Salve a tutte. Non è facile riprendere a
scrivere, soprattutto ora con la scomparsa di Jonghyun ma sentivo di
doverlo fare per lui, almeno in questa storia. Grazie a
chiunque leggerà.
Day ten.
˵ Il cielo è
troppo grigio per i miei
gusti, nonostante io sappia perfettamente che novembre è questo: sole,
cielo
azzurro, grigio, nubi e vento freddo.
Oggi non ho
voglia di uscire, mi sembra
perfettamente inutile e non ho voglia di ricordare com'è fatto il
mondo; è
sempre tutto uguale e grigio come la giornata di oggi, sia d'estate che
d'inverno.
La mancanza degli amici la sento
anch'io,
ma non voglio farglielo capire. Non voglio far vedere alla gente
qualcosa di
così intimo di me. La mia paura, la mia debolezza deve rimanere
nascosta e
silenziosa, nell'angolo più buio del mio cuore.
˶
*
Ha
deciso di
rimanere a casa e non c'è alcun modo di farlo uscire. Choi Minho ci ha
provato
mille volte negli ultimi tempi, ma Lee Taemin ha negato sino
all'ultimo. Non
uscirà di casa e questo, lui, lo sa perfettamente. Ha imparato a
conoscerlo nel
tempo, con i suoi sbalzi d'umore e quel qualcosa che continua a
nascondere come
se fosse la più grande delle vergogne.
Ha
pazienza,
lui, un'inesauribile voglia di aiutarlo ad uscire da quello che è
diventato, a
tutti gli effetti, il suo scudo per proteggersi dalla crudeltà
dell'incomprensione, cosa che ha appreso per la sua grande empatia, ma
che Lee
Taemin mai s'è azzardato a dire. Lo considera un suo grande amico,
forse il migliore
amico, ma è anche certo che per lui non sia lo stesso.
Per
questo se
n'è fatto una ragione da tempo, ma ciò non gli ha impedito d'essere ciò
che è,
quello che farebbe di tutto per un amico. Ha buttato il telefono sul
sedile
accanto, ed ha accelerato verso casa del ragazzo più piccolo.
Lee
Taemin
osserva il grigiore delle nubi. Hanno anche un certo fascino, tutto
sommato, e
gli occhi che le scrutano sono piacevolmente persi nella malinconia di
quel
colore tipico della stagione. Gli ricorda sempre qualcosa di
spiacevole, che ha
tentato inutilmente di dimenticare.
Oh, lo sa bene che le cose non si dimenticano,
ma ci ha provato comunque. Ha inventato mille modi per poter andare
avanti, ma
non ci è mai riuscito.
Lee
Taemin è
stato tradito quattro anni fa ed il cielo glielo ricorda. E' successo
nel modo
peggiore e dalla persona che amava più di chiunque altro, il suo
migliore
amico, Kim Jongin, che quel pomeriggio di giugno lo aveva ignorato e
denigrato
in mezzo alla gente.
Non
aveva mai
scordato quegli sguardi di sufficienza, quell'escluderlo volutamente
dal gruppo
in modo del tutto insensato, come se non
avesse contato nulla per lui in nessuno dei tanti momenti
vissuti
insieme, delle ore passate al telefono a ridere ed anche a sparare
cazzate.
Non
si era
dimenticato nemmeno del senso di solitudine che aveva provato alla
sera, alla
cena, rimanendo in silenzio a guardare gli altri ed a provare gelosia,
una
sorda e triste gelosia che s'infilava nel cuore con la prepotenza di un
pugnale
infilato dietro la schiena.
Ecco,
quella
sensazione la percepisce ancora, anche se più ovattata. Si dice che è
solo una
sensazione passeggera e che passerà nel giro di poco tempo, anche se sa
che non
è così, lo sa perfettamente. Inspira ed espira quel poco ossigeno che
aveva
trattenuto. La cassa toracica s'è contratta nel modo più inaspettato
possibile
e il fiato gli viene meno, anche questa sensazione che gli provoca un
giramento
alla testa, dura meno di un istante.
D'un
tratto è
costretto a guardare giù perché una sagoma nera attira la sua
attenzione: è la
macchina di Choi Minho ed il ragazzo alla finestra sbuffa.
Non
parla, si
scosta solamente e si nasconde per non farsi vedere. Ha compreso che
Minho non
si arrenderà, ma se vedrà tutte le altre imposte chiuse, sarà costretto
ad
andarsene, almeno questo è ciò che spera. Lo spera davvero.
Choi
Minho
scende dall'auto e fissa quell'unica finestra aperta. Lee Taemin s'è
barricato
in casa – cosa solita, ci ha fatto l'abitudine – e gli è sembrato
persino di
vederlo indietreggiare e nascondersi. Il viso gli si torce in un moto
di stizza
e si morde persino il labbro: da quanto va avanti questa storia? Tre
anni, ora
che ci pensa bene. Tre anni in cui lui fa così. Per un momento si sente
ferito,
nonostante non ne abbia il diritto.
Mai
Lee Taemin
gli ha detto di essere il suo migliore amico, per cui non dovrebbe
sentirsi
così, almeno questo crede razionalmente, ma il suo essere gli dice tutt
altro.
Ha una punta di delusione che s'impadronisce del suo essere, l'umore
improvvisamente
cambia e una certa tristezza gli serra la gola.
«
Al diavolo,
Taemin. » mormora mentre sale di nuovo in auto. Il moro non aspetta
stavolta, e
di quella inesauribile pazienza sembra si sia perso la traccia
improvvisamente.
E' bastato un nulla, un'ultima goccia – e non s'era accorto che il vaso
fosse
pieno – ed improvvisamente tutto ha preso una nuova piega, la fine. La
fine di
quello che credeva fosse.
Il motore singhiozza qualche istante, prima di partire, e l'auto scura si allontana. Taemin la vede in lontananza, si sente sollevato ma avverte qualcosa di doloroso farsi nuovamente strada dentro di sé. Taemin ha paura ed i suoi occhi sono grigi come le nuvole.