Felipe

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Xavier ***
Capitolo 2: *** FUENTES ***
Capitolo 3: *** Ahora y por siempre ***
Capitolo 4: *** Spring ***
Capitolo 5: *** Mi amor ***
Capitolo 6: *** FELIPE ***
Capitolo 7: *** Borodino ***
Capitolo 8: *** FELIPE / ALEXEI THE TIME OF HEROES ***
Capitolo 9: *** Felipe i Fuentes ***



Capitolo 1
*** Xavier ***


Felipe, the out sider.. era come un cavaliere, senza macchia o paura..le sue origini comuni ma non il destino che ebbe.

Una limpida primavera, un intatto splendore di madreperla, il ragazzo, Xavier, nato nel 1738, era cresciuto in fretta nel giro di pochi mesi, la tipica indolenza di un giovane uomo, impaziente, avido di vita e avventure, vano avvisarlo sulla necessità di avere attenzione e controllo, più facile sarebbe stato domare il vento che spegnere la sete di vita nelle sue iridi d’ambra e miele.
Un vero Fuentes, le cui origini famigliari risalivano a stare cauti al 732, anno in cui  Carlo Martello sconfisse gli Arabi e uno dei suoi compagni d’arme, un Fuentes, appunto costruì il primo nucleo del loro castello e della loro Ahumada, sui Pirenei.
Ottenuto il titolo di marchesi, avevano vegliato sui confini, in tempi di pace e di guerra, vigilando contro gli Arabi e onorando i re spagnoli.
 Erano a Granada ai tempi della reconquista, un Fuentes era salpato con Cortes alla conquista del Sud America.
Viaggiatori, diplomatici, uomini di chiesa, politici, erano stati finanche vicerè del Perù e di Milano, quando sull’impero di Spagna non tramontava il sole.
Origini lunghe di secoli e tanto i dolori colpivano anche loro, i signori delle montagne, come usavano appellarsi.
Di rado, Xavier e suo padre Juan rammentavano Donna Sol, amazzone, splendida guerriera morta in seguito ad una banalità sconcertante, nel lungo elenco di lutti che aveva assediato le loro vite, di tutti i piccoli Fuentes che Juan e Sol avevano generato solo Xavier era sopravvissuto.
Erano saldi, freddi, immutabili, come i Pirenei, erano i Fuentes, nulla li fermava, nulla li bloccava, era la vita.
“ Padre, devo dirti una cosa e sarai scontento” Gli fece cenno di parlare.
“ Juana sostiene di aspettare un figlio da me” Semplice e sintetico.
“ Tu cosa mi dici?”
“Era vergine,la prima volta ha perso sangue” Arrossendo.
“Aveva un sacchetto da qualche parte e lo ha rotto senza che te ne accorgessi? Oppure si è tagliata? Magari ha finto”Lo proferiva per forma, non voleva che suo figlio passasse da ingenuo, e comunque vi erano sempre due pesi e due misure, lo sapeva, in fondo era orgoglioso della precocità del ragazzo, aveva quattordici anni e poco più, come Juana, figlia di fittavoli, pure, anche lui, come Xavier, aveva cominciato presto.
“Era vergine, sono sicuro, lo so… “sfuggendo a una via di fuga implicita,di negare le proprie responsabilità, altro sarebbe stato il discorso se la ragazza avesse avuto nobili natali.
“.. Bene, ora come intendi procedere? È un pasticcio e lo sai, non dire che sei giovane, come in effetti sei, il controllo era meglio prima, per evitare queste situazioni. E non fare quella faccia, non dirmi che ti ha sedotto, non potevi resistere o ti ha obbligato?”
“Devo prendermi le mie responsabilità” Forse, tra i due, la ragazza aveva ritenuto di non potersi esimere dalla attenzioni del figlio del marchese oppure pensava di ottenere qualche vantaggio, mentre Xavier aveva seguito il suo piacere.”..  Se lo riterrete necessario la sposerò” Ringraziando il cielo che vi erano altre opzioni.
“Ora .. Se decidi che il bambino sia allevato ad Ahumada, sperando che non se ne aggiungano altri,  dovrai indirizzarlo, dandogli un futuro, sempre che passi l’infanzia. O dare una dote alla madre, affinchè chi  la sposi passi sopra l’incidente, un eufemismo, andando in un’altra località, oppure mandala da qualche parte..” Così usava fare, ad esempio, Ferdinando d’Aragona, il re cattolicissimo, una delle sue figlie illegittime, Emma,aveva sposato un Fuentes durante gli anni della Riconquista.
“.. Dovrebbe nascere nel mese di dicembre”
“Xavier, devi pensarci da ORA, è differente dal valutare se stasera mangerai carne o pesce o ti asterrai dal vino … “Il ragazzo aveva formulato un’ipotesi, si era detto d’accordo, a quel punto aveva ritenuto congruo spiegare in dettaglio gli accorgimenti per evitare una indiscriminata moltiplicazione
(E la castità era il mezzo più sicuro, tranne che un ragazzo di quell’età non l’avrebbe praticata).


Felipe era nato la seconda settimana  del dicembre 1752, vigoroso, con una marcata somiglianza con Xavier, i tratti sottili, gli occhi scuri.
“.. Si chiamerà Felipe Moguer. Ne avrò cura, gli saranno dato delle terre e sarà istruito”
Lo osservava, stanca, indolenzita, riempiva la stanza intera con la sua presenza.
“..Felipe era il nome di mio nonno” Aveva fatto una pausa“Prima che io e te..” indicò il bambino.
Sì, prima a lei piaceva un altro ragazzo, Huesca, e lei piaceva a lui, tranne che nessuno adesso l’avrebbe presa, i genitori non l’avevano buttata fuori di casa per l’ordine congiunto dei Fuentes, il bambino per quanto bastardo, era sempre del loro sangue..
“ Lo vorresti ancora, Huesca?”
“Non ha importanza, non più” E si era vietata di sperare.

Huesca Machado venne nominato capo delle guardie del castello, viveva in una casa poco distante dalla rocca e, nel 1754, sposò Juana, i Fuentes le avevano dato una dote sostanziosa. A prescindere dall’inciampo iniziale della nascita di Felipe, ebbero una buona vita, cibo, soldi, un solido avvenire ed altri figli.
 
Felipe cresceva, ogni tanto giungevano doni dei marchesi, insieme alle loro visite, poi era arrivata la francese con gli occhi azzurri, la moglie di Xavier, sposata nel 1756, che non era stata, almeno nei fatti, né gelosa né cattiva- su quello che pensasse nessuno aveva idea, tranne che era giusto in quel modo.
Felipe aveva imparato a leggere, scrivere, tutti i giorni andava a Ahumada per essere istruito, presenti o meno i giovani marchesi, imparava le basi della scherma.
Un bambino quieto, solitario, per gli altri bambini era un DIVERSO e, ove non vi fossero adulti in giro, glielo facevano notare con le parole e con i fatti.
 
***************
Quando la marchesa vidi la scena, le salì addosso una collera fredda, senza urla, che da gelare il sangue.
Tre contro uno e picchiavano Felipe.. Scappati appena la avevano vista, vigliacchi.
Si rialzò in piedi, non badando alla sua mano tesa, orgoglioso come Xavier..
“Che farete?”
“Lo riferirò a mio marito ..”
 Che provvide a far frustare i colpevoli, Felipe accanto e a stento non li aveva cacciati dal feudo, loro ed i loro genitori, NUANCA, mai più, chi avrebbe osato toccare Felipe sarebbe incorso nella sua ira ed in quella di Don Juan, lo stesso sarebbe successo se gli avessero sparlato dietro, i Fuentes sapevano tutto e tutto facevano riscontare, nulla dimenticavano, nulla  doveva accadere nella casa dei Machado.
 L’effetto finale era stato quando aveva chiamato Felipe hijo, figlio, i tre rei si erano presi una ulteriore razione di frustate dai genitori. E tuttavia, Xavier non era tranquillo. Era figlio suo, Catherine era nel giusto quando sosteneva che non poteva continuare all’infinito in quel modo, o lo lasciava fare da subito o doveva prendere altri provvedimenti. Troppo comodo tenerlo dai Machado, dare una vaga istruzione.
Felipe aveva cognizione che fosse suo padre, tranne che nessuno ne parlava e lui stava zitto. Gli disse che gli dispiaceva, ma il ragazzino replicò che non importava, non voleva disturbare, tranne che quella volta erano in tre, in luogo dei soliti due, non voleva disturbarlo, ribadì,ma il giovane marchese spedì fuori i due che lo angariavano e gli propose di venire a vivere stabilmente al castello, in primavera sarebbe andato via ma Don Juan ne avrebbe avuto piacere.
E anche mia madre, osservò Felipe, salvo chiedergli dove andasse. In Russia, rispose Xavier, ho avuto un incarico di ambasciatore a interim...


Felipe Juan Moguer, Moguer che fu il primo appellativo dei signori di Ahumada, poi due fratelli, sotto Carlo Magno, combatterono con valore e lui assegnò al primo il titolo di marchese, il secondo ne ebbe un altro, fu padrone successivamete  di ricche terre, ma scelse di chiamarsi Fuentes, per differenziare.
Verso il Mille, il ramo di Ahumada aveva una ragazza Moguer, la sola erede, che sposò un Fuentes, ricongiungendo i due rami, da allora vi furono solo i Fuentes.
Che tornavano in quel ragazzino, Moguer, il suo cognome rispecchiava quelle origini e che sarebbe cresciuto fino a diventare un uomo in cui i difetti erano superati dagli innumerevoli pregi.
Un guerriero. 
Come Enrico di Normandia, illegittimo aveva conquistato il trono inglese, Felipe conquistò il suo posto nel mondo.
Poliedrico, si definì una fenice che rinasceva dalle ceneri, mille vite in una. 
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** FUENTES ***


Primavera 1768, in viaggio verso Parigi
I fiori rendono la campagna una dorata e magnifica distesa, interrotta dal verde dell’erba, dagli alberi si innalzano i canti primaverili degli uccelli, il sole è tiepido contro le guance e le ciocche danzanti dei miei scuri capelli.
Descrivo a Felipe, mentre cavalchiamo lentamente verso Parigi, la città di San Pietroburgo, un gruppetto di isole, scandito da fiumi e canali che si affaccia sul Golfo di Finlandia.
Fondata dallo zar Pietro il Grande, a partire dal 1703, è appellata la Venezia del Nord.
È luminosa, splendida, i palazzi che si riflettono nell’acqua e l’acqua stessa la rendono una meraviglia, una morgana rovesciata, la luce delle aurore boreali.
Duecentomila uomini hanno provveduto a costruire, scavare, innalzare …
A venticinque chilometri abbiamo poi Carskoe Selo, un complesso di residenze della famiglia imperiale, ove la zarina Caterina II si reca spesso  nella stagione estiva.
Estremamente suntuoso è il Palazzo di Caterina, rifatto da Rastrelli, progettista di parte della città di San Pietroburgo, su volere della sovrana Elisabetta tra il 1752 e il 1756, in un cosiddetto stile rococò flamboyant, con la facciata lunga 325 metri, salvo errori fatali di misura.
Elisabetta era ancora in vita, e già l'edificio era molto famoso per le sue facciate estremamente lussuose: più di 100 Chili di oro sono stati usati per decorare il sofisticato fronte di stucchi e le numerose statue sul tetto, che non credo, al contrario delle voci sparse in giro, sia stato coperto d’oro.
Per la zarina Caterina II, è un esempio di "architettura di panna montata" ormai fuori moda. Al momento della sua ascesa al trono, alcune statue del parco stavano per essere ricoperte d'oro, come la defunta zarina Elisabetta aveva ordinato, ma l'ordine che fu subito sospeso appena la nuova imperatrice venne a sapere quanto queste opere costassero.
È sua intenzione far rimpiazzare l’oro con delle dipinture verde oliva, dico a Felipe, a mio giudizio abbastanza banali e monotone.
Il palazzo si raggiunge attraversando un grande giardino alla francese, il cui centro è l’Hermitage, azzurro e bianco, a fianco di un quieto lago, e che trova il suo formale coronamento in una enorme statua dorata che rappresenta il rapimento di Persefone, la dea della primavera.


Xavier ci ha preceduto a Parigi, tornando indietro con la memoria rivedo un ragazzo bruno, di ineguagliabile bellezza, che mi scrutava, intento e partecipe, ne abbiamo passate tante, ma quello che mi ha fatto l’anno scorso supera ogni soglia di umiliazione e dolore.
 
Si odia e si ama, si perde comunque, che farne di noi?
 
Dinanzi a me suo figlio, nato prima delle nostre nozze, da una relazione estemporanea, che gli somiglia, con intatta grazia, un ragazzo che compirà 16 anni a dicembre, figlio del mio cuore se non del mio grembo, che cerca la sua strada, un avvenire lontano.
Le spalle larghe, è circa un metro e settantacinque, le gambe lunghe e le iridi di un suntuoso color scuro, Felipe dalle mille risorse.
 
Ha compiuto 15 anni a dicembre scorso, rifletto ancora, poco più grande del dragone quando cominciò, un segreto da non raccontare nemmeno in confessione, una questione tra Dio, i Fuentes e la zarina, penso tra me.
Gli abbiamo spiegato che suo nonno e suo padre sono agenti segreti, di squisita sagacia e competenza, come io pure, per caso sono diventata una giocatrice d’azzardo della sorte e che abbiamo giocato un ruolo nell’ascesa al trono della attuale imperatrice di tutte le Russie.
Sposa bistrattata dell’erede al trono, Pietro, giocando d’azzardo e di complotto, ha poi conquistato la corona nel giugno 1762, e noi, agenti scelti, con lei..
Io, Xavier, i fratelli Raulov e un chimerico inglese, Alexander Malcomess, biondo e fiero come un leone, la fiera che è anche il suo nome in codice..
Felipe rincomincerà, in Russia occorre un emissario stabile, sarò lui, addestrato da suo padre, un gioco di prudenza e precisione. Oltre che ambasciatore ad interim ...
“ .. è una questione tra voi due, devi trovare la tua strada, giusto, un posto può diventare troppo stretto ed il mondo è troppo grande, comunque mancherai sia a me che ai bambini, sappilo”. I figli che ho avuto da Xavier, due maschietti, i miei capolavori.
Lo sapeva, ma quello era un desiderio infinito, rincominciare, in fondo, nonostante lo stigma dell’essere bastardo,è un Fuentes, anche se a metà. Un ibrido ben addestrato, che parla francese, spagnolo, latino, se la cava con la scherma, i cavalli, le buone maniere, impara adesso i rudimenti del russo e del suo difficile alfabeto.


“Maestà, mia signora”

Felipe si chinò sulla mano imperiale, regale era la prima parola che gli veniva in testa. I tratti affilati ed imperiali, affascinante nonostante le rughe, luminosa come la stella del Nord cui la paragonava Voltaire.
Caterina II, sua maestà imperiale.


 … Sottili differenze, rispetto alla volta precedente in Francia nel 1768, poche stagioni, nel mio caso una vita. Sono tra gli incaricati di riportare i resoconti più, nel dettaglio, della battaglia di Cesme, combattuta dal 14 al 17 di giugno 1770,  nelle varie corti.  In  particolare a Versailles, all’ambasciatore russo, a Madrid, prima mi fermerò un poco ad Ahumada, chiaro, poi dal Golfo di Biscaglia  sarò a Londra, per recare altri ufficiali britannici per dare supporto alla marina russa. Una miriade di cose da fare e tempo contato, che buffo. Ho visto per la prima volta il mare quando non ero più un ragazzetto, tranne che mi piacevano le storie di pirati, bucanieri e corsari.
Il tutto è principiato con dei disordini in Polonia, gli szladhici si sono sollevati contro Poniatowski, il re insediato dalla zarina, oltre che suo ex-amante, grazie anche alle truppe imperiali.  Gli ottomani non tolleravano questa espansione e hanno appoggiato gli insorti, la miccia che ha fatto esplodere le polveri è stata quando un reggimento cosacco è entrato nel territorio ottomano di Balta, per inseguire degli oppositori. Gli ottomani poi hanno sostenuto che sia stato compiuto un massacro della popolazione locale, senza fornire prove precise. Il 25 settembre 1768 il gran sultano, Moustafa III, ha imprigionato l’ambasciatore ed il suo entourage a Costantinopoli, violando ogni protocollo, facendo scoppiare la guerra. Era dato notorio che la flotta ottomana era potente, che la Russia si stava riprendendo ancora dalla precedente guerra dei Sette anni, che vi fosse una sfilza di pretendenti, infine, la marina era un … colabrodo. Tuttavia, l’Inghilterra inviò alcuni dei suoi capitani for improve the situation, per la campagna che iniziò l’anno dopo. Io, come suol dirsi, nel mezzo, a fare di tutto un po’, specie il traduttore, che parlavo sia russo che inglese e francese, del primo un’infarinatura, ma sempre meglio di nulla,e sempre meglio degli altri, che altrimenti non si capivano, alla fine ho imparato anche io a muovermi su un ponte senza vomitare per il rollio.

…  24 navi turche contro 20 russe, fire ships, assalti diretti, arrembaggi, sullo stile dei pirati. Felipe poi raccontò di essersi sentito sdoppiato, di avere combattuto a mani nude, neanche badava ai fischi e ai sibili. Si era messo un corsetto imbottito, sotto la camicia, con larghe maglie di metallo, una precauzione contro le pallottole e le armi da taglio, se la cavò giusto con alcune ferite leggere.
Furore, il figlio del dio della guerra, un Fuentes di sangue e non di nome, un’altra leggenda.  Oppure si muoveva o sennò toccava a lui morire, esperienza che non aveva voglia di fare subito. Rombi, fatica fisica, l’odore di ferro del sangue, a un certo punto non sentiva più nulla per i rimbombi dei cannoni, tre giorni pieni.

 La fortuna fu buttare giù Orlov, il fratello di Grigorij, un caso, che per poco un colpo di artiglieria ci prendeva, buon senso, l’aria del mare Egeo era veramente bella, dopo, respirata a pieni polmoni. La lettera arrivò quando avevo appena diciassette anni e mezzo.
Orlov aprì la busta, scorse i fogli e sorrise.. “Monsieur..”A CHI DICEVA?
 “Monsieur le Comnte de Rostov ..
“Eh?”Non fui molto intelligente, lo ammetto, ma non capivo a chi si riferissero, la battaglia era finita sola da una settimana e ancora non ci sentivo tanto bene.
“Svegliatevi, ragazzo … e leggete qui”Questo era Orlov, un briccone di vecchia data, un furbo di tre cotte
 “Avete ricevuto un encomio e questo è il vostro titolo, sperando vi piaccia, l’ha coniato la zarina” le ginocchia, cortesi, mi sostennero. Non ero più un bastardo, un ramingo, quella era la mia rivalsa “ E siete stato nominato cavaliere dell’ordine di santa Caterina”

“Felipe, leggete e credete” ero un novello San Tommaso.

Un titolo, un patrimonio, un riscatto. (Felipe Moguer, Comnte de Rostov, nuovo immortale). Poi brindammo, dopo, alla mia, sotto stelle liquide, mio padre non c’era, ma quella notizia era bella, sarebbe stato fiero di me, come mio nonno Juan.
Nelle battaglie mi ero riscattato, ero un Fuentes, discendente di prodi eroi e donne magnifiche, la Russia per davvero il mio altrove
.
 Il marchese Xavier Fuentes è il mio padre naturale, sono nato prima del matrimonio, con la marchesa Catherine. Due anni fa lui, mio padre, Xavier,  andò nelle Corti del Grande Nord per fare .. una serie di cose e io sono rimasto là, per rincominciare, diciamo lo stile, in forma minore, di Guglielmo di Normandia, un bastardo che divenne re.
Ero un pirata.
Ero un bastardo.
Ero io.
Felipe.
Sono IO.
Il figlio dei Fuentes, di Xavier, quando mi lanciavo all’arrembaggio gridavo “Fuentes, ahora y por siempre” il loro motto, il loro urlo nelle battaglie, alla conquista di un mondo.
FUENTES..
E vale per me pure.
Anche a Versailles.
Ove il delfino Luigi Augusto, duca di Berry, ha impalmato nel mese di maggio 1770 Maria Antonietta di Asburgo e Lorena, un matrimonio a molti inviso.
Pare che le nozze non siano state ancora consumate, mentre Luigi XV, nonno del delfino, è in perenne affanno con la sua attuale favorita, Madame Du Barry.
Io taccio, di cuori infranti e dolci occhiate ne semino a iosa.


Nota 1: la prima parte del capitolo è affidata a Catherine, moglie di Xavier Fuentes, per maggiori informazioni rimando a “The Red Dragons – The Immortals”.
Nota 2: la battaglia di Cesme, in Anatolia, si tenne nei primi giorni del luglio 1770, io  anticipo nel mese di giugno per esigenze narrative!
Nota 3: un sovrano poteva concedere titoli nobiliari e,  per me, questa persona lo merita.
Nota 4: uso qui il metro, per indicare la statura di Felipe, et alia, ma è voluto, essendo ben conscia che il sistema metrico decimale venne introdotto da Napoleone.
 

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Capitolo 3
*** Ahora y por siempre ***


“… Esigiamo che il ribelle Pugacev, il sedicente Paolo III, impostore e millantatore, dato che il Nostro sposo è morto, venga catturato … (…) egli dopo avere combattuto nelle Nostre truppe e avere militato contro i turchi a Bender, nel 1770, ove fu nominato ufficiale, si è congedato dall’esercito (..)  Arrestato per vagabondaggio, …”
“.. le regioni del Volga sono messe a ferro e fuoco da lui e dai suoi cosacchi” .
Scorro le mappe geografiche tenute ferme sul tavolo da alcune pietre scabre, leggo, a mezza voce i vari rapporti e gli ukase,traduco,  i decreti imperiali, impilati in un angolo.
“Le rivolte si sono estese, lui millanta di essere il defunto Zar, che si è nascosto per oltre dieci anni, in attesa della sua occasione …”
E’ un impostore,  tranne che molti scontenti gli vanno dietro, la vogliono buttare giù dal trono.
Ha organizzato un simil esercito, emana decreti firmandosi Pietro III, autocrate di tutte le Russie, offre sale, che qui è considerato un lusso, e terre e meno tasse a chi lo segue, morte a chi sostiene la zarina.
Dove si sarà cacciato, potrebbe essere in un posto impreciso tra Volga e Urali, come a dire dappertutto, è un territorio sterminato, immenso come due o tre nazioni, rifletto. Buttano giù  chiese e monasteri, distruggono i villaggi che non seguono la rivolta, lei, la zarina, dico nella sua corrispondenza con Voltaire parla di una piccola rivolta, ma è una balla. Da quando era salita al trono era  la bega più grossa mai capitata, se Pugacev conquistava Mosca era la fine.  

 
 Altro che zar misericordioso, quel piccolo angolo era un inferno in terra, chi era sopravissuto era stato seppellito, in una buca scavata per terra, i corvi banchettavano con le teste che spuntavano dal terreno.. vidi un bambino, non dimostrava più di dieci anni ed era privo di vita.. Mi chinai sui talloni, chiusi le palpebre sui suoi occhi spalancati nella morte. Un tempo era stato vivo, magari come me aveva corso nei boschi, riso e saltato, ora era quiete e gelo.
“Pater noster…”
“Seppelliamoli e diciamo una preghiera”ordino, ma la decisione è unanime, dobbiamo fermarci a inumare i morti, variano le fedi, io cattolico, i soldati ortodossi, ma questo è un atto di misericordia.

Poi giunse la soffiata decisiva.
FUENTES, ahora y por siempre!!
Lo urlai a squarciagola, sotto i freddi cieli di marzo, immensi come il mare quando si perde lungo la linea dell’orizzonte, il grido di guerra dei Fuentes, in cui si lanciavano negli scontri, negli assalti, Fuentes fino alla fine del mondo e del tempo. 
Mi hanno poi raccontato che parevo una Furia,  combattendo nel corpo a corpo, via, via, una collera fredda e lucida, oltre il limite ed il dolore.
Quel bambino morto e straziato potevo essere io.
Abbandonato e negletto.
E non mi importava di morire.
 
Io sono un FUENTES. 

Questa è la mia battaglia.
Non mi importa di morire  
  
I seguaci furono presi, ma LUI mancava, se fuggiva eravamo punto e a capo, mi lanciai all’inseguimento.
“Ammazzami, su..”
“…Ti dichiaro in arresto in nome della zarina”Scandendolo in russo.
Ecco  le oscenità, sono un demonio, un figlio di puttana,  un bastardo, risi come un  matto, ha ragione, lo sono, un bastardo, strabuzzò gli occhi quando glielo confermai,  intanto gli ho puntato lo stiletto contro la gola ed un gioioso calcio all’inguine, ben venga, io ho vinto, lui ha perso.
Sangue, ferro e polvere da sparo.
 HO VINTO.
Poi realizzo che sono ferito, la stoccata ha mancato di poco l’arteria radiale, se la prendeva ero morto.
“Avete catturato Pugacev.”
“Ai ceppi e torniamo nella capitale …”
Lo portammo di villaggio  in villaggio, chiuso in una gabbia di ferro, deriso da tutti, la zarina decise  che sarebbe stato processato, intanto si godeva il soggiorno nella fortezza dei Santi Pietro e Paolo, la più temibile prigione del regno.

Nelle memorie che Stanislao Poniatowski, deposto re di Polonia nonché suo ex amante, va scrivendo concordo sull’aspetto dell’imperatrice. I capelli scuri, la carnagione luminosa, grandi occhi azzurri, il naso .. va bene è imperioso, ha l’abitudine al comando, tutto in lei è prestigioso, pare la regina del mondo, anche se non è più la giovane granduchessa di quell’estate luminosa, in cui ha preso il potere.
“Per mare e per terra siete un portento”
“Sono fortunato, Maestà imperiale”
“Sono orgogliosa di voi, Monsieur, chiedete quanto volete”
“Posso tornare per mare?” Altri avrebbero chiesto soldi e prebende, io di tornare a combattere,
 
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 Nel mese di giugno 1774 vi è stata l’ultima battaglia della sesta guerra contro i turchi e io, as usual, ero nel mezzo.
Ho rimediato una sciabolata sul fianco, leggera, poco importa, mi sono preso altri due encomi e la carica di capitano di fregata della marina.
A luglio è stato siglato il definitivo trattato di pace, vari territori sono stati annessi alla Russia, che ha avuto a titolo di indennizzo la favolosa somma di quattro milioni di rubli, cifra iperbolica.
Ora sono un buon partito, mi canzono tra me e me, in ottimi rapporti con la sovrana, tuttavia ancora aspetto, sono di molte per non essere di nessuna, penso tra me. Intanto, sono una specie di Ulisse, che viaggia per mare e per terra, Fuentes anche in questo, che loro erano viaggiatori instancabili.
 
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Presento i miei omaggi al Conte di Aranda, ambasciatore originario dell'Iberia del re della mia terra natale,a Parigi  poi passo all’ambasciatore russo, che mi invita ad un festoso ballo organizzato dalla regina Antonietta per festeggiare la prossima ascesa al trono, Luigi XV è morto il 10 maggio 1774, l’incoronazione è prevista per il giugno 1775 a Reims.
 
Il tema è la primavera, la regina ha richiesto che tutti vengano vestiti di verde.
 
Osservo le siepi tagliate a guisa di animali, ornate di lampade decorative, per dare più bagliore la ghiaia dei viali è stata dipinta d’oro, infinite lampade di carta ondeggiano tra i cespugli.
 
Conto 43 candelabri nella Galleria degli Specchi, su cui vi sono infinite candele, le fiammelle che si uniscono ai singolari effluvi degli aristocratici francesi.
La sovrana è un oceano di seta verderame, le ciocche raccolte in un pouf che rappresenta un giardino di rose tee. Bella è bella, maestosa, ma di profilo è imperiosa, il mento sporgente, il labbro inferiore pronunciato, tratto tipico degli Asburgo.
Osservo e sono osservato, sono alto circa un metro e ottantatre, un poco più del marchese  mio padre, occhi e capelli scuri, abbronzato per le ore trascorse all’aperto, so di fare la mia figura, mi piace essere ammirato, il piccolo Felipe ne ha fatta di strada. Sempre un diverso, che rimane somigliante solo a se stesso. E tanto ho il mio onore, avevo sempre il mio onore, anche quando ero solo il piccolo Felipe, sono un Fuentes e questo vale più di ogni ricchezza.
Penso a mia madre, Juana Machado, da dire c’è poco o troppo. Il marchese la mise incinta e non la sbatterono fuori di casa giusto per ordine espresso dei Fuentes. Prima le era gradito Huesca Machado, e viceversa, tranne che sul momento la gente pensava che una seduttrice non fosse per lui un buon affare. Ma a lui non importava.. Alla fine, hanno avuto il loro lieto fine, si sono sposati, hanno avuto altri sette figli, non le ho rovinato la vita. E magari ero io a pretendere troppo, non so, tranne che da quando andai a vivere fisso al castello è stato un sollievo.
Reciproco, suo e mio. E nel ’70, quando sono tornato per un poco, ero un conte, un vero nobile, un cavaliere, non più il suo disonore, uguale ai figli di Xavier Fuentes e sopra ai suoi sette legittimi … Una soddisfazione, amara come assenzio e cenere.
 

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Capitolo 4
*** Spring ***


1778.
 
 
Trionfi di zaffiro e ametista, i tramonti della Russia, via i dubbi, tornano gli anni delle scoperte e delle curiosità, fuori dalle difese. Vicini eppure lontani, come ti avrei voluto e come sei, divini ed egoisti, che paradosso. Ho avuto tanto, mi sono riscattato dalla mia nascita illegittima e tanto ho molto su cui meditare.
“... vedi Felipe, tra i sostenitori dell’ascesa imperiale, di Caterina II,  vi era il principe Raulov, che in seguito è stato ben ricompensato, con cariche e ricchezze. Vedovo, aveva una sola figlia, Elisabeth, detta Ella, che è nata nel 1758.” Mio padre Xavier raccoglie un bicchiere di sherry tra le mani, viene dalla Spagna, iberici fino alla nostra ultima stilla, annota il mio plumbeo silenzio “..  Lui non pensava affatto a risposarsi, non sul momento, almeno, è morto nel 1769 per un infarto. Intanto, sua figlia aveva imparato le buone maniere, l’educazione, eccetera, ma suo padre la amava teneramente e le ha insegnato la scherma e a sparare..” come una piccola amazzone. Lo so anche io come, rimasta orfana, è stata presa sotto la sua tutela dalla zarina, che le ha dato una raffinata ed ulteriore educazione, è una sua damigella di onore e .. Ne ho avute tante di donne, ma, corretto, ho evitato di compromettere, piaccio anche alla principessa Ella, che fa gola a molti, suo marito diventerebbe ipso iure un principe, potrebbe ben aggiungere il cognome Raulov al suo, un principessa, ha terre e ricchezze, ed è molto bella, l’ho rivista nel ’75 ed è molto avvenente, occhi chiari, capelli castani, un bel fisico..
Mi sento un pezzo di agnello allo spiedo, da vendere al migliore offrente. Ma nessuno sogna un matrimonio per amore, le mie pretese verso la sorte non possono esagerare.
“Sarebbe una cosa bellissima, Felipe.. “ Alla mia età, lui si era già sposato, ma per amore, con la sua francese, Catherine dagli occhi chiari.
 La principessa Ella Raulov non si è ancora maritata, anche se ha ormai vent’anni, ha respinto tutti i pretendenti e vorrebbe sposare il conte di Rostov. La zarina sarebbe incline, ne avrebbe il desiderio, ma io, Felipe, con una notevole dose di audacia, a un ipotetico discorso, ho osservato che la mia strada l’ha compiuta per meriti, non per calcoli, nel ’75 in avanti l’ho gabellata con i vari incarichi, mentre ora.. 
Un nobile non si sposa per amore, si sa, ma per inclinazione, accordi tra i genitori, non disperdere patrimoni … E così.. Avverto la forzatura. Sarò un egoista, un vigliacco, rifiuto un onore che molti avrebbero già preso e di corsa.
Sempre il solito diverso, ecco cosa sono.
È innamorata di  me, o pensa di esserlo, il che può coincidere.
Il matrimonio tra i principi Rostov Raulov fu celebrato nel mese di giugno 1778.

I want to come back. It’s too late to apologize…

 Da un dispaccio degli ambasciatori, recapitato nelle varie corti europee nel novembre 1778 ”… Nei primi giorni di luglio 1778, Federico di Prussia ed i suoi 80.000 uomini hanno invaso la Boemia. Le truppe hanno occupato Náchod. L'esercito asburgico coi suoi 600 cannoni si è posto  sulle alture nei pressi del fiume Elba, al suo comando Giuseppe II, sul campo il conte von Lacy. (… ) Quando il grosso dell'esercito austriaco si è scontrato con quello di Federico il Grande presso l'Elba, una piccola armata al comando del barone von Laudon ha guadato i passaggi dalla Sassonia e della Lusazia,  in Boemia. Poco dopo che Federico fu entrato con le sue truppe in Boemia, il principe Enrico, suo fratello e brillante stratega, spostò le proprie truppe attorno a quelle di Laudon ed entrò in Boemia a Hainspac .Per evitare di essere fiancheggiato dalle truppe nemiche, Laudon si è ritirato verso il fiume Iser, ma dalla metà di agosto di quell'anno gran parte dell'esercito austriaco si trova nel pericolo di essere fiancheggiato da Enrico sull'ala sinistra.(.. ) Intanto l’imperatore, incoraggia i raids contro le truppe prussiane.. come, ad esempio ..il  7 agosto con due squadroni del suo reggimento, il maggiore Nauendorf guidò un'incursione contro un convoglio di rifornimenti prussiano a Bieberdorf, nella Contea di Kladsko. Il convoglio, preso di sprovvista, si arrese a Nauendorf al punto che i suoi ufficiali poterono fare prigionieri 110 uomini, 476 cavalli, 240 sacchi di farina e 13 carri da trasporto.(..) Questo è il tipo di azioni che stanno caratterizzando  tutta la guerra e. i soldati riportano che trascorrono più tempo a provvedere cibo che a combattere. Gli eserciti rimangono nei loro accampamenti e continuano le incursioni (…) ma Maria Teresa ha inviato il suo ministro Kaunitz in missione segreta a Berlino per cercare di porre fine a quegli scontri. ….Rifiutata una prima volta la pace, Maria Teresa ha scritto dunque a Caterina di Russia per chiederle assistenza. Quando Giuseppe II ha scoperto che sua madre stava compiendo manovre diplomatiche di cui lui era all'oscuro, ha minacciato di dimettersi dalla carica di imperatore, salvo ricredersi. Caterina II di Russia si è offerta  di mediare la disputa, suo inviato particolare il principe ROSTOV-RAULOV , ovvero Felipe de Moguer, e….e Federico ha iniziato a ritirare parte delle sue forze da metà settembre. .. Nello stesso mese di ottobre Giuseppe Ii ritirò gran parte del suo esercito dal confine boemo e Federico si ritirò completamente in Prussia. Due piccole forze di ussari e dragoni sono rimaste in Boemia il che permise da ambo le parti di cominciare le prime schermaglie dei negoziati di pace a Teschen, mentre certo continueranno certo le azioni invernali.. Lo scontro sta anche assumendo il nome di Guerra delle patate(Kartoffelkrieg) dal momento che le truppe prussiane e austriache trascorrono molto tempo a compiere manovre militari in Boemi,  per cercare di ottenere il cibo dal nemico, privandolo del principale sostentamento della regione, le patate appunto. Vi sono poi  carestia e colera e morti sia tra i soldati che tra le popolazioni locali…”
In quel 1779 Felipe divenne padre, il 15 marzo 1779 la principessa Ella aveva avuto due principi, due gemelli, Jean Xavier, il corrispettivo francese del primo appellativo di Juan, in onore del suo amato nonno paterno, Xavier come suo padre e suo fratello e una bambina, Catherine Elisabeth.

Jean Xavier, principe Rostov- Raulov.
Catherine Elisabeth, principessa Rostov- Raulov.
Era fertile come un toro da monta,aveva rovesciato il suo seme nel grembo della moglie, che a nove mesi e dieci giorni dalle nozze, aveva dato alla luce i più giovani discendenti dei Fuentes, dei millenari signori delle montagne.
 
 Ho fondato una dinastia. 

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Capitolo 5
*** Mi amor ***


San Pietroburgo, gennaio 1917.
Felipe si divertiva, si fa per dire, a allenare le nuove reclute della marina, stando via a mesi interi. Era un baro, una spia, un pirata e un avventuriero, tante definizioni e nessuna.
Ammiraglio della flotta russa, era bravo.
Un eroe. 

Rileggevo i suoi diari, scarni appunti, le cronache degli ambasciatori, io ero una sua discendente, Catherine Raulov, che aveva sposato un Fuentes, Andres, ci eravamo scoperti e amati come una vertigine, nonostante la guerra.
Il primo conflitto mondiale imperversava.

Incinta del primo figlio che avrei avuto da Andres, passavo molto tempo a rileggere i fogli di Felipe.
Felipe l’eroe, il diverso,che aveva combattuto in ogni suo singolo giorno.
Come ME.
Come TUTTI. 

“.. ad ogni risveglio, annuso l’aria, scruto la tinta turchese del cielo e i messaggi delle nuvole.
Sono vivo.Sono libero, il male alla schiena e alle ossa, pace, si supera.
Mi hanno catturato, fatto prigioniero, mi sono finto muto, uno stratagemma concordato, anche quando hanno mi hanno preso a calci,sulla schiena, sugli arti, picchiandomi, ho evitato di urlare e scoprirmi.
Ho attinto, stoico, dai ricordi, poco importava il ferro che sfrigolava vicino alle mie carni straziate e livide.
Lo sapevo di rischiare, pure..Si sono arresi, che non vi è gusto a torturare un prigioniero che non si lamenta.Non pensi che succeda fino a quando non capiti nel mezzo.
Le Chemin.Frammenti, Una cella fetida, il non conoscere il passare dei giorni e delle notti sopra di me, io sono Felipe Moguer, diventato nelle battaglie conte di Rostov, principe per matrimonio
Sperando che Francisco,mio fratello, approdato di nascosto,alla zitta, si allarmasse non trovandomi al posto convenuto, un rendezvous per la raccolta di informazioni, una precauzione minima, sguinzagliando chi di dovere per trovarmi.Non sono evaso, a un dato punto, ringraziando la corruzione ottomana mi sono ritrovato condotto fuori dall’antro, i ferri ai polsi, la barba che mi ricopriva le guance, sbattendo le palpebre per il riemergere nel sole… “
“..  E  Caterina II invecchiava, come tutti, senza cedere una iota del suo potere, la sua sete di espandere i territori si è allargata con l’età, l’alleanza con il sovrano austriaco, Giuseppe II, contro il turchi ha questo reciproco fine.
 



Nel 1788 Felipe incontrò l’amore della sua vita, per puro caso, senza che se lo aspettasse, tra un  ingaggio e l'altro, le guerre contro i turchi, i viaggi diplomatici e quanto altro.
Tra le mani LEI reggeva un mazzo di fragranti giacinti, i fiori del dolore, per la mitologia della antica greca, il profumo del miele dei petali e il sale della pelle, appena più forte di quello di una mandorla.
Ambra e miele e grano, il dono dei re Magi, raro come le rosse rose di Pieria cantate da Saffo..
Annotava così. 
Non era un poeta, ma LEI  lo rendeva tale.



FELIPE....

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Capitolo 6
*** FELIPE ***


“La distanza è arrivata e non ho timore, ho già detto addio ..” scriveva Felipe nelle sue note, toccare le pagine vergate da lui, un secolo e rotti dopo dava uno strano conforto.
Un legame tra le generazioni.
Io, Catherine, discendevo da lui.
Felipe.
Aveva combattuto.
Si era riscattato dai suoi natali, acquisendo titoli e rango per merito, fortuna e sue capacità.
E poi si era risposato, la sua seconda moglie era una amazzone, una leggenda ..
Lessi le annotazioni di LEI.
 “.. Con questo anello io ti sposo, con il mio corpo ti onoro, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, finché morte non ci separi .. 
Io e te.. 
Nella distanza .. Sparire, una lunga missione almeno fino alla morte di Caterina II .. nei mari del sud, in America ..
Ti amo ..
Sei il mio pirata ..
Vivo e sogno, un lusso insperato dopo una vita senza, bloccata dalla paura .. 
Oggi come ieri .. sei il mio amore. 
Felipe.. Salpando verso il nuovo mondo “

 Ebbero due figli, Henrique, il nome di un bastardo che aveva conquistato l’Inghilterra nel 1066, ed Isabelle, l'appellativo di una regina combattente.
Felipe tornò a vivere a Ahumada, alla fine, le avventure non gli mancavano mai, nè quando era giovane nè quando fu vecchio, a un dato punto divenne immortale, in senso lato, che ancora il mondo parlava di lui.

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Capitolo 7
*** Borodino ***


 


Felipe rifletteva, meditabondo, poteva essere ed in effetti era, tempo di bilanci e riflessioni.
La sera era abbastanza tranquilla, non pareva che il giorno dopo avrebbero combattuto contro Bonaparte, il Corso che si era fatto imperatore, da alcuni definito l’Anticristo e pretendeva di conquistare il mondo, o tentava.
Come una specie di malia, che incitava a continuare, a pretendere di più ancora.
Lui del resto ben lo sapeva, per personale esperienza.
Era nato illegittimo da una breve relazione di suo padre, Xavier Fuentes, nato nel 1738, poco più di un ragazzino quando lui era venuto al mondo e lo aveva riconosciuto, assegnandogli un patronimico.
Ma non Fuentes, quello sarebbe stato pretendere troppo. Fuentes .. le cui origini famigliari risalivano a stare cauti al 732, anno in cui  Carlo Martello sconfisse gli Arabi e uno dei suoi compagni d’arme, un Fuentes, appunto costruì il primo nucleo del’avito castello di Ahumada, sui Pirenei.
Ottenuto il titolo di marchesi, avevano vegliato sui confini, in tempi di pace e di guerra, vigilando contro gli Arabi e onorando i re spagnoli.
 Erano a Granada ai tempi della reconquista, un Fuentes era salpato con Cortes alla conquista del Sud America.
Viaggiatori, diplomatici, uomini di chiesa, politici, erano stati finanche vicerè del Perù e di Milano, quando sull’impero di Spagna non tramontava il sole.
Usavano appellarsi i signori delle montagne.
Lui era Felipe Juan Moguer, Moguer che fu il primo appellativo dei signori di Ahumada, poi due fratelli, sotto Carlo Magno, combatterono con valore e lui assegnò al primo il titolo di marchese, il secondo ne ebbe un altro, fu padrone successivamente  di ricche terre, ma scelse di chiamarsi Fuentes, per differenziare.
Verso il Mille, il ramo di Ahumada aveva una ragazza Moguer, la sola erede, che sposò un Fuentes, ricongiungendo i due tralci, da allora vi furono solo i Fuentes.
Che tornavano in quel ragazzino, Moguer, il suo cognome rispecchiava quelle origini e che sarebbe cresciuto fino a diventare un uomo in cui i difetti erano superati dagli innumerevoli pregi.
Un guerriero. 
Come Enrico di Normandia, illegittimo aveva conquistato il trono inglese, lui aveva conquistato il suo posto nel mondo.
A circa 15 anni era andato in Russia, approfittando che suo padre svolgeva le funzioni di ambasciatore ad interim nelle terre del Grande Nord, così lontane dai cieli nativi della Spagna che era davvero un altro mondo, un nuovo mondo, cercando di inventarsi il futuro.  Era una sorta di “ibrido” ben addestrato, che conosceva le lingue, i cavalli, la scherma e le buone maniere, dotato di una strepitosa avvenenza fisica.
La tensione serpeggiava, bevve un sorso di vino, se chiudeva gli occhi e il vento lo toccava era di nuovo giovane, vigoroso.
Ricordò, cercando di distrarsi, altri giorni, altre battaglie.
Come quella di Cesme in Anatolia, contro i turchi, al cui esito vittorioso la zarina Caterina II gli aveva tributato il titolo di conte Rostov.
Era per meriti personali, il pettegolezzo che l’imperatrice russa se lo fosse portato a letto era una mera maldicenza
Cesme, nell’estate 1770,…  24 navi turche contro 20 russe, fire ships, assalti diretti, arrembaggi, sullo stile dei pirati.
Aveva poi raccontato di essersi sentito sdoppiato, di avere combattuto a mani nude, neanche badava ai fischi e ai sibili. Si era messo un corsetto imbottito, sotto la camicia, con larghe maglie di metallo, una precauzione contro le pallottole e le armi da taglio, se la cavò giusto con alcune ferite leggere.
Furore, il figlio del dio della guerra, un Fuentes di sangue e non di nome, un’altra leggenda.  Oppure si muoveva o sennò toccava a lui morire, esperienza che non aveva voglia di fare subito. Rombi, fatica fisica, l’odore di ferro del sangue, a un certo punto non sentiva più nulla per i rimbombi dei cannoni, tre giorni pieni.

E, dopo, l’aria del mare Egeo era veramente bella, respirata a pieni polmoni. La lettera arrivò quando avevo appena diciassette anni e mezzo.
Orlov aprì la busta, scorse i fogli e sorrise.. “Monsieur..”A CHI DICEVA?
 “Monsieur le Comnte de Rostov ..
“Eh?”Non fui molto intelligente, lo ammetto, ma non capivo a chi si riferissero, la battaglia era finita sola da una settimana e ancora non ci sentivo tanto bene.
“Svegliatevi, ragazzo … e leggete qui”Questo era Orlov, un briccone di vecchia data, un furbo di tre cotte
 “Avete ricevuto un encomio e questo è il vostro titolo, sperando vi piaccia, l’ha coniato la zarina” le ginocchia, cortesi, mi sostennero. Non ero più un bastardo, un ramingo, quella era la mia rivalsa “ E siete stato nominato cavaliere dell’ordine di santa Caterina”

“Felipe, leggete e credete” ero un novello San Tommaso.
Avevo da compiere 18 anni.
Potevo essere fiero di me.. nel 1774, durante l’ultima battaglia della sesta guerra contro i turchi, rimediai una sciabolata sul fianco, ulteriori encomi e la carica di capitano di fregata della marina, io che ero nato in mezzo alle montagne ..
 
E altri viaggi, ingaggi, missioni e pericoli, sposo due volte, la prima con Elisabeth Raulov, nata nel 1758, figlia di uno dei sostenitori dell’ascesa imperiale di Caterina, che si era quindi presa cura di lei, che le aveva dato una raffinata ed ulteriore educazione, quando la ragazza era rimasta orfana.. le piacevo, avrebbe fatto gola a molti impalmarla, il marito sarebbe diventato ipso jure principe, aggiungendo il cognome Raulov al suo. Ed era molto avvenente.. Il buon senso, il desiderio della ragazza di sposarsi con il giovane iberico, il placeat della zarina conducevano in quella direzione, tranne che mi sentivo un pezzo di agnello pronto per lo spiedo, da vendere al migliore offerente.. Molti avrebbero voluto essere al mio posto, tranne me. E un nobile, per prassi, non si sposa per amore, quanto per inclinazione, accordi tra i genitori, non disperdere patrimoni.. era il giugno 1778 quando ci sposammo, non mancai al mio dovere, l’anno dopo mi aveva dato una coppia di gemelli, un bimbo e una bimba.
La scusa ufficiale erano gli incarichi diplomatici ed in marina, allenare nuove reclute, stando via a mesi, se non a stagioni intere, ero un baro, una spia, un pirata ed un avventuriero, tante definizioni e nessuna precisazione, ero solamente io.
Che scordai ogni teoria, vantaggio o convenienza, quando nel 1788 trovai l’amore della mia vita quando avevo smesso di pensarci..
Anche sposarci fu una battaglia, rifletto ora, anche se è trascorso quasi un quarto di secolo dai giorni del nostro incontro..
Mia inopinata alleata fu Ella, anche lei si era innamorata a sua volta,in quegli anni ognuno aveva avuto le sue liaisons..   io non mi ero mai convertito al credo ortodosso in cui il nostro matrimonio era stato celebrato.. Escamotage su escamotage, alla fine fummo liberi entrambi l’uno dall’altra.
.. eravamo stati in America, là erano nati Enrique ed Isabelle.
E di nuovo la Spagna ed i suoi cieli, Ahumada ed i Pirenei..
E Napoleone, che aveva conquistato la penisola iberica, insediandovi suo fratello Giuseppe, era stato sfibrato dalla resistenza..
Si guardò le mani, era tornato a combattere, per la prima volta le armate del Corso erano state sconfitte dalla resistenza iberica, la appellavano la “guerriglia” e .. Il Corso aveva costretto il re  e suo figlio ad abdicare a Bayonne, contando su una rapida risoluzione, così non era stato.. Nonostante le vittorie era stato costretto a tornare a Parigi, nel gennaio 1809, per gli intrighi dell’Austria e quelli interni della Francia.. Lasciando parte dell’esercito, la resistenza era continuata.. Si combatteva casa per casa o giù di lì, il ricordo della resistenza delle truppe di Madrid, fucilate dai francesi, gli faceva ancora male (1). E non si mollava..
Respirò a fondo, la mite aria di settembre lo circondava come ai tempi della sua giovinezza tornò a respirare, lunghe e avide sorsate.
Il giorno seguente, russi e francesi si sarebbero scontrati a Borodino, nei dintorni di Mosca, sarebbe stato un combattimento all’ultimo sangue. Si era ripresentato, suo figlio Rostov-Raulov combatteva a fianco dello zar Alessandro II, gli aveva chiesto di ritornare, era sempre un ufficiale di Santa Madre Russia e .. sta bene, aveva detto.
Iniziò a scrivere a sua moglie, i fogli si accumulavano, la sua grafia era sottile e ordinata, ogni tanto si fermava a sorbire un bicchiere di sherry (iberico come lui fino all’ultima stilla) “… 1812. Caro amore mio, ti scrivo alla vigilia della battaglia.. (..) Ti sento vicina (… ) Rievoco la prima volta che ti vidi,  tra le mani reggevi  un mazzo di fragranti giacinti, i fiori del dolore, per la mitologia della antica greca, il profumo del miele dei petali e il sale della pelle, appena più forte di quello di una mandorla. No, non sono mai stato un poeta e tu mi hai reso tale (…) Se non dovessi tornare, sappi che ti amo, che ti ho amato sempre e che l’ultima immagine che porterò con me sarà il tuo viso.. Sempre tuo, Felipe
 
 
  1. Goya, nel 1814, dipinse due celebri quadri sulla resistenza delle truppe spagnole, “Il 2 Maggio 1808” ed “Il 3 Maggio 1808”  

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Capitolo 8
*** FELIPE / ALEXEI THE TIME OF HEROES ***


San Pietroburgo, 1917.
Continuavo a leggere con piacere i diari e gli appunti di Felipe, un grato esercizio per me, sua discendente per parte russa, Catherine Raulov, che aveva sposato un Fuentes, Andres, del ramo spagnolo, che proveniva da uno dei fratelli di Felipe. Io e Andres ci eravamo scoperti e amati come una vertigine, nonostante la guerra, quella appellata, al termine, prima guerra mondiale, uno scontro di tutti contro tutti.


Incinta del primo figlio che avrei avuto da Andres, passavo molto tempo a rileggere quei fogli.
Mi ritrovai a sfogliare i suoi resoconti su Borodino, tra i tanti, andava per i sessanta anni e ancora non mollava, da perfetto testone qual era.
Mi era pure capitato tra le mani il rublo coniato per il centenario della battaglia di cui sopra. Al diritto, un’aquila coronata, simbolo degli zar,  e la scritta circolare ” ALESSANDRO I PER GRAZIA DI DIO IMPERATORE E AUTOCRATE DI TUTTE LE RUSSIE”. Al rovescio, la frase “1812 ANNO GLORIOSO È PASSATO MA NON SARANNO DIMENTICATI GLI EROISMI COMPIUTI”. Sono sicura che Felipe avrebbe gradito, tranne che nel 1912 era ormai polvere e fumo.
 La battaglia ebbe luogo il 7 settembre 1812 e vide la vittoria formale delle truppe napoleoniche. L’esercito russo si ritirò alle spalle di Mosca. Napoleone entrò in città e la trovò vuota di cose e persone. Dopo poco tempo il condottiero corso, non avendo ottenuto un successo definitivo, con l’esercito debilitato dal freddo, dalla difficoltà dei rifornimenti, dalle perdite, piccole ma continue causate dalla guerriglia russa, che imitava quella spagnola, (coincidenza??), decise di ritornare in Francia.
La grande armata napoleonica contava 600 mila soldati di cui 312 mila francesi. Duecentomila perirono nelle varie battaglie, duecentomila furono fatti prigionieri e almeno la metà di essi morirono. Nel dicembre 1812 solo 25 mila del gruppo centrale dell’esercito (450 mila soldati) riattraversarono il fiume Niemen e dei 47 mila della Guardia rientrarono solo in millecinquecento. Le perdite russe furono pure ingenti, nella sola battaglia di Borodinò morirono 52 mila soldati, contro i 28 mila di parte francese.
La disfatta numerica in Russia fu un araldo della fine di Bonaparte.
Felipe de Moguer, alias Rostov-Raulov era tra gli ufficiali schierati, come il suo primo figlio.
Per celebrare la ricorrenza di cui sopra, la famiglia imperiale giunse a Mosca. Lo zar Nicola II e le sue figlie visitarono i luoghi, guardando quindi i luoghi della battaglia dal Chistoprudny Boulevard, visitando poi il Cremlino.
Il figlio dello zar, Alexei Nicolaevich, era apparso smagliante e giocoso, nella sua uniforme su misura, un promettente erede al trono, sicuro e sorridente, nella cerimonia rievocativa sulla spianata. E poi si era inchinato con perfetta modestia, quando veniva posta la prima pietra di una cattedrale sul luogo della battaglia, vennero letti i nomi degli ufficiali.
“Cat, ma c’era anche  il tuo antenato tra gli ufficiali?” mi chiese poi in privato. “Certo” la mia solenne risposta, ridendo. “Racconta” mi ingiunse “Subito “Era un portento, lui, un pirata, un guerriero”
Alexei was, also, a sweet boy who loved to draw ships and play with his toy soldiers. He loved to eat bliny (Russian pancakes) and he adored his family and friends. “Come te” anche Alexei era un portento. Felipe aveva combattuto contro la sua nascita oscura, lo zarevic con la sua malattia che lo tormentava da quando aveva solo sei settimane di vita. L’emofilia, il sangue che non coagulava, ogni caduta che poteva essere fatale e tanto non mollava, come mai aveva ceduto Felipe.
Per quanto monitorato a vista, era impossibile prevenire ogni minimo incidente. Sbattere un polso, un gomito contro una sedia, od un mobile causava esiti terrificanti.
 Le  emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi, con dolori atroci e solo la morfina avrebbe attenuato gli spasmi.
Tuttavia i medici, per evitare dipendenze, non la somministravano, così che il suo unico rimedio era svenire per fuggire dal dolore.
Il sangue corrodeva le ossa, i tessuti e le cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi,  era poi costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici, appunto, per correggere la situazione.
Tanto, pur sorvegliato a vista, trovava sempre una via di fuga e si feriva spesso, con esiti quasi estremi.
Per paradosso, sfidava la malattia, il suo carattere vivace mal sopportava i limiti imposti dalla sua condizione.

 Nel settembre 1912, dopo le celebrazioni di Borodino, la famiglia imperiale si recò a caccia nelle tenute polacche di Spala, un classico,  dopo che Alessio era rimasto a letto qualche giorno per una botta alla gamba sinistra, mai appurato se il suo malore derivava dall’urto contro una vasca o lo scalmo di una barca, che in verità non lo sapeva nemmeno lui.
Si era ripreso abbastanza in fretta, tuttavia,  e la zarina decise che poteva imparare meglio il francese, che Spala offriva ben pochi diversivi, oltre alla caccia, che il bambino non praticava di certo.
I suoi studi, irregolari a causa della malattia, erano molto indietro, non certo per colpa sua, quando stava male la convalescenza era spesso lunga, ma quando era in salute non stava fermo, si annoiava nel dovere restare seduto e ascoltare le lezioni.
Era troppo intelligente, bisognoso di stimoli e non solo di nozioni, usare un frustino o picchiarlo sulle mani per indisciplina erano strumenti educativi coevi che su lui non sarebbero mai stati applicati, Felipe ne aveva fatto l’esperienza e la sconsigliava, a chiare lettere nei suoi scritti.
Per distrarlo, la zarina decise di portarlo a fare un giro in carrozza, insieme alla imprescindibile Anna Vyribova.
Gli urti e  gli scossoni gli provocarono spasmi di dolore, si lamentava di un malessere allo stomaco e alla gamba sinistra, quando rientrarono era praticamente svenuto per il dolore.
L’emorragia era ripresa, intensa, violentissima.
Ma Alessio resisteva, senza cedere, la sua sopravvivenza lasciava di stucco, come quella di Luigi Giuseppe, primo figlio maschio di Luigi XVI e Maria Antonietta, non mollava la vita, mai.
Gli somministrarono l’estrema unzione. E sopravisse, un guerriero combattente, pur se la ripresa fu lunga, dura e logorante.
But HE was like Felipe, an hero.

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Capitolo 9
*** Felipe i Fuentes ***


Felipe tornò a vivere a Ahumada, con i suoi, da capo,  la Spagna era  la sua casa e la sua ultima dimora, quando io  Catherine Raulov, sua discendente, visitai la rocca ripercorsi i suoi passi e le sue rotte.


Posai una rosa sulla sua tomba,nella piccola chiesa del castello, una lastra di chiaro marmo che enunciava le sue date, nascita e morte, i suoi titoli, Felipe de Moguer, conte di Rostov, quindi principe Rostov-Raulov, ammiraglio della flotta russa, mecenate, marito devoto e padre affettuoso.
Era un eroe.
Era un FUENTES, ahora y por siempre.
..  nothing else matters.


Il mio primo figlio ebbe nome di Felipe.
FELIPE FUENTES,  l'eroe. 
E questa è un'altra delle nostre storie.


In uno degli ultimi documenti, quando era davvero vecchio, un sopravissuto, lessi .. mi hanno chiamato e mi sono chiamato Felipe Juan  de Moguer.
Il bastardo.
L’eroe, l’ammiraglio.
Principe.
Amore.. 
Padre.
E  ora, che si avvicina la fine, che non restano altro le parole, solo un riconoscimento, mi firmo con il nome che avrei dovuto avere, che sempre ho  avuto.. che avrei voluto e che ho cercato di onorare per tutta la vita......
 


Seguiva una lenta, solenne e ribelle firma.

 
“….FELIPE FUENTES”.

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