The Secret Diary, dieci giorni prima di morire.

di neesama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day ten ***
Capitolo 2: *** Day nine ***



Capitolo 1
*** Day ten ***


Salve a tutte. Non è facile riprendere a scrivere, soprattutto ora con la scomparsa di Jonghyun ma sentivo di doverlo fare per lui, almeno in questa storia. Grazie a chiunque leggerà.



Day ten.



˵ Il cielo è troppo grigio per i miei gusti, nonostante io sappia perfettamente che novembre è questo: sole, cielo azzurro, grigio, nubi e vento freddo.

Oggi non ho voglia di uscire, mi sembra perfettamente inutile e non ho voglia di ricordare com'è fatto il mondo; è sempre tutto uguale e grigio come la giornata di oggi, sia d'estate che d'inverno.

La mancanza degli amici la sento anch'io, ma non voglio farglielo capire. Non voglio far vedere alla gente qualcosa di così intimo di me. La mia paura, la mia debolezza deve rimanere nascosta e silenziosa, nell'angolo più buio del mio cuore. ˶


*


Ha deciso di rimanere a casa e non c'è alcun modo di farlo uscire. Choi Minho ci ha provato mille volte negli ultimi tempi, ma Lee Taemin ha negato sino all'ultimo. Non uscirà di casa e questo, lui, lo sa perfettamente. Ha imparato a conoscerlo nel tempo, con i suoi sbalzi d'umore e quel qualcosa che continua a nascondere come se fosse la più grande delle vergogne.

Ha pazienza, lui, un'inesauribile voglia di aiutarlo ad uscire da quello che è diventato, a tutti gli effetti, il suo scudo per proteggersi dalla crudeltà dell'incomprensione, cosa che ha appreso per la sua grande empatia, ma che Lee Taemin mai s'è azzardato a dire. Lo considera un suo grande amico, forse il migliore amico, ma è anche certo che per lui non sia lo stesso.

Per questo se n'è fatto una ragione da tempo, ma ciò non gli ha impedito d'essere ciò che è, quello che farebbe di tutto per un amico. Ha buttato il telefono sul sedile accanto, ed ha accelerato verso casa del ragazzo più piccolo.



Lee Taemin osserva il grigiore delle nubi. Hanno anche un certo fascino, tutto sommato, e gli occhi che le scrutano sono piacevolmente persi nella malinconia di quel colore tipico della stagione. Gli ricorda sempre qualcosa di spiacevole, che ha tentato inutilmente di dimenticare.

Oh, lo sa bene che le cose non si dimenticano, ma ci ha provato comunque. Ha inventato mille modi per poter andare avanti, ma non ci è mai riuscito.

Lee Taemin è stato tradito quattro anni fa ed il cielo glielo ricorda. E' successo nel modo peggiore e dalla persona che amava più di chiunque altro, il suo migliore amico, Kim Jongin, che quel pomeriggio di giugno lo aveva ignorato e denigrato in mezzo alla gente.

Non aveva mai scordato quegli sguardi di sufficienza, quell'escluderlo volutamente dal gruppo in modo del tutto insensato, come se non avesse contato nulla per lui in nessuno dei tanti momenti vissuti insieme, delle ore passate al telefono a ridere ed anche a sparare cazzate.

Non si era dimenticato nemmeno del senso di solitudine che aveva provato alla sera, alla cena, rimanendo in silenzio a guardare gli altri ed a provare gelosia, una sorda e triste gelosia che s'infilava nel cuore con la prepotenza di un pugnale infilato dietro la schiena.

Ecco, quella sensazione la percepisce ancora, anche se più ovattata. Si dice che è solo una sensazione passeggera e che passerà nel giro di poco tempo, anche se sa che non è così, lo sa perfettamente. Inspira ed espira quel poco ossigeno che aveva trattenuto. La cassa toracica s'è contratta nel modo più inaspettato possibile e il fiato gli viene meno, anche questa sensazione che gli provoca un giramento alla testa, dura meno di un istante.



D'un tratto è costretto a guardare giù perché una sagoma nera attira la sua attenzione: è la macchina di Choi Minho ed il ragazzo alla finestra sbuffa.

Non parla, si scosta solamente e si nasconde per non farsi vedere. Ha compreso che Minho non si arrenderà, ma se vedrà tutte le altre imposte chiuse, sarà costretto ad andarsene, almeno questo è ciò che spera. Lo spera davvero.



Choi Minho scende dall'auto e fissa quell'unica finestra aperta. Lee Taemin s'è barricato in casa – cosa solita, ci ha fatto l'abitudine – e gli è sembrato persino di vederlo indietreggiare e nascondersi. Il viso gli si torce in un moto di stizza e si morde persino il labbro: da quanto va avanti questa storia? Tre anni, ora che ci pensa bene. Tre anni in cui lui fa così. Per un momento si sente ferito, nonostante non ne abbia il diritto.

Mai Lee Taemin gli ha detto di essere il suo migliore amico, per cui non dovrebbe sentirsi così, almeno questo crede razionalmente, ma il suo essere gli dice tutt altro. Ha una punta di delusione che s'impadronisce del suo essere, l'umore improvvisamente cambia e una certa tristezza gli serra la gola.

« Al diavolo, Taemin. » mormora mentre sale di nuovo in auto. Il moro non aspetta stavolta, e di quella inesauribile pazienza sembra si sia perso la traccia improvvisamente. E' bastato un nulla, un'ultima goccia – e non s'era accorto che il vaso fosse pieno – ed improvvisamente tutto ha preso una nuova piega, la fine. La fine di quello che credeva fosse.



Il motore singhiozza qualche istante, prima di partire, e l'auto scura si allontana. Taemin la vede in lontananza, si sente sollevato ma avverte qualcosa di doloroso farsi nuovamente strada dentro di sé. Taemin ha paura ed i suoi occhi sono grigi come le nuvole.

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Capitolo 2
*** Day nine ***


Day nine.

˵ Ho la netta sensazione che qualcosa stia cambiando. Non voglio uscire, ma devo farlo. Ieri Minho se n'è andato e mi sento diverso. Il grigiore della giornata mi sembra affrontabile, nonostante questo peso nel petto. Non so perché io mi senta così, ma qualcosa mi fa male. Vorrei essere in grado di dare voce a questo pensiero, ma lo sento troppo confuso nella mia testa. Forse dovrei rimanere in casa, come sempre. ˶

Taemin posa la penna e rimane seduto a guardare la fessura da cui entra un po' di luce naturale. Fa apposta a tenere chiuso tutto, per far sì che nessuno lo disturbi, per farli desistere da qualsiasi tentativo di farlo uscire di casa, ma sa perfettamente che questi sono giorni persi nel vuoto della sua vita.

Ha scritto sul diario ciò che pensa e lo fa sempre per poter dare una forma concreta a quelli che sono i suoi pensieri più intimi ed intrisi di dolore e tradimento.

Non riesce ad ammettere a sé stesso che tutto questo è un problema, e probabilmente non ci riuscirà mai se continua così. Minho glielo ha detto quelle poche volte che sono usciti in tre anni.

“ Taemin, non puoi rimanere in casa sempre.”

“Taemin, ti stai distruggendo così. Da quanto non esci il sabato sera con la compagnia?”

“ Taemin, la gente non è tutta uguale.”

Già, tutta uguale. Eppure da allora è cambiato tutto.

Il pensiero di ciò che ha vissuto gli fa chiudere gli occhi e prendere un grosso sospiro. Sente la stessa sensazione di disagio di allora, che lo fa sentire come un estraneo in quello che non considera più il suo mondo. O magari paese. O città. Magari cambierebbe qualcosa se se ne andasse.

La verità è che ci ha pensato davvero ad andarsene, ma non sa come fare. Si sente bloccato in un limbo che non lo porta a scegliere ma a stare fermo, come su di un filo. Si sente un equilibrista, anche se non sa come riesce a rimanere in piedi e, probabilmente, aspetta solo di cadere.

« Gli stai ancora dietro? Ah- » Kim Jonghyun poggia il bicchiere sul bancone del bar, dopo aver bevuto tutto. Ha una faccia da schiaffi in quel momento e Minho non sa se provare fastidio o continuare ad ascoltarlo.

« Lo sai che non si schioda. Sono cazzi suoi se non vuole uscire. » borbotta, ma poi sorride minimizzando quello che, per l'altro ragazzo, è davvero importante. Non è che Jonghyun sia uno stupido che non bada ai sentimenti altrui, semplicemente nota come l'amico ci stia rimanendo veramente di merda nel pensare a qualcuno che non da segni di cedimento. Sì, Jonghyun pensa che Taemin non voglia fare nessun passo verso il ragazzo e probabilmente pensa che non ci tenga come ci tiene Minho. Ha ragione in fondo e questo lo infastidisce. Gli da una pacca sulla spalla ed il moro, ancora curvo sul bancone, fissa il suo bicchiere ancora mezzo pieno, o mezzo vuoto, proprio come si sente lui.

« Non è così facile. » si azzarda a dire, con la voce ritrovata, e Jonghyun lo guarda inarcando un sopracciglio. Lo intuisce, percepisce quello che prova e per questo si mette un po' più comodo sullo sgabello e lo guarda meglio.

« Non è così facile, cosa esattamente? » il più grande lo incita, ed il minore risponde come meglio riesce.

« Lasciare da parte gli amici... Un amico... Non è così facile. »

« Sono tre anni che ci provi e tre anni che non fa niente per te. Dovresti mettertelo in testa che certi problemi non si superano. »

« E' così grave? E' così grave da non volerci nemmeno provare? »

il minore si gira e lo guarda negli occhi e di colpo Jonghyun si ferma a riflettere. Forse qualcosa l'ha saltato, un passaggio almeno.

E si pone la stessa domanda dell'amico: è così grave da non volerci provare? Se Taemin si chiude in casa e non esce, quello che gli è successo è così grave?

Sbuffa e si porta una mano tra i capelli, abbassando lo sguardo, ma quello smarrimento è momentaneo e lo affoga ordinando al barista un'altra birra che sorseggia subito dopo.

« Magari è grave, ma se non ci provi a reagire, non guarirai mai. »

Di colpo il più piccolo sbarra gli occhi. E' questo che lo preoccupa, perché l'amico non reagisce. Non ci prova. E se non ci prova significa che non vuole. E se non vuole, vuol dire che vuole rimanere così.

Il pensiero gli attanaglia lo stomaco, a tal punto da sentire male. Gli occhi saettano dal barista all'amico sino al bicchiere che è davvero mezzo vuoto, proprio come lui. Si sente così, con questa nuova consapevolezza, “ il mezzo vuoto” perché lui a Taemin ci tiene sul serio e non essere ricambiato in quest'amicizia gli fa davvero male. Quando gli era successo di pensarci così tanto e di sentire questa mancanza?

Non se n'era mai accorto prima, mai.

« Riempimi il bicchiere. » ordina al barista, ma vedere il liquido riempire il contenitore trasparente non lo rende pieno come vorrebbe. Ecco, forse vorrebbe dimenticare. Dimenticare cosa significa il dolore per qualcuno che non vuole esserci e per essere quel qualcuno per cui non vale mai la pena.

Afferra il bicchiere e se lo scola, come se fosse acqua e sente solo bruciare. L'avvertimento dell'amico di andare piano, non lo sente nemmeno, tanto che l'esofago brucia e gli pizzicano gli occhi.

Perfetto, ora ha anche la scusa per asciugarseli. Può far finta che sia l'alcool ad avergli fatto questo, mentre l'amico gli mette la mano sulla spalla.

« Fai piano, idiota! » lo scuote un po', ma all'altro importa poco. Annuisce però, e gli fa un mezzo sorriso con ancora gli occhi velati di una triste consapevolezza. Lui è mezzo vuoto, come il bicchiere.

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