Sunset Ghost

di Silver Hyacinth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Aurora ***
Capitolo 2: *** Yachi Hitoka ***
Capitolo 3: *** Riflessione e Accettazione ***
Capitolo 4: *** L'allenamento ha inizio ***



Capitolo 1
*** Prima Aurora ***


Sunset Ghost



Capitolo 1: Prima Aurora

“Ottimo lavoro, Kageyama! Le tue alzate sono ancora troppo alte, proseguiamo un altro po’ fino al tramonto.” Kageyama annuì verso il capitano della sua squadra, andando a recuperare la palla tra quelle che avevano impilato accanto a un enorme albero. Ne prese una e rimase per un attimo ad osservare l’orizzonte, dove il sole si stagliava basso nel cielo. Con ogni probabilità, sarebbe tramontato completamente nel giro di venti minuti.
“Kageyama, dai. Stiamo sprecando le ore diurne!”
“Arrivo.” il ragazzo si voltò e si diresse verso il capitano, lanciandogli la palla. L’altro, molto più alto di lui, fece qualche passo indietro e la lanciò in aria, scattando in avanti mentre Kageyama si metteva in posizione per poi alzargliela. La palla entrò in contatto con la sua mano vibrandosi in aria e rimbalzando con talmente tanta potenza, che rotolò giù per la collina. Il capitano imprecò. “Scusa!”
“Vado io!.” esclamò prontamente Kageyama, mentre si affrettava dietro al pallone. Era quasi aprile e la pioggia del giorno prima bagnava ancora il terreno, l’erba brillava di rugiada e piccoli rivoli d’acqua costeggiavano i due lati della strada, il che non aiutava minimamente a fermare la discesa del pallone; infatti, acquistò molta più velocità tanto che Kageyama dovette sforzarsi per riuscire a stargli dietro.
Il sole stava iniziando a tramontare e i suoi raggi dorati lo accecavano, rendendo ancora più difficile intercettare la palla impazzita. Ormai non sarebbe più riuscito a recuperarla, pensò il ragazzo. Non che importasse; era solo una pallone da pallavolo, non era certo l’unico che avevano.
Ma improvvisamente sentì qualcosa: un rumore di passi provenire dal nulla accompagnato da un brillante scintillio arancione. Era più brillante persino del tramonto. Kageyama strizzò gli occhi... e una macchia gli passò accanto, talmente veloce che non fece in tempo a sbattere le palpebre prima di trovarselo di fronte. Ci fu il rumore di una sbandata, e in poco tempo si ritrovò a fissare qualcuno: un ragazzo aveva appena fermato la discesa della palla, che ora teneva tra le mani. Come ha fatto a…?
Tenendo con fermezza la palla, si diresse verso di lui, mentre Kageyama lo fissava sbalordito. Tutto si muoveva al rallentatore: il sole stava tramontando e in lontananza si sentiva il canto degli uccelli; i petali di ciliegio fluttuavano dall’alto, andando a finire nelle pozzanghere sparpagliate sulla strada; E di fronte a lui c’era un ragazzo basso di statura, i capelli arancioni, gli occhi color ambra e un sorriso smagliante sul viso. Chi era?
“Hey, è tua?” gli tese la palla, quasi colpendo Kageyama sul petto. Il ragazzo sbatté le palpebre provando come la sensazione di essersi appena svegliato o di aver tirato fuori la testa dall’acqua. “Oh… ehm… sì.” prese la palla e la mise al sicuro sotto il braccio. “Come hai fatto?”
Il ragazzo misterioso sbatté le palpebre confuso con un ingenuo sorriso stampato sul volto. “Fatto cosa?”
Kageyama lo guardò irritato. “A prendere la palla a quel modo.”
“Oh… credo di…” tagliò l’aria col braccio “credo di aver soltanto preso la rincorsa voom! e poi ho saltato e fwahh! E ho preso la palla prima che rotolasse via!” tese le braccia con un risolino “è stato molto divertente!” si interruppe notando l’espressione di pura confusione di Kageyama e corrugò la fronte poggiando le mani sui fianchi. “Hey, aspetta un attimo, com’è che tu riesci a vedermi?”
“Che?” Kageyama lo guardò di traverso e incrociò le braccia “Mi pare ovvio che riesca a vederti, idiota, dal momento che sei proprio di fronte a me!” tutto questo lo stava confondendo. Questa specie di turbina era apparso dal nulla, aveva salvato la sua palla e ora si metteva a fare strane domande. Che cavolo stava succedendo?
Il ragazzo mise il broncio e fece la linguaccia a Kageyama “Non chiamarmi idiota, stupido! La maggior parte delle persone non riesce a vedermi, quindi mi stavo solo domandando come mai tu ci riesca.” sbuffò e gli diede le spalle “mmm, non mi hai nemmeno ringraziato per salvato la tua palla. Ho dovuto faticare parecchio per farlo, sai!”
“Sei un idiota e pure pigro?” chiese Kageyama con un'espressione imperturbabile. Il ragazzo lo fissò con uno sguardo corrucciato e arrabbiato che Kageyama trovò piuttosto buffo. “Zitto! Non sono pigro! È solo che ci vuole molta energia per manifestarsi abbastanza da riuscire a prendere una palla, ok?”
Kageyama ridacchiò sotto i baffi “Manifestarsi? Cosa sei, una specie di mago?”
“Sei così… BWAH!” il ragazzo sospirò frustrato abbassando le braccia, per poi incrociarle al petto e guardare Kageyama con uno sguardo infastidito negli occhi color ambra. “Perché proprio uno stupido sfigato come te doveva riuscire a vedermi? Perché non Kenma o Natsu?” sospirò triste e visibilmente combattuto “non è giusto…”
Confuso, Kageyama corrugò le sopracciglia, cercando di non perdere il filo del discorso. “Un momento… chi sono Kenma e Natsu?” chiese alzando un sopracciglio infastidito “e poi che cosa sono queste cazzate sul vederti, idiota?”
“Smettila di chiamarmi così!” il ragazzo se ne stava in piedi con la faccia paonazza per la rabbia, mentre Kageyama era impassibile, ma incredibilmente confuso. “Non l’hai ancora capito?” Il ragazzo sollevò la mano verso il petto di Kageyama, e l’alzatore alzò prontamente la sua per respingerlo. Non successe nulla, comunque, e strabuzzò gli occhi non appena realizzò che la sua mano aveva attraversato il suo braccio, lasciandogli addosso una sensazione di gelo. “Che diavolo…”
“Sono un fantasma!” esclamò il ragazzo facendo un passo indietro e puntando un dito accusatore verso un sempre più sbalordito Kageyama “hai visto? Sei tu l’idiota, non io!” sembrava fiero di sé stesso, con le braccia incrociate e un sorriso soddisfatto sul volto. Kageyama non rispose. Stava ancora fissando con occhi sorpresi il suo braccio, pervaso dalla stessa sensazione di freddo di poco prima. Il suo polso mi è passato attraverso… come se non ci fossi neppure.
“Ehi, mi hai sentito?” lui si fece più vicino con sguardo torvo “ho detto che sono un fantasma, stupido! Non fare quella faccia scioccata!”
Kageyama si riscosse e gli lanciò un’occhiataccia, spaventando il ragazzo che indietreggiò nervoso. “Senti, idiota.” fece un passo avanti verso il rosso e si abbassò leggermente per guardarlo dritto negli occhi “se sei davvero un fantasma, mi spieghi come mai riesco a vederti?”
“è PROPRIO QUELLO CHE STAVO DICENDO!” ululò il ragazzo frustrato, agitando le mani in aria e facendo ancora più confusione. “c’è stata solo una persona in grado di vedermi prima di te!” sentenziò guardando Kageyama sospettoso “non sei un fantasma, vero?”
Kageyama scoppiò a ridere. “Ti sembro un fantasma per caso, razza di idiota?”
“urggghhh!” Il ragazzo sembrava sul punto di scoppiare, digrignando i denti come un cane rabbioso. Sembrò calmarsi solo dopo aver fatto qualche respiro profondo e dei versi simili a un gatto arrabbiato, poi si voltò di nuovo verso Kageyama, che lo stava guardando in un silenzio divertito. “Quindi non sei un fantasma. Significa che sei un sensitivo, come Yachi-chan!”
“No!” ribatté immediatamente Kageyama “Non sono un sensitivo.”
“Devi esserlo!” protestò il ragazzo “è l’unica spiegazione plausibile…”
“Kageyama!” una voce lo interruppe e Kageyama si voltò per vedere il suo capitano in piedi in cima alla collina. “Kageyama, se hai preso la palla, sbrigati a tornare indietro! Stiamo perdendo tempo!” si voltò e sparì dalla vista di Kageyama ancor prima che il ragazzo potesse rispondere; irascibile, come al solito. Kageyama sospirò e si voltò verso il ragazzo. “Devo andare, ma questa conversazione non è ancora finita!” Si voltò e iniziò a risalire la collina, ma si sentì richiamare a gran voce. “Hey, aspetta un attimo!”
“Che vuoi, idiota?” Kageyama si voltò con uno sguardo irritato, ma leggermente divertito. Il ragazzo si infuriò per l’insulto, ma nonostante ciò sussurrò “come ti chiami?”. Kageyama si portò una mano sul fianco, reggendo il pallone con l’altra. “Kageyama. Kageyama Tobio.”
“Io sono Hinata Shouyo!” disse il ragazzo con un sorriso a trentadue denti, uno di quei sorrisi talmente ampi da farti chiudere gli occhi, che Kageyama aveva visto solo nei film e nei manga. “Ci vediamo in giro, Kageyama!” Prima che l’alzatore potesse dire qualsiasi cosa, il ragazzo se n’era andato, lasciandosi alle spalle una leggera brezza e il fruscio delle foglie.
Kageyama si voltò e cominciò a risalire la collina, guardando verso il basso. “Idiota,” sussurrò, reggendo il pallone più saldamente “non sono un sensitivo, e non credo ai fantasmi.”

***



Il giorno dopo, Kageyama se ne stava con la testa poggiata sul banco mentre ascoltava il mormorio monotono dell’insegnante, che stava spiegando qualcosa a proposito di una qualche guerra di cui a Kageyama non importava minimamente. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era Hinata. Un ciclo di parole continuavano a vorticare nella sua mente, mentre cercava di dar loro un qualche senso. Hinata, fantasma, arancione, tramonto, Hinata, fantasma, pallavolo, sensitivo, idiota, Hinata, fantasma?
Sospirò frustrato e chiuse gli occhi. Come se non avesse abbastanza cose a cui pensare tra lo studio e la pallavolo. Ora ci si metteva anche questo casino. Un fantasma? Sul serio? Kageyama si sentiva come se gli stessero tirando un brutto scherzo. Eppure… tornò con la mente a quando la mano di Hinata aveva attraversato il suo braccio; la sensazione di freddo che aveva provato sulla pelle, che lo aveva fatto raggelare fino al midollo. Era reale. E se era reale, allora forse…
“Kageyema! Psst! Kageyama!”
All’alzatore venne quasi un infarto e alzò la testa così velocemente che sentì il suo collo scricchiolare. Si voltò di scatto trovandosi il naso di Hinata a due centimetri dalla faccia e per poco non cadde dalla sedia, ansimando. “Idiota?” sibilò, guardandosi attorno con circospezione, timoroso che qualcuno potesse vederlo e pensasse che fosse impazzito. “Che cosa ci fai qui? Come mi hai trovato?”
Hinata sorrise, saltellando sulle punte dei piedi. “Beh, stavo parlando con Yachi-san e mi ha detto in che classe eri! Che bizzarra coincidenza che siate entrambi sensitivi e frequentiate la stessa scuola. È una figata!”
“Te l’ho già detto! Non sono un sensitivo!” sibilò “adesso vattene, prima che qualcuno ti veda!”
Hinata lo ignorò, facendosi cadere fragorosamente sul pavimento a gambe aperte come un bambino, fissando intensamente l’insegnante alla lavagna. “Ohh, era da così tanto che non entravo in aula di scuola! È esattamente come la ricordavo!”
“Hinata!” Kageyama ringhiò a denti stretti cercando di non perdere la calma “Te ne devi andare! Adesso!”
“Ma Kageyamaaaaaaa!” piagnucolò Hinata, mettendo il broncio come un bambino a cui è vietato prendere un altro biscotto. “Voglio restare! Qui mi diverto! Non sono mai andato da nessuna parte e nessuno può vedermi, quindi non parlo mai con le persone…” il suo tono di voce si affievolì, mentre disegnava pigramente cerchi sul pavimento col mignolo. “Mi sto annoiando tutto da solo…”
Kageyama sospirò. Avrebbe potuto provare pena per lui… se non fosse stato così fastidioso. “Hinata, ci siamo conosciuti solo ieri. Non puoi presentarti qui e bighellonare tutto il giorno attorno alla mia classe. Perché non stai con… questa Yachi per esempio!”
Hinata sbuffò rumorosamente e si strinse le ginocchia al petto. “Yachi-san mi ha detto di non parlarle a scuola perché la fa sembrare strana…”
“Beh immagina cosa sembro io.” disse Kageyama con un tsk infastidito. Sospirò all’ennesimo borbottio di Hinata, intento a raccogliere minuscole molecole di polvere dal pavimento. “Senti, facciamo così. Puoi bighellonare qui in giro fino a pranzo, ma poi te ne devi andare, ok?”
Hinata sembrò illuminarsi e annuì diverse volte, con così tanto entusiasmo che Kageyama ebbe paura che la testa gli si staccasse letteralmente dalle piccole spalle. “Sì! Grazie, Kageyama! Farò il bravo, promesso!” si raddrizzò e incrociò le gambe; sembrava così determinato mentre fissava il banco. “Starò seduto qui buono e calmo!”
Kageyama sospirò e riportò la sua attenzione di fronte a lui, pronto a scommettere che Hinata Shouyo sarebbe stato un’enorme seccatura.

***



“Yay, yay, yay, yay, yaaaaay!” Hinata saltellava in giro come un canguro, mentre Kageyama roteava gli occhi. Correva avanti e indietro, stringeva le braccia ai fianchi, poi le roteava in aria, se le stringeva alla maglietta e puntava a caso diverse cose, i suoi grandi occhioni ambrati e il suo sorriso felice a incorniciargli il volto. “Ohhh, è fighissimo! La scuola è esattamente come me la ricordavo!”
“Smettila di saltare in giro, idiota!” gli ordinò Kageyama, fermandosi davanti a un distributore corrugando la fronte mentre decideva cosa prendere dalla vasta selezione di bevande. Hinata si fermò di colpo di fianco a lui e allacciò le mani dietro la schiena, sporgendosi in avanti con sguardo curioso, come se non avesse mai visto un distributore prima di allora. “Che cosa stai facendo, Kageyama?”
“Sto comprando il latte,” rispose premendo un tasto sullo schermo e facendo scorrere verso di lui il cartone di latte dall’apertura. Infilò la cannuccia in cima e iniziò a bere, guardandosi intorno e dirigendosi verso un grande albero posto al centro del cortile mentre Hinata saltellava dietro di lui ridendo gioioso.
Kageyama si sdraiò sul prato di fronte all’albero e Hinata si lasciò cadere di fianco a lui, ridacchiando come un ebete (a dire il vero) iniziando a seccare Kageyama. “Ehi, idiota, vuoi toglierti quel sorriso smagliante dalla faccia? Mi stai facendo andare in bestia!”
Hinata gli fece la linguaccia. “Sta’ zitto, Bakageyama! Sorridere ti farebbe bene!” per poco Kageyama non sputò il latte che stava bevendo e si voltò per guardare il rosso. “Come mi hai chiamato, idiota?”
Ignorandolo, Hinata passò in rassegna il cortile finché i suoi occhi non notarono qualcuno. La bocca assunse una forma a O mentre saltellava e agitava le mani in aria come un pazzo. “Oh, Yachi-san! Ciao, Yachi-san!” Kageyama seguì lo sguardo eccitato di Hinata finché non notò una ragazzina bionda ricambiare il saluto con un sorriso. Mentre Hinata correva verso di lei, Kageyama roteò gli occhi e prese un altro sorso di latte.
Sì… sarebbe stata un enorme seccatura.

Note dell'autore: Wow, questa è la mia primissima fan fiction su Haikyuu. Probabilmente avrei dovuto scriverne una prima di questa, ma va beh. Spero che questa vi piaccia, mi piace l'idea dei fantasmi, quindi ho deciso perché non fare qualcosa con loro? In più ho pensato che sarebbe stato spiritoso se Hinata fosse un fanstasma e Kags fosse un sensitivo, perché onestamente è troppo divertente xD
Comunque, se la storia vi è piaciuta e volete leggere di più, ricordatevi di seguirla e metterla tra le preferite e fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione qui sotto!

Note del Traduttore: salve a tutti, questa è la mia prima traduzuione, spero che sia di vostro gradimento e di aver fatto un buon lavoro. Attualmente la fan fiction ha 15 capitoli, quindi ho abbastanza materiale su cui lavorare prima che continui. Il lavoro non mi lascia molto tempo per tradurre, ma spero di poter fare almeno un capitolo a settimana. Questa autrice scrive molte storie davvero interessanti, principalmente AU, un territorio che non ho mai davvero esplorato ma che inizia a piacermi. Inoltre, mi piace molto la coppia Hinata/Kageyama quindi credo che continuerò a tradurre le sue storie :) spero di ricevere molte recensioni e al prossimo capitolo ;)
Come mi dice il regolamento, vi passo il link della storia originale, così potete consultarla in qualsiasi momento. Grazie per aver letto.

Sion

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Capitolo 2
*** Yachi Hitoka ***


Sunset Ghost



Capitolo 2: Yachi Hitoka

“Vuoi che faccia cosa???” Kageyama fissò Hinata pallido in volto, alzando un sopracciglio leggermente confuso. La palla di capelli arancioni piena di illimitata energia che se ne stava di fronte a lui saltellava su e già diverse volte come una molla, sempre sorridendo.
“Vieni con me a trovare Yachi-san! Lei saprà dirci con certezza se sei un sensitivo o no. Anche se, ovviamente, devi esserlo per forza se riesci a vedermi…” mormorò piano l’ultima parte e il sopracciglio di Kageyama tremolò dalla frustrazione.
“Oi, idiota, te l’ho già detto un sacco di volte, non sono un sensitivo.”
Hinata sbuffò e incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio. “Kageyaaaammmmmaaaaa, smettila di chiamarmi idiota!”
“Smetterò di farlo, quando smetterai di esserlo,” rispose freddamente Kageyama “piuttosto, perché devo far visita a questa Yachi, eh? Se anche fossi un sensitivo, che mi importa? Riesco a vedere i fantasmi, e allora? Non cambierà niente.” Hinata mise ancora di più il broncio, battendo i piedi a terra come un bambino capriccioso. “Kageyama, perché sei così difficile? La maggior parte delle persone sarebbe entusiasta di venire a sapere di avere un talento così figo come riuscire a vedere i fantasmi!”
“Beh, non sono la maggior parte delle persone,” gli urlò dietro Kageyama con un’occhiataccia, passando silenziosamente di fianco a Hinata per prendere la sua bici. Il ragazzo si mosse assieme a lui, agitando le braccia avanti e indietro, strizzando gli occhi e scuotendo rapidamente la testa come se questo potesse ostacolarlo meglio. “Kageyama, per favoreee!”
Kageyama lo ignorò e continuò a cercare di sorpassarlo, finché non realizzò una cosa. Con un ghigno trionfante, fece un passo avanti passando attraverso Hinata, ignorò l’immensa ondata di gelo e continuò per la sua strada. Hinata strillò dietro di lui e gli trotterellò attorno per gridargli contro. “K-Kageyama!” L’alzatore si voltò e trovò il rosso paonazzo mentre si massaggiava le braccia. “Kageyama, non mi passare attraverso! È strano…”
“Sei tu che ti sei messo davanti!” ribatté il moro, girando i tacchi e dirigendosi verso casa. Riuscì a scorgere il broncio infantile di Hinata, ancor prima che il ragazzo lo seguì saltellando e ridacchiò sotto i baffi. “Kageyama, Ti prego, vieni con me!” lo implorò il ragazzo, come se non avesse ascoltato una singola parola di quello che Kageyama aveva detto fino a quel momento. “ti prego, ti prego, ti pregooooo!”
Stava iniziando a diventare molto più che semplicemente fastidioso. Kageyama era sicuro che gli sarebbero venute le rughe ancor prima del tempo da quanto aggrottava la fronte ogni volta che Hinata era nei paraggi. Se era un sensitivo, pregò Dio che ci fosse un pulsante per spegnerlo, così da non dover per forza avere a che fare con tutto questo. “Oi, idiota, ti ho detto di no almeno cinque volte! Quanto volte te lo devo dire ancora prima che ti entri in quella zucca vuota?”
Hinata si lasciò sfuggire un gemito. “Kageyama, ma perché non vuoi venire? Yachi-san è davvero/i> carina e sono sicuro che avrà una risposta a tutte le tue domande e…”
“Ugh, d’accordo!” lo interruppe Kageyama, rivolgendo al piccoletto uno sguardo colmo d’astio. “Se riesci a stare zitto almeno per cinque secondi, verrò con te
domani, ok?”
“Sì!” Hinata si tappò immediatamente la bocca e alzò un pollice in aria per confermare. Kageyama ruotò gli occhi al cielo mentre continuava a camminare, cercando silenziosamente di trovare un modo per tirarsi fuori da quel casino.
“Sono passati cinque secondi!” L’alzatore storse la bocca mentre la palla di allegria gli parlava con aria baldanzosa, e cercava di sopprimere l’urgente bisogno di buttarsi in mezzo alla strada e farsi investire dal primo bus che passava; ma in questo modo sarebbe diventato un fantasma e Hinata lo avrebbe perseguitato per l’eternità. Non importava quante volte ci avrebbe pensato, non sarebbe riuscito comunque a trovare un modo per tirarsi fuori da quella situazione.
Dio, aiutami…

***



Psst, Kageyama. Psst. Psssttt.” la voce era debole, insistente e fastidiosa; sussurrava direttamente nell’orecchio di Kageyama come il ranzio irritante di un insetto che vola in cerchio. “Per quanto ancora hai intenzione di dormire?”
“Che…” aprì piano un occhio, ancora addormentato e tirò immediatamente un grido allarmato, sobbalzando e finendo direttamente sul pavimento di fianco al letto. Si ritrovò davanti agli occhi un sorridente Hinata, chinato su di lui con le mani sulle ginocchia, all’apparenza senza nessuna preoccupazione al mondo. “E’ quasi ora di andare. Hai dormito daaaaavvero tanto.”
Kageyama grugnì, desiderando con tutto sé stesso di poterlo strangolare fino a quando la vita (o la morte?) non sarebbe uscita dal suo corpo. “Come diavolo sei entrato nella mia stanza, idiota?” si rimise in piedi, facendo una smorfia di dolore quando la sua schiena si incriccò. Voltò lo sguardo verso la fonte del suo dolore, che sorrideva imbarazzato. “Uh, beh… ieri sera ho camminato con te per tutta la strada, quindi sapevo dov’era, e posso attraversare le pareti, quindi… ho deciso di svegliarti! Sorpresa!”
“So svegliarmi anche da solo, grazie.” mormorò Kageyama irritato. Raggiunse il suo armadio a passi pesanti continuando a lanciare maledizioni a bassa voce (la maggior parte delle quali dirette a Hinata) mentre si reggeva il gomito dolorante. “Senza contare che è sabato, idiota, e non devo alzarmi presto.”
“Oh.” Hinata non riusciva a stare fermo per l’imbarazzo “scusa… ero eccitato…” il sorriso era tornato sul suo volto alla stessa velocità con cui era sparito, come se nulla fosse successo. “Yachi-san sarà così felice di conoscerti, gli ho parlato molto di te e ha detto che… ha detto…” si interruppe diventando rosso mentre Kageyama si voltava a guardarlo con un sopracciglio alzato “insomma… non è che le abbia parlato poi così tanto di te. Solo che… nessuno è mai stato in grado di vedermi prima di Yachi-san, quindi ero… ero contento di aver trovato un altro sensitivo, ecco tutto… insomma, non che tu lo sia per forza.” arrossì non appena Kageyama lo squadrò “voglio dire… insomma… insomma…” diventò ancora più rosso tenendo lo sguardo incatenato al suolo, in imbarazzo. “Lascia stare…”
Kageyama sospirò, alzando lo sguardo verso il soffitto come se stesse pregando Dio stesso di porre fine alla sua miserabile vita, così che non dovesse avere a che fare più con questo idiota. Dio, ovviamente, non rispose; quindi Kageyama sospirò di nuovo e si ritirò in bagno, dove ordinò a Hinata di rimanere dietro la porta, così che potesse farsi una doccia e cambiarsi. Chiuse a chiave la serratura e si spogliò, facendo scorrere l’acqua finché non fu calda.
Rimase sotto il getto caldo dell’acqua finché i suoi palmi non furono raggrinziti e la pelle non fu irritata e rossa, nel solo tentativo di evitare Hinata il più a lungo possibile. Doveva ammettere che il ragazzo non era poi così male, ma onestamente, Kageyama non era il tipo di persona in grado di farsi degli amici. Infatti, le uniche persone che gli giravano attorno erano i suoi compagni di pallavolo, ma solo perché erano costretti. Hinata era la prima persona che insisteva caparbiamente a stare con lui e questo lo metteva davvero a disagio.
Da quando era bambino, non era mai stato bravo a interagire con le persone. Scappava dai membri della sua famiglia quando cercavano di abbracciarlo ed evitava come la peste gli altri bambini, rifiutando i continui inviti a giocare con loro e guardandoli male quando cercavano di includerlo nelle loro noiose conversazioni durante il pranzo. A dire il vero, l’unica cosa in cui era davvero interessato era la pallavolo, ma nessuno sembrava volerne parlare quanto lui, neppure i suoi compagni di squadra.
Sospirando, chiuse il rubinetto dell’acqua e si asciugò, infilandosi i vestiti e guardando il suo riflesso sulla superficie dello specchio annebbiato. I capelli gocciolavano, ancora bagnati, lasciando delle macchie sulla maglietta e la pelle era ancora di un rosa acceso, come conseguenza del bagno caldo. Si massaggiò il viso con l’acqua fredda, per cercare di rimediare, ma non fece che peggiorare le cose. Beh, non che gli portasse molto del suo aspetto, comunque.
Nonostante continuasse a ripeterselo, si passò inconsciamente le dita tra i capelli bagnati e si lavò i denti, prima di uscire dal bagno. Non fece in tempo a riflettere sul motivo per cui lo aveva fatto, che fu riportato alla realtà da una visuale di Hinata seduto a gambe incrociate sul suo letto che fissava una foto appesa alla parete. Kageyama sussultò infastidito e buttò l’asciugamano con tutta la forza che aveva contro il rosso, che lo attraversò andando a finire contro la parete. Hinata urlò ugualmente, coprendosi il volto come faceva sempre quando Kageyama gli passava attraverso e cadendo dal letto, con le gambe appoggiate sul materasso. “EEK!”
Si rialzò, portandosi le ginocchia al petto e guardando Kageyama con astio, un lieve rossore a tingergli le guance. “Ti ho detto di non lanciarmi le cose addosso, Bakageyama!” L’altro ignorò il suo scoppio d’ira e recuperò l’asciugamano, appoggiandola sullo schienale della sedia. “in verità, hai menzionato solamente a non passarti attraverso, non hai accennato a non lanciarti le cose, idiota.”
Hinata parve confuso per un momento. “N-Nonostante ciò, non farlo di nuovo, per favore!” si agitò a disagio “E’ strano, come se fosse tutto gwaaaahhhhh!”
Kageyama cercò di non mostrare quanto fosse divertito dal modo di parlare di Hinata e sbuffò. “Comunque, idiota, andiamo se sei così eccitato!” si voltò e si diresse verso la porta, sapendo che Hinata lo avrebbe seguito, e scese le scale che portavano alla cucina. “Oi, muoviti!” I suoi genitori erano già a lavoro, quindi non doveva preoccuparsi di essere visto parlare con Hinata, anche se era talmente stanco, che probabilmente non gliene sarebbe importato comunque.
“Arrivo!” esclamò Hinata dal piano di sopra, volando giù dalle scale, lanciandosi verso il soggiorno, girando attorno al tavolo della cucina e fermandosi di colpo vicino a Kageyama, che aveva aperto il frigo per prendere un cartone di latte. Lui ruotò gli occhi verso il rosso entusiasta. “Come fai ad avere così tante energie se sei morto?”
Sei scortese.” lo rimproverò Hinata, gonfiando le guance infastidito “ho la stessa quantità di energie che avevo quando sono morto… ha senso, no?”
“No!” rispose Kageyama impassibile “neanche un po’.” Sembrava che questo non facesse che confondere Hinata, così Kageyama decise di lasciar cadere il discorso e si versò un bicchiere di latte, bevendolo tutto d’un sorso e asciugandosi la bocca con il dorso della mano mentre riponeva il contenitore nel frigo. “Andiamo!” ordinò non volendo sprecare altro tempo che non aveva. Prima avrebbe posto fine a questa storia e meglio era.
“yay!” Hinata sogghignò e saltellò verso la porta “Seguimi!”

***



Yachi Hitoka viveva in un appartamento lussuoso, in una zona abbastanza frenetica della città, e Kageyama lo trovò alquanto impressionante, anche se evitò di dirlo a Hinata per salvarsi la pelle. Durante il tragitto, Hinata gli aveva raccontato di aver incontrato Yachi una settimana dopo la sua morte, mentre vagabondava intorno alla città, ancora incerto su quello che stava succedendo e nel continuo tentativo di farsi vedere dalle persone e parlare con loro. Apparentemente, Yachi era stata l’unica in grado di vederlo e a dargli una mano, spiegandogli la situazione e mettendolo al corrente di quello che gli stava succedendo.
Di certo Hinata nutriva un profondo rispetto per la ragazza e senza dubbio sentiva una forte connessione con lei, in quanto era stata la prima persona a parlare con lui dopo la sua morte e ad averlo aiutato così tanto. Kageyama trovò gentile che lei avesse speso la gran parte del suo tempo ad aiutare il fantasma di un ragazzo che neanche conosceva. Probabilmente lui non avrebbe fatto lo stesso al suo posto.
“Eccoci arrivati!” Hinata si fermò con un sorriso a trentadue denti davanti alla porta dell’appartamento, gesticolando verso la parete coperta di numerosi tasti. “Io posso attraversare la parete, ma tu devi suonare. È il numero sedici.”
Borbottando, Kageyama premette il pulsante, suonando all’appartamento che gli era stato detto. Dopo qualche minuto il citofono risuonò con una squillante voce femminile. “Chi è?”
“Uh…” Kageyama si schiarì la gola e, dopo un sorriso di incoraggiamento da parte di Hinata, continuò. “Mi chiamo Kageyama Tobio e sono qui con… ehm… Hinata Shoyou?” sembrava più una domanda che un’affermazione, ma dopo qualche minuto di silenzio dal citofono, la porta si aprì con un ronzio e una voce gli spiegò come arrivare all’appartamento. Hinata saltellò dritto verso la parete e Kageyama lo seguì esitante, dirigendosi verso l’ascensore. Salì fino al secondo piano e seguì Hinata fino a una porta alla fine del corridoio, intarsiata con una placca d’oro con la scritta “Casa Yachi” incisa sopra.
Si fermarono e Kageyama guardò Hinata scettico. Il rosso annuì con quel solito sorriso idiota stampato sulla faccia. “Forza, bussa! Yachi-san non morde mica.”
Con un sospiro, Kageyama si voltò verso la porta, stendendo i pugni diverse volte prima di allungare la mano e bussare tre volte sulla solida superficie di quercia. Dopo qualche minuto, si udirono dei rumori affrettati di passi e la porta fu quasi scardinata, rivelando la figura di una minuta ragazza bionda con grandi occhi marroni. “E’ lui?” chiese senza fiato, spostando lo sguardo da Hinata a Kageyama diverse volte.
Hinata sorrise “Sì! Buongiorno, Yachi-san! Lui è Kageyama!”
Lo sguardo di Yachi era così inquietante, che Kageyama fece un passo indietro a disagio “ehm… piacere di conoscerti…”
“Piacere mio!” rispose lei guardandolo come se conoscesse i segreti dell’universo, il che non faceva che mettere Kageyama ancora più a disagio, mentre ciondolava da un piede all’altro nervoso. Quando la ragazza capì che era così vicina da spaventarlo, fece un passo indietro e aprì di più la porta con un sorriso amichevole. “Venite pure!” i suoi occhi sembravano cambiare colore alla luce mentre alzava gli occhi per guardarlo “abbiamo molte cose di cui parlare, Kageyama Tobio.”

Note del Traduttore: salve a tutti. Chiedo scusa a tutti quelli che stanno seguendo la storia per il ritardo con cui ho postato il secondo capitolo. Ora che il periodo festivo è terminato spero di riuscire a postare con più frequenza, l'ideale sarebbe un capitolo a settimana, spero di riuscire in questo obiettivo :) ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite e nelle preferite, se volete esprimere qualsiasi critica, positiva o negativa, lasciatemi un commento, sarei davvero felice di leggere la vostra opinione :) e ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo, spero di leggere un'altra recensione per questo secondo capitolo.
Al prossimo capitolo!

Sion

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Capitolo 3
*** Riflessione e Accettazione ***


Sunset Ghost



Capitolo 3: Riflessione e Accettazione

“Bene, siediti per favore.” Yachi indicò una poltrona di pelle, su cui Kageyama si sedette esitante, guardando la bionda minuta cautamente. Gli dava una strana sensazione, il che supponeva dipendesse dal fatto che era un sensitivo, anche se non poteva saperlo con certezza. Se la teoria di Hinata era corretta e anche lui era un sensitivo, allora si sarebbe spiegato tutto. Forse avrebbe sentito una strana connessione con lei se entrambi avessero condiviso lo stesso dono.
Ovviamente, continuava a rifiutare l’idea di esserlo per davvero. Era assolutamente impossibile. Ora non rimaneva che convincere Hinata a Yachi di questo, il che si preannunciava più difficile di quanto anticipato.
“Bene.” Yachi, che si era affaccendata a frugare negli armadietti vicino al salotto, rovesciò alcuni strani oggetti sul tavolino davanti alla poltrona, il cui più degno di nota e strano era una sfera di cristallo. Vi si sedette proprio davanti, appoggiando i palmi piatti sul tavolo. “Ci sono molti modi per verificare il talento latente di un sensitivo. Sei pronto?”
“Ehm…” Kageyama lanciò un’occhiata nervosa agli oggetti sul tavolo “sì, credo…”
Yachi sorrise, il che rese Kageyama ancora più nervoso. “Bene! Iniziamo con questo.” Prese una pietra a forma di triangolo con un buco circolare nel centro e se lo mise sull’occhio sinistro, mirando verso di lui. “Questa è solo un abbozzo, ma delle volte funziona. Si chiama pietra aura, ed è in grado di mostrare lo spirito di una persona.”
“Ok?” Kageyama la guardò con un sopracciglio alzato. Yachi stava dando prova di essere una persona alquanto… interessante, senza ombra di dubbio. Nonostante ciò, Kageyama non riusciva ancora a capire che tipo di persona era, e non poteva fare a meno di domandarsi quale fosse la sua storia. Aveva aiutato Hinata nel momento del bisogno, ma bastava questo a fare di lei una brava persona? Kageyama non era mai stato bravo a giudicare le persone, quindi non poteva esserne certo.
“Niente dalla pietra aura.” mormorò Yachi tra sé e sé sedendosi e passando all’oggetto successivo: un frammento azzurro circolare di vetro tutto macchiato. “Proviamo questo…” disse a bassa voce e iniziò a studiarlo di nuovo da lontano, muovendo le labbra come se stesse mormorando qualcosa a sé stessa, completamente assorta in quello che stava facendo. Era quasi inquietante.
Come se avesse notato il suo disagio, Hinata gli rivolse un sorriso incoraggiante. “Non preoccuparti, Kageyama. A volte fa così quando pensa. Parlare da sola la aiuta a concentrarsi.” Kageyama annuì e tornò a guardare Yachi, osservandola mentre posava il pezzo di vetro e prendeva il secondo oggetto, un qualcosa a forma di Y che sembrava vagamente simile a un osso. L’intera questione stava cominciando a diventare ridicola. Tutti questi strani oggetti, Yachi e Hinata… Kageyama sentiva davvero il bisogno di tornare a casa.
Non aveva chiesto niente di tutto questo. I fantasmi e i sensitivi non avrebbero dovuto essere reali e Kageyama non avrebbe dovuto c’entrare nulla con questa storia. Era troppo per lui, anche se Kageyama sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo di affrontarlo. Se era davvero (e ancora non credeva che ci fosse neppure la più remota possibilità che lo fosse) un sensitivo, allora avrebbe dovuto affrontare la realtà, ed essere una mammoletta non avrebbe risolto nulla.
“Bingo!” gridò Yachi, spaventando talmente tanto Kageyama che fece un salto di due metri, picchiando le ginocchia contro il tavolino. La bionda si coprì la bocca con un risolino. “oh, scusa se ti ho spaventato, ma guardate!” gli tese l’ultimo oggetto: la palla di cristallo. “Guardate la superficie, il colore normale sarebbe azzurro, ma guardate qui; è diventato oro nel centro. Sapete che cosa significa?”
“uhm… no?”
“Oh giusto.” ridacchiò ancora “certo che no. Beh, in parole povere, significa che sei un sensitivo.”
Hinata si lasciò scappare un grido trionfante, mentre Kageyama sprofondava contro il divano con un gemito. “Ahahah! Lo sapevo!” si mise le mani sui fianchi e tirò fuori la lingua. “Te l’avevo detto, Bakageyama!”
Kageyama lo ignorò e si voltò verso Yachi. “Quindi che cosa vuol dire? Che posso vedere i fantasmi ora?”
“beh, le cose stanno così…” Yachi si mise in piedi e iniziò a raccogliere tutti gli oggetti e ricollocarli ai loro rispettivi posti, corrugando lievemente la fronte. “Tecnicamente, dovresti essere in grado di vederli da sempre. È facile riconoscerli in mezzo alle persone normali, anche se non hai avuto un addestramento da sensitivo, il che mi fa pensare che le tue capacità si siano svegliate solo di recente.
Ritornò al tavolo e fissò Kageyama intensamente. “il che porta alla domanda: perché adesso? Non ha alcun senso.” intrecciò le braccia al petto e scosse il capo. “Per caso, hai perso qualcuno vicino a te di recente?” Kageyama scosse il capo. “Hai subito qualche tipo di trauma o un incidente?” un altro cenno negativo con la testa “sei stato molto malato recentemente?” ancora un altro cenno negativo.
Yachi si lasciò sfuggire un gemito e lanciò le braccia in aria per la frustrazione. “Allora non riesco a trovare una spiegazione! Tutto questo non ha alcun senso!” iniziò a fare avanti e indietro, rendendo Kageyama ancora più nervoso, soltanto guardandola. “Deve esserci un qualche espediente, un qualcosa che potrebbe aver attivato le tue abilità latenti, ma cosa?” Emise un forte lamento e si fermò bruscamente, facendo tirare un sospiro di sollievo a Hinata e Kageyama. “Questo non è importante. Non è importante!” si voltò verso Kageyama con le mani sui fianchi “L’importante è addestrarti. Un sensitivo che se ne va in giro senza un addestramento non è qualcosa che mia madre ha bisogno di gestire in questo momento. Cosa ne dici, Kageyama? Puoi iniziare subito, o è un preavviso troppo breve?”
Kageyama sbatté gli occhi diverse volte, cercando di trovare un senso alla raffica di parole che aveva appena pronunciato. “whoa, whoa, whoa, aspetta un attimo. Non ho mai acconsentito a farmi allenare da te.”
Yachi si fermò davanti a lui, con le sopracciglia corrugate come se non potesse credere a quello che stava sentendo. “Aspetta… vuoi dire che non vuoi un addestramento? E allora perché ti sei preso il disturbo di venire?”
“Mi piacerebbe saperlo.” disse Kageyama con tono pungente, scoccando un’occhiataccia verso Hinata. “Ho semplicemente detto che sarei venuto a farti visita, nient’altro. Non ho mai detto che mi sarei allenato con te. Volevo solo sapere chi sono e ora che tutto è stato chiarito, me ne tornerò a casa.” Si alzò dal divano e si diresse verso la porta. “Grazie per il tuo aiuto e scusa il disturbo.”
“M-M-Ma… Kageyama!” Hinata balzò di fronte a lui con le braccia aperte a formare una T. “Adesso che hai scoperto di essere un sensitivo, come puoi tornare a casa come se fosse tutto normale?”
“Perché lo è!” sibilò Kageyama, guardandolo in cagnesco “Togliti di mezzo, ora!”
“Kageyama-kun, aspetta un momento, per favore!” Yachi oltrepassò velocemente Kageyama per mettersi vicino a Hinata, con le braccia strette lungo i fianchi nervosamente. “Capisco come ti senti, e rispetto la tua volontà e quello che deciderai di fare, ma ciò non vuol dire che sono d’accordo. Andare in giro con poteri che non hai idea di come usare è pericoloso, sia per te che per le persone che ti circondano. Per favore, promettimi almeno di prendere in considerazione l’idea di allenarti assieme a me.”
“D’accordo.” acconsentì Kageyama aspramente, spingendola da parte, mentre Hinata si levava di mezzo velocemente per evitare di essere trapassato. “Ci penserò. Qualsiasi cosa pur di uscire da qui il prima possibile.” Aprì la porta con uno strattone e si precipitò fuori, seguito da Hinata, dopo essersi scusato di tutta fretta con Yachi per il comportamento burbero di Kageyama. Non che a lui importasse. Tutto questo era ridicolo. Anche se era un sensitivo, ciò non voleva dire che le cose dovevano cambiare…
… o no?

***



“Kageyama, è stato davvero maleducato da parte tua parlare a Yachi-san a quel modo.” esclamò Hinata sbuffando, incrociando le braccia imbronciato. “Sta solo cercando di aiutarti, sai. Hai sentito quello che ha detto riguardo il fatto di andare in giro senza sapere quello che sei in grado di fare. Cosa succederebbe se venissi ferito?”
“Non succederà! Adesso fai silenzio e lasciami camminare in pace, idiota.”
Kageyama si infilò le mani in tasca, scoccando un’occhiata torva al sole che stava tramontando. Hinata non aveva smesso un attimo di tormentarlo da quando avevano lasciato la casa di Yachi, e stava ponderando l’idea di lasciarlo indietro, anche se di sicuro non avrebbe funzionato. Hinata sapeva dove viveva, dopo tutto. Ah, non faceva che andare sempre meglio, vero?
Hinata incrociò le braccia dietro la schiena con lo sguardo rivolto verso il basso, mentre camminava in linea retta, punta tacco, punta tacco, punta tacco. Rimase in silenzio per un po’ di tempo e Kageyama gliene fu grato. Ormai era vicino a casa, forse altri dieci minuti di camminata, o meno se si sarebbe affrettato.
“Sai, ero davvero felice che fossi in grado di vedermi quando ci siamo incontrati.” pronunciò quelle parole talmente a bassa voce che Kageyama fece quasi fatica a sentirle. Rivolse una veloce occhiata a Hinata prima di tornare a guardare la strada. Qualche attimo dopo, continuò con un tono leggermente più alto, ma comunque triste. “Ricordo esattamente il momento della mia morte… ero molto triste, confuso e non avevo nessuno. Ero completamente solo… ma poi Yachi-san mi ha trovato.” Calciò una foglia, sradicandola dalla fessura a cui era attaccata e facendola volare via con un’altra spinta leggera.
“Mi ha aiutato molto, spiegandomi come funzionava tutta questa cosa dell’essere un fantasma; mi ha insegnato ad attraversare le cose, andare ovunque volessi e persino a toccare le cose.” Socchiuse gli occhi mentre sorrideva; un sorriso triste e tenue che non si addiceva affatto a una persona allegra come lui. “E poi sei arrivato tu… ed ero così felice di avere finalmente trovato un’altra persona con cui parlare a parte Yachi-san.” Fece una piccola risata. “Ma credo di essere un po’ irritante, vero?”
“Sì, ma niente che non possa gestire,” borbottò Kageyama, sentendo la rabbia affievolirsi. Il sorriso di Hinata era luminoso e lo faceva sentire leggermente meglio. Era decisamente migliore rispetto all’altro sorriso. “ahah lo so!” saltò di qualche passo avanti a lui e si voltò per guardarlo con una leggera risata. “Sai, sono felice di averti incontrato. Tutto sommato, sei un buon amico, Kageyama!” Si voltò e corse qualche metro più avanti, agitando la mano con un sorriso che avrebbe potuto fare concorrenza al sole. “Ci vediamo!”
Con una forte ondata di vento, Hinata fu coperto da un turbine di foglie dorate, lasciando un Kageyama sbalordito in piedi a fissare il sole tramontare; le parole di Hinata continuavano a vorticargli in testa. Sai, sono felice di averti incontrato. Tutto sommato, sei un buon amico, Kageyama!
Dopo qualche minuto di silenzio e calma, kageyama fece un passo avanti e iniziò a camminare sempre a testa bassa. Forse non è così male, dopotutto.

***



“Lo farò!” Kageyama si inchinò di fronte a una Yachi Hitoka sbigottita con un’ espressione dismessa. “Insegnami, per favore!”
“Uh…” Yachi ridacchiò grattandosi la guancia sinistra nervosamente. “Certo che ti insegnerò, Kageyama-kun, ma perché questo improvviso cambiamento?” aprì di più la porta e gli fece segno di entrare, per poi chiuderla subito dietro di lui, che si era affrettato a sorpassarla. “Insomma, ieri sembravi abbastanza irremovibile a non fare niente a riguardo.”
Kageyama distolse lo sguardo, mordendosi il labbro. “beh… uhm… ecco…” la sua mente tornò alla sera prima e arrossì per l’imbarazzo. “Insomma, le tue parole sono state molto convincenti, ecco tutto! Se ho degli strani poteri, sarebbe meglio imparare a controllarli per impedire alle altre persone di farsi male.” Tirò il colletto della camicia con uno strattone a disagio “Questo è tutto, non c’è niente di più!”
Yachi alzò un sopracciglio con una smorfia divertita “Va bene, Kageyama-kun. Possiamo iniziare immediatamente, anche se Hinata-kun dovrebbe arrivare a momenti, quindi dovremmo aspettarlo. Mi ha fatto promettere di lasciargli osservare il tuo allenamento se sei d’accordo, considerando che raramente riesce a vedere un sensitivo in azione…” ridacchiò. “Di sicuro, è una persona davvero bizzarra.”
“mmm…” Kageyama rivolse uno sguardo al di sopra di Yachi e socchiuse gli occhi in modo indiscreto “dimmi…” si fece più vicino a lei portandosi le mani intorno alla bocca con fare circospetto. “che altro sai di Hinata, Yachi-san?”
La bionda rise nervosamente. “beh… Hinata è-”
“YAAAAAACHHHHHIIIII-SAAAAAAANNNNN, KAGGEYYYYAAMMMAAA!” una macchia arancione arrivò sparato dalla parete in quello stesso momento e Yachi strillò saltando di lato, che portò Hinata a correre proprio attraverso di lei e dritto in un’altra parete. Kageyama si sporse con il capo piegato da un lato, mentre la testa del rosso spuntò fuori un secondo dopo, gli occhi castani illuminati di gioia. Saltellò fuori dalla parete e si fermò vicino a Yachi, ancora visibilmente scossa, con un sorriso di scuse. “Scusa, Yachi-san, non volevo farti spaventare.”
“è-è t-tutto o-ok,” disse Yachi, nonostante stesse ancora tremando, come se la sua anima avesse temporaneamente abbandonato il suo corpo. “Ehm… Kageyama-kun… iniziamo l’allenamento, ti va?” Kageyama annuì in modo sgarbato, sobbalzando quando Hinata gridò, 20 decibel più alto del normale, proprio vicino al suo orecchio, “YAAAAAAYYYYY! ci sarà da divertirsi!"

Note del Traduttore: salve a tutti! Chiedo scusa per l'enorme ritardo nel postare il nuovo capitolo, ma come al solito il lavoro mi tiene super impegnata. Finalmente Kageyama ha accettato la sua natura di sensitivo, da qui in poi le cose inizieranno a farsi interessanti. L'autrice è già arrivata al capitolo 22 e devo dire che per ora sta prendendo una piega piuttosto carina, quindi cercherò di aggiornare più spesso. Grazie in anticipo a chi recensirà e leggerà la storia. Se volete che recapiti qualche messaggio all'autrice scrivetemelo nei commenti :) al prossimo capitolo

Sion

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Capitolo 4
*** L'allenamento ha inizio ***



Sunset Ghost

Capitolo 4: L’allenamento ha inizio

“Bene, Kageyama-kun, per iniziare l’allenamento ho un po’ di cose per te.” Yachi posò con fatica i pesanti libri dal bordo di pelle di fronte a Kageyama, che era seduto al tavolo della cucina. Si asciugò il sudore dalla fronte e iniziò a rimuovere la copertina, le braccia che tremavano sotto il loro peso. “Questo libro ti spiega i differenti tipi di spiriti, quest’altro fa una lista delle abilità di un sensitivo e questo spiega nel dettaglio le teorie di alcuni dei più grandi sensitivi della storia.” Con queste parole, fece cadere un altro libro di fronte a Kageyama finché la pila non raggiunse quasi l’altezza di Hinata.
“Ehm… Yachi-san, è un po’ troppa roba da leggere,” mormorò quest’ultimo, spostando alcuni libri ingombranti per poter vedere la bionda negli occhi. Di fianco a lui, Hinata stava guardando la pila con aria estasiata, come un bambino che scarta eccitato i regali la mattina di Natale. “ohh… voglio leggerli anche io!”
“Mi dispiace per la mole” disse Yachi, ignorando Hinata “Ma non preoccuparti; non ci sasolo da leggere. Ci sarà anche molto lavoro sul campo.” esclamò strizzando l’occhio, come se la cosa dovesse fargli piacere, invece non faceva che renderlo ancora più nervoso. “Infatti, possiamo benissimo uscire sul campo già oggi. Ma prima abbiamo bisogno di memorizzare, quindi iniziamo subito.”
Kageyama prese il libro che lei stava indicando dalla pila e lo aprì con una smorfia. Yachi lo portò al centro del tavolo e indicò la prima riga. “Questo libro elenca dalla A alla Z tutti i diversi tipi di spiriti. È più utile analizzare per primi quelli in cui ci si imbatte più frequentemente.” Spostò il dito verso una figura sulla sinistra. “Questo si chiama Amanojaku. Questi piccoli parassiti causano circa il settanta percento dei nostri problemi di sensitivi. In pratica, sono spiriti che fanno fare alle persone azioni malvagie.”
“mmm…” Kageyama annuì, cercando di assimilare più informazioni possibili man mano che lei proseguiva nella lista. “Poi abbiamo Baku e Gaki: Baku sono spiriti che divorano i sogni e gli incubi, e Gaki sono fantasmi che si nutrono delle persone avide. Entrambi possono essere pericolosi, in base allo stadio di manifestazione in cui si presentano. Goryou possono essere confusi con Gaki, ma Goryou sono vendicativi, non divoratori.” alzò lo sguardo verso di lui. “riesci a seguirmi?”
“Penso di sì…” mentì Kageyama, nel frenetico tentativo di memorizzare tutto quello che gli stava snocciolando. Stava incontrando non pochi problemi a seguirla a quella velocità, ma a quanto pareva quella era l’unica andatura a cui quella ragazza riusciva ad andare, come aveva potuto constatare la prima volta che l’aveva incontrata. Yachi non sembrava accorgersene, comunque, mentre gli sorrideva. “Bene. Il prossimo è Jibakurei. Eh…” si grattò la guancia con un sorriso imbarazzato. “Forse preferisci prendere appunti, Kageyama-kun? Più avanti potrebbe diventare confuso.”
“Giusto.” Kageyama tirò un respiro di sollievo grato per quel momento di pausa dalla fitta conversazione. “mmm… per caso hai carta e penna?”
Yachi ridacchiò. “Certo! Aspetta qui.” si alzò dal tavolo e si addentrò nei meandri del suo appartamento a piedi scalzi. Kageyama poteva sentirla rimuginare qualcosa da qualche parte nei dintorni, parlando da sola a bassa voce. Hinata si voltò per guardarlo dal pavimento, dove se ne stava stravaccato ad ascoltare la tiritera di Yachi, con indosso uno dei suoi tipici e irritanti sorrisi. “Kageyama, non è divertente?! Non sapevo che ci fossero così tanti fantasmi diversi prima!”
Kageyama gli lanciò un’occhiataccia, irritato dal suo onnipresente e infantile livello di allegria. “Era ovvio che tu avresti pensato che fosse divertente. Non sei tu quello che deve imparare tutte queste cose a memoria, idiota.”
“Sei cattivo,” si lamentò Hinata con un cipiglio, che, nonostante ciò, si trasformò subito in un sorriso canzonatorio. “Pensavo che fossimo amici! Potresti essere un po’ più gentile con me!”
“Non sono cattivo,” mormorò Kageyama tornando seduto sui talloni con un cipiglio. “Sei tu che mi fai incavolare.”
“Hai aggrottat le sopracciglia di nuovo,” gli fece notare Hinata “Incomincio a pensare che tu non sia in grado di sorridere.”
Io incomincio a pensare che tu debba stare buono e zitto,” esclamò Kageyama in risposta sospirando irritato. Stare con Hinata prosciugava tutte le sue energie. Come un fantasma potesse essere così ottimista lo lasciava alquanto perplesso . Lui stesso ero considerato pessimista dalla maggior parte delle persone e avere al suo fianco letteralmente l’opposto di quello che era lui, quasi ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, lo stava avvicinando a nuovi livelli di stanchezza emotiva.
Ed era un fantasma. Non avrebbe dovuto essere così felice, essendo morto e tutto il resto. Non gli mancava la sua vecchia vita? Non sentiva neanche una punta di rimorso per quello che aveva perso morendo? Se era così, Kageyama non riusciva a vederne alcun segno quando guardava quel suo viso sorridente, che avrebbe fatto distogliere lo sguardo persino al sole da quanto era splendente. Era così seccante, pensò Kageyama. Si era sempre tenuto alla larga da persone di questo genere, ma sembrava che fosse bloccato con Hinata.
Era come se qualche dio li avesse attaccati assieme con la super colla e adesso se ne stesse seduto in paradiso a ridere della disgrazia di Kageyama. Era un pessimista e arrabbiato sensitivo apprendista di sedici anni con un fantasma assistente dai capelli arancioni e pieno di vita. Sembrava la trama di una ridicola commedia.
Senza rendersene conto, le sopracciglia di Kageyama si erano aggrottate sempre di più, che gli fece male la fronte. Sto iniziando a pensare che tu non sia in grado di sorridere. Non appena le parole di Hinata gli balenarono in mente, Kageyama cercò di rilassare i muscoli del viso in un’espressione neutrale ma, con la sua prolungata frustrazione, era alquanto difficile. Diamine! Perché non riesco a smettere?
Hinata ridacchiò. “Kageyama… la tua faccia…” sbuffò con una risata, coprendosi la bocca non appena Kageyama gli lanciò un’occhiataccia da far raggelare il sangue nelle vene. “Taci, idiota. Non hai qualcuno da perseguitare o altro?”
“No!” sbottò Hinata sulla difensiva, gonfiando le guance infastidito, ricordando a Kageyama lo sguardo di un bambino arrabbiato. “I fantasmi non lo fanno, sai! Che divertimento c’è nel seguire una persona tutto il giorno cercando di dargli fastidio, comunque? Sarebbe così noioso.”
“Non sembri avere problemi a farlo con me.” mormorò Kageyama sotto i baffi, decidendo che la mossa migliore era quella di ignorare il rosso e tornare al suo libro, cosa che fece. Sperava che questo lo avrebbe zittito, ma fino ad allora doveva solo cercare di ignorarlo.
“Ehi, Kageyama, mi stai ascoltando? Heeeeyyyyy, Bakageyama!”
Kageyama storse la bocca. Se solo fosse non fosse stato così difficile…

***

“Bene, è ora di testare le tue abilità!” Yachi si fermò all’improvviso con le mani sui fianchi e un gran sorriso, mentre si voltava verso i due ragazzi dietro di lei: Kageyama stava ancora cercando di oltrepassare a fatica la recinzione che lei aveva scavalcato senza problemi; mentre Hinata li guardava dal basso, ridacchiando. Non appena mise i piedi per terra, Kageyama gli lanciò un’occhiataccia e si avvicinò a Yachi, togliendosi la polvere dai vestiti.
Si guardò attorno con circospezione. Yachi li aveva condotti nel bel mezzo di una vecchia foresta, fitta di alberi il cui fogliame scendeva verso il basso e ondeggiava alla lieve brezza del vento. Il reticolato che avevano scavalcato con grande impegno sembrava delimitare tutto il lato sinistro stringendosi sempre di più in lontananza finché non scomparve dalla vista di Kageyama.
I rami arrivavano a toccare il terreno, che era ricoperto di muschio e alte erbacce. In una piccola parte irregolare del prato, Kageyama poteva vedere vecchi fogli di carta, pezzi di plastica e bottiglie rotte; supponeva che quel posto fosse il ritrovo dove ragazzi degenerati e turbolenti bazzicavano e facevano feste. La domanda era: “Perché ci troviamo qui, Yachi?”
“Sono felice che tu me lo abbia chiesto.” Yachi iniziò a camminare, facendogli segno di seguirla. Non appena si approcciarono verso di lei iniziò a parlare, i capelli biondi che ondeggiavano dolcemente al vento. “Questa foresta è molto antica. Esiste da quando la mia bis-nonna era solo una ragazzina. Giocavo spesso qui quando ero piccola, ma qualche anno fa due bambini sono scomparsi nel bosco e così hanno costruito questa staccionata per impedire che accada di nuovo.”
Hinata si irrigidì guardandosi attorno, con lo sguardo attento e improvvisamente nervoso. “Dei bambini sono spartiti nella foresta?”
Kageyama lo oltrepassò con scherno. “Che cosa ti preoccupa? Sei morto, ricordi?”
Yachi ignorò entrambi e continuò. “I due bambini non sono mai stati ritrovati, ma qualche mese dopo la loro scomparsa, ho visto i loro spiriti girovagare tra gli alberi.” il suo tono di voce si fece triste. “Questa foresta ha molti dirupi. Probabilmente sono caduti e si sono rotti l’osso del collo…”
Kageyama si portò istintivamente una mano alla gola, mentre un brivido gli correva lungo la schiena. Perché gli stava dicendo tutto questo?
“O così immagino.” La ragazza si fermò improvvisamente in cima alla collina che stavano attraversando, ancora voltata verso di loro. Kageyama la guardò con circospezione, i capelli rizzati sulla testa e un brutto presentimento nelle viscere, nonostante non fosse del tutto certo del motivo. “Questa foresta è nota anche per un altro motivo oltre ai dirupi.”
Senza preavviso, un lampo di luce attraversò il cielo, seguito dal rimbombo di un tuono e qualche gocciolina di pioggia. Kageyama alzò lo sguardo, sussultando quando una goccia d’acqua gli entrò nell’occhio. Che diavolo… questa pioggia è venuta fuori dal nulla…. Mentre se ne stava lì in piedi con gli occhi rivolti verso il cielo, la pioggerellina si tramutò in un acquazzone, ma Yachi non accennò a mettersi al riparo e invece continuò a guardare verso la foresta. “Nel mondo dei sensitivi, i punti caldi dei fantasmi sono tutti registrati e accuratamente monitorati, affinché un pacifico e inoffensivo miasma non si sviluppi in qualcosa di più sinistro. Questa foresta è sulla lista.”
Alzando una mano, Yachi fece scivolare qualche goccia di pioggia sul palmo. “È famosa soprattutto per gli spiriti della pioggia che vi dimorano, che potrebbero essere la causa dell’improvviso cambiamento climatico.” i suoi occhi marroni sembrarono brillare d’ambra quando ci fu un altro lampo di luce. “Devono aver percepito la nostra presenza, e non solo gli spiriti della pioggia…”
“Cosa intendi con ‘e non solo gli spiriti della pioggia’?” domandò Kageyama nervoso, spostando il peso da un piede all’altro, la punta delle scarpe bagnata del fango creato dalla pioggia. Sentì un brivido per tutto il corpo e non aveva nulla a che fare con il clima. Poteva dire che qualcosa non quadrava, anche prima che Yachi parlasse. L’aria sembrava mutata, come se l’intera foresta stesse trattenendo il fiato.
“Ci sono altri spiriti qui; meno affabili.” Yachi fece cadere la mano lungo il fianco e il suo sguardo si fece più serio mentre sorvolava la foresta come se fosse alla ricerca di qualcosa. “Se siamo fortunati possiamo trovare un Ameonna o un Amefurikozou prima che loro trovino noi. Se siamo ancora più fortunati, possiamo trovare il tempio situato nel centro della foresta e il jibakurei che vi dimora ci offrirà rifugio e protezione finché non smette di piovere. Altrimenti…” strinse le labbra in una linea preoccupata. “Beh… diciamo che finiremmo per condividere il destino di quei bambini.”
“Ehhhhhh?” Hinata girò il collo talmente veloce che se lo sarebbe rotto se non fosse stato un fanstasma, gli occhi ambra colmi di paura. “Y-Yachi-san, non pensi d-davvero che ci possa s-succedere qualcosa vero?”
“Tu sei morto,” gli ricordò Kageyama spazientito “non hai niente di cui preoccuparti!”
“T-Taci, Bakageyama!” borbottò Hinata in protesta “Ho ancora…”
“Ragazzi, mi dispiace interrompervi, ma dovremmo davvero dirigersi verso il tempio adesso,” mormorò Yachi, attirando l’attenzione di Kageyama, che seguì il suo sguardo, vedendo dalla visuale confusa della pioggia una figura scura incespicare tra gli alberi. La sensazione nell’aria sembrava farsi più intensa, ogni muscolo del suo corpo si irrigidì tutto a un tratto. “Sì,” concordò rapidamente “Credo sia una buona idea.”

***

Camminarono per un bel po’ e, a ogni curva, Kageyama sentiva i capelli rizzarsi sempre di più sulla nuca segno che qualcuno li stava osservando. Anche Yachi sembrò notarlo e strinse le labbra in una linea sottile mentre aumentava il passo quasi impercettibilmente. Hinata era il più nervoso del gruppo, tremava dalla testa ai piedi mentre con lo sguardo perlustrava la foresta attorno a loro.
Kageyama continuava a ripetergli che sarebbe andato tutto bene, ma non sembrava bastare a tranquillizzarlo. Forse era la presenza degli altri spiriti menzionati da Yachi: se poteva sentirli Kageyama, probabilmente anche Hinata ne era in grado. E mentre Kageyama era bravo a mascherare le sue emozioni, Hinata non lo era per niente, infatti si leggeva chiaro come il sole la paura nel suo sguardo.
Kageyama non poteva certo biasimarlo. Quella foresta non era certo il posto dove avrebbe voluto spendere più tempo di quello che doveva. Quel luogo gli faceva sentire una strana sensazione nelle viscere, come quando si scende a tentoni una ripida salita o si guarda verso il basso di un alto edificio. Se fosse inquietudine o un presentimento non sapeva dirlo, ma di sicuro lo metteva estremamente a disagio.
Yachi si fermò senza preavviso davanti a lui, e sia Hinata che Kageyama rallentarono il passo per evitare di finirle addosso. Aveva ancora sul viso una nota di diffidenza, ma nonostante ciò non mostrava alcun segno di paura. “Il tempio si trova laggiù,” disse tranquillamente, alzando una mano per indicare attraverso la pioggia. “Andiamo.”
Riprese a camminare e dopo qualche minuto Hinata la seguì. Kageyama rimase indietro qualche secondo a guardarsi attorno esitante. Con la coda dell’occhio, vide una figura indugiare tra gli alberi e decise di non perdere altro tempo standosene lì immobile, si affrettò a seguire Yachi dove il tempio li stava aspettando.

***

Il tempio era più una sorta di baracca, piccolo e consunto con sentiero ciottolato. Il Torii che aveva perso gran parte del colore rosso, lasciando un pallido rosa che ricordava degli alberi di betulla. Le due statue Komainu, che facevano la guardia al tempio, erano deturpate dagli anni e i visi rovinati. L’acqua all’interno del Chouyuza era scura e verde per mancanza d’uso. Vecchi origami della fortuna erano sparpagliati al suolo, ingrigiti e deteriorati, le parole ormai illeggibili, l’inchiostro macchiato da anni di esposizione alle interperie climatiche.
Nonostante ciò, comunque, una fila di lanterne di un rosso sbiadito ardevano allineate in maniera composta all’ingresso del tempio, ognuna delle quali era contrassegnata dall’ideogramma giapponese per prosperità e da cui interno proveniva un soave ronzio. Quel suono aveva un non so che di confortante e Kageyama sentì la tensione sulle spalle scemare man mano che si facevano più vicini.
Yachi non era più preoccupata e aveva assunto un luminoso sorriso, come se stesse per accogliere un caro amico. Anche Hinata si era calmato, nonostante continuasse a far scattare gli occhi da una parte all’altra come quelli di un gatto agitato, perforando la pioggia con una strana intensità, che Kagyama non gli aveva mai visto. Guardò il ragazzo attentamente, cercando di capire cosa ci fosse di diverso.
Prima che potesse far chiarezza, comunque, si erano avvicinati al pezzo di tessuto rosso appeso che segnalava l’entrata del tempio. Anche su quello era stampato l'ideogramma di prosperità, seguito dal simbolo di protezione. Non appena Yachi spostò il lembo di tessuto per farli entrare, un senso di calma si impadronì di Kageyama, riscaldando le sue fredde membra e riempiendolo di un senso di pace e appartenenza.
Per un attimo fu sbalordito e sussultò per l’improvviso cambiamento, aprendo gli occhi per prendere visione di quello che era l’interno del tempio. Se non avesse avuto i vestiti bagnati e le membra doloranti per il lungo camminare nella foresta, avrebbe pensato che stava sognando. Il tempio gli era sembrato piccolo e fatiscente da fuori, invece all’interno era spazioso ed elegante, con il soffitto illuminato e una calda atmosfera.
“Che diavolo…” Kageyama fece guizzare gli occhi da parte a parte scioccato. In un angolo c’era un tavolino basso sul quale vi era appoggiato un rotolo di pergamena ricoperta da una calligrafia graziosa e ordinata, vicino al quale giaceva una boccetta d’inchiostro; al centro regnava la possente statua di una divinità regale che Kageyama supponeva essere il dio guardiano del tempio. Un piccolo caminetto era posto in un angolo della stanza, dal quale fuoriusciva un caldo fuocherello.
Kageyama quasi non si accorse della persona al centro della stanza, da quanto la sua attenzione era stata completamente rapita dal tempio. Quando si accorse di loro, l’uomo rimase immobile perplesso, sbatté gli occhi un paio di volte come se il gruppo fosse frutto della sua fantasia, ma non era così; lui era ancora lì, in piedi stavolta, con un caldo sorriso stampato sul volto. I capelli grigi ricordavano le nuvole durante un temporale e gli occhi erano di un marrone cioccolato. Indossava uno yukata blu con righe argentate, ed era scalzo.
Mentre Kageyama lo fissava come se avesse due teste, Yachi fece un passo avanti e si inchinò. “Suga-san, è un piacere rivederti. Chiedo scusa per l’intrusione.”
Il ragazzo scoppiò a ridere, un suono caldo e allegro, come il tintinnio di una campanella o il cinguettio degli uccelli. “Non c’è bisogno di scusarsi, Hitoka-chan. Mi piace avere visitatori.” Fece un passo avanti per appoggiare la mano sulla spalla di Yachi con un sorriso gentile. “L’Onryou ti ha dato di nuovo problemi?”
“Sì, sembrano alquanto irrequieti oggi. Molto probabilmente perché ho portato loro.” Finalmente si voltò verso Kageyama e Hinata, ancora basiti, che stavano osservando lo scambio di parole in rigoroso silenzio e confusione. “Questi sono i miei amici, Kageyama Tobio e Hinata Shouyou, Kageyama è un aspirante sensitivo e Hinata è un fantasma, quindi devono aver percepito un’alta energia spirituale. Mi dispiace di averli irritati in questo modo.”
Suga agitò una mano con noncuranza. “Non preoccuparti, Hitoka-chan. Daiichi si sta occupando di loro in questo momento, quindi non dovresti avere problemi nel ritornare.”
“Grazie mille,” esclamò Yachi tirando un respiro di sollievo. “Si sta occupando anche di Tsukishima? Ho sentito la sua aurea quando ha iniziato a piovere, posso dedurre che ci sia lui dietro a questo improvviso temporale.”
Kageyama e Hinata si scambiarono un’occhiata perplessa, completamente all’oscuro di quello che stava succedendo, anche se né Yachi, né Suga sembravano rendersene conto e continuavano a parlare tra di loro come se niente fosse.
“Sì, beh…” Suga scoppiò in una risata nervosa. “Era di nuovo sulla banchina della ferrovia e lui e Yamaguchi si sono trovati un po’ in disaccordo… ed è finito per provocare una tempesta e, beh… sai com’è fatto.”
“Certo,” esclamò Yachi con una leggera risata. “ho portato qui Kageyama per mostrargli i differenti tipi di spiriti. Potresti darmi una mano?”
“Certo!” Suga assunse una ghigno eccitato che fece innervosire Kageyama ancora di più. “inziamo subito!”

Note dell'autore: Capitolo lungo stavolta e ho fatto comparire Suga, evvai :) lasciatemi chiarire alcune cose, così nessuno si confonde. Suga è lo spirito guardiano del tempio, altrimenti conosciuto come Jibakurei (uno spirito che protegge determinati luoghi). Daiichi è un Hiyoribou (uno spirito che ferma la pioggia), mentre Tsuki è un Ameotoko (uno spirito maschile che scatena la pioggia). Daiichi e Suga vivono nel tempio, mentre Tsuki vive nella foresta. Yams è un Zashiki-warashi (un ingenuo spirito protettore del focolare), che protegge una casa vicino alla ferrovia che costeggia la foresta, che è dove bazzica di solito quando la famiglia che ci vive non è in casa.

Termini:

  • Amanojaku: piccolo demone che incita le persone a fare cose malvage.
  • Baku: essere sovrannaturale che divora i sogni e gli incubi.
  • Gaki: fantasmi affamati di persone avide.
  • Goryou: spiriti vendicatori della morte.
  • Jibakurei: spirito che protegge un determinato luogo. 
  • Miasma: atmosfera oppressiva e spiacevole emanata da qualcosa.
  • Torii: tradizionale cancello giapponese che si trova soprattutto all'entrata dei tempii scintoisti, che simboleggia il passaggio dal profano al sacro.
  • Komainu: coppia di statue dalle fattezze di leoni (A e Un) che fanno la guardia all'entrata di molti tempii shintoisti giapponesi.

  • Chouyuza: fonte d'acqua di forma circolare utilizzata per celebrare un rito di purificazione conosciuto come Temizu. Viene utilizzata per sciacquarsi il viso e la bocca prima di entrare nel tempio.
  • Fogli della Fortuna: bustine contenenti un pezzo di carta con scritto una frase portafortuna.
  • Yukata: Un kimono di cotone leggero.
  • Onryou: un fantasma vendicatore generato da sentimenti potenti come la rabbia o il dolore.
  • Hiyoribou: spirito che ferma la pioggia.
  • Ameotoko: spirito maschio che scatena la pioggia.
  • Zashiki-warashi: ingenuo spirito che protegge il focolare.

Note del Traduttore: Eccomi di nuovo qui a postare il nuovo capitolo. Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, spero che continuiate a seguire e recensire la storia. Questo capitolo è stato particolarmente lungo e difficile, ecco il motivo per cui ci ho messo un'eternità per tradurlo, oltre al fatto che ho avuto poco tempo. Settimana prossima sono in vacanza per una settimana (evviva xD) quindi spero di poter postare presto il nuovo capitolo ed essere più veloce. L'autrice è già arrivata a 25 capitoli e io ne ho tradotti solo 4 xD 
Spero di leggere qualche recensione e ancora grazie per aver letto e recensito il capitolo precedente. A presto

Sion



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