Charmed: Legacy - The Power of Four

di marwari_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Nuova Vita ***
Capitolo 2: *** Camp Skylark ***



Capitolo 1
*** Una Nuova Vita ***


NdA: Benvenuti nel terzo (e ultimo??) volume della mia saga di Charmed. Sì, concordo sul fatto che "The Power of Four" sia abbastanza scontato, eppure, dopo varie riflessioni, sono giunta alla conclusione che non ci possa essere titolo più azzeccato, seppur banale o semplice, che dir si voglia.
Parto subito con il ringraziare Son of Jericho, che mi accompagna in questa avventura dall'inizo e tutte le persone che mi spronano a scrivere e migliorare. Dedico, come sempre, questa storia alla mia gf. Enjoy!

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Charmed: Legacy (Vol. I)
Beyond the Pale {riassunto}: E' il 1992 quando Paige sta partecipando, di controvoglia, ad una gita al museo locale organizzata dalla scuola. Gli studenti hanno la possibilità di entrare nei laboratori in onore dell'ultima mostra allestita, riguardante Salem e la storia del 1600 legata all'occulto. Lì incontra Prue Halliwell, che lavora nel museo. Succede qualcosa di incredibile. Assistono all'accadimento di eventi speciali, che solo in seguito, scopriranno essere sovrannaturali. Entrambe le ragazze sembrano, inoltre, legate ad un nome: Melinda Warren. Vari accadimenti le spingeranno a ritrovarsi e ad indagare, insieme alle sorelle di Prue, per cercare di svelare l'arcano mistero che aleggia sulle loro vite.
[Per leggere "Beyond the Pale", clicca qui.]

Charmed: Legacy (Vol. II)
The Forbidden Spell {riassunto}: Prue decide, alla fine, di prendere Paige sotto la propria ala ed insieme incominciano ad indagare sui misteri che le accomunano. Ben presto, scoprono realtà sconvolgenti e segreti in procinto di essere rivelati. La conoscenza, però, giunge con un prezzo non indifferente: il Male è dietro l'angolo e, da sole, non sono in grado di affrontarlo, soprattutto se questa ricerca minaccia di spaccare in due la famiglia Halliwell. Se Per Prue e Paige la magia è affascinante, per Piper e Phoebe è più difficile da accettare. Un avvenimento in particolare, però, le farà ricredere e, tutte e quattro insieme, cercheranno una soluzione per contrastare il destino avverso.
[Per leggere "The Forbidden Spell", clicca qui.]


Saga: Charmed: Legacy (Vol. III)
Titolo: The Power of Four
Set: 1992 + 1993 (pre-serie)
Capitolo: 1. Una nuova vita
POV: Paige Matthews

NdR: All'interno del capitolo sono presenti degli Easter Eggs.

THE POWER OF FOUR

Capitolo 1 – Una nuova vita

«Quella era mia madre,» quattro teste si mossero su e giù con convinzione «tu sei mia nonna,» la donna più anziana sorrise colpevole «voi siete mie sorelle.» le tre ragazze annuirono all’unisono, come se fossero state la stessa persona «e io sono una strega.» concluse Paige con aria intontita. Sorrise per una frazione di secondo, incredula, poi sbuffò.

«Lo so che è difficile da accettare e da capire, con tutto quello che ti è successo nell’ultimo periodo, Paige, ma vedrai che comprenderai che questo è il tuo posto. Lo è da sempre.» Penny tentò di avvicinarsi, girando attorno al lungo tavolo di legno della cucina.

Paige si era ritrovata lì dopo quell’incontro a dir poco incredibile che l’aveva lasciata senza fiato e, a detta delle tre sorelle, anche senza sensi. L’odore acre dell’aceto che Penny aveva usato per farla rinvenire le pungeva ancora le narici e quasi era sorpresa di non aver sentito urla da parte della donna rivolte alle nipoti che, ancora una volta, avevano disobbedito ai suoi ordini. Certo, in quel momento, c’erano faccende molto più pressanti da discutere come, per esempio, il fatto che Paige fosse parte della famiglia, letteralmente. E se tutte le coincidenze non fossero stare solo coincidenze? Se qualcuno avesse già deciso il loro destino? Quel pensiero, oramai, era un tarlo nella testa di tutte loro.

«Non è affatto difficile.» Mormorò Paige. «Per tutta la vita mi sono sentita fuori posto ed ora ho finalmente capito il perché.» Sorrise. «Non sono solo perché ero stata abbandonata da piccola, ma perché non sono come tutti gli altri.»

«Nessuna di voi lo è.» Disse la nonna.

«Perchè Paige non è cresciuta con noi?» La voce squillante di Piper si fece strada tra i pensieri di tutte.

Quattro teste curiose e vogliose di risposte si voltarono di colpo verso Penny.
«Non spetta a me dirvelo, ragazze.» La donna sospirò pesantemente.

Anche se era difficile da credere, in quella particolare circostanza, Paige sapeva che non poteva parlare. Ormai era ovvio che forze superiori erano vincolate alle loro vite e dovevano semplicemente adattarsi.


«Immaginavo che lo avresti detto.» Bofonchiò Phoebe, evidentemente la più irritata dal fatto di essere stata privata di una sorella minore con cui condividere la maggior parte delle sue passioni ed interessi.

«Ma ora che facciamo?» Mormorò Paige. Si sentiva come se fosse stata appena investita da un autobus, tutte quelle rivelazioni e verità e segreti che le venivano rovesciati addosso senza la minima pietà. Aveva una nuova vita e una fuori dal comune, doveva imparare ad avere sorelle, una nonna, una camera condivisa, come vivere insieme ad altre persone della sua età e anche a come diventare una strega degna di quel nome. Aveva tutto nelle sue mani, adesso.

«Ora dovete solo preoccuparvi di diventare delle brave streghe sotto la mia guida e delle donne ammirevoli. Per questo, vi dovrete sostenere a vicenda.» Sorrise Penny, gli occhi lucidi e felici «Sarà un’avventura per voi; sarà pericoloso ma non dovete temere: sarete al sicuro, finché sarete insieme.» Sospirò, guardandole tutte negli occhi ed annuì «Insieme, come doveva essere fin dal principio.» La nonna aprì le braccia per circondare le nipoti quando esse le si avvicinarono, senza essere chiamate, ricambiando la stretta con vigore. «Dopotutto, bambine mie, siete delle Halliwell.»

⁓✧⁓

Il tempo passò in un battito di ciglia.
La nonna organizzò un viaggio in Florida per Natale e per il nuovo anno si trovarono felicemente a festeggiare con Patty ed altre antenate, in soffitta, perché allo scoccare della mezzanotte si creava una sorta di passaggio – come aveva spiegato la nonna – con cui gli spiriti potenti potevano scendere nel mondo dei vivi. Durante il Capodanno cinese, invece, Piper le trascinò tutte a ChinaTown e il giorno dopo si erano sentite terribilmente male per quelle strane combinazioni che la ragazza le aveva costrette a provare.

Il giorno più atteso di tutte, però, fu quello dell’inizio dell’estate. Soprattutto da Paige, che aveva terminato l’anno scolastico con il massimo dei voti in alcune materie, grazie alle sue sorelle e, forse, anche qualche minaccia della nonna. Fu il primo giorno che Paige, preso coraggio, l’aveva chiamata così.

I suoi zii la chiamavano spesso, mai accennando al trasferimento che avrebbe dovuto verificarsi in estate, parlando come se fosse la cosa più naturale del mondo trovarsi lì con le Halliwell, come se ci dovesse rimanere per sempre. Sospettava che ci fosse lo zampino della nonna, ma non faceva domande: le cose andavano più che bene così com’erano.

Poi, c’era stata la promessa da parte sua di liberare completamente i loro poteri, una volta cominciata la pausa estiva, e loro avevano vissuto l’attesa con ansia e curiosità, chi più, chi meno. Paige e Phoebe non avevano chiuso occhio per quasi due notti, troppo impazienti di ricevere un dono che le avrebbe rese ancora più speciali; essendo ancora delle adolescenti, la nonna era spaventata che i loro poteri potessero dar loro alla testa, vista già la loro convinzione di essere invincibili, ma confidava nel senso di responsabilità delle maggiori. Prue infatti viveva il tutto come una prova personale, cercando ogni giorno di migliorare in qualcosa, per essere all’altezza delle aspettative. Piper, infine, aveva condotto ricerche su ogni argomento lontanamente collegato alla stregoneria, cercando di arrivare preparata per ogni evenienza.

Avevano atteso a lungo e quello era il giorno.

«Piper, non c’era bisogno di mettersi il vestito della festa.» La schernì Phoebe, ridacchiando sotto ai baffi quando la sorella maggiore alzò il mento, allacciandosi l’ultimo bottone sotto al collo con aria di sfida.

«E tu potevi metterti qualcos’altro di diverso dal pigiama.» Ribattè l’altra, guardando la sorella dall’alto in basso per provare il suo punto «Scommetto che i gattini spaventano atrocemente i demoni.»

«Se sono egiziani, sì.» Phoebe alzò le sopracciglia.

«Touchè.» Concesse Piper.

Erano ancora sulle soglie delle loro camere quando vennero raggiunte dalle altre due sorelle, vestite anche loro di tutto punto sebbene Paige non avesse perso occasione di distinguersi e aveva indossato i suoi pantaloni strappati blu notte.

«Nervose?» Domandò Prue con un sorriso.

«Sorprendentemente, no.» Piper deglutì.

Paige era incredibilmente felice che anche lei, alla fine, avesse accettato di essere una strega dalla nascita e che quei poteri le avevano legate indissolubilmente per sempre. Non solo erano sorelle, non solo erano streghe, ma avevano un destino comune volto alla grandezza: la nonna lo ripeteva sempre, con orgoglio.

«Devi andare avanti tu.» Disse la più piccola, rivolgendo uno sguardo incoraggiante verso la mora.

Aveva assistito a pochissime cerimonie durante la sua vita e di certo non si poteva dire che fosse avvezza a cerimonie di streghe, però quello era un dettaglio che la accomunava alle sue sorelle. Tutto quello che sapeva, era che doveva seguire delle regole ben precise perché, anche se privato, si trattava di un rito oltremodo importante, che le avrebbe iniziate al nuovo capitolo delle loro vite; anzi, un rituale che avrebbe restituito loro delle vite – e delle qualità - che erano loro per diritto di nascita.

Paige prese coraggio e chiuse il corteo alle spalle di Phoebe, la quale si arrampicava, a piedi nudi, sulle scale che conducevano alla soffitta. I tacchi bassi di Piper scandivano il tempo e la candela che aveva in mano Prue illuminava appena il loro breve cammino.

La ragazza udì solamente il cigolio della porta che si apriva e vide le sue sorelle sparire ad una ad una, finché non toccò a lei.

Penny Halliwell le stava aspettando in soffitta, avvolta in uno dei suoi abiti lunghi di velluto rosso, perfettamente pettinata e truccata, con grossi orecchini di turchese levigato e una collana dello stesso stile che le ricadeva sul petto.

La soffitta era stata illuminata da numerose candele, il Libro delle Ombre appoggiato sul suo leggio accanto alle finestre e quattro cuscini sistemati attorno al tavolo basso circolare, vuoto.

Tutta quella situazione aveva un qualcosa di mistico ed affascinante al tempo stesso, pur conservando l’aurea solenne di quel momento tanto significativo per tutte loro.

La donna più anziana sorrise orgogliosa, ma non si risparmiò di lanciare un’occhiataccia a Phoebe e sollevare gli occhi al cielo, il che, per quanto possibile, smorzò la tensione che si era creata.

«Dopo questa notte,» la nonna disse «sarete streghe a tutti gli effetti. Il vostro destino vi sarà restituito e voi voterete le vostre vite a sconfiggere il Male. Non si torna indietro, ragazze.» Le avvertì per l’ultima volta. Avevano sentito quel discorso innumerevoli volte, ormai, ed erano tutte decise. «Molto bene.» Concluse la donna con un sorriso.

Penny si allontanò con passo tranquillo verso un angolo buio della soffitta, recuperò un cubo di metallo finemente decorato, apparentemente mediocre, che non sembrava niente di più di un soprammobile. Ci passò sopra la mano destra. D'un tratto, si sentì un ingranaggio scattare e il cubo si trasformò in uno scrigno.

Da esso, la nonna estrasse una lanterna in vecchio stile, illuminata da piccole sfere di luci fluttuanti.

«Nonna, quelli sono-» Tentò Phoebe con voce sgomentata, ma la donna la zittì con un cenno della mano.

«In piedi, ragazze. Prendetevi per mano.» Indicò e loro obbedirono. «Spezzo le catene che avevo creato e restituisco alle mie nipoti il loro fato.» Pronunciò con un sospiro. Sulla base della lanterna comparve una piccola chiave, simile alla valvola che si utilizzava in passato per far aumentare o diminuire la fiamma. «Ora, ripetete dopo di me: poteri delle streghe innalzatevi.»

«Poteri delle streghe innalzatevi.» Enunciarono all’unisono.

«Invisibili nel cielo destatevi.»

«Invisibili nel cielo destatevi

«Venite a noi che vi invochiamo.»

«Venite a noi che vi invochiamo

«Venite a noi ed insieme restiamo.»

«Venite a noi ed insieme restiamo

La nonna sorrise e, senza alcun preavviso, ruotò la chiave, facendo scomparire il vetro della lanterna nel nulla. Le sfere di luci di librarono in aria, si raggrupparono in quattro ammassi distinti e proprio quando le bocche delle ragazze si aprirono per lo stupore, esse vorticarono velocemente, dirigendosi verso le sorelle e penetrando dentro ognuna di esse.

Paige si toccò il petto più volte, dove quella sensazione di bruciore intenso le stava facendo contorcere lo stomaco. Fu doloroso, ma solo per un istante.

Quando quella strana sensazione svanì, le sue dita stavano ancora arricciando il maglione. Si sentiva quasi vuota, strana, diversa… eppure incredibilmente uguale a prima.

«Tutto qui?» Esclamò Phoebe con voce stridula, schiarendosi la gola.

Paige notò che, a differenza sua, si stava massaggiando una tempia.

«Parla per te.» Bofonchiò Prue, stringendo gli occhi come se stesse vedendo appannato.

«Come facciamo a sapere se ha funzionato?» Domandò Piper incuriosita, intenta a guardarsi le mani con interesse e a muoverle, come se avesse visto i propri arti per la prima volta in vita sua.

La nonna attese qualche istante poi, adocchiato un libro dallo scaffale più vicino, stese il braccio verso di esso, l’indice ed il medio protesi e lo scagliò nella loro direzione.

Paige osservò con sgomento quel libro volare, veloce come un proiettile, non in una direzione qualsiasi, ma verso Piper.

Spaventata, la ragazza si accartocciò su se stessa, le mani aperte davanti a sé.

«Nonna, sei diventata matta?!» Le urlò contro spaventata.

Paige non riusciva a sbattere le ciglia per quanto sorprendente e meravigliosa fosse la scena che aveva davanti a sé: Piper rimase immobile per qualche istante poi, evidentemente sorpresa di non essere stata colpita da nessun oggetto contundente, si rilassò pian piano, incrociando gli occhi non appena notò quell’elemento estraneo a pochi centimetri dal volto.

Il libro si era fermato a mezz’aria, aperto, come se qualcuno avesse messo in pausa un film. Se ne stava lì immobile a fluttuare nel vuoto, senza che niente o nessuno lo sostenesse.

Paige allungò il dito per toccarlo, incredula di quello che stava succedendo, ma un istante prima che potesse farlo, il libro cadde dritto sul pavimento come se la forza di gravità avesse, d’un tratto, preso il sopravvento.

«Più allenerete i vostri poteri, più diventeranno forti, ragazze.» Spiegò la nonna.

«Ho dei poteri.» Mormorò Piper, come se quella consapevolezza l’avesse attraversata solo in quell’istante.

«Avanti, Prue, mettilo a posto.» Propose la nonna con tono incoraggiante.

Prue annuì una volta sola, decisa, e si concentrò al massimo per riuscire a dare dimostrazione dei suoi poteri; divaricò leggermente le gambe ed imitò i gesti che aveva compiuto la nonna, muovendo il braccio con un movimento energico. Provò e riprovò, ma il libro non si muoveva.

«Da piccola eri più brava di me.» Penny le strizzò l’occhio. «Dovrete solo riprendere la mano, voi due.» Disse, rivolta alle due sorelle più grandi.

Paige e Phoebe si scambiarono un’occhiata prima di sbuffare.

«Mi sento ridicola.» Confessò Prue, tentando di muovere il libro nuovamente «Se solo capissi come fare.» Si lamentò frustrata, contorcendo il proprio viso in una smorfia di disapprovazione. Fu allora che il libro tremò.

«Fallo ancora.» Esclamò Phoebe con entusiasmo.

«Cosa?» Sibilò la sorella maggiore indispettita.

«Quella cosa,» proseguì Phoebe, sventolando l’indice davanti al suo viso «quella cosa con gli occhi.» Strizzò gli occhi lei stessa, per mostrarlo alla sorella.

Prue sospirò pesantemente prima di imitare Phoebe. Si concentrò sul libro ai suoi piedi e, dopo pochi istanti, prese a sollevarsi con movimenti irregolari.

«Esatto,» Penny sorrise orgogliosa «mantieni il contatto visivo.» Istruì «E ora portalo verso di me.» La donna prese il libro al volo quando si diresse, con movimenti ondulatori, verso la sua mano. «Eccellente, Prue!»

«Ora io!» Esclamò Phoebe con foga, quasi saltellando sul posto.

«Non si può, tesoro.» Sorrise intenerita la nonna. «Il tuo potere e quello di Paige non funzionano in questo modo.»

«Che vorrebbe dire?» Domandò Phoebe con aria triste.

«I vostri poteri sono legati alle vostre emozioni, potrete attingere ad essi solo e soltanto nel momento del bisogno.» Spiegò Penny.

«Bella fregatura.» Biascicò Phoebe, guardando con un po’ di gelosia le sorelle maggiori.

«Voi quattro avete in voi tutti i poteri di Melinda Warren, la prima della nostra stirpe e la nostra più potente antenata.» A quel nome, l’attenzione di Prue e Paige si focalizzarono sulle parole della nonna. «Per questo motivo, restando unite, sarete più forti.»

⁓✧⁓

Penny Halliwell era un’insegnante attenta e diligente: aveva spiegato alle sue nipoti in che modo potevano controllare i loro poteri e mentre allenava le due sorelle maggiori, teneva d’occhio le due più piccole per insegnare loro a meditare.

La nonna aveva detto che avere una mente sgombra e un’anima pulita le avrebbe aiutate entrambe, eppure Phoebe sospettava – glielo aveva confessato in un momento di pausa – che fosse solo una scusa per tenerle occupate mentre Prue e Piper si allenavano veramente a diventare delle streghe, e Paige cominciava a pensare che la sorella avesse ragione.

Era stanca di dover leggere e rileggere il Libro delle Ombre in attesa che la sua mente recepisse qualche informazione in più su quei demoni che, in passato, erano stati sconfitti, così come il modus operandi delle sue antenate, anche perché oltre che a cucinare pozioni, non vedeva mai un filo logico in quelle uccisioni, ma solamente tanta fortuna e senso di sopravvivenza. Sembrava tutto così casuale.

«Finchè non affronteremo qualche demone, non capiremo mai.»

Paige sollevò lo sguardo annoiato dal libro, osservando Phoebe che era appoggiata allo stipite della porta.

«Finchè Prue e Piper non saranno in grado di gestire i loro poteri, la nonna non ci metterà mai alla prova.» Sospirò scoraggiata «E poi noi due siamo solo un elemento di supporto. Tu che prevedi un eventuale demone da sconfiggere per farle arrivare preparate e io che le curo in caso qualcuno si faccia male.» Sbuffò, chiudendo il libro con un gesto secco. «Che poi, ancora non ho capito come io possa essere decisiva riguardo il mio essere guida. Lo è già la nonna, è lei che ci insegna tutto.»

«Lo scopriremo-»

«Quando sarà il momento, lo so.» Concluse con una smorfia. Entrambe si prendevano spesso beffe di quello che, oramai, era diventato il motto di Penny quando loro chiedevano di più sui loro poteri e in che modo avessero potuto contribuire in una battaglia.

«Vieni,» Sorrise Phoebe con un cenno del capo «Piper ha preparato la colazione.»

«Dov’è la nonna?» Domandò l’altra scivolando a piè pari dal letto.

«È andata a controllare le azioni IBM in banca.» Rispose Phoebe con una smorfia.

«Ancora con questa storia, e le credete?» Le sopracciglia di Paige si sollevarono. Oramai si erano tutte convinte che quando la nonna diceva così, era partita da sola per sconfiggere qualche demone o salvare qualche innocente. O entrambe le cose.

«Da qualche parte dovrà pur prenderli i soldi per le bollette.» Phoebe fece spallucce.

 

Oramai Paige si era adattata bene ai ritmi della casa. Adorava svegliarsi nella sua camera, enorme anche se condivisa con la sorella maggiore e quasi la stupiva come si mescolassero perfettamente i due diversi stili che caratterizzavano le due ragazze: se il lato di Prue era il ritratto dell’ordine, con ripiani e libri e vestiti già da donna in carriera, quello di Paige rispecchiava in pieno la sua anima caotica e ribelle.

Da quando erano diventate streghe, la nonna faceva esprimere molto più liberamente tutte e quattro, soprattutto dopo che la frustrazione di Prue per non aver avuto il permesso di appendere un quadro della sua band preferita al muro, la carta da parati di tutti i corridoi si era stacca completamente, all'improvviso e nello stesso istante.

Così la nonna aveva concesso a Piper di scegliere la carta da parati da sé e a Phoebe i mobili che voleva, Prue aveva riempito la sua parte di muro di poster – tutti perfettamente incorniciati – e lei aveva trascinato la nonna in un negozio di antiquariato per acquistare un letto ad un prezzo stracciato, giustificato, a detta di Piper, dal colore orribile e dal materiale scadente. Però Paige adorava il suo letto di rame battuto dipinto di verde.

Più di tutto però, adorava la nonna e adorava le sue sorelle.

Si sentiva felice ogni mattina quando, scese le scale ed entrata in cucina, le ritrovava tutte insieme al tavolo intente ad iniziare la giornata.

«Come vanno le cose al museo?» Domandò Piper, versando altro caffè nella tazza azzurra di Prue. La ragazza era presa a cucinare dei muffin con il suo fido grembiule allacciato in vita e un panno sporco di farina e cioccolato adagiato su una spalla.

«Bene, direi.» Rispose la maggiore con aria distaccata. Gli occhialetti che usava per leggere il giornale le erano ricaduti sulla punta del naso, ma lei sembrava troppo interessata alla lettura per preoccuparsi di rimetterli al loro posto. «Adesso che Roger è stato licenziato per molestie e io sono la nuova responsabile, devo solo organizzare le varie sale del museo e al resto ci pensano i miei collaboratori.»

«Strega in carriera.» Commentò Phoebe con teatrale ammirazione, affondando i denti in un biscotto appena sfornato.

«E voi due? State facendo i compiti per le vacanze?» Piper le stava osservando sottecchi, ben sapendo che entrambe le ragazze avevano bisogno di qualche incoraggiamento per svolgere i propri doveri scolastici.

«Quelli normali o quelli da strega?» Domandò retoricamente Phoebe.

«Normali.» Mormorò Prue con lo stesso tono di prima. Paige orma sapeva che su quell’argomento non si poteva scherzare, non con Prue; era peggio di una madre.

«Li ho quasi finiti,» Rispose la più giovane soddisfatta «e-»

«E?» La incalzò Prue, ma non ottenne risposta.

Dopo qualche istante di silenzio completo da parte sua, Prue sollevò appena gli occhi dal giornale.

«Chi manda ancora la posta con i piccioni?» Domandò attonita Phoebe, lo sguardo fisso alla finestra socchiusa.

«Non erano piccioni,» Paige scosse la testa, sbattendo lentamente le palpebre. «erano colombe ed erano quattro.» Balbettò, mentre una piuma dell’ultimo volatile si posava leggera sul davanzale.

Prue si alzò di scatto senza dire nulla, avvicinandosi alla finestra con passo deciso. Allungò la mano e recuperò quelle che sembravano quattro buste chiuse.

«Phoebe Jayne Halliwell,» lesse e l’interpellata si fece avanti con timore. Prue le consegnò la busta e andò avanti «Piper Marie Halliwell,» quando si sentì chiamare, anche Piper si avvicinò, recuperando la sua lettera con mani incerte, «Prudence Shay Halliwell e Paige Anna W. Matthews Halliwell. Da quando sei un membro della famiglia reale?» Scherzò Prue, prima di allungarle la lettera.

Era la prima volta che qualcuno la chiamava con il cognome delle sue sorelle. L’emozione non le fece notare la "W" che seguiva il suo secondo nome.

I suoi occhi si fissarono a guardare l’elegante calligrafia con cui era stato scritto nominativo e indirizzo di casa, ma niente di più, nemmeno il mittente.
Una breve occhiata alle altre e capì che nessuno di loro aveva più notizie di lei.

Paige fu l’ultima ad aprire la sua lettera, cominciando solo una volta che le febbrili dita delle sue sorelle ebbero iniziato ad aprire le loro. C’era solo un foglietto, all’interno e, per la maggior parte, vuoto.

«Ragazze, credo che ci sia stato un errore, con la mia.» Mormorò Piper, il biglietto in mano mentre frugava inutilmente nella busta. «C’era un biglietto con scritto...» se lo portò davanti e lesse con voce titubante «”N-38”.»

«Anche io ho un messaggio simile.» Confermò Prue. «”N-37-48.”»

«Nella mia c’è scritto “O-122-28.”» Si intromise Phoebe.

«”O-39”» Concluse Paige.

«Quindi?» Domandò Piper esasperata, agitando le mani e, involontariamente, bloccando le fiamme che stavano cuocendo il bacon. Sbuffò e si coprì il volto con le mani.

«Sarà un innocente che vuole essere salvato?» Propose Prue con una smorfia.

«Avrebbe fatto prima a scrivere “aiuto”.» Rispose secca Phoebe. «Nessuno si prende tanta briga per una richiesta di salvataggio immediato.»

«E allora cosa pensi che sia, sapientona?» Prue la urtò con il gomito, la sorella protestò con vigore.

«Sono indizi, questo è chiaro. E provengono dal mondo magico.» Disse Piper, evitando per poco la lite che si sarebbe accesa a breve. «Fingere che non esistano non può essere una buona cosa e poi, cosa direbbe la nonna se sapesse che abbiamo ignorato i nostri primi messaggi magici?»

«Al lavoro, ragazze.» Sospirò Prue, afferrando il telefono ed infilando il proprio biglietto nella tasca dei pantaloni. «Inventerò una scusa per non andare al lavoro e andrò in biblioteca per cercare qualcosa negli archivi online.»

«Cercherò in soffitta.» Disse Piper con voce bassa, spegnendo i fornelli e ritirando i muffin dal forno che, presto, si afflosciarono su loro stessi.

«Noi cercheremo nel Libro delle Ombre.» Le due sorelle minori quasi parlarono all’unisono. Ormai le trattavano tutti come le gemelle della famiglia, mandandole in coppia a fare qualunque attività; non che la cosa le dispiacesse, ovviamente, ma stava diventando alquanto strano.

⁓✧⁓

«Lo sapete, sì, che abbiamo fatto un errore gravissimo?» Piper entrò urlando in camera di Phoebe.

Le due ragazze, sedute sul letto intente a sfogliare diligentemente il libro, quasi caddero per terra, una per lato del letto.

«Santo cielo, Piper, che ti salta in mente?» Protestò Phoebe con voce stridula.

La ragazza più grande si avvicinò a loro, buttando un volume impolverato accanto a loro, il titolo era “Strategie Demoniache” di una certa Grace Bower.

«Qui dice che le streghe sono molto più vulnerabili da sole, come ci ripete sempre la nonna, perciò spesso le creature del male fanno di tutto per separare i gruppi. Soprattutto uno come il nostro, dal momento che siamo funzionali solo se siamo unite.»

«Prue..» Mormorò Paige. Lo stomaco le si strinse al solo pensiero che sua sorella potesse essere in pericolo.

 

«Dovremmo trovare un altro mezzo di trasporto, per le emergenze.» Commentò acida Phoebe, aggrappata alla cintura di sicurezza della vecchia auto come se fosse l’unica cosa che la salvasse da morte certa.

«Tipo cosa, delle scope?» Ribattè prontamente Piper, gli occhi fissi sulla strada.

«Vuoi rallentare, Crudelia?» Gridò Paige dal sedile posteriore, la quale, sballottata in malo modo contro il finestrino, riuscì per poco ad evitare una spiacevole testata contro il vetro. «Non salveremo nessuno se ci farai uccidere.» Aveva superato il trauma dell’incidente in macchina e da poco aveva ripreso a viaggiare in auto regolarmente. Quella era la prima volta però che si trovava in un veicolo lanciato a tutta velocità per le strade di San Francisco. Sorprendeva anche lei il fatto di non provare panico, come le prime volta che Penny l’aveva infilata in auto, quanto più un terrore naturale di morire schiantata da qualche parte, il che – si diceva – doveva essere normale.

«La biblioteca è qualche isolato più avanti.» Disse Piper con voce concentrata «I demoni non aspetteranno certo il traffico.»

Paige chiuse gli occhi, abbarbicandosi al sedile dov’era seduta Phoebe finchè l’auto non si fermò con una sgommata.

«Nessuno ha pensato ad avvertire la nonna?» Domandò Phoebe con voce altalenante mentre usciva dalla macchina e richiudeva lo sportello dietro di sè.

«Non rispondeva.» Tagliò corto Piper, trascinando Paige per il polso che stava barcollando a causa della nausea. «Muovetevi!»

Si sentivano solamente i loro passi riecheggiare all’interno della biblioteca. I bisbigli delle persone che discutevano sommessamente ne facevano da sfondo.

Cercarono con occhi febbrili ogni indicazione che portava alla sala computer e si precipitarono all’interno. C’erano varie persone chine sui monitor, ma solo una attirò la loro attenzione: Prue se ne stava tranquilla a consultare delle pagine web, scarabocchiando di tanto in tanto qualcosa sul suo taccuino.

Piper avanzò per prima, trascinandosi le sorelle per le braccia come fossero cuccioli di cane che imparano a seguire il guinzaglio.

«Prue, dobbiamo tornare subito a casa, potremmo non essere al sicuro.» Bisbigliò.

«Che ci fate qui?» Domandò Prue sorpresa.

«Si potrebbe trattare di,» Phoebe si avvicinò all’orecchio della sorella «demoni.» sussurrò con preoccupazione.

«Non credo.» Prue scosse la testa. «E poi siamo insieme, adesso.» Si aggiustò gli occhiali sul naso prima di scorrere lungo la pagina.

«Hai trovato qualcosa?» Domandò Paige curiosa, sfogliando le pagine di appunti sconnessi che aveva scritto la sorella maggiore.

«Non proprio. Ho pensato che volesse indicare una poesia, qualche versetto di testi antichi, ho guardato anche nella sezione di geometria e aritmetica per vedere se quei numeri avessero qualche significato.. ma nulla.» Sospirò pesantemente.

«Forse avremo più fortuna con i nostri.» Propose Phoebe, estraendo i proprio biglietto dalla tasca e riponendolo accanto a quello di Prue, poco dopo, anche Piper e Paige la imitarono.

«Questi numeri non hanno alcun senso.» Bofonchiò Prue mentre digitava sulla tastiera.

«Non sono numeri.» Mormorò Paige con aria meravigliata, mischiando i biglietti tra loro secondo una sequenza che, al momento, comprendeva solo lei. «In ordine di nascita: Prue, Piper, Phoebe ed io.» Spiegò, riponendo i biglietti sopra al taccuino.

«Sono coordinate.» Esclamò Piper. «Nord 37, 48, 38. Ovest 122, 28, 39.»

Prue non perse tempo ad inserire il contenuto dei biglietti nel database, dando specifiche istruzioni perché il computer selezionasse una mappa globale il più possibile dettagliata.

Attesero con impazienza che il computer caricasse le informazioni.

«È San Francisco.» Prue disse. «Vicino a Fort Point, proprio accanto al Golden Gate Bridge.» Le ragazze si strinsero il più possibile per poter osservare meglio.

Paige non era mai stata in quel luogo, e quel mistero la intrigava oltre ogni misura. Più di qualunque altra cosa, in quel momento, desiderava trovarsi lì con le sue sorelle.

Non capì molto di quello che successe un attimo più tardi: il suo corpo divenne leggero e, davanti ai suoi occhi, si formarono migliaia di scintille azzurre. Aveva provato quella sensazione solo un’altra volta e al suo risveglio si era ritrovata superstite di un incidente mortale assieme a Prue.

Quella volta, invece che vedere l’asfalto, non vide altro che una distesa erbosa circondata da pochi arboscelli. Non si rese nemmeno conto di stare cadendo, anzi, precipitando al suolo con velocità inaudita.

Contro ogni probabilità, però, si ritrovarono tutte e quattro a rotolare su un cumulo di foglie appena raccolte.

«Cos’è successo? Dove siamo?» Piper gridava freneticamente, spostandosi a carponi sulle foglie e facendole scricchiolare.

«Penso che vomiterò.» Mugugnò Phoebe, la cui caduta era terminata nella posizione in cui si trovava correntemente: seduta, con le gambe distese, come se si fosse sistemata lei stessa sul prato.

«Siamo a Fort Point.» Prue barcollò in piedi, schermendosi dai raggi del sole morente con la mano. «Ringraziando il cielo, le visite al Forte sono sospese dalle 19. Ora, chi è stato?» Domandò con fare inquisitorio, dirigendosi verso Paige e tirandola su quasi di peso. La più piccola stava riversa sopra un tronco caduto, troppo intontita per fare nulla.

«Non guardare me.» Sospirò Phoebe, lasciandosi cadere all’indietro. Piper si limitò a scuotere la testa.

«Credo sia colpa mia.» Bofonchiò Paige reggendosi la fronte, nel vano tentativo di fermare quella terribile sensazione di mal di mare. «Ho visto il punto che indicava la mappa e ho desiderato tanto essere lì, cioè, qui, con tutte voi.»

«Ed ecco qui la tua spiegazione sul perché sei la nostra guida.» Phoebe si tirò su, finché non si ritrovò nuovamente seduta, incurante delle foglie che si erano attaccate al suo maglioncino. «Letteralmente, ci porti ovunque. E così anche tu hai un potere attivo.» Disse con tono lamentoso. «Magnifico, davvero magnifico.»

«Smetti di fare la lagna, Phoebe.» La riprese Piper. «Piuttosto, come torniamo a casa e perché siamo qui?»

Prue non rispose a nessuna di quelle domande, prendendo a guardarsi attorno con attenzione, subito imitata dalle sorelle.

Paige non vedeva nulla di fuori dall’ordinario: il prato, gli alberi, le mura rosse del forte e le rimanenze di qualche turista indisciplinato che non si era preoccupato di trovare un cestino prima di buttare le proprie carte per terra.

Sospirò pesantemente, cercando di scacciare quella sensazione di nausea che ancora le attanagliava lo stomaco. Decise che, forse, guardare la linea ferma dell’orizzonte ed annusare l’aria dell’oceano le avrebbe giovato.

Si appoggiò con i gomiti sulla sponda di mattoni e prese a contare distrattamente le imbarcazioni che passavano sotto al Golden Gate, i gabbiani che volavano attorno alle rive e le rive stesse, fatte di ammassi di rocce e sassi di diversi colori. Tutto ordinario… o quasi.

«Ragazze, credo di aver trovato qualcosa.» Disse a voce alta, indicando un punto sotto di loro, sulla riva ai loro piedi.

Era chiaro che si trattasse di magia e che quella fosse la cosa che dovevano trovare: altrimenti, non si poteva spiegare il perché ci fosse una porta nel bel mezzo del nulla e che si reggesse in piedi senza muri ai suoi lati.

Bastò una veloce occhiata prima che si decidessero a calarsi giù dalle mura del forte, arrampicarsi sulle rocce e scendere fino alla riva, per raggiungere quella strana porta.

«Ho letto tutto a riguardo.» Mormorò Piper. «È un portale. Collega due luoghi o due mondi.» Spiegò.

«Sei la più coraggiosa.» Phoebe tirò una gomitata a Paige, ma la ragazza scosse la testa con vigore, passando la palla a Piper.

«Ci vai tu?» Chiese con voce sottile.

«Ah-ah.» Piper fece di no «Ci va Prue.» E, senza preavviso, spinse la maggiore in avanti.

Prue sospirò con una smorfia di disappunto, ma procedette con passo sicuro fino alla porta. Distese la mano destra per afferrare la maniglia e la girò.

Quando aprì la porta, non successe nulla: potevano vedere solamente quello che c’era oltre, senza niente di speciale.

La mora corrugò la fronte e, timidamente, allungò la mano.

Sotto gli occhi increduli delle sorelle, la sua mano sparì nel vuoto.

Una volta ritratta, essa era come prima.

«Dai una sbirciatina.» Propose Piper con un cenno del capo, avvicinandosi a lei e prendendole il polso.

«E va bene.» Mugugnò Prue.

Paige le afferrò l’altro braccio mentre, preso un profondo respiro, immerse la testa nel nulla al di là della porta.

«Cosa vedi?» Domandò curiosa Phoebe.

«Niente.» La voce di Prue giungeva lontana ed ovattata «È tutto sfocato.» Concluse con uno sbuffo e si ritrasse.

«Dobbiamo oltrepassare la porta.» Sentenziò.

«E se si trattasse di una trappola?» Piper aveva gli occhi fissi sul legno scuro della porta.

«Saremo insieme.» Disse Prue incoraggiante. «Avanti.»

La mora allungò la mano e Piper l’afferrò senza esitazione; a sua volta, allungò la mano a Phoebe e Paige, come sempre, chiuse la fila.

Si strinsero forte le dita a vicenda mentre, trattenendo il respiro, oltrepassavano il misterioso portale.

 

In un battito di ciglia, si ritrovarono all’interno di una grande sala di marmo ocra e rosa mattone, librerie alte fino al soffitto e persone di ogni genere che chiacchieravano tranquillamente e passeggiavano attorno a loro. Sembrava di star vivendo un sogno per la sequela di tutte le cose assurde che erano capitate, eppure no: erano sveglie, vive e tutto quello stava succedendo veramente!

Per un momento, credettero di essere invisibili, poiché il loro arrivo non aveva destato nemmeno un minimo di stupore, poi sentirono una voce in lontananza: «Le Halliwell!»

Il forte brusio generale che invadeva il salone, si trasformò in un silenzio tombale. Il vocio che ne seguì fu composto solamente da persone che, incredule, pronunciavano i loro nomi.

Frastornata, Paige tentò di guardarsi attorno per capire di che luogo fosse, senza molto successo. Cercò lo sguardo delle sue sorelle, ma loro sembravano confuse e spaesate quanto lei.

Quasi non si accorsero dell’uomo in tonaca scura che si era avvicinato a loro, il quale, con entusiasmo, aveva stretto la mano libera di Prue.

«Finalmente!» Esclamò, costringendo Piper a lasciare la mano della sorella per potergliela stringere e così fece con le altre due. «Vi stavamo aspettando!»

«Dove.. dove siamo, esattamente?» Domandò Prue con sguardo inquisitorio.

L’uomo sorrise fiero a tutte e quattro, fece un passo indietro ed allargò le braccia.

«Benvenute alla Scuola di Magia.»

 

Note:

- L'incantesimo utilizzato da Penny è tratto dal telefilm e tradotto. Originariamente è chiamato "To call a witch's power", di solito utilizzato insieme all'incantsimo di separazione "To separete a Witch from her powers". Entrambi gli incantesimi sono reperibili e consultabili qui. Durante la serie queste due formule sono utilizzate varie volte e da vari personaggi (e demoni).

- I nomi delle protagoniste, o meglio secondi nomi, sono di mia invenzione. Essi sono tratti dai nomi reali delle attirci che interpretano le Halliwell: "Shay" è tratto da Shannen, "Marie" è il secondo nome di Holly (Marie sembra essere il secondo nome di Piper secondo il fandom, nonostante sia presente un dibattito poichè Phoebe, nel decimo episodio della quarta stagione, a Paige from the Past, asserisce, scherzando, che il secondo nome di sua sorella Piper è Surly. Ciò ha sollevato il dubbio che l'attrice avesse sbagliato a pronunciare la parola e il nome corretto fosse stato Shirley; dal momento che "surly" in inglese ha il significato di "scorbutico", potrebbe essere stata solo una battuta fine a sè stessa e non un secondo nome mal pronunciato), "Jayne" è anche'esso il vero secondo nome di Alyssa, infine, per quanto riguarda a "Anna" è tratto da Arianna.

- Grace Bower era una una strega della stirpe Warren vissuta a metà del 1800 e divenuta matriarca in seguito alla propria morte. Il suo nome viene pronunciato assieme ad altri durante l'incantesimo "To call Upon Our Ancestors". 

- I portali ufficiali che conducono alla scuola di magia sono in tutto 5: un cottage abbandonato, una casa deserta, uno in Nepal e uno, presumibilmente, nei pressi del Golden Gate Bridge; l'ultimo è quello apparso nella casa delle Halliwell, in seguito scomparso.

 

Easter Eggs:

- La consegna di buste (della scuola) da parte delle colombe, fa riferimento alle lettere portate dai gufi e civette nei libri e film di Harry Potter.

- "Vuoi rallentare, Crudelia?" non proprio un Easter Egg abilmente nascosto, ma che mi piace particolarmente. Ovviamente, è nota la guida spericolata di questo personaggio della Disney, tratto dal film di animazione "La carica dei 101", 1961.

 

- Lo scambio di battute per decidere chi deve andare per prima, fa riferimento all'episodio della prima stagione "That 70's Episode": "You Go" - "Uh-uh, you go." - "Nah-uh. She goes." La prescelta (e malcapitata) rimane sempre Prue.

  

 

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Capitolo 2
*** Camp Skylark ***


Saga: Charmed: Legacy (Vol. III)
Titolo: The Power of Four
Set: 1993 (pre-serie)
Capitolo: 2. Camp Skylark
POV: Prue Halliwell

NdR: All'interno del capitolo sono presenti degli Easter Eggs.
 

 

Capitolo 2 – Camp Skylark

Prue uscì dal bagno con aria soddisfatta. Senza alcun aiuto, né da parte della nonna, né da parte di Piper, era riuscita a raccogliere i suoi capelli in una coda alta che, suo malgrado, aveva dovuto fermare con un nastro bianco annodato a mo’ di fiocco.

Non era poi tanto male l’idea di tornare a scuola, dopotutto, anche perché quella non era un’accademia qualsiasi: lì, le avrebbero insegnato come diventare strega a tutti gli effetti, come collaborare con le sue sorelle, come attingere ai suoi potere nel migliore dei modi. Era un luogo piacevole, senza contare il fatto che, per qualche ragione, lei e le sue sorelle erano già leggenda.

L’unica nota negativa poteva essere quella di avere come insegnante di chimica delle pozioni nient'altro che Penny Halliwell.
Almeno si erano finalmente spiegate le sue assenze durante il giorno e come fosse in grado di preparare pietanze elaborate in poco tempo quasi tutti i giorni; il suo talento per i miscugli e la cucina, però, rimaneva materia indiscussa.

«Non ti vedevo così in ordine dai tempi dell’asilo.» Scherzò Prue, lisciandosi la gonna nera a vita alta che faceva parte della divisa della scuola; era di una stoffa leggera, tagliata in modo che formasse delle pieghe regolari e cadeva larga appena sopra al ginocchio.

«Odio già tutto di questa storia.» Protestò Phoebe con il broncio, mentre Piper le stava sistemando il fiocco sulla coda di cavallo. «E poi, non capisco il senso di dover indossare queste cose orribili se ci faranno fare solo un tour, oggi.»

«Credo sia per farci abituare all’idea.» Ridacchiò Piper. «Guarda il lato positivo: non dovrai pensare a cosa mettere la mattina.»

«Ma io amo pensare a cosa mettere la mattina.» Si lamentò, allacciandosi svogliatamente la camicia bianca che completava l’uniforme.

«Dov’è Paige?» Chiese poi Prue, cercando la sorella minore con lo sguardo. Sapeva che sarebbe stata l’ultima a presentarsi, visto l’abito che avrebbe dovuto indossare, eppure moriva dalla voglia di vedere Paige vestita in modo elegante, pronta per andare a scuola con le sue sorelle. Era una cosa che non avevano mai fatto, eppure, quel tassello, almeno, sarebbe stato colmato.

«Io non ci vengo.» La voce della più piccola giunse distante, da dietro la porta della loro camera.

«Avanti, Paige.» Piper la incoraggiò. «Abbiamo tutte la divisa.»

Lentamente, la maniglia della camera si girò e la porta si socchiuse con un pigro cigolio. Prue strinse gli occhi per cercare di vedere nell’oscurità, ma non distinse nessuna figura finché Paige non si decise a fare capolino.

I suoi capelli ramati erano tirati indietro dalla coda e il suo viso, che avrebbe dovuto apparire angelico ed innocente, era invece il ritratto della rabbia. Mosse ancora qualche passo verso di loro e, quando lasciò che la luce della finestra del corridoio la colpisse, Prue ne capì il motivo. Non poteva biasimarla, tutto sommato.

«Lo sapevo.» Sibilò, portandosi le mai ai fianchi mentre i risolini di Piper e Phoebe, malamente trattenuti, si univano ai sorrisi divertiti di Prue, la quale tentava di coprirsi la bocca con la mano. «Lo sapevo che non avevate delle uniformi in stile marinaretto anche voi!» Gridò esasperata, allargando le braccia e facendo un giro su se stessa. Il colletto squadrato dal bordo blu che le ricadeva sulle spalle si mosse con lei, agitandosi per qualche secondo. «Sono ridicola!»

«Stai benissimo, Paige, non fare storie.» La nonna si intrufolò nel discorso come se fosse sempre stata lì. Stava sorridendo orgogliosa, ormai libera di indossare la sua toga da insegnante senza più dover celare il suo compito nel mondo magico, il loro mondo. «Stringetevi, dobbiamo immortalare questo momento.»

Le sorelle sbuffarono, protestando più o meno animatamente mentre la nonna scattava loro una fotografia che, sicuramente, sarebbe stata incorniciata o alla quale sarebbe stato assegnato un posto d’onore nell’album di famiglia.
 

⁓✧⁓
 

Prue era abbastanza dispiaciuta di non poter frequentare le stesse classi delle sue sorelle: erano state smistate in base alle loro capacità e, purtroppo per Paige, l’avevano separata da loro a causa dell’età. A quanto pare, essere minorenne, portava degli svantaggi anche nel mondo magico.

La nonna le portò a visitare i luoghi più misteriosi della scuola, il corridoio infinito che nessuno aveva mai visto nella sua interezza, le aule per i allenare coloro che possedevano la capacità di librarsi in aria, l’aula di storia della magia in cui subito Phoebe era stata gettata, l’aula per le pozioni che aveva ammaliato Piper fin da subito e che era il regno della nonna e infine quella che sarebbe stata la sua per la maggior parte del tempo: quella per i telecinetici che, a quanto pare, necessitavano lezioni individuali, così come quelli che potevano bloccare il tempo o come quelli che potevano vedere il futuro.

Lei e le sue sorelle avrebbero seguito corsi diversi, senza mai incontrarsi, eppure sapeva che Paige e Phoebe avrebbero frequentato insieme il corso di difesa personale. Curioso, come lezione in una Scuola di Magia, eppure il pensiero la rassicurava, dal momento che le sue sorelline più piccole non avevano poteri con cui difendersi attivamente.

La Scuola era deserta per la pausa estiva, solo la biblioteca e alcune sale comuni ospitavano dei ragazzi, eppure loro avrebbero dovuto presentarsi durante i mesi più caldi, anche se saltuariamente, per cercare di recuperare quanto più potevano ed essere inserite nelle classi più adatte a loro.

Non sarebbe stato facile conciliare la loro vita normale con la Scuola di Magia, eppure, il pensiero di continuare una tradizione di famiglia che era stato passata loro tramite la mamma, alleggeriva non poco il fardello.

Piper aveva già organizzato, nell’arco di una nottata, un programma fittissimo che le avrebbe permesso di concludere il college e frequentare assiduamente la Scuola, Phoebe era felice di poter evitare l’università e dedicarsi a tempo pieno a diventare una strega potente e Paige era stata la più sfortunata, a parere suo, perché la nonna aveva insistito perché terminasse il suo liceo e prendesse a frequentare la Scuola solamente a studi completati, come Phoebe. Non sembrava una cosa tanto complicata perché, per quanto ne sapeva, alla sorellina più piccola era stata assegnata solamente una classe oltre a quella di difesa personale. La curiosità la stava divorando e non vedeva l’ora che giungesse l’ora della pausa per poterla raggiungere e chiedere di cosa trattasse quella misteriosa aula.

In quanto a lei, conciliare il lavoro al museo con la Scuola, non sarebbe stato poi tanto complicato.

Prue passeggiava tranquillamente per i corridoi della biblioteca, facendo scorrere gli occhi sui numerosi volumi che, per obbligo o curiosità, avrebbe letto nel corso dei mesi – o negli anni – successivi, poi udì un leggero scintillio riempirle le orecchie e, subito dopo, si accorse che molti ragazzi che fino a poco tempo prima stavano chini sui libri, si alzarono diretti i varie direzioni.
Un veloce sguardo all’orologio che aveva al polso e capì che quello doveva essere il suono che annunciava la pausa pranzo. La nonna gliene aveva parlato di sfuggita.

Forse quello poteva essere l’occasione giusta per andare a trovare Paige e vedere come se la cavava nella sua ala di edificio.

Quasi sicuramente si sarebbe persa, Prue lo sapeva benissimo, ma non le importava se quel suo vagare le avrebbe concesso qualche minuto di esplorazione. La Scuola ricordava un castello per i suoi ampi spazi e alti soffitti, ma la sua grandezza non riusciva proprio a figurarsela: per quanto potesse camminare, svoltare angoli, guardare dentro delle sale, poteva sempre riuscire a vedere un’altra porta, un altro corridoio o un’altra biblioteca, come se non avesse mai fine.

Dopo l’ennesimo tentativo, svoltò ancora una volta, ritrovandosi nella biblioteca da dove era partita. Eppure, non le era sembrato di aver camminato in tondo.

«Prue! Prue!» Si voltò appena in tempo – il suo viso che si distendeva dall’espressione corrugata che aveva assunto, in una sorpresa – prima di notare da figura che avanzava verso di lei, lanciata a tutta velocità. 
Riconobbe Paige all’ultimo secondo, quando la sorella minore arrestò la sua corsa addosso a lei, come se avesse utilizzato il suo corpo come un fermo.

«Paige! Che ci fai qui?» Le chiese preoccupata. «Pensavo che le nostre pause pranzo fossero ad orari diversi.»

«Sono scappata da Sara.» Boccheggiò Paige, deglutendo a fatica.

«Chi è Sara?» Chiese Prue corrugando la fronte.

«La mia tutrice.» Rispose la più piccola con il fiato corto. «Quella classe è inquietante.»

«Quale classe, Paige? Di cosa si tratta?». Prue circondò le spalle esili della sorella in un abbraccio e la condusse sulla sedia più vicina. Non le era mai piaciuto il fatto di non essere a conoscenza di quella lezione segreta che Paige doveva frequentare ed ora che l’aveva sconvolta in quel modo, le piaceva ancora meno.

«Era partita così bene, Prue, la lezione per soli Angeli Bianchi, che quasi non mi ero curata del fatto che ci fossero persone di tutte le età,» Balbettò Paige «poi Sara se n’è andata per un attimo e tutti hanno incominciato a raccontarsi le storie raccapriccianti di come sono morti.» Paige si bloccò per un attimo, poi, i suoi occhi scuri si spalancarono. «Perchè sono stata assegnata ad una classe di gente morta? Non posso essere un Angelo Bianco se non sono morta. Prue, e se fossi morta anche io?!»

«Calmati, adesso.» Prue tentò di rassicurarla, anche se non sapeva esattamente come fare. C’erano una marea di domande che voleva fare alla nonna, in quel momento, ma di sicuro era più importante rasserenare l’animo turbato di sua sorella. Doveva cercare di capire il più possibile. «Cos’è, esattamente, un Angelo Bianco?»

«Una guida.» La voce della nonna giunse alle loro orecchie chiara e dolce. «Una sorta di angelo custode che viene assegnato alle streghe.» Spiegò, avvicinandosi a Paige e sfiorandole il viso con il dorso della mano. «Mi spiace che dobbiate scoprire le cose in questo modo, ragazze, ma ho le mani legate. Ho il preciso compito di lasciare il destino al suo corso. Vedrete che tutto andrà per il meglio.»

«Quindi Paige è stata assegnata a noi?» Domandò Prue, alzando lo sguardo verso la nonna.

«Lo sarà presto.» Annuì Penny. «Per questo siete le prescelte, ragazze. Siete forti insieme e per conto vostro: non avrete bisogno di nessuno, con il passare degli anni.»

«Ma se sono un Angelo Bianco,» Mormorò Paige, gli occhi lucidi ed appena spaventati «allora vuol dire che-»

«Non sei morta, Paige, sei solo un Angelo Bianco per metà. È questo che ti rende speciale.»

«Per metà?» Prue corrugò la fronte. «Non ha senso: perché lei sì e noi no?»

«È un’altra delle cose che dovrete scoprire insieme.» Sospirò Penny.

Prue poteva vedere dai suoi occhi che avrebbe voluto dir loro tutto e risparmiare a Paige l’angosciante attesa che avrebbe preceduto la risposta che cercava, eppure, sapeva che trovarla insieme alle sue sorelle, in qualche modo, le avrebbe rese più forti e più unite.
 

⁓✧⁓
 

Erano ore che cercavano possibili soluzioni a quel dilemma, senza nemmeno qualche progresso: il mistero del perché la più piccola di loro fosse per metà Angelo Bianco a differenza loro, rimaneva tale.

Senza contare che, ad un certo punto, la domanda sul perché Patty avesse deciso di lasciare Paige poco dopo la sua nascita, affiorò prepotente nella mente di tutte: doveva esserci stato un motivo valido per abbandonare la figlia. Era forse il suo essere mista – metà strega e metà Angelo Bianco – che aveva spinto la madre ad un tale gesto? Perchè lei e la nonna avevano deciso di tenerle all’oscuro dell’esistenza di una quarta sorella fino al giorno in cui si erano ritrovate?

«Ci serve una pausa, ragazze.» Sospirò pesantemente Piper, ricadendo all’indietro sul letto.

«Biscotti della nonna?» Propose Prue lasciando la matita sul quaderno. Aveva iniziato a scrivere quante più ipotesi le erano venute in mente, ma più il tempo passava, più le sue frasi erano divenute deliranti e aveva dovuto abbandonare. Quello che era partito come un ordinato elenco era terminato con scarabocchi senza senso.

«No, intendo una vacanza.» Disse Piper, fissando il soffitto. «La nonna sarà fuori per tutto il weekend per la riunione con gli insegnanti e domani sarà sabato comunque, ci conviene andarcene da qualche parte solo noi quattro a schiarirci le idee.»

Non era da Piper abbandonare il lavoro – qualsiasi genere di lavoro – in favore di una giornata di relax, perciò, si disse Prue, se era proprio sua sorella minore a proporre una pausa, allora doveva essere veramente arrivato il momento.

E poi, ora che ci pensava, non avevano mai portato Paige da qualche parte, solo loro quattro, come sorelle.

«Dove vorreste andare?» Domandò Prue, facendo scorrere lo sguardo sulla sorella più piccola, la quale però, sembrava troppo immersa nei suoi pensieri per badare a delle distrazioni. Piper scrollò le spalle.

«Andiamo al Campo Skylark.» Propose Phoebe con voce timida.
I suoi occhi erano bassi sul Libro delle Ombre, la fotografia della mamma stretta fra le dita.

«Perchè proprio lì?» Sospirò Prue. L’idea non la allettava più di tanto.

«Non lo so.» Confessò Phoebe. «Ho solamente avuto una... sensazione.»

«Il Campo è chiuso da anni.» Mormorò Prue, incrociando le braccia al petto.

«E tu come lo sai?» Piper si era tirata a sedere e anche se non la stava guardando, la maggiore poteva sentire i suoi occhi puntati addosso.

«A volte vado lì a pensare.» Confessò Prue. «Ci andavo.» Si corresse «Da quando è arrivata Paige, non ci metto più piede. È rimasta solo la Signora Johnson.»

«Ci andavate spesso?» Domandò con voce sottile Paige, alternando lo sguardo sulle sue sorelle. Sembrava incuriosita ed inspiegabilmente attratta da quel luogo.

«Tutte le estati, prima che-» Piper aveva iniziato con entusiasmo, chiaramente rallegrata dei ricordi, prima di rendersi conto di come quella frase dovesse terminare.

«Prima che?» Chiede Paige aggrottando la fronte. Nè Piper, né Phoebe fiatarono.

«Non ha importanza.» Prue si schiarì la voce e sorrise. «Domani si va al Campo Skylark..»

 

⁓✧⁓

 

«Non è cambiato.» Esclamò Phoebe con entusiasmo «Non è cambiato di una virgola.»

Prue alzò lo sguardo per vedere le immagini riflesse nello specchietto retrovisore. Anche se solo per un istante, aveva potuto scorgere il volto felice di Phoebe mentre, con l’indice premuto contro il vetro, spiegava a Paige tutto ciò che ricordava di quel luogo. Anche se lo aveva vissuto di meno, rispetto a lei o a Piper, rammentava vividamente pressoché tutto quanto.

Si voltò solo un istante, ricambiando il dolce sorriso di Piper.

«Sembrano due bambine.» Commentò lei, scuotendo appena la testa divertita.

«Lo sono.» Sorrise Prue.

Era strano occuparsi in quel modo delle sue sorelle; la faceva sentire più grande di quello che non fosse. In quel luogo poi, più che mai, si sentiva vicino alla madre, Patty. Non avevano rivelato ancora perché quel luogo era tanto amato e tanto odiato allo stesso tempo, in modo che potesse godersi quel weekend nel campo estivo che aveva accolto le sue sorelle mentre crescevano; Prue era convinta che portarla in quanti più posti possibili, quelli a cui erano più affezionate, le avrebbe unite ancora di quanto non lo fossero già. Per i brutti ricordi c’era sempre tempo, purtroppo.

«Ecco le mie sorelle preferite.» Esclamò la signora Johnson, emergendo da dietro la siepe di cinta del lago. «Ho riconosciuto l’auto.» Quei cespugli erano talmente alti che la superavano di una spanna, ben diversi da quelli che arrivavano al ginocchio della piccola Piper, l’ultima volta che ci era stata.

«Salve signora Johnson.» La salutò Prue con entusiasmo. «Come va il suo ginocchio?»

«Molto meglio, grazie cara. Sono un bel po’ di mesi che non ti vedo.» Disse la donna, spostando poi subito lo sguardo sulle altre ragazze. «Piper, Phoebe! Come siete cresciute!»

«Le ho portate a fare una gita.» Spiegò Prue, caricandosi lo zaino con le vivande sulle spalle.

«Avete fatto bene.» Annuì. «E questa chi è, una vostra amica?» Chiese la signora Johnson, allungando la mano verso Paige.

La ragazza la strinse prontamente e sorrise.
«Io, veramente- sì, sono Paige.» Balbettò incerta.

«È nostra sorella.» Si intromise Phoebe con orgoglio, circondandole le spalle.

«Non sapevo che foste in quattro.» Disse con un ampio sorriso. «Ma ora che me lo dite, noto una certa somiglianza e, certo, un’altra “P”.»

Le guance di Paige si tinsero di un rosso acceso.

«Signora Johnson, possiamo rimanere, allora?» Domandò Piper, impaziente di rivedere il posto in cui non metteva piede da anni. Ora che era ad un passo da lago, si era accorta di sentire terribilmente la mancanza del profumo di quei pini, il sapore acido e dolciastro delle more selvatiche, l’acqua fresca e l’erba sotto ai piedi.

«Certo, il camping è chiuso, ma ai vecchi campeggiatori permetto quasi sempre di restare, perché conoscono il posto. I sentieri comunque sono tutti segnati.» Spiegò, indicando una vecchia bacheca di legno su cui era disegnata la mappa di tutto il campeggio «Ma immagino ve li ricordiate.» Sorrise quando tutte e tre annuirono con entusiasmo. «L’unica raccomandazione che vi faccio è quella di rimanere fuori dall’acqua.» Prese un breve respiro. «Ci sono alcune vecchie barche, ma non vengono controllate da anni. Non permetto a nessuno di avvicinarsi al lago dopo.. quello che è successo.»

«Stia tranquilla, signora Johnson. Non avevamo intenzione di farci il bagno comunque.» Assicurò Prue, prendendo a scendere le scale di tronchi che portavano verso le sponde del lago.

«Parla per te.» Mormorò sotto voce Phoebe, seguendola per ultima, mano nella mano con Paige.

«State attente e divertitevi!» Le salutò la donna, agitando la mano sopra la testa.
 

⁓✧⁓

 

«Paige, Phoebe, venite a mettervi la protezione!» Gridò Piper con le mani ai fianchi, il flacone di crema solare stretta nel pugno.

«Lasciale in pace, Piper.» Ridacchiò Prue divertita, calandosi gli occhiali da sole sul naso e stendendosi sull’erba ai raggi del sole.

«Ve ne pentirete.» Commentò tranquilla la mezzana, sedendosi all’ombra di un albero, accanto alla sorella maggiore.

Dietro i grossi occhiali scuri, gli occhi azzurri di Prue erano puntati sulle altre due ragazze, per controllare che non si allontanassero troppo, che non ci fossero pericoli e che, sopratutto, non si avvicinassero all’acqua. Si sentiva come una madre apprensiva, eppure non poteva evitarlo.

Aveva paura di provare tristezza nel trovarsi lì, nonostante fosse con le sue sorelle, pensava che vedere il lago e il molo da così vicino le avrebbe dato una bruttissima sensazione di vuoto e depressione, invece, sentire le risate delle sue sorelle più piccole che si rincorrevano, vederle rotolare sul prato e lanciare ciottoli tra le onde del lago, le aveva riempito il cuore di una gioia immensa. Era come regalare una nuova vita a quel posto.

«È una bella giornata.» Sospirò contenta, sentendo le palpebre farsi sempre più pesanti.

«Lo è.» Confermò Piper, la testa immersa nel borsone di vimini della nonna, intenta a scegliere tra vari volumi quello che la ispirava di più, in quel momento. «Tu come stai?»

«Meglio di quanto pensassi.» Confessò Prue. «Questo posto sta tornando bello come lo era anni fa per me e Paige non sta pensando troppo, il che è un bene.»

«Ma chiaramente ci stai pensando tu.» Fece notare Piper.

Prue si appoggiò ai gomiti, piegando la testa di lato per poter guardare meglio la sorella negli occhi.

«Non ne posso fare a meno, Piper.» Sospirò pesantemente. Prue la osservò a lungo prima di scuotere la testa e prepararsi a scaricare tutti i suoi pensieri addosso a Piper, come faceva sempre quando qualcosa la affliggeva e le riempiva i pensieri. Nonostante fosse più piccola di lei, era un’ascoltatrice nata e la faceva sempre sentire meglio condividere i pensieri con la sorella; inoltre, Piper spesso vedeva le cose molto meglio di quando non lo facesse lei e riusciva a trovare soluzioni molto più velocemente. Parlare con lei la faceva sempre ragionare meglio.

«Ti tormenta più il fatto che sia metà Angelo Bianco e sia l’unica con questa caratteristica, per quanto ne sappiamo, oppure il fatto che la mamma l’abbia abbandonata poco dopo la sua nascita senza dirci assolutamente nulla?» Mormorò Piper con aria appena risentita.

«Entrambe le cose.» Prue fece una smorfia. «Insomma, per essere un Angelo Bianco devi essere morto e lei non lo è.»

«Infatti lo è solo per metà.» Intervenne Piper.

«Esatto.» Confermò l’altra, aggrottando le sopracciglia. «Dunque l’unica soluzione plausibile a questo dilemma è che Paige sia un Angelo Bianco per nascita e sappiamo per certo che né la mamma, né Victor siano.. o fossero stati Angeli Bianchi.»

«Non ce la fai proprio a chiamarlo papà, vero?»

«Non cambiare discorso.» Prue la fulminò con lo sguardo. «Il punto è che le cose tornano: il padre di Paige è un Angelo Bianco. Victor lo ha scoperto ed è per questo che-»

«Che i nostri genitori si sono lasciati?» Concluse Piper con voce canzonatoria, sollevando le sopracciglia. «La mamma e il papà hanno divorziato nel 1977.»

«E quando pensi che sia nata Paige?» Domandò retoricamente Prue, per provare la sua teoria.

«D’accordo,» Piper prese un lento respiro, come se stesse cercando di assimilare quella possibile realtà, prima di continuare «ma se la mamma si innamorò di un Angelo Bianco, perché poi avrebbero dovuto abbandonare Paige?»

«Forse non era consentito.» Prue scrollò le spalle.

«Credo che la nonna dovrà rispondere ad un bel po’ di domande.» Mormorò Piper arricciando il naso.

«Solo la nonna? Appena torniamo a casa voglio evocare la mamma e chiedere spiegazioni direttamente a lei!»

Prue si fece un appunto mentale di tutte le cose che avrebbe voluto domandare ed era già decisa a non mollare la presa finché non avrebbe ottenuto risposte. Vide con la coda dell’occhio le due sorelle più piccole saltellare sul molo e sedersi in fondo ad esso, per immergere i piedi nell’acqua. La rendeva leggermente ansiosa, ma pensò che, alla fine, non poteva succedere nulla di male, finché fossero rimaste fuori dall’acqua come aveva detto la signora Johnson.

Prue sospirò lentamente, imponendosi di mettere da parte quei pensieri per godersi quella giornata e quasi non si accorse che i suoi occhi si stavano chiudendo.

«Allontanatevi!» Le grida della signora Johnson la fecero sobbalzare, risvegliandola bruscamente dal leggero sonno senza sogni in cui era caduta. «Allontanatevi dall’acqua!»

In un batter d’occhio, Prue era già in piedi, gli occhi puntati su Phoebe e Paige, le quali, ignare e troppo distanti per sentire, stavano piacevolmente chiacchierando con i piedi ancora a mollo.

Prue vide le acque incresparsi.

«Phoebe, Paige, venite via!» Gridò, i suoi piedi che si muovevano veloci sull’erba.

L’acqua al centro del lago prese a gorgogliare, poi le onde si mossero verso il molo.

Prue vide solamente un uomo, sulla riva ad Est del lago, che si era buttato senza nemmeno levarsi i vestiti. Era forse quello che preoccupava la signora Johnson, era quell’uomo dal quale le aveva messe in guardia?

«Prue?» Phoebe si voltò verso sua sorella, la mano tesa appoggiata alla fronte per ripararsi dai raggi del sole.

Non sembravano per nulla preoccupate e quando le aveva chiamate e loro si erano girate, non avevano più potuto notare l’allarmante movimento delle acque che correvano nella loro direzione. Nel tentativo di avvisarle, aveva probabilmente fatto peggio.

«Andate via!» Urlò ancora, ma era troppo tardi.

Impotente, Prue osservò mentre le acque vicino alle sue sorelle si alzavano minacciose e si trasformavano in un’onda dalla forma irregolare.

Poi, in un battito di ciglia, le inghiottì.

Prue si sentiva come pietrificata, i piedi incollati al legno umido nel molo mentre, davanti ai suoi occhi, il pacifico lago che conosceva si tramutava in un turbinio di schiuma e getti cristallini.

Da un momento all’altro si sarebbe aspettata di vedere riemergere i corpi esamini delle sue sorelle mentre galleggiavano a faccia in giù.

Era come rivivere il passato.

Non aveva potuto salvare sua madre quindici anni fa, eppure, una differenza, c’era: lei non era più una bambina.

Prue Halliwell era diventata una strega con poteri magici, destinata a grandi cose così come lo erano le sue sorelle ed era suo preciso compito principale salvarle.
Si sentì come risvegliata da un breve sonno e non impiegò più di un istante a precipitarsi verso la fine del molo, incurante di qualsiasi pericolo che avrebbe potuto correre e si lanciò in ginocchio sulle ultime assi. Si aggrappò con una mano al primo palo che trovò e tentò di allungare l’altra il più possibile mentre sondava le acque con le dita.

Gridava i loro nomi, eppure lo scroscio delle onde la sovrastava senza alcuna difficoltà.

Continuò a cercare tra le acque gelide per quelle che parvero ore, finché la sua mano non si aggrappò ad un’altra. Non dovette nemmeno ragionare: facendo ricorso a tutta la forza che aveva – e non sapeva di avere – tirò verso di sé, combattendo strenuamente con una potente forza che contrastava ogni suo sforzo. Sembrava quasi di giocare ad uno strano tiro alla fune dove, però, non poteva perdere.

Quando ricadde pesantemente sulla schiena, si accorse di stringere il corpo tremante di Phoebe, completamente bagnata, che boccheggiava in cerca d’aria. I suoi occhi erano il ritratto del terrore.

Fu grata quando Piper afferrò la sorella minore per prendersene cura personalmente, perché non c‘erano altri pensieri nella testa di Prue, se non quello di salvare anche Paige.

La ragazza si alzò in piedi disperata, i suoi occhi azzurri che si confondevano con le acque del lago, calmissime e piatte, come se non fosse mai successo niente. Non c’era traccia di Paige, vicino al molo.

«Prue!» La voce di Piper la fece voltare all’istante e, seguendo la direzione del suo sguardo, carpì gli unici movimenti attorno a loro: quell’uomo misterioso di prima, stava riemergendo carponi dall’acqua e, con sé, trascinava il corpo privo di sensi di Paige.

Si precipitò verso di loro, la mente che galoppava a velocità folle: e se fosse stato quello il pericolo di cui la signora Johnson parlava? Se quell’uomo fosse stato, in realtà, un demone? Come aveva nuotato così velocemente dal molo alla riva, tentando di affogare Phoebe e rapire Paige? Evidentemente, qualcosa era andato storto, perché sembrava stremato anche lui.

«Stai lontano da lei!» Gridò Prue con voce tesa, saltando dal molo per affondare i piedi nudi nella terra bagnata della riva.

Le sue ginocchia toccarono il terreno nel momento esatto in cui giunse anche la signora Johnson, le mani sulla bocca per reprimere un urlo disperato e, poco dopo, anche le altre due sorelle.

«Ho cercato di salvarla!» Sbottò l’uomo tossendo.

Quando gli occhi rabbiosi di Prue incontrarono quelli dell’uomo, quest’ultimo si bloccò, allontanandosi leggermente dalle ragazze.

«Paige.» Chiamò con voce ferma Prue, sorda a tutto il resto. Le toccò il viso quando la sorella non rispose, cercò di girarla su di un fianco per colpirla con la mano tra le scapole. «Paige, avanti, svegliati!»

Gli occhi scuri della ragazza si spalancarono e, quasi subito, prese a tossire e sputare acqua.

Prue ringraziò chiunque fosse stato a risparmiare la vita di Paige ed evitare che la più grande disgrazia di quella famiglia si ripetesse, nel medesimo modo e nel medesimo luogo.

«Sto bene.» Boccheggiò la più piccola. «Sto bene.»

«Grazie al cielo.» Disse la signora Johnson, più pallida di tutte, mentre respirava lentamente. «Venite alla casetta, vi prendo delle coperte.» Balbettò confusamente e, dopo una veloce occhiata per sincerarsi che stessero tutte bene, si incamminò verso l’entrata del camping.

«Perchè siete qui? Quelle acque sono pericolose!» L’uomo gridò, una volta trovatosi da solo con le sorelle. Tentò più volte di mettersi in piedi e quando lo fece, guardò con occhi preoccupati lo specchio d’acqua a pochi metri da loro. «È già successo troppe volte, l’ho detto alla signora Johnson di non fare avvicinare più nessuno, ma non mi ha dato ascolto. Nessuno mi da mai ascolto!»

«Non era un semplice mulinello quello che ha risucchiato Paige e me.» Mormorò Phoebe, ancora stretta nell’abbraccio di Piper. Tremava, ma non per il freddo; Prue ne era certa.

«Non sembri sorpreso.» Commentò Prue aspramente. L’uomo non replicò. «Hai detto che è già successo,» esclamò con severità «quando?»

«Sapevo che sareste venute, un giorno.» Disse lui con sguardo allarmato. Prue osservò con particolare attenzione sul modo in cui guardava lei e le sue sorelle: le aveva guardate tutte negli occhi e quelli grigiastri di lui si erano, d’un tratto rabbuiati.

«Quando.» Riprovò Prue.

«L’ultima volta, quindici anni fa.» Mormorò l’uomo con quasi un’aria colpevole.

Prue sentì il sangue gelarsi nelle vene: stava sicuramente parlando della mamma.

«Come sapevi che sarebbe successo anche oggi?» Domandò Prue inflessibile.

«Lo stesso sguardo di tua madre quando pretendeva risposte.» Sorrise lui.

Quella risposta, la spiazzò completamente: ciò voleva dire che quell’uomo non solo aveva assistito, come lei, all’uccisione di sua madre, ma l’aveva conosciuta quando era ancora in vita.

«Chi sei?» Prue si alzò in piedi, trascinando con sé anche Paige, pronta a dileguarsi se la risposta non le fosse piaciuta.

«So perché siete qui.» Annuì l’uomo, avvicinandosi di qualche passo ed infilandosi la mano nella tasca dei jeans inzuppati. «Siete streghe, volete uccidere il mostro.» Prue indietreggiò adagio, cercando alla cieca la mano di Piper, la quale l’afferrò prontamente. «Ma quella cosa non si può uccidere.» Mormorò.

«Andiamo via.» Bisbigliò Piper.

Quell’uomo, doveva ammettere, non sembrava per niente un tipo raccomandabile. La nonna le aveva messe in guardia circa le menti subdole e gli inganni dei demoni: la sua espressione disperata non lo rendeva meno pericoloso di qualche essere malvagio dotato di corna o pelle amaranto. E poi, perché conosceva così bene quelle acque e chi vi dimorava al loro interno? Perché non aveva fatto niente per sconfiggere qualunque cosa fosse lì dentro? Come conosceva Patty, la loro natura di streghe e chi assicurava loro che quel sedicente uomo non fosse d’accordo con quel mostro e avesse tentato di recitare la parte solo per averle tutte e quattro in un secondo momento?

Prue strinse le dita della sorella e, spingendo piano sulla schiena di Paige per incitarla a correre, cercò di allontanarsi dall’uomo.

Ma non ci riuscì: erano state avvolte da una sottile nuvola di polvere impregnata di magia.
Si sentì bloccata, come in una specie di limbo dove non aveva potere sul suo corpo. Si sentiva stanca ed assonnata, eppure la paura per la vita e l'incolumità delle sue sorelle le attanagliava il cuore. Era davvero stato così facile, farsi ingannare da un demone? Cosa ne sarebbe stato di loro?

«Tornerete a casa.» L’uomo parlò con fermezza e voce chiare e lenta «Andrete tutte a letto. Quando vi sveglierete, domani, non vi ricorderete di essere state al lago, né di aver scoperto il demone.» Prue notò con la coda dell’occhio che lui stava fissando le sue sorelle più piccole con un sorriso afflitto, eppure, più si sforzava di trattenere i ricordi, più quelli le sfuggivano. Probabilmente era stata colpa di quella strana polvere che aveva soffiato addosso a loro. «Non vi ricorderete nemmeno di aver incontrato me.» Sospirò «Non lascerò che accada nulla di male a nessuna di loro, Patty.»

 

 

Note:

  • Nel telefilm, Penny Halliwell non è coinvolta in nessun modo con la Scuola di Magia (essa infatti viene introdotta nella sesta stagione). Data la sua abilità con le pozioni (e con l'arte culinaria), ben note ed elogiate durante le sue apparizioni nel telefilm, qui ho pensato di assegnarle il ruolo di insegnante.
  • Il demone che compare in questo capitolo è Il demone dell'Acqua, già citato all'interno della storia. Tra le pagine del libro, in prossimità del demone che l'ha uccisa, è presente la fotografia di Patty.

 

Easter Egg:

- Le frasi finali dell'uomo chiaro di chi si tratta, ma manterrò questo grande segreto di Pulcinella) sono ispirate a quelle del telefilm; S02E08 "P3 H2O":
"Now, you're gonna go home, and you're gonna go directly to bed. And when you wake up tomorrow, you will not remember coming to the lake or discovering the demon or meeting me. Can't let it happen again.

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