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Autore: Mikarchangel74    02/08/2018    6 recensioni
Sam si era recato sulla piccola isola di Holbox davanti alle Coste dello Yukatan in Messico perché a quanto pare dopo la devastazione dell’uragano avvenuta del 2005 capitavano insolite sparizioni e morti, tutte legate al mare.
Gli abitanti dell’isola odiavano i ficcanaso e gli stranieri. E’ vero, esisteva qualcosa che veniva fuori dal mare, ma altro non erano che una colonia di sirenidi che ormai convivevano pacificamente con gli abitanti dell’isola. Per vivere però in grazia di Dio, gli abitanti e le creature avevano stretto un patto, gli abitanti gli avrebbero fornito cibo fresco, questo significava sacrificare qualche umano ed in cambio loro li avrebbero anche protetti da minacce esterne, anche se poi facevano ben poco.
E sam era caduto pari pari come un allocco nella loro trappola.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kael the merman'
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~~Titolo:  Belongingness
Fandom: Supernatural
Ship: Leggera yaoi
Warning nessuna
Tags: Hurt & Comfort https://www.facebook.com/notes/hurtcomfort-italia-fanfiction-fanart/26-prompts-challenge/1761132400576945/
Partecipo alla Challenge #26promptschallenge 13/26 ‘Febbre’ (parte prima)
Parole: 6047

Belongingness
(Capitolo 1)

Un sospiro scappò tra le labbra del cacciatore seduto al bancone di un bar, mentre fissava sovrappensiero il liquido bronzeo del suo drink.
Sam Winchester si sentiva un po’ solo. Ormai era abituato ad avere sempre accanto suo fratello, ma stavolta avevano dovuto separarsi per seguire due piste diverse. Dean era dovuto andare in Arizona in soccorso ad una richiesta d’aiuto di due giovani cacciatori alle prese con un fantasma che tormentava e portava alla morte molti abitanti di una città nei modi più raccapriccianti.
Mentre Sam si era recato sulla piccola isola di Holbox davanti alle Coste dello Yukatan in Messico perché a quanto pare dopo la devastazione dell’uragano avvenuta del 2005 capitavano insolite sparizioni e morti, tutte legate al mare.
Sorrise sollevando gli occhi su una giovane cameriera per ringraziarla quando passò e gli riempì di nuovo il bicchiere con il drink abbastanza alcolico ma dolciastro, dal sapore indefinito, a detta di quell’affascinante cameriera, si trattava di una specialità dell’isola.
Osservò la ragazza che era tornata a sfaccendare dietro al bancone i capelli fluenti mossi e corvini circondavano un bel viso dalla pelle liscia, olivastra e gli occhi profondi e neri come due pozze di petrolio. Un sorriso apparve sulle sue labbra pensando che se ci fosse stato suo fratello, si sarebbe già fiondato a farle la corte ed organizzarsi la nottata. Ma il sorriso gli sparì subito, con la consapevolezza che Dean era a km di distanza da lì in quel momento.
Era ormai quasi il tramonto una bella luce calda e ambrata filtrava dalle imposte leggermente abbassate dei finestroni del locale e a parte la cameriera, c’erano solo un gruppo di uomini attempati che giocavano a carte, un gioco che Sam non riconobbe; Ogni tanto gli allungavano occhiate strane, tra il curioso e l’infastidito, ma a Sam poco importava.
Era lì già da tre giorni e non aveva scoperto molto. I locali erano parecchio riservati e restii al dialogo con i forestieri, pur spacciandosi per un agente dell’Fbi non era riuscito a sapere granché, solo alcune leggende che gli aveva raccontato un impaurito agente del distretto di polizia del luogo.
La leggenda narrava di creature marine, mostri, che uscivano dal mare di notte per rapire le persone e cibarsene.
Sam finì il terzo drink sentendosi fin troppo allegro e ne rifiutò un quarto, quindi aprì il suo tablet e, appoggiando il gomito sinistro sul tavolo e la testa sul palmo della mano, iniziò pigramente a spulciare in cerca di quali creature marine potessero esistere.
Più di quante ne immaginasse. Sospirò e si preparò a leggere tutto quanto.
C’era l’Alastyn, una specie di cavallo marino, catturava le vittime lasciandole avvicinare e montare sulla sua groppa docilmente per poi portarle via, ma era una leggenda dell’Isola di Man.
C’era il Kelpie, un demone che assumeva una forma di cavallo nero che popola il laghi e fiumi della Scozia, Irlanda e Scandinavia.
Il Kappa, creatura acquatica del Giappone, Le Sirene… Più probabili, ma lui non le aveva mai viste dentro l’acqua, come lo stereotipo che solitamente gli umani associavano a quel nome.
L’ippocampo, mezzo cavallo e mezzo pesce, la cavalcatura di Poseidone.
Il Kraken, dalla forma di una gigantesca piovra. Sam immaginò i grossi tentacoli sbucare dagli abissi oscuri pronti ad afferrarlo e rabbrividì.
C’era il serpente marino, lo Zaratan un mostro a forma di balena o tartaruga, ma talmente grande da esser scambiato per un isola a volte.
Il Buru, un rettile acquatico dell’India, il Cacaelia, mezzo uomo e mezza piovra ed il Bahamut, un pesce gigantesco delle coste del Medio Oriente.
Sam sospirò ancora, si sentiva la testa un po’ leggera e un po’ di sonnolenza dovuta a quei cocktails. Possibile che non ci fosse scritto niente sulle coste del Messico?
Di colpo un ragazzino emaciato entrò di corsa nel locale gridando “El monstruo! El monstruo!”
Gli uomini seduti lasciarono il loro gioco a carte e si alzarono per seguire il bambino e così fece anche Sam, chiuse il laptop mettendolo nello zaino, questo in spalla e corse fuori.
Seguirono il bambino fino alla spiaggia ed il piccolo indicò verso l’orizzonte “Allí, lo vi allí!! (Laggiù, l’ho visto là!)”
Sam cercò di aguzzare la vista, ma non gli parve di notare niente di insolito a parte le increspature delle acque salmastre.
Il ragazzino gli strattono la maglia e Sam lo guardò “Por favor toma el bote y ve a ver! (Per favore prendi la barca e vai a vedere!)” Gli disse indicando una barca a vela molto precaria e con il pennone della vela rotto.
Guardò l’imbarcazione un pò perplesso, ma la curiosità che ormai si era impossessata di lui era troppo forte e decise di avventurarsi in mare aperto, con l’intenzione di non allontanarsi troppo, anche perchè iniziava ad avere un pò di fastidio allo stomaco, probabilmente non abituato a bere alcolici, ma non gli dette molto peso.
La barca non era molto affidabile e sicura, se solo avesse urtato uno scoglio sarebbe andata in mille pezzi, per di più neanche l’aveva visto il mostro di cui parlava il bambino e non aveva idea della sua grandezza, a messo che di mostro si trattasse. Non era stata proprio una mossa inteligente la sua pensò.

Gli abitanti dell’isola odiavano i ficcanaso e gli stranieri. E’ vero, esisteva qualcosa che veniva fuori dal mare, ma altro non erano che una colonia di sirenidi che ormai convivevano pacificamente con gli abitanti dell’isola. Per vivere però in grazia di Dio, gli abitanti e le creature avevano stretto un patto, gli abitanti gli avrebbero fornito cibo fresco, questo significava sacrificare qualche umano ed in cambio loro li avrebbero anche protetti da minacce esterne, anche se poi facevano ben poco.
E sam era caduto pari pari come un allocco nella loro trappola.
La vittima veniva drogata, di solito mettevano una dose sostenuta di un infuso a base di tabacco nel drink, che aveva un’effetto piuttosto rapido e faceva salire un gran febbrone, quindi veniva mandata con qualche scusa in mare, dove si sentiva male ed affogava, o comuque veniva presa dai Sirenidi e portata nella loro tana e lì mangiata viva o quasi, un pasto piuttosto fresco.
Dopo l’accaduto gli abitanti sostenevano che era stata una disgrazia. –Il poveretto si è avventurato in mare e la barca s’è rovesciata; Il corpo è scomparso nelle acque. Oppure, era a far sub ma non è mai risalito. Insomma fin’ora erano sempre riusciti a sgamarsela, il problema era insorto all’arrivo di un’ispettore dell’FBI messosi a ficcanasare, quindi era meglio farlo sparire il prima possibile, ma a quello ci avrebbero pensato gli abitanti marini, che poi riportavano a riva solo lo scheletro dopo qualche giorno.
In quel tratto di costa, quella piccola insenatura dove si trovava Sam adesso era interessata da forti correnti, il Reef non era distante e le correnti tiravano la barca al largo proprio verso la scogliera tanto affascinante e preziosa quanto spietata ed infida. Lui se ne accorse e cercò subito di far partire il motore per far dietrofront, ma ovviamente non ne volle sapere di azionarsi così si mise a remare per tornare verso la riva, ma la corrente aveva già fatto sua quella piccola imbarcazione. Tutto calcolato ovviamente dagli abitanti di Holbox che avevano già sperimentato più volte quella sorta di trappola per le malcapitate vittime destinate al sacrificio.
“Quanto sono stato stupido!” Si disse, mentre la paura si impossessava di lui, chiudendogli lo stomaco e sopprimendo persino quel fastidio che aveva.
La corrente spingeva le imbarcazioni verso la barriera corallina e le faceva schiantare lì sopra, ovviamente nessuno degli abitanti si azzardava a mettersi in acqua in quel posto che nella loro lingua chiamavano la bahía del diablo. Ma i visitatori non lo sapevano ovviamente.
Mentre Sam vedeva avvicinarsi l’inesorabile reef, cercò di chiamare aiuto e sbracciarsi, ma nessuno pareva sentirlo, o se anche lo sentivano, facevano finta di niente. Remò, gettò l’ancora e l’imbarcazione rallentò leggermente ormai era fuori dalla piccola insenatura, sfruttò il momento per cercare di raggiungere gli scogli e la parete rocciosa più vicina, ma anche quella prospettiva non era confortante viste le onde che vi si infrangevano contro ed immaginò come sarebbe andata in mille pezzi la sua fragile barca contro quelle rocce, ma per lo meno se avesse trovato modo di star fuori dall’acqua poi forse qualcuno lo avrebbe salvato... Forse..
Il sole ormai calava all’orizzonte, il cielo si era imbrunito parecchio Sam si rese conto di essere in un bel guaio, col buio in balia delle correnti... Si sarebbe schiantato sul reef o contro la scogliera, entrambi gli esiti fecero accapponare la pelle al giovane uomo, rabbrividì, ma non erano solo brividi dovuti ad una scarica di adrenalina, erano brividi di freddo, ma non era possibile pensò, la temperatura sfiorava i 27 gradi.
E dì colpo si abbracciò stretto non riuscendo a controllare il tremito e battendo forte i denti. Si dovette piegare su se stesso per un minuto sentendosi tremendamente spossato e con un forte senso di nausea, tanto che si appoggiò al bordo della barca sporgendo leggermente la testa con la paura di vomitare da un momento all’altro.
Ma cosa cavolo gli stava succendendo? Si costrinse a riprendersi un momento per non lasciar andare la barca alla mercé delle acque, più di quanto già non lo fosse, ma tutto ciò adesso richiedeva uno sforzo che lui non era in grado di affrontare
Il natante intanto era arrivato alla barriera, il mare era molto agitato e le onde lo sballottarono come fosse un giocattolo in mano ad un bambino, Sam dovette buttarsi in ginocchio ed arreggersi per non cadere, anche se forse cadere fuori dalla barca sarebbe stato meglio che schiantarsi sulla barriera corallina e ferirsi con scogli e coralli taglienti come rasoi.
La febbre era già molto alta e Sam non riusciva nemmeno più a tenere la mente lucida, sentiva solo un’enorme freddo, possatezza e confusione. Si raggomitolò sul fondo della barca tremando e battendo i denti perchè incapace di fare altro.
I sirenidi avevano già notato da tempo l’imbarcazione ed aspettavano pazienti il succulento spuntino ormai prossimo. Si appostarono al reef pronti ad afferrare il malcapitato non appena fosse caduto in acqua. Poco dopo la barca cozzò forte la scogliera ed iniziò ad imbarcare acqua, Sam fu investito dal gettp che pareva gelato come il ghiaccio e gemette ancora incapace di reagire o tentare di alzarsi. Teneva occhi e denti serrati scosso da forte ondate di brividi.
Il natante fu sballottato e spinto più volte contro il reef ed alla fine si ribaltò e si ruppe. Sam fu catapultato in acqua. Le onde lo fecero ruzzolare e affondare. Il suo corpo fù sbatacchiato come una tenda nei giorni di vento. Finchè un’onda più grossa non lo spinse giù contro i coralli e gli scogli. I suoi vestiti furono lacerati, il corallo gli tagliò la pelle e bruciò come il demonio. Sam spalancò gli occhi e lanciò un grido, perdendo il poco ossigeno che ancora aveva nei polmoni. E’ strano come, vedendo il sangue fuoriuscire dalla ferita sul fianco, pensò che sarebbe potuto arrivare uno squalo a mangiarlo... come se non fosse già in pericolo di vita anche senza squalo, con la mente stravolta ed annebbiata dalla febbre alta, il corpo debole sballottato e spinto contro gli scogli taglienti. Stava affogando e non riusciva a far niente per impedirlo e forse fù questa consapevolezza che di colpo gli dette una scarica di energia, l’ultima. Sbracciò forte finchè non raggiunse la superficie con la testa e si riempì i polmoni più che poté, ebbe qualche colpo di tosse perchè alcuni schizzi d’acqua gli finirono in gola. Ma si guardò intorno, cercando di capire dove fosse la scogliera, la sua unica speranza era nuotare fin là e raggiungerla, anche se la reputava un’impresa impossibile in quel momento. Non fece a tempo a dare la prima bracciata che un’altra grossa onda si abbattè sulla sua testa. Si sentì schiacciare di nuovo sott’acqua, giù verso quegli scogli pronti a lacerare e trafiggere. Battè con forza una spalla lussandola e gridò di nuovo perdendo ancora una volta tutta la riserva di ossigeno. Rotolò sul quel fondale sconnesso ed impietoso, si procurò nuovi tagli e finì su un gruppetto di ricci di mare, gli aculei gli penetrarono nella pelle e le punte velenose si spezzarono. Sam si sentì finito... Come poteva combattere e vincere contro la forza della natura? Specie in quello stato febbrile. L’uomo non vinceva mai contro di essa, poi sentì di avere il solido sotto ai piedi e si dette un’altra spinta riuscendo di nuovo a tornare in superficie e per la seconda volta riprese ossigeno e lottò per la propria sopravvivenza; Scalciò e cercò di nuotare via, ma di colpo si sentì afferrare alle caviglie e subito dopo alle gambe, pensò al Kraken mentre veniva tirato di nuovo sott’acqua. Cercò di agitare le gambe e abbassò lo sguardo in basso per vedere chi lo avesse afferrato, l’acqua non era molto limpida a causa delle onde, ma vide chiaramente delle mani e delle grosse pinne come quelle dei delfini. Ma ormai era al limite, le energie lo avevano abbandonato, la febbre, il veleno dei ricci, il veleno del tabacco che avevano messo nel suo drink avevano vinto, il loro effetto stava agendo e devastando il corpo del cacciatore totalmente e perse i sensi.
Poco dopo un nuovo sirenide arrivò come una furia, colpì con un bastone uno di quelli che reggevano Sam e si mise a lottare con un altro. Di lì a breve il corpo esanime dell’uomo fu lasciato e risalì in superficie galleggiando in balia del movimento dell’acqua e sotto di lui un groviglio di pelle, squame, code e braccia stava lottando furiosamente contendendosi il loro pasto.
L’ultimo arrivato era abbastanza forte e riuscì anche se non con poca fatica e ferite ad avere la meglio sugli altri tre.
Si affacciò in superficie alla ricerca del corpo dell’uomo, lo afferrò e lo portò lungo la costa dalle alte pareti rocciose a strapiombo, lontano dalla barriera corallina, fino ad una grotta allagata, poi s’immerse, passò da un cunicolo e sbucò in un’altra cavità chiusa con qualche scoglio emerso. Si issò fuori dall’acqua e trascinò fuori anche il corpo dell’uomo, accostò l’orecchio alla sua bocca, ma l’uomo non respirava nè dava segni di vita. Sapeva già cosa fare, non era il primo umano che gli capitava di salvare. Non che gli piacessero, detestava gli esseri umani, ma detestava di più quelli della sua specie che lo avevano condannato all’esilio solo per avere gusti sessuali diversi dagli altri e non erano ammessi; Il sirenide scoperto veniva privato dell’apparato genitale, e nella maggior parte dei casi prendeva brutte infezioni e moriva, altrimenti veniva reietto dalla comunità. A Kael era toccata questa sorte. Ma ormai si era abituato alla vita in solitaria e non gli sembrava così male, ma cercava sempre di mettere i bastoni tra le ruote agli altri sirenidi, anche perchè non poteva proprio accettare queste barbarie. I sirenidi del mare si erano sempre cibati dei frutti del mare, e quelli che avevano scelto una vita sulla terra emersa, si erano adattati alle usanze ed i cibi degli uomini. Quindi questa cosa di mangiare carne umana fresca andava fermata.
La piccola grotta era immersa nell’oscurità totale, ma il sirenide riusciva a vedere bene.
Voltò Sam a pancia in su e gli praticò una respirazione bocca bocca, tappandogli il naso. Se non avesse ripreso a respirare sarebbe morto. Sam era annegato quando i tre sirenidi lo avevano tirato sott’acqua, poi Kael avrà lottato per una decina di minuti circa più altri cinque ... Doveva sbrigarsi e farlo rinvenire.
Lo tirò a sedere dadogli dei forti colpi sulla schiena e finalmente il cacciatore tossi e vomitò fuori tutta l’acqua, boccheggiando nell’intento di  riprendere fiato. Purtroppo la febbre era ancora troppo alta nel corpo del cacciatore e di colpo iniziò a tremare violentemente. Gli occhi gli rotearono all’indietro, inarcò la schiena e si buttò indietro rigido come un legno, Kael per fortuna lo sostenne per non fargli battere la testa sugli scogli, ma il tremore si trasformò in convulsioni.
Kael imprecò doveva trovare il modo per fargli abbassare la febbre o l’uomo avrebbe riscontrato anche effetti neurologici. Per prima cosa lo portò lontano dall’acqua affinchè non ci rotolasse di nuovo dentro, gli aprì la mandibola a forza, mettendo un osso di tricheco tra i denti, era disgustoso, ma non aveva altro, cosìcché non si sarebbe morso e staccato la lingua. E mentre il corpo dell’uomo si contorceva sul duro e umido suolo della grotta, Kael si tuffò rapido in acqua nuotando in cerca di una particolare alga che aveva le proprietà della Genziana o del salice bianco, non era un vero e proprio antipiretico, ma intanto gli avrebbe fatto abbassare un pò la temperatura e fatto cessare le convulsioni, poi sarebbe andato fin sulla terra ferma a prendergli qualcosa.
Dopo circa una mezz’ora la trovò. Strappò l’alga e nuotò velocissimo di nuovo da Sam. Il ragazzo ogni tanto emetteva dei piccoli versi strozzati, doveva essere stremato. Le convulsioni si erano ridotte dei sussulti rigidi delle membra, gli occhi serrati, alcuni ciuffi dei lunghi capelli bagnati appiccicati al viso e goccioline sulla fronte che Kael ipotizzò trattarsi di sudore anzichè acqua... anche perchè l’acqua con il calore emanato dal corpo del cacciatore, era già tutta evaporata. Stringeva l’osso tra i denti talmente forte che lo aveva anche intaccato.
Kael si mise subito a pestare le alghe che produssero un liquido verdognolo. Glielo fece colare in bocca da un angolo, senza togliere l’osso tra i denti, tenendogli la testa leggermente sollevata affinchè il liquido non colasse troppo velocemente e gli andasse di traverso.
“Mi senti? Cerca di deglutire.. Ingoia ciò che ti dò, ti farà stare meglio!” Disse Kael ad alta voce, sperando che le sue parole facessero breccia nel suo cervello sconquassato.
La spremuta d’alghe aveva un sapore raccapricciante per Sam e non appena arrivò a toccare le papille gustative gemette e cercò di voltare debolmente la testa per sottrarsi a quell’orribile saporaccio, ma Kael lo tenne fermo e glielo versò tutto il preparato.
“Avanti coraggio, dobbiamo farti abbassare un pò la temperatura.” Disse quasi a se stesso. Poi lo riadagiò giù ed aspettò che il concentrato d’alghe iniziasse a fare effetto.
Nel suo delirio a causa dell’elevata temperatura corporea Sam a quel punto pronunciò una debole singola parola “D-Dean..”
Kael si mise seduto accanto a quel giovane uomo, curò velocemente anche le ferite che aveva riportato nello scontro con gli altri sirenidi e lo osservò, non sapeva cosa volesse dire quella parola, forse era un nome.. si soffermò sui gentili lineamenti del viso, anche se adesso erano contratti, i capelli castani, adesso sparsi a ciocche scompigliate qua e là, il suo petto compatto e pieno, che si intravedeva bene attraverso la maglietta stracciata e bagnata che aderiva seguendo le sue forme e traspariva leggermente. Notò le sue braccia con una buona muscolatura e qualche vena in rilievo, ma... una spalla era fuori posto. Lo afferrò di nuovo da sotto le ascelle per sollevare leggermente il busto, mise la clavicola dell’uomo contro quello che per un essere umano avremmo definito ginocchio, gli appoggiò un palmo sul petto e l'altra mano afferrò saldamente il gomito del cacciatore iniziando ad esercitare una trazione sempre maggiore finché le ossa fecero uno schianto secco, Sam gridò anche se risultò più o meno un singhiozzo acuto seguito da una serie di respiri affannosi, si irrigidì per qualche secondo per poi tornare lentamente in quello stato comatoso e febbricitante di prima.
Kael continuò nella sua ispezione visiva, scese alle gambe coperte dai pantaloni anche questi strappati in più punti. Li confrontò con la sua coda, la scosse leggermente e la tramutò in un paio di gambe, se l’uomo si fosse svegliato magari avrebbe accettato più volentieri la vista di un suo simile piuttosto che un mezzo pesce. Non era completamente nudo, aveva una specie di foulard attorno ai fianchi, fatto di alghe intrecciate e coralli che gli coprivano giusto le nudità e gli attributi che giustamente in forma umana erano ben visibili. Era sempre comparso quelle rare volte che aveva provato a trasformarsi.
Voleva sapere di più su quell’umano e con i suoi poteri telepatici scandagliò un pò la mente del uomo, scoprendo finalmente il significato di quella parola. Dean era il fratello, era un’ancora di salvezza, era la famiglia, era la colonna a cui appoggiarsi. Era praticamente tutto per quel giovane uomo e forse segretamente era anche qualcosa di più. Né fu quasi geloso, ma c’era una cosa che poteva fare... Le sirene erano brave con le illusioni pensò. Non voleva essere cattivo, ma purtroppo faceva parte della sua natura e così non gli sembrò di far niente di male.
Non avendo altro da fare, si mise a medicargli anche tutti i tagli che si era procurato sulla barriera corallina, facendogli impacchi e fasciature provvisorie.
Dopo due ore si accorse che la febbre non accennava minimamente a scendere e Kael si preoccupò, certo non si aspettava che il concentrato di alghe facesse molto effetto, ma nemmeno che non ne facesse affatto... di solito funzionava.
Di colpo Sam ebbe due forti scossoni, aprì la bocca lasciando la presa sull’osso, come se stesse per vomitare. Kael lo afferrò cercando di voltarlo di lato affinché non soffocasse e poco dopo il cacciatore rimise una sostanza giallognola scura come il meconio.
Fu allora che il sirenide vide le punte dei ricci di mare conficcati dietro un fianco all’altezza dei reni. Ecco cos’era che gli stava dando il vomito e non gli faceva abbassare la febbre.
La pelle attorno alle puntine nere si era gonfiata ed arrossata leggermente, provò ad asportarli appoggiando le labbra e suggendo, ma ormai erano penetrati bene e la pelle gonfia li teneva bloccati lì.
Riadagiò Sam e per la seconda volta si tuffò, le sue gambe immediatamente tornarono ad essere una coda simile a quella di un delfino e si procurò degli attrezzi improvvisati con conchiglie di varie misure ed altre cose che trovò sul fondale. Tornato di nuovo nella grotta umida e fresca si mise subito all’opera per togliere ogni singolo aculeo di riccio, per chi lo avesse visto, sarebbe rimasto a bocca aperta vedendolo usare con maestria oggetti che a nessuno sarebbe mai passato per la testa poter essere utilizzati a tale scopo.
Recise la pelle di Sam vicino ad ogni singolo aculeo, facendo uscire un pò di siero provocato dall’infezione e sgonfiando leggermente la parte interessata, rimuovendo infine il problema.
Erano ormai passate le due di notte quando Kael riuscì a togliere l’ultimo pezzetto di riccio. Riadagiò Sam a pancia in su e si rilassò qualche secondo lì accanto. Salvare un umano questa volta si stava rivelando una bella sfida.
Sam sembrava esser stato sempre privo di incoscienza e Kael si era messo a parlare durante l’operazione, per rassicurarlo, era noto che la voce delle sirene avesse un’enorme potere sulla mente degli uomini e parlando Sam si era lentamente rilassato e, visto che finalmente la febbre non era più a livelli critici, adesso sembrava riposare tranquillo.
Lanciata un’ultima occhiata Kael tornò di nuovo in acqua, nuotando fino alla costa abitata, uscì dall’acqua trasformando di nuovo la pinna caudale in due gambe umane ed entrò nella prima farmacia non lontana dalla piccola insenatura, cercando di non far scattare l’allarme. Non era la prima volta che lo faceva e sapeva già cosa cercare. Non gli piaceva rubare e comunque rubare agli uomini, visto che lui voleva evitarli e non avere niente a che fare con loro, ma voleva anche salvare quei poveretti che venivano drogati e dati in pasto ai suoi simili, del quale si vergognava enormemente per quel comportamento assurdo.
Prima di tornare, prese anche qualcosa di commestibile e dell’acqua da bere che non fosse quella salata del mare e una piccola lanterna, chiuse tutto in un sacchetto in modo che non si bagnasse e tornò nella piccola grotta. Mise il sacchettino sugli scogli. Sam sembrava ancora addormentato, quindi si issò sedendosi sul bordo e accese subito la piccola lanterna illuminando il piccolo antro roccioso, ma quando si voltò verso l’umano si accorse che Sam aveva leggermente gli occhi aperti. Sembrava confuso e frastornato, ma era sveglio e Kael trasformò rapidamente la coda in gambe recitò qualche verso di una strana melodia, Sam sentì la voce suadente e voltò la testa per poi spalancare gli occhi per la sorpresa
“Dean? ... Co..” La voce gli si interruppe e la schiarì per la gola secca e la leggera disidratazione “Come mi hai trovato?”
Disse con voce leggermente impastata e roca.
Il sirenide sorrise “Non è stato facile devo ammetterlo” Poi prese ciò che aveva rubato
“Ho qui un panino, mangia qualcosa così dopo prendi la medicina e cacciamo la febbre una volta per tutte” Poi gli allungò anche la bottiglia d’acqua “E bevi molto, hai bisogno di reintegrare i liquidi”
Sam lo guardava un pò sospettoso, ancora non si capacitava di come Dean fosse lì, ma era ancora troppo spossato per cercare di pensare lucidamente, forse era un suo vaneggiamento... forse aveva ancora la febbre alta e si trovava chissà dove, in preda ad allucinazioni e delirio.
Si mise su un fianco appoggiandosi ad un gomito e prese il panino addentandolo, aveva uno strano sapore in bocca, ma non si stupiva, l’ultimo suo ricordo era ... Improvvisamente spalancò gli occhi e si irrigidì
“Ho visto ...” disse di colpo quasi strozzandosi e Kael lo guardò incuriosito “Hai visto cosa?”
“Mezzi uomini .. mezzi pesce... Sirene o tritoni... mi avevano afferrato e poi..” cercò di ricordare
“Sam, hai ancora la febbre, adesso mangia, rimettiti e poi ne riparliamo ok?”
Sam corrugò la fronte perchè avrebbe voluto ricordarsi e parlarne adesso, ma poi annuì e continuò a mangiare il panino in silenzio, finchè si guardò intorno
“Dean .... Dove siamo?”
Kael deglutì “Bè, stavi affogando, eravamo in balia delle onde del mare, a stento sono riuscito a trovare questa grotta, era quasi buio, non sarei riuscito a riportarti a riva, in questo tratto di mare, la corrente è particolarmente forte e...”
Sam sospirò ed annuì ancora “sì me ne sono accorto”. Finito il panino bevve un pò d’acqua e Kael gli allungò due pasticche di paracetamolo “Butta giù, passeremo la notte qui e domani torneremo a casa”
“Ma no... devo indagare... c’è un mostro o meglio... forse ho capito cosa c’è su quest’isola, le sirene, bisogna avvertire gli abitanti” Disse il cacciatore contrariato, ma poi si afflosciò un attimo chiudendo gli occhi ancora spossato per la febbre e la prova che aveva dovuto sopportare il suo corpo ancora debilitato.
Kael avrebbe voluto dirgli -Bravo salva chi ha cercato di ucciderti!- Ma si avvicinò a lui, gli appoggiò le mani sulle spalle spingendolo dolcemente giù
“Adesso riposa, quando starai meglio vedremo il dafarsi”
Sam sospirò ed annuì già ad occhi chiusi, in effetti si sentiva ancora a pezzi, come se uno schiacciasassi gli fosse passato sopra. Kael aveva avuto la tentazione di posare un bacio su quelle labbra che dovevano essere morbide e calde, ma poi si trattenne e rimase lì aspettando che si addormentasse per ritrasformarsi in tritone e scendere in acqua, doveva controllare che non si avvicinassero pericoli e non si riferiva ad animali, ma a quelli della sua specie con cui aveva lottato e che ormai probabilmente avevano già dato l’allarme a tutto il gruppo.
Pensò all’uomo. Gli piaceva e molto, lo voleva per se’, probabilmente il vero Dean non sapeva dove fosse il fratello, ma nel caso lo avesse cercato, nessuno mai avrebbe trovato quella grotta nascosta all’interno della scogliera ed il cui unico accesso era tramite un cunicolo allagato.
Vero era che non avrebbe potuto tenere a lungo l’essere umano chiuso lì, si sarebbe comunque insospettito, anche se lo teneva sotto il suo incantesimo.
Quindi non restava che trovare un bell’isolotto disabitato in mezzo all’oceano ed avrebbero vissuto felici ed indisturbati. Decise che si sarebbe messo alla ricerca del loro nido d’amore l’indomani.. anzi, poche ore più tardi.

La mattina, anche se chiuso nel buio della grotta dove non si poteva stabilire un determinato momento del giorno, Sam si svegliò sentendosi molto meglio, era ancora un pò frastornato e con l’ossatura dolorante, classica degli stati febbrili, ma tutto sommato era pronto a tornare in azione e, la prima cosa che gli venne in mente furono le sirene e Dean.
Si guardò intorno, era da solo, non filtrava luce, c’era solo una piccola lanterna in un angolo. Quel posto gli fece venire un pò di brividi e un senso di claustrofobia... Ma dov’era suo fratello? Possibile lo avesse lasciato solo? E poi... Da dove era passato?
La grotta era tutta chiusa eccetto un foro di circa due metri nel terreno pieno di acqua.
Sam cercò di alzarsi, rabbrividì un pò, lì dentro era fresco, tipico delle grotte ed umido, molto umido, dava noia anche respirare, doveva esserci il 90% di umidità.
Si alzò un pò incerto, arreggendosi alla parete di roccia scivolosa e bagnata, raccolse la lanterna e si mosse con cautela per il piccolo antro chiuso. Aveva bisogno di aria, di vedere la luce del sole.. aveva bisogno di uscire. Non c’era proprio niente, se non una bottiglietta d’acqua, da dove bevve immediatamente un paio di sorsi e una crostatina confezionata a cui dette solo una rapida occhiata.
“Hey!! C’è nessuno?!” Gridò sentendosi stupido, lì non c’era nessuno e lo vedeva anche benissimo da solo.
Quel buco di acqua che da fuori sembrava scuro come le tenebre gli incuteva un pò di timore ed ansia, ci girò attorno con un’espressione preoccupata, ma alla fine si inginocchiò sul bordo e decise di immergere la testa per vedere se per caso vedeva qualcosa, ma l’idea che potesse esserci qualcosa pieno di tentacoli pronti ad afferrarlo lì in agguato nell’ombra, gli metteva non poca soggezione addosso.
Si fece coraggio, si riempì i polmoni ed immerse la testa.
Si trovò immerso nel buio più profondo, non filtrava nemmeno uno bagliore. Si ritirò sù, sentendosi in trappola e impaurito, aveva solo immaginato Dean? Era stato un suo delirio? Chi lo aveva imprigionato in questa grotta nascosta? ... Le sirene! Solo le sirene avrebbero potuto arrivare lì. E forse, anzi, adesso sperava che qualcuno si facesse vivo, anche se poi le sue o le loro intenzioni non fossero state delle migliori.
Indietreggiò e si sedette con le spalle alla parete rocciosa, con la torcia appoggiata lì vicino, bevve ancora un pò d’acqua ed aspettò.

Kael lo aveva sentito, era appena fuori dall’altra parte del tunnel sommerso che portava alla piccola grotta, aveva un udito strabiliante ed aveva sentito le vibrazioni dell’acqua.
Sorrise felice che l’umano si fosse ripreso. Così rientrò nel tunnel e sbucò con la testa fuori dall’acqua sussurrando con la sua voce suadente incantatia cosicchè Sam avesse visto di nuovo suo fratello quando fosse uscito dall’acqua.
Sam vide le increspature sull’acqua e qualcosa sbucare, ma era troppo nell’ombra.
“Chi sei? Vieni fuori!” Disse ad alta voce.
Kael uscì dall’acqua, sedendosi di spalle a lui e trasformando più velocemente possibile la coda in gambe, quindi si voltò
“Hey non mi riconosci? Sono Dean, tuo fratello” Disse
Sam che ormai era di nuovo sotto l’incantesimo del tritone si rilassò
“Dean! Ma come....” Indicò l’acqua
“Te l’ho mai detto di essere un ottimo nuotatore?” L’immagine di Dean che adesso aveva Sam davanti agli occhi gli fece l’occhiolino e Sam corrugò un pò la fronte incerto, sinceramente non si ricordava grandi dimostrazioni di nuoto da parte di suo fratello eccetto quando lo vide salvare un bimbo in un lago. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce dell’altro
“Allora, come ti senti?” Kael gli si avvicinò e gli toccò la fronte “Mmmh, la febbre è calata anche se credo tu la abbia ancora un pò.” Gli fece scivolare la mano lungo la guancia in una carezza e Sam lo guardò di nuovo con espressione sorpresa perchè Dean non si lasciava andare mai a gesti del genere. Non che la cosa gli avesse dato fastidio, anzi, ma era un gesto strano da parte di suo fratello, il massimo dell’affetto di solito erano abbracci e proprio quando erano capitate cose grosse per cui avevano rischiato la vita.
“Mi hai fatto prendere un bello spavento, avevi un febbrone altissimo, ti avevano avvelenato mettendoti un concentrato estratto dalle foglie di tabacco nei tuoi drink capace di far alzare la temperatura ad un elefante, in più avevi degli aculei di riccio infilati nel fianco, ti si sono prese anche le convulsioni” Disse Dean triste facendogli capire quanto era stato in pensiero per lui.
Come faceva Dean a sapere dei drink avvelenati? Lo aveva spiato? C’erano cose che a Sam non tornavano tanto di tutta quella storia, era un pò dubbioso.
“Dean sto’ bene adesso” Rispose cercando di rassicurare il fratello, il quale lo guardò negli occhi e sorrise
“Allora... Come hai intenzione di farmi uscire di qui? Non vorrai farmi passare da...” Sam indicò di nuovo il buco pieno di acqua nera come la pece.
Dean sorrise “Tranquillo ti condurrò io dall’altra parte” Gli disse fiducioso
“Allora andiamo! Dobbiamo avvertire gli abitanti della presenza delle sirene e cerchiamo di non farci incastrare come l’ultima volta! Ci siamo quasi uccisi a vicenda!”
Kael sussultò leggermente a quelle parole, in realtà non avrebbero dovuto fargli effetto, era un sirenide ed era nel loro Dna fare ciò, ma lui si era sempre sentito diveso e non solo sull’orientamento sessuale.
“Dean? Tutto bene?” Gli domandò Sam osservandolo e quando Kael intercettò i suoi occhi sorrise nervosamente “Sì certo, ero solo sovrappensiero .. Brutti ricordi” Rispose il sirenide, ma stava pensando anche a come tenere Sam lì buono e tranquillo. Non poteva mostrarsi per ciò che era, perchè a quanto pare quell’umano aveva anche ottimi motivi per odiare quelli della sua specie e lui non voleva perderlo adesso, quindi doveva aspettare che dormisse per portarlo sul piccolo isolotto che aveva trovato abbastanza distante dalla costa, così non sarebbe potuto scappare.
“Adesso non possiamo andare” Disse all’improvviso serio e sbrigativo
“Perché?! Dean dobbiamo andare. Voglio uscire di qui.”
“C’è una tempesta fuori. A stento sono riuscito a rientrare qui.”
Sam s’imbronciò leggermente e sospirò, aveva sempre più quella strana sensazione che Dean si comportasse in modo strano e di solito lo faceva per nascondergli qualcosa... Oppure che ci fosse qualcosa di strano, ma che non riusciva ancora a capire.
“E dai, lo sai che voglio solo tenerti al sicuro” Disse l’altro in sua difesa e Sam alla fine si riappoggiò contro la roccia arrendendosi ed accettando la sua permanenza forzata là dentro.

I due chiacchierarono a lungo ed anche quello fece insospettire Sam. Dean non era famoso per la sua loquacità, ma stranamente tutto ciò gli allietò il passare il tempo dentro a quel buco finchè infine stanco non si addormentò. Allora Kael svelto prese un elmo simile ad una grossa boccia per pesci nascosta dietro uno scoglio, doveva servire a mo’ di casco dove sarebbe rimasta aria per far respirare l’umano, ma prima Kael cantò qualche strofa di una dolce melodia che avrebbe rafforzato lo stato di trance affichè Sam non si fosse svegliato per nessun motivo, quindi lo prese tra le braccia, lo adagiò vicino al bordo e si tuffò ritrasformandosi nella creatura dalla coda di pesce, quindi gli allacciò il casco bene attorno alla testa e s’immerse. Una volta uscito dal tunnel nuotò veloce, senza problemi trovandosi nel suo ambiente naturale fino al piccolo isolotto disabitato. Aveva già creato una specie di ricovero con tanto di giaciglio di alghe e grosse foglie di colocasia, sarebbe stato sufficiente, almeno finchè non avessero costruito qualcosa di meglio.
Tolse l’elmo dalla testa di Sam e adagiò l’uomo sul letto improvvisato, il giovane uomo si girò leggermente e mugolò, Kael lo osservò, poi si stese accanto a lui guardando il cielo stellato sopra di loro e ascoltando il dolce e delicato rumore del mare che gorgogliava lì vicino. Si rimise a sussurrare una melodia dolce e rilassante. Sam dopo poco sospirò beato e si voltò verso di lui. Kael notò i lineamenti distesi del suo volto che brillavano chiaro alla luce della luna e sorrise felice, finalmente non sarebbe vissuto mai più da solo.
Sorrise di nuovo guardando Sam addormentato lì vicino, fantasticando sul loro futuro e carezzandogli una guancia con il dorso dell’indice
“Sarai felice con me vedrai” Sussurrò.

(To be continued...)


P.s. Ho provato una cosa nuova qui, ho inserito un mio original character, Kael il tritone. Spero comunque vi piaccia.

   
 
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