Traveller

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Time Traveller ***
Capitolo 2: *** 500 years in the past ***
Capitolo 3: *** Life at court in the 16th century ***
Capitolo 4: *** Unexpected connections ***
Capitolo 5: *** Facing the facts ***
Capitolo 6: *** Bonding ***
Capitolo 7: *** I might even like you ***
Capitolo 8: *** The warrior princess ***
Capitolo 9: *** Hearts Fluttering ***
Capitolo 10: *** Chemical reaction ***
Capitolo 11: *** On fire ***
Capitolo 12: *** Hold me ***
Capitolo 13: *** Consciousness and promises ***
Capitolo 14: *** Unconventional ***
Capitolo 15: *** A kiss in the moonlight ***
Capitolo 16: *** What if...? ***
Capitolo 17: *** Can I make a change? ***
Capitolo 18: *** Truths and conspiracies ***
Capitolo 19: *** Half wins ***
Capitolo 20: *** Instinct ***
Capitolo 21: *** The Truth ***
Capitolo 22: *** The man from the future ***
Capitolo 23: *** Facing reality together ***
Capitolo 24: *** Answers and new questions ***
Capitolo 25: *** The way out ***
Capitolo 26: *** Le parole che non ti ho detto ***
Capitolo 27: *** I belong to you ***
Capitolo 28: *** Ready ***



Capitolo 1
*** Time Traveller ***


Allora, avrei voluto modificare la OS per renderla una long, ma a quanto pare non si può: quindi ecco il link al primo capitolo, per chi non lo avesse letto.
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3749952&i=1
 

Time traveller

 

KILLIAN POV

Uno schiaffo.
Un altro schiaffo.
Fu al terzo schiaffo che afferrai la mano che mi stava colpendo il viso. Che cosa diavolo era appena successo? Ricordavo di avere toccato una pietra di Drombeg, dopodiché era accaduto qualcosa di strano... qualcosa che forse mi ero sognato. Forse avevo semplicemente avuto delle allucinazioni e avevo perso i sensi.
-Ehi! Lasciatemi andare immediatamente o vi farò veramente male!
Di chi diavolo era quella voce? Era quella di una ragazza e nonostante fosse minacciosa la trovai anche piuttosto melodiosa; tuttavia il mio istinto mi disse di eseguire la sua richiesta.
Lasciai dunque andare il polso che avevo stretto con le poche forze che avevo e mi stropicciai gli occhi, fino a che non fui in grado di aprirli.
Ero... morto?
A scrutarmi c'era un viso d'angelo con occhi color smeraldo, pelle bianca come la neve e lunghi capelli dorati che scivolavano fin quasi ad accarezzarmi il volto.
Fui colto dal panico.
Alice! La mia Alice! Non potevo essere morto, non potevo abbandonare la mia bambina così! O forse il mio desiderio era stato esaudito ed ora lei era sveglia al posto mio?
Iniziai a fare fatica a respirare. Avevo bisogno d'aria, avevo bisogno di capire cosa fosse successo e soprattutto avevo bisogno di correre da mia figlia!
Cercai quindi di mettermi in piedi, solo che l'angelo dai capelli dorati che avevo davanti mi colpì violentemente e si mise a cavalcioni sopra di me, bloccandomi le braccia a terra.
Non la trovai una posizione così spiacevole...
-Vi ho detto di stare fermo. Niente movimenti bruschi. Chi siete?
-Killian... Jones... credo... perché mi date del voi? E dove siamo?
-Drombeg. Vi ho appena trovato mezzo tramortito in mezzo al cerchio di pietre. Da dove venite? Il vostro abbigliamento è molto strano.
Che cosa? Iniziavo veramente a non capirci nulla; così cercai di studiare quella splendida ragazza, anche se averla così vicino mi destabilizzava molto. Era fuggita da qualche manicomio? Insomma, come se niente fosse mi aveva colpito in faccia e poi mi era piombata addosso dicendo cose senza alcun senso...
Indossava un abito blu, decisamente senza reggiseno sotto, e per quel che riuscii ad intravedere era piuttosto lungo... le arrivava probabilmente fino alle caviglie. Era strano, non l'avevo mai vista a Rosscarbery, e sì che durante l'ultimo anno avevo frequentato il villaggio piuttosto spesso. Una ragazza così bella, me la sarei ricordata senz'altro.
-Rispondete invece di fissarmi. O avete preso una botta in testa? Non c'è sangue intorno quindi non credo la caduta sia stata così rovinosa. Parlate.
-Io non... io sono di Cork... ero venuto qui a... riflettere. Poi tutto ha iniziato a girare e... mi hai... mi avete trovato... voi?
Era davvero strano dare del “voi” a una ragazza visibilmente più giovane di me, doveva avere giusto qualche anno più di Alice, ma mi sembrò la mossa migliore per qualche motivo.
-Non siete di Cork, non mentite! Noi non vestiamo in modo così strano! E se foste di Cork sapreste chi sono. Siete una spia per caso?
-Una... spia? Senti ragazzina, smetti di... prendermi in giro. Non sto capendo proprio nulla di quello che dici...
-Ah, la mettiamo così allora, eh?! Mi dispiace forestiero, ma sono la Principessa della contea di Cork e del Regno di Munster e lo sapete molto bene! Visto che sembrate aver perso la lingua verrete con me a palazzo! Forse una notte in cella vi aiuterà a recuperarla.
-Che cosa?! Ma sei pazza?!
-Non osate rivolgervi così a me. Sappiate che i vostri occhioni azzurri non mi fanno alcun effetto.
-Ah davvero? Ma intanto li hai notati...- mi ritrovai a provocarla -E questa posizione non si addice a una “principessa”, anche se capisco di essere piuttosto attraente. Non posso biasimarti.
Uno schiaffo. Decisamente più violento dei primi. A che gioco stava giocando questa ragazzina?
-Ve la faccio passare io la voglia di scherzare. Non solo siete uno sbruffone, continuate anche a fare il finto tonto!
In un attimo fu in piedi, e nonostante la bizzarra situazione non potei che fermarmi un istante ad ammirarla in tutto il suo splendore. L'abito blu, legato in vita con un cordino dorato, fasciava alla perfezione delle forme più che perfette, e come avevo pensato le scopriva a malapena i piedi. La stoffa però sembrava abbastanza leggera e la temperatura era bassa... da dove diavolo era sbucata? E dava dello sbruffone a me!
-Alzatevi. Sono armata e non esiterò a trafiggervi col mio pugnale se non fate quello che vi ordino.
D'accordo, sarei stato al gioco. almeno per capire dove mi avrebbe portato quella storia. In fondo cosa poteva farmi una ragazza, sicuramente con qualche rotella fuori posto, che credeva di vivere in chissà quale epoca passata?
Almeno non ero morto. Alzatomi riconobbi subito il cerchio di Drombeg: allora non mi ero mosso e, come pensavo, dovevo semplicemente essere svenuto. C'era qualcosa di diverso nel prato e sembrava che la foresta si fosse ingrandita... ma era buio ed io non ero ancora del tutto in me. Però... però dov'era la mia auto? Non ero venuto a piedi... per quanto intontito fossi, almeno di quello ero assolutamente certo. E i campi... perché non c'erano più i campi? L'erba formava un'unica radura che si estendeva a vista d'occhio e...
C'era qualcosa che non andava.
-Scusate, tesoro... ma dov'è la mia macchina?
-La vostra cosa?
-La macchina. Sai, quella cosa a quattro ruote che funge da trasporto...
-La carrozza? Siete venuto in carrozza?
-Che cosa? No, sono venuto in macchina e... cosa mi avete fatto? Mi avete drogato? Non ci capisco più niente, la radura era divisa in campi e ora non più...
Iniziai ad innervosirmi, cercando un qualsiasi punto di riferimento che avrebbe potuto calmarmi. Ma non c'era, non c'era assolutamente niente! A parte il cerchio di pietre, nulla sembrava essere come me lo ricordavo. Che razza di stregoneria era questa?
-Sembrate davvero drogato, ma di certo non vi ho drogato io!
-No ragazzina, devi lasciarmi andare. Devo tornare a Cork da mia figlia, potrebbe avere bisogno di me... e mi serve la mia macchina!
Presi la giovane per le spalle, guardandola con disperazione: non era il momento per giocare alla principessa e il forestiero! Nonostante l'aspetto di una principessa lo avesse davvero.
Certo, non mi sarei mai aspettato che a quel gesto, da sotto il vestito avrebbe tirato fuori un vero pugnale: me lo puntò alla gola con sguardo assassino.
-Voi lasciate andare me. Immediatamente. Vi posso assicurare di avere sventrato decine di farabutti con quest'arma e non ho paura di usarla su di voi. Ora vi porto a palazzo e lì decideremo cosa fare di voi. E non osate mai più toccarmi.
D'accordo, adesso era riuscita a spaventarmi. Quel pugnale sembrava antico ma molto affilato: come vi aveva avuto accesso, era un mistero. Tuttavia mi restava poco da fare e speravo che seguendola avrei ottenuto qualche risposta. Sembrava tutto assurdo per essere vero, eppure ero quasi certo di non stare sognando...
Lasciai quindi che la giovane mi legasse le mani con una fune che sbucò da chissà dove e, nonostante avesse stretto un po' troppo, non osai fiatare. Non avevo alcuna voglia di finire sventrato da una pazza.
-Adesso andate avanti e non provate a fare il furbo se ci tenete alla pelle.
Eseguii, anche se non mi faceva piacere essere legato praticamente come un cane.
Più avanzavo, e più quel luogo che ormai credevo di conoscere come le mie tasche appariva del tutto nuovo. Cosa avevano fatto quelle pietre? Dove mi avevano portato? Forse, dopotutto, non era stata un'allucinazione... forse era successo davvero. Semplicemente perché quella era la spiegazione più ovvia ed al momento anche l'unica.
Entrammo nel bosco, molto più fitto e selvaggio di come lo ricordavo, ma la ragazza sembrò più che convinta della direzione da prendere. Mi dava ordini, spiegandomi dove girare e perfino dove fare attenzione per non cadere in diverse trappole. No, le trappole decisamente non c'erano nel bosco che conoscevo e che avevo percorso decine di volte.
Tuttavia il luogo appariva davvero magico e nonostante fosse buio, la luce della luna riusciva a trovare spazio tra i rami degli alberi. Si udivano rumori di uccelli, animali selvatici... ma nulla si avvicinava. Era davvero bellissimo. Magico.
-Posso farvi una domanda?
-E fatela. Non posso promettere di rispondervi, però.
-In che anno siamo?
La ragazza rimase in silenzio e si fermò, costringendo anche me a fare lo stesso in quanto teneva stretta la corda che legava le mie mani. Mi voltai.
-State scherzando?
-No, io... sono un viaggiatore. E...
-17 Gennaio 1518. Ma...- e ora fu lei a spalancare la bocca -Venite per caso dal Nuovo Mondo? Siete tornato dall'America?!
-State scherzando.
Il sangue mi gelò nelle vene.
1518.
Allora forse il mio non era solo un presentimento: forse non ero pazzo. E forse nemmeno lei lo era. Ma... era davvero possibile una cosa del genere?
Avevo viaggiato tanto, ero arrivato ai confini del mondo, avevo assistito ad avvenimenti incredibili... ma i viaggi nel tempo?
No... no. Forse, dopotutto, mi ero davvero drogato. Per sbaglio. Forse nella radura c'erano erbe che avevo inalato e che mi stavano facendo uno strano effetto... no. Assolutamente no. Non poteva essere vero, non potevo essere stato catapultato indietro nel tempo di 500 anni! E la mia Alice! Come avrei fatto a tornare dalla mia Alice!
-Dovete lasciarmi tornare al cerchio di pietre. Dovete... io devo tornare a casa. Devo tornare da mia figlia... Alice... Io non posso stare qui... adesso...
-Vi sentite bene? State farneticando cose senza senso...
La testa aveva preso a girarmi, la vista iniziò ad annebbiarsi sempre di più.
L'ultima cosa che vidi, fu la bellissima principessa del 1500 che lasciò andare la corda e accorse da me. E poi nulla.


***


Più il tempo passava e più diventavo nervosa.
Ero rientrata alle 3 del mattino, ma i miei genitori si erano risparmiati la predica una volta accortisi che non fossisola. Non era stato facile trasportare quello straniero fino a casa, ma mi ero arrangiata improvvisando una barella di rami, rametti e radici varie. Avrei quasi preferito che avessero mandato qualcuno a cercarmi, almeno avrei avuto un aiuto, ma ormai sapevano che amavo sparire per lunghe ore, a volte rientrando anche all'alba. Non ne erano contenti, ma se ne erano fatti una ragione. Per sbollire la rabbia avevo bisogno di tempo e solitudine.
Ad ogni modo, una volta rientrata, avevo cercato di raccontare loro l'accaduto e visto che il nostro ospite non si svegliava, avevano deciso di chiamare d'urgenza il medico del villaggio.
-Sei un'incosciente Emma! Lo vedi perché non vogliamo che vaghi da sola la notte? Adesso ti è andata bene, ma se ti avesse aggredito?
-Andiamo, padre! Non ha nemmeno avuto le forze per stare in piedi, figuriamoci aggredirmi! E comunque sarei stata in grado di difendermi.
-Tu sfidi la sorte! Il fatto che sia una brava guerriera, non ti rende invincibile! Sei una ragazza giovane, lui un uomo grande e grosso... avrebbe potuto prenderti alla sprovvista e sopraffarti! Approfittarsi di te!
-Ma ti senti?! Gli avrei tagliato i genitali prima ancora di lasciarlo avvicinare, se solo ci avesse provato! Non era neanche armato, io avevo il pugnale! L'avevo anche legato, solo che poi ha perso i sensi e ho dovuto trovare un modo per portarlo qui.
Mio padre scosse la testa, ma non replicò. E nemmeno mia madre. Non era facile per loro ammetterlo, ma erano ben consapevoli che sapessi badare a me stessa alla grande. Tante volte avevo sopraffatto uomini molto più grossi di quel Killian Jones! E più che in cerca di guai, mi era sembrato fosse in cerca di aiuto. Era confuso, il che mi faceva pensare che potesse effettivamente aver battuto la testa, informazione che avevo condiviso anche col dottore.
Ancora non riuscivo a spiegarmi da dove fosse sbucato... ma in fondo eravamo nell'estremo sud dell'Irlanda. Magari era davvero arrivato via mare, proprio dal Nuovo Mondo. Questo avrebbe spiegato tantissime cose... compreso quello strano abbigliamento che, a dire la verità, sembrava piuttosto comodo. In America doveva essere tutto diverso! Come mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di esplorarla...
Ad interrompere i miei pensieri fu il cigolio della porta che si apriva, e ne uscì il dottor Viktor Frank Stein. Era il migliore, ed era esattamente il motivo per cui ci eravamo spostati a Rosscabery per le ultime due settimane. A me aveva controllato una vecchia frattura, dandomi la conferma che fosse definitivamente guarita, mentre mia madre aveva avuto bisogno di un consulto perché non riusciva a rimanere incinta. Era stato un caso che mi fossi trovata al cerchio di Drombeg proprio ora, visto che l'indomani pomeriggio saremmo partiti per rientrare a Cork.
-Allora dottore, come sta il ragazzo?
-Il ragazzo sta bene, Altezza. È rinvenuto. Non presenta lesioni, malattie... assolutamente nulla. È sano come un pesce, solo molto confuso, ma può essere dovuto ad un fattore psicologico. Continua a borbottare qualcosa su sua figlia, una certa Alice... forse è successo qualcosa alla bambina ed è provato. Penso sia meglio che gli parliate voi. Io gli ho fatto bere un infuso di erbe che lo aiuterà a rilassarsi, ma non ha bisogno d'altro.
-D'accordo, vi ringrazio dottor Stein. Mi scuso per avervi fatto chiamare ad un'ora così tarda. Chiedete pure di farvi riaccompagnare a casa con una carrozza!
-Non vi dovete preoccupare, Vostra Altezza! Col mio lavoro sono abituato a questi orari. Buonanotte!
Lo salutammo tutti, e prima ancora che scendesse le scale entrammo tutti nella stanza di Jones.
Non era la prima volta che mi trovavo davanti ad un uomo a petto nudo, ma per la prima volta arrossii, e per poco non mi andò di traverso la mia stessa saliva! Il suo corpo era bello in proporzione al suo viso! I muscoli addominali erano ben marcati, così come i bicipiti.
Mi ritrovai a pensare che forse non sarebbe stata una tragedia se avesse voluto approfittarsi di me... ma per fortuna cancellai subito quell'orribile pensiero dalla mente!
-Jones, mettetevi a letto per favore. Il dottore ha detto che siete provato.
-Senta, signore, come ho già detto al dottore, io sto benissimo. Ma dovete lasciarmi andare, devo tornare a casa dalla mia Alice...
-E di grazia, dov'è vostra figlia? Le è successo qualcosa?
Fu subito chiaro dalla sua espressione che anche mio padre rimase sorpreso dallo strano modo di parlare del giovane. Anch'io avevo reagito allo stesso modo... era tutto così strano!
-Io... io non lo so dov'è... è... non lo so. Non ho nulla da dire.
-Da dove venite, Sir Jones?
-Io non... non lo so.
Alzai gli occhi al cielo.
-Di nuovo con questa storia? Pensate davvero di darcela a bere?!- gli domandai, sperando che indossasse in fretta quella strana camicia che aveva appena recuperato dalla sedia accanto al letto.
-Emma, per favore, diamogli modo di raccontarci la sua versione dei fatti.
Ovviamente mia madre doveva sempre vedere il meglio in tutti! Qualche volta la sua bontà esagerata mi dava quasi la nausea. Le sembrava normale che un uomo sbucato dal nulla apparisse nel mezzo di Drombeg, delirante? Forse era davvero una spia della provincia di Connacht... anche se al momento le acque erano calme, eravamo tutti convinti che le aree nordiche stessero organizzando una nuova rivolta. Erano tutti troppo stupidi ed assetati di potere per rendersi conto che l'unico modo per combattere gli inglesi ed ottenere definitivamente la nostra indipendenza, fosse coalizzarsi. Magari era tutto studiato a puntino...
-Io... mi dispiace. Non so cosa dire. Non ho nulla da dire.
-Mi dispiace, in questo caso temo che l'unico modo per farvi rinfrescare la memoria sia una notte in cella.
-Ma James!
-Non possiamo rischiare, Snow. Emma, vai a chiamare una delle guardie, per favore. Domani mattina parleremo tutti con calma... e rivestitevi, Sir Jones. Le nostre celle non sono fredde ma sicuramente sono molto meno confortevoli di questa stanza. Che potrebbe ospitarvi, se solo parlaste.
Finalmente indossò quella stramaledetta maglia con lo strano soprabito di pelle, ma non disse nulla. Dal canto mio, ero dalla parte di mio padre e quindi mi diressi a passo svelto verso l'entrata principale. Con lui non sembrava funzionare con le buone, quindi ero d'accordo: una notte in cella, forse, avrebbe potuto smuoverlo. E se non avesse funzionato, lo avremmo portato con noi a Cork dove ne avrebbe passate tante altre e molto meno confortevoli, visto che sarebbe stato in compagnia di criminali accertati.
Prima o poi avrebbe parlato, se quella figlia esisteva davvero e desiderava tornare da lei. Altrimenti, tanto peggio per lui.
-Ehi Graham!
-Emma. Stai bene? Sei ferita? Chi era quello sconosciuto...
-Sto bene, Graham. E per quanto riguarda lo sconosciuto, ancora non lo sappiamo... per questo mio padre mi ha mandata a chiamarti. Ha deciso di fargli passare una notte in cella per rinfrescargli le idee!
-Mi sembra un'ottima idea. Comunque, la passeggiata notturna ti ha aiutata a rinfrescarti le idee?
-Intendi dire se ho trovato il modo per convincere i miei a non sprecare tempo a convincermi di sposarmi uno stupido principino di Connacht?
Il ragazzo sorrise, poi ridemmo insieme. Graham era un grande amico, aveva solo otto anni più di me ma era lui che mi aveva insegnato a combattere! Ci eravamo molto avvicinati, quando io avevo quindici anni, c'era anche stato un bacio... ma nient'altro. Non mi importava del suo rango, ma eravamo stati d'accordo che si fosse trattato di un bacio di circostanza e che fossimo felici da amici. Avevamo appena finito una lezione di lotta a mani nude, eravamo stanchi, sudati, accaldati... il tutto era stato istintivo. Ma nonostante ciò, ero felice di aver dato il mio primo bacio proprio a lui. Gli volevo un gran bene e lui ne voleva a me: quell'unico momento di tenerezza era rimasto il nostro piccolo segreto. Adesso eravamo praticamente come fratello e sorella.


***


KILLIAN POV

Non protestai quando la bionda arrivò con la guardia perché mi accompagnasse in cella. Non sapevo davvero cosa dire per non sembrare pazzo, quindi non avevo alternative. Avrei potuto inventare una storia sul momento... ma cosa potevo dire? Senza avere un minimo di contesto mi sarei fregato da solo e probabilmente sarebbe andata anche peggio.
La cella era buia, ma non gelida e orrenda come mi sarei aspettato. C'era un giaciglio che aveva un aspetto abbastanza comodo, con tanto di cuscino e coperta, e un grosso secchio d'acqua con dei boccali vicino... ed uno vuoto, che probabilmente sarebbe stato il mio bagno. Se avessero esaudito la mia unica richiesta, sarei addirittura stato bene. Per quanto potessi star bene in una situazione tanto surreale.
Avevo sempre creduto nella magia. Fin da piccolo. E la convinzione era cresciuta insieme a me, man mano che avevo scoperto nuovi luoghi e nuove realtà.
Ma accettare di aver viaggiato nel tempo non era così facile. Una parte di me era ancora convinta di stare sognando, o di essere stato intrappolato in un malato gioco di ruolo...
Anche se, in questo caso, la magia era la spiegazione più sensata. Me lo sentivo fin dentro le ossa di non essere nel mio mondo, lo percepivo nell'aria... in tutto.
Dovevo solo trovare il coraggio di accettarlo.
-Mi permetto di darvi un consiglio.
La guardia che mi aveva appena chiuso a chiave mi guardò, inaspettatamente. Fino a quel momento si era comportata come se non esistessi, limitandosi a portarmi verso i sotterranei.
-Non so chi siate, cosa vogliate e da dove venite... ma per il vostro stesso bene, sfruttatela al meglio questa notte. Il Re e la Regina sono persone rispettabili e di buon cuore, così come la principessa. Negli anni del loro regno, non hanno mai condannato a morte o torturato nessuno a meno che non fosse strettamente necessario, e parlo del periodo di guerra. Se siete una persona per bene e vi decidete ad aprir bocca, vi assicuro che entro domani sarete già libero. Altrimenti temo dovrete trascorrere molto tempo in cella...
Cosa dovevo rispondergli? Grazie? Che non fossi capitato nelle mani di tiranni lo avevo capito, al massimo potevano essere persone troppo fissate col gioco di ruolo tanto da convincersi di provenire da un altro secolo. Ma non ero sicuro che la cosa mi tranquillizzasse. I fanatici, a mio avviso, potevano diventare molto pericolosi.
-D'accordo. Grazie.- dissi comunque, non avendo tante alternative. Quello si limitò a squadrarmi ancora una volta, poi voltò le spalle e se ne andò in silenzio.
Decisi quindi di studiare l'ambiente circostante, piuttosto lugubre a mio avviso. Le celle potevano non essere terribili come quelle dei film storici, ma rimanevano comunque inquietanti... ad illuminare l'ambiente c'erano soltanto delle torce disposte lungo il corridoio, le quali emanavano un po' di calore. Ciò che mi sorprese maggiormente fu di essere l'unico prigioniero... era strano. E soprattutto, era possibile una cosa del genere nel XVI secolo? Una prigione vuota, un castello quasi disabitato... non aveva senso, maledizione.
Era così frustrante non riuscire a capire in che diavolo di situazione mi fossi cacciato! Durante i miei viaggi, tante volte ero ripartito senza riuscire a dare una spiegazione a ciò che avevo visto. Però mi ero sempre trovato nella condizione di avere la libertà di provarci, perlomeno.
Forse se mi fossi messo a battere la testa contro le sbarre della cella mi sarei svegliato... era il caso di provare. Se esisteva anche una piccola possibilità che quello fosse solo uno strano incubo, valeva la pena tentare.
Fui lì lì per decidermi, ma il rumore dell'uscio della porta che si apriva mi costrinse a fermarmi.
-Ehi straniero!
-Altezza!- feci con fare teatrale, pur essendo sorpreso -Non mi aspettavo che la principessa in persona si sarebbe degnata di venirmi a trovare... soprattutto dopo avermi sbattuto in cella.
La ragazza si avvicinò roteando gli occhi, ma solo in quel momento notai un grosso tomo in una mano, ed una ciotola nell'altra.
-La cena. Era avanzato un bel po' di tacchino con patate, ma ho fatto notare alla cuoca che siete un prigioniero... quindi ecco qua. Minestra al brodo di tacchino e pane raffermo. Buon appetito!
Glielo si leggeva negli occhi che godesse di quella situazione, infatti si lasciò sfuggire un sorriso furbo mentre lasciava scivolare la ciotola ai miei piedi. Diedi una veloce occhiata al suo contenuto, e nonostante l'aspetto non fosse dei migliori, dovetti ammettere che l'odore fosse abbastanza piacevole. O forse era semplicemente la fame a farmelo dire. Fino a quel momento neanche ci avevo pensato, ma ero davvero affamato.
-Grazie, suppongo.
-E vorrei ben vedere! Potevo decidere di lasciarvi senza cibo! Ad ogni modo sono venuta per portarvi questo volume. Non ho la minima idea di cosa sia un giornale, ma da ciò che avete detto sembra abbiate bisogno di un registro degli eventi...
-Un... certo.- un registro degli eventi. Assurdo! E magari avrei anche scoperto che quel grosso librone fosse scritto a mano.
-Questo è il registro dello scorso anno. I miei genitori hanno deciso che leggere non può farvi certo male... quindi tenete pure. Ma badate bene a riconsegnarmelo completamente integro, è chiaro?
-So rispettare le cose altrui tesoro, tranquilla. E grazie ancora.
-Tesoro? Provate ancora a prendervi una tale libertà e vi butto in una cella ben peggiore! Con nient'altro che il pavimento e le sbarre a farvi compagnia!
-Mammamia come vi scaldate, per così poco... non lo farò più.- sghignazzai. Sembrava davvero indignata, la biondina! Neanche le avessi fatto una qualche proposta indecente!
-Sarà meglio per voi. E sappiate che sono venuta io stessa solo perché mi incuriosite. Siete un grande sbruffone ma ammetto che ci sono molte cose che non mi spiego di voi.
-La cosa è reciproca, credetemi.
Probabilmente ero io quello che ci capiva di meno! Se non altro, se non mi fossi presentato né all'ospedale né a lavoro, i miei genitori mi avrebbero cercato... avrebbero sicuramente trovato delle tracce. La mia macchina, almeno. Avevo detto loro dov'ero andato. Certo, non quando...
La principessa intanto non disse altro e fece scivolare l'antico libro tra le sbarre e per afferrarlo sfiorai per la prima volta la sua mano.
Una potente scossa elettrica sorprese entrambi, ed il volume finì a terra tra il nostro sconcerto. Non seppi come spiegarlo, ma non fu una banale scossa, come quelle che ogni tanto capitavano per i principi della fisica... fu qualcosa di più potente. E lo avvertì anche lei, lo lessi nei suoi occhi.
-D'accordo- si riscosse tuttavia, raccogliendo subito il volume e questa volta posandolo dentro senza aspettare che lo prendessi dalle sue mani -Buon appetito. E buona lettura. Ci vediamo domani, nella speranza che abbiate recuperato la lingua.
Prima di lasciar andare la strana ragazza, comunque, decisi di togliermi almeno un dubbio... quel luogo mi era sembrato fin dal primo momento molto familiare. Solo che non riuscivo a collegarlo con nulla di ciò che avessi visto.
-Buonanotte, Principessa. Un'ultima domanda. Dove siamo?
-Al Palazzo di Downeen. Ma questo ovviamente lo immaginate visto dove vi ho trovato. Altrimenti dovreste rivedere le vostre conoscenze in ambito geografico. Buonanotte!
Detto questo girò sui tacchi e com'era entrata uscì, lasciandomi nuovamente solo e con una risposta che aveva scatenato altre mille domande. Guardai il librone ai miei piedi, dovevo cercare di leggerne il più possibile prima che il fuoco delle torce si spegnesse e mi lasciasse completamente al buio. Ma avevo quasi paura di aprirlo.
Downeen.
Certo che conoscevo il castello di Downeen, era uno dei luoghi più incantevoli d'Irlanda, a mio parere... ma era completamente in rovina, non erano rimaste che le macerie di un'unica torre, situata su una scogliera in mare. Almeno, così era stata l'ultima volta che vi ero stato.
Nella mia epoca.
Ma non ero più nella mia epoca, per quanto la ragione cercasse di combattere quella realtà che neanche nei sogni più profondi avrei immaginato di poter vivere.
Presi freneticamente a rovistare nelle tasche della mia giacca ed incredibilmente trovai ancora lì non solo il cellulare, senza campo ma col 50% di batteria ancora disponibile, ma anche il taccuino destinato ad Alice.
La prima pagina segnava “17 Gennaio 1518. Inizio della ricerca della risposta al più grande desiderio”. E non ero stato io a scriverlo.
Il mio desiderio era stato esaudito.
Mi trovavo nel tempo e nel luogo in cui avrei trovato il modo per riavere mia figlia.
Per farlo, avevo bisogno di trovare una maniera per sopravvivere.
Sopravvivere ad un viaggio che nessuno mai avrebbe potuto anche solo sognare di poter realmente vivere.


Angolo dell'autrice;
Ciao! Eccomi moolto prima del previsto, ma diciamo che sto facendo un rewatch di Outlander che mi ha dato ispirazione... ed ecco qua.
Come ho detto su, speravo di poter modificare direttamente la One shot per renderla una long, ma nulla... si può trasformare al massimo in una raccolta di OS. Vabbé!
Premetto che non so con quale regolarità posterò... penso seguirò l'ispirazione! L'altra invece proseguirà regolarmente perché ho almeno un'altra ventina di capitoli già mezzi pronti.
Come vi pare il primo incontro tra Killian ed Emma? Lei è sorpresa, ma lui molto di più. Fatemi sapere come trovate la descrizione dei pensieri di lui... ho cercato di descrivere al meglio lo stato confusionale e l'accettazione di una situazione che sembra incredibile... e non sono del tutto convinta di esserci riuscita. Mi fa sempre piacere ricevere qualche opinione!
Buonanotte, perché è ora che vada a dormire ahahaha e a presto! :) Ringrazio in anticipo chi deciderà di seguire questo mio nuovo "esperimento" (chiamiamolo così, perché non ho mai scritto una ff storica. Anche se ci saranno diversi elementi fantasy e quindi non tutto corrisponderà esattamente alla realtà del XVI secolo).
 

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Capitolo 2
*** 500 years in the past ***


500 years in the past

 

KILLIAN POV

-Sono nato a Dublino nel 1488. Vengo da una famiglia di marinai, che nel 1497 ha avuto la possibilità di far parte della flotta di John Cabot... sicuramente ne avete sentito parlare. E sì, la principessa ha ragione. Vengo dall'America, vi ho vissuto fino a poco più di un mese fa... dalla Nuova Scozia ci siamo spostati verso l'interno per stabilirci insieme ad altri coloni nel New England. Siamo... siamo coltivatori. Come ben saprete, la terra è molto fiorente ed offre molta materia prima... patate, peperoni, mais... e molto altro. Anche la caccia nelle zone selvagge è molto proficua. Ma quando ho compiuto diciott'anni ho realizzato che quella vita non faceva per me, così sono diventato un esploratore. Prima mi sono unito a diversi gruppi, poi ho continuato da solo...
-Scusate se vi interrompo, Sir Jones. Ma vostra figlia? Siete partito lasciandola indietro?
-No... mia figlia è... l'ho adottata. Durante le mie esplorazioni in Nord America, ho incontrato una bambina che mi ha condotto nel suo villaggio. Aveva undici anni, adesso ne ha sedici. Era un piccolo villaggio, pochi abitanti... e ho scoperto che la piccola fosse orfana. Così col consenso degli anziani ed il suo l'ho portata con me. Le ho insegnato la nostra lingua, l'ho istruita... ed è diventata la mia compagna di viaggio perfetta. È davvero bella, ha gli occhi azzurri ed i capelli chiari, prova che gli europei abbiano raggiunto l'America molto tempo fa e vi si siano stabiliti senza però tornare indietro. Visto che non si è mai saputo, penso si tratti di tempi molto remoti... ad ogni modo, fino ad un anno fa ho esplorato il Nuovo Mondo assieme a lei. Poi ho deciso di portarla a casa perché la mia famiglia potesse conoscerla... e non l'avessi mai fatto. C'è stato un incidente, un... un crollo. È sopravvissuta, ma da allora non si è più svegliata. È in coma. Ho tentato cure di ogni genere, anche riti indigeni, ma non c'è stato nulla da fare e.. e ho pensato che forse troverò qui un modo per riaverla con me. Un medico esperto, una medicina... non lo so nemmeno io, so solo che farò qualsiasi cosa sia in mio potere per ricongiungermi alla mia Alice.
Seguì un lungo silenzio, assieme alla mia lotta per trattenere le lacrime. Rivivere qull'esperienza, anche se in maniera rivisitata, continuava ad essere un colpo al cuore. Lo sarebbe stato finché Alice non fosse tornata da me. Era soprattutto per lei che avevo abbandonato la razionalità, decidendo di credere a quella nuova realtà. Credevo nella magia dei cerchi di pietre e loro mi avevano ricompensato, in qualche modo. Dovevo e volevo credere che fosse così.
Non avevo neanche dovuto mentire. Avevo semplicemente trasportato la mia storia ad una realtà più vicina al XVI secolo, tutto qui.
-Capisco, Sir Jones. Anch'io farei qualsiasi cosa per mia figlia.- fu la regina la prima a rompere il silenzio -Tuttavia ditemi, come mai siete arrivato da solo? È difficile credere non abbiate avuto compagni, per un viaggio così lungo.
-No, avete ragione. Ne avevo, ovviamente. Avevamo una piccola imbarcazione, la quale non ha resistito ad una tempesta in mare aperto. Mi sono ritrovato ieri mattina sulla costa, da solo... non credo che gli altri siano sopravvissuti, purtroppo. Era una piccola ciurma formata da 10 persone. Per un po' ho provato a cercarli... ma essendo la zona completamente deserta mi sono avviato verso l'interno... non sapevo bene dove stessi andando. Ricordo di aver visto da lontano il cerchio di Drombeg... lo conoscevo... ma ero stanco. Vostra figlia dice di avermi trovato lì in mezzo, credo di esserci arrivato con le ultime forze che mi restavano.
-Capisco. Ho un'ultima domanda da farvi. Se siete in buona fede, come mai ieri sera non volevate parlare?
-La verità, Vostra Altezza?
Non avevo dormito molto quella notte, ma avevo avuto tempo per prepararmi. Preparare una storia che mi avrebbe fatto sopravvivere in un mondo ed un tempo che non erano i miei, che non avrebbe destato sospetti troppo grandi. Avevo pensato a tutte le possibili domande che avrebbero potuto farmi, e mi ero dato una risposta.
-Ero... stanco. Provato. Non riuscivo davvero a capire cosa stesse succedendo. Mi dispiace essermi comportato in quel modo, è che ero... ero molto confuso e... perso. Non ero in me.
La donna annuì, così anche l'uomo. Anche la principessa Emma mi fissava in silenzio. Era bella, ed ora che ero leggermente tornato in me, era ancora più evidente. Con la luce, il verde smeraldo dei suoi occhi era molto più accentuato, così come i lunghi capelli biondi, oggi legati in una treccia.
Ciò che dava subito all'occhio era il contrasto tra il suo abbigliamento e quello dei genitori. Loro portavano degli indumenti quasi identici a quelli che si potevano ammirare nei libri di storia, ricchi di ornamenti, dettagli, perfino pietre preziose. La giovane, invece, indossava un vestito simile a quello del giorno prima... lungo ma semplice. Questa volta era verde come i suoi occhi, e nonostante avesse chiaramente anche un corsetto, sotto la vita scivolava libero e leggero, senza toccare terra.
Pensai che fosse davvero meravigliosa; non era poi così assurdo che l'avessi, per un attimo, scambiata per un angelo.
-Va bene, Sir Jones. Lasciate che la nostra domestica vi scorti nella vostra stanza. La cuoca ha già portato un buon pasto e del vino per voi. Noi ci ritiriamo per prendere una decisione e vi faremo sapere... per il momento vi prego solo di rimanere lì.
-D'accordo, Altezza. Vi ringrazio per la generosità.
Detto questo, la donna meno elegante che fino a quel momento era rimasta in disparte mi fece cenno di seguirla e così feci. Non avevo intenzione di scappare, non sarebbe stato facile passare inosservato in un nuovo mondo senza aiuto. In tutta quell'assurdità, ero stato fortunato ad essere trovato proprio dalla principessa di Munster. Sarebbe potuta andare molto peggio!


EMMA POV

-Ebbene? Cosa ne pensi, Snow?
-Il ragazzo mi è sembrato sincero, James. Non nego che sia strano, ma... come farebbe a conoscere tutti quei dettagli sul Nuovo Mondo se non ci fosse davvero stato? Ed il suo accento è irlandese, quindi non mente neanche sulle sue origini. E quell'abbigliamento... di certo nessuno nel continente Europeo veste in questo modo! E mentire così su una figlia... io lo trovo impossibile. Solo una persona orribile potrebbe farlo!
-Vedo che ci siamo fatti le stesse idee. È un rischio, non abbiamo alcuna garanzia circa il buon cuore del ragazzo... ma quando mai ne abbiamo avuto bisogno?
Guardavo i miei genitori discutere e, mio malgrado, mi ritrovai a condividere ogni parola. Mentre raccontava la sua storia, lo avevo osservato tutto il tempo e non avevo letto che sfinimento, sconforto ed anche una nota di speranza nelle sue parole. Nei suoi occhi. Si era comportato in maniera singolare? Certo. Ma era cresciuto in America. Lì le cose dovevano essere molto diverse...
-Emma, tu cosa ne pensi? Sei sempre stata brava a capire le persone... terrò in seria considerazione anche la tua opinione.
Sollevai lo sguardo, finalmente si erano ricordati che anch'io fossi presente. Se non altro, non sembravano intenzionati a punire la mia “fuga” trattandomi come una bambina ed ignorando il mio giudizio.
-Ho trovato io Killian Jones ed in un contesto davvero... strano, non posso negare. Vi ho raccontato tutto ieri e non mi rimangio nulla... non sarà un cavaliere, ma non credo che menta. E come dici tu, padre, raramente mi sbaglio. Ma ovviamente non riesco a essere certa... c'è qualcosa di lui che... non lo so. Ma non ho percezioni negative. Solo... strane. Come se ci fosse qualcosa in più che non riesco a spiegarmi.
-Mi sembra di capire che siamo tutti d'accordo. Merita il beneficio del dubbio, e magari aiuto. Non credo sia il caso di lasciarlo da solo, se non ha più nulla e nessuno in Irlanda. Dovremo decidere come comportarci.

 

Bussai alla porta, ma cambiai subito idea ed entrai senza tante cerimonie prima di ricevere risposta. Dopotutto era casa mia.
Ero contenta della decisione che avevano preso i miei genitori... e non riuscivo a nasconderlo.
-No, ma fate pure. Avrei potuto essere nudo.
-Non ne avevate ragione. E se lo foste stato vi avrei fatto arrestare per atti osceni! Comunque siete vestito e avete anche finito di mangiare, come vedo.
-Sì, grazie per la colazione. Molto migliore della cena.
-Ve l'ho detto. Se non aveste fatto lo stupido, anche ieri sera avreste avuto un pasto di tutto rispetto... ed un letto comodo.- sorrisi soddisfatta, incrociando le braccia al petto. Lo avevo osservato piuttosto bene alla luce del sole e avevo dovuto ammettere che fosse un tipo piuttosto attraente. I suoi occhi erano di un azzurro limpido, come il mare calmo... si adattavano perfettamente al corpo scolpito che avevo potuto intravedere la sera prima. Avevo notato che anche la sua postura fosse quella di un uomo nobile, non di un contadino... ma non c'era da stupirsi. La sua famiglia doveva essere piuttosto benestante se anni addietro era stata scelta da John Cabot per unirsi alla sua flotta. Aveva vissuto da coltivatore fino alla maggiore età, certo, ma adesso era un esploratore. Un mestiere nobile che avevo sempre ammirato, ed essere un esploratore del Nuovo Mondo era un grande onore.
Ciò non toglieva che fosse troppo impertinente per i miei gusti, a mio parere osava un po' troppo. E non perché ero la principessa, ma perché ero una donna che non conosceva... non si era certo comportato da signore! La notte precedente, mentre lo tenevo bloccato, il suo sguardo si era bloccato all'altezza del mio seno... me ne ero accorta. Ma non avevo avuto paura.
Da una parte, sembrava un uomo per bene. Dall'altra era uno stronzo, come le ragazze del villaggio usavano definire i ragazzi più fastidiosi. E, come avevo detto ai miei, c'era qualcosa che non mi tornava. Doveva esserci qualcosa che gli era “sfuggito” nel suo racconto... ma non lo avrei interrogato ora. Lo avrei scoperto nel tempo... anche perché lo avrei visto molto spesso, probabilmente.
-Allora, Jones.
-Chiamatemi pure Killian, tesoro.
-E voi chiamatemi “tesoro” ancora una volta e manterrò la promessa che vi ho fatto la scorsa notte.
Ecco, appunto. Che modo di porsi era quello, con una donna che non conosceva? Un po' di rispetto in più lo avrei certamente gradito e se non con le buone, glielo avrei fatto capire con le cattive!
-Jones. Dopo pranzo rientreremo al castello di Blarney, come saprete se conoscete un minimo il luogo in cui avete vissuto, si trova nella capitale. A Cork. I miei genitori hanno deciso di portarvi con noi, in quanto non avete nessuno. Sarete nostro ospite ed avrete una stanza, tuttavia per il vostro stesso bene sarete in incognito. Se si venisse a sapete che siete un esploratore del Nuovo Mondo, verreste convocato alla corte inglese di Re Enrico VIII e credetemi, non avreste la libertà di cercare ciò per cui siete venuto.


KILLIAN POV

Più parlava e più il tutto ricominciava a sembrarmi inverosimile. Il castello di Blarney abitato, esploratore del Nuovo Mondo, Re Enrico VIII... solo fino a 24 ore prima, tutto ciò non era stato altro che storia passata, per me. Informazioni lette sui libri. Avrei davvero fatto fatica ad accettare completamente che ora fosse realtà. Il mio presente.
-Per questa ragione avrete bisogno di un mestiere. Quello che possiamo proporvi è il coltivatore, lo stalliere, o assistente cuoco. Non potete aspirare a ruoli maggiori perché dareste nell'occhio, essendo sbucato dal nulla. Quindi ditemi. Siete capaci di fare qualcosa?
Dio mio! Il coltivatore, lo stalliere, il cuoco... nessuno di questi era un mestiere in cui avessi delle vere capacità! Probabilmente avrei dovuto scegliere il coltivatore, visto che avevo detto di aver lavorato i campi con la mia famiglia. Solo che non avevo la minima idea di come si piantasse anche solo un seme! L'assistente neanche per sogno: sapevo cucinare abbastanza bene ma non con gli strumenti di cinque secoli fa! Lo stalliere...
-Credo di poter essere un buono stalliere.
-Ah sì? Avete esperienza?
-La mia famiglia possiede dei cavalli nel New England e prima di partire mi sono occupato delle stalle per diversi anni.- non era proprio una bugia. Sapevo andare a cavallo. E tra i tanti mestieri che avevo sperimentato nei miei viaggi, c'era anche stato quello dello stalliere. Si era trattato di un mese soltanto, ma al momento non potevo fare di meglio. Francamente ero contento che non mi fossero stati proposti lavori più qualificati, visto che avrei avuto ancora più problemi.
In più, sarei stato ospite a palazzo. Dovevo credere che quelle pietre sapessero cosa avevano fatto. Dovevano avermi mandato proprio adesso, proprio qui, per una ragione.
-E sia.
-Sono vostro prigioniero?- la domanda mi sorse spontanea. Dalle sue parole traspariva che il tutto sarebbe stato una mia scelta e che potessi rifiutare, ma era davvero così?
-No. Siete nostro ospite. Potete andarvene, se preferite, ma non ve lo consiglio.
Annuii, sembrava sincera. Ad ogni modo non avevo neanche valutato l'idea di andarmene: avrei avuto così tanto da raccontare ad Alice, una volta a casa! Sarebbe stata così entusiasta di ascoltare e leggere di quell'avventura eccezionale che stavo vivendo per salvare lei. Forse sarebbe stata l'unica a credermi, ma ero certo lo avrebbe fatto. Credeva nella magia tanto quanto me. Avrebbe visto la verità, dopo ovvie risate e scetticismo iniziali.
-Ora potete rilassarvi fino all'ora di pranzo, poi mangeremo e partiremo. Avrete un bagno e dei vestiti puliti una volta arrivato a Blarney. Solo una cosa. Lo so che non avete raccontato tutta la verità e non riuscirete a dissuadermi in nessun modo, credetemi. C'è qualcosa che nascondete e ne sono convinta. Ma né vi farò domande, né condividerò il pensiero coi miei genitori. A patto che voi mi raccontiate del Nuovo Mondo.
-Tu... tutto qui?- fui davvero sorpreso. Ero già convinto che mi avrebbe ricattato in qualche modo, invece voleva solo delle storie. Delle storie che avrei potuto raccontarle senza problemi, visto che l'America l'avevo esplorata davvero. I suoi luoghi più selvaggi e remoti...
-Tutto qui. Lo farete?
-Con piacere.- mi ritrovai a sorridere.
Da tanto, troppo tempo non sorridevo più. Almeno non genuinamente. Eppure mi venne fuori spontaneo... ed era merito suo. Nonostante fossi ancora scombussolato dal più strano viaggio della mia vita, quella ragazza mi piaceva. Una principessa forte, bellissima, determinata. Diversa da quelle di cui si leggeva nei vecchi libri! Ed allo stesso tempo aveva quasi l'innocenza di una bambina. Lo trovavo un mix molto interessante, e ciò che era interessante era, a mio parere, anche molto stimolante. Avrei fatto a modo suo, per il momento. Ero curioso di scoprire a cosa mi avrebbe portato tutto ciò.
Da troppo tempo non avevo più percepito entusiasmo, la mia vita era diventata triste e monotona... ma questo... questo era diverso. E non mi sentivo in colpa verso Alice, perché era proprio per lei che stava succedendo!
-Vi lascio solo, adesso. Solo una curiosità. È comodo quel che indossate?
-Credetemi, principessa, è molto più comodo di quello che indossa vostro padre!
Poi condividemmo una risata sincera. Ridemmo occhi negli occhi, come due bambini! E fu meraviglioso! Avevo dimenticato quanto fosse bello ridere.

 

***



Credere ai miei occhi era praticamente impossibile!
Dalla finestra della mia stanza a palazzo avevo potuto ammirare il giardino ed il mare, ma non era come vedere dei villaggi, delle strade che conoscevo, avvolti da una realtà completamente diversa! Niente cemento sulle strade, niente smog, niente macchine... solo tanta natura, paesani vestiti in maniera buffa, case, locande e costruzioni in legno e mattoni... ponti di legno tra i boschi, stradine attraversate ogni tanto da altre carrozze o uomini a cavallo!
Io stesso sedevo in una carrozza accanto al re di Munster, di fronte alla sua splendida figlia. Era difficile trattenermi mentre guardavo fuori dal finestrino, non potevo mostrare eccessiva sorpresa! Curiosità, certo: a quanto ne sapevano ero mancato dall'Irlanda per oltre vent'anni.
Rimanevo colpito anche quando, la nostra carrozza seguita da altre due in cui sedevano alcuni servitori, veniva accolta nei piccoli villaggi che attraversavamo con saluti, inchini e riverenze. Il re e la regina salutavano con una mano, Emma si limitava a sorridere. Non ero ancora riuscito ad inquadrarla bene, quella ragazza. Era singolare, e non era solo dovuto al fatto che fosse una principessa del XVI secolo. Nonostante fosse la prima principessa che avessi mai conosciuto, ero convinto che non ce ne fossero molte come lei. Magari era unica nel suo genere.
-Se allungate ancora un po' il collo rischiate di spezzarvi l'osso!- mi fece notare, quando mi sporsi dalla finestra mentre attraversavamo un bosco dall'aspetto fiabesco. La carrozza sobbalzava per quanto la vietta tra gli alberi e l'erba era stretta, e si poteva udire il canto degli uccellini e lo scrosciare dell'acqua di qualche torrente vicino.
Il re e la regina si fecero scappare delle leggere risate, io cercai di trattenermi, anche se la situazione aveva effettivamente un che di buffo.
-Avanti tesoro, dagli tregua! Sarà tutto diverso da come lo ricorda... sempre se ricorda qualcosa!- commentò Re James.
-Ricordo molto poco effettivamente. Però... mi fa piacere essere di nuovo qui. Nonostante la ragione che mi ci ha portato.
-Abitavate a Dublino?
-No, a Drogheda. Me lo ricordo come un luogo tranquillo, ma poi il Parlamento si è spostato lì e... sono stato felice di partire, a dire il vero. Non amo la confusione.
Per fortuna conoscevo a fondo la storia irlandese e questo mi dava un enorme vantaggio. Potevo mentire senza dire bugie, il che lo rendeva molto più semplice.
-Siete mai stato a Cork?
-Purtroppo non ricordo. Forse da molto piccolo, ma... è passato troppo tempo. Forse. Probabilmente sì, visto che ho riconosciuto il cerchio di pietre.
-Penso che vi piacerà, adesso che viviamo un periodo di pace. La scoperta dell'America ha distolto l'attenzione dei coloni britannici e per il momento ci hanno lasciato stare. Avrete modo di esplorare la città, come vi ha spiegato Emma non siete nostro prigioniero ma nostro ospite. Potrete muovervi liberamente...
-Vi ringrazio dell'opportunità. Capisco che non sia facile fidarsi di uno sconosciuto apparso dal nulla... ma sono grato che sia stata vostra figlia a trovarvi e non qualche, non so, brigante...
Sia l'uomo che la donna risero, mentre la ragazza questa volta rimase in silenzio. Sicuramente ce l'aveva ancora con me e non potevo biasimarla. Ma se avesse saputo la verità, neanche lei avrebbe biasimato me! E speravo che almeno avesse capito che non le avrei mai fatto del male, anche se ne avessi avuto l'occasione.
-Imparerete presto che siamo persone che danno una possibilità a tutti. E se non tradirete la nostra fiducia, vi garantisco che non avrete mai nulla da temere. Potrete parlare col medico che vi ha visitato ieri, è molto preparato... e la biblioteca del palazzo sarà a vostra disposizione. Vi aiuteremo come possiamo a trovare una soluzione per salvare vostra figlia.
-Vi ringrazio davvero. Non so davvero cosa fare per sdebitarmi...
-Non vi preoccupate di questo, non vogliamo nulla in cambio. Potete limitarvi ad essere un bravo stalliere! Emma ha detto che avete esperienza.
-Sì, è così. Ovviamente era una piccola stalla ma credo di potermela cavare.
-Imparerete. Ma ditemi, in America vestono tutti così?
-In realtà no, non è ancora così comune... però è una moda che si sta diffondendo. Lì è facile procurarsi pelli di animali e le comunità locali sono in grado di tingerle.
-La vostra camicia e la giacca ricordano un po' il modo di vestire dei pirati...- mi fece notare la bionda, squadrandomi per l'ennesima volta quel giorno. Non sapevo se essere lusingato o a disagio, a dire il vero. Ma al momento prevalse il disagio. Non appena citò la parola “pirati”, i sovrani rimasero in silenzio.
Allora li guardai, sembravano quasi in attesa di una mia negazione. Dio mio, ci mancava solo che mi scambiassero per un pirata! Allora sarebbero diventati molto meno amichevoli!
-Oh no, no!- risi, nella speranza di alleggerire la tensione -Credetemi, non sono un pirata! Ma avete fatto una giusta osservazione, principessa. Una sola volta ho avuto modo di avvistare i pirati e credo che l'idea di utilizzare tessuti e pelli dei locali per trasformarle in un nuovo tipo di abbigliamento, venga proprio da lì. Non lo so. Non sono un esperto di moda.
La mia convinzione sembrò essere abbastanza convincente, visto che i muscoli facciali dei due sovrani si rilassarono. La principessa, invece, nel pormi la domanda si era mostrata soltanto curiosa... non spaventata o disgustata. Che la biondina celasse uno spirito avventuriero?
La conversazione proseguì con più leggerezza, anche se spesso mi distrassi a guardar fuori. Se nutrivo ancora qualche dubbio su dove fossi, o quando, ormai era del tutto scomparso. Era chiaro come il sole che quella fosse la mia casa 500 anni prima. Avrei provato ad annotare tutto sul taccuino, anche se non era facile descrivere a parole ciò che avevo davanti agli occhi. Era folle, assurdo... incredibile. Eppure reale.

 

20 Gennaio 2018

Non c'erano mai state così tante auto della polizia nell'area di Drombeg. Ma dopo 72 ore di silenzio, la famiglia di Killian Jones si era preoccupata. Decine di chiamate mancate a causa del numero di telefono perennemente irraggiungibile. Nessuna messaggio, nessun contatto, niente di niente. Inizialmente avevano pensato che il giovane avesse deciso di staccare la spina per un weekend e non lo biasimavano: lo meritava. L'anno appena trascorso era stato estremamente duro per lui e per quanto ci avessero provato, non erano riusciti ad aiutarlo. Ma come potevano? Sapevano quanto amasse sua figlia, e quanto lo uccidesse il pensiero che, forse, non avrebbe potuto più rivederla. Ridere con lei. Anche loro erano distrutti, ovviamente, amavano Alice: nonostante la sua infanzia difficile, era una ragazza affettuosa, solare ed intelligente, proprio come suo padre.
Ma quanto anche il lunedì aveva continuato a non rispondere, ed avevano scoperto che non si fosse presentato in ufficio, avevano deciso di provare ad andare a casa sua.
Vuota, silenziosa, segno che negli ultimi giorni non ci fosse stato nessuno. La macchina non c'era, ma tutto il resto era al proprio posto... non poteva essere partito. Non c'era un bigliettino, né niente. Assolutamente niente. E mentre, allarmati, avevano preso la decisione di sporgere denuncia, avevano ricevuto una chiamata.
La macchina di loro figlio era stata trovata nei pressi del cerchio di Drombeg, ma nessun segno di lui. Nel cruscotto un panino ed una bottiglietta d'acqua mai aperti. Avevano così preso la loro auto e colmi di terrore avevano raggiunto la stazione di polizia. Cosa poteva essere successo? Non poteva semplicemente sparire così... e rifiutavano di credere che gli fosse successo qualcosa! Non in un luogo così tranquillo! Il tasso di criminalità era praticamente inesistente nella contea di Cork.
-Agente, la prego! Ci dica qualcosa...- supplicò la donna tra i singhiozzi.
-Signora, appena sapremo qualcosa riferiremo immediatamente. Sono in contatto con la mia squadra di perlustrazione e non sembra ci siano segni di lotta, non c'è sangue... escluderei qualsiasi genere di attacco. Pensate possa essersi allontanato volontariamente?
-Cosa? Che vuole dire? Che magari è scappato? Non è un bambino, ha 30 anni e...
-Cara, calmati per favore...- il marito posò una mano sulla spalla della donna -E' normale che ci chiedano tutto, così possono fare un quadro generale...
-Beh, nostro figlio è una persona responsabile! Non sparirebbe mai così!
-Signora mi creda, non voglio insinuare assolutamente niente. Sto cercando di svolgere il mio lavoro e per farlo bene ho bisogno di tutte le informazioni possibili. Sapete che sta vedendo una terapeuta, vero?
-Una... cosa? Una psicologa?
Stavolta fu Brennan Jones parlare.
No, non lo sapevano.
Ogni volta che avevano cercato di offrirgli il proprio aiuto, Killian aveva risposto di non averne bisogno e che se la sarebbe cavata da solo. Gli erano ugualmente stati vicini, certo, ma avevano rispettato il suo non voler essere troppo espansivo. Non avevano mai voluto forzare la mano, dopotutto andava a trovare Alice tutti i giorni e parlava sicuramente a lei.
Ma in fondo, non era poi uno shock così grande. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che potesse rispondergli. Che c'era di male? Non c'era motivo perché c'entrasse con la sua sparizione.
-No, non lo sapevamo. Come le ha detto mia moglie, ha trent'anni. Non è costretto a condividere tutto con noi. Sua figlia è in coma da un anno, ha il diritto di vivere il lutto come meglio crede.
-Ma certo. Ne parlerò direttamente con la terapeuta, magari sa qualcosa. Ho solo bisogno di chiedervi, ultimamente avete notato qualche cambiamento in lui? Da padre, non riuscirei ad immaginare come potrei sentirmi se al posto di sua figlia ci fosse la mia. È normale che questo possa portare a depressione, e purtroppo la depressione può...
Brennan Jones batté un pugno sul tavolo, spaventando l'agente tanto quanto sua moglie. Ma quel che era troppo, era troppo. Come osava anche solo pensare qualcosa del genere?! Non conosceva suo figlio, non ne aveva il diritto. Killian era distrutto, certo, ma era anche molto forte e non si sarebbe mai arreso così!
-Basta così. Vuole insinuare che il mio ragazzo possa essersi tolto la vita?!
Ailis Jones singhiozzò. Nella sua disperazione, non era riuscita a cogliere il significato delle parole dell'agente.
-Signor Jones, gliel'ho spiegato. Non è mio compito fare insinuazioni, ma solo raccogliere prove ed informazioni. Ed aiutarvi con ogni mezzo disponibile. Ma per poterlo fare, ho davvero bisogno di conoscere ogni dettaglio... la mia squadra sta setacciando ogni centimetro del campo. Tutta la strada che vostro figlio ha percorso, e tutte le vicinanze. Se può farvi stare meglio posso elencarvi tutto, non è un problema. Ma ho bisogno del vostro aiuto per aiutare voi.
La donna, allora, prese il bicchiere d'acqua ancora pieno che aveva davanti e cercò di riprendere fiato. Una sola cosa non aveva condiviso e, anche se era certa non c'entrasse proprio nulla con la sparizione del suo bambino, decise di parlare.
-Solo una volta... Killian ha detto che... se fosse stato possibile... avrebbe dato la sua vita in cambio di quella di Alice. Ma ciò non vuole dire che abbia pensato al suicidio!
O almeno, era ciò che sperava.





 

Angolo dell'autrice;
Ciao! A volte mi sorprendo di me stessa xD Quando ho ispirazione riesci a scrivere pagine su pagine in una sola sera! E visto che il capitolo è pronto, perché non postare... non so con quale regolarità lo farò, ma per un paio di settimane credo riuscirò a postare entrambe le storie ogni settimana.
Comunque, il registro ha dato a Killian un contesto ed è riuscito ad inventarsi una storia più che credibile... senza neanche dover mentire troppo. Ha solo cercato di adattare il tutto al periodo in cui si trova. Snow e James gli credono, ed anche Emma... anche se è convinta che nasconda ancora qualcosa. Anche qui ha un po' il suo "superpotere" come nella serie! Però ha deciso di non premere troppo e in cambio ha chiesto solo che lui le racconti qualche storia sull'America, visto che è molto curiosa.
Hanno quindi deciso di dargli una possibilità, così lo hanno accolto e lo portano con loro a palazzo... e si sono anche fatti due risate per la sua eccessiva curiosità.
Mentre lui inizia a stare meglio, purtroppo nel presente per i suoi genitori è difficile... è scomparso nel nulla e non hanno la minima idea di dove possa essere e cosa possa essergli successo. Hanno scoperto che vedeva una psicologa, ma non vogliono credere che arriverebbe a togliersi la vita. Sicuramente dovranno avere fede mentre aspettano il suo ritorno.

Ma... avete visto tutte le foto di Jen sul set di Once? Muoio ç___ç è bellissima, e anche se sicuramente avrà girato poche scene, sono sicura che avremo dei bei momenti con Emma e Hook (e magari la bambina! secondo me è femmina) e il resto della famiglia. Da una parte voglio che il finale arrivi presto, dall'altra non sono pronta... dopo tutti questi anni... sarà dura. 

Un abbraccio e buona pasqua se non dovessimo risentirci prima di domenica (anche se penso sabato posterò l'altra).
A presto! :*

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Capitolo 3
*** Life at court in the 16th century ***


Life at court in the 16th century



KILLIAN POV

Avevo visto coi miei occhi la mia città tornare indietro di 500 anni.
Avevo visto il castello di Blarney tornare in vita.
Avevo accettato di avere viaggiato indietro nel tempo.
Avevo accettato che una principessa mi avesse portato a palazzo, trascinandomi mentre ero incosciente.
Avevo perfino trovato il modo di spiegare di non avere bisogno di ancelle per fare un bagno.
Ed avevo appena fatto il bagno in una vasca di pietra che occupava quasi la superficie di un'intera stanza, con sali, saponi e aromi realizzati a mano, il tutto sotto la luce di decine di candele.
Ma mai nella vita avrei indossato la calzamaglia. Né la calzamaglia, né quella roba che somigliava ad una gonna-pantalone. Quando uno dei servitori mi aveva portato i vestiti li avevo semplicemente presi ringraziandolo, non avevo neanche pensato che potessero essere abiti da XVI secolo. La mia mente non riusciva ancora a concepirlo, pur avendolo accettato. Probabilmente ancor prima di abituarmi all'idea, sarei tornato a casa... o almeno era ciò che speravo.
Ma come diavolo facevo ad uscire senza indossare nulla? Mi avrebbero preso per un pervertito e allora sì che sarei diventato un prigioniero. Il re mi aveva semplicemente spiegato che i servitori si sarebbero presi cura di me almeno fino al momento della cena, dove avremmo discusso il da farsi. Ero invitato a mangiare assieme alla famiglia, che a quanto pare era un grande privilegio e non aveva nulla a che fare col pranzo informale a Rosscarbery. Mi chiedevo se ci sarebbero state tutte quelle portate che si vedevano nei film durante le cene a castello, e se davvero si tenevano argomenti politici o culturali. Quante persone ci sarebbero state?
Dio, più che un viaggiatore nel tempo mi sarei sentito un poveraccio. Non avevo la minima idea di qualche fosse la forchetta per l'insalata e quale per il tacchino! O quale fosse la quantità giusta di vino da bere per non sembrare né un bambino, né un ubriacone.
Avrei fatto una figura di merda.
Soprattutto se avessi indossato quella stramaledetta calzamaglia.
Potevo uscire avvolto in un asciugamano? Il re aveva detto che un servitore mi avrebbe aspettato alla porta per occuparsi delle mie esigenze. Potevo semplicemente uscire e chiedergli di portarmi i miei pantaloni? O qualunque cosa somigliasse ad un vero pantalone e non ad un leggins da donna? Alla camicia ed il busto avrei potuto adattarmi, erano quasi normali e soprattutto in bianco e nero, il che andava più che bene. Ma quella specie di gonnella e la calzamaglia... al diavolo.
Avevano proposto di mandarmi delle ancelle perché mi lavassero. Allora, chiunque ci fosse stato alla porta, non si sarebbe fatto problemi a limitarsi a portarmi dei vestiti diversi!
Mi avvolsi quanto meglio riuscii col grande asciugamano bianco che mi avevano lasciato e cercai di raggiungere la porta senza inciampare o fare danni. Spingerla fu più semplice di quanto avrei creduto, dato che aveva un aspetto davvero molto pesante.
Mi ritrovai davanti una ragazzina dall'aria sorpresa, la quale emise un piccolo strillo vedendomi uscire senza preavviso.
-Scusate, Sir.
-Non... non vi scusate. E non c'è bisogno di chiamarmi Sir, mi fa sentire vecchio. Killian va bene!
La ragazzina, che aveva un aspetto davvero molto giovane, rise.
Cosa avevo detto di così buffo? Eppure stavo facendo del mio meglio per cercare di adattarmi alla situazione e non sembrare un alieno.
-Scusate!- disse infine, con un sorriso ancora stampato in volto -Ma sono una serva qui, mai nessuno mi ha dato del voi!
Sorrisi anch'io. Poteva anche essere una serva ma aveva un aspetto molto fiero ed un bel sorriso, in qualche modo mi ricordava la mia Alice. Anche se i suoi capelli erano scuri, così come gli occhi.
-Allora diamoci del tu. Sono il nuovo stalliere!
-Lo so. Ma siete... sei. Sei anche ospite della famiglia reale.
-Lunga storia, ma rimango comunque uno stalliere. Come ti chiami?
-Violet. Piacere di conoscerti... Killian.
-Piacere mio!
Ventunesimo o Sedicesimo secolo, non avrei mai perso la galanteria, quindi le presi la mano e la baciai delicatamente. Quella arrossì, ma notai anche che fosse sul punto di scoppiare di nuovo a ridere.
-Sei galante per essere uno stalliere...
-E' solo una delle mie tante qualità! Ma dimmi Violet, se non sono indiscreto... la famiglia reale assume bambine a corte?
-Non sono una bambina, ho 14 anni!- esclamò fiera, quasi offesa dalle mie parole -Vengo pagata. E vengo anche istruita. È un grande onore poter lavorare qui, purtroppo mio nonno ha avuto un incidente e deve rimanere a casa per tre mesi... stai sostituendo lui, alle stalle. E intanto tocca a me dare una mano. Non sei di qui, vero? Se pensi che i reali siano dei tiranni...
-Ehi, frena, frena. Non ho detto questo. Ma hai ragione, non sono di qui. Mi ci vorrà tempo ad abituarmi a questo nuovo... stile di vita.
Quella annuì, abbassando le difese. Certo che aveva un bel caratterino, ed anche in quello era proprio uguale a mia figlia!
-Comunque. Avevi bisogno di qualcosa? Visto che sei uscito mezzo nudo.
-Sì, scusami. Non pensavo di trovare te e...
-Ho visto di peggio...- scosse le spalle, anche se avevo notato che non avesse abbassato lo sguardo neanche una volta. E meno male! Che razza di depravato si sarebbe mostrato in quelle condizioni davanti a una bambina! Dio, che figura.
-Beh, ecco. Mi chiedevo se c'è qualcosa di diverso da indossare. Vedi, non è che mi piaccia molto la calzamaglia... e neanche le braghe, a dire il vero.
Dalla sua espressione, fu chiaro che l'avessi messa in difficoltà. Ma come avevo detto a lei, non mi ero preparato a trovare fuori ad attendermi una quattordicenne. Se lo avessi saputo, probabilmente mi sarei adattato per il momento – almeno fino a raggiungere la mia stanza.
-Ehm... d'accordo. Io... vedo cosa posso fare. Entra, torno il primo possibile. Ma sei un tipo strano!
Questa volta fui io a scuotere le spalle e ridere, non potevo proprio biasimarla! Speravo solo di non averla traumatizzata... ma l'asciugamano era piuttosto pesante e coprente, quindi la reputazione di maniaco me la sarei risparmiata, almeno per il momento.
Ad ogni modo, speravo davvero potesse rimediarmi qualcosa di alternativo da mettere. Doveva esistere un qualche genere di pantalone anche in quest'epoca, visto che in passato erano certamente stati utilizzati. Non potevano avere semplicemente cessato di esistere come se niente fosse.


Ok, che alla principessa non piacessi molto, era chiaro. E neanche si fidava completamente di me, cosa di cui non potevo biasimarla perché effettivamente non ero stato sincero. Anche se ovviamente avevo dato l'unica spiegazione plausibile che si avvicinasse alla verità.
Ma che arrivasse a vendicarsi, vietando a Violet di portarmi dei vestiti più normali, era da vera stronza! Solo che non potevo chiamare stronza una principessa, quindi non avevo potuto far altro che presentarmi a pranzo in quelle condizioni.
E ovviamente, nel momento stesso in cui mi presentai, la bionda scoppiò a ridere. Abbastanza forte da distrarmi dall'enorme sala da film in cui avrei cenato in compagnia della famiglia reale.
-Emma! Sei impazzita?!
-Scusami madre!- esclamò la giovane tra le risate -Proprio non ce la faccio! Ma il nostro ospite americano vestito così... non ce la faccio!
E continuò a ridere, mentre i due sovrani si guardavano sconvolti. La tentazione di chiedergli se loro figlia fosse sempre così, o faceva la cretina solo davanti a me, fu molto forte.
-Ed è esattamente il motivo per cui avevo domandato abiti diversi, principessa. Ma voi avete vietato alla ragazzina di cambiarmeli...
-Che cosa? È davvero andata così, Emma?
-Avanti, padre!- ancora non riusciva a smettere di ridere -Era uno scherzetto innocente! Alla fine sono abiti normali, non gli ho mica fatto indossare un costume da giocoliere!
Il re e la regina mi guardarono mortificati, ma ovviamente non feci altro che scuotere le spalle aspettando, insieme a loro, che la principessa stronza finisse di ridere.
Nel frattempo mi guardai intorno: la sala era davvero enorme, probabilmente tre volte più grande della mia casa. Le pareti di pietra erano tappezzate in ocra, e c'erano quadri su quadri. Inoltre, porte e finestre erano impreziosite con decorazioni dorate, così come le colonne sugli angoli.
Ero entrato due volte al castello di Blarney, ma altro non era che un'antica e suggestiva struttura in rovina. L'avevo amato e avevo fantasticato su come avrebbe potuto essere viverci secoli prima... ma neanche la mia più fervida immaginazione si era potuta spingere a tanto!
-Mi dispiace per l'accaduto Sir Jones, provvederemo a fornirvi abiti comodi. Capisco che non siate abituato alla moda locale e mi scuso da parte di mia figlia! Ora prego, accomodatevi.
-Non vi preoccupate, sire. Vi ringrazio.
Aspettai che fossero lui e la regina ad accomodarsi per primi alla grossa tavolata preparata per quattro. Ma in totale dovevano esserci almeno una quarantina di posti, era ovvio che la stessa stanza venisse usata per cene di gala ed altri eventi ufficiali.
Purtroppo fui costretto a prendere posto proprio accanto alla fastidiosa principessa, che ancora una volta non aveva imitato i suoi genitori in fatto di vestiario. Ma era decisamente più elegante del precedenti: giallo, con decorazioni argentate su una tonalità di tessuto più chiara che caratterizzava il centro del vestito e le maniche, che erano strette ai gomiti e sotto si aprivano a campana.
Dovetti ammettere che sapesse indossare quel colore dignitosamente. A poche persone donava il giallo, ma su di lei appariva completamente naturale. I lunghi capelli erano legati in una treccia che scivolava lungo la sua spalla destra.
-Spero non ve la siate presa, Jones.- disse infine, con un ampio sorriso.
Un sorriso incantevole a cui rimanere impassibile risultò piuttosto complicato.
-No, non me la prendo per i giochi da bambini...
-Oh avanti, non fatela così lunga! Era uno scherzetto innocente...
-Non ce l'ho con voi- roteai gli occhi -Ammetto di aver riso io stesso vedendomi così. Il fatto è che preferisco uno stile più... semplice.
Non potevo certo dire più “normale”, visto che il re era vestito come me, anche se con un completo molto più elegante ovviamente.
Prima che la ragazza mi rispondesse, la porta principale del salone si aprì e vi entrò una giovane donna con un carrello ricco di pietanze di ogni genere. Curioso, non riuscii a distogliere lo sguardo fino a che la tavola non fu imbandita di prelibatezze. C'erano fagiano con patate ed erbe, una zuppa che dall'aroma prometteva molto bene, verdure bollite e grigliate, pesce in salsa di limone con contorno di riso, pane, due brocche di acqua, nettare di frutta ed una bottiglia di vino rosso. Mangiavano davvero tutto i giorni così, allora? Quindi nei film non esageravano!
-Alle cene di famiglia non mangiamo così tanto- spiegò Re James, come se mi avesse letto nel pensiero -Ma non avevo idea di cosa avrebbe gradito, quindi ho chiesto di preparare pietanze diverse. Emma ha suggerito le patate... so che se ne mangiano, in America.
-Oh. Grazie, beh... non c'era bisogno, davvero, mi adeguo a tutto assolutamente. Ed Em... la principessa ha ragione- la guardai curioso, sorpreso di quel suo gesto in qualche modo premuroso -Le patate sono probabilmente la migliore scoperta.
-Lo credo anch'io- disse lei -Da due anni abbiamo una piantagione, anche di barbabietole, mais e cacao. Vi porterò a vederla se desiderate, per... farmi perdonare.
-Questa è una buona idea- acconsentì sua madre con un sorriso, e sorrisi anch'io. Capire quella ragazza si sarebbe rivelato più difficile del previsto! Prima mi prendeva in giro e rideva di me per mezz'ora, poi mi proponeva di accompagnarmi lei stessa a vedere le piantagioni.
Mi stuzzicava, dovevo ammetterlo. A meno che non fosse lunatica o non soffrisse di disturbi della personalità, doveva pur avere un “senso”. Scoprirlo non sarebbe stato poi così spiacevole.
Mi ero immaginato i reali della provincia di Munster, comprese le principesse, persone composte, chiuse e distanti. Invece si stavano dimostrando molto alla mano, soprattutto la giovane! Che a quanto pare non passava le sue giornate a cucire, ricamare, dipingere, scrivere poesie o sospirare in attesa dell'arrivo del suo principe azzurro. Invece portava un coltello nella giarrettiera e probabilmente sapeva anche combattere ed andare a cavallo: non me ne sarei di certo stupito a questo punto.
-Buon appetito, servitevi pure.
E così facemmo. Non sapendo da dove iniziare, nella ciotola mi versai la zuppa, che scoprii fosse di pomodoro, cipolle, verza, basilico ed altre erbe di cui non avrei saputo dire il nome. Nonostante il pesce avesse un aspetto delizioso scelsi la carne di fagiano con patate e le verdure alla griglia, insieme ad una fetta di pane di mais che sembrava appena sfornato. Il vino era un ottimo vino rosso del Chianti, ma riconobbi subito anche il sidro di Armagh! Il sapore era quasi identico a quello a cui ero abituato, ma in qualche modo più autentico. Doveva sicuramente essere una bottiglia di produzione artigianale.
-I miei complimenti- dissi dopo aver finito di gustarmi il sidro -Non mangiavo così bene da tanto tempo...
-Immagino che in viaggio abbiate mangiato più che altro pesce?
-Sì, esattamente... non essendo una nave da carico non potevamo permetterci di esportare molti prodotti.
Beh, neanche questa era una vera e propria bugia. Mangiavo bene soltanto quando ero a cena dai miei, mentre da solo non avevo mai voglia di cucinare. Quindi finivo per ordinare schifezze da fast food, oppure sushi e cinese. Al massimo pizza. Poi c'erano giorni in cui tornavo a casa così stanco, che era già tanto se riuscivo a mangiarmi un'insalata o noodles mezzi pronti. Con Alice, invece... avevo sempre amato cucinare. Per lei o insieme a lei. Piatti sempre nuovi, diversi.
-Qui il cibo non manca mai, credetemi, anche la servitù mangia bene. Ma sarete sempre il benvenuto alla nostra tavola, sarete nostro ospite fino a che lo desiderate.
-Vi ringrazio davvero.
La regina, Snow Margaret, aveva l'aspetto di una donna molto dolce. L'avevo percepito fin da subito, mi aveva trattato gentilmente dal primo momento – al contrario della sua figliola.
-Non c'è di che, davvero. Vi trovate bene nella vostra stanza?
-Oh, sì, assolutamente. Credo sia più grande della casa in cui abitavo in America, e sicuramente molto più moderna. Vi ringrazio ancora, non era necessario tutto questo.
-Sciocchezze! Un uomo che è alla ricerca di un modo per salvare la propria figlia, merita tutte le comodità possibili per riuscire nell'impresa. E come vedete lo spazio non ci manca... spero vi troverete a vostro agio.
-Non posso promettervelo, sire. Semplicemente perché non sono abituato a queste comodità!
-Credetemi, non sarà poi tanto “comodo” lavorare nelle stalle!- mi punzecchiò Emma, strappandomi una risata. A questo non potevo proprio replicare, ed ero stato io a scegliermi quel lavoro! Speravo ardentemente di non avere centinaia di cavalli da gestire, o qualcosa del genere.
-Me la caverò- dissi infine -Sono abituato a lavori di ogni genere! Ho aiutato popolazioni di indigeni a costruire case, quindi...
-Si vede che siete un lavoratore, Sir Jones... ma se non doveste sentirvi a proprio agio, sentitevi libero di farmelo sapere in qualunque momento. Emma vi porterà più tardi a vedere le stalle... quando vi sarete cambiato.
Sarebbe stato difficile raccontare quella scena, una volta tornato a casa. Anche Alice mi avrebbe riso in faccia se le avessi detto di essermi ritrovato a tavola, a ridere insieme ai regnanti di Munster. Per quanto mi impegnassi, io stesso mi sentivo come trascinato in un sogno molto strano. Eppure, non ricordavo quando fosse l'ultima volta che mi ero sentito così... libero dalla prigione che io stesso mi ero creato. Così amava definirla il Dottor Hopper, che avevo iniziato a vedere una volta a settimana ormai 8 mesi fa. Senza alcun risultato concreto – ma non per colpa sua, pover'uomo. Non sapevo neanch'io perché avessi deciso di andare in terapia, forse semplicemente per poter parlare con qualcuno che non mi avrebbe guardato con quell'espressione triste e colma di pena, come facevano i miei genitori. Era normale che si preoccupassero e tutto il resto, ma mi sentivo molto a disagio: avevo sempre odiato essere compatito.
-Comunque, prima che ci portino il dolce! Come vi ho detto, potrete rimanere quanto volete. Avete libero accesso a tutto il castello, anche la biblioteca... lì avrete Lady Lacey ad aiutarvi, la conosce meglio delle sue tasche. E vi metterò in contatto coi migliori guaritori di Munster. A Rosscarbery abbiamo Stein, mentre qui a Cork posso consigliarvi Sir Jack Hill, è un fisico sperimentale nel campo della medicina.
Se i megaliti mi avevano portato qui per esprimere il mio desiderio, allora chi ero io per snobbare i guaritori sperimentali? Magari la risposta sarebbe arrivata proprio da uno di loro, provare non mi sarebbe costato nulla in fondo. E loro erano stati così gentili ed ospitali che gli sarei stato grato per sempre! Non osavo davvero immaginare cosa sarebbe successo se mi avesse trovato qualcuno molto meno comprensivo, e vista l'epoca non sarebbe certo stato difficile.
-Io non so più cosa dire, davvero. Vi ringrazio ancora una volta.
-Non vi preoccupate, è un piacere, vero James? Dico davvero!
E dopo i miei ennesimi ringraziamenti, venne portato a tavola il dessert. Torta di mele, macedonia, pudding con riso e cocco e perfino dei pancake da condire con sciroppo d'acero. Insieme a della cioccolata calda con cannella, la bevanda preferita della principessa.
Anche quel dettaglio mi fece sorridere: per quanto buona fosse la cioccolata, non era di certo un nettare reale!
 

***
 

EMMA POV

Non avevo mai incontrato un tipo più strano di Killian Jones, ma in qualche assurda maniera non mi dispiaceva. Dal suo modo di parlare era chiaro che venisse da una realtà completamente differente, una realtà che ero così curiosa di conoscere! Se non potevo recarmi in America, almeno avrei potuto ascoltare le storie di un vero esploratore. Probabilmente anche scrittore, dato che il suo taccuino lo avevo notato.
E sì, mi ero divertita a prenderlo in giro... ma non potevo negare che un abbigliamento più semplice gli si addicesse di più. Gli avevo fatto procurare i pantaloni che utilizzavano i contadini, ma neri, e lui li indossava con tutto rispetto. Nessuno lo avrebbe comunque scambiato per un contadino, aveva un aspetto molto curato, così come le sue mani – che avevo potuto intravedere a cena. Ed il busto di cui invece non si era lamentato ed aveva indossato sopra la camicia, fasciava alla perfezione un corpo decisamente ben allenato.
Dio, Emma, come fai a pensare a queste cose!
Bastò che il vento mi colpisse in faccia per farmi vergognare di me stessa. Ma cosa andavo a pensare! Non era da me, soprattutto su uomini sconosciuti!
Eppure, l'azzurro dei suoi occhi mi colpì non appena mi voltai verso di lui.
Maledizione. Dovevo darmi un contegno.
-Avete freddo, principessa? Notavo che vestite molto leggero e le temperature sono basse...
-Non ve ne preoccupate, Jones. Comunque potete chiamarmi Emma. Almeno adesso che so che non siete un assassino, un fuorilegge, o una spia...
-Quindi mi credete ora?
-No- sorrisi -Penso ancora che ci sia qualcosa in più. Ma credo che non siate un criminale, almeno.
-Mi fa piacere. E ribadisco che non sono qui per farvi del male.
-Lo so. Ma se anche fosse, so difendermi!
-Ho notato! Una principessa guerriera?
-Non so se mi definirei così. Ma preferisco l'avventura, l'arco e la spada ai vestiti sontuosi, il ricamo... e stupidaggini simili.
-Avete preso da vostro padre.
-Da entrambi, in realtà! Mio padre è un ottimo spadaccino, mia madre è la migliore arciera del Paese...
-Sul serio?! Senza offesa, ma non lo avrei detto!- sembrò sinceramente colpito, e non potei biasimarlo. Chi non conosceva mia madre, la vedeva come una donna mite e gentile. Invece aveva il fuoco dentro, forse anche più di mio padre! Solo, al contrario di me, non aveva problemi ad assumersi la responsabilità di regnante. Non lo avevo mai detto a nessuno, ma speravo davvero che i miei concepissero un altro figlio... avrei lasciato a lui il treno.
-Già... comunque vi farei vedere meglio anche il giardino, solo che di sera e con questo brutto tempo non renderebbe giustizia. Dopo che avrete visto le stalle sarà meglio rientrare...
-Concordo...- rifletté, alzando lo sguardo al cielo -Si prospetta un bel temporale, o almeno tanta pioggia. L'aria è umida...
-Siete anche meteorologo, adesso?
-No... ma ho lavorato in mare per un periodo ed ho imparato a riconoscere i segni dell'aria e del cielo. È molto utile!
-Sempre in America?
-Sì, io... per un po' di tempo ho governato piccole navi da trasporto tra le isole del centro America e la terraferma.
-Trasporto... schiavi?- rabbrividii. Purtroppo conoscevo bene la situazione attuale, anche se non nel dettaglio. Buona parte delle popolazioni locali veniva ridotta in schiavitù per servire e coltivare terreni per il Regno di Spagna ed il Regno Unito. Io e la mia famiglia eravamo contrari, ma chi eravamo noi per decidere? Purtroppo non c'era nulla da fare, se Re Enrico desiderava così.
Io ero sempre stata contraria alla schiavitù ed ero stata sconvolta nello scoprire che, prima che i miei genitori salissero al trono, la servitù non venisse pagata. Erano stati loro ad introdurre i salari.
-No. No, va contro i miei principi... non lo farei mai.
Annuii. Facevo davvero fatica a capirlo e non avevo la benché minima idea di cosa stesse nascondendo... ma ogni secondo passato con lui, rafforzava la mia convinzione che non potesse essere una cattiva persona. Strano, sì. Ma non cattivo.
-Bene. È un grande punto a vostro favore...
-Me ne serviranno molti, vero? Mi sono reso conto di non piacervi, per qualche motivo.
-Beh, ammetto che il nostro primo incontro non è stato un granché! Ma non è che non mi piacete, è che...
-Avete cambiato idea, visto il mio innegabile fascino?
-Ah, già. Ora me lo ricordo perché non mi piacete!- esclamai, alzando gli occhi al cielo. Avevo cercato di sorvolare, ma quel tipo era davvero troppo pieno di sé! Speravo che la cacca di cavallo gli avrebbe fatto abbassare un po' la cresta.
Ed in effetti, quando l'odore di stalla mi si insinuò nelle narici, anche lui smise di parlare. Non potei fare altro che gioire tra me e me, sarebbe stato divertente guardarlo all'opera! Dovevo essergli grata per essere arrivato, dopotutto... una ventata di freschezza nella noiosa quotidianità non mi dispiaceva affatto. Anche se un po' me ne vergognavo e non avrei espresso il pensiero ad alta voce... dopotutto non era tornato in Irlanda per piacere, ma per aiutare sua figlia. Ero un mostro?
-Beh, che dire... c'è un po' di puzza qui, ma mi aspettavo di peggio. Tipo delle stalle molto più grandi e qualche centinaio di cavalli da accudire!
-Credetemi, vi ci manderei più che volentieri! Ma abbiamo già degli stallieri per i cavalli dell'esercito. Quindi voi baderete alle stalle di famiglia. Abbiamo cinque cavalli... venite.
L'uomo si guardava intorno curioso, e mentre le prime gocce di pioggia iniziarono a scendere, ci rintanammo all'interno della stalla. In fin dei conti Jones capitava al momento perfetto, visto che Sir Morgan aveva avuto un incidente e non lavorava da ormai oltre un mese. Non potevo continuare a chiedere ad August di occuparsene, aveva già parecchio lavoro con suo padre visto che la loro piccola attività procedeva a gonfie vele. Mi ribadiva più volte di farlo con piacere, ma era mio amico ed era ovviamente desiderava dare una mano.
A nitrire per prima fu ovviamente la mia bellissima Star, che andai subito a salutare. Lei si affacciò immediatamente e strofinò il morbido muso contro la mia faccia, ed io mi concessi un po' di tempo ad accarezzarla e coccolarla.
-Guarda chi ti ho portato piccola. Questo tipo strano si occuperà di te, ma se non è bravo hai il mio permesso di prenderlo a calci... d'accordo?
-Cavolo, ed io che stavo per dire “guarda te, anche la principessa ha un lato tenero!”
-Fate pure l'idiota, ma Star mi dà sempre retta... se ve lo meritate, vi prenderà davvero a calci!
Adesso la mia dolce Star aveva sette anni, ma ricordavo perfettamente il giorno in cui al mercato di paese avevo incontrato la piccola e gracile puledra, spaventata a morte e denutrita. Era una scricciola nera di nemmeno due anni, ma la stella bianca che ora impreziosiva il suo tenero e fiero muso era già ben visibile. Fortunatamente ero stata accompagnata da August, quel giorno, perché era stato subito chiaro che ad esporla fosse un commerciante irregolare e violento. Aveva cercato di vendermi la puledra, ma al momento in cui avevo preteso che me la lasciasse e se ne andasse immediatamente, aveva iniziato a minacciarmi. Grazie al pronto intervento di August non aveva potuto farmi nulla, ma per sua sfortuna aveva scoperto che fossi la principessa... e non solo avevo potuto prendere il cavallo, ma lui era finito in cella.
Quel giorno stesso avevo chiamato Star la piccola, e nonostante – giustamente – fosse stato difficile farle riacquistare fiducia nel genere umano, entro pochi mesi eravamo diventate inseparabili. Dopo neanche un anno mi aveva permesso di montarla ed era stato bellissimo attraversare boschi e radure insieme. Anche addestrarla era stato semplice, perché eravamo praticamente cresciute insieme!
-Mi prenderò ottima cura di lei, Emma, ve lo prometto. È davvero splendida...
E per la prima volta, Star porse il suo muso ad un perfetto sconosciuto, lasciandomi senza parole. Ormai era amichevole, ma proprio come me aveva bisogno di un po' di tempo per fidarsi di qualcuno. Eppure si lasciò accarezzare, gli leccò perfino la mano.
Cosa aveva visto in lui?

 

2018

Ultime notizie. Siamo purtroppo costretti a confermare che del noto avventuriere e scrittore di viaggi Killian Jones, non c'è traccia da cinque giorni. Dichiariamo quindi la sua scomparsa e preghiamo chiunque abbia informazioni di chiamare direttamente la polizia. La famiglia lo cerca disperatamente ed è pronta a fornire una generosa ricompensa a chiunque possa aiutarci a ritrovare il figlio. Viste le prove, al momento l'ipotesi più plausibile è che si sia allontanato per sua spontanea volontà, tuttavia non è escluso un rapimento. Ripeto, chiunque dovesse avere qualunque genere di notizie, è pregato di contattare direttamente la polizia.
A presto con l'edizione notturna delle 23.30, con un'intervista ai signori Jones.”





 

Angolo dell'autrice;
Ciao! So di essere in ritardo, ma solo di un paio di giorni dai xD Il capitolo era pronto ma non avevo modo di metterlo a punto... ma stasera ci sono riuscita!
Spero possiate trovarlo un passaggio divertente, tra Killian che rimane traumatizzato dalla calzamaglia ed Emma che gli fa i dispetti e poi ride di lui lol Alla fine comunque è riuscito a superare la cena senza fare figure di merda, come invece temeva. (ha compensato con l'uscire dal bagno con solo l'asciugamano addosso, traumatizzando quasi una povera ragazzina però ahahaha).
E alla fine... Emma si ritrova a fare pensieri su di lui di cui non riesce a capacitarsi. Ovviamente li scaccia subito, almeno per ora, ma alla fine sono riusciti a fare una chiacchierata tranquilla senza ammazzarsi a vicenda. E Killian è riuscito anche a conquistare un punto, anche se continuando a fare lo sbruffone potrebbe perderlo xD Intanto, però, anche al cavallo della principessa è piaciuto subito... cosa che lei non ha potuto ignorare.
Comunque ci si addentrerà nella storia abbastanza velocemente, ma credo (spero), risulterà credibile e autentica l'evoluzione tra i due...
Intanto ci sentiamo sabato con l'altra, e poi dovrei tornare a postare questa regolarmente di martedì o mercoledì! :)
A presto, grazie a tutti come sempre! :*
 

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Capitolo 4
*** Unexpected connections ***


Ma voi con problemi di internet... avete tutti Telecom? Argh, lo odio.
Non è un nuovo capitolo. Ho aperto ora per controllare e ho visto che l'HTML era tutto sballato e non mi fa sistemare... quindi devo "ripubblicare". Per fortuna sono riuscita a salvare la recensione xD
Dopo un lungo weekend di lavoro, con calma domani (internet permettendo) recupero e recensisco le storie arretrate :D




 

Unexpected connection



-Papà, restiamo qui invece!
-Che cosa?
-Perché no? Sarebbe una nuova avventura. Possiamo continuare a viaggiare... ed essere tra i primi esploratori del Nuovo Mondo! Pensaci, potrebbe essere fantastico...
-Alice, io non lo so. Rischiamo di... alterare la storia. Non possiamo “scoprire” cose in anticipo, tutto deve fare il proprio corso, non sappiamo quali danni potremmo provocare.
-Non sono stupida. Lo so... ma io dico, viaggiamo e basta. Non dobbiamo per forza far sapere quello che troviamo... ce lo annoteremo sul taccuino per noi stessi. Un giorno torneremo a casa e potremmo scriverci un libro... ci crederanno in pochi, ma sarebbe ugualmente una storia bellissima. Non trovi?
L'entusiasmo della mia bambina, ormai cresciuta, era ciò che di più bello ci fosse al mondo. E non solo: aveva ragione. Se fossimo rimasti, avremmo avuto l'opportunità di vedere il nostro mondo sotto una luce completamente diversa. Forse più affascinante, perché ancora quasi incontaminata dalla presenza umana. E come dire di no a quel visino emozionato e colmo di speranza?
In fondo, saremmo tornati a casa un giorno e questo lo sapevo. La mia fede nella magia non aveva ormai limiti, ma come avrebbe potuto? Avevo viaggiato 500 anni nel passato. Ero tornato a casa, la mia Alice era tornata da me ed avevamo intrapreso di nuovo insieme quel meraviglioso ed incredibile viaggio: ormai non c'era nulla in cui non credessi.
Ma...
Alice...
La guardai ancora, per davvero. Era sbiadita. Come se non fosse lì. Come se fosse soltanto un fantasma.
Allungai una mano per prendere la sua, ma mi limitai ad attraversarla come fosse aria. Fu in quel momento che i suoi splendidi occhi si riempirono di lacrime, il meraviglioso sorriso si spense.
Non era lì. Non era mai tornata. Non ero mai riuscito a salvarla, ed ero ancora intrappolato 500 anni prima della sua esistenza.
-Mi hai abbandonata, papà...
-No! No, mai...
-Hai preferito l'avventura a me. Te ne sei andato per salvarmi, ma non sei più tornato...
-No, tesoro! Ti sbagli, non è così! Non c'è nulla di più importante di te, nessun viaggio al mondo vale quanto averti accanto piccola mia, credimi!
-Lo vorrei tanto...- stava singhiozzando, ormai -Vorrei tanto che per te fosse davvero così! Ma ormai è troppo tardi, ormai non tornerai più... mi hai abbandonata.
-NO!
-Addio papà. Sappi che ti vorrò sempre bene, nonostante tutto!
E la figura della mia piccola continuò a sbiadire sempre di più, fino a che non scomparve del tutto, lasciando indietro soltanto una piccola lacrima che si dissolse nell'aria.
L'avevo persa per sempre.

-NO! ALICE!
Ma Alice non c'era. E non c'era neanche la radura in cui mi aveva detto addio. C'era solo buio, io ero sudato e grazie al cielo era stato solo un incubo.
Al contrario delle mie lacrime, che erano reali.
Mi passai una mano prima sugli occhi e poi sulla fronte, cercando di tirarmi su a sedere per riuscire a recuperare il fiato.
Era buio, ma i dettagli della mia stanza erano ugualmente visibili grazie alla luce della luna che penetrava dalla finestra. Il grande letto a baldacchino, le pareti coperte di quadri, la scrivania e le poltrone davanti al camino spento. Nell'angolo a sinistra, invece, c'era una bella biblioteca di legno che dopo cena il re aveva chiesto di portare nella mia stanza. Lì avrei potuto tenere i libri che avrei recuperato nella biblioteca del castello o al villaggio. Ed ero deciso a riempirla, se fosse servito a trovare il modo per riavere Alice nella mia vita.
Non avrei permesso che quel maledetto incubo si avverasse, non avrei perso di vista il mio obiettivo. Per quanto affascinante ed unica potesse essere quest'esperienza, vi ero stato catapultato per uno scopo preciso. Ovviamente avrei vissuto, avrei cercato di vedere e scoprire il più possibile, avrei avuto una grande storia da raccontare a mia figlia... ma non me ne sarei dimenticato!
Non l'avrei abbandonata. Mai. E di quello, ero completamente certo. Sarei tornato da lei. Quell'incubo non si sarebbe mai trasformato in realtà.

 

***


Non esisteva biblioteca affascinante quanto quella di Blarney. Sembrava uscita dal film de La Bella e La Bestia e mi chiedevo come fosse possibile che non se ne sapesse nulla. Era andata perduta? Cos'era accaduto, nel futuro? Perché non era stato documentato?
Nonostante l'orribile incubo della notte precedente, non riuscivo a non essere curioso. Un'altra cosa che non mi spiegavo, era come mai la famiglia reale non fosse citata nei libri di storia. Eppure non mi sembravano dei regnanti qualunque, soprattutto la principessa. Tornato a casa, avrei cercato di scoprire se esistessero eventuali leggende su una principessa guerriera o qualcosa del genere.
La sera prima, alle stalle, eravamo riusciti a parlare più che civilmente – una volta tanto. E per la prima volta avevo intravisto il suo lato dolce, col suo cavallo. Star. Era un esemplare davvero meraviglioso ed unico, un po' come lei a dir la verità. Anche se, al contrario della sua padroncina, gli piacevo!
C'erano poi i cavalli del re e della regina, Eclipse e Fly, e Captain. La giovane mi aveva detto che quest'ultimo fosse un cavallo selvaggio che avevano recuperato quasi un anno fa nei boschi, e l'avevano portato al castello per potergli curare una zampa ferita. Lo avevano tenuto per un mese e non aveva mai mostrato un carattere docile, eppure quando avevano deciso di lasciarlo libero non era voluto andar via. Lo avevano chiamato Captain, in quanto era completamente bianco e con un'unica macchia nera sull'occhio, come a formare una benda nera attorno ad esso.
Ne ero subito rimasto affascinato, ma aveva nitrito nel momento stesso in cui mi aveva visto ruotare il piede per spostarmi nella sua direzione. Gli unici che riuscivano ad avvicinarlo erano Emma e Sir Morgan, lo stalliere che avevo sostituito, ma nessuno lo aveva mai cavalcato.
Secondo la ragazza la ragione era che fosse uno spirito libero, anche se per qualche ragione aveva chiuso le sue ali. Comunque, non sarebbe stato così terribile visto che avrei dovuto gestire soltanto quattro cavalli. Le mattine le avrei passate a pulire e dar loro da mangiare, il resto della giornata lo avrei avuto libero per le mie ricerche. Ovviamente sarei dovuto passare altre due volte, ma solo per nutrirli e magari cambiare l'acqua. Non era nulla che non avessi già fatto, d'altronde, quindi andava bene così.
Sarebbe stato molto più complicato trovare ciò di cui avevo bisogno in biblioteca, visto che i libri erano migliaia. Nonostante la gentilezza e disponibilità di Lacey, la bibliotecaria, avevo già recuperato una ventina di libri riguardanti cure palliative, medicine, uso delle erbe e roba del genere. Speravo davvero di cavarmela da solo e non dover chiedere ai guaritori che avrei incontrato di spiegarmi praticamente ogni frase.
Anche se ero partito abbastanza male. Due ore a leggere “Tra la vita e la morte: come tornare”, ed ero giunto alla conclusione che fosse poco più di un romanzo fantasy. Avevo pensato che potesse essere utile perché parlava esattamente dello stato di coma, ma dubitavo seriamente che farle odorare un infuso di pollini selvatici e qualche goccia del Loughareema, il “lago che scompare”, sarebbe servito a qualcosa. Anche tutte le altre tecniche mi sembravano piuttosto inutili, e sì che avevo una mentalità aperta. Tuttavia non lo avrei abbandonato, una sola pagina utile sarebbe potuta bastare... non potevo correre il rischio di perdermela.
Sospirai esausto e gettai la testa all'indietro, chiudendo gli occhi. Ero già stanco, visto che le due notti precedenti non ero riuscito a dormire bene. Dio, già due notti. Chissà cosa era successo nel mio presente. Mi avevano dichiarato morto? Scomparso? Rapito? Avrebbero trovato la mia auto a pochi metri da Drombeg e nessun segno di me...
I miei genitori. Chissà cosa avrebbero pensato. Speravo che in qualche modo capissero che non li avevo abbandonati, che non mi ero suicidato o roba del genere. Anche se sarebbe effettivamente stata la spiegazione più realistica che avrebbero potuto trovare nel 2018, pur non avendo il corpo.
Un uomo che si allontana in un luogo isolato e poi scompare. Magari, avrebbero pensato che fossi andato fino al mare ad affogarmi.
Se solo ci fosse stato un modo per comunicare... ma cosa diavolo potevo fare? Tornare alle pietre? Magari non avrebbero funzionato. O magari lo avrebbero fatto, ma poi non sarei più riuscito a tornare nel XVI secolo ed avrei perso la mia occasione per trovare una soluzione per mia figlia.
Pensare a tutto ciò non faceva che aumentare il mio mal di testa...
-Jones! Siete vivo?
Pur conoscendola da molto poco, la sua voce era diventata inconfondibile. In qualche modo, era la cosa più vicina che avessi ad un' “amica”: era l'unica persona con cui potessi parlare più o meno normalmente, essendo quasi coetanei. Forse. Non le avevo ancora chiesto l'età, a dire il vero. Era sicuramente più giovane, ma non una bambina e quello era evidente.
-Swan? Cosa ci fa la principessa qui?
Domandai con un filo di sarcasmo, voltandomi nella sua direzione per trovarla con espressione imbronciata e braccia incrociate.
-Quindi? Vi mancavo?
-Molto divertente. Non ho niente di meglio da fare con questo tempo orribile, quindi ho pensato di passare a vedere come ve la cavate. Ma a giudicare dalla vostra faccia...
Trattenni un sorriso, non mi dispiaceva che fosse passata. Affatto. Era chiaro come il sole che anche lei cercasse compagnia, ma ero altrettanto certo che non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Tuttavia ero curioso: non aveva delle amiche?
-Le tue amiche non vivono a palazzo?- le domandai quindi, mentre le facevo cenno di prender posto sulla poltrona di fronte alla mia. Lei lo fece, ed afferrò uno dei libri dalla pila che avevo formato sulla grossa scrivania in mogano.
-Non ho delle amiche. Le ragazze che abitano al castello non condividono i miei interessi. La maggior parte delle mie coetanee sono già sposate...
-Senza offesa, quanti anni avete?
-Ne farò ventidue a breve. Nessuna offesa. Voi?
-Trenta fatti da poco.
Sembrò sorpresa, ma non seppi dire se in positivo o in negativo. Me ne aveva dati sulla quarantina?
Lei era un po' più giovane di quanto pensassi, ma non molto a dire il vero. Gliene avrei dati forse tre o quattro in più, al massimo.
-Ve li portate bene, allora. Lo ammetto. Ve ne davo 25 e pensavo fosse solo la barba a farvi un po' più vecchio.
-Beh, grazie allora. Avete ragione, non mi rado da un po'... rimedierò prima di diventare babbo natale.
Rispose con una lieve risata, che accese nuovamente i suoi occhi. Sì, la sua giovinezza era più che evidente nonostante sembrasse una ragazza con la testa sulle spalle!
-Che c'è? Adesso che sapete che ho superato da un po' l'età da matrimonio, mi trovate vecchia?
-Cosa?!- lo pensava davvero? Sapevo bene che in passato fosse normale sposarsi molto giovani, ma mi fece lo stesso impressione sentirla definirsi “vecchia”. Era veramente assurdo: non avevo mai capito come fosse possibile decidere con chi passare il resto della propria vita quando si era poco più che bambini.
-No, assolutamente no. In realtà lo trovo giusto... non credo che uno debba sposarsi solo perché la società lo impone. Guardate me.
-Sì, ma voi siete un uomo.
Ancora una volta, non seppi cosa replicare. Non avevo ancora avuto modo di pensare a quanto la società fosse diversa rispetto a quella a cui ero abituato, anche perché non ero ancora potuto uscire a conoscerla coi miei occhi.
In poche parole, mi trovavo in un'epoca in cui la più grande prospettiva di una donna era quella di diventare una buona moglie, e magari madre. Ecco perché le ancelle e le impiegate del castello erano tutte così giovani... ed io che ne ero rimasto stupito! Era semplicemente la norma. Se a diciott'anni andavano a sposarsi, probabilmente era impossibile che mantenessero il lavoro.
-Ascoltate- iniziai, cercando le parole giuste -Non sono abituato agli usi europei, è vero. Ma ciò che posso dirvi, è che io vi trovo troppo giovane per il matrimonio. Mi sembrate una ragazza curiosa, intelligente... penso abbiate tante cose da fare o vedere prima di pensare di metter su famiglia. Sempre che lo desideriate, ovviamente.
Stavolta fu lei a rimanere senza parole e fu impossibile non rattristarmene. Probabilmente, le giovani sopra i 25 anni venivano già definite “zitelle”, e magari costrette ad entrare in convento o roba del genere. Se non altro era ciò che la storia tramandava ma a giudicare dalle sue parole non doveva essere tanto diversa dalla realtà.
-Mi piace come pensate. Sarebbe bello che fosse così anche per i miei genitori.
-Vogliono costringervi a sposarmi?
-“Costringere” è una parola forte e fortunatamente sono più moderni, perché si sono sposati per amore. È raro. Ma sicuramente vogliono spingermi in quella direzione... convincermi. Pensate che la prima volta che ho rifiutato una proposta avevo sedici anni e lui ventotto. Lo trovo assurdo.
Assurdo era dir poco! Mi venivano solo i brividi solo a pensarci: era pura pedofilia. Avevo sempre provato rabbia nel leggere della condizione femminile nel passato, certe idee mi avevano sempre infastidito. Anche per questo motivo, nei miei viaggi avevo spesso tenuto lezioni a giovanissime bambine che non avevano il diritto di accedere all'istruzione di base. In molti stati del terzo mondo continuava purtroppo ad essere così, le giovanissime venivano viste come future spose e mamme senza alcuna prospettiva di scelta. Forse vi erano femministe un po' estreme al mondo, ma quando venivo a conoscere simili realtà... non riuscivo più a biasimarle.
-Mi dispiace.
-Non dispiacetevi. Sono abbastanza testarda da continuare a rifiutare chiunque per il resto della mia vita. Ma non ci vorrà così tanto: compirò trent'anni e nessuno più mi vorrà, potrò stare in pace. Almeno da questo punto di vista. E poi sono l'erede al trono.
-Davvero?- la successione non doveva essere solamente per linea maschile? Almeno, quello era ciò che credevo, e sicuramente valeva per i maggiori regni dell'epoca.
-Sono figlia unica per ora, ma comunque anche se avessi un fratellino non cambierebbe. È una questione complicata, vedete. I miei genitori mi sostengono, ma si preoccupano anche per me. Non possono cambiare da soli una società con idee che vanno avanti da centinaia di anni, ed il matrimonio sicuramente mi garantirebbe “protezione” e roba del genere. Credo che se davvero non mi sposassi lo accetterebbero, ma sarebbe molto stressante per loro. Sapete come vengono trattate le donne adulte non sposate? Vengono derise. Vengono disconosciute dalle famiglie e finiscono per vivere in strada, dove muoiono di fame o uccise da qualche maiale dopo essere state stuprate. O se non muoiono, si suicidano per disperazione. Non tutte, ma sicuramente è così per l'80%. E almeno un buon 15% si chiude in convento per scampare a questo destino.
Mi fece una tenerezza infinita il suo sguardo buio, ora completamente spento e quasi disperato. Avrei voluto abbracciarla, ma dovevo pur ricordarmi che fosse una principessa e non una mia amica e pari. In fondo, regina o no, era probabile che sarebbe potuta finire allo stesso modo anche lei. Se il popolo maschilista si fosse ribellato, non sarebbe stato troppo complicato deporla dal trono... e da lì in poi, dio solo sapeva cosa sarebbe potuto accaderle se fosse stata sola.
Osai quindi posare la mano sulla sua, e lei non fece una piega. Alzò solo lo sguardo su di me.
-Ascoltatemi, Emma. So di non essere nessuno per dirvi cosa fare, ma penso che non dobbiate rinunciare ai vostri sogni. Dopotutto nessuno sa cosa gli riserverà il futuro...
Sorrise lievemente, guardando le nostre mani unite.
-Vi ringrazio. Ammetto di avervi giudicato male, anche se non posso negare che siate un po' insopportabile quando vi ci mettete. Ma apprezzo il vostro modo di pensare e sinceramente non credevo che foste... così. Ditemi. In America c'è più libertà?
-Sì- risposi, dopo essermi lasciato scappare una risata per la prima frase -E' così. È vero che gli indigeni sono molto meno istruiti, ma c'è una certa parità tra uomo e donna. Anche loro possono essere cacciatrici o coltivatrici, e anche se la maggior parte si sposa... non è una vera imposizione. Io, comunque, non costringerei mai mia figlia a sposarsi. Se si innamorasse e fosse ciò che desidera è un conto, altrimenti la lascerei libera di scegliere chi vuole essere.
-E' davvero una ragazzina fortunata, la vostra Alice. Mi piacerebbe tanto poter venire con voi quando tornerete a casa, conoscere il mondo...
Per un attimo, un solo attimo, pensai di raccontarle la verità e chiederle di venire con me, quando fossi tornato alla mia epoca. Ma mi ci volle meno di un secondo per tornare lucido e rendermi conto che avrebbe pensato che la stessi prendendo in giro. Ovviamente. Non potevo lasciare che l'empatia mi portasse a commettere errori che avrebbero potuto portare irreparabili ripercussioni.
-Magari potrete, un giorno... ve lo ripeto, non perdete la speranza- dissi quindi semplicemente, mentre le nostre mani lentamente si separavano. Sì, lei mi aveva giudicato con troppa fretta anche se un po' di colpa l'avevo anch'io... ma nemmeno io l'avevo giudicata subito per quello che era.
Adesso, mi piaceva ancora di più. Mi piacevano il suo modo di pensare e di essere, e speravo sarebbe riuscita a trovare la sua strada e seguirla. Forse il cambiamento non era poi così lontano, visto che da lì a quarant'anni sarebbe salita al trono inglese la regina Elisabetta I: ma questo, ovviamente, lei non lo poteva sapere.
-Ci proverò. Ma tornando alla vostra domanda, non è che sono una persona asociale. Ho degli amici, maschi. La guardia che vi ha portato in cella, Graham... ed August, il figlio del falegname. È più facile, sapete... ho più cose in comune con loro che con le ragazze della mia età. Cosa dovrei fare, andare a bere il tè e discutere del mio uomo ideale? Lacey però è simpatica...
Beh, non stentavo a credere che i suoi migliori amici fossero dei maschi! Uno spirito avventuroso e ribelle come il suo, non era compatibile con quello della donne della sua epoca!
-A proposito di Lacey. Mi è sembrata... più grande.
-Vero. Ha 26 anni. Aveva sposato un certo Gaston a 18 ma è morto in battaglia... si è presentata qui perché cercava lavoro ed abbiamo scoperto che fosse una ragazza molto intelligente ed istruita! Così i miei genitori le hanno dato questo lavoro e... è felice. Forse è l'unica con cui parlo a dire il vero, in un certo senso siamo simili... ma lei riesce ad essere contenta immergendosi nella avventure dei libri, a me non basta.
-Sentite- mi balenò un'idea -Non è una vera avventura e non so nemmeno se è possibile... ma in questi giorni mi piacerebbe andare a conoscere Cork e i dintorni. Vi piacerebbe accompagnarmi?
Ne rimase sorpresa, e subito mi pentii di quella richiesta: ero stato decisamente troppo impertinente! Non solo ero uno sconosciuto, ma andavo a chiedere alla principessa in persona di portarmi a spasso. Era probabile che non potesse girare liberamente come se nulla fosse.
-Va bene.
-Eh? Davvero? Potete uscire?
-Non sono una reclusa. E per quanto i miei lo vorrebbero, esco anche da sola senza guardie appresso... quindi non sarà un problema! Vi mostrerò il posto volentieri. Magari quando il tempo migliorerà prendiamo i cavalli e andiamo a fare un giro.
-Grazie- sorrisi soddisfatto, e genuinamente contento. Magari sarei potuto diventare il terzo amico maschio della principessa: perché no? Era piacevole chiacchierare con lei, e visto che non era ancora scappata era probabile che la cosa fosse reciproca. Mentre lei mi mostrava il suo mondo, io avrei potuto raccontarle del mio – per quanto possibile. Ma fortunatamente l'America l'avevo girata a lungo e in largo, e con l'aiuto delle mie conoscenze storiche sarei riuscito a rendere i miei racconti plausibili. Quasi mi dispiaceva doverle mentire, ma non c'era alternativa per il momento.
-Adesso vi lascio continuare in pace. Ci si vede in giro, suppongo!
-Certo, ci si vede.
Quella sorrise e si alzò, ma prima di voltarsi si bloccò nuovamente.
-Quasi dimenticavo. Se avete problemi a dormire ditemelo pure, posso farvi preparare un infuso al biancospino. Anch'io ne ho fatto uso per un po' e con me funzionava...
-Eh?
-Vi ho sentito gridare stanotte- scosse le spalle -Il biancospino ha un effetto rilassante.
Non seppi se ringraziarla della proposta o scavare una buca e nascondermici dentro. Avevo urlato così forte? Oppure la sua stanza era semplicemente non troppo distante dalla mia? Ovviamente non l'avevo chiesto, sarebbe sembrato decisamente inopportuno.
-No, è... è stato un incubo. Sono stati giorni strani e... ma grazie.
-Come preferite. Allora vi consiglio almeno dell'essenza di lavanda quando fate il bagno.
-Va bene, grazie principessa!
Mi fece un cenno con la mano e dopo pochi secondi fui di nuovo solo, ma in qualche modo più ricaricato. Mi aveva fatto bene quella chiacchierata, così come la prospettiva di un'imminente gita nella Cork rinascimentale. Speravo soltanto che il tempo migliorasse il prima possibile, anche se purtroppo il gennaio irlandese non era mai stato famoso per le sue giornate di sole.
Comunque, la lettura ora mi sembrò molto più interessante!

 

EMMA POV

Mi gettai sul letto con un sorriso impossibile da spegnere.
Avevo veramente giudicato male quel Jones! Non avrei mai immaginato che potesse avere idee tanto liberali, che potesse effettivamente vedermi come una persona – e non solo come una donna. Era veramente raro, anche se ovviamente quasi tutti erano gentili con me visto chi ero. A dir la verità, raramente avevo incontrato uomini rudi o maleducati – se non in battaglia – tuttavia c'era sempre quella riverenza... quella specie di “velo” che rimaneva in mezzo. August e Graham facevano eccezione, così come diversi dipendenti a palazzo... ma con loro non avevo grandi rapporti. Avevo poche vere amicizie come avevo spiegato a Jones, ma questo non mi era mai pesato. Ero del parere che fosse meglio circondarsi da poche persone vere piuttosto che decine e decine di amiche false.
In più, non temevo i momenti di solitudine... anzi. Amavo passare del tempo sola con me stessa, ogni tanto... la calma e la libertà che avevo, erano ineguagliabili. Sì, era colpa mia se non avevo amiche femmine: nessuna fino ad ora era stata in grado di capirmi e di capire le mie necessità, se non Lacey! Anche per questo odiavo le cene di gala e le grandi feste, perché ero costretta a parlare e cercare di socializzare con dame con le quali non avevo davvero nulla da dirmi!
Il popolo mi amava e io amavo loro, ma sapevo anche di avere una reputazione “particolare”. Quello della “principessa ribelle”, la “principessa maschiaccio” ed altri termini, alcuni dei quali alludevano al fatto che non fossi maritata... ma quelle definizioni in realtà mi facevano solo sorridere, perché erano effettivamente giuste. Cosa potevo farci? Ero nata diversa e non avevo alcuna voglia di cambiare solo per compiacere l'opinione pubblica e la società.
Era raro che una ragazza compiesse vent'anni senza essere sposata, eppure io ne avevo compiuti addirittura ventuno... e presto sarebbero diventati ventidue. E poi ventitré.
Perché non avrei sposato, quel Neal. Per quanto i miei genitori desiderassero spingermi a conoscerlo, mi sarei appunto limitata a quello.
Sarei diventata la principessa o regina zitella, un giorno? Pazienza! Me ne sarei fatta una ragione! Avevo altre qualità e, se davvero sarei salita al trono, le avrei fatte valere.
Speravo vivamente che esistessero altri uomini come Killian Jones. Quando addirittura mi aveva definita troppo giovane per sposarmi, per un po' mi ero offesa... ma quasi subito mi ero sentita stupida! Non mi vedeva come una bambina, mi vedeva come una persona che desiderava altre cose... ed ero rimasta senza parole. Era raro che qualcuno riuscisse a leggermi dentro, lui invece aveva subito centrato il punto. Ero curiosa, sì. Avevo davvero tante priorità, prima di pensare ad una famiglia... e non era neanche detto che lo avrei mai fatto! Per il momento, la sola idea di avere bambini mi terrorizzava! Non avevo il minimo istinto materno e difficilmente sopportavo i pianti dei neonati. Probabilmente sarei impazzita, se avessi dovuto passare le giornate a badare ai figli!
Ero davvero, davvero felice che Jones fosse piombato nella mia vita. Ero felice di sentirmi compresa senza dover stare a dare spiegazioni, una volta tanto. Felice di essere trattata con estrema normalità, da qualcuno di diverso dai miei genitori ed i miei due amici!
Speravo che il tempo si sbrigasse a migliorare, perché la prospettiva di una gita a Cork in compagnia non mi dispiaceva. Magari sarebbe stata un'occasione per conoscersi un po', parlare... divertirci. Divertirmi come una persona qualunque.
E se fosse diventato mio amico... un giorno, avrei potuto chiedergli di portarmi a vedere l'America assieme a lui.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Nel weekend non sono riuscita a postare l'altra perché ho avuto dei giorni moooolto pieni - finalmente finiti AHAH. Per ora. Ma siccome voglio lasciare inalterati i giorni per gli aggiornamenti, almeno per adesso... posto prima questa.
Inizia con un brutto incubo di Killian, che ancora fa fatica a credere a quello che gli sta accadendo... ma ci prova. Coi cavalli ha iniziato bene, e ha iniziato a setacciare la biblioteca per trovare qualcosa che possa aiutarlo. Non si aspettava che Emma andasse a trovarlo ma alla fine gli ha fatto piacere u.u
E stavolta la loro chiacchierata è stata ancora più positiva... lui giustamente rimane sconvolto dallo scoprire che certe realtà sono effettivamente come la storia le descrive... ma Emma è invece piacevolmente sorpresa della sua mentalità aperta. Sicuramente non si aspettava un uomo come lui, un uomo che la vede addirittura troppo giovane per sposarsi. E oltre a questo, sembra anche che sia riuscito a cogliere i desideri di lei. Il suo modo di essere. Questo gli ha fatto guadagnare molti punti, quindi andranno insieme a fare una bella gita a Cork appena il tempo migliorerà... e chissà come andrà! Le battutine continuano a non mancare, certo, ma stavolta con molta più simpatia da parte di entrambi xD
E abbiamo visto che in fondo neanche i genitori di Emma sono male e sono in parte simili come Snow e Charming in Ouat... ma giustamente si preoccupano per la loro unica figlia e vorrebbero un futuro sicuro per lei.
Comunque, che dite della nuova puntata? A me stanno piacendo molto Alice e Robin, sono carinissime insieme! (E vabbé, Rogers con Tilly è l'amore, pur non sapendo che è sua figlia). Invece cavolo, Hansel addirittura rapisce Henry o.O sono curiosa di vedere che combineranno adesso...
Intanto un abbraccio, e a presto! Domani recupero gli arretrati, avendo finalmente un giorno intero da passare a casa!

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Capitolo 5
*** Facing the facts ***


Facing the facts



KILLIAN POV

Era già passata una settimana da quando ero approdato nel XVI secolo, e non avevo ancora avuto fortuna su nessun fronte.
Il tempo era terribile e non aveva mai smesso di piovere, se non per poche ore al giorno. Non era stato molto piacevole lavorare nelle stalle in quelle condizioni, ma non potevo di certo abbandonare i cavalli! A Star piacevo molto, così come ai cavalli del re e della regina: solo Captain continuava a fare il prezioso e nitriva minaccioso ogni volta che tentavo di accarezzarlo. Ma almeno beveva e mangiava quel che gli portavo, il mio lavoro era quello. Quello e sistemare il soffitto un paio di giorni fa: avevo dovuto sostituire due travi di legno rovinate che lasciavano entrare l'acqua, ma nonostante i mezzi un po' primitivi me l'ero cavata bene.
Dopo pranzo passavo molte ore a leggere, in biblioteca o in camera mia. Prendevo tanti appunti anche se spesso inutili, e la sera aggiornavo il taccuino. Non che ci fosse stato molto da dire dopo i primi due giorni, ma avevo deciso di farlo quotidianamente. Me lo ero imposto.
Anche se continuavo a cenare con la famiglia reale, non vedevo molto la principessa. Avevamo potuto chiacchierare un altro paio di volte, ma gli ultimi tre giorni li aveva passati a letto con l'influenza e, su raccomandazione del medico, aveva preferito rimanere in camera sua per non diffondere il virus.
Non che fosse una cattiva idea, visto che le medicine in quell'epoca non erano così efficaci ed un'epidemia di influenza non sarebbe stata il massimo. Mi dispiaceva per lei, ma non avevo osato chiedere di andare a trovarla in stanza. Sarebbe stato inopportuno e magari le avrebbe anche dato fastidio. Alice con l'influenza, ad esempio, diventava intrattabile.
Avevo invece avuto modo di fare qualche chiacchierata con Lacey, una persona molto piacevole, un paio di ragazze della servitù, e Robin e Jefferson, che invece si occupavano delle stalle dell'esercito. Con loro, avevamo anche deciso di scendere in città per una birra quando il periodo temporalesco fosse passato.
Ad ogni modo, si respirava veramente una bella atmosfera e questo era innegabile. Anche se non avevo certo dimenticato il discorso che Emma mi aveva fatto sulla prospettiva di vita delle donne, cosa che continuavo a trovare tremendamente ingiusta. Eppure c'erano tante ragazze intelligenti! Lei stessa, Lacey, ma anche la piccola Violet... era frustrante non poter fare nulla per cambiare le cose. Speravo davvero che avrebbero trovato la loro strada.
Ma avevo anche i miei problemi di cui occuparmi, così il re aveva organizzato per me un incontro col dottor Jack Hill, venuto da Cork a Blarney appositamente per incontrarmi. Aveva scelto una locanda nel paesino, perché a causa delle piogge il sentiero verso il castello era diventato difficilmente accessibile in carrozza. Io, approfittando della tregua del cielo, avevo deciso di andare a piedi pur avendo la possibilità di prendere un cavallo. Il cielo era scuro e nuvoloso ma probabilmente non avrebbe piovuto fino a sera, quindi mi ero semplicemente procurato degli stivali.
La passeggiata per raggiungere la locanda era stata piacevole, nonostante il freddo, perché trovavo la natura d'Irlanda semplicemente incantevole. Avevo attraversato un piccolo boschetto dove regnava il verde ed il silenzio, e quasi mi dispiacque non avere a portata di mano una macchina fotografica. Avrei potuto accendere il telefono, ma non volevo rischiare: quella poca percentuale di batteria che mi era rimasta, avrebbe potuto essere essenziale al mio ritorno.
Comunque, il locale già mi piaceva. Era molto spartano ma accogliente, completamente realizzato in mattoni grossolani e travi di legno. Era anche abbastanza grande, con una dozzina di tavoli, un grosso bancone ed un piccolo palco accanto ad un grosso camino acceso. C'era musica dal vivo e tanta vita, a quanto pare in molti avevano approfittato della mancanza di pioggia. Era improbabile che in serata rimanesse così!
Essendo arrivato in anticipo avevo deciso di allietare l'attesa con del buon rum irlandese, e probabilmente ne avrei ordinato un altro con il pranzo. O altri due.
-Sir Jones! Siete voi, giusto?
Mi voltai, trovandomi davanti un simpatico ometto occhialuto dagli occhi grigi ed i capelli castano chiaro pettinati fin troppo accuratamente. Anche il viso era molto pulito, doveva essersi appena fatto la barba.
-Sir Jack Hill, piacere di conoscervi!
Mi alzai dal mio posto e strinsi la mano all'uomo, facendogli poi cenno di accomodarsi di fronte a me.
-Vi ringrazio per aver accettato di incontrarmi. So che non è esattamente ciò che si può definire una bella giornata... sembra più ora di cena che di pranzo.
-Non vi preoccupate Sir, e comunque non potrei mai rifiutare un favore al re! Siete un parente?
-Oh no, sono soltanto il nuovo stalliere. Il re e la regina sono stati tanto gentili da accogliermi mentre sono in Irlanda a cercare una soluzione per il male di mia figlia.
Mi feci un applauso mentalmente: era diventato molto più facile tenere un discorso parlando come un abitante locale.
-Capisco. Sì, nella lettera mi ha spiegato che si tratta di vostra figlia. Cosa ne dite di parlarne davanti ad un buon pranzo?
-Stavo proprio per proporlo. Ordinate quello che desiderate, offro io.
-Vi ringrazio!
Ordinando, scoprii di avere uno stipendio estremamente dignitoso per l'epoca. Il re mi aveva pagato in anticipo la prima settimana perché potessi gestirmi al meglio, e scoprii che con quei soldi avrei potuto mangiare e bere fuori tutti i giorni.
Ordinammo entrambi dell'ottima carne alla brace, birra e un altro bicchiere di rum per me. Intanto, più parlava e più mi convincevo che fosse un tipetto molto strano, ma sembrava a posto. Era effettivamente colto e questo era chiaro, mi spiegò perfino di aver creato una medicina per il mal di testa che stava sperimentando su sé stesso e sembrava stesse funzionando. Suonava effettivamente come qualcosa di molto simile all'aspirina, per come lo descrisse, ma frenai la lingua in tempo. Dovevo ricordarmi che la medicina moderna ancora non esisteva.
-Spiegatemi la vostra situazione, Sir Jones. Così posso avere un quadro più completo.
-Chiamatemi pure Killian.
-E voi chiamatemi Jack. Se riuscirò ad esservi utile, credo ci vedremmo piuttosto spesso!
-Lo spero davvero!
Così, gli raccontai dell'incidente di Alice sostituendo però l'auto con una carrozza. Cercai comunque di fargli capire la violenza dell'impatto, e di spiegargli in parole povere ciò che i medici avevano detto a me. Una parte di me sapeva che tutto ciò avrebbe potuto essere inutile, non c'era certo una “pozione” che potesse risvegliare da uno stato di coma! Ma avrei dato una chance a chiunque avesse voluto aiutarmi, perché doveva esserci un dannato motivo se mi ritrovavo nel 1518.
-Capisco, Killian. Mi dispiace davvero molto, non dev'essere facile... ma dite che le sue funzioni celebrali sono attive.
-Sì, è così. Rispondono a degli stimoli che io non so spiegarvi perché non sono un medico- “e perché non posso dire che mia figlia è collegata a delle macchine che monitorano le sue funzioni vitali”, pensai -Ma è viva e secondo loro c'è possibilità che si risvegli. È solo che... è passato un anno, e lei è ancora in quel letto. Inerme. Dovevo fare qualcosa, almeno provarci... magari qui troverò un medico in grado di aiutarmi. Non so come. Ma...
Mandai giù d'un fiato il mezzo bicchiere di rum avanzato, ne avevo seriamente bisogno.
-Immagino abbiate provato a stimolarla. A parlarle, a farle ascoltare musica tutti i giorni.
-Ovviamente...
Quello annuì pensieroso, e proprio non riuscii a prendermela con lui. Come poteva sapere cosa fare, se non erano in grado di trovare una soluzione neanche i medici del ventunesimo secolo?! In qualche modo ero convinto che la soluzione l'avrei trovata, non consultando un medico... ma non potevo dare nulla per scontato.
Restammo quindi a discutere ancora un po', e lui mi elencò delle erbe che secondo molti stimolavano i sensi e forse avrebbero potuto essere d'aiuto, ma ammise anche di non averne le prove. Infine acconsentì di provare a preparare un infuso, e non gli chiesi come avrebbe fatto a sperimentarlo. Forse era egoista da parte mia, ma la verità era che non mi importava affatto. Era lui il guaritore, i suoi metodi erano affari suoi... a me interessava soltanto del risultato.
Dopo che avemmo consumato anche il dessert decise che per lui fosse arrivato il momento di andare via perché nel pomeriggio aveva altri impegni, ma promise di farsi sentire anche per la più piccola novità. Non potei che esserne grato, nonostante sapessi che sarebbe stato difficile.
Io, invece, decisi di restare ancora. In quei giorni non mi ero mai fermato, ed una pausa mi avrebbe fatto bene. Avrei bevuto ancora un po' e nel tardo pomeriggio sarei tornato al castello, magari. Avrei provato a non ubriacarmi, ma a dire il vero l'idea mi tentava. Qui, almeno, una sbornia non mi avrebbe fatto nulla oltre a portarmi un gran mal di testa l'indomani. Poco male, visto che era il mio giorno di riposo e Robin mi avrebbe sostituito.
Feci quindi per sollevare un braccio per richiamare l'attenzione dell'oste, visto che avevo poca voglia di alzarmi, ma la mia visuale venne coperta da una ragazza. Una giovane donna molto bella a dire il vero: aveva lunghi capelli cosparsi di treccine color ramato chiaro, le quali ricadevano sul tessuto liscio del suo abito bordeaux. Senza tante cerimonie prese il posto che prima aveva occupato Jack, e mi posò un picchiere davanti.
-Rum. Giusto? Vi ho visto ordinarlo due volte.
Sollevai le sopracciglia sorpreso.
-Avete visto bene. A cosa devo l'onore?
-Voglio offrire da bere al nostro nuovo ospite. Non vi ho mai visto qui.
-Lavorate in questa locanda?
-Quando ho voglia- scosse le spalle -E' di mio fratello.
-Capisco. Ad ogni modo avete ragione, sono arrivato da pochi giorni. Killian Jones, piacere di conoscervi.
-Eloise Gardener, il piacere e mio. Datemi pure del tu, non sono che una semplice popolana. Voi invece avete un aspetto piuttosto regale. Immagino siate di nobili origini.
-Ti ringrazio, Eloise. E puoi dare del tu anche a me. E se lavorare nelle stalle reale conta come essere di nobili origini, allora sì...
La giovane rise di gusto, forse anche un po' troppo. Non avevo fatto una battuta poi così divertente; tuttavia era chiaro che stesse flirtando con me. Dopotutto... perché no?
Potevo tranquillamente rimanere a bere con lei per un po', vedere fino a dove si sarebbe spinta. Era sicuramente molto bella e se si fosse dimostrata anche interessante, magari ci sarei stato anch'io. Cosa c'era di male nel concedersi qualche avventura? Dio solo sapeva quanto avessi bisogno di svago, per non impazzire completamente!
-Accetto volentieri il rum Eloise, grazie. E lascia che ti offra qualcosa...
-Accetto volentieri anch'io, Killian. Non capita spesso di incontrare uno straniero tanto affascinante, da questo parti...

 

***


EMMA POV

-Buongiorno!
-Buongiorno tesoro! Non ci aspettavamo scendessi a colazione. Stai meglio?
-Oh sì, madre. Non ce la facevo più a starmene a letto, mi sono tornate le energie. Ho ancora un po' di mal di gola ma il tè alla menta aiuta.
Mi sedetti quindi al mio solito posto, ero veramente felice che mi fosse tornata la fame. I primi due giorni di influenza erano stati davvero tremendi: non avevo neanche avuto le forze per stare seduta! Ed avevo mangiato solamente brodo di pollo e bevuto tè ed infusi consigliati dal dottore. Avevo iniziato a stare meglio ieri mattina, solo non ancora abbastanza da sentirmela di lasciare la stanza e rischiare di diffondere il virus... ma oggi mi ero svegliata piena di energie. Un leggero fastidio alla gola persisteva, ma ormai era cosa da poco e sarebbe sicuramente passato presto.
Inoltre, mi ero alzata con una fame da lupi, così dopo essermi lavata, mi ero vestita di corsa ed ero scesa nella speranza di essere ancora in tempo. Erano le nove, ma era domenica ed i miei infatti si trovavano ancora a tavola.
Mancava solo il nostro ospite.
-Jones ha già mangiato?
-No, non è ancora tornato. È rimasto alla locanda, il garzone che ci ha portato le lettere ha riferito così a Violet.
-Ah...- borbottai, guardandomi attorno quasi nella speranza che comparisse. Chissà cosa aveva fatto tutto il giorno lì: sapevo dai miei che fosse andato ad incontrare il dottor Jack Hill, ma a pranzo. E dopo? Aveva conosciuto qualcuna con cui aveva deciso di trascorrere la notte? Non avrebbe dovuto interessarmi, eppure fui percorsa da un moto di rabbia.
Inoltre, avevo sperato di poterlo portare a vedere Cork come gli avevo promesso, adesso che mi ero ripresa ed il sole era spuntato inaspettatamente. Ma se preferiva la compagnia d'altri... affari suoi.
-Ti serviva per qualcosa?
-Ma no. Gli avevo promesso di accompagnarlo a conoscere un po' Cork. Ma suppongo sarà per un'altra volta!
-Meglio così tesoro! Ti sei appena ripresa e devi rimetterti come si deve, o rischi di ammalarti di nuovo. Magari tra un paio di giorni...
-Aaah padre, lo sai che mi annoio. Ho resistito questi ultimi giorni semplicemente perché non avevo le forze... ma cosa dovrei fare ora? Passare altri due giorni a leggere?
-Puoi sempre passeggiare in giardino, a patto che ti copra. Ti piace ancora il giardinaggio, no? Potresti aiutare Ariel e Tiana a piantare le rose nella nuova aiuola...
Sospirai, addentando una fetta di torta alla vaniglia. Il giardinaggio era divertente e avrei dato volentieri una mano alle ragazze, ma sarebbe stata questione di un paio d'ore al massimo. E dopo? Sapevano bene che avevo bisogno di tenermi occupata, di fare qualcosa di più entusiasmante. Era un peccato sprecare quel bel sole, ma sospettavo non mi avrebbero lasciata andare neanche in villaggio da August, per il momento. Avrei potuto chiedere a Graham di esercitarci un po' con le spade, ma non ero ancora abbastanza in forma per combattere e probabilmente sarebbe stato un fiasco. Speravo davvero che Killian si muovesse a tornare e magari si facesse vedere in giro, prima o poi. Non mi sarebbe dispiaciuto ascoltare qualche aneddoto sui suoi viaggi, in modo da poter vagare almeno con la mente. Certo, a meno che non avesse deciso di trascorrere il suo giorno libero con qualche sgualdrina: sapevo bene cosa facevano gli uomini alle locande, e la cosa mi disgustava! Anche per questo non amavo andarci spesso, si incontravano dei veri maiali. L'unica che frequentavo era una taverna di Cork, gestita da Ingrid e suo marito. Era un posto semplice ma di una certa classe, ed era dove io, August e Graham amavamo andare a mangiare nei weekend. I loro spiedini in salsa piccante erano la fine del mondo, così come la birra che producevano loro stessi.
-Ascoltami Emma, visto che sei qui penso sia il caso di parlarti di una cosa.
-Padre. Se si tratta ancora di quel Neal, allora me ne torno in camera, sia chiaro.
-No, non si tratta di lui. Si tratta di una delle lettere ricevute stamattina.
-Ah... chi la manda?
-Arthur.
-Oh... e?
Arthur era il re nuovo della provincia di Leinster, salito al trono tre anni fa. Aveva soltanto trent'anni, ma suo padre era morto ed aveva abdicato in suo favore. Erano persone piacevoli lui e sua moglie Gwenevere, ed anche il primo cavaliere, Lancelot. Erano venuti una volta a trovarci e noi eravamo stati da loro a Dublino. Avevamo parlato molto del loro viaggio in India, estremamente affascinante! E Arthur mi aveva invitata ad andare con loro, qualora fossero tornati, ma sapevo bene che il momento non sarebbe arrivato abbastanza presto. Purtroppo.
-Come sai ha degli informatori a Conncacht, e pare lì stiano valutando di allearsi coi regni del nord. Gli sono state fatte delle promesse piuttosto allettanti, sembra.
Col cavolo che non voleva parlare di Neal! Invece mi fu subito chiaro che il punto fosse proprio quello! Il re di Connacht, Rumple O'Stil Skheen, era noto per le sue scelte di convenienza. Neal era suo figlio, e probabilmente aveva pensato di unire i nostri due regni facendomelo sposare. Non sarei stata contraria ad un'alleanza, se questa non avesse comportato un matrimonio. Ero dell'idea che dovessimo collaborare per continuare a tenere a freno gli inglesi, ma non così! Possibile che non si potesse stringere un accordo con un qualche contratto? Era così che avevamo unito le contee e creato i quattro regni, anni addietro.
-Lo sai che non ti costringeremo a sposare il principe Neal, tesoro. Te lo abbiamo già detto... ma ti prego di rifletterci su, di concedergli una possibilità...
-Madre, vi ho già detto che non voglio sposarmi. Sono troppo giovane per farmi già intrappolare nella vita coniugale e ciò che comporta! Non ho ancora visto niente!
-Ma sei una ragazza molto saggia. E prima di salire al trono, avreste tanto tempo tu e Neal... potreste viaggiare insieme, se è un avventuriero sono certa che ti porterà ovunque desideri.
-Ma io non voglio essere portata da nessuna parte! Io voglio andarci con i miei mezzi, con le mie forze! E poi quanto durerebbe? Un anno? Due? Dopo vorrebbe dei figli, e se mai volessi dei bambini non sarà prima dei trent'anni!
Maledizione, a volte mi sembrava di parlare con dei muri! Quante volte avrei dovuto ripetere le stesse cose prima di ficcar loro in testa che un matrimonio imminente era l'ultima cosa che desideravo?
-Non capisco perché non vuoi dargli una possibilità, almeno! Conoscilo, parlate, digli ciò che desideri... potrebbe piacerti. Potrebbe capirti. No?
-E voi? Voi, perché non volete capirmi? Killian pensa che la prospettiva di una donna non dovrebbe necessariamente essere il matrimonio e la maternità! Secondo lui ho il diritto di scegliere cosa fare della mia vita tanto quanto un uomo! E lo so, dite che non mi costringerete, ma non vi rendete conto che mi state mettendo pressione? “Non sei costretta, ma se lo sposi potresti salvare il nostro regno!”. D'accordo, posso ugualmente dire di no, ma non dovrei essere messa nelle condizioni di dover fare una scelta del genere! Ospitate pure Neal e i suoi genitori, sarò lieta di conoscerli, lieta di parlare col ragazzo... ma non voglio pensare di doverlo sposare! E adesso scusate, ma mi è passata la fame. E credo che andrò a trascorrere un paio di giorni da August, ho bisogno di allontanarmi da qui.
I miei genitori sospirarono, probabilmente non sapendo cosa dire. Sapevo che in fondo condividevano la mia opinione, e non mi avrebbero mai rimproverata per il mio desiderio di libertà. Così come sapevo che non avrebbero detto nulla a Killian, solo perché aveva condiviso la sua opinione. Un'opinione molto nobile a mio parere! Piuttosto avrei sposato lui, almeno avrebbe rispettato i miei desideri... e magari sarebbe stato anche piacevole viaggiare insieme!
-D'accordo, vai pure, so che Sir Marco si prenderà cura di te... ma riguardati.
-Non vi stavo chiedendo il permesso.- affermai decisa, alzandomi velocemente da tavola -E spero che rifletterete anche voi in questi giorni. O magari mi sposo direttamente August, così la smettete di rompere! Intanto dite a Jones che quando torno pretendo di trovarlo qui, perché mi ha fatto una promessa e adesso deve mantenerla. Ciao!
Detto questo, girai sui tacchi senza aspettare risposta e corsi verso le scale, per raggiungere la mia stanza. Quante volte ancora mi avrebbero assillata con quel discorso assurdo? La mia risposta non sarebbe mai cambiata, e su quello non avevo alcun dubbio.
Una volta in camera tirai fuori il baule più piccolo e ci buttai dentro un paio di vestiti e quel poco che mi sarebbe potuto servire per due giorni lontani da casa. Avevo semplicemente bisogno di allontanarmi per respirare e sapevo che il mio migliore amico sarebbe stato in grado di capirmi e mi avrebbe aiutata a svagarmi. Avremmo potuto girare per Cork, e lo avrei accompagnato nei boschi a tagliare la legna per suo padre. Non era la prima volta che andavo a stare da lui per un po', ed ogni volta tornavo rigenerata... perché con lui non ero la principessa. Ero semplicemente Emma. Una ragazza qualsiasi. Una sua amica.

 

-Ti mancava passeggiare, vero Star? Lo so... ma questi giorni ci divertiremo. Lo sai che August ama i boschi, potremo fare lunghe camminate, corse...
La mia dolce Star nitrì, ed io le accarezzai il muso per poi sistemarmi il mantello. Per “ribellarmi” ai miei avevo considerato di indossare qualcosa di leggero e senza maniche, ma non mi volevo così male da rischiare di prendere freddo ed ammalarmi di nuovo. Così, per il breve viaggio avevo indossato un paio di calze, un abito invernale ed il mantello color crema calandomi il cappuccio. Sul fianco del mio cavallo avevo sistemato solamente il baule leggero, mentre in spalla mi ero fissata il pugnale e l'arco. Per quanto triste potesse essere, non era il caso che una ragazza attraversasse il sentiero boschivo che separava il castello da Cork, disarmata ed indifesa.
Ma si stava rivelando una giornata molto tranquilla ed avevo quasi raggiunto la città senza avere problemi: avevo incrociato solo una carrozza trainata da un asino ed una coppia di giovani a cavallo. Anche l'aria aveva smesso di essere troppo pungente, per fortuna... non sapevo quanto il bel tempo sarebbe durato e volevo godermelo.
Per questo, decisi di fare il giro lungo e raggiungere la casa del mio amico attraversando Cork. Per ringraziarlo dell'ospitalità avrei comprato qualche dolce appena sfornato e del cacao. Quest'ultimo era un lusso che ancora in pochi potevano permettersi, visto che i prodotti importati avevano ancora prezzi piuttosto alti, ma fortunatamente non ero uscita di casa a mani vuote.
-Ma tu guarda... la mia principessa preferita che cerca di camuffarsi – senza successo ovviamente!
-August?
Mi voltai di scatto, per ritrovarmi il mio amico proprio dietro di me, a piedi. Sorrideva come sempre, ed io non persi tempo e saltai giù dalla groppa di Star per abbracciarlo.
-Che ci fai qui, piccoletta. Non stavi male?
-Non più. E sono venuta perché... insomma, se non ti dispiace. Vorrei rimanere un paio di giorni da te. È possibile?
-Sai che sei sempre la benvenuta, ma posso chiederti come mai così all'improvviso?
-Ah, lascia stare... i miei stanno diventando sempre più pesanti con la storia di quel Neal.
-Mi spiace... ma proprio non vuoi conoscerlo? Magari non è male.
-Lo conoscerò volentieri, ma non ho intenzione di prendere in considerazione di sposarmi. Lo sai...
-Lo so...- sospirò lui, stringendomi nuovamente a sé. Fu una bella sensazione sentirmi capita da qualcuno dopo quella discussione che per l'ennesima volta mi aveva tolto le energie. Se non lo considerassi un fratello, magari avrei effettivamente sposato lui come avevo minacciato i miei genitori. Saremmo stati migliori amici sposati, forse non sarebbe stato così male... e sarei stata finalmente libera da tutte quelle pressioni. Ma ovviamente era un'idea stupida. E, per principio, non volevo essere costretta a sposarmi per avere la mia libertà.
-Io stavo giusto rientrando a casa... ho preso un po' di pane caldo e della verdura per fare una minestra. Ci vuole, con queste giornate fredde...
-Ti aiuto volentieri a prepararla!- sorrisi, prendendo le redini di Star -Ma ti spiace se passiamo prima dal tipo che vende cacao? Pensavo magari di... non so, fare una torta, della cioccolata calda...
-Oh... non scendi da un po' a Cork, vero? Il tipo chiuso bottega un paio di settimane fa...
-Che cosa? Ma come...
-Eh, purtroppo costa parecchio... in pochi potevano permetterselo. Vendeva pochissimo.
-Ah...
Non seppi cosa dire. Che il prezzo fosse alto lo sapevo, ma così alto? E gli stipendi erano davvero tanto bassi? Mi sentii davvero stupida a non essere in grado di dare valore alle cose. Ovviamente ero privilegiata, come qualsiasi reale, ma non avevo realizzato che gli altri potessero permettersi così poco, ultimamente. Eppure ricordavo che quando i primi mercanti americani avevano aperto i loro negozi a Cork, c'era sempre fila per poter acquistare qualcosa.
-Hanno chiuso anche i negozi di frutta tropicale ed altri... praticamente si possono trovare solo patate, pomodori, mais...
-Ma perché? Andavano così forte all'inizio...
-Eh, Em, i tempi stanno cambiando. Ho sentito che gli inglesi fanno molti controlli sulle importazioni e spesso non lasciano sbarcare le navi da carico in Irlanda. Me lo ha detto un mercante di tabacco a cui hanno praticamente ritirato tutto. Invece lasciano sbarcare le navi a nord. A quanto so l'intento è di provocare guerre interne in modo da poter riprendere il controllo sul Paese.
Ero senza parole. Pensavo che i miei avessero enfatizzato un po' troppo la storia della crisi, solamente per spingermi tra le braccia del principe sconosciuto... Ma come avevo fatto a rimanere così disinformata? D'accordo, per un motivo o per un altro non scendevo a Cork da un po', ma non poteva essere successo tutto all'improvviso.
Certo, a pensarci bene, non parlavo mai di attualità con August o Graham... ci divertivamo insieme e tenevamo discorso anche seri, ma mai di politica. Semplicemente perché loro erano gli unici con cui potessi parlare di cose normalissime, quindi...
Dio, quanto ero stupida.
E se mi stessi comportando da egoista?
Se quel matrimonio avesse davvero potuto fare un'importante differenza?
In fondo, un giorno sarebbe stato mio compito pensare al bene del popolo. E quel popolo non mi avrebbe mai amata o accettata come sovrana se avessi messo la mia felicità al primo posto, rischiando di causare seri danni collaterali.
La realtà mi colpì in piena faccia, e tutto ciò che riuscii a fare fu crollare in lacrime tra le braccia di August.




 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ultimamente riesco a essere puntuale, cavolo xD Anche sabato o domenica aggiungerò l'altra FF, mentre la prossima settimana forse salta tutto perché sarò a Parigi per la convention!
Intanto, ancora niente passeggiata per Emma e Killian... lei è stata influenzata e lui ha passato il tempo a fare ricerche e lavorare... e ha anche fatto amicizia con un po' di gente! Finalmente è riuscito anche ad incontrare uno dei medici, e pur sapendo che potrebbe essere un buco nell'acqua, vuole concedergli una possibilità. Proverebbe qualsiasi cosa per aiutare Alice. 
E dopo una chiacchierata con lui, si è concesso di flirtare con Eloise... non odiatemi u.u In fondo è un uomo, è frustrato e ha bisogno di sfogarsi... e visto che per il momento Emma neanche la vede più, ha pensato che un po' di divertimento non gli potrà far male. 
Emma invece ha avuto l'ennesima discussione coi suoi genitori, che l'hanno esasperata così tanto da farle decidere di andarsene per un po', cambiare aria. Ovviamente continua a non voler sposare Neal e nemmeno solo valutare l'idea, però August le ha in qualche modo mostrato la realtà, e si è resa conto che potrebbe doverlo fare per il bene di tutti... vediamo cosa succederà adesso.
Se la prossima settimana non riesco a postare, sarà quella dopo.
Di OUAT che ne pensate? Adesso che mancano poche puntate, finalmente le cose iniziano a smuoversi... e perfino quegli scemotti di Henry e Jacinda hanno cominciato a pensare che Lucy potrebbe dire la verità. Sono curiosa di vedere come si concluderanno le cose.
Grazie a tutti come sempre, e alla prossima! :*

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Capitolo 6
*** Bonding ***


Bonding



KILLIAN POV

Per la terza volta negli ultimi cinque giorni ero tornato a castello tardi, anche se dopo il primo avevo sempre dormito nel mio letto.
La principessa era andata a stare da un suo amico dopo aver litigato coi genitori, ed un po' mi era dispiaciuto non avessimo potuto approfittare delle belle giornate per fare finalmente quel giro a Cork e dintorni. Era piacevole parlare con lei, ma non aveva neanche tutti i torti. Ovviamente non mi avevano spiegato nulla nel dettaglio, ma la lite era dovuta ad un eventuale matrimonio con un principe che nemmeno conosceva. Non avevo voluto approfondire il discorso coi suoi genitori perché non erano affari che mi riguardavano, ma a mio parere aveva fatto bene a staccarsi da quelle pressioni. Avevo deciso di non prendermela per quel “rimprovero” che mi aveva fatto tramite loro, perché anch'io quando ero frustrato riversavo la rabbia su tutto e tutti.
In sua assenza, quindi, avevo continuato a lavorare la mattina, leggere nel pomeriggio e girovagare per i campi e scendere in paese dopo cena. La sera precedente avevo portato con me anche Robin e Jefferson, e dopo una serata tra uomini, tutti e tre avevamo trovato un po' di dolce compagnia.
Non sapevo come mai continuassi a tornare da Eloise, non era il tipo di donna che normalmente avrei frequentato, o per cui avrei potuto provare qualcosa. Era decisamente sfacciata e parlava senza peli sulla lingua, un po' strana e dai modi non esattamente aristocratici, per non dire quasi volgari. Ma ci divertivamo, e per entrambi era più che chiaro che si trattasse solamente di sesso. E quello andava alla grande, il che per il momento mi bastava. Avevo bisogno di svago, e con lei lo avevo: non avevo neanche la preoccupazione di rischiare di metterla incinta, dato che era sterile. Ovviamente mi dispiaceva, mi aveva spiegato che per quella la ragione a 26 anni nessuno l'aveva ancora voluta prendere in sposa, ma le andava bene così.
Nessuno si aspettava niente dall'altro ed ero quasi certo di non essere il suo unico “partner occasionale”... ma in mia presenza non prestava attenzione a nessun altro. Un paio d'ore di ottimo sesso e poi ognuno a casa propria. Un po' me ne vergognavo, perché non era assolutamente da me... ma cosa dovevo fare? Più fallivo nelle ricerche e più rischiavo di impazzire. Avevo già finito di leggere tre enormi volumi senza trovare nulla di interessante, e il dottor Jack Hill ancora non mi aveva contattato. Ma ovviamente, cosa diavolo pretendevo? Che in quattro giorni inventasse una pozione che fosse in grado di risvegliare dal coma?
Varcata la soglia della biblioteca, decisi che quella sera non sarei andato da nessuna parte. L'insana “relazione”, se così si poteva chiamare non doveva diventare un'abitudine: dovevo porre dei paletti non solo a parole.. Non volevo abituarmi, e non volevo che lei si abituasse. Se non le fosse andato bene, sarebbe stata più che libera di ignorarmi.
-Siete in ritardo. Ricordavo veniste qui alle undici.
Strabuzzai gli occhi meravigliato: la poltrona su cui ero solito sedere era occupata dalla principessa. Un grande sorriso le dipingeva il volto, rendendola ancora più bella.
-Emma. Non sapevo foste tornata...
-Lo so. Sono tornata mentre eravate a lavarvi... di Star mi sono occupata io.
-Capisco. Come state? Vi vedo allegra...
-Mi ha fatto bene cambiare aria per qualche giorno!
-Avete chiarito i vostri dubbi quindi... scusate se sono invadente. Ma ho saputo, più o meno. E mi dispiace.
-Oh lo siete, ma vi scuso! Non che siano affari vostri, ma all'inizio ero turbata... è vero. Ma il mio amico e suo padre mi hanno aiutata a realizzare che in fondo nulla è ancora deciso. Non voglio parlarne. Piuttosto, cosa ne dite di fare finalmente quel giro a Cork? C'è sole anche oggi, sarebbe un peccato sprecarlo.
-Oh... certo. Perché no. Va bene, sì.
Mi colse decisamente impreparato, ma perché rifiutare? Era effettivamente una bella idea e qualcosa mi diceva che passare il resto della giornata a leggere l'ennesimo tomo sulle erbe mediche non sarebbe servito assolutamente a niente. E sicuramente aveva bisogno anche lei di svago, o rischiava di tornare a sentirsi prigioniera in casa sua ancor prima di essere tornata, praticamente. A dir la verità mi sarebbe piaciuto parlarle, ma se non aveva voglia non potevo mica costringerla!
-Come ci andiamo? Io non ho un cavallo.
-Prenderete quello di mio padre. Glielo vado a a chiedere io ora ma non mi dirà di no... probabilmente non oserà rifiutarmi nulla almeno per un paio di giorni!- concluse con un sorriso furbo, alzandosi infine dalla mia poltrona. Ero convinto che non avrebbe mai smesso di sorprendermi, quella strana principessa che, dopo essere sparita per tre giorni, si presentava in biblioteca e mi proponeva di andarcene a spasso, su due piedi. Mi ricordava molto il vecchio me, alla sua età ero solito scegliere una meta di viaggio con la stessa semplicità. Ma pur essendo stato costretto a fare scelte più responsabili con l'arrivo di Alice, non ero cambiato più di tanto... solo l'averla quasi persa mi aveva risucchiato via tutta la positività.
Avrei cavalcato il cavallo del re? Beh, questa sì che sarebbe stata un'esperienza da raccontare nel mio taccuino!
-Andate pure a prepararvi e vediamoci alle stalle tra mezz'ora. È tanto chiedervi di sellare i cavalli?
-Fa parte del mio lavoro, no? A tra poco allora! E scusatemi per l'altro giorno, per non essere stato... disponibile.
-Non ce l'avevo con voi. Ero arrabbiata col mondo. Ma ci sarete arrivato, immagino...
-Sì. Ma voglio scusarmi lo stesso perché non avevate tutti i torti... vi ho fatto una promessa e la manterrò! Potrei raccontarvi qualche aneddoto durante questa gita.
-Ottimo! Con piacere!
Detto questo si dileguò in fretta e furia, ed anch'io tornai verso la mia stanza. Mi resi conto che il mio umore stesse notevolmente migliorando, avevo davvero bisogno di quella scossa. Ora ricordavo come mai la presenza della principessa a castello rendesse il tutto più interessante: lei stessa era interessante. Sapeva tirare fuori il vecchio me, quello migliore. E non il depresso che passava le giornate a farsi spuntare le occhiaie e le serate a fare sesso con una sconosciuta.
Il me più avventuroso.


Emma rifiutò il mio aiuto senza tante cerimonie, ed agilmente saltò in groppa al suo splendido cavallo nero. Doveva essere un'abile cavallerizza, ero davvero curioso di vederla! Per l'occasione aveva indossato un lungo abito giallo pallido con spacchi su entrambi i lati, e sotto di esso portava una calzamaglia: stava decisamente meglio a lei che a me. I capelli erano legati in una coda, coi ciuffi più corti rimasti davanti; nel complesso, aveva un aspetto elegante e allo stesso tempo sportivo. Odiavo ripetermi, ma quella era la realtà dei fatti: Emma Swan Charming era splendida.
Ci pensò Eclipse a ridestarmi nitrendo, così – anche se con molta meno grazia – montai anch'io. Anche lui era un esemplare stupendo, uno splendido purosangue inglese marrone scuro dalla criniera nera: fortunatamente gli piacevo, o ci avrebbe impiegato meno di due secondi a disarcionarmi.
-Vi manca un po' di stile, ma ho visto di peggio...- commentò la ragazza, squadrandomi. Io non potei che farmi sfuggire un mezzo sorriso, aveva ragione. Avevo imparato a cavalcare da autodidatta, il che mi penalizzava sotto quel punto di vista!
-Proprio non riuscite a perdere occasione per punzecchiarmi, non è così? E comunque, potrò non essere il migliore a cavalcare un cavallo... ma credetemi, so cavalcare in altri modi.
-Farò finta di non avervi sentito, Jones!- alzò gli occhi al cielo -Avanti!
Risi, ma quando la vidi partire quasi di corsa mi prese un attimo di panico: per fortuna, in meno di un minuto riuscii a raggiungere il suo fianco. Ero decisamente arrugginito e avrei preferito andare piano, ma dovetti ammettere che un gran senso di libertà mi pervase una volta riuscito a prendere velocità.
-Se avete paura rallento!
-Io paura? Non scherzate col fuoco, principessa!
-Ah sì? Voi sareste il fuoco? Non mi pare proprio... con questo modo di cavalcare un po' rozzo, immagino abbiate imparato dagli indigeni!
-Più o meno! Ma non chiamerei rozzi gli indigeni: è solo che non sprecano tempo per l'eleganza! Sono ottimi cacciatori, velocissimi!
-Io lo chiamo stile più che eleganza. Ma non tutti ce l'hanno nel sangue.
Touché! Certo che sapeva proprio come zittirmi, quella ragazza. Lei di stile ne aveva in abbondanza, guardarla era un vero piacere: proprio come avevo immaginato, era una fantastica cavallerizza. Probabilmente aveva anche lottato a cavallo, visto che a quanto mi aveva detto sapeva sia tirare con l'arco che usare la spada.
Comunque una volta addentratici nel bosco rallentammo entrambi per goderci il panorama che avevo potuto intravedere dai finestrini della carrozza. Era davvero splendido, coi raggi di sole che illuminavano il sentiero tra gli alberi, lo scrosciare del ruscello vicino ed il canto degli uccellini.
Anche se la sua coda era già spettinata e le guance avevano assunto un forte colore roseo, si sarebbe ugualmente detto che fosse una principessa. Mentre io, probabilmente, avevo l'aspetto di un contadino... pazienza.
-Ditemi Jones, com'è la natura in America? Ci sono grosse praterie? Boschi?
-Oh, sì. Molto più grandi di qualsiasi cosa possiate trovare in Europa, Emma. Ci sono sterminate foreste in tutto il territorio, da nord a sud. A volte per chilometri e chilometri non si incontrano villaggi, solo natura e animali. Ho dormito più volte nella giungla, creandomi riparo dalle bestie selvatiche... ma è un'esperienza bellissima. Poi ci sono i Canyon... come delle gole, delle valli profonde di rocce corrose. Il più grande si trova nell'America occidentale. L'ho percorso tutto a cavallo.
Mi voltai per trovare il suo sguardo completamente rapito, sognante. Per una ragazza che non aveva mai avuto l'occasione di lasciare la propria casa, effettivamente doveva essere inimmaginabile.
-Poi ci sono i deserti con le loro oasi, sapete. Sono come dei piccoli paradisi verdi e rigogliosi in mezzo alle distese di sabbia. Ne ho attraversato uno a nord e uno a sud, e riuscivo sempre a trovare riparo. Alcune un po' più grandi sono anche abitate e i locali sono molto accoglienti. Fanno delle bellissime feste di ringraziamento... per ringraziare gli dei – sono politeisti – per quell'angolo di paradiso che hanno donato.
-Ci si deve sentire molto liberi a viaggiare così... non è vero?
-Vero- confermai -E non mi sarei fermato se... non fosse successo quello che è successo. Anche ad Alice piace viaggiare, siamo stati insieme fino all'estremo nord del continente, ci sono i ghiacciai lì. Abbiamo visto le foche, i pinguini. Ma anche lì abitano delle persone, in delle casette fatte con mattoncini di ghiaccio... dentro fa caldo. Per mangiare pescano... fanno delle buche nel ghiaccio e pescano. Magari ecco, non nelle zone più remote... ma vicino alle montagne. Così non sono troppo lontani dalla vegetazione, dai fiumi...
-Dev'essere davvero straordinario... e pensare che io non sono mai uscita dall'Irlanda!
-Capisco che non è la stessa cosa, ma è bella anche l'Irlanda. Immagino, cioè. Non ho tantissimi ricordi ma...
-Ma sì, certo che lo è. Dovreste vedere le isole del sud ovest, le scogliere... i tramonti sul mare. Qui abbiamo una specie di rito: per la maggiore età si intraprende un viaggio da soli. Di solito lo fanno solo i maschi, poche ragazze... ma l'ho voluto e ho convinto i miei genitori, promettendo di non lasciare il regno. Ho girato in lungo e in largo insieme a Star. Da una parte è stato bellissimo, dall'altra mi ha lasciato l'amaro in bocca... proprio per questo. È stata un'avventura fantastica, ma è durata solo un mese... e ho realizzato quanto ci fosse da vedere al mondo. Quante cose che probabilmente non vedrò mai. E invece voi avete la possibilità di fare quello che volete, vi invidio tantissimo.
-Una principessa che invidia me?
Cercai di ironizzare, per spezzare la malinconia nella sua voce. Capivo bene cosa volesse dire, ed ancora una volta ebbi l'istinto di proporle di seguirmi. Ma seguirmi dove? Dovevo ricordarmi che quando me ne fossi andato, sarei andato nel futuro... e non potevo certo strapparla al suo tempo per portarla con me.
-Ad ogni modo, sono davvero convinto di quello che vi ho detto l'altro giorno. Credo sinceramente che riuscirete a trovare il modo di ottenere ciò che desiderate. Non mi sembrate una persona che si arrende tanto facilmente.
-Su questo avete ragione. E a proposito di non arrendersi, cosa ne dite di fare una gara? L'ultimo che arriva al termine del bosco offre il pranzo!
-Ci sto!
Ovviamente il suo scattò fu di gran lunga migliore del mio e in pochi secondi mi superò di diversi metri, ma io ed Eclipse facemmo del nostro meglio per starle dietro. Se non mi avesse colto tanto di sorpresa sarei sicuramente stato più preparato, ma non ero comunque pronto a perdere contro una ragazzina! E poi sarebbe stato divertente farmi offrire il pranzo dalla principessa in persona. Per questo strinsi le ginocchia come avevo imparato ed infatti prendemmo velocità, avvicinandoci sempre più alla biondina e il suo cavallo nero come la notte. Star era aggraziata e forte, la compagna ideale di Emma.
Quando il sentiero si allargò e gli alberi iniziarono a diradarsi capii che fossimo vicini al limite del bosco, così approfittai dello spazio per darmi una spinta...
E la successiva cosa che sentii fu un grande dolore alla gamba ed al fianco destro. Insieme ai nitriti dei cavalli e il grido della principessa.


EMMA POV

Non persi tempo e tirai con forza le redini di Star, saltando giù dalla sua groppa prima ancora che si fermasse. Eclipse era fermo in mezzo al sentiero, mentre Killian era volato sul prato, a diversi metri di distanza. Accorsi da lui spaventata, ma fortunatamente lo trovai ad occhi aperti e, per fortuna, senza sangue attorno. Non doveva aver battuto la testa.
-Killian... mi sentite? Tutto a posto?
-Sento, sento...- borbottò con tono dolorante, ed intanto mi chinai per cercare di capire quali danni avesse portato la caduta. Era stata abbastanza violenta, probabilmente si era rotto qualcosa. Avrei potuto cercare aiuto, visto che eravamo ormai a pochi metri dalle porte della città.
Tuttavia, senza il mio aiuto si ribaltò di schiena, scoprendo gli abiti strappati ed insanguinati sul lato destro. Doveva aver preso una bella botta, ma era stata una fortuna che fosse atterrato sull'erba.
-Fermo... è meglio se non vi muovete... ce la fate a rimanere da solo qualche minuto? Prendo Star e vado a chiamare aiuto...
-No, no, aspettate...- bofonchiò, mentre ignorava le mie raccomandazioni. Maledizione, non si rendeva conto che avrebbe potuto peggiorare la situazione se avesse avuto qualche costola rotta?
Ma non potendo fare altro lo aiutai a sdraiarsi completamente, e posai una mano sotto la sua testa per evitare che facesse qualche altro danno. Respirava forte, come dopo una lunga corsa... ma dalle sue labbra non uscì nemmeno un lamento.
Rimasi ferma a guardarlo per qualche secondo senza dire nulla, lasciando semplicemente che riprendesse fiato. Sia Star che Eclipse si avvicinarono, e quest'ultimo si abbassò per strusciarsi col muso contro la sua faccia.
Lui, dopo un po', sollevò una mano per accarezzarlo e rise.
Io rimasi senza parole, invece.
-State... state bene?
-Sì... non sento dolore mentre respiro o mentre parlo, o mentre mi muovo... quindi ossa e costole sono a posto. Anche la gamba credo vada bene. Non dovrei essermi rotto nulla. Mi potete dare una mano ad alzarmi?
Incredibile. L'avrei preso a pugni! Non aveva idea del colpo che mi aveva fatto prendere, un volo del genere avrebbe potuto ammazzarlo se ci fosse stato qualche sasso o comunque qualcosa di appuntito. Invece se la rideva di gusto!
Decisi però di rimandare l'omicidio a più tardi e gli presi entrambe le mani, cercando di tirarlo e tenerlo il più saldamente possibile: certo che era pesante!
Infine si mise in piedi e sembrò riuscire a rimanerci, così mollai lentamente la presa. La manica della camicia era ridotta parecchio male ed era diventata praticamente rossa, mentre il pantalone aveva un lungo strappo che lasciava intravedere diverse ferite. Ma a parte questo, gli era andata fin troppo bene a quanto pare!
-Sto bene... sto bene- disse infine, accennando qualche passo -Colpa mia. Ho fatto un movimento sbagliato, mi dispiace. Non volevo spaventarvi.
Cosa potevo dirgli?! Ero più sconvolta io di lui!
-Siete un coglione, Jones!
-Ahia... brutta parola per le dolci labbra di una principessa.
-Non osate fare ironia, o a rompervi qualcosa ci penso io! Ve lo prometto!
Per qualche ragione ero arrabbiata, ma allo stesso tempo mi veniva da ridere. Alla fine la seconda tentazione prevalse, e mi unii alla sua incontrollabile risata. Avemmo bisogno di quasi dieci minuti buoni per riuscire a calmarci completamente, ma infine recuperammo l'autocontrollo e ci spostammo dal sentiero – per non rischiare di far fare la stessa fine a qualcun altro.
-Adesso andiamo a Cork e cerco di darvi una sistemata. Magari vi conviene comprare degli abiti nuovi però, non potete andare in giro così. Poi magari vi faccio accompagnare a casa in carrozza.
-A castello? Di già?
-Potreste non esservi rotto nulla, ma vi siete sicuramente fatto parecchio male.
-Ma no, Emma, non vi preoccupate. È tutto a posto. Vedrò di pulirmi le ferite e sì, cambierò vestiti per non avere l'aspetto di un barbone. Poi vi offro il pranzo, visto che ho perso. E dopo potremo continuare il nostro giro...
Scossi la testa, ancora incredula. D'accordo. Se davvero stava bene, perché costringerlo a rientrare? A pranzo avrebbe potuto riposarsi un po', e poi magari avrebbe visto se sarebbe effettivamente riuscito a continuare. Non potevo negare che mi piacesse il suo modo di reagire, comunque. Non aveva piagnucolato come un ragazzino – come invece molti facevano per molto meno! – e non si era lasciato sopraffare dallo spavento.
-Va bene. All'inizio della città c'è una piccola locanda... mi faccio dare una stanza, delle garze e dell'acqua. Voi mi aspetterete lì mentre vado a comprarvi dei vestiti alla bottega di fronte. E dopo andiamo a mangiare nel mio posto preferito, penso che apprezzerete. Però se vi fa troppo male potete dirlo in ogni momento.
-Swan, vi ho detto che non è niente, sul serio. Facciamo come dite voi e poi continuiamo coi nostri piani, d'accordo? Però mi fa piacere che vi preoccupiate per me!
Ed ecco quel suo cipiglio che mi faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi: mi pentii subito di essermi preoccupata. In fondo era caduto come un perfetto idiota su un sentiero in linea retta, neanche un bambino avrebbe potuto essere così stupido!
-Lasciamo perdere- tagliai corto -E mi preoccupo solo perché i miei non saranno contenti se vi riporto a pezzi, risulterei una terribile baby sitter. Ce la fate a rimontare a cavallo o facciamo l'ultima tratta a piedi?
-Va bene a cavallo...- alzò le mani a mo' di resa, poi lo guardai rimontare sul dorso di Eclipse, anche se con un po' di fatica. Non potei negare di non apprezzare la sua determinazione ma preferii non dire nulla, visto che avrebbe subito colto la palla al balzo per pavoneggiarsi. Mi limitai a montare anch'io su Star e continuammo in silenzio, fino a che non fummo alle porte di Cork. La guardia all'ingresso mi riconobbe subito ed entrammo velocemente senza problemi, direttamente lungo una stradina colorata e animata. Ogni casa aveva il proprio colore, anche le più vecchie, e dalle porte aperte di alcuni negozi proveniva profumo di spezie o di pane appena sfornato.


Dovevo avere qualche problema serio, ma mi veniva difficile sostenere lo sguardo di Killian Jones quando non indossava una camicia. Stavo facendo di tutto per rimanere impassibile e non farglielo notare, ma non era così semplice... con quel fisico sodo, virile e chiaramente allenato. Toccarlo mi provocò strani brividi, ma era impossibile evitare il contatto visto che avevo bisogno di medicarlo. Fortunatamente, comunque, la ferita sul fianco non era profonda, anche se i graffi erano abbastanza estesi e la pelle irritata. Dopo averlo pulito accuratamente con l'acqua fresca gentilmente offertaci dal locandiere, gli spalmai dell'unguento che avrebbe aiutato la cicatrizzazione. Al tocco sussultò leggermente, ma non disse una parola finché non gli fissai anche la benda con del nastro. Speravo avrebbe retto, non aveva senso fasciarlo interamente.
-Ecco qua. Dovrebbe andare.
-Vi ringrazio. Non dovevate, avrei potuto fare da solo...
-Eh certo, si vede. Avete avuto un quarto d'ora ad aspettarmi e non avete fatto altro che tenere lo sguardo incollato alla finestra. Peggio di un bambino!
Quello si fece sfuggire una leggera risata.
-Potete biasimarmi? È da tantissimo che non vedo... una vera e propria città. Sono curioso.
-E avremo tutto il tempo per esplorare. Va bene così, comunque? Vi fa male?
-No, va benissimo grazie. Le vostre mani fredde sono un sollievo!
-Bene.- borbottai, facendo ricorso a tutta la mia forza di volontà per non arrossire. Maledizione, quanti uomini avevo medicato, in fondo? Non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima, ma ero sempre stata tranquilla! Nessuno mi aveva mai fatto questo effetto. Non sapevo dire se fossero i suoi modi o il suo fascino “esotico”, ma i brividi non volevano saperne di lasciarmi in pace.
-Alla gamba ora ci penso io. Non chiederei mai ad una donzella di guardarmi senza pantaloni, a meno che non sia lei a desiderarlo – chiaramente!
-Vi divertite proprio a fare lo sbruffone, non è vero? Mi spiace per voi, ma non sono tra coloro che vi toglierebbero i pantaloni! Magari vi faccio chiamare la vostra dama... quella con cui avete passato le notti al villaggio di Blarney!- subito dopo aver finito la frase mi morsi il labbro: maledizione. Perché diavolo non riuscivo a trattenermi! Quello era decisamente un pensiero che non avrei voluto esprimere ad alta voce... anche se probabilmente avevo ragione.
-Siete gelosa, principessa?- alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto divertito. Stupida, stupida, stupida! Me l'ero proprio cercata questa volta.
-Vi piacerebbe! Se volessi potrei avere molto più di uno stalliere!
-Un esploratore, tesoro. Mi sembra che le mie storie vi abbiano lasciate non indifferente... sono certo che non mi vediate soltanto come uno stalliere!
-No, ok, avete ragione. Non potrei vedervi come uno stalliere, visto che non siete un granché in quello!
-Ah, sul serio?
-Serissima! Ve la cavate, ma ve l'ho detto... vi manca lo stile. E me lo avete anche dimostrato, vista la caduta per nulla elegante! Forza, occupatevi della gamba e vestitevi. Vi aspetterò giù, una mossa.
Detto questo non lo degnai di un altro sguardo e lasciai la stanza, scendendo le scale infastidita. Non sapevo proprio come comportarmi con lui: un istante prima tutto andava bene e si mostrava addirittura piacevole, quello dopo ecco che prendeva a fare lo sbruffone. La mia pazienza aveva un limite! Se non si fosse dato una regolata, prima della fine della giornata gli avrei fatto molto più male della caduta da cavallo.
Speravo tuttavia che andasse tutto bene: avevo bisogno di pace. Quei tre giorni da August erano stati una manna dal cielo, ed erano serviti a farmi riacquistare l'equilibrio mentale e farmi sbollire la rabbia.
In un primo momento, quando il mio amico aveva sganciato quelle bombe, avevo davvero creduto che il mio destino fosse di sposarmi per salvare il nostro regno. Una volta arrivata a casa del ragazzo avevo deciso di liberarmi di quel peso parlandone con lui e suo padre, ed entrambi erano stati meravigliosi. Mi avevano ricordato che i miei genitori, se davvero non avessi voluto sposarmi con quel principe, non mi avrebbero costretta, né avrebbero riversato la responsabilità su di me. Secondo Marco avrebbero trovato un'altra soluzione se fosse stato necessario, ed in alcun modo avrebbero fatto credere al popolo che io avessi delle colpe. A sua detta, loro stessi mi avrebbero sostenuta, se il ragazzo non mi fosse piaciuto davvero... e quindi lo avrei incontrato. Avrei cercato di conoscerlo senza pregiudizi, pur essendo convinta al 99,9% che non sarebbe diventato il mio futuro marito.
Ma a loro detta nessuna guerra era imminente, se ci fossero state rivolte ci sarebbe voluto ancora un bel po'... quindi c'era tempo per decidere il da farsi. Quella sera stessa avevamo quindi chiuso il discorso, e per il resto del tempo ci eravamo divertiti: ero riuscita perfino a scolpire una grossolana stellina di legno.
Ero tornata a casa in pace con me stessa... e speravo che anche questa giornata sarebbe risultata piacevole. Perché, in fondo, Killian Jones non era male quando non si impegnava a fare l'antipatico.
Anzi, era addirittura il tipo d'uomo che avrebbe potuto piacermi.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, ecco anche questo capitolo. Finalmente Emma è tornata, più allegra e col cuore leggero, ed è arrivato il momento della tanto attesa gita! Anche se inaspettata, Killian ha colto la palla al balzo ed ha accettato di andare... e pur essendosi punzecchiati per tutto il tempo, si sono divertiti e hanno avuto modo di parlare. Emma non vedeva l'ora di ascoltare le sue storie e non sta rimanendo delusa, piuttosto lo invidia per lo stile di vita che piacerebbe molto anche a lei... visto che il massimo dell'avventura che ha avuto, è stato un mese in giro per il suo regno. La loro piccola gara non è invece andata molto bene per il poveretto, che ha fatto un bel volo rischiando di rompersi l'osso del collo xD Ma ne è uscito tutto intero e non vuole rovinarsi la giornata, ed Emma si è ritrovata ad apprezzare la sua determinazione... così sono entrati in città dove lo ha aiutato a darsi una sistemata, ed ora li aspetta il resto della giornata.
Bene, passiamo al resto. Siete pronti alla fine di OUAT? Perché io no! Quest'anno soprattutto (ma già da un po'), non mantiene certo lo standard di qualità che aveva all'inizio... ma è rimasta ugualmente la serie a cui sono più affezionata per tante ragioni. Non riesco a credere che domani sera andrà in onda l'ultima puntata di sempre ç_ç Spero sia un gran bel finale (tipo la 7x20 che mi ha ricordato il vecchio ouat!) che chiuda tutte le storie alla perfezione... ma prevedo un rewatch completo quest'estate!
La smetto perché mi sto dilungando troppo lol nel weekend credo di aggiornare l'altra e mercoledì prossimo questa... perché il 24 riparto, stavolta per le vacanze (che preferisco farmi ora piuttosto che ad agosto!) per una decina di giorni. Potrò leggere ma non so se riuscirò a recensire, non portando il pc ma solo il cellulare!
E niente, detto questo alla prossima! Che sarà dopo la fine di ONCE ç_ç Un abbraccio! :*

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Capitolo 7
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KILLIAN POV

Essere l'accompagnatore della principessa aveva decisamente i suoi pro, visto che la proprietaria della taverna ci portò subito al tavolo migliore. Al secondo piano davanti alla vetrata, così che potessimo godere di una bella vista sulla stradina colorata di Cork.
A quanto pare la donna conosceva molto bene la ragazza, tanto da chiamarla per nome... e un po' me ne sorpresi. Era un bel posto, senza dubbio, ma pur sempre una taverna: non un ristorante di lusso che normalmente avrebbero frequentato dei reali. Ma di cosa mi sorprendevo? Ormai mi era chiaro che Emma fosse una principessa decisamente particolare!
-Cara, non pensavo di trovarvi oggi anche qui. Avevate detto che sareste tornata al castello...
-Oh sì Ingrid, sono tornata a casa. Ma ho deciso di far fare un giro turistico a Sir Jones.
-Scusate l'indiscrezione... ma questo bel giovanotto è per caso il vostro nuovo pretendente?
Sia a me che alla ragazza andò di traverso la saliva, e scoppiammo contemporaneamente a tossire. Mi venne da ridere al solo pensiero: io, comunissimo cittadino, pretendente di una principessa del XVI secolo! Come no, e gli asini avevano iniziato a volare.
-No, no! È il nuovo stalliere. Ma è figlio di un amico di papà, quindi...
-Oh, capisco! Mi dispiace, non volevo insinuare nulla!
-Non... non c'è problema. È nostro ospite comunque, quindi ho pensato di fargli conoscere un po' il posto.
-Approfittate del sole, fate bene. Di dove siete, Sir Jones?
-Killian... chiamatemi Killian.- sorrisi -Sono di Dublino, ma sono stato fuori dal Paese per molti anni. È la prima volta che vengo a Cork.
-Capisco, Killian! E voi potete chiamarmi Ingrid. Gli amici della principessa sono anche amici miei! Anzi, voglio offrirvi i piatti del giorno e della birra fatta in casa. Cosa ne dite?
-Certo, mi fido dei tuoi gusti Ingrid. Ma non possiamo accettare l'offerta, vedi... lui ha perso una scommessa e deve pagarmi il pranzo.
-Oh, in questo caso va bene! Sarà per la prossima volta... una scommessa è una scommessa. Arrivo tra poco, vi porterò un po' di sidro da gustare mentre aspettate.
Detto questo sorrise ancora una volta e scese le scale, lasciandoci praticamente soli. Solo un altro tavolo era occupato da quattro tipi, che però erano immersi nei loro discorsi e non sembrarono far caso a noi. Così a pelle, comunque, mi piaceva Ingrid. E mi piaceva il suo locale: era molto pulito ed accogliente, anche decorato con un bel tocco artistico. Le pareti erano costellate di dipinti, mentre le grandi vetrate erano colorate lungo i bordi. Guardando fuori pensai che la Cork del futuro, in fondo, era rimasta più o meno la stessa. Era ovviamente più moderna, la tecnologia era arrivata ovunque ormai, ma quella via era animata come la conoscevo io. Ogni abitazione aveva un colore differente e dai balconi spuntavano vasi di fiori. Le case stesse, anche se quasi completamente ricostruite, avevano conservato la loro forma e fascino antico. E per fortuna. A mio parere era un luogo splendido e pittoresco, sarebbe stato davvero un peccato rovinarlo.
-Beh, Swan...- mi concentrai nuovamente sulla mia bella guida turistica -Se mi ha scambiato per un vostro pretendente, allora non ho perso il mio fascino. Solo voi negate!
La ragazza alzò gli occhi al cielo, al che risi: era esattamente ciò a cui puntavo! Era molto divertente punzecchiarla e dubitavo la cosa mi avrebbe stancato tanto facilmente. Certo, non mi sarei neanche abituato al fatto che avessi a che fare con una vera principessa! Anche dopo più di una settimana lì, tutto continuava a sembrarmi assurdo e folle se mi fermavo a pensarci.
-Neanche i pantaloni beige abbassano il vostro ego smisurato, vedo. Forse avrei dovuto portarvi una calzamaglia che tanto amate... che poi non capisco dov'è il problema. Quasi tutti la indossano, tranne i contadini. Che c'è di male?
-C'è di male che mi rifiuto. E comunque il beige mi dona tanto quanto il nero.
Quella scosse la testa a mo' di resa, il che mi fece ridere nuovamente. Ero ancora dolorante per la caduta e probabilmente l'indomani mi sarei ritrovato anche dei grossi lividi, ma a parte questo si stava rivelando davvero una bella giornata! La giovane era sembrata davvero preoccupata all'inizio, e l'avevo trovato tenero, ma non vedevo perché lasciare che un piccolo incidente ci rovinasse i piani. Non mi ero rotto niente e dopo lo spavento iniziale mi ero calmato quasi subito. Avevo cercato di ricompormi per non fare la figura del rammollito davanti ad Emma, a dire il vero. Già dovevo esserle sembrato uno stupido a cadere in quel modo, semplicemente cavalcando in linea retta! Ma aveva ragione, lo stile mi mancava e quindi non ero riuscito a controllarmi.
Non appena arrivò il sidro ne buttai giù mezzo bicchiere, il che servì decisamente ad attutire il dolore. Forse del rum o del vino avrebbero aiutato ulteriormente, ma non avevo voglia di ubriacarmi: avremmo avuto un intero pomeriggio per esplorare la città e qualche angolo nei dintorni, e desideravo goderne al meglio.
-Il vostro amico August vive a Cork quindi, suppongo...
-Sì, al limite della città. Ma vedrete che non è così grande, quindi ci si muove facilmente anche a piedi... a cena siamo sempre venuti qui in questi giorni. Si mangia davvero bene, vedrete.
-Mi fido dei vostri gusti, tesoro!
-Cosa abbiamo detto riguardo il “tesoro”...?
-Avanti, vi dà davvero così fastidio?
-Sì. Perché vi ho detto di smetterla e voi continuate.
-D'accordo... farò del mio meglio. Certo che siete un po' permalosa, eh...
-Non accetto commenti sul mio carattere da uno sbruffone, mi dispiace!
Ora l'idea che potessi essere un suo corteggiatore sembrava ancora più assurda, se possibile. Se lo fossi stato, probabilmente mi avrebbe già rifiutato dopo cinque minuti! Ma visto che il mio intento non era quello di corteggiarla, sentivo di poter essere me stesso. E nonostante fosse una principessa ero effettivamente a mio agio con lei, cosa che speravo fosse reciproca. Ci divertivamo, in fondo, anche se probabilmente non era ancora pronta ad ammetterlo.
Arrivò dopo poco anche la birra insieme al piatto del giorno, che consisteva in una ciotola di Colcannon come primo ed un piatto di Irish Stew per secondo. Era buffo, ma nonostante fossi tornato a stabilirmi in Irlanda, era da tanto tempo che non mi deliziavo con qualche piatto tipico. E queste portate avevano un ottimo aspetto, era chiaro che fossero state preparate sul momento.
Ringraziammo quindi Ingrid ed iniziammo a mangiare: tutto si rivelò buonissimo come avevo immaginato. Anche la birra, pur non essendo una Guinness, era ottima.
Notai che la giovane stesse bevendo la sua tranquillamente, cosa che trovai abbastanza sorprendente. Non solo perché era una principessa, ma anche perché era soltanto una ventenne... nella mia epoca, alla sua età a certe ragazze bastava poco per andare fuori di testa. E sidro e birra domestici avevano una gradazione decisamente più forte di quelli preconfezionati. Era anche vero, però, che lei sembrava essere molto più matura rispetto alle sue coetanee del XXI secolo.
Tra una pausa e l'altra, chiesi ad Emma di raccontarmi un po' della vita in città... di che genere di attività ci fossero, come fosse la vita. Tutto suonava molto interessante, e non vedevo l'ora di ammirarlo coi miei stessi occhi... dalle cose più semplici al cappio nella piazza delle impiccagioni. Mi spiegò che ormai non veniva utilizzato da tempo perché i suoi genitori non erano soliti condannare a morte, ma era rimasto lì per ricordare la tradizione. Un passato superato che doveva aver portato molto dolore. Sua madre, originaria di Cork, era stata costretta ad assistere ad un'impiccagione da bambina. Secondo le regole tutti i membri della famiglia reale dovevano essere lì, qualora ci fossero state condanne, e il vecchio re aveva fatto uccidere diversi criminali. Non sapevo cosa pensare, ero contrario alla pena di morte... ma per quel che sapeva Emma, suo nonno aveva ucciso soltanto uomini violenti e spietati.
C'erano anche tradizioni molto belle, come le feste popolari. Il festival della musica, dove i cori di tutte le chiese della contea cantavano e suonavano per le strade e le piazze di Cork.
La festa del raccolto, dell'arrivo della primavera, e ovviamente il Natale. Perfino la festa della birra, dove tutti i migliori produttori allestivano i loro banchi ed offrivano assaggi gratuiti ai curiosi e a chi desiderava acquistare. Mi raccontò di come, l'anno precedente, vi aveva partecipato insieme ad August e Graham e la sera si erano ritrovati tutti e tre ubriachi. Ma non c'era da sorprendersi, visto che sembrava avessero assaggiato oltre venti birre diverse! Il giorno dopo si era sentita uno straccio fino a sera e aveva vomitato qualsiasi cosa, pure l'aria, quindi si era ripromessa di non esagerare mai più così tanto. Lo trovai un aneddoto divertente: ero curioso di vederla come si comportava da ubriaca, in realtà!
-Ma scordatevelo! L'ho fatto solo... per divertimento, insomma. Lo facevano tutti e quindi ho pensato perché no, e poi non ero sola...
-Eh certo, con due ragazzi altrettanto ubriachi!
-Siamo arrivati sani e salvi a casa di August. E so cosa state pensando e siete un porco. Comunque nessuno riusciva a reggersi in piedi, figuratevi fare... altro!
Ridemmo insieme, e sembrò non fosse neanche troppo scandalizzata dalla mia insinuazione! Ovviamente lo avevo detto per scherzare, sapevo che quei due erano suoi amici... ma i giovani facevano cazzate anche tra amici, a volte. Io stesso avevo quasi partecipato ad un'orgia alla festa del diploma ma, fortunatamente, il mio amico si era sentito male, quindi ero rimasto ad assisterlo.
Per la prima volta, dopo un anno, mi ritrovai a divertirmi per davvero. E di certo non avrei mai potuto immaginare di dover tornare indietro di 500 anni per recuperare il buon umore e l'ottimismo.
Così, tra una chiacchiera e l'altra, ci decidemmo ad ordinare il dessert con due calici di vino.

 

***


Più passeggiavamo per le strade di Cork, più mi dispiaceva non poter scattare delle fotografie. Se fossi stato bravo a disegnare avrei provato a dipingere alcuni degli angoli più belli... ma non era un'opzione, visto che un bambino di 5 anni era sicuramente più bravo di me.
Mi sentivo in qualche modo a casa, anche se non per davvero... non sapevo come spiegarlo. L'aria che si respirava era la stessa, così come l'atmosfera... ma tutto era ancora più autentico! Una vera meraviglia per gli occhi.
In più, girando tra le botteghe, non avevo resistito dall'acquistare alcuni prodotti realizzati artigianalmente. Una fiaschetta per il rum, delle pietre dipinte con folletti, gnomi e trifogli, ed un piccolo bicchiere di cristallo di Waterford.
E non avevo potuto non pensare alla mia Alice. Avevo scelto per lei una collana con una pietra scacciapensieri color arcobaleno, sapevo che l'avrebbe adorata. Poi, un delicato profumo al giglio di Kerry contenuto in una piccola boccetta in legno, decorata a mano.
Erano tutti piccoli oggetti, tutte cose che avrei potuto portare indietro con me senza troppi problemi.
-Siete stanco, Killian? Abbiamo camminato tanto... e siete ferito.
-Cosa? Non mi stanco così facilmente, Swan...
-Ma siamo praticamente arrivati al limite della città... guardate!
Se non me lo avesse fatto notare, mi sarei reso conto di quanto avessimo camminato solo quando ci fossimo trovati all'uscita occidentale di Cork, praticamente. Le porte della città erano a meno di cinquanta metri da noi, sorvegliate anche da questo lato da due grosse guardie in groppa ai cavalli. Ed oltre quel punto, riprendeva il verde...
E sì, a quanto pare era più piccola della Cork moderna... ma ciò non toglieva che il tramonto non fosse molto lontano, vista l'altezza del sole. Neanche mi ero accorto di quanto tempo fosse trascorso, mentre ammiravo quella meraviglia di luogo chiacchierando con la principessa. Mi aveva raccontato della bottega di August e suo padre, chiusa per quel giorno perché erano andati a pescare, e di come avesse imparato a combattere da ragazzina. Mentre le sue amiche parlavano di che tipo di ragazzi desiderassero incontrare, lei aveva iniziato a prendere in mano la spada. A darle le prime lezioni era stato suo padre, poi Graham, la guardia che il primo giorno mi aveva accompagnato in cella. Ora capivo il suo modo di porsi, era chiaro che fosse molto legato alla giovane.
Invece, sua madre le aveva insegnato a tirare d'arco fin da quando aveva otto anni. Aveva visto una competizione durante una festa a castello, e ne era rimasta colpita... e adesso, deteneva il record di migliore arciera della contea. Era veramente incredibile! Così come lei aveva amato le mie storie, io ero rimasto affascinato dalle sue.
-Wow. Il tempo vola quando ci si diverte.
-Già. Sono stata bene anch'io. Alla fine sapete essere anche piacevole, lo ammetto...
-Io sono sempre piacevole, tesor... ahia!
Mi colpì con gomitata proprio sul fianco: fu leggera ma bastò per ricordarmi del dolore!
-Ve l'ho detto, basta con questo “tesoro”! Ve la siete cercata, Jones.
-D'accordo, devo ricordarmi che siete violenta! Mi avete fatto male... sapete che sono ferito.
-Ah, non mi farete sentire in colpa con quella faccia da cucciolo bastonato!
Scoppiai a ridere: almeno ci avevo provato! Ma ok, me l'ero meritato e non potevo negarlo... dopotutto avevo a che fare con una principessa guerriera, non con una donna qualsiasi! Anche se probabilmente non avrei smesso di chiamarla “tesoro”, a costo di guadagnarmi ancora qualche botta. La sua espressione scocciata e indispettita valeva qualche dolorino!
-Non potete biasimarmi per averci provato! Ad ogni modo, cosa facciamo adesso? Si torna indietro?
-Se non siete stanco, veramente avrei un altro suggerimento...
-Non sono stanco. Dite pure!
-Beh, se ci spostiamo verso est raggiungeremo il boschetto ed il prato che danno sul lago Mahon. È molto bello e tranquillo, potreste apprezzare un tramonto scenico...
-Perché no? Vale la pena completare il tour in bellezza!
-Ottimo! Ma andiamo a cavallo, altrimenti ci metteremmo troppo. Sicuro di farcela?
-Ma certo, per chi mi avete preso!
-Non potete biasimarmi, spesso voi uomini siete molto lamentosi! Vi atteggiate a grandi guerrieri e invece vi fate mettere KO con pochissimo...
-Vi assicuro che non è il mio caso! Ho imparato a contare sulle mie forze e gestire situazioni ben peggiori di una caduta da cavallo e qualche graffio... per sopravvivere quando si viaggia da soli, è inevitabile.
-Ha senso... una volta tanto ammetto di non averci pensato. È un punto a vostro favore comunque, odio i lagnosi.
-Di quanti punti ho bisogno per entrare nelle vostre grazie, Altezza? Mi pare di essere a due finora...
-Ci devo pensare...- fece con una risata, mentre montava a cavallo -Ma vedete di non perderveli, perché se fate troppo l'idiota potrebbe succedere! Comunque direi almeno dieci...
-Va bene, penso di poterci arrivare... mi impegnerò!
Detto questo montai anch'io, ignorando la fitta che si protrasse dal fianco alla gamba, e partimmo al galoppo verso l'uscita della città. Per fare prima ci saremmo passati intorno, visto che le strade erano al momento troppo animate per potersi spostare velocemente. Non mi dispiacque ritrovarmi nuovamente nella campagna irlandese, con la natura che regnava sovrana mentre il sole continuava a scendere. E non ebbi paura di prendere nuovamente la rincorsa, affatto: tutto ciò che sentivo era adrenalina pura!
Questa volta non ci misi molto ad affiancare Emma, la quale mi regalò un grande sorriso di approvazione. Ora ne avevo la certezza: nonostante fossimo partiti male, avremmo potuto trovarci molto bene. Eravamo due spiriti liberi che riuscivano a star bene soltanto con i loro simili... per questo avevamo pochi amici. Non che fosse un problema per me: avevo sempre pensato, pochi ma buoni! E con lei provavo una strana sintonia, un qualcosa a cui da tempo avevo rinunciato. Era il motivo per cui, nonostante avessi una figlia, fossi rimasto single. Non ero in grado di accontentarmi, non avrei mai potuto passare il resto della mia vita con una persona con la quale non mi sentissi in armonia al 100%.
Pensai che fosse un vero peccato che Emma appartenesse ad un altro tempo... altrimenti, le cose sarebbero potute andare molto diversamente. Forse. Chi poteva dirlo? Non avevo il potere di cambiare la realtà, ma potevo essere suo amico. Avevamo entrambi bisogno di qualcuno che ci comprendesse.
-Ci siamo quasi, Killian! State attento adesso quando imbocchiamo il sentiero nel bosco, è molto stretto... dobbiamo rallentare.
-Va bene, nessun problema. Sto già migliorando!
-Avete solo la fortuna di cavalcare Eclipse! È molto più docile di Star.
-Proprio non riuscite a farmi un complimento, non è vero?
-Meritatevelo! E prometto che lo farò.
-Con voi devo guadagnarmi proprio tutto, eh Swan? E va bene, accetto anche questa sfida.
-Avrete capito che non sono una donna facile. Non mi piace regalare la mia fiducia...
-Sì, ho capito che siete complicata... ma questo non mi dispiace!
-Siete un tipo strano, Jones.
-In negativo?
-No... almeno credo. Eccoci qua, siamo arrivati dove volevo portarvi!
Neanche mi ero accorto che avessimo attraversato lo stretto sentiero boschivo, troppo assorto a guardare lei. Era veramente bella, più la ammiravo e più me ne rendevo conto. I suoi tratti delicati, la pelle candida e liscia priva di qualsiasi imperfezione, le guance rosee per lo sforzo, i capelli lucenti, l'eleganza decisa di ogni suo movimento. E quando le labbra si aprivano in un sorriso, tutto il volto le si illuminava. Impossibile distogliere lo sguardo da tanta meraviglia.
Mi costrinsi tuttavia a guardare ciò che mi stava mostrando, e non rimasi deluso. Attorno al lago si apriva una meravigliosa radura, ed il prato era verde d'erba e bianco per le tantissime margherite che vi crescevano. Le piccole isole lacustri separate da poche braccia d'acqua erano totalmente incontaminate, intanto il cielo stava iniziando a tingersi di arancione. Inoltre, non potei non notare che ad ovest non si intravedessero le rovine del castello di Blackrock... era strano pensare che non sarebbe stato costruito per ancora più di 50 anni.
-Bello, vero?
-Molto, Swan. È davvero valsa la pena venire fin qui...
Smontammo quindi da cavallo, lasciando che Star ed Eclipse tranquilli a mangiare l'erba. Noi ci avvicinammo invece all'acqua, e quando Emma si sedette sul bordo del lago la imitai. Alla principessa guerriera piacevano i tramonti... lo aveva anche lei un lato romantico, dunque.
Quando un leggerò venticello iniziò a smuovere l'aria, sciolse la lunga chioma dorata per coprire il collo. Non mi capacitavo proprio di come facessero nel passato a vivere senza giacche!
Infatti la giovane rabbrividì.
-Avete freddo?
-Un po'. Sto bene, mi piace la brezza invernale...
-Brezza... con quelli che saranno più o meno cinque gradi, non so se la definirei tale.
-Ci sono abituata- scosse le spalle -Non fa mai molto caldo qui. Non mi dà fastidio il freddo. A voi sì? La camicia che indossate è meno spessa del mio abito.
-No, va bene così.
Restammo un po' in silenzio a guardare il cielo ed il sole che molto lentamente calava; il rosa e il giallo iniziarono a mischiarsi con le varie sfumature d'arancio. Una meraviglia.
-Ditemi, non ve l'ho mai chiesto. Sapete combattere? Con la spada, intendo...- domandò d'un tratto, voltandosi a guardarmi. Aggrottai leggermente le sopracciglia: tre mesi di scherma valevano come saper duellare con una spada?
-Insomma. Non ho mai usato una spada vera, diciamo. Quindi non ho idea di cosa potrei fare.
-Un uomo che non sa combattere. Strano!
-Non ho bisogno delle armi, me la cavo meglio a mani nude. Ma non nego che mi piacerebbe imparare... in America non ho mai avuto motivo di farlo.
-Vi insegnerò io. Magari una di queste mattine, dopo che avrete finito con le stalle. Che dite?
-Mi piace l'idea!
-A me piacete voi... voglio dire!- si corresse subito, mentre già strabuzzavo gli occhi -Voglio dire, il vostro modo di pensare! Molti si vergognerebbero a lasciarsi insegnare l'arte della spada da una donna.
-Io non sono molti, io sono io. E sono onorato di imparare da una guerriera come voi! In America le donne combattenti sono chiamate amazzoni, sapete. Vanno a caccia, partecipano alle lotte tra clan... non che vi abbia mai assistito, ma me lo hanno raccontato.
-Amazzoni. Mi piace, suona bene. Usano le armi da fuoco, lì? Non mi sono mai piaciute.
-No... è... è per questo che i coloni riescono a sopraffarli, quando ci sono battaglie.
-Lo trovo ingiusto. Non è uno scontro alla pari. Qui durante le grandi battaglie ormai si usano cannoni, fucili... saprei utilizzarle, ma per fortuna non ne ho mai avuto l'occasione. Spero non accada mai. Non la trovo un'arte molto nobile! Con la spada puoi guardare in faccia il nemico, invece la polvere da sparo può uccidere a decine di metri di distanza... tutto può andare storto.
Annuii, aveva ragione. Se solo avesse saputo che le armi da fuoco avrebbero preso sempre più importanza, e la cavalleria l'avrebbe persa! Se avesse saputo che in alcune parti del mondo sarebbe diventato facile per chiunque, possedere una pistola. Che sarebbero state usate per uccidere bambini, compiere violenze, distruggere famiglie. E la parte peggiore era che tutto ciò sarebbe stato nella norma, quasi all'ordine del giorno. La nobiltà sarebbe morta completamente.
Comunque, se avevo fatto bene i calcoli, ci sarebbero voluti ancora diversi decenni prima di arrivare alle grandi guerre contro gli inglesi, e per fortuna lei non avrebbe vissuto fino all'era più violenta. Questo mi dava in qualche modo sollievo... Era strano, in fondo non era nessuno per me, ma l'idea che non sarebbe stata esposta ad un certo tipo di pericoli mi rassicurava. Avrei odiato sapere che potesse succederle qualcosa di brutto, che sarebbe potuta morire sul campo di battaglia.
Forse, in fondo, non avevo mai letto di lei perché sarebbe riuscita a coronare il suo sogno e viaggiare, scoprire il mondo, piuttosto che rimanere a governare. Glielo auguravo veramente.
-Sono d'accordo con voi. E oltre alla spada, mi aiutereste a migliorare le mie doti da arciere? Non sono affatto bravo, anche se me la cavo.
-Perché no! E voi in cambio cosa potete insegnarmi?
-Beh, sono un ottimo pescatore, parlo il francese, conosco l'astronomia...
-L'astronomia! Davvero?
-Certo! Perché, vi piace?
-Mi ha sempre affascinata. A volte guardo il cielo e mi chiedo cosa ci sia lì, quali segreti celi...
-In questo caso, sarò lieto di insegnarvi ciò che so sugli astri.
-Affare fatto!
Ci stringemmo la mano divertiti, poi tornammo a rivolgere lo sguardo allo spettacolo che avevamo davanti. Centinaia di sfumature dipingevano il cielo e di conseguenza anche l'acqua, rendendo quello sprazzo di verde un luogo magico, mistico. Sembrava un dipinto, ed ancora una volta mi dispiacque non poterlo immortalare! Per ricordarlo avrei dovuto imprimerlo nella mente, ma in fondo non sarebbe stato difficile...
Pian piano, il tramonto lasciò spazio al crepuscolo, ed in sottofondo non c'erano che piccole onde che si infrangevano sulla costa e il canto di qualche grillo.
Passò almeno mezz'ora prima che uno dei due trovasse il coraggio di parlare; l'ultima cosa che desideravamo era contaminare in qualche modo quello spettacolo naturale. Solo quando gli uccelli notturni iniziarono a farsi sentire, riprendemmo fiato anche noi.
-Beh... grazie per la bella gita, Emma.
-Non c'è di che. Sono stata bene... potremmo rifarlo. Voglio dire, Cork è vicina e non siete costretto a rimanere sempre confinato a palazzo quando avete tempo libero. Magari vi procurerò un cavallo tutto vostro...
-Tipo Captain?
-Sì, come no! Se volete finire molto peggio di stamattina, però, fate pure!
E ridemmo. Captain aveva smesso di nitrire quando mi avvicinavo per dargli fieno e acqua, ma probabilmente ero l'ultima persona da cui si sarebbe mai fatto cavalcare! E siccome non avevo istinti suicidi, avrei volentieri scelto un altro esemplare con cui fare amicizia mentre ero lì.
-Che ne direste di raccogliere un po' di mele? Mi piacerebbe fare un dolce con della frutta fresca... ci sono un paio di meli qui. Poi possiamo andare, si sta facendo tardi.
-Mi piace l'idea. Va bene, allora muoviamoci!
Facemmo appena in tempo ad alzarci che udimmo dei passi e delle voci avvicinarsi: ci voltammo in direzione del bosco. Quattro uomini erano appena usciti dal sentiero, così ci guardammo ed allungammo il passo verso di loro.
-Buona sera!
-Buona sera, signori. Ditemi, avete bisogno di qualcosa?
-In effetti sì, Milady. Vedete, ci siamo persi ed abbiamo sentito delle voci... abbiamo pensato di vedere se qualcuno avrebbe potuto aiutarci.
-Ma certo. Ditemi, dove siete diretti?
-Verso Kinsale. Veniamo da Limerick e siamo mercanti di lana delle isole Aran. Abbiamo appena superato Cork ma temo ci siamo spinti troppo ad est...
-Sì, infatti è così. Dovreste tornare un po' indietro e proseguire sulla strada di Togher. Ma si sta facendo tardi e sono almeno altre quattro ore fino a Kinsale... vi consiglio di prendere delle stanze in qualche locanda di Cork. Troverete buon cibo, birra, sidro...
I quattro si guardarono, e qualcosa scattò in me nel momento in cui Emma si allontanò assieme a loro chiedendomi di rimanere lì. Voleva soltanto indicare quale fosse il modo migliore per tornare in città, eppure...
Come avevano fatto a perdersi proprio lì? Era ben chiaro che un piccolo sentiero tra i boschi non avrebbe potuto condurre ad un'altra città, e non potevano non aver chiesto indicazioni a Cork.
Seguii la principessa con lo sguardo, mentre i due cavalli aspettavano tranquilli di fianco a me. Per quanto cercassi di stare calmo, una vocina interiore continuava a gridare pericolo... e non potevano essersi avvicinati in carrozza. Qualcosa non quadrava...
Poi ricordai dove li avevo visti: alla taverna di Ingrid. Era il gruppo che occupava l'altro tavolo della sala in cui avevamo pranzato!
E proprio mentre decisi di seguire l'istinto e correre ad assicurarmi che tutto fosse a posto, il grido di Emma squarciò l'aria.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco, ce l'ho fatta a postare un ultimo capitolo prima di partire. Spero non mi odiate per la fine, anche se per il prossimo aggiornamento ci vorranno due settimane circa xD
Comunque, i due hanno avuto un bel pranzetto servito da Ingrid, che ha scambiato Killian per il suo pretendente ahah, e qualche chiacchiera e risata, e Killian ha avuto un po' modo di scoprire dettagli sulla vita dell'epoca... e certo, non potevano non punzecchiarsi un po'.
Si sono sicuramente divertiti, così come si sono divertiti durante il giro turistico ed il tempo è volato... ha sicuramente promosso Emma come guida! Lei dal canto suo continua a dargli punti, apprezza che sia un tipo "tosto" che non passa il tempo a lamentarsi. Così l'ha portato a vedere il tramonto in uno dei suoi posti preferiti, e lui ne è rimasto incantato. Intanto, le ha strappato la promessa di insegnargli a combattere ed ha ammesso che lui le piace... anche se, per adesso, in maniera innocente!
E alla fine... a rovinare il momento sono arrivati i quattro finti tonti. Sorry per aver concluso così, ho diviso il capitolo in due perché altrimenti sarebbe stato troppo lungo xD
Ok, allora, dopodomani parto e quindi per una decina di giorni sono fuori e non posso aggiornare o recensire (troppo scomodo dal cellulare), ma come dicevo leggerò tutto per tenermi al passo e commenterò quando torno!
Come state a una settimana dalla fine di OUAT? A me sembra ancora surreale!
Al momento sto facendo binge watching della s2 di 13 Reasons Why... qualcun altro che lo guarda c'è? Nel frattempo cerco di farmi una lista di cosa recuperare quest'estate, se avete suggerimenti ditemi. Magari qualcosa di particolare, visto che vedo già praticamente tutto xD
E niente, vi saluto per ora... ci sentiamo quando torno! Un abbraccio :*

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Capitolo 8
*** The warrior princess ***


The warrior princess




EMMA POV

Certa gente riusciva ad essere così stupida che quasi non me ne capacitavo. Per quale ragione avrebbero dovuto imboccare una strada che non riuscivano nemmeno ad attraversare col loro carro?
Ma non mi sembrò il caso di rispondere in malo modo, quindi feci cenno a Killian di rimanere coi cavalli e al gruppo di seguirmi. Li avrei portati fino ad un punto in cui avrei potuto mostrar loro in che modo muoversi per raggiungere la strada principale per Kinsale, l'indomani.
-Grazie per la gentilezza, Milady- fece uno di loro, mentre attraversavamo la radura -Di solito facciamo altre strade ma dopo il maltempo erano inagibili.
-Capisco. Ha piovuto molto... e con quel tempo saranno caduti degli alberi.
-Sì, è così. Voi invece? Siete di queste parti?- mi domandò un altro, che a occhio doveva essere alto almeno due metri.
-Io... sì, sì. Sono di qui.- non mi avevano riconosciuta, e per qualche motivo non sentii il bisogno di rivelare chi fossi. Era bello poter essere una ragazza normale, ogni tanto. Potevo presentarmi come chiunque: un'artigiana, una pescatrice, o perfino una banchiera. A volte mi piaceva immaginare chi sarei potuta essere, se non fossi nata principessa. Magari una cacciatrice... oppure sarei entrata nell'esercito. Sapevo che in alcune contee vi erano donne a cui era permesso accedere unendosi ad un membro della famiglia – fratello, padre o cugino che fosse.
-Siete molto bella. Come vi chiamate?
-Ehm... vi ringrazio. Sono E...vleen. Evleen.- decisi di optare per il mio secondo nome. Se avessi detto “Emma”, forse avrebbero fatto due più due.
-Molto piacere, Lady Evleen. Io sono Walsh, i miei amici sono Càel, Flynn e Keith.
-Piacere mio. A volte indosso indumenti fatti con la vostra lana, non so se siete voi i nostri fornitori... voglio dire, lavoro alla sartoria di Cork. Sono una tessitrice.
-Avete delle mani molto delicate, non lo avrei detto.
-Grazie. Comunque, ecco. Da questo punto dovrei riuscire a indicarvi il percorso. Allora, dovete andare dritti fino alla fine di questa stradina, lì vedete il sentiero principale e...
-A vostro marito non dispiace che vi allontaniate con degli sconosciuti?
-Che? Oh, ma non è mio marito! È... un... amico e basta. E sono affari miei, vi sto soltanto indicando la strada.
-Ah, ma questo cambia tutto!- intervenne nuovamente Walsh -Non ho osato perché pensavo foste la sua donna. Ma cosa ne dite di rientrare con noi a Cork? Vi offriremo la cena.
-Oh- ovviamente! Gli uomini proprio non erano in grado di non comportarsi da dementi, davanti ad una donna non maritata -Vi ringrazio ma no, devo rientrare a casa perché devo portare delle mele ai miei genitori.
Sperai che bastasse per convincerli a lasciarmi in pace. Che fastidio! Forse avevo fatto male ad allontanarmi, avrei dovuto semplicemente dir loro di tornare a Cork e chiedere l'indomani indicazioni migliori di quelle ricevute oggi.
-Avanti dolcezza, non penso si dispiaceranno se dei nobili mercanti di lana di Aran desiderano offrirvi una cena, che dite? Possiamo andare in qualsiasi taverna desideriate, siamo molto abbienti.
-Purtroppo devo declinare, ma grazie ancora. Allora, come vi dicevo, lì si intravede il...
-Forza tesoro, perché no?
-Sir Keith... non vorrei essere scortese ma...
-Vi state comportando come tale, però. Non si addice ad una bella donna come voi!
Keith mi afferrò per il braccio, convincendomi di aver effettivamente commesso un grave errore nel seguirli. Disarmata, poi! Ma dovevo mantenere il sangue freddo, Killian era a poca distanza dopotutto... non avrebbero osato più di tanto. Almeno, era ciò che speravo.
-Non credo che un rifiuto sia sinonimo di maleducazione- ribattei, liberando il polso -A Cork troverete tante belle donne più che liete di trascorrere il proprio tempo con voi! Ora scusatemi ma devo tornare indietro dal mio amico.
Non feci in tempo a voltarmi che uno di loro, con un violento strattone, mi gettò contro un albero.
Al dolore soffocante ed improvviso gridai.
In un attimo la mano del più grosso mi tappò la bocca, e tra il terrore e lo sgomento cercai di non perdere la lucidità: ne avevo bisogno per uscire da quella stramaledetta situazione. Killian sarebbe arrivato, non poteva non avermi sentita ma...
Dio, cosa avrebbe fatto? Non aveva un'arma! E dubitavo sapesse combattere. Maledizione...
-Ora farai la brava, splendore. Ti soddisferemo uno a uno e le tue prossime grida saranno di piacere. Così non farai neanche tardi per la cena dai tuoi genitori, saremo veloci!
Presa dal panico gli morsi una mano e pestai con forza il piede, ma pur riuscendo a sfuggire dalla sua morsa venni subito afferrata dall'altro.
-Lasciatemi subito andare, schifosi! Altro che nobili mercanti, siete soltanto dei viscidi codardi! In quattro contro una!- detto questo gli sputai dritto in un occhio e lo calciai in mezzo alle gambe. Purtroppo, ancora una volta non feci in tempo a fuggire che il più grosso mi prese per le braccia spingendomi a terra. Battei forte la schiena e le spalle, ma un lume di speranza si accese quando sentii dei passi svelti.
-Emma! Lasciatela subito andare, vigliacchi bastardi!
Lo guardai gettarsi proprio verso il grosso omone che avevo addosso, ma un grido mi sfuggì nuovamente quando gli altri due lo afferrarono e scaraventarono violentemente contro un albero.
Dovevo agire in fretta, o io sarei stata stuprata e lui si sarebbe fatto ammazzare. Dio mio, quanto ero stata stupida! Perché non avevo portato almeno il mio pugnale! Raramente lo lasciavo a casa, perché proprio oggi?!
Lottai con tutte le forze che avevo e riuscii a vedere Killian rialzarsi, ma Flynn e Keith gli furono addosso in un attimo. In soccorso di Càel giunse invece Walsh, il quale mi bloccò i polsi.
Non potei fare altro che scalciare, spingere e dimenarmi, mentre le lacrime ed il tremore si impossessavano del mio corpo. Era finita!
Impotente, sentii il vestito venirmi letteralmente strappato di dosso; Càel mi afferrò violentemente il seno, facendomi dannatamente male.
Continuai a piangere e lottare, ma al contempo udivo le grida di dolore di Killian... quei due lo avrebbero ucciso, dannazione! Ci avrebbero uccisi entrambi alla fine!
-Ma guardala! Indossa pure dei calzoni! Ti insegniamo noi un po' di femminilità, bellezza! Questi sono indumenti da uomini, non ti hanno insegnato un po' di bon ton?
A nulla servirono i miei tentativi di calciarlo via, ed un secondo dopo mi strappò anche le calze – lasciandomi completamente esposta a lui e al suo amico.
-Lasciami subito andare, fecce umane! Sono la principessa Emma! Lasciatemi immediatamente se non volete che vi faccia giustiziare!
-Ah sì? Io invece sono il re, tesoro!
Rise, e mentre l'altro continuava a tenermi saldamente le mani, mi strinse con forza i capezzoli, al che non riuscii a trattenere altre urla di dolore.
Killian gridò il mio nome, con disperazione, ma l'unica risposta che riuscii a dare fu un pianto disperato. Volevo che finisse, volevo che se ne andassero... non volevo perdere la mia virtù così! Non volevo finire violentata e fatta a pezzi come accadeva a fin troppe donne e ragazze!
-Walsh, la ragazzina sembra così giovane e pura... vuoi vedere che ci siamo beccati una vergine?! Ora controllo!
Senza alcuna pietà mi divaricò le gambe con tanta forza che quasi le spezzò, ed insinuò due sporche ed orribili dita a schiudere la mia intimità, dove non ero mai stata toccata. Non poteva finire così...
-Cavolo, ho ragione! È vergine! Ci penso io a renderla donna, poi ce ne sarà un po' per tutti!
Ormai la razionalità mi stava completamente abbandonando, forse dovevo arrendermi... forse dovevo lasciarli fare... magari... magari avrebbero saziato le loro voglie, ed una volta finito ci avrebbero lasciati andare...
Ma quel pensiero durò un solo attimo. Non riuscii a spiegarmi come, ma vidi Càel venire scaraventato via da me con forza: non riuscii a credere ai miei occhi.
-Killian!
-Corri Emma!
-Ma...- non potevo abbandonarlo lì! Dove potevo correre! Il tempo di prendere il cavallo e raggiungere il centro abitato, sempre che ci fossi riuscita, e lo avrebbero ammazzato!
-Corri ho detto! Vai a chiedere aiuto, ci penso io qui!
Anche una frazione di secondo sarebbe bastata per finire di nuovo nelle loro grinfie, così balzai in piedi e corsi verso la radura: se avessi raggiunto Star, era fatta! Dovevo credere che Killian avrebbe resistito fino al mio ritorno, perché ovviamente sarei tornata. Non lo avrei mai lasciato lì!
Corsi a perdifiato, più veloce che potevo con le poche forze che mi erano rimaste, e mi venne spontaneo ridere di gioia quando, inaspettatamente, lo sentii affiancarmi e prendermi la mano. Non ebbi neanche bisogno di guardarlo: certo che era lui! Nessuna di quelle beste mi avrebbe preso la mano con tanta dolcezza!
Pur sapendo di avere gli altri alle calcagna, ora confidavo che ce l'avremmo fatta... ci saremmo riusciti! E dopo aver cercato aiuto, sarei tornata e li avrei fatti a pezzi! Li avrei condannati a morte all'istante, avrei goduto nel guardare la mia spada trafiggerli nel ventre da una parte all'altra!
Ma la speranza durò poco, visto che quelli ci furono addosso, scaraventando entrambi a terra. No, no, no, no, assolutamente no! Non proprio ora, non a due passi dalla salvezza!
-Star!- gridai a pieni polmoni, mentre tentavo di rimettermi in piedi -Star, vieni qui... no!
Ma ovviamente non sapeva cosa fare, nitriva e scalciava nell'aria, percepiva il pericolo ma non era mai stato in battaglia, ancora... dannazione!
Tuttavia, approfittai del brevissimo attimo di esitazione del mio carnefice, il quale allentò la presa, e liberandomi feci l'unica cosa che mi venne in mente: correre verso il lago e saltarvi dentro.
-Càel!
-Non ora, Flynn! Se questa puttana pensa di sfuggirmi...!
-Càel! Maledizione Càel, guarda l'insegna sulla sella dei cavalli! È quella della famiglia reale, maledizione! La biondinaa è davvero la principessa! Dobbiamo andarcene immediatamente!


KILLIAN POV

Quasi non ci speravo più, ma l'attenzione di tutti e quattro i briganti cadde sulla sella di Star ed Eclipse.
Così, di colpo, ignorando tutto il resto iniziarono a correre: fui lì lì per saltare in groppa ad Eclipse ad inseguirli, non potevano passarla liscia...
Ma mi bloccai.
Emma.
Emma era nel lago, ma era troppo buio ormai per riuscire a distinguere la sua figura. Non potevo lasciarla lì da sola, non dopo quello che... oh, dio! Speravo di essere intervenuto in tempo. Speravo di aver trovato la forza prima che quei farabutti le avessero seriamente fatto del male! Li avevo visti strapparle gli indumenti, impotente, e il mio cuore si era spezzato sempre più ad ogni suo grido. Era il suo dolore ad avermi dato una forza che non sapevo di possedere per reagire, così mi ero gettato senza pensare sul suo attentatore. Per liberarla della morsa.
I cavalli nitrivano rumorosamente, i quattro uomini scappavano... potevo davvero lasciarli andare dopo ciò che avevano fatto? Allora feci un passo verso Eclipse ma...
No.
No.
Era sbagliato.
Non erano loro la mia priorità.
Era la principessa la mia priorità.
Normalmente se la sarebbe cavata da sola, ne ero certo... ma adesso! Si era tuffata nell'acqua gelida... spaventata, forse ferita...
-EMMA!
Gridai il suo nome più volte correndo in direzione delle sponde del lago, aguzzando la vista nella speranza di individuarla il prima possibile. Non sapevo quanto sarebbe riuscita a resistere con quelle temperature rigide... dovevo agire in fretta e tirarla fuori, prima che andasse in ipotermia.
-Emma!
-Killian! Sono qui! Più a... a destra. Qui!
Grazie al cielo! La sua voce mi guidò velocemente verso il punto in cui era immersa, con le braccia tremanti che tentavano di rimanere aggrappate alla riva.
-Adesso ti tiro fuori, ma devi darmi le mani...
-Ma non ho nulla addosso! Non ho intenzione di uscire di qui... nuda.
Sul serio?! Per poco non mi caddero le braccia, mentre perdevo le parole. Sul serio la sua preoccupazione più grande era quella, mentre il freddo dell'acqua rischiava di congelarla? Mi venne quasi da ridere.
-Ma è buio! Non vedrò niente. O se preferisci chiudo gli occhi e non appena sarai fuori mi giro dall'altra parte.
Ci rifletté un attimo: assurdo. Assurdo, ma fu anche un sollievo che non avesse perso la sua testardaggine nemmeno in un momento simile.
-Se ne sono andati, vero?
-Certo.
-Va bene... aiutami. Ma non guardarmi o ti affogo.
Non me lo feci ripetere due volte, e non appena mi diede le mani le afferrai con forza, senza dimenticare di chiudere gli occhi come promesso. Fortunatamente si rivelò molto leggera e non fu difficile a tirarla fuori; tuttavia non mollai la presa fino a che non sentii i suoi piedi saldi a terra, mentre finalmente tirava un sospiro di sollievo.
-Ti reggi in piedi? Posso lasciarti andare?
-Sì... sì... ce la faccio. Per favore, girati finché... finché penso a cosa fare...
Annuii, e senza aprire gli occhi lasciai andare delicatamente la stretta e mi voltai, sfilandomi velocemente la camicia, allungando il braccio per porgergliela. Non era la migliore delle soluzioni ma al momento era tutto ciò che avevamo.
Lasciai quindi a terra anche il giubbone, dirigendomi verso Eclipse per recuperare dalla sacca la camicia malandata per non rimanere nudo: per il momento me la sarei fatta andare bene. Attesi quindi in silenzio, incapace di dire qualsiasi cosa. Non avevo la minima idea di come comportarmi in una situazione del genere... neanche mi importava dei miei acciacchi! Mi faceva più male pensare al suo stato d'animo, e alle scene che avevo potuto intravedere mentre cercavo di mandare al tappeto gli aggressori... mi veniva da vomitare. Come avevano potuto! In quattro contro due, per di più disarmati! Contro una giovane ragazza che non era stata altro che gentile con loro. Li avrei uccisi, maledizione...
-Ho fatto...
E poi mi ritrovai faccia a faccia col suo dolce viso, e la luna che illuminava le lacrime da cui era segnato. Fu un colpo al cuore vederla così... indifesa. Venne da piangere anche a me: come si faceva a rimanere impassibili?
-Grazie per...- non finì la frase, per celare un singhiozzo.
-Posso abbracciarti?
Invece di rispondermi, si gettò tra le mie braccia: ma la sorpresa non mi impedì di reagire tempestivamente e stringerla forte, mentre il pianto ed i singhiozzi prendevano completamente il sopravvento sul suo autocontrollo. Tutto ciò che feci fu tenerla nella mia stretta e lasciarla sfogare quanto desiderava. Al momento era l'unico modo in cui potessi aiutarla.
Solo dopo diversi minuti, quando i singhiozzi si diradarono, iniziai ad accarezzarle delicatamente i capelli, cercando di non toccarla in nessun altro punto. Non sapevo cosa le avessero fatto, fin dove fossero riusciti a spingersi... l'ultima cosa che desideravo era farle del male.
-Stai bene, Emma? Ti hanno fatto qualcosa?
-Non...- sussurrò, prendendo poi un gran respiro -No. Non ci sono riusciti... sei... sei intervenuto in tempo. Non... non eri costretto. Da te non volevano nulla, potevi scappare e...
-Scherzi?! Mai e poi mai avrei potuto lasciarti in balia di quei mostri, tesoro... Davvero non ti hanno fatto male?
-Grazie. Hai rischiato di farti ammazzare... per me... e davvero. Mi hanno solo... solo... ferita nell'orgoglio. Non mi ero mai sentita così impotente! Sono arrabbiata, arrabbiata con me stessa perché non sono stata in grado di difendermi!
Sciolse poi l'abbraccio, ed allora notai il suo volto ancora bagnato di lacrime contratto dalla rabbia, e i pugni stretti con forza.
-Ma non è colpa tua, erano in quattro. Tu eri da sola, poi eravamo in due ma... eravamo disarmati!
-Anche loro lo erano!
-Ciò non toglie che fossero in quattro! E comunque ce la siamo cavata, si sono dati alla fuga...
-Certo, solo perché hanno visto il sigillo reale.
-Invece no. Avresti nuotato fino alla sponda opposta se avessi dovuto, so che ci saresti riuscita. Loro no, non è da tutti tuffarsi con questo freddo. E io non mi sarei fatto ammazzare, ce l'avremmo fatta in qualche modo. Non devi sentirti debole, Emma... loro lo sono! Facile prendersela con due persone disarmate quando si è in gruppo... non vedo nessuna forza in tutto ciò! Tu invece sei stata incredibilmente coraggiosa, non hai ceduto neanche quando la situazione era disperata... Emma, non ho mai conosciuto donna – persona – più forte di te. Quindi non dubitare della tua forza neanche per un istante! Hai capito?
Questa volta la ragazza non replicò. Si limitò a guardarmi negli occhi per qualche istante, poi annuì.
E mi abbracciò di nuovo, stavolta più dolcemente, senza disperazione.
-Quando ti ho detto che puoi darmi del tu?
-Potrei chiederti altrettanto.
-Io sono una reale. Posso chiamarti come mi pare...
Seguirono pochi secondi di silenzio, poi scoppiammo entrambi a ridere. Il mio cuore si alleggerì di colpo, al suono della sua risata! Ci avevano provato, quei maledetti, ma nessuno poteva spezzare Emma Swan.
-Adesso però dobbiamo asciugarvi e scaldarvi... come facciamo? Non potete cavalcare così fino al castello.
-Scherzavo, mi hai... aiutata a salvarmi. Direi che possiamo lasciare da parte le formalità, a questo punto. Ma perché, sto male così?
Male? Stava tutt'altro che male! La mia camicia le arrivava fino a oltre metà coscia, lasciando scoperte le gambe fin poco sotto il ginocchio dove la coprivano gli stivali. Il giubbone, anche se troppo grande per lei, fungeva quasi da corsetto... sembrava indossasse un vestito corto un po' largo per lei, ed era estremamente sexy.
-Se vuoi la verità, non riusciresti a star male neanche con un sacco dell'immondizia addosso.
-Lo prendo come un complimento?- alzò un sopracciglio, mentre con le mani iniziava a pulirsi il viso dalle lacrime – ovviamente senza tanto successo, visto che erano ormai asciutte per via dell'aria fredda. Il che mi ricordò che, per quanto sexy fosse, non potevo lasciarla in quelle condizioni.
-Oh, sì che è un complimento. Sei una bellissima donna Swan, mentirei se dicessi il contrario! Ma anche le belle donne si ammalano, quindi io direi di tornare a Cork a comprarti qualcosa di meglio da indossare.
-E io dovrei entrare in città coi tuoi vestiti addosso e te conciato in quel modo? Penserebbero che...- roteò gli occhi, al che non seppi come replicare. Effettivamente avevamo un aspetto da post sesso selvaggio, e lo avrei trovato divertente in altre circostanze. Ma aveva già subito troppo, era già stata umiliata troppo, non potevo e non volevo peggiorare la situazione...
-Senti, facciamo così. Torniamo verso la città ed io rimango nascosta dietro un albero appena prima delle porte... tu vai alla prima sartoria e mi porti un vestito. Non vedo altre soluzioni. Ti lascio almeno il giubbone così non si nota il sangue sulla camicia che hai addosso ora.
-Scherzi? Non posso lasciarti sola mezza nuda...
-Ma è questione di 10 minuti al massimo! Me la caverò, e poi non ci sono alternative.
-D'accordo... d'accordo, hai ragione.- che altro potevamo fare? Uno dei due doveva rimanere da parte, per non rimanere nudo, e di certo non potevo mandare la principessa coi miei vestiti addosso! Tuttavia non ero contento di doverla lasciare da sola, anche se per pochissimo tempo.
-Stai bene?
-Starò bene. Fattelo bastare, se non vuoi che menta.
-Ok.
Annuì anche lei, poi tornammo ai cavalli e montammo, riprendendo il sentiero che ci aveva condotti fin lì. La affiancai e, spiandola di tanto in tanto con la coda dell'occhio, non riuscii a fare a meno di provare tantissima ammirazione nei suoi confronti. Dopo l'accaduto, nessuno l'avrebbe biasimata se fosse crollata... ed invece la sua postura fiera era rimasta intaccata. Anche le lacrime avevano completamente smesso di scendere e la sua espressione era abbastanza serena.
Non avrei permesso mai più a nessuno di toccarla. Se ci avessero provato, sarebbero prima dovuti passare sul mio cadavere.

 

***


Quando finalmente si aprì la vista del castello alla fine del bosco, mi sentii molto più tranquillo. Per fortuna era andato tutto liscio ed avevo portato ad Emma un nuovo vestito in meno di dieci minuti: avevo fatto appena in tempo, visto che la sartoria vicina all'ingresso orientale stava per chiudere. Ero riuscito a trovarne uno simile al precedente, con tanto di calze coordinate per cavalcare, solo beige piuttosto che giallo pallido. Assieme a quello avevo anche preso un mantello perché potesse coprirsi, visto che i capelli erano ancora bagnati, ed una volta rivestitici entrambi ci eravamo messi in cammino. Segretamente ero contento che fosse troppo buio per andare al galoppo troppo velocemente, ero pieno di dolori. Oltre la caduta di quella mattina, quei tipi erano riusciti a pestarmi per bene... speravo solo di essere riuscito a fare altrettanto, quanto meno.
-Killian?
La voce di Emma mi riportò al presente.
-Sì?
-Non parlare di ciò che è successo davanti ai miei genitori, per favore.
-Che cosa?- stava scherzando? Avevo dato per scontato che una volta tornata a castello, avrebbe chiesto di diramare un mandato di cattura o qualcosa del genere! Non poteva essere seria... non poteva volere davvero che se la cavassero così!
-Ti prego. Se lo sapessero... non potrei mai più uscire senza una guardia appresso.
-Ma...
-Non sono così stupidi! Si saranno diretti verso nord, domani mattina saranno già fuori Munster e quindi oltre la nostra giurisdizione.
-Sì, ma...
-Qui funziona così.
-Non è giusto...
Si fermò. Allora tirai le redini per fare lo stesso e la guardai. Aveva nuovamente gli occhi lucidi, ma teneva alto lo sguardo e mi guardava dritto in faccia.
-Lo so che non è giusto. Ma tante cose sono ingiuste e a volte non possiamo farci niente. Credi che non vorrei essere io stessa a infilzarli con la mia spada? Ma non torneranno. E questo “solo” perché sono una reale. Se al posto mio ci fosse stata una ragazza qualsiasi... non serve neanche che ti dica come sarebbe finita.
Deglutii, arrabbiato non con lei ma col mondo. Come poteva essere “normale” tutto ciò?! Donne e ragazze potevano essere aggredite, stuprate o addirittura uccise... e i colpevoli avrebbero continuato a girare a piede libero! E quello, era il lato peggiore della società antica. Era tutto molto affascinante, re, regine, castelli... ma quando si trattava di giustizia... e non potevo nemmeno obiettare! Semplicemente perché, come aveva detto lei, non ci sarebbe stato niente da fare. Nessuna tecnologia per allertare le guardie ai confini, niente che potesse essere più veloce di loro... anche se a pensarci bene, la società moderna non era poi tanto migliore.
-Ok, Emma. Non dirò niente.
In fondo, chi ero io per decidere al posto suo? Non aveva neanche tutti i torti: se fosse stata mia figlia, nemmeno io l'avrei lasciata uscire di casa non protetta dopo una cosa del genere. Rabbrividivo solo al pensiero.
Almeno non era sola. Se avesse ancora avuto bisogno di piangere o di sfogarsi, l'avrei accolta a braccia aperte. L'importante era che ora fosse al sicuro e stesse bene. Non la conoscevo abbastanza per poterne essere certo, ma non mi sembrava traumatizzata. Ero abbastanza convinto che se diceva di star bene, stava bene.
-Grazie. E spero stia bene anche tu, ho visto come ti hanno strapazzato. Scusami se non te l'ho chiesto prima... come ti senti?
-Emma, non devi assolutamente preoccuparti per me, ho la pellaccia dura. Sto bene, ma grazie.
-Bene. Sono contenta.
E dimenticai davvero ogni dolore, quando si accostò a me per prendermi la mano e mi regalò uno dei più bei sorrisi che avessi mai visto illuminare il suo volto.


 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono tornata ieri... e oggi sono riuscita a mettere a punto il capitolo, era già pronto! Che depressione tornare a casa dopo le vacanze, e sapere di avere 3 mesi senza nessun viaggio ahah per fortuna giugno non sarù troppo pesante, vai. In settimana mi metto in pari coi capitoli arretrati delle vostre ff!
Comunque. Spero il capitolo non sia risultato troppo duro. Ho cercato di renderlo il meno crudo possibile, nonostante gli avvenimenti, ma voleva descrivere un episodio di quella che un tempo era la normalità (non che ora le cose siano cambiate tantissimi a dirla tutta...).
Emma non ha pensato che quei tipi potessero avere brutte intenzioni e la sua buona fede non è stata ripagata. Ovviamente è una guerriera e sa difendersi ma da sola contro 4, disarmata, non era fattibile... ma Killian è giunto in suo soccorso in tempo, e pur non essendo un combattente è riuscito a tirarla fuori da una situazione che sembrava ormai disperata. Ora è ovviamente molto turbata ma sa che poteva andarle molto peggio... e come ha detto a Killian, starà bene. Il brutto episodio li ha sicuramente avvicinati molto, ora, e ha fatto scoprire ad entrambi qualità positive dell'altro. Killian si è reso conto di avere di fronte la donna più forte che conosca (anche se inizialmente non ha capito la sua scelta... si è poi reso conto che in fondo ha ragione), mentre lei ha visto in lui un coraggio che non sapeva avesse. Ha rischiato di farsi ammazzare per aiutarla e non è cosa da poco! Adesso vedremo come si evolverà la situazione!
Vado a dormire che domani si torna a lavoro (sighh), ma nel pomeriggio inizio i recuperi! E a scrivere, così torno a postare puntualmente entrambe le ff ahaha
Un abbraccio, a presto! :*

PS. avevo appena postato. poi vado in home e il capitolo non c'è :| ma è stato uno scherzo di EFP e non di internet stavolta ^^"

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Capitolo 9
*** Hearts Fluttering ***


Hearts fluttering

 


EMMA POV

Mai avrei pensato di riuscire a sorridere nel giorno più terrificante della mia vita.
E quello lo era stato senz'altro. Quando mi ero allontanata – di pochi metri! – coi quattro commercianti, non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello che avrebbero potuto provare a farmi del male. Questo perché non avevo mai avuto paura, visto che in ogni occasione ero sempre stata in grado di difendermi. Perfino in battaglia! Una donna nell'esercito destava scalpore ed era capitato che tentassero di violarmi. Ma un'armatura era molto più difficile da sfilare ed in quei casi avevo sempre avuto una spada o un pugnale. Nessuno che avesse tentato di toccarmi era rimasto impunito: ad alcuni di loro avevo perfino mozzato le braccia senza riguardi.
Era successo tre anni fa, durante una guerra interna contro la contea di Kerry, la quale aveva voluto inglobare Cork per facilitare gli scambi commerciali col continente europeo. Un soldato era riuscito a scaraventarmi giù da cavallo ed una volta scoperto che fossi una donna, il suo istinto era stato quello di slacciarmi la parte bassa dell'armatura per avere accesso alla mia femminilità. Mi ero spaventata per un solo secondo ma, prima che Graham potesse intervenire in mio soccorso, avevo già individuato il punto di stacco della sua e con un colpo netto gli avevo mozzato via il braccio.
Lo stesso era successo un anno dopo durante una rivolta minore, ma anche in quel caso ero stata pronta a reagire.
I miei genitori lo sapevano, e non avevano detto una parola. Si erano semplicemente accertati che non fossi ferita, così come per tutti. Loro non mi avevano mai fatto pesare il fatto di essere una ragazza – proprio per questo ce l'avevo tanto con loro per quell'assurda storia del matrimonio.
Oggi, però, era stato diverso. Quando mi avevano attaccata, quasi non avevo voluto crederci. E non avevo voluto credere di non riuscire a sopraffarli, per quanto ci provassi. La forza fisica non mi mancava, eppure erano riusciti a bloccarmi e strapparmi letteralmente i vestiti addosso. Mi avevano esposta ai loro languidi sguardi, le loro sudicie mani... se chiudevo gli occhi, potevo sentire di nuovo il dolore alle gambe che per un attimo avevo creduto mi avrebbero spezzato. E le due sporche dita proprio lì... mi veniva da vomitare al solo pensiero. Mai nella mia vita ero stata umiliata in quella maniera. Mai più avevo permesso ad un uomo di farmi sentirmi debole!
Diedi un calcio nell'acqua, strofinando forte il seno col sapone per scacciare ogni traccia di quei tocchi indesiderati. Poi chiusiriaprii gli occhi e cercai di calmarmi, prendendo respiri profondi ed espirando lentamente. Non avrei lasciato che quell'episodio mi buttasse giù.
In fondo mi ero liberata prima che riuscissero nel loro intento, prima che potessero davvero farmi del male. Ed il merito, per la prima volta, non era solo mio.
Il merito era di Killian Jones. Quello strano esploratore americano-irlandese spuntato praticamente dal nulla. In un primo momento non avevo saputo cosa pensare di lui, ma pur essendo certa che nascondesse qualcosa, avevo intuito che non avesse cattive intenzioni. Poi avevo addirittura scoperto di trovare piacevole passare il tempo con lui, era da tanto che non trovavo qualcuno che mi capisse così. Solo August e Graham mi avevano sempre sostenuta, ma erano entrambi miei amici d'infanzia. E lui era arrivato così, senza conoscermi, e mi aveva in qualche modo apprezzata per quella che ero.
Non era un guerriero. Non aveva mai combattuto realmente, a quanto ne sapevo. E per lui non ero assolutamente nessuno, avrebbe potuto semplicemente andarsene via o far finta di non sentire. Invece era accorso in mio aiuto e senza neanche pensarci si era avventato su quei vigliacchi che avrebbero potuto farlo a pezzi. E l'avevano colpito più e più volte, l'avevo visto! L'avevo sentito! Ma quando se n'erano andati, non si era lamentato neanche una volta e aveva pensato soltanto a me. Potevo senza dubbio affermare che fosse un uomo davvero coraggioso.
E questa volta, nel chiudere gli occhi sorrisi. Sorrisi al ricordo del suo caldo abbraccio, che improvvisamente aveva fatto sparire tutta la paura, tutto il dolore. E le bellissime parole, sincere, con cui era riuscito a tirarmi su. E poi di nuovo la stretta.
Senza neanche rendermene conto mi ritrovai col cuore che batteva all'impazzata, e il volto aperto in un sorriso che non riuscivo a spegnere. Dei brividi mi percorsero da capo a piedi, e stavolta non di paura...
Cosa mi stava succedendo? Non mi ero mai sentita... così.
Osservando le bolle di sapone che si alzavano a pochi centimetri dall'acqua calda in cui ero immersa, pensai che avrei voluto ancora essere tra le sue braccia.
Dovevo ripagarlo, in qualche modo, per ciò che aveva fatto per me. Volevo fare qualcosa di carino per lui, se lo meritava... immaginavo quanto dovessero avergli fatto del male, soprattutto essendo già ferito per la brutta caduta di quella mattina! Non solo aveva sopportato: aveva perseverato fino a riuscire addirittura ad avere la meglio, e non aveva fatto neanche una piega fino al nostro rientro a castello.
Non aveva voluto farmi sentire in colpa.
Volevo sdebitarmi a tutti i costi, qualcosa mi sarei inventata.


KILLIAN POV

Per quanto ci provassi, l'unica cosa che riuscivo a muovere senza essere scosso dal dolore erano gli occhi. Ogni fibra del mio corpo mi faceva male, avevo decisamente sottovalutato la situazione quando avevo deciso di mettermi a letto senza fare nulla. Ma ero arrivato al castello troppo stanco, e visto che io ed Emma avevamo tardato troppo per la cena, ci avevano serviti con qualche avanzo direttamente nelle nostre stanze. Avevamo visto il re e la regina solo di sfuggita, per dar loro la buonanotte: poi la principessa aveva dichiarato di essere stanca dopo la lunga giornata ed aveva semplicemente chiesto a una delle servitrici di portarle qualcosa in camera. Alla mia conferma che fosse stata una giornata piacevole ma stancante, i due sovrani non avevano lasciato andare in camera con un bel vassoio pieno.
Era un bene che non fossi stato colpito in faccia, o non ci sarebbe stato modo di evitare domande. A dirla tutta ancora non ero d'accordo con la scelta di tacere di Emma, ma l'avevo accettata: tradirla non era un'opzione. Mi era solo dispiaciuto non vederla più, solo che disturbarla in camera non mi era sembrato il caso. Come me aveva bisogno di riposo, e magari di rimanere un po' da sola... sarebbe venuta a cercarmi se avesse desiderato. Sapeva quale fosse la mia stanza.
Alla fine, comunque, ero rimasto solo e ad un certo punto mi ero addormentato. Era un bene che i galli fossero soliti cantare alla stessa ora, o avrei potuto dormire ancora per ore intere! Adesso era davvero arrivato il momento di alzarmi, avevo poltrito anche troppo saltando praticamente la colazione... ma i cavalli non sarebbero stati felici di aspettare!
Proprio quando iniziai a tirarmi su, ignorando le fitte che percorrevano ogni centimetro del mio corpo, la porta si aprì ed apparve Violet con un vassoio.
-Ehm... buongiorno Violet. Già in piedi?
-Mi sveglio presto. Vi ho portato la colazione.
-Puoi darmi del tu, te l'ho detto...
-Sì... scusa. Vero. Non sono abituata. Comunque, ehm, la colazione.
Si avvicinò quindi col vassoio e lo posò sul comodino: c'era tè fumante, succo d'arancia, biscotti alla cannella, marmellata di albicocche, frutta ed un uovo sodo.
-La principessa non sapeva cosa avresti voluto mangiare stamattina, quindi ho portato un po' di tutto.
-Emma? Ma Emma sa che... sono in ritardo. Devo andare alle stalle...
-Ah, giusto. Ha anche detto che stamattina ci pensa lei. Visto che ti sei fatto male cadendo da cavallo ha pensato di darti una mattina di riposo, e ho il permesso di chiuderti a chiave qui dentro se esci prima di avere fatto colazione con calma.
-Che... cosa?
-Quando hai finito di mangiare ti faccio preparare un bagno caldo. E qualcuna delle ancelle potrà medicarti e cambiarti le bende, dopo.
Rimasi davvero senza parole: mi aspettavo che sarebbe stata lei a fare più fatica ad alzarsi. Non certo che mi avrebbe organizzato una mattina di totale relax, e che avrebbe addirittura svolto il mio lavoro. Era davvero piena di sorprese, quella ragazza.
-Io... grazie, Violet. Ok... non voglio offendere la principessa, quindi accetterò. Ma per favore, chiedi solo di lasciarmi in bagno delle nuove bende e il disinfettante, al resto ci penso io. Ok?
-Va bene, come preferisci. Buon appetito! Io adesso vado perché devo aiutare Lacey in biblioteca, ma fra tre quarti d'ora il bagno sarà pronto.
-Grazie... certo, vai pure, non voglio trattenerti.
La ragazzina sorrise e se ne andò, portandosi via i miei avanzi della sera prima per lasciarmi le leccornie fresche. Effettivamente mi resi conto di avere molta fame ed il mio stomaco non tardò a farmelo notare, così posai il tutto sulle gambe ed iniziai dal tè. Avrei voluto andare subito da Emma, assicurarmi che stesse bene, ma non potevo rifiutare la sua gentilezza... ci sarebbe sicuramente rimasta male. Quello doveva essere un modo per ringraziarmi, anche se ovviamente non ce n'era alcun bisogno. Quando avevo udito le sue grida, non avevo esitato neanche un istante ad accorrere da lei... non mi sarei mai sognato di lasciarla in balia di quei maiali, lasciare che le facessero tutto quello che volevano. Era stato un istinto naturale, ero abbastanza certo che chiunque lo avrebbe fatto! Chi si sarebbe sognato di lasciare che facessero del male a quella meravigliosa principessa?
Non potevo che essere felice di essere arrivato in tempo, poco mi importava dei dolori postumi alla lotta. Un paio di giorni e sarebbero passati, non era nulla di grave in confronto a ciò che avrebbero potuto fare a lei!
Quel dolce angelo che aveva cercato rifugio tra le mie braccia, fidandosi di me senza neanche pensarci due volte. E ogni volta che pensavo al calore del suo corpo stretto nel mio, il mio cuore iniziava a battere più forte.
Decisi di non pensarci in quel momento, però, e mi godetti la colazione che aveva fatto preparare per me senza lasciare nulla nel piatto. Decisi che avrei accettato anche il bagno, perché ne avevo bisogno, ma dopo essermi lavato, medicato e rivestito sarei sceso ad aiutarla.


***


-Allora. Chi è quest'incantevole stalliera che mi ha rubato il lavoro?
-Ehi!
Non appena sentì la mia voce, la giovane assorta nella pulizia di Star lasciò andare la spugna e si voltò ad accogliermi con un gran sorriso. Un sorriso bellissimo a cui non ero preparato, un sorriso luminoso che mi fece perdere un battito.
Questa volta indossava un abito blu scuro con le maniche arrotolate fino ai gomiti e una corda a tenerlo su perché non si sporcasse. I capelli erano legati in una coda disordinata e sul viso era sporca di terra. Ciò, tuttavia, non le impediva di rimanere la giovane donna più bella che avessi mai incontrato. Quando sorrideva, poi, nessuna poteva pensare di competere con lei!
-Grazie per la colazione e tutto il resto. Ho gradito molto!
-Mi fa piacere! So che è poco ma volevo trovare un modo per dirti grazie e...
-Non è poco. Era tutto perfetto. E per la cronaca, Swan, non hai nulla di cui ringraziarmi.
Mi avvicinai quindi a lei, incapace di non ricambiare il suo sorriso. A spegnerlo furono tuttavia i lividi violacei che intravidi sulle braccia, poco più in alto dei polsi. Nel punto in cui uno dei quattro l'aveva stretta per tenerla ferma.
Per un attimo aggrottò le sopracciglia senza capire, poi seguì il mio sguardo e tirò subito indietro le mani.
-Non... per favore, lascia perdere. Non è niente. Non fare quella faccia.
-Non è facile, tesoro.
-Cosa ti ho detto riguardo al “tesoro”? Non è che perché ora ci diamo del tu le cose sono cambiate!
Fu un ovvio tentativo di farmi sorridere, ma non ci riuscì. Come faceva ad ignorare quei segni, sapendo come se li fosse procurati? Non era pena quella che provavo, ma semplicemente rabbia! Ci avevo provato a comportarmi normalmente perché avevo capito fosse tutto ciò che desiderava, e me lo aveva confermato il suo largo sorriso. Ma era stramaledettamente complicato.
-Killian! Io sto bene, neanche mi fa male.
-Scusami... è che...
-Lo so. Sono arrabbiata anch'io ma... mi sento bene. Te l'ho detto, non ho paura di denunciarli ma farebbe più male a me che a loro. Non li troverebbero nemmeno, mentre io finirei segregata a vita! Quindi, ti prego, voglio solo lasciarmelo alle spalle e non pensarci più. Pensi di poterlo fare anche tu? Per favore? Non sono traumatizzata o roba del genere, te lo prometto.
Sospirai, alzando finalmente lo sguardo per rifletterlo nel suo. La sua espressione era calma e rilassata, e come la sera prima capii che non mi stesse mentendo. Che motivo ne avrebbe avuto? In fondo era molto più facile confidarsi un estraneo che coi genitori o con gli amici, quindi ero quasi certo che me lo avrebbe detto se non fosse stata bene. Si era instaurata una sorta di fiducia tra di noi... non mi avrebbe mentito. E poi, come fare a dirle di no?
-D'accordo, hai vinto. Mi dispiace! Davvero, se stai bene allora non dirò più una parola.
-Grazie. Sì, sto bene, giuro. E tu? Ho notato che zoppicavi, quindi evita di dire bugie!
Il sorriso le era tornato ed aveva incrociato le braccia al petto, squadrandomi da capo a piedi. Al che mi feci sfuggire una risata: certo che non le sfuggiva proprio niente!
-Vero, sono parecchio acciaccato! Mi sono svegliato che quasi non riuscivo a muovermi, ma il bagno caldo ha aiutato!
-Mi fa piacere. Dovresti andare a riposare, io finisco qui! Non so, prenditi un libro in biblioteca e vai a metterti comodo a leggere in camera... magari ti raggiungo dopo e ti porto del ghiaccio.
-Ma ti pare! Ci vuole altro per mettermi K.O., te l'ho detto, e poi non sono un fan del riposo.
-Allora siamo in due! Senti, ormai ho deciso che voglio finire... ma se ti va puoi portare il fieno mentre lavo Captain, d'accordo? Gli altri sono a posto! Poi mentre li lasciamo fare un giro nel recinto potrei... non so, mostrarti il giardino.
-Mi sembra un'ottima idea! E io continuo a mantenere la mia promessa e ti racconto qualche altro aneddoto di viaggio... magari di come ho imparato ad andare a cavallo, tanto per rimanere in tema. Ma attenta, è una storia brutale e sanguinosa!
Ridemmo ancora, e mi venne spontaneo avvicinarmi per pulirle la fronte sporca di terra. La giovane trattenne il respiro in un primo momento, ma mi lasciò fare senza obiettare. Ci impiegai appositamente più tempo di quanto ci sarebbe voluto, ma infine la lasciai andare ed andai a prendere il carretto col fieno per i cavalli.
Ritrovammo ben presto la sintonia della giornata precedente, e ci trovammo molto bene a lavorare insieme. Proposi di aiutarla anche con la pulizia di Captain, ma quando il cavallo nitrì minaccioso non appena mi avvicinai, lei rise fino a farsi venire il singhiozzo e mi lasciò ad aspettare su un cumulo di paglia in fondo alla stalla. Non potei fare altro che obbedire, e mi concentrai sui suoi movimenti cauti mentre il cavallo selvaggio si lasciava lavare tranquillo. Doveva avere una sorta di potere magico, era incredibile il suo modo di incantare tutti.
Me compreso.

 

***


EMMA POV

-Scusa, scusa, scusa! Sono una frana oggi!
-Una frana non direi, Em! Ma sono riuscito a disarmarti due volte... e non è da te!
-Hai ragione... facciamo una pausa e poi riprendiamo.
Mollai la spada a terra asciugandomi la fronte dal sudore, poi mi diressi verso la panchina dove quasi mi gettai a sedere. Mentre recuperavo il fiato, infilai il boccale nel barile d'acqua fresca e cercai di svuotarlo a piccoli sorsi.
Quando Graham mi raggiunse, lo passai a lui.
Gli ultimi tre giorni erano stati quasi fuori dal mondo, così quella mattina mi ero svegliata con la voglia di allenarmi... ritrovare un po' di normalità. Non che fossi stata male.
Anzi.
Passare del tempo con Killian mi aveva fatta sentire viva come non mai, e mi ero volentieri alzata presto per fare colazione insieme e poi aiutarlo alle stalle. Mi aveva fatto notare con un cipiglio divertito che quello non era un lavoro da principesse, ma a me aveva fatto piacere. Parlare con lui era semplice, sentivo di poter dire qualunque cosa mi passasse per la testa senza sentirmi giudicata. Tanto che mi ero ritrovata a parlargli della mia infanzia, di come a soli dieci anni fossi scappata per vivere la mia prima “avventura”... a 300 metri da casa. Lo avevo preso in giro quando mi aveva detto di non ricordare la sua infanzia molto vividamente, ma in risposta mi aveva fatto notare che fosse quasi dieci anni più “vecchio” di me.
Avevamo riso molto. Avevamo condiviso molto. Lui aveva continuato a parlarmi dei suoi viaggi, lasciandomi più volte incantata a guardarlo, io di come fosse la vita a palazzo. Di come fosse andare in battaglia. Ero riuscita anche a raccontargli della prima volta in cui mi ero sentita diversa...
Avevo avuto amiche femmine, da bambina. Aurora, Ella, Ivy... tutte ragazzine nobili delle contee vicine, che erano state mandate a palazzo dai loro genitori per essere istruite nel migliore dei modi. Erano arrivate per il mio ottavo compleanno, ed ero stata felice di avere delle coetanee con cui poter giocare a tutte le ore del giorno. Avevamo giocato con le bambole, con la neve, a nascondino... tutto era stato semplice, fino a che i primi segni dell'età adulta non avevano iniziato a cambiarci.
Tutte e tre avevano avuto il primo flusso ad undici anni. Prima Ivy, poi Ella ed infine Aurora... inizialmente mi ero dispiaciuta per loro, perché ogni volta che arrivava si lamentavano per il mal di stomaco. Una volta, per scherzare, avevo detto che non avrei voluto essere nei loro panni e che ero contenta per me non fosse arrivato il momento... e quello era stato il punto di rottura.
Ivy mi aveva guardata con orrore, e le sue parole erano state “Che cosa dici, Em! Questo è il passaggio da bambine a donne! Adesso potremo avere dei figli, quando ci sposeremo...”. E io avevo riso, perché mi era sembrato assurdo parlare di matrimonio a 12 anni! Io, a quell'età, avevo iniziato a diventare una brava combattente! Ma fino a quel momento non mi era mai pesato che loro non volessero unirsi, perché trovavamo ancora dei modi per divertirci insieme.
“Quello che dice Ivy è vero, Emma” era intervenuta Aurora “Adesso potremo appartenere alla società. La mamma ha detto che a quindici anni potrà iniziare a cercarmi marito... oh, spero davvero sarà Philip! Quando torno a casa per le feste, mi regala sempre dei fiori! È così dolce, e lui ha già quindici anni! Tra uno solo riceverà l'investitura a cavaliere!”.
E poi... avevano iniziato a parlare tra loro. Di Philip, Thomas ed Henry. Di come le guardassero, di come regalavano loro dei bellissimi mazzi di rose... fantasticando su quanto bello sarebbe stato formare una famiglia, con dei bambini tutti loro. Sognanti, avevano condiviso tra loro quali abiti avrebbero voluto indossare per il proprio matrimonio, o per le eleganti feste che avrebbero caratterizzato le loro vite di mogli d'alto rango.
Quando mi avevano chiesto se io avessi già un pretendente, un futuro re... avevo detto di no. Che non mi sarei mai sposata, perché sarei diventata un cavaliere o un'esploratrice. Da quel momento in poi, avevamo iniziato a distaccarci sempre di più... quando a quindici anni erano andate via, non ero stata triste. A quell'epoca, il mio amico d'infanzia August era ormai il mio migliore amico. Assieme a Graham. Con loro avevo finalmente potuto essere me stessa 24 ore su 24.
E adesso, mi sentivo così anche con Killian... ma avevo omesso di dirglielo, per qualche ragione.
-Mi ascolti, Emma?
-Eh? Scusa Graham, stavo... pensando.
-Al tuo nuovo “amico”? Ultimamente hai passato parecchio tempo con lui...
-Che cosa? Che dici!
Vista quell'insinuazione, non avrei ammesso che fosse effettivamente così neanche sotto tortura!
-Ma sì, dalla gita a Cork in poi... pensi non me ne sia accorto?
-Ma no... è che... è solo che...
Come negare? Non solo passavamo le mattine a lavorare e chiacchierare insieme, anche nel pomeriggio lo raggiungevo in biblioteca per aiutarlo nelle ricerche. Ma ero sempre stata rispettosa e silenziosa, anche se più volte avrei voluto dire qualcosa quando avevo letto disperazione nei suoi occhi. Doveva amare davvero tanto la sua Alice, se con tanta dedizione leggeva volumi su volumi senza mai stancarsi nonostante i fallimenti.
-Lo sai che sono... particolare, vero?
L'uomo annuì con una mezza risata e ne intuii il motivo: “particolare” era un diminutivo! Ero strana, a volte lunatica, testarda... e tante altre cose che non mi rendevano una persona semplice.
-Dopo te ed August, è il primo che sembra capirmi. Non ha una visione maschilista del mondo, e come con voi... mi sento libera di parlare di tutto. Mi fa sentire bene.
-Capisco... curioso per uno stalliere, però. Non mi hai più detto da dove è sbucato... non ho chiesto perché ho pensato che in fondo non sono affari miei ma...
-E' un esploratore- tagliai corto -Americano. Di origini irlandesi. È tornato qui per cercare una cura per sua figlia in coma, ma la nave è naufragata... e poi conosci la storia.
Poi ci guardammo, e Graham non sembrò avere nulla da obiettare. Era intelligente e doveva avere intuito il motivo per cui avessimo mentito riguardo Killian: non avrebbe avuto pace se si fosse saputa la verità! Ma non mi pesò raccontarla a lui, così come lo avevo raccontato ad August: di loro mi fidavo ciecamente e sapevo avrebbero mantenuto il segreto.
-Beh, se non altro ora capisco perché lo trovi tanto affascinante!
-Ora non esageriamo! Certo, le sue storie sono affascinanti...
-Emma, avanti! Ti conosco. E dall'altro giorno a Cork hai una luce diversa, sorridi praticamente tutto il tempo... e hai addirittura abbandonato la faida coi tuoi genitori!
-Ma che dici! Non è vero. Sorrido come sempre! E poi è per merito di August che ho abbandonato la faida, almeno per il momento.
Almeno quest'ultima parte non era una bugia. Ma la prima... dio mio, avrei voluto evitare quel discorso! Proprio perché anch'io mi ero accorta di essere cambiata, di essere più allegra nonostante il brutto incidente nella radura. Quasi non ci pensavo più, a dire il vero... ogni volta che i ricordi tentavano di insinuarsi nella mia mente, stringevo forte gli occhi e ripensavo all'abbraccio che aveva portato via tutta la disperazione.
Mi ero accorta anch'io di provare per lui cose diverse rispetto a quelle che sentivo per i miei due amici. Ma mi rifiutavo di rimuginarci troppo, semplicemente perché... non volevo. Era sbagliato.
-Va bene, allora dimmi una cosa. Perché sei uscita con un vestito e tornata con un altro?
-Ma tu che ne sai, mi spii?!
-Subito sulla difensiva, eh? Allora ho ragione. E se non sbaglio anche lui si è cambiato. Non avrete fatto... pazzie?
Quando dopo un paio di secondi realizzai cosa intendesse, strabuzzai gli occhi e per poco non mi andò di traverso l'acqua. Stava davvero insinuando...?!
-Graham! Ma sei pazzo?! Mi conosci...
-Scusa. Però sei tutta rossa... dovevo chiedere...- ridacchiò, alzando le mani a mo' di resa. Lo avrei preso a pugni... e poi non ero rossa! E se lo ero, era per la... sorpresa. Non che ci sarebbe stato qualcosa di male se fosse successo, perché ero libera di fare del mio corpo ciò che volevo... e sinceramente un uomo attraente come Jones non sarebbe stato la mia ultima scelta. Ma, dio!
-Non te la prendere, dai!
-Non è che me la sto prendendo. Ma tu sei... sei... cazzo, Graham! Lo sai cosa penso.
-Lo so, lo so. Non vuoi sposarti, conoscere uomini e tutto il resto... ma sto solo dicendo che non dovresti escludere qualsiasi possibilità solo per testardaggine. Voglio dire, non ci sarebbe nulla di male se ti piacesse qualcuno. La libertà di scegliere è anche questa... non sto dicendo ovviamente che ti devi innamorare dello straniero che probabilmente se ne andrà appena potrà. Ma in generale.
Erano poche le occasioni in cui non sapevo cosa dire, e questa era una di quelle. Non avevo mai parlato di ragazzi coi miei amici, se non per spiegar loro il mio punto di vista. Non sapevo se sentirmi imbarazzata o soffermarmi sulle sue parole, che in fondo non erano così sbagliate. Era vero, il mio rifiuto assoluto di sposarmi era principalmente per provare un punto: un punto a cui tenevo, però. A mio parere era importante mostrare che una ragazza non avesse bisogno di diventare moglie per avere valore. E di certo l'idea di sposare Killian Jones non mi era passata neanche per l'anticamera del cervello! Insomma, stavamo bene, in sintonia, ma... non avrebbe avuto senso.
-Lui si è cambiato perché è caduto da cavallo all'andata verso Cork e si è sporcato. Io... perché... è successa una cosa al ritorno.
-Cosa? Ti ha fatto qualcosa?
-Ma no! È che siamo stati aggrediti, ma niente di che. Capita, lo sai, ogni tanto c'è brutta gente e...
-Cosa?! Siete stati aggrediti... e non hai detto niente! E cosa centra con l'abi... Emma!- stavolta fu lui a strabuzzare gli occhi, e saltò in piedi piazzandosi di fronte a me sconvolto -Ti hanno fatto del male? Stai bene? Come hai potuto non dire nulla...
-Esattamente per questo. Vedi come reagisci.- borbottai scocciata, distogliendo lo sguardo. Nessuno avrebbe reagito in maniera tanto eclatante se fosse stato un uomo ad essere aggredito da dei briganti. Se fossi stata un uomo me la sarei cavata con un “Cavolo, per fortuna stai bene!”. E invece no. Solo perché ero una ragazza, ecco che scattava il radar dell'iperprotettività.
-Emma, se ti hanno... tolto i vestiti... o...
-Me li hanno strappati. Ci hanno provato a violentarmi, questo volevi sentire? Ma non ci sono riusciti, quindi non vedo perché avrei dovuto dirlo e preoccupare te o i miei genitori senza motivo. E non osare farne parola o non ti parlerò mai più.
L'uomo rimase in silenzio, continuando a guardarmi preoccupato e sorpreso. Era chiaro che si stesse trattenendo duramente dal replicare.
-Lo stalliere. Non ti ha protetta?
-Uno, so badare a me stessa e non ho bisogno di essere protetta! Due: erano in quattro, noi in due. Ha fatto quel che ha potuto, ed è soprattutto merito suo se sto bene... fatto sta che ne siamo usciti vivi e vegeti, anche da disarmati. E io sto bene, quindi non ne voglio più parlare. Continuiamo ad allenarci! Devo riprendere la forma perché tra qualche giorno inizierò a dare lezioni anche a lui.
Se per un attimo avevo valutato di confidarmi più “approfonditamente” dopo il discorso che aveva fatto sulla mia testardaggine, adesso ero certa che sarebbe stato meglio tacere. Se aprirmi con lui riguardo certe cose portava a questi risultati, allora era meglio evitare.
Almeno per adesso. Perché ero arrabbiata e avevo bisogno di sbollire.
Se non altro, mi aveva dato lo sprint giusto per concentrarmi sull'allenamento e stenderlo.
In più, ciò che provavo per Killian, era affar mio. Anche perché, in tutta sincerità, non sapevo assolutamente cosa fosse.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Dopo un weekend più lungo e faticoso di quanto previsto (argh!), oggi ho finalmente potuto iniziare i recuperi con calma! Confido di metterci poco a finire i vostri capitoli, visto che fino a venerdì sarà una settimana abbastanza tranquilla. Stavolta spero per davvero ahaha
Comunque! Non sono riuscita ancora a mettere appunto il capitolo dell'altra quindi riprendo da venerdì/sabato prossimo. Anche questo capitolo invece era terminato, quindi ci ho messo poco. Emma è ovviamente ancora scossa da quanto accaduto, ma si sta riprendendo abbastanza bene. Pensare a Killian la aiuta, e sta scoprendo che ciò che prova per lui è in qualche modo cambiato... non lo vede più solo come l'affascinante ma sconosciuto straniero che racconta solo belle storie. Le batte il cuore e non riesce a spiegarselo...
Killian si è svegliato parecchio ammaccato, e ha avuto una bella sorpresa inaspettata da parte della "sua" principessa, che ha raggiunto solo dopo un paio d'ore di relax che proprio lei ha voluto regalargli. L'ha trovata nei panni di stalliera ed è stato sorpreso dell'accoglienza calorosa... non sapendo ovviamente come lei avrebbe potuto reagire dopo ciò che è successo. Invece di respingerlo si è aperta di più nei suoi confronti, anche se non vuole più parlare di quella notte. E hanno ritrovato il feeling che avevano iniziato a scoprire durante la loro gita, fino al rientro a castello. Tanto che hanno iniziato a passare molto più tempo insieme.
Graham ovviamente è rimasto sconvolto dalla rivelazione, e vedremo se farà qualcosa! Certo, se osasse, lei sarebbe davvero capace di non parlargli più...
Ok basta, sta diventando più lungo del capitolo xD
A presto, nelle recensioni delle vostre, e stavolta col capitolo dell'altra! Un abbraccio :*

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Capitolo 10
*** Chemical reaction ***


Chemical reaction




KILLIAN POV

Gli ultimi tre giorni erano stati folli. In senso positivo.
Sentirmi bene mi riempiva di sensi di colpa, perché ancora non avevo trovato una soluzione convincente per riportare da me Alice: solo qualche strano rito druido che mi ero appuntato per ogni evenienza... eppure...
Eppure avevo cominciato a riconoscermi. La mia voglia di scoprire, di imparare, di vedere nuove cose, era tornata; avevo perfino iniziato ad apprezzare le noiose letture di medicina. Tra pagine e pagine di nulla c'erano dettagli interessanti, tradizioni perse nel tempo, cenni di avvenimenti storici che volevo approfondire, visto che non erano arrivati alla mia epoca.
E continuava ad essere Emma la ragione della mia “rinascita”. Volevo credere che non fosse stata l'orribile esperienza ad unirci, ma la splendida giornata passata insieme. Quelle preziose ore che ci avevano permesso di conoscerci, avvicinarci, legare.
La ragazza aveva continuato a svegliarsi ogni mattina per unirsi a me nelle stalle, nonostante avessi ribadito che non ce ne fosse alcun bisogno. Non potevo però negare che mi facesse piacere passare del tempo insieme e parlare di... tutto: più volte ero stato vicino al raccontarle la verità. Se solo fosse stato qualcosa di più credibile, avrei ceduto.
E comunque, non si era limitata a questo. Anche i pomeriggi mi aveva fatto compagnia in biblioteca, semplicemente leggendo in silenzio con me, interrompendomi solo per mostrarmi ciò che di interessante riusciva a scovare.
Ero sempre stato un tipo piuttosto solitario, amavo avere la mia privacy e del tempo da passare da solo... solo con Alice non mi era mai pesato condividere praticamente ogni momento della giornata. E adesso... adesso, con Emma, era esattamente così che mi sentivo. A volte faticavo a ricordarmi che fosse una principessa del XVI secolo: era fin troppo facile vederla “solo” come una giovane donna piacevole e divertente, dai forti ideali, dalle idee rivoluzionarie, dalle tante passioni, dal carattere forte e determinato. Il genere di donna, persona, con cui sentivo di poter effettivamente condividere la mia quotidianità.
Proprio perché avevo imparato a tenere a lei, la osservavo. Non potevo fingere che non le fosse accaduto nulla, nonostante mi avesse assicurato che fosse acqua passata. Un'esperienza del genere avrebbe segnato chiunque, uomo o donna... certo, sarebbe potuta andare molto peggio, ma per fortuna eravamo riusciti ad evitarlo. Tuttavia, proprio come le avevo promesso, non avevo più aperto la discussione. Non ne avevo sentito la necessità, vedendola sempre serena.
Nel frattempo anche io ero completamente tornato in forze: delle ferite era rimasto ben poco, e dei colpi presi solo qualche livido, niente più dolori. Per questo, la sera prima, le avevo proposto di passare la mattinata del mio giorno libero ad imparare ad usare la spada. Speravo che le mie – poche – doti nella scherma, mi avrebbero permesso di non fare la figura del completo idiota. Magari se me la fossi cavata sarei potuto andare a caccia con lei e i suoi genitori, qualche volta.
Solo che, non appena la principessa comparve, persi ogni certezza di riuscire a mantenere la concentrazione. Indossava una camicia bianca con un giubbone blu senza maniche, legato in vita da una grossa cintura. Un paio di guanti e stivali lunghi, ed un pantalone nero decisamente attillato. Anche il suo viso era perfettamente incorniciato dalla coda alta e i due ciuffi ribelli che le ricadevano lungo le guance.
-Ti vesti così per duellare, Killian?
-Eh?- avevo completamente perso le parole, neanche riuscii davvero a sentire cosa mi avesse domandato. Solo il mio nome.
-Ti sei imbambolato? Hai visto un fantasma? Ti ho chiesto... sicuro di essere comodo così?
-Ah... oh, non lo so.- borbottai, cercando di tornare in me -Te l'ho detto, non ho mai davvero usato una spada e... credo di essere comodo.
-Vedo di procurarti almeno un paio di guanti di pelle, aiutano l'impugnatura. Avresti bisogno di una camicia un po' più larga sulle maniche, che ti permetta di muoverti fluidamente... ma per adesso ce la faremo andar bene. Almeno non è stretta come quella con cui sei arrivato! Come fai a muoverti in quella cosa?
-Parli proprio tu, con questi pantaloni stretti? Non che mi lamenti eh... sono ottimi per contenere le... forme!
-Jones!
Fu impossibile non scoppiare a ridere alla sua espressione meravigliata, le orbite per poco non le uscirono dagli occhi! Ma proprio non ero riuscito a tenere per me quella battuta, un fondoschiena del genere era decisamente degno di nota...
-Ti rendi conto di starti rivolgendo in modo assolutamente inadeguato ad una principessa?! Ringrazia che ancora non ho sfoderato la spada o...
-Calma, tesoro!- che furia, però... doveva proprio avere del fuoco che le bruciava dentro; -Stavo scherzando! E poi è un complimento...
-Pervertito.
-Solo perché apprezzo una bella donna?
Già mentre lo dicevo iniziai a sentirmi a disagio. Non ero stato volgare, ma ugualmente stupido a non rendermi conto che un apprezzamento così diretto e sfacciato avrebbe potuto infastidirla. Sicuramente non era abituata, ed in fondo... anche quei uomini di malaffare erano stati diretti. Speravo sapesse di non essere un oggetto per me, e che mai l'avrei toccata contro la sua volontà!
-Mi dispiace.
-Lascia perdere.
-No, mi dispiace davvero. Non volevo essere volgare e inopportuno.
La giovane sospirò, rilassando finalmente il viso. Poi mi guardò come se cercasse di leggermi dentro, e non fu facile non sentirmi un po' a disagio... sembrava quasi avesse dei raggi ad infrarossi negli occhi.
-Non lo sei stato. Non sono abituata a persone così... schiette. Dirette. Non è necessariamente una cosa negativa, immagino. E poi... anche tu hai un fondoschiena niente male!
Fu il mio turno di strabuzzare gli occhi sotto il suo sorriso furbo e divertito! Ma guarda te, la principessa mi aveva guardato il culo? Questa me la sarei dovuta proprio segnare, sapevo che avrebbe fatto ridere Alice!
-E quando avresti avuto occasione di ammirarlo?
-Quando ti ho praticamente costretto ad indossare quella che chiami “calzamaglia”. Ti donava.
-Cosa posso dire... sono un uomo dotato su tutti i fronti! Se capisci cosa voglio dire...
La bionda alzò gli occhi al cielo, poi ridemmo insieme. Mi resi conto che in quegli ultimi giorni avevo ripreso a ridere tantissimo, tanto che a volte mi faceva male la faccia. Con lei tutto sembrava molto più semplice.
E ogni volta che il mio cuore faceva un salto, mi ripetevo per tre volte “E' una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.”. E funzionava... almeno fino a che non incrociavo di nuovo i suoi smeraldi.
Ma non potevo, non potevo assolutamente permettere che la sintonia che ci univa si trasformasse in qualcosa di troppo grande. Finché si trattava di attrazione, avrei potuto gestirlo. Ma doveva assolutamente fermarsi lì, o ne avremmo sofferto entrambi.
Allontanai quindi quei pensieri e la seguii per scegliere la spada. Ascoltai il suo consiglio ed optai per una non troppo pesante e facilmente maneggevole; per iniziare sarebbe sicuramente stato più facile. Trovai effettivamente ottima l'impugnatura coi guanti di pelle, aderivano perfettamente.

***


Scoprii di essere particolarmente talentuoso nell'arte della spada, perfino Emma non poté negare che me la stessi cavando molto meglio di altri alle prime armi. Certo, rimproverò le mie lamentele quando esigé che dessi duecento colpi ad un albero, ma alla fine eseguii.
Tuttavia al primo colpo neanche centrai l'albero e finii col sedere a terra, cosa che le provocò il singhiozzo dal ridere; dopo una ventina di volte iniziai a cavarsela piuttosto bene. Iniziai a sentirmi a mio agio con l'arma in mano, tanto che tutti e cinquanta gli ultimi colpi furono completamente precisi e fui in grado di eseguire tutte le sue richieste. Eravamo passati poi alla paglia, ed infine alle mele che mi tirò per aria. Rimase a bocca aperta quando, dopo la prima dozzina finita a terra, riuscii a colpirle tutte una dopo l'altra, spezzandole in due.
Il tempo era voltato, tanto che quando decise di concedermi una pausa, ci rendemmo conto che fossero trascorse quasi tre ore. Per fortuna avevamo le mele per rifornirci di energie!
-Per oggi basta. Che dici?- propose, lanciando un torsolo di mela in un secchio, facendo pieno centro. Ovviamente.
-No, dai. Speravo di poter provare un paio di mosse con te.
-Ci sarà tempo per quello, magari domani. Dovresti evitare di sforzarti troppo, il tuo fianco ha bisogno ancora di qualche giorno per guarire completamente.
Che avesse notato la mia espressione dolorante quando mi ero seduto? Stavo bene, ma qualche crosta sotto le bende che ancora mi fasciavano il fianco doveva essere saltata, ed una volta fermo i pizzicori si erano fatti sentire. Ma stavo davvero bene e non avevo voglia di fermarmi... ci avevo preso gusto.
-Apprezzo l'interesse, Swan, ma credimi, sono in ottima forma. Certo, un po' sudato...
-Lo vedo. E sei bravo.- ammise -Ma visto che stai bene, non ti sembra il caso che convenga lasciare che le cose continuino così? Domani potremo continuare un po'!
-Solo qualche colpo, dai... non farti pregare! O forse hai paura di me?- tentai. Ancora non ero riuscita ad inquadrarla del tutto, ma di una cosa ero certo: non sapeva resistere alle provocazioni. La sua determinazione a non essere mai vista più debole in quanto donna, la portava sulla difensiva anche quando il sessismo non c'entrava assolutamente niente.
-Bel tentativo, lo ammetto. Ma sarebbe surreale avere paura di un pivello alle prime armi! Penso che anche un bambino in addestramento sarebbe in grado di batterti!
-E allora cosa ti costa mettermi K.O.?
-Non voglio ferire il tuo orgoglio già il primo giorno, visto che sei stato bravo!
-Essere battuto da un'ottima spadaccina non intaccherà il mio orgoglio, tesoro. Anche perché dò per scontato che riuscirai a stendermi dopo trenta secondi, sempre se sono fortunato...
Quella sbuffò e incrociò le braccia al petto, ma sembrò rimuginarci su. Avrei potuto rimandare all'indomani, sì, ma ero curioso di vedere se l'allenamento avrebbe avuto già qualche effetto in caso discontro effettivo. Se la velocità e la fluidità mi avrebbero fatto resistere almeno mezzo minuto prima di venire disarmato. Sapevo bene che mezza giornata di addestramento non poteva portare chissà quali risultati, ma almeno un minimo...! E poi morivo dalla voglia di vederla in azione.
-Che fretta hai, Jones?
-Nessuna. Però daiii, ti prego!- insistetti, cercando di sfoderare il mio sorriso più affascinante. Raramente le donne riuscivano a resistere, ma ovviamente Emma non era come le altre! E tutto ciò che fece fu inarcare un sopracciglio, come a dire “sei serio?”.
-Cavolo Swan, non capisco dove sta il problema...
-Ma non è un problema, è... ah, dai! Avanti, se insisti tanto facciamolo. Ma non ti lamentare poi se non va come avevi sperato.
-Grazie splendore! Promesso, nessuna lamentela!
Mi alzai dalla panchina allegro, e seppur cercò di nasconderlo notai un piccolo sorriso aprirsi sul suo volto. Anche lei si divertiva con me, potevo dirlo con certezza... oppure non le ci sarebbe voluto niente ad evitarmi. Era una principessa e avrebbe potuto inventare decine di scuse credibili pur di non starmi intorno... invece mi avvicinava per sua scelta.
Raggiungemmo insieme il centro del campo, e mi mostrò come mettermi in guardia, così la imitai. D'accordo, iniziavo a pensare che anche cinque secondi con la spada in mano sarebbero stati un bel traguardo... l'espressione decisa che le si dipinse in viso, quasi faceva paura. Non stentavo a credere che non avesse avuto problemi ad unirsi all'esercito, con l'armatura addosso non avrei mai detto che fosse diversa da un qualsiasi altro cavaliere.
Mi colpì la spada una prima volta, piano.
Poi una seconda, e alla terza riuscii a mantenere la rigidità nella stretta.
-Ottimo. Una buona presa è fondamentale, ricordalo. Ora cerca di parare un paio di colpi, cercherò di non esagerare ma tu concentrati.
Annuii: potevo farcela se non fosse stata troppo dura con me.
Ed infatti così fu. Seguii il movimento del suo braccio, tutt'uno con l'arma, e parai il colpo alla mia sinistra. Poi alla mia destra. E poi ancora uno, all'altezza della testa.
Uno più in basso, uno in alto, e prima di rendermene conto mi ritrovai a difendermi girando in tondo assieme a lei. E poi la sua spada si conficcò nel terreno, ad un massimo di due centimetri dal mio piede. Rimasi senza fiato.
-Non male. Ma se avessi fatto sul serio, con questo ti avrei fatto molto molto male...
-Wow. Sì. Non stento ad immaginarlo.
Indugiai ancora qualche attimo sulla lama affilata e lucente accanto al mio piede, poi alzai lo sguardo su di lei. Mi guardava curiosa, in attesa che dicessi qualcosa. Magari temeva di avermi spaventato, scoraggiato, o qualcosa del genere.
-Non l'ho nemmeno visto arrivare quel colpo...
-Già, lo so. Ma se continui ad allenarti, potresti anche imparare a tenermi testa... un po' più a lungo.
-Quando inizio una cosa, Swan, la porto a termine.
La ragazza si chinò a raccogliere la sua spada, e quando si tirò su me la ritrovai a distanza di un respiro. Restammo in silenzio a guardarci negli occhi per quelli che sembrarono istanti interminabili... ed avvertii i battiti del mio cuore accelerare prepotentemente. Per un attimo spostai lo sguardo sulle sue labbra, e subito me ne pentii.
Erano rosee, luminose, perfettamente delineate e leggermente umide. Avevano un aspetto così morbido... appetibile.
Quanto avrei voluto baciarle.
-Ora...- sussurrò -Hai talento, ma sei un po' rigido. Ti mostro come si fa.
Ed in un attimo fu dietro di me, permettendomi di lasciar andare il respiro. Quella sensazione di liberazione fu però di breve durata, poi il suo corpo aderì alla mia schiena ed il braccio al mio. La mano afferrò assieme alla mia la spada che ancora reggevo.
-Lasciati andare del tutto. Sciogliti e lasciati guidare... chiudi gli occhi se vuoi.
Annuii e deglutii. Speravo che la mia reazione non fosse troppo evidente, che i pantaloni fossero abbastanza spessi da contenerla, o avrei davvero fatto davvero una pessima figura. Lei mi stava insegnando ad usare un'arma, ed io...
Quando strinse l'impugnatura feci un gran respiro per riprendere il controllo di corpo e mente, poi chiusi gli occhi come aveva suggerito. Un attimo dopo il suo braccio si trovò a guidare il mio in movimenti veloci e fluidi, e quando aprii gli occhi feci quasi fatica a crederci. Mi muovevo in perfetta sintonia con lei, e pur riacquistando un minimo di controllo fui in grado di seguire perfettamente le sue mosse. Poi si fermò, costringendomi a fare lo stesso.
-Vedi? Non è difficile se hai del talento naturale. Continueremo ogni giorno, un'ora di allenamento prima di pranzo.
Quando lasciò andare la presa ricominciai nuovamente a respirare, anche perché sentii freddo dove fino a un attimo prima i nostri corpi si erano uniti. Tornò di fronte a me, braccia conserte e un lieve sorriso soddisfatto.
-Ci sto. Dimmi solo una cosa... sono il tuo primo allievo?
-Nessuno, assolutamente nessuno se non qualche bambina, prenderebbe lezioni da una donna: per quanto brava possa essere.
-Non sanno cosa si perdono.
-Lo credo anch'io. Qui non sempre è vuoto, sai? A volte ci sono gli allenamenti dei giovani ragazzi, oppure esercitazioni dell'esercito stesso... potresti venire deriso.
-Per cosa? Per gelosia, perché ho un'insegnante brava e anche bellissima?
Il mio tentativo di farla di nuovo ridere andò a segnò, tanto che mi abbracciò tra le risate... ed io non potei fare altro che ricambiare la stretta.
È una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.
È una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.
È una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.
È una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.
È una principessa. È nata 500 anni prima di te. Non osare pensare a lei in quel modo. Scordatela.
Solo che non funzionava più...

 

***

EMMA POV

Mi separai dall'abbraccio lentamente, con delicatezza, nella speranza che non notasse i brividi che avevano scosso tutto il mio corpo.
Fino al basso ventre.
Qualcosa era scattato in me quando ci eravamo ritrovati a lottare, occhi negli occhi, in sintonia. Poi, quando avevo raccolto la spada e lo avevo guardato... percependo perfino il suo respiro... era stato l'istinto a guidarmi. Il mio bisogno fisico di sentirlo vicino, di toccarlo, di provare qualcosa. Perché Killian Jones mi stava facendo scoprire un nuovo lato di me, un lato che fino a quel momento non avevo mai esplorato, un po' per scelta e un po' perché nessuno era mai stato in grado di scatenarlo.
Ero una stupida. Un'illusa.
Non ero nessuno per lui.
Non sarei mai stata nessuno per lui, perché nel momento stesso in cui avesse trovato una cura per sua figlia se ne sarebbe andato. E di tutto, non sarebbe che rimasto un bel ricordo.
Eravamo stati bene in quei giorni, ma questo non voleva dire nulla.
Forse mi vedeva solo come un'anima affine, divertente da provocare...
Non sapevo neanche se a catturarmi fossero stati i suoi occhi magnetici, il suo abbraccio caldo, la sua mente brillante, la sua vita da sogno, o il modo normale in cui mi trattava. O forse tutto insieme.
E il suo modo di provocarmi con complimenti celati in battute, non aiutava.
Se qualcun altro avesse fatto degli apprezzamenti sul mio fondoschiena non sarei stata tanto amichevole! Lo avrei infilzato con la mia spada, probabilmente. Ma lui... lui non mi dava fastidio, perché era chiaro che non mi vedesse come un oggetto con cui soddisfare le sue voglie d'uomo! O come una creatura fragile da proteggere. Mi vedeva come... come una persona.
Ma forse una sciocca ragazzina in fin dei conti lo ero, visto che avevo lasciato che il mio cuore battesse all'impazzata. Che il mio corpo tremasse al suo tocco. Che il mio viso sorridesse non appena incrociavo il suo sguardo.
-Emma, stai bene?
-Eh?
-Sei... sei sbiancata. D'un tratto. Vuoi rientrare?
No, non volevo rientrare, volevo soltanto vomitare. Tutto questo... tutto questo era troppo per me.
-No.- mi ritrovai invece a dire -Calo di zuccheri. Scusami.
Idiota! Una stramaledetta idiota! Calo di zuccheri? Ma se avevo mangiato le mele insieme a lui!
Dimmi che non mi vedi solo come una principessa ribelle.
Dimmi che mi vedi anche come una vera donna... come una donna appetibile ai tuoi occhi. Come una donna attraente, e non solo per le sue idee rivoluzionarie e per la sua forza.

-Hai ragione, è quasi ora di pranzo. Rientriamo, non voglio stancarti... scusami se ho insistito.
-No, no, non ti devi scusare. Mi sono divertita molto e sei un bravo allievo. Però hai ragione, non ho voglia di saltare il pranzo.
-Andiamo allora, io ho anche bisogno di un bagno...
Per favore! Evita di dirlo. Ci manca solo che ora ti immagini immerso nella vasca, nudo...
Dovevo smetterla.
Era sicuramente colpa degli ormoni in subbuglio, visto che il ciclo mi sarebbe arrivato a giorni. Speravo mi venisse un bel mal di pancia, così da avere una scusa per evitarlo fino a che il mio corpo non fosse tornato alla normalità.
-Anch'io- ma il mio sarebbe dovuto essere gelido.
Maledetto Graham. Non poteva aver ragione, non potevo essere davvero attratta da Killian, era semplicemente insensato e sbagliato! Neanche lo conoscevo bene, ancora!
-Grazie davvero per oggi, continuerò ad imparare volentieri dalla migliore. E per ringraziarti, uno di questi giorni voglio prepararti uno dei miei piatti preferiti.
-Ah sì? Sei bravo in cucina?
-Se ti fa sentire più tranquilla, lascerò che un cuoco assista e si assicuri che non mandi a fuoco il castello!
E finalmente la tensione si sciolse. I miei muscoli si rilassarono non appena mi lasciai andare ad un'inevitabile risata!
In fondo... in fondo non ci sarebbe stato nulla di male.
Cosa c'era di male dall'essere attratta da un uomo che mi rispettava, mi faceva ridere, e soprattutto mi capiva?
Era sbagliato, certo. Lo conoscevo da meno di due settimane. La mia mente continuava ad urlarmelo quasi a squarciagola.
Ma il mio cuore, per qualche ragione, non aveva voglia di ascoltare.
E in fondo... perché mai non avrebbe potuto essere attratto da me? Non volevo credere di essere così folle da essermi completamente immaginata la chimica che ci aveva uniti!
-Allora, nel pomeriggio ho lezione con le bambine del villaggio. Vuoi unirti?
-No, tesoro. Facciamo un'altra volta, credo sia giusto che i maschietti siano esclusi... anche quelli sexy come me! Penso andrò al pub a Blarney con Robin e Jeff. Ci vedremo domani mattina.
-Oh... non... tornerai a cena? Non dormi qui?
Certo.
Ovviamente.
Quanto ero stu...
-Certo che tornerò, Swan. Solo più tardi. Le serate tra uomini possono andare per le lunghe! Sai, tra il bere e il parlare di bellissime donne... alcune particolarmente speciali...
Ed il mio cuore perse un ennesimo battito.
Ero persa, e non c'era più via d'uscita.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Anche da voi ormai è così caldo che non si respira? Per fortuna almeno a casa mi salvo con l'aria condizionata... ma uscire è una condanna!
Veniamo a noi. Un paio di giorno sono passati dalla disavventure, ed Emma e Killian hanno continuato ad avvicinarsi, passando del tempo insieme (anche parecchio). E' qualcosa di positivo per entrambi, tanto che Killian si sente quasi in colpa per sentirsi così bene... ma non può farne a meno. Emma, inconsapevolmente, lo sta riportando ad essere la persona che era un tempo. Lei, intanto, ha trovato una persona estremamente affine...
Hanno iniziato gli allenamenti e Killian ha scoperto di essere portato! Sicuramente ne ha di strada da fare, ma il talento non gli manca e lo ha riconosciuto perfino Emma. Diciamo che potrebbe essere pronto a proteggerla come si deve, la prossima volta... magari non ce ne sarà bisogno ma non si sa mai!
Il cuore di entrambi batte più forte del dovuto e non per la fatica... l'apice è stato il momento in cui Emma ha preso coraggio e ha deciso di "approfondire" l'addestramento, mostrandogli cosa fare (sicuramente è chiaro a quale scena mi sono ispirata! l'avevo adorata!)... lì sono stati brividi per entrambi, e non solo! Ormai la tensione è evidente, l'attrazione è forte... devono solo trovare il coraggio di ammetterlo. Killian ci è vicino, visto che si rende conto che i suoi buoni propositi stanno completamente sfumando... tanto che ormai risulta molto più diretto e le ha fatto capire che non vuole passare la notte con un'altra. Per lei continua ad essere tutto nuovo, ma ormai inizia ad essere consapevole di cosa voglia dire... vediamo come procederanno d'ora in avanti!
Grazie a chi continua a leggere, recensire ed inserire la storia nelle varie categorie! Mi fa davvero piacere :)
Un abbraccio a tutti e alla prossima, con l'aggiornamento dell'altra e ovviamente con le vostre storie!

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Capitolo 11
*** On fire ***


On fire




EMMA POV

Il pomeriggio con le bambine del villaggio era stato un toccasana per la mia mente e i miei ormoni in subbuglio. Nonostante amassi trascorrere il tempo con Killian, allontanarmi per qualche ora mi aveva fatto bene... così come concentrarmi su qualcosa che trovavo molto importante. Insegnare a leggere e scrivere alle giovani che avevano voglia di imparare: era il mio primo “incarico reale” e andava ormai avanti da un anno. Era qualcosa che fin dall'inizio mi aveva portato grandi soddisfazioni, e sempre più genitori avevano deciso di concedere questa possibilità alle loro figlie. Anche se critiche come “Le ragazzine devono imparare a cucire, lavare, cucinare! Si occuperanno di figli e mariti passando il tempo a leggere?” erano ancora piuttosto frequenti. Avevo tuttavia imparato ad ignorarle, concentrandomi sul mio lavoro per due pomeriggi pieni a settimana. Avevo una classe di bambine dagli otto agli undici anni, l'altra di più grandi dai dodici ai quindici. Per cercare di includerne il più possibile avevamo strutturato le lezioni in corsi quattro mesi, il tempo necessario per dar loro delle buone fondamenta perché potessero successivamente cavarsela e migliorare da sole. Tra meno di un mese avrei finito il lavoro col terzo gruppo ed ero estremamente soddisfatta! Si erano sempre impegnate tutte, anche se per alcune era stato più difficile... ma alla fine ce l'avevano fatta. Con le più affezionate avevo ancora dei rapporti, tanto che mi inviavano racconti e poesie almeno una volta al mese!
Il prossimo passo sarebbe stato aprire la biblioteca del castello al pubblico, ma per quanto l'idea mi entusiasmasse sapevo bene che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo per pianificare al meglio la dinamica. Magari avrei chiesto consiglio anche a Killian...
Già, Killian.
Sospirai, versando dell'essenza di rosa tra le bollicine che coprivano la superficie dell'acqua calda. I miei pensieri correvano sempre a lui... mi era bastato salutare l'ultima bimba, che la mia mente era volata ai suoi occhi azzurri e magnetici. Ma sapevo fosse andato alla taverna coi suoi due nuovi amici, così avevo deciso di distrarmi con un bel bagno caldo prima di cena.
Purtroppo, non si stava dimostrando una gran distrazione.
Non riuscivo a fare a meno di pensare al modo in cui mi parlava, guardava, e chiedermi se mi stessi immaginando tutto o se neanch'io gli fossi indifferente.
Aveva provato le mie stesse sensazioni, quando i nostri corpi avevano aderito? Anche il suo basso ventre era andato in fiamme, ed aveva trattenuto il fiato per nasconderlo?
Al solo pensiero, la pulsazione tornò a farsi viva. Al pensiero del suo profumo, ancora una volta degli occhi, delle braccia forti che più volte mi avevano stretta... delle sue mani grandi, forti, eppure lisce e morbide... calde...
Come mi sarei sentita se mi avessero toccata davvero? Conoscevo l'anatomia, conoscevo il sesso... ma tutto teoricamente. Non ero mai stata toccata, almeno non per mia volontà. Ma anche il ricordo di quelle bestie sbiadì all'istante: mi bastò concentrare la mente sull'uomo che provocava in me quelli che avrei descritto come piacevoli danni irreparabili.
Desiderava toccarmi? Desiderava scoprire il mio corpo? Le sue mani grandi avrebbero potuto afferrarmi il seno senza fatica. E le dita affusolate, torturarmi i capezzoli sensibili, che avevo sentito inturgidirsi quando avevano aderito contro la sua schiena.
A lui avrei permesso di strapparmi il vestito. Gli avrei permesso di toccare tutto il mio corpo... dal collo, al seno, al ventre... gli avrei permesso di schiudermi le gambe, sfiorare la mia intimità.
Tirai il collo indietro e lasciai scendere la mano fin lì, nel mio punto più sensibile. Mi bastò sfiorarlo per rabbrividire, e rendermi conto che qualcosa di diverso dall'acqua della vasca lo aveva reso umido.
Immaginai la sua mano al posto della mia, la sua mano esplorare l'esterno liscio... e poi... iniziare a sfregarlo, torturarlo, con un dito, poi due, poi tre. Poi con tutta la mano.
E lasciai che la mia facesse ciò che la mia mente stava dipingendo, e mi bastò toccare il punto giusto per gemere, quel punto leggermente sporgente, che lentamente si stava rendendo scivoloso...
Cosa avrebbe fatto lui? Cosa avrebbe fatto un uomo esperto ad una donna che non desiderava altro che averlo?
L'avrebbe stretto tra le dita... poi sfregato di nuovo, con sempre più forza.
Avanti e indietro, avanti e indietro, fino a che i miei gemiti non divennero un'eco nel grande bagno illuminato dalle candele.
Ma non era abbastanza, non si sarebbe fermato lì... avrebbe voluto entrare nella cavità a cui stava provocando quell'eruzione di umori... l'avrebbe voluta esplorare.
Stringendo gli occhi, lentamente, molto lentamente, insinuai dentro l'indice. Cercando di tenere a bada la nebbia della mia mente, ricordandole che... che nessuno si era mai insinuato ancora lì. Che ero vergine. Che avrei voluto perdere la mia purezza con lui, non solo col pensiero di lui.
Ma ciò non mi impedì di spingere quel singolo dito fino in fondo... dove indugiò perché il mio respiro potesse provare a tornare regolare.
Quando recuperai quel minimo di lucidità di cui avevo bisogno, lasciai scivolare fuori il dito... poi di nuovo dentro... e poi ancora, e ancora, e ancora. Mai troppo a fondo. Non ce ne fu bisogno, perché ad ogni movimento sfregava le mie pareti strette e sensibili, che sentivo vicine ad un'esplosione. Non potevo più resistere a quell'agonia, così pensai a cosa avrebbe potuto fare per farla finire, per non lasciarmi agonizzante di piacere da soddisfare...
Avrebbe osato un movimento deciso. Proporzionato alla sua forza, alla dimensione della sua mano... veloce, molto veloce, sempre più veloce fino al traguardo.
Urlai.
Alla liberazione, urlai.
Urlai e lasciai che le mie gambe, incapaci di chiudersi, godessero di quella sensazione di... di... appagamento – così lo avrei definito – ancora per un po'.
Ancora un po'.
Solo dopo altri, lunghi minuti, il resto dei sensi tornò a prendere il controllo.
Abbastanza da farmi realizzare che, a quel punto, solo una sciocca avrebbe potuto negare.
Desideravo Killian Jones come non avevo mai desiderato nessuno.
E forse, anche lui desiderava me.

 

***


-Tesoro, vuoi mangiarti anche il tavolo stasera?
-Ma no padre! Ho solo fame... oggi ho avuto parecchio da fare e a pranzo ho mangiato poco.
-La lezione è andata bene?
-Certo! Le bambine sono tutte bravissime... alcune di loro hanno già una bella grafia, incredibile.
-Hanno una brava insegnante!
-Insomma... lo spero!- risi, dopo aver mandato giù l'ultimo boccone di pollo arrostito alle spezie.
Ero semplicemente allegra e piena di energie, e un po' me ne vergognavo. Quello che avevo fatto... di certo non si addiceva ad una principessa. Ma era stato così...
Così.
Mi sentivo bene.
E all'idea che se ci fosse davvero stato lui con me nella vasca...
No. No, assolutamente no. Non potevo permettermi di pensare queste cose, non a tavola coi miei genitori! Anche se era impossibile non sentire la sua mancanza, ormai ero abituata alla sua presenza a cena. Alla sua presenza in generale.
-E invece come se la cava Killian con la spada? Anche quella lezione è andata bene?- intervenne mia madre, con sguardo inquisitorio. Ringraziai di non avere nulla in bocca o mi sarei strozzata – anche se non ne avevo assolutamente motivo.
-Certo. Voglio dire, sì, è molto bravo. Impara in fretta... ha un talento naturale.
-Passate molto tempo insieme, ultimamente...
-E questo cosa c'entra?!
No. No, non sarei arrossita: non avrei dato questa soddisfazione a mia madre... era chiaro come il sole che stesse cercando di insinuare qualcosa.
-Beh, nulla... è solo che sappiamo quanto sei difficile in fatto di... amicizie.
-Con lui è facile- e questa non era una bugia -Adoro ascoltare le sue storie sull'America. Le sue esplorazioni. Ha visto così tanto! Ha vissuto esperienze incredibili... è bello ascoltarlo! E poi, insomma, non è come... come la maggior parte degli uomini.
Per non dire come tutti gli uomini, o almeno quasi. Non avevo mai incontrato nessuno con gli stessi ideali di Killian Jones, ed in qualche modo superava anche Graham ed August. Non che non mi rispettassero, che non mi sostenessero e tutto il resto... non mi sarei mai lamentata di loro, erano amici eccezionali e non mi trattavano da inferiore solo perché donna!
Ma Killian... Killian mi capiva. Mi capiva davvero.
-Mi rispetta. Come una persona e non come una donna. Quindi mi piace parlare con lui- spiegai, cercando di rimanere vaga -Mi piace parlare con qualcuno che non mi chiede come va la ricerca del marito o cose del genere... a lui interessa cosa mi piace. Cosa mi diverte. Le mie aspirazioni.
-Mi fa piacere abbia conosciuto qualcuno così allora- sentenziò mio padre, sorridendo -E' anche un santo a non essere scappato... all'inizio gli hai dato parecchio filo da torcere!
Ridemmo tutti: non potevo negare! Ecco, forse non lo avrei definito “santo”... ma tanti al posto suo avrebbero potuto semplicemente decidere di mandarmi a quel paese, e neanche avrei potuto biasimarli. Sì, gli avevo dato del filo da torcere e non avrei smesso ora, ma avevo anche imparato a fidarmi. Nascondeva sicuramente qualcosa, ma ero convinta che qualunque cosa fosse, lo stesse facendo in buona fede. Se fosse stato una cattiva persona non avrebbe mai rischiato la vita per me, una perfetta sconosciuta! Non si sarebbe fatto picchiare per difendere me. Non avrebbe fatto finta di niente, ignorando i dolori, solo per riportarmi a casa sana e salva e senza farmi pesare nulla!
E quando gli avevo chiesto di non parlare dell'accaduto, pur essendo contrario aveva rispettato la mia decisione.
Quando gli avevo promesso di star bene, chiedendogli di non pensarci più, mi aveva ascoltata. E non mi trattava come un cagnolino ferito, non aveva cambiato atteggiamento.
Mi accettava per quella che ero.
E forse... forse gli piacevo, per quella che ero.
-Non mi pento per quel che è stato. Non si è posto in modo esattamente “simpatico”, all'inizio e... insomma, non potevo accogliere uno sbruffone a braccia aperte. Ma ora so che è anche molto altro e... ci troviamo bene. Mi dispiace solo che non stia facendo grandi progressi per sua figlia. Abbiamo trovato dei... “riti”... ma dubitiamo quella roba funzionerebbe. E il dottor Hill ancora non si è fatto sentire, a quanto pare. Mi piacerebbe poterlo aiutare...
-Perché non invii una lettera al dottor Stein, allora? Chiedigli di venire quando può, magari lui potrà aiutarlo... o almeno provarci.- propose mia madre, e l'idea mi sembrò effettivamente ottima. Viktor Frank Stein non era un fisico sperimentale, ma senz'altro un ottimo guaritore. Era sempre stato lui a curarci, e per merito suo non avevo neanche più la cicatrice della ferita all'addome. O meglio, concentrandosi si poteva intravedere una piccola striscetta bianca... ma tutto lì. Considerando che ero rimasta ferita neanche un anno fa, era praticamente niente! Forse avrebbe avuto una soluzione semplice ma efficace anche per la figlia di Killian.
Quando parlava delle sue avventure con Alice gli si illuminavano gli occhi, ma avevo anche fatto caso a come si spegnessero a fine racconto... nel momento in cui realizzava che lei non era al suo fianco.
-Lo farò domani mattina stesso. O se lui non può venire, magari andrò con Killian a Rosscarbery. Potremmo rimanere lì al castello una notte, perché tornare in giornata sarebbe stancante.
-Perché no? Mi sento più tranquillo così rispetto a quando te ne vai a zonzo da sola. E il fatto che abbia talento con la spada è un plus.
-Padre! Lo sai benissimo che se ce ne fosse bisogno mi saprei difendere da sola! E a quanto mi risulta rimango comunque più brava di lui!
Sospirai infastidita, posandomi contro lo schienale della sedia. Niente, proprio non ce la faceva a fidarsi un po' di me. Non osavo immaginare allora cosa avrebbe fatto se avesse saputo dell'inconveniente nei boschi di Cork! Mi avrebbe rinchiusa in una torre del castello e pur di non farmi uscire a “correre pericoli” avrebbe ingoiato la chiave. Ero davvero contenta che, nonostante l'incomprensione avuta, anche Graham avesse rispettato la mia richiesta di tenere la bocca chiusa.
Quegli uomini ormai avrebbero dovuto essere fuori dal Paese, se avessero avuto un minimo di sale in zucca ed istinto di sopravvivenza. Non li avrei mai più rivisti e andava bene così.
O forse no. Non andava bene così. Avrebbero potuto approfittarsi di altre ragazze, ragazze che al contrario di me non sarebbero riuscite ad opporsi. Ragazze senza un Killian a difenderle.
Ma come avevo detto a quest'ultimo... non potevo cambiare le cose, così su due piedi.
In certi casi, per non passare la vita a bollire nel rancore, bisognava soltanto lasciar perdere. Lo avevo imparato tanto tempo fa, in diverse occasioni.
-Non puoi biasimare me e tua madre se ci preoccupiamo, piccola!
-Non sono piccola.
-Non lo sei, ma lo sarai sempre per noi. Sei la nostra bambina e non possiamo permettere che ti succeda qualcosa, ne moriremmo!
Sospirai ancora una volta, ma ora senza trovare nulla da dire. Non potevo ribattere perché in fondo li capivo... era ovvio che volessero soltanto il mio bene. E nonostante i timori, non mi avevano mai negato la mia libertà e di questo non avrei mai smesso di esser loro grata.
-Non mi succederà nulla, promesso. So badare a me stessa...
-Lo so- annuì mia madre -E siamo orgogliosi di avere una figlia così forte ed indipendente, dai grandi ideali. E sembra che anche il nostro non più così nuovo ospite apprezza queste tue qualità. Dimmi, piccola... provi qualcosa per lui, non è così? Non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi...
Gelai.
Ed arrossii, stavolta non potei evitarlo.
Una domanda così diretta non me l'ero aspettata: mi ritrovai a non saper cosa rispondere. Avrei potuto negare. Ma perché? Come lei aveva detto, non c'era nulla di male.
-Non vogliamo premere...- continuò -Ma se ci fosse qualcosa... puoi dircelo. Non faremmo perdere tempo né e te, né a Sir Neal e suo padre.
-Davvero?
Dall'imbarazzo, passai allo stupore. Avrebbero annullato il mio incontro con un principe solo perché provavo dei sentimenti, al momento molto confusi, per un esploratore? Qualcuno che non avrebbe portato beneficio alla società ma soltanto a me?
-Davvero.- asserì mio padre, con un cenno del capo.
Le espressioni di entrambi erano serie, segno che non mi stessero prendendo in giro: non si trattava solo di una prova. Se avessi detto loro la verità... avrebbero messo fine a quella pressione?
In fondo non avevo ragione di mentire. Erano i miei genitori e mi avevano sempre voluto bene incondizionatamente. Avevano sempre accettato qualsiasi mia scelta strana o inusuale.
-Beh...
E proprio quando stetti per parlare, la porta si aprì ed entro uno dei camerieri, il giovane Peter.
-Scusatemi se interrompo, Vostre Altezze- fece il ragazzo, con un piccolo inchino -E' appena arrivata una lettera ed ha il sigillo rosso. Non poteva aspettare.
Trattenni il fiato e presi la busta mi porse, ringraziandolo con un cenno. Poi la guardai... sigillo rosso. Il sigillo rosso non portava mai nulla di buono.
Prima di qualsiasi battaglia, c'era sempre stata una lettera dal sigillo rosso.
Così come prima di ogni richiesta della mia mano da parte di qualche principe potente. O re.
Alla notizia della morte dei miei nonni.
Ogni lettera importante, veniva contrassegnata da un sigillo rosso.
-Grazie, Peter. Hai fatto benissimo.
Il giovane si inchinò ancora una volta, poi lasciò la stanza mentre io già strappavo la busta con l'aiuto di un coltello. I miei genitori non fiatarono e mi lasciarono spiegare il foglio che vi era contenuto dentro.
Miei cari Re James e Regina Snow Margareth,
Mi è appena giunta notizia che le province libere del nord siano state inglobate dal regno di Ulster: fa fede un trattato ufficiale che verrà reso pubblico molto presto.
Ho timore che gli scontri siano alle porte e trovo che sia di vitale importanza scegliere i propri alleati prima della resa dei conti.
Per questa ragione, ho ricevuto una proposta di alleanza ufficiale da Re Midhas e sono costretto ad ammettere che rifiutare l'accordo non mi è semplice: come ben sapete, nelle province di Ulster, gli sbarchi commerciali dall'America sono ancora liberi.
Tuttavia, mi ritengo un uomo onesto: qualora il nostro progetto dovesse andare in porto, ho intenzione di onorare quella che potrebbe diventare una sola grande famiglia. Mio figlio sarà di ritorno fra tre giorni – due, quando riceverete la mia lettera. Vista l'urgenza della questione, se anche Voi siete d'accordo, anticiperemo la nostra visita a Munster di una settimana. Saremmo dunque Vostri ospiti la prossima domenica, invece che quella successiva. I nostri figli avranno la possibilità di fare conoscenza e, in caso di esito positivo, potremo fissare la data del fidanzamento e successivamente delle nozze al più presto.
Ho bisogno di una Vostra risposta il prima possibile, così da poter iniziare con l'organizzazione del viaggio.

In fede,
Re Rumph O'Stiltskhein.”

Pronunciai il suo nome con un singhiozzo.
Mi erano bastate poche righe per capire l'effettivo contenuto della lettera e le lacrime erano scese senza che potessi far nulla per fermarle.
-Questo... vuol dire che devo sposarlo.
-Emma...
Alzai lentamente lo sguardo sui miei genitori, entrambi mi guardavano preoccupati. Come se fossi un ordigno in procinto di esplodere.
E invece di rispondere “no” alla mia affermazione, non avevano fatto altro che pronunciare il mio nome.
-Se non lo sposo si alleerà con Ulster. E se cadremo sarà colpa mia.
-Tesoro, non... è... troveremo una soluzione. Se tu...
-Sono l'erede di Munster. E devo decidere se scegliere la mia felicità, o il benessere del mio popolo. Con quale faccia mi guarderanno, un giorno, se facessi la scelta più egoista? Sempre che questo regno esista ancora!
Non ero più una bambina, dannazione, sapevo cosa avrebbe comportato un mio rifiuto! Il regno di Ulster non solo era forte, ma avrebbe potuto stringere un accordo con l'Inghilterra per ricevere alcune truppe da Enrico VIII. Se fossimo rimasti soltanto noi e, presumibilmente Leinster, sarebbe stato pressoché impossibile avere la meglio.
Quello era un ricatto mascherato da proposta di matrimonio.
-Tesoro, è tardi. Ne parleremo domani... ma sappi che non ti costringeremmo mai...
-Non servirebbe! Come potrei guardare chiunque negli occhi, se facessi una scelta egoista?! Scusatemi, ho bisogno di... di uscire. Di... pensare.- singhiozzai ancora, mentre le lacrime scendevano impellenti.
Mi alzai così da tavola, rovesciando quasi la mia sedia per lo scatto, e corsi senza pensare verso le stalle. Avevo bisogno di Star, avevo bisogno che mi portasse dall'unica persona con cui mi sarei sentita libera di parlare e perfino piangere, senza sentirmi una schifosa egoista.

 

***


KILLIAN POV

-Amico, ma si può sapere che ti prende questa sera? Ti senti bene?
-Cosa vuoi dire?
-Scherzi? Hai ignorato due bellissime donne che ti hanno spudoratamente invitato a bere...
-Non erano il mio tipo. E poi anche voi due siete ancora seduti qui, mi risulta.- feci notare a Robin e Jefferson. Ci eravamo recati alla locanda dall'ora di cena, per poi passare al rum e alla birra.
Per quanto amassi trascorrere il tempo con la principessa, mi faceva piacere avere anche della compagnia maschile una volta ogni tanto. Fare cose “normali” a cui non ero più abituato: e poi sia Robin che Jeff erano molto simpatici. A loro avevo raccontato la verità – almeno quella che avevo raccontato ai reali – e avevano capito come mai avessimo scelto di fingere che fossi un semplice stalliere. Erano due tipi a posto, sapevo di potermi fidare.
E poi era divertente batterli ogni volta a freccette: avevo scoperto di avere una gran mira!
-Ah già, hai ragione. Tu sei più un tipo da... principesse!
Ahia.
-Ma va!
-Non siamo mica idioti, Jones! Ci hai mollato un sacco di volte per rimanere con lei.
-Lo sapete che mi alleno con lei. E ho ricerche da fare... è solo che non voglio distrarmi troppo, sono qui per mia figlia.
-Però dai suoi occhioni verdi ti lasci distrarre eccome!- continuò a punzecchiarmi Jeff; -Non dico di non capirti, è una gran bella donna... ma è l'erede al trono! Non punti mica a diventare il nostro re?
-Ma non dite idiozie!- scoppiai a ridere, forse un po' troppo forte -Qualsiasi cosa possa esserci tra me ed Emma, sarebbe puramente platonica!
-Oooh, la chiama per nome!
-Perché invece di parlare di me non facciamo una partita a freccette?
-Perché vinci sempre tu! Lascia divertire un po' noi... e poi, io scommetterei su di te! Non ce la vedo la nostra principessa a sposarsi un banale principe... nah. Non fa per lei.
-E uno stalliere farebbe per lei?
-Uno stalliere no! Ma un esploratore... sai che facciamo? Scommetto 10 penny che finirai per sposarla.
-Anch'io ne scommetto dieci.
Erano forse impazziti?! Strabuzzai gli occhi, non sapendo davvero cosa dire. Certo, che avessi mentito sul “platonico” era ovvio, perché ciò che provavo per lei andava ben oltre l'attrazione fisica... ma sposarla! Mi veniva da ridere solo all'idea. Io, Killian Jones, blogger del XXI secolo... sposare una principessa del XVI secolo e diventare re! Questa sì che sarebbe stata una bella barzelletta!
-D'accordo. Scommetto un intero stipendio che non succederà.
-Wow. Vuoi proprio renderci ricchi, eh?
-Siete voi a non rendervi conto delle assurdità che state dicendo. Io sposare la principessa! Faccio prima ad arrivare a nuoto in America, piuttosto!
-Staremo a vedere. Intanto non hai degnato nemmeno di uno sguardo neanche... come si chiamava... Eloise? E non è niente male la ragazza...
Era proprio vero che parlare del diavolo portava le sue conseguenze! Jefferson non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la giovane comparve con un vassoio da dietro il bancone. In effetti non mi ero più fatto sentire e un po'... ma non le avevo ma mentito. Fin dal primo momento, tutto era stato chiaro tra noi e non avevo mai promesso che sarei tornato.
E nonostante fosse decisamente molto bella, coi capelli arricciati ed il lungo abito bordeaux, vederla non mi suscitò proprio nulla. Ogni parte di me era ormai presa dalla ragazza più sbagliata che potessi scegliermi...
Ma proprio non riuscii a non fare il paragone.
Emma era molto più aggraziata in ogni movimento, molto più elegante pur rimanendo decisa. Erano due donne completamente diverse, certo, ma la principessa aveva decisamente quel qualcosa in più – sicuramente non solo ai miei occhi. Era bellissima e per mostrarlo non aveva bisogno di indossare abiti sontuosi. Ed era più forte, oltre che fisicamente anche caratterialmente, era più... vera. A quegli uomini che le facevano complimenti inappropriati mentre serviva da bere, avrebbe dato un bel calcio nelle palle! Come minimo.
Non potevo neanche biasimare Eloise per essere semplicemente una ragazza “normale” che faceva il possibile per adattarsi al suo mondo... ma non c'era nulla da fare.
Il fascino di Emma Swan, poteva solo sognarlo. E non solo lei.
-Killian!
-Ehi, ciao tesoro.
-Sei venuto a trovarmi, eh? È passato un bel po'...- ammiccò la giovane donna, sedendosi sul mio grembo senza tante cerimonie nonostante non fossi solo. I miei amici trattennero le risate, fu piuttosto chiaro dalle loro espressioni.
Io invece non seppi che fare. Spingerla via non sarebbe stato molto galante.
-Lo so, Eloise. Ho avuto da fare. Come stai?
-Molto bene, grazie. Sai, la tua stanza è disponibile se dovessi decidere di fermarti...
-Eh, come vedi sono in compagnia!
-E dov'è il problema?- sorrise ammaliante, guardando anche gli altri due -Sembrate tutti uomini rispettabili, oltre che molto attraenti. Se Killian è disposto a condividermi...
E a quella proposta, a tutti e tre andò di traverso la birra. Eloise scoppiò invece a ridere. Grazie a dio! Forse stava scherzando...
-Che c'è, chiunque qui dentro non se lo farebbe ripetere due volte, se facessi loro la stessa proposta... Un po' di sano divertimento non fa di certo male!
No, non stava scherzando. Io e gli altri due ci guardammo, decisamente increduli e anche un po' confusi dalla sua nonchalance. Non potevo negare che nei miei sogni più proibiti, avessi desiderato qualcosa del genere... ma con tre donne!
-Temo... temo dovremo declinare per oggi, tesoro.
Stavolta fu lei a rimanere incredula.
-Forse hai dimenticato cosa sono in grado di farti provare, Killian...- sussurrò senza scomporsi, passando lentamente le dita sul mio collo. Invece di provare piacere, la sensazione mi infastidì.
Era sbagliato. Era sbagliato che fosse lei a toccarmi, quando le mani che desideravo erano quelle di un'altra donna. Tuttavia non feci nulla, e prima che potessi rendermene conto, le sue labbra furono sulle mie...
E strabuzzai gli occhi.
Non poteva essere.
Emma.
Troppo distratto non avevo sentito la porta sbattere, ma non ci avrei fatto caso visto che mai avrei immaginato di veder entrare proprio lei! Proprio in quel momento.
La sua espressione era indecifrabile.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho saltato la scorsa settimana ma volevo sistemare questo capitolo per bene...
Penso sia chiaro che ormai Emma si è bruciata col fuoco... ed è praticamente impossibile tornare indietro. La sua mente va sempre a Killian, ed ora vorrebbe andarci anche il suo corpo... Ha deciso di provare "qualcosa" di nuovo, diciamo... che per l'epoca così naturale non è, per una ragazza! Dato che erano viste come creature pure e caste. Ma sappiamo che lei è diversa, e praticamente sarebbe pronta anche a ben oltre, ormai. Ha praticamente ammesso a sé stessa di provare seriamente qualcosa per Killian e lo ha quasi confidato ai suoi genitori. Prima di essere interrotta, da una notizia tutt'altro che lieta. Sembra che questo matrimonio prema sempre di più, e che ne vada del futuro del regno...
Sicuramente per lei sarà difficile decidere. Da una parte si sente egoista, dall'altra come può sposare qualcuno che non sia Killian? E visti i suoi ideali, un matrimonio combinato non è certo il massimo... Insegna alle bambine a leggere e scrivere, avere idee, ideali, piuttosto che a basare la propria vita sulla ricerca del marito...
Anche Killian non guarda più le altre e i suoi amici se ne sono accorti, tanto da esser stati pronti a scommettere che sposerà la principessa! A lui sembra ridicolo, perché impossibile per ovvi motivi che loro non conoscono... anche se come lei è consapevole di ciò che prova!
Emma avrebbe voluto sfogarsi con lui, peccato sia arrivata in un momento poco opportuno... vediamo come si farà perdonare ora (anche se alla fine non ha fatto nulla, poveretto ahaha ha solo cercato di non essere troppo balordo con Eloise e si è fatto cogliere da lei alla sprovvista.)
Coomunque... come state passando queste vacanze? Partite da qualche parte? Io le mie le ho già fatte e farò un altro piccolo viaggetto di 5 giorni a settembre... ma stop. A Praga o Budapest, oppure Amsterdam... devo ancora decidere. Si capisce che il mare non fa per me? xD
Nel frattempo, sto pensando di fare un rewatch di Once, dalla prima stagione... vedremo.
Un abbraccio e alla prossima! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)

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Capitolo 12
*** Hold me ***


Hold me



EMMA POV

Fu dura fingere che il mondo non mi fosse crollato addosso.
Fingere che non mi importasse, o che non fossi sorpresa.
E ancora più dura avanzare piuttosto che correre via, per non rischiare di perdere anche quell'ultimo filo di dignità che mi era rimasto.
Killian mi guardava, e lasciai che gli occhi mi bruciassero pur di riuscire a mantenere lo sguardo fermo mentre mi avvicinavo. Molti altri occhi erano puntati su di me, ma non vi badai.
-Emma... ehm... principessa... mmh... che... come mai sei... qui?
Alle sue parole anche la donna che aveva sulle gambe si voltò verso di me e strabuzzò gli occhi: provai il forte desiderio di cavarglieli. E di tranciare con le spada le sue luride mani, sferrare un pugno su quelle stramaledette labbra.
Dio, l'avrei uccisa!
-Volevo... bere qualcosa.- deglutii, mentre anche Robin e Jefferson mi fissavano. Che avessero parlato di me? Che avesse raccontato loro come si fosse divertito a flirtare e prendermi in giro, prima di tornare tra le braccia della sua sgualdrina?!
-Eloise stava andando. Siediti... siediti vicino a me.
-Non me ne stavo andando.
-Invece sì.
-Ma Killian!
-Eloise, per favore. Sono sempre stato chiaro, mi sembra. Non ti ho presa in giro.
Mentre la mia mente cercava di recuperare la lucidità per decidere il da farsi, quell'orribile donna si alzò dalle gambe di Killian con espressione tremendamente offesa, e dopo avermi regalato uno sguardo avvelenato si allontanò.
Ma quanto ero stupida! Quanto! Come diavolo mi era saltato in mente di raggiungerlo alla taverna?! Era chiaro che le serate tra uomini sfociassero in ben più che chiacchiere, e avrei dovuto essere abbastanza sveglia per capirlo da sola. Ma lui... lui mi aveva fatto credere che fossi unica!
O no?
In fondo, chi ero io per lui?
Proprio nessuno.
-Mi spiace, non volevo rovinare la tua serata- borbottai, facendo un'immensa fatica a mantenere la voce ferma. Quando avrei solo voluto urlare, prenderlo a schiaffi e poi piangere. Piangere della mia immensa stupidità!
-No, non stai... è stato un malinteso, Emma. Eloise, lei... è...
-Mi sembra chiaro cosa sia- feci con una risata che uscì un po' troppo squillante -Non devi spiegarmi niente, davvero!
-Invece sì, perché non c'è assolutamente nulla...
-Non sono affari miei!- e non sono una stupida! Aggiunsi, ma solo nella mia testa. Certo, non c'era assolutamente nulla... e allora sulle sue gambe ci era caduta? Era per sbaglio inciampata sulle sue labbra o cosa?!
-Richiamala, non voglio disturbare. Sul serio. Io vado a...- accennai al bancone e senza degnarlo di un altro sguardo mi ci diressi in fretta e furia, chiedendo un bicchiere di whisky.
L'oste mi squadrò diverse volte ma io non battei ciglio e aspettai che mi servisse ciò che avevo ordinato. Nonostante la quantità generosa, ignorai la gola che bruciava e scolai la bibita in un solo fiato. Se solo avessi potuto spaccare il bicchiere in faccia a quella puttana!
-Un altro, per favore.
-Vostra altezza, con tutto il rispetto... per una Lady come voi, ho di meglio...
-Vi sembra che abbia chiesto una bevanda da “Lady”?!
-N... no, certo che no. Scusate, pensavo solo...
-Non importa, non pensate. Un altro whisky, grazie.
-Fate anche due. Offro io alla nostra splendida principessa!
Mi voltai a destra, per ritrovarmi davanti un uomo dall'aspetto piuttosto brillo e trasandato.
-Will Scarlet, Altezza!- fece con un inchino teatrale, e per poco non cadde dalla sedia.
Lo guardai per un attimo, pensando che avrei colpito volentieri anche lui in quel momento: come valvola di sfogo sarebbe andato bene.
-Mi pago da bere da sola, grazie.
-Ma una signora graziosa come voi non dovrebbe bere da sola!
-Non ho bisogno della compagnia di nessuno, un bicchiere so tenerlo in mano da sola, grazie! E adesso sparisci prima che mi arrabbi seriamente.
Portai la mano al pugnale che avevo nella cintura sotto il mantello, e non appena il giovane se ne rese conto strabuzzò gli occhi e si allontanò inciampando almeno tre volte prima di tornare al suo tavolo. Uomini! Tutti uguali! Prima facevano i galanti e poi in cerca di sgualdrine.
Avevo sbagliato: avrei dovuto consumare il mio dannato whisky e poi fare dietro front e tornarmene di corsa al castello. Per non rischiare di ubriacarmi o picchiare qualcuno! Nonostante ciò decisi ugualmente di mandare giù anche il secondo bicchiere; poi sbattei cinque penny sul tavolo e mi alzai, solo per ritrovarmi di fronte quello stramaledetto esploratore dagli occhi azzurri da cui mi ero fatta fregare alla grande.
-Emma, per favore...
-Killian. Ti ho detto di tornare a...
-Non capisci. Non c'è proprio nessuno da cui tornare. Come mai sei venuta fin qui? È successo qualcosa?
-Vuoi lasciarmi in pace, dannazione?!- tuonai infine, spingendolo così forte da farlo cadere.
Subito si alzarono brusii e perfino risate, ma non me ne curai e accelerai il passo per uscire il prima possibile da quella sudicia bettola! Una volta alla porta trovai finalmente le forze per correre via, veloce verso la mia Star. Ormai le lacrime erano un fiume in piena e tutto ciò che desideravo era il mio letto caldo e il morbido cuscino in cui sfogarmi.
-Scusami per averti svegliata per venire fin qui, Star! Mi dispiace piccola, sono stata una cretina! Ma anche a te piace Killian, quindi forse mi capisci... speravo di poter parlare con lui! Sto sempre meglio dopo aver parlato con lui, ma mi sono illusa...- singhiozzai, mentre quello stramaledetto nodo con cui avevo legato il mio cavallo non voleva saperne di sciogliersi.


KILLIAN POV

-Continui a sostenere che tra te e la principessa non c'è niente, ora?
-Maledizione...
Mi alzai sotto gli sguardi curiosi di tutti, anche se avrei voluto che il terreno si aprisse per farmici sprofondare dentro. Non potevo nemmeno prendermela con Eloise, ma solo con me stesso: ero stato un grande idiota! Avrei semplicemente dovuto farle capire senza tanti giri di parole che non mi interessava e basta. Se ne sarebbe fatta una ragione, visto che tra noi non c'era niente.
-Io... devo... non lo so.- borbottai, con lo sguardo in direzione della porta. Avrei dovuto seguirla? O forse preferiva rimanere da sola e non dover vedere la mia faccia? Almeno a me, capire una donna risultava stramaledettamente complicato! L'istinto mi diceva di correrle dietro e giurarle che tra me e l'altra non ci fosse assolutamente nulla, ma la ragione mi ripeteva che non fosse scappata per gelosia. In fondo non ero nessuno per lei, chi credevo di essere per pensare che potesse essere gelosa di me?! Solo l'idea era ridicola. Doveva essersela presa perché... per qualche ragione che, da uomo, non riuscivo a comprendere. Magari aveva pensato che Eloise fosse effettivamente una sgualdrina e che io fossi il genere di persona che frequentava quel genere di donne.
Eppure...
-Jones, valle dietro diamine!- esclamò Robin mentre il mio corpo seguiva la mente e tornava al proprio posto. Lo guardai confuso, non sapendo cosa fare.
-Avrai anche un certo fascino ma con le donne non ci sai proprio fare! Seguila prima che arrivi a castello, idiota!
-Non lo so...
-Vai e basta o giuro che ti ci mando a calci!
Ancora non ero convinto, tuttavia decisi di agire e a passo svelto mi diressi verso l'uscita, guardandomi intorno una volta fuori. Dannazione... doveva essersene andata. Ero stato troppo lento e Robin aveva ragione: ero un vero disastro! Qualunque fosse la ragione per cui si fosse arrabbiata, desideravo chiarire quello stupido equivoco. Non potevo lasciare che mandasse in fumo tutto ciò che avevamo costruito negli ultimi giorni.
Proprio quando iniziai a perdere le speranze, la notai in fondo al recinto dove vi erano alcuni cavalli, alle prese con le corde che legavano il suo.
-Swan!
Non mi sentì o semplicemente non volle rispondere, ma corsi ugualmente per raggiungerla nel momento esatto in cui riuscì a sciogliere il nodo. La presi per le spalle, cercando di impedirle di salire in groppa a Star senza farle male.
-Lasciami stare. Subito.
-Emma, mi dispiace...
-Non hai di che scusarti. Tranquillo.
-A me non pare. Ma comunque non importa, voglio scusarmi lo stesso. E... tra me e quella donna non c'è niente, davvero.
-Ti ho già detto che sono affari tuoi. Mi lasci in pace ora o devo scollarti con le cattive?
L'avrei lasciata in pace se la luce della luna non evidenziasse le lacrime ai suoi occhi... dannazione. Non poteva essere, non poteva davvero... non potevamo.
-Fai come vuoi, picchiami ma lasciami parlare.- continuai, alleggerendo la presa ma senza mollarla -E' vero, sono stato con quella donna mentre tu eri dal tuo amico August ma... non è mai stato nulla di serio. Ora mi ha visto e... ha dato per scontato che la desiderassi, tutto qui.
Emma mi guardava negli occhi, senza quasi respirare. Ma anche a me mancava il fiato, perché odiavo vedere quegli occhioni verdi colmi di lacrime, e per colpa mia... Quanto avrei voluto dirle che nessun'altra era degna di lei, che ormai nessun'altra avrebbe potuto anche solo attirare il mio sguardo!
Se solo la realtà fosse stata più semplice, avrei ammesso apertamente di desiderare lei e lei soltanto... ma la realtà continuava a frenarmi. Quanto avrebbe resistito, però?
-Non posso fartene una colpa. Sono affari tuoi se vuoi... se...
-Emma, il punto è che non voglio. Avrei dovuto essere subito chiaro con lei, ho sbagliato.
-Ok...- sussurrò solamente, tirando su col naso. Era chiaro che si stesse sforzando di nascondermi il suo pianto, e pur essendo certo che ormai sapesse di aver fallito, non dissi nulla.
Sentii finalmente di poter lasciare la presa senza rischiare che mi sfuggisse, così continuammo a guardarci per altri interminabili istanti. Anche con gli occhi lucidi e leggermente gonfi era meravigliosa. E le sue labbra umide avevano un aspetto così dolce, allettante... se solo...
-Sono venuta perché... avevo bisogno di te- sussurrò -E' successa una cosa. È arrivata una lettera. E solo tu riesci a capirmi, e io... Invece ti ho visto con quella e... ho pensato... di essere di troppo.
-Tesoro, tu non potresti mai essere di troppo. Cosa è successo?
-Non vuoi tornare di là? Possiamo... possiamo parlare domani.
-Sono esattamente dove voglio essere.
Cercò di trattenerlo, eppure lo notai quell'accenno di sorriso che le dipinse il volto. Dio, aveva la minima idea di quanto mi rendesse difficile resisterle? O forse le stesse sensazioni tormentavano anche lei? Non ero più un ragazzino, non potevo essermi immaginato quella chimica che negli ultimi giorni ci aveva resi sempre più affiatati... non potevo essermi sognato tutto. A chi volevo darla a bere? Non volevo essere presuntuoso, ma era chiaro che i sentimenti fossero reciproci.
-Andiamocene di qui, allora. Se ti va. Preferisco... preferisco andare a casa. Sono stata stupida, non so perché sono venuta...
-E ti sei scolata due bicchieri di whisky!
-Non mi piace questo posto. Quell'oste voleva offrirmi una “bevanda degna di una lady”, ma cosa diavolo vuol dire poi?!
-Una vera lady sarebbe stata ubriaca a questo punto, senza offesa!
Finalmente il suo sorriso si trasformò in una risata, ed io la seguii a ruota. Forse, in fondo, non era poi così complicato riuscire a capire una donna! Per farla ridere avevo semplicemente seguito il mio istinto, avevo solo deciso di non arrendermi. Anche perché mai e poi mai sarei riuscito a lasciarla andar via da sola, in lacrime, al buio e con tutto quell'alcol in corpo.
-Io sono a piedi, dovrai andare piano...
-Non dire sciocchezze, Star è forte, può portare entrambi. Ma io sto davanti!
-Come la principessa desidera!- esclamai con reverenza ed un profondo inchino che la fece ridere ancora una volta. Fu un vero sollievo sapere che le cose si fossero risolte con tanta facilità, anche se non potevo negare di avere le mie colpe. Come avevo detto a lei, con Eloise avrei dovuto essere immediatamente chiaro: la nostra piccola avventura era stata piacevole, ma non sarebbe mai andata oltre. Forse avrei fatto meglio a non tornare più alla taverna, dopo quella figura di merda... e la sorella dell'oste non sarebbe certo stata felice di rivedermi. Magari lo avrebbe convinto ad avvelenarmi, non potevo escluderlo!
Lasciai quindi che Emma salisse per prima, poi accettai la sua mano per tirarmi su. Certo che era forte sul serio, visto che pesavo più di 70 kg e lei era sulla cinquantina al massimo! Non riuscii tuttavia a trattenere un piccolo lamento quando una fitta mi attraversò il fianco, nonostante la ferita fosse ormai quasi del tutto rimarginata.
-Ehi, tutto a posto?
-Alla grande, Swan. Sei forte.
-Ancora ti stupisci? A casa comunque lasciami dare un'occhiata alla tua ferita, non vorrei fosse infetta o qualcosa del genere...
-È davvero tutto a posto, ma se desideri spogliarmi non mi opporrò di certo...
La giovane sbuffò e fui certo che avesse alzato gli occhi al cielo, anche se non la vidi. Mi sistemai quindi meglio dietro di lei, stringendo le gambe sul dorso del cavallo e le braccia attorno alla sua vita. Nel momento in cui aderii contro il suo corpo fui scosso da un brivido, e potei giurare che per lei fu lo stesso. Anche perché percepii il momento in cui lasciò andare il fiato contro il mio petto...
Sarebbe stato così ogni volta che fossimo entrati in contatto, ora? Già era difficile resistere, ma temevo a breve sarebbe diventato addirittura impossibile... se solo avesse saputo quanto desiderassi voltarla verso di me e baciarla fino a togliere il fiato ad entrambi! Mai con nessuna donna mi ero sentito così, nemmeno con Milah. La mia unica vera storia, breve quanto intensa.
Ma allo stesso tempo dovevo ricordarmi di avere trent'anni, e a quest'età dovevo essere in grado di trattenere gli ormoni, dannazione: non ero più un ragazzino da un pezzo.
-Reggiti bene, mi raccomando. Se cadi e trascini pure me, ti ammazzo.
-Non ti preoccupare, stringermi a te non è certo un sacrificio!
Non mi diede un calcio soltanto perché se ci avesse provato saremmo caduti entrambi, ma al suo ennesimo sbuffo non potei che ridere sotto i baffi. Quanto era divertente provocarla?
Galoppammo verso il castello in silenzio, e per quanto star stretto a lei fosse piacevole, non potei fare a meno di continuare a domandarmi per quale ragione mi avesse cercato fin lì. Se non aveva potuto o voluto aspettare il mio ritorno, quella lettera doveva essere stata decisamente spiacevole...
Che c'entrasse qualcosa il matrimonio a cui da settimane si stava opponendo?

 

***


Per qualche motivo, mi ero sempre immaginato che la camera di una principessa dovesse essere rosa, o un mix di rosa e bianco. Probabilmente colpa della Disney.
Nella sua, invece, era il verde il colore dominante. Mi concessi del tempo a studiarla, finché lei finiva di accendere candele qua e là, le quali a mio parere rendevano l'atmosfera molto suggestiva. Contro il centro della parete destra vi era un enorme letto a baldacchino dalle tende e le coperte color menta, mentre ad entrambi i lati vi erano grossi scaffali colmi di libri, fogli ed altro che non riuscii ad intravedere per il buio. Sulla parete opposta vi era invece il camino, con davanti tre poltrone ed un tavolino da tè. All'angolo, invece, una scrivania e quello che sembrava un cavalletto di legno. Che Emma sapesse disegnare?
Curioso iniziai ad avvicinarmi, ma un singhiozzò interruppe l'esplorazione.
Quando mi voltai, il suo volto era nuovamente coperto dalle lacrime. Persi completamente interesse in qualsiasi cosa e la raggiunsi a passo svelto, stringendola forte. L'unica volta in cui l'avevo vista piangere era stata dopo l'aggressione nel bosco e poi oggi: questo la diceva lunga. Che cosa l'aveva scombussolata così tanto?
-Scusami! Giuro che normalmente non sono una piagnucolona...- borbottò tirando su col naso -Solo che io... io non ce la faccio più. Quella lettera... se non mi sposo sono una persona orribile! Ma io non voglio, e non so che cosa fare... io... sto dicendo cose senza senso, mi dispiace!
-Tranquilla tesoro, non hai di che scusarti... sfogati... e solo quando te la sentirai mi spiegherai tutto, d'accordo?
Annuì, poi continuò a piangere e singhiozzare contro il mio petto. C'entrava davvero quel maledetto matrimonio in cui la stavano trascinando, dunque... e cosa diavolo diceva, quella lettera? Mi rifiutavo di credere che un pezzo di carta potesse costringerla a sposarsi, qualunque fosse stata la ragione. Non era giusto. Non era giusto che qualcuno potesse ridurre in quello stato la giovane donna più forte che avessi mai conosciuto!
Pianse ancora ed io rimasi dov'ero, a stringerla forte ed accarezzarle i capelli: per il momento, era davvero l'unica cosa che potessi fare per lei.
Molto lentamente il pianto iniziò a placarsi, e senza nemmeno rendermene conto mi lasciai condurre per mano verso il suo letto, dove ci sedemmo l'uno di fronte all'altra. I singhiozzi erano cessati, e trovò finalmente il coraggio di alzare lo sguardo.
-Grazie. Per... lo sai.
-Non hai di che ringraziarmi.
-Invece sì. Mi hai lasciata sfogare senza provare... pena. Mi hai lasciato fare e basta.
-Perché dovresti farmi pena? Credo di conoscerti abbastanza bene da sapere che non piangi per motivi stupidi o futili.
Sospirò, facendomi intuire di avere ragione.
-Gli scontri non sono lontani. Ci sono tensioni, principalmente perché l'Inghilterra ha l'egemonia sul commercio con l'America. Lo sapevo già, ovviamente, ma mi ero convinta che ci fosse tempo per trovare una soluzione. E invece abbiamo ricevuto una lettera dal re di Connacht, il padre del mio “pretendente”. Sembra che Ulster stia già formando delle alleanze e ha ricevuto una proposta allettante. Ma non si è tirato indietro e onorerebbe la nostra “alleanza” se il... progetto, dovesse andare a buon fine. Il matrimonio con suo figlio, insomma. Se io dicessi di no probabilmente resteremmo soli con Leinster e se scoppiasse la rivoluzione saremmo in grave svantaggio. Non sposare quel damerino vorrebbe dire fregarmene del mio popolo e fare la scelta egoista... e come posso pretendere di diventare regina? Ma se accettassi, sarebbe come... accettare di essere infelice per tutta la vita. E mi sento una persona orribile perché vorrei rifiutare e basta, e lasciar correre e... vedere cosa succede. Fregarmene. Chiederti di portarmi con te quando tornerai da tua figlia e scegliere finalmente me stessa... ma...
-Ma hai un cuore troppo grande.- conclusi io per lei, al che scosse la testa, sforzandosi nuovamente di trattenere le lacrime.
-Non ho un cuore troppo grande, è solo che tradirei tante persone a cui voglio bene... ma...
Poteva negare quanto desiderava, ma non mi avrebbe fatto cambiare opinione sul suo conto. Nonostante l'immenso desiderio di libertà, non riusciva a non pensare agli altri. E non solo la sua famiglia, ma il suo popolo, che comprendeva anche tante persone che nemmeno conosceva. Ma era giusto essere così altruisti? Perché io non vedevo nulla di buono nel sacrificare sé stessa per il bene della comunità!
-Killian, io non so che fare.
-Cosa vuoi fare? Sono una persona semplice, quindi ti consiglierò sempre di seguire il tuo cuore.
Anche se io stesso ultimamente stavo trattenendo il mio. Fin troppo. Ma se gli avessi lasciato fare quello che voleva...
Sospirai, e quando alzai lo sguardo verso la splendida principessa che mi aveva rapito, la sorpresi a guardarmi intensamente. I suoi occhi erano ancora gonfi, ma non piangeva più ed il suo respiro si era fatto quasi regolare. Al contrario del mio, che venne a mancarmi a causa della vicinanza dei nostri visi. Il suo delicato profumo di fiori mi invase le narici: esisteva fragranza più buona al mondo?
Poi, fece ciò che io bramavo ormai da tempo.
Chiuse gli occhi, dischiuse leggermente quelle morbide labbra tentatrici e le premette sulle mie.
Fu una sensazione più dolce di quanto avessi sognato, tanto intensa da mandare tutti i miei sensi in arresto e lasciar agire soltanto il mio istinto.
Lasciai cadere anche le mie palpebre e ricambiai prima con lentezza, per non perdermi neanche un dettaglio di quella bocca che aveva invaso le mie fantasie. Fu dapprima uno scontro di pace, movimenti lunghi e profondi, ma non durò per molto. Le labbra di entrambi iniziarono ad esplorarsi sempre più a fondo, con sempre più urgenza, forza, passione, fino a che anche le mani corsero le une sul corpo dell'altro.
Ci mancò il fiato.
-Che costa stiamo facendo... Emma...- la mente ancora troppo offuscata non mi permise di dire altro, mentre il suo respiro si fondeva col mio.
-Mi hai chiesto cosa desiderassi.
-E desideri questo...?
-Desidero questo.- sussurrò, poi la sua mano sul mio petto mi spinse sul letto quasi con forza e prima che me ne rendessi conto la ritrovai sdraiata su di me, a cavalcioni, a baciarmi ancora. E, dio, era tutto ciò che desideravo anch'io, tutto ciò che mi ero sforzato di trattenere perché sapevo fosse sbagliato!
Solo nel momento in cui le sue mani raggiunsero la patta dei miei pantaloni qualcosa mi bloccò. E mi resi conto di quanto sbagliato fosse. Per lei.
-Emma, fermati.
-Che?
-Ferma...- sussurrai, impiegando tutta la mia forza di volontà per tirarmi su, lasciandola rotolare al mio fianco – confusa e senza parole. E bellissima. Coi capelli scompigliati, le guance arrossate, l'abito già leggermente sgualcito. Avrebbero davvero dovuto darmi un premio alla resistenza!
-Non possiamo, non posso. Non è giusto nei tuoi confronti.
-Stai scherzando...- si tirò su anche lei, prendendo la mia mano ed immergendo gli occhi nei miei -Non è sbagliato, io lo voglio. Nessuno me lo sta imponendo.
-Stai avendo un momento di debolezza e mi odierei se ne approfittassi.
-E se anche fosse? Non me ne pentirei, non devi sentirti in colpa! E poi nessun principe vorrebbe sposarmi se non fossi più vergine e non dovrei essere io a rifiutarlo, sarà il contrario...
Ecco.
Ora tutto aveva senso. Grazie a dio ero stato abbastanza forte da fermarmi in tempo! Forse il whisky aveva iniziato a fare effetto, e ovviamente il turbamento influiva. Non osavo neanche immaginare cosa sarebbe accaduto se fossimo andati fino in fondo, quando avrebbe riacquistato la lucidità! Forse mi avrebbe odiato e avrebbe anche avuto ragione: qualsiasi uomo con un minimo di cervello e buon senso si sarebbe reso conto che la situazione le stesse sfuggendo di mano. E approfittarsene sarebbe stato ignobile.
-Perché mi guardi così? So cosa ho detto... e preferirei comunque perdere la verginità con un uomo per cui provo qualcosa, piuttosto che con uno sconosciuto che mi vede solo come sforna bambini. O forse... forse non ti piaccio?
-Emma, credo tu abbia bisogno di riposare ora. Riprenderemo il discorso domani mattina se lo vorrai. O se preferisci potremo non parlarne mai più.
-Lo so che non sono un'esperta come quella sgualdrina con cui sei stato. Ma posso imparare! Se tu mi insegni... prometto di riuscire a soddisfarti.
-Tesoro, il problema è che tu non ti rendi conto di ciò che stai dicendo... ma se ti fa sentire meglio, il fatto che tu non sia esperta non è assolutamente il problema qui!
La ragazza rimase a guardarmi ancora per qualche istante, poi si alzò dal letto e mi tirò su con forza: per poco non mi fece volare dall'altra parte della stanza. Adesso aveva un'espressione furente, amareggiata, delusa.
-Se non vuoi aiutarmi allora vattene! Tutti quei discorsi sul fatto che dovrei fare ciò che voglio... erano solo parole, non è vero?!
-Swan...
-Se non ti piaccio basta dirlo, non mi offendo! Anche se sinceramente credo di essere una persona abbastanza sveglia e... non credo di essermi immaginata le cose! Non mi sono sognata il feeling che c'era tra di noi... ma forse hai visto quella puttana e hai ricordato che preferisci donne più esperte!
-Emma, non è così!
-Fammi il favore di lasciarmi in pace! Credevo di potermi fidare di te! Con lei non ti sei fatto tutti questi problemi, vero?! Ci sei stato e basta!
Le lacrime erano tornate ed io non sapevo davvero cosa fare. Non era in sé e non me la sentivo di lasciarla sola... dio solo sapeva cosa avrebbe potuto fare una ragazza disperata e ubriaca! Ma allo stesso tempo non mi voleva lì, e non potevo forzarla. Eppure quei baci mi erano sembrati così reali... e non il risultato di due bicchieri di whisky! Non sapevo più cosa pensare, da un lato volevo scappare e fingere che non fosse successo niente, dall'altro non desideravo altro che stringerla e prometterle che tutto sarebbe andato bene.
-Tesoro...
-Non chiamarmi così. E ho detto che voglio rimanere sola. Te ne vai o devo chiamare le guardie?
-Chiama chi vuoi, almeno qualcuno rimarrà con te. Non sei nelle condizioni di rimanere da sola...
-Cazzo, ti odio!- esclamò frustrata, e prima che riuscissi ad afferrarle le mani iniziò a prendermi a pugni sul petto, piangendo sempre più a dirotto. E nonostante fosse abbastanza forte anche in quello stato decisi di lasciarla fare, fino a che non smise e finalmente si poggiò su di me, piangendo ancora una volta sulla mia spalla. Stavolta fui io a condurla a letto, e dopo aver tirato su la coperta con l'unica mano libera, la feci stendere. Poi la raggiunsi, ma rimanendo sopra il lenzuolo, e la abbracciai di nuovo.
-Adesso dormi, vedrai che domani tutto andrà meglio...
-Non mi lasciare sola...- sussurrò tra un singhiozzo e l'altro, aggrappandosi forte alla mia camicia. Sembrava così piccola ed indifesa, ora, e speravo davvero che un sonno ristoratore le avrebbe fatto tornare l'ottimismo ed il buon umore. Non avrei lasciato che nessuno le facesse del male, e quel maledetto principe sarebbe dovuto passare sul mio cadavere se avesse provato a fare di lei una sua proprietà!
-Non lo farò. Se a te va bene resto a dormire qui.
-Vieni sotto le coperte....
-Va bene così, non ho freddo. Buonanotte, Emma...
-Buonanotte. Scusami...
Sorrisi, lasciando che si accoccolasse sul mio petto, poi iniziai ad accarezzarle ritmicamente i capelli. Con Alice funzionava, la aiutava a rilassarsi... magari avrebbe fatto bene anche a lei.
Avevo ormai oltrepassato troppe barriere per scappare, mi chiedevo soltanto una cosa: c'era un fondo di verità nelle parole “un uomo per cui provo qualcosa”?
Anche io provavo qualcosa. Fin troppo. Così tanto da averne paura, perché non sarebbe durata per sempre. A dire la verità, non sapevo neanche quanto ancora sarei rimasto lì. Magari un anno. O qualche mese. O addirittura poche settimane...
Tutto era incerto.
Se non che mi stessi innamorando della mia mela proibita: Emma Swan.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono viva, la settimana scorsa non ho aggiornato semplicemente perché avevo il blocco ahaha poi sono stata un paio di giorni fuori città... approfittando del poco tempo libero, visto che le mie vacanze le ho fatte in anticipo xD
Comunque... Emma, per non picchiare prima Killian, poi Eloise, e poi ancora Killian, si è buttata sull'alcol - per fortuna senza fare danni! Alla fine un pochino lo ha picchiato dai, però se lo meritava... e ha ammesso da solo le sue colpe, mettendo velocemente le cose in chiaro con Eloise.
E' stato un po' tonto (ma cosa ci si aspetta da un uomo? che capisca le donne? :P) ma alla fine è riuscito a calmarla e farla ragionare... assicurandole, a modo suo, che ha occhi soltanto per lei. Dopo una cavalcata (senza doppi sensi xD) sono finiti in camera di Emma, che lui ha trovato molto affascinante. Ed ha scoperto una sua dote che non conosceva ancora... ma prima che potesse sbirciare, lei è scoppiata ed è corso a lasciarla sfogare.
Alla fine è arrivato il bacio che entrambi bramavano. Forse non nel modo in cui avrebbero voluto o si sarebbero aspettati, ma per un attimo ha fatto dimenticar loro tutti i problemi. Fino a che Killian non si è reso conto che lei non era in sé, e che avrebbe voluto di più pur di non essere più vergine per il principe. Probabilmente non si sarebbe pentita, se anche fossero andato fino in fondo, ma lui è un gentleman e non poteva approfittarne! Così ha preferito farla urlare, sfogare, ed infine abbracciarla e cullarla fino a lasciarla addormentare.
Cosa faranno ora da svegli, lo vedremo... ma quel che è fatto è fatto e ci saranno delle ripercussioni (magari in positivo, se faccio la brava xD)
Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 13
*** Consciousness and promises ***


Consciousness and promises



EMMA POV

Eravamo ormai occhi negli occhi da almeno dieci minuti. Erano stati i raggi del sole a svegliarci, più o meno insieme: per poco non avevo cacciato un urlo, nel rendermi conto di non essere sola. Nel mio letto. La mia mente, per fortuna, era stata veloce ed era riuscita a collegare tutto... proprio tutto. O quasi.
Mi ero messa in ridicolo, ma lui mi era rimasto accanto rispettando addirittura i miei spazi. Era vestito, e neanche sotto le coperte.
L'avevo baciato. Quello, non era stato un desiderio dell'alcol o del crollo avuto. Solo mio.
Non osavo proferire parola, e lui nemmeno. Cosa avrei potuto dirgli, per rimediare all'orribile figura che avevo fatto la sera precedente? E non solo quella, alla fine. Negli ultimi tempi ero instabile e me ne rendevo conto, ma tutto lo stress che accumulavo non faceva che traboccare. Chissà cosa pensava di me, ora... altro che stima! Dovevo essergli sembrata una ragazzina sciocca ed immatura!
-Buongiorno Swan.
Ruppe il silenzio per primo.
-Buongiorno.- sussurrai, senza staccare lo sguardo.
-Dormito bene?
Se fosse serio o ironico, non riuscii a capirlo. Era una domanda genuina o voleva far riferimento alla notte precedente, in qualche modo? Non avrei certo potuto biasimarlo...
Mi limitai quindi ad annuire: era la verità. Nonostante il whisky di troppo non mi ero svegliata col mal di testa e sospettavo fosse stato il calore delle sue braccia ad avermi rimessa in sesto. Perché, per quanto shockante, era stato piacevole risvegliarmi nel suo abbraccio: la sua mano era ancora immobile sul mio fianco... pur essendoci separati era rimasta lì.
-Killian io... non so nemmeno come scusarmi. Non so cosa dire. Ormai non sono nemmeno credibile quando dico che normalmente non sono così, visto che ultimamente... beh...
-Emma, va tutto bene- sorrise. Un sorriso dolce che illuminò le sue splendide pozze azzurre e tutta la stanza. Per fortuna ero sdraiata, perché sentivo le ginocchia molli.
-Va tutto bene nel senso che non ti importa che io sia pazza?
Il sorriso si trasformò in una risata, ma io avevo ben poco da ridere! Beato lui!
-Forse un pochino lo sei stata, lo ammetto! Ma credimi, non ti giudico affatto. È una situazione complicata per te e chiunque al posto tuo darebbe di matto. Solo una curiosità. Eri ubriaca o solo...?
-Un po'. Insomma, non so perché ho bevuto un quarto di litro di whisky in quel modo, già ero sotto sopra di mio... diciamo che l'alcol ha accentuato il tutto. E mi ha fatto fare altre stupidaggini. È che quella lettera ha reso tutto più reale e sono entrata nel panico, e...
L'uomo mi zittì posandomi un dito sulle labbra; con l'altra mano invece mi accarezzo la guancia, al che non riuscii a trattenere un sorriso, mentre chiudevo gli occhi rilassata. A pensarci, se anche fossimo andati fino in fondo, non me ne sarei pentita. Non sarebbe stato tanto terribile avere la mia prima volta proprio con lui...
-Emma, so di essere qui per mia figlia ma non ti lascio sola in questa situazione. Sono qui, sono ancora qui e non ho intenzione di sparire come se niente fosse, te lo prometto. Tengo a te.
Le sue parole mi fecero nuovamente spalancare gli occhi, di nuovo lucidi. Ma stavolta, non per lacrime di tristezza o disperazione... ma speranza. E anche incredulità. Nessuno mi aveva mai fatta sentire così importante, oltre ai miei genitori... come se contassi davvero. C'erano Graham ed August, certo, ma con loro era diverso. Killian stava dando anima e corpo per trovare una cura per la sua bambina, ed avrebbe dato parte del suo tempo prezioso... per me?
-Non posso chiederti questo. Alice...
-Non me lo stai chiedendo, l'ho deciso io. Ed Alice non mi perdonerebbe mai se ti abbandonassi così! Anche mia figlia ha dei forti ideali come te, credo sareste andate molto d'accordo. Quindi puoi contare su di me Swan, promesso. Ed ora, forse è meglio che vada... ti lascio sistemare. E devo darmi una sistemata pure io, i cavalli avranno fame.
Annuii ancora scossa dalle sue parole, ma lasciai che si alzasse dal mio letto ed io mi tirai su a sedere per guardarlo.
La camicia era decisamente stropicciata e i capelli molto spettinati, ma nemmeno così perdeva il suo fascino! Anzi, forse... forse quell'aria un po' trasandata, quasi da pirata, lo rendeva ancora più sexy.
-Scusami per tutto.- ripetei un'ultima volta, mentre apriva la porta. Si voltò.
-Per tutto?
-Beh... non esattamente. Non per il bacio. Per quello non ti chiederò scusa.
Al che, le sue labbra si curvarono in un ghigno sghembo.
-Bene. Anche perché è stato un gran bel bacio... a dopo, Swan.
E detto questo uscì chiudendosi la porta dietro, lasciandomi sola con un sorriso ebete ed idiota che non riuscii a controllare. Ma non potevo negare che mi avesse fatto piacere il suo gradimento! Anche perché avevo dato un solo altro bacio nella mia vita, lui invece... chissà.
Ci sapeva fare, e fin troppo bene... se chiudevo gli occhi, riuscivo ancora a ricordare quel lunghissimo e meraviglioso bacio che ci eravamo dati. Un po' per foga, un po' perché ci eravamo lasciati prendere dal momento, un po' per l'alcol... un po' per errore. Ad ogni modo, era l'errore più piacevole che avessi mai commesso.
E lo avrei ripetuto volentieri, in quell'istante, senza pensarci due volte.
Avevo davvero bisogno di un bagno, possibilmente freddo. Dovevo riprendermi e pensare alle cose serie, pensare a cosa fare. Killian mi avrebbe perdonata se non lo avessi raggiunto alle stalle, ma avevo bisogno di parlare coi miei genitori – spiegar loro che avrei incontrato Neal. Avrei lasciato che invitassero la famiglia reale di Ulster e magari saremmo riusciti a trovare un accordo per allearci senza matrimoni di mezzo. Volevo pensare positivo: magari il principe si sarebbe rivelato una persona decente. Magari avremmo stretto amicizia, e a parer mio sarebbe stato un vincolo abbastanza forte per unirci. Forse, in fondo, neanche lui voleva sposare me! Magari aveva già un'altra persona nel cuore, perché no?
Io non sapevo dire chi o cosa avessi nel cuore. Ma almeno nel pensiero, c'era spazio per un solo uomo. Che venisse da un'altra epoca? A questo punto non mi sentivo di escludere proprio niente! Perché non riuscivo ancora a credere che una persona del genere potesse esistere. Forse era quello il suo segreto!
Scoppiai a ridere da sola per le mie assurde idee, e prima di averne altre afferrai velocemente un vestito di ricambio ed un asciugamano, e corsi verso il bagno.

 

***


KILLIAN POV

Mi odiavo.
Mi odiavo perché non riuscivo a concentrarmi, mi odiavo perché non ero affatto pentito della mia promessa. Anche se questo avrebbe potuto significare farmi perdere tempo prezioso, tempo che avrei dovuto dedicare a mia figlia! Perché ero lì per quello, dannazione, e non per innamorarmi di una principessa!
Ma allo stesso tempo, non le avevo mentito. Alice non mi avrebbe mai perdonato se mi fossi comportato da egoista e non avessi almeno provato ad aiutare Emma. Una donna che aveva il diritto di essere libera, come qualsiasi altra persona sulla faccia della terra.
Una donna forte e bellissima per cui provavo dei sentimenti. Questo era il problema. Come avevo potuto permettermi di arrivare a quel punto? Sapendo che non sarebbe mai potuta durare?
Per poco non scagliai il libro che avevo davanti dall'altra parte della stanza, mi trattenni solo perché sarebbe andato in pezzi se lo avessi fatto! Fu però il cuscino a subire quella sorte: avevo fatto bene a decidere di rimanere a leggere in camera.
Avevo bisogno di pace, silenzio... non che fosse servito, ma probabilmente me la sarei presa con la povera Lacey se ce l'avessi avuta intorno.
Mi odiavo, perché il solo pensiero che Emma Swan potesse sposare un altro uomo, mi faceva ribollire il sangue nelle vene.
Non solo perché lei non lo desiderava: per quanto cercassi di convincermi, sapevo bene che non era soltanto quella la ragione.
E neanche perché nessun uomo di quell'epoca avrebbe potuto essere degno di lei – ed avrebbe potuto darle ciò che desiderava.
No, era anche una questione egoistica.
Al solo pensiero che qualcun altro avrebbe potuto baciarla, la gelosia mi logorava. Baciarla, toccarla e perfino godere del suo sorriso.
Dovevo avere qualcosa di seriamente sbagliato, eppure... eppure non era solo attrazione fisica. C'era molto di più, per quanto mi costasse ammetterlo.
Mi stavo innamorando dell'unica donna che non avrebbe mai potuto essere mia.
E odiarmi non cambiava le cose. Non bastava a far decelerare i battiti del mio cuore ogni volta che l'avevo intorno. O a sorridere come un ebete ogni volta che invadeva i miei pensieri.
Forse io non avrei potuto avere il mio lieto fine, non in quell'epoca... ma prima di tornare a casa avrei fatto in modo che almeno lei lo avesse. In fondo, in qualche modo lo avremmo avuto entrambi: io ricongiungendomi con la mia bambina, lei vivendo la vita che desiderava.
E nel frattempo, perché non goderci il tempo insieme... nei limiti del possibile?


-Scusate il ritardo!
-Tranquillo, Sir Jones, ci siamo appena seduti a tavola.
I genitori di Emma continuavano a chiamarmi “sir”, eppure dopo quasi un mese non ero ancora riuscito ad abituarmi. E non lo avrei mai fatto, solo che non potevo dire al re e alla regina “Chiamatemi Killian!”: ero quasi certo che sarebbe stato troppo sfacciato! O forse potevo chiedere alla bionda cosa ne pensasse, anche se al momento rideva sotto i baffi. Non potevo biasimarla, visto che a lei era difficile nascondere il significato delle mie espressioni!
-Bene. Ma scusate lo stesso. Mi ero immerso nella lettura e devo essermi addormentato, ad un certo punto.
-Capita, non vi preoccupate. Piuttosto, siete riuscito a fare qualche passo avanti? Tra le letture ed il dottor Jack Hill...- mi domandò la regina, al che sospirai. Già, il dottore. Non si era più fatto sentire, anche se continuavo a ripetermi che la colpa non era di certo sua.
-Purtroppo nulla. Almeno nulla di concreto, per il momento... sto anche aspettando un riscontro dal dottore ma capisco che per una cosa del genere ci voglia del tempo.
-Mi dispiace... spero avrete più fortuna con le prossime letture. Ma non so se Emma ve lo ha accennato, però potrebbe accompagnarvi a Rosscarbery per provare a parlare col dottor Stein.
-Ehm, non c'è stata occasione- intervenne la ragazza, prima che potessi parlare io -Ne abbiamo discusso a cena ieri, tu non c'eri. Volevo dirtelo, solo che oggi...
Annuii, non ci fu bisogno che finisse la frase. Dopo quel risveglio nello stesso letto, avevamo trascorso la giornata ognuno per conto proprio. Un po' per necessità, un po' perché semplicemente avevamo avuto da fare entrambi. Non mi ero stupito non si fosse presentata alle stalle, né in biblioteca quando ero andato a scegliere un altro paio di libri. Dopo l'accaduto, avevamo entrambi avuto bisogno di respirare e di occuparci delle nostre faccende.
-Questo fine settimana ospiteremo la famiglia reale di Ulster, la domenica sera terremo un ballo... lo annunceremo domani. Siete ovviamente invitato a partecipare, immagino non abbiate avuto modo di farlo in America!
-Un ballo? Voglio dire, no, certo. Non ho mai... perché no.
Fui colto alla sprovvista. Emma mi aveva ovviamente raccontato più o meno tutto ma non avevo collegato che l'arrivo di un'altra famiglia reale avrebbe implicato una grande festa a castello. Che stupido! Era ovvio che non li avrebbero accolti con un tè del pomeriggio... e pensare che avevo visto tantissimi film e serie televisive sui Tudor e gli Stuart! Avevo accettato d'istinto, insomma, come dire di no? Quando mi sarebbe ricapitato di poter partecipare ad un vero ballo a castello?!
-Molto bene! Ad ogni modo, volevo dire che la settimana prossima quando saranno ripartiti, potreste andare. Al momento il dottore è in viaggio ma per allora sarà certamente tornato. Vi metteremo a disposizione una carrozza ed un paio di servitori che possano aiutarvi a sistemarvi per una o due notti a castello. Vi accompagneremmo volentieri, ma credo che voi giovani vi divertirete di più senza di noi!
-In effetti...- borbottò Emma, al che scoppiammo tutti a ridere. Fui addirittura sul punto di dire che saremmo potuti tranquillamente andare da soli, senza servitori... ma ciò avrebbe voluto dire mandare loro figlia da sola con un uomo, e dubitavo ne sarebbero stati molto entusiasti! Tuttavia non poteva che farmi piacere si fidassero di me al punto da lasciarci andare senza doverci necessariamente seguire. E, pur sapendo che rimanere solo con lei avrebbe potuto essere “pericoloso”, non vedevo l'ora di quella piccola avventura. Avevo già percorso lo stesso tragitto, ovviamente, ma in uno stato molto confusionale. Ora, se non altro, avevo abbracciato il fatto che quella fosse la realtà e non un qualche strano gioco o sogno.
Inoltre, avevo sensazioni positive a riguardo. Forse il dottor Stein sarebbe davvero stato la risposta a ciò che cercavo...
-Vi ringrazio. Accetterò più che volentieri l'offerta... e questa volta non dovrò neanche dormire in cella. Almeno spero!
Seguì un'altra risata, ma mentre ripensavo a quel giorno... mi sembrò così lontano! Come se fossero passati mesi, invece non era neanche uno. Assurdo... quanto era successo in quei ventun giorni?
Avevo passato mattinate tra le stalle, pomeriggi interi a fare ricerche, cene coi reali... mi ero perfino fatto un paio di amici ed ero stato in taverna con una donna. Avevo iniziato ad imparare a combattere, per poco non mi ero fatto ammazzare da dei briganti, avevo visto la mia Cork sotto una nuova luce e avevo cavalcato tra i boschi di Munster... e poi c'era lei. La ragione per cui, invece di andare fuori di testa, avevo accettato ciò che mi era accaduto. Per quanto assurdo fosse.
Lei, che rideva e come sempre aveva tutto il viso illuminato. E quelle dolcissime labbra che morivo dalla voglia di baciare ancora.
-Permettetemi di chiedermi una cosa Jones- intervenne poi il re, quando le risate si placarono -Ho notato che mia figlia si è affezionata a voi, ci ha raccontato delle vostre idee, ed ideali. In America c'è questa liberalità oppure si tratta di qualcosa di personale?
Anche se la domanda portava a tutt'altro, né io né la ragazza potemmo ignorare quel “si è affezionata a voi”. La guardai limitarsi a stringere le labbra per non replicare, ma le sue guance assunsero un colore più roseo del normale. In un'altra occasione avrei risposto con una battuta, ma davanti ai suoi genitori non era proprio il caso.
-Diciamo che in America la vita è diversa, e molto. Ma... no, non è la norma. I coloni sono solo uomini, la maggior parte delle donne che vi abitano sono le loro mogli e figlie. Gli aborigeni hanno usi e costumi particolari, certo, hanno donne cacciatrici e guerriere. Quindi sicuramente la mentalità è molto più liberale. Ma non posso dire che sia la norma, sono molto pochi gli uomini europei insediati lì che condividono le mie idee. Io non vedo semplicemente la differenza tra uomo e donna, in quanto a libertà. È difficile rispondere alla vostra domanda- anche perché nell'America di quel tempo non avevo mai vissuto, ma questo non potevo dirlo! -In poche parole, è più facile che le donne lì siano libere perché la società è diversa, così come la vita e le priorità.
-Capisco. Ed approvo. Spero non pensiate male di me e mia moglie, pur essendo certo che Emma vi abbia raccontato della ragione per cui ultimamente è di cattivo umore.
-Padre! Possiamo evitare?!
-Tesoro, voglio solo far capire al nostro ospite che non siamo dei tiranni! Ha una figlia e certamente può capire che tutto ciò che vogliamo è il tuo bene.
-Non vi preoccupate sire- intervenni, prima che Emma gli rispondesse con una bella sfuriata, e dalla sua espressione ci mancava davvero poco -Mi ha detto lei stessa che non la costringerete. E capisco, sì. Ogni genitore fa ciò che può per i propri figli. Ma alla fine sono loro a decidere...
Detto questo, sperai che il discorso fosse chiuso. Non volevo che si creassero discordie e, pur non volendo contraddire il re in persona, avevo voluto essere sincero e schietto a modo mio. Ero dalla parte di Emma e volevo fosse chiaro a tutti. A lei compresa, anche se in fondo lo sapeva già.
Per fortuna sembrò che nessuno avesse altre domande per me, così continuammo a mangiare parlando solo, di tanto in tanto, del più e del meno. Si parlò un po' anche del ballo, e del fatto che anch'io avrei dovuto trovare qualcosa di elegante da mettere – cosa a cui non ribattei. Non volevo certo fare la figura dello straccione tra tutti gli ospiti benestanti, avrei preferito non partecipare piuttosto. E poi dissero che mi avrebbero presentato come un amico di famiglia che si era offerto di occuparsi delle stalle per permettere a Sir Morgan di recuperare le forze. Non sarei stato semplicemente “lo stalliere” povero e rozzo, il che mi faceva piacere, per qualche ragione.

 

***


EMMA POV

Per fortuna mio padre non aveva continuato un discorso che avevo intuito dove sarebbe andato a parare. Forse era stata la risposta di Killian a fermarlo lì e forse le mie occhiate fulminanti avevano aiutato, ma non riuscivo a non essere infastidita. Avrebbero mai smesso di intromettersi nella mia vita? Spettava a me dire a Killian di essermi affezionata a lui, se avessi voluto.
Spettava a me dirgli di volerlo baciare ancora.
Probabilmente i miei genitori erano convinti che avrei apprezzato il fatto che approvassero quel mio “avvicinamento” con l'uomo... ma era così imbarazzante! Non avrebbero potuto, semplicemente, parlarmene in privato? Eravamo stati interrotti dalla lettera, certo, ma non avevano più sollevato l'argomento né a colazione né a pranzo, e in nessun momento della giornata. Quando avevo detto loro che avrei conosciuto il principe di Ulster senza fare storie, avrebbero potuto continuare il discorso... invece nulla.
-Swan. Vuoi per caso congelare?
-Killian!- quasi urlai, voltandomi di scatto verso l'uomo che mi aveva raggiunta. In realtà ero uscita in giardino per prendere un po' d'aria e... rimanere da sola. A pensare. E nonostante questo, non mi dispiaceva che fosse lì.
-Come mi hai trovata?
-Ti ho vista dalla finestra.
Già. Ovviamente. Che stupida! Avrei dovuto ricordarmi che anche la sua finestra desse sulla fontana e le aiuole di rose, il mio angolo preferito del giardino. Mi piaceva sedermi sulla grande fontana di pietra e guardare l'acqua che spruzzava dall'alto, schizzandomi con qualche goccia di tanto in tanto.
-Scusa.
-Mi sono perso qualcosa? Perché mi chiedi scusa?
-Per i miei. Mio padre. Insomma, si intromettono e...
-Come tutti i genitori, tesoro. È perfettamente normale...
-Sì, ma...
-Anch'io sono affezionato a te.
Detto questo, si tolse la giacca e me la poggiò sulle spalle, senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Fui davvero contenta che fosse buio, perché non ero certa che il mio viso avesse conservato il suo naturale colorito pallido. Anche se, i suoi occhi erano un incanto anche sotto la luce della luna.
-Non ho freddo...- balbettai come una perfetta idiota, non sapendo cos'altro dire. O forse c'era così tanto da dire che semplicemente non avevo idea di dove iniziare: era dannatamente complicato. Per tante, troppe ragioni.
-Sei una pessima bugiarda. Solo un pazzo andrebbe in giro con un vestitino di seta senza maniche a quest'ora... a febbraio.
-Mi stai dando della pazza?
-Forse- scosse le spalle con una leggera risata -Ma credo di essermi abituato alle tue follie, principessa.
-Verrai davvero al ballo?
-Non... dovrei?
-Dovresti- chiarii subito alla sua espressione confusa -Non voglio restare da sola.
-Ma non sarai sola. Ci sarà il tuo... pretendente.
-Riformulo. Non voglio rimanere da sola con tutta quella gente d'alto rango e un “pretendente” di cui non mi importa nulla e che rifiuterò. Verrai con me?
-Mi stai invitando al ballo, Emma?
-Mmh. Sì, effettivamente sì.
Ridemmo entrambi e lasciai che mi stringesse le mani, scaldandole tra le sue. Ma sì, lo stavo invitando ad essere il mio accompagnatore al ballo. Sapevo che non sarebbe stato con me tutto il tempo eccetera, però sarei stata meglio a saperlo lì... per me.
-In questo caso, come dire di no alla principessa più affascinante d'Irlanda? So che sarai molto occupata ma se sei la mia accompagnatrice, me lo concederai almeno un ballo, spero.
-Sai ballare?
-Certo, Swan. Ho pur sempre sangue irlandese nelle vene. Sono un ottimo partner di danze.
-Allora ho scelto bene, mi fa piacere!
Con lui era così facile ridere. Ridere di tutto, anche della cosa più sciocca! E nonostante i miei sentimenti, continuavo ad essere a mio agio e non sentirmi mai in imbarazzo. E a pensarci bene, desideravo che quella festa passasse al più presto... ero molto più eccitata del piccolo viaggio fuori porta che avremmo fatto assieme. Ovviamente lo avrei accompagnato dal dottor Stein, ma avremmo ugualmente avuto tanto tempo da trascorrere a Rosscarbery. Probabilmente avrei anche chiesto ai miei di lasciar stare i servitori, non ne avremmo avuto bisogno. E magari saremmo anche andati a galoppo, piuttosto che in carrozza...
Ma non era il momento di far volare la fantasia. C'era molto altro, prima, e forse... forse non sarebbe stato poi così male. Anche se in realtà non sapevo bene come comportarmi, non ero mai stata in una situazione simile: una situazione neanche molto definita, a dire il vero.
Ci eravamo baciati. Eravamo affezionati l'uno all'altra, e questo lo avevamo chiarito... ma poi? Sarebbe stato strano o patetico, baciarlo prima di andare a dormire?
-Che ne dici di rientrare? Ammalarsi prima del ballo non sarebbe proprio il massimo.
-Ah. Sì, già...- mi riscossi, stringendomi automaticamente nella giacca con cui mi aveva coperta. Non avevo freddo così, stavo bene... ma lui forse non tanto, visto che era rimasto in camicia.
E poi... era una mia impressione, o anche lui era piuttosto silenzioso? Possibile che fosse in imbarazzo e confusione come me?! Era difficile da credere, per un uomo con probabilmente molta esperienza alle spalle.
Infine mi circondò le spalle con un braccio e mi condusse verso l'ingresso del castello. Dal canto mio lo lasciai fare con un sorriso e gli cinsi la schiena. Forse, in fondo, non era poi così difficile... forse mi facevo problemi che in realtà non esistevano.
Per quanto amassi il freddo, un piacevole brivido mi percorse quando – non appena varcata la soglia del palazzo – il calore ci avvolse. Dovevo ricordarmi che io sarei andata nella mia stanza e lui nella sua, la notte precedente era stato un caso particolare!
-Beh, Killian...
-Allora Emma...
Ok, quello sì che fu imbarazzante. Ma cosa mi stava prendendo?! Io non ero così, cavolo. La vergogna non era mai stata una mia caratteristica, eppure... maledizione.
-Prima tu.
-Oh. Ok. Niente, volevo solo dirti... domani riprendiamo gli allenamenti? Con la spada?
-Ah certo! Assolutamente, voglio diventare bravo. E magari sfidare a duello il tuo amico Graham, ogni volta che gli passo accanto mi guarda male!
-Aaah. È che gli ho dovuto accennare cosa è successo l'altro giorno e ora fa il protettivo... ma lascialo perdere, ci parlo io. Comunque bene, subito dopo le stalle ci vediamo al campo. Non posso venirti ad aiutare perché viene il sarto a prendermi le misure per il vestito...
-Oooh. Un abito su misura per la principessa, ovviamente! Anche se preferirei prendertele io le misure... accuratamente. Molto accuratamente...
Mi intrappolo tra sé e la parete vicina, e quando il suo sguardo si abbassò sul mio seno, deglutii e mi morsi un labbro. La pulsazione in mezzo alle gambe era tornata... eccome se lo era. Avrei potuto chiedergli di prendermi tutte le misure che desiderava in quello stesso istante...
Ma no. Non potevo permetterlo. Non potevo permettergli di avere tutto questo potere sui miei sensi, dovevo tornare in me ed assumere il controllo della situazione. Presi quindi un respiro profondo e mi liberai dalla morsa, dopo averlo spinto leggermente da parte. Il fatto che mi piacesse e che forse desiderassi qualcosa che andasse oltre l'amicizia, non voleva dire che sarei diventata una di quelle ragazzine a cui tremavano le gambe per l'emozione!
-Calma i bollenti spiriti, Jones... nel prendere le misure ci si può pungere con gli spilli, quindi vedi di stare attento.
-Forse sono disposto a correre il rischio.
-Non oggi.
-Mmh. Vuoi dire che potrei avere possibilità, un altro giorno?
-Forse.
Certo che era bravo a provocare, ma gli avrei dimostrato di sapergli tenere testa. Potevo non avere esperienza, ma ciò non voleva dire che non potessi divertirmi anch'io. Che non potessi flirtare e... provare a causare gli stessi brividi che lui dava a me.
Restammo così a guardarci, da molto vicino, ma nessuno dei due cedette ed abbassò lo sguardo. Infine sul suo volto si dipinse un ghigno divertito e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio: mi feci forza e restai ancora impassibile.
-Non è da tutti riuscire a resistere al mio fascino, tesoro.
-Tu invece fai fatica a resistere al mio, ho notato...
-Audace anche senza l'effetto dell'alcol, eh?
-Te l'ho detto. Non ero in me e non sono fiera di come mi sono comportata ma... continuo a non essere pentita del bacio. Buonanotte, Killian.
Conclusi con un sorriso e gli baciai la guancia, a pochi millimetri dall'angolo della bocca, poi mi voltai con noncuranza e salii le scale soddisfatta. Forse era vero. Forse, scegliere di desiderare qualcuno, non era un segno di debolezza. Anzi.
-Buonanotte, Emma...


 

Angolo dell'autrice;
Ciao! No, purtroppo non ero partita in vacanza... solo internet (e pc) che rompeva le palle e dopo mille tentativi FORSE questo è quello giusto ed ora dovrebbe essere tutto ok. Almeno l'ultimo paio di giorni lo è stato, ecco xD
Comunque... il risveglio è stato quasi pacifico. Per fortuna Emma non aveva bevuto molto quindi ha ricollegato facilmente gli eventi... ma i due hanno passato un po' di tempo a godersi quella vicinanza. Alla fine è stato un sonno casto ed innocente, ma ciò non toglie che siano sempre più consapevoli dei loro sentimenti e del desiderio... tanto che Emma si è resa conto che se fossero andati fino in fondo, seppur per ragioni sbagliate, non si sarebbe pentita. Ma alla fine è meglio così. Ora il loro flirt è diventato più esplicito, si resistono e si attirano... come un gioco col fuoco. Ma Emma lo vuole come suo accompagnatore ufficiale, ed ha la "benedizione" dei suoi per partire un paio di giorni insieme a lui. Entrambi non vedono l'ora ma prima ci sono il ballo ed i regnanti di Ulster da superare... vedremo come andranno le cose!
Intanto le ha fatto una promessa importante... ovvero che non la lascerà sola fino a che non sarà certo che le cose vadano come le desidera lei.
Cercherò di aggiornare anche l'altra ff entro il fine settimana, dovrei farcela.
Un abbraccio a tutti (o forse meglio di no, fa troppo caldo xD)...e a presto!

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Capitolo 14
*** Unconventional ***


Unconventional



KILLIAN POV

Non avevo mai visto tanta frenesia a castello come in quei giorni: sembrava che la notizia dell'imminente ballo avesse fatto perdere la testa a tutti. Anche le ancelle di Emma e della regina avrebbero potuto partecipare, mentre parte dei servitori, quelli non occupati con l'organizzazione, avrebbero avuto la giornata libera per prender parte ai festeggiamenti in città. A quanto pare la visita di un'altra famiglia reale era una gran cosa, ed andava celebrata come si deve.
Inoltre, in molti si aspettavano che l'evento avrebbe portato ad un fidanzamento tra Emma ed il principe. Nel comunicato ufficiale non si faceva neanche cenno alla vicenda, ma me n'ero reso conto quando Violet mi aveva chiesto se la principessa mi avesse detto qualcosa, visto che eravamo “amici”. Anche se ormai, non ci avrei definiti così: era evidente che ci fosse molto di più.
Preso alla sprovvista avevo risposto alla ragazzina di non sapere niente, solo di avere l'impressione che nei suoi progetti imminenti non ci fosse un matrimonio...
Eppure, avevo continuato a pensarci per tutta la mattina. Avevo quasi finito alle stalle ormai, ed ancora non riuscivo a togliermi dalla testa quell'idea. Se una quattordicenne aveva supposto una cosa del genere, era chiaro che anche altri lo avessero fatto. Ed aveva senso.
Ma non per me.
Ero irrazionale.
Ed anche egoista, tanto egoista.
Ma non volevo che si sposasse, non riuscivo ad accettare l'idea che quella meravigliosa ragazza potesse essere portata via da un maledetto damerino che di lei non sapeva nulla.
Quale futuro aveva con me? Nessuno, probabilmente. Sicuramente. Eppure...
Maledizione. Se quello stramaledetto Sir. Neal dei miei stivali le fosse piaciuto? Se non si fosse rivelato così male? Avrebbe iniziato a trascorrere il suo tempo con lui, invece che con me...
Ovviamente era stata categorica sul non volersi sposare, ma come poteva esserne certa? Io ero l'esempio vivente di quanto le cose potessero andare diversamente da come le si immaginava! Non avevo mai pensato che avrei viaggiato nel tempo! Ed ancora meno che mi sarei innamorato di una futura regina di Munster! Eppure era successo. Contro ogni forma di razionalità.
-Ah Captain, vorrei ci fosse un modo per viaggiare nel tempo più facilmente! Magari con un... autobus teletrasportatore, una botola... qualcosa del genere! Mi renderebbe le cose più semplici!
Il cavallo si limitò a nitrire, lasciando che mi avvicinassi per spazzolarlo con la spugna bagnata. Non me lo aveva mai lasciato fare senza almeno provare a calciarmi. Forse iniziavo a piacere anche a lui, chissà! A me affascinava molto, ma mi rattristava anche: come la bionda, avevo notato che ci fosse qualcosa in lui. Qualcosa che lo frenava dal riprendersi la libertà, un po' come la principessa d'altronde... forse aveva paura? Ma di cosa?
-Bravo ragazzo. Grazie per non avermi minacciato oggi. Lo vedi? Possiamo diventare amici io e te! Magari prima che me ne vada riuscirò anche a vederti libero... mi piacerebbe. Si vede che questa stalla non è il tuo habitat, eppure non vuoi proprio lasciarla andare... vorrei poter parlare l'equino per capirti, sai?
Captain continuò a guardarmi in silenzio, ovviamente, ed io mi sentii molto stupido. Era ovvio che non avesse capito una sola parola di ciò che gli avevo detto, forse avrei dovuto iniziare a volare meno con la fantasia. Il fatto che fossi stato catapultato nel XVI secolo, non voleva automaticamente dire che tutto fosse possibile, adesso.
Avrei tanto voluto che Alice fosse con me! Pur essendo io l'adulto, in certe situazione non c'era confidente migliore di lei – la quale sapeva dare consigli eccellenti. Quanto mi mancavano le nostre chiacchierate notturne, i viaggi insieme nei climi più improponibili, i nostri abbracci... proprio tutto. E se anche si fosse svegliata, le cose sarebbero mai tornate come una volta? La maggior parte delle persone che si risvegliava dal coma, rimaneva con gravi disabilità per tutta la vita...
No, non dovevo e non volevo nemmeno pensarci. Alice era forte, la mia bambina era forte e non si sarebbe mai arresa di fronte a nulla. Ed avremmo fatto quel viaggio in Australia che le avevo promesso e che sognava da tanto.
Avrei solo voluto che Emma potesse essere parte di tutto ciò... quanto sarebbe stata felice di arrivare a quelli che per lei erano i confini del mondo? Inoltre, l'Australia nel 1518 non era ancora stata scoperta... ci sarebbero voluti altri 250 anni: pensarci sembrava incredibile!
Ma non avrei pensato ora agli addii, avrei vissuto il presente – pur senza perdere di vista il mio obiettivo! Magari dopo pranzo avrei fatto un salto a Cork, in fondo avevo anch'io bisogno di trovare qualcosa di decente da mettere alla festa. Se anche avessi avuto un solo ballo con la principessa, non volevo né sfigurare, né farle fare brutta figura! Chissà cosa avrebbe indossato lei... non l'avevo mai vista in abiti eleganti e, nonostante fosse bellissima già così, non potevo negare di essere curioso. Ma non avrei condiviso quel pensiero con lei, non ero esattamente convinto di come avrebbe potuto prenderla: era una ragazza a dir poco imprevedibile!


EMMA POV

-Ehm... scusami Sydney... ma... neanche questo mi convince. È bellissimo, davvero, ma non fa per me! Mi dispiace...- borbottai mortificata, lanciando un'ultima occhiata allo specchio.
Ero col sarto da oltre un'ora ormai, eppure nessuno dei vestiti che mi aveva mostrato o fatto provare mi aveva soddisfatta. Ne aveva portati circa una cinquantina ed i miei avevano lasciato che la prima a scegliere fossi io: probabilmente erano già pentiti. Neanche cinque minuti fa era entrata mia madre a chiedere se fosse tutto a posto, infatti. Ero certa che anche la povera Rose stesse perdendo la pazienza, pur non essendosi lamentata neanche una volta; forse perché per una volta le stavo effettivamente facendo svolgere il ruolo di ancella. Di solito alle ragazze non chiedevo mai nulla di particolarmente faticoso, semplicemente perché non ne avevo bisogno.
E io non sapevo dire per quale motivo non mi andasse bene niente, visto che avevo provato una decina di abiti davvero meravigliosi! Non ero mai stata vanitosa, eppure... qualcosa continuava a non andare. Pur essendo quelle solo basi che poi sarebbero state modificate apposta per me, non mi convincevano.
-Ed io che pensavo sareste stata la più semplice! Ma non vi preoccupate, principessa! Volete proprio fare colpo su questo principe, eh?
-Oh no! Non ho alcun interesse a fare colpo sul principe.- almeno quello era certo! Non mi interessava affatto farmi bella per un perfetto sconosciuto che nemmeno sapevo che faccia avesse. E la cosa era veramente frustrante, perché a castello era pieno di sussurri! Erano praticamente tutti convinti che a quel ballo sarebbe seguito un imminente fidanzamento, e probabilmente in città circolavano le stesse voci. Avrei voluto fare qualcosa, ma pubblicare un comunicato solo per smentire sarebbe stato assurdo... stupido. E poi, era meglio discutere col re e col principe di persona, piuttosto che far loro sapere in questo modo che non ci saremmo mai imparentati.
-Non che ne abbiate bisogno, certo. Scusate!
-Ma no, non hai di che scusarti Sydney! Tutti pensano che stia pensando al matrimonio, lo so...
-E non lo state facendo?
-No... affatto.
L'uomo si limitò ad annuire e per fortuna non commentò. Era un tipo simpatico ma anche molto tradizionalista, quindi ero certa avrebbe avuto da dire sul fatto che fossi una quasi ventiduenne immaritata. Entrambe le sue figlie erano mogli e già mamme, ed una di loro aveva ben due anni meno di me. Non che mi scandalizzasse, in fondo, visto che lo stesso valeva per la maggior parte delle ragazze...
-Capisco. Non sono affari miei! Sentite, cosa ne direste di un colore più audace? Non è molto convenzionale, ma in fondo nemmeno voi lo siete... e il rosso vi donerebbe molto.
-Rosso?- borbottai, curiosa di quella proposta. Rosso. Sì, era decisamente audace e non ci avevo neanche pensato: perché no? Non era una brutta idea, era un colore che mi piaceva. Nessuno lo avrebbe indossato e di questo ero convinta.
-Avete qualcosa da farmi provare?
-Il modello che ho in mente è color crema. È piuttosto semplice, ma in rosso sarebbe tutta un'altra storia. Volete provarlo?- frugò quindi tra le stampelle appese l'una accanto all'altra e ne tirò fuori un vestito magnifico. Aveva ragione, era semplice, e a vederlo sembrava che il busto fungesse anche da corsetto, il che voleva dire che non avrei dovuto distruggermi la milza. La gonna era ampia ma con qualche strato di stoffa un più, probabilmente avrei potuto fare a meno di quelle scomodissime gabbie a cerchio.
-Sì. È bellissimo, lo vado a provare.
-Grazie principessa. È la mia ultima creazione e ho pensato avrebbe potuto essere troppo semplice per voi, ma effettivamente... non avevo valutato un colore diverso che gli rendesse onore.
Annuii e presi l'abito, scomparendo nuovamente tra le tende insieme a Rose. La giovane mi aiutò a sfilare quello verde pallido ed a slacciare l'odiosissimo corsetto rigido a cui purtroppo a volte non potevo rinunciare.
-Emma, vi siete buttata su questo perché non ha un vero corsetto!- mi punzecchiò lei, e ridemmo entrambe. Effettivamente era uno dei motivi principali, ma mi piaceva davvero! Non c'erano gioielli, decorazioni... nulla di eccessivo.
-Beccata! Mi dispiace per tutto questo casino, sono una spina nel fianco oggi!
-Ma no! Mi sto divertendo in realtà... tutti questi abiti bellissimi...
-Beh, sai cosa? Scegline uno anche tu! Lo dirò anche a Violet e Ashley... ve li regalo io.
-Cosa? Ma no, no, non posso accettare!
-Sciocchezze Rose. Visto che parteciperete anche tutte voi al ballo, vi meritate qualcosa di bello da mettere! Appena siamo pronte scegli quello che più ti piace e provalo... dirò a Sydney di fartelo sistemare se le misure non fossero giuste.
-Grazie Emma!
-Ma figurati! Dimmi piuttosto... ci vai da sola o accompagnata?
La ragazza arrossì all'istante, facendomi tenerezza. Rose era mia ancella da pochi mesi e non la conoscevo ancora molto bene. Essendo piuttosto timida non avevo mai voluto premere troppo per evitare di metterla a disagio, ma fin dall'inizio era stata gentile e molto dolce. Andavamo d'accordo e cercavo di fare del mio meglio perché sia lei che le altre non si sentissero mie serve ma collaboratrici o qualcosa del genere. Erano tutte molto giovani ed a pensarci bene Rose era addirittura la più grande: aveva compiuto 17 anni a dicembre.
-Veramente non... non c'è nessuno. Voglio dire, sono sola. Verrò con le altre.
-Capisco. Beh, non so se ti... interessa... e sono l'ultima che ti consiglierebbe di gettarti tra le braccia del primo che capita! Ma credo tu piaccia a Jefferson, l'ho sorpreso spesso a guardarti...
-Davvero?
La sua sorpresa era più che genuina, a quanto pare non se n'era accorta sul serio. Io invece le occhiate fugaci dell'uomo le avevo notate eccome, principalmente quando le ragazze mi accompagnavano in giardino o a prendere la carrozza per andare al villaggio. Non conoscevo benissimo Jeff, ma era un po' strano e piuttosto simpatico. E poi, se era diventato amico di Killian, tanto male non doveva essere.
La madre di Rose era vedova ed ancella della mia, e sapevo stesse spingendo la figlia a trovare marito, in modo che potesse sposarsi per la maggiore età. Così mi aveva detto la mamma, almeno, ma non stentavo a crederlo: Lady Turquoise era piuttosto severa ed esigente. E se proprio Rose avesse dovuto sposarsi, meritava un bravo ragazzo – magari uno che potesse piacerle davvero. Pur non sapendo molto di lei, sospettavo che quella figura minuta ed esile celasse un gran bel caratterino!
-Davvero. Posso indagare, magari Killian saprà se ha intenzione di invitarti...
-Sì, mi... mi piacerebbe- balbettò -Voglio dire, Jeff è molto... simpatico. Mi fa ridere, quelle poche volte in cui parliamo...
-Consideralo fatto allora! Ci parlerò oggi stesso.
-E a voi? Piace?
-Chi? Jeff?
-No... insomma, Jones. Lo so che non è un principe o un nobile ma... scusatemi, sono inopportuna!
La ragazza mi lasciò di stucco, ma non certo perché inopportuna! Ero sorpresa. I miei si erano accorti che ci fosse qualcosa, ed aveva senso... ma era così evidente anche alle persone che frequentavo meno? Non mi sembrava di essermi mai lasciata scappare nulla o di essermi comportata in modo strano... o sì?
-Tranquilla. Killian... a me non importa che non sia nobile, affatto. Mi capisce, sai? Forse è l'unico che mi capisce davvero e credimi, non è semplice! E... sì. Mi piace. L'ho perfino invitato al ballo!
-Cosa? Lo avete invitato... voi?
-Certo! Perché no?- risi, mentre col suo aiuto cercavo di entrare nel nuovo abito -Tua madre mi ucciderebbe se sentisse, ma non vedo perché noi ragazze non possiamo prendere l'iniziativa. Che c'è di male?
-Niente, credo... è solo che... non è... convenzionale.
-Quindi? Non voglio trascinarti nella mia follia, credimi. Ma non trovo giusto che noi donne dobbiamo sempre essere dei burattini, gentili, educate, obbedienti... passive.
La giovane rimase in silenzio, e si diede da fare con lo stringere i lacci dietro al vestito. Era decisamente molto più comodo di qualunque altra cosa avessi provato, soprattutto perché non mi mozzava il respiro.
Una volta finito uscimmo entrambe da dietro le tende, e né Rose né Sydney proferirono parola: al che fui pervasa dal panico. Stavo davvero così male? Per poco non mi slogai una caviglia per correre davanti allo specchio, e di certo non immaginai di trovarmi... bella. Stentai quasi a crederci.
-Se posso permettermi siete bellissima, principessa.
-Già...
Una volta tanto, non seppi come replicare. Ogni centimetro di stoffa mi fasciava alla perfezione e se la gonna cadeva larga e leggera fino a terra, il busto metteva in risalto le mie curve. Era la prima volta che mi sentivo così femminile, sensuale, eppure me stessa. Era un vestito molto più inconvenzionale di quanto mi fosse sembrato a primo impatto, molto diverso da qualsiasi cosa avessi provato... o visto, nel corso delle serate a castello. Di solito scollature del genere erano compensate da almeno uno strato di tulle o pizzo, mentre questo look era audace. Ma a mio avviso non volgare.
In più, non mi sarebbe dispiaciuto riuscire a sorprendere Killian. Era curioso di vedermi in veste elegante? Beh, tanto valeva fare le cose per bene.
-Questo è perfetto, Sydney.
-Concordo, vi sta d'incanto. Se preferite essere un po' più coperta posso aggiungere un leggero strato di tulle...
-Va bene così. Non è volgare, vero?
-No. Siete elegante di natura, difficilmente potreste risultare volgare. Se vi piace...
-Sì, mi piace. E rosso. Approvo l'idea del rosso. Ma pensate di farcela entro sabato?
-Ovviamente sì! Avrà la massima priorità e sarà un vero piacere. Lasciatemi solo sistemare qualche spillo per adattare ancora un po' la misura... poi siete libera di andare!
-Va bene. Intanto Rose, scegli quello che più ti piace e poi Sydney potrà prendere anche le tue misure!
-Grazie ancora, Emma! Anche se sarà impossibile competere con voi, siete meravigliosa! Ma penso che seguirò il vostro consiglio... credo... credo andrò a parlare con Jeff, dopo.
-Vuoi invitarlo?- spalancai gli occhi, incredula! Quando era rimasta zitta avevo pensato lo avesse fatto per educazione, perché non concordava! Invece ci aveva riflettuto...
-Sì. Penso di sì.

 

***


-Sei in ritardo.
Killian era seduto su un tronco tagliato, con le braccia incrociate ed il suo solito bellissimo sorriso. Dovetti farmi forza per non raggiungerlo, sedermi sulle sue gambe e poi abbracciarlo. E baciarlo.
Dio, quanto bramavo un secondo bacio! E questa volta da lucida, per godermelo ancora di più.
-Scusami. Ci ho messo più del previsto a scegliere il vestito.
-Non ti facevo vanitosa, principessa...
-Ho solo gusti difficili. Non mi piacciono i vestiti troppo sfarzosi o rigidi, quindi...
-E hai trovato l'abito giusto?
-Sì. E penso che ti piacerà.
-Mmh. Puoi anticiparmi qualcosina?
L'uomo si alzò lentamente e mi prese le mani, portandosele alle spalle. Eravamo vicini, molto vicini, e per l'ennesima volta io andavo a fuoco: aveva idea di ciò che mi stava facendo? Lo odiavo, perché prima di lui nessuno aveva mai avuto un tale controllo su di me... d'altro canto, però, mi sentivo libera come non mai. E quelle sensazioni erano tutto fuorché spiacevoli. Inoltre, con un po' d'impegno, ero in grado di reagire... e ripagarlo con la stessa moneta. Me ne ero resa conto il giorno precedente. Era come se giocassimo flirtando, ed era fantastico.
-Rosso. È rosso. Ma non ti dirò altro, o ti rovinerei la sorpresa...
Ma sorpreso già lo era, a giudicare dalla sua espressione. Sorrisi della mia piccola vittoria.
-Molto audace, Swan. Non farò fatica ad individuarti tra tutte quelle dame allora...
-No, infatti. Nessun altro indosserebbe un vestito rosso acceso.
-Spero che quel principe tenga le mani a posto... e gli occhi.
-Geloso?
-Io? Certo che sono geloso di te, tesoro. Immagino dovrai concedere a lui il primo ballo... anche se non sono preoccupato. Dubito che un damerino in calzamaglia possa avere il mio fascino!
-Perché, pensi di venire conciato così? E magari con la tua giacca di pelle?
Ridemmo insieme, ma qualcosa mi diceva che il coraggio di presentarsi in quella maniera non gli mancasse! E l'avrei comunque trovato più attraente di chiunque altro, non avevo dubbi. Solo che non ero convinta i miei ne sarebbero stato tanto felici, e di certo non avrebbe fatto bella figura. Non che mi importassero le opinioni altrui, e sicuramente per lui valeva lo stesso. Però...
-Tranquilla Emma, te l'ho detto! Non ho la minima intenzione di farti sfigurare. Oggi pomeriggio vado a Cork coi ragazzi e ci procureremo qualcosa di adeguato!
-E non posso accompagnarvi?
-No, direi di no.
-E va bene, immagino mi terrò la sorpresa anch'io. Ora, piuttosto... siamo qui per parlare di cosa indosseremo a una stramaledetta festa organizzata per farmi conoscere il “damerino”, o per insegnarti a duellare? Non abbiamo molto tempo ma mezz'ora di pratica possiamo farla!
-Molto bene, io sono pronto. Stendimi!
-Non ci sono dubbi che finirà così! Ah senti, per caso sai se Jefferson si vede con qualcuno?
-Ti interessa Jeff, ora?
-Ma no idiota! Ho notato delle... occhiate... a una delle mie ancelle. E a lei piace. Quindi... sai, per darle una mano a non fare una brutta figura se...
-No, non ha una donna. E se parli della bionda mingherlina, potrebbe averla menzionata...
-Fantastico!

 

***


KILLIAN POV

L'unica cosa non chiara, ormai, era come fosse possibile non essere ancora arrivati ad un secondo bacio. Nessuno dei due nascondeva più di essere attratto dall'altro; pur essendo in grado di coglierla alla sprovvista, lei non si limitava ad arrossire. Ricambiava, oh, eccome se ricambiava! E mi faceva impazzire... chissà se se n'era resa conto. Era strano che una ragazzina, sotto quel punto di vista ancora innocente, riuscisse a farmi un effetto del genere! Nessuna donna ci era mai riuscita.
Ma nonostante ciò, avevamo potuto allenarci in tranquillità e mi ero divertito molto, anche se per ben tre volte ero finito col sedere a terra! Era davvero molto agile e veloce, e già sentivo di stare migliorando. Me lo aveva confermato pure lei.
-Ehi ragazzino innamorato, basta tenere la testa tra le nuvole!
-Sciocchezze! Ero solo pensieroso!
Jeff ridacchiò, seguito da Robin, perché quella era una chiara bugia! E non riuscivo neanche ad immaginare quanto patetico dovessi sembrare, visto dall'esterno. Proprio un ragazzino effettivamente!
-Sappiamo che preferiresti... cavalcare... con la tua bella, ma sei bloccato con noi! E non abbiamo voglia di portarti via in braccio, se cadi da cavallo. Di nuovo.
-Molto divertenti...- alzai gli occhi al cielo accelerando il passo, ma l'unico di cui potevo essere infastidito ero io stesso. Loro non stavano facendo altro che punzecchiarmi con la realtà, ero io ad essermela cercata. Ma cosa dovevo fare, spegnere il cervello?
-E tu Jeff? Hai già invitato la tua biondina al ballo? Eh?
-Mmh. Diciamo che potrebbe essere stata lei ad invitare me. A frequentare la tua principessa diventano audaci!
-Ah e non dici nulla!- lo canzonò Robin, stavolta dalla mia parte.
Ma guarda te... la “piccola” Rose aveva seguito l'esempio di Emma e si era personalmente fatta avanti con Jefferson: e pensare che, le poche volte in cui ci avevo scambiato due parole, mi era sembrata una ragazzina piuttosto timida. In più doveva avere massimo 17-18 anni, ma avendone lui 25 non ci vedevo nulla di scandaloso. A pensarci bene avrebbero formato una coppia carina, soprattutto se la giovane aveva quel fuoco nascosto dentro che stava facendo uscire.
Intanto speravo di sbrigarmela presto con le commissioni, non ero un fanatico dello shopping. Avevo solo bisogno di trovare qualcosa di elegante ed ordinare dei fiori, perché non avevo intenzione di presentarmi davanti alla mia dama a mani vuote! Non potevo farci nulla, per certi aspetti ero ancora di vecchio stampo, ma la galanteria a mio avviso non sarebbe mai dovuta morire! A mio avviso le donne andavano corteggiate, e non date per scontate.
-Voi non me lo avete chiesto- scosse le spalle con noncuranza e con un ghigno; -E tu, Robin? Non ce l'hai una dama?
-Nah. Magari nemmeno ci andrò, potrei partecipare ai festeggiamenti in città. Ci saranno giochi e birra, mi basta! Però aspetterò impaziente gli inviti ai vostri matrimoni, eh!
-Molto divertente! E comunque non puoi non venire, amico. Sarà interessante! Non sei curioso di vedere il famoso Re Rump? Io me lo immagino con la pelle di coccodrillo e gli occhi rossi, visto come se ne parla... E poi al banchetto reale vuoi che manchi da bere e da mangiare?!
Ridemmo tutti insieme, era chiaro che per noi e per le ragazze quell'evento avesse due facce completamente diverse. Loro, con grande probabilità, aspettavano con ansia le danze, noi tutto il contorno. Ed anche se non potevo negare di essere impaziente di ballare con Emma, prospettiva più che allettante, non ero da meno. Però ero giustificato! Questa sarebbe stata un'occasione unica nella vita, nei libri di storia questi eventi erano descritti come qualcosa di grandioso. Sarebbe davvero stato così, o le testimonianze erano pompate e romanzate? Nel dubbio, speravo ci sarebbe stato del buon sidro – anche se ubriacarmi e fare la figura del pagliaccio davanti ai nobili non era un'opzione.
Cork ormai si apriva a poche decine di metri da noi, ma la coda dell'occhio non poté che andare al sentiero che proseguiva nel bosco, verso quella radura... un luogo meraviglioso, rovinatoci da quegli scarti umani. Era uno dei posti preferiti di Emma, ma probabilmente non ci sarebbe più tornata. Se ci pensavo, la rabbia tornava a salirmi... ma non dovevo permetterlo. Le avevo promesso che avrei lasciato stare e lo avrei fatto. L'importante era che lei stesse bene. E basta.
Ed il fatto che si fidasse di me, che sapesse che non le avrei mai e poi mai fatto del male.

 

***


Intanto, a palazzo...

-James, pensi che abbiamo sbagliato ad invitare il re e suo figlio? Conoscendolo di fama... non credo sarà contento di scoprire che, in fin dei conti, è tutta una farsa.
Snow Margaret sedeva davanti al caminetto pensierosa, guardando il marito di fronte a lei. Era preoccupata, preoccupata per il regno e per sua figlia. Conosceva bene Emma e sapeva che non avrebbe mai cambiato idea su quel matrimonio. Soprattutto adesso che sembrava così presa dall'esploratore... sarebbe stato tutto più facile se fosse stato un principe, o almeno un nobile! Lei e James avevano avuto fortuna, essendo entrambi principe e principessa delle proprie contee – pur essendo stato l'amore ad unirli in primo luogo.
-Non è una farsa. Potremmo trovare un altro tipo di accordo o... a Emma potrebbe piacere il ragazzo, in fondo.
-James, ti amo, ma a volte sai essere davvero un gran tonto! Emma si sta innamorando di Killian Jones ed è anche abbastanza evidente! Quel ragazzo condivide i suoi stessi ideali, oltre ad essere attraente... pensi davvero che potrebbe trovarne un altro così?
Il re, che aveva aperto la bocca per ribattere, la richiuse. In fondo sapeva che sua moglie avesse ragione, ma era anche una questione complicata. Non che non desiderasse la felicità di sua figlia, non gli sarebbe importato neanche se si fosse innamorata di un contadino... ma la situazione attuale era complicata, e non sapeva cosa fare. Obbligare Emma a sposare Neal? Che razza di padre sarebbe stato, se avesse forzato la sua bambina?! L'avrebbe resa infelice e questa era l'ultima cosa che desiderava! D'altra parte, se fossero rimasti soli contro il nord e gli inglesi... non avrebbero mai potuto vincere la guerra, ed in quel caso avrebbero tutti rischiato di morire. In battaglia, o giustiziati. O rinchiusi per sempre in cella. E neanche questa era una prospettiva rosea!
Trattare con Re Rump non era facile e, anche se aveva detto che avrebbero provato a trovare un altro tipo di accordo, non era certo che avrebbe potuto funzionare. Il matrimonio avrebbe unito i regni, li avrebbe resi un tutt'uno... e questo il re di Connacht lo sapeva bene! Una semplice alleanza, invece, non avrebbe comportato nulla di tutto ciò.
-Non so cosa dirti Snow, vediamo cosa succede. Lo so che hai ragione, ma cosa dovremmo fare? Lasciamo che i ragazzi si conoscano, potrebbero anche trovarsi bene... non è detto che Neal sia come suo padre. Se poi non va... ci penseremo dopo.
-Io dico che dobbiamo pensarci adesso perché sappiamo entrambi che non andrà. Emma non è il tipo da amore a prima vista! E perché dovrebbe rinunciare a qualcosa di bello e che la rende così felice? Non puoi non aver notato quanto sia di buon umore ultimamente... non voglio strapparglielo.
-Pensi che io lo voglia? Ma c'è in ballo il suo futuro e la vita non è come le favole.
-Lo so, lo so che è complicato, non sono stupida. Ma nella peggiore delle ipotesi, se dovessimo davvero andare in guerra... piuttosto che rovinarle la vita, chiederei e Killian di portarla con sé in America! Lì sarebbe al sicuro. Ma sacrificare la mia bambina per il bene comune non è neanche da prendere in considerazione e spero tu sia d'accordo con me!
L'uomo, suo malgrado, annuì. Certo che era d'accordo: preferiva sapere sua figlia oltreoceano e felice, piuttosto che vicina ma distrutta dentro per una vita che non desiderava. In cuor suo, sapeva di aver preso una decisione: se Emma avesse rifiutato il ragazzo e non avessero trovato un altro modo per stringere quell'alleanza, lo avrebbe accettato. Con tutte le conseguenze che ciò avrebbe comportato. E anche se sarebbe sempre stata la sua bambina, di certo si sarebbe sentito meglio a saperla con un uomo che la comprendeva e quindi l'avrebbe rispettata, piuttosto con qualcuno che, magari, avrebbe imposto la sua supremazia.
Ma nulla era ancora certo: era inutile iniziate a fasciarsi la testa.
-Un'ultima cosa, Snow. Credi sia saggio mandare i ragazzi a Rosscarbery da soli? Visto che evidentemente c'è qualcosa tra loro e nessuno dei due è... tradizionalista.
La moglie lo guardò, seria per pochi istanti... fino a che non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa risata. Lo trovava davvero adorabile quando iniziava a comportarsi da padre iperprotettivo!
-Oh dai! Emma non è una ragazzina sprovveduta, James!- esclamò, con un sorriso divertito ancora stampato in faccia -Non sarà “tradizionalista” come dici ma è una ragazza intelligente! E Jones è un gentiluomo, è più che evidente. Lasciali fare... lasciala fare! È giusto che si goda un po' di libertà, e meglio accompagnata che sola, no?
-Certo, certo, hai ragione. Ma smettila di ridere! Lo sai come sono i giovani... gli istinti...
Ma quando la regina riprese a ridere, decise di lasciar perdere. A questo punto, avrebbe probabilmente scelto di fidarsi! Ma per il momento doveva pensare ai preparativi e ad un'eventuale proposta di alleanza fruttuosa per entrambe le parti, alternativa al matrimonio.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Questo weekend ho pensato di aggiornare qui, visto che non lo faccio da tanto... l'altra la aggiornerò comunque in settimana :)
Non so se e quanti ancora stanno leggendo, ma continuo a postare ahaha
Emma dopo tante peripezie ha scelto un abito per il ballo e credo immaginiate che si tratta di quello che indossa nel finale della terza stagione. Uno stile sicuramente non convenzionale per l'Irlanda del XV secolo... ma sappiamo che Killian rimarrà incantato ahaha Ed intanto ha convinto la giovane ancella (Rose, che sarebbe Trilli) ad invitare Jefferson al ballo. Se son rose...
Intanto continuano ad esercitarsi a combattere ma anche a punzecchiarsi, senza nascondere più di tanto ciò che provano.
Intanto il re e la regina si stanno rendendo conto che le cose non saranno facili, rifiutando la proposta di matrimonio... ma devono cercare un'alternativa che salvi il regno senza rovinare la vita di Emma. Vedremo, intanto il ballo è vicino.
A voi fa strano non essere in attesa per la nuova stagione di Once? Sarebbe iniziata più o meno in questo periodo... A me molto! Dico sempre che devo fare un rewatch, ma forse lo farò davvero ora xD
Un abbraccio e a presto! :*

LARAAA ho visto che hai aggiornato. Sono curiosissima di leggere!

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Capitolo 15
*** A kiss in the moonlight ***


NON E' UN NUOVO CAPITOLO E' QUELLO DEL BALLO.
Specifico, così non perdete tempo lol
Sto solo ripubblicando perché i codici se ne erano di nuovo andati a quel paese, e se mi limitavo a modificare e postare quelli giusti rimaneva uguale, tutto attaccato.
Passo e chiudo, e vado a pubblicare l'altra che il nuovo capitolo ce l'ho davvero ahah
 

A kiss in the moonlight



KILLIAN POV

Il “gran” giorno era arrivato ed Emma era visibilmente nervosa. Mi aveva aiutato alle stalle e non aveva cancellato la nostra ormai quotidiana ora di allenamento, ma ero riuscito a disarmarla per ben due volte. Ovviamente non sarebbe stato possibile se fosse stata concentrata come al solito.
Riuscivo a comprendere il suo disagio, anche se negli ultimi giorni aveva preferito non toccare l'argomento. Si sentiva sotto pressione, era chiaro che avrebbe reso le cose più semplici a tutti se avesse deciso di sposare il principe. A tutti, tranne che a se stessa. E a me.
Avrebbe rifiutato qualsiasi avance, me lo aveva fatto capire molto chiaramente... eppure non riuscivo a non essere geloso di quel Neal. Se le fosse piaciuto, sarebbe stato così facile per loro! Io d'altro canto non potevo aspirare ad alcun futuro con la principessa, anche se forse lei non lo comprendeva appieno, non conoscendo la verità. Quella verità che giorno dopo giorno diventava più opprimente. Era giusto che sapesse... anche se probabilmente sarei rimasto ancora a lungo. Non avevo fatto alcun passo avanti nella ricerca per risvegliare Alice, pur passando interi pomeriggio a leggere senza mai stancarmi.
Chissà se Jack Hill si sarebbe fatto sentire presto? O magari Stein Whale avrebbe effettivamente trovato il modo di aiutarmi? Ormai non sapevo cosa pensare, pur sapendo di dover portare pazienza: era passato un mese! Non un anno. Un mese. Non potevo certo farmi catapultare indietro nel tempo e scovare in tre giorni una qualche erba miracolosa.
Tuttavia, più i giorni passavano e più quella terra diventava parte di me. Chi ci abitava, diventava parte di me... soprattutto lei.
-Ti vedo pensieroso, Killian. Ti senti bene?
-Violet. Scusa... sì, ero sovrappensiero in effetti.- mi fermai proprio in tempo, prima di travolgerla per la mia distrazione; -Wow! Sei splendida, sai?
La giovanissima ancella e ormai mia amica, indossava un bell'abito bianco e beige con cuciture raffinate e dettagli preziosi, abbinato ad un piccolo diadema. Non l'avevo mai vista così elegante, a quanto pare anche lei si era messa in tiro per il ballo!
-Grazie. Davvero? Perché non lo so, mi sento così a disagio! Cioé, l'abito è bellissimo ma... appunto. Non sono abituata ad indossare qualcosa di così bello! Non sembro ridicola?
Risi: ridicola decisamente no, era adorabile a dire la verità! Ed era veramente graziosa, nessuno l'avrebbe scambiata per una popolana! Sapevo che gli abiti erano merito di Emma, la quale aveva deciso di regalarne uno a tutte le ancelle... ma la ragazzina aveva buon gusto!
-Tranquilla tesoro, sei una vera dama- sorrisi, facendole l'occhiolino; -Non avrai nulla da invidiare a tutte quelle ragazzine ricche e snob che saranno lì.
Arrossì violentemente, ma riuscì a rispondermi con un piccolo sorriso. Lo pensavo davvero, comunque! Se il principe avesse avuto un fratello minore, non avevo alcun dubbio che l'avrebbe notata: era ancora una bambina, ma elegante quanto solare.
-Ora ti lascio andare, ma mi prenoto per un ballo con voi, milady!
Stavolta rise lei.
-Con piacere, milord!

 

***


EMMA POV

Ecco cosa accadeva quando preparavo il bagno per conto mio: lasciavo i vestiti in camera!
Travolta da eccessiva ansia, avevo deciso di rilassarmi nell'acqua calda tra sapone ed aromi, il che era stato d'aiuto. Quella notte avevo dormito pochissimo, incapace di evitare di pensare a tutti i modi possibili per rifiutare in maniera gentile l'imminente proposta del principe.
Non che adesso avessi completamente smesso, ma avevo convenuto fosse meglio che gli eventi facessero il proprio corso da soli. Se la fatidica proposta fosse davvero arrivata entro oggi, almeno mi sarei tolta il pensiero. Ed avremmo potuto discutere le alternative.
Ero più emozionata all'idea di trascorrere gran parte della serata con quello che avevo scelto come mio cavaliere e magari, insieme, ci saremmo anche divertiti. Avremmo ballato, certo, ma con un po' di fortuna saremmo riusciti a sgattaiolare fuori a goderci la bella serata sotto le stelle. Fin da quando ero bambina, era stato così ad ogni ballo. Passavo la prima ora in sala per i convenevoli, poi correvo fuori in compagnia di August. Anche questa sera sarebbe venuto ed ero un po' nervosa all'idea di farlo conoscere a Killian. Forse era stupido da parte mia, ma speravo che i due si piacessero! Con Graham non era andata molto bene, quindi sarebbe stato bello se almeno uno dei miei migliori amici potesse andare d'accordo con lui.
Comunque, non era il caso di passare in bagno l'intera giornata, quindi mi avvolsi meglio che potei nell'asciugamano. Con un po' di fortuna non avrei incontrato nessuno sul piano, visto che erano praticamente tutti immersi negli ultimi preparativi. Presto sarebbe toccato anche a me e volevo poter passare almeno un'ora a fare merenda a letto, magari in pigiama.
Ma a quanto pare la fortuna quel giorno non era proprio dalla mia parte: mi bastò mettere piede fuori dal bagno per andare a sbattere contro qualche idiota!
-Guarda dove metti i piedi, maledizione!
-Swan! Veramente sei tu che sei sbucata dal nulla... mezza nuda, per di più. Non che la cosa mi disturbi...
-Dannazione! Killian!
Ovviamente! Chi altri poteva gironzolare, se non lui? L'ultimo che avrei voluto incontrare, in quello stato... Velocemente cercai di assicurarmi che l'asciugamano fosse saldo attorno al mio colpo, ed incrociai le braccia al petto.
Non fu facile però mantenere lo sguardo fermo, visto il suo che mi analizzava da capo a piedi, senza vergogna. Se fosse stato qualcun altro, probabilmente lo avrei fatto arrestare...
-Questo è il vestito che indosserai stasera?
-Non sei simpatico. E smettila di guardarmi.
-Scusa tesoro, ma la visione è particolarmente piacevole. Se ti dà fastidio, me ne vado...
Abbassò lo sguardo, e non potei non apprezzare il gesto. In fin dei conti, non smetteva mai di essere un gentiluomo ed anche questo mi piaceva di lui. Scherzava, mi provocava, ma non mi aveva mai mancato di rispetto, né mi aveva messa a disagio.
-Ormai mi hai vista.- alzai gli occhi al cielo, cercando di celare un lieve sorriso -E non è che sono nuda. Se cammini a occhi chiusi ti rompi l'osso del collo e io resto senza cavaliere per stasera...
Sollevò quindi la testa con un ghigno, ma gli occhi invece di studiarmi per l'ennesima volta si posarono direttamente sui miei. Anche se i giorni erano passati ed avevamo più o meno messo in chiaro di non esserci indifferenti, ancora non avevamo “definito” quello che ci univa. Non c'erano stati più baci o effusioni di vario genere, però eravamo più uniti e ci veniva naturale. Chissà, magari dopo stasera sarebbe stato più semplice...
-Non potrei mai lasciare senza cavaliere la principessa più bella del reame...- fece con tono galante, ed un profondo inchino che per poco non mi fece scoppiare a ridere: certo che sapeva essere un vero pagliaccio! Ma un pagliaccio veramente adorabile.
-Smettila di fare lo scemo, Jones.
-Ti stai già preparando?
-Veramente no. Cioè, voglio rilassarmi per un'oretta prima di iniziare a vestirmi e tutto il resto.
-Capisco. Sei molto nervosa per stasera?
-Hai una domanda di riserva?- sorrisi, anche se da ridere c'era ben poco. “Nervosa” non era una parola abbastanza forte per descrivere il mio stato d'ansia! Se avessi potuto sarei scappata a gambe levate per tornare solo quando i nostri “carissimi” ospiti fossero ripartiti, ma avrei causato non pochi problemi.
-Dai Emma, ci sono io. Accorrerò in tuo soccorso ogni volta che avrai bisogno!
-Uh, il mio cavaliere dall'armatura lucente! Ma a dir la verità non mi dispiacerebbe se rimanessi nei paraggi...
-Lo farò con piacere. E principe o no, non credo gli permetterò di rapire la mia dama troppo a lungo, quindi...
-Ti ringrazio.- sorrisi, abbracciandolo di slancio senza pensarci troppo. Lui ricambiò la stretta ed il suo calore mi pervase immediatamente, rilassando i miei muscoli. Le cose mi stavano sfuggendo un po' troppo di mano, ma non in negativo. Nemmeno mi sentivo in imbarazzo, pur consapevole che quell'unico strato di stoffa che mi copriva il minimo indispensabile, sarebbe potuto scivolare via da un momento all'altro.
-Adesso ti lascio andare tesoro, così puoi goderti il meritato relax. Io e te ci vediamo direttamente stasera, suppongo. Sappi che faresti un figurone anche vestita così, comunque!
Una volta lasciatami andare mi squadrò ancora una volta da capo a piedi, ed io feci il possibile per non arrossire. Il suo sguardo era così carico di... desiderio. Per un attimo valutai di chiedergli di trascorrere quell'ora con me, ma realizzai subito che non sarebbe assolutamente stata una buona idea. In quel momento avrei potuto fare pazzie, e non era proprio il caso...
-Ti piacerebbe, Jones!
-Nah, in realtà non molto. Non mi farebbe piacere che altri occhi indiscreti ti vedano così. A dopo, splendore!
-A dopo!- sorrisi come un'ebete, mentre lo guardavo scendere le scale. Quell'inaspettato incontro era stato un vero toccasana: lui era l'unico a sapere come migliorare il mio umore. E non lo faceva neanche apposta, non aveva bisogno di sforzarsi.
Speravo davvero che col principe sarebbe bastato un ballo e qualche chiacchiera, così avrei potuto trascorrere il resto della serata con l'unico uomo che desideravo.

 

***


Più mi guardavo allo specchio e più mi tremavano le gambe. Ero terrorizzata, ma allo stesso tempo mi piacevo davvero. Mi sentivo femminile e, una volta tanto, una vera principessa.
L'abito rosso era perfetto, così come i capelli raccolti in alto, col diadema ad impreziosirli. Avevo perfino lasciato che mi truccassero, con tanto di rossetto rosso, ed avevo indosso un paio di scarpe coi tacchi che già odiavo. Se non altro, mi rendevano più alta.
-Tesoro, sei davvero bellissima!
-Anche un po' troppo- confermò mio padre, piazzandosi davanti a me e prendendomi le mani con un sorriso -Illuminerai tutta la sala. Anche se non mi dispiacerebbe ti coprissi giusto un po'... magari uno scialle trasparente...
-Padre!- alzai gli occhi al cielo, con una risata. Non riuscii neanche a prendermela, vista la sua espressione orgogliosa ed allo stesso tempo un po' preoccupata.
-Stai benissimo, non fraintendere. È solo che... rischio di dover uccidere parecchi uomini, possibilmente anche principi...
-Non sono più una bambina- gli ricordai, continuando a ridere -So badare a me stessa, se necessario! E so tenere a bada principi inopportuni.
-Lo so. Sono fiero di te tesoro mio, sei diventata una donna meravigliosa. Forte, indipendente, bellissima... ed è proprio questo che mi fa paura. Perché in fondo non hai più bisogno di me...
-Avrò sempre bisogno di te, padre. Te lo prometto. E ti voglio bene.
Ci stringemmo forte, poco mi importava del rischio di sgualcire un po' il vestito. Amavo mio padre, amavo entrambi i miei genitori e sapevo di essere fortunatissima. Pur non condividendo tutte le mie scelte, erano sempre pronti a sostenermi e fare il tifo per me... era una cosa veramente rara.
-Se non fosse chiaro, piccola... sei libera di rifiutare il principe, non devi sentirti in colpa. Capito?
-Non è facile non sentirmi in colpa, ma grazie. Apprezzo che non mi forziate.
-Non lo faremmo mai- intervenne mia madre, commossa -E davvero, non devi assolutamente sentirti in colpa. Non è giusto chiederti di portare un tale peso sulle tue spalle, il re e la regina siamo ancora noi! È compito nostro pensare al bene della gente.
-Esatto, sono d'accordo con tua madre.
Questa volta abbracciai entrambi, e poco ci mancò che mi commuovessi anch'io e rovinassi il trucco. Volevo fare il mio ingresso in sala a testa alta, in ordine e con dignità.
-Vi voglio bene. E per questo voglio essere sincera... le probabilità che il principe possa interessarmi sono pari a zero. Per rispondervi alla domanda dell'altro giorno... sì. È così. Credo di provare qualcosa per Killian, o... non lo so. Però!- bloccai il loro entusiasmo sul nascere, -Non fatene un affare di stato. Potrebbe essere solo un'infatuazione, non lo so davvero. D'accordo?
Annuirono entrambi, ma mia madre non resistette alla tentazione di abbracciarmi ancora una volta. La lasciai fare, perché in fondo era un'inguaribile romantica e ormai lo sapevo fin troppo bene. In più, non potevo negare di essere felice che non avessero nulla da ridire: non erano contrari. Se mai fosse successo qualcosa tra noi, mi avrebbero appoggiata.
-Starei ore ad ammirare le mie due donne preferite, ma è proprio ora di andare- concluse mio padre, scoccando un'occhiata all'orologio. In effetti mancavano cinque minuti alle sette, il momento in cui ci saremmo incontrati con la famiglia reale di Ulster. Avremmo fatto il nostro ingresso assieme dalla scalinata principale, noi da destra e loro da sinistra. Poi, purtroppo, avrei dovuto aprire le danze insieme al principe. Speravo vivamente non durasse troppo a lungo...
Proprio in quel momento fece il suo ingresso l'ancella di mia madre, la quale ci fece cenno di seguirla. Non mancò di lanciare un'occhiata di disappunto verso il mio abito, che sicuramente avrebbe definito “inadeguato ad una signora”, ma non disse nulla e quindi la ignorai, tentando di non inciampare nei miei stessi piedi.
Pur senza un corsetto a mozzarmi il respiro, avevo il fiato corto e il cuore a mille: l'ansia era ovviamente tornata a farsi largo. Per un momento valutai seriamente di ubriacarmi appena ne avessi avuto l'occasione, così la serata sarebbe terminata prima che me ne rendessi conto!
Ma ovviamente non bastava desiderarlo perché potesse accadere, ed in men che non si dica ci ritrovammo davanti a Re Rump O'Stiltsk Kheen e il Principe Neal Bealfire O'Stiltsk Kheen, nelle loro tenute elegantissime. Predominava in entrambi il color marrone, ma era praticamente impossibile non notare i numerosi dettagli e ricami in oro.
Nonostante ciò, rimasi sorpresa della dolcezza del viso del principe: nessuna delle idee che mi ero fatta corrispondevano alla realtà. Avevo immaginato un ragazzo dai tratti duri ed un'espressione di sufficienza dipinta in volto, invece... invece sorrideva ed aveva un'aria da bravo ragazzo che mai mi sarei aspettata. Soprattutto data la fama del padre, che avevo già visto in qualche dipinto e quindi non feci fatica a riconoscere. Erano soli, ovviamente. La regina, Milah, era morta sei anni fa ed il re non si era mai risposato.
Non feci in tempo a studiare meglio i due uomini, che le trombe iniziarono a suonare ed il Conte Maurice salì la scalinata a metà, pronto a presentarci. Solo in quel momento il mio sguardo corse alla sala da ballo, più gremita di gente di quanto mi aspettassi. C'erano dame, conti, marchesi, tanti volti noti... ma non ebbi modo di cercare quello di Killian.
-Re Rump Kheen, Signore del Connacht della nobile Casata O'Stilts e Sir Neal Baelfire, Principe ed Erede al Trono.
Padre e figlio fecero un passo avanti, inchinandosi a noi.
-Re James Dhaìbhead e Regina Snow Margareth della casata Charm' Hing, Sovrani di Munster, e Lady Emma Evleen, Principessa ed Erede al trono.
Fu il nostro turno di inchinarci, poi, a turno, il re ed il principe baciarono la mano di mia madre e poi la mia.
Mio padre scese la scalinata per primo, seguirono Rump e mia madre, e poi io e Neal. Il principe mi prese la mano con un sorriso, che ricambiai, e raggiungemmo assieme la pista da ballo.
Avrei voluto guardarmi intorno, cercare il mio cavaliere tra tutti quei volti curiosi ed in attesa, ma i musicisti intonarono un valzer e fui costretta a concentrarmi sul mio attuale compagno di danze.
Dovetti ammettere che il giovane erede avesse un aspetto piuttosto piacevole, unito ad un viso simpatico ed un bel sorriso. Probabilmente un rifiuto non sarebbe stata la fine del mondo per lui. Poteva non avere il fascino di Killian ma ero pronta a scommettere che altre principesse avrebbero fatto la fila per lui.
-Siete davvero bellissima, Lady Emma.
-Vi ringrazio... stata molto bene anche voi, Sir Neal. E potete chiamarmi solo Emma.
-In tal caso, Emma, chiamatemi Neal. Siete un'ottima compagna di danze.
-Oh, vi sbagliate, credetemi.. Non ballo molto e vi chiedo scusa in anticipo se dovessi per caso pestarvi i piedi...
-Sembrate piuttosto leggera, non credo sarebbe la fine del mondo!
Il giovane riuscì a strapparmi una risata, ed intanto continuammo a ballare mentre man mano tutti i presenti si univano alle danze. Era egoista da parte mia, ma speravo vivamente che Killian non trovasse un'altra accompagnatrice, nel frattempo... perché temevo che avrebbe attratto davvero molte donne, poco importava che fosse uno stalliere.
-State bene, Emma?
-Oh scusate! Ero solo sovrappensiero. Sto benissimo.
-Bene. Sapete, conoscevo di fama la vostra bellezza... ma devo dire che le parole non vi rendono giustizia.
-Grazie, Neal. Ma sappiate che i commenti sul mio aspetto non sono i miei preferiti, senza offesa. Non tengo particolarmente alle apparenze.
-Datemi tempo. Non vi conosco, posso commentare soltanto ciò che vedo!
-Mh. Acuta osservazione!- fui costretta ad ammettere, ed il suo sorriso si ampliò. Certo, poteva non essere il mio tipo, ma il carisma non gli mancava. E neanche la perspicacia, dato che sembrava sapesse sempre quale fosse la cosa giusta da dire. Per il momento decisi di considerarla una dote positiva, ma non se l'avesse portato a credere di poter avere tutto. Inclusa me. Mi sarebbe servito più tempo per capire se fosse semplicemente un ragazzo simpatico e spontaneo, oppure un principe viziato ed abituato ad ottenere qualsiasi cosa.
-Mi concedereste ancora un ballo?- domandò il giovane, quando la musica cessò, e qualcuno iniziò a scambiare il proprio partner -Mi piacerebbe conoscere qualcosa di voi e trovo che le danze siano il momento migliore
-Ancora uno- acconsentii, -Poi però c'è un'altra persona a cui l'ho promesso.
-D'accordo. Per il momento me lo farò bastare.- disse semplicemente.
Apprezzai il fatto che non mi chiese chi fosse l'altra persona, non essendo affar suo. Mi stava sorprendendo più di quanto avrei immaginato: e forse gli avrei perfino potuto concedere un'opportunità, se il mio cuore non fosse già occupato. Pur non sapendo ancora fino a che punto; come avevo detto ai miei genitori, avevo bisogno di tempo per fare chiarezza, perché per me era qualcosa di completamente nuovo. Eppure, nell'incertezza ero anche certa di non desiderare nessun altro uomo.
Quando la musica riprese, ripresi anch'io a ballare con Neal. Avevo già voglia di togliermi quelle scomodissime scarpe, chi aveva osato inventare qualcosa di tanto scomodo come i tacchi a spillo? Non poteva essere stata una donna, a meno che non si fosse trattato di qualcuna estremamente masochista.
-Allora Emma, ditemi. Cosa vi piace fare? Quali passioni, hobby, avete?
-Molte, in realtà...
-Mh, cucire? Quest'abito è molto bello e anche se non lo avete creato voi, avete gusto nello scegliere... quindi...
-Mi spiace deludervi, ma sono ignorante in fatto di moda. Oggi mi vedete così, ma è molto raro che indossi qualcosa di elegante. Dubito troverete i miei hobby convenzionali. Amo cavalcare...- e fui costretta a fare una pausa, per trattenere con tutte le mie forze una risata. La parola “cavalcare” mi fece ripensare al giorno della mia uscita a Cork con Killian, quando aveva detto di saper cavalcare in altro modi... maledetto! Lui e le sue insinuazioni, che riaffioravano nei momento meno opportuni!
-Insomma. Andare a cavallo, tirare d'arco, duellare. Mi piace leggere nella foresta. Mi piace viaggiare, l'avventura... anche se non ho avuto molte occasioni.
Rimase in silenzio, semplicemente a guardarmi negli occhi per diversi istanti. Lo avevo spaventato?
-Mi prendete in giro?
-Pensate che le passioni di una donna debbano essere il cucito, la pittura e la cucina?
-No!- esclamò subito, strabuzzando gli occhi -Scusate, non volevo assolutamente insinuare ciò. Sono solo... sorpreso. Non esagero se vi dico che siete la prima donna che conosco con... gusti del genere.
-La trovate una cosa negativa?
-Tutto il contrario. Lo trovo affascinante... interessante. Preferisco di gran lunga sposare una donna che abbia carisma piuttosto che...
-Wooh! Piano. Sposare? Non credete di correre troppo?
Il ragazzo sbiancò e quasi mi fece pena: se le sue parole non mi avessero dato fastidio gli avrei perfino chiesto scusa.
-Scusatemi. Voglio solo dire... i nostri genitori...
-Siete scusato, ma ascoltatemi. La vita è nostra, non dei nostri genitori. Non conosco vostro padre e non so cosa vi abbia detto, ma sappiate che sono una donna libera.
-Ma certo, Emma. Mi dispiace, ho... ho parlato senza pensare.
-Lo so. Non importa.
Tuttavia, finimmo il resto del ballo in silenzio. Mi rendevo conto di essere probabilmente molto diversa da ciò che si aspettava e sicuramente non era colpa sua. Era stato cresciuto in un certo modo, come qualsiasi principe del resto... e sì, si era addirittura dimostrato migliore di quanto mi aspettassi. Eppure, non riuscivo a non essere infastidita da quell'insinuazione, nonostante non l'avesse fatta in cattiva fede. Ci salutammo infine con un inchino, e potei sgattaiolare via dalla folla. Respirai a fondo, evitando accuratamente gli sguardi del Re e dei miei genitori.
Cosa aveva detto Rump a suo figlio? Che sarei caduta tra le sue braccia? Che sarei stata la sua sposa entro qualche mese? Non ne avevo la minima idea, e neanche mi interessava saperlo.

Pochi passi mi dividevano ormai dalla porta, dall'aria di cui avevo bisogno, ma una mano afferrò la mia.
-La mia splendida Dama si è liberata, finalmente.
Era Killian. Ovvio. Un sorriso mi si accese d'istinto, e quando mi voltai rimasi senza parole. Indossava un completo nero, pantaloni e panciotto, con una camicia bianca sotto. Il tutto unito ad un lungo pastrano di pelle marrone, con dettagli anch'essi neri. Pur senza aver visto tutti, potevo affermare per certo che fosse l'uomo più affascinante ed attraente in tutta la sala. Sembrava un vero principe.
-Sei meravigliosa, Emma. Avevi ragione, sei riuscita a sorprendermi... e molto.- sorrise, chinandosi leggermente per baciarmi la mano. Poi mi squadrò da capo a piedi, in maniera così penetrante che dovetti farmi forza per tener salde le ginocchia.
-Grazie. Anche tu.- ammisi, senza neanche cercare di fingermi sulle mie.
-Ho fatto del mio meglio per poter essere all'altezza. Ma per quanto affascinante io sia, devo ammettere che mi superi di gran lunga. Sei un incanto. Ma stai bene? Stavi uscendo...
-Sto bene. Ora sto bene. Vuoi ballare?
Perdermi nei suoi occhi azzurri come il mare più limpido mi fece dimenticare tutto. Il principe, il mal di piedi... semplicemente, ero nel posto giusto. Finalmente.
-Potrei mai dire di no alla principessa?- fece col suo sorriso sghembo, poi mi afferrò nuovamente la mano e mi condusse nel centro della sala, dove ci unimmo alle danze.
E per la prima volta in vita mia, amai ballare. Amai l'armonia che immediatamente unì i nostri movimenti, tanto che mi ritrovai a volteggiare e ridere assieme a lui. Mi sentivo semplicemente libera e felice, come una bambina. Mai avrei pensato di potermi sentire così con un uomo che non fosse semplicemente mio amico, con un uomo insieme a cui avrei addirittura potuto considerare di trascorrere la mia vita.
Ero sempre stata certa che non avrei mai avuto bisogno di quel tipo di amore. Ero sempre stata benissimo da sola, mi ero convinta che mai e poi mai avrei perso il controllo. Ed invece, l'affascinante esploratore era riuscito a frantumare le mie difese. Aveva cambiato ciò in cui credevo e non riuscivo nemmeno ad esserne dispiaciuta. Semplicemente perché sentivo che fosse giusto e non c'era bisogno di combattere i miei sentimenti.
Ballammo per altre due, tre, o forse quattro sinfonie... poi, semplicemente sgattaiolando tra la gente, ci rifugiammo nella quiete del giardino. Era già buio ma una generosa notte ci offriva un cielo limpido, con una luna piena splendente e centinaia, forse milioni di stelle.
-Non sapevo fossi un così bravo ballerino, stalliere...
-Che dire, sono sempre una sorpresa, eh?
Ridemmo. Non sarebbe mai cambiato, lo sbruffone, e la cosa non mi dispiaceva affatto. Faceva parte di quella personalità che mi aveva attratta, non avrei cambiato assolutamente nulla.
-Ora dimmi. Eri turbata, prima. È successo qualcosa col principe?
-No...- sospirai, sollevando le spalle -In realtà è colpa mia. Ha accennato una cosa che non mi è piaciuta e sai come sono fatta... temo di averlo spaventato!
-La principessa che terrorizzava i principi. Sarebbe un bel titolo per un libro, non credi?
In risposta lo colpii sulla spalla, ma non riuscii a rimanere seria e scoppiai a ridere, seguita a ruota da lui. Effettivamente non aveva tutti i torti... visto come Neal era sbiancato, forse lo avevo davvero spaventato più del previsto. Era improbabile che si aspettasse di trovarsi una come me, col mio carattere. Lo avevo messo in soggezione e questo era chiaro. A Killian, invece, sembrava che la mia personalità piacesse... e soprattutto sapeva tenermi testa, pur senza cercare di scavalcarmi.
-Toglimi una curiosità, principessa. Com'è questo principe?
-Geloso?- lo punzecchiai, puntandogli un dito sul petto. Non mi aspettai che tenesse lo sguardo fermo nel mio, rispondendo senza la minima esitazione con un “Forse”.
Il mio cuore perse un battito e sperai vivamente non se ne fosse accorto. E poi non volevo fare la figura dell'idiota, volevo stare al gioco.
-E' un ragazzo tenero. Un po' ingenuo, ma non mi sembra una cattiva persona, anzi...
-Oh... allora è così...
-Già. Mi aspettavo molto peggio.
Tentò di celare un'espressione poco felice ma non ci riuscì, e la cosa mi fece molto piacere. Era davvero geloso, allora... geloso di me. Non avrei mai immaginato che sentirmi desiderata avrebbe potuto essere così piacevole... e tanto meno da qualcuno che io stessa desideravo.
Ci eravamo baciati un'unica volta, e non era stato neanche un vero bacio vista la mia mancata sobrietà. Ero stata consapevole, in qualche modo, ma non lucida. Non abbastanza lucida da ricordare vivamente cosa avessi provato nell'assaggiare le sue labbra...
Ma abbastanza da sapere di volerlo rifare. E questa volta per davvero.
La luna splendeva alta, la musica si udiva piano... eravamo soli, completamente soli in un piccolo angolo isolato dal resto del mondo. E questo mi diede coraggio. Il coraggio di prendere le sue mani, sollevarmi sulle punte dei piedi... chiudere gli occhi, e poi posare le labbra sulle sue. Lentamente. Per assaporare appieno ogni istante.
La sua bocca era morbida, più morbida di quanto mi sarei aspettata. L'impatto con le sue labbra fu dolce, piacevole... poi fu l'istinto a spingermi a premere con più forza, per renderlo un bacio vero.
Ben presto i miei movimenti incerti furono guidati dai suoi, molto più decisi. Sciolse le dita dalle mie per portarmele sui fianchi, io afferrai le sue spalle. Non ci volle molto perché schiudessi le labbra per lasciare la sua lingua insinuarsi tra di esse, e la mia lo imitò. Tutto fu naturale, più facile di quanto credessi, tanto che ben presto acquisii sicurezza anch'io e permisi al desiderio, alla passione, di appropriarsi completamente di me.
Divenne quasi una danza, un inseguimento, un susseguirsi di baci sempre più desiderosi, sempre più passionali e potenti. Tanto che ci ritrovammo stretti l'uno all'altra, i corpi che premevano l'uno su quello dell'altro. Brividi.
Tardammo il più possibile il momento di prendere fiato, ma alla fine dovette arrivare. Respirammo con fatica, occhi negli occhi. Coi volti ancora vicini, a pochi centimetri di distanza. Accaldati.
Forse era stato un bene che avessimo smesso... perché il mio corpo aveva completamente perso il controllo, ed era anche questa la ragione per cui non avevo ancora tolto le braccia dal suo collo. Sentivo che se non mi fossi retta, le ginocchia avrebbero ceduto. Ed altri desideri, più profondi, avrebbero preso il sopravvento.
-Wow...- mi lasciai sfuggire infine, quando il respiro tornò a regolarizzarsi.
-Già.
Perfino lui aveva perso il suo solito cipiglio, e mi guardava negli occhi con così tanta intensità che, se lo sguardo ne fosse stato capace, mi avrebbe fatto un buco in testa.
-Emma, sono venuto a scusar... mi.
-Co... Neal.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho finito il capitolo prima del previsto stavolta, quindi lo posto subito. Il giorno è arrivato finalmente, Emma non ha avuto bisogno di un capitolo intero anche per prepararsi ahahahah
Killian è sempre più spaventato da ciò che prova e pur volendo tornare dalla sua bambina, fa sempre più fatica a pensare alla realtà. Perché ormai lo è anche il presente e non può far nulla per rimediare... al cuore non si comanda!
Emma invece, per poco non si faceva trovare nuda xD a Killian non è dispiaciuto quell'incontro, nemmeno un po'... e lei era lì lì per invitarlo in camera, ma si è fermata per non combinare guai, visto che in quel momento ne sarebbe stata capace.
Una volta tanto si è messa in tiro, tanto da far uscire la gelosia di suo padre! Ma sia lui che la madre sono fieri di lei e della donna che è diventata. Così sono stati del tutto chiari, facendole capire che può rifiutare Neal senza sentirsi in colpa perché è ancora compito loro prendersi cura del regno.
Neal, nonostante il temibile padre, è stato una sorpresa per la ragazza. Un ragazzo dolce ed educato, e si rende conto che se il suo cuore non fosse già occupato, forse avrebbe perfino considerato di dargli una possibilità. Ha fatto qualche passo falso lui, ma non in cattiva fede... però ovviamente nulla è cambiato in ciò che lei prova e appena ha potuto è andata a cercare il suo cavaliere. Entrambi sono rimasti a bocca aperta di fronte all'altro. Lei non lo aveva mai visto elegante, ma quello più sorpreso è stato lui, tanto che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Dopo un po' di sana gelosia e provocazione... è arrivato finalmente il bacio che tanto desideravano e questa volta erano entrambi completamente lucidi e consapevoli. Forse avrebbero continuato ancora, se non fosse arrivato Neal a interromperli...
Vedremo come reagirà lui, e cosa farà suo padre... se il figlio dovesse dirgli la verità. Ad ogni modo nel prossimo capitolo conosceremo meglio anche Rump, e potete immaginare che tipo sarà ahaha
Ok, ho di nuovo fatto le 3, ma sono soddisfatta ahahaha fatemi sapere che ne pensate :) Un abbraccio, a presto!

PS1: avete iniziato Manifest col nostro Charming? Il nostro Josh è veramente bravo... ma anche la serie in sé merita! Mi ha colpita molto, è davvero interessante e ben fatta... quindi se non avete ancora provato, fatelo. Poi, altra nuova serie che vi consiglio è A Discovery of Witches.
PS2: Sono veri veri eppi, perché a Dicembre vedo Jen (sperando non cancelli di nuovo ahaha) e a maggio Colin... e Josh! Avete visto che farà la sua prima convention in assoluto, in UK? Non ci credo D: Non contavo di andare ma poi mi hanno annunciato quei due in una volta e............

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Capitolo 16
*** What if...? ***


What if...?



KILLIAN POV

-Neal.
-Adesso capisco come mai siete scoppiata appena ho nominato il matrimonio...
-Ascoltatemi... cosa?!
Emma spalancò gli occhi, e dalla sua espressione capii che avrei dovuto cercare di tenere calme le acque, prima che decidesse ti prendere a schiaffi il principe.
-Voglio dire... Avete già un uomo.
-E se anche fosse? Pensate sia per questo che abbia troncato il discorso, Neal? Perché ho un altro? E non perché magari ho desideri diversi dal matrimonio?! Insomma, vi dovete essere indubbiamente chiesto come mai a ventidue anni sia ancora “zitella”.
-Ma no, Emma! Volevo solo dire...
-So bene cosa volevate dire: in fondo non è colpa vostra, ma di ciò che viene insegnato a voi maschi. Pensate che una donna debba necessariamente sposarsi e far figli per essere qualcuno, non è così? Altrimenti diventa una vecchia zitella, possibilmente da chiudere in convento.
-Emma, calmati, dai. Possiamo parlarne da persone civili... vero Sir Neal?- mi rivolsi direttamente a lui, stringendo la ragazza per mano – principalmente per trattenerla dal fare sciocchezze. L'allusione del giovane era stata indubbiamente maschilista, ma in fondo c'era di peggio... e, a giudicare dalla sua espressione, era mortificato.
-Calmarmi? Vorrei vedere se tu fossi stato al mio posto, Killian. Vedere la gente semplicemente dare per scontato determinate cose solo perché sei una donna. Un uomo. Insomma, hai afferrato il concetto!
-Principessa, mi spiace se vi ho offesa. Io non... avete ragione, mi dispiace. È solo che credevo... mio padre mi ha detto che...
Il ragazzo sembrava sinceramente spaventato, iniziavo a capire cosa avesse voluto dire Emma quando me lo aveva descritto “carino e ingenuo”. In fondo non era completamente colpa sua: come lei aveva detto, era stato educato in un certo modo... e nonostante ciò, non era poi così tremendo.
Solo che aveva appena avuto la sfortuna di esser scelto come valvola di sfogo contro il maschilismo.
Mi fece addirittura pena, il che la diceva lunga: dopotutto, era il pretendente della ragazza che piaceva a me!
Continuai comunque a trattenerla, fino a quando non percepii la tensione nei suoi muscoli allentarsi. Recuperò anche un respiro regolare, poi si schiarì la voce.
-Scusatemi, Neal.- disse infine -Ho reagito in maniera spropositata. Ma è così che sono fatta e, credetemi, non vorreste avere a che fare con una donna come me. So di dovervi dare delle spiegazioni perché in fondo siete stati invitati qui con la prospettiva di un matrimonio.
Decisi di potermi permettere di mollare definitivamente la presa, e forse sarebbe anche stato il caso di lasciare che i due parlassero da soli. D'altra parte, confidavo che lei stessa me lo avrebbe domandato, qualora avesse preferito così. Ma non disse nulla.
Il principe era fermo a guardarla, ancora un po' intimidito ma più tranquillo. A giudicare, doveva essere sicuramente più giovane di me – forse aveva soltanto un paio d'anni più di Emma. Somigliava poco a suo padre ma aveva dei tratti più gentili, dei modi pacati e quasi goffi.
-Non credo sia il momento giusto per parlarne e non dirò nulla a mio padre, finché non avremo... chiarito. Domani magari, con calma. Ma sono certo che abbiate le vostre motivazioni, Principessa. Su una sola cosa vi sbagliate... mi sarebbe davvero piaciuto poter avere a che fare con voi. Ma se davvero non ho possibilità, mi tirerò indietro.
-Mi dispiace, Neal.
Per la prima volta mi sentii davvero fuori luogo. E se la mia presenza stesse rovinando tutto? Ciò che provavo per Emma era reale ed era abbastanza chiaro che fossi ricambiato... ma ciò non cambiava la realtà. Il fatto che non sarebbe stato per sempre e che un giorno, vicino o lontano, io sarei andato via senza di lei. E se stessi distruggendo la possibilità che sposasse un bravo ragazzo che avrebbe saputo rispettarla e magari lasciarle la sua libertà? Non faceva per lei e questo era chiaro ma, per quanto mi costasse ammetterlo, viveva in una società dove difficilmente avrebbero accettato una regina single. E se lui fosse stato la soluzione?
-Non vi preoccupate. Ad ogni modo, piacere di conoscervi, Sir...?
-Jones. Killian Jones.- risposi quasi sorpreso, nel momento in cui si rivolse direttamente a me. Mi strinse perfino la mano, ed ovviamente ricambiai. Mi ero sentito invisibile durante la loro conversazione ma non avevo nulla da ridire: quella sera in particolare, era difficile notare qualcuno all'infuori di Emma.
-Jones... non mi è nuova la vostra famiglia. Posso chiedervi di dove siete?
-Sono nato a Dublino. Tuttavia temo non conosciate la mia famiglia, sono tornato in Irlanda solo di recente. Magari qualche lontano parente...
-Ah sì? Dove vivete ora?
-In A... Alsazia. In Francia.
-Mio padre ed il suo sono amici. Killian è un esploratore, ha visto tutta l'Europa e l'Asia. È venuto qui a cercare una cura per sua nipote malata, intanto è stato così gentile da sostituire il nostro stalliere infortunato.
-Capisco. Mi spiace per vostra nipote, spero troverete ciò che cercate. Tuttavia mi fa piacere conoscere un esploratore! Sono appena stato tre mesi in America, ve la consiglio vivamente!
-Vi ringrazio. E sì, l'America è nei miei piani. Magari in un futuro non lontano lo farò, ma devo prima occuparmi di mia f... nipote.
-Non so quanto tempo rimarrò qui, ma se ne abbiamo possiamo sicuramente discuterne. Io posso darvi dei consigli sull'America, voi sull'Asia.
-Ma certo, con piacere.
-Ora vi lascio in pace. Scusatemi ancora, Emma. Davvero...
-Non vi preoccupate, Neal.
Lanciò un'ultima occhiata alla principessa e poi si voltò, perdendosi sul sentiero verso l'ingresso.
Era stato indubbiamente imbarazzante e con grosse probabilità avevamo combinato un gran casino, ma la frittata era fatta. Ormai realizzavo che il giorno in cui avrei dovuto dire tutta la verità ad Emma fosse molto vicino, perché non potevo assolutamente continuare così. Non potevo lasciare che il tutto diventasse troppo reale, per poi spezzare i cuori di entrambi. Doveva sapere.
-Beh. Credo di avere rifiutato la proposta di matrimonio prima ancora che arrivasse, suppongo.
-Già.
-Non sono pentita.
Mi guardò intensamente negli occhi e fu veramente difficile sostenere i suoi. Nemmeno io ero pentito, dannazione, ma avrei dovuto. Non per colpa sua, non perché non fosse una donna meravigliosa, ma perché tutto questo era assolutamente ingiusto nei suoi confronti! Ma come avrei fatto ad allontanarla? Più la guardavo, e più la desideravo vicina.
-Neanch'io, Emma. Ma è complicato, lo sai...
-Me ne rendo conto meglio di te, credimi. Neal potrà anche averla presa bene, ma dubito per suo padre sarà lo stesso. Ci penseremo dopo... ti prego. Non adesso.
Non trovai le forze di ribattere a quello sguardo dolce e supplicante, colmo di speranza. Oh, Emma Swan! Che cosa mi hai fatto? Non riesco più a riconoscermi! Hai indebolito tutte le mie barriere e non sono più in grado di resistere al sentimento che provo...
E così accettai. Accettai di pensarci domani, e feci ciò che il cuore mi suggerì. La strinsi tra le mie braccia e la baciai ancora, sedendomi sul bordo della fontana e lasciando che si accomodasse sulle mie gambe. Le sue labbra erano afrodisiache, e col calore del suo corpo contro il mio, dimenticai il freddo di quella tipica serata invernale irlandese.
Fu come per magia, ma nell'unico istante in cui rivolsi gli occhi verso l'alto, un lampo di luce attraversò il cielo. Una stella cadente? Forse. O forse no. Ma decisi di esprimere ugualmente un desiderio. Un desiderio che solo un miracolo avrebbe potuto avverare.
Quante possibilità c'erano che potesse essermi donato un altro miracolo?


Rientrati, ci rendemmo conto di essere rimasti in giardino per quasi un'ora. E probabilmente saremmo stati ancora lì se qualche goccia di pioggia non avesse interrotto i nostri baci. Per fortuna eravamo stati veloci, perché ora si sentiva forte l'acqua che batteva sulle finestre.
Nessuno sembrava però farci caso, a quanto pare il ballo stava andando avanti come se niente fosse, tra coppie in pista ed altre in disparte a stuzzicare o bere champagne, vino e qualunque cosa ci fosse.
Così a occhio non riuscii ad intravedere né il re e la regina, né i due ospiti.
-Ti va di avvicinarci al banchetto? Io sto morendo di fame.
-Ogni vostro desiderio è un ordine, milady!- risposi teatrale, con un profondo inchino che la fece ridere e alzare gli occhi al cielo. Poi la seguii verso il banchetto allestito in fondo alla sala e ci riempimmo due piatti di verdure grigliate e salmone affumicato. Molti degli altri stuzzichini avevano un aspetto piuttosto strano e non ero certo di essere pronto ad assaggiarli. Soprattutto le ostriche coperte da una strana gelatina arancione, oppure quello che sembrava un tortino di uova e asparagi. Anche se, a giudicare dalla quantità rimasta, era molto apprezzato!
-Ma hai mai provato tutta questa roba, Swan?
-Sì, per curiosità. Evita come la peste i gamberetti in gelatina, ho quasi vomitato quando li ho assaggiati! Ma ai ricchi piacciono tutti questi piatti sofisticati...
-Mmh, teoricamente non dovresti essere tu la più ricca qui dentro?
-Probabile!- esclamò, infilzando un gamberetto in salsa rosa -Ma io ho gusti abbastanza normali.
-Scusate se vi interrompo, mia cara!


EMMA POV

Per fortuna avevo già ingoiato il gamberetto o mi sarebbe andato di traverso. Riconobbi immediatamente la voce inconfondibile di Re Rump, col suo forte accento dovuto alle origini scozzesi che la sua famiglia vantava.
-Vostra altezza- accennai un inchino con la testa, e posai il piatto nella speranza di non apparire troppo goffa -Figuratevi, è un vero piacere.
-Anche per me, principessa- mi sorrise, e dovetti ammettere che quell'uomo incuteva timore quanto fascino. Almeno apparentemente, aveva dei modi da gentleman: quando mi baciò la mano ringraziai di avere usato la forchetta, o una figura orribile sarebbe stata certa.
-Posso avere l'onore di chiedervi la mano per il prossimo ballo?
-Ma certo- sorrisi di rimando, cercando accuratamente di non lanciare un'occhiata a Killian con la coda dell'occhio. Non era davvero il caso: se Neal aveva mantenuto la parola, per l'uomo ero ancora la possibile futura nuora.
Senza obiettare lo seguii in pista, sperando vivamente si sarebbe davvero trattato di un ballo soltanto. Con Killian quella festa aveva preso una piega molto piacevole e desideravo chiudere la serata con lui. Pensando ai nostri baci, e non alla ragione per cui tutto era stato organizzato.
Sospettai il Re lo sapesse già, ma quando fummo al centro della pista iniziò a suonare un valzer. Speravo i miei piedi avrebbero retto fino alla fine, perché quelle scarpe ormai iniziavano a fare davvero male: ero stata davvero stupida a non prepararmi qualcosa di più comodo con cui cambiarle! Il vestito era lungo, quindi difficilmente si sarebbe notato.
-Mio figlio non ha avuto che parole positive per descrivervi, mia cara- disse Rump -E' rimasto molto affascinato da voi, è più che ovvio.
-Oh. Ehm, mi fa piacere. Anche lui è... un ragazzo molto simpatico.
-”Simpatico”, Principessa?
-Non posso dire di conoscerlo, per esprimere giudizi più approfonditi.
-Se posso permettermi, cara... è apprezzabile che balliate con la servitù, ma di certo potreste conoscere meglio Neal se concedeste a lui qualche danza in più.
Calma. Dovevo restare calma e non mandarlo al diavolo: dopotutto era un re. Un nostro possibile alleato, anche senza matrimonio. Per il bene di tutti, era essenziale mantenere la calma.
-Avete ragione, Sire. Ma vedete, l'uomo con cui ho ballato è un mio caro amico e supporto morale, dato che non sono amante dei balli.
-Davvero? Non si direbbe, vi muovete con una grazia invidiabile.
-Vi ringrazio- accennai un sorriso, contenta di quella piccola vittoria. Le orecchie avevano iniziato a fischiare quando aveva in qualche modo cercato di sminuire Killian: di facciata poteva anche essere uno stalliere, ma per me era molto di più. In più, trovavo fosse una professione nobile: non era da tutti essere in grado di gestire i cavalli. Tra le creature più libere e selvagge, a mio avviso. Aveva la minima idea di quanto difficile fosse creare un vero rapporto di fiducia ed amicizia con un cavallo? Probabilmente no: ero quasi certa che ad addestrare il suo ci pensasse la “servitù”.
-Spero ugualmente avrete tempo per il mio Neal. Dopotutto siamo qui per pensare ad un matrimonio, non è così?
-Io pensavo foste qui per discutere riguardo ad una soluzione per gli imminenti disagi da cui sarà pervasa l'Irlanda. Il matrimonio è solo una delle possibilità.
L'uomo rimase per un po' in silenzio, limitandosi a ballare con me e guardarmi negli occhi. Io tenni lo sguardo fermo, non volevo cedere: volevo dimostrargli di non essere una marionetta.
-Ha ragione mio figlio, ha detto che siete dotata di grande intelletto. È raro, per una donna... capisco come mai è rimasto tanto affascinato da voi.
-Mi fa piacere, Sire. Tuttavia, io credo che ci siano tante giovani menti femminili brillanti... se venissero offerti loro i mezzi, sicuramente verrebbero alla luce.
-Beh, Principessa... allora ciò che si dice di voi è corretto. Siete degna della vostra fama. Devo ammettere che conoscendo la vostra età, ero dubbioso: una quasi ventiduenne immaritata è cosa rara, soprattutto quando si tratta di una reale. Tuttavia, ora capisco: una donna come voi non può accontentarsi. Non sarebbe giusto.
Nonostante non fosse nella mia natura, mi limitai a sorridere: non era il caso di discutere già al primo incontro, o avrei mandato a monte ogni possibilità di trovare una diversa soluzione per la nostra alleanza. E, in fondo, mi sarei aspettata molto peggio dal famigerato Re Rump O'Stilts Kheen: se non altro era un uomo galante. Ed anche se le ragioni per cui non ero sposata erano davvero tante, non potevo dargli torto: non mi sarei mai accontentata di qualche ottuso maschilista.
Quando la musica del valzer cessò, ci inchinammo entrambi per poi spostarci nuovamente verso la zona buffet, dove ci attendevano Neal e Killian.
-Grazie per aver danzato con me, principessa. Ora lascio voi giovani a divertirvi... Figliolo, perché non la inviti tu a ballare?
Detto questo si allontanò senza dire altro, ma potei giurare che l'occhiata che lanciò a Killian non fu molto amichevole. Era probabile che non si fosse bevuto la storia del “caro amico”, ed anche per questo speravo che l'indomani avremmo potuto mettere in chiaro i fatti.
Restammo in una situazione alquanto imbarazzante, nessuno dei tre seppe cosa dire. Neal sapeva benissimo che avrei ballato più volentieri con Killian, ma a quanto pare il padre proprio non voleva capirlo – o accettarlo. A sentirlo, mi era sembrato abbastanza certo che suo figlio ed io avremmo finito per sposarci.
-Mi spiace per mio padre. Lui è... vuole solo il mio bene. Non dovrei dirvelo ma mi ha suggerito di invitarvi a fare una passeggiata domani...
Killian serrò le labbra ed io mi sforzai di non sorridere. Era geloso! Eccome se lo era.
-Non sarà la passeggiata romantica che lui spererebbe... ma posso farvi fare un giro.
-Mi farebbe piacere! Se il vostro... uomo... non ha nulla da ridire, certo.
-Non è lui a decidere per me, vero?- sorrisi, ben sapendo di starlo mettendo in difficoltà, povero! Ma finalmente avevo trovato un modo per provocarlo pure io e volevo approfittare un pochino, non poteva essere solo il contrario! E poi, mi sarei fatta perdonare. In privato.
-Certo. Se Emma vuole, non vedo perché no...
-Ecco.- continuai a sorridere, dandogli una pacca sulla spalla – avvertendo i muscoli tesi.
-Grazie. Sentite, ho anche una proposta... inconsueta. Visto che siete una brava spadaccina, mi chiedevo se è possibile organizzare un duello amichevole o qualcosa del genere!
-Ah! Questo sì che potrebbe essere divertente! Ci sto, si può fare nel pomeriggio. Ma badate, non ci andrò piano solo per farvi fare bella figura con vostro padre... Principe!
-Non voglio altro che uno scontro onesto, Principessa!
-Allora affare fatto. Ora andiamo in pista per un ultimo ballo, per evitarvi la tirata di orecchie. Killian, potresti riempirmi ancora un po' il piatto per favore? Tra tutte le interruzioni non vorrei finire senza cibo...
Gli accarezzai una mano di soppiatto, e bastò perché i brividi mi scuotessero di nuovo. Mancava poco alla mezzanotte, quando la serata sarebbe finita. Non vedevo l'ora: avevo tanta voglia di ripetere, e magari approfondire, quel magnifico momento avuto in giardino.
L'uomo in risposta mi sorrise e strinse la mia mano di rimando, poi prese il piatto che avevo lasciato lì prima che il Re mi invitasse a ballare.


KILLIAN POV

Il giovane principe non era male, ero pronto a ribadirlo. Ma quella nota di gelosia che mi stringeva ogni tanto, proprio non riusciva ad abbandonarmi. Non ero contento che i due avrebbero passeggiato da soli... ma che diritto avevo di essere contrario? La cara Emma era riuscita a premere il tasto giusto, sapendo bene che non le avrei mai negato di fare qualsiasi cosa volesse! E poi... Neal mi aveva chiamato “il suo uomo”, ma lo ero davvero? Non che non lo desiderassi, ma non sapevo cosa aspettarmi. Tra padre e figlio, proprio non riuscivamo a non essere interrotto: speravo vivamente che a serata finita, gli ospiti si sarebbero congedati per la notte, così che riuscissimo ad approfondire.
Qualsiasi cosa fosse successa, ormai dovevo dirglielo. Ero troppo coinvolto, lo eravamo entrambi, e non potevo mentirle. Avevo bisogno di qualche giorno per pensarci, per trovare il modo migliore... ma lo avrei fatto, più prima che poi.
Doveva sapere che un futuro tra noi non sarebbe mai stato possibile. Il mio posto era 500 anni dopo, con mia figlia, ed il suo era qui... purtroppo.
-Così sei rimasto senza dama, eh Jones?
Mi voltai di scatto, trovandomi davanti l'ultima persona che mi sarei aspettato di vedere: Graham.
Non avevamo mai avuto modo di parlare faccia a faccia – per mia fortuna – dato che non gli piacevo. Ed era chiaro come il sole, anche se Emma minimizzava.
In più mi sentivo un perfetto idiota, non sapevo cosa rispondergli. Quanto sapeva lui?
-Per il momento...- mi limitai a dire, felice di aver appena riempito di vino il bicchiere. Ne mandai giù un sorso molto generoso.
-Che cosa ne pensi del principino?
-Eh?- neanche questa domanda mi sarei aspettato. Cosa?
-So che Emma prova qualcosa per te, per qualche ragione. Non ci parliamo molto da qualche giorno e non l'ha mai ammesso apertamente, ma so che è così. E mi pare che la cosa sia reciproca, quindi dubito sarai contento di questa... situazione.
Lo guardai sempre più senza parole: certo che era diretto. Non potevo dire di essere stupito si fosse accorto di cosa stesse succedendo tra di noi, dopotutto era uno dei suoi migliori amici, ma...
-Non penso di poter fare qualcosa- dissi soltanto -Dipende da Emma cosa vuole fare.
-Risposta intelligente. Ma bisogna essere in due, quindi te lo chiedo da... “amico”: ti interessa davvero o ti stai solo divertendo con lei?
-Cosa?!
Mi rendevo conto di sembrare – e suonare – un babbeo, ma quell'interrogatorio mi aveva colto completamente alla sprovvista. Era un discorso che avrei voluto prima affrontare prima con Emma, perché dare spiegazioni a lui?
Ma in fondo...
In fondo lo capivo.
Erano molto legati, ed il fatto che non si parlassero da qualche giorno non voleva dire nulla.
-Non la prenderei mai in giro. E cosa penso del principe? Un bravo ragazzo, ma sicuramente non fa per lei. È l'esatto opposto del padre, ma forse un po' troppo.
-Capisco. E tu saresti quello giusto?
-Sta a lei deciderlo. Senti, è complicato. E poi... perché tutto questo interesse improvviso? Finora mi pare tu mi abbia ignorato e so bene di non piacerti.
L'uomo si aprì in una risata, mandando giù anche lui metà del suo bicchiere di vino. Certo che era davvero un tipo strano!
-Avrai pensato che è gelosia, vero? Lo è, ma non come pensi – o pensavi. Emma per me è come una sorella minore e vorrei solo il meglio per lei. Trattala bene e sei mio amico. Fa un passo falso e desidererai non essere mai nato, semplice! Inizialmente ho lasciato perdere perché pensavo fosse una cotta passeggera... sai, il fascino esotico degli avventurieri. Ma mi rendo conto di essermi sbagliato: lo vedo nei suoi occhi e la conosco troppo bene per non capirla. Quindi immagino di poterti tollerare. Meglio un vagabondo sbucato dal nulla, piuttosto che un principe smidollato con un padre che non mi ispira la minima fiducia.
Sul momento rimasi senza parole. Quella era praticamente una minaccia ed una benedizione allo stesso tempo e non seppi come prenderla. Ringraziarlo? Dire qualcosa su quei due? Promettergli che avrei trattato sempre bene Emma? Ma “abbandonarla”, quando sarebbe giunto il momento, potevo definirlo “trattarla bene”?
-Farla soffrire è l'ultima cosa che desidero e questo te lo posso assicurare. La conosco da molto meno tempo ma vedo quanto è speciale.
-Emma è il futuro del nostro regno, Jones. So che non aspira ad essere regina, eppure sono certo che sarà la miglior regnante che abbiamo mai avuto. Può fare molti cambiamenti, in positivo. Può portare l'uguaglianza: i suoi genitori hanno provato, ma ovviamente non possono cambiare da soli dei concetti impressi nella mentalità sociale da praticamente... sempre. Se c'è qualcuno che invece può farlo, è lei. Ha il carattere giusto, la forza che serve. Anche per questo ti chiedo, cosa è successo quel giorno a Cork? Ho bisogno di saperlo, Jones, anche se Emma ti ha sicuramente chiesto di non dir nulla.
Di nuovo, restai in silenzio.
Spaventato.
Confuso.
Aveva ragione, Emma avrebbe davvero potuto cambiare la società una volta diventata regina, passare alla storia insieme a Victoria, Elizabeth I... e allora, perché diavolo non era successo? Perché il suo nome non era mai uscito fuori nei libri sulla storia irlandese? Qualcosa doveva essere andato dannatamente storto... le possibilità erano due.
Aveva mollato tutto per scoprire il mondo, ed in tal caso sarei stato felice.
Oppure... oppure le era accaduto qualcosa prima ancora che potesse salire al trono. Prima che potesse farsi un nome. Non volevo nemmeno pensare a questa possibilità...
Dire la verità, ora, era la cosa migliore da fare. In qualche modo, forse, avrei dato una mano. Chissà.
-Ci hanno aggrediti dei commercianti di lana delle isole Aran. Hanno chiesto indicazioni e lei si è allontanata di poco con loro. Un paio di minuti dopo ho sentito le sue grida e sono accorso subito... stavano tentando di violentarla. Ho fatto quel che ho potuto, ma ero disarmato. Ero solo... eravamo soli contro quattro persone. So che ti ha detto qualcosa vagamente, e... non ha mentito. Siamo riusciti a scacciarli prima che riuscissero nel loro intento. Ovviamente era terrorizzata, era... come non l'ho mai vista. Ma stava bene, e sta bene. Non posso assicurarti che tracce del trauma non siano rimaste, non riesco a leggerle dentro così a fondo... ma ha scelto di lasciarselo alle spalle.
L'uomo annuì in silenzio, pensieroso. Speravo di non aver causato danni, perché Emma se la sarebbe presa con me se quanto avevo appena riferito al suo amico fosse arrivato ai genitori. Ma non potevo neanche dirgli “non dire nulla al re e alla regina!”, non ne avevo il diritto.
-Grazie, Jones. Sta bene e questo è quello che conta. Ma ciò non vuol dire che azioni del genere debbano rimanere impunite... spero lo sappia anche lei. E ti ringrazio per aver rischiato la vita per lei, pur senza saper combattere. Spero che gli allenamenti stiano dando i loro frutti però!
-Certo! È una grande insegnante, ma immagino tu lo sappia visto che ha imparato da te.
-Già, è vero. D'accordo Jones, adesso ti lascio in pace... la musica sta finendo e penso il prossimo ballo vorrà concederlo a te! Ora che so che non sei poi tanto male, sono decisamente più tranquillo.
-Sarebbe un complimento questo?
-Certo! Sai con quanta facilità potrei spezzare in due un uomo che non approvo per la mia “sorellina”?- detto questo scoppiò a ridere e si allontanò, e proprio come aveva detto la melodia finì. Era davvero, davvero un tipo strano. Ma non era male e se non altro adesso capivo come mai mi aveva sempre guardato con tanto sospetto: non potevo biasimarlo.
Avrei voluto riflettere ancora un po' sulle sue parole, ancora un po' sulle potenzialità di Emma come futura regina... ma fu proprio lei ad interrompermi, raggiungendomi con un sorriso raggiante che immediatamente scacciò i brutti pensieri.
-Ehi, mister testa tra le nuvole! Come mai così pensieroso? Tutto bene?
-Tutto benissimo, splendore. Tu?- sorrisi immediatamente, trattenendomi a malapena dal baciarla. Avrei davvero combinato un grosso guaio!
-Ho ballato quanto basta col principe perché suo padre non lo sgridi troppo. Direi di essermi guadagnata una pausa... anche perché queste scarpe mi distruggono! Come fanno certe donne ad indossarle tutti i giorni? Cos'hanno al posto dei piedi?
Risi di gusto, perché quella era una domanda che spesso mi ero posto anch'io! I tacchi a spillo avevano sempre avuto un aspetto doloroso ed ancora non mi era chiaro come si potesse mantenere l'equilibrio indossandoli. Era uno dei tanti dettagli che indicava quanto le donne fossero effettivamente più ricche di risorse di noi!
-E' tardi, immagino potrai liberartene presto... no?
-Sì, per fortuna. Meno di mezz'ora e la festa è finita, alcuni hanno anche iniziato ad andarsene se hai notato. Quindi dai, fammi mangiare... e poi, insomma, se ti va un ultimo ballo...
-Sono poche le cose che non voglio fare con te... credimi.
Colse la mia allusione al volo, e mi lanciò un acino d'uva in fronte. Decisi di considerarmi fortunato che non fosse un gamberetto in salsa!
E molto, molto fortunato di essere in sua compagnia. Di essere l'uomo che desiderava baciare. Con cui desiderava condividere.
Nonostante tutto, ero fortunato.
Non solo ero stato mandato in un luogo dove avrei potuto trovare una cura per mia figlia... In quel luogo, avevo anche trovato una donna da... amare?
-Emma... tu sei certa di... quello che stiano facendo?
-Cioé... mangiando?
Strinsi le labbra. Magari fosse il cibo sospetto, il problema! Per un attimo mi domandai quanto semplice sarebbe stato se fossi stato un irlandese del XVI secolo... avrei davvero avuto possibilità con lei, senza dover rinunciare ad Alice. Perché lei, in qualche modo, ci sarebbe stata. Credevo nel destino. Quanto bello sarebbe stato partire tutti insieme alla scoperta di un mondo all'epoca tanto nuovo?
Ma così non era, purtroppo.
-Killian... io... io... certo che lo sono. Tu no? Non dirmi che ho frainteso tutto perché non...
-No. Non hai frainteso nulla. È solo che...
-Senti. Ci ho pensato e... so che avremmo dovuto parlare dopo ma... cosa diresti di lasciare le cose così? Finita la festa, ci scambieremo un bacio della buonanotte... e lasciamo che almeno questa giornata finisca così. Almeno per oggi, vorrei fingere che tutto sia più semplice. E ti prometto che non appena gli ospiti partiranno, ne parleremo seriamente.
Per l'ennesima volta, mi chiesi come dirle di no. Ed ovviamente, la risposta era una sola: non potevo farlo. Anzi, non volevo. Un po' perché ormai sapevo di non esser capace di negarle nulla, un po' perché sarebbe stato bello se quella magia fosse durata ancora un po'...
-Va bene.
Strabuzzò gli occhi, evidentemente sorpresa.
-Davvero?
-Davvero. Forza Principessa, volete concedermi l'ultimo ballo che mi avete promesso?
In risposa, sorrise raggiante e mi afferrò la mano.
E se... se il fatto che non fosse nei libri di storia fosse positivo? Forse la storia sarebbe rimasta intatta, se l'avessi portata con me nel futuro.


 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Con un po' di ritardo (sorry!) ma il capitolo è arrivato :) 
Neal per ora ha continuato a dimostrarsi una brava persona e ha rassicurato Emma chiarendo che per il momento non dirà nulla a suo padre. Tanto che Killian inizia a chiedersi se non sia sbagliato mettersi tra di loro... nonostante tutto, sarebbe un buon "partito" per lei. Meglio di tanti altri.
Ma Emma è certa di aver fatto bene a rifiutare e a Killian lo ha detto chiaro e tondo. Lui ovviamente è combattuto, ma è altrettanto sicuro di ciò che prova. 
Rump, invece... ha mostrato qualche sfaccettatura poco gradita da Emma, ma per ora non si è sbilanciato troppo. Vedremo cosa succederà il giorno dopo...
Graham ha in qualche modo dato la sua benedizione a Killian, perché vede quanto Emma sia felice con lui, il che è ciò che davvero gli importa. Senza volerlo però lo ha un po' spaventato, ricordandogli che lei è una futura regina che potrebbe portare enormi cambiamenti. 
Ma per ora, i piccioncini hanno preferito trascorrere la serata in pace e divertimento... anche se a lui una piccola idea è frullata in testa, ora...
Ho già scritto il prossimo capitolo, quindi posterò senza ritardi! 

PS. Avete visto che Colin verrà in Italia a Marzo? E io non potrò esserci ç_ç ma lo vedrò in UK, quindi pazienza! E tra un mesetto e mezzo rivedo Jen, non mi sembra vero! Ho sempre paura annulli all'ultimo ahahaha

Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 17
*** Can I make a change? ***


Can I make a change?



EMMA POV

-Il primo che riesce a disarmare l'avversario è il vincitore. Iniziate!
La terra era ancora umida ma non c'era erba nel campo, il che riduceva il rischio di scivolare. Avrei dovuto solo fare attenzione alle pozzanghere perché, per quanto fosse un “gioco”, un duello del tutto amichevole, volevo vincere.
Per dimostrare cosa? Ancora non ne ero certa, ma sentivo di dover dimostrare al re di Ulster di non essere solo utile come moglie e sforna-bambini. Forse se mi avesse vista come una risorsa, sarebbe stato più incline a discutere di un'alleanza alternativa.
Un colpo, due colpi, girammo l'uno intorno all'altra, per riscaldarci. Aveva una presa molto salda il principe, cosa che mi stupì abbastanza. Non aveva l'aspetto di un grande combattente, ma chi ero io per giudicare? Ero una donna ed ero abituata ai giudizi altrui, pur essendo una principessa.
Killian doveva davvero provenire da tutt'altro mondo, perché mi considerava normale. Per lui era ovvio che una donna fosse alla pari di un uomo. Così com'era ovvio che io avessi la stessa libertà di scelta di chiunque altro. Lo dava per scontato, e questa era la differenza tra lui e gli altri uomini a cui volevo bene.
Mi rispettavano, nessuno escluso, ma per loro ero una “novità”. Sostenevano le mie scelte, ma consideravano ovvio dover lottare per esse perché diverse. Mio padre era stato chiaro, non mi avrebbe costretta a far nulla ma mi aveva anche ricordato che avrei dovuto lottare coi giudizi della gente. Sopportare dicerie che avrebbero potuto sfociare nella crudeltà.
Ed aveva ragione, certo che ne aveva. In realtà era Killian quello con una visione della realtà completamente distorta, ma anche e soprattutto questo amavo di lui.
Quanto era stato contento del diluvio mattutino che aveva mandato a monte la mia passeggiata a cavallo con Neal? Avevo provato ad essere risentita del sorriso vittorioso che aveva tentato di celare, invece mi era venuto da ridere. Avrei voluto essere più dura anche con lui, per principio... ma per quale ragione? Per quale ragione lasciare che il mio caratteraccio avesse la meglio anche con l'unica persona con cui non avevo ragione di farlo uscire?
Ero contenta che fosse geloso. Punto.
Così come lo sarei stata io di lui, se i ruoli fossero stati invertiti.
Avevamo quindi sostituito la passeggiata con un tour del palazzo ed un brunch, a cui purtroppo avevamo partecipato soltanto io coi miei genitori e i due reali di Ulster. Almeno non si era dimostrato un “colloquio” pesante come avrei creduto, in quanto avevamo deciso di comune accordo di rimandare i discorsi seri alla cena e limitarci a conoscerci.
Certo, avevo dovuto rispondere a parecchie domande scomode ma a mio avviso me l'ero cavata piuttosto bene. Ero soddisfatta.
“Cosa amate fare nel tempo libero?”
Avevo detto la verità. Allenarmi, cavalcare, leggere... o semplicemente passeggiare. Aveva risposto con una battuta: “Che vita movimentata! Spero vi concederete tempo per una famiglia, un giorno... è un bene prezioso, lo scoprirete”. I miei per un attimo erano rimasti senza fiato, sapendo quanto avventata potessi essere delle volte: era chiaro che con quel sarcasmo avesse espresso la sua opinione. Come se mi avesse detto 'Spero avrete tempo per accudire marito e figli!'.
“Mi dedico a ciò che mi appassiona. Se un giorno sarà la famiglia, avrò chiaramente il desiderio di prendermene cura. Ma non credo voglia dire abbandonare il resto delle mie passioni, no? Quando c'è supporto ed equilibrio... magari io penserò al pranzo, un mio eventuale marito alla cena!”
Sincera ma educata.
Ovviamente c'erano stato molto altro, ma non avevo voglia di ripensarci proprio adesso. Era andata meglio del previsto e tanto bastava, ora era il momento di battere suo figlio e dimostrare che la mia spada era utile quanto il mio utero, ed anche di più!
Neal mi assestò un fendente molto veloce da sinistra, ma lo parai prontamente. Ad assistere c'erano praticamente tutti gli abitanti del palazzo, compreso Killian. Tutti erano curiosi di vedere come sarebbe andata a finire! Stranamente mancava soltanto Graham. Così come August, che non era venuto neanche al ballo: speravo fosse tutto a posto.
-Cavolo, sei forte!
-Nemmeno tu sei male!- ammisi, mentre lui rispondeva egregiamente ad un mio colpo. Forse avevamo fatto bene a decidere di usare almeno parte delle armature: solo così avremmo potuto effettivamente dar prova delle nostre capacità, pur non lottando per ferirci.
Avevo anche promesso a Killian di mettere al tappeto il ragazzino, nel piccolo attimo che avevamo avuto da soli quando era salita a cambiarmi dopo pranzo. Era così frustrante non potercene andare da qualche parte per stare da soli, per stare tranquilli. E finalmente, parlare. Ero felice di non averlo fatto la sera prima, e di averla chiusa con un bacio della buonanotte rubato nel buio... ma non potevamo rimandare la realtà per sempre. Forse chiarire la situazione sarebbe stato più facile del previsto...
-Ah!
Maledizione! Basta distrazioni. Dovevo concentrarmi. Concentrarmi e pensare al presente.
-Mi dispiace! State bene?
-Non scusatevi, mi sono distratta e ne avete approfittato... giusto così!- avrebbe chiesto scusa se al posto mio ci fosse stato un uomo? Probabilmente no. Comunque dovevo recuperare: nonostante il polso avesse ceduto per un attimo ero riuscita a mantenere la presa sulla spada, ma ciò non voleva dire che avrei avuto fortuna se fosse accaduto di nuovo.
Iniziai a cambiare strategia e tirare fendenti da diverse direzioni, soprattutto dal basso: era il suo punto debole ed avrei fatto leva su quello. Se fossi riuscita a prendere abbastanza slancio, sarei riuscita a fargli volare via la spada... dunque cominciai ad aumentare la forza colpo dopo colpo, fino a che il ragazzo non iniziò a mostrare segni di stanchezza. Un colpo netto da destra, e ci ritrovammo a doverci spostare per evitare che la sua spada ci colpisse in pieno ricadendo a terra.
Sorrisi vittoriosa e mi tolsi l'elmo, mentre si alzavano applausi.
Dopo aver raccolto la sua spada, il principe mi raggiunse e mi strinse la mano con un sorriso. Almeno sapeva perdere con dignità, gran dote a mio avviso!
-Siete davvero brava come dicono. Incredibile, avete una forza e tecnica invidiabili!
-Vi ringrazio! Ma seriamente, siete un ottimo spadaccino anche voi Neal. Qualche volta vi concederò la rivincita...
-Assolutamente! Magari sarò in grado di battervi prima o poi. Ma adesso mi avete proprio stracciato, anche con questo freddo sono sudato!
Ridemmo insieme, effettivamente dopo il temporale le temperature erano calate notevolmente. Sarebbe stato meglio rientrare prima di prendere freddo: lui soprattutto, perché sembrava davvero parecchio sudato!
-Davvero ottimo Principessa!- si congratulò Re Rump – per poco non feci un salto, non mi ero accorta si fosse avvicinato.
-Sarebbe davvero un onore avervi in famiglia. Potreste dare qualche lezione a mio figlio...
-Ehm... vi ringrazio Sire... ma sono certa che...
-E sareste anche molto utile in battaglia... ovviamente verreste salvaguardata!
-Con tutto il rispetto, ma ho già combattuto in battaglia e senza trattamenti speciali.
-Intraprendente, cara. Ne riparleremo! Ora è meglio rientrare prima che voi ragazzi vi ammaliate, dico bene?
-Sono d'accordo- intervenne mia madre -Verrà fatto preparare un bagno caldo per entrambi!
Non avevo molta voglia di rientrare, ma un bagno avrebbe voluto dire un po' di privacy e solitudine... quindi avrei fatto in modo di goderne il più a lungo possibile.
Avendo di nuovo il tempo di pensarci, l'ansia per quella sera riprese a logorarmi. Sapevo che padre e figlio avrebbero passato del tempo a parlare, e probabilmente dopo cena avrei già dovuto rifiutare una proposta di matrimonio. Possibilmente senza rovinare i rapporti tra le due famiglie.
Più Re Rump parlava, e più ero convinta che sarebbe stato molto poco incline a trovare un'alternativa. Praticamente mi considerava già la moglie di suo figlio e madre dei suoi nipoti! E già parlava di come sarei stata trattata, cosa che non mi piaceva affatto.
Neal poteva essere anche un bravo ragazzo, ma se mai lo avessi sposato avrei perso indubbiamente molte delle libertà di cui ora godevo.
Mi voltai per incontrare lo sguardo di Killian e cercare di trarne in qualche modo conforto, e a sorpresa accanto a lui trovai Graham. Aveva un'espressione piuttosto seria dipinta in volto, e mi fece cenno di avvicinarmi.
Il bagno doveva aspettare.
-Voi rientrate- mi voltai quindi verso i miei e gli altri due -Vi raggiungerò appena possibile, ho qualcosa da fare. Perdonatemi.
L'espressione di mio padre non fu delle migliori, ma non gli diedi modo di replicare e raggiunsi Graham in fondo all'arena, dove la folla che aveva assistito al nostro scontro già si estingueva. I miei non avrebbero fatto scenate davanti all'altra famiglia reale, quindi confidavo sarei stata lasciata in pace per un po'.

-Bella vittoria, Emma. L'hai proprio messo a tappeto.
-Cosa ne sai? Non eri qui.
-Avevo una cosa importante da fare ed è per questo che ho bisogno di te... ma sono arrivato per il gran finale. Dai, ce l'hai ancora con me?
-Certo. Non mi hai ancora chiesto scusa.
-Scusa per cosa esattamente? Per essermi preoccupato?
-Per il modo in cui reagisci! Come se fossi una ragazzina indifesa! A cosa ti servo ora?
-Dovresti venire con me. Anche lui, se vuole...- fece cenno a Killian, che solo in quel momento realizzai ci avesse affiancati. D'istinto gli accarezzai il braccio e fu troppo tardi quando mi resi conto di essere stata troppo esplicita. Ma in fondo... in fondo Graham aveva già capito che ci fosse qualcosa tra di noi. A che pro negarlo? In più non gli lanciò nessun'occhiata assassina, buon segno.
Ci guardammo perplessi, ma il mio amico aveva la bocca sigillata e non sembrava intenzionato ad anticiparci nulla. Quasi iniziavo a preoccuparmi: era davvero successo qualcosa di così grave? Ma in quel caso avrebbe avuto più senso si rivolgesse ai miei genitori, non a me.
Ci fece soltanto un cenno e si incamminò, e a quel punto non potemmo fare altro che seguirlo. Certo che sapeva essere proprio strano a volte! E poi, dopo giorni che non ci parlavamo, un po' per colpa sua un po' per mia testardaggine, si presentava senza spiegazioni e mi portava chissà dove?!
-Graham, dove diavolo stiamo andando?
-Verso casa mia.
-Cosa? Ma perché?
-Ci aspetta qualcuno lì. Emma, è importante. Credimi.
Alzai le mani a mo' di resa e continuai a camminare, anche se avrei preferito togliermi di dosso l'armatura prima. Era fatta su misura e quindi comoda e leggera, ma ciò non toglieva che dopo quasi mezz'ora di duello avessi un gran caldo!
Per fortuna casa di Graham non era molto lontana. Ovviamente aveva anche una stanza a palazzo ma come ogni membro dell'esercito disponeva del proprio alloggio indipendente. Mentre gli altri abitavano perlopiù nei villaggi vicini, lui aveva una casetta sul lago di Blarney. Viveva da solo da molto ormai, aveva perso i genitori quando era soltanto un ragazzo, ma avevo capito che amasse la pace di cui poteva godere lì, lontano da tutto. In un primo momento l'avevo considerata una cosa triste, ma mi era bastato andare a fargli visita per cambiare idea. Quel luogo era una vera oasi di pace, ed era davvero meraviglioso poter vedere sorgere il sole sorgere e tramontare dipingendo lo specchio d'acqua di mille sfumature.
In più, distava meno di un quarto d'ora a piedi dal castello e nemmeno cinque minuti a cavallo.
Sapevo che ultimamente ci fosse stato poco, però, in quanto aveva coperto diversi turni di guardia notturni e preferiva non spostarsi.
-Perché lavori così tanto, Graham? Dovresti prenderti una pausa, sai. Ci sei sempre tu di notte...
-Non ti preoccupare, mi va bene così.
-Sì ma non è giusto. Anche tu devi riposare!
-Riposo di giorno. Il salario notturno è maggiore, ma i luogotenenti preferiscono evitarlo.
-Tu sei Generale, non spetta a te addossarti tutto...
-Emma.- si fermò di brusco, voltandosi esasperato -Era un modo elegante per dirti che ho bisogno di quei soldi. La famiglia di mia sorella sta avendo gravi problemi economici ed ogni mese devo spedirle metà del mio stipendio. Ok?
Rimasi senza parole, e Killian – probabilmente per rispetto, e tatto – fece finta di nulla. Dal canto mio, mi sentii veramente una grande idiota! Sapevo bene quanto Graham fosse orgoglioso, non doveva essere facile per lui ammetterlo. Ma se solo mi avesse detto qualcosa... maledizione. Sapeva che lo avrei aiutato, non avrei avuto il minimo problema ad aiutare economicamente la sua famiglia.
-Potevi dirmelo.
-Non voglio la carità.
-Ma quale carità! Con tutto quello che fai per noi, per me, un bonus extra te lo meriti. Più di chiunque altro: te lo sei guadagnato.
Rimase per un attimo in silenzio, poi scosse la testa.
-Me la sto cavando, tranquilla. Comunque non siamo qui per questo quindi chiudiamo il discorso, per favore...- detto questo, si voltò e riprese a camminare accelerando il passo. Io continuavo a sentirmi stupida, e con la coda dell'occhio notai un Killian piuttosto imbarazzato che mi seguiva. Non potevo biasimarlo, probabilmente si sentiva il terzo incomodo anche se ovviamente non era così. E visto che ormai eravamo lontani da occhi indiscreti, smisi di stare all'erta e gli afferrai la mano in silenzio. Ricambiò la stretta quasi subito, mentre attraversavamo il piccolo sentiero tra gli alberi che conduceva a casa di Graham.
Il bosco lasciò spazio ad uno splendido giardino curato alla perfezione, ed una villetta a due piani in legno e mattoni. L'aveva costruita lui stesso, tanto che qualche anno fa gli avevo chiesto se quando fossi stata grande ne avrebbe fatta una anche per me! E a dir la verità, non avevo cambiato idea.
Accanto ad essa c'era la stalla del suo cavallo, Thunder. Dietro, invece, lo splendido laghetto in cui avevo imparato a nuotare ed anche a remare. Tanti bei ricordi erano racchiusi in quell'angolo di paradiso... quando tutto era ancora semplice ed io ancora inconsapevole delle mie responsabilità.
-Quello che è successo a Cork, Emma.
-Cosa...
-L'aggressione. Mi dispiace Emma, ma...
-Non ci posso credere. Mi hai portata qui per... cosa esattamente! Ti avevo detto di non volerne più parlare e tu...
In un attimo fui nera dalla rabbia. Incredibile: eppure ero stata chiara! Era successo e basta, era acqua passata e non avevo la minima intenzione di parlarne ulteriormente! A cosa diavolo sarebbe servito, se non a riportare a galla brutti ricordi senza i quali stavo alla grande.
Lui mi guardava invece come uno stramaledetto pesce lesso, e stavo seriamente valutando di prenderlo a schiaffi in faccia. O pugni.
-Emma. Ti sbagli.
-Ah sì?!
-Sì! Pensi che ti farei rivivere qualcosa del genere senza un motivo valido?! In casa ci sono August, con sua cugina Ruby e la nonna. Te la ricordi Ruby? Vive vicino Kinvarra. Ci hai giocato insieme, da ragazzina... ha la tua età.
Ruby. Certo che me la ricordavo la cugina di August, nonostante fossero passati parecchi anni dall'ultima volta che l'avevo vista. Più di cinque senza dubbio... forse addirittura dieci o poco meno. Aveva trascorso un'estate a casa di August e ci eravamo trovate bene insieme, era davvero un gran peccato che fosse durata così poco. Per la prima volta avevo trovato una ragazza che mi somigliasse, con cui sarei potuta andare d'accordo.
-Sì...
-Ecco. Emma, Ruby è stata aggredita e... e lei non è stata fortunata come te.
Il sangue mi gelò nelle vene e mille domande mi riempirono la testa. Una più insistente di tutte le altre, per quanto assurdo potesse sembrare: erano stati gli stessi uomini che avevano assalito noi?
Inoltre mi sentivo una sciocca: perché Graham mi aveva portata lì? Cosa avrei potuto fare per la povera Ruby? Come avrei potuto farla sentire meglio?
-Graham ma cosa posso fare io...
-Puoi fare più di quanto pensi, ma ti prego ora seguimi. E sono certo che Jones sarà d'accordo con me... è ora che le cose cambino.
Mi voltai quindi verso Killian, in attesa che dicesse qualcosa. Era rimasto in silenzio tutto il tempo e lo capivo, ma ero davvero felice che fosse lì con me. Era il miglior supporto morale che potessi desiderare.
-Per quello che vale la mia opinione, Emma... se davvero puoi fare qualcosa, io sono d'accordo con lui. Insomma... vuoi che le donne vengano tutelate, no? Non è giusto che questi schifosi continuino a farla franca ogni volta. In fondo, se c'è qualcuno che può cambiare le cose, quella sei tu. Ho piena fiducia, Swan, e sicuramente anche Graham. O non credo ti metterebbe in una simile situazione. Sei la persona più forte che io conosca, te l'ho già detto e lo ripeto.
Dovetti deglutire per evitare che gli occhi mi si inumidissero, e lo lasciai stringermi una mano tra le sue. Così calde, rassicuranti.
Lui e Graham erano entrambi uomini grandi e grossi, eppure credevano sinceramente che potessi essere io a fare la differenza. Io a portare un cambiamento così grande. Che lo desiderassi era ovvio, che ci sperassi anche. Forse... forse avrei dovuto anche iniziare a crederci.
Chiusi gli occhi, mi alzai sulle punte dei piedi e gli stampai un leggero bacio sulle labbra. Lui ricambiò e mi strinse tra le braccia, così, infine, annuii.
-D'accordo. Andiamo, parliamo... e vedrò cosa posso fare. Gli uomini sono in cella?
-Esattamente. Ma ho pensato che fosse meglio tenere loro per dopo. Del tempo di più in cella è il minimo che meritano. Comunque mi sembra nuovo questo tuo lato tenero... adesso basta un bacio per scioglierti?
Malgrado tutto scoppiai a ridere, e i due uomini mi seguirono a ruota. Non che mi fossi intenerita, questo mai! Ma era anche vero che avevo appena dato quell'impressione, e che il bacio fosse effettivamente stato di grande aiuto. Anche se per assurdo, tra tutto il trambusto, ancora non avevamo chiarito proprio nulla in merito a quella relazione – o qualunque cosa fosse. Eppure tutto continuava ad essere completamente naturale.

Molto più convinta, quindi, mi diressi verso l'ingresso della villetta. Le voci che provenivano da dentro, però, calarono non appena scattò la serratura. Graham ci condusse verso il suo salotto, dove August e quella che doveva essere la nonna di Ruby ci aspettavano seduti a tavola, mentre la giovane era rannicchiata sul divano. Per un attimo mi mancò il respiro, conoscevo bene quello sguardo... ma questo gridava ancora più dolore.
Io ero stata fortunata e basta.
-Vostra Altezza!- mi salutò l'anziana signora, scattando in piedi più velocemente di quanto io stessa sarei stata in grado di fare.
-Buongiorno. Per favore, sedetevi... non c'è bisogno di tutte queste formalità. Siete parenti di August!
Anche Ruby, tuttavia, si era già alzata in piedi con un lieve inchino.
-Sedetevi, dice sul serio!
Il mio amico fece invece il giro del tavolo e venne ad abbracciarmi, in una stretta forte che ricambiai. Erano giorni che non lo vedevo, mi era mancato! Ed ora si spiegava la sua assenza alla festa: probabilmente le due donne erano già arrivate da lui.
-Siete cresciuta molto dall'ultima volta che siamo state qui o sbaglio? Avete l'età della mia Ruby, giusto?
-Sì, stesso anno! È vero, è passato tanto tempo... ovviamente avrei preferito rivedervi in circostanze più piacevoli.
-Difficile trovare occasioni piacevoli quando si vive in un paesino sperduto...
-Ruby, insomma! Ti sembrano modi?
-Ehm, non c'è problema. Capisco cosa vuoi dire Ruby... comunque. Prima di... insomma, faccio le presentazioni. Lui è Killian, è un esploratore ed ora ci aiuta nelle stalle, lunga storia.
-Oh, pensavo fosse il principe! August ci ha detto della festa e tutto il resto...
-No... no. Il principe è... coi miei. Killian è il...
-L'unico pretendente che abbia qualche speranza con lei.- concluse Graham, suscitando una risata generale. Perfino la giovane, fino a quel momento seria, sorrise lievemente.
Io e Killian ci guardammo, e se ero arrossita quanto lui dovevo avere assunto le sembianze di un pomodoro visto che la mia carnagione era molto più chiara!
-Piacere di conoscervi.- fece poi un cenno, al quale entrambe ricambiarono.
-Un bel giovanotto. Non si può dire che la nostra principessa non abbia gusto! Puoi chiamarmi Granny, caro. Ovviamente anche tu, Emma.
Essendosi la tensione un po' sciolta, Killian si accomodò a tavola dove strinse la mano ad August, mentre io raggiunsi Ruby sul divano. Graham versò del nettare a tutti: ottimo come coraggio liquido.
-Ruby ti... dispiacerebbe... insomma. Certo che ti dispiace, scusa. Mi potresti dire cosa è accaduto esattamente?
Annuì, prendendo un grosso respiro. Era diventata davvero una bellissima ragazza, non che da ragazzina non fosse graziosa. Ma adesso era alta, fisico modellato, occhi grandi con delle lunghe ciglia... in poche parole, bella. Sicuramente più di me.
-Ero nel bosco, vicino al fiume... ero a pesca. Se fossi stata a caccia sarebbe stato meglio, avrei avuto un arma almeno... scusa. Insomma, ad un certo punto si sono avvicinati questi quattro uomini chiedendomi aiuto.
Quattro. Il mio cuore perse un battito.
-Dicevano di essere commercianti di lana in ritorno dal sud, ma la loro imbarcazione era stata rubata. Ho proposto di accompagnarli al villaggio dove avrebbero potuto acquistarne una. Mi sono fidata perché avevano effettivamente delle giacche di Aran e se non venditori stessi o benestanti... non è possibile reperirla. C'era una strada boschiva da percorrere, la faccio ogni giorno... hanno iniziato a farmi domande, sembravano gentili all'inizio. Poi sono diventati più sfacciati... dopo un po' ho semplicemente smesso di rispondere e ho cercato di cambiare discorso. Ma insistevano, mi chiedevano come mai una ragazza come me fosse sola... se... se fossi in cerca di marito. Poi uno mi ha afferrata e... ho provato a opporre resistenza, spiegargli di non essere interessata ma... a loro non importava nulla. Mi hanno... mi hanno bloccata, e... poi uno a uno...
Solo quando singhiozzò mi resi conto di avere gli occhi che pizzicavano. Avrei scommesso una mano che quei balordi fossero gli stessi. Aveva senso, erano in fuga ed il porticciolo tra i boschi di Kinvarra era il meno controllato. Se anche avessi mandato delle guardie a cercarli, queste si sarebbero dirette a Doolin, la città portuale più ovvia e più vicina alle Aran.
-La nonna era venuta a cercarmi, aveva dimenticato di portarmi il pranzo al sacco. Non esce mai senza il suo fucile e quando mi ha trovata...
-Ho sparato sulla gamba ad uno di loro, in segno di avvertimento- continuò Granny -Quegli zotici se la sono fatta sotto e li avrei uccisi sul momento. Ma la mia bambina mi ha fermata, era distrutta e... furente. Voleva fossero assicurati alla giustizia, diceva che è una tortura dover sempre essere all'erta perché donne, e perché a questi mostri non viene fatto mai nulla. Li ho sedati e legati, un amico mi ha ceduto la sua gabbia mobile e ci siamo dirette da August. Volevamo denunciarli direttamente al re e alla regina, ma ci ha detto che sarebbe stato più facile avere da tramite te, principessa. Così ha chiesto aiuto a Graham e...
-E... eccomi qui.- conclusi, abbassando lo sguardo. Ora non ero più convinta di essere la persona più giusta a gestire la situazione. In cuor mio, sapevo che per poter effettivamente fare qualcosa, avrei dovuto parlare apertamente dell'aggressione davanti ai miei genitori. Perché non c'era una legge che punisse gli stupratori: avevano provato a lavorare su ma il progetto era andato in fumo per il semplice motivo che provare la colpevolezza di un uomo, non fosse affatto semplice.
Credere alle donne sulla parola, non era possibile. Quante avrebbero colto l'occasione per vendicarsi di uomini che le avevano semplicemente respinte o quant'altro?
Ma sapevo, sapevo bene che se avessi ammesso di essere stata io, una vittima... le cose sarebbero state completamente diverse.
-Forse è stata una cosa sciocca. In fondo perché dovrebbero credere a me...
-A noi.
-Cosa?
-Non sei l'unica che ha avuto la sfortuna di incontrare quei... non so nemmeno come definirli. Non li ho ancora visti in faccia, ma da ciò che dici... sono gli stessi.
-Cosa Emma?! Ti hanno...- August era sbiancato, e solo in quel momento realizzai di non avere avuto occasione di accennargli dell'accaduto. Non avrei neanche voluto farlo a dire il vero, ma a questo punto...
-No, no. Ci hanno provato ma sono riuscita ad evitarlo, anche grazie a Killian che era con me. E Ruby ha ragione, purtroppo certe leggi sono difficili da cambiare con una sola testimonianza... scoppierebbe una rivolta se degli uomini venissero condannati senza... prove. Ma in questo caso, il fatto che io sia la principessa può fare la differenza credo.
Poi ancora silenzio, finché non fu Graham a romperlo.
-Tu cosa proponi? Pena di morte?
-No. In realtà avrei un'idea migliore. Cosa ne dite della castrazione pubblica?





 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Prima di partire (per una settimana), riesco ad aggiornare questa storia! Quando torno aggiornerò l'altra :) 
Emma, mentre duella con Neal, si rende conto di non aver bisogno di barriere con Killian... e ammette a se stessa di essere contenta della sua gelosia. E anche se questi pensieri l'hanno distratta per un po', è riuscita ad avere la meglio e dimostrare di che pasta è fatta. Peccato che sembra solo aver fatto rafforzare la voglia di Rumple di averla in famiglia... nel prossimo inizieremo a conoscere le sue intenzioni ancora più a fondo.
Infine, ecco che Graham la sera prima ha preso due piccioni con una fava. Da una parte ha ovviamente potuto conoscere un po' Killian e assicurarsi forse degno di fiducia... dall'altra, voleva esser certo che per Emma non sarebbe stato troppo doloroso essere coinvolta in questa storia. Ma sia lui che Killian sanno quanto sia forte, e sanno che se qualcuno può portare dei cambiamenti reali, quel qualcuno è lei.
Ci sono davvero stati cenni di femminismo nel XVI secolo (anche se di documentazioni ce ne sono troppo poche per riuscire ad essere più accurata!), e penso che Emma sia l'esempio ideale qui... e affronterò anche altri temi storici del tempo, seppur romanzati. L'Irlanda, ad esempio, ha iniziato proprio in quel periodo a cadere man mano sotto gli inglesi... quindi la parte sulle alleanze sarà importante. Ma siccome è una fanfiction, ovviamente Killian ed Emma rimarranno il fulcro della storia... e vedremo come farò lei a rifiutare il principe, ed accettare la verità che presto lei gli racconterà!
Mentre sono via cerco di leggervi, e recensirò appena torno (Sia Dark Heart che The Man Who Lived Twice sono ad un punto.............. . Ci siamo capite, vero ragazze? Aggiornate o vi picchio u_u).
Un abbraccio e alla prossima! :*

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Capitolo 18
*** Truths and conspiracies ***


Truths and conspiracies



EMMA POV

-Sono loro.
Mi basto un'occhiata da lontano, nel buio, perché un brivido mi percorresse tutta la schiena. Erano loro, proprio come avevo immaginato.
Gli stessi orribili individui che invece di correre via con la coda tra le gambe, avevano avuto il coraggio di segnare per sempre la vita di un'altra giovane innocente. Perché ero convinta che certe cicatrici non potessero mai essere cancellate. Io stessa ricordavo ancora quegli attimi con disgusto... ma la povera Ruby! Non riuscivo neanche ad immaginare come dovesse sentirsi...
-Ok.- annuì Graham, posandomi una mano sulla spalla -Va bene così, non serve avvicinarci.
Avvicinarmi era certo l'ultima cosa che desideravo, ma allo stesso tempo sentivo di doverlo fare. Non potevo permettere che la paura mi controllasse, non ne avevo ragione. Sarebbero stati puniti per quello che avevano fatto a me, a Ruby e a chissà quante altre donne...
Gli feci quindi un cenno e presi un gran respiro, poi a passo fermo raggiunsi la cella in cui erano rinchiusi. Graham mi seguì a ruota.
-Chi non muore si rivedere.- feci, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
-Vostra Altezza...
-Ah, adesso sarei “Vostra Altezza”.
-Vi prego, abbiate pietà. Non vi avremmo mai osato sfiorare se avessimo saputo chi foste...
Se anche avessi voluto avere pietà, avrei già cambiato idea: mi veniva da vomitare. Come potevano non rendersi conto delle loro oscenità?! Non avrebbero sfiorato me, ma era giusto fare del male alle donne comuni? Avrei voluto urlare, sputar loro in faccia tutti gli epiteti offensivi che mi venivano in mente, ma sapevo che per non dar loro soddisfazione la cosa giusta da fare era mantenere il sangue freddo.
-Ditemi, quindi le donne non nobili meritano di essere stuprate?
Silenzio.
-Avete perso la lingua, ora? Datemi una sola ragione per cui non dovrei farvi giustiziare all'istante.
-Pietà!- esclamò Walsh, l'unico di cui ricordavo il nome, gettandosi in ginocchio davanti alle sbarre -Non ho mai voluto fare del male a nessuno... ma il Diavolo... ha trovato la strada per corromperci. Dateci una seconda chance, dedicheremo a Dio ed all'espiazione il resto delle nostre vite...
Patetico. Forse un uomo di chiesa avrebbe anche potuto quanto meno ascoltarli, ma a mio avviso era la giustificazione più ridicola che potesse esserci.
-L'avete avuta una seconda possibilità. Quando non ho mandato le guardie a catturarvi, dopo ciò che mi avete fatto. Avreste potuto tornarvene sulla vostra isola pacificamente.
-Per favore! Saremo i vostri servi!- tentò il più grosso, anch'egli abbassandosi in ginocchio.
Risi, inevitabilmente.
Era facile sentirsi potenti ed invincibili contro una donna sola: adesso, invece, non erano altro che dei patetici ratti in trappola! Non c'era davvero nulla di più disgustoso.
Continuai a ridere ancora un po' sotto lo sguardo sbigottito di Graham, prima di riuscire a recuperare la compostezza.
-Vivrete- dissi quindi -Ma verrete puniti.
-Grazie Vostra Altezza! Vi ringrazio!
-Avete un cuore più grande di quanto meritiamo!
-Aspettate a ringraziarmi. La punizione che subirete sarà direttamente proporzionale ai vostri peccati. Ma di una cosa potete andare fieri: sarete un esempio per il futuro.
Detto questo non li degnai più di uno sguardo e non ascoltai le loro preghiere, invece mi diressi verso l'uscita dalle prigioni ed osai tirare un sospiro di sollievo soltanto una volta fuori. Inciampai perfino sull'ultimo gradino, ma ci pensò Killian ad afferrarmi al volo.
Avevo preferito che aspettasse lì, perché ero certa che non avrebbe mantenuto il mio stesso sangue freddo una volta trovatiseli davanti. Li avrebbe fatti a pezzi, ne ero certa.
-Stai bene, tesoro? Erano loro?
-Sì. E sì. Sto bene, è stato più facile di quanto credessi in realtà. La parte difficile sarà parlarne coi miei... non so nemmeno dove iniziare...
-Parlarci di cosa, Emma?
Per fortuna ero ancora tra le braccia di Killian, o ero certa non sarei stata in grado di rimanere in piedi. Mi si mozzò il respiro, così come quello dei miei due accompagnatori.
Mia madre mi guardava con espressione interrogativa e ferma, facendomi capire che a nulla sarebbe servito tentare di sviare il discorso. Avrei dovuto parlare e basta, senza pianificare discorsi. Semplicemente... dire la verità.
-I nostri ospiti si chiedevano dove fossi, stavo per mandare qualcuno a cercarti... ed invece ti trovo alle prigioni. Spiegami cosa succede.
-Madre. Mi spiace, ho dovuto seguire Graham. Era... è una questione urgente.
-Ed è possibile sapere cosa c'è di così urgente che non possa aspettare domani? Il fatto che tu non voglia sposare Neal non implica che ignori i nostri ospiti così.
-Madre, per favore è... stasera appena saremo soli, ve ne parlerò...
Quasi mi veniva da piangere a vedere la sua espressione indifferente e dura. Sapevo cosa c'era in gioco e sapevo quanto lei e mio padre si stessero sforzando di mantenere il controllo per cercare di instaurare un'alleanza che non sarebbe stata affatto semplice... Non potevo biasimarla per avercela con me. Ma se avesse saputo...
-Bene. Seguimi. Solo tu. Mi spiace Jones, approviamo completamente qualunque cosa ci sia tra te e nostra figlia... ma quest'alleanza è fondamentale per la sopravvivenza del Regno.
-Mamma, basta!- tuonai, sottraendomi alla sua presa -Ora basta. Ci sono cose più importanti della sopravvivenza. Io non voglio proteggere un regno dove una ragazza non può uscire di casa senza il terrore di essere stuprata.
Non avrei voluto essere così brusca. Non avrei voluto urlarle in faccia, perché non lo meritava. Perché lei per prima mi aveva insegnato che essere donna non voleva dire essere seconda a nessun uomo. Eppure... non era giusto. Non lo era e basta, non poteva continuare così.
Trovai finalmente il coraggio di alzare lo sguardo, e sul suo volto era ora dipinto un misto di shock ed incredulità.
-Ti... ti... ti hanno...
-No. Ci hanno provato, ma no.
-E non ci hai...
-Detto nulla? Ovvio. Ci avrei rimesso solo io, mi avreste confinata a palazzo o sbaglio? Il punto è che io sono stata fortunata. Io so difendermi, ma tante altre ragazze no. E lo stupro non è considerato reato, quindi possono solo sopportare. Lo so che non dipende solo da voi, lo so che non potete fare leggi dal nulla ma io non sarò mai pronta a diventare regina in queste condizioni.
A questo punto, tutto ciò che volevo era andare a rinchiudermi in camera e fregarmene di re, principi e quant'altro. Avevo disperatamente bisogno di un po' di pace, che sapevo non sarebbe arrivata prima della fine della cena. Se non oltre. Quanto ancora sarebbero rimasti da noi, gli “ospiti”? Avrebbero accettato una collaborazione diversa, ci avrebbero riflettuto o avrebbero avanzato la proposta quella sera stessa?
Scappare in America con Killian era un'idea sempre più allettante.
-Tesoro, io... tu stai bene?
-Io sto benissimo. Ma Ruby, la cugina di August, no. In cella ci sono gli uomini che le hanno fatto del male, gli stessi che hanno aggredito anche me. Quindi adesso raggiungiamo gli altri, ma quando si ritireranno nelle loro stanze voglio parlare seriamente con te e mio padre.
-Certo. Non li lasceremo impuniti, questo te lo posso assicurare.
-Ottimo, è ciò che volevo sentire. Allora andiamo, mi dispiace essere “scappata” così all'improvviso. A dopo Graham. Killian...
Killian mi sorrise e, con espressione fiera, mi prese la mano stampandovi un leggero bacio. Percepii il sorriso di mia madre pur senza vederla, anche perché non avevo occhi che per lui. Non c'era bisogno di essere un principe per essere un gentleman, un uomo vero! Adesso mi era sempre più chiaro perché non fossi mai stata attratta da nessuno – se non quell'infatuazione passeggera per Graham.
Non era l'aspetto, nonostante Killian fosse effettivamente un uomo molto bello, attraente ed affascinante. Ma era soprattutto il suo carattere, lo spirito!
Che stessi iniziando ad innamorarmi?


-Sono lieto che abbiate mangiato bene, Principessa. Temevo quasi nascondeste del malessere e vi foste allontanata per questo, prima...
-Oh, no Sire. Vi ringrazio per l'interesse ma si trattava effettivamente di questioni di stato di cui dovevo venire a conoscenza.
-Capisco. Quindi vi occupate anche voi di politica? Trovo il vostro regno molto più rivoluzionario di quanto mi aspettassi...- concluse la frase rivolto ai miei genitori -Noi alle donne tendiamo ad insegnare soltanto ciò che è nel loro futuro interesse.
-Oh, ma imparare la politica è nell'interesse di nostra figlia- asserì mio padre, tranquillo -Per diventare regina deve essere ben istruita, non trovate?
-Ovviamente. Ma spero potrà contare sull'aiuto di un marito, dei consiglieri... Con tutto il rispetto, trovo che regnare sia materia poco femminile. Non fraintendetemi, ma trovo che le donne siano superiori a faccende come la politica e gli affari terreni!
Avrei voluto scoppiare a ridere, ma mi trattenni. Ora voleva mascherare il suo “le donne devono servire il marito e fare figli” cercando di far credere che ci considerasse superiori? Certo, però, era un grande oratore, degno della sua fama. E sicuramente rigirando i discorsi come meglio gli conveniva, era riuscito e sarebbe riuscito a convincere tantissime persone.
Non me. E speravo vivamente, nemmeno i miei genitori.
-Vi ringrazio, ma io non credo affatto di essere superiore alle faccende terrene- fu proprio mia madre a rispondere -Anch'io ho studiato politica ed economia sin da bambina e credo che piuttosto siano utili conoscenze in più.
-E nel malaugurato caso che la nostra Emma non dovesse trovar marito, dovrà essere in grado di cavarsela da sola.- aggiunse mio padre, rivolgendomi un sorriso.
Il loro completo appoggio mi fece sentire molto più leggera. Mi dispiaceva veramente per la ragazza che avrebbe sposato Neal! Non per colpa sua, chiaramente, ma sotto la guida di suo padre non avrebbe avuto vita facile... anche se, in fondo, cosa potevo saperne? Quante nobili avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di diventare principesse, ed un giorno regine? A gran parte di loro, vivere a castello nel lusso sarebbe bastato ed avanzato... non sarebbe stata la mancanza di decisioni politiche a farle star male!
Ma ero convinta che, se anche non ci fosse stato Killian, non avrei mai accettato di andare a vivere con quella famiglia! Altro che unificazione dei regni... praticamente Re Rump desiderava che Munster entrasse a far parte del suo, di impero. Forse aveva sperato di trovare in me una ragazza docile ed obbediente.
-Naturalmente, caro James. Io ho avuto due figli maschi quindi non mi sono mai posto il problema, a dir la verità. E ammetto che vostra figlia non ha nulla da invidiare a nessuno... intelligente, acuta, ottima combattente. Crescerà un'ottima progenie, un giorno.
E rieccolo, che cercava di fare di tutto per ricordarmi quale fosse il mio posto. Cosa pensava di fare, così? Convincermi? Mi venne anche da ridere per l'ennesima volta perché figli molto probabilmente non ne avrei mai avuti! Mia madre non mi aveva trasmesso neanche un grammo del suo animo matern: trovavo più allettante combattere una guerra che far figli. Decisamente!
-Ed a proposito, io e mio figlio abbiamo parlato e vorremmo trascorrere una settimana a conoscere Munster, prima di avanzare la nostra proposta. Sarà utile ad entrambi i ragazzi un po' di tempo per pensarci. Cosa ne dite?
Non avevo fatto altro che trattenermi per tutta la sera. Trattenere pugni, insulti, risate... ed ora un sospiro di sollievo. Niente proposta da rifiutare sul momento! Forse da una parte sarebbe stato meglio togliermi subito quel sassolino... eppure ero sollevata!
-Sono d'accordo. Potremmo discutere un'alleanza alternativa, se per caso l'idea del matrimonio non dovesse andare a buon fine.
-Oh, non preoccupatevene ora... Se dovesse andare diversamente da come credo speriamo entrambi, allora parleremo di alternative. Ma sono speranzoso, da entrambe le parti sappiamo quanto i legami di sangue siano il vincolo più forte, dico bene? La progenie dei nostri figli avrebbe l'inalienabile diritto ad un unico trono per i due regni... darebbe vita al regno più esteso d'Irlanda! Ne nascerebbe qualcosa di unico, un potere che il nostro Paese non ha mai potuto vantare, fino ad ora.
Il potere. Il potere gli piaceva, tanto che gli si illuminavano gli occhi nel parlarne. Era quasi inquietante... anche perché, chi gli assicurava che sarebbe vissuto abbastanza da vedere un nipote salire al trono? Non poteva mica vivere per centocinquant'anni!
-Un progetto senz'altro ambizioso, sire- asserì mia madre -Tuttavia, comunque vadano le cose, spero ne uscirà una fruttuosa alleanza per entrambe le parti.
-E' anche la mia speranza, credetemi. Ed ora, penso sia arrivato per noi il momento di ritirarci... i bicchieri vuoti non mentono!
-Naturalmente. Partirete domani?
-Sì, domani mattina.- parlò Neal per la prima volta dopo tanto tempo -Ho visto l'America, ma mai il sud dell'Irlanda! Quindi mi piacerebbe approfittarne.
-Certo caro! Domattina prima di partire, se hai qualche minuto Emma potrebbe suggerirti bei posti in cui è stata per il suo diciottesimo compleanno. Ed ovviamente, fate sapere ovunque andiate di essere nostri ospiti e verrete accolti nel migliore dei modi.
Non suggerì loro di fermarsi a Rosscarbery, cosa che mi rese oltremodo felice. Se il posto fosse stato libero ovviamente glielo avrebbero proposto, ne ero certa... ma a quanto pare, erano ancora convinti che mandarvi me e Killian fosse una buona idea.
Non vedevo l'ora e non escludevo l'eventualità di trovare un modo per allungare la nostra permanenza lontana dalla frenesia. Tra tutto quello che era successo nelle ultime settimane, sentivo di averne bisogno. E almeno, avremmo potuto parlare e chiarire la situazione attuale con tutta calma, senza essere interrotti da nessuno.
-Volentieri, se ad Emma fa piacere.

 

***


-Allora... cosa c'era di così urgente da sparire in quel modo, Emma?
-James, lasciala parlare.
-Certo. Dico solo che non è stato molto carino... dobbiamo trattare il re con le pinze se vogliamo ottenere qualcosa senza matrimonio.
-Lo so, lo so, mi dispiace. Ma se non fosse stato importante sarei tornata subito. Il fatto è che...- come dirlo? Non ce la facevo ad essere diretta, non sapevo neanche cosa dire.
-Che...?
-Che... le strade non sono sicure. Soprattutto per una ragazza. Se poi disarmata o incapace di difendersi, ancora peggio. E non ci sono leggi severe contro certi malviventi.
-Lo so. È per questo che non impazzisco all'idea di farti uscire da sola. Ma... quindi? So che è un problema serio ma non è nuovo...
Lanciai un'occhiata a mia madre, che mi fece un cenno, così raccolsi coraggio con un respiro profondo.
-La cugina di August è stata violentata. Dagli stessi malviventi che avevano aggredito me. Lei e la nonna al momento sono a casa di Graham, gli uomini sono in cella.
-Aspetta.
-Dobbiamo fare qualcosa. Non possono passarla liscia.
-Emma.- mi interruppe nuovamente, per poi avvicinarsi a prendermi delicatamente le spalle, -Cosa vuol dire che sei stata aggredita?
-Beh è... successo. Un paio di settimane fa, nei boschi di Cork, vicino al lago...
-Co... e tu hai taciuto finora. Quegli... uomini...- non riuscì a finire il resto della frase ma fu ovvio cosa volesse chiedermi. Ma insomma, nessuno si fidava di me? Tutti davano per scontato che non fossi in grado di difendermi?!
-No, assolutamente no. Non gliene ho dato modo, e Killian era con me. Ne siamo usciti spaventati ma incolumi e io gli ho chiesto di non dire niente perché mi avreste sicuramente rinchiusa...
-E ci puoi giurare! In questo caso non avrei voluto dirti “te l'avevamo detto”, ma... è così. Di questi tempi è pericoloso andartene a zonzo senza guardie.
-Ma ti senti, padre?! Ti sembra normale che debba essere mio il problema?! Quindi lasciamo che questa gente ci costringa a vivere nel terrore, chiusi in casa! E poi ero disarmata, e ne sono uscita lo stesso.
Evitai di dire perché ero riuscita ad uscirne: non di certo perché li avevo spaventati. Ma non c'era ragione di raccontare quel dettaglio, non era fondamentale che sapessero.
Per quelli che sembrarono interminabili istanti restammo tutti e tre in silenzio, ma non abbassai lo sguardo nemmeno per una volta. Non volevo pensassero che la faccenda mi stesse a cuore solo perché ancora ne soffrivo o quant'altro. Ma perché era giusto. Lo era, e su questo non avevo alcun dubbio. Qualcosa andava fatto, il coraggio di Ruby avrebbe portato ad una soluzione concreta e me ne sarei assicurata personalmente.
-Ovviamente non la passeranno franca. Ma non puoi pretendere che non mi preoccupi per te...
-Non sto dicendo questo, infatti. Ma tu e la mamma non potete tenermi sotto una campana di vetro. Mi avete insegnato ad essere libera ed è giusto così!
L'uomo sospirò, mia madre rimase ancora in silenzio, pensierosa. Questo era esattamente il motivo per cui avevo deciso di evitare di parlar loro dell'accaduto.
-Lo sai che abbiamo provato a fare delle leggi che tutelino la sicurezza, Emma.
-Lo so, e avete fatto un buon lavoro. Non sto dicendo che le cose debbano cambiare dall'oggi al domani, so bene che non è possibile... ma si può fare di più. Si può iniziare a fare di più, almeno porre le basi per un cambiamento positivo.
-Lascia che ci dorma su, tesoro. Domani quando il re e suo figlio saranno ripartiti, raduneremo il consiglio.
-D'accordo. Allora ti do un'altra cosa a cui pensare. Io credo che una punizione adatta sia la castrazione. Pubblica, magari, per dare una lezione.
Entrambi spalancarono gli occhi meravigliati, ed a quel punto mi lasciai scappare una risata. Sapevo bene come potesse suonare una proposta del genere, sapevo fosse folle... eppure... era giusto. Più giusto della pena di morte. Magari altri ci avrebbero pensato due volte prima di far del male a qualche povera ragazza, sapendo in quale punizione avrebbero potuto incorrere.
-Non posso dire che non sia un'idea... sensata!- esclamò mia madre, anche se ancora leggermente confusa. -Ora va' pure a riposare, Emma, ne riparleremo domani. Non odiarmi ma te lo chiedo un'ultima volta... stai bene?
-Sto bene. Sul serio.
-Non so cosa avremmo fatto se ti avessero fatto del male...- aggiunse mio padre, per poi abbracciarmi. Ricambiai stringendolo più forte, come per convincerlo ulteriormente del mio benessere.
-Ma non è successo perché mi hai insegnato a combattere. E perché... ho avuto l'aiuto di Killian, lo ammetto. Da sola contro 4 non so se me la sarei cavata...
-Lo ringrazierò personalmente.
-Non è da tutti rischiare di farsi ammazzare per una donna che quasi non conosceva...
-No, infatti. Ma penso abbia avuto occasione di conoscerti, da allora... e viceversa. O mi sbaglio?
-Padre!- esclamai, ridendo -Non ne parleremo. Buonanotte!
-Ti ho solo fatto una domanda, dai! Buonanotte tesoro!
Stampai un bacio sulla guancia a mia madre, poi lasciai la loro stanza per dirigermi verso la mia. Era andata meglio del previsto, anche se ancora non avevamo riparlato della mia gita con Killian. E non era troppo tardi perché decidessero di farci scortare da un intero battaglione.
Ma per il momento mi sarei goduta la vittoria, e la consapevolezza che avremmo fatto qualcosa di concreto. Almeno ci avremmo provato.
Arrivata al mio piano fui sul punto di scendere ancora, per raggiungere la stanza di Killian... solo che non ce ne fu bisogno. Lui era di fronte alla mia, poggiato contro la parete con braccia incrociate ed un sorriso smagliante.
-Vista la tua espressione è andata bene. Sbaglio?
-Diciamo che non è andata male. Verrà presa una decisione domani... ma al momento non mi hanno reclusa in casa. È positivo.
-Bene.
Mi avvicinai e lasciai che mi posasse le mani sulle spalle, riflettendo quelle pozze azzurre nei miei occhi. Con un'espressione dolce, un leggero sorriso.
-Sei stata molto coraggiosa, Swan. Per essere riuscita a parlargliene.
-Ho solo fatto la cosa giusta. Non per me, ma per... tutti. Per Ruby, per tante altre ragazze che rischiano ogni giorno. Che non hanno con sé un'arma o un folle che non sa neanche impugnare una spada, e nonostante ciò si butta a capofitto per salvarle...
-Sarei stato un folle a non buttarmi, piuttosto...
Parola dopo parole, i nostri visi si erano man mano avvicinati come calamite. Ero arrivata ad un soffio dalle sue labbra, delle labbra a cui ormai mi stavo abituando fin troppo. Delle labbra che mi avevano inebriato la mente e che, per l'ennesima volta, non tardai a baciare.
Ero un'ipocrita e forse una folle... ma era stata la brutta esperienza a spezzare la barriera che inizialmente ci separava, lasciando che ci avvicinassimo. Per quanto terrificante fosse stato... non lo rimpiangevo.
Mentre ci baciavamo con sempre più foga, mi venne naturale spingerlo quasi con violenza contro il muro – e poi lasciare le mani vagare sul suo petto vigoroso. In fin dei conti, avevamo davvero bisogno di parlare per chiarire qualcosa che ormai appariva così chiaro? Ci desideravamo in egual misura e non facevamo nulla per nasconderlo.
-Killian, io ci voglio provare...
-Cosa?
-Questo. Me e te. Non voglio stare ore a discutere sui pro e i contro...
-Emma, credimi, anch'io lo desidero. Però... non posso assicurarti che avremmo un futuro.
-Io voglio vivere al presente, se anche tu sei d'accordo. Meglio dei dolci ricordi che tanti rimpianti... non credi?

KILLIAN POV

-Meglio dei dolci ricordi che tanti rimpianti... non credi?
Fu quella frase a stravolgere in un istante il mio modo di pensare. Il presente. Non era un'illusa, conosceva le circostanze anche se non tutte... e non aveva ribatto riguardo la mia insicurezza sul futuro. Voleva vivere il presente, e lo volevo anch'io. Era tanto sbagliato? Avremmo sofferto entrambi, un giorno, ma a guarire i nostri cuori sarebbero stati i dolci ricordi che avremmo costruito adesso. La verità gliel'avrei rivelata presto, ma a questo punto, forse, non era neanche così importante.
-Va bene, Swan. Va bene. Lo credo, sì.
-Da... davvero?
Mi scostai di poco dalle sue labbra, per guardarla in viso. Aveva un'espressione sorpresa, forse non si era aspettata che concordassi. E forse stavamo sbagliando, ma era un errore che mi stava facendo sentire bene come non mai. L'errore più bello della mia vita, che non avrei mai rimpianto.
-Davvero...- sorrisi, accarezzandole lievemente la guancia -Hai ragione. Io resistevo anche per te, perché è giusto che pensi al tuo futuro, sarai regina e tutto il resto ma... chi sono io per sapere cosa è meglio per te? Preferisco lasciarti scegliere da sola, e scegliere per me stesso.
-Bravo.- rise piano -Infatti è ciò che voglio. So che i miei, e chiunque qui vorrebbe che pensassi al futuro... farei del bene a tutti sposando il principe, ma non a me stessa. E non voglio sacrificarmi. Forse non merito di essere regina, dopotutto... ma non è nemmeno ciò che desidero, quindi non ci rimarrei male se non lo diventassi! Sarebbe fantastico se mia madre rimanesse incinta, così potrei rinunciare senza rimpianti. E magari seguirti in America, per il mondo o... o non lo so, basta, pensiamo al presente. Al fatto che tra un paio di giorni partiremo, magari riuscirai a trovare qualcosa di utile per salvare Alice.
Come si fa a non amarti, Swan? Pensai. Quella ragazza era davvero unica, ero certo non ne esistesse nessuna come lei. In nessun tempo. Ed ero sempre più convinto che se avessi dovuto lasciare la donna che amavo, non lo avrei fatto prima di essermi assicurato che fosse felice.
-Quindi... i tuoi ti lasceranno venire con me a Rosscarbery?
-Non ho intenzione di chiedere il permesso. Lo sai. E ci andremo da soli, a cavallo, niente scorte, carrozze... insomma, se ne hai voglia, ovvio.
-Mi sembra un ottimo piano.
-Bene. Ora... vorrei davvero entrare in camera e chiederti di seguirmi, ma...
-No, lo so.- la bloccai. Certo che non potevo! Non potevamo spingerci fino a quel punto, e avrei dovuto cercare di ricordarmelo. Poteva essere rivoluzionaria e tutto il resto ma non le avrei incasinato la vita, questo mai. Anche se ne saremmo stati tentati... soprattutto quando avremmo avuto un enorme castello isolato da tutto, soltanto per noi. Ma ero in grado di resistere. Forse.
-Allora... buonanotte?
-Buonanotte.
 

***


-Devi dimostrare più carattere, figlio mio! Quando sposerai la principessa, dovrai ricordarti che tu sei l'uomo. Non puoi lasciare che ti metta in ombra! È più abile con la spada, ha un'intelligenza innata, è astuta, capace. Non è facile domare una donna del genere.
-Ma padre, io non voglio domarla! Inoltre non credo sia interessata a sposarmi.
-Questo non importa, il matrimonio si farà. Ha a cuore il suo popolo e questo mi è stato subito chiaro. Questo è il suo punto debole. E si renderà ben presto conto che quest'alleanza sarà l'unica maniera per sopravvivere in tempi di guerra. Non sarà imminente, ma è più vicina di quanto pensi. L'Inghilterra ci sta lentamente piegando in ginocchio, la povertà non è lontana, credimi. E far fronte comune è l'unico modo per battere il nemico e prenderci ciò che ci spetta.
-Non possiamo semplicemente allearci in amicizia?
-Figlio mio! Un giorno sarai re, devi iniziare a pensare da re! Devi iniziare a comprendere che ciò che davvero conta è il potere. Senza potere, non hai nulla. Sposa la principessa e tra un ventennio sarai il re del più grande impero irlandese. Doma la principessa e rimarrai tu nella storia. La sposerai ed avrete un figlio il prima possibile, questo la terrà occupata.
Il principe non rispose, non sapeva cosa dire. Suo padre era sempre stato affamato di potere, ma solo ora realizzava cosa volesse da lui. E non sapeva se esserne grato o terrorizzato.
Lui stimava e apprezzava la giovane principessa, e domarla era l'ultima cosa che desiderava. Secondo la sua modesta opinione, era lei che un giorno sarebbe stata una grande regina. Lei che avrebbe segnato la storia.
E secondo suo padre... doveva spezzarle le ali?
-Ma padre, allora... tanto valeva avanzare la proposta questa sera, no?
-Questa sera ho dato loro modo di riflettere a cosa porterebbe la nostra unione. Avranno una settimana per rendersi conto di quanto questo matrimonio sarà vantaggioso per tutti. E noi, avremo il tempo di cogliere i segni di ciò che l'egemonia inglese sta causando a Munster. Segni che un giorno diventeranno povertà, popolo infelice, rivolte. E nessuno potrebbe desiderare che si arrivi a tanto, dico bene?
-Certo...
-Ottimo. Vedrai, figlio mio, vedranno la ragione.
-Ma Emma... io credo sia innamorata di un altro...
-Irrilevante! Il matrimonio non è amore, il matrimonio è un contratto. Un contratto a cui non ho intenzione di rinunciare e nemmeno tu dovresti. Se il problema dovesse persistere... può sempre essere “eliminato”! E quando si sarà ripresa dalla perdita, avrete un matrimonio felice.


 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Eccomi col nuovo aggiornamento. Emma ha finalmente avuto il coraggio di dire la verità prima a sua madre e poi a suo padre, e questo farà la differenza. Ora è libera di agire, di provare a fare qualcosa.
Ovviamente sopporta Rumple sempre meno, anche se lui in parte ha detto la verità. Un legame di sangue che unisca i due regni creandone uno grande e potente, potrebbe essere fondamentale per prepararsi ai tempi duri che incombono sull'Irlanda... ma ovviamente lui vuole sfruttare questa verità a suo vantaggio. E ogni volta che apre bocca in qualche modo tenta di sminuirla, quindi è già tanto che non si sia alzata per mandarlo a quel paese. Se non altro, la proposta non è arrivata subito... anche se potrebbe non essere una cosa positiva. Rump vuole proprio che i monarchi abbiano modo di riflettere sul potenziale della sua proposta... ed è un po' troppo convinto che tutto andrà in porto. Neal cerca in qualche modo di farlo ragionare, perché è rimasto genuinamente colpito da Emma e vuole quest'alleanza pur senza doverla sposare... ma visti i discorsi, suo padre non è d'accordo. E pensa che se il problema sussiste... vada eliminato. Vedremo cosa trama.
Nel frattempo, Emma ha chiesto a Killian di vivere il presente. Non vuole pensare al futuro nell'immediato, vuole godere ciò che hanno pur sapendo che tutto è molto incerto... lui non poteva non essere d'accordo, ma vuole metterla al corrente dei fatti perché possa scegliere più lucidamente. E potendo trascorrere qualche giorno da soli, e avrà occasione... a meno che non cedano agli istinti e facciano... altro. ahahahahah
Domani mi dedico a leggere The Man (Lara... guai a te, mi raccomando ahahaha sappi che sono sempre pronta per partire a cercarti!) e continuare con Cuore Selvaggio, mi manca poco ormai!
E devo ancora recuperare le serie con cui sono rimasta indietrissimo mentre ero in viaggio ahahahah per fortuna non ho molto lavoro ultimamente, o erano guai xD
Come va da voi? Non so di dove siete ma ho visto che in certe località il meteo sta devastando tutto.. quindi spero tutto bene! A Roma il vento ha fatto danni, e la pioggia ogni volta allaga le strade e non si riesce nemmeno a uscire... ma siamo messi molto meglio che in altri posti!
Allora a presto, e un abbraccio! :*

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Capitolo 19
*** Half wins ***


Half wins



KILLIAN POV

Gli ospiti “facoltosi” erano ormai partiti da qualche ora, e per un attimo avevo visto Emma rilassarsi. Fino a che suo padre non le aveva comunicato di aver convocato il consiglio per discutere il da farsi con gli assalitori.
Lei stessa vi aveva preso parte, per parlare dell'accaduto e delle sue proposte, poi il re l'aveva invitata ad uscire. A detta della ragazza era una questione burocratica: ancora non le era permesso far parte delle riunioni che avevano lo scopo di determinare nuove leggi. Ma essendo padre io stesso, ero convinto avesse voluto allontanarla perché troppo coinvolta... per proteggerla.
Durante l'ultima ora le avevo silenziosamente fatto compagnia nei giardini, dove aveva deciso di voler aspettare nonostante la giornata fredda. Non che si fosse mai fermata, aveva continuato ad andare avanti e indietro tutto il tempo. Un po' l'avevo seguita, un po' ero stato fermo ad osservarla.
Era assurdo che non potesse mai avere un po' di tregua. Prima l'aggressione, poi l'incontro quasi forzato col principe, ora riecco che a tormentarla era tornata una questione che avrebbe solo voluto dimenticare. E sospettavo avesse anche dei sensi di colpa. Ero convinto che in qualche modo si incolpasse di ciò che era accaduto a Ruby, perché li avevamo lasciati scappare.
Ma cosa avremmo potuto fare? Col senno di poi, mi rendevo conto che aveva fatto una scelta sì semplice, ma anche logica.
-Ma quanto ci mettono a decidere? Cosa ci vuole a prendere una spada e mozzargli via quello che non meritano di avere? È passata più di un'ora!
-Calmati, Swan... sai sicuramente meglio di me come funzionano queste cose. Tu non vuoi solo che paghino, vuoi che siano di lezione a tutti, no? Non penso che una nuova legge si faccia in cinque minuti...
-Sei maledettamente ragionevole, Jones!- esclamò frustrata, parandomisi davanti a braccia conserte -Vorrei ribattere ma nemmeno me ne dai modo. Lo so che è così, ma... dannazione!
-Lo so, Emma, lo so...- sussurrai più dolcemente, prendendole le mani -Vuoi che le cose vadano nel modo giusto, e vuoi smettere di pensarci... non ti biasimo...
-Per voi uomini è così facile!
-Lo so, almeno questo lo è. In nome del genere maschile, mi dispiace. Mi dispiace che le cose siano così complicate, mi dispiace per... beh, tutto.
Non ne aveva idea. Non aveva la minima idea di quanto odiassi io stesso il genere maschile, a volte. Anche nella mia epoca, quando le cose teoricamente avrebbero dovuto essere più semplici. Ma quante ragazze e donne venivano ancora maltrattate? E quanti maltrattatori la facevano franca? Era davvero disgustoso che non si potesse fare qualcosa di più concreto per prevenirlo. Disgustoso che anche gli uomini denunciati, spesso trascorrevano in cella pochi giorni al massimo.
Anche per questo tra le associazioni a cui facevo donazioni, ce ne era una che si occupava dei diritti delle donne. Che altro non erano che diritti umani, a mio parere.
-Tu sei l'ultimo che dovrebbe dispiacersi...- sospirò, per poi accomodarsi accanto a me. D'istinto le cinsi le spalle e lei si rilassò, poggiando la testa contro la mia.
-Non accetto le tue scuse, perché tu non sei così. Sei unico nel tuo genere, Jones, a volte mi chiedo se tu non venga da un altro pianeta... il che spiegherebbe tante cose!
Risi insieme a lei, ma allo stesso tempo non sapeva quanto vicina alla realtà fosse! In fondo, era come se provenissi da un altro pianeta. Da un'altra realtà: poco meno di venti generazioni dopo la sua.
-Anche Graham la pensa come me.
-Sì. Ma anche lui mi terrebbe sotto una campana di vetro, se potesse. Te l'ho detto come ha reagito quando gliel'ho raccontato... e solo vagamente. Nel momento in cui succede qualcosa, ecco che smette di vedermi come sua pari.
Scossi le spalle, non volendo contraddirla. Un po lo capivo Graham, ed ero certo che volesse solo genuinamente sapere al sicuro quella che considerava la sua sorellina. E se di fratellino si fosse trattato, sarebbe stato lo stesso. Le voleva bene, non la considerava debole e questo mi era stato chiaro fin da subito.
-Hai dimostrato di saper combattere le tue battaglie, e più di una volta. Nessuno lo può negare... è per questo che ti ha chiesto aiuto, in qualche modo, no? E tuo padre ha lasciato che parlassi davanti al consiglio, invece di proteggerti e fare le tue veci.
-Forse. Non lo so...
-Swan, andrà tutto bene. Ti sei liberata del principe, ti libererai anche di questo peso. Comunque vadano le cose.
-Non fingere di non essere contento anche tu che se ne sia andato...- borbottò cambiando argomento, lasciandosi sfuggire un sorriso. Colpito e affondato! Nonostante non apprezzassi la calzamaglia, mi ero sentito fuori luogo accanto a quel ragazzo più giovane di me. Vestito di tutto punto, elegante, con rubini, cuciture in oro e quant'altro. Io non ero nessuno. Cosa mai avrei potuto dare ad una vera principessa?
Nonostante la sua fermezza nel non volerlo sposare, non potevo non ammettere di non essere preoccupato. Le avrei detto la verità, più prima che poi, e sarebbe cambiato tutto.
Sarebbe arrivato il giorno della mia partenza, e lei sarebbe rimasta qui.
Ma non potevo permettere a questi pensieri di rovinare ciò che la vita mi stava regalando. Un nuovo sentimento che cresceva giorno dopo giorno, e nonostante la dura realtà mi avrebbe reso una persona migliore.
-Lo sono. Non mi piace doverti condividere... e suo padre che insisteva per spingerlo da te...
-Già. Voglio tanto vedere la sua faccia quando rifiuterò...
-Me la dovrai descrivere, dato che non penso sarò lì a vederla.
-Promesso. Te lo disegnerò se devo...- sorrise, poi distrattamente sfiorò la superficie dell'acqua della fontana con due dita. C'erano una decina di minuscoli pesciolini rossi che nuotavano spensierati, quasi li invidiavo! Quali dovevano essere i loro più grandi problemi? La direzione in cui nuotare?
-Qualunque cosa succeda, voglio passare per il bosco. Quando partiremo verso Rosscarbery.- ruppe il silenzio dopo poco, tenendo lo sguardo basso.
-Cosa?
-Voglio raccogliere quelle mele e fare quel dolce che ti avevo promesso.
La torta. Ovviamente sapeva che non mi sarei offeso se non mi avesse preparato la famosa torta, sapevo a cosa realmente si riferisse parlando del bosco. Voleva tornare senza averne paura. L'avrei incoraggiata, ovviamente, ma un po' di timore lo avevo. E se non fosse andata come sperava? Se una volta arrivata in quel punto si fosse sentita... oppressa?
C'erano troppi se...
-Non voglio lasciare che mi rovinino i ricordi. In quel bosco sono successe tante cose bella in passato e sinceramente non voglio temere di tornarci.
-Lo capisco, Swan. Davvero, hai ragione. Però...
-No. Nessun però. Sappi che non hai voce in capitolo in questo caso, senza offesa.
Una leggera risata mi sfuggì tra i denti. Mi era stato chiaro fin dal primo momento che avrebbe fatto di testa sua, e che a niente sarebbero serviti i miei tentativi di obiezione. Non sapevo neanche dire per quale ragione avessi provato a ribattere.
-Comandi tu.- dissi soltanto, immergendo la mano assieme alla sua e stringendo delicatamente le dita affusolate tra le mie. Il lato curioso di me si chiese per l'ennesima volta perché la principessa Emma Swan non fosse neanche su un dannatissimo libro di storia. E sì, mi ero risposto mille volte, avevo trovato tante ragioni valide... eppure... maledizione, lo avrebbe meritato! Una figura tanto rivoluzionaria cinquecento anni addietro sarebbe stata oggetto di grandi studi! Aveva una maniera di vedere il mondo così genuina, così... reale! Sicuramente i suoi genitori avevano grandi meriti, ma lei andava oltre.
Lei voleva cambiare il mondo e non vedeva gli ostacoli come qualcosa contro cui combattere... semplicemente come qualcosa da superare.
Infine sorrise e tirò fuori dall'acqua fredda le nostre mani unite.
-Sono contenta di averti incontrato, Killian Jones.
-Vale lo stesso per me.
La mia mente volò a quel primo incontro, neanche molto tempo addietro... eppure, erano cambiate così tante cose! Da una completa sconosciuta che mi avrebbe volentieri infilzato con la sua spada, era diventata la donna di cui mi stavo perdutamente innamorando.
Fummo interrotti da dei passi e, quando Emma si rese conto che fossero quelli dei suoi genitori, trattenne il fiato. Io con lei.
Le loro espressioni erano indecifrabili, non avrei davvero saputo dire se portassero buone o cattive notizie. Speravo vivamente nel primo caso.
-Avete... finito?- domandò la ragazza, le dita strette nelle mie con forza.
Il re annuì: -Verranno puniti adeguatamente, Emma. Come hai suggerito.
-Davvero?!
-Sì. Ma...- e bastò quella maledetta sillaba a rompere il suo entusiasmo -Non è possibile tenere l'esecuzione in pubblico... e sarò io a farlo. Una nuova legge ci sarà, ma non è come la desidereresti. Siamo riusciti ad ottenere a consenso unanime una legge contro gli abusi, ed è un grande cambiamento! Tuttavia, per punire l'imputato ci sarà bisogno di almeno un testimone oculare.
-Ma è assurdo...
-Lo so.- intervenne la regina -Ti prometto che cercheremo di migliorare le cose, ma al momento deve essere così. Il consiglio crede che molte donne potrebbero... approfittarne. Per punire ingiustamente uomini che fanno loro torto.
-Ma madre! Io ero con Killian, però Ruby era sola. Tante donne e ragazze sono sole quando accade! Come farebbe una legge del genere a tutelarle?!
Nessuno dei due genitori riuscì a rispondere alla figlia, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di rabbia. Io non sapevo come sentirmi, se non frustrato. Non potevo neanche dire di essere incredulo. Purtroppo, sarebbe passato ancora molto, molto tempo, prima che arrivassero valide leggi a tutela delle donne. Anzi, avevo addirittura il dubbio che la mia intromissione stesse in qualche modo velocizzando il processo.
-Lasciate almeno che sia io a punirli.
-No, Emma. Non posso lasciarti fare una cosa simile... è... ripugnante. So che ora mi odierai, ma...
-Non è giusto!
-Tesoro, devi capire che...
-No. Non devo capire un bel niente. Fate come volete!
-Per favore, non sei più una bambina. Vorrei poter fare di più, ma al momento possiamo solo iniziare a cambiare le cose. Un passo alla volta... applicare le leggi senza il consenso del consiglio sarebbe tirannia.
-Ho avuto paura!- gridò, ormai in preda alle lacrime -Quando mi stavano addosso, in due, ho avuto davvero paura per la prima volta nella mia vita! Mi sono sentita umiliata, impotente... io! Come pensate possa sentirsi Ruby? E tutte le donne nella sua stessa posizione?! La giustizia è tirannia?! Allora vorrà dire che se mai sarò regina sarò un tiranno!
Madre e padre erano in lacrime con la figlia, ed io anche. Avevo il cuore stretto in una morsa, ed ogni suo singhiozzo ne aumentava il dolore. Il fatto che ora stesse bene non cancellava come si fosse sentita in quegli interminabili minuti, come l'avessero segnata. E aveva dannatamente ragione, nessuno doveva sentirsi così!
La strinsi forte, molto forte, e lei me lo lasciò fare.
-Tesoro mio...
-Risparmia il fiato, madre. Entrambi. Fate come preferite, io e Killian partiamo domani.
-Ma Stein non è rientrato...
-Vuol dire che rimarremo a Rosscarbery fino a che non tornerà! Ho bisogno di allontanarmi da qui. E saremo soli, non voglio nessuna guardia, niente di niente!
-No Emma, proprio alla luce di quello che è successo non possiamo rischiare.
-Appunto! Alla luce di tutto! Queste orribili leggi non mi impediranno di essere libera solo perché non ho i genitali di fuori. Mi rifiuto di avere paure che gli uomini nemmeno conoscono! Partiremo io e Killian domani mattina, a cavallo. Soli. E so di non essere arrabbiata con voi, ma con questo mondo ingiusto... in questo momento però lo incarnate. E se volete davvero il mio bene, dovete lasciarmi fare questa cosa. Sono consapevole che abbiate ragione ma al momento non voglio accettarlo, devo andarmene di qui per poter stare bene. Sono certa che quando tornerò sarò più lucida, ma non ora. Ora ho bisogno di andar via.
-Va bene.- scosse la testa suo padre, anch'egli faticando a mantenere la lucidità: la moglie era un fiume in piena.
-Va bene.- ripeté, schiarendosi la voce -Non ti fermeremo perché hai ragione, Emma. Non voglio che tu abbia paura, non voglio che ti senta da meno. Non l'ho mai voluto.
I suoi singhiozzi iniziarono man mano a diradarsi nella mia stretta, ed infine trovò la forza di annuire.
-Grazie. E adesso ho bisogno di stare un po' da sola, vado a prendere Star.
Non avrebbe ammesso repliche e se voleva stare sola, non voleva neanche me. Non per il momento. E non potevo fare altro che accettarlo, così come i suoi genitori. Mi limitai quindi a baciarle la fronte e sussurrarle un “Ci vediamo stasera”; lei annuì e lasciò andare la mia mano, diretta verso le stalle.
Da un lato riuscivo a capire i suoi genitori e mi facevano pena: sapevo cosa volesse dire avere una figlia e non poter fare di tutto per renderla felice.
D'altra parte, però, ero arrabbiato. Un cambiamento del genere avrebbe potuto essere un passo più lungo della gamba, ma se solo qualcuno avesse osato farlo... forse altri ne avrebbero seguito l'esempio! Forse l'evoluzione sarebbe arrivata molto prima, seppur con difficoltà. Ma per quanto lo volessi, non potevo far nulla: non potevo rischiare di mettere a repentaglio il corso della storia.
L'unica cosa che potevo fare era andare a fare i “bagagli”, ovvero preparare una sacca in cui metter via ciò che mi sarebbe potuto servire per i prossimi giorni. Qualcosa mi diceva che saremmo davvero partiti l'indomani.

 

***


-Non è ancora tornata?
-Non c'è neanche Star, quindi no.- scossi la testa, frustrato.
Adesso ero seriamente preoccupato. Erano le 20 passate e di Emma non c'era ancora traccia. Da ore era sparita con Star e le avevo lasciato i suoi spazi, dando per scontato che si sarebbe fatta viva almeno per l'ora di cena. Ma non era stato così. Avevo anche domandato a Graham se fosse a casa sua, ma no. E non potevo nemmeno essere da August, visto che anch'egli era rimasto in compagnia di Ruby e di sua nonna presso la villetta sul lago. A quanto pare Ruby era grata ad Emma, era felice che i quattro farabutti sarebbero stati puniti e avrebbe voluto ringraziare la principessa... se solo si fosse fatta trovare!
Era buio e pur essendo consapevole che sapesse badare a se stessa, non ero tranquilla sapendo che vagasse da sola col buio e al freddo... non in quello stato, soprattutto. In più non aveva alcun senso, doveva tornare a casa se voleva che partissimo l'indomani!
Il re e la regina si guardarono, colpevoli. Perché, in fondo, il motivo della sua “fuga” era stata la loro decisione e ne erano perfettamente consapevoli. Continuavo a provare una sorta di pena ed odio per quei due, ma il primo sentimento in fin dei conti prevaleva.
-Alla luce degli ultimi avvenimenti, non possiamo aspettare tutta la notte. Dovremmo...
-Andrò io.
-Voi, Sir Jones?- il re sembrò colto di sorpresa, come se si fosse ricordato della mia presenza soltanto in quel momento; -Con tutto il rispetto, ma...
-Penso di sapere dove sia.
Se stava bene, e doveva essere così, c'era un solo posto in cui avrebbe potuto essere. E sapeva anche che sarei stato in grado di trovarla, lì. Valeva la pena provare... era probabile che avesse semplicemente perso la cognizione del tempo. Con tutto quello che stava passando, non ne sarei neanche stato sorpreso. O forse stavo semplicemente cercando di essere ottimista?
-Dove, Killian?- intervenne sua madre, in tono speranzoso.
-Nel bosco di Cork. Almeno è ciò che credo.
La donna aprì la bocca e si scambiò uno sguardo d'intesa col marito, il quale annuì. Dovevano conoscere anche loro l'angolino preferito di loro figlia, molto meglio di me probabilmente. E nonostante ciò, dovevo essere io ad andare: ce l'aveva ancora con loro, e non avrebbero che peggiorato la situazione se si fossero presentati lì.
Rimasi quindi in silenzio, ad aspettare nella speranza che i due prendessero la decisione giusta. Cos'avevano da perderci?
-D'accordo Jones. Due ore, però. Dopodiché avvierò una squadra di ricerca. Se dovessi aver bisogno, le guardie alle porte di Cork sono addestrate.
-Va bene, grazie, sire. E... sono certo che Emma stia bene.

 

***

I cavalli dormivano, tranne Captain. Captain era sveglio e vigile, come se mi aspettasse.
Sapevo che nessuno lo aveva mai cavalcato. Sapevo di rischiare l'osso del collo. Ma allo stesso tempo... allo stesso tempo fu l'istinto a guidarmi dritto da lui. La mia guida per trovare Emma.
-Non mi vuoi ammazzare, non è vero?
Il cavallo nitrì piano, ma non mi incenerì con lo sguardo quando mi guardò prendere la sella. E rimase fermo quando aprii lo sportello di legno, più terrorizzato di quanto dessi a vedere. Sarebbe bastato un calcio nel punto giusto perché finissi ucciso, ne ero fin troppo consapevole. Eppure c'era qualcosa che mi spingeva a fidarmi, nonostante tutto. A credere che lui stesso avrebbe voluto accompagnarmi in quella “missione”.
E in men che non si dica, senza neanche rendermene conto, fui in sella. Le redini strette tra le mani e, incredibilmente, tutto intero. Sentivo che se io mi fossi fidato di lui, lui si sarebbe fidato di me... e avevo smesso di chiedermi il perché. In generale, riguardo qualsiasi cosa.
Io ero lì, ed era già un perché abbastanza grande da comprendere tutto il resto.
-Forza bello, andiamo. Troviamo quella folle della tua amica, va bene? Non vorrei si fosse cacciata in qualche guaio... ma è troppo in gamba per quello. Non è vero?

Non avevo mai galoppato a quella velocità, quel cavallo era una forza della natura. Chiunque avrebbe potuto dire che fosse una creatura selvaggia e indomata. Ero sulla sua groppa soltanto perché lui me lo permetteva, perché lui mi voleva lì... non perché io lo avevo scelto.
Così funzionava la libertà e pensai che fosse una delle sensazioni migliori al mondo. Scacciava perfino la paura, perfino i brutti pensieri... tanto che mi trovai alle porta settentrionali di Cork ancor prima di rendermene conto. Mi fermai in tempo, perché qualcosa mi diceva che le guardie non avrebbero apprezzato un pazzo che entrava in città in quella maniera.
-Buonasera.- salutai, cercando di riacquistare la facoltà mentale.
-Buonasera a voi, messere. Presentatevi, prego.
-Sono Sir Jones, vengo dal palazzo. Sono qui per portare a casa la principessa Emma, l'avete vista passare per caso?
-Mi ricordo di voi- fece quello più giovane, scrutandomi -È passata di qui, diverse ore fa. Ma non è entrata in città, ha preso il sentiero est, verso la foresta. È in pericolo?
-No- e sperai di non stare mentendo, perché se il cavallo selvatico aveva deciso di risparmiarmi, non ero certo lo avrebbero fatto quei due, armati fino ai denti.
-No- ripetei -Ci sono state delle questioni a palazzo e... in poche parole, ho bisogno di trovarla. Se fosse in pericolo il re manderebbe delle truppe.
-Ovviamente. Allora imboccate il sentiero occidentale e proseguito fino al lago.- acconsentì l'altro -Fin da ragazzina scappava lì ed io sono stato più volte tra i “fortunati” mandati a cercarla...
Per un attimo lasciò da parte la sua maschera di serietà e si fece sfuggire una risata tra i denti. Potevo solo immaginare le pene dell'inferno che una Emma adolescente avrebbe potuto far passare a quei malcapitati. Ma le volevano bene, ed ero sempre più convinto che sarebbe stata un'ottima regina. Amata dal popolo, vicina al popolo.
Infine ringraziai e con Captain seguimmo il percorso indicato, che speravo ci avrebbe accorciato la strada verso la radura. Perché più mi avvicinavo e più ero convinto che fosse lì, magari seduta sulle rive del lago e guardare la luna riflessa nell'acqua... persa nei suoi pensieri.
Tra il tentato stupro, la faccenda del matrimonio non ancora conclusa, adesso anche questa delusione... se mi fermavo a pensarci, il mondo poteva essere un luogo molto crudele per coloro che si distinguevano dalla massa e vivevano nella speranza di una vita migliore.
-Se non rischiassi di mandare in malora il futuro, la porterei con me, Captain. Pensi le piacerebbe? Non vengo da un mondo perfetto, ma... potrebbe essere semplicemente se stessa senza sentirsi fuori luogo. Potrebbe avere quello che qui non avrà mai... e sì, lo ammetto. Io potrei avere lei. Non dovrei rinunciare a ciò che provo... ma la smetto, d'accordo. Probabilmente non capisci niente di tutte le idiozie che sto dicendo. Fantasticherie inutili!
Captain nitrì e lo trovai buffo perché suonò come una risposta scocciata. Come se volesse dirmi “Sì, infatti, sta' zitto”. E risi, fino a che non fui interrotto da un altro nitrito.
Un altro nitrito che conoscevo bene: era quello di Star. Seguendo i suoi versi trovai subito il piccolo sentiero che si apriva tra gli alberi e non accelerai troppo il passo solo per non rischiare di investirla nel malaugurato caso si fosse trovata sulla mia strada.
Ed eccola lì, la puledra ormai cresciuta dalla lunga criniera nera, in piedi davanti al lago. Ma la sua padroncina?
-Emma?
La puledra nitrì, e solo allora la notai.
Una figura nascosta dall'erba, immobile. I capelli biondi sparsi disordinatamente attorno alla testa.
-SWAN!

 

Angolo dell'autrice;
Ciaooo! Allora, premetto che volevo aggiornare prima l'altra storia (era il suo turno), ma... fatto sta che il pc si è spento mentre scrivevo e metà capitolo è andato disperso. Quindi mi tocca scrivere ç_ç avendo questo solo da rivedere... anticipo.
Emma non ha fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo dopo che Rump e Neal sono ripartiti, che ecco altri pensieri ad opprimerla. Ha avuto la possibilità di dire la sua, e sperava davvero tanto in un grande cambiamento. Killian le è stato vicino nell'attesa e ha cercato di tenerla positiva e tirarla su... lei ha avuto anche modo di punzecchiarlo sulla sua gelosia xD 
E poi ecco le mezze-cattive notizie. Ha avuto una mezza vittoria, ma non è andata come sperava. Suo padre non ce la fa a concederle di punire lei stessa i quattro uomini, quindi lo farà lui... ma dovrà avvenire in privato. Sono riusciti anche ad approvare una legge, che è comunque un gran passo avanti... ma purtroppo non è abbastanza. In fondo se ne rendono conto anche loro, ma per il momento è il massimo che hanno potuto fare. Sono crollati quando Emma è scoppiata in lacrime, spiegando perché per lei fosse così importante... ammettendo di essersi sentita per la prima volta debole, spaventata... lasciando da parte le sue sicurezze per confidarsi a cuore aperto, cosa che non fa tanto facilmente. In fondo si rende conto che oggettivamente era difficile fare di più... ma sente il bisogno di staccare, così senza interpellarlo nemmeno ha deciso che lei e Killian anticiperanno la partenza all'indomani. Non prima di essersi fatta un giro da sola per schiarirsi le idee però...
Non hanno voluto trattenerla, ma le cose sono andate storte in qualche modo e lei non è tornata. Killian ha in qualche modo sovrastato il re e la regina, sperando di avere ragione... sapendo dove cercarla. E l'ha trovata. In che stato... lo vedrete nel prossimo capitolo xD

PS. Avete visto che alla convention in UK a giugno prossimo, oltre a Colin sono riusciti a invitare Josh e Ginny? I Charmings a una con, pareva un'impresa impossibile *__* qualcuno pensa di andare? (dopo che Jen ha cancellato la presenza in Galles... almeno un po' mi hanno tirata su ç_ç)

Ora la smetto che diventa un altro capitolo ahaha
A presto! Un abbraccio :*

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Capitolo 20
*** Instinct ***


Instinct



-Sei pazzo? Non urlare.
-Emma! Ma stai...
Per poco non mi buttai giù dalla groppa di Captain, ma per fortuna riuscii a scendere dignitosamente. La raggiunsi a passo svelto, solo per rendermi conto che non solo era viva e vegeta, ma sembrava anche abbastanza serena. Nonostante il buio, potei giurare che non ci fossero lacrime a segnarle il volto.
-Lo sai che eravamo tutti preoccupati? Tuo padre stava per organizzare delle squadre di ricerca.
-Mi dispiace...- borbottò, scrutandomi dalla sua comoda posizione -Ho perso la cognizione del tempo.
Mi sedetti quindi accanto a lei, che si aggrappò a me per tirarsi su. Le tolsi qualche ciuffo d'erba dai capelli ed intanto Captain ci raggiunse, lasciandola a bocca aperta. Sorrisi: non potei negare di essere felice di averla lasciata di stucco.
-Ma... come...
-Gli altri dormivano. E lui... ha deciso di accompagnarmi. È stato bravo, non mi ha fatto finire col sedere a terra neanche una volta.
Il suo sguardo sorpreso continuò a spostarsi da me a lui, che le lasciò accarezzare il muso bianco. Era un cavallo veramente splendido, mi sentivo fortunato ad essere potuto andare al galoppo con lui. Imitai così la bionda e allungai la mano per accarezzarlo, lui nitrì piano.
Gli animali avevano qualcosa di unico ed eccezionale: non solo ci capivano, cosa quasi scientificamente provata, ma provavano un'empatia superiore a quella di un qualsiasi essere umano. E lui aveva deciso di donarmi la sua fiducia.
-Incredibile. Io non so come hai fatto, ma...
-Sinceramente, Emma, non lo so nemmeno io. Ma non sarebbe meglio discuterne a casa?
-Non ho molta voglia di tornare.
-E pensi di rimanere a dormire qui?
-No... andiamo direttamente a Rosscarbery.
Ok, forse non stava proprio bene. Forse aveva battuto la testa, perché pur andando al galoppo tutto il tempo, non avremmo potuto raggiungere il sud dell'Irlanda in meno di due ore e mezza. E poi era folle. Non avevamo nulla con noi, e se non mi fossi fatto sentire entro lo scoccare delle 22, i suoi genitori avrebbero mandato la squadra di ricerca.
-Swan, ti rendi conto di quel che stai dicendo?
-Non sono impazzita. Ma mi sentirei soffocare se tornassi a castello, io...
Mi guardò supplichevole, seria, non stava scherzando. E fui quasi sicuro che fosse lucida... ma rimaneva ugualmente un'idea folle. Come potevo assecondarla? Se proprio non aveva voglia di tornare, magari avremmo potuto dormire a Cork e recuperare l'indomani ciò che ci sarebbe servito per il viaggio.
-Abbiamo i cavalli e le spade. Io ho soldi. Compreremo quel che ci serve domattina al villaggio, non sarà un problema. Possiamo passare per Cork per prendere qualcosa da mangiare e... non è così male cavalcare di notte. È rilassante, tranquillo, non si incontra quasi nessuno per strada...
-Senti, se anche volessimo farlo- iniziai, molto dubbioso riguardo quell'affermazione -Come li avvertiamo i tuoi genitori?
-Facile, mando una delle guardie alle porte della città. Non sarebbe la prima volta.
Strinsi le labbra, continuando ad osservarla in silenzio. Anche lei mi guardava, leggermente china all'indietro, con le mani salde sul terreno a sorreggerla. Aveva la testa leggermente china ed i capelli molto più selvaggi del solito. Era rimasta sdraiata per terra tutte quelle ore? Probabile.
-Per favore. Ho bisogno di fare una pazzia, qualcosa di diverso. Di cavalcare sotto la luce della luna, liberare la mente... il corpo, tutto. Potrei farlo da sola, ma vorrei farlo con te.
-Liberare il corpo con me, vuoi dire?
L'effetto che sperai di ottenere fu immediato, infatti scoppiò a ridere e mi colpì sul braccio.
-Idiota. Dai, perché no?
-E va bene- mi ritrovai a dire, senza neanche rifletterci. Forse ero pazzo anch'io, magari la vicinanza con lei mi aveva contagiato.
O forse, stavo solo tornando ad essere me stesso. Fino ad un anno fa, quella avrebbe potuto facilmente essere una mia idea.
Avevo camminato per chilometri nell'Islanda del nord, di notte, a caccia dell'Aurora boreale. Avevo dormito in un'igloo abbandonata. Mi ero accampato nel cuore del deserto, da solo. Avevo scalato una montagna, fatto immersioni nel mezzo dell'oceano!
Messa a confronto, questa era cosa da niente. Forse qualche punto era attribuito al fatto che lo stessi facendo 500 anni prima di nascere, e con un'erede al trono d'Irlanda. Dettagli.
-Davvero?
-Davvero, Swan. Ci sto, andiamo.
Detto questo mi alzai con un balzo ed allungai le mani per aiutare anche lei a tirarsi su, ma invece di prenderle rimase a guardarmi esitante.
-Forse è il momento giusto per dirti che ho una caviglia fuori uso. Più o meno.
-Che cosa?!
-Sono caduta. Diciamo.
Rimasi senza parole, non sapendo se ridere o... non lo sapevo nemmeno io. Era rimasta lì tutte quelle ore perché non era stata in grado di alzarsi? Ma non aveva senso... conoscendola, ci voleva ben altro per fermarla.
-Non guardarmi così. Ho... provato ad arrampicarmi sull'albero perché più in alto ci sono mele più belle. Solo che qualcosa è andato storto e sono scivolata e... capita.
Alla fine decisi di ridere. Non che fossi stupito del fatto che si arrampicasse sugli alberi, ma l'immagine era veramente buffa. Quel melo non era poi così robusto, ed ora notai infatti un paio di rametti a terra. Non era stata una grande idea aggrapparvisi.
-Smettila, Jones! Mi tiri su sì o no?
-Non dovremmo fare qualcosa per quella caviglia, prima?
Invece di rispondermi allungò le braccia, segno che non sarebbe stata ad ascoltarmi. Non potei fare altro che chinarmi perché si aggrappasse a me, e la tirai su quasi di peso. Ma poteva cavalcare per ore con una caviglia slogata? O peggio, rotta. Forse avrei effettivamente dovuto proporle l'idea di dormire a Cork...
Ma tutte le idee sfumarono quando, ancora avvinghiata a me, si avventò sulle mie labbra. Ed io ricambiai, perché forze per resisterle non ne avevo. E chissà quanto saremmo andati avanti se un suo lamento non ci avesse interrotti.
-Ehi, tutto ok?
-Scusa. Ho solo poggiato il piede, mi ero dimenticata...
Avrei detto fosse leggermente ubriaca se non fossi certo non avesse avuto modo di bere. Invece era solo... rilassata, si era lasciata andare più del solito. E se lo meritava fin troppo, chiunque meritava di allentare la presa, soprattutto lei!
-C'è un dottore a Cork?
-Non serve disturbare nessuno a quest'ora. Mi procuro delle bende e poi andiamo...
-Sei sicura?
-Killian. Mandiamo una guardia a palazzo, compriamo cibo, bende e andiamo. A meno che tu non voglia tirarti indietro...
-No, va bene. Come desideri. E sappi che io non mi tiro mai indietro...
-Bene- sorrise, regalandomi un ultimo bacio a stampo -Ora aiutami a salire in groppa a Star, per favore... la caviglia non è rotta, ma non regge molto.
-Va bene. Ma in città ci fermiamo un attimo e mi lasci dare un'occhiata, almeno.
-Sì papà!

 

***

Eravamo in cammino da due ore ormai e, mio malgrado, dovetti ammettere che Emma avesse ragione. Nonostante il freddo, cavalcare con la quiete notturna era estremamente piacevole: per scaldarci ci limitavamo a prendere velocità, galoppando per un po', e poi rallentavamo di nuovo. Di questo passo non ci avremmo impiegato troppo ad arrivare, né avremmo stancato i cavalli.
Captain aveva incredibilmente continuato ad essermi amico, lasciandomi salire nuovamente sulla sua groppa senza protestare. Avevamo mandato la guardia, Henry, ad avvertire i genitori di Emma che saremmo rimasti a Rosscarbery per tre-quattro giorni, visto che il dottor Stein sarebbe rientrato il giovedì.
Anche la caviglia di Emma si era rivelata non troppo malconcia: non ero un dottore ma, nonostante si trattasse di una brutta storta, ero convinto al cento per cento che non ci fossero ossa rotte. Gliel'avevo fasciata stretta e, pur zoppicando, riusciva anche a camminare da sola. Così eravamo entrati in una piccola bottega proprio pochi minuti prima che chiudesse, rimediando un paio di panini con carne di manzo e delle borracce d'acqua. Il proprietario ci aveva dato anche dell'avena per i cavalli, così prima di metterci in viaggio avevamo potuto nutrirli.
-Se inizia a farti male la caviglia me lo dici, vero?
-Rilassati, Killian. Hai visto anche tu che è solo una storta.
-Ma ti fa male?
-No. Contento? Dai sul serio, smettila di preoccuparti e goditi il viaggio... siamo a oltre metà strada ormai.
-Riusciremo ad arrivare prima delle due allora, bene.
-Ma sì, non abbiamo fretta. Domani possiamo dormire fino all'ora di pranzo, che importa? Ed oltre a noi, non ci sarà un'anima viva al castello... stento a crederci! Finalmente un po' di pace.
-Non sarà polveroso?
-No, i miei sapevano che saremmo andati tra un paio di giorni, hanno mandato già qualcuno a fare le pulizie nel weekend. Anche più del dovuto, forse, dato che pensavano ci sarebbe stata altra gente con noi.
-Che efficienza...
Lei non rispose, ma immaginai avesse alzato gli occhi al cielo. Era chiaro che al momento non avesse nulla di buono da dire sui genitori, e decisi di non contraddirla. Avrebbe sbollito la rabbia, ne ero certo, aveva solo bisogno di tempo. Il che, era l'unica cosa che non ci sarebbe mancata: forse avrei dovuto approfittarne. Trovare il momento giusto e raccontarle tutta la verità... Non sarebbe stato semplice, ma sapevo di doverlo fare: quale occasione migliore?
E... se avesse voluto venire con me? Come avrei trovato la forza per rifiutare?


EMMA POV

Come Killian aveva previsto, arrivammo a castello prima delle due. Inaspettatamente ad attenderci c'era il guardiano, che fu sorpreso quanto noi. Mi spiegò di avere avuto l'incarico di rimanere fino al nostro arrivo, ma ovviamente non aveva avuto modo di sapere che avremmo anticipato. Meglio così, comunque, altrimenti avremmo dovuto occuparci di abbassare il ponte levatoio.
Visto che era molto tardi, invitai l'uomo a rimanere a dormire in una delle stanza, insistendo che la mattina dopo tornasse tranquillamente a Rosscarbery. Aveva due bambini piccoli a casa, sicuramente sua moglie aveva bisogno di lui più di noi. Adesso che eravamo lì, ce la saremmo cavata.
Killian aveva insistito perché entrassi e mi facessi un bagno caldo, mentre lui si occupava di sistemare Star e Captain nella stalla. Alla fine mi ero lasciata dissuadere dall'aiutarlo, anche perché la caviglia faceva più male di quanto dessi a vedere. Nulla di grave, ma avevo bisogno di riposare un po'. Forse, se l'indomani avessi camminato il minimo indispensabile, sarebbe migliorata velocemente. Se fosse stata una bella giornata, nelle ore di sole avremmo potuto trascorrere il tempo al mare. Eravamo partiti con poco e niente ma in qualche modo ce la saremmo cavata: il paese era soltanto ad un paio di chilometri dal palazzo.
Già mi sentivo molto meglio, a dirla tutta.
Il bagno era stato una manna dal cielo, e la camicia da notte era morbida e calda. Avrei volentieri dormito lì, su quella poltrona davanti al fuoco. In attesa che anche Killian tornasse dal bagno, avevo anche arrostito due mele ed il profumo che emanavano era inebriante.
-Swan, eccomi qui! Cos'è quest'odorino?
Sorrisi: a parlare del diavolo...
-Mele. Vieni, ne ho una anche per te.
E per fortuna non avevo ancora iniziato a mangiare la mia, altrimenti mi sarei strozzata con un boccone. La camicia da notte di mio padre che suo malgrado aveva accettato di indossare, non lo rendeva meno attraente. Ed i capelli ancora bagnati, con alcuni ciuffi incollati sulla fronte...
Dio, dovevo imparare a contenermi. I miei ormoni ultimamente erano sempre in subbuglio a causa sua, ed uniti alla pulsazione al basso ventre iniziava a tormentarmi... quanto ancora avrei resistito?
-Sono ridicolo?
-Magari lo fossi.- borbottai, porgendoli il bastoncino con la sua mela. Quello sorrise sornione e si sistemò sulla poltrona accanto alla mia, afferrando il suo dessert notturno. Iniziavo a pensare che sarebbe stato bene anche con un sacco della spazzatura addosso, oppure senza nulla...
No. Dovevo smetterla. La stanchezza mi stava facendo andare fuori di testa... doveva essere così.
E poi, dovevo ancora dargli delle spiegazioni in merito al mio comportamento un tantino esagerato. Sapevo che non me lo avrebbe chiesto, ma sentivo di dover dire qualcosa dopo la scenata.
-Mi dispiace, sai? È che sono stata una sciocca a farmi tante aspettative. Però me le ero fatte, e quando ho visto andare tutto in fumo...
-Non dobbiamo parlarne per forza ora.
-Mi supporti in queste mie pazzie, te lo devo. Pensandoci lucidamente, so che i miei genitori, da soli, non possono far nulla per cambiare il mondo dall'oggi al domani.
Killian sospirò, stringendo le labbra senza commentare. Era ovvio che la pensasse così ed era stato fin troppo signore a non farmelo notare fin da subito.
-Prima, quando mi sono sfogata... Non parlavo al presente, ho solo... solo spiegato come mi sono sentita in quel momento. Per cercare di... non lo so nemmeno io, tanto non è servito a niente. Ma sto bene. So che te lo sei chiesto, dopo che sono scoppiata così. Ma te lo prometto, sto bene ora.
-Ok. E Emma, ciò che i tuoi hanno fatto è comunque un passo avanti.
-Lo è. Ma per una strada così lunga un passo alla volta è... è troppo poco. So di doverlo accettare e basta... solo... è complicato. Essere l'unica, intendo. A vedere il mondo sotto una certa luce.
-Non sei sola. Sei semplicemente l'unica che ha il coraggio di ammetterlo, Emma.
-A volte mi chiedo se non sarebbe meglio essere come le altre.
-No.
Fu un no secco, un “no” che per un attimo mi fece mancare il fiato.
Ma perché no, dopotutto? La vita sarebbe stata molto più semplice se fossi stata come la maggior parte delle ragazze. Ci avevo pensato tante volte, ma c'era un unico problema: ero fatta così. Non ero in grado di cambiare, non ero in grado di rinnegare le mie convinzioni.
-Non ho mai avuto una vera relazione.- ammise, rompendo il silenzio.
In un'altra occasione avrei risposto con una battuta, ma aveva un tono che in qualche modo mi convinse che non mi stesse prendendo in giro. Era fin troppo serio.
-Ho trent'anni e non mi sono mai innamorato. C'è stata una donna soltanto con cui credo di avere, per un po', trovato affinità ma... tutto qui. Avventure ne ho avute, più di quante vorrei ammettere, non lo nego. Ma quel qualcosa in più, Swan... sei la prima ad averlo fatto scattare. Il che sembra assurdo perché ci conosciamo da un mese. È troppo poco anche solo per riuscire a conoscere una persona, figurati... altro.
Innamorarsene. Non lo disse ma intuii fosse quella la parola che cercava. Una parola troppo grande che mi faceva paura, ma che recentemente avevo iniziato a considerare anch'io. Forse ciò che provavamo non era amore, ma ci si avvicinava... ma cosa potevo saperne, io? Io, che di esperienza ne avevo ancora meno. Mi limitai quindi a rimanere in silenzio, continuando ad ascoltarlo.
-Eppure, nonostante il modo in cui sono iniziate le cose, nonostante la ragione che ci ha avvicinati prima del previsto... non ho mai sentito tanta affinità con nessuno, prima d'ora. E credimi, per quanto belli siano, non sono solo i tuoi occhioni verdi a farmi provare ciò che provo. È il tuo essere una vera donna, nonostante la tua giovane età. Sei più coraggiosa di quanto io potrò mai esserlo, non temi di dire ciò che pensi, di lottare per ciò in cui credi. Di rialzarti con tanta facilità! Il punto è che se non fossi ciò che sei, non ti avrei notata. Non mi sentirei fortunato ad essere capitato qui! Il che è orribile da parte mia perché mia figlia lotta ogni giorno tra la vita e la morte, eppure... nonostante i sensi di colpa che mi divorano, non riesco a non essere felice di averti incontrata. Non pensare mai di essere sbagliata perché posso affermare con certezza di non aver mai conosciuto donna migliore di te.
Solo quando si fermò mi resi conto di avere le lacrime agli occhi, perché mai, mai nessuno mi aveva rivolto parole del genere. Mai nessuno mi aveva fatta sentire così speciale ma anche normale. Come se non fossi la pazza principessa dagli ideali nobili quanto assurdi, ma una normalissima donna che semplicemente aveva aperto gli occhi.
-Dici sul serio?- feci in un soffio. Fu l'unico suono che fui in grado di lasciar uscire. Fu poco più di un sussurro ma lui lo udì, ed annuì.
A quel punto, inevitabilmente, le mie lacrime di commozione furono spezzate da un sorriso di... gioia. Gioia, leggerezza, incredulità... felicità.
Ma io coi sentimenti ero un vero disastro!
-Killian io non... non... non sono evidentemente brava con... le parole. In questi casi. Io...
Appunto. Un disastro: un disastro balbettante!
-Non devi dire niente, Emma. Davvero, non...
-Aspetta. Io sono... io non ho mai...- feci un respiro profondo, e lo vidi trattenersi dal sorridere. Intanto iniziavo ad avere sempre più caldo e non certo per il fuoco.
Quando si trattava di impugnare la spada ero in prima linea e non avevo paura di gettarmi a capofitto tra le fila nemiche. Di sferrare colpi e rischiare la vita dopo ognuno di essi.
Nelle questioni sentimentali, d'altro canto, ero l'esatto contrario! Ed era soltanto colpa mia, mia e dell'infantile ed irrazionale idea che mi ero fatta sull'amore. Ovvero che rendesse deboli... ma iniziavo a rendermi conto che fosse l'esatto contrario.
-Sono una frana.- sospirai infine, mortificata. Proprio non potevo farcela, dannazione!
Ma Killian, invece di prendersi gioco di me o aggiungere qualcosa, si alzò e pose fine all'imbarazzo con un bacio. Un bacio che non tardai a ricambiare, un bacio intenso in cui cercai di racchiudere le parole non dette. Assaporai fin troppo volentieri quelle morbide labbra che sembravano fatte apposta per le mie. Decise, ed allo stesso tempo delicate.
-Non mi odi?- sussurrai, senza rompere il contatto. Anzi, mi alzai per poter annullare ancor più le distanze, non avevo più vergogna della vicinanza dei nostri corpi. Non c'era nulla di sbagliato.
-Perché dovrei?
-Perché non ti so rispondere. Non so rispondere a quelle parole così...
-Non mi devi rispondere per forza. O lo farai quando te la sentirai...
-Grazie. Grazie, Killian...
Poi tornai a baciarlo e ci perdemmo per istanti interminabili in quella che avevamo scoperto fosse la maniera più facile di comunicare.
Dimenticai perfino della caviglia, almeno fino a che non vi poggiai tutto il peso. Ma al piccolo lamento che mi sfuggì non rispose fermandosi. Invece mi prese in braccio, con estrema facilità... eppure non ero così leggera! Lo era però la mia camicia da notte, così come la sua... le stoffe erano così leggere che ci lasciavano godere del calore reciproco della nostra pelle.
-Dove dormiamo?- sussurrò sulle mie labbra, suadente.
-Di là. Il corridoio, seconda porta. È la mia stanza...
Non mi feci domande, lasciai semplicemente che mi conducesse in camera senza smettere neanche per un istante di baciarmi. Mi poggiò poi delicatamente sul letto, e solo allora, chino su di me, staccò le labbra dalle mie.
-Sei meravigliosa Emma. Sei bella dentro e fuori, e trovo non ci sia nulla di più attraente...
Deglutii, ancora una volta la voce mi venne a mancare. Ma la causa erano anche le vampate di piacere che mi divoravano, ed il sentirmi così desiderata...
E lo lasciai fare. Anzi, alzai le braccia per aiutarlo a sfilarmi quel pigiama ormai inutile...
Un istante dopo, fui completamente nuda ed esposta a lui... ma non provai né paura, né vergogna.
Non ebbi modo di provare altro che piacere, perché le sue labbra si spostarono sui miei capezzoli turgidi. Fui estremamente grata che avesse chiuso la porta, perché i gemiti che seguirono avrebbero potuto svegliare mezzo villaggio. O come minimo, l'uomo che dormiva solo un piano sopra di noi.
Pur impegnandomi, non fui in grado di contenermi. Non avevo mai provato nulla di simile, qualcosa di troppo piacevole per essere reale. Eppure lo era... ed il mio corpo stava reagendo ad esso senza ritegno. E quelle sensazioni si stavano trasformando in umori tra le mie gambe, socchiuse, alla sua mercé. Avrebbe potuto farmi quello che desiderava e non lo avrei fermato. Perché non volevo fermarlo... e quando le sue labbra iniziarono a scendere, stampando baci su ogni centimetro della mia pelle, schiusi le gambe per dargli accesso al centro del mio piacere.
Fu così che raggiunsero il mio monte di venere, soffermandovisi a lungo. Era tutto un gioco di labbra, non ebbe nemmeno bisogno delle mani.
Ma fu la sua lingua improvvisa che mi sfiorò prepotentemente il clitoride a farmi inarcare la schiena e gridare. Il piacere che mi ero data da sola non era nulla in confronto a ciò che adesso stavo provando... e più lui continuava, più sentivo di impazzire. Alternò la sua lingua esperta alle labbra, poi succhiò quella piccola protuberanza destinata al puro appagamento. E proprio quando credetti che non si potesse provare nulla di più forte, ecco che la sua lingua si fece largo nell'apertura che avevo invaso anche da sola, pensando proprio a lui. E bastò poco. Bastò che stimolasse le mie pareti sensibili perché esplodessi di piacere, gridando il suo nome ed aggrappandomi forte alle lenzuola, come per rimanere attaccata alla realtà.
Ebbi bisogno di attimi interminabili per ritrovare la lucidità, perché la sua lingua indugiò lì fino a che tutti i miei muscoli ritrovarono la maniera di rilassarsi.
Ed io, trovai il coraggio di socchiudere gli occhi, per incontrare i suoi.
Con dolcezza, senza dire niente, mi sollevò e mi adagiò sul lato destro del grande letto a baldacchino, sotto le coperte. Provai a parlare, a dire qualcosa, a chiedergli come... come ricambiare... ma non me lo permise. Fermò le mie parole con un bacio, poi si sdraiò accanto a me e mi cinse tra le sue braccia forti e calde.
Senza chiedere nulla in cambio.
E più la sua mano mi accarezzava i capelli, più mi sentivo trascinata tra le braccia di Morfeo.





 

Angolo dell'autrice;
Ciaoo! Scusate il ritardo! Ero dovuta partire di nuovo (stavolta per dovere xD) e partirò di nuovo tra qualche giorno, per 2 settimane (vado anche alla con a cui doveva esserci Jen, ma che poi ha cancellato >.<) quindi voglio aggiornare sia questa che l'altra prima di andare xD
Emma, alla fine, si stava davvero semplicemente rilassando e ha perso la cognizione del tempo. Si è fatta male sì, ma nulla di grave! E' stata contenta di avere Killian lì, e glielo ha dimostrato per benino. Anche il vederla così rilassata e desiderosa di evadere insieme a lui, l'hanno convinto ad assecondarla nella sua follia e partire quella sera stessa. L'ha un po' sconvolto con la caviglia, ma alla fine non è stato un problema... e dopo una traquilla cavalcata notturna, sono arrivati a destinazione.
Killian è riuscito a convincere Emma che lei è perfetta così, e che non deve desiderare di essere come le altre... perché ha quel qualcosa in più che lo ha conquistato. Le ha fatto capire quanto la stima e l'adori... e non è rimasto male per il fatto che lei non abbia potuto ricambiare quella parole. Alla fine si sono lasciati trasportare dalla passione più di quanto avrebbero immaginato e... diciamo che Emma dormirà molto bene, adesso! xD
Il prossimo aggiornamento sarà al mio ritorno credo, quindi non ho lasciato troppa suspence per non farmi odiare ahahaha (@smemorina vedi, io non sono cattiva! u.u)
Per l'altra storia, dovrei poter postare domenica :)
Buonanotte, visto che sono le 2! xD

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Capitolo 21
*** The Truth ***


The Truth




EMMA POV

Se non mi fossi svegliata nuda, avrei creduto che la notte precedente fosse stata un sogno.
Anche perché ero sola nel letto... ma una spiegazione c'era, e me l'aveva lasciata su un pezzo di carta: “Riposa tranquilla, tesoro. Sono andato al villaggio a procurarci un po' di viveri. -Killian”.
Aveva una bella grafia, ma ciò non rendeva meno patetico il fatto che avessi continuato a fissare il bigliettino per una buona mezz'ora.
Tutto era così surreale... come ci eravamo arrivati a quel punto? Se chiudevo gli occhi, ancora riuscivo a ricordare i brividi che mi avevano assalita. E invece dovevo rimanere lucida, per cercare di capire come comportarmi al suo ritorno.
Parlarne? O essere disinvolta e non dire niente? Ma se non avessi detto niente, avrebbe potuto pensare che fossi pentita, o non mi fosse piaciuto o...
Dio! Forse non era così sbagliato che i rapporti intimi dovessero rimanere legati al matrimonio: almeno il fattore imbarazzo non sarebbe stato così grande. Magari quella della purezza era solo una scusa, e la regola non scritta era stata in realtà inventata proprio per evitare questo genere di problemi.
Eppure, non riuscivo ad essere pentita. Mi ero concessa a lui senza barriere e sarei stata pronta ad andare ben oltre...
In attesa del suo rientro indossai la camicia da notte: non era il caso di rimanere senza veli. Cosa avrebbe pensato, di me? Ma soprattutto, c'era il rischio che gli saltassi addosso. La situazione mi stava seriamente sfuggendo di mano...
Così tanto, che i miei stessi pensieri mi impedirono di sentirlo arrivare.
-Swan! Sei sveglia...
-Killian. Buongiorno. Sei tornato. Sì, mi sono... appena svegliata. Più o meno.- meglio che ammettere di essere rimasta mezz'ora a letto, a non fare praticamente niente. Né mi ero lavata, né avevo messo la nuova fasciatura che aveva lasciato accanto al bigliettino.
Per brevi ma intensi attimi di imbarazzo restammo fermi a guardarci negli occhi: due perfetti babbei.
-Come va la caviglia?
-Non fa male se non cammino. Il resto è da vedere. Tu... che ore sono?
-Mezzogiorno. Io ho comprato da mangiare e bere, e mi sono permesso di prendere dei vestiti per entrambi. Spero ti piacciano, le misure dovrebbero andar bene. Sono pratico avendo una figlia adolescente. E ti ho scaldato dell'acqua... in caso voglia farti un bagno.
Ormai sapevo che quando era imbarazzato si grattava la nuca, gesto che ora ripeté un paio di volte: lo trovavo adorabile. Ed era stato un vero gentiluomo ad occuparsi di tutto, per evitarmi il viaggio fino a Rosscarbery.
-Grazie. Sono sicura che andranno benissimo... e grazie per l'acqua, non dovevi... vado ad approfittarne prima che si raffreddi.
Detto questo saltai giù dal letto con forse un po' troppa energia ed ovviamente la caviglia cedette, facendomi finire col sedere a terra come un sacco di patate.


KILLIAN POV

Fui da Emma in men che non si dica, ma non ridere fu impossibile. Per fortuna non fui l'unico, perché lei mi seguì a ruota – segno che non si fosse fatta troppo male!
Ci impiegammo un po' a recuperare il contegno necessario perché potessi sollevarla ed aiutarla ad accomodarsi sul letto. Ma una volta seduta, invece di lasciare la presa attorno alle mie spalle, mi tirò tanto forte che le finii addosso, ed il bacio tra le risate che venne fu completamente istintivo.
-Lasciami spostare, così ti schiaccio...- sussurrai su quelle labbra dolci come il miele.
-No, non sei pesante.
-Certo... solo il doppio di te, probabilmente.
-Esagerato... senti Killian. Questa notte...
Ecco.
Quella notte.
Alla fine, aveva trovato lei il coraggio di aprire la questione. Meglio così, perché io non avevo la minima idea di come iniziare. Era stato puro istinto da parte di entrambi, ma il dubbio che avessi sbagliato non riusciva ad abbandonarmi. Quella era stata probabilmente la sua prima esperienza sessuale, e temevo non fosse stato il modo giusto. Tutto troppo veloce, senza chiederle se lo volesse, senza... senza dire assolutamente niente.
Lasciai quindi che continuasse a parlare.
-Questa notte... io... quello che voglio dirti è che è stato... bello.
Si morse il labbro inferiore, forse non del tutto soddisfatta della scelta di parole, ma per me fu più che abbastanza. Era stato quello il mio intento. Farla star bene, darle piacere, e nemmeno avevo pensato di esigere qualcosa in cambio. Avevo voluto semplicemente dedicarmi a lei...
Forse, in cuor mio, lo avevo fatto anche per dimostrarle qualcosa. Dimostrarle che il sesso fosse qualcosa di bello, non da temere: quello che lei aveva vissuto nel bosco era tutta un'altra cosa.
-Bene. Insomma, in quel momento è sembrato tutto giusto... ma ammetto di aver pensato che forse avresti potuto essere pentita.
-Non sono pentita. Anche se eticamente non potrei più sposare nessun principe...
-Che?
-Eticamente, ho detto. In teoria dovrei essere completamente illibata fino alla mia prima notte di nozze... Certo, non che si possano avere prove oltre alla mia parola...
Lei sorrideva divertita, io non sapevo cosa dire. Mi stava prendendo in giro? Insomma... bastava davvero così poco? Ma non potevo dare per scontato stesse scherzando, avevano delle strane regole ed abitudini i rinascimentali. Che avessi combinato un grosso guaio?
-Sei seria?
-Certo. Ovviamente non è che andrò a raccontare in giro quello che abbiamo fatto, quindi puoi stare tranquillo! Non mi hai rovinato la reputazione e il futuro...
Scoppiò definitivamente a ridere, io invece continuai a non avere la minima idea di come comportarmi. Anche se lei lo trovava divertente, avevo davvero rischiato di rovinarle la vita! Insomma, non sembrava intenzionata a sposare un principe ma... Dio! Raccontarle la verità stava diventando sempre più urgente: giurai su me stesso di farlo prima di lasciare Rosscarbery.
-Dovresti vedere la tua faccia, Killian! È vero quello che ti sto dicendo, ma conoscendomi, pensi sinceramente che mi importi qualcosa di queste regole sessiste e discriminatorie?!
-No, ma...
-A dire il vero... non avrei avuto nulla in contrario se avessi voluto portarti via del tutto la mia... “innocenza”. Ora scusami, vado a lavarmi.
Come se nulla fosse scese dal letto, stavolta più cautamente, zoppicando vero l'uscita fino a che non si chiuse la porta alle spalle. Lasciandomi a bocca aperta come un babbeo.
Era diventata molto brava a provocarmi. Non solo mi aveva preso in giro con la verità, ma aveva concluso con quell'affermazione in maniera così... disinibita!
“Non ti basta la verginità per essere innocente, Emma Swan”, pensai, “Sei tutt'altro che innocente... ed hai iniziato a rendertene conto anche troppo.”
Se voleva giocare col fuoco, non mi sarei tirato indietro... ma per il momento mi sarei limitato a finire di preparare un brunch. Avevo iniziato da un po', ma accortomi dell'ora avevo preferito raggiungerla in camera. Così non avrebbe sospettato nulla e le avrei fatto una sorpresa. Magari avremmo mangiato all'aria aperta, approfittando del sole di quell'incredibilmente bella giornata invernale. Non che non facesse freddo, ma il solo fatto che non nevicasse più e che non tirasse vento, rendeva le temperature più che sopportabili. Era perfino spuntato il sole.
Raggiunsi quindi la cucina, col “forno” ancora acceso, se così lo si poteva definire: fui davvero felice di non aver mandato nulla a fuoco!
Il menù che avevo ideato prevedeva pancakes con sciroppo d'acero, uova alla benedict, panini con salmone affumicato, salumi e formaggio fresco, verdure e muffin al limone con scaglie di cioccolato. Ero riuscito addirittura a trovare del cacao per preparare la cioccolate calda, e gli agrumi per un po' di succo fresco.
Alice amava i brunch che organizzavamo durante le nostre pause in Irlanda e mi aiutava sempre a preparare tutto. I muffin al limone erano una sua specialità... il suo tocco al menù.
Sarebbe piaciuto, ad Emma? Sicuramente i brunch a palazzo erano molto più ricchi, ma senza dubbio anche molto diversi. Almeno avrei finalmente avuto la possibilità di mostrarle le doti culinarie che tanto decantavo!


-Killian! Insomma, che succede?
-Solo un attimo, arrivo!
-Hai mandato a fuoco la cucina per preparare la colazione? Che hai fatto, due uova?
-Swan, abbi un po' di fiducia!
Quando finalmente il vassoio fu pronto, uscii dalla cucina – dove le avevo categoricamente proibito di entrare. Mi aspettava da cinque minuti ormai, ma avevo voluto finire di preparare la mia sorpresa come si deve.
Nulla fu più soddisfacente della sua mascella che si spalancò non appena le fui davanti. Avevo trovato un grande vassoio di legno, il quale si era rivelato perfetto per il mio intento. Ero riuscito a far entrare tutto in maniera ordinata ed artistica, dando un tocco finale con un piccolo vaso con un tulipano rosso nel mezzo.
-Ma cosa... hai... hai preparato tutto tu? Quando?
-Direi di sì. Mentre tu dormivi. Ero rientrato già da un po' ormai ma non te l'ho detto...
-Allora è vero che sei un bravo cuoco. Se ti sposassi non ci sarebbe nemmeno bisogno di averne uno!
-Se mi sposassi, dolcezza, dubito passeremmo il nostro tempo a cucinare!- le feci notare con un ghigno, mentre studiava il menù. I muffin ancora caldi emanavano un profumo inebriante, a giudicare dal quale dovevano essere buoni, nonostante la forma: non avendo degli stampini, avevo cercato di modellarli a mano e non erano elegantissimi.
-Non lo so. Un uomo che sappia cucinare è molto...
-Unusuale?
-No. Sexy.- sorrise, avvicinandosi cautamente per stamparmi un bacio sulla guancia. Sorrisi anch'io, sembrava allegra come una bambina il giorno di Natale... un'allegria decisamente coinvolgente. Adesso ero ancora più felice della mia idea!
-C'è un bel sole fuori. Se ti va potremmo fare un picnic sul prato davanti alle scogliere...
-Perché no. Questo vestito che mi hai preso è caldo... dimmi cosa posso portare.
-Porta te stessa, al resto ci penso io. Ce la fai a camminare?
-Ce la faccio.- alzò gli occhi al cielo -E non ha senso che ti faccia due giri, quindi dimmi cosa portare e andiamo.
Non le piaceva essere trattata coi guanti, cosa che chiaramente mi era stata chiara fin dal principio. Solo che mi dispiaceva vederla zoppicare, intravedere quelle piccole smorfie di dolore che cercava di nascondere, invano. Ma quello era un problema mio, dovevo tenere a bada l'iperprotettività che istintivamente mi travolgeva quando si trattava delle persone che amavo.
-Va bene. Ho lasciato la tovaglia e il vassoio con le bevande in cucina. Puoi prendere quello.
-Ottimo!
La aspettai, osservandola. Aveva scelto il caldo abito di lana che avevo comprato, di un bel verde acqua scuro che le si intonava con gli occhi. Ovviamente le stava a meraviglia, e fui contento di non aver perso la mano con le taglie. Sarei ancora stato in grado di comprare dei vestiti nuovi ad Alice, quando si fosse svegliata.
Quando l'avrei rivista? E quanto l'avrei trovata cresciuta? Ai giovani bastavano pochi mesi per cambiare, e lei era nel pieno della pubertà... pur non avendo modo di viverla.
Abbandonai i pensieri tristi quando vidi Emma tornare col suo sorriso raggiante, così ci incamminammo verso l'uscita. Solo i nostri passi rimbombavano in quel grande castello che avrebbe accolto soltanto noi per un paio di giorni... mi dava un senso di pace. Con la frenesia della vita a palazzo, avevo dimenticato come ci si sentisse a esser soli, lontani dal mondo. Nel mezzo della natura incontaminata, con una vista mozzafiato che si apriva non appena messo piede in giardino. Il Castello di Downeen era costruito sulle pareti rocciose a picco sul mare, ed era imponente: quasi facevo fatica a ricordare che, tra 500 anni, avrei ritrovato solamente i resti di una delle sue torri. Per un attimo pensai di condividere quel pensiero con Emma, ma poi ricordai: lei non sapeva ancora nulla. Come l'avrebbe presa quando glielo avessi detto? Non mi avrebbe creduto? Sarebbe stata shockata? Arrabbiata? Davvero non sapevo dirlo.
-Ehi, Killian. Qui va bene? Che dici?
Alla sua domanda tornai in me, e mi guardai intorno. L'erba era verdissima, il terreno regolare. Solo un paio di metri più avanti scendeva assieme agli scogli, lo trovai perfetto. Quindi annuii, e dopo aver cautamente posato i vassoi stendemmo il telo, bloccandolo con un paio di grandi sassi che riuscii a recuperare. Quindi ci accomodammo, sistemando il pasto nel centro. Era piacevole, i raggi del sole puntavano su di noi, quindi per il momento non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di accendere il fuoco.
-Sono contenta di questa piccola pazzia. Sto già molto meglio... ultimamente mi sentivo oppressa. Dai doveri, da tutto quello che sta succedendo...
-Lo avevo notato. E sono contento di averti seguito in questa pazzia! La pace che c'è qui ha un effetto terapeutico, è vero...
-Già. Oddio, ma queste uova sono buonissime!- esclamò, dopo aver dato un morso -Si mangiano in America?
-Diciamo di sì. Insomma, sì. Si possono fare anche col salmone, ma io le preferisco col bacon.
-Ottima scelta. Dovrai insegnarmi!
-Va bene principessa, ti darò lezioni di cucina. Ma ti avverto, sono molto costose...
-Ah sì?- alzò le sopracciglia, e con espressione furba mi si avvicinò, fino a darmi un bacio estremamente passionale. Mentre ricambiavo, sorrise: furba.
-Andava bene?
-Come prima rata, sì!- sogghignai, rubandole un altro bacio più casto -Ma devo dire che ci sai fare con la lingua... quindi potrei includere nel prezzo anche qualcos'altro.
-Se è per questo, anche tu ci sai fare con la lingua. E molto bene...
Per poco non mi andò di traverso il mio uovo. Perché fu fin troppo chiaro cosa intendesse, e nemmeno cercò di celarlo. Mi guardava con un sorriso furbo, come in attesa di una mia reazione.
-Ah, sì?
-Sì.
-Sono contento abbia gradito, Principessa. Ma anche tu ci hai messo del tuo... essendo così maledettamente attraente.
-Certo... scommetto che è ciò che dici a tutte.
-No, dato che non conosco donna più attraente di te. Dentro e fuori, ed è una combinazione più unica che rara...
-Ammaliatore. Se fossi stato tu il mio pretendente, ti avrei già detto di sì.
-Anche se hai commesso peccato per colpa mia?
-Ci sono peccati ben peggiori. Come il fatto che non voglia figli... forse avrei dovuto dire quello a Rump, per farlo rinunciare in partenza.
-Non vuoi... bambini? Mai?
Non seppi dire se ci rimasi male, ma sorpreso sicuramente sì. Avevo in qualche modo dato per scontato che i bambini le piacessero, dato che faceva da insegnante alle piccole del villaggio. Ma non aveva mai affrontato con me quella questione, quindi mi colse alla sprovvista.
-Beh... mai dire mai, certo. Ma probabilmente no. Non ho istinto materno, per nulla. È un... problema?- mi guardò confusa, improvvisamente a disagio: ed io, come un babbeo, non seppi che dire.
Avrei dovuto rispondere subito di no, ma non ne fui capace. Perché in cuor mio, desideravo ancora un figlio. Alice avrebbe adorato avere un fratellino o una sorellina prima o poi, e anch'io mi ero abituato all'idea... avevo perfino messo in conto l'adozione, se non fosse arrivata la donna giusta con cui formare una famiglia.
Ma era egoistico da parte mia sperare che Emma volesse essere madre. Perché, alla fine, io sarei tornato al mio tempo e lei sarebbe rimasta nel suo...
-No- dissi infinte -Certo che no.
-Tu ne vuoi?
-Beh, sì, ma...
Idiota. Ecco cos'ero.
Promemoria: mai parlare di figli con la ragazza che ti piace. Soprattutto in fase così precoce, o rischi di mandare tutto all'aria.
Tuttavia speravo vivamente di non averlo fatto... anche perché non avrei battuto ciglio se avessi potuto portarla con me. Figli o non figli.
-Capisco.- disse infine -Si vede che sei un bravo padre. Hai letteralmente attraversato il mondo per tua figlia...
-Sì, ma... comunque non è una priorità. Ho una figlia e la amo, non è detto che ne avrò altri.
-Non dobbiamo parlarne per forza. Siamo qui per rilassarci...- concluse, scuotendo le spalle. Aveva ragione, eravamo lì per rilassarci e non per parlare implicitamente di un futuro insieme che non avremmo mai potuto avere. E i motivi erano ben altri!
Annuii quindi con un sorriso e tornammo sul cibo, del quale si complimentò più volte. Le piacque tutto, compresi i muffin: ne mangiò ben tre. Così come apprezzò la cioccolata, e mi ringraziò addirittura con un bacio per essere riuscito a procurarmela! Effettivamente l'avevo pagata più dei suoi stessi vestiti, ma non ci avevo badato. Sapevo la ragione fosse alla base di un problema molto più grande, ma era l'ultima cosa di cui le avrei parlato! Essendo quella la ragione per la quale era stato considerato un matrimonio per unire i regni, era argomento tabù. In fondo non c'era nulla di nuovo, erano cose che giù sapeva. Era la realtà dei fatti. Ed era strano pensare che le grandi guerre con l'Inghilterra sarebbero arrivate solo più avanti, data la situazione.
-Killian, non ci sei rimasto male per prima. Vero?- ruppe il silenzio, e mentalmente ringraziai di aver già ingoiato la mia cioccolata.
-No! Come hai detto tu, Swan, non ne dobbiamo parlare per forza.
-Lo so. Però... non voglio che questo causi tensioni.
-Non lo sarà. Qualunque cosa accada, Swan, te l'ho detto. Non è una mia priorità, e non è una ragione valida perché io rinunci a... qualcuno.
-Davvero?
-Davvero. Te lo giuro.
Il bacio che seguì fu come una liberazione, come un peso finalmente tolto. Un bacio con cui avevamo in qualche modo chiarito che nulla fosse più importante di ciò che provavamo. Questo avrebbe reso ancor più difficile la realtà, certo, ma volevo sapesse che non ci fosse nulla di lei che volessi cambiare. Che era perfetta così com'era, e che era giusto sostenesse le sue scelte. Se poi l'avessero aiutata ad allontanare educatamente i suoi pretendenti... beh, meglio per lei!
-Grazie per tutte queste delizie. Sono piena ma felice...
-Te lo avevo promesso, no?
-Hai ragione. E io ti ho promesso la torta di mele... se ti va possiamo prepararla insieme stasera o domani.
-Volentieri, tesoro. Ora che ne dici di rientrare? Si sta alzando il vento, meglio non rischiare.
-Hai ragione. A giudicare, non è escluso che nel pomeriggio piova...
-Per fortuna abbiamo un intero castello a disposizione per tenerci caldi.

 

***


EMMA POV

Ennesimo tuono, ennesimo salto.
Il temporale rifletteva esattamente il mio stato d'animo, e preparare quella torta si stava dimostrando più difficile del previsto... di questo passo, ci avrei impiegato l'intera notte.
In più, nonostante le rassicurazioni, avevo il terrore di aver mandato tutto a monte. Come mi era saltato in mente di dire ad un padre di non voler avere figli?
Un po' perché era troppo presto per pensarci, un po' perché l'idea di essere la madre dei suoi bambini... col senno di poi, non mi sembrava la fine del mondo. L'immagine di noi due, seduti su uno scoglio a guardare la sua Alice rincorrere la sua sorellina per la spiaggia... non era brutta.
Lo avevo spaventato.
Diceva che per lui non era una priorità, ma come potevo esserne certa? Perché mai gli sarei dovuta bastare io?
Per questo, una volta rientrati, avevo avuto bisogno di un po' di tempo per me stessa. Così, con la scusa di voler essere io a coccolarlo per cena, lo avevo convinto a lasciarmi in cucina da sola. Proprio in quel momento aveva iniziato a piovere, così era corso a recuperare i cavalli per spostarli nelle stalle interne: visto il nero del cielo, non era una buona idea lasciarli fuori. Le stalle, dopotutto, erano fatte di legno: non si poteva mai sapere.
Anche quella sua premura mi aveva fatto male: non riuscivo a credere che un uomo del genere potesse essere attratto da me. Nonostante la notte passata insieme.
Ed infatti, quando nel pomeriggio ci eravamo coricati per riposare, lo avevo trovato più silenzioso. Mi aveva cambiato fasciatura dopo avermi medicato la caviglia con del ghiaccio, era stato dolce come sempre... mi aveva anche raccontato un aneddoto dei suoi viaggi con Alice. Ma nonostante ciò, quel cambiamento appena percettibile lo avevo notato.
E non riuscivo a pensare ad altre ragioni, oltre alla mia grande uscita sul non voler essere madre.
Dio, avrei preferito avere dieci bambini piuttosto che perderlo! Ma come facevo a dirglielo?
Era ancora difficile ammettere a me stessa quanto quell'uomo fosse diventato fondamentale nella mia vita. In un mese era riuscito a scalfire delle mura che credevo di aver reso impenetrabili.
Fino a prima di conoscerlo, quando guardavo al futuro, vedevo me stessa con qualche ruga in più a capo dell'esercito. Da regina, nonostante tutto.
Ed ora? Ora vedevo l'immagine di me e lui a cavallo... nelle foreste selvagge dell'America di cui mi aveva raccontato.
E questo mi faceva paura. Perché voleva dire che qualcosa nella mia testa stava cambiando, non solo nel cuore. E si stava facendo sempre più reale.
Avrei rinunciato al trono, per seguirlo nelle sue avventure. Soprattutto a ciò che il trono avrebbe comportato: portare cambiamenti importanti...
Ero un'egoista, lo sapevo bene, però... la mia felicità contava meno di quella degli altri, dopotutto? In fondo seguire i propri sogni e desideri era ciò in cui avevo sempre creduto.
Era veramente dura... ma in cuor mio, sapevo che se solo me lo avesse chiesto, avrei mollato tutto. Avrei fatto i bagagli e sarei stata pronta a seguirlo in qualsiasi avventura.
In più, quanti uomini si sarebbero esclusivamente dedicati all'appagamento della propria donna, senza volere assolutamente niente in cambio?
Poteva sembrare un gesto semplice ed insignificante, quasi sciocco da prendere come esempio... ma dopo ciò che mi era accaduto, avevo pensato che sarebbe stato più difficile concedere il mio corpo con tanta spontaneità. Ovviamente non avrei mai potuto dimenticare completamente quell'esperienza, era pressoché impossibile... ma ora avevo la prova concreta che non avrebbe influenzato la mia vita. Neanche un po'.
Avrei dato la mia verginità a Killian Jones in quello stesso istante. E mi sarei assicurata che ne fosse appagato almeno quanto me.
Ed anche se avevo scherzato sul matrimonio... non era del tutto uno scherzo.
Decisi quindi di farglielo capire.
Non del matrimonio.
Ma del fatto che per me nulla era cambiato. Che quello sciocco discorso non aveva cambiato ciò che c'era tra noi e non lo avrebbe mai fatto! E forse... forse ero pronta a quel passo. A trasgredire quella regola. A rovinare completamente ogni possibilità di diventare sposa di un principe.
Perché non era di un principe che avevo bisogno, né di vivere pensando al futuro. Volevo solamente vivere il presente, piuttosto che rischiare di lasciarmelo scivolare tra le dita.
Misi quindi la torta in forno, sperando di non aver scambiato sale e zucchero, e a passo deciso – anche se un po' zoppicante – mi diressi verso il salone. Rimasi spaesata quando non lo trovai sulla poltrona davanti al fuoco a leggere o scrivere: era invece alla finestra. Poggiato sullo stipite guardava fuori, sembrò non sentirmi.
Per non essere troppo brusca, quindi, rallentai il passo e lo raggiunsi piano, poggiando la mano sulla sua spalla.
Lui sobbalzò, e tirò su col naso. E prima che potesse asciugarsi gli occhi con la manica... rimasi di sasso. Erano lucidi, di lacrime. Non lo avevo mai visto in lacrime, mai. Né quando aveva passato la notte in cella al freddo, né quando era stato picchiato così violentemente, né... mai.
Allora non avevo interpretato male. Era davvero scattato qualcosa.
Era... era colpa mia?
-Killian...
-Swan.- non mi guardò, tenne lo sguardo avanti -Ti direi che mi è entrato qualcosa in un occhio ma non mi crederesti.
-Stai... stai bene?- “Mi odi?” sarebbe stato ciò che davvero avrei voluto dire. Forse avevo involontariamente fatto scattare qualcosa, forse ero stata insensibile senza rendermene conto. La vita della sua bambina era appesa ad un filo, ed io...
-A mezzanotte saranno esattamente sei anni da quando ho incontrato Alice per la prima volta. Lo festeggiavamo come un... compleanno. E me ne ero quasi dimenticato. Ti ho detto di voler avere figli, ma sono un pessimo padre!
-Killian, non è vero... sei qui per lei...
-Già. E nel frattempo mi sono concesso di... mi sono concesso di essere felice, Emma! Non lo vedi? Quale padre sarebbe in grado di essere felice quando non sa se rivedrà mai la propria figlia? E pur rendendomene conto...- si voltò finalmente a guardarmi, passando la mano tra i miei capelli -Non riesco a sentirmi in colpa. Per aver incontrato te, per essermi permesso di provare dei sentimenti.
Ogni lacrima che scivolava da quegli occhi meravigliosi era un colpo al cuore, faceva un male cane. E faceva male sapere di non poter fare nulla per cambiare le cose, per aiutarlo. Per cancellare quel dolore! Eppure era lì, a dirmi quanto lo rendessi felice...
-Mi dispiace Emma, non avrei mai voluto che mi vedessi... così. Questo lato “rotto” di me, la persona che sono stato per quasi un anno, prima di arrivare qui e lasciare che la tua forza mi facesse tornare quello che ero.
Avrei voluto piangere anch'io, ma quello era il mio momento: il mio momento di essere forte per lui, come lui lo era stato per me più di una volta!
-Non hai di che scusarti! La vita è complicata, pensi di apparire meno uomo ai miei occhi solo perché mi stai mostrando la tua fragilità?
-Emma, Emma... perché sei così? Perché mi rendi tutto ancora più complicato?
-Cosa... cosa vuoi dire...
-Voglio dire che non vengo da un altro continente, Emma. Vivo a Cork da sempre, anche se ho viaggiato molto. Ma sono di qui... solo che sono nato tra poco meno di 500 anni.
-Eh?
-Hai sempre saputo che nascondevo qualcosa, anche se hai deciso di fidarti. Ma sì, avevi indovinato; però lo nascondevo perché è impossibile da spiegare! Prima di risvegliarmi al cerchio di pietre, dove tu mi hai trovato... ero nel 2018. A quanto pare, Emma, sono anche un viaggiatore nel tempo. Non so se mi crederai, ma ho viaggiato indietro di 500 anni e posso anche dimostrartelo.



 

Angolo dell'autrice;
Ciaooo! Ora che ho finalmente recuperato tutte le storie (e domani e dopodomani recensisco tuutto tutto!), riesco a postare qui, visto che è praticamente passato un mese dall'ultimo aggiornamento!
Emma ha avuto un dolce risveglio e Killian l'ha coccolata parecchio... inoltre si sono provocati a vicenda non poco ahah stare soli soletti li sta avvicinando ancora di più... nonostante l'imbarazzante discorso sui bambini, sul quale hanno opinioni molto diverse! Ma cambierebbero entrambi idea, pur di stare con l'altro... anche se lei non è riuscita ad ammetterlo ad alta voce.
Killian si è però reso conto che quella era una giornata particolare... ed ecco che l'ha colto la malinconia! Pur non avendolo propriamente pianificato, è finalmente riuscito a dire la verità ad Emma. Vedremo nel prossimo come lei reagirà... se gli crederà e come la prenderà. 

Intanto... State rotolando ancora per pranzi e cene? Io sì ahahahha a gennaio sarò una balena e non riuscirò ad uscire dalla porta xD 
Durante l'ultimo viaggio ho pure visto Cork e il castello di Blarney... così finalmente ho potuto vedere da vicino dove è ambientata questa storia! L'Irlanda è veramente bella e ci tornerò perché c'è tantissimo da scoprire.. se potete anche voi, fatelo! Non è neanche tanto costoso se ci si organizza bene!
...visto che questa storia è ispirata ad Outlander... chi di voi lo vede, quanto è sconvolto dalla puntata della scorsa settimana? D: non faccio spoiler in caso non abbiate visto!

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Capitolo 22
*** The man from the future ***


The man from the future



KILLIAN POV

Non aveva mollato la stretta, le sue braccia ancora mi circondavano... ma mi guardava... “confusa” era dir poco.
Probabilmente si chiedeva se fossi andato completamente fuori di testa, o se la stessi semplicemente prendendo in giro. Comprensibile. Non era quello il modo in cui avrei voluto dirle la verità... ma ormai l'avevo sputata fuori e tanto valeva andare fino in fondo.
Inoltre, ormai, più rimandavo e più mi sentivo un impostore: il nostro rapporto si faceva sempre più stretto ogni giorno che passava... e il mio ritorno al futuro, in qualche modo, sempre più vicino. Non potevo illuderla ulteriormente, e illudere me stesso che forse avrei trovato una soluzione.
-Killian, hai bevuto?
-Non sto scherzando.
-Ma... ti rendi conto che ciò che dici è assurdo, vero? Ti senti bene?
Mi passò una mano sulla fronte, con fare quasi preoccupato, ed io la lasciai fare in silenzio – continuando a guardarla insistentemente. Quanto era bella? Aveva addosso un leggero abito di seta rosa pallido, stretto in vita solo da una cinta. Le maniche arrotolate erano sporche di impasto, così come una ciocca di capelli che non era riuscita a raccogliere nella coda disordinata. Su un angolo della bocca si distingueva un po' di farina, segno che avesse assaggiato il suo dolce prima di infornarlo. Come poteva credermi, se ancora io stesso stentavo a farlo?
-Come vedi sto bene. Dimmi, non ti sei davvero mai chiesta come mai fossi così diverso?
-Vivi in America...
-Sbagliato. E comunque, credimi: i coloni non sono poi così diversi da chi vive qui. C'è chi è più integrato, chi ha una mentalità più aperta... sono cose che so soltanto perché ho studiato la storia. Ma ci sono quelli che puntano solo a conquistare, fare stragi, schiavizzare...
-Smettila. Non è... non è divertente.
-E i vestiti? Quelli che indossavo quando sono venuto. Tu stessa hai ammesso di non averne mai visto di simili, e la mia spiegazione non ti ha mai convinta appieno. L'hai solo accettata.
-Quelle sarebbero le prove?
-No. Prima di arrivare alle prove... prova a rifletterci, Emma. Chiediti per un attimo quante cose di me non sei mai riuscita a spiegarti.
Le feci cenno di spostarci davanti al fuoco, perché aveva iniziato a fare più freddo, ed in silenzio mi seguì. Ci sedemmo entrambi sul divano, lei con la sua espressione sempre più confusa. Mi fissava, mi squadrava, come a carpire qualche indizio che confermasse o smentisse la mia tesi. Ma era una ragazza intelligente, e dalla mentalità abbastanza aperta da riuscire a considerare quell'assurdità fin troppo reale.
-Ma non si può viaggiare nel tempo.
-Lo credevo anch'io. Eppure... al cerchio di Drombeg è successo qualcosa. È stato come un vortice... e mi sono risvegliato qui. Credimi, io stesso faccio ancora fatica a capirlo. Ma l'ho accettato, perché vedo coi miei occhi di non essere nella mia epoca.
Di nuovo non rispose, dunque decisi di darle qualche istante per riordinare i pensieri. Non riuscivo davvero a biasimarla, perché qualsiasi persona con tutte le rotelle al posto giusto avrebbe reagito così! Io stesso, fino ad un paio di mesi fa, sarei scoppiato a ridere se qualcuno mi si fosse presentato affermando di provenire dal futuro.
Dopo poco si alzò, iniziando a camminare per la stanza a braccia incrociate: ogni tanto mi scoccava un'occhiata, forse nella speranza che urlassi “scherzo!”. Quasi fui tentato di farlo, ma a quel punto sì che avrei rovinato tutto...
-Mi serve una prova- disse infine -Mi dispiace, ma non sono stupida.
-Lo so. Va bene, se vuoi una prova... credo questo sia abbastanza convincente.
Mentre si avvicinava di nuovo, tirai fuori il cellulare acceso dove fino a qualche minuto prima avevo ammirato il volto sorridente e spensierato della mia bambina. Alla vista di quell'oggetto strabuzzò gli occhi, ancora una volta incredula.
-Si chiama cellulare. È un telefono, un apparecchio che verrà inventato tra più di tre secoli. Serve a... chiamare le persone. Si può parlare anche con chi si trova dall'altra parte del mondo. E ci sono giochi, la calcolatrice. È un sistema che ha automatizzato la matematica. Si possono scattare fotografie... come dei ritratti reali. Non so come spiegartelo. Ferma un attimo.
Aprii quindi la fotocamera e scattai una foto al suo voltocontratto dal dubbio. Ma quando gliela mostrai, si fece sfuggire un leggero grido che quasi fece saltare anche me.
-Ma cosa diavolo... è... è uno specchio? Vero? Ti stai ancora prendendo gioco di me!
-Emma! Guarda tu stessa. Ti sembra forse che sia uno specchio? Che l'immagine si muova? Prendilo.
Leggermente riluttante accettò, ed avvertii il brivido che la attraversò nel momento in cui ne sentì il calore. Era quasi in apnea, a malapena percepivo il suo respiro...
Guardò l'immagine per diversi secondi, minuti, ogni tanto si toccò il viso per cercare di capire se quello fosse effettivamente il suo volto. Quando sembrò più tranquilla, mi avvicinai e feci scorrere il dito nella galleria, aprendo la foto che aveva provocato il mio stato d'animo.
Eravamo Alice ed io, al suo tredicesimo compleanno davanti alla torta. Lei sorrideva seduta sulle mie gambe, in quella giornata che avevamo trascorso dai miei genitori.
-Lei è Alice, qualche anno fa.
-Che stregoneria è questa, Killian...
-Si chiama tecnologia, Swan. E quella in cui vedi me e mia figlia, è una foto.
Rimase interdetta a fissare l'immagine, senza avere la minima idea di cosa dire per un po'.
-E' così... bella. Alice, intendo. Dici che non è geneticamente tua figlia, ma ti somiglia così tanto. Ha i tuoi stessi occhi... e anche il sorriso.
Inevitabilmente sorrisi, cercando di contenere la commozione. Lo avrei mai rivisto, quello della mia “piccola”? Speravo vivamente di sì, perché era davvero splendido... infondeva gioia.
-E tu... hai i capelli più corti qui. E quel taglio sulla fronte?
-Me lo ero fatto in Sud America, che tu ci creda o no una scimmia mi aveva tirato un sasso...
Finalmente rise: -No, questo non faccio fatica a crederlo! Non ho mai visto una scimmia dal vivo, ma dicono siano intelligenti... ora capisco.
-Dovrei offendermi?
Ridemmo ancora per un po', ma quando tornò seria mi ricordai che non sarebbe stato così semplice. Ovviamente.
Dopo poco mi restituì il cellulare, cercando di non toccar nulla come se ne avesse paura. Effettivamente, se avesse sfiorato lo schermo e avesse visto l'immagine cambiare, non sapevo come avrebbe potuto reagire. Dubitavo si sarebbe rotto se lo avesse lasciato cadere, visto il tappeto abbastanza spesso... ma era meglio non rischiare. Chissà ne avessi avuto bisogno...
-D'accordo.- disse infine -Ammetto che per quanto assurda, la tua spiegazione a questa “cosa” è la più logica che mi venga in mente... ma... guardami negli occhi e dimmi che non stai mentendo.
Annuii, le presi le mani e feci come mi chiese. Nel suo sguardo ora c'era dubbio, ed era già qualcosa: voleva dire che almeno stava considerando l'idea che non fossi pazzo.
-Te lo giuro. Non ti mentirei mai. Puoi farmi tutte le domande che desideri e ti risponderò. Qualsiasi cosa, Emma... so che...
-Ok. Lo farò. Però, prima... prima ho bisogno di tempo, Killian. Mi stai chiedendo di mettere in discussione la realtà, e... ho bisogno di star sola. Di... non lo so nemmeno io. Riflettere.
-Ma certo. Se vuoi vado a...
-No, vado io. Prendo Star e... farò un giro. Magari vado... in città a prendere la colazione per domani. O qualcosa.
Serrai la mascella: non mi piaceva quell'idea. Anche se aveva smesso di piovere da un po', visti i tuoni il temporale non era lontano. In più faceva freddo, il terreno era scivoloso, e non sapevo fino a che punto avrebbe retto la sua caviglia.
D'altro canto, non potevo fermarla: non era giusto.
-Stai attenta. D'accordo?
-Tranquillo. Rosscarbery è a un quarto d'ora, dai. Se riprende a piovere forte, resto a dormire lì... tu non ti preoccupare. Solo... controlla il dolce sul fuoco. Quando torno mi farai sapere se mi è venuto bene...
Annuii ancora, non potendo fare altro. Mi chiedeva troppo: come facevo a non preoccuparmi? Avrei dovuto ripetermi almeno un centinaio di volte che dopotutto era una persona sveglia ed intelligente, non si sarebbe messa nei guai. E non sarebbe uscita disarmata, di questo ero certo.
Non stava andando in battaglia, ma solo a schiarirsi le idee, ad un paio di chilometri di distanza.
Dovevo fidarmi e basta.
-D'accordo. A... dopo. O domani.
-Tornerò, Killian. Festeggeremo insieme il “giorno speciale” di Alice. E non essere triste, perché il prossimo lo passerà insieme a te... me lo sento.
Con un lieve sorriso mi stampò un piccolo bacio sulle labbra, poi si avviò a prepararsi.
Dal canto mio, non potei far altro che chiedermi di quanto tempo avrebbe avuto bisogno per riuscire ad immagazzinare quelle informazioni ed accettarle. Mi sembrava abbastanza ovvio che le cose sarebbero state un po' più complicate, anche se fosse tornata presto.
Avrebbe dormito ancora nel mio stesso letto?
Mi avrebbe baciato ancora?
Avrebbe continuato a vedermi come qualcuno di cui fidarsi?
Qualcuno per cui provare dei sentimenti?
Troppe domande mi ronzavano nella testa, ma alla fine non ce n'era neanche una a cui potessi dare risposta. Potevo solamente aspettare, darle modo di riflettere e poi sperare che sarebbe stata lei a darmene.
Avrebbe realizzato cosa sarebbe successo tra noi, quando fosse arrivato per me il momento di andare a casa?

 

***


EMMA POV

Il cielo faceva paura, e quasi considerai l'idea di tornare indietro... ma come potevo!
Andare al galoppo era il mio modo per schiarirmi le idee. Farmi colpire in viso dall'aria fredda e poi rallentare per riprendere fiato... prima di ricominciare.
Aveva senso.
Ecco perché quella rivelazione mi aveva sconvolta.
Perché aveva perfettamente senso, ma non riuscivo a capacitarmene! Eppure spiegava tutto... spiegava il suo essere diverso da qualsiasi uomo avessi mai conosciuto.
Ma com'era possibile una cosa del genere? Qui si trattava di magia... non sapevo come altro definirlo. E non ero certa di esser pronta ad accettare che esistesse.
Ricominciai a prendere velocità, riempiendo d'aria i polmoni.
Avevo sempre saputo che ci fosse qualcosa.
Qualcosa che non andava, qualcosa che non quadrava.
L'avevo percepito fin dal primo momento, ma avevo deciso di ignorarlo perché convinta non fosse nulla di negativo. Convinta che Killian fosse una brava persona, e su questo non mi ero sbagliata. Anzi, aveva superato di gran lunga le mie aspettative... non potevo proprio negarlo! Non mi aveva delusa neanche una volta, ora che ci pensavo...
Se pensavo a lui, non avevo che aggettivi positivi per descriverlo. Ormai apprezzavo anche il suo lato provocatore, in fondo non mi aveva mai mancato di rispetto.
500 anni.
Possibile che fosse davvero nato 500 anni dopo di me? E che fosse “volato” indietro nel tempo, chissà come?
Ma per quale ragione avrebbe dovuto mentirmi... l'unica alternativa era che avesse subito qualche trauma e che pensasse davvero di venire dal futuro. Però...
Non potevo negare che le prove fossero molto convincenti. Per quanto volessi crederlo, in qualche modo avevo sempre saputo che i coloni d'America non potessero aver cambiato completamente mentalità... non così tanto. In qualche modo avevo sempre pensato a Killian come ad un uomo d'altri tempi, e forse non era solo una metafora. Dio, addirittura “scherzando” avevo seriamente pensato che provenisse da un'epoca diversa!
O forse stavo semplicemente impazzendo anch'io.
Un piccolo lampo di lucidità mi ricordò che la magia non esisteva. L'alchimia ci si avvicinava, ma vera e propria magia come quella... non era possibile.
Non si poteva viaggiare nel tempo e basta.
Era assurdo.
Era pazzo.
Non poteva lanciare un sasso come quello e pretendere che gli credessi, dannazione! Perché doveva rendere tutto ancora più complicato di quanto già non fosse?!
Star rallentò, e solo in quel momento capii il perché: le luci. Le luci che provenivano dal villaggio... ero arrivata a Rosscarbery senza neanche rendermene conto.
-Che dici piccola... prendiamo da mangiare?
Lei nitrì, e visto che iniziai a sentire qualche goccia di pioggia, decisi di accelerare il passo. Magari avrei dato da mangiare alla mia compagna di fughe e poi avrei trovato una taverna tranquilla per cenare e cercare di pensare lucidamente.
Non avevo intenzione di passare la notte fuori, a meno che non fosse stato strettamente necessario.
Il primo passo era cercare un locale che offrisse riparo e pasto anche ai cavalli e, se fosse stato aperto, conoscevo il luogo adatto: Nolans. La tavola calda gestita dai genitori del giovane Henry, miei zii alla lontana.


-Emma! Che bella sorpresa!
-Buonasera Mary! Come stai?
-Benissimo, cara, grazie! Entra, entra... e tu? Sei sola?
-Al momento sì, solo io e Star. David è con lei e darle da mangiare... E grazie, abbastanza bene anch'io!- sorrisi, ricambiando l'abbraccio della donna. Lei e mia madre erano cugine di terzo grado e, nonostante fosse stato offerto alla sua famiglia di vivere a palazzo, avevano preferito scegliere una vita più modesta: spesso li invidiavo!
Mary e David erano persone d'oro a cui ero molto affezionata, i miei zii preferiti fin da quando ero bambina. Gestivano la loro attività da molti anni ormai, e più di un paio di volte, da piccola, avevo costretto i miei genitori a portarmi lì per la mia cena di compleanno.
-Sbaglio o stai zoppicando, piccola? Sei ferita?
-No, tranquilla. Un piccolo “incidente” di ieri, nulla di grave. Sai come sono avventata a volte...
-Lo so! Ci sono novità? Ci spiace non essere riusciti a venire al ballo dell'altra sera, ma avevamo da gestire il compleanno di due gemelline!
-Non ti preoccupare, non vi siete persi nulla... solita festa a palazzo! E se per novità intendi se mi sono fidanzata... assolutamente no.- risi, mostrandole la mano libera da qualsiasi anello.
Ancora non avevo avuto modo di sentire cosa ne pensasse il popolo del mancato annuncio di un mio fidanzamento, ma a dire il vero non morivo dalla voglia di scoprirlo. Avevo già abbastanza pressioni, senza che ci si aggiungesse anche quella.
-I tuoi genitori sono qui a palazzo?
-No, sono rimasti a Blarney. Io sono qui con un mio... amico. Lui è a palazzo.
-Graham? August?
-No, è... un altro. È una lunga storia.
-Scusa se mi permetto, ma i tuoi occhi mi dicono che si tratta di più di un amico... o sbaglio?
Sorrisi, ma non riuscii a trovarla irritante. In quanto a romanticismo, era tale e quale a mia madre e non le si poteva nascondere proprio niente riguardo certe questioni. E forse, in cuor mio, avevo scelto di venire qui proprio per questo. Per avere qualcuno con cui poter parlare abbastanza apertamente di ciò che mi affliggeva, anche se non potevo raccontare tutto.
-Può darsi. Non lo so nemmeno io...- dissi semplicemente, accettando di sedermi ad un tavolo vicino al bancone dove mi accompagnò. Era abbastanza tranquillo, poca gente in giro probabilmente a causa del tempo. Meglio così, visto che non mi preoccupava affatto che il locale andasse male: a volte era necessario addirittura mettersi in lista d'attesa per entrare, soprattutto nei weekend o durante le festività. Nolans era il cuore di Rosscarbery, assieme al più lussuoso Piligrims.
-Mi occupo di quel tavolo lì in fondo e sono subito da te, d'accordo?
-Certo, fai con calma... non ho fretta!
Anzi, mi avrebbe fatto un favore se mi avesse trattenuto più a lungo. Anche se per la verità non ero certa nemmeno io di cosa desiderassi. Da una parte, volevo tornare da Killian e mangiare insieme il dolce che gli avevo preparato, davanti al camino e con un tè caldo. Dall'altra, non sapevo come affrontarlo... non sapevo come affrontare la sua rivelazione.
Era troppo complicato, perché andava oltre la realtà.
Persa tra i pensieri, mi accorsi che David fosse rientrato solamente quando mi posò davanti un calice di vino e uno di infuso fumante alla frutta, a giudicare dall'odore.
-David... ti ringrazio.
-Figurati. Mi sembra ne abbia bisogno, o sbaglio?
-Non sbagli! Star? Tutto bene?
-Sì, l'ho messa vicino al mio Thor, non ti preoccupare. Stanno mangiando, sono ben riparati anche in caso la pioggia aumenti...
Annuii con un sorriso, prendendo prima il calice e mandando giù un abbondante sorso di nettare rosso. Quasi boccheggiai.
-E' un po' forte, piano!- rise l'uomo alla mia espressione.
-Ho notato... ma è veramente buono!
-Grazie! È di mia produzione in realtà... quindi ti piace?
-Molto! Complimenti, è veramente ottimo.
-Ti ringrazio! Vuoi diluirlo con dell'acqua?
-No, va bene così...
Per la cena, decisi di fidarmi della coppia e chiedere la specialità del giorno: zuppa di patate e zucca, e Shepherd's Pie.
Mentre aspettavo, pensai che mi sarei fatta riempire una bottiglia di vino per farlo assaggiare a Killian... sicuramente avrebbe apprezzato. Alla cena immaginavo ci avrebbe pensato da solo, visto che era rimasto abbastanza dell'abbondante pranzo che aveva preparato per me. Mi sentii un po' egoista ad essere fuggita così... anche se lui non me lo avrebbe mai fatto pesare.
Non mi avrebbe detto nulla, così come mi aveva lasciata andare senza obiettare, perché era un uomo meraviglioso. Un uomo che mi rispettava non soltanto per il mio titolo, ma come donna, persona. Lo avevo sempre visto troppo diverso dallo stereotipo che conoscevo, ma diverso anche dai migliori uomini che mi circondavano. Aveva quel qualcosa in più, quella naturalezza nel trattarmi senza guanti ancor prima di conoscermi. In un primo momento lo avevo trovato quasi buffo, avevo creduto che fosse dovuto al fatto che in America nessun re andava a far visita e quindi non aveva la minima idea di come comportarsi...
Ma sapevo di aver sempre mentito a me stessa. Solo qualcuno proveniente da un mondo completamente diverso, avrebbe potuto essere così... da un tempo, diverso. La naturalezza con cui lo pensai mi fece quasi paura. Quasi, però.
Perché, per quanto risultasse difficile da ammettere, era come se lo avessi sempre saputo.
-Molto pensierosa, eh?
-Mary. Scusami. Stavo... sì, è vero.
-Va tutto bene?- domandò, stavolta con tono leggermente preoccupato, prima di sedersi di fronte a me per scrutarmi bene.
-Sì. Sì, va tutto bene. Un po' di pensieri...
-Riguardano questo tuo “amico”, giusto?
Annuii.
-Il fatto è che mi ha... rivelato una cosa decisamente sconvolgente. Ed ora io non so come credergli, cosa fare, cosa pensare...
-Avrebbe ragione di mentirti?
-No.
Mi venne spontaneo. No, non ne aveva. Provava dei sentimenti reali per me, così come io per lui... di certo non aveva motivo di inventarsi una bugia come quella! A che pro?
-E ti fidi di lui.
-Mi fido di lui più che di chiunque altro.
-Hai già la tua risposta, allora. Non ti chiedo di cosa si tratta, ma se è davvero così sconvolgente e tu sei certa che non ti abbia mentito... non pensi che forse lo abbia fatto proprio perché la fiducia è reciproca? Perché pensa di potersi fidare a rivelarti una cosa tanto grande?
-Forse...- borbottai, mentre la mia mente già iniziava ad elaborare quell'affermazione. Effettivamente, cosa ci guadagnava a rischiare di passare per pazzo? Perché raccontarmelo, ben sapendo come avrei potuto reagire? Io come chiunque altro... come lui stesso. Forse, dopotutto, quando aveva cercato di dirmi di non potermi assicurare un futuro con lui, non si era mai riferito ai nostri status sociali così diversi... e nemmeno alle nostre vite in due continenti diversi.
Perché a quello le soluzioni esistevano, se davvero lo avessimo voluto.
Ma se fosse dovuto tornare da sua figlia... viaggiare di nuovo nel tempo, di cinquecento anni... quello sì che complicava veramente le cose.
E forse, una piccola parte di me, non voleva accettare quella realtà proprio per quello.
Perché, in parte, significava accettare di doverlo lasciar andare, prima o poi... che fossero stati giorni, mesi, anni. Il momento sarebbe arrivato e non gli avrei mai chiesto di abbandonare Alice per rimanere con me. Così come non mi avrebbe permesso di seguirlo, se avessi provato a chiederlo.
Forse Mary aveva ragione. Forse aveva deciso di rivelarmi la verità proprio perché teneva molto a me. Proprio perché non desiderava illudermi e poi abbandonarmi come se niente fosse...
Se mi avesse considerata solo un piacevole passatempo, avrebbe tenuto la bocca chiusa. Avrebbe potuto divertirsi, permettere che mi affezionassi sempre di più a lui, e poi spezzarmi il cuore...
Mi aveva raccontato quella dura realtà, quasi impossibile da accettare, perché si fidava e teneva davvero a me. Tanto da mettermi nella condizione di scegliere di lasciarlo andare prima di farmi del male... a costo di soffrirne lui stesso.
Ero io a dover cambiare. Imparare ad accettare di essere importante per qualcuno, senza dare per scontato che la propria felicità dovesse dipendere solo da se stessi. Ero cresciuta con quella convinzione perché avevo visto troppe persone dipendere ingiustamente da altre... ma cosa c'era di male nel permettere a quella giusta di insinuarsi nella propria vita, e nel cuore? Killian mi aveva dato più volte prova di ciò che sentiva per me, mentre io non mi ero mai concessa di aprirmi completamente. Per abitudine, per paura... per qualcosa che non aveva alcun senso.
E invece lo meritava appieno quel posto nel mio cuore... nella mia vita, nella mia felicità.
-Tu e mia madre ci sapete fare con queste cose, eh?
-Beh... ognuno ha “doni” diversi! Come mai non hai chiesto consiglio direttamente a tua madre?
-Perché abbiamo litigato. Più o meno. Sono partita quasi all'improvviso perché... avevo bisogno di allontanarmi dai miei genitori, dalla realtà di essere sovrani e roba del genere.
-Capisco. Non dev'essere facile né per loro, né per te...
-Infatti. E Killian da quando è qui non fa che sostenermi... crede in me, è sempre dalla mia parte. È per questo che so che non mi mentirebbe, perché tiene davvero a me. E io a lui.
Più lo dicevo ad alta voce, più mi sentivo una schifosa egoista.
Già, lui c'era sempre stato per me. Prima ancora di conoscermi davvero, aveva messo a rischio la sua vita per me. E mai, neanche una sola volta, aveva mancato di starmi accanto nei momenti di bisogno.
Lui stava male per sua figlia, per la prima volta lo avevo visto sull'orlo del pianto. Invece di scoppiare in lacrime e permettersi di sfogarsi, mi aveva rivelato la ragione del suo stato d'animo, una verità tanto assurda quanto... vera. E io cosa facevo? Invece di esserci per lui, una volta che potevo ricambiare, ero scappata. Come una codarda.
Non me lo meritavo un uomo come Killian Jones!
-Finisci di mangiare, e quando smetterà di piovere potrai tornare da lui. Se ciò che vi lega è così forte supererete qualsiasi cosa... ma vale la pena lottare per una persona che ti fa sentire così, credimi.
Già. Eccome se ne valeva la pena! Il futuro era dannatamente incerto, ma avevamo ancora il presente! Un presente che non volevo perdere a causa della mia dannatissima paura di affezionarmi! Non volevo perdere un minuto di più, e sarei corsa subito indietro se non ci fosse stato il rischio di fare del male sia a Star che a me stessa. Avevo promesso a Killian di stare attenta e lo avrei fatto.
-Ti ringrazio, Mary. Senti... ti dispiacerebbe riempirmi una bottiglia di vino? Vorrei portarlo a Killian.
-Ma certo tesoro. Spero però lo abbia avvertito che potresti non rientrare stasera, perché per come si mettono le cose temo che la tempesta non sarà proprio passeggera!
E come a conferma delle sue parole, un fulmine illuminò tutta la sala, seguito da un potente boato. Perfino la pioggia era tanto forte da costringerci a tenere un tono di voce abbastanza alto da poterci sentire.
-Se lo aspetta, immagino.
Il problema era che io non volevo farlo aspettare un minuto di più per dirgli che mi fidavo di lui, e che non avevo cambiato idea sul vivere insieme il presente. Ora più che mai.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco finalmente che hanno parlato di ciò che Killian da tanto cercava di capire come confessarle... e non è stato semplice per nessuno dei due. Emma vuole credergli, ma fa fatica perché è semplicemente assurdo. Diciamo che gli crede, ma non riesce ad ammetterlo a sé stessa.
Lui la capisce e proprio per questo cerca di farle notare l'evidenza, oltre a mostrarle prove concrete... che sicuramente sono servite, anche se per poco non le è preso un coccolone con quel cellulare! 
Alla fine gli ha chiesto tempo per metabolizzare, a modo suo, e lui non ha potuto non concederglielo perché lui ci è già passato ed immagina bene come possa sentirsi. Così è andata, quasi istintivamente, a cercare persone che ama e con cui sente di potersi aprire, fino ad un certo punto... aveva bisogno di un parere oggettivo per vedere l'evidenza. Si è sentita una sciocca ed egoista quando si è resa conto che in fondo gli ha creduto fin dal principio, e invece di cercare di ragionare con calma, è fuggita... quando lui invece non l'ha mai fatto e le è stato accanto in momenti difficili. Ma vuole anche rimediare, vedremo come lo farà.
Non so a questo punto quale storia aggiornerò per prima, la prossima volta. Dipende dall'ispirazione e come tira il vento ahaha
Voi contenti siano finite le feste? Io per nulla ahaha ma pazienza, non potevano durare per sempre xD
Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 23
*** Facing reality together ***


Facing reality together



EMMA POV

Stavolta ero io a voler fare qualcosa per dimostrargli quanto lo apprezzassi. Mi avrebbe dato sicuramente della pazza, e con tutte le ragioni del mondo, ma non mi importava. Quante pazzie più grandi aveva fatto lui per me?
Non osavo andare più veloce solo perché avevo paura che la torta preparata insieme a Mary e David si rovinasse. Visto che dopo un'ora dal mio arrivo alla taverna la tempesta aveva continuato imperterrita, chiuso il locale avevo pregato la zia di aiutarmi a preparare qualcosa di speciale. Uno strato di vaniglia, uno di agrumi e uno di cioccolato. Ovviamente il tutto coperto di glassa, sulla quale avevo formato le parole “Auguri Alice”.
I due coniugi avevano voluto regalarmi tutto, anche per ringraziarmi della “spinta” che avevo dato alla carriera di Henry mettendolo a guardia della capitale, ma non avevo ovviamente accettato. Il giovane aveva sempre mostrato un gran cuore, spirito, coraggio ed abilità, aveva meritato tutto – e a breve avrebbe iniziato l'addestramento da cavaliere.
Così non solo li avevo pagati lautamente per il servigio, ma avevo promesso loro di dare al figlio tre giorni di congedo, così che potesse trascorrere il suo sedicesimo compleanno a casa.
Verso la mezzanotte, a lavoro finito, avevo accettato mio malgrado di rimanere a dormire lì... per ritrovarmi due ore dopo a cambiarmi di nuovo per uscire.
Non sarei comunque riuscita a dormire se non fossi tornata da Killian, che in fondo si trovava a solo due chilometri di distanza. Così avevo lasciato un bigliettino di ringraziamento promettendo di portare il mio “amico” a cena da loro più prima che poi, ed avevo preso torta e vino prima di raggiungere Star.
Avevo trovato insonne anche lei; che le mancasse il suo amico Captain? Tutto era possibile...
Ad ogni modo, non aveva protestato quando l'avevo sellata: era come se entrambe volessimo tornare.
Alla vista del castello alla fine del boschetto sorrisi: finalmente! Anche se morivo di freddo ero felice di aver seguito il mio istinto, avrei dormito molto meglio sotto le coperte calde insieme a lui. Sarei andata all'inferno? Probabilmente sì. Pazienza!


Sorrisi.
Fu l'unica cosa che riuscii a fare, varcando la soglia il più silenziosamente possibile.
Mi aveva aspettata... e si era addormentato nell'attesa. Poggiato su dei cuscini che aveva sistemato per poter leggere, il letto ancora fatto e lui ancora vestito. Sul lato destro un libro, sicuramente scivolatogli di mano... e sul comodino, un piattino pieno di briciole illuminate dalla candela consumata a metà.
“Sono qui Killian” dissi tra me e me “Scusami. Tu non fai che starmi vicino da quando sei arrivato... io al primo ostacolo sono fuggita. Ma non lo farò più, promesso. Grazie a te so di non averne bisogno.”
Non lo avevo mai guardato dormire, ed era estremamente dolce. Il volto finalmente rilassato, pacifico, la bocca leggermente aperta. Russava molto piano, quasi impercettibilmente...
Mi liberai velocemente dei vestiti per poi recuperare la camicia da notte da sotto il cuscino. E visto che non avevo la minima intenzione di svegliarlo, feci l'unica cosa che mi venne in mente: presi una seconda coperta dall'armadio, e la usai per avvolgere entrambi dopo aver comodamente preso posto al suo fianco, contro il suo petto.
Mi sporsi quanto bastò per soffiare e spegnere la candela.
-Mh...
-Sh, dormi... sono io, sono qui. Sono tornata.- sussurrai, pur sapendo che non mi avrebbe sentita.
Infatti continuò a dormire, ma il suo braccio automaticamente mi avvolse.
E finalmente mi sentii a casa, mi sentii bene. Ero dove dovevo e volevo essere, ovvero nella stretta dell'uomo che mi aveva insegnato che essere me stessa non voleva dire essere meno donna.
Lo avrei riempito di domande, l'indomani, ma per ora mi era sufficiente sapere che il miracolo che aveva vissuto era la migliore cosa che potesse capitarmi nella vita.
Sarebbe potuto approdare in qualsiasi epoca. In qualsiasi luogo. Chi poteva sapere come funzionavano i viaggi nel tempo?
Eppure, era apparso letteralmente lungo il mio cammino... e lo aveva cambiato per sempre. Di questo non avrei mai smesso di essergli grata, perché in quel mese e mezzo ero cresciuta molto più di quanto avrei potuto fare da sola in altri 5, 10, o 20 anni.
Pur non credendo nel destino, ero convinta che dovesse esistere una ragione per la quale fosse qui.
In qualche modo, mentre cercava di salvare sua figlia, stava salvando anche me.

 

***


KILLIAN POV

Rimasi fermo a guardarla un paio di minuti prima di muovere anche solo un muscolo... come per paura che l'incantesimo si spezzasse e lei svanisse.
Avevo aperto gli occhi per trovare i suoi inconfondibili smeraldi ad osservarmi, sorridenti. Era sdraiata su un fianco, sollevata sul gomito e la testa che poggiava sulla mano. I lunghi capelli biondi in disordine, bella come sempre.
Non seppi dire quanto durò quel gioco di sguardi, a dire il vero. Poteva trattarsi di cinque minuti, così come di un paio d'ore.
-Buongiorno.
Fu lei la prima a rompere il silenzio, con dolcezza.
-Sei tornata...
-Sono tornata stanotte. Tu dormivi...
-Potevi svegliarmi.
-No, eri così tenero che non ce l'ho fatta.
-Stavolta sei stata tu a guardar dormire me... spero di non aver russato.
Quella melodia meravigliosa che era la sua risata risuonò nella stanza, con leggerezza ma coinvolgimento. Tanto che mi ritrovai a sporgermi per attirarla a me, e poi baciarla. Baci in qualche modo proibiti che erano diventati la normalità, una normalità davvero piacevole. Bella... tanto che per un attimo mi fecero dimenticare il motivo per cui ero andato a letto da solo...
Quasi.
-Ti credo...- sussurrò sulle mie labbra, per poi allontanare di qualche centimetro il viso per potermi guardare negli occhi.
-Mi dispiace se sono andata via così. Era, ed è tanto da metabolizzare ma... non dovevo. Tu ci sei sempre per me, ed io ti ho lasciato solo mentre stavi soffrendo per tua figlia. Sono pessima.
-Sei umana, non sei pessima. Swan, ho praticamente sganciato una bomba... sinceramente credevo avresti fatto molta più fatica a tornare... e sarebbe stato comprensibile!
-Lo vedi? Sei sempre così... ah! Mi fa quasi rabbia, come fai a essere così comprensivo anche quando mi comporto da totale pezzo di merda!
Inevitabilmente scoppiai a ridere, lasciandola a bocca aperta. Dove l'aveva sentita un'espressione del genere, la principessa? Solo nell'esercito potevano usare quel linguaggio, probabilmente... non certo tra aristocratici!
-Chi ve le insegna queste parole poco eleganti, Altezza?
-Molto divertente. Dai, sono seria! Non puoi non arrabbiarti mai con me, non è normale!
-Vuoi che mi arrabbi?
-Sì! No. Insomma, dai, hai capito!
Stavolta riuscii a trattenermi dal ridere perché era seria, ed un po' la capivo. Forse pensava che mi stessi comportando in maniera accondiscendente solo per cavalleria o roba del genere... ma non era così. Non aveva fatto nulla che mi portasse ad arrabbiarmi con lei. La sua reazione, come le avevo detto, era stata del tutto umana. Quale persona normale non avrebbe dato di matto davanti ad una notizia del genere? Anzi, ero sorpreso che avesse metabolizzato così presto!
-Emma. Ti ricordi la prima sera che sono arrivato? Quando mi hai detto di essere una principessa, ti ho chiesto se fossi pazza. Pensavo mi avessi drogato, che fosse tutto un gioco... In poche parole, ci sono passato. So cosa vuol dire e... hai reagito in maniera fin troppo matura. Quindi dimmi, perché dovrei avercela con te?
-Perché...- la sua voce si era ridotta in un sussurro, non più forte e convinta come prima; -Perché mi fido di te e non avrei dovuto... dubitare.
Ma sembrò più una domanda che un'affermazione: come se stesse lentamente realizzando.
-Io stesso avrei dubitato di me.
Restammo in silenzio, a scrutarci. Come se ci aspettassimo che uno dei due avrebbe ceduto. Ceduto a cosa? Questo non sapevo davvero dirlo.
Ma non me la sarei presa solo perché aveva voluto prendersi del tempo per metabolizzare. Lei lo faceva andando a galoppo, non potevo certo fargliene una colpa: ognuno aveva il suo modo. Io, ad esempio, mi chiudevo in me stesso... e non era certo una reazione migliore della sua, anzi.
-E' stato il cerchio di pietre...
-E' stato il cerchio di pietre.- confermai. Era arrivato il momento delle domande? Davvero mi credeva ed era già pronta a farmi l'interrogatorio?
-Non so come. E non so se mai avrò una risposta. Ho solo una teoria. Ero lì, toccavo una delle pietre. E ho chiesto aiuto... aiuto per riavere mia figlia. I dottori... non me lo hanno mai detto chiaramente, ma sono convinto la diano per spacciata. Da quando è in coma... è completamente in stato vegetativo. C'è attività cerebrale ma... non lo so. Sentivo di aver bisogno di qualcosa in più per salvarla. Di qualcosa di... “magico”. Non sono pazzo, ma ho sempre creduto nella magia. Voglio dire, non credo che la si possa sfoderare con una bacchetta magica, una formula. Ma sai, la vedo come qualcosa di superiore... un po' come la fede. Sai, un potere al di là della nostra comprensione... Ricordo che poi si è illuminato tutto... ho iniziato a perdere i sensi. E poi mi hai svegliato a schiaffi.
Le scappò un piccolo sorriso al ricordo, ma poi tornò seria. Speravo solo non mi prendesse per folle, fanatico o chissà cos'altro: sapevo bene che per molte persone non avrebbe avuto senso ciò che stavo dicendo. Anche se non avevo mai temuto i giudizi altrui, non ne avevo mai davvero discusso in pubblico. La sentivo una cosa personale.
-Killian, sto cercando di avere una mente molto, molto aperta, ma...
-E' incredibile. Lo so, lo capisco. Io stesso a volte mi sveglio ancora credendo che sia un sogno...
-Se non fossi così come sei, non ti crederei.
-E come sarei?
-Fuori dal tempo. In senso positivo ovviamente! E parliamoci chiaro, per farmi interessare ad un uomo serviva davvero un miracolo... e a quanto pare è successo. Letteralmente.
Ridemmo insieme, e non potei che essere d'accordo con lei! Per me valeva esattamente lo stesso. Ci era voluto un vero miracolo perché trovassi una donna che mi interessasse per davvero. Una donna con cui, se avessi potuto, avrei passato volentieri il resto della vita. Ero di gusti difficili, cosa potevo farci? Eppure mi era bastato poco più di un mese al suo fianco per non poterne più fare a meno.
Mi rabbuiai, pensando che questo non sarebbe stato possibile.
-Lo so che un giorno dovrai andare.- disse, come se mi avesse letto nel pensiero -E se ci penso mi si mozza il respiro. Ma proprio per questa ragione, non voglio perdermi neanche un minuto del tempo che ci rimane da passare insieme... perché credo tu ne valga la pena, Jones. Anche se a volte sai essere irritante come pochi, ne vali la pena.
Non era da me rimanere senza parole.
Non era da me fare così tanta fatica per evitare di commuovermi come un ragazzino.
-Anche tu ne vali la pena. E neanch'io voglio perdere un altro istante del tempo che abbiamo, perché non so quanto sarà. Ma ricorda ciò che ti ho promesso... non andrò mai via prima di assicurarmi che tu possa avere la vita che desideri.
-Killian, non...
-Lo so che non devo. Ma è ciò che voglio e non mi farai cambiare idea.
-Lo vedi?! Sei così...
Non scoprii gli epiteti con cui mi avrebbe definito, perché prima che potesse proseguire la intrappolai tra il mio corpo e il letto e mi gettai con foga sulle sue labbra. La sua risposta non tardò ad arrivare, e mentre schiudeva le labbra per dare accesso alla mia lingua, con gambe e braccia si avvinghiò forte a me, affondando le dita nelle mie spalle.
Mi sollevai leggermente ma rimase completamente aggrappata a me; poi, con un colpo d'anche ed una risata tra un bacio e l'altro, capovolse la situazione, e fui io a ritrovarmi intrappolato. Stretto contro il materasso dal corpo della donna che amavo.


Quando mi aveva giurato che ci fosse un buon motivo perché ci alzassimo, non le avevo creduto appieno... invece, non riuscii a credere ai miei occhi.
Mi aveva costretto a sedermi davanti al caminetto acceso e dopo essersi volatilizzata per un paio di minuti, era tornata con un vassoio con una grande torta. Un'enorme torta festiva con la scritta “Auguri Alice” formata con la glassa e sei candeline. Come gli anni passati con la mia piccola.
Stava mettendo a dura prova la mia commozione, quella ragazza.
-Swan... è bellissima.
-L'ho fatta io. In parte. Ho pensato... ho pensato che tu per me hai fatto tanto, volevo ricambiare... almeno un pochino...
-E' tantissimo invece.
-Spero sia anche buona- sorrise leggermente, scuotendo le spalle, prima che l'abbracciassi. La strinsi forte, per poi stamparle un leggero bacio sulla nuca. Quando avevo pensato di aver distrutto tutto con la verità, ecco che non solo mi dimostrava quanto torto avessi... ma si spingeva oltre le mie aspettative! Quindi, invece di passare tutte quelle ore a pensare di che malattia mentale soffrissi, aveva preparato una torta per celebrare quella particolare festa di mia figlia.
-Lo sarà...- dissi infine -Lo hai fatto tu, non potrebbe essere altrimenti. Il dolce di mele è fantastico.
-Sì? Meno male. Mi dispiace che abbia dovuto pensarci tu, io...
-Ehi. Basta. Ti sei scusata abbastanza... ora sei qui ed è questo che conta. Non accetto che ti senta ancora in colpa, ok?
-Va bene, va bene.- sorrise, poi si sciolse dalla mia stretta e recuperò un fiammifero accendendolo direttamente dal fuoco. Cautamente si avvicinò alla torta poggiata sul tavolino e lo usò per tutte le candeline.
-D'accordo. Adesso chiudi gli occhi, soffia tu per lei... ed esprimi un desiderio.
-Ok... tu aiutami a soffiare. Ti va?
Annuì e mi prese per mano, poi entrambi ci chinammo di fronte alla bellissima torta che aveva preparato. Chiusi gli occhi, poi soffiai insieme a lei.
Espressi il desiderio più ovvio e scontato che potessi esprimere quel giorno: festeggiare con lei almeno il suo compleanno. I suoi 17 anni, a cui meritava di brindare. 17 erano un traguardo importante per una ragazza, che iniziava a sentirsi più indipendente, visto che i 18 sarebbero stati prossimi. Avevo promesso di insegnarle a guidare, voleva prendere il foglio rosa per potermi alternare alla guida durante i nostri viaggi. “Così ti affaticherai molto meno, papà!”, aveva detto. La mia bambina dal cuore più grande di lei, dal dolce sorriso in grado di illuminare la mia vita... la mia bambina, grazie alla quale non avevo mai vissuto momenti cupi. La sua presenza era sempre bastata a farmi affrontare col sorriso anche i momenti più difficili... per insegnarle a non arrendersi mai. A non buttarsi mai giù.
Un esempio che ora dovevo ricordarmi di seguire io stesso.
Quando riaprii gli occhi, tutte le candele erano spente.
-Siamo stati bravi. Direi che il tuo desiderio si avvererà.
-Sai, Swan? Credo proprio che succederà. Adesso vogliamo assaggiare la tua opera?
La giovane rispose con un largo sorriso, poi prese il coltello tagliando due generose fette di dolce. Versò del vino nei calici, ed infine ci dedicammo a quella magnifica colazione che aveva ideato. Era meravigliosa e non sapeva neanche quanto, non se ne rendeva conto. Nella mia epoca, erano davvero poche le ragazze della sua età con la testa sulle spalle... non mi sarei mai interessato ad una ventunenne nel 2018, l'avrei considerata una bambina! Ma lei... lei aveva la vivacità e la freschezza della sua età, ma la testa di una donna vera. Un po' folle, certo, visto che aveva deciso di fidarsi della mia incredibile storia in così poco tempo!
Ma in fondo, tra noi tutto procedeva molto velocemente. Non era forzato, era completamente naturale... perché, semplicemente, eravamo giusti l'uno per l'altra. Diversi in tantissimi aspetti, eppure un puzzle perfetto.
Per onorare quella piccola festa, le raccontai la verità su come avessi conosciuto ed ottenuto l'adozione di Alice. Di come le avessi insegnato l'inglese, di come avesse mostrato prontezza e intelligenza, tanto da arrivare addirittura a diplomarsi un anno prima.
In fondo, quando l'avevo incontrata, non viveva in un contesto troppo diverso da quello di Emma! Nel suo piccolo villaggio non esisteva la modernità, quindi era stata una novità anche per lei in qualche modo. Più ci pensavo, più mi rendevo conto di quanto le due si somigliassero! Sorrisi tra me e me: avevo un gran gusto in fatto di donne, non si poteva negare! Sia mia figlia che la donna che amavo erano due vere forze della natura, paragonabili a poche!
-Cos'è una macchina?
-Eh?
-Quando sei arrivato mi hai chiesto dove fosse la tua macchina. Mi è appena venuto in mente...
-Ah. Iniziamo con l'interrogatorio, vero?
-Assolutamente! Ti assillerò tantissimo Jones, voglio sapere assolutamente tutto della vita tra 500 anni... quindi preparati.
-Sono pronto! Intanto per rispondere a questa domanda... mmh, hai presente una carrozza. Potrei definirla una carrozza automatica. Non è trainata da cavalli ma... motori. Bisogna imparare a “manovrarla”... e può andare molto velocemente. Può superare i 200 km orari. Per farti un esempio più pratico... beh, io ero al cerchio di Drombeg perché Cork la raggiungo in un'ora di guida.
Aveva la bocca spalancata, tanto che nemmeno riuscì a rispondere! Io risi, perché capivo quanto una realtà del genere potesse essere sconvolgente, per lei.
-Mi svieni se ti dico che si può volare?
-Cosa?! Mi prendi in giro, dai.
-No, Emma! Posso raggiungere New York da Dublino in circa 7 ore. Con un aereo. Sono delle macchine volanti, volano molto in alto, al di sopra delle nuvole... e sono velocissime. Poi ti faccio un disegno per farti capire. La verità è che ho visto molti angoli del mondo. Non solo l'America. C'è perfino un Paese-Continente che ancora non conoscete, l'Australia. Si trova a sud del mondo... in questo momento lì è estate. Poi ho visitato in lungo e in largo l'Asia, l'Africa... sono stato all'estremo nord. Ovviamente sull'America non ho mentito, anche lì sono stato per quasi due anni... e ancora non ho visto tutto.
Decisi di fermarmi lì per il momento, di darle modo di metabolizzare le informazioni prima che si slogasse la mandibola. Mi guardava incredula, ma allo stesso tempo come ipnotizzata. Se solo avessi potuto portarla con me! Quanto avrebbe amato scoprire il mondo?
Riuscì infine a chiudere la bocca, ma continuò a guardarmi.
-Ok. Parlami di Cork, di come sarà. Iniziamo da lì, perché altrimenti credo di impazzire... ed è tutto vero...
-Te lo giuro su mia figlia, è tutto vero. Cork sia, allora.
Vista la giornata uggiosa ed il temporale che non aveva smesso di andare e venire, pensai che dedicare la giornata a raccontarle di un mondo completamente diverso, non fosse una cattiva idea. Saremmo usciti magari più tardi per far sgranchire le gambe ai cavalli, e l'indomani sarebbe venuto il dottor Stein, su cui avevo sentito grandi cose.
Forse, in qualche modo, sarebbe stato in grado di aiutarmi...ma per il momento eravamo io e lei, in compagnia del vino e del resto della torta. Ero felice di poterle parlare apertamente, di non dover nascondere più nulla. Ultimamente mi era pesato davvero tanto essere costretto a mentirle.
Ora non più.
Ed ero anche più felice del nostro rapporto. Eravamo entrambi consapevoli, adesso... consapevoli che probabilmente sarebbe finita, presto o tardi. Che avremmo dovuto dirci addio e che avrebbe fatto un male cane...
E proprio per tale ragione, avevamo intenzione di far tesoro del presente. Vivere alla giornata, goderci ogni singolo istante. Ogni bacio, ogni carezza. Ogni sorriso, parola. Tutto.
Senza sapere che nell'ombra, qualcuno nel presente tramasse contro di noi.




 

Angolo dell'autrice;
CIao! Scusate la lunga assenza, ma il trasloco è faticoso ahahah comunque ho finito, quindi ora posso recuperare di leggere e riprendere a scrivere! Questo capitolo in realtà era quasi pronto e solo da rivedere, quindi sono riuscita a dargli una sistemata subito.
Emma alla fine non è stata troppo incoscente e non è tornata col temporale... così ha raggiunto Killian sana e salva e ha dormito con lui! 
Ovviamente è stato felice di svegliarsi con lei accanto e anche un po' incredulo... Emma dal canto suo non riesce a capire come faccia lui ad essere così comprensivo e non arrabbiarsi! Ma alla fine Killian stesso ci è passato, come le ha spiegato... quindi non aveva motivo di prendersela. Inizialmente l'interrogatorio è stato rimandato per una dose di coccole! Ormai non si sa quanto resisteranno ancora senza fare... nulla, diciamo xD
Poi c'è stata la sorpresa di Emma per lui, che è riuscita a commuoverlo... e potrebbe aver espresso più di un desiderio, incosciamente! Ora sanno entrambi quanto il futuro sia presente... ma non sanno che anche il presente può diventare ancora più complicato. Vedremo chi trama... anche se sicuramente immaginate!
Ok, basta, o il commento diventa più lungo del capitolo xD
Ora credo tornerò a postare abbastanza regolarmente entrambe le storie :) (oltre a recuperare da leggere. Lara, tra oggi e domani leggo la tua di San Valentino, ho visto che l'hai messa *__*)
Un abbraccio! :*
P.S. il problema dei codici sfasati ricominciaaa! argh

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Capitolo 24
*** Answers and new questions ***


Answers and new questions




-Lui è il Dottor Viktor Frank Stein... il nostro medico di famiglia! Lo hai conosciuto quando sei arrivato!- lo presentò Emma, dopo averlo salutato con un grande abbraccio.
Il dottore mi sembrò più simpatico dell'ultima volta, forse perché la situazione dell'incontro era completamente diversa rispetto alla prima. Ero piuttosto certo che mi avesse preso per pazzo, o qualcosa del genere...
Mi porse la mano ed io la strinsi salutandolo con un cenno.
-Killian Jones. Anche se lo sapete già.
-Avete un aspetto decisamente migliore rispetto all'ultima volta.
-Preferisco non pensarci! Non è stato uno dei miei giorni migliori.
-Non posso che darvi ragione. Adesso che vi rivedo, sembrate alquanto normale.
Ridemmo tutti e tre, non ebbi proprio nulla da replicare! Cosa doveva aver pensato di un uomo delirante apparso dal nulla?
Di lui, invece, Emma mi aveva parlato molto bene. Era il dottore di fiducia della famiglia reale, pur non abitando proprio a due passi. Qualche anno prima gli avevano proposto di trasferirsi a palazzo, ma pur non avendo famiglia aveva voluto rimanere nella terra dei suoi antenati. Visto il suo lavoro, durante il tempo libero preferiva la vita tranquilla... e Rosscarbery offriva decisamente molta più tranquillità di Cork. Per i consulti più piccoli si rivolgevano ad altri medici, ma erano sempre disposti a spostarsi quando avevano bisogno di lui. Aveva curato ferite di guerra praticamente a tutti e tre, Emma mi aveva accennato di una cicatrice ormai quasi invisibile grazie a lui... ma non l'avevo mai vista. L'unica volta che l'avevo avuta nuda tra le braccia era stato al buio. E non avevo potuto né ammirare, né godere appieno di quel corpo che tanto bramavo... perché avevo dedicato quei momenti esclusivamente al suo piacere. E non ero pentito.
-Vado ad occuparmi dei cavalli, così vi lascio parlare in pace...
-D'accordo Swan. Ma sappi che se rimanessi per me non sarebbe assolutamente un problema...
-Passerò quando ho finito- disse semplicemente con un sorriso, poi si allontanò. Zoppicava molto meno adesso, segno che si fosse davvero trattato di una brutta botta ma niente di più. Quando le avevo cambiato fasciatura, inoltre, avevo notato che la caviglia non fosse quasi più gonfia.
-Dovrei preoccuparmi della camminata della principessa?
-No. Sta bene... è scivolata un paio di giorni fa.
-Capisco. Conoscendola non sono stupito!
-Concordo, anche se voi la conoscete da molto più tempo di me.
-E nonostante ciò, ero convinto sarebbe arrivata al trono da sola! Non certo che l'avrei vista al fianco di un uomo così “presto”, almeno per lei!
-Co... oh!- esclamai, non sapendo bene cosa dire. Ero stato abbastanza attento, per diverse ragioni, a non dare alcun segnale in presenza del dottore. La nostra rimaneva ancora una situazione complicata, che per il momento era meglio rimanesse privata. O almeno, che non uscisse dalle mura del palazzo... non ne avevamo parlato, ma era stato come un tacito accordo.
-No, non sono il fidanzato di Emma. Siamo solo...
-Oh, d'accordo- scosse le spalle, molto poco convincente -Ma sappiate che la principessa nutre un grande affetto per voi... l'ho letto tra le righe della lettera che mi ha inviato per chiedermi di aiutarvi. Comunque non è affar mio, Sir Jones. Non siamo qui per parlare della vostra vita sentimentale!
Annuii, apprezzando molto. Infatti, non era il caso di parlarne... perché se si fosse rivelato anche uno psicanalista, sarebbe stata la fine!
-Voglio tagliare corto. Credo di conoscere una possibile soluzione al vostro problema, anche se dovrei farvi delle domande prima...
-Davvero? Chiedete pure quello che volete!
Fui colto alla sprovvista. Molto.
-Voi siete sicuro al 100% che la ragazza presenti ancora attività cerebrale?
-Sì. Risponde ad alcuni stimoli esterni... muove le pupille con la luce, ad esempio.
O almeno così era, prima che me ne andassi. Ma confidavo che in poco più di un mese non fosse cambiato nulla, che la situazione fosse rimasta invariata. Perché ero sicuro al 100% che avrei in qualche modo avvertito qualsiasi cambiamento, sia positivo che negativo. Me lo sarei sentito dentro.
-Ottimo. Ottimo. Poterla vedere mi aiuterebbe, ma mi fido della vostra parola.
-E'... è seguita da medici, quindi posso dirvelo con certezza.
-Va bene. Vedete Jones, ho incontrato il dottor Jack Hill, e la medicina a cui sta lavorando ha del potenziale. Non vi ha ancora contattato perché purtroppo non è per il momento una soluzione valida, ma credo di sapere come possa diventarlo. Manca un ingrediente principale: il Rubus Noctis. È una pianta altamente letale se viene in contatto diretto col sangue, tuttavia il suo aroma ha una forza incredibile. Se preparato nella giusta maniera, è in grado di amplificare i sensi... risvegliarli. Purtroppo non ho prove concrete perché personalmente non l'ho mai utilizzata, ma ho letto molte testimonianze mediche. Il problema è che il Rubus Noctis in Irlanda è molto raro, in quanto viene esportato, a quanto ne so, soltanto dal Sud Africa.
-Oh.- fu l'unica cosa che riuscii a dire. Fino a quel momento ero stato in trepidazione, avevo quasi permesso alla felicità di invadermi... pur non avendo mai sentito parlare di una pianta del genere! Ma considerando che mi fossi affidato persino a riti sciamani, ero aperto a qualsiasi cosa. Inoltre era una soluzione sensata... in coma i sensi erano assopiti. Se davvero ci fosse stato qualcosa di abbastanza potente da risvegliarli...
Ma in Sud Africa.
Se fossi stato nel mio tempo, non avrei avuto problemi. Avrei prenotato il primo aereo e mi sarei precipitato in cerca di quella fantomatica erba. Ora, però, ero pieno di domande.
Esisteva un modo nel 1518 per raggiungere il Sud Africa? Vi erano navi che facevano quella rotta? Come avrei fatto a salirci ed arrivare a destinazione? E se fossi tornato nella mia epoca? Ma nella mia epoca, nessun medico aveva mai citato il Rubus Noctis. Ammesso che esistesse davvero... se si fosse estinto?
-Capisco di non avervi dato notizie del tutto positive. Ma la miscela del dottor Hill in poche parole è progettata per sprigionare l'essenza dei suoi ingredienti... tra le altre cose si è già procurato l'Ilex Paraguariensis, noto per dare energia. Entrambi siamo positivi nel credere che manchi solamente il Rubus Noctis per completare il medicinale. Quel che posso fare è contattare le drogherie locali, ma temo non porterà a nulla...
-Dovrei andare in Sud Africa.
-In poche parole, temo di sì. Mi rendo conto che si tratti di un'impresa... non dico impossibile, ma molto ardua e difficoltosa. Vi assicuro che continuerò a valutare soluzioni alternative, tuttavia sono quasi certo che nulla sarebbe efficace quanto il Rubus Noctis. Vi ho fatto trascrivere alcune delle documentazioni che lo riguardano, e sembra che in un caso l'erba sia stata usata per risvegliare una persona priva di sensi. In un'altra, da ciò che si pensa fosse esattamente lo stato di coma. È la vostra migliore opportunità... parlatene con la principessa. Potrebbe...
-Parlarmi di cosa?
Concentrato com'ero nelle parole del dottore, non mi ero accorto fosse rientrata. Doveva aver trovato Star e Captain abbastanza tranquilli, se aveva già finito.
-Di portare il vostro “amico” in Sud Africa.
-Cosa?
-A quanto pare lì cresce un'erba che potrebbe aiutarmi con la situazione di Alice... però...
-Ok. Ok. Poi mi spieghi tutto. Ma se dobbiamo andare in Africa... così sia!
-Dobbiamo? Al plurale?
-Pensi sia così fuori di testa da lasciarti andare da solo in un t... in una terra che non conosci?! Per carità, chissà che fine faresti.
-Grazie per la fiducia, eh!
-Sono solo realista. Grazie Dottore!- esclamò poi, rivolta a Stein -Sapevo che avreste avuto una soluzione... siete sempre il migliore!
-Siete sempre troppo gentile, Emma. Mi piacerebbe poter fare di più! Ho provato a provare a procurarmi quell'erba prima del nostro incontro ma pare sia davvero introvabile qui. Jones vi spiegherà tutto...
-Non vi preoccupate. Se bisogna andare in Africa... beh, sapete che se mi metto in testa qualcosa, la porto sempre a termine.
-Lo so bene, cara! Ora scusatemi, ma devo proprio andare...
-Lasciate che vi offra qualcosa, prima!
-Vi ringrazio, ma sarà per la prossima volta. C'è un'epidemia di influenza tra i bambini a Rosscarbery, il lavoro chiama.
-Oh... è grave?
-No, per fortuna... i piccoletti hanno le migliori difese immunitarie! Ma i sintomi non sono piacevoli, quindi spero di riuscire ad alleviarne il più possibile.
-Certo, capisco. In questo caso, arrivederci... e spero a presto!
-Arrivederci! Mi spiace non fermarmi di più... ah, per la caviglia fate un paio di impacchi con aceto bianco e tenetela alzata mentre dormite. Tempo un paio di giorni e sarà come nuova!
-Grazie, lo farò!
Detto questo lo salutò con un altro abbraccio ed io con una stretta di mano: non poteva davvero immaginare quanto gli fossi grato. Se poi avesse funzionato... gli sarei stato debitore a vita! Certo, sarebbe stata una vera e propria impresa... ma non mi sarei tirato indietro. Avrei letteralmente percorso l'oceano a nuoto, se avessi dovuto, ma avrei portato ad Alice quella medicina contenente il Rubus Noctis. A qualsiasi costo.
Il fatto stesso di avere finalmente una reale opzione mi aveva ricaricato di energie... e l'ottimismo era tornato. “Vedrai, piccola mia. Farò in modo di darti la vita che meriti, costi quel che costi.”
Un piccolo crampo allo stomaco mi ricordò che lasciare quest'epoca non sarebbe stato emotivamente facile... ma lo repressi. Non potevo permettermi di fare pensieri del genere, era la vita di mia figlia che c'era in ballo. Doveva essere la mia priorità.
-Killian...
Mi prese alla sprovvista abbracciandomi da dietro, o forse fui colto di sorpresa a causa dei miei pensieri che mi avevano isolato dal resto del mondo. Ma l'effetto fu immediato e mi rilassai... ancora non avevo realizzato quanto effettivamente si fosse sciolta nei miei confronti.
-Sì?
-Non stavo scherzando, prima. Farò in modo che si organizzi una delle nostre navi e andremo in Sud Africa...
-Swan, so cos'hai detto ma non posso chiederti di venire con me...
-Io voglio venire. Lo ammetto, è un po' perché si tratta comunque di un'avventura... ma è soprattutto perché... perché dopo te ne andrai. Giustamente. Ma così avremo modo di passare del tempo insieme. Per raggiungere quelle zone ci vuole circa un mese e mezzo, quindi 3 mesi tra andata e ritorno. E penso valga la pena non sprecarli.
Mi sciolsi dalla sua stretta, per potermi voltare a guardarla negli occhi. Nonostante tutto, non c'era segno di tristezza: solo risolutezza. Anche questo mi faceva impazzire di lei, non si tirava mai giù. In questo, era decisamente molto più forte di me.
-Allora, Emma, volentieri. Sarò più che felice di averti accanto.
-Lo so!- esclamò, ed il suo chiaro intento di farci sciogliere in risata funzionò alla grande. Poi la catturai tra le braccia e la baciai con trasporto, atto che non tardò a ricambiare. Aveva ragione, valeva davvero la pena godersi quelli che probabilmente sarebbero stati gli ultimi mesi insieme. In più avrei soddisfatto uno dei suoi sogni, quello di viaggiare, vedere una terra diversa... anche se per poco, anche se in circostanze particolari. Il suo entusiasmo era evidente, ma il mio non era da meno. Ed ero stufo anche dei miei sensi di colpa, perché nonostante tutto era giusto che continuassi a vivere la mia vita. Alice stessa lo avrebbe voluto. Perché era giusto così, perché vivere nella depressione non avrebbe portato a nulla, se non ad autodistruzione. E come avrei fatto a lottare per mia figlia ed occuparmi di lei, se io stesso ero a pezzi?
Viaggiare nel tempo, aveva innegabilmente avuto degli enormi benefici anche su di me. Mi aveva ricordato chi fossi, mi aveva ricordato cosa volesse dire vivere... amare...
Iniziavo a pensare che quel miracolo avesse più di un solo scopo.
-Domani sarà il caso di tornare- disse Emma -Comunicherò i fatti ai miei genitori, così potremo iniziare a preparare la partenza...
-A proposito... ce l'hai ancora con loro?
-No...- sospirò, sciogliendo la stretta ma lasciando che le sue mani scivolassero nelle mie; -Col senno di poi, no. Lo so che per loro non è stato semplice, e so che in fondo le loro motivazioni sono valide... per quanto mi costi ammetterlo, è vero che ci sono donne che potrebbero approfittarne, se bastasse un'accusa. Così come l'esecuzione pubblica... non amano questo tipo di “spettacoli”, hanno abolito il patibolo non appena sono saliti al trono. Mi rendo conto di essere troppo coinvolta nella questione per vederci lucidamente. È solo che... chiunque, al mio posto, vorrebbe vederli soffrire per ciò che hanno fatto. Ho avuto gli incubi...
-Io... io non lo sapevo.
-Lo so. Non ne ho mai voluto parlare, perché poi ti saresti preoccupato e non c'era bisogno. È normale fare brutti sogni dopo eventi traumatici, immagino tu lo sappia più di tutti.
-Sì, è così. Però, devo proprio chiedertelo. La notte in cui siamo arrivati... tu... me lo avresti detto se avessi fatto qualcosa che non volevi, non è vero?
Non ne avevamo più parlato, e nonostante fossero passati due giorni, sembrava molto di più. Forse perché era stata una situazione quasi inverosimile, un “segreto della notte”... non sapevo nemmeno io come definirlo. Perché, dopo, non ci eravamo più avvicinati a quel tipo di intimità. Nonostante i baci, nonostante le carezze... non ci eravamo più avvicinati a superare quella barriera.
-Sì.- annuì, ma senza riuscire a celare un lieve rossore nelle guance; -E' vero che è stato tutto... improvviso. Ma non hai fatto nulla che io non volessi... e come ti ho detto, ero pronta anche a molto di più. Non me ne sarei mai pentita, non con te. Spero di averti tolto ogni dubbio.
-Lo hai fatto.- annuii, a cuore più leggero.
Non sapevo se avremmo mai ripetuto l'esperienza, se davvero ci saremmo spinti oltre, o se sarebbe rimasto il nostro piccolo segreto... mi sarebbe andato bene in qualsiasi caso. Non che non la desiderassi, non che non volessi goderne ancora, e di più... anzi. Ma ero convinto, che i momenti non andassero sempre creati... semplicemente, arrivavano nel momento giusto.
-Ad ogni modo, sono pronta ad affrontarli a cuore più leggero ora. Solo una cosa “piccola” non sono sicura di riuscire a perdonare mio padre... il fatto che non abbia lasciato che fossi io a far giustizia!
-Emma, nemmeno io sarei felice di vedere mia figlia tagliare genitali! Sarebbe uno spettacolo raccapricciante per chiunque, uomini e donne. E poi vorrei essere io a punire chi le ha fatto del male... mettendomi nei suoi panni, lo capisco.
-Ti odio quando hai ragione!
-Lo so, dolcezza.
La giovane, dopo essersi guardata intorno, afferrò uno dei cuscini della poltrona e me lo tirò addosso. Preso alla sprovvista non riuscii a scansarmi e mi beccò in piena faccia!
-Ah vuoi la guerra Swan?!
-Ho più esperienza di te, non hai speranze!
-Questo lo vedremo!
Si mise a correre ridendo quando mi vide recuperare da terra il cuscino, ma non riuscii a fare due passi prima che cadesse a terra con un lamento. Maledizione!
Mi precipitai subito a soccorrerla, sperando che quel gioco da bambini ritardati non avesse peggiorato lo stato della sua caviglia... ma feci appena in tempo ad avvicinarmi che mi tirò per un braccio ridendo. Non perse nemmeno un secondo che mi fu addosso, a cavalcioni.
-Stai... bene?
-Non è niente! Piuttosto tu, non so se starai tanto bene tra un attimo... soffri il solletico?
-Co...? Emma. Non ci provare!
Ma ovviamente fu proprio ciò che sperava di sentire, e non perse tempo prima di iniziare a solleticarmi i fianchi, stringendoli tra le gambe per non farmi sfuggire alla presa.
E ridemmo, ridemmo entrambi come bambini. Mi dimenavo e ridevo, pianificando già la mia vendetta quando fossi riuscito a ribaltare le posizioni.
Emma Swan mi faceva bene, e qualunque cosa fosse successa, avrebbe sempre fatto parte di me. Non avrei mai potuto amare un'altra donna come amavo lei.

 

***


-Verrei nel tuo secolo solo per indossare i pantaloni!- si lamentò Emma, dopo la seconda ora e mezza di cavalcata. Avevamo attraversato dei prati con erba alta per accorciare la strada, ma come risultato l'orlo del suo vestito era logoro – e più di una volta si era impigliato. Proprio non potevo darle torto!
-Fattene cucire su misura. Magari sarai tu a portare la moda a Cork!
-Come no! Le ragazze di qui muoiono dalla voglia di essere “mascoline”!
-Mmh, un pantalone giusto mette in risalto le forme femminili meglio di qualsiasi vestito, credimi! Tu staresti benissimo in jeans...
-Cosa?
-E'... un pantalone in una stoffa particolare. Blu di solito, abbastanza elastico... una volta si portava anche largo, ora perlopiù le ragazze lo portano attillato. E siccome ho avuto modo di notare che tu hai tutto al posto giusto, Swan...
-Ti rendi conto di essere un maniaco, vero?
-Ti rendi conto di esserti volontariamente concessa a me, vero? Direi che siamo pari.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, accelerando il passo per superarmi. Mi concessi di ridere un po' sotto i baffi prima di raggiungerla: provocarla continuava ad essere divertente e efficace.
Certo che col senno di poi, pensai che a chiunque si sarebbero rizzati i capelli nello scoprire che la principesse – immaritata – avesse condiviso il letto con un uomo, anche solo per dormire. Figuriamoci il resto! I suoi genitori, poi... speravo non lo scoprissero mai, perché non ero certo che suo padre mi avrebbe lasciato intatto.
Ma dopo quella prima imprevista notte, ci era venuto naturale condividere la camera. Prima di partire non avevo dato molto peso alla cosa, chissà se lei ci aveva pensato? Chissà se era stata preparata una seconda stanza per me? Non mi ero neanche preso la briga di chiederlo.
-Nella mia epoca, non ci sarebbe nulla di scandaloso sai? È una cosa... normalissima. A dire il vero, sono rari i casi in cui gli sposi arrivano illibati al matrimonio... poi tanti scelgono di convivere e non sposarsi. O prima di trovare un partner a vita, c'è chi ne cambia... parecchi.
-E... e fa tutto... con tutti?!
-Beh, insomma, non sempre. Ma spesso sì.
-Ma è... disgustoso! Voglio dire, concedersi con tanta facilità a... chiunque!
-Magari in quel momento pensi sia la persona giusta.
-Hai pensato che quella sgualdrina alla locanda fosse la persona giusta?- finalmente si voltò, ma solo per fulminarmi con lo sguardo.
Colpa mia. Me lo meritavo, me l'ero cercata!
-No... è... che...
-Tranquillo. Qui solo le donne per mantenere alta la reputazione devono rimanere pure! Gli uomini non sanno tenerlo nei pantaloni e non sono mai stati in grado di farlo, suppongo.
Mi punse sul vivo, e non seppi come rispondere. In fondo... aveva ragione. Forse qualcosa di buono c'era, nelle usanze di un tempo. L'idea di conservarsi per la persona amata, la persona con la quale si intendeva trascorrere il resto della propria vita...
In fondo, quando il sentimento era forte e reale, non c'era ragione per cui dovesse mancare l'intesa sessuale.
Ed io stesso ero colpevole di ciò che aveva detto. Non soltanto con Eloise... parecchie donne erano state nel mio letto o io nel loro: col senno di poi, davvero non ne andavo fiero.
-Hai ragione.
-Lo so. E con me non hai voluto fare nulla.
Lo disse con una certa nonchalance, ma non mi guardava più. Aveva di nuovo lo sguardo fisso sulla strada, e qualcosa mi fece pensare che fosse quasi... offesa? Gelosa?
Che situazione. Perché diavolo ero stato così stupido da aprire quell'argomento?! Ovviamente non avevo immaginato che avrebbe potuto prendere una piega simile, però ero stato stupido.
-E' diverso, Swan.
-E come?
-Beh, per prima cosa... so che per te ha un certo peso, e non... io lo so che hai detto che non te ne saresti pentita, e ti credo. Però...
-Però cosa, Killian?
Al che accelerai il passo per superarla e con Captain mi parai davanti a lei, costringendola a fermarsi. Questa questione dovevo metterla in chiaro, perché non volevo che dubitasse dei miei sentimenti. Avevamo fatto tanti passi avanti, mi sarei odiato se per quello stupido discorso avessi riportato le cose indietro.
-Seconda cosa, e si ricollega alla prima...- iniziai, fissando lo sguardo dritto nel suo; -Tengo troppo a te. Sembra strano, ma è più facile con qualcuno a cui non sei legato emotivamente, perché... sì, può sembrare brutto, ma non ti importa del le conseguenze. Ma quando una persona è davvero importante per te, allora vuoi che sia tutto perfetto... per lei. Che sia un bel momento, un bel ricordo. Se non andasse come pensavi e speravi e quindi te ne pentissi, nonostante ciò che hai detto? Sicuramente hai delle aspettative, è normale...
Per alcuni attimi rimase ferma a guardarmi, le labbra strette, senza dire una parola. Speravo di essere stato abbastanza chiaro, anche se mi sembrava assurdo aver dovuto fare un discorso simile. Stentavo quasi a riconoscermi! Ed avevo appena rivelato anche a me stesso, di avere anch'io delle incertezze. L'incertezza di non essere abbastanza per lei.
-Killian, è... Io... mi dispiace. Per averti giudicato. Non è giusto...
-No invece, involontariamente mi hai fatto notare una cosa... giusta. È vero, è una tradizione esagerata, un po' troppo rigida e crudele con chi non la rispetta. Ma l'idea in sé non è sbagliata!
-Se non mi fosse complicato al momento, ti bacerei. Conservo per dopo.
-Volentieri- sorrisi -E giusto per chiarire, sei l'unica donna con cui vorrei fare l'amore!
-Ok, ok, non serviva chiarire!- farfugliò, praticamente scarlatta in viso. Ovviamente il mio intento era stato quello, perché in qualche modo avevo alleggerito la tensione.
Mi sarebbe stato da lezione, così avrei iniziato a pensare un po' di più prima di parlare!
Ora che la faccenda era risolta, tornammo sulla nostra strada concedendoci un po' di galoppo più veloce per affrettarci a tornare. Visto il cielo non era da escludere che il maltempo potesse tornare, quindi sarebbe stato meglio essere a Blarney, o almeno nelle vicinanze di Cork per poter cercare riparo. Sarebbe stato un vero peccato concludere quella piccola “vacanza” con un malanno!


-Vostra Altezza! Sir Jones. Non è possibile entrare in città, temo.
-Henry... cosa dici?
-Dopo i disordini di ieri non è sicuro per voi.
-Disordini? Quali disordini?
-Io... non credo di essere la persona più giusta per parlarvene.
-Ma...
-Io e Sir Branson vi scorteremo fino a palazzo, per sicurezza.
Mi guardai intorno, ed effettivamente oltre alle due giovani guardie, ce ne erano altre due all'ingresso di Cork. Cosa diavolo stava succedendo? Anche Emma sembrava confusa quanto me, vista la sua espressione. Disordini... una rivolta, forse? Per cosa? E perché non avevamo sentito nulla?
Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare di grosse rivolte a Munster durante quell'anno...
-Ma non è necessario, siamo armati.
-Mi spiace principessa, temo rimanga un rischio per la Vostra sicurezza.
-Beh, d'accordo... se proprio insistete ma...
-Non dovreste dire alla principessa perché?
-Sono certo che il re e la regina sapranno darle risposte più esaustive, Sir Jones. Dal punto di vista più... adatto.
-Henry, avanti. Si tratta di me, perché tanta formalità?
-Perché... ah, d'accordo. Beh... il nord sta diventando una minaccia potente, sembra abbia accolto delle grandi flotte di inglesi ad Ulster. Se decidessero di attaccare... insomma, il popolo vuole un'alleanza solida. Munster e Leinster hanno bisogno di Connaught. Prima che sia troppo tardi. E gira voce che abbiate rifiutato la proposta di matrimonio... ma non sono affari miei. Come dicevo, dovete parlarne coi vostri genitori e sapranno sicuramente spiegarvi meglio.



 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Scusate il ritardo, ma questa settimana non ho avuto giorno off da lavoro ^^" per fortuna questo capitolo era mezzo pronto... domani e lunedì che sono libera, continuerò a scrivere anche l'altra!
Ma venendo a noi: Killian ha finalmente ottenuto risposte concrete, una soluzione reale che potrebbe davvero salvare la vita di Alice. Non sarà un'impresa facile, viste le "tecnologie" di un tempo... ma è disposto a tutto, così come Emma non solo lo aiuterà, ma andrà con lui. Come dice lei, potrebbe essere l'unica occasione per passare del tempo insieme... perché al ritorno, lui potrebbe dover partire subito. Chissà. Comunque, se riusciranno ad organizzare l'impresa, avranno diversi mesi di viaggio insieme e questa prospettiva non dispiace a nessuno dei due.
Ma forse non sarà così semplice, visti i disordini tra i cittadini, di cui erano completamente all'oscuro... Emma sperava di tornare con meno problemi, e invece...
Vedremo cosa succederà ora. Questo capitolo dovrei postarlo il prossimo weekend, perché è (l'ultimo) quasi pronto che ho ^^"
Vabbé, la smetto di blaterare. A presto, un abbraccio! :*

P.S.
Siccome sono malata ho avuto un'idea che mi piace anche per un'altra ff... (colpa dei 1000 film e serie che vedo)... ma non posso postarne 3 in contemporanea ahahha ç_ç

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Capitolo 25
*** The way out ***


The way out



EMMA POV

Avrei dovuto aspettarmelo. Era ovvio che una volta tornata, non sarebbe stato tutto rose e fiori... ero stata sciocca a non prepararmi mentalmente!
Avevamo percorso il tragitto silenziosamente, non avevo neanche trovato una risposta da dare a Henry. Perché sì, era vero. Avevo rifiutato la proposta, anche se non ancora ufficialmente... e ciò era visto come egoismo da parte mia. Ero la principessa, futura regina, e avrei dovuto sapere che un matrimonio in fondo non era altro che un contratto.
Ma nonostante ciò, stavo cercando di non perdermi d'animo. Avrei cercato di comportarmi da persona matura e discutere degli eventi coi miei genitori e, eventualmente, con Re Rump e suo figlio.
Del giovane, in realtà, non ero molto preoccupata. A meno che il padre non gli avesse fatto il lavaggio del cervello, sarebbe stato facile ragionarci. Ma era proprio il re il problema, era lui quello che avremmo dovuto convincere. Doveva pur esserci qualcosa che avrebbe considerato di pari valore al matrimonio, per stringere quell'alleanza. Forse... un contratto. Un contratto che avrebbe decretato che con la successione, il regno sarebbe stato unificato ed io e Neal avremmo governato insieme... con le nostre famiglie, se ne avremmo avute. Insieme, pur senza essere sposati.
Era una buona idea, ed in fondo avrebbe portato gli stessi risultati del matrimonio.
Per questa ragione, avevo chiesto alle due guardie di non annunciare il nostro ritorno e tornare indietro una volta superato il bosco. Fortuna aveva voluto che a capo delle guardie alle porte del palazzo ci fosse Graham, il quale dopo avermi salutata calorosamente, non aveva esitato a lasciarci passare in silenzio.
Infine, l'ultimo che avevo salutato era stato Killian: era qualcosa che dovevo chiarire io coi miei genitori. Come sempre era stato comprensivo e mi aveva semplicemente augurato buona fortuna, infondendomi un po' di forza con un bacio intenso. Sarebbe stato tutto così facile se fosse stato lui il principe da sposare per salvare il regno!
Non ero pronta al matrimonio, ma con lui non sarebbe stata una tragedia, di questo ero certa.
Ovviamente le cose non stavano così, quindi l'unica cosa da fare era parlare coi miei genitori. Avevo silenziosamente raggiunto la loro stanza, ma l'udire le loro voci mi aveva per qualche ragione bloccata allo stipite della porta.
Non era bene origliare, soprattutto per una principessa... solo che non me ne importava nulla.
“James... non puoi dire sul serio.”
“Non lo so, Snow! Ma hai letto le parole di Rump... stanno tornando. Ed entro 72 ore si aspetta un 'sì', altrimenti 'teme che dovrà valutare le altre proposte'. E sappiamo bene che le altre proposte sono ben più allettanti delle nostre! Il nord ha molto di più da offrirgli, soprattutto se davvero si sta alleando con gli inglesi!”
“Pensaci, James! Rump è sempre stato assetato di potere... diventerebbe solo una piccola pedina, assieme a loro. Io credo voglia spaventarci per spingerci ad accettare.”
“Non essere sciocca! Lo sai che non hanno eredi, i regnanti di Ulster. Forse al momento non stanno offrendo il regno a suo figlio, ma se l'alleanza dovesse andare in porto, un modo lo troverà!”.
Seguì qualche attimo di silenzio, durante il quale trattenni il fiato. Avrei voluto entrare, cercare di prender parte al discorso... ma non ci riuscivo. Qualcosa continuava a bloccarmi.
“In fondo, se Emma sposasse Neal...”
“Non puoi farle questo!”
“Dannazione, Snow! C'è stata una rivolta, ieri. Nostra figlia esce di casa senza scorte, senza dire niente... pensa se si fosse trovata lì in mezzo! Non oso neanche immaginare come ne sarebbe uscita...”
“Il popolo ama la nostra Emma. Non le farebbero del male!”
“Sì, ma ama anche la propria libertà. Che adesso è seriamente minacciata. Il popolo non vuole una guerra che non possiamo vincere. E non vuole la povertà. Sì, ora si sente appena, abbiamo tutto... ma i prodotti iniziano lentamente a scarseggiare uno dopo l'altro. Il momento in cui inizierà ad essere un problema non è lontano... e non possiamo non guardare al futuro. Sii ragionevole.”
“Io?! È di nostra figlia che stiamo parlando, James! Di nostra figlia, che vuoi usare come merce di scambio! Non riesco a credere che tu possa anche solo pensarlo! Vuoi venderla per assicurarti un'alleanza...”
“Non voglio venderla. Non urlare e ascoltami, ti prego. Emma è una ragazza sveglia, intelligente. Sa che in alcune occasioni, il matrimonio non è che un contratto... se si fosse trattato di un altro, non lo avrei neanche valutato ma... hai visto anche tu, Neal è un bravo ragazzo.”
“Svegliati! È innamorata di Killian!”
“Innamorata... non esagerare. Ne è attratta, affascinata... per i suoi modi, il suo aspetto... la combinazione di tutto. E la capisco! Piace anche a me Jones, ed in altre circostanze sarei ben lieto di accoglierlo in famiglia... Ma guarda in faccia la realtà. Emma è l'erede al trono, non abbiamo altri figli e a questo punto dubito ne avremo. È il suo dovere. Senti, se sposasse Neal ed avessero un figlio... forse dopo si potrebbe fare qualcosa. Potrebbe essere liberata dal legame e... Killian capirebbe, credo l'aspetterebbe se tra loro c'è davvero qualcosa di serio.”
Speravo che l'espressione di mia madre fosse l'orrore dipinto in faccia, come fu per me. Non riuscivo a credere che mio padre stesse pronunciando quelle parole. Non riuscivo a credere che avrebbe potuto “cedermi” ad un uomo per fare un figlio, come se nulla fosse, e poi sperare di trovare una soluzione per “riprendermi”. Perché era proprio così che suonava.
Ed era orribile. Orribile che potesse anche solo fare pensieri simili... e stava diventando sempre più difficile trattenere le lacrime.
“Non guardarmi così, Snow... anche se non sembra, è al suo bene che sto pensando. So che non è la soluzione ideale, ma...”
La risposta di mia madre fu breve, un sussurro, nemmeno riuscii a sentirla.
“Dovrebbero essere di ritorno a breve, ma le parlerò domani... non dirle niente, e...”
Non riuscii a sentire oltre, e silenziosamente mi allontanai, con le lacrime che mi rigavano il viso. Quindi mio padre, senza neanche chiedermi cosa ne pensassi, aveva già deciso per me?! Proprio non riusciva ad imparare dai suoi errori? Mi ero allontanata da casa nella speranza che un po' di spazio potesse far bene a tutti, ma a quanto pare non era stato così. In una settimana era riuscito a deludermi più di quanto avesse fatto in tutta la mia vita.
Ma dovevo ricompormi.
Lui avrebbe fatto finta di nulla, quella sera? Bene. Lo stesso avrei fatto io... ma l'indomani, non mi sarei fatta cogliere impreparata. Un'idea, folle quanto brillante, iniziò ad illuminare i miei pensieri.

 

***


KILLIAN POV

-Tesoro! Bentornata a casa!
Emma si lasciò abbracciare dai genitori con un gran sorriso, così grande da essere chiaramente finto... almeno un po'. Quando l'avevo lasciata sola, non mi sarei aspettato che mi avrebbe raggiunto dopo neanche un quarto d'ora. Tesa e frustrata, ma non aveva voluto dirmi nulla, promettendo di farlo “al momento giusto”. Intanto mi aveva solo chiesto di far finta di niente, abbracciarla e baciarla... e così avevo fatto, fino a che non aveva deciso che fosse il momento di raggiungere i genitori.
-Eravamo in pena, Emma! Con quel che è successo...
-Lo so, me lo ha detto Henry. Non ti preoccupare madre, ci hanno scortati quasi fino a palazzo. È stata così grave la situazione?
-Poteva andare peggio, non ci sono feriti... è stata una protesta abbastanza pacifica ma... parliamo domani di certe questioni, va bene? Adesso ceniamo in pace, siamo solo contenti che tu sia qui.
-Va bene padre, è meglio.
Continuava a sorridere, ma ero convinto che ci fosse qualcosa di abbastanza serio sotto. Non era da lei accettare così facilmente di rimandare le questioni importanti. Probabilmente anche i due regnanti se ne sarebbero accorti, se non fossero stati così felici di vedere loro figlia.
-E Jones, ti ringrazio per esserti preso cura di lei durante questi giorni.
-Non c'è bisogno di ringraziarmi, sire, è stato un piacere. Più che prendermene cura le ho fatto compagnia...
-Sempre galante! Spero lo sia stato anche mentre eravate soli...
-Padre!
-James!
La prima imbarazzata, la seconda scandalizzata, mentre io ero probabilmente sbiancato. Se solo avesse saputo tutto, mi avrebbe chiuso nelle segrete e gettato via la chiave!
-Scusate! Non mi è più permesso preoccuparmi per mia figlia?- il re alzò le mani, divertito ma anche un po' spaventato dalle grida improvvise delle due donne.
-Non hai ragione di esserlo. E comunque certe cose sono affar mio!
-Avrei da obiettare ma non lo farò. Venite a tavola ragazzi... e scusami, Jones! Spero non ti sia offeso, non era mio intento.
-No, no, va tutto bene. Capisco.
E anche se mi fossi offeso, non avrei detto nulla perché non ne avevo diritto. Mi sentivo addirittura un po' in colpa, anche se non ne avevo ragione. Emma aveva detto bene, era affar suo... ma ovviamente avevo rispetto per il padre della donna che amavo. E poi ovviamente c'era il fatto che fosse re.
Mangiammo quindi in tranquillità, parlando del più e del meno. Quella sera le questioni serie ed importanti avevamo deciso di tenerle fuori dai discorsi. Emma invece raccontò di quanto fosse stato bello il nostro viaggio notturno a cavallo verso Rosscarbery, sorvolando ovviamente sul suo piccolo incidente. Vantò le mie doti culinarie ed io la sua deliziosa torta di mele e quella che aveva preparato per festeggiare Alice. Di quelle strane giornate fredde ma soleggiate, interrotte solo una volta dalla tempesta. Dissi anche che effettivamente il loro medico di fiducia mi era stato molto utile perché mi aveva fornito una via concreta per salvare mia figlia... ma non andai nei dettagli, altrimenti avremmo dovuto raccontare subito del viaggio in Africa .
Leggevo chiaramente negli occhi dei due regnanti la gioia di vedere loro figlia sorridente, rilassata. Forse anche lei per il momento aveva dimenticato ciò che era successo e che io ancora non sapevo, e andava bene così. Come loro amavo vederla allegra, e speravo durasse il più a lungo possibile... se lo era meritato, guadagnato.
-Emma, Ruby è stata molto brava con le bambine l'altro giorno. Hai fatto bene a chiedere a lei di sostituirti a lezione.
-Davvero? Mi fa piacere! Spero stia meglio... poi andrò a trovarla. È qui o a casa di Graham?
-Oggi qui, ma ieri ha passato molto tempo da Graham. Le sta insegnando ad usare la spada... è una ragazza davvero forte.
-Come te, d'altronde.- aggiunse il re, al che lei sorrise.
Ero contento anch'io di sentire che la povera Ruby stesse migliorando e fui quasi sul punto di domandare cosa fosse accaduto a quei farabutti... ma mi fermai in tempo. Non quella sera. L'importante era che si stesse riprendendo, nonostante tutto. Anche se l'avevo incontrata per molto poco, mi aveva subito ricordato Emma... per il suo modo di parlare senza peli sulla lingua, il suo coraggio. Coraggio che aveva avuto prima di Emma stessa... era stata lei a spingerla a dire tutto.
-E a proposito, domani io e Killian forse andremo ad allenarci con loro. Anche lui deve far pratica! Non lo lascerò in pace fino a che non riuscirà a battermi almeno una volta.
-Sì, Swan, allora non rientreremo neanche tra un mese!- risi, ben sapendo che anche solo disarmarla era possibile unicamente quando era distratta.
-Va bene, però tornate prima di cena. Credo che domani sia il caso di iniziare ad affrontare le questioni meno piacevoli...
-Va bene padre, ci proveremo.


EMMA POV

Avendo finito di cenare presto, avevo deciso di andare a trovare Ruby. Sapevo che Killian era impaziente di sapere ciò che avevo da dirgli, ma non aveva insistito. In fondo avevo rimandato anche perché un po' avevo paura, avevo bisogno di prendere coraggio... e forse la ragazza sarebbe riuscita a darmi man forte.
Non appena bussai e mi annunciai aprì immediatamente la porta, accogliendomi con un abbraccio che ricambiai. Era strano: non ci eravamo viste per anni, eppure mi sentivo totalmente a mio agio con lei! Ma in fondo, c'era poco da stupirsi visto che era l'unica amica femmina con cui non avevo mai dovuto trattenere la mia natura per non risultare “strana”. E almeno una cosa giusta mio padre l'aveva detta: eravamo simili.
-Come stai, Ruby?
-Tutto sommato, molto meglio. Grazie. Tu? Graham mi ha raccontato un po'...
-Anch'io sto meglio. Mi ha fatto bene questa pausa...
Sorrise, poi ci accomodammo sul morbido divano davanti al caminetto della sua stanza.
-Tua nonna?
-Lei è andata a stare da August e Marco, per adesso. Non voleva lasciarmi sola, ma l'ho convinta... sto bene qui, non mi fanno mancare nulla. Non so davvero come ringraziarvi tutti per l'ospitalità, per l'aiuto... soprattutto te, Emma.
-Non mi devi ringraziare, Ruby. Il contrario piuttosto! Il tuo coraggio mi ha convinta a fare la scelta più difficile ma più giusta... mi hai ricordato che è importante farlo, qualunque siano le circostanze.
Non aveva davvero idea di quanto le fossi grata! Il tacere era stato probabilmente il primo atto di vera debolezza della mia vita, ma grazie a lei avevo rimediato all'errore e nonostante la litigata coi miei, nonostante le cose non fossero andate esattamente come speravo, non ero pentita.
-Sono contenta di essere stata d'aiuto.
-Avrei voluto ringraziarti prima sai, darti io la notizia che quegli schifosi sarebbero stati puniti, però...
-Tranquilla!- mi interruppe subito, con un largo sorriso -Ti capisco. Hai avuto bisogno di aria e... non posso biasimarti, Emma! Anch'io mi sono sfogata a modo mio... ho chiesto a Graham di insegnarmi a usare la spada, ha detto che ho talento. Ieri ci siamo allenati tantissimo, e alla fine gli ho tenuto testa a lungo, anche se non ci è andato piano!
Stavolta fu il mio turno di sorridere: sapevo bene cosa volesse dire. Graham non ci andava mai piano: per rispetto verso qualsiasi allievo, prendeva il suo compito molto sul serio. Il mio addestramento non era stato uno spasso, ma alla fine aveva dato i suoi frutti.
Tuttavia, i suoi occhi che brillavano, mi fecero venire il sospetto che non ammirasse Graham solo come insegnante e spadaccino.
-Posso chiederti se, per caso, Graham ha... qualcuno? Una fidanzata, una promessa...
Bingo! Mentre lei arrossiva come un pomodoro, io mi aprivo in un sorriso sempre più grande! Non mi stupivo che avesse fatto colpo, era un bell'uomo, affascinante ed anche un buon partito! Molte avevano perso la testa per lui, ma a lui non era mai successo... per quanto ne sapevo, aveva avuto solo una breve relazione qualche anno fa con una ragazza che si era dimostrata frivola, alla fine.
-No, è liberissimo. Ti piace?
-Io... beh, sai, è che è così gentile con me e... ma non mi compatisce, mi tratta normalmente ma con dolcezza... forse è per questo...- era sempre più rossa! Io invece sempre più convinta che avrei indagato anche dalla parte opposta!
-Guarda che non c'è niente di male.
-Non lo so. Dopo quel che è successo mi sento in colpa a... ad essere... attratta... insomma... però...
-Graham è un uomo onorevole, premuroso... è come un fratello e gli voglio un gran bene. Ha un cuore puro. Quindi non c'è davvero nulla di male ad essere attratta da una persona così. Aggiungici il fatto che sia piuttosto bello...
La giovane aveva le labbra strette, e un po' mi fece tenerezza. Un po' riuscivo a capire il suo stato d'animo: si sentiva “sporca” a pensare ad un uomo in quel modo, a così breve distanza da uno stupro. Ma allo stesso tempo, l'uomo in questione la faceva sentir bene... ma sicuramente si domandava anche se fosse davvero pronta ad un'eventuale relazione. Era una situazione difficile e delicata...
-Però non credo che lui sia interessato. Mi sta aiutando perché come dici è generoso, è un brav'uomo...
-Se vuoi posso parlare io con lui. Senza ovviamente dire nulla di questa conversazione... sai, per capire cosa pensa di te.
-Davvero lo faresti?
-Se è ciò che vuoi, certo.
-Ho qualcosa che non va, secondo te? Sono una... una...
Scossi la testa, ben sapendo com'era pronta a definirsi. “Puttana”, o comunque un sinonimo. E non doveva nemmeno pensarlo.
-Non hai nulla che non vada. So che non è lo stesso, ma quando è successo a me... mi sono avvicinata di più a Killian. E ora, dopo averli affrontati, dopo averlo rivissuto... avrei dovuto provare un certo pudore, immagino. Invece appena arrivati a Rosscarbery mi sono concessa a lui. Non... non del tutto, però abbiamo fatto alcune cose... cioé, lui a me principalmente. E non me ne sono vergognata affatto, è stato bello... penso ci si senta così, con l'uomo giusto.
Forse adesso ero arrossita anch'io, ma in fondo... in fondo eravamo tra donne. Con chi altrimenti avrei potuto fare questo genere di confidenze? Non di certo con Graham o August!
-Oh... ma non è... proibito? Prima del matrimonio. Cioé...
-Beh... teoricamente è peccato, suppongo. Ma è il mio corpo, scelgo io cosa è giusto. E lo stesso vale per te, Ruby. Non devi sentirti in un certo modo solo perché è appropriato.
-Hai ragione. Grazie, Emma. Ci penserò su ma... intanto sì, mi piacerebbe sapere cosa pensa Graham di me.- sorrise infine, più rilassata. E mi sentii così anch'io mentre ricambiavo. Più tranquilla, più leggera. Dirlo ad alta voce, mi aveva ulteriormente convinto che non ci fosse nulla di sbagliato nel fare le proprie scelte, nonostante alcune “regole”, scritte o non scritte. Ero una donna libera, e finché la mia libertà non nuoceva a quella di un altro, non aveva limiti. Al diavolo le regole, le convenienze, tutto quello schifo.
Al diavolo mio padre, che voleva scegliere per me e vendermi ad un principe che non desideravo!
Adesso avevo la certezza che la follia che avevo in mente non fosse poi così “folle”. Se anche lui fosse stato d'accordo... perché no?
Decisi quindi di condividere il mio piano con l'amica ritrovata, anche perché per metterlo in atto, il suo aiuto mi avrebbe fatto molto comodo. Mi fidavo.
-Ruby, devo dirti una cosa... e avrei bisogno del tuo aiuto. Ma non dovrai farne parola con nessuno.

 

***


KILLIAN POV

Emma mi aveva chiesto di aspettare, e così avevo fatto. Tuttavia erano passate tre ore ed io iniziavo ad essere davvero impaziente, oltre che assonnato. Chissà di cosa si trattava: doveva essere importante però. In positivo o negativo? Purtroppo ero più propenso verso la seconda, visto il suo comportamento... ma davvero non avevo la minima idea di cosa aspettarmi.
Non riuscivo neanche a far nulla, tanto ero nervoso. Né leggere, né aggiornare il mio “diario di viaggio”. Ero seduto sul letto come un babbeo, con lo sguardo fisso verso la finestra, in attesa di sentire il cigolio della porta che si apriva dietro di me.
Mi ero messo in guai seri: come avevo potuto permettere a me stesso di innamorarmi dell'unica donna che non avrei mai potuto avere? Ed in così poco tempo! Non sapevo davvero dire a che gioco stesse giocando con me il destino, ma non potevo negare di essere frustrato.
Prima mi toglieva mia figlia, poi mi dava una speranza per riaverla, mi dava l'amore... pur essendo chiaro che me lo avrebbe tolto. Sapevo bene di non essere perfetto, ma d'altra parte non avevo fatto nulla di male per meritare uno “scherzo” simile.
Quei giorni passati con Emma mi avevano dato un piccolo assaggio di come avrebbe potuto essere la mia vita con lei. Pur essendo molto giovane, non era spaventata dal fatto che avessi una figlia adolescente. Aveva addirittura voluto festeggiare insieme a me...
E per un attimo, il tempo di un battito di ciglia, avevo visto noi tre nella mia casa della Cork di 500 anni dopo. Seduti stretti sul divano davanti al fuoco, a ridere... come una famiglia. Ma era una visione che mi faceva troppa paura: mi rendeva felice e mi spezzava il cuore allo stesso tempo.
Quello che potevo fare era vivere il presente nella consapevolezza che il futuro fosse estremamente incerto. Accettarlo fino in fondo e poter così godere appieno di ciò che avevo in questo momento. E viverlo con gioia, senza alcun rimpianto... perché era giusto così. Perché era ciò che volevo insegnare a mia figlia. Di vivere appieno ogni momento, dal più prezioso al più insignificante, senza reprimerlo per paura del futuro.
Pur aspettandola, sussultai quando finalmente entrò nella stanza. Mi voltai, e mi raggiunse accomodandosi accanto a me dopo aver chiuso la porta. Aveva un'espressione seria in viso, e mi prese una mano stringendola, come per farsi forza.
-Oggi quando siamo arrivati e sono andata a salutare i miei... beh, come avrai capito non li ho salutati. Stavo per farlo, ma li ho sentiti discutere e... mi sono fermata davanti alla porta. La situazione è grave, Killian, più di quanto credessi. Temo che mio padre abbia davvero deciso di darmi in sposa a Neal...
-Che... cosa?
Mi arrivò come una secchiata di acqua gelida e sbarrai gli occhi.
-Ha detto che sono l'erede al trono e conosco i miei doversi. Che so che il matrimonio è in molti casi un contratto... un contratto di cui al momento abbiamo bisogno per sopravvivere. Ha detto che magari io e Neal possiamo fare un figlio, e se il mio legame con te è abbastanza forte tu mi aspetterai... e dopo aver fatto un erede, potremmo trovare una soluzione per sciogliere il mio legame con lui.
-Emma, stai... insomma, non può essere. Tuo padre... non potrebbe farti una cosa del genere. Forse ne stavano solo parlando, forse lo ha detto in un momento di...
-Mia madre stava cercando di farlo ragionare, ma lui non ha voluto sentire nulla. Le ha detto che me ne parlerà domani e che dovrò capire e accettarlo.
-Swan...
Non seppi che altro dire. Ero incredulo. Senza parole. Assolutamente impreparato a quella rivelazione; suo padre mi era sembrato un brav'uomo. Nonostante tutto, avevo pensato che amasse troppo sua figlia per costringere a sposare un uomo che non desiderava... soprattutto dopo ciò che le era accaduto!
Mi ero sbagliato di grosso.
-Le rivolte di Munster vere e proprie inizieranno nel 1569, Emma.
Sapevo che parlare del futuro non era una buona idea, sapevo che avrebbe potuto portare guai. Ma non potevo, non potevo assolutamente lasciare che venisse sacrificata.
-Fino ad allora manterrete l'indipendenza, in un modo o nell'altro.
-Cosa stai...
-Che non devi sposare Neal.
-Non voglio sposare Neal. Ma Killian...ok,  io ti credo, ma non importa. I miei non lo farebbero e ti darebbero del pazzo, ed in più... credo che il futuro non sia mai certo anche se... se tu vieni da lì ed è scritto. Sai quanto me che la storia non è sempre precisa, ci sono anni di cui si sa molto poco... a volte, perché non succede nulla. Ma altre, perché i ricordi sono stati per qualche ragione persi. Tu saresti pronto a mettere la mano sul fuoco che se ora non creiamo un'alleanza, non ci rimetteremo?
Abbassai lo sguardo. No, non ero pronto. Perché aveva fin troppa ragione, perché per quanto ne sapevo non c'erano molti documenti sulla storia d'Irlanda di quegli anni... e no, non potevo giurare che il motivo fosse il primo che aveva citato. Ma allora...
-Quindi... tu... accetterai?
-Dovrei. Sono l'erede al trono, anche se non vuoi dirmi nulla di ciò che sai su di me e la mia famiglia. Ma sono l'erede e questo è un dato di fatto. E dovrei pensare al bene del popolo prima che al mio, dovrei fare ciò che è nell'interesse di tutti.
Tranne il tuo! Avrei voluto gridare. Come facevo ad accettare che la donna che amavo sposasse un uomo che non amava, figlio di un re che metteva i brividi solo a guardarlo? Che razza di vita avrebbe potuto avere? Come diavolo avrei fatto a tornare alla mia epoca, sapendo di lasciarla infelice?
-Il fatto, Killian, è che non sono la persona giusta per guidare il regno, perché non sono pronta a sacrificarmi così. Sarà egoistico da parte mia, lo so... ma non voglio. Non posso.
-Quindi... mi stai dicendo che...? Vuoi scappare?
-No. Ho bisogno di un favore enorme. So che è una follia, so che è... assurdo, so che mi darai della pazza. Ma sono pronta a fare qualunque cosa in cambio, dico sul serio. Puoi chiedermi tutto.
-Tesoro- sussurrai, prendendole entrambe le mani -Non hai ancora capito che per te farei di tutto? E non voglio nulla in cambio, non scherzare. Che devo fare?
-Ho... ho bisogno... ho bisogno che tu mi sposi. Domani.



 

Angolo dell'autrice;
Ciaoo! Eccomi anche con questo aggiornamento, approfitto del momento libero che ho visto che fino a mercoledì prossimo sarò impegnata, ho gente a casa.
Emma è rientrata e subito, pur senza saperlo, suo padre l'ha delusa di nuovo con quelle parole. E' rimasta ferita e come darle torto? Non è stato bello ciò che ha sentito... così ha deciso di agire a modo suo, adesso.
Alla cena ha fatto finta di nulla ed i genitori erano così contenti di riaverla a casa che non hanno fatto troppo caso al fatto che si sia arresa tanto facilmente sul rimandare le questioni importanti all'indomani.
Ruby invece sta meglio, e sembra che con Graham... potrebbe nascere qualcosa, chissà. Sta passando molto tempo con lui. Emma la vede molto simile a lei, tanto che è riuscita a farle confidenze abbastanza intime... e si è fidata a svelarle il suo piano, sperando possa aiutarla.
Killian invece ha avuto fin troppa pazienza ahaha ovviamente ha capito subito che qualcosa non andava ma non voleva forzare Emma a parlare prima che fosse pronta. 
Ovviamente non ha voluto crederci, tanto che istintivamente le ha svelato un pezzetto di futuro, pur sapendo che fosse pericoloso. Ma lei ha ragione, i genitori non gli crederebbero così facilmente. Così gli ha fatto probabilmente venire un infarto ora, col suo piano... xD Vedremo come reagirà nel prossimo capitolo.
A presto, un abbraccio! :*

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Capitolo 26
*** Le parole che non ti ho detto ***


Le parole che non ti ho detto



KILLIAN POV

Mi strozzai con la mia stessa saliva e per fortuna ero seduto, altrimenti non ero certo che sarei riuscito a reggermi in piedi.
Cosa?
Avevo sentito bene?
-Swan, cosa...
-Domani stesso, Killian. Penso io a tutto, non ti devi preoccupare, ho solo... solo bisogno che tu ti presenti. Mi rendo conto che non è una proposta molto romantica ma...
-Frena, frena, frena. Sei pazza?
-No! Non capisci? Se sono sposata con te, dovranno farsene tutti una ragione... che gli piaccia o no. Se sono legata a qualcuno ufficialmente, se sono sposata... si arrenderanno una volta per tutte.
Parlava a raffica, ma io non riuscivo a fare a meno di guardarla sconvolto, incredulo. Aveva idea di ciò che mi stava proponendo? Un matrimonio... un matrimonio vero! Un matrimonio per... evitare un altro matrimonio.
C'erano mille ragioni per cui non era una buona idea, primi tra tutti i sentimenti che ci legavano. Se sposandoci avessimo rovinato tutto? O peggio... se ci avesse legati ancora di più? Già adesso non riuscivo ad immaginare come avrei fatto a dirle addio, figurarsi se fossimo diventati marito e moglie...
Poi chiaramente c'era il problema con la storia che non andava toccata.
-Dì qualcosa...
-Io... io non so cosa dire.
I suoi occhi lucidi mi rendevano davvero difficile resistere alla tentazione di dirle di sì e farla finita senza pensarci troppo. Ma non era neanche giusto nei suoi confronti, non doveva essere costretta ad una soluzione così drastica per evitare di sposare Neal! Ci avrei parlato io coi suoi genitori se fosse stato necessario: ero pronto a fare l'impossibile per lei ma... nel modo giusto.
-Lo so che mi credi fuori di testa. Ma ci ho riflettuto fin troppo! Mi rendo conto che è... una follia. Ma in fondo... in fondo ci si sposa tutti i giorni senza sentimenti. Mentre nel nostro caso... non mancano, no? Quindi io... io preferirei sposarti, che dover lottare tutti i giorni contro tutto e tutti.
Non faceva una piega, in effetti...
-E' la proposta di matrimonio meno romantica che tu abbia ricevuto, non è così?- continuò.
-In realtà è la prima proposta di matrimonio che ricevo in assoluto. E per quanto strana... è l'unica a cui risponderei con un sì, Swan.
Ecco.
Ci ero cascato.
Forse ero folle, come lei... ma non avevo un cuore di pietra. Tutt'altro. Ultimamente il mio cuore era di panna quando si trattava di lei, perché ogni giorno diventava sempre più ovvio che ne fossi innamorato.
Sapeva tutto di me ora.
Avevo promesso di non andarmene prima di esser certo che sarebbe stata bene. E se per risolvere una buona parte dei suoi problemi avrei dovuto sposarla... beh. C'erano sacrifici ben peggiori che avere in moglie la propria amata. Anche se per un tempo limitato...
-Quindi... sarebbe... un sì?
-Sì. Va bene, Emma. Dovrai pensare a tutto tu perché io non so come funziona qui... ma delle fedi lascia che mi occupi io. Voglio comprartelo io un anello... dopotutto, sarà un matrimonio più vero di tanti altri... proprio come dici tu.
-Ok. Ti adoro Jones, lo sai?
-Lo so! Mi hai praticamente pregato di sposarti, dolcezza...
A quella risposta Emma mi colpì con una cuscinata alla quale risposi, prima di trasformare il tutto in una battaglia di solletico.
Quando ci fermammo mi ritrovai sotto di lei, seduta sul mio bacino e la testa china su di me, coi lunghi capelli dorati sciolti a solleticarmi il viso. Era bellissima, ed avrei voluto farla mia in quello stesso istante...
-Credo sia meglio che andiamo a dormire, Killian. Sarà una lunga giornata domani...
-Insieme?
-Non oggi. Gli sposi devono dormire separati la notte prima delle nozze, no?- sorrise furba, senza però accennare a spostarsi neanche di un solo centimetro. Una provocatrice lo era sempre stata, ma io avevo completato l'opera. L'allieva aveva ormai più potere del maestro.
-Oh, vogliamo fare le cose per bene. D'accordo, Altezza. Dimmi solo domani dove devo presentarmi e a che ora.
-Casa di Graham. Per le 17. Porta due testimoni, le fedi e soprattutto te stesso. Al resto ci penserò io...
-Va bene. Domattina passerò a Cork allora... devo anche procurarmi un abito da cerimonia.
-Beh sì! Senza offesa ma non ti voglio in abiti da contadino.
-Tanto sarei irresistibile lo stesso. Ma no, non ti farò sfigurare, tranquilla!
Ci scambiammo un ultimo bacio che cercammo di far durare il più possibile, poi le diedi la buonanotte e lasciai la sua stanza.
Era una follia.
Ed ero folle anch'io, visto che nonostante la razionalità che cercavo di non abbandonare, ero... emozionato.
Emozionato di sposare la donna che amavo.
Anche se per finta.
Ma... cosa avrebbe avuto di finto, dopotutto?

 

***


EMMA POV

-Emma, sei bellissima! Mio dio, quest'abito ti sta d'incanto...
-Dici, Ruby?
Quasi tremavo davanti allo specchio.
Lo avremmo fatto per davvero.
Aveva detto di sì. L'indomani, mi sarei svegliata nei panni di Emma Swan-Jones.
Non potevo negare di essere terrorizzata all'idea, perché non avevo la minima idea di cosa questa follia avrebbe comportato. Ne avevo parlato con lui, in linee generali, ma sul lato pratico non c'erano certezze.
Tuttavia, non avrei cambiato idea. Sposare Killian mi avrebbe salvata definitivamente da un matrimonio che non volevo.
Ma non era solo questo. Sposare lui mi avrebbe resa... felice.
Non avevo mai pensato al matrimonio, non per davvero almeno. Non era mai stato qualcosa che avevo bramato... sognato. Ed ora? Ora non solo ero pronta, ero felice di farlo.
Con la persona che avevo scelto io.
Con la persona per cui provavo ciò che probabilmente veniva definito amore.
Pur nella consapevolezza che non lo avrei avuto per sempre con me, ero felice. Felice che avremmo condiviso ancora dei momenti insieme, momenti che mi sarei per sempre portata nel cuore.
Non avevamo dormito separati per la ragione che avevo rifilato a lui.
Avevamo dormito separati perché avevo avuto bisogno di tempo per realizzare e metabolizzare ciò che sarebbe accaduto. Infatti, non avevo preso sonno prima delle tre del mattino.
Secondo, avevamo dormito separati perché ero certa che se fossimo rimasti nello stesso letto, avrei ceduto alla lussuria. E non era quello il momento.
Così, la mattina avevamo fatto colazione coi miei genitori per non destare sospetti. Mio padre aveva reso tutto più semplice quando ci aveva chiesto di rimandare all'indomani mattina i convenevoli di cui ancora dovevamo discutere, perché aveva saputo all'ultimo minuto che un vecchio amico, di passaggio a Cork, gli avrebbe fatto visita.
Dopodiché, Killian ed io ci eravamo separati. Avevamo preso i cavalli: lui diretto a Cork, io a casa di Graham.
Quando quest'ultimo aveva smesso di dare di matto per la notizia, l'avevo pregato di celebrare le nozze. In quanto Cavaliere aveva il potere di farlo.
Ruby ed August sarebbero stati i miei testimoni.
Se proprio dovevo sposarmi, volevo farlo secondo le mie regole.
Così, quando Graham era uscito, ero rimasta con Ruby per provare l'abito che mio padre mi aveva regalato quando avevo compiuto 18 anni.
Ricordavo bene le sue parole: “So che non è nel tuo stile, è per questo che ti ho concesso di andare in battaglia come regalo... principale. Ma voglio che tu abbia quest'abito, tesoro. Se mai ti innamorerai, se troverai un uomo con cui senti di essere felice perché puoi essere te stessa... qualcuno con cui vorrai trascorrere la tua vita... realizzerai da sola che un bel vestito non ti rende più debole. Vorrai sentirti bella, il giorno in cui celebrerai questa unione così speciale. Non perché sei una ragazza, ma semplicemente vorrai essere bella per il tuo amato. Così come io volevo esserlo per tua madre. Tienilo in fondo all'armadio, o dove preferisci...”
E così avevo fatto. Quel giorno non avevo minimamente sospettato che sarebbe arrivato il momento di tirarlo fuori. Che sarebbe arrivato il momento in cui avrei davvero voluto essere bella agli occhi di qualcuno.
E mi sentivo davvero una principessa: probabilmente non avevo mai indossato niente di tanto meraviglioso.
Era di un colore bianco argenteo, con un morbido corsetto di seta con ricami e dettagli in argento, ed una larga gonna fatta con tanti strati in tulle. Lo stesso utilizzato per il decoro delle maniche.
-Sei perfetta, Emma. Davvero. Manca solo una tiara... il velo...
-Non voglio diademi. Non voglio sposarmi da principessa, ma da...
-Da donna innamorata.
Arrossii, non risposi, e non negai. Lo ero. Era fin troppo chiaro.
-Pensi di riuscire a procurarmi solo una corona di fiori? Non voglio neanche il velo...
-Certo, ci penso io! Non è una cattiva idea... se lasci i capelli sciolti starà molto bene. Posso farti un'acconciatura semplice...
-Mi fido di te. Per questo sei la mia damigella d'onore oltre che testimone!
-Hai scelto bene, ho tutto sotto controllo.
-Davvero non credi che sia pazza?
-Mmmh, no. Stai sposando l'uomo che ami, anche se per altre ragioni. Che male c'è?
-Suppongo sia così. E tu, Ruby?
-Ci siamo baciati.
-Cosa?
-Io e Graham. Ieri sera.
-COSA?! E me lo dici solo ora?!
Sapevo che il giorno precedente avevano trascorso del tempo insieme, dopo il turno di lui, ma non immaginavo che ci fossero già sviluppi, visto che lei mi aveva praticamente appena parlato delle sue ansie e paure.
-E' da ieri sera che sono qui, Emma. Dopo che abbiamo parlato, sono scesa... sapevo che avrebbe finito il turno a breve. Gli ho chiesto di venire a casa con lui per allenarci un po', e... è successo dopo l'allenamento. Eravamo sudati tutti e due, col fiato corto... non so com'è successo. So solo che siamo passati dal sorriderci, al baciarci e... è stato... un sollievo. Non solo bello. Un sollievo, perché non ho provato nulla di doloroso. Non ho sentito nulla di sbagliato. Lui è stato dolcissimo, si è fermato a chiedermi se stessi bene... e l'ho baciato ancora.
-Oh, Ruby! È fantastico! Sono così felice per te... e per lui...
-Non correre. Non è detto che si ripeta o che...
-Ehi. Lo so che non sarà facile, soprattutto per te. Ma se provate dei sentimenti reali, vale la pena tentare. Io ne sono la prova vivente. E Graham è meraviglioso, sta pur certa che avrà tutta la pazienza del mondo. Lo conosco troppo bene... ma come ti ho detto, ci parlerò anch'io.
-Grazie. Ma non è giusto parlare di me, oggi ti sposi...
-Invece non tenermi più nascoste queste cose! Puoi parlarmi in qualsiasi momento, chiaro?
-Va bene. Grazie... ma tornando a te. I tuoi ti uccideranno. Lo sai, vero?
-Oh, lo so, ma sarà un matrimonio ufficiale e non potranno farci niente.
-Quindi... intendi ufficializzarlo anche sul lato fisico?
Sentii le guance andare a fuoco.
Aveva centrato il punto.
Ovviamente ci avevo pensato: un matrimonio poteva essere annullato dimostrando la verginità della sposa.
Tuttavia, mi prendevo solo in giro cercando di convincere me stessa che i miei genitori avrebbero potuto chiedermi una cosa del genere, anche se ultimamente non ero sicura di nulla. Nonostante ciò, però, ero io a voler sigillare l'unione in tutto e per tutto.
Era ormai da tempo che lo desideravo, sotto quel punto di vista: soprattutto dopo l'”assaggio” che avevo avuto a Rosscarbery. Lo volevamo entrambi, ero certa: quindi, quale occasione migliore?
-Sì- dissi -E non andrò nemmeno all'inferno, dato che sarà all'interno del matrimonio, no?- sdrammatizzai, poi scoppiammo entrambe a ridere. All'inferno per lui ci sarei andata volentieri, a dire il vero!
Alla fine, visto che era ancora molto presto, mi aiutò a togliere il vestito per non rovinarlo e decidemmo di preparare il pranzo e la cena: dopo non ci sarebbe stato tempo.
Forse avrei dovuto tenermi leggera, ma... al diavolo! Più ero nervosa e più avevo fame.
Cosa avrei detto ai miei genitori?
“Ehi, madre, padre, buongiorno. Ieri sera mi sono sposata con Killian. Facciamo colazione?”
Oppure: “Madre, Padre, credo tocchi organizzare un'investitura per Killian perché me lo sono appena sposato.”
No, non poteva andare: avrebbero dato di matto qualsiasi cosa avessi detto, alla fine!
Ma pazienza.
Lo avevano voluto loro. Non mi sarei spinta a tanto se non mi fossi sentita costretta.
E nonostante le circostanze, avevo voluto organizzare il tutto al meglio. L'essenziale e poco più, certo, ma volevo che fosse una bella cerimonia perché per qualche ragione ero emozionata ed ero felice di avere a fianco le persone che amavo.
Ruby e August testimoni
Graham a celebrare le nozze.
Per un solo attimo mi salì il magone, al pensiero che quel giorno sarebbe stato bello avere anche i miei genitori a fianco. Ma fu un solo attimo.
La mia mente volò poi al pensiero che, in qualche modo, avremmo perfino avuto il nostro viaggio di nozze. In missione, d'accordo, ma ciò non escludeva che ci saremmo divertiti...
E poi, poi pensai che sarebbe stato il primo e ultimo viaggio insieme. Perché una volta rientrati vittoriosi, Killian se ne sarebbe andato. Per sempre.
-Emma... piangi?
-Co... oh!
Solo dopo essermi portata una mano agli occhi realizzai che fossero bagnati di lacrime.
E da lì, diventai un fiume in piena. Abbracciai forte la mia amica, che mi strinse a sé per consolarmi.
Ma non era tristezza la mia, era un cumulo di emozioni che non riuscivo più a controllare.
-Va tutto bene... Killian ti adora, stai facendo la cosa giusta.
-Lo so, scusami, è che... ok.
Respirai forte. Respiro dopo respiro.
Fino a che i miei battiti non tornarono regolari.
-Va bene. Sono pronta a sposarmi.

 

***


KILLIAN POV

-Sembri un vero principe!- ridacchiò Jeff, dandomi una pacca sulla spalla. Robin lo seguì a ruota, ed io non reagii.
Ero teso. Stava succedendo per davvero.
-Nervoso? Vuoi una tisana rilassante? Un massaggino di bellezza?
-Non vi prendo a pugni solo perché non voglio sporcarmi di sangue. Idioti.
-I tuoi adorati idioti, visto che ci hai voluti come testimoni! E comunque muoviamoci... è la sposa che deve farsi aspettare, non tu!
Alzai gli occhi al cielo, ma mi lasciai sfuggire anch'io una lieve risata. Non avevano tutti i torti.
-D'accordo, muoviamoci e basta. Sia chiaro che ci stiamo sposando solo per evitarle un matrimonio combinato che non vuole!
-Sì, ma ciò non cambia che tu sia innamorato perso della nostra principessa.
-Questo non vi riguarda- sbuffai, ma non riuscii a negare.
Certo che l'amavo. Stavo per sposare la donna che amavo per farle un favore, ma ciò non avrebbe reso le cose meno reali.
Oltre a procurarmi un completo elegante per non sfigurare, avevo scelto due fedi molto simili, facendo forgiare le nostre iniziali all'interno. Era stupido, forse, ma volevo avere qualcosa che mi legasse a lei anche materialmente, quando ci fossimo separati.
Mi salì quasi il magone al pensiero che stessi per legarmi alla donna che amavo, molto probabilmente l'unica che avrei mai amato... solo per poi perdere tutto... ma non permisi ai brutti pensieri di rovinarmi l'umore.
Lei era consapevole. Io anche. Avremmo vissuto il presente appieno, e non avremmo avuto alcun rimpianto. Anzi, dovevo considerarmi fortunato: trovare il vero amore non era qualcosa che capitava a tutti, e anche poterlo vivere solo per pochi mesi... era tanto.
I ricordi non sarebbero mai svaniti.
Ci aspettava una grande avventura, prima di tutto! Sarebbe stato come un viaggio di nozze.
Col cuore più leggero feci cenno ai due ed uscii in giardino, dove Graham e quello che doveva essere August già ci aspettavano.
Il primo era dietro ad un altare, circondato da un arco decorato di fiori: doveva essere opera di Ruby. Il sole che aveva iniziato a tramontare, rendeva il tutto in qualche modo romantico...
-Che eleganza! Pronto a diventare re successore?
-Piantala Graham.
-Scusate Vostra Altezza, vi stavo solo esponendo i fatti!- fece con un sorriso teatrale, ed August rise sotto i baffi, prima di avvicinarsi a porgermi la mano.
-Finalmente ci conosciamo! Mai avrei pensato che Emma si sarebbe sposata... almeno non prima dei 30 anni! Prova solo a farla soffrire...
-Piacere! Grazie per la calda accoglienza...
-Puoi biasimarmi? Emma è praticamente mia sorella... detto questo, Graham mi ha detto che nonostante ti vesti in modo strano, sei la persona giusta per lei. E se lei vuole fare questa cosa, un motivo ci deve essere... quindi benvenuto tra noi.
-Grazie...
-Bene. Se avete valutato ciò che comporta questa follia... chi siamo noi per dire di no all'amore?
-Eh, diciamo che i pro superano i contro.- conclusi. Che fosse una follia era ben chiaro e sapevamo entrambi cosa avrebbe comportato il tutto. Se fossi rimasto nel XVI secolo, sarei davvero stato l'erede al trono insieme a lei. E agli occhi di tutti, lo sarei stato fino a che non me ne fossi andato... sì, sarebbe stato un casino.
Ma come avevo detto loro, i pro superavano i contro.
E tra i pro, c'era il fatto che l'amavo davvero.
-Per chiarire... ciò che provo per lei è reale. Farla soffrire è l'ultima cosa che desidero, e so che dover sposare a forza un principe non la farebbe certo felice...
-E' triste che debba ricorrere a questi mezzi ma... finché lo fa con qualcuno che la ami, e che lei ama...
I passi che si avvicinarono mi salvarono da una situazione pungente: non ci eravamo ancora scambiati quelle parole e volevo fosse lei la prima a sentirle, quando fosse stato il momento.
Ora, però, rimasi senza fiato.
Era bellissima.
Si poteva paragonare ad un magnifico cigno, che al calar del sole si ritrasformava in una bellissima principessa, in tutto il suo splendore.
Avvicinandosi mi sorrise, mentre io rimasi come un perfetto babbeo a fissarla. Fino a che non raggiunse il mio fianco, all'altare.
-Swan, sei... un incanto.
-Grazie. Anche tu non sei niente male...
-Lo so.- sorrisi a trentadue denti, riuscendo a farle alzare gli occhi al cielo anche durante il suo matrimonio!
Fu Graham, schiarendosi la voce, a riportarci alla realtà.
-Iniziamo?
-Sì, certo, vai.- rispose, voltandosi verso l'amico.
La corona di fiori che le incorniciava i capelli ondulati lasciati sciolti e morbidi, completava l'immagine meglio di qualsiasi diadema di diamanti.
Mi sentii estremamente fortunato. Mai avrei creduto di sposare una donna così forte, coraggiosa, intraprendente, divertente, intelligente, indipendente, bella.
Ai miei occhi era semplicemente perfetta.
-Vuoi tu, Killian Brennan Jones, prendere come tua legittima sposa la qui presente Emma Evleen Swan-Charming, erede al trono di Munster, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, fino a che morte non vi separi?
-Lo voglio.
Lo volevo. Volevo tutto. Amarla come non avevo mai amato, continuare ad amarla anche quando forze più grande di noi ci avrebbero separato. I miei sentimenti andavano ben oltre lo spazio e il tempo, ben oltre la morte, e forse un giorno avrei trovato le parole giuste per dirglielo.
Sperai intanto che leggesse un “ti amo” in quel “lo voglio”.
-E vuoi tu, Emma Evleen Swan-Charming, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Killian Brennan Jones, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, fino a che morte non vi separi?
-Lo voglio.- disse con convinzione, guardandomi negli occhi.
Jefferson ed August portarono gli anelli, che infilammo l'uno al dito dell'altra.
-Per il potere conferitomi in quanto Cavaliere del regno di Munster, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.
Non me lo feci ripetere due volte, che la avvolsi tra le braccia portando le labbra alle sue.
Per un bacio che racchiuse in sé tutte quelle parole che quei semplici “lo voglio” rappresentavano.
Ero certo che, un giorno o l'altro, avremmo trovato il coraggio di esprimerle.
Quando ci separammo, firmammo il certificato di nozze insieme ai nostri testimoni, e Graham lo ripose via con cura. Quel pezzo di carta era la prova che Emma fosse mia moglie e nessun principe poteva più reclamarla.
-E' fatta. Siete ufficialmente sposati. Ora devi solo dirlo ai tuoi...
-Lo farò domani. Grazie, Graham. Grazie a tutti per essere qui, significa molto per me.
-Le congratulazioni sono d'obbligo, direi...- sorrise Ruby, abbracciando la sua amica.
-Lo sapete che non serve, che è...
-E' comunque stato il matrimonio più vero a cui abbia mai assistito. Ci sono troppe unioni combinate e troppo poco amore...
-Oh, Ruby!- rise mia moglie -Sei un'inguaribile romantica a volte!
-Sono solo onesta! E comunque devi lanciare il bouquet. Visto che sono l'unica donna direi che possono partecipare anche gli uomini!
Al che scosse le spalle con una risata, poi si voltò di schiena e lanciò i fiori – i quali finirono dritti tra le mani di Graham. Seguirono fischi da parte di tutti tranne Ruby, la quale si scambiò una fugace occhiata con l'uomo e arrossì. Ma guarda te! Quell'evoluzione me l'ero proprio persa... ma in effetti avrebbero formato davvero una splendida coppia!
-Ora venite dentro a cenare con noi?- propose Emma -Nulla di speciale ma...
-Per quanto ci faccia piacere il tuo invito- fece Robin -Abbiamo concordato di ritirarci... per darvi modo di festeggiare. Graham si raccomanda solo di non distruggergli casa!
-Eh?- borbottai confuso, mentre Emma si limitò a fulminarlo con lo sguardo.
Ad ogni modo ci fecero capire tutti di volerci lasciare la nostra privacy, assicurando che avremmo festeggiato insieme un'altra volta. Dopo essersi congratulati ancora, li guardammo allontanarsi e decidemmo di rientrare visto che iniziava a fare fresco.
-Swan, cosa...
-Cosa?
-Che volevano dire?
-Non so come funziona dalle tue parti, ma qui per ufficializzare un matrimonio bisogna consumarlo. Altrimenti si può annullare.
-Eh?
Il sorriso con cui mi rispose non mi permise di capire se fosse seria o mi stesse prendendo in giro. Insomma... non poteva dire sul serio! Non poteva volerlo solo per... sigillare un matrimonio.
-Consumarlo fisicamente, sì. E dovremmo anche conservare il lenzuolo come prova.
-Cosa?!
-Killian. Perché la cosa funzioni, per dimostrare che sei mio marito a tutti gli effetti, devi prenderti la mia verginità.


 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono viva si ahahaha ultimamente non ho avuto modo di stare molto al pc, ma sto riprendendo ritmi normali e oltre a scrivere, ho iniziato a recuperare le storie dove ero rimasta indietro!
Anyway, Killian ha detto di sì. Ha deciso di fare questa follia insieme ad Emma, perché in fin dei conti non è un grosso sacrificio sposare la donna che ama! Hanno deciso di lasciare da parte eventuali ripercussioni, scegliendo di vivere il presente.
L'abito di Emma immaginatelo come quello della puntata in cui sognava di ballare con David. Qui infatti è stato proprio lui a regalarglielo... e ovviamente ci ha pensato, avrebbe voluto che lui e la madre fossero al suo fianco... ma non si è pentita di quella scelta. E' stata travolta da mille emozioni, alla fine, ma ha avuto Ruby lì per lei... alla quale le cose vanno altrettanto bene, visto il bacio con Graham che è arrivato finalmente! 
Anche Killian è nervoso, anche lui ha avuto mille pensieri... ma alla fine si sono ritrovati all'altare a pronunciare quei "lo voglio", che ormai sono dei chiarissimi "ti amo". Nessuno dei due ha ancora avuto il coraggio di esprimerlo a voce alta, ma sono in pace con sé stessi, consapevoli di ciò che provano... Killian ormai lo era da un po', ma anche Emma è giunta a questa conclusione.
Hanno avuto una cerimonia intima ma intensa, ed ora sono marito e moglie a tutti gli effetti. E Emma alla fine ha lanciato quell'ultimo sassolino, che Killian certo non si aspettava... :P che succederà adesso? xD Andranno fino in fondo stavolta? Vedremo ahahah
Intanto ho ripreso a scrivere anche l'altra, quindi dovrei riprendere a postare in tempi più decenti xD però i recuperi delle letture hanno la priorità al momento!
Un abbraccio e a presto! :*

P.S. Primo titolo in italiano, sì. Ma penso sia perfetto per descrivere il capitolo! La versione del film in inglese è Message in a Bottle e non rendeva altrettanto! (tra l'altro, lo conoscete? E' un po' vecchio ma davvero un bel film!)

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Capitolo 27
*** I belong to you ***


I belong to you

 


KILLIAN POV

Dire che rimasi sconvolto era dir poco.
Era seria?
Scherzava?
Davvero sarebbe andata a letto con me, per dar prova della perdita della sua “innocenza”?
Che tra l'altro, era una parola grossa... Emma Swan era tutt'altro che innocente! Non serviva certo un po' di sangue a dimostrarlo.
Tuttavia era tradizione e forse, nonostante solitamente non le amasse, questa non poteva evitarla... come avrebbe fatto, altrimenti, a dimostrare di non essere più vergine?
Nonostante ciò, stentavo a credere che fosse ciò che voleva.
Non era giusto. Non era così che doveva succedere, non era giusto... io stesso non volevo fare sesso con lei per una ragione simile, per quanto la desiderassi.
Domande su domande continuarono a bombardarmi, fino a che la giovane non scoppiò a ridere.
-Dio, Killian! Mi servirebbe quella cosa che fa i ritratti... la tua faccia è spettacolare!
-Ma...
-Avanti, mi conosci bene. Ti sembro il tipo che andrebbe a letto con un uomo solo per poter esibire al mondo un lenzuolo macchiato?!
-No, ma...
-Mi sento quasi offesa!- continuò, senza smettere di ridere.
-E... scusa. Hai... hai ragione. Dovremmo...
-Killian.- mi frenò, portando un dito sulle mie labbra. Non era il momento per essere eccitato, ma lo sentii come un gesto particolarmente... erotico.
-Ho detto che non voglio venire a letto con te solo per dimostrare qualcosa. Non che non voglia...
-Emma, non devi sentirti obbligata.
-Mi sono mai sentita obbligata? Killian, ti desidero. E so che la cosa è reciproca.
Portò una mano sul mio petto, ma fu la patta dei miei pantaloni a risentirne... Provocatoria. Decisa. Sicura di sé... l'allieva aveva appena superato il maestro, il quale non riusciva più a resisterle.
-Swan... non sapevo mi desiderassi tanto da sposarmi, pur di portarmi a letto...- replicai, con voce ferma: non le avrei dato la soddisfazione di vincere al mio gioco.
-Oh, ora fai l'innocente...
-Oh, al diavolo. Sei sicura che è ciò che vuoi, Emma?
-Non sono mai stata più sicura, Killian. Non riesco ad immaginare nessun altro che possa essere il primo... e l'unico.
Sorrise, e mi tirò per il colletto della camicia... verso la camera da letto.
Sarebbe stata la sua prima volta, ma anche la mia, in un certo senso. Non ero mai stato con una donna per cui provavo sentimenti così profondi, una donna che amavo davvero. Una donna con cui volevo condividere quel momento non solo fisicamente, ma anche spiritualmente... fare di corpi, e anime, un tutt'uno.

EMMA POV

Non volevo avere più barriere.
Non sarei nemmeno finita all'inferno, dato che in fondo era mio marito!
Lo desideravo, ci desideravamo, ancora di più da quando mi aveva dato quell'assaggio di ciò che avrebbe potuto essere... e sentivo che quello era finalmente il momento giusto per lasciarmi andare. Lasciarmi amare, e amare, almeno coi fatti, visto che a parole non ero ancora capace di esprimerlo.
In cuor mio sapevo che sarebbe stato l'unico uomo che avrei mai potuto desiderare tanto intensamente.
Si fece trascinare fino alla camera da letto, e quando fummo davanti al grande letto matrimoniale mi fermò, per cingermi la schiena e baciarmi con trasporto. Un bacio che ricambiai volentieri, col cuore a mille mentre le sue mani si spostavano verso i lacci del corsetto. Capii che li avesse sciolti totalmente quando sentii la leggerezza di non avere più il mio corpo imprigionato. Solo le leggerissime maniche impedivano ancora alla parte alta dell'abito di scivolare via.
In quel momento lo fermai, e senza sciogliere il bacio fui io a spostare le mani sui bottoni dell'elegante camicia che indossava. Sentii la frustrazione mentre li scioglievo lentamente, uno ad uno, e sulle sue labbra sorrisi. Potevo non avere esperienza, ma ciò non voleva dire che non fossi pronta a... giocare.
Quando finii, feci scivolare le maniche lungo le sue braccia e gli portai una mano al petto, cercando di studiarne ogni dettaglio al tatto. Era perfetto. Scolpito, con un paio di piccole cicatrici, una delle quali sul suo fianco sinistro, provocata probabilmente da quella caduta da cavallo. Non era poi passato così tanto tempo da allora, eppure sembrava un'eternità... perché da allora, le cose tra noi erano drasticamente iniziate a cambiare. Di quel giorno mi erano rimasti solo i ricordi migliori...
Fu quindi il suo turno di fermarmi, e quando fece scivolare le spalline lungo le mie braccia, non sentii imbarazzo: era finalmente sicura di me stessa, del mio corpo, perché sapevo di piacergli per quella che ero. E la cosa, era reciproca...
Quando l'indumento fu a terra, finsi un sorriso innocente... e non battei ciglio quando si allontanò leggermente per ammirarmi.
-Ti piace quel che vedi, Jones?
-Non sai quanto, Swan. Così come mi piace questo tuo lato... passionale.
-Voglio che mi tocchi. Mentre mi guardi.
Sorrise, con un cipiglio leggermente sorpreso, ma non me lo fece ripetere. Allungò una mano e la portò al mio seno, senza distogliere lo sguardo dal mio. Quando strinse leggermente il capezzolo destro mi morsi il labbro: sentivo i primi umori scivolarmi tra le gambe.
Si avvicinò poi un po', ed insieme, occhi negli occhi, ci sfilammo a vicenda la parte inferiore dei nostri abiti nuziali. Non fu facile, per me, visto che la patta dei suoi pantaloni era piuttosto gonfia, e le mie mani un po' tremavano per l'emozione... e un po', dovetti ammetterlo, per l'incertezza: non avevo la minima idea di ciò che stavo facendo.
Poi, ci concedemmo entrambi un passo indietro... e stavolta, non potei non deglutire. Non avevo dei veri metri di paragone, ma ero piuttosto convinta che avesse delle doti davvero... impressionanti. Positivamente. Il solo pensiero che presto sarebbe stato dentro di me, mi fece deglutire ancora.
-Sei bellissima, Emma...- sussurrò, avvicinandosi di nuovo e sfiorando il mio corpo dall'alto verso il basso. Il collo, nuovamente il seno, poi il ventre, e poi ancora sotto... fermandosi al monte di venere e mozzandomi il respiro.
Volevo che continuasse. Volevo che mi toccasse, perché ormai sentivo pulsare senza contegno: così, portai la mano sulla sua e la feci scivolare fino al centro del mio piacere. E da lì, non ebbe più bisogno del mio “aiuto” per farmi impazzire. Iniziò a stimolarmi con un dito, e dovetti aggrapparmi alle sue spalle per non scivolare, dato che le mie gambe immediatamente si indebolirono.
Decisi di interrompere quella tortura per adagiarmi con delicatezza sul letto, ma fu una breve pausa, perché la mano tornò lì.
Questa volta la luce delle candele illuminava completamente la stanza, questa volta poteva vedermi... e la cosa, invece che spaventarmi, mi eccitava. Speravo solo non si accorgesse dei due piccoli taglietti che mi ero fatta, nel tentativo di prepararmi per quella notte. Ruby mi aveva aiutato a rendere la mia pelle completamente liscia, e morbida... ma lì avevo preferito fare da sola.
Il fiato mi mancò, nel momento in cui sentii un dito scivolare dentro.
-Stai...
-Bene. Non fermarti, Killian...
Non rispose, ma seppi che colse il messaggio quando iniziò a muovere il dito su e giù, dentro e fuori... ogni secondo che passava, sentii che sarei potuta impazzire. Pur essendo solo l'inizio, in qualche modo ciò che provavo era ancora più forte della volta precedente. Forse perché allora era stato più delicato, aveva voluto darmi piacere ma con dolcezza... ora, sapeva che ero pronta. A tutto.
Anche al secondo dito che seguì il primo, e mi fece inarcare la schiena. E come se non bastasse, la sua lingua si aggiunse a stimolarmi dall'esterno, mentre le dita continuavano quella piacevole tortura.
Ansimavo e gemevo senza la forza di trattenermi, ma al contempo volevo anche di più... lo volevo dentro. Completamente. Volevo che si muovesse dentro di me, volevo che mi mostrasse cosa voleva dire appartenersi totalmente... ma prima, volevo ricambiare.
Pur sapendo di non doverlo fare, lo volevo. Perché volevo che si sentisse come me, desideravo davvero che quell'esperienza ci unisse anima e corpo con la stessa potenza.
Fu così che trovai le forze per invertire le posizioni, inginocchiandomi a cavalcioni su di lui. Portando la mano lungo la sua erezione... e non potei non sorridere. A quanto pare, non ero l'unica eccitata ed era ben evidente... quindi, senza smettere di guardarlo negli occhi, di sorridere lieta della sorpresa nel suo sguardo, continuai a far scivolare la mano su e giù... gioendo quando lo vidi stringere gli occhi, gemere. Sapere di avere quel potere su di lui mi fece sentire ancora più appagata, così continuai, fino a che non mi resi conto che fosse il momento di fermarmi... e ci guardammo, ancora.
-Ti voglio, Killian. Ora.- sussurrai e feci per invertire le posizioni, ma lui mi fermò.
-Lascio a te il controllo, allora.
E mi sorprese. Per l'ennesima volta: anche se davvero, non avrei più dovuto stupirmi! Voleva davvero che fossi io ad avere il controllo, pur sapendo che per me fosse qualcosa di nuovo. In qualche modo, mi stava dando un “potere” che a poche donne della mia epoca spettava.
-Sicuro di voler lasciare tutto nelle mie mani inesperte?
-Oh, sicurissimo, dolcezza. Finora hai fatto un ottimo lavoro, direi...
-Mai come te.
-Invece sì. Quindi, se sei sicura...
-Sei dolce a continuare a chiedermelo. Ma Killian, sono sicurissima... lo sono da un po', ormai, sai anche tu che ci siamo andati vicini più di una volta...
-Volevo solo esserne certo. Perché non c'è nulla di più eccitante di una donna che mi desidera quanto io desideri lei...
Eccitanti furono le sue parole, per me. Riusciva a colpirmi ogni volta. Riusciva ad essere un gentiluomo ed estremamente sensuale allo stesso tempo... e allora, mi spostai con le ginocchia più in alto, verso il suo bacino. La sua erezione sfiorò la mia intimità con prepotenza, ma prima che potessi scivolare lungo di essa, mi prese le mani. Me le strinse forte, ed io mi sentii pronta. Allargai le ginocchia e lo feci finalmente entrare, rafforzando a stretta man mano che affondavo.
A dir la verità, l'ondata di piacere fu così forte che non fui nemmeno certa di sentir dolore. Forse c'era, forse non c'era, probabilmente non avrei mai saputo dirlo... quando lo sentii a fondo, ripresi a respirare.
Respiri profondi, come per trovare la lucidità, come per realizzare ciò che effettivamente stava succedendo. Non volevo che rimanesse solo un ricordo sbiadito...
-Stai bene?
-Benissimo.- sorrisi, aprendo gli occhi per guardarlo nei suoi. Il loro blu mare era ancor più profondo del solito, se possibile. Un mare in tempesta... come quella che si stava scatenando dentro di me.
Presi di nuovo l'iniziativa, e senza smettere di guardarlo iniziai a muovermi: prima lentamente, poi, a pari passo con la sicurezza che acquisivo, più forte. Più veloce. Fino a che i nostri bacini non si ritrovarono a danzare in sintonia, mentre gli occhi continuavano a non distogliere lo sguardo neanche per un istante. Condividere le nostre emozioni rendeva il tutto in qualche modo ancor più eccitante ed intenso... e in qualche modo, non abbandonò mai la sua delicatezza.
Era meraviglioso.
Era seriamente l'uomo perfetto, riusciva a pensare al mio benessere anche quando i suoi sensi erano accecati dal piacere.
Lo amavo, ero certa ormai. E prima di lasciarlo andare, glielo avrei confessato.
Ma non ora, ora volevo godermi il momenti.
Aumentai ancora il ritmo, facendo capire anche a lui che con me non aveva bisogno di trattenersi. Non ero fragile, né avevo paura di ciò che sarebbe seguito: tutto il contrario. fremevo dalla voglia di scoprirlo. Più si avvicinava, più la mia mente si offuscava: nessuno mi aveva mai detto che si potessero provare sensazioni così forti!
E quando arrivò l'apice del piacere, in contemporanea, nessuno dei due poté trattenere le grida. Grida di liberazione, di emozione, passione. Grida che si dispersero quando unimmo le labbra, mentre tentavamo di far durare quel momento il più a lungo possibile.
Sentivo il suo seme caldo invadere il mio corpo, ed ebbi la necessità di affondare le dita nelle sue spalle.
Ero felice.
Appagata come non mai, e felice.
Così felice che quando iniziai a riprendere il controllo di mente e corpo, lo strinsi forte... per poi lentamente scivolare al suo fianco.
Restammo occhi negli occhi, a riprendere rumorosamente fiato.
Mano nella mano.
-Dio, è stato...
-Sì.- confermò.
Il suo sorriso appagato sembrava sincero: la mia totale inesperienza era stata compensata dal forte sentimento che provavo per lui, dall'ardente desiderio.
E adesso mi sentivo completa. Per davvero.
-Come stai?- sussurrò, voltandosi su un fianco, e portando la mano nei miei capelli.
-Mai stata meglio. Tu...
-Posso dire lo stesso.
-Non mentire... sei stato con donne ben più esperte...
-Non ti mentirei mai. Sei meravigliosa, Swan, e sei la prima, l'unica per cui abbia mai provato un sentimento così reale. Sei la prima per cui...
-Anche tu sei il primo.
Non ci fu bisogno di dire altro, per il momento. Fu chiaro ad entrambi cosa volessimo dirci.
Eravamo l'uno il primo vero amore dell'altra. Stentavo a crederci che per lui fosse lo stesso, ma gli credevo. Mi fidavo.
-Sarà...- sorrisi poi, accarezzando a mia volta i suoi capelli -Ma ho comunque tutta la notte per migliorare ancora...- feci maliziosa, spostando l'indice nell'incavo del suo petto.
-Cavolo Swan, non ti facevo tanto sfrenata. Ma forse avrei dovuto immaginare che non ne avresti più avuto abbastanza di me...
-Come se per te non fosse lo stesso.
-Lo so. Lo è. Credo sia impossibile stancarmi di te...
-Mi fa piacere, Jones. E cosa ne dici di provare qualcosa di... diverso?
-Del tipo? A testa in giù?
-No. Secondo me ci puoi arrivare...- sussurrai al suo orecchio, e feci scivolare la mano sulla sua, per portarla al mio fondo schiena.
Il suo sguardo fu inizialmente sorpreso... poi, però, si trasformò in un ghigno malizioso.
-Se la signora desidera...
Sì.
Lo desideravo. Desideravo provare tutto con lui.
Ero stata sopraffatta dai piaceri della carne, me ne rendevo conto ma non me ne pentivo.
Forse sarei davvero andata all'inferno... ma ne valeva decisamente la pena.

***

KILLIAN POV

Svegliarmi accanto ad Emma, il corpo ancora caldo stretto al mio, fu meraviglioso.
Così come lo era stata quella notte.
Ci eravamo amati più di una volta, avevo goduto appieno di ogni centimetro del suo corpo, paragonabile a quello di una dea.
Solo quando la passione ci aveva stremati del tutto, ci eravamo concessi alle braccia di Morfeo.
Non ricordavo davvero di aver mai trascorso notte più piacevole e appagante di quella.
Emma mi aveva sorpreso: quella era, dopotutto, la sua prima volta... ma aveva voluto subito trasformarla in una seconda, una terza, e perfino una quarta.
Ma in fondo, lei era così. In tutto. Amava buttarsi, vivere ogni esperienza appieno... ed era un altro dei mille lati di lei che amavo.
Ora, invece, sembrava così dolce e innocente... un angelo! Vedendola così, chi avrebbe mai potuto dire che dentro di lei si nascondesse una furia?
Decisi di farmi forza e alzarmi, per prepararle una buona colazione. Graham mi avrebbe perdonato per aver trafugato le sue scorte!

-C'e odore di cioccolato...- farfuglio, quando varcai la soglia della camera da letto col vassoio in mano.
Sorrisi: era davvero tenera mentre si stiracchiava sbadigliando, per poi aprire gli occhi ancora assonnata.
-Buongiorno splendore...
-Giorno...Mi fa male tutto... non ho un muscolo che funzioni come si deve.- sorrise di rimando, squadrandomi da capo a piedi, poi si tirò leggermente su, portando il lenzuolo con sé per coprirsi.
-Swan, non c'è nulla che non abbia visto stanotte... Per il resto, beh, succede cosi quando si vuole strafare! Non che mi lamenti...- ridacchiai, posando il vassoio sul comodino e sedendomi accanto a lei.
I suoi muscoli provati, riuscirono comunque a darle la forza per colpirmi sulla gamba.
-Non fare il santarellino, ora...
-Mai detto di esserlo! E comunque, se ti fa star meglio... hai distrutto anche me.
-Bene.
-Non è da tutti, sai. Ma per la cronaca, puoi distruggermi tutte le volte che vuoi.- conclusi, chinandomi a stamparle un bacio sulle labbra. La giovane ricambiò, poi fece leva su di me per tirarsi ulteriormente su, non senza farsi scappare una smorfia di dolore. Dovevo preoccuparmi? Forse, dopotutto, avevamo esagerato, essendo per lei la prima volta.
-Tutto a posto, Emma? Dimmelo se ti ho fatto male in qualche modo...
-Rilassati, Killian, rilassati. Ho solo la schiena a pezzi... e braccia e gambe. Ma non mi hai fatto nulla di... male. Anzi.
-Ok. Dopo colazione ti faccio un bel massaggio, d'accordo?
-Non mi pare una brutta idea.- sorrise -Ora fammi vedere cosa mi hai preparato...
-Assolutamente. Spero sia di tuo gradimento, mogliettina!- la presi in giro... ma mia moglie lo era davvero! Mi sarei mai abituato all'idea?
Presi il vassoio e lo posai cautamente sulle mie gambe, per non rovesciare nulla. I suoi occhi si illuminarono come quelli di una bambina alla vista del suo dolce preferito.
-Ammetto che è roba di Graham... ma ho preparato tutto io.
-Ti adoro! Non se la prenderà per il furto di cacao, spero...- rise leggermente, prendendo subito la tazza per assaggiarne un sorso.
Ci sistemammo poi i cuscini dietro la schiena, per stare più comodi, e mangiammo in silenzio. Un silenzio ormai naturale, non più colmo d'imbarazzo... ormai non c'era alcuna barriera tra noi. Ed eravamo sposati. Per davvero.
-Mancava qualcosa nel rito di Graham... l'ho notato, sai. È opera tua?- si voltò a guardarmi, ed io inevitabilmente sorrisi.
Ci aveva fatto caso, allora... Sì, avevo chiesto a Graham di togliere quell'orribile passo che diceva "per obbedirgli e per servirlo". Non lo trovavo romantico, né rispettoso nei suoi confronti. E poi, non volevo né che mi obbedisse, né che mi servisse! Purtroppo sarebbero passati ancora molti anni prima che quelle parole fossero cancellate dal rito del matrimonio, ma il nostro era "speciale". Diverso. Con scadenza, eppure... eppure il matrimonio più vero che avrei mai potuto desiderare.
-Beh, sappiamo entrambi che non lo faresti, comunque...- sdrammatizzai scuotendo le spalle con un sorriso, e lei scosse la testa divertita.
-Vero. Ma resta una cosa davvero... dolce. Grazie.
-Oh Emma, non mi devi ringraziare. Ci siamo sposati alle nostre condizioni, no? Quindi mi è sembrato un dettaglio importante...- conclusi, accarezzando i capelli morbidi, anche se in disordine. In risposta, prese il vassoio ormai vuoto per togliercelo di mezzo; poi aggrappandosi alla mia maglia mi baciò con trasporto. Fu questione di pochi istanti prima che me la ritrovassi a cavalcioni, il corpo nudo, ancora caldo, contro il mio. Mi liberò con un unico gesto dell'indumento, poi portò le labbra sul mio collo, posandovi tanti piccoli baci. Istintivamente portai la testa indietro... dio, ero di nuovo pronto per lei. Probabilmente lo sarei sempre stato. Solo i calzoni trattenevano il mio desiderio, che spingeva prepotentemente tra le sue gambe.
-Swan... odio dover interrompere, credimi, ma sei sicura? Già ti fa male... non vorrei peggiorare le cose.
-So quello che faccio, Killian... ti voglio... ancora, Adesso.
Detto questo, guardandomi intensamente negli occhi, mi tirò via i pantaloni che avevo inutilmente rimesso, e e scivolò lungo la mia erezione, come la prima volta ma senza alcune incertezza.
Gemetti con lei, che con decisione scivolava su e giù, ma fu ben felice di lasciarmi prendere il controllo e invertire posizioni. Coi sensi offuscati dalla passione per l'ennesima volta, ci muovemmo senza freni l'uno sull'altra, fino a che non gememmo assieme al culmine del piacere. Senza mai smettere di guardarci, come nella notte. Ci piaceva guardarci, e condividere anche quel lato ancora più intimo, in un certo senso.
Alla fine scivolai al suo fianco, esausto ma pieno di energie allo stesso tempo: questo era l'effetto che mi faceva.
-Non riesci davvero a saziarti di me, eh Swan?
-Sta' zitto...
-Ho ragione.
-Ok... allora questa era l'ultima volta.- mi punzecchiò, con un sorriso sornione. Furba la ragazza!
-Ora vediamo di non esagerare...
-Allora ammettilo. Neanche tu riescia saziarti di me, Killian.
-Lo ammetto, lo ammetto. Non potrei mai averne abbastanza di te, te l'ho detto.
-Ottimo. E ora, che ne dici se scaldo l'acqua e ci facciamo un bagno?
-E mi fai il famoso massaggio in vasca?
-Sì, ovvio dolcezza.
-Allora andiamo!

***

Il bagno fu rilassante, e anche se decidemmo di goderne assieme, riuscimmo a trattenere i nostri istinti per trascorrere qualche momento in totale relax. Quando tornammo in camera, avvolti negli asciugamani, fummo felici di quella decisione: eravamo entrambi rilassati, oltre che profumati.
Emma fece per sedersi sul letto, poi però si fermò, rossa in viso.
Capii immediatamente il motivo: prima non lo avevo notato, ma i segni che avesse perso la sua “innocenza” erano piuttosto evidenti.
-Credo sia il caso di bruciarlo.- sentenziò infine, senza guardarmi.
-Non volevi esporlo come trofeo?- la punzecchiai, per cercare di sciogliere l'imbarazzo: sembrò infatti funzionare.
-Certo, come no! Mica pensavi fossi seria? È disgustoso!
-Rilassati!- risi -Scherzavo! Ci penso io.
La spinsi piano verso la poltrona, e quando si fu seduta tornai a letto, tirando via la biancheria sporca per lasciarla in un angolo. Nell'armadio trovai delle lenzuola pulite, quindi potei sostituirle senza problemi: con un po' di fortuna Graham non se ne sarebbe mai accorto... anche se certo, probabilmente era chiaro a tutti i nostri testimoni cosa avevamo fatto quella notte!
-Quindi oggi fai l'uomo di casa?
-Esatto, tesoro. Hai già abbastanza problemi, dovendone parlare coi tuoi...
-Credo di non essere più tanto spaventata, a dirla tutta.- confessò, dondolando i piedi che non toccavano terra; -Insomma, ormai è fatta e... non ho fatto niente di male. Alla fine che mi importa se se la prendono? La vita è mia, decido io cosa farne.
-Beh, sposando l'uomo più affascinante sulla faccia della terra, hai probabilmente preso la decisione più saggia... hai ragione.
Rispose con un'alzata di occhi al cielo, poi però rise insieme a me e si alzò, per avvicinarsi e prendermi in vita. Anche coi capelli bagnati, totalmente disordinati, era bellissima.
Quanto avrei voluto riuscire a dirle che l'amavo...
-Emma? Emma! Sappiamo che sei qui, apri!
Fummo interrotti di colpo, gelammo entrambi sul posto: quella era la voce di suo padre.
Perché diavolo era qui? Era ancora presto, e... come avevano fatto a sapere dove fossimo?! Maledizione. Adesso sì che potevo dirmi un uomo morto... soprattutto se mi avesse trovato nudo con sua figlia.
-Emma! Graham? Volete uscire fuori e spiegarmi cosa diavolo succede? Emma rimase ferma un attimo, poi mi squadrò.
-Vestiti. Vado ad aprire.
-Cosa...
-Tanto vale dirgli tutto subito ormai. Ma tu vestiti!
Annuii, pur non essendo proprio convintissimo del suo piano, e ceraci di infilare camicia e pantaloni il più velocemente possibile. Era ormai troppo tardi quando realizzai che Emma fosse rimasta in asciugamano, ma a quel punto aveva aperto la porta e non potevo fare più nulla.
Ero fritto. Era ovvio ormai cosa fosse successo.
-Aspettate...- la sentii dire, ma probabilmente la ignorarono dato che irruppero in salotto, e sembrarono piuttosto sorpresi di trovare me invece di Graham.
-Jones. Cosa ci fai tu qui?
-Padre, lascialo stare! Ci siamo sposati, ecco cosa ci fa.
-Voi cosa?!
Stavolta fu Mary Margaret a reagire, sconcertata. Avrei voluto fare qualcosa, dire qualcosa... ma cosa? Rischiavo solo di peggiorare la situazione.
-Non era così che volevo dirvelo ma... sì.
-Ah e pensi avrebbe cambiato le cose se ce lo avessi detto diversamente?! E tu, Jones...- si diresse pericolosamente verso di me, col dito puntato, ma Emma balzo davanti a me in un istante.
-Lui lascialo in pace, non hai il diritto di minacciare l'unica persona a cui frega qualcosa di ciò che voglio io! L'unico che tiene a me abbastanza da seguirmi in questa follia... e l'unico che potrei mai sposare!
-Ma tesoro, perché dici questo, lo sai che noi....
-Finitela!- era fuori di se', ormai -Vi ho sentiti, l'altra sera. Soprattutto tu, padre! "Deve sposare Neal! Al massimo ci fa un figlio e poi lo molla". Che sarà mai, no?! Per voi sono solo carne da macello, ecco cosa sono!
Era quasi in lacrime, così mi avvicinai a lei, cingendole le spalle con un braccio. Sua madre stava già piangendo, mentre il padre la guardava tra il frustrato e il colpevole.
Per diversi istanti, l'unico rumore fu quello dei singhiozzi della regina.
-Se hai sentito... avrai sentito anche che non ero d'accordo... e... e tuo padre...
-E io non sono fiero delle cose che ho detto.- concluse lui -Ma tesoro, quella sera stessa tua madre mi ha fatto ragionare... Non farei, non faremmo mai nulla che possa ferirti. Non potrei farti una cosa del genere.... so che ho dato di matto ma... prima di prendere soluzioni drastiche potevi parlarcene... -Parlare! Ha! Era l'ultima cosa che volevo dopo avervi sentiti. Mi avete dato il voltastomaco. Ero tornata a casa serena, vi avevo perdonati, e invece...
-Tesoro, per favore. Lo sai che io e tuo padre ti amiamo.... lo sai quanto sa essere impulsivo... tanto che ha ucciso uno degli uomini! Stava dicendo cose oscene, orribili, e.... lo avrei ucciso io se non lo avesse fatto lui per primo! Per difendere il tuo onore, perché per noi sei la cosa più importante al mondo, Emma!
-U... ucciso?- Emma gelò, colta di sorpresa, ed anch'io. Per qualche ragione, proprio non riuscivo a vedere re James uccidere qualcuno.
-Sì- confermo' in tono grave -Non era mia intenzione ma non sono riuscito a mantenere la calma. Per questo non volevo che presenziassi, Emma. Non volevo mostrarti il lato peggiore di me, non volevo farti assistere ad uno scempio. Sospettavo sarebbe potuta finire male, perché so che quando si tratta di te non riesco a mantenere il sangue freddo. Non ripeterò le loro parole, ma sì,, uno di loro mi ha spinto al punto di ucciderlo. E non sono pentito di quello che ho fatto. Sapevo fossero menzogne, ma non potevo tollerare che parlasse di mia figlia a quel modo.
Stavolta la ragazza rimase in silenzio, a guardarlo.
Era ovvio non fosse abituata ad una cosa del genere, ma d'altra parte... capivo bene l'uomo. Avrei fatto esattamente lo stesso, se qualcuno avesse osato anche solo torcere un capello ad Alice. Non volevo neanche sapere cosa avessero detto, ma potevo ben immaginare, visto che avevano spinto un uomo relativamente pacato all'omicidio.

-Non avremmo voluto lo scoprissi così, tesoro. Ma... era per farti capire che tuo padre... tuo padre può perdere il controllo, ma alla fine non farebbe mai nulla che possa nuocerti... tutto il contrario!
-E' così. Ma mi scuso ugualmente per ciò che hai sentito, piccola. Non avrei dovuto nemmeno pensarle quelle cose, ho sbagliato. Tu vieni prima di tutto per noi, prima del regno. Possiamo anche annullarlo il matrimonio, non serve che tu sia sposata per evitare di sposare il principe Neal. Se non vuoi, non lo farai. Se il re accetterà un'alternativa, bene, altrimenti faremo a meno di lui. Ma non ti venderemmo mai.
Aveva senso. Maledizione, avrei dovuto essere più lucido... avrei dovuto realizzare, da padre. che un altro padre – uno che aveva dimostrato di amare davvero sua figlia – non l'avrebbe buttata nel letto di un uomo che lei non desiderava, solo per avere un erede a sigillare l'alleanza. Avrei dovuto capirlo, e cercare di farla ragionare, invece... invece, in forse non avevo voluto farlo.
Forse il mio inconscio mi aveva accecato e portato a fare la scelta più egoistica: sposare Emma, la donna che amavo.
Forse suo padre aveva ragione: forse, nonostante tutto, annullare il matrimonio era la scelta più saggia... per quanto non mi piacesse.
-Non possiamo annullarlo.- disse invece Emma, pacata: -E' ufficiale. Lo ha ufficializzato Graham, è nero su bianco.
-Oh... ora capisco. Certo, ma tesoro, ti sei sposata solo per... evitare un matrimonio. Non sei costretta, ci sono estremi per l'annullamento, lo sai...
Aveva uno sguardo strano... imbarazzato? Anche Emma sembrò notarlo, infatti sollevò le sopracciglia, guardando prima me, poi lui.
-Se intendi ciò che penso, padre.... no.
-No... cosa?
-Non possiamo annullare niente. Le... 'prove' sono su quel lenzuolo nell'angolo.
-Co... cosa?!- esclamò stupefatto, mentre io, finalmente capendo, iniziai a temere seriamente per i miei gioielli di famiglia: visto il suo sguardo assassino, rischiavo di brutto.
-Abbiamo consumato il matrimonio, va bene? Non fate tante storie ora, non c'è nulla di male.
-M... ma....- balbettò il re, distogliendo lo sguardo dal lenzuolo accartocciato nell'angolo, che avrei dovuto bruciare da un pezzo - maledizione a me!
La regina non diceva nulla, ma aveva le labbra serrate e un colorito roseo piuttosto intenso. Quella era una delle situazioni imbarazzanti che avevo schivato durante l'adolescenza, e non avevo pensato di rischiare di vivere a 30 anni.
-Emma, hai fatto tutto questo per...
-No, aspetta, madre. Ho sposato Killian per non sposare Neal, è vero. Ma non sono stata con lui solo per quello. Sono stata con Killian perché era quello che volevo. Forse non sono stata chiarissima... non è solo che non si può annullare. Non voglio annullarlo. Non ho sposato un uomo a caso, ho sposato un uomo per cui provo qualcosa di reale, un uomo su cui so di poter contare, e che sa che la cosa è reciproca. Un uomo che mi rispetta ed è sempre dalla mia parte, anche quando forse sbaglio... non sono pentita della mia scelta, anche se a quanto pare non era necessaria.
Fu dura trattenere l'emozione che provai per quelle parole. Lo feci solo per mantenere un minimo di dignità. Le presi però la mano, sentivo di doverle dare sostegno: sapevo fosse in grado di confrontarsi coi suoi genitori da sola, ma io ero suo marito ora. Come lei aveva detto, ero dalla sua parte: sempre.
-Sappiamo che è stata una cosa affrettata- iniziai, quindi, -ma neanch'io sono pentito di aver sposato Emma. È una donna meravigliosa, una perla rara.... è un onore essere suo marito, e non perché è la principessa. Ma perché è forte, fragile ma pronta a rialzarsi subito, indipendente, intelligente... possiamo essere seri e ridere insieme, e sostenerci. Sinceramente, dirle di sì è stata la scelta migliore che potessi fare.
Quando mi voltai per incrociare il suo sguardo, mi resi conto che lei la commozione non era riuscita a trattenerla, invece. Calde lacrime le solcavano le guance, e prima che potessi dire qualcosa mi strinse forte: così, semplicemente, ricambiai.
Quando ci lasciammo andare, trovammo i due monarchi in preda alla commozione, tanto che la regina, senza farsi riguardi, prese il posto della figlia e mi abbracciò.
-Avete convinto anche me- intervenne James -Benvenuto in famiglia, Killian, siamo onorati di averti con noi- mi strinse la mano on un largo sorriso.... ed anche Emma rideva tra le lacrime, ora.
-Poi penseremo al resto, magari a un matrimonio pubblico o... ne parleremo. Ma ora temo dobbiamo tornare a palazzo. Re Rump e Neal arriveranno nel giro di un paio d'ore... e sembra siano pronti alla proposta ufficiale.


 

Angolo dell'Autrice
Ciaooo! Chi non muore si rivede, eh? Scusate la lunghissima attesa xD L'estate è un periodaccio quando si lavora in hotel... ma per cercare di farmi perdonare, ho un capitolo più lungo del solito xD domani vado via per 2 giorni, quindi volevo riuscire a postare stasera... non ho ricontrollato errori vari, quindi in caso perdonatemi! Spero vi ricordiate ancora di questa storia ahahaha
Cercherò di tornare ad aggiornare più puntualmente... mentre sto via magari riesco a buttare giù qualcosa per i prossimi capitoli dell'altra... e ho in mente una terza, ma devo assolutamente finire prima una di queste due o diventerà un casino, già così sono in ritardissimo!
Prossimo passo: mettermi del tutto in pari con le vostre, ci sono quasi ormai :D 
Ah, ho perso qualche giorno perché sono stata alla convention di OUAT a Birmingha... con Colin, Ginnifer e Josh! Fantastici! Gli ultimi due erano alla prima con ma sono stati davvero simpaticissimi *_* spero continuino a partecipare ad eventi!
Ora scappo a dormire che ho la sveglia tra meno di sei ore ahahahah
A prestooo! :*

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Capitolo 28
*** Ready ***


Ready




EMMA POV

Far ragionare i miei genitori era stato più facile di quanto mi aspettassi, quasi non ci credevo. Forse, pensandoci lucidamente, avrei potuto evitare il matrimonio improvvisato... ma come avevo detto loro, non ero pentita. E neanche Killian, viste le sue parole.
Quello stronzo era riuscito a farmi piangere, e in qualche modo a farsi amare ancora di più.
Quando i miei avevano accennato di un'eventuale cerimonia ufficiale, per un attimo avevo sognato una grande festa, seguita da una vita di avventure insieme... ma mi erano bastati pochi secondi per ricordarmi che tutto questo non sarebbe mai successo. E per non avere troppi problemi, avremmo dovuto trovare il modo di evitare le nozze pubbliche: avevo bisogno di una buona scusa, perché sapevo che tentare con la verità non sarebbe servito a niente. Non mi avrebbero mai creduto, e la situazione sarebbe solo peggiorata.
Per il momento ci eravamo limitati a tornare a palazzo, a renderci presentabili per l'arrivo imminente di Neal e Re Rump. Qualcosa mi diceva che convincere quest'ultimo sarebbe stato praticamente impossibile, ma tanto valeva tentare... se solo Neal avesse avuto più carattere, avrebbe potuto convincere lui suo padre! Ma non sarebbe successo e lo sapevo bene.
Speravo vivamente che la storia non potesse cambiare e che Killian avesse ragione sul fatto che non ci fosse alcuna guerra imminente.
-Ehi, Emma. Andrà tutto bene, sta tranquilla...
Il mio neo marito interruppe i miei pensieri con una carezza sulla mia guancia destra, seguita da un lieve bacio a stampo. Ero felice che stavolta potesse essere al mio fianco: era ufficialmente parte della mia famiglia e ne aveva tutti i diritti, ora.
-Lo spero...- borbottai, stringendo la sua mano. Ero davvero preoccupata, perché checché ne dicesse la storia, il popolo non sarebbe stato felice di sapere che avessimo praticamente respinto un alleato potente. E avrei dovuto lasciare i miei a gestire i disordini da soli, visto che avevo intenzione di mantenere la parola e partire con Killian alla volta dell'Africa.
-Avevi paura della reazione dei tuoi e vedi com'è finita... magari avremo fortuna di nuovo!
-Mi sembri mia madre con tutta questa positività, Jones! Ma spero vivamente che tu abbia ragione.
-Tra i due, almeno uno deve rimanere positivo! Tranquilla tesoro, qualunque cosa accada sono qui con te. Va bene?
-Va bene.
-Come vanno i dolori?
-Decisamente meglio dopo la doccia e il massaggio. Ma se stanotte dormiamo insieme, potrebbero tornare...
-Penso anch'io. Quindi meglio che dorma nella mia stanza, hai bisogno di un po' di tregua!
-Ma no, non volevo dire questo!- esclamai, mentre lo stronzo se la rideva di brutto.
Probabilmente saremmo anche stati troppo esausti per fare altro, ma ormai non riuscivo ad immaginare di dormire senza lui accanto. Non avevamo tutto il tempo del mondo, quindi volevo gustarmi appieno ogni istante rimastoci.
-Lo so. Almeno ti ho distratta un po', no?
-Non posso negare...- feci appena in tempo a dire, che le trombe annunciarono l'arrivo dei nostri ospiti.
Tenendo la mano stretta in quella di Killian, raggiungemmo i miei nella sala del trono. Ci posizionammo quindi alla loro destra, in piedi come noi davanti all'altare coi troni.
Le guardie aprirono le porte, ed il Re e il Principe, con andamento composto, ci raggiunsero in fondo alla sala. Ci inchinammo noi, così come loro, prima di passare ai saluti più informali.
-Bentornati!- esordì mio padre -Spero abbiate goduto della vostra permanenza a Munster.
-Moltissimo, caro James, vi ringrazio per averci organizzato un trasporto impeccabile. Munster è davvero un luogo delizioso e saremmo più che lieti di unire i nostri due regni.
-Mi fa piacere lo abbiate trovato di vostro gradimento- concluse mia madre, con un sorriso stampato sulle labbra: come faceva, non avevo idea. A me veniva da vomitare.
-Mio figlio ha particolarmente apprezzato la penisola di Dingle, credo stia già pensando di trascorrervi un po' più di tempo... magari insieme alla vostra Emma?
-Avete preso una decisione a riguardo, quindi.
-Ebbene sì, miei cari James e Snow. Non vedo perché aspettare, a questo punto. Neal è rimasto profondamente colpito da vostra figlia, per la sua bellezza e il suo temperamento. Potremmo dunque discutere in privato? Senza il suo... amico. Senza offesa.- guardò Killian con superiorità, e io gli avrei volentieri dato un pugno. Neal aveva le labbra strette, chiaro segno che per quanto lo avessi "colpito", la decisione non era stata sua. Non che ne fossi sorpresa... non avevo nemmeno sperato che potesse riuscire a convincere il re.
-A tal proposito, Rump, temo che dovremo essere noi a ritirare la proposta.
-Che cosa?
-Vedete, Killian Jones è qui in quanto membro della nostra famiglia. Lui ed Emma si sono sposati, ufficialmente, e noi abbiamo deciso di appoggiare l'unione. Chi siamo per separare due giovani innamorati?
Re Rump rimase in silenzio, ma il suo volto assunse sempre più il colorito di un pomodoro. Se fosse stato possibile, sarebbe probabilmente esploso... perfino suo figlio lo guardava preoccupato. Io non osai nemmeno spostare lo sguardo in quello di Killian per l'ansia.
-Molto bene.- disse infine -Speravo in una risposta positiva, sapendo che nonostante la giovane età Emma ha già molto a cuore il suo popolo... e visti i disordini dei giorni passati di cui ho saputo, ero convinto ci sarebbe stato un epilogo diverso.
-Caro Rump, capisco bene il tuo punto di vista, ma converrai che la felicità dei nostri figli è la cosa più importante per noi genitori. Ti avremmo certamente dato la notizia prima, ma è un evento... molto recente. Ciò non vuol dire che non apprezziamo la Vostra offerta, e siamo pronti a rinegoziare l'alleanza con nuovi termini.
-Padre- intervenne Neal per la prima volta -Perché non sentiamo cos'hanno da proporre?
Il re sembrò trattenersi dal fulminare – letteralmente – il figlio, ma alla fine dipinse sul volto un sorriso, pur se inquietante.
-Molto bene. Ascolterò il consiglio di mio figlio. Possiamo discuterne durante la cena. Anche se non nascondo di essere alquanto deluso, io e Neal eravamo pronti ad un'unione tra famiglie.
-Capiamo bene, e speriamo sia possibile unire le nostre famiglie ugualmente, seppur in maniera alternativa.
-La vedo difficile ad essere sincero. Ma immagino che ascoltare non possa nuocere. Rimane un vero peccato... il ragazzo non è di sangue reale, immagino.
“Il suo sangue è mille volte migliore del vostro!” avrei voluto rispondere, ma ancora una volta mi trattenni. Adesso avremmo dovuto tutti riuscire ad essere diplomatici, per provare ad assicurarci una qualche alleanza. Egoisticamente avrei lasciato perdere perché non volevo avere nulla a che fare con quell'uomo orribile, ma ero consapevole che ci avrebbe giovato... era un regno potente, quello di Connaught. Con loro e Leinster, avremmo avuto serie possibilità di bloccare le invasioni inglesi per il momento... forse era così che doveva andare! Probabilmente le guerre non sarebbero ancora iniziate proprio per merito di quest'alleanza... Killian stesso aveva ammesso che i dettagli di questo periodo storico non erano molti! Non potevo rischiare di mandare tutto a monte e cambiare il futuro, magari in negativo, anticipando una guerra.
-No, ma lo è adesso. Ed è un uomo d'onore, intelligente, rispettoso ed innamorato di nostra figlia. Siamo certi che sarà un'aggiunta positiva alla famiglia. Avrete modo di scoprirlo, se lavoreremo a fianco.
-Molto bene. Io e Neal andiamo a prepararci per la cena.
Lasciammo quindi i nostri ospiti dirigersi nelle proprie stanze, mentre noi, in silenzio, ci dirigemmo direttamente a tavola ad aspettarli. Mio padre a capotavola, mia madre alla sua destra, io a sinistra e Killian accanto a me. Ora quel posto gli spettava di diritto anche negli eventi ufficiali... Rump non ne sarebbe stato affatto felice, e forse ero pazza ma la cosa mi divertiva.
-Killian, ci dispiace molto doverti metterti in questa posizione. Non sei costretto a partecipare a questa cena, se non lo desideri.
-No- rispose lui subito, per voltarsi verso di me -In veste di marito di Emma, è giusto che stia accanto a lei. Ed è quello che voglio. Non piaccio al Re perché chiaramente non sono di sangue blu, e perché ho “rubato” il posto a suo figlio... ma non mi importa. E non vi preoccupate, non gli mancherò di rispetto, non voglio mandare tutto a monte...
-Non è di questo che siamo preoccupati- intervenne mia madre -Sappiamo che sei un uomo per bene, caro. Solamente non vorremmo che ti... offendesse. Sa essere molto pungente, avrai notato. È noto per questo...
-Oh, non mi importa delle frecciatine che mi lancerà, dico davvero. Non mi fanno alcun effetto, ma vi ringrazio del pensiero.
-Grazie- sussurrai io a lui, stringendo la sua mano sotto il tavolo. Mi sorrise, e ci mancò poco che ci baciassimo in quel contesto decisamente poco appropriato. Ma gli avrei fatto capire più tardi quanto fosse bello avere il suo supporto, quanto apprezzassi ciò che stava facendo per me pur non essendo costretto. Non avevo affatto previsto una situazione simile, gli avrei evitato volentieri di farsi umiliare da quello schifoso di Re Rump, che in quanto uomo non valeva meno del solo mignolo di Killian! Come faceva ad avere un figlio come Neal, era un vero mistero... a meno che la madre del ragazzo non fosse stata l'esatto opposto di lui, e quindi aveva ripreso da lei. Mi dispiaceva davvero per la poverina... non mi sarei stupita se non fosse morta in qualche modo a causa di quel marito orribile che di umano mi sembrava avere ben poco.

 

***


KILLIAN POV

Emma decise di offrirmi ancora una via d'uscita poco prima che il re e il principe ci raggiunsero, giurandomi che non ce l'avrebbe avuta con me... ma chiaramente rifiutai.
Non avrei lasciato il suo fianco proprio ora, anche se avrei messo a dura prova i miei nervi se Rump avesse anche solo provato ad offenderla in qualche modo. Avrei davvero voluto sapere se per mantenere la pace i due regni avevano bisogno di essere uniti... avrei certamente potuto evitare ai reali di Munster tanti problemi, in qualche modo.
Nella storia non c'era traccia di quest'alleanza, ma a dire il vero non c'era nemmeno traccia del fatto che non esistesse... era troppo rischioso. Avrei presenziato senza dire una sola parola, per non rischiare di interferire, ma sarei rimasto con la donna che amavo fino alla fine.
Glielo avevo promesso.
Così, quando il re ed il principe ci raggiunsero, mi limitai ad evitare di guardarli più del dovuto. Meno avessero fatto caso a me e meglio era.
Quando tutti ci fummo accomodati, la tavola venne imbandita di prelibatezze, e le ciotole riempite di zuppa calda per quella giornata gelida e uggiosa. Non mancai di notare che venne servito anche il vino migliore della riserva reale.
-Zuppa di pesce. La mia preferita.- commentò il re, con quello strano sorriso inquietante che aveva dipinto in volto praticamente il 99% del tempo.
-La specialità della nostra chef, spero sarà di vostro gradimento.
-Ne sono certo, il profumo è molto invitante.
-Buon appetito.
Tutti ripeterono quindi le parole della regina ed iniziarono a mangiare, io li imitai. Non sapevo davvero nulla di protocolli... forse avrei dovuto farci più caso, ma non era facile visto che Emma raramente li seguiva!
Fino a che non finimmo le zuppe, nessuno parlò, anche se ogni tanto sentivo lo sguardo di Rump addosso... ma non alzai mai il mio, non volevo dargli occasione di prendermi di mira.
-Bene, cari James e Snow. Qual è la proposta che desiderate avanzare?
-Sappiamo che nulla può sostituire un matrimonio- iniziò James -ma vorremmo proporre un contratto. Un contratto secondo il quale, i nostri successori regneranno fianco a fianco, con le rispettive famiglie. Non intendo una semplice alleanza... intendo che entrambi saranno regnanti di Connaught-Munster.
-Quindi una fusione, in poche parole?
-Esattamente. Una fusione. Una fusione che continui per generazioni... chiaramente se arriverà un matrimonio tra un membro della famiglia di Munster ed uno di Connaught, sarà una sola famiglia a regnare. E trovo sia quasi inevitabile, prima o poi...
Io stesso fui colpito di quella proposta... in poche parole, nessuna delle due famiglie avrebbe perso nulla. Ed eventualmente, un matrimonio sarebbe arrivato... era quasi una certezza. In poche parole, si trattava semplicemente di unirsi, ritardando di un paio di generazioni la fusione di sangue... ma a Rump sarebbe bastato? Quell'uomo bramava potere, era ovvio, e con questa soluzione non ne avrebbe acquisito di ulteriore. Sarebbe stato così egoista da rifiutare?
-Non nego di essere colpito- disse infine, guardando James -Tuttavia, un matrimonio sarebbe imminente e porterebbe prosperità fin da subito. Invece così bisognerebbe aspettare che i nostri figli ci succedano, per fondere i regni.
-Certo- intervenne la regina -Loro inizierebbero ufficialmente la nuova doppia dinastia. Ma ciò non vuol dire che non possiamo essere uniti fin da subito. Aprire i confini tra i nostri regni, prepararli a diventare un tutt'uno...
-Una mossa saggia, se il tempo fosse dalla nostra parte. Una proposta che in tempi di pace non avrei esitato ad accettare, lo ammetto. Tuttavia, temo che non sia una strategia abbastanza forte per bloccare l'invasione degli inglesi. Temo davvero che ci sia bisogno di un'azione che gridi forza da tutti i pori. Il matrimonio della principessa di Munster e il principe di Connaught, avrebbe mandato un messaggio... un messaggio che ci siamo davvero uniti per essere più forti.
-Padre...
-Si figliolo?
Mi faceva davvero pena il povero Neal: ogni volta che apriva bocca, suo padre lo guardava come se fosse prossimo a condannarlo alla ghigliottina.
-Un contratto ufficiale non potrebbe avere lo stesso potere? Voglio dire, un contratto firmato da voi... e da noi. Magari fissare una data di successione, che sia tra 10, 20 anni o quant'altro... che dica che quando quel giorno verrà, scatterà automaticamente la nascita di Connaught-Munster.
-Esatto.- parlò Emma -Neal ha ragione. Un documento simile vale quanto un certificato di matrimonio.
-Vorrei che fosse così, mia cara! Tuttavia, il popolo non ragiona così... sarebbe la soluzione perfetta se fossero tutti letterati! Un matrimonio è di facile comprensione a tutti... ma un documento secondo il quale saremo ufficialmente uniti tra 20 anni? Pensate che la gente comune possa capirlo?
Emma rimase zitta, e purtroppo dovetti ammettere che Rump non aveva proprio tutti i torti, forse. Non era stata messa in conto la reazione del popolo... il matrimonio era lingua comune. Un contratto... non proprio.
Anche il re e la regina avevano cambiato espressione, non erano più sicuri e sorridenti come all'inizio. Praticamente era ormai chiaro che nessun tipo di ragionamento avrebbe potuto far cambiar idea a Rump: viscido, ma purtroppo astuto.
Ero certo che esistesse il modo di far capire al popolo cosa stesse succedendo, ma delle ipotesi non sarebbero bastate. Quando James e Snow avevano rifiutato di dare la mano di loro figlia, il sovrano di Connaught aveva già preso la sua decisione.
Un po' mi sentivo in colpa... quel matrimonio aveva davvero preso tutti alla sprovvista: forse, se avessero avuto più tempo per processarlo, avrebbero avuto modo di trovare una proposta più solida...
Ma era troppo tardi.
Lo sapevo io.
Lo sapeva Emma.
Lo sapeva Snow.
Lo sapeva James.
Lo sapeva Neal.
E soprattutto, lo sapeva Re Rump.
Era un uomo calcolatore, un uomo desideroso di più potere possibile, e vedendosi impossibilitato ad ottenerlo tramite i suoi metodi... preferiva ricorrere al suo personale piano B.
-E' un vero peccato che debba andare così. Ma capirete che in quanto re devo mettere il benessere del mio popolo al primo posto... o in questa maniera temo di non poterlo assicurare. Mi duole molto dover rifiutare, sono sincero.
-Duole anche a noi.- concluse la regina, in tono pacato -Ma è tutto quello che possiamo offrire. È chiaro che abbiamo priorità diverse...
-Sì, è così. Spero che il giovane plebeo valga la pena, lo dico col cuore.
-Mio marito non è un plebeo.- intervenne Emma, senza che avessi modo di fermarla; -Ma anche se lo fosse, possiede qualità che vanno aldilà del sangue. Vi assicuro, Re Rump, che ne vale la pena.
-Sono contento per voi, principessa. Ammiro il vostro coraggio, scegliere la felicità... non è da tutti riuscire a mettere da parte il dovere.
Inspiravo ed espiravo.
Perché altrimenti sarei scoppiato.
Come osava mettere in dubbio il senso di dovere di Emma! Aveva la minima idea di quanto lei già facesse per il suo popolo?! Istruiva le giovani che non potevano permetterselo. Aveva combattuto, letteralmente, insieme al suo esercito, ed ero certo fosse pronta a farlo ancora! Ed era pronta a firmare un'alleanza con lui, un uomo che di certo non aspirava ad avere attorno.
-Scusatemi, Rump- fu James ad intervenire, al posto mio -Ma vi assicuro che Emma non ha mai messo da parte il dovere. Semplicemente, lo fa diversamente... come noi rispettiamo i vostri metodi, vorrei che voi rispettaste i nostri.
A giudicare dalla sua espressione, anche lui lo avrebbe preso a pugni tra non molto.
-Oh, scusatemi, non volevo suonare offensivo! Non mi sono espresso bene... sono certo che Emma sarà un'ottima regina, e se questa guerra imminente verrà sedata, vivremo tutti abbastanza da vederla all'opera. Ce ne andremo da amici, caro James, e speriamo davvero di non doverci fronteggiare da nemici... con un po' di fortuna, suppongo, la guerra potrebbe essere evitata... chissà!
Era chiaro come il sole che fosse ironico, e che fosse convinto che la guerra sarebbe arrivata... ma io rimanevo della mia opinione.
Non avevo interferito.
Anche se non fossi stato lì, Emma non avrebbe sposato Neal ed ero pronto a metterci la mano sul fuoco.
Evidentemente, l'alleanza non era la chiave per evitare la guerra contro gli inglesi. In un modo o nell'altro, le acque si sarebbero pacate, prima di riaccendersi tra alcune decine d'anni.

La cena finì con qualche parola di cortesia, e i due ospiti annunciarono che sarebbero partiti l'indomani, visto che non ci sarebbe stato un matrimonio da organizzare. Re Rump non provava nemmeno a nascondere la sua disapprovazione, ma almeno evitò altri commenti offensivi nei confronti di Emma, o i miei – non che mi interessasse.
Solo Neal si congratulò con noi, ed espresse la speranza di rivederci ancora, prima o poi. Era un bravo ragazzo e speravo vivamente non si sarebbe fatto plagiare dal padre: se fosse rimasto com'era, sarebbe stato un buon re un giorno. E facendo due conti, ero abbastanza convinto che ce l'avrebbe fatta.
Prima di ritirarci anche noi nelle nostre stanze, Emma decise di parlare subito coi suoi genitori del nostro imminente viaggio.
-In... Africa.
-Sì padre.
-Ma ancora dobbiamo organizzare un matrimonio pubblico. Emma, lo sai che...
-Madre.- la fermò lei, decisa -Non ci sarà un matrimonio pubblico, non ancora. Questo è più importante.
-La... luna di miele è più importante?
-C'è una ragione. Secondo il dottor Whale, nel Sud Africa cresce una pianta che potrebbe essere l'ingrediente finale della medicina del dottor Jack Hill per risvegliare la figlia di Killian.
-Oh! Potremmo mandare...
-No. No. Dobbiamo essere noi a farlo. Killian vuole andare di persona ed io voglio essere con lui. Mi ha sempre sostenuta ed ora è il mio turno... non me lo ha neanche chiesto, sono io a volerlo fare. Uniremo la “missione” alla luna di miele.
Mi guardò con un sorriso che non potei non ricambiare. Se solo avessi avuto il minimo dubbio sul suo desiderio di partire con me, avrei cercato di parlarle... ma lo voleva davvero, e quindi ero pronto a sostenerla davanti ai suoi genitori.
-Sarà in buone mani. La proteggerò, anche se sinceramente potrebbe essere il contrario, ma è un'avventura che vogliamo vivere insieme.
I due si guardarono, indecisi, io ed Emma restammo in attesa. Sapevo che lei sarebbe venuta anche se non avesse ottenuto il permesso, ma speravo vivamente che potessimo partire con la loro benedizione.
-Molto bene.- fece infine Re James -Se anche mia moglie è d'accordo, va bene.
La donna annuì, anche se poco convinta. In fondo, conoscendo la figlia, dovevano sapere anche loro che avrebbe comunque fatto di testa sua.
-Ho bisogno di due giorni per organizzare la flotta e la nave con cui viaggerete, però.
-Va bene James. Grazie, davvero, ad entrambi.
-Non c'è di che, figliolo. Comprendiamo quanto sia importante per te, e una famiglia si sostiene sempre. Viaggerete in totale sicurezza, ma ti chiedo ugualmente di prenderti cura di nostra figlia, d'accordo?
-Certo, lo prometto. Sarà la mia priorità.
-E forse quando tornerete, potremo pensare al matrimonio.
-Non vedo perché no...- sorrisi, pur sapendo che non sarebbe stato possibile. Con Emma avremmo avuto a disposizione alcuni mesi per trovare una scusa plausibile, ma per il momento non vedevo alcun motivo di dar loro grattacapi.
Anche Emma li ringraziò, abbracciando entrambi, poi ci ritirammo nella sua stanza, stanchi ma felici e pronti all'avventura. La aiutai a togliere il vestito elegante che aveva indossato per quella cena formale, con tanto di odiato corsetto, per poi lasciare che si infilasse lentamente la camicia da notte, sotto il mio sguardo colmo di desiderio. Di quel corpo perfetto non avrei mai potuto averne abbastanza.
-Killian, dovresti spogliarti... non puoi venire a letto vestito così, non è comodo.
-Sono stanco, Swan...
-Vuoi che ti aiuti io?- domandò innocentemente. Piccolo diavolo tentatore... ecco cos'era diventata, e ovviamente non avevo nulla in contrario! Nonostante avessimo già dato del nostro meglio, e anche di più, non avevamo ancora inaugurato il suo letto... e non potevo permetterlo!
Con un sorriso, lasciai quindi che le sue mani corressero alla mia camicia, pronto per una seconda notte di fuoco.

 

* * *

Mentre il principe Neal dormiva sereno, Re Rump meditava.
Non era abituato a ricevere un no come risposta.
Tanto meno ad accettare un affronto simile... si sentiva umiliato! Aveva perso il suo tempo a causa di una principessa capricciosa a cui piaceva giocare ad indossare i pantaloni e sposare i plebei. Era tentato di lasciar perdere, non essendo certo di volere suo figlio con una ragazza simile, ma pensando al quadro generale... non poteva. Non poteva lasciar andare i suoi piani in fumo, nonostante quest'imprevisto incidente di percorso.
Ma non tutto era perduto.
I due neo sposini sarebbero partiti in viaggio, per il mare tortuoso... quale occasione migliore, per liberarsi di quel Killian Jones definitivamente?
E se avesse giocato bene le sue carte, sarebbero stati Re James e la Regina Snow stessi ad offrire la mano della figlia vedova a suo figlio Neal. Soprattutto se fosse stato proprio lui a salvarla dal “tragico incidente” in cui il marito avrebbe perso la vita.




 

Angolo dell'autrice;
Ciaoo! Da oggi sono ufficialmente in vacanza per una settimana, e stavolta invece di fare viaggi sono andata a casa... quindi come prima cosa ho voluto finire questo capitolo! In questi giorni cercherò di scrivere il più possibile, per avere un paio di capitoli pronti per entrambe le storie e aggiornare più regolarmente!
Ma diciamo che ho trovato il modo di scrivere anche nei momenti morti a lavoro, quindi non posterò più una volta ogni morte di papa xD
Questo capitolo è un po' di passaggio, ma anche fatto di scelte e decisioni importanti...
Rump ha rifiutato di accettare un accordo che non includa un matrimonio, ma la famiglia di Munster ha accettato la cosa, pur sapendo che ci saranno conseguenze. Inoltre, James e Snow, conoscendo Emma, non hanno nemmeno provato a negarle di partire con Killian. Sanno che lo farebbe lo stesso e se pur preoccupati, ovviamante, preferiscano vada col loro supporto. Ed ora che Killian è di famiglia, ne vogliono dare anche a lui.
Rump ha saputo però la cosa... e la sua mente sta già lavorando per rimediare all' "incidente di percorso" e riprendere il suo piano.
Vedremo cosa succederà, se riuscirà, fallirà, o cosa... quel che è chiaro, è che vuole liberarsi di Killian in maniera definitiva.

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