Areopago - [Saga e Kanon - 100 drabble]

di avalon9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** [1. Inizio] ***
Capitolo 3: *** [2. Intermezzo] ***
Capitolo 4: *** [3. Fine] ***
Capitolo 5: *** [4. Interiorità] ***
Capitolo 6: *** [5. Esteriorità] ***
Capitolo 7: *** [6. Ore] ***
Capitolo 8: *** [7. Giorni] ***
Capitolo 9: *** [8. Settimane] ***
Capitolo 10: *** [9. Mesi] ***
Capitolo 11: *** [10. Anni] ***
Capitolo 12: *** [11. Rosso] ***
Capitolo 13: *** [12. Arancione] ***
Capitolo 14: *** [13. Giallo] ***
Capitolo 15: *** [14. Verde] ***
Capitolo 16: *** [15. Blu] ***
Capitolo 17: *** [16. Porpora] ***
Capitolo 18: *** [17. Marrone] ***
Capitolo 19: *** [18. Nero] ***
Capitolo 20: *** [19. Bianco] ***
Capitolo 21: *** [20. Senza colori] ***
Capitolo 22: *** [21. Amici] ***
Capitolo 23: *** [22. Nemici] ***
Capitolo 24: *** [23. Amanti] ***
Capitolo 25: *** [24. Famiglia] ***
Capitolo 26: *** [25. Estranei] ***
Capitolo 27: *** [26. Compagni di squadra] ***
Capitolo 28: *** [27. Genitori] ***
Capitolo 29: *** [28. Figli] ***
Capitolo 30: *** [29. Nascita] ***
Capitolo 31: *** [30. Morte] ***
Capitolo 32: *** [31. Alba] ***
Capitolo 33: *** [32. Tramonto] ***
Capitolo 34: *** [33. Troppo] ***
Capitolo 35: *** [34. Troppo poco] ***
Capitolo 36: *** [35. Sesto senso] ***
Capitolo 37: *** [36. Olfatto] ***
Capitolo 38: *** [37. Udito] ***
Capitolo 39: *** [38. Tatto] ***
Capitolo 40: *** [39. Gusto] ***
Capitolo 41: *** [40. Vista] ***
Capitolo 42: *** [41. Forme] ***
Capitolo 43: *** [42. Triangolo] ***
Capitolo 44: *** [43. Diamante] ***
Capitolo 45: *** [44. Cerchio] ***
Capitolo 46: *** [45. Luna] ***
Capitolo 47: *** [46. Stelle] ***
Capitolo 48: *** [ 47. Cuori] ***
Capitolo 49: *** [91. Compleanno] ***
Capitolo 50: *** [92. Natale] ***
Capitolo 51: *** [93. Ringraziamento] ***
Capitolo 52: *** [94. Indipendenza] ***
Capitolo 53: *** [95. Capodanno] ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Areopago

Areopago

di colpe e di innocenze

[Saga e Kanon – 100 drabble]





Coro: Chi governa la necessità?

Prometeo: Le Moire che tessono il filo e

le Erinni dalla memoria implacabile.




Una raccolta di centro drabble, completamente dedicata a Saga e Kanon, secondo la, ormai, nota Big Damn Table con i suoi novantacinque temi fissi e le cinque variatio libere.

Ho scelto oggi, per iniziare, perchè è il compleanno dei cari gemellini e Kanon mi ha fatto impazzire tutto il giorno, massacrandomi la tesi.

E’ una sfida un po’ singolare, per me. Solitamente, non prendo avvio da temi prefissati, ma li rielaboro e mi credo una sequenza personale, un fil rouge tutto mio. Questa volta ho dichiarato la resa: perchè non provare?

Senza fretta. Ho molte storie in sospeso, e metterne continuamente in cantiere di nuove non aiuta. Proprio no. Ma ho deciso di farlo ugualmente, seguendo l’estro e il momento. Ho la sicurezza che finirò tutto, prima o dopo. Anche perchè non mi piace lasciare una cosa a metà.

Diciamo, quindi, che oggi parte la raccolta. A tempo indeterminato.

Il titolo? Come saprete tutti l’Areopago è un colle di Atene, quello che secondo il mito ospitò il tribunale che condannò Ares accusato di omicidio da Posidone e che assolse Oreste con voto favorevole di Atena nella tragedia di Eschilo Eumenidi. Diciamo che l’ho scelto perchè c’entravano due divinità ben note a Saga e Kanon e perchè è un po’ il loro banco degli imputati. O degli innocenti.






001.

Inizio.

002.

Intermezzo.

003.

Fine.

004.

Interiorità.

005.

Esteriorità.

006.

Ore.

007.

Giorni.

008.

Settimane.

009.

Mesi.

010.

Anni.

011.

Rosso.

012.

Arancione.

013.

Giallo.

014.

Verde.

015.

Blu.

016.

Porpora.

017.

Marrone.

018.

Nero.

019.

Bianco.

020.

Senza colori.

021.

Amici.

022.

Nemici.

023.

Amanti.

024.

Famiglia.

025.

Estranei.

026.

Compagni di squadra.

027.

Genitori.

028.

Figli.

029.

Nascita.

030.

Morte.

031.

Alba.

032.

Tramonto.

033.

Troppo.

034.

Troppo poco.

035.

Sesto Senso.

036.

Olfatto.

037.

Udito.

038.

Tatto.

039.

Gusto.

040.

Vista.

041.

Forme.

042.

Triangolo.

043.

Diamante.

044.

Cerchio.

045.

Luna.

046.

Stelle.

047.

Cuori.

048.

Quadri.

049.

Fiori.

050.

Picche.

051.

Acqua.

052.

Fuoco.

053.

Terra.

054.

Aria.

055.

Spirito.

056.

Colazione.

057.

Pranzo.

058.

Cena.

059.

Cibo.

060.

Bibite.

061.

Inverno.

062.

Primavera.

063.

Estate.

064.

Autunno.

065.

Mezze stagioni.

066.

Pioggia.

067.

Neve.

068.

Lampo.

069.

Tuono.

070.

Tempesta.

071.

Rotto.

072.

Riparato.

073.

Luce.

074.

Oscurità.

075.

Ombra.

076.

Chi?

077.

Cosa?

078.

Dove?

079.

Quando?

080.

Perché?

081.

Come?

082.

Se.

083.

E.

084.

Lui.

085.

Lei.

086.

Scelte.

087.

Vita.

088.

Scuola.

089.

Lavoro.

090.

Casa.

091.

Compleanno.

092.

Natale.

093.

Ringraziamento.

094.

Indipendenza.

095.

Capodanno.

096.

Eumenidi

097.

Traditore

098.

Eidolon

099.

.Ordine

100.

Areopago

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Capitolo 2
*** [1. Inizio] ***


[1

[1. Inizio]

 

 

 

 

E fu il mare.

Il mare profondo e scuro; il mare che racconta. L’acqua fra le sbarre; sulla carne. L’acqua nella memoria, come rimbombo.

Fu il mare.

Negli occhi di Saga, inquieti.

Negli occhi di Kanon, rabbiosi.

Mentre le parole si perdevano nel vento; mentre la rabbia si rincorreva lontano. E Kanon urlava, la bocca piena di sale. E Saga taceva, la mente sconvolta.

Fu il mare, su mani che si lasciavano, su stoffa e corazze lucenti. Fu l’inizio. Di giornate passate uguali, fra follia e disperazione. Saga sul trono di Grecia; Kanon sul trono del mare.

L’inizio. Dal mare.

 

 

 

 

 

Ecco la prima drabble.

Ormai arriva in ritardo, ma è solo una questione di tempistica (e di connessione che fa i capricci). Ma questo spazietto lo riservo ai ringraziamenti. Sarò veloce e generica, e perdonatemelo. Ma, vista l’ora e il capitolo da finire che ho, devo un po’ correre. Non vogliatemene. Rimedierà meglio la prossima volta. Promesso.

Ma GRAZIE volevo dirlo lo stesso: a chi a commentato Capriccio d’uomo e Come azzurro. Le vostre parole e le vostre riflessioni sono state per me davvero utilissime e stimolanti. Ottimi mezzi di analisi e autoanalisi.

Grazie *inchin inchin*

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Capitolo 3
*** [2. Intermezzo] ***


[2

[2. Intermezzo]

 

 

 

 

E fu tensione.

La tensione di parole inghiottite. E Saga stringeva il pugno guantato; e Kanon respirava nel silenzio.

Fu tensione.

Nell’eco di domande dentro una Casa contesa; nell’eco di domande senza risposte vere. Fra cosmi che si abbracciavano.

Nelle lacrime di Saga, rosse.

Nelle lacrime di Kanon, bianche.

Mentre il tempo scorreva, dentro rimpianti e ricordi lontani. E Kanon difendeva; e Saga attaccava,

Fu la tensione, fra corpi che si volevano, fra sentimenti che non si sfogavano. Fu l’incontro. Di destini paralleli, gettati nel vento. Kanon in seno ad Atena; Saga al fianco del nemico.

Un istante. Nella tensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco, ecco. Seconda drabble.

Sulla scia della prima, vero. Perchè ho deciso nel trittico: le prime tre saranno un po’ un universo autonomo, legato alla storia, frammenti della storia. Nelle altre. Nelle altre sto pensando ad una variatio. Non so ancora bene come o perchè, ma ...mmm...Sì: ho voglia di far interagire i cari gemellini nella quotidianità. Anche perchè Kanon sta borbottando e imprecando dal divano e vederlo litigare con Saga per il controllo del telecomando ispira. Ispira decisamente!

 

KikiMay: mi associo! Anch’io amo i gemellini, così problematici e affezionati! Se mi seguirai in questa follia (perchè sì, per me è decisamente una follia avere dei promt pronti) anche solo saltuariamente mi farai un grandissimo onore!

 

Beat: davvero davvero felice che il mio piccolo parto sia stato di tuo gradimento! Scrivere di questi due mi esaspera (va bene: sono alla seconda, ma che ci posso fare?! Se poi ci metti che le vogliono leggere e io devo aspettare il placet). Il mare. Ci credi se ne sono stata folgorata? Mare: Saga e Kanon. E’ un po’ per quello che ho deciso per la raccolta. E se seguirai, davvero, sarà un piacere!

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Capitolo 4
*** [3. Fine] ***


[3

[3. Fine]

 

 

 

 

E fu orgoglio.

Orgoglio di cosmi che ardevano, affini nella distanza. Mentre Saga vestiva un’armatura tradita; mentre Kanon lasciava un’armatura onorata.

Fu orgoglio.

Nel pensiero di attimi bruciati; nella volontà di riscoprirsi. Fra polvere di stelle e galassie lontane.

Nel grido di Saga, di speranza.

Nel grido di Kanon, di volontà.

Mentre le stelle esplodevano, dentro un sorriso divenuto uguale. E Kanon bruciava; e Saga brillava.

Fu orgoglio, nel pensiero reciproco, fra parole promesse alle azioni. Fu la fine. Di accuse lontane, lasciate sbiadire, fra polvere di stelle. Saga al Muro del Pianto; Kanon nei cieli dell’Inferno.

L’orgoglio. Dalle stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

Volevo finire il trittico. Sì .

É nata un po’ in fretta, questa drabble. Mentre lo stereo rimbalza fra Stelle di Guccini e la colonna sonora del Makai. Ma che ci posso fare?! Ieri era il telecomando; oggi la musica. E per fortuna che non ho nulla di hevy metal! Convivere con Saga e Kanon si sta rivelando pazzia. Sincera pazzia!

Intanto, il trittico è concluso. E ho preso dal Makai. Di nuovo. Avevo pensato al Tenkai ma poi...Meglio centellinare (e procurarsi un paio di tappi per le orecchie).

 

 

Beat: già, confermo. Confermissimo! (esiterà, come parola?) Questi due sono tremendi! E se non si stuzzicano di ammazzano. Forse tendono ad annoiarsi facilmente, che ne pensi? Comunque, penso sia per questo che sono anche adorabili^^.

Comunque, litigassero solo per il telecomando...;_;. Casa mia sembra un campo di battaglia, ormai (almeno si fanno perdonare con ottimi pranzettiXD).Grazie per le belle parole!

 

KikiMay: angst, appunto. Spero di riuscire ad allentarlo un po’, il tono drammatico. Non ci sono molto portata, in Saint Seiya. Con Naraku e Sesshomaru è facile, meravigliosamente facile. Con i cavalieri...Chissà! Prometto di impegnarmi! E – sicuro! – se ci riesco una bella scenetta con il telecomando è assicurata!

Il Makai è un pozzo, davvero. E guarda caso ci ho proprio attinto a piene mani, per quest’ultima. Grazie per il commento!

 

Niggle: per prima cosa: benvenuta! E grazie per esserti fermata! Se seguirai questa mia piccola follia sarà davvero un onore! E grazie infinite per le belle parole che mi hai usato! Davvero!

 

Machochan:e un benvenuta anche a te! E grazie mille del commento!

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Capitolo 5
*** [4. Interiorità] ***


[4

[4. Interiorità]

 

 

 

Per Saga dentro sono due facce che giocano a dama. Dentro è una lama d’oro sul velluto, fra sussurri e malie che ti strappano la mente.

E il sorriso maledetto di Kanon.

Per Kanon dentro sono vecchi pensieri da lasciarsi alle spalle. Dentro è un’anfora che ammicca, con lusinghe di riscatto.

E lo sbuffo seccato di Saga.

“Abbiamo imparato?”

“Forse. Qualcosa.”

“Qualcosa”

Dentro sono crateri di luce, che ghignano di tentazione. Quando i ricordi si fanno pesanti, dentro perdoni rassegnati e stanchi, dentro certezze. Mentre Saga stringe le mani; mentre Kanon morde le labbra.

“A stare in piedi?”

“Ad accettarci.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di nuovo angst, alla fine.

Insomma; insomma. Non è che io non li veda in situazioni da biscottini e zucchero (glicemia; bisogna tener sotto controllo la glicemia), ma sono i prompt che mi condizionano. Tanto. E se mi chiamano al melò...Io non ci resisto, ecco! Però; però un po’ è cambiato, visto che ci ho messo i dialoghi. Mmm...Chi parla? Fate voi! Non credo sia determinante chi parli prima e chi dopo. Qui, forse solo qui, davvero li vedo intercambiabili, i cari gemellini.

E temo proprio che dovrò decidermi a spedirli da uno psichiatra, prima di finirci io.

 

 

Beat: diciamo che, effettivamente, qui ci sta un po’ troppa luce. Però, sinceramente, l’idea dell’Inferno come un mondo pieno di luce non mi dispiace proprio. Sì ! Mi fa ancora più paura, così. Chi ha detto che il buio è solo male?! E anch’io adoro il Muro del Pianto. Quella puntata, con tutti i cavalieri d’oro, mi ha reso cadavere. C.a.d.a.v.e.r.e. Per i biscottini, temo che dovrai aspettare ancora un po’ Chiedo venia! Intanto...Thè? Può essere un compromesso?

 

Kiki May: concordo concordo! Saga e Kanon hanno una luminosità tutta loro. Proprio, come dici tu, di stelle e sangue. Mi piace questa definizione, proprio tanto! E per Aiolos...Io ha una mia personalissima (e opinabilissima) interpretazione e non ce lo vedo molto, come lampadina esterna che se ne va in giro fra ricordi e ballate eroiche. Proprio no! Forse non ai livelli dei cari gemellini, ma l’ombra ce la vedo anche lì.

 

Niggle: l’armatura è stata un lampo, sai? Mi guarda dalla vetrinetta e sembrava dirmi: ehi, ti sei dimenticata di me? Sveglia! Ci sono anch’io! E allora, visto che sono per la par condicio, ho messo anche lei! E i gemellini adorano quel solco; credo. Grazie per i complimenti ^///////^

 

Makochan: Figurati! Il benvenuto è il minimo! Sai che mi hai dato un’idea? Aprire una specie di votazione: Saga e Kanon. Colpevoli o innocenti? La mia idea sarà nell’ultima drabble (è l’unica di tutta la raccolta già pronta. Le altre le scrivo sull’ispirazione). Che dici, lo faccio? Il tuo sarebbe il primo voto: Colpa: 0; Innocenza: 1. E palla al centro. E grazie infinite per le belle parole che mi hai usato!

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Capitolo 6
*** [5. Esteriorità] ***


[5

[5. Esteriorità]

 

 

 

Per Kanon fuori è un mare sopra la testa. Fuori è un riscatto che sa di sconfitta, fra corridoi stranieri che scivolano nell’abitudine.

E le spalle larghe di Saga.

Per Saga fuori è un cielo pieno di stelle. Fuori è una maschera che ricorda il tradimento, nelle ombre di colonnati che insinuano lenti.

E le labbra piene di Kanon.

Siamo gemelli”

“Siamo diversi”

“Lo so”

Fuori è una Casa lasciata, che invita melliflua. Quando i labirinti sono fantasmi e solitudine, fuori sono facciate troppo uguali per assomigliarsi. Mentre Kanon allunga una mano; mentre Saga recupera un gesto.

“Lo accetteremo?”

“Forse”

 

 

 

 

 

 

 

E ho finito anche il dittico!

In ritardo, e me ne scuso. Anzi no: perchè aveva deciso di scrivere questa drabble sono a tesi conclusa. E ritorno al mio angst; ci sono abbuonata e poi – sinceramente – adoro tormentarli. Sto scoprendo in me una venuzza sadica che non sapevo di possedere. Comunque! Ve ne sarete accorti: è speculare all’altra, ma ha deciso così: raccolgo i prompt a gruppi, a livello stilistico.

Inoltre, ho da fare un po’ di annunci, questa sera.

Il primo, lo avrete già capito, ma repetita iuvant: ho finito la tesi. Finita. Finita.

La seconda notizia è l’apertura di un minisondaggio, sull’idea che mi ha ispirato Makochan, cui vanno i meriti di questa piccola tortura. In sostanza: alla fine di questo tribunale dell’Inquisizione sui generis (per restare nell’ambito areopagitico) secondo voi ci sarà condanna o assoluzione? La mia idea la posterò con l’ultima drabble, ma se vi stuzzica il pensiero prego: le votazioni sono aperte! E inserirò il tutto in calce, aggiornando di volta in volta.

La terza comunicazione: non ho trovato uno psichiatra, ma in compenso ho scoperto che la play è un salutare compromesso. Saga e Kanon si possono massacrare, e io non devo lavorare di ramazza.

 

 

Kiki May: condivido in pieno: questi due sono davvero lacerati e io mi diverto ad aggiungere qualche buchino qua e là. Per i rattoppi c’è sempre tempo, no? Arriveranno anche quelli, con i prompt giusti. Grazie!

 

Niggle: credo che il fascino di Saga e Kanon sia molto in quel loro continuare a tradire e ritradire. Non l’ho mai visto come un elemento negativo, quanto piuttosto come un punto a loro favore: la forza di ritornare sui propri passi. Insomma: il fine giustifica i mezzi. Se Machiavelli li avesse conosciuti, credo, avrebbe loro dedicato Il Principe. Come minimo!

 

Beat: se riciti la drabble a me fa solo immenso piacere; vuol dire che ti è davvero piaciuta! E, come vedi, i labirinti della Terza Casa sono davvero pericolosi. Già ti ci perdi se lo crea uno, ma se ci si mettono in due e ci aggiungono i loro complessi psicologici...Voglio una mappa! *Ancora tè? I biscottini stanno ancora cuocendo. Ma arriveranno*

 

Makochan: hai indovinato una delle mie scene preferite (con annessa citazione)! Hai per caso qualche potere ESP che occulti abilmente? Anch’io gioco a scacchi (e perdo regolarmente. Camus è imbattibile), ma ho scelto la dama perchè...Perchè mi ricordava un gioco dell’antica Grecia molto simile; deformazione professionale. Ah, come hai letto lo psicologo non lo trovato, ma l’altra soluzione – davvero – potrebbe giovare (ed è pure economica, in confronto XD). Per finire: il primo voto assegnato al sondaggio è il tuo!

 

 

 

 

 

Sondaggio

 

Colpevoli: 0       Innocenti: 1

 

Votanti:

 

Makochan

 

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Capitolo 7
*** [6. Ore] ***


[6

[6. Ore]

 

 

 

Le ore di Kanon erano maree che salivano.

Mentre l’aria andava e tronava, all’ombra di rocce che sapevano di sale.

Ore erano gli occhi delusi di Saga.

Le ore di Saga erano gradini che scivolavano.

Mentre le lacrime cadevano e si seccavano, durante una corsa che ricordava un inganno.

Ore erano il viso pallido di Kanon.

“Parliamo. Vuoi?”

“Voglio.”

Ore sono impronte parallele sul bagnasciuga, Un’ora; e un’altra. E ancora.

Adesso, le ore per Saga e Kanon sono una bottiglia di retsina con due bicchieri; sono una casa bianca su un mare turchese. E Saga ride; e Kanon ride.

Raccontandosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

D’accordo: è ufficiale.

Il ritmo delle drabble, ormai, è confermato su una a settimana. Salvo cambiamenti e rivoluzioni varie che, sinceramente, per ora non ho in programma. Venerdì, dunque. E speriamo di riuscire a non deludere.

Intanto, i gemellini si sono fatti perdonare: lunedì 21 giugno colazione a letto e torta al limone (e io ADORO la torta al limone). Quasi quasi faccio mio il motto un buon non compleanno del Cappellaio. Ma dubito che Saga e Kanon siano concordi^^’’’’

Ah! E c’è una piccola comunicazione di servizio: ho più tempo adesso, ho preso in mano scopa e secchio e ho dato una bella spolverata a Hanazakari no mori, il mio blog sul Giappone. Se qualcuno fosse interessato, e posto anche su richiesta.

 

 

 

Kiki May: Oddio! Sai che mi fa un po’ paura? Brrr! Angst a go go. Se penso che, fino a qualche anno fa, non sapevo nemmeno cosa fosse, l’angst, e scirvevo quello che mi passava per la testa senza etichette...Perchè vedo sempre più vicino un frustino letterario?! Grazie infinite per le belle parole!

 

Beat: Sì, sono pessimi. E sì, li adoriamo per questo. Poi, personalmente, non ce li vedo molto come penitenti a oltranza; ma questa è un’altra storia. Per i biscottini...Intanto mi è arrivata la torta al limone; e ispira. Decisamente. Ho messo Saga e Kanon ai fornelli; chissà cosa ne uscirà? Il ricettario dice: cuocere a fuoco lento. Mmmm...Per il momento non c’è fumo, ancora. E grazie ifninite per il commento!

 

Makochan: *grazie infinite per la tesi!* E sì, decisamente il frustino di cui parlo a Kiki è sempre sempre più vicino. Però anche l’idea della catarsi...Ah! Aristotele, mon amour! E il sondaggio è serissimo! Un’idea stupenda!

Il gioco cui faccio riferimento è la petteia, un gioco di strategia disputato su una plancia a caselle e con pedine, simile alla dama e agli scacchi moderni. Il termine che usi tu, pessoi (forma plurale di pessos), indica le pedine, della petteia dalla sua comparsa, ma in precedenza fa riferimento alle pedine di un qualsiasi gioco, non legato di necessità alla damiera. Per primo fu Omero a usare il termine pessoi come pedine, per indicare i pretendenti di Penelope. Con Erodoto, invece, pessoi indica le pedine della petteia, che quindi risale almeno al V sec. a. C. Scusa la lezione^^ Deformazione professionale. E grazie del commento!

 

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Capitolo 8
*** [7. Giorni] ***


7

[7. Giorni]

 

 

 

C’erano voluti giorni.

Mentre le ferite si richiudevano; mentre le domande restavano. Giorni dopo esser tronati, con un perchè che sapeva di amaro. Giorni a fissarsi, fra mezze parole e silenzi profondi.

Quando per Saga giorni erano stai una mascherata quasi irreale, di inchini e voce che risuonava fra le colonne di Grecia.

Quando per Kanon giorni erano stati un comando assoluto, fra coralli iridescenti e sciabordii infiniti nella terra del mare.

“Quanto starai via?”

“Poco. Tre giorni”

“Ti aspetterò”

“Ritronerò”

E Kanon scompare nel giorno; e Saga attende un giorno. Nelle mani che si salutano; nel possesso.

Nella normalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo detto: venerdì. Sono in ritardo di un giorno, perdonate. Ma la colpa non è mia, sia chiaro! É la connessione che, ieri, si è messa a fare le bizze e – sinceramente – Saga e Kanon saranno adorabili e disponibili, ma come elettricisti sono completamente incapaci. Con tutta quell’elettricità statica che si ritrovano nel cosmo il mio contatore saltava appena intuiva che si avvicinavano. Forse dovrei ringraziare qualche santo che non ha preso fuoco la casa...Ci penserò!

Primo temporale da tempo immemore. E mi ha restituito l’uso della corrente elettrica! Così ho potuto postare. Anche se non sono sicurissima del risultato. Giudicate voi! In modo spietato!

A venerdì prossimo (sperando che nel frattempo non ci sia un qualche altro impianto che decida di darmi forfait).

 

 

 

Makochan: io, invece, lo adoro l’ouzo; ma comunque tengo sottochiave gli alcolici. Sai com’è...con due ex-psicopatici in giro per casa è meglio esser prudenti^^ Seriamente, sono contenta che l’immagine delle impronte ti sia piaciuta: avevo paura che risultasse un po’ stantia, ma immaginarmeli, come hai detto tu, passeggiare tranquilli accanto al mare era una tentazione. Irresistibile. E si, si sono calmati un po’; anche se non so quanto durerà questa tranquillità (apparente?). Grazie infinite per le tue parole!

 

 

Beat: concordo concordo concordo! La torta al limone è d.e.l.i.z.i.o.s.a! E penso che farà un ritorno attivo, in una drabble. Dovresti vederli, i gemellini, in questi giorni: si sono dati alla pasticceria e dopo la torta si sono messi a sfornare biscotti. E la mia riserva di limoni si è esaurita in due ore...Sigh! Mmm: previsione dei tanto agognati biscottini della Terza? Vedremo. Intanto, mille grazie per il commento!

 

 

Kiki May: ecco: commenti come i tuoi, sia chiaro, sono davvero gratificanti, ma mi mettono addosso una paura matta. Soprattutto dopo quest’ultima drabble. Spero che i giorni non deludano. Comunque, ormai, è chiaro: mi sono avviata verso la pacificazione; anche se...In effetti...Mi sta nascendo un’ideauzza un po’ malsana. Forse riesumo il frustino letterario. In più sì: il 21 giugno era il mio compleanno, celebrato per il raggiungimento del quarto di secolo^^ Grazie infinite: per gli auguri e per il commento!

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Capitolo 9
*** [8. Settimane] ***


[8

[8. Settimane]

 

 

 

Quella settimana.

Mentre gli zoccoli battono il selciato; mentre il peplo fruscia nei ricami d’argento. Quella settimana nel sole di caldo di luglio, dentro ricordi recuperati fra paure e rimpianti. Dentro settimane consumate distanti.

E Saga si veste d’oro, fra i melograni e le olive mature.

E Kanon si veste di scaglie, fra i coralli e la salsedine.

Quando il ditiramdo rieccheggia; quando le maschere sfilano, fra tradizioni che sono ricordi e gesti che sanno di tempo trascorso.

Mentre Kanon sale alla terra; mentre Saga scende al mare.

“Kaire hegemon

E Saga tende la mano e Kanon sorride.

Nel riconoscersi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricomincio, ricomincio!

Come vedete da questo aggiornamento, sono tornata! E sì, lo so: doveva essere quasi un mese fa, ma la colpa non è solo mia sapete? Mi ci hanno costretta, sia chiaro!

D’altro canto, avrei voluto vedere voi rifiutare l’invito a visitare i castelli della Baviera, soprattutto se a portarvelo è un poco rassicurante Generale inglese con tanto di armatura nera e sguardo accigliato. Il fatto, poi, che Kanon ridacchiasse di continuo alle sue spalle e mettesse me in mezzo ad una possibile vendetta non è cosa poco rilevante eh! Se poi penso che, mentre io mi facevo i chilomentri a Monaco i cari gemellini se ne sono stati tranquilli tranquilli a giocare a carte con Radamanthys (e non chiedetemi come mai sia ancora tutti e tre vivi, perchè non ne ho idea!)...Depressione? Ma chi parla di depressione?! Al contrario!!! Forse sono un po’ migliorati e io non devo fingere per farli vincere a scala quaranta!

...

Meglio recuperare un po’ di contegno, che è meglio! (citazione citazione!!!)

Dunque: riprendo ad aggiornare regolarmente, quindi il venerdì. E reinizio con una drabble che, sinceramente, mi ha fatto faticare unbel po’. Il centro qui non è tanto il rapporto fra Saga e Kanon, ma una piccola toccata e fuga delle Panatenee. E sì, penso proprio che sia una buona occasione per vedere i cari gemellini sfilare con le loro armature e scaglie (perchè per me- se non si è capito- Saga è saint di Gemini e Kanon sta benissimo come generale degli abissi. Dopo esser tornati dall’Ade, chiaro).

Ah: Kaire hegemon significa, in sè, salve comandante. Lo dicono entrambi, quindi va interpretato sia come generale degli abissi detto da Saga a Kanon, sia come cavaliere (termine che in greco non esiste secondo la nostra accezione) detto da Kanon a Saga. Un bel riconoscimento, non vi pare?

 

 

 

 

 

Kiki May: no no, non ti preoccupare! L’ansia da prestazione non me l’hai messa tu, penso sia parte integrante del mio codice genetico, invece XD E, scherzi a parte, apprezzo moltissimo, davvero, le tue parole: come dici tu, una buona critica e un buon apprezzamento sono la gratificazione migliore per chi scrive e lo sprone a migliorarsi e a impegnarsi di continuo. E sì, hai ragione: i gemellini sono complicati, ma neanch’io scherzo. Chissà! Forse avere per mezzo segno zodiacale gemini non aiuta molto. E per quanto riguarda l’ideauccia malsana...É quais pronta! É andata un po’ a rilento, ma ormai ci sono (quasi). E con due personaggi che non ho mai affrontato (paura. Brrrr!).

 

Makochan: sarà destino, ma anche adesso che scrivo sta diluviando. E ti assicuro che a casa mia ci deve essere un qualche strano contratto fra la corrente elettrica e l’acqua, nel senso che se c’è l’una sono sicura che c’è anche l’altra, fosse solo per avere il singhiozzo e continuare a farmi accentere e spegnere il compuer o farmi prendere scosse con le cose più impensate (hai presente i fiori di carta? Ecco: io prendo scosse anche dai fiori di carta!). Sono felice che la drabble ti sia piaciuta, e se quella era la separazione questa è il ritorno. Spero ti piaccia!

E sì, tranquilla: ho messo sotto chiave qualsiasi forma di etanolo circolasse in casa mia. E ti assicuro che non è stato facile trovare la scorta di birra tedesca che si erano fatti, ma hanno fatto baldoria abbastanza, quei due, in un mese!

 

Beat: grazie infine per i complimenti! E sì, effettivamente Saga tentenna. M anche Kanon non è proprio una roccia. Diciamo che lo nasconde un po’ meglio (o forse sono io che mi concentro un po’ troppo su Saga? Mmmh...E’ da ponderare, la cosa).

 

Isabel di Thule: come vedi, sono viva vegeta (?) e con il computer integro. I gemellini devono solo provarci, ad avvicinarsi al mio PC e ti assicuro che l’esplosione galattica sarebbe una brezza in confronto alla mia ira funesta (e lo sanno, oh se lo sanno). E li ho raccattati dalla trasferta tedesca. E sono contenta di sapere che il tuo soggiorno austriaco è stato meraviglioso. E spero che l’estate stia procedendo bene!

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Capitolo 10
*** [9. Mesi] ***


[9

[9. Mesi]

 

 

 

A volte passavano mesi.

Prima che Saga risalisse alla terrazza; prima che Kanon riscendesse agli abissi:  traditori sui troni di mondi antichi e segreti.

C’erano mesi, fra parole e silenzi e complicità ritrovata e rabbia nuova e assaporata. Fra gesti vecchi che sanno di nuovo, di riscoperto. E nei mesi Kanon si svileva, recuperando ricordi ripudiati; nei mesi Saga accettava, soppesando un ruolo riscoperto. Imparando nei mesi a vivere un tempo nuovo.

“Sei lento”

“Anche tu”

“Mmh. Otto mesi. Troppi?”

“No. Abbiamo tempo”

E Saga scrollava le spalle; e Kanon stirava le braccia. A volte passavano mesi, prima di ritrovarsi.

 

 

 

 

 

 

 

La mia dispensa assomiglia pericolosamente alla borsa di Mary Poppins. E questa sera, mentre riordinavo la spesa e cercavo di ottenere la pacifica convivenza fra i biscotti alle albicocche e una confezione di patate mi sono imbattuta in due cosucce interessanti.

La prima era un sedicente barattolo di marmellata di fichi (chi ha letto le note di Aquiloni sa a cosa mi riferisco), alla cui riesumazione i gemellini si sono affrettati a sottoscrivere un cessate le ostilità per convertirsi a uno strenuo ostracismo contro la sottoscritta, rea di aver occultato ( a sua insaputa!) il famigerato barattolo.

La seconda cosa era un barattolo di ananas prontamente convertito in torta che ha più lìaspetto di un sole ipocalorico, ma estate è una volta l’anno e la dieta può aspettare ancora due settimane. Soprattutto se il dolce in questione fa dischiudere il sancta sanctorum (leggi ex studio mio) di Saga e Kanon e li piega alla drabble così postata.

Scusate il ritardo!

 

 

 

Ayako_Chan: per prima cosa, benvenuta e grazie infinite del commento! Le parole che mi usi mi fanno molto piacere e mi imbarazzano molto. Sono contenta di averti attirata, perchè, in effetti, in cento parole non è proprio facile descrivere questi due. E sì, anch’io mi ero sempre immaginata Kanon al santuario, possibilmente come nuovo gran sacerdote; ma poi...Poi il diretto interessato mi ha fatto notare che il posto è già occupato dal redivivo fratellino e allora me lo sono rivisto con la scaglie, sullo stesso piano, con lo stesso ruolo e negoziare una tregua con Saga e la Viverna e ho riso finchè mi ha guardato male. E alla fine è stato così! Infine, lo stile: sono contenta della critica che mi hai mosso. É un azzardo, da parte mia, nelle prime drabble usare uno stile, come dici tu, ripetitivo, ma il mio intento sarebbe quello di creare dei gruppetti tematici ideali affini proprio per stile; e nelle prime drabble far avvertire pesante il tempo, passato e futuro.

 

Kiki May: e il nucleo *gemelloso* è ripartito^^ Ormai siamo agli sgoccioli delle drabble angst e presto (nelle previsioni) dovrebbero affacciarsi quelle più quotidiane e rilassate. Il futuro si prevede fitto di zucchero filato, limoncè e patatine. E vista la scorta in dispensa...Ho paura! (e se ce l’ho io...). Il caro spectre, per il momento, è relegato ad una fanfic cui sto lavorando; e Aiolos è latitante (dopo Come azzurro mi ha imposto un periodo di riposo^^). Ma, come dici tu, sono personaggi importanti:preziosi. E una comparsa, prima o dopo, la faranno. É assicurato.

Ne approfitto anche per un veloce ringraziamento per aver commentato Aquiloni. Le tue parole mi hanno fatto...Mi hanno trafitta, ecco. Grazie grazie grazie! É solo un presente istantaneo, sia chiaro! Domani redigerò la risposta esauriente in calce ad Aquiloni stesso. A presto!

 

Makochan:risposta esatta! Era proprio Puffo Quattrocchi! La Signoria Vostra vince...vince...Ragazzi! Qual era il premio in palio? Facciamo una fetta di torta? Come l’avete già finita tutta?! Oddio! Ehm...Ti accontenti di un bacio di questi due golosi? E per il kaire hegemeno, giuro, non credevo potesse avere tanto successo: all’università ci salutiamo così, ogni tanto, per scherzo, quindi sono abbastanza abituata a sentirlo come qualcosa di normale. Mi è venuto di getto, ma effettivamente, rileggendo, il tuo commento ho avuto paura di me stessa^^ (No, non mi monto la testa: proprio il contrario! Adesso sì che ho paura di deluderti con le prossime drabble!) Un caro saluto!

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Capitolo 11
*** [10. Anni] ***


[10

[10. Anni]

 

 

 

Gli anni avevano rubato qualcosa ad entrambi.

E Saga aveva costruito illusioni fra le colonne di Grecia; e Kanon aveva rincorso vendette fra i coralli del mare.

Per anni si erano ignorati, quando i cosmi sofferti si rincorrevano: e il mare montava, e le stelle piangevano. C’erano voluti anni, fra il mirto e la salsedine; nelle bugie raccontate a se stessi.

“Mi hai cercato.”

“Ti ho rincorso.

Anni passati a giocare, quando Saga sfidava il mare, dietro una maschera rubata; quando Kanon indovinava la terra, sotto un elmo ususrpato.

“E adesso?”

“Ti ho preso.

E sorridevano di un’acchiapparella durata anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi sono puntuale^^

E con anni concludo, per il momento, la sezione angst della tabella. La sezione colori sarà decisamente mooolto più leggera e ironica e i cari gemellini saranno davvero adorabili. Mi stanno raccontando un bel po’ di aneddoti piacevoli che provvederò a trascrivere, testimonianza di un loro lato nascosto che li fa diventare più rossi del mio divano (sì, ho un divano rosso. Che c’è? É carino!).

**Ah! É possibile un po’ di pubblicità occulta? Io ci provo: non uccidetemi^^ Ho pubblicato una breve one-shot in Detective Conan, se qualcuno è interessato. Sia chiaro: NON è assolutamente una richiesta di commenti! Ecco: l’ho detto! E adesso sprofondo sotto la sabbia come uno struzzo per la vergogna. ^/////////^**

Sono un po’ di fretta, quindi scusate se non mi dilungo particolarmente. Grazie mille a chi legge e soprattutto a chi commenta!

Alla prossima settimana!

 

 

 

Kiki May: sari accontentata, vedrai! (o almeno spero di riuscire a renderli in versione quotidiana. Quello che ho approntato, finora, è passabile). E ti do pienissima ragione, davvero!  Come si possono confondere?! Ok ok sono gemelli, ma non si assomigliano nemmeno lontanamente: ad esempio Kanon vuole il caffè amaro amaro e Saga ci versa dentro (quasi) l’intera zuccheriera. Se poi confondono le tazze...Un abbraccio!

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Capitolo 12
*** [11. Rosso] ***


[11

[11. Rosso]

 

 

 

“E quello?”

“Volevo rinnovare un po’.”

“É rosso.”

“Sì; lo so.”

Saga stringe gli occhi. I divani non sono rossi; i divani sono bianchi, neri, al massimo blu. I coralli sono rossi; il vino che Kanon gli ha offerto è rosso; lo zafferano è rosso; la tenia di Aioros è rossa. I divani no; i divani non sono rossi.

“Ecco: chtapodi crasato e... Che c’è?”

“É pacchiano.”

“Il divano?”

“Quello non è un divano” scandisce piano Saga, quasi nauseato. “É una tortura visiva. Cambialo!”

“Lo tengo allora” scrolla le spalle Kanon. “Non ci hai mai capito niente di arredamento, tu.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente, dopo tre settimane di andirivieni dall’ospedale, posso aggiornare di nuovo.

E ricomincio con i colori. E avverto che è pronto tutto il prompt, per cui l’aggiornamento, salvo imprevisti, è sicuro.

Scusate se sono un po’ veloce, ma devo ancora scannerizzare una cinquantina di immagini e domani ho la consegna della tesi.

Chiedo venia^^

Risponderò per bene ai commenti la settimana prossima.

O forse prima, perchè: ATTENZIONE! Forse faccio passare l’aggiornamento da una drabble a settimana a due a settimana. Non assicuro; ci devo pensare. E devo vedere se i gemellini accettano l’intensificazione del programma^^

E’ solo un’ideauccia.

Intanto, grazie mille a chi legge e, soprattutto, a chi ha commentato: siete fantastiche!


Chtapodi crasato letteralmente significa significa polipo al vino, ed è una tipica ricetta greca delle zone costiere. Si taglia il polipo a pezzetti, lo si mette in pentola a bollire con un bel po’ d’olio fino a disidratarlo (quasi). Soffriggetelo un po’ e aggiungeteci due bicchieri di vino (rosso, naturlamente) e lasciate cuocere fino a rendere il polipetto tenero e la salsa bella consistente. Al massimo, aggiungeteci qualche pomodorino e uno o due foglie di alloro (accidenti! Mi sembra di essere un libro di cucina^^ E mi è pure venuta faaameee!)

La tenia,è che il nome corretto della fascia portata in fronte da Aioros. Viene dal greco tanìa, che significa porprio nastro, benda. In antichità, era portata dai sacerdoti in occasione delle principali funzioni religiose, dagli atleti durante i giochi o nel ginnasio e dai guerrieri, con lo scopo pratico di proteggere la fronte dall’abrasione dell’elmo. In sè, ha un particolare significato simbolico, in quanto chi porta la tenia viene riconosciuto come posto sotto la protezione della divinità cui è fedele. Una specie di segno tangibile di riconoscimento.

Gli altri significati derivano di conseguenza da questo, che è il più antico (prima voce sul Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana, Le Monnier): prima è stato applicato all’architettura, indicando propria una benda nell’ordine dorico, poi in medicina, per designare quel decisamente poco simbatico vermiciattolo che può annidarsi nell’intestino (e che, guarda caso, richiama un nastro per aspetto). Per controllare: cercate sul vocabolario Garzanti online. Bisogna registrarsi, ma è gratuito è fornitissimo. Cercate tenia, cliccateci sopra e scendete fino al terzo significato, è leggermente incompleto, ma soddisfaciente.

 

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Capitolo 13
*** [12. Arancione] ***


[12

[12. Arancione]

 

 

 

“Da quando ti piacciono le arance?”

“Sono un regalo.”

“Un regalo?”

“Sì, dalla Sicilia”

“Ah.” Kanon picchietta l’arancia sul mento, prima di sbucciarla lentamente. “Che ha combinato?”

“Nulla, credo” soppesa Saga, distraendosi dal libro. “Perchè?”

Kanon scrolla le spalle, divertito: se DeathMask fa un regalo qualcosa ci deve essere. E se il regalo è per Saga, significa che il qualcosa è un guaio bello grosso. E solo Saga può sistemarelo.

“Ne porto qualcuna con me. Ti dispiace?”

“Affatto. Ah, Kanon...”

“Mmh?” mormora, lo spicchio già stretto fra i denti, per poi strizzare gli occhi e rabbrividire. Saga sorride.

“...sono aspre.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per prima cosa chiedo venia! La settimana scorsa ho aggiornato in fretta e poi, fino ad oggi, non ho più riaperto Efp. Di conseguenza, non mi ero accorta che nella drabble “Rosso” erano saltate le note esplicative finchè, leggendo i vostri commenti, non mi è venuto il dubbio e sono andata a controllare...Per ritrovarmi un bel buco bianco. E sì, mi ha fatto sudare freddo. Chi lo dice che solo i buchi neri, fanno paura? O le dimensioni oscure?^^Saga mi ha guardata decisamente male,mentre imprecavo contro tutti i transistor del mondo e Kanon si è premurato di cercare sull’elenco il numero della neuro. Adoraaabili, nevvero?

Ma torniamo a noi: due comunicazioni. La prima è che mi accingo immediatamente a rimediare al pasticcio combinato inserendo di seguito le note esplicative, che vengono riportate anche nella precedente drabble. La seconda è che, come anticipato, rispondo ai commenti sia di Anni sia di Rosso in un colpo solo. Scusate^^.

Infine, vi rendo noto che inizio ad adorare le guest star, che fanno una capatina fugace anche solo nel pensiero. Ergo: preparatevi!

 

Prima dei ringraziamenti, i dovuti chiarimenti, ripresi da quelli doverosamente inseriti nella drabble precedente:

 

Chtapodi crasato letteralmente significa significa polipo al vino, ed è una tipica ricetta greca delle zone costiere. Si taglia il polipo a pezzetti, lo si mette in pentola a bollire con un bel po’ d’olio fino a disidratarlo (quasi). Soffriggetelo un po’ e aggiungeteci due bicchieri di vino (rosso, naturlamente) e lasciate cuocere fino a rendere il polipetto tenero e la salsa bella consistente. Al massimo, aggiungeteci qualche pomodorino e uno o due foglie di alloro (accidenti! Mi sembra di essere un libro di cucina^^ E mi è pure venuta faaameee!)

 

La tenia, che tanto scompiglio ha causato, altro non è che il nome corretto della fascia portata in fronte da Aioros. Viene dal greco tanìa, che significa porprio nastro, benda. In antichità, era portata dai sacerdoti in occasione delle principali funzioni religiose, dagli atleti durante i giochi o nel ginnasio e dai guerrieri, con lo scopo pratico di proteggere la fronte dall’abrasione dell’elmo. In sè, ha un particolare significato simbolico, in quanto chi porta la tenia viene riconosciuto come posto sotto la protezione della divinità cui è fedele. Una specie di segno tangibile di riconoscimento.

Gli altri significati derivano di conseguenza da questo, che è il più antico (prima voce sul Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana, Le Monnier): prima è stato applicato all’architettura, indicando propria una benda nell’ordine dorico, poi in medicina, per designare quel decisamente poco simbatico vermiciattolo che può annidarsi nell’intestino (e che, guarda caso, richiama un nastro per aspetto). Per controllare: cercate sul vocabolario Garzanti online. Bisogna registrarsi, ma è gratuito è fornitissimo. Cercate tenia, cliccateci sopra e scendete fino al terzo significato, è leggermente incompleto, ma soddisfaciente.

 

 

Kiki May: è lecito un GRAZIE cumulativo? Se non lo è, allora: graziegraziegraziegrazie....[inserire segno infinito, ovvero un otto che ride, come lo definisce Kanon].E sì, hai colto: con Anni si è chiusa una fase, quella più angst. Che tornerà, certo, ma per il momento è l’ora dei biscottini^^ E spero di non sbagliare le dosi e le ricette. Inoltre, come te, anch’io pensavo che fosse Saga a bersi il caffè amaro, e quando ho chiesto spiegazioni i gemellini si sono scambiati uno sguardo decisamente poco rassicurante. Temo che presto conoscerò (e la farò conoscere a voi^^) l’origine della strana abitudine. Per il divano...é fantastica la tua programma di approfondimento sulla sessualità. Posso adottarla a distanza? Posso? Posso? E ti assicuro che quel divano fa davvero a pugni con il resto. Immagina: arredamento “classico” (nel senso che risale, suppergiù, al IV-V secolo a. C. Miracoli del cosmo divino: è un ottimo antitarme!) e quel pezzo moderno e colorato. Saga ha ragione a farsi venire un travaso di bile, ma è trooooppo comodo! E all’estetica Kanon preferisce la comodità, te lo assicuro (e anche Saga, perchè, criticato ha criticato, ma poi ci ha sonnegghiato divinamente, su quel divano orribile). Grazie per gli auguri e sì, spero che per un bel po’ la parentesi ospedaliera sia chiusa. E grazie infinite anche per gli auguri per la tesi: consegnata è consegnata, e adesso resto in attesa del giudizio di relatore e correlatrice. Speriamo! Allo prossima!

 

Makochan: lo avevi richiesto, il divano rosso, e sei stata accontentata XD Sono andata a controllare, nel dubbio: niente sagome sul pavimento, proiezioni olografiche o strani influssi mentali per manipolare la mia capacità di discernimento (per sicurezza, ho anche fatto visita ad un oculista e ad un neurologo. Vabbè che è Saga ha conoscere il Genro Mao Ken ma non si sa mai. Quei due hanno una spiccata capacità all’imitazione e al raggiro). Kanon mi ha confessato che si era innamorato del mio divano e ha girato mezza Grecia per trovarne uno identico (è leggermente datato, povero il mio divano). E anch’io lo voglio vedere in discinta veste da camera!!! Altrimenti facciamo un sit in di protesta, ci stai? Però, ho scoperto che Saga è ancor più anticonformista di Kanon, solo che lo nasconde mooolto bene. Vedrai vedrai^^ Per quanto riguarda le altre due domande, spero che le note di cui sopra siano state abbastanza chiare. E mille grazie per gli auguri per la tesi! A presto!

 

Ruri: come avrai capito dalla nota che ho aggiunto (e che, ripeto, era saltata) il termine tenia non è stato una mia svista nascondeva qualche orrorifico o complesso gioco allusivo. É un termine tecnico, se così vogliamo definirlo; e da (buona) grecista mi è venuto spontaneo usarlo e mantenerlo. Grazie per il tuo intervento.

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Capitolo 14
*** [13. Giallo] ***


[13

[13. Giallo]

 

 

 

Di novembre Saga è sempre irritato.

Di novembre Kanon risale alla terra, nel barbaglio di scaglie d’oro.

“Sei nervoso” gli ricorda, allungandogli un limone profumato di sole e di vento. E gli siede accanto, sul marmo che va raffreddandosi, la scorza gialla masticata con indifferenza.

Di novembre Saga è sempre irritato. E il limone lo rigira indeciso, mentre Kanon allunga le mani nella dispensa.

“Torta?”

“Al limone?”

“Ovvio!”

“La fai tu?”

“Problemi?” indaga Kanon, nella voce finta irritazione.

“No.” Saga socchiude gli occhi, addentando stuzzicato il limone. “Ma non distruggermi la cucina.”

“Malfidente.”

Di novembre Saga è irritato. Quasi sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Questa volta sono puntuale.

Confidate confidate: manterrò questa cadenza^^ E oggi è una bella giornata ottembrina che tende al freddo (si gela, qui da me. Ho la stufa che mangia legna quasi 24 ore su 24 (Sempre a maltrattarci! Uffaaaa! É la lamentela quotidiana del mio fuocherello – citazione da. Da? Indovinatelo! Vincerete...Ehm...Poi ci mettiamo d’accordo sul premio, va bene? Se riesco a riacchiappare Saga e Kanon li mando alla vincitrice, promesso! Se, invece, ci fosse un vincitore provvederemo, va bene?).

Dicevo: questa bellissima giornata mi ha fatto balenare in mente questo drabble. Niente guest star qui. Dopo l’esperienza con DeatMasck devo lasciare loro un po’ di tranquillità, poverini.Ma già dalla prossima si ricomincia! Ergo: le giornate fuligginose mi mettono tanta allegria, e ascoltare i borbottii di Saga e le imprecazioni di Kanon (in greco. Il mio vocabolario ringrazia: si sta ampliando!) mentre si rintanano sotto al piumone (perchè sì, loro hanno già voluto il piumone. E rimpiangono il caldo clima ellenico) che si trascinano ovunque a scapito della mia quotidiana fatica di riordinatrice di giacigli non può che giovare al mio umore^^ Perchè, in quei momenti, sono semplicemente a.d.o.r.a.b.i.l.i! (Se lo sapessero, mi ucciderebbero ^^”” Quindi...GUAI a chi fa la spia!)

Bene: chiudo il delirio.

Alla prossima!

 

 

Ruri: felice di sapere che la scenetta è stata di tuo gradimento! E anch’io sto imparando ad apprezzare sempre di più DeathMasck. É complesso: non è il solito cattivo stereotipato, anche se buona parte della serie lo mostra così. Ma al Muro del Pianto c’era, eccome! E non riesco a credere che possa essersi pentito solo per avere cinque minuti di vita da sacrificare subito. Nonono! Non era “cattivo”: era solo...Solo...é complicato, ecco! Mooolto molto complicato. Ma proprio per questo affascina!

Quando al discorso lessico-note è estremamente interessante e complesso (in . Non in riferimento alle mie fanfic). Da parte mia ti posso dire che è vero che ho un uso un po’ capriccioso in del linguaggio. Hai citato Pirro e le altre fic della raccolta Variazioni: quello, però, sono un caso estremo e voluto. Volevo che fosse difficile; volevo che non si capisse. Perchè il fulcro della questione era proprio l’incomunicabilità. E il mezzo linguistico era solo uno stratagemma (banale, ne convengo) per renderlo. Quando all’uso di termini arcaici o desueti (perchè tenia in accezione di fascia non è arcaico, è solo desueto, ma ancora vivissimo) non concordo pienamente con te: il significato va calato nel contesto (il botulino, ad esempio, è sia un elemento della chirurgia plastica sia un batterio presente in alcuni cibi avariati come la marmellata. Va interpretato, ovviamente: in clinica o in cucina) e, personalmente, preferisco sacrificare un po’ di “semplicità” di lettura con una nota a piè pagina piuttosto che impiegare un termine inesatto o una perifrasi (che spesso non fa altro che appesantire). Ripeto: è comunque la mia personale opinione, e rispetto pienamente la tua comunque.

 

Kiki May: detto-fatto! Ho adottato la tua espressione e l’ho riproposta in classe ad un uditorio che, prima, mi ha fissato inebedito, poi si è timidamente azzardato a chiedere conferma di quanto udito e infine si è quasi soffocato nel tentativo di controllare le risate. E, forse, devo ammettere che inserircela durante la spiegazione della verghiana Lupa non è stata la mossa più saggia. Colpa tua! Ci stava a pennello e mi è uscita spontanea: con tutto quel rosso disseminato qua e là...Mi aspettavo solo Kanon e Saga facessero capolino da un momento all’altro dalla porta è la frittata sarebbe stata fatta!

Quanto al fluff e alla familiarità domenstica: giuro! Sarai accontentata! In questa torniamo un po’ malinconici, ma si rimedia presto! I prossimi colori sono (parere di parte, concedimelo. Ce la sto mettendo tutta, per essere un po’ ironica e non tragica nelle ambientazioni e nelle situazioni) più paradossali e quotidiani. Mi dirai.

Grazie mille per gli auguri!

 

Lete89: capperi, sono arrivata al poema XD Seriamente, posso copiarti o poi mi citi per approrpiazione indebita? Perchè, sai, conoscendo la tua futura professione, so già di non aver speranze, ma se tu chiudessi un occhio (meglio: tutti e due!)...No eh? Tirchia! Allora ti quoto! Totalmente! E ti ringrazio infinitamente delle tue parole! Ti abbraccio.

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Capitolo 15
*** [14. Verde] ***


14

[14. Verde]

 

 

 

“Ti sei dato al giardinaggio?”

“Un’idea di Kanon” precisa Saga, allungando la limonata ad Aioros. “Si è messo in testa di farmela piacere.”

“Bhè, da una nota di colore” constata Aioros, stizzicando le foglioline verdi della menta sul davanzale della finestra. “Ti disturba? O la trovi poco...” Aioros calca il sorriso maledetto “...seria?”

“Ma no, no” sbuffa Saga, una mano veloce nell’aria. “Ci sta benissimo!”

“E allora dov’è il problema?”

“La granita”

“Granita?” ripete Aioros, infilandosi in bocca una fogliolina fresca di menta, mentre Saga storce il naso infastidito.

“Lo dici tu, a Kanon, che io odio il sapore della menta?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono furiosa!

Ecco: l’ho detto! E avrei voluto torturare sadicamente i caaaari gemellini che ieri mi hanno lasciato con una gomma a terra per tre ore facendo lo sciopero del telefono per...Per cosa, poi? Perchè erano troppo occupati in una partita a monopoli e il cellulare non lo sentivano, nemmeno fossero state le trombe del Giudizio Universale!

E quando sono tornata a casa fradicia – perchè ovviamente a me una gomma a terra non capita quando c’è il sole e qualche gentile esemplare maschio di passaggio; no. A me la gomma a terra capita quando Zeus ha deciso di far lavare tutti i pavimenti dell’Olimpo senza risparmio di acqua e fa un freddo tale che nemmeno i lupi ci si azzardano a uscire, o rimangono congelati.

Dicevo: quando sono tornata a casa fradicia, semiassiderata e con tre ore di ritardo quei due...Quei due! Invece di preoccuparsi, mi hanno detto: ma dove sei stata? Te ne sei ricordata, del pesce? Glielo avrei sbattuto in faccia volentieri, il pesce! Ecco!

Ahhhh! Mi sono sfogata!

E preparo vendetta: dolce squisita deliziosa vendetta!

Intanto, con questa drabble, ho (ri)chiamato in causa il mio (nostro) amato Aioros. E mi piace l’idea che se ne stiano a chiacchierare amabilmente in cucina come ragazzi qualunque. Saga è stato perdonato, ma non assolto. E credo che anche Aioros stia cercando di ricucire un rapporto che ha sentito spezzarsi.

Vabbè vabbè! A voi il giudizio!

La citazione: è di Calcifer ne Il castello errante di Howl. Leggetelo! E un libro bellissimo, e anche la seconda parte è molto bella. E guardatevi il film: con il libro c’entra poco, ma è davvero davvero godibile, fosse solo per i disegni!

 

 

 

 

Charm_strange: una new entry, come sono felice! Benvenuta!!! E...appena riesco ad acchiappare Kanon te lo mando. Preferisci un fiocco rosso o uno blu? Sai com’è: legato per legato, almeno farlo con un po’ di classe^^.

E grazie mille per i complimenti!

 

Kiki May: carissima, hai ragione! La malinconia è bella, può anche esser bella. E poi, cosa c’è di male in quel sentimento decadente e un po’ marcio di ottocentesca memoria? Se non ci fosse malinconia, non ci sarebbero ricordi piacevoli; se non ci fossero ricordi piacevoli, non ci sarebbe vita. Ok ok: come sillogismo fa acqua da tutte le parti (e decisamente schifo, anche). Ci vogliono i biscottini! Sì ! Metto Kanon ai fornelli! Per la cronaca: la torta, alla fine, era risultata salata (Saga aveva sbagliato ad avvitare i barattoli di sale e zucchero: cambia solo il tappo. Per poco non sono finiti all’ospedale per una lavanda gastrica^^)

 

Mokochan: ammalata?! Oddio! Mi dispiace! Stai meglio adesso? Death! Va subito a portarle delle arance, ma di quelle buone, hai capito?! Tante! ...No: non cento chili, ma una bella scorta! Devi ringraziarla! Lo so che adori esser definito padrino! Questo matto, infatti, è piombato a casa mia alle undici e cinquantatrè di sera, ha tirato giù dal letto me, Saga e Kanon e ci ha costretti alla maratona della trilogia de Il Padrino. Era galvanizzato. E faceva paura. Decisamente faceva paura! Nemmeno Saga ha trovato il coraggio di replicare (o forse non l’ha fatto perchè appena sveglio ha la pressione bassa?).

E concordo con te: di tutta la loro rivalità è rimasto quel giochino un po’ infantile e normale fra fratelli. Si prendono un po’ in giro, ma ci sono per aiutarsi in modo discreto. E ti confermo che Kanon è un mago, ai fornelli! Se solo avesse voglia di cucinare di più anche per me...sigh! Si è fissato che si concede una volta a settimana (almeno la domenica posso riposare^^).

Ti sembrerà strano, ma per me Novembre è davvero un mese solare! Mi piace tantissimo! A Saga, come dici tu giustamente, Novembre non piace molto perchè è il mese del Sagittario e perchè è a Novembre che risale la notte degli inganni. Brutti ricordi. Anche se, a ben vedere, basterebbe la bagarre per il compleanno di Milo a farglielo odiare...(e per fortuna che è una festicciola, visto che in Grecia si festeggia l’onomastico più che il compleanno).

Alla prossima!

 

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Capitolo 16
*** [15. Blu] ***


[15

[15. Blu]

 

 

 

“Blue Nile.”

“Chi...?”

“Sorrento.”

Kanon mastica un’imprecazione, la lattina accartocciata in mano. Aveva detto: non. farne. parola. a. nessuno. E in quel nessuno c’era soprattutto Saga. Glielo aveva detto a due centimetri dal naso, con un sorriso pericoloso. E Syria aveva risposto: natürlich.

“Allora? Cos’è?”

“Un locale.”

“Un locale?” appunta Saga, con malcelata indifferenza.

“Un locale blues, a New Orleans.”

“E da quando ti piace il blues?”

“É un problema?” Kanon sbuffa, una mano ad arruffare i capelli. “In fondo sono sempre a casa mia, no?”

“Suppongo” acconsente Saga, mentre Kanon infila le mani in tasca, irritato.

“Mi ci porti?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate scusate scusate immensamente il ritardo di una settimana!

Ma venerdì scorso sono stata reclutata a forza da Kanon per una trasferta austriaca e mi sono goduta tre giorni ospite in una fantastica villa dei Kedives.

Avere per amico il generale di uno dei principali armatori del pianeta ha decisamente i suoi vantaggi, vero? E non che Kanon mi abbia chiesto (obbligata!) ad accompagnarlo per fare un regalo a me, non credetelo! Aveva solo bisogno di una spalla, di un supporto durante certe esibizioni alla filarmonica cittadina. Sia chiaro: Kanon è molto legato a Sorrento, ma quattro ore di Mozart, Chopin, Strauss e Britten (soprattutto Britten, che Syria adora e continua a suonare) non le avrebbe rette. Proprio no. E dal momento che Saga ha dato forfait per non ricordo quale impegno con Aioros, sono stata reclutata io.

E sono stata edotta da Syria con grandissimo imbarazzo di Kanon (corredato da promesse di morte e di viaggi in altre dimensioni come sottofondo) sul gustoso aneddoto che vi ho riportato.

Kanon ha negato spudoratamente, e quando ho chiamato Saga al cellulare per averne conferma ho faticato a non ridere nel sentirlo bofonchiare qualcosa di simile a un non ne so niente. E alle spalle avevo Kanon che digrignava i denti come una tigre e credo che anche Saga lo abbia percepito. Alla fine, è bastata un’incursione notturna in camera di Kanon (lui era giù in salotto, cosa andata a pensare?!) per trovare uno stipetto pieno di CD bluses.

La resa è stata d’obbligo. E io l’ho assaporata con immenso piacere XD

Scusate ancora, ma fra questo e la discussione di laurea ormai imminente praticamente non ho orari e, se riesco a ritagliarmi cinque minuti, entro in panico e mi affretto a farli trascorrere subito.

L’appuntamento di venerdì prossimo, però, dovrebbe essere regolare, anche perchè, a quel punto, ho il mio diploma di laurea in mano e un punto fermo bello grosso.

 

 

EDIT

Il commento di Titania67 mi ha fatto riflettere, e in effetti la drabble è un po’ ostica. Quando l’ho pensata (ovvero quando Sorrento me l’ha confidata) avevo una serie di riferimenti che, in effetti, a voi mancano o non sono immediatamente intuibili. Non per voi, ma perchè sono contorta io a scrivere!

Allora: il Blue Nile è un locale blues realmente esistente a New Orleans e famosissimo, per l’ottima musica e per ospitare personaggi di spicco dell’entourage musicale blues. Kanon ci capita ogni tanto quando è in giro per il suo mare. Un po’ come se Saga avesse una discoteca nascosta in cantina alla Terza Casa. Il mare cui faccio riferimento, ovviamente, è l’Oceano Atlantico del Nord, su cui affaccia New Orlians e alla cui colonna è preposto Kanon. Ovviamente per me, che lo vedo fedele ad Atena ma fra le schiere di Poseidon. E prima o dopo spiegherò per come e perchè, promesso!

Se Kanon si reca al Blue Nile per sentire della piacevole musica o per suonare, sinceramente, non mi è stato confidato. Indagherò! Intanto, interpretatelo come volere!

 

 

 

 

Kiki May: carissima, sai che mi cogli un po’ impreparata? Perchè, a voler esser sinceri, era mia intenzione cercare di evitare in ogni modo possibile un angst con Aioros e Saga. L’argomento, ovvio, salterà fuori prima o poi (temo), ma lo vedevo piuttosto come un confronto fra i gemellini. Oddio! Adesso non so esattamente più come muovermi: panico!

E per la faccenda del perdono/assoluzione...La mia testolina sta elaborando una visione che (io per prima lo ammetto) mi spaventa^^. Ma, come dici tu, intanto godiamoci questa specie di tregua. Cavoli: Saga e Aioros erano amici, e quando il tuo più caro amico ti fa fuori, per quanto Aioros possa capirne intenzioni sdoppiamenti di personalità e quant’altro, non credo che gli getteresti le braccia al collo senza prima controllare che non nasconda da qualche parte un pugnale.

Cioccolatino? (alla menta, ovvio XD)

 

 

Larancione: ohhh! Una nuova new entry! Felice di fare la tua conoscenza! E onorata e imbarazzata delle parole che mi usi ^//////^ I gemellini, per me, sono un amore strano e altalenante, un po’ per mezza affinità di segno, un po’ perchè ho continuato e continuo a mutar opinione su di loro e sui loro comportamenti in primis. Quando ero piccola era arrabbiata con Saga, poi l’ho visto come vittima sacrificale di circostanze infauste, adesso sto riequilibrando meglio. E Kanon. Ah, con lui ho un rapporto squisito di amore/odio (e no, non solo perchè mi abbandona sempre ai fornelli a cucinare per tutti e tre): Kanon ha un carattere forte quando il fratello, ma...come dire...un modo di dirti le cose che è unico: te le sputa in faccia! A volte mi domando come cavolo abbiano fatto, questi due, a fare da mediatori con Radamanthys nel post Hades senza scannarsi(ma questa è un’altra storia...^^). Grazie mille per i complimenti!

 

 

Makochan: sì, finalmente ha fatto la sua comparsa anche Aioros. E spero che tornerà ancora. Anche se, in effetti, non resta da solo^^ Fra Cancer, Sagitter, Sorrento e altri, nelle mie intenzione ci sarebbe l’interazione dei cari gemellini con taaanti altri adorabili personaggi. Uno lo aspettate in tanti, ma spero che anche gli altri non deludano. E, proprio come ho detto a Kiki May, è esatto: Aioros e Saga stanno provando a ricucire, ma per adesso i cassetti e i coltelli hanno i lucchetti (Kanon si è premurato di fare una sola copia della chiave) e c’è ancora un po’ di tensione. Ma noi apprezziamo lo sforzo, vero? E sì, quel maledetto è proprio dal punto di vista di Saga: un po’, come dicevi tu, per quei rimescolamenti di coscienza che ancora fanno male, un po’ perchè Aioros, penso, ha sempre avuto dalla sua quel modo disarmante di giocare con le fisse di Saga che lo faceva anche arrabbiare.

Sono contenta di averti fatto ridere^^. In effetti, quella precisazione è un idea di Kanon indica proprio quello, e Saga, quando mi hanno raccontato l’aneddoto, ha riconfermato con veemenza la sua estraneità ai fatti XD E Kanon gliel’ha rinfacciato, accusandolo di aver fatto morire per disidratazione la povera pianticella (che, in realtà, è morta per affogamento, visto che Saga voleva evitare le ire fraterne a tutti i costi e ha peccato di eccesso di cure).

Ah, ho una comunicazione! Kanon ti invita ad un aperitivo rigenerante da lui, a base di menta, ovviamente. E ti fa sapere che Saga voleva tacere non tanto per delicatezza (che c’è, te lo assicuro. Ma sai come sono gli uomini...MAI mostrarsi carini), quanto piuttosto perchè sapeva che dissuaderlo è un invito a nozze per farlo intestardire^^

Un sorriso.

 

 

Titania76: ma queste sono state le settimane delle nuove arrivate! Benvenuta anche tu! Sono lusingata delle tue parole: grazie! In effetti, il ritmo narrativo delle drabble va per nuclei tematici. Le prime erano più impegnate perchè, all’inizio, mi sentivo tanto psichiatra con i gemellini seduti sul divano e io (poco professionalmente) di fronte a loro sul mio puff che cercavo di pescare la carta giusta per farmi raccontare qualche confidenza. Già, è nato con un gioco di carte queste drabble-processo-confessione. E i primi argomenti toccati erano abbastanza neutri per Saga e Kanon: mi hanno riassunti i fatti. Punto. Adesso ci hanno preso gusto anche loro, e si divertono a punzecchiarsi con confessioni piacevoli e un po’ imbarazzanti^^

Sono contenta che l’idea delle guest star sia di tuo gradimento: credo che l’universo dei cavalieri sia speciale proprio perchè è un mondo corale in cui si delineano in modo netto molte personalità differenti, e se Saga e Kanon sono così bastardi (e) meravigliosi lo si deve anche a chi hanno incontrato. Grazie ancora!

 

 

Un ringraziamento speciale a Lete, che partecipa alle nostre confidenze e mi aiuta a non soffocare dalle risate e a separate Saga e Kanon quando la situazione precipita (soprattutto davanti ad una fetta di torta o al tubetto di dentifricio troppo strizzato). Sei fantastica, ma petite!

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** [16. Porpora] ***


[16

[16. Porpora]

 

 

 

“Un capiroiska”

“Un altro?!”

“Hai detto che paghi tu, no?”

Kanon sbuffa, rigirando la cannuccia nell’Havana. Saga lo ha tentato con un sibillino miti da sfatare e lo ha fregato Se ne era dimenticato: quando Saga non offre, sperimenta.

“É bello, il locale.”

Kanon non ricorda suo fratello ubriaco; non ricorda quel mezzo ghigno che ammicca e l’effetto strano delle luci nei suoi occhi. Non ricorda una serata così normale, di chiacchiere futili.

“Kyr royale. Per due.”

“Ma non dovevo fermarmi?” fluata Saga.

“Sta’ zitto; e bevi.” Kanon gli allunga il bicchiere. “Reggi bene l’alcol.”

“Ti scandalizzo?”

“No. Mi diverti.

 

 

 

 

Nunc est bibendum!

Saga e Kanon replicano i brindisi fattimi mercoledì e, come regalo di laurea, mi hanno svelato la fine dell’avventura neworliansese. Ci sono andati, poi, la Blue Nile, e ci hanno fatto le ore piccole piccole. Ho scoperto (e ne ho avuto conferma visiva mercoledì) che Saga è un vero intenditore, e non solo di vini. A Kanon no, non piacciono particolarmente (mi ha fatto compagnia con una bella coca cola. Lo spumante lo ha bevuto ben volentieri, ma poi mi ha sussurrato qualcosa su un certo modulo per gli alcolisti anonimi che tiene sempre pronto nel cassetto, nel caso suo fratello esageri. Saga non ha il vizio del bere, ma quando lo fa lo fa per bene. Cavoli^^)

E no, Kanon non suona un bel niente, uffa! Ho provato a convincerlo che qualche lezioncina di sax non gli farebbe male, e quasi cadeva dalla sedia dallo shock...Io ce lo vedrei, almeno con un armonica in bocca, ma lui sostiene che gli basta Syria e Saga gli ha dato manforte, con il timore di doversi sorbire gli eventuali esercizi del fratello^^

Vabbè!

Ormai ci avviamo alla fine della serie colori. E io scalpito perchè sono curiosa di sapere cosa mi riserveranno questi due. Vedremo vedremo!

Intanto, grazie infinite a tutti!

Preferite un Rotati o un Ferrari?

 

 

 

Titania76: come vedi, lo frequenta solo^^ Anche se ci stiamo provando, a convertirlo; ma Kanon è una testa dura di prima categoria. E sì, c’è una sua ironia sottile. Un po’ per la drabble un po’ per il mio humor che è più contorto di un contorsionista in pieno esercizio e a cui confronto l’enigmatico umorismo inglese è una barzelletta irriverente. Comunque, voleva essere un po’ un gioco di luoghi, con Kanon che considera casa sua (visto che per me è felicemente sistemato sotto la sua colonnina atlantica) il mare e quindi New Orleans, che la vedo molto adatta a lui, come città, vista la sua peculiare caoticità e mescolanza. Grazie mille per le tue parole!

 

 

Kiki May: de gustibus. Personalmente non rifiuto l’immagine di Saga e Aioros come coppia, ma io sono incapace di gestirla. Comunque, ripeto, il loro rapporto è liminare, davvero. Complesso e bellissimo.

Per Kanon invece...Aiuto! Il discorso è contorno^^ Sto preparando una fanfic in cui lo spiego. Mi dai un po’ di tempo? Ripeto che, comunque, Kanon è fedelissimo ormai ad Atena e la sua presenza fra le fila di Posidone sono una precisa e motivata richiesta del dio. Atena era scettica e Kanon dubbioso, ma alla fine sembra una buona soluzione (ma, di nuovo, è una mia opinione).

Visto che Kanon non è così **** come sembra? Alla fine ce l’ha portato, il fratellino, a casa sua. E forse era ora, visto che scrocca sempre il letto, quando va a trovare Saga al santuario (per non parlare della fa.vo.lo.sa. vasta/piscina/mare in miniatura^^). Un abbraccio!

 

 

Larancione: Gnam! Il lupo mi ha mangiata^^ Grazie infinite per l’augurio e per i complimenti, che davvero mi lusingano non poco. Come vedi, alla fine ci sono andati, al Blue Nile e il motivo tanto recondito alla reticenza di Kanon è che conosce bene suo fratello e la passione (onesta, per carità) che ha per gli alcolici. E temeva un po’ che si mettesse a giocare al Jekyll e Hyde, tipo cambiamento di personalità (e qualche cosa di vero deve esserci, perchè la resistenza di Saga all’alcol è storica. E sospetta; decisamente sospetta). E aspetta e vedrai: ci sono passati anche per il battesimo dei pugni.

Un sorriso!

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Capitolo 18
*** [17. Marrone] ***


[17

[17. Marrone]

 

 

 

C’è una cosa che Kanon odia di Saga.

E strizza gli occhi e arriccia il naso, infastidito, quando Saga scende nel mare, la pelle scura di sole e ludica d’olio.

Kanon una cosa la odia di Saga, quando gli tende il braccio abbronzato e lo stringe in un qualcosa di scuro e caldo.

“Sei un bastardo. Lo sai?” lo saluta.

“Perchè?”

Kanon sospira: Saga è sempre stato bravo a fare l’ingenuo. Un adorabile ingenuo bastardo.

“L’abbronzatura” mugugna Kanon, la pelle del lucore delle meduse, del mare canuto. E rimpiange pelle di sole. Mentre Saga sogghigna.

“Puoi sempre fare una lampada.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente riesco ad aggiornare! E dal momento che, venerdì, ci sarà una nuova drabble questa volta non vi faccio nemmeno aspettare molto.

Spero di riuscire a mantenere la cadenza settimanale, ma fra lavoro e impegni con l’università (sì: ho finito, ma non ho tagliato i ponti. Adesso sto lavorando ad un articolo) ho degli orari del tutto nuovi ed inediti cui mi devo abituare. Chiedo venia per il disagio!

Su questa drabble non dico nulla: i retroscena verranno spiegati venerdì (o al prossimo aggiornamento, comunque). Sono curiosa delle vostre impressioni^^

Alla prossima!

E ringrazio tantissimo tutti per gli auguri! Siete state fantastiche!

 

 

 

Titania76: Siamo in due allora! Io vado fuori di testa anche con il liquore contenuto in un cioccolatino (o sulla punta di un cucchiaino di mousse). Inoltre, vista la tua approvazione, con Syria abbiano iniziato una campagna pro sax: Kanon cederà! (o ucciderà noi^^). Ho scelto New Orleans per Kanon perchè ha dei lati nascosti e una seduzione particolare. Verissimo: è la città del voudou, ma è anche la città della mescolanza, della frenesia e del rimpianto nascosto. Un po’ come vedo io Kanon: sul confine fra Atena e Posidone (e spiegherò perchè. Giuro che presto avrete ragguagli!); vitale ma anche un po’ malinconico. Un atteggiamento molto diverso da Saga: più compassato e rigido. Con questo non voglio dire che Kanon è un guascone imperituro e Saga un moralista incallito: tutt’altro! Ma vengono da esperienze e scelte diverse, e in fondo sono gemelli solo di nome.

 

 

Kiki May: ci sto lavorando, ci sto lavorando^^ Spero di concluderla presto e in tempi umanamente accettabili. E saliamo a tre nella graduatoria astemi! Saga e Kanon stanno pericolosamente perdendo terreno^^ Come hai visto tu giustamente, le drabble di colori sono fra loro legate dalla riscoperta della quotidianità: non è stato un gioco voluto, all’inizio, ma quando mi è stato fatto notare mi è piaciuta l’idea e ho deciso di continuare. Saga e Kanon, per me, restano cavaliere e generale, ma nel post-hades provano e recuperare quella normalità che per un motivo o per l’altro non hanno mai avuto. Speriamo!

Grazie per i complimenti!

 

 

Charm_strange: Provvederò per il Cartizze: non l’ho mai “annusato” e sono curiosa (il che sembra un controsenso, visto che sono astemia, ma per me non lo è). Dispiace anche a me che colori sia stia avviando alla conclusione, ma non disperare: ho intenzione di replicare i toni e le modalità in un’altra sequenza. L’angst è perfetto, per i cari gemellini, ma ogni tanto è giusto alleggerire i toni, no? E con te, siamo tornati in parità: Saga e Kanon ringraziano. Temevano che facessimo loro sparire anche quel poco di birra e vino che si gustano ogni tanto^^

E non preoccuparti per le recensioni! Assolutamente! So che mi segui e so quanto è difficile ritagliarsi anche due minuti. Davvero! Mi basta il pensiero!

 

 

Larancione: , è decisamente sospetta! Il modulo è per spuaracchio (Kanon me lo ha confermato), come dici tu, ma il gemellino (e io con lui) sarebbe curioso di sapere perchè Saga predilige solo determinate bevande alcoliche. Il parampampolo se lo beve volentieri, ad esempio, ma proponigli un Jack Deniel’s e storce il naso schifato. Eppure Kanon mi ha assicurato che è buono! In effetti, pensandoci, gli esercizi di Sorrento potrebbero essere un buon deterrente; ma io voglio qualcuno che mi accompagni al piano!!! O provato a chiedere a Saga, ma ho preferito fare marcia indietro subito: mi ha guardato facendomi venire i brividi! Brrr! A volte mi dimentico che era Arles!

Grazie per i complimenti!

 

 

Makoto: Figurati, per la recensione! É stato un piacere: davvero! Spero che il test sia andato bene! Torna presto (e non da lettrice!): sono curiosa di altri tuoi elaborati! Un sorriso!

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** [18. Nero] ***


[18

[18. Nero]

 

 

 

“Nera.”

“Viola.”

“É nera, ti dico.”

“E io dico viola.”

“Kanon! L’ho indossata io, la surplice: saprò di che colore era, non ti sembra?”

Kanon incrocia le braccia, borbottando indispettito. Il cielo degli Inferi era rosso e viola; il cosmo degli spectre è viola; il cosmo di Saga era viola. Perchè la surplice non dovrebbe essere viola? Il nero è così...così scontato.

“Ti sei convinto?” indaga Saga, divertito, sdraiandosi sotto un ulivo nel sole torrido di Grecia. Non ricorda nemmeno come ci sono arrivati, a quella discussione piacevolmente insolita.

“Per niente” sbuffa Kanon.

“E come la risolviamo?”

“Telefono a Radamanthys.”

 

 

 

 

 

 

Dopo secoli torno ad aggiornare!

Scusate infinitamente, non sono desaparesida, ma poco c’è mancato^^ Fra influenze, lavoro e quant’altro, ho interrotto per un bel po’. Anche se Saga e Kanon sembravano due mantici, tanto sbuffavano di noia e rabbia.

Non posso promettere che rispetterò, per il momento, la cadenza settimanale (o una qualsiasi cadenza fissa), però ci provo. Giuro!

E intanto avverto che la famosa storia con i retroscena che hanno riportato Kanon nelle fila di Posidone sta prendendo corpo. Pianino pianino, ma arriverà.

Infine, ho scoperto adesso (leggi=ieri) l’opzione di rispondere direttamente alle recensioni. E ho scoperto che esiste già da mesi. Questo dimostra la mia costante presenza sul sito^^

Comunque, per il momento, ho deciso di servirmene, soprattutto nei confronti di voi che mi leggete (e che io non smetterò mai di ringraziare!!!), perchè è giusto lasciarvi almeno una parola in tempi brevi. E umani.

Passando alla drabble.

La guest star è deliziosa. L’ho amata, questa drabble, perchè è la prima che ho scritto e da cui è scaturito il progetto della BigDamnTable. E devo ringraziare mia sorella e la discussione sul colore delle surplici da cui è scaturito il tutto^^

 

 

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Capitolo 20
*** [19. Bianco] ***


[19

[19. Bianco]

 

 

 

“E se provassimo con la candeggina?”

“Credi sia una buona idea?”

“Non lo so” biascica Milo, stringendosi nelle spalle. “Ne hai una migliore?”

“No” capitola Kanon, strizzando le palpebre. “Valla a prendere. E inizia a pregare: se fai peggio Saga ti uccide. Come minimo.”

“Per un cappello da marinaio?” chiede Milo.

“Per il cappello da marinaio” puntalizza saccente Kanon.

“Ma è stato un incidente!”

“Vuoi provare a spiegarglielo tu, a Saga?” lo provoca Kanon e Milo reprime a fatica un brivido, imprecando contro pennuti maleducati.

“Pulito?” indaga Kanon.

“Bucato.”

“Ti vanno bene i crisantemi, sulla tomba? Saga è rientrato.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Ormai la mia assenza di puntualità è diventata leggenda.

Tant’è, tuttavia, per quanto possa sembrare una patetica scusa, non dipende da me. Davvero: non ho quasi nemmeno il tempo per controllare la posta elettronica (cosa che, invece, dovrei fare regolarmente); di sedermi alla scrivania e scrivere davvero non se ne parla. É una specie di miraggio; o di sogno che talvolta scivola nell’incubo.

Quindi: no, non ho ripreso Areopago. Non in modo sistematico almeno. Ma piano piano, complice anche il clima natalizio che si sta preparando, spero di poter scrivere qualcosina. Forse la lungamente lavorata storia con i retroscena di questa fanfic, che ormai sta occupando il mio computer da due anni. Assieme ad altre, giusto.

Intanto: Saga e Kanon vi fanno sapere che, se qualcuno è ancora disposto a seguirmi, avrà la loro eterna gratitudine (come sarà dimostrata, questo non lo so O.O).

Ultimo appunto: se non rispondo con puntualità alle recensioni o le salto, vi giuro che non è per pigrizia. Davveo: è impossibilità.

E vi ringrazio infinitamente per la vostra pazienza.

 

 

 

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Capitolo 21
*** [20. Senza colori] ***


[20

[20. Senza colori]

 

 

 

“E questo da dov’è uscito?”

“Ho un vicino cinefilo. Non lo sapevi?”

“Death?” domanda Kanon, un sopracciglio perplesso. Suo fratello continua ad armeggiare con proiettore e bobine, in modo quasi professionale.

“Aldebaran.”

“Ah.” Kanon stringe le labbra, soppesando i vari titoli sulle pizze. “E tu da quando hai la passione?”

“Da adesso.”

Kanon sbuffa: Saga è capace di cambiare interesse ogni dieci minuti, ma quando si appassiona a qualcosa diventa osessivo. E ossessionante.

“E cosa...”

“Chaplin.”

Kanon avverte un sorriso pizzicare, la voglia di sedersi con Saga sul pavimento e dargli una mano a sistemare il nastro. Sogghigna.

“Popcorn allora.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si dice che la febbre faccia crescere.

A me, se non altro, ha fatto venir voglia di aggiornare. E così, dopo una settimana esatta, rieccomi con una nuova drabble. La serie “colori” è finita: che peccato! É stata la più scanzonata che abbia mai scritto, e mi sono divertita molto a ricreare questi quadretti. Per questo, oltre che per una lunga serie di altri motivi su cui non ho intenzione di dilungarmi, ho intenzione di riprendere e mantenere questi toni briosi. Alcune drabble saranno un po’ più serie, ma visto che il contraltare “drammatico” sta davvero prendendo forma e spero di riuscire a postarlo prima del prossimo millennio, ripiego qui sulle istantanee di cui mi omaggiano volentieri Saga e Kanon.

Soprattutto in questo periodo. E questa p fresca di due giorni fa quando, mentre io cercavo di dimenticarmi della mia febbre con un film, loro si sono acciambellati con me sul letto (sì: acciambellati; proprio come due gatti) e, tempo dieci minuti, hanno iniziato a discutere di Chaplin. Risultato? Io il film non l’ho visto; loro sono finiti per terra per le cuscinate e si sono trascinati dietro il mio piumone!

 

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Capitolo 22
*** [21. Amici] ***


[21

[21. Amici]

 

 

 

Doukas ha settant’anni, mani callose e il viso bruciato dal sole. E a Kanon ci si è affezionato con la ruvidezza di un soldato. Non è bravo con le parole Doukas; ma un gesto per Kanon lo ha sempre trovato, consapevole.

Hosios di anni ne ha quasi novanta, la barba curata e il sorriso placido. Con Saga ha trascroso le ore, nei silenzi di chiostri di montagna. Sa rimproverare senza condannare Hosios, e di Saga ha scavato le sfumature, nelle solitudini delle Meteore.

“Che fanno?”

“Niente. Si fissano.”

Doukas e Hosios non si conoscevano. Ma si strinsero le mani, complici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh, come sono felice!

Felice di vedere che c’è ancora chi è disposto a seguire questa ritardata cronica (solo un giorno, questa volta. Yatta!); felice di sapere che queste piccole drabbles sono di vostro gradimento. Felice che presto è Natale. Eh, sì: sono felice anche per quello, anche se vorrà dire il triplo del lavoro. E forse la possibilità di finire Mare greco con i tanto attesi retroscena di Saga e Kanon.

In questa drabble ce n’è un assaggio. Doukas e Hosios.

Li amo.

Sono due personaggi qui appena accennati, ma per Kanon e Saga sono fondamentali. Per tante cose. Fanno un po’ da nonni ritrovati, ma NON quei nonni che ti immagini in poltrona a fumare la pipa. Nonono!

Doukas è un soldato di Atena; coriaceo. E Hosios...Hosios è un prete ortodosso, ma in gioventù...Oddio! In gioventù!

E c’entra qualcosa il cappello da marinaio. Ancora non sapete come, ma c’entra^^

La prossima drabble (speriamo!) sarà sabato 24 Dicembre, come regalino. E, nelle mie intenzioni, vorrei rompere la catena della BigDamTable anticipando da drabble sul Natale. Che ancora non ho scritto, visto che Saga e Kanon sono presissimi in non so cosa e non mi hanno ancora accennato nulla di particolare. Indagherò di piacevoli aneddoti. Promesso!

Intanto un saluto e un caro ringraziamento a tutte e tutti coloro che recensiscono e anche ai lettori silenziosi.

 

 

P.S.

Le risposte ai commenti ci saranno, ma in serata. Sorry!

 

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Capitolo 23
*** [22. Nemici] ***


[22

[22. Nemici]

 

 

 

Wiliam Radames Cavendish di Salsbury sorseggia con flemma il suo earl gray.

Alle visite inopportune dalla Grecia ci si è abituato. Un modo come un altro per smuovere il tedio inglese e non pensare ad un futuro piombato fra capo e collo. E irritare un Generale giova in modo delizioso al suo ego. E poi è come un duello.

Ma dell’uomo seduto composto di fronte non sa nulla. Nulla di corretamente obiettivo, almeno. E la situazione risveglia la Viverna. Come duello.

“Voglio capire” si decide alla fine Saga, un sorriso affabile.

What?”

“Il legame fra un Giudice e un Generale.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono tornata!

Dopo una latitanza di oltre un anno, ricomincio ad aggiornare.

Saga e Kanon sono tornati, a deliziare voi e a tormentare me. Con aneddoti, piccole quotidianità e qualsiasi cosa la loro contorta mente sarà in grado di raccontarmi.

Se sarò costante? Chissà!

Dipenderà dai cari gemellini; e dal tempo che il lavoro vorrà lasciarmi. Intanto, vi propongo questo spazzato un po’ strano un po’ atteso. La guest star doveva fare la sua apparizione di persona ne? Era da tanto attesa. E ammicca in modo decisamente pericoloso.

Il nome di Radhamantys, mi ha confidato Kanon, è decisamente troppo lungo per usarlo per esteso. Riempirebbe da solo tutta la drabble. E poi, parole sue, è decisamente troppo inglese. E l’insana passione della Viverna per i tè ricercati è pari solo al suo morboso amore per i liquori d’annata. Possibilmente invecchiati in botti di rovere.

Ora capirete perché, dopo non aver capito nulla di questo fiume di parole, prima ho fissato Kanon come un’ebete; poi mi sono andata a comprare unenciclopedia di tè e liquori. Così: giusto per esser sicura di quello che quei due potrebbero portarmi in casa.

Bene!

A presto allora. E temo che dovrò spostare l’aggiornamento (sempre ammesso che riesca a tenere una cadenza regolare) al fine settimana.

Ma voi siete taaanto pazienti. Lo so.

E per questo vi ringrazio infinitamente.

 

 

P.S.

Lo so; lo so.

Avevo saltato una drabble. E adesso rimedio. Spero di non farsi troppa confuzione^^

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Capitolo 24
*** [23. Amanti] ***


[23

[23. Amanti]

 

 

 

“Uno.”

“Cinque.”

“Due: ultima offerta.”

Eis keramion, Kanon: almeno quattro.”

“Troppo zucchero fa ingrassare, lo sai?”

“E il caffè troppo amaro provoca gastrite.”

“Non è amaro” si giustifica Kanon. “É solo un po’...”

“...amaro” conclude Saga, omaggiando di tre generose cucchiaiate la tazzina del fratello. Kanon storce la bocca disgustato.

“Casa mia; mie le regole” gongola Saga. “E qui il caffè lo si prede come si deve” conclude restituendo la tazzina a Kanon, che la respinge cuastico. Saga sbuffa: suo fratello è fastidiosamente testardo.

“Compomesso?” indaga Kanon con un ghigno.

“Cosa proproni?”

“Ce l’hai ancora quella bottiglia di grappa svedese?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dire che sono secoli che non aggiorno questa fanfiction è un eufemismo.

Però, sapete com’è: Saga e Kanon saranno anche carini e gentili, ma chiusi in casa troppo a lungo scalpitano e alla fine scappano. Peggio di due bambini. E poi, hanno da fare: Saga ha le sue incombenze al Santuario e Kanon...Bhè, Kanon ha anche lui le sue (s)piacevoli occupazioni. Mi ha detto di non dire niente, almeno finchè non pubblichè Mare greco. Ha detto che, in un certo senso, sarà una sopresa^^

Insomma: finalmente aggiorno. Però, purtroppo, questo non indica una ripresa regolare. Solo una piccola capatina, per ringraziare davvero, di cuore, tutti colore che ancora mi seguono e attendono con pazienza i miei pochissimi istanti liberi.

Si cresce; si cresce. E più si cresce, meno tempo si possiede.

Cercherò comunque di rispondere a tutti, anche riprendendo le vecchie recensioni che non ho MAI dimenticato, ma che aihmè non riuscivo mai a commentare come meritare.

 

Grazie a tutte e tutti!

 

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Capitolo 25
*** [24. Famiglia] ***


[24

[24. Famiglia]

 

 

 

La Terza e la Colonna dell’Atlantico settentrionale.

Le gradinate calde di sole del Tempio e le insenature di corallo degli Abissi. Il Devon con le sue pareti di quercia; i chiostri ruvidi delle Meteore.

Gli stipidi blu e i letti in ferro del mulino a vento a Mykons. I bicchieri di cotto screziati di rosso nel lavandino.

“Sono tanti” riflette Kanon,

“Sì; tanti” risponde Saga.

E se ne restano così, a fissarsi, la bottiglia d’olio nel mezzo e una stupida infantile ovvia inaspettata sicurezza. Il loro oikos è anche una tuta spaiata: i pantaloni su Saga, la felpa su Kanon.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’oikos.

Una di quelle parole che, se qualcuno di voi ha studiato greco, capitano sempre fra i piedi e non sai mai decidere come tradurre. Va bene: è un po’ all’ordine del giorno in molte lingue. Ma, a volte, la voglia di poter semplicemente passare da un registro all’altro senza starci a pensare è davvero prepotente.

E quando Saga e Kanon hanno iniziato a parlare di oikos devo confessare che i miei latenti istinti omicidi si sono risvegliati. Perché, dico io, va bene che con loro parlo in italiano, ma fra tutte le parole che esistono, se proprio volevano parlare in greco, proprio oikos dovevano scegliere?

Per capirci, oikos di solito si traduce con casa. E quindi con la famiglia della drabble non ci azzeccherebbe un piffero. Se ovviamente si traducesse casa. Perché, signori miei, dovete sapere che oikos in greco antico (ed è ovvio, no, che i cari gemellini parlino in greco antico; usare quello moderno, o quello bizantino sarebbe chiedere troppo, giusto?) è una di quelle plurisfacettate parole che comprendono la millanta conoscenza familiare, tanto da far impallidire per complessità le acrobazie di risoluzione del cubo di Rubik.

Non ci credete? Ascoltate un po’.

Dunque: nella antica Ellade, così generosa di terminologia-crogiolo, il lemma in esame indicava contemporaneamente la casa e la famiglia. Facile, direte voi: basta guardare il contesto; per niente, ribatto io.

Per prima cosa, la casa non è solo la nostra bella struttura muraria con le sue pareti di bianco intonaco e le tendine alle finestre. Troppo scontato, non credete? La casa è sia la struttura fisica in cui risiede la famiglia (anche questo termine poi da inquadrare), divisa nelle sue variegate sezioni sessiste e di molteplice impiego, sia l’insieme delle proprietà fondiarie e immobili che la famiglia possiede sparse su tutto il territorio conosciuto (e anche non, visto che certi aristocratici rivendicavano possedimenti anche in quello che attualmente è il mare aperto) sia una precisa stanza della casa non meglio identificabile definita come il luogo della vita domestica (di chi non si sa, visto che gli uomini aristocratici la giornata la passavano a spasso per l’agorà e la nottata, salvo doverosi assolvimenti a incombenze coniugali, non disdegnavano banchetti di altalenante morigeratezza e la compagnia di colte e raffinate etere): forse indicava l’ambiente destinato ad accogliere il braciere con il fuoco sacro ad Estia, la dea protettrice della casa (oikos appunto).

Ma non è finita qui. Abbiamo detto infatti che oikos indica anche la famiglia. E che famiglia: partiamo dal più augusto avo ancora vivente, che detiene su tutti i discendenti, diretti o acquisiti, un potere pressoché assoluto. Sono quindi compresi nel gruppo familiare i figli, i nipoti, di pro-bis-tris nipoti e quant’altro per linea maschile, cui vanno ad aggiungersi le mogli di ogni membro maschio adulto, le figlie nubili e le sorelle non ancora impalmate e il conseguenze codazzo di figli e figlie al seguito. Niente suocere. Quelle,almeno, restano nella casa d’origine della moglie.

Invece, giusto per non annoiarsi, vengono inclusi anche gli schiavi, sia quelli di città sia quelli residenti nelle eventuali aziende rurali, e anche gli animali, che siano quelli di compagnia come il cane e il gatto, o quelli da soma o da lavoro. Non so i pesci rossi, ma di certo la fauna esotica rientrava in età ellenistica negli oikoi più rinomati (e facoltosi).

E dulcis in fundo possiamo concludere la nostra carrellata sottolineando come, se per la componente femminile della società l’oikos si limitava nel complesso al “ristretto” circolo familiare-muraturale, per l’uomo il significato va esteso a comprendere anche la città stessa, di cui, come per la propria famiglia-casa, l’uomo greco, orgoglioso del suo status di cittadino, si sente pienamente responsabile.

Dopo questo ampio preambolo, capite bene come questa drabble sia stata il parto di imprecazioni, testate alle pareti e improperi a Saga e Kanon, che ghignavano serafici dal mio divano di fronte al mio drammatico naufragio.

Per Saga e Kanon è oikos alla maniera greca antica qualsiasi cosa che facciano rientrare nella loro orbita abituale di vita: il Grende Tempio; gli Abissi; il Devon dove risiede una certa Viverna e le Meteore dove Saga ama soggiornare di quando in quando (ma al riguardo ci saranno in futuro maggiori delucidazioni. Promesso!).

Un vero guazzabuglio, insomma!

In compenso, ho scoperto che in Grecia ci sono i mulini a vento. Voi lo sapevate? Io no. O meglio: li avevo visti, qualche volta, in alcune immagini, ma non avevo focalizzato. Di solito, per i mulini a vento, a me sovviene l’Olanda dei rossi tulipani o le pianure iberiche di donchisciottiana memoria. Invece. Anche la Grecia ha i suoi mulini; e sono abitabili! Saga e Kanon ne hanno scoperto uno squisito a Mykonos, una delle isole delle Cicladi più rinomate per la vita serale, e anche per i ritiri in spiagge solitarie. Un po’ di movida non guasta, ma restano sempre due ragazzi un po’ schivi. Ne?

Comunque.

Voglio andare in Grecia. Voglio andare in un mulino in Grecia. Voglio dormire nel mulino in Grecia. Possibilmente trovandoci anche Saga e Kanon.

 

E dopo questo delirio (che sì, supera nettamente la drabble: poco più di otto volte la 100 canoniche paroline della drabble) vi saluto. Alla settimana prossima!

 

 

P.S.

La spiegazione all’oikos è volutamente trattata in termini leggeri. Intendiamoci: io amo il greco; è la mia vita.

Ma ritengo anche che l’antichità linguistico-culturale non possa essere compresa mettendo tutto su di un piedistallo e ricusando qualsiasi elemento di insoddisfacente sfumatura anticlassicista. I templi non erano bianchi, ma pieni di colori; le strade di Grecia sapevano di fango, carne, sudore e parole forti; le donne erano tali solo se confinate in casa (almeno ad Atene) e l’amore è un concetto talmente complesso che declinarlo è impossibile.

La Grecia antica era questo, oltre a ideali e filosofia e teatri che di religioso silenzio di platea non conoscono nemmeno il significato.

Ed è questa la Grecia che amo; quella che mi piace scavare. Anche con un po’ di ironia e di disincanto; anche a volte con cinismo e tratti dissacranti.

Non vogliatemene; e perdonate la “modalità maestrina”.

 

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Capitolo 26
*** [25. Estranei] ***


[25

[25. Estranei]

 

 

 

Siseos non conosceva quegli uomini.

Avevano addosso l’impaccio degli stranieri e la studiata tranquillità dei disillusi. Servì loro caffè turco e posacenere. E studiò il loro silenzio, all’ombra pigra del ventilatore, mentre lavorava il cuoio scuro. Non parlarono; quando se ne andarono gli rivolsero un cenno. Come di addio; come di arrivederci.

“Sei deluso?” chiese Kanon.

“Non lo so” ammise Saga, accarezzando il bracciale nuovo. “Non ci ha riconosciuti.”

“Sono passati anni. Tanti” soffiò Kanon piano. Al polso, le sferette di metallo tintinnarono contro il cuoio. “Ma Salonicco è una bella città” ammiccò Kanon. “Vale un’altra visita.”

“Sì; lo so.”

 

 

 

 

 

 

Questa è difficile, lo so.

È difficile perché introduce Siseos, di cui nessuno sa nulla. Appare e scompare. E Saga e Kanon lo conoscono; soprattutto Kanon lo ricorda.

E qui ci vorrebbe Mare greco e i suoi retroscena.

Comunque. Per capire qualcosa la svelo io, in anteprima.

Siseos Anthes è lo zio di Saga e Kanon, da parte di madre. Vive a Salonicco, la seconda capitale della Grecia ed è un artigiano del cuoio, prodotto molto lavorato e ventudo nella penisola ellenica. È un uomo poco più che quarantenne, con una bella figlia di diciotto anni irrequieta e ribelle e un figlio di sei. E non vede Saga e Kanon da quando avevano cinque anni, ovvero da quando sono “spariti” dal secolo per avviarsi lungo la strada del cavalierato.

Non li riconosce; non sa nemmeno se siano ancora vivi o meno. Ma è l’unico parente ancora in vita che resti ai gemellini. O almeno di cui Kanon abbia memoria e che sia riuscito a rintracciare.

Andarlo a trovare è tutta un’altra storia. Sofferta; piena di paura e di un pizzico di rimpianto. Per Saga che non ricorda; per Kanon che ricorda troppo poco.

Di quella prima sortita calcidica hanno conservato due bracciali di cuoio intarsiato e la promessa di riprovarci quando avessero avuto un po’ più di coraggio.

Saranno cavalieri, ma di fronte a certe questioni anche due saint possono essere spaventati.

 

Grazie infinite a tutti voi che seguite.

So bene di essere discontinua e inaffidabile; e so anche di promettervi Mare greco dalle origini. Arriverà; perseverate. Io lo faccio. Anche se lavoro e impegni fagocitano. Tanto.

A presto (spero) e grazie a tutti coloro che non mi abbandonano.

 

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Capitolo 27
*** [26. Compagni di squadra] ***


[26

[26. Compagni di squadra]

 

 

 

“Black Jack” propone Kanon, entusiasta.

“Te lo scordi” replica secco Saga.

“Perché?”

“Primo: casa mia non è una bisca. Secondo” lo intima .“Sei un baro. Tabù?.”

“Ah no” agita la mano Kanon. “Deve essere un gioco, non un supplizio.”

“Esagerato” mugugna Saga. “Ostrakon?”

“E poi sarei io, quello che bara?” rotea gli occhi Kanon. “Cluedo porebbe andare. No?”

“Niente omicidi per me, grazie” lo fulmina Saga. “E se fosse Tikal?”

“Già ci viviamo, in uno scavo archeologico” scuota la testa Kanon. “Caylus?”

“Neanche morto!”

“Credi che ne avranno ancora per molto?” chiede Aioria.

“Sì; credo proprio di sì” ridacchia Milo.

 

 

 

 

 

Se davvero l’anno nuovo porta buoni propositi, io sto cercando di mantenerli.

Non è una drabble alla settimana, ma come inizio non c’è male. Ne? E presto dovrebbe arrivare un nuovo capitolo di Crescendo (no, non il secondo. Purtroppo).

Mare greco invece è ancora lì, incastrato nel penultimo capitolo, epilogo escluso. Tenterò tenterà. Chissà che il 14 non sia il numero fortunato.

Intanto, Milo mi ha deliziata con questo quadretto occorso durante le festività natalizie, giusto un paio di giorni fa (nella Grecia ortodossa il Natale è dopo il nostro. E anche dopo capodanno). E naturlamente mi ha portato anche una fetta di Vassilopitta, chè altrimenti lo mettevo alla porta!

Saga e Kanon non riescono a decidersi nemmeno sui giochi da tavola, e per i loro amici il divertimento è vederli battibeccare e trovare scuse per ogni proposta. Aioria era un po’ perplesso, ma alla fine si è rassegnato a ridere come un matto sul divano, meglio di una serie di gag comiche. Anche perché i cari gemellini non se ne era nemmeno accorti!

Io naturlamente vi ho riportato solo uno stralcio del battibecco. E aggiungo la nota che quei due discutevano, e non ci pensavano nemmeno che erano capitati in squadra assieme!

 

I giochi che Saga e Kanon citano, salvo forse alcuni che sono internazionali, sono giochi da tavolo molto in voga (o almeno lo erano qualche anno fa) in Grecia.

Black Jack è il noto gioco di carte d’azzardo, in cui non conviene assolutamente sfidare Kanon. Oltre ad essere un baro matricolato, ha avuto come maestri alcuni dei miglio gicatori professionisti di New Orleans. Sapete com’è!

Tabù è il classico gioco dei mimi e delle parole omesse; e se Kanon ama stare al centro dell’attenzione, non ama il ridicolo e la caricatura di se stesso. Inoltre, vi assicuro, come mimo fa schifo e in quel contensto ha davvero poca pazienza^^

Ostrakon è un gioco in cui, con l’ausilio di carte, a turno i giocatori devono impersonare un filosofo e sostenere conversazioni su questioni esistenziali e universali. Chiaro, no, perché Kanon si riufiuta di partecipare e sostiene che Saga sarebbe avvantaggiato?

Cluedo è il classico gioco di sociaetà incentrato sulla risoluzione di un giallo con annesso omicidio (e Saga, da un po’, direi che ha una vera avversione per gli omicidi di questo gioco. Soprattutto se poi rischiederebbe di avere il ruolo del colpevole).

Tikal, per i comuni mortali, è undivertente gioco a sfondo archeologico, ambientato nell’America Centrale. In effetti, per i cavalieri, giocare a scorpire una realtà in cui sono immersi può essere noioso; se poi considerate che Kanon l’”archeologo” l’ha fatto ad Atlantide e Saga ha cercato di non farlo cadere in pezzi, un sito antico…

Caylus, infine, è un elaborato gioco da tavolo di orgine francese, in cui ogni giocatore fa da capomastro nella costruizione di un castello. Chi riesca a creare il castello con villaggio annessi e commessi migliori, vince. Saga si rifiuta categoricamente di farlo perché non ha voglia di mettersi in competizione su questo campo con Kanon, che ha fatto da “direttore lavori edili” per quasi tredici anni in Atlantide.

E per fortuna che dovrebbero essere nella stessa squadra!

Insomma: se voi trovate un gioco che possa andar bene per entrambi, fatemelo sapere! Così saprò cosa proporre loro quando verranno a trovarmi (anche se vederli battibeccare è sempre esilarante! Almeno finchè non usamo mini e cosmo^^).

 

 

 

 

 

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Capitolo 28
*** [27. Genitori] ***


[27

[27. Genitori]

 

 

 

“È stato a settembre. A Leonidion.”

Isavros ha nella bocca la nostalgia di un pomeriggio piovoso, con le nuvole basse e un cielo che ti sembrava cadere addosso.

A Neilos Akrivos c’era affezionato; dell’affetto di chi è cresciuto assieme fra i vicoli stretti di un paese arrampicato sulla scogliera.

“Neilos. E Ali. Vostra madre” continua, il sorriso nei ricordi. “Era stupenda con la sua corona. Nessuno pensava.”

Kanon ha gli occhi stretti dietro gli occhiali scuri; Saga inghiotte a vuoto, la gola troppo secca

“Era…?”

“Sì. Lo era.”

E Kanon sente la sua mano stretta in quella fredda di Saga.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok. Questa è difficile.

E riprova la necessità che io mi metta a finire Mare Greco. Soprattutto dal momento che Areopago è stato concepita in pandant con quell’altra fic.

Va bene. In attesa del taglio del nastro (e temo passerà ancora un po’ di tempo) svelo io alcuni fatti e circostanze.

Dunque.

Leonidion come alcuni ricorderanno è il paese natale del padre di Saga e Kanon (lo abbiamo visto nella drabble Ringraziamento). Qui i nostri cari gemellini hanno deciso di condividere con noi anche il nome dei genitori: Neilos Akrivos e Alissa (Ali in greco ne è il diminutivo) Anthes. L’uomo con cui Sage Kanon parlano, invece, è un caro amco del padre ed è lo stesso uomo che li ha portati al tempio per la prima volta, continuando a seguirne la crescita di cavalieri anche se da lontanto. Isavros Kafes non è un cavaliere, ma all’interno del Tempio è stato un uomo importante durante il pontificato di Shion ed è anche stato, per un periodo almeno, il maestro di Milo (ma questo né Milo né i gemellini lo sanno^^).

Sia Isavros sia Saga parlano per sottintesi, facendo riferimento alla malattia di Alissa, che poi suo figlio eredita. Nella mia immaginazione, Alissa soffre di disturbo dissociativo della personalità che eredita anche suo figlio Saga. È infatti possibile che nel caso di due gemelli omozigoti uno erediti la malattia e l’altro non ne manifesti i sintomi.

L’era che Saga non ha il coraggio di chiedere e che Isavors non ha la forza di dire è matta.

La corona cui fa riferimento Isavros è quella della cerimonia matrimoniale greca ortodossa, e più precisamente è un momento della seconda parte dellosposalizio. Ma andiamo con ordine.

Il rito matrimoniale ortodosso è composto da due momenti, un tempo separate, e oggi fuse in un’unica celebrazione. La prima, il fidanzamento, è la solennizzazione delle promesse di matrimonio; la seconda, che potremmo definire il matrimonio vero e proprio, è chiamata nella tradizione ortodossa incoronazione, un nome che viene dalle corone poste sul capo degli sposi.

La prima parte, il rito del fidanzamento, si svolge nel nartece (vestibolo) della chiesa: se la chiesa non ha un nartece o un portico interno, è consuetudine fare il fidanzamento alle porte della chiesa, per indicare l’ingresso nella vita matrimoniale (anche nel rito del battesimo, le preghiere esorcistiche e le dichiarazioni di fede si fanno nel nartece, per la stessa ragione). Gli sposi avanzano affiancati dai testimoni, lo sposo si tiene sulla destra e la sposa sulla sinistra: sono le posizioni tenute per consuetudine dagli uomini e dalle donne nella chiesa, che si possono ricordare facilmente guardando la disposizione delle icone centrali di Cristo e della Madre di Dio.

Il prete che celebra il matrimonio benedice gli sposi, consegna loro ceri accesi, e li incensa. Inizia quindi il rito del fidanzamento, composto da preghiere, litanie e dallo scambio degli anelli, che simbolizza lo scambio delle promesse di fedeltà.

Gli anelli erano anticamente d’oro (per lo sposo) e d’argento (per la sposa), ma oggi sono più usate le coppie di anelli fatte dello stesso materiale (talvolta anche meno prezioso). Prima del rito del fidanzamento, gli anelli sono benedetti con l’aspersione di acqua santa, e poggiati sopra la tavola dell’altare. Volendo, si possono portare gli anelli in chiesa un certo tempo prima della funzione nuziale, e tenerli sulla tavola dell’altare durante la celebrazione della Divina Liturgia.

Il simbolismo degli anelli (un cerchio che non ha fine, così come le promesse degli sposi non hanno termine né condizioni) è spiegato nelle preghiere del rito, quando si ricordano gli anelli donati in vari episodi biblici come segni di fedeltà, di fiducia, di responsabilità e di misericordia divina.

La formula del fidanzamento, che secondo alcuni usi si ripete per tre volte, è la seguente: Il servo di Dio (nome) riceve per fidanzata la serva di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen. Allo stesso modo, la formula si ripete per la sposa: La serva di Dio (nome) riceve per fidanzato il servo di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen.

Il prete mette l’anello al dito anulare della mano destra degli sposi. La mano destra (con cui un cristiano fa il segno della croce) è usata come sede degli anelli nella tradizione cristiana più antica, e anche in quella ebraica, da cui provengono molti usi del matrimonio ortodosso. La pratica del cattolicesimo romano, che ha differenziato gli anelli di fidanzamento da quelli di matrimonio (mentre nella Chiesa Ortodossa non c’è questa distinzione), ha portato in alcuni usi a passare gli anelli alla mano sinistra. Se gli sposi, per costume locale, desiderano portare i loro anelli alla mano sinistra dopo la fine del rito nuziale, non c’è alcun serio problema.

Gli anelli, appena messi al dito degli sposi, sono scambiati per tre volte (dal prete stesso o dai testimoni, a seconda degli usi). Lo scambio degli anelli esprime il continuo scambio tra gli sposi, che come figure complementari si arricchiscono a vicenda.

Se al rito del fidanzamento segue subito l’incoronazione (vale a dire, oggi, nella stragrande maggioranza dei casi), sposi e testimoni procedono verso il centro della chiesa, dove è preparato un tavolo con le corone nuziali. Durante l’ingresso della coppia, il coro canta i versi del Salmo 127, intervallati dal ritornello “Gloria a te, Dio nostro, gloria a te”.

Entrati al centro della chiesa, gli sposi vanno a stare sopra un tappeto preparato appositamente per loro (può essere un telo ricamato con motivi matrimoniali, come si usa preparare in Russia, oppure un semplice tappetino largo abbastanza per accomodare i due sposi). Questo tappeto, il cui uso proviene dall’antico matrimonio ebraico, simbolizza la dimensione sulla quale gli sposi hanno un dominio riconosciuto dalla Chiesa: la gestione della loro vita comune, la crescita dei figli, la dimora familiare.

Il prete inizia il rito dell’incoronazione con tre preghiere nelle quali si chiede la grazia di Dio per gli sposi: la grazia che trasforma la loro unione umana in un’unione guidata dallo Spirito santo (proprio come nella Divina Liturgia il prete prega per la discesa dello Spirito santo sul pane e sul vino, perché si trasformino nel corpo e nel sangue di Cristo).

Le mani degli sposi sono unite dal prete, e secondo gli usi sono legate assieme con un nastro o con un velo. Quindi il prete pone sul capo degli sposi le corone, segno di regalità (la Chiesa concede agli sposi di essere i sovrani della loro vita familiare, come compartecipi della regalità di Cristo stesso), e anche di perfezionamento: gli sposi diventano “corona” l’uno dell’altra, un completamento dell’immagine divina, uno strumento potenziale di salvezza l’uno per l’altra, come ricordato anche da san Paolo nel capitolo 7 della prima Lettera ai Corinzi. La corona è pure segno di martirio, ovvero di testimonianza di fede “nella buona e nella cattiva sorte”, che giunge fino al sacrificio della vita. Il mistero del matrimonio richiede la volontà di morire a se stessi, al proprio tornaconto personale, per sapersi donare all’altro per tutta la vita.

La formula dell’incoronazione, che secondo alcuni usi si ripete per tre volte, è la seguente: Il servo di Dio (nome) riceve come corona la serva di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen. Allo stesso modo, la formula si ripete per la sposa: La serva di Dio (nome) riceve come corona il servo di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen.

Le corone, appena poste sul capo degli sposi, sono scambiate per tre volte (dal prete stesso o dai testimoni, a seconda degli usi), mentre il coro canta: Signore Dio nostro, coronali di gloria e d'onore.

Dopo ulteriori preghiere e litanie, il prete benedice una coppa di vino: da questa coppa bevono gli sposi, in segno della loro partecipazione comune di tutta la vita, in ogni suo aspetto di gioia o di dolore. La coppa di vino viene direttamente dall’uso del matrimonio ebraico, e non ha alcuna connessione con il vino del mistero eucaristico.

Il prete conduce quindi gli sposi in una triplice processione attorno al centro della chiesa, mentre il coro canta alcuni tropari (inni della tradizione ortodossa) che parlano di temi collegati simbolicamente al matrimonio. Durante il canto dei tropari, è uso che i testimoni seguano gli sposi, eventualmente reggendo le corone sul loro capo.

Il canto dei tropari proviene dall’antico uso di accompagnare gli sposi in processione con canti, dopo il matrimonio, dalla porta della chiesa alla porta di casa della nuova coppia. Nel tempo questa usanza pubblica è stata abbandonata, i canti ecclesiali sono stati trasferiti a questo punto della fine della celebrazione, e la processione è divenuta un episodio interno del rito matrimoniale.

Al termine della processione il prete scioglie le mani degli sposi, e ripone le corone sul tavolo. Nelle preghiere finali che seguono, il prete chiede a Dio di custodire le corone senza macchia nel suo regno: un segno dell’eredita che attende gli sposi cresciuti nell’amore e nella fedeltà, che hanno portato frutti spirituali nel loro matrimonio.

Dopo la benedizione finale, seguono secondo gli usi una serie di segni e di auguri: la venerazione delle icone in centro alla chiesa (oppure sull’iconostasi), l’augurio di molti anni alla nuova coppia, un’esortazione del prete agli sposi a mantenere nella propria vita la grazia ricevuta da Dio. Nel caso di matrimoni misti, anche un ministro di culto non ortodosso può avere a questo punto uno spazio per rivolgersi agli sposi e offrire loro una parola di incoraggiamento e di istruzione.

 

 

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Capitolo 29
*** [28. Figli] ***


[28

[28. Figli]

 

 

C’è la sfumatura di Ali nei loro occhi.

E la piega sardonica di Neilos sulla loro bocca; e la linea irriverente del naso di sua madre e la lingua caustica di suo nonno.

Ma c’è anche la stanca disillusione dei gesti e il sorriso di chi non si aspetta nulla.

Siseos sente nello stomaco la paura di una vecchia delusione. Perché anche i suoi figli hanno occhi di mare e risate impertinenti; e non sono i figli di Ali.

“Ci credi?” gli domanda Grigoria, in mano due bicchieri di vino per uomini che vorrebbero reinsegnargli due bambini.

“Non lo so.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Euripide imperat in questa drabble.

Quando Saga e Kanon mi hanno raccontato questa loro piccola sofferta semiagnizione, io non ho potuto esimermi dal ricordare l’Elettra di teatrale memoria e scontrarmi e trovarmi d’accordo con la perplessità, che comunque non è rifiuto, che Siseos presenta loro.

Perché Siseos i suoi “nipotini” non li vede da più di vent’anni e in Grecia di uomini con lo stesso naso e occhi chiari ce ne sono finchè si vuole. Vorrebbe crederci, certo.

Ma li ha cercati troppo, quei nipoti perduti, e ha sofferto troppo la loro scomparsa per credere ai primi due che gli si presentino in quella veste.

Ma almeno non li ha messi alla porta. È già qualcosa no?

Mi scuso per la rapidità connaturata a questo aggiornamento, ma sono un po’ (tanto) ingarbugliata con il lavoro e problemucci vari.

Appena avrà un po’ di calma, risponderò ai commenti ancora lasciati insoluti e alle e-mail momentaneamente congelate. Chiedo venia!

 

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Capitolo 30
*** [29. Nascita] ***


[29

[29. Nascita]

 

 

“Non ricordo l’investitura” confida Saga in un soffio di rimpianto.

Era stato di settembre.

Sotto la pioggia d’autunno, con nella bocca il sapore della fatica, l’armatura aveva rifulso di cosmo e orgolio.

E Saga era nato cavaliere di Gemini.

“Io, la mia, non so se ricordarla” sussurra Kanon, una sigaretta fra le dita.

Era stato di luglio.

Nell’aria umida d’estate, con nelle mani il tremito della stanchezza, l’armatura aveva vibrato di seduzione e promesse.

E Kanon era nato generale di Ketos.

“Sei ancora…” indaga Saga.

“Arrabbiato?” provoca Kanon.

“Invidioso.”

“No. Assolutamente” ride Kanon, allungandogli un bicchiere. “Lo sai. Giusto?”

“Sì.”

 

 

 

 

 

 

Che strano numero, il ventinove.

E’ qualcosa che se ne resta lì, senta decidersi a fare un passo in più e senza poter tornare indietro. Forse mi ha colpito perché è l’eta che adesso (a breve^^) ho.

Forse perché con questa drabble ritorno un po’ alle origini, con una malinconia vecchia e canonica dopo Siseos e gli squarci su Mare greco.

La “nascita” di Saga e Kanon è quella del loro cavalierato, compiutosi fra l’odio e il rancore che mi piace immaginare si sia armonizzato alla fine in un reciproco riconoscimento. Con Saga in Gemini e Kanon generale, anche se cocciutamente fedele ad Atena. Ma si sa. Le strade sono tortuose come gli arabeschi dei coralli.

Poi. Sarà che l’Omega sta per concludersi, sarà che è venerdì sera e sono letteralmente a pezzi (credo che Kanon abbi appena ritrovato un pezzo sotto al divano; o forse è la mia maglia?), sarà che quando si conclude una bella storia (drabble in realtà^^) come quella cui ho appena assistito porre la parola “fine” mi viene un po’ di nostalgia, allora ho deciso di aggiornare (anche per cercare di non far lievitare i tempi più di quanto già siano dilazionati) e di portare una nascita.

Ok.

E’ classica. E come “nota” questa fa schifo.

Abbiate pietà.

 

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Capitolo 31
*** [30. Morte] ***


[30

[30. Morte]

 

 

Kyriaki Savvopoulou.

Venticinque anni. Attendente.

Aveva la parlata aspra delle motagne di Arcadia, di una terra madre di uomini orgogliosi, che avevano sacrificato alla propria coscienza anche la vita. Aveva i modi ruvidi della cavezza al muso degli asini che si arrampicano per le strade strette di Stemnìsta, e nelle mani la raffinatezza degli argentari, quando lisciava la stola sacerdotale.

Al Santuario tutti sapevano chi fosse.

“L’ho ucciso. Con queste mani.”

“Ti era fedele.”

“Molto. Forse troppo.”

“Lo rifaresti?” gli chiede Kanon, il frullare di una falena in alto, attorno alla lampadina. “Tornassi indietro. Lo rifaresti?”

“Se fosse necessario. Sì.”

 

 

 

 

 

 

 

Decisamente la pressione a me fa bene.

Non quella atmosferica, che in questi giorni sembra ballare la macumba nel mio cielo; né quella arteriosa (o è quella venosa?). Anche quella ultimamante predilige i calienti balli latini.

La pressione cui mi riferisco in cotali circostanze è quella, aihmè abituale, delle ultime settimane scolastiche, con annesse interrogazioni, valutazioni, temi in poll-position e scrutini finali a degno coronamento di sudato anno scolastico.

Dalla parte del docente.

E fra questo, la preparazione per gli esami il cui comunicato è capitato fra capo e collo simile alla mannaia del boia con tanto di ghigno di stregatto, visto che se qualcosa vuoi provare a ottenre, quella benedetta scure devi sentirtela sulla nuca, riesco anche ad aggiornare (no. Mare greco non ancora) con Saga e Kanon.

Qualcuno me ne ha indotto nostalgia. Vuoi anche la complicità di certe lezioncine di iliadica ascendenza con cui vado a nozze.

In sostanza, rieccomi qui (più simile ad una mosca bianca che al tradizionale fulmine a ciel sereno, a onor del vero), per i miei 5 lettori (e mezzo. Li altri, temo ormai, di averli smarriti per strada, complice questa altalena “editoriare”).

E so che mi attirerò gli strali di quei pochi che ancora resistono, tenaci.

Ma io Saga proprio non riesco a vedercelo, remingo e depresso e buonista. Perché, ammettiamolo, di buonismo ne troviamo fin troppo, ad ogni angolino di strada.

Io Saga lo vedo così.

È un soldato. È propto a uccidere. Per Atena. E per se stesso, se questo significa ottenre quello che Atena vuole. Perché di qualcuno che fa il lavoro sporco; di qualcuno che si sporca le mani e non si limita alle belle parole Atena ne ha bisogno. Ne ha sempre avuto bisogno.

Come di eroi glorificati dalla memoria (e no. Non sto parlando di Sagitter).

Sporcarsi le mani, per Saga, è stato soprattutto (per me) il lucido assassinio di Kyriaki Savvopoulou.

Chi è Kyriaki Savvopoulou, vi sarete chiesti (o forse no) a questo punto.

Bene. È una bella domanda.

Perché fino a poco fa nemmeno io sapevo chi fosse.

È uno di quei tanti personaggi di cui Kurumada ha farcito il manga, concedendo loro l’onore di una comparsata, e l’onere di un infamante anonimato.

Kyriaki, per amor di cronaca, è quel ragazzone che compare di sfuggita (tre pagine appena, saltellando un po’) sul numero 7 di Saint Seiya edizione Star Comics (2000).

Il nome è mia invenzione, la sua dedizione al Sacerdote no. È attraverso di lui che, effettivamente, vediamo Saga durante gli anni dell’usurpazione. Pochi istanti, per carità, e a ridosso proprio dell’incotro fra Saori e Aioria. Tuttavia, l’idea di ambiguità che caratterizza Saga, la sua duplicità è lì nel resa. Soprattutto a fronte del lettore onniscente (o quasi) dei fatti semicontingenti.

Kyriaki, quindi, nella mia fantasia è questo ragazzo arrivato ad Atene dall’Arcadia, a dispetto del suo nome di ascendenza letteraria aspra regione montuosa del Peloponneso, con un poprio orgoglioso che ben può vantare il ricnoscimento di lingua: l’arcadico-cipriota, di antichissima ascendenza.

Ho immaginato che Kyriaki fosse un discendente dei Savvopoulou, una famiglia di cesellatori e argentari famosa a Stemnìsta, villaggio semisconosciuto e abarbiccato in una valle centrale del Peloponneso e ai tempi della lotta d’indipendenza prima capitale della Grecia. E che con la sua abilità portasse ad Atene la sua religiosità arcaica e ferina, quasi primordiale. Non tanto pura in sé, ma capace di credere in un miracolo anche quando questo poi ha il colore del sangue, anche se puzza sempre di sangue (e i bagni, che io sappia, non tolgono gli effluvi mentali).

Kanon, cosa ne pensa al riguardo, lo sapremo presto. Confidate!

 

P.S.

Chiedo venia per le veloci risposte alla recensioni.

Lo avrete capito: il tempo è purtroppo tiranno!

 

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Capitolo 32
*** [31. Alba] ***


[31. Alba]

 

 

“Da quando balli lo zeibekiko?”

“Da un po’” ammicca Saga, girando una nuova fotografia. “Qui sei venuto ridicolo!”

“Mai come te in questa!” replica Kanon, la cravatta una lunga strisica attorno al collo e un garofano rosso fra le mani.

“La ragazza era carina” ammicca Saga. “Come si chiamava? Vaia?”

“Vana” sbuffa Kanon, accendendosi una sigaretta. “E sì, era carina.”

“Potevi provarci.”

“Non questa volta” alza le spalle Kanon, il fumo una nuvola pigra contro il cielo che va schiarendosi.

“E perché? Milo lo inviti perché ti faccia da spalla. No?”

“Appunto. Milo” glissa Kanon. “Con te, sto con te.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok. Fa schifo.

Abbiate pietà. Nella mia testa era riuscita meglio. O almeno mi sembrava riuscita meglio. Doveva essere un augurio per una piacevole estate. Se aspettavo ancora un po’, diventava l’augurio per un colorato autunno.

Ma, complici un certo arciere pazzo, un equilibrista impossibile e un fissato delle pistole (meglio se grandi; molto) e un certo esame che ha raggiunto il suo secondo step con annessi libri e vocabolari e perdita del sonno (mio), riesco ad aggiornare solo ora.

Con questa cosa.

Mi piaceva l’idea dei cari gemellini che si danno alla pazza gioia. E mostrano di sé un lato seducente e conquistatore. Lo so: sono già superseducenti in armatura; ma esserlo nella vita di tutti i giorni non è poi così facile. O no?

Forse la cosa più difficile da capire, è il contesto. Che è propriamente genuinamente greco. Ma andiamo con ordine.

Lo zeibekiko è una danza, il corrispettivo maschile e virile dello tisfeteli, la volgarmente detta “danza del ventre” che, pur essendo avendo fra gli adepti soprattutto donne, vanta anche la presenza di ballerini che di solito ricoprono però un ruolo più passivo. Comunque lo zeibekiko non è assolutissimamente una danza facile, è complicatissima e non tutti possono ballarla. Come per lo tsifteteli non ha dei passi precisi, si tratta soprattutto di improvvisazione, ma vi sono comunque delle caratteristiche principali che la rendono riconoscibile agli occhi di tutti.

Dietro allo Zeibekiko c’è una vera e propria tradizione che il danzatore deve conoscere e rispettare. Si tratta, a differenza di moltre altre danze, di una danza triste che deve venire da un senso di insoddisfazione, deve esssere la propria espressione fisica della disperazione della vita interiore, del nostro sogno irrealizzato. E ‘la danza di un uomo che non può sopportare più le cose tristi della vita. Una denuncia candida e trasparente di una persona che non si è adattata a quello che ha. Ma con tutta questa tristezza intrinseca, perchè le donne cadono in uno stato di adorazione per i ballerini di Zeibekiko? E perchè questa danza viene vista come manifestazione di virilità? E’ semplice: per i greci, o meglio per le giovani greche, il vero uomo non è il macho latino a cui siamo abituati noi italiani e che viene identificato nel famsissimo slogan “per un uomo che non deve chiedere mai” . Le donne greche apprezzano l’uomo che non si vergogna di rivelare il suo dolore o la debolezza (e fidatevi non è una cosa facile da fare per l’orgoglio maschile). Un uomo che ignora convenzioni sociali e correttezza, che simpatizza con i testi che esprimono i propri sentimenti e che improvvisa in uno spazio molto piccolo e con una dignità straordinaria una danza di protesta, è effettivamente affascinante. Lo zeibekiko non ti rende un uomo, devi semplicemente esserlo per danzarlo.

Ho scelto di farlo ballare a Saga perché ho rivisto nella sua psicologia, nei suoi atteggiamenti, quel seducente miscuglio di ribellione e affermazione di sé. Mi piace immaginare quest’uomo ribelle (traditore) mentre esegue la danza per eccellenza della ribellione. Non che Kanon siano un cattivo ballerino, sia chiaro. Ma qui è decisamente surclassato dal fratello. Almeno sulla pista da ballo.

Sì perché, invece, giustamente, nelle conquiste è il gemellino dei mari a stravincere. Anche se, per una volta, va volentieri in bianco (e no, Kanon non è un tombeur de femmes).

Il garofano e la cravatta, che sembrano rimandare a un locale di alta eleganza, sono invece elementi caratteristici di una relatà che è Grecia: il bouzoukia.

Descrivere cos’è il bouzoukia non è facile. Si dovrebbe provarlo, per capirlo.

Fa parte della vita notturna greca, senza vere e proprie limitazioni di età e soprattutto di sesso. Avete presente il Lido di Parigi? Prendete quello, la frenesia di una nostra discoteca, uno spirito di ribellione stile anni ’68, una concezione balcanico-ellenica di antica ascendenza che Orazio (uno che la vita se la sapeva comunque godere) ha ben sintetizzato nel suo carpe diem, mescolate il tutto è forse avrete un’idea di cosa sia un bouzoukia.

Semplificando (molto) è un locale per il divertimento, aperto circa dalle 23.00-24.00 alle 5.00-6.00 del mattino, con l’alternanza di spettacoli anche e soprattutto da parte di artisti famosi e momenti di musica “libera” in cui ci si scatena arrivando a improvvisare senza inibizioni balli sui tavoli del locale (cosa ritenuta lecita e normale, sia chiaro!). Il tutto accompagnato da ottimi alcolici e da pioggie di fiori (soprattutto garofani, appunto) in omaggio agli artisti di turno o al/alla ballerino/a più bravo/a. Non è un night club o uno strip-tease; non ci troverete nulla del genere, tanto che, per accedervi, oltre ad una buona prenotazione con qualche settimana di anticipo, è richiesto un abbigliamento elegante, meglio per gli uomini se in giacca e cravatta.

Le fotografie sono parte integrante della realtà del bouzoukia, proposte all’avventore di turno da una serie di fotografi che girano per il locale; l’acquisto non è obbligatorio, ma può essere un piacevole ricordo.

Infine, Kanon ci va ogni tanto con Milo per “vivere” un po’ e trovare una bella ragazza con cui davvero scambiare anche solo quattro parole (viste che i tavoli sono di solito da quattro o sei persone mentre quelli da due sono quasi assenti, non è insolito che coppie di amici vengano unite a coppie di amiche; e comunque i tavolini sono distanti fra loro cinque centimetri; una certa promisquità è d’obbigo), anche se, detto fra noi, non disdegna di certo di finire la serata in altro modo^^.

 

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Capitolo 33
*** [32. Tramonto] ***


[32. Tramonto]

 

 

L’oro sulle creste del Pindo, all’ombra dei chiostri delle Meteore; una sfera lattiginosa fra filamenti di nebbia nel Devon; l’argento delle acque del cielo in una corte di coralli. Il riflesso arancio sulla lancia della statua o le ombre allungarsi sui tetti di Leonidion.

Ad Angistri, invece, il tramonto è l’odore di resina fresca mischiato al sale del meltemi in uno scampolo d’estate.

“Hai mai desiderato il cielo?” chiede Saga, nel fruscio dei pini.

“Ho avuto il mare” sorride Kanon. “E poi i cieli sono tutti uguali. Noiosi.”

“Noiosi.” ride Saga. “Cosa vorresti, allora?”

Aiola” risponde Kanon. “Come il tramonto.”

 

 

 

 

 

Ok. Non mi convincie. Per nulla.

Ma benchè questa drabble sia rimasta per due settimane sul file, e sia stata scritta riscritta cantellata ricancellata e ancora scritta, questa è la forma con cui ve la presento.

Che altrimenti non la finisco più e non vado avanti. Con quelle due successive che, al contrario, sono già pronte e sono una completamento dell’altra.

Decisamente meglio.

Avevo comunque intenzione di postarla oggi: 31 agosto. Fine estate.

E no. Non mi riferisco a stagioni, solstizi, equinozi o altre convenzioni astronomico-tradizionali e folkloriche o similia. È solo un termine ideale, almeno per me.

Il tramonto delle vacanze (?) estive, e l’inizio del conto alla rovescia. 10 giorni e si torna sui banchi. Letteralmente.

Intanto, la drabble.

L’inizio, lo capite da voi, è una carrellata dei vari tramonti, nei luoghi cari ai gemellini: il chiostro di Hosios alle Meteore; il Devon dov’è dislocata la casa di Radhamantys (che prima o poi tornerà. Abbiate fede); il tramonto nel regno di Posidone e in quello di Atena e infine a Leonidion, il paese natale dei genitori di Saga e Kanon; dove loro sono nati. E sì, l’immagine delle ombre che si allungano dai tetti è Virgilio. Potenza di otto ore di latino al giorno. Che ci volete fare.

Angistri, invece, è una perla. Una perla verde che profuma di pini, a pochi chilomentri dalla costa attica. Lì dove Saga e Kanon hanno acquistato un piccolo mulino a vento e dove stanno ricostruendo la loro vita (sì: ho cambiato. Non più Mikonos, ma questa remota oasi. Più adatta. Perdonate il cambiamento in corso d’opera).

Che Saga e Kanon possano aver desiderato il cielo (aka: il potere; o qualsiasi cosa che vi possiate imamginare), i sembra plausibile. E mi piace l’idea che sappiano farsi delle domande e ironizzare sul proprio passato con le loro risposte. Che il cielo sia immutabile, in assoluto, so che non è vero. Ma io ce lo vedo così: considerate che, alla domanda del mio professore, il cielo è… (classico gioco di scrittura creative. Molto stimolante; provare per credere) io ho risposto che è una discarica. Fate un po’ voi.

Kanon lo vede come me. E preferisce il tramonto, che cambia troppo velocemente per afferrarro e resta solo un’aspirazione.

Aiola, infine, non è il nome di Aioria (Aiolia, nella grafia alternativa) scritto male; la drabble non è yaoi. Aiola è la forma neutra plurale dell’aggettivo graco di ascendenza omerica aiolos, dal significato tanto affascinante quanto complesso da rendere, al limite dell’intraduzibile. Banalizzando, indica qualcosa di prezioso e mutevole al contembo, come un barbaglio. È un concetto, più ancora che un termine. Se avete un buon dizionario di greco sarebbe più facile…

Comunque.

Buona fine estate a tutti!

 

 

P.S.

Per chi di dovere. L’arcere pazzo sta arrivando. Ancora un po’. Ci siamo quasi.

È che ho dovuto fare qualche ricerca; ed evitare un omicidio tramite M&M’s. E non aggiungo altro.

 

 

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Capitolo 34
*** [33. Troppo] ***


[33. Troppo]

 

 

 

“Pronto?”

Kanon sorride nervoso, la chiave nella toppa e il miagolio di un gatto alla finestra. C’è sentore di eucalipto e di sale, nell’aria che si arrampica lungo le strade di Leonidion.

“Pronto” replica Saga, le mani artigliate alla giacca.

“Sicuro?”

“No”sbuffa. “. Non lo so. È tutto…

“Troppo veloce?” indaga Kanon.

“Un po’. Forse.”

“Saga” lo chiama, acanto a lui su due gradini corrosi. “Decidi tu.”

Saga respira il profumo d’argilla delle tegole, l’azzurro sbrecciato degli infissi e un vasetto di rosmarino secco. E il gusto pungente di una sigaretta.

“E se va male?”

“Si riprova” scrolla le spalle Kanon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note, commenti, spiegazioni, ringraziamenti (e strali auto inflitti) seguono nella drabble seguente.

Ci vediamo lì^^

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Capitolo 35
*** [34. Troppo poco] ***


[34. Troppo poco]

 

 

 

 

Nell’odore di lavanda secca, il crepitio di foglie di alloro nelle pagine dei libri, il tabacco di vecchie sigarette e il grigio degli anni su letti in ferro battuto. Leonidion è una lama di sole slla tavola consunta dal tempo.

Saga stringe la tazza calda; è malva gli ha detto Kanon. Ricetta di papà.

“È poco” sussurra, una smorfia disperata negli occhi. “Troppo poco.”

“Il tempo?”

“Il tempo; io. Tutto.”

“Ti arrendi?” sussurra Kanon, inghiottendo dolore.

“E tu?”

“Te le ricordi, queste?” chiede, ostinato.

E Saga sorride di due collanine azzurre, la mano di suo fratello salda sulle spalle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ooooook!

Erano millanta mesi (no. Dai. Non esageriamo) che non aggiornavo questa fanfic. Anche se, a onor del vero, buona parte delle drabble sono pronte. Il motivo? Mmmm. Le cambio! Mano a mano che procedo (e riscrivo e ricambio e riscrivo di nuovo) con Mare greco, devo aggiustare anche queste. Ormai, il progetto è diventato tutt’altro rispetto a quello che era all’inizio.

Ma va bene così. Le cose immutabili sono noiose.

Come dice Kanon. O Kannon Bosatshu. O chiunque condivida con me quest’idea.

Intanto, queste due drabble cono un dittico.

Sono nate assieme, e assieme dovevano essere pubblicate. Un po’ come i cari gemellini^^

Comunque, sono uno spaccato, un momento di ritorno alle origini che sto sviscerando meglio in una storiellina che pubblicherò a breve (nota per il lettore: sono un’incallita bugiarda inconsapevole. Io ce la metto tutta, ma poi disattendo comunque. Quindi: il breve è da computare in ere geologico-bibbliche. O forse no. Speriamo!).

Lo sfondo è l’ormai famosa (urka! Penso che nemmeno l’ente del turismo greco ne abbia mai parlato tanto!) città di Leonidion, nel Peloponneso. Dove Saga e Kanon sono nati, insomma.

La casa i n questione, spero sia chiaro, è proprio quella della loro infanzia. C’è ancora, e che, scherziamo? Perché mai dovrebbe esser vecchia e decrepita?

E dentro ci sono, negli scatoloni e sotto a lenzuola che fanno tanto casa spettrale (e sì, un po’ di fantasmi ci sono. Con quella luce ellenica che taglia l’aria e arroventa le pietre. Ma in fondo nel mediterraneo è il mezzogiorno l’ora delle apparizioni. No?), i ricordi di tutta (poca) una vita. Quella fino ai quattro anni, quando il padre è morto e la madre…E no! Mica voglio togliervi la sorpresa! Aspettate!

Il problema, dite? Nel ritornare a casa?

Ecco: come forse qualcuno di voi ricorderà, il problema è Saga. O meglio: il disturbo dissociativo della personalità di cui Saga soffre. E che no, non gli è passato, dopo essersi infilzato in modalità spiedino con lo scettro di Nike. È solo che riesce a controllarlo meglio, grazie ad Atena e al cosmo. Ma un effetto collaterale (che p scientificamente vero!) è la perdita della memoria, almeno fino alla prima adolescenza. Insomma, il nostro Saga soffre di una genetica permanente amnesia. E, con il tempo, rischia anche di risprofondare nel suo status di alienazione. Kanon, che di anni non ne aveva di più, almeno qualche particolare lo ricorda, e negli anni è riuscito a mettere assieme qualche informazione in più.

Ecco, allora, svelata la titubanza di Saga nella prima drabble, e la paura per quel poco tempo concesso della seconda. Ma c’è Kanon, ostinato come solo un fratello sa essere. A raccattare pezzettini qua e là.

Come le collanine con i pendenti blu, che nella cultura greca (anche recente. Non andate sempre a scavare fra i testi classici!) hanno funzione apotropaica e vengono messe al collo dei bimbi.

 

Grazie a tutti, siete sempre magnifiche e magnifici!

Lo so: sono un po’ indietro con le risposte ai commenti. Intanto, qui, faccio una standig ovation a tutti! Per la grandissima gentilezza, le belle parole e gli stimolanti stimoli (sì: è cacofonica, come espressione. Pietà!) che mi fornite!

 

Arigatou gazaimashita!

O, in greco, efharisto!

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Capitolo 36
*** [35. Sesto senso] ***


[35. Sesto senso]

 

 

“Ci pensi mai?” soffia Kanon, le parole nel collo di una bottiglia.

“Mh? A cosa?”

“A noi” scrolla le spalle. “ A ieri. A domani. A fra vent’anni.”

“Paura di sentirti vecchio?” lo sfotte Saga. “Però sì. Ci penso.”

“E?”

“E niente” arriccia il naso. “Ci penso. Punto. Non progetto” mormora. “Quello delle grandi pianificazioni sei tu. O sbaglio?”

Re…” ride Kanon, rigirando fra le mani le carte da gioco. “Pensi che lo saprò? Anche domani? Anche fra vent’anni?”

“Cosa?”

“Se avrai bisogno. Se...” mormora, un gesto nervoso. “Non voglio mollarti, Saga.”

“Anche se…?” inghiotte Saga.

“Soprattutto per quel se.”

 

 

 

 

 

 

 

Questa drabble è pronta da secoli. E per secoli (10 mesi in realtà. Ma siamo comunque giù di lì) è rimasta a vegetare nel computer. Non mi piaceva. Per nulla.

Così, questa sera, l’ho riscritta. Deciso. Tassativo.

E così, dopo un’accurato labor limae, la posto.

È un po’ un punto di arrivo. Non della raccolta, ma di loro: di Saga e Kanon.

Per quel misto di sospensione fra ieri e domani, per i tanti ricordi che hanno e stanno costruendo e per la sottile angoscia che sta premendo e crescndo. Lenta come un cancro.

Potevo parlare dell’addestramento; potevo parlare di quel legame che, secondo tanti, c’è fra gemelli. Potevo parlare di un’armatura che vola via nel cielo degli Inferi per soccorrere Saga dopo aver vestito Kanon.

Ma non l’ho fatto. E fondamentalmente perché penso che quello, di Saga e Kanon, sia ormai il passato. La consapevolezza di aver fatto, di esserci stati in qualche modo. E adesso, appunto, siamo al giro di boa. Della boa della loro parabola, della loro vita (almeno nella mia ottica).

Quindi, adesso, la domanda è: ciò che li ha sempre legati, in un modo o nell’altro, ci sarà ancora? Sopravviverà?

Saga sa che, prima o dopo, il suo disturbo dissociativo della personalità (perché sì: per me Saga è affetto da tale sindrome, e nemmeno Atena e il suicidio lo hanno guarito. Ha solo potuto riportare la situazione a un maggior equilibrio) e sa che potrà essere devastante, sa che potrebbe fare cose che non vuole fare e non riconoscere persone che conosce da sempre. Lo sa. Lo accetta. Anche se per questo non sta meno male; non ha minor paura.

E allora ecco che il futuro fa paura, e il sesto senso vacilla. Anche in un cavaliere.

Kanon invece. Kanon invece sa che prima o dopo riperderà quel fratello che sta ritrovando, e che può e non potrà farci nulla. Assolutamente nulla. E se, in altri scorci, ha faticato ad accettarlo on lo vuole proprio accettare, qui lo sa e la sua paura è proprio non accorgersene, non esserci in quel momento, il primo, quello cruciale, in cui Saga avrà bisogno di lui. Anche se Saga lo guarderà senza riconoscerlo e in ogni istante si chiederà chi sia la persona con cui sta parlando.

Sesto senso ho voluto interpretarla così: con questa doplice natura.

Il ricordo di un legame e l’intuizione di una consapevolezza. Il ricordo di come si sono rincorsi nella vita e sul campo di battaglia e la consapevolezza di un qualcosa che si sa che dovrà arrivare, ma si sta solo immaginando. Tremando.

Infine, contro forse alle normali aspettative, è Kanon il patito delle pianificazioni, dell’ordine (almeno mentale) quasi maniacale; Saga invece vive alla giornata, vive senza progettare, senza porre scadenze a lungo termine, anche se, all’esterno, è Saga il maniaco dell’ordine (apparente). Ma questo è solo il disperato bisogno che ha di avere controllo sul mondo, visto che non può/potrà averlo sul proprio cervello.

 

Urge Mare greco.

Ormai lo so. E so anche che queste drabbel avranno senso completo solo quanso sarà meglio delineato questo mio personale universo post-Hades (sì: c’è il problema Soul of Gold, ora. Troveremo un equilibrio) e infra-Omega.

 

 

 

Intanto, grazie a quante e quanti, imperterriti, continuano a seguirmi, nonostante silenzi, assenze e recensioni (graditissime!!!!) non puntualmente commentate ( o proprio non commentate).

Siete magnifiche e magnifici!!!

E sì: in un certo senso sono tornata^^

 

 

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Capitolo 37
*** [36. Olfatto] ***


[36. Olfatto]

 

 

“Ehi, Saga” borbotta Kanon. “Che odore ho?”

Oristè?”

“Non rompere” sbuffa, sollevando in alto il giornale e incrociando le gambe sul divano. “E rispondi.”

Di Sudore. E sangue pensa Saga. Come ogni soldato.

E dell’odore delle stelle che esplodono.

Ma Kanon sa anche di salsedine e corallo quando sale alla terra; e di cumino, rosmarino e iodo quando lo va a trovare nel tempio di Ketos. Oppure di incenso, sandalo e olio d’oliva, quando torna dalle stanze di Anissa.

“Di sigarette” sogghigna alla fine.

“Sigarette?” ripete Kanon, divertito.

“E bergamotto e cedro.”

“Era…”

“L’odore di papà” sorride Saga. “Lo ricordo.”

 

 

 

 

 

 

 

Oddio.

Non ci ho messo mesi, ad aggiornare. E questo è già di per sé un miracolo. Che poi sia riuscita a farlo augurandovi anche Buona Santa Lucia…Siamo proprio a Natale! E domani nevicherà! Poco ma sicuro!

Intanto inizia una nuova serie, veloce veloce, ma queste drabble sui cinque sensi mi stuzzicano.

Per la cronaca, il giornale che Kanon ha in mano è una di quelle riviste femminili (tipo Cosmopolitan) che una certa donzella ha lasciato in giro per la Terza. Come? Non sapete chi è? Provate provate! Non è poi così difficile!

Si parla purtroppo troppo poco della memoria olfattiva, che è una delle più forti e antiche che possediamo. E mi piaceva l’idea che Saga di Neilos, suo padre, possa conservare qualche ricordo, nonostante il tempo e soprattutto la malattia. E ricorda l’odore. Quel misto di tabacco e dopobarba che gli sentiva addosso quando lo abbracciava. E mi piace l’idea che risenta in Kanon lo stesso odore. Di famiglia, di ricordo.

Una sorta di madelaine olfattiva, insomma. E in questa giornata dal profumo di arance, fichi secchi e mandarini direi che ci sta. Molto!

 

Un abbraccio a tutti e buone scalette e asinelli!

 

P.S. Sì: decisamente ho voglia di tornare con maggior costanza!

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Capitolo 38
*** [37. Udito] ***


[37. Udito]

 

 

“Allora? Che ne dici?”

Milo ha bloccato il mangianastri, le braccia schiacciate sul tavolino e il sesamo del pasteli a scricchiolare fra i denti.

“Non male” concede Kanon, allargando le braccia sul divano. “Comunque. La versione di Roubanis resta migliore.”

“Ti prego” storce il naso Milo. “È jazz.”

“Appunto” sogghigna Kanon. “La migliore.”

“Dale ha fatto un capolavoro” replica, facendo ripartite il nastro. “Ascolta: surf rock puro. E quel tremulo picking sulla chitarra elettrica…”

“Discutono ancora?” mormora Rdhamantis.

E!” sospira Saga. “Li conosci. No?”

I do. Cosa tocca oggi?”

Misirlou. Jazz contro surf rock. Per ora.”

“Incantevole. Davvero. Usciamo?”

“Certamente!”

 

 

 

 

Una pila di temi da correggere (che continua a incombere); un temporale che sembra spaccare il cielo e musica sparata a mille (anche se non le 23.00 di sera), mentre cerco canzoni fasciste (e no! Non è politica: approfondimento sulle musiche del regime per i miei ragazzi. Domani: lezione di storia).

E poi: bam! Ho avuto un’epifania. Letteralmente.

E questa drabble che mi ha fatto penare per questi mesi si è districata rapida rapida. Complice anche una telefonata ad un amico appassionato di jazz che prima ha imprecato e poi non la smetteva più di parlare. Aiuto!

Avevo deciso da tempo che udito sarebbe stata per Kanon. E per il jazz.

Perché Kanon ama il jazz, e ama la città del jazz: New Orleans. Tanto da passarci anche tre anni della sua vita. E da tornarci quando la Grecia diviene troppo soffocante.

Il problemi erano altri: l’incerlocutore, ad esempio. E la musica in sé, per dirne un altro. Perché doveva essere qualcosa che esisteva negli anni Ottanta anche in Grecia. Soprattutto in Grecia.

Ed ecco che sono emersi Milo, con la sua leggerezza e il suo atteggiamento ondivago, la sua personale crociata per convincere Kanon ad aprpezzare, almeno per una volta, qualcosa che non sia solo jazz.

Ed è saltata fuori lei: Misirlou. Che tutti voi avete già sentito, apprezzato, amato, odiato, orecchiato, detestato. E che, chiamata così, dice poco o niente.

Avete presente Pulp fiction? Sì: quel classico pop con John Travolta e una mafia esagerata fino al parossismo. Ecco: Misirlou, nella versione surf rock di Dick Dale, fu utilizzata nella colonna sonora del film Pulp Fiction e ha conosciuto così una fama globale. È stata poi utilizzata nei film Space Jam e Garfield 2, in una puntata dello stesso anno del telefilm Friends, nel film Charlie's Angels e in tutti i film della serie Taxxi. Inoltre, la canzone appare nel videogioco per Wii Rayman Raving Rabbids e nel gioco per PlayStation 2 Guitar Hero II (sempre nella versione di Dick Dale).

Famosa, no?

Soprattutto nella versione che Milo ha deciso di idolatrare. Ma di Misirlou esiste anche una precedente versione jazz appunto arrangiata nel 1941 da Nick Roubanis, e una ancora più antica canzone popolare greca, tramandata oralmente e rimaneggiata di continuo.

A Saga e Radhamantis, per l’occasione passato in terra di Grecia, l’occasione dell’ennesima disputa musicale e la fuga ad hoc per evitare incresciosi coinvolgimenti. Soprattutto quando Milo inanella parole tecniche di cui molti (io compresa) dubitano conosca esattamente il significato…

Il pasteli è un tipico dolce greco, o meglio ancora un tipico snack, a base di miele e sesamo, diffuso nei supermercati e nei bar, mentre E è l’esclamazione corrispodnente al nostro Eh.

Il mangianastri invece…Dio! Io ci sono cresciuta, con il mangianastri (lo chiamavamo mangiacassette, allora. E in effetti aveva una certa propensione a mangiarseli davvero, i nastri delle cassette). Ho cercato di riprodurre la realtà degli anni Ottanta-Novanta, quando faccio muovere davvero i mei personaggi. E allora: niente mp3, ipad e altri aggeggi simili. Il massimo della modernità era lo stereo. Sempre per le cassette.

Se poi penso che i miei studenti di prima, quando ho portato loro una vecchia cassetta audio, mi hanno chiesto: “Prof. Come si fa a farla entrare nell’Ipod?”. Non scherzo! Giuro!

… mi sento vecchia.

E sono in piena fase amarcord. Adesso metto su nostalgia canaglia e tiro fuori dal frigo una scatola di gelato. Qualcuno mi fa compagnia?

 

 

 

 

Ok.

Qualche mese è passato. Ma almeno la mia versione tartarughina sempra reggere. Ho il carapace duro, io. E se non sono convinta di una cosa cancello tutto e ricomincio.

Quindi: sperate e sperate che io non demordo, e grazie infinite di continuare a seguirmi!

 

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Capitolo 39
*** [38. Tatto] ***


38. Tatto

 

A Leonidion, i ricordi sono sono una spilla appuntita e un paio di orecchini dai contorni taglienti. Sono il quadrante duro dell’orologio del bisnonno e il pizzicorio del velluto attorno ad anelli di corallo dal cassone levigato.

“Questa era della mamma” sorride Kanon, un filo fresco di perle a scivolare su dita ruvide di soldato.

“E questo della nonna” aggiunge, allungando a Saga un cammeo blu. “Ti è sempre piaciuto”.

“Peccato. È rotto” mormora Saga, una smussatura sotto le dita callose. “Qui. Senti?”

“Lo credo” ride Kanon. “L’avevi fatto cadere”.

“Mmh. Io ricordo che, a farlo cadere, eri stato tu”.

 

 

 

 

 

 

Ricompaio in punta di piedi.

Sperando di non spaventare nessuno con questa apparizione dai tratti fantasmagorici (Halloween è passato da poco. Dai! Ci sta!).

Sono sparita per tanto; e me ne dispiace! Seriamente!

Ma ho scritto. Tanto. E adesso, forse, inizierò anche a pubblicare. Chissà!

L’ho sempre saputo, e adesso lo so ancora di più: scrivere è anche aspettare il momento. Per tirar fuori quello che ti rimescola dentro.

E, purtroppo, i tempi si allungano.

 

Intanto, momento amarcord. Di nuovo.

Ma mi piace vedere i gemellini in queste atmosfere rarefatte, un po’ leggere un po’ malinconiche. Sarà l’aria di novembre. Chissà!

Ancora Leonidion (prima o poi ci andrò. Davvero!), ancora ricordi. Questa volta uno di quei vecchi bauletti che ci finisco fra le mani per inciampo, quando cerchiano un maglione in fondo a quell’armadio dove non andiamo mai a vedere.

Un po’ come a Saga e Kanon. Che si ritrovano ad ammirare vecchi tesori di famiglia lasciati a riposare in qualche anfratto della loro casa d’infanzia.

Di Ariadne, la madre dei gemellini, avete già fatto una sommaria conoscenza in precedenza. Della nonna, invece, non sapete ancora nulla. Vi anticipo solo che aveva un gran bel caratterino, un miscuglio fra quello di Saga e Kanon.

I cammei sono di solito incisioni di avorio montate su sfondo rosso, ma esistono anche alcune varianti (famose soprattutto a Venezia) per lo sfondo in agata blu. Ecco: la nonna di Saga e Kanon ne possedeva uno così; e a furia di strapparselo dalle mani a qualcuno è caduto per terra.

Ma Kanon non ci bada tanto, soprattutto visto che Saga sembra ricordare un particolare della loro infanzia! Evvai! Forse ancora un po’ di tempo lo avranno.

E anche voi, mie care lettrici e miei cari lettori che non demordete, potere sperare che, a breve, ricompaia su questi lidi.

Io ci spero!

 

A presto e grazie della pazienza!

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Capitolo 40
*** [39. Gusto] ***


[39. Gusto]

 

Per Takis, il gusto dei ricordi ha il sapore di una sigaretta fumata sotto i rami dell’eucalipto. Aspettando che il caffè si depositi, con calma.

Chiacchierando con un estraneo, le gambe distese sotto al tavolo o le braccia a riposare sullo schienale blu della sedia.

Del polipo corposo steso ad ascigare e della cera che si scioglie nelle lampade alla sera. Di come Sakis il giaourti lo amasse con le noci; e il miele. Tanto miele. A Kandakes, invece, piaceva con una punta di marmellata di cedro e una scia di cereali croccanti.

“Lo ricordi ancora. Incredibile” ride infine Kanon.

 

 

 

 

 

 

 

Ok.

Questa è difficile. Ma io amo le cose difficili. E amo aprire spiragli su Mare greco che, pian pianino, procede, fra riscritture e correzioni. E no, non sono io troppo esigente; sono solo cresciuta rispetto a quando l’ho iniziata. E con me sono cresciute tante cose.

Ma torniamo a noi.

Takis.

Takis è il proprietario di un locale, il Mirtoon, che affaccia direttamente sul mare, alla spiaggia di Lakka di Leonidion. È, in sostanza, un’istituzione, per il paese. E, attenzione attenzione…Esiste davvero! Takis Kirios è davvero il proprietario del ristorante di Leonidion che fa da sfondo alla drabble.. E sì: l’eucalipto c’è davvero. E forma un bell’ombrellone naturale che si unisce al pergolato della terrazza grezza. Unica differenza: il locale esiste dal 2005; i gemellini si muovono in contesto dei primi anni Novanta.

Un po’ di licenza poetica me la permettere. Giusto?

Il giaourti lo conosciamo tutti: è il nome originale dello yogurt greco. Sì: quello greco greco. Quello tanto denso che lo spalmi su una fetta di pane in modalità marmellata. Quello che davvero ti resta appiccicato sul cucchiaino e che, se non accompagni con qualcosa, non sai davvero cosa ti perdi.

Poi.

Sakis e Kandakes. Che sono due nomi greci, anche se il secondo non sembra. Per me, i nomi al secolo di Saga e Kanon. Svelati in anteprima^^

Kanon qui si muove in solitaria. Ripercorre le strade e i ricordi in una personale missione amarcord che, cronologicamente, si colloca prima delle precedenti drabble. Poco dopo la rinascita di Saga. Quando ancora non sapevano come parlarsi esattamente e dovevano mettere in fila tutto quello che possedevano e sapevano. Di sé stessi; e l’uno dell’altro.

Takis appartiene a Leonidion, appartiene a quel mondo che hanno lasciato e che adesso cercano di recuperare. Appartiene all’infanzia, ne è in parte un custode, come Isavros lo è per i ricordi dei genitori di Saga e Kanon.

E Kanon vuole iniziare da lì. Da un ristorante in riva al mare. A raccattare pezzi che forse, un giorno, condividerà con Saga (e noi sappiamo che sarà proprio così).

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Capitolo 41
*** [40. Vista] ***


[40. Vista]

 

 

 

E avrebbe voluto rivedersi bambino.

Nel calcare rosso il santuario e Leonidion come strade da correre in un fiato, un mare di scaglie negli occhi e la valle scaldata dal sole a costeggiare lo sguardo.

Avrebbe voluto rivedere rosmarino alla finestra, e un cesto giallo di limoni sul tavolo sotto la pergola, all’ombra degli oleandri.

Sbuffi d’infanzia incastrata nei vicoli, negli occhi indifferenti dei gatti e nella piega sardonica dei vecchi. Il greto secco d’estate e la striscia che taglia la vallata d’inverno.

Ma quel giorno, gli occhiali scuri e una valigia in mano, Saga rivide solo un paese sconosciuto.

 

 

 

 

Ok. È angst.

Anzi: è deprimente. Se siete arrivati alla fine senza conseguenze, meritate un premio. Nikuman al ragù per tutti. Chi vuole favorire?

Scherzi a parte, questa drabble è stata una sofferenza. Ci sto lavorando da inizi dicembre, e non mi convinceva. Proprio no.

Sapevo che doveva essere una drabble amarcord. Un po’ come la precedente. E sapevo che il protagonista doveva essere Saga.

E sapevo (ohmamma! Sapevo un po’ troppe cose per essermi impelagata così!) che doveva riguardare lo straniamento, il senso di sradicamento che può provare una persona nel tornare nei luoghi della sua infanzia e non riconoscerli, sentirli anzi estranei, stranieri. Indifferenti.

Saga coltiva speranze, la prima volta che decide di tornare a Leonidio. In quella valigia che si porta appresso, c’è il terrore e la trepidazione di ricordare un’infanzia che la malattia ha cancellato. E la delusione colmata da aspettativa di ricordi costruiti a tavolino, costruiti per provare emozioni che non arrivano, che restano sul fondo di quella valigia, nell’indifferenza di gatti che randagi se ne vanno.

Se Kanon, nella precedente drabble, recupera con facilità quasi prouastiana l’infanzia, nella complicità di una madeleine travestita da caffè, per Saga no. Per Saga doveva essere l’impossiblità di ricostruirla, quell’infanzia. Perché è su questo che si basa, per me, il rapporto dei due gemellini. Almeno all’inizio. Un aiutarsi a vicenda in qualcosa di intimo, di personale.

Ma qui siamo a prima, quando Saga ci prova da solo, a tornare all’infanzia. E ovviamente fallisce.

Ci riproverà in [Troppo], [Troppo poco], [Tatto] e in alcune altre drabble disseminate nella raccolta. Con Kanon.

Qual era il problema, allora?

Non riuscivo a visualizzare la scena in parole, ecco.

Poi: una tazza di tè, le mie casse lanciate in mondalità random e Vecchioni che riempi la serata. Alessandro e il mare. Malinconia. Onirico. Grandezza e inadeguatezza. Aspirazioni frustrate.

Ho avuto l’illuminazione. E questa drabble ne è dunque anche un omaggio.

 

La prossima (e non trascorrerà troppo, promesso!) sarà di tutt’altro tono. Promesso!

E grazie a chi persevera. Semper!

 

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Capitolo 42
*** [41. Forme] ***


[41. Forme]

 

 

 

“Tisha aveva ventitrè anni. Io diciassette” ricorda Kanon

“Parlava un inglese peggiore del mio. Ma le forme erano al posto giusto” sorride, negli occhi i barbagli di una notte trascorsa in una stanzetta, la frenesia del Mardi Gras in sottofondo.

“È stata la prima volta che ho fatto l’amore” confessa, rigirando fra le mani il sazerac, il sapore forte dell’assenzio sulla lingua.

“Mi ha lasciato questa, come ricordo” e mostra una linea sottile sulla mano. “Una specie di gioiello. Lo portava al collo” scrolla le spalle.

“Ti piaceva” ammicca Saga, gomito a gomito. “Molto.”

“Sì” annuisce Kanon. “Era davvero fantastica.”

 

 

 

 

 

E iniziamo con le confessioni piccanti!

Questa è una delle prime drabble che ho scritto, nella raccolta. Perché quando ho letto il prompt l’accostamento mi è venuto subito; spontaneo.

Con il tempo si è scritta e riscritta, questa piccola immagine. Ma il succo è rimasto sempre quello.

Le confessioni; i primi amori; lo svezzamento; una birra in mano e quattro chiacchiere al bancone di un bar. Fra amici; fra fratello. Fra Saga e Kanon.

Che non si conoscono davvero; che devono imparare cosa significhi, essere fratelli. Dove si possa mettere un confine; e di quale confine si debba parlare.

E allora si può partire anche dalle prime avventure erotiche. Da quella prima volta che ti segna e che non puoi proprio scordare. Da quella prima volta che può essere fantastica o uno schifo totale.

Ma è la prima. E te la ricorderai comunque.

Se bisogna ripartire, allora è bene farlo dalle cose banali. Quotidiane. Da quelle che ti restano dentro perché sono parte della tua esistenza.

Per Kanon una parte è Tisha.

Questa ragazzina che vi compare all’improvviso davanti e non sapete da dove sia saltata fuori. Questa donna (perché sì, Tisha è donna) che ha una storia tutta sua, da raccontare, e che per Kanon è il ricordo di un primo amplesso e una cicatrice sulla mano. (O forse no. Forse c’è dell’altro. Chissà!)

Per chi non lo sapesse, il Mardi Gras è il nome con cui, convenzionalmente, si chiamano le ricorrenze carnevalsche a New Orleans, mentre il sazerac è un liquore cajun a base di cognac e aromatizzato all’assenzio (sì: quello verde che studiamo sempre sui libri di letteratura).

Kanon ama New Orleans. Ero sappiamo un pezzetto in più di quell’amore a cosa sia legato.

 

Alla prossima!

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Capitolo 43
*** [42. Triangolo] ***


[42. Triangolo]

 

 

 

“Questa me l’ha regalata tuo fratello. La terza volta che siamo stati a letto insieme.”

Dysis ha due occhi del colore delle ulive mature, una fede al dito e un delta al collo. E lo mostra a Kanon con la naturalezza della confidenza. Mentre Saga sbuffa, la mano ad accarezzarle come di nostalgia la spalla liscia.

Saga l’ha conosciuto che aveva vent’anni, le illusioni della città in tasca e una valigia fra le gambe.

“Cercavo casa” gli racconta. “E ho trovato lui. E mi piaceva” ride. “Tanto.”

“E vi siete innamorati” ammicca Kanon.

“Non proprio” sorride Saga. “Ci siamo diveriti.”

 

 

 

 

E dopo Kanon, non poteva mancare Saga.

San Valentino è vicino è ne ho approfittato per queste due drabble a tema amoroso. Le prime esperienza, come ho già detto nella drabble scorsa, lasciano un segno. In bene e in male.

E qui scopriamo che anche Saga ha una liaison d’amore da confidare. E lo fa per bene, con tanto di ragazza invitata all’incontro. Che, per inciso, parla tutto lei e recupera vecchi ricordi con piacere, proprio e di Kanon, che non apre bocca per paura di farsi scappare una sillaba.

Dysis è una ragazza che vive la cultura hippie, che respira la Grecia degli anni Settanta, subito dopo la fine della dittatura dei colonnelli. È la ragazza che non vuole legami e che non chiede nulla al mondo, è come l’aria. O come il mare, se preferite.

Per Saga, che è Sacerdote da appena tre anni, è la compagnia ideale. Lontano dalle vesti sacerdotali e dagli obblighi. E di Dysis si ricorda, che la malattia che lo affligge cancella i ricordi dell’infanzia e altera momenti dell’adolescenza. Ma Dysis no. Dysis è una sopravvissuta. Alla sua vita e ai ricordi di Saga.

E per questo è ancora più preziosa. Perché con lei Saga ricrea una memoria che è percettiva, istintiva, più che mentale. E Kanon. Kanon se ne accorge. E gongola. Come solo un fratello può fare.

Non prendetelo male, quel ci siamo divertiti. Ce lo vedo in Saga; e in Dysis. Due ragazzi che si volevano godere il momento; due amanti, in cui la relazione non è solo sesso, ma non deve per forza essere qualcosa di più. Saga è leale, ma conosceva e conosce i compiti che aveva, e nemmeno la sua altra personalità era così spietata e opportunista come vogliono farci credere (o almeno io non la vedo così!).

Ho trasformato il triangolo del prompt nella lettera delta. Il delta di Dysis. Il regalo di un’avventura, e che la ragazza conserva ancora, a ricordo di qualcosa di bello, di intenso, ma anche di passato. Ora c’è una fede al suo dito; e l’amore di Kyros, suo marito, ad appagarla. Ma Saga è e resterà sempre una parte della sua vita. Come lei per Saga.

E se volete proprio saperlo sì: Dysis tornerà, e con lei anche Tisha. Sono due personaggi importanti, per i cari gemellini. Molto.

 

Grazie mille e alla prossima!

*spande picche al cioccolato fondente per i single. Ma che San Valentino!*

 

P.S.

Grazie a chi ha letto, ha chi si è fermato e soprattutto a chi ha commentato.

Francine perseveri sempre con ostinazione! E per me è sempre un piacere riflettere su quello che mi scrivi (e che mi manda in crisi, anche ^^ Ed è davvero, davvero piacevole e interessante. Credimi! Io adoro essere messa in crisi XP).

Risponderò per bene quanto prima. Promesso!

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Capitolo 44
*** [43. Diamante] ***


[43. Diamante]

 

 

“E quello cos’è?”

“Un regalo di Tama” risponde Kanon. Mentre un pappagallino saltella indifferente sul tavolo, rincorrendo delle briciole.

“Ah” soppesa Saga. “E perché si trova qui?”

“Non potevo certo tenerlo ad Atalntis” considera Kanon. “Troppo iodio e poca luce.”

“E allora lo hai portato qui” sospira Saga, stringendo la radice del naso.

“Rallegra l’ambiente. Non ti sembra?”

“Doukas no? O Tisha.”

“Doukas se lo sarebbe mangiato” ride Kanon. “E da Tisha c’è Samedi.”

“Samedi?”

“Il gatto.”

“Giusto” annuisce Saga. “E quindi?”

“Quindi” sentenzia Kanon, allongangli una tazza di caffè turco caldo. “Adesso dai il benvenuto al tuo nuvo coinquilino.”

 

 

 

Ed eccomi di nuovo!

No, non ero scomparsa. Oddio, dopo due settimane passate a letto fra termometri, aspirine e dormite pseudo-rigeneranti, qualche dubbio poteva anche nascere. Sì, direi di sì.

Come avrete capito, sono reduce da una di quelle super-ultre-mega influenze che stanno imperversando in queste settimane, e che sì, complice l’affetto incredibile dei miei studenti, mi sono beccata. O meglio: me l’hanno appioppata.

Quindi: la mattina a scuola in modalità zombie (perché no, se io mi becco l’influenza la febbre non ci può essere, giusto giusto uno strascicato 36,7 e quindi…filaaaaa!) e il pomeriggio fusa con il letto. Risultato? Una pila di compiti e prove da correggere neanche domani ci fosse la fine del mondo e un ritardo cronico in tutto il resto.

Comunque.

Dopo questo lungo preambolo, soprattutto per scusarmi per le mancate risposte ai commenti, sempre graditissimi e stimolanti, e alcuni miei mancati commenti (che presto arriveranno. Promesso!), eccomi qui.

Nuova drabble.

L’ispirazione, in verità, la devo a mia sorella. E al suo modo di vedere il mondo in perpetua modalità di un personalissimo “correlativo oggettivo”.

Perché, diciamocelo, se pensi ai diamanti ti vengono in mente solo due cose: gli anelli e i campi da baseball. E per Saga e Kanon non ci vedo bene né l’uno né l’altro.

Poi. Complice, dicevo, una sorella fantastica, una serie tv sui pirati e una discussione sulle varie specie di pappagallo esistenti (e forse anche non), sono approdata al diamante pappagallo.

Un simpatico e variopinto uccellino che è presente soprattutto nella Nuova Caledonia e isole limitrofe, anche se sporadicamente e’ stato avvistato anche sulle coste orientali dell’Australia. È adorabile, con quelle piumette verdi punteggiate di rosso e con la sua spiccata curiosità che lo porta a saltellare ubique. [Mi ricorda taaaaanto un certo Robin. I colori ci sono ^^]

Passare dal pappagallino ai nostri gemellini il passo è stato breve. Soprattutto, immaginando il loro scambio di battute solo l’indifferenza del volatile.

Doukas e Tisha, per chi non è nuovo a questi lidi, sono personaggi già noti.

New entry, accanto al nostro diamantino (che sì: è ancora in attesa di essere battezzato. Sotto con le proposte! Kanon alcuni nomi li aveva proposti, ma Saga li ha bocciati tutti. Propendendo per una convivenza all’insegna del mutismo. Suo. Non del pappagallo), è Samedi. Un gatto, sì. Perché dove c’è un uccello, è d’obbligo la presenza di un gatto. Anche se questo si trova dall’altra parte del mondo, vive in una delle vie più antiche di New Orleans e ama in modo particolare i coriandoli e i pianoforti. Oltre ad avere il nome di Baron Samedi, il loa dei cimiteri. Una specie di divinità degli inferi, insomma.

Tama infine.

Ecco: Tama è un discorso complicato. Nel mio fan-verse è un giovane ragazzo maori, che sfoggia un’invidiabile abbronzatura e una bella capigliatura biondo ossigenato (che ci volete fare? È uno eccentrico^^). Inoltre è il cavaliere del Tritone, il primo cavaliere di Posidone. E quindi un compagno d’armi, con Tytis e Sorrento, di Kanon. E comparirà presto. Di nuovo. Aspettate e vedrete!

Mi sono dilungata. Va bene. Fa niente.

Ci rivediamo la settimana prossima (di certo!) e grazie mille come sempre a chi persevera. Con la prossima drabble siamo a quota cinquanta! È il giro di boa!

 

P.S.

Viva i draghi di Komodo!

Non ho ancora scoperto il perché, ma oggi su Google che il doodle per i draghi di Komodo. E io adoro i draghi di Komodo. Quindi: viva loro!

 

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Capitolo 45
*** [44. Cerchio] ***


[44. Cerchio]

 

 

 

Le patelle hanno il sapore del mare di scoglio.

Le hanno sgusciate passandosi di mano il temperino, in bocca il gusto della focaccia e dell’origano. Mentre il cielo, sopra Magiza, è un ritaglio nero fra le ombre scure dei pini.

“Ancora non ci credo” borbotta Saga, ravvivando il fuoco.

“A cosa?”

“A questo” scrolla le spalle. “Che sei riuscito a convincermi.”

“Però ti sei divertito” sogghigna Kanon, allungando pigro le gambe sulla ghiaia tiepida di sole.

“Sì. Direi di sì” acconsente Saga. “Sei bravo a nuotare. Sott’acqua.”

“Predisposizione naturale” ride Kanon. “Tu lo sei nelle scalate, no?”

“Già” sorride Saga.

 

 

 

 

L’avevo promessa.

Tempo fa (e più precisamente qui) e anche se io sono una tartarughina imparentata con una lumachina, piano piano ci arrivo, alle cose.

Ma ho tante cose in ballo; forse davvero troppe perché possa dedicare a ogniuna il tempo che spetterebbe loro.

Intanto, è arrivata l’escrusione nel mare che Kanon aveva promesso. E siamo a Magiza. Conoscete Magiza? No? Peccato per voi!

Magiza è una di quelle spiagge più solitarie di Agistri, l’isola più piccola, nascosta e meno popolata del golfo Saronica dove ho immaginato che Saga e Kanon abbiano una piccola casetta, o meglio un piccolo mulino a vento per casetta. Il luogo ideale per cercare di ricostruire i rapporti, lontano dai doveri del Tempio e dai ricordi dell’infanzia di Leonidion.

Magiza gode della maggior parte delle caratteristiche delle spiagge dell'isola, con il litorale che essenzialmente consiste in una sottile striscia di ghiaia, mentre lo splendido blu delle acque, unitamente all'intenso verde circostante, dà vita ad un paesaggio incantevole. Il fatto inoltre di essere isolata le conferisce un'atmosfera di paradiso perduto, ideale per sfuggire alla pressione quotidiana.

E sì: se Saga è un appazzionato di escrusioni e arrampicate anche libere (passione che da ragazzo condivideva con Aioros. Oggi: chi lo sa?), Kanon ha invece sempre avuto una fascinazione tutta sua per le immersioni. Come dire: il loro destino ce l’avevano scritto nel DNA e nelle passioni giovanili, no? Ma che ci volete fare? Crescere in un paesino arrampicato sulle falesie con il mare davanti qualcosa del carattere doveva pur influenzarlo. Giusto?

Intanto, vi lascio con il cerchio delle patelle, e proverò a raccogliere idee per Luna. Questa sì che sarà un’impresa!

 

Un abbraccio a tutti quelli che non demordono!

Io non smetterò; spero nemmeno voi.

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Capitolo 46
*** [45. Luna] ***


[45. Luna]

 

 

 

Le mani di Tisha danzano eleganti, mentre dispone le carte a ventaglio.

“Scegli.”

“Devo proprio?”

“Non rompere, Saga” sbuffa Kanon. “E pesca.”

“E se proponessi io?” azzarda ancora Saga, negli occhi verdi di Tisha la promessa di una storia da raccontare.

“Non qui” scrolla le spalle Kanon. “Qui decidono le carte.”

“Perché?”

“Perché Tisha è una sorcière” appunta Kanon, con naturalezza. “E perché il bar è mio.”

“Era” precisa Tisha.

“Giusto. Era.”

Ara” sospira Saga, la carta che scivola dal mazzo. “Allora?”

“La luna” sorride Tisha. “Cajun Moon quindi.”

“Ottimo” sogghigna Kanon. “Adesso ci divertiamo”e allunga il microfono a Saga.

 

 

 

 

 

 

Uh! Questa volta ci ho messo poco, ad aggiornare. Qualcuno (a buon diritto) potrebbe gridare al miracolo. Io lo farei.

Ma una serie di drabble sono già pronte, quindi di fatto è più il tempo tecnico di postare che altro. Soprattutto perché mi sono imposta di non aggiornare più niente di una serie o di storie nuove se prima non ho risposto ai commenti, pubblicamente o privatamente che sia.

Mi sembra il minimo!

Intanto, ritorna in campo Tisha, che qualcuno di voi ha conosciutoqui. E scopriamo che adesso possiede un bar: o meglio, possiede un bar che era di Kanon.

Quando il caro gemellino ha deciso di fare l’imprenditore? Desolata! Questa è una storia ancora da confidare. Sapete com’è: Kanon parla, ma mica dice tutto tutto!

Però il bar lo aveva, o almeno lo aveva comprato, e adesso è Tisha a gestirlo. Con l’originalità di una orgogliosa donna cajun. Perché Tisha è molte cose: anche sorcière, che in lingua cajun (come in francese, del resto) significa maga. E Tisha ha ereditato dalle ave della sua famiglia il dono di paer leggere le carte. Con serietà, ma anche con la leggerezza che usa in questa drabble.

L’idea del karaoke abbinato alle carte dei tarocchi, per chi volesse cimentarsi al buio, con ogni carta che corrisponde ad una canzone nasce da un gioco fatto in classe. E mi piaceva l’idea che per una donna come Tisha, che ha molto a cuore le sue tradizioni e la sua cultura, ma che riesce anche a sdrammatizzarla, senza sentirsene snaturata o offesa.

E ad andarci di mezzo è Saga, che ha perso una qualche scommessa con il fratellino e adesso gli tocca pagare pegno. Cantando. Perché New Orleans è anche questo: buona musica jazz e bluse. E questa è la città di Tisha, della giovinezza di Kanon e di una vita che Saga non conosce. Perché Orleans ha rubato il cuore di Kanon, e Saga è disposto anche a fare una pessima figura contanto una canzone mai sentita (Cajun Moon, per la cronaca, esiste davvero: è una canzone del 1986 cantata da Ricky Skaggs, contante caountry. Ascoltatela: a me ha sempre dato un brivido) pur di passare qualche ora spensierata a raccattare alcune indiscrezioni sul fratello e godere della sua compagnua.

 

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Capitolo 47
*** [46. Stelle] ***


[46. Stelle]

 

“Non erano un brutto presagio?”

Skase. Non fare il guastafeste.”

La baia di Garitsa è sfavillio di lanterne sul mare e farandole di musica e danze lungo il molo in penombra. È due bicchieri di tsitsibira e una tzintzola divisa morso a morso, a cavalcioni di un parapetto.

“Kanon.”

“Mmh?”

“Hai un desiderio?” chiede Saga, gli occhi alla notte incrostata di stelle.

“Molti” sorride Kanon, la testa gettata al cielo. “E li posso prendere con le mie mani”, nel pugno il riverbero dell’universo. “E tu?”

“Qualcuno. Sì” sussurra Saga.“Ma avrò bisogno di un paio di mani in più, per afferrarli.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Due nel giro di due settimane.

È un record, inutile negarlo. Ma, signori, non si poteva mancare. E sì, lo so: sono comunque in ritardo. Per la notte di San Lorenzo tradizionale; e per i giorni aggiuntivi. Che ci volete fare: in questo agosto uggioso (ma anche luglio, e giugno, lo erano. Uggiosi. Che bellezza!), con una luna che sembra un pugno in occhio, o una gigantesca lampadina cui hanno dimenticato di installare l’interrutore, a me, il dimenticato, è stata proprio la notte delle stelle cadenti.

Perché, davvero, mi è passata senza nemmeno accorgermene. Troppo impegnata ad iniziare il conto alla rovescia per il ritorno sui banchi di scuola.

E dunque.

Ma ai cari gemellini, questa notte di stelle morenti che lasciano nel cielo una scia non è passata senza colpo ferire. E benchè in Grecia la ricorrenza non sia avvertita troppo, forse retaggio di quella cattiva nomea che le meteore si trascinano dall’antichità, quando erano le lacrime degli dei, versate per la morte di Fetonte nell’Eridano, c’è qualcuno che la festeggia.

A Corfù, epiù precisamente nella baia di Garitsa è tradizione il 10 agosto spegnere tutti i lampioni e colorare la striscia di cemento che è il lungomare con danze e canti (amo questa frase. Doveva essere nella drabble; poi è sparita. Causa forze delle 100 parole), mentre sul mare galleggiano tante lanterne con lumini. E vedere il cielo di Grecia specchiarsi nel cielo del mare è uno spettacolo che, davvero, uno non vorrebbe perdersi. Sempre, insomma, che i Greci abbiano una particolare predilezione per tutto ciò che è carta oleosa e lucine tremolanti.

E il tutto ve lo gustate di più se vi passano per le mani una tsitsibira e una tzintzola. I nomi fanno schifo, sono d’accordo. Orribilmente cacofonici. Ma, parola di Saga e Kanon, ne valgono davvero la pena: il primo è una particolare bevanda tipica dell’isola, molto gustosa e dissetante e preparata con succo fresco di limone, olio di limone, acqua, zucchero e zenzero tritato (i Greci hanno sempre amato gli abbinamenti insoliti. Detto da una che ama mescolare i cibi e mette il ribes nella carne e il limone nel riso. E vi assicuro che è super!), mentre la seconda è un impasto a base di giuggole (sì: giuggiole. Avete letto bene; esistono!) secche, uvetta e sesamo, anche questo un dolce titpico che si può trovare solo a Corfù.

Forse può sembrare presuntuoso da parte dei gemellini il loro atteggiamento. Ma insomma: possono racchiudere in una mano un intero cosmo. Mi sembrava bello che quello che desiderano non fosse tanto qualcosa fuori dalla loro portata, quanto piuttosto qualcosa da raggiungere assieme.

Kanon ha i suoi mezzi e qualche sassolino che vuole togliersi; e le mani vanno benissimo, per quello. Saga ha qualche grattacapo in più, del tipo ricostruire un’infanzia che non ricorda e raccattare qualche pezzo qua e là prima che la testa lo abbandoni definitivamente. E in questo Kanon è un vero e proprio punto di riferimento. Questa è la mia lettura, con Mare Greco dietro. Ma la drabble è a sé, una nottata passata fra fratelli a guardare le stelle cadenti.

 

 

 

P.S.

Sono distrutta e vado a letto.

Se non riesco a rispondere subito alle recensioni della precedente drabble, scusatemi tutti. Provvedero domani! Intanto: grazie mille!

 

 

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Capitolo 48
*** [ 47. Cuori] ***


[47. Cuori]

 

 

 

“La regina di cuori.”

“Quella di Alice?”

“Esatto.”

“Fammi capire” Kanon si muove sulla sedia, il meltemi nelle camicie e due caffè che si stanno depositando. Leonidion è un ritaglio di fine estate all’ombra di limoni ed eucalipto. “Ti chiedo un personaggio che ti piace, e tu dici la regina di cuori?”

“Cos’ha che non va?” chiede Saga.

“Oltre a essere matta?” ride Kanon. “Niente. Solo. Ti vedevo più Darth Vader.”

“Quello, nel caso, potresti essere tu.”

“Adulatore” nicchia Kanon. “Ma cos’ha di speciale?”

“Carisma. Autorità. Rispetto” elenca Saga. “E tutto senza davvero imporsi.”

“E taglia le teste.”

“Particolare fondamentale.”

 

 

 

 

Piccolo aggiornamento prima del mare.

Perché sì: ultima settimana balneare settembrina prima di rituffarsi nella caoticità scolastica. E ho deciso di portare avanti i buoni propositi e quindi aggiorno! Non è passata nemmeno una settimana: direi che sto migliorando.

Ne potrei aver paura XP

Comunque.

Cuori.

Questa drabble è per Saga; la prossima sarà di Kanon. Già scritta e pronta per essere distribuita. Un passo alla volta però.

Intanto, le drabble dei semi saranno a “tema letterario”. In qualche nodo. In più di un modo, in realtà. Perché le carte sono stupende, ma sono la normalità.

E con i cuori forse qualcuno si aspettava qualcosa di romantico. E invece.

Diciamo che è una di quelle discussioni che nascono pigre, quando l’estate se ne va e ti godi l’ultimo sole e hai solo voglia di fare quattro chiacchiere. Di qualsiasi cosa. Anche di chincaglierie per divertirsi (io sono un campione di questi discorsi, con mia sorella!)

La questione è semplice: un personaggio letterario che piace. Non necessariamente il preferito, ma quello che viene in mente in un ipotetico qui e ora. Il primo che ti passa per la testa.

La Regina di Cuori sarà banale, forse. Ma per Saga la vedo perfetta.

E no, non perché è matta. Ma per quello che rappresenta. Nel libro di Carroll, s’intende. La vera regina di cuori, non quella disneyana, per quanto godibile nel suo essere caricaturale.

O forse sono io che da ultimo bazzico troppo il Paese delle Meraviglie e Batman.

Fatto sta: qui Saga inizia a sdoganare la sua malattia. Accetta di scherzarci su, accetta che Kanon ci scherzi; come decidono entrambi di scherzare su quello che è stato il loro passato, quell’essere reggenti di due regni divini. E di aver esercitato il potere. Soprattutto per aver esercitato il potere (e qui mi fermo, o parte un discorso su come io veda questi due e il loro rapporto con il potere che andrebbe decisamente fuori strada).

Quindi la regina ha un valore doppio: per serietà e sdrammatizzazione insieme.

Alla prossima, intanto! E mentre io andrò a caccia di granchietti (per fotografarli! Cosa pensavate? Che poi, se no, Cancer chela me!) e conchiglie, voi provate a immaginare quale potrebbe essere la risposta di Kanon. Un indizio ve l’ho anche dato!

Chi indovina, vince…Qualcosa lo vince, statene certi! Forse anche solo il diritto a decidere l’argomento di una delle quattro drabble libere finali (l’ultima, desolata, è già scritta!)

 

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Capitolo 49
*** [91. Compleanno] ***


[91

[91. Compleanno]

 

 

 

La plakys ha il gusto forte del formaggio di capra e del sudore che bagna la pelle.

L’hanno divisa in quattro parti, spezzandola con le mani coperte di polvere e gesso. Sulle labbra una vecchia canzone che assomiglia ad uno sberleffo.

“Avere i capelli bianchi, eh?” commenta Saga, la borraccia in mano e la risata negli occhi.

“Se è per questo dice anche diventare saggi” replica Kanon, armeggiando con l’imbragatura.

“Vale le mani scorticate, no?” provoca Saga, nel sapore onnipresente del mare mescolato ai gabbiani.

“Sì. Vale tutto quello che mi hai fatto penare” sorride Kanon. “L’anno prossimo però immersioni.”

 

 

 

 

 

 

Oggi (ieri ormai), mentre mi stavo finendo di preparare la borsa per la scuola, stipandovi dentro gli ultimi temi e prove corretti, mi sono ricordata: 2 giugno. Gemelli.

Ho saltato il compleanno di Saga e Kanon!

E pensare che quest’anno era ben decisa ad approfittare della ricorrenza per dare alle “stampe” la drabble omonima.

A mio scusante posso addurre che il 30 maggio è stata una giornata in trincea e che quindi, con l’avvento del fine settimana lungo, la data mi è proprio sfuggita.

Rimedio adesso.

E scopriamo che Saga è un vero appassionato di free climbing. Sarà una passione derivata dal periodo passato alle Meteore con Hosios? Chissà! Comunque sia, per questo compleanno, i cari gemellini si sono dati all’arrampicata. E per farlo Saga non ha scelto un posto qualunque ma Kalymnos, vera perla rocciosa nel Dodecanneso, ricca di pareti e falesia di rocce calcaree per lo più esposte a sud-sud-ovest e quindi perfette per essere affrontate tanto in maggio quanto in agosto, con la loro piacevole ombra e il clima secco e ventilato. E poi il mare ovunque di guardi.

Kalymnos, ad onor del vero, è stata “scoperta” dagli appassionati di arrampicata solo nel 1996, da un italiano di Bari; in precedenza doveva la sua fama e la sua economia soprattutto alla pesca e al commercio delle spugne. Ora: anche facendo due calcoli e stiracchiando un po’ la cronologia, Saga e Kanon questo compleanno lo fanno prima del 1996. Ma per un greco non credo che l’isola fosse davvero così sconosciuta. E comunque piccole escursioni di appasionati ellenici sono attestate anche ante 1996.

Nel free climbing di solito, scarponcipi a parte, non si usa attezzatura, ma vista l’ “inesperienza” di Kanon (resta pur sempre un cavaliere eh! Quindi anche se affrontano una parete con difficoltà fra il 4c e il 7c dovrebbe sapersela cavare) Saga ha preferito equipaggiarsi di corde e tiranti per maggior sicurezza. In fondo di perdere di nuovo il fratello non ne ha alcuna voglia.

Che poi Kanon fosse riluttante fin da principio quella è una storia che forse racconterò altrove. Mentre aspettatevi l’avventura subacquea. Ho l’impressione che Kanon non riuscirà a resistere un anno prima di trascinare il fratello in un’esperienza dalla sua prospettiva.

La plakys, letteralmente “placenta”, a discapito del nome disgustoso, è un tipico dolce di compleanno usato nell’antichità e di cui Marco Porcio Catone, tanto legato alle antiche usanze romane (perché sì, la plakys era una ricetta mediterranea e non solo greca. Ai Greci il merito di averci ficcato sopra ad un certo punto le candeline, tante quanti sono gli anni del festeggiato) ne fornisce una ricetta nel suo De Agri Coltura al libro LXXVI, a base di farina e formaggio di pecora. Una specie di focaccia o torta salata insomma.

Ah! La ricetta l’ho tradotta: se qualcuno è curioso o volesse cimentarsi nella preparazione, me lo dica e gliela passo! Il risultato è un po’ insolito, ma comunque non è male!

La mancanza di particolari tradizioni legate al genetliaco non deve comunque stupire. Per i Greci fondamentale è il festeggiamento dell’onomastico, non del compleanno, attribuendo loro molta importanza ai santi protettori. In questo, comunque, sono il linea con la tradizione antica, secondo cui ogni greco antico, al momento della sua nascita aveva da quel momento in poi accanto a sé un buon demone, derivato dalla divinità sotto la cui influenza di nascita si veniva la mondo; una sorta di angelo custode che lo avrebbe consigliato nella vita e protetto dal male, soprattutto in occasione dei festeggiamenti della ricorrenza della nascita, quando il confine fra la vita e la non vita, il prima e il dopo, era più sottile.

Per quest Saga e Kanon dividono la focaccia in quattro parti: due per loro, e due simboliche per i loro daimones.

Infine, la conzoncina simile allo sberleffo cui si fa riferimento è la tradizionale canzone augurale di buon compleanno della Grecia e che recita così:

 

Na zeseis [nome della persona]

Kai chronia polla [che è poi il modo per dire buon compleanno in Grecia]

Megalas na gineis

Me aspra mallia

Pantu va skorpizeis

Tes gnoses to fos

Kai oloi na lene

Na enas sofos

 

E che tradotta suona più o meno così

 

Che tu viva (a lungo) [nome del festeggiato in vocativo]

E [possa vivere] molti anni

Che tu possa diventare grande/crescere

Con i capelli bianchi

Che tu diffonda ovunque

La luce del sapere

E che tutti dicano:

ecco (lui è/è diventato) un uomo saggio.

 

 

 

Post Scriptum

Prometto che, quanto prima, risponderò come si conviene a tutte le recensioni.

Intanto, grazie infinite a chi non demorde e continua, nonostante tutto, imperrito, a seguirmi!

Eucharistò polù!

 

 

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Capitolo 50
*** [92. Natale] ***


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[92. Natale]

 

 

 

“Lo faceva sempre la mamma.”

Kanon, le mani affondate nell’impasto, amalgama con forza, nel profumo intenso di cannella e chiodi di garofano.

“Dopo lo decoriamo; e poi ci aggiungiamo il miele.”

Saga, accanto a lui, sbocconcella in silenzio i kourabiedes di Milo. Kanon è arrivato quella mattina, una busta di carta e un ghigno poco rassicurante. E si è impadronito della sua cucina e della sua attenzione, snocciolando vecchi ricordi con i gusci delle noci.

Saga sorride: l’affetto di Kanon è caldo. Come pane.

Re, Saga.”

Mmh?”

“Ci pensi tu alla nave?”

”E con cosa?”

“I kourabiedes.”

“Non credo basteranno.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Per prima cosa: Auguri a tutti!

Sono riuscita a mantenere la promessa, e ha scrivere la tanto sospirata drabble natalizia. Saga è stato dolcissimo a raccontarmi questo episodio di alcuni anni fa: la prova che, sotto sotto, Kanon si sente molto protettivo nei confronti di suo fratello.

La drabble, me ne rendo conto, è un po’ difficile: da un lato perché fa riferimento ad alcuni particolari di Mare greco che, non avendo ancora pubblicato, non possono esser conosciuti; dall’altra perché lascia sottintesi alcuni riferimenti alla cultura e alle tradizioni natalizie greche. Pertanto, cercherò di fornire alcune rapide e agevoli spiegazioni.

In primo luogo, il fatto che Saga non ricordi la sua infanzia è, per me, legato alla lettura che do della sua doppia personalità, definendola come disturbo dissociativo della personalità, che prevede a livello medico dei vuoti di memoria anche relativi all’infanzia.

Per quanto riguarda le tradizioni natalizie: andando con ordine, quello che Kanon sta preparando è il Christopsomo” (Χριστόψωμο) o “pane di Cristo”, una pagnotta di pane dolce che, a seconda dei posti, assume forme e nomi diversi, con decorazioni sulla crosta che rappresentano scene di vita familiare, come “croci” “pastori” ecc. Viene preparato dalle donne ed assume il significato di una vera e propria cerimonia religiosa. Vengono utilizzati ingredienti costosi, acqua di rose, farina, sesamo, miele, chiodi di garofano e cannella per l’impasto, mentre per la decorazione si abbonda con miele e noci. Inoltre, il retro della pagnotta è decorato con i disegni di foglie, fiori, frutti, uccellini e altro. Anche i kourabiedes appartengono alla tradizione gastronomica greca: si tratta infatti di dolcetti tipicamente natalizi regalati dagli adulti ai bambini durante il 24 dicembre, in occasione di una sorta di questua infantile nel proprio rione. Sono a base di mandorle e a volta con l’aggiunta di un liquore come il rhum a forma di mezzaluna e ricoperti di zucchero a velo.

Infine, la nave cui Kanon fa riferimento è la variante greca dell’albero di Natale, che in Grecia non è usato, sostituito appunto da un’imbarcazione decorata con cerchietti di metallo lucido ( e non biscotti, come vorrebbe invece il nostro caro gemellino), specchio del viscerale legame che da sempre intercorre fra la Grecia e il suo mare.

Ecco: spero di esser stata abbastanza chiara.

E adesso scappo a cena!

Ancora Buon Natale a tutti!

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Capitolo 51
*** [93. Ringraziamento] ***


[93

[93. Ringaziamento]

 

 

“Credi di riuscirci prima dell’alba?”

“Non è così semplice” borbotta Kanon, la piccola candela e l’accendino in mano. “E tu potresti collaborare.”

“Più di così?” ride Saga.

A Leonidion tutto è carta oleosa e piccole fiammelle che si alzano nel cielo. È uova rosse picchiettate di cera nella tasca dei jeans e maghiritsa dal gusto forte di cipolle e aneto.

È il ricordo di braci sfrigolanti di ladorigani, dell’agnello caldo fra danze e di fantocci bruciati sul sagrato della chiesa.

“Ti ricordi?” chiede Kanon, mentre la lanterna si disperde sospinta dal vento.

“Forse” sussurra Saga. “Torneremo?”

“Ogni anno, se vuoi.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ce l’ho fatta!

Son riuscita a mantenere la scadenza settimanale; con un giorno di differita causa ricorrenza ovettosa. Ma a voi va bene lo stesso, vero?

Per prima cosa: buona Pasquetta a tutti!

Avete aperto tante uova? Vi siete abbuffati di cioccolato? Bene! Allora questa drabble è proprio in tema. Perché, quest’anno, Saga e Kanon non se ne sono andati in giro a Pasqua e mi hanno messo nell’uovo una bella storiella di una loro piccola tradizione. E io ho voluto condividerla con voi. I fondo, sotto sotto, quei due sanno essere così teeeeneri!

Dunque: per capirci ho inteso il promt Ringraziamento come Pasqua. Forse non è molto ortodosso, ma non riuscivo proprio a vederceli, i cari gemellini, in una festa completamente avulsa dalla loro cultura. Scusatemi la licenza quindi.

La Pasqua ortodossa fa quindi da sfondo a queste parole. Per prima cosa, precisiamo che in Grecia la Pasqua, che cade in una data diversa da quella cattolica (quest’anno divrebbe essere attorno al 5 di maggio, se non ho sbagliato i calcoli), è una festa profondamente sentità, più ancora del Natale. Le celebrazini, con anche forti diversità nelle varie regioni o città dell’Ellade, prendono anche due settimane e sono l’occazione per la famiglia per riunirsi.

Andando con ordine, per prima cosa Leonidion, che ho immaginato essere il luogo d’origine del padre dei gemellii e dove da piccoli si recavano in occasione della Pasqua, prima di entrare al Tempio. È una piccola città (era comune fino al 2011) nel Peloponneso, più precismente in Tsakonia, regione fulcro di una varità moderna di dialetto dorico. Rinomata per la sua posizione geografica particolare, incastrata fra due montagne e attraversata da un fiume e con il mare sullo sfondo. È rinomata per la sua tradizione pasqule, quando, durante la notte del sabato santo, subit dopo la Resurrezione, i fedeli, soprattutto giovani, si riuniscono su una piccola altura per far volare delle mongolfiere di carta precedentemente costruite con le loro mani. Simili a delle lanterne o a dei piccoli palloncini aerostatici, ricevono energia dalla candela che viene accessa in una speciale nicchia presente in perpendicolare al corpo tondeggiante. Menre le lanterne si alzano in cielo nella notte, sul sagrato della Chiesa viene bruciato il fantoccio del Giuda.

Altre tradizioni legate alla Pasqua greca sono il colorare le uova di rosso, un po’ come si usa anche in Italia. Il colore rosso è scelto per varie ragioni: secondo alcuni ricorda il sangue di Cristo, per altri è il colore della felicità per la resurrezione; altri ancora ritengono che rimandi ad un episodio intercorso fra Pietro e Maria Maddalena. Comunque, queste uova vengono colorare e decorate con immagini impresse con la cera solitamente fra il giovedì e il venerdì santo. Il primo uovo prende nome di uovo della Madonna e si crede abbi particolari poteri apotropaici.

Il sabato santo, invece, un po’ in tutta la Grecia, prima o dopo la funzione in chiesa in base alla tradizione si consumano per cena alcune delle uova rosse, la zuppa maghiritsa a base di interiora di agnello tagliate finissime e lessate con cipolla, aneto, riso e accompagnate da una salsa a base di uovo e limone, e kokoretsti, interiora sempre di agnello allo spiedo. La domenica di Pasqua, infine, si fanno cozzare fra loro le uova dipinte cercando di non romperle e si cucina l’agnello all’aperto, su lunghi spiedi fatti girare manualmente, bagnandolo con una foglia intinta nel tradizionale ladorigani, un miscuglio aromatico di olio e origano, mentre attorno si parla, si canta e si balla.

Naturalmente, queste sono solo alcune informazioni riguardanti la Pasqua ortodossa, che è estremamente varia, complessa e sfaccettata solo all’interno della Grecia. Spero comunque di esser riuscita a chiarice il background della drabble.

 

Auguri di buona Pasquetta a tutti!

E a fine settimana prossima!

 

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Capitolo 52
*** [94. Indipendenza] ***


[94

[94. Indipendenza]

 

 

 

“Il prossimo anno Patrasso?”

“Mmh. Forse.”

Ci sono stati i vespri e le processioni.

Ci sono stati i giorni di psicosavato, con le loro torte dal profumo di sesamo e melograno sulle tombe. A Gazi il Re si consuma nel fuoco, fra il ricordo della tsinka e bicchieri di vino rosso che passano di mano in mano.

“Ti sta bene, quella maschera” ironizza Kanon.

“La tua, invece, fa schifo” ribatte Saga, allungandogli un loukoumades.

“Tutta invidia” ride Kanon. “Nervoso?”

“No. Non proprio” scrolla le spalle Saga. “Non ci sono più abituato. Ecco.”

“È solo per una notte.”

“Sì. Lo so.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Del perché abbia scelto il prompt indipendenza per una festa di Carnevale è argomento ostico e contorto. Nella mia testa in primo luogo.

Innanzi tutto il Carnevale è il periodo del rovesciamento e delle maschere, e in fondo Saga ci ha vissuto quasi quindici anni con una maschera addosso. Poi. Fargliela reindossare era una bella tentazione, soprattutto se accanto e alla luce del sole (vabbè, è notte nella drabble, ma non puntualizziamo) ha un fratello che ci scherza su come se stesse parlando del tempo.

Amo Kanon in questa drabble: il suo modo di sdrammatizzare la situazione con un sorriso storto, ma anche l’abitudine ritrovata a individuare gli stati d’animo di suo fratello, la preoccupazione mascherata in parole dirette e un po’ rudi, date da anni e battaglie.

E Saga in fondo vuole provare, vuole osare e acquistare la sua indipendenza. Vuole potersi mettere una maschera, anche una semplice maschera di Carnevale, senza sentirsi addosso il peso degli anni sul trono di Grecia e senza dover scrutare ogni volto che gli passa accanto.

L’indipendenza della drabble è quella di Saga, il suo ostentare orgoglio e determinazione anche con una maschera reindossata in un giorno di festa.

O almeno era il mio intento. Non so se si è ben capito^^

Inoltre, complice questo martedì grasso da me un po’ uggioso, sono andata a curiosare un po’ nelle tradizioni carnevalesche greche. E ve le riporto anche come note di appendice alla drabble stessa.

Dunque.

In Grecia il Carnevale ha origini antichissime, risalenti ai culti pagani per la fertilità celebrati in onore di Dioniso, e poi con il tempo mescolati alle tradizioni veneziane importate durante il periodo di dominazione ellenica da parte della Serenissima.

Il risultato è una farandola di tradizioni che uniscono cultura pagana, folklore veneto e scansioni liturgiche in un mix allettante e coinvolgente.

Benchè il carnevale più famoso, terzo in Europa, sia quello di Patrasso, tutte le città greche hanno una loro tradizione carnevalesca, la cui celebrazione cade in periodo però diversi fra loro e anche in riferimento alla nostra tradizione: in Tessaglia, Tracia e Macedonia si festeggia tra Natale ed il 6 Gennaio; a Volos si svolge in Maggio e si chiama “Maiouma”, ad Atene si osserva prima della Quaresima.

Il giorno per eccellenza destinato al Carnevale vero e proprio, in cui si osservano tutte le più tradizioni, è l’ultima domenica prima della Quaresima. In questo giorno aumentano la gioia, la goliardia delle maschere, si balla e si fa festa in maniera sfrenata. Per tutto il giorno si assiste a sfilate di maschere, si fa visita alle persone care, si mangia e si beve, si sparano petardi e fuochi d’artificio, soprattutto nella parte settentrionale del Paese. Ma al tramonto e quando la campana delle chiese suona il vespro, si va in chiesa per pregare, chiedere perdono delle “dissolutezze” del carnevale e dare inizio alla Quaresima. Il sabato e la domenica che precedono l’inizio della quaresima (in greco detti “Psichosàvato”) sono i giorni dedicati ai defunti: si preparano torte di grano bollito farciti con zucchero, cannella, noci, sesamo, melagrana, prezzemolo e uva sultanina, delle pastelle e dei dolci di semolino che verranno portati da donne e ragazze vestite di nero in processione al cimitero e riposte sulla tomba delle buonanime dei defunti.

Il giorno in cui iniziano i festegiamenti, invece, prende nome di Tsiknopempti, da Pempti che vuol dire Giovedi e Tsiko deriva da “tsinka” che è l’odore della carne arrostita, della grigliata come vuole la tradizione, consumata assime al buon vino e ai dolci tipici del Carnevale (e non solo^^): i loukoumades, di origine complessa, una volta tipici del Natale, e oggi diffusi durante tutto l’anno e richiestissimi a Carnevale.

Infine, l’ultimo giorno di festa, dopo i vespri, viene bruciato il fantoccio del Re Carnevale, che assume su di sé la responsabilità di ogni dissolutezza dei giorni di festa e apre la strada alla Quaresima e alla Pasqua, sentitissima in Grecia.

Infine, Gazi è un quartiere centrale di Atene, nel tempo sede di varie culture immigrate e per questo estremamente variegato e multicuturale, anche se la sua vivacità e data anche dall’attaccamento alle tradizioni elleniche.

 

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Capitolo 53
*** [95. Capodanno] ***


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[95. Capodanno]

 

 

 

La moneta barbaglia fra le dita, in bocca il gusto di latte e uova.

“Me ne offri un morso?”

“E la tua, di fetta?”

“Sparita” scrolla le spalle Saga, nella luce assordante dei fuochi

“Mi canti una kalanda?” contratta Kanon.

“Sono stonato” ride Saga. “E non credo di farcela, comunque.”

“Troppa Fix?” ammicca Kanon, la fetta di vassilopitta a spezzarsi morbida fra le mani.

“Chissà” replica Saga. “Però mi sono procurato questa.”

Ad Atene un nuovo anno è il rosso di una melagrana, l’odore caldo dello zucchero e il ricordo di una complicità bambina.

“Allora: dividiamo?”

“E me lo chiedi?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa drabble l’ho scritta (in testa) sotto la doccia; l’ho trascritta mentre mi asciugavo i capelli e adesso ve la presento.

Con Saga e Kanon vi faccio i miei migliori auguri a tutti voi che perseguite nel seguirmi nonostante le mie molte mancanze per un 2014 sereno, felice e pieno di bollicine^^

 

Sono passati secoli dall’ultimo aggiornamento.

Poco meno di sei mesi, a voler essere pignoli. Tante cose, in sei mesi. Troppe cose.

Però, se è vero l’adagio che quello che si fa il primo dell’anno poi lo si fa tutto l’anno, la faccenda fa ben sperare.

Perché ho deciso di riprendere in mano (non che l’avessi mai abbandonata, eh) questa raccolta di drabble; non potrò garantire sistematicità, ma come proposito per questo nuovo anno vediamo se riesco a dare una bella accelerata.

E parto da qui, dal Capodanno.

Un capodanno greco, per non sbagliare. Quindi, forse, è meglio lasciare qualche noticina.

La moneta della prima frase si riferisce alla moneta che, secondo la tradizione, è consuetudine nascondere nell’impasto del vassilopitta, il “Dolce di San Basilio”, santo cui è dedicato il primo giorno dell’anno. La prelibata leccornia consiste in una ciambellina a base di latte, uova, burro e zucchero, nel cui interno e’ stata inserita una moneta di buon auspicio. La prima fetta viene destinata a Cristo, la seconda alla Madonna, la terza a San Basilio, poi alla casa, al capofamiglia e via via a tutti gli altri membri della famiglia seguendo una rigida gerarchia. Tra tutti i commensali chi trova la moneta viene considerato il fortunato dell’anno.

(Per la cronaca, la drabble non lo dice, ma l’idea del dolce è stata di Milo; e Aioria ha ben aiutato a prepararlo, recuperando da chissà dove una teglia e una vecchia ricetta^^).

La kalanda o kalanta è un tradizionale canto di natale greco. Ci sono in realtà tre Kalende, nella tradizione. I bambini fanno la kalanda alla vigilia di Natale, Capodanno e per l’Epifania (il 5 gennaio).

Vanno di porta in porta e di canto in canto, spesso portano con sé dei triangoli per suonare mentre si canta. Ovviamente, il triangolo viene suonato ripetutamente e non necessariamente al ritmo della canzone creando una confusione abnorme. I bambini infine spesso chiedono piccole somme di denaro o dolci di Natale.

Per addolcire la pillola viene anche aggiunto una piccola frase inaugurale per il padrone di casa.

Σ αυτό το σπίτι πουρθαμε ,
πέτρα να μη ραγίσει
κι ο νοικοκύρης του σπιτιού
χρόνια πολλά να ζήσει .

In questa casa dove siamo venuti
Nessuna pietra potrà mai incrinarsi
E il padrone di casa
potrà vivere per molti anni.

 

Il fatto che ci si riferisca alle pietre è perchè le vecchie case venivano costruite in pietra e questa è una meravigliosa tradizione che risale ai tempi Bizantini

Infine, la melagrana fa parte di una tradizione diffusa soprattutto nelle isole elleniche. Centro di questa consuetudine è la scelta della persona che sarà la prima ad entrare in casa il 1° dell’anno. La persona prescelta entra in casa con un rituale preciso: due passi in avanti (il primo con il piede destro) e due passi indietro per far entrare la fortuna e scacciare la sfortuna. Ripete il movimento tre volte e poi la terza volta entra nella casa e scaglia con forza un melograno per terra affinché si rompa in segno di prosperità e fortuna.

Infine, a dispetto del suo nome di traviante suono anglo-americano, la Fix è una birra ellenica in produzione locale, dal momento che sulle tavole greche compare dal 1864 e un suo stabilimento fa bella mostra di sé proprio ad Atene, visitabile semplicemente prendendo la metropolitana, scendendo alla stazione Sigrou-FIX (un nome un programma) e bussando alla porta (più o meno).

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