A un mondo migliore

di Lilylunapotter1
(/viewuser.php?uid=994503)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricominciamo da qui ***
Capitolo 2: *** Ad ognuno il suo guaio ***
Capitolo 3: *** La tribù di Balaton ***
Capitolo 4: *** Segreti nascosti portano guai ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti ***
Capitolo 6: *** La prima volta ***
Capitolo 7: *** Calma apparente ***
Capitolo 8: *** Posizioni incerte ***
Capitolo 9: *** Catastrofe amorosa ***
Capitolo 10: *** Una colpa dolorosa ***



Capitolo 1
*** Ricominciamo da qui ***


Ricominciamo da qui



 
 
 
TAC TAC TAC
Lily Evans camminava a passo svelto in una stradina di Spinner’s End guardandosi indietro di tanto in tanto e l’unico rumore che si udiva era quello dei suoi stivaletti con un po’ di tacco.
James aveva insistito tanto per accompagnarla ma lei sentiva che era una cosa che doveva fare da sola, non se la sentiva di farla con nessuno.
Passò accanto al parco che era esattamente come lo ricordava dall’ultima volta che ci era stata con i malandrini e le sue amiche: sembrava che non fosse cambiato assolutamente nulla.
Superò il negozio di antiquariato e svoltò l’angolo guardandosi ancora indietro.
Camminò ancora per altri dieci minuti buoni immersa nel familiare odore di carbone e fumo tipico delle zone in cui abitava fino ad arrivare nella via in cui era nata.
Casa sua era stata dichiarata agibile sotto sorveglianza da quando era andata a fuoco la notte della morte dei suoi genitori e Petunia, pochi giorni prima, le aveva mandato una lettera per dirle che avrebbe venduto il terreno e le avrebbe mandato la sua parte di denaro.
Davanti al vialetto la aspettava un tizio che doveva sorvegliare la casa mentre lei era dentro a prendere le poche cose che si erano salvate dalle fiamme.
“Lily Evans?” domandò il ragazzo che doveva avere poco più di venticinque anni.
Lily annuì così lui aggiunse: “Prego può entrare io la aspetterò qui. Se ha bisogno di me mi trova proprio qua fuori”.
Lily avanzò nell’ingresso e subito l’odore di chiuso misto a bruciato la inondarono.
Notò senza sorpresa che Petunia era già passata a fare razzia di tutto ciò che poteva portare nella sua nuova casa nel Surrey, dove si era trasferita con Vernon.
Salì al piano di sopra diretta in camera sua e si rese conto che era molto più intatto rispetto a di sotto dove presumibilmente i mangiamorte avevano appiccato l’incendio.
Entrò nella sua camera spingendo leggermente la porta già aperta e la ritrovò esattamente come l’aveva lasciata.
Tirò fuori dalla borsa una scatola e la ingrandì con la magia poi la posò sul letto cominciando a metterci dentro tutte le sue cose più care che si rivelarono non essere troppe.
Prese il malloppo di lettere che aveva ricevuto durante le estati a casa, alcuni vestiti rimasti nell’armadio e alcune fotografie che aveva appoggiato sul comodino.
Si avviò verso la porta e guardò per l’ultima volta la stanza che l’aveva accompagnata negli anni e un lieto quanto doloroso ricordo le riaffiorò nella mente…
 
“Non piangere Lily, quei bambini non sanno che tu sei speciale..” disse una donna tenendo una bambina dai capelli rossi sulle gambe e cercando di rassicurarla.
“Perché sono così diversa, mamma?” domandò la piccola Lily tra i singhiozzi.
Ma prima che la madre potesse rispondere qualcosa picchiò alla finestra: un gufo.
“Ma che..?” sussurrò la donna alzandosi e avviandosi verso la finestra. Il gufo picchiò di nuovo sul vetro, stavolta con maggiore insistenza.
Aprì la finestra e il gufo andò a posarsi sopra la scrivania della figlia porgendo una zampa a cui era legata una lettera.
Non appena la signora Evans con mani tremanti la staccò dall’animale, quello sparì fuori dalla finestra.
“Che cos’è?” domandò Lily che fino a quel momento era rimasta in silenzio incuriosita.
“Alfred! Alfred vieni presto!” gridò Lilian dopo aver letto la lettera in silenzio.
Il signor Evans entrò trafelato nella stanza della figlia più piccola e lesse la lettera che la moglie gli porgeva.
Scorse velocemente le parole sul foglio bianco poi alzò lo sguardo per guardare Lily che era ancora confusa.
“Lo sapevo che eri speciale!”.
 
Sembrava passato un secolo dal giorno che aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, un secolo da quando suo padre le aveva annunciato di essere davvero speciale.
Chiuse la porta con un scatto rapido mentre gli occhi si riempivano di lacrime bollenti.
Scese le scale e andò in salotto dove mise nello scatolone altre fotografie e pochi altri oggetti che erano sopravvissuti alle fiamme poi guardò un' ultima volta il salotto e uscì frettolosamente. Non riusciva a star lì un attimo di più.
 
 
Erano tornati a casa da una settimana e già erano tutti indaffarati tra l’organizzazione dell’imminente matrimonio e quella dell’ordine.
Quella stessa sera erano tutti riuniti a casa Potter per una breve riunione di gestione e la signora Potter aveva servito del the per tutti.
“Per prima cosa dobbiamo rimanere concentrati su quello che facciamo. Niente distrazioni. Come vedete la vostra compagna corvonero non si è più presentata, comprensibile. Abbiamo però nove nuove reclute e, da quanto so, neanche male” disse Moody con fare pratico e sbrigativo.
“Per il momento il vostro unico ruolo sarà quello di fare ronde a Diagon Alley e ad Hogsmeade, non susciterete sospetti e sembrereto solo dei ragazzi che si godono l’estate prima di entrare nel mondo del lavoro” aggiunse dopo un po’.
“Quindi non parteciperemo alle missioni?!” domandò James indignato.
“Per il momento no. Delle missioni ci occuperemo noi”” rispose Charlus serio guardando il figlio.
“Quindi mentre voi andate fuori a morire noi dobbiamo fare le passeggiate a Hogsmeade e Diagon Alley?!” sbottò Sirius dando man forte all’amico.
“Sentite: là fuori regna il caos e già mandarvi a spasso da soli quando molti sanno le posizioni delle vostre famiglie è un rischio. Inoltre molti mi ucciderebbero se vi mandassi in missione così inesperti, sareste carne da macello! So che voi due vi volete sposare, ci volete arrivare a quel giorno o no?!” sbottò Moody sbattendo loro in faccia la realtà.
I ragazzi si zittirono tutti e Lily guardò James preoccupata.
“Davvero ragazzi, è meglio così per il momento” disse Edgar Bones serio mentre, attorno a lui, tutti gli adulti annuivano.
“Ora proseguiamo… Gideon, Fabian, novità da Arthur per quanto riguarda il ministero?”  domandò Moody rivolgendosi ai fratelli Prewett.
“Da quanto ci ha detto Arthur pare Minchum non voglia ancora ammettere che queste scomparse e attacchi possano essere collegati a Voldemort. È sempre più circondato da infiltrati e uno di questi è Malfoy” rispose Fabian.
“Bene, voi continuate a indagare con Arthur, so che per il momento lui non vuole entrare nell’ordine ma una mano dal ministero fa sempre bene” disse Moody.
“E lo credo che non vuole entrarci. Insomma con due gemelli appena nati e altri tre figli più o meno piccoli…” borbottò Charlus.
“Sì hanno un gran bel da fare!” asserì Gideon con un leggero sorriso sul volto.
“Bene ora bando alle chiacchiere. Silente vuole che vi ricordi che dobbiamo sempre mantenere prudenza e è meglio non gironzolare troppo da soli nei punti dove sappiamo possano trovarsi i mangiamorte. E manda anche i suoi saluti” concluse Moody
“Per i turni dei ragazzi ci penso io, Alastor” disse infine Charlus e tutti acconsentirono.
Quando finalmente tutti i membri dell’ordine furono spariti, alcuni fra i ragazzi restarono a chiacchierare.
“Sir, come mai Marl non è potuta venire? Ha detto che mi avrebbe spiegato al più presto ma magari tu sai qualcosa…” chiese Lily.
“Ha avuto qualche problemino con i suoi. Sai loro non si sono esposti più di tanto e quando lei ha detto loro che era entrata nell’ordine senza consultarli bhè… non l’hanno presa benissimo” rispose Sirius serio.
“In effetti li capisco un po’. Insomma,  Weasley e i Mckinnon sono due delle famiglie più conosciute per essere… sì isomma a favore dei babbani” aggiunse Peter con ovvietà.
“Spero solo che i suoi genitori ragionino. Ormai è grande, ha il diritto di decidere per se stessa” disse James serio guardando fisso la sua tazza di the.
“A proposito… credete che Silente abbia detto già a tutti della mia condizione?” domandò Remus piuttosto teso.
“No io non credo emus, non è da Silente fare qualcosa che ti riguarda senza consultarti…” rispose Lily sedendoglisi accanto con fare amichevole.
“Ma voi credete che dovrei dirlo?” domandò a quel punto il licantropo serio.
James, Sirius e Peter si guardarono furtivamente: attendevano quella conversazione da giorni ormai.
“Io credo faresti meglio, insomma alla fine potresti essere ancora più utile…” borbottò Sirius non del tutto convinto.
“Sì forse. Mio padre mi ha detto che nell’Europa dell’est ci sono alcune tribù che non attaccano gli umani magari Silente vorrebbe mandarti  a sondare il terreno” buttò lì James mentre Remus annuiva convinto.
“Cosa?! State scherzando spero! Non lascerete che Remus si metta ancora più in pericolo di quanto già non siamo tutti noi?!” sbottò Lily contrariata.
“Lily calmati. Se posso rendermi ancora più utile e se Silente lo riterrà opportuno non mi tirerò indietro” disse pacato Remus cercando di farla risedere.
“Remus! Ma sarebbe pericolosissimo!”disse Lily sempre più arrabbiata e stupita.
“Già, lo so. Ma quando abbiamo deciso di entrare nell’ordine sapevamo che non saremmo andati a fare una scampagnata” rispose Remus questa volta più determinato tanto che Lily non trovò nulla da ribattere.
“Me ne vado a dormire” borbottò soltanto la rossa prima di sparire fuori dal salotto sbattendo la porta e lasciando i malandrini in silenzio.
“Scusatela, è molto spaventata e poi stamattina è tornata a casa dei suoi genitori a prendere le poche cose che le sono rimaste…” cercò di dire James anche se non ce n’era assolutamente bisogno.
“Figurati James, chi di noi non è spaventato?!”  rispose Sirius dandogli una pacca sulla spalla.
“Già. A proposito come procedono i preparativi per l’evento dell’anno?” chiese Remus cercando di rallegrare un po’ i toni.
“Mia madre e Lily stanno organizzando tutto al meglio. Ancora siamo nelle fasi iniziali e per fortuna non mi hanno coinvolto molto ancora. Non oso immaginare cosa sarà più avanti. Comunque per il momento Lily ha deciso le sue damigelle e sta scegliendo il colore dei loro abiti” rispose James alzandosi e aprendo una bottiglia di Whisky incendiario da offrire agli amici.
“E per il posto? Avete già deciso?” domandò Sirius.
“Siamo ancora indecisi, di certo ci sposeremo all’aperto ma ancora non abbiamo confermato nulla. Brindiamo va…” rispose James prima di alzare verso l’alto il suo bicchiere.
“A un mondo migliore” borbottò Sirius serio.
“A un mondo migliore!” dissero in coro gli altri tre.
 
 
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti!
Per chi non avesse mai letto niente di mio, questa storia è il sequel di “Insieme” che ha visto protagonisti i malandrini, Lily, Marlene e molti altri durante il loro ultimo anno ad Hogwarts.
Qui, invece, riprendiamo da subito dopo la fine della scuola e vediamo i ragazzi già presi dall’Ordine della Fenice e dall’organizzazione del matrimonio.
Nel capitolo ci sono sicuramente degli input per argomenti che verranno trattatti nei prossimi capitoli… vediamo se indovinate! Muahahahahahah
Che cosa aggiungere ancora? Spero vogliate esprimere un giudizio su questo primo capitolo e poi chissaà, anche più avanti.
Un abbraccio, Lilylunapotter

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ad ognuno il suo guaio ***


Ad ognuno il suo guaio
 
 
 
                                                           

 
“Allora, mi vuoi spiegare che succede? Sei così schiva ultimamente…” chiese Lily seduta con le gambe accavallate e guardando Marlene seria.
Erano seduto al tavolino di un caffè della Londra babbana sotto il sole di giugno e Marlene non le era mai sembrata così strana come in quel momento.
La mora sospirò rumorosamente, bevve il suo caffè e poi guardò l’amica negli occhi, la preoccupazione evidente dai suoi occhi.
“C’è che non sono più sicura della mia scelta” annunciò la mora e Lily non poté far altro che aggrottare la fronte.
C’erano un mucchio di scelte di cui Marlene poteva non essere più sicura: quella di voler diventare guaritrice, quella di tornare a vivere con i suoi genitori quando Dorea le aveva offerto di fermarsi da loro, quella di scegliere un caffè babbano invece che andare a Diagon Alley.
“Non sono sicura sia la scelta giusta entrare a far parte dell’ordine..” sussurrò in aggiunta la mora guardandosi furtivamente intorno.
A Lily per poco non andò di traverso il caffè, doveva aver sentito male per forza.
“Che cosa hai detto?” domandò con gli occhi spalancati la rossa.
“Senti Lily: la mia famiglia è già abbastanza nei guai senza una figlia che fa parte di un gruppo che vuole contrastare Voldemort. E se avessi fatto la scelta sbagliata? Se fosse meglio che io ne resti fuori?” domandò Marlene preoccupata.
“I tuoi ti hanno fatto il lavaggio del cervello, non è vero?” domandò Lily più seria e distaccata, Non poteva credere che la sua amica si fosse fatta plagiare così facilmente.
“Bhè di certo le loro argomentazioni mi hanno fatto riflettere! Lily questa è una guerra non una vacanza!” esclamò Marlene sempre sussurrando. Lily adesso capiva perché aveva scelto un bar babbano.
“Credi che non lo sappia? I miei genitori sono morti a causa dei mangiamorte, Marl! Ed è per questo che voglio fare qualcosa, non me la sento di stare con le mani in mano. E se i tuoi hanno deciso di arrendersi non significa che devi farlo pure tu!” rispose Lily concitata.
Marlene la guardò per qualche istante ancora poi le due sembrarono calmarsi decisamente dopo la piccola lite.
“Comunque se questa è la tua decisione nessuno ti costringe a restare. Ma renditi conto quanto hai da perdere Marlene. Sirius e tutti noi non rinunceremo a questa cosa ma naturalmente tu devi fare ciò che pensi sia meglio per te. Tuttavia mi sento in dovere di dirti che data la conoscenza della posizione della tua famiglia nel mondo magico… bhè io non credo che uscire dall’ordine vi terrà più al sicuro” concluse Lily.
La rossa poi cercò qualche soldo babbano dal portafogli e li appoggiò sul tavolo per poi alzarsi e dire: “Devo andare adesso, ho appuntamento con Dorea. Spero che tu possa risolvere i tuoi dubbi al più presto ma sappi che io ci sarò sempre per te”.
“Grazie Lil” rispose la mora alzandosi anche lei.
 
 
 
“Sono a casa Dori!” gridò Lily entrando a casa Potter e dirigendosi in salotto dove la signora Potter la aspettava seduta sul divano ad osservare una miriade di fogli appoggiati sul tavolinetto di cristallo.
“Oh eccoti cara. Ti senti bene? Sei così pallida!” disse Dorea guardandola preoccupata.
“Sì, sì è tutto apposto. Allora cominciamo?” domandò la rossa sviando il discorso e guardando la lista degli invitati.
“Ma certo… prima però devo darti questa. E’ arrivata stamattina dopo che sei uscita..” disse Dorea porgendole una lettera.
La calligrafia di Petunia era inconfondibile per Lily, forse perché era così simile alla sua anche se un po’ più spigolosa.
La aprì e lesse:
Vernon Dursley e Petunia Evans
Sono lieti di invitarvi al giorno delle loro nozze.
Il matrimonio si celebrerà sabato 17 luglio presso la St, Martin’s Church
Ore 10:30.
 
È gradita conferma,
 
 
Lily rilesse più volte quelel poche parole stampate nella carta color rosa pallido e quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono lo sguardo curioso di Dorea, disse solo: “Mia sorella si sposa”.
“Ma è fantastico!” esclamò Dorea allegra.
“Cosa è fantastico?” domandò James entrando in cucina e togliendosi il cappotto.
“La sorella di Lily si sposa!” esclamò Dorea allegra ma alla vista della faccia decisamente non gioiosa dei due ragazzi corrugò la fronte.
“Davvero?” domandò James avvicinandosi cauto a Lily che gli porse l’invito.
James lo scorse velocemente poi rialzò lo sguardo sulla sua ragazza sempre sotto lo sguardo dubbioso della madre.
“Ti accompagno, se vuoi…” disse il moro incerto.
“Non ci andremo” tagliò corto Lily, “Dori ti spiace se vado a farmi una doccia e poi riprendiamo con l’organizzazione?” .
“Ma no certo cara, vai pure…” rispose Dorea guardando Lily uscire velocemente.
Sia lei che James restarono un po’ a guardare la porta da cui Lily era sparita pochi istanti prima.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” domandò Dorea dubbiosa guardando il figlio.
“Lily non ha un bellissimo rapporto con la sorella…” rispose James incerto.
“Che intendi dire?” chiese ancora la madre.
“Petunia come sai è babbana e… bhè non approva molto il nostro mondo” concluse James mentre la madre metteva su un’espressione stupita.
 
 
Lily era sotto la doccia solo da cinque minuti e già la sua testa era piena di pensieri e ricordi.
Non ci poteva credere che Petunia si sposava e già immaginava cosa avrebbe detto quando le sarebbe arrivata la sua di partecipazione. Fin da bambine Petunia aveva sempre sostenuto che lei la copiasse.
Si chiedeva che cosa avrebbero pensato i loro genitori a vedere come quella che un tempo era la loro bella famiglia si fosse ridotta.
Lilian e Alfred Evans erano stati praticamente la giuntura di quel nucleo familiare, la colla che tiene unite due oggetti che altrimenti, normalmente, sarebbero staccati.
E queste erano proprio lei e Petunia, due oggetti separati, diversi e completamente incompatibili.
Si chiese se anche la sorella pensasse quelle cose? Se anche Petunia sentisse quella strana sensazione di essere sola pur sapendo che qualcuno, nelle cui vene scorre il medesimo sangue, era da qualche parte nel mondo chissà dove.
Avrebbe tanto voluto che le cose fossero andate diversamente. Da bambina, durante i primi anni ad Hogwarts, a volte le era capitato di pensare che non avrebbe mai voluto essere una strega, ma questo solo finché non fu abbastanza grande.
Col tempo si era resa conto che quello della magia era il suo mondo ormai e spesso si era trovata a sperare invece che anche sua sorella fosse come lei.
Invece la diversità, l’invidia e l’orgoglio non avevano fatto altro che allontanarle sempre di più, sempre di più fino a che il sottile filo che le teneva ancora unite non si era spezzato.
E adesso entrambe vivevano un’altra vita, una vita distante anni luce da quella che avevano vissuto fino a pochi mesi prima. Una vita dove tutte e due fingevano di non avere sorelle.
Eppure, qualcosa continuava a sfuggirle. Se davvero entrambe ormai fingevano di essere figlie uniche, perché Petunia, ma anche lei stessa, continuavano a mandarsi lettere puramente informative, di tanto in tanto?
Petunia l’aveva informata della casa dei genitori e anche lei, Lily, le aveva scritto alla fine della scuola. Solo per dirle che stava bene e che sarebbe andata a vivere dalla famiglia di James.
Lettere brevi e quasi totalmente formali ma che continuavano ad indicare un legame che nonostante tutto, era indissolubile.
E poi, perché entrambe si sarebbero invitate a vicenda ai loro rispettivi matrimoni, se facevano finta di non essere sorelle?
Lily non sapeva dare una risposta a questi quesiti e probabilmente mai l’avrebbe trovata. L’unica cosa che sapeva era che Petunia, i suoi genitori e tutta la sua vecchia vita, avrebbero lasciato un enorme vuoto nel suo petto.
 
 
 
 “Per la cena metterei dei tavoli rotondi in mezzo al prato che ne pensi?” domandò la signora Potter.
“Ma ci entreranno in giardino?” domandò James curioso.
“Ma certo, ma certo… basterà dare una bella ripulita ma per questo ho già preso il contatto di alcuni giardinieri. Allora come volete distribuire gli invitati nei tavoli?” continuò Dorea pronta a scribacchiare sulla piantina che aveva disegnato su una pergamena.
“Allora… metterei i nostri amici tutti allo stesso tavolo dato che sono da otto. Poi l’Ordine in un altro… ne basterà uno per l’ordine?” domandò Lily contando mentalmente.
“Credo di sì visto che noi staremo al tavolo con i parenti. Abbiamo invitato alcuni cugini e alcuni vicini di casa…” rispose Dorea.
“Sì ma certo, va benissimo, mamma! Merlino sono così emozionato non vedo l’ora di sposarmi!” esclamò James allegro prendendo Lily fra le braccia.
Dorea li osservò materna e sorrise radiosa, quei due le ricordavano davvero tanto lei e Charlus, soprattutto James che le ricordava tanto il padre quando corteggiava lei.
Anche Dorea non era stata una facile conquista per il signor Potter e anzi, anche loro, si erano fidanzati solo al settimo anno quando Charlus le aveva regalato un mazzo di rose bianche. Ah quella sì che era la cavalleria di una volta!
DIN DON
“Vado io voi continuate pure” disse James alzandosi di scatto e andando ad aprire la porta dove Marlene, bagnata fradicia, gli si gettò fra le braccia piangendo.
“Marlene, che succede?” chiese James chiudendo la porta e andando verso il salotto.
Non appena Lily e Dorea lo videro entrare con la ragazza si alzarono e la prima andò a prendere qualche asciugamano mentre Lily la fece sedere sul divano aspirando l’acqua con la bacchetta.
“Marlene che succede?” chiese Lily inginocchiata di fronte a lei.
“Mi hanno cacciata. Hanno detto che se voglio vivere sotto il loro tetto devo fare quello che dicono loro. Io mi sono rifiutata e…” rispose la mora con i capelli ancora appiccicati al viso.
“James, chiama Sirius, presto!” sussurrò Lily al suo ragazzo che sparì all’istante.
Dorea tornò dalla cucina e posò una coperta sulle spalle di Marlene cercando di riscaldarla il più possibile poi prese una tazza dalla credenza e la riempì di una strana pozione giallina che porse alla ragazza.
“Ecco bevi, ti riscalderà…” disse la donna porgendole la tazza e sedendosi accanto a lei.
Marlene aveva dei brutti graffi sul viso, i capelli tutti arruffati e gli occhi totalmente rossi di pianto che Lily si domandò se forse le aveva detto una bugia, forse era stata attaccata dai mangiamorte ma non voleva preoccuparla.
Dopo dieci minuti James rientrò in casa seguito da una Sirius preoccupatissimo che si fiondò immediatamente a controllare che Marlene fosse tutta intera.
“Che cosa è successo?” domandò Sirius prendendole il viso fra le mani.
“Abbiamo litigato… io e papà. Per la faccenda dell’ordine e a lui non va giù il fatto che io abbia deciso di combattere. Mi ha cacciata di casa…” sussurrò la mora di nuovo sull’orlo delle lacrime mentre Sirius la stringeva a sé.
“Cara, puoi restare qui da noi quanto vuoi, non farti alcun problema!” disse Dorea mentre James annuiva convinto.
Ma Lily colse subito lo sguardo che i due si scambiarono ed era più che comprensibile dato che la loro casa era ormai invasa da fuggitivi e da lei.
Inoltre le stanze a disposizione cominciavano ad essere davvero poche e per quanto i signori Potter avessero abbastanza denaro per tutti, Lily era certa che sfamare tre bocche non sarebbe mai stato uguale a sfamarne sei.
“Grazie, grazie signora Potter…” sussurrò Marlene.
“Sali pure di sopra a riposare cara. Sirius accompagnala nella stanza degli ospiti dove dorme Lily” aggiunse Dorea per poi sparire in cucina.
 
 
 
*********************************
 
 
                                                                     


Sirius scese le scale il più silenziosamente possibile, non aveva alcuna intenzione di scambiare quattro chiacchiere in quel momento.
E, insomma, le tre del mattino non sono esattamente il momento giusto per scambiare quattro chiacchiere. Almeno secondo lui.
Arrivò in cucina di soppiatto e prese un bicchiere dal lavello per poi versarci dentro un po’ di Whisky Incendiario che Charlus teneva in alto, nella credenza.
Si mise poi alla finestra a guardare fuori verso il giardino che, di giorno in giorno, in vista del matrimonio, diventava sempre più curato.
Si ritrovò a pensare che forse anche lui avrebbe dovuto fare come James. Iniziare a pensare ad un futuro con Marlene e trovare una casa tutta per loro, così da non approfittare ulteriormente della gentilezza dei signori Potter.
Si rese conto che non potevano continuare a vivere tutti sotto quello stesso tetto, non ora che era arrivata anche Marlene.
Lily e Dorea dovevano organizzare un matrimonio e James era anche lui sempre più preso dall’evento che praticamente dal ritorno a casa si erano trovati davvero poco a parlare.
“Cosa fai?” chiese una voce alle sue spalle facendolo voltare spaventato.
Di fronte alla figura dai capelli mori e gli occhiali tondi, il suo viso non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso, e disse: “Niente, non riuscivo a dormire. Tu?”.
“Lo stesso” rispose James avvicinandosi all’amico che era tornato a guardare fuori.
“Stavo pensando che forse è il caso che io e Marlene ci togliamo di torno al più presto. Insomma, ci pensavo già qualche mese fa… trovare una casa tutta mia sarebbe bello e ridarebbe a tutti un po’ di privacy. Che ne pensi?” domandò Sirius serio ma cercando comunque di non rendere l’argomento troppo grave.
James sorrise appena: era tipico di Sirius sentirsi di troppo da quando si era trasferito da loro.
“Sirius tu non sei mai di troppo qui da noi. Ma devo dire che se vuoi trovare un po’ di pace ti capisco. Questa casa comincia a diventare un po’ il caos e andando avanti peggiorerà di certo… con il matrimonio intendo. È vero che stiamo stretti ma non devi sentirti obbligato ad andartene questo lo sai” disse James dandogli una pacca sulla spalla.
Sirius annuì distrattamente, ancora troppo immerso nei suoi pensieri, e quando si ridestò, James aveva preso anche lui un bicchiere di Whisky.
“Lily mi ha detto che questa mattina ha parlato con Marlene. Ha detto che era molto confusa sulla sua scelta di entrare nell’ordine. Bhè… di certo stasera era convinta, altrimenti non se ne sarebbe andata…” cominciò James.
“Ma…?” incalzò Sirius che aveva già intuito che la frase non fosse terminata lì.
“Ma fossi in te ne riparlerei con lei. Insomma, siamo tutti un po’ instabili certo, però non voglio che ricevi brutte sorprese. Non mi fraintendere non sto dicendo che Marlene non sia convinta anche della vostra relazione…” disse James titubante.
“…Ma se dovesse decidere di uscire dall’ordine equivarrebbe ad allontanarsi da tutti noi” terminò Sirius e James non poté far altro che annuire.
Restarono in silenzio ancora un po’ e ormai quelli che erano singoli bicchieri diventarono due e poi tre.
“Tu e Lily invece, come vanno le cose tra voi?” domandò Sirius ad un certo punto.
“Vanno bene. Siamo sempre più convinti della nostra decisione anche se siamo spaventati allo stesso tempo. Insomma un matrimonio in mezzo a questo caos è… una follia. E toglie tempo ed energie alle ronde dell’ordine” disse James serio.
“Vero. Però, sì insomma, appunto per i tempi che corrono… non dico che bisogna affrettare tutto però questo è il vostro sogno. È giusto che lo portiate a termine. E poi, detto tra noi, non vedo l’ora di diventare zio” ridacchiò Sirius facendo ridere anche James che per un attimo immaginò se stesso accanto a Lily con un frugoletto fra le braccia.
Sirius sembrò immaginare la stessa cosa a giudicare dal sorriso e dallo sguardo perso che lo contraddistinguevano in quel momento.
“Sirius…?” domandò James ad un tratto facendosi di nuovo serio.
“Che c’è?” chiese Sirius facendosi anche lui preoccupato alla vista dell’amico.
“Volevo aspettare a chiedertelo in modo da farlo al momento giusto. Ma mi sono reso conto che qualsiasi momento è giusto tra noi. Insomma, vuoi essere il mio testimone di nozze?” chiese James guardando l’amico dritto negli occhi.
“Assolutamente sì!” rispose Sirius abbracciandolo, poi aggiunse, “Solo, James… la prossima volta meno sdolcinato ti prego!”.
E entrambi scoppiarono a ridere come non facevano da un po’ di tempo.
 
 
 
*************************************
 
                                       
 Remus non credeva proprio che si sarebbe trovato a camminare verso Hogwarts così presto da quando era finita la scuola.
Ma Silente era comparso nel suo camino la sera prima e gli aveva chiesto di passare con urgenza, così si era catapultato quella mattina al castello.
Aveva fatto colazione ai Tre Manici di Scopa dove Madama Rosmerta, per la gioia di rivederlo così presto, lo aveva rimpinzato di dolcetti e paste.
Si era poi incamminato su per la strada che portava fino al castello immerso nel silenzio delle prime ore della mattina fino a raggiungere il grande portone d’ingresso che trovò aperto.
Arrivò di fronte ai gargoyle senza neanche accorgersene e disse la parola d’ordine che gli aveva dato Silente la sera prima.
I gargoyle si spostarono per lasciarlo passare e salì di sopra dove il preside lo stava aspettando.
“Buongiorno Remus, accomodati pure” disse il preside da dietro alla scrivania e indicandogli la sedia di fronte a lui dove Remus subito si accomodò.
“Immagino tu ti sia fatto un’idea del perché ti abbia fatto venire qui. Ebbene, ho un compito importante che, per ovvi motivi, non posso delegare a nessun altro dell’ordine” cominciò Silente guardandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna.
“Vuole che vada dalle tribù dell’est, vero?” domandò Remus.
“Vedo che ti sei fatto l’ idea giusta, Remus” rispose il preside con un sorriso leggero e poi aggiunse, “Sì, vorrei che tu andassi e cercassi il loro appoggio ecco. Avrei aspettato di più ma è giunta a me la notizia che anche Voldemort ha avuto la nostra stessa idea. Ora, è mio parere pensare che per te sarà più facile, dal momento che queste tribù non amano affatto gli umani. Tuttavia non posso negare che il fatto che i mangiamorte vadano lì per cercare reclute non mi preoccupi”.
Remus restò in silenzio per un po’. Aveva immaginato che la richiesta del preside sarebbe stata quella, tuttavia, sentirsela proporre fu totalmente diverso.
Era pericoloso e questo lo sapeva bene, inoltre, non poté non pensare al fatto che andare in missione, significava lasciare casa e che Silente avrebbe dovuto informare tutto l’ordine della sua condizione per giustificare la sua assenza.
Silente sembrò capire i dubbi che affliggevano il ragazzo così si alzò e camminando avanti e indietro nell’ufficio aggiunse: “So cosa pensi Remus. E voglio tu sappia che non è necessario dire agli altri che cosa stai facendo e perché sei proprio tu a farlo. Tuttavia, sono convinto, anzi ne sono certo, che nessuno ti giudicherebbe mai per la tua condizione. Hai dato prova, negli anni, di non rispondere ad alcun istinto che invece dovrebbe contraddistinguere quelli come te…”.
“Quando dovrei partire, signore? Io vede, partirei anche subito ma…” cominciò Remus incerto. Non voleva mica perdersi il matrimonio di uno dei suoi migliori amici.
“Ma non vuoi perderti l’imminente matrimonio. Tuttavia la missione non dovrebbe durare più di un mese quindi, se partirai diciamo fra due tre giorni, tornerai in tempo per il matrimonio. Aspettare settembre per partire sarebbe inutile, i mangiamorte sono già in viaggio per quelle terre” rispose Silente.
“Molto bene. Allora direi che posso partire mercoledì preside. C’è qualcosa da sapere che potrebbe essermi utile sulla tribù?” domandò Remus sempre più convinto della sua scelta.
“La tribù dove ti insedierai si trova a sud del Lago Balaton in Ungheria. Sono persone tranquille con cui, sono certo, riuscirai ad instaurare un buon rapporto da subito. Tuttavia, Remus, devo avvisarti del fatto che la tribù di Balaton non ammette prese in giro e non ama irruzioni improvvise. Per questo ti consiglio di affrontare il viaggio con mezzi magici solo fino ad un certo punto, e d proseguire poi a piedi” disse Silente serio.
Remus annuì e guardò il preside, c’era ancora un’ultima cosa che gli premeva chiedere: “Quando potrò tornare a casa?”.
“Io desidero che tu non vada lì per convincerli, desidero che tu porti solo il mio messaggio, conosco i membri di Balaton e in passato ho vissuto per un po’ con loro, dovrebbero ricordarsene. A meno che non ci siano complicazioni, potrai tornare dopo un mese esatto dalla tua partenza, d’accordo?” chiese il preside.
“D’accordo” rispose Remus.
 
 
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti!!
Eccomi con il secondo capitolo!
La prima parte è riservata alla questione Marlene e alla sua famiglia fino ad arrivare alla sua fuga da casa. Naturalmente questa parte sarà trattata meglio nei prossimi capitoli.
James intanto, trova l’occasione giusta per chiedere a Sirius di fargli da testimone al suo matrimonio e, naturalmente, lui accetta subito.
Anche l’argomento casa riguardante Sirius verrà ripreso nei prossimi capitoli e, anche se lo dico a malincuore, comunque porterà un po’ più di tranquillità a casa Potter.
La parte finale riguardante Remus credo sia abbastanza chiara. Ho scelto di collocare questa tribù in Ungheria presso il lago Balaton e questa missione… bhè si rivelerà molto utile per Remus.
Ora lascio a voi i commenti, fatemi sapere che ne pensate!
Un abbraccio, Lilylunapotter <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La tribù di Balaton ***


La tribù di Balaton
 
 
 
                                                     Image result for altalena su albero
 
 
Mary sedeva in giardino, sull’altalena che suo padre le aveva costruito su un ramo della grande quercia al centro del prato quando era bambina.
Aveva chiuso gli occhi e rivolto il viso verso il sole per abbronzarsi un po’, anche se sapeva che la sua carnagione pallida si sarebbe scurita di molto poco.
Remus sarebbe arrivato di lì a pochi minuti e lei era così curiosa di sapere che cosa doveva dirgli che ne aveva fantasticato tutta la notte.
Magari voleva presentarla ai suoi genitori, oppure ufficializzare del tutto la loro relazione, chissà.
“Mi ha aperto la vostra elfa. Ciao Mary” disse Remus avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla fronte mentre lei riapriva gli ochi e sorrideva radiosa.
Lo osservò mentre si appoggiava al tronco della quercia e poi cominciò a dondolarsi leggermente.
“Sono davvero felice che tu sia qui. Questa settimana è stato così frustante non vedere nessuno. E voi? Vi siete visti?” domandò la bionda alludendo a lui e agli altri amici.
“No, non molto. Ho bevuto qualcosa con Sirius e James qualche sera fa ma niente di che. Lily sta bene ma è così presa dal matrimonio che l’ho trovata molto assente e in ansia” rispose Remus senza guardarla negli occhi.
Aveva cercato di essere il più serio possibile la sera prima, almeno per farle pensare che la cosa che doveva dirgli non era una cosa felice. Ma Mary, nella sua vita spensierata e, per il momento, senza preoccupazioni non aveva colto affatto il problema.
Questo mandò Remus ancora più in tilt, come poteva dirle che se ne andava via per un mese? E per giunta senza poter rivelare la vera motivazione?
“Qualcosa ti turba? Mi sembri un po’ stanco e preoccupato…” buttò lì Mary smettendo di dondolarsi e guardandolo con la fronte corrugata.
“In realtà, come ti dicevo, c’è una cosa di cui devo parlarti…” rispose Remus teso guardando a terra in completa confusione.
Mary si avvicinò a lui e con i suoi grandi occhi lo guardò fisso nei suoi: era il suo modo per dire che lo stava ascoltando.
“Ho saputo solo qualche giorno fa che dovrò assentarmi… per un po’” cominciò teso ma Mary non si scompose.
“E dove devi andare?” domandò la bionda.
“Non posso dirtelo. È… sai una missione che mi ha dato Silente” rispose lui sperando che la ragazza capisse.
Mary annuì pensierosa ma, come Remus aveva immaginato, tornò all’attacco: “E quanto starai via?”.
“Più o meno un mese. Ma tornerò in tempo per il matrimonio e per passare le ultime settimane di vacanza con te” disse ancora Remus mentre il viso di Mary si induriva sempre di più.
“Quindi stai per andare via un mese e non puoi dirmi dove. Ho capito, vuoi chiudere qui con me…” disse Mary ora con un tono molto meno incuriosito e più combattivo.
“No, no, non sono qui per chiudere con te! Sono qui perché è giusto che tu sappia…” aggiunse Remus in fretta.
“Che io sappia?! Remus non mi hai praticamente detto nulla. Mi hai solo detto che te ne vai per un mese. Non mi hai detto dove, né con chi… tu non mi hai detto proprio nulla!” lo interruppe Mary, la cui rabbia e delusione cresceva sempre di più di minuto in minuto.
“Lo so e mi dispiace. Ma non posso dirti dove vado. Voglio solo dirti che non appena tornerò riprenderemo tutto da dove lo avevamo lasciato…” sussurrò Remus che, di fronte all’innegabile ragione di lei, si era fatto piccolo.
“Non posso negare che questa situazione non mi piace. Ma non posso neanche negare d’esserti legata perciò… io ti aspetterò. Ma al tuo ritorno dovrai farti perdonare, sappilo” disse Mary il cui tono era tornato quasi normale.
“Partirò domani stesso…” disse Remus dando il colpo di grazia finale.
“Bhè… buon viaggio allora” sussurrò Mary dandogli un bacio leggero sulle labbra e sparendo poi dentro casa con gli occhi colmi di lacrime che non sfuggirono affatto a Remus.
 
 
 
“Come è andata con Mary?” domandò Lily guardando l’amico seduto al tavolo della cucina con l’aria di uno a cui avevano appena ucciso il gatto.
“Poteva andare peggio ma anche meglio. Ha capito ma è scappata via alla fine… in lacrime” rispose Remus mentre la rossa gli versava un po’ di the nella tazza rossa di fronte a lui.
Lily lo guardò dritto negli occhi senza tradire nessuna emozione, anche se, aveva un giudizio ben preciso su quanto stava per fare Remus e non si sarebbe di certo risparmiata.
2Avanti, di la tua…” borbottò il ragazzo sorseggiando il the, ormai conosceva troppo bene la sua amica.
“Penso che la reazione di Mary sia più che comprensibile. Insomma… la vostra storia non è ancora decollata del tutto che tu già te la fili” cominciò Lily che non vedeva l’ora di dire la sua.
“Non me la sto filando, lo sai!” replicò lui stizzito. Credeva forse che sarebbe andato in vacanza?!
“Ma Remus non capisci? Lo so che non te la stai filando ma comunque tu ai suoi occhi stai preferendo questo viaggio a lei. Ora, sia io che te sappiamo che è per una giustissima causa, ma… andiamo lei ha ancora un altro anno di scuola. Non deve cominciare a preoccuparsi per la guerra ora! E comunque io continuo ad essere del parere che Silente avrebbe potuto tranquillamente trovare qualcun altro per questa missione suicida!” aggiunse Lily tutto d’un fiato lasciando Remus sbigottito.
“Ma noi tutti pensavamo già alla guerra la scorse estate. È innegabile che siamo in guerra, Lily!” protestò Remus.
Lily si alzò dall sedia su cui era seduta e posò la tazza dentro il lavello, poi voltandosi di nuovo verso l’amico, poggiò la schiena sul mobile della cucina e disse: “Remus, Mary è una ragazza molto profonda questo non lo nego, ma è anche molto… non so definirlo, immatura in un certo senso. I suoi genitori l’anno cresciuta in un mondo di cristallo. E lei sembra così fragile. Non dico che non prenderà una posizione un giorno, ma adesso non è il momento giusto per lei” rispose Lily seria ma con un tono tranquillo e comprensivo.
“Come fai ad aver sempre la parola giusta al momento giusto?” ridacchiò Remus per alleggerire un po’ l’argomento.
Anche Lily sorrise e rispose: “Talento…”.
Restarono in silenzio per un po’ poi, inaspettatamente, Lily sparì in salotto per ricomparire dopo un po’ con un grosso librone.
“Ti ho voluto fare un pensiero per la tua partenza, così    quando sarai lontano potrai averci comunque vicini…” sussurrò un po’ malinconica.
Remus cominciò a sfogliare quello che si rivelò essere un album di fotografie di tutti loro e poi guardò Lily con gli occhi semi lucidi e disse: “E’ il regalo più bello che potessi farmi, grazie Lily”.
Lei sorrise poi andò alla finestra e guardò fuori immersa nei suoi pensieri mentre il sole calava lentamente e lasciava spazio al crepuscolo.
“Fra te e James va tutto bene?” chiese Remus d’istinto. Conosceva Lily da tanto e in quel momento la vedeva strana, persa in se stessa.
“Sì, sì certo solo. Non so lo sento un po’ distante. Ma sento distante un po’ tutti. Penso sia una sensazione comprensibile e non unica… insomma, abbiamo lasciato la scuola e non ci vedremo più tutti i giorni. E le nostre preoccupazioni non sono più solo gli esami. C’è un matrimonio da organizzare, tu che vai in missione, Marlene che ora vive qui, mia sorella si sposa. A volte penso che le cose stiano cambiando davvero troppo in fretta. Solo una settimana e mezzo fa eravamo a scuola e adesso…” rispose Lily in un fiume di parole.
Remus la guardò e comprese a pieno le sue emozioni e preoccupazioni, forse perché, in fondo, erano anche le sue.
“James ti ama e tu ami lui. Dovete solo abituarvi a questa nuova vita…” disse Remus e per Lily la conversazione fu chiusa così come era nata.
 
 
 
*********************************
 
 
 
Un saluto veloce e indolore con i malandrini, e poi Remus era partito per il suo viaggio verso l’Ungheria.
Si era smaterializzato fino a sud dell’Inghilterra e poi aveva preso un traghetto per arrivare in Belgio da cui, poi, avrebbe proseguito con mezzi via via più babbani possibile.
Era arrivato in Ungheria dopo soli due giorni di viaggio e poi ad un certo punto aveva proseguito a piedi fino al Lago Balaton.
Si era accampato in riva al lago, nella sponda verso nord dove sapeva non avrebbe incontrato nessuno e poi, la mattina seguente sarebbe andato dall’altra parte del lago a presentarsi alla tribù.
Montò la tenda in un terreno pianeggiante e entrò dentro pronto a passare la seconda notte in solitudine.
La mattina dopo, all’alba, dopo aver recuperato tutte le sue cose, si incamminò per arrivare nell’altra sponda.
Una volta dall’altra parte si trovò in alto su una bassa collina e, proprio sotto di lui, un piccolo villaggio di casette di legno.
Scese piano l’altura e quando fu quasi arrivato un pugnale gli sfrecciò proprio davanti per andare a conficcarsi su un albero alla sua sinistra.
Ki vagy te?” gridò una voce alla sua destra, una voce di donna.
Alzò le mani in aria in segno di pace mentre la ragazza, che non doveva avere più di diciotto anni si avvicinava lentamente con un altro pugnale in mano.
“Chi sei?” chiese ancora la ragazza girandogli intorno spaventata.
“Conosci la mia lingua allora” disse Remus sempre con le mani alzate ma lei non sembrò gradire questa affermazione perché alzò il pugnale.
“Chi sei? Rispondi subito…” ripeté la ragazza che ormai era a un metro da lui.
“Mi chiamo Remus, Remus Lupin. Sono un licantropo e sono qui per conto di Albus Silente” rispose subito Remus senza commettere altri errori.
“Silente? Seguimi…” borbottò la ragazza abbassando l’arma di poco e facendogli segno di seguirla.
“Se provi a fare una mossa falsa ti uccido prima che tu possa dire A…” disse la ragazza proseguendo verso il villaggio.
Aveva lunghi capelli castano scuri che le danzavano sulla schiena e gli occhi color nocciola dai quali, già al primo sguardo, Remus non poté fare a meno di sentirsi come annullato.
Era piuttosto bassa e con un corpicino così fragile da sembrare che si potesse spezzare con un soffio, tuttavia, Remus era certo che non era affatto così.
Raggiunsero il villaggio sotto gli occhi stupefatti e incuriositi degli abitanti che, a giudicare dalle casette, non dovevano essere più di una cinquantina.
Tutti lo guardavano dai cortili delle loro case marroni di legno e, Remus ne restò stupito, c’erano anche bambini tra loro.
Arrivarono fino a di fronte ad una casa che chiudeva quella che era una sottospecie di via unica, una casa più grande e più scura delle altre e si fermarono di fronte a quella.
Pochi istanti dopo, un uomo ne uscì. Era di altezza media con i capelli scuri che ricadevano lunghi dietro la schiena fin poco sotto alle spalle e anche la barba era cresciuta molto ed era legata in una treccia disordinata.
“Chi sei, straniero?” domandò l’uomo mentre tutto il resto della tribù si avvicinava per osservare meglio la scena.
“Mi chiamo Remus John Lupin e vengo per conto di Albus Silente. Sono come voi, un licantropo…” rispose Remus.
La ragazza che lo aveva accompagnato fino a quel momento si era allontanata ed era andata a posizionarsi dietro all’uomo che doveva essere il capo della tribù.
“Mi chiamo Imre, Remus Lupin. Che cosa sei venuto a fare presso la nostra tribù?” domandò allora l’uomo avvicinandosi di qualche passo.
“Silente mi manda. Come sapete sta per scoppiare una guerra…” cominciò Remus prima di venire interrotto dalla ragazza che lo aveva accompagnato fino a li.
“Una guerra a cui noi non parteciperemo!” gridò.
“Perdona Allie ma sono io qui il capo. Penso, Remus che prima di portare il tuo messaggio dovresti conoscerci. Non mi sembri uno che esegue gli ordini senza conoscere… e la conoscenza è la cosa più importante che esista. Perciò conosci la nostra tribù e poi porterai avanti i tuoi compiti. Se lo riterrai ancora opportuno” disse Imre pacato girandogli attorno mentre tra gli abitanti si apriva un gran mormorio.
“Di che cosa ti cibi?” chiese un altro uomo dalla folla.
“Non di umani, se è questo che intende. Sono cresciuto fra i maghi, fra persone comuni” rispose Remus.
“Chi ti ha morso?” domandò allora Allie.
“Fenrir Greyback non so se lo conoscete…” rispose ancora.
Ma a giudicare dalla folla e da come molti adulti stringevano i bambini, Remus fu certo che anche in Ungheria, l’uomo che lo aveva condannato era famoso.
“Sono arrivati altri qui, nei giorni scorsi, Remus Lupin. Sai di chi parlo e… un passo falso e farai la loro fine” disse Imre serio e Remus non osò nemmeno chiedere che fine avessero fatto i mangiamorte che erano arrivati poco prima di lui.
“Noi non obbediamo a nessuno. Né a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, né a Albus Silente, questo tienilo a mente. Allie si occuperà di te” aggiunse alla fine Imre sparendo poi di nuovo dentro la sua casa.
La folla che si era creata attorno a loro sciamò a poco a poco fino a lasciare Remus solo in mezzo al prato.
“Da dove vieni?” domandò una vocina dal basso.
Remus abbassò lo sguardo e vide un bambino che non doveva avere più di sei anni guardarlo con gli occhi curiosi. Gli ricordava tanto qualcuno ma non riusciva proprio a dire chi.
“Dall’Inghilterra” rispose Remus facendogli un sorriso amichevole.
kölyökkutya vai a casa” disse Allie alle spalle di Remus e mentre lui si voltava per guardarla il piccolo corse via obbediente.
Allie lo superò e avanzò verso la strada seguita da un Remus confuso ma, allo stesso tempo, anche decisamente incuriosito.
La ragazza spiegò lui tutto quanto c’era da sapere riguardo alla loro colonia: ruoli, regole e giorni di festa. Gli mostrò la casetta dove lo avrebbero sistemato che era vuota ed era stata adibita come una sorta di foresteria, gli diede degli abiti più adatti a svolgere i loro lavori e gli disse che per il tempo della sua permanenza avrebbe aiutato anche lui la tribù.
Gli abitanti di Balaton vivevano una vita umile e molto lontana dalla vita di città da cui, in un certo senso, Remus sentiva di provenire.
Mangiavano cacciagione, pesce e, poco lontano dalle case coltivavano frutta e verdura e, come avevano già detto, nessuno di loro attaccava gli esseri umani.
Remus però non poté non pensare al fatto che, durante la luna piena, una cinquantina di persone in quel punto si trasformavano in lupi, e si chiese come facessero a gestire quella situazione.
Tuttavia, e nel giusto, pensò che fare troppe domande sarebbe risultato scomodo e che, a tempo debito, Allie gli avrebbe spiegato anche quel particolare.
Altro particolare che Remus notò ma che non osò chiedere, era la gran varietà di nazionalità che componevano il gruppo: c’erano africani, gente che proveniva dall’oriente e intere famiglie di nazionalità diverse, cosa che, era assolutamente improbabile se non impossibile.
 
                                          
 
La mattina seguente Remus si svegliò all’alba come gli aveva detto Allie e, una volta indossato l’abito da lavoro, era uscito fuori e si era recato davanti al casolare di fronte al suo.
“Buongiorno Lupin. Io sono Arts e qui, come ti avrà detto già Allie, ci occupiamo del legname. Il tuo compito è quello di trasportare la legna da qui dentro a fuori sul retro dove qualcun altro si occuperà di tagliarla. Non ci sono pause. Se hai fame te la tieni e aspetti il pranzo se hai sete trovi bottigliette d’acqua dietro il bancone. Buon lavoro” disse Arts, lo stesso uomo che il giorno prima, tra la folla, gli aveva chiesto di che cosa si cibasse.
Remus cominciò subito senza proferire parola e non si fermò per diverse ore se non durante la pausa pranzo in cui scoprì che tutti coloro che lavoravano assieme a lui se lo erano portati da casa.
Non abitando lontano entrò nella sua casa e frugò nella cucina sperando che qualcuno avesse almeno riempito la credenza, ma l’unica cosa che vi trovò furono dei biscotti muffiti che gli ricordarono moltissimo quelli che un tempo Hagrid offriva loro durante le sue visite con i malandrini.
Li prese e tornò alla falegnameria sedendosi nella veranda dove erano tutti gli altri e cominciò a mangiarli senza fiatare, mentre gli altri uomini lo osservavano incuriositi.
“Di un po’, Lupin, conosci da tanto Silente?” domandò Arts addentando il suo gustoso panino.
“Sì, in un certo senso. Silente è il preside ad Hogwarts e io sono uscito dalla scuola poco più di una settimana fa” rispose Remus.
“E come mai Albus Silente ha voluto mandare qui da noi un ragazzino?” chiese allora un altro anticipando quella che, Remus ne era certo, sarebbe stata la domanda di Arts.
“Perché io sono come voi. E da noi la maggior parte dei… dei licantropi si stanno unendo a Lord Voldemort. Silente vuole solo che io vi porti il suo messaggio…” rispose ancora Remus.
Gli altri continuarono a guardarlo curiosi mangiando il pranzo che le donne della tribù aveva preparato loro, ma nessuno fece altre domande.
Ripresero a lavorare per tutto il pomeriggio fino a che, intorno alle diciotto, Arts non lo congedò e cos Remus tornò nella sua casa.
Alle otto, ormai in preda alla fame e alla disperazione che da essa derivava, si gettò sul divano sperando che il sonno lo avrebbe accolto presto ma qualcuno bussò alla sua porta.
“Allie!” disse Remus aprendo la porta e facendola entrare.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare dalla mensa. Arts mi ha detto che ha pranzo hai mangiato dei biscotti muffiti, sarai affamato. Ma perché non sei venuto a prendere da mangiare alla mensa?!” domandò Allie posando una teglia sul tavolo.
Remus la trovò molto più simpatica rispetto al giorno prima e anche molto più disponibile.
“Non mi hai parlato di una mensa…” rispose Remus sorridendo appena e sedendosi al tavolo di fronte a lei.
“Davvero? Oh scusa tanto..” disse allora lei con una lieve alzata di spalle.
Per un po’ restarono in silenzio e l’unico rumore che si udiva era il tintinnio delle posate che stava usando Remus per mangiare quello che assomigliava tanto ad uno sformato di patate.
Una volta finito di mangiare, il ragazzo la guardò curioso e, dopo un po’ di indecisione, le chiese: “Sei molto diversa da ieri”.
“Diversa? Che intendi?” domandò lei guardandolo con un ghigno.
“Più… gentile” aggiunse allora Remus.
“Grazie tante. Bhè c’è una cosa che non sai Remus Lupin… io sono una legilimens, ho letto i tuoi pensieri per tutto il giorno. Sei una persona umile e i tuoi pensieri sono stati puri. È per questo motivo che Imre ha deciso che puoi rimanere, almeno per il momento” disse Allie guardandolo dritto negli occhi.
“Sono molto rari… i legilimens intendo. Mi chiedevo… voi qui sembrate provenire tutti da tanti paesi diversi, sbaglio?” domandò Remus sempre più incuriosito da quella ragazza.
“Imre ci ha adottato nel tempo. La nostra tribù è nata circa trenta anni fa. Imre e sua moglie sono stati i primi membri, tutti gli altri, compresa me, siamo stati salvati da loro nel corso degli anni. Nessuno di noi è imparentato, a parte pochi” rispose Allie che, però, non aveva del tutto chiarito il quesito di Remus.
“Ma le vostre vere famiglie? Insomma, le avete lasciate così?” domandò ancora Remus.
Allie aggrottò la fronte un momento poi alzò le sopracciglia e sussurrò: “Davvero non ci sei arrivato? Tutti quanti noi non abbiamo più famiglie, sono state uccise dal lupo che ci ha poi condannato a questa vita”.
Remus restò immobile e si disse che un po’ se la aspettava quella risposta. Decise che il momento delle domande era finito, Allie si era stranita dopo l’ultima domanda e il silenzio era sceso tra loro.
Guardò fuori dalla finestra verso il cielo buio dove la luna era coperta da grossi nuvoloni che promettevano pioggia.
Si chiese che cosa stessero facendo i suoi amici, che cosa stesse facendo Mary, tutti così lontani da lui. Gli mancavano già molto.
 
 
 
Note dell’autrice:
Eccomi miei cari con il terzo capitolo!
Come avrete notato è dedicato interamente alla nuova avventura di Remus e si parla molto poco degli altri se non all’inizio.
Per quanto riguarda Mary, io la penso proprio come poi dice Lily. Insomma per quanto la nostra amica bionda abbia solo un anno in meno rispetto a loro, ha ancora comunque la mente nella scuola. Non pensa a combattere o a decidere che cosa fare del suo futuro.
In più, come avrete capito, è un po’ più “infantile” rispetto a tutti gli altri ma questo non significa che sia un difetto. Comunque sono curiosa di sapere che cosa ne pensate.
Conosciamo qui dei personaggi nuovi che, tuttavia, non saranno fondamentali nel continuo della storia anche se torneranno ad apparire molto più avanti.
Come avrete notato, la vita nella tribù è molto particolare e la caratteristica principale di tutti, almeno all’inizio, è la diffidenza.
Allie è il personaggio che conosceremo meglio fra tutti e che, come avrete capito, instaurerà un buon legame con Remus pur essendo loro due molto diversi.
le due parole in ungherese che avete incontrato nella storia significano rispettivamente: "Chi sei?" e "cucciolo".
il prossimo capitolo, per quanto si parlerà ancora di Remus, non sarà incentrato solamente su di lui ma verranno affrontate anche altre questioni lasciate in sospeso.
Aspetto vostri commenti e pareri. Un abbraccio, Lilylunapotter.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Segreti nascosti portano guai ***


Segreti nascosti portano guai
 
 
                                   


“Lil io lo vorrei rosa chiaro!” esclamò Alice entusiasta camminando poco dietro alle altre due.
“Oh no ti prego Lily, spero non le darai ascolto. Sai quanto odio il rosa!” sbottò allora Marlene contrariata.
“Tranquille appena arriveremo al negozio lo vedrete” rispose Lily alzando gli occhi al cielo.
Era praticamente una settimana che quelle due le stavano dando il tormento per il vestito da damigelle il cui colore era stato scelto da Lily stessa.
Entrarono in un negozio d’abiti da cerimonia in Diagon Alley dove una strega di mezza età con gli occhiali a farfalla e ricoperti di brillantini gialli e viola le accolse.
“Ecco signorina Evans, gli abiti delle damigelle sono pronti per la prova. Seguitemi pure voi due” disse la signora allontanandosi verso i camerini con Alice e Marlene alle calcagna che morivano di curiosità.
Quando finalmente alcuni minuti dopo le due uscirono e si specchiarono Lily scoppiò in un fragoroso e lacrimoso applauso e poi scattò in piedi ad abbracciarle.
“Siete bellissime! Vi piacciono?” domandò la rossa mentre le due continuavano a guardarsi da tutte le angolazioni.
“E’ meraviglioso Lily, adoro questo blu!” rispose Marlene entusiasta e Alice, nonostante amasse il rosa più di qualsiasi altro colore, fu completamente d’accordo.
L’abito non era troppo complicato: color blu acceso, scendeva morbido fino ai piedi ed era più stretto sotto il seno.
“E il tuo abito?” domandò Marlene curiosa sapendo che Lily lo aveva scelto sempre in quel negozio.
“Lo vedrete alla prova finale, non voglio anticiparvi nulla. Vi dico solo che…” cominciò Lily.
“Che ci ha messo secoli per sceglierlo! Giuro, non ho mai avuto una cliente più indecisa” ridacchiò la commessa del negozio facendo sorridere le amiche e arrossire Lily.
Quando uscirono dal negozio, un po’ di tempo dopo, le ragazze erano allegre e soddisfatte cosa che Lily non si aspettava affatto ma che la fece sentire decisamente molto più sollevata.
“Ragazze, io devo proprio scappare. Sirius sta andando a vedere l’ultima casa e mi ah chiesto di andare con lui. Ci vediamo più tardi!” disse Marlene dopo un po’ scappando via di fretta.
Lily e Alice sederono allora alla gelateria di Florian Fortebraccio per un buon gelato rinfrescante e cominciarono a chiacchierare un po’.
“Come va tra te e Frank? È un po’ che non lo vedo” chiese Lily.
“Oh…ehm bene, sì. Abbiamo avuto qualche problemino. Sai un piccolo ritardo del ciclo e…” rispose Alice con finta non curanza.
“Cosa?! Ma adesso ti è arrivato, sì?” domandò Lily facendosi seria tutto d’un botto.
“Ehm… per Frank sì ma in realtà no. Andiamo Lily non fare quella faccia! Dovevi vedere la sua reazione quando glie l’ho detto. Lui non lo vuole al momento e io nemmeno. E poi non siamo nemmeno sposati! Augusta ci getterebbe in pasto a un drago anzi, mi getterebbe in pasto a un drago visto che praticamente venera il figlio!” borbottò Alice che adesso aveva il viso molto più preoccupato e spaventato.
Restarono in silenzio immerse nei loro pensieri per un po’ fino a che non vennero interrotte da qualcuno.
“Ragazze!” esclamò la voce squillante di Dorcas, la ragazza di corvonero che si era unita all’ordine insieme a loro.
“Ciao Dorcas!” esclamò Lily presa alla sprovvista dando un calcio ad Alice da sotto il tavolo per farla risvegliare dal suo mondo.
“Scusate, vi ho disturbato?” domandò la ragazza in piedi vicino a loro.
“Ma no figurati… Alice va spesso nel mondo dei pony!” ridacchiò Lily facendole segno di sedersi nella sedia libera.
“Oh no, sono qui… la ronda” bisbigliò lei in risposta guardandosi intorno furtiva, poi alzò la voce e aggiunse “Comunque sabato ho organizzato una cenetta a casa mia. Sarei felice se veniste anche voi con i ragazzi. So che Remus è in vacanza ma magari James, Frank, Sirius e Peter potrebbero aver voglia di venire”.
“Oh sì volentieri. Ti faremo sapere al più presto!” rispose Alice allegramente.
La ragazza sorrise radiosa e poi con un saluto continuò la sua “passeggiata” per High Street.
“Gentile da parte sua invitarci…” disse Alice sperando che Lily avesse dimenticato la conversazione che stavano facendo prima d’essere interrotte.
“Ali, devi parlare con Frank. Non puoi mentirgli su questa cosa e… bhè dovresti fare il test” disse Lily seria mentre Alice sbuffava sonoramente.
 
 
 
************************************
 
                                                                   
 

“La casa è abbastanza grande per due persone. Al piano di sotto c’è la cucina, il salotto e un bagno. Di sopra due camere e un bagno. Certo la cucina non è molto grande ma per due ragazzi giovani come voi penso vada più che bene. Che ve ne pare?” domandò l’uomo dell’agenzia.
Marlene girava per la casa e la osservava incuriosita: le piaceva molto.
Salì al piano di sopra mentre Sirius continuava a parlare con l’agente e si trovò a guardare alla finestra verso la strada che dava su una via di Londra tranquilla.
Lei e Sirius finalmente avevano deciso di fare il grande passo di andare a vivere sotto lo stesso tetto ed era certa della sua decisione.
Sirius era l’uomo con cui voleva stare ed era sicura che vivere sotto lo stesso tetto non avrebbe fatto altro che rafforzare il loro rapporto.
Tuttavia, non poté fare a meno di sentirsi un po’ persa e sola: né lei né Sirius potevano fare affidamento nei loro genitori al momento, ed era certa che con i suoi, la decisione di andare a vivere con Sirius senza interpellarli, avrebbe aggravato ancora di più la situazione.
Intanto al piano di sotto Sirius si era accorto dell’assenza della sua ragazza così chiese un attimo di tempo all’agente e cominciò a salire le scale verso il piano di sopra dove c’era una piccola mansarda.
“Marl? Va tutto bene?” chiese una volta arrivato di sopra vedendo Marlene guardare fuori immersa nei suoi pensieri.
“Stavo solo pensando che… insomma la nostra decisione è importante ma… sono felice di averla presa. Lo so che non abbiamo passato un periodo fantastico ultimamente ma, sono convinta che le cose andranno meglio d’ora in poi” rispose lei avvicinandosi e stringendogli le braccia al collo.
Sirius non l’aveva mai vista così sicura come in quel momento nel dire qualcosa che riguardava loro due e pensò che in quel momento niente e nessuno avrebbero potuto farlo stare meglio.
Marlene era la prima ragazza che aveva visto i lui qualcosa di più profondo rispetto a ciò che lui mostrava e Sirius era certo dei suoi sentimenti.
“Non hai minimamente idea di quanto io mi senta fortunato ad avere te. E non vedo l’ora di venire a stare qui solo io e te. Ti amo Marlene Mckinnon” sussurrò Sirius sorridente.
Si avvicinarono fino ad annullare la distanza fra le loro labbra con un bacio dolce e carico di felicità.
Dopo pochi minuti scesero di nuovo al piano di sotto dove trovarono l’agente che li aspettava speranzoso.
“La prendiamo!” disse Sirius tenendo per mano la ragazza che sorrideva radiosa poco dietro di lui.
 
 
 
**********************************
 
                                



“Ciao ragazzi! Entrate pure, venite!” disse Dorcas aprendo la porta di casa e lasciando entrare i ragazzi.
La casa di Dorcas, che si trovava poco fuori Londra, non era molto grande e lei ci abitava da sola da quando aveva finito la scuola.
Li fece accomodare in salotto dove la tavola era stata apparecchiata e dove già li aspettavano Fabian e Gideon Prewett.
“Ali, mi accompagni al bagno?” domandò Lily dopo un po’mentre Alice la guardava di sottecchi.
Le due si incamminarono verso il bagno che gli era stato indicato dalla padrona di casa e non appena furono dentro Lily chiuse la porta a chiave.
“Ho qualcosa per te. Ecco tieni!” disse Lily andando dritta al punto e infilando tra le mani dell’amica un test di gravidanza.
“Cosa? Tu sei pazza. Non lo farò mai qui” rispose Alice strabuzzando gli occhi.
“Ali tu non lo faresti nemmeno a casa!” esclamò Lily cercando di non gridare per paura che gli altri potessero sentirla.
“Non voglio farlo ora!” borbottò Alice rificcando il test dentro la borsa di Lily e uscendo in fretta dal bagno per recarsi di nuovo verso il salotto dove Lily, a malincuore, dovette seguirla.
“Allora venite a tavola è pronto!” disse Dorcas allegramente posando delle teglie sul tavolo.
Iniziarono a mangiare tra una chiacchiera e l’altra fino a che la rossa non tornò all’attacco trovando l’appiglio ideale.
“Ali è molto brava a cucinare!” esclamò Frank allegro parlando con Dorcas, Peter e Alice stessa di cucina.
“Oh non dire bugie! Sono davvero pessima…” borbottò Alice arrossendo.
“Già Frank non dire bugie. Ad Alice non piacciono, non è vero Ali?” domandò Lily guardando l’amica con un sorrisetto falso.
“Più dei bugiardi odio gli impiccioni però, lo sai Lily?” rispose Alice piccata guardando l’amica in cagnesco.
Tutti cominciarono a guardarle incuriositi dato il loro atteggiamento decisamente strano.
“Va tutto bene ragazze?” chiese James titubante mentre sia Lily sia Alice annuivano e tornavano a chiacchierare tranquille.
“Come sta vostra sorella Molly? Ho saputo che ha un bel da fare con i bimbi” disse Dorcas allegra ai gemelli Prewett.
“Oh sì ma i nostri nipotini sono adorabili. E poi lei ed Arthur sono così felici, amano i bambini” rispose Fabian.
“Ma certo, tutti amano i bambini!” aggiunse Lily guardando verso Alice e suscitando di nuovo la curiosità di Frank che si grattò la testa senza capire.
“Ehy Lil, amore hai ancora quello spray per il raffreddore? Non respiro…” borbottò James con voce nasale.
“Sì, è nella mia borsa in camera di Dorcas” rispose Lily senza pensare mentre James si incamminava verso la camera.
Lily fissò per un attimo il suo piatto e poi con gli occhi sbarrati guardò Alice di fronte a lei che aveva la sua stessa espressione.
Nel giro di pochi secondi entrambe erano balzate entrambe in piedi e si erano dirette verso la camera dove trovarono James in piedi davanti al letto e fra le sue mani…
“Un test di gravidanza” sussurrò James con la faccia di chi aveva appena visto un’acromantula.
Restarono tutti e tre a guardarsi incerti e a loro, poco dopo si aggiunse Marlene arrivata dal salotto e rimasta anche lei come James paralizzata a guardare il test.
Quando però anche la voci di Frank e Dorcas si avvicinarono alla camera, con uno scatto Lily strappò il test dalle mani del ragazzo e lo ricacciò dentro la borsa.
Si guardarono entrambi intensamente negli occhi ma Lily non se la sentì lì per lì di dirgli che non era suo ma di Alice. Anche perché, nel farlo, avrebbe rivelato a tutti il segreto dell’amica.
“Che succede?” domandò Frank arrivando nella camera.
Tutti restarono in silenzio per alcuni minuti chi interdetto sul da farsi, chi arrabbiato e chi curioso di sapere cosa stesse succedendo.
“Scusaci Dorcas, io e Lily dobbiamo andare” disse James con l’aria di chi stava per perdere le staffe senza degnare Lily di uno sguardo.
“Amico, che succede?” domandò Frank guardandolo spaventato.
“Niente, non succede niente. Io e Lily dobbiamo parlare e non vogliamo rovinare la serata a nessuno. Ci vediamo presto!” rispose James prendendo i cappotti in una mano e poi tirando Lily per il polso con quella libera.
Sparirono in salotto e uscirono dall’appartamento in un baleno senza neanche salutare.
“Che diavolo succede?” domandò Sirius alzandosi da tavola e guardando tutti quelli che fino a poco prima erano in camera.
“Io… credo ci sia stato un grosso malinteso…” balbettò Alice che era arrossita vistosamente.
 
 
 
“James che diavolo ti prende! Lasciami… mi fai male, James!” gridò Lily mentre un furioso James la trascinava nel vialetto di casa dopo essersi smaterializzati.
“Quando avevi intenzione di dirmelo, è?! Merlino Lily! Mi hai sempre detto che stavi attenta!” rispose James gridandole addosso.
“Come scusa? Stai scherzando spero! Stare attenti, ma ti senti quando parli. Cosa credi che nel caso solo io sarei quella disattenta?” ringhiò Lily visibilmente offesa.
“Che diavolo centra adesso! Io un figlio non lo voglio, non voglio sentirmi intrappolato più di quanto non mi senta già!” sbottò James senza pensare.
Si guardarono per un istante che sembrò lunghissimo lui conscio di aver detto una cosa che non pensava o almeno non in quel modo, lei con le lacrime che le salivano dritte agli occhi color smeraldo.
“Allora è questo. Ti fa sentire in trappola la prospettiva di sposarci. Molto bene. Ti do una notizia: non ti sposi più, sei libero!” disse Lily con un tono di finta calma mentre le lacrime cominciavano a scendere nelle guance.
Poi entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle senza proferire altra parola, lasciando James lì impalato e con mille sensi di colpa.
Naturalmente aveva detto una cosa gravissima e questo lui lo sapeva, ma sapeva anche di essersi espresso male, di non essersi spiegato bene.
Lui voleva sposare Lily e ne era innamorato praticamente da quando l’aveva vista per la prima volta al banchetto di inizio anno sette anni prima. La amava e su questo era certo.
Ma nelle ultime settimane le cose erano cambiate per tutti: il non andare più a scuola, l’attesa dei risultati dei M.A.G.O., decidere cosa fare della propria vita…
Tutto questo lo stava scombussolando e come ne risentiva Lily, ne risentiva anche lui.
E dovette ammetterlo a se stesso, se l’era chiesto se fosse il caso di sposarsi così giovani tanti volte, ma poi alla fine i dubbi sparivano sempre quando si rendeva conto che la sua vita senza Lily non avrebbe avuto alcun senso.
Quella sera, dopo il litigio, James provò più volte a bussare alla porta della sua ragazza ma alla fine dovette cedere, conscio del fatto che Lily non gli avrebbe aperto.
Scese di sotto e dopo poco tornarono anche Marlene e Sirius che lo trovarono sul divano ad affogare nell’alcool i ricordi di quella serata.
James raccontò loro quanto successo e si trovò a provare una vergogna infinita quando i due amici lo guardarono con gli occhi sbarrati.
“Bhè… diciamo dire che hai esagerato è riduttivo” borbottò Sirius guardandolo dritto negli occhi.
“Riduttivo è ancora poco. Hai toppato totalmente James, mi dispiace. E poi adesso che Lily è così sola. Non so, rifletti su te stesso e su cosa vuoi. Se non sei pronto per sposarti ci sta… ma devi essere onesto con lei. Ora vado a vedere come sta…” disse Marlene con tono neutro anche se si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto strozzare James.
La ragazza salì di sopra senza aggiungere alcuna parola mentre Sirius prese un altro bicchiere e si versò del Whisky.
“Ho fatto un casino” sussurrò James senza guardarlo.
“Sì, decisamente. Ma io sono amico tuo, avanti Ramoso, dimmi cosa ti sta succedendo” disse Sirius serio per poi iniziare a bere.
“Lily è la mia vita e io voglio sposarla. Solo… è cambiato tutto così in fretta. Insomma fino a ieri la mia unica preoccupazione era non essere beccato a fare malandrinate a scuola e oggi… bhè sto per sposarmi. Non so se sono pronto a mettere su una famiglia Felpato, lo capisci? E se non fossi il marito che Lily sperasse? Se non fossi un buon padre?” domandò James aprendosi e guardando l’amico.
“Amico… io ti conosco da sette anni e so come sei. So quanto tu tieni a Lily e so anche che Lily ti ama. Non saprai mai che marito o padre saresti se non ti butti. E non penso tu voglia provarlo con qualcuna che non sia Lily, no? Parlane con lei, non tenerti tutto dentro. Sono sicuro che lei capirà” rispose Sirius mettendogli una mano sulla spalla.
Si alzò e posò tutti e due i bicchieri nel lavandino, riposa la bottiglia di Whisky nella credenza e porse una mano all’amico per aiutarlo ad alzarsi.
“Non so come farei senza un amico come te” disse James con un debole sorriso.
“Non ce la faresti lo so. Sono unico io” rispose Sirius ridacchiando e facendo ridacchiare anche James.
 
 
 
********************************
 
                                          



“Buongiorno Allie, Tom!” salutò Remus entrando nella mensa per la cena.
“Ciao Remus, vieni siediti con noi!” esclamò Allie facendogli posto sulla panca dove era seduta.
Era arrivato nella tribù di Balaton da due settimane ormai ed era riuscito a inserirsi bene anche se prima di essere accettato c’erano voluti alcuni giorni e una luna piena.
Durante la luna piena il branco di lupi andava a zonzo nella foresta dove si era certi non incontrare nessuno e Remus aveva dimostrato ampiamente di non essere interessato a carne umana né tanto meno ad attaccare loro stessi.
Così Imre, il capo del gruppo, aveva cominciato ad essere più gentile con lui e molto più crdiale rispetto al loro primo incontro.
Allie era diventata per Remus un’amica e, anche se si conoscevano da pochissimo, non poté non notare quanta sintonia ci fosse tra loro.
Durante le ore libere Allie lo aveva accompagnato in lunghe passeggiate in riva al lago e gli aveva parlato così tanto della tribù che Remus ormai si sentiva quasi parte del gruppo.
Non si sarebbe mai aspettato che vivere con un gruppo di suoi simili gli sarebbe piaciuto tanto e soprattutto non si aspettava di trovare una tribù così ben organizzata.
“Sabato sera faremo un falò in riva al lago. Puoi darci una mano Remus con la legna? Siamo in diversi ma un paio di braccia in più a portare la legna non guastano mai” chiese Tom, un ragazzo poco più grande di Remus.
“Sì, ma certo, nessun problema. Fammi sapere l’orario e che cosa dovrò fare” rispose Remus sorridendo.
“La sera dovrai pensare solo a divertirti. Burrobirra e Whisky incendiario direttamente dal tuo paese per tutti!” esclamò Allie entusiasta sorridendo radiosa lasciando Remus sorpreso da quella notizia. Non credeva proprio che quelle persone sapessero cosa significasse divertirsi e svagarsi un po’.
“Per questo ho avuto dei grandi maestri. I miei amici Inglesi sanno divertirsi…” ridacchiò Remus mentre con la mente ripercorreva le scorribande fatte con i malandrini ad Hogwarts.
“Magari un giorno me li presenterai questi tipi. Sembrano molto simpatici!” aggiunse Allie.
Remus la guardò e per un istante la sua mente si annebbiò completamente e si immaginò a stringere una donna tra le braccia, una donna che non era di certo Mary.
Ricacciò indietro quella visione sentendosi un completo stupido e convincendosi di averlo immaginato solo perché sentiva la mancanza della sua ragazza.
“Quando vuoi” rispose dopo un po’ Remus risvegliandosi dalle sue fantasticherie che, a giudicare dallo sguardo di Allie, non erano rimaste segrete.
La paura che lei potesse aver letto i suoi pensieri si impadronì di lui ma decise di non proferire parola e anche Allie non sembrò voler tirar fuori l’argomento.
“Devo andare ora. Buonanotte ragazzi!” disse Allie alzandosi di scatto dal tavolo e uscendo dalla mensa di fretta.
 
 
 
Note dell’autrice:
Ciao miei cari lettori e lettrici.
Questo è decisamente un capitolo scoppiettante e le tre situazioni che si sono create (Ali e Frank, Lily e James e Remus ed Allie) si evolveranno e, per alcuni, risolveranno nel prossimo capitolo.
Ma andiamo con ordine.
Alice e Frank naturalmente non aspettano un bambino, questo ve lo dico. Anche perché Neville è coetaneo di Harry e nascono anche nello stesso periodo più o meno quindi non è possibile che Alice sia già incinta di lui.
Lily ha cercato di proteggere l’amica ma nel momento in cui avrebbe voluto dire a James che si trattava solo di un malinteso, come avrete letto, lui si è un po’ lasciato andare con le parole.
Ha esagerato ma ho voluto inserire questo fatto proprio per far capire ancora meglio come si sentano un po’ persi tutti i ragazzi.
Remus è alle prese con una crisi interiore come vedete anche se lui ancora non se ne è reso conto.
Le manca Mary ma allo stesso tempo Allie è così… ci siamo capiti insomma.
Inoltre nella parte finale, come avrete intuito, Allie ha letto i pensieri di Remus essendo lei una legilimens e nei prossimi capitoli verrà ripreso anche questo argomento.
Infine, ma non meno importanti Sirius e Marlene. Finalmente le cose tra loro due vanno un po’ meglio e lei si è decisamente ripresa dalle incertezze del capitolo scorso. In fondo, chi di noi non si riprenderebbe dopo aver saputo di andare a vivere sotto lo stesso tetto di Sirius Black!
Nel prossimo capitolo si parlerà un po’ di più di loro e della loro nuova situazione di convivenza.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero non mi odierete per l’essere stata un po’ crudele con Lily e James, ma questo fatto andava inserito per rendere meglio il quadro della situazione.
Un abbraccio, Lilylunapotter <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chiarimenti ***


Chiarimenti
 
 
                                          

Il sole delle prime settimane di luglio fu una benedizione per tutta l’Inghilterra dopo il freddo e nevoso inverno dei mesi precedenti.
Portò inoltre nella vita di tutti molta più tranquillità e serenità nonostante la guerra magica incombesse ogni giorno di più.
Con l’arrivo dell’estate sembrava come se ogni mago o strega fossero più positivi e determinati nel voler regalare a tutti un futuro migliore.
Questo, naturalmente, non aveva però cancellato gli screzi tra i giovani amici avvenuti solo qualche giorno prima.
Se da un lato c’era chi, come Sirius e Marlene, aveva ritrovato la pace e la tranquillità, dall’altro c’era qualcuno, come Lily e James, che invece sembrava sul punto di esplodere.
La discussione tra la rossa e il moro non era di certo passata inosservata a casa Potter, anche perché Lily, da qualche giorno, non viveva più sotto il loro stesso tetto.
La mattina dopo la loro discussione, James Potter si era svegliato trovando sua madre in salotto ad aspettarlo con l’aria grave e preoccupata e gli aveva detto che Lily se ne era andata senza dare troppe spiegazioni.
Nonostante James avesse chiesto più volte a Marlene dove si fosse cacciata Lily, lei, da brava amica, aveva rispettato il voler stare un po’ sola di Lily, anche se non condivideva.
Lily era andata a rifugiarsi nell’unico posto dove sapeva che non avrebbe ricevuto domande scomode e continue, dove sapeva anche che James non sarebbe mai andato a cercarla: a casa di sua sorella.
Ora, immaginerete la reazione di Petunia Evans vedendosi piombare la sorella strega all’alba di una domenica mattina.
Tuttavia, la maggiore delle Evans l’aveva fatta entrare, l’aveva fatta sistemare nella stanza degli ospiti e aveva atteso che fosse la sorella a raccontarle cosa stesse succedendo. Anche se Lily si era praticamente barricata in quella stanza, stesa a letto, senza mai uscire se non per lo stretto indispensabile.
Alla sera del quarto giorno però, come era ovvio sarebbe accaduto, Vernon Dursley sbottò. Una strega sotto il suo stesso tetto, andiamo, chiunque avrebbe sbottato, no?
“Sono io” disse Petunia entrando nella camera dove stava la sorella e senza attendere risposta andò alla finestra e spalancò le tende.
“Dobbiamo parlare” aggiunse sedendosi sulla sedia della scrivania.
“No, davvero Petunia non c’è bisogno. Ci stavo già pensando da sola di andarmene. Tu e Vernon avete la vostra vita e so quanto vi sia costato accogliermi qui per questi giorni e ve ne ringrazio. Nonostante io sappia la vostra posizione riguardo a… al mio mondo, avevo bisogno di sentirmi in un certo senso in famiglia, anche se so che non è così” rispose Lily anticipandola e mettendosi a sedere nel letto.
Restarono un po’ in silenzio senza guardarsi, incapaci di dire qualsiasi cosa, imbarazzate dalla situazione che negli anni si era andata a creare.
“Per quanto tu sappia cosa penso di te e di quelli… come te, io resto sempre tua sorella. Che mi piaccia o no. Non posso dire di non essere sorpresa nell’averti trovato alla mia porta certo, ma è a causa del tuo mondo se ci siamo allontanate, è a causa del tuo mondo se mamma e papà… lo sai. Io e Vernon ci stiamo costruendo una famiglia e non vogliamo interferenze dal tuo mondo” aggiunse Petunia.
Lily non avrebbe mai creduto che Petunia le avrebbe espresso il suo pensiero con tale tranquillità e serietà, era stata sempre abituata a sentirsi gridare contro quanto fossero strambi lei e il suo mondo.
E si rese conto che, come lei aveva deciso di vivere nel mondo magico, anche Petunia aveva il diritto di vivere la sua vita con la sua famiglia nel miglior modo reputasse giusto.
“Non ti preoccupare, Petunia. Recupero le mie cose e me ne vado domani mattina presto” disse Lily.
Restarono a studiarsi un po’ poi la maggiore si alzò e si incamminò verso la porta per uscire ma prima di sparire nel corridoio aggiunse: “Che ci piaccia o no rimarremo per sempre sorelle Lily. Spero starai bene tra quelli come te”.
Lily restò a guardare la porta ancora per qualche istante poi si alzò e cominciò a recuperare le poche cose che aveva portato con sé e cercando di capire quale fosse il prossimo passo da fare.
 
 
 
***********************************
 
 
                                                     

“Questo era l’ultimo signorina. Se avete bisogno di qualcuno che vi aiuti per il montaggio non esiti a chiedere…” disse l’uomo dei tarslochi poggiando l’ultimo enorme cartone di mobili posandolo a terra.
“No, non si preoccupi. Il mio fidanzato sarà perfettamente in grado di montare tutto” rispose Marlene sorridendogli nonostante la chiara titubanza del fattorino.
Avevano comprato tutti i mobili in pochi giorni in un negozio d’arredamento babbano ma per quanto riguardava il montaggio, insomma ci avrebbero messo molto meno con i mezzi magici.
Salutò l’uomo ringraziandolo più volte poi si voltò e tirò fuori la bacchetta dalla veste.
“Pronta?” chiese Sirius apparendo dalla cucina ancora spoglia anche lui con la bacchetta sfoderata.
Pochi tocchi e un semplice incantesimo e i cartoni che contenevano i pezzi di mobili sparirono e cominciarono a montarsi da soli uno ad uno raggiungendo la dislocazione che i due avevano deciso insieme in precedenza.
Ante di legno, lampade e cassetti andarono a svolazzare per le stanze infilandosi e posandosi nel giusto posto con ordine e senza far troppo rumore.
Nel giro di pochi minuti la casa fu arredata.
“E’ perfetta” sussurrò Marlene accoccolandosi al petto di Sirius e guardando il risultato soddisfatta insieme a lui.
“Assolutamente!” rispose il moro, “Dobbiamo dare una festa di buon augurio direi”.
“Certo, ma prima c’è una cosa fondamentale da fare: far parlare Lily e James”  aggiunse Marlene seria e Sirius annuì.
“Allora propongo che ognuno vada a prendere il rispettivo migliore amico, ok?” chiese Marlene con convinzione.
“Ci vediamo qui tra un’ora” rispose allora lui dandole un bacio e sparendo.
 
                                                   

Marlene suonò il campanello di casa Dursley-Evans due volte prima che Petunia andasse ad aprirle. Era tarda sera e come aveva previsto la padrona di casa non fu entusiasta di rivederla ma le indicò semplicemente di sopra e Marlene intuì che Lily dovesse trovarsi lì.
La casa dei Dursley era tanto diversa da quella che lei e Sirius avevano appena messo su e decisamente molto più grande.
Trovò Lily intenta a riporre le sue cose dentro un piccolo trolley che aveva portato da casa Potter e, prima di parlare, si fermò un po’ ad osservare la sua amica.
Le sembrava così diversa rispetto a qualche mese prima, molto meno allegra e questo era logico vista la situazione con James. Ma anche prima del loro litigio la vedeva cambiata, più silenziosa e più preoccupata.
Era anche dimagrita e i capelli le erano cresciuti tanto che le accarezzavano la fine della schiena.
“I babbani ti hanno cacciato?” domandò ridacchiando.
In pochi istanti si ritrovò sommersa da una valanga di capelli rossi e le sue narici furono inondate dal familiare odore di vaniglia dell’amica.
“Sono così felice di vederti” disse Lily restando avvinghiata all’amica.
“Anche io e infatti sono qui per portarti via con me” rispose Marlene allontanandola il giusto per guardarla bene in viso.
“Dove mi vuoi portare?” domandò allora Lily sospettosa.
“A casa mia e di Sirius… adesso che è apposto potresti fermarti da noi invece che restare qui da tua sorella” disse allora Marlene cercando di sembrare il più neutra possibile.
Lily annuì e sorrise appena, poi tornò a riempire il suo trolley sotto la supervisione della mora.
Intanto a diversi kilometri di distanza Sirius stava mostrando la casa a James Potter.
Non c’era voluto molto per convincerlo ad andare con lui. Era bastato dirgli che ci avrebbe trovato Lily che in pochi istanti il ragazzo dagli occhiali rotondi aveva preso giacca e bacchetta e lo aveva seguito senza fiatare.
Nell’attesa che tornassero le ragazze i due aprirono due birre babbane e Sirius cominciò a mostrargli la casa nuova di zecca.
“Vi siete sistemati bene devo dire. Mamma ne sarà felicissima” disse James sorridendo all’amico.
“Sì, è stata proprio un’impresa lampo” ridacchiò Sirius al pensiero di aver traslocato in soli quattro giorni da casa Potter.
“Pensi che si risolveranno le cose tra me e Lily?” chiese James ad un certo punto facendosi più serio di quanto fosse già.
“Penso che le cose si risolveranno… se sarete entrambi del tutto sinceri” rispose Sirius guardandolo.
Restarono ancora in silenzio guardandosi intorno fino a che il rumore di una chiave che girava sulla toppa della porta d’ingresso non li ridestò.
Marlene apparve sulla soglia con aria tesa, seguita da Lily che non appena alzò lo sguardo si trovò ad incrociare gli occhi nocciola che tanto amava.
Restarono tutti e quattro per un po’ a studiarsi poi James decise di rompre quel silenzio imbarazzante.
“Ciao” disse cautamente guardando gli occhi verdi di Lily, arrossati dall’evidente pianto dei giorni precedenti.
“Ciao” rispose lei dopo un po’.
“Noi usciamo… vi lasciamo soli un po’” sussurrò Marlene.
“Non distruggeteci casa” aggiunse Sirius seguendola mentre lei lo guardava con sguardo severo.
Finalmente restarono soli. Finalmente era arrivata la resa dei conti tanto temuta.
“Sono un idiota” disse James guardandola negli occhi e vedendo che lei non diceva nulla, continuò il discorso che per giorni si era ripetuto nella mente, “Sono un completo idiota. Ma oggi voglio essere sincero con te, voglio dirti tutto quello che mi frulla per la testa da quando è finita la scuola. Ho avuto paura, paura di non essere all’altezza, paura di creare qualcosa in un periodo così difficile. Ma non sono più il ragazzino immaturo che hai conosciuto qualche anno fa, oggi sono un uomo Lily e non mi pento di averti chiesto di sposarmi. Se tornassi indietro te lo richiederei altre mille volte perché non c’è altra donna con cui immagino il mio futuro. Non potrei amare nessuno come amo te…”.
Lily alzò una mano approfittando della sua breve pausa per zittirlo.
“Anche io sono stata una stupida. La verità è che anche io ho avuto paura… le stesse tue paure, identiche. Ma nemmeno io riesco a immaginarmi accanto ad un uomo che non sia tu. Però non posso far finta che tu non abbia detto quello che hai detto, James. E non posso fingere che le tue parole non mi abbiano spaventato. Se decidi di volermi sposare non accetterò altri passi indietro. Perciò ti chiedo di essere totalmente sicuro delle tue decisioni e delle tue scelte” disse Lily seria e guardandolo negli occhi.
Lui si avvicinò con cautela memore di quanto Lily fosse brava con le fatture e gli incantesimi e si bloccò solo quando si trovò a pochi centimetri da lei.
“Non sono mai stato più sicuro delle mie azioni come lo sono ora. Questi quattro giorni senza di te sono stati… era come se… come se la mia vita non avesse più alcun senso. E non potrei mai sentirmi in trappola con te accanto. E se poi a noi due ci aggiungi un piccoletto.. bhè farò del mio meglio per diventare un buon giovane papà” disse James sorridendo e facendo sorridere anche lei.
Si abbracciarono forte e restarono così per alcuni minuti.
“James…?”
“Sì?”
“Il test non era mio… era di Alice”
Silenzio. James si staccò un po’ da lei guardandola con la fronte corrucciata e con un tono deluso chiese: “Davvero?”.
Lily gli sorrise e annuì.
“Peccato… mi ero quasi abituato all’idea di avere un piccoletto” sussurrò lui allora.
“Ci sarà tempo, ma non adesso” rispose lei abbracciandolo nuovamente.
Restarono abbracciati per diverso tempo e entrambi erano più che certi che quello voleva dire nuovo inizio per loro due.
 
 
 
*******************************
 
 
 
Alice camminava avanti e indietro per la stanza in attesa che Frank tornasse a casa dopo la sua solita ora di corsa pomeridiana.
Si era decisa a dirgli la verità, non poteva continuare a mentirgli così, lui non se lo meritava.
“Sono a casa!” gridò la voce del ragazzo dall’ingresso e Alice gli corse in contro.
“Ciao Ali, mia madre è fuori ancora?” domandò il ragazzo.
Alice annuì con lo sguardo spaventato.
“Ti senti bene?” chiese ancora il ragazzo avvicinandosi.
“Devo dirti una cosa ma… è meglio se ti siedi” disse Alice a quel punto.
Lui si accomodò sul divano in salotto e quando lei fu sicura che fosse pronto gli disse la verità.
“Ti ho mentito quando ti ho detto che mi erano arrivate le mie cose, Frank. Lily e James a casa di Dorcas hanno litigato per questo.. disse sventolando il test davanti agli occhi del fidanzato, “Ma in verità era mio. Lo so che ti ho mentito ma ho avuto troppa paura, avevo paura che mi avresti lasciato. E non ho avuto nemmeno il coraggio di farlo”.
Frank era sbiancato visibilmente da quando Alice aveva iniziato il discorso e si teneva aggrappato al divano con le mani.
“Facciamo adesso, insieme” disse ad un tratto lui e si alzò guardandola negli occhi.
Andarono in bagno e Alice fece quel che andava fatto uscendo solo dopo alcuni minuti.
“Guardalo tu ti prego, ho troppa paura” borbottò la ragazza.
Aspettarono cinque minuti buoni prima che nel minuscolo schermo apparisse qualcosa e entrambi fremevano di curiosità ma anche paura.
“Ali ecco!” esclamò Frank guardando attentamente il test.
!Allora?!” chiese impaziente Alice cercando di non guardare.
“Non diventeremo genitori, non oggi almeno…” disse Frank dopo un po’ e entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
“Avresti dovuto dirmi la verità comunque” borbottò Frank guardandola negli occhi.
“Lo so… puoi perdonarmi?” chiese lei prende dogli la mano
Lui la abbracciò forte e restarono lì, fermi a coccolarsi per diversi minuti.
Quel giorno non era ancora il momento, ma entrambi erano più che convinti di voler costruire una famiglia insieme, un giorno.
 
 
******************************
 
 
 
“Non mi aspettavo di certo una falò a base di alcool” ridacchiò Remus seduto su un tronco d’albero accanto a Tom e Allie.
“Cosa pensavi che fossimo solo lavoratori?!” ridacchiò Tom facendo ridere anche Allie.
Remus li guardò leggermente inebriato dalla più o meno grande quantità d’alcool che aveva ingerito nelle ore precedenti.
Oramai erano rimasti solo loro tre in riva al lago e anche i suoi due nuovi amici sembravano abbastanza alticci.
“Comunque si è fatta una certa ora. È meglio che io torni a casa, chi la sente Ariel se no” disse Tom alzandosi.
Si stiracchiò un po’, salutò gli altri due e si incamminò verso il villaggio lasciando Remus e Allie soli per la prima volta dalla sera in cui lei era andata a portargli la cena.
“Ti manca casa vero?” domandò Allie ad un tratto.
“Potresti non leggermi la mente ogni tanto?” ridacchiò Remus guardandola.
Quella sera Allie era molto più bella del solito e forse era anche grazie all’alcool che le aveva arrossato le guance e la faceva sorridere decisamente più del solito.
“Comunque sì, mi manca casa. Mi mancano i miei genitori e anche i miei amici” rispose Remus.
“E la tua ragazza?” domandò allora lei curiosa.
Remus non chiese nemmeno come facesse a sapere di Mary e rispose solo: “Mary mi manca ma… onestamente credevo mi sarebbe mancata di più. Insomma sono qui, non la vedo e non la sento da due settimane, dovrei pensare a lei ogni giorno, no?”.
Allie sorrise leggermente guardando a terra e in quel momento Remus desiderò ardentemente di avere il suo stesso potere. Avrebbe pagato oro per sapere cosa passasse per la mente della mora.
“Magari semplicemente non è la ragazza adatta a te” buttò lì dopo un po’ Allie.
“Già… forse è anche un po’ per questo che ancora non sono riuscito a dirle del mio piccolo problema peloso” borbottò Remus.
Allie lo guardò intensamente negli occhi e poi scoppiò in una fragorosa risata che la fece piegare in due.
“Cosa ti fa ridere, scusa?” domandò lui un po’ scocciato.
“No, no… oddio, scusa… non ci posso credere. Piccolo… piccolo problema peloso, sul serio?” disse lei ancora scossa dalle risate.
“Io e i miei amici lo chiamavamo così ai tempi della scuola. Per non far capire agli altri. Per un periodo tutti pensarono che avessi un coniglio molto cattivo” ridacchiò lui e prolungando la risata di lei.
Ridacchiarono ancora un po’ fino a quando le loro risate si spensero e tornarono entrambi seri.
Si guardarono negli occhi intensamente per alcuni minuti, i visi vicinissimi e Remus era certo che Allie gli stesse leggendo i pensieri.
“Piacerebbe anche a me…” sussurrò appena Allie.
E fu così che le loro labbra si avvicinarono fino ad annullare totalmente la distanza che le separava.
Remus provò per la prima volta nella sua vita un’emozione fortissima crescergli nel petto e forse nemmeno lui sapeva descrivere con chiarezza le sue sensazioni.
Quello che sapeva era che in pochissimi giorni Allie era riuscita ad entrare nella sua vita come uno tsunami e l’aveva completamente sconvolta.
Remus era stato sempre troppo preoccupato per il suo problema e aveva sempre pensato che nessuna donna mai lo avrebbe accettato.
Ma Allie no, Allie era diversa, era come lui. E stare con lei non avrebbe implicato nessuna rivelazione scomoda o bugie indesiderate.
Allie era la luce nelle tenebre del suo essere licantropo e Remus non riusciva assolutamente a sentirsi in colpa nei confronti di Mary.
Era certo, però, che la bionda lo stesse aspettando a casa e lui era stato sempre corretto nei confronti di tutti e forse per questo motivo si sentiva totalmente sbagliato.
Si staccò da Allie e la guardò negli occhi sperando ardentemente ancora una volta che lei non gli leggesse i pensieri, ma così non fu.
“E’ normale che tu ti senta così, Rem. Però non posso negare che se questi sono i tuoi pensieri avresti dovuto allontanarti da me. Non mi piacciono le prese in giro, rifletti su quello che vuoi” disse Allie guardandolo dritto negli occhi.
Poi la ragazza si alzò e sparì verso il villaggio ingoiata dall’oscurità della notte.
 
 
 
Note dell’autrice:
Miei carissimi!
Capitolo zeppo di chiarimenti e rivelazioni!
Partiamo da quella meno complessa: Alice e Frank.
Ali alla fine ha avuto il coraggio di dire la verità a Frank e insieme hanno affrontato la situazione.
E bhè, naturalmente Ali non è incinta.
Remus e Allie. Per quanto riguarda loro ho lanciato il sasso, ora vedremo come si comporterà Remus che è tra due fuochi.
Da una parte la bella, giovane e diversa Mary, dall’altra Allie la bella, forte e uguale a lui. Chissà cosa succederà!
Lily e James.
Per quanto riguarda loro due come avete letto riescono ad arrivare ad un mezzo chiarimento anche se naturalmente dimenticare non sarà facilissimo. Lily è molto vendicativa lo sapete muahahhahahah
James invece è un totale cucciolo spaventato e indifeso.
Per quanto riguarda la parte iniziale ho deciso che Lily si sarebbe rifugiata dalla sorella perché in fondo in fondo entrambe restano pur sempre sorelle, come dice Petunia.
La rabbia che proverà Petunia in futuro nei confronti di Harry per me è giustificata da un’insieme di cose: la morte dei signori Evans, la morte della sorella sempre a causa del suo mondo e il fatto che Harry gli ricrdi tantissimo lei.
Per quanto riguarda invece Sirius e Marlene, loro due sono nel pieno della loro felicità e ho adorato descrivere la scena di quando montano i mobili. Sarebbe bello poter fare le cose così!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto i vostri commenti!
Un abbraccio Lilyluna!
 
 
P.S. La mia forza siete voi! <3
P.P.S. Che cosa ne pensate delle immagini che vi propongo qua e là?!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La prima volta ***


La prima volta
 
 
 
“Sir, tesoro! Sto uscendo!” gridò Marlene da in fondo alle scale e guardando verso l’alto, in cima alle scale.
“Marl, mi raccomando, stai attenta” disse Sirius apparendo da in cima alle scale con l’aria preoccupata e indosso solo un paio di pantaloncini.
“Stai tranquillo, sai quanto è brava Lily nelle fatture, starò bene! Tu piuttosto, cerca di dare una sistemata alla casa per favore!” rispose Marlene ridacchiando.
Si guardarono per un lungo istante entrambi felici d’essere insieme ma allo stesso tempo preoccupati: con la guerra ogni giorno veniva vissuto alla cieca.
Marlene uscì di casa e raggiunse Diagon Alley in pochi minuti e incontrò Lily proprio all’uscita che dava nella parte magica del Paiolo.
“Andiamo?” chiese Lily dopo averla salutata con un abbraccio forte.
Si incamminarono per High Street osservando altri maghi e streghe passeggiare o meglio camminare in modo furtivo.
Nonostante tutto Diagon Alley sembrava comunque abbastanza tranquilla quella mattina e le ragazze incontrarono pochi conoscenti con cui, comunque, non si attardarono troppo a parlare, Malocchio non avrebbe acconsentito.
“La nostra ronda è fino all’una poi dobbiamo dare il cambio a Dorcas e Gideon. Sai, penso proprio che tra quei due ci sia qualcosa…” disse Marlene continuando a guardarsi in giro.
“Gideon? Credevo sarebbe stato Fabian con lei oggi…” rispose Lily.
“Oh… Gideon, Fabian che importanza ha? Quei due si divertono troppo a confonderci…” ridacchiò Marlene pur restando sempre in allerta.
“Basta che Dorcas li riconosca!” esclamò Lily sorridendo anche lei.
Superarono Olivander dopo alcuni minuti fino a raggiungere la famosa gelateria di Florian Fortebraccio dove alcune persone stavano gustando un buon gelato ignare che qualcuno, proprio all’angolo con una stradina secondaria, le stesse osservando.
“Lil…Lil che stai guardando?” domandò Marlene voltandosi verso la direzione in cui guardava l’amica che, guarda caso, era proprio la direzione in cui uno sconosciuto le stava osservando, almeno fino a pochi istanti prima.
“Niente, solo… mi sembrava… devo avere visto male” borbottò Lily continuando a guardare l’angolo fra le due strade con il volto corrucciato.
Le sembrava proprio di aver visto un volto familiare, un volto dagli occhi piccoli e neri e dai capelli lunghi.
La rossa scosse la testa come per riprendersi e poi, insieme all’amica invertì il senso di marcia per tornare verso il Paiolo Magico.
“Come va tra te e Sirius? La convivenza com’è?” domandò Lily dopo un po’.
“Oh va bene. Certo Sirius è sempre stato abituato agli elfi domestici e naturalmente non possiamo permettercene uno ancora… ma ci stiamo lavorando!” rispose Marlene con un sorriso e poi aggiunse, “Tra te e James invece? Come è stato il ritorno a casa Potter?”.
“E’ andata bene… finalmente entrambi ci siamo chiariti e Dorea e Charlus sono stati davvero carini nel non fare domande scomode” rispose Lily.
Passeggiarono per tutta la mattina e quando finalmente l’orologio segnò le tredici raggiunsero il Paiolo Magico dove incontrarono Dorcas che aspettava Gideon o Fabian.
“Ciao ragazze, come ma da queste parti?” domandò Dorcas fingendo sorpresa nel vedere le due vecchie compagne.
“Ciao Dorcas! Tutto bene… l’elfo non ha disobbedito” rispose Marlene facendole un lieve occhiolino senza farsi vedere da nessuno.
‘L’elfo non ha disobbedito’ era diventata la frase in codice dell’Ordine per dire che la ronda era andata liscia, che non si erano visti avvenimenti o persone strane in giro.
Salutarono Dorcas dopo alcuni minuti e uscirono dal Paiolo nella Londra babbana dirigendosi verso la nuova casa di Marlene e Sirius.
 
 
 
*********************************
 
 
 

“Peter! Peter! Ci sono visite per te!” gridò la signora Minus dall’ingresso attendendo con un ragazzo alto dai capelli neri corvini e corti.
Era sicuramente un ragazzo proveniente da una famiglia benestante e questo lo si evinceva dagli abiti eleganti che indossava e dall’aria severa del suo volto.
Regulus Black non sembrava solo un ragazzo dall’aria regale, Regulus Black lo era.
“Oh aspetti vado di sopra a chiamarlo… il suo nome?” domandò la signora Minus sorridendogli amabilmente.
“Black, gli dica che lo cerca Black” rispose Regulus.
La madre di Peter arrivò in cucina di corsa dove il figlio stava guardando la tv a volume tanto alto da non sentire che era cercato alla porta.
“Peter, c’è Black alla porta, ti vuol” gli disse la madre e in un solo istante Peter corse verso l’entrata della loro umile casa.
“Sirius che ci fai…” cominciò Peter bloccandosi poi alla vista dell’altro fratello Black.
“Minus” salutò Regulus entrando e chiudendosi laporta alle spalle.
“R-r-regulus. Che cosa fai qui?” domandò Peter balbettando e appoggiandosi alla parete spaventato.
“Possiamo fare due chiacchiere in privato?” domandò l’altro alla vista della signora Minus che li guardava curiosa dalla porta della cucina.
“Mamma, puoi lasciarci soli?” chiese Peter voltandosi per guardarla e la madre sparì chiudendo la porta.
Regulu lo guardò spostandosi i capelli con un movimento elegante e composto e un sorriso beffardo comparì sul suo volto.
“Minus… sono qui in vesti di… messaggero. Avery dice che sei stato bravo con lui in passato. Se non sbaglio l’idea dell’armadio svanitore è stata tua qualche mese fa. Certo non è finita bene ma, d’altronde, quando ci sono di mezzo il mio fratellino e i suoi amichetti qualcosa deve sempre andar storto…” cominciò Regulus.
“E’ stato un incidente… io non avrei mai suggerito ai tuoi amici come far entrare oggetti oscuri a scuola” rispose Minus arrossendo di botto.
“Ah… si. Avery mi ha detto che probabilmente avresti risposto così. Comunque… hai una bella famigliola Peter Minus. Come si trova tuo padre, giù alla fabbrica babbana?” domandò Regulus avvicinandosi ad una mensola e guardando le foto di famiglia dei Minus.
“Come sai dove lavora mio padre?” domandò Peter ora molto più spaventato. I suoi genitori erano babbani e non avrebbero potuto difendersi con la magia.
“Le voci corrono. Comunque… Avery mi manda a dirti che la proposta di qualche mese fa è ancora valida. E bhè… anche l’Oscuro Signore gradirebbe avere una bella spia” disse Regulus tornando a guardarlo engli occhi.
Peter rimase immobile ma nei suoi occhi il mangiamorte lesse perfettamente i suoi pensieri. Un attimo paura, poi brama anche se in un lieve lampo. Peter Minus sarebbe stato una facile conquista per l’Oscuro Signore.
“Non mi unirò mai a voi!” rispose Peter sempre più spaventato.
Regulus cominciò a ridere e la sua risata si accese sempre di più fino a diventare un vero e proprio latrato così simile a quello del fratello maggiore.
“Minus… ti unirai a noi prima della fine dell’estate, ne sono certo. Tuttavia mi rendo conto che quel giorno non è oggi, fa niente. Goditi la tua estate con la tua famiglia. A presto Peter Minus!” disse il giovane Black tornando serio e poi, uscì dalla casa senza permettere a Peter di aggiungere altro.
Il più grassoccio dei malandrini rimase lì fermo nell’ingresso ad osservare la porta da cui era uscito Regulus Black pochi istanti prima. La paura prese il sopravvento e lì dove prima c’era una sicurezza quasi ferma, ora c’era una piccola crepa. Una crepa che si sarebbe potuta risanare con il giusto aiuto, se solo Peter Minus lo avesse chiesto.
 
 
 
*************************************
 
 
 
Lily e Marlene tornarono a casa un po’ più tardi del previsto e questo perché la rossa aveva insistito nel fermarsi a guardare un catalogo di acconciature in una parrucchieria babbana.
Naturalmente, alla fine, dopo aver sfogliato giornali su giornali e aver fatto impazzire una povera e giovane ragazza, le due avevano optato che sistemare i capelli con la magia sarebbe stato decisamente più rapido e meno difficoltoso per tutti.
Rientrarono quindi a casa quasi un’ora e mezzo dopo aver finito la ronda dell’Ordine ma se pensavano di trovare i loro fidanzati tranquilli sul divano si sbagliavano di grosso.
“Sir…? Amore:::?” chiamò Marlene guardando per tutta casa ma senza ottenere alcuna risposta.
“Marl…Marl vieni, presto!” la chiamò Lily rimasta nell’ingresso e quando la mora arrivò lesse il biglietto che l’amica le porgeva.
 
Marl, Diagon Alley, attacco.
James è con me.
S
 
Le due amiche si guardarono e subito si presero per mano per smaterializzarsi poi in un vicolo di Diagon Alley.
Anche da quell’angoletto angusto di udivano distintamente le grida di battaglia e le due percorsero il vicolo fino a raggiungere l’imbocco con la via principale.
Trovarono James, Sirius e Gideon Prewett con le bacchette sfoderate a lanciare incantesimi verso quattro figure incappucciate.
Stupeficium!” sussurrò Marlene puntando la bacchetta verso uno dei mangiamorte che cadde a terra senza capire chi lo avesse colpito.
“C’è qualcuno! C’è qualcuno là dietro l’angolo!” gridò uno degli incappucciati e scagliando incantesimi a destra e a manca si fece largo verso il punto dove le due ragazze erano nascoste.
“Forza!” disse Lily e uscì dal suo nascondiglio con la bacchetta sfoderata, seguita a ruota da Marlene.
Sectumsempra!” gridò il amngiamorte verso Marlene mancandola di pochi centimetri.
Incarceramus! Non ti permettere di toccare la mia amica! Stupeficium!” gridò Lily stendendo il secondo mangiamorte a cui caddero il cappuccio e la maschera e che si rivelò essere Evan Rosier.
“Lily! Marlene! Andate…” cominciò James guardando le due ragazze mentre Sirius e Gideon combattevano con i due mangiamorte ancora in piedi. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, lo ammutolì, qualcun alle spalle delle due giovani ex grifondoro, qualcuno di nome Lord Voldemort.
Il mago oscuro, vestito con il suo lungo mantello nero, avanzava verso High Street nella loro direzione, scagliando incantesimi verso chiunque tentasse di fermarlo.
Crucio!” gridò Marlene prendendo in mano la situazione e riscuotendo anche gli amici dalla paura.
Intanto i due combattenti dell’Ordine avevano atterrato i mangiamorte con cui stavano combattendo e si erano voltati anche loro.
Protego! Sciocchi ragazzini credete di potermi ferire! Avada Kedavra!” gridò Voldemort e la sua maledizione mortale volò pochi centimetri sopra la testa di James che abilmente si era abbassato.
Petrificus Totalus!” gridò Lily e tutti e quattro i ragazzi ripresero a combattere contro il più grande mago di tutti i tempi.
Ogni incantesimo sembrava però decisamente troppo debole per poter anche solo ferire Voldemort che, invece, combatteva per ucciderli.
E lo avrebbe anche fatto visto che i ragazzi stavano cedendo lentamente al confronto, se non fossero arrivati Malocchio, Charlus e Edgar.
Non appena vide arrivare i rinforzi, Lord Voldemort sorrise beffardo e poi sparì lanciando un’ultima maledizione.
Una maledizione che colpì in pieno petto Edgar Bones.
 
 
 
*********************************
 
 
 
“Come stanno? Charlus dimmelo!” disse Dorea con l’aria preoccupata e gli occhi pieni di lacrime.
“Stanno bene Dori, stanno bene. Sono scossi ma stanno bene” rispose Charlus sedendosi stancamente in una poltrona squallida del San Mungo.
“Alastor! È vero che Tu –sai-chi è apparso durante la battaglia?” domandò Dore preoccupata avvicinandosi a Moody che stava appoggiato al muro vicino ad una porta.
“Sì… e prima di andarsene ha colpito Edgar. Per fortuna siamo arrivati in tempo e lo abbiamo portato qui subito… di riprenderà” rispose Moody serio.
Dorea si portò le mani alla bocca e gli occhi tradivano il terrore che la invadeva così Charlus, da buon marito, le passò un braccio attorno alle spalle.
“Dori, Charlus! Sono corsa appena ho saputo… come sta James?” domandò una voce familiare correndo verso il trio.
Borea Mcmillan correva per il corridoio con l’aria preoccupata che la rendeva più bella di quanto già non fosse.
“Bori… stanno tutti bene. Sono stati molto fortunati, c’era tu-sai-chi..” rispose Dorea abbracciando la ragazza forte.
“Dove sono ora?” domandò Borea staccandosi dall’abbraccio.
“Sono tutti in questa stanza, non sono feriti ma è meglio fare degli accertamenti. C’erano anche Lily, Marlene e Sirius” rispose Charlus indicandole una porta verso la quale la ragazza si fiondò.
I quattro giovani ragazzi erano seduti due a due di fronte.
“Bori!” esclamò James abbracciandola e lasciando la mano di Lily.
“Come state?” domandò la more guardandoli tutti.
“Bene, anche se abbiamo avuto molta paura” rispose Marlene.
Borea guardò tutti per alcuni secondi come per controllare che stessero bene e che non fossero feriti fino ad arrivare ad osservare Lily.
“Sono felice che anche tu stia bene e… bhè congratulazione per il matrimonio” disse Borea piano guardandola in un modo strano per poi sparire fuori dalla stanza.
I quattro ragazzi restarono a guardarsi immobile rendendosi conto solo in quel momento di due cose: la prima era che erano scampati alla morte per un pelo e la seconda era che Borea Mcmillan era completamente cotta di James.
“So che cosa stai per dire ma fossi in te lo eviterei. Borea è innamorata cotta di te, James… conosco le donne” borbottò Lily molto più incupita di prima.
“Amico non ribatterei… Lily ha ragione, sono anni che te lo dico” disse Sirius e Lily incrociò le braccia al petto.
“Comunque… ora lasciamo stare queste sciocchezze. Vi rendete conto che abbiamo combattuto con Voldemort per la prima volta?!” esclamò Lily in un sussurro.
“Se penso che ti avrebbe potuto ferire o…” cominciò James prima d’essere interrotto dalla sua ragazza.
“Non dirlo! Stiamo tutti bene per fortuna, ce la siamo cavata…” disse Lily abbracciando James che a sua volta invitò nell’abbraccio anche Sirius e Marlene.
L’amicizia fra quei quattro sarebbe durata per sempre, niente avrebbe mai potuto dividerli.
 
 
 
********************************
 
 
 

TOC TOC
“Remus, Remus sei a casa?” domandò la voce di Tom.
Il licantropo in questione apri la porta con addosso ancora il pigiama e una felpa e si stropicciò gli occhi.
“Dove vuoi che sono alle due di notte?! Che succede Tom va tutto bene?” domandò Remus.
“Mangiamorte, ne sono arrivati altri. Allie li ha visti dall’altra parte del lago, sono in tre e stiamo attivando tutte le misure di sicurezza. Se sanno cosa abbiamo fatto a quelli che sono venuti qui prima… bhè non saranno felici” rispose Tom.
Remus rimase immobile per alcuni istanti poi, riprendendosi, disse:” Mi cambio e arrivo subito. A proposito Tom…”.
Tom si voltò a guardarlo visto che stava già scendendo i gradini della veranda di casa di Remus.
“Cosa avete fatto agli altri mangiamorte?” domandò Remus curioso.
“Gli abbiamo sparato” rispose Tom fermo attendendo l’ovvia successiva domanda.
“Perché non avete usato la magia?” chiese infatti l’altro incuriosito.
“I mangiamorte odiano i babbani. Quale miglior punizione c’è di farli fuori alla babbana?” rispose Tom e poi sparì nella notte lasciando Remus sulla porta.
Dopo soli dieci minuti finalmente Remus uscì di casa con la torcia alla mano e arrivato alla fine della via di case trovò molti della tribù con le bacchette sfoderate, intenti a porre incantesimi di protezione e respingi nemici.
“Remus” chiamò Allie alla sua destra facendolo voltare di scatto.
“Ti aiuto” disse solo Remus avvicinandosi a lei.
Si allontanarono un po’ dal gruppo e cominciarono a sussurrare gli incantesimi senza parlare tra loro.
Era evidente che l’imbarazzo per quello che era accaduto pochi giorni prima al falò era ancora ben nitido nelle loro menti.
Remus era nella confusione più totale e si sentiva ogni giorno sempre più in colpa per l’attrazzione crescente nei confronti di Allie.
Dal canto suo, Allie, capiva e comprendeva la difficoltà di Remus ma avrebbe tanto desiderato che lui prendesse una posizione.
Così, dalla sera del falò, i due avevano passato pochissimo tempo insieme e non erano mai totalmente soli e evitarono così conversazioni imbarazzanti.
“Come stai?” chiese Allie continuando ad agitare la bacchetta.
“Sto bene. Ma sono anche preoccupato, i mangiamorte non ci volevano proprio…” rispose Remus.
Allie lo guardò alzando un sopracciglio e disse: “Intendevo come va la tua confusione, Remus”.
“Dritta al punto..” borbottò Remus quasi scocciato dal modo di fare della ragazza.
Allie si bloccò di scatto e abbassò la bacchetta, lo guardò fisso per alcuni istanti poi, prima di andarsene e lasciarlo lì, disse: “Io so quello che voglio Remus”.
 
 
 
 
Note dell’autrice:
ciao a tutti!
Capitolo denso di avvenimenti riguardanti la guerra come avete letto.
Sia a Londra, sia a Balaton i mangiamorte entrano in anzione, anche se, per quanto riguarda la situazione alla tribù ne riparleremo meglio nel prossimo capitolo.
Come avrete intuito, questa è la prima volta che Lily e James sfidano Voldemort e l’hanno scampata anche se per poco.
Nella prima parte poi, abbiamo visto i primi contatti di Peter con i mangiamorte, anche se ancora non si può dire che si sia unito a loro.
Regulus si è fatto capire insomma.
Per quanto riguarda Allie e Remus vediamo lei abbastanza scocciata dalla situazione mentre lui sempre più confuso e indeciso sul da farsi.
Non voglio dilungarmi ancora, spero il capitolo vi sia piaciuto.
A prestissimo e grazie a tutti voi che leggete, recensite, seguite! <3


P.S. Che ne pensate del volto che ho dato a Regulus Black?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Calma apparente ***


Calma apparente
 
 
“E’ andata sicuramente bene come è andata… Poteva finire molto peggio” borbottò Fabian seduto su una sedia di legno di casa Potter.
“Poteva andare peggio?! Dorcas e Edgar sono rimasti feriti Fabian!” esclamò Gideon ancora visibilmente scosso dall’attacco di due giorni prima.
“E c’erano di mezzo anche i miei ragazzi” aggiunse Dorea con le bracci incrociate al petto e l’aria di chi avrebbe voluto affatturare tutti i presenti.
“Dorea devi smetterla… i ragazzi hanno deciso di unirsi a noi e già mi rincresce non mandarli in missione a seguire qualcuno di quei bastardi!” ribatté Malocchio battendo un pugno sul tavolo.
“Via via… non è il momento di discutere. I ragazzi fanno quello che devono fare. Ora, c’è da capire la situazione e soprattutto stare molto più attenti… Voldemort ha iniziato a combattere” disse Silente zittendo tutti i presenti.
“Sì Albus… la Gazzetta ha pubblicato un articolo proprio ieri mattina riguardo all’attacco..” rispose Charlus passando un giornale al vecchio preside.
“Avvistato voi sapete chi a Diagon Alley…” lesse Fabian e poi aggiunse ridacchiando, “Bhè sarebbe stato impossibile non vederlo con tutte quelle maledizioni che scagliava”.
Dorea lo guardò severamente e, per la prima volta, anche il gemello.
“Devo proprio andare ora. Silente perché non lasci che sia io a seguire Piton? Potrei prenderlo in un baleno…” chiese Moody avanzando verso l’ingresso.
“No, no… penserò io personalmente a Severus Piton. A proposito quando interrogherete quelli presi a Diagon Alley?” domandò Silente di rimando.
“Domani cominciamo con Rosier…” rispose Moody e poi uscì da casa Potter.
 
 
 
Kingsley Shakebolt aveva pensato che quella settimana sarebbe stata tranquilla.
O per lo meno non si aspettava di certo che Lord Voldemort in persona decidesse di comparire in Diagon Alley proprio in quei giorni.
Invece l’Oscuro Signore non era prevedibile e a causa della sua breve visita nella cittadina Kinglsey era stato costretto a fare gli straordinari.
Straordinari che quella mattina si rivelarono essere Evan Rosier, il suo vecchio compagno di scuola.
Entrò nella stanzetta adibita agli interrogatori insieme a Moody e si sistemò alle sue spalle.
“Buongiorno Rosier. Andiamo subito al sodo. Che ci facevi a Diagon Alley?” domandò Moody senza guardarlo.
Rosier restò in silenzio.
“Non vuoi parlare? Meglio con metodi più efficaci, vero..?” ridacchiò Moody guardandolo.
“Non potete usare la maledizione imperius” rispose Rosier beffardo.
“No, no certo. Idiota ho partecipato anche io alla firma delle regole di legge che gli auror devono seguire. Ma un po’ di veritaserum non ti farà male..” disse allora Moody tirando fuori una boccetta piena di pozione.
Rosier sbiancò di colpo e gridò: “No, vi dirò tutto. Tutto! Lo giuro!”.
Moody ridacchiò e si alzò dalla sedia dirigendosi verso l’interrogato che aveva le mani legate dietro la schiena da corde magiche.
“Troppo tardi non mi piace chi non mi piacciono quelli che non mi rispondono fin da subito… “ borbottò Moody e gli infilò la pozione in bocca mentre Shakebolt rimaneva impassibile.
Malocchio tornò al suo posto, si accomodò con tranquillità e riprese a guardare Rosier.
“Chi ti ha mandato a Diagon Alley?” domandò Moody.
“Lord Voldemort”
“E per quale motivo?”
“Dare il tempo al servo di parlare con la spia”
Moody restò impassibile mentre Shakebolt si mosse appena accanto a lui.
“Parli di una spia del ministero?” domandò Moody ancora e Rosier scosse la testa.
“No, ma non so altro. Il mio Signore non mi ha rivelato altro. Io obbedisco” aggiunse Rosier.
“Dove si nasconde il tuo signore?” chiese Shakebolt.
Rosier alzò appena lo sguardo e con la fronte corrucciata, come se si rendesse conto di star rivelando informazioni segrete, aggiunse: “A casa mia”.
 
 
 
**********************************
 
 
 
“Peter!” esclamò Sirius spalancando la porta della cucina di casa Minus.
Non appena entrò nella stanza Peter fece cadere tutti i piatti che stava per rimettere apposto dopo averli lavati.
I due si guardarono per un momento incapaci di dire nulla, poi Sirius cominciò a ridere e tirò fuori al bacchetta per aiutare l’amico a riparare al suo danno.
“Mi dispiace di averti spaventato” disse Sirius.
“Figurati. È un piacere vedere che sei tu..” rispose Peter.
“Hai ricevuto visite sgradevoli?!” chiese Sirius facendosi più serio e preoccupato ma Minus scosse la testa e alzò la mano come se stesse scacciando una mosca.
“Come ti senti dopo l’attacco?” domandò Peter cambiando discorso e andando ai fornelli per preparare un the per tutti e due.
“Decisamente meglio. Più che altro avevo bisogno di riposare ma… lo sai, non sono uno che si butta giù facilmente. Anche gli altri stanno bene. Pensavamo saresti venuto a trovarci ma non lo hai fatto…” disse Sirius con fare quasi stupito.
“Così sei venuto tu” concluse Peter restando di spalle per non tradire alcuna emozione.
In quel momento la madre di Peter entrò in cucina con una cesta di panni lavati e la posò su un mobile proprio accanto alla sedia dove Sirius era seduto.
Guardò sorridente il figlio e poi il suo sguardo si spostò sul moro a cui rivolse un sorriso ancora più largo.
“Sono proprio felice che mio figlio abbia così tanti amici. Certo quel tipo dell’altro giorno…” borbottò la signora Minus ma proprio sul finire della frase Peter rovesciò tutta la tazza di the tanto che il forte rumore distrasse Sirius.
“Mamma vuoi andartene di là?!” sbottò il ragazzo voltandosi a guardarla furioso.
Sua madre e Sirius lo guardarono stupiti poi la donna uscì nel giardino senza proferire parola lasciando i due ragazzi nell’imbarazzo.
“Mi dispiace sono un po’ teso in questi giorni…” borbottò Peter porgendogli la tazza ancora integra.
“Non ti preoccupare… siamo tutti un po’ sfasati dopo l’attacco. Comunque ora devo proprio andare, sono contento di averti visto e spero starai meglio. Ah Peter… passa ogni tanto a casa Potter, ci farebbe piacere” disse Sirius alzandosi e dirigendosi poi verso l’ingresso.
Peter rimase immobile a guardare l’amico uscire da casa sua e non poté fare a meno di pensare al più giovane dei Black.
 
 
 

“Sono a casa!” gridò Sirius entrando nel suo nuovo appartamento.
Marlene era avvolta in una vestaglietta bianca che faceva contrasto con i suoi capelli neri e girava per il salotto allegramente.
Quando lo vide lo abbracciò forte e gli diede un bacio sulle labbra di quelli che trasmettono felicità.
“Mmm siamo allegri oggi. Che succede?” domandò il moro abbracciandola alla vita.
“Ho parlato con mia madre poco fa. Ha detto che le manco molto e anche a papà… ho pensato di invitarli a venire a cena una di queste sere, che ne pensi?” domandò la ragazza guardandolo dritto negli occhi speranzosa.
Sirius restò di sasso e alzò appena le sopracciglia dallo stupore e non poté non avere un po’ di timore nel fatto che i genitori della sua ragazza volessero stare un po’ con loro.
Tuttavia non era proprio il caso di andare contro la volontà di Marlene, almeno non adesso che avevano ritrovato la tanto attesa tranquillità.
Così sorrise e le diedi un altro bacio senza proferire parola.
“Sapevo che avresti capito! Anche perché li ho invitati per domani” ridacchiò lei staccandosi e tornando a sistemare la casa canticchiando.
“Amore… ma domani c’è la mia birra settimanale con James..” borbottò Sirius spalancando gli occhi.
“Oh andiamo rimanderete a un altro giorno!” esclamò Marlene sempre allegra. Niente avrebbe potuto rovinarle quella giornata.
“Amore ma…” provò a ribattere Sirius.
“Ma niente, James non è la tua ragazza. E poi dopo l’attacco ho proprio bisogno di passare del tempo con te e i miei genitori..” rispose Marlene facendo l’espressione spaventata che sapeva avrebbe fatto desistere Sirius dal ribatterle.
Come previsto il ragazzo sbuffò ma non proferì altro e si buttò nel divano esausto per essere poi raggiunto dalla mora che gli si mise a cavalcioni sopra.
“Lo so quanto ci tieni alla tua seconda fidanzata James. Però sono certa che non saprebbe ricompensarti come me…” ridacchiò Marlene con fare sensuale bisbigliandogli all’orecchio.
“Mmm… hai proprio ragione” rispose Sirius inebriandosi del profumo di rosa tra i capelli di lei.
Entrambi ridacchiarono e poi si lasciarono andare alle coccole.
 
 
 
********************************
 
 
 

“Sono proprio felice di aver ripreso con i preparativi! Anche se devo dire che siamo proprio a buon punto. I vestiti per te e le damigelle ci sono, James lo ha ritirato stamattina. I tavoli li abbiamo sistemati e anche gli accompagnatori che saranno Remus e Frank vero?” chiese Dorea che dal ritorno di Lily era diventata molto più allegra.
“Sì… James aveva chiesto a Peter ma ha detto che non se la sentiva. Sappiamo tutti quanto è maldestro certo… però pensavo che se James glie lo avesse chiesto non avrebbe rifiutato” rispose Lily alzando appena le spalle.
“Non mi sembra ti stia troppo simpatico il piccolo Minus… sbaglio?” chiese Dorea mentre con la bacchetta preparava dei fiocchetti verde smeraldo da mettere sulle bomboniere.
“No mi è simpatico però… non so è da dopo capodanno che mi sembra un po’ diverso. Ho provato a parlarne con James ma sai come è fatto, non ne vuole sapere di pensar male dei suoi amici. Non che io stia pensando chissà che cosa però…” disse Lily aiutando la futura suocera con la bacchetta.
Dorea sorrise appena poi, una volta finiti i fiocchetti, con un tocco più deciso della bacchetta li spedì dentro una scatolina che si richiuse solo quando anche l’ultimo fu dentro.
“Siamo tornati!” gridò Charlus dall’ingresso e entrando poi in salotto seguito da James.
“Come è andata la ronda?” chiese Lily dando un bacio al ragazzo e abbracciandolo.
“Bene nessun problema. Sembravamo proprio papà e figlio che fanno un giretto” rispose Charlus sapendo che anche la moglie premeva per sapere.
“Oh Lily va pure su a riposarti. Per oggi facciamo basta continueremo domani” disse Dorea e con un tocco di bacchetta tutto il salotto tornò in ordine.
Lily e James salirono di sopra e lasciarono i signori Potter di sotto.
“Sirius è andato da Peter oggi…” disse James entrando nella sua camera e seguito dalla rossa.
“Allora, si sa perché non si è fatto vedere questi giorni?” domandò Lily sedendosi sul letto.
“Non è che abbia detto molto. Però Felpato mi ha detto che l’ha trovato molto spaventato… bhè lo capisco, insomma, suo padre è un babbano” rispose lui stendendosi e appoggiando la testa sopra le gambe di lei che prese ad accarezzargli i capelli.
Restarono in silenzio in quella posizione per un po’, ognuno perso nei suoi pensieri fino a che, inconsciamente, non si trovarono entrambi a pensare che l’essere di nuovo insieme ed essere felici era davvero l’unica cosa che contava.
“Sono felice che tu sia qui” sussurrò James e con un gesto forte ma senza farle male la portò a stendersi accanto a lui.
“E io sono felice che tu abbia capito i tuoi errori. Questo significa che non sei un perfetto idiota…” rispose lei ridacchiando mentre lui si fingeva offeso.
“Signorina Evans non le permetto di parlarmi così!” esclamò James e cominciò a farle il solletico.
Tra una risata e l’altra si trovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro e sembrò loro d’essere tornati indietro nel tempo quando a scuola avevano iniziato a frequentarsi.
Erano passati diversi mesi e c’erano stati tanti avvenimenti che avevano fatto sì che il tempo passasse veloce per tutti. Ma adesso, lì sul letto,, in un momento in cui l’unico pensiero era far star bene l’altro, il tempo sembrava essersi fermato.
“James… che ne pensi di accompagnarmi al matrimonio di Petunia il diciassette?” chiese Lily ad un tratto.
“Assolutamente sì! Sono felice che tu abbia cambiato idea…” rispose lui dandole un bacio sulle labbra pieno di dolcezza e affetto.
 
 
 
******************************
 
 
 
La sera seguente Marlene e Sirius, tesi più che mai, aspettavano con ansia l’arrivo dei genitori di lei e cercavano entrambi di trovare un’occupazione per smorzare l’attesa.
Quando finalmente i signori Mckinnon arrivarono, li accolsero tranquillamente anche se un po’ di imbarazzo era tangibile da entrambe le parti.
Sedettero a tavola e mangiarono tra una chiacchiera e l’altra e pian piano si trovarono tutti più a loro agio.
“Michael e Mitchell torneranno a casa per Natale?” chiese Marlene alla madre.
“No, quest’anno no purtroppo. Michael ha un importante incarico di lavoro e Mitchell deve restare a scuola con i ragazzi che non torneranno a casa per le vacanze. Ma avremo voi due no?” rispose la madre sorridendole.
“Avete messo su una bella casetta vedo. Posso chiedere come avete fatto a permettervela?” domandò il signor Mckinnon cambiando repentinamente argomento.
Marlene e Sirius si guardarono e entrambi pensarono che il fatto che il padre non avesse detto nulla fino a quel momento era davvero troppo bello per essere vero.
Sirius si schiarì la voce e poi, con un sorriso, rispose: “Ho ricevuto l’eredita di mio zio quando è morto un anno e mezzo fa. Fino a poco tempo fa non l’avevo mai toccata e una casa tutta per noi è stata una buona spesa”.
“E come pensi di mantenere mia figlia d’ora in avanti?” chiese ancora il padre di Marlene mentre la moglie e la figlia lo guardavano con aria severa e preoccupata.
“A settembre inizierò il corso da auror e per il momento ce la caveremo con la parte di eredità che è rimasta. Mio zio era pur sempre un Black…” rispose nuovamente Sirius facendo un sorriso debole e molto tirato.
Il signor Mckinnon lo guardò intensamente per alcuni istanti poi sorrise anche lui appena ma decisamente più rilassato: Sirius doveva aver passato il test.
Il resto della cena trascorse tranquillamente anche se, come era naturale, la signora Mckinnon inorridì e si portò le mani alla bocca quando i due raccontarono dell’attacco di qualche giorno prima.
Tuttavia entrambi cercarono di tranquillizzarli e l’argomento Ordine della Fenice non venne citato per niente.
Verso mezzanotte i genitori di Marlene salutarono la figlia e il ragazzo con un forte abbraccio e con la promessa di stare attenti e di tenerli sempre aggiornati.
Il signor Mckinnon strinse addirittura la mano a Sirius e gli diede una pacca sulla spalla che, secondo Marlene, equivaleva praticamente alla sua benedizione.
“è andata bene non trovi?” chiese Marlene sedendosi sul divano accanto al fidanzato.
“Sì sembra che tuo padre abbia preso bene alla fine la storia dell’ordine” rispose lui passandole un braccio fra le spalle.
“Chissà come se la passa Remus in Ungheria…” borbottò Marlene pensierosa.
“Sono sicuro che sta bene anche se devo ammettere che mi manca il nostro Lunastorta. Senza di lui combinare guai o fare l’immaturo non è divertente…” ridacchiò Sirius mentre la mora alzava gli occhi al cielo.
“Bhè è comunque da un po’ che tu e il tuo compare non ne combinate. Starete mica diventando seri?!” chiese Marlene ridendo anche lei.
“Mai!” rispose allora Sirius.
 
 
 
*********************************
 
 
 

Remus si rigirava nel sonno da quando si era coricato solo poche ore prima.
Nei suoi sogni c’erano Allie e Mary che lo aggredivano e subito dopo un lampo di luce verde colpiva entrambe facendole accasciare tutte e due a terra prive di sensi.
Si vegliò di soprassalto e si passò una mano sugli occhi prima di guardare l’ora dall’orologio da polso appoggiato al comodino: le tre e mezzo.
Stava per rimettersi giù quando qualcosa fuori dalla finestra lo incuriosì tanto da farlo alzare a controllare fuori.
L’oscurità del villaggio era squarciata da un’unica, potente luce: un fuoco.
Remus guardò emglio e si rese conto che il fuoco che vedeva era la casa di Imre che andava a fuoco.
Indossò i pantaloni e una felpa il più velocemente possibile, prese la bacchetta e si fiondò fuori casa.
Come lui altri si erano accorti di quello che stava accadendo e si stavano avvicinando all’incendio quando, un lampo di luce verde colpì Tom in pieno petto.
Remus restò interdetto per alcuni istanti senza capire bene che cosa stesse succedendo ma quando anche altri due della tribù caddero a terra capì che l’incendio non era un semplice incidente.
“Tom! Imre!” gridò la voce familiare di Allie che lo superò.
Remus le corse dietro e la prese per la vita mentre intorno a loro l’aria si riempiva di maledizioni che volavano ovunque.
Altri membri della tribù erano usciti dalle loro abitazioni e molti si smaterializzarono tenendo in braccio i bambini.
“Allie, Allie dobbiamo andarcene subito!” gridò Remus trattenendola mentre una ventina di mangiamorte avanzavano verso la loro direzione.
Remus pensò intensamente a un luogo vicino dove potersi materializzare e pochi istanti dopo lui e Allie si ritrovarono con la faccia sull’erba poco lontano dalla sponda opposta a quella del villaggio.
Allie si alzò per prima e corse vloce verso la riva seguita da Remus ancora spaventato ma sicuro che combattere non sarebbe stata una buona idea.
Quando finalmente raggiunse Allie la trovò ad osservare dall’altra parte del lago in cui si distinguevano perfettamente le fiamme che dovevano essere state appiccate anche alle altre case.
“Allie… non possiamo tornare là. Sanno che siamo scappati in tanti, saranno lì ad aspettarci” sussurrò Remus restando qualche passo dietro di lei.
“Sì, lo so. Dobbiamo andare via da qui, potrebbero trovarci. Vieni ti porto io in un posto sicuro…” rispose lei voltandosi e asciugandosi le lacrime.
Si presero per mano e poi sparirono nell’oscurità.
 
 
Note dell’autrice:
eccomi con il nuovo capitolo!
Come vedete c’è un momento di calma, per lo meno a Londra, mentre per Remus le cose non stanno andando affatto bene alla tribù.
Ora lui ed Allie cosa faranno? E soprattutto dove andranno? Bhè questo lo scoprirete nel prossimo capitolo!
I genitori di Marlene sembrano essersi un po’ ripresi e addirittura sembrano accettare bene il fatto che lei viva da Sirius.
Lily e James decidono di andare al matrimonio di Petunia, che vedremo tra qualche capitolo.
Per quanto riguarda Peter invece, come avete letto, la visita di Regulus ha lasciato un bel segno.
Vi anticipo che nel prossimo capitolo arriveranno gufi importanti da Hogwarts… immaginerete quali notizie porteranno!
Spero di aver soddisfatto abbastanza la vostra curiosità almeno per il momento!
Ci vediamo fra qualche giorno con il prossimo capitolo!
Un abbraccio e grazie ancora a tutti voi!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Posizioni incerte ***


Posizioni incerte

 

Remus uscì dalla tenda e si stiracchiò sotto i primi raggi di sole mattutini.
Lui ed Allie erano in cammino da qualche giorno dopo l’attacco alla tribù e in un paesino ungherese avevano comprato una piccola tenda da campeggio dove potersi sistemare durante il viaggio fino alle coste francesi.
Proprio la sera prima erano arrivati in Francia ma avevano deciso che prima di tornare in Inghilterra avrebbero aspettato qualche giorno.
Remus aveva impiegato diverso tempo per convincere Allie a lasciare l’Ungheria ma, alla fine, anche lei aveva capito che niente la teneva più legata a quei luoghi.
C’era qualcosa invece che la legava profondamente a Remus oltre un forte sentimento, e questa cosa era il modo in cui lui si era preso cura di lei senza chiedere nulla, capendo quanto lei stesse soffrendo.
Dalla sua parte, Remus, era davvero troppo felice di portarla nel suo mondo e quasi non riusciva a contenersi anche se, ovviamente, al suo ritorno avrebbe dovuto fare i conti con Mary.
La confusione nella sua testa non era andata via ma una cosa l’aveva ben chiara: non poteva stare ancora con Mary se provava qualcosa anche verso Allie.
In quei giorni, il desiderio di tornare a casa, di rivedere i suoi amici e i suoi parenti lo avevano rallegrato parecchio anche se da un lato sentiva di aver fallito la missione datagli da Silente.
Tuttavia, nello stesso paesino dove avevano preso la tenda, era riuscito a spedire un gufo al preside in cui spiegava quanto accaduto e che lui si era rimesso in marcia per il ritorno, non avendo altro da fare.
Si sedette su un tronco tagliato accanto alla tenda e preparò, grazie alla magia, un buon the nell’attesa che la sua compagna di viaggio si svegliasse, cosa che non avvenne molto dopo.
“Buongiorno” disse lei tra un sbadiglio e l’altro uscendo dalla tenda e fermandosi ad ammirare il bel sole di quella mattina.
“Buongiorno, dormito bene?” chiese lui porgendole la tazza di the.
“Più degli altri giorni…” rispose lei sedendosi accanto a lui.
“Penso che per domani mattina riusciremo a raggiungere la costa, da lì possiamo smaterializzarci senza difficoltà in Inghilterra” annunciò lui più felice che mai.
Allie annuì e gli fece un sorriso anche se, doveva ammetterlo a se stessa, sentire la gioia nei pensieri di Remus dopo quanto era successo alla sua gente la infastidiva un po’.
“Pensi che qualcuno possa essersi salvato al villaggio?” chiese lei per la prima volta.
“Sì, ho visto molti smaterializzarsi quindi se hanno avuto fortuna sono scappati lontano. E se sono svegli come penso, nessuno tornerà al villaggio, o almeno non subito…” rispose lui serio ma cercando d’essere il più comprensivo possibile.
“Tom ed io eravamo molto legati, sai? Imre ci ha salvati insieme quando eravamo molto piccoli. Veniamo entrambi dall’Irlanda ma io non mi ricordo praticamente nulla della mia terra d’origine. Quando Fenrir Greyback ha attaccato la mia famiglia sono sopravvissuta solo io e Imre mi ha accolto come una figlia. A Tom andò peggio invece: Greyback si portò via la sua famiglia e lui era abbastanza grande da capire di aver perso tutto. Ogni tanto mi raccontava qualche storia sull’Irlanda…” disse Allie guardando l’erba secca a terra.
“Non sapevo che anche tu fossi stata morsa da Greyback…” sussurrò Remus sorpreso.
Un’altra cosa che li accomunava.
“Nessuno lo sapeva al villaggio a parte Imre e Tom. Noi non parlavamo mai di queste cose” rispose Allie come per giustificare questo particolare non detto.
I due restarono in silenzio ancora un po’ e alla fine Allie disse che sarebbe andata a fare un giro nei dintorni mentre Remus restò seduto immerso completamente nei suoi pensieri.
 
 
 
****************************
 
 
 
Kingsley Shakebolt credeva che avrebbero risolto il tutto in pochi giorni, ma si sbagliava.
Per fortuna, durante l’attacco di quasi due settimane prima, erano riusciti a catturare ben tre mangiamorte, uno dei quali era Evan Rosier.
Quella mattina gli aspettava il secondo interrogatorio a Thorfinn Rowle e, cosa che lo preoccupava di più, Moody aveva deciso di lasciarlo a lui per vedere se l’apprendimento avesse funzionato.
Entrò nella stanza degli interrogatori dove Rowle era già stato legato con corde magiche.
“Rowle, non posso dire che sia un piacere vederti… ma sono felice che ti abbiamo preso. Prima o poi dovevi fare un passo falso…” disse Shakebolt sedendosi di fronte a lui.
L’altro lo guardò e poi riabbassò lo sguardo senza proferire parola.
“Bene, bene, cominciamo. Spero proprio che tu voglia collaborare con noi altrimenti dovrò ricorrere al veritaserum come per il tuo amichetto Rosier” aggiunse Shakebolt e a quelle parole Rowle sputò sul tavolo, a pochi centimetri dalla mano destra di Kingsley che lo guardò impassibile.
“Rosier non è un fedele sostenitore, non sa niente dell’Oscuro Signore” ridacchiò Rowle sicuro di sé.
Shakebolt lo guardò e rise un po’ più rumorosamente poi disse: “Buffo, sappiamo che il tuo signore si trova proprio a casa sua…”.
A quella parole Rowle sbiancò e il ghigno beffardo sul volto pochi istanti prima si spense e lasciò spavio alla paura.
“Allora, vuoi collaborare? Il tuo amico ci ha parlato di una spia, ne sai qualcosa? Magari tu sei un pezzo grosso” lo prese in giro Kinglsey sfogliando un fascicolo di pochi fogli dove aveva appuntato alcune cose.
“Spia? Non so niente” rispose Rowle cercando di darsi un contegno e sembrare tranquillo.
“Aaah, che stress questo lavoro. Sai se tu collaborassi di tua spontanea volontà magari potresti restare ad Azkaban meno di quanto previsto. Ma forse hai paura di quello che ti può fare Voldemort se torni dopo esserti fatto catturare? “ chiese Shakebolt guardandolo dritto negli occhi e percependo la sua paura.
L’altro si leccò più volte le labbra e poi parlo: “Voldemort è a casa Rosier e ogni sera alle nove si incontra con gli altri di noi. Ma non so chi sia la spia”.
“Felice di sentirti parlare Rowle. Buona permanenza ad Azkaban” disse Kingsley prima di uscire definitivamente dalla sala interrogatori.
Ad aspettarlo proprio lì fuori c’era Moody che lo guardò e annuì con convinzione: era andato bene.
 
 

“Dobbiamo farlo stasera se vogliamo prenderli Charlus!” sbottò Moody dopo l’insistente indecisione degli altri dell’ordine.
“Alastor ha ragione. Non possiamo rischiare che cambi nascondiglio…” rispose Silente con convinzione anche se si vedeva chiaramente che non ne era felice.
“Vogliamo venire anche noi…” esordì Sirius che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Tutti si voltarono verso di lui che subito venne affiancato da Marlene, Lily e James.
“Non siate sciocchi…” borbottò Dorea sempre più contrariati.
“No, mamma non fare tu la sciocca. Edgar e Dorcas sono ancora al San Mungo e Frank e Alice devono pattugliare Diagon Alley questo pomeriggio. Noi quattro siamo a riposo e possiamo venire con voi. Quattro bacchette in più vi faranno solo comodo!” rispose James zittendo la madre che restò di sasso.
“Più siamo e meglio è…” aggiunse allora Lily prendendo per mano James.
“Non c’è modo di farvi cambiare idea è?” chiese Moody con soddisfazione.
“Alastor! Per Merlino non vorrai… Silente!” esclamò Dorea scandalizzata cercando qualcuno che l’appoggiasse.
“Dorea, calmati. È giunto il momento che tu lasci che siano loro a decidere delle loro vite. Sono maggiorenni e sanno a che cosa vanno in contro…” la zittì Silente.
Dorea lo guardò con gli occhi spalancati ma non osò ribattere così attese che tutti se ne fossero andati prima di fare le tantissime raccomandazioni a tutti i più giovani.
La sera stessa, alle nove in punto tutti i membri dell’Ordine della fenice liberi erano appostati intorno a casa Rosier da cui proveniva una debole luce.
Il piano era quello di attirare tutti i mangiamorte fuori casa per poterne catturare il più possibile.
Così, grazie all’idea di Fabian e Gideon, esattamente alle nove e quindici, spararono in aria fuochi d’artificio babbani di tutti i colori che erano stati stregati con la magia e che entrarono dalle finestra rompendo il vetro.
Come previsto molte figure incappucciate uscirono dalla casa e si diressero nel giardino e fu allora che l’ordine attaccò.
Volarono diverse maledizioni e alcuni mangiamorte caddero a terra prima che si rendessero conto d’essere sotto attacco.
Ma quando se ne accorsero cominciarono a lanciare incantesimi e maledizioni.
I due malandrinI, Lily e Marlene erano ognuno accoppiato con un mago più esperto ma questo non fu motivo di non stare all’erta.
Stupeficium!” gridò un mangiamorte colpendo Sturgis Podmore e facendolo accasciare a terra.
Sirius, in coppia con lui, alzò subito la bacchetta per evitare un’altra maledizione che gli veniva lanciata dal suo avversario.
Petrificus Totalus!” gridò allora Sirius mancando  il bersaglio a cui però cadde il cappuccio nero.
E fu così che i due fratelli Black si ritrovarono faccia  faccia dopo tanto tempo.
Sirius, che fino a quel momento non conosceva l’identità del mangiamorte, restò di sasso e abbassò quasi la bacchetta.
“Stupito di vedermi, fratellino?” chiese Regulus con un ghigno sul volto.
Sirius continuò a guardarlo per un po’ ma poi tentò di disarmarlo invano dato che il più piccolo si smaterializzò senza aggiungere altro.
Il più grande dei fratelli Black, si riscosse solo grazie all’urlo della sua fidanzata che, poco più in là, insieme a Gideon duellava con altri due mangiamorte.
Un lampo di luce verde gli sbarrò la strada mentre tentava di raggiungere Marlene e lo seguì sperando ardentemente che non colpisse nessuno.
Ma quando si voltò vide che la traiettoria era proprio quella diretta verso James e non fece in tempo a gridare che la maledizione mortale si infranse contro un corpo. Ma non era il corpo di James, era un corpo più robusto: il corpo di Benjy Fenwick.
Quando cadde a terra, Sirius e James si guardarono e poi entrambi presero a combattere come non avevano mai fatto prima e abbatterono diversi mangiamorte.
Vista la crescente perdita di forze, all’improvviso, i mangiamorte ancora in piedi si smaterializzarono lasciando i membri dell’ordine con le bacchette alzate nell’oscurità.
 
 
 
“L’ho visto cadere davanti ai miei occhi, Alastor! Fenwick è morto!” gridò Sirius tamponandosi un labbro con un fazzoletto bagnato.
“Io dico che è scappato. Il suo corpo non c’era!” sbottò allora Moody scansando con poca grazia il the che Dorea gli porgeva.
“Senti Alastor. Io ho visto chiaramente Fenwick accasciarsi a terra come Sirius. Secondo me il suo corpo lo hanno portato via i mangiamorte quando sono scappati” s’intromise allora James seduto tra Lily e Marlene visibilmente scosse.
“Qualche bastardo lo abbiamo catturato almeno…” disse Gideon serio e fu in quel momento che Sirius si rese conto di dover raccontare quello che era successo.
“C’era anche Regulus. Combvatteva con me e Sturgis e poi lo ha schiantato. Gli è caduto il cappuccio quando ho tentato di pietrificarlo” disse Sirius guardandosi la punta delle scarpe mentre Marlene gli prendeva la mano con fare comprensivo.
Nessuno volle rispondere a quella dichiarazione, tutti capivano benissimo come dovesse sentirsi Sirius e perfino Moody sembrò non voler infierire ma si limitò ad annuire.
“Alcuni auror sono ora a casa Rosier comunque… se il corpo di Benjy è lì lo troveranno” borbottò Moody rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
“Voldemort non c’era comunque. Doveva sapere che stanotte saremmo andati là…” disse Charlus pensieroso.
“Rosier ha parlato di una spia, una spia che non è al ministero. E se…” cominciò Dorea ma poi si zittì guardando i presenti.
Non riusciva proprio a credere che qualcuno potesse fare il doppio gioco.
“Per il momento lasciamo qui questo discorso. Gradirei che andaste a controllare che quelli che non sono venuti con noi stasera stiano bene. Per precauzione…” disse allora Silente con il volto di chi ha la mente che intanto viaggia alla velocità della luce.
Tutti annuirono e pian piano casa Potter si svuotò lasciando dentro solo coloro che ci abitavano.
“Bhè io vado a controllare Peter visto che Sirius è andato da Frank e Alice. Torno al più presto, sono sicuro che Peter starà bene..” disse James e poi, dopo aver dato un bacio sulla fronte a Lily, uscì fuori casa.
 
 
 

“Non ci avevi detto che sarebbe venuto tutto l’ordine!” sbottò Malfoy seduto su una delle sue preziose sedie.
“I-io non lo s-sapevo. S-sapevo s-solo che era p-per stasera…” balbettò Peter Minus tutto ritratto su se stesso.
Malfoy lo guardò un momento poi alzò lo sguardo verso Regulus Black che però guardava a terra senza dire una parola.
“Comunque ottimo lavoro Black, non credevamo saresti riuscito a convincere questo idiota…” ridacchiò Malfoy.
Regulus restò ancora in silenzio. Quando aveva accettato l’incarico di convincere Peter Minus a passare dalla loro parte non avrebbe mai pensato di riuscirci.
Oltretutto c’era voluto molto meno del previsto per convincere il più debole dei malandrini e lui, Regulus, non aveva dovuto ricorrere alla maledizione imperius neanche per un secondo.
Fu proprio in quel momento che si rese conto d’aver sempre invidiato la forte amicizia che legava il fratello ai malandrini.
Ma adesso questa invidia stava svanendo piano piano, quale amico tradiva i suoi compagni con così tanta facilità?
E inevitabilmente si trovò a pensare a quanto volesse andare da suo fratello a dirgli tutto, ma questo non era affatto possibile, Voldemort o gli altri mangiamorte lo avrebbero ucciso.
Peter Minus lo disgustava e non perché era nella fazione opposta alla sua. Lo disgustava per quello che stava facendo a prescindere da chi fossero i traditi.
Prese il mantello e senza una parola uscì da casa Malfoy lasciandosi alle spalle la villa e anche quei pensieri.
“Tornatene a casa Minus…” disse Malfoy e lui sparì all’istante, come se non vedesse l’ora di allontanarsi il più possibile da quell’uomo.
Entrò in casa furtivamente per evitare le domande che gli avrebbero fatto sua madre e suo padre nel vederlo rientrare così tardi e si diresse in cucina credendo di non trovarci nessuno.
Invece quando alzò lo sguardo trovò James Potter seduto a tavola che lo guardava con l’espressione curiosa.
“Pete… è un pezzo che ti aspetto! Dove sei stato?” chiese James alzandosi e dandogli una pacca sulla spalla in modo amichevole.
“I-io…” balbettò Peter in cerca di una scusa plausibile che lo avrebbe salvato. A questo i mangiamorte non ritenevano opportuno provvedere.
“C’è qualcosa che devi dirmi?” chiese James guardandolo un po’ spaventato.
“No, no… Io… sono stato da mia nonna. Sai lei è molto malata e non riesce più a stare tanto sola in casa così sono andato da lei stasera” balbettò Peter cercando d’essere credibile.
James restò in silenzio a guardarlo per un po’ e poi, inaspettatamente, gli sorrise e disse: “Perché non ce lo hai detto Pete? Sai che potrai sempre contare su di noi!”.
“I-io… non volevo… già siamo impegnati con questa guerra sai..” sussurrò Peter guardando a terra.
“Non te preoccupare Pete. D’accordo ora che sono certo che stai bene è meglio che vada se no Lily si preoccupa. Oh Pete… domani sei invitato da noi per un caffè e non accetteremo scuse!” disse James dandogli un’altra pacca amichevole sulla spalla.
Il moro prese poi il cappotto e con un gesto della mano salutò l’amico e uscì da casa sua facendo fare un sospiro di sollievo a Peter.
 
 
Note dell’autrice:
Lo so, lo so che avevo detto che questo capitolo sarebbe stato più lungo ma alla fine ho deciso di spezzarlo in due e mettere la seconda parte divisa.
Un altro capitolo d’azione come avrete visto ed è proprio questo uno dei motivi per cui ho tolto la seconda parte.
In quella infatti vedremo il ritorno di Remus  e il matrimonio di Petunia e non mi piaceva l’idea di mettere tutto insieme anche perché il capitolo sarebbe venuto decisamente troppo lungo.
Comunque sia, come promesso, il prossimo capitolo lo pubblicherò tra stasera e domani, proprio per farvi un regalo visto che poi per una settimana non potrò scrivere né pubblicare.
Non voglio commentare più di tanto perché come sapete amo vedere come traete le vostre conclusioni senza che io dica troppo.
In particolare, in questo capitolo, sono proprio curiosa di sapere che cosa pensate di Regulus che, come avrete intuito, inizia a riflettere un po’ di più su quanto gli accade intorno.
Sono proprio curiosa di sapere che cosa ne pensate!
Vi ringrazio perché i vostri pareri sono per me importanti e mi regalano sempre soddisfazioni.
Un abbraccio, Lilyluna!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Catastrofe amorosa ***


Catastrofe amorosa
 
 
“Amore se non ti sbrighi faremo tardi!” gridò James da in fondo alle scale guardando verso su.
“Come mai tanta fretta? Non è che hai architettato una delle tue..?” chiese Lily affacciandosi dalla camera per guardarlo male.
“Ma no Lil, so quanto ci tieni!” rispose lui con un sorrisetto fintamente angelico.
“Ecco bravo. Mia sorella è già tanto che ci ha invitati quindi per favore non rovinare le cose. Anche perché ti ricordo che quando tu hai fatto l’ idiota lei mi ah ospitata” disse Lily saltellando fino all’inizio delle scale per mettersi una scarpa.
"E non so perché sei andata da lei. C’erano Marlene, Alice…” cominciò James contando con le dita.
“Perché sì, vuoi smetterla di chiederlo?” disse Lily arrivata vicino a lui.
James indossava un bel completo nero mentre Lily aveva optato per un vestito semplice verde smeraldo che si accompagnava perfettamente col fazzoletto nel taschino di James.
“Siete meravigliosi!” disse Dorea battendo le mani allegramente e guardandoli dall’ingresso della cucina.
Li costrinse a mettersi in posa e scattò loro una bellissima fotografia con una macchina fotografica magica che subito sputò la foto in movimento.
“Dobbiamo muoverci altrimenti faremo tardi…” disse Lily guardando James.
“Se tu mi avessi permesso di guidare... saremmo arrivati in un baleno invece che chiamare un’autista” brontolò James sbuffando.
“Come te lo devo dire che non puoi guidare senza patente?!” replicò Lily alzando gli occhi al cielo e uscendo seguita dal ragazzo che aveva un bel ghigno sul volto.
Non impiegarono molto tempo per arrivare nella chiesetta del Surrey dove Petunia e Vernon si sarebbero sposati e, appena scesa dalla macchina, Lily non poté non pensare che sua sorella avesse scelto il giorno più brutto di tutta l’estate per sposarsi.
Grossi nuvoloni neri avevano coperto completamente il sole che fino al giorno prima aveva regalato temperature sopra i venticinque gradi.
Lily immaginava già l’umore nero come quelle nuvole della sorella che fin da bambina era stata una meteoropatica.
Entrarono nella chiesa e si accomodarono a metà della navata accanto a due vecchiette che, già dall’aria, si vedeva quanto non vedessero l’ora di spettegolare un po’.
Infatti, non appena i due giovani si accomodarono, le vecchietta più vicina a Lily diede una gomitata all’amica che, voltandosi, fece un bell’occhiolino a James.
Poco più avanti sedeva una ragazza che, a giudicare dalla stazza e dall’espressione del viso, doveva essere la sorella maggiore di Vernon, Marge.
Accanto a lei sedevano una serie di anziani e meno anziani vestiti tutti in tonalità sul grigio e sul blu scuro che esibivano grandi baffi e grandi pance in stile Vernon Dursley.
Lily si chiese, forse per la milionesima volta nella sua vita, che cosa ci trovasse sua sorella in quel tricheco.
Al suono della marcia nuziale tutti gli invitati si voltarono a guardare verso l’ingresso della chiesa da cui Petunia, accompagnata dal padre di Vernon, avanzava nel suo abito rosa cipria.
Vernon la aspettava sull’altare guardando gli invitati con l’aria tronfia e severa come un sovrano che guarda i suoi sudditi.
Era evidente che non aveva ancora notato la presenza della sorella stramba di Petunia e del suo altrettanto strambo fidanzato.
La cerimonia fu tra le più noiose che si fossero mai viste e molto probabilmente i due maghi non erano gli unici a pensarla in quel modo.
Al fianco di Lily la vecchietta pettegola aveva iniziato a russarle in un orecchio a metà cerimonia mentre l’amica si guardava intorno con il sorriso di chi non sa nemmeno dove si trova.
Gli unici che sembravano davvero emozionati e felici erano i parenti di Vernon seduti tutti tra le prime tre file, anche se James giurò di aver visto uno di loro sbadigliare ripetutamente.
Alla fine della cerimonia gli sposi e tutti gli invitati si trasferirono in un lussuoso ed elegante hotel nella stessa strada dove gli sposi offrirono un ricco aperitivo composto di cose che né Lily né James avevano mai visto.
“Potter?!” si sentì chiamare James e voltandosi si trovò faccia a faccia con lo sposo che era diventatu furente un po’ per la rabbia un po’ per il brutto ricordo che il mago aveva lasciato in lui.
“Petunia ci ha invitato” intervenne Lily prevedendo una brutta situazione.
“Veramente Petunia ha invitato te, Lily” rispose Vernon a denti stretti.
“Bhè si da il caso che nell’invito non fosse specificato. E essendo James il mio fidanzato trovo ovvio che sia con me” rispose Lily piccata indicando James al suo fianco come se stesse parlando con u bambino di cinque anni.
Nel frattempo Petunia, che doveva aver assistito alla scena, li raggiunse in tutta fretta e s affiancò al marito.
“Congratulazioni Petunia…” disse James porgendole la mano.
Petunia la guardò riluttante ma proprio quando la sua mano stava per muoversi accadde qualcosa che avrebbe rovinato per sempre qualsiasi tipo di rapporto tra i Potter e gli Evans.
 
 
 
***********************************
 
 
 
Sirius sentì qualcosa pizzicargli sul naso e il dolore fu così acuto da costringerlo ad aprire entrambi gli occhi con un urlo.
“Che diavolo ti prende?” borbottò Marlene alzandosi di scatto al suo fianco.
Un bel gufo bruno stava appollaiato in grembo al ragazzo e lo guardava impazientemente.
Sirius gli slegò la lettera che portava dalla zampa e la aprì leggendola con un occhio ancora chiuso dal sonno.
Marlene restò in attesa e gli diede uno scossone quando si rese conto che il fidanzato aveva finito di leggere.
“Remus è tornato!” disse l’altro con un ampio sorriso sul volto.
Tutti e due si alzarono di fretta e mentre Marlene si chiuse in bagno per lavarsi, Sirius preparò una colazione veloce.
Dopo solo mezzora e grazie ad un largo uso di magia, entrambi furono pronti e uscirono dalla porta di casa.
Raggiunsero casa di Remus smaterializzandosi poco fuori Londra e percorsero il vialetto rapidamente restando poi in attesa dopo aver suonato il campanello.
Nonostante tentarono più volte di suonare e di chiamare l’amico a voce alta l’amico nessuno aprì loro la porta così entrambi dovettero ammettere che Remus non doveva trovarsi in casa.
“Dove può essere andato?” domandò Sirius più a se stesso che alla ragazza.
“Che ne dici di casa di Mary?” propose Marlene alzando leggermente le spalle.
Il moro annuì e entrambi sparirono per ricomparire proprio nel vialetto della ragazza in questione.
Un’elfa aprì loro la porta e nel tragitto per accompagnarli in salotto da Mary offrì loro talmente tanti biscotti che quando si trovarono di fronte alla padrona di casa Sirius aveva la bocca così piena da non riuscire a proferire parola.
“Sempre più idiota…” borbottò Marlene scuotendo il capo poi si rivolse alla bionda, “Ciao Mary! Come stai?”.
“Ciao ragazzi… è molto che non ci vediamo. Ma come mai qui? Notizie di Remus?” chiese la bionda con lo sguardo preoccupato di chi Remus non lo vedeva dalla sua partenza.
“Mmm veramente speravamo potessi darcele tu. Remus ha mandato un gufo a Sirius stamattina dicendo che era tornato ma a casa sua non c’è così…” disse Marlene guardando imbarazzata il fidanzato che finalmente era riuscito ad inghiottire il boccone.
“Avete pensato che fosse qui, naturale. Bhè Remus non si è degnato nemmeno di dirmi che era tornato perciò…” rispose l’altra visibilmente infastidita da quella situazione.
“Ma forse è da Peter… che ne dici di venire con noi da lui a cercarlo?” domandò Sirius cercando d’essere carino con la biondina.
Neanche a dirlo Mary si infilò il cappotto e dopo soli cinque minuti e un’altra abbondante scorta di biscotti da parte di Sirius uscirono dalla casa.
Arrivare a casa di Peter fu un po’ più difficile del previsto dato che abitava in una zona densamente popolata da babbani.
Ma un’oretta dopo riuscirono ad attraversare la via principale di Waverton, un piccolo paesino vicino Chester.
Bussarono alla porta di casa Minus e la madre dell’amico gli aprì la porta con il solito sorriso allegro, li fece entrare e li accompagnò in giardino dove Peter, insieme a suo apdre, stava potando un’aiuola senza magia.
“Pete!” lo chiamò Sirius avvicinandosi.
“Ragazzi… che ci fate qui?” domandò Minus andandogli incontro.
“Cerchiamo Remus…” rispose Sirius restando in attesa.
Tutti e quattro rimasero in silenzio poi Marlene, con una gomitata nelle costole del fidanzato e sussurrando un ‘idiota’, parlò: “Remus ha mandato un gufo a Sirius dicendo che era tornato ma a casa sua non c’era e nemmeno da Mary. Tu lo hai visto?”.
Peter corrugò la fronte e scosse il capo prima di rispondere: “ No ragazzi qui non c’è stato proprio. Magari però posso accompagnarvi a vedere se è dai Potter”.
Così tutti e quattro dopo una scorta di tramezzini fatti dalla signora Minus si trovarono a Godric’s Hollow, davanti casa Potter.
“Dori!” disse Sirius abbracciando quella che per lui era stata come una madre.
“Che fate qui? Posso offrirvi dei biscotti?” chiese allegra la donna facendoli accomodare in cucina.
“Ma certo…” disse Sirius.
“Ma che diavolo dici?! No Dori ti ringraziamo ma siamo un po’ di fretta e il mio ragazzo sembra avere il verme solitario stamattina. Siamo qui perché cercavamo Remus. Ha mandato una lettera dicendo che era tornato ma non lo troviamo da nessuna parte” disse Marlene mentre Sirius metteva su un’aria offesa.
“Mi dispiace ma di qua non è passato. Oltretutto Lily e James sono al matrimonio di Petunia quindi non può essere nemmeno con loro…” rispose allora la donna.
“Ma certo!” gridò allora Sirius dandosi un colpo n fronte come se avesse appena trovato la soluzione a tutti i loro problemi. E effettivamente la pensava così.
“Andiamo al matrimonio!” aggiunse entusiasta guardando gli altri.
“Vuoi smetterla di pensare al cibo?!” gli chiese Marlene scocciata che ovviamente non aveva capito cosa volesse dire il ragazzo.
“Ma no! Sono certo che Remus sarà al matrimonio è la prima cosa che chiunque sia amico di James avrebbe fatto!” rispose Sirius.
“Andare al matrimonio di Petunia, sul serio è la prima cosa che avresti fatto?” chiese Mary guardandolo a metà tra lo stupito e l’incuriosito.
“Ma no solo uno spostato di mente come il mio ragazzo potrebbe farlo!” esclamò Marlene ormai sull’orlo di perdere la pazienza.
“M ano Sirius ha ragione. James è un gran casino e Remus dopo essere tornato avrà pensato che essendo il più maturo di noi avrebbe dovuto evitare che James facesse danni e facesse arrabbiare Lily. Ne sono certo…” disse Peter mentre Marlene alzava un sopracciglio.
“Ma avete perfettamente ragione!” esordì Charlus Potter che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare con attenzione.
Dorea lo guardò interrogativa ma non ebbe il tempo di aggiungere nulla che già i quattro ragazzi e suo marito erano usciti di casa e spariti dal vialetto.
Il quintetto riapparve in un vicolo del Surrey dove, appena svoltato l’angolo, avrebbero trovato l’hotel del ricevimento.
Entrarono spediti ma vennero bloccati da un membro dello staff che storse il naso nel vederli vestiti in quel modo dentro l’hotel e chiese: “Desiderate?”.
“Cerchiamo Lily Evans e James Potter… sono invitati al matrimoni Dursley” disse Charlus mentre il receptionist scorreva la lista degli invitati.
“Mi spiace non siete su questa lista…” rispose l’altro con fare superiore.
“Al diavolo la lista, non siamo invitati!” sbottò Sirius impaziente.
“Signore lei non sa chi sono io potrei…” cominciò quello, poi il suo volto divenne totalmente assente e si aprì in un largo sorriso e disse, “Da quella parte”.
Il gruppo restò visibilmente sorpreso dato che nessuno aveva tirato fuori la bacchetta per confondere quel povero malcapitato e quando si voltarono trovarono Frank e Alice sorridenti.
“Voi che ci fate qui?” domandò Marlene visibilmente stupita.
“Siamo passati a casa vostra e abbiamo trovato la lettera sul letto così ci siamo fiondati a casa di Mary la cui elfa ci ha detto che eravate da Peter, la cui madre ci ha detto che eravate dai Potter…” disse Alice ripercorrendo il percorso fatto dal gruppetto poco prima.
“E Dori vi ha detto che eravamo qui!” esclamò Charlus che sembrava non veder l’ora di compiere qualche malandrinata in stile del figlio.
“Scusate l’intromissione ma chi vi ha aperto a casa nostra?” domandò Sirius incuriosito.
“La porta era aperta!” rispose Frank con ovvietà.
“Pezzo di un’idiota ti sei dimenticato di chiudere?!” sbottò Marlene furiosa.
“Oggi non me ne va bene una..” mugugnò l’altro che poi, per evitare una discussione, si incamminò nella direzione che l’ancora confuso receptionist gli indicava.
 
 
 
************************************
 
 
 
Petunia Evans non avrebbe mai pensato che si sarebbe rotta un polso al suo matrimonio. E invece fu così.
E Vernon Dursley non avrebbe mai immaginato di vedere il suo bell’abito completamente imbrattato di torta nel giorno del suo matrimonio.
Ma una mandria di bufali capitanata da Sirius Black non al pensava allo stesso modo.
Una volta entrati nella stanza e avvistato le loro due prede si erano letteralmente fiondati nella loro direzione senza guardare in faccia nessuno.
Il risultato era stato che a pochi passi dalle due coppie Sirius aveva imbarcato un cameriere che portava tre fette di torta e che volarono in aria fino a stamparsi dritte nell’abito di Vernon Dursley.
Inoltre il giovane e malcapitato cameriere inciampò sui suoi piedi andando a urtare Petunia che cadde a terra con un forte grido decisamente non degno di una sposa.
Restarono tutti in silenzio per alcuni istanti poi Sirius con un sorrisetto colpevole disse: “ Evviva gli sposi!!”.
Neanche a dirlo dopo cinque minuti, tra le urla di Vernon e il pianto isterico di Petunia, i maghi e le streghe presenti vennero cacciati dall’hotel.
Ora se non fosse stato per il fatto che, una volta venuti a conoscenza del motivo della visita, Lily e James si fossero preoccupati per Remus, entrambi avrebbero volentieri schiantato il gruppo di amici comprensivo del signor Potter.
“Dove può essersi cacciato?” domandò James pensieroso più a se stesso che agli altri.
“Abbiamo guardato ovunque… è se fosse uno stupido scherzo di qualcuno?” domandò allora Mary che fra tutti era quella più preoccupata.
“Impossibile… quella che ho letto era di certo la scrittura di Remus” rispose allora prontamente Sirius mentre la ragazza s’incupiva ancora di più.
“Aspettate… Remus è andato in missione per conto di Silente. A qualcuno è venuto in mente di controllare se fosse da lui?” chiese Lily con fare ovvio mentre tutti gli altri cominciarono a guardarsi come se qualcuno avesse appena detto loro di aver vinto la coppa del mondo di Quidditch.
 
 

Un gruppo più o meno strano risaliva il parco di Hogwarts facendo un gran baccano. Entrarono nel portone d’ingresso e salirono fino al piano dove si trovava l’ufficio del preside.
Mary, Charlus e Marlene erano rimasti leggermente indietro e così, intanto, il resto del gruppo bussò e si precipitò nell’ufficio del preside dove lui stesso li accolse insieme a Remus ed Allie.
“Remus! Oh quanto sono felice di vederti!” gridò Lily buttandoglisi alle braccia e stritolandolo.
“Sì ma vedi di non ucciderlo tu cara Lil” ridacchiò James salutando anche lui l’amico.
“Ragazzi lei è Allie ed è tornata con me dalla tribù” disse Remus allegramente presentando la ragazza che strinse la mano a tutti.
Mentre tutti chiacchieravano tranquillamente James si avvicinò all’amico appena tornato e sussurrò: “Rem… mi spiace avvertirti così ma fra poco sarà qui Mary. È rimasta indietro. Credo tu gli debba delle spiegazioni…”.
I due si guardarono e poi il oro sguardo cadde su Allie che chiacchierava amabilmente con Lily e Alice.
“Remus!” gridò Mary dalla porta rimanendo impalata a fissarlo.
“Mary!” esclamò lui di rimando ma restando anche lui fermo.
Ci fu un momento di silenzio e forte tensione in cui tutti capirono che non era il caso di intervenire. Tutti tranne qualcuno.
“Allie” disse Allie stessa con un sorriso presentandosi e facendo voltare i due che si stavano ancora studiando a guardarla..
“”Chi sei?” chiese Mary guardandola e poi tornando a guardare Remus con il volto di chi aveva già capito tutto.
“Allie viene dalla tribù di Balaton dove io ho mandato Remus poco tempo fa. La tribù è stata attaccata e Remus, con molta cavalleria, ha portato Allie da noi. Non è fantastico?” chiese il preside che evidentemente non aveva affatto intuito la catastrofe che stava per abbattersi sul gruppo di amici.
“Magnifico!” disse James cercando di portare la pace inutilmente e beccandosi una gomitata nelle costole da Lily che lo mise ko su una poltrona.
“Bella prova amico!” disse allora Sirius beccandosi un occhiataccia da Marlene che lo portò ad avvicinarsi all’amico precedentemente ferito.
“Meraviglioso…” sussurrò Mary mentre pian piano gli occhi le si riempivano di lacrime.
La bionda si voltò e senza aggiungere una parola uscì dall’aula.
“Mary aspetta!” la chiamò Remus cercando di seguirla ma questa volta fu Lily a bloccarlo.
“Lasciala riflettere un po’ Remus” gli sussurrò mentre Allie lo guardava stranita.
“Dove posso sistemarmi, professor Silente?” chiese allora lei guardando il preside.
“Credevo che a casa del signor Lupin…” cominciò lui ma la ragazza lo interruppe.
“Mi sbagliavo non penso sia una buona idea. Posso restare qui?” domandò inaspettatamente.
“Come preferisci Allie” rispose il preside.
Tutto il gruppo restò in silenzio incapace di credere a quello che stava accadendo.
Dopo tanti anni, per una volta, ad essere conteso tra due donne era Remus Lupin e non un James Potter o un Sirius Black.
 
 
 
Note dell’autrice:
Ebbene, miei cari, sono tornata.
Tornata nella mia storia e tornata dalla mia bellissima vacanza ad Edimburgo.
Vi consiglio tanto di andare se non siete stati e soprattutto di andare a vedere il famoso castello dove sono stati girati i primi due film di Harry Potter!
Comunque bando alle ciance eccovi il capitolo tanto atteso.
Un misto fra commedia e, alla fine, non tragedia ma quasi.
Naturalmente nel prossimo capitolo vedremo l’epilogo di questo triangolo amoroso e vi assicuro che non sarà affatto scontato.
Ho già tutto dentro la mia testolina.
Il matrimonio di Petunia come si poteva immaginare è stato un bel disastro ma, signori e signore, non per causa di James!
Vedersi piombare al proprio matrimonio babbano tutti quegli strambi deve essere stato un incubo per Petunia e Vernon.
E questo è praticamente l’ultimo capitolo in cui i due appaiono anche se forse faranno una comparsata, ma comunque molto più avanti.
Che dire, spero perdoniate l’attesa per questo capitolo e soprattutto spero con tutto il cuore vi sia piaciuto.
Un abbraccio, Lilylunapotter.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una colpa dolorosa ***


Una colpa dolorosa
 
 
 

“Ragazziii! Lettere per voi!” gridò Dorea Potter da in fondo alle scale che portavano al piano di sopra di casa sua.
Un turbinio di capelli rossi e una testa spettinata corsero giù per le scale al suo richiamo e si fiondarono in cucina dove vi trovarono due bei gufi bruni che li attendevano.
Aprirono e lessero le lettere in silenzio e il sorriso di Lily si aprì ad illuminarle tutto il viso.
“”Allora?” chiese Charlus seduto a tavola aspettando di sapere i risultati degli esami dei due.
“Tutte E per me eccetto una O in Antiche Rune” rispose Lily fiera e allegra.
“La solita secchiona. Io tutte E a parte tre O in Pozioni, Trasfigurazione e Incantesimi!” rispose James allegro.
“Oh sono fiera di voi! Certo James se tu avessi avuto tutte E…” borbottò Dorea con un sorrisetto ma in realtà era molto contenta del figlio.
“Lascialo stare Dori… è stato bravissimo! Nemmeno tu avevi E in difesa ai M.A.G.O.” ridacchiò Charlus mentre la moglie alzava un sopracciglio.
“Se vogliamo dirla tutta è colpa tua. Ricordo che al settimo anno tu mi facesti prendere ben due punizioni. Il professore di allora era molto severo…” rispose la moglie mentre James alzava gli occhi al cielo per tutte le volte che aveva sentito quella discussione su una mancata E di sua madre.
“Sta di fatto che siamo orgogliosi di voi! Per fortuna non avete un voto di comportamento nelle scuole babbane altrimenti tu James avresti avuto di certo una T!” esclamò Dorea posando un vassoio di pasticcini sul tavolo.
Proprio quando James stava per ribattere che una T era decisamente un buon voto per lui in comportamento, qualcuno suonò alla porta e Dorea uscì dalla cucina per andare ad aprire.
“Complimenti Remus un ottimo traguardo!” disse la signora Potter rientrando in cucina seguita da un Lupin decisamente allegro.
“Buongiorno Rubacuori!” lo canzonò James ridacchiando.
“Come è andata a te Rem?” chiese Lily ignorando la battuta del ragazzo e abbracciando l’amico.
“Tutte O tranne due E in Pozioni e Incantesimi!” rispose l’interessato e Lily gli sorrise complimentandosi.
“Sei riuscito poi a risolvere la faccenda con la tua amica?” chiese Charlus incuriosito.
“Oh per Merlino vuoi smetterla Charlus? Sono cose da giovani e tu ormai sei un vecchio rompiscatole per questi ragazzi…” infierì Dorea ridacchiando e spingendo il marito fuori dalla stanza per lasciare soli i ragazzi.
Remus restò in silenzio, il sorriso dovuto ai buoni risultati degli esami era quasi del tutto scomparso dal suo volto.
“Ehm… Novità sul fronte Mary-Allie?” chiese Lily imbarazzata.
“No… sono stato da Mary ieri ma la sua elfa mi ha detto che era impegnata e… bhè sapete come sono gli elfi, mi ha cacciato via. Da Allie non sono andato ancora… vorrei un attimo sistemare le cose con Mary prima di parlare con lei” rispose Remus sedendosi affranto.
Quella non era decisamente la situazione adatta a lui. Era una situazione da Sirius o da James ma, in un certo senso, rispetto a qualche anno prima, le situazioni si erano ribaltate.
Ora lui doveva lambiccarsi in situazioni difficili con le ragazze mentre i suoi due amici erano felicemente fidanzati e, addirittura, uno dei due stava per sposarsi.
Lui, Remus, era sempre stato certo che sarebbe rimasto solo ma una volta conosciuta Mary era stato sicuro che sarebbe stato il primo a sistemarsi. Era sempre stato il più serio dei quattro della sua combriccola.
“Ma tu che cosa vuoi Remus?” chiese Lily cercando di essere comprensiva e sedendosi di fronte a lui.
“O meglio… chi vuoi?” aggiunse James in piedi dietro Lily.
“Io voglio… non lo so ragazzi. Mary è una sicurezza insomma la conosco da più tempo e stiamo bene insieme ma...” cominciò Remus guardando gli amici, “Ma Allie è come me. Lei mi capisce e non parlo del suo essere legilimens. E nemmeno del suo essere un licantropo come me…”.
“Allie è una legilimens?!” chiese James sbigottito.
“Sì…” rispose Remus mentre Lily gli prese la mano.
“Remus ti conosco da tanto e siamo amici. Io non so chi è la ragazza giusta per te e probabilmente nemmeno tu lo sai. Però so che devi fare una scelta e so quanto tu soffra nel sapere che potresti ferire una delle due ma purtroppo è così che deve andare. Scegli con il cuore e sappi che noi ti saremo accanto… sempre” disse Lily guardandolo negli occhi.
Restarono tutti e tre in silenzio per un momento e James stava per dire qualcosa di carino anche lui quando, per la seconda volta, qualcuno lo anticipò.
“Charlus! Presto, dobbiamo andare!” gridò Dorea entrando in cucina per cercare il amrito.
“Mamma che succede?” chiese James avvicinandosi alla madre emntre Remus e Lily si erano alzati anche loro incuriositi e spaventati.
“Dori, che cosa c’è?” domandò Charlus entrando anche lui in cucina di fretta e fiondandosi verso la moglie.
“C’è stato un attacco Alastor mi ha mandato un patronus. Dobbiamo andare subito…” disse Dorea porgendo il amntello al amrito che lo indossò senza fare altre domande.
“Chi è stato attaccato?” chiese Remus mentre Lily spalancava gli occhi spaventata.
“Non lo so… Alastor ci ha detto solo il posto. Dobbiamo andare subito voi tre non vi muovete da qui e chiamate immediatamente Sirius e Marlene… sono più tranquilla a sapere che sono qui” disse Dorea e poi , insieme al marito, uscì nel giardino per smaterializzarsi senza aggiungere altro.
“Avranno attaccato di nuovo dei babbani?” chiese Lily spaventata guardando ancora il punto dove i signori Potter erano spariti.
“Andiamo anche noi!” esclamò James ma Remus gli sbarrò l’uscita.
“James dobbiamo restare qui e far venire Marlene e Sirius. E poi dove vuoi andare se non sappiamo nemmeno dove è stato l’attacco?” gli disse l’amico cercando di farlo ragionare.
“James, Remus ha ragione. Andiamo a chiamare Sirius…” disse Lily guardandolo negli occhi.
“Nonc’è bisogno siamo già qui..:” disse qualcuno alle sue spalle e voltandosi riconobbe i due amici.
“Oh state bene grazie al cielo!” disse Lily andado ad abbracciare Marlene.
“Andiamo in salotto..” disse James e tutti tranne Marlene lo seguirono.
La mora tirò Lily per un braccio per fermarla e le due rimasero in cucina con la scusa di preparare un the.
“Come sapevate che dovevate venire qui?” chiese Lily incuriosita.
“Abbiamo incontrato Dorea e Charlus a casa Macdonald e ci hanno mandato qui” rispose Marlene guardandola.
“Che significa vi siete incontrati a casa Macdonald…? Oh Merlino non mi dirai che…” boccheggiò Lily spaventata.
“Sì hanno attaccato la famiglia di Mary. Non ne sappiamo molto, ci hanno mandato via subito però… bhè Mary non l’abbiamo vista ma i genitori e la sorellina erano… hai capito” sussurrò Marlene spaventata e con l’aria grave.
“Oh Merlino… dobbiamo dirlo a Remus!” esclamò Lily con le lacrime agli occhi ma Marlene la trattenne di nuovo.
“Non possiamo Lily! Se Remus lo sa vorrà fiondarsi lì e gli altri sono stati categorici sul fatto che saremmo dovuti restare qui” aggiunse Marlene mentre la rossa si asciugava gli occhi con la manica.
“Pensi che Mary se la sia cavata?” domandò Lily cercando di darsi un contegno.
“Non ne ho dea. Spero tanto di sì… Remus ne sarebbe distrutto” rispose Marlene e poi tutte e due guardarono fuori dalla finestra dove grosse nuvole nere anticipavano un temporale.
 
 
 
Subito dopo pranzo i ragazzi furono raggiunti da Dorcas, Peter, Frank e Alice, anche loro mandati a casa Potter da alcuni membri dell’Ordine e fu solo nel tardo pomeriggio invece che i signori Potter insieme a Silente e Moody tornarono.
“Che cosa è successo?” chiese subito James preoccupato vedendo i genitori tornare sporchi di terra e stanchissimi.
Charlus aveva un graffio profondo sopra l’occhio mentre Dorea aveva tutti i capelli scompigliati e che uscivano dalla crocchia composta che di solito portava sulla nuca.
“Mangiamorte. Hanno attaccato una nobile famiglia di maghi senza alcun motivo…” rispose Dorea aiutando Charlus a sedersi su una poltrona.
“Ora anche senza motivo attaccato?!” sbottò Alice spaventata stringendosi a Frank.
“Gli altri dove sono? Come stanno?” chiese Sirius.
“Gli altri stanno bene sono tutti a casa. Per quanto riguarda i Macdonald…” cominciò Moody prima d’essere interrotto da Remus.
“Che cosa? I Macdonald? Hanno attaccato i Macdonald! Come sta Mary? E i suoi genitri?” chiese subito preoccupato andando di fronte a Silente.
Ma il preside non rispose e si limitò a guardare tutti gli altri con l’aria dispiaciuta.
“No… non può essere vero” sussurrò Remus accasciandosi e subito Sirius e James lo aiutarono a restare in piedi.
“Abbiamo fatto il possibile Remus, davvero. Ma quando siamo arrivati li avevano già uccisi tutti. Solo l’elfa si è salvata perché Mary le aveva ordinato di nascondersi…” disse Dorea addolorata.
“Faranno il funerale dopo domani. Credo che voi tutti vorrete andare…” disse Silente e tutti annuirono.
“James, Sirius e Peter perché non accompagnate a casa Remus? Sono sicura che i suoi genitori saranno in pensiero…” disse Dorea ai due ragazzi che in silenzio infilarono i mantelli.
Lily piangeva silenziosamente sulla spalla di Marlene incapace di proferire parola e Alice faceva lo stesso aggrappata a Frank.
Mary non era mai stata tra le loro migliori amiche certo, ma era comunque un dolore sapere della sua morte e vedere Remus in quello stato gettò tutti nello sconforto più totale.
Quando i ragazzi uscirono e il preside insieme a Moody andarono via, la casa sprofondò nel silenzio.
Alice e Frank ringraziarono moltissimo Dorea dell’ospitalità ma entrambi tornarono a casa della madre di Frank.
 
 
 

Lily dormiva nel letto di James che non era ancora rientrato da casa di Remus.
Si era addormentata senza accorgersene con le lacrime che le scorrevano ancora sul volto e la paura che aveva preso il sopravvento nel suo cuore.
Il pensiero che Remus e Mary fossero stati divisi senza nemmeno avere il tempo di chiarire la situazione che si era creata nei giorni precedenti portò Lily a pensare che ogni giorno era infinitamente prezioso.
Ormai Voldemort e i mangiamorte attaccavano per il solo gusto di farlo e nessuno era al sicuro.
Qualcosa la risvegliò dal sonno decisamente poco profondo e si rese conto che qualcuno le stava accarezzando i capelli.
Si voltò e trovò James di fronte a lei e subito gli diede un bacio.
“Come mai ci avete messo tanto?” chiese la rossa in un sussurro stringendolo a sé.
“Remus è distrutto. Sua madre ha dovuto preparargli una pozione rilassante per farlo mettere a dormire. Non l’ho mai visto in quello stato… era davvero distrutto dal fatto di non aver nemmeno chiarito con lei” rispose James anche lui provato da tutta la situazione.
“Pensa che ad un certo punto è venuta Allie e lui non ha nemmeno voluto vederla” aggiunse dopo un po’.
“Bhè è comprensibile. Sarà mangiato dai sensi di colpa e Allie in un certo senso è la sua colpa. Ci vorrà del tempo ma sono sicura che si riavvicineranno…” rispose Lily.
Restarono in silenzio abbracciati per un po’, incapaci di trovare le parole giuste per tradurre quello che entrambi stavano pensando.
Poi, inaspettatamente, fu James a rompere il silenzio e disse in un sussurro: “Sono davvero felice che presto diventerai mia moglie Lil. Il pensiero di poterci separare…”.
“Non dirlo! Non ci separeremo mai. Non ci accadrà niente, dobbiamo solo essere prudenti e… sperare” lo bloccò Lily stringendolo più forte.
“Insieme fino alla fine” sussurrò lui accarezzandole i capelli.
“Oltre la fine” aggiunse lei.
 
 
 
***********************************
 
 
 
I funerali della famiglia Macdonald furono dei più strazianti che i ragazzi ebbero mai visto fino a quel momento.
C’erano tutti gli amici di famiglia e tutti i grandi maghi amici dei genitori di Mary e perfino babbani amici della famiglia.
Alcuni compagni di classe di Mary piangevano silenziosamente poco lontano dalla panca in cui i malandrini e le ragazze erano seduti.
Remus era completamente fuori di sé e anche esteticamente si percepiva il suo malessere.
Era bianchissimo e le cicatrici dovute alla licantropia erano ancora più visibili e perfettamente in tono con le occhiaie viola che circondavano i suoi occhi.
Era seduto tra James e Sirius e guardava fisso di fronte a sé senza proferire alcuna parola.
Per tutta la durata della cerimonia non fiatò e non una sola lacrima gli scese sul viso diversamente invece da tutti i suoi amici e dagli altri partecipanti.
Si alzò solo alla fine della cerimonia per lasciare una rosa bianca sulla bara di Mary e Allie si offrì di accompagnarlo.
Restò in silenzio a guardare quella bara marrone scuro e Allie gli prese la mano per rassicurarlo.
Ma non appena strinse le dita lui tolse la mano facendola scivolare in tasca. Non era un gesto repentino e un occhio indiscreto non vi avrebbe visto nulla di male ma Allie si voltò a guardarlo con gli occhi lucidi.
Quello non era stato un gesto involontario; Remus non voleva la sua presenza lì, non voleva che nel suo ultimo saluto a Mary ci fosse anche lei.
Allie rappresentava il rimorso e il senso di colpa per aver ferito Mary e non aver chiarito con lei prima che morisse.
Non voleva che andasse a finire in quel modo ma, in quel momento almeno, Remus non voleva accanto nessuno se non la biondissima ragazza che solo qualche mese prima gli aveva preso il cuore.
Mary aveva tanti difetti: era un po’ viziata, era cresciuta sotto una campana di vetro e molto spesso era infantile, certo, ma era la prima vera ragazza per cui Remus avesse provato davvero qualcosa.
La prima che, nonostante i tanti segreti di lui, non aveva mai fatto domande.
Mary non aveva mai chiesto delle sue cicatrici, non aveva mai domandato nulla delle sue misteriose malattie una volta al mese.
E Remus si chiese se forse lei non sapesse già della sua condizione e avesse voluto rispettare i suoi tempi.
Ma poco importava in quel momento, perché Mary non c’era più. Se l’era portata via la guerra.
E lui non avrebbe più rivisto quei lunghi capelli biondi, non avrebbe più rivisto quel sorriso così dolce e infantile allo stesso tempo.
Ma, soprattutto, avrebbe per sempre convissuto con il rimorso di non aver avuto un ultimo momento felice con lei.
Questa, ne era certo, sarebbe stato un dolore che lo avrebbe accompagnato fino alla morte.
 
 
 
Allie era scappata via. Non riusciva a stare un minuto di più in un luogo dove sapeva che l’unica persona che in quel momento le interessava non la voleva lì.
Era uscita nel giardino della chiesa e si era seduta su una panchina in totale solitudine.
Remus era l’unica persona con cui avesse un rapporto in quel paese e ora lui si era allontanato.
Era sola al mondo, non aveva nessuno.
Ed era anche arrabbiata perché Remus l’aveva convinta ad andare con lui e adesso la lasciava lì, sola, abbandonata a se stessa.
Allie comprendeva perfettamente la situazione ma allo stesso tempo comprendeva anche la sua di situazione.
Non voleva che Remus facesse finta di niente, assolutamente, ma almeno che non la allontanasse, che le stesse vicino come aveva fatto fino a quel momento.
“Momento di riflessione?” chiese qualcuno alle sue spalle.
Allie si voltò di scatto e si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si trovò di fronte Lily Evans.
“Sì…” rispose lei senza aggiungere altro e tornando a guardare di fronte a sé.
“Remus ha bisogno di tempo Allie. Lo so come ti senti, so che sei ferita e sola. Ma non lo sei. Qui da noi troverai sempre una mano amica e sia io, sia Marlene e Alice saremmo felicissime di conoscerti meglio. Non devi fare tutto da sola…” disse Lily guardando la schiena della ragazza.
“Voi non mi vedete in un certo senso come colpevole dell’aver diviso Remus e Mary?” chiese Allie allora che in quel momento era persino incapace di leggere i pensieri di chicchessia.
“Da brava legilimens dovresti sapere la risposta ma comunque… No, non non ce l’abbiamo con te. Mary era nostra amica ma la sua morte o il suo allontanamento da Remus non sono affatto colpa tua. Remus ha sempre cercato qualcuno di simile a lui e tu hai tutte le carte in regola. Lascia che il tempo faccia il suo e tu nel frattempo non rinchiuderti in te stessa” rispose Lily.
“Grazie…” sussurrò Allie in modo quasi impercettibile ma continuando a guardare di fronte a sé.
 
 
 
Note dell’autrice:
Come promesso eccovi il capitolo!
Sono stata indecisa fino all’ultimo se far capitare questa cosa di Mary adesso o più avanti ma poi mi sono detta che era il momento giusto.
I prossimi capitoli vedranno una lenta ripresa per Remus ma, almeno per il momento, fra lui ed Allie non cambieranno.
Dovrete aspettare un po’ miei cari prima di vederli insieme perché sì, alla fine staranno insieme. Questo posso spoilerarvelo!
La situazione è delicatissima ora e Remus si sente profondamente in colpa per non aver chiarito con Mary e vedersela portare via così lo ha ferito enormemente.
Inoltre quello che è successo ha fatto riflettere un po’ tutti sul fatto del tempo. In particolare James e Lily che sono sempre più convinti di voler passare la vita insieme e non vorrebbero aspettare oltre.
Allie invece è sola e non ha nessuno che può aiutarla, o almeno così pensa perché, come avete visto, Lily tende una mano verso di lei.
Nel prossimo capitolo (che è già in fase di scrittura) il tutto sarà incentrato sull’aiutare Remus e i suoi amici organizzeranno qualcosa di tenerissimo per lui.
Spero abbiate apprezzato il capitolo, un abbraccio.
Lilyluna.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3753411