di lei. L’altro problema era Annabel, ma per lei aveva in serbo un bel matrimonio combinato con suo figlio. L’avrebbe presentato al popolo di Luxor come un suo cugino lontano, e avrebbe fatto sposare i due in modo da dargli un erede che sarebbe stato sotto il suo controllo fin da subito. Annabel non avrebbe avuto scelta. Caroline guardò attentamente il ragazzo che quelli di Ombrax avevano scelto. Sembrava abbastanza forte da poter battere il principe. Se ci fosse riuscito veramente l’avrebbe ricompensato con molto oro, poco ma sicuro.
I due ragazzi fecero scontrare di nuovo le spade. Ezekiel sentiva i muscoli della schiena irrigidirsi, sperava solo che la fasciatura avrebbe retto. Sapeva che il suo avversario lo stava studiando per metterlo alla prova, non sapeva quanto ancora poteva resistere ma doveva farlo per Cam e il bambino. Avevano deciso di dirlo ai loro amici dopo lo scontro. Si sarebbero preoccupati troppo e in quel momento Zake aveva solo bisogno del loro sostegno. Era tanto immerso nei suoi pensieri che non si accorse della spada che gli feriva il polpaccio. Piegò leggermente la gamba destra e cercò di parare l’affondo dell’altro ragazzo. Ezekiel dovette ammettere che il ragazzo era davvero bravo, soprattutto sapeva sfruttare entrambe le spade come se fosse una cosa naturale. Ricevette un altro colpo, questa volta alla spalla sinistra, e nel mentre cercava di schivare la seconda spada, sentì le ferite sulla schiena aprirsi e il sangue scorrere su tutta la schiena. Non aveva molto tempo doveva riuscire a mettere in pratica il suo piano. Si avventò sul ragazzo riuscendo a fargli volare via la spada che teneva nella mano destra. Mentre stava per tornare indietro il ragazzo lo attaccò e fece volare via la sua unica spada. Era disarmato e non sapeva come difendersi. Scattò di lato quando ci fu il secondo attacco del principe e si trovò a pochi passi dalla spada che aveva fatto volare via al principe prima. Riuscì a prenderla. Era molto più leggera di quella che usava di solito, ma andava bene, sempre meglio di rimanere disarmato. Prima che il principe riuscisse ad attaccarlo, scattò in avanti dal lato destro e gli conficcò la spada nel torace, nel punto che lui e Camille aveva visto tre giorni prima sui libri. Fece uscire la spada dal corpo del ragazzo e si appoggiò a essa. Il corpo del ragazzo cadde a terra con un tonfo sotto le grida disperate dei cittadini di Luxor. Ezekiel non sapeva il perché, ma si sentiva male. Sperava solo di aver fatto la scelta migliore. Il sacerdote che aveva dato inizio all’incontro  si avvicinò e mise due dita sul collo del ragazzo a terra. Poi si alzò e guardò Ezekiel.
-vince Ombrax. Come d’accordo il vincitore può decidere cosa fare del corpo del vinto- disse l’uomo prima di ritirarsi. Ezekiel annuì stanco e si avvicinò al corpo del ragazzo. Lo sollevò con un po’ di sforzo, sentiva le altre ferite sulla schiena aprirsi sempre di più, e si incamminò verso il fitto della foresta. Nessuno lo fermò e lui continuò spedito per la sua strada.
 
 
Elias non riusciva a muoversi. Sapeva solo che il ragazzo contro il quale stava combattendo era scattato velocemente verso di lui con la sua spada. Poi il buio. Aveva un leggero mal di testa e si sentiva tutto indolenzito, come se gli avessero infilato molti spilli in tutto il corpo. Sentì delle voci che gridavano, ma non le conosceva. Non riusciva nemmeno a distinguere cosa stessero dicendo, sapeva solo che le voci appartenevano a un ragazzo e una ragazza. Aprì leggermente gli occhi, il buoi era calato velocemente e dovette aspettare un po’ prima di riuscire a distinguere bene le figure che aveva davanti. Si trovava nella foresta, non sapeva di preciso dove e davanti a lui c’erano due ragazzi che stavano litigando ad alta voce incuranti della sua presenza. Poi riconobbe la casacca del ragazzo che teneva aperta, era quello contro il quale aveva combattuto, la ragazza che gli stava parlando gli stava aggiustando le bende al torace, ma lui non l’aveva ferito al torace. Cercò di parlare, ma non uscì niente dalla sua gola. Cercò di alzarsi, di muovere qualche arto, ma non ci riuscì. Cos’era successo? Poi incrociò gli occhi della ragazza che in un primo momento parve sorpresa, poi sorrise. Si alzò lasciando la discussione a metà e si avvicinò.
-come ti senti? Riesci a parlare?- gli chiese guardandolo attentamente per poi piegare la testa confusa.
-come se qualcuno mi avesse trapassato da parte a parte- disse il ragazzo sorprendendosi. La sua voce era ancora flebile, ma almeno riusciva a parlare.
-è normale Zake ti ha veramente trapassato, ma l’importante è che tu sia ancora vivo- alla faccia confusa del principe la ragazza sorrise e spiegò -io e Zake abbiamo cercato un modo per non ucciderti e l’abbiamo provato al momento. Quelli del tuo paese ti credono morto- gli disse la ragazza abbassando lo sguardo in segno di scuse, mentre l’altro ragazzo, che aveva capito si chiamasse Zake, gli si avvicinò. Almeno era ancora vivo.
-sono io che mi sento in colpa visto che volevo ucciderti- disse Elias notando solo in quel momento che il ragazzo contro il quale aveva combattuto gli assomigliava parecchio.
-sapete che siete praticamente identici?- disse a quel punto la ragazza mora facendo girare verso di se entrambi i ragazzi -a parte per gli occhi- continuò lei guardando prima uno e poi l’altro.
-quindi non era solo una mia impressione- disse piano Elias guardando ancora Zake.
-possiamo sfruttare la vostra somiglianza per farti entrare senza problema a Ombrax- disse la ragazza camminando avanti e indietro.
-davvero mi volete a Ombrax?- chiese Elias guardando prima uno e poi l’altra.
-è il posto più sicuro. Sappiamo che nella tua città stanno succedendo problemi, e poi ti credono morto e dovreste ripetere l’incontro e lo stupido non può quindi è la soluzione più veloce- disse la ragazza.
-Cam io non sono stupido!-
-okay, ma dovete permettermi di mandare un messaggio al mio ragazzo, devo avvisare almeno lui- disse Elias che, sentendo di nuovo la sensibilità agli altri, si alzò piano reggendosi all’albero li vicino.
-okay, ma non adesso, devi riprenderti e sarebbe troppo pericoloso, vedremo come fare- disse Zake lanciando al ragazzo una felpa nera. -è una delle mie, mettila così sembrerai me- disse poi il ragazzo incamminandosi verso la pianura.
-ti accompagno ad Ombrax, Zake ci raggiungerà dopo per non destare sospetti- disse Camille sorridendo al ragazzo per poi iniziare a raccogliere le bende e metterle nello zaino che si era portata appresso. Elias si mise la felpa del ragazzo addosso. Gli stava a pennello.
-andiamo- disse poi la ragazza incamminandosi seguita a ruota dal principe.
-aveva già le ferite al torace?- chiese il ragazzo dopo un po’.
-si, l’hanno frustato perché non voleva combattere e si sono aperte durante il combattimento- Elias annuì pensando a quanto fosse stato bravo Zake a resistere al dolore.
-ho curato anche te per evenienza-
-grazie- dopo qualche minuto di silenzio Elias vide una grande roccia dalla quale entravano e uscivano persone.
-quella è Ombrax?-
-si, non essere sorpreso tu ci vivi qui- disse tranquillamente Camille e il ragazzo si ricordò che doveva far finta di essere Zake, cosa non facile visto che non sapeva niente del carattere del ragazzo. Appena entrati Elias rimase sorpreso ancora di più. Aveva sempre immaginato Ombrax come una città fatta di cunicoli stretti e bui, quello che vide invece non era per niente come lo aveva immaginato. I corridoi erano ampi e ben illuminati, i soffitti alti ti facevano dimenticare che ti trovavi sottoterra.
-è bellissima- sussurrò il ragazzo per farsi sentire solo dalla mora che sorrise.
-Ezekiel!- una ragazza correva verso la sua direzione e lo guardava come si guarda una preda succulenta.
-Ezekiel è il suo nome intero- gli sussurrò Camille al suo fianco con la voce leggermente alterata. Quella ragazza non gli piaceva ed era molto palese.
-Ezekiel congratulazioni! Sono così felice per te!- disse la bionda prendendogli un braccio e sorridendo.
-grazie, ma sono stanco e ho bisogno di riposare, ciao- disse Elias scollandosela di dosso e iniziando a camminare. La ragazza non si arrese e partì di nuovo alla carica. Camille era sempre più scocciata.
-senti ti ho detto che sono stanco va a cercarti qualcun altro io non sono disponibile-
-ma come…- cercò di convincerlo lei.
-io e Cam stiamo insieme smamma- disse il ragazzo con voce arrabbiata tanto da far scappare con la coda fra le gambe la ragazza.
-hai fatto scappare Lydia con la coda fra le gambe. Bravo. Hai perso la pazienza proprio come Zake. Da cosa hai capito che io e Zake stiamo insieme?- chiese poi la ragazza sorridendogli.
-da come vi guardate- rispose il ragazzo sorridendole. Durante tutto il tragitto verso la camera di Zake incontrarono  molte persone che si congratularono con il ragazzo, ma nessuno si accorse dello scambio. Una volta entrati nella camera del biondo Elias cacciò un sospiro di sollievo.
-li abbiamo ingannati tutti- disse il ragazzo sorridendo.
-perché non ti hanno guardato negli occhi- disse la ragazza sedendosi sul letto. Poco dopo arrivò anche Ezekiel che si chiuse la porta alle spalle sospirando.
-sono stanchissimo- disse prima di buttarsi a peso morto sul letto sorridendo a Camille.
-qualche problema?- chiese ai ragazzi.
-no, a parte Lydia che è ritornata all’attacco, ma il principe l’ha messa in riga- Camille si mise a ridere. -a proposito come ti chiami?- chiese la ragazza in direzione del principe, stava per rispondere quando bussarono alla porta.
-puoi aprire tu?- chiese Ezekiel ad Elias. Il ragazzo annuì e aprì la porta trovandosi davanti un uomo molto simile a Zake. L’uomo lo guardò sorpreso e poi disse:
-Elias?-

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


-Come conoscete il mio nome?- chiese Elias sorpreso dalle parole dell’uomo.
-se mi fai entrare te lo spiego- disse l’uomo. Elias si spostò e dopo che l’uomo fu entrato chiuse la porta alle sue spalle.
-papà!- disse Ezekiel non appena l’uomo di sedette sul letto.
-Ora sentiamo come credi che potremmo giustificare la presenza del principe di Luxor qui quando dovrebbe essere morto?- chiese l’uomo al figlio cercando di non far notare il piccolo sorriso che si stava formando sulle sue labbra da quando aveva visto Elias vivo e vegeto davanti a lui.
-è arrivato qui senza problemi perché lo hanno scambiato per me!-
-questo perché sono stupidi, ma prima o poi si accorgeranno degli occhi differenti. Non puoi tenerlo rinchiuso qui-
-non era mia intenzione. Inventeremo qualcosa come per Beth, infondo nessuno qui ad Ombrax conosce l’aspetto del principe..-
-ma il loro diplomatico si. Dovrebbe…-
-un attimo avete detto Beth? State parlando di una ragazzina di sedici anni alta più o meno tanto con i capelli biondi ricci, che però si piastra, e gli occhi celesti?- chiese con un pizzico di speranza Elias. Possibile che sua sorelle fosse ancora viva?
-si, stiamo parlando di lei- rispose Camille -la conosci?- chiese poi la ragazza curiosa.
-oddio! È mia sorella. Pensavo fosse morta durante lo scontro- disse il ragazzo sgranando gli occhi e sorridendo.
-Beth è una principessa e non ci ha detto niente?- chiese Camille.
-quando si è svegliata e mi ha visto mi ha chiamato Elias, è il tuo nome vero?- il principe annuì.
-comunque non pensavo che ad Ombrax conoscessero il nome del principe di Luxor- disse a un certo punto il biondo cercando di reprimere la voglia che aveva di stritolare la sorella.
-no, conosco il tuo nome per un altro motivo- disse Richard -figurati se a quelli del consiglio interessa la politica di Luxor-
-e allora come..-
-avete notato che siete identici no?- i due biondi si guardarono e annuirono -è semplice siete gemelli e io ho scelto il tuo nome mentre Annabel quello di Ezekiel- disse Richard facendo sgranare gli occhi a Camille.
-COSA?- gridarono in coro i due gemelli.
-mi avevi sempre detto che la mamma era una nomade..-
-secondo te dovevo dire a tutti che la regina di Luxor era tua madre? Ho deciso di mantenere il segreto per ovvie ragioni- disse l’uomo al figlio che lo guardava in cerca di spiegazioni.
-e Ronald? Ho sempre creduto fosse mio padre- disse Elias che era rimasto immobile.
-Ronald ci ha sempre aiutati e supportati. È stato lui a farci incontrare e ha finto di essere tuo padre per non destare sospetti. Infondo lui e vostra madre sono molto amici quindi era semplice far credere che stessero insieme-
-Ronald è morto sedici anni fa- disse piano Elias e Richard sgranò gli occhi.
-come?-
-lo hanno decapitato perché lo accusavano di essere omossessuale- disse a voce sempre più bassa. Richard si alzò dal letto e abbracciò stretto Elias. Il ragazzo si lasciò andare a quell’abbraccio. Scoprire di avere un gemello e soprattutto che quello che aveva creduto essere suo padre per tutto quel tempo non lo era, lo faceva sentire strano, vuoto, come se la sua vita fosse stata tutta una menzogna.
-mi dispiace ragazzi, quando ho saputo che Annabel era incinta ho chiesto la sua mano al padre senza dire che ero di Ombrax, ma Caroline ha detto un secco no. CI ho provato per tre mesi, poi ho rinunciato. Avevo chiesto ad Annabel di scappare ma lei è stata irremovibile, doveva aiutare Luxor e la capivo- fece un respiro profondo e, sempre stringendo Elias a se continuò -Ronald ci è venuto incontro aiutandoci e nel mentre io passavo ogni sera con loro due controllando che Annabel stesse bene. Avevamo deciso che se avesse avuto i suoi occhi l’avrebbe tenuto con se, se invece avesse avuto i miei occhi avrebbero inscenato la morte del bambino e l’avrei tenuto con me ad Ombrax. Poi siete nati voi. Non volevamo separarvi, separare i gemelli è sbagliato, ma non avevamo scelta. Abbiamo deciso i vostri nomi e poi sono tornato ad Ombrax con Zake perché Caroline era stata avvertita che Annabel aveva partorito. Non potevo farmi trovare li- Camille durante il racconto si era avvicinata a Zake e ora gli stringeva la mano per dargli forza. -Sono tornato due volte a Luxor quasi tre anni dopo perché volevo sapere come stessero andando le cose e…-
-Elizabeth..- disse piano Elias.
-si, ma Annabel dopo avermi detto di lei mi ha praticamente minacciato di non tornare più a Luxor, aveva paura. Ho rispettato la sua richiesta, ma me ne pento ogni giorno-
-come hai fatto ad uscire da Ombrax inosservato per tutto quel tempo?- chiese Ezekiel dopo un po’.
-ho conosciuto Ronald ad Ombrax, veniva spesso qui e aveva scoperto una seconda entrata in disuso da anni. Ho usato quella-
-non me ne hai mai parlato- continuò il biondo offeso.
-e per cosa l’avresti usata Zake?- chiese l’uomo sorridendo in direzione del figlio che sbuffò. Elias rise all’espressione imbronciata del fratello. Fratello, era strano considerare Zake come un fratello, ma ci avrebbe fatto l’abitudine.
-sapevi che avrebbero combattuto fra di loro, era per questo che eri preoccupato durante lo scontro- disse Camille rompendo il silenzio.
-in un modo o nell’altro avrei perso un figlio e non volevo. Ma per fortuna siete entrambi vivi-
-chi è il più grande- chiese Elias staccandosi dall’abbraccio del padre e asciugandosi gli occhi.
-Zake- Elias sorrise e poi guardo verso il fratello.
-fratellone lo sai che sei l’erede al trono di Luxor?- chiese poi con un sorrisetto stampato sul volto.
-grazie, ma non mi interessa- disse quello sorridendo a sua volta.
-nemmeno a me interessa, come facciamo?- Richard e Camille si guardarono divertiti da quello scambio di battute.
-c’è Elizabeth. Chiediamo a lei- disse Zake che dopo aver detto quella frase sgranò gli occhi. -scusate devo andare ad uccidere una persona arrivo subito- disse il biondo alzandosi dal letto e incamminandosi verso la porta sotto lo sguardo confuso di Elias.
-non puoi farlo è il tuo migliore amico!- disse Camille divertita dalla gelosia di Zake.
-non mi interessa niente!-
-di cosa state parlando?- chiese Elias confuso.
-vostra sorella si è fidanzata e il suo ragazzo è il nostro migliore amico- disse Camille sorridendo.
-dove si trova questo ragazzo?- chiese dopo Elias con la stessa espressione di Zake.
-sono due casi persi- disse la ragazza a Richard che sorrise.
-falli fare, se le cose si mettono male intervengo io- disse l’uomo
Poco dopo bussarono alla porta e Zake andò ad aprire trovandosi davanti Susan, Caleb e Beth con un’espressione da funerale.
-Zake hai salvato Ombrax!- disse Susan abbracciando il biondo sbagliato.
-Susan mi deludi, sono io Zake- disse Ezekiel guardando la ragazza che stava ancora abbracciando Elias. Caleb guardò prima Zake e poi Elias confuso.
-ci sono due Zake?- chiese infatti il ragazzo incurante che gli occhi di Elias erano concentrati a scrutarlo per captare qualunque minaccia.
-El?- chiese Beth guardando in direzione del fratello che le sorrise.
-pensavo fossi morto-
-questo dovevo dirlo io- le disse il ragazzo allargando le braccia. Elizabeth non perse tempo e si fiondò fra le sue braccia.
-mi sei mancato- disse poi stringendo sempre più forte il ragazzo facendolo gemere.
-se mi stringi così mi ammazzi- disse il ragazzo con voce strozzata. Beth rise e lasciò la presa.
-che ci fai qui?-
-è una lunghissima storia, ma devi solo sapere che Zake mi ha salvato, che sono tornato insieme a Sam e che ho appena scoperto che abbiamo un fratello- disse il ragazzo sorridendo in direzione di  Zake che ricambiò il sorriso.
-un fratello?- chiese Elizabeth confusa e sorpresa.
-si, io e Zake siamo gemelli-
-cosa?- chiese la ragazza guardando Ezekiel -com’è possibile?-
-ti basta sapere che ci sono due angioletti a vegliare alle tue spalle e mettere in riga il tuo ragazzo- disse Zake abbracciando la sorella da dietro e lanciando un’occhiata di fuoco a Caleb che degludì impaurito.
-più che angeli direi diavoli- disse Camille guadagnandosi anche lei un’occhiataccia.
-guarda che ti faccio fuori se mi lanci un’altra occhiata del genere- disse lei senza scomporsi al suo ragazzo.
-provaci- la provocò lui per poi pentirsene subito.
-Zake mai sfidare le donne, soprattutto nelle sue condizioni- gli disse il padre ridendo.
-amore stavo scherzando, lo sai che ti voglio bene e farei di tutto per te?- iniziò a dire il ragazzo avvicinandosi alla sua fidanzata con cautela.
-vammi a prendere una torta cioccolato e cocco-
-come faccio?-
-non mi interessa come, la voglio ora- disse lei e Zake uscì dalla sua camera in due secondi.
-Camille mi fai paura- le disse Elias sorridendole.
-tranquillo lo farò solo con lui- disse la ragazza sorridendo. -e poi ci vuole una torta per festeggiare no?- la sua domanda fece incuriosire tutti i ragazzi.
-festeggiare cosa?- chiese Susan sedendosi su una poltroncina della stanza seguita a ruota da Caleb -e poi da quando Zake ti chiama amore?-
-da quando stiamo insieme-
-vi siete fidanzati e non mi dite niente? Sapete quanto ho sgobbato per farmi mettere insieme? Dovevo saperlo per primo!- disse Caleb sconvolto.
-scusaci, ma volevamo aspettare la fine della sfida per dirvelo, comunque stiamo insieme da una settimana- disse la ragazza sorridendo. In quel momento entrò Zake con due torte.
-te ne avevo chiesta una sola- disse la ragazza
-le cuoche hanno deciso che me ne meritavo due- disse il ragazzo prima di poggiarle sul tavolino basso che si trovava circondato dalle poltroncine.
-gli diamo la notizia- chiese Camille al ragazzo baciandolo in bocca.
-io e Cam stiamo insieme- disse il ragazzo stringendo la mora a se.
-non questa notizia, lo sanno già- disse la ragazza sorridendo.
-mi avevi detto che l’avremmo detto insieme- disse il ragazzo con il broncio mentre gli altri ragazzi li guardavano incuriositi. Cos’altro dovevano sapere?
-scusa è uscito mentre andavi a prendere la torta. Lo dici tu o lo dico io?-
-io e Cam avremo un figlio- disse il ragazzo guardando verso i suoi amici e stringendo a se la ragazza. Caleb sgranò gli occhi sconvolto. Susan gridò di felicità mentre Elias ed Elizabeth si guardarono.
-ci stai dicendo che stiamo per diventare zii?- chiese per entrambi Elizabeth.
-si, ma nessuno deve toccare Cam e il cucciolo senza il mio permesso- disse Zake con occhi di fuoco facendo ridere Camille.
-come vuoi fratellone- disse Elias sorridendo.
-e tu smettila di chiamarmi fratellone, mi sento strano-
-e come dovrei chiamarti? Fratello? È più bello fratellone- continuò il biondo prendendo un pezzo di torta, non mangiava da pranzo, e aveva una fame da lupi. Tutti risero. Erano finalmente tranquilli, ma non sapevano che i problemi stavano per iniziare.

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


I mesi erano passati in fretta ed Elias era riuscito ad abituarsi a Ombrax. Richard aveva detto a tutti che quel ragazzo era il fratello di Beth e che era andato a cercare la ragazza, ma aveva insistito per restare. All’inizio molti si erano sorpresi dalla somiglianza fra i due gemelli, ma Richard era riuscito a spiegarla tramite la parentela che i due avevano. Edmond non era rimasto molto convinto, ma non aveva protestato. Ezekiel era riuscito a far uscire Elias da Ombrax per un po’ e il ragazzo aveva avvisato Fred che gli era saltato al collo non appena l’aveva visto. Dopo un’ora buona di discussione con il principe, Fred lo aveva rassicurato dicendo che avrebbe parlato con la madre. Il rosso era stato davvero felice di scoprire che Elizabeth fosse ancora viva e aveva chiesto di vederla. Ezekiel era riuscito a far uscire anche lei fortunatamente e Fred aveva abbracciato la ragazza per dieci minuti buoni.
Erano passati quattro mesi, la pancia di Camille, ora al settimo mese, cresceva a vista d’occhi e Zake le stava sempre appiccicato impedendo a chiunque di toccarla, anche ai suoi fratelli.
Quasi per caso Zake aveva scoperto che il tatuaggio che aveva sulla schiena era stato realizzato da Elias che aveva perso il foglio sul quale l’aveva disegnato per colpa di una folata di vento. Elias era stato così felice nel vedere il disegno sulla schiena del fratello che si era deciso a farsi un tatuaggio nonostante avesse paura degli aghi. “uno piccolo però” aveva detto il biondo al gemello che aveva sorriso uscendo la macchinetta. Avrebbe scelto lui il disegno. Elias era preoccupato, ma a risultato finito, nonostante il dolore che lo aveva accompagnato per tutto il tempo, era stato soddisfatto del risultato. Il tatuaggio si trovava all’incrocio delle scapole ed era formato da tre E incrociate fra di loro. Le iniziali dei loro nomi. Alla fine anche Elizabeth aveva voluto quel tatuaggio, solo che lei lo aveva fatto sul braccio sinistro perché, testuali parole: “voglio che tutti lo vedano”. Anche Zake si era fatto tatuare le tre E da Richard sulla parte posteriore del collo.
Elias si trovava nella grande biblioteca di Ombrax e leggeva affascinato un libro che raccontava la storia delle quattro città del regno. Aveva trovato quel libro quasi per caso, non era presente nella biblioteca di Luxor quindi aveva deciso di leggerlo. Era arrivato quasi alla fine del libro dove si parlava degli ultimi avvenimenti che conosceva a memoria perché sua madre gli aveva parlato di quella storia fin da quando era piccolo, quando si imbatté in sei versi:

 
“Gli antichi poteri si risveglieranno
E finir la tirannia faranno.
Due fratelli diversi ma uguali
Con due ragazze combatteranno i mali.
Preparati a morire
Perché la pace deve fiorire.”


 
Elias rimase sconvolto. A prima vista aveva pensato a una poesia antica, ma rileggendola più volte aveva intuito che era una profezia. Sotto di essa era scritta una piccola nota:

“Queste parole mi sono apparse in sogno per una settimana intera, spero che le parole si avverino e che veramente questi quattro ragazzi descritti dalla profezia, perché di profezia si tratta signori mie, riescano a sconfiggere la casata dei Zoyon che hanno distrutto il nostro paese. Non so quando nasceranno, e se nasceranno nella stessa epoca, ma spero che ci salvino.
Ezekiel Strauss

 
Non sapeva chi fosse quell’Ezekiel Strauss, ma doveva essere una persona davvero importante per poter scrivere delle parole che gli erano apparse in sogno. Elias rilesse un’altra volta la profezia soffermandosi sul terzo verso. “Due fratelli diversi ma uguali” possibile che stesse parlando di lui e Zake? E poi suo fratello aveva lo stesso nome del profeta, una coincidenza? No, Elias non credeva alle coincidenze. Se qualcosa doveva succedere era perché era segnato nel loro destino. Si alzò dalla sedia e prese il libro tenendo il segno alla pagina con il dito. Doveva parlarne assolutamente con Zake e suo padre.
Percorse i corridoi a passo svelto e bussò alla porta di Zake dove era sicuro di trovare il ragazzo in compagnia di Camille. Infatti poco dopo suo fratello aprì la porta e gli sorrise.
-cosa ti porta qui fratellino?- alla fine l’avevano presa a scherzo e ogni volta che si incontravano ed erano da soli si chiamavano fratellino e fratellone.
-ho trovato una cosa interessante su questo libro e speravo che mi potessi aiutare a capire meglio- disse il ragazzo entrando nella camera e salutando Camille che era seduta a gambe incrociate sul letto.
-fammi vedere- disse Zake prendendo il libro dalle mani del fratello.
-la parte in versi più la nota che si trova sotto-  Zake lesse attentamente tutto e poi guardò verso l’altro ragazzo.
-cosa c’è di strano? L’unica cosa che mi ha colpito è che questo tizio ha il mio stesso nome- disse il ragazzo porgendo il libro a Camille per far leggere anche a lei.
-il terzo verso parla di due fratelli diversi ma uguali, potremmo essere noi- disse il più piccolo guardando entrambi i ragazzi.
-qui parla di tirannia- disse la ragazza guardando Elias.
-diciamo che Caroline può essere considerata tranquillamente un tiranno. E adesso che non ci sono io può governare indisturbatamente-
-quindi secondo te noi due e altre due ragazze dovremmo sconfiggere Caroline e riportare la pace a Luxor? E come? Qui parla di poteri antichi, ma la magia non esiste- disse Zake guardando scettico il libro.
-non lo so, ma ho questa strana sensazione- disse Elias sospirando -è come se sapessi che io centro in quella profezia-
-Ezekiel Strauss, sappiamo chi è?- chiese Camille dopo un po’.
-no, ho studiato molti testi a Luxor, ma nessuno di essi parla di lui. Anche in questo libro viene nominato solo qui. Anche se non l’ho finito di leggere- Camille prese un foglio dalla scrivania di Zake, che si troavava vicinissima al letto, e mise il segno nel libro per poi girare velocemente le pagine alla ricerca di quel nome.
-ecco l’ho trovato: “Ezekiel Strauss aveva sperato segretamente che la sua profezia si avverasse durante il suo regno, ma morì nella battaglia della pianura dove le città di Ombrax e Luxor si fronteggiarono senza risultati. Sul trono di Antlis gli successe il suo unico figlio, Aaron Strauss, che condusse la guerra meglio di come fece suo padre.”- Camille si fermò un attimo -Antlis? Non ne ho mai sentito parlare anche se il nome mi sembra famigliare-
-è una delle quattro città originarie del nostro regno. La città d’acqua. Era considerata la più forte e si chierò con Ombrax durante la guerra, ma fu completamente annientata- spiegò Elias. Camille annuì e poi continuò a leggere:
-“Aaron era chiamato Poseidone per il suo aspetto simile al dio del mare: alto, possente, con occhi verde smeraldo e capelli neri come la notte senza stelle. Fu uno dei più grandi re della storia di Antlis e grazie a lui stavano per vincere la guerra, ma un membro della famiglia Zoyon lo uccise con il veleno e il trono di diritto doveva passare nelle mani del suo primogenito Luis, ma di lui non si aveva traccia da anni, quindi prese il trono la sorella più piccola, solo 14 anni, Camille che aveva dentro di se il potere che il nonno tanto desiderava: il potere dell’acqua, uno dei quattro poteri della profezia. Gli altri poteri però non erano ancora nati, quindi il tentativo della bambina fu vano e portò la fine della più grande delle civiltà. La fine di Antlis”Camille finì di leggere e guardò sconvolta i libro.
-Zake secondo il libro i poteri esistono- disse Elias.
-potrebbe essere solo una leggenda scritta per spiegare la fine di Antlis-
-non so se essere sconvolta perché c’è il mio nome in questo libro o perché una bambina ha combattuto una guerra- disse Camille continuando a guardare il libro confusa.
-secondo me è tutto vero- disse con convinzione Elias.
-e sentiamo genio, come facciamo a far uscire i nostri poteri?- chiese Ezekiel incrociando le braccia.
-non lo so, ma ci sarà di sicuro un modo- disse il principe iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. In quel momento la porta della camera fu aperta con violenza da Richard che aveva un’espressione sconvolta sul viso. Sconvolta e arrabbiata.
-cosa succede?- chiese Ezekiel preoccupato.
-vostra madre- i due gemelli si guardarono -è appena arrivata una lettere dove dice che la principessa Annabel si sposerà a breve con un nobile per garantire la discendenza- continuò l’uomo.
-NO!- gridarono in coro i gemelli.
-dobbiamo evitare tutto ciò!- disse Elias.
-andremo a salvarla prima del matrimonio, così starà qui con noi- disse Ezekiel.
-e come pensate di fare?- chiese Richard felice che i due ragazzi avevano preso l’iniziativa.
-usciremo dalla seconda porta, quella segreta. Elias conosce a memoria il castello quindi potremo muoverci senza essere visti. CI servono solo dei cavalli, o non riusciremo a scappare velocemente- iniziò Zake.
-e volte andare solo voi due?- chiese Richard.
-si, è meglio essere in pochi, poi vedrò di riuscire ad intercettare Fred, almeno sapremo meglio i loro movimenti- disse Elias annuendo in direzione del fratello. Richard sorrise.
-siamo fortunati ad avervi, vedrò di procurarvi i cavalli il più velocemente possibile, ma vedete di non morire- disse il padre ottenendo l’appoggio di Camille.
-mamma stiamo per venire a salvarti- disse Ezekiel sorridendo. Ai due ragazzi era completamente uscita dalla testa la profezia che avevano trovato. In quel momento volevano solo salvare Annabel.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Annabel guardava fuori dalla finestra della sua stanza. Era imprigionata nel suo stesso palazzo da quando aveva cercato di scappare dopo la morte di Elias. Ripensare a quello scontro la faceva piangere. Aveva perso anche lui. Come se non bastasse Caroline la voleva far sposare con un tizio che non aveva mi sentito nominare solo perché non aveva più eredi e quel giorno era il grande giorno. Aveva sempre sperato di sposare Richard un giorno, ma quel giorno non sarebbe mai arrivato ne era sicura. Sperava che la piccola Ginny stesse bene, non la vedeva da quando Caroline l’aveva fatta tornare a casa perché non aveva più il principe con il quale si doveva sposare. Povera ragazza, era sconvolta e impaurita a morte. Annabel aveva chiesto ai due EDA di tenerla d’occhio e i due avevano subito detto di si. Voleva dire qualcosa a Sam, si perché aveva capito dal primo momento che aveva visto il rosso che si trattava del ragazzo di suo figlio. E si sapeva anche che i due erano fidanzati, contrariamente a quanto pensava Elias. Voleva confortare il ragazzo, ma aveva deciso di non farlo per non destare sospetti. Sperava solo che si riprendesse il prima possibile. 
Bussarono alla porta, ma la donna non si mosse dal suo posto. Non voleva sposarsi, e Caroline lo sapeva bene. Avrebbero dovuto sfondare la porta per farla uscire da li. Non si sarebbe mossa di sua spontanea volontà. Poco ma sicuro. I colpi alla porta divennero più insistenti e poi cessarono di colpo. Dopo qualche minuto la porta si apri di colpo e Annabel si girò verso la persona che aveva osato aprire la porta senza il suo permesso. Era Caroline che la guardava con occhi di fuoco.
-Annabel cara è il momento, non vorrai mica far aspettare il tuo futuro marito e futuro re- disse la donna trattenendo a stento la rabbia. Annabel sorrise.
-le donne si fanno attendere- fu la sua riposta.
-bene credo che Frank abbia aspettato abbastanza- disse la donna prendendo Annabel per un braccio e sollevandola dal letto di colpo. Annabel sospirò. Era arrivato il momento.
“Richard dove sei?” si chiese la ragazza facendo sfuggire un'unica lacrima conscia del fatto che l’uomo non sarebbe venuto a salvarla da quel matrimonio. Era finita.
 
Per una volta in tutta la sua vita Annabel fu grata del fatto che le cerimonie di quel sacerdote duravano troppo. Era affianco al suo futuro marito che sembrava impaziente. Voleva la fine della cerimonia, tutto il contrario di Annabel. La donna sperava vivamente in un attacco da parte di Ombrax. Sapeva che Caroline non aveva mantenuto la promessa, e mandava un decimo di quello che aveva promesso alla città sotterranea. Perché Ombrox era così tranquilla? Voleva fuggire da li e da quella maledettissima cerimonia. Guardò di nuovo in direzione di Frank e lo sorprese a guardarla come se volesse spogliarla in seduta stante fregandosene altamente di tutti i presenti e del fatto che si trovavano all’aria aperta difronte uno degli alberi più longevi di tutta Luxor, secondo solo all’albero sul quale era costruito il castello. Annabel degludì e spostò gli occhi verso il sacerdote che aveva appena preso dei nastri colorati.
“No!” fu l’unica cosa che la donna riuscì a pensare in quel momento. Era arrivato il momento di celebrare davvero l’unione. Il sacerdote si avvicinò ai due e prese il braccio sinistro di entrambi iniziando a legarli con i nastri. Non riuscì a fare più di due giri perché la sua attenzione fu catturata da qualcosa difronte a se che lo fece sbiancare. Annabel incuriosita dalla faccia del sacerdote si girò e vide due figure nere a cavallo galoppare velocemente verso di loro. Erano di Ombrax? Possibile. Annabel sorrise. Ombrax stava attaccando. Poteva scappare. La due figure si avvicinarono sempre di più fino a quando non furono a due passi dei due quasi sposi.
-consegnateci la principessa- disse quello seduto sul cavallo nero. L’altro rimase fermo qualche passo più indietro tenendo strette le redini del suo cavallo color ambra.
-e se non volessi?- gli chiese Frank afferrando con forza il braccio sinistro della donna. Erano ancora legati da quei stupidi nastri.
-avrai una brutta fine- disse sempre il cavaliere sul suo destriero nero.
Frank sguainò la spanda che teneva al suo fianco e sorrise -uccidimi se ne hai il coraggio!- gridò rivolto al cavaliere. Quello non si scompose, anzi fece un cenno al suo compagno che si avvicinò piano sguainando la lama con la sinistra.
-che c’è, hai paura di me?-
-no, ma mio fratello è più bravo di me- disse quello nascondendo un ghigno sotto la sciarpa nera che aveva per coprirsi la bocca. Frank provò a colpire il secondo uomo, ma quello fu più veloce e lo decapitò senza tante storie. Caroline gridò mentre Annabel slegava i nastri colorati che la legavano ancora all’uomo ormai morto. Qualche schizzo di sangue l’aveva raggiunta, ma non se ne era minimamente preoccupata, voleva solo scappare da li.
-Venga- disse il ragazzo sul cavallo nero porgendo una mano ad Annabel. All’inizio la donna lo guardò titubante, ma poi vedendo le guardie avanzare veloci verso di loro afferrò la mano del ragazzo si issò tra lui e la testa del cavallo.
-andiamo- disse quello prima di partire al galoppo seguito dal suo compagno. Annabel sperava di aver fatto la scelta giusta a seguire quei ragazzi.
-siete di Ombrax vero?- chiese appena si furono allontanati abbastanza dal centro di Luxor.
-si- le rispose il suo cavaliere prima di spronare il cavallo ad andare più veloce. Dovevano uscire da Luxor il più velocemente possibile.
-perché mi avete presa?- chiese la donna senza ottenere risposta. -sono un ostaggio?- chiese di nuovo aspettando una risposta.
-no-
-sapete rispondere solo a monosillabi?- chiese esasperata la donna.
-no, avrete le vostre risposte una volta arrivati a Ombrax- Annabel si arrese e non fece più domande concentrandosi sul paesaggio davanti a se. Se non era un ostaggio voleva dire che Richard aveva mandato quei due ragazzi a salvarla? Ma se fosse stato così perché non l’aveva fatto prima?
-ZAKE! CI STANNO RAGGIUNGENDO!- gridò l’altro cavaliere per farsi sentire dal fratello. Ad Annabel la sua voce sembrò abbastanza familiare, ma non ricordava dove l’avesse sentita.
-CAZZO, EL DIVIDIAMOCI E CI INCONTRIAMO DAVANTI ALLA SECONDA ENTRATA- rispose il suo cavaliere prima di girare bruscamente a destra. Annabel guardava sorpresa il suo cavaliere. Aveva sentito bene? Aveva chiamato El l’altro ragazzo? Zake guardò la donna sentendo il suo sguardo addosso.
-toglimi almeno una curiosità, l’altro ragazzo si chiama Elias?- chiese la donna speranzosa, anche se aveva visto le ceneri del figlio voleva essere certa di quello che aveva sentito. Zake si tolse la sciarpa che teneva intorno alla bocca e la mise alla donna per coprirle i capelli biondi.
-El è vivo, ma ti spiegheremo meglio tutto una volta che saremo al sicuro ad Ombrax- rispose il ragazzo continuando a Cavalcare tenendosi il cappuccio con una mano per non farlo volare via ora che non c’era più la sciarpa.
-sei Ezekiel vero?- chiese ancora la donna con le lacrime agli occhi.
-si- la donna sorrise e si lasciò andare tra le braccia del figlio che aveva visto solo appena nato e che adesso insieme al gemello l’aveva appena salvata dalle grinfie di Caroline.
 
Riuscirono, per fortuna, a seminare le guardie di Luxor e come promesso i due fratelli si rincontrarono davanti all’entrata secondaria di Ombrax. Annabel scese velocemente dal cavallo e aspettò che i due ragazzi facessero lo stesso prima di abbracciarli stretti. I due ricambiarono l’abbraccio.
-siete arrivati in tempo- disse in un singhiozzo la donna.
-meno male- disse Elias togliendosi il cappuccio seguito a ruota da Ezekiel.
-sei vivo- disse la madre accarezzando la guancia di Elias e stringendolo di più a se.
-tutto merito di Zake e Camille, senza di loro sarei morto- disse il biondo sorridendo al fratello.
-come avete fatto a confondere il tuo avversario?-chiese ancora la donna.
-ero io il suo avversario. Papà fa parte del consiglio dei nove e avevano scelto me come combattente- disse Zake stringendosi le braccia intorno al corpo.
-mi state dicendo che nel peggiore dei casi uno dei sue sarebbe morto per mano dell’altro?- I due ragazzi si guardarono e poi annuirono mentre la donna li stringeva di nuovo a se.
-come avete saputo del matrimonio?-
-papà, si informa sempre di tutto e ci ha chiesto di intervenire- dissero in coro i due ragazzi per poi scoppiare a ridere. Non si erano ancora abituati. Anche Annabel sorrise felice. Finalmente erano insieme.
-anche Elizabeth è viva ed è qui ad Ombrax- disse dopo un po’ Elias.
-davvero?- chiese la donna. Non poteva crederci, tutti e tre i suoi figli erano vivi e stavano insieme. Ezekiel annuì e Annabel abbracciò di nuovo i due ragazzi. Una volta che la donna di fu asciugata le lacrime entrarono ad Ombrax. Nemmeno il tempo di fare due passi che venne loro incontro Caleb con una faccia cadaverica. Appena vide Ezekiel aumentò il passo.
-Zake! Camille!- disse il ragazzo riprendendo fiato.
-Camille cosa?- chiese quello preoccupato.
-è in infermeria, corri…- riuscì solo a dire Caleb senza voce per la corsa. Zake non se lo fece ripetere due volte e corse a perdi fiato verso l’infermeria. Cos’era successo alla sua Cam? Appena arrivato si trovò difronte suo padre con una faccia più bianca del vestito che indossava Annabel per il matrimonio.
-Zake calmati ed entra dentro- gli disse il padre mettendogli le mani sulle spalle per poi aprirgli la porta. Il ragazzo entrò cercando di respirare regolarmente. Un’infermiera gli venne incontro trafelata.
-chi sei?- gli chiese con tono brusco.
-sono il ragazzo di Camille, dov’è?- chiese. La donna mutò la sua espressione e con tono dolce gli disse:
-Vieni- e sparì dietro una tenda seguita a ruota da Zake. Camille era distesa in un letto bianco, la fronte mandida di sudore e le gote arrossate. Teneva a stento gli occhi verdi aperti.
-Cam- disse il ragazzo avvicinandosi alla mora. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise dolcemente.
-scusa- riuscì a dire la ragazza.
-per cosa?- le chiese lui accarezzandole una guancia.
-è nato prima, solo che è stato più complicato e ho dovuto scegliere se far vivere lui e morire io, o far morire lui e non avere più figli. Non potevo ucciderlo- a Camille uscì una lacrima degli occhi e poi riprese -comportati bene con lui- gli disse prima di baciarlo e chiudere gli occhi. Zake sgranò gli occhi. E gridò disperato. Aveva perso la persona che amava di più. Controllò il polso, ma non c’era nessun battito. Le baciò delicatamente la bocca e si girò verso l’infermiera che era rimasta in disparte.
-abbiamo cercato di farla ragionare ma non c’è stato verso, mi dispiace- disse quella abbassando lo sguardo.
-dov’è mio figlio?- chiese Zake guardandosi intorno. La donna di allontanò e scomparì dietro un’altra tenda per poi tornare con in braccio un fagottino blu che porse al ragazzo. Zake guardò suo figlio che sembrava tanto piccolo e tranquillo mentre le lacrime scendevano ancora.
-si chiama Aaron, l’ha scelto Camille- disse la donna prima di andare verso la ragazza a coprirla fino alla testa con il lenzuolo. Zake sorrise. Quel nome gli piaceva. Il suo piccolo Aaron. Gli accarezzò piano la testolina ricoperta da pochi capelli biondi proprio come i suoi. Sperava che avesse preso almeno gli occhi di Camille. Si alzò e guardò verso il telo per poi uscire dall’infermeria con Aaron. Suo padre gli venne incontro e Zake pianse sulla sua spalla.
-mi dispiace Zake, ma lei desiderava troppo quel bambino- gli disse l’uomo accarezzandolo sulla schiena.
-lo so- rispose fra i singhiozzi il ragazzo stringendo Aaron a se. Si staccò dall’abbraccio del padre e baciò la testa di suo figlio. Non l’avrebbe mai lasciato solo, poco ma sicuro.

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Luis guardava dietro di se preoccupato. Era partito la sera stessa, approfittando del buio, ma aveva paura che qualcuno lo stesse seguendo. Aveva salutato frettolosamente Susan e aveva detto ad Arion che andava dalla sua famiglia e non sapeva quando sarebbe ritornato. Non aveva mentito al suo migliore amico, ma non aveva detto tutta la verità. Voleva arrivare il prima possibile alla fonte. Sperava vivamente di risolvere tutto il prima possibile.
Il ragazzo riportò lo sguardo sul sentiero alberato davanti a se. Stava galoppando il più velocemente possibile e non doveva distrarsi altrimenti non sarebbe riuscito ad individuare la rocca. Sorrise al pensiero delle facce che avrebbero fatto Sasha e Alan nel vederlo spuntare all’improvviso. E soprattutto vedere le facce sorprese dei sue genitori quando gli avrebbe comunicato di essersi fidanzato. Sperava solamente che non decidessero di organizzare subito il matrimonio. Susan sarebbe svenuta. Luis ridacchiò fra se e spronò il cavallo ad andare più veloce. Dopo una mezzoretta Luis finalmente vide il mare, o meglio sentì il suono delle onde che si infrangevano sulla scogliera. Il ragazzo sorrise e respirò a pieni polmoni l’aria salmastra del mare che gli era mancato in tutti quei mesi passati sottoterra. Fermò il cavallo vicino al precipizio e guardò l’orizzonte che si stava tingendo di rosso per l’alba imminente. Rimase fermo per un po’ e poi spronò il cavallo per continuare la marcia. Era quasi arrivato. Una volta sulla spiaggia sospirò per poi gridare verso il mare:
-Ja sam princ, otvorite vrata- Tutto rimase in silenzio per qualche secondo poi dall’acqua iniziarono ad uscire delle pietre lisce che formarono un sentiero. Luis sorrise e si incamminò insieme al cavallo. Mentre camminava poco alla volta difronte a se si apriva uno squarcio nel cielo per poi lasciare posto a un enorme castello con torri simili a coralli di un celeste che ricordava il mare calmo. Intorno all’alto castello c’erano delle mura fortificate con un ponte levatoio che univa la strada di pietre all’ingresso della città. Davanti a lui si stagliava Antlis, la sua città. Tutti pensavano fosse andata distrutta durante la battaglia, ma la città d’acqua era resistita a tutto e ora era intatta davanti ai suoi occhi. I re di Antlis avevano deciso di non rivelare ciò alle altre due città. Avrebbero aspettato il compiersi della profezia di re Ezekiel. Luis era sicuro che ciò stesse per succedere, e non vedeva l’ora di prendere parte alla grande guerra che avrebbe finalmente liberato il continente di Balas e ucciso Caroline e tutta la sua discendenza, per estirpare fino all’ultimo Meterios presente nel continente. Luis raggiunse subito il ponte levatoi e guardò in direzione delle guardie che a loro volta lo guardarono sorpresi e soprattutto guardavano con interesse quello che Luis portava con se da quando era partito di nascosto da Ombrax.
-per favore fatemi passare- disse il ragazzo agitato. Aveva paura che fosse già troppo tardi. Le due guardie annuirono e fecero abbassare il ponte. Luis si lanciò al galoppo per le strade di Antlis senza fermarsi quando i cittadini chiamavano il suo nome vogliosi delle sue attenzioni. Il portone del castello era sempre più vicino e Luis sorrise non appena le due guardie aprirono il portone facendolo entrare con il cavallo. Una volta dentro scese dal destriero che lo aveva portato fino a li e si guardò intorno.
-Luis che ci fai qui?- il moro si girò verso la voce di sua sorella. La ragazza lo stava guardando con un’aria felice e tesa allo stesso tempo. Luis le sorrise per rassicurarla.
-Sasha è un’emergenza dobbiamo andare subito alla caverna delle luci- disse il ragazzo prendendo quello che si era portato appresso per tutto il viaggio. Sasha sgranò gli occhi.
-è veramente…-
-si Sa, dobbiamo muovici o non si salverà- bloccò la ragazza il moro incamminandosi velocemente verso la caverna seguito a ruota dalla sorella.
-vuoi una mano?- chiese dopo un po’ la ragazza.
-no, mi servono solo mamma e papà- disse il ragazzo aumentando il passo.
-li vado a chiamare, anzi chiamo anche Alan- disse la ragazza correndo nella direzione opposta del fratello per quanto le permettesse il vestito lungo che aveva. Doveva sbrigarsi.
Luis percorse l’ultimo tratto del castello che conduceva alla caverna delle luci. Spostò il grande arazzo che raffigurava le quattro città di Balas e imboccò il lungo corridoio. La strada era stratta per poi aprirsi nella grande caverna che era illuminata da più di mille cristalli che si trovavano tutti intorno all’acqua cristallina. Luis sospirò e poggiò la ragazza che teneva in braccio sull’acqua. Subito le si gonfiarono i capelli neri e il vestito viola che aveva addosso. Luis la guardò sospirando. Sperava di non essere arrivato troppo tardi.
-Lu cos’è successo?- chiese suo padre entrando nella grotta seguito dal resto della sua famiglia. L’uomo si fermò non appena vide la ragazza nell’acqua. -non è possibile! Cos’è successo?- chiese puoi l’uomo rivolgendosi al suo secondogenito.
-era una cosa che non si poteva evitare e io l’ho saputo troppo tardi- disse il ragazzo continuando a guardare la mora nell’acqua. In quel momento la corrente l’aveva portata proprio al centro della grotta.
-non la stavi sorvegliando?- chiese Alan più curioso che arrabbiato con il fratello per la sua distrazione.
-non potevo mica starle appiccicato 24 ore su 24, e poi era in buone mani. È successo per una cosa naturale- disse il ragazzo che iniziava a sentirsi in colpa.
-e ci potresti spiegare cos’è questa cosa naturale di cui ci hai parlato?- gli chiese la madre accarezzandogli un braccio cercando di tranquillizzare il figlio.
-ha partorito, con due mesi d’anticipo- disse il ragazzo continuando a tenere gli occhi fissi nell’acqua. Perché non succedeva niente? Era troppo tardi?
-come ha partorito? Vuoi dire che ha un figlio? E dov’è adesso?- chiese Sasha spostando lo sguardo dalla ragazza al fratello.
-è con il padre- fu l’unica risposata del ragazzo. Luis chiuse gli occhi. Aveva fallito. Doveva riportare a casa la sorella sana e salva e invece Camille era morta prima ancora di conoscere la verità su di se. Da quando si era fidanzato con Susan aveva trattenuto la voglia matta di dire a Camille la verità sulle sue origini. Aveva trattenuto la voglia di abbracciarla e di non lasciarla andare. Perché ora si trovava in quella situazione?
-Luis- si sentì chiamare in coro dai due fratelli e aprì gli occhi di scatto. Dal corpo di Camille si stava sprigionando una tenue luce azzurra accentuata dai cristalli. La luce aumentò gradualmente la luminosità per poi spegnersi di colpo.
 
 
Camille sentì un calore diffondersi per tutto il petto e poi freddo. Si sentiva come se fosse completamente sommersa dall’acqua gelida. Aprì di scatto gli occhi e per poco non affondò nell’acqua nella qual era veramente immersa. Chiuse di nuovo gli occhi e cercò di rilassarsi per poi riaprire gli occhi e guardarsi intorno. La prima cosa che vide fu una caverna piena di cristalli celesti e poi Luis, il ragazzo di Susan, che le veniva incontro entrando anche lui nell’acqua.
-Cam tutto okay?- le chiese porgendole una mano e sorridendo. La ragazza annuì soltanto accettando la mano che il ragazzo le porgeva e uscendo insieme a lui dall’acqua.
-dove sono? E perché ero immersa in quella piscina?- chiese una volta che Luis le aveva avvolto intorno una coperta per riscaldarla. Nel mentre Camille aveva fatto vagare lo sguardo per la grotta e aveva visto altre quattro persone, un ragazzo che sembrava la versione più giovane di Luis, una ragazza che aveva un sorriso che andava da una parte all’altra del volto e un uomo e una donna che la guardavano sorridendo anche loro.
-sei nella caverna delle luci nel castello di Antlis ed eri immersa nell’acqua perché fino a qualche secondo fa eri morta- le disse piano Luis. La ragazza lo guardò non capendo poi sgranò gli occhi.
-Aaron! Dov’è Aaron?- chiese la ragazza cercando suo figlio.
-tranquilla Cam, è insieme a Zake, stanno bene entrambi- le disse il ragazzo poggiando entrambe le mani sulle spalle della ragazza. Camille si rilassò un pochino. L’ultima cosa che ricordava era lo sguardo triste e disperato di Zake che le stringeva la mano.
-perché sono qui? C’è qualcosa che non so?- chiese la ragazza guardando verso le altre quattro persone -e soprattutto come ho fatto e resuscitare?-
-Luis ti ha portata subito qui perché sapeva di poterti salvare, ma è meglio se ti metti qualcosa di asciutto. Poi parleremo con calma- le disse la donna sorridendole. La ragazza le si avvicinò prendendole le mani.
-vieni, andiamo a cambiarci- le disse conducendola fuori dalla caverna.
 
 
Una volta che Camille si fu asciugata e messe un nuovo vestito, di un bellissimo verde smeraldo con le maniche lunghe, nella camera nella quale si trovava entrarono tutti gli altri che aveva visto nella caverna. Camille si mise seduta sul letto affiancata subito da Luis e Sasha. Gli altri tre si sedettero sulle poltroncine difronte al letto.
-Camille tu hai vissuto ad Ombrax per tutto questo tempo, ma non sei della città sotterranea.- iniziò la donna sospirando. -sei di Antlis, e più precisamente sei nostra figlia. Prima che tu dica qualcosa, ti abbiamo affidato ad Olba perché avevamo paura che la famiglia Zoyon potesse ucciderti non appena nata. Non so te conosci la profezia di Ezekiel, ma tu sei una di quei ragazzi. Hai il potere dell’acqua- Camille guardava sua madre parlare mentre cercava di comprendere le parole che la donna le stava dicendo.
-Noi non volevamo assolutamente separarci da te, ma abbiamo dovuto farlo per proteggerti. I nostri dubbi erano reali, infatti si sono intrufolati molti assassini all’interno del palazzo per cercarti, ma tu eri al sicuro. Abbiamo mandato Luis due anni fa per tenerti d’occhio nel caso i tuoi poteri si fossero manifestati improvvisamente. Abbiamo fatto bene, altrimenti adesso non saresti qui con noi- finì la donna. Camille spostò il suo sguardo su Luis.
-ti sei avvicinato a Susan solo per controllarmi?- gli chiese curiosa.
-no, Susan mi piace veramente. È stata solo fortuna che tu fossi sua amica- le rispose il ragazzo. La ragazza annuì e poi rivolse il suo sguardo verso i genitori.
-Olba sapeva tutto, perché non mi ha detto niente?- chiese la ragazza.
-le abbiamo chiesto noi di non farlo, non volevamo metterti in pericolo- le rispose il padre.
-ma non avete pensato a come potessi sentirmi io pensando di essere stata abbandonata dai miei genitori- disse la ragazza arrabbiata.
-abbiamo agito solo per il tuo bene- disse la donna guardando preoccupata la figlia.
-e tu non mi hai mai detto niente- disse Camille rivolta a Luis.
-mi dispiace Cam, ma non volevo sconvolgerti troppo-
-e adesso allora?- disse la ragazza alzando la voce -come potete sperare che io accetti tutto questo dopo tanto tempo di silenzio?- chiese la ragazza con le lacrime agli occhi. Sasha e Luis si guardarono preoccupati. Camille non la stava prendendo bene come speravano. Alan si alzò dalla poltrona e raggiunse la ragazza.
-bisogna guardare al presente e non al passato. I nostri genitori hanno agito perché volevano il tuo bene. Io non ero ancora nato, diversamente da Sasha e Luis non ti avevo mai vista prima di oggi e ho sempre e soltanto sentito parlare ti te. Ti vogliono bene e anch’io te ne voglio- Camille guardò il ragazzo confusa. -non ti sto chiedendo di accettare tutto quello che ti stiamo dicendo, ma almeno di comprendere perché lo abbiamo fatto, e di vivere quello che di sicuro avrei sempre desiderato- finì il ragazzo aprendo le braccia invitando la sorella ad abbracciarlo. Camille continuò a piangere però si buttò tra le braccia del fratello stringendolo forte. Luis sorrise. “e bravo il piccolo Alan” pensò il ragazzo prima di alzarsi e stringere i due in un abbraccio più grande seguito a ruota da Sasha.
Sonja e Ralph guardarono i loro figlia abbracciati e sorrisero felici. Erano di nuovo tutti insieme.
-scusate- disse Camille una volta che si fu staccata dell’abbraccio di gruppo. Sonja si alzò e abbracciò stretta la figlia per poi sorridere.
-allora Luis ci ha parlato di un figlio..-disse la donna continuando a sorridere.
-si, Aaron. Non vedo l’ora di abbracciarlo. Com’è?- si rivolse la ragazza verso Luis. Si ricordava poco e niente del parto.
-è un batuffolo, sono riuscito a vedere solo i capelli biondi visto che Zake non faceva avvicinare nessuno- disse il ragazzo sorridendole.
-e gli occhi?- chiese la ragazza.
-non li aveva ancora aperti, anche se so che Zake li voleva verdi- Camille sorrise a sua volta.
-mi mancano- Luis l’abbracciò di nuovo.
-tranquilla, starai qui per un po’, il tempo di decidere come agire per trovare gli altri tre ragazzi della profezia e farti imparare a controllare il tuo potere, e potrai tornare da loro-
-e tu da Susan- disse la ragazza sorridendo stretta nell’abbraccio del fratello.
-si, ed io da Susan-
-chi è Susan? La tua ragazza?- chiese Sasha avvicinandosi ai sue ragazzi.
-non iniziare Sa, si è la mia ragazza, ma non sono pronto per il matrimonio- rispose il ragazzo facendo ridere sia Camille che Luis.

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Il piccolo Aaron dormiva tranquillamente nelle braccia del padre che lo guardava con un sorriso ebete stampato in faccia. Dopo qualche ora dalla morte di Camille il bambino aveva aperto gli occhi, verdi come quelli della madre, e aveva iniziato a piangere. Zake si era preoccupato non riuscendo a calmare il bambino. La madre gli si era avvicinata poco dopo per aiutarlo, ma Aaron continuava a piangere. Alla fine erano riusciti a calmarlo avvolgendolo in una sciarpa di Camille. Annabel aveva spiegato a Zake che il bambino aveva riconosciuto l’odore della madre e quindi si era tranquillizzato. E ora se ne stava bello tranquillo a dormire con gli occhi neri del padre su di se.
-è più carino quando non piange- Elizabeth arrivò alle spalle del fratello e guardò dall’alto suo nipote.
-il mio Aaron non è carino, ma bellissimo- rispose il ragazzo girando lo sguardo in direzione della ragazza.
-okay il cucciolo è bellissimo, ma non puoi stare tutto il giorno a guardarlo, si consumerà- continuò la ragazza sedendosi affianco a Zake. Il fratello non le rispose ma strinse il bambino di più a se. Come avrebbe fatto senza Camille? Sapeva che da solo non sarebbe mai riuscito a crescere il bambino, ne era la dimostrazione che era quasi impazzito quando aveva iniziato a piangere il giorno prima. Non sarebbe mai stato un buon padre. Guardò di nuovo suo figlio e si alzò dal divano della sala relax per incamminarsi verso la mensa per la colazione. Sperava solo che Aaron non si svegliasse con tutte le urla dei cittadini di Ombrax. Beth guardò per un po’ la schiena del fratello per poi sorridere ed incamminarsi dietro ai due. Non ci misero molto ad arrivare alla mensa e si sedettero con Caleb, Susan ed Elias che li stavano aspettando.
-che fine ha fatto il bel tenebroso?- chiese Zake non Vedendo Luis da nessuna parte.
-ha detto che doveva andare urgentemente dalla sua famiglia e che se andava tutto bene sarebbe tornato in una settimana, massimo due.- rispose Susan sospirando. La conversazione finì li anche perché Aaron iniziò a piangere e Zake si alzò dal tavolo scusandosi con gli altri e andò nella sua camera per avvolgere il figlio in una maglia di Camille sperando che si tranquillizzasse.
 
Le due settimane passarono in fretta per tutti, tranne per Susan e Arion che non vedevano l’ora del ritorno di Luis, la prima perché voleva assolutamente baciare il suo ragazzo, e il secondo perché non aveva altri amici alla centrale oltre al ragazzo.
Era ora di pranzo quando Luis entrò nella mensa con un sorriso che fece sciogliere in un attimo Susan. Susan che, non appena realizzò che il suo ragazzo era tornato, si alzò dal tavolo e corse incontro al ragazzo che la strinse a se baciandole i capelli. Zake assistette alla scena con un nodo alla gola. Non avrebbe più stretto Camille in quel modo. Ogni giorno che passava le mancava sempre di più. Luis senza staccarsi dall’abbraccio della ragazza si avvicinò al tavolo e sorrise in direzione di Zake.
-vai subito nella tua camera, è importante- disse poi il ragazzo rivolto al biondo che lo guardò confuso.
-cosa c’è di così importante?- chiese alzandosi dal tavolo con Aaron in braccio.
-vai li e li scoprirai- gli disse semplicemente Luis. Zake sospirò e si avviò verso la sua camera, cosa poteva esserci di così urgente da vedere? La domanda di Ezekiel ebbe risposta non appena aprì la porta e si trovò difronte Camille, la sua Camille, con un bellissimo vestito celeste e un sorriso smagliante. Ezekiel rimase fermo davanti alla porta confuso. Com’era possibile che Camille fosse viva? E soprattutto perché Luis sapeva della presenza della ragazza?
Ma i dubbi del ragazzo si sostituirono subito con la voglia di abbracciarla e infatti fu quello che fece, baciandola il più a lungo possibile ovviamente. Era vera, non era solo la sua immaginazione.
-Cam- disse piano con ancora le labbra vicine alle sue. La guardò negli occhi sorridendo. Aaron in mezzo a loro iniziò a dimenarsi catturando l’attenzione dei due ragazzi. Camille sorrise in direzione del bambino e lo prese fra le braccia stringendoselo al petto.
-cos’è successo?- disse Zeke sedendosi sul letto seguito da Camille.
-è complicato da spiegare, aspettiamo gli altri e giuro che vi spiego tutto. La cosa importante adesso è che sono qui insieme a voi due- disse la ragazza baciando Zake che sorrise sulle labbra.
-Luis centra qualcosa?- chiese il biondo curioso.
-si, e non poco. È grazie a lui se sono ancora viva- disse la ragazza accarezzando i capelli di Zake.
-voglio sposarti- Camille guardò Zake sgranando gli occhi. -non sto scherzando Cam, voglio veramente sposarti- disse di nuovo il ragazzo.
-okay, quando sarà finito tutto questo ci sposeremo-
-quando sarà finito tutto questo cosa? Cam non voglio aspettare, non me ne frega niente. Io ti sposo subito- disse il ragazzo convinto facendo tremare Camille.
-Ezekiel è tutto un macello, non credo che avremo il tempo di sposarci..-
-lo troviamo il tempo per sposarci, io voglio considerarti mia moglie il prima possibile- la interruppe il biondo. Le sue parole non ammettevano replica. Camille sospirò sconfitta e annuì. L’avrebbe spiegato Zake ai suoi genitori perché si erano sposati prima della fine della guerra. Camille sorrise immaginandosi la scena.
Zake non dovette aspettare molto per scoprire cos’era successo in quei giorni visto che furono subito raggiunti da tutti gli altri compresi Richard e Annabel, la quale abbracciò stretta la ragazza.
-Quindi cos’è successo?- chiese Beth sedendosi meglio sulla poltrona che aveva scelto.
-El, Zake vi ricordate il libro con quella profezia?- chiese Camille rivolta ai due gemelli. I due si guardarono e poi annuirono.
-le parole della profezia sono vere, e quindi pure tutta la storia raccontata nel libro- i due fratelli sgranarono gli occhi sorpresi. Camille continuò -il libro parla della storia della guerra fra le quattro città di Balas e la profezia è di Ezekiel che all’epoca era il re Antlis e dice così: “Gli antichi poteri si risveglieranno e finir la tirannia faranno. Due fratelli diversi ma uguali con due ragazze combatteranno i mali. Preparati a morire perché la pace deve fiorire.”- aspettò un attimo per far assimilare a tutti le parole della profezia. -la tirannia che deve finire è quella di Caroline che appartiene alla famiglia di Zoyon. I due fratelli diversi ma uguali siete voi due- indicò Ezekiel ed Elias -siete gemelli, ma avete vissuto in due città completamente differenti e i vostri pensieri sono diversi come i vostri caratteri. Gli antichi poteri sono quattro, gli elementi naturali e ad ognuno corrisponde un ragazzo- disse Camille guardando le facce confuse di tutti per poi posare gli occhi in quelli del fratello che le sorrise.
-come fai a sapere tutte queste cose, e soprattutto cosa centrano con te?- chiese Zake confuso.
-tutti sapete che sono stata abbandonata ad Ombrax dai miei genitori, ho sempre pensato che non mi volessero, ma non è così. Antlis esiste ancora, nascosta da occhi indiscreti, ma esiste. E io sono nata li. Sono una dei quattro figli della famiglia reale di Antlis, la terza per esattezza. Mi hanno lasciata ad Ombrax sotto le cure di Olma perché avevano scoperto che riuscivo a dominare l’acqua e la famiglia Zoyon mi voleva. Sono ancora viva grazie al mio potere- finì la ragazza. Tutti erano in silenzio, molto probabilmente non si fidavano. Camille guardò per tutta la stanza, poi si alzò dal letto e si incamminò verso il bagno per poi ritornare con una bacinella piena d’acqua che mise sul tavolino. Chiuse gli occhi e si concentrò. Dopo poco riaprì gli occhi, il verde era quasi del tutto sparito, lasciando posto ad un azzurro molto simile al colore del mare in tempesta. La ragazza alzò le mani e l’acqua all’interno della bacinella iniziò a tremare per poi alzarsi. Camille giocò un po' con l’acqua per poi farla ritornare nella bacinella. I suoi occhi ritornarono verdi e guardò in direzione di Zake che la guardava a bocca aperta.
-Cam ci stai dicendo che anche io e Zake abbiamo questi poteri?- chiese Elias interrompendo il silenzio nella sala.
-si, non so quali ma si. Quello che io e Luis dobbiamo fare adesso e istruirvi per farli uscire e trovare l’altra ragazza della profezia per poi combattere contro Caroline e riportare la pace dappertutto- disse la ragazza sorridendo.
-perché anche Luis?- chiese Susan che stava tranquillamente spalmata sul suo ragazzo.
-perché sono suo fratello maggiore, amore- le rispose il ragazzo baciandola sotto l’orecchio. Susan scattò a sedere e lo guardò stranita, anche Zake lo guardò, ma con paura.
-se ve lo state chiedendo si sono uno dei principi di Antlis- disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo e prendendo Susan per la vita facendola stendere di nuovo su di lui.
-e perché avete tenuto nascosta la vostra esistenza per tutto questo tempo?- fu la domanda di Richard al ragazzo.
-perché sapevamo che Caroline si nascondeva da qualche parte, non volevamo darle una ragione in più per attaccarci, al dispetto di quanto possiate crederci la città è sopravvissuta perché ha alzato mura fortificate intorno a se. Non può resistere ad un altro scontro- rispose tranquillamente Luis.
-cosa avete in mente per sconfiggere Caroline? Non sappiamo nemmeno quante persone siano dalla sua parte!- disse Annabel stringendosi di più a Richard.
-dalla sua parte ha suo figlio, quello con il quale voleva farvi sposare, e tutta la guardia reale di Luxor visto che quelli che erano dalla sua parte prima di arrivare a Luxor li abbiamo distrutti noi. Gli EDA vi sono ancora fedeli, lo so perché ho contatti con Erik. Per attaccarla bisogna radunare tutta la gente che vuole combattere e attaccarla. Bisognerà dire la verità a tutti quanti, in un modo o nell’altro-
-non fa una piega- disse Elias sorridendo, avrebbero ucciso finalmente Caroline.
-ora bisogna solo trovare l’ultima ragazza- disse Caleb pensieroso.
-una possibile candidata ci sarebbe, ma non ne sono pienamente sicuro- disse Luis.
-e chi sarebbe?- chiese Elizabeth.
-Ginevra Ravenlord-












Mi scuso per il terribile ritardo, ma è un periodo bruttissimo tra interrogazioni e compiti in classe che non trovo proprio il tempo di accendere il computer.

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


Ginevra sorrideva guardando la lettera posata sulla sua scrivania ancora chiusa. Conosceva l’autore di quella lettere e non vedeva l’ora di aprirla, ma non poteva, almeno non subito. Sapeva perfettamente che lui si trovava li vicino aspettando che lei leggesse la lettera. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vedere la sua faccia mentre leggeva la lettera. La storia delle lettere era iniziata quasi cinque mesi prima. Così, dal nulla. Era stato lui a scriverle per primo e lei, felice di quel contatto, aveva deciso di rispondergli in qualche modo. Solitamente lasciava una lettera sulla sua scrivania e lui, quando lei non c’era, se la prendeva e, entro la giornata, le rispondeva. Lo faceva sempre. A Ginevra piaceva molto quella storia, ma Gustav poteva tranquillamente parlarle a voce visto che riusciva a non farsi beccare per tutti quei mesi. Glielo aveva anche scritto nelle ultime cinque lettere, voleva vederlo. Gustav sviava sempre la questione facendo infuriare un bel po’ la ragazza. La rossa esasperata era addirittura andata alla base degli EDA, però si era accorta di aver fatto un enorme sbaglio una volta che il ragazzo all’ingresso le aveva chiesto come faceva a conoscere il nome di Gustav. Aveva cercato anche di convincere suo fratello ad aiutarla. Fred non ci aveva nemmeno provato, anche perché le stava sempre appiccicato. La lasciava sola solo nella sua camera.
Perché Gustav non le voleva parlare? O meglio, perché Gustav non la voleva incontrare dopo tutto questo tempo?
 
 
Fred poggiò la schiena sulla porta di legno di noce che chiudeva la camera della sorella. Una volta finito il funerale di Elias la regina aveva deciso che Ginevra sarebbe ritornata a casa, visto che non aveva più un principe da sposare, e Annabel aveva insistito perché Fred continuasse a proteggerla. Il rosso non aveva protestato, anche perché non voleva che accadesse qualcosa alla sua sorellina. E adesso era li a fare il mediatore fra due fuochi. Da una parte sua sorella che lo voleva costringere a far ragionare Gustav e a convincerlo ad incontrarla invece di lasciarle solo delle, testuali parole: “stupide lettere senza senso”. Dall’altra parte aveva Gustav che gli aveva espressamente chiesto di aiutarlo a non farsi scoprire dalla ragazza mentre lasciava le lettere sulla scrivania. All’inizio Fred voleva aiutare la sorella, ma Gustav gli aveva spiegato disperatamente il perché della sua scelta. SI era innamorato di Ginevra e, essendo un EDA, non poteva assolutamente frequentare una ragazza, ne tanto meno sposarsi. Fred aveva tentato di far desistere il ragazzo, usando anche suo padre come esempio, ma Gustav era stato irremovibile.
-tu sei l’unico che conosce la vera identità di mio padre. Lui non mi vuole con se. Avevo sei anni quando mia madre morì e mi disse il nome di mio padre. Io sono arrivato qui pensando che avrei trovato un padre gentile e accogliente invece le prime parole che mi disse furono “tu non mi conosci, io non so chi sei. Non crearmi problemi”. Non potevo fare niente e per questo sono rimasto qui. Quando l’ho ferito avevamo appena finito di litigare perché pensava che avessi rivelato la mia identità a qualcuno e voleva punirmi frustandomi. Mi sono ribellato, infondo non avevo fatto niente, e l’ho ferito. Pensavo mi avrebbe ucciso, ma non l’ha fatto. Fred non posso permettermi di non seguire le regole. Erik non me lo permetterebbe mai- queste erano state le parole che avevano completamente convinto Fred, ma comunque sua sorella insisteva, e lui non sapeva davvero come fare. Li vedeva davvero bene insieme, e sapeva anche che sua sorella aveva una cotta per Gustav. Perché era così complicato? Perché era sempre così complicato?
Frederic sorrise pensando al suo El, non lo vedeva da quasi un mese e già gli mancava da morire. Era l’unico che sapeva la verità. Tutta la verità. Elias non gli aveva nascosto niente e Fred ne era stato felicissimo. Aveva mantenuto anche il segreto con sua sorella e Gustav. Non perché non si fidasse di loro, anzi, ma non voleva che qualcuno ascoltasse involontariamente la loro conversazione mettendo in pericolo tutta Ombrax.
La porta alla quale era poggiato si aprì di colpo facendolo cadere all’indietro. Una risata cristallina arrivò alle orecchie del rosso che  guardò in direzione della sorella sorridendo.
-qualche problema Ginny?- le chiese alzandosi e spolverandosi gli abiti della divisa.
-hai parlato con Gustav?- gli chiese la ragazza con sguardo triste.
-si ci ho parlato, ma è meglio se continuate a scrivervi solamente- le rispose il ragazzo facendo intristire sempre di più la ragazza.
-siete cattivi, tutti e due!- gridò la ragazza prima di chiudere con un tonfo secco la porta, facendo tremare le pareti affianco. Ginevra prese la lettera e senza aprirla la strappò in piccolissimi pezzi per poi scoppiare a piangere e lasciarsi cadere a terra e chiudere gli occhi. Non le importava niente di Gustav che la stava spiando dalla finestra, infondo non sarebbe mai entrato quel vigliacco! Ginevra non seppe come e quando, ma si addormentò. Non sapeva nemmeno chi l’avesse poggiata sul letto, perché si ricordava di essersi messa a piangere a terra. Aprì piano gli occhi, sentiva le labbra bollenti, ma nella stanza non c’era nessuno. Anche la finestra era chiusa. La lettera strappata si trovava ancora a terra. Possibile che Fred l’avesse messa a letto? E chi altri? Pensò poi la ragazza con una punta di rammarico. Gustav voleva solo parlarle attraverso quelle stupide lettere. Mentre stava per alzarsi vide un pezzetto di carta vicino al suo cuscino. Lo prese fra le mani e lo aprì. C’era scritta una sola frase e con una calligrafia che conosceva fin troppo bene.
“Scusa, ma ho le mie buone ragioni per non incontrarti”
Qualunque fossero le ragioni di Gustav, Ginevra capì in quel momento che non le avrebbe mai sapute. Doveva farsene una ragione. Quel ragazzo era entrato nella sua camera solo per non farla dormire sul letto e per scriverle quel messaggio. Ginevra sospirò a si alzò con calma buttando il bigliettino nel camino accesso. Avrebbe smesso di mandare lettere a Gustav, o meglio di lasciare lettere a Gustav. Se il ragazzo voleva continuare a parlare con lei l’avrebbe fatto solo guardandola negli occhi. Non avrebbe più risposto alle sue lettere. Si era decisa.
 
Gustav era rientrato nella sua camera dopo averla messa al letto e baciata sulla bocca, almeno quello poteva farlo maledizione! Guardò le pareti della camera che lo aveva accolto da quando aveva sei anni e si lasciò cadere pesantemente sul suo letto. Perché doveva essere tutto così complicato per lui? Perché doveva essere il figlio di Erik Wittemberg? Odiava suo padre, e odiava ancora di più sua madre per averlo condotto dritto tra le braccia del padre. Perché non aveva taciuto su quella verità? Perché dire al figlio di sei anni che suo padre era il capo degli EDA? Era ovvio che un bambino volesse conoscere suo padre. A distanza di anni Gustav si pentiva sempre di più delle scelte che aveva fatto quand’era più piccolo. Sfortunatamente per lui non poteva tornare indietro. Sentì bussare alla porta e, sbuffando, andò ad aprire trovandosi davanti l’oggetto dei suoi pensieri.
-cosa vuoi?- chiese in modo brusco facendo entrare l’uomo nella camera. Erik si chiuse la porta alle spalle con delicatezza.
-qualche giorno fa è venuta a cercarti una ragazza, cosa mi nascondi?- chiese lui incrociando le braccia al petto e con aria indagatoria.
-non ti nascondo proprio niente. Non sono come te!- disse velocemente il ragazzo facendo apparire sul volto dell’uomo un’espressione sgomenta.
-cosa stai insinuando?-
-non sto insinuando proprio niente, sto solo dicendo la verità- Gustav guardò negli occhi il padre, non si sarebbe tirato indietro.
-quindi vuoi dire che secondo te sto nascondendo qualcosa- disse l’uomo mettendo su un’espressione dubbiosa.
-si, stai nascondendo me- disse il ragazzo, Erik guardò il figlio sospirando. Cosa doveva fare con quel ragazzo? Faceva sempre quello che non doveva fare.
-io non ti sto nascondendo sto solo omettendo un particolare su di te. Comunque non sono venuto solo per questo. Un ragazzo ti sta cercando- Gustav alzò gli occhi al cielo al cambio di argomento da parte del padre.
-chi è e che vuole?-
-non si è presentato, però ha detto di voler parlare con una delle due guardie che proteggevano Elias perché ha delle informazioni importanti- l’uomo finì la frase e uscì dalla camera lasciando Gustav da solo. Il biondo prese la maschera e indossandola uscì anche lui dalla camera incamminandosi verso l’ingresso degli EDA. Una volta arrivato vide un ragazzo con degli strani capelli blu e con una cicca in bocca che decretava il suo nervosismo.
-volevi parlare con me?- chiese al ragazzo. Quello si girò verso di lui.
-sei Gustav vero?- a un cenno confuso del biondo continuò a parlare -devi portarmi subito da Ginevra è importante-
-non avevi detto di avere delle informazioni importanti?-
-e secondo te vado a dire la verità in giro? Muoviti che non abbiamo molto tempo- Gustav lo guardò senza muovere un muscolo. Poteva essere tranquillamente una trappola e non voleva mettere in pericolo la vita di Ginny.
-non ti sto mentendo, non posso parlare qui, ma ti prometto che vi spiegheremo tutto- Gustav lo guardò ancora.
-fammi parlare almeno con Frederic, ti giuro che non sto mentendo- disse il ragazzo non sapeva cos’altro dire per convincere l’EDA. Perché Luis l’aveva incastrato in quel macello? Alla fine Gustav cedette ed annuì.
-va bene, ma se provi a mentirci e a fare qualcosa di strano ti uccido-
-non succederà-

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Arion era agitato. Perché Luis aveva scelto lui per quel compito? Non poteva lasciarlo stare tranquillo alla centrale? No! Ovvio che no! “Lasciamo fare le cose più pericolose ad Arion tanto è il tuo migliore amico!” pensò il ragazzo seguendo con circospezione l’EDA che lo stava portando da Ginevra. Quando Luis gli aveva spiegato la verità, tutta la verità compresa la vera identità dei due nuovi ragazzi arrivati ad Ombrax, era rimasto scioccato, ma era stato felice di poter aiutare in qualche modo il suo migliore amico. Ma per aiutare non intendeva andare fino a Luxor e cercare una nobile per poi portarla ad Ombrax. Come avrebbe fatto? Sperava solo di non farsi scoprire e che Gustav lo portasse veramente della ragazza. Non voleva finire da Caroline, anche se non conosceva il piano dei ragazzi preferiva non spifferare cose che dovevano rimanere segrete.
-siamo arrivati- le parole dell’EDA risvegliarono Arion che si era perso nei suoi pensieri. -prima di parlare con Ginevra devi parlare con l’EDA che la sorveglia, solo dopo aver superato il test potrai parlarle- Arion annuì e Gustav scomparve saltando sull’albero che avevano di fronte. Arion non aspettò molto, infatti poco dopo arrivarono sia Gustav che Frederic.
-Devo parlare con Ginevra, ne va del futuro di Luxor- disse subito Arion senza lasciare la parola al rosso.
-come faccio a fidarmi delle tue parole?- chiese il rosso incrociando le braccia al petto.
-con questo- disse tranquillamente Arion porgendo al ragazzo un fogliettino. Fred prese il foglietto titubante e lo guardò attentamente. Riconobbe subito la scrittura di Elias e iniziò a leggere attentamente. Una volta finito si rivolse al ragazzo.
-Arion giusto?- il blu annuì -questa sera farò in modo di far uscire Ginevra. Procurati tre cavalli parleremo meglio di quello che avete scoperto una volta al sicuro.- Arion annuì.
-dove posso trovare dei cavalli?- chiese il ragazzo, aveva solo un cavallo e non sapeva proprio come fare.
-vai all’ingresso della città, ci sono parecchie stalle puoi procurarti dei cavalli tranquillamente nell’ora di pranzo, non stanno mai attenti-
-okay ci vediamo stasera, brucia quel foglio il prima possibile- disse il blu allontanandosi.
-nessun problema- disse il rosso salutando il ragazzo per poi girarsi verso Gustav.
-vieni con noi- Gustav guardò Fred confuso.
-no-
-non è una domanda, verrai con noi, punto- disse con sicurezza Frederic.
-perché? Sai che se mio padre non mi vede arrivare rivolterà cielo e terra per trovarmi? E poi se scompariamo entrambi capiranno qualcosa- cercò di protestare il biondo poco convinto.
-fregatene altamente. Ginevra ha bisogno di te- a sentir nominare la ragazza Gustav cedette e sorrise in direzione del rosso.
-pensa al meglio, senza tuo padre tra i piedi potrai tranquillamente fare quello che vuoi- il sorriso di Gustav si allargò ancora di più.
 
 
Tre cavalli galoppavano velocemente sulla pianura che divideva le due città. Erano riusciti ad uscire da Luxor con una facilità disarmante che aveva preoccupato sia Gustav che Fred. Entrambi i ragazzi non avevano fatto altro che girarsi indietro per guardare se qualcuno li stesse seguendo. Arion invece faceva strada stando attento a non passare dalle zone dov’era sicuro ci fossero le guardie di Ombrax appostate. Aveva studiato per giorni gli spostamenti insieme a Luis mentre Zake ed Elias si allenavano con Camille. Ginevra era aggrappata stretta a suo fratello e ogni tanto guardava Gustav. Aveva espressamente chiesto a suo fratello di stare con lui e il ragazzo non aveva protestato nonostante nel suo sguardo si leggeva curiosità. Ginny aveva deciso il giorno prima che non avrebbe più pensato a Gustav ed ecco che scappava insieme a lui, suo fratello e un tizio mai visto per chissà dove. Okay, sapeva che stavano andando ad Ombrax, ma non sapeva il perché ed era la cosa che la preoccupava di più.
Arrivarono tranquillamente all’ingresso di Ombrax, o meglio al secondo ingresso di Ombrax dove due figure incappucciate li stavano aspettando. Fred aiutò sua sorella a scendere dal cavallo e guardò verso in direzione delle due figure speranzoso che una di loro fosse il suo El. E così fu. Il ragazzo di destra si abbassò il cappuccio, rivelando i riccioli biondi e gli occhi azzurri, e sorrise nella sua direzione. Fred non lo fece dire nemmeno una parola e si incamminò verso di lui sorridendo. Prese il viso del principe con le mani e lo baciò, prima fu un bacio a stampo semplice, poi divenne sempre più intenso, si staccarono solo quando si ricordarono di non essere da soli.
-El sei vivo?- era stata Ginevra a parlare con voce tremante.
-si, è una storia complicata. Ho chiesto a Fred di non dirti niente per non metterti in pericolo con Caroline- Ginny annuì per poi buttarsi fra le braccia del biondo e stringerlo. Le era mancato troppo. Ora si spiegava perché suo fratello sembrava stare bene nonostante tutto quello che era successo.
-comunque perché sono qui?- chiese la ragazza lanciando uno sguardo alla seconda figura che stava parlando fitto fitto con il ragazzo con i capelli blu.
-prima di tutto per toglierti dal controllo di Caroline e secondo perché crediamo tu sia l’ultima persona che stiamo cercando- le rispose Elias sorridendo.
-in che senso l’ultima persona che state cercando?- chiese la ragazza confusa.
-c’è una profezia che dice che grazie a quattro ragazzi la tirannia finirà e noi potremmo vivere liberamente. Abbiamo già trovato i primi tre ragazzi e tu potresti essere l’ultima- disse Elias sorridendo.
-El dobbiamo entrare- disse Luis in direzione del biondo che annuì per poi rivolgersi ai tre ragazzi di Luxor.
-venite e cercate di sembrare i più naturali possibili- i sei ragazzi si incamminarono nei corridoi bui della città. All’inizio, nonostante ci fossero le torce, non riuscivano a distinguere bene quello che avevano intorno, ma fortunatamente riuscirono ad abituarsi. Percorsero un lungo corridoio prima di svoltare a destra ed entrare in una porta ben nascosta nella roccia. Una volta entrati i ragazzi presenti nella stanza si girarono verso di loro e l’unico bambino presente nella camera iniziò a piangere.
-Luis credo che tu non piaccia ad Aaron- disse il ragazzo identico ad Elias che teneva in braccio il bambino e cercava di farlo calmare.
-Non sono io che non gli piaccio, è la confusione che odia- rispose il moro che li aveva accompagnati insieme ad Elias in quella stanza. -e poi sono suo zio come potrebbe odiarmi?-
-non odia nessuno, ha solo bisogno delle giuste attenzioni, da qui- disse Camille prendendo suo figlio dalle braccia del marito, si suo marito. Alla fine si erano sposati con una piccola cerimonia dove avevano partecipato solo i loro amici e i genitori di Zake. Speravano di riuscire a sopravvivere per poter festeggiare per bene il loro matrimonio, magari nella grande sala che Camille aveva visto all’interno del palazzo di Antlis.  Aaron tra le braccia della madre si calmò in pochissimo tempo e iniziò a ridere ogni volta che la ragazza gli posava un bacio sulla sua piccola faccina.
-Devo scusarmi con te- Ginevra si girò verso la voce che le stava parlando e si sorprese di trovare difronte a se Elizabeth. Una volta che si fu ripresa dalla sorpresa le sorrise.
-tranquilla è tutta colpa di Elias- le disse la rossa abbracciandola e la bionda ricambiò l’abbraccia facendo la linguaccia a suo fratello che le rispose nello stesso modo stringendo più a se Fred che gli teneva un braccio sulle spalle.
-bene dobbiamo subito controllare se sei l’ultimo dominatore che ci serve- disse Luis rivolto a Ginevra che annuì nonostante non capisse cosa dovesse fare. Luis andò verso il centro della sala facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi. Ginevra lo fece nonostante stesse tremando.
-rilassati, non è niente di pericoloso. Chiudi gli occhi e pensa di sentire l’energia scorrere dentro di te- Ginevra sentì i consigli del ragazzo e cercò di seguirli. Non appena cercò di sentire la sua energia avvertì che l’aria si stava facendo sempre più calda anche se non sapeva il perché.
-non ti fermare continua così, brava. Ora immagina di rilasciare l’energia che stai sentendo- Ginevra fece come detto e subito sentì ancora più caldo di prima. Aprì gli occhi di scatto e si vide completamente circondata dalle fiamme. Cacciò un urlo di spavento e le fiamme scomparirono in un secondo.  Guardò verso Luis confusa.
-tranquilla è normalissimo. Hai il potere del fuoco dentro di te, devi solo imparare a domarlo- Ginevra annuì sempre spaventata.
-è meglio se ci spiegate cosa sta succedendo- disse Fred dopo un po’.
-certo- gli rispose Camille facendo cenno ai ragazzi di sedersi.
 
Mentre gli altri stavano spiegando la questione della profezia del re Ezekiel, Elias prese Gustav in disparte.
-sono felice che anche tu sia qui. Devi farmi un enorme favore- gli disse il principe guardandolo negli occhi.
-Cosa?- chiese Gustav curioso.
-devi dare questa ad Erik e avvisarmi della sua risposta- disse il riccio porgendo al ragazzo una busta chiusa. Gustav degludì a vuoto. Non voleva più vedere suo padre ed ecco che doveva portargli quella maledetta busta.
-ha a che fare con la battaglia?- chiese cercando di non far notare la sua voce tremante ad Elias.
-si, ci serve sapere se gli EDA sono dalla nostra parte. Questa lettera l’ha scritta mia madre. Per favore- disse il principe. Gustav annuì e prese la busta con mani tremanti.
-parto subito-
-non vuoi riposarti un po’?- gli chiese Elias preoccupato. Non voleva che Gustav si sforzasse molto.
-no, è meglio se parto subito con il favore della notte. E poi se mio.. Erik decida di non accettare la proposta dovrò far in modo che nessuno sappia niente per non mettervi in pericolo. È meglio dare tutto di notte- disse Gustav mordendosi la guancia. Stava per farsi scappare quello che non doveva essere rivelato ad anima viva.
-okay, ma ritorna tutto intero- gli disse il principe per poi dargli una pacca sulla spalla. Gustav annuì e uscì dalla sala il più silenziosamente possibile. Non voleva disturbare Ginevra. Sperava solo di non essere ucciso dal padre nel caso non avesse accettato l’incarico.
 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


 
Gustav cercava di fare il meno rumore possibile mentre raggiungeva la sua camera. Doveva assolutamente prendere altri coltelli visto che i suoi li aveva usati per ammazzare le guardie reali che lo avevano visto arrivare. Sapeva di aver fatto una cazzata a lasciare li i coltelli, ma voleva evitare di incontrare altre guardie. E poi poteva essere stato chiunque degli EDA. Non avrebbero sospettato subito di lui. Era arrivato alla sua camera senza intoppi e aprì la porta con tranquillità, ma suo padre era li dentro e lo guardava con aria truce.
-dov’eri finito?- gli chiese una volta che Gustav chiuse la porta alle sue spalle.
-in giro-
-alle 4 di notte? Sono qui da più di cinque ore. Dov’eri?- chiese di nuovo l’uomo avvicinandosi al ragazzo. -dove sono i tuoi coltelli?- gli chiese poi notando la sacca vuota.
-non li avevo con me- mentì il ragazzo, ma se ne pentì subito.
-certo e io sono il re di Luxor. Che fine hanno fatto i coltelli?- Gustav stava valutando l’idea di uccidere il padre prima di dargli la lettera, ma aveva fatto una promessa ad Elias e aveva intenzione di mantenerla.
-piantati nel corpo delle guardie all’entrata di Luxor- si arrese il ragazzo. Erik lo guardò sgranando gli occhi.
-vieni da Ombrax?-
-probabile-
-che ci facevi li?- Gustav porse la lettere della principessa Annabel al padre che la prese titubante e l’aprì per poi iniziare a leggerla. Passarono cinque minuti nei quali Gustav tremava. Non sarebbe riuscito a raggiungere il comodino, che si trovava dietro l’uomo, e prendere i coltelli prima che Erik stesso lo uccidesse. Era pronto alla sua fine.
-Gustav tu sai cosa c’è scritto in questa lettera?- gli chiese l’uomo una volta finito di leggerla.
-a grandi linee si- disse tremando il ragazzo. Erik se ne accorse.
-che hai?-
-niente, se devi uccidermi fallo!- disse il ragazzo togliendosi la maschera e abbassando il capo sconfitto, la treccia gli ricadde sulla spalla destra.
-perché dovrei ucciderti?- chiese Erik confuso alle parole del figlio, del suo unico figlio.
-perché so cose che non dovrei sapere e sono un potenziale pericolo- Gustav iniziò a tremare. Perché suo padre non lo uccideva subito? Sentì e dei passi e vide l’ombra di suo padre avvicinarsi piano. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito quando sentì le braccia del padre intorno a se. Lo stava abbracciando? Alzò gli occhi in quelli del padre che erano identici ai suoi. Anche Erik si era tolto la maschera e la cicatrice rossa spiccava molto sulla sua carnagione chiara.
-non mi azzarderei mai ad uccidere il mio unico figlio. Potrei anche non essere un padre presente, sono molto severo con te perché non voglio che qualcuno sappia chi sei, ma mai, mai ti ucciderei. Mettitelo bene in testa.- disse l’uomo stringendo ancora di più Gustav che fece scivolare un’unica lacrima.
-mi dispiace- disse il ragazzo a bassa voce.
-non hai niente di cui scusarti. C’è un solo problema, mi servi qui e non posso mandarti ad Ombrax per dire che accetto, come facciamo?- chiese l’uomo staccandosi dall’abbraccio.
-si tratterebbe solo di qualche ora. Posso farlo tranquillamente e poi tornare qui- disse Gustav.
-no, sarebbe troppo rischioso visto che sono state uccise tre guardie. Dobbiamo trovare un altro modo-
-papà starò attento!-
-NON VOGLIO PERDERTI GUSTAV!- gridò Erik in direzione del figlio. Rimasero in silenzio per un po’ mentre Erik faceva avanti e indietro per la stanza cercando una soluzione e Gustav si era seduto sul letto leggendo bene la lettera. Un gatto li distolse dal loro silenzio. Era nero come la pece e li guardava con gli occhi gialli che esprimevano curiosità. Gustav ed Erik si guardarono confusi per poi rivolgere di nuovo lo sguardo al gatto.
-questo gatto mi ha seguito da Ombrax- disse dopo un po’ Gustav ricordandosi del gatto che aveva visto una volta uscito dalla stanza dove si trovavano tutti.
-Dammi un pezzo di carta- disse Erik.
-sei pazzo? E se viene intercettato?- chiese Gustav alzandosi lo stesso e porgendo carta e inchiostro al padre.
-scriverò solo “quando volete voi” così nessuno sospetterà niente- disse l’uomo scrivendo quelle parole per poi arrotolare il fogliettino e chiuderlo con un nastrino verde che poi mise intorno al gatto. Il gatto li guardò ancora un po’ e poi se ne andò dalla finestra come era arrivato.
-funzionerà?-
-spero di si. Ora riposati che fra qualche ora mi dovrai aiutare per preparare tutto- disse Erik baciando Gustav sulla testa per poi uscire dalla stanza lasciando da solo il ragazzo.
 
 
Era passato un mese e tutto era pronto. Gli EDA erano tutti d’accordo sull’attacco alla città ed Erik aveva rivelato la vera identità di Gustav sorprendendo il ragazzo stesso. Molti all’inizio l’avevano guardato male, ma era riuscito a farsi strada lo stesso e adesso era il braccio destro del padre. Non avrebbe mai immaginato qualcosa del genere. Il gatto era ritornato la mattina stessa con un grazie scritto con la stessa scrittura della principessa Annabel che aveva confermato la riuscita dell’idea di Erik. Il gatto però non ei era più mosso ed era rimasto con Gustav. Seguiva il ragazzo biondo come se fosse la sua Ombra e Gustav o adorava. Gli aveva dato anche un nome: Skià.
Nessuno aveva chiesto delle tre guardie uccise all’ingresso e Gustav pensava ci fosse sotto lo zampino di suo padre, ma aveva preferito non chiedere.
Gustav si trovava su uno degli alberi più alti di Luxor. Avevano stabilito dei turni per controllare quando sarebbero arrivati i due eserciti e in quel momento era il turno del biondo che guardava speranzoso l’orizzonte. Caroline era diventata irrequieta e non faceva altro che uccidere chiunque non gli andasse a genio. Non in maniera esplicita, ovvio, ma gli incidenti nei quali erano coinvolte le persone che odiava capitavano sempre quando cercavano di metterle i bastoni fra le ruote. Ormai tutta Luxor non sopportava più Caroline. Solo l’esercito reale le era fedele e fino a quando avrebbe avuto loro dalla sua parte tutta Luxor non poteva fare niente. Non da sola ovviamente.
Gustav chiuse un attimo gli occhi per sentire il vento che in quel momento stava soffiando. Gli piaceva stare li sopra. Si sentiva invincibile. Quando aprì gli occhi per poco non si sorprese di vedere un puntino nero all’orizzonte. SI alzò in piedi sul tronco per vedere meglio. Il piccolo puntino nero si muoveva velocemente verso di loro. Sarebbe stato a Luxor in tre, quattro minuti. Gustav sorrise, si erano mossi. Scese velocemente dall’albero cercando di non cadere nel mentre. Una volta sul ramo più basso iniziò a saltare da un albero all’altro fino a raggiungere la base degli EDA. Suo padre era all’entrata e stava discutendo con una guardia reale che sembrava scocciata. Gustav li guardò preoccupato e si avvicinò con cautela. Erik alzò lo guardò e si accorse di lui e lo guardò curioso. Gustav mosse solo le labbra sperando che il padre lo capisse. Erik sorrise in direzione del figlio e poi puntò di nuovo lo sguardo verso la guardia reale e in un movimento fulmineo lo sgozzò lasciandolo agonizzante a terra.
-cosa voleva?- chiese Gustav entrando dentro insieme al padre per raggiungere la campana da suolare per avvisare gli altri.
-si lamentava del fatto che ci sono troppi EDA in giro per la città- disse l’uomo sorridendo. Gustav sorrise a sua volta.
Fu proprio Gustav a tirare la corda e quindi a suonare la campana. Il suono si propagò in tutta Luxor proprio mentre i guerrieri di Ombrax entravano nella città. Avevano ricevuto l’ordine di uccidere solo le guardie reali, e così fecero. Nessun cittadino fu toccato. Gustav individuò Fred tra la folla e lo raggiunse. Non indossava la divisa degli EDA, ma dei semplici vestiti scuri.
-come mai con armi normali?- gli chiese Gustav alludendo all’arco che aveva in mano il ragazzo.
-perché non ho i poteri come mia sorella e il mio ragazzo- rispose ridendo Fred felice di vedere Gustav ancora vivo. Erano pronti per combattere insieme un’altra volta.  Tutti i ragazzi erano divisi nei diversi gruppi che avevano invaso la città. Ma non c’era solo Ombrax, da est erano arrivati altri guerrieri con scintillanti armature argentate che aiutavano i combattenti. Antlis era arrivato, o meglio ritornato.
 
 
Durante l’infuriare della guerra un gruppo di quattro ragazzi era arrivato senza problemi al castello e ora si trovava nella sala centrale con all’interno solo Caroline. Le guardie erano tutte morte.
-tu eri morto- la voce di Caroline era alta e si propagò in tutta a sala. Le sue parole erano rivolte ad Elias.
-no, non sei mai riuscita ad uccidermi, ne me ne mia sorella.- furono le parole del biondo.
-non vincerete- furono le parole flebili di Caroline.
-invece si. Tutto questo è durato per troppo tempo- disse Ezekiel ghignando e stringendo la mano a Camille che era al suo fianco. Fu proprio il gemello più grande a chiudere gli occhi per primo, seguito da Camille, Ginevra e infine Elias. Non avevano paura di Caroline, era disarmata e non sarebbe riuscita ad ucciderli. Intorno ai quattro ragazzi si creò una barriera di energia che andava a crescere sempre di più. La barriera poi si trasformò in una sfera di piccole dimensioni e, quando i quattro ragazzi aprirono gli occhi contemporaneamente, si scagliò su Caroline facendole morire in gola il grido di paura. La donna si era trasformata in una statua di pietra che non avrebbe fatto più male a nessuno.
-è finita?- chiese Ginevra stanca per tutto quel dispendio di energie.
-si, finalmente e finita- disse Camille con le lacrime agli occhi prima di baciare con passione Ezekiel.
Era tutto finito. La dinastia degli Zoyon che aveva portato solo distruzione era finalmente finita. Elias si avvicinò con passo sicuro alla statua di Caroline con una delle sue spade in mano.
-questo è per il nonno- disse colpendo una parte della statua con la spada. Si sgretolò da una parte. Questo è per la mamma- disse prima di calare di nuovo la spada sulla statua. Anche questa volta si sgretolò solo una parte. -e questo è per Ronald e tutte le persone che avete fatto soffrire- disse il ragazzo roteando la spada e decapitando la statua di pietra. E in quel preciso istante si disintegrò completamente lasciando solo la polvere.
-Adesso è veramente finita-

 

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Capitolo 37
*** Epilogo ***


La dolce melodia risuonava per tutta la sala accompagnando i due ragazzi nella loro danza.  Camille sorrideva in direzione di Zake che sembrava più impacciato che mai nel suo completo scuro mentre ballava. Camille lo aveva detto che i suoi genitori avrebbero preteso un matrimonio come si deve, e avevano mantenuto la parola. Dopo la fine della battaglia i regnanti dei tre regni si erano riuniti nella sala del trono di Luxor e avevano discusso per ore. La discussione aveva ristabilito i governi nei vari popoli, ma senza restrizioni. Chiunque poteva passare da un regno quando e come voleva. Non c’era più distinzioni, ma solo la libertà di vivere. C’erano sempre delle regole, ma non erano più le regole rigide di Luxor. Tutti erano stati contenti. Soprattutto i cittadini. Una volta finita la riunione Camille aveva presentato Zake e Aaron ai suoi genitori e aveva parlato loro del matrimonio. Non c’era stato bisogno di aggiungere altro e dopo una settimana erano li, a festeggiare tutti insieme il loro successo e due matrimoni. SI ben due visto che anche Elias e Fred si erano sposati quel giorno stesso. C’era qualcosa di meglio per distruggere completamente le antiche leggi di Luxor? No. E il loro gesto aveva cancellato ogni incertezza nel popolo.
Anche Luis era stato costretto a presentare la sua ragazza ai genitori. Diversamente da quello che si aspettavano tutti, Susan era la più tranquilla dei due ed era entrata subito nelle grazie di Sasha che in quel momento stava parlando fitto fitto con la castana guardando in direzione di Arion che stava con un bicchiere in mano e parlava felicemente con Luis. Anche la legge che relegava Arion nella centrale era stata abolita e il ragazzo era più che contento anche se aveva perso la mano sinistra durante la battaglia.
Al centro della sala oltre alle due coppie di neosposi c’erano anche altre coppie tra cui Caleb ed Elizabeth che non facevano altro che ridere ogni volta che pestava i piedi alla sua ragazza. Più in la si trovavano Richard ed Annabel che in vece di ballare seriamente si baciavano finalmente felici che fosse tutto finito e di poter stare insieme alla luce del sole. Anche Sonja e Ralph ballavano felici di poter festeggiare il matrimonio della figlia.
Alan era l’unico che non si stava divertendo. Teneva in braccio Aaron perché, secondo Sasha, era l’unico che non aveva niente di meglio da fare. No che non amasse suo nipote, ma anche lui voleva divertirsi un poco e non controllare ogni due per tre che Aaron non si sporcasse con la sua stessa saliva. Quel lavoro poteva farlo tranquillamente Sasha invece di sbavare dietro al ragazzo con i capelli blu.
Più distanti da tutti, sulla terrazza che dava sul mare che circondava Antlis, si trovavano Gustav e Ginevra che guardavano l’orizzonte entrambi pensierosi.
-sono cambiate molte cose- fu Ginevra la prima a rompere il silenzio.
-si, anche molte leggi degli EDA- disse Gustav sorridendo. La cosa che lo aveva reso più felice era proprio il cambiamento della legge che odiava di più.
-davvero? Credevo che per gli EDA non ci fossero molti problemi- la ragazza si girò verso il biondo che non aveva più la sua solita treccia, ma aveva i capelli legati in una leggere coda laterale.
-non tutte le leggi erano state create dagli EDA stessi.- fu la risposta di Gustav.
-e sentiamo quale sarebbe la legge che odiavi di più? Perché sono sicurissima che ce ne fosse una-
-quella di non poter avere una famiglia- Ginevra sgranò gli occhi. Ora le si spiegava tutto. Non era Gustav il problema, ma gli EDA. Gustav immaginando i pensieri della ragazza le si avvicinò sorridendo. Anche Ginny sorrise.
-sai che c’è mio fratello li dentro?- chiese non appena Gustav le mise una mano sulla guancia.
-si, però è troppo intento a guardare suo marito per guardare noi- le disse il ragazzo prima di poggiare le sue labbra su quelle della ragazza.
Stava per iniziare una nuova era, una nuova era nella quale sarebbe andato tutto per il meglio.
 







 
Forse.

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