Hangin' in Written Pages

di Soul Mancini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


ReggaeFamily

I




Quasi mi veniva da piangere nel vedere tutte quelle persone che attendevano in fila con impazienza. I loro sguardi, grondanti di ammirazione e talvolta di lacrime, erano puntati su di me.

Io sorridevo a tutti, davvero felice di trovarmi in quel punto vendita LaFeltrinelli di Verona. Il banchetto bianco dietro il quale mi trovavo però era una sorta di gabbia per me: avevo voglia di stare in mezzo a quella gente, chiacchierare, rispondere alle domande, sapere qualcosa in più sui miei lettori.

Oddio, Camilla Giurato, è un'emozione incredibile essere qui!” esclamò una ragazza all'incirca della mia età, posando sul ripiano che ci separava un volume. Conoscevo fin troppo bene quella copertina: si trattava di L'Ultimo Giro di Giostra, il mio terzo libro, fresco di pubblicazione.

Regalai alla ragazza un sorriso sincero e afferrai il libro, pronta ad autografarlo. Mentre cercavo un angolino tra le prime pagine, l'occhio mi cadde sulla mia foto che svettava in cima alla quarta di copertina: ricordavo ancora il giorno in cui l'avevo scattata. Il viso rotondetto e chiaro, i capelli lisci che mi ricadevano tutt'attorno e il ciuffo che mi copriva parzialmente un occhio, lo sguardo sereno ed evidenziato da un leggero trucco, un enorme sorriso con tanto di fossette sulle guance. Quella ero proprio io, senza veli e senza filtri.

Com'era possibile che la mia faccia fosse finita per l'ennesima volta sulla copertina di un libro? Ancora mi pareva un sogno.

Mi riscossi in fretta. “Come ti chiami?” domandai alla proprietaria del volume.

Francesca. Forse ti ricordi di me perché partecipo a tutti gli incontri in Veneto, infatti ho già gli altri due libri autografati!” esclamò lei, giocherellando nervosamente con una ciocca dei suoi capelli ramati.

Ci riflettei su per qualche secondo e dovetti ammettere che in effetti il suo viso non mi era nuovo. Pareva davvero simpatica.

Mi chinai leggermente e, con la mia amata penna verde, tracciai su una pagina bianca:


A Francesca,

ai suoi occhi pieni di sogni e al suo sorriso pieno di luce

Camilla ♥


Mi piaceva fare delle piccole dediche ai miei lettori e trovare una piccola frase per ciascuno, in base all'impressione che avevo di loro a primo impatto.

La ragazza lesse in fretta le parole e si dovette trattenere per non lanciare un gridolino di gioia. “Io... grazie, sono delle parole dolcissime e... posso chiederti una foto?”

La invitai a raggiungermi dall'altra parte del banco e le circondai le spalle con un braccio, poi mi preparai per lo scatto.

Lei infine mi ringraziò tantissimo e si allontanò per lasciar spazio a qualcun altro. Lessi una gran commozione nel suo sguardo e questo mi riempì il cuore di gioia.

Non sarei mai riuscita a farci l'abitudine.

Signora Giurato!” esclamò una ragazzina che avrà avuto al massimo dodici anni, piazzandomisi di fronte con un'espressione ansiosa. Aveva una folta chioma di capelli ricci e corvini, che circondavano il viso ancora infantile e provato da una leggera acne.

Signora? Oddio, chiamami Camilla, sennò mi sento vecchia!” ribattei io, profondamente intenerita.

Sì, è che io... sono un po' in ansia... mi potrebbe... mi potresti firmare questo? È il mio libro preferito” mi domandò timidamente, porgendomi un volume. Quello era il primo libro da me pubblicato, un fantasy, che era stato il mio passaporto per la fama.

Notai subito che le pagine erano leggermente usurate ai bordi e qualcuna era sgualcita da delle orecchie. Sapeva di vissuto, come se la ragazzina lo maneggiasse quotidianamente.

Addirittura il tuo libro preferito? Oh, wow! Come ti chiami?”

Cristina.”

Sollevai la copertina e scrissi:


Alla piccola Cri,

alla sua fantasia che si perde tra le pagine dei libri

Camilla ♥


Lei non perse tempo a leggere ciò che avevo scritto, ma mi chiese: “Dove posso comprare il nuovo?”.

Ne ho alcune copie qui” affermai, chinandomi per recuperare un tomo dallo scatolone accanto a me. “Ecco a te!”

Quanto costa?”

Quattordici euro e novanta.”

Cristina afferrò il suo portafogli e iniziò a contare delle monete. Mentre lei cercava ciò che le serviva, firmai dei libri a un gruppetto di ragazzi.

A un certo punto mi resi conto che la mia piccola lettrice era in difficoltà. “Che c'è?” le domandai.

Lei tenne lo sguardo basso e avvampò. “Ho solo dodici euro e sette centesimi, non mi bastano. Mi dispiace” spiegò con imbarazzo.

Prima che potesse andare via senza aver preso il libro, allungai una mano oltre il banco e gliela posai sulla spalla. “Ehi, vieni qui dietro, devo dirti una cosa” bisbigliai in tono complice.

Senza osare guardarmi negli occhi, mi raggiunse. Mi accovacciai appena con il libro tra le mani e glielo diedi. “Te lo regalo, ma questo è un segreto tra te e me” le sussurrai a un orecchio.

Ma non devi, io non ho i sol...” cercò di protestare, ma io mi posai l'indice davanti alle labbra per intimarle di fare silenzio. Poi le sorrisi e lei, senza dire una parola, mi regalò un rapido abbraccio.

Le autografai anche il mio regalo e la osservai andar via raggiante.

Ciao Camilla!” mi salutarono due ragazzi, ognuno con tre volumi tra le braccia. Erano fratelli, si somigliavano tanto: il ragazzo doveva avere all'incirca quindici anni, mentre sua sorella ne poteva avere una ventina.

Ehi ragazzi! Uh, mi avete portato un bel po' di lavoro da fare!” li accolsi, preparandomi a porre ben sei firme.

Questo è il tuo primo firmacopie a cui partecipiamo” spiegò semplicemente lei, scaricando il suo bagaglio sul ripiano bianco.

Sai, io sono uno scrittore, o almeno ci provo... e i tuoi libri sono per me di grande ispirazione!” mi raccontò il ragazzino, lottando contro il suo imbarazzo. Aveva le guance leggermente rosse, ma mi guardava con una dolcezza immensa.

Mi piacerebbe davvero leggere qualcosa scritto da te, sono molto curiosa! Se vuoi, puoi mandare qualche scritto all'email che trovi qui nel libro; ci stai? E comunque non smettere mai, la scrittura è una delle passioni più sane e nobili che esistano!” Non lo dicevo per farlo contento, ero davvero interessata ai suo scrivere e, se mi avesse mandato qualcosa, avrei ritagliato alcuni minuti per leggere e rispondere alla sua email.

Posso farti una domanda?” mi chiese la ragazza – Simona – quando ebbi finito di firmare tutti i libri dei due fratelli.

Certo, dimmi pure.” La scrutai con interesse.

Come mai, dopo un libro romantico e uno fantasy, hai deciso di darti al thriller? Molti penseranno che è fuori genere per te.”

Era una domanda che mi veniva fatta spesso, così non ci riflettei troppo su: “Non mi piace pormi troppi limiti: da quando ho iniziato a scrivere, ho sempre sperimentato un po' tutti i campi. Non mi voglio fossilizzare su qualcosa come fanno molti autori, che alla fine si trovano noiosi da soli. Scrivo ciò che mi piace leggere, quindi praticamente tutto, e il thriller ultimamente mi appassiona molto”.

Grazie per il chiarimento!” Simona mi strizzò l'occhio.

Mi piace il tuo modo di pensare, lo condivido” affermò Alberto, suo fratello.

Scattai una foto anche con loro e mi preparai ad accogliere i prossimi lettori.

Stavo letteralmente morendo di caldo dentro quella piccola libreria, ma mi stavo anche divertendo tanto.

Molti scrittori famosi trovavano una seccatura gli eventi del genere, non sopportavano di stare in mezzo ai loro supporters.

Ma io – si era capito da molto – ero tutto tranne che convenzionale.



Mi lasciai sfuggire uno sbadiglio mentre picchiettavo velocemente sui tasti del mio pc. Quella sera ero un po' stanca, il firmacopie che avevo tenuto nel pomeriggio era stato estenuante, ma non avevo comunque resistito alla tentazione: una volta nella mia stanza d'albergo, mi ero fiondata al computer e avevo fatto l'accesso a EFP.

Avevo sempre sentito parlare di quel sito ma, nonostante la mia curiosità per gli scrittori emergenti, non avevo mai avuto l'occasione e il tempo di darci un'occhiata. Mi ci ero iscritta proprio il giorno prima della pubblicazione del mio libro, e quindi prima di partire per il tour di presentazione che avrebbe toccato molte librerie italiane. Avevo scelto un nickname che non aveva alcuna attinenza con la mia vita da scrittrice: Cindy_Fallingstars.

Nei pochi momenti liberi durante le mie giornate, avevo cominciato a lasciare recensioni qua e là e ben presto il sito mi aveva incatenato il cuore e la mente, ne ero diventata dipendente.

Amavo la mia vita reale, ma allo stesso tempo mi piaceva rifugiarmi in un mondo in cui non venivo intervistata né fermata dai fan in strada, dove potevo confondermi tra migliaia di utenti e lasciare delle recensioni come tutti gli altri. Lì non ero Camilla Giurato, la ventottenne che aveva dato alle stampe due bestseller tradotti in tutto il mondo.

Quella sera decisi di entrare a fare un giro nella categoria Thriller, decisamente poco popolare e popolata. Subito mi saltò all'occhio una long: si intitolava Il Limbo dei Bugiardi e l'autrice, una certa DreamingAwake, aveva già pubblicato quattordici capitoli.

La presentazione era ben scritta e accattivante: parlava di un omicidio che era stato commesso all'interno di una clinica psichiatrica. Il caso veniva affidato a un trio di detective che avrebbero dovuto destreggiarsi tra pazienti ingestibili, racconti insensati e confusi e psichiatri poco collaborativi.

Ero molto curiosa di scoprire cosa l'autrice avesse in mente, così decisi di aprirla e mi cimentai nella lettura del prologo. Subito venni trascinata all'interno di quel racconto e tutto il mondo attorno a me parve scomparire: presentava uno stile scorrevole e travolgente, curato e mai troppo banale; azioni, dialoghi e pensieri si susseguivano, dando un tocco dinamico e vivo alla narrazione.

Chiunque si celasse tra quelle righe, era riuscito a trovare un equilibrio vincente.

Recensii il primo aggiornamento con entusiasmo, elencando nel dettaglio quelli che secondo me erano i punti di forza dello scritto, poi passai al capitolo successivo.

I minuti scivolavano via veloci e con loro anche la stanchezza: ero curiosissima di leggere il seguito e non riuscivo a fermarmi, divoravo un capitolo e recensivo senza sosta.

DreamingAwake si sarebbe trovata un sacco di commenti a cui rispondere.



Finii di leggere i quattordici capitoli e mi sentii subito vuota. Aggiunsi la storia alla lista delle Seguite e delle Preferite e cominciai a chiedermi quando avrei potuto seguire il seguito.

Gli indiziati per il momento erano due: dei pazienti altamente squilibrati, che non rispondevano delle proprie azioni e non riuscivano a formulare una frase di senso compiuto. Ma c'era uno psichiatra, il dottor Jacobson, che mi dava da pensare.

Inoltre si stavano creando degli intrecci anche tra i tre detective.

Incurante dell'ora tarda, cliccai sulla pagina dell'autrice per controllare se avesse scritto qualche altra storia. Aveva pubblicato poco: solo qualche poesia e una one-shot su un fandom che non conoscevo.

In compenso mi ritrovai a leggere la sua presentazione.


Ave, popolo di EFP! Vengo in pace!

Che dire di me? Sono una normalissima ragazza di vent'anni con tanti sogni e tante aspirazioni.

Vivo di libri, serie TV, anime e manga. Il mio televisore è costantemente sintonizzato su Top Crime e venderei gli organi per avere l'abbonamento costante a Netflix.

Adoro viaggiare, l'arte in tutte le sue forme e le tartarughe ♥

Non ho tanto altro da dire, quindi lascio parlare le mie storie, che sicuramente mi descriveranno molto meglio di quanto non sappia fare io!

Grazie per essere anche solo passati da queste parti!!

-Dreamy


Trovai quella piccola biografia davvero carina e dolce.

Quando mi resi conto che erano già le due di notte, sobbalzai sulla sedia e mi affrettai a spegnere il pc; l'indomani alle otto sarei dovuta partire alla volta di Brescia per il prossimo firmacopie e di certo non volevo fare tardi per via della mia morbosa curiosità.

Mi misi a letto e cercai di prendere sonno, mentre ancora ripensavo agli avvenimenti della storia che mi aveva tanto coinvolto.



Il giorno dopo, una volta terminato l'incontro con i fan, accedetti a EFP dal cellulare e trovai quattordici messaggi da leggere: le risposte di DreamingAwake. Le lessi velocemente mentre stazionavo sul taxi insieme a Romina, la mia agente, ed Enrico, il rappresentante della mia casa editrice.

Dramy – così si faceva chiamare – sembrava davvero entusiasta dei miei apprezzamenti e mi ripeteva che le mie parole la commuovevano. Capivo perfettamente cosa intendesse, perché anche io ricevevo spesso complimenti del genere e non sapevo mai come comportarmi e cosa rispondere.

La mia storia aveva pochissimo seguito, non pensavo potesse piacere così tanto a qualcuno, ripeteva spesso.


Avrei voluto ricambiare le tue recensioni così gentili, ma il tuo profilo è vuoto! Non hai mai pensato di pubblicare qualcosa? Dal tuo modo di scrivere mi pare di capire che tu sia molto brava ^^


Quella domanda mi colse alla sprovvista. Effettivamente avevo pensato di postare qualche poesia che avevo scarabocchiato nei mesi precedenti, ma ancora non mi ci ero dedicata veramente. Forse avevo paura che venissero giudicate negativamente: non ero mai stata brava nella scrittura in versi e sul sito era pieno di poeti più bravi e abili di me.

Comunque le risposi:


Sono felicissima che i miei commenti ti abbiano emozionato tanto; spero ti diano anche la forza per portare avanti la storia, perché ne vale davvero la pena... e io sono curiosissima!!!! *-*

Innanzitutto grazie per il pensiero dolce, ma non lascio mai delle recensioni per ottenere qualcosa in cambio ^^ comunque ho delle poesie che da mesi vegetano su un blocco degli appunti... potrei prendere in considerazione l'idea di pubblicarle, ma non ti prometto niente :P


Terra chiama Camilla!” Enrico mi diede di gomito e io sobbalzai. Solo allora mi resi conto che il taxi si era fermato e ci trovavamo di fronte al nostro albergo, un grazioso edificio dalla facciata color pesca.

Oh, sì, okay, siamo arrivati...” biascicai, per poi scoppiare a ridere. Il ragazzo al mio fianco venne contagiato dalla mia risata e mi spinse fuori dall'abitacolo.

Romina ci osservava col suo solito sguardo serio; si trovava sul marciapiede già da qualche secondo, dopo aver pagato la corsa al tassista.

Romina aveva trentasei anni, era ben piazzata e in certi momenti incuteva timore: non perdeva mai la sua espressione dura e severa, diceva sempre ciò che pensava senza troppi giri di parole; ma ormai avevo imparato a conoscerla e sapevo che dietro quell'atteggiamento si celava un cuore grande e un grande senso della responsabilità. Mi ero trovata subito bene con lei: avevamo la stessa idea di lavoro, di puntualità, di precisione.

Ragazze, ho una proposta!” esclamò Enrico mentre ci dirigevamo verso la porta a vetri che dava alla hall dell'albergo.

Dimmi tutto!” esclamai curiosa.

Dopo cena ci facciamo un drink al bar per festeggiare il successo di questo tour! Tanto domani non abbiamo nessun firmacopie e possiamo concederci di alzarci un po' più tardi del solito!”

Osservai il mio amico – ormai lo potevo considerare tale – con espressione scettica. I suoi capelli corvini e mossi erano scarmigliati e sotto i suoi grandi occhi color ghiaccio cominciavano a formarsi delle leggere occhiaie, in netto contrasto con la sua carnagione quasi bianca; era stanco, proprio come me, ma non perdeva mai la sua energia.

Dopo qualche secondo di silenzio, scoppiò a ridere. “Perché mi guardi così, Milla?”

Ridacchiai a mia volta. “No, stavo solo riflettendo... okay, comunque, accetto! Spero solo di non addormentarmi sul piatto durante la cena!”

Io non penso di farcela, sono davvero stremata” affermò invece Romina senza scomporsi troppo.



Cenammo nel ristorante dell'albergo, che offriva un menu incredibilmente ricco. Optai per qualcosa di semplice: mi volevo tenere leggera. E poi le pietanze non troppo sofisticate mi ricordavano la mia casa e la mia famiglia, che mi mancavano tanto quando partivo per i tour: mia madre era una cuoca eccezionale, sapeva rendere speciale anche una fetta di pane con il pomodoro.

Io ed Enrico ridemmo per tutto il tempo senza un vero motivo, rischiando di sputacchiare i bocconi di cibo per tutta la tovaglia. Romina intanto spostava lo sguardo da noi al suo cellulare e pareva davvero preoccupata per la nostra salute mentale.

Io e il rispettabile rappresentante della Corbaccio eravamo due casi persi, lo sapevamo bene.

Dopo aver svuotato i nostri piatti, io ed Enrico salutammo Romina e ci dirigemmo verso il bar. Si trattava di una grande sala dalle luci soffuse; in sottofondo scorreva una playlist di celebri hit anni Ottanta.

Ci sistemammo su un divanetto color panna non troppo distante dal bancone del bar e io ordinai una semplice birra, mentre Enrico snocciolava nomi di cocktail più o meno forti.

Non sono una fan dei miscugli, non so cosa consigliarti” lo liquidai con un'alzata di spalle.

Posso ordinare qualcosa anche per te? Una roba forte e poi ci lanciamo in pista!” propose con convinzione.

Scoppiai a ridere. “Ho deciso birra e birra sia!”

Va bene!” si arrese lui. Stava per allontanarsi, poi si voltò nuovamente verso di me. “Però in pista ci lanciamo lo stesso!”



Sai una cosa?”

No, finché non me la dici.”

Diedi una leggera gomitata al mio amico. “Spiritoso! No, dai, è una cosa seria... e sei la prima persona a cui lo dico. Ho deciso di iscrivermi a EFP.”

Enrico sgranò leggermente gli occhi, sorpreso. “Il sito per scrittori emergenti? Che ci fai, Milla?”

Mah, ero curiosa. Ho trovato già alcune storie carine” raccontai con orgoglio.

E tu non pubblicherai niente, vero?”

Non lo so. Ho delle... delle poesie che ho scritto qualche tempo fa. Ma sono indecisa.”

Ehi! Non mi hai mai detto niente della tua vita parallela da poetessa!” Il ragazzo incrociò le braccia al petto, fintamente offeso. Il suo broncio non era per niente credibile.

Ridacchiai. “Non mi sembrava tanto importante, i miei versi sono abbastanza pietosi! Però se vuoi posso farti leggere qualche mio componimento” proposi, leggermente in imbarazzo.

La verità era che le mie poesie erano molto personali ed ero restia a farle leggere a qualcuno. Ma di Enrico mi fidavo, avevo legato molto con lui negli anni e lo consideravo il mio unico angolino di casa durante i viaggi di lavoro.

Ci sto!” accettò lui con un enorme sorriso sulle labbra, poi mi diede un buffetto sulla guancia.

Ricambiai il sorriso.

Allora, me lo concedi 'sto benedetto ballo?” mi domandò, sentendo le prime note di una celebre canzone dei Roxette.

Non ero una grande ballerina e non mi piaceva espormi troppo, ma quel giorno ero davvero felice e decisi di accontentarlo. “Una e basta?”

Una e basta” acconsentì, poi scattò in piedi e mi tese una mano affinché lo imitassi.



I giorni si susseguivano in fretta, e con loro anche le date del mio tour di presentazione. L'Ultimo Giro di Giostra stava riscuotendo tantissimo successo e – mi disse Romina – nel giro di pochi giorni sarebbe diventato un bestseller al pari delle altre mie due pubblicazioni.

Intanto io e Dreamy continuavamo a scambiarci messaggi su EFP. Chiacchieravamo del più e del meno come amiche di vecchia data, a partire dai piatti preferite fino alle esperienze sgradevoli a scuola con compagni e professori.

Non le rivelai la mia vera identità, non lo trovavo necessario e pensavo che non mi avrebbe nemmeno creduto. E poi mi piaceva avere un'amica normale, con cui conversare di argomenti comuni.

Un giorno mi scrisse qualcosa che mi stupì:


Grazie davvero, Cindy. Credi in me e mi spingi a portare avanti le mie storie senza nemmeno conoscermi, sei sempre disposta a chiacchierare e ascoltarmi. Con te mi sento libera. Sei un'amica! ♥


Mi lasciai sfuggire un pigolio intenerito. Romina, che sedeva accanto a me sul taxi, mi lanciò un'occhiata perplessa ma non osò fare domande.

Digitai le prime parole che mi vennero in mente.


Aww *___* grazie tesoro, anche per me è lo stesso! Non è facile trovare delle persone con cui si riesce ad andare d'accordo subito, ma a noi è successo, è come se ci conoscessimo da una vita! Sei dolcissima :3


Il tempo di ricaricare la pagina dei messaggi e la sua risposta era già lì.


Ehi, se vuoi aggiungimi su facebook: mi chiamo Eliana Martini (mi riconosci perché tra parentesi ho il mio soprannome, Dreamy). Mi viene più facile comunicare lì. Se hai fb, ovviamente XD


Mi irrigidii leggermente. Mi sarebbe piaciuto averla come amica su facebook, ma in tal caso avrei dovuto svelarle la mia identità ed era l'ultima cosa che volevo.

Architettai una risposta per uscire da quella situazione.


Mi dispiace, non ho fb, sono un po' all'antica xD spero non ti dispiaccia continuare a parlare qui su EFP! Comunque grazie per il pensiero!

Che fai stasera? Ti prego, dimmi che stai scrivendo Il Limboooo *-*


Decisi di cercare comunque il suo profilo: ero curiosa di scoprire che volto avesse la mia interlocutrice.

La trovai subito e non rimasi affatto delusa dal suo aspetto fisico: la immaginavo proprio così.

La foto del profilo la mostrava per intero, mentre posava su una stradina marittima e sabbiosa. Portava i capelli lisci e lunghi, castano scuro, illuminati da dei colpi di sole biondi; indossava un paio di occhiali dalla montatura viola, che si sposavano perfettamente con i suoi lineamenti gentili e delicati. Gli occhi erano in ombra, non riuscivo a scorgerne il colore, ma immaginai fossero molto grandi. Aveva un fisico snello e slanciato e sfoggiava degli abiti semplici e abbastanza comuni.

In quel di Palermo, recitava una didascalia. Lo scatto risaliva all'estate precedente: doveva trattarsi della testimonianza di uno dei suoi tanti viaggi.

Era molto graziosa, mi fece una buona impressione.



Il mio nome saltò fuori per caso, quando meno me l'aspettavo.

Stavamo parlando dei nostri libri preferiti, quando lei mi scrisse:


Una delle mie autrici preferite è Camilla Giurato, ce l'hai presente? Adoro il suo stile, i suoi libri mi conquistano sempre, dalla prima all'ultima parola! Hai letto l'ultimo libro? Quando ho saputo che doveva pubblicare un thriller ho dato di matto, il mio genere preferito! E non sbaglia un colpo!

Sai, stavo pensando di andare al suo firmacopie di Modena, che è la città più vicina a me, però non so. Ho paura di ritrovarmi di fronte a lei e non sapere cosa dire, la stimo tanto e non posso rischiare di fare una brutta impressione su di lei! Allo stesso tempo la vorrei conoscere perché è tanto dolce e umile, ha un sorriso fantastico... emana luce pura! *-*

Tu che mi consigli?


Quando lessi quel messaggio, ero in compagnia di Enrico.

Milla, stai bene?” mi domandò, notando che ero impallidita.

S-sì, non ti preoccupare” borbottai.

Lui mi lanciò un'occhiata scettica: sapevo che non era finita lì, avrebbe indagato ancora.

Ma io cosa potevo consigliare alla mia amica? Ci riflettei su e arrivai alla conclusione che l'onestà era la risposta giusta: dovevo darle un consiglio sincero, spiegarle cosa avrei fatto io nella sua situazione.


Sì, ho presente la Giurato, mi pare di aver letto qualcosa di suo ^^

Non perderti quest'opportunità nemmeno per scherzo, capito? Se lei è un tuo idolo, dovresti andare a quel firmacopie... e non ti vergognare di come potresti reagire: se è tanto dolce e buona come dici, farà il possibile per metterti a tuo agio!

Quando sarà l'incontro a Modena?


Domanda stupida: lo sapevo benissimo. Mancavano appena due settimane.

E io mi stavo cacciando in una situazione decisamente troppo complicata.



♠ ♠ ♠



Ciao a tutti ^^

Non so come andrà a finire quest'avventura iniziata quasi per caso. Come avrete sicuramente letto nella presentazione, questa storia nasce per partecipare a un contest (molto carino e originale) per cui mi è staro assegnato un prompt; quest'ultimo vi verrà svelato solo nell'ultimo capitolo, a storia conclusa. In realtà era una traccia molto semplice, che però mi ha portato a elaborare il personaggio di Camilla e di conseguenza tutta la sua storia.

A proposito di Camilla: ci tengo a ringraziare la mia dolce Hanna per l'inconscia ma importantissima ispirazione *-*

Spero che questa minilong possa essere di vostro gradimento e ringrazio chiunque sia giunto fin qui :3

Alla prossima!!! ♥



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Capitolo 2
*** II ***


ReggaeFamily

II




Quella mattina ero parecchio agitata, nonostante cercassi in tutti i modi di non darlo a vedere. Prima di uscire dalla stanza dell'albergo di Modena in cui alloggiavo, avevo fissato la mia immagine nello specchio e mi ero stampata sulle labbra il sorriso più credibile che mi era possibile in quel momento.

Non volevo che qualcuno si preoccupasse per me.

Milla, buongiorno!” mi salutò Enrico con allegria, mentre si apprestava a richiudere la porta della sua stanza.

Ehi! Dormito bene?” gli domandai, avvicinandomi a lui. Osservandolo meglio, notai che i suoi occhi erano segnati dalla stanchezza tipica di chi passa una notte insonne.

Alla grande” esclamò il mio amico, facendo volare in aria le chiavi della sua camera; si diresse a passo spedito verso l'ascensore.

Aggrottai le sopracciglia e lo seguii con una certa preoccupazione. Ultimamente lo vedevo più stanco del solito; sebbene da una parte fosse normale, dato che eravamo in tour da diverse settimane, non era certo da lui lasciarsi stravolgere dalla frenetica routine del viaggio.

Gli posai una mano sul braccio mentre premeva il pulsante per richiamare l'ascensore. Non si voltò verso di me e non aprì bocca.

Rick, sul serio: va tutto bene? Mi sembri un attimo provato. Non stai riposando?” gli domandai con dolcezza e apprensione, sperando che la mia domanda non risultasse poco discreta.

Mah, ultimamente ho un po' da pensare” ammise, senza tuttavia alzare lo sguardo su di me.

Spero non sia per colpa del tour; non vorrei che tutto ciò ti metta addosso troppa pressione.”

Enrico mi rivolse un lieve sorriso e mi strinse in un veloce abbraccio, proprio mentre le porte davanti a noi si aprivano. “Sei sempre così premurosa e dolce!” esclamò, prima di intrufolarsi dentro il box.

Ridacchiai e lo seguii. “Sei mio amico, è ovvio che mi preoccupo!”

Calò il silenzio per qualche secondo, riempito solo dal ronzio dell'ascensore.

Scrutai per un attimo il riflesso di Enrico nello specchio di fronte a sé: i suoi chiarissimi occhi erano seri e imperscrutabili.

Un giorno mi dirai che succede?” mormorai, sempre più in ansia. Non l'avevo mai visto così.

Lui mi strinse per un secondo la mano. “Penso che un giorno lo scoprirai.”

In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono; Romina era già lì, ci aspettava in piedi mentre consultava una cartelletta zeppa di fogli.

Eravamo pronti per l'ennesimo firmacopie.



Tenevo lo sguardo basso sui libri che, uno dopo l'altro, sfilavano sul banchetto bianco dietro il quale mi trovavo. Dovevo concentrarmi solo sulle persone che avevo di fronte e renderle felici.

Da quando ero giunta in quel punto vendita Mondadori, avevo evitato di guardarmi attorno e incrociare gli sguardi dei miei tanti ammiratori: la verità era che avevo paura di trovarmi faccia a faccia con Dreamy, non avrei saputo che fare. Avrei dovuto svelarle la mia identità o mantenere ancora il segreto? Per quanto mi piacesse dare consigli al prossimo, non sapevo mai che fare quando mi trovavo di fronte a un problema in prima persona.

Comunque cercai di non pensarci troppo: stavo lavorando e dovevo dare il massimo.

Tutto sembrava andare per il meglio, fin quando non mi si presentò di fronte una ragazza alta e snella, che indossava una giacca blu notte e dei jeans neri; il suo viso dai lineamenti marcati era leggermente truccato e abbellito da un enorme sorriso, mentre una folta chioma di capelli lunghi e lisci, castano scuro con dei colpi di sole biondi, le ricadevano sulle spalle.

Era lei.

Ricambiai il suo sorriso emozionato, cercando di darmi un contegno e non far trasparire il disagio che provavo.

Ciao!” la salutai con disinvoltura, aprendo uno dei tre volumi che mi aveva posato di fronte.

Ciao” rispose lei timidamente. Aveva un timbro abbastanza basso e contenuto, come se attirare l'attenzione non fosse nella sua natura.

Allora, come ti chiami?” le domandai. Mi veniva quasi da ridere: lo sapevo benissimo, eppure non riuscivo proprio a portar fuori la verità.

Eliana” rispose lei, mentre le sue guance si coloravano leggermente di rosso.

Okay.” Riflettei per qualche secondo su cosa avrei potuto scrivere e mi venne in mente un'idea bizzarra: e se nella dedica avessi sostituito Eliana con Dreamy? In questo modo lei avrebbe capito chi fossi.

Valutai quell'idea solo per un istante, poi scossi la testa e avvicinai la punta della mia penna verde al foglio.


A Eliana,

al suo dolce sorriso che comunica tutto.

Camilla ♥


Non ci riuscivo, era più forte di me. Lei era una delle persone che sentivo più vicine in quel periodo, l'avevo di fronte, eppure non ero capace di portare fuori la verità. E se si fosse arrabbiata? E se l'avessi delusa?

Non volevo rischiare.

Grazie, sono delle parole bellissime!” Eliana teneva il libro tra le mani e spostava lo sguardo dalla dedica a me, gli occhi illuminati e colmi di emozione.

Figurati! Il tuo sorriso mi ha colpito molto. Ora firmo anche gli altri” affermai.

La mano mi tremava leggermente mentre tracciavo il mio nome sulla carta bianca.

Posso... chiederti una foto?” mi domandò la ragazza, per poi avvampare.

Certo, vieni qui!” Le circondai le spalle con un braccio quando mi fu a fianco; posai per il selfie, poi Dreamy afferrò la mia mano e la strinse per qualche istante.

Grazie, i tuoi libri sono di grande ispirazione per me” mormorò.

Di che mi ringrazi? Senza scrittura non potrei vivere!”

Anche per me è così.”

Mi si spezzava il cuore, avrei voluto piangere.

Oh, Dreamy, se solo sapessi!

D'istinto la abbracciai, sperando che quell'abbraccio potesse comunicarle ciò che a parole non potevo esprimere. Lei in un primo momento parve spiazzata, poi ricambiò la stretta.

Quando sciogliemmo l'abbraccio, la ragazza fu costretta a raccattare i suoi libri e dare spazio alle altre persone che stavano in fila.

Prima di perdersi in mezzo alla folla, mi regalò un ultimo sguardo colmo di gratitudine.

Avvertii un nodo in gola.

Camilla, Camilla! Mi puoi firmare questo libro? Così lo regalo a mia sorella per il compleanno!” La vocina di un bambino mi riportò alla realtà: un ragazzino di circa dieci anni, alto poco più del banchetto, sventolava in aria una copia del mio ultimo romanzo.

Non potei trattenere in gridolino intenerito. “Ma certo, piccolo! Come mai tua sorella non è qui?” gli domandai curiosa.

Perché lei va all'università e vive in un'altra casa” spiegò lui, rabbuiandosi leggermente.

E ti manca?”

Sì, tanto.”

Gli sfilai con delicatezza il volume dalle mani. “Come si chiama tua sorella?”



Su EFP trovai un messaggio di Dreamy risalente alla sera prima.


ODDIO CHE EMOZIONE, domani vado da Camilla Giurato!!!! Non ci posso credere, è un sogno *-* sicuramente farò qualche figuraccia, non so cosa dirle!!! Oddio, lei è un genio!

Buona fortuna a me XD


Mi lasciai sfuggire un sospiro.

Che c'è?” s'informò Enrico, seduto sul sedile posteriore del taxi accanto a me.

Niente” tagliai corto.

Digitai in fretta la risposta.


ODDIOOOO, com'è andata????


Era lecito chiederglielo, lei se lo sarebbe aspettato. Anche se in realtà sapevo già tutto.

Milla? Mi stai ascoltando?”

Caddi dalle nuvole. “Sì?”

Serata al pub sul retro dell'albergo?”

Misi via il cellulare e mi voltai verso di lui. “Stavolta ho proprio bisogno di lanciarmi in pista a ballare per un paio d'ore!”



Nonostante indossassi soltanto una leggera maglietta a maniche corte e un paio di leggings in cotone, le alte temperature nella stanza e il calore delle luci stroboscopiche mi facevano sudare.

Non era proprio da me scatenarmi a ritmo, soprattutto nel bel mezzo di un locale zeppo di gente. Eppure quel giorno ne avevo proprio voglia.

Mi sentivo stranamente euforica.

Mentre sorseggiavo il drink che Enrico aveva insistito per offrirmi e ondeggiavo leggermente a suon di musica, il mio amico mi osservava contento.

Però mi preoccupi” ammise.

Perché? Cos'ho?” gli domandai con un sorriso.

Non è da te comportarti così.”

Mmh... tu dici?” Iniziai a ridacchiare; forse l'alcol stava già sortendo i suoi effetti, non ero abituata a bere più di tanto.

Vabbè, lasciamo perdere. Allora, mi concedi questo ballo?” mi domandò del tutto a sproposito, dato che nel locale si diffondevano le note di una canzone movimentata e per niente adatta a un ballo di coppia.

Esultai e mi esibii in una giravolta, sorridendo raggiante. Di certo io e lui non ci saremmo mai lanciati in balli romantici o seri, eravamo amici, e poi io avevo un modo di fare molto più libero e rilassato.

Ricominciai a ballare per tutta la pista, spostandomi in fretta, mentre Enrico mi correva dietro; così iniziammo un buffo inseguimento tra la folla, ridendo e schiamazzando come due bambini.

Io avevo ventotto anni e lui ventisei, ma in certe occasioni era come se ne avessimo venti in meno.

Quando il brano su cui stavamo ballando terminò, Enrico mi raggiunse e mi posò una mano sulla spalla. Mi voltai e ridacchiai nel vedere il suo volto arrossato dalla fatica.

Sei stravolto!” lo sbeffeggiai con una linguaccia.

Però ti ho raggiunto!” obiettò, abbracciandomi affettuosamente per sottolineare la sua vittoria. “Sai,” aggiunse poi, “sei così allegra e positiva che stare accanto a te mi fa stare bene. Sei come una cura.”

Rimasi parecchio perplessa da quella sua affermazione: non era il tipo che si lasciava andare a discorsi strappalacrime o manifestazioni esplicite d'affetto. Forse, come me, aveva alzato un po' troppo il gomito.

Non sapevo come rispondere, ma quelle parole mi stamparono in viso un sorriso a trentadue denti.

Sorrise a sua volta, poi si fece nuovamente serio; riconobbi lo sguardo di quella mattina, quella strana malinconia che aveva velato i suoi occhi chiari.

Qualcosa non andava, era ovvio, non si trattava di un malumore passeggero. Stavo cominciando a preoccuparmi: magari aveva dei problemi in famiglia o aveva avuto un diverbio con qualcuno della casa editrice, e non me ne voleva parlare per non spaventarmi.

Gli afferrai un polso e lo trascinai in un angolo un po' più appartato dalla stanza.

Rick, sono in pensiero per te. Sei triste.” Puntai i miei occhi dritti nei suoi, sperando di riuscire a leggervi qualcosa.

No, tranquilla, è solo che...” cominciò lui, ma le parole gli si mozzarono in gola.

Che...? Se vuoi possiamo andare in un altro posto, questo non è l'ideale per parlare” proposi, cercando di metterlo a suo agio.

Sospirò, i lineamenti delicati contratti e il viso pallido. “Milla...”

Deglutii a fatica, sempre più in ansia. “Sì?”

Enrico aveva abbassato lo sguardo, a disagio; mi strinse con delicatezza un braccio, poi mi attirò a sé e posò dolcemente le sue labbra sulle mie.

Se un attimo prima ero fuoco allo stato puro, in quel momento divenni di ghiaccio. Non reagii: non lo strinsi a me, non lo respinsi, non ricambiai.

Volevo solo piangere per la commovente delicatezza di quel gesto: trasmetteva un amore e una passione che io non ero in grado di provare nei suoi confronti.

Enrico era un fratello per me, gli volevo un bene immenso, lo stimavo in campo lavorativo così come a livello personale, ma per lui non provavo nient'altro oltre questo.

Lui interruppe quasi subito quel contatto e si fissò la punta delle scarpe. “Ecco, ora sai perché sto così.”

Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi. “MI stai dicendo che sono io la causa della tua tristezza? Dimmi cosa posso fare per porre rimedio.”

No, è colpa mia. So bene che non ti potrò mai avere, so che tu non ricambi i miei sentimenti. E poi sto mischiando la mia vita privata con il lavoro.”

Andiamo” affermai, poi mi diressi verso l'uscita del locale.

Avevamo bisogno di parlare e chiarire questa situazione, così lo invitai in camera mia, dove potevamo star lontani da orecchie indiscrete.

Non voglio che tu stia male, dobbiamo assolutamente trovare una soluzione!” esclamai, dopo essermi chiusa la porta alle spalle.

Enrico si era già rannicchiato sul mio comodino, stringendosi le ginocchia al petto. Avevo paura potesse perdere l'equilibrio da un momento all'altro.

Mossi qualche passo verso di lui e mi sedetti sul materasso.

Tu non c'entri, è qualcosa che devo superare da solo.”

Ma io ti posso aiutare! Vuoi che ti stia vicino o preferisci che mantenga le distanze?”

Ho bisogno solo di una cosa: comportati come sempre, fai finta di niente se puoi. Come te, non accetterei che il nostro rapporto si sgretoli per colpa di questa... situazione.”

Calò il silenzio per qualche secondo e io frugai nella mia mente, in cerca di qualcosa da dire per rompere il ghiaccio. “Però balli bene” me ne uscii, poi scoppiai in una risata fragorosa e completamente senza senso.

Enrico ben presto venne contagiato. “Che scema, lo dici solo per prendermi per il culo!” mi accusò mentre rovinava sul mio materasso. Ecco, sapevo che non sarebbe durato molto in quella posizione precaria.

Ti posso abbracciare?” gli chiesi. Mi sembrava giusto domandare il permesso per un gesto così avventato.

Lui, in tutta risposta, mi attirò a sé senza smettere di ridere.

Trascorremmo qualche altro minuto insieme, in cui mi resi conto che nulla era cambiato tra noi. Nonostante il bacio che mi aveva rubato, non riuscivo a vederlo diverso dal solito: era sempre lui, il solito Enrico.

Era circa l'una di notte quando lui lasciò la mia stanza.

Prima di mettermi a letto, diedi una sbirciata a EFP. Dreamy mi aveva risposto, raccontandomi dell'incontro di quel pomeriggio con me, ma in quel momento non avevo voglia di aprirlo.

In compenso, trovai una bella sorpresa tra le Seguite: un nuovo capitolo di Il Limbo dei Bugiardi.



Il giorno dopo ebbi il coraggio di aprire il messaggio di Dreamy:


CINDY, ODDIO, E' STATO FANTASTICO!!!!!!!!!

Ancora non ci posso credere, oh mio dio O.O

Allora, Camilla è esattamente come me l'aspettavo: ha un sorriso che illumina un'intera galassia, è umile, dolce, gentile e disponibile! Mi ha anche abbracciato, TI RENDI CONTO??? *___*

Io ero imbarazzatissima, non sapevo cosa dire e non volevo sommergerla di complimenti, perché quel giorno ne aveva già ricevuto parecchi. Ma lei mi ha messo a mio agio e mi ha scritto una dedica bellissima sul libro: ha detto che ho un sorriso dolce!

Ha superato perfino le mie aspettative e anche ora se ci ripenso mi si inumidiscono gli occhi per l'emozione! La adoro, è una persona fantastica e spero di rivederla presto a un altro firmacopie!!! ♥ ♥ ♥


Una lacrima scivolò sulla mia guancia senza che riuscissi a controllarla.



Non fui mai così contenta di tornare nella mia adorata Toscana. Quel tour di presentazione mi aveva davvero sfiancato e mi aveva sottoposto a diverse situazioni problematiche: prima Dreamy, poi Enrico.

Tesoro!” esclamò mia madre non appena rientrai a casa, stringendomi in un caloroso abbraccio. Era bello trovarsi nuovamente lì, tra le sue braccia forti e protettive.

Come da tradizione, una volta tornata da un viaggio ero invitata a pranzo a casa dei miei; infatti nell'aria si diffondeva un odore delizioso, che associai subito alle lasagne.

Stavo trascinando ancora le valigie per l'ingresso, quando Maddalena mi saltò letteralmente al collo. “Cami, mi sei mancata!”

La strinsi a me e le diedi un bacio sulla guancia. “Ehi Maddy, piccola peste!”

Maddalena era mia sorella, aveva ventun anni ed era la ragazza più bella che avessi mai visto: capelli color miele, occhi grandi e azzurri, fisico perfetto, lineamenti dolci. Io e lei eravamo inseparabili, condividevamo tutto da sempre.

Una volta in cucina, salutai anche papà e Christian; quest'ultimo era il piccolo della famiglia, aveva tredici anni e io adoravo coccolarlo.

Allora, com'è andato questo viaggio?” domandò Maddalena una volta radunati tutti attorno al tavolo.

Mi lanciai in un articolato racconto delle città in cui ero stata, delle persone che mi erano rimaste impresse, di quanto mi fossi divertita con Enrico. Omisi dal racconto sia il bacio che il ragazzo mi aveva dato a Modena, sia l'incontro con la mia nuova amica: ne avrei parlato con mia sorella in separata sede.

Rimasi tutto il pomeriggio insieme alla mia famiglia, che mi era mancata davvero tanto. Inutile negarlo: ero profondamente legata a tutti loro.

Di sera decisi di non restare a cena e tornare nel mio appartamento. Ero distrutta, non vedevo l'ora di fare una doccia calda e rannicchiarmi a letto.



Ormai erano passati tre mesi dal tour per l'Italia e la mia vita aveva ripreso a scorrere secondo la sua naturale routine.

Anche EFP era entrato a farne parte.

Quasi mi venne da piangere quando, quella sera, lessi le note finali della storia di Dreamy. Mi ero affezionata tanto ai suoi personaggi e, soprattutto, avevo trovato quel racconto un vero capolavoro della letteratura. Mi sarebbe mancato tantissimo.

La mia amica spese delle parole dolcissime per me: mi ringraziò tanto e addirittura affermò che, se non fosse stato per la fiducia che avevo riposto in lei, non sarebbe mai riuscita a portare a termine il suo scritto.

Le lasciai una recensione molto lunga e sentita, in cui mi complimentavo ancora una volta per il suo ottimo lavoro e la spronavo a iniziare una nuova long, a scrivere ancora.

In privato invece le scrissi:


Il Limbo è UNA BOMBA!! Hai mai pensato di pubblicarla seriamente? Come un libro intendo.


Lei doveva essere sul sito, perché mi rispose quasi subito.


Aww Cindy, sei troppo buona con me *-* in realtà è una storia di cui vado abbastanza fiera, è il primo thriller “serio” della mia vita e non ti nascondo che mi piacerebbe inviarlo a qualche casa editrice. Ma non ho i soldi per farlo e sicuramente i grandi nomi come Giunti ecc non mi noterebbero mai! Penso che rimarrà un sogno nel cassetto.


Queste sue parole non mi piacquero per niente. La sua storia meritava, doveva emergere ed essere letta da molte persone. Dreamy era nata per fare la scrittrice, glielo ripetevo sempre, e ammettevo senza problemi di essere una sua grande fan.

Osservai la sottile barretta che lampeggiava nel campo di scrittura, mentre pensavo a una soluzione. Non l'avrei convinta facilmente, lo sapevo: tante volte le avevo proposto di contattare una casa editrice, ma lei si era sempre mostrata riluttante e disillusa.

All'improvviso mi illuminai: mi era venuta in mente un'idea geniale.


Ti prometto che avrai l'occasione per farti conoscere, fidati di me ;)


Non l'avevo scritto a caso, anche perché non l'avrei mai potuta illudere di qualcosa che non sarebbe successo.

Mentre spegnevo il computer, afferrai il cellulare e chiamai Enrico.

Milla! Sono le dieci di notte, mi devo preoccupare?” esordì lui dopo appena due squilli.

Ho bisogno del tuo aiuto per una cosa. Ci stai?” gli chiesi in tono complice, mentre un sorrisetto mi increspava le labbra.

Oh mio dio... cosa hai in mente?”

Vedrai!”



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Capitolo 3
*** III ***


ReggaeFamily

III




Bussai alla porta e attesi di sentire la voce di Mauro, il capo editore, che dava il permesso per entrare.

Ero tesa e stringevo il mio fascicolo di fogli con le mani sudaticce. Stavo per compiere un passo azzardato, ma ormai avevo lanciato l'amo e non potevo più tornare indietro.

Avanti!” sentii dire al gran vocione di Mauro, così spinsi appena la porta e mi intrufolai nel suo ufficio. Mi trovai davanti la solita scrivania blu stracolma di fogli che ormai conoscevo bene, dietro la quale il mio editore digitava velocemente al computer. Appena mi vide entrare, l'uomo si illuminò. “Signorina Giurato! Venga, si accomodi: sono molto curioso di scoprire come mai ha richiesto quest'appuntamento con me!”

Mauro Stefanelli, capo della sede toscana della Corbaccio, aveva un aspetto severo e minaccioso, ma in realtà era un uomo buono e comprensivo; mi aveva preso in simpatia da quando, intimorita e piena d'ansia, mi ero presentata nel suo ufficio per presentargli il mio primo romanzo.

Buongiorno.” Presi posto sulla sedia davanti a lui, cercando di mostrarmi disinvolta. “Sono qui perché ho finito di scrivere un nuovo libro” buttai fuori tutto d'un fiato, posando sulla scrivania la risma di fogli e la pennina USB che stringevo tra le mani.

Lui inarcò un sopracciglio e mi osservò da dietro i suoi occhiali piccoli e argentati. “Di già? Non mi aveva comunicato che stava lavorando a un nuovo progetto.”

Beh, non ero sicura della sua buona riuscita, quindi ho deciso di non dire niente prima di finire.”

Lui afferrò la copia cartacea dello scritto. “Il Limbo dei Bugiardi... va bene, lo prenderemo in esame. Ma sono sicuro che questo sarà il suo ennesimo capolavoro.”

Sorrisi e mi alzai, per poi stringere la mano a Mauro.

Una volta in corridoio, esultai tra me e me: ce l'avevo fatta!

Mentre mi dirigevo alla saletta ristoro per prendere un caffè al distributore automatico, incrociai Enrico che proprio in quel momento stava lasciando la sua postazione.

Allora?” mi interrogò con un'espressione scettica.

Gli rivolsi un sorriso raggiante e lo trascinai con me. “Vieni, il punto ristoro dovrebbe essere vuoto adesso” mormorai in tono cospiratorio.

Una volta nella stanza, Enrico prese posto su una sedia girevole, che si trovava davanti alla grande scrivania addossata alla parete, mentre io mi avvicinai al distributore delle bevande calde. Come previsto, eravamo da soli.

Allora, ci è cascato?” volle sapere il mio amico in tono piatto.

Alla grande: non ha fatto troppe domande e mi ha detto che mi farà sapere” raccontai mentre inserivo una manciata di monetine nell'apposita fessura.

Fantastico” commentò Enrico in tono fortemente sarcastico. “Senti Milla, te lo dico da amico: ti stai cacciando in un grosso guaio. Sia Mauro sia la tua amica perderanno la fiducia in te quando scopriranno cos'hai combinato.”

Incassai il colpo senza scompormi: dopotutto sapevo che aveva ragione, avevo commesso un grave errore. “Mmh, vediamo... prenderò il caffè macchiato o quello normale? Ah no, qui ci vuole più zucchero...” borbottai con indifferenza, sperando che il ragazzo alle mie spalle smettesse di sbattermi in faccia la verità.

Lui sospirò. “Camilla, non ignorarmi. Parliamone, penso che tu abbia bisogno di un consiglio.”

Senza dire una parola, attesi che il mio caffè macchiato fosse pronto, poi lo ritirai e andai a sedermi accanto a Enrico; lui mi fissava con sguardo severo ma allo stesso tempo apprensivo. Ero contenta che il rapporto tra noi non fosse cambiato da quando mi aveva confessato i suoi sentimenti: ormai era diventato una delle persone più care per me, non avrei saputo come fare senza di lui.

All'inizio era stato strano convivere con la consapevolezza di essere desiderata da lui, ma poi Enrico stesso si era impegnato per distogliere lo sguardo da me e posarlo su qualche altra ragazza. Ancora non era riuscito a trovare qualcuna in grado di prendere il mio posto nel suo cuore, ma ce la stava mettendo tutta e soprattutto faceva il possibile per non farmi pesare la cosa.

Perché hai voluto spacciare il suo romanzo per tuo?” mi chiese, riferendosi alla storia di Dreamy che tanto mi aveva colpito.

Perché, se l'avessi presentato a nome di Dreamy, Mauro non l'avrebbe mai preso in considerazione: sai quanto tiene ai ruoli all'interno della casa editrice, non vuole che io vada a caccia di autori emergenti e soprattutto non è tanto disposto a offrire contratti a chiunque. Invece io voglio dare una possibilità a quest'idea, perché merita davvero” spiegai.

E pensi che la tua amica sarebbe contenta di scoprire una cosa del genere? Okay, se Mauro la prende in considerazione spiegherai che l'opera non è tua, ma hai comunque ingannato un editore e un'autrice. E se lei non avesse voluto presentare la storia a una casa editrice?”

Scossi la testa. “Dreamy lo vorrebbe, ma ha paura di un rifiuto e ha paura che le chiedano dei soldi per la pubblicazione.”

Enrico sospirò e si prese la testa tra le mani. “Tu non capisci. Ti stai comportando davvero male con questa Dreamy: non le hai ancora svelato la tua identità! Quanto è passato da quando la conosci, sei mesi? Potrebbe incazzarsi se lo venisse a scoprire, incazzarsi di brutto!”

Rimasi per un attimo assorta. La verità era che non avevo mai avuto occasione per spiegare tutto alla mia amica di EFP, avevo lasciato che il tempo scivolasse via senza davvero pensare alle conseguenze.

Stavo per ribattere, quando due ragazze entrarono nella stanza ridendo e chiacchierando tra loro. Si trattava di Lucia, un'autrice che avrebbe a breve pubblicato il suo romanzo d'esordio, e Alberta, talentuoso grafico che lavorava alla Corbaccio già da diversi anni.

Così io ed Enrico fummo costretti a interrompere la nostra conversazione.

Ma nel frattempo io avevo già preso una decisione importante.



NOTIZIA BOMBA DELL'ULTIMO MINUTOOOOO!!!!

Tra due settimane sarò a Modena nel weekend per incontrare alcuni parenti!!! Sarà l'occasione perfetta per incontrarci, FINALMENTEEEE!

ODDIO, NON VEDO L'ORAAAA!!! Dimmi che non hai impegni per quelle date!


Prima di mandare quel messaggio a Dreamy, ci avevo pensato non due volte, ma almeno dieci. Mi ero fatta mille domande: era questo il modo giusto per rivelarle chi ero? Sarebbe stato meglio dirglielo direttamente per messaggio o andare a incontrarla? Per quanto avessi una paura tremenda, era giusto dirle tutta la verità guardandola dritta negli occhi.

Cami? Uff, ti devo mandare un messaggio perché tu mi risponda?” brontolò mia sorella spazientita.

Sollevai lo sguardo dallo schermo del mio cellulare e lo posai sul suo viso, distorto da un'espressione corrucciata. In effetti l'avevo invitata a casa per mangiare una pizza insieme, ma ero distratta e non facevo che cadere dalle nuvole.

Scusa, è che sto... ti andrebbe di venire a Modena con me tra due settimane?”

Maddalena strabuzzò gli occhi. “A Modena? Che ci facciamo?”

Mi sistemai meglio sul divano. “Allora... ti avevo parlato di Eliana, quella ragazza che avevo conosciuto su un sito per scrittori emergenti?” cominciai a raccontare, poggiando il cellulare sul tavolino basso di fronte a me; ma la suoneria che annunciava l'arrivo di una chiamata mi costrinse a riprenderlo in mano.

Il numero dell'ufficio di Mauro.

Da quella chiamata sarebbe dipeso il destino di Dreamy.

Trassi un profondo respiro e risposi. “Pronto?”

Salve Camilla” esordì il familiare vocione di Mauro.

Buonasera! A cosa devo questa chiamata?” domandai, pur sapendo già la risposta.

La chiamo per comunicarle che il suo ultimo scritto, Il Limbo dei Bugiardi, è stato approvato. Domattina alle nove si presenti nel mio ufficio per discuterne.” Mauro cercò di mantenere un tono neutrale e professionale, ma capii ugualmente che era fiero di me.

Oddio. Dovevo temporeggiare: ancora Dreamy non sapeva niente e non potevo sbrigare la parte burocratica da parte sua.

Ehm... mi scusi, ma questa settimana sono veramente impegnata e non credo di riuscire a passare, spero che potrà aspettare almeno per...” inventai, sperando di risultare convincente.

Martedì 15 alle dieci e trenta” affermò l'uomo dall'altro capo del telefono.

Okay, va bene... e grazie mille per aver riposto fiducia nella mia opera!”

Si figuri, ha scritto un romanzo degno di nota! A parer mio si è superata stavolta!”

A quelle parole mi si formò un nodo in gola. Se solo avesse saputo che in realtà non ero io l'autrice.

Quando misi giù, ero sul punto di scoppiare a piangere: mi accasciai allo schienale del divano e mi coprii il viso con le mani. “In che razza di situazione assurda mi sono cacciata?”

Maddalena si accostò a me e mi abbracciò. “Ehi, cos'è successo? Mi devo preoccupare?”

Cercai di darmi un contegno, per quanto mi venisse difficile. “Preparati a sentire una lunga storia.”



Martedì mi presentai all'appuntamento sperando di non iniziare a tremare nei momenti meno opportuni. Stavo accumulando tantissima ansia.

Era giunto il momento della verità.

Il mio editore parlava di titoli, grafica della copertina, autorizzazioni da firmare, campagna pubblicitaria per la promozione, date, interviste. Io lo dovevo assolutamente interrompere.

Espirai bruscamente. “Ascolti, devo dirle una cosa.”

Lui mi puntò addosso i suoi occhi grigi e indagatori, in attesa che continuassi.

So che ho commesso un errore e forse il mio comportamento non è stato tanto corretto, ma le giuro che l'ho fatto a fin di bene. Diciamo che... ho voluto aiutare una persona e...” Cominciavo a essere davvero in difficoltà. Cosa stava succedendo alla mia consueta sincerità? Perché ultimamente mi ero ritrovata così spesso a mentire?

Prosegua” mi incitò Mauro, preoccupato e accigliato.

Mi avrebbe ucciso.

Il Limbo dei Bugiardi non è una mia opera. L'ho presentata a nome mio perché non volevo ci fossero pregiudizi al riguardo.”

Ecco, l'avevo detto. Istintivamente mi ritrassi sulla sedia, facendomi piccola piccola. Le mie dita sudaticce si torcevano tra loro.

Il viso dell'uomo di fronte a me divenne di pietra: serrò la mascella e non distolse il suo sguardo duro da me. “Penso di essere sempre stato chiaro su quest'argomento: non dovrebbe cercare nuovi autori per la casa editrice, a meno che non sia io a chiederlo esplicitamente. Inoltre la sua è una grave mancanza di rispetto, non tollero che mi vengano nascoste delle informazioni così importanti.”

Ogni parola, pronunciata con una freddezza assoluta, era per me come una pugnalata. Ma come potevo andargli contro? Aveva ragione, io conoscevo le regole, eppure avevo deciso di rischiare.

Ero convinta che il romanzo sarebbe piaciuto, talmente tanto che la casa editrice sarebbe passata sopra a questo mio piccolo inganno.

Lo capisco e non le posso dare torto, ho sbagliato, ma l'ho fatto in buona fede. Ci tenevo tanto a portare quel romanzo alla Corbaccio e in fondo è piaciuto. Spero possa perdonarmi” cercai umilmente di giustificarmi. Mi sforzavo di tenere il capo sollevato, ma non avevo il coraggio di guardare Mauro negli occhi.

Esca dal mio ufficio. Devo prendermi un momento per riflettere e capire cosa fare con lei. Mi ha davvero deluso, signorina Giurato.”

Mi mancò il fiato.

Mi sollevai a fatica dalla sedia e mi diressi verso l'uscita. Prima di lasciare la stanza, però, mi voltai nuovamente verso il capo editore ed ebbi finalmente il coraggio di incrociare il suo sguardo. “Voglio dirle una cosa. Per quanto lei ce l'abbia con me, non è giusto che punisca Eliana, la vera autrice dell'opera: Il Limbo dei Bugiardi ha tanto potenziale ed è giusto che venga preso in considerazione. L'errore l'ho commesso io, quindi è giusto che mi prenda le mie responsabilità. Ma lei non c'entra.”

Mi richiusi la porta alle spalle e mi guardai attorno a testa alta. Nel corridoio deserto riecheggiava solo il ticchettio dei tasti di un computer, qualche bisbiglio sommesso e la voce ovattata di qualcuno che parlava al telefono oltre una porta chiusa.

Mi diressi in fondo all'andito, dove sapevo trovarsi l'ufficio di Enrico, e spinsi la porta verde senza nemmeno bussare.

Enrico stava seduto dietro il suo monumentale Mac, intento nella lettura di qualche romanzo sotto esame.

Non l'avrei ringraziato abbastanza per l'aiuto che mi aveva dato in quell'assurdo piano, incitando il gruppo degli esaminatori ad accettare il romanzo che avevo presentato.

Com'è andata?” mi chiese subito lui, cominciando a ruotare come un bambino sulla sua sedia girevole.

Presi posto su una poltroncina vuota. “Mi manderà via, me lo sento” mormorai, sconfitta.

Non lo farà” tentò di rassicurarmi lui, tirando su le maniche della sua camicia blu.

Osservai fuori dalla finestra e sentii le lacrime pungermi gli occhi. Non ce la facevo più a trattenerle.

Ho solo voluto aiutare un'amica, le ho promesso che avrei realizzato il suo sogno... e invece ho solo messo a repentaglio la mia carriera. Sono un fallimento totale, non ne combino una giusta!” mi lamentai tra i singhiozzi.

Enrico mi fu subito accanto, mi strinse in un abbraccio e mi accarezzò la schiena con dolcezza. “No, Milla, non piangere. Dai, si sistemerà tutto, te lo prometto. Ti capisco: hai fatto tutto a fin di bene, ma la situazione ti è sfuggita di mano. Può capitare a tutti, ma districheremo anche questa matassa e lo faremo insieme.”

MI lasciai coccolare da lui, ma non seppi cosa rispondere. Le uniche parole che fui in grado di pronunciare furono: “Hai un fazzoletto?”.

Lui rise e si allungò verso la scrivania per afferrare un pacchetto semivuoto. “Ecco a te. Soffiati il naso e poi fammi un gran sorriso, di quelli in grado di illuminare una stanza buia!”

Feci come mi aveva consigliato: gli angoli della mia bocca non volevano saperne di rimanere all'insù, però quel gesto che ero così abituata a compiere mi fece stare subito meglio.

Sette miliardi di persone, e il tuo sorriso e il mio preferito. L'ho letto da qualche parte e fa proprio al caso tuo.” Enrico mi colse alla sprovvista con quella dolcissima frase, che mi commosse tantissimo.

Risi e lo strinsi forte a me. Era la mia ancora di salvezza.



...e quindi, mentre io ero in fila per dare l'esame, Roberto è andato al bar lì di fronte e ha incontrato Silvia. Quando poi l'ho rivisto dopi l'esame, lui mi ha detto che Sil era strana, ma non sapeva come mai. Allora io e lui l'abbiamo invitata a mangiare la pizza con noi e altri amici sabato, e indovina?”

Ascoltavo distrattamente i racconti di Maddalena, che riusciva sempre a portare fuori qualche nuova storia riguardante l'università, i suoi amici e i suoi colleghi. Sapeva che non stavo passando proprio un bel periodo, così cercava di distrarmi in tutti i modi possibili.

Io ero concentrata sulla guida e di tanto in tanto mi perdevo nei miei pensieri: il mio editore non mi aveva ancora fatto sapere cosa ne sarebbe stato di me e del mio lavoro con la Corbaccio. Rischiavo di perdere il lavoro e molto probabilmente a breve avrei perso anche un'amica preziosa.

Fortunatamente mia sorella sapeva sempre come attirare nuovamente la mia attenzione.

Ah, manca una trentina di chilometri a Modena, stiamo per arrivare; ho letto un cartello” annunciò Maddalena. “Comunque, parlando con Silvia abbiamo scoperto che sta frequentando Leo, l'ex di Roberto. Capito? Conosco Leonardo da due anni e ho scoperto solo ora che è bisex!” continuò poi a raccontare con fervore ed entusiasmo.

Oddio, e Roberto come ha reagito?” chiesi, cominciando ad addentrarmi nel racconto. Era sempre divertente stare ad ascoltare storie diverse dalla mia, intrecci surreali ma appartenenti alla realtà.

Ha completamente dimenticato Leo, non gli importa e non è geloso. Solamente non si aspettava che al suo ex interessassero anche le ragazze.”

Calò per un secondo il silenzio, riempito solo dalla musica a volume basso che si diffondeva dalle casse.

Senti, ma questa Eliana o Dreamy o come si chiama... dove la dobbiamo incontrare di preciso?” domandò poi mia sorella.

Quelle parole mi misero addosso parecchia ansia. Quel pomeriggio sarebbe giunto il momento della verità e io ero molto agitata, non sapevo come sarebbe andata. Un po' mi dispiaceva che Maddalena venisse coinvolta in quella faccenda, ma non me l'ero sentita di partire e affrontare un momento così difficile da sola. Le sofferenze pesano di meno quando le si affronta in due, no?

Beh... in un centro commerciale che mi ha indicato lei. Ed è praticamente lo stesso in cui ci siamo incontrate la prima volta, a sua insaputa” spiegai.

Okay, capito. Come stai?”

Sospirai. “Sono un pochino in ansia. Un bel po', a dire il vero. Ovviamente non la prenderà bene, e chi può darle torto? Stavolta mi sono comportata veramente da stronza... e non è da me.”

Non sei stata stronza, ti è solo sfuggita di mano una situazione delicata. Ne abbiamo già parlato: è normale che tu non abbia trovato occasione per spiegarle tutto, avevi paura che non ti credesse e durante quel famoso firmacopie eravate circondate da un sacco di gente, non potevi certo fare come ti pareva. Nessuno può farti una colpa di questo, perché hai solamente diviso la tua vita privata dal lavoro – azione lecita e corretta. Tu affrontala con la tua solita energia, spiegale le tue motivazioni, falle sapere che tieni a lei a tal punto da aver messo a repentaglio la tua carriera. E non andare all'incontro con il muso lungo, ma sorridi; irradia quell'energia che tutti amano e che ti porta a essere così stimata.”

Quelle parole, pronunciate con la solita energia caratteristica di mia sorella, mi colpirono e mi portarono a riflettere. Maddalena aveva tanti anni in meno di me, ma era incredibilmente saggia e sapeva sempre come tirarmi su. Come potevo darle torto? Il modo migliore per affrontare ogni situazione era con il sorriso sulle labbra.

Io avevo positività da vendere.

Se fossi riuscita a trasmetterla a Dreamy, sarebbe andato tutto bene.

Grazie Maddy, non so come farei senza di te!”



Sorridi, Camilla, sorridi. Cerca di essere positiva. Non perdere il sorriso.

Oh, che carina questa borsa! Hai visto, Cami? Caso mai dopo torniamo qui e valuto bene se prenderla!” esclamò Maddalena, incollandosi a una vetrina con occhi sognanti.

Sbirciai anche io tra gli oggetti esposti sui ripiani color crema, felice di perdere altro tempo. “A me piace quella in jeans” commentai.

Mia sorella scosse la testa. “Roba superata. Su, andiamo: la libreria è al secondo piano, giusto?”

Sì. Prendiamo le scale mobili.”

Ci stavamo dirigendo verso le scale, quando mia sorella venne attirata da un banchetto che stazionava in mezzo all'ampio corridoio gremito di gente. “Zucchero filato, lì fanno lo zucchero filato!” esclamò mentre faceva lo slalom tra i gruppetti di persone, diretta verso la bancarella verde e rosa.

Risi e la seguii per cercare di riportarla alla ragione. “Dai, Maddy, andiamo! Ci torniamo dopo, adesso non è il momento, siamo già in ritardo!”

Mia sorella mise un broncio esagerato, poi sbatté le ciglia. “Ma dopo ci torniamo davvero?”

Senza smettere di ridere, le circondai le spalle con un braccio e la trascinai via. “Certo! Ti pare che perdo l'occasione per offrire lo zucchero filato alla mia bambina?”

Ci lasciammo trasportare verso l'alto dalla prima rampa di scale mobili, mentre Maddalena blaterava e s'inventava qualsiasi assurdità per farmi distrarre e sorridere.

Riusciva sempre magistralmente nel suo intento. Sapeva sempre di cos'avevo bisogno, perché io e lei avevamo due caratteri quasi identici e ci capivamo al volo.

Tanto ero intenta a chiacchierare con lei, che quasi non mi accorsi di trovarmi a pochi metri dalla libreria. In quel momento tutta l'ansia che vagava al mio interno si accumulò nel mio petto e parve quasi colpirmi con violenza.

Sperai che nessuno mi riconoscesse proprio in quel momento, prima che potessi parlare con Dreamy.

Mi guardai cautamente intorno in cerca della mia amica e la avvistai accanto all'entrata del negozio di libri, che giocherellava distrattamente col cellulare.

Fu un attimo. Sollevò lo sguardo dal display e lo posò su di me, poi impallidì.

Mi aveva riconosciuto, ovviamente.

Ma non in quanto Cindy_Fallingstars.

Presi un profondo respiro e strinsi forte la mano di mia sorella.

È lei? Occhiali neri, capelli lunghi, camicia blu, jeans scuri?” mi sussurrò lei all'orecchio.

Sì, e ovviamente ha riconosciuto in quanto una delle sue autrici preferite. Aiuto, come faccio ad avvicinarmi a lei?” sibilai tutto d'un fiato. Stavo iniziando a sudare e il cuore mi batteva a mille: ero ufficialmente nel pallone.

Vacci sicura, come se fosse la cosa più normale del mondo. Pensa solo a presentarti, alla reazione ci pensiamo dopo. Dai, sono a fianco a te!” Maddalena mi picchiettò leggermente sulla schiena e mi rivolse un sorriso rassicurante.

Così mi feci coraggio e mossi qualche passo verso Dreamy. Lei, pur sapendo bene chi fossi, non aveva osato avvicinarsi a me o intercettarmi anche solo con lo sguardo; tipico di lei.

Ma quando si accorse che mi stavo dirigendo verso di lei, il suo viso cominciò ad assumere colori ed espressioni differenti nel giro di pochi secondi. Si stava sicuramente ponendo un sacco di domande, forse pensava che stessi sbagliando persona, o che le sarei passata davanti senza rivolgerle uno sguardo.

Ma mi fermai esattamente di fronte a lei e mi venne spontaneo sorridere. Sì, perché in fondo mi trovavo davanti a un'amica, una persona a cui volevo tanto bene, e desideravo solo abbracciarla e passare ore intere a chiacchierare e ridere con lei.

Ma mi trattenni e mi limitai a un semplice: “Ciao Eliana”.

Lei stringeva convulsamente il suo cellulare in mano e mi fissava con i grandi occhi sgranati. “Camilla... come fai a... ricordarti di me?” balbettò, a disagio.

Le porsi la mano, sperando che non si notasse troppo il suo leggero tremore. “Ehm... so che ciò che ti sto per dire ti spiazzerà, ma ho tanto da spiegarti e spero che tu voglia ascoltare.” Deglutii a fatica e feci saettare i miei occhi in ogni direzione, tranne verso il viso della ragazza che mi stava di fronte. Dovevo dirlo, dovevo portare fuori la verità. “Dreamy, sono io Cindy, la tua amica di EFP.”

Sentii un peso sollevarsi dal mio petto e levitare via.

E allo stesso tempo mi cadde il mondo addosso.



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Capitolo 4
*** IV ***


ReggaeFamily

IV




Mi veniva da piangere.

Dreamy non mi aveva detto una parola, si era limitata a rintanarsi nei bagni del centro commerciale, in lacrime. E del resto come potevo darle torto? Aveva appena scoperto qualcosa di sconvolgente sia sul conto della sua migliore amica, sia su quello della sua autrice preferita.

Maddy, come faccio? Come dovrei fare adesso, eh? Di sicuro non mi vorrà più vedere!” sibilai, la voce strozzata dal nodo che mi si era formato in gola. Avevo stretto entrambe le mie mani attorno a quelle di mia sorella e cercavo di trarre da lei la forza per non lasciarmi andare alle lacrime.

Era strano come anche le persone più positive ed energiche potessero crollare in certe situazioni.

Ehi, calmati, respira” tentò di tranquillizzarmi mia sorella, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con la mano libera. Puntò i suoi profondi occhi nei miei e proseguì: “Vai da lei, stalle vicino. Magari non aprirà la porta, non ti vorrà vedere, ma tu stai nell'antibagno e spiegale come stanno le cose. Ora lei sarà arrabbiata e non ti vorrà ascoltare, ma lo farà lo stesso e poi ci ragionerà su.”

I suoi lineamenti dolci esprimevano una gran determinazione, che riuscì a tranquillizzarmi e darmi la forza per reagire.

Non l'avrei mai ringraziata abbastanza per la vicinanza e i preziosi consigli.

Annuii e le sorrisi. “Ce la posso fare!”

Oh, così ti voglio! Io intanto faccio un giro in libreria, mi è sembrato di vedere il nuovo roman...”

Camilla Giurato, oh mio dio! Mi sembra un sogno!” Un'acuta e stridula voce fece sobbalzare entrambe: mi voltai e mi ritrovai davanti a una donna sui cinquant'anni, con una chioma di capelli arancione sbiadito e il viso già solcato da numerose rughe, che stazionava davanti alla porta della libreria e mi fissava con gli occhi sgranati.

Dovetti ammettere che aveva un'aria inquietante.

Mi sforzai di sorriderle. “Buonasera!” esclamai.

Lei, dopo un momento di esitazione, si precipitò da me e cominciò a elogiarmi, elencando le mie opere e ciò che più aveva gradito di ognuna.

Essere un personaggio famoso non era affatto facile non era affatto semplice, me ne stavo accorgendo giorno dopo giorno: dovevo sempre essere gentile, mettere da parte ansia e malumore, ricacciare le lacrime e non essere mai scortese, anche quando avevo di meglio da fare.

Grazie mille per i complimenti, sono felice che i miei libri le piacciono” dissi, a seguito di un suo lungo monologo.

Ma grazie a te, è stato un piacere conoscerti! Ora vado, devo ancora fare la spesa e... oh, chissà dove si è cacciato mio figlio! Sempre in giro, questi ragazzi d'oggi, e noi mamme sempre lì a preoccuparci! Beh, ciao cara, e scrivi tanto!” concluse finalmente la mia interlocutrice, lasciandomi due baci sulle guance con tanto di schiocco.

Buona giornata anche a lei, signora” borbottò ironicamente Maddalena qualche secondo dopo, dato che la mia seguace non si era nemmeno degnata di salutarla o rivolgerle uno sguardo.

Feci spallucce. “Meglio se corro in bagno, prima che qualcun altro mi intercetti!”

E così feci: mi fiondai verso la porta verde che conduceva ai bagni delle donne. Mi ritrovai su un pavimento dello stesso colore, immersa in una luce forte e bianca. Alla mia sinistra si trovava una lunga fila di lavandini, mentre dal lato opposto affacciavano tre porte del solito verde prato.

Eliana? Dreamy?” chiamai piano, quasi impaurita.

Un malcelato singhiozzo mi giunse ovattato attraverso la porta chiusa del bagno più in fondo: la ragazza si trovava lì.

Mi avvicinai cautamente e posai una mano sul legno colorato. “Ehi. Scusami, so che ti ho fatto del male, ma... ho molte cose da spiegarti, spero che tu me ne darai modo” provai a convincerla in tono dolce e malinconico al tempo stesso.

Perché mi hai mentito per tutto questo tempo?” Udii appena la sua domanda, che aveva sussurrato tra i singhiozzi.

Credimi se ti dico che non sapevo come dirtelo: avevo paura che non mi avresti creduto, e poi... la nostra amicizia era bella così, non mi andava di rovinarla. Insomma, tu mi hai voluto bene da subito così, per quella che ero, e non volevo che le cose tra noi cambiassero. E poi c'è stato quel firmacopie in cui...” mi interruppi, incapace di continuare.

L'occhio mi cadde sulla mia immagine allo specchio: solito viso pallido, soliti occhi sgranati, soliti lineamenti delicati. In quel momento mi sentivo tremendamente umana e vulnerabile, non ero per niente la figura sempre sicura di sé e quasi eroica che tutti credevano. Anch'io sbagliavo, mentivo, ferivo gli altri.

Scoppiai a piangere.

In quel momento nell'antibagno entrarono tre ragazze di circa sedici anni, che ridevano e battibeccavano tra loro. Non appena mi videro in lacrime, ammutolirono e mi lanciarono occhiate perplesse, ma non osarono rivolgermi la parola.

Mi hai riconosciuto e non mi hai detto niente, quel giorno!” esclamò Dreamy dal bagno, improvvisamente rendendosi conto che la situazione era più grave di quanto avesse pensato.

Non potevo, stavo lavorando! Oddio, sono così dispiaciuta, ho sbagliato tutto e non merito di essere perdonata!” Cercavo invano di camuffare il tremore della voce, sperando che la ragazza dall'altra parte del pannello verde non si accorgesse del mio pianto.

Stavo perdendo il controllo della situazione.

Quando le tre ragazzine ebbero finito in bagno, ci lasciarono nuovamente sole.

Vorrei solo sapere perché hai aspettato tanto a dirmelo” affermò Dreamy rompendo il silenzio, evidentemente più calma.

Io intanto mi torcevo una ciocca di capelli tra le dita. “Non l'ho deciso: il tempo è semplicemente passato. Ma avevo intenzione di dirtelo. E... in realtà avrei un'altra cosa da confessarti.” Inspirai profondamente, sentendo un'altra ondata di lacrime pronta a straripare dai miei occhi.

La mia amica non rispose, ma intuii che era in attesa che proseguissi.

Lasciai andare la ciocca di capelli e strinsi convulsamente la tracolla della mia borsa. “Ho presentato Il Limbo dei Bugiardi alla mia casa editrice, la Corbaccio, ed è piaciuto moltissimo. Inizialmente ho dichiarato che era una mia opera, e quando ho ottenuto l'approvazione del mio editore ho confessato la verità. Ora mi vogliono mandare via, ma questo è un altro discorso. Sta di fatto che qualche tempo fa ti ho promesso che il tuo racconto sarebbe stato pubblicato e ho fatto il possibile perché ciò avvenisse. E sai cosa? Credo che il mio editore vorrà presto tue notizie, perché è rimasto molto colpito. Ecco, so che anche questo non è molto corretto perché non te l'ho detto prima, ma volevo farti una bella sorpresa. Pensaci.”

Mi stai... offrendo un contratto?” sibilò lei, sempre più confusa.

In un certo senso... ma io e te siamo amiche, siamo semplicemente Cindy e Dreamy, ed è normale che io voglia aiutarti in tutti i modi.”

Calò il silenzio. Furono attimi di vuoto straziante, in cui mi accasciai alla parete accanto a me, esausta. Attendevo una risposta.

Vai via” concluse infine Dreamy in tono glaciale.

Per me fu come una pugnalata. Le lacrime ripresero a scorrere sulle mie guance, come se ormai seguissero un sentiero ben definito sulla mia pelle.

Se questo è il tuo volere, ti accontenterò. Ma pensaci, almeno alla mia proposta per quanto riguarda la casa editrice. Di me, invece, che posso dire? Se deciderai di non perdonarmi, ti capirò, ma sappi che io non smetterò mai di volerti bene. Ho sbagliato, ma non l'ho fatto per ferirti; sono stata travolta da una situazione più grande di me. Ma l'affetto che provo nei tuoi confronti non cambia, né in veste di Camilla, né in veste di Cindy. Se vuoi prendere un caffè con me e parlarne a quattro occhi, io sarò qui a Modena per tutto il fine settimana, fino a domenica sera.”

Pronunciai quel discorso tra lacrime, singhiozzi e fazzoletti: ormai non mi importava più di nascondere la mia debolezza.

Lasciai il bagno con gli occhi gonfi e il viso stravolto dal pianto.

Subito Maddalena mi avvistò e mi venne incontro per abbracciarmi. “Non si è risolta come speravi?”

Per niente. Penso che non ne vorrà più sapere di me.”

Non dire così, dai tempo al tempo. Le cose si risistemeranno!”

Forse aveva ragione, ma in quel momento non riuscivo a crederci.

Allora, via quel muso lungo: mi avevo promesso di portarmi a prendere lo zucchero filato!” cercò di tirarmi su lei.

Accennai un sorriso. “E va bene, andiamo.”

A proposito: mentre tu eri dentro ho fatto un bel giro in libreria e sono inevitabilmente finita sui classici! Ho finalmente trovato Piccoli Uomini, che stavo cercando da secoli, ma quell'edizione era orribile e costava un patrimonio! Mi sa che mi conviene comprarlo su Libraccio, che dici?” cominciò a raccontare mia sorella, subito pronta a distrarmi.

Quando arrivammo alla bancarella dello zucchero filato, Maddalena mi convinse a prenderne un bastoncino.

Divoravo la nuvola, cercando di addolcire un minimo i miei pensieri.

Non stavo affatto bene.



Quella sera pubblicai la mia prima poesia su EFP.



Anche gli angeli


Anche gli angeli sono imperfetti:

non sempre reggono il peso

della rugiada sulle ali.

Anche gli angeli piangono

e strillano e s'arrabbiano

e perdono. Sono umane,

queste creature di luce;

a volte si feriscono, a volte feriscono.

Anche gli angeli sanguinano,

soffrono e cadono.

E sono creature splendenti,

gli angeli, scolpite nell'avorio:

si stagliano bianchi contro il cielo,

dolci e fieri, come stelle polari.

Ma anche loro treman di paura,

temono la loro stessa forza.

A volte gli angeli sbagliano.



La mattina dopo mi svegliai e feci fatica a ricordare dove mi trovassi: davanti ai miei occhi svettava un soffitto verde pallido, mentre una fioca luce filtrava dalle tende dello stesso colore.

Alla mia destra, sul letto matrimoniale, Maddalena dormiva profondamente, rannicchiata su se stessa.

Mi trovavo a Modena, in un alberghetto carino e sobrio, ed era soltanto sabato mattina. Dovevo trascorrere altri due giorni lì e, se Dreamy non si fosse rifatta viva, non avevo assolutamente nulla da fare in quel posto.

Afferrai il mio cellulare, cercando di non svegliare mia sorella, ed entrai su EFP per controllare se la mia poesia avesse ricevuto qualche recensione. In effetti trovai due commenti positivi da due autori che non avevo mai visto.



alessandroago_94

Recensore Master


Cap. 1: Anche gli angeli


Buongiorno.

Un componimento davvero forte e allo stesso tempo delicato ^^

Hai utilizzato frasi molto brevi e frammentate, che trasmettono una certa malinconia.

Complimenti, ottimo lavoro ^^

Buona giornata e a presto :)


Rispondi




Kim WinterNight

Recensore Master


Cap. 1: Anche gli angeli


Ciao Cindy! :)

È la prima volta che leggo un tuo scritto – e mi è parso di capire che questa è la tua prima pubblicazione su EFP – e non me ne sono affatto pentita! Questi tuoi versi mi hanno completamente coinvolto, sei stata bravissima!!!! *-*

Questo tuo componimento fa riflettere, ha un senso metaforico molto forte: gli angeli – o le persone che apparentemente sembrano perfette – possono sbagliare, anche loro hanno dei difetti ed è impossibile che non deludano mai, perché in fondo anche loro sono esseri umani. Capita a tutti di sbagliare, ecco, e l'importante è cercare di porre rimedio!

Comunque, non posso che farti tantissimi complimenti, hai creato un incastro di parole magico *-*

Alla prossima, spero di leggere presto qualcos'altro di tuo ♥


Rispondi



Risposi a entrambi, ringraziandoli per le belle parole che mi avevano rivolto. Ricevere tanti complimenti aveva risollevato il mio umore e mi aveva aiutato a sorridere. Quei due utenti poi mi avevano fatto sentire compresa, come se stessero vivendo la vicenda al mio fianco.

Di Dreamy nessuna traccia. Non mi aveva scritto né recensito la poesia. Era un brutto segno, che mi gettò nuovamente nello sconforto.

Un sonoro sbadiglio di mia sorella mi riportò alla realtà: la vidi rigirarsi e stiracchiarsi tra le lenzuola, poi mi rivolse un'occhiata incuriosita e ancora appannata dal sonno. “Buongiorno sorellona. Oggi si fa baldoria, che dici?”

Sorrisi e le scompigliai i capelli già arruffati. “Ehi. Baldoria?”

Ma sì, dai. Andiamo a ballare e ubriacarci stanotte, come due vere irresponsabili in gita” farfugliò, mettendosi faticosamente a sedere.

Sai che non mi ubriaco mai” le feci notare con una risatina.

Fa lo stesso. Ora vado a darmi una sistemata in bagno, poi se ti va scendiamo a fare colazione: ho notato che nel bar di quest'albergo hanno delle paste ripiene più grandi della mia faccia!”

Le cedetti il bagno e nel frattempo cominciai a cercare in valigia gli indumenti che avrei utilizzato quel giorno. Optai per una semplice maglietta verde con una stampa nera astratta, un paio di jeans attillati e i miei bassi stivaletti in velluto nero. Mentre radunavo tutto sul materasso, ricevetti un messaggio da Enrico.


Donzelle, siete in quel di Modena alla faccia mia e non mi mandate neanche un selfie? Malvagie!!! A parte questo, com'è andata con Eliana? Come l'ha presa? Se qualcosa non va, chiamami ☺


Sorrisi tra me: era sempre il solito, allegro e premuroso.

Feci partire la chiamata al suo numero, così da potergli raccontare gli eventi della sera prima in maniera più rapida.

Milla, buongiorno! Mi devo preoccupare?” esordì la sua voce, ancora un po' impastata dal sonno.

Ridacchiai, poi mi feci nuovamente seria. “Un po'. Dreamy ieri non l'ha presa bene.”

Mi lanciai in un dettagliato racconto, in cui inclusi le mie sensazione a riguardo di tutto ciò che era successo.

Abbi pazienza, aspetta che ti contatti. E ti assicuro che lo farà: hai cercato di fare del bene e lei lo deve solo assimilare, riflettere e capire. Tornerà, ne sono certo” affermò con sicurezza alla fine del mio discorso.

Dici davvero? Io lo spero. Non mi va di fare il primo passo, ho paura di infastidirla... quindi non mi resta che aspettare.”

Stai tranquilla, e non ci pensare troppo. In fondo sei a Modena insieme a tua sorella: divertiti e rilassati!”

Grazie Rick, sei un tesoro!”

Bagno libero!” gridò Maddalena, spalancando la porta del bagno e facendomi sobbalzare.

Okay, con calma!” la ammonii, scoppiando in una risata.

C'è quella peste di Maddy?” mi chiese Enrico divertito.

Se è quel criminale del tuo collega, passamelo: gliene devo dire quattro!” esclamò Maddalena contemporaneamente, in finto tono minaccioso.

Così passai il cellulare a mia sorella e mi avviai in bagno ridacchiando sotto i baffi. Quei due erano diventati cane e gatto da quando, qualche mese prima, si erano incontrati: avevo invitato loro e qualche altro amico a bere qualcosa fuori la sera del mio compleanno, e da allora i due avevano legato un bel po'. Ero davvero contenta che andassero d'accordo, del resto erano caratterialmente molto simili.



Ciao Cindy,

scusa, ma non posso fare a meno di chiamarti così, anche se ormai ho scoperto il tuo vero nome e la tua vera identità. Ma del resto tu mi hai sempre chiamato Dreamy.

Ho riflettuto tanto su quello che è accaduto ieri sera e nel frattempo la rabbia che provavo nei tuoi confronti è svanita. Certo, penso che tu abbia commesso degli errori, ma chi non ne fa nella propria vita?

Mi hai mentito sulla tua identità ma, come tu mi hai spiegato, l'hai fatto per una giusta causa: non dev'essere facile essere un personaggio famoso, che viene idolatrato da tutti e raramente trova delle persone veramente amiche nella sua vita. Io e te stavamo così bene, con il nostro equilibrio... e onestamente non so se sarebbe andata allo stesso modo, se io avessi scoperto la verità troppo presto. Sarebbe stato difficile per me essere neutrale.

E poi l'offerta che mi hai fatto... insomma, hai praticamente messo a repentaglio la tua carriera per darmi un'opportunità alla Corbaccio, e questo è un comportamento da vera amica. Non potrei mai pensare che tu abbia fatto qualcosa per farmi del male.

Ho letto anche la tua poesia e mi sono resa conto che non posso pretendere la perfezione da nessuno: tu sei un vero angelo, ma capita anche a te di sbagliare, di ferire gli altri, di lasciarti sfuggire una situazione di mano. È il tuo caso, ma non l'hai fatto con malvagità, l'ho capito.

E io non sono rancorosa, anzi, voglio perdonarti e provare a recuperare il rapporto con te.

Spero che accetterai.

Domani potremmo fare colazione insieme se ti va, il luogo sceglilo tu.

Grazie per aver letto ♥

- DreamingAwake

...o, più semplicemente, Eli.

Ma in fondo, qualsiasi cosa accada, sarò sempre la tua Dreamy *-*


Quasi caddi dallo sgabello accanto al bancone quando lessi quel messaggio.

MI vuole rivedere!” esclamai, balzando in piedi e rischiando di rovesciare il bicchiere con il mio drink.

Chi? Cosa? Eliana?” domandò mia sorella, cadendo dalle nuvole.

Ero fuori di me dalla gioia: non ci potevo credere! Nonostante tutto il casino che avevo combinato, Dreamy voleva ancora riporre fiducia in me! Mi sembrava un sogno.

Trascinai Maddalena giù dal suo sgabello e la abbracciai forte, continuando a lanciare urletti di tanto in tanto. “Oh mio dio, mi vuole perdonare! Tu e Rick avevate ragione!”

Lei ricambiò il mio abbraccio e lanciò un grido entusiasta a sua volta. “Vedi? Che ti avevo detto? Adesso la smetti di farti paranoie?”

Sì, sì, promesso!” Afferrai il mio cellulare, che avevo abbandonato sul bancone. “Un attimo: le rispondo e poi ci lanciamo in pista! Che ne dici?”

Ci puoi scommettere! E ora ordino anche qualcos'altro da bere, lascia fare a me!”



Era una fredda giornata di fine novembre e io, insieme ad altre tre persone, stavo facendo il mio ingresso nella sede toscana della Corbaccio.

Oddio, che ansia! Chissà cosa vorrà dirmi!” esclamò Eliana – ormai mi stavo abituando a chiamarla così – visibilmente agitata.

Sicuramente vorrà offrirti un contratto, non ti preoccupare! Semmai sono io a dovermi agitare” commentai con un sospiro.

Mauro Stefanelli è un brav'uomo, vedrai che ti perdonerà!” Enrico mi strizzò l'occhio mentre giocherellava con le chiavi della sua auto. Il mio amico era molto rilassato e cominciavo a pensare che sapesse qualcosa che non mi aveva detto.

Non ero mai stata in una casa editrice, che bello!” squittì Eliana, esaminando ogni angolo dell'ampio ingresso: sulle numerose mensole e sulla scrivania al centro della stanza erano disposte pile di libri, mentre sulle pareti panna spiccavano dei manifesti che pubblicizzavano le nuove uscite a cura della Corbaccio.

Se per me quel luogo era ormai divenuto un'abitudine, costituiva invece una nuova esperienza per la mia amica emiliana.

Carino il luogo dove lavoriamo, eh?” commentò Enrico picchiettandole su una spalla.

Una favola!” Eliana annuì vigorosamente.

Ragazze, andate e spaccate tutto. Noi vi aspettiamo qui e poi vi porto a mangiare in un posticino delizioso!” esclamò Maddalena, dando di gomito a Enrico.

I nostri amici ci abbracciarono e ci diedero l'in bocca al lupo; io ed Eliana ci scambiammo un ultimo sguardo complice e ci avviammo insieme verso lo studio di Mauro.

Busso?” domandai sottovoce alla mia amica, chiedendo conferma.

Vai.”

Battei piano le nocche sul legno scuro.

Avanti” tuonò il solito vocione del mio editore, all'interno della stanza.

Con il cuore in gola, abbassai la maniglia e lasciai che Eliana entrasse per prima nell'ufficio.

Mauro si alzò e le tese subito la mano. “Lei dovrebbe essere la signorina Eliana Martini, giusto? Piacere, Mauro Stefanelli, capo editore della sede toscana della Corbaccio. Prego, si accomodi.”

Il piacere è tutto mio” mormorò lei con un sorriso; gli strinse la mano, poi si accomodò su una delle due sedie di fronte alla grande scrivania blu.

Io la raggiunsi e presi posto a mia volta. “Salve” salutai cordialmente.

Camilla, rieccoci.” Mauro mi rivolse una lunga ed eloquente occhiata. “Bene ragazze, vi ho convocato qui perché ho delle comunicazioni da darvi. Comincerei da Eliana.”

Vidi la mia amica trasalire e sperai che non si lasciasse travolgere proprio in quel momento dall'ansia.

Ho letto il tuo scritto Il Limbo dei Bugiardi e, devo ammetterlo, mi è piaciuto molto. Inizialmente pensavo fosse della qui presente Camilla, dato che lei l'ha presentato a nome suo... ma, a prescindere da firme o autori, l'opera è valida. Quella di Camilla è stata una grande mancanza di rispetto, ma questo non cambia le cose: mi sono trovato davanti a un'opera meritevole e originale, dallo stile maturo e accurato, decisamente degno di nota. Voglio darle fiducia e investire su di lei, perché penso che sia in grado di sfondare e fare grandi cose: se lei è d'accordo, pubblicheremo Il Limbo.”

MI dovetti trattenere dall'esultare e stringere il mio editore in un abbraccio, anche perché non avevamo tutta quella confidenza.

Gli occhi di Eliana, che poco prima erano colmi di ansia e terrore, ora avevano iniziato a brillare e riempirsi di lacrime. “Sta... dicendo sul serio? Io, sotto contratto con la Corbaccio?” balbettò.

Allungai la mano e strinsi una delle sue.

Esattamente” confermò l'uomo con sicurezza.

Una silenziosa lacrima abbandonò gli occhi di Eliana e prese a scorrere sulle sue guance. “Grazie. E non dico altro, perché tutte le parole del mondo non basterebbero per dimostrarle la mia riconoscenza.”

Mi lasciai sfuggire un sorriso, che subito mi morì sulle labbra quando Mauro affermò: “Camilla, veniamo a noi”.

Sgranai gli occhi e strinsi ancora più forte la mano della mia amica; il cuore mi batteva a mille, mi sentivo come un coniglio in fuga dal suo predatore.

Mi dica.”

Ne abbiamo già parlato: il suo gesto è stato molto scorretto e di cattivo gusto. Come sicuramente saprà, ho sempre riposto molta fiducia in lei e non mi aspettavo un comportamento del genere, quasi imperdonabile. Tuttavia, so bene chi è la ragazza che ho davanti, ho imparato a conoscerla per la sua bontà e il suo grande cuore. Lei è una grande scrittrice, un'affidabile lavoratrice e una bella persona; per questo ho deciso di chiudere un occhio per stavolta. Ma, mi raccomando: da oggi righi dritto e non mi combini più scherzi di questo tipo, intesi?”

Distolsi lo sguardo dai suoi occhi, che ora si erano fatti più dolci e bonari, e mi lasciai sfuggire un “oddio” strozzato.

Lanciai un'occhiata a Eliana, che sorrideva come poche volte l'avevo vista fare.

Grazie Mauro, è stato veramente troppo buono con me e non la ringrazierò mai abbastanza per questa seconda opportunità! Le prometto che non la sprecherò e mi comporterò al meglio!”

Solo quando lasciai l'ufficio del mio editore, circa un minuto dopo, realizzai che non avevo perso il mio lavoro e addirittura l'avevo trovato per la mia amica.

In corridoio mi lasciai sfuggire un gridolino di gioia e abbracciai la mia amica, incapace di trattenere le lacrime.

Se ti avessero mandato via per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato” mormorò tra i singhiozzi.

Non dirlo nemmeno: è stata una scelta mia. Ma ora non ci pensiamo: entrambe siamo sotto la Corbaccio!” esclamai, tirando su col naso.

E siamo unite, e da oggi lo saremo ancora di più.”

Sciogliemmo l'abbraccio, poi subito ci precipitammo nell'atrio, dove ancora Maddalena ed Enrico ci attendevano, stravaccati su due sedie.

Appena ci videro, con gli occhi colmi di lacrime e due grandi sorrisi sulle labbra, scattarono in piedi. “Com'è andata?” chiesero quasi all'unisono.

Pronto a un nuovo tour di firmacopie?” dissi io con un occhiolino.

Solo che stavolta vengo anch'io!” aggiunse Eliana.

Ci stringemmo tutti e quattro in un abbraccio, mentre i nostri amici esprimevano il loro entusiasmo con grida ed esclamazioni colme di entusiasmo.

E ora andiamo: ho un pranzo da offrirvi!” annunciò infine Maddalena.

Lasciammo la casa editrice e ci infilammo tutti in macchina di Enrico. Io mi sedetti nel posto del passeggero accanto a lui, mentre Eliana e Maddalena chiacchieravano tra loro sui sedili posteriori.

Amavo il mio gruppo di amici: tutti avevano stretto amicizia tra loro e ormai eravamo divenuti inseparabili. L'unico problema era la distanza tra noi ed Eliana, ma non era un ostacolo insormontabile. Inoltre avremmo lavorato per la stessa casa editrice, quindi lei sarebbe dovuta venire spesso nella mia zona e io l'avrei sempre accolta a braccia aperte in casa mia.

Tutto bene?” Enrico interruppe il flusso dei miei pensieri.

Sì, perché?”

Ti vedo pensierosa.”

Alzai le spalle. “Meno male, questo vuol dire che penso.”

Lui ridacchiò. “Ti voglio bene, Milla.”

Anche io” ribattei dolcemente con un sorriso.



Presi un lungo respiro e cliccai sul pulsante per confermare.

In quel momento mi resi conto che Cindy_Fallingstars non esisteva più. Faceva male, ma in fondo sentivo che era giusto così.

EFP mi aveva dato tanto, era stato il mio mondo per quasi un anno, ma sentivo di dovermene separare in modo da cominciare la mia nuova vita.

Osservai la home page del sito, ormai diventata così familiare: il logo celeste e bianco, la grafica blu, la scritta Registrati o Accedi in cima alla pagina, le icone che stavano a simboleggiare le categorie.

Grazie” mormorai, prima di uscire da internet e spegnere il computer.

Grazie, perché senza EFP non avrei mai trovato un'amica speciale come Eliana.

E non avrei mai capito di poter sbagliare.



♠ ♠ ♠



Ehilà ^^

Innanzitutto ringrazio chiunque sia giunto fin qui: questo vuol dire che ha letto tutta la storia, mi ha supportato e sopportato! Grazie di cuore!

Ma prima di passare ai ringraziamenti più approfonditi e i saluti finali, vorrei spiegare alcune cose.

Prima di tutto, non so come si chiamano operatori e dipendenti della Corbaccio (casa editrice realmente esistente, come molti sapranno) e non so se abbia una sede in Toscana, quindi luoghi e persone da me citati sono da me inventati. Se poi ho azzeccato qualcosa, beh... tanto meglio XD

Il libro che ho citato, “Piccoli Uomini”, è di Louisa May Alcott ed è il terzo della saga di Piccole Donne. Meglio specificarlo, per chi non lo sapesse ^^

Poi... i due utenti che hanno recensito la nostra Camilla sono realmente esistenti – sono due miei carissimi lettori – e ho voluto omaggiarli inserendoli in questa storia, “copiando” il loro modo di recensire e usando le parole che userebbero loro... insomma, fingendomi loro per una volta! Spero che i diretti interessati abbiano apprezzato! ^^

Non ho inserito data e ora nelle recensioni per scelta: non ho voluto attribuire un tempo preciso alla storia. Non è stata una mia dimenticanza, eh :D

Voglio anche spendere due parole su com'è andata questa storia: ho dovuto scriverla in fretta perché il contest sarebbe scaduto breve e ho avuto tardi l'illuminazione, quindi forse può sembrare un po' frettolosa... mi dispiace non essermi potuta prendere più tempo per curare i dettagli, ma nulla mi vieta di tornarci per una revisione, più avanti :)

Ringrazio tanto la giudice del contest per la bellissima opportunità, ringrazio tutti i lettori silenziosi, ma soprattutto un immenso GRAZIE va a Kim e Ale, i miei super lettori super presenti e super preziosi, che hanno recensito con affetto tutta la storia! Siete i miei Dreamy, VI ADORO :3

Ancora grazie a tutti e alla prossima avventura!!! ♥



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