Green Hope di ilenia23 (/viewuser.php?uid=62869)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Casa, dolce casa ***
Capitolo 2: *** Gelo ***
Capitolo 3: *** L'inizio ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Non così male ***
Capitolo 6: *** How? ***
Capitolo 7: *** Bianco e Nero ***
Capitolo 8: *** Lezioni di ballo ***
Capitolo 9: *** Orgoglio e pregiudizio ***
Capitolo 10: *** Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 11: *** Tempesta ***
Capitolo 12: *** A come Arsenico ***
Capitolo 13: *** One Shot ***
Capitolo 14: *** Reminescenze ***
Capitolo 15: *** Pentimento e Redenzione ***
Capitolo 16: *** Segreti svelati ***
Capitolo 17: *** Dubbi ***
Capitolo 18: *** Frammenti- prima parte- L'inizio della Fine.... ***
Capitolo 19: *** Frammenti-seconda parte- Ritorno alla realtà ***
Capitolo 20: *** Frammenti- terza parte- La fine di tutto e l'inizio del resto della tua vita ***
Capitolo 21: *** Frammenti - Quarta parte - V di Vendetta ***
Capitolo 22: *** Frammenti - Quinta parte- Illusioni ***
Capitolo 23: *** Remember... ***
Capitolo 24: *** La verità ***
Capitolo 25: *** Semplicemente noi ***
Capitolo 26: *** Tutta la verità ***
Capitolo 27: *** James Albus Black ***
Capitolo 28: *** Impotenza ***
Capitolo 29: *** Faccia a Faccia ***
Capitolo 30: *** Il labirinto Parte 1 ***
Capitolo 31: *** Il labirinto Parte 2 ***
Capitolo 32: *** Padre e figlio ***
Capitolo 33: *** Alba ***
Capitolo 34: *** Quartier Generale ***
Capitolo 35: *** Telepatia ***
Capitolo 36: *** In bilico ***
Capitolo 37: *** Scacco matto ***
Capitolo 1 *** Casa, dolce casa ***
Adesso che tutto
era finito, Harry provava solo un grande sollievo.
Come se un macigno gigantesco gli fosse stato tolto dallo stomaco dopo
un’ attesa lunga diciassette anni.
Inzuppato di sudore, stanco come non mai, sorrideva timidamente e
piangeva allo stesso tempo.
Fissando lo sguardo sui volti dei suoi cari, sorrideva
perché era finita, aveva vinto.
Piangeva perché lungo la strada aveva perso molto,forse
troppo.
Ma per una grande vittoria servono sacrifici.
E adesso era lì, ancora tra le mura di quel castello,
scenario della battaglia finale,a chiedersi se fosse un sogno o se
fosse davvero la realtà.
Quando ti abitui a un fardello tanto grande, ci vuole un po’
per abituarti all’idea che non ci sia più.
Era ancora vivo , era sopravvissuto per la seconda volta.
D’ altronde lei
l’aveva sempre saputo, gliel’ aveva sempre detto
che ce l’avrebbe fatta.
Ed era solo grazie a lei
che adesso tutto era finito.
Solo grazie a lei
Harry era ancora vivo.
In fondo al suo cuore, guardando verso tutti loro, gettandosi a terra,
sfinito, mentre braccia sconosciute lo sollevavano, nonostante fosse
doloroso e non avesse alcuna voglia di farlo, il suo pensiero volse al
momento in cui aveva incrociato per la prima volta quegli immensi occhi
verdi con i quali,sapeva, avrebbe avuto per sempre un debito immenso.
Hogwarts – 30 Ottobre 1994
Quando l’ ultimo boccone di torta di zucca fu spazzolato via
dai piatti d’ oro, l’ attenzione di tutta la Sala
Grande venne rivolta al tavolo degli insegnanti e precisamente al
saggio preside di Hogwarts, Albus Silente.
In attesa che l’anziano professore iniziasse il dovuto e
convenzionale discorso, Harry Potter scrutò ogni piccolo
particolare attorno a lui , spaesato ed eccitato allo stesso
tempo: mai Hogwarts era stata più splendida di
quella sera, mai la Sala Grande era stata più sontuosa e
immensa, mai il cielo più stellato, il banchetto
più delizioso, i professori più affabili ed
eleganti..
No, decisamente quella non era una sera come le altre..
Ma vi era una ragione più che motivata per l’
eccezionalità della serata: Hogwarts avrebbe dovuto
accogliere, e non solo per quella sera, le delegazioni provenienti
direttamente da due scuole prestigiose come Durmstrang e
Beauxbaton.
Harry insieme al resto dei presenti era a dir poco eccitato
per l’ evento eccezionale che sarebbe stato ufficializzato di
li a pochi istanti.
Il torneo Tremaghi difatti, dalla sua annunciazione poco meno di un
mese prima, era fulmineamente diventato il cardine in funzione del
quale ruotava la vita nel castello e non è difficile capirne
il motivo. Un evento rarissimo nella comunità magica per il
quale molti sarebbero stati disposti a dare qualunque cosa ,solo per
assistervi, figurarsi a partecipare. Hogwarts aveva ricevuto
l’ onore di ospitare e di riportare così in vita
il prestigioso Torneo, sospeso ormai da quasi un secolo.
“Ma quanto ci mette, Silente?”esclamò
Ron, spazientito e intontito allo stesso tempo. Non si era ancora
ripreso dall’apparizione delle Veele.
“Sei sempre il solito” sbuffò Hermione,
tradendo anche lei una nota di curiosità nella voce.
Non appena Silente finalmente si alzò in piedi, numerosi
“shh” si levarono in sala. Tutti gli occhi erano
fissi su di lui.
Il preside ebbe un attimo d’incertezza prima di
iniziare il suo discorso. Si guardò intorno, a disagio, si
voltò verso gli altri insegnanti,soffermandosi
particolarmente su Moody. Non ricevendo risposta, finalmente
cominciò: “Allora, miei cari studenti, il momento
è finalmente giunto”.
Harry si voltò verso i due amici per cercare di decifrare la
strana reazione del preside ma quelli fecero spallucce di rimando.
All’improvviso un tonfo sordo proveniente dal portone
d’ingresso distolse l’attenzione dalle parole di
Silente. Hermione riuscì ad intravedere un sorriso di
sollievo nel volto del preside prima di voltarsi anche lei verso
l’origine del rumore.
La Sala grande cadde in un silenzio tombale quando le porte
dell’ingresso si aprirono all’ improvviso per
lasciare entrare una figura misteriosa, completamente avvolta da un
mantello di ciniglia ,bianco neve.
Sussurri e bisbigli correvano di orecchio in orecchio ad una
velocità surreale. Dentro la testa di ogni
studente aleggiava un unico interrogativo: “Chi diamine
era?”.
La risposta non tardò ad arrivare: la sconosciuta
rivelò il suo magnifico aspetto dopo essersi sfilata con uno
schiocco di dita il candido mantello che, magicamente,
continuò ad aleggiare ben ripiegato dietro di lei, pronto a
seguirla ovunque.
Due occhi straordinariamente verdi mandorlati scrutarono
l’intera Sala: uno sguardo acuto e intenso, attento ad
osservare e a catturare ogni minimo dettaglio, anche quello
più insignificante.
Quando quella creatura insolita adocchiò il vecchio preside,
sulle labbra morbide e rosee apparve un sorriso impertinente e giocoso
che ,solo per un attimo, smontò l’idea quasi
mistica di irraggiungibilità che inevitabilmente ispirava
quella giovane donna che dimostrava avere si e no tre decadi.
Iniziò a percorrere la Sala con un’innata
eleganza,grazia e leggiadria. Sembrava quasi che danzasse. Fierezza e
audacia caratterizzavano ogni suo passo ma niente era più
evidente della magia che sprizzava da tutti i pori, come un’
aurea tutta intorno a lei, riuscivi quasi a sentirla. Probabilmente era
la creatura magica più potente che Harry avesse mai visto,
dopo Silente.
Non era solo fascino, non era solo incredibilmente bella. Era qualcosa
che andava…Oltre ogni previsione.
Il vociare degli studenti aumentava a dismisura man mano che la
creatura si avvicinava al tavolo degli insegnanti. A causa del suo
incedere danzato, i lunghi, leggermente mossi, capelli castani le
ricadevano dietro la schiena, discostandosi dal viso candido e
lasciando quindi che si dipanasse il suo selvatico profumo per tutta la
Sala, inebriando le narici degli studenti di muschio e pino.
D’un tratto risuonarono per tutta la Sala fischi e gridolini
che sfociarono ben presto in un grande e lunghissimo applauso. Harry si
guardò intorno spaesato: una larga parte di studenti
sembrava conoscerla, soprattutto i più grandi. Si
voltò verso Ron e Hermione , in cerca di una spiegazione, ma
in quel preciso istante Fred e George balzarono in piedi sul tavolo,
rapiti e estasiati al tempo stesso. Battevano le mani più
forte di chiunque altro nella sala. Ginny cercò di farli
scendere, scocciata dal comportamento ebete dei due gemelli che
però sembrava stesse contagiando molti studenti.
Silente sorrideva divertito e applaudiva appassionato mentre Harry era
sempre più confuso. Più guardava quella donna,
più gli sembrava che avesse un’ aria familiare..
“Io l’ ho già vista da qualche
parte” esclamò rivolgendosi a Ron e a Hermione
,cercando un senso in tutta quella caciara.
Ron proruppe in una gigantesca risata.
”Davvero non sai chi
è?”esclamò stupito.
“Si dice chi sia,Ron!”lo corresse quasi
automaticamente Hermione,distratta dal tavolo degli insegnanti.
“No! Ti vorrei ricordare che ho vissuto con dei Babbani fino
ad undici anni”rispose impaziente un Harry sempre
più sconvolto.
“È Aryana Silente”intervenne
Seamus Finnigan, seduto accanto a loro . “Si,
proprio così, la figlia di
Silente”proseguì, notando il viso sconvolto di
Harry a sentir pronunciare quel cognome. “Nonché
la miglior Auror che si sia mai vista sulla faccia della terra, la
mente geniale che ha organizzato il torneo Tre Maghi e la coppa del
mondo di quidditch, responsabile del dipartimento Auror e ci sarebbero
altre miliardi di cose da raccontare sul suo
conto..”concluse, gonfiandosi il petto e cercando di
sistemarsi i capelli, in attesa che passasse Aryana.
Dopo queste parole Ron si alzò in piedi per applaudire e
contemporaneamente Harry stette per soffocarsi con il succo di zucca
per lo stupore.
“Non ti sembra di stare esagerando,
Ron?”trillò Hermione, guardandolo con disappunto.
“Silente? Una figlia? Cosa?!”strillò
Harry, colpito, sovrastando le urla degli studenti attorno a loro.
Come accidenti era possibile che in quattro anni non aveva mai sentito
parlare della figlia del preside?!
All’ improvviso un ricordo si fece avanti con prepotenza
nella mente di Harry. Adesso gli fu chiaro dove l’ ebbe
incontrata per la prima volta…alla coppa del mondo di
Quidditch.
Flashback
La tribuna d’onore si riempiva molto lentamente. Harry, Ron e
Hermione erano eccitatissimi per il grande evento , come tutti i
presenti a giudicare dal caos. Tutto era verde e rosso: Irlanda e
Bulgaria presto si sarebbero scontrate,senza risparmiarsi
niente. Tuttavia una larghissima parte di maghi lì
presenti era ben consapevole che la Coppa non era solo un
evento sportivo ma ,prima di tutto, politico. A guardarsi attorno,
sembrava che tutti si dessero un gran da fare ad ingraziarsi il
Ministro della magia. Aleggiava un clima asfissiante di ipocrisia e
convenzione nella tribuna d’onore dove sedevano le famiglie
magiche più in vista e, solitamente, anche quelle
più ruffiane.
Improvvisamente ,tra la folla, una nervosissima Aryana Silente si fece
largo in tribuna seguita da altri maghi,disponendo ordini a quelli che
sarebbero dovuti essere Auror addetti alla sicurezza.
Stava discutendo concitatamente con un suo collega, quando Caramell
esclamò:"Via,via, Aryana. Sbaglio o ti avevo impedito di
occuparti ancora di lavoro? Ci sono altre persone pagate per questo. Tu
hai avuto un malore,l'unica cosa che devi fare è goderti la
serata che tu hai contribuito a rendere magnifica".
"Ministro, sicurezza prima di tutto..." controbatté
l’ Auror, guardandosi attorno circospetta.
"Ma finora è andato tutto magnificamente, perché
preoccuparsi?".
"Finora è andato tutto a meraviglia perché mi
sono occupata personalmente di ogni minimo dettaglio...è
assurdo levarmi l'incarico proprio adesso che è arrivato il
momento più delicato".
"Nessuno vuole levarti l'incarico, Aryana. Sto solo dicendo che devi
calmarti per stasera. Piuttosto, aiutami con il ministro bulgaro. Ho
sentito che prima eravate impegnati in un' accesa discussione"disse
sbrigativo Caramell.
Aryana scosse la testa e fece per accomodarsi accanto al
ministro ma la sua attenzione fu catturata dai Weasley e dai
Malfoy,intenti a scambiarsi occhiatacce.
"Oh, Artur....”esclamò allegramente, saltellando
verso di loro.
“Buonasera, Lucius, Narcissa, Draco..."disse, facendo un
freddo cenno di saluto,non appena si avvicinò ai Malfoy.
"Aryana,come stai? Hai avuto un malore?"chiese il signor Weasley
sinceramente preoccupato.
"Ma quale malore...sono inciampata in una radice e si sono convinti che
sia svenuta..".
"Tu non sei esattamente un tipo che inciampa "disse acidamente il
signor Malfoy.
"Qui come vanno le cose?"tergiversò abilmente il signor
Weasley mentre Aryana gettava un’ occhiata torva contro
Lucius.
" È un delirio. Avrei voluto gestirla meglio ma Caramell
stasera non mi dà l'opportunità di fare nulla..".
"Oh,non preoccuparti, qui va tutto a meraviglia".
"Non lo so..Ho un brutto presentimento".
"Vecchio intuito da Auror. Non vorrei che ti finisca come Moody a
vedere nemici e maledizioni ovunque" sibilò sarcastico
Lucius Malfoy.
Aryana lo trafisse con lo sguardo e ,per un attimo, quest'ultimo
sembrò indietreggiare,come colpito da una scossa elettrica.
"Malfoy, perché non fai accomodare la tua famiglia? Saranno
stanchi"esclamò Aryana. Traduzione: levati dai piedi.
"Avevo capito che fossi tu quella ad aver bisogno di riposo".
"Io non ho bisogno di niente ,Malfoy, e se sono stanca è
perché lavoro, al contrario di qualcun altro che vive di
rendita" ribatté fiera Aryana.
Detto questo, Malfoy se ne andò sprezzante insieme alla sua
famiglia.
"Artur, per caso hai visto Amos? Dovrei parlargli riguar..."fece per
dire Aryana ma si arrestò quando i suoi occhi incrociarono
quelli di Harry. Quest’ultimo non seppe come
interpretare gli occhi dell’ Auror fissi su di lui
dapprima così distaccati e autoritari e poi inspiegabilmente
così pieni di una strana luce
e…chissà..forse anche un pizzico di dolcezza?!
"Harry…"sussurrò per la prima volta indecisa
ma,prima che la sua frase prendesse forza, ancora una volta, la sua
voce fu smorzata da quella del ministro.
"Aryana, adesso basta occuparsi di convenevoli e faccende di lavoro.
Vuoi sederti o dobbiamo usare la forza? Stiamo per incominciare!".
Dopo aver sospirato in modo da farsi sentire, di malavoglia, Aryana
raggiunse il suo posto accanto a Caramell ,intraprendendo una
conversazione con il ministro bulgaro.
Un attimo dopo Ludo Bagman prese posto in tribuna.
L’Auror buttò gli occhi al cielo, sembrava non
gradire la presenza ingombrante di quello che sarebbe stato il cronista
della partita.
Ritorno al presente - Hogwarst
Harry non ricavò altro che quel piccolissimo
frammento su di lei quella sera. Eppure nell’
Aryana del ricordo confuso di Harry c’era qualcosa di diverso
dall’ Aryana che adesso stava camminando spedita tra i tavoli
della Sala Grande.
Alla coppa indossava vestiti di ottima fattura ma alquanto anonimi, non
aveva il sorriso spigliato che si leggeva ora sul suo volto ,anzi, era
corrucciata e la sua espressione molto preoccupata e vigile.
Per questo motivo, e anche per gli eventi spiacevoli che
avvennero dopo la finale, né Harry né Ron
né Hermione ebbero occasione di parlare di lei in precedenza.
Deve essere una qualità necessaria ad un Auror saper passare
inosservati ,persino se si parla di Aryana Silente.
Nel frattempo diventava sempre più vicina alle loro sedute,
procedeva spedita fino a quando ,notando Harry, si arrestò
di colpo. Tornò indietro di qualche passo. Adesso lo
fissava, dritto negli occhi.
Una strana sensazione lo pervase in tutto il corpo, una voce flebile ma
persuasiva rimbombava nella sua testa. Harry non riusciva a capire cosa
stesse dicendogli..sembrava una lingua sconosciuta. Anche se non
riusciva ad afferrare il significato dei bisbigli all’interno
della sua testa, il suo corpo sembrava eseguire ogni suo ordine.
Subito, nella sua mente si andavano formando ricordi e immagini
confuse, volti e parole presero a vorticargli davanti agli occhi. Non
riusciva più a sostenere quello sguardo così
intenso ,ma ,allo stesso tempo, non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso. Come un magnete attrae il ferro, una forza potentissima si
impadronì di lui e per un attimo ebbe paura di perdersi,di
scomparire, di non riottenere più il controllo su se
stesso..una sensazione così sgradevole che ad Harry venne la
nausea.
Poi, all’improvviso tutto cessò. Non sapeva cosa
Aryana Silente gli avesse fatto. L’unica cosa certa era che
Harry non avrebbe mai più voluto provare quella sensazione.
Continuarono a guardarsi ma questa volta lo sguardo era diverso, non
stava usando alcun potere, lo stava semplicemente osservando.
Dopo quella che parve un’infinità,
allargò ancor di più il suo sorriso e si
avvicinò di qualche passo alla tavolata. Vista da vicino
sembrava ancora più aggraziata.
La differenza con l’abbigliamento alquanto anonimo scelto per
la coppa era palese: indossava una maglia in seta,dei pantaloni alla
Ali Babà e stivali bassi in camoscio. Aveva un gusto
orientaleggiante, ma sembrava appartenere ,più che
all’Oriente, ad un mondo sconosciuto..
A guardarla da vicino, Harry notò parecchie somiglianze con
il vecchio preside: l’acutezza dello sguardo; il candore
della pelle,in Aryana sottolineato ancor di più dal bianco
immacolato delle vesti; la stessa eleganza e pacatezza nei modi.
Tuttavia l’Auror sembrava celare dentro di sé una
forza immane, irruente, come un cielo nero che ancora non ha scatenato
tempesta. Era come una calamita..attraeva tutto e tutti. Osservandola,
Harry pensò che esisteva una sola parola che
potesse descriverla: carisma.
Tese la mano a Harry che prontamente l’afferrò.
Era gelida e dalla presa sicura,la stessa del padre.
“Harry, è un onore conoscerti. Finalmente possiamo
completare la presentazione. Alla finale non ne abbiamo avuto modo..
non so se ti ricordi…”esclamò con una
voce inaspettatamente confidenziale ma affatto invadente.
“Si,si certo che mi ricordo…anche per me
è un piacere”le rispose un imbarazzato e stranito
Harry.
“E voi dovreste essere la signorina
Granger..”disse, indicando Hermione con la punta delle dita
sottili. “e Ron Weasley..insieme a tutta la vostra famiglia
di rossi..” concluse,irrompendo in una contenuta risata
argentina che coinvolse tutti i diretti interessati.
“Ho sentito grandi cose sul vostro conto..soprattutto sulle
malefatte dei gemelli” disse,strizzando
l’occhiolino verso questi ultimi.
Stava per proseguire ma un raschiar di gola arrivò dal
tavolo degli insegnanti: era Silente. Lei sembrò tornare da
uno stadio di trance e riprese il suo percorso verso il tavolo degli
insegnanti, non prima di aver gettato una fugace occhiata verso Harry.
Quando finalmente arrivò di fronte al preside, con
agilità felina balzò sul tavolo e vi sedette.
Schioccò un sonoro bacio sulle guance del preside e
incominciarono a confabulare tra di loro.
La scena era alquanto singolare: lei seduta sul tavolo a gambe
incrociate e Silente piegato leggermente sulla figura della figlia per
colloquiare tranquillamente ,come se non ci fossero più di
un milione di sguardi fissi su di loro.
Nessuno si era mai seduto a gambe incrociate sul tavolo degli
insegnati, nessuno si era mai permesso di baciare e abbracciare il
preside in quel modo. Lui era Silente. Era intoccabile ,o almeno, fino
a quel momento. In più, nessuno era mai entrato in quel modo
così incredibile a Hogwarst.
Harry si voltò verso Ron e Hermione a dir poco
turbato..
“V-voi, lo sapevate? Voi sapevate che Silente avesse una
figlia, organizzatrice del torneo e tutto il resto?”.
“Non sapevamo che venisse qua. Lei non è proprio
il tipo che si fa vedere in giro. Ad ogni modo, parliamo solo per
sentito dire, voci di corridoio, leggende metropolitane. Sulla sua vita
si hanno molti interrogativi e poche certezze. Una di queste
è che lavora per il Ministero, come mio padre, e che
è davvero in gamba: ha vinto una marea di premi come miglior
Auror,miglior strega e chissà quanti altri. Alcuni dicono
che abbia preso l’Ordine di Merlino, proprio come suo padre,
per essere stata fondamentale nell’alleanza con le
comunità magiche mondiali” rispose Ron,senza
staccarle lo sguardo di dosso.
“Tanti anni fa ,quando era ancora giovanissima, era uno degli
Auror migliori del mondo. Si dice che le prigioni di Azkaban siano
piene per un quarto grazie a lei. Dopo la caduta di Tu-Sai-Chi, se ne
è andata dall’ Inghilterra per un sacco di
tempo..saranno stati anni..
Ufficialmente ha continuato a lavorare per conto del
ministero ma si occupava perlopiù di affari esteri,
cooperazione internazionali ,faccende di questo tipo. Lei è
specializzata, oltre che come Auror, nello studio delle altre
popolazioni magiche, conosce innumerevoli lingue e tipi di magia.
Praticamente è un pozzo di scienza. Ha scritto anche un bel
po’ di libri sui suoi viaggi e sulle creature magiche..mi
pare di averne letto qualcuno di sfuggita…”
mugugnò Hermione,pensosa.
“Alcuni ipotizzano che la sua, sia stata solo una scusa per
allontanarsi dall’Inghilterra. Il suo passato però
è avvolto in un alone di mistero. Non si capisce come mai
sia completamente sparita dal giro. E come mai adesso è
ritornata? Voglio dire prima la coppa, poi il torneo e adesso arriva
direttamente ad Hogwarts…è davvero
strano..”esclamò Seamus Finnigan, intromettendosi
nella discussione.
“Wow..Silente ha una figlia..ma
come?!”esclamò Harry, ignorando Seamus, troppo
impegnato ad ammirare quella strega che si rivelava sempre
più sorprendente..
“Io non mi impiccerei troppo ,se fossi in te. Se non sappiamo
quasi niente di lei ,ci sarà un motivo ,e cioè
che non lo vuole fare sapere” disse risoluta, Hermione.
Le chiacchiere finirono definitivamente a un cenno di mano del preside.
“Cari studenti, è con enorme orgoglio e fierezza
che vi presento la persona senza la quale niente di tutto questo
sarebbe mai accaduto, e cioè mia figlia: Aryana Kendra Arya
Saphira Silente, una delle migliori streghe in circolazione al momento.
Avrete modo di ritrovarvela tra i piedi durante il corso di
quest’anno, anche se ovviamente sarà molto
occupata a lavorare per voi, per il vostro divertimento e per la
sicurezza totale dei campioni, insieme all’ausilio di molti
operatori che faranno capo a Ludo Bagman e al signor Crouch, ma questo
già lo sapete. Fatele un altro applauso di benvenuta, o per
meglio dire, di bentornata”esclamò, mentre le
stringeva la mano fra le sue. Si scambiarono uno sguardo pieno di
significato,poi Aryana prese posto accanto al preside e il suo piatto
magicamente si riempì.
Aryana
Mentre mio padre riprendeva parola, fornendo le notizie logistiche
riguardanti il calice e la linea del tempo, da me creata,io pensavo a
tutt’ altro...
Era da moltissimo,troppo tempo che non rivedevo Hogwarts,la mia seconda
casa. Ad affollarmi la mente c’erano già fin
troppe preoccupazioni, senza che ci fosse bisogno di ricordi nostalgici
della mia vecchia vita.
Purtroppo notando il posto in cui era seduto Harry,il modo in
cui teneva scompigliati i capelli, la montatura degli occhiali e
soprattutto quegli straordinari occhi verdi, non potei che sospirare
dolorosamente.
Quelle caratteristiche potevano stupire alcuni, lasciare indifferenti
altri, far sorridere, ma niente di tutto questo era paragonabile
all’uragano che provocavano dentro il mio animo.
Chiusi gli occhi per un solo istante e quello fu necessario
perché nella mia mente si andassero a riformare immagini,
ricordi, sensazioni, che in un passato che mai mi appariva
così remoto come adesso, mi avevano incendiato il cuore.
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Capitolo 2 *** Gelo ***
Hogwarts -
Settembre 1975
Aryana Silente
Spaesata,spaventata e soprattutto sola ma a questo ero e sono
tutt’ora abituata.
Era così che mi sentivo.
Ero stata strappata via dal mio rifugio sicuro per andare in
un luogo in cui avevo smesso di sperare e che avevo imparato a odiare
per dimenticare..
Da quando sono piccoli tutti i maghi sognano di andare ad Hogwarts, il
castello dei sogni, dove si diventa grandi.
Ma io non ci andai come invece fecero tutti i piccoli maghi inglesi.
A dire il vero io non feci quasi niente di normale nella mia vita, a
cominciare dalla mia infanzia..
Fin da piccolissima il mio imperativo categorico era sempre stato
quello di diventare una strega perfetta,con un’ istruzione
approfondita, al di sopra delle aspettative.
Per far questo, mio padre diede inizio ai miei studi sin
dall’ età di quattro anni: ebbi maestri
babbani,folletti, maghi e streghe di ogni tipo e da ognuno imparai
qualcosa. Potevo vantare persino gli insegnamenti di mio padre, il
più grande mago di tutti i tempi, i pochi mesi che era in
casa. Infatti Albus Silente, essendo uno degli uomini più
importanti della comunità magica inglese, lasciava la sua
adorata figlia per la maggior parte del tempo sola a Londra, nella
nostra casa incantevole con uno stuolo di persone sempre diverse a
prendersi cura di me. Peccato che l’unico affetto di cui mi
importasse era il suo..
Trascorsi la mia infanzia conoscendo sempre personaggi stravaganti che
venivano a trovare mio padre, istruendomi magicamente e non, leggendo
qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani, nutrendo una
curiosità sconfinata verso qualsiasi cosa a me
sconosciuta…eppure così sola. Mai un amico, solo
compagni di gioco passeggeri,figli di personaggi illustri che venivano
a trovarci, attimi fugaci di felicità apparente.
Mio padre non aveva il tempo di occuparsi della mia vita sociale, al
massimo, della mia istruzione che, viste le mie doti brillanti,
procedeva spedita, senza trovare ostacoli.
Pertanto era alquanto naturale che desiderassi con tutto il mio cuore
andare ad Hogwarts, dove avrei potuto conoscere ragazzi della mia
età, farmi degli amici, essere felice..
Tuttavia, purtroppo o per fortuna, quando compii undici anni successe
l’imprevedibile: arrivò una lettera dei miei nonni
materni che, all’ effettivo, faceva forti pressioni a mio
padre affinché non mi mandasse ad Hogwarts e
incomprensibilmente, almeno per me, mio padre accettò la
proposta di mio nonno Ernest. Decisero insieme, assolutamente contro la
mia volontà, di mandarmi per i successivi cinque anni ad
istruirmi nella loro terra anziché ad Hogwarts.
La loro lettera arrivò come una doccia fredda quanto
inaspettata. Infatti Ernest e Tatami erano sempre stati delle figure
alquanto evanescenti ,per non dire inesistenti, nella mia vita.
L’unico rapporto che ci legava era una formale corrispondenza
irregolare di lettere.
Questo era dovuto soprattutto al pessimo rapporto che intercorreva tra
loro e mio padre: non credettero mai che fosse davvero
all’altezza di mia madre.
Se ci penso adesso mi viene quasi da ridere…Albus Silente,
il più grande mago di tutti i tempi, che non è
all’altezza di una donna..
Il problema centrale è sempre stato proprio questo,in
realtà.
Mia madre non era una donna normale, non era neanche una strega, a
dirla tutta.
“Era qualcosa di davvero, davvero speciale”. Questa
era la frase che mio padre mi ripeteva da quando ero piccola quando
chiedevo di lei.
Non capii fino in fondo cosa volesse dire fino a quando non arrivai dai
miei nonni,su al Nord, nella foresta incantata di Shantaram, dove
scoprii cose di nemmeno immaginabili e trascorsi i cinque anni
più incredibili di tutta la mia vita.
I miei nonni facevano parte della razza più nobile e bella
fra le creature magiche…quella degli Alti Elfi, anzi, molto
di più…Re e Regina della foresta incantata di
Shantaram, il posto più incantevole e magico in cui io abbia
mai messo piede dopo Hogwarts.
Amanti dell’ arte, della musica, della conoscenza
in tutte le sue forme, esseri leggiadri, liberi e immortali, gli elfi
mi affascinarono fin da subito, inevitabilmente…ce
l’avevo nel sangue.
Mia madre Edhil era una principessa elfica mentre mio padre era solo un
giovane ma ambizioso e promettente mago. Ovviamente non era abbastanza
per una razza così superba e eccelsa come quella di mia
madre. Così lei e mio padre scapparono,ubriachi
d’amore, dopo il rifiuto categorico e algido di mio nonno
alle loro nozze.
Edhil fu rinnegata e insieme a mio padre tornò a Londra dove
nacqui io.
Purtroppo mia madre ,non essendo mai uscita da Shantaram, non era
abituata al clima di Londra e si ammalò gravemente. Appena
il tempo di darmi al mondo e se ne era andata senza che potessi vedere
il suo volto,i suoi occhi, la sua straordinaria bellezza e magnificenza.
La domanda che mi ha perseguitato da sempre è: Io cosa sono?
Un mezzelfo, una mezza strega o chissà cosa..
Questa fu una delle ragioni per le quali i miei nonni avevano voluto
che apprendessi la maggior parte delle nozioni elfiche, prima di andare
ad Hogwarts.
A Shantaram scoprii di possedere un talento innato per l’arco
e per la spada, di saper padroneggiare abilmente molti incantesimi con
il solo uso della mente e delle mani, di avere il dono della
premonizione(che però non riuscii mai a controllare del
tutto).
Appresi conoscenze impensabili e nemmeno immaginabili fino a quel
momento e imparai a parlare l’elfico(cosa che successivamente
si rivelò utilissima,specialmente quando non vuoi far udire
ad orecchie indiscrete i tuoi segreti).
Amavo Shantaram, imparai ad amare i miei nonni e mi legai profondamente
ad una cerchia ristretta di elfi, in particolare all’elfo
Uriel che divenne come un fratello per me.
Lasciare quel mondo mi costò parecchio ma era necessario. In
un certo senso, sapevo che la mia strada era un’ altra. Il
mio mondo era diverso dal loro..mi ci ritrovavo ma non era casa.
Gli elfi sono una stirpe algida, fiera e orgogliosa, non
c’era mai spazio per il divertimento e per le smancerie,
poche parole, più fatti. Uno sguardo può dire
tutto. Odiano le azioni eclatanti e istintive,piuttosto prediligono la
meditazione e lo studio.
Io ero molto diversa…più umana. In me prevaleva
l’istinto alla ragione il più delle volte, mi
veniva naturale essere impulsiva, poco paziente, irruente...
Gli elfi erano spiazzati da certi miei comportamenti e non perdevano
occasione di rimettermi in riga con serietà e
disciplina,concetti fondamentali per loro.
Con il tempo la loro natura mi aveva resa diversa: più
diffidente e fredda, quasi altezzosa, specialmente nei confronti degli
estranei.
Inoltre ero sempre stata trattata come una principessa, in fondo era
quello che ero, portata su un piedistallo, non abituata a confrontarmi
con gli altri.
Adesso non ci sarei stata solo io, l’unica prediletta. Me la
sarei dovuta cavare con altri ragazzi ,cresciuti in un modo
completamente diverso dal mio:pronti ad aprirsi, a fare conversazione,
a stare con gli altri. Io ero sempre vissuta in solitudine e le uniche
persone con cui avevo stretto legami erano dei giovani elfi che si
trovavano anni luce lontano da Hogwarts.
Per queste ragioni seppi da subito che non sarebbe stato facile
suscitare la simpatia dei miei compagni di Hogwarts ,soprattutto per la
mia apparente arroganza e freddezza. Ma non potevo farci niente, mi era
stato insegnato così. La fiducia è un premio che
si deve conquistare giorno dopo giorno,faticando.
La cosa che mi preoccupava di più, in ogni caso,non era il
non socializzare, ero abituata alla semi solitudine, ma quanto il fatto
di dover raccontare una marea di bugie sul mio passato. Non potevo di
certo andare a dire in giro che ero una…già,una
che? Un mezzo elfo? Una mezza strega? Un mezzo mostro?
Avremmo detto a tutti che avevo incominciato gli studi su al Nord (che
poi non era tanto lontano dalla realtà) ma che adesso ero
tornata per stare vicino a mio padre.
Non mi entusiasmava molto l’idea di dover dire delle menzogne
ma quello era il modo in cui aveva predisposto mio padre per cui
bisognava attenersi alle regole.
Tra l’ altro Albus riuscì a far veleggiare sul
nostro passato un alone di mistero tale da lasciarmi tranquilla,almeno
il primo giorno.
Eppure lo ricordo bene quel senso di angoscia che mi prese lo stomaco
la mattina in cui avrei effettivamente iniziato la mia istruzione ad
Hogwarts.
La notizia del mio arrivo si era già largamente diffusa.
Dovevo solo scendere con la McGrannit al mio fianco che mi avrebbe
accompagnato dai miei compagni del quinto anno.
A prima ora avremmo avuto Pozioni, non tra le mie preferite, a dire la
verità, nonostante avessi una naturale predisposizione,
affinata dallo studio e dall’esercizio ai quali fui
sottoposta fin da piccolissima.
Ovviamente già conoscevo Horace Lumacorno,molte volte ospite
in casa nostra. Un uomo tanto intelligente e abile quanto pavido,pigro
e prevedibile. Non era né affascinante né
interessante, lo trovavo noioso, fin troppo abitudinario e scialbo
sebbene avesse una totale predilezione per me, come tutti gli amici di
mio padre, d’altronde.
“Sei nervosa?”mi chiese la McGrannit mentre mi
conduceva nei sotterranei.
“Abbastanza”.
“È normale, avere paura..”.
“Io non ho paura”risposi stoica.
Prima regola: mai mostrarsi deboli.
La McGrannit sembrò fraintendere il tono che assunsi nei
suoi riguardi. Me ne pentii all’istante. Non volevo risultare
acida o maleducata..semplicemente mi era stato insegnato ad essere
diffidente. Cercai un modo carino per chiederle scusa ma non ce ne fu
il tempo.
“Siamo arrivati. Siamo un po’ in ritardo ma
è meglio così..saranno già tutti in
aula ed eviteremo ripetizioni”.
Tre,due,uno.
Trattenni il respiro e seguii la professoressa dentro l’ aula
gelida.
Non potevo crederci ma io, Aryana Silente, a cui era stato insegnato
con così tanta disciplina la freddezza, la
razionalità, la dissimulazione dei propri sentimenti, la
diffidenza..Si, proprio io stavo tremando e non riuscivo a smettere.
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Capitolo 3 *** L'inizio ***
Prima
di iniziare un altro chap, vorrei ringraziare chi mi ha messo tra i
preferiti e tra le fic seguite però sarei contenta anche se
qualcuno di passaggio mi lasciasse una recensione anche strimizita va
bene..tanto per sapere se sto facendo una completa schifezza o no..
Ci tengo a precisare che per ora la storia è un
pò lenta perchè devo soffermarmi sulla parte
descrittiva per spiegare un pò la situazione ma vi assicuro
che si evolverà e diventerà più fluida
e, mi auguro, avvincente.
Per adesso sto aggiornando ogni giorno perchè ho qualche
capitolo già pronto ma non vi abituate perchè non
sarà così per sempre. Dopo avervi annoiato a
morte, vi lascio al prossimo capitolo, sperando che abbia un
pò più successo degli altri. Mi raccomando,
recensite e se avete dei dubbi non esitate a chiedere..
Hogwarts - Settembre
1975
Aryana Silente
Ripresi fiato quando
vidi il professor Lumacorno sorridermi rassicurante. Misi le mani nelle
ampie tasche del mantello per celare il mio tremore. Non avevo guardato
verso i miei compagni neanche per un secondo, tenevo lo sguardo fisso
sul faccione sudaticcio del pozionista.
La mia espressione era
quella di sempre: stoica e inflessibile,almeno fino a quando mi
concentravo su Lumacorno. A lui ero preparata, lo conoscevo, potevo
facilmente controllarmi.
Sentivo i sussurri
strisciare da un orecchio all’altro, anche se non potevo
afferrarne il significato per fortuna o purtroppo…Cercai di
carpire qualche parola con il mio udito incredibilmente sviluppato ma
me ne pentii all’istante. Non doveva importarmi niente di
quello che pensavano.
“Aryana..ti
stavamo aspettando tutti con grandissima ansia. Allora, come
è andato lo smistamento
stamattina?”esclamò gioviale.
Fortunatamente riuscii
ad evitare lo smistamento insieme ai mocciosi del primo anno ,avvenuto
la sera prima, rimandandolo alla mattina, di fronte ai soli insegnanti
e ai capiscuola, nell’ufficio di mio padre. Prima che potessi
aprir bocca per rispondere a Lumacorno, quest’ultimo mi
interruppe, come era suo solito fare.
“No,no
aspetta. Fammi indovinare..”disse entusiasta con
l’aria di chi sa il fatto suo.
“Dunque,dunque..Possiedi
sia pazienza che saggezza ma non sono le tue doti migliori,
sbaglio?”mi domandò facendomi
l’occhiolino. Io negai con la testa mentre il brusio di
sottofondo cresceva sempre di più.
“Quindi
direi che Tassorosso non faccia proprio al caso tuo. Vediamo un
po’..astuzia, intuito, curiosità, intelligenza,
grande spirito d’osservazione,acume, estrema
abilità nelle arti magiche.. Corvonero sembrerebbe fare
apposta per te..ma anche Serpeverde..sono un po’ indeciso. Ah
no, no..lo vedo nel tuo sguardo, l’ambizione,la fierezza, la
furbizia,la determinazione, il talento. Su di te incombe un grande
destino..sarai stata sicuramente assegnata a Serpeverde”.
Sorrisi provocatoria e
per tutta risposta mi sfilai il mantello, rivelando il cravattino
rosso-oro appuntato sulla mia divisa.
No, io ero una
Grifondoro, proprio come mio padre. Devo dire però che non
mi faceva né caldo né freddo. In fondo, le
tradizioni magiche alle quali ero abituata io, erano ben altre che una
ridicola contesa tra case..
“Signorina
Aryana, ogni volta che ci incontriamo lei riesce sempre a sconvolgermi.
Dunque esiste un animo indomabile,audace e coraggioso nascosto da
quella inflessibile e impenetrabile
mente?”esclamò Lumacorno, non perdendo un briciolo
del suo entusiasmo.
Non gli risposi
perché effettivamente non sapevo cosa dirgli. Era la stessa
identica domanda che mi ponevo anch’io..
Possibile che tutti
quegli anni a Shantaram non avessero temprato il mio carattere,
rendendolo più prudente o forse quella era solo una facciata
che nascondeva la mia vera natura?
“Adesso
basta con le chiacchiere. Signorina Silente, prego si sieda vicino alla
signorina Evans, sua compagna di stanza. Sono sicura che Lily
risponderà a tutte le sue domande..”disse risoluta
la McGrannit, interrompendo lo show del vecchio Lumacorno.
“Oh, si..la
signorina Evans è senz’altro un’ottima
scelta..due elementi così promettenti e brillanti
insieme..faranno sicuramente scintille..”esclamò
eccitato, Lumacorno.
“Ho paura
che si metta a sbavare da un momento all’ altro sul
pentolone..”sussurrai tra me e me, mentre prendevo posto
accanto a Lily Evans, una ragazza dai capelli rosso fuoco e con due
occhi verde intenso, vispi e curiosi. Assomigliavano per certi versi ai
miei. Oltre che sveglia era anche una bellissima ragazza, dalla pelle
candida quasi come la mia e dalle labbra rosse e carnose.
La sentii ridere
sommessamente della mia battuta mentre mi guardava sinceramente
interessata con la mente sgombra da inutili pregiudizi. Non era male
come debutto nel mondo degli adolescenti.
“Io sono
Lily..divertente la battuta su Luma..”disse, tendendomi la
mano.
“Io sono
Aryana, molto piacere di conoscerti”ricambiai il saluto,
stringendole a mia volta la mano.
“Credevo che
fossi una di quelle serpi che muoiono dalla voglia di essere i cocchi
dei professori..altezzosi e ruffiani, dall’ego
spropositato”.
“Ah allora
è questo che si dice sul mio conto....pensavo di peggio. La
verità è che io e Lumacorno ci conosciamo da
tanto tempo, per via di mio padre, ma penso che già questo
lo sai,no?”.
“Diciamo che
sono girate tante voci su di te ma io preferisco constatare di persona
con chi ho a che fare. Non mi sono mai interessati i
pettegolezzi”.
No, la ragazza non era
affatto male, anzi, era proprio un bel tipo.
Mi guardai intorno
mentre il professore parlottava con la McGrannit. Molti mi fissavano di
sottecchi,altri mi sorridevano,altri ancora confabulavano in gruppetti
da tre o più.
Tuttavia la mia
attenzione fu catturata subito da due ragazzi in fondo alla Sala che mi
fissavano con aria provocatoria.
Mi sbagliavo: uno di
loro non fissava me, dopo pochi secondi aveva distolto lo sguardo per
fermarlo sulla Evans. Invece l’altro continuava a guardarmi
fisso, prima dalla testa ai piedi, poi viceversa e infine
fissò il suo sguardo nel mio: due magnetici occhi grigi mi
intrappolarono nella loro morsa. Qualche ciocca dei lucenti capelli
corvini gli ricadeva sul viso con aria ribelle. Aveva un
bell’aspetto e , non poteri negarlo, una certa eleganza. Si
dondolava con la sedia, tipico atteggiamento strafottente ,e non la
finiva di darsi arie.
Lo osservai bene, come
era mio vezzo: proveniva sicuramente da una ricca e raffinata famiglia,
lo si evinceva dalla sua cartella e dai libri di ottima fattura.
Possedeva grazia nei movimenti, nonostante facesse di tutto per
sembrare un gran maleducato, capii subito che era un nobile
purosangue..la razza peggiore.
In quel ragazzo
arroganza, boria e superbia andavano di pari passo con accortezza per
il proprio aspetto (tutto, dai capelli alle scarpe, era in
ordine),sguardo enigmatico e bellezza fuori dal comune.
Si, quello era
certamente un tronfio proveniente da una tra le più antiche
e potenti famiglie purosangue d’ Inghilterra. Mi era stato
insegnato molto bene quali erano i gusti e le
priorità di quel tipo di famiglia e non coincidevano per
nulla con i miei.
All’improvviso,
non pago di fissarmi insolentemente ormai da più tempo del
dovuto, prese la bacchetta e disegnò in aria quello che
immaginai essere il suo nome che la diceva già lunga di
suo..…Sirius, la stella più luminosa del cielo.
Non era difficile notare che lui stimava se stesso esattamente allo
stesso modo.
Dopodiché
mi regalò un sorriso, che col tempo imparai a conoscere fin
troppo bene, e che non sapevi mai se volesse spalancarti le porte del
Paradiso o dell’ Inferno. Un ghigno malandrino tra
l’angelico e il diabolico, un mix tra faccia tosta,
impertinenza o semplicemente fascino.
Mi voltai di scatto,
irritata da quello sguardo troppo ingombrante e invadente, mentre mi
raggiunsero dei risolini da parte dei ragazzi attorno a lui. Aveva una
risata sguaiata,snervante.
Notai delle ragazze
che guardavano con occhi sognanti sia lui che l’altro ragazzo
accanto, il quale adesso si era deciso a smettere di fissare la Evans.
Formavano una specie
di gruppetto a parte insieme ad altri due ragazzi che sedevano dietro
di loro: uno aveva l’ aria un po’ malaticcia ma gli
occhi erano profondi e intensi; l’altro ,un po’
grassottello, dall’aria spaurita. Quest’ultimo mi
guardava stranito ma ,non appena si accorse del mio sguardo su di lui
,abbassò subito gli occhi. Di certo non era la
personificazione del coraggio..
Sirius Black
Da quando Albus
Silente aveva annunciato la sera prima l’arrivo di sua figlia
ad Hogwarts, avevo, come tutti i miei compagni, immaginato le
congetture più stravaganti e contorte che si potessero
pensare ma devo ammettere che ,quando Aryana Silente entrò
in quella classe, superò le mie aspettative più
rosee e fantasiose.
Non era solo
più che bellissima, il suo modo di fare così
elegante,quasi regale,la rendeva diversa da tutte le altre. La classe
non è acqua e io lo sapevo meglio di chiunque altro.
Ad ogni modo quella
strega avrebbe potuto mandare fuori di testa solo per i suoi occhi,le
forme sinuose servivano solo ad ipnotizzare ancora di
più..ma gli occhi..verdi come due gemme,come la
speranza,così intensi e allo stesso tempo così
sfuggenti.
Se non stavi attento a
staccarti in tempo, ti ci potevi perdere..non sembravano nemmeno umani.
“Pss..James!”
sussurrai al mio compagno di banco. “Hai visto chi
è appena entrata?”.
“Si,
Felpato, l’ ho vista e non è roba per
te”controbatté Ramoso, suscitando
l’ilarità di Remus e Peter, dietro di noi.
“Che cosa
vorresti dire con questo, scusa?”.
“Primo:
è la figlia del preside; Secondo: è di un altro
pianeta,non è come le oche che ci vengono dietro”.
“Lo so
benissimo. Lei è……Wow..Oltre ogni
previsione ed è proprio per questo che deve essere
mia”.
“Felpato, ha
ragione James. Lascia stare ,potresti farti male. Quella non
è il tipo che si lascia prendere in giro”
esclamò Remus da dietro di noi.
“Tranquillo..non
finirò come Ramoso con la Evans, se è questo
ciò che intendi.Voglio solo provarci…tentar non
nuoce. Sfodererò le mie armi seduttive migliori,
vedrete”.
“Non so fino
a che punto questo possa essere valido…”.
“Ok,quanto
scommettete?”.
“Cosa?”.
“Dieci
galeoni che ci riesci”proruppe Peter.
“Oh,
finalmente qualcuno che mi da un po’ di fiducia e voi due
invece?”.
“Dieci
galeoni che ti da un due di picche….”disse
Ramoso,ridendo.
“Io mi
astengo ovviamente”borbottò Lunastorta con aria
severa.
“Sempre il
solito rompiballe ovviamente..”lo apostrofai gettandogli
un’ occhiata sbieca.
Mi misi a fissare la
preda e non fui l’unico a farlo. Era la novità del
giorno e lo restò per moltissimo tempo. Era praticamente
perfetta, non trovavi un difetto neanche a cercarlo come si deve: la
divisa era impeccabile,neanche un filo scucito, una piega di troppo o
macchie di qualunque genere, così come l’alta coda
che teneva legati i setosi capelli castani,nessuna ciocca ribelle o
fermagli messi male; le scarpe erano lustrate a lucido, la cartella
immacolata,i libri disposti sul banco con un ordine quasi maniacale,
trucco fine e leggero, usato con saggezza.
Apparentemente era un
angelo serafino, gelido come un iceberg, irraggiungibile, insensibile,
quasi spietato..
Ma c’era
qualcosa nei suoi occhi che mi spiazzava. Poteva fregare gli altri ma
non me, un Black capisce sempre con chi ha a che fare, specialmente se
si tratta di donne.
Nel profondo dei suoi
occhi immensi c’era…..paura e disorientamento. Non
sarebbe stata una cosa così aliena,anzi, del tutto
comprensibile. Allora perché ci teneva così tanto
a fare la sostenuta? Perennemente sulla difensiva. Non sarebbe stato
facile conquistarsi la sua fiducia.
Osservandola, mi
accorsi che Lumacorno aveva ragione, sarebbe stata una perfetta
Serpeverde: abile dissimulatrice, diffidente, stoica ,quasi
glaciale..
Più mi
rendevo conto di quanto sarebbe stato difficile, più la
volevo..
Superare i limiti era
proprio quello che mi faceva sentire vivo, affrontare nuove sfide
sempre più difficili, magari impossibili, era aria nei
polmoni per me..
D’altronde
nessuno riusciva più di me ad essere così
dannatamente autolesionista. Avrei potuto lasciare perdere, come
avevano detto i miei amici, avrei potuto, ma non lo feci.
Così come con la mia famiglia..Avrei potuto arrendermi,
soccombere, lasciare che le cose andassero come tutti volevano che
andassero..tutti meno me. Ma non lo feci. E ringrazio me stesso ogni
giorno per avere avuto il coraggio di dire di No, di non uccidere la
mia natura, di non soffocare in una marea di ipocrisia e menzogna. Io
avevo scelto di vivere davvero.
Da quel giorno accolsi
a braccia aperte ogni cosa che stimolasse il mio spirito, con la ferma
convinzione che la vita non consiste nel lasciare sempre
perdere…ma nel vincere…per sempre. E io avrei
vinto, lo sapevo.
Aryana Silente
“Vedo che
hanno già mostrato le loro doti quegli idioti..”
sbuffò Lily.
“Chi
sono?”.
“Remus Lupin
alla sinistra; Peter Minus, anche noto come cuor di Leone; James
Potter, quello con gli occhiali e l’ aria da
arrogante e l’altro idiota è Sirius Black,quello
che ti faceva le smorfie credendo che gli saresti caduta ai piedi. Si
fanno chiamare i Malandrini ergo siamo una banda di infantili, boriose
zucche vuote”concluse ironicamente Lily.
Ricambiai con un
sorriso e sprofondai di nuovo nei miei pensieri.
Sirius Black...e
così era un rampollo della nobilissima e antichissima casata
dei Black. Avevo letto di loro in uno dei tanti libri di mio padre e,
anche se non ricordavo esattamente la storia, sapevo per
certo che non brillavano per bontà di cuore. Che diavolo ci
faceva un loro componente a Grifondoro?
“Hai notato
lo stuolo di ochette sospiranti che abbiamo qua
dietro?”sussurrò Lily, indicandomi qualche banco
dietro di noi, un gruppo folto di ragazze che ammiravano i Malandrini
con aria sognante. “Sono il Fans Club Potter-Black,
praticamente un’istituzione in questo castello
”concluse sarcastica,Lily.
“Devo
ammettere che sono di mia natura curiosa, potrei tartassarti di domande
sui cosiddetti Malandrini ma la verità è che non
me ne importa niente quindi..che cosa ne pensi di
ignorarli?”le chiesi serena, mentre sistemavo le mie cose sul
banco.
Lei mi
guardò sorpresa per un attimo, dopodiché
ridacchiando, disse: “Sai, ha ragione Lumacorno, sei
incredibile. Ormai avevo perso le speranze di incontrare una ragazza
che non abbia come unico scopo nella vita di sbavare dietro un maschio
qualsiasi. Allora, sei pronta per ricevere una marea di informazioni su
questo castello e sulla gente che vi abita? Mi offro per farti da
Cicerone…”.
E fu in quel preciso
istante che capii che Lily sarebbe stata l’unica amica vera
che mi sarei fatta in quel castello, l’ unica che sarebbe
stata in grado di andare davvero al di là della corazza di
saccenza e fierezza che mi ero costruita per
difendermi,l’unica che avrebbe potuto capire quanto fossi
diversa..perché in fondo lei era come me.
Ci sono persone che
nascono per brillare,persone a cui pochi riescono a stare dietro,
persone che si seguono a fatica…Lily Evans era una di
quelle. Aveva l’immenso negli occhi e bruciava come il fuoco,
infiammava la mia vita, di entusiasmo, di audacia,di sorrisi, di risate
mai banali..
Dio solo sa quanto mi
manca la mia migliore amica adesso..
Non so come feci a
capirlo che lei sarebbe stata quello che poi sarebbe effettivamente
stata per me, lo sapevo e basta e in quel momento mi bastava
così.
Ridemmo insieme per un
po’, senza un perché, senza chiederci niente..come
se nella sua testa vorticassero i miei stessi pensieri..Ci avrei
giurato che era così, era sempre stato così tra
me e Lily. Quello fu il primo momento di una lunga serie in cui la
gente intorno a noi ci guardava chiedendosi se fossimo pazze. Ma noi
non eravamo pazze, avevamo solo preso coscienza del fatto che non
eravamo più sole.
Il vento pungente di
Settembre agitava le foglie del parco di Hogwarts, e sferzava i nostri
visi mentre ci dirigevamo verso la serra A per la lezione di erbologia.
L’autunno
produceva in me una malinconia quasi struggente che mi rendeva, se
possibile, ancor più scontrosa e guardinga. Ma
quell’ Autunno sarebbe stato molto diverso..in particolare
quella giornata, stava diventando velocemente una delle più
felici di tutta la mia vita. Non ebbi neanche il tempo di
tormentarmi di nostalgia perché Lily mi teneva occupata con
la sua frizzante, ma non invadente, compagnia.
Per la prima volta
nella vita, eccetto con Uriel e pochi altri elfi, non sentivo di dover
evitare qualcuno che mi stesse così vicino. Non mi sono mai
definita un tipo socievole, certamente abituata a stare al centro
dell’ attenzione, ma instaurare dei rapporti non era il mio
forte, preferivo scappare alla velocità della luce. Ma con
Lily mi sembrava di parlare allo specchio, non mi sentivo forzata a
parlare, a cercare una di quelle frasi studiate e di convenienza tanto
per riempire i silenzi. Sentivo una sensazione rassicurante, un
piacevolissimo calore come stare davanti al camino sulla tua poltrona
preferita a leggere un libro in una giornata gelida
d’inverno. Ecco, era proprio quello che provavo stando con
lei…Lily Evans era casa, la mia prima vera casa.
L’
attenzione dei miei compagni di classe, nel frattempo, dai bui
sotterranei dell’ aula di Pozioni al timido sole del
parco,non si era distolta neanche per un secondo da me e Lily.
Non si perdevano una
parola della nostra conversazione e man mano intervenivano,alcuni
più discretamente, altri più irruentemente ma
tutti si rivelarono abbastanza gentili e amabili. Tutti tranne le
componenti del fun club di Black e Potter e i Malandrini.
Già, perché dopo quel breve scambio di sguardi,
nessuno di loro si era avvicinato, al contrario di tutti gli altri..se
un po’ avevo capito come erano fatti, stavano aspettando il
momento propizio per distinguersi e fare uno show tutto loro.
Naturalmente le mie impressioni si rivelarono esatte.
Quando ormai mancava
un breve tratto di sentiero per raggiungere la serra, ebbi il
piacere-dispiacere di essere vittima delle loro lusinghe ,neanche
troppo velate.
Peter e Remus si
accostarono a me e Lily, mentre James e Sirius ci superarono per
piazzarcisi dritti di fronte, continuando a camminare
all’indietro, in modo da non interrompere il nostro percorso.
Sostenni lo sguardo
intenso di entrambi, continuando a camminare. Forse si aspettavano che
mi mostrassi lusingata o intimidita da quell’ atteggiamento
esibizionista. Si sbagliavano di grosso. Mi guardavano come se fossi
sotto esame, non capendo che erano loro quelli sotto esame.
Si passarono quasi
contemporaneamente una mano tra i capelli, l’uno scostandoli
dal viso con eleganza, l’altro arruffandoli ancor di
più.
“Ciao”
esclamò Black con un tono di voce suadente, interrompendo
così quel silenzio carico di tensione.
Aveva un’
aria accattivante e devo dire che avrebbe esercitato su di me un certo
fascino, se non fosse che avevo una così disistima della sua
famiglia e dei suoi modi arroganti. Cercai di non scoppiare a ridere di
fronte ai suoi tentativi di farmi cadere ai suoi piedi. Davvero pensava
di avere a che fare con una ragazza qualsiasi?!
“Ciao”risposi
serafica, distogliendo lo sguardo.
“Ciao,
Aryana. Io sono James Potter e lui è Sirius Black,piacere di
fare la tua conoscenza”.
Rimasi a guardare le
loro mani tese con le sopracciglia inarcate ma poi decisi di
stringerle. James mi lasciò subito andare la mano mentre
Black la trattenne e anzi usò la stretta per farmi
avvicinare a lui e arrestare così il nostro cammino.
“Un vero
piacere…Così tu saresti la figlia del
preside?Menomale che non hai la barba come lui…”.
Risero in molti ma tra
quelli che non lo fecero c’eravamo anche io e Lily.
“Mi lasci
andare il braccio o no?”.
“Credo che
non lo farò. Mi piace tanto il tuo braccio. A dire il vero,
mi piaci tu”.
Presi in mano la
bacchetta ,anche se non ne avevo bisogno. Volendo, l’avrei
potuto mandare giù per il lago con un movimento
impercettibile delle palpebre ma dovevo essere prudente.
“Ehi,calmati,stavo
scherzando.Non c’è bisogno di sfoderare la
bacchetta.Di solito quello lo fanno quando le scarico. Così
stai un po’ bruciando le tappe…dovremmo prima
stare insieme” esclamò mollando la presa.
“Ma davvero
pensi che questi giochetti possano incantarmi?”risposi
sarcastica, non degnandolo di uno sguardo.
“Sei un
po’ acida per essere arrivata qui da due secondi,non
trovi?”.
“Potrei dire
lo stesso riguardo la tua assoluta mancanza di educazione, cafoneria
e arroganza”.
“Ok,abbiamo
capito che ti piaccio. Perché dopo le lezioni non vieni con
me a farti un giro?”.
“Io credo
che sopravvivrai anche senza il mio assenso,sbaglio?”.
In un lampo li superai
e mi liberai della sua fastidiosa presenza.
“Però!
hai un bel caratterino,eh Silente?”.
“L’
hai detto, Black!”rispose Lily,raggiungendomi pochi metri
avanti.
Mi voltai e lanciai
l’ultima frecciatina della giornata:
“Io starei
attenta a una delle vostre signorine…sembra che stiano per
svenire da un momento all’altro..” dichiarai,
riferendomi alle loro non troppo modeste ammiratrici in calore.
“Gelosa, per
caso?”.
“Avevo
previsto la tua battuta ancor prima che il tuo cervellino la
elaborasse…se vuoi affrontare una conversazione con me
dovresti aggiornare il repertorio”.
Come per Lily
così con Black, intuii subito che ruolo avrebbero giocato
nel mio lungo soggiorno ad Hogwarst. Se Lily sarebbe stata la mia
inseparabile compagna, nel bene e nel male, quel ragazzo sarebbe
diventato velocemente quel che James era ormai da tempo per Lily:una
seccatura. Allora non potevo immaginare quanto sarebbe stata insieme
veritiera e fasulla quell’ intuizione.
Hogwarts, Sala
Grande - Ottobre 1994
Una mano mi scosse
pesantemente la spalla, mi voltai: Hagrid.
“Ehi,
gigante! Che bello vederti! Hai ricevuto le mie
lettere?”domandai entusiasta di vedere il mio vecchio amico.
“Ma certo.
Se vuoi proprio la verità, ho avuto un po’ di
difficoltà nella lettura. Hai una calligrafia troppo stretta
e scrivi così tanto..”.
“Mi
dispiace. È che non ci sentiamo mai e dovevo aggiornarti su
tutto il lavoro di cui mi stavo occupando in questi mesi. Allora, da
quanto tempo è che non ci vediamo?”.
“Bhe direi
da quest’estate a Diagon Alley, giusto?”.
“Ah
già,già..vorresti scusarmi Hagrid? Dovrei parlare
con Malocchio prima che sgusci via come al solito..”dissi
congedando con un cenno Hagrid e avviandomi dal mio vecchio
addestratore, Malocchio Moody.
“Malocchio..”esclamai
,sorridendo.
Moody si
girò verso di me, vigile e inquieto come al solito. Mi
squadrò per un intenso minuto e poi fece una mezza smorfia
che per lui equivaleva ad un sorriso raggiante.
“Immagino
che ti stessi accertando che non fossi un malfattore,
giusto?”esordii sarcastica.
“Ci hai
azzeccato, Silente. Lo sai, vigilanza costante è il mio
motto”.
“Certo che
lo so, il tuo corso di addestramento all’ufficio Auror era
basato in gran parte su questo. Naturalmente quelli erano altri
tempi..”dissi, incupendomi per un istante.
“Ma non
è detto che quei tempi ,per alcuni così nefasti e
per altri così gloriosi, non possano ritornare..”
sibilò rivolgendosi più a se stesso che a me e
strisciò via, guardandosi attorno circospetto.
Rimasi per un attimo
interdetta da quella dichiarazione, dopodiché scossi la
testa, divertita. Di cosa mi stupivo? Era Malocchio.
All’ingresso
c’era un gran baccano: gli studenti stavano ancora
sgomberando la sala Grande, elettrizzati per il Torneo e per
l’arrivo delle altre due scuole. Stavo per perdermi di nuovo
nei miei ricordi quando ,di nuovo, una mano sulla mia spalla mi
costrinse a voltarmi: mio padre.
“Temevo che
fossi stata risucchiata dalla folla”dichiarò con a
fianco la prof McGrannit. Risi insieme a loro mentre ci avviavamo verso
le scale.
“I ragazzi
hanno reagito bene alla notizia..”esclamò la prof
McGrannit.
“Già,
un po’ meno al fatto che non possono partecipare
tutti”le rispose mio padre sorridendo.
“Io al loro
posto avrei protestato in ugual modo, se non
maggiormente”asserii risalendo le scale.
“Non avevamo
nessun dubbio in proposito, signorina Silente. Me le ricordo ancora le
sue sfuriate furibonde su tutto quello che non le andava a
genio”rispose la McGrannit in tono affettuoso ma severo.
“E io mi
ricordo molto bene le punizioni di Gazza e le sue, professoressa..per
non parlare dei sermoni infiniti nell’ufficio di mio
padre..”.
“A
proposito..prima di ritirarti nel tuo appartamento potresti passare dal
mio ufficio per parlare noi due soli?”.
“Certamente
,papà. Andiamo. Buonanotte professoressa, ci vediamo domani
a colazione”.
“Buonanotte
signorina Aryana, professor Silente”concluse scomparendo nel
corridoio del dormitorio di Grifondoro.
Io e mio padre ci
avviammo velocemente nel suo ufficio, salutando i numerosi personaggi
nei quadri incontrati durante il percorso.
“Ah, vedo
che non è cambiato niente..”asserii, ammirando
l’ufficio pieno di apparenti cianfrusaglie di mio padre.
L’armadio del pensatoio era aperto:riuscii a scorgere il
luccichio argenteo traboccante del calice. “Vedo che neanche
i tuoi innumerevoli pensieri sono diminuiti..anzi..”.
“La maggior
parte è rivolta a te, naturalmente”.
Accarezzai Funny
lentamente, cercando di carpire un po’ di saggezza dai suoi
occhi.
“Allora, sei
stata a Shantaram dopo la coppa?”.
“Si. Ho
fatto avanti e indietro per due volte da Londra”.
“E lui come
sta?”.
“Bene, ma
vorrebbe stare qui con noi,lo sai”.
“E tu sai
che è impossibile farlo stare qui. Deve rimanere a
Shantaram, lì è al sicuro”.
“Purtroppo
ne sono ben consapevole. Forse è stata una cattiva idea
questo torneo e la coppa,forse dovevo continuare a restare
nell’anonimato così gli sarei potuta stare
vicino..”.
“Aryana..”
sospirò mio padre accarezzandomi il viso. “Prima
di tutto tu non sei nata per rimanere nell’anonimato ma per
brillare come una stella e in secondo luogo i tempi stanno
cambiando..Voldemort si fa ogni giorno più forte e il giorno
del suo ritorno si fa sempre più vicino se le tue visioni
sono esatte. Tu ci servi qui. Mi servi qui. Lui ci
raggiungerà presto, vedrai. Il vento sta cambiando,
Aryana”.
I miei sogni
premonitori si erano risvegliati dopo un sonno di quattordici anni,
questo significava solo una cosa: c’era una tempesta
all’ orizzonte,la guerra stava per scoppiare di nuovo, forse
ancora più violenta della precedente. Rabbrividii pensando a
quanto avevo perso in quelle vecchie e tremende battaglie, non osavo
immaginare a cosa avrei dovuto rinunciare stavolta. Scacciai dalla
mente quegli spaventosi pensieri, fissando lo sguardo in quello
rassicurante del mio vecchio.
“Adesso
però vado nel mio ufficio. Devo ancora sistemare tutta la
mia roba e sono molto stanca”.
“Certamente,
mio piccolo elfo. Vai, ma non ti affaticare troppo come al solito
tuo”.
A sentire quel
nomignolo raggelai, mi chiamava così fin da piccolissima ma
non era l’unica persona a farlo..
“Stai
tranquillo..Buonanotte. Ti voglio bene” lo rassicurai uscendo.
Mentre camminavo verso
il mio ufficio, il bisbigliare degli studenti nei corridoi, il rumore
dei loro passi, il frusciare dei mantelli e l’aria magica di
Hogwarst non poté far altro che trasportarmi ancora una
volta indietro nel tempo. Anche se sapevo che faceva male ricordare,non
potei fare altrimenti perché era l’unica cosa che
mi aveva mantenuto viva negli ultimi quattordici anni. Adesso le cose
erano molto diverse ma la forza dell’abitudine mi trascinava
all’indietro..ad un tempo in cui ero felice..
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Capitolo 4 *** Rivelazioni ***
Eccomi tornata con un nuovo
capitolo..
Spero che vi piaccia e mi raccomando recensiteee...fin ora solo una
piccolissima recensione di deerockt94 che ringrazio per
avermi fatto accorgere di picoli errori che ho provveduto a correggere.
Mi auguro che questa volta siate più generose nel
recensire. E ora..Buona Lettura.
Hogwarts -
Ottobre 1994
“Signori, è passato un po’ di tempo da
quando frequentavo Hogwarts ma credo che le regole sui duelli tra
studenti non siano cambiate o sbaglio?!”esclamò
Aryana Silente ,insinuandosi tra la piccola folla radunatosi attorno
allo scontro.
Harry, Ron, Draco Malfoy e i suoi due guardaspalle ,Tiger e Goyle, si
lanciavano occhiate di fuoco ,a bacchette sfoderate, nel bel mezzo del
corridoio del sesto piano, ciascuno di loro deciso a farla pagare
all’altro.
La voce altisonante dell’ Auror aveva attirato
l’attenzione di tutti i presenti,eppure, nessuno l’
aveva sentita arrivare.
Portava un libro voluminoso sotto braccio con dei simboli
dall’aria solenne sulla copertina ma ad Harry sconosciuti.
Indossava un elegante e raffinato mantello blu notte in ciniglia,
chiuso allo scollo da un alamaro dallo stile singolare. Sotto il
mantello si intravedeva una tunica candida che le fasciava
l’intera figura,esaltandone le forme. I capelli lucenti erano
raccolti in un’alta coda di cavallo,come al solito.
La cosa che colpì di più Harry fu la catenina
d’oro che portava al collo con appesi due anelli, molto
rassomiglianti a due fedi. Purtroppo non riuscì ad
osservarla meglio poiché Aryana,non si capisce come, si
accorse del suo sguardo e la rimise immediatamente sotto la tunica.
“No,signora”le rispose Harry,abbassando lo sguardo.
“Bene, allora vi suggerisco di intascare le vostre bacchette
qualunque siano le vostre ragioni. In futuro,se proprio dovete
sfogarvi, vi consiglierei di essere un po’ più
furbi e discreti,e magari, scegliere un posto un po’
più riservato di questo, ne convenite?”.
Qualche risatina tra l’imbarazzato e il divertito si
levò. Aryana fece per andarsene ma Malfoy la
bloccò chiedendo: “E lei cosa ne pensa di questa
storia del Ministero ,Signorina Silente?”
“Quale storia?”finse di non capire Aryana. Allora
Malfoy le passò un articolo della Gazzetta nelle
mani,intitolato: “Il ministero brancola nel buio dopo la
Coppa e la sparizione di una delle sue streghe”.
Malfoy ghignava sotto i baffi. Evidentemente non gli era bastato essere
stato trasformato in un furetto da Moody per levargli quell’
aria insolente dalla faccia. Continuava imperterrito ad insultate
l’operato del signor Weasley al ministero, incoraggiato dagli
articoli della Skeeter sulla Gazzetta degli ultimi tempi, non perdendo
l’occasione di sottolineare la superiorità della
sua famiglia e il disgusto verso i non puri.
“Penso che Rita Skeeter non sia mai stata un’ottima
giornalista, quanto un’ottima scrittrice di racconti di
fantascienza” rispose tagliente Aryana,restituendo a Malfoy
il giornale.
Molti risero di gusto per le risposte brillanti di Silente e nel
frattempo la folla attorno continuava a crescere..
“Tutto qua? Pensavo che avesse un’opinione
più ampia della situazione visto che lei ci sta dentro fino
al collo dopo il fallimento dell’organizzazione della
coppa”.
“Prima di tutto, non sono tenuta a condividere le mie
opinioni con un quattordicenne che non ha la minima idea di cosa sta
parlando e ,secondo, l’organizzazione della coppa non
è stato affatto un fallimento. È andato tutto
liscio fino a quando a dei fanatici non è venuto in mente di
fare gli spiritosi..”.
“E come mai una grande Auror come lei ,con la sua squadra di
maghi famigerati non è riuscita a portare ordine in poco
tempo e a fermare un pugnetto di fanatici?”.
Aryana sgranò gli occhi stupita. Si domandò come
osasse quel ragazzino rivolgersi in quel modo ma poi si
ricordò da che razza di famiglia veniva e tutto le fu molto
più chiaro..
“E invece tuo padre dov’era, Malfoy? Mentre io e la
mia squadra facevamo il nostro lavoro credo di aver scorto i suoi occhi
glaciali sotto uno di quei cappuc…”stava per
concludere Aryana ma venne interrotta.
“Silente, vedo che non sei cambiata di una virgola: sempre la
solita arroganza,le solite folli illazioni, persino contro chi non si
può difendere..”esclamò Severus
Piton,facendosi largo tra la folla.
“Piton, vedo che anche tu non sei cambiato per niente. Non
hai ancora scoperto gli straordinari effetti che ha lo shampoo sui
capelli !”.
Risate generali. Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi
complici,per poi rifissare lo sguardo sul confronto in corso.
“In ogni caso il ragazzo si sa difendere
benissimo..è degno figlio di suo padre..Lucius..il tuo caro
amico,no?”concluse Silente, rivolgendosi a Piton.
“Chi è amico mio non ti deve
interessare”.
“Oh, per carità non volevo di certo violare la tua
privacy. In effetti più che d’amicizia parlerei di
vincoli. Sai, non è così facile uscire da certe
frequentazioni..ne sa qualcosa anche Karkaroff..”.
“Ma come si permette..Cosa vuole
insinuare?”esclamò Malfoy inviperito.
“Malfoy,sono venuto a sapere del tuo piccolo incidente con
l’ Ippogrifo lo scorso anno..Molto coraggioso da parte
tua” disse Aryana tra le risatine dei presenti.
“Dimmi un po’, correrai dal tuo paparino a
lamentarti anche questa volta, non è
così?”.
“Senti chi parla,Silente. Dopo anni di silenzio ti fai
rivedere per correre sotto le sottane di tuo padre ma ,hai ragione,
anche io mi sarei nascosto dopo quella figuraccia alla Coppa”.
“Ti vorrei ricordare che io quella sera non ero in servizio e
comunque tu hai ben altri motivi per cui andarti a nascondere ,non hai
bisogno di metterti nei panni di altri, e specialmente nei
miei…non te lo puoi permettere”.
“Oh già, mi ero scordato che bisogna inchinarsi
davanti alla regina, perdonate maestà. I tempi sono
cambiati, Silente. Adesso non sei più nessuno. Ti sei goduta
quei pochi momenti di gloria e poi sei
scomparsa..Cos’è avevi paura?”.
“Paura di chi? Hai la memoria corta,Piton. Quando me ne sono
andata io ,era già tutto finito. C’era solo da
ricostruire. E poi aspetta.. meglio scomparire che non essere mai
esistiti”.
La faccia di Piton divenne verde-violacea ma Aryana rincarò
la dose: “Semplicemente perché non mi
sono fatta vedere, non significa che sono scomparsa. Ho continuato a
lavorare per il Ministero, a vincere premi e a vendere milioni di libri
in tutto il mondo. Tu invece che cosa hai fatto? Oltre che sbavare per
la cattedra di Difesa,s’intende”.
D’improvviso Piton estrasse la bacchetta ,pronto a colpire.
Fu fulmineo, nessuno sarebbe stato in grado di parare il colpo..
Nessuno, tranne Aryana Silente. Per tutta risposta,l’Auror
alzò semplicemente il braccio e dalla sua mano si
materializzò uno scudo celeste ,formato da un liquido fluido
e semi trasparente. Non aveva neanche estratto la bacchetta..veramente,
non si era neanche mossa. Aveva semplicemente alzato il braccio. Tutti
rimasero incantati. Piton,impietrito.
“Vedo che nonostante siano passati parecchi anni non hai
ancora imparato a distinguere con chi puoi e con chi non puoi
batterti” esclamò chiudendo la mano e ,di
conseguenza, facendo scomparire lo scudo. Alzò i tacchi e
scomparve. La stessa cosa fece un Piton più pallido del
solito.
Harry, Ron e Hermione rimasero attoniti nel corridoio, scambiandosi
occhiate eloquenti. Nelle loro menti un unico pensiero: Aryana Kendra
Arya Saphira Silente era la degna figlia di suo padre.
***********
“Harry Potter” pronunciò una costernata
Aryana Silente,leggendo il bigliettino sbrindellato appena uscito dal
calice.
Migliaia di occhi si voltarono verso la figura del piccolo mago che
sembrava sorpreso quanto gli altri.
Aryana scambiò uno sguardo breve ma eloquente con suo padre.
Il messaggio era inequivocabile:la vita di Harry era in serio pericolo.
Centinaia di interrogativi rimbombavano nella sua mente ma, come le era
stato insegnato, quello era il momento di agire ,non di scervellarsi.
Con pochi eleganti balzi prese Harry per un braccio e lo
trascinò davanti ad Albus che lo indirizzò verso
una stanzetta adiacente la Sala Grande,dove attendevano i campioni.
Mentre i presidi delle altre scuole ,accompagnati da Bagman,Crouch e
buona parte del corpo docente, seguirono Harry nella saletta, Aryana e
suo padre si trattennero per un attimo fuori.
“Che cosa vuol dire tutto questo?” chiese
l’ elfo preoccupatissimo.
“Non lo so. Per adesso dobbiamo accertarci che Harry dica la
verità..ci siamo capiti? Sai quello che devi
fare”concluse spiccio Silente, accompagnando Aryana dentro la
sala semi buia tappezzata di quadri e tappeti.
Harry era alle prese con un eccitatissimo Ludo Bagman e la restante
parte dei presenti divisa tra chi si corrucciava e chi era infuriato.
“Come hai fatto ad ingannare la linea del tempo, Potter?Ti
decidi a dirmelo o devo estorcertelo con altri metodi?!”disse
mellifluo Piton, estraendo la bacchetta.
“Non credo che ce ne sia bisogno
,Severus”intervenne Albus Silente, scansando educatamente il
professore di Pozioni.
“Fatti da parte. Questo compito non è di tua
competenza”tuonò Aryana,rivolgendosi a Piton, e
,dopo avergli lanciato uno sguardo di disprezzo, si piazzò
dritta di fronte ad Harry.
Lo portò all’angolo della Sala mentre gli altri
ricominciarono a litigare fra di loro,accusandosi vicendevolmente.
Non disse assolutamente nulla, si limitò a fissare Harry
esattamente come durante il loro primo incontro e ,proprio come quella
volta, Harry sentì quella sensazione sgradevolissima. Un
brivido lo percorse da capo a piedi per un paio di secondi, fu breve ma
intenso. Aryana distolse lo sguardo e, come se nulla fosse, lo
riportò dagli altri. Dopo andò a sussurrare
all’orecchio di suo padre: “Dice la
verità. Non è stato lui”.
Uno scombussolatissimo Harry assistette attonito al resto degli
avvenimenti di quella sera, con in testa solo quei due immensi e
magnetici occhi verdi.
************
Poche ore dopo - Studio di Silente
“Papà ma non lo capisci?Sta succedendo qualcosa di
terribile! Piton e Karkaroff insieme, adesso il nome di Harry che esce
dal calice..queste non sono coincidenze è tutto collegato.
Il torneo va annullato e subito. Non m’importa cosa dice
Caramell. Qui c’è in gioco il futuro di Harry, che
ti vorrei ricordare è già in pericolo di per
sé” urlò Aryana Silente
nell’ufficio del preside.
L’orologio segnava le quattro del mattino. Era appena finita
una riunione sfiancante con gli organizzatori, Crouch, Bagman e i
presidi delle altre scuole. Le regole imponevano che il Torneo
continuasse senza ulteriori indugi, perciò Aryana si attenne
a quello ,ma adesso che si trovava sola con suo padre poteva mostrare
liberamente tutte le sue angosce e paure.
“Aryana, so cosa vuoi dire, ma in realtà
è meglio così,giocare a carte scoperte e vedere
quello che succede”.
“Ma così non è giocare a carte
scoperte!Chi c’è l’ ha messo il nome nel
calice? Perché? E soprattutto come? La mia linea del tempo
è infallibile, su questo non ci sono dubbi..”.
“Bhe allora qualcuno sopra i diciassette anni ha messo il
nome di Harry nel calice, sperando che..”.
“Morisse. Già, perché è
questo quello che succederà. Non ha l’esperienza,
non ha la conoscenza, non ha le carte in regola per partecipare a
questo Torneo. Tra l’altro, visto con chi abbiamo a che fare,
ho motivo di credere che i due presidi aiuteranno i loro campioni in
ogni modo possibile e immaginabile”.
“Aryana, a proposito di questo, Karkaroff e Piton sono
puliti. Io mi fido di loro”.
“Beh, io no. Il mio lavoro è non fidarmi delle
persone ed è quello che farò. Li terrò
d’occhio, contaci. E la stessa cosa vale per Harry. Non
permetterò che gli accada niente”.
“Aryana, nessuno vuole questo. Stai tranquilla”.
“Stanno succedendo cose troppo strane dal mio ritorno,
papà. Sono stata via troppo a lungo..”.
“Già. Ma adesso sei tornata per
restare..”.
“A proposito, quando potrò farlo
venire?”.
“Quando finirà il torneo o ancor prima”.
“Vorrei andarlo a trovare ma non posso muovermi di qua con
quello che è successo stanotte e tutta la bufera attorno al
Ministero”.
“Gli scriveremo. Anche a me manca moltissimo”.
“Non sai quanto, papà, non sai quanto..”
sussurrò, trattenendo a stento le lacrime.
Tutti i suoi peggior incubi si stavano avverando, segni quanto mai
chiari erano stati lanciati , pronti ad essere colti, ma mai Aryana si
era sentita così impotente..
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Capitolo 5 *** Non così male ***
Eccomi
qui con un altro capitolo.. Allora, ringrazio chi ha messo la storia
tra i preferiti e chi ha recensito,anche se siete in pochi..In ogni
caso non sono il tipo che supplica e non mi va di seccare la gente
quindi va bene così. Godetevi la lettura e alla prossima!
Hogwarts -
Settembre 1975
La fine delle lezioni
quel primo giorno di scuola, arrivò fin troppo presto per i
miei gusti. La tiepida sera settembrina si distese sul paesaggio magico
tutto attorno il castello. Malvolentieri fui costretta ad abbandonare
il gruppetto di studenti curiosi che si era ormai da tutto il giorno
accodato a me e Lily. Avevo mantenuto il mio solito distacco e un
atteggiamento molto contenuto senza risultare maleducata o antipatica,
per lo più mi ero limitata ad ascoltare e ad osservare.
Quindi seguii Lily su
in dormitorio per rinfrescarci prima di scendere a cena. A noi si
unirono le nostre compagne di stanza: Angelica McKintosh, Marion e
Alexis Wetmore.
Le Wetmore erano due
gemelle, provenienti da una modesta famiglia di maghi purosangue,
praticamente identiche: alte, dalla corporatura fin troppo esile ma
dalla lingua lunghissima, sottili capelli biondo platino e grandi occhi
azzurri privi di qualsiasi luce. Davano tutta l’apparenza di
essere delle ragazzine in piena tempesta ormonale, prese fin troppo da
pettegolezzi e frivolezze, non di certo capaci di suscitare in me alcun
tipo di curiosità o emozioni particolari ma neanche
sentimenti di astio o intolleranza. Praticamente invisibili.
Angelica McKintosh
invece era una ragazza mite, timida oltre ogni ragionevole limite,
garbata e intelligente. Aveva piccoli ma intensi occhi neri, spesso
nascosti da una folta frangetta corvina. Non era bella secondo canoni
oggettivi ma aveva un’ attrattiva del tutto particolare che
poteva affascinare. Non era naturalmente dotata per l’ arte
magica, anzi, era impacciata e maldestra ma possedeva
caparbietà, una dote senz’altro apprezzabile.
Suscitava una tenerezza e un’ amabilità spontanea
in chi la guardava e sembrava essere sincera e leale.
Stavamo risalendo
lentamente le massicce scale di marmo bianco per arrivare al settimo
piano, il regno dei Grifondoro. L’atmosfera era gioviale,
l’ entusiasmo per l’inizio dell’anno
elettrizzava gli animi delle mie compagne, intente a raccontarmi tutti
i segreti e gli aneddoti del castello.
“Merlino,
sono una stupida!”esclamò all’improvviso
Marion, fermandosi di botto nell’intermezzo tra le due rampe
in cui ci trovavamo.
“Che cosa
hai dimenticato stavolta?”sospirò annoiata la sua
gemella.
“Ho lasciato
la cartella nell’aula di Trasfigurazione, o almeno, credo che
sia lì”.
“Dai, ti
accompagno..voi aspettateci qui”mugugnò
imbronciata Alexis mentre ritornava indietro con la sorella.
“Marion
è un po’ distratta. Le succede spesso di
dimenticare le cose..”proruppe Lily ,ridendo.
Sorrisi, godendomi
quei momenti di tanta agognata normalità e mi sedetti sul
voluminoso corrimano in marmo, aspettando l’arrivo delle due
gemelle.
“Che fai sei
impazzita?”esclamò Angelica.
“Che ho
fatto?”le risposi sorpresa, temendo di aver fatto qualcosa di
poco..umano.
“Scendi da
lì, potresti cadere”.
Scoppiai a ridere,
meravigliandomi della sua ingenuità. Da quel che mi
ricordavo non mi era mai successo di cadere. Mai. Il mio sangue elfico
possedeva sensi acutissimi, soprannaturali, oltre che un’
innata grazia e agilità nei movimenti.
“Stai
tranquilla, è raro che io perda l’ equilibrio e in
ogni caso non vedo come sia possibile cadere di qui, a meno che le
scale non comincino a muoversi da so..”.
Non feci in tempo a
completare la frase che la rampa di scale dove ero seduta si
staccò dal suo ripiano e, con mia grande
incredulità, si spostò bruscamente. Non potevo
credere ai miei occhi, le scale si stavano movendo..da sole. Non feci
neanche in tempo a mandare impulsi elettrici dal cervello agli arti per
reagire, ero troppo meravigliata per fare alcunché. In una
frazione di secondo persi l’equilibrio e caddi di sotto, dal
quarto piano. La mia prima caduta. Il mio cervello si era freddato.
L’unica cosa che riuscii a fare fu gettare un urlo.
Sirius Black
“Ehi,
Sirius..sei ancora con noi?”esclamò
James,vedendomi bloccato sulle scale mentre tentavamo di raggiungere la
Sala Comune in mezzo alla marea di studenti che affollavano le rampe.
“Si..si..”balbettai,
abbozzando un sorriso falso sul mio viso.
James mi
guardò sospettoso ma sapeva che tanto non gli avrei rivelato
niente lì in mezzo alla gente per cui lasciò
correre. Lui era James, sapeva sempre cosa fare con me.
Rivolsi nuovamente lo
sguardo sull’ immagine che aveva provocato così
tanta irrequietezza nel mio animo, sperando che fosse semplicemente un
inganno della mente ma non era affatto un inganno..era la
realtà, per quanto dolorosa.
Quella serpe di
Severus Piton strisciava accanto a mio fratello Regulus sulla rampa di
scale adiacente la nostra. Non sembravano aver notato il mio sguardo
furente fisso su di loro, tanto è vero che continuavano a
parlottare concitatamente, seguiti a ruota da un branco di Serpeverde
viscidi con i quali io e i Malandrini avemmo occasione di azzuffarci
più d’ una volta. Erano persone malvagie, senza
alcuno scrupolo, pavide, sleali, arroganti e detestabili. Avrebbero
sicuramente preso tutti cattive strade e avrebbero trascinato anche
Regulus con loro.
Mio fratello non era
come me, lui era un debole,dalla personalità volubile ma
aveva il cuore puro, come il mio. Ed era questa la cosa che mi faceva
impazzire.
Mi sembrava ieri che
giocavamo insieme a Grimmauld Place, gli unici momenti che potevo
ricordare senza avere conati di vomito in quel posto.
Ma da quattro anni a
questa parte, da quando venni smistato a Grifondoro, le cose
cambiarono..
Mio fratello era
completamente plagiato dai miei genitori, e definirli tali mi creava
molte difficoltà. Avevano reso le mie ultime quattro estati
insostenibili da qualsiasi punto di vista. Li odiavo, loro odiavano me
e costrinsero mio fratello ad odiarmi a sua volta. Ormai non ci
rivolgevamo quasi mai la parola e se lo facevamo era per litigare. Ma
non era neanche questo che mi faceva male. Quello che mi dilaniava era
il fatto che si stesse rovinando la vita per soddisfare i malati
desideri della nobilissima e antichissima famiglia Black. Frequentava
cattive compagnie, covava dentro di sé idee malsane ,non sue
ma immesse da quelle serpi della sua casata. Se avesse continuato
così avrebbe preso una strada ben precisa e io rabbrividivo
all’idea.
La verità
è che avevo il terrore che si ficcasse in qualche casino da
cui non avrei potuto tirarlo fuori. Era pur sempre mio fratello, io ero
il maggiore, dovevo proteggerlo in qualche modo.
Quelli erano tempi
strani, Voldemort non aveva ancora preso il potere, la guerra non era
ancora scoppiata apertamente, ma i suoi progetti di epurazione erano
molto popolari tra le famiglie aristocratiche purosangue come la mia.
Al solo pensiero che io potessi essere imparentato con certa gente,
montavano dentro di me rabbia e frustrazione che non potevo rivelare a
nessuno. Mantenevo il mio atteggiamento sicuro e scanzonato per
nascondere agli altri le mie debolezze,specialmente a mio fratello.
Le Serpi scomparirono
nel corridoio del secondo piano mentre io rimanevo ancora imbambolato
nella scala sottostante, fingendo di sistemare i lacci delle scarpe.
All’improvviso
un urlo sovrastò il chiasso degli studenti che salivano e
scendevano per le scale. Con riflessi fulminei individuai subito da
dove proveniva e istintivamente misi mano alla bacchetta.
“Immobilus”
tuonai,fermando la caduta precipitosa di Aryana Silente. Un vecchio
trucco insegnato dal buon Lunastorta. Ora i movimenti di Aryana erano
come al rallentatore.
Con movimenti fluidi
della bacchetta la feci atterrare dolcemente sul pianerottolo dove ci
trovavamo noi e annullai l’incantesimo. I suoi gesti
tornarono alla normalità ma se non ci fosse stata la mia
mano tesa sarebbe caduta di sicuro per le scale.
“Occhio,
Silente. Neanche il tempo di arrivare e già rischi la
vita..”le sussurrai, rimettendola in piedi. Scansò
bruscamente il mio braccio ,altrettanto velocemente di come ci era
caduta. Qualsiasi ragazza di Hogwarts mi sarebbe saltata addosso,
ringraziandomi e trattandomi come un eroe ma lei non era tutte le
altre..era Aryana..
Non sembrava
sconvolta, continuava a mantenere il solito contegno ma aveva il volto
parecchio corrucciato e osservava le scale cercando una spiegazione
alla sua caduta. Sussurrava tra sé e sé parole
incomprensibili, mi avvicinai meglio per sentire ma non afferrai nulla
di quello che stava dicendo. Sembrava stesse cantando una canzone
talmente la sua voce suonasse melodiosa, pronunciando quelle parole.
“Ma che
lingua stai parlando, Silente?”esclamai, cogliendola alle
spalle. Anziché sussultare, si voltò lentamente
verso di me con un’ espressione indecifrabile, mi
guardò fisso negli occhi per una frazione di secondo e mi
passò avanti, senza aggiungere una parola, dirigendosi da
Remus.
Quella ragazza era
pazza almeno quanto me..pazza e orgogliosa..non era una bella
accoppiata..
Aryana Silente
“Tu sei
Remus Lupin, giusto?”.
“Si..ehm..stai
bene?”mi chiese preoccupato.
“Si, sto
benone”tagliai corto decisa. “Lily mi ha detto che
sei il meno stupido dei quattro quindi parlerò con te. Me lo
sono immaginato o le scale si sono mosse davvero?”.
Sentii la risata del
mio “salvatore”, simile ad un latrato fastidioso,
giungere da dietro di me, seguita da quella di James Potter e del
piccolo gruppo di ragazzi che si era creato attorno a noi. Odiavo fare
la parte della stupida ingenua, non mi si addiceva per niente.
“No,
tranquilla, non sei pazza. Qui funziona così. Ogni tanto si
muovono e ti obbligano ad andare dove vogliono loro, non si sa bene
come e quando ma è così.. La magia di Hogwarts
è inspiegabile..”mi rispose, sorridendomi sincero.
Sembrava diverso da quei due idioti che ora mi stavano alle spalle.
“Oh…grazie
per la spiegazione”.
“Di
nulla”.
Prima che potessi
aggiungere altro una trafelata Lily Evans mi si scagliò
letteralmente addosso.
“Aryana,
stai bene?Morgana, meno male. Scusa avremmo dovuto
avvertirti..è che queste non sono scale normali..sono un
po’ capricciose..”ansimò affannata.
“Non
preoccuparti,adesso sto bene”.
“A tal
proposito, Silente, non pensi di esserti dimenticata
qualcosa?”esclamò Sirius, intromettendosi nella
discussione.
“Se ti
riferisci al tuo intervento non richiesto, beh, io non ho nulla da
dirti. Me la sarei cavata benissimo anche senza di te”
risposi più acida e provocatoria che mai.
“A me non
sembrava che avessi la situazione sotto
controllo..”ghignò sarcastico.
“A me non
sembra che questo sia affare tuo..”dissi, guardandolo con
aria truce.
“Bene,
allora la prossima volta lascerò che la tua bella testolina
si spacchi, anziché salvarti la vita” disse con
astio, avanzando provocatorio verso di me.
“Era
esattamente ciò che volevo sentirti dire”sibilai
non staccando lo sguardo dal suo.
“Non ce la
fai proprio a dire grazie, vero?”.
“Non spreco
parole senza motivo”.
“Senza
motivo? Ti ho salvato la vita..”.
“Ma per
cortesia..credi davvero che mio padre non abbia messo in questo
castello un’ infinità di incantesimi di protezione
per questo genere di incidenti? Sei proprio un ingenuo a credere che io
abbia bisogno di te”.
Presi per mano Lily e
sfrecciai via, lasciandolo boccheggiante, in affanno per trovare una
battuta da lanciarmi contro, ma questa volta avevo vinto io.
“Quella
storia su tuo padre è una balla,
vero?”esclamò Lily, buttandosi sul letto del
dormitorio rosso-oro.
“In
realtà non so se sia vero ma era la prima cosa che mi
è venuta in mente per fare zittire quel pallone
gonfiato”.
“Sei
geniale..”.
“Non potevo
dargliela vinta così..gli avrei solo dato un motivo in
più per vantarsi e sono sicura che non ne ha bisogno, si
dà già abbastanza arie”.
“Stai
tranquilla, Sirius Black vuole solo giocare e tu sei il suo nuovo
passatempo. Quando si sarà stancato di giocare con un muro
di gomma, ti lascerà perdere ed andrà da una
delle tante oche che gli starnazzano attorno. Ti vuole solo
perché non può averti”.
“Potter non
ti ha lasciato perdere, però”esclamò
Alexis, mentre svuotava il suo baule.
“Potter ti
corre dietro? Avevo notato qualcosa..”.
“Potter ha
una vera ossessione per Lily. Sembra gli piacciano le sfide
impossibili, proprio come Sirius a quanto pare..”concluse
Marion, guardando civetta Lily.
E così
Sirius Black sarebbe diventato in fretta ciò che James
Potter era da tempo per Lily: una seccatura.
Ad ogni modo, quella
fu la prima e , a dire il vero, neanche l’ultima, che quella
“seccatura”mi salvò la vita.
“Smettiamola
con questi discorsi ridicoli e scendiamo giù, sto morendo di
fame”dichiarò Lily balzando giù dal
letto e trascinandomi verso l’ uscita.
“Come mai
cambi argomento, Lilian? Hai la coda di paglia,per
caso?”esclamò Alexis, sorridendole maliziosa.
“È
possibile che tu non riesca a parlare d’altro se non di
maschi?”.
“È
possibile che tu non riesca a parlare mai di maschi? Cosa sei
un’ aliena?”.
“D’accordo,
lasciamo perdere..”sbuffò Lily.
“Dove
andiamo adesso?”chiesi un po’ stranita.
“In sala
grande a mangiare..e poi devo presentarti a una
persona..”disse evasiva Lily.
Non indagai oltre, ero
troppo stordita e disorientata per aggiungere qualcos’ altro.
La mia mente era in totale confusione, il mio stomaco in subbuglio. Per
la prima volta nella vita non sapevo cosa fare. In un certo senso,
però, mi sentivo a mio agio con Lily, mi dava sicurezza e
positività. Era una forza della natura.
La Sala Grande non era
completamente piena, molti ragazzi erano ancora in Sala Comune ed io
potevo solo che esserne contenta. Meno caos c’era, meno occhi
erano puntati su di me e di conseguenza mi sarei potuta rilassare di
più, o almeno, per quanto potesse rilassarsi una come me.
“Eccolo
lì!” esclamò Lily, indirizzandoci
all’ angolo della Sala Grande. “Oh,
no..è con quegli idioti..”sussurrò,
fermandosi a metà strada.
Il suo sguardo era
fisso su un gruppo di ragazzi, a giudicare dalle divise, Serpeverde.
Lily aveva l’aria disgustata e anche io a dire la
verità. La maggior parte di loro aveva un’
espressione vuota, un atteggiamento arrogante e prepotente.
All’improvviso
percepii su di me uno sguardo diverso..due occhi grigi mi stavano
fissando..
Per un attimo mi
sembrò che fossero quelli di Black, anche il viso sembrava
il suo: gli stessi capelli, quasi la stessa espressione, le stesse
labbra, lo stesso naso, lo stesso sorriso..ma quello non era Sirius
Black.
“Lily!”.
Si levò una
voce all’interno del gruppetto di Serpeverde, una voce quasi
fastidiosa.
Si fece avanti un
ragazzo dalla corporatura fin troppo esile, dal viso pallido,il naso
adunco, i capelli unti e gli occhi scurissimi.
“Sev..”sussurrò
Lily, con in viso una chiara espressione di delusione.
“Ma guarda
un po’ chi c’è. Lily Evans, ti sei fatta
una bell’ amica, complimenti”sbottò un
ragazzo robusto e dall’ aria spocchiosa quanto stupida.
“Madame,
lasciate che mi presenti: Sono Avary”disse, tendendomi la
mano.
Avary…Lily
mi aveva accennato qualcosa a riguardo..ma, in ogni caso, non avevo
alcun bisogno dei consigli di Lily per capire che quello era
indubbiamente un soggetto da evitare. Tuttavia prima che potessi
rifiutare il gesto, a spinte, venne fuori una ragazza livida e
disgustata, a deformarle un volto bellissimo, solo
nell’aspetto. Sentii stringermi lo stomaco in una morsa..ogni
molecola di quello splendido corpo era malvagia, lo percepivo
chiaramente.
“Ma che fai,
idiota?!Non lo vedi a chi stai tendendo la mano?! Ad una filobabbana,
amica dei luridi mezzosangue, esattamente come il suo degno padre. Ti
stai rendendo ridicolo di fronte a della feccia, ecco cosa stai
facendo,razza di sciocco”sbottò, non degnandoci di
uno sguardo.
“Cugina
Bellatrix, calmati”cantilenò il ragazzo
così simile a Sirius. “Coraggio, andiamoci a
sedere, non vorrai rovinarti la cena per questo, vero?”.
Osservai mentre
l’intera combriccola si allontanava, dirigendosi al tavolo
dei Serpeverde, tranne il ragazzo che Lily sembrava conoscere.
“Davvero,
complimenti, Piton. Hai la capacità di farmi rimpiangere di
essere ancora tua amica ogni volta che ti
vedo”sibilò acida Lily.
Vidi il volto emaciato
di Piton, sbiancare ancor di più. Sembrava rattristato ma
niente,nemmeno la sua espressione avvilita, riusciva a levarmi di dosso
la sensazione di sgradevolezza e di sfiducia che mi suscitava quel
ragazzo. Il mio sesto senso elfico non sbagliava quasi mai.
“Lily
sono..mortificato. Loro..non sono così male come fanno
sembrare..”biascicò con un’espressione
di desolazione in volto.
“Mi hanno
appena chiamata mezzosangue, hanno insultato Aryana senza neanche
conoscerla e tutto quello che sai fare è
difenderli?”sussurrò sconvolta Lily.
“Severus, ero venuta a presentarti un’ amica ma
visto quello che pensano i tuoi “maestri” di me e
lei, immagino che tu, da zelante accolito quale sei ormai diventato,
non sai che fartene della nostra amicizia, sbaglio?”.
“Ma certo
che sbagli..Lily, io..tu lo sai quanto ci tengo a te..”.
“E allora
dimostralo, Sev. Smettila di frequentare quei viscidi prepotenti,
altrimenti ti assicuro che potrai scordarti la mia amicizia..e stavolta
per sempre”sentenziò,allontanandosi infuriata. La
seguii fino al tavolo di Grifondoro, sollevata di allontanarmi da quel
clima di negatività e di tensione che si era venuto a
creare.
“Lily, stai
bene?”le chiesi, mettendole una mano sulla spalla.
“Si..tanto
ormai ci sono abituata. Come fanno le persone a cambiare in questo
modo?Tu credi di conoscerle, di sapere come sono fatte, di essere loro
amica, di volerle bene e invece un bel giorno scopri che niente di
tutto quello in cui hai creduto è vero. Quella persona in
realtà se ne frega di te e non era affatto come te la
immaginavi”.
“Stai
parlando di quel ragazzo? Severus Piton, giusto?”.
“Già..è
una storia lunga..”.
“Credo sia
molto più interessante di tutti i pettegolezzi di cui mi
hanno riempito la testa Alexis e Marion quindi se sono sopravvissuta
fino ad adesso..”.
“Bene,
allora..”.
“No,
aspetta” la interruppi prima che potesse incominciare.
“Prima che inizi, volevo chiederti chi è quel
ragazzo identico a Sirius Black”.
“Oh..è
Regulus, suo fratello e quell’ altra di fianco è
sua cugina, Bellatrix”disse indicandomi il tavolo dei
Serpeverde.
“Credevo
fosse solo un’esibizionista immaturo invece a quanto pare ho
fatto più che bene a non fidarmi nemmeno per un secondo di
lui, vista la parentela..”.
“Senti, io
sono l’ultima persona che vorrebbe difendere Sirius Black ma
lui davvero non c’entra niente con la sua famiglia, anzi, si
odiano. Ma anche questa è una storia lunga..”.
“Senti,
Lily, se c’è una cosa che so è che
cattivo sangue non mente. Non m’interessa sentire la sua
storia..riprendi quella che stavi raccontando prima”.
“Ok, ma
sappi che ti stai sbagliando su Sirius..”.
“Lily, il
mio sesto senso non sbaglia mai..”dichiarai decisa,
continuando a fissare gli occhi grigi di Regulus. Per quanto li
fissassi non riuscivo a scorgere così tante differenze con
quelli di Sirius. No, quei due erano uguali. Stessa anima, stesso
cuore. Regulus Black stava dalla parte sbagliata della barricata
perché era la natura dei Black, lo dimostrava sua cugina
Bellatrix infatti. Sirius Black non poteva essere diverso dal suo
stesso sangue, era la sua natura essere un dannatissimo Black.
Qualche anno dopo
scoprii che era vero, quei due fratelli erano uguali, i loro occhi
erano gli stessi, ma nessuno dei due era malvagio.
*********************
Erano passate due
settimane dal mio arrivo ad Hogwarts. Nonostante questo,
l’attenzione morbosa che gli studenti avevano su di me non si
era affatto affievolita, anzi. Il mio essere straordinaria in ogni
materia, il mio talento naturale con gli incantesimi, la mia netta
superiorità magica su tutti, persino su Lily, non avevano
fatto altro che accrescere il fenomeno “Aryana”.
A dire il vero, non
ero abituata a tutto quello. Si è vero, a Shantaram ero
trattata come una principessa ma perché ero il ritratto
spiaccicato di mia madre e perché suscitavo tenerezza e
affetto da parte di tutti, non per altri meriti particolari. La
metà del tempo ero trattata come la piccola di casa, la
bambina un po’ maldestra, un po’ monella che ne
combina una al secondo. Invece ad Hogwarts tutto era alla rovescia: io
ero la migliore. Per una volta nella vita non dovevo sforzarmi, non
dovevo dannarmi l’anima per essere all’altezza di
qualcuno, anzi, erano gli altri che facevano a gara per essere alla
mia.
Quella mattina fresca
di Settembre il sole non ne volle sapere di fare capolino per
svegliarci e sembrava che neanche la sveglia avesse voglia di suonare.
Fatto stava che
eravamo in un ritardo imbarazzante, almeno per due perfezioniste come
me e Lily. Solo che mentre io ero, come al solito, imperturbabile,Lily
era andata in iper agitazione. Era quasi isterica e si agitava
frenetica per tutta la nostra stanza, disponendo ordini e strillando
come una pazza.
“Lily,
tesoro, ti vuoi dare una calmata? Non siamo così in
ritardo”disse, sbadigliando Angelica.
“Abbiamo
come minimo mezz’ora di ritardo sulla tabella di
marcia”.
“Quale
tabella di marcia, Lily? La tua ,probabilmente, perché noi
non siamo ancora ai tuoi livelli di maniacalità. Cosa vuoi
che succeda? Salteremo la colazione e allora?”.
All’improvviso
bussarono alla porta e una ragazza minuta del nostro corso, Alice
Paciock, entrò nella stanza.
“Scusate
ragazze, vi ho cercato in Sala Grande a colazione ma non
c’eravate comunque.. Lily tutti i prefetti devono andare
nell’ufficio del preside..adesso”.
“Perché?”esclamarono
in coro le gemelle Watmore, curiose come non mai.
“Bhe, io non
lo so, veramente” balbettò timidissima Alice.
“Vai, Lily.
La cartella te la portiamo noi, ci vediamo a lezione tra
poco”dissi, spingendola fuori dalla porta.
“La prendo
io la cartella di Lily, così a lezione ci sederemo vicine e
mi racconterà tutto. Mi deve assolutamente descrivere nei
particolari quanto era bello James Condor, il prefetto di
Corvonero”chiosò Marion con occhi sognanti.
Io e Angelica ci
scambiammo un’occhiata eloquente, sorridendo di tanta
superficialità.
Dopo altri dieci
minuti finalmente fummo fuori da quella stanza e ci precipitammo
nell’ Aula di Trasfigurazione, quasi in perfetto orario.
Prima di entrare
nell’ aula ebbi un’ illuminazione.
“Marion,
l’ hai presa tu la cartella di Lily, vero?”.
“Cavolo!”proruppe
Marion, portandosi la mano alla testa.
Buttai gli occhi al
cielo, esasperata. Quella mattina si stava dimostrando alquanto
impegnativa..
Stava per tornare
indietro ma la bloccai: “Lascia stare, vado io. Sono
più veloce”. Ed era vero. Ero due volte veloce un
mago normale, figuriamoci un’ imbranata come Marion Wetmore.
Sfrecciai come una
scheggia in dormitorio, presi la cartella di Lily e ridiscesi al primo
piano, nell’aula della professoressa McGrannit.
Mentre svoltavo
l’angolo , ad una velocità soprannaturale, stavo
per andare a sbattere contro due figure ma ,grazie ai miei riflessi,
riuscii a frenarmi in tempo.
“Wow, corri
come un fulmine, Silente!”esclamò Sirius Black con
al fianco una ragazza dai capelli color cioccolato identici agli occhi.
Non l’avevo mai vista prima.
Stampò un
bacio a fior di labbra a Black e sfrecciò via, imbarazzata.
Black mi guardava
provocatorio dall’alto della sua immensa boria. Aveva la
camicia fuori dai pantaloni e i capelli in disordine, per la prima
volta.
“Immagino
che anche tu sia diretta a lezione, Silente, e visto come corri mi sa
che siamo in un ritardo spaventoso, esatto?”.
“Perché
non lo sai?”.
“No, quando
sto con una ragazza perdo la cognizione del tempo..”.
Prima che potessi
rispondergli, la porta dell’ aula nella quale sarei dovuta
entrare fin da subito, si aprì.
“Cos’è
questo chiasso qui fuori?”esclamò la professoressa
McGrannit, facendo capolino nel corridoio. “Black, Silente!
Cosa state facendo qua fuori?Siete in un ritardo mostruoso, entrate,
forza!”.
Entrammo
nell’ aula con tutti gli occhi puntati addosso. Purtroppo la
scena fu fraintesa: Black con la camicia fuori dai pantaloni, il solito
ghigno trionfante che odiavo ,stampato in volto e i capelli in
disordine, che entrava in ritardo in un’ aula,
accompagnato da una ragazza con il fiatone. Quelle scene si erano
ripetute innumerevoli volte in quella scuola. Peccato che non era una
di quelle volte.
Risolini divertiti e
bisbigli concitati strisciavano da un orecchio all’altro e
già le componenti del fun club mi guardavano torva.
“Sedetevi,
forza. Per questa volta lascerò perdere”disse
risoluta la McGrannit.
Mi sedetti infuriata
accanto a Lily, sbattendo la sua borsa per terra. Mi voltai verso Black
che nel frattempo sghignazzava con i suoi compagni Malandrini.
“Finiscila
di darti aria e dì subito che è stato frainteso
tutto!”sibilai contro Black.
“Tesoro,
perché diavolo dovrei fare una cosa del genere?Non ti
è piaciuto ,per caso?” sogghignò
beffardo.
“Spero di
capire un giorno come abbia fatto il tuo cervello ad arrivare
all’altezza del tuo fondoschiena!”.
“Signorina
Silente, non solo è in ritardo ma non sta neanche attenta
alla spiegazione. Le dirò che da lei non me
l’aspettavo” trillò la professoressa,
scocciata. “Visto che si sente abbastanza brava da poter
snobbare le mie lezioni, perché non viene qui con la sua
bacchetta e ci mostra come si trasfigura un calice d’ottone
in acqua?”.
Ovviamente
l’avrei potuto fare ad occhi chiusi. Peccato che non avevo la
bacchetta. L’avevo dimenticata in dormitorio, non
perché fossi sbadata. Io non dimenticavo mai niente, tutto
era disposto in perfetto ordine ma semplicemente perché non
ero abituata alla bacchetta. Non ne ebbi mai bisogno.
“Lily..dammi
la tua bacchetta..”sussurrai.
“Cosa?”.
“Dammi la
tua bacchetta, svelta”.
Lily si mise a frugare
nella cartella ma la McGrannit fu più veloce di lei e disse:
“C’ è qualche problema, Miss
Silente?”.
“No, no
nessun problema, professoressa. Aryana non trovava la sua bacchetta
perché ce l’avevo io. Eccola qua. Sa, è
finita per sbaglio nel mio mantello..” esclamò
Black,porgendomi la sua bacchetta con tanto di occhiolino. Io ricambiai
con un’ occhiata truce mentre il resto della classe
ridacchiava di nascosto.
Andai alla cattedra ed
eseguii velocemente l’incantesimo.
“Bene, sono
dieci punti in meno a Grifondoro per il ritardo e per la disattenzione
e venti punti in più per la sua assoluta disinvoltura ad
eseguire ogni tipo d’ incantesimo, signorina
Silente”.
Sorrisi soddisfatta di
me stessa e con un ghigno lanciai in faccia a Black la sua bacchetta
mentre la professoressa non guardava.
“Mi piaci
quando ti arrabbi”.
“Sei
scontato, banale e limitato come nessuno al mondo, Black”.
“E tu,
invece, sei una donna dalle grandi vedute ,eh Silente?”.
“Talmente
immense che non ti vedo neanche”.
“Mi perdoni
,maestà,dimenticavo che noi poveri comuni mortali non
possiamo nemmeno entrare nelle sue visuali” sputò
sprezzante.
“Da che
pulpito viene la predica. Sei la persona più boriosa,
arrogante, immatura, idiota,egoista, egocentrico, zucca vuota,
esibizionista e prepotente che conosca”.
“Io
avrò anche tutti questi difetti ma almeno sono umano, provo
dei sentimenti. Tu invece sarai anche perfetta ma sei gelida come un
pezzo di ghiaccio, sostenuta e altezzosa come se il mondo non fosse
degno della tua attenzione”.
Quelle parole
arrivarono dritte al mio cuore come una pugnalata. Anziché
piangere o arrabbiarmi, feci l’unica cosa che mi insegnarono
alla perfezione: diventai una statua di sale, mi chiusi a riccio mentre
dentro di me si scatenava l’uragano.
Mi voltai impassibile,
presi a tormentare il piccolo medaglione di mia madre,attorno al mio
collo,unico segno tangibile del mio nervosismo. Per il resto ero
imperscrutabile.
Sirius Black era
riuscito nell’impresa che altri prima di lui avevano
tentato,fallendo : toccare il mio cuore. Solo che lui l’aveva
spezzato.
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Capitolo 6 *** How? ***
Ringrazio chi ha messo la
storia tra i preferiti e tra le seguite oltre ai lettori
silenziosi,altrettanto importanti. Sarebbe meglio se recensiste
però..sarei più contenta.....Mi raccomando se
avete qualche dubbio o curiosità non esitate a chiedere. La
storia sta prendendo sempre più forma e vi annuncio
già che sarà una cosa abbastaza lunga e
travagliata...Per ora siamo solo all'inizio..
Non è che vi sto viziando troppo con tutti questi
aggiornamenti continui?? Fatemi sapere se la storia vi piace ergo
RECENSITE!!!!Adesso vi lascio alla
lettura di questo nuovo capitolo, anche se non mi convince
tanto..a voi l'ardua sentenza.
Vostra
Ile
Hogwarts – Novembre 1994
Impotenza.
Avvilimento.
Ansia.
Frustrazione.
Questi erano gli unici sentimenti che Harry era stato capace di provare
in quegli ultimi giorni. L’intervista completamente falsa di
Rita Skeeter sbattuta in prima pagina sulla Gazzetta, i continui
attacchi d’invidia di Ron per la faccenda del Torneo,
l’odio che quasi tutta la scuola provava nei suoi confronti e
il contenuto ,appena svelato, della prima prova:draghi. Queste erano
solo alcune delle preoccupazioni che ruotavano forsennatamente nella
testa del giovane mago.
Come se non bastasse, era gravemente preoccupato per Sirius. Il loro
scambio di lettere era diventato una missione impossibile: i messaggi
dovevano essere sempre molto brevi e privi di informazioni importanti.
Harry aveva un’ immensa necessità di parlare con
il suo padrino per chiedergli aiuto riguardo Karkaroff e Piton,
riguardo le prove e tutto il resto.
Fortunatamente, tramite un gufo di pochi giorni prima, avevano
accordato un appuntamento quella sera stessa in Sala Comune. Harry non
aveva la minima idea di come avrebbe fatto Sirius a raggiungere
Hogwarts ma si fidava di lui.
In ogni caso, quella giornata si apprestava a diventare ancor
più eccitante del previsto..
La giornata novembrina volgeva ormai al suo termine, il freddo pungente
sferzava i visi incappucciati di Harry e Hermione mentre percorrevano
il parco di Hogwarts per arrivare alla capanna del loro amico
guardiacaccia, Rubeus Hagrid, con il quale avevano programmato un the.
Prima che arrivassero sull’uscio, la porta della capanna si
aprì improvvisamente e ne uscì una figura
incappucciata da un lungo mantello verde. Subito un profumo dolcissimo
invase le narici di Harry.
“Allora, se hai problemi con la tua lei, fammi sapere. Ciao
gigante” esclamò una raggiante Aryana,uscendo
dalla casetta di Hagrid di spalle. Quando si voltò, quasi
andò a sbattere contro Harry.
“Oh Harry,Hermione..Scusate, non vi avevo visto”.
“Non c’è problema..scusa
tu..cioè ci scusi lei..”.
“Oh, Merlino! Ti prego, ho poco più di
trent’anni, non puoi darmi del lei” disse, ridendo.
“D’accordo. Bhe, noi stavamo andando da
Hagrid..”esclamò un non più imbarazzato
Harry. C’era qualcosa di rassicurante nel suo profumo.
“Oh, quasi mi dimenticavo, mi dispiace per quella storia
delle foto e dell’intervista con la vipera. Il fatto
è che abbiamo lasciato i convenevoli a Ludo Bagman e
,insomma, l’ hai visto Ludo..non credo ci sia bisogno di dire
altro..è Bagman..”disse mentre si scambiava
sorrisi complici con Harry. “Però ti prometto che
le cose importanti le abbiamo organizzate io e Crouch ,quindi niente
paura.Mi dispiace davvero. Credimi, se fosse stato per me, quella
sanguisuga non ci avrebbe neanche messo piede a castello”.
“Grazie per il sostegno, comunque non ti preoccupare sono
sopravvissuto”.
“E non è neanche la prima volta..”disse
Aryana,lanciando un’occhiata d’intesa al mago.
“Per precisare..non c’è molto di vero
nell’intera faccenda” cercò di chiarire
Harry.
“Oh, ma non devi affatto giustificarti. È Rita
Skeeter. Tutto quello che dice è falso”.
“Almeno qualcuno che lo capisce..”.
“Sono sicura che non sono affatto l’unica, non
è così Signorina Granger?”.
“Certamente” rispose prontamente Hermione.
“È tardissimo. Scusatemi ma devo proprio
scappare. Uno di questi giorni mi piacerebbe moltissimo parlarti,
Harry. Magari prendiamo un the insieme alla signorina Granger e al
signor Weasley. Conoscevo i tuoi genitori e tu me li ricordi
moltissimo.. una cosa discreta nel mio ufficio, così nessuno
potrà parlare di favoritismi o altro. È solo per
fare quattro chiacchiere..”.
“D’accordo”boccheggiò uno
stupito Harry.
L’Auror si volatilizzò in un istante mentre Harry
e Hermione entrarono nella capanna.
“Avete conosciuto Aryana,eh?Grande donna, grande Auror..degna
figlia di suo padre”esclamò Hagrid, armeggiando ai
fornelli.
“A chi si riferiva parlando della tua
lei?”esclamò Hermione, fingendosi curiosa.
“Oh niente,niente..ad Aryana piace sempre
scherzare..”.
Harry e Hermione si scambiarono sorrisini maliziosi di sottecchi
ripensando alla cotta di Hagrid per Madame Maxime.
“Come la conosci?”.
“Combattevamo insieme Tu-Sai-Chi tanti anni fa con altri
maghi brillanti. Ha fatto carriera velocemente poi però
,qualche mese dopo la caduta di Tu-Sai-Chi, scomparve per un bel pezzo.
Certo, continuava a lavorare per il Ministero, faceva delle missioni
importanti all’estero e poi scriveva un sacco. Ha ricevuto
una marea di premi per i suoi libri, sapete?Poi quest’estate
è tornata a fare l’Auror qui in Inghilterra.
Guardate, mi ha regalato tutti i suoi libri con tanto di dedica
personale…non è adorabile?”disse
Hagrid, indicando una pila di libri sul tavolo.
“Ma perché se n’è andata
tanti anni fa?”chiese Harry mentre Hermione si fiondava sui
libri.
“Nessuno lo sa. Sono girate un sacco di voci in passato ma
non mi va di dirle..per la maggior parte sono cattiverie e
falsità..quello che conta è che lei è
la migliore in assoluto, subito dopo Silente”.
“Come faceva a conoscere i miei genitori?”.
“Bah, che domande..credo andassero a scuola insieme,da quel
che mi ricordo, erano proprio amici per la pelle, anche con Lupin,
Peter Minus e Sirius Black..proprio inseparabili..”.
“Aryana conosceva Black?”esclamò
Harry,cercando di non rovesciarsi il the bollente addosso.
“Insomma, basta con tutte queste domande..tornate al castello
è tardi..”farfugliò Hagrid con tutta
l’aria di chi si era lasciato scappare qualcosa che non
doveva.
“Ma Hagrid..”dissero in coro Harry e
Hermione,interdetti.
“Forza ,via, sciò! Vi ho già detto
abbastanza”tuonò Hagrid, sbattendoli fuori di casa
in malo modo. I due tornarono al castello con mille interrogativi
irrisolti in testa. Per fortuna quella sera Harry avrebbe incontrato
Sirius per chiarire tutto…
Era notte inoltrata, l’orologio segnava l’una
passata. Su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, sedeva vigile
e irrequieto Harry Potter, aspettando l’arrivo del suo
padrino. A dire il vero, non sapeva bene a che cosa stare attento o da
che parte guardare. La sua impazienza però fu ripagata in
breve tempo..
All’improvviso la testa di Sirius apparve tra le fiamme del
caminetto della Sala Comune.
“Sirius!”.
“Harry…come stai?”.
“Bene..fino ad adesso..Ma da dove diavolo spunti
fuori?”.
“Lascia stare. Ascolta, non abbiamo molto tempo,
arriverò dritto al punto: Karkaroff era un Mangiamorte. Per
quello che ne sappiamo potrebbe essere stato lui a mettere il nome nel
calice per metterti in pericolo..magari per ucciderti..ma tu non devi
preoccuparti. Finché ci saranno Silente e Moody
lì con te, nessuno ti si potrà avvicinare
più di tanto..”.
“Cosa?”.
“Si è così..è stato
rilasciato perché ha fatto un mucchio di altri nomi al suo
posto, un accordo con il Ministero..è proprio per questo che
Silente ha messo un Auror dentro la scuola..lo vuole controllare, stai
sicuro. Comunque stanno succedendo troppe cose strane..troppe
coincidenze..I mangiamorte sono in piena attività, prima la
coppa, poi il rapimento di Berta Jorkins..”.
Harry si riprese subito dallo stupore, non avevano tanto tempo e doveva
riassumere troppe cose tutte in una volta.
“Sirius, ti devo dire delle cose importanti..la prima prova
sono draghi. Me l’ ha mostrato Hagrid. E poi.. sono due gli
Auror a scuola”.
“Draghi?Oh Merlino! Aspetta, come due? Che vuoi
dire?”.
“Non capisco come hai fatto a non saperlo ma comunque Aryana
Silente è qui. È l’organizzatrice del
Torneo. Sirius, avrei talmente tante cose da dirti su di lei e sul
Torneo..Ho scoperto che conosceva i miei genitori e anche Lupin e te.
Cosa sai di lei?”disse tutto d’un fiato
Harry,inginocchiandosi davanti al camino.
Sirius restò immobile davanti ad Harry, il volto corrucciato
e l’espressione vuota. Boccheggiò.
“Sirius..”sussurrò Harry,più
confuso che mai.
“Io..devo venire ad Hogwarts. Farò più
presto che posso..te lo prometto, Harry..”.
“Aspetta ,Sirius, ma dove vai?! No, è
pericoloso..troppo pericoloso..”quasi strillò
Harry,in preda al panico.
La testa di Sirius scomparve dal fuoco così come ci era
arrivata, lasciando Harry con più domande irrisolte di
prima…
Perché Sirius aveva avuto quella reazione? Cosa significava?
E perché Hagrid li aveva scacciati in malo modo dalla
capanna non appena avevano associato il nome di Sirius ad Aryana?Poteva
fidarsi di lei? In fondo era la figlia del preside e lo stesso Hagrid
ne tesseva gli elogi..
Allora forse non doveva fidarsi di Sirius..ma lui era il suo padrino..
L’unica soluzione possibile al momento era parlare con il
secondo Auror della scuola..
*****************
Nelle settimane che seguirono Harry si rese conto che parlare con
Aryana Silente era un’ impresa impossibile. Non aveva mai
conosciuto una persona più sfuggente e impegnata di lei,
forse solo suo padre.
Ad ogni modo, Harry doveva parlarle. Tutta quella confusione in testa
non faceva che accrescere l’irrequietezza e l’ansia
nel suo animo. Il tempo sembrava sfuggirgli di mano come acqua, ogni
occasione persa di chiarire i suoi dubbi era un macigno nello stomaco.
Purtroppo l’opportunità di comunicare con
l’Auror, si fece avanti solo il giorno della prima
prova…
*****************
Padiglione dei campioni - 24 Novembre 1994
Aryana Silente
“Non a lui, non a lui..ti prego, fai che non tocchi a
lui..”sussurravo a fior di labbra le mie preghiere in elfico.
Ma fu tutto inutile.
Harry estrasse dal sacchetto che reggevo in mano il modellino del drago
peggiore: l’ Ungaro Spinato. Lanciai un’ occhiata
terrorizzata a mio padre che mi tranquillizzò solo con lo
sguardo.
Chiunque avesse messo il nome nel calice stava riuscendo perfettamente
nel suo intento: mettere seriamente in pericolo la vita di Harry.
Più mi scervellavo più non trovavo risposte
precise alle miriadi di coincidenze,segni e sogni premonitori che mi
tormentavano. L’unica cosa certa, l’unica risposta
che avevo era che Lui stava tornando,forse più forte di
prima.
Rimasi con la mente ottenebrata da questi pensieri fino a quando non fu
il turno di Harry.
Appena uscì dalla tenda, mi precipitai ,sempre con
discrezione, verso di lui prima che affrontasse il drago e con il
labiale gli chiesi: “Vuoi il mio aiuto?”.
“No,no, grazie. Ho un piano..un buon
piano”balbettò,rivolgendosi più a
sé stesso che a me.
“Ok, Buona fortuna”dissi mentre Harry avanzava
verso lo scenario dello scontro.
“Non ci provare neanche”esclamò mio
padre, cogliendomi alle spalle.
“Papà! Non provare a fare cosa?”.
“Lo sai, benissimo. Niente incantesimi scudo, anche se sono
la tua specialità”.
“Papà, andiamo, nessuno se ne
accorgerà. Lo sai quanto sono brava...lui parte
svantaggiato..”.
“Aryana,certo che so quanto sei abile ma dobbiamo lasciare
che Harry se la cavi da solo. Deve crescere e in futuro, nessuno meglio
di te sa che dovrà affrontare cose ben peggiori di un
drago...”.
Sbuffai, preoccupata. Mio padre aveva ragione, come sempre.
“Stasera vieni nel mio ufficio, Funny ha qualcosa per
te..”sussurrò nel mio orecchio. Mi voltai con
un’ espressione interrogativa in volto ma lui,
imperscrutabile, non mi degnò nemmeno di uno sguardo.
Ci sedemmo ai nostri posti tra la giuria e, trattenendo il respiro,
attesi che la prova finisse.
“Gran bel lavoro, Harry!”esclamai, insinuandomi tra
la miriade di persone che avevano circondato Harry.
“Grazie..”mi rispose imbarazzato.
“Oh no,no..l’uovo devi tenerlo tu, Harry. Ti
servirà per la prossima prova”dichiarai,
rimettendo dalle mani di Seamus Finnigan a quelle di Harry
l’uovo d’oro.
All’improvviso la mia attenzione fu distolta da
quell’idiota di Ludo Bagman. Era seminascosto da una tenda in
compagnia di due ragazzini che avrebbero dovuto avere si e no tredici
anni. Ci avrei scommesso la bacchetta che stava scommettendo. Non aveva
pudore quell’individuo, persino con i minorenni.
“Che stai facendo,Ludo?”esclamai,cogliendo alle
spalle Bagman che per poco non fece cadere tutte le monete per terra.
“Oh, Aryana, tesoro..Io? Che sto facendo? Ma
niente..figurati!” balbettò sorridente,voltandosi
verso di me.
Era insopportabile, un essere inutile, sempre in mezzo ai piedi. Creava
solo guai. Ormai mi ritrovavo la sua faccia grottesca ovunque,
perennemente brillo. Per di più, aveva sempre avuto una
cotta per me, fin dal giorno in cui mi vide al Ministero per la prima
volta. Ma pensavo che gli fosse passata, visto il mio atteggiamento a
dir poco glaciale nei suoi confronti.
“Credevo di essere stata chiara riguardo le scommesse sulle
prove”.
“Oh,andiamo Aryana…è solo per
divertimento..lo sai che sono un giocherellone..”disse
Bagman,supplichevole.
Feci una smorfia tra il disgustato e il divertito dopodiché
scossi la testa e dissi: “Almeno non ti fare vedere dagli
altri ragazzi..dai un cattivo esempio”.
Per tutta risposta Bagman scoppiò in una risatina stridula e
mi strizzò l’occhiolino goffamente. Credeva di
avere del fascino. O
forse ero io che ero abituata a ben altro..
“Forse sarebbe meglio se adesso ci dirigessimo dai campioni
per dargli spiegazioni riguardo le uova..saranno confusi. Sono proprio
curiosa di..”stavo per dire, tentando di tergiversare sulla
maldestra manovra di Bagman di provarci con me, ma il mio sguardo cadde
su una strega con un vestito verde acido che stava evidentemente
importunando Harry: Rita Skeeter.
“Che diavolo ci fa quella strega in un’area non
autorizzata? Bagman, non dovevi tenerla
d’occhio,tu?”tuonò Aryana.
“Si..e..mi deve
essere..sfuggita..”mugugnò Bagman, trotterellando
dietro Aryana che nel frattempo si fiondò davanti alla
giornalista.
“Sparisci!” urlò Aryana contro la
Skeeter che,presa alle spalle, saltò in aria e,non appena
vide l’Auror, scomparve terrorizzata.
“Harry tutto bene?”chiese l’Auror dopo
essersi accertata che Rita Skeeter fosse davvero sparita.
“Si,si grazie..sei arrivata giusto in tempo. A
proposito,visto che sei qua, vorrei parlarti di una cosa
importante..”disse Harry esitante ma Aryana non lo stava
ascoltando davvero, si guardava attorno infuriata.
“Quell’idiota di Bagman dov’è
finito? Harry, scusami, parleremo un’altra volta adesso devo
andare a parlare con Crouch. Bagman sta passando ogni limite. Tu nel
frattempo raggiungi gli altri campioni, vi dobbiamo comunicare alcune
cose. A proposito, complimenti per la prova, sei stato
bravissimo!”disse dandogli una pacca sulla spalla e
volatilizzandosi.
Harry,ancora una volta, rimase con niente nelle mani, eccetto un uovo
d’oro.
**************
Aryana Silente
Camminavo avanti e indietro per lo studio di mio padre, aspettando il
suo arrivo in fibrillazione. Ogni tanto lanciavo sguardi a
Funny,cercando di capire che cosa mi avesse voluto dire mio padre tra
gli spalti quella mattina.
Mentre i miei pensieri vagavano lontani la porta si aprì e
apparve un sorridente Albus Silente, che stringeva nelle mani due
lettere.
“Papà..allora? Che cos’ ha Funny per
me?”.
“Queste due lettere..fresche da Shantaram..”disse
porgendomi le lettere che stringeva fra le mani.
Le afferrai timorosa, quasi avessi paura del contenuto..
Staccai la ceralacca con i sigilli regali e quasi sussultai notando la
calligrafia incerta e sbavante d’inchiostro della persona che
aveva cambiato la mia vita per sempre..
“Stai tranquilla, lui sta bene..era solo nervoso”.
Allegata alla lettera c’era una foto che ritraeva Ernest e
Tatami, i miei nonni, e accanto..Lui.
Mi buttai sulla poltrona della scrivania mentre annegavo in quegli
occhi straordinariamente grigi.
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Capitolo 7 *** Bianco e Nero ***
Sono tornata con un nuovo
capitolo...come al solito ringrazio chi ha messo tra i preferiti e tra
le seguite e chi è passato anche solo per una visita. Mi
raccomando, recensite!!!!!! Buona lettura...
Hogwarts - Aula di Pozioni – 1975
Aryana Silente
“No, che fai? Devi girare solo tre volte in senso orario,
così rovini la pozione!”esclamai, levando il
mestolo dalle mani di una Lily Evans persa in un mondo tutto suo.
“Dove hai la testa,stamattina?”.
Non ci fu bisogno di una risposta verbale, il suo sguardo era puntato
trucemente su Severus Piton.
“Immagino che ieri sera il vostro colloquio non sia andato
come speravi, giusto?”.
“Ti giuro su Merlino che ho chiuso con quella serpe. Ha avuto
il coraggio di portarsi dietro quell’arpia di Bellatrix e il
resto della comitiva..”.
“Quante volte te lo devo ripetere che Severus Piton ormai
l’ hai perso per sempre? È chiaro come il sole che
le compagnie che frequenta l’ hanno ormai spinto verso una
precisa strada..”.
“Non sai quello che mi ha chiesto: stava per analizzare
davanti a me le teorie di quel certo..come si chiama?!”.
“Lord Voldemort. Mio padre mi ha parlato di
lui..”le risposi mestamente.
“Esattamente. Ti rendi conto? Proprio a me le viene a
spiegare. Si è completamente bevuto il cervello,
fidati”.
“Adesso non ci pensare più. Finiamo la pozione
prima che Lumacorno si accorga di che disastro stiamo
combinando”.
Il suono della campanella arrivò come una manna, il fumo e
gli odori nauseanti dell’Aula di Pozioni ci stavano quasi per
avvelenare.
Ci precipitammo in cortile a prendere un po’
d’aria. Era una soleggiata e fresca giornata di Ottobre e a
sollevare ulteriormente gli animi, avevamo un’ora buca.
“Ehi ragazzi, guardate un po’
qua!”esclamò James Potter, esibendo tutto
l’occorrente per una partita a quidditch.
Subito partirono grida di festa e cori da stadio a compiacimento di
tutti i Malandrini, organizzatori di quel baccano.
“Potter!Cosa diavolo pensi di fare? Dove hai preso quella
roba?”tuonò Lily, togliendo gli occhi dai libri in
cui eravamo sprofondate.
“Oh andiamo, Evans. Almeno per oggi non
rompere”dichiarò Sirius, osannato dalla folla.
“Lily tesoro, lo sai che mi piace più di ogni
altra cosa litigare con te ma ha ragione lui: per stavolta lasciacela
passare..”disse con un finto tono supplichevole James.
“Non mi chiamare tesoro, Potter”sbuffò
Lily e si riandò a sedere accanto a me, irritata come solo
con lui sapeva essere.
E così iniziò una vera e propria partita di
Quidditch a tutti gli effetti. Tutto quel rumore mi
infastidiva e mi impediva di rilassarmi.
Ad ogni modo, fu un bene. Se fossi stata rilassata non so se fossi
riuscita ad evitare quello che di lì a poco sarebbe
successo..
Come al solito Black mi fissava provocatorio, dall’ alto
della sua scopa.
Fastidioso e impudente: questi erano gli aggettivi calzanti per lui.
Dal nostro breve litigio nell’ aula di Trasfigurazione le
cose degenerarono parecchio..
Io fortificai ancor di più la muraglia che era
già frapposta tra me e il resto del mondo e lui prese a
stuzzicarmi ancor di più con il chiaro intento di far
crollare la mia gelida maschera di indifferenza. E in un certo senso ci
riusciva. Le sue frecciatine erano ricambiate dal mio tagliente
sarcasmo e se questo non scoraggiava lo sprezzante avversario, come
avveniva nella maggior parte dei casi,tutto il mio astio e la mia
alterigia venivano fuori nel peggiore dei modi: ogni scusa era buona
per litigare o, peggio, per tirar fuori la bacchetta.
Dopo un po’ non mi feci nessuno scrupolo ad usare la magia
elfica contro di lui.
Il problema era che non ci riuscivo.
La rabbia che mi procuravano le liti furiose con lui non mi
permettevano di rivoltargli contro la magia senza bacchetta: i miei
poteri erano alquanto instabili in quel periodo.
In compenso ,però, ci lanciavamo in duelli favolosi a suon
di maledizioni. Lui,lo devo ammettere, era davvero in gamba per essere
un perfetto idiota.
E così ci guardavamo, sprezzanti, fieri, orgogliosi, ognuno
dei due deciso a non abbassare lo sguardo prima dell’ altro.
C’era un eterna sfida fra di noi e il bello era che il
vincitore rimaneva sempre un’incognita fino
all’ultimo. Quegli occhi grigi erano come una calamita per
me…
Purtroppo o per fortuna la nostra battaglia psicologica fu interrotta
sul nascere poiché un bolide impazzito sfrecciava ora per
tutto il cortile, minacciando di colpire chiunque si trovasse sulla sua
traiettoria.
Urla di terrore e caos sostituirono in breve il clima di festa che si
era instaurato fino a pochi secondi prima. Molti studenti, i Malandrini
in primis, cercavano a suon di incantesimi, di fermare quella furia
allo sbando ma se non avesse almeno rallentato i suoi movimenti
,sarebbe stato impossibile concentrarsi sulla sua figura e applicare un
incantesimo.
All’improvviso il bolide sembrò puntare dritto
nella nostra direzione: Lily sembrò non accorgersi di nulla,
intenta com’era nella lettura.
Probabilmente se fossi stata da sola, l’avrei evitato con uno
scatto felino ma mi dovevo occupare di una distrattissima Lily Evans.
Le afferrai un braccio, pronta a balzare via, ma ormai era troppo
tardi: il bolide ci era quasi addosso.
Feci la prima cosa istintiva che mi venne: mi accucciai a terra,
proteggendo Lily il più possibile e riparai la testa con le
braccia in avanti a parare il colpo.
All’improvviso successe qualcosa di incredibile: dalle mie
mani sgorgò un liquido semitrasparente, dalla consistenza
fluida, che ci fece da scudo per il bolide che, entrando in contatto
con la superficie , si arrestò, bloccato a
mezz’aria.
Riuscivo a sentire la pressione che il bolide esercitava sul mio scudo,
che era come una parte estesa di me stessa.
Il mio primo incantesimo scudo senza bacchetta.
D’un tratto cominciarono a mancarmi le forze, la vista mi si
annebbiava, il braccio gridava riposo ma sapevo che se avessi mollato,
io e Lily ci saremmo ritrovate schiacciate contro il muro di pietra del
castello.
Poi, con un colpo di bacchetta, Sirius Black fece piombare il bolide
sulla dura pietra del pavimento, ed il mio scudo, sentendo il pericolo
cessare, spontaneamente si ritrasse.
Dovevo avere un’ espressione sconvolta in viso, visto che
persino Sirius Black, la persona che mi odiava di più in
tutto il castello, mi tese una mano per farmi rialzare. L’
afferrai, diffidente, e ci scambiammo una lunga occhiata. Non sembrava
ostile..solo..curioso, meravigliato.
“Wow, come accidenti hai fatto?”esclamò
Lily, tirandosi su.
“Non ne ho la minima idea..”dichiarai, sistemandomi
la divisa e i capelli.
“Allora, Silente, questa è la terza volta che ti
salvo..ti deciderai a ringraziarmi almeno stavolta?”.
“Spero che tu stia scherzando, Black. Capisco che sei un ego
riferito a livelli patologici ma adesso non vorrai venirmi a dire che
pensi sul serio di avermi salvato anche stavolta? E sugli altri due
precedenti nutrivo già molti dubbi”.
“Dopo quasi un mese che stai qui dentro non hai ancora
imparato quella semplicissima tradizione di noi comuni mortali a
ringraziare, vero maestà?” sputò
sarcastico. “Oh già, ma tu non hai bisogno di
ringraziare, ogni gesto ti è dovuto, no?”.
“Questi tuoi discorsi mi fanno ridere, Black. Proprio tu,
vieni a farmeli. Tu, che non hai la minima idea di cosa voglia dire
chiedere scusa, provare vergogna, imbarazzo o pudore. Tu, che sei un
cafone, viziato, al quale tutto è permesso, che si fa beffe
di tutte le regole, solo perché proviene dalla nobilissima e
antichissima famiglia Black, non è così?
Arroganti Purosangue..sento il puzzo fin da qui”.
Per un attimo i suoi occhi grigio chiaro si incupirono, un’
ombra che sembrava molto simile al dolore..e così anche
Sirius Black aveva un cuore..
“Non hai capito niente di me”sibilò
stoico, fissandomi negli occhi.
Per la prima volta non c’era alcun ghigno sulla sua faccia,
nessuna provocazione, solo risentimento e delusione.
“Il sentimento è reciproco,
Black”ribattei altrettanto decisa.
“Esci con me” esclamò improvvisamente,
rimanendo serio.
La sua non era una domanda era un’ affermazione, anzi, quasi
un imperativo.
Sbottai, irritata. Era tornato l’idiota di sempre.
Feci per allontanarmi ma lui mi seguii.
“Ti dimostrerò che quello che pensi su di me
è sbagliato e tu farai altrettanto”.
“Non m’interessa perdere il mio tempo a cercare di
fugare i tuoi dubbi su di te. Io penso e faccio quello che voglio e
sopravvivo senza chiedere cosa ne pensi tu”.
“Perché dici così?Hai paura
forse?”.
“Paura di chi? Di te?”.
“Probabile, altrimenti perché
rifiuteresti?”.
“Per mille ragioni diverse”.
“Dimmene una”.
“Non mi va di ripetere la vagonata di insulti che
puntualmente ti arriva addosso da parte mia”.
“Quelle non sono ragioni. Sono solo impressioni”.
“Le mie impressioni? Vorresti dire che non sei un grande
esibizionista,giullare, il cui unico interesse è farsi
idolatrare e venerare come un Dio?”.
“Se fosse così non sarei qui a farmi insultare da
te”.
“Se non fosse così ora non avresti un fun club.
Sei inaffidabile”.
“Non capisco perché fingi di volere qualcuno di
affidabile. Io e te siamo uguali: tu hai bisogno di qualcuno come
me…assolutamente inaffidabile e rischioso. Non lo vedi come
sei viva quando parli con me? Tutto il resto non ti tocca, ti annoia ed
è lo stesso per me”.
“Ti sto solo facendo notare che non sono le mie impressioni
ma è la realtà dei fatti”.
“Dimostralo. Esci con me e lo scoprirai”.
“Te lo ripeto : non ho tempo da perdere”.
“Perché invece non mi dici la vera ragione per la
quale non vuoi?”.
“Non so di che parli”.
“Qual è il problema? Perché ti stai
nascondendo?Di che cosa hai paura,eh?”.
“Cosa vai vaneggiando,Black?”.
“Io ti osservo,sai?”.
“Il fatto che tu sia ossessionato da me, cosa
c’entra?”.
“Primo:chiunque è ossessionato da te in questa
scuola. Secondo: tu hai paura di qualcosa,Silente, anche se ti nascondi
dietro questo muro insormontabile di ghiaccio e di diffidenza e stai
pur certa che io scoprirò cos’è
”.
“Hai finito di psicoanalizzarmi?”.
“Ho appena incominciato…”.
“No. Hai appena finito. Black,stai lontano da me.Ti
conviene”dissi, bloccando finalmente quella che ormai era
diventata una specie di maratona. Ora eravamo faccia a faccia.
“Io non credo,ormai mi hai sfidato”.
“Io non ho fatto proprio niente e comunque questo non
è un gioco e io non sono un trofeo da conquistare,chiaro?
Non mi trattare come un oggetto. Lasciami perdere e basta,
chiaro?”.
“Se tu non vuoi che io giochi con te..io non
giocherò”.
Era affascinante, dovevo ammetterlo ma non dovevo farmi imbambolare.
Bisognava mantenere alta la guardia...niente di più facile,
era la mia specialità non fidarmi.
E allora perché mi sentivo in quel modo? Perché
mi tremava il sangue nelle vene? Perché mi sentivo
così eccitata e adrenalinica?
“Io ti piaccio, Silente e ti fiderai di me,un
giorno”.
“Certo,il giorno del poi, nell’anno del
mai”.
“Non ci vuoi neanche provare?”.
“No. Adesso lasciami in pace”.
“Come vuoi, ma sappi che io non mi arrendo così
facilmente”.
“Black,stai giocando col fuoco”.
“A me piacciono le cose pericolose”.
“A me, invece no”.
“Io invece scommetto di si. Devi sprigionare la tua vera
natura…non puoi nasconderti per sempre”.
“Mi spieghi di cosa stai parlando? Ti conosco da appena un
mese e tu mi parli di lasciarmi andare? Tu, sei pazzo”.
“Può darsi…può darsi che
invece ti conosco meglio di quanto tu creda, che siamo molto
più simili di quello che tu possa pensare”.
“Black, sparisci”.
“Stai facendo un grosso errore”.
“Addio”conclusi, sigillando quella conversazione
che cominciava a turbarmi.
Se ne andò sghignazzando, come al solito.
Maledettissimo Black. Perché doveva far crollare
così tutte le mie certezze?
Purtroppo, per quanto mi costasse ammetterlo, aveva ragione.
Io non ero una persona semplice, non mi meravigliavo delle cose
semplici e banali, non ero timida, non ero superficiale. La
quotidianità mi annoiava, avevo gusti diversi da tutti gli
altri, ero più potente degli altri e non volevo
affidabilità o serenità.
Mi era stato insegnato a ragionare prima di agire, a ponderare le mie
decisioni, a meditare, ma la verità è che quelle
nozioni mi erano solo servite a smussare il mio carattere, non
l’avevano trasformato. Mi ero messa addosso una maschera di
imperturbabilità e di seraficità, di perfezione e
di saggezza che non mi appartenevano del tutto.
Black mi dava una scossa di adrenalina pura. Nessuno ci riusciva come
lui. La mia indifferenza pressoché totale, che faceva
ammattire in molti che volevano catturare a tutti i costi la mia
attenzione, crollava quando c’era lui nei paraggi.
Il nostro rapporto conflittuale era parecchio strano: c’era
qualcosa che mi spingeva verso di lui, qualcosa che risvegliava in me
istinti primordiali..qualcosa che non mi era mai successa in tutta la
vita..
Lo Odiavo ma allo stesso tempo la sua presenza diventava motivo di
eccitazione, e sempre più indispensabile perché
mi faceva sentire viva e mi faceva bruciare, come mai nessuno seppe
mai.
*********************
Le domeniche pomeriggio ad Hogwarts, stranamente, a dispetto del clima
inglese, si rivelarono addirittura luminose e tiepide, persino a
Novembre. Per questo motivo, quasi nessuno studente rinunciava a
studiare fuori, sulla riva del lago, godendosi gli ultimi attimi di
fresco in attesa che arrivasse il rigido inverno inglese. Lily
scherzava sempre sulle anomalie del tempo quell’anno, dicendo
che ero stata io a scombussolare tutto, persino il clima.
Quella domenica non facemmo eccezione e ci ritrovammo a studiare,
almeno io e Lily insieme ad altre compagne di Corvonero, sul limitare
del lago. La maggior parte degli studenti, ad ogni modo, era impegnata
in stupidi giochi che procuravano solo un gran chiasso.
Lily era agitatissima e distrattissima, come sempre in
quell’ultimo periodo. Era leggermente cambiata dalla Lily che
avevo conosciuto all’inizio dell’anno. In
quell’ultimo periodo era..assente. Mi convinsi che era solo
preoccupata perché quello era l’ anno dei
G.U.F.O., per i litigi con Severus e per lo schiamazzo che ci
circondava.
L’ attrazione del giorno era Sirius Black e questo spiegava
come mai oltre a molti ragazzi, quella domenica le piccole sfide
domenicali sulla riva del lago distraessero anche molte ragazze. Il
gioco sul quale si sfidavano era gara di velocità, senza
trucchi né inganni. La magia era bandita. Come in molti
stupidi giochi che riguardavano i maschi l’intelligenza non
contava, bastavano i muscoli. Di solito l’atleta malandrino
protagonista di quelle ridicole sfide era Potter,mentre Black
raccoglieva le scommesse, ma quando si trattava della corsa..Black
batteva tutti, o almeno così diceva il pallone gonfiato.
Il suo immenso ego gli permetteva di girare in pieno Novembre, a torso
nudo, con addosso solo un paio di pantaloncini e scarpe da corsa
babbane, che avevano causato una smorfia di disgusto nel volto del
fratello Regulus, seduto dall’ altro lato del lago con i suoi
amici Serpeverde.
Lily sbuffava, irritata da tutto quel clamore e non faceva altro che
lanciare sguardi verso le sfide in corso.
“Lily, così non possiamo studiare,
però” dichiarai, esasperata, staccando gli occhi
dal libro di antiche rune.
“Scusa è che io non ce la faccio proprio a
studiare con questo chiasso. Perché non andiamo a vedere
anche noi che diavolo stanno facendo?”.
“Stai scherzando, vero? Aspetta, tu hai qualcosa che non
va..non è che anche tu, come quelle due galline che abbiamo
in stanza, sei attratta da quello scimmione di Black?”.
“No, ma sei matta? Come ti vengono in mente certe
idiozie..semplicemente non riesco a
studiare..”esclamò con una faccia disgustata Lily.
Sembrava sincera.
A giudicare dal caos che incrementava, Black aveva appena vinto
un’ altra sfida. Decisi che quello era il momento adatto per
intervenire.
Mi alzai da terra e feci qualche passo avanti verso la caciara. Presi
un gran respiro e urlai con quanto fiato potessi: “ La
vogliamo finire con questo baccano o no?”.
Mille sguardi si posarono su di me, minacciosi. Forse non era stata
proprio un’ idea brillante..
“Che cos’ hai ,Silente? Cos’è
che infastidisce così tanto la nostra regina per farla
addirittura scomodare di persona?”strillò Black,
mentre si avvicinava verso di noi.
“ Stiamo cercando di studiare e i vostri schiamazzi ci
infastidiscono..non potreste fare più piano?”.
“Devi perdonarli, Silente. È che non sono abituati
a vedere così tanta magnificenza tutta in una
volta”disse, facendo una giravolta su se stesso.
Buffone.
“Scusa ma di che magnificenza parli? Io non vedo niente,
eccetto te, s’intende”.
Ormai la sfida era incominciata.
Non potevo resistere alle sue provocazioni, dovevo rispondergli, era
più forte di me.
La sua risata si diffuse per tutta la riva, era il suo modo per
attirare l’attenzione e infatti da quel momento tutti gli
occhi furono puntati su noi due.
Sentii Lily dietro di me dire: “Ecco che ci
risiamo..”.
“Cos’è che ti infastidisce di
più? Il fatto che sia il più bel ragazzo della
scuola o che sia il più veloce?”.
Fu il mio turno di ridere.
“Solo perché zampetti più veloce di
quelle schiappe, non significa che tu sappia correre”.
Cori di indignazione e oltraggio si levarono e sul viso di Black
apparve il suo solito sorriso sbilenco.
“Ci va giù pesante la piccolina”
urlò verso la folla, completamente impazzita per lui.
Non riuscivo a capire la necessità delle persone di trovarsi
degli eroi..non era forse sinonimo di insicurezza, di sfiducia in se
stessi? Perché mai crearsi dei miti se si pensa di essere
già abbastanza? Ma d’altronde nel mondo ci sono
sempre state persone nate per seguire e altre per essere seguite. Per
quanto detestassi Black io e lui appartenevamo al secondo gruppo.
“Dunque, Silente, ti vorrei informare che non esiste ragazzo
qui che io non abbia battuto. Dimmi di tutto ma non che sono lento. Ho
battuto persino James”disse facendo l’occhiolino al
suo amico che nel frattempo contava i galeoni vinti.
“Quello che fai tu non è correre: è
muovere le gambe. Non hai coordinazione, non hai controllo, non regoli
la respirazione e non hai alcun ritmo. Se vinci è solo
perché hai le gambe più lunghe..non per
altro..”.
“Silente, che cosa ne sai di corsa? Non dirmi che vuoi fare
la maestrina anche qui, ti prego..” supplicò
sarcastico.
Quello era troppo.
“Black, rassegnati. Io sono migliore di te in tutto, persino
nella corsa. Capisco che sia una ferita non rimarginabile nel tuo
sconfinato ego ma esistono persone migliori di te”.
“Perché non vuoi semplicemente accettare che sono
il migliore in qualcosa? Ti da così tanto
fastidio?”.
“Perché dovrei farlo se non è
vero?”.
“Ti ho appena detto che ho battuto tutti in questo
dannatissimo castello, devi rassegnarti, sono il più
veloce”.
“Ed è qui che ti sbagli. Non hai battuto
tutti..con me non ti sei sfidato..Coraggio, dimostrami che sei il
migliore..corri contro di me..”.
“Silente, io non corro contro le ragazze”disse,
sghignazzando.
“Cos’è hai paura?”.
“Paura di te? Andiamo, Silente non farmi ridere.
Semplicemente, al contrario di quello che credi tu, sono un gentleman.
Non lascerei mai che ti umiliassi davanti a tutti..”.
“Oh, fidati, non sarò io ad essere
umiliata..”.
“Andiamo, Silente, cos’è sei ubriaca?
Sono il doppio di te, sono più alto e sono un uomo..la
vittoria è scontata”.
“Facciamo così, ti conviene accettare la mia
sfida”.
“Per quale motivo?”.
“Se vinci tu, in cambio avrai qualsiasi cosa vorrai da
me”dissi, decisa. Scoppiarono risatine maliziose, soprattutto
tra i ragazzi. Black mi guardò dalla testa ai
piedi,sorridendo provocante.
“Non mi dire che sei così banale…Mi
aspettavo qualcosina in più da te..”ribattei,
notando la sua espressione.
“Chi ti ha detto che voglio quello? Io non ho detto niente.
No, Silente, ancora una volta ti sbagli sul mio conto. Non mi piacciono
le cose così facili. Voglio un appuntamento, un vero
appuntamento..noi due, soli”.
“Tutto qua?”.
“Vedrai che non sarà affatto tutto qua, Silente.
Ti stupirò..”.
“Parli come se già avessi vinto..”.
“Se vinci tu, invece?”.
“Mi basterà levarti quel ghigno idiota che hai
sulla faccia”.
“Ci sto”disse,tendendomi la mano.
L’afferrai e la sfida fu suggellata.
“Si parte da questo punto in cui siamo e si arriva al
limitare della foresta, la magia non vale, né sgambetti e
simili. Si usano solo le gambe, tutto chiaro?” chiese James
Potter, auto proclamatosi arbitro. “Evans, tesoro, tu non
vieni a fare il tifo per la tua amica?”. Lily quasi
sussultò,prima di raggiungere il resto del gruppo radunatosi
attorno a noi. Cominciava davvero a preoccuparmi quella ragazza, adesso
addirittura si faceva intimorire da Potter.
“Silente, non vuoi riscaldarti prima? Io ho corso prima, tu
sei stata seduta”.
“Non ne ho bisogno, grazie”.
“Pensi di poter correre con quella gonna?”.
“Black, a me ci penso io, ok?”lo zittii spiccia.
“Contenta tu..”disse,alzando le mani.
“Ok, pronti, su, partenza, via” urlò
Potter,già ridendo.
Naturalmente non c’era storia.
Io correvo già di per me più veloce di chiunque
altro umano, per di più possedevo la tecnica e la leggiadria
degli elfi.
Partii piano, lasciando che quel presuntuoso finisse tutto il gas.
Lasciai che il vento gelido mi sferzasse il volto, chiusi gli occhi e
poi corsi, come solo un elfo sa fare, quasi in tutt’uno con
la terra, sentendo ogni passo, ogni respiro, ogni filo d’erba
calpestato. Lo superai negli ultimi venti metri, facendogli scivolare
definitivamente quel sorriso tronfio dalla faccia. Non avevo neanche il
fiatone. Mi voltai e lo vidi piegato in due per la stanchezza, livido
di rabbia.
Risi di gusto. Avevo vinto io stavolta.
“Hai..barato..”sibilò con il fiato corto.
“Come hai detto, scusa?”dissi offesa mentre tutti
ci raggiungevano sconvolti dalla mia vittoria.
“Sai benissimo cosa voglio dire. Avevamo detto niente
magia”.
“Non ho usato alcuna magia..è il tuo orgoglio
ferito che parla, Black”.
“Andiamo, ti ho tenuto dietro per quasi metà gara
e solo gli ultimi metri mi hai superato: non è
normale”.
“Si chiama sprint finale: ti ho lasciato stancare per tutto
il tempo e poi ho dato il massimo all’ultimo, non
è nient’ altro che tecnica e intelligenza. Se sei
uno zuccone vuoto non è colpa mia”.
“Silente, puoi prendere in giro gli altri ma non me. Ti piace
vincere così..problemi tuoi..io sono leale, almeno. Saresti
dovuta finire tra le Serpi, altro che grifoni”.
“Black, non vuoi accettare il fatto che hai perso, mi
dispiace, ma capita. Fattene una ragione”.
“A me non capita”.
“Vedi? È esattamente ciò di cui parlo
quando dico che sei solo un presuntuoso. Dovresti saper incassare le
sconfitte, imparare dagli errori per migliorare invece ti comporti come
un bambino testone”.
“Brava, rigirati la frittata come ti pare, tanto lo so io e
lo sai tu come sono andate le cose veramente”.
“Sirius, era solo una gara..calmati..”disse James,
battendogli pacche sulla spalla.
“Lei ha barato..”.
“Se pensi che abbia barato, dimostralo. Se non puoi
dimostrarlo, taci. Sembri un bambino piagnucolante”esclamai,
infervorata.
Mi guardò con aria truce.
Il suo orgoglio era stato gravemente ferito.
Venne a due centimetri dal mio volto e disse: “ Ti giuro che
scoprirò come accidenti hai fatto a battermi, fosse
l’ultima cosa che faccio”.
La sua figura imponente rispetto alla mia esercitava su di me un certo
non so che di eccitante ma mi contenni..
“Già mi tremano i polsi…Vatti a fare
una doccia, stai puzzando”lo liquidai sarcastica.
“Dì la verità ti eccita il mio
odore”ansimò venendomi sempre più
vicino.
“Vuoi dire l’odore dei poppanti?! Si, mi sono
sempre piaciuti i bambini..specialmente i neonati..”.
“Sei una carogna, Silente”disse in tono giocoso.
“Touchè”.
“J'espère que je touche votre coeur ,mademoiselle
». (Spero di aver toccato il vostro cuore, signorina).
Rimasi sbalordita. Adesso parlava anche francese?
“Quante cose non sai di me, Silente”mi
provocò notando la mia espressione stupefatta.
Detto questo si allontanò in compagnia dei suoi soliti fan
fino al castello.
Non faceva altro che stupirmi.
Mi guardai attorno: Lily era scomparsa, di nuovo.
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Capitolo 8 *** Lezioni di ballo ***
Torno con un nuovo
capitolo che servirà, forse, a chiarire alcuni punti ma
anche a far venire a galla nuovi misteri..Ringrazio come al solito i
nuovi lettori che hanno aggiunto tra i preferiti e tra le storie
seguite. Mi raccomando: recensite!! Non importa se i commenti sono poco
piacevoli, come è già successo. Ognuno ha le sue
opinioni ma mi farebbe piacere confrontarmi con voi per cui: lasciate
anche un piccolo commento, sarà ben accetto. Dopo avervi
annoiato con i miei deliri,non mi resta altro da fare se non augurarvi
buona lettura!!!!
Hogwarts – Dicembre 1994
I ragazzi di Hogwarts erano
tutti stipati sul lato destro della Sala Grande, svuotata per
l’occasione, mentre le ragazze si trovavano sul lato opposto.
Al centro della Sala la professoressa McGrannit cercava di spiegare
l’importanza del ballo del Ceppo ma l’unico
pensiero che vorticava frenetico nella mente dei ragazzi era: dobbiamo
davvero ballare?
La risposta era ovvia,
per quanto terribile potesse sembrare.
Appoggiata al
gigantesco grammofono, appena sistemato da Gazza sul fondo della Sala,
c’era una divertita Aryana Silente che guardava i visi
inquieti e terrorizzati degli studenti con grande ilarità.
“Allora,
credo che possiamo incominciare con la lezione. Prego,signori, alzatevi
e prendete una dama per le danze”sentenziò
pragmatica la McGrannit.
Un imbarazzante
silenzio scese nella Sala. I ragazzi presero a guardarsi tra di loro
freneticamente, mentre le ragazze si scambiavano sorrisini maliziosi.
Aryana, cercando di
riportare la situazione al livello comico, tenendo a stento le risate,
esclamò: “Emm..Minerva, scusa se ti interrompo, ma
non sarebbe meglio dare prima una dimostrazione di come..si
danza?”.
“Oh, hai
ragione. Allora, vediamo un po’…Signor Weasley,
visto che non la smette di parlare, vediamo se userà la
stessa tenacia nel ballo..”.
Risatine forzatamente
represse accompagnarono Ron che si recava più mogio e
strascicato che mai dalla professoressa McGrannit.
“Aryana,
visto che ci sei anche tu, potresti aiutarmi ad insegnare qualcosa ai
ragazzi? Sei un eccellente ballerina, d’altronde”
disse la direttrice di Grifondoro tranquillamente.
“Con
piacere. Chi vuole offrirsi come
cavaliere?”replicò l’elfo, avvicinandosi
al centro della Sala, insieme alla prima coppia.
Quasi tutti i ragazzi
si alzarono in piedi, entusiasti di ballare con l’Auror che
,per tutta risposta, scoppiò in una risata argentina che
risuonò per tutta la Sala. Al contrario, molte ragazze
alzarono gli occhi al cielo in completo disaccordo.
“Ok, vedo
che avete appreso a pieno lo spirito del Ballo. Diciamo che per farmi
perdonare di quello scherzetto della linea del tempo scelgo uno dei due
gemelli Weasley..potreste fare pari o dispari”.
Tra gli sbuffi degli
altri studenti, Fred Weasley,dopo aver vinto la piccola sfida con il
fratello, si piazzò di fronte all’Auror con fin
troppo entusiasmo.
“Mastro
Gazza, credo che possiamo dare il via alle danze”
esclamò Aryana Silente mentre conduceva nei movimenti ,con
grazia e leggiadria, l’incantato Fred Weasley.
“Adesso
tocca a voi, ragazzi. Scegliete una dama”strillò
la professoressa McGrannit sovrastando la musica proveniente dal
grammofono.
Tutti gli studenti
presero a volteggiare (più o meno) nella Sala Grande ma due
di loro discutevano concitatamente..
“È
snervante il fatto che sia sempre in mezzo a noi ma non trovo mai
l’occasione per parlarle seriamente”disse Harry,
frustrato.
“Bhe, non ti
aspetterai di affrontare un discorso che richiederebbe come minimo
un’ ora qui davanti a tutte queste
persone..”rispose Hermione, guardando preoccupata Ron
volteggiare nella sala.
“Si, ma
questi momenti sembrano gli unici in cui si possa catturare la sua
attenzione.Ogni volta che si intravede, si volatilizza un
secondo dopo”.
“Organizzare
il Torneo non deve essere esattamente una passeggiata. Io invece sono
preoccupata per Sirius. Come gli è venuto in mente di venire
qui ad Hogwarts?”.
“Oggi mi
è arrivato un gufo, non te l’ ho detto?”.
“No! Di
Sirius?Cosa diceva?”esclamò impaziente la piccola
strega.
“Mi faceva i
complimenti per l’ Ungaro Spinato e poi mi ha fatto sapere
che sta facendo il possibile per “starmi più
vicino”, il che equivale a dire che sta venendo qui alla
velocità della luce, senza prendere le giuste cautele, come
al suo solito”.
“Senti, ha
deciso di venire qui da quando ha saputo che c’era Aryana.
Che cosa vuol dire? Non si fida di lei?”.
“No…non
mi ha dato quest’impressione..anzi..e poi hai sentito quello
che ha detto Hagrid? Lei, mia madre e i Malandrini erano inseparabili.
Qui c’è qualcosa di molto più losco
sotto. Sirius si è preoccupato per tutte le coincidenze che
ci sono state. Crede che la storia stia per ripetersi e, a giudicare da
tutte le precauzioni che ha preso Silente quest’anno, non
penso sia l’unico”.
I due caddero in un
gelido silenzio,scambiandosi sguardi eloquenti, pieni di preoccupazione
e incertezza.
D’un tratto
una voce melodiosa si insidiò nelle loro orecchie..
“Allora, voi
non ballate?”esclamò Aryana Silente,piazzandosi
davanti ai due.
“Bhe..noi..”balbettarono
all’unisono i due.
“Credo che
la McGrannit si infurierà a breve se vi vede seduti, quindi
mi sa che è meglio se vi diate da fare con i
piedi”.
“Io vado a
salvare Ron,allora”esclamò Hermione, dirigendosi
verso l’anomala coppia di danzatori.
“Signor
Potter, mi concede l’onore di questo ballo?”chiese
divertita l’Auror.
“Certamente”.
Mentre prendevano
posizione in pista, Harry pensò che forse quella era
l’occasione migliore per parlare con l’Auror.
“Devo
avvertirti che sono un pessimo ballerino..”disse Harry,
cercando un argomento neutrale.
“Tutto tuo
padre, allora”esclamò Aryana, trascinando Harry
per tutta la Sala.
Ovviamente il mago non
si lasciò scappare l’occasione e disse:
“A proposito, quindi tu conoscevi i miei
genitori..”.
“Se li
conoscevo! Tua madre era la mia migliore amica dai tempi di Hogwarts e
quando si mise insieme a James, conobbi anche lui, Remus e tutto il
resto della combriccola”.
Harry notò
come tergiversò abilmente sul nome di Sirius.
Forse pensava che io
non sapessi..ma possibile che suo padre non gli raccontò
nulla di tutta l’intera vicenda dello scorso anno?Eppure
erano così legati..forse voleva essere solo prudente.
“È
strano come si possa cambiare idea sulle persone così
rapidamente, basta un gesto,una parola o anche uno sguardo. Con tuo
padre e gli altri è stato così.
All’inizio pensavo fossero solo degli arroganti, spocchiosi,
presuntuosi, egoisti, esibizionisti e loro pensavano lo stesso di
me..non facevamo altro che litigare e prenderci a colpi di bacchetta..e
poi..è cambiato tutto”.
“Quindi non
siete diventati amici subito..”.
“Oh,no,
assolutamente. Bhe, tua madre e io eravamo totalmente coalizzate contro
il gruppo di tuo padre. Eravamo in eterna competizione”.
“Mia madre
non sopportava mio padre?”.
“Si, ma le
cose cambiano..”.
“E dopo la
scuola, siete rimasti amici?”.
“Certo che
si, lavoravamo insieme contro Voldemort. Naturalmente non erano bei
tempi ma il nostro rapporto anziché logorarsi è
diventato più solido..”.
“È
stato in quel periodo che hai vinto tutti quei premi?”:
“A dire il
vero,no. Quel periodo della mia vita è arrivato
successivamente. Dopo la morte dei tuoi genitori avevo una tale rabbia
in corpo che ho concentrato tutti i miei sforzi nel fare
giustizia”.
“Quello che
non capisco è come mai ,se eri così legata ai
miei genitori , io non ti ho mai conosciuto prima di
quest’estate?”.
“Mi
aspettavo questa domanda,Harry. In realtà io ti ho
conosciuto quando eri ancora un bimbo in fasce..ovviamente tu non puoi
ricordartene.Prima di quella maledetta notte, ho avuto la fortuna di
stringerti tra le mie braccia quando eri ancora piccolissimo”.
“Davvero?”la
interruppe Harry interdetto,fermandosi nel mezzo della sala.
“Bhe,a dire
il vero, c’è dell’altro,Harry.
Io…come ti ho già detto ero molto legata ai tuoi
genitori..”.
“Aryana!”esclamò
Albus Silente,irrompendo nella Sala improvvisamente. Appariva sereno
come al solito ma i suoi occhi mostravano preoccupazione e agitazione.
Harry e
l’Auror, che lo conoscevano molto meglio degli altri, lo
notarono subito.
Con passi svelti ma
non frettolosi,per non allarmare gli studenti, si diresse di fronte
alla figlia appena chiamata in causa.
“Che
è successo?”chiese allarmata Aryana.
“Niente..è
che ti cerco da un’infinità. Dobbiamo appuntare
alcune cose con Bagman, andiamo nel mio ufficio, non si può
trattenere molto” disse il preside stoico.
Aryana parve capire
immediatamente che qualcosa non andava. Senza aggiungere
altro,seguì in fretta Albus fuori dalla Sala.
Ron e Hermione
raggiunsero Harry interdetti quasi quanto lui.
“Che diamine
è successo qui?”esclamò Ron,guardando
Harry.
“Non so da
che parte cominciare..”disse il mago,gettandosi su una panca
e mettendosi le mani tra i capelli.
“Sei
riuscito a parlarle?”chiese Hermione,curiosa.
“Poco e
niente.Lei e Silente sono scappati via prima che potessi
chiarire.Questa discussione è servita solo per darmi altri
rompicapi da risolvere”.
“Dove sono
andati?”.
“Nell’ufficio
del preside, dovevano chiarire alcune cose con Bagman..ma la cosa non
mi ha convinto per niente”.
“Ovviamente
era una scusa. Stamattina ho sentito Fred e George lamentarsi appunto
delle scommesse fatte con Bagman. A quanto pare, Ludo ha riferito che
non si farà vedere per un po’ quindi non
pagherà i gemelli fino al ballo”disse Ron tutto
d’un fiato.
“Può
darsi che abbia inventato una scusa per non pagare”.
“Impossibile.
Bagman doveva pagare i gemelli ma doveva anche riscuotere da molti
altri ragazzi e vi assicuro che erano un bel po’ di galeoni.
Conoscendo Bagman, non si sarebbe fatto scappare un’occasione
del genere se non fosse davvero impossibilitato”.
“Sembra che
Karkaroff non sia l’unico a nascondere segreti..”
concluse un confusissimo Harry.
Nel frattempo nei
corridoi di Hogwarts Albus e Aryana Silente procedevano spediti in un
silenzio carico di tensione verso l’ufficio del preside.
Aryana Silente
Chiudendomi la porta
alle spalle, in preda al panico esclamai : “Allora, mi dici
cosa è successo di tanto grave?”.
“Dieci
minuti fa mi è arrivato un gufo da Shantaram. Sembra che
abbia provato a scappare”.
“Cosa? E
dov’è adesso?”.
“Sta bene,
Uriel l’ ha fermato in tempo ma sembra che sia di pessimo
umore. A quanto pare ha distrutto gran parte del palazzo di Ernest e
Tatami. Credo che sia meglio scrivergli immediatamente, cercando di
calmarlo”.
“È
impossibile calmarlo. Sai qual è l’unica soluzione
a questo problema: farlo andare dove vorrebbe stare,cioè
qui, con noi, con Harry”.
“E tu sai
fin troppo bene che non è possibile, è troppo
pericoloso. Hai la minima idea di cosa succederebbe se sapessero che
l’abbiamo tenuto nascosto tutto questo tempo a
Shantaram?”.
“Saremo
prudenti,papà. Non posso costringerlo a stare in un posto in
cui non vuole stare. Ma non lo capisci? è come un cane in
gabbia. Ok, battuta infelice, ma il concetto è quello.
Questa è la sesta volta che cerca di scappare per venire qui
e sai benissimo che Uriel e gli altri non possono trattenerlo ancora
per molto. Dobbiamo farlo venire qui”.
“Non ancora.
Dobbiamo aspettare un po’ ”.
“Ma
aspettare cosa? Cosa vuoi che cambi da qui ad un mese?”.
“Possiamo
organizzare meglio un piano per nasconderlo”.
“Quindi sei
d’accordo a farlo venire qui con noi?”.
“Penso che
non ho altra scelta,giusto?”disse mio padre, sorridendo.
“Immagino di
no. Sai com’è fatto..quando si mette in testa una
cosa..”.
“Mi ricorda
qualcuno…”disse ironico mentre afferrava dalla
scrivania carta e penna. “Adesso però è
meglio che lo avverti prima che distrugga completamente la residenza
dei tuoi nonni”.
Risi di gusto mentre
sedevo alla scrivania con piuma e pergamena in mano.
Finalmente non sarei
più dovuta stare lontano dalla persona più
importante della mia vita..ancora un mese e ci saremmo di nuovo
ritrovati dopo un’interminabile attesa..
Ma nel frattempo
insieme alla gioia cresceva dentro di me un altro
sentimento…dal retrogusto amaro: la consapevolezza che con
la sua vicinanza
inevitabilmente avrei continuato a sentire l’ oscura presenza
che aleggiava su entrambi. La stessa ombra da cui scappavamo ormai da
anni e da cui non ci saremmo mai liberati, di questo ero certa.
Non si può
scappare dai propri fantasmi.
Mai.
Perché ti
troveranno,ovunque andrai.
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Capitolo 9 *** Orgoglio e pregiudizio ***
Un nuovo
capitolo pronto per voi!! Godetevelo come si deve, l'ho scritto
così lungo apposta, perchè me ne andrò
in vacanza quindi non potrò aggiornare per un bel
pò di tempo. Nel frattempo però il mio cervellino
continuerà a elaborare nuove idee e continuerò a
scrivere la mia ff anche se ricomincerò a pubblicare fra tre
o quattro settimane come minimo. Adesso vi lascio alla lettura ma non
prima di aver ringraziato i commentatori e i semplici
lettori. E mi raccomando, recensite!!!
Hogwarts 1975 - Sala
Comune di Grifondoro.
Aryana Silente
Leggevo distrattamente, accoccolata in una poltrona.
Lily non c’era, di nuovo. Non era una novità in
quell’ultimo periodo.
Le poche volte che ci incrociavamo, ci parlavamo a stento. Era sempre
super impegnata e saltava alcune ore di lezione. Rimandava sempre il
discorso ad un tempo indeterminato.
Ero frustrata. Non capivo quello che stava succedendo tra di noi. Lei
continuava a ripetermi che io non c’entravo niente, che tra
di noi era tutto apposto, era lei ad avere dei problemi.
La verità è che avevo paura che si fosse stancata
di me..
Non volevo restare sola,di nuovo.
Lei era la mia prima vera amica, l’unica a cui avevo rivelato
il mio segreto..forse era per quello che si era allontanata..mi
reputava un mostro..
Dall’altro lato della sala c’erano Potter, intento
a giocare con il suo boccino circondato da qualche compagno di corso
ammirato e Peter, che fissava Black flirtare con tre ragazze. Una di
loro si sedette sulle sue ginocchia e le altre si allontanarono
velocemente. Era Miriam Kiffey. Una ragazza del quarto anno: la regina
delle pettegole,alla ricerca perenne di attenzione. Ovviamente aveva
una cotta per Black e uscivano insieme da un po’. Anche se
lui non sembrava particolarmente interessato quella sera…
Infatti stava fissando me e io non potevo far altro che ricambiare.
Non potevo mollare lo sguardo. Come al solito c’era una sfida
tra di noi.
Mentre amoreggiava con un’altra,mi guardava. Mentre
parlava,mi guardava.
Il suo atteggiamento sembrò essere ignorato dalla ragazza
che continuò a tubare dentro il suo orecchio.
Un lento ma inesorabile fuoco sottile incominciò a
serpeggiare sotto la mia pelle.
Lui era mio..
Ripensai alle parole che avevo appena pronunciato mentalmente. Cosa
andavo vaneggiando? Black non era mio..io non lo volevo.
Perché allora il fatto di permettere ad una qualunque
smorfiosa di rubarmi il posto d’onore che Black mi aveva
riservato, mi turbava?
È chiaro. La mia era solo smania di vincere. Io volevo
essere la migliore, in tutto.
Avrei solo voluto che smettesse di soffiare come una gatta.
Era assurdo.
Sapeva benissimo che lui non la stava degnando di nessuna attenzione,a
parte il minimo indispensabile.
Non aveva alcuna dignità.
Quello era esattamente il genere di ragazze che si meritava
quell’ idiota.
Bambine che giocavano a fare le poco di buono, senza alcun pudore.
Distolsi definitivamente lo sguardo da quello di Black e mi allontanai
da quella scena patetica con tutti gli occhi della sala comune fissati
addosso, come al solito.
Sirius Black
“Quella ragazza è incredibile”sussurrai
all’orecchio di James.
“Ovviamente non stai parlando di Miriam,immagino”.
“Certo che no”.
“Sirius, tesoro..” miagolò una voce alle
mie spalle.
Era Miriam.
“Sparisci…” le dissi senza neanche
voltarmi. “Ah e per la cronaca.. credo sia finita la
qualunque cosa ci fosse tra noi”.
Se ne andò infuriata.
“Allora Ramoso..dicevamo?! Ah, si. Ho appena trovato la donna
della mia vita”.
“Sicuro che lei sia d’accordo?”.
“Vedremo…”.
“Ma come? Hai già dimenticato la faccenda della
corsa? Non è da te..”.
“Non l’ ho affatto dimenticata..sto solo aspettando
il momento propizio per agire e capire chi o cosa diamine sia quella
ragazza”.
Già, perché non ero affatto sicuro che Aryana
Silente fosse…umana.
Era impossibile che tanta perfezione fosse stata personificata in un
essere dalle sembianze angeliche e il carattere impossibile e viziato
di un diavolo.
Purtroppo per quanto fosse strana e assolutamente irraggiungibile, io
la volevo.
Ogni cellula del mio corpo era propensa verso di lei. Dentro di me si
agitava una tempesta ogni volta che lei era nei paraggi.
Un’attrazione disumana, un magnetismo incontrollabile mi
spingevano verso di lei. Avevo l’impressione che guardando
nei suoi immensi occhi verdi mi si spalancasse un mondo.
Una parte di me, voleva lasciar perdere. In un certo senso, avevo
paura. Paura di perdere me stesso.
Aryana sembrava troppo persino per me.
Era troppo complessa da decifrare, era troppo imprevedibile per
tentare…
Ma poi la guardavo, e un desiderio bruciante mi pervadeva.
Quella non era più solo una sfida.
Era diventata una necessità.
Aryana Silente era come un incantesimo per me.
Era impossibile resisterle.
Se non l’ avessi avuta, sarei
impazzito.
Aryana Silente
Girovagavo per il castello, affascinata come al solito dalla sua
immensità. Non lo conoscevo ancora benissimo per cui non era
raro che, come quella sera, me ne andassi in giro per cercare un aula
tranquilla per leggere ,o per meglio dire, scacciare idee insane dalla
mia testa. Optai per la torre di astronomia, una scelta già
sperimentata un paio di volte e rivelatasi molto
soddisfacente.
Prima che mettessi la mano sulla maniglia, la porta si
spalancò e per poco non mi venne addosso un
frettolosissimo…Regulus Black. Ci fissammo
intensamente per non so quanto tempo, senza dire una parola.
Era curioso quel ragazzo.
Sembrava allo stesso tempo impaurito e sicuro di sé, goffo e
elegante, un demone dalle sembianze perfette.. quasi come quelle del
fratello.
Mentre Sirius era terribilmente egocentrico,lui sembrava sfuggente,il
suo sguardo intenso ma evasivo come di chi cela un segreto malamente,
chi porta con difficoltà una maschera.
Abbassai lo sguardo e mi scansai per farlo passare. Non si mosse.
“Tu sei Aryana, giusto?”mi chiese, guardandomi come
un naufrago guarda terra.
Non riuscivo a decifrarlo…strano…forse
non nascondeva il suo segreto così male come pensavo..
“Si, sono io. Tu sei Regulus?”chiesi prudente.
“Già. Senti, io ho qui una cosa per mio
fratello..cioè per Sirius..lui è ..”.
“Si, lo so che è tuo fratello..”dissi
risoluta.
Frugò tra le tasche della divisa e ne estrasse una busta
chiusa da ceralacca argentea. Me la porse. Fissai la sua mano tesa, poi
lui.
“Non sono il tuo gufo portalettere. Se non hai nemmeno il
coraggio di dare una lettera a tuo fratello, ti consiglierei di
cambiare compagnia perché è ovvio che i tuoi
amici ti costringeranno a fare cose ben peggiori del fattorino, o
sbaglio?”dissi sadica.
La sua espressione si fece contrita. Rimise la busta in tasca e si
allontanò velocemente, senza dire una parola.
Regulus Black era stretto in una morsa dalla quale molto probabilmente
non sarebbe uscito mai più. Se non fosse stato per il suo
orgoglio, avrebbe chiesto aiuto. Ma l’orgoglio sembrava
essere inscindibile dal sangue della maledettissima famiglia Black. E
così un’ altra vittima di quell’ inutile
e assolutamente ingiustificato odio.
Regulus era stato condannato a portare una maschera per il resto della
sua vita, una maschera sempre sorridente ma privata del dono del riso.
A quanto pare, così come l’orgoglio, anche
l’ autolesionismo sembrava essere nel DNA dei Black.
Dopo quell’ insolito incontro decisi di salire in
dormitorio, nonostante fosse ancora presto per andare a dormire.
C’era una sorpresa ad attendermi.
Lily era seduta a gambe incrociate sul suo letto,lo sguardo perso nel
vuoto.
“Lily,finalmente ti ho trovata. Ma dov’eri finita
per tutta la sera? ”.
“Aspetta,devo prima dirti una
cosa”esclamò con voce decisa,fissando lo sguardo
nel mio.
“Che è successo?”mormorai
accovacciandomi nel suo letto accanto a lei.
“È complicato..Sai che in questo periodo sono
stata molto evasiva e strana? C’ era un motivo”.
“Ah,finalmente ti sei decisa a parlare”.
“In realtà prima di parlartene volevo essere
assolutamente sicura di tutto. Adesso lo sono. Ti avverto,
sarà una cosa abbastanza sconvolgente”.
“Così mi fai preoccupare”.
“ In queste ultime settimane mi sono frequentata con una
persona, una persona insospettabile e ho capito tante cose,mi sono
ricreduta su tante cose. E credo che mi piaccia…molto. Anzi,
credo proprio di essermi innamorata”.
“Non ci posso credere..Lily Evans innamorata!Le gemelle
Wetmore saranno al settimo cielo. Chi è il
fortunato?”.
“Ecco è questo il
punto…è…James”.
“James Condor? Il prefetto di Corvonero?Si,carino. Certo,
abbastanza insignificante e completamente privo di fascino ma
accettabile in fin dei conti. Aspetta, ma non faceva il filo a
me?”.
“No, non quel James..un altro..James
Potter”mugugnò imbarazzatissima Lily.
Scoppiai a ridere.
“Lui mi piace, sul serio”.
“Sul serio quanto?”chiesi smettendo di ridere.
“Te l’ ho detto: penso di essere
innamorata”.
“Ma Lily!!! Non era un
idiota,viscido,esibizionista,egocentrico?”strillai scattando
in piedi.
“Lo so, ma non è davvero solo
questo…è molto di più. Oh Aryana,
è così dolce!!”miagolò Lily
sognante.
Incredibile gli effetti devastanti dell’amore su un individuo
dapprima sano.
“Stiamo sempre parlando di James Potter?”.
“Dai,stupida!”cantilenò tirandomi un
cuscino in faccia.
“Aspetta un attimo…ma quindi voi state
insieme?”.
“Si…credo..è tutto così
strano..”.
“Bene….”dissi mestamente gettandomi sul
letto.
“Aryana, davvero è molto diverso da quello che
pensi. Mi ha detto che loro non sono solo così come
appaiono..quello è il loro lato scanzonato ma in
realtà sono sensibili e soffrono come tutti gli
altri..”.
“Perché adesso parli al plurale?”.
“Sto parlando di tutti i Malandrini”disse.
“Si,compreso Sirius”concluse guardando la mia
faccia corrucciata.
“Da quand’è che lo chiami per
nome?”esclamai schifata.
“Aryana…se solo tu ti sforzassi di andare dietro
le apparenze..”.
“Senti, posso soprassedere al lavaggio del cervello che ti ha
fatto Potter ma Black no!”.
E continuammo avanti così per tutta la notte..
Lily e James…Bah…Il mondo stava andando alla
rovescia, completamente alla rovescia..
************************
“Non ho ancora capito ma state insieme o
no?”sussurrò Marion a Lily durante l’ora
di Incantesimi.
“Per la centesima volta, Marion: Si, stanno
insieme”sbuffò esasperata Angelica.
“Si, ma non sembra proprio..voglio dire, non si tengono
neanche per mano..”.
“Ma ti vuoi fare gli affari tuoi? Sei peggio di una
comare..”.
“Era così per dire..”.
“Se devi dire le cose così per dire, taci ,Marion.
Il silenzio è d’oro”bisbigliai, mettendo
fine alle chiacchiere.
“Ottimo, signor Potter…Vedo che in questo periodo
è inspirato: non sarà mica
innamorato?”trillò il professor Vitious, dal suo
sgabello.
Scambiai un’occhiata fugace con Lily, cercando di soffocare
le risate. Per fortuna nessuno si accorse di niente.
“E così gli hai fatto perdere la testa al tuo
James, eh?”bisbigliai al suo orecchio.
“Professore, posso andare in infermeria, non mi sento molto
bene”esclamò d’un tratto Alexis.
“Certo, signorina Wetmore..vada pure..”.
“Aryana, mi accompagni?”.
Rimasi sorpresa. Perché non si portava sua sorella dappresso?
Mi alzai e uscimmo dalla classe. Cercai di capire cosa avesse ma lei
tenne la mano tappata alla bocca, in segno che le veniva da rimettere,
per cui non indagai. L’ultima cosa che volevo era ritrovarmi
la divisa impeccabile macchiata di vomito.
Mentre raggiungevamo l’infermeria, la campana di fine ora
suonò e i ragazzi cominciarono ad uscire dalle classi.
Proprio in quel momento, dall’ aula di Trasfigurazione,
uscì James Condor, la storica cotta di Alexis.
Immediatamente la gemella adottò il tipico atteggiamento da
oca: petto in fuori, pancia in dentro, movimenti dell’anca
eccessivamente accentuati e per chiudere in bellezza..scosse i capelli.
“Alexis, ma non stavi male?”.
“Io..si..certo..”.
All’improvviso ebbi un’ illuminazione.
L’ aveva fatto apposta a tirarmi fuori dall’ aula,
mi voleva distrarre..ma da cosa?
In un lampo mi precipitai in cortile dove trovai Lily che parlottava
con James e..Black!
“Chi Merlino ti ha autorizzato a toccare la mia borsa,
Black!”esplosi, catapultandomi verso di lui.
Non gli diedi neanche il tempo di rispondere, non mi presi neanche il
disturbo di prendere la bacchetta. Con un colpo di mano lo scaraventai
contro il muro. Sapevo che non avrei dovuto farlo ma fu un gesto
istintivo. Nessuno poteva frugare fra le mie cose. Probabilmente
cercava qualcosa che provasse la mia slealtà nella sfida che
ci vide protagonisti. Non m’ importava la ragione.
Istintivamente portai la mia mano al collo, il medaglione di mia madre
era ancora lì. Fortunatamente quel giorno non lo misi in
cartella, come facevo ogni tanto. Chissà cosa avrebbe
pensato Black vedendo l’immagine di mia madre dentro il
medaglione..di certo i suoi tratti non erano esattamente..umani..
Scappai via, dopo aver preso la mia borsa dalle mani di Remus che nel
frattempo l’ aveva raccolta.
Incrociai Alexis e per tutta risposta la ignorai altezzosa.
Mai conosciuta un’ oca così.
Chissà che cosa gli promise Black in cambio di distrarmi per
qualche minuto..
Scacciai via quei pensieri e mi rinchiusi in biblioteca.
Sirius Black
“Quella è tutta pazza, te lo dico
io”dissi a James, massaggiandomi la spalla sulla quale ero
atterrato.
“Bhe, tu stavi frugando nella sua roba”.
“Volevo solo vedere se trovavo qualcosa che potesse aiutarmi
a capire chi è in realtà, a conoscerla meglio..e
guarda cosa mi arriva in cambio. Ammetto che i miei metodi siano poco
ortodossi ma che cavolo! Non può reagire così..ma
poi mi spieghi come accidenti ha fatto?”.
“Non ne ho la minima idea..magia senza bacchetta..dovremmo
indagare su questa faccenda..”.
“Ah, non lo so…dopo oggi potremmo finire anche
stecchiti se continuiamo a scavare nei segreti di quell’
aliena. E stavi solo dando un’ occhiata nella sua
cartella..”disse Peter.
“Per caso ti stai tirando indietro,Peter?”chiese
James provocando Codaliscia.
“Ormai andremo fino in fondo a questa storia con te o senza
di te Codaliscia”esclamai mentre Peter affrettava il passo
per starci dietro. Naturalmente era con noi.
*********************
Aryana Silente
Mi aggiravo tra gli scaffali della biblioteca ormai da ore. Mi ero
appassionata al reparto creature magiche,non a caso avevo una
curiosità innata verso razze diverse e per le loro lingue.
Alzai lo sguardo dalla pagina dedicata ai folletti per riposare gli
occhi, quando guardai l’orologio meravigliata: le undici
passate di sera. Era da più di sei ore che leggevo e il mio
corpo cominciava a ribellarsi.
Riposi il libro sullo scaffale e mi avviai verso l’uscita
quando sentii un tonfo proveniente dal reparto dei libri
proibiti,adiacente a quello in cui mi trovavo io.
Il mio udito innaturale mi permetteva di sentire bisbigli e passi
strascicati provenire dalla stessa direzione.
Tirai fuori la bacchetta, i miei poteri elfici non mi sarebbero stati
di grande aiuto, poiché a quel tempo funzionavano solo se
riuscivo a focalizzare distintamente la figura sulla quale utilizzarli
e richiedevano una buone dose di energia e concentrazione.
Più mi avvicinavo,più riuscivo a distinguere
plurime voci di ragazzi.
“Non capisco perché non ti sei fatto gli affaracci
tuoi, Vanadium”esclamò una voce melliflua.
L’avevo già sentita quella voce: Severus Piton.
Ero a pochi passi da loro: potevo distinguere diverse figure, ma non
riuscivo a distinguere i loro visi.
“Io..non..stavo ficcanasando,lo giuro. Stavo solo..io..non
volevo..non ho visto niente..non m’ interessa che usiate le
arti oscure..io..vi prego..non fatemi del male..”
squittì un impauritissimo ragazzino, mai visto prima.
“Chiudi la bocca, Vanadium” esclamò
un’altra voce conosciuta: Avery.
Mi avvicinai ancor di più, rischiando parecchio, e notai i
soliti compagni di merenda di Piton: Rosier, Wilkes , Rodolphus
Lestrange,Bellatrix Black con suo cugino Regulus e Avary.
“Non credi che dovremmo darti una lezione per assicurarci che
non parlerai?”sibilò Piton.
“No, no vi prego..io non parlerò,non
dirò una sillaba, ve lo giuro”.
“Sono sicuro che potremmo dormire sogni più
tranquilli se…Crucio!” esclamò Avery.
Il ragazzino si contorse per terra, gemendo.
“No! Siete impazziti? È solo un
ragazzo”urlai, aiutandolo a rialzarsi. Avevo molte bacchette
puntate su di me, alzai la mia e feci del mio corpo scudo per il
ragazzino.
“Fatti gli affari tuoi, Silente”
biascicò Piton.
“Sono affari miei se dei codardi se la prendono con un
bambino”.
“Vanadium stava ficcanasando proprio come te..”.
“Non mi importa cosa stava facendo..resta il fatto che non
poteva difendersi. Bravi, sette contro uno che non è neanche
al vostro livello. Che coraggio!”.
Ci stavamo lanciando sguardi di fuoco. Erano canaglie e
nient’ altro, non avevo paura di loro. Notai qualcosa di
particolare nello sguardo di Regulus: forse..dispiacere..terrore..no,
impossibile..
Bellatrix aveva levato la bacchetta, pronta a scagliarmi una
maledizione ed io ero pronta a respingerla (ero un asso con gli
incantesimi di protezione), quando apparve improvvisamente la
bibliotecaria.
“Cos’è questo baccano? Cosa ci fate qua?
È vietato stare in questa sezione senza permesso,non lo
sapete? Avete visto che ore sono? Dovreste essere a letto in questo
momento..”. “Black, Avary, Piton con i soliti
tirapiedi alle calcagna..è l’ennesima volta che vi
trovo qui senza permesso..domani parlerò personalmente con
Lumacorno e stavolta non la passerete liscia, state sicuri! Adesso
andate”.
Prima di dare le spalle a quei loschi figuri, aspettai che fossero loro
a superarmi.
“Questa ce la paghi, Silente”sussurrò
Piton al mio orecchio.
Non appena se ne furono andati mi voltai verso il ragazzino e gli
chiesi se stesse bene. Annuì con la testa e
scappò via.
Piton e la sua banda di vipere se la prendevano spesso con i
più deboli..chissà cosa aveva scoperto quel
ragazzino…probabilmente qualcosa che già sapevano
tutti ,cioè che Piton e i suoi amici trafficavano con le
Arti oscure. Non mi stupiva affatto di averli trovati nel reparto dei
libri proibiti. Tornai nel dormitorio e sprofondai in un sogno senza
sogni.
***********************
La giornata era incominciata benissimo: mi ero svegliata prima del
solito e quindi potei rimanere al calduccio sotto le coperte con Lily,
come ormai era nostra abitudine fare, chiacchierando allegramente.
Purtroppo la colazione non andò così bene come
speravo..
Lily si andò a sedere vicino a James e iniziarono a tubare
come due piccioni. Io avevo un’ aria disgustata in volto e,
per un gioco del destino, lo sguardo mi cadde in quello di Black, che,
guarda caso, aveva la mia stessa espressione mentre guardava i due
innamorati. Distolsi immediatamente lo sguardo e mi andai a sedere
vicino a Remus. Purtroppo Black era un testone e si andò a
sedere con il suo piatto stracolmo di uova dritto di fronte a me.
“Buongiorno, Silente”.
“Lo era fino ad un minuto fa”sibilai, acida.
Fece finta di non sentire e disse, serafico: “Mi
arrendo”.
“Black, a qualsiasi cosa tu ti riferisca, non
m’importa un accidenti. Non voglio avere niente a che fare
con le tue idiozie. Pensavo di essere stata abbastanza chiara quando ti
ho mandato col sedere a terra”.
“È proprio di questo che sto parlando. Sai che non
faccio altro che pensare a come accidenti hai fatto a battermi in
corsa, a mandarmi al tappeto senza neanche usare la bacchetta, a fare
apparire scudi dal nulla? Mi sono scervellato in tutti i modi, ho
cercato in biblioteca, ho frugato nella tua borsa, ho cercato di far
cantare la Evans ma niente. Ebbene, mi arrendo”.
“Tu sei andato in biblioteca?”domandai sarcastica.
“No, ho schiavizzato alcuni alunni del terzo, ma non
è questo il punto. Andiamo, Silente, ti ho fatto vincere, ho
ammesso la tua superiorità in astuzia..me lo merito o no di
sapere i tuoi trucchi?”.
“Semplicemente ho catalizzato la magia nelle mie mani
anziché nella bacchetta. È quello che fanno i
maghi quando ancora sono bambini e compiono le loro prime
magie”cantilenai a memoria. Quella era la scusa accordata con
mio padre per l’occasione. Non troppo originale ma credibile.
All’improvviso ripensai alla situazione nella quale mi
trovavo:
Perché diavolo gli stavo rispondendo? Perché gli
stavo parlando? Perché ero ancora seduta lì?
Perché mi sentivo già inesorabilmente incatenata
a lui? Perché non riuscivo a considerarmi libera da quello
sguardo, insensibile al suo fascino, al suo sorriso..?
“Ci ho pensato anch’io ma non è questa
la risposta, altrimenti non si spiegherebbero le altre cose che sai
fare tipo correre in maniera soprannaturale. E poi tu non sei mica una
strega di tenera età, Silente. Alla nostra età,
chi è che usa la magia senza l’uso della bacchetta
o è un mago molto potente o appartiene ad un’altra
razza”.
A queste parole, un brivido mi corse per tutta la schiena ma cercai di
far rimanere gelido e indifferente il mio viso.
“Per ovvi motivi dobbiamo escludere la
seconda..”esclamò.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Quindi devi conoscere qualche segreto, qualche magia che non
hai appreso ad Hogwarts”.
“Black, di cosa ti stupisci? È palese che io sia
più intelligente e potente di te”.
“Mi sembra di averti tenuto testa nei combattimenti a tu per
tu nei corridoi,non ti pare?”.
Non ero riuscita a batterlo unicamente perché la sua
presenza mi irritava così tanto da non potermi concentrare
abbastanza per usare tutto il mio potenziale ma questo non potevo
dirglielo,naturalmente.
“Sei esasperante. Non puoi semplicemente accettare il fatto
che il mio disgusto per te è cresciuto talmente tanto che
non ho controllato la rabbia e ti ho messo
all’angolo?”.
“Ti mando proprio fuori di testa, eh?”.
“Non nel modo in cui pensi tu..”.
“È questo il punto centrale, Silente. Ci sono solo
due sensi dell’espressione “andare fuori di testa
per una persona”: il primo è l’ amore e
l’altro è l’odio”.
“Nel nostro caso è il secondo, Black”.
“Ci siamo arrivati finalmente. L’odio è
un sentimento negativo ma pur sempre un sentimento. Per come la vedo io
la nostra situazione non è molto complicata come
sembra”.
“Infatti è molto semplice: io non ti sopporto e
vorrei che scomparissi”risposi glaciale.
“La smetti di interrompermi e mi lasci parlare,per cortesia?
Allora, dicevo che ci sono a sua volta due tipi d’odio:
quello apparente e quello reale. Il tuo ,nei miei confronti,
è odio apparente perché in verità tu
sei attratta moltissimo da me. C’è un confine
molto labile tra l’ odio apparente e l’ amore:
questo confine,nel nostro caso, si chiama orgoglio. Tu sei troppo
orgogliosa e altezzosa e viziata per ammettere che ti piaccia uno come
me, che ti tiene testa, che si permette di prenderti in giro, che
è alla tua altezza. Sei abituata a controllare sempre tutto,
ad avere adulatori e zerbini al posto di persone vere e autentiche con
una vera personalità e un vero carattere.Ecco
perché non puoi ammettere che io ti piaccia. È
contro tutte le tue regole. Quello che non sai è che le
regole sono fatte per essere infrante..”.
Scoppiai a ridere.
“Devo ammettere che hai una certa dose di fantasia,
però. Ci hai rimuginato parecchio,eh?”.
Per quanto potessi insultarlo, però. Non potevo mentire a me
stessa. Non potevo negare che le parole di Sirius mi avevano colpito e
affondato.
“Eh va bene, non sei ancora pronta ma vedrai che
verrà il giorno in cui ti stancherai di dover
fingere”.
“Mi sto sforzando per non farti arrivare questo bicchiere di
succo di zucca in faccia. Se fossi in te mi allontanerei, non so quanto
la mia rabbia, generata dal mio odio apparente, possa
resistere…”risposi ironica.
Dopo la mia frase, si alzò e fece per andarsene ma prima
disse: “Sei più bella del solito oggi,
Silente”.
Sparì con la sua solita eleganza innata e la sua arroganza.
Forse non era poi così diverso da
me…determinato,sferzante, brillante e così pieno
di sé…
Scacciai dalla testa quei pensieri e terminai di mangiare.
Ma le sorprese quel giorno non finirono affatto…
Non appena uscimmo annoiatissimi dall’ aula di Storia della
Magia, in corridoio mi aspettava fiera e orgogliosa, la persona
più vicina ad un fratello che avessi: Uriel.
L’elfo era bellissimo, con i capelli sciolti e fluenti a
coprirgli le orecchie leggermente appuntite, la pelle lunare e gli
occhi straordinariamente verdi, proprio come i miei, anche lui era di
razza reale. Probabilmente era un mio lontano cugino di quarto o quinto
grado..ma ,prima di tutto, era un amico, il mio migliore amico.
Non appena lo vidi nel mezzo del corridoio, circondato dal suo
inseparabile mantello nero in ciniglia, gli saltai letteralmente
addosso, ridendo felice. Lui ricambiò, inaspettatamente, il
mio abbraccio. Mai era stato così affettuoso: non era da
elfi.
“Oh Merlino! Uriel! Che ci fai qui?”.
“Che domande! Sono venuto a vedere come stava la mia
principessa..”disse con la sua voce calda e melodiosa.
Mi fece fare una giravolta ,come suo solito, per vedere come era
cambiato il mio aspetto.
“Mi fa piacere che anche se indossi questa divisa a dir poco
passabile non hai perso un briciolo della tua bellezza”.
“Il solito Snob..”.
“Realista, Ary, realista..”.
Risi, divertita mentre mi accorsi che tutti ci guardavano sconvolti.
Persino le gemelle Wetmore non avevano nulla da dire..
“Oh, Uriel lei è Lily…Lily questo
è Uriel..già sapete praticamente tutto
l’uno dell’ altra..”dissi, incrociando le
loro mani.
Lily era completamente rapita da Uriel, capitava spesso ai maghi non
abituati alle presenze elfiche. James li guardava stranito..non sapeva
se essere geloso o meno..era troppo stordito e intimorito per fare
alcunché.
Black ,invece ,sì che era furioso. Guardava con odio
Uriel. Era geloso folle ed io ne ero compiaciuta. Avrei
pagato per sapere se con uno come Uriel avesse ancora voglia di fare lo
spaccone.. purtroppo non lo seppi mai perché
l’elfo etereo mi portò con sé mentre
gli altri continuarono le lezioni, a fare una passeggiata.
“Allora, qui non è così male come
pensavo”disse, guardandosi attorno.
“No, affatto. Per certi versi mi ricorda Shantaram”.
“Ary..non bestemmiare..”.
“A proposito, vogliamo parlare dell’ abbraccio
super affettuoso che mi hai regalato prima? Da
quand’è che compi questi atti
inconsulti?”.
“Avevo pensato che avessi bisogno di aiuto..”.
“In che senso?”.
“Non volevi fare ingelosire quel ragazzo che ti piace? Quel
bel tenebroso con gli occhi grigi, sbaglio?”.
“Uriel…ma che dici?E poi io non ricorro mica a
queste tecniche di bassa lega..”.
“Andiamo,ho visto come lo guardi e come lui guarda te. I
sentimenti degli umani sono così facili da
comprendere..così semplici..”.
“Ti odio quando parli così..mi fai sentire
così poco importante..”.
“Lo sai che posto occupi nel mio cuore, no?Ma ,tornando al
ragazzo,e così è lui che ha rubato il tuo
cuore?”.
“Uriel, non mi ha rubato proprio niente”.
Mi guardò scettico, per cui aggiunsi: “Senti, non
nego quella lievissima attrazione che c’è fra noi
ma lui è..un idiota”.
Non riuscì a trovare altre parole. Il solo fatto di elencare
i suoi interminabili difetti, mi faceva ribollire il sangue.
Rise colpito.
“Siamo proprio messi male, eh? Ti sei proprio
innamorata..”.
“Uriel, la vuoi finire di entrare nella mia testa? Non
è leale usare la magia elfica”.
“Allora tu dovresti sapere che mentire ad un elfo
è inutile”.
“Purtroppo lo so bene..”.
“Mi ricordo quando ero io a fare a gara per averti con gli
altri principi..”.
“Ero ancora una bambina..”.
“No, è che non ti piaceva essere
corteggiata..finalmente ho capito cosa bisogna fare per
stregarti…maltrattarti”.
“Uriel, non dire sciocchezze”.
“È quello che ha fatto quel Sirius Black,
no?”.
“Sai anche il suo nome?”.
“Certo, Ary. Dovevo pure informarmi su a chi affido la mia
principessa elfica, non credi?”.
“Non parliamo più di lui”.
“Ok, ma devi seguire il tuo cuore, ricordalo sempre
questo”.
“Ma dove sono finiti tutti quegli insegnamenti elfici, del
tipo: mantieni la guardia, non ti fidare, usa la testa, non lasciarti
trasportare”.
“Ma quelli valgono in guerra, mica in amore”.
“E perché non è la stessa
cosa?!”.
“Tu stai diventando troppo saggia per i miei gusti”.
“A proposito, quanti cuori hai infranto a
Shantaram?”.
“I soliti..”.
“Quand è che ti sistemerai?”.
“Mai. Sto bene così”.
“Nessuno sta bene da solo..”.
E parlammo fino a che la gola non ci divenne secca. Uriel era come aria
nei polmoni, acqua nella gola di un assetato, sangue nelle vene..
In uno sguardo aveva già capito tutto di quello che mi stava
succedendo, era la mia ancora di salvezza. Tutti hanno bisogno di un
salvagente ogni tanto, che ti salvi dal naufragio. Io mi stavo
perdendo, perché non stavo seguendo la strada del cuore, ed
ecco che la luce del faro mi rimise sulla giusta via.
Purtroppo imparai a mie spese molti anni dopo che non sempre la strada
del cuore per quanto giusta sia così facile da
seguire..anzi..tutt’altro.
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