Non si può tornare indietro

di RominaFortunato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 Nuovi vicini ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 Nuovi segreti ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 Nuovi vicini ***


Capitolo Ida
"NON SI PUO' TORNARE INDIETRO"



Capitolo 1 "Nuovi vicini"



Ho sempre odiato le bugie ma sembra che la mia vita non ne possa fare a meno. Sono circondata inconsapevolmente da persone che mentono sempre. Sono a un punto in cui non so più di chi fidarmi. Tutti potrebbero far parte di quell'enorme voragine e tutti potrebbero tradirmi da un momento all'altro.

Tutta la mia stessa esistenza è costruita su una rete infinita di menzogne, così fitta da non riuscire più a distinguere la realtà dalla finzione.
Nessuno si rivela ciò che credo, ma non tutto è ciò che temo.
A motivo di alcuni imprevisti d'amore, anche io inizio a mentire per proteggermi, ritrovandomi così nelle sabbie mobili dove più cerco di uscirne fuori, più queste stesse bugie mi fanno sprofondare.
E solo scandagliando a fondo potrò riportare a galla la verità sommersa in questo mare di bugie.
Mi chiamo Kathleen Lucky e questa è la mia storia.

Questa storia è dedicata a mia madre, che da 9 anni non c'è più, ed è stata lei a spronarmi a scrivere il primo capitolo, iniziando a ideare la storia insieme. 
Se questa storia esiste oggi è grazie a lei. ❤

La puntualità non è mai stata il mio forte, tantomeno quando si tratta di dover andare a scuola.
Purtroppo, il mare, il sole, la spiaggia, il relax sul lettino, sono un sogno da dimenticare. Passerò da giornate felicemente trascorse a giocare e ad abbronzarmi, allo stare tristemente in classe ad ascoltare le lezioni per cinque interminabili ore. Un vero e proprio incubo di nove mesi.
Spengo la sveglia e torno a riposare beatamente come se niente fosse, finchè Alicia, la mia governante, mi fa saltare giù dal letto con le sue urla isteriche e, in preda al panico, inizio a correre da una parte all'altra della stanza cercando di vestirmi il prima possibile.
Sono palesemente in ritardo.
《Danny è già uscito?》chiedo ad Alicia, tra un sorso al cappuccino e un morso alla brioche, cercando di sbrigarmi.
Anche se non ho tempo da perdere, non posso rinunciare alla mia colazione abbondante.
《Mi sembra ovvio. Meno male che Daniel non è come una certa persona che fa continuamente ritardo!》ci tiene a precisare con i pugni sui fianchi.
La guardo provando a fulminarla con gli occhi, ma senza successo, purtroppo.
Mi rendo perfettamente conto che ha ragione, ma può anche non ripeterlo ogni giorno!
Mio fratello, come Alicia, ha sventolato bandiera bianca ormai da anni. Anche lui è convinto che mai e poi mai riuscirò ad essere pronta per tempo, nemmeno il primo giorno di scuola. Così, appena ha finito la sua colazione, è salito in macchina senza nemmeno degnarsi di aspettarmi.
Adesso l'unico che può accompagnarmi è Christopher, che oramai è diventato il mio factotum e il mio autista personale, ma è abituato a guidare come una lumaca.
Arrivare in tempo diventa sempre più un'utopia.
《Non potresti accelerare?》gli chiedo mantenendo la calma, anche se la pazienza sta già per toccare il limite.
《Chi va piano, va sano e va lontano》 risponde con la sua solita tranquillità.
Quando dice così sembra un anziano saggio di novant'anni, quando invece ne deve compiere a breve trentadue.
《Ma io non devo andare lontano. Mi basta che mi porti a scuola》.
Perché dobbiamo discutere già di prima mattina? Non si rende conto che ho fretta e che del giro turistico della zona non me ne importa nulla?
Meno male che, essendo il primo giorno di scuola, il preside sarà fin troppo impegnato a mostrare l'edificio ai nuovi studenti, per poter pensare anche a me e ai miei costanti ritardi. Per di più, non devo nemmeno giustificarmi con l'insegnante di turno della prima ora, perchè ne è fin troppo abituata.
Così entro in classe, saluto la professoressa di lettere con nonchalance e mi sistemo senza fretta al mio posto, salutando qua e là i miei compagni.
Frequento il Rose-Garden Private High School con l'odiata e seriosa divisa scolastica, ma di certo la mia mentalità non è affatto consona a questo tipo di ambiente austero. Nella mia vita tutto è incluso nella lista fuorché l'obbligo di studiare. E, oltre ad essere molto svogliata e professionista nei ritardi, vanto il miglior record di assenze.
Per i professori che devono assegnarmi dei voti è un vero incubo, e durante il periodo delle interrogazioni, mi chiamano immediatamete alla cattedra temendo che poi non ricapiterà più.
Nonostante tutto, comunque, la mia media scolastica non è poi così da buttare. Vengo sempre promossa, - anche se ogni anno per miracolo -, ma questo mi basta.
Fortunatamente per la mia psicosi anti-scolastica, sono capitata in una classe che, benché più amante di me dello studio, riesce sempre a riservare molto tempo allo svago e al divertimento; e grazie a questo sono riuscita ad ambientarmi bene con tutti.
In particolar modo faccio gruppo fisso dal primo anno con le mie amiche e compagne di classe Jennifer, Melissa, Sj e Nicole. Loro rappresentano tutto per me e non saprei come vivere senza.
Jennifer è la ragazza più pettegola e più impicciona che abbia mai conosciuto. Ama essere costantemente al centro dell'attenzione ed è sempre al passo coi tempi. Essendo molto ricca e figlia unigenita, viene viziata dai suoi genitori in ogni modo possibile ed immaginabile, ma non è noiosa, anzi con le sue trovate ci fa divertire sempre, anche se a volte esagera e sabenissimo come fare.
L'opposto di Jennifer è Melissa. Nella sua indole predomina la timidezza e la riservatezza, ma riesce anche a dimostrarsi davvero tanto dolce quando qualcuno la fa sentire a suo agio. È la più coccolata di tutte perché la più tenera ed ingenua, oltre ad essere la più piccola per età. Non ha avuto ancora esperienze sentimentali, né si è mai innamorata veramente, per questo Jennifer cerca
incessantemente di farle conoscere qualcuno. Ma Melissa si vergogna troppo e ogni volta manda in fumo tutti i suoi progetti, non presentandosi agli appuntamenti.
Sj è la ragazza più solare del gruppo. Ha sempre un buon motivo per ridere e per la sua euforia si lascia condizionare fin troppe volte dal carisma di Jennifer. Ha un ragazzo, Ivan, di diciotto anni, ed è il classico tipo benestante che ama giocare a golf e che dà troppa confidenza alle altre, nonostante già sia impegnato. Le sue battute poi sono davvero penose; l'unica a ridere senza controllo è Sj, troppo innamorata per potersi accorgere di chi stia frequentando in realtà.
Nicole è la mia migliore amica in assoluto ed è la più saggia e la più mite. Studia molto e ogni giorno prende diligentemente gli appunti delle spiegazioni. È la mia
salvatrice ogni volta che mi caccio in qualche guaio e sa sempre come farmi tornare razionalmente alla realtà. Si sta frequentando da un anno con Brian, di ventun'anni, che a differenza di Ivan, è un ragazzo maturo, serio e molto professionale, e non si vergogna di mostrare i propri sentimenti nei confronti della sua ragazza. Sono molto innamorati e, semmai riuscirò a trovare
un ragazzo, vorrei un rapporto splendido come quello che unisce loro due.
Il primo giorno di scuola è un lungo sonno di cinque ore, dove le mie sinapsi smettono di mandare segnali tra di loro. Durante le lezioni, trascorro il tempo tra uno sbadiglio e l'altro, attendendo con ansia il momento in cui la campanella annuncerà il richiamo alla libertà.
《Ragazze, ci vediamo da Jack. Vi prometto che questa volta sarò puntuale》dico alle altre a fine lezioni.
Finalmente posso tornarmene a casa felice che l'incubo 'scuola' sia finito.
《Chissà come mai non ci credo!》 si lamenta Jennifer.
《Senti chi parla!》 esclama Sj iniziando a ridere. 《Nemmeno tu sei un orologio svizzero, Jen!》
Questa volta l'ho promesso: devo arrivare in orario, ma per farlo devo anche tornare a casa presto e, per tornare a casa presto, devo trovare mio fratello con la sua macchina, altrimenti sarò costretta a rimanere a scuola, finchè una buon'anima non si proponga di portarmi via da quella prigione.
Il miracolo si avvera e dopo aver rintracciato Daniel per il rotto della cuffia, torniamo a casa.
Sono mesi che non vedo i miei genitori e finalmente oggi pomeriggio torneranno, ma solo perché hanno degli impegni improrogabili, mica per rivedere i loro figli!
Sono stati invitati domenica come ospiti speciali all'asta di beneficienza, e martedì i miei nonni materni festeggeranno al ristorante i 50 anni di matrimonio e tutta la famiglia sarà presente.
Non so quando ripartiranno, ma di solito accade molto presto. Ho la sensazione che quella casa li opprima e che cerchino costantemente di liberarsi da quella sensazione, lasciando me e Daniel irrecuperabilmente da soli. Qualche volta però ne sono sollevata, perché con mia madre non vado molto d'accordo. Anche se mi impegnassi al massimo per comportarmi bene, per lei rimarrei sempre la figlia ribelle che disonora la famiglia.
Vorrebbe che diventassi un'attrice famosa come lei, ma non fa per me. L'impegno e la costanza nello studio sono parole che nel mio vocabolario non esistono, e recitare è troppo faticoso. Voglio essere libera, senza il peso di obblighi e responsabilità, ma questo lei non è mai riuscita a tollerarlo.
Mio padre, invece, non è mai arrabbiato con me. Per lui sono sempre la piccolina di casa e qualunque cosa voglia me la regala senza problemi; però è sempre in viaggio per lavoro e non siamo mai riusciti ad instaurare un rapporto profondo, tale da farmi sentire veramente amata da lui. E poi nelle poche volte che riesco a specchiarmi nei suoi occhi azzurri, percepisco un grande vuoto interiore.
Per gli altri ha tutto, ma per se stesso è come non avere niente e questo mistero mi ha sempre lasciata perplessa. Quel suo conflitto interiore mi fa sentire a disagio tutte le volte e mi impedisce di instaurare quel rapporto stretto che tanto desidero.
Con Daniel, invece, papà è diverso. Sono complici e uniti. Invidio il loro rapporto. Quando papà torna, trascorre molto tempo insieme a lui e gli spiega compiaciuto il suo lavoro, anche perché in futuro mio fratello dovrà rilevare la società di famiglia.
Tutti sono orgogliosi di lui, anche mia madre, mentre io resto la pecora nera della famiglia.

Quando arriva l'ora di pranzo, il mondo mi appare migliore.
Amo il cibo, il suo profumo invitante, i suoi colori perfetti e il suo sapore così gustoso. Jacqueline è una cuoca provetta, da far invidia agli chef di Masterchef! Ed io, invece, faccio concorrenza a un branco di lupi famelici, tutte le volte che mi siedo a tavola. Sono di buona forchetta, ma non è colpa mia. La colpa è di Jacqueline che cucina fin troppo bene ed abbondante.
《Hai degli impegni per il pomeriggio?》 mi chiede Daniel, iniziando una conversazione a tavola.
《Beh, è venerdì. Vado con Nicole e le altre da Jack. Tu, invece, cosa farai?》 domando mentre mi appresto a finire la mia abbondante porzione di lasagna.
《Credo che studierò》risponde pulendosi gli angoli della bocca con il tovagliolo.
《Scelta interessante!》 esclamo sarcastica.
Di certo non la condivido. È una sofferenza che spero di non dover mai affrontare.
《Lo sai che tornano papà e mamma》 si giustifica vedendo la mia faccia schifata. 《Sono costretto almeno fino a quando non ripartono. Poi potrò cimentarmi nuovamente a sbloccare un'altra pista a Need For Speed!》 esclama non nascondendo il suo entusiasmo. 《E dovresti farlo anche tu qualche volta》 aggiunge tornando serio.
《Fare cosa? Giocare con la tua Play Station?》 chiedo divertendomi a stuzzicarlo.
《Sai bene a cosa mi sto riferendo. Se tu provassi un po' a studiare - non dico che devi proprio farlo, ma almeno fingere - forse avresti di più il favore di mamma e papà》.
《Ma a me non interessa. Ormai è diventata una questione di principio》.
《Di quale principio, Kat?》 chiede alzando il sopracciglio. 《Tu non sai nemmeno quello che stai dicendo》.
《Non è vero. So che non voglio studiare. E neanche l'idea di fingere mi va bene. Preferirei fare uno sciopero della fame piuttosto che abbassarmi a tanto》.
E per me sarebbe un vero e proprio sacrificio rinunciare al cibo!
《Beh, non ti farebbe male》.
《Che cosa vorresti insinuare?》 chiedo offesa per l'affronto.
《Da quando mamma è partita per il suo ultimo film, hai preso su qualche chilo. Non credo ne sarà contenta quando ti vedrà》.
《Per tua informazione entro ancora in una quaranta》mento.
《Bugiarda!》replica squadrandomi.
《Okay, in una quarantaquattro》 mi correggo con un po' di imbarazzo.
《Ora va meglio. Non le sai proprio dire le bugie》ride divertito.
Daniel si diverte delle mie disgrazie, ma gli faccio vedere io. Mi vendicherò per l'umiliazione subita facendolo innervosire un po'.
Comincia il mio gioco preferito: due sfidanti, un solo perdente e un unico vincitore.
《Danny, ti ricordi di quella volta che ho rovesciato la brocca di sangria sul tappeto persiano del salotto perché ero arrabbiata con te e ti ho dato la colpa, e tu hai passato i guai con Alicia?》
《Non farmici pensare. Mi ha messo in punizione per una settimana senza Play》 ha risponde già iniziando a scocciarsi dai ricordi.
《E invece, quella volta che stavo per bruciare il tappeto persiano, perchè volevo accendere da sola il fuoco, ma il fiammifero mi era caduto per terra e il tappeto si era ridotto in una montagna di cenere e Alicia se l'è presa con te perché le avevo detto che eri stato tu? Ci capitava sempre quel povero persiano!》
《Per colpa tua non ho potuto giocare a calcio per un mese!》esclama nervoso.
《E ti ricordi invece di quando...》.
《Kat, ma non dovevi andare da Jack?》 mi chiede con tono scocciato.
Ce l'ho in pugno, ma non basta per vincere. Con un'ultima mossa lo farò esasperare, senza rendersi conto che è stato tutto escogitato.
《E' presto. L'appuntamento è tra venti minuti》 rispondo mentendo.
In realtà è tra un'ora e mezza.
《E allora cosa aspetti per andarti a cambiare? Farai come al solito ritardo》 mi rimprovera esasperato dandomi la vittoria su un piatto d'argento.
È stato più facile di quanto mi aspettassi.
Lo accontento alzandomi dal posto più che soddisfatta. Il gioco è finito. Game over. Due sfidanti: un perdente, una sola vincitrice.
E' chiaro come test simili dimostrino scientificamente come le donne possano manipolare a piacimento gli uomini senza che se ne rendano conto.
《Ma non è che per caso volevi sbarazzarti di me?》domando fingendomi una povera ingenua.
《No》risponde mentendo.
《Anche tu non sai dire le bugie, lo sai?》concludo con un bel touchè salendo in camera e lasciandolo lì finalmente in pace.
È giunto, a questo punto, il momento più duro e difficile della giornata; l'impresa a cui nessuna ragazza vuole far fronte per quanto ardua e quasi impossibile: scegliere cosa indossare davanti alla cabina armadio.
Il problema principale che prevale incontrastato è l'indecisione. Nemmeno DressApp con le foto dei miei vestiti e dei vari abbinamenti riesce ad aiutarmi.
Daniel ha ragione: per me non è mai presto per vestirmi.
L'unica soluzione al grande dilemma è trovare l'ispirazione dal clima, così esco sul balcone; ma più che trovare una soluzione, vengo catturata subito da uno strano movimento sotto casa.
C'è un continuo via vai di camion da trasloco e decine di operai che lavorano come formiche portando, dentro la villa in stile vittoriano, scatoloni enormi contenenti oggetti perlopiù fragili. Mi si accende il lampo di genio, non per l'abbigliamento - che ho immediatamente cestinato dal cervello - ma per scendere e andare ad esplorare un po' in giro.
Esco di casa e attraverso la strada che mi divide dai lavori in corso. Avrò dei nuovi vicini di casa ma non riesco a vedere nessuno che non sia un operaio affaccendato.
Gironzolo curiosa un po' di qua e di là come se non avessi nulla di meglio da fare!
Magari la nuova famiglia ha un figlio affascinante, gentile, romantico della mia stessa età o anche più grande di me! Se la fortuna girasse dalla mia parte, la situazione diventerebbe sicuramente molto stile film rosa!
Mentre evito di creare problemi ai lavoratori, il mio sguardo viene catturato da un facchino che a momenti fa cadere il lampadario, ma riesce a salvare tempestivamente quell'oggetto dall'irreversibile collisione e soprattutto, - cosa da non prendere alla leggera - , non dovrà sopportare la paternale della padrona di casa che, non essendole sfuggito niente, lo avrebbe licenziato di punto in bianco per avergli causato danni economici.
Perché poi sicuramente quel lampadario è un patrimonio di famiglia che si tramanda da anni ed anni, e insomma ribadirebbe le classiche cose troppo noiose da poter essere ascoltate! Solitamente le donne ricche pensano soltanto a se stesse, ai loro soldi e ai loro lampadari!
Spero soltanto di non diventare una di loro, che nella vita non trova nulla di entusiasmante e divertente, che vive solo per il denaro e per vantarsi con le amiche di qualche trovata geniale su come investire i propri soldi. Donne di questo genere riescono a far venire a noia tutto ciò che esce dalla loro bocca. Non dicono nulla se non è finalizzato a guadagnare qualcosa di più!
L'idea di poter incontrare un vero glamourman, mi elettrizza ma forse sogno troppo ad occhi aperti.
Continuo a curiosare in quel giardino finchè non urto qualcuno, ma delude tutte le mie aspettative, perché è il facchino che a causa mia rischia di far cadere uno scatolone con diecimila allegati con scritto 'fragile'. La paura di aver creato una tragedia mi balza in cuore ed è davvero una benedizione che non sia caduto e non si sia rotto. Ma solo perchè è intervenuto un vero eroe sbucato dal nulla.
Adesso sì che si ragionava! È alto, biondo, occhi azzurro mare. Splendido! Le mie amiche moriranno dall'invidia quando glielo racconterò.
Per non far crollare la mia alta reputazione, però, tralascerò l'imbarazzo e la vergogna che una situazione del genere mi sta creando rendendomi una vera scema.
Il suo volto, poi, non è affatto di quelli felici e le sue braccia conserte, purtroppo per me, non dicono nulla di buono.
In fondo non ha tutti i torti. Mi sono infiltrata nel suo giardino, ho curiosato in giro e ho rischiato perfino di essere licenziata dalla madre furibonda, anche se non sono un'operaia!
《Mi-mi dispiace》cerco di farfugliare in completo imbarazzo.
《Non sei un membro dei traslochi》 commenta squadrando il mio abbigliamento.
Non è poi così difficile da intuire, considerato sono scesa in divisa scolastica e che forse avrei fatto meglio a rimanere in camera nel dilemma di scegliere cosa indossare, invece di imbattermi in questo casino.
《Eh, no》 rispondo aspettandomi qualsiasi reazione legittima.
《Chi sei, allora?》.
È arrabbiato o solo curioso di sapere chi sia?
《Kathleen Lucky, la nuova vicina di casa》rispondo imbarazzatissima.
《Alexander Hillman》 ricambia lui presentandosi con un mezzo sogghigno.
Dovevo aspettarmelo: sta ridendo di me. In una situazione simile anche la persona più seria del mondo non riuscirebbe a trattenersi dal trovarmi ridicola!
Così per togliermi dall'imbarazzo il prima possibile, gli dico che devo tornare a casa.
Dopo un cenno con la mano, fuggo di corsa e salgo frettolosamente in camera. Non ho mai vissuto un momento più imbarazzante in vita mia. Chissà cosa pensa adesso di me!
Purtroppo non ho nemmeno il tempo materiale per soffermarmici su. Devo scegliere cosa mettere e subito. Sono come al solito in un tremendo ritardo da record!

Nota ai lettori:
Ciao a tutti,
e grazie che state leggendo "Non si può tornare indietro". Spero la seguirete in tanti e fino alla fine. ❤ Sono novella in EFP ma spero tanto di trovarmi bene,
Nel primo capitolo avete letto un po' l'introduzione della vita di Kat, ma è solo l'inizio. Il romantico e l'intrigo arriva nei prossimi capitoli.
Quando ho scritto questa storia, ero praticamente come lei: una ritardataria cronica a scuola e un asso nelle assenze. Ma con il senno di poi cambierei tutto, e sarei più diligente.
Le amiche di Kat sono veramente speciali e, nonostante gli alti e i bassi che le attendono, rimarranno unite!
Christopher sarà un punto cardine per tutta la storia. Sarà per lei come un padre, un confidente, un amico e il suo factotum, ovviamente! E Kat non ne potrà mai fare a meno!
Daniel invece per me è un personaggio a cui sono molto affezionata. Non ho un fratello ma, se ne avessi avuto uno come Daniel, mi avrebbe reso le giornate più divertenti! 
Che ne dite dell'incontro con il suo nuovo vicino di casa?
Spero che come andranno le cose, renderà la storia più interessante.

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate un commento per esprimere cosa ne pensate. Ci terrei davvero tantissimo. Grazie!❤
Se trovate degli errori, segnalateli senza problemi, così li correggo. Grazie.
Ci leggiamo nel prossimo aggiornamento, spero.❤


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 ida
Capitolo 2 "Ospiti a cena"

Mentre corro da una parte all'altra della stanza, per finire di vestirmi, Daniel si affaccia alla porta della mia camera.
《Sei in ritardo!》
《Ma tu guarda, non me ne ero ancora accorta!》 rispondo scocciata.
Cosa che non so ancora spiegare e che rimarrà un dilemma anche per i posteri, è come sia riuscita a scegliere cosa mettere così in fretta. Ma in fondo, vado solo da Jack, il parrucchiere!
《Dove sei andata prima?》 continua a parlarmi Daniel incuriosito.
Lo ha detto persino lui che sono in ritardo, perché mi parla se non ho tempo da perdere? Esiste soltanto per aumentare i miei ritardi e farmi venire il nervoso: è questa la verità.
《Ne parliamo dopo, okay?》 propongo uscendo dalla stanza dopo aver preso la borsetta.
《Solo un attimo, signorinella》 mi blocca Alicia in fondo alle scale.
Ecco un altro impiccio alla mia puntualità. Come faccio ad essere una ragazza che arriva sempre in orario quando ho attorno a me persone che fanno di tutto per impedirmelo?
《Non potresti rimandare la predica a un'altra volta? Ti prego! Sono in ritardo》.
《E quando mai non lo saresti, vorrei sapere!》
Non ha tutti i torti, ma non può negare che la colpa sia anche un po' sua.
《Ho trovato una vaschetta gelato nel congelatore》.
《E perché questa cosa dovrebbe interessarmi?》chiedo fingendomi ignara di tutto. Mi ha scoperta e non ho scampo.
《Forse perché ne è rimasta metà e l'avevo comprata ieri?》
Inizio a pensare che, prima di venire qui, lavorava per la CIA.
《Alicia, posso spiegarti. Questa notte ho avuto un improvviso calo di zuccheri e stavo malissimo. Cosa potevo fare? Quel gelato variegato al cioccolato e caramello era l'unica soluzione!》 spiego cercando in tutti i modi di sembrare una vittima di quella delizia.
In realtà stanotte mi sono proprio svegliata con la voglia di gelato, ma non posso dirglielo.
《Dovrei mettere un lucchetto a quel frigorifero》rispondo squadrandomi. 《Ma oggi sei fortunata. Ti risparmio. Tanto più tardi torna tua madre e ci penserà lei a rimetterti in riga》.
《Ora posso andare?》chiedo fremendo.
《D'accordo. Ma che non succeda mai più, intesi? Tua madre mi licenzierebbe, e come faresti senza di me?》
《Per questo non devi preoccuparti》. Mi diverto troppo a stuzzicarla. 《Vivrei sicuramente meglio, ma poi la mamma me ne troverebbe subito un'altra dall'elenco della CIA》 concludo fuggendo subito da casa per non rischiare di perforarmi le orecchie con le grida di Alicia.
Pericolo scampato, almeno fino a quel momento. Più tardi mia madre decreterà la mia condanna, la dieta, e poi sì che sarà la fine.
Salita finalmente in macchina faccio un lungo respiro di sollievo. Ora non avrò più contrattempi. Ma ho dimenticato per un attimo la mia ultima disgrazia: Christopher al volante della sua auto.
Trascorro tutto il tempo nella macchina ad arrabbiarmi con Christopher, ma non c'è il benché minimo miglioramento sull'acceleratore. E alla fine arrivo con un'ora di ritardo.
Le mie amiche sono già tutte lì ed io ho mancato alla parola data. Mi sento in difetto.
《Scusate, sono in ritardo》 dico velocemente entrando con il fiatone nel locale.
Qualcosa però non quadra. Perchè stanno ancora ad aspettare il loro turno sul divano?
《Avevamo già programmato di posticipare di un'ora l'appuntamento》 mi spiega Nicole.
《Così per una volta non saresti arrivata in ritardo》aggiunge Melissa con la sua dolcezza.
Non posso crederci. Sono miracolosamente in orario. In realtà non per merito mio, ma mi commuovo lo stesso e corro ad abbracciarle tutte.
《Ragazze, questa volta, non potete immaginare perché sono arrivata in ritardo!》esclamo sedendomi vicino a loro.
《Sicuramente sei stata davanti la cabina armadio tutto il tempo》 risponde Jennifer.
《Sì, ma non proprio tutto il tempo》 ci tengo a precisare mettendo le mani avanti.
《E poi Daniel è entrato in camera e con le sue chiacchiere ti ha fatto perdere la cognizione del tempo》 tenta Sj pensando di avere ragione al cento per cento.
《Anche questo è vero. Ma l'ho cacciato subito》.
《Alicia ti ha bloccata prima di uscire e ti ha fatto una delle sue interminabili prediche》.
Sembra una specie di quiz televisivo in cui Sj e Jennifer continuano a rispondere come se ci sia un premio in palio! Magari un bel niente in oro bianco!
《Ma avete delle telecamere nascoste in casa mia?》
Come fanno a sapere tutto nei minimi dettagli?
《Allora, Kat, perché hai fatto ritardo, oltre a Chris che non voleva spingere come si deve l'acceleratore?》 chiede Nicole, già sospettando di lui.
Certo che sanno proprio tutto!
Anche se mi piacerebbe tenerle sulle spine ancora per un altro po', confido di aver incontrato un ragazzo.
I loro volti si illuminano e Jennifer e Sj cominciano a fare il loro solito casino mentre, assieme a Melissa e a Nicole, mi imbarazzo per loro.
《Ragazze, la volete smettere?》le riprende Nicole con la sua solita calma. 《Fatela almeno parlare!》
Jennifer e Sj si guardano arrendendosi alla determinazione della più saggia, e ascoltano con attenzione dello scontro con il facchino e dell'intervento tempestivo ed eroico del mio nuovo vicino di casa.
Appena dico il suo nome e cognome, Jennifer si attiva nella tipologia stalker iniziando a indagare su eventuali profili social, facebook, instagram, twitter, snapchat e chi più ne ha più ne metta.
《Eccolo qui! Alexander Hillman》 esclama tutta soddisfatta per il successo dela missione, mostrando a tutte con orgoglio la foto incriminante.
《Wow! Niente male!》esclama Sj, guardandolo rapita.
《Ora lo dico a Ivan》commenta Jennifer divertita.
《Dai, è un bel ragazzo. È solo una questione oggettiva. Il mio Ivan è mille volte meglio, ovviamente》.
《Sì, come no!》 esclama non convinta la più pettegola.《Comunque》aggiunge puntandomi il dito con determinazione. Le si legge in faccia che ha elaborato uno dei suoi folli piani. 《Stasera, alla nostra tradizionale uscita del venerdì, lo porterai con te》.
Non mi ha nemmeno chiesto se sono d'accordo! Ma come potrei rifiutare? L'idea di poter passare del tempo assieme con lui non mi dispiace affatto. Potrò rivederlo presto e conoscerlo di più. Ma chissà se accetterà l'invito!
《Bene, è deciso》, sentenzia Jennifer.
Ma cosa? Nessuno le ha dato l'okay. Fa sempre così. Propone e decide sempre da sola.
《Ci vediamo stasera al Liberty alle dieci per l'addio alla granita》.
《Ma l'estate non è ancora finita》 ragiona Melissa.
《Al suo posto potremo sempre mangiare il gelato fino al 21 settembre per l'addio all'estate》risponde Jennifer trovando una soluzione a tutto.
Jennifer è così. Ad ogni stagione crea una ricorrenza o una festa. Ha un'idea sempre diversa e la sua fantasia non ha confini.
Sotto spazzola e phon, il club del gossip, formato da Jennifer e Sj, ci informa degli scoop che non hanno ancora fatto il giro dei corridoi scolastici, ma lo fanno con tanto di animo e realismo che i poveri parrucchieri non riescono a stare dietro ai loro capelli, per quanto si muovono. Un giorno di questi affiggeranno alla porta una foto di loro due con su scritto: noi non possiamo entrare!

Spero di non dovermene andare mai da lì, ma non per le mie amiche, che tanto rivedrò questa sera, ma per non dover entrare di nuovo in macchina con Christopher. Se non fosse per la mia pigrizia, tornerei a casa a piedi.
《Sicuro che arriviamo in tempo per la cena?》domando già con l'ansia, ma Christopher fa finta di non sentirmi, e l'andatura non tende a migliorare. 《Se ti aumento lo stipendio ci vai a sessanta?》 chiedo provando a corromperlo.
《Chi va piano...》.
《Lo so cosa dice il proverbio, Chris, ma non mi importa. Ho una vita da vivere e non vorrei trascorrerla per metà dentro una BMW!》 lo imploro non riuscendo lo stesso a smuoverlo più di tanto.
A questo punto sono costretta ad usare le maniere forti. A mali estremi, estremi rimedi.
《Ti licenzio》.
《Non lo faresti mai》ride non sentendosi affatto minacciato.
Ha ragione. Non riuscire mai a licenziarlo, ma il non averlo convinto mi costringe a rimanere in silenzio cercando di tollerare la sua lentezza a braccia conserte.
《Sono a casa!》esclamo con le lacrime agli occhi inginocchiandomi nell'atrio per la gioia di essere scesa da quel carro funebre.
Dietro di sé aveva creato una fila enorme che addirittura gli altri veicoli, sospettando fosse la processione di un morto, non hanno né sorpassato e né suonato per rispetto. È stato davvero un incubo. Non sono scesa da quella macchina solo per la vergogna che avrebbero potuto vedermi.
《Bentornata, signorina》 mi augura il maggiordomo, mentre mi sfila il cappotto dalle spalle.
《Grazie, Geoffrey. Papà e mamma sono arrivati?》chiedo guardandomi in giro.
《Sì. Il signor Jeremy è nel suo studio e la signora Elizabeth nella sua camera》.
Vado subito nello studio di papà per salutarlo.
Sono mesi che non lo vedo a motivo del suo lavoro. Grazie alla sua capacità di giostrarsi abilmente negli affari, è riuscito a raggiungere una carriera rispettabilissima e assai ambita, ma è sempre in viaggio, come la mamma del resto.
Con lei sono trascorsi tre mesi dall'ultima volta che l'ho vista. Ma è meglio così, considerando i nostri esasperanti litigi.
《Bentornato, papà》gli auguro una volta ottenuto il permesso di entrare.
Mio padre si alza da dietro la sua grande scrivania piena di scartoffie e viene a baciarmi la fronte per salutarmi.
《Grazie, piccola Kat》.
《Come è andato il viaggio?》chiedo contenta di rivederlo.
《Bene, come sempre. E a te il primo giorno di scuola?》
《Bene, come sempre》rispondo non sapendo cos'altro dire.
Papà torna alla sua scrivania. 《Sei già andata a salutare tua madre?》
《No. Adesso vado》.
Ora arriva il peggio.
Con mio padre mi sento piuttosto tranquilla, ma quando devo parlare con la mamma l'ansia comincia a salire e faccio davvero fatica a nasconderla.
Così, con il cuore in gola, salgo di sopra e busso alla sua stanza.
Da che posso ricordare, i miei genitori hanno sempre dormito in camere separate. Quando ero piccola credevo fosse normale, ma ora non riesco ad afferrarne il senso, anche se ormai ci ho fatto l'abitudine.
《Avanti》.
《Ciao...》saluto entrando con un po' di timore.
《Ah, sei tu》rispongo con un tono freddo.
A quanto pare in quei mesi non è cambiato nulla. Nemmeno la prossima vacanza alla beauty farm riuscirà a rilassare almeno un solo muscolo facciale di mia madre. Mi devo rassegnare: la sua freddezza rimarrà tale per sempre. È fatta così, non posso farci nulla.
È ancora una donna bellissima nonostante sia appena entrata negli 'anta. Sa muoversi e conversare con una disinvoltura che abbaglia e i suoi occhi verdi, tendenti al freddo, vengono risaltati dai capelli lisci di un biondo chiaro.
《Ancora non sei pronta?》chiede squadrandomi dalla testa ai piedi. Lei è seduta davanti alla sua specchiera in vestaglia e si sta truccando il viso. 《Alicia non ti ha detto che abbiamo ospiti stasera?》
《No...》rispondo interdetta.
Questa sera devo andare con Nicole e le altre. Non posso saltare la nostra tradizionale uscita del venerdì! Ma non posso nemmeno dire alla mamma che non mi presenterò alla cena. Mi ucciderebbe con il solo sguardo!
《Cosa fai ancora qui? Vai a prepararti》.
《Sì, certo. Comunque ero venuta a dirti bentornata》.
《Sì, sì, ma adesso vai. E mi raccomando: non farmi fare brutte figure. Con te non sto mai tranquilla》.
《Promesso》rispondo imbarazzata.
《Ah e un'ultima cosa》aggiunge bloccandomi dall'uscire 《Da domani starai a dieta》.
Dovevo aspettarmelo. Adesso capisco come le zone artiche riescono a mantenere così basse le temperature. C'è mia madre a tenerle congelate!
Non potendo fare a meno di ubbidire al suo comando, mi rifugio immediatamente in camera, prendo il cordless posizionato sul mio comodino e compongo il numero di Nicole. Devo disdire l'appuntamento.
In realtà l'organizzatrice è Jennifer, ma non riuscirei a dirle facilmente quello che è successo. In un modo o nell'altro mi confonderebbe la testa e mi convincerebbe a confermare l'uscita con loro quando so benissimo che dalle grinfie della mamma non posso scappare. Fortunatamente Nicole è totalmente il contrario.
《Mi dispiace, Kat. Allora lo rimandiamo a domani, non c'è problema. Se una di noi non può venire, non è lo stesso》risponde comprensiva.
《Mi dispiace》.
《Non dirlo nemmeno per scherzo. Ci teniamo tutte ad essere al completo, lo sai. Lo riferirò io alle altre. Tu non preoccuparti》.
Nicole è sempre buona e non si è fatta problemi a rimandare un'uscita così tanto rigida. Usciamo tutti i venerdì, senza rimandarlo mai, e adesso mia madre scombina tutto.
Ma un altro problema sorge all'orizzonte inevitabilmente. Torna di nuovo il dilemma esistenziale su cosa scegliere per l'occasione.
Se mia madre si fosse degnata di specificare chi sarebbero stati gli ospiti, naturalmente la mia scelta si sarebbe ridotta. Ma ho il terribile sospetto che verrà mia zia Isabel, la cugina di mia madre, con il suo nuovo marito e quella smorfiosa e insopportabile monella di figlia, Ashley. Quella bambina va oltre i limiti della ragione e per sopportarla ci vogliono dei tappi alle orecchie e dei prosciutti agli occhi.

《Ciao》mi saluta Daniel entrando nella mia stanza.
《Anche tu hai dovuto rimandare i tuoi soliti impegni del venerdì per questa cena improvvisa?》chiedo cercando disperatamente qualcosa da mettere.
《Già. Niente partita a calcetto》 risponde sbuffando, sedendosi sul mio letto.
《Mamma e papà hanno trovato proprio il giorno meno ideale per invitare qualcuno. Meno male che l'addio alla granita è stata spostata a domani》.
《Beata te. Ci guadagnerai su tutti i fronti stasera, allora》.
《Non direi. Quella peste di Ash ne combinerà una delle sue. Ci scommetto》dico quasi rassegnata.
《Allora non lo sai!》esclama sorpreso.
《Sapere cosa?》domando al limite dell'incredulità voltandomi verso di lui. 《Si sono avverate le mie preghiere e Ash sta all'ospedale?》
《Kat!》mi riprende, anche se ha capito scherzassi. 《A cena non abbiamo la zia Isabel. Verranno i nuovi vicini di casa》.
《Non stai scherzando, vero?》chiedo allibita.
《No》risponde non capendo la mia reazione.
《E perché hanno invitato proprio loro?》
《Pare che il signor Hillman sia un vecchio amico di papà》.
《Davvero?》
《Sì, ma avevano perso i contatti quando si è dovuto trasferire a Monk》.
Mio fratello ha saputo da papà che lui e il signor Hillman hanno frequentato il liceo insieme a Rose-Garden e che sono molto amici. Dopo gli studi però il signor Hillman si è dovuto trasferire a Monk per frequentare l'università tecnica della città e hanno perso i contatti. Il caso però ha voluto che in quest'ultimo periodo è stato interessato a comprare la villa di fronte alla nostra con l'intenzione di trasferircisi definitivamente; e in un modo o nell'altro è venuto a sapere che papà abita proprio di fronte alla sua futura residenza. Ha cercato subito di rintracciarlo e cosi ha colto l'occasione per invitarlo a cena.
Non posso crederci. Adesso sì che il mio umore ha ogni buon motivo per tornare ad essere dei migliori. Finalmente potrò scambiare quattro parole con questo nuovo ragazzo.
《Conviene che ti faccia bella》mi suggerisce scaltro mio fratello. 《Ho saputo che il signor Hillman ha un figlio maschio!》mi riferisce più per prendermi in giro che per altro.
《Aiutami a scegliere il vestito》.
《Non ci penso nemmeno!》
《Ti prego!》 lo supplico a mani congiunte imitando gli occhi del gatto con gli stivali.
《E va bene, ma facciamo presto》.
Inizio a tirare fuori i migliori abiti del mio guardaroba in preda all'ansia.
《Troppo eccentrico》risponde Daniel guardando un abito da sera sbrilluccicante al grado estremo.
《Troppo elegante》commenta il secondo vestito che gli ho mostrato.
《Troppo corto》dice al terzo.
《Troppo lungo... troppo attillato... troppo scollato...》.
《Ma è possibile che non te ne vada bene uno?》
A questo punto, ormai scoraggiata, gli mostro un abito stile anni '50 nero fumo, con lo scollo a barca, la cintina rossa e le decolletè dello stesso colore della cinta in vernice.
Adesso che cosa dirà? Troppo accollato?
《Questo è okay》.
《Dici davvero?》
《Sinceramente mi sono già annoiato. E comunque, se non te ne fossi accorta, hanno appena suonato al campanello》.
Non posso essere di nuovo così in ritardo. È assurdo! Perché devo ridurmi sempre a correre dietro al tempo? Uno di questi giorni ne uscirò pazza, di sicuro.
Dopo aver buttato immediatamente fuori dalla stanza mio fratello, cerco di sbrigarmi il prima possibile.
Un vantaggio è che le donne di una certa importanza si fanno sempre aspettare e per educazione non dovrebbero iniziare a mangiare senza la sottoscritta, o almeno lo spero. Ma non essendone sicura al cento per cento, e anche per non dare una cattiva impressione - tanto è bastata la situazione del pomeriggio a fare tutto - inizio a correre da una parte all'altra della stanza, come al solito.

Finalmente pronta, mi guardo allo specchio e tutto sembra essere in ordine.
Quando la missione risulta inesplorata, bisogna mostrare previdenza ed anche una buona dose di coraggio. Così, prima di dare inizio alle danze, faccio un lungo respiro.
《Ciao Kat》mi saluta Daniel, seduto sul divano, mentre sorseggia l'aperitivo.
Sembra tutto perfetto, a parte un minuzioso ma particolare dettaglio: come mai in salotto c'è soltanto lui?
《Gli ospiti?》chiedo sorpresa avvicinandomi al divano.
《Vedi forse qualcun altro oltre me?》
《Danny, non aveva suonato nessuno al campanello, vero?》domando sospettando già tutto.
《Cosa te lo fa credere?》replica prendendomi in giro. 《Dovresti esserne contenta. Sei pronta e per giunta stranamente in orario》.
Cos'hanno tutti oggi che vogliono farmi arrivare per forza in orario?
Non mi farò abbindolare dalle sue chiacchiere. Questa volta me la pagherà, eccome! Se solo riuscisse a intercettare il mio sguardo fulmineo, comincerebbe a correre con le gambe in spalla in quel medesimo istante. Solo che è troppo tranquillo per potersene accorgere, così gli lancio un primo avvertimento.
《Conterò fino a tre》.
《Sei arrabbiata?》mi chiede sorpreso.
《Uno》inizio a contare con decisione.
《Perché te la prendi per così poco? Certo che sei davvero permalosa!》
《Due》.
《Fai sul serio?》
《Tu inizia a correre!》lo avverto estremamente seria.
Daniel posa subito il bicchiere, si alza dal divano e inizia a correre per il salotto più in fretta che può per non essere preso da me che lo inseguo furiosa. Sembriamo due bambini dell'asilo che giocano ad acchiapparello per il salotto di casa.
Finalmente riesco ad afferrarlo per il colletto della maglietta, ma un colpo di tosse cattura la mia attenzione, e nel voltarmi verso l'ingresso, un attacco di panico mi immobilizza terribilmente.
Sono tutti lì, con i loro occhi su di me, piuttosto perplessi. Di certo non avrei desiderato incontro peggiore.
Mia madre mi gela con i suoi occhi. Non ho mantenuto la parola data e ancora una volta ne ho combinata una delle mie.
Tolgo la presa da mio fratello e cerco di ricompormi con la stessa fretta. Papà e mamma non sono mai stati così furiosi e mi rendo conto di averli imbarazzati tantissimo.
Poi iniziano le presentazioni e l'impaccio cresce a dismisura. Alexander mi guarda stranamente e certe volte sorride malizioso. Quanto vorrei scavarmi una fossa subito!
Prendiamo l'aperitivo in salotto, prima della cena, e comodi sul divano, gli adulti iniziano a conversare del più e del meno.
Papà e il signor Robert non fanno altro che parlare dei vecchi ricordi del liceo, mentre la mamma e la signora Sarah cominciano a discutere sul mobilio della nuova casa. In pratica, un vero mortorio per una sedicenne come me.
Non me ne può importare di meno della gioventù di mio padre, che tra l'altro non mi ha mai raccontato, né del mobilio di una casa che non ho mai visto.
Mi giro continuamente i pollici sperando che Geoffrey entri e ci informi che possiamo accomodarci in sala da pranzo, almeno mi svagherei mangiando. Ma adesso, dopo il secondo aperitivo che prendo non so più cosa fare per non addormentarmi. Vorrei prendere il cellulare e scrivere sul gruppo delle mie amiche, ma mia madre vieta i cellulari quando siamo in compagnia. Così provo a distrarmi guardandomi attorno.
Il signor Robert sembra andare molto d'accordo con papà e si sta divertendo a rivangare vecchie bravate scolastiche. Sembra un tipo simpatico e amicone.
La signora Sarah è molto accomodante e gentile. Pare una persona amichevole e disponibile alle confidenze. Trasmette molta sicurezza. Sono contenta siano persone buone e cordiali. Almeno la mia figuraccia verrà scusata con qualche frase gentile e forse mamma ci metterà miracolosamente una pietra sopra.
Loro figlio, invece, è quasi impercettibile. Finora non ha proferito parola e se ne sta in silenzio ascoltando la conversazione dei nostri padri. Spero tanto abbia ripreso dai suoi genitori, perché un carattere così espansivo e gentile mi piacerebbe tanto in un ragazzo.
《Che classe frequenti, Kathleen?》mi chiede inaspettatamente Sarah, ma la mia attenzione è altrove.
Sono troppo concentrata a scrutare Alexander, senza riuscirci, e per colpa della mia sbadataggine, disgraziatamente incasso un'altra delle mie solite figuracce: non le rispondo. 《Kathleen!》 mi richiama mia madre con tono deciso, sconvolta dalla mia maleducazione.
《Sì, sono d'accordo》rispondo d'istinto.
Ecco, ho sbagliato pure la risposta. Ma di solito non si viene interpellati per avere l'appoggio di quello che si sta dicendo? O accade solo nelle conversazioni con gli amici dei miei genitori?
In una sola serata sto totalizzando più situazioni imbarazzanti di quante ne ho fatte in tutta la mia vita.
Non voglio nemmeno immaginare cosa stia pensando Alexander di tutto questo. Ma più di ogni altra cosa, mi rifiuto categoricamente di guardare negli occhi mia madre. Sono convinta che nel solo istante in cui lo facessi, diventerei un mucchio di cenere.
《E suo figlio quanti anni ha?》domanda mia madre riprendendo in mano la situazione.
《Alex ha diciassette anni, ma per il motivo del trasferimento da un'altra nazione, dovrà frequentare il terzo anno, invece del quarto》.
Mentre conversano, vedo mia madre che ogni tanto mi fulmina con gli occhi. Le sto facendo fare una vera e propria figuraccia.
《Da grande vorresti diventare un'attrice come tua madre?》 mi chiede Sarah curiosa.
《Ma certo!》risponde prontamente la mamma prima che possa rovinarla per l'ennesima volta, anche se non basta per non farmi intervenire.
《Beh, in realtà, non so ancora cosa farò. Ho solo sedici anni》.
Non sono proprio riuscita a trattenermi dal dirlo. In casa Lucky contraddire mia madre pubblicamente è punibile con la morte.
Ma Geoffrey fa il suo ingresso in salotto salvandomi la vita.
《I signori possono accomodarsi in sala da pranzo. La cena sarà servita》.
Finalmente la mia liberazione.
Non voglio più ritrovarmi in altre situazioni sfavorevoli, così mi riprometto di impegnarmi con tutta me stessa per essere una ragazza a posto e come si deve. Porterò alto il mio buon nome. E spero soprattutto di risparmiarmi a fine serata la predica con punizione di mia madre.
Secondo la tradizione, la posizione degli invitati al tavolo viene alternata tra uomini e donne, e a casa mia tutto questo non è mai stato infranto. Così Alexander si è seduto alla mia sinistra e mio fratello alla mia destra.
A quanto pare il vero piacere della serata è ancora tutto da scoprire.
Parlando con Alexander durante la cena scopro la sua vera identità, che purtroppo non è tra le migliori. L'impressione affascinata della prima volta scompare lentamente come una vera delusione.
È carino, non posso negarlo, ma forse è troppo montato. Ogni discorso che introduciamo io e Daniel, lui riesce in un modo o nell'altro a portarlo verso la sua direzione parlando delle sue imprese, dei suoi viaggi e delle sue virtù. Una persona davvero noiosa ed egocentrica.
《E così quest'estate per le vacanze, sono stato per tre mesi in giro per il mondo. Sono andato a Pechino, Sumatra, Darwin, San Paolo, New Orleans, Ottawa, Londra e Vienna. Avrò fatto stampare almeno duemila foto. Ma il viaggio in Corea è stato quello che mi rimarrà per sempre. Ho cercato di imparare la lingua, ma continuamente facevo errori. La gente capiva fischio per fiasco e alla fine ho dovuto pagare un traduttore simultaneo, affinché venisse in giro per la nazione con me. Il mio sogno sarebbe di entrare in un'università di lingue. Per adesso ho ottimi voti in inglese, francese, tedesco e spagnolo, ma ho intenzione di fare corsi di arabo e russo》.
《Interessante》commenta mio fratello assonnato e in preda ad idee suicida.
《L'anno scorso sono uscito con il massimo dei voti e quest'anno vorrei fare il bis. Anche se è una scuola diversa, sono sicuro che posso farcela》.
《E che sport hai praticato?》chiedo sperando di avere la meglio vantandomi almeno di qualcosa. Da piccola avevo fatto pattinaggio e tennis.
《In pratica quasi tutti. Sono andato in Canada a imparare l'hockey sul ghiaccio, in America ho giocato a rugby e a football. Sono andato a lezione di tennis, pallavolo e basket. Cavalco benissimo sia i cavalli che i cammelli. Gioco a calcio, a golf, biliardo e a hockey sul prato. Ho la cintura nera di Judo e marrone di Karate》.
Mi sta prendendo in giro o cosa?
I suoi giochetti sono arrivati al termine. Non lo ascolterei un minuto di più. Ora mi diverto io. E quel suo prezioso e soprattutto lindo gilet di cotone celeste fa proprio al caso mio.
《E come vi siete conosciuti?》domanda Sarah tutta curiosa a mamma e papà, senza avere una risposta.
Tutti si voltano verso Alexander che si è sporcato 'accidentalmente' con la salsa di soia caduta 'intenzionalmente', - non posso negarlo -, dalle mie mani.
《Oh, cielo! Che sbadata! Mi dispiace. Non so proprio come sia potuto accadere》 recito fingendo di essere mortificata, avendo anche il pieno appoggio di mio fratello che inventa qualche scusa per non rendere la mia colpa ovvia.
Mia madre indignata chiama immediatamente la cameriera e le ordina di portare del talco per asciugare e pretrattare la macchia.
Credevo che dopo questa avrei toccato il fondo, ma noto con mia sorpresa e conforto, che mamma sembra quasi sollevata da tutto ciò.
Alexander, a questo punto, si toglie il gilet e rimane con la camicetta a quadri celestina. Spero tanto che non ricominci a parlare o questa volta arriverò al punto di sporcargli i pantaloni. Sono sicura che non avrà il coraggio di togliersi anche questi, e, con il disagio di avere una macchia sulla gamba, dubito altamente avrebbe riaperto ancora bocca.
Così per la gioia delle mie orecchie, si limita semplicemente ad ascoltare le conversazioni dei grandi fino alla fine della cena. Dopo di che, papà e il signor Robert si appartartano nella sala da biliardo a fare una partita e a bere qualche bicchiere di scotch, continuando ad aggiornare gli anni trascorsi lontano.
Mamma e la signora Sarah si fermano a conversare in veranda, mentre noi ragazzi andiamo nella sala hobby per colpa di mio fratello che non può stare un minuto lontano dalla sua Play Station. Se solo mi azzardassi a mettere un solo piede fuori la stanza, mia madre mi farebbe esplodere una bomba al primo passo.
Sentendomi una reclusa, mi siedo sul divano a guardare mio fratello e Alexander sfidarsi ad una partita di Need For Speed. E non andrebbe poi così male se l'ospite continuasse a starsene incollato verso lo schermo. Ma quel disgraziato di mio fratello, alla fine della prima partita, si assenta per andare un attimo in bagno e così il momento culminante della serata sta per riversarsi contro di me.
Ho il cuore che batte sempre più forte quasi fino a scoppiare.
Si vendicherà, non ci sono dubbi, e non posso scappare da nessuna parte. La mia fine è arrivata! Cosa potrei fare? Daniel non è nemmeno qui per salvarmi.
《Sai...》esordisce voltandosi verso di me, lasciando il joystick dalle mani.
Lo fisso spaventata seduta sulla poltrona non molto lontano da lui e sinceramente preferirei che le distanze si allungassero così da rendergli impossibile la vendetta.
《Ho trovato davvero divertente da parte tua rovesciarmi la salsa di soia sul gilet con tutte le dovute intenzioni》.
《E' stato un incidente》mi difendo sentendo il panico sopraggiungere.
Ma quando torna Daniel?
《E vorresti davvero che ci creda?》 domanda divertito.
A quel punto se voglio avere salva la vita, devo reagire. Devo riuscire a prendere il coltello dalla parte del manico.
《Perché, tu vorresti dirmi che hai imparato davvero tutti quegli sport e viaggiato in quei paesi in soli tre mesi? Non ti ho riso in faccia solo per compassione》ribatto sperando di avere la meglio.
Scacco.
《Non farmi ridere. Come avresti potuto prendermi in giro tu dopo tutte le figuracce che hai realizzato in una sola ora dal mio arrivo?》.
Scacco matto.
Non ho più parole. Ha vinto lui. Sono stata sconfitta.

A fine serata, mia madre mi chiama per parlarmi. Gli ospiti erano andati via già da un po'.
Mi aspetta un'altra umiliazione.
Infatti mi rimprovera senza mezzi termini per tutte le figuracce che le ho creato durante la serata, ho disonorato la famiglia e l'ho messa in ridicolo davanti agli ospiti.
《E che non accada più, chiaro?》
《Sì...》rispondo vulnerabile.
Altre volte avrei reagito ma questaa sera mi sento così umiliata e sconfitta da Alexander, che mi rimane impossibile ribellarmi.
《Un'ultima cosa》aggiunge tagliente, 《Alexander è un ottimo partito. Con lui avresti la nostra approvazione》.
Adesso ha toccato il fondo. Non solo mi ha impedito con ogni mezzo due anni prima di vedere il ragazzo di cui sono innamorata perché un perfetto poveraccio, ma adesso ci mette pure il carico da dodici per farmelo pesare ancora di più!
Non le darò questa soddisfazione, questo è poco ma sicuro. Alexander sarà l'ultimo ragazzo al mondo di cui mi innamorerò.
Sono stata così sciocca a pensare che un ragazzo del genere potesse essere il mio principe azzurro, la mia dolce metà, la mia anima gemella, ma lui è l'antagonista delle fiabe, la mela marcia, l'anima opposta, quella che non ha nulla in comune con l'altra.
Mi sono illusa inutilmente. Ho creato sciocchi castelli in aria e, dopotutto quello che è successo, ne sono uscita fuori solo che sconfitta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 Nuovi segreti ***


Capitolo 3 ida
Capitolo 3 "Nuovo segreto"

Il giorno più bello dopo la domenica? Sicuramente il sabato! È l'unico momento in cui posso pensare che il giorno dopo non devo andare a scuola.
Al mio risveglio, la cena del venerdì sera rimane come un ricordo lontano e quasi irreale. E poi, sinceramente, non ho la benché minima voglia di rovinarmi il sabato ripensando all'arroganza di Alexander, che ha superato ogni limite, e alla cattiveria di mia madre, che diventa ogni giorno sempre più cronica.
Questa mattina voglio rilassarmi e godermi gli ultimi minuti rimasti da quando Alicia entrerà strepitante in camera. Fino a quel momento rimarrò sdraiata comodamente sotto le soffici coperte di seta a coccolarmi con il cuscino morbido e soffice.
《Kat, ancora a dormire? La sveglia è suonata da un pezzo!》 esclama Daniel interrompendo il mio sognante riposo.
Ma come fa ad essere già pronto per andare a scuola? Sicuri che siamo fratelli?
《Lasciami in pace. Ho ancora altri cinque minuti》 ribatto crogiolandomi sotto le coperte.
《Sai, credo che la mamma non sarà della stessa opinione se non ti alzi subito》 mi informa risuonando alle mie orecchie non come una semplice constatazione, bensì come una vera e propria minaccia.
A questo punto non posso far altro che scendere dal letto, anche se contraria in tutto e per tutto.
La mattinata non può iniziare nel peggiore dei modi. Ci manca solo mia madre. Sto così bene quando lei è chissà dove a girare chissà quale film. Ora viene a ribaltare tutto e a rovinarmi pure l'umore.
《Coraggio. Almeno arriverai in orario》.
Come se sia la meta che ambisco da una vita!
Ma io non me lo sogno per nulla di arrivare come tutti gli altri studenti. Ci ho messo tanto per farmi rispettare e sono sicura che una sola volta che mi presentassi disgraziatamente in orario, la mia reputazione crollerebbe e si convincerebbero tutti irrecuperabilmente che sia guarita dalla mia malattia e che da quel giorno in poi piomberei miracolosamente a scuola in perfetto orario. Ma si sbagliano, perché se sfortunatamente succedesse, sarebbe solo per puro caso o, per meglio dire, per forza maggiore, mia madre.
Un po' di ritardo almeno dovrò sempre farlo, ormai è diventata la mia firma. Non sarei la stessa sennò!
Una volta rassegnata a scendere nel reparto giorno per la colazione, anche se ancora in vestaglia, noto che la porta dello studio è un po' aperta e che mio padre è già dietro la sua scrivania a lavorare. Come può già essere tanto lucido da svolgere simili compiti, così di prima mattina? Io non mi sento capace nemmeno di mangiare, e io amo il cibo!
《No, Gabriel. Non va bene per niente. Il copione è scadente. Io ho bisogno di recitare una parte migliore di questa. Se ci tengono come dicono ad avermi in questo film, saranno costretti a modificarne la stesura, altrimenti dovrò rifiutare. Che decidano a loro rischio e pericolo》.
Mia madre è già in salotto in preda ai suoi isterismi a parlare con il suo manager del suo prossimo film. Dove trova la forza di discutere a certi orari mattinieri? Possibile che in questa famiglia nessuno mi somigli almeno un pochino?
Mi dirigo in sala da pranzo sbadigliando a ripetizione sperando di fare una colazione tranquilla e con la mia calma, ma ben presto qualcosa richiama la mia attenzione e non è per niente un bel risveglio.
《Alicia, qui c'è qualcosa che non quadra. Dov'è la mia colazione?》 domando allarmata e spaesata.
Capisco che di prima mattina il risveglio mi sia estremamente complicato, ma addirittura vedere ridotta improvvisamente la mia colazione è fin troppo degenerativo.
《Ce l'hai davanti agli occhi》.
Non può essere vero.
《È uno scherzo, vero?》.
Come posso affrontare una giornata impegnativa come il sabato soltanto con uno yogurt per di più bianco e senza zucchero?
《Rivoglio il mio cappuccino e le mie brioches》strepito disperata.
《Niente capricci》 obietta la mamma, facendo il suo ingresso in sala da pranzo.
Con il suo battibecco con Gabriel di certo non posso aspettarmi sia di buon umore per poter arrivare ad un compromesso. Ormai la mia adorata colazione è andata in fumo.
《Domani c'è la festa di beneficenza. Ti ho fatto comprare un vestito. Pretendo che rientri in una quarantadue, nolente o piacente》.
《Ma in due giorni è impossibile!》
《Tu vedi di renderlo possibile》.
Mai che mi lasci scelta. Ogni cosa che dice deva essere legge e non posso mai permettermi di infrangerla o di fare a modo mio. È una vera e propria ingiustizia.
Il vestito in realtà l'ho già visto sul letto. E sinceramente sono molto perplessa nel pensare che potrei entrare in quella taglia senza affrontare grossi problemi. È un incubo.
《Ah, questo è il manoscritto che ho preparato per le risposte che dovrai dare nell'intervista di oggi. Non ammetto variazioni o censure, intesi?》.
Mi sbagliavo, adesso è un incubo.
Nel pomeriggio mia madre sarà intervistata a casa per mostrare al pubblico suo fan come vive un'attrice internazionale del suo calibro insieme alla sua famiglia. Già non sopporto di dover essere intervistata, perché richiede una certa dose di impegno e concentrazione che per queste cose sono proprio negata, per di più adesso devo seguire un copione. Ma dico io, siamo impazziti?
《Christopher verrà a firmare la vostra uscita alla quarta ora. Non tollero ritardi》.
Forse non si rende conto che con Christopher non si va sul sicuro!
《E ora, coraggio, sali a vestirti》.
Agli ordini, capitano!
Più che l'attrice, mia madre è portata per comandare e far stare in riga le persone. Avrebbe dovuto intraprendere la carriera militare, almeno sfogherebbe la sua intemperanza con i poveri soldati, e non a casa con me.
Una volta pronta e per giunta in orario, - per la gioia di mia madre -, mi presento nell'atrio attendendo che mi raggiunga mio fratello.
Guardo in continuazione l'orologio sperando che quelle lancette velocizzassero il loro cammino così da non farmi arrivare in anticipo a scuola. Non potrei sopportare una tale umiliazione soprattutto il secondo giorno.
《Non sono d'accordo, Beth》ribatte mio padre dal suo studio, tanto da essere sentito in salotto, nonostante la porta accostata.
Presa dalla mia consueta curiosità, mi avvicino un po' di più per spiare cosa stia succedendo. Non è raro che i miei litighino. Anzi oramai ci ho fatto l'abitudine, ma ogni volta la voglia irrefrenabile di sapere come finirà ha la meglio.
《Non durerà molto》 contrattacca mia madre. 《Se pensi che il tuo lavoro ne risentirà...》.
《Non è per questo》 la interrompe mio padre. 《Lo sai benissimo, Beth. Io non metto il lavoro al primo posto come te. Lo faccio solo per distrarmi e per non pensare》.
《Cosa credi, che per me sia diverso?》
Mio padre non replica, ma si vede lontano un miglio che non è d'accordo.
《Dimmi che ci sarai all'intervista》 insiste mia madre, ma con un tono più moderato.
《Mi sono stancato di andar dietro ai tuoi capricci. Non mi va di recitare alla famigliola felice. Sappiamo benissimo entrambi che non è così》.
《E allora? Anche se non è così? I giornali si aspettano questo. Non posso deluderli》.
《Per te conta solo l'apparenza. Non te ne importa niente se in questa casa nulla va come dovrebbe andare》.
《Questo non è vero, Jeremy》.
《Non mentire, Beth. A te non è mai interessato nulla di noi. Hai sempre pensato solo a te stessa e alla tua carriera. Questa famiglia non sarebbe mai diventata così con Sue. E neppure lontanamente lei avrebbe parlato come te》 la accusa con durezza.
《Non permetterti più di paragonarmi a lei, capito? Non puoi farlo. Io non sono lei, Jeremy! Io non sono lei!》 urla arrabbiata e risentita come non l'ho mai vista prima di allora.
《Appunto》risponde tagliente mio padre. 《E non lo sarai mai》.
Il silenzio è inevitabile. Mia madre non sa più cosa dire e mio padre ha espresso tutto il suo parere. Come loro, anche io rimango senza parole vicino alla porta che ci separa.
La mamma dopo un po' esce dalla stanza offesa ed umiliata. Non mi dice nulla quando le faccio spazio per farla passare e lei sale direttamente nella sua camera con lo sguardo basso a passo veloce.
In questa discussione c'è qualcosa che non quadra. Chi è Sue?
《Ecco dov'eri. Tuo fratello ti aspetta già in macchina. Siete in ritardo》 mi ha riferisce Alicia scovandomi.
《Arrivo subito》 rispondo voltandomi d'istinto verso mio padre per vedere in che stato sia.
Lo vedo alzarsi dalla sua poltrona e, con un impeto di rabbia, getta tutte le sue carte per terra. È affranto e sconvolto. Si sono detti delle cose molto brutte, ma a differenza delle altre volte in cui litigano, questa volta ne sono usciti entrambi sconfitti e sofferenti.
Qualcosa logora il loro animo ma non capisco che cosa.

Dopo le continue insistenze di Alicia, riesco a scrollarmi da quello stato di inattività fisica e confusione mentale che mi sta affogando e corro verso la macchina di Daniel portando con me il copione che mi ha imposto la mamma.
《Siamo in ritardo. Ne sarai contenta!》 esclama Daniel conoscendomi fin troppo bene.
Ma subito nota che qualcosa è cambiato nel mio umore. Ripenso ancora alla discussione di mamma e papà.
《Cosa c'è? Sei preoccupata per il copione?》.
Ma certo, il copione! Lo avevo dimenticato.
A quel punto il mio cervello si sommerge automaticamente dal dilemma di dover imparare a memoria la parte per il pomeriggio, dimenticando completamente il resto.
Come posso far funzionare le mie sinapsi dopo aver avuto una colazione così misera? Le mie energie sono troppo limitate per potersi sprecare per un compito così faticoso.
Questa giornata non ha ancora nulla di positivo, a parte che non mi sono giocata la reputazione da ritardataria e che non dovrò frequentare tutte le cinque ore di lezione. Ma non so se preferisco stare a scuola tutto il tempo ad assorbirmi le spiegazioni pesanti dei professori o dover sopportare mia madre con le sue esagerazioni assieme alla giornalista sfacciata con le sue domande a tranello.
《Almeno nel tragitto ti conviene dargli uno sguardo》 mi esorta Daniel riferendosi al copione.
《Appena lo apro, mi viene l'orticaria. Sono allergica alla lettura》.
《Hai paura di poter diventare intelligente?》
《Non meriti risposta》 dico fingendomi offesa.
So che prima o poi dovrò aprirlo per vedere cosa ci ha scritto e impegnarmi almeno un pochino a farlo entrare nel mio cervello.
Arriviamo a scuola con dieci minuti di ritardo. Posso ritenermi fortunata. Ma mai cantar vittoria troppo presto.
Ad aspettarmi al cancello c'è il preside in persona con i pugni sui fianchi ed un'aria un po' minacciosa. Questa volta non riuscirò a fuggire dalle sue grinfie.
Mi volto verso mio fratello chiedendo aiuto e una soluzione per fuggire, ma ormai è troppo tardi. Il preside mi ha già chiesto di seguirlo nel suo ufficio.
Ma perché non se l'è presa anche con Daniel? Non è giusto. Anche lui è in ritardo come me, anche se per lui è la prima volta.
《Signorina Lucky, mi dica, che cosa devo fare con lei affinché finalmente arrivi in orario a scuola?》mi chiede sedendosi dietro la sua scrivania.
《Vede, signor preside, io ho una vita intensa. Mi è proprio impossibile arrivare in orario》.
《Ma davvero?》 chiede fingendosi interessato.
E adesso che mi invento? Ho così poche energie che il mio cervello si rifiuta di funzionare a dovere.
《Poi ho una reputazione da far valere. Sono anni che arrivo in ritardo. Ormai lo sanno tutti. Sarebbe strano se cambiassi, no?》
Ma che cosa sto dicendo? Sono impazzita o cosa? Adesso mi caccerò proprio in un bel guaio.
《Lei dice?》chiede il preside alzando un sopracciglio, tramando sicuramente qualcosa alle mie spalle. 《D'accordo》 esordisce con un tono di sconfitta. 《Vorrà dire che le permetterò di arrivare in ritardo la mattina》.
《Dice davvero?》
Non posso credere alle mie orecchie. Finalmente la buona sorte gira dalla mia parte! Trascorrerò le mattinate stando più a lungo sotto le coperte e la mia reputazione non rischierà più di crollare da un momento all'altro. È incredibile! Da oggi la mia vita cambierà.
《Ma ad una condizione》precisa inaspettatamente.
A quel punto i miei sogni svaniscono e il mio respiro si ferma per qualche secondo, dopo il colpo al cuore che mi è venuto. Dovevo pensarci che ci sarebbe stato un "ma". Il preside non è sciocco da far rimanere impunita una fuorilegge come me.
Addio mattinate sotto le soffici e calde coperte!
《Tutti i pomeriggi per un'ora alla volta rimetterà in ordine alfabetico tutti i libri della biblioteca scolastica. Ultimamente non ci pensa più nessuno e servirebbe proprio un aiuto》.
《Tutti i giorni?》domando scioccata.
《Sì, a meno che lei non si presenti in orario. A quel punto quel pomeriggio non dovrà recuperare nulla e avrà il tempo libero. Inizierà lunedì》.
Questa giornata più la trascorro più diventa un incubo.
Il preside mi accompagna in classe e lì comunica in disparte alla professoressa della prima ora, nonché coordinatrice di classe, la sua risoluzione nei miei confronti. Nel frattempo, vado a sedermi al posto circondata dallo sconcerto dei miei compagni.
Le prime due ore finalmente terminano grazie al suono della campanella della ricreazione. Adesso manca solo di sopportare la terza ora e poi Christopher verrà a firmare il permesso di uscita per dover andare a vivere un altro incubo con mia madre.
《Questo cos'è?》 chiede Jennifer, come al solito curiosa, indicando il copione.
《Un'altra delle solite pazzie di mia madre》rispondo non volendo aggiungere altro.
《Che cosa ti ha detto il preside questa mattina?》 domanda preoccupata Nicole. 《Ti ha messa in punizione?》.
Racconto cos'è successo in presidenza e della condizionale che sono stata costretta ad accettare. Le ragazze ne restano allibite e non sanno cosa dire per tirarmi su. Ma ci pensa ben presto Jennifer con le sue consolazioni molto gratificanti!
《Ti sarà difficile ordinare in biblioteca per un'ora, se dovrai fare anche i corsi pomeridiani per i debiti dello scorso anno》.
Non so cosa mi impedisca di massacrarla di botte, ma devo ammettere che Jennifer ha ragione. Sono davvero nei pasticci.
Ho completamente dimenticato i debiti dello scorso anno, che per di più non sono nemmeno pochi. Ho insufficienze in matematica, scienze e inglese. Quegli insegnanti ce l'hanno a morte con me quanto io ce l'ho a morte con le loro materie. È più forte di me. Non riesco proprio a studiarle. Ma ora che mi invento?

Christopher si presenta come al solito in ritardo. Compila il permesso della mia uscita anticipata e torno a casa, insieme a mio fratello, con ben venti minuti di ritardo. Nonostante questo, però, mia madre non si arrabbia affatto.
Devo preoccuparmi?
《Allora, cominciamo!》esordisce mettendomi subito in agitazione.
Sono nel panico.
Appena inizierà l'intervista, una pioggia di domande mi sommerferà e, per non cadere nei tranelli, dovrò prestare più della mia massima attenzione e utilizzare tutta la mia astuzia. Senza dimenticare che devo recitare la parte di un copione, di cui non ho letto proprio nulla.
Speravo di avere del tempo per dargli un'occhiata prima di iniziare, ma se la mamma vuole iniziare subito, che mi invento?
《Non è che potrei andare un attimo di sopra a sistemarmi un po'?》 domando prendendo la scusa per poter sbirciare nel copione in fretta e in furia.
《Ma Kat, tu sei già bella e perfetta così》 mi risponde dolcemente usando persino il mio diminutivo, quando non lo ha mai fatto prima d'ora.
Non posso credere alle mie orecchie. Che cosa è successo? Gli alieni si sono impossessati di mia madre? Sarebbe un miracolo!
Ma la dura verità è che si sta comportando così solamente perché ci sono i giornalisti. Dovevo aspettarmelo.
Così mi costringe a sedermi vicino a lei e a recitare la parte della figlia premurosa e orgogliosa della propria madre, senza nemmeno poter obiettare.
Papà non si è presentato veramente, ma dovevo aspettarmelo dopo tutta quella discussione.
《Possiamo cominciare anche senza suo marito?》
《Purtroppo sì. Ha avuto un imprevisto e non ha potuto proprio disdirlo. Ad ogni modo si scusa molto e vi manda i suoi saluti》.
Ma ho sbagliato casa?
Inizio a sentirmi profondamente a disagio e a desiderare di scappare. E forse mia madre se ne accorge perché subito mi circonda le spalle con il braccio non permettendomi vie d'uscita. Sono in trappola.
《Bene. Possiamo cominciare》.
'Che la tortura abbia inizio', mi dico preparandomi psicologicamente a tutto.
Dopo aver posto molte domande a mia madre sulla sua vita quotidiana, sui suoi successi ed altro, mi devo sorbire risposte false, sdolcinate e che ci inquadrano come una famiglia modello. Ma come può fingere in una così perfetta maniera? Già lei è un'attrice e ha scritto pure il copione. A quanto pare, non ci ha dormito la notte per un risultato del genere.
《Qual è il momento che preferisce trascorrere con sua figlia?》
《Sicuramente quello dello shopping. Ci piace molto girare per i negozi insieme. Anche perché in questo modo ha l'occasione di parlarmi un po' dei suoi problemi e confidarsi》.
《Deve essere un rapporto splendido》.
《Sì, decisamente. Quando parto poi ci telefoniamo tutti i giorni, perché sentiamo la mancanza l'una dell'altra》.
Ma che cosa mi tocca sentire! È incredibile come nulla di quello che sta dicendo sia vero.
Non siamo mai andate a fare shopping, e l'unica cosa che le confido è il mio disappunto sul suo comportamento ingiusto e freddo nei miei confronti. Per di più ogni volta che è partita non mi ha mai chiamata, figuriamoci se ha sentito la mia mancanza!
《E tu, Kathleen, cosa ci dici di tua madre?》
《Beh, penso che mia madre sia del tutto portata per recitare, tanto da poter fingere anche nelle piccole cose. Si cala così perfettamente nel personaggio che riesce ad ingannare qualunque persona, anche i giornalisti》.
Una gomitata improvvisa perfora il mio fianco e rimango senza respiro per non so quanti minuti.
Questa è la vera Elizabeth, non quella tutte smancerie e fiorellini rosa. È capace di tutto pur di arrivare al suo obiettivo. È cinica ed egoista.
《Kat scherza sempre!》interviene con tono amorevole. È davvero brava ad abbindolare le persone. 《Si potrebbe censurare questa parte?》 domanda stringendomi la mano fino al suo stritolamento, e non posso nemmeno urlare per il dolore, perché devo continuare a ridere e a fare la figlia di buone maniere.
Così il supplizio termina con una mia decisiva sconfitta. Questa è la prima e l'ultima interazione che mia madre mi permette di avere con la giornalista. Daniel a differenza se l'è cavata molto bene.
Possibile che lui non abbia voglia di ribellarsi a tale ingiustizia proprio come me? È così strano da credere.
《Sono molto arrabbiata con te. Ma cosa dico? Sono furiosa》.
E quando mai non lo è con me, mi chiedo.
《Quando la finirai di rendermi la vita impossibile e di svergognarmi davanti a tutti? Devi portarmi rispetto. E poi ti avevo dato il copione. Che cosa ti costava seguire ciò che vi era scritto e comportarti come Daniel? Possibile che devi sempre fare il contrario di ciò che ti dico? Pensi che la sincerità in questo mondo valga qualcosa? Beh, ti sbagli. Loro vogliono solo sentire quello che il lettore si aspetta di leggere. Nulla di più》.
《Io vivo la mia vita per me stessa e non per gli altri e per ciò che vogliono. Non sarò la marionetta di nessuno, tanto meno quella di chi non gli importa nulla di me》ribatto ostinata.
《Quegli occhi!》esclama immobilizzata, come se venisse catapultata indietro nel tempo, come se i miei occhi rispecchiassero la stessa determinazione di qualcuno che conosce molto bene.
Forse gli ricordo papà quando l'ha contrattaccata questa mattina.
《Sei in punizione, ragazzina. Nel pomeriggio correrai per due ore di fila per il quartiere. Almeno così avrai la possibilità di entrare nel vestito di domani sera. E non pensare di fare la furba, manderò Christopher a controllarti》.
A questo punto, un "sissignore" è dovuto. Non riuscirò mai a liberarmi dalla sua ligia autorità, ma non posso rassegnarmi, non è da me. Prima o poi le cose cambieranno. È solo questione di tempo.
Mio padre non si presenta a casa nemmeno per pranzo. Non capisco se è perché è arrabbiato ancora con la mamma o perché è davvero impegnato con il lavoro.
Comunque è un pranzo molto silenzioso. Si sente solo il rumore dei piatti, delle posate e di Mary che viene a portare le nostre porzioni. Per di più, è anche angosciante perché l'unica cosa che posso mangiare è davvero da donne obese a dieta rigida.
Il mio menù consiste in un piatto di insalata con pomodori, senza alcun condimento a parte il limone e poco sale. È un supplizio vedere come la mamma e Daniel possano mangiare tutto quello che vogliono, mentre io no. A parte che pure mamma si contiene nel mangiare, ma a differenza mia lei vuole così. Io invece vorre tanto un piatto sostanzioso e completo. E il peggio è che devo mangiare e anche in silenzio. Se contrattaccassi, mia madre mi infliggerebbe un'altra pessima punizione. E già il dover correre per due ore è per me una sofferenza estrema che non sopporterei di più.
L'agonia del pranzo finisce presto come purtroppo anche l'insalata di pomodori. Ho ancora una gran fame ma non so come fare per non far brontolare il mio stomaco. Alicia non mi permetterebbe mai di mettere piede in cucina e, conoscendola, temo abbia messo davvero il lucchetto al frigorifero e alla dispensa. Che vita crudele!
《Hai visto come stava mamma?》 mi ha chiede Daniel entrando nella mia camera, mentre mi allaccio le scarpe da running.
《Sì, e allora? Lo è solo perché papà non si è presentato e lei era nervosa che non tutto sia andato secondo i suoi piani》.
《Pensi davvero che sia così calcolatrice?》
《Danny, ma l'hai visto anche tu come ci ha dato un copione. Secondo te è normale questo? Solo una donna egoista e calcolatrice sarebbe capace di tanto》.
Mio fratello rimane in silenzio riflettendo sulla situazione controversa. Io intanto rifornisco di acqua il marsupio che mi porterò per andare a correre.
《Sono pronta》dico a Daniel per niente entusiasta.
Non sono portata per lo sport, e cosa che odio di più in assoluto è dover correre. Nemmeno dopo cento metri mi stanco e i miei polmoni rischiano di scoppiare assieme al mio cuore troppo sottosforzo.
Comincio a fare riscaldamento fuori casa. Christopher arriverà alle quattro per accompagnarmi nella maratona che decreterà la mia giovane e ingiusta morte.
Sono sempre più convinta che, se sopravvivrò, a casa mi riporteranno con la barella.
Che incubo!
《Sola?》chiede qualcuno avvicinandosi.
《Oh no, ma allora veramente è un incubo!》
Tutto quello che non desideravo si sta verificando. Alexander è proprio di fronte a me, con quell'aria da ragazzino viziato e con la sua faccia da schiaffi.
《Ciao!》 mi saluta sorridendo divertito.
Quel suo faccino sarcastico un giorno di questi ci rimetterà sicuramente un dente!
《Addio!》gli dico cominciando a correre il più veloce possibile.
Pur di non passare altro tempo con lui, preferisco sacrificarmi e cominciare a correre senza finire il dovuto riscaldamento e soprattutto senza aspettare l'arrivo di Christopher. Non sopporterei la presenza di quel damerino un minuto di più.


Note al lettore:

Che ne pensate della storia? Vi va di farmi sapere cosa ne pensate? Lasciate una recensione, anche breve, se vi fa piacere. Sarei felicissima di sapere se vale la pena continuarla o se smettere di pubblicarla o smettere di scrivere del tutto. So di non essere bravissima, ma la scrittura mi fa stare bene e spero che anche in una piccola misura, vi stia piacendo questa storia. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 Kat
Capitolo 4 "L'inizio di qualcosa"

Alexander non riesce a starsene tranquillo al suo posto e comincia a seguirmi dimostrando di avere persino un ottimo scatto.
《Aspetta! Perché fai così?》
《Non seguirmi. Vattene》 gli urlo continuando a correre, sprecando solo il fiato.
Ma che cosa ho fatto di male per meritarmi di incontrare proprio lui?
《Vuoi rallentare il passo?》
《Non ho tempo di parlare con te. Lasciami in pace》.
《Perché sei così scontrosa con me?》
《Indovina!》
La situazione è sempre più ridicola: io che scappo da lui correndo a più non posso, come non avrei mai pensato di esserne capace, e lui che non demorde e continua ad inseguirmi.
《Non sarà per il fatto di ieri sera? Non dovrei essere più arrabbiato io per il gilet?》
《Ma chi ti credi di essere?》 chiedo fermandomi d'improvviso e voltandomi determinatamente verso di lui, tanto da ritrovarmi vicinissima al suo viso.
Lo guardato negli occhi e resto così catturata dal suo sguardo che non mi rendo conto che sta avvicinando il suo viso al mio tanto da potermi baciare. Ma prima che possa fare un passo falso, ricomincio a scappare.
《Adesso perché ricominci a correre?》
《Non sono affari tuoi!》
Subito mi afferra per il braccio e mi blocca dal fuggire da lui. Ho il cuore che mi batte a mille e una voglia incontrollabile di scappare.
《Lasciami immediatamente il polso!》lo intimo senza avere nessun responso.
《Non è divertente rincorrerti per tutto il quartiere》.
《Potevi non farlo. Non ti ho costretto io a seguirmi!》
《Non ti sono molto simpatico, vero?》
《Non ti facevo così sensitivo!》
《Il tuo sarcasmo non è piacevole》.
《E secondo te, il tuo modo di fare della scorsa sera lo era, invece?》 ribatto non lasciandomi sconfiggere di nuovo e cercando di non ricadere nel suo sguardo.
《Ti ha tanto scocciato?》chiede confuso.
《Secondo te?》dico acida. 《Mi hai umiliata! Cos'è volevi vendicarti per averti rovinato il gilet?》chiedo determinata. 《E adesso lasciami!》 aggiungo sganciando finalmente il braccio dalla sua presa. 《Ho ben altre cose a cui pensare in questo momento. Non ho tempo da perdere con te》.
Lo lasciato lì e ricomincio a correre.
Completamente assorbita dalla situazione che si è creata con Alexander, non mi viene minimamente in mente di tornare a casa per raggiungere Christopher, che sicuramente è già arrivato. I miei passi mi portano nell'unico luogo in cui mi rifugio ogni qual volta succede qualcosa che mi mette agitazione: Nicole.
《Ma in fondo non me ne importa niente》.
《Se non te ne fosse importato, non saresti venuta qui a raccontarmi tutto》commenta con calma e dolcezza Nicole, mentre fa servire il tè dalla cameriera.
È sempre pronta ad ascoltarmi, seppure sia petulante e insistente.
《Ma mi ha umiliata, Nicky!》
《Hai ribadito questa frase per non so quante volte in dieci minuti che sei qui, Kat》mi fa notare con la sua solita pacatezza girando con il cucchiaino il tè. 《Non è che non vuoi ammettere un'altra cosa?》
《E cioè? Quale?》
《Che in fondo in fondo lui ti piace!》 esclama sorridendo.
Alle sue parole, divento tutta rossa. Nicole ha ragione.
《Ma mi ha umiliata!》ribatto tornando determinata.
《Questo l'ho capito, Kat》sbuffa stufa di sentirmelo ripetere. 《A questo punto lo porterai stasera alla nostra uscita?》
《Ma con che coraggio mi presento a casa sua e invitarlo dopo quello che è successo?》.
Sarebbe folle.
《Comunque è stata una reazione legittima. Si è solo difeso dalle tue accuse. Magari non è così cattivo come vuole far credere, no?》.
Forse Nicole non ha tutti i torti. Forse sono stata io la prima a comportarmi male nei suoi confronti, e lui giustamente ha fatto lo stesso per difendersi.
Ma adesso come dovrei fare per recuperare tutto? Presentarmi a casa sua per invitarlo ad uscire con i miei amici sarebbe troppo umiliante.
Torno a casa più morta che viva. Ho un mal di testa cronico e, dopo aver fatto una doccia veloce, vedo il mio adorato letto e mi sdraio abbracciando qualche morbido cuscino. So che il mio adorato riposo verrà interrotto da qualcuno, che non ha il benché minimo giudizio di lasciarmi un solo attimo in pace, ma devo ricredermi. Questa volta non è venuto Daniel, questa volta è Christopher.
《Dov'eri finita oggi pomeriggio?》 chiede entrando in camera preoccupato. 《Quando ho saputo che non eri in casa, ho dovuto fingere di averti vista qui fuori, per salvarti da tua madre. Meno male che non si è accorta di niente》.
《Sei l'unica persona che mi vuole bene in questa casa》commento commossa dal suo gesto.
《Ma almeno hai corso un po'?》
《Sì. Ho corso davvero, stavolta》.
E anche troppo, considerata tutta la fatica che ho fatto per scappare da Alexander e poi per andare e tornare da casa di Nicole.
Appena Christopher se ne va, mi infilo beatamente sotto le coperte e, dopo aver spento la luce, cerco di rilassarmi.
Purtroppo la pace e l'armonia sono parole che nel mio mondo non esistono e il cellulare comincia a suonare incessantemente.
Ma perchè non ho messo il silenzioso?
《Sì, pronto》rispondo controvoglia.
《Ti sei per caso ammalata?》
《Chi è?》chiedo completamente esausta.
《Come chi sono? Non mi hai riconosciuta? Sono Jennifer, la più fashion. Quella più ricercata dai ragazzi. La più...》
《Ho capito, Jen》.
Di certo non ho la pazienza per stare a sentire tutti gli elogi che elencherebbe su se stessa.
《Ma che hai fatto? Hai una voce!》
《Stavo per addormentarmi》.
《Alle sette?》chiede scioccata.
《E' forse un reato?》domando esasperata dalla sua mentalità inconcepibile.
《Stasera c'è l'addio alla granita. Non dirmi che te ne eri dimenticata!》 esclama come se avessi commesso un sacrilegio. 《Oggi non hai più scuse e poi devi mantenere la parola data di portare il tuo vicino di casa》.
《Jen, non credo sarà possibile》.
《E per quale motivo?》chiede non credendo potessi negarle un capriccio.
《Perché...》
《Non voglio saperlo》. Ma allora perchè me lo ha chiesto? 《Non ci possono essere delle motivazioni più importanti della nostra uscita per impedirgli di venire. Perciò digli che l'appuntamento è per le nove e mezza al Liberty》.
《Jen, no...》ma è troppo tardi. Ha riagganciato subito e senza nemmeno salutarmi.
Mi ha incastrata per bene questa volta. E adesso cosa devo fare? Se non portassi il ragazzo all'appuntamento, Jennifer mi porterebbe il muso per settimane, mandandomi frecciatine a ripetizione. Non posso non mantenere la parola data. Ormai gliel'ho promesso.
Sì, ma adesso come mi presento a casa sua?
《Salve, sono Kathleen Lucky. Sto cercando il figlio del signor Hillman. È in casa?》chiedo nell'imbarazzo più totale.
Ma chi me l'ha fatto fare di entrare nel covo del mio acerrimo nemico solo per accontentare quella curiosa di Jennifer?
La domestica mi fa accomodare nell'ingresso chiedendomi gentilmente di aspettare lì che Alexander arriverà subito. Poi la donna scompare dalla mia vista lasciandomi completamente da sola ad attendere il momento più umiliante della mia vita.
《Kathleen! Che piacere averti qui!》 esclama raggiante Sarah, mentre mi viene incontro per baciarmi le guance.
《Salve signora Hillman》 la saluto sentendomi a disagio.
Quella donna mi lascia del tutto sorpresa. Credevo che con tutte le figuracce che avevo fatto a ripetizione la sera precedente, mi odiava tanto quanto suo figlio. Ma devo ricredermi.
《Chiamami Sarah》 mi dic molto calorosa e dolce.
《D'accordo, signora Hillman》.
Alle mie parole si mette a ridere trovando divertente che continui a chiamarla ancora con il cognome del marito.
Ha una bellissima risata. È una donna che fa sentire a proprio agio, e provo una strana sensazione, quasi di invidia. Alexander ha una madre meravigliosa.
È davvero bella, di costituzione longilinea, con i capelli che le cadono sulle spalle di un biondo naturale e fanno da cornice ad un viso con i lineamenti delicati, che viene avvalorato dai suoi occhi verdi.
《Vieni, non startene nell'ingresso. Accomodati. Oggi ho sfornato dei biscotti e voglio farteli provare》.
Non ho parole per la sua gentilezza. Mi conosce solo da un giorno e lei si comporta con una naturalezza tale da non far credere a nessuno che non siamo amiche da una vita.
Sarah si dirige un attimo in cucina e torna tutta orgogliosa con il vassoio pieno dei suoi dolci appena sfornati.
《Provali e dimmi cosa ne pensi. E' una nuova ricetta》.
Appena ne assaggio uno, resto subito catturata dal sapore dolce e delicato del biscotto, come sono rimasta colpita dalle stesse qualità della padrona di casa. È una donna così buona che non merita tutto quello che avevo combinato la sera precedente. Mi sento in colpa.
《Mi dispiace per il gilet di suo figlio e per aver rovinato la serata di ieri sera》.
《Non dirlo neanche per scherzo. Cosa vuoi sia successo? E poi anche io alla tua età ero così esuberante. Non devi preoccuparti》.
È proprio una donna fantastica.
Sarah si congeda un attimo per andare a prendere qualche bevanda da offrirmi, ma da sola mi sento vulnerabile sapendo che Alexander si presenterà a momenti.
《Ma che bella sorpresa!》 esclama facendo il suo ingresso in salotto con un sorrisetto al quanto divertito. 《Cappuccetto rosso nella tana del lupo》.
Sicuro sia il figlio di Sarah?
《Non mettertici anche tu》 contrattacco sentendomi libera di difendermi visto che sua madre non è presente. 《Se non fosse stato per le mie amiche, non sarei mai venuta. Sei stato invitato a festeggiare l'addio alla granita in città con noi》.
《Grazie ma non ho voglia di venire》.
《Il fatto che non ne hai voglia viene in secondo piano quando ti invita Jennifer》.
《E tu fai tutto ciò che ti dice lei? Mi sembra un po' ridicolo alla tua età》.
La sua lingua è sempre più pungente nei miei confronti e riesce a penetrare nella mia sensibilità mortificandola.
《Non la conosci e non credo poi che la mia vita ti riguardi》.
《Se mi rispondi così, allora puoi scordarti che vengo》.
《Cos'è questo tono antipatico, Alex?》 lo rimprovera sua madre comparendo nuovamente in salotto. 《Che cosa succede?》
《Ho invitato suo figlio a prendere una granita con i miei amici》.
《E' un pensiero molto gentile da parte tua, Kathleen》commenta Sarah colpita, mentre posava il vassoio con i bicchieri seguita dalla domestica che fa lo stesso con le bottiglie. 《Perché Alex non vuoi andare? Potrai farti dei nuovi amici》.
Alexander ci pensa un po' su, lasciandomi sulle spine, poi, dopo un sospiro sconfitto, dice 《D'accordo. Vengo》.
Si è arreso alla bontà e alla gentilezza di sua madre. Dopotutto è impossibile contraddirla con cotanta dolcezza.
Dopo aver bevuto qualcosa di fresco,  saluto e ringrazio dovutamente Sarah per l'accoglienza e i buonissimi biscotti che mi ha fatto provare. Poi esco con Alexander dalla villa ed entriamo nella macchina di Christopher, che ci porta a destinazione con diversi minuti di ritardo.
《Ma è consapevole il tuo autista che esiste un pedale chiamato acceleratore e che se spinto consente al veicolo di andare più veloce?》 chiede divertito Alexander, una volta sceso dall'auto. 《Una macchina del genere è sprecata per andare così piano》.
Faccio finta di non averlo sentito. Anche io la penso allo stesso modo, ma dal suo tono di voce capisco che lo sta prendendo in giro e questo non gli è permesso. Posso farlo solo io, perché lo conosco da molto e perché tanto lui sa che gli voglio bene. Ma Alexander non può prendersi una tale libertà, considerato lo ha appena conosciuto.
《Ah, dimenticavo, Lucky. Sei in debito con me》.
《Cosa!》esclamo del tutto basita.
E questa conclusione da dove l'ha tratta?
《Ti ho salvato la faccia con le tue amiche. Adesso ho diritto a qualcosa in cambio》.
Incrocio le braccia arrabbiata cercando una soluzione per liberarmi da questa ingiustizia, ma Nicole ci chiama a distanza avendoci visti e, senza aggiungere, ci avviciniamo al tavolo dei miei amici.
《Ciao. Sono Alexander Hillman》 si presenta educatamente.
Sembra essersi trasformato nella gentilezza di sua madre. Perchè con me fa tanto l'antipatico e devo sopportare la parte più negativa del suo carattere?
《Io sono Jennifer, ma puoi chiamarmi Jen》 si presenta immediatamente la sfacciata del gruppo.
Tanto per cambiare, Jennifer ha avvistato anche lui e dal suo volto capisco stia architettando già qualcosa per farlo cadere nella sua trappola e averlo tutto per sé. Non si smentisce mai.
All'appuntamento si sono presentati anche Brian e Ivan, i ragazzi di Nicole e Sj. Almeno in questo modo Alexander non si sentirà un pesce fuor d'acqua, non essendo l'unico ragazzo.
L'argomento principale della serata si concentra sulla festa di beneficenza che si terrà domani. Noi ragazze abbiamo discusso come consuetudine su come ci presenteremo e se abbiamo già comprato gli abiti griffati adatti all'occasione.
《Tu, Kat, dovrai salire sul palco con la tua famiglia. Non sei agitata?》 chiede Melissa già preoccupata per me.
《Da morire》.
《Come ti invidio!》esclama Jennifer che ama stare al centro dell'attenzione.
《Non so come entrare nel vestito. Mia madre mi ha comprato un abito di una taglia più piccola. Quella donna le architetta proprio tutte per mettermi in difficoltà》.
Le ragazze si mostrano solidali e cercano di rincuorarmi, ma so che sarà una vera tragedia farmi calzare a pennello quel vestito. Confido almeno che la lampo si chiuderà, ma ho i miei dubbi.
Durante la serata cerco di osservare il comportamento di Alexander in compagnia di altri suoi coetanei. Devo ammettere che sa essere gentile e simpatico. Non è acido e arrogante, come lo è con me. Ma allora qual è il suo vero animo? Finge con i miei amici o con me? Perché mi sembra impossibile che qualcuno possa cambiare così radicalmente il proprio comportamento.
Magari Nicole ha ragione, si atteggia in questo modo ostile nei miei confronti solo perché sono stata io a rendermi odiosa e acida per prima. Magari nasconde davvero un animo gentile, dolce e generoso come sua madre.
《Allora me lo dai il tuo numero di cellulare?》.
Ed ecco come al solito Ivan che non sa mai dov'è il suo posto. Ogni volta mi chiede il numero e devo sempre trovare un modo per allontanarlo.
《Non capisco che cosa ci devi fare》.
《Così ti posso chiamare e parliamo un po'》 risponde provandoci in tutti i modi.
《Ma io non ho proprio nulla da dirti》concludo sdegnata allontanandomi da lui.
《Non mi dire》 commenta Nicole appena mi sposto accanto a lei. 《Te l'ha chiesto di nuovo, vero?》
《Sì》rispondo esasperata.
Non so più cosa fare con lui. Possibile non capisca che essere impegnato con una ragazza significhi non provarci con le altre? È proprio un caso disperato. Povera Sj.
《Ragazzi, ma perché la granita si chiama così? Mica è fatta di granito!》 esclama Ivan pensando di essere divertente.
Sj scoppia subito a ridere, mentre tutti noi freddati da questa battuta ben poco simpatica, rimaniamo scettici nel guardarlo.
Credo che a quel punto la domanda che ci siamo fatti tutti sia stata: ma ci è o ci fa? E sinceramente non penso di essere mai arrivata ad una conclusione precisa.

A fine serata, io ed Alexander aspettiamo che Christopher ci venga a prendere, ma sembra non arrivare mai.
Dopo tutta la giornata trascorsa mi sento veramente a pezzi. Non riesco a credere di essere ancora in piedi. E nel frattempo che aspettiamo, mi siedo su una panchina lì vicino, stanca morta.
Capisco che Christopher vada molto lento e che ci metterebbe parecchio ad arrivare, ma adesso sta esagerando.
《Ma quando arriva?》chiedo stanca di aspettare.
Qualche minuto dopo, arriva la chiamata di Christopher. Ha avuto un imprevisto e non può venire a prenderci.
Adesso sono nei guai.
Non posso chiamare Alicia perché sicuramente avvertirebbe la mamma, e lei mi metterebbe automaticamente in punizione per aver fatto tardi. L'unica altra mia possibilità è Daniel, ma nonostante provi a chiamarlo più volte, non risponde. Così Alexander tenta di chiamare i suoi genitori, ma entrambi i telefoni sono spenti. Sembra una congiura!
《E adesso?》domando sedendomi di nuovo sulla panchina. 《Che facciamo?》
《Che ne dici di fare quattro passi?》.
'Che ottima idea', penso.
Dopotutto ho corso solo due ore di fila nel pomeriggio, mangiato uno yogurt bianco per colazione, a pranzo un'insalata con i pomodori e, siccome la cena è per me vietata da mia madre, vivo adesso solo di granita.
In poche parole, l'idea non mi piace proprio per niente. Preferisco tornare a casa con il taxi piuttosto che rischiare di fare tardi e peggiorare ancora di più la mia situazione.
Così mi propendo verso il ciglio della strada e con un gesto deciso chiamo una macchina che passa di lì.
《Cosa fai?》
《Non lo vedi?》rispondo con il solito tono acido. 《Torno a casa con il taxi》.
《Avanti, non vorrai mica lasciarmi qui da solo?》
《Hai diciassette anni, non quattro》.
《Ti ricordo che sei in debito con me》.
《E io ti rispondo che non me ne importa niente》.
L'auto, avendo ricevuto il mio segnale, si accosta per farmi salire ma, nell'istante stesso in cui apro la portiera, Alexander mi blocca afferrandomi per il polso.
《Ma che ti prende?》urlo furiosa.
《La signorina ci ha ripensato. Arrivederci》riferisce all'autista, richiudendo lo sportello.
《Si può sapere che ti è saltato in mente?》chiedo mentre l'auto si allontana da noi, lasciandoci in semi-ombra.
Sono arrabbiata. No, sono infuriata nera! Ma come si permette? Chi si crede di essere? Ho tutti i diritti di tornare a casa nel modo in cui mi pare e piace e non devo certo rendere conto a lui della mia scelta. Sono libera e non può comandarmi. Per di più non sono nemmeno nelle mie più piene forze di camminare.
《E adesso andiamo》 mi ordina trascinandomi per il polso.
《Mi fai male. Lasciami》.
《Non fino a che non ti sarai calmata》.
《Scordatelo!》 mi ribello cercando di liberarmi dalla sua stretta ma senza risultati.
《Ma non l'hai capito?》 mi rimprovera senza mezzi termini. 《Quello non era mica un taxi》.
《Ma che ti stai inventando?》
《Non avrei mai potuto mandarti con uno sconosciuto qualsiasi》.
《Allora potevi venire anche tu con me. Adesso si farà sicuramente tardi》, mi lamento non riuscendo proprio a scusarmi.
Dopotutto lo ha fatto per il mio bene, ma io tanto per cambiare ho finito solo per sgridarlo.
Inizio a sentirmi in colpa e a rimproverarmi per il mio poco tatto e per non essere riuscita in quel momento a capire da sola il pericolo che avrei corso.
Che tipo strano, però. Ama camminare e mi ha appena salvata da un plausibile losco individuo. Ma chi è veramente?
Passeggiamo per il viale in questa notte di settembre in pieno silenzio. Alexander ha lasciato la presa dal mio polso da tempo, e camminiamo l'uno distante di qualche passo dall'altra. Io non so cosa dire, ormai anche l'arrabbiatura mi è passata e continuo per inerzia a proseguire per la strada che ci riporterà a casa.
Comincio a sentire freddo e il cielo si fa sempre più buio. I miei passi si irrigidiscono mano a mano, e le mie braccia si stringono sempre più al petto cercando di scaldarsi. Un brivido attraversa la mia schiena facendomi tremare. Alexander si volta verso di me e si accorge che ho freddo ma non dice nulla e continua per il viale facendomi strada.
Chissà, forse si sente in colpa per aver preferito camminare, piuttosto che farsi dare un passaggio da un vero taxi. Ma non fa nessuna mossa di cortesia, forse per paura che possa in qualche modo sgridarlo ancora.
《Dove abitavo prima passeggiavo sempre per tornare a casa, anche in orari come questi》esordisce forse cercando di scusarsi per aver insistito a camminare.
《E allora? Qui non siamo nella tua vecchia città》rispondo con tono scortese, coprendomi subito la bocca con la mano. Non avrei dovuto rispondere in quel modo. Dopo tutte le cattiverie che gli dico, è normale che si comporti male con me. Non posso dargli torto.
Le gambe cominciano a farmi veramente male e faccio sempre più fatica a continuare a camminare.
《Non potremmo fermarci un attimo?》 gli chiedo avvistando una panchina.
Alexander accetta e ci sediamo un attimo a riposare. Forse a questo punto dovrei dire qualcosa di carino, ma cosa?
《Hai una madre che sembra fantastica》confido dicendo la prima cosa che mi viene in mente.
《E' molto premurosa》risponde un po' esasperato al pensiero.
《Magari mia madre fosse così》 commento facendo altalenare le gambe a penzoloni dalla panchina.
Lui non dice nulla e continua a guardare basso. Poi mi parla della serata appena trascorsa.
《I tuoi amici non sono poi così male》.
Cosa cerca di farmi capire? Che ha apprezzato la compagnia?
《Jennifer è proprio carina》.
Ecco, lo sapevo. I ragazzi sono sempre affascinati dalle ragazze con un ego spropositato, che si sentono bellissime e che si fanno valere in tutto e per tutto. Dovevo immaginarlo che Alexander è come tutti gli altri.
《Non è niente male》aggiunge sorridendo ironico.
Mi sta palesemente prendendo in giro.
《Sto scherzando》precisa vedendo la mia faccia aggrottata. 《Non mi piacciono per nulla i tipi come lei. E poi non ho voglia di pensare alle ragazze, adesso》aggiunge ancora divertito, allungando le braccia come per stirarsi.
《Perché, hai avuto per caso una delusione d'amore ultimamente?》 chiedo non riuscendo a trattenermi per la curiosità.
《Che c'è, sei curiosa?》domanda con un sorriso sarcastico alzandomi con la mano il viso. Ma con un gesto impulsivo gli allontano il braccio arrossendo come una bambina.
Lui inizia a ridere molto divertito, mentre io lo guardo con le braccia conserte mettendo il broncio.
《Non è divertente》lo rimprovero arrabbiata.
《Perché non ti sei vista!》esclama tra le lacrime per le risate. 《Non hai mai avuto un ragazzo?》chiede ancora ridendo.
《Che ti importa?》ribatto scocciata non volendo rispondere.
《Dalla tua reazione sembrerebbe proprio di no》.
《Ho solo sedici anni. Ho tutta la vita davanti. Di certo non mi metto con il primo che capita!》rispondo ancora imbronciata. 《Tu, invece?》 chiedo rigirando la medaglia.
《In realtà nemmeno io. Sono di gusti difficili》.
Alla sua risposta, che non so se crederci o meno, non aggiungo nulla e, alzata dalla panchina, ricomincio a camminare ancora infreddolita.
《Sai...》riprende a parlare Alexander seguendomi a ruota. 《Credevo che con tutto quello che fosse successo oggi pomeriggio, non mi avresti più parlato》.
Lo guardo sorpresa e per un attimo penso che non è affatto male quando è gentile. E poi ha una bellissima risata.
Mi volto abbassando lo sguardo ancora pensierosa.
《A dir la verità non l'avrei creduto possibile nemmeno io》ammetto onestamente.
Questo ragazzo mi ha provocata in tutti i modi e, per com'è il mio carattere, c'era addirittura il rischio che avrei potuto non rivolgergli la parola per un periodo davvero lungo. Ma la verità è che, sebbene lui sia pungente, Nicole ha ragione: in fondo Alexander mi piace e, se non lo tratto male, anche lui si comporta bene nei miei confronti.
Quando rientro a casa a mezzanotte, Alicia mi aspetta in salotto furibonda. Il mio coprifuoco può essere prolungato solo fino alle undici e mezza, non un minuto di più.
《Buona notte, Alicia》 le auguro cercando di evitare almeno per questa volta la sua lunghissima paternale.
《Dove credi di andare?》
《A letto. Sono molto stanca》.
《È mezzanotte, lo sai?》
《Sì. E' per questo che vado a dormire》rispondo cercando di fare finta di niente.
《Sai cosa succederebbe se lo dicessi a tua madre?》
《Ma tu non lo farai, vero?》 chiedo intimorita.
《Cosa te lo fa credere?》chiede squadrandomi.
《Avanti, Alicia, ho fatto solo mezz'ora di ritardo. Non essere pignola. E poi ho provato a chiamare. Non è colpa mia se nessuno in questa casa risponde al telefono e si degna di venirmi a prendere》.
Alicia sa che ho ragione e cede arrivando ad un compromesso. 《D'accordo, non lo dirò a tua madre, ma domani non uscirai》.
《Cosa? Stai scherzando! Domani è domenica!》ribatto sbalordita. Ha puntato a troppo per punirmi. 《Non è giusto!》
《Non ti conviene obiettare, Kat, o potrei ripensarci e tua madre ti darebbe una punizione peggiore》.
Trascorrere la domenica a casa è una vera e propria galera. Ed è tutta colpa di Alexander che mi ha convinta a camminare. A monte i sentimentalismi, qui c'è di mezzo una guerra e la vittoria sarà mia. Domani gli riserverò una bella sorpresa. Devo ancora pensare a cosa escogitare, ma una cosa è certa: non gliela farò passare tanto liscia.

NOTE AL LETTORE:
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo. Mi piacerebbe diventare più costante nel pubblicare su questa piattaforma. Lasciate una recensione se vi fa piacere. A presto.

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