Pioggia d'ottobre

di Mari Lace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Invito ***
Capitolo 2: *** Nuvole ***
Capitolo 3: *** Insonnia ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Futuro ***
Capitolo 6: *** Colazione ***
Capitolo 7: *** Vento - Komeroshi ***
Capitolo 8: *** Statua ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** Diversità ***
Capitolo 11: *** Caffetteria ***
Capitolo 12: *** Viaggio ***
Capitolo 13: *** Quadro ***
Capitolo 14: *** Cucciolo ***
Capitolo 15: *** Labbra ***
Capitolo 16: *** Shopping ***
Capitolo 17: *** Promessa ***
Capitolo 18: *** Ago e filo ***
Capitolo 19: *** Rubare ***
Capitolo 20: *** Selfie ***
Capitolo 21: *** Chiave ***
Capitolo 22: *** Ombre ***
Capitolo 23: *** Dormire ***
Capitolo 24: *** Appunti ***
Capitolo 25: *** Calze ***
Capitolo 26: *** Titolo ***
Capitolo 27: *** Paradiso ***
Capitolo 28: *** Sciarpa ***
Capitolo 29: *** Colla ***
Capitolo 30: *** Matrimonio ***
Capitolo 31: *** Halloween ***



Capitolo 1
*** Invito ***


Invito


Prompt #1:

Invito







Non avrebbe dovuto bere così tanto, Juvia lo sapeva bene.

Non aveva potuto evitarlo. Era triste, quella sera; era passato un anno dallo scontro con Acnologia, ma il suo rapporto con Gray non era cambiato – a volte pensava fosse persino regredito. Le capitava di sorprenderlo a fissarla assorto, per poi distogliere bruscamente lo sguardo quando incrociava il suo.

Era passato un anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva ricevuto.

Andava bene così, Juvia poteva aspettare. Avrebbe sopportato di tutto per Gray.

Ma allora perché si era sentita così inconsolabilmente triste, quando quella sera l’aveva visto fissare Lucy con occhi pieni d’ammirazione per il riconoscimento vinto? Perché era rimasta in disparte a spiarli parlare, senza avvicinarsi? Perché si era lasciata convincere da Cana a bere un bicchiere dopo l’altro e lasciare da parte le preoccupazioni?

Se almeno avesse funzionato! I suoi sentimenti erano ancora lì, ben presenti nonostante tutto l’alcol, e anzi più pronti di prima a uscire allo scoperto.

«Non spogliarti, non qui!»

Il tono perentorio di Erza la colpì; c’era solo una persona a cui poteva aver rivolto quell’ordine, non aveva bisogno di guardare. Juvia si avvicinò istintivamente.

Si sentiva la testa pesante, e aveva così caldo. Cercò Gray con lo sguardo, ma non lo vide. Scoppiò a piangere, senza chiedersi il perché; era così triste, tutto! Quel caldo, poi…

«Juvia vuole spogliarsi!» annunciò, iniziando a slacciarsi la giacca. Si sentiva andare a fuoco.

«Ferma, non spogliarti!»

Juvia congelò sul posto. Avrebbe riconosciuto quella voce anche in mezzo a mille altre.

Gray la afferrò per il braccio e la trascinò giù, per strada. Non si chiese dove la stesse portando, semplicemente lo lasciò fare. L’aveva irritato ancora una volta, riusciva solo a dare fastidio a Gray. Non c’era da stupirsi che lui la ignorasse.

«Mi dispiace» mormorò debolmente. Non era nemmeno certa che lui l’avesse sentita.

Si fermarono, Gray la guardò. Ecco nuovamente lo sguardo che tanto spesso le aveva riservato negli ultimi mesi: Juvia lo seguì. Era puntato sulla sua cicatrice.

Istintivamente, alzò le mani per coprirla. Lo sentì mormorare qualcosa sul fatto che si vedesse ancora. «A Juvia non importa», chiarì.

«Dovrebbe, invece. A me importa» ribatté Gray. Quelle tre semplici parole riuscirono a snebbiarle la mente, almeno un po’. Lo fissò stupita. «Perché?» mormorò.

Incredula, lo vide arrossire. Balbettò qualcosa; non riuscì a cogliere tutte le parole, ma avrebbe giurato di avergli sentito dire “il tuo corpo è mio”, a un certo punto.

Juvia stava forse sognando?

Restarono in silenzio per un po’, dopo quell’affermazione.

Fu Gray a spezzarlo nuovamente. «Ci sono molte cose di cui dovremmo parlare, Juvia» iniziò, «ma vorrei che fossi sobria. Ti andrebbe» si fermò, esitante. «Ti andrebbe di fermarti a dormire da me, stasera? È più vicino» spiegò fissando con ostinazione un punto alle spalle della ragazza.

Gray le aveva appena proposto di passare tutta la notte con lui?

Juvia annuì, col volto imporporato – non per l’alcol o il caldo –, accettando confusa e felice l’invito.












~NdA~

Buongiorno a tutti!

Questa raccolta è il mio tentativo di partecipare al Writober: nelle intenzioni, pubblicherò una flash al giorno, seguendo i prompt forniti da fanwriter.it.

Se vorrete seguirmi, grazie!

Un ringraziamento va a Adena Rosenstein che mi ha aiutata leggendo in anteprima la flash ❤️

Mi farebbe piacere sentire che ne pensate, se vi va di lasciarmi due parole! In ogni caso, alla prossima – cioè a domani!

Un bacio,

Mari

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Capitolo 2
*** Nuvole ***


Nuvole


Prompt #2:

Nuvole








Aprendo gli occhi, la prima impressione di Juvia fu di essere in una nuvola.

Era avvolta in qualcosa di estremamente soffice, la finestra era invasa da un biancore così intenso da ferirle gli occhi. Il blu del cielo era totalmente coperto da una vasta distesa di nuvole, si rese conto tirandosi su. Si strofinò un occhio; nuvole… un tempo la seguivano ovunque andasse, ma non erano come quelle: le sue erano sempre state grigie, nere, gravide d’acqua. Quelle che scorgeva adesso dalla finestra, invece…

Un momento. Una finestra, in camera sua?

Abbassando lo sguardo, notò sconvolta che quello non era il suo letto, né tantomeno, come le confermò un’occhiata più attenta a ciò che aveva intorno, quella la sua stanza.

Ma allora dov’era Juvia?

E soprattutto, da dove veniva il profumo con cui si era svegliata?

Sembrava… Gray.

Quando realizzò che quell’odore veniva da lei, o meglio, dalla maglietta che stava indossando, avvampò. Saltò giù dal letto, più confusa di prima.

Non poteva sbagliarsi, la maglietta con cui aveva dormito apparteneva a Gray. Allora quella stanza… ma com’era finita nel suo letto? Juvia scosse con forza la testa, tentando invano di scacciare gli scenari che avevano preso ad affollarle la mente.

Non era possibile che lei e Gray… no, se lo sarebbe ricordato. Juvia non avrebbe mai dimenticato una cosa simile. Annuì convinta.

Si lasciò ricadere seduta sul letto, mentalmente esausta. Prese un bel respiro, espirando lentamente per cercare di calmarsi. Doveva riflettere. Cos’aveva fatto la sera prima?

Ah, giusto. La premiazione di Lucy. Cana che le versava un bicchiere, e un altro ancora.

Gray che la trascinava fuori. Ripensando a ciò che le aveva detto, sentì nuovamente le guance andarle a fuoco.

Un’altra scena prese forma dai suoi ricordi.

«Hai freddo?»

Juvia aveva scosso la testa. Stava bene, non voleva che Gray si preoccupasse. Già era stato così gentile a portarla a casa sua.

Era la prima volta che vi entrava; si guardò intorno in cerca di un posto, magari un divano, dove passare la notte. Anche per questo non aveva notato i movimenti del ragazzo finché non le si era parato davanti, porgendole qualcosa. Una delle sue magliette.

«Non puoi dormire con quello», aveva detto. Era più rosso del solito in faccia o era una sua impressione? Forse aveva caldo. «Metti questa. Dovrebbe bastare, ormai siamo in primavera».

L’aveva accettata senza una parola, ancora un po’ stordita per l’alcol e le emozioni di quella sera.

Il ricordo divenne nuovamente sfocato. Allora era andata così.

Pensosa, accarezzò il lenzuolo. Gray le aveva addirittura ceduto il suo letto. Non avrebbe dovuto farlo, ma conosceva bene la sua gentilezza.

Si alzò. Non se n’era accorta prima, ma la penombra che l’aveva accolta al risveglio era sparita: la luce del giorno aveva gradualmente invaso la stanza. Raggiunse la finestra e si affacciò: le nuvole si erano diradate, lasciando il sole libero di splendere sul mondo e rallegrarlo con i suoi raggi.

Sorrise felice. Amava il sole, il regalo di Gray per lei.

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Capitolo 3
*** Insonnia ***


Insonnia


Prompt #3:

Insonnia







Juvia era preoccupata.

Dopo essersi rivestita aveva lasciato la stanza di Gray, in preda a emozioni contrastanti.

Non sapeva bene cosa aspettarsi: lui la sera prima aveva accennato di volerle parlare, o meglio, che avevano molte cose di cui discutere. Che volesse dichiararle il suo profondo amore per lei? Juvia scosse la testa sognante, immaginandosi la scena.

Nel profondo, però, temeva che non andasse affatto così. Se avesse voluto dirle di lasciarlo in pace, e che non la sopportava? Solo considerarlo faceva male.

Tuttavia, le erano bastati pochi passi fuori dalla stanza per dimenticare all’istante tutti quegli scenari, sommersa da un nuovo e ben più urgente dubbio.

Raggiunse Gray, chiedendogli affannata se si sentisse bene. Delle pesanti occhiaie risaltavano sul suo sempre bellissimo volto, ora deformato da una smorfia che Juvia non seppe decifrare. Se Gray si era ammalato per averle ceduto il letto, non avrebbe mai potuto perdonarselo.

«Sto bene» rispose lapidario lui. Sembrava seccato dalle sue premure… come sempre.

Si ritrasse inconsciamente d’un passo. Esitò. «Non hai una bella cera», mormorò. «Se Juvia può fare qualcosa…»

Gray si accigliò. Sembrava combattuto. «Sto bene», ripeté. «Scusa se sono stato brusco. Non ho dormito bene…» si fermò, incerto. «Niente di grave, solo un po’ di insonnia» aggiunse distogliendo lo sguardo.

Juvia sorrise, già più tranquilla. Aveva temuto qualcosa di peggio di una semplice insonnia. Tuttavia…

«Non va bene» affermò, scuotendo la testa. «È importante riposare a dovere! Altrimenti potresti star male». Rifletté qualche secondo, poi annuì decisa. «Mettiti a letto, Juvia preparerà del tè! Ti aiuterà, vedrai!» esclamò battendo le mani.

Gray spalancò gli occhi, stupito. «Non è necessario» oppose debolmente, ma Juvia fu irremovibile. Riuscì a portarlo a letto e a farcelo stendere, per poi dirigersi in cucina canticchiando allegra. Improvvisarsi infermiera personale di Gray non le dispiaceva affatto.

 

Gray sbuffò, lasciandosi sprofondare nel morbido materasso. Decise che sottostare alle cure della maga non sarebbe stato poi tanto male, probabilmente.

“Insonnia”, non aveva saputo formulare una scusa migliore. Poco male, non avrebbe certo potuto dirle che l’idea di quello che si sarebbero detti al risveglio l’aveva agitato al punto di impedirgli di dormire.

Sorrise ironico, squadrandosi una mano. Alla fine aveva solo rimandato nuovamente il discorso. Sospirò e si girò su un fianco. Non capiva perché trovasse così complicato essere sincero con Juvia. Era la prima volta che provava qualcosa di simile, non era del tutto certo neanche lui di cosa significasse. Sapeva solo che la compagnia della ragazza non gli dispiaceva affatto, non più, nonostante tutte le sue stranezze.

L’aveva avuta accanto nei suoi momenti peggiori, era rimasta al suo fianco senza mai lamentarsi. Lui per contro non aveva mai fatto nulla per lei.

Avrebbe dovuto rimediare.

Non ora, però. Juvia aveva avuto ragione, un po’ di sonno gli avrebbe solo giovato; si sentiva così stanco… e il suo materasso aveva un odore sorprendentemente invitante, quella mattina.

 

Juvia entrò nella stanza canticchiando per subito zittirsi. Sorrise intenerita: Gray dormiva già, con uno stupendo sorriso a illuminargli il volto.

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Capitolo 4
*** Segreti ***


Segreti


Prompt #4:

Segreti







Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray.

Perdere ciò che hai di più caro al mondo da un giorno all’altro rende difficile fidarsi nuovamente, prendersi il rischio di lasciare che qualcuno si avvicini a noi ancora una volta.

Gray aveva trovato il coraggio per farlo, si era fidato di Ur. Aveva trovato un fratello in Leon.

Uno stupido errore aveva frantumato anche quella nuova realtà.

Aveva lasciato il villaggio, si era ritrovato a Fairy Tail.

La Gilda era diventata la sua nuova casa, ma le ferite di Gray erano troppo profonde per rimarginarsi del tutto. Ci mise una benda sopra e le ignorò, finché gli fu concesso.

Ma il passato torna. Sempre.

Per Gray era tornato gradualmente, costringendolo ad affrontare sé stesso. Aveva retto, grazie all’aiuto dei suoi amici. Aveva digrignato i denti ed era andato avanti.

Trovarsi di fronte suo padre come nemico aveva nuovamente sbriciolato le sue certezze.

Era tornato nel suo villaggio d’origini, a riflettere sulla tomba dei suoi genitori: sapeva di essere vulnerabile in quel momento, non voleva che gli altri lo vedessero così. Aveva paura, Gray, una paura illogica che non avrebbe mai confessato neanche a sé stesso. Cercare la solitudine era stato un istinto.

Un istinto che lei gli aveva negato.

L’aveva seguito fin lì, Juvia, e lui non aveva capito subito. La sua prima reazione era stata rabbia, possibile che non potesse lasciarlo in pace?

Ma non era stato un gesto vano. L’aveva seguito per necessità.

Nevicava quando lei gli aveva svelato il terribile segreto che l’aveva oppressa fino a quel momento.

“Juvia non crede di avere ancora il diritto di amarti. Juvia… ha ucciso tuo padre.”

Si era sentito sconvolgere; rabbia, incredulità, dolore l’assalirono. Si era avvicinato alla ragazza, che attendeva immobile una sua qualsiasi reazione. Se lui l’avesse colpita, non si sarebbe opposta: Gray lo sapeva, lo intuiva. Era semplicemente fatta così.

Il vuoto l’aveva stretto nella sua morsa gelida. Che stava facendo? Juvia l’aveva raggiunto in preda ai sensi di colpa. Quanto doveva esserle costato eliminare il negromante, con la consapevolezza di quel che sarebbe successo dopo?

Aveva sacrificato tutto per lui, persino il suo amore. E lui era lì, incapace di ricambiare, incapace di fare qualsiasi cosa. Si era sentito patetico.

Si era finalmente lasciato andare, poggiandosi a lei in singhiozzi. Le aveva chiesto scusa, ma lei non si era scostata.

Juvia era rimasta al suo fianco nei suoi momenti peggiori, quella sera sotto la neve e nei sei mesi seguenti. Non le aveva mai detto quanto l’avesse apprezzato.

Era stato in quei mesi che aveva imparato ad andare oltre all’apparenza, a conoscere la Juvia sotto alle reazioni esagerate nei suoi confronti. Ad amarla.

Era solo uno dei tanti segreti che le aveva taciuto.

Socchiudendo gli occhi adesso e scoprendola accanto a sé, trovò che fossero fastidiosi.

Si bloccava al solo pensiero di dirle sinceramente cosa provava, ma sapeva che avrebbe dovuto farlo. Era molto che non si sentiva così felice al risveglio.

Basta segreti.


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Capitolo 5
*** Futuro ***


Futuro


Prompt #5:

Futuro







«Più in alto, più in alto!» esclamò il bambino sull’altalena, contento e impaziente.

Gray, alle sue spalle, scelse di accontentarlo, raccomandandogli di tenersi forte. Accanto a lui, Juvia sorrise osservando la scena.

Tutti i suoi sogni si erano avverati: da anni era felicemente sposata con Gray, avevano un figlio, erano il ritratto della famiglia ideale. Si carezzò distrattamente la pancia: presto sarebbero stati in quattro. Non avrebbe cambiato la sua vita con quella di nessun altro.

Portò lo sguardo su Gray, il suo Gray, che ora aveva smesso di spingere l’altalena e la fissava confuso. «Juvia,» mormorò,

«Juvia!»

Juvia batté le palpebre, incerta, e si guardò intorno.

Un sogno, era stato solo un sogno a occhi aperti. Sospirò; lei e Gray non erano ancora a quel punto. «Sì?» rispose, in ritardo, all’apprensiva chiamata del ragazzo.

«Ti eri incantata? Sono cinque minuti che provo a chiamarti», sbuffò lui.

«Juvia è dispiaciuta», affermò con un sorriso. L’illusione aleggiava ancora davanti ai suoi occhi: sarebbe stato così bello se si fosse avverata!

«Sembri contenta» commentò Gray, squadrandola.

Lei arrossì, pensando a come avrebbe potuto reagire se gli avesse raccontato del sogno. Rifletté qualche secondo, poi domandò: «Sai già cosa vuoi dal futuro, Gray?».

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. «Perché questa domanda, adesso?» replicò. Attese una spiegazione che non sarebbe arrivata, poi aggiunse «Prima di tutto, diventerò un mago di classe S. Prima di quel Natsu!».

Juvia annuì. Sapeva di non essere nei pensieri di Gray, andava bene così – eppure, avvertì una fitta al petto e abbassò lo sguardo.

«Poi…» balbettò Gray. Il suo tono incerto bastò per farle rialzare gli occhi; l’aveva già sentito, quasi due anni prima. «Potrei trovare qualcuno con cui condividere questa casa. È fin troppo grande per me» concluse, evidentemente in imbarazzo.

Juvia non reagì subito: quel che aveva sentito voleva davvero dire quel che stava pensando? L’aveva realmente sentito o stava ancora sognando? Restò a fissare il mago a bocca aperta per svariati minuti, aspettando che magari lui rompesse il silenzio.

Andò effettivamente così, ma ciò che Gray disse non era quel che si sarebbe aspettata.

«Cos’è questo odore di bruciato?»

Juvia si alzò di scatto dalla sedia su cui era rimasta fino a quel momento. Tra il sogno e il risveglio di Gray l’aveva dimenticato, ma aveva iniziato a preparare il pranzo!

Si precipitò in salotto; doveva aver avuto un’espressione preoccupante, perché Gray si affrettò a seguirla.

Spense il forno e lo spalancò, con l’unico risultato d’essere investita in pieno da una vampata di fumo caldo. Tossì, con le lacrime agli occhi.

«Juvia, stai bene?!»

Il tono preoccupato di Gray non la fece star meglio. «Juvia ha… rovinato il pranzo di Gray…» mormorò con voce spezzata.

«Che sciocca» commentò lui allontanandola dal forno. «È per questo che piangi?»

Non rispose. Gray l’aveva ospitata a casa sua, lei aveva deciso di preparare qualcosa di buono per sdebitarsi… non era riuscita nemmeno in qualcosa di così semplice.

Gray sospirò.

«Se ci tenevi così tanto, puoi riprovarci stasera» disse semplicemente.













NdA
Meh-  Questa flash è partita male, dato che in prima stesura mi era venuta al presente. "D'Arvit, le precedenti erano al passato!" e via a correggere tutti i verbi. Dovrei aver sistemato tutto, ma se così non fosse segnalate pure, correggerò volentieri!
Il tono di Gray che Juvia riconosce l'ho riallacciato idealmente a quando, davanti alla tomba dei suoi genitori, lui crolla addosso a lei chiedendo scusa.
Spero che questa flash non vi abbia deluso C:
A domani!
Mari

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Capitolo 6
*** Colazione ***


Colazione


Prompt #6:

Colazione






Per mangiare, visto il triste destino toccato al resto, Juvia e Gray avevano ripiegato sulla macedonia preparata in precedenza dalla ragazza. Nessuno dei due aveva granché voglia di uscire, né troppa fame.

«In fondo abbiamo saltato la colazione» aveva commentato Gray, porgendole un bicchiere e un cucchiaio per servirsi. Dopodiché, l’inizio del pasto era stato segnato da un silenzio assoluto.

Juvia non riusciva a togliersi dalla testa la frase che Gray aveva usato per consolarla. “Puoi riprovare stasera”.

Era un invito a rimanere?

Ci stava rimuginando troppo?

Gli strascichi del sogno non l’aiutavano. Si costrinse a fissare i pezzi di fragola nel suo bicchiere, cercando disperatamente di distrarsi.

Gray si comportava in modo stravagante – o meglio, diverso – dal giorno prima. Era piacevole, ma non riusciva a capirlo e questo le creava una gran confusione, rendendole impossibile limitarsi a gioire per la situazione.

«Senti, Juvia» disse lui dopo un po’. Lei notò con un’occhiata che il suo bicchiere era ancora pieno. «Stai vivendo nel dormitorio della Gilda, giusto?»

«Sì» confermò Juvia prontamente. Sentì il cuore accelerare i battiti. Quella domanda significava quel che pensava? Era un altro sogno a occhi aperti? Strinse con forza il cucchiaino, fissando Gray totalmente immobile in attesa del seguito. Poteva sperare?

«Non preferiresti» continuò Gray lentamente, «avere una casa tua?»

Sta succedendo, sta succedendo, sta succedendo…

«Quello che voglio dire è... insomma, non era così male vivere con te» aggiunse, senza guardarla. Juvia si accorse che era più rosso del solito.

Forse anche il suo cuore stava battendo così forte? No, non era possibile.

«Juvia sarebbe felicissima di vivere con Gray!» esclamò, al settimo cielo. Tutto sommato, a che serviva rifletterci? L’aveva invitata a restare, importava solo questo.

Il sorriso che ricevette in cambio la convinse d’aver fatto bene.

Sentiva che non fosse tutto lì, che ci fosse altro che avrebbe dovuto sentire da Gray; non avrebbe insistito.

Juvia sarà sempre qui per te, quando sarai pronto.

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Capitolo 7
*** Vento - Komeroshi ***


Vento


Prompt #7:

Vento

(komeroshi)







Juvia era felice.

Da quando si era trasferita a casa dell’amato Gray la loro relazione non era cambiata di molto, ma la sola vicinanza del ragazzo era più che sufficiente a metterla di buon umore. Le sembrava di vivere in un sogno, uno talmente bello che a tratti temeva di svegliarsi e scoprire l’illusione.

Non era ancora successo, però. Juvia si augurava che non accadesse mai.

A confermarle nuovamente che era proprio sveglia pensò un soffio di vento gelido; Juvia si riscoprì a tremare, bloccandosi davanti alla porta di casa.

Si guardò intorno: le foglie sugli alberi brillavano d’arancio e rosso, ma erano sempre meno, notò. Una nuova folata ne staccò un paio da un ramo alla sua destra. Juvia raggelò; quel freddo era unico nel suo genere, lo conosceva bene.

Non si era resa conto fosse già passato così tanto tempo.

«Komeroshi», mormorò tra sé.

Komeroshi, il vento che soffia per annunciare l’inverno, il periodo in cui la evitavano tutti con più fervore del solito, quand’era piccola. Vento e pioggia non sono una bella combinazione.

Quand’era bambina per Juvia komeroshi aveva un unico significato: solitudine.

Tristi ricordi le saettarono in mente. No, si disse, è tutto finito. Juvia ora…

«Che fai lì impalata?»

La sensazione di gelo svanì rapida com’era arrivata, quando fu raggiunta dalla voce calda di Gray.

Il ragazzo la superò e aprì la porta, per poi voltarsi con sguardo indagatore.

«Stai tremando. Vieni dentro, forza» l’esortò, tendendole la mano.

Juvia l’afferrò, scuotendosi dal torpore che l’aveva colta. Vedere la porta aperta la rese stranamente sollevata. Sorrise a Gray, accettandone l’invito.

Il mago era al suo fianco ora – non era sola. Non lo sarebbe più stata.

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Capitolo 8
*** Statua ***


Statua


Prompt #8:

Statua







Gray sospirò. La convivenza con Juvia era piacevole, non si era pentito della sua proposta, ma.

C’erano volte in cui si sentiva a disagio, e quell’esatto momento apparteneva a queste.

Quella mattina Juvia era stata più esuberante del solito. Aveva passato tutta la colazione con il sorriso sulle labbra, che di per sé non era insolito; c’era qualcosa, tuttavia, che la faceva apparire più smagliante del solito.

Il motivo del suo più che ottimo umore era emerso solo alla fine del pasto.

«Oggi è il novantatreesimo giorno che Juvia passa nella casa di Gray!» aveva esclamato, tutta contenta.

Lui l’aveva fissata a dir poco confuso. «E… allora?» aveva domandato, sospettando già di pentirsene a breve.

Il sorriso della ragazza era rimasto invariato. «Juvia vuole festeggiare questa data importante. Juvia ha preparato una cosa per Gray!» aveva annunciato.

Ora Gray si trovava davanti alla porta di casa, in attesa che Juvia, all’esterno, aprisse la porta e gli mostrasse il regalo.

Chi festeggia il novantatreesimo giorno? si chiese scuotendo la testa. Solo Juvia, ovviamente, lo sapeva bene; non era questo a preoccuparlo, in realtà.

L’ultima volta che lei gli aveva fatto un regalo, questo era stato un enorme cuscino con Juvia rappresentata sopra. Un’altra sua stravaganza era stato il pan-Gray, puntualmente accompagnato dal pan-Juvia.
I regali di Juvia lo preoccupavano, non sapeva mai cosa aspettarsi. Soprattutto perché era uscita in cortile da una decina abbondante di minuti. Cosa poteva star preparando lì fuori?

Un brivido corse lungo la schiena di Gray, e non era dovuto al freddo.

Finalmente sentì la voce di Juvia chiamarlo.

Dopo un ultimo sospiro aprì la porta, ripromettendosi di non reagire troppo male alla sorpresa, se possibile.

La prima figura che scorse fu Juvia, che gli sorrideva dal centro del cortile. Indicò verso sinistra, e fu allora che la vide, seguendo il suo sguardo.

Un’enorme statua con le sue fattezze, a grandezza naturale.

Gray batté le palpebre un paio di volte, augurandosi di essersela immaginata.

Naturalmente, non era così. La statua rimase lì.

«Ti piace, Gray?» domandò Juvia affiancandolo. Notò che le brillavano gli occhi. Era bello vederla così felice.

Con un nuovo sguardo alla statua, un’idea gli balenò in mente, ma si affrettò a scacciarla. Che assurdità andava a pensare? Si stava facendo contagiare da Juvia.

Tornò a guardarla: fissava la statua come se avesse voluto memorizzarla.

«Due Gray: Juvia non potrebbe essere più felice!» esclamò. «È venuta bene. È perfetta come te» aggiunse, voltandosi verso di lui. «Anche se Juvia preferisce sempre l’originale!» asserì slanciandosi in un abbraccio.

Gray la lasciò fare, dopo un attimo di esitazione ricambiò l’abbraccio. Lo sguardo gli tornò alla statua.

Dicendo definitivamente addio alla sua dignità, prese una decisione.

«Non è perfetta. Manca qualcosa» mormorò, sciogliendo l’abbraccio.

Ice Make!

A fianco del Gray di pietra apparve una sagoma di ghiaccio.

«Quella è…» bisbigliò lei stupita, riconoscendosi.

Si voltò verso Gray, che aveva preso a fissare un punto lontano.

«Ora va bene» gli sentì dire. Sembrava imbarazzato.

Juvia sorrise.

Grazie.

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Capitolo 9
*** Lettere ***


Lettere


Prompt #9:

Lettere






Juvia lo stava fissando con insistenza da almeno dieci minuti. In tutto quel tempo non aveva distolto lo sguardo neanche una volta, Gray non era nemmeno certo che avesse sbattuto le palpebre.

Aveva cercato di ignorarla, ma non era più possibile. Posò lentamente la tazza di cioccolata sul tavolo.

«Tutto bene, Juvia?» domandò dubbioso. «È da quando sei tornata che mi fissi con… una strana espressione» disse, ponderando bene le parole.

La vide deglutire. «Dolce Gray» mormorò lei, «Juvia vorrebbe una lettera!» esclamò quasi urlando.

Dopo questa risposta, fu il turno di Gray di squadrarla con espressione confusa. Una… lettera? Aveva capito bene?

«Perché vuoi una lettera?» chiese sinceramente spiazzato.

Juvia arrossì, sembrò esitare.

«Oggi Juvia ha incontrato Erza, alla Gilda» raccontò. «Sembrava molto felice, Juvia non l’aveva mai vista così allegra. Mira ha detto a Juvia che quella era la felicità del vero amore, e mi ha consigliato di chiederle cosa fosse successo».

Gray annuì, invitandola a proseguire: continuava a non capire.

«Erza l’ha mostrato a Juvia, quando gliel’ha chiesto. Le lettere di Gerard!» riprese Juvia. «Ne ha ricevuta una proprio oggi, e per questo sorrideva così tanto». La maga prese una pausa, strinse i pugni e fissò Gray dritto negli occhi. «Juvia non sa cosa si prova a ricevere una lettera dal suo amato, ma vorrebbe provare! Quindi!» annunciò tutto d’un fiato. «Juvia sarebbe davvero felice nel ricevere una lettera da Gray!».

Passarono un secondo, due, tre, di silenzio.

Poi Gray rise.

Rise così forte da far sussultare Juvia.

«Sei consapevole» disse infine tra le risate, «che viviamo insieme, vero?»

Lei annuì. «Sì, e Juvia è molto grata per questo-» fu fermata da un cenno di Gray.

«Le lettere servono quando due persone sono lontane, Juvia. Aiutano a sentir meno la mancanza dell’altro» spiegò alzandosi e facendo un passo verso di lei.

«La mancanza» ripeté Juvia in un sussurro.

«Già». La raggiunse. «Quando si è vicini non si ha bisogno di scrivere. Ci sono altri modi per far felice l’altro».

«Altri modi?» Juvia avvampò, certamente persa nell’ennesimo sogno a occhi aperti.

Gray quasi non sapeva cosa stesse facendo; di fronte all’ingenuità della ragazza gli era venuto spontaneo ridere. Il resto l’aveva lasciato all’istinto. Seguendolo, si sporse in avanti e la strinse gentilmente. Aspirò il suo profumo, ormai così piacevolmente familiare per lui.

«Sei certa di volere una lettera?» le mormorò all’orecchio.

La risposta di Juvia non arrivò subito; quel gesto improvviso l’aveva colta alla sprovvista, probabilmente.

«Juvia non crede più che le serva» le sentì bisbigliare. «Juvia è già veramente felice» la voce le tremò di gioia mentre, dicendolo, ricambiava l’abbraccio.










Abbraccio
Stavolta voglio lasciarvi un'immagine :3
Non mi appartiene, l'ho trovata da google. Non so chi sia l'autore :c

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Capitolo 10
*** Diversità ***


Diversità


Prompt #10:

Diversità






Diversi: Gray e Juvia apparivano molto diversi.

Lei era spontanea, allegra, guardava al mondo con occhi di bambina.

Lui più discreto, meno sorridente, si lasciava sorprendere da poche cose.

Juvia era una di queste.

Juvia non amava combattere, Gray non perdeva occasione di battersi per mettersi alla prova.

Entrambi si mettevano totalmente in gioco per proteggere le persone importanti per loro, non importava chi fosse l’avversario. Avrebbero protetto i loro compagni a qualsiasi costo.

Gray e Juvia apparivano diversi, ma dentro erano molto simili.

Fin da piccoli avevano conosciuto la solitudine, il dolore di perdere qualcuno. Per questo comprendevano bene il valore di ogni legame.

Juvia l’esprimeva apertamente, dichiarando il suo amore in mille modi e occasioni.

Gray al contrario lasciava che fossero i piccoli gesti e le attenzioni a parlare per lui.

Lei come luce, lui come ombra, ma amavano entrambi – questo contava.

Juvia sapeva di essere stata salvata da Gray, ma non aveva idea di quanto il suo sorriso fosse stato parimenti salvifico per il ragazzo, impedendogli di perdersi in momenti cruciali.

Di quanto il suo amore l’avesse lentamente cambiato.

Juvia si era ritenuta fortunata, quando Gray le aveva proposto di tornare a vivere insieme: per lui era stato lo stesso, quando lei aveva accettato.

Juvia ringraziava ogni giorno che Gray non la odiasse, lui ringraziava che i suoi atteggiamenti freddi non l’avessero allontanata.

Gray e Juvia apparivano diversi, ma erano legati dallo stesso sentimento.

Chi direbbe che acqua e ghiaccio siano, oltre le apparenze, un’unica realtà?

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Capitolo 11
*** Caffetteria ***


Caffetteria


Prompt #11:

Caffetteria







«Che ne dici di smetterla

Gray poggiò la tazzina sul tavolo, cercando di contenersi. Mira gli aveva appena portato il suo ordine e lui era stato sul punto di consumarlo in tutta tranquillità, quando quella testa calda di Natsu l’aveva raggiunto e si era messo a girargli intorno come se avesse voluto studiarlo, neanche fosse stato un drago. «Sei irritante» rincarò.

Il dragon slayer si grattò il mento, sedendosi sul bancone di fronte a lui. «Sei diverso» disse. «Volevo capire perché» aggiunse serio, annuendo.

«Non so di che parli» tagliò corto Gray, riportando lo sguardo al suo caffè freddo. «Ora-» iniziò, ma si interruppe perché Natsu aveva ulteriormente ridotto la distanza tra loro, annusandolo.

Un lampo di comprensione balenò sul volto del ragazzo dai capelli rosa. Sorrise a Happy con l’aria di chi ha compreso i segreti dell’universo. «Ora si spiega!» commentò.

«Ci sei arrivato solo adesso, Salamandra?»

La voce di Gajeel li raggiunse da un tavolo poco distante. «Andiamo, era palese» continuò.

«Gajeel!» la voce di Levy arrivò flebile alle orecchie di Gray, che iniziava a sentirsi seriamente irritato da tutta quell’attenzione.

Si alzò, valutando l’idea di lasciare la caffetteria.

«Sono mesi che gli sento addosso l’odore di Juvia». Gajeel si era fatto più vicino, un sorrisetto fastidiosamente malizioso dipinto sulle labbra.

Natsu lo guardò torvo. «L’hai fatto sentire a lui e non a me?!» l’accusò con tono offeso.

Quell’assurdità fu troppo per la pazienza di Gray. Notò che praticamente tutti i clienti si erano volti verso di loro. Sbuffò.

«Come facevo ad accorgermene, stanno sempre attaccati!» Natsu ora si era allontanato per protestare contro Gajeel.

«Perché non fate entrambi un po’ di silenzio?» mormorò Gray eseguendo un rapido movimento del braccio. I due dragon slayer si ritrovarono intrappolati in una spessa lastra di ghiaccio.

Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo e il ghiaccio iniziò a sciogliersi, svanendo nel giro di pochi secondi.

«Gray!!» urlò Natsu, scagliandoglisi addosso con un pugno infuocato. «Vediamo se ti sei tenuto in forma!».

«Credi di potermi congelare quando ti pare? Ti dichiaro in arresto!» ruggì Gajeel trasformando il suo braccio.

Gray si preparò a ricevere gli attacchi con un sorriso di sfida. Se non altro si erano dimenticati l’argomento precedente, e poi una rissa ogni tanto faceva bene.

«Che succede qui?»

Nella stanza risuonò la voce inquisitoria di Erza. «Sempre voi!» esclamò riconoscendoli. Ghignò soddisfatta. «Bene, preparatevi! Gray, rivestiti subito!».

 

«Oggi sembri allegro, Gray. È successo qualcosa di bello?» domandò ingenuamente Juvia, vedendolo rientrare graffiato e in boxer come fosse la visione più naturale del mondo.

«Niente di speciale» replicò lui, un sorriso raggiante a smentirlo.

«Allora, com’è andata la tua giornata?»












NdA
Ben arrivati miei 35 lettori!
Sì, lo so, questa flash è abbastanza diversa dalle altre. Non c'è molta Gruvia, soprattutto non c'è molta Juvia.
Un po' il prompt non mi ispirava niente di originale, un po' volevo far vedere che comunque Gray è anche questo, il membro di Fairy Tail che si azzuffa coi compagni e si spoglia ogni due per tre. Insomma, dovevo un po' riprendermi da tutto il fluff precedente xD
Spero che abbiate apprezzato comunque (?).
Alla prossima!
Mari

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Capitolo 12
*** Viaggio ***


Viaggio


Prompt #12:

Viaggio






Aveva capito bene?

Gray le aveva realmente appena proposto…

Juvia si prese la testa tra le mani, al settimo cielo.

Se Gray voleva partire con Juvia, poteva essere… un viaggio di nozze?!

Dondolò la testa, sempre tenendola tra le mani, come temesse che potesse volare via per la troppa felicità.

«Juvia non pensava che questo momento sarebbe arrivato, non così presto» mormorò con gli occhi chiusi. «Juvia è così felice. Ovviamente dirà di sì!» esclamò avvampando ancora di più.

Non diede peso al sospiro pesante di Gray.

«Non ti sembra di esagerare?» domandò lui, apparentemente calmo. Juvia riaprì gli occhi. Non sembrava particolarmente emozionato.

Forse sentiva naturale farle quella proposta?

Senza smettere di gongolare, Juvia tentò di ricomporsi un minimo – senza peraltro riuscirci.

«Juvia è così emozionata» disse, senza rispondere davvero.

«Non vedo perché» calcò Gray, fissandola dubbioso.

«Il cuore di Juvia batte così forte», continuò lei tranquilla. «Andrà subito a prepararsi!»

«Bene, partiamo domattina» comunicò Gray secco. Le passò un foglio. «Qui trovi i dettagli».

Il suo cuore perse un battito, nel ricevere quel semplice pezzo di carta. Gray non aggiunse molto, la salutò e tornò in stanza.

Fantasticando sul luogo scelto da Gray per le nozze, Juvia si spostò vicino alla finestra per leggere meglio. Le saltò subito all’occhio una singola parola, scritta in grande in cima.

Il suo entusiasmo si spense in un attimo, chinò il capo e lasciò che le braccia ricadessero ai fianchi.

“RICOMPENSA”.

Non sapeva se ridere o piangere. Aveva frainteso tutto, come sempre; Gray voleva semplicemente andare in missione.

Però, pensò risollevandosi d’un tratto, voleva andarci con lei.

Con lei, non con Lucy. Sorrise.

Anche questa era una vittoria, giusto?

Corse in camera, decisa a prepararsi al meglio.

Avrebbe fatto di tutto per essere degna di Gray.














P.S.
Rinnovo l'invito a farmi sapere se c'è qualcosa che non vi convince; le critiche ragionate sono sempre ben accette!

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Capitolo 13
*** Quadro ***


Quadro


Prompt #13:

Quadro






«Prendilo, Juvia! Viene verso di te!»

«Non passerà!» assicurò Juvia, bloccandosi e mettendosi in posizione. Vide subito l’uomo correre verso di lei; materializzò dell’acqua e la spedì sotto i suoi piedi, facendolo inciampare. L’uomo cadde di schiena sulla strada, il pacco che aveva stretto sotto braccio volò via. Juvia si slanciò in avanti per afferrarlo, ma non riuscì; l’oggetto cadde a terra, si sentì un clic.

Gray fu al suo fianco in un secondo. «Si è rotto?» domandò con vaga preoccupazione. Recuperare l’oggetto rubato era l’obiettivo della loro missione.

«Juvia non lo sa» fu la risposta mormorata. La maga raccolse il pacco e iniziò a scartarlo delicatamente, decisa a non provocare ulteriori danni al suo contenuto.

Gray si chinò accanto a lei per vedere.

Si ritrovarono ad ammirare un bellissimo quadro raffigurante un incontro notturno: una giovane donna era affacciata al balcone con gli occhi chiusi. Sotto di lei, nel cortile, c’era un ragazzo, forse intento a sussurrare poesie d’amore.

«Gli Amanti» bisbigliò Gray, pronunciando il titolo del quadro. «Sembra intatto» commentò.

«C’è una piccola crepa nella cornice» asserì Juvia, indicandola.

Lui vi mise la mano sopra e congelò la cornice in quel punto. «Per un po’ reggerà» disse.

Si rialzarono entrambi. Legarono il ladro e lo consegnarono, insieme alla refurtiva, a chi di dovere. Corsero in stazione e riuscirono a non perdere il treno per un soffio.

«Sai, Gray» iniziò Juvia una volta che furono seduti tranquilli nel loro scompartimento, «a Juvia quel quadro è piaciuto tanto».

Il ragazzo non rispose, ma, lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, accennò un sorriso.

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Capitolo 14
*** Cucciolo ***


Cucciolo


Prompt #14:

Cucciolo






«Com’è carino!»

Gray si interruppe a metà d’un passo, stranamente irritato da quell’affermazione. Juvia si era bloccata in mezzo alla strada per definire “carino” qualcuno che non era lui?

Non era geloso – assolutamente no –, ma quella novità l’infastidì. Non era mai successo prima. Sbuffò, scacciando quei ridicoli pensieri. Era insolito, d’accordo, ma adesso Juvia l’avrebbe raggiunto e avrebbero ripreso a camminare fianco a fianco.

Ne era assolutamente certo… eppure dopo trenta secondi Juvia ancora non aveva dato alcun segno. Combattendo il fastidio crescente, si girò parzialmente indietro.

Quello che vide lo lasciò a bocca aperta. Poté solo fissare Juvia dandosi dello stupido; gli veniva da ridere.

Lei notò il suo sguardo e gli sorrise, riuscendo a farlo sentire ancora più irrimediabilmente stupido.

«Non trovi anche tu che sia carinissimo, Gray?» domandò lei, avvicinandosi. In braccio teneva un cucciolo di cane, non avrebbe saputo definirne la razza. Aveva il pelo castano e morbido e gli occhi nerissimi puntati su Juvia. Scodinzolava felice.

Gray avrebbe voluto prendersi a schiaffi. Geloso di un cucciolo. Aveva decisamente toccato il fondo.

Allungò una mano ad accarezzarlo. L’amabile creatura volse rapidamente la testa verso di lui – per guardarlo male, avrebbe giurato Gray, ma non lo disse. Ritrasse la mano.

«Certo, proprio carino» commentò accigliandosi. Forse non aveva avuto poi tutti i torti a ingelosirsi- cancellò l’ennesimo assurdo pensiero scuotendo con decisione la testa.

Si sentiva scrutare dall’animale, e non gli piaceva. «Non possiamo certo portarlo con noi, però. Dobbiamo rimetterci in viaggio».

Vide Juvia esitare. «Presto sarà inverno» disse lei. «Non potremmo portarlo con noi fino al prossimo villaggio? Se lo lasciamo qui tutto solo morirà di freddo, poverino!» aggiunse infervorata.

Non farlo, pensò Gray, non guardarmi con quegli occhi. Ma era troppo tardi per chiederlo.

Squadrò un’ultima volta il cane, che continuava – ne era convinto – a guardarlo storto. Proprio in quel momento il cucciolo si voltò nuovamente verso Juvia e la leccò in faccia, agitando contento la coda. Juvia sorrise intenerita – fu troppo.

Gray sospirò, reprimendo i suoi istinti ostili. «D’accordo» concesse, così piano che Juvia quasi non lo sentì. «Ma lo lasceremo al primo villaggio utile, non voglio palle di pelo in casa» sottolineò.

Il sorriso della maga stavolta fu tutto per lui, e lo convinse che – tutto sommato – aveva fatto bene a cedere.

Passare la seguente mezz’ora a sentirsi osservato da Neve, come Juvia aveva ribattezzato il cucciolo tra le sue braccia, fece leggermente traballare la sua convinzione.

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Capitolo 15
*** Labbra ***


Cucciolo


Prompt #15:

Labbra






«Gray? Gray, mi stai ascoltando?»

La risposta più giusta alla domanda di Cana sarebbe stata no. Seduto accanto a lei al bancone della gilda, Gray aveva smesso quasi subito di ascoltarla, attratto magneticamente da qualcuno seduto a un tavolo poco più in là.

Juvia stava parlando con Levy e Lucy, forse stava raccontando loro della missione, non avrebbe saputo dirlo. L’unica cosa che riusciva a vedere erano le labbra di Juvia.

Si muovevano lentamente, adattandosi alle espressioni facciali della loro proprietaria.

L’ennesimo richiamo di Cana lo riscosse. Scrollò le spalle, voltandosi verso di lei. «Certo» bofonchiò, «continua pure».

Lei lo guardò dubbiosa, ma non si fece pregare e riprese il suo racconto. Aveva a che fare con un ragazzo incontrato qualche giorno prima, mentre lui era in missione – non riusciva a interessarsene, perse nuovamente l’attenzione quasi subito… ma una parola la riattivò.

«Hai detto?» chiese. La domanda gli era salita spontanea alle labbra, non aveva potuto trattenerla.

Cana gli sorrise maliziosa, bevendo un altro sorso di birra prima di graziarlo con una risposta. «Adesso ti interessa? Ci siamo b a c i a t i» ripeté, scandendo bene ogni lettera.

Gray avvampò, pregando tra sé che fuori non si notasse.

Senza un’altra parola, si alzò e uscì dal locale. Un altro secondo lì dentro e avrebbe rischiato di saltare letteralmente addosso a Juvia – meglio evitare, decisamente.

«Un po’ di solitudine mi farà bene» mormorò tra sé, ma non poté godersela a lungo.

«Gray?» lo chiamò una voce familiare. «Va tutto bene?»

Juvia l’aveva seguito all’esterno. «Juvia ti ha visto alzarti all’improvviso, era preoccupata», spiegò, muovendo le sue labbra ipnotiche.

Gray si voltò dall’altra parte, muovendo qualche passo nella via fortunatamente deserta.

«Sto bene. Non preoccuparti».

«Juvia… ha fatto qualcosa che non va?» domandò ancora lei, con voce un po’ tremante. «Sembri arrabbiato».

Sì, con me stesso.

«Non sono arrabbiato» chiarì, voltandosi. Lo sguardo gli cadde subito sulle labbra; il sorriso a loro tanto naturale era svanito in una smorfia tesa. «Solo» iniziò, ma non finì.

«Davvero non sei arrabbiato con Juvia?»

Si avvicinò, già più rilassata, con occhi pieni di speranza e le labbra leggermente dischiuse.

L’ultima barriera di Gray cadde. Afferrò Juvia per un braccio e l’attirò a sé, sigillando quella bocca così tentatrice con la sua. Restarono così per un tempo che parve infinito.

Quando si staccò, il volto di Juvia aveva assunto lo stesso rosso delle sue labbra. Gray avrebbe potuto ridere, se non fosse stato così imbarazzato.

Lasciandole il braccio le prese la mano e si voltò. «Torniamo a casa» riuscì a dire, senza lasciarle il tempo di chiedere nulla.

Juvia non aggiunse niente, ma lo affiancò e gli sorrise, stringendosi al suo braccio.

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Capitolo 16
*** Shopping ***


Cucciolo


Prompt #16:

Shopping






Erano cinque minuti che Gray faceva avanti e indietro con le mani nei capelli. Aveva dovuto impedirgli di spogliarsi già un paio di volte, e – per quanto da una parte vederlo così agitato per una sciocchezza del genere la facesse sorridere – iniziava a spazientirsi.

«Se ti fermassi un secondo e ti guardassi intorno», tentò di dire,

«Lo sto facendo! Non ci capisco niente!» esclamò il ragazzo impedendole di terminare la frase. Si bloccò, però: almeno quello l’aveva ottenuto. «È per questo che ti ho chiesto aiuto, Levy! Solo tu puoi salvarmi!»

Levy sospirò. «Te l’ho detto, non sceglierò al posto tuo» gli ricordò. «Su, Gray: sai bene quanto me che sarà felicissima con letteralmente qualsiasi cosa tu scelga di regalarle! Stiamo parlando di Juvia».

«È la prima volta che cerco qualcosa per una ragazza! Non so nemmeno quant’è passato dall’ultima volta che ho fatto un regalo…» c’era una sottile nota di disperazione, nella voce di Gray, ma non bastò a muoverla a compassione.

Al contrario, Levy inarcò un sopracciglio e poggiò le mani sui fianchi, guardandolo severa.

«Stiamo parlando di Juvia» ripeté. «Probabilmente neanche se l’aspetta, un regalo! Ti stai preoccupando esageratamente, Gray. Non è da te».

«Ma–»

Levy lo fermò. «Se non ti decidi a propormi qualcosa, me ne vado» minacciò.

Funzionò: dopo un ultimo pesante sospiro e un odio fare shopping bisbigliato, Gray si avventurò tra gli scaffali alla ricerca del dono perfetto.

 

Juvia era un po’ giù. Avrebbe voluto passare la giornata con Gray, ma lui era sparito tutta la mattina senza dirle dove. Aveva controllato nei luoghi che frequentava di solito e alla Gilda, ma non ne aveva trovato traccia.

L’unico indizio era venuto da Cana: “L’ho visto chiacchierare con Levy, ieri sera”, aveva detto. Juvia era andata in confusione. Levy amava Gajeel, non era una sua rivale in amore… oppure sì? Non c’era neanche lei, alla Gilda.

Decisa a fidarsi di Gray, andò in cucina a scaldare dell’acqua per un tè. Sul ripiano aveva lasciato a riposare una torta, ormai pronta: mancava solo chi la mangiasse.

Sentì un rumore provenire dall’ingresso, forse la porta che si apriva, e subito dopo dei passi: i suoi passi, ne era certa. Gli corse incontro, dimentica del tè.

«Dolce Gray!» esclamò abbracciandolo non appena fu nel suo raggio d’azione. Gray si sbilanciò e riuscì a non cadere solo per miracolo. «Piano, Juvia» mormorò, ma non sembrava arrabbiato. «Potresti lasciarmi?» le domandò calmo.

Juvia eseguì, un po’ delusa da quella reazione fredda. Però lui era lì, contava questo. Voleva chiedergli dove fosse stato, ma le parole le si spensero in gola.

Gray le stava porgendo un involucro brillante. Le brillarono gli occhi.

«Un regalo?» bisbigliò incredula. «Per Juvia?»

Gray annuì, impacciato. «Auguri».

Juvia soffocò un’esclamazione di gioia. Tastò il pacchetto; era morbido. Dentro trovò un cappellino blu e argento, simile a quello che indossava di solito.

«È bellissimo» commentò con le lacrime agli occhi.

«Juvia non è mai stata così felice». L’abbracciò nuovamente, e stavolta lui non si sottrasse.

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Capitolo 17
*** Promessa ***


Futuro


Prompt #17:

Promessa







Gray spalancò gli occhi di colpo. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dov’era e che aveva i pugni serrati attorno al lenzuolo.

Si passò una mano sulla faccia, trovando tracce d’acqua.

Era stato soltanto un incubo… ancora.

Aveva rivissuto per l’ennesima volta la morte di Juvia tra le sue braccia.

Si alzò, troppo agitato per riaddormentarsi. L’incubo gli aveva dato tregua per un po’, se n’era quasi dimenticato, totalmente assorbito nella sua nuova, tranquilla quotidianità.

Ma era tornato a visitarlo, e gli fu facile intuirne il motivo.

Era successo il giorno prima. Il fratello di un uomo che avevano catturato li aveva cercati per vendicarsi, si era portato alcuni amici. Non erano pericolosi, tanto che inizialmente si era limitato a schivare i loro attacchi, lasciando che si sbilanciassero e rendessero innocui praticamente da soli. Era bastato un attimo: non sentendosi in pericolo, si era distratto, non aveva visto il coltello arrivare.

Juvia sì. Gli si era parata davanti senza esitare un secondo.

Splash!

Non si era fatta niente, ma gli aveva inevitabilmente riportato alla mente un episodio ben più grave. Anche in quel caso era finita bene, grazie a Wendy, ma ancora non riusciva a perdonarsi per non essere stato in grado di proteggerla. Per aver lasciato che fosse lei a sacrificarsi.

Uscì dalla stanza, istintivamente la cercò. Aveva bisogno di vederla, di accertarsi che stesse bene, per quanto illogico fosse. Certo che stava bene.

Juvia dormiva tranquilla, immersa in sogni certo più felici dei suoi, o almeno se l’augurò. Si sedette accanto a lei, fermandosi a osservarla.

Lei aveva chiesto più volte di dormire insieme, ma lui si era sempre opposto. Forse sarebbe stato meglio, invece.

Gli parve così bella, in quel momento, fragile.

«Non permetterò che succeda di nuovo una cosa simile» mormorò.

«Ti proteggerò a ogni costo» promise più a sé stesso che alla ragazza, che non poteva sentirlo. Anche da te stessa, se necessario, pensò allungando una mano a scostarle i capelli dagli occhi.

Nel sonno, Juvia sorrise.

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Capitolo 18
*** Ago e filo ***


Viaggio


Prompt #18:

Ago e filo






«Spogliati, per favore!»

Gray congelò sul posto. Spogliarsi non era un atto insolito per lui, anzi, ma che fosse qualcun altro – Juvia, nello specifico – a esortarlo in tal senso di usuale non aveva nulla.

«Scusami?» domandò, dicendosi che doveva aver sentito male. Si voltò verso la maga: lo fissava con espressione decisa, dissuaderla da qualsiasi cosa si fosse messa in mente sarebbe stato difficile – per chiunque tranne lui, a onor del vero. Gray dubitava che Juvia l’avrebbe mai contraddetto.

«C’è uno strappo» disse lei, indicando un punto sulla sua schiena. «Se le dai la maglietta, Juvia può ricucirla subito» spiegò con un sorriso convinto.

Preso alla sprovvista, Gray passò quasi un minuto a fissare la stoffa strappata. Non l’aveva minimamente notato. Senza sapere bene che dire, fece quel che gli riusciva meglio e le passò la maglia borbottando un «Grazie». Juvia annuì nel prenderla e, recuperati rapidamente ago e filo, si mise al lavoro su una sedia in cucina.

Non avendo niente di meglio da fare, Gray rimase lì a osservarla.

 

«Oh». Più che un gemito, Juvia emise un’esclamazione sorpresa quando l’ago le punse il dito. Non reagì subito, perdendosi a fissare confusa il puntino rosso che si era subito fermato. Non le provocava dolore.

«Che fai lì ferma? Fa’ vedere!» l’esortazione brusca di Gray la riscosse. Non si oppose mentre le prendeva la mano per osservare più da vicino la “ferita”.

«Non è niente di grave» si schermì, cercando di tranquillizzarlo. Intanto però il sangue aveva iniziato a uscire, e ne colò un po’ anche sulle dita di Gray. «Juvia non voleva», balbettò.

«Non importa» tagliò corto Gray, lasciandole la mano. «Dovresti sciacquarti anche tu» le disse, avviandosi verso il lavandino. Il rosso del sangue risaltava sulla sua mano pallida.

Juvia fu folgorata da un’idea, lo sguardo le ricadde sul suo dito.

Il sangue di Juvia, pensò emozionata, è come un filo rosso che la lega a Gray!

Il filo rosso, Juvia lo sapeva, lega gli amanti e non sempre è visibile, quindi anche lavandolo non sarebbe andato via. Sentendosi d’un tratto molto più leggera, raggiunse Gray e sfruttò il getto d’acqua per pulire il dito, sotto lo sguardo stupito del ragazzo.

 

Sembra… felice di essersi ferita?

Quella domanda l’accompagnò per il resto del pomeriggio.

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Capitolo 19
*** Rubare ***


Viaggio


Prompt #19:

Rubare






Lasciata indietro da tutti, Juvia aveva presto imparato a osservare.

Quando Gray era entrato nella sua vita, tutta la sua attenzione si era concentrata su di lui. Adesso riusciva a intuire il suo stato d’animo con un solo sguardo. Conosceva ogni sua espressione, capiva quando qualcosa non andava da un sopracciglio leggermente più inarcato.

Aveva da poco scoperto, tuttavia, di essersi sbagliata: c’era un lato di Gray che aveva scoperto solo negli ultimi giorni. Un lato che non le dispiaceva affatto.

Allora osservava, con anche più attenzione di prima, e ne cercava i segni. Riconoscendoli, ne approfittava per i suoi nuovi furti preferiti.

Sentì lo scricchiolare della porta, riconobbe i passi di Gray. Si affacciò dalla porta della sua stanza e ne spiò l’espressione.

Trovò quel che sperava. Sorrise.

«Bentornato!» esclamò avvicinandosi.

Lui si voltò verso di lei, increspò le labbra. Fece per ricambiare il saluto, ma non riuscì.

Juvia l’anticipò, impegnandogli la bocca con la sua. Fu un attimo: uno scontro di labbra, uno scambio di sospiri. Un attimo, poi si staccò.

Non aspettò la sua reazione, andò in cucina a preparare qualcosa: le era sembrato affamato.

 

Gray non reagì subito, preso in contropiede. Non si era ancora abituato a quella novità. Vide Juvia sparire nell’altra stanza e solo allora si concesse un sorriso.

Dopo che le aveva rubato un bacio fuori dalla Gilda, Juvia aveva iniziato a prendersi più libertà. Era divenuta più intraprendente, ma la cosa non gli dispiaceva – anzi.

Si spogliò e la raggiunse in cucina, felice quanto lei per quegli attimi rubati.

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Capitolo 20
*** Selfie ***


Viaggio


Prompt #20:

Selfie







Asuka fissava l’immagine nella mano di Juvia con la piccola bocca spalancata in un’espressione di stupore. «Magia!» esclamò alla fine. «Ci sono due Juvia, una grande e una piccola! E c’è anche un piccolo Gray!»

Juvia sorrise alla bambina. «È bellissima, vero?» chiese contenta.

Aveva ricevuto come ricompensa per l’ultima missione il prototipo di un nuovo tipo di Lacrima, una che doveva servire a scattare da sola le foto a chi vi si mettesse davanti. Aveva subito voluto provarla con Gray, che dopo un po’ d’esitazione si era fatto persuadere.

«Sorridi, Gray!»

Vedendo la fotografia Juvia aveva rischiato di innamorarsi di nuovo. L’immagine era così vivida, sembrava reale!

Era corsa alla Gilda a mostrarla a chiunque le capitasse a tiro. La figlia di Bisca e Alzack, Asuka, ne era rimasta particolarmente impressionata. «Voglio anch’io un disegno così!» stava dicendo ora, guardando Juvia con gli occhi brillanti di determinazione.

Juvia non dovette rifletterci molto. «Va bene» acconsentì spontanea, estraendo la Lacrima da sotto il cappotto. La bambina la guardò adorante. Juvia la circondò con un braccio e con l’altro resse l’oggetto davanti a loro. «Uno, due… dì magia

Pochi secondi dopo Asuka trotterellò in giro per la Gilda tutta contenta d’avere una nuova gemella.

Juvia non aveva davvero pensato alle conseguenze.

«Ne voglio una anch’io! Juvia!» la raggiunse la voce squillante di Natsu da uno dei tavoli. Lo vide alzarsi e precipitarsi verso di lei, presto imitato da Gajeel, Elfman… e praticamente ogni altro membro presente.

«Togliti, Salamandra! L’avrò prima io!»

«Solo i veri uomini possono averne una!»

«Fammi vedere, Juvia! Ha davvero un’ottima risoluzione» disse Lucy. Le si era avvicinata silenziosamente e ora esaminava la Lacrima. «Voglio assolutamente provarla!»

Juvia arretrò, con la testa che iniziava a girarle. Quanti scatti avrebbe dovuto fare?

«Dai, Juvia! Fammene una!», «Ehi! C’ero prima io!», «Dove pensi di andare, tu?!»

Improvvisamente avvertì un tocco gentile sulla spalla.

«Smettetela di far casino!»

Bastò questo: Juvia recuperò il sorriso, voltandosi a incrociare lo sguardo del suo amato Gray. Solo la sua voce le infondeva una sicurezza incrollabile.

«Forza, tutti fuori! Faremo uno scatto di gruppo» stabilì Gray, perentorio.

«Ma voi ne avete una da soli!» protestò qualcuno. Il cipiglio del mago di ghiaccio bastò a zittirlo.

Borbottando, si riunirono tutti nello spiazzo esterno alla Gilda, Gray e Juvia di fronte a tutti.

«Siete pronti? Tre… due… uno…»

«Magia!»

Selfie

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Capitolo 21
*** Chiave ***


Viaggio


Prompt #21:

Chiave






«Avete visto Juvia?»

Lucy scosse la testa, vagamente a disagio. Gray la ringraziò e si voltò, lasciando la Gilda.

«Puoi uscire ora» l’esortò Lucy, toccandole una spalla. Juvia sobbalzò e per poco non sbatté la testa contro la panca sotto cui si era celata alla vista del mago di ghiaccio.

«Non è da te nasconderti da Gray» disse Lucy. «Cos’è successo?»

Juvia tenne gli occhi bassi; senza rialzarsi si sedette a terra e si strinse le ginocchia.

«Juvia l’ha persa», mormorò sconsolata. «Juvia si vergogna tanto!»

Levy si avvicinò, confusa quanto Lucy. «Cos’hai perso, Juvia?» le domandarono con gentilezza.

La ragazza non si mosse, bisbigliò qualcosa.

«Così è impossibile capirti. Dai, potremmo aiutarti!» propose Lucy chinandosi vicino a lei.

Juvia sollevò incerta gli occhi. «Gray l’aveva affidata a Juvia, e lei l’ha persa! Gray non la perdonerà mai» singhiozzò. Rimase in silenzio per un po’, prima di riprendere sotto gli sguardi attenti delle due compagne. «Juvia ha perso la chiave», confessò balbettando l’ultima parola.

«La chiave?» ripeté Levy. «Quale?»

«La preziosa chiave di casa di Gray!» Juvia aveva gli occhi velati. «Se finisse in mano alle persone sbagliate, Juvia non se lo perdonerebbe mai!»

Levy e Lucy si scambiarono uno sguardo. «Non è così grave, Juvia» tentò di rassicurarla la bionda. «Può capitare a tutti di perdere una chiave».

In risposta ottennero solo un deciso segno di diniego.

Levy posò una mano sulla spalla di Juvia. «Possiamo aiutarti a cercarla. Sai dove potresti averla persa?»

L’espressione di Juvia tornò triste. «Juvia non lo sa! Pensava di averla lasciata sul tavolo, ma stamattina non l’ha trovata!» strinse con più forza le ginocchia. «Juvia non sa che fare» mormorò.

«Magari ti sono cadute qui alla Gilda. Forza, controlliamo!» propose energicamente Levy. Le tese una mano e le sorrise. «Ce la faremo!»

Juvia accettò la mano e si alzò, non ancora rassicurata. «Va bene» acconsentì, non troppo convinta.

Passarono il pomeriggio a esaminare ogni centimetro dell’edificio, ma della chiave di Juvia non trovarono traccia.

 

«Non tremare così. Gray capirà, ne sono certa» insisté nuovamente Lucy.

Juvia scosse la testa. «Juvia non può affrontare Gray così!» ripeté. «Non lo merita!»

Lucy le sorrise incoraggiante. «Non è così» affermò sicura. «Ora»

«Finalmente ti ho trovata!»

Juvia si paralizzò sul posto, Lucy si rasserenò. «Ora ti lascio con lui. Andrà tutto bene!» concluse, per poi allontanarsi rapidamente.

Juvia strinse l’orlo del suo cappotto e si voltò verso la voce.

«È tutto il giorno che ti cerco», affermò Gray raggiungendola. «Si può sapere dov’eri finita?»

«Juvia» iniziò a dire, ma vide qualcosa che la bloccò. «Come…»

Gray le stava porgendo una chiave. La sua.

«Stamattina l’ho presa per sbaglio, l’avevo scambiata per la mia. Ti ho cercato per ridartela ma… insomma, si può sapere dov’eri?»

Juvia restò immobile, incapace di proferire parola. Non l’aveva persa, dopotutto.

Gray la squadrò. «Sei più silenziosa del solito» notò. «Hai freddo? Dai, vieni. Rientriamo».

Juvia annuì. Seguendolo verso la porta sorrise.

Juvia è stata sciocca.

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Capitolo 22
*** Ombre ***


Ombre


Prompt #22:

Ombre






A volte Gray fissava Juvia e si trovava a chiedersi come fosse possibile che esistesse qualcuno così puro, senza alcuna ombra.
Certo, era ironico. Forse lei avrebbe detto il contrario, parlando di sé: in passato era stata parte di Phantom Lord, il loro primo incontro l'avevano avuto da nemici.
Eppure Gray non poteva che vederla così: ogni singolo gesto di Juvia, ogni sua reazione esagerata nei suoi confronti ai suoi occhi sprizzava luce.

Per lui era molto diverso.
Incapace – o quasi – di dimostrare il suo affetto, al contrario di lei, avvertiva costantemente le ombre del suo passato accanto a sé.
I suoi errori, le persone che li avevano scontati.
Ur, Ultear. I suoi genitori. A volte persino Lyon.
Tutti loro tormentavano i suoi sogni, ombre spettrali, ma non erano loro l'incubo peggiore, no. A farlo tremare di notte era l'immagine del suo sole, l'immagine di Juvia che si sacrificava per lui.

Allora stringeva i pugni, Gray, e si svegliava ansante nel letto.
L'unica in grado di far svanire le cupe illusioni era proprio Juvia, con il suo sorriso sempre così perfetto, luminoso. Juvia che non si era arresa con lui, mai.
Juvia che ora lo fissava stupita, chiedendosi se avesse sentito bene quel che lui aveva appena proposto.

Gray accennò un sorriso imbarazzato.
«Solo se lo vuoi anche tu» specificò, sebbene fosse quasi inutile. Comprendeva la sorpresa della ragazza, ma sapeva anche benissimo quale sarebbe stata la sua risposta.
Non si ingannava: passata l'incredulità, gli occhi di Juvia si riempirono di gioia. «Sicuro?» gli chiese con gli occhi brillanti.
Gray pensò che, se anche non lo fosse stato, non avrebbe potuto negare di fronte a quello sguardo. Annuì brevemente.

«Certo!» esclamò felice, gettandogli le braccia al collo. Gray non se ne accorse, ma le sue ombre arretrarono in quell'istante.

L'avrebbero sempre accompagnato, ma si sarebbero fatte meno invasive, più remote. Il ricordo di qualcosa che è stato ed è importante, ma non più come un tempo.


L'incubo su Juvia, invece, presto svanì del tutto: dopo quella sera si ripresentò qualche volta, ma la presenza rassicurante della ragazza accanto a lui nel letto riuscì sempre a scacciarlo.

Gray si chiese spesso se la maga avesse idea di quanto realmente l'avesse salvato.












~NdA~

Scusate per l'html un po' pasticciato, non sono dal mio pc e non ho potuto avvalermi di NVU, che uso normalmente. E' un html fatto in casa, e anzi penso che non sia venuto neanche troppo male, rispetto a quel che temevo.
Lo sistemerò quanto prima, comunque!
A proposito, ringrazio Jill Shitsuji per avermi dato una mano nella disperazione per il prompt di oggi ❤️
Grazie per aver letto e a presto!

Un bacio,

Mari

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Capitolo 23
*** Dormire ***


Promessa


Prompt #23:

Dormire






«Potremmo dormire insieme.»

Juvia aveva creduto di esserselo immaginata, lì per lì.

Aveva sognato tante volte di sentire una frase del genere da Gray, non le era parso vero.

Appurato che sì, aveva capito proprio bene, aveva accettato con entusiasmo.

Un po’ troppo, forse, perché ora non riusciva a chiudere occhio. Gray al contrario si era assopito subito; percepiva il suo respiro regolare accanto a sé.

Vederlo dormire con espressione serena la riempì di sollievo: le era sembrato stanco, negli ultimi giorni, come se non riposasse abbastanza. Ma forse si era sbagliata, dopotutto.

Incapace di addormentarsi, rimase a fissarlo. Gray, il mago che le aveva mostrato la luce. Le era piaciuto fin dal primo istante, quando ancora sapeva soltanto che fosse un mago di Fairy Tail. La Gilda nemica.

Era durante il loro scontro che aveva iniziato a scoprire la sua gentilezza. L’aveva seguito, e più imparava a conoscerlo, più se ne innamorava.

L’idea che un sentimento così forte potesse esistere non l’aveva mai neanche sfiorata, prima.

Vide un’ombra passare sul volto di Gray. Stava tremando? Istintivamente Juvia cercò la mano del ragazzo, la strinse.

Juvia è qui con te. Andrà tutto bene.

Sperò che i suoi sentimenti potessero raggiungerlo, e forse fu così; i lineamenti di Gray si distesero nuovamente.

Juvia sorrise felice. Non lasciò la mano sorprendentemente calda del ragazzo.

Sentendosi avvolgere da un piacevole tepore, scivolò a sua volta nel sonno poco dopo.

Buonanotte, dolce Gray.


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Capitolo 24
*** Appunti ***


Invito


Prompt #24:

Appunti







«Gray!! Preparati!»

Gray schivò il pugno di Natsu spostandosi all’ultimo, distrattamente. Non aveva neanche sentito la sua esclamazione, continuava a leggere e rileggere qualcosa.

Non notò neanche la risata in sottofondo di Gajeel, che si affrettò a buttarsi nella mischia. I due dragon slayer si spostarono da un’altra parte.

«Cosa leggi così intensamente, Gray?» domandò Mira con il più bello dei suoi sorrisi. Dall’altra parte del bancone, occhieggiò il blocchetto che teneva in mano. «Non sarà» esclamò portandosi una mano alla bocca «che hai scritto una lettera a Juvia, come ti aveva chiesto?»

Sentire quel nome lo riscosse. Impiegò qualche secondo ad assimilare le parole di Mirajane. «No» si affrettò a contraddirla alla fine.

«Sì, lo immaginavo» replicò lei annuendo. «Le lettere non si scrivono su fogli così piccoli».

Gray si astenne dal chiederle perché l’avesse chiesto, se lo sapeva già. Aveva altro in mente, comunque.

«Allora, cos’è?» insisté Mira asciugando un bicchiere.

«Nulla… cioè…» balbettò imbarazzato.

«Nulla, cioè? Non ti si vede spesso così impacciato, Gray» rise Cana accanto a lui, facendolo sobbalzare. Non l’aveva notata prima. «Dai, fa’ vedere» l’esortò, allungando un braccio nel tentativo di impadronirsi dell’oggetto.

Gray si ritrasse di scatto. «È solo» cominciò, ma fu interrotto da un verso di stupore emesso da Mirajane. Per sottrarsi a Cana aveva dato le spalle al bancone, fornendo alla barista un’ottima visuale sulle sue preziose note.

«Comprare i fiori, prenotare il ristorante, ritirare l’anello» recitò a voce – decisamente troppo – alta, leggendo. Si portò le mani alle guance e dondolò la testa con espressione sognante. «Avremo presto un matrimonio, allora!»

Gray avvampò.

Cana sorrise, dandogli di gomito. «Juvia sarà al settimo cielo! Cerca di non farla svenire, magari» si raccomandò. Vedendo che il ragazzo era rimasto di sasso e ormai incapace di difendersi, ne approfittò per impadronirsi definitivamente del blocchetto incriminato.

Rise. «Hai segnato proprio tutto, eh?» commentò. «Però, che è questa storia? Ristorante Dalia? Devi proporti qui alla Gilda, non scherzare! Mira può riservarti un tavolo, vero, Mira?»

L’interrogata annuì con un sorriso innocente.

«Terra chiama Gray!» esclamò Cana battendogli le mani in faccia. Il colpo lo fece tornare in sé, abbastanza da permettergli di recuperare le sue note.

«Non vi riguarda» asserì cercando di darsi un contegno che aveva ormai inesorabilmente perso. «E comunque dovrei essere matto per farlo qui! Nella migliore delle ipotesi Natsu proverebbe a colpirmi mentre cerco di darle l’anello».

«Sei certo che Juvia voglia un ristorante, Gray? Penso che apprezzerebbe anche, forse di più, qualcosa di meno appariscente. Semplice, come i vostri sentimenti. Capisci?» intervenne Mira, comprensiva.

Gray sospirò. «Non è così facile» borbottò.

«Provaci» disse Cana aprendosi una botte. «A volte è tutto molto più semplice di quanto pensiamo».

Gray diede un’altra occhiata alle note, poi, dopo una breve esitazione, le stracciò.

Sapeva che avevano ragione, quegli appunti erano stati solo un tentativo di dominare l’ansia. Per cosa, poi? Conosceva già la risposta di Juvia.

«Proverò a renderlo semplice», promise più a sé che a loro, ricevendo un sorriso d’approvazione in risposta.












~NdA~

Questa proprio non voleva saperne di rientrare in 500 parole, ho dovuto tagliare un bel po' di roba per non finirla troppo bruscamente.
Vi anticipo che il prompt #30 è "Matrimonio" :') Non sono ancora del tutto certa che sarà il loro, però. In ogni caso, ne vivremo ancora delle belle con questi due!
Già che ci sono, tengo a ringraziare tutti voi che mi lasciate un parere o mi inserite tra le preferite/ricordate/seguite, è bello sapere che questa raccolta vi trasmetta qualcosa 

Un bacio, a domani!

Mari

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Capitolo 25
*** Calze ***


Viaggio


Prompt #25:

Calze






Gray prese un bel respiro prima di aprire la porta di casa.

Rientrò, già più calmo e – sperò – mentalmente preparato a fare quel che aveva rimandato anche troppo. Chiuse la porta, passò qualche secondo.

Nulla.

Si stupì. Generalmente Juvia era in casa a quell’ora, e i suoi piccoli assalti all’ingresso erano divenuti la norma. Una piuttosto piacevole, in effetti.

Scrollò le spalle; gli veniva da ridere. Si era abituato talmente tanto alla sua presenza da darla per scontata? Che sciocco. Magari era uscita con Lucy, o con Lisanna. La giovane sorella di Mira le si era molto affezionata, aveva notato.

Fece per togliersi la giacca – che non trovò – quando sentì un rumore, come il tonfo di un oggetto caduto. Proveniva dalla sua camera. Non più solo sua, in effetti.

«Juvia? Ci sei?» chiamò, stupito, avvicinandosi circospetto alla stanza. La porta era chiusa.

«Ah! Sì!» si sentì rispondere. Si bloccò davanti alla porta, rassicurato ma più confuso di prima. Afferrò la maniglia – «Aspetta! Non entrare!»

«Perché?» domandò. La stranezza della situazione iniziava a infastidirlo. «Devo parlarti» annunciò senza darle il tempo di rispondere. Non aspettò oltre per aprire la porta.

«Gray, no!» l’esclamazione di Juvia gli arrivò attutita, mentre una massa non ben identificata, perso il sostegno della porta, gli crollava addosso senza tanti complimenti.

Ma che?

«Juvia è dispiaciuta! Si è lasciata un po’ trasportare, e ora la stanza è piena» spiegò una sconsolatissima Juvia, che gli era accorsa incontro per aiutarlo a liberarsi di qualsiasi cosa l’avesse appena sommerso. Sbatté gli occhi e esaminò uno di quegli oggetti da vicino.

«Calze?»

La domanda gli sfuggì spontanea. Guardandosi intorno, erano ovunque, disseminate in vari mucchi per la stanza. Sul letto notò vari gomitoli e degli arnesi da cucito. «Perché hai riempito la stanza di calze?»

Juvia finì di sistemare su un’altra pila quelle che erano cadute. «Sono per l’orfanotrofio» raccontò. «Juvia c’è stata ieri con Cana. I bambini hanno tanto freddo questi giorni, così Juvia ha pensato di preparare tante calze calde!» spiegò tutto d’un fiato, in tono dispiaciuto. «Però forse ne ha fatte un po’ troppe, e ora la stanza…»

La fermò con un cenno della mano. «No… va bene» disse. Osservando con più attenzione la calza che aveva in mano, notò che era piccola, da bambino, appunto. Ora il disordine nella stanza gli apparve in un altro modo; Juvia era sempre Juvia, ma aveva avuto un pensiero davvero gentile. «Posso aiutarti in qualche modo?»

Juvia ora lo guardava felice. «Non sei arrabbiato?» mormorò.

Scosse la testa e accennò un sorriso. «No. Però sarà meglio sistemare o stanotte dovremo dormire per terra. Posso pensarci io».

«Allora Juvia preparerà la cena!» esclamò raggiante la ragazza. «Grazie, Gray!»

Prima di lasciare la stanza diretta in cucina, lo abbracciò. Un abbraccio caldo, pieno d’affetto.

Ricambiando la stretta, Gray si sentì – finalmente – a casa.

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Capitolo 26
*** Titolo ***


Viaggio


Prompt #26:

Titolo






«Blupioggia e le sette fate!»

«No, Il drago addormentato nella grotta!»

«Io voglio Cappuccetto d’Argento!», «Quella con il demone che se la mangia?», «Sì!», «No, mi fa paura!»

Juvia sorrise intenerita ai bambini seduti intorno a lei. Sapendo bene cosa si prova a essere orfani, vederli così allegri e pieni d’energia la riempiva di gioia.

Certo, forse erano anche troppo pieni d’energia, e soprattutto di fiato. Da quando si era proposta per raccontare loro una storia si era ritrovata sommersa di voci squillanti, tutte portatrici di un diverso titolo. Metterli d’accordo sarebbe stato impossibile, si rese conto.

Si schiarì la voce. «Sono tutte storie molto belle» disse, «ma le conoscete già. Non preferireste invece qualcosa di nuovo?» propose, cercando di suonare convincente.

Amava i bambini, ma non era certa di saperci trattare: non ne aveva mai davvero avuto l’occasione, prima. Per questo aveva accettato entusiasta, quando Cana le aveva chiesto di dare una mano all’orfanotrofio. Allora non aveva osato sperare, ricordò portando lo sguardo sull’angolo opposto dell’enorme sala, ciò che invece era puntualmente avvenuto: Gray si era offerto volontariamente di aiutare a sua volta.

Vederlo alle prese con i bambini era stato meraviglioso: le era venuto spontaneo immaginarlo nelle vesti di padre… scosse la testa. Non era il momento di fantasticare, i bambini la stavano fissando.

«Qualcosa di nuovo?» ripeterono alcuni.

Juvia annuì. «Una storia d’azione, con un principe che salva una fanciulla oppressa da una terribile maledizione, insegnandole a sorridere. Ma anche una storia d’amore, perché la fanciulla da allora seguirà il principe ovunque, riconoscente e innamorata, venendone infine ricambiata. Una storia così» disse, sognante. Fece una pausa, poi guardò i bambini negli occhi, uno per uno. «Vi piacerebbe ascoltarla?»

«Sì!», esclamarono alcuni, «Bleah, amore!», mormorarono altri; presto una domanda sovrastò tutto il resto, però.

«Come si chiama la storia?»

«Il titolo, dicci il titolo! O te la sei inventata?»

Juvia sbatté le palpebre; non ci aveva pensato. «Certo che ha un titolo», affermò. «È…»

«Il principe di ghiaccio e la maledizione dell’Acqua.»

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Capitolo 27
*** Paradiso ***


Viaggio


Prompt #27:

Paradiso






Gray sospirò, frapponendosi tra due bambini che parevano pronti a prendersi a pugni. Erano già i terzi, ed erano passati solo venti minuti da quando glieli avevano affidati.

«La violenza non risolve nulla» sentenziò seriamente, pensando il contrario. «Qual è il problema?»

«Mi ha detto che sono basso!» esclamò uno dei due. Gray lo squadrò rapidamente, portando poi gli occhi sull’altro. «Siete bassi entrambi» affermò piatto.

I due bambini lo guardarono in cagnesco, gli altri intorno si misero a ridere.

«Va bene, va bene, basta. Venite tutti qui, mettetevi in cerchio – voi due ai lati opposti. Facciamo un gioco» annunciò, resistendo alla tentazione di mettersi le mani tra i capelli.

Perché mi sono offerto volontario? si chiese, rimproverandosi mentalmente.

 Spiò l’altro lato della sala con la coda dell’occhio – sapeva benissimo il perché.

Juvia. Lei tra i bambini stava benissimo, contrariamente a lui. Ora era seduta in mezzo al suo gruppo, raccontando chissà cosa con aria sognante.

Tornò a concentrarsi sui suoi dintorni immediati. I bambini lo fissavano, alcuni imbronciati, altri solo in attesa.

«Che gioco vorreste fare?» domandò. Vide uno dei due rissosi di prima fare per parlare; «Tu no» lo zittì sul nascere, per poi dare la parola a una bambina che aveva timidamente alzato una mano.

«Dipingi il Paradiso!» esclamò questa con un sorriso raggiante.

Gray inarcò un sopracciglio. «Che gioco è?» s’informò scettico. Dubitava ci fossero dei pennelli nella vecchia Chiesa.

«Oh, è facile» rispose subito la bimba, felice d’essere stata presa in considerazione. «Bisogna pensare a cosa, o chi, non può mancare perché siamo felici. Poi, a turno, ognuno dice il suo: così costruiamo un Paradiso, unendo i ricordi speciali di tutti!» spiegò.

«Che gioco strano» replicò Gray d’istinto. Vide il sorriso della bambina velarsi, così si affrettò a rettificare: «Voglio dire, non l’ho mai sentito! Certo, giochiamo. Inizia tu» disse indicando un bambino a caso.

Quello parve emozionarsi, vedendosi scelto per primo. «Il mio skate!» esclamò dopo un solo attimo di esitazione. «La mia bambola!», «Erika!», «Leo!», «Il mio cuscino!» furono solo alcune delle risposte che seguirono.

«Nonno», disse per ultima la bambina che aveva proposto il gioco. Gray si accorse che stava fissando lui – tutti lo stavano facendo. «Tocca a te!»

«Eh?» gli uscì, colto alla sprovvista.

«Certo, devi giocare anche tu! A chi pensi quando immagini il Paradiso?» gli chiese uno dei bambini più piccoli, seduto proprio accanto a lui.

Che sciocchezza, lui partecipare?

Avvertì gli sguardi farsi più pressanti. In fondo… perché no? Bastava menzionare un qualsiasi oggetto e si sarebbero ritenuti soddisfatti.

Paradiso.

Socchiuse gli occhi. Avvolta in una nuvola bianca, Juvia procedeva spedita verso di lui attraverso la navata di quella stessa Chiesa. Vedendola sempre più vicina, capì che non era una nuvola a celare il suo corpo, ma un candido abito da sposa…

«Sta bene?», «È tutto rosso!», «Avrà la febbre?»

Gray scosse la testa, scacciando imbarazzato quell’immagine.

«Juvia» mormorò, ma i bambini non lo ascoltavano più.

Si schiaffò una mano in fronte, ridendo tra sé.

«Ho rimandato abbastanza.»

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Capitolo 28
*** Sciarpa ***


Viaggio


Prompt #28:

Sciarpa






Juvia non sapeva cosa aspettarsi.

Gray le aveva chiesto di incontrarlo in una stradina secondaria di Magnolia, doveva dirle qualcosa.

Il primo istinto di Juvia era stato di gioia, ovviamente. Si era sentita emozionata, aveva pensato a mille diverse ipotesi. Si era sentita leggera, aveva ispezionato l’armadio desiderosa di presentarsi al meglio.

Man mano che si avvicinava, però, l’eccitazione era scemata; una sensazione d’inquietudine l’aveva presa alla bocca dello stomaco, improvvisamente si era trovata a chiedersi il perché di quello strano appuntamento. Gray si era comportato insolitamente, nell’ultimo periodo.

Juvia aveva capito di che strada si trattasse, avvicinandosi: ricordava, ricordava ancora molto bene nonostante fossero passati più di due anni.

Gray aveva rifiutato la sciarpa che aveva preparato per festeggiare i loro 413 giorni di conoscenza. C’era rimasta molto male, ma poi avevano chiarito – eppure, non era un ricordo piacevole. Pur senza volerlo, quel giorno Juvia aveva ferito Gray.

Perché le aveva chiesto di vedersi proprio lì? Anche lui ricordava ancora quell’episodio, anche lui provava una sgradevole sensazione solo a pensarci? Juvia sperava di no, si disse che non era così, tuttavia l’inquietudine non la lasciò, le tenne compagnia fino al punto d’incontro.

Gray non c’era ancora; Juvia non se ne accorse subito, ma stava nevicando. Come quella volta…

«Juvia».

Si voltò di scatto, risvegliata dalla voce di Gray.

Perse un battito, nel vederlo: indossava una sciarpa, la sua sciarpa. «La sciarpa di Juvia», mormorò.

Lui si nascose nella sciarpa; sembrava a disagio? Il cuore riprese a batterle forte.

Gray le indicò una panchina, invitandola a sedersi per poi fare altrettanto.

«Juvia», ripeté. «È complicato. Ormai viviamo insieme da un po’…»

«Juvia ne è tanto felice» esclamò, interrompendolo. «Ma se vuoi che Juvia vada via,» iniziò a dire con voce tremante.

«Cosa? No!»

Lo disse con tanta enfasi che la ragazza alzò lo sguardo, colpita. Aveva le lacrime agli occhi: non voleva cacciarla!

Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.

Poté avvertire il suo calore, arrossì per l’improvvisa vicinanza.

«Non voglio che tu te ne vada. Mai» le sussurrò Gray all’orecchio; non poteva vederlo. «Resta con me, Juvia» continuò lui – sentì un fruscio, forse stava armeggiando con una tasca?

Gray si spostò, in modo da poterla guardare. Lo sguardo di Juvia, però, fu attratto dall’oggetto che il ragazzo teneva sul palmo della mano.

Un anellino decorato con un piccolo turchese a goccia.

Le parole le si mozzarono in gola.

«Sì», riuscì a mormorare dopo svariati secondi, «sì».

Stringendogli la mano con l’anello, si voltò e lo baciò, lasciando alle labbra di colmare il non-detto.

Un bacio bagnato, traboccante di gioia.



scarf

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Capitolo 29
*** Colla ***


Viaggio


Prompt #29:

Colla






Juvia era stata troppo lenta; non aveva potuto schivare l’attacco del mago fuorilegge, e – la sua preoccupazione maggiore – sospettò che anche Gray ne fosse rimasto coinvolto.

Non sentiva dolore, tuttavia: solo uno strano calore al braccio sinistro, realizzò stupita. Riservò a dopo le indagini: individuò l’avversario e si slanciò nella sua direzione, decisa a non farselo sfuggire nuovamente.

Almeno, questo è quel che avrebbe voluto. Non appena compì il primo passo, però, si sentì tirare per il braccio; il troppo slancio la fece ricadere indietro – sopra Gray.

Fece per portare le mani alla bocca, ma non le riuscì; il braccio sinistro opponeva resistenza.

Gray si tirò su, sollevando il braccio destro – e con quello il suo. Una sostanza appiccicosa li legava, ostacolando i loro movimenti. «Colla», imprecò Gray. «Non fare movimenti bruschi, Juvia». Lei annuì, iniziando a comprendere.

Un pensiero l’assalì a tradimento; un tempo Juvia avrebbe fatto i salti di gioia per essere stata legata a Gray. Sorrise, accantonando l’idea.

Il fuorilegge, intanto, li squadrava ghignante. «Provate a prendermi ora!» li sfidò sprezzante. «Quella non è colla normale, ma una miscela speciale, preparata da me! Praticamente indistruttibile, non riuscirete mai a rimuoverla» spiegò compiaciuto. «Addio!» esclamò poi, riprendendo la fuga che i due maghi avevano interrotto poco prima.

«Così non va» mormorò Gray frustrato. Fissò torvo la sostanza collosa, riflettendo.

«Gray» lo richiamò, «Juvia è pronta» affermò soltanto, convinta, cercando il suo sguardo. Lo trovò; vide Gray esitare un istante, ma annuirle poco dopo. Dopo un ultimo sguardo d’intesa, procedettero in perfetta sincronia.

I due maghi di Fairy Tail ripresero l’inseguimento, mentre le loro giacche unite ricadevano a terra. Spogliarsene in un unico, fluido movimento non era stato semplice, ma a vederli da fuori si sarebbe pensato di sì.

Raggiungere il fuggitivo fu questione di poco, renderlo innocuo richiese anche meno.

Finita la missione, si riavviarono verso la Gilda; Gray le sfiorò la mano, la strinse.

Juvia pensò al passato e sorrise: per stare a fianco del suo amato non aveva più bisogno di colla o trucchi simili.

Le bastava essere se stessa.

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Capitolo 30
*** Matrimonio ***


Matrimonio


Prompt #30:

Matrimonio






«Haa… haa…»

«Juvia, respira. Se continui così soffocherai prima di arrivare all’altare!» l’esortò Lucy ridendo.

Juvia annuì; le tremavano le mani. «Juvia… non sta sognando, vero?» mormorò.

Aveva sognato quel giorno così tante volte, non riusciva a credere che fosse realmente arrivato.

Lucy le sorrise indulgente. «Certo che non stai sognando» rispose, indicandole l’edificio davanti a loro. «Gray è dentro. Non vorrai farlo aspettare, vero?»

Scosse la testa con decisione. Che le prendeva? Lo sguardo le cadde sull’anellino che portava all’anulare. Già – era tutto vero. Il sogno stava per divenire realtà.

Ricambiò il sorriso di Lucy, riprendendo il controllo di sé, e si affrettò: non voleva che Gray aspettasse – lei stessa non poteva attendere un momento di più.

 

Non smise di fissare Gray un solo attimo, mentre il sacerdote legava i loro polsi con un nastro bianco e blu.

«Juvia Loxar, Gray Fullbuster» pronunciò l’uomo in tono solenne, «qui vi lego affinché d’ora in avanti condividiate tutto, nel bene e nel male. Giurate di restare fedeli all’altro fino alla fine della vostra vita

«». La risposta di Juvia si fuse a quella di Gray – le loro voci risuonarono in tutta la cattedrale.

Il sacerdote annuì, invitandoli a raggiungere le tazze cerimoniali. Fu Juvia a bere il primo sorso; incrociò nuovamente lo sguardo di Gray, mentre si alternavano come previsto dalla tradizione.

Quando ebbero finito, il sacerdote li invitò a concludere – Juvia non se lo fece ripetere.

«Ti amo». Fu un sussurro, un soffio emesso nello schiudere le labbra. Juvia si chiese se non l’avesse solo immaginato, mentre si lasciava trasportare dal bacio e dimenticava tutto il resto.

Aveva importanza? Erano lì. Anche Juvia- no, io ti amo, Gray.

Non c’era più bisogno di allontanarsi da sé.

Juvia era un tutt’uno con Gray, ora – doveva andarne fiera.

«Perché ci mettono tanto? Sono così buone le labbra? Fammi provare, Lucy!»

La battuta di Natsu e le proteste indignate che seguirono da Lucy spezzarono l’incanto, riportando Juvia a dov’era. Gray interruppe il bacio – non avrebbe saputo dire quanto fosse durato – e la fissò, sorridendole. Rinforzò la stretta sulla mano avvolta nel nastro, lei annuì felice. Si voltarono, dando le spalle al sacerdote.

La cerimonia era finita, la loro vecchia vita anche: stavano per iniziare qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno dei due conosceva.

Juvia non aveva paura dell’ignoto. Non se poteva affrontarlo al fianco di Gray.

Fu lei a compiere il primo passo.

Scortati dalla Gilda fuori dalla cattedrale di Magnolia, il sole accolse il loro ingresso in una nuova vita.

Era una giornata serena.














NdA
Okay, mi sa che serve qualche spiegazione XD
Prima di tutto, che ansia, scrivere i matrimoni è colplicato. Spero di non essere risultata tanto banale >.<
Per quanto riguarda le modalità, in Mashima tutto fa pensare al classico matrimonio cattolico, ma non poteva essere proprio così, avrebbe anche abbastanza stonato con i personaggi (?), quindi l'ho mischiato con la tradizione del san-san-kudo, quella di bere il sakè alternandosi – è una tradizione giapponese che ho scoperto qualche mese fa scrivendo un'altra OS – e con quella del nastro avvolto attorno ai polsi, di cui ho letto come tradizione indiana, perché mi piaceva. Sì, lo so, le mie motivazioni sono qualcosa d'impareggiabilmente serio :')
Be', spero che questa flash non vi abbia delusi (?)
Alla prossima – stento a credere che siamo già alla fine!
Un bacio.
Mari

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Capitolo 31
*** Halloween ***


Halloween


Prompt #31:

Halloween










«Dolcetto o scherzetto?»

Gray spalancò la bocca incredulo. Allora era vero, quel che gli avevano raccontato sulle strane usanze di Caelum. Aveva stentato a crederlo, sospettando persino si trattasse di un elaborato scherzo. Pareva si fosse sbagliato.

«Che bel draghetto!» esclamò Juvia, accanto a lui. La vide riempire il sacchetto del fortunato bambino con le caramelle che avevano acquistato quella mattina.

Si perse a fissarla. Conosceva a memoria i suoi lineamenti, e ancora non se ne stancava; ogni volta vi scorgeva qualcosa che riusciva a sorprenderlo, a colpirlo. In quel momento fu conquistato dalla sua espressione gioiosa, dal suo entusiasmo quasi infantile per quella festa così strana. Avrebbe dovuto dirle di non esagerare con le caramelle, di tenerne un po’ per altri eventuali bambini – non lo fece.

«Papà, posso uscire anch’io?»

Gray distolse lo sguardo, finalmente, abbassandolo sul bambino che lo tirava per la manica. Gli scompigliò i capelli. Non avrebbe saputo dirgli di no, ne era ben conscio.

«Va bene, Gris. Andiamo» accettò, tirandosi su.

«Così non va bene». Juvia lo fissava critica – strano. «Ci vorrebbe… ecco!» esclamò poco dopo, raggiante. La vide correre in camera e sentì uno scricchiolio: immaginò che avesse spalancato l’armadio. Sollevò il bambino. «Vediamo che combina la mamma», propose. Gris annuì allegramente.

Una volta sulla soglia, videro Juvia studiare con occhio critico un pezzo di stoffa nera. In una mano aveva delle forbici.

«Che fai, mamma?» domandò Gris curioso. Già, che fai?

Juvia non si voltò, prese invece a tagliuzzare un lato della stoffa. Quando ebbe finito, l’avvolse intorno a Gray, allacciandolo intorno al suo collo – quindi gli arruffò i capelli.

Gli tolse il figlio dalle braccia e mosse due passi indietro. «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un bellissimo vampiro così?»

L’interrogato la guardò scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa espressione?

«Dici sempre che è bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i dolcetti!»

Juvia lo mise giù ridendo. «Sì, è vero» ammise.

Gray si unì alla risata. Diede un altro sguardo alla donna a cui aveva scelto di legarsi: diversamente da lui, appena saputo della tradizione aveva deciso di adeguarsi, così ora indossava una camicia nera con una gonna arancione e un cappellino a punta.

Non funzionava molto come travestimento, considerò: avrebbe dovuto spaventare, ma guardandola riusciva solo a pensare a quanto le donasse. Ancora di più, se dava la mano a Gris come in quel momento.

Le due persone più importanti della sua vita, insieme, a un passo da lui.

Li raggiunse.

«Se non ci sbrighiamo, rischiamo di non trovare neanche un cioccolatino».

 

Fu una nottata divertente, stranamente serena – come lo erano molte, da quando Juvia gli aveva stravolto la vita.

Non si era pentito un secondo di averla accettata.


Halloween

~NdA~

Io stento a crederlo, davvero: è finita.
Com'è ovvio, ci sono flash che mi convincono più di altre, ma sono soddisfatta anche solo per essere riuscita a pubblicare ogni giorno, sono felice per l'accoglienza che avete riservato alla raccolta: grazie!
Amo Gray e Juvia e avevo già scritto su di loro, ma molto poco. Dedicare loro un intero mese è stato bello, mi ha aiutata a riscoprirli ma, non ve lo nascondo, è stato anche stancante, alle volte.
Sono felicissima d'averlo fatto, ma non penso di tornare a scriverci tanto presto – o forse sì, chissà, tanto la mia ispirazione fa come le pare.
È stata un'avventura (come altro definirla?) davvero divertente. Alcuni prompt mi hanno fatta sclerare, su altri non ho avuti dubbi, scrivendo certe flash mi sono sentita sciogliere. Ma soprattutto, è stato bello viverla con voi: in particolare, devo davvero ringraziare Sissi1978 SkyDream: leggere le vostre recensioni dopo ogni flash è stato davvero un piacere e un bell'incoraggiamento!
Ringraziamenti speciali vanno anche a chi si è dovuto sorbire i miei scleri su questo o quel prompt; siete preziose, ragazze, vi voglio bene *__*
Insomma, grazie a tutti voi che ci siete stati e avete speso un po' del vostro tempo per leggere le mie parole ^___^ Spero di avervi regalato qualche sorriso!
Se volete lasciarmi un qualsiasi commento lo leggerò molto volentieri.
{"Gris" significa "grigio" in spagnolo. In pratica ho preso il nome di Gray e l'ho adattato alla lingua di quello di Lluvia xD}
Un abbraccio a tutti, alla prossima :3

Mari

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