Ricordati di me

di nouv84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 2: *** La scelta di Akane ***
Capitolo 3: *** Addio Ranma ***
Capitolo 4: *** Il Dottor Tofu ***
Capitolo 5: *** Akane ***
Capitolo 6: *** La palestra ***
Capitolo 7: *** Una vita normale ***
Capitolo 8: *** Addio Akane ***
Capitolo 9: *** Ranma e Akane ***
Capitolo 10: *** Liberi ***



Capitolo 1
*** La quiete dopo la tempesta ***


Si guardò intorno: casa Tendo sembrava letteralmente distrutta. Come se un tornado si fosse abbattuto sulle struttura e l’avesse devastata.
Le decorazioni erano state strappate via, i vestiti erano sporchi, le facce erano desolate. Dopo il matrimonio fallito si sedettero a tavola, in silenzio e con gli occhi bassi.
Nessuno disse una parola. Kasumi cercava di sistemare il soggiorno, Nabiki, china sulla sua calcolatrice, faceva il calcolo dei danni, Soun guardava l’orizzonte con aria smarrita, Genma si era trasformato in panda per non affrontare la situazione e Happosai dormiva sul pavimento.

Lei era chiusa in camera sua. Quella scema!
Perché non gli aveva detto della Nan Nichuan? Perché si erano tutti indaffarati a organizzare questo matrimonio senza avvisarlo? Perché lei era così felice stamattina e ora se ne stava chiusa da chissà quanto in camera sua?

“Ranma, perché non vai da lei?” disse Kasumi, con aria supplichevole. Kasumi adorava sua sorella e il fatto di saperla chiusa in camera, probabilmente a piangere, la faceva stare davvero malissimo.
“Non so se è il caso Kasumi, perché non vai tu?”
“Sì, forse è meglio. Vado a vedere come sta, voi intanto mangiate, ho sistemato un po’ gli avanzi del banchetto.”
“Grazie Kasumi” Ma non aveva fame.

Fissava il piatto con aria stranita, non sapeva neanche che ora fosse. “Come sta?” chiese Nabiki vedendo arrivare la sorella maggiore. “Non ha neanche risposto, forse si è addormentata” rispose.
Il ragazzo si alzò. Andò in camera sua, si tolse quello scomodissimo abito da cerimonia e si rimise i suoi adorati pantaloni cinesi e una canotta. Aveva bisogno di aria e corse sul tetto.
Il sole era tramontato e l’aria si stava facendo piacevole: pensò a quella giornata e a tutto il trambusto che ne era conseguito. Se le cose fossero andate secondo i piani di quella strampalata famiglia a quell’ora sarebbe guarito dalla sua maledizione e sarebbe stato sposato con Akane.
Ma ovviamente no, dato che la sua vita era un gran casino! Il vecchio si era bevuto tutta l’acqua e un’orda di animali imbizzarriti era entrata in casa e aveva devastato tutto sulla base di chissà quale diritto.
Non aveva più visto Akane da quel pomeriggio, da quando Shampoo e Ukyo l’avevano tramortito e si era ritrovato dolorante in soggiorno con la sua famiglia.

Come doveva sentirsi lei? Aveva voglia di vederla, anzi, aveva bisogno di vederla. Doveva parlare con lei, farsi dare delle spiegazioni, sapere perché era stato organizzato tutto questo senza avvertirlo. La finestra di camera sua era aperta ed entrò, come al solito, facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Lei era distesa sul letto, ancora nel suo vestito da sposa. Si era tolta i fermagli a forma di rosa dai capelli e li aveva scaraventati via.
“Tu mi ami vero?” la domanda che gli aveva fatto quella mattina gli rimbombò in testa e la guardò. In quel momento, nel suo vestito bianco che ormai era sporco, annerito e malconcio, la vide in tutta la sua fragilità: sembrava piccolissima avvolta in quel tulle e tutta quella stoffa.
Stette lì ad osservarla per qualche minuto. Aveva gli occhi gonfi ed il trucco colato sulla faccia: doveva aver pianto tantissimo e la cosa gli fece contorcere lo stomaco. Odiava quando Akane piangeva, non lo sopportava.

Poi vide un foglio accartocciato nella sua mano, lo prese e lesse
“-INVIARE DOMANDA
-CHIEDERE AIUTO A SHAMPOO”

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Capitolo 2
*** La scelta di Akane ***


Stava lì, nel suo futon e non riusciva a dormire. Cosa diavolo significava INVIARE DOMANDA?
E, soprattutto, perchè Shampoo? Quelle due si odiavano, perchè le chiedeva aiuto? Cosa aveva in mente quella scema di Akane?
Doveva assolutamente parlarle e lo avrebbe fatto la mattina seguente.

---

La luce filtrava dalla finestra, in casa si sentiva il trambusto tipico della mattina: rumore di stoviglie in cucina, gente che saliva e scendeva dalle scale e che entrava e usciva dal bagno.
Si rese conto di essersi addormentato e balzò in piedi.
Si preparò al volo e trovò Nabiki fuori dalla porta del bagno “Buongiorno Ranma, come mai già in p...?”
“Akane dorme ancora?” la interruppe Ranma. “No, Akane è uscita per prima stamattina, ha detto che doveva passare a trovare il Dottor Tofu prima di andare a scuola.”
“E’ andata dal Dottor Tofu? Come mai? Sta male?”
“Ah non ne ho idea, chiedilo a lei!”
Mangiò una ciotola di riso al volo: in casa l’aria era ancora pesante. Soun non aveva rivolto la parola a nessuno ed era ancora sotto shock. “Dai papà, mangia qualcosa!” lo esortò Kasumi.

Ranma si precipitò fuori di casa e corse verso la clinica del Dottor Tofu. Entrò di soppiatto nella sala d’attesa, vide la cartella di Akane su una sedia e li sentì dalla porta socchiusa
“Ne sei proprio sicura Akane?”
“Assolutamente Dottore, c’ho pensato molto. Non ho nessuna intenzione di continuare così, non ne posso più!”
“Ok se è quello che vuoi Akane, faremo come dici tu, anche se questo va contro tutti ai miei principi. Ma lo farete qui, in modo che io possa controllare.”
“Grazie dottore, è un vero amico.”
“Di niente piccola Akane, spero solo che tu sappia cosa stai facendo” e l’abbracciò.
Ranma si accorse che stavano per uscire e si attaccò al soffitto per non farsi vedere. Sapeva perfettamente che il Dottor Tofu aveva avvertito la sua presenza. Aspettarono entrambi che lei se ne fosse andata “Puoi scendere ora Ranma”
“Cosa sta succedendo Dottore? Cosa vuole fare Akane?”
“Non te lo dirò Ranma, sai benissimo che non spetta a me farlo. Tutto quello che posso dirti è che non l’ho mai vista in questo stato, sono molto preoccupato. Ora scusa ma stanno arrivando i pazienti di oggi.”

La sua testa era piena di domande. Non soddisfatto riprese la sua cartella e corse via.
Arrivò miracolosamente a scuola prima del suono della campanella e trovò una serie di ragazzi stesi per terra. “Visto Ranma? Si è sparsa la voce!”
“Cosa?” Disse Ranma, accorgendosi di Nabiki che urlava dalla finestra
“Kuno ha detto a tutti che il matrimonio non c’è stato e che, probabilmente, il fidanzamento è rotto, quindi hanno ripreso a sfidare Akane. Tranquillo, li ha stesi tutti in 3 minuti, è migliorata molto!”
“Accidenti, ci mancava solo questa!” Pensò Ranma.
Entrò in classe ma Akane non c’era. La vide entrare poco dopo con la professoressa Hinako. Aveva dei documenti in mano che nascose subito nella cartella. La fissò per tutta la lezione: aveva gli occhi ancora gonfi, un paio di lividi sulle braccia e un sorriso spento sulla faccia.
All’intervallo fu impossibile parlarle: venne circondata dalle amiche, curiose di sapere tutto sulla giornata precedente. “Ma allora Akane? Cosa è successo ieri?”
“Il solito caos” accennò un finto sorriso “ma tranquille, va tutto bene ragazze, ci sono abituata ormai…” e abbassò la testa.
Non lo guardava: non era arrabbiata, non era triste, non era felice.
L’avrebbe preferita in collera, furiosa. Avrebbe preferito che gli tirasse un banco in testa. Lo stava ignorando come un normale compagno di classe. Cavolo, lui non era un normale compagno di classe, vivevano insieme da anni, stavano per sposarsi il giorno prima e lei era praticamente morta per salvargli la vita poche settimane fa! Lui non era uno come Gosunkuji per lei, lui era il suo fidanzato!
Non riuscì a concentrarsi su niente quella mattina: i pensieri andavano da Akane morta tra le sue braccia, a Akane vestita da sposa; da Akane vestita da sposa con gli occhi gonfi a letto al foglietto della sera precedente; dalle parole del Dottor Tofu, ai fogli nella cartella.
Al suono della campanella scattò in piedi, mise velocemente tutto a posto ma si accorse che lei era già sparita.
Ormai era evidente: lo stava evitando.
Corse a casa ma non la trovò. “Kasumi hai visto Akane?”
“No, Ranma, pensavo fosse con te, ancora non è tornata. Le hai parlato?”
“Non ancora, ma lo farò, tranquilla.”

CHIEDERE AIUTO A SHAMPOO CHIEDERE AIUTO A SHAMPOO CHIEDERE AIUTO A SHAMPOO
Quella frase scritta sul foglietto gli tornò in mente, prepotentemente, e le gambe lo trascinarono di corsa al ristorante gestito dalle due cinesi.
Entrò e trovò Obaba. “Se stai cercando Akane è di là con Shampoo ma non disturbarle.”
“Che sta succedendo, vecchia?!”
“È una sua scelta, dovrai rispettarla. Non posso dirti altro futuro-marito.”
Incurante della parole di Obaba fece un passo avanti ma le ragazze uscirono nello stesso momento.
Akane aveva gli occhi ancora più gonfi, Shampoo sembrava felice e appena vide Ranma gli si gettò al collo “oh sei venuto da me amole mio!”.
Akane tirò dritto verso l’anziana, ignorandoli. “Arrivederci Obaba, la ringrazio tanto”, disse.
“Abbi cura di te, Akane Tendo”

Ranma e Akane camminavano fianco a fianco lungo la strada verso casa. Avevano percorso quel breve tratto milioni di volte eppure c’era qualcosa di diverso: l’aria era insostenibile. Un silenzio pesante era calato tra i due, sembrava non si conoscessero. Sembravano due estranei che si ritrovano a camminare l’uno di fianco l’altra per caso.
“Akane…” Ranma provò a interrompere quel silenzio assordante. Per quanto fosse forte fisicamente non riusciva a tollerare quella situazione.
“Non dire niente Ranma, andiamo a casa. Devo parlare di una cosa a papà e alle mie sorelle”.
“E a me non devi dire niente?”
“Puoi ascoltare, se vuoi.” Le sue parole lo colpirono come un pugno. Non c’era odio nel suo tono ma le sue parole erano distaccate e fredde come il ghiaccio. Sembrava che tutto quello che erano stati, tutto quello che avevano passato insieme fosse stato cancellato. A Ranma sembrò di affogare.

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Capitolo 3
*** Addio Ranma ***


“Sono a casa! Papà, Nabiki, Kasumi potete venire di qua per favore?” urlò con tono sereno mentre si toglieva le scarpe.
“Signor Genma, Happosai, potete venire anche voi?”
Kasumi preparò del tè e si sedettero tutti attorno al tavolo del soggiorno. Soun, che sembrava essersi ripreso dallo shock del giorno prima, chiese alla sua figlia minore “Dicci Akane, cosa è successo?”
“Papà, ricordi che qualche settimana fa fui convocata dalla professoressa Hinako a scuola?”
“Sì, fu mentre Ranma e Genma si trovavano in Cina, poco prima che tu venissi rapita e portata lì da loro.”
Ranma strinse i pugni. Ripensare al coinvolgimento di Akane in tutta quella storia lo faceva tremare di rabbia. Avevano usato Akane per colpire lui, come un suo punto debole. Ebbe un flash di lei morta tra le sue braccia e per poco non tirò un pugno sul pavimento.
“Esatto papà. Allora non ebbi molto tempo per riflettere sulla cosa ma ecco… ero stata convocata perchè ho vinto una borsa di studio per la Ueno Senior High School di Tokyo. Non avevo intenzione di accettare e, sinceramente, non avevo più ripensato alla cosa ma, dati gli ultimi avvenimenti... stamattina ho consegnato la domanda, anche se in ritardo, ed hanno organizzato tutto per farmi partire la settimana prossima. Manca solo una tua firma papà, ho i moduli nella cartella.”
“Cosa?” Urlò Soun in un tono misto di sorpresa e disperazione “Te ne vai a Tokyo da sola la settimana prossima? E per quanto?”
“Almeno sei mesi papà poi, se riesco, cercherò di rimanere di più per finire l’anno scolastico.”
“Ma è tantissimo tempo bambina mia!” “Lo so papà ma è quello che voglio fare. Poi non è così distante, tornerei a trovarvi per le vacanze”
Kasumi e Nabiki guardarono furtivamente Akane e Ranma e, avendo capito perfettamente cosa stava facendo la sorella cercarono di rassicurare il padre “Papà si tratta solo di sei mesi, un anno al massimo, è una bella opportunità per lei. Akane è la migliore della sua classe, è un onore per noi che le abbiano dato questa borsa di studio.”
“Certo, certo” Ribattè Soun a Kasumi non del tutto convinto.
“Inoltre...” aggiunse Akane “Vorrei sciogliere il fidanzamento.”

Tutti gli occhi si catapultarono su Ranma, che continuava a stringere i pugni guardando le sue ginocchia. “Papà, signor Saotome, scusatemi ma non mi pare il caso di portare avanti questa farsa. Lasciateci liberi. Quello che è successo ieri è la prova lampante che tutto questo è stato un terribile errore.”
“Ne sei proprio sicura Akane?” chiese Genma, serio. “Assolutamente, signor Saotome.”
FARSA. TERRIBILE ERRORE.
A quelle parole Ranma scattò in piedi. “Errore Akane?! Siamo stati un errore? Una farsa?”
“E cosa siamo stati Ranma?” ribattè lei con tono pacato ma deciso.
Tacque. Non seppe risponderle. Non era mai stato così arrabbiato in vita sua.
Errore, farsa. Aveva definito così tutto il loro rapporto.

Soun placò gli animi dicendo “Va bene Akane, vista la situazione, hai il mio permesso. Dammi i moduli. Spero tu sappia cosa stai facendo, bambina mia.”
E guardò Ranma che tremava ancora per la rabbia. “Grazie papà” e si avviò verso camera sua, seguita dalle sorelle.

Happosai, che aveva taciuto per tutta la conversazione, posò la tazza e disse a Ranma “Cosa hai intenzione di fare tu?”
“Che?”
“Se ne sta andando. Tra qualche giorno lascerà questa casa e la rivedremo chissà quando”
“Ahhhhh la mia bambinaaaaaa” Soun scoppiò a piangere
“Che se ne vada! L’hai sentita, quello che fa non mi riguarda più!” ed uscì.
“Che situazione, vero Maestro?” ribattè Genma al vecchio mentre cercava di consolare Soun “Su amico mio, l’hai sentita, tornerà per le vacanze!”

Ranma si rifugiò sul tetto, il posto migliore per pensare da solo. “Se ne va, ha rotto il fidanzamento, tutto questo senza neanche consultarmi! Errore, farsa! Ci ha definiti un errore!”
Stava per scaraventare una tegola di sotto quando sentì delle voci provenire dalla camera della sua ormai ex-fidanzata e si avvicinò stando attento a non fare il minimo rumore “Akane sei sicura di quello che fai?” “Nabiki hai visto quello che è successo qui ieri? Ti sembra una cosa normale? Ti sembra una vita normale la nostra? Io non ne posso davvero più. “
“Hai ragione sorellina ma tu stai scappando per non affrontare la situazione! Dimmi almeno che hai intenzione di chiarire con lui prima di partire.”
“Lo farò a tempo debito. E poi, ormai, non c’è più niente da chiarire. Mi pare che, entrambi, abbiamo sofferto abbastanza...” gli occhi le si riempirono di lacrime.
Kasumi si sedette vicino a lei e l’abbracciò.

Ranma le osservava dalla finestra. In quel momento la sua rabbia si trasformò in disperazione: Akane lo stava davvero lasciando.

Nei giorni che seguirono Akane era sempre la prima ad uscire di casa. Nessuno la vedeva o la sentiva sgattaiolare via. A scuola si tratteneva sempre con la professoressa Hinako. I tempi erano stretti e a scuola dovevano organizzare il suo viaggio: l’alloggio, i corsi, i trasferimenti.
Ranma riuscì a estrapolare qualche informazione a Nabiki (ovviamente non gratis): Akane avrebbe avrebbe frequentato i corsi sia al mattino che al pomeriggio; avrebbe alloggiato con un’altra studentessa in un dormitorio. Conoscendola, sicuramente avrebbe trovato una palestra per allenarsi nel poco tempo libero. Senza di lui.

“Ranma!” lo ammonì Nabiki “partirà domani e non vi siete ancora rivolti la parola! Hai intenzione di lasciarla andare così?” Non rispose niente.

La mattina seguente i bagagli di Akane erano già pronti sulla porta. “Grazie Dottore è molto gentile da parte sua accompagnare mia sorella” disse Kasumi al Dottor Tofu che si era offerto di aiutare Akane ad arrivare fino al dormitorio
“G-g-g-grazie Ka-ka-kasumi”
“Vieni Kasumi... andiamo a vedere se Akane ha preso tutto…” Genma trascinò via Kasumi in modo che Tofu potesse compiere un discorso di senso compiuto.
“Grazie davvero Dottore, è molto gentile!” “Nessun problema Nabiki” il dottore tornò in sé “Devo andare a Tokyo per lavoro e sarà un piacere far compagnia a tua sorella. Il viaggio non è così lungo: aiuterò Akane a sistemarsi e sarò di ritorno in nottata.”
“Akanucciaaaaaaaa!” Happosai scoppiò in lacrime “Su Happosai, tranquillo! Non vado mica dall’altra parte del mondo!”
“Akaneeeeee” “Dai papà, non piangere! Ti telefonerò tutte le volte che posso!” Akane abbracciò Nabiki poi corse dalla sorella maggiore.

“Quel Ranma” apostrofò Happosai cercando di non farsi sentire dalla ragazza “non è venuto neanche a salutarla!”
Akane tornò, salutò tutti i presenti e uscì col Dottor Tofu. “Buon viaggio sorellina! E cerca di non studiare troppo!” urlò Nabiki Akane si sforzò di sorridere e sparì dal vialetto di Casa Tendo.

Poco dopo Ranma e Nabiki si incamminarono verso la scuola. “Potevi almeno salutarla!” Ranma aveva una faccia terribile: sembrava non dormisse da giorni. Non riusciva a ammetterlo ma era come se il cuore gli si fosse frantumato in 1000 pezzi. Non aveva voluto vederla andare via anche se questo aveva significato non salutarla. Vederla varcare quella porta con le sue cose avrebbe significato la fine di tutto e non se la sentiva di affrontarla anche se si era già pentito di questo suo gesto così egoista.

La giornata passò lenta e a Ranma sembrò di vivere fuori dal suo corpo: osservava gli altri vivere tranquillamente mentre lui si sentiva svuotato, completamente sfinito.
Avvertì Kasumi che non avrebbe cenato e si fiondò in palestra. Cominciò ad allenarsi come un matto: correre, saltare, tirare pugni e sudare era l’unico modo che aveva per allontanare quello strappo che sentiva nel cuore e nello stomaco. Se ne era andata davvero, lo aveva lasciato solo.

Dopo un paio d’ore estenuanti fece un bagno e andò in camera sua. Provò a dormire ma capì immediatamente che non sarebbe riuscito a chiudere occhio perciò si arrampicò sul tetto sperando di poter allontanare qualche brutto pensiero.
Una volta sul tetto trovò una busta rosa incastrata sotto una tegola. C’era un pulcino disegnato sopra e sul retro la scritta “Per Ranma, da Akane Tendo”
Il cuore di Ranma perse un battito. Per un attimo tutti gli orribili pensieri di quella giornata di trasformarono in una flebile speranza.
Aprì la lettera stando attendo a non strappare il contenuto e si sedette a leggere
Caro Ranma,
ho nascosto qui sul tetto questa lettera perché so che in questo modo sarai l’unico che riuscirà a leggerla.
Quando la troverai probabilmente io sarò già arrivata a Tokyo e sarò nel mio dormitorio.
Ci sono tante cose di cui avrei voluto parlarti in questi giorni ma non ho mai trovato il coraggio di affrontarti di persona. Ricordi quello che è successo in quella grotta in Cina? Quando pensavi fossi morta e credevo di averti sentito dire che mi amavi? Sai, ci avevo creduto sul serio.
Quando è arrivata la Nan Nichuan dalla Cina e papà si è inventato quello stratagemma per farci sposare all’inizio l’ho trovata una cosa folle, poi ho pensato “ma lui mi ama” e la cosa mi è sembrata avere un senso. Povera illusa, non avevo fatto i conti con la realtà.
Sapere che niente di quello che avevo sentito era vero, che me lo ero immaginato, mi ha spezzato il cuore. Penso sia stato un bene che tutta quella gente sia venuta a rovinarci le nozze: ti immagini che crudeltà obbligarti a sposarmi pur non amandomi? Per questo ti chiedo scusa.

Non avevo intenzione di partire per Tokyo, non volevo farlo ma rimanere a casa con te sarebbe stato devastante per noi e per tutta la nostra famiglia. Ho dovuto implorare la professoressa Hinako di riproporre il mio nome alla Commissione e, fortunatamente, hanno acconsentito.
Non ti darò più fastidio, te lo prometto. Ho fatto in modo di non intromettermi più nella tua vita. Ricordi lo shampoo cinese 110 per perdere la memoria? Ho chiesto aiuto a Shampoo. Lei non voleva farmi un favore ma quando Obaba le ha spiegato che c’era solo da guadagnarci ha acconsentito.
Ho spiegato tutta la situazione al Dottor Tofu e ha deciso, anche se con un po’ di riluttanza, di supportarmi.

Domani mattina usciremo da casa in anticipo e prima di prendere il treno per Tokyo andremo nel suo studio dove lui e Shampoo faranno in modo che non mi ricordi di te mai più. Lui si occuperà di spiegare tutto alle nostre famiglie in modo che al mio ritorno per le vacanze siano preparati alla cosa.

Ho fatto tutto questo perchè il mio cuore non poteva tollerare più tutta questa sofferenza. Probabilmente, mentre stai leggendo, io non ricorderò più né il tuo nome, né la tua faccia, né la tua voce e questo ti renderà libero di affrontare la vita senza questo fardello di fidanzata da molti considerata il tuo punto debole.

Ti avrei sposato Ranma, davvero: lo avrei fatto con tutta la felicità del mondo se anche tu avessi provato per me le stesse cose. Perché sì, io ti amo davvero e mi scuso per non avertelo detto in quella grotta.

Ps: vai in camera mia. Quando è arrivata la Nan Nichuan e ho capito che papà non aveva buona intenzioni ne ho nascosta un po’ sotto al mio letto.
Quella dovrebbe bastare a farti guarire dalla tua maledizione. Prendilo come un mio ultimo regalo per te.

Buona vita, Akane Tendo


Ranma finì di leggere, strinse la lettera tra le mani e iniziò a piangere.

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Capitolo 4
*** Il Dottor Tofu ***


Era come pietrificato, non riusciva a respirare.
Quella scema! Come diavolo le era saltato in mente? Come poteva aver pensato che quella fosse l’unica soluzione?
Perchè non le aveva parlato? Perchè non le aveva subito chiesto spiegazioni su quel dannato foglietto? Perché non l’aveva svegliata quella notte?
Perché non aveva costretto lei, Shampoo o il Dottor Tofu a farsi raccontare cosa diavolo stava succedendo?

Un senso di impotenza lo avvolse: non si era mai sentito così prima d’ora. Si sentì come quando l’abbracciava, senza vita, in quella grotta. Tutto quello che erano, tutto quello che avevano passato era sparito dalla testa di quella maledetta ragazza.
Non sapeva se era più disperato o furioso: ripiegò la lettera, la infilò velocemente in tasca e corse via.
Non gli importava niente della Nan Nichuan sotto al letto: quella volta non avrebbe permesso quella dannata acqua si fosse intromessa di nuovo tra di loro, come la mattina del matrimonio.

Corse all’impazzata verso la clinica del Dottor Tofu. Bussò e urlò forte ma lui non era ancora tornato.
Senza riprendere neanche fiato continuò la sua delirante e disperata corsa verso il
Neko Hanten.
Si fiondò sulla porta, incurante dell’ora tarda e iniziò a urlare “Shampoo! Shampoo apri la porta! Apri questa maledetta porta o la sfondo a calci!”
Sentì rumore di passi e Obaba aprì la porta “Oh salve futuro-marito, sei venuto a chiedere la mano di mia nipote?”
“No vecchia! Voglio sapere cosa avete fatto ad Akane! Perché le avete dato quel maledetto shampoo??!”
“Non le abbiamo dato niente che lei non volesse...” Obaba non fece in tempo a finire la frase che subito videro Shampoo avvicinarsi di corsa con un gran sorriso “Lanma! Sei venuto da me! Ola che quella lagazza violenta è andata via sei tutto pel me! Oh come sono felice!”
“Scordatelo! Datemi subito lo shampoo 119, non ho tempo da perdere!”
“Oh non esiste nessun antidoto stavolta giovane Ranma! E non ti servirà insultarla per farle tornare la memoria!” disse con tono sarcastico la vecchia Obaba, ricordando cosa era successo la prima volta.
“Cosa stai dicendo, vecchia!??” Era furioso! “Non c’è antidoto per chi usa per due volte lo stesso shampoo futuro-marito! Neanche lo shampoo 119 unito alla manipolazione degli tsubo potranno farle tornare la memoria questa volta!”
“Maledizione!” tirò un pugno sul tavolo e questo si spaccò sotto la sua furia. 

Quella scema di Akane! Come si era permessa di decidere così per entrambi?
Perchè aveva deciso di dimenticarsi di lui, di cancellare deliberatamente dalla sua mente tutti i loro ricordi, le loro risate, le loro avventure, i loro momenti di tristezza, le litigate e tutti quegli attimi felici che avevano passato insieme? 
Non aveva mai perso un combattimento ma quello sembrò fuori dalla sua portata. Si sentì sconfitto sul serio, per la prima volta in vita sua.
Ranma sentì le forze abbandonarlo, si girò e camminò a fatica verso la porta. 

Passò davanti alla clinica del dottor Tofu e si accorse che la luce adesso era accesa. Si fermò di colpo e entrò nel vialetto. Stava per aprire la porta quando il Dottor Tofu la spalancò “Presto Ranma, entra, abbiamo poco tempo!”
“Dottore!” Ranma fece per sferrargli un pugno ma Tofu lo fermò, prontamente. Ranma lo guardò, disperato.
“Hai trovato la lettera di Akane?” “Sì” rispose a fatica Ranma.
“Quindi hai capito tutto quanto?”
“Sì, ho capito che per colpa sua, di Obaba e di Shampoo lei non si ricorderà mai più di me! Non c’è antidoto stavolta! Me l’ha detto la vecchia! Lo shampoo 119 non servirà! Dottore sono così furioso! Perché l’ha aiutata?? Perchè non mi ha detto niente? Pensavo fossimo amici!”
“Ranma calmati! L’ho aiutata perché così ho potuto tenere sotto controllo la situazione: non ho potuto dirti niente perché altrimenti l’avrebbe fatto da sola e sarebbe stata la fine! In questo modo ho potuto vigilare e trovare una scappatoia”
“Scappatoia?”
“Sì” continuò il Dottor Tofu “ho chiesto a Akane e Shampoo di usare la tecnica qui da me. Quando ho capito cosa aveva in mente Akane ho cominciato a informarmi e mi sono reso subito conto che l’uso di quello shampoo una seconda volta sulla stessa persona avrebbe annullato l’effetto del 119, ovvero l’antidoto. Nei miei libri sono riuscito a trovare una sostanza che ritarda l’effetto del 110. Me la sono procurata e stamattina l’ho inserita di nascosto nel flacone di Shampoo prima che le lavasse la testa e le premesse i punti di pressione.”
“Non capisco Dottore, si spieghi!”
“Dovevo fare in modo che Shampoo si convincesse di aver fatto tutto a regola d’arte così che lasciasse stare Akane. Ho diluito lo shampoo con quella sostanza il che vuol dire che Akane sta perdendo la memoria sì, ma molto più lentamente del dovuto! C’è ancora un po’ di speranza Ranma, ma abbiamo poco tempo!”
Gli occhi di Ranma, che fino a quel momento fissavano il pavimento, tornarono a brillare. “Cosa? C’è ancora speranza?”
“Sì Ranma, abbiamo circa una settimana. Penso che Akane adesso si sentirà confusa, ogni tanto avrà degi strani flash e non capirà cosa sta succedendo ma non ti ha ancora dimenticato del tutto, sei ancora lì nel suo cervello, nascosto da qualche parte. Ho voluto accompagnarla io stesso a Tokyo per tenerla sotto osservazione.”
“Dice davvero Dottore??” si alzò in piedi, speranzoso.
“Te l’ho detto, abbiamo poco tempo, una settimana al massimo. Se non troviamo il modo di farle capire il significato di quei flash temo che l’effetto dello shampoo 110 diventerà definitivo e allora sarà tutto perduto.”
“Allora deve dirmi dov’è Dottore! Deve portarmi da lei!”

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Capitolo 5
*** Akane ***


Il dottor Tofu spiegò il piano a Ranma.
Il ragazzo corse velocemente a casa mentre la sua testa era affollata da un milione di pensieri: cosa avrebbe fatto a Tokyo una volta incontrata Akane? Cosa le avrebbe detto? Come avrebbe reagito lei? Sarebbe stato abbastanza forte?
Si tolse le scarpe velocemente e si fiondò davanti alla porta della camera di Nabiki bussando
“Nabiki apri ti prego!”
“Piano, piano: non c’è bisogno di urlare!” disse la ragazza col suo solito tono scocciato mentre si avvicinava alla porta.
“Scusa Nabiki apri, ti devo parlare di Akane, è importante!”
Raccontò alla ragazza tutta quell’assurda storia: dal viaggio organizzato dalla sorella al piano per perdere la memoria, fino al tentativo disperato di Tofu di ritardare l’effetto dello shampoo 110.

Le spiegò tutto ma non le fece leggere la lettera, quella era solo per lui: Akane gli aveva aperto il suo cuore e custodiva gelosamente ognuna di quelle parole. Inoltre non si fidava così tanto di Nabiki da farle sapere della Na Nin Chuan sotto il letto nella camera accanto. Conoscendola avrebbe venduto al miglior offerente quella succosa notizia.

“Cavolo è arrivata a tanto? L’hai fatta arrabbiare sul serio stavolta Ranma!” la ragazza strinse i pugni, preoccupata.
“Ho appuntamento con Tofu domani mattina alla stazione, mi accompagnerà al campus. Lì però non ho la minima idea di cosa fare.”
“Lei non si ricorda di te, non sarà facile: non potrai arrivare lì e dirle Ehi ciao, sono il tuo fidanzato!
“Lo so, cercherò di improvvisare. Ho bisogno del tuo aiuto Nabiki: mi servono alcune cose prima di partire e un po’ di soldi. Poi puoi spiegare tutta la situazione a tuo padre e Kasumi?”
“Ok lo farò, a costo che riporti a casa mia sorella! Ho sentito papà dire a tuo padre che forse potrei essere io la tua nuova fidanzata e non ho nessuna intenzione di sposarti carino!”
“Neanche io, tranquilla!”

Sistemò velocemente lo zaino e aspettò l’alba sul tetto. Tirò fuori dalla tasca la lettera di Akane e la rilesse
Probabilmente, mentre stai leggendo, io non ricorderò più né il tuo nome né la tua faccia né la tua voce e questo ti renderà libero di affrontare la vita senza questo fardello di fidanzata da molti considerata il tuo punto debole.
Ti avrei sposato Ranma, davvero: lo avrei fatto con tutta la felicità del mondo se anche tu avessi provato per me le stesse cose. Perché sì, io ti amo davvero e mi scuso per non avertelo detto in quella grotta.

Ranma ripensò a quegli avvenimenti: al terrore di aver perso Akane per sempre, al panico che lo assalì quando la vide vaporizzarsi sotto l’effetto del kinjakan.
A tutti gli sforzi che aveva fatto per farla tornare normale e alla disperazione del vederla morta tra le sue braccia.
Non hai proprio capito niente, scema.” disse tra sè e sè.

Si alzò e si diresse verso la stazione.
Tofu lo stava aspettando
“potrò solo accompagnarti Ranma: non posso lasciare la clinica per troppo tempo. Ti dirò dov’è e farò in modo che tu possa incontrarla.” “
Va bene Dottor Tofu, grazie infinite”
Salirono sul treno e a Ranma quel viaggio sembrò una tortura. Ogni fermata intermedia era una coltellata nello stomaco, tempo perso tra lui e la memoria di Akane. Provò molta rabbia per tutta quella gente tranquilla e senza pensieri che saliva e scendeva dal treno.
Sentiva gli occhi del Dottor Tofu fissi su di lui
“Tranquillo Ranma, sistemeremo tutto quanto.”
E spiegò al ragazzo come si sarebbe dovuto comportare.

Arrivati nel centro di Tokyo scesero e a Ranma sembrò di essere in un altro mondo: grattacieli altissimi, milioni di persone per strada che lo investivamo. Era tutto molto diverso dalla pace della sua adorata Nerima e non vedeva l’ora che quella storia fosse finita.
Camminarono molto, in silenzio, fino a un bel parco in una zona molto più tranquilla quando il Dottor Tofu interruppe i suoi pensieri
“Eccoci Ranma: siamo arrivati. Quello è il campus, quella laggiù è la scuola e quello là è il dormitorio. Bello vero?” Era tutto molto differente dal Furinkan, era molto più grande e imponente.
Dove avrebbero trovato Akane?
Attraversarono tutto il parco, cercando con lo sguardo di scorgere la ragazza in mezzo a tutti quegli studenti.
“Dottor Tofu? Che ci fa qui?”
Per Ranma fu un colpo al cuore.

Si voltarono e la videro: Akane era arrivata di corsa alle loro spalle.
Indossava la divisa della nuova scuola, sui toni del blu e del bianco. Aveva uno zainetto e dei libri in mano.
Ranma si trattenne: la voglia di gridarle “scema! Che cosa hai combinato??? Ora torniamo subito a casa!” era tantissima ma quando si rese conto del fatto che effettivamente Akane lo guardava come un estraneo si sentì morire dentro.
“Piccola Akane! Ciao, ti stavo cercando. Sai ho accompagnato qui Ranma. Sai lui è…. lui è… IL FIGLIO DI MIA CUGINA, sì, il figlio di mia cugina.” Lui starà qui in questa scuola per un po’ e pensavo che potevo farvi conoscere.”
“Ranma?” la ragazza lo guardò, con aria pensierosa., toccandosi la testa “Ci siamo già conosciuti da qualche parte?”
“Sì forse ci siamo già incontrati a Nerima.”
“Hai già fatto amicizia con qualcuno Akane?” il dottor Tofu cercò di spezzare quell’imbarazzo
“Solo Minami, la mia compagna di stanza. Sembra una ragazza molto simpatica... ah e suo fratello Kentaro. A casa mia stanno tutti bene dottore?”
“Sì, sì, ti salutano tanto. Hai ancora quel mal di testa Akane?”
"Sì, ogni tanto, ma probabilmente è solo un po’ di stanchezza Dottore, passerà presto...”
Continuarono a parlare un po' quando il dottore disse
“Ok ragazzi, io devo tornare indietro in clinica, spero che facciate amicizia e vi troviate bene qui al campus. Ranma, mi raccomando, comportati bene ok? Ci vediamo tra qualche giorno.”
“Certo, stai tranquillo”
“Arrivederci Dottore! E dica a papà di non preoccuparsi!”
Il dottore rise e se ne andò.

I ragazzi restarono soli e a Ranma sembrò di sprofondare. Il panico lo assalì: in treno Tofu gli aveva spiegato di non essere aggressivo, di scavare piano piano nella memoria di Akane senza aggredirla, altrimenti avrebbe ottenuto l’effetto contrario.
Ma ora, lì da solo con lei, non aveva idea di cosa fare.
Fortunatamente la ragazza spezzò il silenzio. “Sai sono qui solo da ieri, non conosco ancora niente però se vuoi possiamo passeggiare un po’ insieme così imparo a conoscere la zona. Non avrò lezione prima di un paio d’ore.”
“O...o...ok”
Ranma e Akane iniziarono a camminare, parlando del più e del meno come fanno due persone che si sono appena conosciute. Ma loro erano tutt’altro che due persone che si erano appena conosciute, almeno per lui. Ranma era distrutto.
Non lo riconosceva davvero, lei non sapeva più niente di lui, non provava più niente. Era un perfetto estraneo.
Non era niente di diverso dagli altri. Tutto questo era insopportabile, persino per lui.
Poi ebbe un’idea “C’è una palestra qui?”

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Capitolo 6
*** La palestra ***


“Una palestra? Pratichi arti marziali anche tu?” Akane si illuminò e regalò al ragazzo uno di quei sorrisi radiosi che riuscivano a metterlo k.o.
Ranma si sentì bene per la prima volta in tanti giorni.
“Sì, diciamo che penso di cavarmela. Ho voglia di allenarmi. Tu?” rispose
“Ne ho vista una vicino alla scuola, possiamo andarci insieme dopo le lezioni se hai tempo! Poi possiamo cenare con Minami e Kentaro, ti va?”
Ranma avrebbe preferito stare da solo con lei, parlarle e cercare di stimolare la sua memoria ma accettò di buon grado, in fondo quello era già un buon inizio ed era già molto meglio di quello che si era immaginato.
“Prometto che ci andrò piano con te!” disse Akane ridendo e continuò “allora ora andiamo a lezione e poi ci alleniamo, ok?”
“O...ok” disse Ranma, ricordando all’improvviso, che non aveva nessuna lezione da frequentare.

Akane se ne andò e Ranma provò una sensazione stranissima. Per la prima volta da quando la conosceva avevano passato del tempo insieme, normalmente, senza offendersi, senza urlarsi contro o tirarsi addosso qualcosa ed era una sensazione strana, quasi piacevole.
Nessuno dei loro pretendenti era venuto a infastidirli, minacciarli o dividerli. Nessun genitore aveva organizzato un matrimonio lampo e, sopratutto, nessun nemico li aveva attaccati. Se quella era la normalità, era davvero bella.

Passò il tempo libero a cercare un alloggio: Nabiki gli aveva dato dei soldi ma non così tanti da potersi permettere una stanza per una settimana, allora pensò all’unica cosa possibile da fare: corse vicino al dormitorio femminile e notò una pompa dell’acqua in un angolo. Con un po’ di riluttanza si versò l’acqua fredda addosso e si trasformò. Tirò fuori i vestiti da ragazza che si era fatto dare da Nabiki e li indossò. Si infilò dentro al dormitorio e cercò una stanza con un letto vuoto.
Passò davanti ogni porta ma si rese conto che alla fine non sarebbe stata una buona idea dormire con una ragazza sconosciuta, anche se sotto sembianze femminili.

Prese una scala di servizio e raggiunse la mansarda. Era piccola, sporca, il tetto era molto basso ma era il meglio che quella situazione potesse offrire. Aprì il sacco a pelo e sistemò la sua roba meglio possibile. All’ora stabilita scaldò dell’acqua con un fornellino elettrico e tornò al suo aspetto normale. Stando attendo a non farsi vedere salì sul tetto e si calò sul retro della scuola.
Lì trovò Akane: indossava il suo vestito giallo preferito ed era raggiante. Con lei c’erano due ragazzi: Minami, la sua compagna di stanza e Kentaro, suo fratello.
Minami era una ragazza abbastanza alta, con i capelli castani sulle spalle, una frangetta e un paio di occhiali da vista. Kentaro era molto più alto della sorella, era moro, molto abbronzato, ed aveva un sorriso splendente con una valanga di denti bianchissimi. Non sembrava molto simpatico dall’aspetto ma Ranma sperava di sbagliarsi.
“S..salve!” disse Ranma.
“Ciao! Loro sono Minami e Kentaro. Ragazzi lui è Ranma, un parente del Dottor Tofu, il dottore che mi ha accompagnato ieri.”
“Ranma? Ma cosa…?” Minami guardò il ragazzo con aria strana, quasi sospettosa e Ranma si sentì osservato e a disagio.
“Andiamo alla palestra? Non vedo l’ora!” Akane interruppe l’imbarazzo.

Si incamminarono verso la palestra e Ranma trovò davvero fastidiosi gli sguardi di Minami e Kentaro così si sforzò di ascoltare cosa si stavano bisbigliando.
“Ti dico che è stano Kentaro! Si sono conosciuti oggi eppure c’è qualcosa che non torna...”
“Ma che stai dicendo?”
“Stanotte ho sentito Akane che parlava nel sonno, piangeva. Diceva Non te ne andare! Resta con me! Ranma Ranma, non te ne andare! Poi si è svegliata e non ricordava niente di quello che aveva sognato.” “Sarà una coincidenza, vedrai… sarà un altro Ranma!”
“Boh…se lo dici tu!”
Ranma, che aveva sentito tutta la conversazione, sorrise e fu travolto da un barlume di speranza. Il Dottor Tofu era stato bravissimo nel ritardare l’effetto dello shampoo 110 e ora toccava a lui. Dentro di sè avrebbe voluto urlare “tranquilla Akane, sono qui, va tutto bene” ma non poteva. Doveva continuare a improvvisare.
Arrivarono davanti alla palestra e Akane sfoderò il suo più bel sorriso dicendo “Ok ora andiamo a cambiarci così mi fai vedere di cosa sei capace. Non ti farò male giuro! Sai, io sono l’erede della scuola di lotta indiscriminata Tendo!”
“Wow!!” dissero in coro Minami e Kentaro.
“Allora dovrò stare molto attento!” Ranma le sorrise.
Kentaro lo fulminò con lo sguardo e lo seguì nello spogliatoio. Ranma indossò la sua tenuta da combattimento e aspettò Akane nel Dojo, sempre seguito dallo sguardo perplesso di Kentaro
“C’è qualche problema?” chiese, stanco di quella presenza fastidiosa alle sue spalle “No, niente, ti osservavo. C’è qualcosa che non mi convince in te”
“E’ un tuo problema!”

Akane arrivò, si sistemò sul dojo e si mise in posizione di combattimento: Ranma si mise di fronte a lei e la invitò a iniziare.
Akane provò a colpirlo ma lui era talmente veloce che non riuscì neanche a sfiorarlo con un dito. I movimenti di Ranma erano aggraziati, veloci. Era incredibilmente agile e tutti ebbero la sensazione che non si stesse neanche impegnando.
Ranma, dal canto suo, faceva di tutto per non colpirla e lei se ne accorse “Dai, non avere riguardi perchè sono una ragazza, colpiscimi!” lo esortò.
Ranma era felice: quella era proprio Akane, allenarsi con lei le era mancato molto.

Ad un certo punto Akane si accorse di conoscere quelle mosse, riusciva a capire lo stile di combattimento del ragazzo e, in un certo senso, a prevederlo. Si rese conto che anche quella era una scuola indiscriminata e non era la prima volta che vedeva quel ragazzo combattere solo che non riusciva a capire altro.
Le apparvero strane immagini che non riuscì a decifrare. La testa cominciò a pulsarle e a farle sempre più male tanto che crollò a terra, esausta.
“Akane!” Ranma corse verso di lei
“Cosa le hai fatto?” Kentaro si buttò sulla ragazza, precedendolo
“Ehi tu, allontanati da lei”
“L’hai colpita!” lo accusò Minami.
“No, non l’ho nemmeno sfiorata!”
“Tranquilli sto bene, è solo la testa. Mi fa male da ieri. Non è colpa di Ranma” e lo guardò, stranita
“Chi sei tu? Dove ti ho visto combattere? Perchè conosco le tue moss...ahhhh” e la testa continuò a pulsarle, impedendole di parlare.
“Akane dai, andiamo a mangiare qualcosa” Minami l’aiutò ad alzarsi e l’accompagnò nello spogliatoio.

Ranma si sentì sia felice per aver smosso i suoi pensieri, sia in colpa per averla fatta stare male.
“Cosa le hai fatto?” Kentaro lo accusò “Niente che ti riguardi”

Uscirono dalla palestra “Sicura di stare bene Akane?” Le disse Kentaro, guardando Ranma con aria di sfida
“Sì, sì tranquillo, sto bene, ti ringrazio.”
A Ranma tutta quella confidenza non piacque per niente e si sentì un po’ perso perché adesso non aveva più carte da giocare. Il tempo stringeva: erano già passati quasi due giorni da quando Akane aveva usato lo shampoo e aveva ottenuto sì qualche risultato ma niente che di potesse definire un successo. Inoltre erano tutti molto sospettosi nei suoi confronti, Akane inclusa.
Doveva studiare qualcosa.

“Buonanotte, e scusate per la cena, ci andremo domani”
“Nessun problema” disse Kentaro sfoderando uno splendido sorriso ad Akane mentre le due ragazze si allontanavano.
“Tu non mi piaci Ranma, c’è qualcosa di strano in tutta questa storia. Non ti voglio vicino ad Akane”
“Non parlare di cose che non conosci Kentaro, e vedi di farti i fatti tuoi.” Ranma strinse i pugni: quello era l’ultimo ostacolo di cui aveva bisogno.

Approfittò di un momento di distrazione del ragazzo e scappò via, diretto alla pompa dell’acqua dietro la scuola.

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Capitolo 7
*** Una vita normale ***


Si guardò molte volte intorno, attento al fatto che non ci fosse nessuno e si avvicinò alla pompa dell’acqua. Assunse la sua forma femminile e si arrampicò fino a sopra il tetto del dormitorio femminile.
Fece per scendere nella mansarda quando udì dei passi venire nella sua direzione, si nascose immediatamente dietro un angolo e la vide: Akane era salita sul tetto e si era seduta vicino alla balaustra.
Avrebbe pagato oro per sapere cosa le passava per la testa e si limitò ad osservarla in silenzio dal suo angolo poi, improvvisamente, qualcosa la scosse: fu come se Akane si fosse svegliata da un torpore. Scattò in piedi e corse all’interno del dormitorio. Ranma non capì e fece, in silenzio, lo stesso.

Al sicuro dentro la sua mansarda tornò alla sua forma maschile e provò a riposarsi. Ci mise molto tempo prima di riuscire a addormentarsi ma quella fu una notte molto agitata. Si trovò catapultato all’interno di una grotta annebbiata e stringeva Akane forte tra le sue braccia solo che la ragazza quella volta non si svegliava: aveva gli occhi chiusi ed era fredda come il marmo. Lui continuava a piangere e a chiamarla, ma lei non reagiva. Era morta sul serio e non poteva sopportarlo.
Si svegliò di soprassalto: era terrorizzato, stava piangendo ed era sudato fradicio. “Ok, ok, era solo un sogno Ranma” si disse e si tirò un piccolo pugno sulla faccia “Lei sta bene. Dorme qui sotto ed è viva, non sa chi sei ma è viva!”

Era molto presto, il dormitorio era deserto e ne approfittò per fare velocemente una doccia nel bagno del piano sotto. Tornò in fretta e furia in mansarda e si vestì. Aveva una gran fame e sgattaiolò furtivamente fuori dal tetto per andare in giro a cercare qualcosa da mangiare.
Si incamminò verso una zona carina piena di bar quando, improvvisamente, la vide
“Buongiorno!” gli disse Akane
“Buongiorno! Cosa ci fai qui a quest’ora?”
“Ho corso un po’, ho fatto una doccia e ora ho fame, tu piuttosto?”
“Stessa cosa, più o meno, Ti va di fare colazione?” Ranma odiava ammetterlo ma in quel momento era molto felice. Non avrebbe potuto chiedere di più alla fortuna quella mattina. Per quanto brutto, quel sogno si era rivelato davvero utile. “Oggi è sabato Akane, non hai lezione, vero?”
“No, oggi sono libera, volevo esplorare la zona. Mangiamo qualcosa?”
Ranma voleva chiedere come andava la testa e se aveva dormito bene ma aveva paura di metterla a disagio e trattenne quella domanda per un secondo momento.

Iniziarono a camminare. Per Ranma quella era una sensazione di normalità davvero piacevole: aveva passato la prima parte della sua vita con suo padre, allenandosi, e gli ultimi anni a casa Tendo, sfuggendo a innumerevoli nemici. Quei momenti di pace erano così rari a Nerima che erano praticamente una novità e voleva goderne più possibile.
Fecero colazione in un bar e parlarono di allenamenti e varie tecniche di combattimento, poi andarono in un centro commerciale dove Akane trovò dei vestiti molto carini. Pranzarono in riva ad un piccolo lago non lontano dal campus e Akane si ritrovò affascinata dai racconti degli allenamenti cinesi di Ranma.
Naturalmente lui non le raccontò di Jusenkyo e delle fonti maledette: era decisamente troppo complicato spiegarle tutta quella faccenda. Le raccontò, però, di suo padre e Akane scoppiò a ridere quando Ranma lo paragonò ad un vecchio panda gigante.
Ranma la fissò mentre rideva: quella scema! Come aveva potuto pensare che lui non l’amasse? Quella risata gli era mancata immensamente.

Stettero un po’ in silenzio quando Akane, sovrappensiero, chiese “Come sta tua madre?”
“Ben...cosa scusa?”
“Come sta Nodoka?”
“Come fai a sapere come si chiama mia madre Akane?”
“Io… io… lo so e basta… scusami”
“No no tranquilla, forse te l’ho detto io ieri. Comunque sta molto bene, grazie”. Ranma avrebbe voluto saltare dalla gioia: i ricordi di Akane riaffioravano e non stavano svanendo.
“Ti va di allenarci?” Akane cercò di spezzare l’imbarazzo.
“Certo, torniamo alla palestra?”
“Si ti prego! Corro un attimo nella mia stanza a cambiarmi … troviamoci lì davanti ok? Giuro che stavolta ti batterò!”
“Ci conto” le urlò Ranma e si diresse verso la palestra.

Dopo qualche minuto un ragazzo alto spuntò da dietro un angolo e, con un tono che a Ranma non piacque per niente, disse “Eccoti qui Ranma, ti stavo cercando.”
“E si può sapere come mai?” rispose Ranma con aria seccata.
“Per dirti di uscire dalla vita di Akane. Di nuovo.”
“E tu che ne sai di noi Kentaro?” Ranma cominciava a perdere la pazienza, quel tipo non gli piaceva e adesso non gli piacevano i suoi giochetti.
“Oh io ne so molto caro… e se non sparisci lo saprà anche lei!”
Kentaro tirò fuori dalla tasca la lettera che Akane aveva scritto a Ranma “Ti è caduta ieri, mentre ti spogliavi in palestra. E così stavate per sposarvi eh? Così l’hai delusa a tal punto che ha preferito fare tutto questo per non saperne più te… interessante vero? Pensa, da quanto leggo, ha rischiato persino la vita per stare con te. Che cosa terribile! Non ti pare che adesso si meriti di meglio?”
“Maledetto, ridammela!” Ranma strinse i pugni. Voleva attaccarlo ma quelle parole l’avevano colpito così tanto che rimase immobile.
“Non ci penso neanche bello. Questa la tengo io! E se non vuoi che le faccia leggere questa bella letterina te ne andrai e la lascerai per sempre vivere la sua vita in pace.”
“Così avrai campo libero con lei, vero?”
“Sempre meglio di te, che le hai spezzato il cuore Ranma.”
Ranma era a pezzi. Kentaro aveva ragione: le aveva spezzato il cuore e ora non sapeva come rimediare.

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Capitolo 8
*** Addio Akane ***


Aveva ragione. Sì, Kentaro aveva maledettamente ragione: Akane era arrivata ad organizzare tutto questo solo per liberarsi di lui.
Quella ragazza aveva rischiato la vita innumerevoli volte, aveva pianto, si era disperata troppe volte. Aveva scelto di cancellare una parte della sua mente per non dover più soffrire, per non dover più avere a che fare con lui.
Questa presa di coscienza fu per Ranma come un colpo di grazia: sentì la rabbia crescergli dentro come un fuoco che diventò incontrollabile.
Si scagliò contro Kentaro con tutta la sua forza. Lo attaccò, lo colpì più e più volte senza capire bene cosa stesse facendo.
Kentaro sapeva difendersi molto bene ma nulla potè contro quel ragazzo disperato che aveva perso il lume della ragione e lo colpiva con le lacrime agli occhi.
Lo scontro durò pochi minuti, Kentaro venne colpito talmente tante volte che si accasciò per strada.
Ranma si rese conto che aveva colpito Kentaro solo per sfogare la sua disperazione e si fermò.

Akane arrivò di corsa, pronta per l’allenamento che avevano concordato, ma la scena che le si parò davanti fu disastrosa: Ranma in piedi e Kentaro a terra col naso che colava sangue.
“Che cosa diavolo è successo qui?”
“Chiedilo al tuo fidanzato!” rispose Kentaro con tono di sfida.
“Il mio cosa?”
“Non lo sai? Tieni!” e lanciò ad Akane la lettera che ella stessa aveva scritto prima di partire.

La ragazza la strinse tra le mani ed iniziò a leggerla. Ranma, in ansia, non riusciva a guardarla.
“Io… io… davvero non capisco…” disse Akane dopo pochi minuti che sembrarono un’eternità.
“Io ho fatto questo? Io non mi ricordo…” e la testa cominciò a pulsarle e a farle male in un modo insopportabile tanto da farla cadere per terra.
“Akane, io…” Ranma cercò di avvicinarsi ma lei lo scacciò
“NON MI TOCCARE! Non voglio che nessuno mi tocchi, specialmente tu!”
E corse via, verso il campus, in lacrime.

Ranma era disperato: Akane sapeva. Era al corrente delle cose terribili che era stata costretta a fare per liberarsi di lui. Aveva letto che lui non l’amava e che aveva rovinato tutto. Si sentiva uno stupido.
“Sei contento ora Ranma?” gli disse con tono soddisfatto Kentaro, ma Ranma non rispose. Ormai sapeva cosa doveva fare.

Tornò sul tetto del dormitorio femminile, si calò nella sua minuscola stanza in mansarda ed iniziò a raccogliere le sue cose. Sarebbe partito per un lungo viaggio di addestramento, avrebbe imparato nuove tecniche, avrebbe sfidato avversari terribili. Non sarebbe mai più tornato a Nerima e non avrebbe mai più rivisto la sua Akane.
Già, Akane… lei probabilmente si trovava pochi piani più sotto, di nuovo in lacrime per colpa sua.
Prese lo zaino, tornò sul tetto e si calò nel cortile, diretto verso l’uscita del campus.
“Te ne vai di già Ranma?” Si voltò di scatto
“Dottor Tofu? Cosa ci fa lei qui??”
“Mi ha chiamato Akane ieri sera, ha detto che le faceva molto male la testa ma penso che in realtà volesse indagare su di te…forse ci siamo Ranma! Si sta ricordando! Vuole sapere!”
“Non importa più Dottore, ho deciso di andarmene.”
“COOOSAAA???”
“Voglio lasciarla libera”
“Cosa hai detto?”
“Voglio che si dimentichi di me per sempre.”
“Ma sei impazzito?”
“Non sono mai stato più serio Dottor Tofu. Voglio che sia felice. Non voglio che pianga mai più per me. Voglio che stia il più lontano possibile dai pericoli. Voglio che nessuno colpisca lei per arrivare a me. Voglio che non sia più costretta a ricorrere a metodi del genere per non soffrire. Voglio che cammini felice e spensierata per le vie di questa città col sorriso che le ho visto sul viso in questi giorni. Voglio che nessuno come Kodachi, Ukyo o Shampoo l’aggredisca più per me. Voglio che si trovi un ragazzo normale, senza maledizioni, che la renda felice e le dia la possibilità di vivere quella vita normale che io non posso darle. ”
“Ranma cosa stai dicendo…”
“E’ stato terribile Dottore. Quando l’ho stretta a me era morta! Capisce dottore? Era morta, non voglio più che le succeda niente del genere!”
“Ranma… la ami fino a questo punto? La ami fino a voler rinunciare a lei per sempre?”
“Sì dottore. La amo fino a questo punto.”

Si voltò e vide Akane, in lacrime, dietro di loro.

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Capitolo 9
*** Ranma e Akane ***


“A...Akane… stai bene?”
Ranma non sapeva che emozione provare. Lei era lì, immobile e lo fissava.
“Ranma... sei venuto qui per me?”
“Certo stupida! Per chi pensi che abbia fatto tutto questo? Un momento: ti ricordi di me??”
“Certo baka! E ho anche sentito cosa hai detto!” Lei smise di piangere regalandogli il più bello dei suoi sorrisi e il cuore di Ranma perse un battito.
“Ah.. no quello… vedi io… ecco… in realtà…”

“Akane!” Li interruppe, imbarazzato, il Dottor Tofu “come ti senti?”
“Un po’ stanca e con la testa un po’ dolorante, ma mi sento bene. Piuttosto: come mai mi ricordo di Ranma? C’è il suo zampino?”
“Ho fatto in modo da ritardare un po’ il tutto il processo così che Ranma potesse venire qui e farti tornare la memoria.”
“Grazie Ranma, sono stata una stupida” lei lo guardò e lui, rosso come un peperone, scattò dall’altra parte.

Minami e Kentaro arrivarono, ansimanti.
“Akane come stai?” urlò la ragazza
“Sto bene, ti ringrazio. Loro sono il Dottor Tofu, un caro amico di famiglia e Ranma, il mio fidanzato”
“Cosa?”
“È una storia lunga sorellina, vieni andiamocene: lasciamoli soli. Te la racconterò io…” e se ne andarono.
Ranma si rivolse quindi a Tofu “Dottore può aspettarmi qui un momento? Saluto Akane e tornerò da lei tra poco.”

Ranma prese Akane in braccio ed insieme saltarono fino al tetto del Campus. Si sedettero per terra e fu lei ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato:
“Te ne vuoi andare? Tornerai a casa con Dottor Tofu?”
“Sì Akane, è meglio così”
“Ma io voglio tornare a casa con te!”
“Non se ne parla! Finalmente hai una vita normale ed io ti voglio qui, al sicuro, lontano dai pericoli e lontano da quelle pazze che ci rompono le scatole ogni giorno…”
“Ma tu hai detto che…”
“Ehm… si so cosa ho detto ma…” Ranma cominciò a farfugliare e a fumare dalle guancie.
Akane quindi fece una cosa inaspettata: allungò la mano e disse, con tono solenne
“Piacere, mi chiamo Akane Tendo, e tu?”

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Capitolo 10
*** Liberi ***


“Akane cosa diavolo stai facendo?”
“Ripeto: mi chiamo Akane Tendo, e tu?”
“R...Ranma Saotome…”
Era il loro nuovo inizio: Akane gli spiegò che non erano più fidanzati, erano finalmente liberi! Erano liberi di decidere, di essere loro stessi, di ripartire dall’inizio e di essere padroni del loro destino.
“Bene Ranma Saotome: nessuno ci obbliga a fare niente, stavolta faremo a modo nostro, ti pare? Ripartiamo dal principio, ti prego...”

Ranma si ricordò di come erano stati belli quei giorni di normalità con Akane. Nessuno li aveva spinti a fare niente, nessuno li aveva attaccati, non c’erano stati imbarazzi, non c’erano stati genitori insistenti o trappole.

“Senti Akane… per quanto riguarda il matrimonio…” Ranma si guardò le dita e inizio a farfugliare.
“Shhhhh… ci siamo appena conosciuti, non ricordi?” e lei gli sorrise in quel modo che riusciva a metterlo KO.
“Vado a preparare le mie cose, torno a casa con te.”
“NON SE NE PARLA!” la zittì lui “Questa è una splendida opportunità per te, te la meriti! Cercherò di venire qui ogni fine settimana.”
“Ma Ranma… dovrai dormire nel dormitorio femminile…” si interruppe “Ma perchè tu ti trasformi ancora in ragazza??”
“La Nan Nichuan è ancora nascosta sotto al tuo letto.”
“COSA??? Mi stai dicendo che non l’hai ancora usata?”
“Certo che no, non ho avuto tempo! Dovevo correre qui!”
Il cuore di Akane perse un battito: Ranma l’aveva messa davanti alla sua maledizione. Era corso da lei fregandosene del fatto che l’acqua che aveva cercato per anni lì a portata di mano. Questo riempì il suo cuore di gioia. Questo, per lei, valeva più di mille dichiarazioni.

Il Dottor Tofu visitò Akane e si accertò che stesse bene e Ranma tornò a casa con lui
“A venerdì!”
“A venerdì” rispose lei.

Una volta a casa la prima cosa che Ranma fece fu quella di mettere in chiaro le cose: Akane stava bene ma il fidanzamento rimaneva rotto.
Disse in modo deciso a suo padre e Soun che entrambi avevano deciso di essere padroni delle loro vite: avrebbero deciso loro se e quando sposarsi. Gli chiese di essersi lasciati in pace.
Soun e Genma, a malincuore, accettarono e capirono la situazione.

Nei mesi successivi si accorse di vivere nell’attesa del fine settimana: ogni venerdì si faceva prestare dei soldi da Nabiki, prendeva il treno e correva da al campus da Akane.
Le portava i manicaretti di Kasumi, le lettere del padre, delle foto fatte da Nabiki.
Si erano accordati per stare insieme il più lontano possibile da Nerina: non volevano gente strana intorno.

Ranma continuava ad accamparsi in mansarda ma, il più delle volte, lui e Akane rimanevano svegli tutta la notte a parlare: lui si faceva raccontare delle lezioni (cercando di capirci qualcosa) e di come procedeva la vita al campus, lei si faceva aggiornare sulla vita a casa e al Furinkan.
Non persero neanche l'abitudine di allenarsi insieme: Akane, libera da ogni pensiero, in quei mesi migliorò tantissimo.

Erano anche entrati in sintonia con Minami, Kentaro e altri ragazzi del corso di Akane: spesso, il sabato, si incontravano tutti insieme per delle belle merende o delle serate fuori. Tutto quello che stavano vivendo era meraviglioso, si sentirono come inebriati: una vita normale, un rapporto normale, la possibilità di scegliersi e conoscersi senza nessuna costrizione.

Poi arrivò la fine dell’anno scolastico...

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