Majin

di Vegeta_Sutcliffe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3.3 ***
Capitolo 4: *** 4.4 ***
Capitolo 5: *** 5.5 ***
Capitolo 6: *** 6.6 ***
Capitolo 7: *** 7.7 ***
Capitolo 8: *** Io non metto da parte nulla! ***
Capitolo 9: *** 9.9 ***
Capitolo 10: *** 10.10 ***
Capitolo 11: *** Il ritorno del principe distruttore, Vegeta ***
Capitolo 12: *** 12.12 ***
Capitolo 13: *** 13.13 ***
Capitolo 14: *** 14.14 ***
Capitolo 15: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** 1.1 ***


La banalità del soffitto bianco della sua camera da letto era diventata più spaventosa di ogni minaccia esiziale che si era trovato a contrastare nel corso della sua vita. Era un nemico insidioso perché non aveva essenza e mutava forma, ogni volta concretizzandosi come immagine del pensiero più irritante e assillante del momento. Era un nemico inattaccabile, perché era fisico solo nel malessere che gli provocava, e inattaccabile, perché era tanto più forte quanto più impotente e debole si dimostrava lui. A costringerlo a quella tortura un letto comodo, che lo cullava nell’illusione del riposo mentre lo costringeva all'insonne sogno di una vita che per logica doveva essere già passata e forse, proprio perché superata, lo guardava a distanza con condanna e biasimo.
Bulma aveva avuto l’intuizione di chiamarlo maniaco della guerra, ed era vero ma non del tutto esaustivo, perchè non aveva avuto la capacità di concludere che l’ossessione non era circoscritta ad un interesse, ma che era una predisposizione naturale e strutturale che gli imponeva l’intensità e l’occorrenza di ogni suo pensiero, di ogni azione e di ogni relazione. Era ossessionato dalla guerra, era ossessionato dalla forza, era ossessionato da Kakaroth, era ossessionato dall’immagine di suo figlio morto. Quella era stata una situazione nuova, singolare che non era diversa se la si considerava solo come voce del sua personalissimo elenco di abituali fallimenti, chè la sua ossessione più grande era quella di non essere abbastanza, contro tutti quelli che erano stati i pronostici e contro tutto quello che avrebbe voluto la sua superbia.
L’immagine di Trunks con un buco nel petto era la più persistente di tutte, la meno dignitosa, la più pietosa, la più emblematica e, sebbene avesse cambiato statuto ontologico, diventando da attimo presente e vivo a memoria passata non esistente, aveva effetto affatto reale e riusciva ogni volta a scuoterlo, ad innervosirlo, ad alterarlo a frustrarlo con l’implicita constatazione che lui era stato così debole da non essere stato nemmeno in grado di proteggere il proprio figlio e per la prima volta nella sua vita aveva maledetto quel menefreghismo e quell’indiffirenza per la vita altrui, che non aveva mai esperito come problema o come peccato. La morte di suo figlio non gli aveva posto nessun quesito circa la correttezza morale delle sue azioni, non si pentiva di aver fatto ottenere a Cell il corpo perfetto, si pentiva di non essere riuscito a dimostrare che di ente perfetto ce n’era solo uno e non potevano essere gli altri; la morte di suo figlio l’aveva semplicemente posto davanti alla consapevolezza di una reazione umana, effetto di un affetto pieno di significato ma privo di significante. Novità.
L’immagine di Trunks che sputava sangue dalla bocca, riverso a terra privo di vita, era l’immagine più subdola perché oltre ad infestare il soffitto della camera, era immanente e fisica, riusciva ad avere una voce, la stessa di un bambino di nemmeno un anno, riusciva a cambiare esteticamente e rimanere immutata nell’angoscia che procurava e riusciva a seguirlo e a riproporsi anche in una banale e accidentale caduta di un infante, dalle gambe sì ancora goffe e instabili, ma dalla forza eccezionale, che avrebbe dovuto garantire circa la sua incolumità. Vegeta era sempre distratto e quasi non sentiva nulla di quello che gli succedeva attorno, ma l’unica cosa che ascoltava erano dei versi acuti e incomprensibili, avendo paura di non poterne ascoltare abbastanza e di potere essere lui nuovamente la causa di quella mancanza. L’apprensione e un istinto tutto naturale che lo obbligava all’imperativo categorico di far sopravvivere suo figlio addirittura a sé erano le uniche manifestazioni d’amore che si sentiva di poter provare in stretta osservanza del suo patologico orgoglio, della sua dignità composta, di una cultura che non l’aveva abituato alla cura dei deboli, e di una natura che aveva sempre intenso come lotta per la sopravvivenza.
Era un guerriero, l’avevano educato come tale e non l’aveva mai rinnegato, aveva certamente rivendicato il diritto di combattere solo per il proprio vessillo e non per quello altrui, ma il combattimento e le modalità dello stesso non erano mai state messe in discussione. Semplicemente la solita abitudine all’adattamento, che era stato costretto ad avere e che in fondo non era stata un male,lo portava ad interpretare il suo ruolo nelle nuove circostanze e ad adeguarlo secondo le nuove relazioni. Era un padre e un guerriero e doveva combattere non solo per se, ma anche per quel figlio che, volente o nolente, amava e che forse non sarebbe voluto essere un guerriero, in un contesto in cui la guerra era marginale, e a cui lui doveva, perché voleva, dare la stessa libertà di scelta che per cui era morto.
L’immagine di Trunks morto, ed era tutta colpa sua, fu l’unica ragione che lo fece alzare dal letto e che gli fece vincere il soffitto bianco.
Se Bulma non gli avesse portato la cena in camera, sarebbe potuto anche morire di fame. La cena era l’unico pasto della giornata e lo doveva al rispetto che lei dimostrava per il suo bisogno di solitudine o per la sua esigenza della sua compagnia e l’opportunità di potere essere l’unica o la più necessaria o perché il suo ego si nutriva della consapevolezza di esser l’eccezione alla sua regola quasi ascetica. Ma quella sera ad aspettare non era stato il principe, ma la terrestre seduta al centro del letto, circondata da piatti poco invitanti di cibi pronti e freddi.
Era tardi e lui era vestito dal sudore e da pantaloncini acetati in un’equivocabile confessione della sua ultima occupazione. Non che ci fosse nulla di male, ma sembrava strano nel suo accadere nel tempo, in quel tempo, quello che era trascorso tra la nullafacenza e la rassegnazione e il lassismo. Quell uomo era imprevedibile.
“Sei tornato ad allenarti?”
Si sedette vicino a lei, non troppo per potersi muovere liberamente, abbastanza per sfiorarla minimamente col corpo in una maniera per lui tanto insignificante e banale e non fastidiosa da non fargli pesare quell’accortezza da lei amata e pretesa come un obbligo troppo soffocante. Bulma di tanto in tanto aveva bisogno di avere dei placebo che la guarissero dalla paranoia di un altro abbandono, ma una maturità, che non le avrebbe mai imputato, l’aveva portata a compromessi con la realtà e l’aveva portata ad accontentarsi del minimo e insufficiente necessario. E a lui andava bene.
“Perché?”
Vegeta vagliò la povera offerta di cibo, scelse quello che pareva essere il meno peggio incominciò a mangiare, senza degnarla d’attenzione, perché in fondo del giudizio degli altri non gli era mai fregato nulla, fosse approvazione e condanna; perché non si doveva giustificare di nulla e perché odiava quell’ossessione dell’ovvietà e del manifesto che avevano i terrestri e che dimostrava sempre di più quanto fossero ottusi o superficiali a non accontentarsi dell’evidenza pratica dei comportamenti e delle azioni e a dovere dare un nome a tutto, a dover ricondurre tutto a categorie conosciute, fino ad impedire lo svolgimento di ogni azione e passione che non fosse codificata o percorresse determinate tappe dal loro intelletto poste.
Non c’era bisogno dire ad alta voce ciò che era lapalissiano. Non c’era bisogno di pronunciare parole che intendevano diversamente e che sarebbero state illusorie per una e compromettenti per l’altro.
Erano stranieri e lei non capiva nemmeno quello.



Per non farvi sentire troppo la mia mancanza, mi ripropongo di ammorbarvi periodicamente l'esistenza con un'altra raccolta che, TRANQUILLI, non sarà lunga come l'Anticristo. E forse è una rassicurazione più per me che per voi.
Per ora non voglio dire nulla, so ben che il titolo e il capitolo sembrano stonati, ma un motivo c'è e lo scopriremo presto o potete divertirvi a scoprirlo prima del tempo ;)
Grazie mille a chi ha avuto il coraggio di arrivare alla fine di questo primo capitolo e a tutti quelli che avranno la gentilezza di commentare o di pensarmi in qualche modo! <3




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Capitolo 2
*** 2 ***


Erano stranieri e lei non capiva nemmeno quello.
Ma lui non capiva lei, non l’aveva mai fatto. Forse l’aveva giudicata troppo in fretta, forse non si era nemmeno impegnato a giudicarla e aveva preferito conservare fatica e conoscerla tramite stereotipi e pregiudizi, ma tutto ciò che lei faceva riusciva in fine a stupirlo. Nel bene e nel male. Era una donna e Vegeta non pensava si potesse, né dovesse, conoscere una donna come persona oltre che per la propria funzione strumentale e naturale, ma Bulma si era dimostrata un buco da straziare che non si faceva straziare e, nonostante la debolezza fisica, nonostante i lividi e il sangue, nonostante gli sputi e gli insulti, tentava di mostrarsi come altro. Come se il suo giudizio che accomunava donne e oggetti fosse prescrittivo e non descrittivo e lei non avesse per nulla intenzione di sottomettersi alla sua volontà di gerarchia.
La sua tenacia, esasperata ed esasperante, perché non poteva dichiarargli amore quando in bocca aveva il proprio sangue, gli ispirava il disprezzo più nero perchè per lui l’unica spiegazione plausibile a quel comportamento era una fottuta paura di rimanere sola. In fondo lei tornava sempre. Indipendentemente dal suo umore, tornava sempre ed era disposta a tutto per averlo accanto. Nonostante l’avesse usata, messa incinta e abbandonata, nonostante avesse chiaramente dimostrato quanto poco per lui potessero valere gli altri, inclusi il suo stesso figlio e la donna che gli aveva dato la vita, nonostante si fosse comportato da cazzone arrogante e imprudente, lei pareva non aver mai vacillato rispetto alla sua posizione e continuava ad amarlo, come gli aveva detto che faceva e avrebbe continuato a fare. Le sue azioni erano risultate coerenti e consequenziali ai suoi propositi: aveva rispettato il suo dolore e il suo malessere esistenziale, non si era mai dimostrata impicciona e inopportuna, anzi con encomiabile dedizione gli stava accanto ogni sera, in silenzio, scomodamente stesa sul ciglio del letto, perché lui non l’aveva né invitata né le poteva garantire nulla di piacevole e confortevole.
Era una scelta sua vivere quella situazione in bilico e fastidiosa e, nonostante tutto, la rinnovava ogni sera, preferendola a qualunque altra cosa lei poteva permettersi e meritava. Perché contro ogni egocentrismo e senso patologico di amor proprio, Vegeta stava iniziando a conoscere Bulma a partire dai fatti e meno da luoghi comuni. L’esperienza empirica, benchè di un’altra linea temporale, aveva provato a tutti, perché di tanto in tanto lo si scordava, che dietro tanta superficialità e vanità c’era una mente geniale, capace di vincere la natura e il suo obbligo di un tempo lineare, capace di sindacare il destino e cambiarlo. Inoltre a lui personalmente aveva dimostrato che la suddetta mente era bastata a se stessa per quasi venti anni, senza vacillare nel suo voto di solitudine, rendendo ridicolo lui e il suo bisogno di superiorità, spesso infondata, che consisteva nello screditare gli altri. Lui non era una necessità, era una scelta, e la spontaneità di quell’atto faceva cadere tutte le critiche e i giudizi denigratori verso il suo comportamento e le sedicenti paure e la debolezza congenita che secondo lui l’avevano ispirato, ma al tempo stesso gli impediva di tirare le somme di un ragionamento che sembrava forse inusuale, ma con ancora maggiore probabilità complicato. Le risposte scarseggiavano e quelle poche che c’erano erano troppo chiare e nette da poter essere accettate, ma, nel tempo che lei lo teneva sul suo petto e mollemente infilava le mani tra i suoi capelli, le domande diminuivano, fino a cessare completamente dopo l’ennessima dichiarazione d’amore di lei e dopo l’ennesimo bacio dato come garanzia della parola.
E qui baci sembrano così belli e davano così tanta serenità e pace che era impossibile non ricambiarli e rendevano vane tutte le elucubrazioni, tacevano ogni dubbio e si imponevano come risposta.
In fondo c’era bisogno di capire?



Cari lettori abituali, lo sapevate che nascondevo un lato così romantico? Sono una continua sorpresa lo so. Però non so se oggettivamente questo capitolo si possa definire romantico, quindi...
Avete ragione: indagheremo il percorso che porta Vegeta a farsi possedere da Babidi, ma per il gran rispetto che ho per il rapporto di causa/effetto, per la complessità che so avere la psiche umana, per il taglio verosimile che vorrei dare alla mia raccolta, mi è sembrato opportuno indagare due possibili cause remote della funesta decisione.
Sebbene a Vegeta torni la voglia di combattere nella saga di Majin buu, si vede che c’è qualche differenza rispetto al passato e non possono essere altro che suo figlio e la sua compagna/moglie. Quale motivo ha spinto il principe degli sboroni egocentrici verso lidi famigliari? Spero che questi due capitoli siano plausibili intesi come risposta a questa domanda e plausibile soprattutto al carattere di Vegeta
IN DRAGON BALL Z.
Ringrazio tantissimo tutti voi che avete recensito, inserito la storia in una lista, mostrato in generale interesse e spirito di martirio e sacrificio nel seguirmi ancora.
Dal prossimo aggiornamento, ci divertiamo taaaaaaanto.
Alla prossima <3

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Capitolo 3
*** 3.3 ***


“Non riesci proprio a fare a meno di combattere i malvagi, vero? Va bene, te lo costruirò subito…Puoi aspettare qualche ora?” 
Bulma cacciò la cicca della sigaretta nel portacenere e lo guardò con benevolenza e orgoglio. Lei era sempre pronta a dare, e soprattutto dargli, una mano. Non importava quanto tempo fosse passato dall’ultima volta, non importava di che genere di aiuto avesse bisogno, ma Gohan sapeva benissimo che avrebbe sempre potuto contare su di lei.
“Si, Certo! grazie mille! Ehm…dov’è Trunks? Non ho voglia di aspettare senza far nulla.”
Con Trunks aveva un rapporto stupendo perché non riusciva a non considerarlo come un fratello e non riusciva a non provare anche per quel bambino la gratitudine per un mondo pacifico e prospero che doveva alla sua controparte futura.
“Forse è nella stanza gravitazionale. Vegeta gli sta dando delle lezioni…” Gohan era cresciuto sulla Terra e si sentiva terrestre, ma c’erano delle banalità che non poteva considerare né usuali né dovute e la serenità e la naturalezza con cui Bulma parlava erano tra queste, considerando uno dei soggetti del suo discorso.
“Vegeta?” Era incredibile. Lui. Più di tutte le circostanze e di ogni frase che ci si sarebbe potuta costruire sopra e che non avrebbe mai potuto rendere la stranezza della situazione concreta.
Vegeta era un padre presente, perché fisicamente immanente, ma Gohan non riusciva a definirlo in altre maniere. Non avrebbe saputo classificarlo né interessato, né disinteressato alla vita del figlio, perché sebbene gli anni erano passati e le circostanze cambiate, manteneva lo stesso modo ermetico di mostrarsi agli altri e conservava quelle attenzioni altruistiche squisitamente personali che, se praticate dagli altri, sarebbero sembrate sintomi di sociopatia. Perché rifiutare qualsiasi contatto fisico col figlio risultava una cosa buona e giusta solo se il padre in questione era abituato ad intendere il contatto fisico principalmente come violenza.
“Sì. Gli sta insegnando le arti marziali, dice che ormai ha l’età giusta per iniziare ad allenarsi…” Bulma aveva un sorriso rilassato di una persona che si gode l’ovvietà di un momento famigliare e gli occhi felice di una persona che aveva vinto la lotta e che aveva vinto che quel momento fosse ovvio. Ma di quella frase per Gohan niente era ovvio e non sapeva se crederla più strana o più implausibile rispetto al ricordo, in effetti abbastanza scolorito del terribile principe dei Saiyan che l’aveva battuto a sangue quando era un infante.
Era strano che Vegeta avesse aspettato che Trunks fosse abbastanza grande, maturo e consenziente per allenarlo e che non l’avesse costretto fin da piccolissimo, come era toccato a lui sul pianeta Vegeta e come era toccato a lui per sconfiggere i Saiyan invasori. Era strano che Vegeta cercasse, nei limiti di quel che conosceva o che reputava dignitoso, di passare tempo insieme al figlio e di potere condividere un interesse.
“Vuole che Trunks diventi più forte di te…” 
Era strano quel tono leggero e scherzoso di dire una frase che era detta più per abitudine che per una reale intenzione, perché se Vegeta avesse davvero voluto instillare competizione tra lui e Trunks l’avrebbe allenato tempo prima e avrebbe grugnito ogni volta che lui fosse stato impegnato in attività ludiche e pacifiche o che frequentasse il nemico.
“Wow che paura.” Ma Trunks gli voleva bene e lui voleva bene a Trunks e nessuno dei due aveva intenzione di misurarsi nel combattimento, né di dichiararsi migliore dell’altro. Avevano un rapporto fraterno e Vegeta lo sapeva. E lo apprezzava.
Quando trovò finalmente Trunks in quel dedalo di casa, fu felice di vederlo e felice di potere giocare con lui e non avrebbe perso tempo nel suo proposito, se non li avesse interrotti l’ingresso del principe.
“Salve. Sono Venuto a salutarvi.” L’aveva saluto cordialmente ed educatamente, con affetto, come avrebbe fatto con un amico, o meglio, un parente, perché ormai era la giusta maniera di considerarlo.
“Si vede che non ti alleni da tanto…” Vegeta era un maniaco della lotta. Vegeta era assatanato e cercava il potere e la supremazia e quella era l’ennesima provocazione.
“Anche se siamo in pace, non devi abbandonare gli allenamenti.” No. Era un consiglio.
Ricevere un saluto da Vegeta forse era utopia, ma qualche anno prima avrebbe considerato utopia anche uno scambio di battute che non fosse insulti nella sua direzione e dichiarazioni di superiorità o proclami di conquista del mondo. Vegeta era monotematico, pensava alla lotta e non ne faceva mistero, ma ultimamente gli allenamenti e la forza non erano considerate fine a se stesse e la supremazia gli interessava relativamente. Gohan odiava allenarsi, ma Vegeta lo esortava sempre a riprendere. Non gli interessava nulla che da anni era il guerriero più forte sulla terra, non aveva mai nemmeno pensato a sfruttare le circostanze per conquistarla e tornare a fare quel che amava, non gli interessava nulla nemmeno che lui avesse potuto di nuovo superarlo, se il principe gli consigliava di allenarsi perché era un bene per lui, perché era l’uomo di casa, perché toccava a lui lottare affinchè gli altri non fossero costretti a farlo. E solo perché Vegeta era forte, Trunks aveva potuto giocare senza allenarsi.
L’unica risposta che si sentiva di dargli, anche se poi avrebbe disatteso il consiglio, era un assenso seppur poco convinto, sicuramente meno convito di quell'affetto che ormai indubitabilmente nutriva per quell’uomo.
“Sì.”
E poi Vegeta se ne andò per lasciarlo giocare con Trunks, come un padre qualsiasi e Gohan, nessun avrebbe potuto farlo, non poté non notare che era davvero cambiato!



Ho appena scritto che Vegeta è cambiato! Domani nevicherà viola! O.O
Bè i primi due capitoli erano parecchio introduttivi: Vegeta ha capito di essere padre e di essere compagno, ha compreso ed accettato di essere un uomo di famiglia. Ora ci tocca indagare che tipo di padre e compagno Vegeta sia stato prima di farsi possedere e prima di sacrificarsi.
Qui abbiamo un primo indizio, piccolo ma che già decisamente suggerisce la risposta: Vegeta è un personaggio intelligente, cosa che troppo spesso si ignora. Lo sa che non sono più sul suo pianeta, lo sa che i bimbi non vanno in guerra e suo figlio non lo fa allenare finchè non lo ritiene abbastanza grande. E che fine hanno fatto i neonati spediti su pianeti alieni? Questo principe dei Saiyan è così…umano. Così diverso, così cambiato… =)
Stiamo procedendo lentamente lo so, ma non vorrei vi perdesse nemmeno un passaggio e poi vi giuro, che varrà la pena arrivare fino alla fine! Intanto ringrazio tutti voi che siete così gentile da supportarmi in una delle numerose maniere che il sito permette. Siete preziosi.
Commenti, pareri, critiche, contraddizioni sono sempre ben accette!
Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** 4.4 ***


Bulma lo sapeva e l’aveva capito anche Trunks, sebbene non sapesse niente sui trascorsi, che il torneo fosse veramente importante per Vegeta, che era finalmente riuscito a dare un senso per lui soddisfacente al futuro prossimo, non uscendo dalla confortante abitudine di un passato che gli mancava. Sarebbe sembrato un inquietante ricorso storico, fatto di ossessione e masochismo esagerato, se non fosse stato per la nuova attitudine di Vegeta che dimostrava inoltre un’insolita disponibilità nel non aver voluto escludere a priori il figlio dal suo allenamento propedeutico, perché in fondo Trunks non era considerato un intralcio. Non più.
Certo aveva imposto le sue condizioni, dettate dalle nuove esigenze, ma non erano né perentorie, né vincolanti e il bambino avrebbe potuto tirarsi indietro in ogni momento, senza temere conseguenze, ripercussioni o giudizi. Anzi…forse era Vegeta il primo ad auspicare una resa.
“Non sforzarti troppo, Trunks! Esci da questa stanza…” Per quanto volesse che suo figlio fosse forte, per quanto gli piacessero le loro lezioni, non riusciva a non essere apprensivo e a non considerare come priorità l’incolumità e il benessere fisico del bambino, prima di un presunto valore in battaglia, contro l’etica guerriera che l’aveva fatto essere.
“Non potrai ancora farcela con la gravità centocinquanta volte superiore a quella ambientale…”
Ma erano lontani i tempi in cui avrebbe provato sdegno per la debolezza, erano lontani i tempi e le circostanze in cui si doveva dimostrare al proprio padre la legittimità della propria esistenza, sopravvivendo a qualcosa più grande di sé, erano lontani i Saiyan e il pianeta Vegeta e l’unica cosa vicina ed urgente era Trunks.
“Ieri Goten mi ha chiamato dicendo che anche lui parteciperà al torneo…”
“…Pensano sia una festa.” Sorrise. L’entusiasmo dei bimbi era contagioso e quasi commovente e poteva capire la loro eccitazione, ma c’erano nuove remore, nuovi pensieri, nuove paure che non gli permettevano di pensare fosse giusto che due bambini volessero e dovessero dimostrare il loro valore e la loro potenza. Vegeta detestava quella loro ingenuità che gli avrebbe potuti mettere in difficoltà…o peggio in pericolo.
“Accidenti così non ce la faccio…mi trasformerò in Super Saiyan…”
“Cosa?” L’apprensione per l’incolumità di suo figlio gli aveva sempre impedito di accorgersi in vero delle sue effettive capacità, in fondo gli interessavano poco e gli allenamenti erano una scusa per stare assieme, e si senti stupito e stupido dalla trasformazione del figlio e dal fatto che si preoccupasse per chi avrebbe potuto letteralmente far saltare in aria l’intero pianeta per un mero capriccio. Ormai aveva preoccupazioni da terrestre. 
Inoltre quel bambino, che faceva capriole e svolazzava nonostante la gravità, sembrava essere un insulto a tutti i sacrifici, il sudore e il sangue versato per ottenere quella trasformazione e la notizia che anche il fratello di Son Gohan potesse trasformarsi ne era la prova definitiva. C’era stata una svendita di super Saiyan e lui non se n’era accorto nel tempo, chè il fulcro della sua relazione con due bambini di nemmeno dieci anni sicuramente non era la forza bruta. La verità è che era cambiato tanto, forse troppo e si era rammollito, perché se poteva essere giusto non volere massacrare il proprio figlio, né far dipendere l’amore paterno dalle capacità fisiche, non poteva considerarlo inadeguato o debole. Erano Saiyan. Erano i principi dei Saiyan.
“Su, attaccami!” Era un confronto, un test innocente. Non una guerra, non una provocazione, non un’intenzione di umiliazione. Era suo figlio.
“Ma sono sicuro di non farcela…Sei troppo forte per me.” Era suo padre e Vegeta stava iniziando ad esperire con piacere quel legame fatto di affetto e rispetto e non di vicendevole insofferenza malcelata di chi vede nel proprio parente più prossimo una condanna esiziale.
“Avanti, fatti sotto. Se riesci a colpire la mia faccia, ti porto al luna park.”  Trunks era mezzo terrestre e sulla Terra si trovava bene e condivideva con convinzione le opportunità di quel pianeta e i valori che le rendevano possibili. Trunks era un bambino e ricercava gli stessi piacere di ogni bambino e Vegeta lo sapeva e non lo criticava. Il principe dei Saiyan assecondava suo figlio in una normalità che per lui era acquisita e lo faceva con sorprendente naturalezza.
“Davvero? Mi ci porti, papà?”
Lo aveva esortato a colpirlo con tuta la propria forza e ancora una volta l’effettiva forza del bambino pareva averlo svegliato bruscamente dalle cose che si era voluto raccontare, da quelle che non aveva nemmeno voluto vedere. Trunks era forte, nonostante gli piacesse il luna park, tanto forte e pericoloso, tanto da costringerlo a impegnarsi sul serio e ad incassare un pugno che non credeva di poter incassare. Non era stato un colpo doloroso, né improvviso, ma l’istinto fece da padrone e il contrattacco fu così veloce e spontaneo che Vegeta si accorse di aver risposto, solo quando suo figlio era finito a terra tenendosi la faccia. Era stata un’abitudine. Un gesto meccanico, privo di cattiveria o violenza ingiustificata, perché se non si fosse trattenuto o valutato in qualche modo la situazione, suo figlio avrebbe avuto la faccia spaccata e grondante sangue.
Alla presa di coscienza era seguito il senso di colpa, lui aveva colpito il proprio figlio, e al senso di colpa il senso di smarrimento, perché il principe dei Saiyan non avrebbe mai ritenuto possibile sentire rimorso per aver colpito dignitosamente e legittimamente un avversario, perché Vegeta in fondo non era più il principe dei Saiyan.



Questo capitolo aggiunge poco alla tesi che avevo iniziato a proporre la volta precedente, semplicemente la rafforza: Vegeta non è più lo spietato principe dei Saiyan che non degna suo figlio nemmeno di uno sguardo perché lo distrarre dal suo allenamento, non è lo spietato principe dei Saiyan che è egoista ed egocentrico e non si cura nemmeno dei suoi cari, facendoli precipitare da un aereo.
Vegeta è un compagno ed è un padre, sebbene abbastanza freddo, perfettamente in linea con quello che è il paradigma terrestre,
non si direbbe nemmeno che è stato cresciuto con un sistema di valori totalmente differente per buona parte della sua vita. Prima dell’inizio del torneo sembra un uomo perfettamente calato nella parte e perfettamente in armonia nella circostanza.
Anzi, ribadisco: Vegeta non è più il principe dei Saiyan.
Basterebbe leggere i capitoli del manga dal quale sono stati tratti il capitolo precedente e questo per rendersi conto che, sebbene teatrali e certe volte davvero gradevoli, le fic che presentano Vegeta come un padre esigente e invasato della lotta e verso cui Trunks si sente in forte soggezione non sono del tutto legittime. Anzi… Trunks non si allena per non deludere Vegeta e Vegeta non costringe Trunks ad allenarsi con lui! Basterebbe leggere attentamente questi capitoli anche per capire che il titolo italiano della puntata 237 di dragon ball Z, “Il cambiamento di Vegeta”, è altamente fuorviante e ingiustificato e che se si intende la situazione come la Mediaset ce l’ha proposta si perde il senso enorme e la “verosimiglianza”di quello che c’è dietro e prima.
Il cambiamento di Vegeta c’è stato e su questo nessuno di noi può dissentire, ma mi rifiuto di assumerlo come dogma o mantra, mi rifiuto di non pensarlo criticamente e mi rifiuto di pensarlo come una caduta da cavallo sulla via per Damasco. Il cambiamento implica mutamento, il mutamento divenire e ogni divenire non può prescindere dal tempo, o meglio dall’ estensione temporale…
Con questa frase criptica vi lascio, con la promessa di un prossimo scoppiettante capitolo. 😉
Dragon ball è (era) superficiale, non banale e spesso questo non si tiene nel giusto conto.
Grazie mille per la pazienza e l’affetto che mi dimostrate seguendomi e chiacchierando con me! <3 

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Capitolo 5
*** 5.5 ***


Spopovich. Qualcosa glielo ricordava.
L’amica di Gohan era brava per essere una terrestre e aveva dato prova di saper menare le mani e di poter battere un energumeno il doppio del suo peso. In attesa della sua sfida, Vegeta guardava con poco interesse quello scontro che però curiosamente tardava a finire in vittoria per la ragazza e che quasi in un istante si era modificato nell’opposto. Videl era stanca, i terrestri sarebbero sempre rimasti esseri inferiori, e, nonostante la sua presunta e acclamata superiorità, non era riuscita ad avere del tutto ragione della contesa. E in effetti non sembrava esserci una ragione per cui quell’uomo non subiva danni, e ora era costretta d’ incassare una serie di colpi così precisi e violenti e sadici, che solo Gohan e la sua ingenuità sarebbero potuti andare fieri del fatto che lei non fosse uscita dal ring e che avrebbe potuto vincere quella gara. Perché era una gara normale quella, no?
Vegeta distolse la sua attenzione dall’incontro e scambiò con l’altro saiyan, l’unico che pensava come lui, uno sguardo d’intesa. Goku disse quello che avevano capito entrambi e che gli altri non avevano notato, chè a pensare male si fa peccato.
“Quello Spopovich non è normale…Ha già subito grossi danni, ma riesce a muoversi con indifferenza…Non sento alcuna forza vitale da lui…”
Tutti brancolavano nel buio e non riuscivano a raccapezzarsi circa il senso di quello che stavano vedendo, ma Videl fu così gentile da fugare ogni dubbio circa la stranezza e la pericolosità della situazione: Vegeta era colpito dal fatto che quella ragazzina terrestre riuscisse a rompere l’osso del collo di un uomo molto più grande di lei, ma era ancora più colpito dal fatto che il suddetto potesse rimettere il proprio collo apposto, come fosse un braccio.
L’unica cosa certa, e per Vegeta naturale, era che quell'energumeno provava un sadico piacere nel sentire il naso di Videl rompersi sotto le sue nocche, nel vedere il sangue che le colava lungo la faccia e nell’infierire non lasciandola cullare nemmeno nell’illusione che in aria sarebbe stata al sicuro. Lui l’aveva raggiunta, l’aveva sbattuta nuovamente al suolo con un’onda di energia, perfettamente calibrata per non ucciderla, solo farla contorcere dal dolore.
“Sa che se la uccide, sarà eliminato. L’ha lanciato trattenendo energia.” Per gli altri era incredibile, per lui un ragionamento ordinario e famigliare. La violenza di Spopovich era così mirata? Così Premeditata? Così razionale? Ma quel massacro sembrava non avere senso.
Il seguito fu un insieme di colpi così veloci che i terrestri non poterono vedere, ma così ovvi nelle conseguenze da non impedirgli di riconoscere quello scontro come la carneficina che era. Dopo ogni colpo, Videl era sempre più tumefatta, sempre più sanguinante e malconcia, rantolava e respirava a fatica. Per chi non era abituato doveva essere uno spettacolo traumatico; per chi aveva bei sentimenti in mente uno spettacolo esecrabile; per chi provava affetto per la ragazza una scena dolorosa.
Per Vegeta era la normalità. Era indifferente. Era senza espressione. Era senza un tono di voce influenzato dagli eventi. Era annoiato. Era a suo agio.
Spopovich. Qualcosa glielo ricordava. 
“Metti da parte l’orgoglio, altrimenti verrai uccisa da quell’uomo!” Gohan. Era furioso e dolorante come se fosse stato lui ad essere picchiato a sangue, senza potere reagire e in fondo non poteva farlo. Gohan teneva davvero tanto a quella ragazza. Vegeta lo capiva.
Il ragazzo cercava di fa far desistere Videl in tutte le maniere. Voleva solo salvarla da un pazzo violento che si divertiva a vederla soffrire perchè quella non ere una lotta, era sfoggio di un sentimento cattivo e sbagliato, che godeva nel rendere gli altri impotenti, finchè non fossero stati consci della propria impotenza e perdessero tutte le vanità di pensare di avere diritto d’esistere, senza la forza per assicurarselo.
“Quello non ha nessun sentimento umano. Non ha alcun riguardo per una ragazza.” Vegeta lo capiva: era un mostro.


Videl viene menata a sangue. Tutti si preoccupano e si indignano. Vegeta no. Credo di non esagerare nemmeno un po’ quando dico che gliene sbatte proprio il cazzo e credo che nessuno potrebbe obiettare “ma forse era indignato interiormente”, perché gli sviluppi successivi della vicenda non consentono di dire che Vegeta è indignato dalla violenza. 
Ma come? Abbiamo concordato fino al capitolo scorso che Vegeta è cambiato, si è umanizzato, si è terrestrizzato, che non è un padre violento e assatanato di guerra e che, a differenza di Goku, vive la vita famigliare e cerca di fare la figura paterna. Ebbene, notiziona, benchè Vegeta sia cambiato tanto rispetto alla prima apparizione, rispetto al periodo di Cell, continua ad essere uno stronzo, indifferente alla vita degli altri.
Qui c’è qualcosa che puzza…
Sappiate che sarcasmo a parte, tutti voi che mi seguite in qualunque modo siete preziosi, perché l’importante per una sana relazione non è l’accordo indistinto e insensato, ma la possibilità di parola e comprensione l’un l’altro. Quindi ringrazio tutti quelli che mi supportano e mi SOPPORTANO, lo so che sono una rompi palle, ma è la mia natura e cambiare è difficile.
Alla prossima, se vi va! <3

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Capitolo 6
*** 6.6 ***



Mi scuso in anticipo per il capitolo. Mi rendo conto che è abbastanza contorto, ma non riesco a scriverlo altrimenti. Sentitevi in dovere di correggere gli errori di battitura xD


Altro salto avanti: Videl viene sbattuta fuori e subito curata con un senzu, Gohan sta per combattere contro Kibith che gli chiede di trasformarsi. Nel frattempo Kaioshin rivela la sua identità e chiede a tutti di non intervenire, qualunque cosa succeda. Gohan si trasforma, viene immobilizzato e viene attaccato da Yamu e Spopovich che gli risucchiano l’energia e volano via. Sebbene nessuno sappia cosa sia succedendo, i guerrieri Z seguono Kaioshin che ha chiesto il loro aiuto. Mentre seguono i leccapiedi di Babidy, Kaioshin racconta la storia che tutti sappiamo.
Buon capitolo =)



Kaioshin parlava con solennità e timore.
Era un dio e aveva paura. Era un dio e aveva chiesto aiuto, perché era una faccenda che nemmeno un dio avrebbe potuto affrontare da solo. Un solo individuo non poteva sconfiggere il Male.
In effetti la descrizione di Kaioshin mirava a denunciare la gravità della situazione, cercando di sottolinearne l’assoluta unicità, l’assoluta straordinarietà, l’assoluta eccezionalità.
“Majin Buu non ha alcun sentimento e sa solo distruggere e uccidere…è un mostro nato per terrorizzare gli esseri viventi…”
Majin Buu era una minaccia antica, quasi inevitabile, che era sempre pesa sulla testa di ognuno, sebbene senza consapevolezza esplicita. Era un qualcosa di difficilmente teorizzabile, quasi impossibile, ma era fisico e reale, vivo e tremendamente arduo da esprimere a parole, contrario per natura ad ogni concettualizzazione. Ma dio doveva parlare con gli uomini e doveva parlare parole a loro comprensibili. Gli sforzi di Kaioshin di rendere partecipi altri di un fenomeno morale ed estetico non potevano prescindere dall’uso del linguaggio, un uso che sarebbe sempre e comunque sembrato improprio, come se fosse possibile un discorso razionale sull'irrazionale, e necessariamente si risolvevano nel determinare un soggetto individuale agente e un’azione specifica, che ne escludeva altre.
“In pochi anni ha annientato centinaia di pianeti…” Azioni che per quanto brutte, per quanto deprecabili in fondo non erano così eccezionali. Azioni la cui condanna, perché erano condannabili, non avrebbe risolto le altre nefandezze. Azioni che erano cattive, ma erano davvero il Male?
*Hn…anche noi Saiyan abbiamo fatto la stessa cosa.* E per qualcuno quelle malizie non erano nemmeno mostruose ed eccezionali:  erano normali, erano famigliari, erano naturali…Erano Saiyan. 
“No, signor Vegeta…Allora c’erano cinque Kaioshin capaci di sconfiggere con un colpo solo nemici come Freezer.”
L’aspetto e il timore gli facevano considerare Kaioshin un ragazzino, nemmeno un uomo, figuriamoci un dio!, e invece era capace anche di leggere il pensiero. Vegeta ringhiò di fastidio. Era una violazione bella e buona, eppure il dio non giudicò e, indifferente all’uomo e alle sue esigenze, perché se non lo fosse stato sarebbe intervenuto per salvare tutti disgraziati che avevano pregato il cielo affinchè li liberasse dal giogo di Freezer, continuò imperterrito nella sua parabola, continuò a convincerli a scegliere la propria causa.
Majin Buu era una creatura, il creatore era Bibidi. Eppure il racconto sembrava in qualche modo negare il senso del discorso stesso, e dare torto a Kaioshin: perché in effetti non sembrava poter esistere il Male e il male non sembrava poter prescindere dagli uomini. Perché un essere spregevole non avrebbe potuto creare il Male, perché anche solo il pensiero di voler creare il Male sarebbe già stato male. Era davvero Majin Buu il problema? Il problema era chi l’aveva creato e il motivo per cui qualunque uomo potrebbe voler volere il male?
“E’ molto forte questo mago?”
Ma a Goku interessava la forza. Era buono perché non si interessava a cosa potesse essere il bene o cosa il male. Lui voleva menar le mani e gli riusciva bene e per il bene.
“Non dovrebbe avere una forza molto elevata…Ma questi maghi sono in grado di manovrare gli esseri umani che hanno un animo malvagio come Yamu e Spopovich…”
A detta del dio, Bididi e il figlio Babidi, non erano forti, erano solo cattivi, ma ciò che era peggio era che della cattiveria altrui facevano la loro forza.
“Spero non abbiano trovato qualcuno molto potente.” O qualcuno tanto cattivo da farsi manovrare.


Mi ritengo molto aperta e disponibile a scambiare idea e opinioni, ma per una volta, anche con abbastanza soddisfazione perché mi da la prova che non sono del tutto pazza, vi propongo una tesi che non si può contraddire. Il punto è che non stiamo parlando delle nostre interpretazioni diverse, non stiamo parlando né del mio, né del vostro pensiero, ma di un fatto innegabile e incontestabile: VEGETA E’ CATTIVO.
Negare la cattiveria di Vegeta è come negare un elemento strutturale della trama, è come dire che Cell non ha dovuto assorbire i Cyborg per diventare perfetto o che Goku non si è trasformato per la morte di Crilin. La cattiveria di Vegeta è data come una conditio sine qua non: Babidi può manipolare solo i cuori delle persone malvagie. Babidi non potrebbe mai manipolare Gohan o Goku, perché sono buoni, ma può manipolare Vegeta perché è CATTIVO! *-*
Eppure sorge un problema: Mi sembra che nelle recensioni degli scorsi capitoli avevamo convenuto assieme che in effetti Vegeta fosse cambiato. Ma il cambiamento non è passare da una qualità ad un'altra, opposta a quella di prima? Se sei cattivo e cambi non diventi buono? Ma se Vegeta è ancora cattivo, vuol dire che non è cambiato?
Sembra che in ofndo Vegeta non sia cambiato.
Il buon Aristotele diceva che l’essere si dice in molti modi. Ciò vuol dire che per descrivere un ente si possono usare tanti predicati, ma qualunque predicato è da ricondurre ad una delle dieci categorie, ovvero l’ambito alla quale appartiene un predicato. Esempio: Io posso dire che una penna è rossa, categoria della qualità, e che è sul tavolo, luogo come categoria. Entrambe le indicazioni dicono cose diverse circa l’ ente, ma non sono tra loro contraddittorie né incoerenti. La penna può essere sia sul tavolo che rossa allo stesso tempo. Non vi sto qui a spiegare le 10 categorie, perché pure io mi rompo, ma vorrei invitarvi a porre attenzione a due categorie in particolare: Qualità e Relazione.
Dire che Vegeta è padre, padre di Trunks, categoria della relazione, è legittimo. Definire Vegeta come padre, non ci autorizza però ad inferire il fatto che sia buono, categoria della qualità. Vegeta può essere al tempo stesso padre e cattivo: le cose possono coesistere nello stesso istante senza contraddirsi.
Anche Bibidi, spregevole e malvagio, ha un figlio…E Babidi, spregevole e malvagio a sua volta, sembra nutrire affetto e rispetto per il babbo…
Sarebbe bello se voi aveste ragione: se l’essere padre implicasse la bontà, non ci sarebbero più casi di violenza in famiglia. Purtroppo non è così e far coincidere paternità e bontà mi sembra solo romantico. Dragon ball non è un cartone così romantico.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e in particolar modo quelli che hanno continuato a leggere pure dopo aver citato Aristotele ahahaha Siete forti e coraggiosi, ragazzi! <3
Ci vediamo alla prossima. Se volete…

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Capitolo 7
*** 7.7 ***


Altro balzo in Avanti. Vegeta ha ucciso Pui Pui, Goku Yakon, ora è il turno di Gohan e Darbula.
So che sapete cosa succede, ma mi sembra giusto esplicitare quello che sto omettendo momentaneamente.



-Chi diavolo sei?
-Sono un Saiyan che viene dalla Terra apposta per sconfiggerti…un combattente dal cuore puro che è stato risvegliato dalla collera…sono il guerriero della leggenda…Sono Son Goku, il super Saiyan.
-eh..eh eh eh…un guerriero dal cuore puro…ecco perché Vegeta non poteva diventarlo…




“Ad ogni modo per noi non è un nemico invincibile…è una vergogna.”
Era peggio di una lite tra bambini quello scontro: inutile, confuso, noioso ed eccessivamente lungo, indipendentemente da quanto stesse effettivamente durando.
“Gohan era molto più forte quando era piccolo.”
Vegeta era incazzato. Darbula non era così forte o per lo meno Gohan avrebbe potuto batterlo in un istante… se non avesse deciso di buttare alle ortiche le capacità che la natura gli aveva donato. Non capiva perché quel ragazzo non avesse nessuna voglia di imporsi come il più forte, benchè ne avesse tutti i diritti, e  perché avesse permesso di farsi superare. Lui e Goku erano diventati più forti ed era inammissibile, ed era ingiusto, uno spreco.
“Mi fa rabbia.”
Era strano, era diverso. Era proprio cambiato. Con Gohan non c’era competizione e non lo sentiva come una minaccia. Probabilmente era l’unica persona al mondo ad aver meritato il suo riconoscimento e a ricevere incitamenti piuttosto che invidia. La sua forza era motivo di orgoglio e di vanto…e non solo razziale. Gohan era come un figlio.
Ma per quanto gli volesse bene, gli stava facendo perdere tempo. Troppo tempo. La sua scelta di essere inetto gli stava facendo perdere la possibilità di riprendersi la rivincita con l’unico uomo con la quale si sentiva in competizione, l’unico che in effetti aveva messo in discussione il suo status, l’unico dal quale faceva dipendere la percezione di sè, fosse se non altro perché era l’unico altro Saiyan in circolazione.
“Dannazione…mi fa davvero rabbia…Bene ora vado io a sistemarlo.”
Vegeta era risoluto e incurante, perché anche per troppo tempo aveva sentito le concitate parole di paura di Kaioshin, prive di fondamento tra l’altro: gli aveva promesso l’apocalisse e tutto sembrava una baruffa tra ubriachi.
“Fermo Vegeta! lascia fare a lui! Non è ancora stato sconfitto!”
Vegeta era risoluto e Goku non era da meno. Peccato che non avessero lo stesso scopo. Non era Goku quello che cercava ossessivamente una rivincita, la legittimazione del suo definirsi guerriero, una risposta ad una domanda che era vecchia e davvero inattuale, perché non c’erano più le stesse circostanze, perchè i toni della disputa si erano inevitabilmente ammorbiditi e perché era dubbio se si potesse ancora parlare di disputa.
“Non mi interessa questo gioco. Voglio combattere contro di te! Per questo ho deciso di partecipare a quell assurdo torneo.”
Vegeta voleva combattere Goku. Non gli interessava il male, il bene, i maghi e gli dei inadempienti. Vegeta voleva combattere Goku. Non gli interessava la salvezza della specie umana e l’annientamento a cui sarebbe potuto andare incontro. Vegeta voleva combattere Goku. Senza volersi interessare al tempo e al cambiamento di cui era stato foriero.
“Signor Babidi ci faccia tornare alla nave. Ho scoperto una cosa davvero interessante. Con questo Majin Buu si risveglierà sicuramente…”
Era un’urgenza per Vegeta, era un tarlo che gli aveva fottuto il cervello, era l’unica cosa che aveva valore e a cui tutto il resto era subordinato. Bulma aveva ragione era un maniaco…E se n’era accorto anche Darbula o si era accorto che lo sarebbe potuto diventare?
A non accorgersi della realtà erano rimasti solo alcuni idealisti che dicevano di combattere ispirati da qualcosa di trascendente e che avevano uno sguardo trasognato e stralunato per le circostanze. Ma Darbula era malizioso e aveva pensieri cattivi, ma almeno erano tali… Reali!
Fiero di sé, non si turbò nemmeno quando fu accusato di vigliaccheria e anzi si dimostrò cinico ma lungimirante.
“Scappare? Ti sbagli…Non ho più bisogno di combattere, perché ho trovato un guerriero più adatto!”
Kaioshin era terrorizzato. Se il signore dei demoni, fortissimo e cattivissimo, si tirava indietro, se riconosceva l’esistenza di un guerriero addirittura più adatto di lui a perpetrare il male, bisognava aspettarsi un mostro, secondo solo a Majin buu per malizia e cattiveria…
Il problema era che era una cattiveria subdola perché si confondeva bene con abitudini quotidiane e con tratti fenotipici simili e con esperienze comuni tanto che la verità era dovuta essere esplicitata pure a Babidi. E Vegeta sembrava davvero uguale a Gohan e Goku, avevano dimostrato tra loro una certa confidenza e famigliarità innegabile e si erano resi complici di una stessa situazione, ma c’era qualcosa a renderlo diverso.
“Tra quei tre ce n’è uno con molta malvagità… Con quell’animo malvagio diventerà facilmente uno dei nostri uomini…”
C’era qualcosa a renderlo diverso dagli altri a cui era uguale.



Senza scomodare Aristotele e la filosofia occidentale: Dragon ball propone una morale parecchio deterministica. Bene e Male hanno un sostrato fisico, tanto che Goku ha dovuto sbattere la TESTA per abbandonare la sua indole selvaggia. Io sono contraria ad ogni determinismo naturale, non credo all’essenza che fa una cosa buona e una cosa cattiva, perché in tal caso la responsabilità della cattiveria non sarebbe dell’ente, non ci potrebbe essere né senso di colpa né responsabilità, ma del “creatore”, inteso come Dio o come Natura, fate voi. Io sono d’accordo con quello che avete detto nelle recensioni precedenti, ma, strano a dirsi, AMO LA COERENZA e quindi vi devo chiedere di completare il ragionamento che avete iniziato la volta scorsa: Se nell’uomo coesistono bene e male, se noi di volta in volta scegliamo tra bene e male, se bene e male non sono determinati a priori, così come il male non può essere essenza, non lo è nemmeno il BENE.
Si vocifera da un po’ di tempo di questo Super Saiyan della leggenda e delle ancora più leggendarie cellule S che legano in maniera incontrovertibile la trasformazione ad una purezza di cuore, ad una serenità e bontà d’animo che ha base FISICA. Il bene esiste e, con adeguato microscopio, si potrebbe addirittura vedere. Se noi accettiamo questa bella teoria, è inutile parlare del cambiamento di Vegeta, perché come un gatto non può diventare un cane, un cattivo non può diventare buono e viceversa e perché, ragazzi, Vegeta in Dragon ball è dato come un personaggio cattivo, lo si voglia ammettere o meno.
Ma allora il problema starà mica nella definizione di bene e male? Che cosa è il bene e che cos’è il male? Esistono il bene e il male? Dragon ball Z da una risposta parecchio soddisfacente che in definitiva supera il determinismo dell’inizio…però le cose belle e intelligenti non vanno bene e quindi meglio fare 131, proprio 131, passi indietro e sorbirci un film con presupposti SBAGLIATI e incoerenti con quanto di buono si era raggiunto. D’altronde sarà il primo film di Dragon ball Super….
Cosa c’entrano sto delirio di note con il momento dal quale è tratto il capitolo? Che è uno dei tanti momenti che ci permette di indagare quale potrebbe essere la natura del male in dragon ball…Darbula arriva all’epifania che Vegeta è cattivo e poi glielo va a spiegare a Babidi, ma perché non se ne sono accorti prima? Se la cattiveria di Vegeta è evidente o se fosse legata a qualche caratteristica fisica, non si sarebbe dovuto mica aspettare il terzo stage no? Quale è la discriminante per notare che Vegeta non è come Goku e Gohan? Cosa è che fa di Vegeta un cattivo, se non la natura? Perchè da Freezer a Darbula si dice che Vegeta non è puro di cuore? Perchè è malvagio con o senza famiglia?
Ringrazio voi tutti che avete davvero la pazienza di seguirmi e che non mi avete ancora mandato a fanculo. <3
Non temete, ma stiamo arrivando al momento clou.

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Capitolo 8
*** Io non metto da parte nulla! ***


“Io non sono come te! Io non metto da parte nulla… ma sono schizofrenico, cazzo se sono schizofrenico!”
Cit.


Darbula li aveva abbandonati, lasciandogli in dote una profezia spaventosa nel suo essere oscura e sibillina, perché loro non avevano paura di nessun guerriero, ma avevano il terrore di chi potesse essere quel guerriero più adatto al male del Re degli Inferi, del Re dei Demoni.
“Quali diavolo possono essere le sue intenzioni?” Era legittimo mostrarsi dubbiosi, ma forse qualcuno lo poteva ritenere inopportuno prima di un’ammissione di colpevolezza, o meglio di incompetenza. Perché quei dubbi sarebbero potuti essere superflui, perché Darbula avrebbe pure potuto, avrebbe dovuto!, stramazzare al suolo agonizzante e implorante, senza vaticinare nulla, se solo Gohan fosse stato più risoluto, più preciso, più violento.
“Sono le tue intenzioni che vorrei conoscere!” Vegeta era incazzato, di una rabbia che avrebbe potuto e voluto distruggere tutto ciò che per lui rappresentava fastidio, ma era un uomo diverso e anziché cedere alla distruzione, anzichè sancire l’idiozia altrui e dispensare morte, si era avvicinato al giovane nel tentativo di farlo ragionare.
“Come hai potuto fallire a sconfiggere un tizio del suo livello?” Gohan lo stava deludendo e la sua delusione gli dava un senso di colpa che sfumava nella superbia di chi sapeva di essere in qualche modo speciale. Perché più Gohan deludeva Vegeta più capiva che era l’effetto necessario di tutte le aspettative che il principe nutriva nei suoi confronti, di tutte le qualità che gli riconosceva, di tutto l’affetto che per lui nutriva e della consapevolezza che la loro natura li rendeva uguali e vicini, parenti.
Vegeta era cinico, spietato e crudele ma Gohan non poteva più dubitare del suo amore, né che le sue parole taglienti avessero come fine una trasmissione di saggezza che, per quanto deprecabile, era nelle intenzioni del principe nuova forza, un consiglio, e non una condanna o un insulto.
“Se anche fossi uno dei più meschini esponenti della tua razza guerriera, una volta iniziato uno scontro, tu ti saresti assicurato di far spirare il tuo avversario.”
Per quanto discutibili potessero essere la parole del principe, erano parole rispettabili di un uomo di una certa esperienza, specie in guerra, di un uomo estremamente intelligente, che diceva poche parole, ma dava tanti significati e troppo senso. Bello o brutto che fosse.
Ed era butto! Senza ombra di dubbio, il discorso di Vegeta sarebbe potuto piacere a pochi e sarebbe stato odiato da molti. Era un principe che aveva aspirato ad essere tiranno ed era poco avvezzo a pensare in maniera democratica e demagogica. Vegeta era impopolare, ma così convinto della sua forza, della sua ragione, che non aveva bisogno del consenso di nessuno e soprattutto non aveva paura della verità.
“Voi tutti siete troppo deboli! Ognuno di voi, che combatte dietro la maschera della giustizia, mi disgusta!”
Vegeta non sapeva cosa fosse la giustizia, ma sapeva con certezza che nemmeno Gohan lo sapeva e che ad una domanda diretta circa l’essenza della giustizia anche lui avrebbe tentennato e avrebbe in fine avrebbe trovato la soluzione in un’espressione vaga ed ambigua, che la giustizia era far trionfare il bene a discapito del male, per poi ricadere in confusione, se gli fosse stato chiesto pure cosa fossero il bene e il male.
La giustizia non era qualcosa da poter indicare con il dito, non era qualcosa che si poteva toccare, né concepire in maniera univoca. Sembrava non essere una realtà, quanto un’aspirazione, una tensione…un’ideale?
Vegeta era cinico, spietato e crudele. Odiava le debolezze e gli ideali erano deboli e da deboli. Erano tanto più deboli, quanto più si astraevano dalla realtà. Erano deboli perché non riuscivano ad imporsi a meno di ignorare quel che era e che li avrebbe portati inesorabilmente ad essere invalidati ed erano da deboli perché non erano altro che la via di fuga da una situazione brutta e difficile, che deprimeva con la consapevolezza che nulla era facile o bello o buono…e la vita non era né facile, né bella, né buona.
Parlare della giustizia sarebbe potuto essere anche suggestivo ed interessante, ma non si stava facendo salotto. Si stava vivendo e prima di ogni teoria e di ogni elucubrazione, c’era l’urgenza della prassi, la perentorietà delle circostanze e del contesto: la vita era lotta.
“E’ la forza che conta in un combattimento. I forti sono gli unici che sopravvivono, mentre i deboli muoiono. La forza è tutto!”
Le parole di Vegeta non erano istintive, erano parole maturate in una vita e che dalla vita vissuta avevano preso ispirazione. Le parole di Vegeta erano il sunto di quel che era stato e quel che era dovuto essere affinchè a lui fosse concessa l’opportunità di essere lì e tenere quel discorso, sebbene sarebbe potuto essere qualsiasi altro discorso, ed erano la prova che Gohan, anche solo per ascoltare quel discorso e magari contraddirlo e continuare a difendere il suo ideale di giustizia, doveva aver dovuto pescare ed uccidere un pesce o tagliare la coda ad un dinosauro o cacciare una tigre.
Davanti a un ragionamento spietato e reale più che logico, Gohan aveva ancora voglia di vacillare e negare, perché era dura accettare fino alle sue più remote conseguenze quella praticità fredda e arida e disperata.
“Ma…”
“Pensa a Piccolo e gli altri. E’ solo perché loro erano deboli che sono stati trasformati in pietra! Loro sono una vergogna!”
Perchè i forti erano stati risparmiati o avevano potuto lottare per per la propria vita. Perché la vita era prima esistenza e poi pensiero e poi morale. Perché senza vita non ci poteva essere ideale. Perché senza vita, non ci poteva essere giustizia. Perché anche per fare bene bisognava esserci e nessuno al mondo sarebbe potuto essere così ingenuo e sprovveduto da invertire il rapporto di causalità…e nessuno sarebbe stato così idiota da criticare l’affermazione di sé,lo spirito di sopravvivenza e preservazione, e individuale e specista, a discapito di un’ideale la cui astrattezza rendeva impossibile anche la definizione univoca e condivisa del proprio concetto. Nessuno.
Gohan era buono e combatteva per la giustizia. Era in quella nave spaziale per vendicare i suoi amici e salvarli, per ridargli la vita, per impedire che il male vincesse e il genere umano fosse condannato. E per far vincere il bene, avrebbe dovuto sconfiggere il male e se il male era forte, lui sarebbe dovuto essere più forte.
*E’ giusto! Se solo avessi sconfitto Darbula, Piccolo e Crilin sarebbe tornati normali…*
Gohan era buono e combatteva per la giustizia e, per continuare a farlo, doveva dare ragione al discorso giusto e cattivo di un uomo ingiusto e cattivo…


=D



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Capitolo 9
*** 9.9 ***


Dopo quasi un mese di assenza, torno ad importunarvi e, purtroppo per voi, mi sembra giusto spendere qualche parolina sul capitolo precedente, perché le vostre recensioni mi hanno dato modo di pensare…come sempre!
Ho notato che in pochi hanno colta la citazione proveniente dalla puntata 126 di Dragon ball Super e, se l’avete fatto, l’avete fatto solo parzialmente e questo mi fa pensare che io a differenza vostra ho un principio di disturbo post traumatico da stress, perché di quella puntata purtroppo non mi posso mai scordare nulla. Benchè sia lieta che voi non avete malattie mentali come le mie, ho anche notato che mi avete affibbiato il seguente ragionamento “Vegeta ha fatto il discorso sulla legge di sopravvivenza, Vegeta è considerato cattivo= Vegeta è considerato cattivo per questo discorso”. Con mio sommo piacere voi avete detto che il discorso sulla sopravvivenza è necessario, che sarà pure spietatamente reale, ma che non può essere considerato né buono né cattivo e AVETE RAGIONE.
E proprio perché avete ragione torniamo alla magica puntata 126: è vero Toppo è il guerriero della giustizia, ma è in un torneo che decreta le sorti del suo universo, si tratta  di sopravvivenza e se usa L’hakai, se mette da parte la sua giustizia un motivo ce l’ha (che poi ragazzi, pure quando non usava l’hakai e aveva la giustizia come ideale aveva come scopo di buttare fuori i membri dell’universo 7, quindi non è cambiato nulla del suo comportamento e dei suoi fini, la giustizia non la mette da parte, si potenzia solamente. E poi è un candidato a dio della distruzione dell’universo 11:  non lo metteva in conto che doveva abbandonare la giustizia mortale per abbracciare quella divina? Ma che ragionamento stupido ci stanno facendo?!). Se Toppo abbandona l’ideale per sopravvivere, è davvero criticabile e condannabile? La risposta è no, perché sarebbe ridicolo condannare uno che usa violenza in un contesto in cui per sopravvivere ti si richiede l’uso della violenza. E come se già non fosse abbastanza ridicolo in sé come evento, è Vegeta, si proprio il Vegeta che dice a Gohan di svegliarsi, che gli fa una menata morale ingiustificata e ingiustificabile, perché come avete detto voi la sopravvivenza va oltre la morale! Perché Vegeta fa una cosa del genere? Perché è cambiato! Ma non è perché uno cambia deve diventare cretino di colpo…cioè un po’ di criterio. (Uno dei mille motivi per cui adoro Super, per chi me l’avesse mai chiesto…)
Tornando al discorso della sopravvivenza, se è vero che non è condannabile, è difficile che venga lodato un uomo che fa un discorso così schietto e caustico, che sottolinea la brutalità dell’esistenza, smuovendo le fondamenta circa la nostra morale fatta di bene, pace e altruismo. Gohan da ragione a Vegeta, ma ci sono personaggi che questo discorso possono dirlo e altri che possono solo ascoltarlo e in caso annuire. E oltre Vegeta solo un altro personaggio  in Dragon ball fa tale discorso in maniera esplicita. Sapete chi è? ;D



“Goku! Dove sei? Non c’è più tempo.”
Crilin urlava disperato, mosso da un’apprensione sincera e da una paura vivida. Goku non si vedeva nemmeno in lontananza e quell’insenatura artificiale sotto l’oceano stava crollando in mille pezzi,  così come le loro chance di sopravvivenza, provocando terremoti e scossoni fortissimi, non tanto quanto il battito accelerato del loro cuore impaurito e pompato di adrenalina.
Bulma e Crilin stavano aspettando Goku sotto una pioggia di calcinacci e di ansia, perché più tempo passava, più massi cadevano, più ineluttabile sarebbe stata la loro condanna a morte…una morte bastarda e ingiusta perché avevano appena sedici anni e perché avevano tutto il futuro da perdere.
“Goku sta perdendo troppo tempo, non possiamo più aspettarlo!”
Il tremore delle pareti e il frastuono della distruzione avevano sopraffatto per intensità e volume qualunque remora morale lei potesse mai aver avuto ma, sebbene fosse consapevole di non essere una persona eccezionalmente altruista e buona e che la sua morale era altre sì labile, Bulma sapeva benissimo che le sue ansie e il suo comportamento sarebbero stati giustificati anche in caso contrario.
“Chiudi il portellone dobbiamo immergerci!” Il Sottomarino era l’unica possibilità di fuga da quell'antro infernale, ma postporre l’avvio dei portoni equivaleva ad essere complici di quel destino che li voleva morti e che stava chiudendo tutte le vie di fuga con detriti e calcinacci. Le anticipazioni troppo vivide di un futuro troppo prossimo non erano incoraggianti, non fintantoché si immaginava schiacciata masso gigante o con i polmoni che bruciavano per la progressiva mancanza di aria che sarebbe accorsa in quel luogo chiuso se avessero scampato gli altri innumerevoli pericoli. Cazzo! Aveva 16 anni.
“Vuoi abbandonare Goku?!” Crilin era giustamente, o forse no?, sconvolto dalla sua spregiudicatezza e dalla sua presunta mancanza di cuore, ma Bulma sapeva che lui stava sbagliando a rivolgerle quella domanda.
Non si trattava tanto di volere o non volere abbandonare Goku, non si trattava nemmeno di malizia nei suoi confronti, si trattava di lei e di lei solamente, perché avrebbe volentieri voluto combattere con il rimorso e il senso di colpa per aver abbandonato il suo amico, ma per farlo bisognava che uscisse viva da quella situazione.
Lei voleva vivere.
“La mia vita è più importante!” Tra i mille difetti di Bulma c’era la mancanza di diplomazia, tra i pochi pregi forse c’era la sincerità, quell’attitudine che l’aveva portata a spiattellare il suo reale pensiero, o meglio il suo istinto primo e primario, senza edulcorarlo, senza interessarsi alla forma o al galateo o a quelle convenzioni sociali che agli altri piacevano tanto, perché mostrarsi buoni era più bello di sapere di essere per lo meno tutti un po’ cattivi…egoisti…votati all’autodeterminazione
“Che tristezza…”
E Crilin era l’ultimo baluardo di quel bisogno di bei sentimenti e di bei gesti, il moralizzatore intransigente, l’accusatore spietato, gli occhi dello schifo e la bocca del biasimo, era il protettore del bene e giudice del male, era il portavoce del dissenso, ma che si tenesse pure i suoi principi morali! Lei aveva ragione e lui lo sapeva perché il portellone di quel dannato sottomarino in fondo l’aveva chiuso…




Bulma: L’egoista, egocentrica, superficiale, viziata Bulma!
Proprio come avevo anticipato a Misatona ho ribaltato tutto…fosse anche la trama e il percorso lineare della storia. Brava eh?
Questo capitolo ha due scopi, corroborare la tesi precedente, secondo cui l’istinto di sopravvivenza non rende cattivi, semplicemente umani e introdurre l’altro grande tema della raccolta oltre il cambiamento di Vegeta: l’amore tra lui e Bulma e come questa abbia affrontato la questione Majin. Perché per me è diventata ormai una questione di principio anche questa e cercherò anche in questo caso di basarmi solo sul Manga.
Fermo restando che continuo a ritenere stupida una persona che sposa uno che ha massacrato MILIARDI di persone e che poi si stupisce se ammazza un centinaio di persone, perché va bene il cambiamento, ma dove la mettiamo l’abitudine? Oppure Vegeta aveva firmato un contratto?, credo inoltre che per avere una reazione plausibile al comportamento di Vegeta da parte di Bulma, bisogna anche approfondire il tipo di personaggio che è Bulma e approfondire non vuol dire rendere profonda, vuol dire svelare cause del suo egoismo e della sua superficialità. Che  la persona che si è sposata con Vegeta è chiaro che non è Chichi, è una donna con le sue caratteristiche peculiari, sicuramente molto più smaliziata e maliziosa degli altri personaggi femminili in dragon ball. 
Il senso di questa raccolta è che il carattere influisce fino a stabilire i pensieri, le scelte e le azioni! Persone diverse pensano, agiscono in maniera diversa ed è il loro essere che stabilisce un ipotetico e futuro poter essere.
Quello che fa Vegeta è senza dubbio grave e la maggior parte delle persone lo potrebbe condannare, ma se è vero quel che dite voi che in fondo Vegeta non è cattivo, che anche gli dei lo considerano buono, è davvero plausibile che l’unica che mantenga astio e lo condanni anche dopo che tutto è finito sia la persona che lo ama più di tutti?
Con queste doppie note, entrambe più lunghe del capitolo vi lascio alla vostre riflessioni e alla vostre maledizioni nei miei confronti. So di meritarvele. Io a differenza vostra continuo a volervi bene e ad apprezzare la vostra presenza e le nostre discussioni.
Grazie mille di tutto a tutti e alla prossima! <3

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Capitolo 10
*** 10.10 ***


Babidy era davvero compiaciuto dalle implicazioni dell’intuizione di Darbula, nel caso si fosse rivelata vera. Avere quei tre uomini incredibili, erano davvero solo uomini?, aizzati uno contro l’altro sarebbe stato il modo più veloce per risvegliare Majin Buu. Benedì l’idiozia e l’impotenza di Kaioshin che l’avevano costretto a circondarsi di guerrieri si forti, quanto discutili od eccessivamente ingenui. Che se il male era male, non si doveva mica riconoscere tale per non farlo e non era male non riconoscerlo? Perché anche per far trionfare il bene, bisognava per lo meno conoscere il male per combatterlo.
“Ahahah, già! E’ diverso dagli altri!” Babidy aveva fatto le regole di quel torneo e i guerrieri dalla forza eccezionale le avevano accettate. Pui Pui e Yacon erano stati uccisi durante un incredibile show di potenza e mancanza di pietà e, se Darbula non era morto, doveva ringraziare l’inettitudine del ragazzo più giovane, non certo la mancanza dello stesso proposito. Babidy era un mago, ma non bisognava essere tale o sensitivo per capire la realtà delle cose. Aveva visto agire i tre guerrieri per poco tempo, nulla sapeva di loro e, sebbene tutti avevano ucciso i suoi uomini per avanzare in quell’assurdo gioco, quello vestito in blu aveva dichiarato la sua diversità in maniera semplice e diretta. L’uomo, che aveva sedotto addirittura il re dei demoni, si differenziava dai suoi compagni per una straordinaria indifferenza per il genere umano e le sue sorti, che gli faceva reputare una perdita di tempo i tentativi di impedire quella che sarebbe potuta essere una minaccia esiziale per l’intero universo e di conseguenza pure per lui.
“E’ pieno di malvagità! Lui non è qui per la giustizia!” No, lui non voleva garantire ai suoi simili il diritto alla vita, non gli interessava nulla dell’esistenza degli altri, se fossero finite o continuate tra la disperazione e il dolore, non gli interessava che era male e cattivo disporre della vita di altri esseri umani per capriccio, lui voleva soddisfare solo il suo desiderio di forza. Che egoismo cattivo e sublime e che arroganza pensare di potere essere indipendente da tutto e tutti, di pensare di potersi salvare o di potere agire senza gli altri. Lo stesso mago, per quanto abietto e crudele e malvagio, sapeva di non potere nulla senza gli altri, fossero questi Darbula o, si sperava presto, Majin Buu.
 “Ne approfitterò!” Il mago non poteva fare a meno anche di quel nuovo guerriero cattivo.
Babidy continuava a fissare la sfera, godendosi quella mostra di bontà e idiozia.
“Ma cosa voleva dire?” il ragazzo, vestito di nero, era troppo buono per capire, perché Darbula era davvero stato lapalissiano. 
“…non ho  capito bene nemmeno io, ma ha detto che ha trovato un guerriero più adatto…” Benedetta ingenuità e il mago non vedeva l’ora che Kaioshin l’avrebbe invece maledetta.
“Un guerriero? Ma a chi alludeva?” 
 “Ah.” Kaioshin si gelò all’istante e il mago ne fu compiaciuto.
Le azioni e gli eventi erano stata di gran lunga più veloci delle parole, addirittura dei pensieri, e Babidy sentì quasi pietà per il dio, perché nonostante l’intuizione, nonostante la malizia, non avrebbe potuto evitare l’ineluttabile suo volere. Pronunciò quella formula assurda, fatta di onomatopee e, nello stesso istante in cui il dio si era voltato verso l’uomo cattivo, quello aveva incominciato ad urlare come un dannato: non lo era stato, non lo era e non lo sarebbe stato ancora?
“E’ come temevo!” L’uomo si teneva la testa tra le mani, le dita che tiravano i capelli, come se stroppandoli avesse potuto strappare pure la voce nella sua testa, la mascella contratta, i denti serrati e le gengive di fuori come un cane rabbioso.
“Vegeta Babidi sta cercando di approfittare del tuo animo malvagio! Non pensare più a nulla, smettila!” Kaioshin sapeva. Sapeva che quel guerriero era cattivo e sapeva che la cattiveria di quel guerriero era nei suoi pensieri. La sua cattiveria consisteva nel non reputare gli altri propri simili, nella convinzione del facoltà di poter negare agli altri quello che lui stava reclamando come diritto fondamentale e imprescindibili della sua persona: la libertà di agire, di perseguire i propri scopi, in una sola parola la vita. Non era più facile obbedire alla morale che pensare di testa propria e sbagliare?
“Silenzio! Io faccio quello che voglio!” Ma quel guerriero pensava e sbagliava. Purtroppo pensava e pensava male e pensava a sé con una lucidità spaventosa e cattiva, di chi vuole essere responsabile e non suddito di qualcuno o addirittura qualcosa. 
“Vegeta non lasciarti manovrare!” Il ragazzo era disperato, tanto disperato da sperare ancora che i cattivi fossero solo gli altri, quelli diversi da lui, i mostri, che i suoi amici, quelli con cui quasi condivideva il sangue non potessero che essere buoni. Gli altri erano responsabili, no?
Ma per quanto speranzoso e disperato potesse sembrare il più giovane, Babidy fu lieto e sorpreso dalla reazione del guerriero più anziano, perché quando le urla strazianti erano finite, quando rimaneva solo un respiro affannoso, quando l’ineluttabile era successo così in fretta che era davvero legittimo chiedersi se ci fosse stato un evento nuovo o se non fosse altro che il continuo di ciò che era sempre stato ed era, lui era riuscito a dire solo quello che sapeva essere la verità. Che si potevano cercare tutti gli stratagemmi logici per rimettere al principe le proprie responsabilità, si poteva accusare Babidy e temere la sua forza, ma nulla toglieva il fatto che davanti a lui, colpevole, libero, umano e cattivo c’era…
“Vegeta!”



FINALMENTE! Vegeta si è finalmente trasformato, dopo SOLO 10 capitoli.
Nelle recensioni dei capitoli passati avete giustificato Vegeta dicendo “ma non è cattivo, è solo tanto ossessionato dal suo scopo e da Goku”, confondendo la comprensione dalla giustificazione morale. In Vegeta ci si può immedesimare nei limiti del possibile e al netto dell’esagerazione dei comportamenti che un personaggio di finzione può permettersi e noi no, ma non si può MAI giustificare moralmente una persona che mette davanti alla salvezza del mondo il proprio obiettivo, specie quando non è nemmeno necessario. Non sto dicendo di rinunciare all’individualità, ma è anche vero che se il mio agire può salvare un gruppo di persone, sarebbe un tantinello cattivo da parte mia omettere tale comportamento per perseguire uno scopo che non è nemmeno vitale. Gli altri hanno il diritto di avere il mio stesso diritto. Qui non si tratta di vita mea mors tua, quel discorso è stato accettato pure da Gohan, qui si tratta di mettere un proprio sollazzo sopra la vita di miliardi di persone. E voi dite che tale personaggio non è cattivo? E’ abietto! Una persona così nella vita reale sarebbe da prendere a martellate sui denti. Tra l’altro in un cartone come Dragon ball, che non è altro che la storia di un uomo che si immola per salvare il mondo, in un cartone così votato ai valori olistici e comunitari, Vegeta, con il suo egoismo patologico, non può essere considerato buono. E come qualcuno di voi ha giustamente notato, è il fine che connota moralmente le azioni. E quindi la malizia si annida nel pensiero! “Vegeta, smetti di pensare!” La cattiveria è tutt'altro che irrazionale, purtroppo, e visto che è razionale, è ciò di più umano che ci sia e Vegeta più è cattivo, più è umano e più è un bel personaggio. (Prima che qualcuno pensi che io odi Vegeta perché voglio provare che è cattivo. Assolutamente no, Vegeta si ama e basta.) Io so di dare l’impressione, dai miei scritti, di una persona davvero sui generis e molto cinica, ma vi assicuro che sono assolutamente normale e seguo tutte le regole del buon senso comune. Solo che ritengo che i principi non si devono assumere acriticamente, ma dopo averci riflettuto su. Lungi da me il principio di emulazione e lungi da me capire perché sembra quasi impossibile oggigiorno apprezzare Vegeta a meno che non si dichiari una bontà esasperata e plateale. Davvero abbiamo bisogno di un cartone animato come modello morale? Un personaggio di fantasia per essere bello deve essere ben caratterizzato non per forza buono. E io lo so che sembro ossessiva, ma perché Vegeta DEVE essere buono? E se mi devo rassegnare al fatto che Vegeta sia buono in Dragon ball super, perché DEVE diventare buono anche retroattivamente? Finchè se comporta da canaglia è canaglia.
Passato lo sclero…(No, non passa mai in effetti)
Sto seguendo il manga, è sempre bene ricordalo, perché questi scambi di battute possono risultare strani per chi ha visto solo l’anime.
L’anime tende a sottolineare il fatto che Babidy è tanto potente che addirittura Vegeta, nonostante lotti contro, alla fine si deve arrendere alla sua magia, giustificando o rendendo meno severa la condanna del personaggio. Nel manga, che non è stato scritto dalla Toei che esaspera il buonismo dell’opera, la situazione è chiara fin da principio: Vegeta è cattivo, Kaioshin capisce subito che il guerriero di cui Darbula parla è lui, e si vuole fare controllare e ci mette 2 secondi a farlo. Non c’è giustificazione né obiezione che tenga alla cattiveria del principe dei Saiyan. E solo con questo presupposto potremmo trovare un senso alle successive pagine dell’opera e capire che se un personaggio cambia e si evolve, il cambiamento non ha un fine obbligato, leggasi OMOLOGAZIONE.
Grazie mille a chi ha ancora la pazienza di seguire i miei ragionamenti inusuali! <3 

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Capitolo 11
*** Il ritorno del principe distruttore, Vegeta ***


Il ritorno del principe distruttore Vegeta. (Di tanto in tanto la Toei li mette i titoli decenti.)
Vegeta, il principe della distruzione rivive. (Originale Giapponese, uguale nel significato)



Era stato facile plagiare la mente di quell’uomo. C’era voluto meno tempo e meno sforzo di quel che aveva richiesto la sottomissione del re degli inferi. Non solo era malvagio, ma era anche debole, nonostante fosse fortissimo. Un perfetto schiavo.
“Ehm…come ti chiami? Vegeta? …Prendi l’energia da quel tizio! Combatti con tutta la tua forza! Puoi anche ucciderlo!” Babidy era compiaciuto davvero. Aveva parlato con facilità e scioltezza, aspettandosi immediata e cieca obbedienza, considerando i presupposti.
“Taci! Il mio obiettivo è solo Kakaroth! Gli altri non mi interessano.” Quel fallace e sbagliato senso di onnipotenza sollazzò l’ego del mago per troppo poco tempo, di sicuro meno di quel che sarebbe sembrato giusto e conveniente. Non era abituato a passare in così breve frangente dall’eccitazione alla frustrazione.
“Accidenti non riesco ancora a controllarlo perfettamente! Non ho mai incontrato uno come questo…Beh non importa.” Ma poi tornò un placido benestare indifferente. La volontà di quell’individuo, sebbene libera, non sembrava contraria alla sua. L’avrebbe lasciato fare di testa sua, per il momento…

“Guarda sono Goku e gli altri.” Era stata un’epifania improvvisa che però non sembrava portare una lieta novella, non fosse altro perché era strano che i Saiyan avessero imparato a comparire dal nulla e che Vegeta stesse fronteggiando Goku e Gohan trasformato.
“Ma che sta succedendo?” Tutti erano straniti. Erano stranite Bulma e Chichi che non sentivano ki e che erano famigliari di quei guerrieri sul ring che a loro non erano per nulla famigliari. Era stranito addirittura Mr. Satan, che da anni viveva nell’illussione di essere il messia del mondo e di aver sconfitto Cell, ma che una minaccia reale invece sapeva ancora fiutarla. Ed erano straniti tutti gli spettatori da quel silenzio incomprensibile e che non si degnava di spiegare quel che sembrava una magia.
Bulma pensò che erano strani i movimenti di Vegeta: fluidi fino quasi ad essere molli; robotici come se si trattasse di un qualche automa dalle giunture arrugginite; sconnessi fino quasi a dare l’impressione che il braccio si muovesse indipendentemente e in maniera contraria al busto. Teatrale nel suo modo di puntare Goku con un dito accusatorio.
“Ehi!” E  soddisfatto e sorridente, quando da quella mano era partito un raggio d’energia tanto bello e luminoso quanto pericoloso e letale. 
Aveva sparato da una distanza così ravvicinata, che Goku si potè coprire il volto con le mani quasi per pura coincidenza. L’impotenza nel contrastare quell’attacco con un altro di egual potenza, significava che anche il guerriero più forte del mondo poteva avere debolezze e poteva essere ferito…gravemente. Quell’attacco era esiziale ed efficiente. Avrebbe sicuramente ucciso qualcuno, restava da capire chi…
Goku si liberò da quella pressione balzando di lato con una capriola, accettando la conseguenza della sua scelta. “Dannazione!” Gli dispiaceva tanto, ma tra sé e gli altri aveva istintivamente scelto sé, come era naturale che fosse. La sua vita da morto gli era importante.
“Vegeta!” Mentre guardava a quel buco di distruzione e morti e urla di persone che stavano per morire ma non volevano farlo, era l’unica parola che Goku riusciva a dire, l’unica spiegazione che riusciva a darsi, l’unico responsabile che riusciva a trovare.
Lì davanti c’era pur sempre un uomo che aveva ucciso per necessità e per diletto e che non ne aveva mai fatto mistero e non aveva mai fatto ammenda, eppure qualcosa in quella circostanza sembrava sbagliata.
“Vegeta! Cosa ti prende?” Bulma lo conosceva bene Vegeta. Non poteva non farlo. Non poteva non conoscere l’uomo con cui conviveva da quasi dieci anni e non poteva non conoscere l’uomo che diceva d’amare. E lo riconosceva pure. Era Vegeta quello, senza ombra di dubbio, ma c’era qualcosa di diverso e preoccupante. Era il tempismo strano, era l’abitudine che gli aveva ingannati con un carattere che per quanto aspro e duro non era più criminale, erano le motivazioni che ci sarebbero potute essere dietro un gesto così peculiare.
Perché Vegeta stava uccidendo?
“Vegeta! Ma te ne rendi conto!” Goku avrebbe tanto voluto rispondere di sì in sua vece. Avrebbe voluto dire a Gohan che davanti a loro c’era una persona che li batteva probabilmente in lucidità e freddezza e che aveva previsto ogni mossa, ogni parola, ogni esito.
“Su, Kakaroth, combatti…se non vuoi vedere altri morti…” 
“…Vegeta…ma tu…non ti sarai mica fatto stregare apposta da Babidy?” Era davvero stregato poi?
“…”
Goku aspettava una risposta parlata. Sarebbe stata civile e avrebbe permesso la comprensione reciproca. Ma Vegeta aveva optato per la chiarezza e l’esemplarità; aveva bandito qualunque beneficio del dubbio e qualunque confronto. Il tempo dei compromessi c’era stato e lui si era stancato. Era arrivato i momento di reclamare quel che sembrava un diritto troppo a lungo negato.
Alzò nuovamente il braccio, caricò nuovamente il colpo, e mirò nuovamente ad un punto nevralgico. L’ipotesi della casualità del gesto cadeva davanti la consapevolezza che loro potevano percepire le auree.
Perché per smuovere la coscienza dell’eroe, rimasta impassibile davanti al sacrificio di innocenti, bisognava smuovere la coscienza dell’uomo che c’era sotto. Bisognava colpirlo sul personale. Mettere in pericolo i suoi affetti, farlo vacillare nelle sue convinzioni e dimostrargli che il suo vaticinio non era legge, ma solo opinione e ridere degli insegnamenti che pensava fossero stati recepiti e condivisi. Perché l’amore e la famiglia erano importanti, ma mai quanto se stessi e la propria autoaffermazione. E forse il destinatario di quel secondo attacco a meno di dieci metri dalle proprie famiglie non era nemmeno solo l’eroe.


Argomento che io desumo dal Protagora di Platone, ma che è universale perché è un argomento logico ed esule dalle distinzioni storiche culturali di altri argomenti filosofici.
Per cambiamento si intende un movimento figurato qualitativo: A diventa B, indipendentemente da quel che vogliamo determinare con A e B, con la sola clausola che A e B devono essere occorrenze diverse. Una cosa brutta può diventare bella, mentre una cosa bella non può diventare bella, perché già lo è e sarebbe un giudizio di identità e stabilità e il cambiamento presuppone mutamento e diversificazione da una situazione precedente.
Il titolo della puntata 228 è emblematico: il ritorno del principe disruttore. Ritornare ad una situazione precedente, sarà pure involuzione, ma è un tipo di cambiamento. Se Vegeta ritorna ad essere il principe distruttore vuol dire che nel momento in cui Babidy lo possiede in effetti non è più il principe distruttore di un tempo. Se fosse cattivo Vegeta, non potrebbe diventare nuovamente cattivo. Per diventare cattivo, bisognava che Vegeta fosse buono! 
Ora questo discorso così è esasperato, e nelle cose ci sono mille sfumature ed è anche vero che io vi rompo le palle da circa 5 capitoli cercando di dimostrare che Vegeta è cattivo. Ma è altresì vero che nei primi 5 capitoli di questa raccolta ho cercato di sottolineare il fatto che Vegeta è cambiato. E allora io vi chiedo? Può Vegeta nello stesso istante essere cattivo ed essere cambiato? Sì! Perché se non fosse cattivo, Babidy non lo potrebbe manovrare e se non fosse cambiato non potrebbe RITORNARE come un tempo…
Intendendo la cattiveria come una determinazione naturale vi siete incasinati la vita. La natura è l’unico immutabile e definisce cosa sei. Dire che uno è cattivo per natura equivale a dire che uno è un gatto per natura e perciò esattamente come il gatto non può diventare cane, un cattivo non potrebbe diventare buono…o per lo meno cambiare. Pensare la cattiveria come una possibilità di ogni uomo, ci mette nella posizione di non creare divisioni stupide e manichee e di provare empatia verso chi che sia…perché ogni azioni ha un motivo, bello o brutto che sia e comprendendo il motivo si può anche aiutare, no? Definire un uomo cattivo per via delle azioni o dei pensieri inoltre rende possibile un infinità di pensieri contemporanei senza renderli contraddittori…tipo che Vegeta sia un buon padre ESCLUSIVAMENTE PER SUO FIGLIO mentre massacra gente a caso(e probabilmente tra gli spettatori c'erano anche bi,bi come suo figlio...)
Bulma: uno dei motivi principali per cui ho scelto di trattare il manga, Nell’anime Bulma reagisce in 3 maniere diverse alla strage dello stadio(concessioni poetiche alla Toei che aveva bisogno di minutaggio), tra di loro abbastanza contraddittorie: prima si dispera, poi guarda come se non fosse successo nulla, poi quasi sviene. Nel manga in questo istante dice solo la suddetta frase, rendendo logico e comprensibile anche la discussione futura che avrà con Yamcha e rendendo plausibile il fatto che si è comunque sposata uno che, sebbene in "una vita passata", in un giorno faceva l’equivalente di quel che Hitler ha fatto in 10 anni…Stupirsi del fatto che Vegeta possa uccidere secondo me è assolutamente ridicolo da parte di Bulma e infatti nel manga non si stupisce dell’evento in se…Non può.
Grazie mille a tutti voi che avete la santa pazienza di starmi dietro e alla prossima! <3

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Capitolo 12
*** 12.12 ***


“Si fermi! Combattere ora vuol dire cadere nel tranello che vi ha teso Babidi! Così Majin Buu si risveglierà senz’altro!”
La non conoscenza di Kaioshin dei tipi particolari che erano i due saiyan non gli impediva di sgolarsi e risparmiare quello che sarebbe stato né più né meno fiato sprecato. La colpa non era totalmente da imputare al dio, perché anche chi li conosceva non si sarebbe sentito a buon diritto sicuro di poter dire di capire che tipo di relazione intercorresse tra quei due, antitetici fino ad essere complementari. Vegeta aveva il fascino del mistero e la sincerità disarmante di chi non teme niente e il giudizio di nessuno; Goku aveva l’affabilità dell’allegria ed un’ambiguità mascherata di chi sembrava non voler essere giudicato. Difficile capire anche chi era che trainava l’altro in un rapporto la cui esisteva veniva di sovente affermata solo da sguardi complici e fugaci, perché bastava davvero un attimo per capirsi tra di loro ed ad entrambi non sembrava opportuno far capire anche gli altri.
Eppure benché non si comprendessero le dinamiche di potere all’interno della coppia, chi era ad istigare, chi a seguire?, se non erano due che autoalimentavano circolarmente la medesima follia, tutti sapevano ben distinguere le eccellenze dell’uno e dell’altro: l’arte della provocazione, l’indole aperta del guerrafondaio era di Vegeta, il principe abituato a comandare e ad avere cieca obbedienza, ignorando le rimostranze altrui; l’intraprendenza e l’incoscienza erano di Goku, il bambino cresciuto libero nelle montagne che non rinnegava i sentimenti ma fuggiva le costrizioni delle relazioni istituzionalizzate dall’abitudine; di entrambi era l’ossessione esacerbata per la lotta, retaggio di una razza viva solo in loro, che gli altri non avrebbero mai potuto né capire né tanto meno giustificare.
“Vegeta…Per farmi combattere con te, ti sei fatto stregare apposta da Babidi e hai perso la padronanza di te stesso…non è così?” Goku aveva un tono di voce biasimevole, di chi non condanna il fine, ma solo il mezzo. Sebbene anche lui avrebbe fatto l’improponibile per lo scontro della vita, benché capisse l’esigenza dell’altro, l’aveva deluso quel comportamento che disattendeva l’idea che aveva del guerriero di fronte a sé: il principe schiavo era un ossimoro ma era la tesi più probabile, sebbene non del tutto convincente.
“Cosa?” Goku che capiva Vegeta non aveva avuto dubbi ad individuare il colpevole della situazione, ad aver ricondotto la sottomissione al male ad  un atto volontario di libero arbitrio, ma Gohan era saiyan per metà e si sentiva e sentiva da Terrestre e l’immagine di quell’uomo famigliare non poteva coincidere con quella di uno stronzo che sceglieva di far male. Eppure memorie, che pensava sbiadite da tempo, tornavano a colorarsi man mano che venivano dette parole incomprensibili e si ricordò del principe dei saiyan.
“Non avresti mai combattuto con me se non avessi fatto questo…purtroppo  è sorto un ostacolo al nostro scontro decisivo, nonostante tu possa rimanere in questo mondo solo per un giorno.” Vegeta non aveva mia fatto mistero del suo scopo, né del suo pensiero circa l’urgenza del dio di salvaguardare il creato. Vegeta era egoista e fiero di esserlo, abbastanza forte e cattivo da potersi permettere l’autenticità del suo carattere a dispetto delle circostanze, e la razza umana e l’universo tutto erano solo interessi subordinati al vantaggio che da quelli ricavava. Vegeta non si faceva problemi ad uccidere gli uomini con la quale aveva silenziosamente convissuto fino al giorno prima.
E Kaioshin non capiva. Perché non era Saiyan.
“Solo per questa ragione…ha fatto una cosa così assurda?” Non capiva come uno scontro avrebbe potuto determinare la felicità di una persona e avere più importanza della vita stessa. Il motivo del guerriero era futile, la guerra e la lotta erano male.
“Una cosa assurda? Per me questo è tutto! Non mi interessa nulla di Majin Buu. Questo qui mi ha superato! Come ha osato superarmi?! Eppure siamo entrambi Saiyan! Come ha potuto diventare più forte di me che sono il principe dei Saiyan?!” Il dio era incredulo. Memore delle prodezze appena viste, consapevole della forza immensa, superiore alla sua, che quei tre avevano dimostrato di avere, non riteneva possibile quel sentimento di inadeguatezza e quell’astio verso il proprio compagno, non riteneva possibile che tale guerriero potesse mai sentirsi debole o usurpato. Per il dio superato da mortali sembrava un discorso da folli, una motivazione futile che aveva scatenato una reazione spropositata e ingiustificabile.
“Babidi! Cambia il posto! Portaci dove non c’è nessuno! Ho deciso di combattere con Vegeta!”
Ma Goku non era dio, era un uomo ed era saiyan ed era l’unico a poter capire il principe, perché era il primo a non tollerare di non essere primo. Era una ricerca ossessionata e ossessionante della perfezione, del meglio, del forza e dell’occasione di dimostrarla. Era il piacere della lotta e la speranza di un avversario incredibile e imbattibile da voler battere. Quel discorso lo toccava, lo stimolava, lo convinceva.
“Aspetti! Prima di andare a combattere, dovrà sconfiggermi!”
L’istinto poteva condurre, ma appellarsi al buon senso sembrava un tentativo valido, perché Goku era un guerriero, ma era buono soprattutto. Davanti alla responsabilità, davanti all’incolumità del suo amato pianeta, l’istinto sarebbe stato inibito. Questo pensava Kaioshin, questo pensava Gohan prima che un balbettio debole e confuso fosse la risposta alla determinazione con la quale il saiyan pareva perseguire il proprio proposito. Quella mano minacciosa puntata contro il dio aveva le stesse movenze di quella di Vegeta che aveva ucciso centinaia di terrestri ed era così strano, che lo stesso istigatore non poteva non essere colpito dal gesto e dalla freddezza con la quale lo si stava compiendo. Perchè lui e Goku si capivano, ma lui non si era mai esposto così tanto e in maniera così netta.
“Ho capito…la lascio fare come vuole…” Era stata una guerra di logoramento e il dio aveva perso, perché prolungarla avrebbe significato farla mutare in attacco frontale e a quello non sarebbe sopravvissuto. Non avrebbe potuto.
“Perdonami, Kaioshin!” Si sentiva in colpa, ma lo stato del principe l’avrebbe assolto da ogni accusa: lui aveva le spalle larghe e avrebbe retto la colpa e la responsabilità degli effetti della sua scelta e della sua proposta, ma Goku non poteva fare a meno di accettare la sfida di Vegeta. Si sentiva quasi costretto, ma non dall’esterno: era un’urgenza intima, un tarlo che gli corrodeva il cervello, un attesa che gli faceva fremere tutte le ossa e nessuno avrebbe capito. Tutti eccetto uno.
“Hi, hi, hi! La loro amicizia sta per rompersi!” Ma Goku e Vegeta non si erano mai sentiti più legati come in quella faida fratricida. Perché loro erano fratelli. Perché loro erano uguali.


 
Dopo quasi un mese d’assenza, torno anche ad aggiornare qui.
Non ho molto da dire, se no che il rapporto Goku/Vegeta mi piace alla follia e che è un’ingiustizia ogni tentativo di sclerotizzarlo in stereotipi.
Goku e  Vegeta sono rivali, lo sono sempre, ma non sono né nemici, né si odiano(non dal tempo di Freezer), né è MAI vero che Vegeta odia Goku. Odia il fatto che l’abbia superato, ma ne ha grande stima e gli riconosce sempre forza e soprattutto INTELLIGENZA. Vegeta è uno dei pochi che dice che Goku è intelligente e non capisco perché nelle fic invece lo considera sempre l’idiota di turno…Mistero della fede. (Non prendete esempi o giustificazioni da dragon ball super, perché con buona probabilità anche il Goku di dragon ball Z direbbe che il Goku del super è un ritardato cronico.)
Dall’altra parte non è assolutamente che Goku è l’ingenuo che ignora ogni insulto o provocazione, anzi: risponde abbondantemente a Vegeta. Son due caratteri forti e complementari ed entrambi sono molto più complici di quel che è diventata la regola. Vi basti pensare che Vegeta confiderà a lui la sua crisi di mezza età e che Goku si fida ciecamente di Vegeta quando chiede di raccogliere le sfere del drago, senza che lui sia ancora a conoscenza del suo piano.
Complici sì, ma uguali? So che può sembrare un’affermazione forte, ma per meglio avvalorare la mia tesi, farò parlare successivamente il manga, come sempre.
Per adesso vi ho già tediato con un capitolo più lungo del solito e l’unica cosa doverosa e necessaria da fare e ringraziarvi per la vostra costanza e pazienza! <3<3

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Capitolo 13
*** 13.13 ***


“Voi combattete senza riserve…”
Kaioshin e la sua volontà erano state sconfitte, umiliate per la precisione, ma lui sentiva di dover perlomeno salvare le apparenze e l’idea del dio onnipotente e voleva dare un assenso formale ad una situazione che detestava, ma che non aveva il potere di cambiare.
“Io e Gohan distruggeremo Babidy e Darbula…Ormai è inevitabile che Majin Buu si risvegli per qualche shock.” Voleva dimostrasi assertivo e confidente in sé, ma la sola presenza dei tre guerrieri biondi gli ricordava la propria obbligata subordinazione alla loro volontà o al loro aiuto.
“Anzi è meglio che si risvegli prima di aver assorbito la vostra energia. Se avremmo fortuna potremmo impedire il suo risveglio.” E a proposito della propria inadeguatezza, Kaioshin non poteva immaginare quale forza e quale possibilità di nefandezze potesse avere un mostro con l’energia di due super Saiyan e, in netto contrasto con il suo ruolo, il dio non potè far altro di invocare il caso. Madre del Paradosso.
“Cosa? Ih, ih, ih…non ce la farai! Vegeta! Fermali! Uccidi tutti quelli che mi ostacolano! Uccidi!” Quegli ordini avrebbero dovuto avere il dolce conforto dell’abitudine e del ricordo di un tempo in cui, benché si definisse schiavo, faceva in vero quel che voleva fare, eppure suonava sotto qualche rispetto sbagliato.
“Su, fallo immediatamente!” Forse il problema quella volta era che, benché la voce parlasse da dentro la sua testa, quel’ordine non era intimo e non era condiviso, anzi pareva volere attentare alla sua intimità.
“No…non posso più farlo! Non ho nulla a che fare con Kaioshin e Gohan! Non mi interessa ciò che vogliono fare!” Perché i suoi pensieri più profondi dicevano che le persone non gli erano tutte indifferenti allo stesso modo e per milioni di persone che avrebbe potuto giustiziare schioccando le dita, ce n’erano alcune che dovevano rimanere non solo illese, ma anche libere. La sua indifferenza per i terrestri si articolava in due momenti logici contrari ma complementari: vivi o morti non faceva alcuna differenza e, se Gohan voleva salvarli, a lui interessava solo Gohan e il suo volere.
“Cosa?” Tutti uguali davanti l’incredulità. Kaioshin e Babidy, Gohan e Darbula, nemici che si erano ritrovati empatici.
“Te lo dico ancora una volta…sistema Kaioshin. Dai Vegeta!” Ma l’empatia finiva nella manifestazione immediata di un sentimento, perché tutti speravano in  conseguenze diverse. C’era chi sperava in un’improvvisa sottomissione che avrebbe vanificato la resistenza e c’era chi sperava nella resistenza che avrebbe vanificato l’improvvisa sottomissione.
“Te l’ho già detto…voglio solo combattere Kakaroth…”  E poi c’era uno che sapeva. Che non credeva né nella resistenza, né nella sottomissione, perché conosceva la determinazione della libertà e la persona che la reclamava e che non aveva impiegato molto tempo nella propria affermazione ad alta voce.
“Io sono il principe degli orgogliosi Saiyan…Non sono uno dei tuoi scagnozzi!” C’era chi ascoltava con poca sorpresa e molto orgoglio, un orgoglio che apparentava più del sangue e più dei genitori, quello stesso sentimento che in battaglia gli aveva fatti scoprire forse più uguali di quel che coscientemente entrambi volevano ammettere, chi per una ragione, chi per un’altra.
“Hai dominato il mio corpo e la mia mente, ma non potrai mai conquistare mai il mio orgoglio.” Diceva che il suo corpo era dominato, ma si muoveva di sua volontà e in maniera coerente a quei pensieri che, benché fossero accusati di plagio, sembravano altresì liberi e coscienti nel pensare le parole che descrivevano il suo stato. E se quello che agli altri pareva un tripudio di affermazione della volontà, veniva esperito ancora dal principe come limitazione, se riusciva a trovare ancora qualcosa di più libero e più sincero tra i suoi sentimenti, quella doveva essere proprio qualcosa di eccezionale. Come lui.
Kaioshin sapeva che Babidy riusciva ad impadronirsi dei cuori malvagi, ma Vegeta si dimostrava testa quando il mago attentava ad i suoi sentimenti e si palesava sentimento quando cercava di corrompere i suoi pensieri.
“Incredibile…non avrei mai immaginato che ci fosse qualcuno che potesse resistere alla magia di Babidy…” Tutti erano testimoni di un primum, nonché di un unicum, logico ed esistenziale. Vegeta non era posseduto. Era riuscito a resistere al mago. Eccezionale. Come lui.


Buon pomeriggio ragazzi!
Ho cercato di trovare le parole migliori per descrivere uno dei momenti migliori di Vegeta, ma sono fermamente convinta che le sensazioni, le emozioni si possano solo provare e difficilmente si possano descrivere nella loro verità e nella loro forza. Non è un capitolo particolarmente significativo, riconferma quel che cerco di dirvi da mesi, che Vegeta è ancora cattivo ma che al contempo ama, Gohan, e che questo lo rende completo e non c’è bisogno di tirare una linea netta di demarcazione tra un prima asociale e apatico e un dopo fatto di peace e love. Se tutti questi sentimenti compositi non coesistessero in Vegeta non ci sarebbe senso, se non un cambiamento miracoloso che vi dimostrerò non esistere, nelle azioni di Vegeta e probabilmente non ci sarebbe mai stato nemmeno Vegeta, quello bello, quello vero, quello che non c’è più.
Grazie a tutti voi che avete la pazienza di seguirmi e alla prossima! <3

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Capitolo 14
*** 14.14 ***


Premessa necessaria: Per risvegliarsi Majin buu ha bisogno di assorbire energia pura di persone buone. Se anche l’energia delle persone cattive avesse concorso al suo risveglio, Babidi poteva benissimo passare il tempo a picchiare a sangue e poi guarire Darbula fino al risveglio di Majin Buu, invece il significato è che il male cresce a scapito del bene. Questo vuol dire che Vegeta NON DA nemmeno un centesimo di energia a Majin Buu, gliela da solo Goku tramite le ferite che il Vegeta posseduto gli infligge. Majin Buu si risveglia con l’energia di Goku. 


Erano rimasti soli e, sebbene Vegeta comprendesse la formalità di certe frasi e certe comportamenti, Goku preferì usare la prudenza, perché l’ostentazione, che non era una sottointenzione, sarebbe comunque sembrata sospetta. E chi ha qualcosa da nascondere non vuole essere sospettato.
“Non voglio dare la mia energia a Majin Buu, ricevendo dei danni da te…combattiamo alla massima potenza e concludiamo subito.” Era una frase semplice, che non negava il suo assenso alla battaglia ma al contempo non sviliva l’immagine di messia del mondo che voleva preservare a tutti i costi, né sarebbe mai potuta apparire come un rimando ad altro. Un compromesso buono per tutti e per tutto.
“Divertente…- Poteva non divertire una minaccia di una lotta all’ultimo sangue ad un uomo che aveva definito la pace e la serenità noiosa?- fammi vedere il frutto dell’allenamento che hai fatto nell’aldilà…”
Aveva parlato con un innocenza che nascondeva insinuazioni maliziose, convinzioni che non erano solo opinioni, ma dati di fatto celati, perché il benessere della Terra aveva smesso di essere preoccupazione ed era diventata scusa per altre occupazioni, chè se l’aldilà non avesse offerto vantaggi significativi nel progresso fisico, Goku non avrebbe mai scelto di rimanerci.
L’ipotesi era diventata fatto, quando i capelli del giovane Saiyan erano diventati ancora più appuntiti e si erano maggiormente stirati verso l’alto e quando il suo corpo era stato circondato da scariche elettriche abbastanza vistose. Un immagine che era nuova, ma non inaspettata.
“Bene…hai ottenuto una forza più potente di quella che aveva Gohan!” Goku era orgoglioso del complimento, caratteristica di razza?, ma sospettoso di una reazione che tradiva soddisfazione e consapevolezza, piuttosto che altra delusione o impotenza. Il principe sembrava soddisfatto: le sue previsioni si erano avverate, le sue intuizioni erano state confermate e si sentiva sollevato che i calcoli giusti l’avevano portato a giuste misure.
Se era chiaro che Gohan non fosse più il più forte tra di loro, all’aumento di aura di Vegeta, risultò ovvio che non fosse più nemmeno il secondo…Era sorprendente e Goku era genuinamente sorpreso da Vegeta, che riusciva ad ottenere risultati con tutte le limitazioni del caso, che riusciva a trasformarsi in super saiyan col cuore malvagio e che riusciva a trascenderlo senza le capacità miracolose di Gohan e con l’impedimento di un corpo fisico che provava stanchezza che Goku non aveva avuto…Cosa se Vegeta avesse seguito il suo stesso allenamento alle sue stesse condizioni?
“Credo sia molto difficile concludere questo scontro…” Perché non si sarebbe mai concluso non volle aggiungere…
Al ghigno compiaciuto del principe come risposta, Goku per una volta riuscì a  immedesimarsi nei panni degli altri che trovavano la sua ingenuità comica, anche se sembrava più comico il fatto che ad essere ingenuo fosse uno degli uomini più avveduti e con più esperienze di male e malizie che avesse mai conosciuto. Vegeta era intelligente, ma posseduto da una qualche mania, non per forza quello di Babidi, e sembrava aver perso in lucidità e sagacia e sembrava poter capire solo quello con cui aveva avuto dimestichezza ed esperienza e aveva escluso ogni dubbio su una possibile trascendenza. Era fiero del livello raggiunto e l’aveva battezzato come limite, non ritenendo possibile altro. E Vegeta sbagliava!
Qualche escoriazione e del dolore fisico sarebbero stati facilmente sopportabili, ma gabbarlo sarebbe stato più semplice del previsto e presto, sperava Goku, avrebbe avuto uno scontro degno della sua vera forza, perché se Vegeta non era più un nemico, non poteva essere nemmeno più rivale.



Felinala sarà contenta, anche se ho fatto la finta tonta: chi l’ha mai detto che in questa raccolta non si indagherà anche il buon Goku? Ah, il buon Goku!
Nella saga di Majin Buu Goku non è né infantile, né innocente, né ingenuo. E’ un uomo grande e vaccinato che compie azioni premeditate, azioni che se non sono cattive, sono egoiste e mettono a repentaglio la pace.
La caratterizzazione dei personaggi di Dragon ball è meno semplicistica di quel che il luogo comune e il fandom vuole. Goku non è cattivo, va in paradiso, ma ha dei pensieri maliziosi. Goku si prenderà la responsabilità del risveglio di Majin buu, quando lo combatterà per la prima volta e non può essere altrimenti, perché in quel momento si scopre che lui l’avrebbe potuto evitare, avrebbe potuto evitare di farsi ferire di Vegeta e invece si è fatto picchiare volontariamente, trattenendosi…L’ha fatto per non ferire Vegeta? Quando lui torna in vita gli dirà che l’ha fatto per non consumare energia e perché il super saiyan di terzo livello lo voleva conservare per un occasione speciale, ergo lo scontro con il principe non è più speciale, ma soprattutto capisce il disonore di essere preso per il culo dall’avversario.
Vegeta cambia, Goku di più, in maniera opposta, ma cambia e definirlo e trattarlo sempre come l’imbecille di turno non fa giustizia ad un personaggio che non è Mary Sue: E’ Goku ed è inimitabile da qualunque protagonista degli Shonen successivi.
Non capirò mai nemmeno perché il fandom abbia appiattito il personaggio di Goku su un’ingenuità così esacerbata che diventa praticamente deficienza, avallando implicitamente la nuova e idiota caratterizzazione del Super, e perché non gli si riconosce la possibilità di sbagliare: anche i buoni sbagliano!
Save the Goku! Da ora in avanti sarà un viaggio in avanti a scoprire anche il protagonista che il buon Toriyama aveva in mente e che ha sempre pensato fosse stato mal compreso anche dalla Toei: il Goku dell’imperfezioni. Se voi cazzeggiate su internet e cercate ciò che pensa il maestro sulla creazione del suo protagonista, trovate  un sacco di interviste in cui lui si dichiara insoddisfatto sul fatto che la Toei abbia reso Goku un eroe morale e sul fatto che viene considerato un eroe, quando per lui non lo è.
Grazie a chi c’è stato fino ad adesso e a chi continuerà ad esserci anche dopo questa svolta! <3 <3

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Capitolo 15
*** Avviso ***


Le cose hanno un inizio e una fine, anche se sembra un paradosso questa frase con lo stato di questa raccolta che rimarrà per sempre incompleto.
Il punto è che efp e dragon ball dovrebbero essere uno svago e un piacere, ma non lo sono più per me e quindi volevo per lo meno ufficializzare la mia futura mancanza dagli schermi del vostro pc e non ingannarmi con un’attesa infinita. Potrei motivare questa scelta, ma scriverei pagine e pagine di quelli che in fondo non sono che insulti dispensati a destra e a manca, ma razionalmente capisco che ognuno ha diritto alle sue opinioni, anche se queste sono la giustificazione di Dragon ball super e l’aspettativa per il nuovo film. Non è una decisione impulsiva, anzi: ci penso da mesi e mi ero data come data ultima il 14/12, ma l’immagine di un Re Vegeta che sembra il protagonista della prossima puntata di “ma come ti vesti?” ha accelerato il processo…(Perché il popolo guerriero sente l’esigenza di indossare gonne? Non dovrebbero avere un abbigliamento funzionale alla battaglia? Mi rimarrà questo mistero irrisolto…)
Ecco...Anche io ho il diritto alla mia opinione che consiste nel valutare la mia intelligenza più di un sentimento nostalgico verso la mia infanzia che mi porterebbe a giustificare tutta la merda possibile e immaginabile basta che ci sia il logo di dragon ball di sopra.
Non ho visto nessun trailer del nuovo film, mi è bastato qualche frame per farmi accapponare la pelle e decidere di prendere le distanze da tutto il mondo di dragon ball per non rischiare un’altra 126 che mi traumatizza ancora ogni volta che ci penso…anche se mi traumatizza di più il fatto che c’è gente a cui è piaciuta, come mi traumatizzerà il fatto che ci sarà gente che apprezzerà il film…
Ragazzi, ma ci pensate che nelle vostre fan fiction non potete più scrivere di una lucertola albina che bullizzava quel povero Vegeta, che aveva solo bisogno d’amore, invece era costretto ad uccidere e sarà tormentato a vita dagli incubi? Vi rendete conto che ora dovete scrivere di una lucertola rosa barbie che bullizzava quel povero Vegeta, che si meritava angherie ben peggiori per come è diventato coglione? (Voi non sapete quanto è brutto arrivare ad odiare quello che è stato il vostro personaggio preferito per 16 anni…cioè proprio mi sento defraudata della mia infanzia, mi stanno stravolgendo quello con cui sono cresciuta e mi dispiace un botto!)
Mi fermo perché avevo promesso di non insultare.
Vi ringrazio vivamente per tutti questi anni che mi hanno permesso uno svago piacevole, ma al contempo di migliorare il mio stile di scrittura. Vi ringrazio per quello che mi avete dato e spero che io, nel mio cinismo, vi abbia pur dato qualcosa. Grazie a tutti davvero! <3<3
Vi auguro il meglio per il futuro! <3
PS. Per chi volesse continuare a parlare con me di argomenti che non siano dragon ball, può benissimo cercarmi in privato e sarò lieta di dare il mio numero di cell =)

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