.mille cose, e poi un'altra ancora.
L'oblio, mi disse il demone, è una brutta bestia
Ed entrambi dovremmo saperlo bene, aggiunsi
Così ecco, mi sovvenne l'immagine ad un certo punto
Era dentro un vulcano
metri e metri al di sotto del bordo frastagliato
e qualcosa più su del ribollente fondo
salvo che era spento
perché è quando è solo cenere che sovviene l'oblio
Dev'essere una sorta di dimenticanza
Un inverno vai a dormire e poi manchi la primavera
Ci prendi gusto a dormire? forse
Ma più probabilmente è la solita cosa
quella di non veder niente per cui scendere oltre il bordo
del letto
Oh, ho un fratello che lo sa bene, molto bene
Al dolore meglio il nulla? nah
Ognuno ha il suo nulla per diversa e di diversa natura
O meglio, spirito
Ma il nulla, ricorda, per noi è creatore
Il nulla non è il vuoto da riempire di tutte cose a caso
Purché riempiano, per l'appunto
Oh, lei potrebbe dirne qualcosa in proposito
di riempire e poi svuotare, vuoti e pieni
Probabilmente tu sei da qualche parte in mezzo a tutto questo
Ma è solo una teoria vaga, bizzarra, messa da parte per il
momento
Ma il nulla, ricorda, è lì che ribolle, distruttore e
creatore
divoratore e rivomitatore,
masticatore e tessitore e scaravoltatore e...
Ogni cosa
Che ti paia possibile o impossibile o che altro
Dunque il fuoco, e la notte, e la
luna e la lama sottile
a squarciare veli di maya tra le realtà di chi affetta il
mondo
sezionandolo in bolle d'aria condensata divise da separé
per non turbare le cosiddette coscienze
Per fortuna, ci siamo sbarazzati dell'anima, amico mio, oh
sì
O forse siamo nati senza, fin dall'inizio
Oh, non ne vedo la fine, non ne vedo la fine...
Dunque l'oblio era una ragnatela
tessuta
per tenerti invischiato sospeso dentro il vulcano spento
La brace, no, quella non la dimentichi mai
Dovresti soffiarci sopra a primavera ma poi...
Dev'essere una dimenticanza, o che ti sei perso
nei sogni forse, ma di quelli per fuggire
O forse fuggire da dove sei è solo l'inizio di un nuovo
viaggio
Ma finisci per tornare e di questo, no
ancora non hai preso una definitiva decisione su questo
Dovresti almeno portare qualche regalo
Per te, per altr*, per tutt* e per nessun*, chissà
Tenendolo tra i denti tranquillamente e scioltamente
Come un predatore occasionale andato a farsi un giro e poi
tornato
per ricordare a tutt* di nuovo,
semmai ce ne fosse bisogno
che nulla accetta come impedimento o coercizione o limite
Se ne diparte quando ritiene, se ne ritorna quando ritiene
L'indiano di penna nera diceva che è questione di
spontaneità
Dev'essere qualcosa di più, un esercizio raffinatamente
sbarazzino
Seguire la propria libertà
e ballarci e giocarci, e sfidarcisi
rincorrerla e farsi rincorrere e farsi gli agguati
e mettersi alla prova e rilassarcisi e quant'altro
Amarla, ah, più di qualsiasi altra cosa, sempre
Ti ritrovi ancora su un sentiero
I sassolini bianchi son affondati come semi
in un fango morbido e sognante, dolce
Ma il punto è che è lastricato di sogni ancora
Stavolta seguendo quelli ritorni
Mai sui tuoi passi, in effetti
Il percorso è sempre diverso
Poi ti ritrovi davanti alla porta
Il posto sembra uguale, ma è cambiato comunque
Allora sorridi, il cuore ride
Ride finché non ti sale alle labbra
Nella gola un ruggito di esclamazione gioiosa
Ah ecco, dunque, divertito
dall'averlo dimenticato per un poco
che qui niente rimane sempre uguale essendo vivo
Dev'essere per questo che puoi ritornare
ma sei arrivato comunque da un'altra parte ancora
Dunque il viaggio continua
E respiri quasi di sollievo
Ti prendi in giro per averlo dimenticato
Forse persino un tantino sottovalutato
A volte inizi a soffiare ancora ad occhi chiusi
La brace la trovi e la senti ad usta
a istinto, a calore, a contatto, a chissà che cosa
Sei ancora nella ragnatela, che non ti riusciresti a muovere
o così pare, forse di veleno ancora in circolo
Non hai cura nemmeno di dibatterti all'inizio
Oh, raccogli le forze, compagna
perché la battaglia troverà te e tu lei, lo sai
Vi andrete incontro e vi riconoscerete immediatamente
Dev'essere ancora lo spirito
quello che regge sempre, oh hey!
Qualcuno non si vorrà svegliare
per quanto chiami e scuoti e gridi e implori
per quanto piangi e mordi
per quanto, diciamolo, faresti di tutto
Continueranno a dormire, e a restare immobili
Orribile a vedersi, paiono morti
Ti fa soffocare vederli rimanere in apnea
Trattieni il fiato e lo getti fuori
e lo riacchiappi e ricominci il tutto
Ma prima o poi, viene il tempo in cui lasci la presa
Non tutti vorranno svegliarsi, l'hai sempre saputo
Non hai mai preteso che lo facessero per quanto tu brigassi
e brigantassi e ti arrovellassi e
li tirassi e scuotessi
Apri e chiudi gli occhi più volte
sperando come in una magia, una reazione, qualsiasi cosa
Ma certi bozzoli rimangono lì muti e immobili
Allora, è arrivato il tempo
L'attesa ha un limite
Perciò volgi lo sguardo altrove e li lasci dove stanno
Anche se sai già che non li dimenticherai mai
E a volte credi come non mai
che porterai con te almeno una parte di loro
Ovunque e da nessuna parte, ovunque e da nessuna parte, my dear
La brace inizia a chiacchierare e a brucicchiare
La ragnatela si scioglie e cede
Ora è tempo di riaprire gli occhi
Mostri i denti e sembra molte cose insieme
Un sorriso e un ringhio, una promessa e una minaccia
Non si può gioire senza lottare
Non si può mordere senza saperlo fare per ferire e per
affetto
I fili cedono sotto i denti con una impressionante facilità
La brace scoppietta allegramente
di una ferocia giocosa e sbarazzina
che sa far male nel far bene e viceversa ed è tutto insieme
Un tutt'uno, ricorda, che se ne frega bellamente
di ogni possibile sezionamento e classificazione priva di
fantasia
Forse non è nemmeno primavera, ma lo è
Arde, arde nel e del nulla creatore
Non importa il manto che prende, il colore
La natura ha tante venature
Sai essere Belfagor quanto ti cali
di nero muto
Il nulla che tinge il mantello come la notte
Le stelle bruciate e spente lasciano brillare il sorriso
di dente, di zanna di falce, dolce nell'apparente freddezza
che brucia e arde e si scuote e balla
La luna, quella c'è sempre, anche quando scompare
Le nuvole sono velieri di un'utopia
capace di volare
Così che la vertigine diventa un volteggio di danza
Una vertigine di un vuoto che minaccia
Ma stai caricando il volo e non la caduta
Il vuoto d'aria richiede di saperti lasciar precipitare
solo per tornare poi a risalire
Il vento ti prenderà al volo
Sai seguire le maree a mezz'aria e nel profondo
Alto al di sopra del cielo, più profondo della terra
Ricorda, quei confini erano comunque immaginari
Il fuoco sta cercando a tentoni la miccia
con una pazienza sibillina che ribolle e volteggia
di una danza tutta sua e sempre improvvisata
Oh, sorella mia, devi lasciar perdere la paura
ballando con la morte e poi portandola con te sempre
Ti insegnerà a ridere della tua paura
A passar d'un balzo scattante e immediato il baratro
senza pensarci nemmeno quando giunge il momento
E il fuoco, ancora, sta scorrendo tra pozze di benzina
arcobalenate alla prima luce,
pensose nel buio
Tutto, qui, ride di una complicità schietta e divertita
Tutto, qui, aspetta solo per il gusto di un momento di più
Prima che arrivi il lampo dell'istante scelto sul momento
mille notti e poi una ancora
mille soli e poi uno ancora
mille stelle e poi un'altra ancora
mille storie e poi una ancora
mille passi e poi un altro da capo
Ah, malia mia
Mara marzanna amara e dolce,
feroce e affettuosa, spietatamente adoranda
Miranda da ammirare e rimirare
Inchino di scherzo condiviso, presa in giro di formalità
Trucidante di templi e altari e religioni e santificazioni
La falce e il manto e il lupo che ballava al suono del
battito di bastone
saltando di qua e di là come fosse gioco, lo è sempre in
fondo
Hai accettato di vincere e di perdere
E molte altre volte entrambe le cose
E molte altre volte nessuna delle due
Ma ti piace scegliere quando vuoi tentare con tutto te stess*
di vincere o di perdere, o di entrambe o di nessuna delle
due
Deliziandoti della sorpresa
che a volte scoprirai più bello l'uno o l'altro esito
O ci verrai a patti, litigandoci anche, e di brutto anche
ma poi mille cose
e poi un'altra ancora
Il nulla creatore esplode come se il grande botto fosse una
passeggiata
Deve esserlo, dal momento che avviene sempre e ancora
Ora è tutto qui di nuovo, e come sempre, e da nuovo
Il vento soffia via la cenere disperdendola in schegge
impazzite che ridono
La brace si rompe come uova di fenice
Il fuoco corre come un branco di cavalli selvaggi
Salta nelle pozze di benzina e l'arcobaleno esplode in
frecce in ogni direzione
Non indovinerai mai quanta e quale strada faranno
cosa colpiranno e cosa mancheranno, o entrambe le cose, o
nessuna delle due
Precipiti nel vuoto e risali dal nulla come un elastico bungee-jumping
Pontificazioni e precipizi, si può
attraversare di tutto
Si può distruggere ogni cosa che ti sia finita e rifarne
un'altra da capo
Da capo a coda, da coda a capo, le zampe corrono…
L'acqua dilava via e scava e devia e galleggia e affonda e
travolge e stravolge
Sei una bolla che scoppia, un pesce siluro tra i flutti
disordinati, ognun per sé
La terra si impressiona molto meno facilmente, pare
Ti cede sotto ai piedi, ti ingoia e ti risputa
Si crepa lasciando passare, si raccoglie e si rigetta via
Si incrina e ricompatta, e trema fino al midollo senza paura
alcuna
Il nucleo romba e tuona facendo eco al lampo
a mezza via è un gran caos
è un gran bel caos