Belongingness

di Mikarchangel74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~Titolo:  Belongingness
Fandom: Supernatural
Ship: Leggera yaoi
Warning nessuna
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 13/26 ‘Febbre’ (parte prima)
Parole: 6047

Belongingness
(Capitolo 1)

Un sospiro scappò tra le labbra del cacciatore seduto al bancone di un bar, mentre fissava sovrappensiero il liquido bronzeo del suo drink.
Sam Winchester si sentiva un po’ solo. Ormai era abituato ad avere sempre accanto suo fratello, ma stavolta avevano dovuto separarsi per seguire due piste diverse. Dean era dovuto andare in Arizona in soccorso ad una richiesta d’aiuto di due giovani cacciatori alle prese con un fantasma che tormentava e portava alla morte molti abitanti di una città nei modi più raccapriccianti.
Mentre Sam si era recato sulla piccola isola di Holbox davanti alle Coste dello Yukatan in Messico perché a quanto pare dopo la devastazione dell’uragano avvenuta del 2005 capitavano insolite sparizioni e morti, tutte legate al mare.
Sorrise sollevando gli occhi su una giovane cameriera per ringraziarla quando passò e gli riempì di nuovo il bicchiere con il drink abbastanza alcolico ma dolciastro, dal sapore indefinito, a detta di quell’affascinante cameriera, si trattava di una specialità dell’isola.
Osservò la ragazza che era tornata a sfaccendare dietro al bancone i capelli fluenti mossi e corvini circondavano un bel viso dalla pelle liscia, olivastra e gli occhi profondi e neri come due pozze di petrolio. Un sorriso apparve sulle sue labbra pensando che se ci fosse stato suo fratello, si sarebbe già fiondato a farle la corte ed organizzarsi la nottata. Ma il sorriso gli sparì subito, con la consapevolezza che Dean era a km di distanza da lì in quel momento.
Era ormai quasi il tramonto una bella luce calda e ambrata filtrava dalle imposte leggermente abbassate dei finestroni del locale e a parte la cameriera, c’erano solo un gruppo di uomini attempati che giocavano a carte, un gioco che Sam non riconobbe; Ogni tanto gli allungavano occhiate strane, tra il curioso e l’infastidito, ma a Sam poco importava.
Era lì già da tre giorni e non aveva scoperto molto. I locali erano parecchio riservati e restii al dialogo con i forestieri, pur spacciandosi per un agente dell’Fbi non era riuscito a sapere granché, solo alcune leggende che gli aveva raccontato un impaurito agente del distretto di polizia del luogo.
La leggenda narrava di creature marine, mostri, che uscivano dal mare di notte per rapire le persone e cibarsene.
Sam finì il terzo drink sentendosi fin troppo allegro e ne rifiutò un quarto, quindi aprì il suo tablet e, appoggiando il gomito sinistro sul tavolo e la testa sul palmo della mano, iniziò pigramente a spulciare in cerca di quali creature marine potessero esistere.
Più di quante ne immaginasse. Sospirò e si preparò a leggere tutto quanto.
C’era l’Alastyn, una specie di cavallo marino, catturava le vittime lasciandole avvicinare e montare sulla sua groppa docilmente per poi portarle via, ma era una leggenda dell’Isola di Man.
C’era il Kelpie, un demone che assumeva una forma di cavallo nero che popola il laghi e fiumi della Scozia, Irlanda e Scandinavia.
Il Kappa, creatura acquatica del Giappone, Le Sirene… Più probabili, ma lui non le aveva mai viste dentro l’acqua, come lo stereotipo che solitamente gli umani associavano a quel nome.
L’ippocampo, mezzo cavallo e mezzo pesce, la cavalcatura di Poseidone.
Il Kraken, dalla forma di una gigantesca piovra. Sam immaginò i grossi tentacoli sbucare dagli abissi oscuri pronti ad afferrarlo e rabbrividì.
C’era il serpente marino, lo Zaratan un mostro a forma di balena o tartaruga, ma talmente grande da esser scambiato per un isola a volte.
Il Buru, un rettile acquatico dell’India, il Cacaelia, mezzo uomo e mezza piovra ed il Bahamut, un pesce gigantesco delle coste del Medio Oriente.
Sam sospirò ancora, si sentiva la testa un po’ leggera e un po’ di sonnolenza dovuta a quei cocktails. Possibile che non ci fosse scritto niente sulle coste del Messico?
Di colpo un ragazzino emaciato entrò di corsa nel locale gridando “El monstruo! El monstruo!”
Gli uomini seduti lasciarono il loro gioco a carte e si alzarono per seguire il bambino e così fece anche Sam, chiuse il laptop mettendolo nello zaino, questo in spalla e corse fuori.
Seguirono il bambino fino alla spiaggia ed il piccolo indicò verso l’orizzonte “Allí, lo vi allí!! (Laggiù, l’ho visto là!)”
Sam cercò di aguzzare la vista, ma non gli parve di notare niente di insolito a parte le increspature delle acque salmastre.
Il ragazzino gli strattono la maglia e Sam lo guardò “Por favor toma el bote y ve a ver! (Per favore prendi la barca e vai a vedere!)” Gli disse indicando una barca a vela molto precaria e con il pennone della vela rotto.
Guardò l’imbarcazione un pò perplesso, ma la curiosità che ormai si era impossessata di lui era troppo forte e decise di avventurarsi in mare aperto, con l’intenzione di non allontanarsi troppo, anche perchè iniziava ad avere un pò di fastidio allo stomaco, probabilmente non abituato a bere alcolici, ma non gli dette molto peso.
La barca non era molto affidabile e sicura, se solo avesse urtato uno scoglio sarebbe andata in mille pezzi, per di più neanche l’aveva visto il mostro di cui parlava il bambino e non aveva idea della sua grandezza, a messo che di mostro si trattasse. Non era stata proprio una mossa inteligente la sua pensò.

Gli abitanti dell’isola odiavano i ficcanaso e gli stranieri. E’ vero, esisteva qualcosa che veniva fuori dal mare, ma altro non erano che una colonia di sirenidi che ormai convivevano pacificamente con gli abitanti dell’isola. Per vivere però in grazia di Dio, gli abitanti e le creature avevano stretto un patto, gli abitanti gli avrebbero fornito cibo fresco, questo significava sacrificare qualche umano ed in cambio loro li avrebbero anche protetti da minacce esterne, anche se poi facevano ben poco.
E sam era caduto pari pari come un allocco nella loro trappola.
La vittima veniva drogata, di solito mettevano una dose sostenuta di un infuso a base di tabacco nel drink, che aveva un’effetto piuttosto rapido e faceva salire un gran febbrone, quindi veniva mandata con qualche scusa in mare, dove si sentiva male ed affogava, o comuque veniva presa dai Sirenidi e portata nella loro tana e lì mangiata viva o quasi, un pasto piuttosto fresco.
Dopo l’accaduto gli abitanti sostenevano che era stata una disgrazia. –Il poveretto si è avventurato in mare e la barca s’è rovesciata; Il corpo è scomparso nelle acque. Oppure, era a far sub ma non è mai risalito. Insomma fin’ora erano sempre riusciti a sgamarsela, il problema era insorto all’arrivo di un’ispettore dell’FBI messosi a ficcanasare, quindi era meglio farlo sparire il prima possibile, ma a quello ci avrebbero pensato gli abitanti marini, che poi riportavano a riva solo lo scheletro dopo qualche giorno.
In quel tratto di costa, quella piccola insenatura dove si trovava Sam adesso era interessata da forti correnti, il Reef non era distante e le correnti tiravano la barca al largo proprio verso la scogliera tanto affascinante e preziosa quanto spietata ed infida. Lui se ne accorse e cercò subito di far partire il motore per far dietrofront, ma ovviamente non ne volle sapere di azionarsi così si mise a remare per tornare verso la riva, ma la corrente aveva già fatto sua quella piccola imbarcazione. Tutto calcolato ovviamente dagli abitanti di Holbox che avevano già sperimentato più volte quella sorta di trappola per le malcapitate vittime destinate al sacrificio.
“Quanto sono stato stupido!” Si disse, mentre la paura si impossessava di lui, chiudendogli lo stomaco e sopprimendo persino quel fastidio che aveva.
La corrente spingeva le imbarcazioni verso la barriera corallina e le faceva schiantare lì sopra, ovviamente nessuno degli abitanti si azzardava a mettersi in acqua in quel posto che nella loro lingua chiamavano la bahía del diablo. Ma i visitatori non lo sapevano ovviamente.
Mentre Sam vedeva avvicinarsi l’inesorabile reef, cercò di chiamare aiuto e sbracciarsi, ma nessuno pareva sentirlo, o se anche lo sentivano, facevano finta di niente. Remò, gettò l’ancora e l’imbarcazione rallentò leggermente ormai era fuori dalla piccola insenatura, sfruttò il momento per cercare di raggiungere gli scogli e la parete rocciosa più vicina, ma anche quella prospettiva non era confortante viste le onde che vi si infrangevano contro ed immaginò come sarebbe andata in mille pezzi la sua fragile barca contro quelle rocce, ma per lo meno se avesse trovato modo di star fuori dall’acqua poi forse qualcuno lo avrebbe salvato... Forse..
Il sole ormai calava all’orizzonte, il cielo si era imbrunito parecchio Sam si rese conto di essere in un bel guaio, col buio in balia delle correnti... Si sarebbe schiantato sul reef o contro la scogliera, entrambi gli esiti fecero accapponare la pelle al giovane uomo, rabbrividì, ma non erano solo brividi dovuti ad una scarica di adrenalina, erano brividi di freddo, ma non era possibile pensò, la temperatura sfiorava i 27 gradi.
E dì colpo si abbracciò stretto non riuscendo a controllare il tremito e battendo forte i denti. Si dovette piegare su se stesso per un minuto sentendosi tremendamente spossato e con un forte senso di nausea, tanto che si appoggiò al bordo della barca sporgendo leggermente la testa con la paura di vomitare da un momento all’altro.
Ma cosa cavolo gli stava succendendo? Si costrinse a riprendersi un momento per non lasciar andare la barca alla mercé delle acque, più di quanto già non lo fosse, ma tutto ciò adesso richiedeva uno sforzo che lui non era in grado di affrontare
Il natante intanto era arrivato alla barriera, il mare era molto agitato e le onde lo sballottarono come fosse un giocattolo in mano ad un bambino, Sam dovette buttarsi in ginocchio ed arreggersi per non cadere, anche se forse cadere fuori dalla barca sarebbe stato meglio che schiantarsi sulla barriera corallina e ferirsi con scogli e coralli taglienti come rasoi.
La febbre era già molto alta e Sam non riusciva nemmeno più a tenere la mente lucida, sentiva solo un’enorme freddo, possatezza e confusione. Si raggomitolò sul fondo della barca tremando e battendo i denti perchè incapace di fare altro.
I sirenidi avevano già notato da tempo l’imbarcazione ed aspettavano pazienti il succulento spuntino ormai prossimo. Si appostarono al reef pronti ad afferrare il malcapitato non appena fosse caduto in acqua. Poco dopo la barca cozzò forte la scogliera ed iniziò ad imbarcare acqua, Sam fu investito dal gettp che pareva gelato come il ghiaccio e gemette ancora incapace di reagire o tentare di alzarsi. Teneva occhi e denti serrati scosso da forte ondate di brividi.
Il natante fu sballottato e spinto più volte contro il reef ed alla fine si ribaltò e si ruppe. Sam fu catapultato in acqua. Le onde lo fecero ruzzolare e affondare. Il suo corpo fù sbatacchiato come una tenda nei giorni di vento. Finchè un’onda più grossa non lo spinse giù contro i coralli e gli scogli. I suoi vestiti furono lacerati, il corallo gli tagliò la pelle e bruciò come il demonio. Sam spalancò gli occhi e lanciò un grido, perdendo il poco ossigeno che ancora aveva nei polmoni. E’ strano come, vedendo il sangue fuoriuscire dalla ferita sul fianco, pensò che sarebbe potuto arrivare uno squalo a mangiarlo... come se non fosse già in pericolo di vita anche senza squalo, con la mente stravolta ed annebbiata dalla febbre alta, il corpo debole sballottato e spinto contro gli scogli taglienti. Stava affogando e non riusciva a far niente per impedirlo e forse fù questa consapevolezza che di colpo gli dette una scarica di energia, l’ultima. Sbracciò forte finchè non raggiunse la superficie con la testa e si riempì i polmoni più che poté, ebbe qualche colpo di tosse perchè alcuni schizzi d’acqua gli finirono in gola. Ma si guardò intorno, cercando di capire dove fosse la scogliera, la sua unica speranza era nuotare fin là e raggiungerla, anche se la reputava un’impresa impossibile in quel momento. Non fece a tempo a dare la prima bracciata che un’altra grossa onda si abbattè sulla sua testa. Si sentì schiacciare di nuovo sott’acqua, giù verso quegli scogli pronti a lacerare e trafiggere. Battè con forza una spalla lussandola e gridò di nuovo perdendo ancora una volta tutta la riserva di ossigeno. Rotolò sul quel fondale sconnesso ed impietoso, si procurò nuovi tagli e finì su un gruppetto di ricci di mare, gli aculei gli penetrarono nella pelle e le punte velenose si spezzarono. Sam si sentì finito... Come poteva combattere e vincere contro la forza della natura? Specie in quello stato febbrile. L’uomo non vinceva mai contro di essa, poi sentì di avere il solido sotto ai piedi e si dette un’altra spinta riuscendo di nuovo a tornare in superficie e per la seconda volta riprese ossigeno e lottò per la propria sopravvivenza; Scalciò e cercò di nuotare via, ma di colpo si sentì afferrare alle caviglie e subito dopo alle gambe, pensò al Kraken mentre veniva tirato di nuovo sott’acqua. Cercò di agitare le gambe e abbassò lo sguardo in basso per vedere chi lo avesse afferrato, l’acqua non era molto limpida a causa delle onde, ma vide chiaramente delle mani e delle grosse pinne come quelle dei delfini. Ma ormai era al limite, le energie lo avevano abbandonato, la febbre, il veleno dei ricci, il veleno del tabacco che avevano messo nel suo drink avevano vinto, il loro effetto stava agendo e devastando il corpo del cacciatore totalmente e perse i sensi.
Poco dopo un nuovo sirenide arrivò come una furia, colpì con un bastone uno di quelli che reggevano Sam e si mise a lottare con un altro. Di lì a breve il corpo esanime dell’uomo fu lasciato e risalì in superficie galleggiando in balia del movimento dell’acqua e sotto di lui un groviglio di pelle, squame, code e braccia stava lottando furiosamente contendendosi il loro pasto.
L’ultimo arrivato era abbastanza forte e riuscì anche se non con poca fatica e ferite ad avere la meglio sugli altri tre.
Si affacciò in superficie alla ricerca del corpo dell’uomo, lo afferrò e lo portò lungo la costa dalle alte pareti rocciose a strapiombo, lontano dalla barriera corallina, fino ad una grotta allagata, poi s’immerse, passò da un cunicolo e sbucò in un’altra cavità chiusa con qualche scoglio emerso. Si issò fuori dall’acqua e trascinò fuori anche il corpo dell’uomo, accostò l’orecchio alla sua bocca, ma l’uomo non respirava nè dava segni di vita. Sapeva già cosa fare, non era il primo umano che gli capitava di salvare. Non che gli piacessero, detestava gli esseri umani, ma detestava di più quelli della sua specie che lo avevano condannato all’esilio solo per avere gusti sessuali diversi dagli altri e non erano ammessi; Il sirenide scoperto veniva privato dell’apparato genitale, e nella maggior parte dei casi prendeva brutte infezioni e moriva, altrimenti veniva reietto dalla comunità. A Kael era toccata questa sorte. Ma ormai si era abituato alla vita in solitaria e non gli sembrava così male, ma cercava sempre di mettere i bastoni tra le ruote agli altri sirenidi, anche perchè non poteva proprio accettare queste barbarie. I sirenidi del mare si erano sempre cibati dei frutti del mare, e quelli che avevano scelto una vita sulla terra emersa, si erano adattati alle usanze ed i cibi degli uomini. Quindi questa cosa di mangiare carne umana fresca andava fermata.
La piccola grotta era immersa nell’oscurità totale, ma il sirenide riusciva a vedere bene.
Voltò Sam a pancia in su e gli praticò una respirazione bocca bocca, tappandogli il naso. Se non avesse ripreso a respirare sarebbe morto. Sam era annegato quando i tre sirenidi lo avevano tirato sott’acqua, poi Kael avrà lottato per una decina di minuti circa più altri cinque ... Doveva sbrigarsi e farlo rinvenire.
Lo tirò a sedere dadogli dei forti colpi sulla schiena e finalmente il cacciatore tossi e vomitò fuori tutta l’acqua, boccheggiando nell’intento di  riprendere fiato. Purtroppo la febbre era ancora troppo alta nel corpo del cacciatore e di colpo iniziò a tremare violentemente. Gli occhi gli rotearono all’indietro, inarcò la schiena e si buttò indietro rigido come un legno, Kael per fortuna lo sostenne per non fargli battere la testa sugli scogli, ma il tremore si trasformò in convulsioni.
Kael imprecò doveva trovare il modo per fargli abbassare la febbre o l’uomo avrebbe riscontrato anche effetti neurologici. Per prima cosa lo portò lontano dall’acqua affinchè non ci rotolasse di nuovo dentro, gli aprì la mandibola a forza, mettendo un osso di tricheco tra i denti, era disgustoso, ma non aveva altro, cosìcché non si sarebbe morso e staccato la lingua. E mentre il corpo dell’uomo si contorceva sul duro e umido suolo della grotta, Kael si tuffò rapido in acqua nuotando in cerca di una particolare alga che aveva le proprietà della Genziana o del salice bianco, non era un vero e proprio antipiretico, ma intanto gli avrebbe fatto abbassare un pò la temperatura e fatto cessare le convulsioni, poi sarebbe andato fin sulla terra ferma a prendergli qualcosa.
Dopo circa una mezz’ora la trovò. Strappò l’alga e nuotò velocissimo di nuovo da Sam. Il ragazzo ogni tanto emetteva dei piccoli versi strozzati, doveva essere stremato. Le convulsioni si erano ridotte dei sussulti rigidi delle membra, gli occhi serrati, alcuni ciuffi dei lunghi capelli bagnati appiccicati al viso e goccioline sulla fronte che Kael ipotizzò trattarsi di sudore anzichè acqua... anche perchè l’acqua con il calore emanato dal corpo del cacciatore, era già tutta evaporata. Stringeva l’osso tra i denti talmente forte che lo aveva anche intaccato.
Kael si mise subito a pestare le alghe che produssero un liquido verdognolo. Glielo fece colare in bocca da un angolo, senza togliere l’osso tra i denti, tenendogli la testa leggermente sollevata affinchè il liquido non colasse troppo velocemente e gli andasse di traverso.
“Mi senti? Cerca di deglutire.. Ingoia ciò che ti dò, ti farà stare meglio!” Disse Kael ad alta voce, sperando che le sue parole facessero breccia nel suo cervello sconquassato.
La spremuta d’alghe aveva un sapore raccapricciante per Sam e non appena arrivò a toccare le papille gustative gemette e cercò di voltare debolmente la testa per sottrarsi a quell’orribile saporaccio, ma Kael lo tenne fermo e glielo versò tutto il preparato.
“Avanti coraggio, dobbiamo farti abbassare un pò la temperatura.” Disse quasi a se stesso. Poi lo riadagiò giù ed aspettò che il concentrato d’alghe iniziasse a fare effetto.
Nel suo delirio a causa dell’elevata temperatura corporea Sam a quel punto pronunciò una debole singola parola “D-Dean..”
Kael si mise seduto accanto a quel giovane uomo, curò velocemente anche le ferite che aveva riportato nello scontro con gli altri sirenidi e lo osservò, non sapeva cosa volesse dire quella parola, forse era un nome.. si soffermò sui gentili lineamenti del viso, anche se adesso erano contratti, i capelli castani, adesso sparsi a ciocche scompigliate qua e là, il suo petto compatto e pieno, che si intravedeva bene attraverso la maglietta stracciata e bagnata che aderiva seguendo le sue forme e traspariva leggermente. Notò le sue braccia con una buona muscolatura e qualche vena in rilievo, ma... una spalla era fuori posto. Lo afferrò di nuovo da sotto le ascelle per sollevare leggermente il busto, mise la clavicola dell’uomo contro quello che per un essere umano avremmo definito ginocchio, gli appoggiò un palmo sul petto e l'altra mano afferrò saldamente il gomito del cacciatore iniziando ad esercitare una trazione sempre maggiore finché le ossa fecero uno schianto secco, Sam gridò anche se risultò più o meno un singhiozzo acuto seguito da una serie di respiri affannosi, si irrigidì per qualche secondo per poi tornare lentamente in quello stato comatoso e febbricitante di prima.
Kael continuò nella sua ispezione visiva, scese alle gambe coperte dai pantaloni anche questi strappati in più punti. Li confrontò con la sua coda, la scosse leggermente e la tramutò in un paio di gambe, se l’uomo si fosse svegliato magari avrebbe accettato più volentieri la vista di un suo simile piuttosto che un mezzo pesce. Non era completamente nudo, aveva una specie di foulard attorno ai fianchi, fatto di alghe intrecciate e coralli che gli coprivano giusto le nudità e gli attributi che giustamente in forma umana erano ben visibili. Era sempre comparso quelle rare volte che aveva provato a trasformarsi.
Voleva sapere di più su quell’umano e con i suoi poteri telepatici scandagliò un pò la mente del uomo, scoprendo finalmente il significato di quella parola. Dean era il fratello, era un’ancora di salvezza, era la famiglia, era la colonna a cui appoggiarsi. Era praticamente tutto per quel giovane uomo e forse segretamente era anche qualcosa di più. Né fu quasi geloso, ma c’era una cosa che poteva fare... Le sirene erano brave con le illusioni pensò. Non voleva essere cattivo, ma purtroppo faceva parte della sua natura e così non gli sembrò di far niente di male.
Non avendo altro da fare, si mise a medicargli anche tutti i tagli che si era procurato sulla barriera corallina, facendogli impacchi e fasciature provvisorie.
Dopo due ore si accorse che la febbre non accennava minimamente a scendere e Kael si preoccupò, certo non si aspettava che il concentrato di alghe facesse molto effetto, ma nemmeno che non ne facesse affatto... di solito funzionava.
Di colpo Sam ebbe due forti scossoni, aprì la bocca lasciando la presa sull’osso, come se stesse per vomitare. Kael lo afferrò cercando di voltarlo di lato affinché non soffocasse e poco dopo il cacciatore rimise una sostanza giallognola scura come il meconio.
Fu allora che il sirenide vide le punte dei ricci di mare conficcati dietro un fianco all’altezza dei reni. Ecco cos’era che gli stava dando il vomito e non gli faceva abbassare la febbre.
La pelle attorno alle puntine nere si era gonfiata ed arrossata leggermente, provò ad asportarli appoggiando le labbra e suggendo, ma ormai erano penetrati bene e la pelle gonfia li teneva bloccati lì.
Riadagiò Sam e per la seconda volta si tuffò, le sue gambe immediatamente tornarono ad essere una coda simile a quella di un delfino e si procurò degli attrezzi improvvisati con conchiglie di varie misure ed altre cose che trovò sul fondale. Tornato di nuovo nella grotta umida e fresca si mise subito all’opera per togliere ogni singolo aculeo di riccio, per chi lo avesse visto, sarebbe rimasto a bocca aperta vedendolo usare con maestria oggetti che a nessuno sarebbe mai passato per la testa poter essere utilizzati a tale scopo.
Recise la pelle di Sam vicino ad ogni singolo aculeo, facendo uscire un pò di siero provocato dall’infezione e sgonfiando leggermente la parte interessata, rimuovendo infine il problema.
Erano ormai passate le due di notte quando Kael riuscì a togliere l’ultimo pezzetto di riccio. Riadagiò Sam a pancia in su e si rilassò qualche secondo lì accanto. Salvare un umano questa volta si stava rivelando una bella sfida.
Sam sembrava esser stato sempre privo di incoscienza e Kael si era messo a parlare durante l’operazione, per rassicurarlo, era noto che la voce delle sirene avesse un’enorme potere sulla mente degli uomini e parlando Sam si era lentamente rilassato e, visto che finalmente la febbre non era più a livelli critici, adesso sembrava riposare tranquillo.
Lanciata un’ultima occhiata Kael tornò di nuovo in acqua, nuotando fino alla costa abitata, uscì dall’acqua trasformando di nuovo la pinna caudale in due gambe umane ed entrò nella prima farmacia non lontana dalla piccola insenatura, cercando di non far scattare l’allarme. Non era la prima volta che lo faceva e sapeva già cosa cercare. Non gli piaceva rubare e comunque rubare agli uomini, visto che lui voleva evitarli e non avere niente a che fare con loro, ma voleva anche salvare quei poveretti che venivano drogati e dati in pasto ai suoi simili, del quale si vergognava enormemente per quel comportamento assurdo.
Prima di tornare, prese anche qualcosa di commestibile e dell’acqua da bere che non fosse quella salata del mare e una piccola lanterna, chiuse tutto in un sacchetto in modo che non si bagnasse e tornò nella piccola grotta. Mise il sacchettino sugli scogli. Sam sembrava ancora addormentato, quindi si issò sedendosi sul bordo e accese subito la piccola lanterna illuminando il piccolo antro roccioso, ma quando si voltò verso l’umano si accorse che Sam aveva leggermente gli occhi aperti. Sembrava confuso e frastornato, ma era sveglio e Kael trasformò rapidamente la coda in gambe recitò qualche verso di una strana melodia, Sam sentì la voce suadente e voltò la testa per poi spalancare gli occhi per la sorpresa
“Dean? ... Co..” La voce gli si interruppe e la schiarì per la gola secca e la leggera disidratazione “Come mi hai trovato?”
Disse con voce leggermente impastata e roca.
Il sirenide sorrise “Non è stato facile devo ammetterlo” Poi prese ciò che aveva rubato
“Ho qui un panino, mangia qualcosa così dopo prendi la medicina e cacciamo la febbre una volta per tutte” Poi gli allungò anche la bottiglia d’acqua “E bevi molto, hai bisogno di reintegrare i liquidi”
Sam lo guardava un pò sospettoso, ancora non si capacitava di come Dean fosse lì, ma era ancora troppo spossato per cercare di pensare lucidamente, forse era un suo vaneggiamento... forse aveva ancora la febbre alta e si trovava chissà dove, in preda ad allucinazioni e delirio.
Si mise su un fianco appoggiandosi ad un gomito e prese il panino addentandolo, aveva uno strano sapore in bocca, ma non si stupiva, l’ultimo suo ricordo era ... Improvvisamente spalancò gli occhi e si irrigidì
“Ho visto ...” disse di colpo quasi strozzandosi e Kael lo guardò incuriosito “Hai visto cosa?”
“Mezzi uomini .. mezzi pesce... Sirene o tritoni... mi avevano afferrato e poi..” cercò di ricordare
“Sam, hai ancora la febbre, adesso mangia, rimettiti e poi ne riparliamo ok?”
Sam corrugò la fronte perchè avrebbe voluto ricordarsi e parlarne adesso, ma poi annuì e continuò a mangiare il panino in silenzio, finchè si guardò intorno
“Dean .... Dove siamo?”
Kael deglutì “Bè, stavi affogando, eravamo in balia delle onde del mare, a stento sono riuscito a trovare questa grotta, era quasi buio, non sarei riuscito a riportarti a riva, in questo tratto di mare, la corrente è particolarmente forte e...”
Sam sospirò ed annuì ancora “sì me ne sono accorto”. Finito il panino bevve un pò d’acqua e Kael gli allungò due pasticche di paracetamolo “Butta giù, passeremo la notte qui e domani torneremo a casa”
“Ma no... devo indagare... c’è un mostro o meglio... forse ho capito cosa c’è su quest’isola, le sirene, bisogna avvertire gli abitanti” Disse il cacciatore contrariato, ma poi si afflosciò un attimo chiudendo gli occhi ancora spossato per la febbre e la prova che aveva dovuto sopportare il suo corpo ancora debilitato.
Kael avrebbe voluto dirgli -Bravo salva chi ha cercato di ucciderti!- Ma si avvicinò a lui, gli appoggiò le mani sulle spalle spingendolo dolcemente giù
“Adesso riposa, quando starai meglio vedremo il dafarsi”
Sam sospirò ed annuì già ad occhi chiusi, in effetti si sentiva ancora a pezzi, come se uno schiacciasassi gli fosse passato sopra. Kael aveva avuto la tentazione di posare un bacio su quelle labbra che dovevano essere morbide e calde, ma poi si trattenne e rimase lì aspettando che si addormentasse per ritrasformarsi in tritone e scendere in acqua, doveva controllare che non si avvicinassero pericoli e non si riferiva ad animali, ma a quelli della sua specie con cui aveva lottato e che ormai probabilmente avevano già dato l’allarme a tutto il gruppo.
Pensò all’uomo. Gli piaceva e molto, lo voleva per se’, probabilmente il vero Dean non sapeva dove fosse il fratello, ma nel caso lo avesse cercato, nessuno mai avrebbe trovato quella grotta nascosta all’interno della scogliera ed il cui unico accesso era tramite un cunicolo allagato.
Vero era che non avrebbe potuto tenere a lungo l’essere umano chiuso lì, si sarebbe comunque insospettito, anche se lo teneva sotto il suo incantesimo.
Quindi non restava che trovare un bell’isolotto disabitato in mezzo all’oceano ed avrebbero vissuto felici ed indisturbati. Decise che si sarebbe messo alla ricerca del loro nido d’amore l’indomani.. anzi, poche ore più tardi.

La mattina, anche se chiuso nel buio della grotta dove non si poteva stabilire un determinato momento del giorno, Sam si svegliò sentendosi molto meglio, era ancora un pò frastornato e con l’ossatura dolorante, classica degli stati febbrili, ma tutto sommato era pronto a tornare in azione e, la prima cosa che gli venne in mente furono le sirene e Dean.
Si guardò intorno, era da solo, non filtrava luce, c’era solo una piccola lanterna in un angolo. Quel posto gli fece venire un pò di brividi e un senso di claustrofobia... Ma dov’era suo fratello? Possibile lo avesse lasciato solo? E poi... Da dove era passato?
La grotta era tutta chiusa eccetto un foro di circa due metri nel terreno pieno di acqua.
Sam cercò di alzarsi, rabbrividì un pò, lì dentro era fresco, tipico delle grotte ed umido, molto umido, dava noia anche respirare, doveva esserci il 90% di umidità.
Si alzò un pò incerto, arreggendosi alla parete di roccia scivolosa e bagnata, raccolse la lanterna e si mosse con cautela per il piccolo antro chiuso. Aveva bisogno di aria, di vedere la luce del sole.. aveva bisogno di uscire. Non c’era proprio niente, se non una bottiglietta d’acqua, da dove bevve immediatamente un paio di sorsi e una crostatina confezionata a cui dette solo una rapida occhiata.
“Hey!! C’è nessuno?!” Gridò sentendosi stupido, lì non c’era nessuno e lo vedeva anche benissimo da solo.
Quel buco di acqua che da fuori sembrava scuro come le tenebre gli incuteva un pò di timore ed ansia, ci girò attorno con un’espressione preoccupata, ma alla fine si inginocchiò sul bordo e decise di immergere la testa per vedere se per caso vedeva qualcosa, ma l’idea che potesse esserci qualcosa pieno di tentacoli pronti ad afferrarlo lì in agguato nell’ombra, gli metteva non poca soggezione addosso.
Si fece coraggio, si riempì i polmoni ed immerse la testa.
Si trovò immerso nel buio più profondo, non filtrava nemmeno uno bagliore. Si ritirò sù, sentendosi in trappola e impaurito, aveva solo immaginato Dean? Era stato un suo delirio? Chi lo aveva imprigionato in questa grotta nascosta? ... Le sirene! Solo le sirene avrebbero potuto arrivare lì. E forse, anzi, adesso sperava che qualcuno si facesse vivo, anche se poi le sue o le loro intenzioni non fossero state delle migliori.
Indietreggiò e si sedette con le spalle alla parete rocciosa, con la torcia appoggiata lì vicino, bevve ancora un pò d’acqua ed aspettò.

Kael lo aveva sentito, era appena fuori dall’altra parte del tunnel sommerso che portava alla piccola grotta, aveva un udito strabiliante ed aveva sentito le vibrazioni dell’acqua.
Sorrise felice che l’umano si fosse ripreso. Così rientrò nel tunnel e sbucò con la testa fuori dall’acqua sussurrando con la sua voce suadente incantatia cosicchè Sam avesse visto di nuovo suo fratello quando fosse uscito dall’acqua.
Sam vide le increspature sull’acqua e qualcosa sbucare, ma era troppo nell’ombra.
“Chi sei? Vieni fuori!” Disse ad alta voce.
Kael uscì dall’acqua, sedendosi di spalle a lui e trasformando più velocemente possibile la coda in gambe, quindi si voltò
“Hey non mi riconosci? Sono Dean, tuo fratello” Disse
Sam che ormai era di nuovo sotto l’incantesimo del tritone si rilassò
“Dean! Ma come....” Indicò l’acqua
“Te l’ho mai detto di essere un ottimo nuotatore?” L’immagine di Dean che adesso aveva Sam davanti agli occhi gli fece l’occhiolino e Sam corrugò un pò la fronte incerto, sinceramente non si ricordava grandi dimostrazioni di nuoto da parte di suo fratello eccetto quando lo vide salvare un bimbo in un lago. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce dell’altro
“Allora, come ti senti?” Kael gli si avvicinò e gli toccò la fronte “Mmmh, la febbre è calata anche se credo tu la abbia ancora un pò.” Gli fece scivolare la mano lungo la guancia in una carezza e Sam lo guardò di nuovo con espressione sorpresa perchè Dean non si lasciava andare mai a gesti del genere. Non che la cosa gli avesse dato fastidio, anzi, ma era un gesto strano da parte di suo fratello, il massimo dell’affetto di solito erano abbracci e proprio quando erano capitate cose grosse per cui avevano rischiato la vita.
“Mi hai fatto prendere un bello spavento, avevi un febbrone altissimo, ti avevano avvelenato mettendoti un concentrato estratto dalle foglie di tabacco nei tuoi drink capace di far alzare la temperatura ad un elefante, in più avevi degli aculei di riccio infilati nel fianco, ti si sono prese anche le convulsioni” Disse Dean triste facendogli capire quanto era stato in pensiero per lui.
Come faceva Dean a sapere dei drink avvelenati? Lo aveva spiato? C’erano cose che a Sam non tornavano tanto di tutta quella storia, era un pò dubbioso.
“Dean sto’ bene adesso” Rispose cercando di rassicurare il fratello, il quale lo guardò negli occhi e sorrise
“Allora... Come hai intenzione di farmi uscire di qui? Non vorrai farmi passare da...” Sam indicò di nuovo il buco pieno di acqua nera come la pece.
Dean sorrise “Tranquillo ti condurrò io dall’altra parte” Gli disse fiducioso
“Allora andiamo! Dobbiamo avvertire gli abitanti della presenza delle sirene e cerchiamo di non farci incastrare come l’ultima volta! Ci siamo quasi uccisi a vicenda!”
Kael sussultò leggermente a quelle parole, in realtà non avrebbero dovuto fargli effetto, era un sirenide ed era nel loro Dna fare ciò, ma lui si era sempre sentito diveso e non solo sull’orientamento sessuale.
“Dean? Tutto bene?” Gli domandò Sam osservandolo e quando Kael intercettò i suoi occhi sorrise nervosamente “Sì certo, ero solo sovrappensiero .. Brutti ricordi” Rispose il sirenide, ma stava pensando anche a come tenere Sam lì buono e tranquillo. Non poteva mostrarsi per ciò che era, perchè a quanto pare quell’umano aveva anche ottimi motivi per odiare quelli della sua specie e lui non voleva perderlo adesso, quindi doveva aspettare che dormisse per portarlo sul piccolo isolotto che aveva trovato abbastanza distante dalla costa, così non sarebbe potuto scappare.
“Adesso non possiamo andare” Disse all’improvviso serio e sbrigativo
“Perché?! Dean dobbiamo andare. Voglio uscire di qui.”
“C’è una tempesta fuori. A stento sono riuscito a rientrare qui.”
Sam s’imbronciò leggermente e sospirò, aveva sempre più quella strana sensazione che Dean si comportasse in modo strano e di solito lo faceva per nascondergli qualcosa... Oppure che ci fosse qualcosa di strano, ma che non riusciva ancora a capire.
“E dai, lo sai che voglio solo tenerti al sicuro” Disse l’altro in sua difesa e Sam alla fine si riappoggiò contro la roccia arrendendosi ed accettando la sua permanenza forzata là dentro.

I due chiacchierarono a lungo ed anche quello fece insospettire Sam. Dean non era famoso per la sua loquacità, ma stranamente tutto ciò gli allietò il passare il tempo dentro a quel buco finchè infine stanco non si addormentò. Allora Kael svelto prese un elmo simile ad una grossa boccia per pesci nascosta dietro uno scoglio, doveva servire a mo’ di casco dove sarebbe rimasta aria per far respirare l’umano, ma prima Kael cantò qualche strofa di una dolce melodia che avrebbe rafforzato lo stato di trance affichè Sam non si fosse svegliato per nessun motivo, quindi lo prese tra le braccia, lo adagiò vicino al bordo e si tuffò ritrasformandosi nella creatura dalla coda di pesce, quindi gli allacciò il casco bene attorno alla testa e s’immerse. Una volta uscito dal tunnel nuotò veloce, senza problemi trovandosi nel suo ambiente naturale fino al piccolo isolotto disabitato. Aveva già creato una specie di ricovero con tanto di giaciglio di alghe e grosse foglie di colocasia, sarebbe stato sufficiente, almeno finchè non avessero costruito qualcosa di meglio.
Tolse l’elmo dalla testa di Sam e adagiò l’uomo sul letto improvvisato, il giovane uomo si girò leggermente e mugolò, Kael lo osservò, poi si stese accanto a lui guardando il cielo stellato sopra di loro e ascoltando il dolce e delicato rumore del mare che gorgogliava lì vicino. Si rimise a sussurrare una melodia dolce e rilassante. Sam dopo poco sospirò beato e si voltò verso di lui. Kael notò i lineamenti distesi del suo volto che brillavano chiaro alla luce della luna e sorrise felice, finalmente non sarebbe vissuto mai più da solo.
Sorrise di nuovo guardando Sam addormentato lì vicino, fantasticando sul loro futuro e carezzandogli una guancia con il dorso dell’indice
“Sarai felice con me vedrai” Sussurrò.

(To be continued...)


P.s. Ho provato una cosa nuova qui, ho inserito un mio original character, Kael il tritone. Spero comunque vi piaccia.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


~~Titolo:  Belongingness
Fandom: Supernatural
Ship: Leggera yaoi
Warning nessuna
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 14/26 ‘Superstite’ (parte seconda)
Parole: 7225

(Capitolo 2)

Erano passati ormai 2 mesi da quando Sam era sparito senza lasciare traccia. Oh meglio, una traccia c’era: l’isola di Hollbox in Messico.

***

Rientrato dalla sua caccia una settimana dopo Dean Winchester non aveva trovato suo fratello nel bunker e lì per lì non gli era sembrato così strano, sapeva dov’era andato e probabilmente stava ancora lavorando al caso.
L’ultimo messaggio lasciato da Sam nella segreteria del suo cellulare gli diceva che dopo tre giorni ancora non era riuscito a scoprire molto, la gente non voleva raccontargli niente, che lo guardavano molto sospettosamente e che pareva si trattasse di un qualche mostro marino ma non ne era convinto. Prima di chiudere aveva aggiunto che era molto umido e pieno di zanzare. Quindi niente di insolito, una messaggio come un altro di quelli che si inviavano spesso se erano distanti.
Il pensiero era sorto qualche giorno più tardi quando Dean chiamò suo fratello per sapere come stava andando o se aveva bisogno di un aiuto, ma il fratello minore non aveva risposto e non lo aveva richiamato nemmeno dopo tutti i messaggi insistenti lasciati in segreteria dove Dean lo pregava di richiamare il prima possibile.
Il pensiero si era tramutato presto in ansia e preoccupazione. Non aveva nemmeno disfatto quella piccola valigia che si era portato in Arizona. La riprese pari pari e si recò di volata in Messico.
Ma l’unica traccia che aveva di Sam finiva lì, nel nulla.

Gli isolani avevano dato Sam per morto. Come no!
A dirla tutta, poteva esser anche vero, Dean aveva avuto più volte la dimostrazione di quanto quella parola fosse presente nelle loro vite. Ma era anche vero che non era così facile uccidere un Winchester.
E Dean non si era rassegnato così facilmente, ma per quanto indagasse e scavasse non riusciva a trovare nemmeno un solo capello di suo fratello. Aveva messo a soqquadro tutta la piccola stanza del motel dove aveva alloggiato Sammy, tra l’altro quando Dean era arrivato, la stanza era stata già pulita e riaffittata.
Aveva sondato il terreno di quell’isola palmo a palmo, centimetro per centimetro, scandagliato la costa in lungo ed in largo, percorrendola sia per terra che per mare, sia in un verso che nell’altro.  Aveva navigato per diverse miglia marine spingendosi al largo e rischiando di finire anche lui per schiantarsi sulla barriera corallina in pasto ai sirenidi.
Si era persino fatto accompagnare dalla polizia all’eliporto locale, munito di un solo elicottero che veniva usato raramente per gli incidenti gravi ed aveva guardato sotto di lui fisso con un binocolo finché non si era affaticato la vista ed era subentrato un feroce mal di testa.
Non solo, aveva dato di matto quando gli avevano detto che era necessario rientrare perché erano a corto di carburante.
Ad ogni modo non era riuscito a scoprire niente, Sam sembrava veramente sparito nel nulla, volatilizzato.
Gli abitanti avrebbero voluto far sparire anche lui, ma forse sarebbe sembrato alquanto sospetto e così erano rimasti tranquilli, nel loro menefreghismo e silenzio.
Dean si era infuriato, aveva urlato e sbattuto tutto quello che gli passava per le mani, proprio come reagiva sempre inizialmente quando c’era qualcosa di grave che coinvolgeva il fratello minore e si sentiva impotente o disperato. Aveva fatto carte false pur di farsi dare qualche nuova informazione ma non ne aveva cavato un ragno dal buco e dopo quasi due mesi adesso iniziava veramente a sentirsi avvilito e demoralizzato. Forse era veramente il caso di rassegnarsi ed accettare la cosa.

Intanto a miglia di distanza sull’isolotto che nemmeno compariva sulle carte topografiche, Sam costantemente sotto l’effetto ipnotico del sirenide, viveva felice e spensierato la sua vita insieme a quello che credeva fosse suo fratello. Dopo il primo momentaneo senso di leggera perplessità verso l’insolito comportamento di Dean, soprattutto riguardo l’interesse adesso palesemente manifestato sul piano sentimentale, aveva poi accettato felice tutto ciò, anche perché l’incantesimo del sirenide era potente e lo alimentava ogni giorno, facendo finta di cantare qualcosa per il suo amato, ma la melodia altro non era che l’invisibile prigione che teneva Sam in un mondo astratto e finto, fatto solo di gioia, spensieratezza ed amore, dimentico di tutta la sua vita reale.
Kael dal canto suo, stava vivendo il sogno della sua vita. Aveva un compagno premuroso e bellissimo e la sua vita finalmente era completa, non sarebbe potuta andare meglio. Non gli pesava nemmeno passare la maggior parte del tempo nella sua forma umana.
Proteggeva e vigilava gelosamente su Sam non facendogli mancare niente e si beava nel vederlo felice, tanto a suo punto di vista, non stava facendo niente di male, l’umano era molto appagato e possedeva ciò che aveva sempre segretamente desiderato.

….  Finché un giorno il gruppo di Sirenidi a cui un tempo apparteneva, lo trovarono.
Si ricordavano ancora chi gli aveva rubato lo spuntino mesi prima… Soprattutto quando lo videro lì vivo e vegeto sull’isolotto e decisero di riprendersi ciò che gli apparteneva e dare una lezione a Kael che difficilmente avrebbe dimenticato.

***

Dean decise di lasciare l’isola, erano arrivate altre richieste d’aiuto per attacchi di ghoul e vampiri. All’inizio le aveva ignorate niente era più urgente di suo fratello, ma ormai non sapeva più dove cercare.
Aveva anche ricominciato ad alzare un po’ il gomito, stava tutto il giorno chiuso in qualche bar a bere. Era sempre stato il suo modo di affrontare momenti duri o disperati e questo era uno di quelli; Cosa c’era di peggio che aver perduto il proprio fratello? Ma poi pensò che se ci fosse stato Sam avrebbe avuto da ridire, lo avrebbe spronato ad alzare il culo e rimettersi al lavoro. Così decise che il giorno dopo avrebbe saldato la stanza e avrebbe lasciato l’isola. Quella sera rimase alzato fino a tardi, uscì dalla stanza con l’intenzione di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e fu’ allora che lo trovò.
C’era qualcosa sulla battigia che brillava alla luce della luna. Si avvicinò lo sbrilluccichìo andava e veniva, poi si rese conto di cosa si trattava, era il falso distintivo dell’Fbi di Sammy, semi sepolto nella sabbia che si apriva e chiudeva col movimento della risacca, probabilmente il mare aveva deciso di risputarlo fuori. Quindi suo fratello era veramente disperso in mare. Di colpo si era riaccesa in lui una piccolissima speranza. Non se la sentiva di lasciare l’isola, non ancora! Aveva scandagliato il mare sopra la superficie con un motoscafo… Ma non era ancora mai andato sott’acqua. Quest’idea non lo entusiasmava affatto, ma se c’era anche una piccolissima speranza di ritrovare Sam ed avesse deciso d’ignorarla, se ne sarebbe pentito a vita.
Raccolse il piccolo librettino col distintivo e tornò in albergo cercando di dormire, anche se non vedeva l’ora che fosse mattina per affittare muta e bombole e perlustrare un po’ il fondale… Se era arrivato il distintivo, doveva per forza esserci ancora anche il corpo o almeno le ossa del fratello, per avere una certezza, e dare a Sam una giusta sepoltura. Non riuscì a chiudere occhio, girandosi e rigirandosi, la notte sembrava non passare mai. Ma finalmente arrivò l’alba ed il ragazzo che si occupava dell’attrezzatura, trovò Dean che lo aspettava spazientito davanti al negozio.
“Hey, ti sembra questa l’ora d’aprire?” Gli disse il cacciatore guardandolo serio, ma il ragazzo non gli rispose nemmeno.
Dean si infilò nella tuta aderente di neoprene, si fece spiegare bene tutto e accompagnare con un gommone oltre la barriera corallina, per sicurezza l’omino tarchiato e molto infastidito che alla fine aveva deciso di accompagnarlo e solo grazie all’ingente somma di denaro offertagli, gli disse di legarsi una cima alla vita, così non si sarebbe perso nell’oceano. Dean iniziò a tuffarsi, passava circa un’ora esplorando la zona sotto la barca, poi risaliva si faceva accompagnare in un’altra zona e si rituffava. E così andò avanti ora dopo ora, senza tregua.

***

Il sogno del tritone si infranse tutto d’un colpo, con i suoi sensi acuti percepì all’istante l’immediato pericolo. Un gruppo di sirenidi si stava avvicinando rapidamente e a vedere da come puntavano dritti su di loro, non ci volle molto a capire di chi poteva trattarsi o cosa venivano a reclamare.
Una stretta gli attanagliò il petto.
Doveva scegliere: o proteggere colui che amava e quindi liberarlo dall’incantesimo, fargli ricordare chi fosse così da poter combattere ed in due avere più speranze, quindi a cose finite tentare di spiegargli tutto, sempre che fossero sopravvissuti, o continuare ad usare il suo potere su Sam, non riuscendo però a concentrarsi e comunque non avere a disposizione tutta la sua effettiva forza nel combattimento e morire entrambi.
Così scelse la prima opzione, aveva bisogno di tutta la sua forza e la sua concentrazione stavolta, avrebbe comunque tentato di tenere il gruppo di sirenidi sott’acqua e lontano da Sam il più possibile, ma il branco era abbastanza consistente, c’erano circa una decina di individui e lui era da solo.
Kael si avvicinò al compagno guardandolo negli occhi, Sam gli rispose con un sorriso, notò però che Dean illusorio aveva un’espressione preoccupata ed avrebbe voluto chiedergli cosa c’era che non andava, ma non ne ebbe il tempo, si ritrovò le labbra di lui premute contro le sue in un bacio che sembrò passionale e disperato allo stesso tempo. Sam rispose al bacio rimanendone un pò deluso perché l’altro si staccò subito. Kael dopo aver incrociato un’ultima volta i loro occhi, si voltò, si tuffò ed interruppe l’incantesimo lasciando libera la mente del cacciatore.
Sam ebbe un forte giramento di testa e cadde a terra, vide solo qualcuno, che fino a un secondo prima era convinto trattarsi di Dean, tuffarsi e sparire nelle acque blu scure e limpide dell’oceano. Non riusciva veramente a capire cosa fosse successo. Si sentiva la mente svuotata e leggera ed un senso di delusione e d’incapacità iniziò a farsi largo in lui senza ancora sapere perché.
Ma dove si trovava? Cos’era quell’isola? Perché era vestito solo con dei boxer e una specie di gonnellino awaiano? Perché accanto a lui c’era una sorta di capanna tra gli scogli fatta con canne e pietre? Il suo corpo era … molto abbronzato, ed i suoi muscoli erano tonici, soprattutto la parte del busto e delle spalle, tipica di chi pratica nuoto, stentava quasi a riconoscersi.
Molto velocemente l’incanto e l’illusione creata da Kael per tutto quel tempo stava svanendo, ogni ricordo di quella pseudo vita felice si dissolveva come sabbia portata via con una folata di vento, lasciandogli solo un tremendo senso di vuoto e tradimento. Aveva solo il presentimento che qualcosa di grosso fosse accaduto senza che lui avesse potuto far niente per evitarlo.
Lentamente ricominciarono a riaffiorare gli ultimi ricordi reali che aveva avuto, cioè il viaggio ad Hollbox, le indagini sulle morti misteriose, il mostro… no, le sirene!
E mentre stava giusto pensando a queste, tre creature strisciarono fuori dall’acqua, il busto dalla fattezza umana e dalla vita in giù un corpo terminante in una grossa coda di pesce. Due dal dubbio aspetto femminile anche se molto muscolose ed uno maschile.
Si trascinarono verso di lui con intenzione che a Sam sembrarono poco amichevoli.
I tre si erano staccati dal resto del branco che aveva iniziato a lottare furiosamente con Kael metri al disotto della superfice del mare e, a quanto pare erano più interessati a mangiarsi l’umano senza doverlo dividere con gli altri, piuttosto che faticare e spartirselo per poi averne un misero pezzettino.
Sam si rimise in piedi ancora un po’ frastornato, guardandosi intorno in cerca di qualcosa che potesse sembrare un’arma, ma non c’era niente. Dovera la sua borsa con tutte le sue armi? La pistola, il macete o anche un semplice pugnale? Staccò una canna spessa dalle pareti della capanna e la agitò davanti a sé, facendola fischiare nell’aria per metterli in guardia
“Non costringetemi ad usarla!” Minacciò, ma loro non sembrarono minimamente impressionati dalla minaccia dell’uomo. Gli sibilarono contro. Uno di loro intonò un canto e Sam sentì subito l’attrazione irresistibile e letale.
Si portò le mani premendo forte sulle orecchie per non ascoltarli e lasciò cadere la canna a terra
“No! Andatevene maledetti!! Dean!! Dean!! Dove sei?!!” Gridò chiedendo aiuto, ma dentro di se aveva forti dubbi che qualcuno sarebbe venuto in soccorso.
E se … per tutto quel tempo fosse stato prigioniero di uno di loro? Se uno di loro avesse usato il potere su di lui proprio come stavano cercando di fare adesso?
Questa convinzione si fece sempre più radicata ed intensa nel suo cuore, ma adesso non poteva pensare a questo e distrarsi, doveva cercare di non farsi prendere da quei tre. Iniziò ad indietreggiare, sempre con le mani pressate sulle orecchie, ma senza armi si sentiva impotente e spacciato… tre contro uno disarmato, non aveva molte chances.
Vedendo che il canto non funzionava smisero e Sam ne approfittò per raccattare immediatamente qualche pietra poco più grossa della sua mano e lanciargliele contro, ma quei tre a parte scansare le pietre agilmente e forse indugiare apparentemente, continuavano ad avanzare lenti, leccandosi le labbra. Poco dopo presero sembianze umane, ridacchiarono sprezzanti, lanciandosi occhiatine d’intesa. Sembrava proprio non avessero alcuna fretta di prenderlo e che volessero divertirsi con lui.

Kael non se la stava certo cavando meglio di Sam. Dieci contro uno non aveva speranza, ne era consapevole, ma non gli importava. Avrebbe lottato fino alla morte per quel giovane esemplare umano che amava. Lo avrebbe cercato di difendere a costo della vita… Ed era proprio quello che stava cercando di fare, ma i suoi avversari erano anche armati di lance e pugnali. Lo avevano ferito ad un fianco, la coda era stata lacerata in più punti e stava sanguinando abbondantemente.
“Mangeremo lui davanti a te e magari ti costringeremo a mangiarlo!” Gli disse uno usando la telepatia.
“Che ne dici se ti lasciamo proprio i suoi attributi?! Ma forse quelli li hai già assaggiati!” Lo schernì un altro che oltretutto Kael conosceva bene, erano stati buoni amici d’infanzia e compagni all’addestramento per diventare guardie reali, si chiamava Mactra; Ovviamente prima che venisse scoperto il suo essere gay e fuggisse.
“E poi mangeremo anche te!! Ragazzi oggi cibo abbondante per tutti!!” gridò facendo un movimento rotatorio e plateale col braccio in alto.
Si divertivano a deriderlo e provocarlo, tutti in cerchio attorno a lui e continuando ad affondare le loro lame taglienti fatte di pietra, conchiglia e corallo in ogni parte del suo corpo. Avevano anche delle lance molto sottili dalla punta impregnata di un potente veleno estratto dal pesce scorpione, alcune che finivano proprio con l’aculeo di questo, cosicché così da poter esser conficcato e lasciato nella vittima… La morte sopraggiungeva entro poco tempo ed era una cosa straziante, soprattutto per gli abitanti del mare che a differenza degli umani impiegavano più tempo a morire perché più immuni a molte sostanze e veleni presenti nel mare.
Ma le lance non erano l’unico pericolo mortale, i sirenidi tenevano legati in vita alcuni piccoli sacchettini altro non erano che cubomeduse ripiegate su se stesse, con i tentacoli chiusi dentro al proprio cappuccio fissato in cima in modo da non ferire chi le maneggiava, ma quando questo veniva lanciato e colpiva la vittima, i cappucci si aprivano all’istante liberando i tentacoli che si avviluppavano sulla preda mandandola immediatamente in shock, tanto era dolorosa la loro puntura.
In entrambi i casi la fine era una morte quasi implorata per le vittime, data la straziante agonia in cui venivano catapultati.

Kael sperò che non avessero intenzione di usare quelle armi contro di lui, in fin dei conti era uno di loro anche se reietto.
Si stavano divertendo come facevano di solito con le proprie prede, proprio come il gatto gioca col topo.
Kael si difendeva come poteva, ma iniziava a cedere, per quanto la vita solitaria in mare aperto lo aveva reso quasi coriaceo e con una buona muscolatura e scaltrezza, era impossibile spuntarla qui. Se solo fosse riuscito ad uscire da quel cerchio…
Poi udì il grido d’aiuto di Sam, perché chiedeva aiuto? Doveva essere al sicuro sull’isolotto.
Si rese conto che i sirenidi con cui stava lottando erano diminuiti, alcuni di loro dovevano esser risaliti in superficie e non se ne era accorto. Doveva aiutare quello che fino a mezz’ora prima era stato il suo compagno illudendosi di poter vivere una vita insieme. La sua situazione era critica, stavolta non ne sarebbero usciti vivi. Doveva aiutare Sam.. ma come?!
Aveva in mente un paio di trappole in cui poteva attirare il gruppo… se solo ci fossero caduti e si fosse liberato di alcuni di loro .. forse c’era ancora speranza, non poteva arrendersi così, non ancora.
‘Resisti amore mio’ Disse tra sé e sé. Era conciato male e muovere la coda era doloroso e faticoso, ma riuscì infine a trovare un’apertura nel cerchio di corpi e code.
Si lanciò più forte che poté, cercando di approfittare della momentanea distrazione di uno di loro, lo colpì forte con una spallata e riuscì sfuggire ai sette sirenidi.

Fu in quel momento che Dean li vide, poco prima che schizzassero via come fulmini. Diamine erano delle fottutissime sirene!! Forse loro avevano preso Sam… Forse suo fratello non era ancora morto, ma tenuto prigioniero da qualche parte. Aveva fatto bene a non andarsene. C’era ancora speranza! Risalì velocemente sulla barca e si fece riportare a riva, quindi scrisse un breve messaggio a Frank Deveraux, l’unico cervellone che avrebbe potuto trovare una soluzione in quel momento. – Come posso uccidere un branco di sirene sott’acqua? Aspetto risposta urgente pena la morte di Sam –

***

“Hey!! Ti sei stancato di noi?”
“Che fai .. Scappi?”
“Dai riprendiamolo!!”
Kael sentì gridare i suoi inseguitori dietro di lui.
Si erano lanciati al suo inseguimento, perfetto proprio ciò che voleva. Conosceva due o tre posti dove quei bastardi avrebbero trovato pane per i loro denti.
“Dove vai? Non puoi scappare!!”
Il primo tranello non era molto distante, era un vecchissimo relitto di una grossa nave cargo affondata con ancora gran parte del carico mai recuperato. C’erano passaggi stretti, e lamiere taglienti, lui ogni tanto ci era andato a curiosare per scoprire qualcosa di più sugli umani e tra l’altro si era anche ferito ed aveva rischiato una brutta infezione.
Quando la raggiunse si voltò per vedere se il gruppo era ancora dietro a lui, lì vide e nemmeno poi così distanti come immaginava.
Tornò a guardare la vecchia nave ormai ossidata, coperta di muschi, alghe e molluschi, divenuta riparo per molti piccoli abitanti del mare.
Quindi si fiondò a tutta velocità verso di essa con il timore di ferirsi di nuovo, visto che doveva passare da quegli stretti passaggi taglienti con velocità e scaltrezza, mentre nella sua testa risuonavano le imprecazioni del gruppo intento nel suo inseguimento.
“Fermati bastardo!!”
“Vuoi giocare a nascondino finocchio?”
“Combatti da adulto! E muori con onore vigliacco!!”
Il tritone cercò di escludere tutte quelle voci e concentrarsi sul suo movimento mentre zigzagava attraverso porte arrugginite e container alcuni chiusi, alcuni corrosi, alcuni squarciati.
Finché non riconobbe la parte della nave dove si era ferito, era uno squarcio nello scafo un foro dentellato, con punte rivolte all’interno tanto da formare il disegno di una stella, si era sempre chiesto chi o che cosa avesse potuto colpire la nave in quel punto e creare quello squarcio.
Sperò di non essere ingrassato perché altrimenti si sarebbe ferito di nuovo, perché sapeva di passarci già preciso in più doveva farlo veloce e come se niente fosse, per non far insospettire gli inseguitori.
Puntò l’apertura e con rapidi e poderosi colpi di coda vi si diresse, e rimase immobile giusto il tempo di attraversarlo. C’era solo un modo, stando di traverso, le braccia dritte in alto sopra la testa, i palmi uno contro l’altro, il busto nell’apertura più larga. Trattenne il fiato quanto una delle punte gli strisciò su un fianco staccandogli qualche scaglia come fossero petali di un fiore. Ma si rese poi conto di esser passato oltre, un brivido gli corse lungo la spina dorsale e respirò velocemente per la tensione e la paura appena provata, quindi si allontanò di qualche metro, vedendo i primi due che stavano per passare attraverso la falla.
“Hey ragazzi eccolo lì!! Vieni qua pesce rosso!!” Il primo si lanciò attraverso l’apertura, non avendo fatto caso al modo in cui l’aveva attraversata l’altro, vi entrò diritto, ma le impietose punte taglienti gli aprirono immediatamente profondi tagli lungo il corpo. La pelle gli si era aperta in due con una facilità impressionante.
Gridò uscendo dall’altra parte con lunghe strisce rosse e lasciando scie come quelle delle frecce tricolori che Kael una volta aveva visto disteso sulla superficie del mare mentre gli aerei sfrecciavano creando forme stupende sopra di lui e ne era rimasto affascinato.
Un secondo dopo essendo in rincorsa dietro al primo, troppo tardi per evitare il tranello, un altro tritone s’infilò nelle lamiere squarciate della nave, riuscì a fermarsi, ma solo quando già la testa e le spalle erano passate. Si bloccò incastrandosi in quella stella sanguinaria che aveva già conficcato le sue punte arrugginite nella sua carne.
Kael li guardò serio pensando che se l’erano cercata e poi dovette riprendere la fuga perché uno si fermò a prestare soccorso ai due feriti, ma gli altri quattro ripresero l’inseguimento ancora più incazzati.
“Lascia che ti prendiamo e vedrai che fine ti faremo fare!!”
Uno di loro lanciò una delle lance sottili con l’aculeo velenoso, che per fortuna passò di fianco a Kael evitandolo, ma lui sussultò e deglutì quando se ne accorse.
Sperò che Sam intanto riuscisse a cavarsela, aveva fatto bene a lasciargli la mente libera pensò, poi si concentrò nuovamente sulla sua missione, sopravvivere.
Sam intanto era finito a terra rotolando in un corpo a corpo con uno di loro. Il fatto che fosse una femmina lo stava mettendo in difficoltà perché nella sua mentalità non voleva far del male ad una donna, ma lei donna non era e lo dimostrava anche l’incredibile forza che aveva. A furia di rotolare, lei era finita sopra e adesso gli aveva afferrato la testa ai lati e gliela sbatteva sugli scogli con forza.
Sam gridò e si dimenò per togliersela di dosso. Infine incazzato e disperato, l’afferrò per la gola stringendo e conficcando i pollici con forza nella giugulare. Non ne poteva più di essere il gioco di quei maledetti bastardi squamosi.

Il secondo tranello in cui Kael poteva attirare quei sirenidi che ancora non volevano rinunciare a dargli la caccia era vicino alla barriera corallina, dove si trovava il territorio battuto da un grosso squalo bianco, il re indiscusso di quel tratto di mare. Aveva un carattere iroso e non si era mai lasciato avvicinare dai sirenidi, tanto meno da altre creature. Lui dilaniava e mangiava tutto quello che passava per il suo territorio. Guai a capitare dentro quei confini. Non rispettava regole, niente e nessuno, era velocissimo e non perdonava. Lo conoscevano tutti e Kael temette che non ci sarebbero caduti, sperava solo che essendo concentrati nell’inseguimento, non si accorgessero di dove si trovavano.
“Allora? Hai finito i tuoi trucchetti? Fatti prendere e facciamola finita!”
Kael era esausto, e qualche ferita continuava a perdere sangue, entrare nel territorio dello squalo non era un’idea brillante, probabilmente attirato dal suo sangue avrebbe preferito un pasto sicuro e senza sforzi, il primo ad esser mangiato sarebbe stato lui, ma non aveva altra scelta… doveva tentare.
Quindi varcò i confini, guardando a destra e sinistra, sapeva che i ricettori di Big White, come lo chiamavano tutti, li aveva già percepiti. Entro breve lo squalo sarebbe sopraggiunto, si guardò intorno in cerca di un riparo dove potersi nascondere non appena lo avesse visto, così forse lo squalo sarebbe andato addosso prima gli altri intrusi. Si fece quasi raggiungere dai 4 e mentre guardava loro un’ombra passò sopra di loro.
Big white era arrivato, sollevò gli occhi vedendo il ventre del grosso predatore, Kael non perse tempo, si fiondò in un piccolo rifugio creato da due scogli incastrati tra loro, una murena lo morse innervosita prima di uscire per trovarsi un altro nascondiglio. Un’altra ferita… Se mai fosse riuscito a tornare da Sam, in che condizioni sarebbe tornato? Pensò amareggiato.
Come immaginato, lo squalo non fece caso al sirenide che era scappato e che avrebbe ripreso poi con calma, ma si mise a nuotare nervosamente intorno ai quattro sirenidi che si erano messi tutti schiena contro schiena, tremando di paura con le armi verso il nemico che infine scattò verso il gruppo. Fu’ ferito da una lancia col micidiale veleno, ma riuscì ad afferrare uno dei sirenidi poco sotto il bacino, stringendolo nelle mascelle ed iniziando a scuoterlo forsennatamente; Il tritone afferrato era Mactra il capo del gruppo, nonché il suo migliore amico d’infanzia. Una nuvola di sangue rosso riempì l’acqua tutt’intorno. Gli altri tre elementi ormai senza più una guida scapparono, più interessati a continuare a vivere piuttosto che rischiare di morire lì per una stupida diatriba.
Lo squalo si dibatté furiosamente con le mascelle contratte sul corpo straziato del tritone. Il veleno gli bruciava come il fuoco nel suo corpo.
Kael non sapeva se intervenire ed aiutare l’animale, nella speranza che con un gesto del genere venisse risparmiato. Lo squalo era furibondo, si contorceva per il veleno rifacendosela con la vittima ormai senza vita tra le sue fauci, il corpo del sirenide si stava spaccando a metà, intestini ed altri organi stavano fuoriuscendo. Kael si coprì la bocca e dovette guardare altrove per lo spettacolo raccapricciante. No, non era il caso di uscire, ma non poteva nemmeno rimanere lì, forse Sam era in grave pericolo, doveva salvarlo.
Vide a terra una di quelle lance avvelenate e qualche sacchettino di medusa, forse gli sarebbero risultati utili quindi si decise, raccolse tutto il suo coraggio e si lanciò fuori dal piccolo riparo dirigendosi poco distante dal predatore e raccogliendo le armi. Lo squalo lo vide, mollò immediatamente i resti di ciò che aveva in bocca e anche se con movimenti scomposti a causa del dolore provocato dal veleno partì all’inseguimento della preda.
Col cuore che batteva all’impazzata per la paura Kael iniziò a nuotare più veloce che poteva per tornare all’isolotto senza voltarsi, ma sentiva lo squalo sempre più vicino.
Non ce l’avrebbe mai fatta, sarebbe finito come l’altro. Si guardò disperatamente intorno, non voleva sprecare quelle armi, forse gli sarebbero servite per aiutare Sam. Aveva tre sacchettini, decise di usarne uno soltanto. Si voltò e lanciò una medusa contro lo squalo che si fermò e poi la aggirò puntando di nuovo verso di lui con la bocca leggermente dischiusa e le file di denti acuminate con qualche brandello di carne e squame incastrati.
Kael emise un verso disperato e riprese a sbattere la sua coda cercando qualsiasi cosa potesse aiutarlo e poi lo vide, un banco di meduse, vi si diresse ma prima di fiondarsi in mezzo controllò che non fossero della specie mortale.
Lo squalo lo raggiunse e chiuse le sue fauci su parte della sua coda. Kael urlò di dolore. Lo squalo lo strattonò per avvicinarlo a sé. Il tritone sentì quei denti affilati lacerargli la membrana delicata. Si voltò appoggiando le mani sul muso dell’animale colpendolo per liberare la coda.
“Lasciami! Ti prego lasciami!” Supplicò ad alta voce nel suo linguaggio, pur sapendo che lo squalo non avrebbe capito, si voltò nuovamente scuotendo i fianchi e dimenandosi per liberarsi. Vedeva l’unica possibilità di salvezza allontanarsi. No! Non si sarebbe arreso proprio adesso!
Dette un forte colpo col bacino e con la parte inferiore. Gemette e strinse i denti sentendo la membrana caudale lacerarsi ancora, ma quando riguardò dietro si accorse di essere finalmente libero. C’era molto sangue attorno al muso di Big White.
Kael si voltò in avanti puntando di nuovo al banco di meduse, ma come cercò di dare un colpo di coda per nuotare, per poco non fece una piroetta su se stesso, guardò verso la sua coda dolorante e si accorse che ne mancava una metà. Lo squalo avrebbe attaccato di nuovo, doveva entrare nel banco di meduse, meglio la loro puntura che gli avrebbe procurato qualche lieve ustione e un dolore che ormai a lui non avrebbe fatto più differenza visto quanto ne sentiva ormai ovunque, e comunque sempre meglio che esser dilaniato dallo squalo.
Iniziò a zigzagare tra le meduse, gemendo ogni volta che incappava in qualche tentacolo urticante, lo squalo provò a seguirlo, ma infine vi rinunciò, le punture delle meduse erano molto fastidiose per lui non era agile come il tritone e molto più grosso, quindi le prendeva tutte. Non valeva la pena fare tutta questa fatica per un’unica preda, aveva ancora i resti dell’altra e comunque gli aveva dato una bella batosta. Quindi fece dietrofront e tornò nel suo territorio perdendo interesse in Kael.
Il tritone era sfinito ma non poteva mollare ancora, non poteva abbandonare Sam.
Si diresse all’isola.
Il giovane Wincester intanto si era liberato della sirena soffocandola e facendole perdere i sensi, ma non era tornata agli altri due che lo avevano assalito tempestandolo di calci e graffi. Uno aveva anche cercato di morderlo ad un polpaccio, ma gli era arrivato un bel calcio in pieno viso, spedendolo in acqua.
E mentre lottava ne vide arrivare un altro, si accorse che non era uno dei tre solo per un particolare, i capelli di quei tre erano sul verde scuro come le alghe, quelli dell’ultimo arrivato erano blu, azzurri come l’acqua limpida e profonda dell’oceano. Sembrava molto provato, anche lui doveva essere uscito da una lotta furibonda.
Si accorse che lo stava guardando e poi gli gridò
“Sam scansati!” Il giovane sussultò sentendo pronunciare il suo nome, ma non perse tempo a riflettere sul come o perché, rotolò di lato scalciando per allontanare l’avversario, il tritone dai capelli azzurri lanciò qualcosa in aria contro il sirenide che tentava di sopraffare l’umano e che fu’ preso in pieno dal sacchettino, questo si avvolse contro un braccio ed un secondo dopo emise un grido raccapricciante, cadde a terra dibattendosi e contorcendosi come in preda a convulsioni. Sam lo osservò allibito, poi guardò di nuovo l’ultimo arrivato accorgendosi che dietro di lui il sirenide che aveva spinto in acqua poco prima stava risalendo e di nuovo nella sua vera forma
“Alle tue spalle!” Lo avvertì senza nemmeno sapere perché lo aveva fatto, forse per ricambiare il gesto.
Kael, afferrò la lancia sottile, rotolò sulla schiena, schiaffeggiò l’avversario con la parte di coda che ancora aveva gemendo per il dolore e stava per infilzarlo, ma questo, visto il compagno già agonizzante sugli scogli e riconosciuta immediatamente l’arma, protese le braccia per proteggersi ed in segno di resa
“No! Ti prego! Risparmiami!! Lasciami andare e non mi rivedrai mai più!” Gridò nel proprio dialetto, che a Sam sembrò una serie di rumori strani simili alle bolle fatte in acqua e schiocchi di dita.
Kael esitò ma poi lo lasciò andare ed il suo simile strisciò giù dagli scogli e sparì nelle profondità dell’oceano. Guardò di nuovo Sam, il suo bellissimo Sam ma poi si accasciò al suolo svenuto.
Sam rimase immobile non riuscendo ancora a capire cosa era successo, chi fosse quel tritone e come mai conoscesse il suo nome, anche se qualcosa infondo al cuore gli stava già suggerendo la risposta. Si sedette a sua volta, riposandosi e cercando di fare un po’ di chiarezza, cercando di riordinare pensieri ed informazioni, continuando ad osservare quella creatura distesa poco lontano da lui.
Poi si rialzò, non poteva lasciare che il tritone morisse, anche perché adesso era l’unico che poteva fornirgli delle risposte e riportarlo a riva.
Quindi rovistò nella capanna in cerca di qualsiasi cosa fosse risultato utile per curarlo e con sua grande sorpresa trovò una valigetta per il pronto soccorso. Con pazienza disinfettò e coprì ogni taglio e ferita con garze sterili, e le terminò cercando di fermare l’emorragia alla coda e fasciandola stretta. Poi si risedette di nuovo esausto a debita distanza abbracciandosi le ginocchia, anche se qualcosa gli diceva che quell’individuo non era pericoloso o avesse intenzioni cattive. La notte calò e Sam anche se aveva cercato di restare sveglio perché comunque non si fidava a stare lì insieme ad una sirena, alla fine crollò in quella strana posizione seduta, anche se rilassandosi era scivolato di lato.
La mattina quando si svegliò, si ritrovò disteso in quello che doveva essere il letto della capanna. Il sole era ancora basso e l’aria era frizzante e fresca, si sollevò su un gomito di scatto cercando il tritone ed il loro occhi s’intrecciarono. Kael era lì vicino che lo guardava con un sorriso appena accennato sulle labbra. Aveva sembianze umane, anziché avere la coda aveva un paio di gambe, di cui una mancava un piede e la caviglia era stata di nuovo debitamente fasciata con la stessa garza ormai sporca di sangue.
Seguì lo sguardo del cacciatore e quando rialzò gli occhi, questi si fusero di nuovo
“Grazie” Disse infine Kael muovendo la gamba menomata ed indicando tutte le altre medicazioni. Sam non rispose e rimase a fissarlo serio come se cercasse di leggergli nella mente o se fissandolo, avesse potuto ricordarsi di lui. Kael immaginò cosa potesse passare per la testa di quell’uomo stupendo che faceva battere all’impazzata il suo cuore solo con uno sguardo, così sospirò ed iniziò a raccontare tutto quello che era accaduto e che aveva fatto, dal momento in cui Sam aveva iniziato a girare ed indagare su quell’isola.
La matassa di dubbi che Sam aveva in testa, piano piano si districò. Ascoltò con attenzione ed incredulità quel racconto che aveva dell’assurdo, come se si trattasse di fantascienza, pur avendo la consapevolezza che tutto era accaduto realmente. In più di un’occasione arrossì e si vergognò tremendamente e questo fece sorridere Kael che invece lo trovava così irresistibile anche se ormai sapeva di averlo perso per sempre.
“.. Mi dispiace Sam, di averti ingannato per tutto questo tempo.” Concluse infine abbassando gli occhi veramente pentito, vedendo quanto il giovane uomo fosse adesso preoccupato al pensiero di esser stato dato per scomparso o morto già da due mesi.
“Ti … Ti riaccompagnerò immediatamente sull’isola e sarai libero.”
“Sì, è il minimo che puoi fare” Disse secco il cacciatore distogliendo lo sguardo da lui e fissando l’orizzonte, con le braccia incrociate sul petto. Era arrabbiato con quella creatura, pur non avendogli fatto del male, si era permesso di tenerlo sotto un incantesimo e di farci i suoi porci comodi. Lo aveva illuso e comunque tenuto prigioniero. Non voleva guardarlo più negli occhi anche se l’altro invece li cercava disperatamente.
Kael aveva il cuore in frantumi. Il suo bel mondo dorato, fatto di amore era scoppiato come una bolla di sapone da un momento all’altro. L’uomo non voleva saperne di lui, forse addirittura lo disprezzava, l’incantesimo era svanito.
“E’ già tanto se ti risparmio la vita” Aggiunse Sam ancora senza guardarlo, ma sentendo i suoi occhi addosso. “Non puoi tenere qualcuno sotto un incantesimo, illudendolo, creando un mondo che non esiste solo perché tu lo ami e lo desideri. Capisci che è un amore falso? Capisci che ti contraccambiavo solo perché ti credevo un’altra persona e perché ero condizionato dalla tua mente?!”
Kael annuì come un cagnolino bastonato solo muovendo la testa, anche se l’altro non lo guardava.
Sam era già scampato una volta ad un attacco di una sirena ed il solo pensiero di esserci caduto di nuovo lo faceva imbestialire. Maledette sirene!

Finalmente la risposta attesa da Dean arrivò, nel messaggio Frank gli proponeva varie soluzioni, ovviamente elencandogli anche le possibili conseguenze. Ma Dean adesso era talmente furioso e smanioso di ritrovare suo fratello che preparò il micidiale composto. C’erano ingredienti come arsenico in quantità industriali ed una miscela di acidi altamente tossici, come l’acido cloridrico, l’acido solforico e l’acido muriatico. Ne usò così tanto da riempire una botte. Voleva distruggere quelle maledette sirene una volta per tutte. Era così accecato dall’odio da non riflettere che avrebbe ucciso anche altre creature e, se fosse stato presente anche suo fratello, avrebbe fatto la stessa fine.
Risalì per l’ennesima volta su una chiatta con la micidiale bomba acida ed arrivato più o meno nel punto in cui aveva incontrato il gruppo di sirenidi, Dean iniziò a versare il letale composto, facendo dei giri sempre più ampi con il mezzo.
Non passò molto tempo che i corpi di pesci ed altri abitanti del mare di ogni forma e grandezza, iniziarono ad affiorare e galleggiare senza vita in superficie.
Circa tre ore dopo anche alcuni sirenidi galleggiavano morti, mentre altri arrivarono sulla spiaggia o si arrampicarono sugli scogli per cercar rifugio, ma sempre quella fine fecero con grande soddisfazione di Dean.
Forse non poteva uccidere tutte le sirene esistenti al mondo, ma quelle presenti su quell’isola le aveva sterminate.
Ne trovò una ancora in vita agonizzante su uno scoglio, la raccolse portandola sulla barca ed iniziò a tempestarla di pugni senza tregua gridando “Dov’è Sam?! Dov’è mio fratello?!”, ma la creatura non aveva idea di chi fosse, poi gli venne in mente che forse cercava quell’umano su quell’isolotto e così riuscì a dargli più o meno la posizione di dove si trovava prima che Dean gli tagliasse la gola e la rigettasse in mare.

Il cacciatore navigò per miglia prima di trovare finalmente l’isolotto indicato dalla creatura. Attraccò la barca, infilò la pistola nella cintola dei pantaloni ed afferrò il macete.
Sinceramente aveva dei seri dubbi che vi fosse qualcuno su quella specie di grosso scoglio emerso con sì e no una cinquantina di alberi in tutto, ma si incamminò per attraversare quella piccola terra emersa, quando fu quasi dall’altra parte sentì delle voci, così si acquattò e si avvicinò con circospezione vide il tritone riprendere le sue vere sembianze e prepararsi a gettarsi in acqua. Eh no! Non gli avrebbe permesso di scappare, soprattutto lui che aveva tenuto suo fratello prigioniero per tutto quel tempo. Così uscì allo scoperto afferrando la pistola.
“Scansati Sam!” Gli disse pronto a sparare.
Sam e la creatura saltarono di paura per il grido e l’improvvisa apparizione del cacciatore.
“Dean..?” Sam pronunciò dapprima il nome con incredulità e poi di nuovo con gioia
“Dean!! Mi hai trovato!!”
“Scansati Sam!!” Ordinò di nuovo perentorio tenendo l’arma pronta a far fuoco puntata alla testa della creatura che tremava schiacciata a terra, ma non tendando nemmeno di scappare o tuffarsi in acqua.
Sam rimase un po’ perplesso dalla determinazione del fratello, ma come, dopo due mesi, invece di esser felice per lui, ritrovandolo vivo, concentrava tutta l’attenzione sul tritone.
Sam finalmente guardò gli occhi tristi ed impauriti di Kael, nonostante tutto quella creatura gli aveva salvato la vita due volte e nel profondo del suo cuore non riusciva ad odiarlo.
“Sam Cristo spostati!!” Gli gridò suo fratello intenzionato a sterminare anche quell’esemplare.
Dean era così. Buoni o cattivi, qualsiasi essere che non apparteneva alla razza umana era un mostro da far fuori.
“Dean aspetta…” Disse con calma Sam, ma suo fratello non si mosse da quella posizione, ne distolse lo sguardo dal suo obiettivo
“Dannazione Sam! Devo spedire all’inferno l’ultimo figlio di puttana pinnuto su questa maledetta isola!! Spostati per la miseria!!” Gridò spazientito.
Sam spostò di nuovo lo sguardo da Dean al tritone e poi di nuovo a Dean interdetto
“Cosa intendi per spedire l’ultimo all’inf..”
“Intendo proprio ciò che ho detto Sammy. Avanti muovi il culo, così il bastardo raggiungerà il suo gruppo all’inferno!! Li ho sterminati tutti, riversando nell’acqua una miscela nociva, ma aimè, qui è troppo distante perché la possa respirare e crepare!” Asserì quasi con una punta di rammarico e soddisfazione.
Dean sembrava una statua, era immobile, teso, muoveva solo la bocca per parlare mentre posava sul sirenide il suo sguardo feroce, carico d’odio.
Sam a quel punto si spostò, ma non per lasciare campo libero a Dean, ma bensì interponendosi maggiormente a protezione della creatura.
Kael sollevò il viso stupito ed anche Dean a quel punto abbassò l’arma che ora puntava allo stomaco del fratello e infine si mosse, guardando finalmente Sam negli occhi con espressione confusa
“Ma cos… Sam!” disse quasi deluso.
“Mi ha salvato la vita Dean. Per ben due volte. E’ vero, mi ha tenuto prigioniero per due mesi sotto un incantesimo, ma mi ha sempre protetto e difeso, quindi adesso tocca a me.” Sam si voltò verso Kael mentre Dean alzava e riabbassava le braccia, scuotendo la testa incredulo e arreso.
“Vattene. Vivi la tua vita. E se mai le nostre strade dovessero incrociarsi di nuovo, è meglio per te che scappi, perché non ci sarà nessuno a fermare quel proiettile la prossima volta.”
“Sam andiamo!!” Protestò Dean, poi Sam si voltò e raggiunse il vero fratello abbracciandolo stretto
“E’ bello rivederti” Gli sussurrò e Dean finalmente lasciò perdere la creatura e lasciò cadere tutto l’odio e la furia che aveva trattenuto fino a quel momento e si rilassò nel calore dell’abbraccio contraccambiandolo.
“Ti prego torniamo a casa… Non voglio più saperne di mare ed isole per un bel po’” Disse con una punta d’ironia Sam e prima di allontanarsi con un braccio appoggiato sulle spalle di Dean, guardò ancora una volta indietro e vide il tritone scivolare in acqua, agitare un’ultima volta la coda deturpata e sparire nel blu.
Dean non si lasciò sfuggire l’abbronzatura e l’abbigliamento di Sam, lo guardò ed aprì la bocca, ma Sam lo bloccò immediatamente
“Non dirlo! Non t’azzardare a proferir parola, ti prego” lo ammonì serio provocando una serie di grugniti e sghignazzatine nel fratello più grande.
“Dean!”
“Che c’è?! Non ho detto niente!” Risatina
“Ma vorresti”
“E’ solo che hai un corpo stile .. Robinson Crusoe.. Guarda che barba!” Altra risatina
“Dean!!” I due continuarono così per un bel po’, mentre Sam cercava di cambiare discorso e Dean che invece incalzava.

Quando finalmente Sam si sedette sull’Impala, profumato di bagnoschiuma, rasato, pettinato e di nuovo vestino con una camicia e pantaloni, che tra l’altro all’inizio gli facevano una strana sensazione sulla pelle, sospirò felice di tornare alla sua realtà, felice di tornare a casa, chiuso nelle mura del bunker e felice di essere di nuovo seduto in macchina al fianco di suo fratello.
Non voleva accennare assolutamente a quell’avventura, soprattutto con Dean, visto quello che aveva fatto su quell’isolotto completamente in balia dell’influenza del sirenide innamorato, si imbarazzava ed arrossiva al solo pensiero e così molto del tragitto lo fece in silenzio tra i suoi pensieri, poi Dean si schiarì la voce
“Quindi … l’uomo pesce si era innamorato di te…”
“Già” Disse distrattamente Sam guardando fuori dal finestrino e sperando nella bontà dell’altro che annuì con un  “mmmhhh” e rimase un altro po’ in silenzio a riflettere ma poi non riuscì a trattenersi
“E ci hai fatto sesso?” Chiese diretto e Sam per poco non si fa venire un attacco di tosse deglutendo aria.
“No. .. Suppongo di no” Rispose al volo con la voce roca balbettando “Voglio dire io non..”
“Ma se mi hai detto che non ricordi assolutamente niente”
“Infatti è così, quindi nessuno può saperlo, ma adesso basta Dean. Non mi va di parlarne” Terminò cercando di risultare molto infastidito e dopo un’altra risatina da parte dell’altro non ne parlarono più ed il viaggio proseguì.
Non era proprio del tutto vero che Sam non si ricordava di niente, ma avrebbe rinchiuso quel segreto nel profondo della sua anima.

The End

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