Alix & Nicky A sad Love Story

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** first tale ***
Capitolo 2: *** Cri de Couer (Catherine) ***
Capitolo 3: *** 1896 English Princess ***
Capitolo 4: *** Fall Down ***



Capitolo 1
*** first tale ***


La sua nascita ebbe luogo il 16 maggio 1868, evento annunciato da 300 colpi di cannoni dalla Fortezza dei Santi Pietro e Paolo.
Era il figlio dello zarevic Alessandro e di sua moglie Maria. Era una principessa di origini danesi, che in principio doveva sposare Nicola, fratello di Alessandro, tranne che il ragazzo era morto giovane e Alessandro si era trovato erede al trono, con una fidanzata già assegnata.
Nella capitale, si stapparono vodka e champagne.
 
I Romanov avevano un nuovo discendente, ottima cosa ma i più superstiziosi rilevarono che la data fosse di cattivo auspicio,infatti,  il 16 era il giorno di San Giobbe, il più sventurato tra i santi ortodossi.
Il bambino venne chiamato Nicholas, come il bisnonno e il fratello premorto di Alessandro, e il suo nomignolo per gli intimi era  Nicky.
 
Lei si chiamava Elisabetta Aleksandrovna, detta  Ella, a sua volta  figlia di una dama di compagnia della giovane granduchessa Maria.
Suo fratello maggiore Aleksander, detto Sasha o Alex, era coetaneo di Nicholas e adorava la sorellina.
Erano molto legati, divisi solo da tre anni di età e si volevano molto bene, un conforto l’uno per l’altra, che i loro genitori erano estremamente freddi e distanti.
Severi e rigorosi, trovavano irritante la vivacità di Ella, poco femminile la sua curiosità e ben strano il suo interesse per i libri e le lingue straniere, la passione per ascoltare la musica, lei che era stonata come una campana e non aveva senso del ritmo.
Lo zar Alessandro II era stato il suo padrino di battesimo e reputava la ragazzina deliziosa, opinione cui si associava sua nuora Maria e molti altri, ma non i genitori, i principi Raulov ritenevano la figlia troppo scura, magra e curiosa, uno sghimbescio ibrido. spuntato da chissà dove.
Così era, inutile rammaricarsene, diceva Alex, tra loro i fratelli parlavano russo, inglese e francese in modo sciolto, erano poliedrici e curiosi.
Alti, snelli, avevano gli occhi color onice e stupendi capelli scuri, parevano un quadro, tanto erano avvenenti e compiti, arguti e precisi come un narciso in primavera.
 
Lo zar Alessandro II era detto il sovrano liberatore,che aveva abolito la servitù della gleba, aveva fede nel progresso, peccato fosse morto giovane, in un attentato, nel 1881.
La sua agonia fu lenta e penosa, raccontò attento e preciso, Nicky a Ella, le urla, il sangue che impiastrava le mani, gli arti staccati dal colpo della bomba, lui era presente e stupito di spartire la infausta tradizione dei Romanov di morire nel sangue piuttosto che tranquilli nel proprio letto (un presagio? Lui non avrebbe fatto eccezione).

Noi prenderemo seriamente i destini del nostro impero, che da ora in avanti saranno discussi solo tra noi e Dio”, dichiarò Alessandro III salendo al potere, nel 1881, sua legge erano il ferro ed il sangue., non conosceva alcuna misericordia.

Sua moglie, Maria, dimostrò talento nel predisporre grandi feste, circondata da un cercle mondano e spiritosissimo, chic e curata, era sempre all’ultima moda. Invece il marito era assai più parco, agli intrattenimenti scintillanti organizzati dalla consorte preferiva la vita in famiglia. Lavorava come un amanuense certosino alla scrivania, studiando tutti i documenti che affluivano da ogni angolo dell’impero.
Massiccio e altissimo, poteva piegare a forma di ferro di cavallo una forchetta per divertire i figli.

Lo  zarevic e i suoi fratelli crebbero in modo duro e spartano, a titolo di esempio era frugale il sonno in un duro lettino da campo come il cibo, una volta si mangiò l’interno di cera di un crocifisso d’oro donatogli per il battesimo, al cui interno vi era un asserito frammento della vera croce, per la fame, trangugiò tutto. Si vergognava, ma era buono, ammise poi.


Ella fu tra le damigelle di onore di Elisabetta d’Assia, sposa nel 1884 del fratello dello zar, Sergei Aleksandrovic Romanov, insieme alla sorellina di lei, Alix.
Nicky e Alix si conobbero in tale occasione, lei aveva dodici anni, lui quattro in più.
Fu in quell’evento che Alessandro III ebbe a dire a Ella (lo ZAR  aveva notato gli sguardi tra i due giovanetti) che un giorno sarebbe stata splendida.
Nicky annotò nel suo diario che aveva cenato vicino ad Alix e che gli piaceva moltissimo.
Elisabetta sposò il granduca Sergio nella cappella del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, la sua sorellina era vestita di bianca mussola, una acconciatura di rose sulla testa. Come Ella, lo zarevic le guardò entrambe, divorandole con gli occhi, sopraffatto dalla loro avvenenza.
Alix disegnava abiti da sposa nel suo diario, lei era la nubenda, Nicky annotava  che, in ogni occasione, si sedeva vicino a lui, giocando e correndo nel giardino, scambiando fiori e parole, scrivendo addirittura i loro nomi sulla mensola di una finestra. Si amavano, scrisse Nicola.
Vladimir Dzhunkovsky, uno degli aiutanti del granduca Sergei Alexandrovich, nelle sue successive memorie scrisse che, durante il servizio della cerimonia, Alix gli causò una piacevole impressione, singhiozzando forte, forse isterica, le lacrime che scorrevano dagli occhi e nessuno la calmava, non vi riusciva alcuno. Gli anni passarono, in un battito di ciglia. Nicky era cresciuto, giovane e snello, con appena un accenno di barba, ora prestava servizio negli ussari, con Aleksander e Pietr, rispettivamente fratello e cugina di Ella Rostov-Raulov, cene e balli e feste, un flirt con la ballerina Ksensiskya e via dicendo.. Le sbornie erano solenni e rinomate, giocavano ai lupi, ovvero i giovani ufficiali pascolavano a carponi nelle sere estive, lappando le botti di vino e chiaretto che i premurosi valletti rovesciavano loro addosso. Il risultato erano inaudite sbornie e emicranie il giorno successivo. Nel 1889 lo zarevic aveva ritrovato Alix d’Assia, alta, sottile e avvenente, dai bei capelli color oro fulvo, che soggiornava di nuovo in Russia, dalla sorella, ma quel crescente e rinnovato affetto incontrava l’ostilità dell’imperatrice madre, che disapprovava, un conto gli sfoghi ed i flirt giovanili, altro le nozze dell’erede al trono, che ben poteva trovare di meglio rispetto alla figlia timida e sgraziata di un oscuro granduca... In termini di rango e prestigio.. Meglio puntare a una principessa tedesca, della casa di Hohenzollen, a Elena d'Orleans, figlia del conte di Parigi. Nicky pensava alla ballerina, a Alix e … alla principessa Ella Rostov-Raulov, scoprendosi “infiammabile”, e rifletteva sulla stranezza del cuore umano, che oscillava come un periscopio. Era giovane e lo zar suo padre lo preparava poco ai futuri compiti, il Grand Tour, compiuto nel 1890 fu una occasione di svago in Oriente, vi furono molte bisbocce ma poco studio, un gioco goliardico, non la seria osservazione sui luoghi e i costumi di Sasha Rostv-Raulov, il nomignolo di Alexander, quello di R-R, che era uno studioso, pur se gaudente. In Giappone, lo zarevic fu vittima di un tentativo di agguato, da cui ricavò una cicatrice sulla fronte e una eterna antipati Alix tirò fuori delle vecchie foto, dei suoi soggiorni in Italia, Firenze e Venezia, quando sua nonna la regina Vittoria svernava al Sud. Giovane e splendida, eccola nei giardini di aprile, a Firenze, stupita che vi fossero già l’erba e i fiori, rispetto agli inverni tedeschi, avvolta dalla luce dei canali di Venezia, che lo zar Pietro il grande aveva voluto ricreare costruendo la sua capitale, tanto che l’avevano appellata la Venezia del Nord. Sorridente e lieve, aveva vent’anni, poteva avere tutto e nulla aveva. Il matrimonio del futuro zar di Russia non era solo un affair di cuore, sottolineava lo zar Alessandro III, occorreva che la sposa portasse un ottimo nome, una buona dote e ricche alleanze. Per quanto, appunto, nipote della regina Vittoria, dal 1876 imperatrice delle Indie, la giovane era solo la figlia di un piccolo granduca, di scarsi mezzi e fortuna. Per quanto avvenente, la sua timidezza poteva essere un freno nella vita dell’alta società, considerato l’impegno mondano in cui si erano profuse le ultime imperatrici russe. Che la giovane fosse colta, educata, pia e di inoppugnabili costumi non pareva interessare nessuno tranne che Nicola. Principe cui erano proposte varie candidate, possibili unioni che per un motivo o l’altro non si completavano, come la principessa Elena di Orleans o Margaret di Prussia. Verso la metà del 1893 la salute di Alessandro III cominciò a declinare e le lettere tra i giovani conobbero un nuovo slancio. Tuttavia vi era una questione, la sposa dello zar doveva essere di credo ortodosso ma Alix era di fede luterana, occorreva che si convertisse, come avevano fatto tante altre principesse prima di lei. “.. Mio caro Nicky, cerca di capirmi, sai quello che provo per te.. ma questo fatto mi tormenta e mi rende infelice …. Non posso agire contro la mia coscienza e mutare credo religioso, sarei afflitta per tutta la vita. Come potrebbe essere felice una unione che inizia senza la benedizione di Dio? È un peccato cambiare la religione in cui sono cresciuta e che amo, perderei la pace e sarei una compagna indegna, di nessun aiuto nelle difficoltà della vita…”

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Capitolo 2
*** Cri de Couer (Catherine) ***


Alix tirò fuori delle vecchie foto, dei suoi soggiorni in Italia, Firenze e Venezia, quando sua nonna la regina Vittoria svernava al Sud. Giovane e splendida, eccola nei giardini di aprile, a Firenze, stupita che vi fossero già l’erba e i fiori, rispetto agli inverni tedeschi, avvolta dalla luce dei canali di Venezia, che lo zar Pietro il grande aveva voluto ricreare costruendo la sua capitale, tanto che l’avevano appellata la Venezia del Nord. Sorridente e lieve, aveva vent’anni, era giovane, il mondo nelle sue mani, tutto poteva avere e nulla aveva ottenuto.
E ripensava ai matrimoni e i loro effetti, rifletteva, monotona.
Il primo, tra i suoi genitori, Ludwig von Hesse und Rhein e  Alice d’Inghilterra.

Correva il luglio 1862, appena sei mesi dopo la morte del Principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo, un matrimonio che pareva un funerale, la sposa aveva lasciato gli scuri abiti da lutto giusto per la cerimonia, nessuna luna di miele, appena usciti dalla chiesa si era scatenato un temporale, un tragico presagio di sventura.

La corte degli Assia non era ricca,  le continue guerre ne ridussero ancora di più le sostanze, la famiglia granducale era in continua crescita, i soldi mancavano, tanto che Alice allattava lei stessa i bambini per risparmiare, riciclava i vestiti e faceva fare i bagni in acqua fredda ai figli, non concedeva mollezze, come educazione in generale, facendo di necessità virtù nel particolare.
 
Dura e inflessibile, sosteneva che la vita era fatta di doveri, non di piaceri,  la felicità non appartiene a questo mondo.
La sua sesta figlia, Alix, aveva solo un anno nel 1873, quando il suo bambino, teneramente detto Frittie, era morto a  36 mesi, per “il morbo reale”, l’emofilia, tale morte ossessionò, aveva ossessionato Alice, che non si era ripresa. Intanto Luois rimaneva farfallone e distratto, che si faceva vanto di leggere poco e scrivere meno ancora, in compenso adorava lo sherry, le Norfolk jackets ed i cavalli,  e parlava di politica, argomento aborrito dalla suocera.

Ricordava l’orgoglio di  Alice  di definirsi colta, era atea, o quasi, adorava il teologo Strauss, era rigida e altezzosa, a disagio in pubblico, tutti difetti aumentati quando .. nel 1877 Luigi era diventato granduca.
Nel novembre 1878 tutti i suoi fratelli, tranne lei, si erano ammalati di difterite, come il granduca padre, la piccolina, May, era morta per il morbo di cui sopra, come Alice.  
Mancava poco a Natale.
Giocattoli e regali vennero bruciati per paura del contagio, un corteo rispettoso seguì la bara avvolta nella bandiera inglese. 
L’aria profumava di fiori,  destò commozione la ghirlanda di rosmarino inviata da una contadina e il mazzo di violette appassite donato da due orfane che Alice aveva aiutato.
Venne poi sepolta in una tomba raffinata disegnata da E. B. Boehm,  raffigurata a capo basso, con la figlia May tra le braccia.
Gli anni erano trascorsi, con lunghi soggiorni presso la nonna Vittoria, tranquilli, di ruotine, i parenti in numero così elevato che Luigi von Hesse li chiamava la “folla reale”. Ma sua sorella Vittoria si era sposata nella primavera del 1884 con Luigi di Mountbatten, il loro padre si era risposato  pochi giorni prima con una russa divorziata, di credo ortodosso, già sua amante. Alessandra Von Kolemine, uno scandalo, anche se era un matrimonio morganatico, di affetto, il divorzio fu rapido, la regina non tollerava quello scandalo.
Come non tollerava che lei, Elisabetta, si fosse fidanzata con Sergey di Russia, figlio dello zar Alessandro II, fratello dello zar regnante, Alessandro III.
Lei che era stata oggetto di amore e poesie di Guglielmo di Prussia, futuro imperatore di Germania, a 18, 20 anni era bellissima, dolce di carattere e con il viso armonioso.
Ella, che aveva fatto da tramite, tra lei e Nicky, quella lettera in cui lo rifiutava le era costata.
Convertirsi.. che prezzo esigeva la sua felicità.. Sua madre era morta da tanto, come la sua sorellina, il granduca Luigi nel 1892, presto suo fratello Ernie si sarebbe sposato. Che ne sarebbe stato di Lei?
“.. Mio caro Nicky, cerca di capirmi, sai quello che provo per te.. ma questo fatto mi tormenta e mi rende infelice …. Non posso agire contro la mia coscienza e mutare credo religioso, sarei afflitta per tutta la vita. Come potrebbe essere felice una unione che inizia senza la benedizione di Dio? È un peccato cambiare la religione in cui sono cresciuta e che amo, perderei la pace e sarei una compagna indegna, di nessun aiuto nelle difficoltà della vita…”
 
Quando la principessa Ella lesse quelle parole comprese perché le fosse piombato in casa, triste e ubriaco, quella era l'ultima lettera di Alix a Nicola, dell’autunno del 1893.
Suo marito era assente, via con la guarnigione, erano loro due soli, tranne la servitù e l’attendente dello zarevic e la sua guardia del corpo .
Altre parole, altro alcol, la corazza della principessa Ella si andava sfaldando, collera e gelosia verso chi buttava via la speranza, lei avrebbe barattato il suo titolo, il suo matrimonio disgraziato per avere quella possibilità che Alix andava calpestando.
Erano insieme e, nel contempo, Nicky pensava a quella sciocca colma di scrupoli, Ella la riteneva così e non si curava delle ragioni sottese dell’altra ragazza.
Lei era libera di scegliere e rifiutava Nicholas per scrupoli religiosi, lui l’amava e pareva non importare, invece di prendere a sua occasione lo respingeva.
Che ironia, lei era sposata, in metaforiche catene e non aveva potuto scegliere.

Mio principe, lo appellò, lui rispose pronunciando il suo appellativo, Ella, percependo le mani di lei ferme sulle sue clavicole, la sua voce di seta, olio e miele, già una carezza.
Rimani con me, stanotte, a posteriori nessuno dei due ricordava chi avesse detto quelle parole.

La loro attrazione era lì, palese, evidente, in tutta la sua nuda forza,almeno in quel momento non avevano il cuore di occultarla,  furono leali verso loro stessi e un sogno che sarebbe durato appena un battito di cuore.
Che sarebbe stato solo allora e mai più.
O così credevano, ignorando che sarebbero stati legati per la vita e per la morte, fine e principio dell'altra l'uno.

La principessa Ella fece preparare la stanza azzurra per l’augusto ospite, poi si congedarono, formali, l’uno dall’altra, due guardie avrebbero vigilato la porta della stanza ove dormiva lo zarevic, Ella si era ritirata.
Un quarto d’ora dopo, emerse da un passaggio segreto, annuì quando lui le chiese se era sicura, lo aveva desiderato per tutta la vita.
I suoi capelli scuri piovevano come una pioggia oscura sulle spalle e la schiena, Nicola strinse una ciocca, il desiderio lo percuoteva come una febbre.
In quel momento, a Ella importava poco se era lì per lei o per chi…
Lo aveva sognato per tutta la vita.
Era invitante, teso e allusivo, saggiava la sua pelle e i suoi seni come un cartografo, un navigante che conosce nuove rotte, dentro lei era fuoco e potenza, veloci e furiosi nel rapido amore dei giovani amanti, profumava di arancia amara e bergamotto, le sue spezie preferite.
 
La storia tra lo zarevic e la principessa principiò nel mese di novembre 1893, entrambi si sentivano due bari, due giocolieri, due maestri di sotterfugi.  .
Il marito di Ella le badava poco, in verità, come al solito, Nicky mantenne pro forma la sua relazione con la ballerina  Matilde K. (che non raccontava a nessuno come non avessero più rapporti, lui da lei dormiva e basta, pur accordandole i segni del suo favore, con elargizioni di soldi e protezione nel balletto imperiale) e cercava il modo di sposare Alix, cercando di vincere la ritrosia degli imperiali genitori.

Il rapporto con Ella era cosa a parte, sapevano che era a tempo determinato, per lei era una parentesi in un matrimonio che faceva acqua da tutte le parti, per lui una stagione prima delle nozze e della definitiva fedeltà.
 

Lo zar Alessandro III si ammalò sempre di più, occorreva che lo zarevic si sposasse, a quel punto meglio Alix che nessuna.
 

Nel mese di aprile 1894 Nicola si recò a Coburgo per le nozze di Ernesto, il nuovo Granduca di Assia, amato fratello di Alix,  essendo il loro padre Luigi morto nel 1892, dopo una vita di scandali e illusioni mancate.
Nicholas aveva il permesso di proporsi, tuttavia, ove lei lo avesse rifiutato, si sarebbe messo l’anima in pace e avrebbe cercato altrove.
La sposa, Vittoria Melita di Edimburgo, era molto graziosa, faceva una splendida figura con Ernie, era un accordo, non un amore, lui era omosessuale, lei era innamorata di un altro, tranne che le attenzioni erano rivolte a Alix e a Nicola.
Lui si propose e lei rifiutò, in lacrime.
 
Tuttavia, il loro comune cugino, Guglielmo, detto Willy, imperatore di Germania dai folti baffi e dalla radiosa risata, si mise in mezzo, come la granduchessa Elisabetta, sorella di Alix e zia acquisita di Nicola, che aveva sposato uno dei fratelli dello zar Alessandro III, ovvero Sergio.
Il cugino Willy convinse Nicola a riprovare, poi parlò alla “cara Alix”, rilevando che era una grande occasione e Elisabetta rincarò la dose, evidenziando i punti di contatto tra il credo luterano e quello ortodosso.
Era inutile che facesse la martire, la vita era già un duro affare e ormai aveva quasi 22 anni, rischiava di rimanere zitella, la assediarono con quei discorsi e la ragazza un poco piangeva e un poco rideva.. Si voleva solo far convincere e recitare la martire.



Non era affatto una stupida e comprese che quella era davvero la sua ultima occasione.
Il giorno dopo, Nicky si propose di nuovo e lei accettò,tra lacrime e preghiere,  cosi che furono fidanzati, in modo ufficiale,  la sua felicità era palese, era vestita di grigio fumo e tra rose e lillà Nicola la baciava, si sarebbero sposati, aveva il suo lieto fine, al dito il suo anello di fidanzamento con le perle rosa e in testa un suntuoso elenco di gioielli da chiedere. Amava sia perle e zaffiri come rubini e smeraldi e ametiste, la futura suocera chiedeva di scegliere tra una di quelle gemme, la cara Alix precisò di non avere preferenze, che tutte erano gradire, fin da principio apparve avida e smaniosa.
Molti anni dopo, Alix rievocava quei giorni di primavera, i lillà e i baci di Nicola.
Da figlia di una nullità o quasi in termini araldici, dopo avere rifiutato proposte più o meno prestigiose, sarebbe divenuta imperatrice di Russia, signora di un sesto delle terre emerse, ricca, riverita e potente, sposata all’uomo che amava.
 

Ella accettò di incontrarlo in una piccola dacha del parco imperiale di Carskoe Selo, ovvero il villaggio degli zar, cittadina a 20 chilometri da San Pietroburgo.
In quella piccola casa di campagna, intima e lussuosa, si erano spesso dati convegno, attardandosi nelle lunghe ore buie tra le lenzuola e le rispettive strette, riposando e poi iniziando il gioco della passione, spartendo una merenda e un bagno. 
 
Quel giorno piovigginava e aveva stille di pioggia sul viso e i capelli, le gocce battevano sui muri di legno, era finita.
A congratularsi non ce la fece, non era così ipocrita, lui la strinse, neanche lui se la sentiva di parlare, e celebrarono un addio carnale, era l’ultima volta, l’estremo regalo.
Quando si riversò dentro di lei, Ella lo cinse con le braccia e le gambe, in quel momento era suo soltanto.
Tra loro avevano sempre parlato molto poco a parole, si erano guardati in un milione di modi,negli anni, avevano fatto l’amore infinite volte in quei mesi, si erano scritti lettere appassionate, quello era un addio perfetto.
O parve sul momento.
La gente guarda ma pochi vedono davvero quello che  hai dentro, sfumature di parole ma non di sentimento, non dovevano badare alla gente, solo occuparsi di loro due.
Forse non era amore eterno ma era amore vero. Una specie di attesa  e credito contro la sorte, amore, appunto, e attenzione e cura..
Ignoravano gli anni seguenti.
                                                      
Che di nuovo si sarebbero assaggiati  la pelle e le anime e le ossa.

Nel mese di maggio 1894 Ella dedusse di essere incinta, tra mal di testa e nausea e un ciclo mancato.
Suo marito impazzì di gioia, in quel periodo frequentava il suo letto ma… da settimane non compiva l’atto - collassava ubriaco ma non ricordava che NON faceva e .. pensava di adempiere.
Una mossa pragmatica, un segreto che ora era incinta, dopo tre anni di matrimonio circa e altrettanti anni di rimbrotti su una sua presunta sterilità, che gli uomini mai hanno colpa.
Quando Alexander, fratello di Ella, lo disse a Nicky, in via informale, dato che Ella non era nemmeno di due mesi, il principe si congratulò, un sorriso radioso per mascherare altri pensieri (Andava con me e suo marito? Che posso fare? Sarebbe uno scandalo senza pari, fosse figlio mio che potrei fare? Non siamo ai tempi del 1700, sto per sposarmi e.. ) .
Quella sera prese una sbronza solenne, era giovane ma non stupido, poteva essere suo come di Pietr, evitò indagini..
Le volle evitare di proposito, la domanda precisa gliela fece molto dopo.
 
Gli venne chiesto di essere padrino della creatura e suggerì il nome di Alessandro per un maschio, Catherine per una femmina, alla francese, come la zarina sua grande antenata.
Intanto si apprestava nel corso dell’estate a raggiungere Alix che faceva le sue vacanze in Scozia, studiava il russo e il credo ortodosso in vista della sua conversione.
Nicky raccontò alla sua fidanzata della relazione intrattenuta con la ballerina, stette muto della SUA principessa, per tutela di entrambi.
Alix era ferrea nel senso della morale, non tollerava che una donna sposata avesse relazioni, mentre una etoile era ammissibile che fosse di facili costumi, uno scapolo doveva pur sfogarsi.
Ella sarebbe sempre stata una sottile  ombra, una eclissi nel loro rapporto e mai Nicola l’avrebbe obliata, a suo modo l’avrebbe amata per sempre.
 
Alix era bella e fredda e timida, così timida che il suo disagio e la sua goffaggine passavano per alterigia e freddezza e noncuranza.
Intanto, lo zar Alessandro III peggiorava di ora in ora, scriveva Aleksander, fratello di Ella a Livadja, in Crimea, i medici erano costernati, incerti i ministri, lo zarevic in attesa dell’arrivo della fidanzata.

Non sono pronto, disse Nicholas, al principe Rostov-Raulov, nella camera ardente, lo zar suo padre spirato da poche ore, era il 10 novembre 1894 e adesso era lui lo ZAR, supremo autocrate di tutte le Russie, e si chiedeva cosa sarebbe stato di tutti loro, non sapeva governare o parlare con i ministri, diceva,sono il sovrano ma senza idea di come agire.
Rostov-Raulov tacque, per lealtà ma i dubbi erano leciti, se entrava in crisi per organizzare i funerali del padre, come se la sarebbe cavata a governare la nazione?
Alla fine la salma del defunto giunse, dopo un lungo viaggio, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, dopo un trasporto in ferrovia, i funerali si tennero tra incenso, preghiere e centinaia di candele e canti ..
 
Lei si convertì alla religione ortodossa, assumendo il nome di Alessandra Feodorovna, devota credente.
 
 
 
Non fu a favore di Alessandra giungere dietro a una bara, quella dello zar Alessandro III, e sposarsi pochi giorni dopo, la chiamavano per quello la sposa in lutto . Per i più, avrebbe portato solo lutti e devastazione, appunto, con il senno di poi siamo tutti dei maghi, rilevava Ella molti anni dopo.
 

Il 26 novembre 1894 lo zar Nicola II sposò Alix, pardon Alessandra, ornata di seta candida e oro e diamanti e piume.
 
 
 
 
Ella ascoltava le cronache da suo fratello e suo marito, che non rispondevano  a dettagli curiosi e femminili che potevano essere la foggia delle balze o dei riccioli,la misura del velo da sposa e  i preziosi indossati, non capivano una gestante di sette mesi circa..
Suo fratello Ernie l’aveva accompagnata all’altare, scortandola attraverso una galleria umana di uniformi e abiti di lusso inaudito, che la scrutavano in ogni minimo particolare.
Prima della vestizione aveva pianto, per la tensione, la stanchezza, il nervosismo, ma era orgogliosa e felice mentre si avvicinava all’altare, un mazzo di rose e mirto tra le dita, sorrideva a Nicola che ricambiava di rimando, erano una coppia innamorata e felice.
La  cerimonia si tenne nel primo pomeriggio, seguì un lungo banchetto e poi gli sposi si ritirarono, che lei aveva il  mal di testa..
 
Ella non aveva partecipato, in via ufficiale alle cerimonie, la sua gravidanza era troppo avanzata, il bambino troppo agitato nel suo seno, tranne che la principessa si era recata a pregare per Alessandro III, spandendo molto tempo e riflessioni presso la sua bara, un velo nero sul viso, il ventre occultato dal busto.
 
Con il matrimonio Alessandra Fëdorovna rinunciò al suo titolo di principessa d'Assia e Renania e assunse invece un nuovo e prestigioso rango. Nelle cerimonie solenni le spettava l'appellativo di: Sua Maestà Imperiale la zarina Aleksandra Fëdorovna, imperatrice di Russia, granduchessa di Smolensk, di Lituania, Volinia, Podolia e Finlandia, principessa di Estonia, Livonia, Curlandia e Semgalia, Bialystock, Carelia, Tver, Juguria, Perm', Vjatka, Bulgaria e altri Paesi; granduchessa del Basso Novgorod, di Černigov, Rjazan', Polotsk, Rostov, Jaroslavl', Belozersk, Oudoria, Obdoria, Condja, Vitebsk, Mstislav' e del Nord; Augusta consorte del sovrano di Cartalinia, Iveria, Kabardinia, Armenia, Turkestan; erede al trono di Norvegia, duchessa di Schleswig-Holstein, Stormarn, Ditmars e Oldenburg, della dinastia dei Romanov-Holstein-Gottorp
Era molto decisa, anche troppo, rispetto allo zar .. che chiamava Nicola in pubblico, non badando alle apparenze, in teoria doveva essere la prima dei suoi sudditi a mostragli rispetto e così non era, le sue caricature, fatte nei primi mesi di matrimonio, rimasero una leggenda ..
Nicola era ritratto come un bambino recalcitrante che non voleva mangiare la minestra, la zarina madre come una mamma severa e brontolona, la principessa Ella poi ebbe il dubbio onore di essere ritratta con un lungo collo di cigno e piccoli piedi di danzatrice , ne rise, una tra le poche.
 
Sua figlia nacque il 27 gennaio 1895, la primogenita degli zar nel novembre dello stesso anno.
Nicola fu tra suoi padrini di battesimo, annotava che la neonata somigliava alla madre, nei lineamenti  e nei colori, scure le ciocche, di onice le iridi, il visino ben fatto, non aveva pianto né si era agitata quando le veniva imposto il crisma battesimale.
La chiamarono poi Catherine, alla francese, in luogo di Ekaterina Petrovna RAULOVA.
Quella bambina ero io.
 

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Capitolo 3
*** 1896 English Princess ***


Nel mese di maggio 1896 si svolgeva la solenne incoronazione a Mosca, la cerimonia dentro il Cremlino fu di superba bellezza e lusso.
Era la completa assunzione al trono, l’investitura di forma, dopo quella di sostanza al momento della morte di Alessandro III.
La cattedrale dell’Assunzione rutilava di ori e icone, di una folla abbigliata in modo splendido, che resistette circa cinque ore, il tempo dell’elaborata celebrazione, tra salmi e prediche, le fiammelle delle candele vorticavano sospinte dai palpiti d’aria come l’incenso che saliva dai turiboli, gli zar erano commossi mentre venivano cinti della sacra corona.
Erano  i signori della Russia, incoronati, gli unti del Signore, solo Dio e gli angeli erano loro superiori, avvolti da porpora e ermellino parevano divinità, ieratiche e perfetti nei volti e le espressioni. Tale sensazione si era avuta la sera prima, quando Alix, affacciatisi al balcone per salutare la folla, ricevette un mazzo di fiori dai notabili. Quando lo aveva preso in mano, un congegno nascosto aveva inviato un messaggio alla centrale elettrica di Mosca, che rispose inviando la corrente a tutte le lampadine, rosse, verdi, viola e blu, poste su ogni albero, cupola e cornicione, così che tutte le luci si accesero, stelle palpitanti, la città a festa illuminata solo per LEI
Venne tenuto un imponente banchetto per i nobili e i dignitari, mentre quello per il popolo era stato organizzato nei pressi della spianata di Chodynka, usata come luogo di esercitazioni militari, quindi ricco di buche e fossati.
Erano stati allestiti teatri, grandi buffet per recare i cibi e i doni dell’incoronazione, 20 spacci pubblici per le bevande, insomma una grande fiera,  ma la sera che precedeva il banchetto per il pubblico era circolata nel popolo la voce che i doni commemorativi non sarebbero bastati per tutti, quindi la folla cominciò a radunarsi per essere in prima fila fin dai primi bagliori dell’alba.
Da una cronaca di quei giorni "Una forza di polizia composta da circa 1800 persone non riuscì a mantenere l'ordine pubblico e sfollare quanti si erano radunati. L'ondata di panico che si verificò non durò più di quindici minuti nei quali 1 389 persone furono calpestate a morte e all'incirca 1 300 furono ferite.”
Lo  zar dichiarò che non si sarebbe presentato al ballo organizzato per quella sera presso l’ambasciata francese, ma gli zii paterni, lo convinsero a parteciparvi ugualmente per non offendere il diplomatico di Parigi. Alla fine,Nicola II si arrese.
Il commento di Witte, ministro di lungo corso: «Noi ci aspettavamo che la festa venisse annullata. Invece essa ebbe luogo come se nulla fosse accaduto e le danze vennero aperte dalle Loro Maestà ballando una quadriglia. Fu una serata infausta: l'imperatrice appariva sofferente e l'ambasciatore britannico ne informò la regina Vittoria.”
Molti russi ritennero che il disastro del campo di Chodynka fosse un presagio del fatto che il regno sarebbe stato infelice; altri, usarono la tragedia per rimarcare la spietatezza dell'autocrazia e  la superficialità del giovane zar e della sua "consorte tedesca".
Principiarono a chiamare l’imperatore "Nicholas the Bloody", ovvero Nicola il Sanguinario.
Un regno cominciato nel sangue si sarebbe concluso nel martirio e nella tragedia, riecheggiando un luogo comune, Alix ebbe un aborto spontaneo, parevano passati mille anni dalla prima, felice notte di nozze, dopo cui aveva scritto nel suo diario che amava Nicky, che non le pareva possibile una felicità in quel modo per due esseri mortali.
La sua principessa inglese, la chiamava Nicky, gli inglesi chiamavano il suo incarnato “pesche e panna”, il suo remoto sorriso era una delizia
Scosse la testa.
Si tolse le forcine di squisita fattura, che le assicuravano le lunghe ciocche alla crocchia che soleva portare.
Tutto  quello che aveva era splendido, dalla biancheria di lino e batista alle lenzuola di seta con il suo monogramma.
Per non tacere dei vestiti, che ordinava da Worth e Paquin, gli equivalenti della sua epoca della famosa mademoiselle Bertin, che aveva vestito Marie Antoniette.
 I suoi passi parevano seguire i suoi, la regina austriaca si era librata con la grazie di una farfalla sui pavimenti che lei aveva percorso oggi, ammirando la famosa Galleria degli Specchi, per non tacere delle fontane che avevano zampillato, in fastosi zampilli.
I  giardini di Versailles erano una meraviglia, come quelli di Babilonia, le foglie che viravano nel rame e nell’oro, quando avevano visitato Parigi le migliaia di alberi presenti sulle strade che avevano percorso erano stati ornati da fiori artificiali di ippocastano, appositamente creati..
 Sorrise nello specchio, flettendo indietro la testa dorata, gli occhi grigio azzurri assorti e remoti. Anche Antonietta era stata bionda, con grandi occhi, dotata di grazia ed eleganza, brillante in ogni occasione, lei invece in pubblico arrossiva, la sua timidezza cronica era percepita come arroganza, il suo delizioso incarnato, che gli inglesi chiamavano “pesche e panna” diventava orribile.
Si alzò, andando verso il letto a baldacchino, con stupendi e raffinati tendaggi, Antonietta doveva avere pensato che certo era splendido. Come la trovata dell'ambasciatore francese di regalarle un arazzo di Gobelin con la regina e i suoi figli, lo avrebbe messo nel suo salotto arredato nei toni del malva e del lilla, nel suo prediletto palazzo di Alessandro, a Carskoe Selo, sua residenza preferita.
 Alessandra Feodorovna si addormentò sorridendo.
Era il 1896, era in viaggio con suo marito per le corti di tutto il continente europeo dopo la solenne incoronazione di Mosca.
Era zarina di Russia, moglie di Nicola Secondo, sposato per amore, giovane e avvenente.
La sola cosa che mancava a rendere completa la sua gioia era un figlio maschio, nel novembre precedente aveva dato alla luce la sua prima figlia, Olga.
 Un erede.
Mancava solo un maschio per rendere completa la sua gioia, la sua vita, dopo la triste infanzia, la lotta per sposare Nicola, la sua coscienza e via così, si rammentò che era un onore dormire in quelle stanze, appunto, mentre il suo seguito lo considerava un cattivo segno, come la scelta di regalarle quel particolare arazzo.
 La regina austriaca aveva avuto una tragica morte, sulla ghigliottina, dopo che la rivoluzione del 1789 le aveva tolto il suo titolo, il marito ed i figli, schernita, derisa, umiliata fino al suo ultimo giorno.

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Capitolo 4
*** Fall Down ***


Il profumo, amaro e tenace di un fuoco, pigne stillanti che sanno di resina e bosco, fuori il freddo, nel mio salottino caldo e intimità..
I  mobili chiari, laccati, un leggero ventaglio cinese di Nanchino, i fiori messi in un vaso Sevres e sotto i miei piedi un soffice tappeto di Aubusson, quiete, tra le dita un libro di Sonetti di Shakespeare.

Una pausa.
La mia diletta stanza, the mauve room, il mio rifugio contro il mondo.
Mi criticano, mi beffeggiano, la tedesca che fa solo bambine, non ha ancora dato un maschio al suo amato marito, solo femmine, una fallita..
Ho spoasato l’uomo che amo, sono circondata da gioielli, splendore, e fallisco.. Non produco un erede..
Tristezza. Euforia..

La primavera è giunta, un verde trionfo di erba sottile con suntuose giunchiglie dorate, boccioli e canti giulivi ..
Siamo mercuriali, in movimento, come lepri marzoline.. Nicky mi ama, ma vuole un maschio, è necessario, da me ha avuto solo bambine, Signore, Dio mio, aiutatemi.
Nicky proteggimi, da me e da tutti.


Mi paragoni a   un fiore, in questo salottino, tra i medaglioni con composizioni molteplici di fiori con le cornici dorati a rocaille, i pannelli bianco e oro adesso in voga, con gli stucchi.Anche questi sono dorati,  sembrano facciano sparire il confine tra soffitto e pareti.

Sono vestita di chiaro azzurro, come un giacinto od un iris, protesa in ascolto verso di te e lo specchio sopra il camino ci riflette, la sua cornice è adorna di girandole placcate di bronzo una cosa davvero curiosa e splendida, come i pavimenti ad intarsio dei più svariati legni esotici e francesi.

Al pari delle preziose cineserie, tappezzerie di seta e porcellane dell’estremo oriente, pannelli cinesi di lacca dalle varie forme.
E su questi pannelli sono dipinti uccelli, fiori e paesaggi, e scene, come la coltivazione del riso e del tè, la fabbricazione della seta e della porcellane, scene su cui fantastico, come è là la vita?

Domanda oziosa, osservando gli sfondi azzurri, dipinti con il prezioso colorante azzurrite, mi piacerebbe andarci insieme, il vecchio mondo, il nuovo mondo.
Il profumo delle pastiglie aromatiche alla tuberosa si disperde nell’aria, per occultare il puzzo di sudore ed altri effluvi dalla griglia dell’incensiere, aiutami, dobbiamo avere un maschio, sta diventando una perduta ossessione.
Il fuoco brucia, forte ed aromatico, legno di ciliegio, e si mescola ai delicati aromi dei fiori di serra  collocati con cura nei vasi cinesi, mischiati ai fiori di seta, che fanno da pendant con i piccoli quadri con soggetti floreali, le foto di famiglia, i miei disegni, gli acquarelli.
Per sopravvivere, cerco di forgiare una maschera di squisita educazione e armonia.
So mentire e barare, rivestire lucide patine, nessuna scalfittura in apparenza, solo una fessura segreta, all’altezza del cuore..
E fallisco.
Sono una venuta meno.
A tutto.

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