Cronache del Nuovo Mondo

di Accountacaso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


P.D.V. di Rick                                                                                                                     P.D.V.: punto di vista
Stasera sono con Ronin per la mietitura, non devo fare molto: solo guidare e aiutarlo se ha bisogno, ma visto che stiamo parlando di Ronin, io devo solo guidare.
Passiamo davanti a un bar, e dentro ad esso vediamo due poliziotti. Ronin mi dice di fermarmi e di aspettare in macchina, mentre lui si dirige verso il bar. Osservo tutto da fuori: Ronin ne afferra uno e lo neutralizza sbattendogli la testa sul pavimento, poi si dirige verso l’altro che comincia a sparargli. Ronin aveva una strana abilità nello schivare i proiettili, si muove a velocità disumana e in un batter d’occhio prende il secondo poliziotto per la gola e lo strangola, per poi fare lo stesso con il poliziotto svenuto.
Ronin porta i due cadaveri fuori dal locale e li mette nell’ampio bagagliaio, riesco a vedere la barista per pochi secondi: piangeva dietro il bancone e poi si mise ad osservarci, come se avesse visto due mostri, e sinceramente non la biasimo.
“La prossima volta scendi tu”
“Ma Ronin, io…”
“Ho detto che la prossima volta scendi tu! Adesso guida, non abbiamo finito oggi”
Gli ordini di Ronin sono chiari, appena incontriamo altri poliziotti, che di solito girano in coppia, io devo scendere ed ucciderli. Stavolta siamo stati stranamente lenti, di solito Ronin combatte con la sua katana, una spada molto strana: la lama si materializza dal nulla e invece che tagliare, brucia tutto quello che tocca. Falco, la ragazza di Ronin, ha provato a spiegarmelo, la spada l’ha progettata lei, ma si è messa a parlare di luce concentrata e poi non ho più capito nulla.
Lui era un nephalem, e anche il fondatore del mio clan, Rebellion. Non era molto alto, era nella media, capelli neri rasati ai lati e pettinati verso destra, occhi blu ghiaccio e carnagione scura. C’è però qualcosa di strano nei suoi occhi, sono freddi, quasi vuoti, le pupille sempre piccole e con il suo sguardo è capace di leggerti l’anima e farti raggelare.
Il fatto di dover combattere mi faceva rabbrividire: io non ero forte come Ronin o gli altri, mi ero ritrovato nei ranghi alti di Rebellion grazie a Lucas, detto Apocalisse, che mi aveva preso sotto la sua ala, mi aveva promesso che mi avrebbe allenato, ma fin’ora mi aveva solo mandato con qualcuno a mietere.
Mentre camminiamo incrociamo una macchina della polizia, Ronin mi ordina di fare cambio di sedile con lui, così procedo, dopodiché mi sporgo dal finestrino e impugno la mia pistola
Sparo
Prendo il poliziotto seduto al posto del passeggero sul collo, e questi muore
L’altro poliziotto spara a una ruota della nostra macchina, e ci andiamo a schiantare contro un palazzo
Stranamente sono vivo, Ronin mi ha salvato, e ora si dirige verso il poliziotto, che intanto è sceso dalla macchina. Il mio compagno, e salvatore, estrae la spada e trafigge il poliziotto alla pancia, prendendosi però un proiettile sulla spalla destra.
Infuriato, Ronin mi si avvicina, io sono sdraiato a terra, non riesco a muovermi dalla paura, quando mi è vicino, mi tira un calcio fortissimo sul petto, non riesco a respirare adesso, e sputo del sangue dalla bocca.
“Dovevi sparare al guidatore, idiota che non sei altro! Se non ci fossi stato io cosa avresti fatto, eh? Saresti scappato? No, ti avrebbero sparato e tu adesso saresti morto o in manette! Andiamo a casa adesso, chiama Falco e dille di venirci a prendere”
Obbedisco e la chiamo, lei mi risponde incazzata come al solito,le descrivo l’accaduto e mi dice di fermare l’emorragia sulla spalla di Ronin con un fazzoletto o con la mano direttamente.
Durante il viaggio sto zitto e guido, mentre Falco toglie il proiettile dalla spalla di Ronin, nei sedili posteriori
Il suo vero nome e Celine, è una nephalem, ma tutti la chiamano Falco per la sua meravigliosa mira, si dice abbia sbagliato un solo colpo in tutta la sua vita. È alta come Ronin, magra, capelli tinti di blu e occhi verdi, oltre ad essere un abile cecchino è anche una meccanica, e oltre alla spada del ragazzo, ha anche progettato alcune armature simili a quelle Crusader, ma più leggere e quindi fragili.
Arrivati a casa visitano pure me: me la sono cavata, ho solo una costola rotta, a causa del calcio di Ronin, mi medicano e mi mandano a casa. Cerco di scusarmi con Celine ma tutto quello che ottengo è un “Devi scusarti con Ronin, non con me, adesso vai a casa e vedi di dormire, cretino”. Vivevo in una villetta che comprendeva più appartamenti: al piano terra quello di Alex e Jasmine, lui era un cacciatore di demoni e il suo compagno di caccia viveva in un altro appartamento, sempre qui a Pandora, ma non nella nostra villetta, pure quest’ultimo faceva parte di Rebellion, il suo nome era Ramingo, al primo piano c’era quello di Lucas e Luna, io vivevo con loro, e dormivo in una piccola stanza, al secondo piano vivevano Ronin e Celine. Sebbene fossimo solo criminali, avevamo delle case di lusso, avevamo persino un giardino con piscina, cinque box per le macchine e ogni appartamento aveva un terrazzo. Questo era stato possibile solo dopo la diffusione di Rebellion e il reclutamento di altri criminali nelle nostre schiere, grazie al commercio di droga in tutta Pandora e, ultimamente anche a Metropolis, anche se lì comandava Chapo Nuevo.
Tornato a casa salutai Lucas e Luna, e poi andai a dormire, non dopo avergli spiegato tutto. Mentre parlavo con loro avevo un’ansia tremenda, Lucas era a dir poco intimidatorio: più alto di me, corpo totalmente tatuato, capelli neri e pettinati all’indietro, spesso raccolti in un codino, e occhi innaturalmente rossi, era un nephalem anche lui. Luna non era da meno: più bassa del ragazzo, pelle scura, capelli neri che sfumavano al biondo verso le punte e occhi marroni, andava molto d’accordo con Celine, e tutti la chiamavano Calavera, lei invece era umana.
Mi cambio e dormo, o meglio, cerco di dormire ma penso solo al dolore al petto provocato dal calcio di Ronin.
Il giorno dopo, uscito da scuola, torno a casa e metto a posto la mia roba, poi esco, diretto verso il bar di ieri sera. In giardino incrocio Ronin e provo a chiedergli scusa, ma lui mi passa accanto e mi tira una spallata, abbastanza forte da farmi barcollare, lo guardo entrare in casa e chiudere la porta, mentre mi massaggio la spalla per il dolore. Mi dirigo verso il bar e appena arrivo vi entro guardo per terra, c’è del sangue, forse lasciato dal poliziotto che Ronin aveva neutralizzato, ormai era rattrappito e dubito fosse facile toglierlo.
“Sei qui per finire il lavoro che ha cominciato il tuo amico ieri notte?”
Stranamente mi ha riconosciuto, mi avvicino al bancone e la rassicuro
“No… sono venuto solo per una tazza di caffè”
La barista me lo prepara impaurita e me lo porge abbassando la testa, solo bevendo quel caffè penso a quanto dolore io abbia provocato in una sola notte, mi fa stare male questo pensiero. La barista è stupenda: è un’umana come me, ha i capelli marroni raccolti da un lato a caschetto, la pelle è pallida, le labbra pure e i suoi occhi sono dello stesso colore dei capelli. Finisco il caffè e appoggio la tazza lentamente sul bancone, intanto lei sta lavando delle stoviglie.
“Quanto viene?”
“Un dollaro, grazie”
Le do i soldi e me ne vado,
“Arrivederci, era buonissimo”
Mentre esco la sento parlare da sola sussurrando
“Spero in un addio”
Mi allontano a testa bassa e rimuginando sulla scorsa notte. Penso a quello che Ronin mi ha detto, e deluso da me stesso ammetto tutto, è vero, a quest’ora Lucas mi starebbe cercando, e scoprirebbe che aveva preso sotto la sua ala un idiota rammollito. Cerco di non pensarci e torno a casa. A casa cerco un libro di Luna che mi possa insegnare una stregoneria semplice. Mentre cerco dalla sua libreria lei mi si avvicina, porgendomi un libro nero
“Quei tomi sono in ultarico, la lingua degli dei, non penso tu li capisca, prendi questo: sono stregonerie oscure per principianti, se proprio le vuoi imparare”
Prendo quel libro e ringrazio Luna, mentre mi dirigo verso il salone Luna mi avverte,
“Attento, molte di queste sono macabre e hanno una spiegazione che lo è molto di più, cerca di non spaventarti troppo”
Non aveva tutti i torti, molte di queste parlano di concetti come la linfa vitale dell’umano e del nephalem, definendola “Gaia”, poi parlano dell’annientamento di questa linfa attraverso il suo opposto, il “Dark Gaia”, che è possibile replicare attraverso delle incisioni. Ancora una volta Luna mi si avvicina
“Allora? Quale hai scelto?”
Indico la formula dell’assorbimento del Gaia di un essere umano o nephalem,
“Bene, allora devi tatuarti sui polpastrelli di una mano i segni della formula, se vuoi oggi ti posso accompagnare dal tatuatore di Rebellion”
Annuisco, e lei mi chiede d seguirla.
Prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso il centro. Quando arriviamo Luna mi fa entrare in un locale buio e pieno di graffiti sui muri, ci avviciniamo a un nephalem, biondo con barba e capelli a spazzola alti, portava degli occhiali da vista ed era pieno di tatuaggi.
“Chi è ‘sta pulce, Luna?”
“E’ un mio amico, ha bisogno dei tatuaggi per usare una stregoneria oscura”
“Ok, dammi i disegni delle rune”
Luna porge un foglio al tatuatore e lui mi fa accomodare su una sedia, per poi iniziare a tatuare i simboli. Dopo quindici minuti ha finito, Luna lo paga e mi riaccompagna a casa. Quando siamo lì mi fermo in giardino, stava passando un topo. Lo afferrò e faccio come scritto nel libro, mi concentro sul Dark Gaia e poi sul topo, mi sento le dita calde e subito dopo il mio petto si riscalda come le mani, sento Luna parlare
“Come ti senti?”
“Molto meglio… molto meglio”
Ronin si affaccia dalla porta di casa
“Pensi di poterlo fare anche su un poliziotto?”
Lascio cadere il topo, i suoi peli mi rimangono in mano, mentre cade a terra prosciugato, mi tolgo tutti i peli dalla mano,
“Certo”
“Bene domani sera vieni a mietere con me, e non fare cazzate”

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


P.D.V.  di Ronin
Sono in cucina mentre bevo del caffè,è molto presto saranno quasi le sei del mattino. Celine dorme ancora, probabilmente sta aspettando che la chiami o che le porti la colazione. Da fuori si sentono le macchine della polizia inseguire qualcuno con la sirena accesa. Subito dopo degli spari; mi alzo innervosito, chi diavolo ha avuto l’idea di mettersi ad infastidire i poliziotti di prima mattina? Mi affaccio dalla finestra e mi ritrovo davanti uno spettacolo non nuovo: dei membri di Rebellion hanno appena fatto fuori due poliziotti.
Dalla camera da letto sento imprecare
“Ma chi cazzo è il deficiente che si mette a sparare di prima mattina?”
Celine è sveglia, si dirige verso la cucina e la seguo. Si sta preparando il caffè;   va in salone e si siede sul divano con la tazza in mano
“Cos’è, incazzata già di prima mattina?”
“Secondo te?”
“E con chi saresti arrabbiata?”
“Beh, innanzitutto con te”
“E cosa ti avrei fatto?”
“Semmai cosa non mi hai fatto”
“Tipo?”
“La colazione, idiota”
Mi siedo sul divano accanto a lei, che, dopo aver finito il caffè, appoggia la testa sulla mia spalla destra, addormentandosi di nuovo: incredibile, lei è l’unica persona capace di addormentarsi dopo aver finito una tazza di caffè. Restiamo così per un po’, fino a quando non mi arriva una telefonata da Luca: quel ragazzo aveva un tempismo incredibile!
“Ron, alcuni dei nostri stanno avendo problemi con dei ragazzi di Chapo Nuevo, in un nostro locale a Metropolis”
“Ok, dammi il tempo di vestirmi e dì ai nostri di tenere duro fino al nostro arrivo”
Mi alzo, facendo appoggiare la testa di Celine su un cuscino, vado in camera da letto e mi metto una felpa con dei Jeans e Converse, poi prendo la mia spada ed esco di casa.
 Trovo Luca in giardino, con una sigaretta di shine in bocca e con le chiavi della macchina in mano. Appena mi avvicino mi porge una sigaretta, tirandola fuori dalla tasca della sua felpa. La prendo e lui mi tira il suo accendino: lui non ne aveva bisogno, tempo fa faceva parte della famiglia Flamber, dell’Est, una casata nobile di Nephalem, noti per il comando delle fiamme, da cui lui si era allontanato.
 Avvicina un dito alla sigaretta e la accende, infiammando il dito stesso.
Ci mettiamo una mezz’ora per arrivare nel locale. Quando entro vedo un membro di Chapo Nuevo fare fuoco con una pistola su uno dei nostri, uccidendolo. Luca scatta subito addosso al ragazzo che aveva fatto fuoco, stringendogli la faccia in una mano, squagliandola. Io mi giro verso alcuni dei nostri giusto in tempo per vedere che uno dei loro mi puntava una pistola addosso, tremando.
Ci è voluto solo un secondo: tutto andava più lento quando mi concentravo, così lento che sembrava come se il tempo si fermasse. Il proiettile si avvicinava con una lentezza esasperante, prendo la spada e lo taglio in due parti. Poi il tempo riprende il suo normale scorrere.
Quel ragazzo mi guardava con una faccia terrorizzata, lascia cadere la pistola e scappa.
In poco tempo sistemiamo la situazione in quel locale.  Ordino a uno dei nostri di portare via i corpi e di avvisare le relative famiglie.   Esco e mi avvio con Luca verso la macchina.
Quando arriviamo a casa troviamo Rick seduto sotto un albero in giardino.  Lo saluto con un gesto della mano, lui fa lo stesso con me e Luca, che però si ferma a parlare con il ragazzo.
 A volte non riuscivo a capire cosa Luca  vedesse in Rick, certo la sera prima aveva ucciso due poliziotti, lo aveva fatto per sdebitarsi con me, ma, rispetto al lavoro svolto dagli altri, non era nulla!
Appena entrato vado in camera da letto per cambiarmi, dato che la mia felpa era sporca di sangue; mi segue Celine che appena entrata si stende sul letto.
“Sei ferito?”
“No”
“Meglio così”
“Hai fumato?”
“Perché, si sente?”
“Tanto”
“Sì, ma solo una, anche perché erano quasi finite e te ne volevo lasciare qualcuna”
“Oh, quanta gentilezza da parte tua!”
Ride, alzandosi dal letto e sedendosi vicino a me
“Ron”
“Sì”
“Ho fame”
“Cosa vuoi che ti cucini?”
“Boh, fai te”
 
P.D.V. di Luca
“Mi hanno detto che hai fatto fuori due poliziotti”
“Sì, quando ero fuori con Ronin per la mietitura”
“Beh, penso sia arrivato il momento di fare sul serio”
“Che intendi?”
“Dopo pranzo scendi nel viale davanti ai box”
“Ok”
Vado dentro casa e trovo Luna che cucinava; vado da lei e mi siedo su una sedia
“Rick mangia da noi oggi?”
“Sì, apparecchio pure per lui”
Apparecchio e mi rimetto a sedere
Dopo aver pranzato Rick va subito verso i box, io rimango un attimo in casa, giusto il tempo di prendere il caffè, poi lo seguo. Davanti ai box c’era un grande spiazzo al chiuso, un po’ come un garage. Rick era già lì appoggiato a un muro vicino all’entrata, mentre controllava il cellulare. Appena entro mi guarda per un attimo, per poi tornare a dare attenzione al cellulare
“Che fai, scrivi alla tua ragazza?”
“Se ce ne avessi una le scriverei…”
“Adesso mettilo, via”
“Cosa volevi dirmi?”
“Solo che oggi inizia il tuo allenamento, e quindi dovrai fare tutto quello che ti dico”
Mi guarda confuso mentre posa il cellulare in un armadietto
“Prima di capire come attaccare dovrai capire come difenderti”
Subito scatto verso di lui, tirandogli un pugno in faccia, lui non fa nulla per difendersi, l’avevo preso alla sprovvista e non ne aveva avuto il tempo. Ora teneva una mano sul viso, massaggiandosi la parte colpita. Scatto di nuovo, ma questa volta lui para il mio pugno con un braccio per poi allontanarsi
“Cerca di leggere i movimenti dell’avversario e reagisci, tutti quando attacchiamo seguiamo uno schema, il segreto di una buona difesa sta nel saper prevedere i movimenti dell’avversario, stessa cosa per l’attacco”
Un altro scatto, questa volta sferro tre pugni che vengono tutti e tre parati, poi tiro un calcio alle sue gambe facendolo cadere di schiena. Non perdo tempo e lo prendo per il colletto della sua felpa e lo sollevo, per poi lanciarlo distante da me. Sembrava veramente fragile era sempre sul punto di rompersi e dopo aver fatto un solo sbaglio si arrendeva.
“Ci sono cose che però non puoi parare”
“Tipo?”
“Tipo i proiettili, quelli dovrai schivarli, oppure dovrai fare fuori il tuo avversario prima che ti spari, ma di questo non parleremo oggi, adesso concentrati a parare”
Andiamo avanti per quasi tutto il pomeriggio, finché non lo vedo esausto e che non poteva più continuare. Aveva solo qualche livido, dovuto ai pugni che non riusciva a parare. Lo porto da Jasmine per medicarlo.
Jasmine mi tira un’occhiataccia e fa entrare Rick in casa sua. Appena uscito mi avvicino a lui
“Ti è tutto chiaro?”
“Sì”
“Quando non riesci a parare o schivare un colpo non arrenderti, cerca un modo per scappare”
“Ok”
“Dai, ti porto a prendere un caffè, te lo sei meritato”
“Conosco un bar dove lo fanno buonissimo”
“Allora guidi tu”
Appena arrivati ci sediamo e ordiniamo. La barista mi guarda spaventata, per poi fare lo stesso con Rick. Quella ragazza era strana, evitava il contatto visivo, soprattutto con Rick e dopo averci servito i caffè va in una sala riservata allo staff;  esce un uomo sulla sessantina molto alto che inizia ad osservarci finché non arrivano altri clienti
Appena finiamo i caffè usciamo salutando, ma non otteniamo risposta dalla barista. Al  ritorno guido io, noto che Rick aveva un’espressione triste
“Ho visto come osservavi la barista”
“Cosa?”
“Guarda che non c’è nulla di strano, ma com’è che ci guardavano storto?”
“Quello è il bar dove Ronin ha ucciso dei poliziotti due giorni fa, non hai visto che per terra c’era una grossa macchia di sangue?”
“Ah, ecco perché la ragazza se ne è andata. Senti, oggi stai a casa non uscire per la mietitura, ma domani vieni con me, ok?”
“Ok”
Appena arriviamo a casa incrociamo Celine, che stava uscendo probabilmente per andare dal ferramenta come al suo solito
“Ma che hai fatto Rick? Hai rubato le sigarette a Luca?”
“Io non sono così possessivo con le mie sigarette”
“Certo Luca, convinto”
Torniamo a casa e io vado in salone per sedermi sul divano e riposarmi, mentre Rick va in camera sua

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