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di CryBaby_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Il campanello- ***
Capitolo 2: *** -La bambina- ***
Capitolo 3: *** -Il coupon- ***
Capitolo 4: *** -Il karma- ***
Capitolo 5: *** -Il fumo- ***



Capitolo 1
*** -Il campanello- ***


Il suono del campanello della porta copre perfettamente il bisbiglio che emetto senza volere, appena il cotone con il disinfettante tocca la mia pelle. Sono appena rincasato e c'è qualcuno che mi disturba, come al solito. Questa volta se hanno bisogno dovranno aspettare fino a Lunedì perché non sono in vena di parlare. 

Spero che non sia chi penso io. Mi chiedo perché una vicina debba prendere il posto di mia madre, ora che pensavo di essermi liberato della mia famiglia. Non si può limitare a pulirmi casa quella volta alla settimana per cui la pago? La gente deve sempre complicarsi la vita per apparire più buoni. A volte è meglio se stessero per i fatti loro. Anzi, sempre.

Nuovamente la persona che sta al di fuori della porta mi avverte della sua presenza, questa volta in modo più insistente.

Può essere un corriere? Non ricordo di star aspettando qualcosa, inoltre a quest'ora è tardi per le consegne.

Mi fascio entrambi i palmi delle mani approssimativamente e poggio il piccolo sacchetto con gli ultimi quattro cubetti di ghiaccio che ho sopra il sopracciglio sinistro.
Facendo meno rumori possibile esco dal bagno e mi vado a sedere per terra in soggiorno, poggiando la schiena contro il muro. Terminato il dolore che ho provato nel compiere quel gesto tiro un lieve sospiro di sollievo.
Cerco di riposarmi un attimo tuttavia il pensiero che tra poco mi sarei dovuto alzare per cenare mi fa venire il voltastomaco. Passare nuovamente la serata a fissare il vuoto o lo schermo di un computer produce lo stesso effetto appena mi balena l'idea subito dopo la precedente.
In conclusione non mi entusiasma nessuna delle due possibili ipotesi e l'aumentare della frequenza del trillo fastidioso del campanello va a braccetto con il mio nervosismo che aumenta vertiginosamente.
Non riesco più a formulare un singolo pensiero, nemmeno quello più banale perché, come una finestra pop up, spunta un piccolo sogno che ho. Il desiderio di trovare la voglia di aprire la porta e urlare a chiunque ci sia dietro di essa di andarsene. Anche se non fosse la mia vicina so che non è niente di importante, nel caso mi alzassi sarebbe solo uno spreco di tempo e di energia.

Ti prego vai via e fammi cullare dalla mia stanchezza verso un sonno profondo e rigenerante che non provo da giorni. Vai fuori dalle scatole, la casa è vuota.

La mia piccola preghiera stranamente sembra che sia stata accolta, i continui richiami cessano ma i miei occhi puntano repentinamente verso lo spiraglio che si trova tra la porta e il pavimento. È triste scoprire che nonostante abbia smesso di giocare con il mio campanello sia ancora lì, imperterrito.
Passa un quarto d'ora e, dopo aver sentito nuovamente il campanello suonare, mi fiondo verso la porta pieno d'ira.
Durante il tragitto mi viene in mente che questa volta il suono è nettamente diverso dai precedenti. Rispetto a quelli fastidiosi e decisi dell'inizio questo mi è sembrato lieve e indeciso, per non parlare della durata, nettamente più breve.

Due persone diverse.

« Vi date il cambio per caso? » Domando con un tono involontariamente acido.

Davanti a me non c'è nessuno, vedo solo il cielo che possiede delle strane sfumature rosa per via dell'imminente tramonto. Nel momento in cui abbasso lo sguardo vedo un'enorme valigia rigida di colore grigio, situata sulla sinistra dell'uscio di casa. Mentre analizzo la situazione noto un altro dettaglio, la cui sua aggiunta nello scenario non migliora la mia ricostruzione di cosa stesse succedendo, anzi, mi accende altre domande. L'unica cosa che so è che ci sono state realmente due persone, e una di loro è davanti a me ora.

Sciarpa lilla?

Solitamente il mio cervello cancella tutto quello che non è importante ma ricordo di aver visto quella sciarpa e, riconoscendo anche la valigia dopo aver letto l'etichetta che possiede so chi è l'artefice di tutto questo.
In quel momento ho due opzioni: chiudere la porta e fare finta di niente oppure stare al suo gioco e capire che cosa vuole dirmi con tutto questo.

Con la coda dell'occhio inoltre vedo che Amanda mi sta spiando, di conseguenza anche se chiudessi la porta si precipiterebbe qui per farla entrare.

« Desirée, giusto? » Domando grattandomi la gamba destra.





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Capitolo 2
*** -La bambina- ***


La bambina l’ho incontrata parecchie volte quando vivevo in casa con i miei, con il passare del tempo aumentava sia la frequenza che la durata delle visite. Molte volte saltavo volontariamente gli incontri tuttavia, per quelle volte che ci vedevamo, non parlava mai. Solitamente apprezzo le persone silenziose come me però il suo silenzio non era la conseguenza di niente. Sembrava che volesse partecipare a tutte le attività ed escursioni che le organizzava mia madre in modo attivo malgrado il suo aspetto diffidente. Si fida molto di mia madre e l’ha presa subito in simpatia e mancava poco all’adozione effettiva che sarebbe avvenuta poco dopo la mia partenza.

Ho dovuto rinviare la mia partenza per uno di quei controlli e ora me la scarica qui, come se fosse un pacco?

Mi guardo attorno cercando mia madre, che potrebbe essere nascosta da qualche parte in zona a godersi la scena. Non trovandola rivolgo il mio sguardo alla ragazzina che nasconde la parte del viso da naso in giù nella sua sciarpa che la ha accompagnata anche d’estate per quanto mi ricordo.
Volto che viene nascosto ancora di più per non farmi notare il suo rossore quando il suo stomaco emette un breve e leggero brontolio dovuto alla fame.
Sospiro e, dopo aver scrutato nuovamente in zona, la faccio entrare. Sistemo la valigia sulla destra appena entriamo e successivamente tolgo i miei vestiti dall’unica sedia che ho in casa per farla accomodare. Ci mette un po’ a decidersi perché è più curiosa nel guardarsi attorno anche se c’è ben poco da guardare se non un tavolino e una sedia.

Forse è abituata allo sfarzo di casa di mia madre?

Mi allontano un attimo per accendere il cellulare e, dopo che ha caricato i milioni di messaggi e chiamate ricevute a cui non ho risposto, tento di chiamare mia madre tuttavia risulto bloccato. Ho provato su tutti e due i suoi numeri, anche a mandarle dei messaggi però niente, nessuna risposta. Quando mi giro alle mie spalle mi ritrovo la ragazzina con una lettera sul cui dorso c’è la calligrafia di mamma.

Mi ritrovo in un film horror?

Contiene un solo foglio per lo più bianco, ci sono scritte solamente le seguenti parole:

“ La sua scuola dovrebbe essere vicino alla tua quindi cogli l’occasione di andarci anche tu. Non considerarla come una penalità perché non stai rispettando un accordo e non farle vivere il tuo stesso stile di vita da disadattato.

Auguri a me che sono diventata nonna, oggi!”

Questa qui è matta. Che cosa vuol dire, ha usato la sua influenza per far risultare me come padre? È sicuramente uno dei suoi scherzi e domani se la viene a prendere. Ha sempre detto che non ha il coraggio nemmeno di affidarmi una matita figurati una vita.

« Tu non ne sai niente vero? » Chiedo scocciato ma oltre a un cenno che indica un no non ricavo niente.

Evito di guardare in frigorifero perché oltre che a mezza cipolla e alle mie lattine di energy drink non troverei niente. Una volta ritornato in soggiorno seguito a ruota libera dalla nanetta le passo una merendina e un volantino di un ristorante che offre il servizio d’asporto. Quando le passo i due oggetti mi balena in mente l'ipotesi che forse non sappia leggere e che, di conseguenza avrei impiegato più tempo di quello che mi ero prefissato per mandarla a dormire tuttavia mi sbaglio. Con grande stupore scopro che ha più interesse nella lettura del volantino che a calmare il suo stomaco con la brioche al cioccolato che mi è rimasta. Ogni tanto si sofferma e ripete sottovoce per tre volte alcune parole, sicuramente per poter memorizzare il nuovo vocabolo.

« Non farti problemi, prendi quello che desideri »

Legge in modo molto fluido per la sua possibile età. Quanti anni avrà? Se ricordo male vicino alla mia scuola c’è solo una scuola elementare.

Nella attesa che si decida, nonostante sappia già cosa prendere, mi metto anche io a rileggere la brochure dopo aver buttato il sacchetto che da ghiaccio ormai è diventato semplice acqua. Alcuni dei pasti citati escono accompagnati da alcune foto che sicuramente non rispecchieranno il risultato finale ma che comunque svolgono bene il loro compito. Aspetto qualche minuto finché la bambina non mi indica una classica cotoletta con patatine. Quando sono sul punto di ordinare, mi limito a citare solo la cotoletta e il suo contorno. Se l’idea principale era quella di mangiare qualcosa per farle compagnia ho compreso durante la telefonata che mi è passato quel poco di appetito che avevo. Il solo pensare che mia madre faccia sul serio mi spaventa tanto da chiudermi lo stomaco e farlo tartassare da fitte per il nervosismo.

La rottura o il cambiamento improvviso della mia routine sa che mi provoca molto fastidio e lei lo sa. Arrivare ad affidarmi la bambina per vendetta di non essere andato a scuola finora mi sembra troppo, anche per lei. Prego solo che la storia del padre sia uno scherzo.

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Capitolo 3
*** -Il coupon- ***


Appena riattacco la telefonata con il ristorante mi soffermo a fissare il volantino cercando di capire cosa mi sia dimenticato e, quando lo giro, emetto un sospiro colmo di amarezza. Mi sono dimenticato di utilizzare il buono sconto per l'ordinazione così, preso dalla rabbia poiché è l'ultimo giorno in cui è valido, lo accartoccio e lo lancio nel cestino. Ovviamente non faccio neanche canestro e nel momento in cui vado a raccogliere quella pallina, sento una flebile sogghigno per quella gag involontaria a lei offerta. Quando mi giro lei abbassa improvvisamente lo sguardo verso le sue gambe dondolanti, facendo finta di niente. Arrivata la mia ordinazione, dopo la mia supplica di accettare comunque lo sconto, sistemo la tavola accatastando tutti i fogli sopra di essa, accatastandoli in un angolo della stanza e sposto la sua cena dalla vaschetta a un piatto.
« Tu non mangi…? » Domanda quando le porgo il piatto.
« Sinceramente mi è passata la fame. Tu piuttosto, non vuoi toglierti la sciarpa e il giubbotto? Non penso che faccia così freddo qui. » Dico tendendo la mano.
« T-tu non ti siedi nemmeno? » Replica Desirée con voce tremante dopo avermi dato il suo giubbotto.
Come fai a mangiare se indossi comunque ancora la sciarpa?
« Non ho altre sedie anche perché non mi aspettavo ospiti. Intanto che tu mangi vado a sistemare la mia camera, dormirai lì. »
« E tu? »
« Pensa a mangiare, non preoccuparti. » Dico mentre vado nel corridoio scocciato per non aver nemmeno comprato divano su cui avrei potuto dormire.
===

Poso lo sguardo nell'angolo destro in basso del monitor del mio computer, l’orario, che dovrebbe essere corretto, in quel momento mi segnala che ho superato le due di notte. È sempre un problema quando raggiungo quell'ora poiché so che non dormirò e, dopo la giornata di oggi una bella dormita mi sarebbe servita. Apro una delle lattine posate sulla pila di libri al mio fianco, ne bevo un sorso e riprendo a scrivere sperando di non crollare nel bel mezzo del lavoro. Prima che partisse la prossima traccia della mia playlist sento un tonfo alle mie spalle. Essendo straripante di colonne di testi fin dall'entrata ed essendoci solo lo schermo come fonte di luce, se non si presta attenzione massima è inevitabile far crollarne una. Fermo la riproduzione delle traccie e sento che il visitatore sta rimediando al suo errore in fretta e furia. Si fece strada, questa volta con più concentrazione, in quel labirinto fino ad arrivare alla mia sinistra per poi sedersi. Continuo a premere in sequenza i vari tasti nonostante l’arrivo della spettatrice, con la coda dell’occhio vedo lei che, nonostante la stanchezza, si sforza a leggere quello che scrivo. Capendo che non poteva continuare a lungo, si strofina gli occhi e, cercando di fare meno rumore possibile, si guarda in giro alla ricerca di un interruttore. Per mia sfortuna lo trova e il cambio d’illuminazione mi provoca una cecità momentanea. Recuperata la vista mi tolgo le cuffie e mi volto verso di lei che si è nuovamente seduta, come se nulla fosse.
« Perché hai acceso la luce? A quest’ora dovresti dormire…»
« La vista si rovina al buio... »
« Grazie del pensiero, adesso torna a letto e spegni la luce quando esci »
« Posso aspettare che tu finisca? »
« Non so quando finisco, di solito vado a oltranza quindi precedimi se non vuoi addormentarti in questo disordine »
Che faccia quello che vuole, tanto non penso che mi dia fastidio.
Rischiaccio play e mi reimmergo nel mare di parole in continua crescita davanti a me. Concentrazione che non riesco a mantenere per molto sentendo che si alza nuovamente per andare in una direzione precisa che non è, sfortunatamente, l’uscita.
È difficile che faccia cose del genere perché mi rivolta lo stomaco, nonostante all'inizio mi piacesse scrivere. Ora i momenti in cui mi cimento in quella che era la mia passione sono diminuiti, non per mancanza di argomenti ma per la voglia. Con lei che si muove nella stanza il mio cervello ovviamente sposta il suo interesse anche su di lei, classificandola come meno impegnativa dal punto di vista teorico. Prima che potesse succedere qualcosa salvo due volte il documento tuttavia non lo chiudo, sperando di poter continuare e bevo un altro sorso dalla lattina.
Mi volto e la cerco in mezzo alla stanza in disordine, inizialmente non la vedo poiché si è seduta vicino le pile più alte nella parte in fondo. Trovato quello che sembra stesse cercando si rialza e imbarazzata mi guarda, non pensava che la stessi guardando. Mantenendo la testa bassa e il libro sotto braccio ritorna al mio fianco, sperando che non le dica di fermarsi a posarlo al suo posto. Fingo di ritornare, nuovamente, a computer cosicché lei possa non sentirsi in imbarazzo mentre cerca di leggere. In questa mia “libreria” ci sono tomi di tutti i generi, quelli che ritengo più validi anche quelli adatti per ragazzi della sua età. Ci sono molti spunti in quei testi ricchi di morale che posso sempre espandere la visione di qualcuno che vuole scrivere. Posseggo anche roba che odio e generi che, secondo me non dovrebbero neanche esistere, però oltre che ricordarmi cosa non devo fare ti potrebbe comunque permettere di ampliare il tuo bagaglio culturale. La sua scelta ricade su un libro non adatto né per la sua età né per le sue tematiche e, la cosa che mi stupisce è che è proprio il mio preferito quello che ha scelto. Non c’è nessun segno particolare per cui possa capirlo, non ha neanche segno di eccessiva usura, è nuovo nel vero senso della parola poiché la mia copia l’ho persa durante il trasloco.
« Ti piace leggere? »
« Occupa bene il tempo la lettura quando non ho sonno… Anche a te capita spesso?»
« Dipende, anche se mi piacerebbe dormire ora ma come vedi ho da fare. » Rispondo.
« Ci impieghi tanto a scrivere il tuo diario? »
« Diario? Non ho un diario » Domando nel momento in cui il suo sguardo si sposta sullo schermo del computer.
« Allora cosa fai? » Chiede incuriosita.
« Niente di importante, è sfogo. »
« Quindi è un diario » ribatte.
« Non è un diario. » Rispondo scocciato mentre lei sfoglia il libro che ha preso per ignorarmi.
Capendo che non avrei potuto farle cambiare mi giro e ricontrollo a che punto mi sono fermato. 
Un altro sorso dalla lattina e finisco l’ultima parte mancante prima che l’orologio elettronico segnasse le quattro e mezza. Spento il computer e, quando tolgo le cuffie, ritorno alla realtà tuttavia senza il desiderio di dormire, anche grazie a ciò che ho bevuto. Contrariamente a me, Desirée sta dormendo tranquillamente accovacciata con la faccia contro il libro. La chiamo in ripetizione senza però nessun risultato, per non perdere altro tempo la prendo in braccio e la trasporto nella mia camera per poi andare in soggiorno. Mi siedo vicino la finestra e, improvvisamente, mi vibra il cellulare nella tasca sinistra.
“Pronto?”
“Certo che sei insistente, o non ti fai sentire per mesi oppure mi tempesti di telefonate. Non sono mica una perdigiorno come te!”
“Ti ho chiamato una volta su ciascun numero e ti ho mandato due messaggi in croce”
“Su dimmi cosa vuoi?”
“Ora ricordo il perché mi sono impegnato ad andare via di casa, comunque cos'è sta storia del diventare padre?”
“Quale storia? Sei diventato padre?”
“Non fare la finta tonta, non era nei patti.”
“Neanche il fatto che avresti passato la vita rinchiuso in casa era nei patti. Siamo pari ora, inoltre non potevo lasciare la bambina in orfanotrofio. Avrei preferito lei a te sinceramente.”
“Ti ringrazio, appunto che ti piace più di me, te la riporto se vuoi.”
“Non ci provare, hai voluto giocare? Adesso gioca. Hai pescato una carta imprevisti e te la tieni, non puoi cambiarla. Ti dovrai impegnare a farle vivere una vita da bambina normale, non dico da principessa. Se scopro che sta male o che si sente minimamente a disagio, ritornerai a casa. Seguirai tutti i miei ordini come un cagnolino, intesi?!”

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Capitolo 4
*** -Il karma- ***


Evito di discutere poiché se rispondessi mi scaverei di più la fossa, così decido di riagganciare dopo averla salutata con tono astioso. 
Una giornata piena di novità rispetto alla routine solita, il problema è che nessuna di esse siano belle. In particolar modo il rientro a scuola, mi fa raggelare il sangue dover passare cinque ore chiuso in una stanza. Niente di diverso dalla mia normale giornata, anzi, ci passo quasi tutto il tempo dentro una stanza. Il problema è la compagnia. Un branco di adolescenti senza cervello e un gruppo di professori la cui laurea vale meno di zero. Senza neanche la possibilità di andarmene, sarò nuovamente costretto a seguire quelle inutili lezioni.

Perché non mi sono preparato per l'eventualità di un evento catastrofico del genere? La libertà mi ha fatto dimenticare in che mondo crudele vivo e con chi sono imparentato.

Mi volto verso la porta finestra per ammirare il cielo, le uniche stelle che vedo sono sullo schermo del mio cellulare nel momento in cui si spegne. Quando passa un aereo mi viene subito in mente l'idea di scaricare la bambina e partire, solamente che sono troppo svogliato per fare una cosa del genere. La ricerca di una casa che potesse andarmi bene è stato estenuante, figuriamoci se mi sforzo per ricominciare nuovamente tutto da zero. L'unica mia possibilità è di accontentare la marmocchia cosicché non si lamenti con lei.

Ma aspetta... Come può contattarla? Le ha dato un cellulare o altro?

Da un angolo buio della mia mente, quando ho lo sguardo perso nel vuoto, sento una voce che risponde alla mia domanda. È una frase semplice e coincisa: "Non le ho dato niente, se vuoi comprarle qualcosa dovrai pensarci tu. Io ho il mio sesto senso e conosci la sua efficacia anche se un fallito come te è prevedibile."

"Ho passato tanto tempo con quel mostro che ho residui della anima nella mia mente. Ti ringrazio, se prima c'era una possibilità che potessi dormire ora è svanita, grazie mammina" dico mettendomi il giubbotto.

Scrivo velocemente un biglietto nel caso la bambina si svegliasse prima del mio ritorno, prendo un brick di succo ai frutti di bosco e lo poso sul foglietto, nel caso non trovasse niente per la colazione.
Rimango qualche secondo a fissare il succo di frutta per poi decidere di prenderlo anche io, per evitare di svaligiare le macchinette durante la mia passeggiata notturna. Mi metto il cappuccio e la mascherina per la bocca, appena metto un piede fuori casa una ventata glaciale cerca di rimandarmi da dove sono venuto, cercando di darmi un motivo di non uscire.

Dovevi pensarci prima, ormai sono in piedi.

Chiusa la porta di casa mi accerto che non ci sia la vicina, una volta constatato ciò guardo la strada deserta difronte a me. Visto che non ho un tragitto o una meta precisa in programma opto di andare nella zona della mia scuola per capire dove dovrei portare la piccola domani. In questo momento mi farebbe comodo il navigatore del cellulare tuttavia scelgo di far affidamento su quel poco di memoria che ho di quel posto. Metto la cannuccia nel foro per il suo inserimento nel contenitore del succo e mi incammino. La notte è l'unico periodo in cui posso camminare in giro senza beccare la folla di gente sempre di fretta. Devo solamente fare alcune deviazioni visto che il quartiere ha delle zone non accessibili a me durante quest'orario però è sempre meglio della mattina. Il fatto di vivere in questa zona è stato l'unico compromesso che mi ha permesso di vivere da solo. Mia madre avrebbe preferito una zona più altolocata però, essendo casa mia vicino all'area della movida notturna, ha sperato che questo clima festoso mi facesse bene.
Stranamente arrivo prima alla futura scuola della ragazzina che alla mia che, tuttavia, intravedo dopo il parchetto davanti a me. Vedendo una panchina decido di sedermi per finire di gustare il mio succo ormai quasi congelato mentre "ammiro" il mio futuro carcere.
Quando conto i vari piani dell'edificio vedo che nella facciata alla destra c'è qualcuno dall'aria molto creativa. La parete rosa pastello è violentata dalla vernice nera proveniente dalla bomboletta del writer, che ogni tanto si ferma sia per agitare la sua arma che per controllare se venisse qualcuno. Seguo con attenzione il suo operato sperando in qualcosa d'interessante che possa giustificare, almeno in parte, l'atto che sta compiendo. Contrariamente alle mie aspettative si limita a una frase riguardo al carattere di un uomo che suppongo lavori all'interno della struttura. Compiuta la sua impresa abbassa la sua maschera respiratoria sotto al mento, ammira contento la sua realizzazione mettendo le sue mani sui fianchi. Bastano pochi secondi e si accorge di quello che ha appena fatto, nonostante abbia le mani sporche le ha poggiate sulla suo giubbotto, accompagnando quella scoperta con una sonora bestemmia colma di rabbia.

« Karma di merda! » Esclama prendendo la sua roba per poi dirigersi nella mia direzione.

Peccato che la tua presunta concezione di Karma non coincide con il vero significato Karma...

Quello che da lontano mi sembrava un ragazzo, appena arriva vicino all'entrata del parco, si rivela una ragazza. Poggia uno zainetto vicino alla fontanina e si china per pulirsi un po' e per dissetarsi intanto che finisco completamente il contenuto nel brick. Ha i capelli completamente neri con il lato desto rasato e occhi grigi, tendenti verso il celeste. Per quel poco che ho potuto osservare ha un dilatatore di diametro minore di due centimetri e ho anche intravisto qualche tatuaggio ma non essendoci tanta luce è già tanto aver notato la loro presenza. Finito di bere rilascia un flebile sospiro e inaspettatamente si giraverso di me.   


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Capitolo 5
*** -Il fumo- ***


« Anche tu al lavoro oggi? » Domanda indicando la sua mascherina.
« Oh, sì. Certo. »
« Molto cazzuto con il succhino della mamma » esclama trattenendo la risata.
« Avevo finito il latte nel biberon quindi ho pensato fosse ora di passare a qualcosa di più forte. » Rispondo.

Quando mi alzo per buttare lo scatolino, prima di andarmene, noto con la coda dell'occhio sinistro che mi stava squadrando dalla testa ai piedi.

« Non sei di queste parti vero? » Chiede dubbiosa.
« No, serve un tesserino ed essere residenti per fare writing? » Replico sorridendo.
« Rilassati amico, hai le tue cose per caso? Ahahah »
« Ahah, forse. Buona continuazione allora » Dico agitando leggermente la mano in aria per salutarla, senza girarmi, appena varco l'uscita.

La speranza che tutto finisse lí si spegne appena sento il rumore di un accendino alle mie spalle. Fiducioso che sia una coincidenza, cambio più volte il tragitto ma continuava a seguirmi imperterrita.

« Dio santo vai troppo di corsa, è così distante la tua macchina?! » esclama dopo avermi fermato.
« Non ho una macchina, sto andando a casa » rispondo tossendo.
« Ti dà fastidio l'odore dell'erba? »
« Il fumo in generale ma non vedo questo cosa centri con la storia che mi segui. »
« All'inizio pensavo tornassi alla tua opera quindi ero curiosa di cosa hai fatto. Vedendo che camminavamo da molto, ho pensato che invece andassi alla tua macchina e che ti avrei potuto scroccare un passaggio. »
« Bene, ora che abbiamo epurato che non ti sono d'aiuto le nostre strade, sfortunatamente, si dividono »
« Ti dispiace allora se ti accompagno allora? » Chiede sbuffandomi una nuvoletta contro il mio volto.
« Come scusa? » Domando infastidito dal suo soffio dal sentore intenso.

Ma cosa sta succedendo nell'universo, perché devi farmela pagare in questo modo. Mi vuoi dare il colpo di grazia con la stupidità di questa mongoloide?

« Io ti ho già visto all'interno di quella scuola, forse in segreteria. »
« Mi sa che ti sbagli, per tua fortuna però sono un tipo taciturno quindi sei in una botte di ferro! »
« Allora non ti darà fastidio se ti accompagno, le strade sono pericolose a quest'orario. Vorresti lasciare una donzella tutta sola a quest'ora? Inoltre sono curiosa di sapere dove abiti, cosí, nel caso succedesse qualcosa so dove andare » chiarisce usando un tono che dovrebbe essere minaccioso.
« Fai come ti pare, non ti servirà a nulla », ribatto abbassandomi ulteriormente il cappuccio della felpa.

===

Salita la breve scalinata che porta alla soglia di casa mi giro nella sua direzione, facendole capire che può anche andarsene. Ignorandomi si accende una sigaretta in contrasto alle prime luci del mattino e, con gli occhi mi fa cenno di aprire la porta.

« Avanti, tanto apriresti quella porta anche senza di me. Sempre se è casa tua, ovviamente. »

Inserisco la chiave nella serratura e la giro finché non mi permette di girare la maniglia. Appena apro la porta da essa sbuca Desirée, quando mi riconosce, mi abbraccia intensamente.

«Ahahah, a quanto pare hai da fare con la piagnona. Ci si vede a scuola, sempre se fossi realmente tu la persona che ho visto quel giorno. Incomincio ad avere dubbi su ciò però non posso permettermi che qualcuno faccia l'infame, spero tu possa capirmi. Buona vita nel caso non ci vedessimo più », esclama mente se ne va.

Consumo qualche secondo per esaminare la sua uscita di scena, completamente indifferente e serena. La rabbia di essermi ridotto ad accontentarla mi martella costantemente il cervello seguendo il ritmo dei singhiozzi della bambina, in modo crescente. Mentre entriamo, per cercare di rassicurare Desirèe, le strofino il palmo sulla spalla sinistra tuttavia non ha effetto. Mi tolgo la giacca e la mascherina e, quest'ultima la ripongo nella mia tasca dei pantaloni mentre il giubbotto sull'appendi abiti. Lei si accomoda sulla sedia ancora turbata in mia attesa con gli occhi gonfi e il viso rigato dalle lacrime. Controllo sul tavolo e il biglietto è ancora lì, sotto il succo, completamente ignorato.
Mi siedo davanti a lei e iniziamo a fissarci senza dirci una parola, si sente solamente il suo pianto. Provo più volte di calmarla attraverso le parole tuttavia sono inefficaci, così, avvicino i due palmi delle mie mani il più vicino possibile al suo viso, senza toccarla. Non si fa la minima domanda riguardo il mio gesto finché, all'improvviso, li unisco creando un suono secco e incisivo. Successivamente, il silenzio totale. Lo spavento che le ho causato, oltre che farle perdere un battito del cuore, la fa smettere di piagnucolare.

« Bevi il succo e respira, non capisco niente se continui a fare così », spiego.

Con molta calma e un evidente timore nei miei confronti finisce la bevanda e mette il brick nuovamente sul tavolo non sapendo dov'è il cestino. Abbasso lo sguardo per qualche secondo per radunare i miei pensieri.

Se questa storia che deve vivere con me andrà avanti realmente dobbiamo sistemare queste storia. Dobbiamo trovare un compromesso se non riesce a stare da sola, a scuola non posso esserci io.

« Allora, adesso con calma parliamo, prenditi tutto il tempo che hai bisogno basta che non piangi. Se piangi non concludi niente. Capito? »
« S-sì, s-scusami... »
« Quando parli con me evita le scuse, non ti preoccupare. Ognuno ha i suoi motivi per quello che fa. Succede sempre quando sei da sola? » Domando e, per un istante vedo, nei suoi occhi nuovamente riempirsi di lacrime anche se questa volta cerca di trattenersi, limitandosi a un cenno affermativo per rispondermi.
« Ok, abbiamo capito che cè un problema. Idee per risolverlo? »
« I-io non lo so» Bisbiglia.
« Ottimo siamo in due, fanno schifo questo genere di cose. Facciamo così, entro oggi dobbiamo trovare una soluzione. Ora vestiti che andiamo al bar, ho bisogno di un caffè. » Dico grattandomi la nuca dopo aver sbadigliato
« E la scuola? »
« È un vero peccato che tu sia stata male proprio oggi che è il tuo primo giorno di scuola Vorrà dire che ci andrai domani se ti senti meglio. Sfortunatamente dovrò rimanere con te e rinviare il mio rientro a domani, la tua salute viene prima di tutto. » Rispondo.

Inaspettatamente, con quella stupidata, riesco a strapparle un piccolo sorriso prima di dirigersi nella mia camera per vestirsi. Il tempo che impiega per cambiarsi lo sfrutto per andare in bagno e prendermi qualcosa per il mal di testa. Preso il medicinale, nel momento in cui torno in cucina, la vedo che sta persino rifacendo il letto in modo impeccabile. Ci mettiamo un pochino ad arrivare al mio solito bar, la barista mi guarda stranita vedendo chi ho in compagnia. Desirée si siede in uno dei tavolini allinterno, si toglie solamente il giubbotto come me e lo ripone dietro la sedia ma continua a indossare quella sciarpa usurata dal tempo. Mi tolgo la mascherina e, quando il mio sguardo sincrocia con quello di Luna, la proprietaria, non faccio neanche il tempo di fare lordinazione.

« Niente giri di parole, hai trenta secondi. » Dice facendomi cenno di avvicinarmi affamata di spiegazioni.
« Sorella. »
« Mi hai detto che non hai una sorella e non ti assomiglia per niente »
« È una cugina che per me è come una sorellina »
« Altra menzogna, non sei il tipo a cui interessa la famiglia. Sei scappato persino da tua madre. Hai venti secondi »
« È mia figlia »
« Come scusa?! »
« Io voglio morire... Per che cazzo dovrebbe essere più credibile delle precedenti. »
« Ha il tuo stesso sguardo malinconico e vuoto, inoltre avete anche gli zigomi uguali »
« Spero tu stia scherzando.»
« Dieci secondi, non sono ancora soddisfatta. »

===

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