Una nuova vita

di Ania83e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 5 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 27 ***
Capitolo 27: *** capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** capitolo 54 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


UNA NUOVA VITA

 

CAPITOLO 1


Questa storia racconta di una ragazza di come un giorno la sua vita cambiò, in un attimo, tutto diverso, città nazione, amici famigliari nulla sarebbe stato più lo stesso, solo l’amore dell’unica cosa che si portava dietro con se da tutta una vita, ed era l’amore per quello sport che nella sua terra natia era un tabù per le ragazze, il suo amore per il calcio.
L’unica costanza nella sua vita, che non l’avrebbe mai abbandonata non l’avrebbe mai fatta soffrire, perché nella sua breve vita ha dovuto già soffrire tanto, si l’amore per questo sport sarebbe sempre rimasto con lei.
Questo viaggio mi sta portando in una direzione in una nuova vita, ormai non c’era più niente che mi lega a quella terra natia, dove sono nata e cresciuta, niente, tutti i legami erano morti: prima la morte di mio padre otto anni fa, la mia guida, poi la morte di mia madre, la mia forza, e poi anche gli unici due ragazzi di cui mi ero innamorata anche loro se ne sono andati per inseguire i loro sogni, adesso chi mi rimaneva? Uno zio tedesco che non vedevo da ormai da anni che non mi ricordo nemmeno che aspetto avesse: marito della sorella gemella di mia madre, che anche lei era morta anni a dietro, e lui che si rifiutava di venire a trovarci perché vedere mia madre le ricordava la moglie defunta, così da tagliare tutti i ponti con noi.
Ma per uno strano scherzo del destino, sono stata affidata proprio a lui, l’unico parente, si io Giapponese puro sangue e lui tedesco doc, parenti? ma per il Giappone il vincolo matrimoniale che unisce le famiglie non si spezza nemmeno dopo la morte, ed essendo l’unico, ora sto volando in un continente estraneo, di usi e costumi, niente di ciò che conosco o che ho imparato niente sarà come prima, la lingua non è un problema, infatti mia zia quando era ancora con noi, veniva spesso a trovarci, e me la insegnò, mi ricordo ancora che diceva che sapere le lingue mi avrebbe aperto molte strade, infatti conosco tre lingue, e ne sto studiando una quarta: Giapponese, Tedesco, Inglese, e ora spero di imparare al più presto il Francese. Ho paura, si sono terrorizzata, spero solo di farcela, di ambientarmi, di trovare dei amici, perché quelli che ho lasciato li porterò sempre nel cuore, e chi sa se li rivedrò mai, ma la vita va avanti, si va avanti, sono orfana, i miei genitori mi mancano mi mancano da morire. La vita che facevo mi mancherà, anche se ogni tanto mi faceva soffrire. Le mie abitudini, il svegliarsi presto per andare a correre, con il mio pallone, per non farsi vedere da nessuno, andare a scuola, essere la prima manager della squadra di calcio, e quando tutti andavano via, allenarmi io, in solitudine, camuffandomi, per non essere riconosciuta da nessuno, tornare a casa a fare i compiti, si tutto questo mi sarebbe mancato. E adesso riuscirò mai a giocare ancora, non conosco niente e nessuno, non so nemmeno dove vivrò, ci sarà un campo vicino? Amburgo, che scherzo, di cattivo gusto, proprio lì dovevo andare a finire, proprio in quella città, dove abitava lui, quello che mi ha detto che ero patetica e non voleva più vedermi in tutta la sua vita, mi viene quasi da ridere era passato già un anno, e lui non e più tornato, chi sa perché, chi sa cosa gli ho fatto? Ma non mi interessa nemmeno più, per colpa sua ho sofferto, ho sofferto tanto, più di quando il mio primo amore era partito per il Brasile, si perché quando mi ha detto quelle parole, erano peggio di mille coltelli nel cuore, che solo grazie al calcio sono riuscita a riprendermi, e un giorno lo sfiderò, e lo umigliero, il grande S.G.G.K. battuto da una ragazza, si lo farò, così capirà quello che ho provato, e il destino e dalla mia parte dato che mi sta portando proprio nella città dove vive. Mi metterei quasi a ridere, se non fosse che l’amore che provo ancora per lui sia così intenso. Un anno, quanto ci vuole per soffocare questo sentimento? Ci ho messo così poco ad innamorarmi di lui, si è vero quando eravamo bambini, litigavamo, lui capitano della San Francis la scuola più prestigiosa della città, mentre io ero solo la tifosa della Newppy, anche se avrei preferito di gran lunga essere la giocatrice, ma dovetti accontentarmi, veniva al campo comunale a impedirci di allenarci, loro avevano un campo tutto per loro nella loro scuola, e dovevano venire a rompere le scatole a noi, che potevamo usare solo quello, era un arrogante presuntuoso ed egocentrico, cioè non è che da grande sia migliorato tanto, ma quel giorno, quel giorno sul fiume ho intravisto una persona completamente diversa, una persona sensibile gentile e altruista, e credo che in quel momento ho cominciato ad innamorarmi di lui, Holly era appena partito per il Brasile, e tutti hanno creduto che soffrissi, si insomma mi ero presa una bella cotta, ma lui mi aveva chiesto di aspettarlo, quindi non era la sua mancanza a farmi soffrire, ma la consapevolezza che il suo sogno si stava realizzando, mentre il mio non stava arrivando da nessuna parte, e forse mai si sarebbe realizzato. Mi ritrovai lungo quel fiume a pensare se valesse la pena continuare, o di lasciare tutto, ma lui si sedette li vicino, non disse niente all’inizio, poi come se mi avesse letto nei pensieri, “devi credere nei tuoi sogni”, lo so che sicuramente si riferiva ad Holly, ma quelle parole riuscirono a darmi la forza per andare avanti. Per tanti mesi poi Benji e io ci vedevamo lungo quel fiume a parlare, ci vedevamo agli allenamenti, e il mister mi aveva chiesto di seguirlo nella preparazione dato che aveva subito un lieve infortunio, al polso, ed era tornato in Giappone per ristabilirsi, e siccome avevo seguito un corso di massaggi shiatsu, per poter stare più vicino ad Holly, all’inizio, poi però il mister ne approfitto per l’intera squadra, dato che mi dicevano che avevo le mani d’oro, rimanemmo molto tempo insieme, e scopri che era facile parlare con lui, non parlava solo di calcio, aveva tantissimi altri interessi, e scopri anche che dopo il liceo, avrebbe seguito un corso di laurea di economia, “non si può vivere solo di calcio tutta la vita, e poi prima o poi l’azienda di famiglia passerà a me”, parlammo molto e io mi innamorai di lui, era stato così facile, e un giorno come se niente fosse “sai sei patetica, e io non ti voglio vedere mai più”. Cavolo devo smetterla, di pensarci, mi viene ancora da piangere, ma quando passerà questo dolore, e pensare che per lui, ho scritto ad Holly, che io non potevo aspettarlo, perché mi ero innamorata di un altro, non li scrissi chi era, e poi lui non mi ha mai risposto, non mi pento di questo, anzi ne ero quasi sollevata, invece per lui, no questo dolore non se ne va. Adesso sono qui su questo aereo, che mi sta portando verso una nuova vita, io con il mio sogno di poter finalmente giocare a calcio senza dovermi più nascondere, e di poter trovare finalmente qualcuno da amare, e che mi ami, non voglio più soffrire. Papà, tu eri l’unico a credere nel mio sogno, sei stato tu a insegnarmi questo sport ed ad amarlo, mi hai sempre incoraggiato, e mi hai detto che prima o poi avrei giocato in una squadra importante, e io ci credevo, ci credo ancora, e quando inizia le elementari, euforica per poter andare a giocare in una squadra, mi hanno riso in faccia quando mi ero presentata alle selezioni, deridendomi perché una ragazza non giocava, massimo poteva lavare le loro divise, mi ricordo la rabbia che provai e la delusione, ma mio padre mi disse che anche se non potevo allenarmi, di stare li vicino e di ascoltare l’allenatore, perché anche osservando si poteva imparare molto, e poi lui mi allenava in segreto nel giardino di casa. Mia madre invece, non era contenta di questa mia scelta, ogni tanto me lo diceva, ma non ha mai cercato di impedirmelo, poi quando mio padre e morto, a tentato di farmi smettere, ma ormai era una parte di me, era come se lui fosse ancora qui con me, allora dovetti nascondermi anche da lei, era dura, ma nessuno mi avrebbe fatto smettere, anche se non capivo il perché le desse così fastidio, anche quando decisi di diventare la prima manager della squadra non era felice, ma almeno a questo non si era intromessa, così seguivo gli allenamenti, e cercavo di apprendere il più possibile, così potevo utilizzare il campo quando gli altri avevano finito, ed erano andati via, con la scusa che avevo ancora da ultimare le ultime cose, ammetto che era dura, tornavo a casa distrutta, e c’erano anche i compiti e lo studio, ma per fortuna mia madre vedendo che ero un’alunna modello non disse niente. Anche se non era facile vivere con lei, per via della sua depressione, mi manca, era la mia famiglia, e ora invece sono sola, sono solo io Patricia Gatsby.




 

CIAO A TUTTI SPERO CHE QUESTA STORIA CHE HO DECISO DI PUBBLICARE SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.  PREMESSA NON SONO UNA BRAVA SCRITTRICE, MA HO VOLUTO CONDIVIDERE CON VOI QUESTO RACCONTO. SPERO DI RIUSCIRE DI AGGIORNARE TUTTE LE SETTIMANE. SE AVETE VOGLIA LASCIATE UN COMMENTO POSITIVO O NEGATIVO. GRAZIE
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Cap 2.
Il volo durò 13 ore, un tempo relativamente breve per un cambiamento totale. All’uscita del gate, con in mano una valigia e un pallone, si ritrovò in quell aeroporto: smarrita e un po’ confusa. Suo zio aveva detto che avrebbe mandato qualcuno a prenderla, ma come avrebbe riconosciuto quel qualcuno? A mala pena si ricordava com’era fatto lui. Si guardò intorno, per cercare un cartello o qualcosa che diceva che aspettavano proprio lei. Ma niente! tTutta questa gente così diversa da lei, così diversi dai Giapponesi, qui la gente sembrava così di fretta: come se il tempo non bastasse. Diede un’altra occhiata in giro, e ancora niente.

 

Adesso! cosa faccio? Rimango qui? Prendo un taxi? Sì,  ma per andare dove? No ho nemmeno l’indirizzo, e nemmeno il numero. Che stupida potevo almeno chiederglielo. No, invece, era successo tutto così velocemente, e poi mi aveva telefonato solo una volta, per dirmi che qualcuno sarebbe venuto. Sì, ma chi?


Ma proprio in quell’istante, una figura apparve davanti a lei, aveva un nonsoché di familiare: un ragazzo alto biondo, con due occhi azzurrissimi e bellissimi, un fisico atletico e muscoloso, vestito con un paio di jeans chiari e una maglietta nera e aderente.

Ma, ma, è bellissimo; però mi sembra di averlo già visto.
-cuginetta, sei proprio tu?-
Cuginetta? Aspetta! Ma io lo conosco, si è proprio lui, non ci posso credere, ma ma è diventato un gran pezzo di figo.
-che c’è cuginetta non mi riconosci?-
-Karl? Sei proprio tu?-
Patty presa dall’emozione, e dal turbinio di ricordi che la invasero tutte in un colpo, corse da lui e lo abbracciò, cominciando a piangere. Non riusciva più smettere, tutto ciò che non riuscii a piangere in questi giorni, con lui le sue difese crollarono, ed era un fiume in piena. Karl non disse niente, semplicemente la teneva tra le sue braccia, aspettando che il suo sfogo finisse.

 

Quanto tempo è passato? Da quanto tempo non ci vedevamo? Nove anni. Mi ricordo quando mia zia era venuta a trovarci, portando dietro un bambino biondo con due meravigliosi occhi azzurri; era la prima volta che vedevo un ragazzino che non fosse giapponese, così diverso da tutti gli altri, credo che avessimo appena 6 anni, e lui 7, mia zia aveva detto che era suo nipote; gli aveva insegnato il giapponese e ha detto che io e lui eravamo cugini. A quei tempi eravamo ancora troppo piccoli per capire che io e lui non eravamo per niente parenti; ma ormai il legame che si era instaurato era quasi fraterno. Eravamo così diversi sia nell’aspetto che nella cultura, eppure quello che ci legava era così forte: l’amore per il calcio. Passava tre mesi all’anno da noi, e io mi allenavo con lui, era bello poter giocare con qualcuno, non vedevo l’ora che arrivasse, e quando ripartiva ero sempre così triste. Dopo che mia zia era morta, non è più venuto, mio zio non voleva più venire e io non lo rividi più; mi ero dimenticata di lui: le nostre risate, i nostri battibecchi. Con lui potevo essere me stessa, era l’unico bambino che non trovava strano che una ragazzina giocasse, anzi, mi ha detto che nel suo paese, c’è n’erano tante ragazze che giocavano, ma io non li ho mai creduto, o forse non volevo crederci, pensavo che me lo dicesse per non farmi smettere; diceva che ero forte e brava. Anche lui lo era: aveva un tiro potente nonostante fosse piccolo. Invece, adesso! sembra alto due metri, li arrivò a mala pena ai suoi pettorali. Forse non sono poi così sola come credevo e lui non si è dimenticato di me.
-Karl, mi sei mancato. Mi sono sentita così sola, pensavo di non avere più nessuno, pensavo che ti fossi dimenticato di me-
-ehi!!!Non potrei mai dimenticarmi della mia cuginetta preferita. Non sei sola! Vedrai insieme c’è la faremo. Adesso smetti di piangere e andiamo a casa.-

Si guardarono negli occhi e lui con la mano le asciugo le lacrime dal suo viso.


Eccola, finalmente! Solo adesso mi rendo conto di quanto mi sia mancata. Eravamo appena dei bambini l’ultima volta che ci siamo visti, ma non è cambiata per niente, si adesso è più femminile e non indossa più gli abiti da maschio, ed è diventata una bellissima ragazza, ma il suo viso, no il suo viso era rimasto com’è quello che mi ricordavo, quello di una bambina che calciava spensierata il suo pallone, quei occhi che si illuminavano quando poteva giocare. Titty, così la chiamavo. È stata la prima con cui abbia realmente sentito un legame, e quando questo si è dovuto spezzare, per il conflitto che si è venuto a creare con le nostre famiglie: ci sono rimasto male. Non avevo più la possibilità di tornare da lei: da l’unica persona che sentivo realmente parte della famiglia. Ma adesso è qui, e farò di tutto per renderla serena e felice. Perché lei con i suoi sogni, mi ha fatto capire che senza di quelli la vita non avrebbe senso, ed è sempre grazie a lei che ora sono uno dei migliori giocatori della Germania. Lei che anche se non aveva la possibilità di giocare in una vera squadra, non smetteva di allenarsi duramente, per amore del calcio. Ma adesso avrà la possibilità di realizzarli i suoi sogni se lo vorrà  Mi dispiace per sua madre, e che sia rimasta senza genitori, ma lei c’è la farà! È sempre stata forte e io la aiuterò! Quando lo vista con quella valigia e il suo pallone fra le mani, ho capito che quel sogno vive ancora in lei. Piangi, piangi sfogati, potrai sempre contare su di me.


Senza dire altro, il ragazzo prese la sua valigia, e le circondò le spalle con un braccio, e la portò verso la macchina. Il viaggio dall’aeroporto non fu lungo, perché la nuova casa dove avrebbe abitato si trovava in periferia: una zona piena di verde e circondata da pochissime villette. Quando varcarono l’ingresso del cancello, Patty rimase senza parole, alla vista della ville che vide di fronte.

-Wow!-

Esclamò. Non si aspettava niente del genere, anzi il massimo era un mini appartamento in una via di Amburgo, invece: era una villetta a due piani, non eccessivamente grande, con uno stile moderno, circondata da un tantissimo verde.
-Benvenuta, nella tua nuova casa-
-ma questa è una reggia, non è una casa!-
E il ragazzo rise di gusto, non era abituato ad aver a che fare con una ragazza così ingenua.
-credimi, c’è  ne sono anche di più grandi. Dai entriamo, lo zio Stephan non vede l’ora di vederti-

Si avviarono insieme verso l’interno.  
-Ma come? Perché non è potuto lui a venire a prendermi? Pensavo che non mi volesse qui.-

Domandò stupita per le parole del cugino.
-No, ma che dici! non stava più nella pelle all’idea di rivederti. Ci dispiace molto per quello che è successo a tua madre, ma credimi nostro zio e felicissimo di averti qui, li sei mancata tanto, anzi ci sei mancata tanto-

Patty da quelle parole capì che Karl era sincero.
-anche voi-

Però c’era ancora una cosa che non riusciva a spiegarsi.

-Allora se è così, perché non è più venuto a trovarci?-
-Sai e un po’ complicato; ma vedrai prima o poi te lo dirà, adesso andiamo lo zio è di là in giardino: li piace stare tanto lì-
Arrivarono fino in soggiorno, dove c’era un’intera parete fatta di vetro, che si poteva aprire tutta e portarti direttamente fuori in giardino. Era magnifico, l’erba ben curata e attorno alla casa era circondata di rose rosse.

Mi ricordo che questo  fiore era il preferito di mia zia.

Poco più distante dalla casa una bella piscina, con degli sdrai accanto e in fondo un campetto di calcio.
-Wow!! È meraviglioso, ed è immenso.-

La ragazza era completamente spiazzata per ciò che aveva davanti agli occhi.
-Ti piace?-
-Se mi piace, è perfetto, ora posso allenarmi dalla mattina alla sera.
Karl, scoppiò di nuovo a ridere. Tutte le ragazze che aveva portato in casa, si erano solo soffermate sulla piscina riscaldata e il campo non lo avevano neppure notato; invece lei non pensava che a quello.
-lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ma non so se avrai abbastanza tempo per usarlo molto-
-È perché?  Non vorrai dirmi anche tu che questo e uno sport per soli uomini, vero?-

Si girò verso di lui con uno sguardo fiammeggiante.
-No, non è per questo; però è una sorpresa, quindi per il momento ti toccherà aspettare.-

Cercò di tranquillizzarla e la ragazza si rilasso anche se cominciò  a chiedersi.

Una sorpresa? Quale sorpresa può essere per non avere il tempo di allenarmi?

-Adesso vieni-
La prese per mano e proseguirono. Più avanti, in mezzo al giardino, c’era un gazebo con un tavolino e delle sedie di vimini tutto intorno ad esso, da lontano si poteva scorgere un uomo ormai di mezza età, ma ancora un bell’uomo. Più si avvicinava, più notava che assomigliava molto a Karl, in molti tratti, si vedeva che erano parenti, tranne che per gli occhi, più simili a lei di un nocciola brillante e più si avvicinava, più i ricordi si facevano presenti.

 

Si me lo ricordo adesso, quell’uomo sempre sorridente, che mi parlava in tedesco: del calcio. Ricordo che giocavamo insieme, ed è stato lui ha insegnarmi il mio tiro ad effetto; rimasi esterrefatta la prima volta che lo vidi calciare: il tiro sembrava che andasse dritto ma verso la fine cambiava direzione, era stato una cosa incredibile e in quel momento decisi che un giorno sarei stata in grado di farlo anche io.

 

Stephan, era con lo sguardo perso nei suoi pensieri quando la voce del nipote attirò la sua attenzione.
-ciao zio, guarda chi ti ho portato!-
Così dicendo fece avanzare la cugina. L’uomo rimase senza parole nel vederla. Patty, assomigliava in maniera impressionante a sua moglie, era identica a lei alla sua età. Cominciò a piangere, era da anni che non piangeva e adesso vedere quella ragazzina, così simile a lei, lo fece riportare indietro negli anni.
-ci..ciao zio, sono contenta di essere qui-

Disse con voce tremante, ancora intimorita per la reazione dello zio.
-Pa…..Patty, sei tu?-

La voce era piena di commozione.

-Vieni qui fatti abbracciare, mi sei mancata così tanto

Patty ubidi e lo strinse ma Non riusciva a smettere di chiedersi.


Non capisco più niente, mia madre mi ha sempre detto che lo zio della Germania, ci odiava, perché li ricordavamo la zia, invece, le sue lacrime e la voce mi dicono che prova affetto, e non odio. Non riesco a capire. Perché mia madre mi ha mentito? Comunque anche io  sono contenta di vederlo, e non riesco, a trattenere le lacrime, mi ero dimenticata di lui, e mi dispiace per questo. Sento che molti ricordi stanno tornado, e sento che li voglio già bene, anzi, che gli ho sempre voluto bene.
-Zio, mi sei mancato, scusa, scusa se mi sono dimenticata di te.-

Ormai le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
-Tranquilla! Eri solo una bambina, e la colpa non è tua-
-perché non sei più venuto a trovarmi? Mamma ha detto che non volevi più vederci, che ci odiavi, perché rivederla ti avrebbe ricordato  lei-

Gli rilevò
-odiarvi?  O no piccola mia, non potrei mai. Voi eravate la mia famiglia, non avrei mai potuto; ma ci sarà tempo per le spiegazioni. Dai siediti sarai stanca dopo tutto questo viaggio, vuoi un po’ di thè, mi ricordo che da piccola lo adoravi.-

Prese la caraffa che era sul tavolo e glielo versò nel bicchiere.
-Si grazie-
-Mi dispiace per tua madre, e che per questo cambiamento di vita improvviso-

Stephan era realmente mortificato per Patty
-No zio, tranquillo, ora va meglio, sono felice di essere qui; anche se ammetto ero molto spaventata, ma ora ho capito di non essere più sola, e di avere ancora la mia famiglia, anche se non siamo legati da vincoli di sangue, ma sento che andrà tutto bene-

E finalmente gli regalo un dei suoi sorrisi.
-Puoi contare sempre su di me, non ti preoccupare. Ma dimmi giochi ancora a calcio?-

Cercò  di cambiare discorso.
-Si, sempre, e l’unica costante della mia vita, e spero che mi darai il permesso di continuare-

Chiese, un po’ preoccupata, sperando che lo zio non glielo proibisce.
-Bambina mia, non potrei mai impedirti di fare ciò che vuoi, anzi di aiuterò a realizzare i tuoi sogni, perché è quello che fanno le famiglie, si aiutano e si sostengono a vicenda-
A quelle parole Patty cominciò a piangere di nuovo, era da anni che nessuno le dava un sostegno, da quando suo padre era morto aveva dovuto fare tutto di nascosto, da sua madre, dai suoi amici, invece adesso aveva una nuova famiglia, che l’aveva accolta, e l’avrebbe sostenuta, le sembrò che tutto questo fosse solo un sogno.
-non piangere, cuginetta, ora sei a casa-

Intervenne Karl, e l’ha abbraccio.
-grazie, grazie, non so cosa farei se voi non mi aveste accolta, ed era da tanto tempo che non potevo dire a nessuno che gioco a calcio, ho dovuto nascondermi per anni: da mia madre, che dopo la morte di mio padre mi ha proibito di giocare, e anche hai miei amici, che non lo avrebbero mai capito. Invece adesso, mi sento felice, felice di sentirmi finalmente libera di poterne parlare con qualcuno, ma anche in colpa, perché se i miei genitori non fossero morti io non sarei qui.-
Lo zio, non credeva alle sue orecchie, sapeva che la sorella di sua moglie odiava questo sport, ma addirittura proibirglielo, quella donna così simile fisicamente alla sua Terry, ma così diverse caratterialmente, impedire alla figlia di fare ciò che amava, per cui era nata, con quel talento. No, non l’avrebbe mai perdonata, ne aveva fatte anche abbastanza, aveva distrutto tutto, ora finalmente non potrà fare altri danni.

 

Per anni le ho supplicato di farmela vedere, di farmela incontrare, invece lei mi incolpava di aver ucciso sua sorella, anche una parte di me morì quel giorno, in quel maledetto incidente, io riuscii a salvarmi, perdendo l’uso delle gambe, ma soprattutto la donna della mia vita, la mia anima gemella. Amore mio, adesso manterrò la promessa, te lo giuro.
-Non devi sentirti in colpa, vedrai che andrà tutto bene-

uso un tono dolce e amorevole.

-Sarai stanca adesso. Karl mostra a Patty la sua camera. Così potrai riposarti e dopo se vuoi puoi mostrarmi i tuoi progressi? Che ne dici?-
-Ne sarei felice-

Lo disse con entusiasmo.
-Karl, mi potresti aiutare?-
-Certo zio, ti spingo io-

E cominciò a spingere la carrozzella verso casa. Patty rimase scioccata nel vedere lo zio in quello stato
-Ma….ma tu non……., cioè non mi ero resa conta……., come è successo?, si insomma sempre se vuoi? Si cioè. ….-
Cominciò a farfugliare. Ma i due scoppiarono a ridere.
-Non ti preoccupare, non devi mai a farti problemi a chiedermi niente, ok?-
-ok-

Era ancora imbarazzata per non essersi resa conto subito del suo stato.
-non ti hanno detto come a perso la vita tua zia?-
-no, mia madre non mi ha detto niente, e semplicemente detto che non c’era più e di dimenticarmi dello zio Tedesco, perché ci odiavi e non volevi più vederci, ma a quei tempi ero ancora piccola, e non capivo il perché, e non ho fatto domande-
-Vedi tua madre, credo che c’è l’avesse con me, perché mi incolpava della morte di sua sorella. Vedi ero io alla guida quando quel camion ci scaraventò per un burrone, mi ero distratto e non ho visto che ci veniva incontro, e quando capii era troppo tardi-

Raccontò, ma nel suo tono Patty capì che c’era ancora tanto rammarico.
-Zio, non devi raccontarmi per forza vedo quanto questo ti fa soffrire
-Tranquilla.-

E continuò il racconto.

-Precipitammo giù per un dirupo, i soccorsi riuscirono a salvarci, e ci portarono in ospedale, dove i dottori avevano capito che sarei rimasto paralizzato; mentre credevano che tua zia avesse semplicemente qualche contusione superficiale, invece aveva un’emorragia interna, lieve, che dalle radiografie non fu notata, in pochi giorni si spense fra le mie braccia.-

Finì e una lacrima scivolò sul suo viso.
-Zio mi dispiace, le volevo molto bene, era come una seconda mamma per me, ho sofferto tanto, quando lo saputo, e poi tu non c’entri, anche tu hai perso la donna che amavi, e anche l’utilizzo delle gambe, mi dispiace non esserti potuta stare vicino, e non capisco perché, mia madre ti abbia fatto una cosa del genere-
Glielo disse tra un singhiozzo e l’altro.
-lo so bambina mia, lo so. Adesso è tutto passato. È stata una giornata dura, e intensa vai riposarti-
Così Karl,  portò Patty in casa e gli mostrò la sua camera: era grandissima, piena di luce, e la finestra si affacciava proprio sul bellissimo giardino, e sul suo amato campo da calcio.
-È stupenda!-

Esclamò, stupita.
-si è la camera più bella di tutta la casa, lo zio la voluta darla a te, per farti stare a tuo agio. La mia camera invece è di là; se hai bisogno di qualcosa non farti problemi. Invece, quella dello zio e al piano di sotto. Poi lì, hai il tuo bagno privato, quindi sentiti come fosse casa tua.-

Le spiegò il cugino
-È troppo, mi sarebbe bastata anche una stanzetta-
E Karl cominciò a ridere.
-Ma che dici? fai parte della famiglia! Quindi non fare i complimenti.-
-Grazie. Ma tu vivi qui?-

Non si immaginava che lui vivesse lì.
-Si, e da anni che non vivo più con i miei: sono sempre impegnati, e non hanno tanto tempo. Quindi per non stare solo in casa, mi sono trasferito qui, per far compagnia anche allo zio-
-avete un bellissimo, legame-

Lo disse con una punta di invidia.
-vedrai, anche tu lo avrai: e una persona fantastica, e se hai un problema si fa in quattro per darti una mano, nemmeno la sua paralisi lo potrebbe fermare. Però, ora riposa e dopo andremo al campo: vediamo quanto sei migliorata!-
-Va bene!-

E se ne andò, lasciando la ragazza sola.
Non è proprio cambiata, i suoi occhi si sono accesi appena ho parlato di calcio, proprio come faceva da bambina. Sapere che tutti questi anni ha dovuto affrontare tutto da sola, mi si stringe il cuore. Più di una volta ho pensato di abbandonare questo sport, ma avevo: i miei genitori, mio zio, i miei amici e compagni di squadra a credere in me. Invece lei, non aveva avuto il sostegno di nessuno, eppure, ha continuato a coltivare la speranza che un giorno i suoi sogni si sarebbero avverati. La ammiro, è così diversa da tutte le ragazze che conosco: frivole che pensano solo a farsi belle; invece, lei con la sua naturalezza e semplicemente bellissima. Le ho sempre voluto bene, e questo non cambierà. Vedrai mia piccola Titty, l’attesa è finita.


Andò in salotto, dove suo zio stava vicino alla porta finestra tenendo in mano la foto della moglie, e come faceva ormai da anni parlava con lei, sottovoce, così che nessuno potesse ascoltarlo, ma il ragazzo non aveva bisogno di sentire, sapeva perfettamente cioè che le stava dicendo.
-quando glielo dirai?-
-Karl, non ti ho sentito-

Stephan preso alla sprovvista fece cadere la foto che teneva in mano.
-Zio, dovresti dirglielo!-

Karl si chinò per raccoglierla.
-No. È troppo presto: ha appena perso la madre, ha dovuto cambiare paese; lasciamola che si ambienti prima-
-Secondo me, dovresti farlo al più presto. Lei ha il diritto di sapere, e poi anche tu finalmente potrai smettere di soffrire.-

E gli consegnò la foto.
-Vedi, ormai ho aspettato anni, e adesso sapere che lei e finalmente qui, mi riempie il cuore di gioia, e tutti questi anni di dolore sembrano essere stati cancellati. Quindi lasciamola in pace per il momento. Quello che voglio che lei sia felice, anche così, senza che lei lo sappia, a già sofferto anche troppo. Non credi?-
-Si, ma….-

Ma Stephan non lo lasciò finire.
-Karl, promettimi, che non le dirai niente, e che la proteggerai?-
-Certo! Lo sai che lo farò; ma prima ho poi, lei dovrà sapere-

Continuò ad insistette.
-Si, prima o poi, abbiamo tutta la vita adesso, prima devo mantenere la mia promessa, e poi-

Abbasso gli occhi sulla foto che stringeva in mano.
-Però non è giusto quello che ti ha fatto passare quella donna-

Non era per niente d’accordo con la scelta di suo zio.
-ormai, lei non c’è più, quindi basta, il passato e passato, e lei non dovrà subirne le conseguenze. Ti chiedo solo di starle vicino, ed aiutarla, me lo prometti?-
-Certo zio, te lo prometto!-

Capì che era inutile per il momento fargli cambiare idea e si diresse verso la porta d’ingresso

-Devo uscire un attimo, non dovrei metterci tanto-

Stephan sapeva benissimo dove si stava dirigendo.
-salutami il mister Shubert-
-mi conosci troppo bene zio-

E Karl se ne andò abbozzando un sorriso. Stephan con il cuore più sollevato, pensò.


Sì, il passato e passato, non si può cambiarlo, si può solo conviverci, ora è qui, ed è questo quello che conta.
L’ultima volta aveva solo nove anni, era una bambina fantastica: sempre allegra un piccolo ciclone. Adesso era diventata una vera signorina, uguale a lei, con la stessa passione, e la stessa determinazione. Vedrai piccola mia, andrà tutto bene, non permetterò che nessuno ti faccia soffrire ancora.

 

Intanto Patty sdraiata sul suo nuovo letto ripenso a tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi giorni.


Una nuova vita, oggi è il primo giorno di un nuovo inizio. Sono partita con la paura di arrivare in un posto dove non mi avrebbero accettato, invece, ho scoperto due persone incredibili, meravigliose e che mi vogliono bene, sento nel cuore una nuova forza, sento di poter affrontare tutte le avversità. Fino a stamattina, credevo di non avere nessuno, ora invece, ho uno zio e un cugino acquisito, non sono più sola, e la cosa più incredibile è che mi appoggiano e mi staranno vicino. Sì, finalmente sento di sentirmi libera dopo tanto tempo. Scusami mamma, mi dispiace di averti persa, mi hai lasciato un vuoto nel cuore, ma non ho mai rinunciato al mio sogno di diventare una calciatrice nel calcio professionistico, e niente e nessuno me lo potrà impedire.
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Cap 3
Intanto dall’altra parte di Amburgo, un ragazzo sempre più perso nella sua sofferenza, e nel buio della sua solitudine, stava nel salone della sua immensa villa, nell’oscurità a bere l’ennesimo drink, ormai era da un anno che il suo animo veniva tormentato, senza che il suo cuore spezzato trovasse uno spiraglio di quiete. Solo l’alcool gli permetteva un attimo di tregua da quel malessere, che lo attanagliava fino alle viscere.
Un anno, e passato un anno e lei e dentro di me più che mai, non vuole andare via, in brevissimo tempo ha conquistato la mia anima e il mio cuore, e adesso non voleva più andarsene. Maledizione, dovevo proprio innamorarmi dell’unica persona che non mi avrebbe mai ricambiato. Sono stato un vero stupido, con lei ho abbassato le mie difese, e adesso ne pago le conseguenze. Per un attimo ho creduto che anche lei provasse i miei stessi sentimenti, invece era solo un illusione. Sono tornato in Giappone, per riprendermi da un infortunio al polso,  dovevo star  fermo 4 mesi, eppure grazie a lei dopo due mesi ero perfettamente guarito, aveva un tocco magico, quelle mani così delicate che ogni volta che mi massaggiava, dovevo far forza ha tutto il mio autocontrollo per non prenderla e baciarla ovunque. Si era offerta per aiutarmi ad allenare le gambe, era formidabile, instancabile, certe volte mi chiedevo dove trovasse la forza, nessuno nemmeno i miei vecchi amici di squadra riuscivano a tenere il ritmo dei miei allenamenti, invece lei non batteva ciglio, e dopo si occupava di risistemare tutto per il giorno dopo, mi aveva veramente stupito. Un giorno per caso stavo passeggiando, e lo vista li seduta a fissare il fiume, con l’aria triste e vuota, non li chiesi niente semplicemente rimasi lì seduto accanto a lei, immaginavo che forse era la mancanza di Holly a farla sentire così, sicuramente il suo sogno era che un giorno lui tornasse per lei, non so nemmeno io perché gli ho detto quella cosa “devi credere nei tuoi sogni”, da quel giorno ci vedevamo sempre lungo quel fiume a parlare, era facile parlare con lei, mi sono stupito di me, quando comincia a parlargli del mio futuro dopo il calcio, non mi era mai successo con nessuno, di raccontare i fatti miei, e poi il giorno prima di partire mi ha detto “sai Benji, mi mancherai quando partirai, solo con te mi sento felice”, avrei voluto prenderla e baciarla in quel momento, l’avevo guardata nei suoi bellissimi occhi nocciola, e i nostri visi si stavano avvicinando, ma l’arrivo di quel insopportabile di Bruce ci aveva interrotti, credevo che anche lei in quel momento avesse avuto il desiderio di baciarmi, quanto mi sbagliavo, lei era innamorata di Holly, e non di me. Ho fatto di tutto per levarmela dalla testa, ma soprattutto dal cuore, gli allenamenti frenetici, le donne tante in quell’ultimo anno, ma nessuna si avvicinava a lei, si perché ormai le paragonavo solo a lei, ma nessuna, nessuna era minimamente alla sua altezza, tutte senza interessi e senza passioni, il loro unico scopo e di sposarsi con un uomo ricco per farsi mantenere, invece, lei no non era così, mi ha confessato che nella vita voleva la passione, la sfida, e l’amore quello vero, non le interessavano i soldi la fama o il successo solo amore, e io sarei disposto a dare tutti i miei soldi la mia carriera per lei, perché ormai ho perso la voglia di lottare, di fare qualsiasi cosa, perché senza di lei non ha più senso niente, nemmeno i miei sogni di essere il più bravo portiere del mondo. Non mi alleno più con la stessa determinazione e grinta di un anno fa, sembra che la vita sia un bicchiere vuoto, un mondo Senza colori, che solo la mia piccola Patty possieda la tavolozza per colorarla. Ma ho avuto paura e sono scappato dopo averle detto che era patetica, e di non volerla rivedere più. Sono proprio uno stronzo, e sicuramente adesso dall’altra parte del mondo che mi starà odiando, e me lo merito. In fondo non è colpa sua se io la amo, non è stata lei a dirmi di amarla, ho fatto tutto io e ho scaricato la colpa su di lei, che ha saputo leggermi dentro, che non si è soffermata solo alle apparenze, mi ha visto per quello che sono, e voleva solo starmi vicino, e io volevo stare vicino a lei. Invece quella sera le cose sono cambiate, il mio cuore si è spezzato. Non riuscivo a stare a casa, avevo voglia di uscire, volevo prendere forza per confessarle i miei sentimenti, e senza accorgermene arrivai di fronte  alla scuola, e notai che in campo c’era ancora qualcuno, nonostante l’ora tarda, così curioso andai a vedere a chi questa devozione per l’allenamento, conoscevo solo Holly che l’avrebbe fatto, ma lui era in un altro continente, invece sembrava un ragazzino, non tanto alto anche piuttosto magrolino dal fisico, e in testa un cappellino, per un po’ lo osservai, per capire chi era, ma era troppo buio, ma anche così capii che era impressionante aveva un’agilità e una padronanza del pallone fuori dal comune, e il tiro che aveva sfoderato era di una Potenza inaudita, ma credo di aver fatto rumore, e poi lui si dileguò, provai cercarlo ma niente, ma la cosa che mi ha stupito più di tutti era vedere le luci dello spogliatoio accesa, forse era stata una delle menager ad averle dimenticate accese, pensai allora di andare a spegnerle, ma quando entrai c’era qualcuno che si faceva la doccia. Credevo che fosse il ragazzino di prima, cosi preso dalla curiosità in silenzio andai a vedere, ma era Patty davanti a me completamente nuda, una visione un corpo splendido un seno sodo e rotondo, i fianchi stretti l’addome piatto, due gambe flessuose e ben tornite, e la sua femminilità così invitante, non era là prima donna nuda che vedevo, ma rimasi immobile per qualche secondo, per  ammirarla, non so cosa mi trattenne dallo spogliarmi e farla mia in quell’istante, mentre lei non si accorse di niente perché aveva gli occhi chiusi e l’acqua del sifone aveva camuffato la mia presenza, un po’ amaramente mi voltai per andarmene prima che si accorgesse che ho violato la sua privacy, ma la sua voce mi bloccò, credevo che mi avesse scoperto, invece aveva cominciato,  a piangere e chiamare Holly, in quel momento avevo capito che non avrei mai potuto averla. Decisi di ripartire, senza dire niente, invece lei cosa fa, si presenta la mattina davanti a casa, non so cosa voleva non la lasciai parlare, non volevo guardarla perché l’immagine di lei della sera prima era troppo vivida nella mia testa, così le scaricai addosso tutta la mia frustrazione, non disse niente, semplicemente corse via, non so nemmeno se stesse piangendo. Un anno era passato e lei era ancora con me, il suo corpo era ancora lì, la sua voce, il suo sorriso tutto. Anche da piccolo avevo preso una cotta per lei era un vero maschiaccio, ma era anche l’unica che non era intimorita dal mio cognome, no, era una vera furia, e mi piaceva questo, mi ricordo ancora le sue parole quando mi diceva “ehi tu brutto ragazzino viziato, egocentrico e megalomane”, ma  poi era arrivato Holly, e lei si innamorò, si vedeva, tutti lo vedevano tranne lui, e lei dopo tutti questi anni ancora li andava dietro, chissà se un giorno la sua devozione per lui sarebbe mai stata ripagata? Spero per lei di si. Perché anche se non sarà mia, si merita tutta la felicità del mondo. Alla tua salute mia piccola Patty, spero tanto che un giorno questo dolore che provò un giorno possa essere più sopportabile, altrimenti non so ancora per quanto potrò resistere.
La porta del salone si spalancò, e un uomo di mezz’età con gli occhiali da sole entrò come una furia.
-Allora Benjiamin Price, che diavolo credi fare?-
-non rompere Freddy-
-È così che parli al tuo tutore-
-Sono maggiorenne è vaccinato, non ho bisogno di un tutore-
-invece a me sembri proprio un ragazzino che sta facendomi capricci, dovresti essere agli allenamenti-
-invece oggi non ho voglia-
-invece tu ci vai, sai mi a chiamato il tuo allenatore, rischi seriamente il posto da titolare-
-si come no, e dove lo trova un altro come me-
-Non è per il tuo gioco, ma per il tuo comportamento, e stai superando i limiti. Sei sempre stato un ragazzo difficile, e so quanto è stata dura per te ambientarti, e adesso stai sprecando tutta per una donna?-
-e tu che ne sai?-
-ragazzo mio, sono stato giovane anche io, cosa credi che sei solo tu che soffra, caro mio rimettiti in piedi e vai ad allenarti-
-per quale motivo dovrei farlo, nessuno di quelli riesce a farmi un tiro decente, e solo uno spreco di tempo-
-se hai intenzione di sprecare così il tuo talento, accomodati pure, ma non credere che i tuoi genitori ti permetteranno di non far niente, quindi se la passione per il calcio si è esaurita, dovrai andare a lavorare per tuo padre.-
-no no va bene, vado-
-ascolta Benji, se continuerai a tenerti tutto dentro prima poi questa cosa ti avvelenerà, come sta già facendo, so che non sei un tipo che piace parlare di se, ma ti do un consiglio parlane con qualcuno, vedrai che ti aiuterà a vederla in un altro modo, c’è quel tuo amico Schneider-
-non ho intenzione di parlare con nessuno, adesso se vuoi scusarmi vado agli allenamenti-
-pensaci-
Si come no, parlare con qualcuno, non saprei nemmeno da dove iniziare, non ho mai avuto una grande intimità con i miei compagni di squadra, si qualche uscita dopo una vittoria ma niente di più, l’unico che di poteva definire amico era Karl, quando lo conosciuto era stato il primo a tendermi la mano, e la cosa che mi sorprese di più e che conosceva perfettamente il giapponese, un tedesco che sapesse la mia lingua, ma lui mi spiegò che sua zia era di origini giapponesi e glielo aveva insegnato, e che addirittura le sue estati le passava in Giappone, ma che ormai era da anni che non ci andava, per dei problemi famigliari, però non siamo mai stati tanto intimi, poi in quest’ultimo anno credo di aver allontanato ancora di più tutti quanti. Si forse a ragione Freddy devo parlarne a qualcuno, e forse Karl e il più adatto.
Così con malavoglia si cambiò prese il suo borsone e si avviò in macchina al centro degli allenamenti. Quando arrivò senza pensarci si diresse verso il campo sportivo sbagliato.
Ormai nemmeno riescono arrivare al campo sportivo giusto questo è il campo dove si allenano le ragazze, pensare che nel mio paese non ci sono ragazze che giocano a calcio, non ho mai capito il perché? Infondo sono brave anche loro, mi è capitato di vedere qualche loro partita una volta, e devo ammettere che non se la cavano male, ed alcune sono veramente forti, e anche carine. Ma sarà meglio andare adesso, sono già in ritardo.
Fece per andarsene ma una figura famigliare attirò la sua attenzione.
Che ci faceva Schneider con l’allenatore delle ragazze, vedo che anche lui e in ritardo, lo aspetto.
-Ehi Karl!! Anche tu in ritardo?-
-no non vengo oggi, o preso qualche giorno, e tu che fai qui?-
-Ho sbagliato strada ero sovrappensiero, ci si vede allora-
-Benji, vuoi un consiglio-
-no, ma  tanto so che questo non ti fermerà-
-se non cambi atteggiamento non avrai più nessuno dalla tua parte-
-e chi ti dice che questo mi possa interessare-
-rischi il tuo posto in squadra, quello per cui hai lavorato tanto in questi anni-
-ci vediamo Karl-
No non riesco, e più forte di me, anche con lui sono sicuro che non riuscirò a parlarne e inutile.
 

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Capitolo 4
*** capitolo 5 ***


Cap 5
Il mattino seguente, dopo essersi sistemata e vestita era pronta per Il suo primo giorno di scuola, ci aveva messo un po’ per decidere cosa mettersi, non era abituata a questa cosa che nelle scuole tedesche non c’era bisogno della divisa,  ormai era abituata così, tutti i giorni con lo stesso abito di tutti, invece adesso era in difficoltà.
Cavolo, almeno con la divisa erano più semplici le cose, non c’erano tutti questi dubbi, gonna? Pantaloni? Jeans? Eleganti? Sportivi? No sicuramente con la divisa era più facile, e non si perdeva così tanto tempo. Va be’ opterò per uno stile semplice ma comodo, poi domani si vedrà, vedo un po’ come si vestiranno gli altri. Indosso un paio di Jeans bianchi con una maglietta a mezze maniche nera, con un cardigan bianco, e un paio di stivaletti neri bassi che le arrivavano un po’ sotto il ginocchio. Decise di tenere i capelli sciolti.
Devo dire che in quest’ultimo anno i cappelli sono diventati veramente lunghi, mi piacciono così, e se mi danno fastidio posso sempre fare una coda.
Uscì e si diresse in cucina a far colazione, e trovo che i due uomini erano già a tavola.
-Buongiorno-
-Buongiorno, tesoro dormito bene?-
-Si grazie, dovevo essere molto stanca, di solito a quest’ora sono già sveglia da un pezzo. Sarà anche tutta la tensione di quest’ultimo periodo-
-sono contento che sei riuscita a riposare-
-Allora pronta per la nuova scuola?-
-Si ma anche un po’ terrorizzata-
-non devi temere, io sarò con te-
-Grazie, però avrei una domanda?-
-Si?-
Timidamente, guardo i due, e prese coraggio.
-vado bene vestita così?-
-Sei meravigliosa tesoro.-
-Si lo zio a ragione sei bellissima, perché?-
-e che ero indecisa, a casa in Giappone si usano le divise, allora non so come è giusto vestirsi, si insomma, di essere all’altezza.-
I due un po’ sorpresi e sbigottiti cominciarono a ridere.
-Ehi! Non c’è niente di divertente.-
-No scusaci, e perché se vedessi come alcuni vanno vestiti qui. Dopo capirai-
-Si è vero, ma non solo i vestiti-
-cosa vuoi dire?-
-Tranquilla, lo vedrai, comunque credo che così tu sia perfetta, allora sei pronta?-
-si-
Si avviarono alla macchina, e partirono, la scuola non era lontanissima ma era il modo migliore per raggiungerla.
-Nervosa?-
-Si molto, spero di ambientarmi presto-
-Sono sicuro che ci riuscirai benissimo, durante le lezioni saremmo in classi diverse, ma poi durante la pausa ti farò fare il giro della scuola-
-non vorrei disturbarti troppo, poi sicuramente avrai altro da fare-
-ma che dici, sarà un vero onore, e poi bella come sei non posso lasciarti in balia degli altri maschietti –
Arrossì fino alla punta dei capelli
-Dai non prendermi in giro-
-Non ti sto prendendo in giro, sei una bellissima ragazza, e vedrai avrai una fila di corteggiatori.
-Grazie-
Si come no. Una fila di corteggiatori. Ma se io i ragazzi li faccio scappare, in altri continenti, dal mio.
Come fa ad non accorgersi che è bellissima.
-posso chiederti una cosa?-
-Si certo-
-La scuola dove andiamo, ecco anche lui? Si cioè-
Ma lui non la lascio finire, aveva capito subito dove voleva arrivare.
-no, tranquilla, lui non ci sarà. Vedi fino a poco fa la frequentava anche lui, ma è stato sospeso, così i loro genitori hanno preferito fallo studiare a casa-
-sospeso? E come mai?-
-ha scatenato una rissa-
-il motivo?-
-non è ancora ben chiaro, io non ho assistito, altrimenti mi sarei messo in mezzo, ma voci di corridoio dicono, che lo avrebbe provocato sulle sue origini, e sulle ragazze giapponesi-
-Capisco-
-comunque, e molto cambiato da quando e tornato, in quest’ultimo anno si è isolato ancora di più, e –
Vediamo se le interessa ancora?
-È cosa?-
Ma perché mi interessa tanto, e perché mi dispiace per lui. In fondo se lo merita per quello che mi ha detto.
Allora non mi sbagliavo
-Si diciamo, che non li interessa più niente, anche gli allenamenti, ho e scontroso con tutti, o arriva in ritardo, o semplicemente non viene.-
Ma perché fa così, eppure ha fatto tanti sacrifici per arrivare dove è adesso. Ma che cavolo gli passa per la testa. Se non mi volesse più vedere andrei da lui e gliela spaccherei quella testaccia a suon di pallonate.
Vedo una luce nei suoi occhi, si vede che ci tiene, magari è lei la chiave per far ragionare il nostro portiere, devo escogitare qualcosa. Ho saputo dagli altri che il mister la buttato fuori di squadra per le prossime due partite, e se non cambia al più presto, lo sbattera  fuori definitivamente.
-È quindi il mister lo ha messo in panchina per le prossime due partite-
-Capisco, speriamo che cambi allora-
Stupido, stupido ecco è solo uno stupido, buttar così al vento i suoi sogni, ma che diavolo li sarà successo, per renderlo, così, e sempre stato una testa calda, ma la devozione per questo sport è sempre stata assoluta.
-Pronta eccoci arrivati-
L’edificio era bellissimo gigantesco, c’erano studenti di molte nazionalità e culture diverse, e anche l’abbigliamento dei singoli scolari era molto diverso fra di loro, c’era chi era vestito molto elegantemente, invece chi sembrava che fosse venuto con il pigiama, delle ragazze invece sembrava che andassero a ballare invece che a lezione, c’era chi persino avesse i capelli dai colori più strani. Ma in molti si votarono, quando videro Karl Hans Schneider soprannominato, il Kaiser dagli occhi di ghiaccio, con una ragazza per di più dai tratti orientali, si stupirono, si perché era risaputo che nonostante fosse un dongiovanni non arrivava mai in compagnia con nessuna di essa.
-Vedi che ti dicevo che sei vestita bene-
-adesso capisco, perché vi siete messi a ridere. Ma perché ci guardano tutti?-
-te lo detto perché sei bellissima-
-Scemo-
E si avviarono dentro l’edificio. Ma due ragazze non tanto distanti da loro, osservarono tutta la scena.
-Ehi!! Maria, chi e quella che è entrata a braccetto con Karl, la conosci?-
-no non so chi sia-
Ma chi diavolo è quella, e perché Karl la guarda in quel modo, sei un’ingenua se credi che quello che c'è tra voi durerà, perché prima o poi lui sarà mio, e nessuna prenderà il mio posto,  quindi mi dispiace ragazzina, sarà meglio che tieni giù quelle zampacce lontano dal mio Karl
-Dai entriamo Maria, se no arriveremo in ritardo-
Così si avviarono in classe, ma ebbero una bella sorpresa appena entrarono. Infatti la nuova arrivata era in classe proprio con lei.
Cavolo anche in classe mi tocca averla, appena lo vista non mi è piaciuta per niente, con quell’aria da ingenua che si ritrova. Ma forse è meglio così almeno posso vedere cosa c’è in quella ragazzina, ad aver attratto le attenzioni di Karl.
La mattinata passò velocemente, anche le lezioni le erano sembrate piacevoli anche se spesso, la sua attenzione veniva distolta dalla conversazione che aveva avuto in macchina di Benji, non riusciva a capacitarsi  di capire di questo suo improvviso cambiamento, soprattutto per il suo sogno di diventare il migliore portiere del mondo. Assorta come era non si accorse dell’arrivo di Karl
-Ehi!! Tutto apposto?-
-Si si scusa, ero sovrappensiero-
-Che ne dici andiamo a mangiare, e poi ti faccio vedere la scuola?-
-Ci sto-
Andarono in mensa, abbracciati. Mentre Maria assistette a tutta la scena, verde dalla rabbia.
E venuto persino a prenderla in classe, ma che c’è  tra quei due? E perché sembra si conoscano da anni? Cosa a che fare lui con quella giapponesina dei miei stivali.
La mensa era gigantesca, e aveva un sacco di cibo tra qui scegliere. Appena ebbero deciso, si avviarono alla cassa, ma proprio in quel momento Patty si accorse di non avere i soldi.
-Cavolo sono senza soldi, mi sa che dovrò rinunciare a mangiare-
Lui si mise a ridere a più non posso.
-si può sapere che c’è di così tanto divertente? Mi toccherà fare la dieta-
-ma tu credi veramente, che lo zio non ti abbia dato i soldi per il pranzo-
Un po’ perplessa si sentì una sciocca, in tutto questo tempo non si era resa conto che adesso stava gravano economicamente su suo zio.
Non credo che non abbia i soldi, infatti mi sembra che viva in una bellissima villetta, ma non voglio pessarli più di tanto,
-scommetto dalla tua espressione che non ci avevi nemmeno pensato sulla questione dei soldi vero-
-ecco io, veramente-
-Dai non ti preoccupare, adesso pago e ti spiego tutto-
-Grazie-
Si sedettero in un posto appartato, per poter parlare in pace.
-Si non ho mai pensato che adesso dovrò gravare anche sul lato economico su mio zio. Forse è meglio che mi trovi un lavoretto, ha già fatto troppo per me ospitandomi-
Ma lui non resistente e scoppiò di nuovo a ridere, molti si girarono per guardalo ridere, dato che da quando lo hanno visto, mai una volta lo avevano visto farlo.
-ma la smetti di ridere-
Invece lei cominciava ad arrabbiarsi.
-no non c’è  La faccio. Ok guarda che per mio zio i soldi non sono mica un problema, anzi ne ha più di quanto possa spenderne in dieci vite-
Lei rimase alquanto sorpresa, da quella rivelazione.
Non credevo che mio zio fosse tanto ricco.
-Cioè?-
-Allora, conosci quanto sono ricchi i Price?-
-Si cioè, mi immagino-
-ecco, quasi quanto loro, con l’unica differenza e che lui non lo ostenta-
-ma che lavoro fa?-
-ecco una volta era un calciatore famoso qui in Germania ed anche uno dei più forti-
-adesso mi spiego come mai era così bravo a giocare-
-ovviamente adesso la sua carriera si fermò, e poi possiede una bella fetta delle azioni dei Price, solo con quella potrebbe vivere di rendita, infine è uno dei soci della società dell’Amburgo calcio-
-quindi sei un raccomandato?-
-ma che dici, guarda che la mia famiglia non fa favoritismi, me lo sono guadagnato-
Lo disse con tono un po seccato.
-Dai stavo solo scherzando, si vede che sei un ottimo calciatore, fin da piccolo-
-Grazie-
-non pensavo che fosse tanto ricco, però non voglio essergli di peso lo stesso.-
E incredibile, altri nella sua situazione sicuramente ne avrebbero approfittato, mentre lei invece, pensa di essere un peso.
-Di peso? Ma se nostro zio ti adora, ti regalerebbe la Luna se potesse-
-sarei contenta anche se non mi darebbe niente, perché sono contenta che lui mi abbia accolta, e che mi voglia bene, da quello che mi ha raccontato mia madre sembrava una persona spregevole, invece è una persona splendida, e io gli voglio già un mondo di bene-
Se solo sapessi quanto ti vuole bene, avrebbe volentieri dato tutto ciò che ha pur di averti qua da sempre. Spero tanto che un giorno te lo dirà.
Non la sopporto più, e qui da un giorno e già la sua presenza mi da sui nervi, ma che avranno tanto da ridere quei due? E poi gli ha anche pagato il pranzo, sicuramente se ne approfitta perché è ricco, sgualdrina.
Dopo il giro per la scuola, e le lezioni pomeridiane, era tempo di andarsene.
-Allora, come primo giorno di scuola come è andata?-
-benissimo, i professori sono tutti gentili e comprensivi, hanno detto che non c’è fretta per recuperare-
-lo credo bene, per quello che ci tocca sborsare, per studiare lì-
-Cosa? Ma a me bastava anche una scuola pubblica-
-te lo già detto per lo zio non sono un problema i soldi, e figurati se ti avrebbe permesso di studiare in una scuola pubblica, hai visto che gente che c’è, be fuori e anche peggio, credimi. Quindi prima lo accetti, meglio è –
-ok ok, non ti arrabbiare, adesso andiamo a casa? Vorrei andare ad allenarmi, non riesco a stare troppo ferma-
-no non andiamo a casa. Ti ho detto che avevo una sorpresa-
-va bene, se mi prometti che dopo ti allenerai con me-
-Si si tutto ciò che vuoi, ma adesso fai la brava, e mettiti questa sugli occhi-
E li diede una bandana.
-ma-
-Niente ma, mettitela, siamo quasi arrivati-
Cosa avrà in mente.
Parcheggio la macchina, e andò a recuperare la ragazza, e per mano la accompagno davanti ai campi da calcio della formazione femminile. Che si stava già preparando per l’allenamento.
Ma qualcun altro noto la loro presenza.
-Guarda Maria, e di nuovo Karl con quella nuova, come si chiama? A si Patricia-
Ancora insieme quei due, e che ci fanno qui? Che rabbia che mi sta salendo.
-Allora sei pronta-
-Si si dai sono curiosa-
E gli sfilò la bandana dalla testa. Patty rimase senza parole, di fronte a se c’era un bellissimo campo da calcio ben curato e con tutti attrezzi che servivano per l’allenamento, ma quello che la stupì più di tutto è che in campo c’erano delle ragazze, con la divisa dell’Amburgo, e non dei ragazzi.
-sorpresa-
-io…..no…..Non …..so co……sa di………re-
-non devi dire niente. Allora devi solo  concentrarti, perché se realmente vuoi entrare a far parte di questa squadra, devi superare il provino, so che non ti ho detto niente e non hai avuto la possibilità di allenarti adeguatamente, ma io credo in te e nelle tue capacità, quindi fai a vedere chi sei, e se superi il provino finalmente potrai cominciare a vivere anche il tuo sogno.-
-Grazie, grazie, ma non sono vestita adeguatamente’
-cosa credi che non ci abbia pensato?-
E li diede in mano un borsone.
-Ecco qui troverai tutto l’occorrente, io farò il tifo per te, purtroppo lo zio non è potuto venire, ma mi ha detto di darti un bocca al lupo-
-crepi-
Prese il borsone e avvio negli spogliato, piena di angoscia e di eccitazione allo stesso tempo.
Non mi sembra vero, fino a ieri credevo che non sarei più riuscita a giocare a calcio, mentre ora sono qui per provare ad entrare in una squadra femminile, forse sono ancora a letto e sto sognando, e tra poco mi sveglierò e sarò ancora nel mio letto in Giappone.
E si diede un pizzicotto, per vedere se è tutto un’illusione.
No non è un sogno, adesso basta, ti sei allenata duramente per arrivare dove sei adesso non puoi sprecare tutto, fai vedere agli altri quanto vali, fai vedere che anche tu puoi vivere il tuo sogno. È questo cos’è e il mio cappellino, senza di lui non avrei mai potuto giocare, ma dentro c’è un bigliettino “Vivi il tuo sogno, te lo meriti”. Grazie cuginetto, sei sempre stato dalla mia parte, ti voglio bene.
Arrivo davanti al mister e si presentò.
-sono Patricia Gatby, e la ringrazio per questa possibilità-
-piacere. Io sono l’allenatore Schubert, adesso vediamo quanto vali, tuo zio e Karl, hanno insistito per farti questo provino, sono stato pò scettico in questo, ma se dovessi superare la selezione, sarà dura la strada per essere una titolare, ci siamo capiti-
-Si mister, come meglio crede signore-
-adesso vai a scaldarti che tra un po’ iniziamo-
Così si avviò a fare qualche giro del campo.
Incredibile la sua somiglianza con, Terry, apparte il colore degli occhi, e uguale a lei, chi sa se avrà anche il suo stesso talento, se e solo la metà più brava di lei, la vittoria del campionato sarà nostra. Mettiamola alla prova.
-Ragazze, tutte intorno a me-
Venti ragazzine, accerchiarono il mister, dove riferì loro, che prima degli allenamenti ci sarebbe stata la prova, per far entrare un nuovo componente, rimasero tutte un po’ sbalorditi da quella rivelazione. Quindi si raccomando di giocare in maniera dura per capire le reali condizioni della ragazza, e se era determinata a far parte della squadra avrebbe dovuto mettercela tutta.
-avete capito, gioco duro ma pulito, dobbiamo farle capire che qui non si scherza-
E tutte insieme girarono.
-Si mister-
Non solo stava appiccicata al mio Karl tutto il tempo, ma adesso pretendeva di entrare a far parte della mia squadra, tanto con me in porta non hai nessuna possibilità di segnare, e se non segni non entri, se fossi nata uomo, sicuramente avrei preso il posto da titolare di quello sbruffone di un Price, con le sue arie, da superuomo. Vedrai qui non entrerà nessuna palla, non farai parte di questa squadra.
Adesso vediamo come se la cava, non mi sembra tutto questo granché, piccolina  e magrolina.
-Bene signorina Gatsby iniziamo-
-sono pronta-
La prima prova consisteva, di vedere la padronanza del pallone e del suo controllo avevano disposto una serie di birilli in campo, doveva attraversare il percorso senza far cadere la palla usando solo i piedi.
Troppo facile, lo posso fare anche ad occhi chiusi.
In men che non si dica aveva superato brillantemente tutte le prove, con tempi da record, ma era l’ultima prova quella decisiva, quella di superare cinque difensori, e segnare un gol.
Non è niente male, calcia il pallone come se non facesse altro da tutta la vita, ma tutti possono superare queste prove, e in campo che si vede la differenza.
-siamo pronti?-
-Si mister-
Finalmente si fa sul serio, io riuscirò a far parte di questa squadra.
Patty, aveva cominciato la sua corsa per entrare in squadra, ed ecco la prima che le andò in contro, ma con una finta si smarco presto di lei, arrivo alla seconda che anche lei dopo un paio di finte la lascio indietro, la terza era un colosso di donna se non fosse per il seno prosperoso l’avrebbero scambiato per un uomo di sicuro, ma Patty non si fece spaventare, e fece passare la palla tra le sue gambe.
Fantastica, pensare che per tutti questi anni si è allenata da sola, era incredibile come riuscire a smarcarsi con tanta agilità, brava Tity, continua così.
Cavolo è più forte di quello che pensavo, a un’agilità e una destrezza con il pallone fuori da comune.
-non dovete farla passare, mi avete capito-
-Si capitano-
E le ultime due avversarie decisero di andare all’attacco insieme entrando in scivolata, ma Patty fece un salto con il pallone e si apprestava a tirare, nonostante fosse ancora fuori area.
Qui la palla non entra.
Se faccio gol il mio sogno si avvererà, adesso vedrai.
E tiro una cannonata, sotto gli occhi increduli di tutti. La palla prese velocità.
Troppo facile me la tirata in mano praticamente, illusa.
Ma la palla in un ultimo secondo cambio direzione scaraventandosi, nell’angolino a destra della porta, il portiere non si accorse di niente, era rimasta ferma tra i pali non rendendosi conto di niente, un secondo prima credeva di avere la palla praticamente fra le mani,  invece, a cambiato direzione.
Maledizione, battuta da una novellina.
C’è lo fatta, c’è lo fatta, farò parte di una squadra.
Intanto Karl era entrato in campo e corse verso Patty e la abbraccio facendola volteggiare. E il cappellino della ragazza cade a terra.
-Sei stata incredibile, e quel tiro, sei la migliore-
-Grazie cuginetto, e solo merito tuo-
Maria era stata, sconfitta, doveva ammettere di aver sottovalutato la ragazzina, infondo sapeva riconoscere i propri errori, facendo i modo da imparare, da essi, e si avvicinò a Patty dopo aver raccolto il suo cappellino, e rimase alquanto stupita da quello che aveva detto a Karl.
-cugino? Cioè voi due siete cugini?-
-Si cioè-
-Si, lei e mia cugina, Patricia-
-preferisco Patty-
Quella che credevo fosse la sua ragazza, era sua cugina? Ma com’è possibile? Lui e tedesco di nascita, e lei è orientale, non c’erano dubbi, allora come potevano essere parenti?
-Complimenti, il tuo tiro e sensazionale, io sono Maria e sono il capitano, benvenuta in squadra-
-Grazie, capitano-
Però non male il capitano, l’avevo già vista, ma sempre da lontano, e ho sentito parlare di lei, era un portiere eccezionale, dicevano che si muoveva come un gatto, e nello scorso campionato la sua porta aveva subito solo 3 gol. Alta bionda quanto lui, e due occhi celesti, visino ovale e un piccolo nasino all’insu, e sicuramente un fisico mozzafiato sotto quest’abiti. Chi sa perché non me ne ero mai accorto.
L’allenatore era rimasto ancora senza parole per il tiro di quella ragazzina era sicuro di averlo già visto da qualche parte, ma i ricordi non volevano tornare, si avvicinò a tre ragazzi.
-Bene, sei brava, dai su ragazzine, basta poltrire gli allenamenti sono appena iniziati-
-Bene, ti lascio vado a salutare i miei compagni e poi ti aspetto per tornare a casa, complimenti-
-Grazie, a dopo-
E si allontanò.
-tieni questo è tuo. Cugini? Non riesco ancora crederci-
-pensa nemmeno io. Ma è una storia lunga-
-Be’ se vuoi un giorno me la racconti-
-molto volentieri-
Non è male la ragazzina, forse sapere che non è la fidanzata di Karl me l’ha fatta vedere sotto una luce diversa, forse diventeremo amiche.
E si unirono al resto del gruppo, che la accolsero calorosamente, avevano capito che con lei in squadra sarebbero diventate fortissime.
-ma voi giapponesi giocate solo con il capello, si perché anche il portiere dei ragazzi porta sempre il cappellino-
-pura coincidenza, e comunque adesso non mi serve più-
Si coincidenza, lui usava quel cappellino per nascondere, la sua anima, io lo usavo per nascondere la mia identità, così diversi ma così uguali, ma ora questo cappellino non mi serviva più, non devo più nascondermi, posso giocare alla luce del sole. Ma non ho la forza di buttarlo via, grazie a lui che ora so giocare, no non ti butterei, anzi ogni volta che ti vedrò mi ricorderò dei sacrifici che ho fatto per arrivare dove sono ora.
Titty, finalmente stai vivendo il tuo sogno, sono contento per te, lo sapevo che c’è l’avresti fatta, non ne avevo nessun dubbio.
 

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Cap 4
Qualche ora più tardi intanto Patty, dopo essersi riposata si cambiò e si diresse con il suo pallone verso il campetto, non riusciva proprio a stare troppe ore senza di esso. Comincio con i suoi soliti esercizi di riscaldamento, e non si accorse che intanto lo zio e Karl, erano arrivati e la stavano osservando meravigliati.
Ha un talento naturale, e incredibile, quanto la sua tecnica sia raffinata, essendo che ha sempre fatto tutta da sola, con l’aiuto di un mister, potrebbe battere persino me.
Amore mio, guarda, e incredibile, tu vivi in lei.
-Titty, sei fantastica, hai una tecnica, e una padronanza del pallone incredibile-
-oh!!!Ciao non mi ero resa conta che foste arrivate-
-Allora c’è  lo fai vedere questo tiro?-
-si si, mi stavo solo scaldando. E tu Schneider non vuoi farmi vedere uno dei tuoi tiri, ho fatto una ricerca prima in Internet, a quanto pare sei il giocatore migliore di tutta la Germania?-
-Brava, ti sei informata bene, ok ti darò una dimostrazione. Cominciamo. Prima le signore-
-che galante. Va bene, ti metti in porta?-
I due ragazzi si misero nelle postazioni.
-Approposito, anche il nostro portiere e Giapponese, lo conosci si chiama Benji Price?-
Ma la ragazza non rispose, anzi aveva guardato l’altro  con due occhi fiammeggiante appena aveva sentito il suo nome, e lui lo notò.
Cosa c’entra adesso quel pallone gonfiato.
Credo che lo conosca, e da come mi ha guardato credo che fra i due non corre buon sangue, chi sa cosa c’è  sotto.
La ragazza infine scagliò in porta un tiro potentissimo, Karl era rimasto paralizzato da quella potenza il pallone sembrava che lo stesse per colpire, ma all’ultimo il pallone sembrò che scomparisse e si infilò nell’angolo sinistro della porta. Avevano ancora la bocca spalancata, non sapevano che dire, si chiedevano solo dove una ragazzina così piccola e magra avesse tutta quella Potenza nelle gambe.
Wow, sono senza parole, e un tiro incredibile, si ho fatto bene a organizzarle quel provino, con lei in squadra non avranno più rivali.
E il mio tiro, ed è  riuscita anche a perfezionarlo, vedrai tesoro, adesso qui potrai diventare una campionessa, e far vedere a tutti il tuo talento
-Allora, cosa ne dite? credete che vada bene?-
-bene? E perfetto. Ma come fai a dargli quell’effetto.-
-anni anni di pratica, non posso svelare così tutti i miei segreti, e tu zio che ne pensi? In fondo questo tiro me lo hai insegnato  tu.-
-non ho parole, hai fatta tua questa tecnica, sono orgoglioso di te-
E la ragazza si butto fra le sue braccia, finalmente, sentiva che li in quel luogo, poteva sentirsi se stessa.
-Allora tocca te, fammi vedere il tuo micidiale tiro-
La caviglia comincia a farmi male, ma non posso deluderà, e poi voglio che anche lei veda i miei progressi, devo solo resistere.
-Sei pronta?-
-quando vuoi-
Il tiro, parti ha una velocità e una Potenza incredibile, ma c’era qualcosa che non andava, si il tiro era buono, ma Patty salto come un gatto e rispinse il tiro con un calcio, e prese letteralmente fuoco, finendo nella porta dell’altro lato del campo
Devo ammettere, che il suo tiro non è niente male, ma c’era qualcosa che non andava.
-Sei riuscita respingerlo, i miei complimenti-
-Scusate ragazzi, vado a riposarmi un po’ vi aspetto per la cena-
-Grazie  zio, ci vediamo dopo, hai bisogno di una mano-
-no grazie, state pure qua, avrete tante cose da dirvi, a dopo tesoro-
-Ciao zio-
Che gioia che sento finalmente, tanti anni di angoscia e sofferenza spazzati via da un suo sorriso, vedrai piccola mia un giorno ti racconterò tutto, ma per ora mi basta sapere che finalmente sei a casa.
Quando lo zio si allontanò i due si sedettero lungo il  bordo campo, avevano mille domande, mille pensieri che ronzavano nella testa, fu lei ha incominciare.
-come va la caviglia?-
-È tu come fai a saperlo?-
-Anni di esperienza, ho notato che dopo un po’ zoppicavi, e il tuo tiro per quanto fosse potente, ho percepito che non era il tuo massimo-
-Sei un’attenta osservatrice. Si è vero, non ho dato il massimo, ho una leggera distorsione della caviglia destra, così il mister mi ha messo a riposo, tempo un paio di settimane e tornerò come prima-
-Dai fammi vedere-
-no non è niente di grave-
-Dai fidati di me, vedi a scuola o seguito un corso di massaggi shiatsu, vedrai in meno di un paio di giorni tornerai come nuovo, come Team manager mi sono sempre occupata di queste cose, e tutti dicevano che avevo le mani d’oro.-
-in questo caso-
-si è solo un po’ infiammata, adesso rilassati e lascia fare a me-
Per una buona mezz'ora,  Patty massaggio la caviglia del giocatore, che si sorprese con la delicatezza faceva passare le sue dita su di lui, di solito i massaggiatori e i vari terapisti usavano tecniche anche alquanto dolorose, invece lei sembrava avesse delle piume al posto delle mani.
-Prova ad appoggiare il piede adesso, e dimmi se senti ancora male-
Il ragazzo obbedì, e non sentiva niente ne dolore ne fastidio,  era stupefacente.
-Vedi te lo detto che ero brava-
-no, sei fenomenale, sei un vero talento, ma come? –
-Come mai ho seguito questo corso?-
-Si, insomma credevo che-
-Non c’è  solo il calcio, io ho un sacco di altre passioni, come la lettura, o che ne so, la cucina e l’amore. Vedi io non potendo giocare con tutti gli altri decisi di seguire da vicino gli allenamenti, per apprendere anche i vari consigli dei mister, prima da tifosa, e poi da manager, ma i motivi erano due, il primo e l’amore di questo sport, e secondo c’era un ragazzo di cui ero innamorata, così due piccioni con una fava. Un giorno vidi che c’era un corso per dei massaggi, e decisi di seguirlo, sia per poter aiutare quel ragazzo e di poterli stare più vicino, e poi dato che nessuno sapeva dei miei allenamenti, in caso di qualche distorsione, avrei potuto guarirmi da sola.-
-È adesso questo ragazzo, si insomma state insieme?-
E lei per un momento si rattristò, perché comunque erano dei ricordi felici e le mancava.
-Scusa non sono affari miei, non volevo rattristarti.-
-No non ti preoccupare, solo un po’di nostalgia. Comunque no non stiamo insieme. Vedi lui non si era mai accorto dei miei sentimenti per lui, per anni sono stata nella sua ombra, sempre pronta ad aiutarlo e sostenerlo. Finché un giorno, si accorse di me, mi scrisse una lettera, dove mi dichiarava i suoi sentimenti per lui e di aspettarlo.
-Aspettarlo?-
-Si lui stava partire per il Brasile, per realizzarsi da calciatore.-
-Quindi hai deciso di aspettarlo?-
-Si-
-Allora cosa è successo?-
-Mi sono innamorata di un altro. Vedi quando è partito per realizzare il suo sogno, ho capito che soffrivo, ma non per il fatto di non averlo più con me, ma per il fatto che il suo sogno si stava concretizzando, e il mio era ancora un sogno così lontano, si insomma stavo per perdere le speranze. Ma un giorno mentre ero sul punto di rinunciare, arrivo questo ragazzo, pensa che io e lui da piccoli ci detestavamo, ma senza dire niente si avvicinò a me e con la sua sola presenza Mi aveva confortata, e poi come se capisse ciò che provavo mi disse “devi credere nei tuoi sogni”, grazie a lui per quelle poche parole mi diedero la carica per continuare a crederci-
-deve essere una persona eccezionale, allora cos’è e successo?-
-Vedi lui viveva già da anni in un altro continente, era tornato in patria per riprendersi da un infortunio al polso, e da quel giorno passammo molto tempo insieme, perché comunque lui continuava ad allenarsi. Approposito anche lui è un calciatore. Si vede che ho proprio un debole per loro.-
E si mise a ridere, ma solo per un attimo, perché i ricordi la travolsero e si rattristi di nuovo.
-come ti dicevo, passavamo molto tempo insieme, lo seguivo nella sua preparazione atletica, e anche lì facevo i miei massaggi, infatti in due mesi il suo polso torno come nuovo, io scopri che era un ragazzo eccezionale, ben diverso da quello che appariva con gli altri, sono riuscita a capire che sotto quella corazza da presuntuoso e arrogante, si celava un ragazzo sensibile e altruista. E mi innamorai di lui, senza nemmeno accorgermene, ma il giorno della sua partenza si avvicinava, e io capii che mi sarebbe mancato lui, e non per il fatto che anche lui sarebbe partito per inseguire il suo sogno, cioè era completamente diverso da quello che ho provato quando è partito il mio primo amore. Allora presi una decisione, mi feci forza e decisi di esprimerli i miei sentimenti, ma prima di farlo scrissi una lettera all’altro, che non potevo più aspettarlo che in sua assenza il mio cuore batteva per un altro.-
-Sei stata coraggiosa, e come andò a finire?-
-andai a casa sua di prima mattina, ma lui improvvisamente cambio, e mi disse che ero solo patetica e che non voleva vedermi mai più. Non capivo, non li dissi niente, semplicemente scappai via, e lui partì il giorno stesso, e da allora e passato un anno. Ma da quel giorno intensificai i miei allenamenti,  per non pensarci più per scaricare la mia frustrazione, il mio dolore, ma purtroppo-
-Sei ancora innamorata di lui-
-si-
Chi cavolo è questo bastardo, li spaccherei  la faccia, un vero idiota se non ha capito di che persona fantastica fosse.
-mi dispiace, è solo un bastardo-
-si forse hai ragione, ma prima o poi riuscirò a dimenticarlo, ne sono certa-
-si vedrai, troverai la persona giusta-
-Si forse, ma adesso cambiando discorso, tu?-
-io cosa?-
-ti sei mai innamorato?-
-no, non ho ancora trovato la persona giusta. Sai domani ho una sorpresa per te-
-ha si,  è qual'è ?-
-se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa-
Si misero a ridere.
-hai ragione, ma io sono un tipo molto curioso-
-un giorno ti faccio conoscere i miei compagni di squadra, ti ho accennato prima del nostro portiere, lo conosci?-
-si  lo conosco-
La voce che uso la tradi.
-mi sembra di capire che la cosa non ti faccia molto piacere-
Cavolo, gli ho appena raccontato di lui, anche se non credo abbia capito a chi mi stessi riferendo, e adesso come faccio a dirgli che è lui il ragazzo che mi ha spezzato il cuore, e che è proprio lui che non vuole più vedermi.
Qui c’è  qualcosa sotto, dal suo tono sembra che lei sia delusa di sapere che è un mio compagno di squadra qui le cose non mi tornano chiare. Aspetta lui era partito per il suo paese un po’ di tempo fa, “lui era tornato in patria”, si era slogato il polso, “per riprendersi da un infortunio al polso”  e poi è ritornato prima del previsto completamente ristabilito, “li facevo i miei massaggi”, allora la mia Titty si innamorata del nostro portiere. Ma non capisco, lui da quando è tornato e diventato insopportabile al limite della sopportazione, sempre arrabbiato, vuoto, sempre in ritardo, o semplicemente non veniva, ma cosa è successo fra questi due?
-ok, non ti chiedo altro, vedo che sei abbastanza scossa.-
-Grazie, mi faresti un favore?-
-si certo-
-non dirgli niente che io sono qui, ti prego-
-come vuoi, ma prima o poi capiterà che vi incontrerete-
-si può darsi, ma non sono ancora pronta-
-Dai non pensarci, andiamo a mangiare, e poi a dormire, sarà una giornata impegnativa domani-
-si va bene-
Mi sa che ha capito, ma lo ringrazio perché non abbia insistito, e un ragazzo fantastico, dopo tutti questi anni di lontananza non sembrano aver cambiato il  nostro rapporto, mi ricordo che anche da piccoli se io non volevo parlare di qualcosa non insisteva, e mi stava vicino, come fa adesso, e io li voglio molto bene per questo, e il mio angelo custode, si un bellissimo Angelo dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Che palle questi allenamenti, e per di più a che scopo, il mister mi ha messo in panchina per le prossime due partite, “se non cambi atteggiamento, ti rispedisce a calci in cullo nel tuo paese”  si voglio proprio vedere, quando quel fallito del mio sostituto si farà segnare un sacco di gol, verrà a supplicarmi in ginocchio per tornare. Solo grazie a me che in questo campionato non abbiamo subito nemmeno un gol, non c’è nessuno in questo campionato per cui valga la pena di impegnarsi, solo Schneider ha un tiro niente male, ma giochiamo nella stessa squadra. Anche il ragazzino di un anno fa non era male, mi sarebbe piaciuto sfidarlo, ma chi sa chi era? Un altro giorno e passato, e lei e ancora nei miei pensieri, continuamente, costantemente, forse a ragione Freddy, se non parlo con nessuno prima o poi impazzirò. Il ricordo di lei e sempre più vivo in me. Il suo corpo nudo sotto quella doccia lo sogno ormai tutte le notti, e mi sveglio tutto sudato ed eccitato,  nemmeno stare con un’altra ha cancellato quel ricordo, anzi le paragonavo tutte a lei, ma nessuna, per quanto fossero belle avevano avuto il potere che solo lei avrebbe potuto dargli. Ormai e quasi tutte le sere che mi ubriaco e l’unica maniera per affievolire il suo ricordo, il dolore che provo. Cin cin piccola Patty  un anno fa proprio oggi tu mi hai spezzato il cuore, e chi sa se un giorno riuscirò a trovare tutti i pezzi.
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Cap 6
Cavolo, non sarei dovuto venire, non mi reggo nemmeno in piedi, credo che questa volta abbia esagerato con lo scotch, e adesso, se mi presento di nuovo ubriaco questa volta si che mi cacciano. Mi siedo qui magari tra un po’ mi passa, anche se sinceramente preferisco stare così male sbronzo, che male e basta. Poi adesso mi sembra di avere anche le allucinazioni, credevo che prima sul campo delle ragazze di aver sentito la sua risata, quel dolce suono che ogni volta mi rendeva felice ascoltarla, e se me ne avesse dato la possibilità l’avrei fatta ridere per sempre. Basta, basta quando uscirai dalla mia testa, ma soprattutto dal mio cuore, se continuo così andrò di matto.


Ormai non riuscendo a reggersi in piedi, si sdraiò sul bordo della strada, che lo portava al campo. In quel momento arrivò anche Karl che si sedette accanto a lui. Non erano amici, anche se lui ci avesse provato, ma l’altro aveva messo una specie di muro per non farsi avvicinare da nessuno.
-se continui così ti cacceranno definitivamente, e questo che vuoi?-
-E tu che ci fai qui? Non eri infortunato?-
-mi sono rimesso completamente, e domani tornerò. Allora, si può sapere che hai, è da un anno che ormai sei diventato l’ombra di te stesso.-
Vediamo adesso perché questo stronzo ha fatto soffrire la mia Titty, anche se mi pare che quello che soffre sia più lui.
-lasciami in pace non sono cose che ti riguardano.-
-invece si se metti in repentaglio il campionato, si stanno tutti allenando con costanza, per raggiungere la vittoria, mentre tu sei qui a distruggerti con le tue mani. Allora? Una donna ti ha strappato il cuore?-
Era così ovvio, credevo che nessuno avesse capito niente, infondo nessuno mi conosce abbastanza da poter capire.
-Si, una bellissima donna,  una donna unica, ha preso il mio cuore, e lo ha spezzato, e tutto ciò che credevo, i miei sogni senza di lei, credo non abbiano più senso. Ha che scopo allenarsi vincere avere successo nella vita se poi lei non è insieme a me. Credo di stare impazzendo, prima mi sembra di aver sentito la sua risata e in quel momento pensavo che fosse tornata da me, e invece no era solo nella mia testa-
La sua risata, allora sta parlando di Titty, ma perché gli ha detto che non vuole più vederla se è innamorato di lei. Perché lui crede che lei non lo ricambi? cosa è successo fra questi due? Devo trovare una soluzione, come faccio a far capire a questi due si sono innamorati a vicenda?
-Dai su amico, le pene del cuore sono dure a smaltire, vedrai prima o poi tutto si risolverà-
-no, non credo, sicuramente lei adesso mi odia-
-cosa te lo fa credere?-
-gli ho detto che era patetica e che non volevo vederla più, tu non la conosci e un tipino abbastanza determinato, anche da piccoli mi odiava, e sicuramente mi odia anche adesso-
Si come no, non la conosco.
-amico la speranza è l’ultima a morire, e se è la donna della tua vita tornerà. Adesso ti porto a fare una doccia così speriamo ti passi questa sbornia-
-Grazie, per avermi ascoltato-
-non avrei mai creduto di sentirti ringraziarmi, vedi la speranza e l’ultima a morire-
E senza farsi vedere dagli altri, lo porto dentro negli spogliatoi, sperando che con una doccia fosse presentabile. Saluto tutti dicendo che sarebbe tornato l’indomani per allenarsi di nuovo, anche se il mister non era proprio convinto della sua totale guarigione, non voleva che il suo miglior giocatore affrettasse i tempi di recupero, ma Karl li fece sapere che grazie a dei massaggi speciali la caviglia era tornata apposto e torno per recuperare Patty, che sicuramente da li a breve avrebbe finito.
-Ciao Karl-
-Ciao papà, cosa ci fai qui?-
-una riunione urgente della società, ce anche tuo zio qua da qualche parte-
-Bene sicuramente e nel campo delle ragazze-
-Quindi anche lei gioca?-
-Si, ed è un vero talento-
-Bene, e la caviglia? sai che contiamo su di te-
-Si non ti preoccupare,  domani torno sui campi, ora vado ci si vede-
-Mi  raccomando la società conta su di te-
Si preoccupa sempre più delle sue società che del suo unico figlio, che razza di padre, per fortuna o mio zio Stephan, che è stato mille volte meglio di lui, se non ci fosse stato lui, la mia infanzia sarebbe stata veramente in solitudine, ma grazie ai miei zii ho compreso cose realmente l’amore per la famiglia, e non sicuramente grazie ai miei genitori, mia madre talmente presa da se che si dimenticava persino del mio compleanno, mentre mio padre sempre con l’intento di fare più soldi e di non sprecarli. Ancora mi chiedo come fanno quei due a essere fratelli, così diversi. Ma non importa, quello che ho mi basta, e se loro non vogliono far parte della mia vita, io non voglio far parte della loro.


Raggiunse il campo femminile, dove c’era anche suo zio con le lacrime agli occhi e un sorriso che non glielo aveva visto da tanti anni.


-è  meravigliosa, vero? Dovresti dirglielo.-
-Va bene così per il momento, adesso è felice, non voglio turbarla ulteriormente.-
-Vuoi rimanere nell’ombra per sempre?-
-Per la sua felicità? sì, so che non capisci, ma prima o poi capirai-
-Ti sbagli, è più forte di quanto credi, e lei capirebbe.-
-per il momento lasciamole vivere il suo sogno in pace-
Non capisco, sarebbe felice di saperlo, eppure preferisce tenerla oscuro.
-Adesso devo andare alla riunione, l’accompagni tu a casa? Farò tardi stasera non aspettatemi-
-Si ci penso io. Problemi?-
-Il mister ci ha convocato per parlare di un giocatore. Lui crede che è meglio allontanarlo-
-Credo di sapere di chi stai parlando-
-E tu cosa ne pensi? Vorrei sapere anche il tuo parere, infondo siete compagni di squadra-
- Zio, potresti convincerli a dargli ancora un po’ di tempo?-
-Si credo di sì, ma è da un anno che ormai che il suo comportamento viene tollerato, cose credi che cambi dandoli una proroga?-
-Diciamo che ho trovato la chiave per aiutare il nostro portiere-
Così dicendo si girò per guardare Patty, che stava correndo felice con il pallone fra le gambe.
-E lei cosa c’entra?-
-Diciamo che la nostra piccola campionessa, ha rubato il cuore del nostro S.G.G.K.-
- Va bene. Mi fido di te, ma credo che il tempo sarà veramente poco-
-Grazie-
Gli allenamenti terminarono, e la ragazza raggiunse il ragazzo che l’aspettava a bordo campo, saltandogli letteralmente al collo.
-Grazie grazie, grazie-
-non devi ringraziarmi, io non ho fatto niente, sei tu che sei riuscita ad entrare in squadra, grazie alla tua bravura, io e lo zio abbiamo solo convinto l’allenatore a darti una chance.-
-No senza di voi non c’è l’avrei mai fatta-
-Dai torniamo a casa, scommetto che avrai fame-
-Si una fame da lupo-
-Approposito stasera siamo soli, che ne dici di una pizza?-
-ci sto, e dopo un film?-
-ma non volevi allenarti con me?-
-ah ah!! Credo che per oggi mi sia allenata anche abbastanza-
-Si lo credo anche io, il mister anche se siete ragazze non si risparmia-
-Si, e vero, e ne sono felice per questo-
E i due si allontanarono, insieme.


Il giorno più bello della mia vita, da oggi il mio sogno si sta concretizzando, non avrei mai pensato che lo avrei vissuto veramente, Allenarsi in compagnia e più gratificante di quello che pensavo, poi le ragazze sono fantastiche, anche se all’inizio mi guardavano un po’ scettiche, ma credo sia una reazione più che giustificata. Ma alla fine si sono dimostrate molto socievoli. Anche il capitano, pensavo che volesse incenerirmi con lo sguardo, ma è stata la prima a tendermi la mano, e di conseguenza anche le altre.


Ma mentre si stavano dirigendo verso la macchina, la loro attenzione venne distratta da una ragazza che stava imprecando contro il suo motorino.
-Maledizione-
-Capitano tutto apposto?-
-No, questo dannato affare non si vuole mettere in moto, e adesso non so come fare anche il cellulare e morto, che giornataccia-
-Dai ti diamo un passaggio, vero Karl?-
-Si certo, se vuoi chiamo anche il meccanico così che venga a ripararti il motorino, che ne dici?-
-Non vorrei disturbare-
-ma no figurati, e un piacere-
Salirono in macchina, che in men che non si dica sfrecciava sulle vie di Amburgo-
-Allora Maria che fai di bello stasera?-
-Niente di particolare, cenerò da sola e forse mi guarderò un film il solito-
-Ma come da sola, e i tuoi genitori?-
-Sono in viaggio-
-che ne dici cuginetto, posso invitare il mio capitano a passare con noi la serata?-
-per me niente di contrario. Allora Maria hai voglia di mangiare pizza?-
-Si mi piace tanto la pizza-
-Dopo ti riaccompagno a casa-
-grazie-
Fino a stamattina, non avevo nemmeno mai parlato con lui, e adesso sono nella sua auto, e vado a casa sua, a cena. Questo e un sogno che diventa realtà, quando lo racconterò alle altre non ci crederanno. Comincia proprio a starmi simpatica questa Patty, e gentile e anche simpatica, ed è veramente brava a giocare. Chi sa chi le ha insegnato?


Devo ammettere, che è proprio carina il capitano delle ragazze, e sono felice che abbia accettato la mia cuginetta. Anche se all’inizio lo vista contraria, si vede che vedendola giocare abbia capito che sarebbe un buon elemento per la squadra. L’ho notata qualche volta a scuola, ho sempre pensato che era una bella ragazza, e poi anche lei e appassionata di calcio. Però non voglio compromettere la sua amicizia con Patty, ha bisogno di amiche, quindi per il momento non farti venire in testa strane idee. Quindi lei e off-limits.


-Allora Patty, chi ti ha insegnato a giocare così? Si insomma avrai avuto un allenatore favoloso-
-ecco, non proprio. Quando ero piccola appena ho imparato a camminare mio padre mi aveva messo un pallone tra le gambe, e lui che mi ha insegnato a giocare, ogni volta che poteva mi allenava nel giardino di casa, poi mio zio mi ha segnato il suo tiro ad effetto, anche se ciò messo anni per impararlo e poi lo un po’ modificato, ma poi mio padre morì e mio zio purtroppo non poté più venire e quindi ho fatto tutto da sola-
-Come da sola? Cioè non giocavi nella tua patria?-
-Ho provato, ha entrare in una squadra di maschi, perché non c’era un club del calcio femminile, ma mi hanno riso in faccia, allora per imparare dal mister stavo dietro alla squadra prima come tifosa, e poi come manager, e mi allenavo di nascosto da tutti, perché nemmeno mia madre a voluto che giocassi.-
-incredibile, eppure non hai mai perso la speranza?-
-Si una volta stavo per gettare la spugna ma, diciamo una persona mi ha fatto cambiare idea-
-il tuo fidanzato?-
Patty divenne rossa come un peperone.
-no, no proprio no, cioè una specie di amico-
-Da come sei diventata rossa direi che è un po’ più di un amico-
-Si hai ragione Maria. Cuginetta sei diventata rosso come un peperone-
I due scoppiarono a ridere, mentre lei incrociò le braccia sul petto un po’ irritata.
-Basta adesso parlare di me. Tu invece come hai scoperto la passione per il calcio?-
-un giorno quando ero bambina  per caso assistetti ha una partita di calcio di ragazzini, ed mi innamorai di un ragazzino, allora pensai che giocando a calcio anche io si sarebbe accorto di me, ma scoprii di piacermi molto questo gioco ed avevo un talento come portiere, ed eccomi qua ancora a giocare-
-E il ragazzino si accorse di te?-
-no, ormai sono anni ma niente-
-Vedrai prima o poi?-
-Si, forse-
Si speriamo. Karl sei tu quel ragazzino, ed io sono ancora perdutamente innamorata di te.
-E tu?-
Riferendosi al biondo.
-Diciamo che è una tradizione di famiglia-
-Wow, quanta passione.-
-Che volete, mi piace giocare, ma non è che avessi tanta scelta-
Arrivarono a casa, ordinarono una pizza e si metterò sul divano per guardarsi un bel film. Il clima che si creò era piacevole ed amichevole. La stanchezza di Patty però prese il sopravvento, due giorni pieni di emozioni, che la fecero crollare a metà film, sul divano. I due ragazzi, per un lungo periodo non dissero niente, limitandosi alla visione del film, seduti vicino, molto vicino, tanto che ogni tanto si sfioravano, facendo arrossire sempre di più la ragazza, ma anche lui non rimase indifferente per quei brevi contati, era sempre stato un uomo che prendeva al volo certe occasioni, ma con lei era diverso non poteva semplicemente dar sfogo ai propri istinti, perché voleva che Patty si facesse delle amicizie e non voleva rovinare tutto, anche se quella ragazza dai occhi celesti cominciava a piacergli, in maniero del tutto differente dalle altre.


Se non fosse per Patty sicuramente la farei mia, è bella, molto, ogni tanto lo intravista a scuola e sui campi da calcio, e devo ammettere che è veramente brava, ma non mi sono mai soffermato tanto a pensare a lei, perché non era quel genere di donna da una notte via, anzi era proprio il genere di donna di cui si poteva innamora, ma io non voglio un rapporto stabile per il momento, devo raggiungere il mio obbiettivo, è non posso distrarmi in certe sciocchezze. No doveva trattenersi. Però la sua presenza così vicina riesco a sentire perfettamente il suo profumo di fragola, vorrei perdermi nei suoi occhi e baciarla ovunque, fare l’amore con lei. Dio cosa mi prende, non ho mai pensato di fare l’amore con nessuna, di solito il mio termine era farsi una bella scopata. Ma quando finisce questo maledetto il film.


Intanto Patty cominciò ad avere il sonno un po’ agitato, e cominciò a parlare nel sonno.
-Be….Benji, io io ti amo-
E una lacrima scivolò sul viso.
Maria non credeva alle sue orecchie, aveva capito benissimo il nome che aveva pronunciato, guardo Karl In cerca di una spiegazione.
-Ha detto Benji? E di amarlo? Ma?-
Ma lui non rispose, prese in braccio Patty e la portò a letto, torno in salotto dove Maria era ancora ad aspettare la risposta alla sua domanda. Lui spense la tv e si girò verso di lei, esito un attimo. Voleva capire se si poteva fidare di lei, anche per trovare una complice per il suo piano.
-Allora, da dove iniziare. Ha quanto pare i nostri compagni di squadra giapponesi, si conosco fin da bambini-
-Veramente?-
-Si, piccolo il mondo? Comunque lui non sa niente che lei e qui-
-E come mai?-
-Lei non vuole farglielo sapere-
-ma ha detto di amarlo lo sentito chiaramente-
-Non so cosa è successo ancora chiaramente, credo un’incomprensione, lei crede che lui la odi, e lui crede che lei odi lui-
-Wow, che casino-
-Si, e vedo che questa storia sta facendo soffrire tutte e due, e lui sta mandando all’aria la sua carriera per questo-
-Ma scusa, se entrambi si amano perché non se lo dicono e basta?-
-Credo sia un po’ più complicato di quello che sembra. Da quello che ho capito lui crede che lei sia innamorata di un altro, di un ragazzino che si era presa una cotta da piccola, invece lei crede che lui non provi niente per lei solo disprezzo. Ma io avrei in mente un’idea, però?-
-Però cosa?-
Chiese stupita
-Ecco avrei bisogno di una piccola mano da te-
-Da me?-
Cosa avrà in mente, e io cosa centro? Infondo lo conosciuta solo oggi, si mi sembra simpatica ma non siamo ancora così amiche.


Spero che accetti.
-Si ecco, lo so che l’hai conosciuta solo oggi, e sicuramente non siete ancora cosi amiche, ma ho proprio bisogno del tuo aiuto. Vedi ho promesso a lei di non dire niente a Benji che lei e qui, e lei non ha nessuna intenzione di incontrarlo-
-Allora cosa hai in mente?-
-Con una scusa dovresti portarla al campo di calcio dove ci alleniamo, così lei vedrà il suo cambiamento-
-È?-
-Niente, sicuramente Patty vedendolo di come si è ridotto del suo atteggiamento non rimarrà indifferente-
-E tu credi che questo basterà?-
-Certo che no, ma sono sicuro che vedendolo così farà scattare qualcosa in lei-
-E cosa te lo fa credere?-
-Per quanto conosco la mia cuginetta, farà sicuramente qualcosa, perché per quanto lei creda che lui la odi, lei si sente in debito nei suoi confronti-
-perché, si dovrebbe sentire in debito con quel presuntuoso?-
-mi ha detto che un giorno presa dallo sconforto era intenzionata di abbandonare il calcio, invece lui senza sapere il reale motivo, le disse di non smettere di credere nei suoi sogni e per questo che anche io mi sento in debito con lui. Senza il calcio Patty sarebbe caduta in depressione, senza più uno scopo nella vita, invece è riuscito a trasmetterle la speranza che ci sarebbe riuscita. Vedi sta rischiando seriamente di essere buttato fuori dalla squadra, per il suo comportamento, e poi quei due si sono innamorati.-
-non ti credevo così romantico.-
-perché? con la persona giusta, sarei molto romantico-
E si scambiarono uno sguardo intenso.
-te ne sarei grato per sempre. Poi tu sei perfetta, lei pensa che tu non sai niente di questa storia, e quindi non penserà che sia tutto organizzato-
-Va bene, ti aiuterò-
Si con lei la mia trappola funzionerà, sono sicuro che appena Patty lo vedrà farà qualcosa, spero che questo basti, altrimenti non saprei cos’altro fare.


Si ti aiuterò, farei di tutto per te.
-Grazie, ora ti accompagno a casa, si è fatto tardi-
-Grazie-
Karl accompagnò,  La sua nuova amica  parlarono a lungo nel tragitto e scoprirono di avere molte cose in comune, e lui si rese conto che era molto piacevole la sua compagnia e si convinse sempre di più che non era il caso di provarci.


Si sarebbe troppo facile innamorarsi di lei, e bella ma non lo ostenta, e intelligente, ed è molto piacevole parlare con lei, non è proprio una di quelle donne vuote e insulse che frequento di solito. Buone solo per sfogarmi, senza nessun coinvolgimento emotivo. Ma lei è diversa, lo sempre pensato, anche quando eravamo bambini e la vedevo mentre giocavo in quel parco dietro al campo. Ma il mio sogno di diventare il giocatore migliore della Germania, come mio zio mi ha fatto desistere dal provarci con lei e con gli anni la sua bellezza e cresciuta con lei. Si di lei sarebbe proprio facile innamorarsi.


Mi sembra un sogno questa serata, stare così vicino a lui, e parlargli, e un sogno che si trasforma in realtà. Oh Karl sapessi da quanto tempo che ti amo. E non sei quel freddo e meschino ragazzo che tutti ti definiscono. No anzi ha un cuore d’oro, vuole aiutare sua cugina a realizzare i suoi sogni. In quanti lo farebbero? No sei proprio una persona speciale.


Arrivarono a casa di lei, ma prima che potesse scendere lui la afferrò per un braccio, e rimasero un istante a fissarsi negli occhi, e i loro visi cominciarono ad avvicinarsi. Ma lui all’ultimo si spostò e le disse
-Allora domattina ti vengo a prendere-
Rimase un attimo perplessa, credeva che lui l’avrebbe baciata, invece.
-Prendere?-
-non vorrai mica andare a piedi? Sei senza un mezzo di trasporto o sbaglio?-
-ma non vorrei disturbarti-
-non dire sciocchezze. Buona notte, a domattina-
-buona notte, a domani-
E con il viso fisso ancora sulla macchina che si stava allontanando velocemente la testa continuava a ripensare a ciò che era appena successo.


Credevo che mi stesse per baciare, perché si è fermato? Forse si è reso conto che non li piaccio abbastanza. Non importa, mi basta stargli vicino, anche da amica. Si ti aiuterò Karl e aiuterò anche Patty, grazie a ho avuto la possibilità di conoscerti.
Nella villa Price, Benji era come al solito seduto sulla sua poltrona con il solito bicchierino che teneva in mano, facendo roteare il liquido ambrato contenuto nel bicchiere, continuando a ripensare alla conversazione avuta con Karl.

 

“se è la donna della tua vita tornerà” , si è quello che mi spaventa che lei non sia la donna della mia vita, mentre io vorrei che lo fosse, non ho mai provato per nessuna quello che provo per lei, è l’unica che abbia il potere di rendermi migliore, rendermi l’uomo più felice del mondo, e io come un cretino, che faccio lo getta via senza nemmeno dirle quello che provò. Sono solo un codardo, non so se avrei mai retto un suo rifiuto, non è che adesso stia meglio, ma forse starei peggio di così, anche se ne dubito seriamente,  solo il tempo potrà guarire le mie ferite. Si ma quanto ci vorrà ancora?


Freddy arrivò nel salone, guardò il suo pupillo e si sedette vicino dopo essersi preso da bere, Benji credeva che sarebbe partita una nuova ramanzina, ma l’uomo preferì a rimanere in silenzio, perso nei propri pensieri.


La società aveva dato un ultimatum al comportamento di Benji, due settimane, non sapeva se dirglielo o meno. Conoscendolo, sicuramente avrebbe peggiorato già la sua precarietà, andandosene definitivamente. Anche se il mister lo voleva fuori immediatamente, solo grazie a Stephan gli avevano dato quel tempo. Poi finita la riunione si avvicinò a me e mi disse “Karl ha una soluzione, non saprei di cosa si tratta, ma mi fido di mio nipote, e so che lui ci riuscirà.” Non aveva detto altro, anche io mi fido di Karl è un grande giocatore ed è un bravo capitano, se ha una soluzione speriamo solo che funzioni, altrimenti la carriera del grande portiere della Germania e della nazionale Giapponese terminerà fra due settimane.
-Io vado a dormire, è stata una giornata lunga, dovresti andare anche tu-
-Si tra un po’ vengo anche io-
-Allora buona notte-
E così come era arrivato se ne andò, avrebbe dato fiducia a Karl, si perché voleva troppo bene a quel ragazzo e vederlo così era peggio di una coltellata nello stomaco, così per il suo bene non li disse niente.


Freddy non ha detto niente, strano, appena lo visto entrare mi sarei aspettato una patronale. Invece non ha detto niente. So che aveva una riunione della società, chi sa cosa sarà successo? Ma sinceramente non me ne importa più di tanto. Forse finalmente a capito che voglio essere lasciato in pace, e se la squadra mi vuole fuori, me ne andrò, tanto neanche giocare mi sta dando nessuna emozione, non c’è più nessuno da sfidare, sentire quell’adrenalina che ti scorre nelle vene che ti fa combattere per essere il migliore, l’ultimo e stato quel ragazzino appena arrivato da chissà dove. Lanciandomi una  sfida scritta su quel pallone che arrivò dal cielo come una saetta. Si Holly, era stato lui, ed è sempre lui che mi ha portato via la ragazza migliore del mondo.
 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Cap 7
Il giorno successivo come promesso Karl e Patty andarono a prendere Maria, a casa e tutti insieme di avviarono a scuola in macchina. Patty era entusiasta di essersi fatta un’amica, con la sua stessa passione, a casa aveva avute molte amicizie soprattutto con Evelin ma anche a lei non aveva mai detto nulla, perché per quanto le volesse bene, era sicura che non avrebbe mai capito, infatti molte volte aveva detto che il calcio era uno sport per soli uomini, così aveva taciuto, mentre adesso, adesso non doveva più nascondersi da nessuno.
-Il meccanico, ha detto avrebbe dato stamattina un’occhiata al tuo motorino-
-Grazie, grazie di tutto-
-Siamo una squadra capitano, e nei momenti di difficoltà che bisogna darsi una mano-
Arrivarono a scuola, e se il giorno prima erano tutti sbalorditi di vedere il Kaiser con una ragazza, questa volta rimasero impietriti di vederlo arrivare con due.
-Bene, ci vediamo dopo ragazze, mangi con noi vero Maria?-
-Si certo grazie-
Lui andò verso la sua classe, mentre le altre due andarono dove si erano ritrovate le compagne di squadra, che tempestarono il capitano su domande imbarazzanti sul fatto che fosse riuscita finalmente a farsi notare dal ragazzo di cui era innamorato. Allora Patty capii, che lei aveva cominciato a giocare per far colpo su Karl, che era lui il ragazzino, di cui aveva parlato la sera prima.
-E Karl quel ragazzino?-
-Ti prego, non dirgli niente-
-Ma no, non lo potrei mai fare, il tuo segreto e al sicuro, ma secondo me dovresti dirglielo.-
-No, per il momento va bene così, anche potergli stare vicina mi basta-
-Ma-
-No, ora grazie a te, posso essergli amica, non voglio rovinare tutto, ma prima o poi, forse-
-Come vuoi? Sareste una bella coppia, due capitani dell’Amburgo-
-Dai andiamo in classe, se no facciamo tardi-
-ok-
Le ore di lezione passarono relativamente veloce, e in mensa si unirono a Karl che le stava aspettando, ormai l’amicizia fra i tre si stava consolidando, anche se l’argomento principale rimaneva sempre il calcio.
-Maria ho parlato con il meccanico, ci vorrà una settimana per ripararlo-
-cavolo, e adesso?
-Dai non preoccuparti, Karl e io siamo contenti di accompagnarti. E poi facciamo la stessa strada-
-Ma non posso sempre approfittarne-
-sin caso sono io ad approfittarne, non conosco nessuno, e così spero di fare amicizia con te-
-Allora grazie, ma comunque saremmo diventate amiche, sei una ragazza dolce, e anche generosa e poi sei una grande giocatrice-
-Grazie-
-Scusa cuginetta potresti andare a prendermi qualcos’altro da bere?-
-Si molto volentieri-
Si alzò e se ne andò, lasciando i due da soli.
-Allora siamo d’accordo per oggi?-
-Si, fidati di me, capitano-
-Certo, che mi fido, capitano-
Il piano Benji Price sta per essere messo in opera, vediamo se Patty prenderà a cuore la sua situazione? Ma credo proprio che lo farà la conosco troppo bene, basterà vedere che succede.
Le lezioni terminarono, e tutti e tre si avviarono nel proprio campo, ma prima di andare Karl strizzò l’occhiolino a Maria in segno di intesa, ma la cosa non sfuggì a Patty.
-Però per essere amici, sembrate molto affiatati insieme, siete sempre li a confabulare.-
Maria avvampo diventando notevolmente più rossa del solito.
-ma no che dici, mi ha semplicemente detto che gli allenamenti dei ragazzi finisce più tardi e di aspettarlo-
-Sarà, ma mi è sembrato che ti facesse l’occhiolino?-
-Secondo me gli sarà entrato qualcosa nell’occhio. Adesso andiamo a cambiarci, se no chi lo sente il mister-
-hai ragione-
-devo chiederti un favore-
-Certo-
-Dopo mi accompagneresti in direzione, mentre aspettiamo Karl? Devo prendere dei documenti-
-ma sì, non  ci sono problemi-
Bene, così passeremo nella parte più alta del campo, da lì e difficile che ci notino, anche se facciamo parte della stessa società, il mister della squadra non vuole che le ragazze gironzolino per il bordo campo, distraendo i giocatori. Ma da li la visuale e perfetta anche se è un po’ da lontano, e nascoste dagli alberi non finiremo nei guai.

Che bello, poter dire vado ad allenarmi, adesso sono io che mi alleno, e non dovrò più preparare le divise dei giocatori o darli le borracce,  passarli l’asciugamano pulire i palloni, sistemare gli attrezzi, e pulire gli spogliatoi basta è finita, adesso sono io che scendo in campo. Un giorno mi piacerebbe sfidarli i miei vecchi compagni, per vedere che faccia farebbero. Era da anni che li seguivo, e conosco tutti i loro punti deboli, li batterei senza alcuna difficoltà. Prima o poi lo farò, così impareranno che anche le donne possono giocare a questo sport, e anche meglio di loro. Ma la rivincita è un piatto che va servito freddo, ed io ho molta pazienza, ho aspettato 17 anni per poter giocare, adesso devo solo impegnarmi a dare il massimo. Ormai è ora anche che aumenti il peso sulle mie cavigliere, non le sento più, devo aumentare di un altro chilo, 2 non bastano più. Con questo sistema le mie gambe si sono ulteriormente rafforzate, e i tiri sono più potenti.

Gli allenamenti erano duri e faticoso soprattutto perché non era abituata a giocare con qualcuno, e l’allenatore aveva preparato una serie di esercizi, appositamente per lei per farla diventare la punta di diamante della squadra. Dopo l’allenamento le due ragazze si avviarono verso la sede, fino a che non arrivarono nel punto dove Maria cominciò ad attuare il suo piano.
-Guarda Patty, Karl si sta allenando.-
Indicò con il dito il campo da calcio. Patty guardo nel punto indicato dalla ragazza, e subito dopo  il suo sguardo andò alla ricerca di quel ragazzo che un anno prima le aveva spezzato il cuore. Era più forte di lei, voleva vederlo, perché nonostante tutto le era mancato, era tentata più di una volta a cercarlo per vedere come stava, ma il pensiero che lui si fosse dimenticato di lei, che la sua vita trascorreva senza nessun problema, le aveva fatto cambiare idea. Invece ora era li è lo stava guardando.

Bene, ci siamo che la trappola abbia inizio, vediamo se Karl ha ragione sui sentimenti di lei per lui.

Infatti i suoi occhi erano tutti concentrati su di lui.

Eccolo lì, proprio in mezzo ai pali, con il suo solito cappellino in testa, Dio quanto mi è mancato. Perché non riesco a dimenticarlo, nonostante mi abbia fatto così male? Perché sono ancora innamorata di lui? Il mio cuore a preso a battere più forte, appena il mio sguardo si è posato sul suo, quando finirà tutto questo?
-vedi e quello il portiere giapponese tuo co nazionale, ho sentito dire che sta per essere espulso dalla società-
Patty si girò incredula a guardare l’amica, come se avesse detto qualcosa di grave
-E perché?-
Dal tono che sta usando credo proprio che abbia funzionato.
-dicono che è sempre ubriaco agli allenamenti, e il suo atteggiamento verso gli altri sia disastroso, non ascolta nemmeno il mister-
-No, non è possibile, io lo conosco, so quanto ci tiene ha questo sport, ha sempre fatto di tutto per il calcio-
-se non mi credi guarda tu stessa, non riesce a reggersi nemmeno in piedi-
Patty torno a guardare verso il campo, e l’immagine del portiere che barcollava era evidente.

Ma che cavolo sta facendo, perché sta buttando al vento così tutti gli anni di sacrificio che ha dovuto affrontare, mi ricordo ancora quando mi raccontava che era dura, niente amici famigliari, ma nel suo sguardo si capiva che era disposto ha tutto per arrivare dove voleva. Invece adesso scopro che sta per essere cacciato, e lui non sembra determinato a far niente. Invece cosa fa? Si ubriaca, e tratta male tutti. Dove è finito il ragazzo che avevo conosciuto? No non posso, far finta di niente, lui mi ha aiutato una volta anche se non lo sapeva. Ma lui non vuole rivedermi. Come allora?

Dopo qualche minuto.

Aspetta ho un’idea, se lui non sapeva di essermi stato d’aiuto allora anche io lo aiuterò senza che lui lo sappia. Lo conosco troppo bene quello che gli ci vuole e una sfida. E più forte di lui.
-Maria hai una penna?-
Cosa diavolo ha in mente? Ha che li serve una penna? Ha uno sguardo, mi fa quasi paura
-Si, ma a che ti serve?-
-Adesso vedrai-
Prese in mano il pallone che si era portata dietro, e cominciò a scrivere. Appena ebbe finito calcio il pallone in direzione del portiere. Il tiro era talmente potente che sembrò che incenerire tutto lungo il suo tragitto finendo perfettamente nelle mani del portiere, che preso di sorpresa fini  dentro in porta.

Adesso vediamo se accetterà.

Rimasero tutti a bocca aperta, non avevano capito da dove arrivasse  quella cannonata. Solo Karl capii che di chi si trattava.

Bene, il piano stava riuscendo, Maria c’è l’aveva fatta. Però che missile sapeva lanciare.

-ma chi diavolo ha sparato quel missile?-
Si chiedevano i componenti della squadra, anche il mister era rimasto senza parole.
Benji teneva ancora il pallone fra le mani, rimase completamente spiazzato. Guardo il punto da dove proveniva il tiro, e poi sposto lo sguardo sul pallone e rimase a bocca aperte quando lesse il messaggio che c’’era scritto.
“Ti sfido Benjiamin Price”

Di nuovo, di nuovo una sfida. Ma chi diavolo è?  Come fa a sapere? No non può essere una coincidenza, ne sono sicuro. La calligrafia e quella giapponese. Cavolo la Potenza del tiro era impressionante, sono riuscito a stento a tenerlo tra le mani. Va bene le cose si fanno interessanti, accetto la sfida chiunque tu sia.
-CHIUNQUE SIA STATO ACCETTO LA SFIDA, MI HAI SENTITO, DOMANI TI ASPETTO QUI DOPO GLI ALLENAMENTI-
Grido con tutti il fiato che aveva in gola.
Patty riuscì a sentire, e un sorrisetto le comparve sulla faccia.

Ne ero sicura, a domani Benjamin Price, vediamo quanto tieni ancora al tuo sogno.

Maria intanto era rimasta completamente pietrificata, il tiro che scagliò era di una Potenza inaudita.
-Patty, ma cosa gli hai scritto?-
-una dichiarazione di sfida-
-come sapevi che l’avrebbe accetta?-
-Lo conosco troppo bene perché lui non la accettasse, e diciamo non è la prima volta che qualcuno lo sfida in questa maniera-
-E cosa hai intenzione di fare? Ti presenterai così? E credi di riuscire a farli gol?-
-Certo che ne sono sicura. Domani vedrai-
Si allontanarono, e Patty racconto della prima sfida che un ragazzino lanciò al portiere quando erano piccoli.
Intanto al campo, tutti ancora non capivano quello che era successo, ma notarono subito che il portiere cominciò ad allenarsi seriamente, come non aveva più fatto da un anno a questa parte. Anche Freddy aveva visto ciò che era successo, riportando alla memoria vecchi ricordi, ma chiunque sia stato ad lanciargli quella sfida noto subito gli occhi del suo ragazzo a riprendere vita.

Chi era? Chi sapeva? Stephan ha detto che Karl aveva in mente qualcosa, infatti ho visto che non era tanto sorpreso da quello che era successo. Ma chiunque sia gli sarò in debito se riuscirà a far si che Benji torni quello di una volta. Lo giurò.
-Karl, allora cosa aspetti a tirare? Ho la pausa del tuo infortunio ti ha fatto rammollire-
Tuono  Benji tra i pali.

Bene, il nostro caro portiere sembra essere tornato tra di noi finalmente. Brava Patty, hai saputo far breccia nel suo animo.

Quella nuova determinazione, diede speranza a tutti anche al mister, che pensò che la sfida di domani avrebbe significato o il totale rientro del ragazzo o la sua completa disfatta, vedremo come andrà a finire.

Chiunque tu sia, vedrai non mi batterai. Sarò pronto. Anche se ancora non capisco chi possa essere? Holly e in Brasile, era stato proprio lui a tirarmi una sfida simile quando eravamo bambini. Non può essere una coincidenza, il mio intuito non mi inganna. Sarà uno dei miei vecchi compagni della New team?, no sono sicuro, per quanto bravi erano, nessuno aveva questa Potenza del tiro, e soprattutto da una distanza del genere. L’unico che mi viene in mente e Mark Leanders, che sia lui? Chiunque tu sia non riuscirai a segnare. Finalmente dopo un anno mi sento di nuovo carico, questa nuova sfida mi sta dando la forza per non pensare a lei, era questo che aspettavo. Qui non farai gol.
 

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Capitolo 8
*** capitolo 9 ***


Cap 9
Il giorno successivo, Patty si svegliò con una determinazione: finalmente avrebbe dimostrato a sé stessa che poteva battere il grande Benji Price, erano ormai anni che avrebbe voluto vedere se era alla sua altezza. Ora finalmente quel giorno era arrivato, voleva aiutare il suo amico a riprendersi il suo sogno, ma anche dimostrare a sé stessa che poteva farcela. Fin da bambina avrebbe voluto fargli vedere chi era. Ma sapeva che non era ancora pronta per quello. A quei tempi non aveva ancora acquisito la giusta potenza e controllo della palla. Invece adesso sapeva che era in grado di batterlo. Prese in mano il suo cappellino e pensò.


Ciao cappellino, mi hai aiutato in tutti questi anni a potermi allenare senza farmi riconoscere, ora che sono libera di giocare, di coronare finalmente il mio sogno, ti devo chiedere di celare di nuovo il mio essere una ragazza, per quanto mi piacerebbe presentarmi come me stessa e dargli la lezione che si merita per come mi ha trattata, perché ho sofferto e devo ammettere che sto soffrendo ancora, ma non posso, ha bisogno di una mano, ha bisogno di ricordare perché ha lottato duramente in tutti questi anni, e noi faremo in modo che ricominci a lottare. Non so perché si sia ridotto così, perché stia soffrendo? Spero solo che questo lo aiuti a superare tutto. Si Benji ti aiuterò, sì sono in debito con te, ma non solo, ti amo, ti amo ancora così tanto. Ieri ho avuto la tentazione di correre da te e chiederti perché non mi vuoi più nella tua vita, mentre io ne vorrei fare parte costantemente. Mi sei mancato così tanto in quest’anno: allenarmi con te, starti vicino e soprattutto le nostre chiacchierate lungo quel fiume. Anche i tuoi occhi che cercavi sempre di nascondere dietro quella visiera, per non far capire a nessuno i tuoi sentimenti, il tuo sorriso, che solo in rare volte o potuto scorgere, avevo sempre l’impressione che fossero solo per me, mi sono mancati. Perché non mi ami?

E una lacrima scivolò sul suo viso, non riusciva a trattenersi quando il sentimento che provava da tempo per il bel portiere, le inondava il cuore. Sempre più lacrime scivolavano sulle sue guance, fuori dal suo controllo, ma i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Karl.
-Ehi Tity, tutto bene?-
Cercò di asciugarsi le lacrime senza farsi notare, ma ormai il biondino aveva capito che lei stesse piangendo, si avvicinò, l'abbracciò teneramente e con un tono rassicurante le chiese.
-Sei preoccupata per la sfida?-
-No, non è quello, credo sia un po’di nostalgia, tutto qui, non ti preoccupare ora mi passa-
Mentì, non voleva far capire il vero motivo: lei amava qualcuno senza essere ricambiata. A peggiorare il suo stato d’animo c’era il fatto che doveva rivedere quel qualcuno da lì a qualche ora, dopo che le aveva chiesto di non farsi più vedere.

Tity, non devi mentire con me, non sei cambiata tanto, anche da piccoli mi ricordo che quando mentivi sbattevi gli occhi rapidamente. So che quello che ti fa soffrire veramente,  è rivederlo. Ma vedrai, se tutto va come ho previsto, finalmente chiarirete i vostri sentimenti.
-Va meglio?-
-Si grazie-
-Allora andiamo, ho telefonato a Maria, le ho detto che stavamo arrivando-
-Arrivo, finisco di preparare il borsone e sono da te-
-Ti aspetto in macchina-

Benji, si sveglio pieno di energie, come non li capitava ormai da tanto, si fece una doccia veloce, una colazione abbondante, e si preparò per allenarsi. Doveva ancora recuperare, non si sentiva ancora al massimo delle sue potenzialità, un anno di allenamenti svogliati, avevano messo a dura prova il suo fisico e anche l’alcol aveva contribuito parecchio, ma ormai era determinato a recuperare il più possibile per la sfida.

La prossima volta che mi lascio andare, devo ricordarmi quanto è dura ritornare in forma. Cavolo sto facendo una fatica fottuta. Ben mi sta, così la prossima volta imparò. Ma anche se non sono al 100 per 100 ti batterò vedrai, anche se ancora non so chi tu sia. Però quella calligrafia, mi sembra così familiare. Perché non riesco a  capire dove lo già vista? Sarà per tutto l’alcool che mi sono bevuto in questo periodo che la mia memoria e andata. Sì, peccato che l’unica cosa che volevo cancellare è ancora stampata nella mia testa e soprattutto nel mio cuore, e non ha nessuna intenzione di andarsene. Ora basta però, devo concentrarmi, si devo concentrarmi sulla sfida, e basta, poi potrò continuare a tormentarmi.
Intanto in macchina, Patty voleva capire se da parte di Karl c’era una speranza fra lui e Maria;  così con un tono dolcissimo, attirò la sua attenzione.
-Karl?-
Lui per un attimo distolse lo sguardo dalla strada e la guardò incuriosito.
-Si, cosa c’è?-
-Ecco, lo so che non sono affari miei, ma cosa pensi di Maria?-
Gli chiese timidamente.
-Trovo che sia una ragazza in gamba, si, insomma una con la testa apposto e da quello che ho visto, un bravo portiere e un ottimo capitano.-
Senza nessuna esitazione le rispose sinceramente, ma questa risposta non soddisfò la sua curiosità, quindi provò ad approfondire.
-E non trovi che sia anche una bellissima ragazza?-
Dove vuole arrivare?
-Si certo, e stupenda. Perché?-
Scosse la testa, cercando di non fargli capire il vero motivo.
-No, no niente, così. Ho solo notato che avete legato tanto in questi giorni-
-Si, è vero, sai avevo bisogno di un complice, e lei ha accettato di aiutarmi-
Aveva capito dove voleva arrivare Patty, così faceva apposta a girare intorno al discorso.
-E sarebbe solo questo il motivo?-
-No, ho scoperto che è davvero piacevole parlare con lei, di solito le altre non fanno altro che fissarmi o balbettare o cose così-
-Oh!! Poverino, che brutto essere il ragazzo più popolare, vero?-
E scoppiò in una grossa risata.
-Ridi ridi, ma voglio vedere te al mio posto-
Il pensiero di come si comportavano certe sue fan con lui lo fece rabbrividire.
-Si io popolare, come no-
E ricomincio a ridere, come se avesse detto la barzelletta più divertente del mondo.
-Perché? Sei bellissima e ne ho già visti parecchi che ti hanno puntato-
Lo disse sinceramente.
Come fa a non accorgersi che è bellissima?
-Smettila di prendermi in giro-
Ma la loro conversazione fu interrotta, perché Karl accosto la macchina facendo entrare Maria.
-Ciao, allora Patty sei pronta per dopo?-
Chiese tutta eccitata la ragazza.
-Ciao, mai stata più pronta-
-Ma tu sei sicura di riuscire a vincere?-
Il tono era alquanto dubbioso.
-Si certo-
E le fece il segno della vittoria con le dita.
-Farò il tifo per te-
-Si anche io cuginetta-
-Grazie-


La giornata passò in un attimo. L’ora della sfida era presto giunta, nonostante gli allenamenti si fossero conclusi da un pezzo, nessuno se ne era andato, tutti volevano vedere chi fosse stato a lanciare quella sfida al loro portiere, perché anche se lo reputavano un gran bastardo, sapevano che era il migliore. Anche lo zio di Karl e Patty venne per vedere come se la sarebbe cavata la nipote. Tutti ormai stavano aspettando con trepidazione, quando videro finalmente una figura arrivare in lontananza, non riuscivano a capire bene, ma mentre si avvicinava tutti rimasero alquanto allibiti dalla persona che si diresse verso il portiere. Era un ragazzino, non tanto alto, abbastanza mingherlino sotto quella tuta e con in testa un cappellino, che nascondeva quasi completamente il volto. Quando arrivò tutti credettero che fosse uno scherzo, non poteva essere quello che aveva sfidato Benji. Solo Karl, non si stupì,  rimase ad osservare i due, facendo capire agli altri, con il suo sguardo gelido di starsene zitti e di guardare. Anche Freddy guardo meravigliato quel ragazzino, aveva un non so che di familiare, finché guardando bene il cappellino spalancò la bocca per la sorpresa.

Ma non può essere! Quel cappellino lo riconosco, ne sono sicuro: è quello che avevo regalato a lei, ma non può essere lei. Lei è morta.

Bene Benji: ha noi due!

Ma io lo già visto questo ragazzino, si è quel ragazzino che ho intravisto quella sera. Ma chi cavolo è?
-Allora, sei pronto?-
Cerco in tutti i modi per camuffare il tono della voce, cercando di renderla più mascolina.
-Così saresti tu che mi ha lanciato una sfida?-
Lo squadro dalla testa ai piedi.
-Più che lanciato, te l’ho proprio tirato fra le mani-
Fece un ghigno malefico.
-Chi diavolo sei?-
Cercò di indagare.
-Non ha importanza, chi sono, sono venuto per farti un gol-
-Sei solo un illuso-
E questa volta fu lui praticamente a ridergli in faccia.
-Adesso vedremo-
Il tono che uso era più determinato che mai.

-Pronto?-
-Si certo-
L’aria divenne tesa e carica di elettricità, i due sfidanti continuarono a incrociare gli sguardi senza far capire all’avversario le proprie mosse. Patty sistemo il pallone fuori dall’area di rigore, mentre lui assunse la sua posa dietro i pali. Entrambi erano talmente concentrati che non notarono nemmeno  tutti gli sguardi che erano puntati su di loro.

Bene eccoci qui, è da una vita che mi preparo a questo, e finalmente il momento è arrivato, sono di fronte a lui. Preparati Benji! Io non fallirò, nonostante i miei sentimenti per te.

Forza cuginetta so che puoi farcela.

Tesoro, io credo in te.

Questo ragazzino non vincerà. Vedrai non riuscirai a segnare!
 

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Cap 8
Gli allenamenti durarono ancora a lungo, Benji era determinato a riprendere la forza fisica che aveva trascurato in tutti questi mesi. Chiese a Karl di allenarsi con lui e il ragazzo non voleva dargli una delusione, quindi chiese ad un suo compagno di squadra se poteva riaccompagnare a casa le ragazze.
-Ti sei messo a fare da autista al club delle ragazze?-
-Non sono affari tuoi.-

Rispose gelidamente Karl.
-Secondo me è ridicolo che delle ragazzine giochino uno sport da uomini-
Il capitano lo fulmino con gli occhi.

Ah sì, se sapessi che è stata proprio una di quelle ragazzine a tirarti una cannonata, pensò.
-Invece ti sbagli, sono più forti di quello che credi-

Si limitò a rispondere con un sorrisetto beffardo.
-Sarà, ma io la penso così-

Rispose l’altro scrollando le spalle.
Vedrai domani.
-Non ho niente  in contrario che le ragazze giochino, ma secondo non raggiungeranno mai i livelli di un uomo.-

Il compagno di squadra di  Karl raggiunse le ragazze, spiegando loro che il capitano era rimasto in campo ancora ad allenarsi con il portiere.
-Grazie di accompagnarci-

Lo ringraziarono sorridendo Maria e Patty.
-Figuratevi, anzi è sempre piacevole la compagnia di due bellissime ragazze-
Maria però era curiosa di sapere la reazione di tutti dopo il tiro, quindi cerco di indagare.

-E come mai Karl e il vostro portiere stanno facendo questa sessione extra di allenamento?-

Chiese.
-Non ci crederete mai, dalla collina che circonda il campo un pallone scaraventato con una potenza inaudita è arrivato nelle mani del portiere e su di esso c’era una dichiarazione di sfida. Lui ha deciso di prenderla seriamente, e si sta preparando per domani!-
-Wow, ma chi può essere stato?-

Chiese Maria fingendo di essere sorpresa dalla notizia.
-Non si sa, ma saremo tutti lì ad assistere, finalmente qualcuno li darà la lezione che si merita-

Ringhiò il ragazzo. Evidentemente Benji non era molto amato dai compagni, sia per il suo carattere schivo e piuttosto cinico, sia per l'atteggiamento indolente e irascibile che aveva assunto negli ultimi tempi.

Sembrava che la conversazione dei due non toccasse Patty, che si limitava guardare fuori dal finestrino persa nei suoi pensieri.

Vedrai Benji, io riuscirò a farti gol. Accidenti, non posso credere che tu stia per  abbandonando il tuo sogno, io non te lo permetterò! Anche se mi hai fatto soffrire, sono ancora innamorata di te, e ti aiuterò, come tu hai aiutato me.

Quando torno a casa, trovò suo zio ad aspettarla in cucina con la cena in tavola.
-Ciao zio, scusa il ritardo-

Lo salutò Patty sorridendo.
-Ciao tesoro, ma Karl non è con te?-
-No, un suo compagno gli ha chiesto di trattenersi ancora un po’, così un amico di Karl, Franz mi pare che si chiami mi ha accompagnata-
-Bene. La cena è pronta, hai fame?-
-Si dà morire, vado a cambiarmi e torno subito-
In un attimo ritorno in cucina, con una fame da lupi, da quando era arrivata l’appetito non le mancava mai. L’atmosfera che si respirava era serena e molto famigliare: Patty raccontò come andavano gli allenamenti, di ciò che il mister si aspettasse da lei, del rapporto con le sue compagne….. era veramente entusiasta, e non vedeva l’ora di disputare il suo primo incontro. Suo zio l’ascoltava attentamente senza perdersi nemmeno una parola; quando parlava di calcio, vedeva negli occhi della nipote un entusiasmo e una determinazione incredibile. Quella ragazza gli ricordava sempre di più la moglie, pensò con un sorriso malinconico e felice allo stesso tempo. Era come se lei fosse di nuovo lì con lui.

Tesoro mio, sentirti parlare con questo entusiasmo mi rendi talmente felice, tutti gli anni di solitudine e sofferenza, sembrano svaniti nel nulla. Non so se troverò mai la forza di confessarti tutto, ti vedo così felice e spensierata, che ho paura che tutto questo possa finire. No, per il momento va bene così, l’importante che tu sia qui, e che tu ti senta libera di fare tutto ciò che vuoi.
-Zio, come mai tu e la zia non avete avuto figli?-
La domanda di Patty lo fece irrigidire.
-Scusa, non sono affari miei-

Mormorò la ragazza, abbassando il capo mortificata
-No, non ti preoccupare, vedi non è che non li abbiamo mai voluti, anzi, tua zia sembrava essere nata per essere una mamma. Adorava i bambini e loro adoravano lei, aveva una pazienza infinita con loro-

Rispose l’uomo con gentilezza.
-Si, ricordo benissimo la sua dolcezza: quando ne combinano una delle mie, lei mi difendeva sempre da mia madre….. era eccezionale!-
- Si, era fantastica. Purtroppo dopo vari tentativi, ci siamo rivolti a un medico, che dopo diversi esami ci disse che era quasi impossibile per lei rimanere incinta-
-Mi dispiace-
-Non ti preoccupare,  è acqua passata ormai. Inoltre pochi anni dopo è arrivato Karl, che è stato come un figlio per noi.-
Tentò di usare un tono più rassicurante possibile, ma Patty percepì, un nota di tristezza nella sua voce, così tentò di cambiare discorso: aveva capito che c’era ancora molta delusione per questa storia.
-Si vede che gli vuoi molto bene, e lui ne vuole a te. Scusami, non volevo rattristati-
-No, non ti preoccupare. Il passato è passato. E poi ora ci sei tu, e io ti ho sempre considerata come una figlia.-
-Grazie. Ma come avete fatto a conoscervi tu e mia zia?-
-Lo conosciuta quando partecipai con la mia nazionale a una partita amichevole contro il Giapponese, lei era l’interprete che ci era stata assegnata, anche se aveva solo 17 anni, e appena la vidi ebbi un colpo di fulmine-
-Wow un amore a prima vista, e lei?-

Chiese Patty, sempre più  curiosa.
-Dopo, mi confessò che anche per lei era stato così-
-Che storia romantica, e dopo cosa è successo?-
-La trasferta durò cinque giorni, e io cercavo di passare con lei ogni momento libero, con la scusa che volevo imparare il giapponese; parlammo molto, e lei mi fece un sacco di domande sulla Germania, in particolare riguardo al calcio femminile-

Sul volto dell’uomo si era delineato un dolce sorriso nostalgico.
-E come mai? Non dirmi che anche lei, aveva la passione del calcio?-

Domandò nuovamente Patty.
- Proprio così! Me ne resi conto quando, l’ultima sera, prima della partenza, ci incontrammo sul campo che usavamo per allenarci, si vede che qualcuno si era dimenticato un pallone. Tua zia lo prese e cominciò una serie di palleggi con le gambe: non puoi immaginare il mio stupore, era bravissima, un vero talento, e mi lanciò una sfida. Lì per lì cominciai a ridere, per me era insensato che una ragazza potesse battermi e per di più una ragazzina. Ma accettai la sfida. Chi vinceva poteva chiedere all’altro ciò che voleva-
-E tu cosa le hai chiesto?-
-Di baciarla-
-Quindi hai vinto tu?-
Ma proprio in quel momento rientrò Karl, lasciando il discorso in sospeso. Aveva un aria completamente devastata, i due lo guardarono in maniera interrogativa.
-Cavolo, cuginetto hai per caso corso una maratona? Sembri distrutto.-
-Si nipote, stai bene?-

Chiese lo zio con un velo di preoccupazione.
-No, non proprio, oggi il nostro portiere sembrava indemoniato, mi ha fatto tirare fino allo sfinimento!-
Lo zio rimase sorpreso dalla rivelazione del ragazzo, infondo solo ieri si era tenuta una riunione proprio per far cacciare quel ragazzo che sembrava aver perso la sua grinta e il suo spirito combattiva.
-Non capisco! Fino a ieri sembrava che gli allenamenti non lo interessassero più. A cosa è dovuto questo cambiamento improvviso?-

Disse aggrontando la fronte, confuso.
Il ragazzo sorrise e guardò in direzione di Patty, che stava facendo finta di non capire di cosa stesse parlando.
-Chiedilo alla tua nipotina-
-Non so di cosa stai parlando?-
Disse lei sbattendo innocentemente le ciglia. Lo zio, spiazzato dal suo tono apparentemente neutro, cominciò a non capirci più niente.
-Allora te lo spiego io. Oggi pomeriggio la nostra cara Patty ha sfidato il nostro portiere-
-E chi ti dice che ero io?-
-Cara mia, non puoi ingannarmi, conosco quel tiro, è uno dei miei. Anzi, complimenti per il tuo Fire shot-
Ma Patty continuava a guardarlo come se lei non sapesse di cosa stesse parlando e lo zio continuava a non capirci più  niente
-Mi volete, spiegare? Una sfida? Un tiro?-
-Allora Patty?-
Ormai la ragazza non aveva scampo, suo cugino aveva capito tutto, allora decise di vuotare il sacco.
-Ok Ok, allora da dove iniziare?-
-Credo che dovrai iniziare dal principio, cuginetta-
-Va bene. Allora zio, io e Benji ci conosciamo fin da piccoli, ma tra di noi c’è sempre stato un rapporto di reciproco odio, infatti quando ci vedevamo, non facevamo altro che punzecchiarci a vicenda. Poi lui e partito per la Germania per inseguire il suo sogno di  diventare il portiere più forte del mondo, ma poco più di un anno fa ritorno in patria per un leggero infortunio al polso. E proprio in questo periodo ci siamo avvicinati molto: lui senza nemmeno accorgersene mi diede una speranza, poi lui ripartì per la Germania-
-Continua-
La incoraggiò Karl.
-E oggi, passando per caso per il campo dei ragazzi, ho visto il suo atteggiamento e ne sono rimasta scioccata: insomma, era evidente che era ubriaco. Poi Maria mi disse che aveva saputo che se entro due settimane non sarebbe cambiato l’avrebbero buttato fuori. Non potevo star lì a non fare niente. Così ho scritto sul pallone una dichiarazione di sfida, e glielo recapitato con un tiro.-
-Scusa tesoro, ma non capisco ancora una cosa: perché con un pallone? Non potevi sfidarlo personalmente? E soprattutto come facevi a sapere che l’avrebbe accettata?-
-Si Tity, come facevi a sapere che l’avrebbe accettata? Insomma ho visto la faccia che ha fatto quando, ha letto la tua sfida: i suoi occhi, prima spenti e vuoti, si sono come riacesi, la stessa scintilla che aveva quando lo conosciuto-
-Semplice, lo conosco molto bene, gli è già capitato di essere sfidato in questa maniera. La prima volta è stato quando un ragazzino, ai tempi delle elementari, dal Monte del Belvedere della mia città lanciò a Benji una sfida simile, scrivendola su un pallone che gli recapito con un tiro potentissimo. Quindi, non poteva far finta di niente, sapevo che dentro di lui quel ricordo gli avrebbe fatto scattare quel qualcosa che era nascosto dentro.-
I due ascoltarono attentamente il racconto della ragazza, e al più giovane sorse spontanea una domanda.
-Allora che farai ti presenterai come Patty? Credevo che la tua presenza qui dovesse rimanere un segreto per Benji.-
Lo zio non capiva il senso di quelle parole.
-E perché non vuoi che sappia che sia qui? Non siete amici?-
Patty non aveva più scampo: doveva dire tutta la verità ormai anche a suo zio.
-Ci siamo avvicinati molto nel periodo che passò in Giappone, ma non so cosa sia successo, un giorno mi disse che non voleva più vedermi e ripartì per la Germania, da allora è passato un anno e io non lo più sentito né visto da allora-
Cosa mai potrebbe essere successo fra questi due, e cosa mai è scattato dentro quel ragazzo da non volerla più rivedere? Se non sbaglio il cambiamento di Benji risale proprio dal suo ritorno, era diventato sempre più incostante, più taciturno e irascibile. Credo proprio che Karl abbia visto giusto, ha capito che le sofferenza del ragazzo si proprio la mia piccola Patty. Ma lei? Cosa prova per lui?
-Lui mi ha aiutato, quando credevo che non ci fosse più speranza per il mio sogno, non posso lasciare che si distrugga con le sue mani, non credete? Quindi lo aiuterò a ritrovare la voglia di perseguire il suoi ideali. Ma senza fargli sapere che sono io.-
-E come?-
-Vedrai domani, comunque so che hai organizzato tutto tu cuginetto-
Il ragazzo la guardò con aria di finta ingenuità.
-Io,? Non so di cosa stai parlando-
-Lo capito sai, ti sei messo d’accordo con Maria: sapevi che se lo vedevo così, non me ne sarei stata con le mani in mano-
-Più che altro lo speravo-

Il ragazzo con un sorriso trionfante.
Cominciò a ridacchiare, sotto i baffi, la ragazza lo guardò e fece finta di fare l’arrabbiata incrociando le mani sotto il seno.
-Dai, non essere arrabbiata, l’ho fatto ha fin di bene,siccome tu non volevi vederlo-

-Potevi chiedermelo-

Protesto lei.

-Dovevi vederlo per capire la gravità del problema, e se te ne avessi parlato forse non avresti capito-
-Si probabilmente hai ragione.-

Sospirò la ragazza, per poi cambiare discorso.

-Come va la caviglia? Ho visto che zoppicavi quando sei arrivato.-
-Si credo di aver esagerato oggi-
-Dopo ti faccio uno dei miei massaggi, ok?-
-Ne sarei felice-


Amore mio, la nostra piccola Patty e proprio come te, e credo proprio che sia innamorata, spero solo che questo sentimento sia co risposto, credo proprio che non sia una coincidenza che l’umore di quel portiere sia cambiato proprio dal suo ritorno dal Giappone, che riguardi lei? E cosa l’avrà spinto a comportarsi così?

Benji era ancora sul campo nonostante l’ora tarda, sentiva ancora di non essere abbastanza in forma per domani, si era lasciato andare un po’ troppo in quell’anno, e sperava di recuperare il più possibile, anche se ormai percepiva la stanchezza, ma l’adrenalina che gli trasmise quel tiro che a malapena era riuscito a trattenere  li diede la forza di continuare.

Quel tiro, era di una Potenza micidiale, scaraventato da quella distanza poi. Chiunque sia stato deve essere un gran calciatore, poi anche la precisione, sono sicuro che voleva che mi arrivasse proprio fra le mani. Domani sarò pronto, chiunque tu sia. Non mi sentivo più così da tanto, l’adrenalina mi scorre nelle vene. Finalmente avverto quella forza, quella determinazione, che mi ha permesso di diventare ciò che sono, e che ormai ho creduto persa quando ho perso lei. Vedrai, nonostante tutto io riuscirò a batterti, chiunque tu sia non riuscirai a segnare.

Anche Freddy era rimasto ad osservarlo, per tutto il tempo. Non lo vedeva così da troppo tempo.

Chiunque egli sia, doveva conoscerlo per aver capito come risvegliarlo. Si, ma chi diavolo è? Domani lo scopriremo, e gli sarò grato per sempre. Ormai credevo che quello spirito di guerriero fosse spento per sempre. Che quella ragazzina che gli ha spezzato il cuore avesse distrutto tutto per cui ha lavorato duramente. Credevo che riprendersi nel suo paese gli avrebbe fatto bene, l’allenatore della New Team aveva parlato dell’incredibile talento che aveva la sua manager nel fare massaggi terapeutici. Infatti in meno di due mesi si era completamente ristabilito. Ma non avevo messo in conto che lui si innamorasse di lei, infatti passavano molto tempo insieme, tra gli allenamenti e la riabilitazione. Però anche fuori dal campo gli avevo sorpresi a passare le ore lungo quel fiume, finché un giorno mi sembrò che tra i due fosse nato qualcosa. Invece di punto in bianco decise di ripartire e da lì la sua disfatta.  Non riesco proprio capire la ragione di questo cambiamento, li avevo osservati, e solo un cieco non avrebbe visto che anche lei ricambiava i suoi sentimenti. Ma forse adesso finalmente riuscirà a venirne fuori. Sì, finalmente tornerà il Benji combattivo e determinato di una volta.
-Adesso basta, se non ti riposi domani non riuscirai a reggerti in piedi-
-Sì , forse hai ragione. Freddy? –
-Si?-
-Chi può essere secondo te?-
-Non saprei proprio-
-È proprio con quella volta, ti ricordo?-
-Sì , me lo ricordo, forse è di nuovo lui?-
-No, so per certo che lui è ancora in Brasile, inoltre la calligrafia sembra quella di una donna-
-Una donna? Non dire sciocchezze, una donna non potrebbe mai avere una potenza del genere-
-Forse hai ragione-

Sospirò Benji.
Già, una donna non potrebbe avere questa potenza, soprattutto da una distanza del genere. Eppure questa calligrafia mi sembra di averla già vista. Ne sono sicuro. Ho forse è solo molto simile. Domani, scoprirò chi tu sia, e ti renderai chi hai sfidato.





 

Questo capitolo è stato scritto grazie alla collaborazione di Merwen Uchiha, che ringrazio ancora con tutto il cuore, è riuscita a renderlo molto più efficace, con i suoi brillanti interventi. Grazie grazie grazie.

Infine ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la mia storia, spero di cuore che vi piaccia e che continuerete a seguirla.

Intanto un caloroso saluto da Ania83


 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Cap 10

Patty ormai si apprestava a tirare, l’aria era talmente tesa che si poteva tagliare con un coltello... finalmente prese coraggio. Tese la gamba all’indietro e con tutta la forza colpì il pallone. La palla prese velocità e si diresse come un missile verso la porta.

L’ora della verità! In questo tiro ho messo tutta me stessa.

Benji rimase fermo, immobile, vedeva il pallone dirigersi nella sua direzione, lui era pronto per riceverlo e si concesse il lusso di  pensare:
Non c’è nemmeno gusto, dritta dritta fra le mani, credevo fosse uno alla mia altezza, invece è solo un pivello.

Ma il pallone sotto gli occhi di Benji  svanì e, quando ricomparve, la palla si era già infilata, nell’angolino sinistro della porta.  Il portiere, capendo solo all’ultimo momento il cambiamento di direzione del pallone, si era buttato troppo tardi nel vano  tentativo di fermarlo, riuscendo a malapena a sfiorarlo. Tutti rimasero sconcertati dall’impresa di quel ragazzino, che era riuscito a far gol e con un tiro eccezionale.

Ho vinto!

E brava cuginetta un gol da maestro.

Non ci posso credere, sono stato battuto. Ho capito tardi che la palla avrebbe preso un’altra direzione. Mi sono lasciato proprio battere come un novellino. Maledizione. Ma chi è questo ragazzino? Sono sicuro che è lo stesso che ho intravisto quella sera al campo della scuola. Ma ora, che ci fa qui, in Germania? Devo sapere chi è.

Brava, tesoro sei una vera fuoriclasse.

Nessuno osava dire niente, erano ancora scioccati per quello che avevano visto.
-Ho vinto, alla prossima Benji-
Così dicendo si girò e fece per andarsene, ma la voce di Benji la trattenne.
-Aspetta, chi sei? Mi ricordo di te, ti ho visto una sera al campo della scuola in Giappone, proprio un anno fa.-
Patty rimase sorpresa da quella rivelazione, non si aspettava che lui l’avesse mai vista allenarsi. Ma si ricordò di quella sera che aveva sentito dei passi ed era fuggita.

Allora era lui, mi sembrava che qualcuno mi osservasse, poi sentendo i passi andai a nascondermi, ma era troppo buio per capire chi era.  Non credo che abbia capito che ero io. Il giorno dopo lui era partito.
-Non ha importanza, ti ho detto-
E scappò via, non voleva più stare lì,  era stata dura vederlo da così vicino, senza potergli urlare tutto ciò che pensava di lui. Aveva paura che stando ancora lì, lui potesse riconoscerla. Anche gli altri cominciarono ad andarsene, ancora sconcertati, mentre Karl si avvicinò al portiere.
-Dai Benji, era un tiro formidabile praticamente imbattibile-
Cercò  di tirargli su il morale.
-Sai, non sto male perché non sono riuscito a pararlo, ma grazie a questo ragazzino ho capito che la strada per essere il migliore è ancora lunga, e io mi sono lasciato andare credendo di aver raggiunto il mio scopo.-
Disse Benji con lo sguardo ancora rivolto verso quella figura che si stava allontanando velocemente. Ma Karl osservò la sua espressione, aveva l'impressione che Benji stesse cercando di capire un enorme mistero, perciò provò a indagare.
-Allora cos’è quella faccia?-
-Ho avuto la sensazione di conoscerlo, i suoi atteggiamenti, il suo modo di camminare, anche la sua voce non mi era del tutto nuova e poi quei occhi... ma non riesco a collegarlo a nessun ricordo preciso.-

Si, questa sensazione che ho avvertito appena l’ho visto,  di conoscerlo è veramente forte. Però c’è un’altra cosa che ho notato. Vediamo se il mio intuito non mi inganna.
-Karl, tu lo conosci?-
Gli chiese, con uno sguardo intenso.

E  bravo Benji, me lo hai chiesto come se sapessi già la risposta. La sensazione che provi è  corretta, se solo sapessi che quella che ti ha battuto è proprio la ragazza per la quale ti sei distrutto per tutto l’anno.
-Perché?-
Però cercò di capire le sue intenzioni.
-Ti sembrerà assurdo, ma mi piacerebbe allenarmi con lui, il suo tiro è grandioso, e credo che se mi allenassi per pararlo, seguirei la strada giusta per diventare il migliore-
Le parole che usò erano veritiere e Karl guardandolo negli occhi, capì che era sincero.
-Potrei chiederglielo-
Gli propose.
-Allora lo conosci! Lo sapevo-
-Come hai fatto ha capirlo?-
Gli chiese curioso.
-Il tiro di ieri era uno dei tuoi, non posso sbagliarmi, poi ho visto quando è arrivato che la cosa non ti ha sorpreso, come invece è successo agli altri, anzi li hai zittiti tutti-
Gli spiegò come era arrivato a questa deduzione.
-Sì, hai ragione, ma non posso dirti chi è, l’ho promesso. Comunque se vuoi gli chiederò se vuole allenarsi con te.-
Forse è la soluzione al problema di questi due? Se si allenano insieme potranno così chiarire il loro fraintendimento. Almeno lo spero! Ora però non resta che convincerla.
-Grazie, Karl-
Intanto l’allenatore, che era ancora a bordo campo, non riusciva ancora a credere ai propri occhi, per quello che aveva visto. Guardò  Stephan e si ricordò di quel tiro. Ormai erano da anni che non lo vedeva, da quando il suo amico ed ex compagno di squadra aveva perso l’uso delle gambe.

Non posso sbagliarmi era lo stesso tiro, chi era quel ragazzino? E come mai Stephan non mi sembra sorpreso? Anzi sono sicuro di aver intravisto un enorme orgoglio nei suoi occhi verso quel ragazzino quando la palla si è infilata nella rete. Ma chi può essere?
-Bene, possiamo dire che il nostro portiere non rischia più il posto, caro allenatore, credo che Benji non ti darà più problemi-
Stephan lo disse rivolgendosi al mister con un tono orgoglioso per l'impresa di Patty.
-Cosa te lo fa credere? In fondo,  è stato battuto-
L’allenatore era scettico, per quelle parole.
-Era proprio ciò di cui aveva bisogno: se avesse vinto credo che la situazione  sarebbe solo peggiorata, perché il ragazzo avrebbe creduto che nonostante il suo comportamento, sarebbe stato il migliore-
Gli spiegò la sua teoria.
-Lo credo anche io, vedrà, la sconfitta era ciò di cui aveva bisogno-
Anche Freddy si unì alla conversazione esprimendo il suo parere.
-Spero che abbiate ragione-
E se ne andò lasciando i due, non ancora convinto delle loro teorie.
-So chi è -
Disse Freddy a Stephan, il quale lo guardò stupito per le sue parole.
-Di cosa stai parlando?-
Sembrò non capire a cosa si stesse riferendo. Tuttavia Freddy,dopo essersi schiarito la voce, glielo spiegò.
-Vedi, conosco quel cappellino: sono stato io a regalarlo a lei-
Ormai non aveva scampo.
-Sì, è vero, e lei lo ha dato alla persona più importante della sua vita-
Confessò Stephan all’uomo, che  era stato un tempo un degno rivale sia in campo che in amore e al quale non poteva nascondere una verità così evidente.
-Ho sempre pensato che lei non fosse come sua madre, invece mi sbagliavo. Non dirò niente a Benji. Ringraziala da parte mia, sono in debito con lei. Ora la somiglianza con lei è molto più evidente-
Cercò di usare un tono più distaccato possibile. Ma l’uomo capì, nonostante gli occhiali da sole, che sul suo volto c’era tanta nostalgia e rammarico.
-Grazie, per non dirgli niente. So cosa provavi per mia moglie, e mi dispiace-
-Lei ha fatto la sua scelta-
So che sarà stata dura per te Freddy. Quando l’ho persa, la vita non aveva più senso, ma è stato solo grazie alla consapevolezza di avere ancora una parte di lei che ho trovato la forza di andare avanti.

Quanti ricordi, ricordi che pensavo morti dentro di me. Quando l’ho vista arrivare, per un attimo ho pensato che fosse ritornata. È identica a lei, la stessa grinta, la stessa aria battagliera. Quanti anni erano passati dalla prima volta che l’ho vista, troppi, ma è come se fosse ieri. Il ricordo di quando l’ho sorpresa ad allenarsi da sola è ancora vivo dentro di me. Pensai che fosse magnifica, rimasi completamente rapito da lei, non avevo mai visto nessuno impegnarsi come faceva lei. Le proposi di allenarci insieme e lei accettò. Le regalai quel cappellino per far sì che potessimo allenarci senza che nessuno sapesse chi era veramente, peccato non potesse giocare nella nostra squadra, con lei avremmo di certo vinto tutto: campionati e la coppa del mondo. Era il miglior portiere che avessi mai visto. Forse è per questo che quando diventai tutore di Benji gli trasmisi la passione per quel ruolo.  In seguito ho saputo che si era innamorata, di quel tedesco che le girava intorno durante l’amichevole. Infine, lei partì con lui per inseguire il suo sogno. La mia vita da quel momento cadde a pezzi, non sono più riuscito a innamorarmi di nessuna, era lei l’unica che avesse fatto battere il mio cuore, non solo perché era bellissima ma anche per la passione che metteva in questo sport. Terry, mi manchi, mi manchi in ogni momento! Tua figlia è uguale a te, solo adesso noto questa somiglianza e solo adesso capisco perché Benji si sia innamorato di lei e perché sia stato così male. Ma ho visto anche lei innamorata di lui, cosa è successo tra quei due?
Si avvicinò al suo pupillo.
-Benji ,  mi dispiace-
Comunque era dispiaciuto per lui.
-No, no serve, me lo meritavo, mi dispiace Freddy, in quest’ultimo anno il mio comportamento non è stato dei migliori-
Lo guardò negli occhi, era sinceramente pentito.
-Adesso, l’importante è che torni a impegnarti come hai sempre fatto-
-Si lo farò, voglio essere il migliore-
Il tono era pieno di grinta e determinazione
-Bene, ora vai a cambiarti: i tuoi ci hanno invitato a cena-
Benji s’ irrigidì nel sentire nominare i suoi genitori, con un velo di disprezzo gli domandò.
-E cosa vogliono?-
Freddy sapeva benissimo il motivo, ma gli mentì. Conosceva il pensiero del suo ragazzo, che considerava più di un figlio, per i suoi genitori.
-Non  saprei-
Cosa vorranno i miei genitori? Freddy non mi sta dicendo la verità.
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Cap 11
Patty raggiunse la sua amica, che era rimasta a osservare in disparte, proprio dalla collina del giorno prima, ma l’aria che aveva sul suo volto era tutt’altro quella di una vincitrice, anzi era malinconica al punto da non riuscire a trattenere le lacrime.
-Sei stata fantastica Patty! Gliel’hai proprio fatta vedere a quel portiere!-
Abbracciò l’amica tutta contenta per essere riuscita nel suo intento.
-Già-
Ma il tono della sua voce era triste
-Che c’è? Non sei contenta?-
La guardò non capendo la sua malinconia.
-Sì, sì lo sono-
Cercò di dirlo più allegramente possibile, ma lo sguardo sul suo viso la tradì .
-Beh dalla tua faccia, direi proprio il contrario-
Ormai Patty non aveva più scampo, così le spiegò il suo turbamento interiore.
-È che rivederlo, è stata più dura del previsto.-
Alcune lacrime cominciarono a rigarle il viso.
-Avrei voluto gridargli tutto ciò che pensavo di lui e sapere perché mi ha escluso dalla sua vita-
Ormai le lacrime non avevano più  alcun freno.
-Ne sei ancora innamorata?-
Chiese con tenerezza.
-Si, anche più di prima e fa male, tanto-
Le confessò tutto d’un fiato.
-Vedrai, andrà tutto bene-
Il tono era rassicurante e pieno di speranza, abbracciò l’amica nel tentativo di tranquillizzarla. Rimasero così diversi minuti, poi l’accompagnò negli spogliatoi femminili per farsi una doccia e cambiarsi, così da calmare lo stato d’animo dell’amica. Appena finito, si diressero al parcheggio dove c’erano già Karl e Stephan ad aspettarle. Ormai l’umore della ragazza era migliorato, ma non voleva far capire agli altri che l’incontro con Benji l’aveva turbata. Karl, però, aveva intuito lo stato d’animo in cui si trovava sua cugina, aveva capito che l’incontro con il portiere era stato duro, la prese e la strinse a sé teneramente, massaggiandole dolcemente la schiena. Patty con questo gesto, capì che avrebbe potuto sempre contare su suo cugino, che comprendeva sempre le sue emozioni senza che lei dovesse dire niente.


Lo so mia piccola Tity che per te è stata dura, posso solo immaginarlo, ma sei stata bravissima. Vedrai tutto si risolverà, ancora poco e vedrai che riuscirete a chiarirvi, si vede quanto sei innamorata di lui, e sono certo che anche lui lo sia di te.

Anche suo zio l’abbracciò e per rallegrare la ragazza propose.
-Bisogna festeggiare, andiamo a mangiare fuori, che ne dite?-
Karl e Patty annuirono e gioirono per la notizia. Maria cominciò a sentirsi di troppo in quel contesto, ma l’amica la mise di fronte a suo zio e con entusiasmo gliela presentò .
-Zio ti presento il capitano della mia squadra, nonché già una cara amica: Maria-
La ragazza tese la mano, onorata e anche intimorita di conoscere un grande calciatore, come lui, che aveva fatto la storia nel campionato Tedesco ai suoi tempi.
-Molto onorata di conoscerla-
Stephan con un grande sorriso le strinse la mano, felice che questa ragazza avesse accettato la sua Patty.
-Maria vorresti venire con noi?-
Le chiese.
-Ecco, io non vorrei disturbare, è una cena di famiglia-
Abbassò lo sguardo, imbarazzata.
-Mia cara, sei la benvenuta, più siamo meglio è-
Stephan le rivolse un sorriso tenero.
-Sì capitano, ti prego, ormai anche tu fai parte di questa strana famiglia.-
Patty cercò di convincerla.
-Dai Maria, mi farebbe piacere-
E Karl le strizzò l’occhiolino e la ragazza arrossì vistosamente.
-Va bene-
Cavolo, sicuramente sono diventata tutta rossa, ogni volta che gli sto così vicino il mio cuore comincia a battere all’impazzata. Oh, Karl! Spero solo che un giorno tu ti accorga di me, ti amo così tanto, ma non ho il coraggio di confessartelo. Però,  se mio padre sapesse che vado a cena con Stephan Schneider, creperebbe d’invidia, ai tempi in cui ancora giocava era il suo fan numero uno, non si perdeva nemmeno una partita.
-Sa signor Schneider,  mio padre è un suo grande ammiratore, se sapesse che vado a cena con lei, morirebbe di invidia-
Lo disse con un bel sorriso, immaginando la faccia del genitore quando glielo avrebbe detto.
-Ne sono lusingato, allora la prossima volta inviteremo anche lui-
Le propose.
-Se glielo dicessi credo che sverrebbe  per lo stupore-
Cominciarono a ridere tutti di gusto, e Patty finalmente tornò a rilassarsi.
Ho una famiglia splendida e un’amica meravigliosa, sento che con loro al mio fianco posso affrontare tutto.
Arrivarono al ristorante più famoso di Amburgo, nonostante fosse un giorno infrasettimanale il locale era pieno di gente. I quattro consumarono la cena tra chiacchiere e risate con aneddoti sulla vita che la ragazza viveva in Giappone. Tutt’altro clima, invece, si respirava dall’altra parte della sala dello stesso ristorante: freddo e spiacevole.
-Allora figliolo, ho saputo del tuo comportamento. Hai intenzione di buttare tutto al vento?-
Il padre di Benji incominciò a inveire su di lui.
-No papà, è vero in quest’ultimo anno non mi sono comportato nei migliori dei modi, e non ti preoccupare non si ripeterà-
Cercò di usare un tono più calmo possibile.
-Lo spero bene, è in gioco il nome dei Price,-
Benji cominciò ad agitarsi.

Che ingenuo, pensavo che per una volta gli importasse qualcosa di me, invece si preoccupa solo di non macchiare il nome della famiglia. Non cerca neanche di capire il motivo, o forse non gli importa nemmeno. Che sciocco, ma tanto cosa potevo aspettarmi da uno come lui, mai stato presente, sempre in viaggio con mia madre per affari. Fin da piccolo non capivo perché ero sempre da solo, pensavo che in me ci fosse qualcosa che non andava, pensavo che non mi volessero. Ma solo da grande capii che era solo per avere un  erede, e che la buona etichetta richiedeva una prole. Sì è vero, non mi hanno mai fatto mancare niente, ma non hanno mai capito che quello che volevo era solo la loro presenza, il loro affetto. Che stupido che sono a sperare ancora che un giorno lo capiscano.
-Bene, che questa cosa non capiti più, sono stato chiaro?-
Il tono del padre era duro e deciso, stava per rispondere, quando il padre continuò.
-Poi è ora che anche tu prenda parte alla Price Inc.-
-Per il momento non ho nessuna intenzione di farne parte-
Benji era sempre più adirato per quella conversazione.
-Un giorno questa società sarà tua, devi imparare a gestirla, non ti permetterò di buttare tutto all’aria-
Il tono era sempre più duro. Ormai Benji era al limite della sopportazione, stava per alzarsi e andarsene via, quando all’improvviso sentì una risata a lui molto familiare.
Non è possibile, sono sicuro di averla sentita chiaramente, no non posso essermela immaginata: era la sua risata. Quella risata che ogni volta aveva il potere di farmi sciogliere, che era riuscita a farmi innamorare di lei. Ma non può essere lei, è a migliaia di chilometri.

Gli occhi di Benji cominciarono a cercare tra la folla l’oggetto dei suoi pensieri, quando il padre battendo un pugno sul tavolo richiamò la sua attenzione.
-Allora ci siamo capiti?-
Benji prese il controllo di sé stesso, con determinazione guardando il genitore negli occhi gli riferì le sue intenzioni per il futuro.
-Per il momento non ho nessuna intenzione di far parte della Price Inc., continuerò la mia carriera di calciatore e...-
-E così butti all’aria questa occasione per seguire …..-
Ma il ragazzo lo zittì e con molta calma finì di spiegargli.
-Lasciami finire, dopo il diploma ho intenzione di seguire un corso di laurea di economia e solo dopo prenderò a far parte della società, mi hai capito?-
Il padre di Benji fu piacevolmente sorpreso per quella rivelazione, ma non volle far capire al figlio che era orgoglioso di lui. Così si limitò ad annuire con il capo. Freddy invece, al contrario del padre, era molto soddisfatto di come il ragazzo aveva gestito la cosa e gli diede una pacca sulla schiena. La cena continuò in un assoluto silenzio da parte di tutti, mentre Benji, continuava a cercare con lo sguardo, se riusciva a vedere se lei era lì, ma c’era troppa gente.
La serata, invece, per Patty proseguiva senza nessun problema, ma quando si alzò per andare in bagno, Karl notò Benji.
Cosa ci fa qui? Maledizione, spero che non l’abbia vista. Sarà meglio andarcene, è ancora troppo presto. Lei non è ancora pronta per incontrarlo, poi qui c’è troppa gente. Altrimenti il piano per farli avvicinare salterebbe.
-Zio, è meglio andare-
-Che succede, sei diventato serio-
Vedendo lo sguardo serio del nipote si preoccupò.
-Guarda chi c’è-
Indicò con lo sguardo un punto poco lontano da loro.
Maria e Stephan, si girarono per guardare nella direzione indicata dal ragazzo e non servì aggiungere altro. Ma, proprio in quel momento anche Benji li vide e decise allora di raggiungerli.
-Maria, va da Patty e aspettate nel parcheggio, noi arriviamo subito-
Karl chiese a Maria sotto voce.
-Va bene-
E mentre la ragazza si stava alzando per raggiungere l’amica, il ragazzo arrivò.
-Ciao Benji, anche tu qua?-
Cercò di usare il tono più calmo possibile, nonostante fosse preoccupato che lei ritornasse.
-Sì ciao, sono venuto con i miei genitori, e voi?
Chiese curioso.
-Ti presento Maria-
Cercò di cambiare discorso.
-Ciao, piacere sono Benji, un compagno di squadra-
Si presentò.
-Sì lo so, gioco nella squadra femminile, nel tuo stesso ruolo-
Rispose con un tono fiero. Benji la squadrò dalla testa ai piedi, aveva sentito parlare di quella ragazza, ma non si aspettava che fosse anche così attraente.
-Ho sentito parlare di te, dicono che sei agile come un gatto-
Le sorrise, aveva rispetto per un altro giocatore anche se era dell’altro sesso.
-Grazie, anche io ho sentito parlare del grande S.G.G.K., sei davvero formidabile-
Lo disse sinceramente.
-Grazie, vedo che state festeggiando, qualcosa di particolare?-
Fece notare una bottiglia di spumante ancora sulla tavola.

Devo inventarmi qualcosa. Ma cosa? Trovato.

-Si ecco, volevo presentare a mio zio la mia fidanzata-
Abbracciò Maria e le diede un bacio sulla guancia. La ragazza avvampò e rimase spiazzata da quella affermazione.

Scusami Maria per averti coinvolto.

Ho sentito bene, fidanzati? Oh mamma sono rossa come un peperone, e adesso? Devo andarmene, devo andare a cercare Patty prima che torni e anche prima di perdere il completo controllo del mio corpo. Fidanzati? No, forse ho capito male. Ma ho perfettamente sentito le sue labbra sulla mia guancia.

-Scusate devo andare in bagno, è stato un piacere Benji-
Usò tutto il suo autocontrollo per formulare quella frase.
-A….anche per me-
Balbettò il ragazzo e la ragazza si dileguò come un fulmine, ancora sconcertata dalle parole di Karl.
Benji era ancora incredulo per le parole del suo capitano, per quanto lo conosceva non credeva che fosse un tipo da volersi impegnare così seriamente.
-Wow, Karl non avrei mai creduto che qualcuna ti avrebbe incastrato, è per quello che sei sempre al campo delle ragazze?-
Indagò.
-Eh eh!! Sai, quando si trova la persona giusta-
Karl cercò di essere il più credibile possibile.
Mentre i ragazzi erano ancora intenti a conversare, Maria raggiunse Patty e la portò al parcheggio.
-Che succede? Mi hai praticamente trascinato fuori-
Patty non capì perché tutta quella fretta.
-Ecco, al ristorante c’era anche lui-
Le spiegò.
-Secondo te mi ha vista?-
Chiese preoccupata
-No no, però….-
Maria divenne rossa e Patty si chiese cosa potesse mai essere successo.
-Cosa c’è? Sei diventata tutta rossa all’improvviso-
-Ecco, Benji ha notato che stavamo festeggiando, e...-
-E?-
Patty Cominciò a preoccuparsi.
-Beh, ecco Karl gli ha detto-
Cercò le parole più adatte.
-Dai, che gli ha detto?-
Insistette. Maria sempre più rossa, si fece coraggio e le disse tutto d’un fiato.
-...Che stavamo festeggiando il nostro fidanzamento-
-COSA?-
Patty lanciò un urlo per la sorpresa.

Ma è impazzito!

-E tu come ti senti?-
Sapeva cosa questo potesse provocare all’amica, conosceva benissimo i suoi sentimenti per Karl.
-Tutto bene, però non sai che imbarazzo, mi ha persino baciato-
-COSA?-
Urlò di nuovo.
-Calmati, un bacio sulla guancia-
Cercò di zittire l’amica.
-Mi dispiace averti coinvolta in tutto questo casino, so quello che provi per Karl-
-No, non preoccuparti, sono contenta di poterti aiutare, anche se ci conosciamo da pochissimo, sei una grande amica.All’inizio, sì insomma, non mi stavi tanto simpatica: quando ho visto che stavi attaccata a Karl, beh ecco ero gelosa di te.-
Le confessò e Patty si mise a ridere
-Gelosa di me?-
-Dai non ridere, che ne sapevo che eravate cugini-
-Ecco, però noi non siamo proprio cugini-
Le rivelò, ma Maria non capì il senso delle sue parole.
-Scusa, in che senso?-
-Vedi, Karl è il figlio del fratello di Stephan, mentre io sono la figlia della sorella gemella di sua moglie. Quindi non abbiamo un vero legame di sangue-
Le spiegò come stavano le cose, ma Maria aveva qualche dubbio.
-Sei sicura? Cioè è vero che  sei Giapponese e lui Tedesco, ma vi ho osservato in questi giorni, e in alcuni tratti ho notato una somiglianza-
-Ma no che dici. Comunque non devi temere, lui è e sarà sempre mio cugino-
-Invece ti dico che la somiglianza c’è-
Insistette con la sua teoria.
Sarà come dice lei, ma non credo di sbagliarmi, quei due sono parenti, ho occhio per queste cose, chi sa cosa c’è  sotto? Magari Karl sa qualcosa? Proverò a chiederlo a lui. Cavolo mi ha definito la sua fidanzata, e adesso? Come mi piacerebbe che fosse tutto vero! Ma come gli è venuto in mente… non poteva tirar fuori un’altra scusa? Sento ancora la sensazione delle sue labbra sul mio viso, è stato magico, pensa come sarebbe bello invece baciarlo sulla bocca! Dio mio! basta, divento rossa solo a pensarci.

Qualche ora più tardi, tornati a casa, Patty si sdraiò sul letto e ripercorse con la mente i momenti di quella giornata,  quando sentì bussare alla porta.
-Karl entra. Tutto bene?-
Gli chiese.
-Sì, e tu? Come ti senti?-
E si sdraiò accanto a lei proprio come facevano da piccoli.
-Bene, anzi molto bene, è stata dura rivederlo e parlargli, mi sono resa conta di quanto mi mancasse realmente. Adesso sarà ancora più difficile dimenticarlo. Ma sono contenta di averlo aiutato a riprendere in mano la sua vita, anche se ancora non ho capito il perché del suo comportamento...-
Ma è possibile che non hai capito che è per te che si è ridotto così? Sei proprio ingenua cuginetta.
-Sono contento. Ascolta devo chiederti una cosa?-
Divenne terribilmente serio, si girò di lato, anche lei lo imitò e i loro visi erano uno difronte all’altro.
-Ecco, Benji mi ha chiesto di chiederti, se puoi allenarti con lui?-
La ragazza rimase stupefatta da quella richiesta, però non capì una cosa.
-E lui come fa a sapere che tu mi conosci?-
-L’ha intuito-
Tagliò corto, non voleva farle sapere delle sensazioni che Benji aveva su di lei, per non rischiare di farla desistere.
-Allora,  che ne dici?-
-Non so…. e se poi mi scoprisse?-
Chiese titubante.
-E allora, prima o poi ti vedrà, abitate nella stessa città, sarà inevitabile, hai visto stasera. E se anche dopo che lo avrai aiutato non vorrà più vederti e ti farà soffrire un’altra volta, gli spaccherò la faccia.-
E i due scoppiarono a ridere.
-Va bene, accetto solo perché me lo chiedi tu.-
-Grazie-
Le diede un bacio sulla guancia.
-A proposito, ma come ti è venuto in mente di dire che Maria è la tua fidanzata-
Il tono era un po’ sopra le righe e il ragazzo cercò una scusa plausibile.
-Ero nel panico-
-Hai parlato con lei?-
Gli chiese.
-No, ma lo farò domani-
-Karl, so che sei un bravo ragazzo, ma ti prego, non farla soffrire, vedi-
Ma lui non la fece finire di parlare.
-No Tity non è mia intenzione, domani parlerò con lei, e le chiederò scusa-
Rimasta sola cominciò a pensare.
Allenarmi con lui? Già oggi è stata dura rivederlo, lo amo ancora e questo sentimento non vuole proprio andarsene. Ma forse così potrò capire perché ha rischiato il posto nella squadra. Ma che vado a pensare, perché dovrebbe confidarsi con me? Vuole solo allenarsi. Ma sarà una buona idea? Karl ha ragione, non potrò nascondermi per sempre, ci è mancato poco oggi che mi vedesse. Cosa farò quando questo accadrà? No, non voglio pensarci. Quando  un anno fa mi disse che non voleva più vedermi, il mondo mi sembrò cadere in mille pezzi, non sono riuscita a dirgli niente, semplicemente sono scappata e basta, non volevo che vedesse che piangevo per lui. Ero sempre triste, non volevo vedere più nessuno, solo gli allenamenti riuscivano a darmi un po’ di pace, arrivavo a casa sempre più distrutta, non riuscivo a parlarne con nessuno. Per fortuna gli altri pensavano che fosse la nostalgia di Oliver a rendermi così triste, quindi non facevano domande. Poi ritornò Tommy, dalla Francia, sapeva che la mia sofferenza non era a causa di Holly, infatti mi confessò che Holly gli aveva detto della mia lettera, ma non aveva mai insistito per farmi cambiare idea, capiva che ormai il mio cuore apparteneva ad un altro. Forse dovrei chiamarlo, farmi consigliare da lui, era l’unico che sapeva e non mi ha mai giudicato. Mi ricordo ancora quella frase che mi disse: “Purtroppo al cuore non si comanda”, già il mio cuore appartiene ancora a Benji. E adesso che dovrò vederlo tutti i giorni agli allenamenti come farò a dimenticarmi di lui, come farò ad andare avanti? Forse la verità è che passare del tempo con lui, anche se non sa chi sono mi rende felice. Sì, felice di potergli stare vicino, chiacchierare con lui. Ma di cosa parlano i ragazzi? Gli unici che conosco sono giocatori di calcio e con loro parlavo solo di quello, ma da soli di cosa mai parleranno? Vediamo come va domani, posso sempre cambiare idea, no?

Anche Benji a casa era perso nei suoi pensieri.
La cena con i miei genitori è stata un incubo. Pensano solo al buon nome della famiglia, ma a me? No, a loro non  interesso io, non mi hanno nemmeno chiesto il perché di questo mio comportamento. E perché mai dovrebbero chiedermelo, non si sono mai occupati di me né mi hanno mai chiesto quali fossero i miei sogni. Era da un anno che mi comportavo così, e solo adesso si sono fatti vivi, quando il mio posto in squadra era a rischio. E cosa credevano di fare? Che grazie a una cena potevano darmi tutto quello che non mi hanno dato in tutta la loro vita? E pensare che un ragazzino venuto dal niente mi ha dato la carica per uscire da quest’incubo in cui ero. Spero che accetti di allenarsi con me. Ancora penso al tiro di oggi pomeriggio, era incredibile, non avevo mai visto una cosa del genere, sembrava che fosse dritto, praticamente era come se ce l’avessi tra le mani, invece all’ultimo sembrava scomparso, aveva cambiato direzione, solo troppo tardi mi sono reso conto della deviazione che aveva preso. Però più ci penso, più quel ragazzino mi sembra di conoscerlo. Era sicuramente giapponese, dalla dichiarazione di sfida scritta sul pallone, e poi sono sicuro che era lo stesso di quella sera che sorpresi ad allenarsi nel campo della scuola, quella sera che sorpresi Patty. No no, basta pensare a lei. Cavolo, è proprio più forte di me, è sempre presente, sempre nei miei pensieri. Anche a cena mi era sembrato di aver sentito la sua risata, oppure è stata solo la mia immaginazione, so solo che stavo per perdere la pazienza e inveire sui miei, invece quel suono, quel dolcissimo suono, appena mi è sembrato di averlo sentito mi ha rilassato. Anche dopo l’infortunio mi ricordo che ero arrabbiato con il mondo per dovermi fermare 4 mesi, ma appena la sentii ridere, non me ne importava più niente, anzi avrei voluto stare lì con lei per sempre e farla ridere tutti i giorni, farla felice. Invece come un codardo sono scappato, perché sentirmi dire che a causa di Holly non c’era nessuna possibilità, sarebbe stato l’inizio della fine. Non è che scappando sia andata meglio. Patty, ti amo e spero che tu sia felice, e che finalmente il tuo sogno si avveri.
 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Cap 12

Patty si svegliò decisamente con un umore insolitamente sereno e felice, nonostante sapesse che i sentimenti di Benji non erano ricambiati, sapere che lui volesse allenarsi con lei, anche se non sapeva esattamente che era lei, la rendeva particolarmente allegra.

Sapere che oggi mi allenerò dinuovo con lui mi rende euforica. Voglio proprio passare del tempo con lui, anche come amica cioè in questo caso come amico, perché nonostante tutto mi è mancato quel ragazzo: all’apparenza scorbutico e scontroso, ma che sotto sotto, gentile e sensibile. Sapere che lui poi, vuole allenarsi insieme a me, voleva dire che mi reputa una gran calciatrice, in questo caso calciatore. Sono proprio felice per questo.

Si preparò e raggiunse il cugino e lo zio in cucina, facendo un’abbondante colazione. Finito, i due ragazzi, come tutte le mattine, prima di andare a scuola, andarono a prendere Maria a casa sua. Era diventata in pochissimo una piacevole abitudine, ormai i tre stavano diventando grandi amici. All’arrivo a scuola Karl si diresse in classe, mentre le due ragazze, andarono invece, verso le ragazze della loro compagnia, che erano già vicino all’ingresso a spettegolare sui vari compagni. Patty, si rese conto, che si trovava proprio bene in quel nuovo ambiente e che grazie al calcio aveva conosciuto in breve tempo dei nuovi amici. Certo le mancavano i vecchi compagni, ma la libertà di essere finalmente se stessa era decisamente una situazione che la rendeva più serena e tranquilla; senza finalmente nascondersi dietro quella facciata che di era costruita anni addietro: la brava e tranquilla sempre disponibile prima manager della New Team. Ora poteva essere la vera Patty! La giocatrice di calcio in una squadra femminile.
Le ore delle lezioni erano interminabili, la voglia di andare ad allenarsi sembrava far scorrere le lancette ha una lentezza eterna, ma finalmente l’ora era giunta e Karl era già ad aspettare le ragazze per dirigersi al campo. In macchina Patty comunque era vistosamente agitata, per doversi allenare con lui dopo: continuando a chiedersi se era o non era una buona idea. Karl, la scrutava dallo specchietto retrovisore, chiedendosi se per caso non avesse cambiato idea.


La vedo nervosa, speriamo solo che non abbia cambiato idea.
-Allora Patty!-
La ragazza presa alla sprovvista, si spaventò, talmente era persa nei suoi pensieri.
-verrai?-
Chiese Karl.
-Si si, certo digli che verrò-
Maria guardo i due chiedendosi di cosa stessero parlando.
-Di cosa state parlando?-
-La mia cuginetta ha deciso di accettare di allenarsi con Benji dopo-
-Ne sei sicura? Ieri ti ho visto come è andata dopo il vostro incontro, ne sei proprio certa?-
Chiese preoccupata, ricordando lo stato in cui era l’amica dopo il breve incontro del giorno prima.
-Sì, sono sicura! Ieri ho capito che, non era il fatto di averlo rivisto a farmi stare male.-
-Allora cosa?-
Maria chiese ancora più curiosa.
-Era più la paura che lui non avesse più bisogno di me-
Patty abbassò lo sguardo, e continuò.
-Così quando ho saputo che voleva allenarsi con me, la cosa mi ha reso felice-
Rialzo la testa con un bellissimo sorriso.
-Anche se non vuole proprio me, ma vuole Pit-   
-Pit?-
Chiesero i due senza capire.
-Insomma, mica posso presentarmi con il mio nome, ho dovuto pur inventarmi qualcosa?-
Disse sbuffando. E i due ragazzi scoppiarono a ridere.
-La smettete di ridere! Mi sembrava un nome carino-
E Karl con le lacrime agli occhi, cerco di spiegare il vero motivo.
-Mica ridiamo per il nome, anzi è molto carino, ma per la faccia che hai fatto-
-Che stupidi che siete!-
E anche Patty li seguì a ruota.
-Comunque Patty, ti capisco-
Maria strinse la mano dell’amica, usando un tono dolce.
-Lo so, sei stata tu a farmi capire questo-
E le due amiche si guardarono con uno sguardo di complicità.
-Di cosa state parlando?-
Invece Karl non capì, di cosa queste due stessero confabulando.
-Niente cuginetto! cose di donne, tu non puoi capire. Pensa a guidare-
-Che carine! Quindi vi servo solo da autista, che belle amiche che siete-
Face il finto offeso e le due ragazze scoppiarono in una fragorosa risata
-Dai non prendertela, sai che ti vogliamo bene-
Patty lo rassicuro e anche lui cominciò a ridere con loro.
Arrivati, si salutarono, dicendo che lo avrebbe raggiunto dopo, al suo campo. Karl si diresse subito ai suoi spogliatoi. Anche Benji entrò subito dopo e andò subito davanti al suo capitano per avere notizie del ragazzino.
-Allora è venuto?-
Chiese senza nemmeno salutare.
-Ciao Benji, come va? Io bene grazie-
Scherzo con lui.
-Dai, da quando siamo diventati così amici? Allora viene?-
Il portiere era visibilmente teso e irrequieto.
-Ho parlato con lui, e mi ha detto che….-
Ma Karl faceva apposta a tenerlo sulle spine, gli piaceva infondo tormentarlo.
-Lo fai apposta?-
Ringhio
-Dai non scaldarti. Ci raggiungerà dopo! Prima non può. Sempre se per te non sia un problema fermarti in più dopo gli allenamenti?-
-No, nessun problema-
E con un sorriso, andò verso la sua postazione per cambiarsi.
Bene più soli stanno, meglio è. Forse così riusciranno a chiarirsi. Adesso vediamo se anche la fase successiva funzionerà?
-Un’altra cosa-
-Che c’è?-
Benji si voltò verso il suo capitano.
-Ecco lui non ha ancora la patente, potresti portarlo tu a casa?-
-Va bene! Toglimi una curiosità,  ma voi due come fate a conoscervi?-
-Diciamo che siamo parenti, si molto alla lontana-
Si come no alla lontana. Adesso chi sa come la prenderà Titty? Quando saprà che la accompagnerà anche a casa? sono sicuro che non sul campo quei due non farebbero altro che allenarsi senza spiaccicare parola, mentre nel tragitto a casa, si scioglieranno, almeno credo! Spero, poi però, che non ci voglia una vita. Così ne approfitterò per stare un po’ solo con Maria. Devo ammettere che da quando ci siamo avvicinati, trovo piacevole stare con lei. Non credo di essermi ancora innamorato. Però, devo dire che quando ieri ho sparato quella cosa assurda sul nostro fidanzamento, infondo infondo, la cosa non mi è dispiaciuta, anzi. Cavolo mi sto proprio rammollendo, ho forse è solo il fatto che la desidero e non posso averla? È un’amica di Patty e quindi non posso trattarla come le altre: una botta e via. No non se lo merita! Mi ha dato una mano e continua ad aiutarmi, e una ragazza splendida. Cavolo, credo di essermi già fregato.

Ma le parole di Benji risvegliarono Karl.
-Parenti? Ma come è possibile? Lui e giapponese-
Ma Karl gli rivolse uno sguardo agghiacciante
-E allora?-
Quando qualcuno metteva in dubbio la sua parentela con Patty, la cosa lo rendeva alquanto irritato.
-Si ok, non sono affari miei-
Benji, capì che era meglio non indagare oltre, magari avrebbe chiesto al ragazzino.
Finirono di cambiarsi, in silenzio, ognuno nei propri pensieri e poi raggiunsero gli altri al campo. Benji chiese al mister di poter usare il campo dopo l’allenamento per un periodo, perché aveva chiesto al ragazzino del giorno prima di potersi allenare con lui, ma per colpa dei suoi impegni, era possibile farlo solo dopo l’allenamento regolare. Il mister accettò di buon grado, credeva fosse un’ottima idea. Giunta l’ora ormai tutti se ne erano andati, solo Benji e Karl attendevano l’arrivo di Patty, che finalmente arrivò in compagnia di Maria.
-Scusate il ritardo ma Pit e stato così gentile ad aspettarmi. Ciao Benji e un piacere rivederti-
E si diresse verso Karl e gli diede un bacio sulla guancia.
-Ciao anche a te amore-
Karl, per quanto capisse che stava recitando il ruolo che lui le aveva imposto la sera prima, si sentì particolarmente eccitato per quel gesto così innocuo, e anche se l’aveva chiamato amore non gli diede per niente fastidio, anzi, cominciò a pensare che quelle parole dette da lei erano molto piacevoli.
-Ciao, tesoro-
Anche lei rimase felice dalle sue parole, e sperava che un giorno le avrebbe dette veramente e non per finzione.
-Nessun problema. Così ti chiami Pit-
Cerco fra i suoi ricordi se avesse già sentito questo nome, ma niente.
-Si! Allora iniziamo?-
Patty taglio corto.
-Quando vuoi-
E presero posizione.
-Bene ragazzi, allora noi andiamo. Approposito Pit-
Sottolineando con veemenza il suo nome inventato. La ragazza si girò incuriosita verso il cugino.
-Sì?-
-Sarà Benji ad accompagnarti a casa.-
Così dicendo prese per mano Maria e si allontanò velocemente, prima che la cugina avesse il tempo di ribattere.
-A dopo-
Grido, già lontano. Patty rimase spiazzata dalle parole del cugino, ma quando stava per rispondergli, era già sparito.

Questa me la paghi cuginetto. Un conto e trovarci sul campo, un altro è in uno spazio piccolo: come la macchina.
-Iniziamo?-
Benji cominciò a essere spazientito, non vedeva l’ora di iniziare.
-Si, si, sono pronto-
E si posiziono per tirare.
I due ragazzi stavano percorrendo il tragitto verso il parcheggio in assoluto silenzio, non avevano più parlato di quello che era successo la sera prima. Maria era visibilmente tesa per quella situazione, non aveva il coraggio di guardarlo, non solo perché Karl la definita la sua fidanzata, ma anche stare sola con lui le faceva un effetto strano. Fu Karl a iniziare.
-Scusami Maria-
-Per cosa?-
Maria alzò lo sguardo verso di lui non capendo il motivo delle sue scuse.
-Di avverti coinvolta, dinuovo: con la storia del fidanzamento-
-No non serve, davvero, ho capito-
E ribasso il viso, ma lui si fermò e con le mani gliela risollevò e cerco i suoi occhi.
-Ecco vedi non era mia intenzione di metterti in imbarazzo o altro-
Cerco le parole adatte.
-La verità è che……. mi piaci!-
Ho sentito bene ha detto che gli piaccio. Forse sto sognando.
-Scusa, credo di non aver capito-
-Tu mi piaci Maria, però-
Ecco lo sapevo c’è un però.
-Non voglio affrettare i tempi. Non sono abituato a queste cose, si insomma finora la mia priorità è sempre stato solo il calcio e le ragazze fino ad adesso non le ho mai considerato più di un passatempo senza darci troppa importanza. Ma in questi giorni ti ho conosciuta e devo ammettere che sei una ragazza stupenda. Quindi vorrei, ecco, continuare a frequentarti si insomma conoscerti meglio. Poi c’è Patty, vedi ti considera un’amica e non vorrei che fosse lei a rimetterci per colpa mia.-
Karl sei una persona veramente speciale, ma non devi preoccuparti non riuscirei mai ad avercela con Patty se anche tra di noi non dovesse andare.
-Anche tu mi piaci, e non potrei mai prendermela con Patty se tra di noi, si insomma, ecco, non dovesse andare. È una cara amica e le voglio già un mondo di bene-
Lo disse sinceramente e con il cuore che le batteva a mille.
-sono felice di sentirtelo dire. Vedi ne ha passate tante e non vorrei che anche per causa mia dovesse star male-
Karl si fermò e la guardo nei suoi bellissimi occhi celesti, mentre lei si perdeva nei suoi. Con la mano lui le accarezza dolcemente la guancia. I loro visi cominciarono ad avvicinarssi sempre di più, finché le labbra non si unirono in un lungo e appassionante bacio.

Sto proprio sognando! Ci stiamo  baciando! Credo di essere in paradiso. Il bacio più bello di tutta la mia vita. Le sue labbra, così calde seducenti morbide e la sua lingua. Dio! Vorrei che non finisse mai questo momento.

Maria sei bella e il tuo sapore e semplicemente divino, la tua lingua e deliziosa, il tuo profumo è stupendo, sono già eccitatissimo. Non mi era mai capitato solo dopo un bacio, di desiderare come ti desidero in questo momento. Ma non voglio affrettare i tempi, tu sei speciale, forse troppo, e questo devo ammettere mi spaventa parecchio.

Il bacio durò per diversi minuti, ma nessuno dei due seppe quantificare quanti con precisione.Quando si staccarono, entrambi avevano il fiato corto, lui appoggiò la sua fronte sulla sua e con dolcezza le disse.
-Vieni, stavolta vorrei far conoscere a mio zio la mia vera ragazza-
E se ne andarono mano nella mano.
 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Cap 13
In campo: Benji era tra i pali e Patty fuori dall’area tirava i suoi tiri ad effetto; ma il portiere non riusciva proprio a capire la direzione che la palla prendeva.  Ogni volta, era un tiro praticamente: imprendibile. I ragazzi sembravano instancabili. Dopo un’ora, però, i due cominciavano a dare segni di stanchezza, e Benji non aveva ancora capito come poter parare il tiro. Era inutile affidarsi solo agli occhi, perché la palla deviava all’ultimo momento e persino il suo istinto non bastava. Patty si accorse della difficoltà del ragazzo di capire la direzione che avrebbe preso il pallone: le ci erano voluti anni per riuscire ad avere quel tipo di padronanza del pallone. Rimase un attimo immobile, pensando quale tipo di allenamento sarebbe stato adatto a potergli permettere di parare il tiro. Finché li venne in mente di quella volta che si era sottoposta in quell’allenamento assurdo: quando si era bendata gli occhi; allenamento che gli permise di capire la direzione del pallone grazie anche agli altri sensi.

Non sarà facile, ma sono sicura che se vuole capire la direzione del pallone, questa è la soluzione migliore. Vediamo come la prenderà.

Cavolo non riesco proprio a capire la traiettoria della palla, e quando cerco di capire è troppo tardi. Anche se guardo attentamente non riesco proprio a comprendere, il mio istinto mi ha aiutato in alcuni casi; ma non basta! Allora come posso farcela?
-Cosa c’è sei già stanco ragazzino?-
Chiese Benji, asciugandosi con l’avambraccio il sudore dalla fronte.
-No! Mi sembra però, che se continuiamo così, non arriveremo da nessuna parte!-
Ancora chiedendosi se la sua idea potesse aiutarlo. Il portiere notò una strana luce nei suoi occhi.
-E cosa avresti in mente?-
La guardò incuriosito.
Cosa avrà in mente?
-Ti fidi di me?-
Benji a quelle parole e anche il tono con cui l’ha detto rimase sorpreso e cominciò a pensare.
Quelle parole, anche lei mi aveva detto la stessa cosa quando mi prese il polso prima di iniziare il suo massaggio. Sentii che non mi sarei mai fidato così di nessun’altro e adesso? sento la stessa cosa per questo ragazzino; ma come è possibile? Non lo conosco nemmeno, eppure la sensazione così familiare mi dice che si posso fidarmi.
-Strano, ma sì, mi fido-
-Bene-
Si avvicinò al ragazzo, dopo aver preso una bandana dal suo borsone e gliela leggo attorno  agli occhi. Da questa vicinanza permise a Benji di sentire il suo profumo, così di fresco e di buono, era un profumo che aveva sentito solo in lei.

Questo profumo, è inconfondibile, no non può essere: lui e un ragazzino con un tiro impressionante. No, è solo la mia mente che mi tira  brutti scherzi, si dev’essere questo. Mi ricordo quando la prima volta ho sentito il suo profumo che mi entrò come una macchia indelebile nel mio cuore. Quel giorno seduti lungo quel fiume accanto a lei riuscì a percepire la sua fragranza era la cosa più buona che avessi mai sentito. E adesso lui, il suo stesso profumo. Eppure cominciò a sentire come un’attrazione strana per lui non appena si è avvicinato e ho sentito le sue mani sfiorarmi ho provato una forte emozione. Ma che diavolo mi è preso, a me piacciono le donne e non gli uomini. È solo la stanchezza che mi tira brutti scherzi.
-Lo so che è un allenamento assurdo, ma ti servirà per potenziare anche i tuoi altri sensi, soprattutto l’udito, solo così capirai ad intercettare il mio tiro-
Benji ancora molto scosso dalla sua vicinanza, si affidò completamente a lui.
-Va bene, iniziamo allora-
Vedrai Benji, ti aiuterò a diventare il migliore portiere  del mondo.

Cominciarono con una serie di tiri semplici, ma non ci volle molto prima che il portiere riuscì ad  intercettare quei tiri. La concentrazione del portiere era al massimo. Capì subito l’effetto benefico di quell’esercizio, non si era mai reso conto che anche l’udito fosse così importante. Ma ormai entrambi erano allo stremo delle forze, così decisero che per quel giorno sarebbe bastato.
-Credo che per oggi basti-
Patty era visibilmente a pezzi,
-Si hai ragione-
E si tolse  la bandana, consegnandola al ragazzo.
-No, tienilo tu, a me non serve più-
-Ok, grazie. Andiamo a farci una doccia poi ti accompagno a casa.-
Doccia? Cavolo e adesso? Karl ti uccido.
-eh eh!! No io sono apposto, ti aspetto qua-
Diventando rossa come un peperone e scuotendo rapidamente la testa e le mani, in segno di negazione.
-Che c’è, ti vergogni?-
Benji, vide la reazione eccessiva del ragazzino
-No-
Cercò di dirlo in modo convincente. Però Benji non era pienamente convinto; ma decise di non insistere.   
-Come vuoi! Ma non vuoi nemmeno cambiarti?-
-E che mi sono sporcato oggi è quindi per oggi rimango così-
Inventò una scusa.
-Non ci metto tanto-
-Va bene!-
E andò verso gli spogliatoi.

Che tipo strano, perché mai non vorrà farsi una doccia? Dice di non vergognarsi, eppure mi è sembrato che fosse diventato tutto rosso. Comunque è un tipo in gamba e devo ammettere che questo tipo di allenamento non è male, ho fatto bene a chiedergli se si allenava con me.

Cavolo in che situazione mi sono cacciata. Oggi e andata bene, ma nei prossimi giorni? Vedremmo. È stato bello però allenarmi con lui, avrei sempre voluto farlo. Sicuramente se sapesse chi sono sicuramente non vorrebbe più. Comunque potergli stare vicino, mi fa sentire così bene. Dio quanto mi era mancato.

Benji, non ci mise tanto, infatti raggiunse il ragazzo in un attimo, ancora con i capelli bagnati, e Patty penso che era ancora più bello, e arrossì vistosamente, nascondendo il viso sotto la visiera del cappellino. Presero i loro borsoni e si avviarono al parcheggio. Patty rimase a bocca aperta di fronte alla macchina del ragazzo: una Porsche nera nuova di zecca.
-Ti piace?-
Chiese, sapendo già la risposta
-È stupenda!-
Esclamò.
-Dai sali, che ti porto a casa-
Entrarono, e in un attimo erano già in viaggio. All’inizio nessuno dei due parlò , quella vicinanza forzata rese i due abbastanza nervosi. Ma Benji era troppo curioso di sapere come mai lui era in Germania, e soprattutto come faceva a conoscere Karl.
-Allora, come mai sei qui in Germania? si insomma sei Giapponese come me-
Andò dritto al punto senza tanti giri di parole.
-I miei genitori sono morti-
La voce era triste, il ricordo di essere rimasta comunque orfana la faceva ancora soffrire; ma continuò.
-E l’unico parente in vita che mi è rimasto vive qui in Germania. Ed eccomi qua!-
-Mi dispiace, dev’essere dura.-
Benji non si immaginava una cosa del genere e anche se lo conosceva veramente poco, si dispiace per lui.
-No, cioè sì, mi dispiace aver lasciato la mia terra natia, ed ero molto spaventat…….to, ma devo ammettere invece che ho trovato persone che mi vogliono molto bene, e mi stanno aiutando tantissimo, e poi non è male stare qui-
Il tono tornò di nuovo allegro.
-Parli il tedesco molto bene, per essere qui da poco! Io ciò messo anni per impararlo, e ancora adesso mi trovo in difficoltà-
-È stata mia zia a insegnarmelo da piccol…….o-
Cavolo devo stare attenta, e la seconda volta che mi sto per fregare da sola.
-E Karl? Si insomma come fai a conoscerlo?-
-Lui e mio cugino.-
Benji rimase scioccato da quello che aveva detto, si Karl lo aveva accennato che erano parenti, ma mai avrebbe immaginato che quei due fossero addirittura cugini.
-Si, lo so è strano-
-Strano? È pazzesco! -
Ecco, adesso mi spiego come mai Karl sa parlare il giapponese. Mi ricordo che all’inizio, quando mi sono trasferito qua, è stato praticamente l’unico a non discriminarmi, e in più occasioni aveva tradotto qualcosa che non riuscivo a capire. Non gli ho mai chiesto niente, però adesso tutto ha più senso.
-Siete molto uniti?-
Chiese Benji, incuriosito.
-Si, molto! Karl, è una persona meravigliosa: mi ha subito aiutato a sentirmi a mio agio. Da piccolo veniva spesso a trovarci; ma poi, tra le nostre famiglie è successo qualcosa. Non ci siamo più visti per molti anni, ma il nostro legame non si è spezzato.-
Gli raccontò, ma nel tono si percepiva un velo di tristezza per quei anni di lontananza. Benji ascoltò attentamente il racconto del ragazzo, ma gli sorse spontanea una domanda.
-Ma se sei parente degli Schneider e sei bravo ha giocare così a calcio, perché non vieni a giocare nella nostra squadra? Credo che saresti un elemento valido.-
Patty rimase spiazzata per quella domanda.
E adesso, cosa mi invento? Non posso mica raccontargli che gioco nella squadra femminile dell’Amburgo.
-Perché gioco già in un’altra squadra-
-Quale?-
Chiese Benji.
-È una squadra senza nome per il momento-
Mi nasconde qualcosa, perché non vuole dirmi dove gioca?
-Ok, non insisto-
Decise per il momento di lasciar perdere.
-Posso chiederti un'ultima cosa?-
-Certo-
Patty lo guardò incuriosita.
-Ecco, come facevi a sapere che avrei accettato la sfida?-
Senza nessuna esitazione gli rispose.
-Vengo dalla tua stessa città. Quindi è famosa la tua sfida con Holly: come lui dalla collina ti tirò quel pallone tra le mani. Io ho semplicemente provato copiarlo, e mi è andata bene.-
In  quel momento arrivarono a destinazione, Benji conosceva il proprietario di quella casa. Era venuto un paio di volte a cena con la squadra. E ora che ci pensava, si ricordò di aver visto una foto di una ragazza giapponese accanto a Stephan, e si ricordò anche che avesse un volto molto familiare, ma in quel momento gli sembrò così per la nostalgia di casa.
-Quindi è Stephan tuo zio?-
-Si, lui era sposato con la sorella di mia mamma-
-Allora buona serata, ci vediamo domani?-
-Si, stessa ora stesso posto, buona serata!-
Così dicendo scese dall’auto ed entrò in casa, mentre Benji ripartì. Patty si diresse subito a cercare il resto della famiglia, mentre finalmente poté togliersi il cappellino e liberare i cappelli, gli trovò tutti  in cucina a preparare la cena.
-Ciao tesoro com'è andata?-
Stephan accolse la nipote con un caloroso sorriso.
-Ciao zio, tutto bene-
Si diresse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia. Poi rivolse lo sguardo verso l’amica.
-Ciao Maria-
-Ciao Patty-
Infine rivolse uno sguardo fiammeggiante verso lo cugino.
-Ciao KARL-
Pronunciando il nome di quest’ultimo con più enfasi.
-Ciao Titty, che succede?-
Chiese fece do il finto tonto.
-Lo hai fatto apposta-
Gli  puntò il dito contro.
-Di cosa parli?-
Cerco di rimanere il più serio possibile, ma un leggero sorrisetto gli comparve sul volto.
-Lo sai, lasciarci soli-
-Avevo altre cose da fare, e poi hai detto che andata bene no? Quindi qual'è il problema?-
Patty divenne rossa, non sapeva come spiegarlo  senza morire di vergogna.
-Ecco, mi ha chiesto di fare la doccia, e –
Tutti rimasero un attimo confusi, e poi scoppiarono a ridere.
-E io che centro?-
Ancora con le lacrime agli occhi.
-Se ci fossi stato tu saremmo tornati subito a casa, e non mi sarei cacciata in questa situazione-
-Dai Patty, non è successo niente, e poi l’hai fatta a doccia con lui?-
Chiese Maria con un po’ di malizia.
-Ma no che dici-
Usando un tono po’ stridulo.
-Allora dove sta il problema, dai vai a cambiarti la cena e quasi pronta-
Scherzo Karl,  si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia. La ragazza dopo essersi calmata, andò a farsi una doccia e si mise qualcosa di pulito. La cena si svolse in serenità e allegria ormai il clima famigliare era ben consolidato, anche Maria si sentì far parte di quel gruppo, era abituata ormai da anni a passare le ore in casa da sola, con i genitori sempre in viaggio,  invece, adesso si sentiva realmente far parte di una famiglia.
-Zio, Patty, devo dirvi una cosa-
Karl attirò la loro attenzione. I due lo guardarono con la faccia stupita, dal tono serio che aveva usato si direbbe che fosse una cosa importante, mentre Maria cominciò ad agitarsi sulla sedia.
-Io e Maria ci siamo messi insieme-
Lo disse tutto d’un fiato. Fu lo zio il primo ad intervenire
-Sono  così felice per voi! Siete proprio una bella coppia. Maria benvenuta in famiglia! -
La voce gentile e sincera di Stephan fece sorridere Karl e Maria, contenti per il suo appoggio.
-Grazie-
Maria, però, ancora imbarazzata, guardò in direzione dell’amica, un po’ preoccupata per la sua reazione a, dato che non aveva detto ancora niente.
-E tu Patty non dici niente?-
Chiese Karl. Patty guardò entrambi che si stavano tenendo la mano e dopo un attimo di esitazione urlò
-Sono così felice per voi!-
Saltando addosso al cugino e Maria abbracciandoli molto calorosamente, continuando a ripetere
-Sono così felice!-
-Grazie, cuginetta, ma adesso basta, così ci stritoli-
Quando Patty si staccò aveva gli occhi lucidi dall’emozione.
Sapevo che fra questi due sarebbe nato qualcosa! Finalmente Maria è riuscita a conquistare il ragazzo di cui è innamorata da sempre. Sono proprio felice per lei, anche se  credo di invidiarla, ma solo un pochino.
Karl intuì i suoi pensieri, la strinse a sé e le sussurro all’orecchio.
-Andrà tutto bene!-
Sapeva a cosa si stesse riferendo, ed gli era grata per il sostegno che le stava dando.
Dopo la bella notizia, rimisero tutto apposto e optarono per guardarsi tutti insieme un bel film.


Benji torno in villa, come al solito non c’era nessuno ad attenderlo: i suoi genitori erano già ripartiti per Londra, mentre Freddy è stato convocato d’urgenza in Giappone. Ormai il ragazzo era abituato a quella solitudine, ma era comunque dura, sentiva che non aveva l’appoggio di nessuno, e questo lo rendeva sempre di cattivo umore. Si chiedeva come sarebbe avere qualcuno che lo aspetti in casa, ma era convinto che non avrebbe mai sperimentato niente di tutto ciò. Perché l’unica ragazza che vorrebbe vicino a sé, era anche l’unica che amava un altro. Andò in cucina, si riscaldò la cena che le aveva preparato la sua governante. Mangiato, risistemo tutto, decise di andare in salone a guardare qualcosa in televisione, anche se l’idea non lo entusiasmava, avrebbe solo voluto ubriacarsi e cercare di non pensare a niente. Ma non voleva tornare più in quel baratro che era  finito per mesi. L‘allenamento con il ragazzino lo aveva sorpreso, di solito non gli piaceva nessuno, eppure con lui si sentiva a suo agio: anche troppo per i suoi gusti! Sentiva una sorta di attrazione e la cosa cominciò a preoccuparlo e non poco; ma non aveva intenzione di smettere, voleva riuscire a tutti i costi parere quel tiro.

Spero che con questo tipo di allenamento che mi ha proposto sia utile. Non è stato facile all’inizio anche solo orientarsi. Vediamo come andrà domani! Mi piace quel ragazzino: determinato e instancabile; anche se sembra così gracilino ne ha di forza. Sta sempre con quel cappellino in testa, come se si stesse nascondendo e non riesco a inquadrarlo bene. Senti chi parla anche io  faccio esattamente la stessa cosa! Eppure sento come se lo conoscessi. Pit, a detto di chiamarsi così! No, questo nome non mi dice proprio niente. Però suo cugino è Karl! Ancora non ci credo!
 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Cap 14

Il giorno seguente era l’ultimo giorno della settimana di scuola, e Patty cominciava a piacerle il fatto che poteva andare vestita come volesse senza la solita divisa, optando per: una gonna non eccessivamente corta, una maglietta e un paio di stivali. Ormai il clima primaverile stava lasciando spazio all’estate, ma la mattina era ancora fresca, quindi per finire il suo look scelse: una felpa di cotone e una giacchettina in jeans. Preparo la cartella per la scuola e il borsone per gli allenamenti e andò  a prepararsi un’abbondante colazione. In cucina c’era già suo zio ad aspettarla con il caffè in mano.
-Buongiorno zio!-
Lo salutò con grande entusiasmo dandogli un grosso bacio sulla guancia.
-Buongiorno tesoro, dormito bene?-
Chiese Stephan, contento che Patty si stesse ambientando così bene.
-Si grazie, e tu?-
-Bene. Ti devo dare una cosa-
E gli consegnò una busta.
-Aprila-
La incoraggio.
-consideralo come un regalo di compleanno in ritardo-
Patty teneva la busta in mano chiedendosi cosa mai poteva esserci, con un po’ di esitazione la aprì ed estrasse una tessera di plastica rossa con inciso il suo nome. Ma la ragazza non capì che cosa fosse.
-Grazie. Ma che cos’è?-
Intanto Karl era arrivato e cominciò a ridere, per l’ingenuità della ragazza.

E adorabile, la mia cuginetta, così diversa da tutte le altre.
-Cuginetta e una carta di credito-
Disse Karl entrando in cucina, posando un lieve bacio sulla guancia di Titty.
-E a cosa serve?-
I due erano sbalorditi da quella domanda, non credevano che ci fosse ancora qualcuno che non conoscesse l’utilizzo della carta di credito.
-vedi tesoro, serve per pagare, invece dei soldi utilizzi questa-
Le spiegò gentilmente lo zio.
-E come funziona?-
Chiese timidamente.
-La dai alla cassiera, poi lei ti farà firmare uno scontrino-
-Quindi tipo dentro questa carta ci sono 10 euro? Però dopo come faccio a sapere quanto mi rimane? Non è più facile con i soldi zio?-
Ancora una volta li stupì.
-10 euro? Ma no cuginetta qui dentro non ci sono 10 euro-
Karl cercò di trattenersi dal non scoppiarle a ridere in faccia.
-Si tesoro non ti preoccupare di quanto puoi spendere, prendi pure tutto ciò che vuoi-
Cercò di tranquillizzarla. Ma con scarso successo, infatti Patty cominciò a scuotere fortemente la testa i  segno di negazione cercando di restituire il regalo allo zio.
-No non posso accettare, e troppo, mi avete già accolto qui non posso anche accettare i vostri soldi, mi troverò un lavoretto per contribuire-
Stephan si avvicinò alla nipote e le prese le sue mani nelle sue per farle capire che non era un ospite, ma che era membro di questa famiglia e con una voce molto dolce e rassicurante le disse.
-Tesoro, ascolta, averti qui è una grande gioia per me, e io voglio prendermi cura di te come farebbe un genitore, non sei un ospite, questa è anche casa tua, ora e per sempre e potrai contare su di me per qualsiasi problema. Non devi preoccuparti dei soldi, quindi sarei più tranquillo se accettassi questa.-
Gli indicò la carta di credito e continuò
-Usala come meglio credi, compra tutto ciò che ti serve: vestiti da mangiare, va bene?-
Patty aveva le lacrime agli occhi, sapeva che suo zio le voleva molto bene, ma non credeva fino a questo punto, nelle sue parole aveva percepito il calore che solo dai suoi genitori aveva avuto.

Ti voglio bene zio, e grazie di tutto, non solo per questo regalo, ma perché mi vuoi bene come ad una figlia. Saresti stato un padre fantastico, se solo avessi avuto dei figli. Ma ora ci sono io e Karl ed entrambi ti consideriamo un padre.

Tesoro mio, se solo sapessi, se solo sapessi quanto io ti voglia bene. Non so se avrò mai la forza di confessarti tutto.
-Va bene zio, accetto, ma cercherò di non spendere tanto, non ho bisogno di molte cose-
E andò ad abbracciare lo zio.
-Titty, comunque quella carta di credito e illimitata-
Preciso Karl
La ragazza sbianco di brutto, e guardo quella tessera che aveva tra le mani, e si chiedeva come era possibile.
-Stai scherzando vero?-
Il suo era quasi uno stridulo e Karl dovette tapparsi le orecchie per non rimanere sordo.
-No, per niente! Ma adesso andiamo che se no facciamo tardi-
Le prese il braccio e la trascinò via. Presero le loro borse e dopo aver salutato lo zio andarono in macchina. Patty era ancora pensierosa sul fatto di accettare quel regalo, era troppo, e continuava a guardare l’oggetto tra le mani.
-Non dirmi che stai ancora pensando a quella carta di credito?-
Karl vide nei suoi occhi un forte turbamento.
-Certo che si, è troppo! Forse è meglio che la restituisca-
-Ma non dire sciocchezze, lo zio vuole che non ti manchi niente. E poi te lo detto, per lui i soldi non sono un problema. Vedrai quando potrai attingere al tuo fondo fiduciario-
-Fondo fiduciario? E cos’è? –
Chiese curiosa.
Karl era sempre più stupito dall’ingenuità di sua cugina. Ma prima di poterle rispondere Maria salì in macchina, saluto la sua amica e diede un bacio veloce, sulle labbra al suo ragazzo. Patty penso che i due erano veramente stupendi insieme, e quel gesto così intimo però le suscitò un po’ di invidia: anche lei avrebbe voluto poter baciare il suo portiere, anche sé sapeva che non era possibile. La ragazza noto del turbamento della sua amica.
-Patty, tutto bene?-
Chiese preoccupata.
-Si si certo-
-Vedi Maria, oggi lo zio ha regalato a Patty la sua prima carta di credito ed è rimasta scioccata-
La informò Karl ancora divertito ripensando alla reazione che aveva avuto Tity.
-Non sono rimasta scioccata, credo solo che sia troppo-
Preciso.
-Perché?-
La ragazza la guardò curiosa, non capendo la sua reazione, tutti avevano la carta di credito.
-Perché è troppo, ecco.-
Disse senza aggiungere altro, incrociando le mani sul petto.
-poi cos’è  un fondo fiduciario?-
Maria non poteva credere alle sue orecchie, tutti quelli che conosceva sapeva cos’era un fondo fiduciario, e anche che tutti non vedevano l’ora di poterne usufruire.
-Vedi è un conto intestato a tuo nome, dove i genitori ci depongono una bella sommetta, e quando diventerai maggiorenne sarà tuo-
Maria le spiegò più chiaramente possibile.
-Cosa?-
Urlò.
-Si, i nostri zii lo hanno aperto appena sei nata, e ogni anno hanno messo dentro una bella sommetta, e tra gli interessi e tutto l’ammontare sarà circa di 20.000.000 euro-
Questa volta la ragazza credette di svenire sul serio, non aveva mai solo immaginato una somma del genere, figurarsi se si aspettava che un giorno avrebbe avuto tutti quei soldi.
-Dai Patty, e normale, per noi-
-Per voi. No non posso e troppo-
-Credimi cuginetta, se sapessi effettivamente a quanto ammonta il patrimonio di nostro zio sbiancheresti, non pensarci più, tanto e così, e fidati se non lo accettassi daresti un solo un dispiacere allo zio.-
-Forse dovrei dare almeno una mano in casa, mi sento così egoista, ho pensato solo al mio sogno.-
-E non devi fare altro, abbiamo una governante che viene tutte le mattine a sistemare la casa, non l’hai ancora conosciuta, ma vedrai e una persona fantastica, si chiama Consuelo ed è con noi da anni, e stata nostra zia ad assumerla. Quindi mettiti in testa che ormai la tua vita e così-
Patty era ancora sconvolta da tutte queste rivelazioni, cominciò a pensare a quanto la sua vita era realmente cambiata.


È vero, la mia vita è proprio cambiata radicalmente: prima giravo con pochi yen in tasca; sapevo che la nostra situazione economica non era così prospera. Dopo la morte mio padre mia madre mi disse che non potevamo più permetterci di vivere nel lusso. Non ho mai capito da dove venissero i soldi in casa, infondo mia madre non ha mai lavorato. Un giorno glielo chiesi, ma mi disse che aveva una specie di assicurazione, non ho mai chiesto più niente, e cercavo di non pesare economicamente. Invece adesso, ho più di quello che potrei spendere in una vita, mi sembra di non meritarli.


Povera la mia cuginetta, chi sa che cosa le passa per la testa? Sicuramente sua madre non le avrà mai detto niente. Almeno Patty non ha preso niente da quella ricattatrice. Ho scoperto qualche anno fa che lo zio le inviava ogni mese una cifra spropositata a quella donna, minacciando di scomparire per sempre dalle sue vite se non pagava, ma nonostante tutto rifiutava categoricamente di farcela vedere, mandava solo ogni tanto qualche sua nuova fotografia. So che lo zio soffriva molto quando  riceveva le sue foto, ma allo stesso tempo era felice di vedere che stava crescendo bella e forte, e di come assomigliasse sempre di più a mia zia. Sono proprio contento che finalmente il sogno di mio zio si sia avverato.


Maria noto che Patty si sentiva a disagio a parlare di soldi, quindi cambiò subito discorso.
-Sei pronta per la partita di domani? Giocheremo contro il Monaco: sono delle vere dure-
-Sì, sono pronta. Ma non credo che il mister mi faccia giocare, sono in squadra da appena quattro giorni. Starò in panchina a fare il tifo per voi.-
Lo disse con un po’ di rammarico, avrebbe tanto voluto poter giocare, ma non si illudeva.
-Secondo me amica mia invece ti farà giocare. Non credo da subito, ma vedrai-
Maria lo disse convinta.
-Speriamo-
-Ed io e lo zio verremo allo stadio a fare il tifo-
-Davvero?-
Chiese stupita.
-Ma certo, e poi tu domenica spero verrai a fare il tifo per noi-
-E naturale-
Dopo il cambiamento del discorso il clima si era rasserenato, e la questione dei soldi  presto dimenticata.
Arrivarono a scuola, e come tutte le mattine Karl si appresto ad andare in classe, ma stavolta non prima di aver dato un bacio mozzafiato a Maria. Tutti si girarono a guardarli, non credendo ai loro occhi. In quella settimana avevano visto il bel Kaiser ad atteggiamenti che non avrebbero mai immaginato: prima accompagnare una ragazza a scuola, poi due, e infine baciare qualcuna con una tale passione. Si chiedevano che fine avesse fatto quel ragazzo che era sempre stato così glaciale con tutti.
-Ci vediamo dopo-
E si avviò. Maria era ancora sconvolta da quel bacio, e penso che non si sarebbe mai abituata a una cosa del genere. Ogni volta era meglio dell’altra, e cominciò a chiedersi come sarebbe stato fare l’amore con lui,  se solo dopo a un semplice bacio le faceva perdere la testa, cosa mai poteva provare quando i loro corpi si sarebbero uniti completamente.
Ho Karl, mi fai impazzire: i tuoi occhi i tuoi baci, non vorrei più smettere. Vorrei fare l’amore con te. Ti amo da impazzire, non avrei mai creduto che tu saresti stato realmente mio, e da anni che avrei voluto confessartelo, ma tu non sapevi nemmeno chi ero. Invece adesso, posso assaporare le tue labbra, averti tra le mie braccia, cosa mai potrei desiderare altro.
Maria sei così buona, vorrei prenderti e portarti a fare l’amore baciarti da per tutto. Ma non voglio rovinare tutto, devo avere pazienza. Anche se ogni volta che la bacio la toccò il sangue mi va alla testa, e ho paura di perdere il controllo, mi fa un effetto strano mai provato, sarà questo l’amore di qui tutti parlano?
-Si….a a do…po-
Le ragazze raggiunsero il loro gruppo, che aveva assistito a tutta la scena, e non mancarono presto ad arrivare le battutine da parte di tutte, ma erano felici che la loro amica finalmente stesse insieme al ragazzo che aveva sempre amato. Ma Maria non fece nemmeno caso a loro, era troppo felice, e con l’aria sognante si diressero in classe. Patty era veramente emozionata per la sua nuova amica, e si chiedeva se anche lei un giorno avrebbe trovato qualcuno da amare, ed essere riamata a sua volta. Continuava a sperare che un giorno fosse Benji ad amarla come lei amava lui.
Un velo di tristezza avvolse la ragazza. Ma la sua amica notò il cambiamento di umore di Patty.
-Non essere triste, vedrai un giorno lui capirà che e stato uno stupido a lasciarti andare, e si renderà conto che sei una persona splendida-
L’abbraccio.
-Non credo, lo conosco, e se sapesse che sono io sicuramente mi manderebbe di nuovo via dalla sua vita-
-Allora perché lo fai?-
-Forse perché sono masochista, ma voglio aiutarlo, voglio stargli vicino finché il tempo me lo permetterà, e perché lo amo ancora così tanto-
E una lacrima solitaria scivolo dal suo controllo.
-Secondo me, c’è la farai a conquistare il suo cuore, devi avere solo un po’ di pazienza-
Già pazienza, sicuramente è una qualità che non mi manca, o sempre aspettato: 17 anni per poter giocare in una squadra, 6 anni che finalmente Holly si accorgesse di me, e adesso quanto dovrò ancora aspettare? Sono stanca di doverlo fare. Ma per potergli stare vicino devo farlo! Però non so ancora per quanto potrò resistere.
Finite le lezioni il trio andò insieme al centro sportivo dell’Amburgo e dopo aver raggiunto il campo delle ragazze si divisero di nuovo, dandosi appuntamento dopo al campo dei ragazzi. Karl arrivo dai suoi compagni che erano già quasi tutti arrivati, e si stavano preparando per l’allenamento, ma la voce che Karl si fosse fidanzato era giunta anche alle loro orecchie e fu Franz il primo ad intervenire.
-Chi l’avrebbe mai detto, il mostro Kaiser dà gli occhi di ghiaccio e stato incastrato. E per di più da quello schianto di Maria-
Gli batte una mano sulla spalla.
-Non sono affari che vi riguardano-
Lo scherni immediatamente.
-E dai capitano, in fondo siamo amici. Quindi se la biondina ormai e tua, quasi quasi ci provo con la giapponesina, non è niente male! Si, non è uno schianto come Maria, ma è un bel bocconcino-
Karl a sentire parlare così della sua Tity, afferrò la maglietta dell’amico e con  un’aria glaciale li stava per spaccare la faccia.
-Non osare parlare così di lei, e se ci tieni alla vita e meglio che le giri alla larga, sono stato chiaro?-
Gli ringhiò in faccia. Franz non capì la reazione di Karl, ma non era un tipo  che si lasciava spaventare tanto facilmente, anche se non aveva mai visto una reazione tanto violenta da parte del capitano. Un ghigno gli comparve  sulla faccia e gli rispose.
-Cosa c’è  capitano te le vuoi fare tutte e due? la seducente tedesca, e la piccola ingenua Giapponesina-
E un pugno dritto sul naso si scaraventò sul viso di Franz, e il sangue cominciò a sgorgare come un fiume in piena.
-Ma sei impazzito, mi hai rotto il naso-
Urlava dal dolore tenendosi con entrambe le mani il punto dove fu colpito.
-Ti avevo avvisato-
Senza aggiungere altro, si voltò per uscire, e in quel momento vide davanti alla porta Benji, che era  rimasto in silenzio a guardare. Karl prosegui per la sua strada, solo quando ormai era davanti al portiere, i loro occhi si incrociarono, ma  non si dissero niente, semplicemente lui si spostò e lo fece uscire. I compagni di squadra erano rimasti ancora spiazzati e si domandavano di come mai di quel comportamento da parte di Karl. Avevano sempre fatto battutine sull’altro sesso, ma non sembrava essere mai stato un problema questo. L’unico fu Benji a essere rimasto impassibile sulla scena che si era trovato davanti, si preparò completamente perso nei suoi pensieri.


Cosa mai e preso a Karl?  Non ho mai visto una reazione tanto violenta da parte sua. Ho solo sentito che parlavano di una ragazza, di una giapponesina. Ma non ho ben capito. Comunque gli sta bene a questo presuntuoso, io stesso avrei  voluto spaccargli la faccia da parecchio. Però di chi stavano parlando? Anche io ho preso a pugni un tipo quando aveva cominciato a fare insinuazioni sulle ragazze del mio paese, la mia mente aveva subito collegato alla mia Patty, anche se solo dopo capì che non era riferito a lei. Ma, in quel momento una furia cieca  si era impadronita di me, e se non ci avessero fermato lo avrei ammazzato, invece me la sono cavata con un’espulsione.


Fini di cambiarsi, e raggiunse il capitano sul campo da gioco. Gli altri giocatori, invece erano rimasti in silenzio, non volevano peggiorare la situazione, conoscevano la storia di quello che era capitato a scuola al portiere, non volevano finire male anche loro. Franz intanto era andato in infermiera a farsi medicare. Benji si avvicinò a Karl, che subito lo notò e si chiese.


Chi sa se ha sentito la conversazione? Forse no! Altrimenti il mio compagno sarebbe all’ospedale adesso a pezzi. So che sarò nei guai per questo, ma non mi interessa, nessuno può fare insinuazioni sulla mia Tity, soprattutto quel viscido di Franz. È un buon amico, ma con le donne ha una reputazione pessima, nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla faccia della terra li permetterei di avvicinarsi a lei.


-Sarai nei guai.-
-Non importa, se lo meritava-
Lo disse con un ghigno in faccia.
-Vi credevo amici? Non avrei mai pensato che lo colpissi. Comunque non so bene perché, ma credo se hai agito così l’ha fatta grossa-
-Si, ha fatto insinuazioni poco piacevoli a una persona a cui tengo molto-
In quel momento arrivò anche l’allenatore, dove era già stato informato su quello che era avvenuto negli spogliatoi, e con il volto cupo richiamo l’attenzione di Karl.
-Non so il motivo per il quale avresti colpito il tuo compagno di squadra, ma non accetto questo tipo di comportamento da nessuno. Soprattutto dal capitano. Quindi per oggi vai a casa, e domenica considerati fuori dalla rosa dei titolari-
Karl, non disse niente, era grato al mister che la punizione per il suo comportamento era solo l’esclusione della partita di domenica; avrebbe potuto anche espellerlo per mesi. Così prese le sue cose e si diresse ad assistere all’allenamento delle ragazze. Quando arrivò , si sedette sugli spalti fuori dalla recinzione, e guardo le due ragazze che in breve tempo,  erano diventate molto importanti per lui.


Mi ricordo quando ho incontrato per la prima volta la mia Maria! Eravamo ancora alle elementari, era la bambina più bella di tutta la scuola, ma non era come tutte le altre era diversa: sempre allegra e sorridente con tutti. A quei tempi, però,  non mi interessavano queste cose, il mio sogno era diventare un grande giocatore come lo erano mio zio e mio padre, non avevo tempo per l’amore. Forse per questo che dopo non feci più caso a lei, perché era il tipo di ragazza che merita di avere qualcuno di speciale affianco, e io no  ero pronto. E adesso? Sono pronto per questo sentimento? È bellissima, anche quando indossa la divisa da portiere con i capelli legati in quella coda alta. Si muove con la grazia di un felino. Si è stupenda, non le servono vestiti appariscenti o succinti, credo che riuscirebbe a essere sexy anche se indossare un sacco di patate. Devo essere proprio cotto! Non riesco a distogliere lo sguardo da lei, vedo la determinazione nei suoi occhi la stessa che ho io. Come ho fatto ha non notarlo prima? E stata Patty a farmi capire che nella vita non si può vivere solo di calcio, ma che è bello condividerlo con qualcuno, anche se quel qualcuno ti fa soffrire. Ammiro mia cugina,  nonostante pensi che il ragazzo di cui sia innamorata non la vuole più vedere, lo sta aiutando a realizzare il proprio sogno. Forse è questo che vuol dire amare sacrificare la propria felicità per la persona a cui si tiene di più. E io? sacrificherei tutto per lei? Non so, forse sì! Per il momento so che sto bene con lei, e non voglio rovinare niente, anche se vorrei fare l’amore con lei in ogni momento, esplorare il suo corpo con le mani con la lingua, baciare ogni centimetro di quel corpo stupendo, i suoi seni il suo fondoschiena, la sua femminilità, assaporarla ed entrare in quel meraviglioso corpo e unirci in un orgasmo infinito.


Sul campo Patty, notò che Karl era tra gli spalti, invece di essere agli allenamenti, e si chiese se fosse successo qualcosa. Il mister delle ragazze richiamo l’attenzione di tutte, come consuetudine il giorno prima delle partite cercava di non affaticare le ragazze, ma di ricapitolare i vari schemi di gioco che avevano preparato in allenamento, e nominava i titolari che sarebbero scesi in campo. Ovviamente Patty non fu nominata, troppo presto pensò il mister, non era giusto nei confronti delle altre giocatrici che ormai era sette mesi che si allenavano per raggiungere questo traguardo. La partita di domani sarebbe stata una delle più importanti dato che si sfidavano proprio con la prima in classifica, in vantaggio solo per un punto, il campionato stava giungendo al termine mancavano solo tre partite e quindi solo la vittoria di tutte avrebbe garantito lo scudetto. A Patty dispiacque non poter essere tra le convocate,  ma capiva perfettamente la situazione: era l’ultima arrivata quindi non poteva sicuramente pretendere di giocare fin dall’inizio; anche se sperava nel cuore che il mister le avrebbe concesso almeno cinque minuti in campo.
-Bene Sono stato chiaro?-
-Sì mister-
Risposero in coro le ragazze quando finì di elencare le convocate.
-Adesso veniamo a te Gatsby-
Patty nel sentirsi chiamata, alzò la testa di scatto.
-Sì mister?-
-Che numero vorresti sulla tua maglietta?-
Patty non aveva dubbi su quale fosse il numero che voleva sulla sua divisa.
Avrò anche io il mio numero, non ci posso credere! Avrò finalmente anche io la maglietta con il numero e il mio nome inciso sopra. Solo adesso credo di aver realizzato che finalmente potrò giocare in una squadra tutta mia, e non da far la semplice tifosa come in tutti questi anni.
-il numero 22 se è possibile-
Chiese timidamente.
-Bene, allora è deciso.  Ora potete andare ci vediamo domani allo stadio, mi raccomando puntuali, non tollero ritardi-
-Sì mister-
E le ragazze si incamminarono per raggiungere gli spogliatoi, ma l’allenatore richiamo Patty, voleva parlare da solo con la ragazza.
-Volevo parlare con lei-
Patty dal tono dell’allenatore ebbe un sussulto, si fece forza e rispose
-Sì mister, la ascolto-
-Mi è giunta voce di una sfida fatta al portiere della squadra maschile. Un ragazzino avrebbe segnato al portiere,  un gol con un tiro ad effetto, e che questo ragazzino si stia allenando con lui. Lei non sa niente di questa storia?-
Patty sbianco, non aveva messo in conto che forse avrebbe dovuto informare l’allenatore di questo, cominciò a sperare di non essere nei guai per questo.
-Ecco, io-
Stava cercando le parole più adatte per rispondere, ma l’allenatore non la lasciò finire.
Credo che questa ragazzina, sia proprio come Terry. Anche lei mi allenava in segreto, era una grande amica rischiavo di perdere il mio posto in squadra invece lei non voleva che succedesse. Per mesi ci allenavamo insieme dopo i nostri allenamenti ufficiali. Aveva risvegliato in me l’amore di questo sport, dopo che avevo subito un brutto infortunio, e la paura di tornare a giocare si era impossessato di me. Invece lei e stata in grado di abbattere quel muro e mi diede la forza di continuare. Avevo sentito che il portiere rischiava il suo posto, e che un ragazzino venuto dal niente gli ha fatto un gol con un tiro ad effetto impressionante, dando così una scossa al ragazzo. Ho capito subito di chi stavano parlando, non poteva essere una coincidenza. Spero solo che lei sappia quello che sta facendo, e non credo sia anche un caso che abbia scelto proprio il numero di Benji Price.
-Mi raccomando, non stancarti troppo abbiamo una partita domani, e voglio le mie giocatrici in forza. Sai non è detto che non giochi-
Patty rimase impietriti dalle parole del mister, non solo non era nei guai, ma le dava il permesso di continuare senza rivelare la sua identità, non credeva alla fortuna di aver trovato un allenatore così in gamba, anche se era severo capiva che lo faceva per raggiungere degli obbiettivi, e che ci teneva alla sua squadra.
-Grazie-
Negli spogliatoi le ragazze non vedevano l’ora per l’incontro di domani, e come buon auspicio decisero che l’indomani sarebbero uscite a festeggiare la vittoria garantita.
-Allora Patty sei dei nostri?-
-Si certo, ma no e meglio se prima vinciamo la partita?-
Patty era scettica. Intervenne Giulia difensore destro.
-Con te e Maria, non avranno scampo-
-Ma se non so neanche se mi farà giocare-
-Noi invece siamo sicure che lo farà. Conosciamo troppo bene l’allenatore se non avesse voluto farti giocare non ti avrebbe chiesto quale numero volessi. Vedi un nuovo arrivato di solito aspetta tre mesi prima che li venga consegnata la divisa con il suo numero-
-Ma io sono qui da appena 4 giorni, cioè non vorrei che sì insomma che ci siano delle divergenze tra di noi-
Le ragazze guardarono Patty che era diventata rossa ed in imbarazzo.
-Non devi, sei una grande giocatrice, e poi sei riuscita a segnare un gol a quello spocchioso di Benjiamin Price, che è anche definito: uno dei portieri più bravi della Germania.  Questo vuol dire che meriti di giocare con noi, quindi con te la vittoria è assicurata-
Le ragazze abbracciarono Patty in modo caloroso, facendole capire che ormai faceva parte del loro gruppo.
Sono contenta di avere delle compagne così fantastiche, nonostante sia qui da così poco mi hanno accolto fra di loro. Grazie grazie di tutto.
-Ma voi come fate a sapere?-
Si chiese.
-Semplice, c’è  l’ha detto Maria-
Intervenne Sarah centro centrocampista.
-Sai Patty, tra di noi non devono esserci segreti-
-Si avete ragione, grazie ragazze, grazie di tutto, mi avete fatto sentire finalmente parte di un gruppo, e vi voglio già un mondo di bene-
-Anche noi-
Risposero in coro. Dopo essersi cambiate Maria e Patty andarono a raggiungere Karl preoccupate di come mai non era agli allenamenti.
-Cuginetto, come mai non sei agli allenamenti,  ti sei fatto male di nuovo?-
Il tono era seriamente preoccupato.
-No-
Karl però rimase sul vago.
-Allora?-
Ma Patty cercò di sapere di più.
-Solo un piccolo diverbio niente di grave, ma ora vai Benji ti aspetta-
Non voleva dire a Patty il vero motivo per cui non ha potuto allenarsi.
-Sei sicuro?-
-Si certo, ora va, ci vediamo dopo a casa-
-Va bene, ma dopo mi racconti-
E la ragazza corse verso il campo  dei maschi, lasciando i due da soli.


I ragazzi dopo l’incidente a venuto poco prima negli spogliatoi erano a far i soliti esercizi di riscaldamento, mentre l’allenatore andò a controllare lo stato del ragazzo in infermeria.
-Cosa è successo Franz?-
Tuonò il mister, visibilmente irritato.
-Niente mister, credo solo una piccola incomprensione-
Franz sapeva che il mister non tollerava questo tipo di comportamento e non voleva peggiorare la situazione.
- conosco Karl, non credo ti abbia colpito solo per una piccola incomprensione-
Il ragazzo non sapeva cosa rispondere, non voleva finire nei guai.
-Allora? Per quale motivo ho dovuto sospendere uno dei miei migliori giocatori?-
Chiese il mister, con un tono di chi cominciava a perdere la pazienza
-Ecco, ho solo detto che, trovavo quella nuova arrivata, si quella giapponesina attraente-
Ora capisco la reazione di Karl, so che è la nipote di Stephan, me ne parlò qualche giorno fa, e considerando che Karl reputa lo zio come un padre, si vede che di conseguenza anche la ragazza li stia a cuore, come una sorta di famigliare sicuramente.
-Bene, vedo che non c’è niente di rotto, te la senti di allenarti?-
-Sì mister-
Stava per andarsene, quando ormai alla soglia della porta si girò e gli disse.
-Un ultima cosa, starei attento a parlare così di un membro della famiglia di qualcuno. Se fossi stato in lui sicuramente il tuo naso sarebbe rotto sul serio-
E con queste parole, il mister tornò in campo, lasciando il ragazzo un po’ sconcertato dall’affermazione dell’allenatore.


Parenti? So che ho dovuto accompagnare quella a casa di Karl, ma credevo che fosse una specie di ospite. Ma come può essere? Se è così, allora credo di dovere io delle scuse al mio capitano. A chi se lo sarebbe mai immaginato che quei due fossero parenti.


Con questi pensieri il giocatore torno in campo. Gli altri vedendo arrivare il ragazzo non ebbero il coraggio di chiedere di cosa mai avesse scatenato così l’ira del loro capitano, ma fu Franz a dire che era stata solo colpa sua, che se lo meritava, e gli altri non indagarono ulteriormente. L’allenamento si svolse senza ulteriori problemi. Benji, seguì il consiglio di Pit,  si bendò gli occhi e chiese a un compagno di farli qualche tiro. Sentiva subito gli effetti positivi con questo nuovo metodo, grazie all’udito riusciva a capire la direzione della palla e grazie al suo intuito, anche bendato, riusciva a parare la palla. Il mister guardo come in un paio di giorni l’atteggiamento del suo portiere fosse tornato quello di un tempo: uno che ci metteva animo e corpo in questo sport. Nell’ultimo anno lo aveva visto spegnersi poco alla volta, come una candela che si stava consumando. Invece adesso sembrava essere tornato più determinato di prima.


È impressionante come nonostante l’ultimo anno non si fosse più allenato con costanza, in pochi giorni sia tornato più determinato che mai, e anche bendato riesca a parare i tiri in porta. È sorprendente questo ragazzo! Se non fosse cambiato avremo perso uno dei migliori portieri del mondo! Invece, grazie a un ragazzino sbucato dal niente, gli abbia fatto tornare la voglia di impegnarsi. Potrei proporgli di unirsi a noi, sono sicuro che diventeremo imbattibili con lui.


Patty era arrivata in largo anticipo, e non volendo interrompere l’allenamento si limito a osservare a distanza i progressi del portiere.


Che bello vederti di nuovo impegnarti come una volta nei campi della New Team. Anche per quello mi ero innamorata di te, vedevo con quanta costanza e determinazione ci mettevi in ogni tua preparazione: era una gioia per gli occhi vederti così. Ora posso essere di nuovo accanto a te, so che non durerà, ma farò in modo che questa cosa mi basti. Avere ancora l’opportunità di allenarmi con te mi rende così felice, e vorrei che questa cosa non finisse mai. Quando pochi giorni fa ti ho visto ubriaco e spento tra quei pali il mio cuore ha cominciato a piangere: non era il mio Benji non era il Benji che amavo. Chi sa cosa gli sarà preso? Cosa l’avrà ridotto così?


Gli allenamenti giunsero al termine, e la ragazza si avvicinò al portiere che era ancora bendato, e il suo profumo gli invase le narici.
Non posso sbagliarmi, e il suo profumo, ne sono sicuro. Devo scoprire chi è questo Pit, e perché mi ricorda così tanto la mia Patty?
-Ciao, sei arrivato!-
-Vedo che fai progressi, sei riuscito a riconoscermi nonostante fossi bendato. Complimenti!-
Patty era felice che cominciava ad affidarsi anche agli altri sensi.
-Iniziamo?-
-Con molto piacere-
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Cap 15
Karl e Maria stavano andando verso la macchina in completo silenzio, anche se la ragazza continuava a sperare che fosse lui a iniziare la spiegazione. Ma niente, lei ogni tanto lo guardava dalla sua espressione capii che era fortemente turbato. Maria, allora stufa, per quel mutismo, prese coraggio e gli chiese.
-Tutto bene Karl? Cos’è  successo?-
Il ragazzo smise di camminare con lo sguardo abbattuto, rispose.
-Niente di grave, o solo spaccato la faccia a Franz-
Dritto e conciso e Maria rimase allibita per le sue parole.
-E scusa, perché mai l’avresti fatto?-
Chiese stupita la ragazza.
-È un idiota, e non sa stare zitto quando deve-
Disse senza entrare nei particolari.
-Sei nei guai allora?-
-No, cioè, sono fuori nella prossima partita-
Lo disse con un po’ di rammarico.
-Mi dispiace-
-Si anche a me, ma solo un po’. Era ora che qualcuno gli desse una lezione, ed è stato fortunato che ciò pensato io-
-A chi ti riferisci?-
Credo si stia riferendo a Benji. Tutti a scuola conoscono la storia di quello che  è successo a scuola: di come ha picchiato con violenza quel ragazzo.
-Scommetto, che stai parlando di Benji-
-Sai sei proprio intelligente signorina! Sarà anche per questo che mi piaci sai-
La ragazza arrossì vistosamente. Lui la attirò a sé e la bacio.
-Anche tu mi piaci-
Glielo disse ancora tutta rossa, in viso.
-Sai mi sei sempre sembrato freddo e insensibile verso gli altri, invece, adesso che ti ho conosciuto, hai veramente un grande cuore, faresti di tutto per le persone a cui tieni-
Gli confessò.
-Si sempre-
E questa volta fu lei a baciarlo. Un bacio lungo e passionale, che quando si staccarono, avevano entrambi il fiato corto. Ripresero a camminare, questa volta con serenità.
-Dimmi una cosa, come sta andando fra quei due?-
Chiese Maria, curiosa.
-Bene! Almeno credo. Benji, mi sembra tornato quello di prima in campo, anche il suo atteggiamento e cambiato nei confronti degli altri-
-E credi che prima poi riusciranno a chiarirsi?-
-Si,  o almeno lo spero.-
-Speriamo solo che non ci voglia tutta una vita-
Ed entrambi scoprirono a ridere.
-Hai ragione. Spero solo che vada tutto bene, ha già sofferto abbastanza Titty, voglio solo vederla felice-
Maria ormai da un po’ noto che quando Karl parlava di Patty  aveva una strana luce negli occhi e non poté fare a meno di invidiare l’amica per quel rapporto speciale con lui.
-Ci tieni proprio tanto a lei?-
-certo e la mia cuginetta, la mia piccola Titty-
Maria capì dal suo tono che le voleva un mondo di bene.
- Ma perché la chiami Titty?-
Si chiese di come mai di quel buffo soprannome.
-Quando lo conosciuta, era vestita tutta di giallo, mi ricordava tanto il canarino dei Looney Toons, e da allora lo sempre chiamata così. All’inizio non le piaceva, anzi si arrabbiava come una furia, ma in seguito mi confessò che le piaceva che solo io la chiamassi così-
Karl al ricordo del loro primo incontrò non riuscì a trattenere un sorriso nostalgico.
-Vorrei anche io un cugino, come te-
Gli confessò.
-Pensavo che mi volessi come tuo ragazzo?-
La prese in giro

, ridendo a più non posso.
-Scemo-
Lei gli tiro una gomitata nello stomaco.
-Volevo solo dire che mi piacerebbe avere un cugino o un fratello che tengano a me come tu tieni a Patty. Invece purtroppo, non c’è l’ho-
Lui la strinse a sé e le sussurro nell’orecchio.
-Io tengo a te allo stesso modo-
Maria rimase senza fiato, per quelle che le sembrarono più dolci del mondo. Si butto fra le sue braccia e lo bacio con tale trasporto che Karl stava per perdere l’equilibrio e cadere per terra, ma grazie hai suoi riflessi riuscì a stare i  piedi.
Ti amo cosi tanto Karl: sei un ragazzo fantastico dai grandi sentimenti.

Maria credimi se ti dico che tengo a te, come tengo a Patty. Siete le due donne più importanti della mia vita e cercherò a tutti costi di non farvi soffrire.

Erano stretti ancora l’uno all’altro quando Karl propose a Maria.
-Ti andrebbe ad accompagnarmi al centro commerciale? Vorrei fare un regalo a Titty-
-Molto volentieri, hai già in mente qualcosa?-
-Si-
Al campo di calcio Patty e Benji continuavano ad allenarsi senza sosta. Ormai il portiere nonostante fosse ancora bendato riusciva a parare tutti i tiri di Pit, anche se non  ci metteva ancora tutta la forza. Ed ad ogni parata, Benji incitava Pit, di continuare in maniera più forte. Stremati, dopo più di un’ora di allenamento, decisero di prendersi una pausa. Presero le loro borracce e asciugamani e si sedettero lungo il campo per riposarsi un po’. Fu Patty stavolta a cominciare a parlare.
-posso farti una domanda?-
-Si certo-
-Ecco, so che non sono affari miei, e quindi sei libero di non rispondermi, ma  cosa ti ha spinto a ridurti così?-
Benji a quella domanda si levò il cappellino e fece un gran respiro, come se stesse pensando se rispondere o meno.
-Sei mai stato innamorato?-
A quelle parole, il suo cuore di Patty perse un battito.
-Si, certo. Quindi è stato l’amore ha ridurti così?-
Di chi sta parlando? Di chi si è innamorato? No, non voglio saperlo. Potevo starmene zitta?
-Si, mi sono innamorato, ma il cuore di lei è già impegnato.-
E a Benji sembrò di essersi finalmente tolto un gran peso, confessando a quel ragazzino come mai si era ridotto così in quell’ultimo. E si stupì di se stesso di essere riuscito a parlarne proprio con lui: che conosceva solo da un paio di giorni. Ma qualcosa dentro lui gli diceva che poteva fidarsi di lui.
-Mi dispiace. Sai ti capisco-
Benji, so quello che provi, se solo sapessi che il mio cuore appartiene a te, invece il tuo a quanto pare appartiene ad un’altra, ma come fa quella a non essersi innamorata di te? Sei un ragazzo formidabile quando fai vedere il tuo lato: sensibile e dolce.
-Anche tu?-
-Si, vedi per anni sono stat….to innamorato, cioè credevo di esserlo, ma forse la mia era solo infatuazione. Perché quando l…..lei finalmente si accorse di me, arrivo un’altra persona e io mi sono reso conto di essermene innamorato. Quando lo capii e cercai di dichiararmi lasciai l’altra e….-
Ma Patty si bloccò.

Come faccio a dirgli proprio a lui queste cose?  Lui che è scapato via dopo avermi trattata male.  No non posso, non ci riesco.
E una lacrima le scivolò sul volto. Benji noto il turbamento del ragazzo, ma volle sapere.

Cavolo mi fa tenerezza vederlo così. Ma che diavolo mi sta succedendo? Appena ho visto che piangeva ho sentito l’impulso di stringerlo a me, e confrontarlo. No, a me piacciono le donne. Si ne sono sicuro, non mi ecciterei mai vedendo nudo un uomo. Allora perché vicino a lui sento questa attrazione?
-E?-
Cercò di incoraggiarlo.
-Niente mi ero solo illuso, lei non provava quello che provavo io-
Senza aggiungere  altri dettagli.
-ti sei pentito di aver lasciato l’altra ragazza?-
Patty si tranquillizzò, non voleva parlare di lui, ma quello che provava per Holly era ormai un  ricordo lontano, quindi continuò.
-No, per niente. Era la cosa giusta da fare, io non l’amavo,  l’avrei presa solo in giro e non se lo merita proprio-
-Come hai fatto capire che l’amore per l’altro era più forte-
-Semplice ho ascoltarono mio cuore-
Gli rivolse un gran sorriso.
-Mi dispiace, vedrai che troverai qualcun’altra-
-Forse, ma per il momento il mio cuore appartiene ancora-
A te Benji, solo a te.
-A lei-
-Anche il mio, e nonostante sia passato un anno, il mio cuore batte ancora per lei-
Patty a quella rivelazione rimase scioccata.
Un anno? Ma?…..Non capisco. ……..per chi?
Ma i suoi pensieri furono interrotti da un improvviso acquazzone che si era abbattuto su di loro. che in pochi istanti i due si ritrovarono  bagnati dalla testa ai piedi. Benji, afferrò la mano di Pit e insieme corsero negli spogliatoi, e appena lui gliela afferrò,  il cuore di Patty fece mille capriole, e arrossì di brutto.

Sento la sua mano grande, molto più grande della mia e mi sento così felice. Anche in Giappone quando mi prese la mano per la prima volta per aiutarmi ad alzarmi, sentii una forte scarica elettrica invadermi il corpo, avrei voluto che quelle mai forti ma allo stesso tempo delicate mi stringessero, avrei voluto abbracciarlo e perdermi in lui in quel fisico perfetto ubriacarmi del suo profumo. Se solo a una semplice stretta di mano mi provoca queste sensazioni, cosa proverei se approfondissimo quel contato? No, non voglio nemmeno pensarci, tanto non accadrà mai.

Appena ho stretto la sua mano ho avvertito una sensazione così famigliare, come se l’avessi già stretta. A una mano così delicata, sembra quasi la mano di una ragazza, eppure la sensazione di averla già stretta è cosi troppo forte.
-La mia borsa-
Urlò, mentre Benji la trascinava negli spogliatoi.
-Ormai e tutta bagnata, vieni nel mio borsone ho un cambio in più-

Cosa? è adesso? Capirà che sono una ragazza, scoprirà chi sono realmente. E adesso? Cosa mi invento? E tutta colpa di Karl, quando torno a casa, gliene dico quattro.

Arrivati negli spogliatoi, Benji tiro fuori un cambio e un asciugamano in più e lo diede al ragazzo. Patty, che aveva coperto il viso con la visiera del cappellino, accetto gli indumenti asciutti, con mani tremanti, ma non tanto perché avesse freddo, dato che era bagnata, era per il fatto che non sapeva come uscire da quella situazione così imbarazzante.
-Meglio che vai a farti una doccia, se no ti prenderai un raffreddore-
Ma Patty sempre più rossa in viso, era ancora pietrificata, cercò di nascondersi il più possibile dietro la visiera del suo cappellino, ma non poté far a meno di sbirciare Benji che si stava spogliando. Era girato di schiena e lei osservava attentamente ogni suo gesto ogni movimento che faceva per togliersi di dosso ogni singolo indumento che era bagnato fradicio. Era come incantata e rimase completamente spiazzata quando lo vide completamente nudo di fronte a lei. Il suo volto aveva preso ormai tutte le tonalità del rosso, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quel fisico meraviglioso. Era la prima volta che vedeva un ragazzo nudo, non riusciva a pensare a niente, semplicemente lo osservava e imprimeva nella sua memoria  tutta quella bellezza: le braccia muscolose, i pettorali e addominali ben scolpiti dai duri anni di allenamento, le gambe lunghe e muscolose anche i suoi glutei sodi e duri come il marmo, e infine i suoi occhi caddero proprio lì,  anche se si era sforzato di non guardarlo, ma ormai le sembrò di non avere più il controllo dei suoi occhi e lo vide i  tutta la sua bellezza e virilità, e le sembrò di svenire.

Maledizione, quanto vorrei abbracciarlo stringerlo a me sentire quel suo fisico così perfetto così duro sul mio. Patty datti un contegno.
Ma i suoi pensieri furono interrotti dalla voce del ragazzo.
-Ehi!! Ci sei? Allora non vieni?-
E una Patty ancora alle prese delle emozioni che stava provando per quella vista si fece forza e gli rispose.
-Si si vai, arrivò-
Riuscì a balbettare.
-Ok! Ma da come mi stai fissando, sembra che non hai mai visto un altro uomo nudo.-
Gli fece notare.
-Fai presto, se no rischi seriamente di ammalarti e io ho bisogno di te-
Le parole di Benji fecero venire sul serio un mancamento a Patty, che non poté far a meno di pensare.

Quanto vorrei che quelle parole le pronunciasse a Patty, e non  a Pit.

Da come è  arrostito, credo proprio non abbia mai visto un altro uomo nudo.  E perché non si spoglia? Si vergogna? Che tipo strano.

Benji si avviò alle docce. Patty noto  che per fortuna le doccia erano suddivise da delle cabine, e appena senti l’acqua del sifone, si spoglio di tutta fretta e  in poco più di 5 minuti era riuscita a farsi la doccia e mettersi indosso la tuta che gli aveva prestato, anche se praticamente ci navigava dentro, fece appena in tempo a sistemarsi il cappellino, quando il portiere fu di ritorno.
-Sei già pronto? Sei una scheggia-
Peccato, non che vi tenesse particolarmente vederlo nudo. Ma così finalmente credo che vederlo che è un ragazzo in tutta la sua virilità avrei smesso di provare questa sorta di attrazione, perché la cosa che trovo assolutamente meno eccitante di tutti, è la vista di un altro,  nudo.
- Si, vedi sono molto timido, e non mi piace ecco cambiarmi davanti agli altri-
Cerco l’ennesima scusa per non far capire al ragazzo il vero motivo.
Spero che ci creda, chi sa cosa farebbe se sapesse che sono io? Dio lo visto nudo. E adesso ha solo un asciugamano intorno alla vita e io non riesco praticamente a distogliere lo sguardo dal suo bellissimo corpo. Quanto è sexy! Quanto vorrei poterlo baciare e assaporare quel corpo sentire la durezza di quei muscoli sopra il mio corpo, affondare le dita nei suoi cappelli e poterlo baciare. Basta Patty, dati una calmata, non sono pensieri da farsi. Che bello poi, questi vestiti sanno di lui, ed è bellissimo poterli indossare e sentirmi avvolta dal suo profumo. Quasi quasi me li tengo io.
-Grazie per i vestiti, te li ridarò il più presto possibile.-
-Non ti preoccupare-
La pioggia stava ancora cadendo intensamente, e i due ragazzi decisero di aspettare che quell’acquazzone passasse. Benji fini di rivestire e si sedette di fronte alla panchina di Pit, che stava osservando fuori dalla finestra. Il portiere intanto si stava massaggiando il polso, prima nel cercare di parare un tiro la mano aveva fatto un movimento sbagliato, e adesso cominciava a dargli fastidio. Pit si accorse di quello che stava facendo e lo bloccò immediatamente.
-Fermo, se fai così peggiori la situazione-
Pit gli urlo e Benji lo guardo stupito.
-Cosa c’è? Non dirmi che  sei un esperto anche in questo?-
-Esperto no, ma è così che bisogna fare-
Gli prese la mano e cominciò a fare uno dei suoi soliti massaggi.

Questo massaggio, e uguale, no, identico a quello che mi faceva la mia Patty. Se chiudo gli occhi mi sembra di ritornare indietro nel tempo, quando i pomeriggi stavamo li seduti lungo il fiume a parlare e lei che mi curava il polso, con una delicatezza incredibile: i giorni più felici e sereni della mia vita. Quando seppi di non poter giocare per 4 mesi ero arrabbiato con il mondo, ma Freddy mi disse che aveva sentito di una ragazza che faceva miracoli con questo tipo di lesioni: grazie a un massaggio. Ero un po’ titubante, ma dopo aver saputo che questa persona abitava proprio a Fusjsawa accettai di provare; almeno avrei rivisto i miei vecchi amici. La sorpresa fu che era Patty quella ragazza soprannominata: le mani d’oro. Ed era incredibile di quanto fosse vero quel soprannome: in metà tempo grazie a lei potevo tornare a giocare come un tempo;  il problema era che io non volevo più tornare: il mio cuore si era innamorato di lei.
-Sai mi ricordi una persona: anche lei era capace di fare questo massaggio-
Patty, smise di respirare. Non aveva pensato alle conseguenze di quel gesto, semplicemente aveva agito automaticamente. Aveva visto il portiere che si teneva il polso, che un anno prima aveva massaggiato per due mesi, e voleva aiutarlo. Era più forte di lei.
-Ah, si? Be’ in molti lo sanno fare-
No, non è vero. La stessa delicatezza, la stessa morbidezza delle mani, non posso sbagliarmi.
Patty dopo essersi accertata che il polso era apposto si allontanò il più possibile, e cerco, di cambiare discorso.
-Allora Domenica giocherete contro il Monaco, ho saputo che sono veramente forti-
-Si, ma io non giocherò-
-E perché mai?-
-Semplicemente a causa del mio comportamento il mister ha detto che per le prossime partite sono fuori-
-Io invece credo che giocherai-
Benji la guardo stupito da quella affermazione, si vedeva che non conosceva il loro allenatore.
-Si vede che non conosci il mister-
Ma Patty sicura di se gli spiego il motivo della sua affermazione.
-Si, non lo conosco. Ma prima ho osservato i vostri allenamenti, e ho notato che l’altro portiere che leggermente zoppicava, quindi secondo me non reggerà tutta la partita-
Benji lo guardava sempre più incredulo.
-Non pensavo fossi anche un medico-
-No, non lo sono, ma sono un attento osservatore, e se non ci credi vedrai-
-Allora, verrai a vedere la partita?-
-Si certo-
-Bene, vedremo se avrai ragione-
Intanto aveva smesso di piovere, e i due si avviarono alla macchina, dopo che Patty recupero il borsone dove l’aveva lasciato. Era completamente fradicio e anche all’interno tutti i vestiti erano bagnati.
-Allora? qualcosa si è rovinato?-
-No credo di no, avevo solo i miei vestiti di ricambio-
Poi un flash la fece preoccupare e cominciò a rovistare nella borsa in cerca del portafogli
-Cosa stai cercando?-
Chiese curioso il portiere dopo aver notato la preoccupazione del ragazzo.
-Il mio portafogli, vedi mio zio mi ha regalato una carta di credito, non vorrei che con l’acqua si sia rovinata-
A quelle parole, Benji scoppio a ridere. Rise  talmente forte che li vennero le lacrime agli occhi, mentre lei lo osservava stranita, per quell’atteggiamento che non aveva mai visto fargli. Il portiere sembrava che non  avesse  nessuna intenzione di smettere e lei cominciava ad arrabbiarsi.

Non ho mai sentito un’assurdità come questa, non riesco a smettere di ridere, paura che una carta di credito si rovinasse per un po’ di acqua, Dio mi fa male la pancia.

Ma che cavolo a da ridere così tanto? Però devo ammettere che diventa ancora più bello quando ride così, e pensare che da quando lo conosco non lo mai sentito ridere così di gusto. Però adesso sta esagerando.

-Ma che cavolo hai da ridere?-
Benji noto l’espressione contrariata del ragazzino, e finalmente dopo essersi calmato gli rispose.
-Ma veramente credi che una carta di credito si possa rovinare per un po’ di acqua?  È solo un pezzo di plastica-
-Non c’è  niente da ridere. Cosa vuoi che ne sappia io? non ho mai avuto la carta di credito.-
Urlo con un tono arrabbiato e guardandolo negli occhi si mise in quella sua posa quando c’era qualcosa che la turbava: con le gambe divaricate stringendo i pugni lungo i fianchi.
Benji vedendola in quella posa.

No, non può essere, anche lei la assumeva questa posa quando da piccola mi sfidava. Non può essere, un’altra coincidenza. Se  non fosse che è un calciatore così bravo e potente non avrei nessun dubbio che sia lei.  Però una ragazza non può scaraventare in porta quei missili. Ho si? Sto impazzendo. Ma se è davvero lei  perché si sta camuffando? Devo scoprirlo.


Arrivarono alla macchina in un silenzio tombale, entrambi assorti nei loro pensieri. Ma quando Patty cercò di mettere il borsone sui sedili posteriori il portiere la bloccò.
-Non pensare di mettere quel borsone fradicio sui sedili in pelle della mia macchina-
-E dove dovrei metterlo?-
Aprì il retro della macchina.
-Nel bagagliaio, affianco alla mia-
-E dopo come facciamo a distinguerli?-
-Be’ il tuo e bagnato, mentre il mio no! E poi, scusa, come fai ad avere il borsone dell’Amburgo? Mica giochi con noi-
Ma Patty questa volta fu preparata e senza nessuna esitazione gli lo riferì.
-me lo ha dato Karl, semplice-
Salirono in macchina e stavano percorrendo la strada per casa.
-Allora ci vediamo domani?-
-No, domani proprio non posso-
-E perché mai?-
-Ho un appuntamento con dei amici-

Non posso dirgli che è ho una partita, altrimenti magari mi chiede se può venire ad assistere. Però non è proprio una bugia, anche se ormai sono diventata brava a dirgliele, dopo l’incontro devo veramente vedermi con le mie compagne di squadra.

Amici? Pensavo domani di mettere in atto il mio piano per vedere se realmente la mia ipotesi era vera. So che potrei semplicemente chiederglielo o toglierli il cappellino e scoprire la verità. Ma se è realmente lei perché fa tutto questo? E da quando è diventata così brava a giocare a calcio? E perché non gli aveva mai detto che sapeva giocare a calcio? Va bene, aspetterò fino a Lunedì, anche se vorrei togliermi questo tarlo dalla testa. Se è lei almeno spiegherebbe la mia attrazione nei suoi confronti, però se mi sbaglio? Cavolo….non voglio nemmeno pensarci.
E in quell’istante arrivarono a destinazione.
-Allora ci vediamo?-
-Si, verrò domenica a fare il tifo per te-
Si guardarono intensamente negli occhi, lei stava per scendere mentre Benji, senza sapere bene il motivo,  le afferrò la mano e l’attirò a se e le rubo un bacio. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Cap 16

Patty presa alla sprovvista per quel suo gesto, rimase completamente pietrificata, ma non durò tanto. Appena si rese conto quello che stava succedendo, scese di corsa dalla macchina aprì il bagagliaio, prese il primo borsone che le capitò in mano e scappò tutta rossa in viso, dentro casa senza nemmeno salutarlo.

Ma che cavolo ha fatto, mi ha baciato sulla guancia, ho creduto per un istante che mi volesse baciare sulle labbra. No  non è possibile! Lui crede che io sia un ragazzo, non credo che abbia qualche dubbio. Ma allora forse per questo che non ricambia i miei sentimenti forse a lui piacciono i ragazzi? Allora Benji forse è Gay? Per quello in questo ultimo anno era così! Non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, o peggio crede che nessuno ho tanto meno i suoi genitori possano accettarlo. Che situazione! E adesso? Come farò a continuare ad allenarmi con lui?

Stupido, stupido, perché diamine lo baciata o baciato, non so nemmeno se la mia teoria sia giusta. Ma quando lo visto così vicino, il suo profumo quei occhi così simili a lei, e stato più forte di me. Chi sa cosa crederà adesso? Maledizione, spero solo di non aver rovinato niente, perché se è lei questa volta non voglio perderla. Quando oggi mi ha parlato di essere stata innamorata di due persone forse si riferiva a me e Holly…….No basta adesso! Non so nemmeno se questo Pit sia la mia Pat, cavolo anche il loro nome e uguale. Presto, presto scoprirò la verità.

Riaccese la macchina e sfreccio via a tutta velocità, determinato più che mai a scoprire la verità, perché in cuor suo sperava veramente che quel ragazzino fosse la sua Patty. Mille domande gli affollarono la testa, mille dubbi, ma sperava solo che la sua ipotesi fosse  solo giusta.
La ragazza rientrata in casa ancora rossa dopo la situazione creatasi in macchina, appoggiò il borsone  all’ingresso e andò in cucina dove gli altri la aspettavano per la cena.
-Ciao a tutti!-
Cerco di usare un tono più disinibito possibile, sperando di non far notare il forte turbinio di emozioni che le vorticavano in testa.
-Ciao tesoro com'è andata?-
Chiese Stephan andandole incontro, ma vide una strana espressione sul suo volto.
-Diciamo bene-
La voce uscì con un po’ di tristezza.
-Dalla tua voce si direbbe che non sia così-
Disse con un po’ di preoccupazione.
-Ha ragione lo zio, e poi che ti sei messa addosso?-
Chiese Karl, vedendo la cugina con quella tuta di almeno tre taglie sopra la sua.
-Ah,  questi? Sono di Benji! Ci ha sorpresi il temporale, e siccome ero tutta bagnata e anche i vestiti nel borsone, Benji mi ha prestato i suoi-
-Allora avete fatto la doccia insieme?-
Intervenne Maria cercando  di sdrammatizzare. Ma Patty tutta rossa al ricordo del portiere tutto nudo, rispose quasi urlando.
-Ma che dici…….No no no e no…..-
-Va bene calmati!-
Ma gli altri ormai avevano cominciato a ridere per l’espressione buffa che aveva fatto Patty nel rispondere all’amica.
-Allora perché quella faccia?-
Cerco di indagare Karl, ma con scarso successo.
-No, niente-
Patty non se la sentiva di parlare di ciò che era successo in macchina davanti allo zio.
-Vado a svuotare il borsone e arrivo.-
-Tesoro non ti preoccupare, lascialo lì, ci penserà Consuelo domani; così finalmente la conoscerai anche tu, sai non vede l’ora di incontrarti. Sarai stanca e affamata. Dai,  vieni a mangiare-
Stephan la invito a unirsi con loro a tavola.
-Va bene. Anche io non vedo l’ora di conoscerla. Grazie zio, sei sempre così buono con me-
-Dai allora, a tavola, che io ho una fame da lupi-
I quattro si misero a tavola e  consumarono il pasto in tranquillità e spensieratezza, finché Patty riuscì finalmente a chiedere a Karl per quale motivo oggi non si era allenato.
-Allora Karl, racconta: come mai, oggi non ti sei allenato?-
Lo zio guardo il nipote, con aria interrogativa.
-Cosa è successo?-
-Niente di grave, ho colpito Franz sul naso-
Patty e lo zio lo guardarono ancora più stupefatti Karl per quell’ affermazione, ma fu lei a chiedere il motivo per quel gesto.
-E si può sapere il motivo?-
Quasi urlò.
-Diciamo che ha cominciato a parlare male a una persona a cui tenevo tanto-
Ma Patty non riusciva a capire ancora, invece lo zio comprese benissimo di chi stesse parlando, conosceva il nipote, e sapeva che non era un tipo violento, quindi intuì che doveva aver avuto un motivo valido.
-Quindi il mister, come punizione, mi ha detto di andarmene e che domenica non giocherò-
Patty non riusciva ancora a credere alle sue orecchie, non si sarebbe mai immaginata che Karl potesse colpire qualcuno.

Franz! Mi ricordo di lui, è quel ragazzo che ci ha accompagnato a casa l’altro giorno. Forse a detto qualcosa su Maria? Ho visto come la guardava. Se è così allora ha fatto bene, mi dispiace che non giocherà domenica però.  

Karl, sono sicuro che hai avuto i tuoi buoni motivi, e il mister, è stato anche più che giusto nella tua punizione, se fosse stato qualcun altro ti avrebbe sospeso dal campionato.
-Mio fratello non ne sarà affatto felice, conoscendolo-
Stephan cercò di sdrammatizzare la situazione e  tutti si misero a ridere, riuscendo a far tornare la serenità. A cena ultimata, risistemarono tutto e si diressero nell’ampio soggiorno.
-Cuginetta, io e Maria abbiamo un regalo per te-
-Un regalo?-
Chiese stupita la ragazza, e Karl gli consegnò un pacchetto avvolto in una bella carta regalo con un bel fiocco rosso.
-Ma non serviva-
-Certo che si! Dai aprilo-
Patty cominciò a scartare il regalo, e quando finì si ritrovò in mano uno splendido cellulare tutto rosso. Era rimasta senza parole, non aveva mai avuto un telefono tutto suo, sua madre si rifiutava a compragliene uno, diceva che era uno spreco di soldi.
-Ti piace?-
-È bellissimo, grazie. Ma non dovevate-
Rispose tutta emozionata.
-Certo che sì, non puoi girare senza uno di questi. Abbiamo già memorizzato i nostri numeri, e poi con questo puoi chiamare ovunque tu voglia. Abbiamo scelto un piano telefonico che puoi fare anche chiamate internazionali, sai se vuoi chiamare i tuoi amici in Giappone.-
La ragazza era ormai con le lacrime agli occhi e abbraccio i due con molta enfasi.
-Sai Karl credo che a Patty sia piaciuto il nostro regalo-
-Si grazie grazie grazie, è stupendo! -
-Allora Tity, a chi farai la tua prima telefonata?-
Patty non aveva dubbi, aveva voglia di parlare con solo una persona, l’unica che sapeva e che è le era stata accanto in quest’ultimo anno.
-A un mio caro amico, ma aspetterò ancora un’oretta, altrimenti rischio di buttarlo giù dal letto, per quanto sia un tipo mattiniero non credo abbia voglia di alzarsi prima dell’alba-
La serata proseguì, tra risate scherzi.

Tesoro mio, da quando sei qui le risate te in questa casa non mancano mai, quanto vorrei che anche la mia Terry avesse potuto godere della tua presenza, della tua spontaneità della tua allegria così contagiosa. Finalmente siamo una famiglia, e io ci sarò sempre per te.


Mia piccola Patty, da quando sei qui sei riuscita a tirar fuori il meglio di me, mi hai fatto capire che non si può pensare solo al calcio, spero solo che tutti i tuoi sogni si realizzino, e ricorda che io ci sarò sempre per te.

Non avrei mai creduto di potermi sentire così bene con qualcuno, questa famiglia e eccezionale si vede che si vogliono molto bene, e sono contenta di poterne fare parte anche io. Mi hanno accettata come una di loro, tutto grazie a questa ragazzina. Pensare che quando l’ho vista, scendere da quella macchina con Karl, l’avrei strozzata, e pensare che lo definita nei peggiore dei modi, invece, grazie a lei, ora sto con Karl: il ragazzo di cui sono innamorata da sempre. In poco tempo mi sono resa conto che è una grande amica, e spero che questo duri per sempre.

Una settimana fa credevo di essere sola al mondo, che non sarei più stata felice, costretta a lasciare il Giappone per trasferirmi in un nuovo continente dove non conoscevo nessuno. Invece, ho scoperto una nuova famiglia che mi era stata messa all’oscuro, scoprendo che mi vogliono bene e che mi accettano per quello che sono, e non criticando mai le mie scelte, anzi, le appoggiano e le condividono. Sono la persona più fortunata del mondo. E anche se il ragazzo di qui sono innamorata dev’essere gay me ne farò una ragione, e lo appoggerò, gli farò capire che questo non cambierà niente, che anche se fosse, gli starò vicina, che la mia amicizia non la perderà mai.

Intanto Benji arrivato alla villa deposito il suo borsone davanti all’entrata e si diresse non curante in cucina a scaldarsi la cena appositamente lasciata per lui. Come al solito non c’era nessuno ad aspettarlo. Nonostante la consapevolezza di questo, era difficile per lui abituarsi a quella solitudine. Ma i ricordi di quello che era avvenuto in macchina lo stavano ancora turbando profondamente.

Sono solo un gran idiota, spero solo di non averla spaventata o spaventato. Cavolo non so nemmeno più come definirlo. Il mio istinto mi dice che è lei. Fin dal nostro primo incontro la sensazione che mi ha trasmesso così familiari, così da lei. Non sono mai stato uno che a prima vista mi sia fidato di qualcuno, invece con lui, ho subito sentito una sintonia che ci legava:  il suo profumo, il suo tocco, quella posa e soprattutto i suoi occhi; si non posso sbagliarmi, è lei! Quello che però non capisco, perché non mi abbia mai detto che anche lei giocasse a calcio, e soprattutto non mi sarei mai aspettato che fosse così brava. Aspetta non so ancora se è la mia Patty, forse è solo il desiderio che lo sia. Non so più cosa pensare. Ma scoprirò chi è!

Ormai erano le dieci di sera, e dopo un rapido calcolo Patty si disse che era ora che portava chiamare sicuramente il suo amico era già sveglio. Compose il numero ed aspetto che dall’altro capo del telefono gli rispondesse qualcuno, e in breve.
-Pronto, chi è?-
Dio quanto mi è mancato sentire la mia lingua.
-Ciao-
La voce tremava per la forte emozione che stava provando nel risentire la voce de, suo migliore amico.
-Patty, sei tu?-
-Sì, sono io, buongiorno-
-Finalmente, ti davo per dispersa-
-Scusa, se non ti ho chiamato prima, non ho scuse, ma sono stata così presa in questi giorni-
-Non ti preoccupare, allora come stai? Ti trovi bene?-
-Oh Tommy, non sai che persone stupende ho incontrato-
-Hai visto che era come ti dicevo io. Dai racconta!-
-Mio zio e fantastico, è meraviglioso la persona più dolce di questo mondo-
-Non capisco, ma tua madre non diceva che vi odiava?-
-Si, ma non ancora bene capito, delle divergenze, credo. Comunque è una splendida persona, e infine ho ritrovato mio cugino-
-Non mi avevi detto che avevi un cugino-
-Sì, perché l’ultima volta che ci siamo visti eravamo bambini, dopo deve essere successo qualcosa tra le nostre famiglie e non ci siamo più visti, e non mi aspettavo che lui si ricordasse di me-
-Beh’ è fantastico, sono contento che hai trovato qualcuno che ti vuole bene-
-Tommy, pensavo di trovare delle persone spregevoli, invece, mi hanno accolta calorosamente, gli voglio già un mondo di bene. Poi dovessi vedere dove vivo adesso-
-In che senso?-
-Nel senso che vivo in una bellissima villa in mezzo al verde, e indovina un po’?-
-Cosa?-
-In giardino hanno un vero e proprio campo da calcio-
-Wow, sono ricchi allora! E anche appassionati di calcio!-
-Si, e si, mio zio era un grande calciatore, ha giocato anche per la sua nazionale, e anche Karl, mio cugino e un calciatore dell’Amburgo-
-Cioè vorresti dirmi che Karl Hans Schneider e tuo cugino?-
-Si, e proprio lui, ma come fai a conoscerlo?-
-In Europa e famosissimo, non sai cosa darebbero le varie società per averlo! Però, chi avrebbe mai detto che siete cugini!-
-Si insomma non proprio cugini, lui e il figlio del fratello di mio zio, mentre io sono la figlia della sorella di sua moglie, quindi nessun legame di sangue.-
-Non sono per forza i legami di sangue a definirci parenti, ma i sentimenti che proviamo per le singole persone-
-Hai ragione-
-E giochi ancora?-
-Non ci crederai mai, sono nella squadra femminile dell’Amburgo e domani giocherò la mia prima partita-
-Non ci credo! C’è  l’hai fatta! Sono così felice per te! Hai visto che il tuo sogno si è realizzato, prima del previsto. Quindi lo hai visto?-
-Si-
-E? –
-Ecco è un po’ complicato-
-Spiega-
-Sicuro che hai tempo? Cioè so che a quest’ora vai ad allenarti di solito il sabato con gli altri-
-Non importa, vorrà dire che per una volta sarò io in ritardo-
-Ecco, quando sono arrivata Karl mi aveva detto che Benji rischiava il, posto in squadra, ma non ciò creduto, ma un giorno lo visto allenarsi, ed era ubriaco, la mia amica mi disse che se non cambiava entro  due settimane, lo avrebbero espulso, quindi gli ho lanciato una sfida, simile a quella che gli ha fatto Holly da piccoli, ti ricordi?-
-Si ne ho sentito parlare, anche se non ci posso credere Benji ubriaco agli allenamenti-
-Credimi, lo visto con i miei occhi-
-E come a preso la cosa? Ha accettato la  tua sfida?-
-Si, ma non sapeva che ero io, quando lo visto in quelle condizioni, ero molto distante. Lui ha accettato la sfida-
-E che faccia a fatto quando ha visto che eri tu?-
- Non sa che ero io, cioè mi sono camuffata. Volevo aiutarlo non umiliarlo, capisci-
-Si, lo ami ancora tanto?-
-Si, forse anche più di prima-
La sua voce divenne più triste e una lacrima sfuggì al suo controllo
-Non volevo farti diventare triste. Chi ha vinto?-
-Io naturalmente-
-Non avevo dubbi, quando ho visto il tiro che hai non mi sorprende affatto. Quindi come è andata a finire?-
-E andata a finire che adesso mi alleno con lui dopo gli allenamenti, e tornato come prima, o quasi-
-Cosa vuol dire quasi?-
-Si credo di aver capito perché in quest’ultimo anno sia cambiato così-
-E anche perché ha deciso di dirti quello che ti ha detto?-
-Si, ecco, oggi dopo che mi ha accompagnato a casa mi ha dato un bacio sulla guancia-
-E allora?-
-Non capisci, ero ancora travestita da ragazzo, non sapeva che ero io, quindi secondo me Benji e gay-
Per un attimo la conversazione tra i due calò in un tremendo silenzio, ma subito dopo Tom  scoppiò in una fragorosa risata
-Benji gay, dai non dire cavolate-
-Non sono cavolate, e non ridere, questo spiegherebbe il suo comportamento-
-Fidati, gay non lo è di certo-
-Allora perché mi ha baciata?-
-Magari ti era grato per l’aiuto che gli stai dando, e poi ti ho visto mascherata da ragazzo, e sembri un ragazzino delle elementari, forse si è affezionato come ha un fratello, oppure-
Fece una pausa, non sapendo se volesse o meno continuare con la sua teoria, non voleva dare false speranze alla sua amica, dopo come aveva già sofferto in passato.
-Oppure cosa?-
-Hai ragione tu, ed è gay-
-Volevi dirmi qualcos’altro-
-No no credimi-
Mentì.
-Non mi convinci, ma cambiando discorso, come vanno le cose a casa, come stanno gli altri e il campionato?-
-Patty sei partita meno di una settimana fa, cosa vuoi che sia cambiato? domani abbiamo la partita con quelli della Mappet, ci siamo impegnati tanto questa settimana, anche se credo che tutti sentano la tua mancanza, le altre due manager sembrano sfinite, credo che solo ora si sono rese conto che il lavoro più grosso lo svolgevi tu. Ormai per quest’anno andranno avanti così, ma il prossimo cercheranno qualcun altro.-
-Finalmente si sono resi conto che senza di me il lavoro non è così piacevole-
-Credo proprio di sì. Anche a me manchi sai, allenarmi con te, le nostre chiacchierate-
-Anche tu mi manchi Tom, davvero, infatti volevo proporti di venire qui in estate, a trovarmi. Che ne dici?-
-Ne sarei felice, ma economicamente non so se potrei permettermelo-
-Offro io, ti ho invitato io-
-Non posso accettare che paghi tu-
-Non dire cavolate, e credimi non è un problema, anzi se sapessi, te lo detto che mio zio e ricco-
-Si me lo hai accennato. Patty non diremo che adesso farai come il nostro caro portiere e ostenterai le tue ricchezze-
-Ma che cavolo dici, non ci penso neanche, voglio solo invitare il mio più caro amico a trovarmi per puro semplice fatto che ho bisogno di te. E voglio farti conoscere la mia famiglia, ti prego-
-Ok, accetto anche io ho voglia di rivederti, e conoscere la  tua nuova vita-
-Evviva, sono così felice-
-Ora però devo proprio andare-
-Si hai ragione, non dire agli altri ancora niente, salutameli, ma non voglio che sappiano, ok?-
-Va bene, non dirò niente. Auguri per la partita di domani-
-Ti chiamo domani per raccontarti come è andata-
-ci conto. Ah Patty-
-Si?-
-Fai vedere a tutti chi sei-
-Lo farò, ti voglio bene-
-Anche io-
La conversazione terminò, Patty si sdraiò sul letto ripensando a quello che era accaduto in macchina con Benji, a quel bacio sulla guancia, riusciva ancora a sentire la sensazione piacevole delle sue labbra sulla sua  pelle.
Quanto avrei voluto approfondire quel bacio, sentire le sue labbra sulle mie, sentire il suo sapore, sentire la sua lingua sulla mia. Ok basta! Tanto non succederà mai, e poi forse a lui piacciono i ragazzi, o no? Forse ha ragione Tommy e mi ha dato quel bacio solo come gesto di affetto perché lo sto aiutando. Potrei chiedere a Karl: infondo lui lo conosce meglio di me, insomma, è da anni che fanno parte della stessa squadra.

Così pensando, andò a bussare alla camera di Karl, sperando che fosse già tornato dopo aver accompagnato Maria a casa.
-Karl, ci sei?-
Il ragazzo aprì la porta con solo un asciugamano a volto in vita, reduce da una doccia gelata dopo l’incontro con la sua ragazza in macchina, il desiderio che ha di lei comincia a farsi sempre più intenso: dopo i baci infuocati che si scambiavano.
-Ciao Patty, tutto bene?-
La ragazza rimase immobile a fissarlo, diventando tutta rossa, anche se erano cugini non poteva di certo rimanere impassibile di fronte a quello spettacolo: il viso di un angelo, con i capelli biondi, ancora bagnati, dove delle  piccole goccioline li scendevano lungo il corpo bello muscoloso e atletico.

Devo proprio ammettere che Karl e un ragazzo bellissimo, e che corpo! Cavolo, è la seconda volta in un giorno che ammiro due splendidi ragazzi praticamente nudi, con dei corpi mozzafiato.
-Si, si-
Balletto tutta rossa.
-Dai, non essere tutta rossa, non è mica la prima volta che mi vedi nudo, non ti ricordi abbiamo fatto anche il bagno insieme nudi-
-Si ma eravamo solo dei bambini-
Mise il broncio, intrecciando le braccia sotto il seno, mentre il ragazzo scoppiò a ridere.
-Va bene, aspetta mi vesto e arrivo-
-Ok-
Un attimo dopo Karl torno vestito con un paio di pantaloni della tuta e una canotta.
-Come mai indossi ancora i vestiti di Benji?-
Gli fece notare il ragazzo.
È vero, non me ne ero ancora accorta, sono così comodi e sento ancora il suo profumo.
-Sono comodi-
-Allora di cosa volevi parlarmi?-
-Ecco, oggi è successo una cosa-
-Qualcosa di grave?-
-No, cioè, ecco, Benji mi ha baciato sulla guancia-
Disse tutta imbarazzata.
-Tutto qui?-
Chiese non capendo dove stava il problema.
-Karl, non capisci, ero Pit quando lo ha fatto, credo che Benji si ecco, credo sia gay-
E Karl scoppio a ridere. Rise talmente forte,  che aveva praticamente le lacrime agli occhi.
-Dai non ridere, è una cosa seria-
-Credimi cuginetta, Benji può essere tante cose, ma gay, non dissicuro-
-E come fai a esserne certo?-
Chiese speranzosa.
-Sono certo, perché una cosa così si noterebbe. Facciamo la doccia insieme, e non ha mai fatto o guardato nessuno in modo allusivo, e poi si sa la reputazione che ha-
-Quale reputazione?-
Accidenti, mi sono fregato da solo. Ma come potrebbe mai pensare una cosa del genere? Benji gay mi viene ancora da ridere.
-Allora?-
Insistette.
-Non prenderla a male, ma ecco è un gran don giovanni, detta in modo gentile-
Patty divenne ancora più triste.
-Capisco-
-Non fare quella faccia. Comunque so che è da un po’ che non esce con nessuna, e le altre sono sicuro che erano solo delle semplici avventure-
-Non devi giustificarlo,  capisco, voi uomini avete delle esigenze-
Patty era triste e sconfortata da quella notizia e Karl, vedendo la sua malinconia, cerco di cambiare discorso, non sopportava di vederla in quello stato.
-Ok, cambiamo discorso. Domani c’è la partita, sei nervosa?-
Patty sentendo parlare del suo sport preferito, le torno subito il sorriso.
-No, anzi, molto felice. Poi il mister mi ha detto che forse giocherò anche io-
-Ne sono felice-
Stava per andarsene, poi li venne in mente di chiedere una cosa al cugino.
-Un’altra cosa-
-Dimmi-
-Allo zio dispiacere se ho invitato un vecchi amico per le vacanze?-
-Ma che dici, ne sarà felicissimo, e a anche io, e chi è? –
Indago.
-Un caro amico, si chiama Tom Becker. Spesso mi allenavo con lui, era l’unico a sapere, a vissuto a Parigi per un po’ e mi aveva detto che anche lì ci sono ragazze che giocano a calcio. Se non fossi venuta qua, stavamo progettando che dopo il diploma saremo partiti insieme per la Francia-1
E con l’entusiasmo che parlò dell’amico, Karl non poté far a meno di chiedere.
-E cosa c’è  fra di voi?-
Ma Patty non aveva problemi a rispondere con molta sincerità.
- Solo una grande amicizia. Lui poi,  sta insieme ha una ragazza che abita proprio a Parigi, e anche lei gioca a calcio ed anche lei e Giapponese, anche se praticamente a vissuto sempre lì-
-Non vedo l’ora di conoscerlo. Ora, però è meglio che vai a dormire: domani sarà una giornata importante per te-
-Si buona notte, Karl e grazie-
Si girò verso la porta.
-Buona notte. Tity!-
Karl la richiamo e Patty che ormai era alla porta si girò.
-Si?-
-Credo che quel bacio sia solo un semplice ringraziamento per l’aiuto che li stai dando-
-Si, anche Tom pensa la stessa cosa-
-Vedi, siamo in due a pensarla così-
Forse Benji ha capito? Non è uno stupido! Anzi, e la persona più intuitiva che conosco e forse ha capito qualcosa. Allora perché non ha detto niente? Gay, si si, come no! Forse quando gli asini voleranno. Vediamo come andranno le cose.

Patty e Benji si addormentarono entrambi in un sonno agitato, ognuno pensava all’altro, ognuno sognava l’altro. Sognarono di essere uno nelle braccia dell’altro a baciarsi e fare l’amore insieme, promettendosi di stare insieme, per sempre e felici.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Cap 17
Il giorno successivo Patty si svegliò alquanto accaldata, aveva sognato il corpo nudo e atletico del ragazzo che amava. Quel corpo stupendo che aveva visto il giorno prima, in quello spogliatoio. Continuando a chiedersi, come sarebbe stato sentirlo sul suo corpo, sentire quelle mani così grandi e forti, mentre la accarezzavano, da per tutto, chiedendosi cosa avrebbe mai provato. se sarebbe stato dolce o rude. Desiderava, ardentemente di poterlo accarezzare e baciare ovunque, e anche se era ancora vergine, desiderava ardentemente di fare l’amore con lui. Una strana sensazione a lei ancora sconosciuta, si stava impadronendo di lei, una sensazione: come di riempire un vuoto che ancora non riusciva a capire. Voleva sentirsi completa, una sola cosa, tra le sue braccia. Solo con lui voleva sperimentare questa unione, solo con lui si sarebbe sentita di fare quel passo.


Benji, vorrei poterti dire chi sono veramente, vorrei che tu mi amassi almeno la metà di quello che ti amo io. Il desiderio di buttarmi tra le tue braccia, sta diventando sempre più insostenibile. Vorrei dichiararti ciò che provo. Ma pensare ha un tuo rifiuto, mi blocca, la paura di una tua reazione negativa: mi terrorizza. Però non so ancora per quanto tempo potrò resistere così. Starti vicino senza però poterti avere con me, sta diventando sempre più pesante. Tom e Karl dicono che è impossibile che tu sia gay! Forse è verrò! E mi reputi solo un amico. Non so se esserne felice o triste. Oggi c’è  la partita, devo concentrarmi solo su quella. Forse stare lontano in questi due giorni da Benji, mi farà bene. Come no! Non lo visto ne sentito per un  anno, eppure, sono ancora innamorata di lui, forse anche più di prima, che differenza vuoi che faccia due giorni, e poi domani andrò a vedere la sua partita. Mi è sempre piaciuto vederlo giocare, fin  dalla prima volta che lo visto, anche se giocava contro la nostra squadra, la sua luce quando scendeva in campo era abbagliante, si vedeva quanto amasse questo sport, e finalmente, anche io scenderò in campo,  e vincerò.


Anche Benji si svegliò nel suo letto eccitato come non mai, per il sogno che ormai da un anno a questa parte lo tormentava, ma stavolta il suo umore non era più triste o disperato, le speranza che quel ragazzino fosse chi si immaginava fosse, li diede una carica che pensava di non avere più.


Era da tempo che non  mi svegliavo con questa pace nel cuore, la speranza che quel ragazzino sia la mia Patty, mi infonde una gran gioia, un sentimento che non avrei più creduto di ritrovare. Certo, non so ancora se la mia teoria sia quella giusta, ma se è così? Allora questa volta le dirò ciò che provo realmente per lei. Poi il discorso che abbiamo fatto ieri, mi fa credere che forse anche lei provi i miei stessi sentimenti. Quando a parlato di quel ragazzo che amava e che dopo lo ha lasciato, perché si era accorta di amare qualcun altro, credo che parlasse di Holly, e sarò io quell’altro che si sia accorta di amare? Non mi ha mai detto niente. Ma è anche vero che non lo lasciata parlare quella mattina, quando si era presentata a casa mia. Che stupido che sono stato! Forse aveva deciso di dichiararsi e io come un cretino lo insultata e fatta scappare. Sono sicuro che stesse piangendo, ma il dolore che provavo in quel momento mi ha offuscato il cervello. Ma quando l’avevo sentito piangere la sera prima per Holly, il mio cuore era andato in pezzi, e di conseguenza il mio caratteraccio ha avuto la meglio. Forse piangeva perché aveva paura che io non ricambiassi i miei sentimenti per lei? Lasciare qualcuno che sai che ti ama, per uno che non ne hai idea, deve averla terrorizzata. Se è così! Lo fatta proprio soffrire, mi prenderei a pugni da solo. Ok, però prima scopriamo la verità.

A casa Schnaider, Patty dopo essersi svegliata, a un’ora insolitamente tarda, per le sue abitudini, andò in cucina a prepararsi la colazione. Quella mattina la scuola non c’era e la partita iniziava appena alle tre. Allora penso di andare, dopo mangiato,  al campo in giardino ad allenarsi, non le piaceva proprio poltrire, non era capace stare ferma senza far niente. Si stava preparando una tazza di latte quando, un rumore proveniente dal soggiorno attirò la sua attenzione e in pochi istanti si diresse in quella direzione. Appena arrivò vide: una donna di mezza età, poco più alta di lei con i capelli neri raccolti in una coda di cavallo bassa e la carnagione molto scura.


Dev’essere Consuelo!

Consuelo alzò lo sguardo, e la vide,  rimanendo completamente spiazzata e senza parole.
-Terry?-
Riuscì finalmente a dire.
-No, sono sua nipote, mi chiamo Patty, piacere di conoscerla-
E Patty, le rivolse un dolcissimo sorriso
-Si certo, scusa, assomigli incredibilmente a tua zia. Piacere mio-
Ricambiando il sorriso, ancora però scioccata per la forte somiglianza della sua ex datrice di lavoro.
-Ciao Consuelo, vedo che finalmente hai conosciuto Patty-
Disse entrando Karl, ancora con indosso il pigiama.
-Signorino Karl, buon giorno-
-Ieri sera ho dimenticato di tirar fuori i vestiti dal borsone, scusami Consuelo saranno ancora bagnati fradici-
La informo dispiaciuta Patty.
-Non si preoccupi signorina, ci penso io, sono qui apposta-
-Karl, io vado ad allenarmi un po’ in giardino, mi raggiungi?-

Chiese Patty sperando che il cugino accettasse.
-Si certo, faccio colazione e poi arrivo-
-Ok, a dopo, grazie Consuelo, di tutto-
E la ragazza si diresse in camera a cambiarsi e a lavarsi. Mentre  Karl si stava dirigendo in cucina a fare colazione. Pochi minuti più tardi la governante lo raggiunse.
-Signorino Karl-
Karl guardo in direzione di Consuelo, distogliendo l’attenzione dal suo caffè che stava sorseggiando.
-Qualcosa non va?-

Chi se preoccupato sentendo l’agitazione della donna.
-Non trovo il borsone della signorina, ma invece, ho trovato quello che credo sia il borsone di un certo Benjiamin Price, almeno e quello che c’era scritto sulla targhetta-
Li riferì la governante.

Si vede che quei due si sono scambiati i borsoni, telefonerò a Benji, e andrò a riprenderlo. E adesso? Forse lo ha già aperto e scoperto la verità! No non credo, altrimenti sarebbe già qui o almeno mi avrebbe chiamato. Però, pensandoci, forse è meglio che finalmente scopra la verità, l’intesa che hanno quei due e incredibile. Conosco il portiere e non lo mai visto preso così da qualcuno.


-Grazie Consuelo, non si preoccupi so io dov’è-
Si alzò e fece per andarsene, quando li venne in mente che Patty lo aspetta in giardino, così chiese alla governante
-Può dire a Patty che sono dovuto uscire per una commissione urgente-
-Si certo-
In men che non si dica il ragazzo si vestì, prese il borsone e si avviò alla macchina.


A Villa Price, il portiere decise di correre un po’ nel giardino dietro a casa, gli piaceva fare quella attività in quella maniera riusciva a schiarirsi le idee. Perché aveva, troppe domande, troppi interrogativi che lo stavano attanagliano.


Troppe coincidenze, e se viene dalla mia città natia, perché non lo mai visto? È un giocatore formidabile,  quindi insomma, dovrà pur essersi allenato da qualche parte, non può aver sempre giocato da solo. A una tecnica e un tiro formidabile, qualcuno lo dovrà aver istruito? E se è come penso che quel Pit sia realmente Patty, perché non ha mai detto a nessuno che sapeva giocare? Perché non si è mai fatta avanti? Si è vero, nella nostra città nessuna ragazza  giocava! Forse per quello che ha sempre taciuto, peccato. Chi sa cosa avrà passato? Adesso mi spiego come mai fin da piccola seguiva quei imbranati della Neppy, era come stare in squadra con loro, e poi in seguito si era sempre unita alla New Team come  manager. Deve proprio amare tanto questo sport, se per pur di far parte di esso si sia sempre data tanto da fare, molto di più rispetto alle altre. Lo notai subito, e anche se non c’era Holly era sempre pronta ha soddisfare ogni esigenza di tutti con il sorriso sulle labbra. Anche quando il mister gli chiese di aiutarmi con gli allenamenti, ero rimasto stupito dalla sua energia, correva quanto me, eppure mai un lamento, anzi, sembrava quasi che potesse durare così tutto il giorno. Adesso che ci penso quando scoprii questo ragazzino ad allenarsi in segreto, è stata anche la sera che ho visto Patty sotto la doccia, adesso mi spiego il perché. Si sono sempre più convinto.


Ma i suoi pensieri furono interrotti dall’apparizione di una figura molto famigliare, e con passo spedito si diresse verso il biondo ragazzo che lo attendeva all’entrata del giardino.
-Capitano quale buon vento?-
-Ciao Benji, scusa il disturbo, ho provato a chiamare,  ma non mi hai risposto, ma adesso capisco il perché-
Quei due non hanno che in mente di allenarsi, sono proprio uguali.
Pensò Karl.
-Allora, come mai qui?-
Chiese Benji, non capendo di questa visita inaspettata.
-Credo che ieri ci sia stato uno scambio di borse, e sono venuto qui per restituirtelo-
-Non me ne ero accorto-
Bene allora non sa niente, peccato.
-Dai seguimi-
E gli fece cenno di seguirlo.
-Come vanno i vostri allenamenti? Progressi?-
Si informò Karl.
-Si, è un tipo in gamba, e anche molto bravo-
-Sì,  è vero-
Benji accompagnò Karl dove il giorno prima aveva abbandono il borsone, ma di essi nessuna traccia.
-Deve averlo preso la mia governante. Andiamo a cercarla-
-Ok-
Trovarono la donna in cucina intenta a preparare il pranzo.
-Rosy, hai preso tu il borsone che era di la?-
-Sì signorino Benji, ho lavato tutto e adesso è nell’asciugatrice-
-Grazie.-
Poi si rivolse all’amico.
-Ti tocca aspettare-
-No c’è problema-
E Benji fece una cosa che stupì non solo gli altri ma anche se stesso.
-Ti va di fermarti a pranzo intanto che aspettiamo?-

Non posso crederci il caro portiere mi ha invitato a pranzo? Credo che verrà da nevicare, anche se siamo già praticamente a Maggio.

Non ho mai invitato nessuno, non mi era mai capitato di volere la compagnia di qualcuno, tanto meno di un ragazzo, ma in fondo che male c’è? Lo sempre reputato un ottimo giocatore, e una persona che intuiva al volo quando qualcuno voleva essere lasciato in pace, potrei anche definirlo una specie di amico.


-Wow, non me lo sarei mai aspettato. Forse verrà da nevicare?-
-Accettino o no?-
Cominciò a innervosirsi il ragazzo.
-Si si, accetto, era solo per ridere-
E inizio a ridere sul serio.
-Molto spiritoso-
-E dai Benji, e da anni che ci conosciamo e questa è la prima volta che mi inviti a pranzo-
Gli fece notare
-Posso sempre cambiare idea-
-No, no ok. Chiamo a casa per avvertire-
-Ti aspetto in salotto. Birra?-
-Si grazie-
Karl prese il telefono, e compose il  numero dello zio che al secondo squillo rispose.
-Ciao zio, non vengo a pranzo, sono ospite da Benji-
-Va bene-
-Arrivo subito dopo mangiato, non dire a Patty dove sono-
-No capisco-
-Niente e lunga storia te lo spiego dopo, ci vediamo a casa-
-A dopo-
Riattacco, e raggiunse il portiere in salotto, dove stava già sorseggiando la sua bevanda ambrata direttamente dalla bottiglia, Karl prese la sua e iniziò a sorseggiarla.
-Ho saputo che il mister ti ha messo fuori partita per colpa di quell’incidente con Franz, ti è andata bene-
-Si, e vero. Però ne valeva la pena-
-Non ti chiederò il motivo. Perché se l’avessi voluto dire l’avresti già detto. Comunque hai fatto bene, non sai quante volte lo avrei voluto fare io-
E i due scoppiarono a ridere ricordando la scena che aveva fatto il povero malcapitato. I due parlarono ancora di molte cose, ricordando soprattutto il passato, ma senza rivelare troppo di loro stessi, non erano ancora pronti a certe rivelazioni. Nonostante gli anni passati a giocare come compagni di squadra, il loro rapporto non ebbe mai decollato in niente. A pranzo ultimato la governante non appena risistemò la cucina diede al ragazzo il borsone perfettamente asciutto e con i vestiti all’interno perfettamente stirati e piegati.
-La ringraziò-
-Non si preoccupi arrivederci signorino Karl, è stato un piacere averla a pranzo con noi-
-Il piacere è stato mio. Scusa Benji,  ma adesso devo proprio andare, grazie ancora per il pranzo. Dovremmo rifarlo-
-Si hai ragione. Ci vediamo dopo all’allenamento?-
- No oggi non ci sarò, ho chiesto al mister un permesso-
-Allora a domani, per la partita, staremo entrambi in panchina-
-Sì è vero, a domani!-
E se ne andò.


In casa di Schnaider, lo zio e Patty decisero di consumare il pranzo in giardino sotto il gazebo, dato che era una bellissima giornata, e l’aria era sempre più calda e piacevole. Consumarono il pranzo in tranquillità, godendosi a pieno la compagnia dell’altro.
-Mi dispiace che Karl non ci sia, ma sono felice di poter passare un po’ di tempo da soli zio-
E Patty gli regalo un  bellissimo sorriso.
-Anche a me fa molto piacere. Vedo che ti sei ambientata.-
-Si, e fantastico, mi sento come se avessi sempre vissuto qui con voi-
-Mi fa molto piacere sentirtelo dire-
-Ieri sera ho chiamato un vecchio amico in Giappone, ecco, so che prima avrei forse dovuto chiederti il permesso, ma ecco lo invitato qui per l’estate se non ti dispiace-
- certo che no. Hai fatto benissimo! E come si chiama questo tuo amico?-
-Tom Becker, e anche lui gioca a calcio, e bravissimo, un fenomeno, a vissuto in Francia per un periodo. Sai il padre e un pittore e fin da piccolo a viaggiato con lui per tutto il Giappone-
-Non vedo l’ora di conoscerlo-
-Ti piacerà, e molto simpatico e dolce, ed è stato l’unico prima a capire la mia passione per il calcio, senza ridermi dietro. Anzi se non fossi venuta qua stavamo progettando di andare insieme in Francia per farmi giocare in una squadra femminile-
-E un tipo in gamba, e tra di voi c’era qualcosa?-
Patty arrossi per quella domanda, ma non tanto per quella intromissione tanto per l’idea che tra lei e il suo migliore amico possa mai esserci qualcosa.
-No zio, e il mio migliore amico, tra di noi non c’è quel tipo di sentimento. Si li voglio bene, ma è tutto qua  E poi lui c’è  l’ha la fidanzata. Pensa vive a Parigi ed anche lei è Giappone è gioca a calcio. Approposito zio non hai ancora finito di raccontare di te e la zia-
-E vero, dove eravamo arrivati?-
-La sfida-
-Giusto, allora la sfida. Io ero un attaccante uno dei migliori in tutta la Germania hai tempi, quindi quando tua zia mi sfido rimasi sorpreso. Ma quello che non sapevo e che tua zia era un portiere bravissimo-
-Mia zia giocava in porta? Non avrei mai immaginato-
Disse sbalordita la ragazza
-Forse l’avevo sottovalutata all’inizio, e quando riuscita parere il mio tiro rimasi completamente a bocca aperta-
-Quindi lei vinse?-
-Si, in piena regola-
-E cosa ti chiese in premio?-
-Di portarla con me in Germania-
-E tu lo facesti?-
-Sì-
-Wow, sembra un film d’amore-
Ma lo zio cambio tono, diventando di colpo triste
-Forse è meglio che il resto non te lo racconti-
-Perché?-
Non capì di come mai di quel cambiamento repentino nella sua espressione e voce.
-Non voglio renderti triste, quello che successe dopo è stata una vera e proprio tragedia-
-Ti prego-
La sua era proprio una supplica.
-Vedi, i tuoi nonni non presero bene questa notizia, non volevano che tua zia venisse qui in Germania, loro non volevano che lei giocasse a calcio. Erano sempre stati contrari a questo. Allora tua zia scappo di casa, lasciando solo un biglietto. I tuoi nonni nel vano tentativo di fermarla ebbero un brutto incidente in macchina, morirono sul posto, mentre tua madre era in fin di vita, quando, quello che è diventato tuo padre, riuscì a estrarla dall’auto e salvarle la vita-
Patty stava ascoltando attentamente il racconto dello zio: sbiancando di brutto. Non aveva mai potuto immaginare una cosa del genere, sua madre non le aveva mai detto niente di tutto ciò, e lei non aveva mai chiesto di come i loro nonni fossero morti
-scusami forse era meglio non raccontarti niente-
-No, sono contente che tu l’abbia fatto, ti prego continua-
Gli chiese con un filo di voce
-Va bene. Tua madre rimase in coma per una settimana, aveva perso un’abbondante quantità di sangue, e non appena abbiamo saputo quello che era successo ci precipitammo  da lei. Ma tua madre se la prese con tua zia, ci volle un po’ a riappacificare le cose, ma il legame che le univa era stato più forte, e fecero la pace, ma tua madre, invece, non mi perdono mai per questo.-
-Non è stata colpa tua, come avresti mai potuto pensare che succedesse una cosa del genere-
Ormai Patty stava piangendo a dirotto, come aveva potuto la donna che le aveva donato la vita e che è sempre stata vicino ad accusare qualcuno di un’atrocità così grave, come ha fatto a non capire quello che legava sua sorella a quest'uomo, che nonostante siano passati anni dalla morte di sua moglie, la amava ancora con tutto il cuore.

Non capisco, perché odiare così tanto qualcuno, per qualcosa che non aveva fatto. Si erano semplicemente innamorati e volevano vivere insieme, da quando è una colpa innamorarsi.

-Non piangere tesoro, ormai è acqua passata-
Cerco di tranquillizzarla.
-mi dispiace che mia madre ti abbia incolpato di tutto-
E si butto fra le sue braccia.
-Ormai non ha più importanza-
Patty era ormai da diversi minuti abbracciata allo zio a piangere a più non posso, si rese conto di quanto doveva aver sofferto per quelle accuse fatte da sua madre.

Se solo avesse capito che persona favolosa tua sia zio.

Tesoro mio mi dispiace averti reso così triste, ma forse Karl a ragione dovrei dirti tutta la verità. Un passo alla volta però, non è ancora il momento, non vorrei perderti adesso che ti ho finalmente ritrovato.

Dopo che la ragazza si calmò lo zio cerco di cambiare il discorso.
-Sei pronta per oggi?-
-Si non vedo l’ora, il mister mi ha detto che forse giocherò anche io-
Il pensiero di quello che l’aspettava da lì, a qualche ora, la rese di nuovo allegra.
-Ne sono sicuro, lo conosco molto bene, siamo stati compagni di squadra per molto tempo, e sa riconoscere un talento quando lo vede, e noi faremo il tifo per te-
-Si cuginetta, un tifo sfegatato-
Karl tornato si intromise nella conversazione
-Karl sei tornato, dov’eri?-
Chiese Patty curiosa
-Scusate, un amico aveva bisogno di me-
-Allora vai a preparati, che tra poco dobbiamo andare-
Disse Stephan notando che si era già fatto tardi.
-Corro-
La ragazza si allontanò tutta eccitata per la partita che l’attendeva.
-Tutto bene nipote?-
-Si, tutto apposto, un piccolo scambio di borsoni-
-Lui non sa ancora niente?-
-No, ma ho la netta sensazione che abbia capito qualcosa-

Benji era ormai pronto per andare al campo, ma mentre stava per uscire la sua governante lo richiamò.
-Signorino, mi dispiace trattenerla, ho dimenticato di rimettere nel borsone della sua amica il suo portafogli-
-Amica?-
Chiese il ragazzo, non capendo a cosa si riferisse la sua governante.
-Si, il borsone che è venuto a prendere il signorino Karl, apparteneva a una ragazza, credevo fosse una sua amica-
-ah si! Me ne ero già dimenticato, dia pure a me, glielo farò avere al più presto-
Prese in mano il portafogli ed estrasse la carta di credito che vi era inserita dentro, e lesse il nome che vi era inciso sopra “ PATRICIA GATSBY”.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Cap 18


Lo stadio era ormai gremito di gente, nonostante fosse una partita di ragazze, Patty rimase felicemente sorpresa da questa constatazione, non avrebbe mai immaginato un tifo così caloroso. Maria e Patty si avviarono verso i spogliatoi, dove ormai erano già riunite tutte le loro compagne intente a cambiarsi. Ognuna aveva il suo armadietto con le divise pulite e stirate che le attendevano sulle grucce, e quando la ragazza vide quella maglietta con il numero 22 e il suo nome inciso sulla schiena, non poté a fare a meno di commuoversi.

Fuori dal suo controllo le uscirono copiose lacrime. Maria notò il suo pianto, si avvicinò a lei e la strinse fra le braccia.
- Maria, dimmi che questo non è un sogno-
- No, mia cara Patty, è tutto vero! Adesso fai parte di questa squadra, e questa è la tua divisa, finalmente anche tu potrai vivere il tuo sogno-
Rimasero così un lungo momento, le compagne non capirono subito il comportamento della nuova arrivata, fu Maria a spiegare la causa di quel turbamento, e in men che non si dica tutte quante abbracciarono Patty, potendo solo immaginare cosa questo potesse significare per lei.
- Grazie ragazze, siete una squadra fantastica e io sono onorata di poter giocare con voi-
- E tutte noi siamo contente di averti con noi-
- Allora non resta che vincere-
E tutte insieme gridarono
- VINCEREMO! - gridarono tutte insieme.
Dopo essersi calmata, si cambiò e si sistemò i capelli ormai lunghi, in una coda alta. Erano tutte pronte per scendere in campo, pronte più che mai a vincere la partita, . Mancava solo il fischio d’ inizio.


Finalmente! Ho atteso con impazienza questo momento, e finalmente è arrivato. Adesso capisco cosa potevano provare i miei ex compagni della New Team, prima di scendere in campo. Una sensazione di euforia e terrore allo stesso tempo, sento l’adrenalina scorrermi nelle vene, non vedo l’ora di poter scendere in campo. Speriamo che il mister mi faccia giocare. Quando sapevo che non poteva era dura, ma adesso, ce la farò ad aspettare? Si devo avere fiducia! Io giocherò oggi, e nulla me lo impedirà! Vorrei solo che qualcuno dei miei vecchi amici mi potesse vedere, vorrei che Benji fosse qui a vedermi, essere partecipe del mio debutto. Ma è meglio così,  forse, forse anche lui non capirebbe come gli altri ragazzi in Giappone               


Le squadre erano ormai in posizione, il fischio dell’arbitro diede inizio alla partita.
- Bene si comincia!-


Benji arrivò al campo di allenamento, ormai aveva avuto la conferma dei suoi dubbi.


Non ci posso ancora credere, e lei. Lo sapevo, ma adesso ho avuto la conferma sui miei dubbi. E adesso come mi comporto? Cosa le dico? Non ci avevo ancora pensato. Cosa faccio quando la rivedrò? La smascherò subito o aspetto che sia lei a farlo? E se dopo non vorrà più vedermi? Ma no non credo, altrimenti perché si sarebbe allenata con me?  E se mi odiasse?  E perché questa mascherata? Scemo, che sono, dopo come lo trattata e già tanto che sia stata disposta a vedermi. Allora perché mi sta dando una mano?  E la cosa più sorprendente è che lei sia cugina di Karl, non è pazzesco? Chi l’avrebbe mai detto? Da quando sapeva giocare così bene a calcio? Perché non la mai detto a nessuno?


Negli spogliatoi, il clima era di nuovo quello di un tempo, nonostante l’incidente del giorno prima.
- Ma nemmeno oggi c’è il nostro capitano?-
Chiese uno dei componenti della squadra.
- No oggi non ci sarà - Rispose l’allenatore.

Nessuno osò dire niente, tranne Franz che si sentiva in colpa, per quello che aveva detto all’amico. Sapeva di aver esagerato, aveva capito che se qualcuno avesse parlato come aveva fatto lui di sua sorella in quei termini, avrebbe reagito allo stesso modo, è vero che non sapeva che era una sua parente, ma il capitano glielo aveva detto di tacere e lui come uno stupido non lo aveva ascoltato.
- Mister è tutta colpa mia, dovrei essere io quello punito e non Karl-.
- Sono contento che le cose si siano sistemate fra voi. Però, Karl mi aveva già chiesto un paio di giorni fa di saltare questo allenamento-
Il mister non aggiunse altro, e se ne andò. Benji fu l’unico a non essere sorpreso di quella notizia, ma invece rimase stupito per quello che uno dei suoi compagni disse a Franz.
- Credo che Karl sia andato a vedere la partita della sua fidanzata, stanno giocando contro il Bayer Monaco in questo momento, quindi non sentirti in colpa-
- Si forse hai ragione, però volevo chiedergli scusa per quello che ho detto ieri su sua cugina-
E Benji guardò il compagno in mal modo.


Cosa ha detto questo viscido su Patty? E per quello Karl lo ha colpito. Se lo avessi sentito io adesso staresti in ospedale brutto figlio di puttana. Calmati Benji, fai dei respiri profondi.


La conversazione fra i due continuò.
- Ci credete, Karl che ha come parente una ragazzina Giapponese! E Ho sentito dire che è un vero talento, e oggi credo giocherà alla partita-
Benji, ha quelle parole afferrò il compagno per la maglietta e gli urlò.
- CHE COSA HAI DETTO?-
- Calmati, Benji. Ho solo detto di quella tua connazionale, che forse oggi giocherà contro il Monaco. Si può sapere cosa vi prende a te e a Karl quando si parla di lei?-
Il ragazzo, lasciò il compagno e corse via, senza dare nessuna spiegazione.
 

Allora Patty fa parte della squadra femminile dell’Amburgo.

No non posso perdermi la sua partita devo correre da lei.


Arrivò di fronte al mister e tutto d’un fiato gli chiese.
-Mister volevo chiedere il permesso di andare a vedere la partita delle ragazze-
-E per quale motivo?-

Il mister non capì questa sua richiesta e gli chiese spiegazioni
- Non posso dirglielo adesso, ma è importante. So che in quest’ultimo anno il mio comportamento è stato disdicevole. , ma glielo chiedo per favore, mi dia il permesso.
L’allenatore non seppe cosa rispondere, sapeva che negli ultimi giorni il suo impegno era diventato costante.
- il comportamento che hai avuto non meriterebbe neanche essere presa in considerazione una tale richiesta, ma visto l’impegno che hai dimostrato in questi ultimi giorni, ti do il permesso. Ad una condizione, però.-
- Sì, tutto ciò che vuole-
- Ti alleni ancora con quel ragazzino?-
- Sì-
- Vorrei che entrasse a far parte della squadra, è un elemento valido, e so che con lui non avremo più rivali-
Benji rimase colpito dalle parole del mister.


E adesso che li dico?


- Mi dispiace, non posso farlo.
- Per quale motivo?
- Deve rimanere tra di noi-
Il mister lo guardò perplesso.
- Sì, certo-
- Ecco, il motivo per qui non posso chiedere al ragazzino di unirsi a noi è perché fa già parte di una squadra-
- Quale squadra?-
- La squadra che in  questo momento le ho chiesto di andare a guardare la partita- sta giocando la partita contro il Monaco.
Il mister rimase a bocca aperta. Non si sarebbe mai immaginato che quel ragazzino fosse una ragazza.


Avevo sentito il mio collega vantarsi di aver trovato una ragazza di talento per la sua squadra, ma la cosa non mi interesso, non mi è mai interessato. Ho sempre pensato per quanto fossero brave le donne non avrebbero mai raggiunto i livelli di un uomo. E mi sono sempre chiesto perché il mio collega nonostante avesse avuto un'offerta per allenare il Leverkusen, abbia rinunciato per stare dietro a delle ragazzine?


- Ne sei sicuro?-
- Certamente ed è proprio per questo vorrei assistere. Mi da il permesso?-
- Sì, sì vai pure.

Benji non se lo fece ripetere due volte e in un momento fu fuori dal campo.


Devo, correre se voglio arrivare in tempo.


La partita era ancora in parità alla fine del primo tempo. Maria era stata davvero un fenomeno, era riuscita a fare delle parte sorprendenti, ma non poteva resistere ancora a lungo a quel ritmo. Il Bayer Monaco continuava ad attaccare, e, quando finalmente l’Amburgo riusciva a prendere un pallone, la difesa avversaria era un muro invalicabile. Di questo passo prima o poi l’attacco dell’avversario avrebbe avuto la meglio.

Nella pausa entrambe le squadre andarono nei propri spogliatoi. Il mister capiva che gli avversari avevano studiato attentamente tutte le loro tattiche e i loro schemi, se volevano vincere doveva sfoderare la sua arma segreta.
- Così non va. Se non fosse stato per il vostro capitano, adesso saremmo sotto di almeno cinque gol-
Nessuna ebbe il coraggio di ribattere, sapevano che quello che diceva il mister era giusto.
- Gatsby, preparati. Scendi in campo.-


Finalmente tocca a me, adesso vi farò vedere tutti i miei anni di sacrifici.


- Bene ragazze, vi ricordate tutti i nuovi schemi?-
- Sì.-
- Allora andiamo a vincere questa partita.-
- Si, vinceremo!-
Erano pronte. Nonostante sapessero che era l’ultima arrivata, sapevano che grazie a lei le cose in campo sarebbero cambiate.
Benji arrivò allo stadio appena in tempo. Le squadre scesero in campo per l’inizio del secondo tempo, ed ecco che la vide quando fu in mezzo al campo. Rimase completamente stregato nel vederla.


Eccola lì, ha il mio stesso numero, sarà un caso? Ho la scelto lei? Però quant'è bella con quella divisa. Sono arrivato in tempo. La mia piccola Patty! Adesso farò io il tifo per te. Quanto mi sei mancata dolcezza! Ormai sono sicuro il mio cuore apparterrà sempre e solo a te.


Sento il mio cuore esplodere dall’emozione, le sensazioni che sto provando in questo momento non riesco nemmeno a descriverle. Ora so cosa provano Holly e Benji, quando scendono in campo, e pura adrenalina, non riuscirei più a farne a meno. Quanto sarebbe bello che lui fosse qui, a vedermi giocare.


Intanto sugli spalti lo zio e Karl videro finalmente entrare in campo la loro Patty.
- Finalmente, adesso le cose cambieranno.-
- Sì, hai ragione Karl e una gioia per i miei occhi vederla in campo.-
Disse Sthephan commosso. Ma Karl avvertì una strana sensazione e si girò per dare un’occhiata dietro di sé, e, lo vide. Era proprio dietro di lui con il suo immancabile cappellino in testa.


Cosa ci fa lui qui? Ha scoperto tutto? Devo parlare con lui.


- Arrivo subito - disse alzandosi e dirigendosi da Benji.-
- Ciao.-
- Ciao Karl.-
Benji tirò fuori il portafogli dalla tasca e lo diede al compagno.
- Questo è suo. La mia governante si è dimenticata di metterlo nel borsone-
- Cosa vuoi fare?.-
- Guardare la partita.-
- Possiamo parlare?-
- Dopo.-
- Va bene.-
E Karl tornò accanto allo zio, mentre il portiere trovò posto e si concentrò a guardare quella ragazzina che conosceva fin da quando era bambina, quella che non aveva mai indietreggiato di fronte a niente e a nessuno, quella ragazzina che era sempre a bordo campo a tifare e incitare la sua squadra.

Ora era lei la protagonista, ora era lei a scendere in campo.


Cosa direbbero gli altri se la vedessero adesso? Cosa direbbe Holly, se sapesse che il tuo tiro ad effetto e di gran lunga migliore del suo? Quando ho realizzato che era lei il ragazzino con quel tiro ad effetto, sono rimasto alquanto sorpreso. Ho sempre saputo che era una ragazza in gamba, e adesso è anche una giocatrice con un talento impressionante. Perché non mi ha mai detto niente? Credeva che io non avrei capito? Invece,  l’avrei aiutata solo dei grandi campioni sono riusciti a segnare nella mia porta, e tu sei una vera campionessa.


Il fischio d’inizio del secondo riporto Benji alla realtà. Le ragazze dell’Amburgo correvano dietro alle avversarie per riprendere la palla che sembravano avere una velocità impressionante. I loro passaggi erano potenti e precisi. Ormai erano in prossimità della porta, l’avversario si era messo in posizione per sferrare il tiro in porta, ma in un attimo la palla le venne sottratta con abilità da una scheggia che stava avanzando come un missile verso la metà campo avversaria riuscendo a dribblare tutti sul suo passaggio. Un’azione solitaria ma efficiente. Tutti rimasero allibiti dalla capacità della ragazza, Benji non riusciva a credere a tanta bravura, sembrava che il pallone fosse incollato ai suoi piedi e scartava gli avversari come fossero birilli. Ormai La difesa avversaria si precipitò verso Patty che ormai era in prossimità della porta, ma la ragazza intuì il gioco delle avversarie, che entrarono in scivolata per arrestare la sua corsa. Con un balzo felino le evitò e fece un assist alla sua compagna che era posizionata davanti alla porta. Il tiro fu preciso.  non appena La compagna intercettò il pallone e riuscì a tirare in porta facendo un gol formidabile. La platea urlò di gioia per quella rete che portò l’Amburgo in vantaggio. Tutte le compagne andarono a congratularsi con la nuova arrivata che grazie al suo intervento aveva creato una bellissima azione che portò la squadra in un'azione da gol.

Il mister guardo Patty soddisfatto.

Benji assistette tutta l’azione a bocca aperta, come anche suo Stephan e Karl.
- Sembra nata per giocare a questo gioco.-
- Sì, hai ragione Karl. La tecnica del suo gioco è ha ad un livello altissimo.-
- Come ha fatto ha imparare tutto da sola?-
- Non saprei proprio.-


Tity sei stata fantastica, e, pensare che se non fossi venuta qua tutto questo talento sarebbe andato perso. Avresti potuto benissimo tirare in porta, ma non hai voluto rischiare e hai preferito far tirare la tua compagna messa in una posizione migliore della tua. Non solo sei incredibile ma anche riesci a far gioco di squadra. Sei veramente, una campionessa.


Patty, hai creato un’azione da vera professionista. Altri al tuo posto avrebbero rischiato e provato a fare gol, invece tu hai preferito passarla. Sei grande, sai cos’è  il gioco di squadra, e questo ti fa onore. Vorrei essere li in campo con te, e giocare con te.


Gol, abbiamo fatto gol, che sensazione stupenda, anche se non lo fatto io, e come se l’avessi fatto, sì adesso gioco in una squadra. Quando ho preso il pallone, la tentazione di far vedere a tutti quello che valgo era stata forte, ma non sarebbe stato giusto, siamo in undici in campo, ho dieci compagne al mio fianco, non sono più da sola. Solo così vinceremo insieme.


- Brava Patty, sei stata bravissima. - Le gridò una compagna saltandole addosso, mentre anche tutte le altre la abbracciarono.
- Vinceremo insieme. - Incitò Patty, e tutte in coro.
-Si-
La partita proseguì. L’azione di prima caricò le ragazze dell’Amburgo di una nuova forza, non dando più la possibilità alle avversarie di riuscire a oltrepassare la propria metà campo. Altri due gol furono fatti dall’Amburgo, grazie ai passaggi millimetrici, di Patty. La partita era quasi al termine, da lì a pochi istanti l’arbitro avrebbe fischiato la fine. Gatsby ricevette la palla da una compagna. Senza pensarci, caricò il piede e tirò al massimo delle sue potenzialità. Il pallone sembrò prendere fuoco dalla potenza con cui si diresse verso la porta attraversando per lungo il campo avversario. In pochi secondi il pallone  passò a pochi centimetri dal portiere che non riuscì a muovere nemmeno un muscolo dallo stupore, infilandosi così tra i pali. Gol. Tutto lo stadio sembrò ammutolito da quello che videro, non credevano ai loro occhi, mai nessuna ragazza aveva fatto una cosa del genere. Fu il fischio della fine a risvegliare tutti e far urlare di gioia le tribune di casa. L’Amburgo vinse per 4-0. La gioia delle giocatrici si riservò tutta su Patty, che solo grazie a lei erano riuscite a vincere con quel risultato.


Abbiamo vinto, mi viene da piangere dalla gioia, non ci credo ancora, quanto avrei voluto che Benji mi avesse vista. Ora nessuno mi fermerà.


Tutte le ragazze andarono negli spogliatoi accompagnate dal mister, e che appena entrò si congratulò con tutte per l’ottima partita appena svolta,.

Era sicuro che con quella ragazzina il risultato sarebbe cambiato, ma anche lui era rimasto completamente, spiazzato dal gol fatto da lei.
- Complimenti Gatsby. Chi ti ha insegnato a giocare così?-
- Nessuno mister, voi siete la prima squadra con cui abbia mai giocato. Ho imparato da sola, guardando da vicino sempre gli allenamenti dei ragazzi dove con cui andavo a scuola in Giappone-
- Continua così, e avrai una brillante carriera-
- Grazie, mister-
- Ancora complimenti a tutte. Adesso cambiatevi, ci vediamo Lunedi agli allenamenti.-
- Sì mister.-


Sugli spalti Benji si avvicinò a Karl e Stephan.
- Salve signor Schneider. Sua nipote e stata bravissima.
- Ciao Benji. Hai ragione, è stata formidabile. Karl ti aspetto al parcheggio.
- Si, arrivò subito.
Dopo che l’uomo si allontanò, Benji si sedette affianco al compagno.
- Sai tutto?-
-No. Non proprio, so che tra te e lei c’è stata una sorta di incomprensione.-
- Le dirai che so chi è? –
- No, amico. Ma, vorrei che anche tu per il momento non lo facessi.-
Benji lo guardò stupito da quella richiesta.

- Non capisco.-
- Sei riuscito a parare il suo tiro?-
- No, ma ci sto lavorando.
-E Credi che se lei sapesse quello che provi per lei, i suoi tiri avrebbero la stessa efficacia?
- Non saprei?-
- Fa come credi, ma, io non rischierei di non potermi più allenare ancora un po’ con Pit. Pensaci. A domani portiere. -

Disse Karl, e se ne andò, lasciando Benji nei suoi pensieri.


Forse ha ragione, e se dopo che lei sapesse ciò che provo non volesse più allenarsi con me? Perché si sentirebbe a disagio. Perché in fondo non so ancora ciò che lei prova ancora per me. Sì,  è vero mi sta aiutando, anche dopo quello che le ho detto, quindi vuol dire che non mi odia, ma non vuol dire che mi ami. Forse si sente solo costretta dall’amicizia che ci lega. Amicizia? Non siamo mai stati amici. Forse Karl ha ragione, non dovrei dirle che so chi è. Va bene, ho deciso,  appena riuscirò a parare il suo tiro le confesserò tutto, questo mi darà la carica per mettercela tutta.


Intanto negli spogliatoi le ragazze decisero di organizzare una serata in pizzeria per festeggiare la vittoria. Dopo essersi cambiate Maria e Patty andarono incontro a Karl e allo zio che stavano aspettando nel parcheggio riservato ai giocatori.  Non appena le videro Karl abbracciò Patty facendola roteare.
- Tity, sei stata formidabile, e il tuo gol passerà alla storia.
- Grazie cuginetto, è tutto merito vostro che mi avete dato la possibilità di giocare in questa squadra.
- No tesoro, sei stata  tu ad aver fatto il modo di riuscirci, grazie al tuo impegno e alla tua volontà.
- Ti voglio bene zio. - disse la ragazza abbracciandolo.
E andò ad abbracciarlo
- Ti voglio bene anch’io tesoro.
Anche i due fidanzati si abbracciarono scambiandosi poi un bacio infuocato.
- Complimenti anche a te, scricciolo. Sei riuscita a fare delle parate impressionanti.
- Grazie-
Maria divenne rossa come un peperone, arrossì per quella dimostrazione d’affetto davanti agli altri. Non riusciva ancora a credere che lui fosse suo, e ha controllare le sue emozioni.
- Stasera io e le ragazze abbiamo deciso di andare a festeggiare, posso?- chiese Patricia.

- Ma sì Certo, tesoro.-
- Patty, dopo i festeggiamente ti va di restare a casa mia a dormire? - chiese Maria.
- Davvero? Mi farebbe molto piacere.-
- Bene, allora, vi accompagnerò io, sempre se non vi dispiace.-

- Certo che va bene cuginetto! Vero Maria?-
- Si, altrimenti ci tocca andare a piedi. Purtroppo siamo sprovviste di un mezzo.-
- Allora affare fatto.-

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Cap 19

 

La serata fra ragazze fu molto piacevole e rilassante, tutte erano estremamente soddisfatte ad avere il bel Kaiser con loro, erano praticamente tutte in adorazione.

Anche Karl si sorprese di trovarsi così a suo agio con quella compagnia, forse era la presenza di Tity a farlo rilassare o di Maria, ma infondo non ci pensò più di tanto e si godette la serata.

Per festeggiare ordinarono qualche bottiglia di spumante, per brindare alla vittoria.

Patty anche se  restia ad accettare, decise di fare uno strappo alla regola e cominciò a bere.

L’alcol le diede subito alla testa, non aveva mai bevuto prima di allora, quindi bastò veramente poco per ubriacarsi.

Sentiva la mente leggera come una piuma, cominciò a ridere e a far battute, raccontando piccoli aneddoti su Karl e  Benji.

Le ragazze anche loro un po’ alticce  ridevano come delle matte, anche Karl nonostante non avesse bevuto nemmeno un goccio rise di gusto.

Vedere  la cuginetta così rilassata e a suo agio non gli fece far caso ai racconti, anche perché riguardavano fatti accaduti da piccoli, gli riportò alla mente vecchi ricordi che aveva dimenticato.

-Ti ricordi Karl, quando un giorno da piccoli eravamo andati al campo della scuola privata di Benji e volevamo rubargli tutti i palloni?-

-È vero! Me ne ero dimenticato, volevi farla pagare all’altra squadra per il fatto che vi avevano rubato il vostro campo per gli allenamenti-

-Avevo capito che tu Patty non avevi mai giocato in una squadra prima?-

Chiese Maria

-Si è vero, infatti pur di stare vicino ai componenti della squadra di calcio,  ero il capo tifoseria e seguivo tutti i loro allenamenti-

-E com’è andata a finire-

-Niente, Benji ci ha scoperti e allora Karl per non finire nei guai, gli disse che voleva allenarsi con lui-

-Adesso mi ricordo, ecco perché quando l'ho visto qui in Germania mi sembrava di conoscerlo-

-Ma dai Karl, te ne eri dimenticato?-

-Dai avevamo appena 7 anni-

-Io me lo ricordo benissimo, infatti mentre loro erano occupati, io nascosi tutti i palloni-

-Cos’ è successo?-

-il giorno dopo Benji si presentò arrabbiato come una furia al campo, chiedendomi dove erano finiti tutti i palloni?-

-me lo immagino tutto arrabbiato-

Disse una delle compagne.

-Be’ non è difficile è sempre arrabbiato-

Intervenne un’altra e tutte scoppiarono a ridere.

-E cosa gli dicesti?-

-Chi cerca trova, me ne andai con un sorriso stampato in faccia-

-Cavolo Patty sei stata coraggiosa a rispondergli così, non avevi paura?-

Patty guardò le sue compagne stupita per quella domanda.

-Paura? E perché avrei dovuto avere paura di lui?-

-Be’ si sa che è un tipo violento, poi è sempre così serio dietro quel suo cappellino, ha mandato uno all’ospedale e pensa non stava neppure parlando con lui. Non ha neppure un amico e anche i suoi compagni di squadra lo evitano-

-Si è un vero presuntuoso-

-È anche arrogante, un vero e proprio sbruffone-

Continuarono le ragazze a parlar male del portiere.

Patty forse perché ormai ubriaca, cominciò ad arrabbiarsi per le cattiverie che stavano dicendo su di lui, così si alzò dalla sedia e urlò.

-VOI NON LO CONOSCETE. QUINDI SMETTETELA DI GIUDICARE!È UNA PERSONA SPLENDIDA E ALTRUISTA. VOI NON SAPETE COSA ABBIA PASSATO. COME VI SENTIRESTE SE ALL'IMPROVVISO DOVESTE CAMBIARE NAZIONE DA SOLI, SENZA CONOSCERE NESSUNO E SENZA SAPERE NEMMENO LA LINGUA. VORREI VEDERE VOI COME VI SENTIRESTE AD ANDARE A VIVERE IN GIAPPONE. E POI LUI HA UN SACCO DI AMICI CHE GLI VOGLIONO BENE A CASA-

E corse via fuori dal ristorante, perché nonostante non era nelle sue  piene capacità mentali per colpa dello champagne, si rese conto di aver fatto una  pessima figura.

Karl senza esitazione le corse dietro, capendo lo stato d’animo che poteva avere in quel momento Patty. Anche Maria comprese e spiegò alle ragazze il motivo per cui se l’era presa tanto.

 

Tity, capisco che sentir parlare male di qualcuno che ti sta a cuore ti abbia fatto male.

 

Casa, si, adesso mi rendo conto che per quanto mi trovi bene qui, sento che è il Giappone la casa mia.

E Benji, come avrà fatto in tutti questi anni da solo in un paese così diverso dal nostro, con nessuno al suo fianco, nessun sostegno da parte della famiglia, quanto hai sofferto amore mio? Non sopporto quando parlano male di te, non sanno che persona favolosa tu sia, che dietro quel tuo cappellino si nasconde una persona eccezionale. Come fanno gli altri a non vederlo?

La trovò vicino a un albero che stava piangendo a dirotto, le si avvicinò e in un gesto l’afferrò e la strinse a se.

-Karl, perché non vedono che è una persona eccezionale?-

-Perché gli altri non lo conoscono come te-

-Anche tu la pensi come loro?-

-No, credo solo che per lui, adattarsi sia stata dura e questo l’ha reso diffidente nei confronti degli altri-

-Si hai ragione, ma se voi lo conoscete nel suo ambiente stentereste a riconoscerlo-

Rimasero diversi minuti uno nelle braccia dell’altro.

-Va meglio?-

-Si, ti posso chiedere un favore?-

-Certo-

- mi andresti a prendere il telefono, l’ho lasciato nella mia giacca, non me la sento di rientrare ma ho promesso al mio amico di chiamarlo-

-usa il mio-

E gli diede il telefono in mano.

-Sei sicuro?-

-Certo, fai pure con calma, io Ti aspetto dentro-

-Grazie-

Quando Karl si allontanò, Patty cominciò a sbloccare lo schermo e per sbaglio guardò le ultime chiamate e vide il nome di Benji.

 

Potrei chiamarlo e tutto il giorno che non lo vedo, mi manca così tanto, solo per chiedergli com’ è andata oggi.

 

Forse era ancora l’alcool, ma fece partire la chiamata e in breve il suono della sua voce gli entrò nel cuore.

-Pronto, Karl-

-Ciao Benji, sono Pit-

-Ciao, tutto bene?-

Che bello sentire la sua voce, come ho fatto a farne a meno per un anno?

Patty, come vorrei poterti dire che so che sei tu.

-Si, si tutto bene. Ti ho chiamato solo per sapere com’ è andata oggi?-

-Bene, cosa hai fatto di bello?-

Cosa gli dico? Non voglio mentirgli più di quanto non stia già facendo.

-Vedi oggi ho giocato una partita-

Si lo so, quanto vorrei dirti che sei stata fenomenale.

-E com’ è andata? E perché non mi hai detto niente? Sarei venuto a vederti-

Non sai quanto avrei voluto, ma se lo avessi fatto avresti capito chi sono, non credo di essere  pronta.

-Ecco non sapevo neanche se avrei giocato, poi era solo una partitella fra amici-

Si come no, partitella fra amici, ma da dove mi escono queste cavolate.

-Sarà, per la prossima volta allora-

-Va bene-

-Guarda che ci conto-

-Si si, va bene. Sei pronto per domani?-

-Tanto starò in panchina-

-Te l’ho detto, sono sicuro che giocherai-

-Scommettiamo?-

-ok, se è come dico io domani verrai a cena da noi-

-Ci sto-

-E se vincerai tu?-

-Te lo dirò quando ci vedremo-

-Così non vale-

Ma il tono di Patty si fece più triste.

-Benji-

-Si, cosa c’è?-

-Perché mi hai baciato?-

Cosa le dico adesso? Sai credevo fossi la mia Patty e la tentazione è stata più forte di me. Adesso che so che sei tu, avrei voglia di baciarti ovunque.

-Era solo un gesto per ringraziarti dell’aiuto che mi stai dando-

-È solo per quello?-

-Si certo-

Forse hanno ragione Karl e Tommy non è gay.

-Perché cosa credevi?-

-Ecco...che tu fossi, sì insomma...attratto da me,  si che tu fossi gay-

Per un momento, che sembrò interminabile, ci fu il silenzio assoluto.

 

Che stupida che sono. Sarà tutto lo champagne che ho bevuto, ma come ho fatto a chiedergli una cosa del genere?

 

Cosa mi ha chiesto? Io Gay? È vero prima di sapere chi fossi anch’io me lo sono chiesto, ma dopo ho capito. Il mio corpo e i sentimenti che provo per te, ti avevano già riconosciuta. Però adesso mi viene proprio da ridere a pensarci.

 

E Benji scoppiò a ridere, una risata che gli aveva sentito quel giorno ap campo.

-E dai non ridere, cosa dovevo pensare?-

-Sai sei l’unico che riesce a farmi ridere così di gusto-

Patty sorrise per quell’affermazione.

-Ora devo andare, vengo domani a vederti giocare-

-Ci conto, buonanotte-

-Ciao Benji-

E chiusero la conversazione, entrambi con il sorriso sulle labbra.

 

Che bello poter sentire la tua voce, spero solo che quando ti dirò chi sono, tu abbia ancora voglia di vedermi. Anche come amici, perché tanto so che starti lontano mi farebbe soffrire e basta.

 

Patty, quanto vorrei poterti abbracciare e dirti tutto quello che provo per te. Ma aspetterò, poterti stare vicino e parlarti mi fa sentire così bene, sapere che non mi odi per quello che ti ho detto mi rende felice.

 

Patty compose il numero del suo amico. Voleva sentirlo voleva raccontargli  della sua prima partita di calcio.

-Pronto, Patty sei tu?-

-Si, ciao Tom-

-Allora com'è andata la partita?-

-Oh, Tom, e stato incredibile, adesso capisco cosa provate tu e gli altri quando scendete in campo. L’emozione di stare in campo è una  Cosa che non avevo mai provato, il cuore mi sembrava uscisse dal petto per la velocità con cui batteva-

-sono così felice per te. Sì è vero, ogni volta che scendo in campo sento la stessa cosa. Avete vinto?-

-Che domande, certo, con me in campo non c’erano dubbi-

-Wow che modestia-

-Dai scherzo, si comunque 4-0 per noi, e l’ultimo gol è  stato il mio-

-Bravissima, hai fatto il tuo tiro ad effetto?-

-No, ero troppo distante-

-Hai tirato una delle tue cannonate, ancora mi chiedo come cavolo riesci ad avere un tiro così potente-

-Anni e anni di duri allenamenti con le mie cavigliere. Quindi mi aspetto che anche tu oggi vinca con la Muppet, ci conto-

-Si, non ti deluderò. Gli altri ti salutano, erano contenti quando gli ho detto che ti avevo sentita.-

-Grazie, ora devo andare, mi raccomando vincete, ti chiamo per sapere com’è andata domani mattina. Cioè per te stasera-

-Ok, allora ci sentiamo dopo-

Dopo aver chiuso la conversazione Patty rientrò al ristorante, credeva di trovare delle persone ostili per colpa del suo atteggiamento di poco prima , invece erano tutte dispiaciute per quello che avevano detto sul conto del ragazzo.

-Ci dispiace Patty-

Dissero insieme le compagne.

-No, dispiace a me, me la sono presa con voi per niente, si lo so che Benji a prima vista sembra un tipo scontroso ed egocentrico. Anche io una volta la pensavo come voi. Ma dopo averlo conosciuto ho cambiato opinione-

Il clima divenne di nuovo tranquillo e pieno di risate.

-Allora, Patty dove avevi nascosto i palloni?-

-Sull’albero dietro il loro deposito, li avevo calciati tutti sui rami più alti-

-Chi sa che fatica per loro a tirargli giù-

E scoppiarono  tutti a ridere. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***



Capitolo 20

La cena finì in modo piacevole, e rilassato.
Karl accompagnò le ragazze a casa di Maria e anche lui tornò alla villa, dopo aver dato alla sua ragazza un bacio appassionato.
Ormai i due facevamo fatica a resistersi.
Non poter consumare il desiderio che provavano l’uno per l’altro, incrementava la loro carica sessuale.
Dopo che le due ragazze si prepararono per la notte si trovarono nel letto a chiacchierare.
-Come va Patty? Lo champagne ti ha dato un po’ alla testa stasera-
-Si, e vero ma era la prima volta che bevevo-
-Non ci credo davvero?-
Disse stupita Maria, tutte quelle che conosceva avevano già bevuto, è anche da parecchio
-Perché ti stupisci tanto o solo 17 anni? E tu quando hai cominciato a bere?-
-A 15 anni, durante una festa organizzata da uno dei componenti della squadra di calcio-
-Wow,  15 anni!-
Esclamò Patty.
-Allora Patty, come vanno le cose con il portiere?-
-Bene, anche se comincia a pesarmi il fatto di non dirgli chi sono-
-E perché non glielo dici?-
-E se dopo non volesse più vedermi? Almeno così posso stargli vicino-
-E ti basta? Si insomma non potrai nasconderglielo per sempre-
-Si è vero-
Lo disse con un tono triste, poi ripensò alla conversazione avuta con Benji, quando disse che era stata per colpa di una ragazza, se si era ridotto così e pensò che Maria magari sapesse chi era. Prese coraggio e le chiese.
- Posso chiederti una cosa?-
-Si certo-
-Lui mi ha confidato che è stato per colpa di una ragazza che si è ridotto così, una ragazza che non ricambiava i suoi sentimenti, tu l’hai mai visto con qualcuna?-
Chiese timidamente, con un po’ di paura per l’eventuale risposta.
-Sinceramente no! Però è anche vero che non mi è mai interessato e quindi non ho mai fatto caso con chi uscisse. Credi che non provi niente per te?-
-A questo punto si-
-Allora perché continui ad aiutarlo se sai che è innamorato di un’altra?-
-Semplice, io lo amo, e voglio aiutarlo a diventare il portiere più bravo del mondo-
-Non so se riuscirei a fare quello che stai facendo tu, sapendo che il ragazzo che amo non ricambia i miei sentimenti-
-Si sono sempre stata un po’ masochista in questo! Quando ero piccola mi sono presa una cotta per un altro ragazzino, e facevo di tutto per lui. Ho fatto del suo sogno il mio, per molto tempo ho trascurato i miei allenamenti, non mi impegnavo come una volta, ma dopo lui partì per il Brasile. Il suo sogno si stava concretizzando, il mio invece era in un punto morto, ero diventata triste e soffrivo. Mi resi conto che non era la sua mancanza a farmi sentire così, ero invidiosa-
Maria non capì.
-Invidiosa?-
-Si, perché lui stava vivendo il suo sogno, mentre io non stavo concludendo niente. Stavo per abbandonare completamente le speranze, poi arrivò Benji e mi disse che un giorno i miei sogni si sarebbero avverati.
Non so perché, ma credetti alle sue parole. Cominciai ad allenarmi con un altro spirito. Quando mi disse quelle parole credo si riferisse ad Holly, ma poteva usare altre parole, invece è come se mi avesse letto nella mente, come se avesse capito che in quel preciso momento stavo per rinunciare ai miei sogni-
-E questo ragazzo? Si ha mai saputo che lo amavi?-
-Si, prima di partire, lui mi scrisse una lettera, dove mi chiedeva di aspettarlo, che mi amava. Sono corsa all’aeroporto per dirgli che lo avrei fatto, riuscii ad arrivare in tempo, ma timidi come eravamo non facemmo niente-
-Cioè non vi siete nemmeno dati un bacio?-
-No, lui mi ha regalato il suo pallone-
-Il pallone?-
-Vedi lui ama moltissimo questo sport, il pallone lo ha sempre definito come il suo migliore amico, quindi il fatto che me lo abbia regalato voleva dire che mi amava tanto quanto ama questo sport. Credimi in tutti gli anni che gli sono stata vicino ha sempre dato il 1000 per 1000 per il calcio-
-E come hai fatto a capire che il tuo amore per Benji era più forte di questo ragazzo-
-Non lo so nemmeno io, so solo che continuavo a pensare solo a Benji, e quando passavamo le giornate insieme, il mio cuore batteva all’impazzata. Parlavamo di tante cose non solo di calcio, delle mie passioni dei suoi interessi, scoprendo un ragazzo completamente diverso da quello che mi aspettavo. Un giorno poi, credo avrebbe voluto baciarmi-
Maria si fece sempre più curiosa.
-Sei sicura?-
-Credo di sì. Stavamo discutendo di qualcosa, come facevamo quando eravamo piccoli, i toni erano diventati alti. Improvvisamente i nostri sguardi si incrociarono, entrambi non dicemmo più niente, i nostri visi si avvicinarono. Sentivo il suo profumo sempre più intensamente, le nostre labbra si stavano avvicinando, e -
-E cosa?-
Maria era sempre più sulle spine.
-Un nostro caro amico ci ha interrotto-
-Scusami Patty, non credi che anche Benji sia innamorato di te? Forse sei tu quella ragazza?-
-Ma no non credo-
Divenne rossa come un peperoncino
-E perché no? Lui ha detto che è innamorato di una ragazza che era già innamorata di un altro?-
Maria volle far capire il suo punto di vista a Patty.
-Si, è quello che ha detto-
-Lui sapeva che prima eri innamorata di questo Holly?-
-Credo che lo sapessero anche i sassi-
Le uscì una strana risata a quella affermazione.
-E lui ha mai saputo che dopo i tuoi sentimenti erano cambiati. Cioè, gli hai mai detto che non amavi più questo ragazzo?-
Continuò a indagare.
-No, cioè, quando finalmente ho avuto il coraggio di confessargli i miei sentimenti, lui mi disse che non voleva più vedermi-
-Si allora sono convinta, sei tu quella ragazza-
Patty, non poteva credere alle parole dell’amica.

Forse Maria ha ragione, lui non sa che io non provo più niente per Holly.
Forse credeva che non l’avrei ricambiato ed è per questo che mi ha allontanato.
Sono così confusa.

Maria notò il turbamento dell’amica e cercò il modo di darle un po’ di speranza
-Vedrai e come dico io, secondo me devi parlare con lui. Non perdere la speranza, guarda me. Anche io per anni ho aspettato che Karl si accorgesse di me, ed ora sono la sua ragazza-
-E come va fra di voi?-
Patty cercò di cambiare discorso, ipotizzare che Benji potesse ricambiare i suoi sentimenti, l’aveva destabilizzata.
-Bene, ogni volta quando ci baciamo mi sento in paradiso-
-Si ho notato, non riuscite più a staccarvi-
-Si, anche se vorrei, si insomma… Fare l’amore con lui-
Patty divenne rossa, non aveva mai parlato con nessuno di questo argomento.
-Perché sei diventata così rossa? Non hai mai parlato di sesso?-
-Ecco, no. Non ho nemmeno mai baciato nessuno, poi con chi?-
-Scusa in Giappone non avevi delle amiche?-
-Si certo, ma il massimo di cui parlavamo era di come sarebbe stato baciare qualcuno. Ma tu invece, sì insomma lo hai già fatto?-
-Si, anche se non me lo ricordo un granché-
Patty non credeva alle proprie orecchie.
-E com’è successo? Con chi? Scusa non sono affari miei-
-No, non ti preoccupare, siamo amiche, tra amiche non dovrebbero esserci segreti. Non ne vado molto fiera, anzi, me ne vergogno-
-Dai racconta, non ti preoccupare non ti giudicherò-
Maria prese un gran respiro e cominciò a raccontarle.
-Alla famosa festa,  quella che ho partecipato a 15 anni. Era la prima volta che bevevo, quindi ecco l’alcool mi aveva dato subito alla testa, le mie amiche mi hanno raccontato che mi ero veramente scatenata. Non mi ricordo molto, so solo che un ragazzo mi portò in una delle camere, pensa non mi ricordo nemmeno come era fatto, so che abbiamo cominciato a spogliarci, a baciarci e poi il vuoto. Mi sono svegliata il giorno dopo tutta indolenzita e completamente nuda, ma non c’era nessuno.-
-Mi dispiace, deve essere stata una sensazione terribile-
-Si, ma è passato. Adesso cerco di non perdere più il controllo delle mie azioni, quindi anche se ogni tanto bevo ancora, non così tanto da non capire quello che sto facendo. E stata proprio una bella lezione-
-Si, però-
-No, non ti preoccupare, sto bene adesso, sono felice che non ci siano state conseguenze. Si insomma sarei potuta rimanere incinta-
-E’ vero, non ci avevo pensato-
-Forse quel ragazzo, aveva preso delle precauzioni e di questo gliene sono grata-
-Si ma si è approfittato di te, un vero e proprio bastardo, non credi?-
-Non credo che sia solo colpa sua, credo che sia stata io a provocarlo, sai come sono i ragazzi, poi a quest’età. Quindi non me la sento di dargli tutta la colpa-
-Non  so se io reagirei così, sai sei veramente forte, io al contrario mi chiuderei in me stessa.-
-L’ho fatto anche io, non volevo più uscire non volevo più vedere nessuno, mi vergognavo troppo-
-E come hai fatto?-
-Sono state le mie compagne di squadra a darmi la forza. Sai sono delle amiche uniche, so che oggi ti hanno fatto sentire male, ma loro non sanno dei tuoi sentimenti per lui. Altrimenti non avrebbero osato-
-Si lo so. E mi dispiace essermela presa con loro, credo che è stato l’alcool a parlare, poi quando mi sono resa conto sono scappata-
-Be’ credo sia stata una reazione normale, se avessero parlato male di Karl, gli sarei saltata addosso, quindi la tua reazione è più che giustificata-
-Grazie, sei una vera amica-
-No, grazie a te-
E le due ragazze si abbracciarono, parlarono ancora a lungo, di tante cose, finché sfinite crollarono in un sonno profondo.

L’indomani, Benji si svegliò tremendamente felice, la consapevolezza che Patty era ad Amburgo, che non lo odiava ma anzi, che forse anche lei ricambiava i suoi stessi sentimenti, lo rese euforico. Nonostante fosse consapevole di dovere stare in panchina per tutta la partita, il suo umore non cambiò.

Sapere che oggi la vedrò, mi rende particolarmente nervoso, come farò a continuare a far finta di niente? Pensare che quando non sapevo chi era la stavo per baciare, per fortuna che all’ultimo ho preferito spostarmi sulla guancia, il dubbio che non fosse lei e che si trattasse di un ragazzo mi ha fatto cambiare idea. E adesso? Adesso che so che è lei? Riuscirò a trattenermi? La voglia che ho di poterla stringere tra le braccia e finalmente di dirle ciò che provo e dannatamente potente. Devo resistere. Dovrò farmi un bel po’ di docce fredde in questo periodo. Ne varrà la pena. Oggi ci sarà la partita, starò in panchina, non mi interessa più di tanto, pensare che fino a pochi giorni fa avrei fatto il matto se non avessi potuto giocare, invece adesso penso che me lo sono proprio meritato. Patty, mi rendi una persona migliore e questa volta non ti farò scappare.


Anche le ragazze si alzarono, entrambe di buon umore, Karl sarebbe andato a prenderle in tarda mattinata. Fecero un’abbondante colazione, continuando a raccontarsi aneddoti delle loro vite e su quello che avrebbero fatto dopo il liceo, sul loro futuro. Entrambe volevano proseguire gli studi, la carriera femminile nel calcio durava molto meno rispetto a quella maschile, ne erano pienamente consapevoli. Maria le disse che dopo il liceo pensava di iscriversi alla facoltà di economia, un giorno avrebbe voluto dirigere l’azienda di suo padre, era molto fiera di lui, anche se non era molto a casa capiva che faceva tutto per far in modo che non le mancasse niente, anche se molte volte avrebbe dato tutto pur di poter stare il più possibile con loro. Era un uomo che aveva creato tutto da solo grazie all’aiuto di sua moglie, lei sperava un giorno di potergli dare una mano e continuare insieme l’attività di famiglia. Patty invece le raccontò che le sarebbe piaciuto iscriversi a un corso di Medicina, diventare un ortopedico specializzato in campo sportivo. Era consapevole che se anche un giorno non avrebbe più potuto giocare almeno voleva continuare a far parte di questo mondo. Con Karl andarono tutti insieme a mangiare in un locale vicino allo stadio, lo zio purtroppo non riuscì a presenziarvi, a causa di un pranzo importante con alcuni dirigenti della società.
Li avrebbe raggiunti durante l’incontro.
Giunte allo stadio le ragazze andarono a prendere posto in tribuna.
-Ma perché ti sei travestita anche oggi? C’è troppa gente perché lui possa vederti-
-E che ho fatto una scommessa con Benji,-
-Una scommessa?-
Chiese Maria curiosa.
-Ho scommesso che lui oggi giocherà-
-Ma è stato escluso dalla lista dei titolari-
-Si lo so, ma l’altro giorno ho notato che il portiere zoppicava, non reggerà tutta la partita-
-Se lo dici tu.-
-Fidati, per anni ho osservato i giocatori e capisco quando non usano il piede dominante-
L’ora dell’inizio stava per giungere, quando all’improvviso vicino a loro si sedette un uomo all’incirca di mezza età con indosso un paio di occhiali da sole.
Patty lo riconobbe subito, era il tutore di Benji, fin dall’infanzia.
-Salve signor Marshall-
L’uomo si girò verso di lei.
-Ciao Patty-
La ragazza rimase stupita e preoccupata, l’aveva riconosciuta.

E adesso, dirà tutto a Benji?

Ma l’uomo noto la tranquillizò.
-Non ti preoccupare, non gli dirò niente-
-Ma come ha fatto a riconoscermi?-

So che Terry non le ha mai detto la verità , come poteva? Era solo una bambina ai tempi.

-Sai il cappellino che porti in testa, l'ho regalato io tanti anni fa a tua zia. Tu le somigli come una goccia d’acqua a parte gli tuoi occhi, che sicuramente avrai preso da tuo padre-
-Lei conosceva mia zia?-
-Si, frequentavamo lo stesso liceo. Un giorno l’ho vista giocare a calcio e me ne innamorai; pur di starle vicino le regalai il cappellino per nascondere la sua identità così da poterci allenare insieme-
-Wow, perché non mi ha mai detto niente?-
-Non credevo che fosse importante, inoltre non pensavo che anche tu avessi ereditato la sua stessa passione per il calcio. Ti ho sempre vista fare il tifo e dopo far parte della squadra come manager, ma non pensavo che anche tu giocassi. Quando ti ho visto quel giorno sul campo a sfidare Benji per un momento mi è sembrato che fosse tornata. Volevo ringraziarti-
-Per cosa?-
Patty non capì.
-Per aver aiutato Benji-
-Glielo dovevo, anche lui ha aiutato me a non smettere di credere nel mio sogno-
-Tu non sai quanto io ti sia grato per questo, nell’ultimo anno l’ho visto spegnersi, non sapevo più cosa fare. Ti prego Patty stagli vicino, tu non sai quanto ha bisogno di te-
-Ci proverò.-
-Vorrei chiederti un favore-
-Si certo-
-Quando ero giovane ho fatto una promessa a tua zia. Vorrei poterla mantenere, tu mi potresti aiutare?-
-Una promessa? Si va bene, di cosa Si tratta?-
-Non  posso ancora dirti niente, ma presto lo saprai-
-Ok, di qualunque cosa si tratti l’aiuterò volentieri-
-Grazie, ti sono debitore-

Spero che il progetto a cui sto lavorando presto si possa realizzare, ne ho già parlato a Stephan, e lui mi darà una mano. Terry, vedrai manterrò la mia promessa.
 

 

Grazie a tutti coloro che leggono la mia storia e mi dispiace se ci metto così tanto fra un capitolo e l’altro…...cercherò di essere più veloce…..se avete voglia di farmi sapere quelle che né pensate…...

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


 

Cap 21

Il fischio dell’arbitro diede inizio alla partita, tra i convocati il nome di Benji e Karl era stato escluso. La partita procedeva a pari merito anche se l’Amburgo cominciava ad avvertire l’assenza del suo capitano.

Allo scadere del primo tempo gli avversari segnarono un gol, 0-1 per il Monaco.

La ripresa del secondo tempo non sembrò aver risvegliato la squadra dall’apatia, il mister era in seria difficoltà, era divorato dal dilemma se dare una lezione ai suoi giocatori, o perdere la partita rischiando seriamente di compromettere il campionato con questa sconfitta. Il Monaco prese il possesso del pallone con un gran contropiede. Ormai giunto in area l’avversario si prestò a tirare, il portiere si buttò in direzione della palla, e con gran sorpresa riuscì a bloccare il tiro,  ma con quest’azione atterrò sul piede già compromesso con tutto il peso, e con il contatto del suolo si accascio a terra.

-Price, entri tu-

Tuono il mister al suo giocatore.

 

Aveva ragione, ha vinto la scommessa, infondo non è che mi dispiaccia, anzi, ne sono proprio felice.

 

Pensò Benji, e con soddisfazione si alzò dalla panchina e si avviò verso i pali guardando verso gli spalti sperando di individuarla. Ma niente. C’era troppa gente, ma nel suo cuore sapeva che lei era li e che sicuramente, stava gongolando perché aveva ragione.

Infatti sugli spalti.

-Vedi che ti dicevo Maria-

Lo disse con molto entusiasmo

-Cavolo Patty, sei un portento-

La partita continuò, ma il punteggio non sembrava migliorare, Benji parò con facilità tutti i tiri direzionati verso la sua porta. Mancava solo un quarto d’ora per la fine della partita, e finalmente il mister cambiò idea, se voleva portare a casa almeno un pareggio doveva far scendere in campo il migliore.

-Karl scaldati-

-Sì mister-

Finito il riscaldamento, il ragazzo entrò in campo.

Maria e Patty, quando sentirono lo speaker annunciare che sarebbe entrato anche Karl, non poterono far a meno di gridare dalla gioia.

-Anche Karl giocherà!-

Esclamò Maria euforica.

-Senza il mio cuginetto la partita sarebbe persa. FORZA KARL-

Le due ragazze iniziarono a fare un tifo sfegatato. Dopo l’entrata del capitano, l’umore dei componenti della squadra cambiò radicalmente tirando fuori finalmente tutta la grinta, infatti in meno di due minuti l’Amburgo riuscì a pareggiare, grazie a uno dei tiri potenti e precisi di Karl. Mancavano solo pochi minuti allo scadere del tempo, il Monaco provò di nuovo a cercare la vittoria, ma Benji era concentrato e parò il tiro, fece un lungo rinvio al capitano che era già oltre la metà campo avversaria, la palla gli arrivò perfettamente sul suo piede preferito, senza nessuna esitazione Karl tirò una vera e propria bomba, che entrò nella rete quasi bucandola. Il gol concluse la partita ed era vittoria per l’Amburgo.

I ragazzi corsero dal loro capitano e lo abbracciarono saltandogli addosso, anche il portiere si avvicinò al capitano.

Benji non era abituato a segni così eclatanti di gioia ma per la prima volta da quando faceva parte della squadra tese la mano a Karl, e lui fece altrettanto.

-Complimenti capitano-

-Anche a te per le tue parate-

 

Finalmente! Tity ti ha proprio cambiato, in tutti questi anni ti sei sempre tenuto da parte invece adesso grazie a lei, sembri un’altra persona.

 

Karl, grazie di tutto, credevo di non avere nemmeno un amico qui, invece mi sbagliavo.

 

Mentre i ragazzi erano ancora negli spogliatoi a cambiarsi, le ragazze aspettavano nel parcheggio dei giocatori il loro arrivo, anche il signor Marshall si unì a loro.

-Allora cosa hai vinto?-

Chiese Maria tutta curiosa.

-Lo invitato a cena da me, siete dei nostri vero?-

-Mi piacerebbe ma Karl mi ha invitato fuori, diciamo che è una sorta di primo appuntamento-

-Oh.-

-Mi dispiace-

-Ma no, non devi, anzi sono felice per te. Allora signor Marshall verrà anche lei con Benji?-

-Non vorrei disturbare-

-Non disturba affatto, così potremo parlare meglio di quel progetto-

Disse lo zio di Patty, che arrivò in quel momento.

-Se è così Stephan accettò molto volentieri-

-Bene. Scusate se non sono riuscito a venire prima-

-Peccato zio, dopo il secondo tempo e stata una bellissima partita e Karl ha fatto due gol bellissimi-

-Si l’ho vista dalla tv-

Anche i ragazzi arrivarono, non ci avevano messo molto infatti avevano ancora i capelli bagnati dalla doccia appena fatta. Erano entrambi bellissimi, con la tuta della squadra che risaltava in pieno le forme muscolose e atletiche dei due ragazzi. Le ragazze arrossirono..

 

Oh Karl, sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto, ancora stento a credere che tu sei il mio ragazzo, non riesco a far a meno di diventare rossa ogni volta che ti guardo, non vedo l’ora che sia stasera.

 

Benji, cavolo perché dev’essere così dannatamente sexy, quella maglietta che indossa fa risaltare  il suo torace muscoloso. Ha un corpo fantastico. Quel corpo che l’altro giorno ho potuto ammirare completamento nudo. Mi vengono ancora brividi a pensarci.

 

-Ciao a tutti-

Dissero in coro Benji e Karl.

-Ciao ragazzi, avete fatto una bellissima partita-

Disse Freddy stringendo la mano del capitano.

-La ringrazio signor Marshall-

-Ciao Freddy, sei tornato?-

-Si, giusto in tempo per vedere la partita-

-Bene allora mio caro portiere ho vinto la scommessa-

Si intromise Patty tutta soddisfatta.

-Si tranquillo vengo a cena da te-

-Allora andiamo?-

-Adesso, non mi lasci nemmeno tornare a casa a cambiarmi?-

-Cambiarti? Mica è una cena elegante così sei perfetto, poi non mi fido, quindi io vengo con te-

-Ok, andiamo, rompi scatole-

-Ehi!! Rompi scatole a chi?-

-A te no-

-Senti chi parla brutto, megalomane ed egocentrico-

-Chi sarebbe l’egocentrico?-

-Tu-

E si avviarono alta macchina di Benji. Mentre gli altri si misero tutti a ridere per lo scambio di battute che si creò fra i due.

-Allora andiamo anche noi?-

-Si-

Risposero tutti in coro.

Karl accompagno Maria a casa.

-Allora dove mi porti stasera?-

-Sorpresa-

-E non mi dici niente? E come faccio a sapere cosa mettermi-

-Mettiti pure ciò che vuoi-

-Nemmeno un piccolo indizio?-

-No-

-Sei cattivo però-

E fece finta di tenere il muso.

-E va bene. Diciamo che è un posto dove i miei occhi videro la cosa più bella del mondo-

-E che indizio è?-

-Non saprai altro. Torno fra un paio d’ore. Va bene?-

-Sto già contando i minuti-

E si baciarono, un bacio lento e passionale le loro lingue seguivano un ritmo lento e profondo. Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto.

-E ‘meglio che vada altrimenti rischio di non andarmene più-

-Allora rimani-

-Stasera-

-Va bene-

Maria scese ed entrò in casa, mentre la macchina correva via.

 

Non vedo l’ora che ritorni. Chi sa dove vorrà portarmi? Meglio che vada a prepararmi.

 

Maria starti così vicino sta diventando sempre più dura, senza poterti avere completamente.


A casa, Patty, propose al portiere di andare ad allenarsi un po’ nell’attesa che la cena fosse pronta, e il ragazzo ne fu felicissimo.

-Bello il campo da calcio in giardino-

-Si, è il mio posto preferito fra tutti-

-Ti piace molto giocare, sai mi ricordi tanto una persona-

-A si, e chi?-

chiese curiosa la ragazza.

-Sicuramente ne avrai sentito parlare si chiama Oliver Atton-

Patty che stava per far un tiro in porta a Benji, nel sentire il nome Holly da lui mandò il pallone in cima ad un  albero.

 

Io gli ricordo Holly? Ma è impazzito? Guarda dove cavolo ho mandato il pallone, e perché cavolo vuole parlare di lui? Cosa cavolo c’entra adesso.

 

-Maledizione, è adesso?-

-Dai non ti preoccupare ci penso io-

 

Voglio sapere se prova ancora qualcosa per lui, dalla sua reazione vedo che la cosa l’ha un po’ scossa.

 

-Ma sei impazzito rischi di romperti l’osso del collo-

-Sai da piccolo ho fatto molta pratica a tirar giù i palloni dagli alberi-

A quella affermazione a Patty le venne un tuffo al cuore.

 

Forse sta parlando di quella volta.

 

-E come mai?-

Chiese facendo finta di non capire a cosa si stesse riferendo.

 

-Vedi c’era una bimbetta pestifera che si divertiva a mandare tutti i nostri palloni sugli alberi, e ancora adesso mi chiedo come cavolo ci riuscisse-

 

Allora se lo  ricorda? Aspetta un momento bambina pestifera a chi?

 

E Patty lo guardò con due occhi fiammeggiante mentre lo guardava arrampicarsi per andare a riprendere il pallone.

 

Però è proprio agile.

 

Mi piace tormentarla un po’, mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando eravamo ancora dei bambini.

 

-Si vede che ve lo meritavate-

-Forse? Non nego però che mi divertivo a tormentarla-

 

Cosa ha detto?

 

-E perché?-

 

Bene vediamo adesso che cosa dice.

 

-Sai diciamo che mi piaceva, era l’unica ragazzina che riuscisse a tenermi testa senza mai indietreggiare-

A quell'affermazione Patty divenne rossa, rimanendo completamente ammutolita.

 

Io…..io gli piacevo?

 

Si Patty, mi piacevi, credo che il mio sentimento per te sia nato dal primo momento che ho visto i tuoi occhi. Così pieni di vita e di coraggio. Sempre pronta a difendere tutti quelli a cui tenevi, senza temere nessuno. Non ho mai conosciuto nessuno come te.

 

-E perché non gliel'hai mai detto?-

-E tu come fai a saperlo?-

 

Cavolo mi sono tradita. E adesso che mi invento?-

 

-Ecco-

Patty non sapeva cosa dire, Benji stava per scoppiare a ridere, ma non voleva smascherarla in questo modo.

- Si è vero, non sono mai riuscito a dirle niente, perché pensavo mi odiasse, alla fine si è innamorata di un altro-

-Che fine ha fatto?-

-Credo che sia ancora in Giappone-

 

No, non sono più in Giappone ora sono qui di fronte a te, e non sai quanto vorrei dirti che anche tu mi piaci. E anche tu mi sei sempre piaciuto, anche se ai tempi non l'avrei mai ammesso, ma speravo sempre veniste a impossessarvi del campo e di poterti vedere. Si è vero poi è arrivato Holly, ho preso una mega cotta per lui, forse perché anche lui come me amava il calcio.

 

-Non mi hai risposto prima?-

-A cosa ti riferisci?-

Patty non capì o cosa si riferisse.

-Se conosci Holly-

-Chi non conosce Holly? Però non credo di assomigliargli così tanto, io non so se avrei il coraggio di abbandonare tutti per il mio sogno. Comunque sei tu che gli assomigli di più, insomma sei venuto qui da solo ad Amburgo appena ragazzino, per realizzarti-

-Anche tu sei qui adesso-

-Te l’ho detto sono rimasto orfano, diciamo che sono stato costretto.-

-Comunque non è vero che io avrei avuto il coraggio di abbandonare tutti se avessi avuto qualcuno-

-Cosa intendi dire?-

-I miei genitori abitano a Londra e a parte i pochi amici non avevo nessun affetto particolare che mi tenesse legato al Giappone-

-Mi dispiace, tutti dovrebbero avere qualcuno, e quella ragazzina l’hai più rivista?-

 

Sono curiosa di sapere cosa pensa di me.

 

Quanto siamo curiosi. Adesso mi voglio divertire.

 

-Si, quando sono tornato per un piccolo infortunio al polso, anche lei fa i tuoi stessi massaggio, non è curioso?-

 

Maledizione.

 

-Eh, eh. Te l’ho detto in molti lo sanno fare. E?-

Cominciò ad innervosirsi.

-Niente, tutto qua-

 

Come niente, quindi tutto il tempo passato insieme a parlare ed allenarci era niente. Mi fa davvero imbestialire.

 

Credo di essere riuscito ad innervosirla, guarda che faccia.

 

-Che c’è, ci sei rimasto male?-

-NO-

Lo disse con più enfasi del dovuto, e si incamminò  verso casa.

-Dove vai? Sei arrabbiato?-

-DEVO ANDARE IN BAGNO. DEVO CHIEDERTI IL PERMESSO. E POI NON SONO ARRABBIATO-

Urlò a squarciagola.

-Be’ dal tuo tono non si direbbe-

 

Brutto egocentrico, megalomane, egoista e scorbutico di un portiere da strapazzo ma chi ti crede di essere? Niente, non prova niente.

 

Oh Patty, mi piace farti innervosire, i tuoi occhi brillano in un modo particolare.

 

Benji in poco tempo la raggiunse, voleva rimediare, si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò.

-Sai non è vero che non ho provato niente a rivederla, ma lei stava già con un altro-

Patty rimase pietrificata a quelle parole.

 

Allora prova qualcosa? Quando si è avvicinato al mio orecchio per dirmelo ho sentito una scarica elettrica ad averlo così vicino. Diamine sono diventata tutta rossa.

Che buon profumo che hai. Non mi stancherò mai di annusarlo. Vorrei poterti baciare amore mio, e stringerti fra le mie braccia, sentire il tuo corpo nudo sul mio, essere una sola cosa con te.

 

Karl tornò a riprendere Maria, per l’occasione indossava un paio di Jeans neri che valorizzano le sue gambe lunghe e muscolose, una t-shirt bianca, e una maglione del medesimo colore, era uno spettacolo vestito così. Maria optò,  per un semplice abitino rosa, con la gonna molto ampia che gli arrivava appena sopra il ginocchio, un semplice coprispalle bianco, e ai piedi delle ballerine in tinta con il vestito. Quando Karl la vide rimase a bocca aperta.

 

E’ bellissima, nonostante non si sia truccata eccessivamente e indossi un semplicissimo abito, sembra un'Angelo caduto dal cielo.

Karl, non mi guardare così,  altrimenti al diavolo la cena e rimaniamo qui a casa. Non ho mai desiderato tanto qualcuno come desidero te. Dopo quella brutta esperienza, della mia prima volta non ho mai fatto sesso con nessuno, volevo aspettare che la prima volta da cosciente fosse con una persona speciale. E quella persona sei tu.

-Sei bellissima-

-Grazie, anche tu non sei niente male. Allora dove andiamo?-

-Sorpresa-

E senza dire altro partirono. Arrivarono ad un piccolo parco dietro la vecchia scuola elementare,che i due frequentavano da piccoli dopo le lezioni.

-Ma questo è il parco dove giocavo da piccola-

-Si, e qui che ho visto la cosa più bella del mondo-

Intanto cominciò a sistemare sull’erba la coperta che si era portato dietro e sistemò anche il cestino con dentro la cena che aveva portato con se.

-Allora facciamo una specie di pic-nic? Hai avuto una bellissima idea-

 

Quanti ricordi. Da piccola venivo sempre qua, da qui si vedeva il campo da calcio dove lui si allenava con i suoi amici.

-E quale sarebbe la cosa più bella che hai visto qui?-

-Te-

 

Cosa?

 

Maria non sapeva cosa dire.

-Vedi quando ero piccolo giocavo in quel campo, un giorno ti ho visto seduta qua, dove siamo noi adesso. Mi ricordo che ho pensato che eri la bambina più bella di tutte, avevi un abitino a fiorellini blu, e una treccia che ti scendeva lungo la spalla-

-Io credevo che tu non ti fossi mai accorto di me?-

-Oh si che l’ho fatto, solo che a quei tempi ero molto timido-

-Oh, Karl io venivo qui solo per poterti guardare, ero già così innamorata di te. Però tu timido?-

-Ero molto diverso a quei tempi, in fondo ero sempre un bambino. Poi crescendo mi sono dedicato anima e corpo al calcio, non volevo impegnarmi con nessuna. Si ho avuto qualche relazione, ma niente di serio. Per questo che non ci ho mai provato con te, tu non sei come le altre-

-E adesso? Vuoi una relazione?-

-Ormai credo che non riuscirei più a fare a meno di te. Credo proprio di essermi innamorato-

-Karl anche io ti amo, da così tanto tempo-

-Maria-

I due ragazzi iniziarono a baciarsi, sempre più con passione e voracità, le mani volevano esplorare ogni centimetro dell’altro. Non gli importava di essere in un luogo pubblico, ormai era notte e non c’era nessuno nei paraggi. Fu lei a prendere l’iniziativa, cominciando a togliere il maglione di lui, voleva avere un contatto con il suo corpo.

Poco dopo anche la t-shirt raggiunse l’altro indumento. Le mani di lei cominciarono ad accarezzargli le spalle i pettorali ben scolpiti, ormai entrambi volevano unirsi diventare una cosa sola. Per un istante i due staccarono le loro bocche e i loro sguardi si incrociarono.

-Sei, sicura?-

-Si, ti voglio-

Poche parole e i baci infuocati ripresero. Anche Karl continuava ad accarezzarla, ormai la sua eccitazione era alle stelle, era da giorni che bramava di possederla, lentamente le mani di lui accarezzarono le sue cosce, fino a risalire  ai fianchi, per poi spostarsi sul suo seno.

Voleva di più, voleva sentire quel contatto senza nessun tipo di impedimento. Le sfilò il vestito ma c’erano ancora troppi indumenti, e in men che non si dica anche il reggiseno fu tolto. Finalmente i seni di lei si mostrarono al ragazzo, che per un tempo indefinito, la osservò come se fosse la cosa più bella del mondo. La sua bocca si impossessò di un capezzolo, mentre con la mano tormentava l’altro. La ragazza era ormai fuori controllo quel contatto le annebbiò la capacità di raziocinio, il ragazzo passò all’altro capezzolo mentre con la mano andò ad infilarsi sotto i suoi slip cominciando a torturarle il clitoride.

Quel nuovo contatto, così intimo le fece provare sensazioni che non aveva mai sperimentato, ma sentiva che voleva di più,  voleva sentirlo completamente.

Cominciò a baciarlo sul collo dietro l’orecchio mentre le mani cercavano di slacciarmi i jeans. Quando finalmente riuscì nella sua impresa volle sentire il membro nelle sue mani, volle sentirlo gemere di piacere, ma non durò tanto, il ragazzo era ormai al limite. Troppo a lungo era rimasto in astinenza, con rapido gesto gli sfilò anche l’ultima barriera che era rimasta fra di loro, con un movimento secco la penetro. Il dolore che avverti la ragazza era come una doccia fredda, anche lui si accorse della sofferenza che le aveva procurato. Rimase immobile ancora dentro di lei, continuando a baciarla. Appena senti il suo corpo rilassarsi, iniziò a muoversi dentro di lei con estrema lentezza, il dolore iniziale svanì completamente sostituendosi a un puro piacere. Le spinte si fecero sempre più intense. Il piacere dei ragazzi era ormai al limite ed entrambi vennero nello stesso momento. Rimasero ancora così legati fino a che i loro respiri ripresero un ritmo normale.

 

Non ho mai provato niente del genere per nessuna ragazza, è stato talmente intenso. Era vergine, perché non mi ha detto niente? Avrei fatto più piano. Spero di non averle fatto troppo male.

 

Ero ancora Vergine? Ma come è possibile, ero sicura di non esserlo più dopo quella notte. Mi viene da piangere. Avrei sempre voluto che la mia prima volta fosse stata con la persona che amavo, ma ormai mi ero rassegnata. Ed invece è successo, la mia prima volta è stata con la persona che amo da quando ero una bambina, ed è stato bellissimo.

 

Maria cominciò a piangere, non riusciva ancora a credere che avesse fatto l’amore con lui, e per di più che lui fosse il primo. Karl la guardò preoccupato, mentre le accarezzava la testa le chiese.

-Scusa ti ho fatto troppo male?-

-No, e stato bellissimo, perfetto-

-Perché piangi amore mio?-

-Sono felice. Che sciocca vero? Dovrei ridere e non piangere-

-Ti amo Maria-

-Anche io Karl ti amo, ti amo da così tanto tempo-

Karl uscì da lei e la abbracciò stretta mentre la cullava come se fosse una bambina, finché Maria non finì di piangere.

 

Si Maria ti amo, so che questo sentimento che sento per te è amore. Non piangere amore mio, io non ti lascerò, voglio starti vicino e renderti felice.

 

Quando la ragazza si calmò, entrambi si rivestirono e consumarono la cena che avevano portato con sé.

-Ti ho fatto tanto male?-

-No, non ti preoccupare, è stato solo un momento, poi il piacere che ho sentito dopo mi ha fatto dimenticare tutto.-

-Perché non mi hai detto che eri vergine. Avrei fatto più piano-

-Ecco, a dire la verità pensavo di non esserlo-

Karl non capì.

-Non capisco-

-Mi vergognino  po’ a raccontartelo-

Prese la ragazza e fece aderire la sua schiena contro il suo torace, si avvicinò al suo orecchio e le bisbiglio.

-Non devi mai vergognarti di me-

Lei arrossì, avevano appena fatto l’amore insieme, ma lui aveva il potere di fare dei gesti così intimi e romantici che la prendevano sempre alla sprovvista.

-Va bene-

Prese un profondo respiro e cominciò a raccontargli.

-Quando avevo 15 anni, sono stata invitata alla festa del tuo compagno di squadra, e come una sciocca mi sono ubriacata, non ricordo molto di quella festa, so solo che qualcuno mi aveva trascinata in una stanza, e abbiamo cominciato a baciarci, e poi il vuoto, pensa che nemmeno mi ricordo che faccia avesse, so solo che quando mi sono svegliata ero tutta nuda e sola con  i muscoli tutti intorpiditi.-

 

Aspetta anche io ho un ricordo come questo.

 

-Parli della festa che aveva organizzato Hanz?-

-Si, c’eri anche tu?-

Karl sgrano gli occhi, si ricordava di quella festa.

 

Mi ricordo di quella festa ero arrivato tardi, avevo avuto l’ennesima discussione con mio padre, e quando arrivai lì, dal nervoso o cominciato a bere, volevo perdere completamente la lucidità, volevo sentirmi un ragazzo normale senza che nessuno si aspettasse niente da me. Poi avevo preso una ragazza volevo divertirmi con qualcuno, però ero così completamente fuori che non guardai nemmeno chi mi portai in camera, so solo che mi sembrò una dea, cominciammo a baciarci e le tolsi tutti i vestiti, la feci sdraiare sul letto, anche io mi spogliai e ricominciammo a baciarci, stavo per fare sesso con lei, lei mi disse “ sono ancora vergine” e non ebbi il coraggio di andare avanti, mi alzai mi rivestii e dopo averla coperta con me ne andai. Allora era lei? Devo dirglielo.

-Si-

Il tono che usò però era pieno di rammarico

-Devo dirti una cosa-

Karl divenne terribilmente serio e la ragazza lo avvertì.

 

Ho rovinato tutto, adesso penserà che me la faccio con il primo che capita, perché non me ne sono stata zitta.

 

-Sei deluso da me?-

Chiese preoccupata.

-Ma no che dici-

E intensificò l’abbraccio per farle capire che non era cambiato niente tra di loro.

-Allora cosa c’è?-

-Ti prego, non odiarmi-

-Odiarti? Come potrei odiarti-

-Quel ragazzo, della festa ero io-

 

Cosa? No non ci posso credere.

 

-Eri tu?-

-Si, anche io avevo bevuto, e volevo divertirmi. Ricordo che afferrai una ragazza, e me la portai in camera, cominciamo a baciarci e spogliarci, e-

-Però non abbiamo fatto niente. Giusto?-

-No, cioè stavo, ma tu mi avevi detto una cosa e io non me la sono sentita di andare avanti.-

-Cosa ti dissi?-

-Che eri vergine, scusami-

-Di cosa? Credo che per questo ti amo ancora di più-

Karl la guardò non capendo, aveva agito come un idiota, si stava per approfittare di lei. Non credeva proprio che gli dicesse esattamente il contrario.

-Ma io mi stavo per-

Ma lei non lo fece finire di parlare.

-Ma non l’hai fatto. Ti sei fermato, ed è quello che conta-

-Ma in tutto questo tempo hai creduto che quella notte tu-

-Ed è stato bello prima scoprire che invece ero ancora vergine, e che la mia prima volta è stata con te. Comunque quella sera non è stata tutta colpa tua, anche io ho fatto la mia parte, le mie amiche mi dissero che ero scatenata prima che mi perdessero di vista. Quindi credo che la colpa sia dell’alcool, non nostra-

-Ti amo Maria-

La serata continuò, tra baci e carezze il desiderio di esplorarsi non si era placato.

-Rimani con me stanotte-

-Va bene, avverto Patty-

-ok

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


 

 

 

Cap 22

 

La cena con Benji e Freddy fu per tutti piacevole, soprattutto per lui, il clima familiare che avertì non l’aveva mai sperimentato prima, e la cosa gli piacque.

 

Patty tu rendi tutto più bello.

Le poche volte che ho partecipato a delle cene con la mia famiglia, erano cariche di tensioni ed aspettative. Invece qui con te, adesso, regna un clima sereno e pieno di risate. Non posso più a fare a meno di te.

 

Che bello avere Benji a cena, lo vedo così rilassato e felice. Vorrei vederti sempre così, vorrei che tu sapessi chi sono.

 

Dopo che la cena si concluse i due ragazzi sistemarono insieme la cucina mentre Freddy e Stephan andarono in salotto a bersi qualcosa.

Patty guardava Benji con aria sognante e il ragazzo se ne accorse.

-Che c’è? Perché mi fissi così?

Patty arrossì, era stata colta in flagrante.

-Non ti stavo fissando. E che mi ero persa nei miei pensieri-

-Ah si!!! E che cosa pensavi?-

-Che non ti facevo così bravo nel lavare i piatti-

-Guarda che è da anni che vivo da solo. E scusa per chi mi hai preso? Per un incapace?-

-Dai non offenderti. Credevo solo che avessi uno stuolo di governanti a fare tutto per te-

E Patty scoppiò a ridere.

-Ah ah ah. Ho solo una governante che mi fa le faccende di casa, ma per il resto sono in grado di fare da solo-

-Sei un ragazzo dai mille talenti-

-Non sai quanti-

La stuzzico un pochino, e lei non poté a far a meno di diventare ancora più rossa di quello che era già. La suoneria del suo telefono la risvegliò, senza neppure guardare chi era rispose

-Pronto?-

-Ciao Patty, sono Tommy-

-Ciao Too-

Ma si bloccò immediatamente, quando Benji la guardò incuriosito.

-Che succede?-

Patty cercò di parlare più piano possibile, per non far capire a Benji con chi stasse parlando.

 

Con chi starà parlando? L’ho vista agitarsi.

-C’è qui Benji-

-Dai passamelo,  lo voglio salutare-

-Ma sei matto, lui pensa che io sia Pit-

-Tranquilla Patty, non gli dirò niente-

Patty non era sicura di voler passare il cellulare a Benji, ma subito dopo cambiò idea, sapeva che il suo amico non l'avrebbe tradita.

-Va bene.

Benji, vogliono parlare con te

 

Con me? Ma chi è ?

 

Patty gli passò il cellulare.

-Pronto, chi è?-

-Ciao grande S.G.G.K-

-Tom Becker,  sei tu?-

Non poteva credere alle sue orecchie. Era da tanto che non sentiva il suo compagno di nazionale.

-Si Benji, sono io, come vanno le cose?-

-Che piacere sentirti. E’ da una vita che non ci si vede. Qui va tutto alla grande, ma dimmi di te, sei in Giappone?-

-Sì sono tornato ormai da 10 mesi-

-Sei tornato a giocare alla New Team?-

-Si, proprio ieri abbiamo giocato contro Mark Lenders-

-E come è andata?-

-Abbiamo pareggiato, è stata dura-

-Grande, sai mi manca giocare con voi-

-Si, anche a me. Speriamo che per i prossimi mondiali saremo convocati tutti.-

-Si, è vero. Però ci vogliono ancora due anni. Allora come fai a conoscere Pit-

A Patty mancò un battito, sapeva che non l’avrebbe mai tradita, ma si sentì comunque agitata.

 

Adesso cosa cavolo gli racconterà?

 

-L’ho conosciuto al mio ritorno dalla Francia, e un tipo un po’ strano non credi?-

 

Così Tom le regge  il gioco. Non pensavo che questi due fossero amici.

 

-Si, è vero, molto strano-

-Benji, non farla soffrire-

Benji rimase sorpreso a quella affermazione

-Non ne ho nessuna intenzione. Come fai......?-

ma Tom non lo fece finire intuendo la sua domanda.

-Semplice, potrà anche nascondere il suo aspetto dietro quel cappellino, ma non il suo carattere e tu sei sempre stato molto intuitivo-

-Si hai ragione, salutami tutti. Ti ripasso Pit-

-Va bene Benji, spero di risentirti presto-

-Si anche io-

E gli restituì il telefono.

-Com'è finita la partita?-

chiese curiosa Patty.

-Pareggiato, 1-1 –

-Grandioso, siete sempre a pari merito-

-Come vanno le cose Patty? Cioè no Pit?-

E il ragazzo scoppiò a ridere.

-molto divertente, comunque molto molto bene-

-Quando gli dirai la verità?-

-Presto-

-Ora devo andare, ci sentiamo ok?-

-Si Tommy, buona giornata, mi mancate tanto-

-Buona notte-

La conversazione terminò, Benji le si avvicinò e le prese il cellulare dalle mani.

-Che fai?-

-Semplice ti memorizzo il mio numero, e mi faccio uno squillo così io avrò il tuo.

Qualora tu volessi, potrai chiamarmi quando vuoi.-

Intanto però arrivò un messaggio da Karl, e senza volerlo Benji lesse il contenuto, che diceva che Karl non sarebbe tornato a casa. Senza pensarci due volte fu Benji a rispondere al posto suo.

-Ti ha scritto Karl, dice che non tornerà stanotte a casa-

-E perché?-

-Secondo te?-

-Ah.-

diventando rossa, non era ancora abituata a parlare di questo argomento.

-E io come faccio domani ad andare a scuola?-

-Domani mica c’è scuola.-

-E perché?-

-E’ il primo Maggio, e qui è festa e le scuole sono chiuse-

-Quindi non ci sono nemmeno gli allenamenti?-

chiese preoccupata

-No, quelli ci sono-

-Bene-

e tiro un sospiro di sollievo

-Ti manca il Giappone?-

-Si, soprattutto il mare-

-Domani ti porto a vedere un posto speciale, se vuoi?-

-Si, perché no-

-Grande-

La serata si concluse nel migliore dei modi, Patty sul suo letto ripensava agli avvenimenti della giornata.

 

Io gli piacevo anche da piccoli, ancora non ci credo, e perché non mi sono mai accorta di niente? Ma no,  è possibile litigavano continuamente, allora perché me l’ha detto. Credo che non abbia capito chi sono. O si? Se fosse così perché non mi ha smascherato? Però non ce la faccio più a nascondermi, sta diventando sempre più difficile, forse è meglio dirgli la verità e sperare per il meglio.

 

Intanto sul suo cellulare arrivò un messaggio, era di Benji.

“Buonanotte, ragazzino”

E Patty, sorrise.

 

E se dicendogli la verità, lui non volesse più parlarmi, magari si sentirbbe preso in giro? Aspetterò ancora un po’, non sono ancora pronta a rinunciare a lui. Chi sa dove vorrà portarmi domani?

 

E gli rispose.

“Anche a te portiere egocentrico”

Benji, lesse il messaggio di risposta, e si ritrovò a sorridere.

Era felice, fino a pochi giorni prima credeva, che questa emozione non le avrebbe  più provate.

 

Patty, ho capito che senza di te questa vita non ha più senso.

Da quando so che ci sei anche tu nella mia vita, mi sembra tutto meno doloroso, la solitudine non è più così soffocante come un tempo. Non posso più a fare a meno di te, ti amo, e spero che tu possa  amarmi, almeno la metà di come ti amo io. Vorrei dirti che so chi sei, baciarti e fare l’amore con te, ma ho capito che non sei ancora pronta e la colpa di tutto, è solo mia. Se potessi tornare a quel giorno, in cui mi sono comportato come un emerito imbecille, forse se ti avessi lasciato parlare, ci saremmo evitati tutta questa sofferenza. Mi rendo conto che molte volte il mio carattere sia strafottente, ma tu sei l’unica che riesce a tenermi a bada, hai un potere su di me, che ogni tanto mi spaventa. So che se tu volessi mi potresti fare tutto. Si,perché farei tutto per te.

Rinuncerei anche alla mia carriera, se me lo chiedessi; andrei a vivere su un’isola deserta con te, se solo tu lo volessi.

Non c’è  niente che non farei per te.

Buonanotte, amore mio, sapere che domani passerò la giornata con te, mi rende estremamente felice.

 

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

Karl, si svegliò, tra le braccia di Maria ancora nuda per la calorosa nottata passata insieme. Stava ancora dormendo profondamente. Non voleva svegliarla era così bella mentre dormiva, senza far rumore rimase a lungo ad osservarla.

 

Sei speciale, non ho mai sentito niente del genere per nessuna.

Averti qui, tra le mie braccia, mi rende estremamente felice e sereno, non voglio perderti, per nessuna ragione.

 

Maria cominciò a risvegliarsi, appena riaprì gli occhi, trovo quelli di Karl fissi su di lei.

 

Vorrei svegliarmi sempre così, tra le sue braccia.

 

-Buongiorno-

-Buongiorno anche a te-

Si sfiorarono le labbra, ma quel contatto fugace risveglio in entrambi il desiderio di possedersi ancora. Avevano fatto l’amore più volte la sera prima finché stremati non si erano addormentati, ora erano pronti di nuovo ad accarezzarsi ovunque, ad essere una cosa sola. Ogni volta l’amplesso che ne seguiva era più forte del precedente, la voglia di regalare all’altro piacere si faceva sempre più intensa. L’orgasmo che travolse entrambi li lasciò sfiniti e con il cuore a mille. Rimasero sdraiati e abbracciati finché il ritmo regolare non riprese a battere.

-Non mi  stancherei mai di fare l’amore con te-

-Anche io piccola-

-Cosa ti va di fare oggi?-

-Stare qui con te-

-Ottima idea, anche se mi è venuta una gran fame-

-Si hai ragione, anche io ho fame-

-Andiamo-

Scesero in cucina vestiti alla meno peggio, lui indossava solo jeans, mentre lei infilò la sua t-Shirt, che era talmente larga  che la copriva tutta come se fosse un vestito. Mangiarono abbondantemente, ma mentre stavano risistemando una voce dal salotto li fece sobbalzare.

-MARIA, CI SEI?-

-Cavolo sono i miei genitori-

-E adesso?-

La ragazza evidentemente nel panico non sapeva come spiegare la presenza del ragazzo, poi mezzo nudo a quell’ora del mattino.

-Oh Dio, non so cosa fare?-

-Facciamo così, andiamo di sopra e ci vestiamo, poi inventeremo una scusa-

-E che scusa potrebbe mai spiegare la tua presenza, a casa mia, di prima mattina in un giorno di vacanza?-

-Vedrai inventeremo qualcosa-

Così andarono di sopra senza farsi scoprire, si rivestirono alla velocità della luce.

Il ragazzo andò in bagno per darsi una lavata, e mostrarsi presentabile. In quel momento entrarono i genitori di lei, che preoccupati per la mancata  risposta della figlia, entrarono in stanza senza neppure bussare.

-Tesoro, tutto bene? Ti abbiamo chiamato ma tu non rispondevi-

Chiese la madre in ansia

-Ciao, mamma scusa non vi ho sentito, si vede che ero in bagno-

-Ciao amore-

-Ciao papà, com’ è andato il viaggio?-

-Molto bene. Ma di chi è la macchina che è qui fuori?-

 

Ecco e adesso cosa gli raccontò, non sono mai stata brava a dire bugie.

 

Ma mentre stava per dire qualcosa comparve Karl tutto bagnato dalla testa ai piedi.

-E’ mia signore, stamattina Maria mi ha chiamato che aveva avuto un problema idraulico e sono arrivato di corsa per darle una mano.-

-Si, ecco papà, non sapevo cosa fare e lui mi ha dato una mano.-

I genitori guardarono i due giovani con sospetto.

-Ed è tutto apposto adesso?-

-Si, non era niente di grave-

Ed il padre andò a controllare in bagno.

-Però sei riuscito a sistemare il tutto senza nessun attrezzo-

-Eh eh!! Si alla fine si dev’essersi solo allentato un bullone-

Cercò di trovare una giustificazione plausibile.

-Comunque grazie, e tu saresti?-

-Mi chiamo Karl Hanz Schnaider-

-Molto piacere noi siamo i genitori di Maria-

-Piacere mio-

-Ma tu per caso sei parente di Stephan Schnaider?-

-Sì è mio zio-

Al padre di Maria si illuminarono gli occhi, dimenticandosi completamente del motivo reale per il quale il ragazzo si trovasse lì, a quell’ora del mattino.

-Cara hai sentito, non posso crederci, il ragazzo e il nipote di Stephan-

-Si tesoro ho sentito-

-Vedi Karl, papà è un suo fan sfegatato-

Maria rise sotto i baffi.

-Se è così, stasera se volete, vi posso invitare a cena così potete conoscerlo se vi va?-

-Ne sei sicuro?-

Chiese il padre di Maria emozionato.

-Ma sì certamente,mio zio sarebbe molto contento di conoscere i genitori di Maria-

Il padre non stava più nella pelle dall’eccitazione.

-Se è così molto volentieri. Non ci posso credere oggi incontrerò il mio idolo-

-Si caro, ma adesso calmati-

 

Cavolo che situazione imbarazzante, adesso sono qui tutto bagnato, spero solo di non beccarmi un raffreddore. Per fortuna suo padre appena ha sentito che ero il nipote di Stephan ha dimenticato completamente perché ero lì.  Poi che scusa banale, una perdita, ma ero nel panico. Spero solo che Maria non abbia problemi.

 

Karl, salutò tutti e si avviò in macchina, ribadendo. l’appuntamento per la sera a casa sua.

 

Patty si svegliò, con il suono del cellulare, ancora assonnata, non guardando nemmeno chi fosse rispose, con il suo tono.

-Chi è?-

 

Che bello poter sentire la tua voce.

 

Pensò Benji.

-Buongiorno-

Patty riconoscendo la voce di  Benji, cadde dal letto.

 

È Benji, e non ho mascherato la mia voce, spero che non ci abbia fatto caso.

 

-Tutto bene? Ho sentito un rumore strano-

-Si tutto bene-

 

AHI che male. Sono caduta dal letto come un  pesce lesso.

 

-Non dirmi che stavi ancora dormendo?-

-No, cioè mi stavo alzando-

Mentì.

-Dai preparati fra 10 minuti sarò lì-

-Ma…..-

-Niente ma, dai ti porto dopo a far colazione-

-Va bene-

-Sbrigati-

La calzonò e chiuse la conversazione.

 

Che fretta c’era? Stavo dormendo così bene, stavo facendo un bellissimo sogno. Be’ poco male, ora l’oggetto dei miei sogni sta venendo qui a prendermi. Però quanta fretta ci siamo visti solo poche ore fa.

 

Senza perdere altro tempo, si preparò e corse dallo zio.

-Io esco con Benji-

-Vedo che tra di voi le cose stanno andando bene?-

Lo zio cercò di indagare

-Sì è vero, ma comincia a pesarmi il fatto di non dirgli chi sono. Secondo te dovrei dirgli la verità?-

-Devi fare ciò che ti senti di fare, se sei pronta di dirgli la verità non esitare-

-Grazie zio.-

E lo abbracciò.

-Ci vediamo stasera-

-Va bene tesoro-

E uscì proprio nel momento in cui  Benji, parcheggiò la macchina e senza nessuna esitazioni salì in macchina, in un attimo stavano già sfrecciando per le vie di Amburgo.

-Ciao-

-Ciao, dove andiamo allora?-

Chiese curiosa.

-A vedere il mare, che ne dici?-

a Patty le si illuminarono gli occhi, adorava il mare

-Dici davvero?-

-Si, sei pronto?-

-Si-

Ci misero quasi un’ora ad arrivare sulla spiaggia, che voleva mostrargli Benji.

Un posto che aveva scoperto poco tempo prima, un posto che gli ricordava il Giappone.

-Eccoci arrivati. Vieni-

Uscirono dalla macchina, e Patty si trovò di fronte una piccola spiaggetta.

Era una giornata piena di sole e senza vento, nonostante fosse mattina presto.

La ragazza non riuscì a trattenersi, si tolse le scarpe e i calzini e corse ad immergere i piedi nell’acqua.

Il mare era ancora gelido ma a lei non interessò, sentire l’odore salmastro nell’aria la riportò con la mente alla sua città natale.

Quando da piccola con il padre andavano in spiaggia a giocare con il pallone, non poté a far a meno di piangere, le mancava da morire.

Era stato il primo a credere in lei, ad averle insegnato a giocare. Benji, si accorse del turbamento della ragazza e le si avvicinò.

La strinse forte fra le braccia, non pensò a nulla, voleva solo consolarla e lei lo lasciò fare. Aveva troppo bisogno di sentirlo, di averlo vicino in quel momento.

Rimasero così finché la ragazza non si tranquillizzò.

-Tutto bene?-

-Si, scusami, ma che il mare mi fa tornare in mente mio padre-

- Eravate molto uniti?-

-Sì, era il migliore. E’ stato lui a insegnarmi a giocare, a trasmettermi l’amore per questo sport. Mi manca così tanto-

-Immagino-

Si sedettero lungo la riva, ognuno immerso nei suoi pensieri e a guardare l’orizzonte.

 

Piccola mia, posso solo immaginare la sofferenza che stai provando, non ho mai avuto un rapporto stretto con i mie genitori, e anche se dovessero mancare, non credo che proverei tutto il dolore che stai provando tu. Vorrei poter ridurre, in qualche modo, questa sofferenza che hai dentro il cuore. Ti prometto che ti starò sempre vicino e farò di tutto per renderti felice.

 

Benji, grazie. Il ricordo di mio padre è sempre stato molto doloroso per me, ma non c’era mai stato nessuno a consolarmi, anche con mia madre non ho potuto mai esprimermi in libertà, perché dopo la sua morte la sua depressione si era aggravata, così per non darle ulteriori dispiaceri mi sono tenuta tutto dentro. Ma era dura, ero solo una bambina. Quando mi hai stretto a te, ho percepito il tuo calore e  il desiderio di volermi aiutare.Te ne sarò sempre grata. Ti amo Benji, ogni giorno di più.

Devo dirglielo, non posso più andare avanti con questa falsa.

 

Patty si girò verso Benji, lo guardò dritto negli occhi. Occhi neri come il petrolio, che spesso, nascondeva dietro il suo cappellino, per non farli vedere agli altri. Specchio per capire i suoi veri sentimenti, occhi che solo lei aveva compreso e di cui  non poteva più a farne a meno. Cercò le parole giuste per confessargli tutta la verità, in modo tale da non avere conseguenze disastrose.

-Benji, devo dirti una cosa-

 

Quanto adoro i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi di questo bellissimo color nocciola. Potrei stare così per ore con lei. E’ l’unica che mi sappia trasmettere questo senso di pace nell’anima. L’unica che è riuscita a leggermi dentro. E pensare che ho quasi buttato via tutto, invece il destino mi ha dato un’altra possibilità e non intendo sprecarla. Da come mi sta guardando credo che voglia confessare chi sia. No, non devi è ancora presto.

 

I minuti sembrarono interminabili, ma non riusciva ancora a trovare le parole giuste, mentre lui voleva una scusa per non affrontare adesso questo discorso.Improvvisamente lo stomaco di lei cominciò a fare dei rumori insoliti.

-Credo che qualcuno qui abbia fame? Che ne dici di andare a mangiare qualcosa?-

 

Cavolo, ho perso il momento giusto. Forse meglio così.

 

-Si ci sto-

Risalirono in macchina, andando alla ricerca di un posto dove potersi fermare a fare un’abbondante colazione. Dopo qualche chilometro, trovarono un delizioso locale lungo la strada. Entrarono e si sedettero uno di fronte all’altro, il posto non era tanto grande e anche poco affollato, ma l’atmosfera che si respirava rendeva tutto molto piacevole. Il profumo di caffè e Krapfen fece risaltare ancora di più il brontolio di Patty, che ormai non ci vedeva più dalla fame. Appena la cameriera si avvicinò ai ragazzi per prendere le ordinazioni, Benji rimase sconvolto dalla quantità di roba che aveva ordinato, e quando questa si allontanò.

-Ma hai intenzione di mangiare tutta la roba che hai ordinato?-

-Si, certamente, ho una fame, e poi mi sembra tutto così buonissimo-

-Ma dove hai intenzione di mettere tutta quella roba, e poi se mangi sempre così prima o poi diventerai un pallone-

E scoppiò a ridere.

-Ho un metabolismo veloce io, e poi non sono affari tuoi-

E gli fece la linguaccia.

-Se lo dici tu, se ogni volta mangi così darai fondo a tutte le mie finanze-

-Ah ah. Molto spiritoso-

Dopo aver mangiato, si rimisero in marcia.

-Hai mai visitato la città?-

-No, on ho visto proprio niente di Amburgo, sono qui da appena una settimana, non ne ho ancora avuto occasione-

-Ti va di farlo con me?-

-Mi farai da guida turistica?-

-Si certamente-

-Ci sto-

-E poi andremo insieme agli allenamenti-

-Perfetto-

Oh no, non ci ho proprio pensato e adesso dove cavolo gli dico di andare, non posso mica dirgli che mi alleno nei campi della società dell’Amburgo.

 

E adesso, cosa si inventa?

 

-No, forse è meglio che mi riporti a casa-

-Dai, sono curioso di sapere dove ti alleni, conoscere i tuoi compagni di squadra-

-NO....-

urlò

- un’altra volta, e poi oggi non ho gli allenamenti con la mia squadra mi sono ricordata-

-Ah,si, e quando lo avresti saputo?-

-Ecco ieri sera-

-Molto tardi dato che abbiamo passato la serata insieme-

-Cioè no, stamattina-

 

Mi sta venendo troppo da ridere, vediamo come se la cava adesso.

 

Ma perché tutto questo interrogatorio, perché ride sotto i baffi.

 

-Allora che ne dici di allenarti con la mia squadra oggi?-

-Mi piacerebbe ma non posso-

-Quindi oggi non ti allenerai con me?-

 

Ma lo fa apposta? Quando fa così lo detesto.

 

Ti adoro, quando sei in difficoltà.

-No, per quell’ora credo di finire quello che dovevo fare-

-E cosa devi fare?-

continuò a non darle tregua.

 

Ma lo fa apposta. Devo assolutamente far cadere questo argomento.

 

-Ma quanto sei curioso-

-E dai perché non me lo dici?-

-Sono cose private-

-Ok ok. Ti riporterò a casa-

-Grazie-

 

Sarà meglio che scriva a Karl di aspettarmi, altrimenti come faccio? Devo però trovare un modo per andare anche agli allenamenti da sola, non posso sempre scomodare qualcuno. Sono sempre stata indipendente.

 

Forse ho esagerato, vedo che ha l’aria tremendamente pensierosa.

-Scusa non volevo impicciarmi degli affari tuoi-

Ma Patty non sentì niente di quello che le disse.

-Scusa, cosa hai detto?-

-A cosa stai pensando?-

-Come essere più indipendente, non mi piace il fatto di dover sempre scomodare qualcuno per poter andare da qualche parte: te, Karl, cioè non siete i miei autisti, in Giappone ero abituata a non chiedere mai aiuto a nessuno-

-Be’ non c’è niente di male in questo. E poi a me non mi dispiace accompagnarti dove vuoi, e credo che la stessa cosa valga anche per tuo cugino-

-Si lo so, ma io voglio trovare un modo-

-Fino a che non sei maggiorenne non puoi prendere la patente per la macchina, ma puoi fare la patente per la moto, hai 16 anni? Vero?-

-Se vuoi proprio saperlo ne ho appena fatti 17-

E incrociò le braccia offesa.

 

Ma per chi mi ha preso per un bambino dell’asilo.

 

So perfettamente quanti anni hai. Mi ricordo che quando era arrivato il tuo compleanno ho iniziato a bere già di prima mattina, credo di non essermi mai ubriacato tanto come quel giorno.

-Dai scusa, come potevo saperlo? Non mi ha mai detto niente, comunque sembri più giovane.-

 

È vero. Ogni tanto mi dimentico che lui non sa chi sono, ho dato per scontato che lui sapesse quanti anni ho.

-Si hai ragione,  comunque ho compiuto gli anni 11 Aprile-

 

Meglio che gli abbia detto il mio vero compleanno, se dovesse andare per le lunghe non credo che riuscirei a ricordarmi una finta data di compleanno se dovesse richiedermelo, meglio andare sul sicuro.

-Allora ti devo un regalo?-

-Ma no, non serve. E’ passato un mese ormai-

-E allora? Poi vorrei anche sdebitarmi per quello che stai facendo per me-

-Ok, come vuoi. Dicevi la patente per la moto? Sai l’idea non è male-

-Bene, se vuoi ti do il numero del mio istruttore vedrai con lui imparerai in un attimo-

-Ok, aggiudicato-


Arrivarono al centro di Amburgo  nella vecchia città, era tutto così diverso dal Giappone,ma era estremamente elettrizzante per lei, camminare in quelle vie, piazze piene di storia e cultura. Benji era una guida eccezionale, le raccontò tutto ciò che sapeva sui vari edifici e sculture che incontrarono sul loro cammino, lei lo ascoltava con molta attenzione, non avrebbe mai creduto che fosse così esperto, sapeva che non era bravo solo a calcio, ma anche nello studio era sempre stato uno dei migliori. Le ore erano trascorse velocemente, l’ora di ritornare giunse rapidamente, come promesso la riportò a casa, dandogli appuntamento per dopo.

 

Karl era a casa ad aspettarla come le aveva scritto nel messaggio.

-Ciao cuginetta, come è andata?-

-Dovrei chiedertelo io? Comunque molto bene, mi ha portato a vedere il mare, poi mi ha fatto da guida turistica per Amburgo-

-Sono felice per te-

-Invece come è andata con Maria?-

-Molto bene, finalmente siamo riusciti a esprimere i nostri sentimenti-

-Sono così felice per voi, siete una bellissima coppia-

-Grazie cuginetta. Però stamattina è successo un casino-

-Quale casino?-

-Sono tornati i genitori di Maria-

-E vi hanno scoperti insieme?-

-Si, cioè non proprio, ho inventato una scusa per la mia presenza lì a quell’ora del mattino. Credo che ci abbiano creduto-

-Bene, no?-

-Si, si. A proposito stasera gli ho invitati a cena. Vedi suo padre e un fan sfegatato di nostro zio-

-E’ vero Maria me l’aveva detto. Bene hai conosciuto i tuoi futuri suoceri-

Karl sbiancò alle parole di Patty.

-Non credi di correre un po’ troppo-

-Perché?-

-Stiamo da poco insieme, non sono ancora pronto per il matrimonio-

Patty cominciò a ridere a crepapelle, chiedendosi come mai la maggior parte dei ragazzi appena sentono matrimonio corrono ai ripari.

-Dai scherzavo, non fare quella faccia, siete troppo giovani per questo, no?-

-Scema-

E questa volta tutti e due scoppiarono a ridere

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

Patty arrivò al campo piena di energie, non vedeva l’ora di potersi allenare, in brevissimo tempo era riuscita a inserirsi perfettamente nella squadra, sapeva di non poterne fare più a meno e anche le sue colleghe la consideravano parte del gruppo. Non solo perché grazie a lei avevano vinto la partita del sabato prima, ma perché la reputavano una persona eccezionale anche fuori dal contesto calcistico. Il mister prima di iniziare si congratulò ancora con le ragazze per la vittoria, ma intensificò gli allenamenti in vista della prossima partita contro il Leverkusen in trasferta. Soprattutto Patty fu presa di mira dall’allenatore, ormai non aveva dubbi, lei era la chiave per vincere il campionato, mancavano solo due partite, e non potevano permettersi una sconfitta. Fu messa talmente sotto torchio, che quando fu l’ora di andare a cambiarsi, non aveva la forza nemmeno di camminare.

-Patty stai bene?-

Le chiese Maria tutta preoccupata.

-Si, non ti preoccupare va tutto alla grande-

-Non andrai mica ad allenarti anche oggi con Benji?-

-Si, gliel'ho promesso-

-Ma se non riesci a reggerti in piedi-

-Vedrai una doccia calda e torno di nuovo in forze-

-Non credo-

chiese con molta preoccupazione.

-Mi fai un favore?-

- Si certo-

-Dopo porteresti tu il mio borsone a casa?-

-Si certo ma perché?-

-Una storia lunga, te la racconto stasera, sai non vedo l’ora di conoscere tuo padre-

-Non sai quanto è eccitato al pensiero di  conoscere tuo zio, sembra un bambino-

Patty, cercò di alzarsi, ma per un attimo le giro la testa e si dovette risiedere.

-Tu non stai bene-

E le toccò la fronte per controllare se non avesse la febbre. Ma Patty gliela levò.

-Non è niente e solo un giramento di testa, mi sono alzata troppo di scatto-

-Sarà, però secondo me inizi a scottare-

-Sai io non mi ammalo mai-

-Mai dire mai-

Si fece la doccia e indossò il suo travestimento, e si diresse al campo maschile.

 

Sono distrutta il mister mi ha spremuto come un limone, nemmeno i ragazzi della New Team si sono mai allenati con questa intensità, nemmeno una pausa ci ha concesso. Devo farmi forza, Benji conta su di me.

Arrivò al campo con estrema fatica, però non voleva farsi vedere dal cugino in quelle condizioni, sicuramente le avrebbe detto qualcosa. Allora si nascose e aspettò che tutti fossero andati via. Non appena si rese conto che c’era solo Benji ad aspettarla uscì dal suo nascondiglio.

-Eccomi, scusa il ritardo-

-Non fa niente-

Ma il ragazzo notò subito che c’era qualcosa che non andava.

-Tutto bene?-

-Si, si forza iniziamo-

 

Maria era al parcheggio ad aspettare Karl, per andare insieme a casa di lui. Appena lo vide gli corse incontro e lo baciò appassionatamente.

-Ciao, mi sei mancato-

-Anche tu-

E si baciarono di nuovo, l’eccitazione di entrambi era già salita alle stelle per quel contatto, avrebbero volentieri evitato la cena, per dedicarsi completamente l’uno all’altro.

-Se fai così, non so se arriveremo mai a casa mia-

-Preferirei andare direttamente a letto con te per fare l’amore tutta la notte-

-Non sai quanto lo vorrei anche io, tesoro-

Karl apri il bagagliaio della sua macchina per sistemare i loro borsoni, e notò che Maria aveva anche quello di Patty.

-Perché hai il borsone di Patty?-

-Mi ha chiesto di portarlo a casa, e che mi avrebbe spiegato dopo. Ma non l’hai incrociata?-

-No-

-Sai oggi il mister le ha fatto fare un allenamento durissimo, ancora mi chiedo dove abbia trovato la forza, pensa che per arrivare agli spogliatoi si è praticamente trascinata-

-Ed è andata comunque ad allenarsi con Benji?-

-Si, però che strano che tu non l’abbia vista-

 

Credo che abbia evitato di farsi vedere da me. Era sicura che se l’avessi vista  in quello stato le avrei impedito di continuare. Spero solo che non esageri. Però sono sicuro che Benji se vedrà troppo che è troppo stanca si fermerà. Non ho detto niente a Maria che lui ha scoperto chi è Patty, non voglio mentirle, ma per il momento è meglio che lo tenga per me.

-Dai andiamo, se no facciamo tardi-

-E Patty?-

-Sono sicuro che se sarà troppo stanca si fermerà-

-Se lo dici tu? Credo che stasera a cena si addormenterà sul piatto-

-Si lo credo anche io-

Arrivarono a casa e i genitori di Maria erano già arrivati. Il padre non vedeva l’ora di incontrare il suo idolo e si presentò alla porta, con almeno mezz’ora di anticipo. Infatti nel salone, Stephan stava già a raccontare aneddoti sulla sua vita calcistica, mentre lui ascoltava attentamente ogni sillaba che usciva dalla sua bocca. Maria non aveva mai visto suo padre così preso da qualcuno, sembrava completamente un’altra persona, era una situazione molto comica per lei.

Intanto al campo i ragazzi continuavano ad allenarsi, Patty era ormai allo  stremo delle forze Benji lo notò immediatamente, i tiri in porta erano sempre più deboli. Ma ha un certo punto sentì un tonfo si slegò la bandana e vide Patty a terra svenuta. Preso dal panico corse  da lei, per vedere.

-Patty, o mio dio-

Le gridò, tutto agitato. Le mise la mano sulla fronte e si accorse che scattava.

 

Ha la febbre alta, stupida incosciente, ho visto che aveva qualcosa che non andava, poteva dirmi che non si sentiva bene. Sarà meglio che la porti a casa immediatamente.

 

Se la caricò in braccio e si diresse verso la macchina, la sdraiò sui sedili posteriori e corse a tutta velocità a casa di lei.

Erano tutti ancora in salotto ad ascoltare le storie di Stephan, aspettando l’arrivo di Patty, per accomodarsi tutti a tavola. Ma il suono del campanello attirò l’attenzione dei presenti. Karl si alzò e andò ad aprire,si trovò di fronte Benji con in braccio Patty con la febbre ancora più alta, e ancora priva di conoscenza.

-Cos’ è successo?-

Chiese preoccupato.

-Ha la febbre alta ed è svenuta-

Anche gli altri arrivarono per vedere cosa fosse successo. Lo zio vedendola in quelle condizioni prese subito in mano la situazione.

-Patty, tesoro. Presto Karl chiama il medico. Signor Robert mi faccia un favore può aiutarmi ad andare al piano di sopra-

-Si certo-

-Benji, portala in camera sua-

-Si-

Tutti fecero esattamente ciò che gli fu chiesto, Stephan con l’aiuto di Benji, la cambiarono e la misero a letto. Il dottore arrivò quasi immediatamente, era un vecchio amico di famiglia e abitava vicino a loro. Dopo averla visitata, disse che fortunatamente non era niente di grave, in un paio di giorni sarebbe guarita. Tutti tirarono un respiro di sollievo. Ma Stephan non se la sentiva di lasciarla sola e rimase accanto al letto di Patty per accertarsi delle sue condizioni, anche Benji voleva rimanere accanto a lei.

-E tutta colpa mia signore, oggi l’ho portata a vedere il mare, e lei è entrata nell’acqua con i piedi, il mare qui è molto più freddo che da noi e sicuramente è stato quello-

-Ragazzo mio, non credo che sia stato quello a farla ammalare-

Cercò di tranquillizzarlo.

-Ma sicuramente ha aggravato le cose-

-Non ti preoccupare, hai sentito il medico tra un paio di giorni si rimetterà-

-Potrei rimanere qui finché la febbre non sarà scesa?-

-Si certamente, vado ad avvisare i miei ospiti che mancherò per cena. Arrivo subito-

Erano ancora tutti fuori dalla stanza della ragazza quando lo zio uscì.

-Mi dispiace, ma non posso lasciare mia nipote in queste condizioni-

-Non si preoccupi la capisco perfettamente-

-Ma voi andate pure a mangiare-

Karl guardò lo zio con un’espressione colpevole.

-E tutta colpa mia, Maria mi aveva detto che l’aveva vista stanca, ed io non ho fatto niente-

-Non è colpa di nessuno, è successo e basta. Tra pochi giorni tornerà come prima, quindi non ti preoccupare-

-Ma io….-

-Adesso basta, sentirsi in colpa non aiuta nessuno.-

-Hai ragione, ti porto su qualcosa da mangiare zio-

-Si, va bene. Andate pure-

Maria guardò Karl, anche lei si sentiva colpevole, aveva sentito che l’amica aveva un po’ di febbre ma non aveva fatto niente.

 

Avrei dovuto insistere e non lasciarla andare, avrei dovuto convincere Karl a fare qualcosa. Invece non ho fatto niente.

 

Intanto Benji rimasto solo nella stanza con Patty, si sedette accanto a lei e le accarezzò la testa, in modo delicato come se fosse fata di cristallo.

-E’ tutta colpa mia se ti sei ammalata, avrei dovuto impedirti di entrare in acqua. Perché non mi hai detto che ti sentivi male? Ti avrei risparmiato ulteriori sforzi.

Patty era ancora alle prese con forti tremori e cominciò ad agitarsi, iniziò a farfugliare qualcosa.

-Benji, perché non mi vuoi più vedere? Perché sei andato via da me? Ti prego non lasciarmi.-

Benji nel sentire quelle parole si sentì male, erano peggio di un pugno nello stomaco.

 

Ti ho fatto soffrire proprio tanto. Mi prenderei a pugni da solo, mi dispiace così tanto. Vedrai piccola mia non ti farò più del male, si te lo prometto sei la cosa più bella della mia vita.

-No amore mio non ti lascerò mai piu-

Si avvicinò alle sue labbra e senza più resistere le diede un bacio profondo e appassionato, voleva trasmetterle in quel baco tutto l'amore che prova per lei, e quando si staccò le sussurro.

-Ti amo-

Patty come se avesse sentito le parole del ragazzo cominciò a rilassarsi e con voce flebile gli rispose.

-Anche io, ti amo-

Stephan vide tutta la scena.

 

Terry credo che la nostra bambina abbia trovato qualcuno che la ami veramente, come io ho amato te, e come ti amo ancora.

 

-Come va?-

-Credo che la febbre sia scesa, ora sta dormendo tranquilla-

-Bene. Sarai stanco? Vai a mangiare qualcosa, ci penso io a lei-

-Grazie, se dovesse avere bisogno mi chiami, in qualsiasi momento-

-Va bene. La ami tanto?-

-Si, molto-

Così dicendo uscì dalla stanza, e si diresse in salone per salutare e poi andarsene.

-Buonasera, scusate il disturbo, io vado-

Karl andò verso l’amico.

-Benji rimani-

Il ragazzo notò che a tavola erano presenti anche due persone che non aveva mai visto.

-Non vorrei disturbare-

-Dai vieni. Ti presento i genitori di Maria-

-Molto lieto. Mi chiamo Benjiamin Price, scusate l'interruzione-

Il padre di Maria, si stava per strozzare con il vino appena il ragazzo si presentò.

-Tu sei Benji? Il grande S.G.G.K. dell’Amburgo?-

Benji lo guardò quasi divertito, di solito lo riconoscevano subito, ma solo in quel momento notò che era senza capellino, il suo marchio di riconoscimento.

Devo aver perso il cappellino mentre portavo qui Patty. Andrò a riprenderlo più tardi.

-Si, sono io-

-Sono un tuo grandissimo fan. Cara credo che oggi sia il giorno più bello della mia vita-

Il padre di lei cominciò a ridere come un bambino.

-Caro calmati, che figura ci fai fare?-

-Dai papà, sembri un ragazzino-

Karl e Benji si guardarono e scoppiarono a ridere. Dopo cena Maria e i suoi genitori salutarono e dopo aver ringraziato per la cena e per la compagnia, andarono via.

I due ragazzi andarono in giardino per fare due chiacchiere.

-E tutta colpa mia Karl-

-Credo che lo zio abbia ragione, non è colpa di nessuno. Forse si sarebbe ammalata comunque-

-Si forse hai ragione, ma avevo notato che c’era qualcosa che non andava, avrei dovuto impedirgli di continuare gli allenamenti-

-Se è per questo anche Maria mi aveva detto che aveva visto Patty non stare bene dopo l’allenamento, e anche io non ho fatto niente.-

-Allora siamo proprio due stupidi.-

-Si hai ragione. Comunque è proprio testarda la mia cuginetta, sicuramente era distrutta ma nonostante tutto ha voluto continuare-

-Si, quando ci si mette e una vera testona-

Rimasero ancora a lungo a parlare, finché cominciò a farsi tardi.

-Ora e meglio che vada. Devo passare anche al campo a riprendere la mia roba, ho lasciato tutto lì. E se il mister nota il casino questa volta mi butta fuori di sicuro-

-Va bene. Grazie Benji, di tutto-

Erano ancora alla porta quando , il borsone di Patty cominciò a suonare. Karl tiro fuori il cellulare di lei e lesse il mittente della chiamata.

-Tom Becker. Sarà l’amico Giapponese di Patty?-

-Si-

-Lo conosci?-

-Si eravamo compagni di squadra da piccoli, e un grande giocatore-

-Allora rispondi, il mio giapponese e un po’ arrugginito-

Gli diede il telefono e gli rispose.

-Ciao Tom-

-Benji?-

Gli rispose alquanto stupito.

-Si ciao-

-Scusa, non mi aspettavo che rispondessi tu.-

-Patty si è ammalata e ora sta dormendo-

Gli spiegò.

-Niente di grave vero?-

Chiese preoccupato

-No, il dottore ha detto che può essere stato il troppo affaticamento-

-E’ sempre la solita, scommetto che si sarà allenata fino allo sfinimento. Sai non è la prima volta che si ammala per questo motivo-

-Quando starà meglio, ti faccio chiamare-

-Va bene, fammi sapere-

-Ok, ciao allora-

-Ciao Benji, salutamela-

-Sarà fatto-

Chiuse la conversazione e se ne andò.

 

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


Capitolo 25


Il mattino seguente Patty si svegliò decisamente meglio, la febbre era scomparsa completamente. Quando aprì gli occhi, vide lo zio che stava dormendo sulla sedia a rotelle, vicino al suo letto.

 

Cosa è successo? Come ho fatto a ritornare a casa? L’ultima cosa che mi ricordo e che stavo per tirare in porta a Benji e dopo il buio completo.

-Vedo che ti sei svegliata. Come ti senti?-

Chiese preoccupato lo zio.

-Bene, ma cosa è successo?-

-Hai avuto la febbre. Benji ti ha riportato a casa-

-ah-

 

Forse ha scoperto chi sono?

 

Lo zio notò l’agitazione della nipote, e intuì i suoi pensieri.

-Non ti preoccupare non  ha scoperto che sei tu-

Non voleva mentirle, ma non  voleva neppure agitare la ragazza più del dovuto.

-Bene.-

In quel momento anche Karl entrò in stanza per vedere come stava.

-Ciao Tity tutto bene?-

-Ciao Karl, si mi sento decisamente meglio-

-Sono contento, ci hai fatto prendere proprio uno bello spavento ieri-

-Scusate se vi ho fatto preoccupare-

-Non importa tesoro, l’importante che ora tu stia meglio-

-Si, tranquilli. Ora mi preparo e andiamo a scuola-

-Scuola? Tu oggi non ti muovi di qua. Potresti avere una ricaduta-

-Karl ha ragione-

-Ma io sto bene adesso-

-Tesoro, hai avuto la febbre a 39, è meglio se oggi ti riposi, così domani starai bene e potrai tornare a scuola-

-Ascolta lo zio Patty-

-Va bene-

-Ti ha chiamato un tuo amico ieri sera. Ha risposto Benji-

-Grazie ora lo richiamo-

-Si, chiama anche Benji, era molto preoccupato per te-

-Si lo farò –

-Ha dopo cuginetta, e mi raccomando riposati-

-Dopo manderò Consuelo a portarti qualcosa da mangiare.-

-Grazie di tutto-

I due uscirono dalla stanza lasciando sola la ragazza. Prese in mano il cellulare e fece partire la chiamata.

 

-Ciao-

-Patty, stai bene?-

-Si, sto bene-

-Allora cosa è successo?-

-Niente, il solito credo?-

-Dovresti farti vedere da un medico, non puoi andare avanti così-

-Si forse hai ragione, ma lo sai che è solo quando, si insomma mi viene il ciclo e mi affatico tanto.-

-Appunto, non credo sia normale-

-Hai detto qualcosa a Benji?-

-Non proprio, gli ho solo detto che era già successo, era molto preoccupato per te-

-Grazie, comunque hai ragione andrò da un dottore-

-Finalmente, sai che ci tengo a te, e ti voglio molto bene-

-Si anche io, ci sentiamo dopo-

-Va bene, a presto-

Dopo aver chiuso la conversazione si sdraiò a cominciò a pensare.

 

Tom ha ragione, devo farmi vedere, non posso ogni volta che mi viene il ciclo, svenire e farmi salire la febbre. Però 39 questa volta è stata più alta. Mi fa paura questa cosa! E se fosse qualcosa di grave? E se per questo motivo dovrei smettere di giocare? Come farò? Ora che il mio sogno si sta realizzando.

 

Ma i suoi pensieri furono interrotti dal suono del cellulare. Patty guardo sul display ed era lui.

-Ciao Benji.-

-Pit come va?-

-Molto bene adesso, scusa non volevo spaventarti-

-Non fa niente, l’importante che adesso sia tutto ok-

-Si, decisamente-

-Ho sentito Tom ieri sera-

-Si l’ho appena sentito-

-Mi ha detto che ti era già capitato-

-Si in effetti-

-Forse è colpa mia?-

Chiese preoccupato il ragazzo.

-Ma che dici-

-Si al mare sei entrata in acqua e sicuramente hai preso freddo-

-No, non credo sia stato questo, quindi non darti colpe che non hai, e poi ti ho detto che è già successo, quindi tu non c’entri niente-

-Se lo dici tu. Forse allora è meglio che ne parli con un medico-

-Si era mia intenzione farlo. Benji?-

-Si?-

-Grazie-

-Io non ho fatto niente-

-Si invece-

-Ora riposati ci sentiamo dopo-

-Va bene-

Dopo aver chiuso la conversazione Patty andò in bagno si lavò e come già sapeva il ciclo era comparso.

 

Ecco e adesso? Scommetto che in una casa dove vivono solo uomini non avranno sicuramente nemmeno un assorbente. E io come una stupida non ci ho nemmeno pensato.

 

In quel momento si sentì chiamare dalla stanza.

-Signorina Patty le ho portato la colazione-

 

Consuelo forse lei mi può aiutare.

 

-Consuelo sono in bagno. Dovrei chiederti un favore-

-Mi dica signorina-

-Ecco, per caso non è che avrebbe un assorbente?-

Chiese imbarazzata.

-Si certo signorina glielo porto subito-

Così dicendo la governante andò a recuperare il suo che teneva sempre di scorta nella sua borsetta, e in un attimo torno da lei.

-Grazie mi ha salvato la vita-

-Per così poco. Dopo vado a fare la spesa e le compro un  paio di pacchetti-

-Te ne sarei grata-

Dopo che fece colazione, si sentì decisamente meglio, così prese coraggio e andò dallo zio per dirgli che aveva bisogno di parlare con un medico del suo problema.

-Ciao zio, ti devo parlare-

Usò un tono estremamente serio.

-Si certamente, tutto bene?-

-No, non proprio, ecco quello che mi è successo ieri, non è la prima volta che mi succede, anche se stavolta è stata peggio delle altre-

Si fermò un istante, si vergognava un po’ a dirglielo.

-Vedi ogni volta che mi deve venire, sì insomma...Il ciclo, mi viene la febbre e ogni tanto mi capita di svenire-

-Se tu sei d’accordo, allora sarebbe meglio parlarne con un medico specialistico-

-Si credo che sia un’ottima idea.-

-Bene allora so già chi porterebbe aiutarci-

-Grazie zio, scusami ancora se ti sto dando tutte queste preoccupazioni-

-Bambina mia, ti voglio bene, e per ogni problema che hai lo risolveremo insieme, sono felice che tu me ne abbia parlato, vedrai risolveremo tutto. Adesso vai a vestirti e io chiamerò il dottore.-

-Va bene-

Karl, era andato a prendere Maria per andare insieme a scuola, era diventata un’abitudine che non gli dispiaceva.

 

Pensare che fino a due settimane fa, l’idea di avere una ragazza e di andare insieme a scuola, non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello. Invece in pochissimo tempo mi sono innamorato, di una ragazza splendida, e pensare che l’ho sempre avuta sotto il naso. E tutto grazie a Patty. Vorrei che anche lei fosse felice come me. Però ieri ci ha fatto prendere un proprio e vero spavento, spero solo che si rimetta il prima possibile.

 

Maria era già davanti alla porta ad aspettare. E non appena la macchina si accostò lei entrò come un fulmine e senza nemmeno salutare gli chiese.

-Come sta?-

-Ciao, nemmeno un bacio-

Maria lo guardò con aria di pura preoccupazione.

 

Io sono preoccupata da morire e lui pensa ai baci?

-Ti sembra il momento?-

-Sta bene, stamattina si è svegliata senza febbre-

-Che sollievo-

-Allora questo bacio?-

Gli chiese con due occhi speranzosi

-Non so se te lo meriti-

Maria sembrava irritata.

-E perché scusa?-

Karl non capiva il perché di tutto questo astio nei suoi confronti.

Dopo la bella notizia dell’amica, finalmente riuscì a rilassarsi, ma era abbastanza irritata con Karl voleva delle spiegazioni. Non era riuscita a dormire quella notte mille domande e mille dubbi le erano passate per la testa, e ora voleva delle spiegazioni.

-Da dove iniziare?-

E gli puntò contro un dito-

-Allora da quanto tempo  Benji sa che Pit e Patty?-

 

E’ vero ieri sera quando l’ha portata a casa Patty era senza il suo cappellino.

 

-Da poco, l’ha scoperto da solo-

-Ma tu lo sapevi vero?-

-Si, me ne ha parlato-

-E perché non me lo hai detto?-

-Perché sei una sua amica, e non volevo metterti nelle condizioni di mentirle-

-Allora hai preferito mentire a me?-

-Non ti ho mentito, ho solo evitato di dirtelo-

-E non è la stessa cosa-

-No-

Il clima si fece più teso, i toni più alti e più esasperati.

-Quindi sei con la coscienza a posto-

-Non voglio litigare, ho avuto i miei buoni motivi-

-Quindi non ti fidi di me? Pensi che sarei andata a dirle tutto?-

-No, cioè si, mi fido di te-

-A me non sembra-

Karl rimase in silenzio.

 

Fiducia? Non ci ho mai pensato. Mi fido di lei? Certo che si.

 

-Hai ragione,  non sono abituato a condividere tutto, non ho mai avuto qualcuno a cui confidare i miei pensieri o cose private. Maria devi capire che per me non è facile dirti tutto, devi darmi un po’ di tempo, tu sei la prima con cui ho una relazione seria.-

-Karl se vogliamo che questa cosa funzioni, dobbiamo fidarci l’una dell’altro-

-Si è vero. Mi dispiace-

-Ricordati io ti amo, voglio solo che sappi che io ci sono.-

-Anche io ti amo, anche io ci sono per te.

E finalmente i due si scambiarono un dolcissimo bacio, pieno di promesse.

-Sarà meglio andare, altrimenti arriveremo in ritardo a scuola-

-Si hai ragione-

-Però. non dire niente a Patty di Benji-

-Si va bene-

E Karl ripartì, in direzione della scuola.

 

Stephan e Patty arrivarono alla clinica dove il medico gli aveva dato appuntamento. Era la prima volta che la ragazza vedeva quel tipo di medico: il ginecologo, e l’idea la terrorizzava, sperava solo che fosse una donna, non se la sentiva di parlare di certe cose con un uomo, anche se era un medico.

-La signorina Gatsby, ora il medico la può visitare-

Le disse l’infermiera.

-Tesoro so che hai paura vedrai andrà tutto bene, io ti aspetto qua-

-Si-

Il cuore le batteva a mille mentre l’infermiera l’accompagnava nello studio. Quando entrò, lo stupore di vedere una dottoressa, per di più Giapponese le fece tirare un gran sospiro di sollievo. Era una signora di mezza età ,poco più alta di lei, con i capelli corti ma ben curati. Aveva un viso dolce e rassicurante.

-Ciao Patty, che piacere rivederti, sei diventata una vera signorina adesso-

 

rivedermi? Sono sicura di non averla mai vista in vita mia.

 

Patty era ancora più sorpresa dalle parole della dottoressa.

-Buongiorno, ma lei mi conosce?-

-Non proprio, vedi  sono stata io farti nascere-

-Davvero?-

-Si, ai tempi vivevo ancora in Giappone, ed ero una grande amica di tua madre e tua zia.-

Patty era felice di questa scoperta, ora non  la spaventava più l’idea di farsi visitare.

-Bene, spiegami cosa c’è che non va?-

-Si. Allora da qualche mese, prima che mi venga il ciclo mi capita di avere la febbre e di svenire-

-Fai attività fisica?-

-Si, gioco a calcio-

-E il ciclo e sempre regolare?-

-No, non sempre. Quindi non so mai quando mi arriverà-

-E sei attiva sessualmente?-

Patty divenne rossa.

-No, ecco io sono ancora vergine-

- Bene. Credo che non sia niente di grave, ora facciamo un prelievo, ma credo che sia uno scompenso ormonale.-

-Quindi posso guarire?-

-Ma sì certo, è molto comune nelle ragazze della tua età, soprattutto per le atlete. Dopo gli esami ti prescriverò la pillola-

-La pillola?-

-Si, non serve solo per evitare gravidanze indesiderate, serve anche per regolarizzare lo scompenso ormonale.-

Le spiegò dolcemente la dottoressa.

-Tutto qui? Avevo paura che fosse qualcosa di grave, quindi potrò giocare ancora?-

-Ma sì certo. Bene adesso ti visito-

La visita non durò tanto, Patty venne raggiunta anche dallo zio, e tutti insieme aspettarono l’arrivo delle analisi.

-Stephan e un piacere rivederti-

-Anche per me Miriam, allora mia nipote sta bene?-

-Si, non ti preoccupare tutto apposto, niente di grave, come le ho già detto basterà prendere la pillola e tutto si risolverà-

-Bene, mi fido di te-

La conversazione fra i tre continuò, Miriam raccontò di come aveva conosciuto sua madre e sua zia, Patty ascoltava attentamente, non sapeva niente di sua madre di quando era piccola, non ha mai voluto raccontarle niente del suo passato. Arrivate le analisi, la dottoressa confermò quello che aveva già detto.

-Bene, adesso ti prescriverò la pillola. Sai come funziona?-

-No, non proprio-

-Devi prenderla tutti i giorni, in ogni blister ce ne sono 21, al termine devi fare una pausa di 7 giorni, in questo periodo avrai il ciclo, quindi quando ti rimarrà solo una pillola non fare sforzi eccessivi, mi raccomando, hai capito?-

-Si dottoressa, grazie di tutto-

-Tesoro, mi lasci parlare con la dottoressa un attimo, da solo?-

-Si, ti aspetto fuori-

Patty uscì dallo studio e si diresse in sala d’aspetto, con il cuore più sollevato, voleva dare la bella notizia alla persona che riteneva più importante. Così prese il telefono e fece partire la chiamata.

-Pronto Benji-

-Ciao Pit. Come va? Hai visto il dottore?-

-Si, sono appena uscita-

-Allora cosa ha detto?-

 

Che bello Benji poterti sentire quando voglio, sono contenta che ti preoccupi così per Pit, però non posso dirti esattamente cosa ho.

-Il dottore mi ha detto che non è niente di grave, mi ha prescritto una medicina, tutto si risolverà e posso anche continuare a giocare-

-Non dirmi, che l’unica tua preoccupazione era quella che non potessi giocare?-

-Si certo, insomma tu dovresti capire meglio di tutti-

-Si è vero, comunque sono felice che tu stia bene. Quando ci vediamo allora per gli allenamenti?-

-Credo anche oggi-

-Non ti sembra di esagerare si insomma ieri hai avuto la febbre alta-

-Si ma oggi sto bene, quindi posso tornare a giocare-

-Tuo zio e d’accordo?-

-Ecco, no. Ma vedrai che non mi impedirà di allenarmi-

-Ok ok, come vuoi, ma se ti senti troppo stanco io mi fermerò capito-

-Si va bene, ci sto-

-Ci vediamo dopo allora-

-Si a dopo, e grazie di tutto sai-

-Non devi ringraziarmi-

La conversazione fra i due terminò. Benji era in casa e cercava di studiare anche se no, era riuscito a concludere un gran che. Continuava a ripensare a quello che era successo la sera prima, averla vista in quelle condizioni lo aveva spaventato da morire.

 

A vederla lì, svenuta, mi si è fermato il cuore. E’ stato orribile, mi sono sentito davvero impotente in quel momento. Spero solo che sia tutto a posto adesso, come dice lei, dalla voce direi di si, mi è sembrata tranquilla. Quando questa storia sarà finita le chiederò esattamente cosa avesse, non mi ha voluto dire molto. Però che incosciente se aveva questo problema da tempo perché non ha mai visto un dottore prima? So che per lei giocare significa tanto, ma addirittura rischiare la salute per paura di non poter giocare? Devo chiedere a Tom.  Adesso in Giappone dovrebbero essere le 10 di sera speriamo che sia ancora sveglio.

Prese il telefono e compose il numero. Dovette aspettare parecchi squilli, prima che dall’altra parte, rispondesse qualcuno.

-Si pronto?-

-Salve signor Becker, mi scusi per l’ora sono Benji, per caso posso parlare con Tom? –

-Oh, ciao Benji come va? Sei ancora in Germania?-

-Sì signore, qui va tutto bene-

-Ne sono felice, aspetta un attimo ti vado a chiamare Tom-

-Grazie-

Non aspettò molto, infatti poco dopo.

-Ciao Benji, tutto bene? E successo qualcosa a Patty?-

-No, non ti preoccupare tutto bene. Scusa per l’ora.-

-Non c’è problema stavo studiando. Di cosa volevi parlarmi?-

-Da quanto tempo Patty non sta bene? Perché non si è mai fatta vedere da un medico prima?-

-Non so esattamente. Poco tempo dopo il mio ritorno in Giappone, scoprii Patty ad allenarsi, camuffata, non ci misi tanto a capire che era lei, ma ogni volta che cercavo di beccarla sul fatto, lei si dileguava. Una sera mi ero nascosto,  quando stavo per uscire dal mio nascondiglio la vidi accasciarsi a terra. Così andai a vedere cosa fosse successo, aveva un po’ di febbre, ma prima che potessi fare qualcosa lei si riprese. Mi chiese disperatamente non dire niente a nessuno, mi disse che semplicemente non aveva mangiato molto ed era per questo che era svenuta-

 

Non credo che si tratti di mancanza di cibo, ieri a colazione ha praticamente svuotato il locale.

 

-E?-

-Da quel giorno ci siamo molto avvicinati, la sera ci allenavamo sempre insieme, finché all’incirca due mesi dopo di nuovo svenne, ma stavolta non si riprese subito, la febbre era più alta, ero nel panico non sapevo cosa fare. Decisi allora di prenderla e portarla all’ospedale. Ma nel tragitto lei si riprese e mi convinse di non andare, allora la riportai a casa. Il giorno seguente ancora scosso, mi impuntai e le chiesi spiegazioni.-

Il ragazzo si fermò un attimo, pensò che forse non era il caso di riferirgli tutto.

-Cosa ti disse?-

Benji era curioso.

-Che le capitava prima, si insomma, prima che le venisse il ciclo-

-Ciclo?-

Ma il ragazzo non capi.

-Dai Benji, si il ciclo-

-Non ti capisco-

-Le mestruazioni-

Benji divenne tutto rosso. Non gli era mai capitato di parlare di queste cose.

-Ecco, il giorno prima, le capitava di svenire o semplicemente le sale la febbre-

-Ma quello che non capisco e perché non sia andata subito da un medico?-

-La conosci quando si mette in testa qualcosa è difficile farle cambiare idea.-

-E sua madre?-

Meglio che non ti dica niente su sua madre.

-Non credo che sapesse niente-

-Che incosciente. E perché non l’hai convinta?-

Cominciò ad arrabbiarsi con l’amico.

-Credi che non ci abbia provato?  Quando oggi mi ha chiamato, finalmente, quella zuccona mi ha dato retta, si vede che questa volta è stata più forte delle altre, credo che finalmente si sia spaventata.-

-Si ma non capisco perché non è abbia parlato almeno con  sua madre-

Mi dispiace Benji questo non te lo posso dire, non voglio rompere la promessa che le ho fatto.

-Non saprei-

Mentì.

-Grazie, per avermi raccontato tutto-

-Figurati ora vado, devo finire di studiare, mi raccomando proteggila-

-lo farò-

Dopo aver chiuso la conversazione Benji cominciò a pensare.

 

Perché non ha detto niente a sua madre? Infondo si tratta di un problema femminile e credo che sia normale che potesse parlarne a lei? Sono contento, sia andata da un medico e che il problema sia risolto.

 

Intanto alla clinica lo zio raggiunse Patty e insieme si avviarono per tornare a casa.

-Tutto bene zio?-

-Si tesoro, tutto a posto, allora torniamo a casa?-

-Si. Posso andare ad allenarmi oggi?-

chiese con voce flebile, per paura che suo zio le negasse il permesso.

-Si non vedo perché no. Miriam mi ha assicurato che non ci sono problemi-

-Grazie-

E lo abbracciò con molto affetto.

-Però non esagerare-

-Si te lo prometto. Posso farti una domanda?-

-Si certamente-

-Perché dopo la morte della zia, non hai più cercato, si insomma di rifarti una vita?-

Stephan rimase spiazzato dalla domanda.

-Scusa non sono affari miei-

-No, tranquilla. Credo che sia perchè amo ancora tua zia da morire. Inoltre nelle mie  condizioni non è facile trovare qualcuno-

-Ma che dici, sei un bellissimo uomo, secondo me avresti una fila di corteggiatrici-

-Grazie tesoro, ma per il momento non mi interessa-

-Come vuoi, comunque secondo me la dottoressa Miriam, è molto interessata a te-

-E’ solo una cara e vecchia amica di mia moglie-

-Sarà, ma ho visto come ti guardava-

-Dai tesoro adesso torniamo a casa, sicuramente sarai affamata-

-Si dà morire-

E finalmente si rilassò.  

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Capitolo 26
*** capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

Le giornate avevano preso a scorrere con la solita routin, a Patty questo cominciava a piacere.

Si, gli allenamenti che il mister le faceva fare erano veramente duri, ma questo non le impediva dopo, di correre dal ragazzo che amava ed allenarsi anche con lui. Voleva aiutarlo a tutti i costi, niente e nessuno le avrebbe impedito di farlo. All’inizio Benji vedendola stanca aveva proposto di accorciare i tempi, la paura che non si  sentisse bene di nuovo era davvero tanta e a malincuore accettò. Ma grazie alla pillola prescritta dalla dottoressa Patty ritornò ben presto a riacquistare tutte le forze, quindi i breve gli allenamenti extra si erano piano piano allungati. I due ragazzi erano felici di trascorrere tutto il tempo che potevano insieme. Benji spesso si fermava a cena a casa della ragazza, dato che Freddy era già ripartito per il Giappone, il ragazzo accettava sempre di buon  grado i suoi inviti.

Il clima familiare che lo avvolgeva quando si trovava in quella casa, era quello che aveva sempre immaginato che una famiglia normale dovesse vivere. Anche lui un giorno, sperava di poter avere una famiglia tutta sua, e promise a se stesso, che  mai avrebbe fatto come i suoi genitori.

Se mai avesse avuto un figlio avrebbe fatto di tutto per stargli vicino nella cresceva, gli avrebbe dato quel appoggio e quel sostegno che a lui gli erano sempre stati negati. Ma pensava che sarebbe stato possibile solo con lei al suo fianco: l’unica ad avergli rubato il cuore, l’unica che era sempre riuscita a tenergli testa senza mai indietreggiare, l’unica che aveva saputo leggergli dentro, l’unica per la quale avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vederla felice. Anche Patty pensava che ormai non poteva più a fare a meno di lui, da quando lo aveva rivisto quel giorno sul fiume, aveva capito che dietro a quel carattere da arrogante viziato, in realtà si nascondeva un ragazzo meraviglioso, un ragazzo di cui, solo lei aveva potuto godere. Nemmeno le loro litigate che erano all’ordine del giorno avrebbero potuto spezzare questo loro legame, forse era proprio questo.

Queste loro continue piccole sfide che faceva scaturire il meglio di entrambi.

Le partite che giocarono in trasferta furono vinte da entrambe le squadre, Benji non aveva fatto passare nemmeno un pallone nella sua rete, mentre Patty aveva realizzato due splendidi gol da fuori area.

In quei giorni non avevano potuto vedersi, il non poter stare insieme fu molto doloroso per tutti e due, nonostante si sentissero per telefono, il non potersi vedere era stato straziante. Anche la relazione tra Karl e Maria procedeva a  gonfie vele.

Scoprirono di avere molti interessi in comune, nonostante qualche sporadica litigata il loro amore stava lentamente crescendo con loro. Lui spesso andava da Maria, i genitori di lei volevano conoscerlo meglio, anche se l’idea che la loro bambina avesse un ragazzo non gli piaceva molto, secondo loro erano ancora troppo giovani.

Ma a malincuore accettarono il ragazzo, conoscevano la figlia e si fidavano del suo giudizio. Invece Stephan, era riuscito a creare con Patty un bellissimo rapporto.

Lei riusciva a parlagli di qualsiasi cosa, non le aveva impedito di fare niente, anche se quando gli disse che voleva prendere la patente per guidare la moto non ne fu molto felice, riuscirono a trovare un compromesso ed  allora Patty la sera aveva iniziato anche a prendere lezioni di guida, dall’istruttore consigliato da Benji. Trascorsero altre due settimane ma finalmente arrivò il giorno………


Era una mattinata come tutte le altre, Patty si svegliò piena di energie ed entusiasmo.
Tra un po’ ci saranno le vacanze estive, non vedo l’ora. Mi piace andare a scuola e  imparare cose nuove, ma mi prende un sacco di tempo che potrei dedicare agli allenamenti. Ormai non riesco più a esercitarmi su quel nuovo tiro che mi era venuto per caso in Giappone prima di venire qua. Tra un po’ Benji sarà in grado di parare il mio tiro ad effetto, l’ho fatto così tante volte che mi sono stufata di farlo. Si come no. Comunque un altro tiro non mi dispiacerebbe impararlo. Bene ora è meglio che mi vesta e vada, altrimenti Karl mi dirà come sempre, che ci metto dieci ore a vestirmi. I capelli sono diventati veramente lunghi in quest’ultimo anno, forse dovrei tagliarli? Da quando mi ricordo li ho sempre portati corti, ma devo ammettere che così sono più pratici, posso legarli con una coda e non mi danno fastidio mentre gioco. Stasera chiamerò Tom, per metterci d’accordo su quando potrà venire qui a trovarmi, non vedo l’ora mi manca davvero tanto. Il migliore amico che si possa mai avere, pensare che quando eravamo piccoli non abbiamo mai parlato tanto. Lui più che altro era amico di Holly, e io in quel periodo non avevo occhi che per lui. Che sciocca che ero, quando ci ripenso mi rendo conto che ho tralasciato un sacco di cose per lui, in  primis il mio sogno di diventare una giocatrice, ma infondo questo mi ha fatto capire che amare non vuol dire annullarsi per qualcuno, ma sostenersi a vicenda, sostenere uno i sogni dell’altro. Ora è acqua passata, ora il mio cuore è di Benji, anche se lui ancora non sa niente. Ma il tempo che stiamo trascorrendo insieme è davvero piacevole, ho imparato a conoscerlo meglio. Quando comincia a sentirsi in imbarazzo per qualche domanda o affermazione, si tira sugli occhi la visiera del cappellino e quando comincio a ridere per quel gesto, si arrabbia ancora di più, mentre io rido ancora più forte. A proposito che fine avrà fatto il mio cappellino? E’ l’unico ricordo che ho di mia zia, ci rimarrei veramente male se non riuscissi più a ritrovarlo, Consuelo mi ha detto che lo ha cercato dappertutto. Speriamo di ritrovarlo. Bene sono pronta.
Scese in cucina per mangiare la colazione, Karl era già lì da un pezzo.
-Buon giorno Tity-
-Ciao cuginetto-
E gli stampò un bacio sulla guancia.
-Dormito bene?-
-Si benissimo e tu?-
-Molto bene. Come vanno le tue lezioni in moto?-
-Molto bene, l’istruttore dice che sono bravissima e se continuo così la prossima settimana posso già provare a fare l’esame-
-Ottimo. Anche se mi chiedo come hai fatto a convincere lo zio a darti il permesso?-
-Gli ho promesso che non avrei guidato di notte e che sarei andata piano-
-Complimenti, lo zio pende dalle tue labbra-
-Dai, ora sarà meglio andare Maria ci starà aspettando-
-Si hai ragione-
Salirono in macchina e partirono. Maria però questa volta non li stava aspettando come sempre.

I due si chiesero il perché , era sempre stata molto puntuale.

Aspettarono qualche minuto, alla fine decisero di andare a vedere. Suonarono il campanello, e fu il padre di lei ad aprire.
-Buongiorno, siamo venuti a prendere Maria per andare a scuola-
-Oggi Maria non verrà a scuola-
Disse un dispotico padre.
-Come mai?-
-Non si sente molto bene-
-Posso parlarle?-
-Adesso meglio di no, arrivederci ragazzi-
Così dicendo chiuse la porta, mentre i due si guardarono stupiti per quell’atteggiamento.
-Karl, ma non ti ha nemmeno scritto niente?-
-No, ed è molto strano-
-Forse si è sentita male all’ultimo momento-
-Si forse hai ragione-
-Dai su, vedrai che non  è niente, appena si sentirà meglio ti chiamerà-
-Speriamo-
Karl non capendo cosa fosse successo, si avviò verso la macchina e proseguirono in direzione della scuola.
Perché non mi ha avvisato che stava male, sapeva che saremmo venuti a prenderla, poi l’espressione che ha avuto suo padre non mi è piaciuta per niente. So che non hanno mai visto di buon grado la nostra relazione ma pensavo che ormai mi avessero accettato. Le scriverò un messaggio mi sta facendo impazzire il fatto che non so cosa abbia.
“Tutto bene? Scrivimi sono preoccupato. Ti amo”
E inviò il messaggio. Attese qualche minuto prima di entrare a scuola, ma non ebbe risposta.
Perché non mi rispondi? Se non si farà sentire dopo andrò a chiedere spiegazioni.
Le ore di lezioni quel giorno per Karl sembravano infinite, aveva messo il telefono silenzioso ma di Maria, nessuna notizia. Decise allora di scriverle un altro messaggio.
“Perché non mi rispondi? Ti prego sto impazzendo”
Inutile, continuava a non ricevere nessuna notizia. Al termine delle lezioni Karl raggiunse Patty che lo stava già aspettando.
-Allora l’hai sentita?-
-No, non risponde nemmeno ai miei messaggi-
-Cosa vuoi fare?-
-Non lo so, la tentazione di andare da lei a chiedere perché mi stia ignorando è forte, ma non posso mancare agli allenamenti senza preavviso, quest’attesa mi sta facendo diventare matto-
- Secondo me c’è  un motivo valido, vedrai. Conosci Maria, ti ama da morire e ti spiegherà tutto. Forse semplicemente le è venuto il ciclo, starà riposando adesso. Abbi fiducia-
-Si forse hai ragione, però è dura-
-Lo so cuginetto, ti capisco-
-Grazie Patty-
-Per cosa?-
-Senza di te sarei già andato da lei-
-Non ho fatto niente, dai andiamo o faremo tardi.-
-Si va bene-
Si avviarono al campo, Karl accompagnò Patty al suo, per vedere se Maria fosse agli allenamenti, ma di lei nessuna traccia e  così deluso, si avviò agli spogliatoi, prima cercò di nuovo di telefonare. Dopo innumerevoli squilli finalmente qualcuno rispose.
-Pronto Maria?-
-Karl-
-Cos’hai? Perché non mi rispondi?-
-Ho un ritardo-
-Cosa? Quale ritardo?-
Ma per un attimo il cuore di Karl smise di battere, quando aveva capito di cosa stesse parlando sbiancò, comprese la gravità della situazione
No non può essere. Siamo troppo giovani per questo.
-Arrivo –
Non le lasciò  nemmeno il tempo di controbattere che aveva chiuso la conversazione. Andò dal mister ed inventò una scusa, non aveva mai mentito al suo allenatore, ma quella era un’emergenza.
-Mister, mi scusi ma non mi sento bene-
-In effetti hai una brutta cera, sei bianco come la morte, vai a riposarti-
-Grazie-
-Rimettiti abbiamo bisogno di te per la prossima partita-
-Si-
E andò a tutta velocità a casa di Maria. Appena arrivò,  fu suo padre ad aprire.
-Sono venuto per parlare con sua figlia-
-Non ti sembra di aver fatto già abbastanza danni. Ora vattene-
Il tono di voce che usò era pieno di rancore e rabbia.
-Non ho alcuna intenzione di andare via, se è vero quello che mi ha detto, sono pronto per prendermi le mie responsabilità, non la lascerò ad affrontare tutto da sola-
-Non è sola, ci siamo io e sua madre-
-Con tutto il rispetto, se è incinta la colpa è anche mia, voglio poterle stare vicino qualunque cosa deciderà di fare-
-Saremo noi a decidere cosa sia meglio per lei, ora vattene, non sei più gradito in questa casa-
-Io non me ne vado, se sarà necessario aspetterò qui fuori anche tutta la notte-
-Fai come credi-
I toni si erano fatti più alti, Maria aveva sentito tutta la conversazione, era dietro la porta e piangeva a dirotto. La madre, visto lo stato in cui si trovava sua figlia decise di intervenire.
-Caro, meglio che facciamo entrare il ragazzo, lasciamo che parlino-
-Ma…..-
-Entra pure Karl. Tesoro vieni, lasciamoli un po’ soli-
Il padre fece entrare il ragazzo e seguì la moglie lasciandoli così da soli. Non era mai stato capace di vietare niente alla moglie e sapeva, che in quel momento non era molto lucido, perché  in fondo si trattava sempre della sua bambina, il pensiero che lei non avesse più bisogno di lui lo faceva stare male. Karl vedendo Maria in quelle condizioni, la strinse forte fra le braccia. Rimasero così a lungo senza dire una sola parola. Dopo che la ragazza si sentì meglio lo portò in camera sua per poter parlare.
-Amore mio, andrà tutto bene?-
-Karl, non so cosa fare-
-Prima di fare qualcosa sei sicura di essere incinta?-
-Ho fatto il test, e i miei genitori mi hanno scoperta-
-Cosa diceva il test?-
-Che sono incinta-
-Hai visto un medico?-
-No, abbiamo preso un appuntamento per domani-
-E tutta colpa mia, avrei dovuto prendere delle precauzioni, sono stato uno stupido-
-Karl io prendo la pillola-
-Allora come è possibile?-
-Non lo so? In questo momento non ci capisco più niente-
E Maria scoppiò di nuovo in lacrima
-Adesso calmati, domani parleremo con il dottore. Comunque sappi che non ho alcuna intenzione di abbandonarti, qualunque decisione prenderai io ti starò vicino, ricordalo. E domani verrò anche io dal dottore con te-
-Oh Karl, ti amo così tanto-
-Anche io piccola,  tanto-
I due si sdraiarono sul letto e si accoccolarono insieme, finché Maria si rilassò e cadde in un sonno profondo, mente Karl continuava a pensare, incapace di comprendere.
Com’è possibile che sia incinta, mi ha detto che prende la pillola. E allora come? Maledizione siamo ancora giovani per avere un figlio, non so se sono pronto per questo. Ma non ho alcuna intenzione di abbandonarla, se lei vorrà tenere il bambino farò tutto il possibile per sostenerla. Ti amo piccola mia e non ti lascerò mai, sei una parte di me.
E le accarezzò il ventre, in modo dolce.
Un figlio. Credo che in fondo l’idea non mi dispiaccia.
Rimasero così a lungo, finché anche il ragazzo cadde in un sonno profondo.
Finiti gli allenamenti con le ragazze, Patty si avviò come al suo solito all’altro campo.


Spero che Maria stia bene, non si è presentata nemmeno agli  allenamenti, il mister non ha detto niente, sicuramente l’aveva avvisato.

Povero Karl ho visto la sua delusione quando non l’ha vista in campo. Chi sa se è riuscito a sentirla? Non capisco perché non l’abbia richiamato. Però il mio cuginetto è proprio cotto di lei, sono così felice per lui, per loro, anche io vorrei che il mio Benji mi amasse come si amano loro.


Quando arrivò al campo, notò subito l’assenza di Karl, andò da Benji per chiedergli se sapeva dov’era.
-Ciao Benji. Dov'è Karl?-
-E’ andato a casa,  ha detto che non si sentiva bene. Non sapevi niente?-
-No,niente-

Disse preoccupata.

-Ma ti avrà detto qualcosa? -

Chiese Patty.

-So solo che prima l’ho visto parlare al telefono, dalla che faccia che ha fatto, la conversazione è stata scioccante, aveva un colorito cadaverico-


Forse ha parlato con Maria, cosa sarà successo?


Benji capendo la sua preoccupazione cercò di confortarla
-Vedrai, non sarà successo niente-
-Speriamo-
-Pronto?-
-Si, come sempre-
-Bene oggi riuscirò a parare il tuo tiro-


Si oggi ci riuscirò, non resisto più voglio confessarle tutto ciò che provo.


E’ arrivato il momento, se dopo non volesse più vedermi?


Dopo qualche tiro per riscaldarsi Patty si mise in posizione.

La bandana non serviva più, nessuno dei due parlava, il clima divenne teso ed elettrico.

Entrambi erano concentratissimi, il mondo intorno a loro sembrò svanire, ognuno guardava l’altro, un unico pensiero attraversava l’altro.


La prenderò.


Devi riuscire a pararlo.


Patty  si preparò a tirare e colpì il pallone, con tutta la forza che aveva in corpo. Il tiro fu come sempre dritto e preciso, Benji chiuse gli occhi e cercò di sentire la direzione che avrebbe preso la palla, quando li riaprì, con un balzo felino riuscì a prenderla con entrambe le mani.


Ce l’ho fatta.


Ce l’ha fatta.

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Capitolo 27
*** capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

L’ora degli allenamenti era giunta, Patty stavolta dovette chiamare un taxi per farsi accompagnare agli allenamenti, se avesse aspettato Karl sarebbe arrivata sicuramente in ritardo. Arrivata al campo vide il cugino parlare con l’allenatore, e decise di raggiungerli.

-Ciao, Karl. Mister-

-E tu che ci fai qui? Lo zio lo sa?-

Chiese Karl stupito di ritrovarsela lì.

-Si Karl. Va tutto bene, sono andata dal dottore e adesso sto bene, mi ha detto che posso giocare-

-Sei sicura?-

-Si certo, non potrei mai mentirti-

-Ok. Se il dottore ti ha detto che puoi, allora va bene-

Patty si strinse al cugino, sapeva che era solo preoccupato, perché le voleva bene.

-Grazie-

-Però sarà meglio che non esageri-

-Si lo so, anche lo zio mi ha avvertito-

-Bene, ci vediamo dopo. Ora è meglio che vada anche io-

Patty rimase con il mister, anche lui era preoccupato sulle sue condizioni dopo che aveva parlato con Karl.

-Gatsby, sei sicura che ti senti bene? Sei il nostro asso nella manica.-

-Si mister, il dottore mi ha assicurato che non è niente di grave. Diciamo che è un problema femminile-

-Bene. Però per oggi ti allenerai soprattutto sui tuoi tiri-

-Va bene, però da domani voglio continuare con l’allenamento di ieri-

-Bene, sono contento di sentirtelo dire. Ora vai a cambiarti-

-Sì mister-

 

Sono contento che questa ragazza sia così combattiva, prima quando Karl mi ha detto che non si sarebbe potuta allenare per i prossimi giorni, ho creduto che non avesse la stoffa. L’allenamento che le ho fatto fare ieri era massacrante, ma lei non ha battuto ciglio. Invece eccola di nuovo scendere in campo. E’ in gamba. Per oggi meglio che non si affatichi tanto, ma domani riprendiamo.

 

Patty entrò negli spogliatoi e quando Maria la vide le salto addosso.

-Ehi, che abbraccio caloroso-

-Scema, ieri ci hai fatto prendere uno bello spavento-

-Si, mi dispiace-

-Ma che ci fai qui?-

-Dai non metterci anche tu. Ho avuto il benestare del dottore-

-Bene, sono felice che ora tu stia bene-

-A proposito mi dispiace aver rovinato la cena con i tuoi ieri-

-Stai scherzando, mio padre era al settimo cielo ieri. Ha incontrato due dei suoi beniamini. Avresti dovuto vederlo sembrava un  bambino. Se non fossi stata in mega ansia per te, mi sarei messa a ridere.-

-Due? Credevo che tuo padre fosse un fan di Stephan. E chi sarebbe l’altro?-

-Benji-

-Davvero?-

-Si, poveretto, ha risposto a tutte le domande di mio padre, anche se si vedeva che era estremamente preoccupato per te-

-Quando sono svenuta, mi è sembrato mi abbia chiamato per nome-

 

Quanto ti vorrei dire che Benji sa chi sei. Ma ho fatto una promessa a Karl.

 

-Ma no sicuramente ti è sembrato-

Cerco di dirlo in modo convincente.

-Forse hai ragione, però....-

- Però cosa?-

- Ecco, non so come dirlo-

Maria era curiosa, cercò di incoraggiare l'amica.

-Dai Patty non farti pregare-

Patty prese coraggio.

-Prima ho pensato agli avvenimenti che sono successi ieri sera, però non so se sia stato un sogno causato dalla febbre o realtà, ecco-

-Allora?-

Maria non stava più nella pelle.

- Credo che Benji mi abbia baciato, sulle labbra intendo e che mi abbia detto che mi ama-

Maria a quella rivelazione avrebbe voluto tanto dire all'amica che non era un sogno il suo, ma che sicuramente Benji l'aveva fatto veramente, ma non poteva infrangere la promessa fatta a Karl, cosi cercando di non far trasparire niente, le disse.

- Sarà stata la febbre-

Con un po' di tristezza Patty ascoltò Maria.

 

Forse Maria ha ragione, sarà stata la febbre a farmi immaginare quel bacio: la sensazione delle labbra di Benji sulle mie, il suo sapore e anche quando la sua lingua si è intrecciata alla mia. mi è sembrato tutto così vero, poi il suo ti amo. Che sia stato tutto un sogno?

 

- Forse hai ragione, però non riesco a trovare il mio cappellino-

-Ieri quando ti ha riportato a casa, lo avevi in testa. Forse la tua governante l’ha messo a lavare?-

-Si può darsi. E quindi adesso come farai?-

-Ne ho un altro, ma spero di trovarlo e molto prezioso per me-

-Si vedrai uscirà fuori-

-Spero-

Gli allenamenti ebbero inizio, anche i ragazzi si stavano allenando duramente.

Benji aveva trovato il suo vecchio spirito combattivo, quello che gli ha permesso di diventare ciò che è. Anche Karl si stava impegnando come non aveva mai fatto. Vedere lo spirito agonistico della cugina gli aveva dato la carica per dare il meglio di se. Il mister guardava i ragazzi orgoglioso per la loro determinazione. Durante la pausa Benji andò da Karl e gli diede il cappellino che aveva recuperato la sera prima sul campo.

-Questo gli è caduto ieri quando è svenuta-

-Dovresti darglielo tu-

-IO?-

 

Ma se glielo do io capirà.

 

-Si, forse è meglio che gli dici la verità-

-Perché hai cambiato idea?-

-Forse dopo quello che è successo ieri, si sta affaticando troppo, forse è meglio che interrompiate i vostri allenamenti-

-Si forse hai ragione, ma non credo che questo la fermerà, la conosco e quando si mette in testa è difficile dissuaderla-

-Sì è vero. Comunque fai come credi, se non vuoi ancora dirle niente io non ti ostacolerò. Ma promettimi che se la dovessi vedere troppo stanca non insisterai-

-Si te lo prometto. Anche io mi sono spaventato nel vederla così, credimi-

-Ti credo. Ora torniamo ad allenarci-

-Si-

Al termine degli allenamenti, Patty si avviò all’altro campo, si sentiva decisamente meglio, anche se un po’ di debolezza, cominciava ad avvertirla.

 

Sarà meglio che non esageri oggi, non voglio svenire ancora.

Maria dice che quando mi ha riportato a casa il cappellino lo avevo, e poi al telefono Benji mi ha chiamato Pit, quindi non ha scoperto chi sono.

Meglio così, forse? Adesso è meglio che mi sbrighi se non voglio arrivare in ritardo.

Al campo dei ragazzi, Karl uscì dallo spogliatoio e si diresse a salutare il portiere.

-Ciao Benji, mi raccomando, non farla stancare-

-Si non intendo farlo-

-Allora hai deciso?-

-Si, finché non riuscirò a parare il suo tiro non le dirò niente-

-Va bene-

-Vedrai riuscirò a parare il suo tiro e poi non ci sarà più bisogno di andare avanti cosi, e poi……..-

Ma si bloccò, perché proprio mentre diceva quelle ultime parole Patty le senti, e scappò via piangendo. Benji la vide correre via e le corse dietro per spiegarle, anche Karl lo seguì.

 

Maledizione, cosa avrà sentito? Questa volta non ho intenzione di lasciarti scappare via.

 

Dopo non avrà bisogno più di me, ecco cosa voleva sicuramente dire. A lui interessa solo parare quello stupidissimo tiro non gli importa niente di me. Perché, perché non gli interesso, e quando imparerò a non farmi stupide illusioni. Quando? Sono così stanca di soffrire, di soffrire per lui.

-Pit aspetta-

Benii era riuscito a raggiungerla e l’afferrò per un braccio.

-Lasciami-

Urlò

-No, perché sei scappato così?-

-Secondo te-

Ormai le lacrime scendevano copiosamente sul suo volto, oscurandole la visuale. Anche Karl, li raggiunse.

-Pit, ascoltalo, non so cosa hai sentito ma fidati di me hai solo frainteso-

-No Karl, ho capito benissimo, gli servo solo per parare il mio tiro, e poi arrivederci e tanti saluti-

-No, ti sbagli di grosso-

-Si, cuginetto......-

Ma Benji lo bloccò.

-No, Karl sono io che devo spiegarmi. Ascolta ieri ci hai fatto prendere uno bello spavento, e quello che volevo dire e che non puoi andare avanti così, si insomma doppi allenamenti la scuola e tutto. Quello che stavo dicendo a Karl e che si insomma-

 

No, non posso dirle ancora la verità.

 

-Insomma cosa?-

-Si che non voglio più farti stancare, ma che dovremo prenderla più con calma e poi potremo essere solo amici, che ogni tanto si allenano insieme, se non sei troppo stanco-

Spero se la sia bevuta.

 

Che scemo, ci crederà?

 

Forse ho realmente capito male, non è vero che dopo non vorrà più vedermi.

 

-Quindi non è vero che dopo che avrai parato il mio tiro, non vorrai più vedermi-

-Ma certo che no, ma come ti vengono certe idee, siamo amici no?-

-Si certo-

 

Si solo amici.

 

pensò un po' sconsolata Patty,

-Va bene ti credo-

-Allora basta piangere. Sai non ho mai visto un ragazzo piangere così-

E scoppiò in una grossa risata, anche Karl lo seguì a ruota.

-Sì è vero cuginetto, di solito i ragazzi non piangono così-

 

Ma guarda questi due come se la ridono. Si forse è vero i ragazzi di solito non piangono, e allora? Non serve mica prendermi in giro per questo.

-Allora Pit, te la senti di allenarti con me oggi?-

-Certo che si-

I due si avviarono al campo mente Karl raggiunse Maria al parcheggio dove lo stava già aspettando.

-Finalmente, dove ti eri cacciato?-

-Scusami, c’è stato un piccolo fraintendimento fra quei due-

-Un altro?-

-Si ma è tutto a posto adesso-

-Meno male. Sai prima Patty mi ha chiesto se quando ieri sera Benji l’ha portata a casa aveva il suo cappellino-

-E tu?-

-Cosa pensi che le abbia detto, che c’è  l’aveva. Te l’ho già detto puoi fidarti di me-

-Mi dispiace che anche tu sia obbligata a mentire-

-L'ho deciso io, e comunque sai per caso dov’è andato a finire?-

-Si, Benji -

-Non vuole dirle ancora la verità?-

-No, vuole prima parare il suo tiro-

-E tu credi che ce la farà?-

-Si, si sta impegnando molto per riuscirci-

-Allora speriamo che non ci metta troppo tempo. Mi piacerebbe che quei due, finalmente, si mettessero insieme, sono proprio una bella coppia-

-Mai quanto noi però –

-Sì è vero. Allora Kaiser che vogliamo fare?-

-Io un’idea ce l’avrei-

-Scemo-

Il bacio che seguì era infuocato e pieno di desiderio.

-Andiamo da me? Mio zio e fuori. Che ne dici?-

-Ci sto-

E si avviarono in macchina.

 

Al campo i due ragazzi continuarono ad allenarsi, i tiri che Patty tirava a Benji erano sempre più potenti, e il portiere riuscì a pararne più della metà, ma sentiva ancora di non essere pronto.

 

Presto, molto presto riuscirò a parare il tuo tiro, allora ti dirò la verità. Ormai ho capito che senza di te tutto questo non ha senso, non ti lascerò più scappare da me, niente e nessuno mi impedirà di dirti i miei sentimenti.

 

Benji, non so se riuscirò mai a dirti chi sono realmente. Ormai questo gioco sta durando da troppo tempo,la paura che dopo tu non mi voglia più vedere o sentire mi blocca. Ma non posso nemmeno mentirti così per sempre. Si appena riuscirai a parare il mio tiro ti dirò la verità, per il momento voglio godermi ogni minuto che posso starti vicino.  Spero solo che dopo, tu non ti senta preso in giro,che la nostra amicizia possa continuare. Quello che voglio è sicuramente di più di una semplice amicizia, ma per il momento me la farò bastare.

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

Entrambi non si mossero, sapevano che questo voleva dire che le cose sarebbero cambiate. Speravano solo che le cose sarebbero andate come volevano loro, avevano paura della reazione dell’altro. Nessuno dei due però sapeva da dove iniziare, rimasero a fissarsi, finché fu lei a rompere quel silenzio.
-Sei riuscito a parare il mio tiro,  ora non hai più bisogno di me-
Si voltò per andare via.


No, non ce  la faccio, preferisco stargli vicino così da amici, che non vederlo più. Ora è meglio che me ne vada, mi viene già da piangere, non voglio che mi veda così.


Ma Benji fu più veloce di lei, la prese per il braccio e le disse.

-Avrò sempre bisogno di te, Patty-
Patty si girò per guardarlo, era rimasta spiazzata dalle sue parole.

Lui non disse altro, appena i loro occhi si incontrarono le prese il viso fra le mani catturando le labbra con le sue. Il bacio che ne seguì fu pieno di dolcezza.  

Appena lei si rese conto di quello che stava succedendo, dischiuse le labbra permettendo così l’unione delle loro lingue, che cominciarono una sorta di danza antica come se non avessero fatto altro in tutta la loro vita. Nello scontro entrambi i cappellini caddero a terra liberando finalmente i cappelli di lei. La mano del portiere si spostò sulla sua nuca per attirarla più a se, voleva sentirla, voleva poter fondere i loro corpi per essere una cosa sola, non voleva più perderla, non avrebbe più permesso a niente e a nessuno di mettersi fra loro.


Lui sa chi sono e mi  sta baciando? Ho il cuore che mi batte a mille, non vorrei più staccarmi da lui. Il suo sapore mi sta entrando dentro l’anima, come ho fatto a stare tutto questo tempo senza di questo.


Amore mio non vorrei più smettere di baciarti. Il tuo sapore, la tua lingua, le tue labbra sono come nettare degli dei per me. Ho il cuore che mi sta scoppiando per la gioia.

Sei mia ora.

Farò in modo che tu lo sia per sempre, non riuscirei più a vivere senza di te, sei tutto, tutto per me.


Dopo un tempo illimitato si staccarono con il fiato corto.

I loro occhi rimasero a fissarsi, avevano paura di rompere quel bellissimo incantesimo.

 

I tuoi occhi, i tuoi bellissimi occhi neri come il petrolio. Quegli occhi mi fanno capire, che per noi c’è  ancora speranza.


Rimarrei per ore a guardare i tuoi bellissimi occhi nocciola, li vedo pieni di amore e di fiducia, non ti deluderò mai più.
-Tu sai?-

Lo disse con un filo di voce.
-Si-
-Da quanto?-
-Credo di averlo sempre saputo. Appena ti ho visto il mio corpo, ha subito sentito una forte attrazione per te. Ma la mia mente ancora non aveva capito. Standoti vicino cominciai a vedere molte cose, ero sempre più convinto fossi tu-
-E’ per quello che mi hai baciato quel giorno?-
-Si, ma non ne ero ancora certo. Ho avuto la conferma quando per sbaglio hai preso il mio borsone, Karl e venuto a riprenderlo ma la mia governante ha dimenticato di rimettere a posto il tuo portafoglio e li ho avuto la conferma.-
-Perché non hai detto niente?-
-All’inizio volevo, ma Karl mi disse che non eri ancora pronta...E so che è tutta colpa mia, perdonami-
-Non ce l’hai con me per averti ingannato?-
-Come potrei avercela con te? Tu mi hai salvato da me stesso, prima del tuo arrivo avevo completamente perso la testa, ero diventato l’ombra di me stesso. Sei riuscita a risvegliarmi dall’incubo che mi ero messo. Ti amo Patty, ti amo così tanto, che in quest’ultimo anno ho creduto di impazzire senza di te, e mi sono maledetto ogni giorno per le parole che ti ho dessi sotto casa mia. Potrai mai perdonatemi?-
-Anche io ti amo, quel giorno avevo finalmente trovato il coraggio di confessarti tutto, perché mi hai respinto? Credevo non mi amassi-
I loro sguardi continuavano a rimanere fissi l’uno nell’altro, volevano sapere tutta la verità, niente più bugie o incomprensioni, era giunto il momento di rivelare tutto il dolore e la sofferenza provata.

Benji con estrema dolcezza continuando a stringerla fra le sue braccia.
-Ti dirò tutto.. La sera prima non riuscivo a stare a casa, decisi di andare a farmi un giro nonostante l’ora tarda, capitai fuori dalla scuola, notai il cancello aperto ed entrai, e li vidi quel ragazzino con il cappellino che si stava allenando-
-Ero io-
-Adesso lo so-

E le rubò un altro bacio.

- Ma si vede che ho fatto rumore e tu scappasti, provai a cercarti ma tu ti eri dileguata. Passando vicino agli spogliatoi vidi la luce accesa, mi ricordo che pensai che una di voi manager l’avesse dimenticata, e quindi entrai-
-Mi hai visto?-
Patty divenne rossa, si ricordava perfettamente che quella sera aveva deciso di farsi una doccia negli spogliatoi maschili, perché nel cercare di nascondersi dalla persona che l’aveva spiata era rovinosamente caduta in una pozzanghera di fango.
-Si, ma credevo  che fosse il ragazzino, così andai a vedere. Invece eri tu-
-E questo cosa c’entra……..?-
O mio dio è stato proprio in quel momento che avevo deciso di lasciare Holly, e di confessare tutto a Benji, forse mi ha sentita?
-Stavo per andarmene quando ti sentii, credevo che mi avessi scoperto, invece iniziasti a piangere e a chiamare il nome di Holly, così sono fuggito via.

Credevo che stessi piangendo per la sua mancanza e il mio cuore in quel momento si spezzò. Decisi di tornare immediatamente in Germania e di non tornare mai più. Ma quando ti ho visto la mattina dopo fuori dalla mia porta, avevo capito che non sarei mai stato capace di amare nessun’altra. Questo mi rese furioso, non con te, ma con me stesso, ma il mio caratteraccio ha riversato tutta la colpa su di te.-

Patty, con quelle parole capì finalmente il suo comportamento.
-Benji, io quella sera mi misi a piangere perché capii di amarti e ne avevo paura.-

-Paura? Paura di me?

Benji non capiva.

-Si…...cioè no. Non pura di te, ma paura che tu non ricambiassi i miei sentimenti, paura di buttarmi in un’altra storia che credevo impossibile. Ma non potevo farlo prima di mettere le cose in chiaro con Holly. Perché mi sono resa conta che quello che provavo per lui era diverso da quello che provo per te. All’inizio credo di essermi presa una cotta per lui perché aveva il mio stesso sogno, ma poi ho dato più importanza al suo perdendo di vista il mio. Tu non eri in Giappone e non puoi saperlo, ma mi ero quasi annullata per lui, mi allenavo di rado, e facevo tutto il possibile per lui. E quando lui è partito per il Brasile mi sono resa conto che avevo abbandonato il mio sogno, e cominciai ad essere invidiosa di Holly, perché lui era riuscito a viverlo. Ti ricordi quel giorno che ci incontrammo lungo il fiume?-
-Si certo-
-Tu mi hai detto una cosa. Ti ricordi?-
-Si, “Devi credere nei tuoi sogni”-
-Si lo so che magari in  quel momento ti riferivi a lui. Ma io quel giorno stavo pensando seriamente di abbandonare il mio sogno di diventare una calciatrice. Tu mi hai salvato, senza nemmeno saperlo.-
-Sono così felice che tu non l’abbia fatto, sei una calciatrice fantastica. Quando sei scesa in campo contro il Monaco, ho visto i tuoi occhi brillare dalla felicità-
-Tu….tu mi hai vista? Hai visto la partita?-

Era piu che mai stupita per quell’affermazione.
-Si, non potevo perdermela-
-Tu non sai quanto sono felice di sentirtelo dire, non sai quanto avrei voluto che tu fossi lì-
Patty inizio a piangere dall’emozione, si ricordava quanto quel giorno avesse voluto che lui fosse lì per lei.

Lui le accarezzò la guancia per asciugare le lacrime e la baciò di nuovo lentamente assaporando le sue labbra, in ogni più piccolo punto.
-Non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo-
-Benji, tu non sai quanto ti amo, quando quel giorno mi hai detto che non  volevi più vedermi, il mio cuore si è spezzato-

Lo disse con po’ di dolore, ricordando quella giornata.
-Perdonami, se solo ti avessi lasciato parlare quel giorno, credo che entrambi ci saremmo risparmiati tanta sofferenza, ma il mio caratteraccio ha avuto la meglio. Ti ho trattata male, senza che tu te lo meritassi. Ho passato un vero inferno in quest’ultimo anno, non mi interessava più niente, anche gli allenamenti non riuscivano più ad aiutarmi. Bevevo tutti i giorni, per dimenticarti, ma tu eri sempre lì. Mi odiavo per quello che ti avevo detto. Ma tu mi hai salvato. Perché hai deciso di aiutarmi? Non me lo meritavo.-
-Quando ti ho visto quel giorno da quella collina, in quello stato, il mio cuore si è stretto in una morsa, non potevo lasciarti in quello stato. Volevo aiutarti come tu avevi aiutato me. Per quello che ti ho lanciato quella sfida, sapevo che non avresti mai rifiutato. Volevo farti rivivere quel periodo, di quando da bambino avevi il sogno di diventare il portiere più bravo del mondo-
-Mi conosci bene, grazie, senza di te a quest’ora non sarei qui, mi avrebbero cacciato-
-Non lo avrei mai permesso-
-Non sai quanto ti amo, e da quanto tempo avrei voluto stringerti tra le mie braccia.-
-Anche io ti amo. Sono così felice adesso, credevo che non sarei più riuscita ad amare nessun altro-
-Che sciocchi, ci siamo fatti male, mentre avremmo potuto vivere il nostro amore già da tempo. Il destino ti ha portato in questa città, tu sei il mio destino-
-E tu il mio-
I bacio che ne seguì era pieno di passione e desiderio, un desiderio che travolse entrambi come un fiume in piena. Per Patty era un’emozione che non aveva mai provato, ma sapeva che era solo perché era tra le braccia del suo amato Benji. Per nessun altro avrebbe provato tutto ciò. Benji era estremamente eccitato, ma non voleva fare niente, sapeva che lei non era ancora pronta per quel passo. Si limitò a stringerle la schiena mentre una mano era tra i suoi cappelli per attirarla più a se.
-Sei bellissima amore mio, come ho fatto a sopravvivere senza di te-
-Benji, mi sei mancato così tanto. Mi sembrava quasi, di non riuscire a respirare quando pensavo a te-
-Ora sono qui, niente e nessuno mi potrà portare via da te-

Patty era al settimo cielo, finalmente anche lei poteva finalmente vivere il suo sogno d’amore e voleva viverlo fino alla fine. Nel suo cuore sapeva che era con lui che voleva provare quelle emozioni, anche se la paura di non essere alla sua altezza cercava di insinuarsi in lei.

Non voleva più che questo sentimento le impedisse di vivere a pieno la sua gioia. Così lo prese per mano e gli sussurrò  in modo provocatorio.
-Andiamo-

A Benji bastò quella parola, per andare in tilt.
-Dove?-

Patty prese tutto il suo coraggio e gli rispose, con estrema sensualità.
-A fare la doccia-
Benji rimase pietrificato, non riusciva a muovere un muscolo, lei lo prese per mano e lo portò dentro gli spogliatoi. Chiuse la porta e si ritrovarono uno difronte all’altro. Senza dire una parola. Fu lei a prendere l'iniziativa, prese i lembi della maglietta di Benji e gliela sollevò in modo un po’ maldestro ma lui la aiutò. Patty era incantata nel vedere quel corpo perfetto che aveva davanti agli occhi, ma non lo toccò. Benji sentiva il suo sguardo su di lui e la cosa lo eccitava ancora di più. Questa volta fu lui a sfilarle la maglietta, in maniera però più esperta, scoprendo così il suo top sportivo che le stringeva il seno, che usava per nascondere le sue forme. Con un rapido gesto anche quello venne tolto e raggiunse il pavimento. Lei non si sentì in imbarazzo voleva che lui la vedesse la guardasse. Solo con lui voleva condividere questi momenti. Benji si limitò ad osservarla, l’eccitazione ormai era allo strenuo, ma non osò toccarla. Patty prese coraggio e cominciò a togliergli le scarpe, e lui fece altrettanto. Quel gioco erotico, procurava ad entrambi scariche elettriche di piacere. Fu la volta dei pantaloni, rimasero a lungo ad osservarsi solo con slip e  boxer, quest’ultimi, trattenevano a stento l’erezione del ragazzo. Patty si soffermò a lungo a guardarlo, voleva imprimere nella sua mente ogni dettaglio di quel meraviglioso corpo, sembrava una divinità greca. Alto muscoloso, non si sarebbe mai stancata di guardarlo. Cominciò ad accarezzarlo dolcemente, come se avesse se avesse paura potesse scoppiare come una bolla di sapone. Cominciò dalle spalle scendendo fino ad arrivare alle sue mani, Benji sentiva dei brividi freddi lungo tutto il corpo. Risalì lungo tutte le braccia e scese di nuovo, ma questa volta lungo i pettorali ben scolpiti fino ad arrivare ai suoi addominali, dove le dita iniziarono una sorta di balletto. Lei cominciò a inginocchiarsi e prese l’ultimo indumento del ragazzo e lentamente lo fece cadere sotto i suoi piedi, rivelando così davanti ai suoi occhi il membro eretto di lui. Patty lo guardò estasiata, la prima volta che glielo vide non era così, adesso era lungo duro e dritto davanti a lei, ma non ne fu spaventata anzi voleva sentirlo tra le sue mani, voleva vedere che effetto le avrebbe fatto. Con le dita cominciò ad sfiorarlo lungo tutta la sua lunghezza, sentiva pulsare sotto il suo tocco la pelle morbida, era incredibile, sentiva un calore immenso propagarsi in tutto il suo corpo, chiedendosi cosa avrebbe provato ad averlo dentro di sé. Patty voleva sentirlo completamente e con un po’di esitazione lo afferrò con una mano, e senti la durezza del suo sesso, e cominciò a muovere lentamente su e giù la mano. Benji rimase spiazzato da quel contatto sentiva la sua mano che teneva stretta la sua erezione non poteva a fare a meno di guardarla e ansimare dal piacere che gli stava procurando, non aveva mai avvertito un desiderio così potente con nessuna. Lei dal canto suo sentendo il ragazzo gemere dal piacere si sentì potente.

Benji ormai al limite afferrò la ragazza e la sollevò, voleva regalarle attimi di piacere, cominciò a baciarla. Piano, piano con il tocco appena delle sue labbra e della lingua cominciò ad attraversare ogni centimetro della pelle di lei. Iniziò dal collo, scendendo alle spalle fino a raggiungere i suoi seni. Con la lingua cominciò a disegnare piccoli cerchietti sui capezzoli, i brividi che le stava procurando quel tipo di tocco, che non aveva mai sperimentato la fecero inondare le mutandine, ma lui non finì li, ormai stava assaporando anche il suo addome e non aveva nessuna intenzione di interrompere quel tipo esplorazione. Quando arrivò agli slip, Patty pensò di non poter provare emozioni più forti di quella, ma si sbagliava di grosso. Lui afferro con i denti le sue mutandine e gliele sfilò, scoprendo la sua femminilità, il sesso di lei era  già completamente umido e pulsata di piacere, Patty lo guardò mentre senza che lei capisse immediatamente lui affondò con tutta la bocca nella sua femminilità, e cominciò a torturare con la lingua il centro del suo piacere. In quel momento lei gridò, era troppo, cercò di allontanarsi ma lui non lo permise e la afferrò per le natiche e la attirò più a se. Patty per quel contatto così deciso si aggrappò alla sua testa intrecciando le sue dita nei suoi cappelli, cominciò a sentire le gambe molli come se non riuscissero a reggere il suo peso, riusciva a sentire la lingua di Benji che la torturata di piacere. Lui era estasiato nel sentire i suoi gemiti che si fecero sempre più forti, finché l’orgasmo della ragazza gli inondo completamente la bocca, era come nettare, di cui non avrebbe più potuto fare a meno. Benji si rialzò e cominciò a baciarla, voleva far sentire il suo sapore anche a lei, che assaporò volentieri, non riuscivano più a staccarsi anche se ormai erano a corto di fiato. Quando si staccarono, lei lo prese per le mani e si avviarono sotto le docce, entrarono insieme in una delle combine e fecero partire il getto di acqua calda che li investì. Si guardarono negli occhi e cominciarono  a toccarsi, ad esplorarsi a vicenda. Lui voleva da morire fondersi completamente in lei, ma non voleva forzarla in quel tipo di intimità. Era consapevole fosse ancora vergine, e decise di non forzare la mano, per lei avrebbe anche aspettato, ma appena sentì le sue parole rimase completamente spiazzato.
-Voglio essere una sola cosa con te-
Patty era decisa più che mai, sapeva che non avrebbe mai voluto fare l’amore con nessun’altro che non fosse lui. Lo voleva, voleva essere una cosa sola con lui e non voleva più aspettare. Lui la guardò dritto negli occhi e non vide nessun tipo di esitazione nella sua decisione. La afferrò per i glutei e la sollevò appoggiando la sua schiena sulla parete della cabina, e con rapido gesto la penetro senza alcuna esitazione. Patty avvertì immediatamente il lacerarsi della sua verginità per quella intromissione, ma il dolore che ne seguì non era così forte come immaginava. Benji rimase qualche momento immobile, sperava di non averle fatto troppo male.
-Continua, ti prego non fermarti-
Lui cominciò a muoversi lentamente fuori e dentro di lei, il piacere che stavano provando entrambi li face gemere, a ogni spinta i loro corpi vibraronono sempre di più finché le spinte del ragazzo furono sempre più esigenti e l’orgasmo del ragazzo esplose dentro di lei e anche lei raggiunse le vette del piacere aggrappandosi alla sua schiena. Entrambi sfiniti per le sensazioni provate rimasero ancora aggrappati l’uno all’altro, cercando di riprendere il ritmo normale dei loro cuori che battevano ancora all’impazzata.


Non avrei mai creduto di poter provare delle sensazioni del genere. E’ stato bellissimo, è stato perfetto, lui e stato fantastico, ti amo amore mio. Sei tutto per me, solo con te mi sento libera finalmente di essere ciò che sono, solo a te volevo donare tutta me stessa. Fare l’amore è stata l’emozione più forte che abbia mai provato in tutta la mia vita, sono felice di averti donato la mia verginità.


Patty mi fai impazzire, non ho mai provato niente del genere con nessuna ragazza, sembri essere nata per fare l’amore. Io sono al settimo cielo nel godere di tutto questo. Mi hai fatto il regalo più grande, io non ti deluderò, mai, sei solo tu quella che voglio, ora e per sempre.


Appena i loro respiri ritrovarono regolarità Benji si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò.
-Sono tuo, sempre-
-E io sono tua, sempre-
Poche semplici parole piene di amore e promesse per il futuro. Parole che li avrebbe legati per sempre.



Buon Natale a tutti!!!

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Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Dopo essersi asciugati a vicenda si abbracciati ancora coperti da un solo asciugamano, lui ancora non riusciva a credere che era lì, fra le sue braccia e che avevano appena fatto l’amore insieme. Anche lei pensava alla stessa, cominciò a piangere dall’emozione, quando Benji avvertì le sue lacrime sul suo corpo si irrigidì.
-Ti sei pentita?-
Lo disse guardandola negli occhi con un’aria preoccupata, ma lei non disse niente, si limitò a negare con la testa.
-Perché piangi amore mio?-
E le prese il volto tra le mani, cercando di cacciare via quelle lacrime con le dita.
-Perché sono felice,mi sembra ancora un sogno essere qui con te, tra le tue braccia.

Fare l’amore con te è stato bellissimo, non ho mai provato niente di simile  in tutta la mia vita, sono felice che tu sia stato il primo-
-Anche io sono felice di aver fatto l’amore con te, spero solo di essere il primo e l’ultimo-

Cercò di farla sorridere.

-Non potrei mai farlo con nessun’altro. Ti amo.-
-Anche io, tu non sai da quando-
-Andiamo a casa-
-Ovunque tu voglia amore mio-
Si rivestirono e insieme, mano nella mano se ne andarono via da quel campo che gli aveva visti  protagonista allo sbocciare del loro amore.
Karl, era tornato a casa, con la faccia da cane bastonato, ancora non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto accadere una cosa simile. Aveva sempre preso le giuste precauzioni in passato quando aveva fatto sesso con le altre, era la prima cosa che faceva, invece con lei non si era nemmeno reso conto di non averlo fatto.
E’ tutta colpa mia, con le altre non mi era mai successo di non mettermi il preservativo. Invece con Maria non mi ha sfiorato nemmeno l’idea. Però ha detto che prendeva la pillola. Allora come cavolo è  potuto accadere? Si lo so che nessun contraccettivo è sicuro al 100%, ma è quasi impossibile rimanere incinta, prendendo la pillola. Che sia il mio caso? Padre, diventerò padre, non credo di essere pronto per questo, sicuramente non ho avuto un buon esempio. So che i miei genitori mi vogliono bene, credo, ma non sono stati presenti.

L’unico è mio zio, si mio zio è stato un padre per me. più del mio vero padre.

Devo parlarne a lui, sono sicuro che lui saprà consigliarmi.
Cercò lo zio e lo trovò nel suo studio che stava leggendo dei contratti.
-Ciao zio-
-Karl, mi ha chiamato il tuo mister, mi ha detto che non ti sei sentito bene.-

Chiese preoccupato.
-No zio, sto bene, ho detto una bugia al mister per saltare l’allenamento-
Karl abbassò gli occhi, sapeva che il suo comportamento  era stato sbagliato.
-Se l’hai fatto avevi i tuoi buoni motivi. Ti conosco nipote, tieni troppo a questo sport e ai tuoi impegni-
-Sì è vero. Zio ho combinato un casino-
Lo zio lo guardò stupefatto, il nipote era sempre stato un ragazzo corretto e diligente, e si chiese quale casino aveva mai potuto combinare-
-Ti ascolto-

Karl prese coraggio e lo disse tutto d’un fiato.
-Maria è incinta-
Calò il silenzio fra i due per diversi minuti. Stephan cercò di metabolizzare le parole del nipote.
-Ne siete sicuri?-
-Non lo so, Maria ha fatto uno di quei test che si comprano in farmacia-
-E l’ha visitata un medico?-

Si informò.
-No, ha preso appuntamento per domani-
-Come ti senti?-
-Male, siamo ancora giovani per un bambino, non so se sono pronto per una cosa del genere-
-E Maria?-
-E’ sconvolta, non sa cosa fare. I suoi genitori vogliono che lei abortisca, invece lei credo voglia tenerlo-
-E tu?-
-Io, non ho nessuna voce in capitolo-
-Tu cosa vorresti fare?-
-Non lo so-
Ormai non sapeva più niente, aveva promesso a Maria che le sarebbe rimasto vicina, ma quando si era reso conto di quello che  questo avrebbe significato, praticamente era scappato via, dicendo che aveva delle cose urgenti da sbrigare.
-Non posso decidere io al tuo posto Karl, ma voglio che tu ti chieda se l’amore che provi per questa ragazza è sincero?-
-Io…..-
-Non devi rispondere a me, ma a te stesso. Pensaci, dopo vedrai, che saprai cosa vorrai-
-Grazie zio, se l’avessi detto a papà sicuramente si sarebbe schierato con i suoi genitori-
-Siete abbastanza adulti da prendere le vostre decisioni in autonomia, io ti starò vicino qualunque sia la vostra decisione-
-Lo so zio che questo argomento, ti ferisce tanto-
-No, tesoro, devi sentirti libero di confidarmi qualsiasi problema. Siamo intesi-
-Si certamente-
-Ora andiamo a cena, credo sia rientrata anche Patty
-Si va bene-
Appena arrivarono in cucina, videro Patty e Benji che si stavano baciando, rimasero tutte e due a bocca aperta. Patty percepì la loro presenza e si staccò da Benji, un po’ imbarazzata, per essere stata presa in  flagrante dai suoi familiari.
-Karl, zio, ciao-
Era diventata rossa  e chinò la testa per non farlo notare.
-Finalmente cuginetta, Benji, congratulazioni, siete riusciti finalmente a chiarirvi, questo vuol dire che sei riuscito a parare il suo tiro-
-Si-

E alzo il pollice all'insù.
-Ciao Benji, è un piacere averti a cena con noi-
-Grazie Stephan, il piacere è tutto mio-
-Dai Tity, non essere in imbarazzo, siediti vicino al tuo ragazzo-
-Karl non prendermi in giro, poi grazie di avermi detto che lui sapeva tutta la verità, bel cugino che sei-

Lo disse con un tono di finta severità.
- Me l’ha fatto promettere, comunque non ero l’unico che sapeva, anche lo zio lo sapeva-
-Zio anche tu?-

Rimase spiazzata.
-Tesoro, credo dovesse dirtelo Benji-
-Si dai Patty non arrabbiarti, tutto è bene ciò che finisce bene-
-Si hai ragione, ora mangiamo ho una fame da lupi-
Tutti scoppiarono a ridere.
-Perché ridete?-
-Amore mio,come fai a mangiare sempre così tanto, senza rotolare come un pallone?-
-Ah ah!! Molto divertente-
La cena proseguì, senza problemi, anche se Karl non era proprio partecipe alla conversazione. Mentre erano in salotto Patty notò la tensione sul volto del cugino, e volle indagare un po’, ma fu interrotta da una telefonata, lasciò i due da soli.

Karl guardò in direzione del portiere e molto seriamente gli chiese.
-Non mi chiedi come mai ho saltato l’allenamento?-
-Sai che non sono un ficcanaso, se hai voglia di parlare io ti ascolto.-

Taglio corto.
-Sai, forse dovrei parlarne con te, magari mi potresti dare un buon consiglio?-
-Lo credi veramente?-
-No, ma ho bisogno di parlarne con qualcuno-
-Ti ascolto-
-Maria è incinta-
-Brutta storia, ne siete sicuri? Si, insomma, avete parlato con  un dottore di questo?-
-No, domani, però ha fatto uno di quei test a casa-
-Finché non sarà visitata da un medico non mi dispererei tanto, sai quei così non sono sempre affidabili-
-Si, può darsi, ma la cosa mi ha fatto andare nel panico, tu cosa faresti al mio posto-
-Tu la ami questa ragazza?-
-E’ questo il punto, credo di si, ma non ne sono più così convinto-
-Sai se capitasse a me, in questo momento credo che sarei l’uomo più felice della terra. Vedi io amo tua cugina e so che voglio starle vicino per tutta la vita. Quando credevo che non avrei mai potuto averla mi era cascato il mondo addosso, ho capito che senza di lei niente avrebbe avuto più senso. Pensaci Karl, quanto saresti disposto a sacrificare per lei?-
-Grazie amico, anche mio zio mi ha detto di pensare ai sentimenti che provo per lei, dicendomi che dopo avrei capito cosa fare. Sai sei diventato più saggio stando insieme a Patty-
-Guarda che lo sono sempre stato-
-Si, come no-
Intanto Patty era tornata in salotto, assistendo così a quella scherzosa scenetta che si creò fra i due.
-Non credevo che voi due foste così amici.-
-Sai, una persona molto importante ci ha fatto diventare amici-
-Ah si, e chi sarebbe? Sicuramente una persona molto speciale-
-Non sai quanto-
Benji, l’attirò a sé e la baciò con passione.
-Ehi voi due non siete soli-
-Scusa cuginetto. Dimenticavo, sei riuscito a parlare con Maria-
-Si-
-E? Come sta?-
-Niente di grave. Ora vado in camera devo parlare con lei-
Benji e lo zio hanno ragione,  devo capire quello che sento per lei, a cosa sarei disposto a rinunciare per lei. Siamo insieme da così poco, eppure sento che quello che ci lega è profondo. Si, io la amo, non ho mai provato questo sentimento per nessuna.

L’idea di perderla mi fa sentire male e mi spaventa, più del diventare padre. Se fosse capitato con un’altra, sicuramente, avrei insistito per l’aborto. Ma no con Maria, si solo con lei potrei pensare di avere una famiglia, se è incinta veramente non mi tirero indietro. Ora so, e devo dirglielo.
Intanto in salotto, Benji e Patty, continuavano a baciarsi, ma il discorso che aveva fatto con Karl gli aveva acceso una lampadina.
-Patty, aspetta-
-Che c’è? Non vuoi più baciarmi?-
-Amore mio non farei altro, ma mi è venuta una cosa in mente-
-E che cosa?-
-Prima quando abbiamo fatto l’amore non abbiamo usato nessuna precauzione-
Patty lo guardo negli occhi, voleva capire se all’idea che lei fosse incinta lo stesse spaventando,  invece lesse solo un grande amore.
-Se fossi incinta ti dispiacerebbe?-
-Non dico che un giorno mi piacerebbe moltissimo creare una famiglia tutta nostra, ma so che hai appena realizzato il tuo sogno, se fossi rimasta incinta non potresti continuare-
-Allora non ti dispiacerebbe?-
-Certo che no-
-Allora se è così non hai niente da temere, non sono incinta prendo la pillola-
-La pillola?-
-Si, ti ricordi quel piccolo problemino che ho avuto? Quando sono svenuta?-
-Piccola, mi hai fatto morire di paura-
-Mi dispiace-
E gli diede un bacio a fior di labbra.
-La dottoressa mi disse che grazie alla pillola questo problemino si sarebbe risolto-
-Sono felice che ora tu stia meglio-
-Dimmi la verità, per caso quel giorno quando mi sono sentita male, ho perso il mio cappellino?-
-Si, ce l’ho io, non te l’ho dato prima, altrimenti avresti capito che sapevo chi eri-
-Fiuuuu. Sai ci tengo molto a quel cappellino, me l’ha regalato mia zia-
Poi si ricordò di una cosa, e voleva farlo partecipe.
-Devo dirti una cosa che ho scoperto poco fa?-
-Cosa?-
-Sai invece chi l’ ha regalato a lei?-
-E io come faccio a saperlo-
-Una persona che tu conosci da tantissimo tempo-
Benji la guardava incuriosito.
-E chi?-
-Non ci crederai, il signor Marshall-
-Freddy? Non ci credo-
-Si invece, me lo ha detto proprio lui, quando sono venuta allo stadio a vedere la tua partita. A quanto pare erano compagni di scuola e lui la allenava. Sai anche mia zia era un portiere proprio come te-
-Adesso ho capito perché ha sempre insistito perché io diventassi un portiere, dici che fra loro c’è  stato qualcosa?-
-Non so, però quando mi ha parlato di lei, ha sorriso, una cosa che non gli avevo mai visto fare.-
A quanto pare Freddy era innamorato della zia di Patty. Mi ricordo che quando i miei genitori lo assunsero per farmi da tutore, fu lui a trasmettermi la passione per il calcio, mi mise in  porta dicendo che avevo un talento nato per quel ruolo, ed è stato sempre lui a regalarmi quel cappellino rosso che portavo da piccolo.
-Anche  il mio primo cappellino, me lo regalò Freddy. Te lo ricordi? Quello rosso con su scritto il mio nome-
-E come potrei dimenticarlo, un giorno quando eravamo piccoli tentatai di rubartelo, non ti ricordi?-
Benji cominciò a sorridere ricordandosene perfettamente.
-E come potrei, mi ricordo che non ho mai riso così tanto, in  tutta la mia vita.-
-Ehi, è stata colpa tua se mi sono ritrovata in quella pozzanghera-
-Ma se mi sei saltata praticamente addosso, però eri davvero adorabile, tutta bagnata e sporca in faccia-
Patty si avvicinò a lui e lo guardò dritto negli occhi, e con  voce suadente
-Ah si ero adorabile? E adesso?-
Benji sentiva già che l’erezione gli stava crescendo dentro i pantaloni.
-Sei sexy-
E il bacio che ne seguì fu da mozzare il fiato. Ma in quel istante Patty gli sfilò il cappellino e corse via.
-Finalmente ce  l’ho fatta a rubarti il cappellino.-
-Così non vale-
E le corse dietro. Arrivarono in camera sua dove Benji la prese in braccio e la scaraventò sul letto, bloccandole i polsi con una mano.
-Ora me la paghi, non si tocca il mio cappellino-
Le tolse il cappellino e lo buttò a terra, mentre cominciò a stuzzicarla con la lingua dietro l’orecchio. Patty era completamente in estasi nel sentire quei baci, con filo di voce cercò di protestare.
-Non possiamo Karl e mio zio sono in casa-
-Allora dobbiamo fare piano-
Le rispose vicino all’orecchio, provocando alla ragazza brividi lungo tutto il corpo.
-E se ci scoprono?-
-Non succederà-
Con la mano libera le sollevo la maglietta e spostò il reggiseno scoprendo così i suoi seni e subito si impossessò di un capezzolo, mentre l’altra mano si era già infilata sotto i suoi slip tormentano il suo sesso. Patty ormai non riusciva più a ragionare sentiva l’eccitazione che cresceva dentro di lei,  appena lui la penetrò con due dita le sfuggì un grido di piacere. Ma lui le tappò subito la bocca con la sua.
-Shhhh. Non gridare se no ci scoprono-
-No, non ci riesco, mi fai impazzire-
La baciò di nuovo, e le dita continuavano a entrare a uscire dentro di lei, ormai era al limite.
-Ti voglio, voglio sentirti dentro di me-
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte con un rapido gesto le tolse i pantaloni e gli slip insieme e anche  lui fece lo stesso, la penetrò. Il desiderio era troppo forte e in poche mosse esplosero entrambi in un orgasmo che li porto in paradiso. Lui uscì da lei e si sdraiò al suo fianco, e si guardarono.
-Mi fai impazzire mio piccolo maschiaccio-
-Anche tu, mio bel portiere megalomane ed egocentrico-
E si abbracciarono. Così si definivano quando erano piccoli, nessuno dei due a quei tempi avrebbe pensato che sarebbero finiti insieme.
-Vorrei che tu non dovessi andare via-
-Anche io piccola. Ma ci vediamo domani. Ok?-
-Si-
Si rivestirono e Benji se ne andò a casa, dandosi appuntamento per l’indomani.
In camera Karl, finalmente dopo che aveva chiarito con se stesso ciò  che provava per Maria decise di chiamarla.
-Maria, ciao, come ti senti?-
-Fisicamente bene, moralmente a pezzi-
-Ascolta devo dirti una cosa?-
Maria cominciò ad agitarsi, senti la voce di Karl estremamente seria, la cosa la spaventò.
-Mi vuoi lasciare?-
Karl rimase stupito da quelle parole.
-Ma no, che dici.-
-Lo so che ti ho deluso-
-Ma no sciocchina, non potresti mai deludermi, io ti amo, e non ho nessuna intenzione di lasciarti-
-Dici davvero?-
Ma Maria era già in piena tempesta ormonale e scoppiò a piangere.
-Certo, credimi-
-Ti amo anche io. Cosa volevi dirmi-
-Non posso dire che la notizia della tua gravidanza mi abbia rallegrato, anzi mi ha spaventato a morte, ma ti ho detto che ti sarei stato vicino-
-E hai cambiato idea?-
-Ti prego lasciami finire-
-Si scusa, e che ho paura-
-Si lo so. Ho parlato con mio zio e Benji, e tutte e due mi hanno consigliato di fare prima chiarezza sui sentimenti che provo per te. E l’ho fatto-
Maria era sempre più nervosa e agitata, non capiva dove voleva arrivare.
-Ho capito che io per te sarei disposto a rinunciare tutto, se solo tu me lo chiedessi. Ti amo e se sei veramente incinta, ti giuro che farei tutto per voi, voglio solo farti capire che niente mi farebbe rinunciare a te. Mi prenderò le mie responsabilità e tu potrai sempre contare su di me-
-Karl, non potrei mai farti rinunciare a niente, anche io ti amo, sapere che sei dalla mia parte mi fa sentire così felice. Vorrei che tu fossi qui-
-Anche io amore. Domani verrò anche io con te dal dottore, non importa ciò che deciderai, io ci sono e ci sarò sempre-
Maria si tranquillizzò, era felice per ciò che le aveva detto Karl. Lui c’era e non  l’avrebbe mai abbandonata, ora l’idea di essere incinta non la spaventava più, sapeva che aveva il suo appoggio.
-Va bene, l’appuntamento è per domani mattina-
-Ci sarò, la vuoi sapere l’ultima?-
-Si certo-
-Quei due finalmente si sono dichiarati-
-Sono così felice, soprattutto per Patty, salutamela-
-Certo, buona notte-
-Buona notte-
Dopo la chiusura della conversazione, il cuore di Karl si liberò da un grosso macigno, decise di andare dalla cugina per informarla, non le aveva detto niente, ma era sicuro che anche lei gli avrebbe dato un sostegno. Bussò alla porta e aspetto.
-Karl entra-
-Ciao cuginetta, Benji?-
-E’ andato a casa,  volevi parlarmi?-
-Si,-
-Riguarda Maria-
-Si-
-Tutto bene? Avevi una faccia prima-
-Infatti-
Karl divenne molto serio e guardò Patty dritta negli occhi.
-Maria forse è incinta-
Patty, rimase completamente senza parole.
Adesso tornava tutto, anche quell’assurdo discorso che aveva fatto Benji.
-Tity tutto bene?-
-Si,si. E che sono rimasta scioccata-
-Non dirlo a me-
-Credevo che Maria usasse la pillola?-
-Si, infatti.-
-Allora com’è possibile?-
-Non lo so, infatti domani andremo dal dottore-
-E se lo è, cosa ha intenzione di fare? E tu?-
-Non lo sa ancora, ma io le rimarrò vicino, non lascerò che affronti tutto da sola-
-Sono contente di sentirtelo dire, anche se non avevo dubbi su questo, si vede che la ami tanto-
-Si, è vero, anche se dopo questa notizia non nego che qualche dubbio mi è venuto-
-Ci credo, è scioccante. Vedrai tutto si risolverà, dopo tutto un bambino è sempre una benedizione, no?-
-Hai ragione, e tu?-
-Io cosa?-
-Finalmente tu e Benji siete riusciti a chiarire-
-Si, sono felicissima, se penso che potevamo evitarci tutta questa sofferenza-
-Però adesso sapete che vi amate veramente-
-Sì è vero, ma non è un’esperienza che consiglierei a nessuno-
-Volevo anche dirti che domani non riuscirò a portarti a scuola-
-Non ci pensare, troverò il modo-
-Grazie cuginetta, ti voglio bene-
-Ti voglio bene anche io, fammi sapere e dai un abbraccione a Maria, dille che le sono vicina-
-lo farò buona notte-
-Buona notte-
Maria incinta. Ancora non ci posso credere, credevo che con la pillola fosse impossibile che questo potesse accadere. Spero allora che non capiti anche a me, adesso sto vivendo il mio sogno. Sarà meglio che trovi un passaggio per domani a scuola.
Prese in mano il cellulare e scrisse un messaggio a Benji.
“Ciao, mi manchi”
La risposta di lui arrivò immediatamente
“Anche tu”
“Ho un piccolo problema per domani”
“Quale problema?”
“Karl non può portarmi a scuola, per caso tu conosci qualcuno che mi possa aiutare?”
“Si ci sarebbe qualcuno a cui potrei chiedere”
“A si? Ed è carino?”
“Molto”
“Ed è un’atleta”
“Il migliore nella sua categoria”
“Vorrei proprio conoscerlo un tipo così”
“Con molto piacere, domani mattina si presenterà alla tua porta. 7.30 va bene?-
“Se viene anche prima potremo fare colazione insieme”
“Sicura, se vedesse quanto mangi potrebbe spaventarsi”
“Ah ah molto divertente”
“Ti amo”
“Anche io, buona notte”
“Notte amore mio”
Patty era al settimo cielo, tutte le paure e i dubbi erano letteralmente scomparsi, appena le labbra di Benji si erano poggiato sulle sue. Il bacio che aveva agognato da un anno era finalmente arrivato. Non poteva credere che si era spinta così tanto con lui, ma era stato più forte di lei, aveva sentito solo il desiderio di unirsi a lui, di essere finalmente un unico corpo e un’unica anima.
Devo chiamare Tom devo dirgli la novità.
-Pronto ciao Tom-
-Hei Patty, che entusiasmo, che succede?-
-Benji oggi ha scoperto che sono Pit-
-Ma che dici, lui lo sapeva già da un  pezzo……-
-Ti ho fregato, allora anche tu sapevi che lui sapeva chi ero-
-Eh eh!! Scusa, ma vedi, anche se ti camuffi e non dico che lo fai male, ma il tuo carattere è troppo evidente-
-Bell’amico, potevi anche dirmelo no?-
-Eh eh……-
-Dai non ce l’ho con te, tranquillo. Comunque oggi Benji è riuscito a parare il mio tiro-
-Fantastico, credevo che non ce l’avrebbe mai fatta, che nessuno lo avrebbe parato-
-E oggi mi ha detto quello che prova per me-
-Sono così felice, lo sapevo che anche lui era innamorato di te. Ti ha spiegato perchè ti disse quello che ti ha detto, quel giorno?-
-Si, credeva fossi innamorata ancora di Holly-
-Vedi, tutto si è risolto-
-Un’altra cosa.-
-Cosa?-
-Abbiamo fatto l’amore-
-Ccooooooossssa?-
-Vuoi spaccarmi un timpano?-
-Scusa, ma mi hai spiazzato,-
-Si lo so, ma credimi è quello che volevo, sono stata io a chiederglielo sentivo che era ciò che volevo-
-Sono felice per te-
-Quando vieni?-
-Che ne dici per Luglio?-
-Perfetto, non vedo l’ora. come sta la tua ragazza?-
-Bene, anche se la lontananza comincia a pesare-
-Magari quando sei qui possiamo andare insieme a Parigi, in fondo non è molto lontano da qui-
-Sicuramente più vicino di dove mi trovo adesso-
-Non vedo l’ora-
-Devo dirti un’altra cosa-
-cosa?-
Patty senti il tono dell’amico farsi più seria.
- Holly è tornato-
-Ma dai, che bello e come sta?-
Cercò di essere più tranquilla possibile, anche se dentro di lei il cuore aveva perso un battito.
-Bene, si è fatto male alla spalla, credeva di trovarti qui per uno di quei tuoi massaggi-
-Mi dispiace, tu cosa gli hai detto?-
-Niente, gli altri  gli hanno spiegato ciò che ti è successo-
-Ha detto altro su di me?-
-Si, ma ho promesso di non dirti niente-
-Ok, non insisto, ti saluto, ci sentiamo domani-
-Va bene a domani-
Mi dispiace Holly, veramente tanto, ma il mio cuore ormai appartiene soltanto a Benji, ti voglio bene comunque, sei stato molto importante per me, non ti dimenticherò mai.
Benji appena tornò a casa si diresse in salone, si buttò sul divano, era felicissimo, non avrebbe mai creduto di poter sentire tanta gioia in vita sua.Tutto questo grazie a lei.
Patty, se ripenso ad oggi, mi sale ancora una forte eccitazione. Ora sei finalmente mia, non permetterò a nessuno di mettersi fra noi, neanche al mio caratteraccio.
Ma i suoi pensieri furono interrotti da una chiamata.
Chi può essere a quest’ora?
Prese in mano il cellulare e vide sul display il nome di Holly. Un po’ con titubanza rispose.
-Ciao Benji, da quanto tempo?-
-Ciao Holly, hai ragione, come stai?-
-Si dai bene, mi sono infortunato alla solita spalla e ora sono tornato in Giappone per rimettermi-
-Mi dispiace,  come vanno le cose in Brasile?-
-A meraviglia, è stata dura all’inizio ambientarsi, però adesso va meglio, ho perfezionato il mio tiro ad effetto, vedrai La prossima volta che ci vedremo e praticamente imparabile-
-Vedremo, sai anche io sono migliorato-
-Non avevo dubbi. Come vanno le cose in Germania?-
-Bene, ci manca solo una partita e sarà quella decisiva che definirà la vittoria del campionato-
-Speriamo per il meglio allora. Ascolta ti ho chiamato per un motivo-
-Dimmi pure-
-Vorrei che mi dessi il numero del tuo ortopedico qui in Giappone, ho sentito che è il migliore-
-Si certamente, ma in Brasile non ci sono dei bravi dottori?-
-Si certo, ma sono venuto qui con la speranza che Patty con i suoi massaggi mi rimettesse a posto-
Ma Benji appena senti il suo nome si irrigidì.
-Patty?-
-Si, non lo sai? E’ praticamente una maga con i massaggi, in metà tempo riesce a guarirti. E per quello che sono qui. Ma forse tu non lo sai?-
Benji fece finta di non sapere
-Cosa?-
-Da poco le è morta la madre, e dato che era anche senza padre si è dovuta trasferire-
-Dove?-
Voleva sapere se lui sapeva dov’era.
-Non so, gli altri non me l’hanno saputo di dire, sanno solo che è in Germania, ma lei non ha voluto dire niente a nessuno.
-Ma dai? In Germania, che coincidenza-
-Già forse hai più probabilità tu di incontrarla-
-Si forse-
-Però conoscendovi, comincereste a litigare-
E Holly scoppiò a ridere.
Se solo sapessi che io e Patty stiamo insieme, mi dispiace capitano, ma non sono io che devo dirtelo.
-Probabile-
-Già fin da piccoli vi scannavate come cane e gatto-
-Holly mi ha fatto piacere risentirti, ti manderò il numero del dottore. Ora sono stanco vado a dormire-
-Si certo, grazie Benji, spero di rivederti presto-
-Si anche io-
E  chiuse la conversazione.
Chi sa cosa prova Holly per Patty? So che quei due prima che lui partisse si erano dichiarati, ma lei non mi ha mai detto come ha preso la notizia della loro rottura, forse lui e ancora innamorato di lei, e la rivuole con lui?  Ma ora è meglio non pensarci, tanto ora ama me, ed è solo quello che conta.
 
 
 
AUGURI E BUON NATALE A TUTTI !!!!

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


Capitolo 30

 


La notte passò velocemente per Patty, sapere che da lì a poche ore avrebbe rivisto Benji, la rendeva euforica,  si svegliò prima del previsto, e dopo essersi lavata cominciò a vestirsi, ma era indecisa su cosa mettersi.
Cosa mi metto adesso? A pensarci bene Benji non mi ha mai visto vestita in modo normale, in Giappone ero sempre con l’uniforme o con la tuta, e qui addirittura travestita da ragazzo.
Pensò nervosa.
Dai calmati, sicuramente non noterà ciò che indosso. Potrei mettermi quei nuovi jeans che ho comprato l’altro giorno con Maria, anche se sono un po’ troppo stretti per i miei gusti e ora passiamo alla maglietta.
Rovistò nell’armadio in cerca di qualcosa.
Si metterei questa è lunga quanto basta e mi piace questo colore così verde, e non è nemmeno troppo scollata. Perfetto. Sono pronta.
Scese le scale, proprio nel momento che suonarono alla porta. Lei come un fulmine andò ad aprire e appena lo vide gli saltò addosso e lo bacio sulle labbra.
-Buongiorno piccola, vedo che qualcuno è felice di vedermi-
Patty lo guardò con gli occhi sognanti.
-Ciao, vieni andiamo a fare colazione-
-Preferirei avere te per colazione-
La sollevò e le rubò le labbra in un bacio da urlo.
Andarono insieme  in cucina dove Karl aveva appena finiti.
-Ciao Karl, vedrai andrà tutto bene?-
Disse con molto affetto.
-Grazie, cuginetta-
E gli posò un lieve bacio sulla sua fronte, e l’abbracciò.
-So che siete una sorta di cugini, ma non ti sembra di esagerare-
-Dai Benji, non puoi essere sicuramente geloso di me, ti ricordo che forse sto per diventare padre-
-Infatti,…… forse-
E il ragazzo scoppiò in una grossa risata.
-Ah ah!! Grazie, Benji, mi sento meglio adesso-
-Non c’è di che-
Patty non capì il senso del loro discorso. Non capiva se era o non era veramente geloso.
-Ora vado, a dopo-
Dopo che Karl se ne andò Patty si apprestò a consumare la sua sostanziosa colazione, latte e cereali e un sacco di fette biscottate abbondantemente cosparse di marmellata. Mentre Benji si limitò a un caffè nero.
-Non mangi niente?-
-No, no mi basta il caffè-
Ma Patty vide che l’umore di Benji aveva qualcosa che non andava, lo aveva sorpreso a guardarla in modo strano, e non aveva fatto nessun commento sulla quantità di cibo che sta ingurgitando.
-Tutto bene?-
Chiese preoccupata.
-Si, perché?-
-Non so, sei strano-

Non riesco a non pensare ad Holly, e su quello che potrebbe provare per lei. E se poi lei cambiasse idea rivolendolo indietro? In fondo può anche avere un ritorno di fiamma ? E perché non ha detto a nessuno che si sarebbe trasferita ad Amburgo?
-No, è tutto ok, ora sarà meglio andare, non voglio che arrivi in ritardo-
-Ok, però tu non mi convinci, mi stai nascondendo qualcosa-
Salirono in macchina e presero direzione della scuola, Benji era molto pensieroso e rimase in silenzio.
E’ strano questa mattina, lo conosco troppo bene quando non dice niente e ha quella faccia, c’è  qualcosa che lo preoccupa. Forse si è pentito di stare con me? No, non può essere. Allora cosa?
-Ieri sera ho sentito Tom, e molto felice per noi-
Ma niente, nessuna reazione.
-Sai verrà qui quest’estate-
Ma ancora nessuna reazione.
-Poi mi ha detto che Holly e tornato in Giappone-
E dopo aver sentito il nome Holly, Benji sterzo bruscamente il volante, e accostò la macchina, facendo sobbalzare la ragazza.
-Benji, che fai?-
-Cosa hai detto?-
-Che Holly e tornato in Giappone-
-Come fai a saperlo?-
Lo disse con un tono di preoccupazione.
-Te l’ho detto è stato Tom a dirmelo, ma non mi stavi ascoltando? Mi vuoi dire che ti è preso?-
-Lo hai sentito?-
Patty lo guardo stupita.
-E perché mai avrei dovuto sentirlo? Mi spieghi che ti prende?-
-Sei sicura di non averlo sentito?-
-Credi che ti direi bugie?-
-Insomma in quest’ultimo periodo me ne hai dette tante-
Patty cominciò ad arrabbiarsi
-Non ti ho mai mentito, ti ho solo nascosto chi sono-
-E questa non è già una bugia?-
-Senti non voglio litigare, si può sapere che cavolo hai? Appena ho nominato Holly sei diventato isterico-
-Cosa provi per lui?-
-E questo cosa c’entra adesso?-
Benji cominciò ad alzare il tono della voce.
Ma Patty, non si sarebbe di certo limitata a subire in quella maniera l’ira del ragazzo. Così decise di scendere dalla macchina e di andare a scuola a piedi. Benji in quel momento capì di aver esagerato e le andò dietro.
-Dove stai andando?-
-A scuola.-
-Dai sali in macchina non puoi andarci a piedi-
-Vuoi scommettere?-
-Ti ho detto sali in macchina-
-NO, PREFERISCO ANDARE A PIEDI PIUTTOSTO DI AVER A CHE FARE CON UN BAMBINO VIZIATO E SOPRATTUTTO GELOSO-
E’ vero, sono geloso, ho paura di perderti, paura di ritornare in quel baratro da cui sono appena uscito.
Lui non fece niente ma si limitò solo a dire.
-Hai ragione, e che ho paura-
Patty si girò di scatto verso di lui, e non capì il senso dell’ultima parola.
-Paura?-
-Sì, paura-
-Di cosa?-
-Di perderti un’altra volta per lui-
-Ti prego spiegati-
-Quando eravamo piccoli, tu mi piacevi, anzi ero innamorato di te-
-Non è vero litigavamo sempre e mi prendevi pure in giro, chiamandomi maschiaccio-
-E non ti sei mai chiesto il perché? E ti sei mai chiesta il perché venivamo a reclamare sempre il vostro campo, nonostante avessimo un campo tutto nostro e anche ben attrezzato?-
-Credevo che era solo per farci un dispetto-
-Forse all’inizio, ma dopo era solo per vederti, litigare con te era l’unico modo in cui riuscivo a parlarti-
-Cioè tu vorresti dirmi che solo litigando riuscivi a parlare con me?-
-Si, eri diversa da tutte le ragazze che conoscevo, quando ho visto con che spirito e con quanta grinta difendevi ciò a cui tenevi,  mi sono reso conto che mi avevi colpito al cuore, ti vedevo fare il tifo come una matta per quelle mezze calzette, e avrei voluto che quel tifo fosse per me, solo per me-
-Non ci credo-
Patty non credeva alle sue orecchie.
-Allora perché scendevo sempre in campo quando giocavamo contro di voi? Eravate talmente scarsi che anche a porta vuota non avreste mai fatto gol. Era per vederti-
-Perché non me lo hai mai detto?-
Ormai Patty era completamente in lacrime.
Com’è possibile, e perché non me ne sono mai resa conto? Ho sempre creduto che lui mi odiasse  o peggio che non mi considerasse.
-Perché quando me ne sono reso conto, tu hai perso la testa per Holly.

Quando ho visto quell’enorme bandiera per lui ho capito che non avrei mai avuto nessuna possibilità con te. Inseguito è stato sempre più difficile starti vicino, quando mi è stata offerta la possibilità di trasferirmi qui in Germania accettai al volo. Volevo dimenticare, volevo dimenticare  te. Tornavo raramente in Giappone e evitavo volutamente un qualsiasi contatto con te. Più il tempo passava più diventavi bella, ma il fuoco che avevi negli occhi quando eravamo piccoli si stava lentamente spegnendo. Quando ti ho visto quel giorno sul fiume all’inizio non ti dissi niente ti ricordi?-
-Si-
-Stavo per andarmene, perché nei tuoi occhi non notai più nessuna traccia di quel fuoco-
-Allora cosa ti ha spinto a dirmi quelle parole?-
-Tu hai pensato che mi riferivo ad Holly, invece io mi riferivo proprio a quel periodo in cui lui non c’era, ovviamente non sapevo quali erano i tuoi sogni, ma volevo capire se fossii riuscito a risvegliarti. Tu mi guardasti dritto negli occhi e in quel momento lo vidi, lo stesso fuoco, e in quel momento che i miei sentimenti per te rifiorirono. Quando credevo che anche tu mi ricambiavi ti ho sentito piangere per lui. Credevo che lui sarebbe stato sempre in mezzo a noi-
- Te l’ho già spiegato che non piangevo per lui. Ma adesso cosa c’entra Holly?-
-Ieri mi ha telefonato. Tra tutti i giorni che avrebbe potuto farlo proprio ieri, il giorno che finalmente siamo riusciti a dichiararci-
Patty in quel momento capì cosa lo stava tormentando, andò verso di lui, e lo strinse forte tra le sue braccia.
-Forse il destino vuole metterci alla prova-
-In che senso?-
-Pensa, anche tu mi piacevi quando eravamo piccoli, speravo sempre venissi a invaderci il campo per poterti vedere, se non lo facevi venivo a spiare i vostri allenamenti. All’inizio lo facevo per apprendere il più possibile le vostre tecniche, ma più ti guardavo più mi piacevi, la tua determinazione e la tua forza di volontà  per essere il migliore, sei stato una fonte di grande ispirazione per me, un giorno mi ripromisi che ti avrei fatto gol-
-E ci sei riuscita-
-Ma il destino credo ci abbia  Holly sul nostro cammino volutamente, io ci sono cascata in pieno, ma solo perché credevo di non  interessarti, chissà se invece, mi avessi fatto capire qualcosa?-
-Dici che è colpa mia?-

Benji lo disse con una punta di malizia nella voce.
-Si certo. Poi pensaci, quella sera in cui avevo capito i miei veri sentimenti per te e avevo deciso di lasciare Holly, è stata la stessa in cui tu mi hai sorpreso a piangere mentre pronunciavo il suo nome-
-Dici che è stato il destino a metterci alla prova?-
-Si, ed entrambi abbiamo fallito, ma ci ha anche dato un’altra possibilità-
-Quindi credi che non sia stato un caso?-

Il ragazzo pensò che in fondo Patty potesse avere anche ragione.
-Forse, ma non è strano che lo stesso giorno che ci siamo messi insieme lui si è fatto sentire?-
-Credi che sia un’altra prova?-
-Si, ma questa volta non falliremo. Benji io Ti amo, credimi se ti dico per Holly non provo più di una semplice amicizia. Io non voglio lui, ma  solo e soltanto te. Non ti ricordi più “Sono tua, sempre”-

E gli sfiorò le labbra
-Sono tuo, sempre-
Il bacio che ne seguì era pieno di passione e desiderio.
-Amore mio, ho talmente paura di perderti che non ragiono più-
-Non mi perderai, sono e sarò sempre tua-
Si baciarono di nuovo con un tale trasporto che entrambi quando si staccarono erano con il fiato corto.
-Se continuiamo così non riuscirò più a portarti a scuola ma direttamente a casa mia-
-È una proposta molto allettante, ma è meglio che vada a scuola-
-Va bene-
-Che ne dici per stasera, di una sessione extra di un allenamento particolare?-
-Molto volentieri-
Risalirono in macchina e proseguirono, direzione scuola. Quando arrivarono fuori dall’entrata, tutti avevano puntato gli occhi sulla macchina che aveva appena parcheggiato, tutti conoscevano il proprietario di quell’auto, e tutti credevano che non l'avrebbero più rivista da quelle parti. I due ragazzi appena scesero dal veicolo, vennero fissati da mille paia di occhi, ma i due non ci fecero caso e si salutarono con un bacio non proprio casto, lasciando tutti  a bocca aperta.
-Ti vengo a prendere dopo-
-Promesso?-
-Ma sì certo.-
Benji risali e sfrecciò via, mentre lei raggiungense le sue compagne di squadra e non appena le raggiunse ci furono mille fischi e battutine di apprezzamento. Patty non poté far a meno di diventare tutta rossa, ma si sentiva finalmente felice e libera di poter vivere la sua vita come voleva. La notizia fece subito il giro della scuola, la notizia arrivò alle orecchie di tutti,  soprattutto uno trovò il tutto molto interessante, da dietro un angolo cominciò a spiare Patty.


Karl, Maria e i genitori di lei erano in sala d’attesa aspettando che il medico visitasse la ragazza. Erano tutti nervosissimi, soprattutto il padre di lei, guardava in malo modo il nipote del suo idolo, non era capace di credere che sua figlia fosse stata violata da lui, la considerava ancora la sua bambina che andava in giro con la sua lunga treccia considerandolo un supereroe. Ma quei pensieri furono interrotti quando l’infermiera li avvertì che il medico si era libero. Si alzarono tutti per raggiungere lo studio, ma il padre di lei bloccò il ragazzo.
-Dove credi di andare?-
-Papà, io voglio che entri anche lui-
-Ma…..-
-Caro, lasciala fare come vuole-
-Ma……-
Non riusciva proprio a negare nulla a sua moglie e sua figlia, così con un po’ di riluttanza lo lasciò andare insieme a loro. Il dottore era un uomo di circa sessant'anni, ma dall’aria molto rassicurante, fece accomodare chiedendo subito il motivo della visita, fu il padre a spiegare il problema della figlia.
-Allora se ho capito bene lei ha fatto un test di gravidanza ed è risultato positivo?-
-Si dottore-
-Bene, adesso vorrei rimanere da solo con la ragazza, faremo una visita e le varie analisi-
-Va bene, noi aspetteremo fuori-
-Dottore può rimanere con me il mio ragazzo-
-Si certamente, se questo la tranquillizza-
I genitori un po ’riluttanti uscirono e aspettarono fuori.
-Prima di iniziare la visita avrei bisogno di sapere un paio di informazioni-
-Si-
-Allora è attiva sessualmente, avete usato un qualche contraccettivo?-
-E da 2 anni che usò la pillola-
E gli mostrò la confezione che si era portata dietro.
-E chi gliele ha prescritte?-
-Una dottoressa del consultorio-
-Bene, questa è una pillola molto più leggera delle normali-
-Ed è un problema? E per questo che sono rimasta incinta?-
-No non è un problema, la dottoressa ha fatto benissimo ha prescriverle queste per la sua giovane età, credo sia improbabile che lei sia rimasta incinta, ma avremo conferma dopo le analisi.  Il ciclo è sempre stato regolare?-
-Si-
-E il flusso, e abbondante o scarso?-
-Direi scorso, molte volte mi dura un giorno o due-
-E’ sempre stato così?-
-No, direi che da un anno a questa parte-
-Quando l’ha visitata l’ultima volta la ginecologa?-
-Più di un anno fa-
-Prima di avere il ciclo a dolori?-
-Si ogni tanto-
-Fa attività sportiva?-
-Si, gioco a calcio-
-Bene ho tutto ciò che mi serve, ora la visito, vada pure a spogliarsi dietro la tendina, dalla vita in giù-
Maria obbedì al dottore, mentre Karl era in forte imbarazzo , non sapeva cosa fare né dove guardare.


Forse sarebbe stato meglio se anche fossi rimasto fuori, mi sento così fuori luogo. Cavolo lei ha bisogno di me.


Dopo che il dottore la visitò, la fece rivestire e chiamarono dentro anche i genitori, intanto arrivarono anche le analisi della ragazza.
-Posso comunicarvi che lei signorina non è incinta-
E tutti tirarono un respiro di sollievo. Ma il dottore rimase molto serio.
-Però, l’ecografia che le ho fatto ha evidenziato qualcosa-
Dopo la bella notizia, tutti furono ammutoliti da questa nuova rivelazione.
-Mi dica dottore che cos’ha mia figlia-
E rivolgendosi al ragazzo.
-Cose le hai fatto, le hai attaccato qualche malattia venerea?-
Il ragazzo non disse niente era rimasto immobile e impassibile di fronte a quelle accuse, ma fu il dottore ad intervenire.
-Signore si calmi, non si tratta di nessuna malattia venerea-
-Allora di cosa si tratta dottore, qualcosa di grave?-
-No, non è niente di preoccupante, Maria ha semplicemente una cisti, che guarirà assumendo La pillola corretta che adesso le prescriverò-
-Grazie al cielo-
Ma il dottore continuò.
-Se la pillola non dovesse riuscire ad assorbire tutta la cisti, a questo punto dovremo operare-
Il dottore spiegò con calma a tutti i presenti di che operazione si trattava, poi diede a Maria l’appuntamento per il prossimo mese.
Dopo essere usciti dallo studio medico l’umore di tutti fu rilassato e felice, soprattutto i due giovani erano contenti di non diventare dei neo genitori, perché per quanto si amassero era decisamente troppo presto prendersi questo tipo di responsabilità, entrambi avevano ancora tanti progetti in sospeso e non volevano rinunciarvi. Decisero così di andare a mangiare fuori e di festeggiare la bella notizia.


Per quanto io sia innamorata di Karl, non sono pronta per essere una mamma, stiamo insieme da così poco ed ho troppi progetti per rinunciarci, prima di tutto mi manca ancora un anno per finire il liceo, poi c’è l’università, il campionato ed infine tra poco inizierà anche il mondiale di calcio femminile, sono stata convocata è ho lavorato troppo.


Quando il dottore ha detto che non era incinta ho tirato un respiro di sollievo. Siamo ancora troppo giovani per questo tipo di responsabilità, entrambi dobbiamo raggiungere i nostri obbiettivi e poi forse potremo decidere di formare una nostra famiglia. Si Perché comunque questa storia mi ha fatto capire che solo con lei un giorno vorrei che sia la madre dei miei figli e prima o poi le chiederò di diventare mia moglie.


TANTI AUGURI E BUON ANNO A TUTTI E GRAZIE A CHI LEGGE QUESTA STORIA ......

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Capitolo 31
*** capitolo 31 ***


Capitolo 31


Le lezioni terminarano e Benji come promesso, era già fuori dalla scuola ad aspettare l’arrivo della sua ragazza.


Mi sembra ancora così strano definirla la mia ragazza, mi sembra di vivere ancora in un  sogno, che da un momento all’altro tutto possa svanire.


Così dicendo si diede un pizzicotto sulla mano, per confermare fosse tutto vero.


Si ok, non è un sogno. Spero solo che lei non cambi idea e si renda conto di aver fatto un  tremendo errore a lasciare Holly per me. Ma che penso? Devo smetterla di sottovalutarmi.. So che mi ama e me lo ha dimostrato, allora devo smetterla di avere così poca considerazione di me stesso. Però a pensarci, quasi quasi mi dispiace non poter più frequentare questa scuola. Se avessi saputo che un  giorno lei sarebbe venuta qui, non avrei di certo combinato quel che ho fatto. Mi dispiace per quel poveretto, credo di aver esagerato con lui, ma ha deciso di prendersela con la persona sbagliata. Ricordo ancora quel giorno, purtroppo tutti hanno dato la colpa a me, dato che l'avevo colpito, ma è stato lui a provocarmi, gli ho detto di lasciarmi in pace, invece, ha insistito, l’ho steso con un colpo solo. E’ stato più forte di me, quando ha cominciato a insultarmi e soprattutto, a insultare tutte le ragazze del mio paese, definendole solo buone a far le troie; non ci ho visto più. Ovviamente la colpa è ricaduta tutta su di me. Ma in quel momento non me ne importava niente, anche i miei cari genitori, senza chiedere quale fosse la verità hanno sborsato un sacco di soldi per chiudere la faccenda, Si limitarono a  dire che avrei studiato da casa, che non ero più il ben accetto in questa scuola e per me, andò bene così. Ma adesso, adesso sinceramente un po’ mi dispiace non poterci andare e frequentarla insieme a lei. dai

 

Ma proprio in quel momento arrivò Patty, distogliendolo dai suoi pensieri, si gettò fra le sue braccia e lo baciò con passione.
-Ciao amore come è andata a scuola?-

Si informò tenendola ancora stretta..
-Bene, ma mi sei mancato così tanto-
-Anche tu, molto. Dai adesso andiamo agli allenamenti se no arriviamo in ritardo-
-Sì signore-
Salirono in macchina e si avviarono al campo. Al parcheggio c’erano già Maria e Karl che li stavano aspettando, e appena la ragazza scese dall’auto fu letteralmente assalita dall’amica, in un caloroso abbraccio.
-Patty, sono così felice per te-

Disse emozionata
-Grazie, e tu come stai invece? Sei, ho non sei una futura mamma?-

Chiese più che ansiosa
-No, per adesso sono felice di dirti che non sono incinta, e solo una ciste, che ha fatto sballare tutto-
-Sono così contenta, allora puoi giocare?-
-Ma sì certo-
-Cuginetta ma non hai altro per la testa?-
-Certo che no-
E tutti scoppiarono a ridere.
-Adesso che tu e Benji state insieme, potremo organizzare un’uscita a quattro, che ne dite?-

Propose Maria, Patty ne fu felicissima.
-Si, è una bellissima idea-
-Allora che ne dici per domani sera? È venerdì quindi il giorno dopo non c’è scuola-
-Ma sabato c’è la l’ultima partita-

Patty si chiese se era una buona idea.
-E allora? La partita è nel pomeriggio quindi non ci sono problemi. Che ne dici di una serata in discoteca?-
-Non saprei non ci sono mai andata-

Maria fu completamente scioccata dall'affermazione di Patty.
-Coooosssaa? Allora dobbiamo assolutamente andarci, vedrai ti piacerà-
I due ragazzi furono esclusi dal loro discorso.
-Scusate e non chiedete nemmeno un parere a noi, che siamo i vostri ragazzi?-
Chiese Karl un po’ offeso. Le ragazze si guardarono e cominciarono a ridacchiare.
-Bè se non volete venire con noi, io e Patty possiamo benissimo trovare qualcun'altro che ci accompagni. Vero?-
Patty rimase in silenzio diventando tutta rossa e guardò Benji un po’ preoccupata per vedere la sua reazione, invece era sereno e rilassato anzi era quasi divertito, e disse.
-Ah si? E chi mai potrebbe accettare di uscire con voi due?-
Ma questa volta intervenne Patty.
-Non saprei, magari dopo potremo venire al vostro campo e chiedere se qualcuno dei vostri compagni di squadra sarebbe felice di accompagnarci, C’è quel ragazzo come si chiama? Ah sì! Franz, mi sembra un tipo molto carino-
Benji la prese di peso in braccio e le parlò, a un millimetro dalla sua bocca, ma Patty non ne fu per niente intimorita anzi, gli piaceva stuzzicarlo.
-Non ci pensare nemmeno-
-Che c’è Benji sei geloso?-
-Si! E tu sei solo mia-
-Ma se tu non vuoi venire con me-
-E chi dice che non voglio-
E la baciò con passione. Maria e Karl erano divertiti nel vedere lo spettacolo a cui stavano assistendo.
-Dai ragazzi, vi ricordo che ci siamo anche noi-
-Dai Karl lasciali, non vedi quanto sono carini?-
-Si, ma se continuano così assisteremo al concepimento di mio nipote-
Patty si staccò e rivolse uno sguardo minaccioso al cugino, mentre Benji se la ghignava sotto i baffi.
-Dai stavo solo scherzando-
Maria si rivolse a Karl.
-Allora mio cavaliere mi faresti l’onore di accompagnarmi in discoteca domani?-
-Si molto volentieri-
-E tu non me lo chiedi?-
Patty lo guardò stranita.
-Perché non era chiaro prima?-
-Cosa?-
-Quando ti ho baciato-
-E quello sarebbe il tuo modo di chiedere le cose?-
-Si, perché non ti piace? -
Usò un tono molto seducente.
-Si molto-
-Bene, allora è deciso, domani usciremo in 4.-
-Ma io no  ho mica accettato-
-Ah no?-
-No-
-Ragazzi mi sa che domani usciremo solo noi 3-
E fece per andarsene, ma il ragazzo la prese per il braccio la tirò a se catturandole le labbra con le sue. Quando si staccarono Patty era con il fiato corto, le facevano sempre questo effetto i baci di lui.
-Questo era un si?-
-Tu che pensi?-
Continuando a guardarsi negli occhi. Ma fu Maria a interrompere questo piccolo gioco di seduzione che si era creato.
-Mi dispiace interrompervi, ma se qui non ci sbrighiamo l’allenatore ci farà una bella ramanzina -
-Si hai ragione-
E tutti si avviarono al proprio campo di allenamenti, dandosi appuntamento per dopo. Quando le ragazze furono lasciate sole, Maria era troppo curiosa di sapere e le chiese.
-Allora lo avete fatto?-
Patty divenne immediatamente rossa.
-Dai siamo amiche e fra di noi non dovrebbero esserci segreti-
La ragazza ancora più rossa le rispose.
-Ecco…….si-
-Fantastico. Dove? Come? Com’è stato?-
Patty venne tramortita dalla raffica di domande dell’amica.
-Maria-
-E dai non  farti pregare-
-Va bene. Ieri negli spogliatoi sotto la doccia-
Maria cominciò a ridere.
-Che c’è? Perché ridi?-
-Alla fine ce l’hai fatta a fare la doccia con lui-
E anche Patty cominciò a ridere di gusto.
-Sì, è vero-
-Allora com’è stato?-
-Bello, no anzi stupendo. Lui è stato meraviglioso anche se all’inizio è stato doloroso, lui è stato dolcissimo-
-E bravo il nostro portiere, sono felice per te-
-Si anche io-
Dopo essersi cambiate raggiunsero le loro compagne e l’allenamento ebbe inizio. Anche i ragazzi nel loro tragitto si scambiarono qualche confessione.
-Sono contento che Maria non sia incinta-
-Non dirlo a me. Anche se ho capito che senza di lei non riuscirei a vivere, un bambino adesso come adesso non sarebbe il caso, siamo ancora troppo giovani-
-Hai ragione-
-Come vanno le cose tra di voi? Stamattina avevi una faccia-
-Te ne sei accorto?-
-Si -
-Niente di grave. Ieri sera ho sentito una persona, che non sentivo da tanto tempo, e questo mi ha fatto rivivere dei brutti ricordi-
Karl lo guardò con sospetto, e una domanda gli sorse spontanea.
-E questo ha a che fare con lei?-
-E tu come fai a saperlo?-
-Solo intuito-
-Si, non so se ti ha mai raccontato che lei da piccola ha preso una cotta mega galattica per un ragazzo-
-Si mi ha accennato qualcosa, però mi ha anche detto che ormai non  prova più quello che provava una volta.-
-Si, lo so, ma averlo sentito mi ha fatto tornare in mente dei brutti ricordi. Lui adesso gioca in Brasile, ma è tornato in patria ed è tornato per vedere lei-
-Secondo te è ancora innamorato di lei?-
-Non lo so. Mi ha detto che è tornato più che altro per i massaggi che lei è in grado di fare.-
-Ah!! Si sono fenomenali-
-E tu come lo sai?-
-Quando è venuta qua, avevo una leggera distorsione alla caviglia, sono bastati due di quei massaggi e sono tornato come prima-
-Si è fantastica, è riuscita a guarirai il mio polso in metà tempo-
-Però anche se fosse tornato per i suoi massaggi, questo non vuol dire che  sia ancora innamorato di lei-
-Si lo so, ma-
-Ne hai parlato con lei.-
-Più che parlato, l’ho praticamente attaccata. Il mio caratteraccio ha avuta la meglio-
E Karl lo guardò con disappunto.
-Tranquillo,  conosci tua cugina non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Comunque ci siamo chiariti-
-Allora dove sta il problema?-
-E che non capisco perché non abbia detto a nessuno che veniva a vivere  qui, ad Amburgo?-
-Forse l’ha fatto per un buon motivo? -
-Forse, non lo so. Forse non voleva che lui sapesse che è qui con me, per non deluderlo-
-Perché non glielo chiedi?-
-Perché ho paura della sua risposta-
-Secondo me dovete parlarne, altrimenti prima o poi questa cosa rovinerà il vostro rapporto-
-Forse hai ragione-
Arrivarono al campo e il tempo delle confessioni terminò e l’allenamento ebbe inizio.

Per entrambe le fazioni era stato uno dei più duri, erano alla fine campionato, la squadra maschile era prima in classifica, ma in caso di perdita, la loro rivale il Monaco, avrebbe potuto superarli, quindi il mister voleva il massimo impegno da tutti. Anche la squadra femminile era a pari merito con la squadra del Bayer, ma se entrambe le squadre avessero vinto, i gol avrebbero fatto la differenza, quindi il mister decise di mettere fin da subito nella rosa dei titolari Patty, che in  fatto di gol, era un vero è proprio asso. Al termine degli allenamenti le due coppie si incontrarono come stabilito al parcheggio.
-Finalmente, vi stiamo aspettando da più di mezz’ora e poi dicono che sono le donne che ci mettono tanto-
Perdicò Maria
-Il mister non ci lasciava più andare-
-Si bella scusa-
-E dai mi faccio perdonare-
Si avvicinò la strinse forte e le bacio sulla guancia. Maria un po’ con disappunto gli disse.
-Tutto qua?-
Ma lui la strinse ancora è le rubò un bacio da mozzare il fiato.
-Così va meglio?-
-Direi proprio di si-
Al contrario fu Patty ad assalire letteralmente Benji.
-Ciao piccola, gli allenamenti?-
-Duri, sono a pezzi-
-Quindi sei stanca per la nostra sessione di allenamenti?-
-No,  credo che mi sia rimasta ancora un po’di energia-
Lo disse con un tono suadente, e anche loro si scambiarono un bacio da capogiro.
-Allora io e Patty, andiamo-
Lo disse in modo molto sbrigativo.
-Quanta fretta?-
E Maria fece l’occhiolino di chi la sapeva lunga.
-Karl puoi dire tu allo zio che non ci sarò a cena.-
-Si non ti preoccupare-
Salirono in macchina in tutta fretta e se ne andarono via insieme. Anche gli altri due ragazzi salirono sull’auto di Karl e partirono verso casa di lui. Quando arrivarono a casa, Stephan era ad attenderli in salotto.
-Ciao ragazzi, tutto bene?-
-Salve signor Schneider, si tutto bene e lei.-
-Molto bene, grazie. Com’è andata dal dottore?-
-Tranquillo zio, era solo un falso allarme-
-Ne sono felice. Patty non è con voi?-

Chiese non vedendola .
-No, Benji l’ha invitata a cena a casa sua-
-Forse è meglio così-
Karl notò il cambio di espressione dello zio, e si chiese come mai.
-Che succede?-
-Tuo padre ci ha invitato a cena fuori-


Come al solito avvisa all’ultimo minuto, cosa vorrà questa volta?


Karl non celò il suo disappunto, nel dover andare fuori a cena con il padre.
-Che vuole?-
-Non saprei-
Maria osservò l’espressione dei due uomini e non capì.
-Ci sono problemi?-
Indagò Maria.
-Quando si tratta di mio padre sempre. Meno male che Patty non c’è-
-Sì, è vero-

Confermò Stephan.
-Allora io torno a casa a questo punto-
-No che dici, ti prego vieni con noi-
Maria guardò nei suoi occhi e vide che era quasi una supplica la sua.
-Ok, va bene-


Da come mi ha guardata credo che abbia bisogno di un appoggio, credo che il rapporto con suo padre, non sia il classico rapporto tra padre e figlio. Lo vedo teso e nervoso. Adesso che ci penso, chissà come mai Karl vive con lo zio e non con i suoi genitori?


Sono contento che Maria abbia accettato di venire con me. Chissà cosa vorrà questa volta? L’ultima volta ha cercato di convincermi ad andare a giocare in una squadra italiana, ma io sentivo che era in Germania che volevo giocare, per fortuna ha desistito e non me l’ha più proposto. Secondo me però ha in mente qualcosa, non credo sia la mia mancanza ad averlo portato ad invitarmi a cena, ci sarà anche mia madre?
-Ci sarà anche mamma?-
-No, mio fratello ha detto che aveva bisogno di una vacanza ed è partita per le Barbados-
Karl fece un ghigno di disapprovazione.
-Una vacanza? E da cosa? Per il troppo shopping?-
-Dai Karl, non farci caso, lo sai com’è fatta.-
-Si-
-Bene allora andiamo?-
-D’accordo. Grazie Maria, sono felice tu venga con noi-
-Grazie a te per l’invito. Sai sono curiosa di conoscere tuo padre, mi è capitato di intravederlo una volta-
-Diciamo che non è un gran che-
Detto questo si avviarono al ristorante per la cena che da li a poco si sarebbe tenuta.
  
 

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Capitolo 32
*** capitolo 32 ***


Capitolo 32


Benji e Patty arrivarono fuori dalla tenuta Price, la ragazza rimase senza parole di fronte a tanta bellezza.
-Ma questa è casa tua?-
-Più che altro e dei miei genitori-
-Ma Benji questa è una reggia, potrebbero abitarci almeno dieci famiglie-
-Si peccato che ci viva solo io e Freddy-
Lo disse con una nota di rammarico, quante volte si era sentito solo in quella immensa villa.
-E i tuoi genitori? Credevo che anche loro vivessero qui con te?-
-No, i miei si sono trasferiti a Londra, era più pratico così-
-Ma io credevo che tu fossi venuto qui per stare con loro.-
-Si era così infatti, ma subito dopo il mio arrivo hanno deciso di trasferirsi-
Patty lo guardò tristemente.


Quanto ti dovrai essere sentito solo in tutti questi anni? Quando io ho perso i miei, mi sono sentita sprofondare e quando ho saputo di dover venire qui, ero terrorizzata. Ma poi, la mia nuova famiglia che ho riscoperta qui, mi ha dato la forza di affrontare questa nuova vita che mi è stata praticamente imposta. Ma tu? Solo, senza famiglia, né amici, hai avuto la forza di andare avanti. Non sai quanto ti ammiri per questo, sei più forte di quanto credessi.
-Dai non guardarmi così-
Ma Patty non riuscì a trattenersi e una lacrima le scivolò sul volto.
-Perché piangi adesso?-
-Mi dispiace che in tutti questi anni hai dovuto affrontare tutto da solo-
-Dai, non ero proprio da solo, c’era Freddy con me, ed io lo considero quasi come un padre, e poi adesso ho te-
Patty sentì sciogliere il cuore.
-Si, io ci sarò sempre per te-
E lo strinse forte a se.
-E io per te. Dai adesso entriamo-
-Va bene-
Si asciugò le lacrime e insieme entrarono nell’enorme tenuta. Si diressero immediatamente nella stanza di Benji.


La Camera era semplice e classica!

Un letto, un armadio e una scrivania piena di libri, invece, poco più in là su una mensola tutte le coppe e le varie medaglie vinte in tutti quegli anni, infine sul comodino vicino al letto una vecchia foto della New Team al completo.  Patty studiò attentamente l’ambiente che la circondava, rispecchiava molto il carattere di Benji, semplice e con solo pochi oggetti a cui teneva. Prese in mano la foto, sapeva quando era stata scatta perché era stata lei ad averla scattata tanti anni a dietro, e una miriade di ricordi la invasero.
-Ti ricordi quel giorno?-
Le si avvicinò sussurrandole nell’orecchio,  facendole venire mille brividi su tutto il corpo.
-E come potrei dimenticarmene, un’ora per scattare una foto e poi guarda il risultato: tutta sfocata. Se ne volevi una decente potevi dirmelo-
Lui la prese da dietro e la circondò fra le sue braccia, mentre lei si appoggiò al suo petto.
-E’ la mia preferita-
-Ah si? E perché?-
-Perché mi sono innamorato della fotografa, anche se è pessima a fare le foto-
-Ehi!!-
E cercò di allontanarsi da lui, ma lui non la lasciò andare via, la giro e la baciò intensamente.
-Come mai non hai neppure una foto di me?-
Lui si rattristò, al ricordo.
-Ecco le ho bruciate-
La ragazza spalancò la bocca per lo stupore.
-Scusa cosa hai detto? Bruciate? E perché?-
-Perché pensavo che così ti avrei dimenticato-
-E ci sei riuscito?-
Lui la baciò di nuovo, questa volta con più enfasi.
-Secondo te-
-E questa?-
-Non ce l’ho fatta-
-Perché?-
-Quanto siamo curiose.-
-Non sai quanto, allora?-
-Non so, forse perché non volevo dimenticarmi di quel giorno in particolare, infondo ci siamo tutti divertiti tanto-
-Io un po’ meno, non stavate fermi, guarda è venuta tutta mossa, sei l’unico che l’abbia voluta, gli altri non ne hanno voluto sapere di prenderla-
-Sai  perché è la mia preferita?-
-Perché?-
Chiese curiosa.
-La bella fotografa mi ha dato un  bacio proprio qua-
E si indicò le labbra.
-Ehi!! Non è vero, te l’ho dato qua-
E gli diede un bacio sulla guancia sinistra
-Si però io avrei preferito qua-
E posò le labbra sulle sue.

Il bacio si intensificò, le lingue giravano come delle trottole l’una con l’altra, i respiri si fecero sempre più corti.

Cominciò a spogliarla, non riusciva più a resistere la desiderava, la voleva. Anche lei era al limite, voleva essere un tutt’uno con lui voleva sentirlo dentro riempire quel vuoto che solo lui riusciva a colmare.
-Mi fai impazzire-
-Anche tu-
Ormai le mani si muovevano uno sul corpo dell’altro in modo frenetico, spogliandosi a vicenda volevano sentirsi, volevano sentire quel contatto pelle contro pelle. Quando furono nudi, Benji la sollevò per le natiche e la posò sul letto in modo delicato.

Cominciò una lunga e lenta esplorazione di quel corpo, con le mani con la bocca e soprattutto con la lingua. Patty si meravigliava sempre di come il portiere riuscisse a farle provare delle sensazioni ed emozioni così intense al limite della sopportazione, ma anche lei voleva regalargliele. Senza alcuno sforzo ribaltò i ruoli, stavolta era lei sopra di lui, e Benji nel vederla così si eccitò ancora di più. Vederlo sotto di lui e avere il comando della situazione, la rese molto più audace. Iniziò con dei piccoli e teneri baci sul collo e dietro l’orecchio, scendendo sempre di più, lungo tutto quel corpo così forte e duro, semplicemente perfetto. Il ragazzo ne era estasiato e non si capacitava che era tutta sua, sentiva perfettamente la sua lingua che lo leccava, lo baciava, mai nessuna lo aveva fatto sentire così. Patty era giunta allo stomaco e continuò la sua dolce discesa e quando arrivò appena sotto il suo ombelico, vide la punta del suo pene, già duro e turgido, pronto per lei, con un po’ di esitazione cominciò a leccarglielo. Benji nel sentire quel contatto le fece sollevare la testa e gemette di piacere. Patty spaventata per quella reazione, credendo di avere sbagliato qualcosa, lo guardò, ma nei suoi occhi e sul suo viso vide solo stupore e meraviglia, oltre al desiderio di farle continuare quello che stava facendo, così si fece coraggio e ricominciò a leccarlo come se fosse un gelato dal gusto nuovo e stesse decidendo se le piacesse o no. Il ragazzo con la testa annebbiata dal piacere cercò di parlare.
-Non se…i obbli…..-
Ma non riuscì a finire la frase che avvertì il pene nella sua bocca, e si sentì solo un forte gemito di piacere.Nel sentire  la reazione del corpo di lui, a quello che aveva avuto il coraggio di fare, si sentì ancora più eccitata. Benji era quasi al limite, sentiva che da un momento all’altro sarebbe esploso, ma non voleva.

La prese e ribaltò di  nuovo i ruoli, lei non capì che cosa stava succedendo.

Benji la penetro in un colpo solo, e questa volta fu lei a gridare di piacere per quella intromissione improvvisa. Lui cominciò a muoversi lentamente, entrando e uscendo dentro di lei, mentre la sentiva gemere per quelle dolci spinte.

I movimenti si fecero ben presto più esigenti finché ormai entrambi vennero colpiti da un orgasmo che gli fece gridare estasiati. Sfiniti e appagati si sdraiarono sul letto, lei appoggiò la testa sul suo petto e ascoltò il ritmo veloce del suo cuore, mentre lui le accarezzava le schiena,  immersi ognuno nei propri pensieri.


Non ho mai provato niente del genere, sento il cuore esplodere dalla gioia quando sono insieme a lei. Mi sento che finalmente appagato interiormente e fisicamente, perché faccio l’amore con lei. Prima era solo il bisogno di sfogare il piacere fisico, ma con lei è mille volte meglio é come una droga per me, una droga di cui non riuscirei più farne a meno.


Mi sento così bene con te, mi sento come se niente e nessuno potrebbe mai farmi male, quando sono qui fra le tue braccia. Fare l’amore con te e un’emozione indescrivibile, non credo che proverei lo stesso con un altro, non la stessa serenità.


Rimasero così a lungo, ma fu lei ha interrompere il silenzio.
-Posso chiederti una cosa?-
-Tutto ciò che vuoi-
-Ecco, hai portato qui molte ragazze?-
Lo chiese con un po’ di timore.
-Solo tu-
Patty lo guardò negli occhi sorpresa da quella risposta.
-Dici davvero?-
-Si, tu sei la prima che abbia voluto portare qui-
-Ma io credevo che…sì insomma……tu avessi……avuto altre ragazze-
E Patty si rattristò al pensiero che lui avesse avuto altre prima di lei, che altre avessero goduto delle sue attenzioni.
-Amore mio, ti prego non essere triste, sì è vero ho avuto altre ragazze, ma nessuna che valesse la pena di portare qui. Io ti amo, e credimi ho amato e amerò sempre te nella mia vita-
-Anche io ti amo Benji-
E’ vero, lui ha avuto altre prima di me, ma adesso è qui con me.
-Anche io volevo chiederti una cosa-
-Di che si tratta?-
Benji la guardo dritto negli occhi, era serio terribilmente serio, Patty intuì che era una cosa a cui teneva particolarmente.
-Perché non hai detto a nessuno che venivi qui ad Amburgo?-
Si stava per mettere a ridere, ma si trattenne non voleva indispettirlo.
-L’ho detto a Tom-
-E perché agli altri no?-
-Non saprei, non volevo che sapessero, tutto qui. Perché? -
Ma il ragazzo non fu per niente entusiasta della sua risposta e incomincio ad innervosirsi.
-Non ci credo-
E si mise a sedere voltandole le spalle.
-Non capisco, perché è così importante ?-
Cercò di girarlo, ma lui niente.
-E importante, dimmi la verità-
-Ok-
Ecco adesso mi dirà che è per Holly.
-Semplicemente perché non credo che fossero affari loro e anche perché….-
Cercò le parole più adatte senza sembrare meschina.
-Perché non meritavano di saperlo-
Benji si voltò incredulo a quelle parole.

Patty nervosa disse con un filo di voce, quasi vergognandosi.

-Credo che alla fine non erano poi dei grandi amici-
-In che senso?-
-Poco dopo la morte di mia madre ero andata al vecchio campo, quello che usavamo quando eravamo piccoli. Avevo appena saputo di dovermi trasferire qui ad Amburgo, ero terrorizzata-
-Perché? Il rapporto che hai con tuo zio è fantastico, poi c’è anche Karl che ti adora-
-Sì, è vero! Ma prima di venire qua, non sapevo niente. Mia madre mi ha sempre detto che mio zio ci odiava e l’ultima volta che avevo visto Karl avevo appena 9 anni e credevo che lui si fosse dimenticato di me-
-Non capisco-
-Non so spiegarti perchè mia madre mi abbia mentito, una volta qui mi è stato detto che era stata mia madre a non volerlo nelle nostre vite, credo che lo incolpasse per la morte di mia zia-
-Mi dispiace, ma questo che c’entra?-
La guardò cercando di capire..
- Quindi ti dicevo, ero in quel campo, a pensare al mio futuro ed ero spaventata, stavo li seduta a bordo campo e guardavo dei ragazzini di circa 10 anni giocare, non so per quanto tempo rimasi lì . So solo che dopo non  ero più sola ma tutti i componenti della New Team ed Evelyn erano venuti lì. Si sedettero vicino a me, credo per confortarmi. Non dissero niente stavano li con me a guardare quei bambini giocare, e a ricordare con me quando tutto era più facile.-
-E perché dici allora che non erano dei grandi amici?-
-Lasciami finire. Ad un certo punto arrivò una ragazzina e chiese a quei bambini di poter giocare con loro, ma ovviamente non glielo permisero. Mi si strinse il cuore quando la vidi andar via  piangendo. Tutti gli altri cominciarono a ridere, facendo battutine, dicendo che le ragazze non avrebbero potuto mai giocare o che erano solo buone a lavare le loro magliette, insomma cose così-
Ripensando alle parole dei vecchi compagni le si riempirono gli occhi di lacrime, Benji capendo il suo turbamento la strinse fra le braccia e si sdraiarono sul letto.
-Mi dispiace-


Che banda di idioti, se sapessero quanto è brava. Li batterebbe tutti senza la minima difficoltà.


-Poi Evelyn mi ha chiesto che cosa avrei fatto e gli risposi che mi sarei trasferita in Germania da mio zio. Quando stavo per dire in quale città, lei mi anticipò dicendo che sperava non fosse la città dove abitavi tu-
-E perché?-

Benji non capì perché mai la seconda manager aveva detto una cosa del genere.
-Non  gli ho mai detto che mi sono presa una cotta per te, ma credo che lo abbia intuito. Credo che la cosa non gli andasse bene, infatti da quando sei partito continuava a parlarmi solo e soltanto di Holly, di quanto era meraviglioso, simpatico, gentile, tutte cose così. Ma il mio cuore ormai apparteneva a te, così mi sono un po’ allontanata da lei. Anche gli altri cominciarono a fare battutine su di noi-
-Cioè? -
-Che sarebbe stata una catastrofe vivere ancora nella stessa città-
-Che idioti-
-Allora non me la sono sentita di dirgli niente, ho inventato una scusa e me ne sono andata. Il giorno dopo sono partita senza nemmeno salutarli-
-Invece a Tom glielo hai detto-
-Si certo! È il mio migliore amico. Quando è tornato da Parigi ci siamo molto avvicinati, ed una sera per caso ha scoperto i miei allenamenti, ed mi ha riconosciuto subito. Ma lui al contrario degli altri non si è messo a ridere o a fare battutine, anzi da quella sera ci allenavamo sempre insieme, poi lui mi confidò che anche la sua ragazza è una giocatrice, non sai quanto mi è stato d’aiuto. Poi lui sapeva della mia rottura con Holly, era stato proprio lui a dirglielo, ma non mi chiese il perché, lo ha capito da solo.-
-E come?-
-Il giorno del tuo compleanno ero triste e cominciai a vagare per le strade della città, finché non mi ritrovai sotto casa tua e cominciai a piangere al ricordo di te che mi dicevi quelle parole. Per caso passò Tom e mi vide in quello stato, mi consolò e mi riportò a casa. Il giorno dopo gli raccontai tutto, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, e lui è stato un vero amico, non mi giudicò, anzi mi disse che sapeva dei miei sentimenti per te e che se ci credevo veramente prima o poi le cose si sarebbero aggiustate.-
-Adesso capisco-
E gli posò un dolce bacio sulla fronte stringendola più forte.


Che stupido che sono stato, pensare che avrei potuto perderla per sempre per un fraintendimento, invece, il destino ha voluto che noi due ci ritrovassimo. Ti prometto che non ti farò più soffrire piccola mia. Adesso capisco perché non hai detto niente agli altri e io che credevo che il motivo fosse Holly. Devo smettere di dubitare dei tuoi sentimenti nei miei confronti, ora sei qui, con me ed io non ti lascerò più scappare.


-Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare, ma credo che se gli altri sapessero che gran giocatrice sei, cambierebbero idea.-
-Forse, ma non mi hanno mai dato la possibilità di dimostrarglielo, anche quando eravamo piccoli ho cercato di entrare in squadra ma mi hanno solo riso dietro-
-Che stupidi, con te in squadra le partite contro di noi, non sarebbero state così umilianti-
-Sicuramente ti avrei segnato almeno cinque gol a partita-
Lo punzecchiò
-Adesso non esagerare-
-Non esagero affatto-
-Ah si-
E cominciò a fargli il solletico, Patty cercò di liberarsi ridendo come una pazza, ma lui era molto più forte e la bloccò con il suo corpo, senza pesarle troppo.

I loro sessi si sfiorarono, accendendo di nuovo il desiderio di unirsi. Benji la penetrò e cominciò  a muoversi dentro e fuori di lei, nella stanza si sentivano solo i loro gemiti di piacere sempre più intensi. Le mani di Patty, giravano su tutta la sua schiena, accarezzandolo e graffiandolo, lui non resistette molto a quelle carezza, adorava sentirla sotto di sé, adorava tutto di lei e l’orgasmo non tardò ad arrivare, diffondendo in lei il suo seme. Rimasero a lungo così, baciandosi e accarezzandosi finché i loro respiri e i loro cuori ripresero un ritmo normale.
-Ti amo piccola mia-
-Ti amo mio bel portiere para tutto-


Benji fare l’amore con te e stupefacente, non avrei mai immaginato di poter sentire della emozioni così forti ed intense. Ti prego non mi lasciarmi mai, non so se riuscirei più a sopportare la tua mancanza.


Ma i suoi pensieri furono distratti quando il brontolio dello stomaco richiamò l’attenzione del ragazzo.
-Qui qualcuno ha fame, vieni mangiona, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti-
-Non sono una mangiona-
E fece un finto broncio incrociando le braccia sotto il seno.
-Oh si che lo sei e ti adoro per questo-
Gli diede un bacio sulla guancia e gli infilò una sua maglietta, era talmente grande per lei, che la copriva per intero data la sua statura piccolina, mentre lui si infilò solo i pantaloni della tuta. Lei lo guardò in tutta la sua magnificenza.


Dio quanto è sexy, mi sento ancora accaldata al pensiero che faccio l’amore con lui.


-Che c’è  sei diventata tutta rossa?-
Era stata presa in flagrante ad osservarlo.
-No niente-
Lui si avvicinò e le sussurrò all’orecchio
-Sei sexy con la mia maglietta, anche se preferirei vederti completamente nuda su di me-
E la baciò con la lingua.
-Benji, mi fai impazzire-
-Anche tu. Dai andiamo altrimenti ti spoglio di nuovo per rotolarci nel letto-
Alla sola idea Patty si eccitò all’istante, ma lui le prese la mano e la trascinò in cucina.

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Capitolo 33
*** capitolo 33 ***


Capitolo 33

 

Il ristorante che fu scelto per l’incontro, era grazioso e molto intimo.

Karl se ne stupì molto, perchè  che il padre di solito optava per qualcosa di sontuoso ed elegante. La cameriere li fece accomodare al tavolo prenotato, ma il padre di lui non era ancora arrivato.
-Siamo alle solite, prima ci invita e poi si fa aspettare-
Karl lo disse con un tono di disappunto, ma Stephan cercò come al solito di difenderlo.
-Sai com’è fatto, sempre con la testa rivolta al lavoro, vedrai sarà qui a momenti.-
Passò una buona mezz’ora prima che fece la sua comparsa, era un uomo alto e biondo assomigliava molto a Karl, solo più vecchio.

Si accomodò, incurante di chi era seduto a tavola e senza nemmeno scusarsi per il ritardo, come se cenare con lui fosse un privilegio.
-Finalmente!-
L’uomo non fece caso alle parole del figlio, chiamò la cameriera e ordinò una bottiglia di vino.

Maria notò immediatamente l’abisso che c’era fra i due fratelli, uno sempre gentile, sorridente che cercava di mettere tutti a proprio agio, invece, l'altro scortese e arrogante che non si degnava nemmeno di presentarsi a chi non conosceva.
-Allora papà,  perché ci hai invitati a cena?-

Chiese ancora Karl diffidente.
-Ci deve essere per forza un motivo? Era da tempo che non ci vedevamo, volevo passare una serata con la mia famiglia.-
-Chissà perché non ci credo. Comunque lei è Maria la mia ragazza. Maria questo e mio padre-
Il padre si accorse solo in quel momento della sua presenza e cominciò a studiarla.


Vedo che mio figlio ha davvero un buon gusto in fatto di donne.
-Piacere signor Schnaider-

Disse Maria un po’ a disagio.


Mi sento così in imbarazzo, mi sta letteralmente mangiando con gli occhi.
-Niente male figliolo i miei complimenti, e davvero un bel bocconcino-
Karl cominciò ad innervosirsi, stava per rispondergli per le rime ma la ragazza gli posò una mano sulla sua, con quel gesto cercò di fargli capire di lasciar perdere, ma fu Stephan ad intervenire.
-Ti sembra il caso di parlare così ad una ragazza?-
-Dai non prendertela tanto, il mio era solo un complimento verso questa graziosa ragazzina-
Ma Karl e Stephan non la vedevano nello stesso modo.


Non cambierà mai, ancora mi chiedo come fanno i miei genitori a stare insieme? Ho scoperto da tempo che il mio caro papà se la spassa con tutte le ragazze che gli capitano a tiro. Anche la mia cara mammina non è da meno, ma che razza di matrimonio è il loro? E ho visto come la sta guardando, si renderà conto che è solo una ragazza e lui ha almeno il del doppio dei suoi anni. Spero solo di non diventare come lui un giorno.
-Allora fratellino dov’è la mia cara nipotina?-
-Non è potuta venire aveva già un altro impegno-
Gli rispose Stephan, grato alla sorte che lei non ci fosse.
-Non so ancora come abbia fatto tua moglie a convincerti a lasciare che sua sorella crescesse tua…..-
Ma Karl non gli lasciò finire la frase.
-Be’ anche tu hai lasciato che praticamente fossero gli zii a crescermi, passavo più tempo con loro che con voi-
-Si ma tu eri qua, non dall’altra parte del mondo-
-Te l’ho già spiegato, non serve dire altro-
Stephan lo disse con una punta di amarezza, anche se lei era li con lui adesso, tutta la sofferenza di quegli anni di lontananza, li sentiva ancora dentro di sé.
Maria non capì di cosa stessero parlando, anche se cominciò ad intuire qualcosa, dicendosi che avrebbe chiesto delle spiegazioni a Karl.
-Ok ok non insisto, ma mi piacerebbe conoscerla, ho sentito che è un vero talento ed ha portato la squadra femminile a due strepitose vittorie-
-Chi sa perché non ti credo-
Karl era sempre più irritato per l’insistenza del padre a voler conoscere Patty.
-Prima o poi la conoscerai, comunque si, ha ereditato tutto da sua madre-
-Sarà, ma credo che ha anche il tuo di talento fratellino…. Comunque sono felice per te-
Questa volta il tono che usò era dolce e fraterno, nonostante la sua arroganza aveva notato lo sguardo di Stephan più rilassato e felice, ed anche una luce nei suoi occhi che da tempo si era spenta, infondo erano pur sempre fratelli.
-Grazie fratello-
Stephan era grato veramente al fratello, lo conosceva troppo bene e sapeva quando parlava con il cuore.
Maria era sempre più sconvolta; aveva capito!

 


Allora Patty non è la nipote di Stephan, ma è sua figlia. Com’è possibile questo? E perché lei crede di essere sua nipote. Karl dovrà darmi delle spiegazioni.


Karl notò  lo sguardo di puro stupore della sua ragazza.


Mi sa che Maria ha capito tutto, da come mi sta guardando. Non credevo che mio padre tirasse in ballo questa storia. Pensavo che la cosa non lo toccasse, ma le sue ultime parole mi sono sembrate sincere. Lo conosco troppo bene e so quando mente per avere dei vantaggi per se. Questa volta però il tono e le parole che ha usato erano dette credo con il cuore, infondo sono fratelli e si vogliono bene. Devo parlare con Maria, non deve assolutamente dire niente a Patty.


La cena proseguì senza alcun intoppo, la conversazione si concentrò soprattutto sulla società e della vittoria, che avrebbe portato  l’Amburgo, a giocare in Champions League l’anno seguente.


In villa Price invece, Benji era dietro ai fornelli per preparare qualcosa da mettere sotto i denti, Patty, invece era seduta sul piano della cucina e lo osservava.
Non credevo che sapesse cucinare, starei qui ore a guardarlo è semplicemente fantastico e bellissimo. Ha un fisico eccezionale guarda che muscoli, tutti gli anni di duro allenamento  hanno scolpito il suo corpo... E che corpo. Pensare che prima l’ho toccato, baciato ovunque, cavolo mi sta salendo ancora una voglia di sentirlo su di me, dentro di me.

Sto diventando un assatanata di sesso.


I suoi occhi divennero lucidi e vogliosi, come se volesse divorarlo. Lui lo notò.
-Mi stai studiando?-
Fu presa in falò, ma non si sentì in imbarazzo, anzi lo stuzzicò, cercò di usare il tono più seducente che poteva.
-Si-
Mordendosi il labbro.
-E ti piace quello che vedi?-
-Molto-
Lui si avvicinò, si mise di fronte e lei lo catturò con le sue gambe.
-Non hai più fame?-
-Si, ma di te-
Bastarono quelle parole, per riaccendere  la sua eccitazione.

Si abbassò leggermente i pantaloni ed entro dolcemente in lei.

Patty a quel contatto si aggrappò alla sua schiena, era sempre appagante sentirlo dentro di lei.
-Mi farai morire-
Lui continuava a muoversi fuori e dentro, dolcemente e senza alcuna fretta, voleva assaporare ogni movimento ogni sensazione, sentire quel calore la sua umidità lo eccitava ancora di più. I bacini di entrambi si muovevano all’unisono seguivano lo stesso ritmo, finché l’orgasmo porto entrambi alle stelle. Rimasero così ancora a lungo, quando sentirono che la cena si stava bruciando.
-Mi sa che la cena si è bruciata-
Benji imprecò fra i denti, Patty scoppiò a ridere.
-Non fa niente, la mangio anche così-
Prepararono i piatti e mangiarono quel poco che era riuscito a non bruciarsi completamente.
-Sai, è comunque buono. Non credevo che sapessi cucinare-
-Se qualcuno non mi avesse distratto, sarebbe stato ancora più buono. Comunque sono bravissimo in cucina cosa credevi?-
-Non so, sei sempre stato accudito da mille governanti, che ti facevano trovare tutto pronto, insomma credevo che non fossi in grado nemmeno di cuocere un uovo sodo-
Lui cominciò a scaldarsi per quell’ insinuazione.


Ma chi crede che sia, un ragazzino viziato e un buono a nulla?
-Non sono mille, te l’ho già detto, ho solo una signora che viene a sistemare casa, è con me da anni. E quando lei non c’è mi preparo io da mangiare-
Patty cercò di rimediare, vedendolo seriamente offeso.


Credo di aver esagerato.


-Ok, dai non arrabbiarti. Solo che non ti facevo così….. Vedi tutti quelli della New Team non erano in grado nemmeno di prepararsi un semplice panino, quindi pensavo che anche tu essendo così ricco ti facessi, ecco servire e riverire-
Lui si rilassò, capì che la sua non voleva essere un'offesa, ma solo un modo per conoscersi meglio.
-Ok, ma sappi che sono bravo in tante altre cose. E comunque, anche tu adesso sei ricca-
-E’ mio zio ad essere ricco, non io-
E lo guardò come se fosse stata appena offesa.
-Non è mica un'offesa essere pieni di soldi-
-Ma te l’ho detto sono di mio zio.-
-Si ma prima o poi saranno tuoi-
Patty non capì il senso di quelle parole.


Di cosa sta parlando?
-Cosa vorresti dire?-
Cosa c’è da capire? Come fa a non rendersene conto?
-Dico solo se un giorno tu zio dovesse morire, credo che lascerà tutto a te e a Karl, infondo lui non ha eredi e visto il vostro legame, sarete voi i beneficiari della sua eredità.-
Patty rimase sconvolta, ma si ricordò del fondo fiduciario che gli aveva accennato poco tempo prima Karl.
-Ti sbagli, sicuramente lascerà tutto a Karl, infondo ci siamo ritrovati solo da poco.-
-Sarà, ma secondo me non mi sbaglio-
Patty si ritrovò a pensare.
E se dovesse essere come dice lui? Non potrò accettare. Già il pensiero di quel fondo fiduciario a mio nome, della carta di credito che ho, mi sembra di non meritarli, come potrei accettare la sua eredità? No, non è giusto, Karl è il nipote che gli è sempre stato vicino. Lui lo merita, non io.


Benji notò che quell’ argomento l’aveva turbata e cambiò discorso.


Credo che la mia piccola Patty, non si sia resa conto che la sua vita qui è diversa da quella che viveva in Giappone. Anche se non capisco perché essendo i suoi zii tra i più facoltosi in Germania non abbiano aiutato la nipote a frequentare le migliori scuole nella nostra città, come la Saint Francis era una delle più esclusive, invece ha sempre frequentato la scuola pubblica, che come livello di istruzione non brillava. Qui c’è sotto qualcosa. Sarà meglio per oggi finirla qui, vedo che l’argomento soldi la sta mettendo in  difficoltà.
-Che ne dici di guardarci un film dopo?-
Patty ringraziò mentalmente Benji per aver lasciato cadere il discorso, non le piaceva parlare di soldi, soprattutto di così tanti soldi. Abituata fin da piccola a girare con solo pochi yen in tasca.
-Ci sto. Tu cosa proponi?-
-Non saprei, hai un genere preferito?-
Vediamo che ne pensa se gli propongo uno di quei film strappalacrime?
-Che ne dici di uno di quei film romanticissimi?-
Ma lui non fece un baffo.
-Come vuoi-
Lei ci rimase un po’ male, credeva avrebbe protestato.
-Dici davvero?-
Lui la guardò stupito.
-Si, certo, se è quello che vuoi?-
-Pensavo che ti saresti opposto-
-Ma se ti ho detto io che potevi scegliere il genere che volevi-
-Si ma di solito gli uomini dicono una cosa, ma ne pensano un’altra-
-Ma con che razza di uomini hai girato?-
-Solo quelli della tua vecchia squadra-
-Da quello che mi stai raccontando su di loro sono proprio tutti dei caproni-
E scoppiarono a ridere.
-Comunque scherzavo prima, mi piacerebbe vedere un bel Thriller-
Benji fece comunque un respiro di sollievo e lei lo notò.
-Quindi è vero, non ti andava di vedere un film romantico?-
-E’ vero, ma per te lo avrei fatto-
-Quanto sei dolce-
E gli diede un bacio casto sulle labbra.
La serata continuò piacevolmente, si accoccolarono sul divano e fecero partire il film, ma la stanchezza li portò ad addormentarsi, uno nelle braccia dell’altro.
La serata per Karl continuò senza particolari problemi, alla fine sembrava che il padre,veramente, volesse passare solo una piacevole serata in compagnia della sua famiglia, infatti non fece alcun tipo di richiesta al figlio. Nella  tarda serata, decisero di tornare a casa, in macchina l’atmosfera era molto silenziosa nessuno riuscì a tirar fuori un argomento.

Karl Maria e Stephan erano immersi nei propri pensieri. Arrivati a casa della ragazza Karl l’accompagnò fino alla porta, sapeva che Maria voleva dirgli qualcosa in privato, sapeva anche qual'era l’argomento della conversazione. Ma Maria senza tanti giri di parole andò subito al punto.
-Quindi tuo zio è il padre di Patty?-
-Si, ma è un po’ complicato-
-Solo un po’?-
-Ascolta ti dirò tutto domani, però non dire niente a Patty-
La sua era una supplica, lei vide la disperazione nei suoi occhi, capì quanto questo segreto dovesse essere custodito.
-Va bene, ma voglio sapere-
-Domani, ok?-
-Ok-
Si diedero il bacio della buona notte e lui risalì in macchina.
-Lei sa?-
-Si, zio-
-Immaginavo, è sveglia quella ragazza-
-Si è vero, ma non dirà nulla a Patty-
-Forse è meglio che la verità venga fuori, prima  che lo scopra in un altro modo-
-Come vuoi zio, te l’ho già detto come la penso-
-Ma la vedo così felice adesso, se dopo non volesse più avere niente a che fare con me? Potrebbe pensare che l’abbia abbandonata?-
Era disperato, a Karl gli si strinse il cuore nel vederlo così.

Per anni, Stefhen, aveva sofferto in solitudine con la speranza un giorno, che lei potesse tornare  da lui, ma il terrore di perderla o peggio che potesse essere odiato, era più forte che mai.
-No, non è da lei, ma più aspetti, più difficile sarà-
Arrivati a casa notarono immediatamente che Patty non era ancora rientrata a casa nonostante fossero già le 23.00 passate e Stephan cominciò ad preoccuparsi, prese in mano il cellulare e cominciò a chiamare Patty, ma niente nessuna risposta, il telefono suonava a vuoto.
-Karl dov’è andata?-
Anche il ragazzo si preoccupò non era da lei non avvertire se faceva tardi.
-Era da Benji-
-Prova a chiamare anche lui-
Cercarono di mettersi in contatto con uno dei due, ma niente.
-Karl e se fosse avvenuto un incidente e non potessero rispondere?-
Ormai la preoccupazione si trasformò in agitazione.
-Forse devo chiamare la polizia, o gli ospedali-
-Zio, adesso bisogna mantenere la calma, ascolta vado a casa di Benji e poi ti faccio sapere ok?-
-Si hai ragione, e che se le succedesse qualcosa, ne morirei-
-Si lo so, adesso vado, tu prova a chiamarla-
Così dicendo uscì di casa.


Patty figlia mia, spero tu stia bene. Non mi sono mai sentito così, non riesco a ragionare, la paura che mi sta avvolgendo e devastante, Karl ha ragione devo mantenere la calma. Allora perché non rispondi? Non posso perderti di nuovo, il mio cuore non reggerebbe. Ti prego Dio fa che stia bene, ti prego.


L’uomo era devastato, la preoccupazione per la figlia lo agitò e lo sconvolse. Karl arrivò alla villa in un tempo record sfiorando ogni limite di velocità, notò subito che la macchina di Benji era nel vialetto, quindi erano ancora in casa.


La macchina è qui, quindi possiamo escludere un incidente, una preoccupazione in meno.
Cominciò a suonare il campanello a tutto spiano.
Patty e Benji erano ancora addormentati sul divano quando il ragazzo fu svegliato dall’insopportabile suono che annunciava che c’era qualcuno alla porta, non fece caso all’ora e si avviò ad aprire.


Ma chi diavolo può essere?


Quando apri la porta trovo un Karl alquanto furente e agitato, senza nemmeno salutare lo attacco.
-E’ qui?-
-Si è qui, ma che succede?-
-Ma ti rendi conto di che ore sono, e da almeno mezz’ora che proviamo a chiamarvi-
Benji ancora assonnato notò l’ora e si svegliò di colpo.  
-Maledizione ci siamo addormentati guardando un film, vieni e di là sul divano-
Arrivarono da Patty che stava dormendo come un ghiro, non aveva sentito nemmeno il baccano del campanello.
Benji cerco di svegliarla dolcemente e dopo vari tentativi finalmente aprì gli occhi. Vide che con Benji c’era anche Karl.
-Che succede?-
Lo disse ancora con la voce tutta impastata dal sonno.
-Cuginetta ma ti rendi conto di che ore sono? Ci hai fatto prendere un colpo a me e allo zio-
Guardò l’ora e con un balzo felino corse in camera di Benji per rivestirsi.
-Accidenti, come abbiamo fatto ad addormentarci, scusa Karl arrivo subito-
E sparì.
-Scusami è tutta colpa mia, abbiamo messo un film e siamo crollati.-
-Si non ti preoccupare, ti capisco e che ci siamo spaventati quando siamo tornati e non l’abbiamo trovata.-
-Posso solo immaginarlo. Domani vengo a chiedere scusa personalmente a tuo zio-
-Ottima idea lo apprezzerà, vedrai capirà. Gli mando un messaggio così almeno si tranquillizza-
Patty in meno di cinque minuti tornò dai due ragazzi, salutò Benji con un bacio veloce e corse in macchina e partirono per ritornare a casa. Patty si sentì terribilmente in imbarazzo di fronte a Karl per il suo comportamento, non sapeva cosa dire, ma fu lui a interrompere quel fastidioso silenzio.
-Sai, ci hai fatto proprio preoccupare-
Patty era talmente tesa che al suono dolce e senza alcun segno di rimprovero, cominciò a piangere come una fontana.
-Mi dispiace così tanto-
Karl la guardò teneramente e le accarezzo la guancia.
-Dai non fare così, sono cose che capitano-
-Si ma lo zio sarà arrabbiatissimo con me e se decidesse di non volermi più, cosa ne sarà di me-
Karl non poteva credere alle sue orecchie.
-Ma che ti salta in mente, non potrebbe mai mandarti via. Non nego che sarà arrabbiato ma se gli spieghi come sono andate le cose, capirà. Però togliti dalla testa di essere solo un ospite, tu sei la nostra famiglia, hai capito, tu sei la mia cuginetta e ti vogliamo un mondo di bene.-
A quelle parole Patty si tirò un po’ su di morale, ma doveva ancora affrontare l’ira dello zio. Si ricordò di un giorno che aveva fatto tardi quando ancora abitava con sua madre , la quale le proibì per una settimana di uscire, per una settimana aveva dovuto rinunciare agli allenamenti e da quel giorno, cercò sempre di essere puntuale. Arrivarono a casa, Karl entrò per primo mentre lei quasi intimorita si nascose dietro la sua schiena, piccolina com’era  veniva completamente nascosta. Stephan era proprio all’ingresso che li aspettava, aveva lo sguardo teso.
-Dai cuginetta, non avere paura-
Con la testa china, uscì dal suo nascondiglio, con il viso mortificato. Appena lo zio vide che stava bene che non le era successo niente, la prese per la mano e la trascinò a se, l’abbraccio con tenerezza.
-Sono così felice che non ti sia successo niente, ero spaventato a morte quando ho visto che non c’eri e non rispondevi al telefono-
Patty era sconvolta, credeva di essere nei guai, che sarebbe partita una ramanzina e che lui avrebbe deciso di mandarla via, invece la stava abbracciando felice di vederla.

Cominciò a piangere e lo abbracciò a sua volta.
-Mi dispiace così tanto-
Lo disse fra un singhiozzo e l’altro.
-Dai non piangere e tutto apposto adesso-
Rimasero ancora così a lungo.


Amore mio, non ho mai provato una paura del genere, non sapere dov’eri e se stessi bene o male, mi ha fatto andare nell panico.


Credevo che fosse arrabbiato, invece le sue parole e questo abbraccio mi fanno capire che ci tiene davvero a me. Ti voglio così bene zio, sei come un padre per me.


Karl li guardò, e fu felice che suo zio, finalmente, avesse sua figlia fra le sue braccia.


Spero solo le dica presto la verità, se lo merita. Così che lei possa volergli bene come ad un padre. Perché, sicuramente zio sarebbe un padre fantastico, migliore di tanti altri.
-Si è fatto tardi, sarà meglio andare a dormire, che ne dite?-
Disse Karl facendo un  sonoro sbadiglio.
-Karl ha ragione-
-Ma credevo che volessi delle spiegazioni-
Stephan allungò la mano e le fece una dolce carezza sul viso.
-Domani ci sarà tempo per le spiegazioni, l’importante che tu sia qui-
Patty sentì quel tocco così paterno, proprio come faceva il suo papà quando era ancora con lei.
-Va bene, allora buona notte-
E gli diede un bacio sulla guancia e aggiunse.
-Grazie per non esserti arrabbiato e di non  volermi mandare via-
Stephan, rimase senza parole.


Mandarti via? Piccola mia, non potrei mandarti mai via, sei mia figlia e io ti starò sempre affianco, ora che finalmente ti ho ritrovato.


Ma prima che lui potesse dire qualcosa, la ragazza era già salita in camera sua. I due uomini si guardarono entrambi ancora perplessi.
-Devi dirglielo, ha paura che tu la possa abbandonare-
-Se dopo,fosse lei a non volere stare più con me?-
-Non sarebbe peggio se scoprisse la verità da qualcun altro?-
-Si. Presto.-


E’ vero, se scoprisse la verità da qualcun altro? Ma come potrò affrontare il discorso, da dove dovrei iniziare? E se lei non  mi volesse come padre? Il marito di mia cognata è stato un padre fantastico per lei. Ha cresciuto questa bambina come se fosse sua e le ha voluto molto bene. Le ha insegnato a giocare a calcio come avrei fatto io, mi ricordo ancora la promessa che mi ha fatto “ti prometto che la crescerò e la amerò come faresti tu”  E di questo gliene sarò sempre grato, capì perfettamente come mi sentivo e le ha trasmesso l’amore per il calcio proprio come avrei voluto fare io. Ora è qui, spero solo che capisca che non voglio prendere il posto di quello che lei ha sempre considerato suo papà.


In camera, Patty ,non riusciva ad addormentarsi, continuava a pensare a come aveva deluso suo zio, dopo essersi girata e rigirata nel letto, finalmente si addormentò, in un sonno agitato.

 

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Capitolo 34
*** capitolo 34 ***


Capitolo 34

 

Il giorno seguente il suono del cellulare la svegliò, aveva una cera orribile, si era addormentata tardissimo e gli incubi che aveva fatto le avevano impedito di riposare.

Prese in mano il cellulare e rispose senza nemmeno guardare chi era.

-Pronto?-

-Ehi!! Non dirmi che stavi ancora dormendo?-

-Tom, ciao.-

Il tono che usò fece capire al ragazzo che c’era qualcosa che non andava.

-Tutto bene? Ti sento triste-

-È successo un casino ieri sera-

-Di che si tratta?-

Chiese curioso, pensando a  cosa la sua cara amica, avesse mai potuto combinare.

-Ieri sera sono stata a cena da Benji e mi sono addormentata. Cioè ci siamo addormentati sul divano mentre guardavamo un film e ho fatto preoccupare mio zio. Adesso mi sento malissimo, lui mi sta ospitando e io gli dò tutte queste preoccupazioni-

-Era arrabbiato?-

-No, anzi. Quando mi ha vista mi ha abbracciato e mi ha detto che l’importante era che fossi sana e salva-

-Allora dov'è il problema?-

Non riusciva a capire perché fosse così triste.

-E se si fosse reso conto che gli sto dando troppe preoccupazioni e decidesse di non volermi più, che ne sarebbe di me?-

-Ascolta da quello che ho capito tuo zio ti vuole molto bene, ed è normale che lui si preoccupi per te. Credo che sia del tutto naturale, poi si è comportato come farebbe un padre. E non credo proprio che ti manderebbe via-

-Lo credi veramente?-

-Ma sì certo-

Le parole di Tom la rincuorano, aveva sempre avuto questo potere su di lei. Anche quando doveva trasferirsi le aveva garantito che sarebbe andato tutto bene, ed infatti era stato così.

-Come vanno le cose con il nostro portiere della nazionale?-

-Bene-

-Litigate?-

-Certo sempre, ma poi facciamo pace-

Tom scoppiò a ridere.

-Non vi smentite mai voi due-

-Certo che no, però sono felice, mi sento così bene con lui-

-Allora sono felice anche io-

-Holly e ancora lì?-

-Si, ha deciso di rimanere qui. Il tuo ragazzo gli ha consigliato un buon ortopedico che ha promesso che in due settimane lo rimetterà a nuovo. A tal proposito devo dirti una cosa-

Ci fu un attimo di esitazione da parte di Tom.

-Di che si tratta?-

-Ha saputo che io e te ci sentiamo e…..-

-E, cosa?-

-Mi ha chiesto il tuo numero-

-Glielo hai dato?-

-No! Ģli ho detto che prima lo avrei chiesto a te, se potevo. Ci è rimasto male-

Patty si rattristò, voleva molto bene ad Holly, non voleva farlo soffrire più del dovuto.

-Allora?-

-Ascolta ci penso e poi ti dico, ok?-

-Come vuoi-

-Allora ci sentiamo va bene?-

-D’accordo-

E la conversazione terminò.

 

Perché vuole il mio numero? Infondo da quando è partito per il Brasile non ci siamo più sentiti, eccezion fatta per  la lettera che gli ho spedito per dirgli che il mio cuore batteva per un altro. Non mi ha nemmeno una risposto. Cosa vorrà adesso da me? Forse vuole solo salutarmi? Come la prenderebbe Benji se lo sentissi? Però che male può fare una chiacchierata tra vecchi amici. Poi non è detto che sia ancora innamorato di me? Forse vuole sapere come sto, dato che ha saputo quel che è successo a mia mamma. Si forse, quasi quasi lo chiamo io.

 

Prese in mano il cellulare e compose il numero di casa dei suoi genitori, lo conosceva a memoria e dopo un paio di squilli, fu proprio lui a rispondere.

-Pronto chi parla?-

Patty rimase senza parole al suono della sua voce era da quasi un anno e mezzo che non lo sentiva, ed il suo cuore iniziò a battergli all’impazzata. Dall’altra parte però non sentendo risposta insistette.

-Pronto? Chi parla?-

Patty prese coraggio e rispose.

-Ciao Holly-

Questa volta fu lui a rimanere senza parole.

-Come stai Holly?-

-Patty sei tu?-

-Si, sono io-

I due rimasero a lungo in silenzio, nonostante avessero mille domande da farsi, non sapevano da dove iniziare. Ma dopo un momento di smarrimento, fu lui ad iniziare.

-Mi dispiace per tua madre-

-Gr….grazie-

-Come stai adesso?-

-Bene-

Patty riusciva solo a rispondere a monosillabi.

-Ho chiesto a Tom il tuo numero-

-Ho saputo-

Holly capi che questa telefonata la stava turbando sentiva che non era la sua solita Patty, sempre felice e allegra.

-Dove sei?-

-In Germania-

-E ti trovi bene?-

-Si-

Holly non sapeva più cosa chiederle per far in modo che la conversazione proseguisse senza una risposta secca da parte sua. Ma Patty era come se non riuscisse a parlare con lui.

 

Che mi sta succedendo, perché non riesco più a parlare con lui? Forse perché mi sento in colpa nei suoi confronti? Devo chiedergli perdono, non tramite lettera, devo dirglielo.

-Scusa Holly-

-E di cosa?-

-Per aver smesso di amarti-

-No, non ti preoccupare è stata colpa mia, mi sono reso troppo tardi dei miei sentimenti per te-

-Però, mi dispiace-

-Patty?-

-Si?-

-Chi ti ha rubato il cuore?-

No, non posso, non ci riesco.

-Mi dispiace devo andare adesso, spero che la tua spalla guarisca presto, ciao Holly-

-No, asp……-

Ma lei non lo lasciò finire e chiuse la conversazione, si buttò sul letto e nascose il viso nel cuscino e cominciò a piangere.

 

Mi dispiace Holly davvero, non so come dirti che mi sono innamorata di uno dei tuoi migliori amici. Come faccio a dirti che anche lui ricambia i miei stessi sentimenti e che adesso stiamo insieme? Come faccio a dirti che io mi sono innamorata di Benji? Che è lui che mi ha rubato il cuore? Come? E se dopo non volessi più sentirlo, perché ti senti tradito da lui? Cosa dico a Benji? Gli dico che l’ho sentito?  E che sentire la sua voce mi ha profondamente turbato? Come?

 

Patty si sentiva orribile sia nei confronti sia di Holly, sia per Benji. Decise di accantonare la cosa. Dopo essersi calmata, andò a farsi la doccia e dopo essersi vestita scese in cucina per far colazione. Quando arrivò fuori dalla cucina sentì suo zio e Benji intenti a parlare e decise di ascoltare la conversazione.

 

Benji arrivò a casa di Patty di buon ora, voleva scusarsi di persona con l’uomo, si sentiva in colpa per averla messa nei guai, così appena sveglio, aveva deciso di rimediare.

 

Spero solo che Patty non sia troppo nei guai per colpa mia. Ancora mi chiedo come ho fatto ad addormentarmi? Di solito non ho il sonno così pesante  da non sentire il cellulare. Eppure ho trovato almeno una decina di chiamate perse. Però era da anni che non dormivo così bene e tutto perché lei era tra le mie braccia, nonostante la posizione scomoda che avevo assunto perché lei non lo fosse. Devo assolutamente chiarire le cose con suo zio, non voglio che le impedisca di vedermi.

 

Arrivato di fronte al portone suonò il campanello e fu proprio Stephan ad aprirgli la porta, il quale  rimase sbalordito, nel vederlo a quell’ora del mattino.

-Benji, che fai qui?-

-Signor Schneider, ho bisogno di parlarle-

Stephan sentì nella voce nel ragazzo un forte turbamento.

-Va bene accomodati. Non hai una bella cera. Vieni, andiamo a parlare in cucina con una buona tazza di caffe-

-Grazie-

Arrivati in cucina l’uomo gli  porse in mano la tazza e gli fece cenno di sedersi.

-Sono venuto qua per scusarmi, è tutta colpa mia se Patty ieri ha fatto tardi, ci siamo addormentati guardando un film, mi prendo io tutta la colpa, non deve prendersela con lei-

-Non ti preoccupare, ho capito benissimo. Ma devi anche capire che ieri quando al nostro ritorno non l’abbiamo vista a casa ci siamo spaventati, voi non rispondevate al cellulare, ho cominciato a pensare al peggio-

-Si capisco benissimo-

-Bene. Sappi solo che io le voglio un mondo di bene e se le dovesse succedere qualcosa ne morirei-

Lo disse con il cuore in mano.

-Lo stesso vale per me-

-Lo so. Vedo come la guardi e come lei guarda te, lo stesso sguardo che aveva la mia Terry, ti prego solo di averne cura-

Benji lo guardò dritto negli occhi e disse.

-Glielo prometto-

Stephan riuscì a scorgervi una completa sincerità nel suo sguardo.

 

Sì sono sicuro che lui è il ragazzo giusto per Patty, saprà renderla felice.

 

Si lo farò, la proteggerò e farò di tutto per renderla felice.

 

Patty era ancora dietro alla porta aveva sentito tutta la conversazione, sentì di avere tante persone che le volevano bene e che avrebbero fatto di tutto per renderla felice. Decise allora di dire tutta la verità a Benji, non voleva che ci fossero segreti fra loro, non voleva che fra di loro ci fossero ancora delle incomprensioni, così decise di uscire. Appena entrò in cucina senza dire niente andò ad abbracciare lo zio, poi fece lo stesso con il suo ragazzo.

 

Sono proprio fortunata, ho due meravigliosi uomini che mi vogliono un mondo di bene e che non vogliono farmi soffrire.

 

Anche Karl entrò in quel momento , appena Patty lo vide,  abbracciò anche lui.

 

Tre uomini, non due. Anche il mio cuginetto sento che mi vuole molto bene. Sono proprio fortunata.

 

-Ehi!! Che succede?-

Chiese Karl non capendo come mai tutto questo affetto.

-Niente. Volevo solo dire a tutti e tre, grazie. Grazie di volermi bene e di prendervi cura di me, non sapete quanto questo mi renda felice-

I tre uomini la guardarono con il cuore pieno di gioia, ognuno voleva bene a quella ragazzina in modo diverso , ma tutti e tre con molta intensità e avrebbero fatto di tutto per lei.

-Dato che sei qua Benji, potresti accompagnare tu Patty a scuola?-

-Ma sì certo, anzi lo faccio con estremo piacere-

Patty era felice di stare insieme al suo ragazzo, ma non capì come il perchè di quella richiesta e cercò di indagare.

-Come mai? Tu non vieni a scuola oggi?-

-Si certo, prima passo a prendere Maria e poi vengo a scuola-

-Allora possiamo andare insieme-

Karl non sapeva come uscirne fuori voleva parlare il prima possibile con Maria, di quello che la ragazza aveva scoperto il giorno prima e non poteva di certo farlo con lei. Benji vide la difficoltà dell’amico, così decise di intervenire.

-Sicuramente piccola, avranno voglia di stare insieme, un po’ da soli. Come io ho voglia di stare insieme a te-

Karl tirò un sospiro di sollievo e lo ringrazio con lo sguardo.

-Pensavo non volessi più accompagnarmi a scuola-

-Ma che dici, mi fa sempre piacere accompagnarti, ovunque tu voglia-

-Ok, comunque tra pochi giorni farò l’esame per la patente così, anche io sarò indipendente-

Ma Stephan non era ancora molto d’accordo con questa sua scelta, secondo lui la moto era un mezzo di trasporto troppo pericoloso. Patty vide la preoccupazione dello zio e cercò di rassicurarlo.

-Tranquillo zio, andrò piano nei limiti della velocità e mai di notte. Ok?-

-Si tesoro, ma non riesco a far a meno di preoccuparmi-

-lo so e ti ringrazio per questo-

-Comunque la terrò d’occhio io signor Schneider-

Intervenne Benji.

Fecero colazione tutti insieme parlando delle imminenti partite, il sabato quella di Patty e la Domenica dei due ragazzi, entrambe molto importanti che avrebbero determinato la vincita del campionato.

Il cellulare di Stephan lo fece allontanare dal gruppo, era una chiamata che proveniva da Londra, la conversazione non durò tanto e al termine di essa ritornò in cucina.

-Ragazzi, devo partire per Londra-

-Londra?-

Chiese stupita Patty.

-Si una riunione urgente con i soci della Price Inc.-

Fu Benji questa volta stupito quando sentì nominare la società della sua famiglia, non aveva idea che lo zio di Patty possedete delle azioni.

 

Non sapevo che Stephan fosse socio dell’azienda di famiglia, ma onestamente non so molto sulla Price Inc.. Forse dovrei iniziare ad interessarmene di più, prima o poi dovrò essere io a gestire la società.

-Problemi?-

-Non credo, non hanno voluto dirmi niente. Quindi mi sa che dovrò lasciarvi soli fino a domani. Karl occupati tu di tutto-

-Si certo zio, non ti preoccupare-

-Tornerai in tempo per la partita?-

Chiese Patty timorosa.

-Ma sì certo-

Detto questo, dopo essersi salutati, Karl parti per raggiungere Maria. Mentre gli altri due ragazzi partirono alla volta della scuola.

Maria era già fuori dalla porta della sua casa ad aspettare l’arrivo di Karl.

 

Non ci posso ancora credere, Patty è figlia di Stephan. Non sono riuscita a chiudere occhio stanotte, continuavo a pensare come mai lei non lo sapesse. Comunque avevo già notato delle piccole somiglianza tra Karl e Patty anche se non sono così evidenti, ma osservandoli meglio hanno le stesse espressioni quando ridono o quando sono pensierosi. Anche gli occhi di Patty sono somiglianti a Stephan, e adesso mi spiego il perché. Ma perché lei crede che lui sia suo zio? È tutta la notte che ci penso, perché nasconderle la verità? Proprio non capisco. Io sarei felice di sapere di avere ancora un papà e di non essere orfana. Conoscendo Patty, credo che anche lei sarebbe felice di questo.

 

I pensieri di Maria furono interrotti dall’arrivo di Karl. Salì in macchina e notò che Patty non era con lui. Gli diede un bacio e lo salutò.

-Ciao, ma Patty?-

-La porta Benji a scuola-

-Allora?-

Karl fece un profondo respiro e cominciò a raccontarle tutto.

 

-Perché?-

-Non lo so, non l’ho mai capito e mio zio non me lo ha mai detto-

-Incredibile. Ma perché non le è stata detta la verità? Non credi sia giusto che lei lo sappia?-

-Si lo credo, ma non spetta a me dirglielo. Mio zio ha troppa paura che Patty la prenda nel modo sbagliato, ha il terrore che questa cosa l’allontani per sempre da lui-

-Io credo invece che ne sarebbe felice, sì forse sarà scioccata all’inizio, ma chi non lo sarebbe? È incredibile questa storia, comunque avevo notato qualche somiglianza fra voi due-

Karl si girò verso di lei alquanto stupito.

-Somiglianza?-

-Si, quando ridete avete la stessa espressione e anche quando siete pensierosi, non so bene come spiegartelo,  ma c’è. Anche gli occhi di tuo zio e quelli di Patty sono identici, lo stesso colore nocciola la stessa intensità nello sguardo, che rispecchiano completamente la loro anima guardandoli-

Karl era sorpreso .

 

Non pensavo che si vedesse, di solito nessuno ci ha mai fatto caso perché si soffermano solo sulle origini, ma lei ha visto oltre. Sei incredibile Maria.

 

-Comunque non ti preoccupare non le dirò niente, ti puoi fidare di me-

-Mi fido, l’ho sempre fatto. Ti amo lo sai?-

-Si, anche io-

Intanto anche Benji e Patty si erano diretti a scuola.

Lei guardava fuori dal finestrino e vedeva il paesaggio scorrere sotto gli occhi, pensando a come cominciare la conversazione senza farlo turbare. Benji notò che c’era qualcosa che non andava, la  conosceva bene, sapeva quando voleva dirgli qualcosa ma non sapeva come.

 

Sento che deve dirmi qualcosa, non mi sta guardando quindi è una cosa seria.

 

Da dove iniziare? (Sai Benji oggi ho sentito Holly, mi ha fortemente turbato e quando mi ha chiesto chi era il ragazzo che amavo, e ho messo giù il telefono.) Se glielo dico così gli verrà una crisi isterica. Cavolo potevo non chiamarlo, almeno adesso non sarei in questa situazione. Però mi ha fatto piacere sentirlo, infondo abbiamo passato dei begli anni stando vicini ed io l’ho amato tanto, non è una cosa che si può cancellare, lui comunque rimarrà sempre nel mio cuore. Spero solo che lo capisca.

 

-Tutto bene?-

Le chiese Benji, lei presa alla sprovvista fece un balzo e il cuore partì a mille.

-Devo dirti una cosa-

Ma non fece in tempo a finire  che il cellulare di Benji iniziò a suonare, rispose senza guardare la provenienza della chiamata.

-Pronto?-

-Ciao Benji-

-Holly, ciao, che succede?-

Patty nel sentire il nome di Holly cominciò ad innervosirsi ancora di più.

 

Perché Holly sta chiamando Benji? Cosa gli dirà? Dio sono così nervosa e se lui fraintendesse? Perché dovrebbero parlare di me, lui non sa che io sono qui, con  lui. Calmati, vedrai andrà tutto bene. Si come no, è più facile a dirsi che a farsi.

 

Intanto la conversazione al telefono proseguiva.

-Non è facile per me dirti quello che voglio dirti, però ti prego non  interrompermi-

Il tono di Holly era molto serio.

-D’accordo-

-So tutto, so di te e di Patty è stato Tom a confermarlo, ma non prendertela con lui, praticamente gliel’ho estorto io.-

Benji sgranò gli occhi.

-Prima ho sentito Patty-

Il ragazzo nel sentire il nome di lei, si girò per guardarla, cercando una qualche conferma. Patty non aveva idea di cosa si stessero dicendo, ma quando lui la guardò l’ansia la rese nervosa.

-Le ho chiesto chi le ha rubato il cuore, e quando non mi ha risposto ho capito. È stata Evelyn a farmi capire, che nel periodo che tu sei stato qui in Giappone vi siete avvicinati molto. Allora sono piombato a casa di Tom e lui ha a dato conferma ai miei sospetti.-

Ci fu un attimo di silenzio, Benji cercò di capire se Holly fosse arrabbiato o deluso, ma quando la conversazione ripartì.

-Sono felice per voi, amico-

Nel sentire quelle parole, a Benji per un attimo smise di battere il cuore.

-Dico davvero, sono felice per voi, ci ho pensato e credo che tu saprai renderla felice come merita-

Il ragazzo era ancora incredulo e riuscì solo a dire.

-Grazie amico-

-Ma se la farai soffrire, ti giuro che vengo lì e me la riprendo, siamo intesi?-

Il viso del ragazzo si rilassò, con il sorriso sulle labbra gli rispose  

-Si si, va bene. Sei un vero amico-

-Ci sentiamo, salutamela-

-Sarà fatto-

La conversazione terminò, Patty aveva guardato Benji per tutto il tempo chiedendosi di cosa stessero parlando, era tesa come una corda di violino, aveva paura che lui si arrabbiasse o che ci fossero altri fraintendimenti fra di loro.

Cercò di capire qualcosa dalle sue espressioni e quando lui l’aveva guardata, le sembrò che il cuore era esploso . Lui accostò la macchina e senza guardarla le chiese.

-Hai parlato con Holly?-

Patty abbassò la testa, non aveva coraggio di guardarlo negli occhi e con un filo di voce.

-Si-

-Era questo che ti turbava?-

E sempre con un filo di voce.

-Si-

Lui a questo punto si girò verso di lei, con le mani le alzò il viso per guardarla negli occhi, lei era sul punto di piangere.

-Perché non gli hai detto noi quando te l’ha chiesto?-

Lei era spiazzata, le sue paure si erano avverato in pieno, credeva che sarebbe partita un’altra litigata, ma nei suoi occhi vide solo preoccupazione, prese coraggio e glielo disse.

-Avevo paura-

-Paura?-

Le chiese stupito.

-Si, paura che se lui avesse saputo  di noi, se la sarebbe presa con te, paura di rovinare la vostra amicizia-

Lo disse tutto d’un fiato. Benji a quella capi.

 

Ecco quello che la turbava realmente, so che dice la verità.

 

Lui le prese il viso fra le mani e l’attirò a sé, le diede un bacio sulle sue labbra, un bacio dolce e passionale, con quel bacio voleva esprimerle tutta la sua gratitudine, tutto il suo amore.

 

Patty lo guardò, non capiva ancora cosa fosse successo.

-Non sei arrabbiato?-

-E perché dovrei esserlo?-

Le chiese stupito.

-Perché non ti ho detto di aver sentito Holly-

-Ma volevi dirmelo. Vero?-

-Si, cioè ci stavo provando-

-E’ quello che conta-

-Ma cosa ti ha detto?-

-Di salutarti-

 

Salutarmi? Allora lui sa? Ma dall’espressione di Benji credo che sia tutto risolto, almeno credo? Almeno lo spero.

 

-Tutto ok allora?-

Chiese un po’ preoccupata

-Si certo piccola. Che ti amo lo sai?

-E tu sai che io amo te?  

 

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Capitolo 35
*** capitolo 35 ***


Capitolo 35


Quando arrivarono a scuola, anche Benji scese dalla macchina, la prese per mano e l’accompagnò fino all’ingresso. Davanti alla porta gli circondò le braccia attorno al collo e si alzò sulle punte per dargli un tenerissimo bacio.
-Peccato che tu non frequenti più questa scuola-
Lo disse con un po’ di rammarico. Benji la prese per i fianchi e l’attirò più a se.
-Hai ragione-
-Potresti chiedere se ti riammettono?-
Lo guardò speranzosa.
-Mi piacerebbe, ma ho fatto una cosa orribile, non credo mi rivogliano -
-Potresti almeno provarci-
Insistette Patty.
-Si, perché no-
Lei dalla felicità gli saltò letteralmente addosso.
Poco distante da loro, c’era un ragazzo dall’aria cupa e minacciosa che stava osservando l’intera scena, aveva nel cuore un odio profondo per quel ragazzo, voleva fargliela pagare nel peggiore dei modi, voleva vendicarsi voleva umiliarlo, come lui aveva fatto a lui.

Mi vendicherò Benji, per quello che mi hai fatto. Vedrai ti farò così male che non ti riprenderai mai più, così impari a prendertela con il sottoscritto.

Maria e Karl arrivarono anche loro a scuola, videro i loro amici all’ingresso e li raggiunsero.
-Ciao a tutti-
-Ciao Maria, ciao Karl-
Salutò Benji.
-Che fai? Vuoi tornare a scuola?-
Chiese divertito Karl.
-Ci stavo pensando. Ora sicuramente avrei un valido motivo per tornare-
Guardò Patty con amore.
-Sarebbe grandioso, potresti andare adesso a parlarne con la preside-
Lo incoraggiò Karl.
-Credo che lo farò-

Si Perché no, mi piacerebbe finire la scuola qui, sapendo che c’è Patty con me. Anche se non credo che sarà così facile, l’ho combinata davvero grossa. Se non fossero intervenuti per separarmi da quel tipo lo avrei ridotto peggio di quello che era. Mi dispiace ancora per lui, chissà che fine ha fatto? Spero solo che si sia rimesso.

Così tutti insieme entrarono nell’edificio, Patty e Maria entrarono nella loro classe anche Karl si diresse nella sua, mentre Benji andò in direzione. Sapeva che era quasi impossibile rientrare, ma voleva almeno provarci. Quando arrivò di fronte alla porta della preside, intimorito, iniziò a bussare, aveva il cuore in gola. Appena udì il consenso per entrare, aprì la porta ed entrò. Conosceva bene quel posto, nella sua carriera scolastica ci era finito un sacco di volte, per colpa del suo carattere e l’ultima volta non andò a finire bene.
-Signor Price, che ci fa qui?-
Una signora di una certa età gli chiese stupita appena lo vide. Benji ancora nervoso gli rispose
-Avrei bisogno di parlarle-
La donna nonostante non  capisse perchè si fosse presentato, lo fece accomodare.
-Mi dica?-
Cercò di trovare le parole giuste.
-Ecco, io vorrei tornare a studiare qui-
-E come mai? Dal nostro ultimo incontro avevo capito che non volesse più avere niente a che fare con questa scuola. Cosa le ha fatto cambiare idea?-
Chiese sorpresa la donna.
-Vorrei scusarmi con lei, il mio comportamento è stato pessimo-
-Oserei dire orribile-
-Ha ragione, ma sono cambiato. Vorrei avere la possibilità di dimostrarglielo-
Parlò con il cuore in mano e la preside capì che era sincero.
-Vede signor Price, quello che ha fatto non è una cosa che tolleriamo in questa scuola-
Benji era sempre più nervoso.
-Comunque prenderò in considerazione la sua richiesta e ne parlerò al consiglio di classe. Non è una cosa che dipende solo da me. Grazie ai suoi genitori che non è stata sporta una denuncia nei suoi confronti. Dovrei parlarne anche con i genitori del ragazzo. Mi capisce?-
La preside glielo disse con sincerità.
-Si lo capisco. Grazie comunque di provarci.-
Sapeva che era praticamente impossibile  avere il consenso dei genitori di quel ragazzo, che qualche mese prima aveva mandato all’ospedale. Si alzò per andarsene via, ma quando era alla porta la donna gli chiese.
-Signor Price, mi tolga una curiosità-
Benji, incuriosito
-Certo-
-Il suo cambiamento è dovuto per caso dall’arrivo di una ragazza che se non sbaglio proviene proprio dalla sua città natia?-
Gli occhi del ragazzo si illuminarono quando sentì parlare di lei. E con un sorriso, che la donna non gli aveva mai visto fare, se ne andò.

Forse dopo tutto quel ragazzo non è così irrecuperabile come credevo. Ma sarà molto difficile riammetterlo , mancano solo tre settimane al termine dell’anno scolastico. Vediamo cosa si può fare?

Le lezioni terminarono Maria, Karl e Patty, andarono insieme al campo per i consueti allenamenti, Benji era al parcheggio che li stava aspettando. Patty non appena lo vide, corse verso di lui e gli si gettò al collo. Ormai si sentiva libera di esprimere a pieno i suoi sentimenti e anche se non lo vedeva solo da qualche ora le era mancato da morire. Anche lui era contentissimo di rivederla e le catturò le labbra con le sue. Gli altri due ragazzi li raggiunsero, contenti che fra quei due le cose andassero bene.
-Allora siamo d’accordo per stasera?-
Chiese Maria tutta emozionata.
-Si tutto quello che vuoi-
Karl anche se la cosa non lo entusiasmava cercò di usare un tono rassicurante, ma Maria lo notò.
-Cosa c’è?-
-Niente tranquilla, diciamo che non sono proprio un'amante delle discoteche. Ma se tu vuoi andarci per me va bene-
Maria gli si avvicinò e gli diede un bacio, lo guardò negli occhi e gli rispose commossa.
-Grazie-
Poi si rivolse all’amica.
-E tu sei pronta?-
Un po’ imbarazzata e con la testa china le disse.
-Ecco, non saprei, non sono mai andata in una discoteca-
Maria era allibita.
-Non ci credo-
-In Giappone non ho mai avuto occasione di andarci, sinceramente non ho nemmeno mai provato desiderio di andarci-
-Ma verrai, vero?-
La implorò.
-Si si certo-
E si girò per guardare Benji.
-Anche tu verrai con me, vero?-
Benji si fece teso e pensò

Sinceramente non vorrei andarci, ma sicuramente non la lascerò andare da sola. Conosco l’ambiente delle discoteche, i ragazzi che girano per quei posti hanno in mente una cosa. Dato che negli ultimi tempi anche io andavo lì per quel motivo. Lasciarla da sola non se ne parla nemmeno.

Karl capì il motivo del turbamento dell’amico e rispose al suo posto.
-Ma certo che verrà, se no  come faccio da solo a tenere a bada tutti gli spasimante che vi gireranno attorno-
Patty scoppiò a ridere.
-Si come no, ma mi hai guardata?-
Benji la guardò sorpreso.

Come non fa a vedere che è bellissima, e Karl ha ragione ci saranno un sacco di ragazzi che le gireranno intorno.

-Piccola, certo che verrò con te, Karl ha ragione, sei bellissima e non posso permettere che ti girino attorno altri ragazzi-
Ma Patty non era ancora convinta delle parole del suo ragazzo e scherzosamente gli rispose.
-Allora sarai la mia guardia del corpo-.
-Molto volentieri-
L’attirò a sé e la strinse forte.
-Bene allora è deciso. Dopo gli allenamenti io e Patty andremo a fare shopping parrucchiere e trucco, poi voi verrete a prenderci. Avete capito?-
Il tono era quello che usava quando era in campo, nelle vesti di capitano.
-Agli ordini capitano-
Karl si mise sull’attenti e tutti scoppiarono a ridere. Dopo, si avviarono nei rispettivi campi. Quando i ragazzi rimasero soli Benji fece una richiesta a Karl che lo stupì molto.
-Karl, volevo chiederti se per caso avevi qualche foto di Patty quando era piccola?-
-Si certo, ma a cosa ti serve?-
Chiese incuriosito.
-Ho fatto un regalo a Patty e mi servirebbe una sua foto di quando aveva 7 anni-
Non capendo, insistette.
-E perché proprio di quando aveva 7 anni?-
Benji anche se un  po’ restio, prese coraggio e gli raccontò.
-Aveva circa quell’età quando l’ho conosciuta. Volevo inserire quella foto, nel ciondolo che le ho comprato. Voglio farle capire che è da allora che provo qualcosa per lei.-
-Però, non pensavo fossi così romantico-
E cominciò a ridere.
-Mi stai prendendo per il cullo?-
Il tono era irritato.
-Dai amico scherzavo. Raccontami come ha fatto a conquistarti?-
Dopo essersi rilassato iniziò.
-Ero andato a correre nel parco, ero distratto e ci siamo scontrati. Stavo per scusarmi e aiutarla a rialzarsi, ma lei ha inveito contro di me-
E un sorriso nostalgico comparve sul viso del portiere. Karl conoscendo fin da piccola la sua cuginetta riuscì benissimo a immaginare la scena.
-Rimasi completamente spiazzato, all’inizio pemsai fosse un bambino ma quando cominciò a urlarmi contro,  capii che era una bambina. Stavo perdendo la pazienza, nessuno aveva mai osato parlarmi in quel modo, soprattutto una ragazzina.
-E perché?-
Era sempre più curioso.
-Tutti nella mia città sapevano chi ero, nessuno, nemmeno gli adulti osavano contradirmi, il cognome che porto, ha sempre suscitato tensione negli altri.-
-Ecco perché sei sempre stato così egocentrico-
Lo stuzzicò ma Benji non se la prese anzi, un sorrisetto sornione comparve sul suo volto.
-Dopo che finì di urlarmi contro, le chiesi se sapeva chi aveva davanti e lei senza nessun timore, mi disse che sapeva benissimo chi fossi. Ma questo non la fermò-
Anche Karl sorrise all’idea di sua cugina da piccola inveire contro di lui.
-Mi ricordo che pensai che era una forza della natura, poi se ne andò lasciandomi come un idiota. Infine seppi che faceva parte della tifoseria della squadra avversaria, era sempre con loro anche agli allenamenti, non se ne perdeva uno.-
-Già povera, non sai cosa avrebbe dato per allenarsi con loro-
L’immagine di sua cugina che guardava gli altri allenarsi, senza che lei potesse parteciparvi lo rattristò.
-Adesso capisco quel velo di tristezza che aveva sempre negli occhi. Comunque per vederla ancora decisi di tormentare l’altra squadra, rubandogli il campo in cui si allenavano e lei era sempre in prima fila per difenderli-
-Mi ricordo che mi aveva raccontato di un bambino viziato che la tormentava sempre. Quindi eri tu?-
-Si! Mi piaceva stuzziacarla, diventava ancora più bella quando si arrabbiava-
Karl rimase senza parole, ma ancora non capiva una cosa.
-Ma se ti piaceva così tanto, perché non gliel'hai mai detto prima?-
Benji divenne triste.
-Semplice lei si era innamorata di un altro-
Karl notò la tristezza nelle sue parole e cercò di tirargli su il morale.
-Be’ adesso è innamorata di te, è  questo che conta-
-Si, hai ragione-
-Comunque dopo gli allenamenti andiamo a casa mia, ho un intero album delle sue foto-
-Grazie amico-
E gli strinse la mano, un segno che la loro amicizia si era finalmente consolidata.
Finiti gli allenamenti, le ragazze si fecero dare un passaggio da una compagna di squadra e si diressero verso il grande centro commerciale di Amburgo. Patty quando entrò nell’immensa strutture rimase a bocca aperta. L’edificio era gigantesco, disposto su cinque piani, gremito di negozi di tutti i generi, dal vestiario  agli accessori per la casa, parrucchieri, estetisti, ristoranti, sale giochi e persino un cinema multisala.
-Ma è fantastico-
Disse Patty ancora meravigliata.
-Non dirmi che è la prima volta che entri in un centro commerciale?-
Domandò Maria ancora stupita.
-Si, è la prima volta che mi capita-
-Non dirmi che in  Giappone non ci sono?-
-Ma si che ci sono, ma non nella mia cittadina, nelle grandi città, ma non ho mai avuto occasione di andarci, anche perché disponevo di un Budget limitato-
-Adesso però non hai di questi problemi, quindi andiamo a cercare qualcosa di carino per stasera-
Così le prese la mano e la trascinò con se. Dopo due ore, in cui le aveva fatto provare praticamente tutti i vestiti disponibili. Era distrutta.

Peggio di un allenamento, non pensavo fosse così faticoso fare shopping, di solito andavo solo in un negozio, anche perché non è che c’era tanta scelta. Comunque, a me piace girare con la tuta, la trovo più comoda e pratica.

Dopo l'ottocentesimo  vestito che provò, finalmente trovò quello che gli sembrava adatto, anche se Maria era un po’ scettica riguardo la sua scelta. Si trattava di un vestito semplice rosso lungo fino a sopra le ginocchia non troppo scollato ma aderente nei punti giusti, le piaceva molto come le stava e si sentiva anche molto comoda.

-Sei sicura di voler mettere questo per stasera?-
Domandò Maria ancora dubbiosa sul vestito.
-È perfetto-
Lo disse entusiasta.
-Sarà, ma non preferisci qualcosa di più audace?-
Mostrandole, un altro vestito che era praticamente inesistente.
-Non riuscirei mai ad andare in giro con quell’affare -
Usò un tono stridulo diventando tutta rossa, solo immaginandosi con quell’abito.
-Perché?-
Chiese incuriosita.
-Dai non ho il corpo adatto per quel genere di vestito e poi mi sentirei praticamente nuda, guarda ha la schiena completamente scoperta-
Ma Maria insistette.
-Dai provalo, che ti costa-
Dopo finalmente vari tentativi, cedette all’insistenza dell’amica. Andò in camerino e guardò per un tempo illimitato il vestito che aveva tra le mani.
No non posso metterlo, è troppo audace, poi con il mio seno piccolo e i miei fianchi praticamente inesistenti non mi starebbe bene.

Prese coraggio e lo indossò. Quando uscì dal camerino Maria rimase senza parole.

Ma è meravigliosa e perfetto per lei.

-Se……sei bellissima-
Riuscì a dire balbettando.
-Ne sei sicura?-
Lo disse ancora molto titubante.
-Ma certo, guardati-
E la fece girare verso lo specchio dietro di lei, non appena si specchio.

Oh Dio.

Riuscì solo a pensare Patty. Il vestito era argentato, la minigonna lasciava completamente scoperte le sue gambe affusolate, il corpetto era tenuto da delle bretelline che si allacciavano dietro al collo, e la scollatura non era così vistosa come le era sembrato all’inizio e la schiena era completamente nuda.
-Se metti questo, lascerai completamente di stucco il tuo portiere-
-Non credi che sia eccessivo?-
Continuava a girarsi e rigirarsi davanti allo specchio.
-Ma no che dici, è perfetto e poi non è per niente volgare, credimi-
Patty si fido dell’amica e decise di acquistarlo. Comprarono anche le scarpe abbinate, Patty optò per delle ballerine, ma Maria non fu tanto d’accordo, e riuscì a convincere l’amica a prendere dei sandali col tacco del medesimo colore del vestito.
-Non so se riuscirò a camminare su questi trampoli, figuriamoci a ballare-
-Dai credimi non è difficile come sembra. Ho un’idea mettiteli adesso così fai un po’di pratica-
Patty seguì il suggerimento di Maria, le sembrava strano essere così alta, cercò di camminare, dopo un paio di barcollamenti riuscì a fare qualche passo.
-Spero solo di non slogarmi una caviglia con questi cosi, altrimenti come faccio a giocare domani la partita-
Scherzò.
Maria scoppiò a ridere.
-Bene ora parrucchiere e trucco, poi andiamo a casa mia per vestirci, ok?-
Patty si lasciò finalmente travolgere dall’entusiasmo dell’amica e con molta enfasi acconsentì.

Anche i ragazzi si prepararono per la serata che li attendeva, avevano deciso di prendere solo una macchina. Benji arrivò a casa di Karl e come promesso gli fece vedere l’album di fotografie, così che potesse scegliere quella che gli piaceva di più. Si accomodarono sul divano e Karl da perfetto uomo di casa, gli offrì una birra.
-Niente cappellino-
Notò il capitano.
-Non voglio che mi riconoscano-
Il tono era serio.
-Qualcuno in particolare?-
Indagò Karl.
-No, no nessuno, ma sai come sono quei posti, appena ti riconoscono ti si buttano addosso, senza nemmeno prestare attenzione a chi ti sta vicino-
E cercò con la mano la visiera per abbassarla sugli occhi, gesto che faceva quando non voleva far trapelare le sue emozioni, ma non lo trovò.

Cerca di nascondere qualcosa, si vede chiaramente che è turbato per questa serata. So che per un periodo è stato un assiduo frequentatore di quei posti.

Spero che non abbia capito niente. Non ho per niente voglia di andare, sicuramente poi lei sarà li, la bella e affascinante Selena. Non ho voglia di rivederla, si me la sono portata a letto un paio di volte, ma non mi interessava per niente. Invece lei chissà cosa si è messa in testa? Un giorno me la sono ritrovata fuori dalla villa e per un periodo mi ha tempestato di messaggi, per fortuna ha smesso, spero solo che non torni alla carica, poi non voglio che Patty pensi che quella mi interessi.
-Bene ecco l’album-
E gli mise l’oggetto fra le mani.
Benji iniziò a sfogliare l’album, guardava attentamente ogni singola foto, sorridendo ogni volta. Iniziò di quando era appena nata, pensò che era veramente bellissima. Man mano che sfogliava l’album, Patty cresceva. Si fermò di colpo quando una particolare foto catturò la sua attenzione e la sfiorò con le dita. Karl vide subito la reazione, ma non capì.
-Che succede?-
- Ma questo sono io-
Benji era ancora incredulo e allora Karl guardò quello che stava fissando. La foto ritraeva lui e Patty in  primo piano, con i volti molto vicini l’uno all’altro e da entrambi un segno di vittoria con le dita, avevano si è no 4 e 5 anni.

Non capisco, non mi ricordo di questa quando fu scattata? Questa è lei non c’è dubbio. Ma allora ci eravamo già conosciuti da piccoli? Perché non me lo ricordo?

Chiese a Karl se sapesse qualcosa.
-Sai chi l’ha scattata questa?-
-Dev’essere stata mia zia, ma non so quando?-
Lo informò.
-Quindi vi eravate conosciuti veramente da piccolissimi?-
-A quanto pare, però non me lo ricordo-
Rispose, continuando a cercare di ricordare.
-Sai mi sono sempre chiesto chi fosse questo bambino, ed alla fine eri tu-
Scoppiò a ridere.
-Forse tuo zio sa qualcosa?-
Chiese speranzoso
-Si può darsi, potresti chiederglielo-
-Si lo farò-

Si, voglio proprio sapere. Ma perché non me lo ricordo? È vero che qua mi sembra che avevo appena cinque anni, ma niente, memoria vuota.

Chi l’avrebbe mai detto che questi due si conoscessero da così piccoli, a quanto pare era destino. Poi guardando la foto si direbbe che erano molto affiatati, si stringono e sorridono. Che strano che però non se lo ricorda.

-Se vuoi prendila pure, per farne una copia-
Gli suggerì Karl.
-Non volevi una foto del vostro primo incontro?-
Si ricordò Il ragazzo.
-Sì è perfetta, grazie amico. Domani te la riporto-
-Si non c’è fretta. Allora quando pensavi di dargli il tuo regalo?-
Gli chiese incuriosito.
-Domani dopo la partita-
Lo informò.

Era giunta l’ora di andare a prendere le ragazza, decisero di usare la macchina di Benji. Lui mise la foto nel cruscotto per evitare di rovinarla. Arrivarono a casa di Maria, fu proprio lei ad aprire, i suoi genitori erano dovuti ripartire per lavoro. Appena il biondino la vide rimase completamente spiazzato. La ragazza aveva una minigonna nera che lasciava completamente scoperte le sue gambe chilometriche, tornite e affusolate, la maglietta era corta lasciando scoperto il suo addome, e la scolatura sicuramente non lasciava nulla all’immaginazione. Karl la squadrò dalla testa ai piedi e le disse irritato.
-Non avrai mica intenzione di uscire cosi?-
Maria non capì la reazione del suo ragazzo, si guardò allo specchio che era all’ingresso e cerco di capire cosa c’era che non andava nel suo abbigliamento.
-Perché?-
Karl usò un tono più duro.
-Sei praticamente nuda-
Maria non riuscì a far a meno di roteare gli occhi al cielo.
-Vai a cambiarti-
Le ordinò Karl, Maria cominciò a perdere la pazienza.
-Non ci penso nemmeno-
Anche Maria cominciò ad alzare il tono e Benji cominciò a sentirsi in imbarazzo per essere proprio in mezzo a quella discussione. I due giovani continuarono ad urlare e si spostarono nel salone, nessuno dei due voleva cedere. Dal piano di sopra Patty sentì un gran baccano, ma non capì ciò che stava succedendo, così presa dalla curiosità decise di scendere.

Stava scendendo la lunga scalinata che portava al piano di sotto, cercando di non cadere a causa dei tacchi. Il ragazzo che era ancora all’ingresso, non sapeva che fare, era li fermo ad aspettare che fra i due le acque si calmassero, ma venne attratto come da una forza magnetica verso la cima delle scale e la vide. Stava scendendo molto lentamente, e Benji era rimase a bocca aperta, seguì ogni suo movimento e non riuscì che a pensare.

No  ci posso credere, è stupenda

Anche Patty rimase senza fiato, non appena vide il portiere: vestito con un paio di jeans neri, che valorizzavano perfettamente le gambe muscolose e una camicia del medesimo colore, aveva lasciato slacciati i primi tre bottoni, facendo così intravedere i suoi pettorali scolpiti. Era semplicemente divino vestito così. Gli occhi di Benji squadrarono Patty in tutta la sua bellezza, lui non poté a far a meno di sentirsi terribilmente eccitato. Stava giungendo alla fine di quella gradinata, quando la caviglia si piegò in maniera anomala facendola sbilanciare, la ragazza  aveva chiuso gli occhi, aspettando solo di sentire la rovinosa caduta. Ma i riflessi del portiere erano stati più veloci, con un balzo riuscì a prenderla al volo. Patty aveva ancora gli occhi chiusi, ma sentiva perfettamente il corpo duro e virile, ma allo stesso tempo dolce, sul suo ragazzo.
-Tutto bene?-
Preoccupato si fosse fatta male. Al suono della sua voce Patty riaprì gli occhi piano, grata di non essersi fatta nulla. Vide quellii nerissimi del suo Benji, bellissimi, in cui si poteva leggere il suo animo, e con un filo di voce le rispose.
-Tu..tu…tto bene-
Rimarrei così per sempre, mi sento così bene fra le sue braccia, mi sento così protetta quando sono con lui. Non mi stancherò mai di guardare i tuoi meravigliosi occhi.
Era ancora fra le sue braccia.
-Ciao, dolcezza. Sei bellissima!-
-Ciao! Anche tu non sei niente male-
Lei lo baciò, ma un bacio tenero, leggero.
Adesso? Altro che uscire, vorrei solo portarla nel mio letto e stare con lei.
-Dobbiamo proprio andare?-
Gli chiese con un po’ di malizia.
-Mi sa di sì-
Anche Patty avrebbe preferito di gran lunga poter stare sola con il suo ragazzo a farsi tante coccole. Lui la posò a terra e la fece fare una giravolta, per ammirarla a 360 gradi. Patty si sentì un po’ in imbarazzo con quel vestito.
-Non ti piace? Se è così mi vado a cambiare-
Si mise sulla difensiva, non voleva litigare con lui per un vestito che riteneva comunque troppo succinto. Ma lui la sorprese.
-Sei semplicemente stupenda così!-
-Dici davvero? Non è troppo, come dire esagerato?-
Era alquanto stupita per quell’affermazione
-No, è assolutamente perfetto e ti sta divinamente-
Ma le urla che provenivano dall’altra stanza si fecero sempre più alte, catturando così l’attenzione dei due ragazzi.
-Forse dovremmo intervenire?-
Domandò Patty, ma Benji la trattenne per la mano.
-Meglio che se la sbrighino da soli, poi sai come dice il detto: tra moglie e marito non mettere il dito-
Alla ragazza sfuggì una risata.
-Ma loro non sono mica sposati-
-Si ma suona male: tra ragazza e ragazzo non mettere il dito-
Questa volta entrambi riservo di gusto.
-Speriamo solo che non ci mettano tutta la notte a chiarirsi-
Ma Benji non ebbe il tempo di risponderle, uscì Maria dal salone, con un  diavolo per capello e Patty vedendola le andò incontrò.
-Tutto bene?-
Chiese preoccupata.
-Tutto ok, arrivo subito-
Ancora irritata corse su per le scale e sparì nella sua stanza. Anche Karl uscì dal salone e anche lui era visibilmente adirato, nessuno dei due osò chiedergli niente. Dopo pochi minuti la ragazza scese e con tono arrogante si rivolse al suo ragazzo.
-Così ti gusta?-
Karl ancora esasperato per la discussione avuta,si limitò ad asserire con il capo.
-Bene. Andiamo?-
Così dicendo Maria uscì dall’abitazione e tutti gli altri la seguirono. Salirono in macchina, i ragazzi davanti mentre le ragazze si misero dietro, erano silenziosi, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Quando l’ho vista con quel vestito, mi è salita una rabbia, ma è il modo di andare vestita? È vero che andiamo in discoteca, ma far vedere il suo corpo a tutti, non lo accetto. Non voglio che ogni pezzo di merda le si avvicini e le sbavi dietro.
Ma dopo pochi minuti Karl si sentì in colpa per come aveva trattato Maria
Però forse ho esagerato, era bellissima vestita in quel modo, non lo nego, anzi, era anche molto eccitante, ma lei è la mia ragazza e non voglio che gli altri pensino male di lei. Spero solo che lo abbia capito. Non volevo urlarle contro, ma è stato più forte di me quando ha cominciato a ridermi praticamente in faccia.

Che razza di arrogante, presuntuoso, maschilista dei miei stivali. Adesso mi viene a dire anche come mi devo vestire? Cavolo stiamo andando a ballare, ci sono ragazze praticamente mezze nude che ballano li dentro. Al confronto io ero molto più coperta.


Ma anche lei passata la rabbia iniziale cominciò a pensare di avere esagerato.

Forse ho un po’ esagerato, in fondo non mi ha mica detto chissà cosa. Si forse era un po’ succinto, ma di solito mi vestivo così per queste serate. È vero anche che i ragazzi di solito cercavano di rimorchiarmi ed è vero anche che mi sbavavano praticamente dietro. Ma non mi sono vestita così per quel motivo, volevo solo piacere a lui. Allora perché me la sono presa così tanto?  Spero solo faremo pace. Non mi piace litigare, soprattutto con lui.

Ma i suoi pensieri furono interrotti dall’amica, che era preoccupata per lei.
-Tutto bene?-
Maria la guardò negli occhi, le fece un timido sorriso e sottovoce le rispose.
-Si, tutto bene-
Patty, capì che era sincera e si rallegrò.
Prima di andare in discoteca i quattro decisero di andare a mangiare qualcosa fuori. Arrivati fuori dal ristorante, Karl prese Maria per la mano, chiedendole.
-Possiamo parlare?-
Maria acconsentì. Benji capì che i due volevano chiarirsi e trascinò Patty dentro il locale. I due rimasti fuori rimasero qualche minuto in silenzio, la ragazza imbarazzata si guardava le punte delle scarpe, mentre lui fortemente turbato guardava verso il cielo, entrambi non sapendo da dove iniziare. Quando finalmente presero coraggio, insieme si dissero.
-Mi dispiace-
Si guardarono negli occhi ed gli sfuggì una risata.
-Non mi piace litigare con te-
Karl le si avvicinò.
-Neanche a me-
E si abbracciarono. La tensione di poco prima si sciolse.
-Non voglio dirti come andare vestita. Ma quando ti ho vista con quell’abito mi sono immaginato che tutti i ragazzi del locale ti sarebbero saltati addosso.-
Le confessò.
-Allora sei geloso?-
Usò un tono provocatorio.
-E come potrei non esserlo, ti amo e non voglio perderti-
-Ma tu non mi perderai-
Cercò di convincerlo.
-Anche io ti amo. Ma quando me l’hai detto in quel modo, come se fosse un ordine mi ha fatto male-
-Hai ragione-
La sua mano le accarezzò il viso.
-Se me l’avessi spiegato e non ordinato, forse ci saremmo risparmiati questa litigata-
Delle lacrime le scivolarono sul suo viso e Karl cercò di asciugarle con dei piccoli baci.
-Non piangere, hai ragione, scusami-
Il tono era molto dolce e affettuoso.
-Scusami anche tu, e che non sono ancora abituata ad avere un fidanzato, tu sei il primo-
-E tu sei la mia prima-
Chiaritisi si scambiarono un bacio in segno di pace, e raggiunsero i loro amici.


Patty venne praticamente trascinata dentro il locale. Quando entrò respirò un forte profumo familiare e rimase piacevolmente stupita, quando si accorse che era un locale con tipica cucina Giapponese.
-Benji, ma è un ristorante Giapponese?-
-Ottima deduzione Watson-
Lui la prese in giro. Lei in cambio gli tirò un pugno sulla spalla.
-Ahi!! Sai Non credevo fossi così forte-
Usò un tono scherzoso.
-Non prendermi in giro, altrimenti ti tiro un calcio-
Il ragazzo si mise sulla difensiva, negando con la testa e le mani.
-No, no ti prego. Conosco la Potenza dei tuoi tiri dolcezza-
Ma il loro piccolo battibecco fu interrotto, dall’arrivo di una ragazza loro connazionale, vestita con l'abito tradizionale, che li fece accomodare al loro posto. Patty si sentì un po’ a disagio essere li in quel luogo vestita così, ma il portiere intuì il suo malessere.
-Non devi sentirti in imbarazzo-
-Sarei stata meno in imbarazzo, vestita  più decentemente-
Abbassò il viso, tutta rossa.
-Non c’è niente che non va nel tuo vestito, e lo scialle che porti copre interamente la tua schiena-
Cercò di tranquillizzarla.
-Si ma la prossima volta avvisami quando vuoi portarmi di nuovo in un locale del genere-
-Ok, sarà fatto-
Karl e Maria li raggiunsero al tavolo, mano nella mano e Patty e Benji capirono che le cose si erano sistemate.
-Ordiniamo? Ho una fame-
Intervenne Patty tenendosi lo stomaco, come se non mangiasse da giorni. Richiamarono l’attenzione della cameriera, in un attimo ordinarono la cena, come al solito la ragazza ordinò per un reggimento.
-Cavolo cuginetta hai intenzione di mangiare veramente tutto quello che hai ordinato?-
Le chiese Karl, ma fu Benji a rispondere al suo posto.
-Sai credo proprio che tua cugina mi manderà in rovina se continua a mangiare cosi-
E i due ragazzi scoppiarono a ridere.
-Ah ah!! Ridete pure. E da settimane che non mangio la mia cucina tradizionale-
-Così hai deciso di svuotare tutto il locale?-
Benji continuò a stuzzicarla.
-Quanto sei scemo-
Gli fece una smorfia, ma cominciò a ridere anche lei.
-Comunque mia cara amichetta ti invidio, mangi per quattro, eppure non ingrassi nemmeno un po’-
-Sarà per tutto il movimento che facciamo-
Si giustificò.
-Sarà, ma se io mangiassi come te sarei obesa adesso.-
Il clima era di nuovo sereno e tranquillo fra i quattro. Così dopo aver mangiato, pagarono il conto e si diressero verso la discoteca più esclusiva di tutta Amburgo. Patty era emozionata, non sapeva cosa aspettarsi, non era mai andata in un locale del genere. Guardò l’ora dal display della macchina e notò che erano già le undici passate.

Cavolo è tardissimo, di solito a quest’ora sto già dormendo. Spero solo che domani non sarò troppo stanca per la partita. Poi con queste cavolo di scarpe i piedi mi fanno male da morire, non riesco quasi a camminare, figuriamoci a ballare. Poi chissà che musica si balla dentro una discoteca?
  

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Capitolo 36
*** capitolo 36 ***


Capitolo 36


Arrivarono di fronte alla discoteca, parcheggiarono e si avviarono verso l’entrata. C’era già un  enorme fila davanti all’ingresso.
-Non so se riusciremo ad entrare. Guardate che fila-
Patty lo disse quasi speranzosa.
Benji che le teneva la mano le disse.
-Noi non faremo la fila-
-Perché?-
-Il nostro caro portiere è di casa in questo posto-
Rispose Karl, con tono di chi la sa lunga e Benji lo fulminò con gli occhi. Ma non ci fu tempo per nessun chiarimento. Il buttafuori del locale, riconosciuto il portiere, li stava già facendo entrare all’interno della discoteca.

Cosa avrà voluto dire Karl?

Si chiese Patty, ma subito i subito i suoi pensieri furono interrotti quando venne assorbita dalla musica, che invadeva completamente la discoteca. Era uno spazio enorme, anche se dalla scarsa illuminazione, non riusciva a capire bene: le luci colorate si alternavano al suono della musica. C’era gente ovunque, la  ragazza strinse ancora più forte la mano di Benji, che continuava praticamente a trascinarla, sempre più all’interno. Patty si sentì intimorita da quel posto, continuava a guardarsi in giro, notò: una pista da ballo in mezzo alla sala, con persone che ballavano accalcate uno sopra l’altra, notò anche tantissimi divanetti sparsi qua e là , anche essi gremiti di persone, in fondo al locale un enorme bancone dove c’erano almeno dieci baristi, impegnati nel servire i drink più strani. Una cameriera fece accomodare i ragazzi, nel posto che Benji aveva prenotato, dopo essersi accomodati, ordinarono qualcosa da bere.
-Allora come ti sembra il posto?-
Chiese incuriosita Maria all'amica.
-Rumoroso-
Urlò. Non era abituata a tutto  quel fracasso. Maria scoppiò a ridere.
-Andiamo a ballare-
Prese l’amica per mano, non dandole il tempo di replicare. Si stava facendo praticamente trascinare  mentre lei con lo sguardo cercava un aiuto dal suo ragazzo, ma lui la guardò divertito, così lei gli disse muovendo solo le labbra.
-Ti odio-
Lui al contrario, con un sorrisetto sulle labbra, gli rispose.
-Ti amo-
Arrivate in pista Maria cominciò a muoversi a tempo di musica, era bellissima, il suo corpo riusciva ad andare perfettamente a tempo, al contrario Patty, si sentì terribilmente impacciata, non conosceva quel tipo di musica e non sapeva cosa fare esattamente. L’amica notò il suo disagio  le si avvicinò all’ orecchio per farsi sentire.
-Devi rilassarti, libera la mente e lascia che il tuo corpo segua il ritmo-
-Non ci riesco e se ridessero di me?-
Cercò una via di fuga, ma Maria la trattenne.
-Non essere sciocca nessuno ti riderà dietro, qui nessuno è un ballerino professionista. Ora chiudi gli occhi e seguì il ritmo-
Patty fece come l’amica gli suggerì, chiuse gli occhi e cercò di liberare la mente.

Lasciò che il suo corpo seguisse il ritmo e anche se in modo ancora impacciato cominciò a ballare.

Sto ballando, non ci posso ancora credere, non conosco questa musica, ma mi piace.

I ragazzi erano ancora seduti al loro posto, sorseggiavano la loro birra e guardavano le loro ragazze, sempre sull’attenti che nessuno si avvicinasse troppo a loro.  Karl si avvicinò a Benji e gli chiese curioso.
-Tu non balli?-
-E tu?-
Gli rispose con un’altra domanda.
-Non ci penso nemmeno-
-Se per quello nemmeno io-
-Credevo che ormai fossi diventato un ballerino per tutte le volte che sei venuto qui-
Lo stuzzicò.
-Ah si!! E tu come fai a saperlo?-
-Un uccellino me l’ha detto-
E bevette un lungo sorso della sua birra.
-Perché tutto questo interrogatorio?-
Benji lo guardò negli occhi cercando di capire dove voleva arrivare.
-Voglio solo che lei non soffra-
Questa volta usò un tono serio
-Anche io, credimi-
Passò un’abbondante mezz’ora, quando Patty fu praticamente esausta, si avvicinò all’amica e le disse.
-Vado in bagno-
-Vuoi che ti accompagni?-
-No tranquilla, rimani qui-
-Ok-
Così si avviò verso la toilette delle donne, facendosi largo tra la folla. Quando arrivò entrò e si chiuse in uno dei gabinetti.


Non pensavo fosse così faticoso ballare, domani sarò tutta indolenzita.

Ma la voce di due ragazze catturò la sua attenzione, appena sentì nominare il nome di Benji, zitta zitta cercò di ascoltare.
-Hai visto chi c’è?-
-No, chi?-
-Benji Price-
-Davvero? Sarà venuto per un’altra conquista-
Patty era sempre più curiosa, così appoggiò l’orecchio alla porta per ascoltare meglio.
-Si magari questa volta sarò io a conquistarlo, ho saputo che è uno che ci sa fare a letto-
E le due estranee cominciarono a ridere.
-Non credo però che hai speranze-
-È perché? Infondo si è fatto la metà delle ragazze che c’è in questo locale-
Patty era sempre più sconvolta alle parole delle due ragazze, non poteva credere alle sue orecchie.
-Si, ma ho visto Selene che si stava già avvicinando a lui-
-Allora non c’è speranza per me, sarà per la prossima-
Così dicendo le due ragazze se ne andarono, invece Patty sbiancò di brutto. Ancora tremante uscì dal suo nascondiglio e si guardò allo specchio.

Chi è questa Selene? E cosa vuole dal mio Benji? Le parole di quelle due, mi hanno fatto male peggio di un pugno nello stomaco.

Maria si chiese come mai l’amica ci mettesse così tanto, così decise di andare a controllare. Quando arrivò in bagno, vide l’amica con il volto sconvolto, le si avvicinò e con un tono preoccupato le chiese.
-Cos’è successo?-
Patty la guardò, era sul punto di piangere, ma non riuscì a dire niente.
-Patty, parla che è successo ti hanno fatto del male?-
La ragazza scosse la testa in segno di negazione.
-Allora, cosa c’è?-
Prese coraggio e le spiegò
-Prima c’erano qui due ragazze e hanno parlato di Benji-
Maria capi quali potevano essere gli argomenti che aveva potuto sentire.
-Ascolta, quelle due non sanno di cosa stavano parlando-
-Io credo invece che lo sapessero benissimo, a quanto pare Benji è andato a letto con tutte le ragazze di questo locale-
Ormai era in piena crisi di nervi.
-Non esageriamo, comunque è vero, conoscono tutti la sua reputazione, ma adesso lui sta con te e ti ama, non credo che provasse niente per le altre.-
Cercò di giustificarlo.
Patty cercava ancora di metabolizzare la cosa, ma non riusciva a darsi una spiegazione.
-Perché Maria?  Perché?
Ormai le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
-Non saprei, dovresti chiederglielo a lui-
Abbracciò l’amica, nel vano tentativo di tranquillizzarla.
Dopo parecchi minuti Patty aveva ancora una domanda che le ronzava in testa.

Chi è Selene?

Così provo a chiedere a Maria
-Tu conosci una che si chiama Selene?-
Maria sgranò gli occhi, quando senti nominare, la sua vecchia ex migliore amica.
-Dove l’hai sentito nominare?-
-Quelle due hanno detto che Selene aveva puntato Benji-
Questa volta Maria si fece seria.
-Tu ami Benji?-
-Si certo, ma perché?-
-Allora vai da lui e non lasciare che quella arrampicatrice sociale te lo porti via-
Il tono era duro, Patty non capì come mai si fosse fatta così seria, ma comprese che non poteva stare là a piangersi addosso, doveva far capire a tutti che adesso Benji era suo, solo suo e di nessun’altra. Così  corse da lui.
Benji notò che Patty aveva lasciato la pista da ballo e cominciò a preoccuparsi. Stava per andare a vedere dove fosse finita, quando una ragazza praticamente mezza nuda, con indosso un reggiseno e un paio di shorts inesistenti, si sedette fra i due e cominciò a strusciare il suo abbondante seno sul braccio del ragazzo e con voce suadente vicino al suo orecchio gli disse.
-E’ da mesi che non ci si vede-
-Ciao Selene, che vuoi?-
Visibilmente infastidito, le parlò con disprezzo e cercò di allontanarsi da lei, ma la ragazza non si lasciò intimorire e praticamente gli saltò addosso.
-Che c’è non sei contento di vedermi?-
-No-
La risposta fu secca e decisa. Ma lei come se non avesse capito continuò. Karl, che era seduto affianco si vergognò per l’atteggiamento di quella poverina.


Ma non si vergogna? Non ha una minima goccia di dignità per se stessa?

Ma la ragazza continuò.
-Dai, abbiamo passato momenti piacevoli insieme-
Benji sempre più irritato cercò di allontanarla, sperando che Patty non vedesse quella scena.

Devo liberarmi di lei, ma come fa a non capire che non mi interessano più queste cose.

-Ascoltami bene, vattene e dimenticami-
-Non dire così, andiamo nella tua macchina a divertirci insieme-
-NO , sparisci-
Questa volta la guardò minaccioso. Ma lei era più determinata più che mai e insistette, nessuno le aveva detto di no, guardò Karl e propose.
-Potremo fare una cosa a tre con il tuo amico. Che ne dici?-
A quella richiesta,a Karl andò di traverso un pò della sua birra


Ma questa è fuori di testa.


Anche Benji rimase scioccato alle parole che erano uscite dalla bocca della ragazza.
-MA SEI IMPAZZITA? TI HO DETTO VATTENE-
Le urlò, ormai stava perdendo la pazienza, stava per mandarla via bruscamente, quando la voce di Patty assali la ragazza.
-TOGLI LE MANI DAL MIO RAGAZZO-
Quella per niente intimorita dalla figura che le si era posta davanti con fare altezzoso gli rispose.
-Il tuo ragazzo? Mettiti in fila ragazzina-
Ma Patty non si lasciò scoraggiare, l’afferrò per il braccio e la strattonò riuscendo a staccarla da Benji, lei presa alla sprovvista cadde rovinosamente per terra.
-Senti troietta vattene immediatamente lui è mio, l’ho visto prima io-
Attacco la ragazza, che dopo essersi alzata la spintono.
-Ti ho detto che lui è il mio ragazzo, e troietta sarai tu, guarda come sei vestita, ma non ti vergogni?-
Contrattaccò, più determinata che mai.
-Senti ragazzina dei miei stivali, una come te non potrebbe mai soddisfarlo, lui vuole una donna, non una bambina delle elementari-
Tutti nel locale si girarono a guardare ciò che stava succedendo, Karl e Benji erano pronti a intervenire, l’atmosfera fra le due era tesissima.
-E tu saresti una donna? Sei solo una sgualdrina-
A quelle parole Selene tirò uno schiaffo a Patty, la ragazza dopo un attimo di smarrimento, le tiro anche lei un ceffone. Ormai la situazione era degenerata e le due cominciarono ad azzuffarsi. Si era creata una piccola folla che stava incitando le due. I ragazzi però le separarono. Karl prese Selene mentre Benji prese Patty. La ragazza però ancora dimenandosi le disse un’ultima cosa.
-Lui si stancherà anche di te, sei solo una delle tante, vedrai tornerà da me-
Patty stava per risponderle per le rime, ma fu Benji che la precedette, si avvicinò a un passo dalla ragazza e con tono tetro.
-Chiudi quella bocca e vattene e non osare più avvicinarti ne a me, e soprattutto a lei, altrimenti me la paghi. Sono stato chiaro?-
La ragazza sbiancò, riuscì solo a fare un cenno del capo.

Nella sua mente di Patty continuavano a rimbombare le ultime parole della ragazza, aveva centrato in pieno le sue più profonde paure, così presa dallo sconforto scappò via. Benji quando si girò per vedere come stesse, la vide correre via, senza perdere nemmeno un secondo la rincorse.

Perché sta scappando? Devo fermarla, devo spiegarle.

Intanto Maria si avvicinò a Selene che si era accasciata a terra dallo sconforto, le tese la mano per aiutarla a rialzarsi, lei la vide ma in malo modo le allontanò.
-Non ho bisogno della tua mano-
-Come vuoi? -
La ragazza si alzò, e cercò di darsi un po’ di contegno, scosse la sua lunga chioma dorata e guardo in cagnesco Maria.
-Guarda, guarda chi si rivede. La bella, c’è  l’ho solo io, Maria-
Usò un tono di puro disprezzo.
-Selene, vedo che non sei cambiata molto-

Come diavolo ho fatto ha essere amica di questa qua?
-Perché dovrei?-
-Non ti senti ridicola?-
-Io ridicola-
Intanto Karl si avvicinò alla sua ragazza.


Non pensavo che queste due si conoscessero. E da come parlano non credo che siano ottime amiche.


Selene guardò meglio il ragazzo accanto a Maria e finalmente capì perché le sembrava così familiare.
-Vedo che hai raggiunto il tuo scopo-
-Non sono affari tuoi-
Ma Selene era decisa più che mai ha fargliela pagare alla sua ex migliore amica, per averla abbandonata.
-Chi sa cosa direbbe il tuo caro ragazzo se sapesse chi sei veramente-
Ma Maria non si lasciò intimidire, mentre Karl non riusciva a capire di cosa stesse parlando quella ragazza.
-Non sai quello che stai dicendo, ora ti pregherei di andartene-
-Ci rivedremo mia cara-
E se ne andò facendo un occhiolino a Karl, facendolo rabbrividire.
-Vi conoscete?-
Chiese Il ragazzo volendo capire come facevano quelle due a conoscersi.
-Si, ma anche tu la conosci-


Conoscerla? Non credo, non mi dice niente.


-Ti sbagli, non l’ho mai vista in vita mia-
-Cerca di ricordare-
Maria era soppressa per quella risposta. Il ragazzo ci pensò ancora un attimo, ma niente.
-No! mai vista. Ma perché mi dici che io e lei ci conosciamo?-
Maria allora gli spiegò.
-Ok, quando eravamo piccoli anche lei frequentava la nostra scuola, era persino in classe con te-
Si fermò, lasciando che il ricordo tornasse a galla.


Aspetta, ora si che mi ricordo. Selene la piccoletta, così la chiamavamo. Cavolo ma è proprio cambiata da allora. Era la più bassa di tutta la classe e anche un po’ rotondetta, aveva il viso pieno di lentiggini e portava anche gli occhiali. Era sempre stata presa di mira dagli altri, le facevano ogni sorta di scherzo. Ma questo non spiega perché quelle due si conoscano e ci sia dell’astio fra di loro.


-Continua-
La sollecitò.
-L’ho conosciuta, quando iniziai a giocare a calcio, anche lei faceva parte della squadra. Anche se ai tempi era un po’ cicciottella era una giocatrice in gamba, con lei in difesa nessuno riusciva a passare, era soprannominata prezzemolo: dove c’era la palla c’era lei-
Karl ascoltava attentamente il suo racconto.
-Gli anni passarono, e noi diventammo ottime amiche,  però, crescendo il suo corpo si trasformò quasi come per magia. Alle medie era cresciuta tantissimo e da grassottella era diventata longilinea e snella, anche il suo viso si trasformò , tolse l’apparecchio e convinse i suoi a fargli l’operazione con il laser per non portare più gli occhiali. Era diventata una vera e propria bellezza, ma questo fu l’inizio della fine-
Maria si rattristò al ricordo. Karl la strinse a se.
-Non devi raccontarmelo per forza-
Cercò di consolarla.
-No, no tranquillo, è solo un po’ di nostalgia-
Dopo aver presa un bel respiro continuò.
-Allora, come ti ho detto divenne molto popolare a scuola, tutti i ragazzi le correvano dietro-
-Tutti tranne uno-
Cercò di sdrammatizzare la cosa e Maria finalmente fece un sorriso.
-Gli stessi ragazzi che fino a qualche giorno prima la deridevano iniziarono a farle una corta spietata. Ma lei però, non era interessata a nessuno di loro, anzi, si era messa in testa che li voleva umiliare tutti, per come si erano comportati con lei in  tutti quei anni.-
-In che modo?-
Chiese stupito.
-Li seduceva, poi facendogli credere che lei ci sarebbe stata, gli faceva delle foto mentre erano nudi e li ricattava.-
Karl era senza parole per quella meschinità.
-Non ero per niente d’accordo con la sua idea, cercai di fermarla, ma lei era decisa più che mai. Ma il fu ancora peggio quando suo padre perse tutto quello che aveva: soldi, case, macchine. Insomma non avevano più niente, la madre presa dalla disperazione lasciò il marito e la figlia, mentre il padre preso dallo sconforto iniziò a bere. Ovviamente lei dovette cambiare casa e anche scuola, non poteva più permettersi di studiare da noi. Ma la vedevo ancora agli allenamenti. Cercai di starle vicina come potevo, infatti spesso si fermava a dormire da me, ma vedevo che era turbata e soprattutto vedevo l’invidia nei suoi occhi-
Maria si fermò, ma Karl era troppo curioso.
-Dai racconta-
-Mi invidiava, per il rapporto con i miei genitori, per dove vivevo per tutto ciò che possedevo, cominciò ad allontanarsi anche da me. Ma era determinata più che mai a riprendersi tutto ciò che le era stato tolto, così capii che sfruttando il suo corpo avrebbe potuto ritornare ad avere la vita di prima.-
-Non vorrai dirmi che….-
Non aveva il coraggio di finire la frase, ma Maria capì quello che le stava per dire.
-Si, cercava sempre quello più facoltoso e pieno di soldi-
-E tu eri amica di una persona del genere?-
Lo disse con un velo di disprezzo.
-Sì, comunque ben presto si fece una brutta reputazione, ma la cosa non le interessava minimamente, era determinata più che mai a voler la bella vita. Cominciò a trascurare gli allenamenti, finché un  giorno smise di venire. Da allora ci siamo perse di vista.-
Ma Karl sentiva che non era tutta la verità.
C’è qualcos'altro sotto. Mi sta nascondendo qualcosa, se no perché Selene ha detto quelle parole su di lei?
Maria non aveva il coraggio di dire ancora tutta la verità, non se la sentiva.
Non posso, non ne ho il coraggio e se poi lui decidesse di lasciarmi?
Karl non se la senti di indagare oltre, vedeva il suo forte turbamento, così decise di accantonare la cosa per il momento.

Patty era uscita dal rumoroso locale e l’aria fresca della sera l’avvolse completamente, ma non ci fece caso, persa com’era nella sua disperazione, continuavano a venirle in testa le ultime parole di quella ragazza.
“Sei solo una delle tante e prima poi si stuferà anche di te, si stuferà anche di te”
Ormai i piedi le dolevano a causa delle scarpe, si accasciò a terra sfinita e svuotata, non aveva nemmeno la forza di piangere. Benji la trovò poco più in là del locale, inginocchiata per terra. Preoccupato la avvolse con il suo corpo e cercò le parole adatte per scusarsi con lei.
-Mi dispiace-
Ma Patty sembrava non aver sentito le parole di Benji, rimase così ferma immobile senza dire niente. Per il ragazzo quel silenzio fu peggio che uno schiaffo, avrebbe preferito di gran lunga che lei inveisse contro di lui, come faceva sempre quando le cose non andavano come voleva. Ma niente. Così lui provo di nuovo.
-Ti prego dimmi qualcosa: urla, sgridami, picchiami, non riesco a sopportare questo silenzio-
Patty come risorta da un lungo sonno, finalmente parlò.
-Con quante donne sei andato?-
Era quasi un bisbiglio il suo.
Benji sgranò gli occhi, aveva paura di risponderle, paura che lei potesse provare disgusto, ciò che aveva provato lui stesso per molto tempo.
-È importante per te?-
La strinse ancora più a sé, come se lei potesse scappare da lui.
-No-
Era vero, non le importava con quante, ma le importava sapere se fosse come loro.
-Sono come loro?-
Patty fece fatica a formulare quella frase, aveva un nodo in gola, ogni parola era una sofferenza, Benji però non capì.
-Come loro?-
-Si, ti divertirai un  po’ con me, poi tanti saluti e arrivederci-
Questa volta glielo urlò e finalmente le lacrime cominciarono a scendere come un fiume in piena. Allora Benji capí quello che la turbava realmente. La fece girare e prese il suo viso fra le mani, la guardò intensamente in quei bellissimi occhi nocciola e le confessò, con tutto il cuore, ciò che provava per lei.
-Amore mio, tu non sei come loro. Tu sei la mia vita, la mia forza, la mia unica ragione di vita, ti amo così tanto e da così tanto tempo. Mi dispiace per quello che è successo, in quest’ultimo anno ho dato il peggio di me, nel vano tentativo di cancellarti. Ma è stato tutto inutile, tu sei come una macchia indelebile qui-
Le prese la mano e gliela mise sul suo cuore.
-Ho così tanta paura di perderti che al solo pensiero mi sembra che mi manchi quasi il respiro-
Continuava ad accarezzarle il viso. La ragazza ascoltò attentamente le sue parole, guardando in quelle iridi nere come la notte, sapeva che era sincero.

Riusciva a vedere tramite i suoi occhi il suo amore per lei.
-Ti….-
Ma lei non lo fece finire di parlare, perché lo baciò come non aveva mai fatto, lui dopo un secondo di smarrimento la baciò a sua volta. Quando di staccarono avevano il fiato corto per l’intensità della loro passione.
-Che ne dici se andiamo a chiamare gli altri e ce  ne torniamo a casa?-
Propose Benji, lei annuì con la testa. Lui la sollevò e stretti l’uno nell’altro rientrarono nel locale. Appena entrarono a Patty sembrò che tutti la stessero osservando e si strinse ancora più a Benji nel vano tentativo di nascondersi dietro di lui. Quando furono arrivati la musica di colpo si bloccò e la voce del DJ annunciava.
-Adesso un pezzo di Ross Copperman , per tutti gli innamorati, questa è Hunger-
Le note del piano si diffusero in tutta la sala e le prime coppie cominciarono a scendere in pista.


“Soltanto uno sguardo e non riesco a trattenere il respiro
Due anime in una sola corpo”


Per Patty quelle prime parole furono un colpo al cuore, come se quella canzone capisse ciò che stava provando in quel momento, il portiere si girò verso di lei e le chiese.
-Vuoi ballare con me?-
Benji non aspettò risposta e la portò in pista. Patty era ancora incredula, la cinse con le mani sui suoi fianchi, mentre lei appoggiò le sue sul suo torace e i loro sguardi si incrociarono, e la canzone continuò a propagarsi nell’aria.


“Quando non sei accanto a me
Sono incompleto
Perché sto bruciando come un milione di soli
Non potrei smettere di bruciare nemmeno se volessi”


Quanto è vero, senza di te mi sento come se mi mancasse qualcosa, sento che solo tu riempi quel vuoto, poi quando mi sei vicino mi sento ardere come un fuoco, un fuoco di passione.


Continuò a pensare Patty.
Anche Karl imitò l’amico, chiedendo alla sua ragazza di ballare. Maria dopo un attimo di smarrimento accettò. Insieme si diressero in pista e abbracciati teneramente iniziarono anche loro a danzare lentamente.
Benji e Patty continuavano a ballare, uno perso negli occhi dell’altro, ascoltando attentamente le parole della brano.


“  Queste fiamme
Questa notte
Guardami negli occhi
E di che mi vuoi anche tu
Così come io voglio te”


Ti prego di che hai bisogno anche tu di me come io voglio te.


Lo Pensarono entrambi. Era come se il cantante leggesse esattamente ciò che c’era nei loro cuori.

Patty non riuscì a trattenere quella piccola lacrima che le scivolò sul viso, per la forte emozione che stava provando.


“Oh, amore lasciami vedere dentro il tuo cuore
Tutte le crepe e i frammenti
Le ombre nella luce
Non serve nasconderle”


Ti prego Benji, non nascondermi mai ciò che hai nel cuore.


E lui come se avesse letto perfettamente il suo pensiero.
-Non ti nasconderò mai il mio cuore-
Patty era rimasta sorpresa , aveva capito perfettamente ciò che stava pensando, come se le loro menti fossero collegate, lei non poté a far a meno di saltargli addosso e baciarlo disperatamente. Le ragazze che erano rimaste a bordo pista avevano visto tutta la scena, ed erano rimaste spiazzate. Da quando avevano visto il grande S.G.G.K. dell’Amburgo, in  quella discoteca, non l’avevano però mai visto ballare con nessuna né tanto meno esibirsi in una dimostrazione amorosa così esplicita con una ragazza. Soprattutto Selene era verde dalla rabbia, non accettava che una qualsiasi ragazzetta, si portasse via l’oggetto del suo desiderio.


“perché sto bruciando come un milione di soli
Non potrei smettere di bruciare
Nemmeno se volessi
Queste fiamme
Questa notte
Guardami negli occhi
E di che mi vuoi anche tu
Così come io voglio te”


La canzone continuava a diffondere le sue dolci melodie nella sala, Karl e Maria sentivano perfettamente il battere dei loro cuori e solo un  pensiero li attraverso.


Ti amo


La musica terminò e il Dj introdusse il nuovo brano.
-E ora tutti i  pista, questa è The Spectre, di Alan Walker!!Si balla!!-
La musica cambiò ma Benji e Patty, non se ne  resero conto, erano troppo presi l’uno dall’altro, finché Karl posò la mano sulla spalla del portiere e con un cenno del capo, fece intendere di andare via, così tutti e quattro se ne andarono.
Benji si mise al volante con affianco Patty,  mentre Maria e Karl andarono a stare dietro. Dopo un attimo di silenzio da entrambe le coppie, Karl non resistette e scoppiò a ridere, gli altri tre guardarono il ragazzo e non capirono cosa gli stesse succedendo.
-Che ti prende? Perché ridi così?-
Chiese Maria curiosa. Karl con il fiato corto per il troppo ridere riuscì solo a dire.
-Possiamo dire che non è stata sicuramente una serata noiosa . Non credete?-
Anche gli altri cominciarono a ridere.
-No, direi proprio di no cuginetto-
Il tragitto per casa non era lunghissimo, ma Patty presa dalla stanchezza si addormentò sulla spalla di Benji e lui per cercare di non svegliarla cercava di fare il più piano possibile. Intanto Karl si avvicinò all’orecchio di Maria e sotto voce le chiese.
-Dormi da me stasera?-
-Pensavo non me l’avresti più chiesto-
Il bacio che si  scambiarono non lasciava nulla all’immaginazione. Arrivati sotto casa Benji cercò di svegliarla dolcemente.
-Ehi pigrona!! Siamo a casa-
Patty farfuglio qualcosa e apri gli occhi molto lentamente. Dopo un attimo di smarrimento per capire dove si trovava, incrocio gli occhi del suo ragazzo e quasi come un sussurro gli chiese.
-Resta con me stanotte-
Benji non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto tantissimo stare con lei, ma la presenza di Karl lo frenava


Non sai quanto mi piacerebbe restare con te amore mio, ma non credo che a Karl la cosa andrà bene.


Ma proprio Karl lo stupì, senza dire niente, ma solo con una pacca sulla spalla, gli diede il consenso.
-Va bene resterò con te
 -


Vi consiglo di asclotare Hungher di Ross Copperman.....La canzone che ho citato in questo capitolo......un grazie a tutti coloro che leggono la mia storia

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Capitolo 37
*** capitolo 37 ***


Capitolo 37

I primi raggi del sole invasero la stanza riempiendola di luce, Benji cominciò a riaprire gli occhi e la prima  cosa che vide fu proprio lei, e il suo cuore si riempì di gioia.


Come vorrei svegliarmi così ogni mattina, con lei tra le mie braccia.


Continuava a guardarla pieno di amore e tenerezza, quando anche lei finalmente si svegliò e lo vide, i suoi bellissimi occhi neri, pensò di sognare ancora.
-Ciao!-

Gli disse sbadigliando
-Ciao dolcezza!-
E le accarezzò il viso.
-Dormito bene?-
Le chiese.
-Si molto! E tu?-
E accarezzò la sua mano che era ancora sul suo viso.
-Mai dormito meglio-
Lei gli spostò la mano sulle sue labbra e cominciò a baciargli dolcemente le dita. Lui la guardava come ipnotizzato.
-Mi piacciono le tue mani: così forti, quando devono parare un tiro potente-
Usò un tono molto seducente
-Ma allo stesso tempo così delicate quando le sento sul mio corpo-
Benji aveva il cervello completamente in tilt, sentire le sue parole e quei baci così dolci e sensuali sulle sue mani, lo fecero eccitare più che mai. Lui ormai al limite, le catturò le labbra in un bacio mozzafiato e si mise su di lei. Ma Patty glielo impedì, voleva essere lei questa volta a dirigere le danze. Si mise a cavalcioni su di lui e Benji rimase incantato.

Erano già entrambi nudi, dalla sera prima, dopo aver fatto l’amore si erano addormentati così.
Lei cominciò a baciarlo su tutto il corpo.


Sei mio, e di nessun’altra.


A quel pensiero Patty si eccitò all’istante, la consapevolezza che quel bellissimo ragazzo dal corpo eccezionale era suo, la mandava su di giri. Prese fra le mani la sua erezione e la inserì nella sua femminilità. Molto lentamente, le piaceva sentire piano la riempisse , solo lui poteva colmare quel vuoto. Appena furono un tutt’uno, lei cominciò a muoversi su e giù, Benji nell’aiutarla in quella dolce danza la prese per i fianchi assecondando i suoi movimenti. Le spinte si fecero sempre più frequenti e esigenti, finché ormai al limite Benji, disperse il suo seme in lei. Patty si accasciò sul suo torace, aspettando che il suo cuore riprendesse un ritmo normale. Rimasero così ancora a lungo, finché lei gli propose.
-Ti va di allenarti con me?-
Ancora un po’ con il fiatone.
-Certo-
Benji la prese in braccio e si diresse con lei sotto la doccia.


Maria si svegliò, Karl la cingeva da dietro e la teneva stretta . Per non svegliarlo, rimase così a lungo pensando a quello che era successo la sera prima, soprattutto al suo incontro con Selene.


Non è cambiata per niente, sempre alla ricerca di quello più facoltoso. Non immaginavo avesse puntato Benji, spero solo che quell’arpia non faccia niente per distruggere il rapporto di quei due. Conoscendola sicuramente, vendicativa com’è, starà tramando qualcosa. Forse dovrei avvertire Patty?


Intanto Karl cominciò a svegliarsi e le diede qualche bacio sul collo, provocandole mille brividi su tutto il corpo e le sussurrò all’orecchio.
-Buongiorno-
-Buongiorno anche a te-
Si girò verso di lui e si scambiarono un dolce bacio.
-Dormito bene?-
Gli chiese Maria.
-Quando sto con te, sempre-
Karl l’attirò più a se è cominciò a baciarle il collo, fino a spostarsi sui suoi seni cominciando a torturare il capezzolo con la lingua, mentre con la mano scese fino alla sua femminilità e la penetrò con due dita, con movimenti inizialmente lenti e delicati, fino a renderli sempre più veloci e decisi. Maria era già in preda agli spasmi del piacere, con pochi gesti riusciva a procurarle un piacere intenso. In poco tempo, gli inondò le mani del suo liquido e con un sorriso soddisfatto, si portò le due dita in bocca per assaporare meglio il suo essere donna. Maria trovò quel gesto così eccitante che lo bacio con foga. Voleva anche lei ricambiare il piacere che aveva provato. Così lo sdraio e si mise sopra di lui, e con piccoli e teneri baci cominciò la sua discesa lungo quel corpo, che lei reputava assolutamente divino. Karl sentiva perfettamente ogni suo tocco, ogni carezza, avrebbe voluto che quella dolce tortura non finisse mai. Maria scese fino ad incontrare la sua dura e pulsante virilità, iniziò a leccargli la punta. Karl per quel contatto non poté far a meno di far un verso di apprezzamento, la ragazza continuò la sua esplorazione con la lingua, dolcemente e delicatamente, ma all’improvviso senza che il ragazzo se lo aspettasse, lo mise quasi completamente in bocca. Karl completamente spiazzato, guardò Maria e pensò.


Mai nessuna mi ha mai fatto un tale effetto.


Maria continuava a muoversi su e giù, aiutandosi con la mano che teneva stretta la sua erezione, il ragazzo al limite cercò di allontanarla,  ma lei non aveva nessuna intenzione di smettere e aumentò il ritmo, finché Karl venne travolto dall’orgasmo. Maria sentì il suo seme invaderle la bocca, ma non provò disgusto, così lo ingoio, voleva assaporare tutto del suo uomo. Il ragazzo non credeva ancora a quello che era appena successo, non era la prima volta che gli facevano una cosa del genere, ma mai nessuna era mai arrivata a tanto.

La guardò negli occhi, ancora ansimante per il piacere appena provato, la baciò con passione.
-Sei fantastica!-
Maria felice per quell’affermazione, lo abbracciò, rimasero così sdraiati per diversi minuti.


Patty e Benji finita la doccia, si vestirono e scesero giù per fare colazione prima di andare ad allenarsi, avevano bisogno di rifocillarsi dopo la nottata appena trascorsa.
-Sei pronta per la partita di stasera?-
-Certo!-
Lo disse entusiasta.
-Anche se il mister alla fine ha deciso di farmi giocare solo nel secondo tempo-
Il ragazzo sentì una nota di rammarico in quella frase, così cercò di sollevare il morale.
-Avrà le sue ragioni, comunque sfrutterei il tempo che sei in panchina per studiare meglio l’avversario-
-Può darsi-
Patty però non ne era ancora tanto convinta, avrebbe voluto di gran lunga essere sul campo fin dall’inizio.


So quello che provi, amore mio. Anche io quando non potevo giocare ci stavo male.


Benji la prese per mano, ed insieme si avviarono al campo in giardino.
-Dai, adesso basta essere tristi alleniamoci-
Patty finalmente sorrise e accettò di allenarsi con lui.


Grazie Benji, sai sempre come tirarmi su di morale.


Anche Karl e Maria, decisero di scendere per fare colazione, e passando dal soggiorno notarono la coppia già ad allenarsi.
-Quei due sono fatti proprio l’uno per l’altro, hanno in mente solo una cosa-
La ragazza scherzò.
-Si hai proprio ragione-
E cominciò a ridere, Maria lo seguì a ruota.


La mattinata passò velocemente, i quattro amici decisero di preparare qualcosa per pranzo e di mangiare in giardino. L’atmosfera era davvero felice e tranquilla parlarono soprattutto dell’imminente partita che da li a qualche ora avrebbero disputato. Finito di mangiare, Benji doveva assolutamente andare a prendere il regalo per Patty prima di dirigersi agli allenamenti  così cerco una scusa per non destar sospetti.
-Dolcezza, io dovrei andare adesso-
-E dove?-
Chiese curiosa.
-Devo andare a casa a cambiarmi e prendere il borsone per gli allenamenti-
-Ma i vostri allenamenti non iniziano fra due ore?-
Gli fece notare.
-Si ma ho anche da fare un’altra cosa-
Benji non sapeva che dire, non era mai stato bravo a inventare scuse.


E adesso che mi invento?


-Cosa?-
Continuò a insistere, ma Maria gli venne in soccorso.
-Deve accompagnarmi a fare un regalo per Karl-
-Un regalo?-
Patty era alquanto stupita.
-Si, per la loro vittoria di domani-
Benji guardò Maria grato per il suo intervento, ma non capì come mai lei lo volesse aiutare.


Perché mi ha aiutato?


-Forse allora, dovrei fartelo anche io un regalo?-


Cavolo non ci ho nemmeno pensato.
-Non dire sciocchezze, il mio regalo sei tu-
La strinse a sé e la baciò.
Delusa per la scelta di Benji  di andar via, non fece più ulteriori domande.
Maria e Benji salutarono i padroni di casa, salirono in macchina e partirono. Appena soli il portiere non poté far a meno di chiedere.
-Perché mi hai aiutato?-
-Non so, ti ho visto in difficoltà-
Rispose vagamente.
-Ora però ti toccherà fare un regalo a Karl-
Gli fece notare.
-Non c’è  problema, tanto avevo intenzione comunque di farlo-
Maria dopo un lungo istante di silenzio si girò verso Benji e gli chiese.
-Cosa c’è fra te e Selene?-
Il ragazzo la guardò in cagnesco, infastidito da quella domanda e usò un tono molto duro con lei.
-Non sono affari tuoi! Comunque non c’è niente-
Ma Maria non si fece intimidire e proseguì.
-Patty e una mia amica e non voglio che tu, o nessun altro la facciate soffrire-
Benji, capí che quella ragazza voleva molto bene a Patty, ed era solo preoccupata.
-Non ho nessuna intenzione di farla soffrire-
Il tono era tornato calmo e tranquillo.
-Io amo Patty da tantissimo tempo-
Maria capì che era sincero, così si tranquillizzò, ma voleva assolutamente avvertire il ragazzo della pericolosità di quella strega.
-Io e te non ci conosciamo molto bene, ma vorrei solo darti un consiglio, stai attento con Selene, è molto pericolosa-
-Accetto il tuo consiglio, ma non mi spaventa-
Benji non era minimamente preoccupato per quella Selene, la minaccia fatta la sera prima era seria e sicuramente ci avrebbe pensato due volte a mettere in  pratica qualsiasi cosa avesse in mente.
Maria cominciò a starnutire di brutto, almeno dieci volte in un minuto. Il ragazzo preoccupato le chiese.
-Tutto bene?-
-Si si, è solo un po’ di allergia primaverile, niente di serio……ecci-
Continuò un’altra serie di starnuti. Frugò nella sua borsa per trovare l’antistaminico e se lo spruzzò nel naso, cercò anche i fazzoletti,  ma non gli trovò.
-Hai per caso un fazzoletto?-
-Si, guarda nel cruscotto-
Maria aprì lo scompartimento, trovò la confezione e ne prese.

Noto la foto e la prese in  mano, riconoscendo immediatamente i due protagonisti della fotografia.


Questi due allora si conoscono fin dalla tenere età, guarda poi come sembrano felici in questa foto.


-Che belli che siete qui, dov’è stata scattata?-
Chiese curiosa, Benji non capì subito di cosa stesse parlando, poi vide quello che aveva tra le mani e lei rispose.
-Sai non me lo ricordo. Karl me l’ha prestata per farne una copia-
-Come fai a non ricordatelo?-
-Eravamo praticamente bambini-
Gli rispose in malo modo. Maria però guardò sul retro della foto e ci trovo una dedica.
-Hai letto questo?-
-Cosa?-
Chiese Il ragazzo, non capendo di cosa stesse parlando, così Maria gli fece vedere la scritta dietro la foto,c’era una scritta in Giapponese. Benji lesse velocemente la dedica e sgranò gli occhi. Maria incuriosita per quello che c’era scritto cerco di farselo dire.
-Allora che c’è scritto?-
Per diversi minuti non disse niente era immerso nei suoi pensieri cercando di capire il senso di quelle parole.


“ Bambina mia, spero che i tutti i tuoi sogni si avverino, la tua mamma”
Non capisco, se questa foto l’ha scattata la zia di Patty perché si rivolge a lei come a sua figlia? E di quale sogno sta parlando?


Maria però curiosa com’era insistette e usò un tono di voce più alto.
-Allora? Che c’è scritto?-
Il portiere riscosso dai suoi pensieri, finalmente gli rispose.
-Bambina mia, spero che tutti i tuoi sogni si avverino, la tua mamma-
-Che belle parole-
Maria rigirò la foto e guardò i due bambini ritratti nella foto.
-Forse la frase e rivolta a voi due?-
Benji la guardò stupito per quella affermazione.
-Non credo-
Lo disse scettico. La ragazza non capì come mai di tanto scetticismo, guardò meglio il ragazzo aveva un’aria talmente strana, preoccupata gli chiese.
-Tutto bene? Hai una faccia-
-No, tutto bene e che c’è qualcosa che non mi torna-
-Che cosa?-
Non capendo a cosa si riferisse.
-Karl mi ha detto che questa foto l’ha scattata sicuramente la zia di Patty-
Si fermò un istante come per riordinare meglio le idee.
-E allora?-
-Allora? Perché, nella dedica si riferisce a lei come se fosse sua figlia? È questo che non capisco-
Maria si fece silenziosa.


Perché è sua figlia! Ma non  posso dirgli la verità, ho promesso a Karl di non dirlo a nessuno. Poi sicuramente Benji andrebbe dritto dritto da Patty a dirglielo.


-Non ti sembra strano?-
Chiese alla ragazza se era d’accordo con lui. Maria non sapeva cosa dire, dopo un attimo di smarrimento riuscì solo a dire.
-Potresti chiedere a Stephan-
-Si, era mia intenzione farlo. Ma non ti sembra strano?-
-Si, abbastanza-
Cercò di dirlo senza far capire a Benji, che lei sapeva.


Spero solo di essere sembrata convincente. Sveglio però Benji, credo che cominci ad avere qualche sospetto.


Maria si fece accompagnare a casa, invece Benji prosegui per la sua strada, ripensando a quella stranezza.


Chi ha scattato questa foto? E se fosse stata realmente fatta da sua madre perché era nell’album di sua zia? Spero solo che Stephan riesca a chiarirmi le idee.


Patty a casa, decise di andare a provare a qualche tiro in porta, voleva provare a rifare il tiro che aveva in mente già da qualche tempo.

Si mise le cavigliere  e si diresse al campo.

Karl dopo aver sistemato il borsone, pronto per andare agli allenamenti raggiunse la cugina per salutarla. Vide Patty che scaraventava i tiri in porta senza un’attimo di tregua.
-Se continui così stasera sarai distrutta-
Patty al suono della voce di Karl si spaventò, era talmente impegnata che non si era accorta del suo arrivo.
-Non ti preoccupare sono in ottima forma-
Cercò di tranquillizzarlo.
-Però non affaticarti più di tanto, cerca di riposare anche-
-Si lo farò. Vai agli allenamenti?-
Notò il borsone che aveva sulla spalla.
-Si. A che ora devi essere allo stadio?-
-Il mister ci vuole lì un paio d’ore prima-
Gli riferì.
-Bene allora a dopo. Sii pronta quando arrivò, così ti porto io-
Patty lo abbracciò.
-Grazie-
E gli rivolse un dolce sorriso.
-Di niente mia piccola Titty-
E le diede un bacio sulla fronte.

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Capitolo 38
*** capitolo 38 ***


Capitolo 38


Lo stadio era già pieno di gente, anche se mancava ancora un’ora all’inizio della partita.

Le ragazze erano negli spogliatoi con il mister che dava le ultime raccomandazioni, si cambiarono e si diressero in campo per un veloce riscaldamento.

Benji e Karl, erano già sulle tribune, aspettando il fischio d’inizio.

Benji per tutto il giorno aveva avuto in mente la dedica sul retro di quella fotografia, ormai era come un chiodo fisso nella sua testa. Karl riscontrò nell’amico un’aria strana, anche agli allenamenti come se avesse la testa da un’altra parte, così decise di vederci più chiaro.
-Tutto bene? Ti vedo un po’ assente-
Forse Karl saprà dirmi qualcosa.
-Sai la foto che mi hai prestato?-
-Si certo, qualche problema?-
Non capì cosa c'entrasse la foto con il suo stato.
-Hai mai visto che dietro la foto c’è una dedica?-
-Una dedica?-
Chiese sorpreso.
Benji tirò fuori la fotografia e gliela mostrò.

Karl rimase perplesso, sapeva parlare in Giapponese ma non sapeva leggerlo.
-Cosa c’è scritto?-
- Bambina mia, spero che tutti i tuoi sogni si avverino, la tua mamma-
Gli riferì Benji, e il ragazzo rimase a bocca aperta.


E adesso? Avrà capito qualcosa? Non è uno stupido, anzi è la persona più perspicace che io conosca.


Karl non sapeva proprio cosa dire.
-Se non sbaglio, hai detto che questa foto l’ha scattata tua zia?-
-Si è vero, ma può darsi che non sia così-
Cercò una scusa valida.
-Allora perché ce l’avete voi? È quesrto che non capisco-
Benji era insistente, quando c’era qualcosa che non capiva, voleva a tutti costi arrivare alla soluzione, non era capace di lasciare perdere.
-Mi dispiace Benji, ma io veramente non so niente-
Mentì, ma Il portiere dalla voce capì che c’era qualcosa che gli stava nascondendo.
-Chiederò a tuo zio-
-Si, forse lui sa qualcosa-


Chissà se mio zio gli dirà la verità? Forse è la volta buona che confesserà tutto anche a Patty.


La conversazione dei ragazzi fu interrotta dal fischio d’inizio dell’arbitro.

Entrambe le squadre, fin dal primo minuto di gioco,  furono agguerrite più che mai.

Maria fra i pali era concentratissima , mentre Patty osservava tutto dalla panchina.

Tesa come una corda di violino, avrebbe tanto voluto essere in campo fin dall’inizio, ma essendo appena arrivata, non voleva contraddire la decisione del mister, nonostante  la voglia di giocare fosse forte.

Le due squadre sembravano essere allo stesso livello, nonostante lo Stoccarda non avesse possibilità, anche con la vittoria, di arrivare ai primi posti.

Era comunque decisa a non perdere.

Maria in campo dava ordini alla difesa per non far passare le avversarie, che si erano impossessate del pallone e avanzavano rapidamente verso la porta.

Il loro gioco consisteva in passaggi corti, ma molto precisi.

La difesa si trovò molto in difficoltà, correvano da una parte all’altra, non riuscendo mai a intercettare il pallone.

Arrivarono nella zona tiro,  Maria si preparò, l’avversario guardò nella sua direzione ed aveva già la gamba tesa per tirare verso di lei, ma all’ultimo istante lo passò alla compagna; che tirò. Maria era stata presa alla sprovvista, cercò di tuffarsi per respingere il tiro almeno con i pugni e ci riuscì, ma la palla arrivò proprio tra le gambe dell’avversario, che tirò nella direzione opposta al portiere, riuscendo così a fare gol. Maria ancora a terra batté i pugni sul suolo dalla rabbia.


Maledizione, sono riuscite a segnare e la colpa è tutta mia.


Intanto le avversarie gioirono per il vantaggio appena conquistato e anche la loro tifoseria esultava. Patty dalla panchina vide tutta l’azione a bocca aperta, il mister le si avvicinò e le disse.
-Quelle sono Ingrid e Helena, hanno un affiatamento in campo fuori dal comune-
Patty ascoltò attentamente il mister guardando le due ragazze di cui stava parlando.
-Sono praticamente imbattibili quando giocano insieme-


E’ vero, sono riuscite a scartare tutte le avversarie senza difficoltà, non si guardavano nemmeno, quando si passavano la palla, per un attimo mi era sembrato di vedere giocare Tom e Holly. Anche loro hanno questo affiatamento quando giocano insieme.


Pensò Patty.
-Se non fosse stato per l’infortunio che aveva costretto Helena a non giocare per l’intera stagione, sarebbero state loro le vincitrici del campionato-
Continuç il mister.
-So che avresti voluto giocare fin dall’inizio, in effetti era la mia idea, ma c’è un motivo per il quale non l’ho fatto-
Patty annuì con la testa, aveva capito perfettamente il perché: voleva che studiasse attentamente le avversarie.


Ho capito adesso! Se capisco qual’è il loro punto debole avrò la possibilità di riuscire a batterle.


I ragazzi, intanto,  dalle tribune, erano rimasti meravigliati dalla bellissima azione delle ragazze dello Stoccarda. Anche a  Benji, venne in mente la Golden Comby del Giappone.


Appena ho visto i passaggi di palla di quelle due ragazze, per un momento mi sono sembrate Holly e Tom in campo. Lo stesso affiatamento, la stessa intesa. Non sarà facile batterle. Chissà se anche Patty ci ha pensato? Conoscendola non ho alcun dubbio. Lei li conosce meglio di tutti e saprà anche come fermarle. Comunque la partita si sta facendo molto interessante.


Karl, invece, guardava Maria che si stava rialzando e si toglieva la terra di dosso.


Mi dispiace tesoro, comunque sei stata incredibile, non arrenderti.


Pensò il ragazzo, sperando che questo gol non la demoralizzasse.
La partita riprese, con lo Stoccarda in vantaggio di una rete.

Le ragazze dell’Amburgo però non  si fecero abbattere, partirono immediatamente al contrattacco, erano in prossimità della porta, ed erano pronte a tirare, quando una delle compagne di Patty, all’ultimo secondo, vide la palla sparire sotto i suoi occhi. Helena era tornata di corsa in difesa e con un’azione  da maestro aveva recuperato il pallone senza nessuna difficoltà. Lo Stoccarda proseguiva la sua azione con le due ragazze con i loro passaggi a dirigendosi verso Maria.


Questa volta non riuscirete a segnarmí un gol.
La ragazza era concentrata, stavolta non si sarebbe fatta abbindolare.

Helena era già in prossimità della zono tiro, ma Maria uscì dai pali e si gettò sulla palla, afferrandola con entrambe le mani portandosela sul petto.

L’avversaria però si accorse tardi dell’uscita del portiere e colpì il pallone. comunque.

Maria sentì in pieno, il colpo potente, le provocò una fitta al torace.

Ma tenne stretto il pallone, nonostante il dolore, scongiurando così un altro gol.

Karl dagli spalti si alzò preoccupato.


Che sciocca, è stata davvero un’incosciente a gettarsi così, avrebbe potuto farsi male.


Helena ritrasse la gamba e con un ghigno si rivolse aMaria.
-Ti è andata bene stavolta, ma riuscirò a segnarti un altro gol-
Maria si rialzò, tenendo il pallone ancora tra le mani e dolorante, ma non volle dare questa soddisfazione alla sua rivale, strinse i denti e rispose alla sua provocazione.
-Staremo a vedere-
Ribattè il pallone verso la sua compagna e gridò.
-METTIAMOCELA TUTTA, FACCIAMO VEDERE CHI È L’AMBURGO-
L’incoraggiamento del loro capitano diede a tutte una nuova carica e ripresero la corsa verso la metà campo avversaria.
Maria tra i pali osservava tutta l’azione, ma il dolore al petto le impediva di respirare bene.


Maledizione, non riesco a respirare, il tiro che ha inferto al pallone era potentissimo a stento sono riuscita a trattenerlo. Spero solo di non essermi incrinata qualche costola, il dolore che sto provando è molto acuto.


Patty, dalle panchine era rimasta col fiato sospeso per quell’azione tanto pericolosa, da parte della sua amica.


Maria sei stata veramente irresponsabile a buttarti così sul pallone e da come stai respirando credo che ti sia fatta male sul serio.


Mancavano ormai dieci minuti alla fine del primo tempo, entrambe le squadre si stavano impegnando molto, ma l’Amburgo non riusciva a trovare uno spiraglio per avvicinarsi alla porta avversaria, la difesa sembrava un muro invalicabile.

Ingrid con un azione stupenda di scivolata riuscii a impossessarsi del pallone e ha passarlo ad Helena, che era già oltre la metà campo, e con un’azione solitaria superò gli ultimi difensori con estrema facilità. Patty dalla panchina pensò.


È eccezionale, mi sembra di vedere Holly in campo.


Helena era completamente sola davanti al portiere e tirò.
Maria tra i pali era pronta a ricevere il pallone, si buttò nella direzione del pallone, e con un balzo felino riuscì ad afferrare la palla con una mano. Però il dolore al petto continuava a farsi sentire e la Potenza della palla era troppa così le scivolò via, ma riuscì a deviarlo facendola finire sulla traversa.

Fu calcio d’angolo per lo Stoccarda.

L’ultima azione prima delle fine del primo tempo.

Ingrid, si mise in posizione, erano tutte davanti alla porta,a marcare stretto Helena.

Ea lei quella più pericolosa. Tutte si aspettavano che Ingrid passasse la palla alla sua compagna di azione, invece tiro ha un’altra sua compagna, che velocemente ribattè in favore di Ingrid, la metà della difesa così fece per raggiungerla, ma non ebbero il tempo di arrivare che tiro il pallone parallelo alla porta.

Helena si apprestò a colpire di testa anche Maria la seguì, era quasi riuscita a prendere il pallone, ma l’avversaria fu più veloce e riuscì a segnare. Gol. Il fischio dell’arbitro fece finire il primo tempo. Maria si rialzò delusa di essersi fatta sconfiggere due volte e il dolore al petto si faceva sempre più insistente. Tutte le giocatrici si avviarono verso la loro panchina, aspettandosi una sfuriata da parte del mister.
L’allenatore intanto invitò tutte le giocatrici ad aspettarlo negli spogliatoi tranne,Maria e Patty.
-Maria tu vai in infermiera!-
Usò un tono duro e severo, la ragazza cercò di controbattere.
-Sto ben….-
Ma il mister non la fece finire.
-Tu fai come ti ho detto, altrimenti non tornerai in campo-
Così dicendo Maria si avviò senza più dire una parola, sapeva che il mister avrebbe messo in pratica le sue minacce. Poi l’allenatore guardò Patty.
-Tu riscaldati-
Fece un cenno di conferma e iniziò.
Tra gli spalti Benji e Karl stavano commentando la partita, quando furono interrotti dall’arrivo di Stephan.
-Ciao ragazzi!-
-Ciao zio! Finalmente credevo non arrivassi più-
Disse felice di vederlo.
-Signor Schneider-
Benji saluto con cortesia.
-Ti prego chiamami Stephan-
E gli rivolse un sorriso.
-Va bene, ci proverò-
Forse dovrei chiederglielo adesso?
Karl, però, attirò la sua azione, mettendogli una mano sulla spalla, aveva capito le intenzioni dell’amico, fece un segno di negazione con la testa. Benji allora decise di aspettare un altro momento.

 

Karl ha ragione non è il momento giusto.
-Com’è andata a Londra zio?-
-Abbastanza bene, ma mi sa che dovrò ritornarci-
Benji ascoltava attentamente, infondo era curioso di sapere il perché.
-Non riusciamo a metterci d’accordo sull’acquisizione o meno di un’azienda sulle telecomunicazioni-
Gli riferì. Benji provò ad saperne di più.
-Quale sarebbe il problema?-
-È  un’azienda nuova, quindi non ha ancora potuto mostrare le sue capacità, alcuni azionisti sono scettici-
-Ma è valida?-
Continuò Benji, Stephan era più che felice di sapere che il ragazzo fosse così interessato.
-Io credo che meritino fiducia. Non dispongono di un Budget altissimo quindi per il momento la loro ricerca e molto lenta, ma con l’acquisizione avrebbero i fondi necessari per continuare il lavoro finora svolto, sono sicuro che in pochi anni questo triplicherà il suo valore. Ma è un rischio e molti non se la sentono.
Benji era molto preso dalla spiegazione dell’uomo, si vedeva che il discorso lo affascinava. Infatti Karl osservò l’amico, aveva la stessa luce di quando qualcuno gli parlava di calcio.
Non pensavo che Benji fosse così interessato all’azienda di suo padre.

Ho sempre creduto che l’unico suo interesse fosse il calcio.

Ma a quanto pare mi sbagliavo.
Patty in campo svolgeva il suo riscaldamento e intanto continuava a pensare.

E’ forte questa Helena. Si vede che in campo ci mette anima e corpo, ma nessuno è invincibile. Siamo sotto di due gol. Non sarà facile recuperare lo svantaggio.
Il quarto d’ora di pausa stava giungendo al termine e le due squadre tornarono in campo.
Il mister decise di tenere Patty centrocampista destra, così da farle marcare Helena.
Ci fu il fischio d’inizio e  fu l’Amburgo ad avere il possesso palla.

Procedevano spedite verso la porta, Ingrid cercò di riprendere il pallone, ma l’attaccante la precedette e fece un passaggio a Patty che correva sulla fascia.

Intercettò la palla senza alcuna difficoltà e andò spedita verso la porta.

Superò tutti i difensori e si apprestò a tirare.

Helena che cercò di rubarle il pallone,ma  Patty con la coda dell’occhio la vide arrivare in scivolata e fece un salto tirandosi su il pallone e tirò in porta. Il portiere non poté fare niente, finì in rete ed era gol.  

L’AMBURGO a pochi minuti dalla ripresa stava cominciando la sua rimonta.

Le compagne andarono ad abbracciarla, la tifoseria impazzì  per la prodezza della ragazza.
Helena si avvicinò a Patty e con un  ghigno malefico.
-Ho sentito parlare di te-
Patty la guardò negli occhi.
-Ti ho sottovalutata, ma questo non accadrà più-
E si allontanò. Patty la guardò andare via, aveva capito che adesso le cose sarebbero state diverse, non si fece demoralizzare, anzi.


Bene, adesso si fa sul serio, ma io riuscirò a fare un altro gol stanne certa Helena.
La partita continuò senza esclusione di colpi, le due ragazze si affrontavano come se in campo ci fossero loro e basta. Ognuna riusciva a contrastare le mosse dell’altra. Non riuscivano a superare la metà campo. Lo Stoccarda era ancora in vantaggio di un gol e se la situazione non si fosse sbloccata avrebbero perso.

L’Amburgo in possesso del pallone, con dei passaggi precisi riuscì ad arrivare in prossimità dell'area di rigore, ma l’azione fu fermata dall’arrivo di due difensori.

Patty riuscì a smarcarsi e fece cenno di passare il pallone, la compagna non se lo fece dire due volte e gliela passò. Stoppò il pallone di petto e si apprestò a tirare una delle sue solite cannonate, tese la gamba e tirò. La palla per la potenza presa, sembrò incenerire tutto al suo passaggio. Il portiere si tuffò e riuscì ad afferrarla,ma la potenza era veramente troppa e non riuscì a trattenerla e si insaccò nella rete. Patty riuscì a segnare il gol del pareggio. La tifoseria si scatenò, incitando a gran nome il nome della ragazza.
Benji guardava Patty, colpito dal suo tiro.


Non riesco ancora a credere a quanto brava sia, pensare che per tutti questi anni nessuno si era accorto di niente. Brava amore mio continua così.


Anche Karl osservava la cuginetta fiero della sua impresa.


Tity, non ti smentisce mai, sei la numero uno in campo, non hai rivali.


Stephan invece non riusciva a dire o pensare a niente, riusciva solo a piangere dalla gioia, vedendo la figlia.  Ma Benji notò il comportamento di Stephan e pensò.


Per essere solo suo zio, deve volerle molto bene, per piangere. Vedo con quali occhi la guarda. Gli occhi di un genitore orgoglioso. Che c’è sotto?


Intanto Patty era stretta fra le braccia delle compagne, che dopo il gol le saltarono praticamente addosso per la gioia. Ma la partita non era ancora finita. Fu lo Stoccarda a riprendere la partita, Ingrid e Helena erano determinate più che mai a riprendere in mano la partita. Iniziarono a procedere verso la porta di Maria, che era ancora dolorante.


Sono pronta non  riuscirete a fare gol.


I passaggi fra le avversarie era incredibile, non si guardavano nemmeno in faccia, sapevano esattamente dov’era l’una e dove l’altra. In poco tempo erano già di fronte a Maria, Ingrid fece un assist alla compagna, che appena ricevette il pallone lo calciò. Il portiere intuì la direzione e si buttò . Il dolore di Maria al torace era spaventoso, ma riuscì ad afferrare la palla con entrambe le mani e cadde a terra. La ragazza stringeva il pallone ma i dolore le impedì di rialzarsi. Le compagne preoccupate corsero a vedere le condizioni dell’amica, dato che non si rialzava.
Karl dagli spalti si alzò in piedi, spaventato a morte, avrebbe voluto saltare in campo e assicurarsi di persona delle sue condizioni, ma non poteva.


Perché non si rialzava? Devo andare da lei


Patty arrivò dall’amica e si accasciò accanto a lei.
-Maria-
Gridò preoccupata.
-Non riesco a respirare-
La voce era molto flebile.
Arrivarono i paramedici. Visitarono la ragazza, e decisero che per lei era impossibile di continuare l’incontro e la portarono via in barella. Patty era sconvolta nel vedere così l’amica, avrebbe voluto correrle dietro.
Maria però riuscì a dire un’ultima cosa prima di essere portata via e trasportata in ospedale.
-Vincete anche per me-
La ragazza fece solo cenno di sì con la testa.
Si, vinceremo e lo farò per te.
Karl decise di raggiungere la ragazza.
-Io vado da Maria.-
Non aspettò nemmeno la risposta dei due e corse, a tutta velocità, da lei.


Spero che non sia niente di grave. Non ho mai sentito sensazione così atroce, come quelle che sto provando in questo momento.


L’allenatore mise in porta la riserva di Maria, anche se non aveva il suo talento, comunque non era male.
Fu proprio lei a rinviare il pallone. Mancavano ancora venti minuti abbondanti al termine della partita e le due squadre, anche se ormai al limite delle forze, erano più agguerrite che mai e nessuna delle due avrebbe ceduto con tanta facilità.
Karl, raggiunse appena in tempo la ragazza, già caricata in ambulanza pronta per andare.
-Voglio venire con voi-
Disse deciso ai paramedici. Stavano per negare, quando Maria riconoscendo la sua voce chiese.
-Può venire con me?-
La voce non era che un sussurrò, attraverso la maschera dell’ossigeno, il personale specializzato la sentì e acconsentì, facendo salire anche Karl. Si sistemò vicino a lei e le strinse la mano per farle capire che lui c’era, che non l’avrebbe lasciata sola.


Vedrai amore andrà tutto bene, io sono qui, non ti lascerò.


Intatto la partita stava procedendo a pieno ritmo. Le avversarie ripresero possesso della palla. Senza Maria in porta erano certe che la vittoria era vicina, infatti la difesa non era ancora riuscita a capire come neutralizzare Helena ed Ingrid, che procedevano spedite. Erano ormai davanti alla porta, questa volta fu Ingrid a provare a tirare.

Scaraventò un vero bolide.

Il sostituto portiere di Maria si buttò per prenderla, ma la palla prese la traversa, era ancora a terra quando la palla finì sulle gambe di Helena, che ne approfittò tirando nella parte opposta. La palla filava verso la rete senza nessuno a impedirglielo, ma Patty con un balzo felino riuscì a respingerla con la gamba, riuscendo a passarla a una sua compagna.
Helena guardò Patty con estremo odio, per averle impedito il gol della vittoria.


Maledetta Giapponese.


Ma Patty non la degnò nemmeno di uno sguardo e cominciò la sua rincorsa per affiancare la compagna che procedeva verso l’altra metà campo, ma la difesa avversaria riuscì a mettere la palla fuori dal campo. La rimessa fu per l’Amburgo, Patty si fece vedere e le passarono il pallone. Mancavano pochi minuti alla fine della partita, era l’ultima azione.


Manca poco ormai. Sono distrutta ma devo vincere, per Maria.


Stava avanzando come un missile verso la vittoria, ma la sua strada fu ostacolata dall’arrivo di Helena, che voleva a tutti i costi toglierle il pallone dai piedi.  Erano faccia a faccia, Patty face scorrere il pallone e Helena cercava di toglierla. Nessuno riusciva a capire chi avrebbe avuto la meglio.
-Non riuscirai a passare-
Helena cercò di intimidire Patty.
-Staremo a vedere-
Così dicendo calciò il pallone con il tallone facendolo passare sopra le loro teste.

La ragazza presa alla sprovvista rimase come pietrificata, Patty approfittò della sua distrazione, la schivò e riafferrò la sfera. Tutta la difesa si concentrò su di lei, lasciando le altre libere. All’ultimo Patty fece un passaggio alla compagna completamente libera che riuscì a segnare il gol della vittoria.

Il triplice fischio dell’arbitro segnò la fine della partita.

Le ragazze dopo un momento di incredulità, gridarono dalla gioia, avevano vinto il campionato. Si abbracciarono tutte calorosamente, ma soprattutto andarono da Patty e la sollevarono in aria, sapevano che era grazie a lei se erano riuscite a raggiungere quel traguardo.
La tifoseria non poté fare a meno di applaudire tutte le giocatrici per lo stupendo spettacolo che gli avevano offerto.
Benji era visibilmente soddisfatto e contento per la prodezza della sua ragazza, mentre Stephan si sentiva felice nel vedere i sogni della sua bambina realizzati, che non  riuscì a far a meno di pensare.


Amore mio, spero che da lassù tu riesca a vederla, perchè è proprio come hai sempre sperato che diventasse. Non sai quanto vorrei che tu fossi qui con noi adesso.


Patty, dopo che le sue compagne la posarono a terra e passata l’euforia iniziale andò da Helena e le tese la mano.
-Sei una giocatrice formidabile-
Ma la ragazza rifiutò e si girò dall’altra per andarsene e disse.
-La prossima volta sarò io a vincere! Vedrai!-
Patty non se la prese per il gesto mancato ma non  riuscì a starsene zitta.
-Non ne sarei così sicura-
Così dicendo ognuna raggiunse le proprie compagne.
La premiazione era accompagnata dalle urla della tifoseria, che acclamata le vincitrici.

Tutte le ragazze erano visibilmente commosse sollevando la coppa della vittoria, avrebbero voluto che anche il loro capitano fosse li insieme a loro a condividere questa gioia.
Dopo la premiazione l’allenatore invitò tutte a festeggiare la vittoria, ma Patty non se la sentiva, era troppo preoccupata per l’amica.
-Mi dispiace Mister, se per lei non è un problema io preferirei raggiungere Maria per vedere come sta-
-Sono in comunicazione con l’ospedale. Per ogni cosa mi chiameranno-
Cercò di convincerla ad unirsi a loro.
-Preferirei andare da lei-
Il tono era più determinato che mai.
-D’accordo-
Capì che non c’era verso di farle cambiare idea.
Si cambiò e raggiunse i due uomini più importanti della sua vita, che l’ attendevano all’uscita dello stadio. Si buttò al collo dello zio che l’abbracciò, stretto stretto a se.
-Bravissima tesoro!-
-Grazie zietto!-
Poi abbracciò anche Benji e si scambiarono un tenero bacio a fior di labbra.
-Sei una vera campionessa!-
E la fece volare come se fosse una bambina.
-Bisogna andare a festeggiare-
Propose il portiere.
-Preferirei andare a vedere come sta Maria-
Patty non era in vena di festeggiare finché non avesse saputo come stava l’amica. Benji e Stephan capirono che era inutile cercare di dissuaderla, così tutti e tre salirono in macchina per raggiungere l’ospedale dove era stata ricoverata.
Karl, era in sala d’attesa, non riusciva a stare seduto più di tre secondi, non sapeva che fare né a cosa pensare, si muoveva a destra e sinistra, consumando letteralmente il pavimento.


Se qualcuno non mi dice come sta, credo che impazzirò.


Dopo quasi un’ora, finalmente un’infermiera lo invitò a seguirlo. La condusse in una stanza del reparto dove c’era Maria che riposava. Appena la vide, le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. La ragazza aprì gli occhi e vide quelli celesti del suo unico amore pieni di angoscia e preoccupazione; d’istinto gli accarezzò il viso per rassicurarlo che andava tutto bene. Karl le strinse la mano con la sua, se la portò alle labbra e la baciò teneramente.
-Ciao-
Maria lo disse con un dolce sorriso, contenta che lui fosse lì con lei.
-Ciao! Come ti senti?-
Cercò di mantenere la voce più calma possibile.
-Molto meglio-
-Cosa dicono i dottori?-
Voleva sapere le sue reali condizioni.
-Che andrà tutto bene! Devo solo stare a riposo per almeno quattro settimane-

Gli riferì.
-Sei stata un irresponsabile a continuare in quelle condizioni-
Usò un tono severo, e continuò.
-Buttarti in quel modo sul pallone-
Maria capì che era arrabbiato, ma non tanto per quello che era successo, ma perché era preoccupato per lei. Così lo lasciò sfogare e dopo che Karl concluse la ramanzina; lei lo baciò con passione.
Lui cercò di stringerla, ma la smorfia di dolore che le vide sul suo viso, gli fece capire che non era il caso.
-Scusa! Ti ho fatto male?-
Mortificato.
-No, va tutto bene.-
Poi cercò di cambiare discorso.
-La partita?-
-Non saprei, provo a chiamare mio zio-
Non poté fare a meno di sorridere e pensare.


Se fosse successo a me anche io vorrei sapere l’esito dell'incontro; anche per questo la amo


Prese in mano il telefono, cercò il numero. Stava per far partire la telefonata, quando qualcuno bussò alla porta.
-Avanti-

Chi sarà? I miei genitori prima di domani non possono venire


Patty, Benji e Stephan entrarono. Maria fu piacevolmente sorpresa che l’amica fosse andata a trovarla. Patty con le lacrime agli occhi si avvicinò al suo letto e le chiese.
-Stai bene?-
-Si, ma certo! Non ti preoccupare, sono una roccia-
E sollevò il braccio facendo vedere i muscoli, anche se questo gesto le provocò un’altra fitta al torace.
-Eh eh! O quasi-
Patty rincuorata, le disse dell’esito della partita e della premiazione; di quanto a tutte dispiacesse di non aver potuto sollevare quella coppa con lei.
-Alla prossima, ci sarò anche io-
Nella voce c’era tanta determinazione.
-Prima dovete vincere il prossimo campionato-
Scherzò Karl.
-Con me in campo la vittoria è assicurata-
Patty lo disse facendo l’occhiolino al cugino
-Sentite che modesta-
Intervenne Benji, dando un colpetto sulla testa della ragazza e tutti scoppiarono in un grossa risata.
Stephan osservò tutta la scena in disparte.


Sono così felice, che la mia bambina sia circondata da tante persone che le vogliono bene:  Karl, che ha sempre accettato sua cugina, nonostante la sua diversità, Maria che in poco tempo l’ha accolta come amica e Benji. Vedo come la guarda e come si comporta con lei; proprio come io facevo con Terry. So che questo ragazzo farà di tutto per lei. Non potevo sperare di meglio per te: figlia mia.


Ormai si era fatto tardi, così decisero di andarsene per lasciare Maria riposare con la promessa di tornare a trovarla l’indomani. Benji accompagnò tutti a riprendere la macchina di Karl che era ancora al parcheggio dello stadio; chiese però se poteva lui accompagnare Patty a casa. Stephan non ebbe niente da ridire, mentre Karl sapeva benissimo il motivo di quella richiesta.
Appena furono soli, Benji le chiese.
-Come stai campionessa?-
-Felice! Non sai quanto! Ora so come vi sentite quando scendete in campo e vincete il campionato: quella adrenalina che scorre nelle vene e una sensazione indescrivibile.-
Benji capì perfettamente ciò di cui stava parlando.
-Si hai ragione-
Arrivarono a casa di lei. Benji fermò la macchina e si girò a guardarla.
-Devo darti una cosa-
La ragazza, vide il ragazzo molto serio.
-Che cosa?-
Chiese incuriosita.

Tirò fuori una scatolina dalla giacca e gliela diede. Patty era vistosamente nervosa.
-Non dovevi-
-Sì invece! Questo è per il tuo compleanno, anche se un po’ in ritardo e per la vittoria-
Patty con le mani tremanti cercò di aprire la scatolina che aveva tra le mani e quando l’apri rimase senza parole.
-È un ciondolo!-
La ragazza era con le lacrime agli occhi, lo prese e lo osservò attentamente: era un ciondolo a forma di palla da calcio, con i rombi di oro bianco e giallo, con un bellissima catenina per appenderla al collo-
-Ho pensato che questa forma era la più ideale per esprimere tutto l’amore che provo per te-
-È semplicemente perfetta-
Riuscì a formulare la frase con la voce tremante dall’emozione
-Aprilo-
La invitò.

Lo fece.

Se prima era rimasta senza parole, nel vedere la foto che c’era al suo interno rimase completamente spiazzata.
-Ma….ma que….questi siamo io e te-
Non riuscì a fare a meno di balbettare, non sapeva cosa pensare.
Ma questa foto siamo io e lui, ma com’è possibile qui avevo si è no quattro anni, credo.
-Si-
Ma Patty voleva sapere di più, cominciò a fargli una raffica di domande.
-Come? Perché? Chi l’ha scattata? Come fai ad averla?-
Benji a quella raffica di domande non poté far a meno di sorridere.


Anche lei come me.
-Non so! So solo che era nell’album di fotografie che Karl mi ha fatto vedere. Gli avevo chiesto se avesse una foto di te da piccola. Volevo una foto per farti capire da quanto tempo il mio cuore ha cominciato a battere per te. Poi ho visto questa, anche io come te mi sono fatto mille domande-
Benji si fermò per un istante.
-E?-
-Però Karl, non ha saputo dirmi niente-
Patty continuava ad osservare attentamente la foto, cercando un ricordo anche vago che la potesse aiutare, ma niente, vuoto totale.


Com’è possibile? Chi ha scattato questa foto? E perché non mi ricordo di niente?


Benji, scrutava Patty attentamente.


Da come sta guardando quella foto, credo che anche lei stia cercando di ricordare.
-Forse tuo zio sa qualcosa?-
Meglio che non le dica anche della dedica dietro la foto. Prima è meglio che scopra io cosa c’è dietro. Non  voglio farla preoccupare per niente.
-Forse? Proverò a chiederglielo-
Si è una buona idea! forse lui sa qualcosa..
-Ti piace?-
Cercò di cambiare argomento.
-Se mi piace? È bellissima! Ma non  dovevi-
Gli accarezzò il viso guardandolo negli occhi, piena di gratitudine.
-Si, invece-
Lei gli si gettò al collo e lo baciò sulle labbra, con molta passione. Benji, cominciò a sentire la sue erezione premergli sui jeans che la  contenevano a stento e cercò di allontanarsi.
-Se continui così, non so se riuscirò più a rispondere di me stesso.-
Era ormai con il fiato corto. Lei capì benissimo a cosa si stesse riferendo, perché voleva la stessa cosa ma non era il caso di continuare, in macchina, davanti alla porta di casa, dove suo zio poteva arrivare in un qualsiasi momento.
-Mi aiuti?-
Gli diede in mano il ciondolo, si girò e tirò su i capelli per aiutarlo ad allacciarlo.
-Come mi sta?-
Si rigirò verso di lui.
-Benissimo-
Non poté a far a meno di pensare.


Sei stupenda! Ancora non riesco a credere che tu sia qui con me.
-Ti amo-
-E io amo te-
Si baciarono ancora a lungo e con più passione. Non volevano staccarsi. Avrebbero voluto vivere insieme anche quella notte, ma entrambi sapevano benissimo che non era possibile.

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Capitolo 39
*** capitolo 39 ***


Capitolo 39


Patty si svegliò tardissimo, il giorno prima era stata una giornata emozionante e non era riuscita ad addormentarsi subito, ma non era stato solo quello a tenerla sveglia, era anche il fatto che cercava in tutti i modi di ricordare quando era stata scattata la foto che era nel ciondolo. Lo prese in mano e lo aprì .


Sembriamo proprio felici io e Benji in questa foto. Chi l’avrebbe mai detto che ci eravamo già conosciuti così piccoli? Mi  piacerebbe proprio sapere, spero che mio zio mi sappia raccontare qualcosa.


Era ancora sdraiata a letto quando sentì il suono del cellulare che l’avvisava che c’era un messaggio. Lo prese e lesse.
“Buon giorno dolcezza! Dormito bene? Senza di te ho fatto fatica ad addormentarmi. Ti amo”


Oh Benji! Anche io ti amo e anche io ho fatto fatica ad addormentarmi senza di te.


Rispose al messaggio e decise di chiamare Tom, era da qualche giorno che non si sentivano. Quando Benji ha detto che Holly sapeva tutto aveva immaginato che era stato proprio lui a dirglielo. Ma non era arrabbiata con lui, cioè forse all’inizio, ma poi pensandoci aveva capito che forse era stato meglio così.
Speriamo sia a casa.
Dopo qualche squillo, rispose.
-Pronto?-
-Ciao Tom-
-Ciao Pat!-
Un attimo di silenzio.
-Mi dispiace…..-
-Non ti preoccupare, va tutto bene.-
Cercò di rincuorare l’amico..
-Sei sicura?-
-Sì, sono sicura. Finalmente la verità è venuta a galla-
-Sono contento, non avevo il coraggio di chiamarti, pensavo mi odiassi-
-Tom sei il mio migliore amico e sei stato l’unico in Giappone, a non ridere di me per la mia passione per il calcio. Non potrei mai odiarti-
Dall’altra parte sentì come un soffio di sollievo.
-Come vanno le cose lì in Germania?-
Chiese ormai molto più sollevato e allegro.
-Ieri sera abbiamo disputato l’incontro con lo Stoccarda-
gli riferì entusiasta
-Da come ne parli, deduco che abbiate vinto-
-Si, ma sono stati dei veri ossi duri. C’erano due ragazze Ingrid ed Helena, quando giocavano per un attimo mi è sembrato di vedere te e Holly-
-In che senso?-
Chiese curioso.
-Avevano lo stesso vostro affiatamento, era incredibile….-
Patty si intristì e  la voce la tradì.
-Che succede?-
-Niente-
Dopo un attimo di esitazione gli confessò.
-Piacerebbe anche a me avere qualcuno così in squadra-
Tom sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo, quando non giocava con Holly anche a lui mancava quella sintonia che li aveva resi la Golden comby della nazionale, cercò di risollevarle il morale.
-Dai vedrai anche tu prima o poi troverai qualcuna con la quale instaurare la stessa sintonia-
-Sarà, ma non credo-
Il tono era ancora triste, Tom allora decise di cambiare discorso.
-Come vanno le cose con Benji?-
-Molto bene, mi ha fatto un bellissimo regalo: un ciondolo a forma di pallone da calcio e dentro c’era una foto di noi due da piccoli-
L’entusiasmo con cui lo disse, fece capire all’amico che era riuscito nel suo intento e se ne rallegrò: odiava sentirla triste.
-Wow! Non lo facevo così romantico-
-Nemmeno io, invece!-
La conversazione durò parecchi minuti avevano ancora tanto da raccontarsi: lei di quello che era successo in discoteca, di Maria, e di tante altre cose. Mentre lui gli raccontò di come procedeva il loro campionato degli allenamenti e delle lettere che scriveva alla sua ragazza in Francia.
Quando chiuse la conversazione il peso che aveva sul cuore si alleggerì, da quando lei e Tom erano diventati grandi amici, non avevano mai litigato o avuto mai il minimo dubbio sulle buone intenzioni dell’altro.

Benji si svegliò di buon ora, nonostante si fosse addormentato veramente tardi: sentiva che le era mancato sentire la presenza di Patty affianco a lui.


Quanto vorrei addormentarmi e svegliarmi tra le sue braccia; sempre.


Si fece una doccia ristoratrice e decise di andare a scaricare la frustrazione , facendo  un po’ di jogging.


Patty scese in cucina per fare un’abbondante colazione e per parlare con  suo zio, per capirne di più sulla foto. Quando arrivò, però trovò solo Karl.
-Buongiorno cuginetto!-
-Ciao Tity! Dormito bene?-
-Si grazie-
Prese dal frigo il latte, i biscotti dalla dispensa e si sedette accanto a lui. Karl vide che indossava il regalo di Benji, lo prese in mano e lo aprì.
-È proprio bello il regalo che ti ha fatto-
-Sì è vero!-
Esclamò entusiasta.
-Sai per caso dov’è lo zio?-
Karl aveva capito che voleva chiedergli se sapeva qualcosa della foto.
-Mi dispiace è dovuto ripartire per Londra-
Patty si intristì per quella notizia.
-Dai tornerà presto-
Cercò di confrontarla.
-Allora non sarà presente alla tua partita?-
Chiese tristemente, sapendo già la risposta.
-No, purtroppo. Però mi ha detto che appena tornerà, festeggeremo le nostre vittorie-
Le riferì, ma vide che era ancora delusa.
-So che volevi chiedergli della foto dentro il ciondolo. Anche Benji quando l’ha vista è rimasto molto sorpreso e anche lui, come te, voleva sapere quando e dove fosse stata scattata. Devi solo pazientare qualche giorno-
-Tu non sai niente?-
Provò a chiedere qualcosa a lui.
-No, mi dispiace.-
Ed era vero, non sapeva niente, Patty vide nei suoi occhi che anche lui era curioso di sapere qualcosa.
-Ti va di andare ad allenarci insieme?-
Le propose.
-Molto volentieri-
Disse euforica. Karl, sapeva perfettamente come tirarle su il morale. Mentre andarono al campo, Patty voleva sapere se avesse avuto notizie di Maria.
-Maria?-
-Bene, l’ho sentita stamattina, i suoi genitori sono arrivati e nel pomeriggio la riportano a casa. Prima di andare alla partita volevo andare a trovarla. Vieni con me?-
-E me lo chiedi? Certo!-
Il pomeriggio trascorse molto velocemente. Patty dopo il pranzo si chiuse in camera sua dicendo al cugino che aveva in mente una piccola sorpresa per Benji. Lui non fece domande, anche se era divorato dalla curiosità. Quando fu ora di andare Karl sgranò gli occhi vedendo in che modo era vestita la cugina.
-Perché ti sei vestita così? E cos’è  quello che tieni in mano?-
Chiese ancora non capendo il suo abbigliamento e soprattutto cos’era quella lunga asta che teneva in  mano: un po’ più lunga di lei.
-È  La mia sorpresa per Benji-
Ma Karl non riusciva proprio a capire di che razza di sorpresa potesse trattarsi.
-Lui capirà!-
Esclamò convinta delle sue parole. Karl era ancora pieno di dubbi, ma non fece altre domande.
Come promesso andarono a trovare Maria prima di dirigersi verso lo stadio. Fu il padre di lei ad aprirgli la porta, anche se ancora un po’ restio nei confronti di Karl, non poteva che ringraziarlo per essere stato vicino alla sua bambina e di averlo subito avvisato delle sue condizioni. Salirono in camera: Maria era a letto visibilmente annoiata.
-Ciao!-
Patty la salutò calorosamente. La ragazza quando li vide cambiò completamente espressione: contenta della loro visita. Però guardò Patty e rimase a bocca aperta per il suo abbigliamento.
-Ma cosa ti sei messa addosso?-
-È una sorpresa per Benji-
Patty sbuffò, incrociando le mani sul petto. Karl si avvicinò alla sua ragazza e con un sorriso le diede un piccolo bacio sulle labbra.
-Ciao! Anche io sono rimasto spiazzato quando l’ho vista vestita così-
E Maria e Karl scoppiarono a ridere. Patty era sempre più irritata per il loro atteggiamento.
-Lui capirà-
-Dai non arrabbiarti, perché non lol spieghi anche a noi?-
Chiese curioso il cugino.
-Dopo-
-Ok! Come vuoi-
Rimasero li quasi un’ora, ma era giunto il momento di andare. Salutarono la ragazza e si diressero allo stadio. Patty andò verso le tribune mentre Karl andò negli spogliatoi a prepararsi. Erano già tutti lì . Anche Benji. Andò verso l’amico chiedendogli.
-Sei pronto?-
-Si-
Ma nella sua voce c’era qualcosa che non andava.
-Cosa c’è? Sei preoccupato per la partita? Ormai il campionato è vinto-
Cercò di indagare.
-No, non c’entra la partita-
Fu molto allusivo.
-Allora è ancora per quella foto?-
-Sì-
Schietto e conciso.
-Sai se Patty ha chiesto qualcosa a tuo zio?-
-No, mi dispiace mio zio è dovuto ripartire per Londra. Dai però adesso non pensarci-
-È più forte di me. Quando c’è qualcosa che non capisco mi arrovello il cervello, finché non arrivo alla soluzione-
Karl sperava solo che questo suo atteggiamento non influisse sulla partita, anche se il campionato era vinto, non voleva perdere. Allora li venne in mente una cosa.
-Patty ha una sorpresa per te-
Benji finalmente, sorrise.
-E di che si tratta?-
-Non ne ho idea!-
Karl fece il vago, ma non li fu difficile, dato che veramente non aveva capito niente e la cugina non gli ha voluto spiegare niente.
-Avevo capito che aveva qualcosa in mente-
Karl lo guardò non capendo a cosa si riferisse.
-Perché?-
-Quando le ho chiesto se potevamo vederci prima della partita, mi ha detto che aveva una cosa importante da fare. Chissà cosa a cosa avra’?-
Ed entrambi si guardarono e sorrisero.
Le squadre entrarono in campo e i titolari, andarono a stringersi la mano in mezzo al campo. Patty vide finalmente Benji, si alzò prese in mano l’asta e slego il nodo ad esso avvolto, scoprendo così una mega bandiera con su scritto “Go go Benji” cominciando a sventolarla e gridando a squarcia gola.
-Vai Benji vai-
Dal campo le urla della ragazza attirarono l’attenzione sia di Benji e di Karl.
Benji rimase un attimo senza parole.


La mia piccola Patty! Mi sembra di tornare indietro nel tempo, proprio quando giocavo nella New Team, ma questa volta finalmente fa il tifo per me. Sei fantastica, parerò tutti i tiri per te. Ma dove hai trovato quella divisa?


Karl guardò il portiere e dallo sguardo capì che ne era rimasto molto colpito.


Tity sai sempre cose fare per impressionare il nostro S.G.G.K. Dai suoi occhi credo si sia commosso.


Il fischio dell’arbitro diede inizio alla partita. La squadra avversaria però non poteva niente contro l’Amburgo: Benji parava senza problemi tutti i tiri scagliati nella sua porta, mentre Karl riuscì senza il minimo sforzo a fare ben quattro gol. Patty dagli spalti agitava senza smettere per un secondo la sua enorme bandiera incoraggiando: il suo Benji e il suo amato cugino Karl.
Al termine della partita e della premiazione, Patty andò ad aspettare i ragazzi nel parcheggio dello stadio, non dovette aspettare molto. Appena arrivarono, Benji la squadrò dalla testa ai piedi, da vicino era ancora più bella: con quella divisa giapponese maschile e la sua fascetta rossa in testa. Era proprio come quando erano piccoli, solo che adesso riempiva perfettamente quel vestito con le sue bellissime forme femminili. Benji al solo pensiero si eccitò all’istante.


Dio! Quanto vorrei toglierle tutto, baciarla ovunque fino a farla impazzire, infine possederla entrando dentro di lei e farla mia.


Ma i suoi pensieri furono interrotti quando la ragazza gli saltò addosso felicissima di essere tra le sue braccia.
-Ti è piaciuta la sorpresa?-
Chiese felice ma anche un po’ timorosa che lui non avesse apprezzato. Benji non le disse niente ma la baciò con una tale passione che ha Patty scappò un gemito di piacere per quel gesto così inaspettato. Karl abbassò lo sguardo, cercando di attirare la loro attenzione con dei colpi di tosse.
-cof cof!-
Benji  si staccò,  accarezzò il viso di Patty mentre rispondeva al suo capitano.
-Scusa Karl, ma non ho resistito-
Karl, fece un sorrisino, capendo a cosa si stesse riferendo, però voleva capire in cosa consisteva la sorpresa della cugina, dato che non gli era ancora chiaro..
-Allora Tity, mi spieghi in cosa consiste la tua sorpresa per Benji? Sai non ho ancora capito perché ti sei vestita così-
Patty e Benji si scambiarono uno sguardo d’intesa e cominciarono a ridere di gusto.
-Allora? Perché ridete?-
Karl cominciò a sbuffare, Patty capì che si sentiva a disagio.
-Ok, ok! Non arrabbiarti. Vuoi spiegarglielo tu Benji?-
Benji fece cenno di sì con il capo e cominciò a raccontare.
-Vedi, la tua cara cuginetta una volta andava sempre vestita così. Anche il primo giorno che l’ho conosciuta-
Si bloccò per un attimo.
-Cioè la prima volta che mi ricordo di averla conosciuta era vestita così. Era un  vero maschiaccio. Ma io mi innamorai comunque.-
Si corresse e continuò.
-Lei era il capo tifoseria della squadra della sua scuola e agitava quella bandiera per un altro ragazzo-
Guardò Patty.
-Il ragazzo per cui aveva preso una cotta da piccola-
Il tono si intristì perché comunque il ricordo era ancora doloroso.
-Si ma adesso il mio tifo è solo per te-
Lei lo baciò teneramente, Benji ricambiò il bacio, felice finalmente che lei fosse solo sua, adesso.
-E per me no?-
Chiese Karl divertito.
-Si, anche per il mio cuginetto-
E diede anche a lui un tenerissimo bacio sulla guancia.
-Adesso ho capito!-
Stavano ancora decidendo il da farsi, quando a Karl arrivò un messaggio.
“Puoi venire da me?”
Era Maria. Karl senza pensarci rispose immediatamente di sì. Guardò l’ora e solo dopo si chiese.
Cosa sarà successo?
Patty vide un velo di preoccupazione negli occhi del cugino
-È successo qualcosa a Maria?-
-Non lo so. Mi ha chiesto di andare da lei-
-Allora che aspetti? Vai-
L’incito la ragazza. Ma Karl si sentì in colpa a lasciare così sua cugina, a casa non c’era nessuno e non  gli andava di lasciarla sola.
-L’accompagno io, e rimango con lei finché tu non arrivi-
Intervenne Benji. Karl gliene fu grato.
-Non dovrei metterci tanto-
-Non ti preoccupare, a me fa piacere-
Karl salì in macchina e si precipitò a casa della sua ragazza.
Anche Patty e Benji si avviarono in macchina e si diressero a casa di lei.
Karl arrivò al portone di casa e suono, dopo vari tentativi, nessuno però venne ad aprirgli, cominciò a preoccuparsi. Decise così di provare a telefonarle, ed appena tiro fuori il cellulare arrivò un messaggio.
“La porta è aperta, entra”
Così fece. Notò che in casa non c’era nessuno, così si diresse in camera di Maria.
Bussò alla porta.
-Karl entra-
Entrò  e si avvicinò a lei , che era ancora sdraiata sul letto e le diede un bacio.
-Ciao! Che succede?-
Chiese il ragazzo un po’ preoccupato.
-Scusa se ti ho fatto venire a quest’ora. So che sei sicuramente stanco per la partita-
-No non sono stanco. Ma dove sono i tuoi?-
-Ecco,  è per questo che ti ho scritto. I miei sono dovuti ripartire d’urgenza-
-E ti hanno lasciato qui sola?-
Chiese stupito.
-Sono stata io ad insistere che andassero. Però-
Si bloccò un po’ imbarazzata.
-Che succede?-
-Ecco, credevo di riuscire ad arrangiarmi. Ma-
-Ma non ci riesci-
Concluse Karl al posto suo e Maria diventò tutta rossa per l’imbarazzo.
-Si-
Lo disse con un filo di voce. Karl le accarezzo il viso dolcemente.

Che tenera quando è così. Sembra una bambina.

-Di cosa hai bisogno?-
Maria sempre più rossa in viso non sapeva come dirglielo.
-Dai non vergognarti-
La incoraggiò.
-Ok!-
Prese coraggio e disse tutto d’un fiato.
-Ho bisogno di andare in bagno, ma non riesco ad alzarmi-
Karl scoppiò a ridere per un attimo, poi capì che per lei quella ammissione era stata dura. La sollevò cercando di fare il più delicatamente possibile e l’accompagnò in bagno.
-Grazie-
-E’ un vero piacere poterti aiutare-
Dopo che ebbe finito, l’ha riaccompagnò a letto e si sedette affianco a lei.

Non me la sento di lasciarla qui da sola.

Maria capì dall’espressione di Karl che era combattuto se rimanere o andare.
-Scusa se ti ho disturbato. Se devi andare non ti preoccupare-
-Non dire sciocchezze, tu non mi disturbi mai-
La guardò teneramente.
-Non me la sento di lasciarti qui da sola, ma mio zio non c’è e –
-Non vuoi lasciare tua cugina da sola a casa. Lo capisco. Non ti preoccupare vai. Poi domani verrà mia nonna a darmi una mano-
Maria cercò di convincerlo, ma dentro di lui non sapeva cosa fare.


Rimanere o andare?


Benji e Patty  a casa.
-Hai fame?-
Chiese al ragazzo.
-Si, parecchio-
Così si avviarono in cucina e Patty andò subito in frigo a vedere cosa poteva preparare di veloce e buono. Lui però l’afferrò da dietro e cominciò a baciarle il collo, accarezzandole corpo.
-Non hai detto che avevi fame-
Chiese anisimando, quando la baciava così e le sue mani l’accerzzavano, non riusciva a trattenersi.
-Si, ma di te-
Le disse con voce profonda e sensuale vicino al suo orecchio. Le venne la pelle d’oca alla ragazza.
-Karl sarà qui a momenti-
Fece un gran sforzo a formulare la frase, i baci di Benji la facevano impazzire.
-Non riesco a trattenermi, ho bisogno di te, ho voglia di te-
Il ragazzo cominciò a sbottonarle la giacca lentamente. Quando finì si accorse con grande sorpresa che sotto aveva solo il reggiseno e con entrambe le mani glielo sollevò e cominciò a torturare i capezzoli con le dita non smettendo di baciarla. Patty era ormai persa nelle sensazioni che le stava procurando,  ansimando e gemendo per il piacere. Il ragazzo però voleva sentire di più, così con una mano si insinuò dentro i suoi pantaloni e sotto gli slip. Quando arrivò al centro della sua femminilità, si accorse che era già bagnata e calda.
-Sei tutta bagnata-
Benji si eccitò ancora di più sentendola pronta per lui.
-Si per te-
Era quasi un sussurro. E a quelle parole lui la penetrò con un dito mentre con l’altro accarezzava dolcemente il suo clitoride. Patty cominciò a urlare di piacere, era ormai al limite. Benji cominciò a entrare e uscire con il dito dentro e fuori di lei. Sentiva che ormai la ragazza era pronta a venire per lui, così vicino al suo orecchio le sussurrò.
-Vieni, vieni per me-
A quelle parole Patty non riuscì più a trattenersi e l’orgasmo che arrivò, fece vibrare completamente il  suo corpo, si appoggiò con tutto il peso a Benji, non riusciva a reggersi sulle proprie gambe.
Il ragazzo era soddisfatto per essere riuscito a regalarle piacere. Rimasero così diversi minuti, mentre lei si riprendeva e il battito del suo cuore riprendeva un ritmo normale. Lui continuava a stringerla a se avrebbe voluto stare così ancora a lungo, ma fu interrotto dal suono del suo cellulare; era Karl.
-Ciao Karl che succede?-
Patty nel sentir nominare il nome di suo cugino, non poté non pensare che fosse successo qualcosa alla sua amica.
-Si, si tranquillo non c’è problema. Ci penso io-
Dopo aver chiuso la conversazione, la ragazza si avvicinò a Benji e chiese preoccupata.
-Tutto bene? Maria sta bene?-
-Si, tutto apposto. Karl mi ha chiesto se potevo rimanere con te stasera perché Maria è rimasta sola a casa e non se la sente di andare via-
Benji le riferì le intenzioni del suo capitano, e Patty fece un respiro di sollievo.
-A te sta bene?-
Volle assicurarsi che anche a lei la cosa stesse bene.
-Ma che domande? Certo che mi sta bene.-
Lo abbracciò e gli diede un bacio. Benji era felice di poter rimanere con lei tutta la notte.
-Che ne dici di andare subito a letto? Sai domani ho scuola!-
Lo disse con malizia.
-Allora sarà meglio andare, non vorrei  fossi troppo stanca per seguire le lezioni-
La prese in spalla e si avviò in camera sua, mentre Patty rideva come una matta.
  

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Capitolo 40
*** capitolo 40 ***


Capitolo 40

Il giorno seguente Benji portò a scuola  Patty. Karl aveva deciso di non andarci, per assistere Maria. La mattinata passò relativamente veloce e presto arrivò il momento di andare in mensa  per la pausa pranzo. Si stava per avviare quando fu fermata da un ragazzo.
-Ciao! tu sei Patricia?-
Patty si girò curiosa di sapere chi era il ragazzo che l’aveva salutata e chiamata per nome.
-Ciao! Sì sono io, però preferisco essere chiamata Patty.-
Disse cortesemente. Guardò attentamente il ragazzo davanti a lei, chiedendosi cosa volesse; l’aveva intravisto qualche volta, era un bel ragazzo: alto, moro, con occhi di colore verde e un fisico da atleta.


Però carino! Ma cosa vuole da me?


-Scusa se ti disturbo, mi chiamo Paul-
E le fece un sorriso, rivelando una dentatura perfetta e bianchissima. Patty non poté far a meno di arrossire.
-Piacere. Hai bisogno di qualcosa?-
Continuava a chiedersi cosa mai volesse quel tipo da lei.
-Ecco, mi chiedevo se per caso potessi darmi una mano?-
-Una mano?-
Chiese stupita.
-Si, vedi ho visto che sei bravissima in matematica e io invece,  non ci capisco proprio niente. Mi chiedevo se per caso potessi darmi una mano?-
Paul la guardò negli occhi supplicandola e lei non se la sentì di dire no.

Dopo qualche secondo.
-Si, certamente-
Era ancora rossa in viso, per il modo in cui la stava guardando.
-Fantastico!-
Esclamò il ragazzo, contento avesse accettato.
-Vieni, ti offro il pranzo, così possiamo metterci d’accordo per studiare-
Patty non ebbe modo di replicare che il ragazzo la prese per mano e la trascinò verso la mensa.
Dopo aver preso da mangiare, Paul cercò un posto in mens,  più appartato possibile.
-Quando possiamo vederci?-
Andò dritto al punto. Patty pensò a tutti i suoi impegni dopo la scuola e non riusciva a trovare un momento libero.
-Sai dopo la scuola, sinceramente non ho molto tempo libero pensandoci-
Il ragazzo la guardò deluso e Patty si sentì male a vederlo così. Ma le venne in mente un’altra idea.
-Però avrei un idea!-
E gli occhi di Paul si illuminarono.
-Spara!-
-Se per te andasse bene, potremmo usufruire proprio della pausa pranzo?-
-Si, perfetto! Allora dopo mangiato, potremmo andare in una delle aule studio-
Le propose il ragazzo.
-Aule studio?-
Chiese la ragazza, non capendo a cosa si stesse riferendo.
-Si le aule studio. La scuola mette a disposizione delle classi per gli studenti che vogliono studiare tranquilli dopo l’orario scolastico-
Le spiegò.
-Ok, allora. Mangiamo poi andiamo.-
Al termine delle lezioni Benji andò a recuperare Patty, per andare insieme agli allenamenti, anche se il campionato era finito, fino all’inizio delle vacanze estive i giocatori dovevano andarci. Il ragazzo si informò su come era andata a scuola. Non aveva più avuto notizie della dirigente sulla sua richiesta, sapeva di non avere tante possibilità, ma se gli avesse dato una risposta anche negativa si sarebbe messo l’anima in pace.
-Tutto bene a scuola?-
-Si, ormai sono riuscita a recuperare tutto il programma, quindi gli insegnanti mi hanno confermato che non dovrò ripetere l’anno-
Lo disse orgogliosamente.
-Spero non ti sei sentita sola oggi-
-Sola?-
-Senza Maria e Karl-
-No, tranquillo, ci sono sempre le mie compagne di squadra e poi…..-


Forse dovrei dirgli che sto dando ripetizioni a questo ragazzo.


-Poi cosa?-
Chiese curioso.
-Un mio compagno di classe mi ha chiesto di dargli ripetizioni di matematica-
Benji, rimase spiazzato e cominciò a sudare freddo.
Ho sentito bene? Compagno?
-Scusa puoi ripetere?-
-Darò ha un mio compagno di classe ripetizioni di matematica, durante la pausa pranzo-
-Hai detto compagno? Cioè un ragazzo?-
Il tono era un po’ sopra le righe e Patty cominciò a essere infastidita dal suo atteggiamento.
-Si un ragazzo. Perché? Qualche problema?-
Sfidò Benji. Ma lui cominciò a innervosirsi.
-Problema mi chiedi? Certo che  è un problema-
Anche lei cominciò ad arrabbiarsi.
-E quale sarebbe?-
Chiese senza capire esattamente il motivo.
-Non capisci che quel tipo ci sta provando con te?-

A Patty scappò una risata isterica.
-Ma che cavolo dici!-
-So perfettamente quello che dico.-
Ormai la conversazione aveva preso una brutta piega.
-Quindi digli che non se ne fa niente-
-Non ci penso nemmeno-
-Invece lo farai-
-Non puoi dirmi quello che posso o non posso fare!-
Ormai avevano cominciato a urlare a più non posso. Arrivarono a destinazione Patty prese le sue cose e senza nemmeno salutare scappò via verso il suo campo. Anche Benji prese il suo borsone e si avviò arrabbiato e frustrato.
Entrambi i ragazzi, sembravano indemoniato sul campo: Patty tirava in porta senza un attimo di respiro, cercando di scaricare tutta la tensione e anche Benji cercò di sfogare tutta la sua rabbia parando tutti i palloni senza sosta.
Karl guardò l’amico e capì subito che c’era qualcosa che non andava. Benji aveva chiesto a Franz e Hanz di fargli qualche tiro. Incitandoli di continuare sempre più veloci.
Continuavano ad alternare i tiri in porta e il portiere non sembrava intenzionato di fermarsi, anzi insisteva che dovevano essere sempre più veloci.
Dopo quasi quaranta minuti i due compagni erano praticamente sfiniti. Karl, allora decise di intervenire.
-Cosa hai intenzione di fare? Vuoi spremerli come limoni?-
Ma Benji non si lasciò sopraffare dalle parole del capitano e con un sorriso beffardo gli rispose.
-Se sono troppo stanchi, allora pensaci tu a prendere il loro posto-
Lo sfidò. Karl ormai non aveva nessun dubbio, doveva essere successo qualcosa fra lui e la sua cuginetta.


Da come si comporta credo che quei due abbiano litigato.


-Allora che aspetti?-
Ringhiò tra i pali, di brutto.
Karl continuava a tirare un  pallone dietro l’altro, ad ogni tiro cercava di farsi spiegare cosa fosse successo.
-Cosa è successo?-
Chiese tirando una cannonata.
-Non sono cose che ti riguardano-
Rispose furioso, respingendo il pallone con un  pugno.
-Avete litigato?-
E ne tirò un altro.
-Ti ho già detto che non ne voglio parlare-
Urlò sempre più frustrato, questa volta però non riuscì a parare il pallone.
Continuarono così per tutto il tempo.
Dall’altra parte invece Patty continuava a correre e tirare in porta come se da quello dipendesse la sua vita, senza smettere però di continuare a pensare.


Brutto viziato di un egocentrico, chi è lui per dirmi cosa posso o non posso fare? Ma chi diavolo si crede di essere?


L’allenatore osservava la ragazza, con quanta determinazione e rabbia stava svolgendo il suo allenamento.


Sono contento che si stia impegnando così tanto, ma credo che ci sia sotto qualcosa.


L’allenamento stava per giungere al termine, ma la ragazza non sembrava voler smettere, non si era nemmeno concessa un attimo di pausa per riprendere fiato. Il mister la vide allo strenuo delle forze e decise allora di intervenire.
-Basta così Gatsby, per oggi hai finito-
Ma la ragazza sembrò non aver nemmeno sentito la voce dell’allenatore, continuando a tirare dentro la porta ormai vuota.
Ma il mister insistette
-Gatsby, ora basta-
Urlò cominciando ad arrabbiarsi perché stava disubbidendo ad un suo ordine.
Questa volta le parole del mister la fecero bloccare. Guardò verso di lui, ma c’era qualcosa che non andava. Patty svenne davanti ai suoi occhi. Le ragazze e l’allenatore corsero verso di lei. Patty giaceva a terra incosciente. Il mister ordinò ad una delle sue ragazze.
-Corri, va a chiamare Karl-
Senza pensarci due volte la ragazza corse al campo dei ragazzi per informare il cugino di Patty.
Quando arrivò al campo era ormai senza fiato e tutti si girarono, chiedendosi come mai fosse andata lì, con un’espressione così preoccupata. Ma il biondino e Benji capirono subito si trattasse di Patty e corsero verso la povera ragazza aggredendola
-E successo qualcosa a Patty?-
La ragazza terrorizzata dal portiere riuscì solo a fare un cenno di sì con il capo.
I due ragazzi non vollero sapere altro.
Tutti rimasero senza parole, l’allenatore andò dalla ragazza per avere una spiegazione.
-Cos’è successo?-
-Patty: la cugina di Karl, è svenuta in campo-
Il mister non fece altre domande.
-Vieni, prendi qualcosa da bere-
Vedendo ancora l’affaticamento della ragazza.
-No, grazie ora vado anche io. Mi scusi se ho disturbato i vostri allenamenti-
Si scusò e stava per andarsene, ma l’allenatore la trattenne.
-Scusa il nostro portiere non credo che ce  l’avesse con te-
Prese le difese del suo giocatore, aveva visto con quale violenza aveva inveito sul quella povera ragazza.
-Non si preoccupi, credo che l'abbia fatto solo perché è preoccupato.-
E corse via.
Karl e Benji arrivarono in un attimo dalla ragazza, avevano corso il più velocemente possibile. Era ancora a terra e i due ragazzi la chiamarono insieme.
-Patty!-
Benji la sollevò, pronto per portarla in infermieri, ma Patty cominciò a risvegliarsi.
-Che succede?-
Chiese un po’ frastornata.
-Sei svenuta-
La informo il cugino, che stava seguendo Benji.
-Dove mi state portando?-
-In infermeria-
Disse con voce ancora preoccupata.
-No, non serve, ora sto bene-
Cercò di tranquillizzare tutti sul suo stato di salute.
-Sei svenuta, non stai bene-
Benji non volle sentire ragioni continuando a proseguire. Patty sapeva che era inutile insistere, niente e nessuno lo avrebbe persuaso. Quando arrivarono l’adagiò sul lettino, e il medico della società la visitò. Dopo una buona mezz’ora, completamente rimessa,  Patty uscì dall’infermeria dove c’erano Karl e Benji ancora tesi.
-Come ti senti?-
Fu Karl il primo a parlare.
-Sto bene è stata colpa mia, mi sono dimenticata che oggi non avrei dovuto fare sforzi eccessivi-
Patty era mortificata per quello che aveva fatto passare a suo cugino e il suo ragazzo. Ma i due la guardarono non capendo le sue parole.
-Non capisco! Perché oggi non avresti dovuto fare sforzi?-
Chiese Benji.
-Vi ricordate che all’incirca un mese fa sono svenuta e mi è venuta la febbre?-
E i due annuirono, ricordavano benissimo quella sera: la peggiori della loro vita.
-Ecco, la dottoressa che mi ha visitato mi ha spiegato che è un problema ormonale, così mi ha prescritto la pillola che avrebbe risolto questo problema, ma che i primi tempi, quando arrivavo all’ultima pillola non avrei dovuto esagerare-
Spiegò, perché era di nuovo svenuta. Karl fece un gran respiro di sollievo.

Benji, invece rimase più serio di prima. Patty vedendolo capi che non era del tutto convinto della sua spiegazione.
-Sei stata un’incosciente. Mi spieghi il motivo perché hai dovuto strafare allora?-
Il tono era leggermente alterato. Karl si sentì di dover intervenire per proteggere la sua Tity, ma lei lo fermò e guardò dritto negli occhi di Benji con aria da sfida.
-Secondo te? Tu!-


Quando fa così, mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi.


Benji nel sentire che era stato lui la causa del suo malessere chinò il capo,  nascondendo gli occhi: gesto che faceva quando non voleva far capire come si sentiva.


Sì è vero! È colpa mia, della mia stupida gelosia, se prima in macchina non avessimo litigato non sarebbe successo niente. Mi odio per questo.


Patty credeva che sarebbe partita l’ennesima litigata e si preparò a contrattaccare. Ma lui, invece, fece una cosa che la stupì: le prese per mano, attirandola fra le sue braccia e la strinse forte a se sussurrandogli mortificato.
-Mi dispiace, se non avessimo litigato non ti sarebbe successo niente-
La ragazza si sciolse a quelle parole e cominciò a piangere.

Lui continuava a stringerla cullandola e continuando a scusarsi.

Karl ,che era di troppo in quel momento, senza dire niente andò ad informare il mister.


Questi due sono proprio uguali: cocciuti e ostinati.


Dopo diversi minuti, Patty riuscì finalmente a calmarsi.
-Se vuoi che non dia più ripetizioni a quel ragazzo, lo farò!-
Lo disse con voce ancora strozzata dal pianto.
-No, non devi smettere, per colpa mia. Io mi fido di te-
Lo disse sinceramente.
Rimasero abbracciati confrontandosi a vicenda. Ormai era giunta l’ora di andare a casa, i due ragazzi andarono insieme a recuperare le loro cose e anche Patty andò a cambiarsi; ma prima, il mister, la obbligò l’indomani a prendersi un giorno libero, anche se un po’ restia acconsentì.
Karl andò da Maria mentre Patty e Benji ritornarono a casa di lei.

Si prepararono la cena e si accoccolarono sul divano guardando un film. Patty cadde in un sonno profondo tra le braccia del ragazzo,  per colpa dell’allenamento intenso a cui si era sottoposta; Benji non si accorse di niente finché lei non cominciò a parlare.
-Non mi lasciare mai……Benji-
Si è addormentata. No tesoro non potrei mai lasciarti, sei la mia vita.


Così pensando, Benji la prese in braccio e la portò a letto e anche lui si sistemò affianco addormentandosi fra le sue braccia.

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Capitolo 41
*** capitolo 41 ***


Patty si svegliò tra le braccia di Benji.


Che bello sarebbe svegliarsi così tutte le mattine, ma tra un po’ mio zio tornerà e allora non sarà più possibile. Peccato sto troppo bene qui così con lui: protetta e al sicuro, come se non potesse mai succedermi niente di brutto.


Gli accarezzò il viso e gli diede un leggero bacio sulle labbra, svegliando il bell'addormentato.
-Buongiorno-
-Buongiorno dolcezza-
La voce era ancora impastata dal sonno e la baciò anch’esso sulle labbra. Benji cominciò ad accarezzarla lungo tutta la schiena e cominciava a sentirsi eccitato. Anche Patty lo percepì e cercò di allontanarlo.
-Benji, non posso-
Ma lui la attirò più a se, continuando a baciarla sulle labbra sul collo.
-Davvero non posso, devi fermarti-
Cercò di nuovo di allontanarsi.
-Perché?-
Lo disse talmente vicino al suo orecchio e con una voce talmente sensuale, che le fece venire mille brividi su tutto il corpo e riuscì a fatica a rispondergli.
-Perché farò tardi a scuola, e -
Ma lui continuava a tormentarla, baciandole il collo cominciando a scendere verso i suoi seni e lei cominciava a fare veramente fatica a formulare una frase.
-E….-
-E cosa?-
Si staccò un attimo da lei e la guardò nei suoi occhi che erano lucidi dalla passione, gli piaceva vederla così.
-E sicuramente…ah ah!-
Gridò dal piacere quando lui si impossesso del suo capezzolo: succhiandolo e leccandolo con voracità.
-Mi sa…..sarà venuto il ciclo-
A quelle parole Benji si scostò da lei, era come se avesse ricevuto una secchiata d'acqua gelida in testa.
-Sei sicura?-
Chiese, domandandosi se non fosse solo una scusa.
-Ma certo, che ne sono sicura-
Cominciò a ridere, trovò l’espressione di Benji così esilarante che non poté farne a meno.
-Sono così divertente?-
Ancora con le lacrime agli occhi, riuscì solo a fare cenno di sì con la testa. Benji adorava sentirla ridere.
-Allora se ti piace così tanto ridere-
E cominciò a farle anche il solletico. Patty non ce la faceva più, stava ridendo talmente tanto che l’era venuto il mal di pancia, cercò allora di liberarsi dalla sua stretta.
-Basta ah ah….Benji ah ah!! Ti prego!-
A quella supplica il ragazzo lasciò la presa e le asciugo le lacrime dal viso perdendosi nei suoi occhi.
-Ti amo-
Patty si sciolse a quelle parole, era così bello sentirle.
-Anche io ti amo-
Ma abbassò lo sguardo, intristendosi.
-Che succede?-
Benji si preoccupò.
-Ti ho delusa-
Era quasi un sussurro il suo. Il ragazzo non capì a cosa si stesse riferendo.
-Deluso?-
-Si perché…ecco……-
Benji allora capì a cosa si stesse riferendo, gli fece un sorriso tenerissimo e gli rispose.
-Amore mio, tu non potresti mai deludermi-
E la baciò con passione.


Benji l’accompagnò come al solito a scuola, a Patty questa cosa piaceva tantissimo, anche se avrebbe preferito di gran lunga che anche lui frequentasse la scuola.
Si salutarono dandosi appuntamento al giorno dopo, quella sera lo zio sarebbe ritornato dal viaggio a Londra, ed non era il caso che si fermasse a dormire e poi l’allenatore aveva vietato a Patty quel giorno di allenarsi, per il malore del giorno prima.
Durante la pausa pranzo Patty andò con il suo nuovo amico in una delle aule studio e ad aiutarlo con la matematica.
-Ti ringrazio-
-Non c’è  problema-
Studiarono per quasi un’ora, il ragazzo la guardava attentamente mentre lei cercava di spiegargli in modo semplice l’esercizio, ma cominciò a sentirsi un po’ a disagio. Lui non smetteva di fissarla e aveva la netta sensazione che ogni volta che lo sentiva che la sfiorava lo facesse apposta.
-Credo che per oggi basti così, non credi? Sono distrutto-
Paul si stiracchiò e si scompigliò i capelli.
-Si hai ragione-
Anche Patty era sfinita.
-Ti posso offrire un caffè al bar della scuola-
Gli propose, sfiorandole la mano. A quel gesto Patty si ritrasse subito, la sensazione di disagio che aveva avvertito prima era sempre più presente.
-No, grazie. Ora dovrei andare-
Fece per andarsene, ma lui la trattenne.
-Aspetta-
La guardò negli occhi.
-Devo andare-
Cercò di liberarsi, ma lui la teneva saldamente, il disagio cresceva sempre di più. Lui la attirò a sé e la bacio sulle labbra. Patty,  rimase sconvolta da quello che stava facendo quel ragazzo, con la mano libera gli diede uno schiaffo in pieno viso. Paul finalmente la lasciò libera e si massaggiò con la mano la parte del viso colpita.
-Ma che cavolo ti è saltato in mente?-
Gli urlò contro.
-Mi dispiace, ecco, non ho resistito-
Paul cercò di usare un tono pentito. Patty era scioccata.
-Io ho un ragazzo!-
-Non lo sapevo-
-Sarà meglio finirla qui! Non posso più aiutarti-
Così dicendo scappò via di corsa.


Adesso! Non posso dirglielo a Benji: si infurierebbe, dato che ieri mi aveva avvisata e io come una stupida non gli ho creduta. Ma non voglio che tra di noi ci siano segreti. Cosa devo fare?


Corse fuori dall’edificio aveva bisogno di aria.
Intanto, ancora in aula Paul, raccolse le sue robe continuando a pensare.


Bene tutto secondo i miei piani, la vendetta e quasi vicina. Però bel caratterino la ragazza.


Patty non se la sentiva di tornare a scuola e rivedere quel ragazzo, così decise di marinare le ore pomeridiane. Aveva bisogno di un  consiglio e decise di andare a trovare Maria, sicuramente lei poteva aiutarla. Sprovvista di un mezzo, decise di andare a piedi; almeno così avrebbe avuto il tempo di chiarirsi le idee.
Ci mise un'ora abbondante, stava per suonare il campanello, poi le venne in mente che Karl poteva essere ancora lì,  per quanto volesse bene al cugino, non voleva per il momento dirgli perché aveva deciso di saltare la scuola. Si guardò in giro ma la macchina di Karl non c’era.


Forse è andato via. Meglio così.


Prese coraggio è suono.  Rimase in attesa, ma sembrava che in casa non ci fosse nessuno. Stava per andarsene quando qualcuno finalmente aprì la porta.
Era Maria, visibilmente provata per lo sforzo di arrivare alla porta.
-Maria, ma sei matta per essere venuta ad aprirmi la porta!-
Le gridò contro preoccupata.
-Ciao Patty! Sto bene, davvero.-
Cercò di camuffare il dolore che cominciava a sentire al petto.
-Dai ti aiuto-
Prese l’amica sotto braccio e l’aiutò a camminare fino al salotto.
-Come ti senti?-
-Sto bene, non  ti preoccupare. Sono felice che tu sia venuta a trovarmi. Non sai che noia essere rinchiuse tutto il giorno in casa-
Le era davvero grata di essere lì.
-Ma come mai sei da sola? Karl?-
-I miei genitori tornano stasera, mentre Karl aveva delle cose da fare e poi sarebbe andato agli allenamenti-
La informò.
-E cosa aveva da fare, di così importante da lasciarti qui sola?-
Domandò.
-La dirigente scolastica l’ha convocato, non saprei esattamente il motivo-


Cavolo, adesso Karl scoprirà che ho marinato la scuola.


Maria vide il forte turbamento di Patty e le chiese.
-Tutto bene? Hai una faccia-
-Ecco, non proprio-
Abbassò lo sguardo intimorita.

Voleva spiegarle i motivi per i quali si trovava lì; aveva bisogno di confidarsi con qualcuno. Maria dal suo tono capì che era qualcosa di grave.
-Deve essere qualcosa di grave se hai marinato la scuola-
Patty alzò lo sguardo stupita per la sua deduzione.
-Si! Ecco un ragazzo prima a scuola mi ha baciato-
Le raccontò tutto d’un fiato. Maria spalancò gli occhi dalla sorpresa.
-Cosaaaaa? E chi? Quando? Perché? E tu?-
Maria continuava a fare una domanda dietro l’altra senza dare il tempo a  Patty di prendere parola.
-Calmati! Dovrei essere io quella sconvolta, non tu-
-Scusa e che non mi aspettavo che mi dicessi una cosa del genere. Dai racconta-
-Ecco l’altro giorno Paul-
Maria nel sentire il nome del ragazzo,  fece scattare un campanello d’allarme nella sua testa.


Aspetta Paul! Ma è quello che Benji ha mandato all’ospedale.


-Mi ha chiesto delle ripetizioni di matematica. Ed io ho accettato, anche se Benji non era tanto d’accordo e oggi lui mi ha baciato.-
Patty guardò  in direzione dell’amica, sperando capisse come si sentiva in quel momento, ma nel suo viso non  trovò nessun indizio, così proseguì.
-Mi sento male per questo, Benji mi aveva avvisata che lui lo faceva solo per provarci con me. Ma io come una stupida gli ho detto che era solo una sua paranoia. Ora che faccio? Glielo dico? Non voglio che tra di noi ci siano segreti-
Aveva le lacrime agli occhi, continuava a guardare Maria aspettando che le desse qualche buon consiglio, ma l’amica continuava a fissarla in un modo strano. Patty cominciò ad agitarsi, si aspettava da lei una sorta di appoggio. Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Maria le chiese.
-Benji sa il nome di questo ragazzo?-
Il tono era serio più che mai
-No, non gliel’ho detto. Ma perché? Che succede?-
Il tono che aveva udito da Maria non le piaceva affatto, era agitatissima.
-Senti, sai perché Benji è stato buttato fuori dalla scuola?-
-Non  esattamente. So che ha picchiato un ragazzo-
Non capiva dove volesse arrivare.
-Ecco questo ragazzo è proprio Paul-
Patty al nome di quel ragazzo sbiancò all’improvviso.
-Ascolta, Benji per poco non è stato arrestato per quello che è successo. Non so bene i motivi per i quali lo abbia picchiato in quella maniera, ma se gli dirai, quello che quel tipo ti ha fatto, credo che questa volta si metterà veramente nei guai.-


Maria ha ragione, se gli dico quello che mi ha fatto questa volta potrebbe veramente finire male. Ma non voglio avere più altri segreti con lui.


I suoi pensieri furono distolti dall’arrivo di un messaggio.
“Ciao dolcezza dove sei? Sono venuto a scuola ma mi hanno detto che hai saltato le ore del pomeriggio”
-Chi è?-
Chiese Maria, vedendo nell’amica uno sguardo terrorizzato.
-Benji! È venuto a prendermi a scuola.-
La voce tremava.
-Rispondigli-
La incoraggiò.
-E cosa gli dico?-
-Di che sei venuta a trovarmi, perché non ti sei sentita bene-
-Non voglio dirgli delle bugie-
-Ma non è proprio una bugia, cioè e solo una mezza verità-
-E non è la stessa cosa?-
-No non proprio-
Prese coraggio e gli inviò la risposta.
“Ciao, sono da Maria, non mi sono sentita bene e ho saltato la scuola”
Con le mani tremanti inviò il sms di risposta, pochi istanti dopo il cellulare suonò di nuovo.
“Potevi chiamarmi, ti avrei accompagnato io. Vuoi che venga e ti porti a casa?”


Sono una persona orribile, lui si preoccupa per me e io gli sto mentendo. Devo dirgli la verità! Spero però di riuscire a non far degenerare la cosa.

Benji era ancora fuori dall’edificio scolastico, era arrivato per far una sorpresa a Patty; ma la sorpresa gliel’aveva fatta lei.


Poteva anche avvisarmi che non si sentiva bene, potevo venire a prenderla.


Il suono del cellulare lo riportò alla realtà.
“Scusami, non volevo disturbarti. Comunque non ti preoccupare chiamerò un taxi, va tranquillo agli allenamenti ci sentiamo dopo”
Benji lesse il messaggio ma una strana sensazione gli diceva che c’era qualcosa che non andava. Stava per risalire in macchina ed andarsene quando si sentì chiamare.
-Benji!-
Era Karl, che gli stava andando contro.
-Ehi Karl! Come mai qui? Avevo capito che non saresti andato a scuola in questi giorni-
Sorpreso che era lì.
-Si infatti! Ma la dirigente mi ha convocato-
-Ah! E per quale motivo?-
-Tu-
-Io?-
Benji non capiva il perché la dirigente avesse convocato Karl per parlare di lui.
-Si. Voleva sapere come ti comporti in squadra.-
-Capisco! E tu cosa lei hai detto?-
-La verità! –
-Allora non ho nessuna possibilità di tornare a studiare qui-
Entrambi iniziarono a ridere.
-Secondo me invece qualche possibilità ce l’hai.-
Gli diede una pacca sulla spalla.
-Mi piacerebbe-
-Dov’è la mia cuginetta?-
Si guardò intorno.
-È da Maria. Sono venuto a farle una sorpresa, ma alla fine la sorpresa l’ha fatta lei a me-
Karl era stupito, non era da Patty saltare la scuola.
-È successo qualcosa?-
-Mi ha scritto che non si è sentita bene-


Strano, perché non mi ha chiamato? E non ha chiamato Benji per farsi venire a prendere?


-È strano vero?-
-Si, perché non ha chiamato né te né me?-
-Non so.-
Intanto un ragazzo si stava avvicinando a loro e urtò di proposito Benji, senza nemmeno scusarsi prosegui nella sua direzione.
-Ehi!-
Stava per dirgli qualcosa, quando lo riconobbe. Anche Karl lo vide, e subito si preoccupò di come potesse reagire il suo compagno di squadra e cercò di attirare la sua attenzione.
-Lascia stare-
-Si hai ragione-
Entrambi risalirono nelle proprie auto e se ne andarono agli allenamenti.
Patty tornò a casa più sconsolata che mai, la rivelazione che gli aveva fatto Maria era scioccante, il ragazzo che l’aveva baciata, era lo stesso che Benji aveva picchiato e adesso si chiedeva se era il caso o no di dirglielo.

Il pensiero che lui potesse reagire male, peggiorando così la situazione, la faceva sentire malissimo, non voleva mentirgli o nascondere la verità. Decise di andare a farsi una doccia, sperando così di sentirsi meno sporca.

Infatti, il disagio interiore era ancora forte. Andò in salotto in attesa che gli altri membri della casa ritornassero.


È la prima volta che mi ritrovo in questa casa da sola.


Pensò, mentre cercava di occupare la mente andando a cercare qualcosa di interessante da leggere, per non pensare a quel bacio rubato. C’era un'immensa libreria con libri di tutti i generi, c’era l’imbarazzo della scelta, ma la sua attenzione venne catturata da quelli che sembravano dei album di famiglia, così presa dalla curiosità cominciò a prenderne uno e a sfogliarlo. Le foto erano vecchissimo, alcune addirittura in bianco e nero. Una di queste ritraeva due ragazzi vestiti da sposi, avevano l’aria molto felice si poteva dedurre dalla loro espressione e sotto la foto una didascalia “Patricia e Hans”.


Non ci posso credere questa ragazza vestita da sposa si chiama come me. Chi sa chi è?


Continuò a sfogliare le foto e più andava avanti più si rendeva conto che quella ragazza con il suo nome era la mamma di suo zio perché in un’altra foto c’era lei con un bambino biondissimo  e sotto di questa i nomi “Mamma Patricia con il figlio Stephan”


Dev’essere la mamma di mio zio. Non ci sono dubbi. Che coincidenza che la nonna di Karl si chiamasse proprio come me.


Dopo aver finito con il primo album, ne trovò un'altro, questa volta era l’album di sua zia di quando era piccola. Guardò attentamente tutte le foto con attenzione, non aveva mai visto le fotografie di sua zia e sua mamma da piccole.


Erano proprio identiche mia mamma e mia zia, non riesco a distinguere chi è l’una e chi è l’altra. Mia mamma non mi ha mai fatto vedere le foto di quando era piccola, mi ha detto che erano state perse.


Continuando a sfogliare l’album, si soffermò su una foto di quelli che sembravano i suoi nonni. Era la prima volta che li vedeva.


Questi dovrebbero essere i miei nonni. La somiglianza fra mia nonna e mia mamma è evidente.


Finito anche quel album ne trovò altri, alcuni erano dei  zii: sul loro matrimonio e sulle loro vite calcistiche.


I miei zii erano molto felici insieme, in tutte le loro foto si può vedere quanto si amassero. Chissà se anche  io e Benji saremo così felici?


Dopo un’ora abbondante, aveva tutti gli album sparsi per terra vicino a dove era seduta, l’ultimo che sfogliò era quello suo di quando era piccola, e trovò anche la foto che era nel suo ciondolo, ma non trovo nessun indizio di quando venne scattata quella foto.


Quando torna lo zio devo ricordarmi di chiedergli di questa foto,  magari lui sa qualcosa.


Stava per rimettere tutto al suo posto, quando l’attenzione di Patty fu attratta da quello che sembrava un diario. Così presa dalla curiosità lo aprì.  Era scritto in giapponese.


Questo credo che sia il diario di mia zia.


Tenne quell’oggetto in mano continuando a chiedersi.


Potrei leggere qualche pagina. Chissà se faccio bene? Non mi ricordo molto di lei, magari così è un modo per conoscerla meglio.


Prese coraggio e cominciò a leggerlo. Raccontava di quando era giovane e non poteva giocare a calcio in una squadra, di come questo la rendeva infelice.

Di quando ha conosciuto il signor Marshall e di come sia stato il primo a capire il suo amore per questo sport e di come l’aveva aiutata ad allenarsi insieme a lui.


Wow, da come descrive il signor Marshall credo che lui abbia preso una cotta per mia zia.


Il diario raccontava anche del primo incontro con lo zio, descrivendo esattamente di come per lei fosse stato un colpo di fulmine. Patty continuava a leggere senza pause, aveva le lacrime agli occhi, quando continuando a leggere, sua zia raccontava di come i suoi genitori volevano  proibirle di venire in Germania con l’amore della sua vita.
Divorata le pagine senza sosta. C’era scritto di come si sentisse in colpa per i suoi genitori che erano morti in quell’incidente nel disperato tentativo di impedirle di partire,  per sua sorella rimasta orfana per questo, del suo matrimonio, della sua squadra di calcio e di come si sentisse vuota per il fatto di non poter avere figli.
Quel argomento viene trattato in molte pagine, descrive perfettamente il suo stato, si sentiva in colpa per aver negato all’uomo della sua vita un figlio.


Mi dispiace per mia zia, sarebbe stata una madre fantastica, posso perfettamente capire la frustrazione e il malessere che provava per questa sua impossibbilità.


Continuò a leggere, su un’intera pagina c’era solo scritto “speranza”, e Patty si chiese.
Chi sa cosa vuole dire?
Lesse le ultime pagine sconvolta.
“Caro diario, mia sorella ha accettato di diventare la madre surrogata del mio bambino con Stephan, nonostante tutto ciò che le ho fatto passare. Non potrò mai ringraziarla abbastanza per questo splendido dono”
“Caro diario, ho appena saputo che avremmo una bambina. Stephan era emozionatissimo all’idea di avere una femminuccia, abbiamo deciso di chiamarla come sua madre Patricia.”
Patty era senza fiato, le lacrime cominciarono a inondare gli occhi, non riusciva a smettere, era rimasta scioccata, non riusciva più a capire niente solo un unico pensiero continuava a pensare.


È tutto uno scherzo, no non può essere.


Dopo svariati minuti, riuscì a smettere di piangere, quel tanto che bastava a riprendere a leggere, voltò la pagina e cadde un foglio. Con mani tremanti aprì il foglio e lesse il contenuto. Quel foglio sottile e ormai ingiallito per via degli anni, quel foglio all’apparenza così innocuo le stravolse completamente la vita. Patty lasciò cadere il foglio per terra, visibilmente sotto shock.


No, non è possibile. Tutta la mia vita è stata solo una bugia un’enorme bugia.


Con questi pensieri, si alzò di scatto e cominciò a correre via da lì, si sentiva presa in giro e le mancava l’aria li dentro.


Qualche ora dopo Stephan rientrò finalmente in casa, quella lontananza forzata era stata un vero incubo. Le continue riunioni con la società Price lo avevano distrutto psicologicamente. Non vedeva l’ora di rivedere la sua piccola Patty, tanto che gli ultimi giorni aveva deciso di appoggiare solo la maggioranza, per quel progetto di cui non riuscivano proprio a trovare un accordo valido.
Appena riuscì a varcare la soglia, cominciò a guardarsi intorno per capire dove poteva essere la figlia, sapeva che quel giorno non sarebbe andata agli allenamenti, ma dopo aver fatto il giro delle stanze al piano di sotto e non trovandolo, pensò che fosse in camera sua, così cominciò a chiamarla ad alta voce, ma dopo vari tentativi non ci fu nessuna risposta.


Strano, ero convinto che fosse in casa. Sapevo che oggi non andava agli allenamenti.


Così prese il cellulare e provò a chiamarla. Il cellulare però suonava a vuoto.


Forse a cambiato idea ed è andata comunque.


Un po’ deluso per il fatto che lei non ci fosse, decise di andare a prepararsi un caffè, aspettando il ritorno dei ragazzi.
Passò per il salone e notò che per terra affianco alla libreria c’erano gli album di famiglia sparsi qua e là.


Come mai tutti questi album sono per terra?


Con molta fatica cercò di rimettere tutto in ordine, finché non si ritrovò in mano quel foglio e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.
Era il certificato di nascita originale di sua figlia, e un pensiero gli attraversò la mente.


No, no, no. Credo che Patty l’abbia letto.


Preso dal panico, cominciò a tempestare di telefonate la ragazza, ma con scarso successo.


E tutta colpa mia, dovevo essere io a dirglielo. Dove sei piccola mia? Mi dispiace.


Stephan era agitatissimo, continuava a pensare a cosa mai potesse aver provato sua figlia a scoprire così la verità.


Ho rovinato tutto, e se la perdessi nuovamente? Se la perderei per sempre? Come farò ad andare avanti?


Passò un’ora e di Patty ancora nessuna notizia, il telefono continuava a squillare a vuoto, Stephan ormai preoccupato si chiese se non fosse meglio chiamare la polizia. Stava per digitare il numero quando sentì chiudersi il portone d'entrata, così si fiondo all’ingresso per vedere se fosse lei. Ma era Karl.
Il ragazzo notò subito l’aria preoccupata e tirata dello zio.
-Che succede zio?-
Stephan non aveva la forza di parlare, riuscì solo ad allungare il braccio per dare a Karl il foglio.
Karl lesse velocemente il contenuto e anche lui sbiancò all’istante.
-Ha scoperto la verità?-
La voce era tremante.
-Dov'è?-
Chiese Karl
-Non lo so, Karl….-
Stephan non sapeva cosa dire, il panico che stava provando in quel momento lo annebbiò completamente, facendogli mancare il respiro, aveva il cuore che batteva a mille. Il nipote vendendo in quello stato lo zio cercò di tranquillizzarlo.
-Vedrai zio, andrà tutto bene!-
Prese in mano il cellulare e provo a chiamarla, ma anche lui non ebbe risposta.


Rispondi Patty.


Continuava a provare a chiamarla, intanto che cercava in ogni angolo della casa, ma ovviamente di lei nessuna traccia, cercò anche in garage e notò che la sua moto non c’era. A questo punto anche Karl fu preso dal panico.


Quella incosciente, ha preso la moto senza avere nemmeno la patente. Ma dove cavolo si sarà cacciata?


Ritornò dallo zio.
-A preso la moto-
Lo informò, e il panico si fece sempre più violento.
-Chiamo la polizia-
Stava per digitare il numero, ma Karl la bloccò.
-Aspetta zio, magari è andata da Benji. Provo a chiamarlo-
Provò a chiamare il suo amico, ma anche lui non  rispondeva.
-Maledizione! Vado da lui, zio rimani qua in caso tornasse. Te la riporterò-
Stephan disse sì con la testa, non riusciva a dire o a fare niente, l’unica cosa che riusciva a pensare che l’avrebbe persa di nuovo e per sempre questa volta.
Karl si fiondò in auto a tutta velocità verso casa di Benji.

Benji era arrivato a casa, provò a chiamare Patty per sapere come stava, non aveva avuto notizie di lei per tutto il giorno, tolti i brevi messaggi. La sorpresa di oggi non gli era riuscita, avrebbe tanto voluto vederla, ma sapeva che sarebbe tornato suo zio e sicuramente avrebbero voluto trascorrere un po’di tempo in famiglia. Ma Patty non rispose.


Chi sa perché non mi risponde? Spero stia meglio.


Lasciò il cellulare in salone e andò in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare. Stava per mettersi a tavola quando  qualcuno suonò alla porta.


Chi potrà essere?


Aprì la porta ritrovandosi di fronte Karl visibilmente turbato e agitato.
-Perché cazzo non rispondi al cellulare? Lei è qui?-
Lo aggredì minaccioso, entrando senza permesso gridando il nome di Patty. Benji per quella reazione così violenta da parte del suo capitano capì che era successo qualcosa di grave.
-No, non è qui. Ma che cazzo è successo?-
Anche lui gli urlò.
-Patty e scomparsa, a preso la mia moto ed è scappata-
Dritto e conciso. Benji era scioccato.
-Perché è scappata?-
Karl non aveva scelta doveva spiegare il motivo anche a lui, la situazione si era fatta grave, lo guardò negli occhi e gli disse.
-Patty ha scoperto la verità su chi sono realmente i suoi genitori-
Benji a quella confessione rimase completamente spiazzato.
-Come i suoi genitori?-
-Si, il padre biologico di Patty e mio zio Stephan-
Benji rimase a bocca aperta.


Ma com’è possibile?


-Ascolta non ho tempo adesso di raccontarti tutta la storia. Mio zio è disperato e anche io. Devo andare a cercarla-
E corse via verso la macchina, ma la voce di Benji lo trattenne.
-Dove credi di andare senza di me?-
Prese al volo il cellulare e le chiavi e si infilò in macchina di Karl, che subito dopo partì a razzo.
-Sai dove potrebbe essere andata?-
Chiese Benji.
-Non ne ho idea, non conosce ancora bene Amburgo.-
-Proviamo in tutti i posti che conosce allora-
Propose Benji, sperando di trovarla al più presto. Stava calando la notte e lei era sola, su una moto, senza patente, in una città che conosceva appena.


Dove sei andata a finire amore mio?


Decisero di provare prima da Maria, magari era andata lì per confidarsi con la sua amica.
Nel tragitto, Karl raccontò a Benji l’intera storia, che capì finalmente il significato delle parole scritte dietro la foto. Quando arrivarono si fiondarono immediatamente al portone d’ingresso suonando il campanello, ma Benji si guardò in giro e non vide nessuna moto.
-Mi sa che non è nemmeno qui-
Gli fece notare Benji.
Ma Karl non ebbe il tempo di rispondere che Maria aprì il portone. Guardò i due un po’ sorpresa di trovarseli di fronte.
-E voi che ci fate qui?-
-Patty è qui?-
Chiese un po’ bruscamente Benji.
-No!-
Dal tono e dall’espressione dei due ragazzi, capì che era successo qualcosa di grave, si chiese se per caso Patty avesse confidato a Benji quello che era successo a scuola con Paul e che avessero litigato e lei fosse scappata per quello, così aggredì il portiere.
-Cosa le hai fatto? Lei non voleva è stato lui a baciarla-
Karl e Benji rimasero un attimo confusi per le parole della ragazza.
-Di cosa stai parlando?-
Chiese Karl.
-Patty è venuta da me questo pomeriggio, mi ha confessato che un ragazzo all’improvviso l’ha baciata, era sconvolta-
Benji era rimasto impietrito.


Chi cazzo l’ha baciata? Se lo prendo tra le mani gli spacco la faccia al tipo.Ma adesso l’importante è trovarla e assicurarmi che stia bene.


-Non sapevamo niente, ma non è per questo che la stiamo cercando-
Benji usò un tono freddo e distaccato, stava cercando di non essere preso dalle emozioni e di farsi dire da lei chi avesse osato toccarla per andare a prenderlo a pugni.
-Allora cos’è successo?-
-Ha scoperto la verità-
La informò Karl.
Maria si mise le mani sulla bocca preoccupata, Benji guardò i due sconvolto.
-Lei lo sapeva?-
-Si, per caso a una cena con mio padre-
Karl cercò di sintetizzare al massimo, non voleva perdersi in inutili chiacchiere perdendo tempo.
-Benji andiamo-
-Vengo anche io-
Maria voleva essere di aiuto.
-No, resta qua, potrebbe venire da te, e se così fosse, avvisaci-
-Ma io voglio aiutarvi a cercarla-
Protestò.
-Se vuoi darci una mano allora prova a chiamarla a noi non risponde magari a te si!-
Karl le accarezzò dolcemente la guancia e le rubò un bacio veloce. Maria a quella richiesta non ebbe il coraggio di protestare.
-Se la trovate avvisatemi-
-Sarà fatto-
Gli diede un ultimo bacio e corse verso la macchina dove Benji stava già risalendo.
Decisero di andare a provare in tutti i posti che lei conosceva: al campo sportivo, a scuola e persino allo stadio. Ma di lei nessuna traccia, l’ansia e la preoccupazione di non sapere più dove cercarla rendeva i due ragazzi tesi e sull’orlo della disperazione.

Lei continuava a non rispondere e potevano solo sperare che non volesse sentirli, ma che stesse bene.
-Hai qualche idea su dove potrebbe essere?-
Chiese Karl ormai disperato, ma Benji non ne aveva la minima idea, quando all’improvviso gli venne in mente una cosa.
Prese in mano il cellulare fece partire una chiamata. Karl vide nell’amico una strana luce nei suoi occhi, così li chiese.
-Che succede? E chi stai chiamando?-
Ma Benji non gli rispose. Intanto dall’altra parte del telefono.
-Pronto?-
-Ciao, sono io! Ho bisogno di una mano-
  
 

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Capitolo 42
*** capitolo 42 ***


Capitolo 42

 

Tutta la mia vita è stata una bugia.


Patty era disperata, guidava e piangeva,le lacrime inondarono completamente i suoi occhi facendo fatica, a distinguere le macchine che sorpassava incurante, del pericolo in alcuni sorpassi. La sua mente continuava a pensare che tutti coloro che le volevano bene e le avevano mentito, per tutta la vita.
In quel momento, avrebbe voluto morire, per tutto il dolore che stava provando.


Tutti mi hanno presa in giro, tutti! Perché?  Papà, perché? Non posso credere che anche tu mi abbia mentito, mi hai sempre detto che la verità è la base di un buon rapporto, allora perché tutte queste bugie? Perché se i miei zii erano i miei veri genitori non mi hanno voluto? Perché mi hanno fatto credere che i miei genitori erano i miei zii? Non ci capisco più niente.


Patty era talmente confusa che non riusciva a darsi una spiegazione per quello che aveva scoperto. Avrebbe tanto voluto essere in Giappone, nella sua patria e non in una città che conosceva appena. Così si diresse nell’unico posto che gli ricordava la sua patria.
Quando arrivò era buio pesto, non si vedeva quasi niente, solo il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva. Quel suono e quel profumo di salsedine riuscì a darle un pochino di conforto, ma solo poco. Così si accasciò sulla sabbia e con la testa tra le ginocchia cominciò a piangere a dirotto.
Il suo cellulare suonava continuamente, ma non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento. Lo prese in  mano e stava per spegnerlo, ma il nome di Tom apparve sullo schermo e la suoneria partì.
Patty con mani tremanti fece partire la telefonata.
-Patty?-
Era quasi un sussurro.
-Ciao Tom-
-Stai bene?-
-No!-
-Vuoi raccontarmi?-
-Tutti quelli che mi hanno amato mi hanno solo detto un sacco di bugie-
Lo disse con tutta la rabbia che aveva in corpo. Dopo un’attimo di silenzio proseguì.
-I miei genitori, non sono i miei genitori-
-Cosa vuoi dire?-
-Ho scoperto che i miei veri genitori sono quelli che pensavo fossero i miei zii-
Tom rimase in silenzio, per tutto il tempo, mentre gli raccontava non riusciva a smettere di piangere.
-Secondo te perché hanno fatto una cosa del genere Tom? Perché mi hanno mentito per tutta la vita? Perché?-
Tom, che  era rimasto ad ascoltare lo sfogo dell’amica, non riuscì a fare a meno di pensare di voler essere lì, per poterla confrontare.
-Sai, non so perché ti abbiano fatto credere che i tuoi zii fossero i tuoi genitori, ma dovresti chiederlo a Stephan: tuo padre-
Patty sentirlo riferirsi a Stephan come suo padre, rimase pietrificata.


Mio padre, è vero mio zio Stephan e mio padre.
-Lo so che stai soffrendo, so quello che provi per tuo padre. Ma forse c’è una spiegazione?-
-Quale spiegazione potrebbe mai giustificare tutte le bugie che mi hanno fatto credere?-
-Non lo so. Ma dovresti prima capire il motivo per cui hanno portato i tuoi genitori a lasciarti con i tuoi zii-
-Non so se voglio saperlo-
-Ascolta da quello che mi hai raccontato Stephan sembra una brava persona e ti vuole molto bene.-
-Sì è vero-
-Allora parla con lui.-
-E se quello che dovesse raccontarmi non dovesse piacermi? E se non volessi più stare qui? Cosa farò? Non ho nessun altro posto dove andare-
-Puoi sempre tornare in Giappone e stare qui con me e mio padre-
Gli propose.
-Però prima scopri la verità-
Patty era commossa per la proposta di Tom.
-Grazie, sei il migliore degli amici-
-E tu sei la mia migliore amica, per qualsiasi cosa io ci sono. Anche se siamo distanti. Ti voglio bene-
-Anche io, vorrei che fossi qui con me-
-Il mio cuore e con te-
-Come facevi a sapere che avevo bisogno di te?-
-Benji mi ha chiamato-
-Benji?-
-Si, mi ha chiamato, dicendomi che avevi bisogno di me. Ti stanno cercando-
A quella rivelazione Patty rimase scioccata, ma poi pensandoci un’attimo.


Cavolo con la mia fuga così improvvisa avrà spaventato a morte tutti.
-Patty hai molte persone al tuo fianco che ti vogliono bene-
-Hai ragione-
-Patty-
-Si?-
-Benji sta venendo a prenderti. Mi ha detto di aspettarlo-
-Ma lui non sa dove sono-
-Io credo invece che lo sappia, entrambi pensiamo che ti trovi vicino all'acqua-
Patty era sempre più scioccata.
-Non pensavo che mi conoscesse così bene.-
E Tom scoppiò in una grassa risata.
-Amica mia, sei un libro aperto per noi-
E finalmente anche Patty iniziò a ridere.
-Ora vado, voglio sapere tutto e sappi che sei sempre la benvenuta a casa mia-
-Grazie Tom-
Chiuse la telefonata, e aspettò l’arrivo di Benji e Karl, non voleva far preoccupare nessuno; ma la verità su chi fossero i suoi genitori era stato un vero e proprio shock.
Non aspettò a lungo, era lungo il ciglio della strada affianco alla moto quando i fari della macchina l’accecarono. Karl fu il primo a uscire velocemente dall’abitacolo precipitandosi dalla cugina, abbracciandola intensamente.
-Ti abbiamo cercato dappertutto. Non sai quanto eravamo preoccupati, tutti-
Patty, resasi conto di quanto avesse fatto preoccupare i suoi cari, scoppiò a piangere  inondando la maglietta del cugino.
-Mi dispiace-
-No, dispiace a me. Mi dispiace che hai scoperto la verità in quel modo. Dovevamo essere noi a dirtelo-
Patty non riusciva a parlare, piangeva ed ascoltava.
-Lo zio avrebbe sempre voluto dirtelo, ma la paura di perderti di nuovo lo terrorizzava-
-Perché? Perché mi hanno lasciato in  Giappone? Perché non mi hanno voluta con loro?-
Chiese disperatamente a Karl, quasi pregandolo, voleva capire.
Lui la staccò da sé e con entrambe le mani le sollevò il viso asciugando con le dite le lacrime, che scendevano ancora copiose sul viso.
-Titty, non pensare nemmeno per un  secondo che i tuoi genitori non ti abbiano voluto. Mai. Ma non sono io  che ti devo raccontare-
Benji, che era rimasto in disparte, lasciando che i due si chiarissero non poté far a meno di pensare.


Patty, so quanto tutto questo ti stia facendo soffrire. Vedrai andrà tutto bene.
-Andiamo a casa?-
Chiese dolcemente Karl, Patty riuscì solo ad annuire con la testa. Appena vide Benji andò da lui e lo abbracciò.
-Grazie, per tutto-
Benji la strinse forte a se.
-Se hai bisogno, io ci sono, sempre-
Patty capì che aveva tante persone vicino che le volevano bene e a cui affidarsi.
Dopo essersi staccati, Benji si rivolse a Karl.
-Prendo io la moto-
Così si mise il casco e partí.
Karl e Patty salirono in macchina e seguirono Benji. Il ritorno a casa fu molto silenzioso, Karl voleva fosse lei ad iniziare il discorso, ma niente, se ne stava li seduta a guardare fuori dal finestrino.


Mi dispiace Titty per come hai scoperto la verità. Ma adesso sai tutto, spero darai allo zio una possibilità. Non sai cosa ha passato per  poterti avere vicino a se.


Finalmente arrivarono a casa, ma Patty sembrava come bloccata, non aveva il coraggio di entrate, si sentiva come bloccata.


L’ora della verità, si ma quale verità? Quale spiegazione ci potrebbe mai essere che giustifichi il fatto che non mi hanno voluta con loro?

-Sei pronta?-
Chiese dolcemente Karl
-Sinceramente no, ho paura-
Disse Patty con un filo di voce. Karl poteva solo intuire quello che provava la ragazza e cercò di farle forza.
-Ascolta, immagino che scoprire chi siano i tuoi veri genitori ti abbia sconvolta. Poi scoprirlo così! Lui avrebbe dato tutto per te, avrebbe voluto averti sempre qui con lui, vederti crescere e vivere insieme-
-Allora perché no? Perché non lo hanno fatto? –
Patty si sfogò con lui.
-Non  sono io la persona giusta-
Karl scese dalla macchina e aspettò che anche lei fosse pronta per rientrare. Benji, che era arrivato con loro si avvicinò al suo capitano.
-Che succede?-
-Ha paura-
Lo informò.

Benji allora andò da lei, aprì lo sportello e si inginocchiò vicino a lei, che guardava davanti a lei un  punto però senza vederlo.
-Di cosa hai paura?-
-Della verità! Non riesco proprio a capire perché mi abbiano mentito per tutti questi anni. Perché non mi hanno detto la verità?-
Lo disse fra un singhiozzo e l’altro.
-Non so perché ti abbiano mentito o perché ti hanno fatto credere che i tuoi genitori fossero i tuoi zii, ma è ora di scoprire la verità e non avere paura io sarò al tuo fianco-
-Benji-
Riuscì solo a dire.
-Poi se ti hanno nascosto la verità, secondo me ci sarà una ragione valida. Prendi te per esempio, anche tu mi hai mentito: su chi eri quando sei venuta qui e avevi i tuoi buoni motivi-
-Si ma era diverso-
-Può darsi, l’unica maniera per saperlo è  entrare a scoprire la verità-
-Si hai ragione-
Si fece coraggio e uscì dalla macchina, tenendo saldamente il braccio di Benji. Appena entrarono in casa,
Stephan, vedendo che la sua bambina era finalmente a casa sana e salva tiro un gran respiro di sollievo, non si ricordava di aver mai sentito una paura più grande di quella che avesse appena provato.
-Stai bene?-
Riuscì solo a chiedere. Patty fece sì con la testa.
-Voglio la verità-
Riuscì finalmente a dire, in maniera quasi aggressiva.
-Va bene-
Si spostarono tutti nel salone principale, Patty rimase ancorata a Benji, aveva bisogno di un  sostegno, altrimenti era sicura che le gambe non l’avrebbero retta.
Karl si sedette sul divano  mentre Stephan andò a prendere un libro dallo scaffale dove Patty era stata precedentemente quasi tutto il pomeriggio. Patty, guardò attentamente ciò che Stephan aveva tra le mani, e le sembrò di riconoscerlo, sembrava lo stesso diario che aveva letto, quello dove c’era il suo certificato di nascita, ma sulla copertina c’era scritto “per mia figlia Patty”.
-Questo era di Terry, tua madre-
Gli disse Stephan consegnandolo nelle mani della ragazza. Patty non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno più come rivolgersi a lui, zio,  papà. Non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia. Ma fu Stephan a iniziare il discorso.
-So che per te sarà stato uno Shock scoprire così la verità. Avrei voluto dirtela io. Ma la paura di perderti di nuovo mi ha bloccato e tu l’hai scoperto nel peggior modo possibile. Perdonami-
Patty ascoltò attentamente  e capì dalla sua voce che era affranto per il dolore.
-Perché?-
Riuscì solo a dire alla fine.
-Io e tua madre abbiamo provato per tanti anni ad avere un figlio, ma lei non riusciva a rimanere incinta. Abbiamo provato per anni e nonostante ci fossimo appellati ai migliori medici niente. Eravamo entrambi affranti dal dolore per non poter avere un figlio, soprattutto tua madre, che per un periodo ha sofferto di depressione. Un giorno, eravamo andati in Giappone, a trovare sua sorella e qui abbiamo incontrato una  sua vecchia compagna di classe, che era diventata una ginecologa e ci ha proposto un inseminazione artificiale con una madre surrogata-
Stephan a quel ricordo cominciò a tremare, si ricordò di quanto quella speranza avesse aiutato sua moglie a uscire dalla depressione.
-Terry era disposta a provare ogni strada così dopo averne parlato con sua sorella, lei si offrì volontaria-
Patty era senza parole ascoltando il racconto di Stephan, anche Benji non riusciva a credere alle proprie orecchie.
-L’intervento di inseminazione andò a buon fine, infatti rimase subito incinta, eravamo tutti al settimo cielo. Tutta la gravidanza procedeva benissimo, non c’era niente che non andasse bene, ma…….-
Stephan si bloccò il ricordo di quella giornata ancora lo terrorizzava.
-Zio continua-
Karl lo incitò.
-Mancava poco alla tua nascita, allora io e tua madre per aiutare sua sorella ci eravamo trasferiti per un periodo a casa loro. Una sera tua…….-
Stephan non sapeva  come definire la sorella di sua moglie per Patty.
-Mia zia-
Patty li andò in soccorso.
-Si. Non si è sentita bene, decise allora di andare a riposarsi un po’ al piano di sopra e mentre saliva le scale svenne e rotolò giù. Non sai che shock quando l’abbiamo trovata a terra insanguinata. Dopo è stato tutto moto veloce: la corsa in ospedale, l’operazione d’urgenza tu e tua zia che rischiavate la vita-
Stephan ormai aveva iniziato a piangere per quell’orribile ricordo e anche Patty lo seguì, potendo solo immaginare. cosa avessero provato.
-Fortunatamente il dottore che vi operò era uno dei migliori del paese e riuscì a salvare la vita ad entrambe. Dopo che tu eri nata, ti portarono immediatamente a farti visitare mentre si occupavano ancora di tua zia. Era molto grave e rimase altre due ore sotto i ferri. Io e tua madre nel saperti sana e salva eravamo felici ma allo stesso tempo preoccupati che tua zia uscisse da quella sala operatoria; viva. Appena il dottore ci disse che era riuscita a sopravvivere, la nostra gioia per essere diventati genitori fu incontenibile. Siccome eri prematura, hai dovuto passare del tempo in incubatrice e non abbiamo potuto tenerti subito in braccio, tua madre passò tutto il tempo vicino a te, non riusciva a staccarsi da te-
-Se eravate così felici di avermi, perché mi avete lasciato con i miei zii, facendomi credere che erano i miei genitori?-
Quasi urlò dalla frustrazione. Benji la strinse a sé per cercare di confrontarla.
-Un paio di giorni dopo l’operazione , il dottore che ci disse che a causa di quello che era successo………lei…….era diventata…….. sterile-
Patty sbiancò e se non ci fosse stato Benji, a sostenerla sarebbe caduta a terra.
Stephan continuò.
-Non sai come ci siamo sentiti quando l’abbiamo scoperto, soprattutto tua madre. Si sentiva in  colpa.

Per causa  sua, sua sorella non avrebbe mai potuto avere un figlio suo-
-Allora avete deciso di lasciarmi con loro? -
-Si. Tuo zio ha cercato di dissuadere tua zia a lasciarti  venire via con noi, che non era colpa di nessuno ciò che era successo. Ma……-
-Perché non avete lottato?l-
-Tu non sai quanto ci abbiamo provato, ma il senso di colpa che attanagliava tua madre era molto forte, mi convinse che era la soluzione migliore. Non avrebbe potuto vivere in pace altrimenti-
Stephan si avvicinò a lei e le prese le mani.
-È stata la cosa più difficile che abbia mai fatto, la sofferenza che ho provato nel lasciarti lì con loro, non la posso spiegare.
-Capisco-
Riuscì solo a dire.
-Tua madre da allora ha cominciato a scrivere questo diario, con la speranza che un giorno tu lo potessi leggere. Qui dentro c’è scritto tutto  ciò che lei ha sempre voluto che tu sapessi-
-Grazie lo leggerò-
Il tono era spento e affranto.
-Patty tutto bene?-
Chiese Benji preoccupato
-Sì, sono stanca adesso, io andrei a dormire se non vi dispiace-
-Certo tesoro, vai pure-
-Benji ti chiamo domani. Ok?-
-Si, tranquilla-
Così dopo aver salutato tutti, scappò in camera sua lasciando i tre uomini nel salone, era stata una giornata troppo pesante: il bacio di Paul, scoprire la verità sui suoi genitori. Era stato troppo per lei, troppe emozioni contrastanti in un colpo solo.
-Grazie Benji per averla trovata-
Stephan, era molto grato al ragazzo, per aver capito dove fosse andata.
-Si figuri, anche io ero molto preoccupato-
-Lo so! Si vede che la ami molto-
-Si, molto-
E Stephan gli rivolse un sorriso sincero e pieno di affetto.


Sono proprio felice che mia figlia abbia trovato un ragazzo così in gamba.

-Dai Benji ti riporto a casa-

Patty era in stanza sdraiata sul letto continuando a tenere in mano il diario, di quella, che fino a qualche ora prima ,credeva fosse sua zia.


Terry, mia zia Terry è mia madre, non riesco ancora a crederci-

Stephan, mio zio Stephan è mio padre.

Quando sono venuta a stare qui in Germania ,credevo che la mia vita non avrebbe più potuto subire cambiamenti drastico, invece, mi sbagliavo-

Questo credo che sia stato il cambiamento più incredibile e sconvolgente, che avrei mai potuto vivere.

Ora cosa faccio?

Come mi devo comportare?

Decise di iniziare a leggere il diario che Stephan le aveva consegnato. La copertina era identica al diario che aveva letto precedentemente quel pomeriggio. Aprì con mani tremanti la prima pagina e iniziò.


“Questo diario lo dedico a mia figlia Patricia Schneider, l’amore della mia vita”


Poche semplici parole che bastarono a Patty per commuoversi.
Lesse il diario tutto la notte, non riusciva a smettere.

Leggeva e piangeva, finché presa dalla stanchezza si addormentò.

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Capitolo 43
*** capitolo 43 ***


Capitolo 43


Al mattino seguente Patty si svegliò più stanca di quando era andata a dormire, avrebbe tanto voluto rimanere a letto.

Il giorno precedente era stato pieno di emozioni e rivelazioni, ma non era da lei marinare la scuola e gli allenamenti, così andò a lavarsi e vestirsi. Però non sapeva come comportarsi ora di fronte a Stephan, non se la sentiva di chiamarlo papà e fare come se niente fosse. Prese coraggio e si avviò in cucina con il diario stretto in mano.
Karl e Stephan erano già lì a parlare quando Patty sulla soglia li sentì.
-Perché non le hai detto tutto ieri sera-
-Karl, era già abbastanza sconvolta ieri sera e mettere in cattiva luce quella che per tutti questi anni ha definito sua madre, non mi sembrava proprio il caso.-
-Ma lei deve sapere che hai provato a dirle la verità anni fa, e che quella donna ti ha minacciato-
-Ormai non avrebbe senso, adesso sa la verità, ed è questo che conta, il passato è passato e non si può tornare indietro. Comunque anche io ho le mie colpe-
-Ma…..-
Cercò di ribattere Karl ma Stephan glielo impedì.
-No Karl. Ora basta così, non voglio parlare male di una persona che non c’è più-
-Anche se quella persona ti ha minacciato?-
-Si, chiudiamo il discorso-
Il tono che usò  era ormai furente e non ammetteva repliche.
Patty che era sulla soglia aveva sentito tutto e sbiancò nel sentire parlare così di sua madre.


Minaccia? Quale minaccia? Di cosa stanno parlando?
Karl nervoso e irritato con lo zio se ne andò e proprio mentre usciva dalla cucina andò a sbattere contro la cugina.
-Patty!-
-Ciao Karl!-
Cercò di usare un tono più naturale possibile, ma Karl vedendo la sua espressione capí che c’era qualcosa che non andava.


Forse ha sentito.
-Tutto bene?-
Chiese preoccupato, sperando che non  avesse sentito.
-Si certo, e che non ho dormito molto bene-
Inventò una scusa plausibile, ma infondo era anche la verità, quella notte non aveva dormito bene aveva sognato suo padre, cioè quello che aveva sempre reputato suo padre. L’uomo che le aveva insegnato a giocare a calcio, che le aveva sempre dato la speranza che anche lei un giorno avrebbe giocato, e quando si era svegliata aveva pensato che glielo diceva perché sicuramente prima o poi lui gli avrebbe detto la verità, ne era sicura.
-Ciao tesoro, vieni a fare colazione-
Disse in maniera più dolce possibile, anche lui sperava che non avesse sentito la conversazione precedente.
-Buongiorno z……!-
Ma le parole le morirono in  bocca, quando si accorse che lo stava per chiamare zio.


Non è più mio zio. Ma non riesco a chiamarlo papà così come se niente fosse.


Stephan si accorse del nervosismo di sua figlia.
-Non sei obbligata a chiamarmi papà, so che è strano, chiamami pure Stephan se vuoi-
-Va bene-
Lo disse con un filo di voce, ancora imbarazzata.
-Vieni a mangiare, sarai affamata, ieri sera non hai mangiato niente-
-No, grazie, non ho fame-
Poi si rivolse al cugino.
-Andiamo?-
Chiese sperando, Karl, fosse già pronto per andare a scuola.
-Sicura che vuoi andare a scuola? Pensavo-
Chiese il ragazzo, ma Patty non gli diede il tempo di continuare.
-Si, voglio andare-
-A dopo Stephan-
Così scappò via, prese le sue cose e andò ad aspettare Karl in macchina.
Stephan era visibilmente preoccupato per la reazione della figlia e per l’aria tesa e imbarazzata che si era creata. Sapeva che aveva gestito male la situazione, e non  poteva che rimproverare se stesso, per quello che era successo.


Avrei dovuto spiegarle subito come stavano le cose. Ma la mia paura di perderla di nuovo mia ha bloccato. Spero solo che un giorno mi possa perdonare.


Karl capì subito la disperazione negli occhi dello zio per l’atmosfera che si era creata, e cercò di rassicurarlo.
-Vedrai zio tutto si sistemare. Ha bisogno solo di tempo di metabolizzare tutto-
-Speriamo-
Così Karl raggiunse Patty che era già seduta in macchina affianco al guidatore.
-Pronta?-
-Si-
Mentì, non se la sentiva di andare a scuola, ma non  voleva nemmeno stare in quella casa, l’unica cosa che in quel momento voleva era, essere di nuovo in Giappone, quando l’unica preoccupazione che aveva era se avrebbe mai potuto giocare o no.
Arrivarono a scuola in un silenzio tombale,  Karl aspettò che fosse lei a sfogarsi, ma questo non avvenne. Appena parcheggiò Patty schizzò via dalla macchina e cercò di raggiungere il prima possibile la classe, salutando anche a malapena il cugino.


Mia piccola Titty, posso solo immaginare quello che stai provando. Vorrei solo che capissi quanto Stephan ti voglia bene,  e quanto questo lo abbia fatto soffrire. Spero solo che un giorno tu lo capisca.


Così pensando, anche lui si avviò verso la sua classe.
Patty per tutto il tempo delle lezioni non riuscì a concentrarsi, continuava pensare a quanto fosse assurda la situazione che si era creata, non  riuscendo ancora a credere che lei fosse figlia di Stephan e Terry, le sembrava di vivere in una sorta di sogno.
Durante la pausa pranzo Patty andò a nascondersi, sapeva che Karl l’avrebbe cercata, ma non se la sentiva ancora di affrontarlo, sicuramente avrebbe voluto chiederle come stava, e lei non sapeva proprio come rispondergli. Aveva bisogno di più tempo per capire.
Così decise di rifugiarsi sul tetto della scuola, aveva bisogno di essere il più sola possibile ed era certa che li non avrebbe trovato nessuno. Prese in mano il diario e ricominciò a leggere.
“Bambina mia,  io e tuo padre siamo ritornati in  patria, senza di te. E mi manchi già così tanto, avremmo tanto voluto stare con te il più possibile, ma il campionato sta per riprendere e non avevamo scelta. Sono qui in quella che avrebbe dovuto essere la tua cameretta e piango ogni volta che entro, questo dolore è così forte che mi sembra mi manchi il respiro ogni volta”
Patty più leggeva il diario più piangeva, poteva solo immaginare il dolore dei suoi genitori per non poter avere la loro bambina vicino a loro e vederla crescere.
Il suono del cellulare però  la fece distrarre dalla lettura, era Benji.
“Ciao dolcezza come va? Immagino tu stia ancora cercando di capire bene la situazione. So che è difficile comprendere il motivo che ha portato i tuoi genitori a comportarsi così. Ma io credo che lo abbiano fatto a fin di bene e sicuramente non l’ho hanno fatto per far soffrire nessuno. Sono sicuro che Stephan ti voglia bene veramente, da come ti guarda. Come io vorrei che mi guardassero i miei genitori. Pensa, hai avuto ben quattro genitori che ti hanno voluto bene.. Pensaci su.”
Benji. Sei incredibile. Ma non è così facile.
Il suono del cellulare l'avviso di un altro messaggio.
“So che non è facile. Ma io credo in te”
Patty rimase sbalordita dalle parole di Benji, era incredibile come capisse come si sentiva. Il cellulare suonò di nuovo.
“Ti amo”
Ti amo anch’io.
Un po’ più serena e tranquilla decise di ritornare in classe. Ma quando si alzò la testa cominciò a girarle vorticosamente.


Accidenti, non mangio ormai da 24 ore, se non sto attenta rischio di svenire un’altra volta.


Ormai le ore pomeridiane stavano iniziando, era tardi scendere in mensa a mangiare.


Prima degli allenamenti sarà meglio che mangi qualcosa, altrimenti non riuscirò a correre, e se svenissi un’altra volta in campo sicuramente l’allenatore mi direbbe di starmene a casa.


Quando arrivò in classe vide che sul suo banco c’erano dei sandwich con su un biglietto.
“Mangia, tuo cugino Karl”
Patty si commosse per quella premura e cominciò a sentirsi in colpa per averlo evitato.


Sicuramente non vedendomi in mensa avrà capito che ho saltato il pasto. Ti voglio bene Karl.


E in quel preciso momento un pensiero gli attraversò la mente.


Karl allora è veramente mio cugino.
E quel pensiero la rallegrò.


Stava per divorare il suo sandwich quando Paul arrivo da lei e la interruppe.
-Ciao!-
Patty lo guardò, si ricordò di quello che aveva fatto il giorno prima.
-Che vuoi?-
Chiese con un po’ di disprezzo.
-Vorrei scusarmi con te-
- Bene. Ora che ti sei scusato, lasciami in pace-
Cercò di liquidarlo il più bruscamente possibile. Ma lui non si lasciò scoraggiare.
-Ascolta, mi dispiace veramente non sapevo che fossi fidasnzata-
-Così vorresti dirmi che non sapevi che il mio ragazzo e quello che qualche mese fa ti ha picchiato-
-Quindi sarebbe Benji il tuo ragazzo?-
Patty lo guardò attentamente per capire se la prendesse in  giro o no, ma dalla reazione del ragazzo le fu molto difficile capire. Non era mai stata una che non si fidava della gente, quindi gli lasciò il beneficio del dubbio.
-Sì è lui-
-Davvero, mi dispiace-
Usò un tono molto dispiaciuto.
-Ok, accetto le tue scuse-
-Grandioso, ti ho comprato un regalo-
-Un regalo?-
-Si, in segno di pace-
-Ma non dovevi, comunque grazie-
-Però non ce l’ho qui, te lo dò dopo la lezione, ok?-
-Ok!-
E andò a sedersi al suo posto.
Intanto Patty si chiese.


Non  so se  credergli o meno. Che non sapesse, davvero che sto insieme a Benji? Da quello che so la notizia si è diffusa rapidamente. Che lui ne fosse all’oscuro? Maria mi ha detto di diffidare, ma non mi sembra cattivo. Anzi è molto carino e sembrerebbe anche molto gentile.


Le ore di lezione  finirono rapidamente, e quando suonò la campanella Paul si presentò al banco di Patty.
-Allora sei pronta per il regalo?-
Lo disse con molta enfasi, Patty non poté non esserne contagiata.
-Si certo-
-Allora andiamo-
La prese per mano e la trascinò via. Patty non capiva dove la stesse portando.
-Dove andiamo?-
Disse cercando di divincolarsi dalla sua presa, ma era troppo forte per lei.
-Sorpresa-
Così a Patty non restò altro che seguirlo.
Karl era arrivato davanti alla macchina, e aspettava che la cugina lo raggiungesse per andare insieme agli allenamenti, ma in quel momento una figura a lui molto familiare gli si parò davanti.
-Ciao Karl-
-Benji? Oggi è il gran giorno?-
-Si, devo presentarmi davanti alla commissione, anche se non credo di avere molte possibilità-
-Speriamo in bene allora-
E gli diede una pacca sulla spalla in segno di amicizia.
-Stai aspettando Patty?-
Chiese, anche se sapeva benissimo la risposta.
-Si, però è in ritardo, di solito arriva prima di me-
Disse un po’ preoccupato.
-Aspetto con te-
Passarono 10 minuti abbondanti ma di Patty nessuna traccia, i due cominciarono a spazientirsi.


Ma perché diavolo ci mette così tanto? Non è da lei arrivare in ritardo, spero che non si successo niente di grave.
-Provo a chiamarla-
Disse Benji ormai preoccupato.
-La chiamo io. Tu vai se non arrivi in ritardo-
Benji guardò l’orologio ed in effetti cominciava a essere tardi, ma aveva un  brutto presentimento e più Patty non si presentava più questa sensazione cresceva. Karl percepì la frustrazione del ragazzo cercò di tranquillizzarlo.
-Appena arriva ti faccio sapere-
Benji era combattuto, se rimanere e mandare all’aria la possibilità di studiare lì o andare sperando che il ritardo di Patty fosse dovuto solo per uno stupido contrattempo.
-Va bene, ma fammi sapere-
-Contaci-
Karl prese in mano il cellulare e fece partire la chiamata. Ma il cellulare di Patty era spento.


Dove cavolo è finita Titty? Non è da lei arrivare in ritardo senza avvisare. Aspetto ancora cinque minuti, poi vado a cercarla.


Il tempo limite trascorse e della ragazza nessuna traccia. Ormai la scuola sembrava deserta anche gli ultimi studenti sembravano essere andati via.

Karl era preoccupatissimo, decise che era arrivato il momento di andarla a cercare, l’attesa lo stava divorando. Andò nella sua classe, ma di lei nessuna traccia, però noto che tutte le sue cose erano ancora lì. Provò allora nel bagno del suo piano. Bussò per vedere se c’era qualcuno, anche lì niente.Provò in biblioteca. Quando arrivò, c’erano ancora degli studenti immersi nello studio. Karl andò a vedere tra i tavoli; ma anche lí niente. Ormai era a corto di idee, quando per caso, in biblioteca entrò una ragazza, e appena la vide Karl, si ricordò di averla vista in classe con Patty, così decise di andare a chiedere a lei.
-Ciao! Scusa se ti disturbo, per caso hai visto Patty?-
Chiese con tono molto gentile, la ragazza appena lo vide divenne rossa come un peperone. Era questo l’effetto che faceva Karl alle ragazze.
-Si….si…..pochi …….minuti fa-
Balbettò la ragazza.
-Dove?-
Sempre molto cordialmente, anche se iniziava a perdere la pazienza.
-Stava andando all’ultimo piano-
-Grazie-
E stava per andarsene di corsa quando la ragazza lo bloccò per un braccio.
-Non  era sola-
Karl sgranò gli occhi per quella rivelazione.
-Era con Paul…...-
-Paul?-
-Sì…….  E sembravano molto intimi, poi sai a che serve l’ultimo piano, di solito-
Questa volta la ragazza lo guardò con aria da seduttrice, come per dire che se voleva lei ci sarebbe stata. Karl  la fulminò con gli occhi.
Si liberò dalla presa e corse via verso il luogo indicato dalla ragazza senza aggiungere altro, chiedendosi.


Perché diamine sarà andata con quello? So benissimo per cosa viene utilizzato quel posto dagli studenti. Conosco Patty e sono sicuro che lei non ne sappia niente di questa storia. Spero solo che quel tipo non le faccia niente, ho un brutto presentimento.

Benji era davanti a tutta la commissione scolastica e anche davanti ai genitori del ragazzo, che continuavano a guardarlo come se fosse un essere orribile e cominciò a chiedersi se non fosse stato meglio chiedere aiuto a suo padre, dato che non era bravo in queste cose. Prima di iniziare, Benji guardò ancora una volta il cellulare per vedere se c’erano notizie di Patty, ma niente. Ormai era palesemente nervoso e agitato.


Ma perché diamine non mi fa sapere niente Karl, eppure mi aveva detto che mi avrebbe avvisato.


Stava ancora pensando quando la sua attenzione fu attirata dalla dirigente.
-Bene signor Price, se lei è pronto possiamo iniziare-
Disse la dirigente con estrema professionalità.
-Si certo-

Paul accompagnò Patty nella classe dove nei giorni prima le aveva dato ripetizioni. Ma Patty era visibilmente tesa, aveva una strana sensazione, e da come l’aveva trascinata via, senza darle neanche il tempo di prendere le sue cose, si chiedeva come mai di tutta questa fretta.

Spero che non si una cosa lunga. Non mi ha dato nemmeno il tempo di prendere il mio cellulare, almeno per avvisare Karl.
-Possiamo fare in  fretta devo andare agli allenamenti-
Disse Patty impaziente. Ma Paul non rispose.
Quando arrivarono il ragazzo senza che lei se ne accorgesse chiuse a chiave la porta.
-Allora? Dov’è questo regalo?-
Chiese Patty sempre più nervosa.
-Quanta fretta? -
E fece un ghigno malefico, a Patty si raggelò il sangue.
-Te l’ho detto ho fretta-
Il ragazzo cominciò ad avvicinarsi a lei, mentre lei cercò invece, di prendere le distanze il più possibile indietreggiando, ma lo spazio era piccolo e presto si ritrovò con le spalle al muro.
-Sai il tuo ragazzo qualche tempo fa mi ha umiliato-
Patty nel sentire quelle parole capì che era nei guai.
-E io cosa c’entro?-
-C’entri, c’entri-
Le era sempre più vicino.
-Mi sono ripromesso che un giorno l’avrei umiliato a mia volta-
Continuava ad avvicinarsi a lei  Mentre Patty era sempre più terrorizzata.
-E quando vi ho visto insieme, ho pensato che eri tu la chiave per la mia vendetta-
Ormai era a un passo da lei ma Patty riuscì a sgattaiolare via da lui e si diresse velocemente verso la porta, ma quando cercò di aprirla si rese conto che era chiusa a chiave.
-Dove credi di andare?-
Il panico si impossessò della ragazza, era in  trappola.
-Apri la porta, io non  c’entro niente con questa storia, sei hai qualcosa contro Benji  parlane direttamente con lui-
Gli urlò.
-No, non prima di aver finito con te-

Karl corse al terzo piano e cominciò ad aprire tutte le aule.

Dove diavolo sei? Spero solo che quel tipo non le faccia niente, altrimenti.
-AHHHHH-
Sentì urlare, riconoscendo la voce si precipitò .
Quando arrivò davanti alla porta cercò di aprirla, ma presto si rese conto che era chiusa a chiave e cominciò a bussare ferocemente.
-Aprite-
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
-KARL!!!-
Patty lo chiamò disperata. Karl allora decise di buttare giù la porta, ma da solo non ce  l’avrebbe fatta, prese in mano il cellulare e fece partire la chiamata.

Benji era nella sala con tutti i membri del consiglio di classe, che continuavano a tempestarlo di domande e anche se con mala voglia cercò di rispondere a tutte. La sensazione che aveva percepito prima, stava diventando sempre più forte.
Stava rispondendo a una domanda quando il cellulare cominciò a suonare.
-Di chi è questo cellulare?-
Disse irritata la dirigente per quella interruzione,
Benji senza nemmeno ascoltare le critiche, guardò il nome sul display e quando vide Karl capì che era successo qualcosa. Così senza badare a chi aveva di fronte rispose.
-Benji! Patty e in pericolo, sono al terzo piano muoviti-
Benji era rimasto pietrificato dalle parole del suo capitano.
-Non  accetto questo tipo di comp….-
Non riuscì a finire la frase la dirigente che Benj disse.
-Lei è in pericolo-
E se ne andò di corsa, lasciando tutti esterrefatti. La dirigente capì che deveva essere successo qualcosa, decise di seguire il ragazzo.
Benji arrivò immediatamente dove gli aveva detto Karl, lo trovò che cercava di sfondare una porta, senza dire niente lo aiutò.
In due riuscirono ad abbattere l’ostacolo, riuscendo ad entrare. Quando varcarono la porta la scena che ebbero davanti agli occhi fu veramente spaventosa: Paul stava sopra Patty che le teneva i polsi con una mano, mentre con l’altra cercava di tirarsi giù i pantaloni, mentre lei in lacrime che cercava di divincolarsi come meglio poteva. Karl per quella scena, non ci vide più dalla rabbia e anticipò il portiere, si precipitò come una furia sul ragazzo scaraventandolo lontano dall’amata cugina. Lo prese per il bavero della camicia e cominciò a prenderlo a pugni in faccia.
Benji invece, si precipitò verso Patty che era ancora a terra piangente e visibilmente spaventata, aveva i vestiti completamente strappati e lacerati in più punti.
Lui la prese fra le  braccia e l’abbracciò con la speranza di riuscire con quel gesto di darle conforto e sollievo.
-È tutto finito, ci sono io qui adesso-
-Benji-
Riuscì solo a dire tra un singhiozzo e l’altro.


Amore mio sono qui adesso, e non permetterò più a nessuno di farti del male.
Karl pieno di rabbia gridò al ragazzo.
-Come hai osato fare quello che hai fatto-
Paul invece di essere intimorito di fronte al ragazzo, con un ghigno gli rispose.
-E quello che si meritano, sono solo dei sporchi Giapponesi, che tornino nel loro paese-
Stava per tirargli un altro pugno quando fu fermato dalla voce della dirigente.
-Fermo-
Karl guardò nella direzione che proveniva la voce.
-Lascialo-
Continuò la dirigente.
Anche Paul la vide.
-Dirigente, lui ha cercato…..-
Karl provò a giustificarsi, ma lei non gli diede il tempo.
-Vedo benissimo-
Intanto erano giunti tutti i membri del consiglio, rimanendo sconvolti per ciò che stavano vedendo. Anche i genitori di Paul erano accorsi per vedere ciò che stava succedendo e rimasero scioccati quando capirono quello che aveva cercato di fare il figlio.

Un’ora dopo, il parcheggio della scuola,fu invaso da polizia e ambulanza.
Benji era sempre con Patty quando raccontò ciò che era successo a un poliziotto incaricato di stilare il verbale.

La ragazza era visibilmente sconvolta e con molto fatica riuscì a raccontare tutto.

Stephan cercò di raggiungerla nel più breve tempo possibile, appena lo avvisarono di ciò che era successo alla figlia

Appena Patty lo vide si fiondò su di lui e lo abbracciò, stretta stretta, cominciando a piangere e tra un singhiozzo e l'altro riuscì a dire .

-Papà, ho avuto tanta paura-

Stephan si commosse, sentendosi chiamare così.

-Adesso ci sono io non ti succederà più niente di male, te lo prometto-

E strinse ancora più a forte a sé la figlia.

Karl e Benji guardarono tutta la scena commossi e felici.

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Capitolo 44
*** capitolo 44 ***


Capitolo 44

 

I giorni successivi alla brutta vicenda, che era accaduta a Patty furono relativamente normali.

Paul fu denunciato: per tentato stupro e odio razziale, ovviamente la dirigente non ammetteva questo tipo di comportamento nella sua scuola, dato che si trattava di una scuola internazionale con studenti che venivano da ogni parte del mondo. Per lui ci fu l’espulsione immediata, senza alcuna possibilità in futuro di poterci rientrare. Ma essendo minorenne non fu incarcerato,avrebbe scontato la sua condanna agli arresti domiciliari.

I genitori di Paul indignati per il comportamento del figlio avevano deciso di andare personalmente da Patty a scusarsi.

Lei ovviamente accettò le loro scuse e anche Stephan, non era colpa loro se il figlio aveva agito in quel modo. Ma in cambio Patty chiese  loro, di dare il consenso affinchè Benji, potesse tornare a scuola.

Venne riammesso, raccontò ciò che era successo veramente e cosa aveva fatto scattare così la sua ira nei confronti del ragazzo. Paul aveva sempre avuto, nei confronti di tutti gli alunni stranieri un'antipatia, molte volte deridendoli o facendogli dei brutti scherzi, ma nessuno aveva mai fatto alcunché, finché  non se la prese con il ragazzo sbagliato.

Patty è Stephan, invece iniziarono a conoscersi veramente come padre e figlia.

Non fu facile all’inizio, infatti, Patty faticava ancora molto a chiamarlo papà, Stephan, invece, per la bravata che aveva fatto Patty, scappare con la moto, le aveva proibito di dare l'esame.

Patty all’inizio se la prese un po’, ma alla fine capì le sue ragioni dell’uomo.

Benji e Patty procedeva con la loro relazione, anche se nel primo periodo il portiere si sentiva in colpa per ciò che le era successo, dandosi la colpa.

Ma la ragazza gli fece cambiare idea molto velocemente.

Se non avesse smesso di comportarsi come un cane bastonato, lei  lo avrebbe lasciato, le cose tornarono alla normalità.

Anche Maria e Karl procedevano alla grande.

Maria rimase sconvolta al racconto di quanto accaduto alla sua amica, augurando a Paul il peggio dalla vita.

Anche lei, dopo una settimana di riposo forzato a casa, tornò a scuola.

Non poteva ancora allenarsi,ma il poter uscire da casa era stata una gran liberazione.

Le settimane trascorsero tranquillamente.

Patty aveva avuto anche il tempo di chiedere al padre se sapesse qualcosa della foto, ma purtroppo Stephan non le seppe dire niente.

In quel periodo lui è Terry avevano litigato e lei era partita da sola per il Giappone, quando tornò mise solo quella foto nell’album, chiedendogli di perdonarlo e lui non aveva fatto domande.

Anche se un po’ delusa per non aver scoperto niente, si chiese se magari c’era qualcun altro che poteva sapere, magari proprio Freddy il tutore di Benji, ma lui era sempre in Giappone e non si sapeva ancora quando sarebbe tornato.

La scuola stava ormai giungendo alla fine e anche gli allenamenti si sarebbero interrotti.

La società organizzò una festa in grande stile per le grandi vittorie di entrambe le categorie, furono invitati tutti i membri più facoltosi di Amburgo.

Patty e Maria decisero di andare a comprarsi un vestito nuovo per questo avvenimento.

Patty era molto emozionata ma allo stesso tempo un po’ intimorita per quello che l’aspettava.

Stephan avrebbe annunciato a tutti che lei era sua figlia, chiedendole il permesso.

Dopo averci pensato Patty acconsentì.

 

-Sei nervosa per stasera?-

Chiese Maria all’amica, dopo che le aveva raccontato le intenzioni del padre.

-Non sai quanto. Non sono mai stata a una festa così elegante, poi con tutte le persone così in vista. Ma quello che mi spaventa di più e….-

-L’annuncio di tuo padre?-

Maria finì per lei e Patty riuscì solo a fare un si con il capo.

-E se gli altri…….-

Ma Maria non la lasciò andare avanti con il discorso.

-Fregatene degli altri e di quello che possano pensare. Tu sei felice? Felice di avere un papà?-

-Felicissima. Anche se non è stato per niente facile all’inizio-

-Ci credo.-

-Ma alla fine ho capito perché i miei genitori l’hanno fatto. Forse anch'io nella loro situazione mi sarei comportata allo stesso modo.-

-E ora che farai?-

-In che senso?-

Patty non capì cosa volesse dire Maria.

-Si insomma prenderai il cognome di tuo padre? -

-Sinceramente non ciò nemmeno mai pensato-

-Se lo facessi prenderesti la cittadinanza Tedesca, così magari potresti essere convocata per i mondiali-

Disse euforica l’amica. Patty dal canto suo rimase un’attimo senza parole.

 

Non ci avevo nemmeno pensato. Se prendessi il cognome di mio padre in effetti potrei prendere la cittadinanza e giocare con la nazionale Tedesca.

 

Ma Patty si intristí.

 

Ciò che vorrei veramente, è poter giocare nella nazionale Giapponese.

 

Maria vedendo il turbamento dell’amica cercò di rimediare.

-Non devi mica darmi una risposta adesso. Però sarebbe bello poter giocare insieme anche in Nazionale-

Patty abbracciò l’amica.

-Piacerebbe anche a me-

Cercò di essere più convincente possibile, non voleva offenderla dicendole che avrebbe preferito giocare per la sua nazione, perché anche se la Germania era la sua nuova casa, sentiva il Giappone come la sua vera patria.

-Ora sarà meglio andare a cercare il vestito, altrimenti i nostri portapacchi ci pianteranno qui. -

infatti Karl e Benji erano andati un’ attimo a bere qualcosa al bar mentre le ragazze provavano i vestiti dell’intero negozio.

Dopo un’ora abbondante i due ragazzi andarono a vedere se finalmente le loro compagne avessero finito. Perché per quanto le amassero, avevano un limite di sopportazione allo shopping.

Erano quasi arrivati al negozio dove le avevano lasciate, quando Karl andò a scontrarsi con una ragazza.

-Scusa, ti se fatta male?-

Chiese Karl educatamente.

-No, tutto bene-

Rispose la ragazza urtara, cercando di sistemarsi, ma solo dopo che ebbe finito la malcapitata guardò meglio il ragazzo con cui si scontrò.

-Guarda guarda chi si vede-

Un primo momento Karl non riconobbe chi aveva di fronte, ma fu Benji a intervenire.

-Selene-

Con una nota di disprezzo.

-Benji, Karl, è un piacere vedervi-

Usando un tono da gatta morta.

-Non posso dire altrettanto-

Benji più sprezzante che mai.

Ma Selene sembrò non farci caso.

-E le vostre sciacquette? -

Si guardò in giro per vedere se erano lì con loro.

-Modera i termini! -

Fu questa volta Karl a intervenire con astio nei suoi confronti.

-Come siamo suscettibili.-

E fece un ghigno malefico.

-La mia era solo curiosità. Sai volevo solo salutare la mia cara è vecchia amica Maria. Sai com’é, ne abbiamo passate così tante insieme-

E gli strizzò l'occhiolino. A Karl non sfuggì il tono che usò la ragazza.

 

Di cosa sta parlando? Non mi piace il modo in cui l’ha detto.

 

-Dalla faccia che fai si vede che non sai niente. Che sciocca, ma è ovvio altrimenti non staresti più con lei-

 

Karl stava cominciando a perdere la pazienza per le sue continue insinuazioni. Benji notò il turbamento del suo capitano così decise di intervenire.

-Perché non te ne vai? -

Selene fulminò con gli occhi il portiere.

-E tu? Non ti sei ancora stancato della tua Giapponesina?-

-Non sono affari tuoi-

E gli puntò contro il dito come segno di avvertimento.

-Sai mio caro Benji non mi fai paura.-

Lo sfidò.

-Non mi sono dimenticata di voi, di come mi avete umiliata. Verrà anche il vostro momento-

-Questo è quello credi tu! Ora se vuoi scusarmi, noi ce ne andremmo e spero di non rivederti mai più-

Stavano per andarsene quando Selene li bloccò.

-Non credo sarà possibile. Secondo me, invece, ci rivedremo molto presto.-

Si girò e con molta calma se ne andò sculettando e ridendo a squarciagola.

 

I due ragazzi rimasero disgustati.

Karl però non riusciva a togliersi dalla testa le insinuazioni di Selene su Maria.

-Dai non crederai alle parole di quella pazza?-

Benji chiese all'amico vedendo la sua faccia.

-No.-

Cercò di dirlo in modo convincente.

-Dai non pensarci e andiamo a recuperare quelle due. -

Anche se non del tutto convinto andarono insieme a recuperare le loro fidanzate.

 

I ragazzi non dissero di aver visto Selene, ritornarono tutti quanti a casa Schneider, ma al  loro arrivo, notarono che c'era un ospite.

Fu Karl quello più meravigliato, quando entrando nel salone vide sua madre con lo zio che stavano parlando.

-Mamma!-

-Karl-

E la donna andò ad abbracciare il figlio.

-Che ci fai qui? -

-Una madre adesso non può venire a salutare il proprio bambino.-

Lo disse con voce molto mielosa, ma a Karl non si fece abbindolare.

 

Da quando mi sono trasferito da mio zio non si è mai degnata di venire a trovarmi. Se non andavo io ogni tanto, lei sicuramente non l'avrebbe mai fatto. Che c’è sotto?

 

-Non so perché, ma non ti credo? -

La donna sentendo parlare così il proprio figlio, si sentì male, cominciò ad avere gli occhi lucidi.

-Karl, tua madre deve dirti una cosa importante-

Intervenne Stephan.

La donna fu grata al cognato di essere venuto in suo soccorso, poi guardo in direzione di Patty e si rivolse a lei.

-Sei tu la figlia di Stephan? -

Patty che era rimasta un po’ in disparte fece un cenno di sì con il capo, perché era rimasta senza parole a vedere la mamma di Karl.  Era una bellissima donna e sicuramente non dimostrava gli anni che aveva sembrava avere a malapena 30 anni, bionda come Karl e lo stesso colore degli occhi.

-Assomigli molto a tua madre-

Disse commossa.

-Grazie. E un piacere conoscerla signora Schneider-

Disse Patty un po’ imbarazzata.

-Puoi chiamarmi zia-

-Che vuoi?-

Chiese infine Karl, con molto astio, non capiva il  perché, ma gli aveva dato fastidio che sua madre si risolvesse così alla cugina.

-Ragazzi andiamo in cucina, lasciamoli da soli-

Propose Stephani. Così tutti e tre lo seguirono.

-Allora?-

Karl insistette.

-Sarà meglio che ci sediamo-

Gli propose la madre.

-Sto bene anche qui-

-Come vuoi-

Un po’ delusa e affranta dell’atteggiamento nei suoi confronti del figlio, ma non poteva che incolpare se stessa.

-Va bene, come vuoi-

Si diresse verso il tavolino e prese in mano il bicchiere di vino che le aveva offerto Stephan e ne beve un lungo sorso per prendere coraggio.

-Da quanto tempo non vedi tuo padre?-

Karl non capì cosa questo c'entrasse.

-Non so,da qualche settimana, credo.-

-E l’hai più sentito?-

Karl si chiese dove voleva andare a parare.

-No. Ma che c'entra?-

La donna si fece forza e confessò tutto.

-Io e tuo padre stiamo divorziando-

Karl rimase spiazzato.

-E’ stato lui a volerlo-

Continuò.

-Forse era ora-

-Sinceramente non ho mai capito perché vi siete sposati?-

Questa rivelazione fu proprio un colpo al cuore per la donna, senza volere cominciò a piangere silenziosamente.

-Io amo tuo padre, ma è complicato. È sempre stato complicato-

Cercò di difendersi.

-Perché non me lo spieghi allora?-

Karl era sempre più irritato. Ma la donna non era convinta di voler dire tutta la verità al figlio.

-Sto aspettando.-

Ma la madre di Karl era come bloccata.

-Se non vuoi dirmelo va bene. Abbiamo finito? Se si, quella e la porta. Grazie della visita-

Ormai la donna sentendosi così disprezzata dal figlio aveva iniziato a piangere sempre più intensamente, tanto che Stephan andò a controllare cosa stesse accadendo.

-Grace!-

Preoccupato per la donna andò a consolarla.

-Karl, perché tua madre piange così?-

Ma il ragazzo non rispose, in fondo si sentiva un po’ in colpa.

Da quando si ricordava, l’aveva sempre vista molto fredda e distaccata con tutti, anche con lui.

-Stephan, tranquillo, me lo merito.-

Disse la donna fra un singhiozzo e l’altro. Dopo essersi calmata, chiese al figlio se poteva raggiungerla lì vicino a lei.

-Va bene, ti dirò tutto-

Karl la raggiunse e si sedette accanto a lei sul divano.

-Sai che la mia famiglia è molto ricca e facoltosa?-

Karl fece un sì con il capo, sapeva perfettamente che la famiglia di sua madre era di origine aristocratiche in Germania.

-Tuo nonno è sempre stato molto all’antica, e mi aveva promesso in sposa. Voleva controllare la mia vita, non avrebbe mai permesso che mi scegliessi chi sposare......Dovevo sposare tuo padre. All'inizio cercai di oppormi, ma alla fine accettai, perché me ne innamorai-

Grace al ricordo si intristì. Karl allora a quel punto non capì cosa fosse successo.

-I primi anni di matrimonio erano stati bellissimi, ero molto felice, poi quando seppi che stavo aspettando te-

Una lacrima le scivolò sulla guancia.

-Ero al settimo cielo. Eravamo al settimo cielo-

Karl era sempre più confuso.

-Allora?-

Chiese spazientito.

-Lasciala finire-

Intervenne Stephan, prese le mani della cgnata e le fece coraggio.

-Ma tutta questa felicità scomparve subito dopo la tua nascita.

Tuo padre era sempre più distante, scompariva anche per giorni e quando tornava non dava nessuna spiegazione. Mi trattava come se non esistessi. Finché un giorno stufa di questo suo comportamento chiese spiegazioni-

Le lacrime scendevano copiose .

-Lui senza nessuna remora, mi disse che mi aveva sposato per puro interesse, che non mi aveva mai amato che era stata tutta una recita da parte sua, l’unica cosa che gli interessava era la ricchezza dei miei genitori ed avere un erede. Ottenuto ciò che voleva mi ha buttata via come immondizia-

Karl non poteva credere alle parole di sua madre. Sapeva che il padre era uno senza scrupoli, ma mai a quei livelli.

-Mi dispiace di non essere stata la madre che hai sempre meritato.-

Lo disse con il cuore in mano.

Ma Karl non capiva ancora una cosa.

-Allora perché per tutti questi anni sei rimasta con lui? -

Dopo un attimo di silenzio confessò.

-Perché lo amo, lo amo con tutto il cuore-

Karl era scioccato, aveva sempre creduto che a lei non gli importasse niente né di suo padre né di lui.

-Ho sempre cercato di riconquistarlo, ma lui non mi ha mai dato una possibilità. Non volevo che crescessi in una famiglia dove c'era astio e rancore, per quello ti lasciavo così spesso con i tuoi zii-

E guardò Stephan.

-Loro si amavano veramente e ti avrebbero dato un esempio migliore-

La madre di Karl buttò fuori tutto, era stanca di combattere questa guerra da sola. Forse così finalmente si sarebbe messa il cuore in pace.

Karl non sapeva cosa dire, dopo anni che si era fatto un'idea di sua madre, per la prima volta la vedeva sotto una luce diversa e si rese conto di provare molta pena e dolore per lei.

 

Mamma per tutto questo tempo sei stata insieme a un uomo che non ti ha mai amato, solo adesso mi rendo conto perché eri sempre così triste e smarrita, soprattutto quando mi guardavi. Pensavo fosse perché non volessi me.

 

Karl strinse a se sua madre per darle supporto e con quel gesto voleva dimostrarle che le voleva bene.

 

-Mamma! -

Passarono diversi minuti così stretti vicino.

-Però non capisco, perché ora?-

Chiese Karl.

-Tuo padre dice di essersi innamorato e che la  vuole sposare-

-Chi? -

-Una ragazza con la metà dei suoi anni, ma più di questo non so-

 

Karl non credeva alle sue orecchie.

 

Mio padre vuole risposarsi?

 

Karl e sua madre parlarono ancora a lungo, come non avevano mai fatto fino a quel momento.

-Vieni anche tu stasera alla festa della società? -

Chiese Karl a sua madre.

-No figliolo, sicuramente ci sarà anche tuo padre con la nuova fidanzata, sinceramente non ho voglia di conoscerla-

Karl capì perfettamente e non insistette oltre.

-Ora è meglio che vada. Ci sentiamo in questi giorni-

E gli diede un tenero bacio sulla guancia e andò via.

-Tutto bene? -

Gli chiese Maria dopo aver raggiunto il suo ragazzo.

-Sì tutto bene-.

L’attirò a sé e la baciò con passione.

-Andiamo a prepararci, altrimenti arriveremo in ritardo-

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Capitolo 45
*** capitolo 45 ***


Capitolo 45

 

I ragazzi non ci misero molto a prepararsi, nonostante fossero obbligati a mettere lo smoking. Erano incredibilmente sexy.

Aspettavano solo l'arrivo delle ragazze.

-Tutto bene capitano? Ti vedo nervoso-

Benji aveva visto Karl molto teso dopo l’incontro con sua madre.

-Diciamo di sì-

Rispose vago Karl, non sapeva neanche lui come si sentiva.

Sua madre aveva detto che ci sarebbe stato anche suo padre con la fidanzata e si chiedeva chi potesse essere.

-Mi dispiace per il divorzio dei tuoi-

-Sinceramente ti dirò che era ora. Ne sono quasi sollevato-

Benji comunque non credeva pienamente al suo compagno di squadra, tutti i figli vorrebbero vedere i propri genitori felici e insieme. Per quanto lui non andasse sempre d’accordo con suo padre, aveva sempre visto l’amore nei suoi genitori.

 

Secondo me un po’ ci è rimasto male Karl.

 

Pensò Benji, ma i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo delle ragazze.

La prima fu Maria, che per l’occasione vestiva un abito lungo da sera di un bel colore blu che faceva risaltare i suoi occhi. Entrambi i ragazzi rimasero senza parole quando la videro.

Karl la prese per le mani, attirandola a sé e le diede un bacio da mozzare il fiato.

Poi arrivò anche Patty e tutti rimasero a bocca aperta.

Era stupenda, indossava un vestito rosso fuoco che risaltava le sue forme e come quello di Maria era lungo fino alle caviglie non eccessivamente scollato e con dei bellissimi ricami sul corpetto.

 

È semplicemente meravigliosa.

 

Pensò Benji mentre si avvicinava alla sua ragazza.

Patty un po’ imbarazzata gli chiese.

-Che ne dici? Mi sta bene?-

-Sei semplicemente perfetta-

Patty era felice che il suo vestito gli fosse piaciuto, stava per rispondergli ma Benji non gli diede il tempo e la baciò con passione.

 

Sono l’uomo più fortunato del mondo.

 

Patty si staccò imbarazzata, si sentiva ancora strana a queste improvvise manifestazioni d’affetto da parte di Benji, poi proprio davanti a suo padre, ancora di più.

-Benji, c’è mio padre-

Disse bisbigliando per non farsi sentire dagli altri.

-Scusa ma non ho resistito, sei bellissima-

-Anche tu-


Finalmente arrivarono alla festa per l’occasione la società aveva prenotato metà del Hotel più esclusivo di tutta Amburgo.

Patty fu molto colpita da tutto il lusso che la circondava, e da quante persone fossero presenti. Aveva intravisto qualche sua compagna di squadra ma la maggior parte erano persone che non aveva mai visto.

 

Chi sa chi è tutta questa gente?

 

Un cameriere si avvicinò a loro, offrendo a tutti un flut di champagne.

-Brindiamo-

Propose Stephan.

-All’amore, e alla vittoria del campionato-

-Cin-

Risposero in coro.

Karl però, dopo l’incontro con sua madre era turbato, continuava a guardarsi in giro se per caso vedeva suo padre con la nuova fidanzata. Maria intuì i pensieri del ragazzo.

-Sei nervoso a causa di tuo padre?-

-Si, e no. Più che altro sono curioso di vedere questa sua fidanzata. Mia madre ha detto che ha la metà dei suoi anni, secondo me e solo un'arrampicatrice sociale-

Lo disse con molto disprezzo.

-Forse-

Maria non voleva di certo difendere suo padre.

-Però, magari, invece si sono innamorati veramente. Molte volte la differenza di età non conta-

Gli spiegò.

-Forse hai ragione.-

Ma Karl aveva forti dubbi in merito.

 

Stephan cominciò a presentare a molti dei suoi amici la figlia ritrovata, Benji si sentì di troppo, così decise di aspettare al bar,  in compagnia dei suoi compagni di squadra.

Dopo un’ora però Patty non ce la faceva più: troppe persone, non ricordava più nemmeno il nome della metà della gente a cui aveva stretto la mano. Le serviva una pausa, cominciava a sentire che le mancava l’aria lì dentro.

-Papà, vado un’attimo a prendere una boccata d’aria-

Stephan non fece nessuna obiezione.

Si avviò verso la terrazza. Quando uscì l’aria fresca della sera la invase, nonostante fosse Giugno era ancora frizzantina, ma a Patty sembrò perfetta.

 

Finalmente un po’ di pace. Fa troppo caldo lì dentro, non ce  la facevo più.

Sinceramente sono contenta che mio padre voglia presentarmi a tutti, ma non credevo che conoscesse tutte quelle persone. Non mi ricordo nemmeno un nome.

 

-Buonasera è lei Patricia Gatsby?-

Patty, che in quel momento era persa nei suoi pensieri, si spaventò a sentirsi chiamare così per nome,

-Sì sono io e lei chi è?-

 

Karl e Maria erano insieme a chiacchierare fra di loro, quando il ragazzo notò da lontano suo padre.

-Ti dispiace se vado un’attimo a parlare con mio padre-

Chiese Karl.

-Certo che no. Vai pure-

-Non dovrei metterci tanto-

E le diede un piccolo bacio.

-Mettici tutto il tempo che ti serve, io ti aspetto qui-

Maria vide allontanarsi tra la folla Karl, decise di andare dalle sue compagne intanto, ma una voce a lei molto familiare la trattenne.

-Ciao Maria!-

Era Selene.

-E tu che ci fai qui?-

-E così che saluti la tua migliore amica?-

-Ex, ti sei dimenticata di dire EX-

Disse con molto disprezzo, ma Selene non si lasciò intimidire.

-Allora che fai qui? Questa è una festa privata-

-Lo so benissimo-

-Allora vattene-

-Sai sono stata invitata, principessina-

Maria non credeva alle proprie orecchie.

-Chi hai raggirato questa volta?-

-Non ho raggirato proprio nessuno-

-Non so perché ma non ti credo-

Maria conosceva troppo bene la sua vecchia amica.

-Credi pure a quel che vuoi, non mi interessa.-

E le fece un sorriso diabolico.

-Ma se vuoi proprio sapere mi sono fidanzata-

E mostrò a Maria la mano sinistra, dove c’era un enorme anello con diamante, la ragazza rimase sbigottita.

-E chi è lo stupido che farebbe una pazzia del genere-

-Lo scoprirai molto presto-

Selene fece la vaga.

-Sai ho visto il tuo fidanzato nel pomeriggio, quindi deduco che non gli hai detto ancora niente-

Maria non si aspettava che Karl avesse visto Selene e non le avesse detto niente.

-Non sono affari tuoi-

Disse acidamente.

-Come vuoi. La cara Giapponesina dov’è? Ho visto Benji prima, lei non era con lui. Si sono già lasciati?-

Maria non capì cosa c'entrasse Patty adesso.

-No, sono molto felici insieme anche se la cosa non ti riguarda.-

-Ancora per poco-

Maria alle parole dell’ex amica non capì le sue insinuazioni.

-Di che cosa stai parlando?-

-Sai Benji proviene da una famiglia molto importante nel mondo degli affari-

-E allora?-

Maria non capiva proprio cosa questo c’entrasse.

-Sai per un periodo ho cercato di fidanzarmi con lui-

Maria cominciò  a ridere a quell’affermazione.

 

Si come no. Benji fidanzato con questa qui.

 

Selene cominciò a innervosire.

-Tu! Con Benji? Ma non farmi ridere. Comunque continua-

Selene era visibilmente irritata, ma continuò la sua spiegazione.

-Diciamo che ho smesso perché suo padre in persona mi ha offerto una bella cifra per stare lontana da lui. Ovviamente io ho accettato-

-Ovviamente-

-Vedi il padre di Benji ha già in mente chi dovrà sposare suo figlio e non credo che una Giapponesina da due soldi sia nei suoi piani-

 

-Buonasera e lei Patricia Gatsby-

-Sì sono io e lei chi è?-

Disse un po’ intimorita, era buio e non riusciva a vedere bene chi aveva di fronte.

Dopo l’avventura con Paul non si sentiva più al sicuro con persone che non conosceva.

-Non volevo spaventarla-

L’uomo misterioso continuò ad avvicinarsi, lei si sentiva sempre più a disagio, ma più avanzava più riusciva a vederlo meglio, finché per un attimo non gli sembrò che fosse Benji.

-Mi chiamo George Price-

Dedusse che doveva essere il padre di Benji, era impossibile sbagliarsi, era la sua fotocopia solo più anziano.

-Piacere-

Cercò di essere più educata possibile.

-Vedremo-

Lo disse con un po’ di astio e Patty lo percepì.

-So che lei e la sua ragazza.-

La voce dell’uomo era molto autoritaria, ma Patty non si lasciò intimidire.

-Si, io e Benji stiamo insieme, se era quello che voleva sapere-

-Allora lo lasci e se ne vada-

-Scusi ma non credo di aver capito bene?-

-Invece credo che abbia capito benissimo, lei non è adatta a mio figlio-

L’uomo continuava a usare un tono prepotente con la ragazza, ma lo fronteggiò.

La somiglianza con Benji la aiutò a sfoderare gli artigli.

-E questo chi lo dice? Lei?-

-Sì, la nostra famiglia e molto rinomata e Benjiamin non ha bisogno,di una ragazzina da quattro soldi-

-Non mi interessa quello che crede di me, dovrà essere Benji a lasciarmi, se lo vorrà-

-Quanto vuole?-

Patty non capì cosa intendesse.

-Mi scusi?-

-Quanti soldi vuole per tirarsi indietro? 100.000 mila euro?-

Patty era sconvolta dalla proposta di quell’uomo.

-Io non voglio proprio niente da lei-

Stava per andarsene, ma lui la bloccò.

-Tutte hanno un prezzo. Quanto?-

Insistette.

-Come le ho già detto non voglio niente-

 

Benji constatò che era già da un po’ che non vedeva in giro Patty, così andò da Stephan a chiedere sue notizie.

-Patty?-

-E’ uscita a prendere un po’ d’aria in terrazza. Ma è già da un po’ che è via-

Lo informò.

-Vado a vedere-

Si offrì.

-Ok, la cena sta per essere servita-

Così andò in direzione della terrazza. Quando uscì notò immediatamente due persone che stavano parlando animatamente, ma a causa della scarsa illuminazione non riusciva a vedere bene.

Andò in quella direzione e più si avvicinava più riusciva sentire il discorso.

-Non voglio niente da lei-

 

Questa è la voce di Patty, ma con chi sta parlando?

 

Aumentò il passo, ma quando sentì la voce dell’altra persona si bloccò.

-È caparbia, o vuole solo alzare la posta? 1.000.000 milione di euro?-

Patty era sempre più esasperata.

-Sa dove può mettersi i suoi stupidi soldi……….le ho già detto che dev’essere Benji a dirmi che vuole lasciarmi, nessuna cifra cambierà le cose. Ora se vuole scusarmi vorrei rientrare.-

Ma l’uomo la bloccò per un braccio e con aria minacciosa le disse.

-Non permetterò mai che tu possa sposare Benjiamin, hai capito, non permetterò a una ragazzina, con una madre depressa e suicida, di infangare il buon nome della famiglia Price-

Quelle parole colpirono Patty dritto al cuore, cominciò a piangere, stava per divincolarsi quando una voce le andò in soccorso.

-LASCIALA-

L’uomo riconosciuta la voce, mollò la presa.

La ragazza andò a rifugiarsi fra le sue braccia . Benji notò immediatamente il suo viso sconvolto e questo fece crescere in lui una forte ira nei confronti del genitore.

-Che ci fai qui?-

-Sono venuto a sistemare i tuoi casini-

-Casini? Di quali casini stai parlando?-

Chiese più furioso che mai.

-Lei?-

E indicò Patty.

-Non ti permetterò  di sposare una come lei-

Disse sempre più furente il padre. Benji lo fulmino con gli occhi.

-Non mi interessa il tuo permesso.-

Prese per mano Patty e si avviò verso la festa.

-Se è così puoi ritenerti escluso dal testamento.-

Usò la carta dei soldi.

-Fai come credi-

Il padre di Benji a quell'affermazione rimase sconcertato.

-Così butteresti via tutto per una sgualdrinella qualsiasi? -

Benji non ci vide più dalla rabbia, sentir nominare in quel modo la ragazza che amava più di sé stesso, gli fece perdere la pazienza. Così con fare deciso si avvicinò a lui puntandogli il dito contro, quando però stava per rispondergli, fu fermato dall'arrivo di Stephan.

-GEORGE!!-

Gli urlò furente, aveva sentito perfettamente il suo socio in affari, definire in quel modo l'amata figlia.

-Stephan, scusa ma ho una questione da risolvere con mio figlio-

-Mi interessa, se viene coinvolta anche mia figlia-

Il padre di Benji all’inizio non comprese bene le parole di Stephan, ma quando guardò meglio la ragazza notò la somiglianza con la moglie defunta del socio.

-Allora?-

George non sapeva più cosa dire.

Aveva fatto un errore madornale, a offendere così la figlia di uno dei soci di maggioranza.

-Io non sapevo-

Si giustificò.

-Credo che dovresti chiedere scusa alla mia ragazza per iniziare-

Da perfetto gentiluomo lo fece.

-Bene se è tutto apposto sarà meglio rientrare-

Propose Stephan.

 

-Vedi il padre di Benji ha già in mente chi dovrà sposare suo figlio e non credo che una Giapponesina da due soldi sia nei suoi piani-

Rise divertita Selene, era stata proprio lei ad avvisare il padre di Benji, era la sua vendetta per come l’avevano trattata in discoteca.

-Questo sarebbe il tuo piano per separare quei due? -

Disse divertita Maria.

-Sai non funzionerà-

-Questo lo credi tu.-

Disse irritata.

-Per tua informazione, la giapponesina da due soldi che credi tu, altro non è, che la figlia dell'uomo più ricco di tutta Amburgo-

-Non può essere-

-Se non mi credi guarda tu stessa-

E le indicò Patty, che stava rientrando con Benji e dietro i due uomini.

Selene era completamente verde dalla rabbia, credeva che il suo piano avrebbe funzioanto alla perfezione, invece era andato tutto a rotoli.

-Allora hai finito con le tue stupide vendette?-

La ragazza non sapeva più cosa rispondere, Maria non aveva più voglia di stare lì con quella, stava per andarsene, quando.

-Forse non sono brava quanto te a inventare delle spregevoli vendette, mia cara snob e drogata dei miei stivali.-

Maria cominciò a innervosirsi.

-Cosa c’è? Per caso ti ho offesa?-

 

Karl raggiunse suo padre, che era intento a conversare con  il sindaco di Amburgo.

-Papà possiamo parlare? -

-Karl! Non vedi che sto parlando con il sindaco.-

-Mi scusi per l'interruzione, ma ho bisogno di parlare con mio padre-

Karl disse cortesemente.

Appena furono soli, il ragazzo però cambiò immediatamente tono.

-Ho visto la mamma oggi-

-Cosa voleva quella strega?-

Disse sprezzante il padre.

-Non parlare di lei così-

-E da quando ti interessa come la chiamo?-

Karl venne prese in fallo.

-Da oggi. Mi ha detto che hai chiesto il divorzio?-

-Sì. Era ora di finirla con questa falsa.-

Si giustificò.

-Scommetto che quella arpia avrà sparlato di me, vero? -

-No, non ha detto niente di male su di te-

-Come no. Comunque credevo che ne saresti stato felice-

Karl non sapeva come rispondere.

 

All’inizio era vero ero quasi sollevato. Ma ora? Non so.

 

-L’unica cosa che mi ha detto e che ti vuoi risposare-

- È vero! Finalmente credo di aver trovato quella giusta-

-Chi è la fortunata? -

Disse con molto sarcasmo.

Il padre di Karl, non rispose alla provocazione del figlio, si guardò in giro per vedere dov'era la sua fidanzata.

-Vieni,  che te la presento-

Così Karl seguì il padre.

 

-Lo sai che non faccio più quelle cose-

Maria ormai sul punto di perdere la pazienza.

Stavano ancora discutendo quando Selene notò, che il suo fidanzato si stava avvicinando.

-Dai, non ci credo che la Maria che prendeva l'ecstasy per sballarsi non esista più, anche la mia complice nei ricatti-

Stava per controbattere, quando una voce a lei familiare la fece sbiancare.

-Selene ecco dov'eri, ti volevo presentare mio figlio-

Maria si girò lentamente e vide il padre di Karl e Karl proprio dietro di lei.

 

Adesso? avrà sentito?

 

Pensò Maria mentre osservava Karl. Ma dalla sua espressione non riusciva a capire.

 

-Ci conosciamo già mio caro.-

E come una gatta in calore Selene andò a strusciarsi contro il suo uomo.

La fidanzata di suo padre era Selene : una arrampicatrice sociale e una sgualdrina,  quello che aveva appena sentito su Maria, lo turbò particolarmente

 

-Karl! -

Maria cercò di attirare l'attenzione del suo ragazzo, ma lui non la degnò nemmeno di uno sguardo.

-Papà, ma ti rendi conto che questa qui vuole solo i tuoi soldi? Non contando che ha la mia età. -

Disse indignato.

-Non ti permettere di parlarle così. Hai capito? -

I toni si erano molto accesi.

-Io e Selene ci sposeremo, appena avrò avuto il divorzio-

Così dicendo prese la fidanzata e se ne andò, lasciando i due ragazzi, ancora esterrefatti per la sorpresa.

-Karl!-

Maria cercò di nuovo di attirare l’attenzione del ragazzo, ma con scarso successo.

-Karl ti prego guardami-

Maria cominciò a sentirsi male.

-È vero?-

Karl finalmente le chiese. Maria non sapeva cosa rispondere.

-Allora è vero? -

I toni di Karl erano sempre più elevati.

-Sì-.

Era quasi un sussurro il suo, le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso.

Per Karl era troppo, aveva bisogno di stare da solo.

Si allontò.

-Karl ti prego!-

-Ho bisogno di starmene da solo-

Così se ne andò.

Maria non sapeva cosa fare, in un attimo era tutto cambiato, intravide da lontano Selene, che la stava osservando da lontano con un ghigno malefico stampato in volto.

 

Maledetta.

 

Riuscì solo a pensare.

 

E se per questo lo perdessi?

 

Maria decise che era ora di raccontare tutto a Karl così andò a cercarlo.

 

Benji, Stephan e Patty andarono a sedersi nella sala dove era allestita la cena.

Patty non aveva molto appetito le parole del padre di Benji continuavano a tormentarla.

Benji notò immediatamente l’agitazione della ragazza.

-Tutto bene?-

Chiese preoccupato.

-Non hai mangiato niente-

Patty, che stava praticamente giocando con il cibo non sentì nemmeno le parole del ragazzo.

-Patty!-

Questa volta le sfiorò anche il braccio per richiamare la sua attenzione, presa alla sprovvista fece un balzo dallo spavento.

-Cosa?-

-Tutto bene?-

Le chiese amorevolmente.

-Si, si…...tutto bene-

E fece un falso sorriso, ma Benji la consoceva.

-E’ per quello che ti ha detto mio padre?-

La ragazza non rispose ma abbassò lo sguardo.

-Dimenticati di quello che ti ha detto, è solo un meschino, direbbe qualsiasi cosa anche mentire pur di ottenere quello che vuole-

Cercò di farla stare meglio.

-Ma lui non ha mentito-

La voce era più triste che mai. Benji non credeva alle sue parole.

 

Patty stava per alzarsi e correre via, non voleva più stare lì. Voleva solo scappare via da quel posto, si sentiva a disagio, ma Stephan le si avvicinò e le chiese.

-Sei pronta?-

Avrebbe voluto gridargli di no, sentiva di non appartenere a quel mondo fatto di lusso e di gente meschina che la guardava quanto vesse sul suo conto in banca, più che come era una persona realmente.

Stava per rispondergli, quando pensò.

 

Se gli dico di no, forse lo deluderei.

 

Stephan vide negli occhi della figlia un forte turbamento stava per dirgli che se non se la sentiva non importava, ma lei gli rispose.

-Sì sono pronta-

-Sei sicura?-

-Andiamo-

Così entrambi si diressero verso il palco, mentre Benji li osservava allontanarsi pensò.

 

Non ho mai chiesto a Patty come fosse morta sua madre.

Ha detto che mio padre non ha mentito.  

E’ sempre il solito bastardo, non gliene frega niente se con le sue parole ferisce la gente.  Me la pagherà!

Cosa credeva di fare?

Ricattandola e minacciandola ci avrebbe divisi?

Non lo avrei mai permesso.

Non me ne frega niente se adesso è ricca e ha una famiglia prestigiosa, l’avrei sposata anche se non avesse avuto uno yen.

Ma me la pagherai caro paparino, la mia vita privata la gestisco io.

 

Stephan e Patty erano arrivarono sul palco.

Patty era terrorizzata davanti a lei un sacco di persone che la stavano fissando, avrebbe tanto voluto scomparire in quel momento.

Stephan la prese per mano, per infondenderle un po’ di coraggio, arrivarono davanti al microfono e fu lui a prendere parola.

-Signori e signore, scusate tutti per questa interruzione, vorrei solo fare un breve annuncio, per chi non mi conoscesse, sono Stephan Schneider-

Tutti cominciarono a ridere, tutti conoscevano Stephan, qualche giornalista si avvicinò persino per scattare qualche foto e per prendere appunti.

-Volevo presentare a tutti mia figlia Patricia-

Cominciarono ad applaudire. Patty si commosse per il calore con cui era stata accetta, e si rese conto che forse gli aveva giudicati tutti troppo presto e in mal modo.

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Capitolo 46
*** capitolo 46 ***


Capitolo 46

 

Karl si era rifugiato nel giardino retrostante all'albergo, non riusciva ancora a credere alle parole di Selene.

 

Maria si drogava? Non era possibile!

E cosa voleva dire che era sua complice nei ricatti?

Poi mio padre che vuole sposarsi proprio quella. Ma dove cavolo si sono potuti conoscere quei due?

 

Stava ancora pensando quando Maria riuscì finalmente a trovarlo, prese coraggio e si avvicinò.

-Karl-

-Che vuoi?-

A Maria prese un colpo nel sentirlo così sprezzante nei suoi confronti.

-Possiamo parlare?-

Chiese timidamente.

-Non so se ho voglia di sentire le tue scuse.-

Maria cominciò a piangere a dirotto per la freddezza con cui la stava trattando.

-Pensavo di conoscerti, invece, ora che ti guardò mi sembri un’estranea-

-Perdonami, dovevo dirti tutto io-

-Ora è tardi-

Sempre più freddo.

Maria piangeva, a Karl gli si strinse il cuore a vederla così, ma era più determinato che mai a rimanere impassibile.

-Ok…...Allora me ne vado-

Maria scoraggiata stava per andarsene, ma venne trattenuta e stretta fra le braccia.

-Perché? Perché?-

Continuò a chiederle. Maria non riusciva a parlare, continuava a piangere e a stringere forte Karl.

-Perché ero una stupida, una ragazzina stupida-

Finalmente riuscì a tirar fuori.

-Selene mi ha convinto a provarlo la prima sera che siamo andate in discoteca, mi disse che era uno sballo, infatti era così-

Maria guardo l’espressione di Karl, per vedere la sua reazione. Ma non riuscì a capire niente, così andò avanti.

-Da allora la prendevo ogni volta che volevo fare festa-

-E la prendi ancora?-

-No.-

Disse molto determinata.

-Ho smesso dopo quella sera-

Karl capì immediatamente di che sera si trattasse.

-Ti ho detto che ero ubriaca, ma non solo-

Maria aspettò che fosse lui a parlare, ma questo non avvenne, così continuo.

-Quella mattina quando mi risvegliai mi sentivo un vero e proprio schifo, così da quel momento non ho più toccato quella roba, non volevo più sentirmi così.-

Karl la strinse a sé ancora più forte.

-E i ricatti?-

-Ho aiutato Selene a vendicarsi, era stata mia l’idea-

Karl sgranò gli occhi.

-Selena era la mia migliore amica, anzi era come una sorella, era la persona a cui volevo più bene al mondo, tu non sai che scherzi le facevano, più crescevamo, più gli scherzi che le facevano erano orribili. Lei soffriva moltissimo per questo e anche io. Il primo anno di medie ovviamente lei era da sola, non potevo aiutarla, ero ancora alle elementari.

Capisci che non potevo permettere che continuassero così? -

Karl solo allora capì quanto Maria avesse voluto bene a Selene, cominciò a chiedersi se fosse successo qualcosa del genere a lui o a Patty come avrebbe reagito?

-Ci abbiamo messo tutta l'estate a progettare la nostra vendetta-

Maria si bloccò un’attimo si girò e guardò negli occhi Karl.

-Volevo che tutti soffrissero come loro avevano fatto soffrire noi. Nessuno può permettersi di toccare le persone che amo. -

Karl solo in quel momento capì che Maria era più di quello che appariva: bella e sofisticata. Aveva una grinta in quel momento che le aveva visto solo in campo.

Maria non disse più niente, era terrorizzata dal suo verdetto, ma non riusciva a reggere la tensione, stava per scappare quando Karl si inpossesso delle sue labbra. Maria a quel contato finalmente si sciolse e rispose al bacio come se da quello dipendesse la sua intera esistenza.

Erano entrambi con il fiato corto quando si staccarono, ma i loro occhi erano come incatenati, entrambi cercarono in quel modo di trasmettersi l’amore che provavano l’uno per l’altro, fu Karl a rompere quell’incantesimo che si era creato.

-Rientriamo-

Maria fece solo un cenno di sì con il capo, non sapeva se tra loro era tutto risolto, così timidamente cercò di chiedere.

-Karl……..è tutt…….-

Ma lui non la fece finire, impossessandosi di nuovo delle sue labbra.

-Ora andiamo, siamo i capitani delle nostre squadre-

Disse molto dolcemente Karl accarezzandole la guancia.

-Senza di noi non può esserci la premiazione-


Stephan e Patty stavano per tornare al tavolo quando furono fermati dal fratello di Stephan.

-Fratello, finalmente conosco la mia nipotina-

Tese la mano a Patty.

-Tesoro lui e mio fratello Alexander,nonché il papà di Karl-

Patty riconobbe subito chi era, assomigliava spaventosamente a Karl.

-Piacere signor Schneider-

-Puoi chiamarmi zio, sai-

Disse calorosamente, attirando a sé la ragazza abbracciandola. Patty non si aspettava un gesto così aperto, ma ricambiò molto volentieri.

-Va bene, zio-

-Sono così felice che finalmente il mio caro fratellino ti abbia nella sua vita, non sai quanto ha lottato per riaverti.

-Adesso è qui, è questo che conta-

-Già-

Intervenne Stephan.

-Non mi presenti mio caro-

Selene si piazzò accanto al fidanzato.

-Si cara, scusami, vi presento la mia fidanzata Selene.-

Stephan e Patty rimasero senza parole, soprattutto Patty.

-Piacere-

Disse Stephan, che era allibito dalla giovane età della ragazza, sapeva che era molto più giovane del fratello, ma non addirittura così giovane.

-Alex possiamo parlare?-

Chiese Stephan.

-In privato!-

Aggiunse. Il padre di Karl acconsentì lasciando così le due ragazze rimasero da sole.

-Bene, bene, così sei la figlia di Stephan-

Selene iniziò a provocare la ragazza.

Patty non aveva per niente voglia di parlare con lei, era già stata una serata difficile, non aveva voglia di peggiorarla ulteriormente.

Così fece per andarsene, ma la ragazza le si parò davanti.

-Dove vai?-

-Al mio posto-

Cercò di superarla, ma lei non lo permise.

-Cosa c’è? Non vuoi parlare con me?-

Insistette.

-No-

Fu la sua risposta secca. Selene cominciò ad innervosirsi.

-Infondo tra un po’ sarò tua zia-

A Patty le venne la nausea, per quell’affermazione.

-Sposerai anche mio zio, ma io e te non saremo mai parenti. Ora se non ti dispiace vorrei tornare al mio posto-

Patty questa fu volta più decisa che mai a tornare da Benji, si fece spazio andando le praticamente addosso, riuscendo così a superarla.

-Ci rivedremo. Molto spesso sai.-

Ma Patty era già lontana, lasciando Selene verde dalla rabbia.

Quando ritornò al tavolo, riferì a Benji chi era la nuova fidanzata del padre di Karl.

-Bisogna informarlo su che razza di donna è quella!-

Esclamò Benji.

-Si hai ragione, però…..-

Patty  si bloccò.

- Però cosa?-

-Ho visto come mio zio la guardava-

-E come?-

Chiese Benji non capendo.

-Da innamorato-

A Benji scappò una risata.

-E che modo sarebbe?-

-Non ridere scemo-

E gli tirò un piccolo pugno sul braccio.

-Spiegami-

-Non so come spiegarlo, e lo stesso modo che ha Karl di guardare Maria. Hai capito?-

Benji capiva perfettamente, aveva visto anche lui come a Karl si illuminassero gli occhi appena vedeva Maria.

-Allora è fregato!-

E scoppiò di nuovo da ridere.

-Non c'è niente di divertente in questo-

-Perché ridi?-

Chiese Karl al compagno, che in quel momento era rientrato con Maria.

-Karl, finalmente ma dove vi eravate cacciati?-

Karl e Maria si guardarono negli occhi e risposero.

-Avevamo un paio di questioni da risolvere-

Senza però specificare altro. Patty notò però che il trucco di Maria era scomparso.

 

Credo che Maria abbia pianto, è senza trucco e ha le guance arrossate.

 

Pensò Patty, mentre cercava con lo sguardo di capire se tra quei due andasse tutto bene.

Si tenevano per mano, soprattutto lei lo stringeva come se avesse paura che potesse scappare da un momento all’altro.

Le chiese mimando con le labbra a Maria.

-Tutto bene?-

Fece di sì con il capo.

-Allora cosa c’è di così divertente?-

Insistette Karl.

Benji, non sapeva come dirglielo, perché non sapeva se era già o no a conoscenza su chi fosse la nuova fidanzata di suo padre.

-Hai saputo chi è……-

-La nuova fidanzata di mio padre?-

Karl finì per lui.

-Sì…….-

Karl lo disse molto freddamente.

-E cosa ne pensi?-

Chiese Patty.

-Sinceramente. Che non me ne frega niente-

Disse più che mai deciso.

-Non sei minimamente preoccupato, che lei possa  approfittarsi di lui?-

Insistette la cugina.

-Credo che sia abbastanza maturo da prendersi le sue responsabilità.

Se dovesse capire che lo sta solo usando, allora forse capirà come ha fatto soffrire mia madre in tutti questi anni-

Disse glaciale.


Dopo la premiazione delle due squadre, i ragazzi decisero che era ora di tornare a casa.

Era stata una serata piena di rivelazioni.

Karl informò lo zio che avrebbe accompagnato Maria in taxi, perché avevano delle questioni ancora da risolvere. Stephan acconsentì.

-Stephan!-

L’uomo sentendosi chiamare, si fermò per vedere chi era, anche Patty e Benji, lo fecero.

-Vorrei parlarvi prima che ve ne andiate-

Era George, il padre di Benji.

-Che vuoi ancora?-

Chiese Benji sempre più alterato con il genitore.

-Vorrei farmi perdonare per il mio comportamento di stasera, invitandovi domani sera a cena-

Gli propose cortesemente George.

-Molto volentieri, vero Patty?-

Stephan rivolgendosi alla figlia.

-Si certamente-

Anche se sinceramente a Patty non andava per niente, dopo il modo che l’aveva trattata, ma pensandoci su, era pur sempre il padre del ragazzo che amava.

-Non sei costretta-

Disse Benji.

-Tranquillo, vengo molto volentieri-

Disse infine sinceramente.

-Bene, ne sono molto felice. Benji!-

Si rivolse verso il figlio.

-Andiamo a casa insieme, tua madre ti aspetta-

Benji non aveva voglia di tornare con lui, stava per dirgli di no, quando Patty gli disse sottovoce che solo lui potesse sentirla.

-Vai con lui, ho bisogno di parlare con mio padre-

-Va bene-

Benji non fece altre obiezioni,  le diede un tenero bacio sulle labbra.

-Allora ci vediamo domani. Vi vengo a prendere io-

-D'accordo! Ti amo-

-E io amo te-

 

Quando Patty e Stephan rimasero da soli nella limousine, lei era molto nervosa.

Le parole di suo zio Alex le avevano ricordato, quando la mattina seguente alla sua fuga di casa, aveva origliato lui e il cugino.

Ma dopo tutto quello che era successo, se n’era completamente dimenticata.

Però non sapeva bene da dove iniziare.

-Papà!-

-Sì-

Stephan capì nella voce della figlia che era turbata.

-Tutto bene?-

-Si tutto bene, volevo solo chiederti una cosa. Però non so bene come iniziare-

Chiese un po’ intimorita.

-Sai che puoi chiedermi qualsiasi cosa-

Cercò di incoraggiarla.

-Prima tuo fratello, cioè mio zio-

A Patty sembrava ancora strano chiamarlo così.

-Ecco mi ha sorpreso quando ha detto che hai lottato tanto per riavermi, a cosa si riferiva?-

Buttò tutto d’un fiato. Stephan sperava che la figlia non avesse fatto caso alle parole di suo fratello, ma non aveva più altra scelta doveva raccontarle tutto.

-Sei sicura di volerlo sapere.-

Patty non capì perché il padre si fece così serio improvvisamente.

-Si certo-

-Ok. Dopo la morte di tua madre Terry, ero a pezzi tutto il mio mondo si era sgretolato, non mi rimaneva più niente. Decisi allora che era ora che tu sapessi tutta la verità e volevo che tu venissi a vivere qui con me. Così dopo che finalmente riuscì a uscire dall’ospedale e aver sepolto mia moglie, partii per il Giappone. Ero più determinato che mai. Tua zia però non mi fece nemmeno entrare in casa dandomi dell’assassino.-

Stephan si fermò, non era convinto di voler andare avanti.

-Continua, ti prego-

Lo supplicò la figlia.

-L’ho supplicata per riaverti, le ho anche proposto di trasferirsi qui in Germania, che avrei pensato a tutto io. Ma lei non mi considerò nemmeno. Così ingaggiai un avvocato e smisi di mandarle i soldi per il tuo mantenimento.-

Patty non credeva alle sue orecchie.

-Non capisco, quali soldi?-

-Quando tuo zio era in vita, si rifiutò di prendere i nostri soldi per te, disse che era in grado benissimo di mantenere la sua famiglia, io e tua madre acconsentimmo, malvolentieri, ma lo facemmo. Avremmo voluto contribuire, almeno per darti un’istruzione migliore, ma niente. Dopo la sua morte, tua zia ci ha chiesto una mano, ovviamente eravamo più che felici di farlo.-

Patty solo allora capì di quale assicurazione parlava sua zia.

-Mi dispiace-

-Non devi dispiacerti, noi eravamo felici finalmente di contribuire per te-

Stephan accarezzò la guancia della figlia in segno di affetto.

-Poi cos’è successo?-

-Dopo due mesi di lotte fra avvocati e minacce, tua zia mi chiamò e mi chiese se potevamo parlare. Così tornai in Giappone-

-E cosa ti disse?-

-Mi parlò di te-

-Di me?-

Patty non capì.

-Sì……. Questa volta con il cuore in mano, mi raccontò di tutto ciò che facevi, dei tuoi amici e del ragazzo di cui ti eri presa una cotta, insomma che eri felice. Non era perché non ci credevo, ma volli verificare di persona-

Gli riferì.

-Mi disse dove potevo trovarti e di nascosto ti osservai da lontano e aveva ragione, eri felicissima.-

Questa volta cambiò tono diventando più triste.

-Mi sono sentito un vero e proprio egoista, pensavo più alla mia felicità che alla tua. Così smisi di lottare e vi lasciai in pace. Tua zia mi mandava solo qualche foto, ogni tanto mi chiamava per riferirmi i tuoi progressi: nello studio e nella vita.-

Patty ascoltò attentamente il suo racconto e si commosse.

-Perché allora ha deciso di suicidarsi? -

Chiese scoppiando a piangere.

-Non saprei tesoro-

E la strinse forte a sé.

-Mi sento così in colpa papà, forse se le stavo più vicino avrei potuto aiutarla-

Patty era disperata.

-Ti prego, non devi fartene una colpa, non è stata colpa tua tesoro, dovevo essere io a stargli più vicino. Sapevo che non stava bene, che soffriva, ma non ho fatto niente-

Confessò Stephan.

Patty ci mise un po’ a calmarsi, ma dopo finalmente riuscì a sentirsi meglio, era da troppo tempo che si teneva questa cosa dentro di sé e finalmente riuscì a buttare tutto fuori.

 

Intanto anche Benji e suo padre erano su un’altra limousine, ma il clima era teso e nervoso, soprattutto da parte del ragazzo, che non riusciva proprio a digerire il comportamento che il genitore aveva avuto con la sua piccola Patty.

-Tua madre sarà molto felice di rivederti e da molto che non vi vedette-

Il padre di Benji cercò di iniziare un discorso.

-E la colpa di chi è?-

Disse adirato Benji. George ci rimase male alle insinuazioni del figlio nei confronti della moglie, anche se non lo fece vedere.

-Cosa vorresti dire?-

-Che se le mancassi così tanto potrebbe venire a trovarmi qualche volta, non credi? Infondo lei non lavora e ha tutto il tempo del mondo-

Disse sempre più scontroso. Il padre avrebbe voluto spiegare il motivo per cui la moglie non poteva andare a trovare il figlio, ma aveva fatto una promessa e non era intenzionato a romperla, anche se voleva placare la rabbia del figlio nei confronti della madre.

-Non lavora, perché lo faccio io per lei. Ma questo non vuol dire che non fa niente-

-Si vede che è più importante di me-

George stava per perdere la pazienza.

-Per lei tu sei importante, non dimenticarlo-

Alzò i toni.

-Se lo dici tu-

Disse per niente convinto.

-Comunque, volevo chiarirmi con te-

Continuò.

-Su che proposito?-

Chiese George, grato per questo cambiamento di discorso.

-Anche se Patty non fosse la figlia di Stephan, io la sposerei comunque, con o senza il tuo permesso.-

Benji guardò il padre dritto negli occhi, come per sottolineare le cose.

-Lo so-

Benji si meravigliò per la risposta del padre, si aspettava di tutto, ma non questo.

-Allora perché quella sceneggiata?-

-Avevo i miei buoni motivi-

George non volle dare al figlio altre spiegazioni.

-E quali sarebbero?-

Chiese Benji curioso.

-Non sono affari che ti riguardano-

-Insulti la ragazza che amo, e non sarebbero affari che mi riguardano? -

Ma il padre di Benji non disse più niente, per lui il discorso finiva lì.

-D'accordo, ho capito! Non vuoi dirmi niente, ma non intrometterti più nella mia vita privata ci siamo capiti?-

Così dicendo nessuno dei due disse più niente fino al ritorno di casa.

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Capitolo 47
*** capitolo 47 ***


Capitolo 47

La mattina seguente Benji era in giardino a fare la solita corsa mattutina, anche se era domenica gli piaceva svegliarsi presto e andare a correre. Lo aiutava a scaricare i nervi e la tensione che lo aveva tenuto sveglio, gran parte della notte. Il pensiero che i suoi genitori fossero in quella casa lo rendeva teso, soprattutto il pensiero di rivedere sua madre lo agitava.

 

Credo sia da almeno un anno che non vedo mia madre, no anzi più di un anno.

Anche quella volta che fui espulso da scuola non venne, solo una breve conversazione al telefono dove mi diceva di prendermi le mie responsabilità e di affrontarle da uomo.

Non mi ha chiesto il motivo e non mi disse che mi voleva bene lo stesso, solo di prendermi le mie responsabilità. Forse aveva ragione, ma in quel momento le sue parole mi fecero solo fatto incazzare di più.

 

Era già da un’ora che stava correndo, e la fame si stava  facendo sentire. Così decise che era arrivato il momento di andare a fare colazione. Era quasi arrivato alla terrazza che portava all’entrata della villa, quando vide i suoi genitori intenti a fare colazione proprio lì. Suo padre leggeva il giornale mentre sua madre era intenta a conversare con lui. Benji era troppo distante per poter ascoltare ciò che si dicevano.

 

Chi sa di cosa stanno parlando?

 

Non aveva il coraggio di affrontare tutti e due i genitori, pensava che si sarebbe trasformata in una nuova discussione.

Decise di aspettare che andassero via.

Non aspettò molto, poco dopo il padre, ripiegò con cura il giornale e si avvicinò alla moglie dandole un tenero bacio sulle labbra e rientrò, mentre lei rimase ancora lì.

Benji si commosse a vedere quella scena, non aveva mai visto i suoi genitori scambiarsi quel tipo di effusioni, anche se lui non andava sempre d’accordo con loro, doveva ammettere che era orgoglioso di loro. Dopo tutti quegli anni di matrimonio si amavano ancora.

 

Spero che anche io e Patty saremmo così anche dopo 20 anni di matrimonio. Non sarò sempre d’accordo con i miei, ma vedo con che amore mio padre si rivolge a mia madre e devo dire che mi piace vederli così bene insieme.

 

Ormai la fame si faceva sentire, così decise che era ora di uscire dal suo nascondiglio e affrontare almeno sua madre. Percorse la scalinata arrivando proprio davanti a lei.

La donna in un primo momento si spaventò, credeva che il figlio stesse ancora dormendo, sicuramente non si aspettava di vederlo entrare dal giardino.

-Buongiorno mamma!-

Disse cercando di mantenere un tono distaccato.

-Tesoro?-

Al contrario la madre lo disse con tutto il calore materno e Benji si sorprese. Era già da tempo che non avvertiva in lei quel tipo di calore.

-Siediti, fai colazione con me?-

Gli propose.

-Tuo padre e dovuto andare-

Lo informò.

-Come sempre-

Rispose  in modo pungente.

-Sai che ha da gestire una grande impresa, molte persone contano su di lui-

Cercò di giustificarlo.

Ma a Benji non importava. Aveva capito fin da piccolo che per lui il lavoro veniva prima di tutto, soprattutto prima di lui.

-Gradisci il caffè?-

Chiese cortesemente.

-Sì grazie ma ci penso io-

Ma la donna si era già tirata su dalla sedia per prendere il brico del caffè per versaglielo nella tazza, quando un giramento di testa la fece aggrappare alla sedia.

-Mamma!-

Cercò di sorreggere sua madre e chiese preoccupato.

-Tutto bene?-

-Si tesoro, e solo un giramento di testa, mi sarò alzata di scatto-

Si giustificò. Dopo che Benji l'aiutò a sedersi, solo allora notò meglio sua madre: era magra come uno stecchino e sembrava molto più anziana di come se la ricordava.

-Sei sicura?-

-Sì, non ti preoccupare-

Ma a Benji quella risposta non lo convinse.

-Stasera conoscerò la tua ragazza-

La madre cercò di cambiare discorso.

A Benji scappò un sorriso al pensiero della sua Patty e la donna non poté non accorgersene.

-Dev’essere eccezionale?-

-Sì, lo è -

Poi si ricordò di come il padre aveva trattato Patty la sera prima.

-Sai quello che è successo ieri sera?-

Chiese alla madre, voleva che lei si alleasse con lui.

-Né sono al corrente-

-E cosa ne pensi?-

-Tuo padre ha fatto quello che ha fatto perché aveva le sue motivazioni-

Benji a quella risposta cominciò a irritarsi.

-Sempre a  difenderlo, vero?-

Chiese Benji frustrato.

 

Perché è sempre pronta a difenderlo? Perché non è mai dalla mia parte?

 

-Tesoro, devi capire che se agiamo così è per il tuo bene-

La donna usò un tono molto materno.

-A me sembra solo che vi interessi di più che lei non sia una poveraccia-

Lo disse con tutto il disprezzo che provava. La donna lo avvertì, ma prima che potesse intervenire fu interrotta dall'arrivo della domestica.

-Signora, l’uomo che stava aspettando è appena arrivato-

-Grazie, arrivo subito, lo porti pure in camera mia e gli offra qualcosa, io arrivo subito-

-Sì signora-

Così la domestica se ne andò.

-Vorrei poterti spiegare, ma ora non posso, ne parliamo più tardi-

Fece per andarsene quando Benji le disse.

-Ora devo andare, sarò qui per la cena-

E prima che la donna potesse ribattere, il ragazzo era già rientrato.

 

Benji era diretto in camera sua, non aveva voglia di rimanere in casa, l’intenzione era quella di farsi una doccia cambiarsi e uscire il prima possibile da lì. Però mentre si dirigeva a passo spedito verso la sua direzione, passò davanti la camera dei suoi, e notò l’uomo di cui aveva parlato la governante: più che un uomo, sembrava un ragazzino poco più grande di lui, ed era vestito tutto di bianco.

 

Ma chi è questo? E perché mia madre lo ha portato in camera sua? Non vorrà tradire mio padre? Ma no, che vado a pensare. Allora che ci fa lì?

 

Così, preso da mille pensieri andò a lavarsi e vestirsi e in dieci minuti era già in macchina.

Per un po’ girovagò per le vie di Amburgo senza una meta precisa, ormai era in giro da un'ora quando gli arrivò un messaggio.

“Buongiorno amore, come stai?”

Era Patty.

“Buongiorno a te pigrona!”

“Ho fatto tardi ieri, ho parlato con mio padre”

“Tutto bene?”

“Sì, dovevamo chiarire delle cose”

“Ne sono felice”

“Cosa fai?”

Benji a quella domanda non sapeva cosa rispondere.

 

Cosa le dico? Sai sono in giro in macchina perché non ho voglia di stare a casa? Perché i miei sono una continua delusione?

 

Ma i suoi pensieri furono interrotti da un’altro messaggio.

“Hai voglia di venire qua?”

Benji, stava per rispondergli quando arrivò un'altro messaggio.

“Sono da sola, mio padre e Karl non ci sono”

“Sono già lì”

 

Suonò il campanello e rimase ad attendere, appena la porta si aprì la ragazza gli saltò letteralmente addosso, baciandolo con molta passione.

-Vedo che qua qualcuno è molto felice di vedermi-

Riuscì finalmente a dire dopo che la ragazza si staccò da lui.

-Andiamo-

Lei lo trascinò in camera sua.

-Ehi!! Quanta fretta? -

Arrivati in camera, Patty chiuse dietro di sé la porta e con fare molto seducente andò incontro al portiere.

Benji vedendola così non poté fare a meno di eccitarsi.

Patty cominciò a fare uno piccolo spogliarello per lui.

-Mi vuoi? -

Gli chiese togliendosi la maglietta, scoprendo così i seni. A Benji iniziarono a  stare stretti i pantaloni.

-Sì-

Rispose a fatica.

-Quanto?-

E si tolse i pantaloni, rimanendo così solo con le mutandine.

-Tanto-

Il ragazzo a quella visione cominciò a non capire più niente, stava per togliersi anche lui la maglietta, ma la ragazza lo bloccò.

-Fermo-

Benji capì che voleva giocare e la lasciò fare, le piaceva vederla così.

Patty gli andò incontro togliendosi anche le mutandine, rimanendo così completamente nuda davanti a lui.

-Ti piace ciò che vedi?-

Chiese con tono molto seducente.

-S….iii-

La voce di Benji tremò dall'eccitazione.

Era ormai a un passo da lui, allungò le mani e lo fece sedere sul letto mettendosi a cavalcioni su di lui sfiorando le sue labbra con le sue.

-Farai ciò che voglio?-

Chiese leccandogli il contorno delle labbra.

-Tutto ciò che vuoi-

Ormai il ragazzo non capiva più niente, il desiderio di averla era più forte che mai.

Patty lo guardò con occhi languidi e pieni di desiderio.

-Voglio che mi tocchi-

Anche Benji voleva giocare.

-Dove? -

Chiese facendo un po’ il finto tonto.

-Ovunque-

Chiese quasi disperatamente.

-Fammi vedere-

Patty capì che voleva condurre lui quel gioco che aveva iniziato, così lo assecondò.

Si sdraiò sul letto e con la mano iniziò a toccarsi il collo cominciando a scendere piano piano sui suoi seni.

-Qui-

E si sfiorò il capezzolo, provocandosi così una scarica di piacere. Non aveva mai fatto una cosa del genere e mai avrebbe pensato di farla, ma con Benji  lì con lei che la guardava, le dava molta soddisfazione, così continuò.

-Qui-

E spostò delicatamente la mano sull'altro capezzolo, ma questa volta non si limitò a sfiorarlo ma con due dita si diede dei piccoli pizzicotti. Benji vedendola così, credette che da un momento all’altro sarebbe venuto semplicemente guardandola, ma non voleva che quel gioco finisse.

-Poi? Dove vuoi che ti tocchi ancora? -

Patty sapeva bene dove voleva andare a parare, anche se un po’ imbarazzata decise di osare, Benji aveva questo potere su di lei, le faceva fare cose, di cui non credeva fosse capace.

Così cominciò a scendere con la mano sempre più in basso lentamente e delicatamente, passando dalle costole, poi sull'addome, fino ad arrivare al pube.

-Continua-

Le disse quasi disperato.

Patty allargò meglio le gambe e insinuò le mani al centro della sua femminilità, cominciando con le dita a fare dei piccoli cerchietti sul suo clitoride.

-Qua-

Disse ansimando, provocandosi da sola un piacere intenso, non sapeva se fosse perché era ciò che voleva in quel momento o perché Benji era lì a guardarla.

Il ragazzo nel vederla che si masturbava davanti a lui, non resistette più e infilo due dita dentro di lei, e cominciò a muoverle dentro e fuori, all’inizio lentamente.

Quando Patty fu sul punto di venire cominciò ad aumentare il ritmo e anche Benji lo fece sussurrandole all'orecchio.

-Vieni, ti prego vieni-

Anche se lui era ancora completamente vestito, sentiva che se non sarebbe venuta al più presto sarebbe scoppiato.

Patty gridò quasi disperata per l'orgasmo che provò. La travolse completamente, inondando così completamente le sue dita e anche quelle di Benji.

Esausta si aggrappò al ragazzo, cercando di riprendere fiato.

-È stato incredibile-.

Benji sorrise per quell’affermazione.

-Già-

Però Patty si sentì in colpa per aver goduto solo lei, così cominciò a strusciare la mano sul suo membro, ma Benji la bloccò. La ragazza non capì,così timidamente chiese.

-Credevo che anche tu…..-

Lui però non la lasciò finire.

-Tranquilla, quello che abbiamo appena fatto è stato bellissimo-

Le accarezzò la guancia.

-Vorrei stare un po’ così con te adesso-

E la strinse forte a sé.

Rimasero così a lungo finché Benji notò che Patty si era addormentata.

 

Sei mia, non permetterò a nessuno di portarti via da me, nemmeno se questo vuol dire andare contro i miei stessi genitori.

 

Con questi pensieri anche Benji si addormentò fra le braccia di colei che avrebbe dato persino la vita.

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Capitolo 48
*** capitolo 48 ***


Capitolo 48

 

La prima a svegliarsi fu Patty.

 

Mi sono addormentata.

 

E si girò in direzione di Benji e vide che anche lui stava dormendo, cominciò ad osservarlo.

 

Sembra così indifeso quando dorme.

 

Pensò mentre con la mano cominciò ad accarezzargli  il viso delicatamente, per non svegliarlo.

 

E’ proprio bello il mio Benji. Chissà cosa starà sognando?

 

Ed inizio a dargli dei piccoli baci sulle mani.

 

Quello che abbiamo fatto prima è stato incredibile.

 

E il pensiero di lei che faceva quelle cose davanti a lui, le provocò una voglia fortissima.

Così cercò di svegliarlo, ma molto delicatamente. Prima con dei baci innocenti sul viso sul collo e infine accarezzandolo sul suo membro, che era già pronto.

Benji cominciò a risvegliarsi.

-Mi piace il modo che hai di svegliarmi-

Patty era soddisfatta di sé e senza dire niente cominciò  a togliergli la maglietta.

Benji l’aiutò!  

Lei continuò a dargli piccoli baci su tutto il petto scendendo fino all’orlo dei pantaloni, e glieli sfilò insieme ai boxer, mostrando così l’erezione già pronta alla ragazza, che cominciò a dargli dei piccoli baci sulla punta. Il ragazzo a quel contatto fece un verso di piacere.

Patty si prese tutto il tempo del mondo, continuando a leccargli la punta con la lingua facendo dei piccoli cerchietti. A Benji sembrò di impazzire, avrebbe voluto di più, ma cercò di resistere e lasciarla fare come voleva, ma l’attesa si stava rivelando veramente dura.

Patty notò che il portiere si stava agitando, ma non le importava, voleva farlo impazzire, e dai versi che faceva capì che ci stava riuscendo benissimo. Ormai Benji era quasi al limite.

 

Se non me lo mette subito dentro credo che impazzirò.

 

Stava per girarla e penetrarla, quando finalmente Patty lo mise quasi tutto in bocca.

Benji grido quasi dal sollievo.

La ragazza cominciò a muoversi su e giù aiutandosi con la mano.

Era ormai al limite, tra quello che era successo prima e la dolce tortura stava per venire.

-Paaattty…...sto….sto …..vene….-

Benji non riuscì nemmeno a finire la frase che il suo sperma invase completamente la bocca di lei. A Patty all’inizio le sembrò strano ma, continuò a muovere la mano per farlo venire completamente, ingoiando così il suo sperma.

Appena Benji si riprese, l’attirò a sé è disse.

-Sei incredibile-

-Ti è piaciuto?-

-Sciocca, certo che mi è piaciuto!-

La rimproverò dolcemente e la baciò.

-Però, non eri costretta a….. -

-Io con te non mi sento costretta a fare niente. Hai capito! Se l’ho fatto è perché volevo-

Questa volta fu lei a rimproverarlo.

Lui non disse altro e l’abbracciò.

Stesi sul letto a coccolarsi, Benji chiese a Patty.

-Com’è morta tua madre?Cioè tua zia?-

A quella domanda Patty si irrigidí, il portiere se ne accorse.

-Scusa, non sono affari miei-

Ritrattò subito, ma ormai il danno era fatto.

-Sì è suicidata, ingerendo tutto un flacone di antidepressivi e sonniferi-

Disse con un filo di voce. Benji rimase sconvolto per le sue parole.

-Un giorno tornai da scuola……. -

-Ehi! Non sei costretta a raccontarmi-

Disse vedendo il turbamento della ragazza.

Lei invece lo guardò negli occhi e cominciò a raccontargli.

-Quando entrai in casa sembrava non ci fosse nessuno……pensai che mia madre era uscita, ma era strano lei non usciva quasi mai, il pomeriggio soprattutto….. Comincia a chiamarla, ma lei non mi rispondeva…. -

Le lacrime non tardarono  ad arrivare, al ricordo di quella giornata e continuò.

-Così decisi di andare a vedere in tutte le camere……la trovai ancora a letto…… Sembrava dormisse……. Cercai di svegliarla…… -

Ormai Patty faticava a raccontargli. Benji vedendo la sua disperazione la strinse forte a sé.

-Shhh….. Adesso è tutto finito-

Ma Patty non smise e andò avanti.

-Ho cercato di svegliarla….. Ma lei era lì, ferma immobile…… -

Benji si pentí di averle fatto quella domanda, non sopportava di vederla piangere e soffrire in questo modo. Continuava a stringerla e cullarla, sperando di riuscire a darle un po’ di pace.

-Chiamai l'ambulanza…. E poi è stato tutto così tremendamente veloce........il funerale…. L'addio alla mia vecchia vita…… e poi il trasferimento…… Tutto troppo veloce-

-Mi dispiace, avrei voluto essere lì con te, per darti almeno un po’ di supporto-

-Ma sei qui ora, a parte Tom, sei l'unico a cui abbia raccontato com’è andata veramente-

Benji si commosse per quella rivelazione e la baciò teneramente.

-Ci sarò sempre per te adesso; sempre-

Le disse con tutto il cuore quelle parole.

-E io per te-

-Mi dispiace che ieri sera mio padre ti abbia detto quelle cose-

Le accarezzò il viso molto dolcemente.

-Però sei stata brava a tenergli testa-

E sorrise al ricordo di come aveva lottato.

-Sai non è stato difficile. Tu e tuo padre vi somigliate tanto, così ho immaginato di parlare con il vecchio te-

E gli fece una piccola linguaccia.

Il ragazzo cominciò a ridere e lei lo seguì a ruota.

 

L’ora della cena stava ormai giungendo, Stephan avvisò la figlia che sarebbe andato direttamente a casa Price. Patty più si avvicinava il momento di andare, più si sentiva  nervosa. Benji le disse.

-Se non te la senti possiamo non andare-

A Patty sembrò un'idea geniale, ma non era da lei tirarsi indietro all'ultimo momento.

-Mi piacerebbe, ma ormai ho dato la mia parola e io non mi tiro indietro-

Disse mentre cercava qualcosa di adatto per mettersi.

-E poi sono curiosa di conoscere tua madre-

Tirò fuori un vestito e glielo fece vedere

-Che ne dici?Secondo te questo va bene? -

-Va benissimo-.

Gli rispose senza nemmeno vedere il vestito.

-Comunque non ti perdi niente se non la conosci-

-Dai non dire così, è pur sempre tua madre, e sicuramente ti vuole bene-

Cercò di difenderla.

-Se mi volesse bene, credo che verrebbe più spesso a trovarmi, invece che una volta ogni 2 o 3 anni, non credi? -

Patty non sapeva come rispondere.

-Vedrai andrà bene. Insieme ce la faremo. -

E gli diede un tenero bacio sulla fronte.

-Ora mi vesto e andiamo, ok? -

-ok.. -

Ma non ne era tanto convinto.

 

Arrivarono a casa Price entrambi molto nervosi per la serata che li attendeva.

Entrarono in salone e Patty fu felice di trovare suo padre già lì.

-Buona sera signor Price-

Disse educatamente Patty.

-Buona sera Patricia-

Contraccambiò, porgendole la mano.

-La prego mi chiami Patty-

E gli fece un tenero sorriso.

-Non sarà facile-

E anche lui le sorrise fecendo arrossire la ragazza.

 

Sembra diverso oggi il padre di Benji, più rilassato.

 

Pensò Patty rilassandosi a sua volta. Benji invece era più nervoso che mai.

-La mamma?-

Chiese scortesemente.

-Adesso arriva, doveva finire di vestirsi. Gradite intanto qualcosa da bere? -

Ma Benji non gli rispose e andò a prendersi da solo una birra.

-Io gradirei invece un tè, grazie-

Cercando di sviare così l'attenzione su di lei, George apprezzo il tentativo della ragazza.

Arrivò la mamma di Benji.

-Buonasera a tutti, scusate per il ritardo-

Patty si girò per vedere a chi appartenesse la voce e rimase incantata nel vedere la donna: una signora molto bella e sofisticata, alta quanto lei, ma molto più magra.

-Cara, sei venuta giusto in tempo-

Rispose affettuosamente il marito.

-Elizabeth e un piacere rivederti-

Stephan le andò incontrò.

-È una vera gioia rivederti Stephan-

Poi si girò verso Patty.

-E tu devi essere Patricia-

Patty timidamente le andò incontro e porgendole la mano le disse.

-Buonasera signora Price e un onore conoscerla, però la prego mi chiami Patty-

-Solo se tu mi chiami Elizabeth-

E la donna le fece un sorriso sincero.

 

È veramente bella la mamma di Benji, sembra una modella, anche se secondo me è troppo magra.

 

-Se siamo tutti pronti, direi di andare a tavola-

Propose George e tutti seguirono il capo famiglia.

La cena si svolse in assoluta tranquillità, apparte qualche attacco da parte di Benji per screditare i suoi genitori, soprattutto sua madre. Ma ogni volta che succedeva Patty  gli dava un pizzicotto sulla gamba, per fargli capire di smetterla di essere così sprezzante.

A cena finita Elizabeth voleva conoscere meglio la ragazza di suo figlio così propose.

-Che ne dite se ora voi maschietti andate a bervi qualcosa di là, mentre io e Patty ci conosciamo un po’? -

Gli uomini obbedirono, anche se Benji non era del tutto convinto di voler lasciare la sua ragazza da sola con la madre. Ma fu proprio lei a incoraggiarlo ad andare mimando con la bocca.

-Va tutto bene, vai-

E gli mandò un bacio volante.

-Allora mia cara ti trovi bene qui in Germania? -

Cominciò a chiederle Elizabeth.

-Sì molto bene-

Disse un po’ nervosa.

-Ti manca il Giappone? -

-Moltissimo-

Disse con una punta di nostalgia.

-Anche a me manca molto-

Patty si sorprese per quella confessione, molto sincera da parte della donna.

-Da quando non torna in patria?-

Chiese senza pensarci.

-Mi dispiace non sono affari miei-

Cercò di rimediare alla gaffe.

-Mia cara non scusarti mai con me, puoi chiedermi tutto ciò che vuoi; sei di famiglia-

Disse amorevolmente e Patty non poté non arrossire.

-È da molti anni che non ci vado-

Un velo di tristezza comparve negli occhi della donna.

-Mi dispiace-

Disse sinceramente, avrebbe voluto sapere il perché, ma non voleva essere scortese.

-Sai cosa mi manca di più? Vedere i ciliegi in fiore-

Disse Elizabeth immaginando la scena.

Patty capì perfettamente.

-Anche io adoro quel periodo dell'anno, vedere i viali con i ciliegi in fiore e come entrare in un mondo fatto di magia-

La donna sorrise a Patty e non riuscì a non pensare che suo figlio aveva proprio scelto la ragazza giusta.

-Mi dispiace per come ti ha trattata ieri mio marito-

La ragazza stava per risponderle che ormai era acqua passata, ma la donna continuò.

-Sono stata io a dirgli di farlo-

Patty era sorpresa per quella rivelazione e le chiese, con una punta di disagio.

-Perché?-

Ma le sembrò subito di essere stata scortese.

-Scusi io….. -

Ma la donna non la fece finire.

-Era un test-

-Un test? -

Patty non capì.

-Sì comprendere se fossi  la donna giusta per mio figlio e anche…. -

Cercò le parole più adatte.

-Se eri degna di portare un giorno il cognome dei Price-

Ma Patty continuò a non capire a cosa si stesse riferendo.

-Non capisco-

La donna si avvicinò alla ragazza e le strinse forte le mani.

-Mia cara, non è sempre facile portare un cognome così, ci saranno molte persone, persone molto cattive, che cercheranno di screditarti o getterano fango su di te o su chi eri o sui tuoi cari-

Elizabeth le parlò con il cuore in mano.

-Anche il padre di George mi ha fatto questo tipo di test-

Patty era sempre più sorpresa.

-Io non vengo da una famiglia prestigiosa: i miei genitori erano umili contadini di provincia. Incontrai il padre di Benji quando mi trasferi in città per studiare all'università e fu amore a prima vista il nostro-

Patty era molto attenta al suo raccontò.

-Che cosa successe? -

-Era da qualche mese che ci frequentavamo, e suo padre un giorno venne da me, offrendomi un sacco di soldi per lasciare in pace suo figlio-

 

Proprio come ha fatto il padre di Benji con me.

 

-E lei non li accettò… Giusto?-

Chiese anche se consoceva la risposta.

-Non accettai, ma il test non era solo per me-

Patty la guardò sempre più curiosa.

-È per chi anche? -

-Per George. Suo padre gli disse che se non mi avesse lasciato subito, non avrebbe ereditato niente da lui.-

 

Mio dio è proprio quello che è successo a noi.

 

-Ovviamente lui se ne fregò-

-Quindi avete voluto ricreare la stessa cosa? -

Patty comprese volevano accertarsi della genuinità del loro amore.

-Non proprio mia cara, il padre di George è stato molto più severo di noi-

Al ricordò la donna si intristì.

-Quando George ha rinunciato all'eredità, suo padre lo cacciò fuori di casa senza nemmeno uno yen-

Patty rimase sconvolta.

-Poi cosa successe? -

Chiese sempre più curiosa, Elizabeth ne rimase molto felice, così continuo.

-Non è stato facile all’inizio, George voleva dimostrare a suo padre che non gli servivano i suoi soldi per vivere, si trovò due lavori e continuò comunque a seguire le lezioni all'università, ci vedevamo molto poco in quel periodo, nonostante si fosse trasferito da me.

Ma dopo un anno di sacrifici, il padre George ci confessò che era stato fatto tutto per vedere la solidità del nostro amore e  se nonostante le difficoltà, avremmo lottato con le unghie e con i denti per ciò a cui tenevamo-

-Che storia incredibile-

Riuscì solo a dire Patty, finito il racconto.

-Avete intenzione di fare come il padre di George? -

Chiese infine Patty. La donna guardò Patty con dolcezza.

-Abbiamo già fatto questo test a Benji, anche se lui non se n'è nemmeno accorto-

Patty rimase stupita.

-Quando?-

Ormai Elizabeth decise di confessare tutto e pensare poi alle conseguenze.

 

Benji era nel salone con suo padre e Stephan, che erano presi a conversare di tattiche aziendali. Di solito gli interessavano questi discorsi, anche se non l’aveva mai confessato a nessuno, era troppo teso perché Patty e sua madre erano insieme, era troppo curioso di sentire cosa si stessero dicendo. Così decise di andare a sbirciare.

George decise di non intervenire lasciando andare il ragazzo.

Era quasi arrivato quando sentì parlare sua madre proprio di lui, così decise di origliare.

 

-Benji pensa che siccome non gli chiediamo mai niente della sua vita, noi non sappiamo niente di lui. -

Patty si limitò ad ascoltare senza giudicare.

-Invece Freddy: il suo tutore, ci riferisce ogni minima cosa sulla vita di Mio Figlio-

Elizabeth marcò di proposito le ultime parole, perché la ragazza comprendesse quanto lei gli volesse bene.

-Sapevamo che si era innamorato, sapevamo che si era innamorato di te. Sapevamo tutto, così abbiamo deciso di lasciargli un anno di tempo per vedere come avrebbe reagito. Freddy ci riferì che andava sempre peggio, l'espulsione dalla scuola le sue continue uscite notturne l'alcool e infine stava per perdere il suo posto in squadra-

Al ricordo la donna divenne molto triste, perché anche per lei era stata dura vedere suo figlio andare alla deriva senza poter fare niente.

-È stata dura vederlo così-

Patty intuì dalle sua parole che era sincera.

-Ma poi sei arrivata tu, e lo hai salvato da se stesso.

Li ho capito che eri la persona giusta, sei sempre stata la persona giusta-

Patty non capì l'ultima frase.

-Cosa vuole dire che sono sempre stata giusta?-

-Aspettami qui, vado a prendere una cosa-.

Così dicendo andò via.

 

Benji dal suo nascondiglio non riusciva a credere alle parole di sua madre.

 

E io che credevo che non gliene fregasse niente di me.

 

La madre di Benji tornò con in mano un grosso libro, che consegnò nelle mani di Patty.

-Aprilo-

Patty con mani tremanti lo aprì: era un album di fotografie.

-Ma questo è un album di foto-

Benji non capì di che album si potesse trattare, nonostante la curiosità, rimase dov'era.

Patty sfoglio molto attentamente le pagine dell'album sotto l'occhio attento della donna.

Le prime pagine c'erano foto che ritraevano i genitori di Benji molto giovani, del loro matrimonio e della loro vita insieme, poi vide una foto ed esclamò.

-Ma questi sono mia madre e mio padre! -

-Sì, conoscevo tua madre, la tua madre biologica-

Precisò.

-L’ho conosciuta un giorno qui ad Amburgo. Quando la Price Inc. cominciò a diventare una società internazionale come moglie del vice presidente ai tempi, dovetti presenziare a tutte le feste che organizzavano e fu lì che conobbi Terry.Non sai che piacevole sorpresa fu per me conoscere una mia connazionale, diventammo ottime amiche, fu in quel momento che Stephan decise di investire i suoi soldi nella Price Inc. diventando un socio-

-Quindi lei conosce la mia storia? -

Chiese Patty un po’ titubante.

-Sì-

Rispose facendo una carezza alla ragazza sulla guancia.

Patty continuò a sfogliare l'album e si ritrovò con delle foto di Benji, sia da solo, che con la sua famiglia da piccolo.

-Che tenero Benji da piccolo-.

 

Ma di che foto sta parlando?

 

Pensò Benji era divorato dalla curiosità.

 

Patty continuava a sfogliare l'album quando la vista di una foto la fece sobbalzare.

-Ma questa è….. -

-Sì siete voi due-

Patty non disse niente, tirò fuori il ciondolo che le aveva regalato Benji da sotto la maglietta, lo aprì e fece vedere alla donna la stessa foto che era nell’album.

-Dove l’hai trovata? -

Chiese Elizabeth stupita.

-L’ha trovata Benji in uno degli album di mio padre-

 

Lei sa!

 

Riuscì solo a pensare Patty.

-Quindi sai anche della dedica? -

Patty cade dalle nuvole per quelle parole.

-Quale dedica? -

- Bambina mia, spero che i tutti i tuoi sogni si avverino, la tua mamma-

La voce di Benji spaventò entrambe le donne.

Ormai il ragazzo era troppo curioso, decidendo così uscì fuori dal suo nascondiglio.

-Benjamin! -

La madre fu sorpresa di trovarlo lì.

-Non volevo spaventarvi-

Disse un po’ mortificato.

-Da quanto tempo eri lì? -

Chiese la donna.

-Da un po’-

Avvicinandosi alla madre le diede un tenero bacio sulla guancia. La donna rimase piacevolmente sorpresa per quel gesto così dolce da parte del figlio. Patty non poté far a meno di commuoversi.

-Tu sapevi della dedica? -

Patty chiese a Benji, chiedendosi come mai non le avesse detto niente.

-Sì, mi dispiace non averti detto niente, ma tra tutto quello che è successo me ne sono completamente dimenticato-

Elizabeth intanto aveva tolto la foto dalla sua custodia e gli mostrò il retro dove anche lì c'era scritto.

“Bambino mio, spero che i tutti i tuoi sogni si avverino, la tua mamma”

Entrambi i ragazzi rimasero sorpresi.

-Di quali sogni parli mamma? -

Chiese Benji non capendo a cosa si potesse riferire, non ricordava di averle mai raccontato quali sogni avesse.

-Tesoro, ti ricordi per caso, da quando vuoi diventare il portiere più forte del mondo? -

Benji alla domanda della madre rimase sbalordito.

 

Come fa a sapere del mio sogno? Non mi ricordo di averle mai detto niente.

 

-Non so, forse da sempre, ma tu come fai a saperlo? -

La madre lo guardò con tenerezza.

-Me l’hai detto tu tesoro, proprio quando fu scattata questa foto-

Il ragazzo era completamente senza parole.

-Signora Price, ci può raccontare? -

Chiese Patty.

-Certamente-

 

Flash Back

 

Era pomeriggio inoltrato quando il campanello della porta suonò.

Andai ad aprire e rimasi alquanto sorpresa di trovarmi di fronte la mia cara amica.

-Terry! Che bella sorpresa, che ci fai qui?-

Notai che era insieme a una graziosa bimbetta dietro le sue gambe.

-Elizabeth scusa se vengo senza avvisare-

Disse decisamente scossa.

-Non sapevo dove andare-

-Hai fatto bene, dai entra-

La invitai ad entrare.

-E questa bella bimba chi è? -

Ma non mi rispose subito. Capì dalla sua espressione che aveva bisogno di parlare.

-Lei è Patty. Coraggio tesoro saluta la signora-

Timidamente uscistí fuori da dietro le gambe e mi dicestii.

-Ciao-

Terry continuava a sembrare smarrita così le proposi.

-Che ne dici Patty se andiamo in giardino, così tu puoi giocare con mio figlio Benjamin, mentre io e Terry parliamo, ti va? -

-Va bene! -

Mi rispondesti contenta.

-Ma lui gioca a calcio, vero? -

Mi chiedesti.

-No tesoro, ma se ti va, puoi insegnarglielo tu-

-Allora gli insegnerò a fare il portiere-

Così andammo in giardino, per un po’ Terry non disse niente, non volevo forzarla, aspettai che fosse lei a spiegarsi, così per un po’ ci limitammo ad osservarvi mentre giocavate, più che altro all’inizio era stato divertente sentirvi discutere.

-Allora hai capito? Io tiro e tu devi cercare di prendere la palla-

-Ma io non voglio fare il portiere, voglio fare io gol-

-Te l’ho già detto io sono l'attaccante. Tu farai il portiere-

-Ma nel calcio e più importante quello che fa i gol, non quello che sta fermo ad aspettare-

-Invece ti sbagli, mio zio dice che il portiere è importante tanto quanto l'attaccante-

-È perché?-

-Per quanto un attaccante sia bravo, se non ha in porta un portiere valido che protegge la porta dagli avversari, non potrà mai vincere tutte le partite. L'attaccante non sempre riesce fare un gol, ma il portiere può sempre proteggere il risultato evitando una sconfitta, o può far finire una partita con un pareggio-

Non so se furono le quelle parole a risvegliare Terry o il modo in cui le dicesti ma finalmente cominciò a parlare.

-Sono le parole di suo padre-

All’inizio non capii, dato che la bambina si era riferita a lui come suo zio, così mi raccontò tutta la vicenda.

-Ora continuo a chiedermi se ho fatto la cosa giusta. Vedo quanto Stephan soffra per questa mia decisione e io mi sento un vero e proprio schifo. Amiamo quella bambina dal primo momento che abbiamo saputo che stava arrivando, e non poterla vedere crescere e amare come vorremmo, ci fa soffrire. Non voglio perdere anche Stephan lo amo con tutto il cuore-

Mi disse disperata e continuò.

-Ho preso Patty dalla scuola materna senza dire niente a mia sorella, siamo gemelle così pensavo che la bambina mi scambiasse per lei e che, mi potesse chiamare mamma, almeno una volta-

Ricordo che si mise a piangere disperatamente, la capivo perfettamente, tutte le madri amano quando i propri figli dicono la parola mamma. Cercai di consolarla abbracciandola.

-Pensavo che così magari avrei potuto portarla in Germania con me-

A quella confessione rimasi sconcertata.

-Volevi rapire tua figlia? -

-Liz sono disperata, mio marito soffre, io soffro, ma se faccio così mia sorella soffrirà e anche mio cognato-

-Tesoro, sai che non puoi fare una cosa del genere, se vuoi la bambina devi parlare con tua sorella e non rapirla, ma comunque, qualsiasi cosa accada tu sei e sarai sempre la madre di quella bambina, e se le vuoi bene come credo, farai solo il bene per quella bambina. -

Credo che le mie parole riuscirono a consolarla, perché riuscì finalmente a tranquillizzarsi.

Poi arrivasti tu, Benji, gridando

-MAMMA MAMMA-

-Tesoro che c’è, perché sei così agitato? ti chiesi

-Mamma, da grande voglio diventare il portiere più bravo del mondo-

-Addirittura-

-Si, e poi sposerò Patty-

Cominciai a ridere, non ti avevo mai visto così entusiasta in vita mia.

-Dovrai impegnarti molto-

-Lo farò-

-Sai Elizabeth conosco una persona che può fare al caso tuo, si chiama Freddy Marshall, è un grande giocatore, purtroppo ha subito un brutto infortunio e non potrà più giocare e adesso è in cerca di un'occupazione e credo che sarebbe felicissimo di allenare una piccola promessa-

-È affidabile-

-Gli affiderei persino mia figlia-

-Zia, io invece diventerò una brava calciatrice, proprio come lo zio-

-Sì tesoro lo diventerai-

Vidi sul volto di Terry sia la delusione di essere stata chiamata zia, che un grande orgoglio per il tuo sogno.

Decidemmo così di scattarvi la foto per ricordare quel momento.  

Fine flash back

 

Entrambi i ragazzi erano rimasti senza parole per il racconto.

-Pensavo che voi non sapeste niente del mio sogno-

Disse infine Benji.

-Tesoro sono tua madre, io so tutto di te-

Elizabeth lo disse lasciando cadere qualche lacrima.

Benji si rese conto solo in quel momento, che aveva sbagliato a giudicarla fino a quel momento.

-Ho sempre creduto che non vi importasse niente di me, che non mi volevate-

-Certo tesoro che ci importa di te, ti vogliamo bene e…… -

Ma non riuscì a finire la frase che la testa le cominciò a girare vorticosamente. Patty è Benji capirono immediatamente che c'era qualcosa che non andava.

-Mamma-

Chiamò la madre agitatio.

-Patty ti prego va a chiamare mio padre-

La ragazza non perse tempo e andò a chiamare George.

Benji continuava a chiamare la madre, ma lei non riusciva nemmeno a rispondergli, dopo pochi minuti arrivò anche il padre.

-Elizabeth amore-

Il tono era molto preoccupato. La sollevò in braccio e la portò in camera, Benji li seguì mentre Stephan e Patty rimasero in attesa.

Quando arrivarono in camera il padre di Benji ordinò al figlio di prendere un bicchiere di acqua. Benji esegui senza chiedere niente.

Quando tornò gli diede il bicchiere e lui fece ingerire alla moglie delle pillole, che la fecero addormentare quasi all'istante.

-Papà non sarebbe meglio portarla all'ospedale-

Chiese molto preoccupato.

-Non ce n’è bisogno, ora quello che le ci vuole e una bella dormita-

Disse dolcemente, mentre ancora guardava la moglie nel letto.

-Sarà meglio avvisare i nostro ospiti che adesso va tutto bene, si saranno spaventati-

Si avvicinò al figlio dandogli una pacca sulla spalla, per incoraggiarlo a seguirlo.

-Dimmi la verità, la mamma è malata? -

Il padre di Benji non aveva più scelta doveva confessargli tutto.

-Sì figliolo-

-Da quanto? -

-Da troppo tempo ormai-

-Perché non me l'avete detto? -

Sbottò furioso.

-Lei non voleva che ti preoccupassi, voleva che vivessi la tua vita e realizzassi i tuoi sogni, senza questo peso…….Io avrei sempre voluto dirtelo, soprattutto quando l’attaccavi in mal modo, perché soffrivo ogni volta quando non riuscivi a capire quanto lei ti volesse bene.-

Il padre gli disse tutta la verità.

-Ci siamo trasferiti qui in Europa perché avesse le cure di cui aveva bisogno, ma la malattia di tua madre è incurabile, la si può tenere solo sotto controllo-

-Per questo la Price Inc. investe molti soldi nella medicina? -

Chiese Benji, e il padre fu piacevolmente sorpreso per questa domanda.

-Sì. Vedo che cominci a interessarti dell'azienda? -

-Non ho mai detto che non mi interessava-

-Tua madre aveva proprio ragione. -

Benji non capì a cosa si stesse riferendo.

-A che ti riferisci? -

-Ero scettico sul fatto che intraprendessi la carriera calcistica, volevo che ti interessasse solo l'azienda. Ma tua madre mi convinse a lasciarti fare come volevi tu.-

 

-Per questo non veniva a trovarmi, perché non me l'avete detto, le sarei stato vicino anche io-

Benji non era un tipo da mettersi a piangere, ma questa volta non poté farne a meno. Il padre vedendo così il figlio l’abbracciò.

-Avreste dovuto dirmelo-

Continuava a ripetere, stringendo forte il padre come non aveva mai fatto, finalmente sentiva che anche i suoi genitori gli volevano bene e tutta l'angoscia e la solitudine di quegli anni svanirono all'istante.

-Sono felice che hai trovato una ragazza che ami veramente, figliolo. E che lei ami te. Puoi avere tutti i soldi del mondo, ma se non hai una persona speciale al tuo fianco, non ti sentirai mai realizzato fino in fondo. Io farei di tutto per tua madre rinuncerei a tutti i soldi anche all'azienda se questo la potesse guarire, voi due siete il mio bene più prezioso; ricordatelo-.

-Grazie papà, non sai da quanto avrei voluto sentirtelo dire-

Benji ormai sentiva dentro di sé una nuova forza, tutto quello che aveva sempre voluto era sapere che i suoi genitori gli volessero bene e finalmente glielo avevano detto.

 

Benji arrivò da Stephan e Patty e dopo averli informato sulle condizioni della madre, gli accompagnò a casa.

Patty aveva bisogno di parlare con Benji.

-Papà arrivo subito-

Stephan senza nessuna obiezione rientrò in casa dandole la buona notte.

-Tutto bene? -

Gli chiese preoccupata, dopo il malore di sua madre vedeva il ragazzo un po’ strano.

Benji non rispose subito, ma l’attirò a sé è la strinse forte fra le sue braccia.

-Ti amo così tanto, ti prego non mi lasciare mai-

A Patty sembrano quasi una supplica quella parole

-Benji-

E lo strinse a sua volta.

Rimasero così per un tempo illimitato.

-Mi piace tua madre-

Disse Patty molto sinceramente.

-Anche a me-

-Il suo racconto poi è stato molto illuminante, non credi? -

Chiese molto divertita.

-Molto, a quanto pare sei sempre stata una rompiscatole-

La stuzzicò.

-Ehi! Non è vero-

Finse di fare il broncio.

-Scherzo. Credo però che sia merito tuo che sono diventato un portiere-

Le diede un piccolo bacio sulle labbra.

-Sì è vero! Ma il merito è tutto tuo se sei diventato il più bravo del mondo-

Gli ricambiò il bacio.

-Ti amo-

-E io amo te-

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Capitolo 49
*** capitolo 49 ***


Capitolo 49

 

L’ultimo giorno di scuola era ormai giunto, Patty né era sia felice che triste, perché questo significava, che anche gli allenamenti si sarebbero interrotti.

Maria gli aveva dato la notizia che sarebbe partita per il ritiro con la sua nazionale, in vista per le prossime qualificazioni per i mondiali.

Invidiava un po’ l’amica, ma non se la sentiva proprio di giocare per un paese che non sentiva suo.

Dopo l'annuncio di Stephan: che era sua figlia, era arrivata la proposta da parte della federazione calcistica tedesca di partecipare alle nazionali di calcio femminile. Patty dopo averci pensato aveva rifiutato.

Era intenta a prepararsi, quando il telefono suonò, guardò il display e rispose felice.

-Ciao Tom!-

Patty non vedeva l'ora di rivederlo.

-Ciao Patty-

Ma la voce dell'amico non era così entusiasta e la ragazza lo intuì.

-Che succede ti sento strano? -

-Devo dirti una cosa? -

-Cosa? -

Patty cominciò a preoccuparsi.

-Ecco, è difficile per me dirtelo-

-Tom sai che mi puoi dire tutto-

Lo incoraggiò.

-Non posso più venire in Germania come avevamo concordato-

Disse tutto d’un fiato.

-Perché? -

La voce di Patty si intristí.

-Sofia viene qua in Giappone-

-Ma è grandioso-

Lo disse felicemente.

-Mi dispiace, mi manchi tanto e vorrei rivederti però…..Ecco… -

-Tom non ti preoccupare, ti capisco e da molto che non vedi Sofia, immagino che ne sarai felice? -

-Sì, non vedo l'ora, arriverà per la fine del mese-

Patty era felice per il suo amico, avrebbe voluto tanto rivederlo ma capiva perfettamente che all'amico mancasse la sua ragazza.

-È grandioso-

Rimasero ancora un po’ al telefono, ma la ragazza doveva andare altrimenti avrebbe fatto tardi.

Chiusa la conversazione con Tom, Patty scese in cucina per far colazione dove trovò già Karl con un’ espressione strana.

La ragazza gli si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.

-Buongiorno cuginetto tutto bene? -

Karl le rivolse un tenero sorriso.

-Non proprio-

-Cosa succede?-

Chiese curiosa, non capendo a cosa si stesse riferendo.

Ma Karl non le disse niente, le mostrò il foglio che aveva fra le mani.

Patty lesse il contenuto, del foglio: era un invito.

-Ma questo….. ?-

Cercò di dire Patty senza trovare le parole giuste.

-Già mio padre mi invita alla festa per il suo fidanzamento ufficiale con quella stronza di Selene-

Disse con tutto il disgusto possibile.

-È tu ci andrai?-

Stava per risponderle ma Stephan lo anticipò.

-Certo che ci andrà, come anche noi ci andremo-

Karl si fece terribilmente serio.

-Non ho nessuna intenzione di andarci-

Gli riferì più sicuro che mai.

-Karl-

Stephan lo richiamò.

-Sei suo figlio, devi andare-

-Zio, non condivido la sua scelta, perché dovrei festeggiare una cosa simile-

Karl non sembrava essere intenzionato a cambiare idea.

-Non posso obbligarti, sei un uomo ormai, ma pensaci e pur sempre tuo padre. Io e Patty ci andremo, tu fai come vuoi. -

Gli riferì lo zio.

-Papà, ma anche io non ho per niente voglia di andare-

Patty disse un po’ irritata, non essendo stata tenuta in considerazione dal padre.

-Tesoro è mio fratello, a me piacerebbe che mi accompagnassi-

La voce di Stephan era quasi una supplica e Patty non se la sentí di rifiutare.

-Va bene, però la prossima volta dovresti chiedermelo-

-Hai ragione tesoro, mi dispiace-

-Adesso veniamo a te cuginetto.-

E la ragazza si rivolse a Karl.

-Ti prego, ti prego, ti prego vieni anche tu……. Ti Prego-

Guardandolo con gli occhi da cerbiatta.

Karl per quella supplica e per quell'espressione non riuscì proprio a dire di no.

-Accidentacci a te Titty. Va bene verrò, ma mi devi un favore-

Disse divertito. Patty dalla gioia gli saltò in braccio.

-Grazie grazie grazie-

Karl strinse a sé la cugina e scorse nello sguardo dello zio un'espressione compiaciuta.

 

Mi sa che mio zio è riuscito a fregarmi, ha usato Patty per convincermi ad andare. Sa che non riesco dire mai di no a Patty.

 

-Tesoro è arrivata questa lettera per te-

Disse Stephan porgendole la lettera in mano.

-Una lettera?-

Patty prese in mano la busta, chiedendosi di chi potesse mai essere, appena la vide sbarrò gli occhi dalla sorpresa.

Non era la prima volta che riceveva questo tipo di lettera.

 

Ma questa è la lettera per la convocazione della federazione calcistica del Giappone! Ma perché mi è arrivata? Mi sembra di essermi ritirata dal team delle manager.

 

-Titty che succede? Di chi è la lettera?-

Chiese Karl notando l'espressione strana della cugina.

-È da parte della federazione calcistica del Giappone-

Gli riferì.

-Dai leggi che c’è scritto-

La incoraggiò il cugino.

Con mani tremanti Patty aprì la busta e cominciò a leggere.

-Allora?-

Chiese spazientito Karl.

-Mi chiedono di raggiungere la sede a Tokio per la fine del mese, e che si tratta di una cosa urgente-

-Non dice il motivo? -

-No, ed è strano-

Patty non capì tutta quella urgenza, di solito le lettere delle federazione erano molto chiare e precise, invece questa era corta e senza nessun tipo di spiegazione.

-Perché è strano? -

Karl chiese curioso.

-Mi sono ritirata dal team delle manager, appena ho saputo che venivo qua in Germania e di solito non sono così misteriose questo tipo di lettere. -

-Ci andrai?-

Patty non sapeva cosa rispondere.

-Tesoro secondo me dovresti andarci-

Stephan intervení.

-Papà sei sicuro? Questo vorrebbe dire tornare in Giappone-

Patty era un po’ restia a tornare in patria, certo le mancava tanto il Giappone, ma quando era partita non credeva che sarebbe ritornata, così presto poi.

-Certo tesoro che sono sicuro-

Però l’espressione di Patty era strana.

-Pensaci, non devi rispondere subito-

-Va bene-

 

Così dicendo entrambi i ragazzi si avviarono per andare a scuola.

 

Benji era già davanti a scuola ad aspettare l'arrivo dei suoi amici. Dopo poco lli vide arrivare.

Appena Patty vide Benji gli andò incontro scambiandosi un tenero bacio.

-Ciao dolcezza-

-Ciao anche a te. Tua mamma come sta?-

Chiese preoccupata-.

-Meglio è sempre sotto controllo, ma meglio. Appena mi vedrà prendere il diploma, tornerà a Londra per seguire la terapia-.

La informò.

-Ne sono felice-

-A questo proposito devo dirti una cosa-

-Dimmi-

-Vado con loro a Londra-

-Per sempre? -

Le salì il panico.

-Ma no sciocchina, per due o tre settimane-

Benji la rassicurò, stringendola fra le braccia.

Patty fece un respiro di sollievo.

-Vuoi venire anche tu? -

Le propose.

-Forse è meglio che non venga, tu e i tuoi genitori vi siete appena riappacificati, avete bisogno di stare un po’ per conto vostro, io sarei di troppo. -

Benji rimase un po’ deluso.

-È poi anche se volessi, non posso-

-Perché? -

Chiese non capendo.

-Te lo dirà Karl-

E si girò verso il cugino, anche Benji guardò il suo capitano incuriosito.

Karl sentendosi preso in causa, distolse lo sguardo da Maria e rispose.

-Io non centro amico, e tutta colpa di mio padre. Ha organizzato una festa per il suo fidanzamento-

Benji era incredulo, quei due stavano facendo sul serio.

-E mio padre ci ha incastrato entrambi-

Intervení infine Patty.

-Non vi invidio-

E si mise a ridere per aver evitato questo supplizio.

-Smettila di ridere-

Disse Patty imbronciata.

-Ma non è solo quello il motivo-

Patty si fece seria.

-Devo tornare in Giappone. Alla fine del mese-

-Perché? -

Questa volta fu lui nel panico.

-Mi è arrivata questa a casa-

E gli fece vedere la lettera.

Benji rimase molto sbalordito, lesse velocemente il contenuto e anche lui subito capì che c'era qualcosa di strano.

-Cosa vorranno mai da te? -

-Non saprei proprio, mi sono ritirata da manager. A te non è arrivato niente? -

-No, ma in questo periodo non ci sono partite né ritiri da fare-

-Allora non so proprio cosa vogliano-

Sperava che Benji avesse ricevuto la lettera, significava che la richiamavano per far da manager  e che forse la sua lettera per le dimissioni si fosse persa.

-Verrò con te-

Disse Benji.

-È i tuoi genitori? -

-Quando pensavi di partire? -

-Qualche giorno prima dell’incontro-

Lo informò.

-Perfetto, starò un po’ con i miei e poi partiremo insieme per il Giappone-

Patty fu al settimo cielo per quella proposta.

-Ti va bene? -

-e me lo chiedi-

Lo baciò con foga.

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Capitolo 50
*** capitolo 50 ***


Capitolo 50

 

La festa per il fidanzamento era ormai giunta, si sarebbe effettuata proprio a casa del padre di Karl. I ragazzi erano già pronti per andare anche se malvolentieri, anche Maria fu costretta a partecipare sotto la pressione di Karl. Patty avrebbe tanto voluto avere Benji al suo fianco, ma lui era partito per Londra da una settimana, nonostante si sentissero più volte al giorno, le mancava tantissimo.

Fu proprio il padrone di casa ad aprire la porta al loro arrivo, Karl rimase piacevolmente sorpreso quando notò che suo padre aveva organizzato una festa intima con pochi invitati, di solito era un megalomane con manie di grandezza e si aspettava una cosa più esagerata.

Guardò suo padre e cercò di studiarlo.

 

Devo dire che vedo mio padre molto cambiato.

Conoscendolo mi aspettavo almeno un centinaio di invitati, invece vedo solo qualche suo vecchio amico e noi. Però non vedo Selene. Pensavo che sarebbe stata la prima ad aprirci e sputare sentenze. L’ultima volta ha combinato un vero e proprio disastro fra ma e Maria. Credeva di riuscire a separarci, invece ci ha uniti più di prima. Chissà cosa starà architettando quella arpia? Non mi fido di lei.

 

Erano arrivati già da una mezz’ora abbondante, ma di Selene nessuna traccia.

-Ma dov'è la fidanzata di tuo padre?-

Chiese Patty.

-Non saprei, mi aspettavo di vederla pavoneggiandosi ‘per tutta casa, invece-

Karl usò un tono acido.

Anche Maria cominciava a chiedersi dove fosse finita la sua ex amica, come Karl, anche lei credeva che sarebbe stata al centro della scena. Guardò in direzione del padre di Karl e notò che aveva un’espressione strana, continuava anche lui a guardarsi in giro e si vedeva che era sempre più preoccupato e teso.

I minuti passavano e niente, la protagonista della serata continuava a non farsi vedere.

-Patty mi accompagneresti in bagno?-

Chiese Maria all’amica.

-Certamente-

-Vai a quello di sopra nella seconda camera a sinistra, è la mia vecchia stanza dove c’è anche il bagno.-

Gli riferì Karl.

-Così non sarete disturbate-

Si scambiarono un tenero bacio e le ragazze andarono nella direzione che le era stata indicata, mentre Karla raggiunse suo zio.

Raggiunsero il piano di sopra, stavano per entrare nella stanza quando udirono qualcuno che piangeva nella stanza dietro di loro.

-Hai sentito anche tu?-

Chiese Patty all’amica.

-Sì, sembra che qualcuno stia piangendo, e proviene da qui dentro-

Avvicinandosi alla porta.

-Chi sarà mai? Forse dovremo vedere cosa succede?-

Patty chiese conferma all'amica.

-Hai ragione-

Così provarono a bussare, ma dall’altra parte nessuna risposta, così decisero di andare a controllare. Aprirono lentamente la porta, non si vedeva niente la stanza era completamente avvolta nel buio e sembrava non ci fosse nessuno. Stavano per andarsene via, quando sentirono di nuovo quel pianto, ma molto più chiaramente adesso. Superarono il letto e rimasero entrambe spiazzate quando finalmente notarono chi stava piangendo, seduta tutta rannicchiata su se stessa con la testa fra le gambe, nell’angolo della stanza vicino all’immensa finestra c’era Selene, visibilmente sconvolta, tanto che non si accorse nemmeno dell'arrivo delle ragazze.

-Ma è Selene!-

Esclamò Patty quando riconobbe la ragazza.

-Dobbiamo aiutarla-

Propose Patty, perché anche se non la sopportava, odiava vedere qualcuno in quello stato, soprattutto se si trattava di una donna.

Maria era come pietrificata, non sapeva cosa fare, era la seconda volta che la vedeva così, e la prima volta fu quando le avevano fatto quello scherzo alla fine della prima media, quando l’avevano chiuso in una classe: spogliata e fatto quelle orribili foto.

Ma gliene aveva fatto passare veramente tante e l’ultima volta aveva quasi distrutto il suo rapporto con Karl, anche se sapeva che era da sempre stato il ragazzo dei suoi sogni. Stava per andarsene quando Patty la bloccò.

-Maria, è sconvolta, dobbiamo aiutarla-

-Perché dovrei aiutarla?-

Disse indifferente.

-Perché era una tua amica, e adesso sta soffrendo.-

Patty cercò di convincere Maria ad aiutarla.

-Appunto era……. -

Stava per andarsene.

-Quando io avevo bisogno di lei……. Lei non c'era per me. Perché dovrei aiutarla dopo che ha cercato di rovinare la mia storia con Karl? -

Continuò.

-Ma non c è riuscita; giusto? Mi pare che da allora siete più uniti che mai-

Maria non sapeva proprio come ribattere.

 

È vero dopo che ho confessato tutto a Karl il nostro rapporto è più solido.

 

-Mi dispiace-

Selene finalmente riuscì a dire, tra un singhiozzo e l'altro. Maria conosceva troppo bene l’ex amica e riusciva a capire quando parlava sinceramente.

Anche se con mala voglia, si sedette accanto a lei e le chiese.

-Che succede? Perché stai piangendo? -

Selene era ancora raggomitolata su se stessa, ma finalmente riuscì ad alzare la testa.

-Sono incinta-

Riuscì finalmente a dire. Patty e Maria rimasero sbalordite.

-Che problema c'è? Se non sbaglio è la tua festa di fidanzamento……-

Maria si bloccò, perché le venne il dubbio che il padre del suo bambino non fosse il suo futuro sposo.

-Chi è il padre?-

Le chiese a bruciapelo.

-È Alexander-

Rispose sinceramente.

Maria allora non capì come mai fosse così sconvolta.

-Lui lo sa?-

-No, ancora no-

Selene rispondeva solo con poche parole e Maria non sapeva proprio cosa dire per invogliarla a parlare.

-Allora è perché credi che lui non voglia questo bambino? -

-Sì, forse, non lo so? -

Maria cominciò ad irritarsi, perché non le dava nessuna spiegazione. Allora decise di usare un'altra strategia.

-Patty credo non abbia bisogno così tanto del nostro aiuto, direi che possiamo anche andare adesso

Strizzò l'occhiolino alla compagna per farle capire che la sua era tutta una tattica, fece per andarsene, ma Selene presa dal panico si aggrappò al braccio di Maria per trattenerla.

-Se vuoi che ti aiuti devi dirmi cosa sta succedendo-

-Va bene-

Prese coraggio e iniziò.

-Ho paura. Ho paura che anche lui mi possa abbandonare, ho paura che scopra quello che ho fatto o  quella che ero-

Maria conosceva bene quel timore, l’aveva provato anche lei con Karl.

-Ma stavolta non sono da sola-

E si toccò ancora il ventre piatto.

-Allora dovresti dirglielo-

Selene alle parole dell'amica sgrano gli occhi.

-Non posso, sono sicura che mi lascerebbe e io come farei?-

Continuava a scuotere la testa in segno di negazione.

-Tu lo ami?-

Le chiese Patty.

-Sì, moltissimo-

Disse sinceramente.

-Anche se all’inizio l’ho usato solo per i miei scopi-

Confessò.

-Immagino volessi dividere me e Karl? -

Selene non rispose, ma Maria non aveva bisogno di una sua conferma, però non riusciva proprio a capire perché ce l'avesse così tanto con lei ,dopo tutto quello che avevano passato insieme.

-Perché? Perché ce l’hai così tanto con me?-

Selene non aveva più scelta doveva dirglielo.

-Perché ti invidiavo, ti invidiavo così tanto che mi faceva male starti vicino-

Maria alle parole dell'ex amica rimase spiazzata.

-Tu avevi tutto quello che volevo io: una bella casa, due genitori che si amavano e che ti amavano, e infine anche il ragazzo dei tuoi sogni-

-Ma di che diavolo parli io e Karl siamo insieme solo da poco, tu ce l’hai con me da molto più tempo-

Maria cominciò ad irritarsi.

-Durante quella festa ti ho vista andare via con Karl, vi ho visto baciarvi-

Maria sgranò gli occhi.

-Ed è stato lì che cominciai ad odiarti, tu riuscivi ad ottenere sempre tutto ciò che volevi, tutto….io invece, non avevo niente-

-Non sapevo che era Karl, ero ubriaca e anche….. Non puoi nemmeno immaginare come mi sono sentita quando mi sono risvegliata quel giorno, mi sentivo di merda e avevo bisogno della mia migliore amica, invece tu sei scomparsa. Avevo bisogno di te-

-Mi dispiace-

Selene finalmente parlò con il cuore e Maria non poté far a meno di abbracciarla.

Patty si commosse a vedere quella scena.

-Posso chiederti una cosa? -

Maria però ancora non capiva come aveva fatto a conoscere il papà di Karl.

-Tutto quello che vuoi-

-Come hai fatto a conoscere Alexander? -

Selene abbassò lo sguardo.

-Non so se ti piacerà saperlo-

Maria però non si lasciò scoraggiare.

-Immagino, però sono pronta a tutto.-

Selene la guardò dritto negli occhi e iniziò.

-Volevo farti lasciare con Karl. Sapevo dove abitava e decisi di aspettarlo a casa sua, ecco volevo sedurlo e, si insomma……. Hai capito-

Abbassò la testa, comprendendo solo in quel momento di quanto meschina fosse stata.

-Ma lui non abita più qui.-

Maria gli riferì.

-Non lo sapevo. Quindi arrivò Alexander, cercai di scusarmi e andarmene, ero davvero imbarazzata all’inizio-

-Perché? -

Chiese Patty curiosa.

-Perché ero ecco come dire…… Completamente….. -

-nuda-

Finí Maria per lei.

Patty rimase senza parole.

Selene confermò annuendo con la testa.

-Stavo per scappare via imbarazzatissima, ma lui non mi lasciò andare via, e da allora vivo qui con lui-

Maria e Patty rimasero esterrefatte.

-Era  dolce con me, mi coccolava come mai nessuno aveva mai fatto, sentivo che finalmente qualcuno teneva a me-

Patty notò che alla ragazza le si illuminarono gli occhi parlando dello zio.

-Comunque Selene, dovresti confessare tutto a mio zio-

-E se dopo non volesse più avere niente a che fare con me?-

Disse spaventata.

-È un rischio che devi correre, non credi? Sarebbe peggio se venisse a saperlo da qualcun altro-

Selene cominciò a chiedersi se Patty avesse ragione.

-Selene?-

Maria richiamo l'attenzione della ragazza.

-Sì?-

-Perché…… -

Ma si bloccò, non sapeva come chiederglielo, era da molto che voleva fargli quella domanda e non sapeva come affrontare il discorso.

-Perché hai cominciato, si insomma, perché hai cominciato a pro….. -

-Prostituirmi?-

Selene finí per lei.

Patty era sempre più sconcertata.

-Sono stata praticamente obbligata.-

A Maria e Patty mancò un battito.

-E da chi? -

Maria sentí salirle una forte rabbia

-Da mio padre-

-Tuo padre, ha obbligata a prostituirtí?-

Maria non credeva alle parole della ragazza.

-Non proprio, cioè non nel modo che credi tu. -

-Spiegati allora-

-Sai che mio padre ha perso tutto, non avevamo più niente, ma credevo che al compimento dei miei 18 anni avrei potuto attingere al mio fondo fiduciario. Ero sicura che i miei genitori non avessero toccato quei soldi, pensavo che solo io avrei potuto accedervi, invece ebbi un'amara scoperta. Andai in banca a vedere a quanto ammontasse il mio conto, e lì seppi dal direttore della banca che ero in debito con loro di almeno 200.000 mila euro.

Mi sembrò tutto un incubo. Il direttore di banca infine mi riferì che se non avessi estinto il debito entro un anno sarei potuta finire in prigione, per appropriazione indebita di denaro. Cercai di spiegargli che io non c’entravo niente, che io non avevo neppure mai visto quei soldi, ma a lui non interessò, mi fece vedere tutti i documenti, ed erano firmati tutti da me. In quel momento mi ricordai che mio padre mi fece firmare dei figli, ma mi diceva che era per tutelare i miei soldi. Invece era per prelevarli-

Maria e Patty ascoltarono la storia  sconcertante.

-Mi salì il panico. Non avevo più niente, anzi meno di niente. Conobbi una ragazza che mi disse che facendo la Escort guadagnava parecchi soldi, così presa dalla disperazione accettaí-

Maria sentendo la disperazione della ragazza nel raccontare la sua storia la abbracciò fortemente, proprio come faceva tanti anni prima.

-Non mi piaceva farlo, ma dovevo, poi è arrivato il papà di Benji-

A Patty prese un colpo a sentir nominare il papà di Benji.

-Mi offrì l’intera somma del mio debito se avessi smesso di perseguitare il filgio. Sarei stata finalmente libera di andare avanti con la mia vita, così accettaí.-

-Mi dispiace che tu abbia affrontato tutto questo da sola-

Maria si sentí in colpa.

-Non è colpa tuai, sono stata io ad allontanarti-

-Ma ora ci sono.-

E allungò la mano.

-Amiche?-

-Amiche-

Anche Selene allungò la mano e se le strinsero in segno di amicizia.

-Mi dispiace di essermi comportata da vera stronza con te-

E si girò anche verso Patty.

-E anche con te-

Patty le rivolse un sorriso sincero.

-Gli dirai tutto?-

Infine le chiese Maria

-Si lo farò. Però se dovesse lasciarmi?-

Selene chiese ancora, terrorizzata da quella possibilità.

-Non ti lascerà-

Disse convinta Patty.

-Comunque, avrai noi a darti una mano, vero Patty? -

-Sì certamente. Poi stai sempre aspettando il mio cuginetto o cuginetta-

Tutte e tre cominciarono a ridere.

-Adesso sarà meglio andare, credo che la protagonista della serata si sia fatta aspettare fin troppo-

Maria la incoraggiò a seguirla.

Così tutte e tre andarono al piano di sotto.


Karl stava parlando con suo zio quando li raggiunse anche suo padre.

-Vi state divertendo? -

Si informò Alexander.

-Non proprio-

Karl si rivolse al padre pieno di astio.

-Karl! -

Lo ammoní Stephan.

-Dov’è la tua insopportabile fidanzata?-

Il padre non riuscì a non percepire l'odio nelle parole del figlio, verso la donna che aveva deciso di sposare.

-Sarà qui a momenti-

Lo disse però poco convinto.

-Ancora mi chiedo perché vuoi sposare una come lei? Lei ti vuole solo per i tuoi soldi. Non contando caro papà, che ha la mia età-

Karl usò il tono più sprezzante che poteva.

-So perfettamente che ha la tua età. Poi non ti permettere di giudicare senza conoscerla-

Alexander difese la donna che amava.

-Sarà, ma ti rendi conto quello che era….. Una….. -

Karl stava per dirglielo, ma il padre non lo lasciò finire.

-So perfettamente cosa ha fatto-

Karl era senza parole.

-Pensi che sia uno sprovveduto-

-Allora perché?-

Karl era sempre più furioso.

-Semplicemente perché l’amo-

Confessò a cuore aperto.

-E lei credi che ti ami? Lei ama solo i tuoi soldi-

Cercò in tutti i modi di convincerlo a lasciar perdere tutta questa storia.

-Io non credo-.

Disse più convinto che mai.

-Sei solo un illuso.-

Gli rise in faccia.

-Figliolo, credi che io non sappia se la donna che sposerò mi ami o no? Comunque me lo ha già dimostrato se proprio vuoi saperlo?-

Ma Karl fece un ghigno malefico.

-È come?-

Il padre non disse niente, ma tiro fuori dalla tasca un foglio e glielo consegnò.

Karl appena lo lesse rimase esterrefatto.

Era un contratto prematrimoniale, dove in sostanza diceva che in caso di divorzio o di una sua infedeltà non avrebbe ricevuto niente.

-Lo ha firmato immediatamente, senza alcuna protesta-

-Credi ancora che lo faccia per avere i miei soldi?-

-Anche se non è per i soldi, non mi fido di lei-

Puntualizzò.

Il padre stava per ribattere quando finalmente si accorse dell'arrivo della fidanzata in compagnia di sua nipote e della ragazza di suo figlio e le andò incontrò.

-Sei qui finalmente-

Disse Alexander accarezzando dolcemente la guancia di Selene.

-Ma tu hai pianto? -

Notando le guance rosse e gli occhi ancora lucidi.

-Mi dispiace, devo parlarti-

Disse molto agitata.

-Adesso?-

Alexander non capì perché fosse così nervosa.

-Sì è molto importante-

-Non vuoi più sposarmi?-

Chiese quasi terrorizzato.

-Sì che lo voglio, e che….-

Selene era sempre più nervosa.

-Cosa?-

La incoraggiò.

-Forse sarai tu a non volermi sposare dopo…. -

Selene non riuscì a sostenere il suo sguardo.

-Non capisco.-

-Ho fatto delle cose nella mia vita, di cui non vado fiera…. -

Alexander non la lasciò andare avanti chiudendole la bocca con un bacio tenero e dolce.

-Amore mio io so tutto quello che hai fatto-

Selene sbarrò gli occhi dalla sorpresa.

-Tutto-

Ribadí il concetto.

-Ti voglio sposare comunque-

Selene dalla felicità cominciò a piangere stringendo forte l'uomo.

-Un'altra cosa-

Questa volta Selene guardò il fidanzato pieno di amore.

-Sono incinta-

Alexander dalla felicità per quella notizia sollevò la fidanzata e le fece fare una giravolta.

-Speriamo allora che sia una bambina-

Disse Alexander felice.

 

Maria e Patty raggiunsero Karl e Stephan.

-Finalmente!-

Karl gli fece notare che erano state via più tempo di quello che serviva.

-Ci dispiace  ma abbiamo dovuto aiutare un’amica-

Gli riferì Patty.

Karl non capendo a chi si riferisse, chiese.

-Chi? -

Maria indicò Selene.

-Selene?-

Chiese conferma.

-Sì, l'abbiamo trovata in una stanza che piangeva disperatamente-

Disse Maria.

-Maria e io non potevamo non aiutarla-

Continuò Patty.

-Alla fine ci siamo chiarite-

Finì Maria

Karl non credeva alle proprie orecchie.

-Dopo tutto quello che ha fatto, sei disposta a perdonarla? -

Chiese allibito.

-Sì -

Maria fu chiara e molto concisa.

Karl guardò in direzione della coppia, solo in quel momento si rese conto che suo padre sembrava tutta un'altra persona vicino a Selene, sembrava più rilassato più felice.

-Chissà cosa si staranno dicendo? -

Disse Karl, dopo aver visto suo padre prendere in braccio la fidanzata e farla roteare.

-Noi lo sappiamo, vero Patty?-

Ed entrambe le ragazze cominciarono a ridere.

-Allora ditemelo-

Chiese divorato dalla curiosità.

-Non so se dovremmo dirtelo; noi….. -

Maria fece la vaga.

-Che ne dici Patty?-

Coinvolse l’amica.

-Forse hai ragione-

Karl cominciava a spazientirsi, adorava entrambe ma quando si alleavano così contro di lui lo faceva letteralmente impazzire.

-Me lo volete dire o no? -

Il tono del ragazzo era un po’ sopra le righe.

-Ok ok….. FRATELLONE….. te lo diciamo-

Karl appena capì, credette di svenire per la notizia.

-Tutto bene? -

Chiese Patty preoccupata per la sua reazione.

Ma Karl non rispose.

-So che è una notizia devastante cuginetto. Ma credo che quei due si amino veramente. Guarda come sono felici-

Cercò di fargli capire che non era poi, una notizia così orribile.

Karl ancora scioccato si girò di nuovo verso la coppia che si stava baciando appassionatamente, e non riuscì a non pensare.

 

Avrò un fratellino o una sorellina.

 

E finalmente anche Karl sorrise

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Capitolo 51
*** capitolo 51 ***


Capitolo 51

 

-Quando parti?-

Chiese Maria all'amica, mentre sorseggiava il suo tè freddo, godendosi il caldo estivo nel giardino di Patty.

-Domani-

Gli riferì la ragazza.

-Sei nervosa?-

-Molto, ma per fortuna Benji viene con me-

-Quindi Benji e già tornato?-

Disse speranzosa, perché da quando il portiere era partito, aveva notato che l’amica era sempre più triste e scontrosa senza di lui.

-No-

Rispose con rammarico.

-Torna stasera, lo vedrò domani in aeroporto-

Maria non sopportava di vedere così l’amica, triste e abbattuta, così cercò di cambiare argomento.

-Sei riuscita a perfezionare il tuo tiro?-

Chiese sperando che questo nuovo argomento la tirasse su di morale.

-Non ancora-

Disse un po’ avvilita.

-Non riesco ancora a capire come calciare il pallone-

Continuò.

-Secondo me prima o poi lo capirai-

Incoraggiò l’amica, facendole un sorriso.

-Di cosa state parlando?-

Chiese Selene, sedendosi accanto alle amiche.

-Di calcio-

La informò Maria.

-Sempre lo stesso argomento voi due-

Selene cominciò a ridere.

-Tu non puoi capire, non sei una giocatrice-

Disse Patty.

Maria e Selene cominciarono a ridere.

-Sì può sapere cosa c’è di così divertente?-

Patty non capì perché quelle due ridessero così di gusto.

-Ti informo mia cara Patty, che la nostra cara Selene è la miglior difesa di tutta la Germania-

Gli riferì Maria.

Patty sgranò gli occhi.

-Non esagerare-

Selene disse imbarazzata.

-Non esagero affatto, con te in campo nessun attaccante riusciva a passare-

-Non ci credo!-

Patty non riusciva ancora a crederci.

-Se non mi credi: sfidala-

Propose.

-Io ci sto!-

Selene accettò la sfida

-Anche io-

Anche se ancora restia accettò la sfida, non era sicuramente da lei tirarsi indietro.

Andarono in mezzo al campo.

-Sei pronta?-

Chiese Patty molto agguerrita.

-Quando vuoi-

Anche Selene non era da meno.

Patty cominciò a correre verso la porta, ma ecco che Selene in scivolata riuscì a rubarle il pallone.

Patty era sbalordita.

-Riproviamo-

Disse Patty, con maggiore enfasi..

-Per me va bene-

E le passo il pallone.

 

Devo ammettere che mi hai preso alla sprovvista, ma non succederà un’altra volta.

 

Patty ripartí verso la porta, ma non fece molti passi, Selene era già sul pallone.

Patty non riusciva proprio a smarcarsi sembrava che Selene riuscisse a leggerle nel pensiero, intercettando ogni sua mossa.

-Sei brava, devo ammetterlo-

Disse la ragazza cercando di smarcarsi.

Erano passati ormai cinque minuti e nessuna delle due sembrava intenzionata a desistere.

-Anche tu non sei male, hai una buona padronanza del pallone-.

Maria guardava come ipnotizzata la sfida, non accorgendosi dell'arrivo di Karl, Stephan, Alexander e soprattutto di Benji.

-Dai dolcezza ce la puoi fare-

Gridò Benji.

Patty nel sentire la voce del ragazzo si distrasse, Selene così ne approfittò rubandole il pallone, da sotto il naso.

-Ho vinto-

Selene disse trionfante.

-Tesoro non dovresti fare tutti questi sforzi nelle tue condizioni-

Disse Alexander andando incontro alla fidanzata.

-Amore sono incinta, non sono mica malata-

Gli fece notare.

-Dolcezza ti sei fatta proprio fregare-

Benji iniziò a ridere.

Patty era ancora in campo, non riusciva ancora a credere che lui fosse lì.

-Sei stato tu a distrarmi-

E gli corse incontro saltandogli addosso.

-Che ci fai qui?-

Chiese, ma non gli diede il tempo di rispondere che lo baciò con urgenza.

Era da quasi tre settimane che non lo vedeva e appena le loro labbra si sfiorarono l'eccitazione di entrambi volò alle stelle.

-Hai visto cuginetta chi ho incontrato per caso all'aeroporto?-

Karl con questa entrata, cercò di staccare quei due.

-Tu che ci facevi lì?-

Chiese Patty felice di poter finalmente riabbracciare il suo amato Benji.

-Ogni tanto quando non so che fare mi piace controllare chi arriva e chi parte-

Gli riferì scherzosamente.

-Non pensavo volessi diventare un agente doganale-

E tutti a quella affermazione di Patty scoppiarono a ridere.

-Mi sei mancata dolcezza-

Benji lo disse pieno di amore.

-Anche tu mi sei mancato. Ma non dovevi tornare stasera? -

-Ho voluto farti una sorpresa-

E la baciò di nuovo.

-Ci sei proprio riuscito-

Patty lo guardò pieno di amore e affetto.

 

Il volo per il Giappone fu interminabile, nonostante volassero in prima classe, con tutti i confort più possibili, a Patty  sembrò di essere lì da un secolo.

Non riusciva a non pensare, al perchè la federazione calcistica del Giappone l’avesse convocata, era sempre più nervosa.

Benji non poté non accorgersi del nervosismo della ragazza, voleva in qualche modo confortarla, ma non sapeva come.

Benji tramite Freddy aveva saputo il perchè di quell’invito a tornare in Giappone, ma aveva promesso di non dire nulla, soprattutta a Patty.

-Dai non pensarci-

Le propose Benji.

-Non ci riesco e più forte di me-

-Sei sicuro che Freddy non abbia saputo niente?-

Cercò ancora di indagare.

-No, mi dispiace-

Benji cercò di dirlo nel modo più convincente possibile, anche se odiava nasconderle le cose aveva fatto una promessa.

-Hai sentito Tom?-

Si sforzò di farle pensare altro.

-Sì, sarà all'aeroporto. Anche Sofia arriva oggi, un’ora dopo di noi. Non vedo l'ora di riabbracciarlo-.

Finalmente riuscì a sorridere.

Benji si sentì soddisfatto e sollevato.

Finalmente arrivarono al gate di uscita, e appena Patty vide il suo migliore amico si precipitò di corsa da lui abbracciandolo stretto stretto.

-Finalmente-

Tom strinse forte a sé la ragazza.

-Mi sei mancato-

Patty era sul punto di piangere per l'emozione.

-Anche tu-

Erano ancora stretti fra loro, quando arrivo Benji carico di bagagli.

-Hey, da quanto tempo?-

-Benji!-

Tom si staccò dall'amica, ed entrambi si strinsero la mano.

-Sono felice di rivederti amico-

Tom lo disse con il suo solito sorriso sincero.

-Anche io-

I tre decisero di andare a bere qualcosa intanto che aspettavano l'arrivo di Sofia.

Si aggiornaro reciprocamente sulle loro vite..

-Adesso mi dici perché sei tornata in Giappone?-

Chiese Tom a Patty.

-Mi mancavi, tutto qua, e dato che non venivi tu, ho deciso di venire io-

Disse scherzosamente.

-Ne sono lusingato, ma ti conosco e so che c'è anche altro. Lo sento quando mi nascondi qualcosa-

Benji era impressionato per l’affiatamento che avevano.

-Sì hai ragione, non riesco proprio a tenerti nascosto niente-

Rise di gusto e gli mostrò la lettera.

Tom rimase un attimo senza parole, ma non ne fu sbalordito e Patty lo notò.

-Tu sai qualcosa? Lo vedo dalla tua faccia che la cosa non ti ha stupito per niente-

Patty cercò di pressare l'amico.

-No, non so niente, giuro. Ma il motivo perché non mi ha sorpreso la lettera, è perché anche Sofia l’ha ricevuta-

Le riferì.

Patty era sempre più confusa.

-C’è sotto qualcosa?-

Si chiese Patty ad alta voce.

Tom si chiese la stessa cosa, ma la tranquillità di Benji lo incuriosì, non si era scomposto minimamente alle sue parole.

 

Secondo me Benji sa qualcosa.

 

L’ora era ormai giunta e anche la ragazza di Tom sarebbe arrivata da lì a poco.

Tom era molto agitato: era da molto che non la vedeva, anche Patty era emozionata di conoscerla.

E finalmente videro Sofia  uscire.

Tom appena la vide le corse incontro e l'abbracciò.

Patty e Benji guardarono la scena molto emozionati.

-Mi sei mancata così tanto-

E la baciò con passione, molti si girarono a guardare la coppia, era alquanto inusuale vedere scene così esplicite in Giappone, ma ai due ragazzi non importò in quel momento, era passato troppo tempo dall’ultima volta che si erano visti, e bramavano da molto tempo quel tipo di contatto.

Quando si staccarono erano entrambi con il fiato corto e con gli occhi pieni di desiderio.

-Anche tu-

La voce di Sofia tremava ancora per il bacio che si erano dati.

-Vieni ti presento i miei amici-

Disse Tom mentre prendeva il bagaglio dell’amata come un perfetto gentiluomo.

Fu Patty la prima a presentarsi.

-Ciao sono Patty non sai da quanto avrei voluto conoscerti, Tom mi ha parlato così tanto di te-

E le sfoggiò un dolce sorriso.

-Anche io sono contente finalmente di vederti e anche Tom mi ha parlato molto di te-

Ed entrambe scoppiarono a ridere.

-Piacere io sono Benji-

-Sofia. Anche di te ho sentito molto parlare-

-Spero solo in bene-

-Sì sì, solo cose molto POSITIVE-

Sofia accentuò di proposito le ultime parole, ridendo un po’ sotto i baffi.

Il portiere non poté non notarlo così si rivolse all'amico.

-Cosa lei raccontato di me amico? -

Disse con tono da finto arrabbiato.

-Niente di male, giuro-

Tom disse sinceramente.

-Dai Benji scherzavo, comunque la tua fama ti precede, in Francia ci sono molti che vorrebbero sfidare il grande portiere para tutto-

Sofia intervenne.

-Quando vogliono-

Benji gonfiò il petto orgoglioso di sé.

-Parerò tutti i tiri-

-Il solito megalomane-

Disse Patty scoppiando a ridere.

-Megalomane a chi?-

E fece il finto offeso.

-A te-

E gli fece la linguaccia, e Benji allora la prese per mano e se la attirò a sé cominciando a farle il solletico.

-Così impari a sfottermi-

Patty non ce la faceva più dalle risate.

-Ok ok ritiro tutto. Basta adesso-

Ma Benji non era intenzionato a smettere.

-Di che sono il portiere più bravo del mondo e la smetto-

-Ok ok….sei…..il…. Più bravo….. -

Patty non ce la faceva più.

-Del mondo, hai dimenticato-

Benji continuò a insistere

-Del mondo ok…..-

Benji la smise, ma si impossesso immediatamente delle sue labbra.

Tom e Sofia erano rimasti sbalorditi per il comportamento dei due.

-Vedo che le cose fra di voi non cambiano-

Gli fece notare Tom.

-Mai-

Patty riuscì finalmente a dire dopo essere riuscita a uscire dalle grinfie di Benji.

-Che ne dite di andare fuori a cena insieme, offro io-

Propose Benji agli amici.

Tutti accettarono volentieri.

Così si avviarono verso l'uscita dell'aeroporto, le ragazze erano davanti e stavano già chiacchierando come se si conoscessero da tempo, mentre i due ragazzi erano di qualche passo dietro di loro. Tom spinto dalla curiosità chiese all'amico.

-Tu sai il motivo perché le ragazze hanno ricevuto quella lettera. Vero? -

-Sì è vero-

-È quale sarebbe? -

Benji però non era tanto convinto di dirglielo.

-Le ragazze però non devono sapere niente-

Benji guardò seriamente l'amico.

-Va bene-

-Loro saranno le prime giocatrici della nazionale femminile di calcio Giapponese-

Benji lo disse con orgoglio guardando la sua  Patty.

-Ma è grandioso-

Anche Tom era molto felice

-Mi raccomando è una sorpresa.-

Benji si raccomandò.

-Puoi contare su di me-

Ma la loro conversazione fu interrotta dall'arrivo di una telefonata per Benji.

Si chiese di chi potesse mai essere, guardò il display e vide che era Freddy, così rispose.

-Pronto Freddy, siamo appena arrivati-

-Perfetto. Ho bisogno di parlarti-

Disse felice e nervoso allo stesso tempo, il ragazzo lo avvertì perfettamente.

-Dimmi pure-

-Non per telefono, raggiungimi alla sede, prima che puoi-

-Va bene-

E chiuse la conversazione.

Tom vide Benji diventare molto nervoso.

-Tutto bene? -

-Non so, Freddy mi vuole parlare, l’ho sentito strano-

Benji non riusciva proprio a capire cosa ci fosse che non andava.

-Vai penso io alle ragazze-

Tom gli rivolse uno dei suoi sorrisi tranquillizzanti.

-Grazie, sei un amico, ho una casa qui a Tokyo, andate pure lí, io dopo vi raggiungo e andiamo a cena-

Gli propose.

-Va bene-

Raggiunsero le ragazze e Benji cercò una scusa plausibile per andare via senza destar sospetti.

-Dolcezza mi ha chiamato mio padre, devo fare delle cose per lui qui-

Cercò di essere il più credibile possibile.

-Adesso?-

Chiese delusa Patty.

-Non ci metterò molto.-

Cercò di confortarla.

-Promesso?-

-Si-

Le diede un tenero bacio sulla fronte. Odiava mentire, ma era a fin di bene.

-Tom si prenderà cura di te, andate a casa a riposare poi andiamo a cena.-

Così dicendo Benji fermò un taxi e si diresse alla sede della federazione calcistica del Giappone.


Quando arrivò di fronte alla sede, si precipitò immediatamente nell'ufficio di Freddy.

Appena il vecchio tutore vide il suo pupillo andò a stringergli la mano, avrebbe voluto abbracciarlo, ma ormai non era più un ragazzino ma un uomo fatto e finito.

-Grazie per essere venuto così velocemente-

Disse Freddy indicandogli la sedia.

-Che succede? -

Benji andò dritto al sodo.

-Abbiamo un piccolo problema con la nazionale-

Freddy però fece il vago.

-Di che genere?-

-Non riusciamo a trovare un allenatore disposto ad allenare le ragazze-

Freddy disse tristemente.

-Nessuno vuole rischiare la propria carriera, hanno tutti definito questo progetto un'assurdità-

-Non puoi farlo tu? -

Benji gli propose.

-Sono già il vostro allenatore, non posso, sono sotto contratto-

Gli riferì.

-Però ho una persona in mente-

Freddy si tolse gli occhiali da sole e guardò dritto in faccia il ragazzo seriamente.

Benji notò nel volto dell'uomo una strana luce.

-Fantastico, chi? -

-Tu-

A Benji per un’attimo sembrò di non aver capito.

-Io? -

Chiese conferma.

-Sì, tu-

Benji non sapeva come rispondere.

-Ma…. -

-Saresti perfetto, e comunque è una buona opportunità per te, per comprendere bene il gioco da un’altro punto di vista-

Benji ascoltò attentamente le parole del suo tutore, ma gli venne un dubbio.

-Non farei più parte alla nazionale Giapponese maschile però-

Benji era combattuto.

-È qui che ti sbagli, ho letto attentamente il tuo contratto e non c’è nessuna clausola che ti vieti di allenare-

Poi però Freddy si fece serio.

-Però…. -

- Cosa?-

Benji chiese impaziente.

-Alcune date potrebbero coincidere, se le ragazze dovessero riuscire a qualificarsi per i mondiali-

-Tutto qua?

-Allora, ci stai? -

Chiese Freddy speranzoso.

-Sei sicuro che potrei farcela?-

Benji non era ancora del tutto convinto.

-Se c'è qualcuno che potrebbe farcela quello sei tu-

Anche se non era suo figlio lo sentiva tale e ne era molto orgoglioso.

-In questo caso ci sto-

Benji era deciso più che mai a dare una mano all’ex tutore, credeva molto in lui e se diceva che poteva farcela, allora non aveva dubbi.

-Ovviamente potrai scegliere tu il personale che ti servirà, e ovviamente per il primo periodo ti aiuterò-

-Grazie Freddy-

-Dovrei essere io a ringraziarti, tengo molto che questo progetto decolli-.

-So che non sono affari miei, ma perché fai tutto questo?-chiese Benji

-Ho fatto una promesso ha una mia cara amica, tanto tempo fa-

Rispose con occhi nostalgici.

-E io mantengo sempre le promesse-

Benji capì di chi stava parlando, perchè Patty gli aveva fatto leggere il diario di sua mamma.


I tre amici arrivarono nella casa di Benji, come al solito si trattava di un immenso edificio circondato da tantissimo verde.

Per quanto avesse già visto le altre case del fidanzato era sempre meravigliata di fronte a tanta sontuosità.

 

Ma una casa normale i Price non sanno proprio cosa sia? Mi sa che dovrò abituarmi presto a tutto questo lusso.

 

Dopo essersi rinfrescati e sistemati i tre amici, aspettarono il padrone di casa, nell'ampio giardino retrostante alla casa.

Stavano parlando di calcio, quando finalmente arrivò.

-Ciao a tutti!-

Salutò, andando incontro a Patty con un sorriso a trentadue denti e la baciò.

Patty non poté non notare la particolare felicità del suo ragazzo, così chiese?

-Come mai sei così felice? -

Ma Benji non aveva nessuna intenzione di dirglielo, non vedeva l'ora che fosse domani per vedere che faccia avrebbe fatto, quando avrebbe scoperto tutto.

-Niente, sono solo felice di vederti-

Ma Patty non si lasciò incantare tanto.

 

Mi sta nascondendo qualcosa. Lo so, me lo sento. E da quando è tornato da Londra che si comporta in un modo strano.

Pensò Patty, però decise di non chiedere altre spiegazioni. Perché aveva già il colloquio che avrebbe fatto l'indomani a darle preoccupazioni.

-Siete pronte? -

Chiese Benji.

-Sì, devo solo andare a prendere la borsetta in camera-

Gli riferì Patty.

-Vengo con te-

Sofia seguì la nuova amica.

I ragazzi rimasero soli e Tom riuscì finalmente a chiedere spiegazioni.

-Tutto Ok? Cosa voleva Freddy? -

-Mi ha proposto di diventare l'allenatore delle ragazze-

Tom non credeva alle sue orecchie.

-E? -

-Ho accettato-

Disse felice.

-Ma farai sempre parte della Nazionale? -

La domanda gli sorse spontanea.

-Sì, non c’è niente nel contatto che mi vieti di farlo-

Ma a Benji in quel momento venne un'idea.

-A questo proposito vorrei chiederti una cosa-

-Dimmi pure-

Chiese curioso Tom.

-Ti andrebbe di farmi da vice?-

Il ragazzo rimase un attimo sorpreso per la proposta.

-Sei sicuro? -

-Sì, non ho mai allenato una squadra e tu mi saresti di grande aiuto. Allora che ne dici?-

Tom dopo averci pensato un po’, disse infine.

-Ci sto-

-Grande-

E i due si strinsero la mano in segno di amicizia.

-Avremo bisogno anche di una manager che si occupi delle varie faccende-

Benji gli riferì.

-Sai ho già una persona in mente-

-Perfetto, mi fido di te-

-ALLORA VI MUOVETE O NO?-

Patty da lontano richiamò l'attenzione dei due.

-ARRIVIAMO-

Gridò Benji a sua volta e si mossero.

 

Il giorno seguente tutti e quattro andarono alla sede.

Benji e Tom per non far destare alcun sospetto su di loro, dissero alle ragazze che le avrebbero aspettate nell’atrio.

Anche se molto titubante Patty acconsentí, avrebbe tanto voluto che Benji fosse al suo fianco nel momento del colloquio, ma poi si disse che forse non era il caso.

Patty e Sofia arrivarono di fronte all'ufficio del signor Marshall, stavano per bussare quando una segretaria le bloccò.

-Voi siete?-

Chiese gentilmente.

-Io sono Patricia Gatsby-

-E io Sofia Mars. -

Le riferirono le ragazze.

-Bene, sono stata incaricata di portare tutte le ragazze nella sala riunioni-

Stavano per andare quando la segreteria continuò.

-Tranne lei signorina Gatsby-

Patty cominciò a non capirci più niente chiedendosi.

 

Quali ragazze? E perché io no.

 

-Il signor Marshall mi ha chiesto espressamente di dirle di accomodarsi nel suo ufficio, sarà qui a momenti-.

La segreteria disse gentilmente, poi rivolgendosi a Sofia.

-La prego signorina lei mi segua-

Senza chiedere altro le ragazze fecero esattamente come le era stato detto.

Patty lentamente entrò nell'ufficio di Freddy, e aspettò, sempre più dubbiosa e nervosa.

 

Ancora non riesco a capire mai di tutto questo mistero. E di quali ragazze parlava quella segretaria?

 

Era ancora immersa nei suoi pensieri quando il rumore della porta che si apriva la spaventò.

-Buongiorno Patty-

Freddy salutò la ragazza.

-Signor Marshall buongiorno-

Disse educatamente, ma la curiosità era troppa così non curante delle buone maniere chiese.

-Cosa sta succedendo? Perché sono stata convocata?-

Dritto al sodo.

-Ora ti spiego tutto, non temere.-

E prese il suo posto alla scrivania ed iniziò.

-Ti ricordi che ti avevo chiesto un favore, poco tempo fa?-

Patty fece di sì con la testa.

-Bene-

Ma Freddy cominciò a tirarla un po’ per le lunghe, e Patty cominciò ad innervosirsi sempre di più.

-Mi ha chiamato fin qui solo per farle un favore?-

Disse con una nota di rabbia.

-Sì, molto tempo fa ho promesso una cosa a tua madre, e ora posso mantenere questa promessa-

Patty rimase senza parole.

-Il favore che ti chiedo è di accettare di diventare capitano della nazionale Giapponese-

A Patty sembrò di perdere un colpo. Se prima era senza parole, ora era veramente basita.

-Che mi dici? -

-Dice sul serio?-

Patty che credeva stesse scherzasse.

-Mai stato più serio in vita mia-

Patty dopo qualche minuto, finalmente rispose euforica.

-Ma sì certo, ma è sicuro che vuole me come capitano? -

Patty era più emozionata che mai, si sarebbe aspettata di tutto ma non una cosa del genere.

-Sì, sarai perfetta. Ora sarà meglio che andiamo a farti conoscere le tue compagne di squadra-

A Patty sembrava impossibile da credere, così ancora felice ed euforica segui l’ex tutore di Benji.

Arrivarono nella sala congressi dove c'erano già ventidue ragazze giapponesi che li attendevano.

Patty raggiunse la sua amica Sofia, anche lei era felicissima per la notizia che aveva appena appreso.

Freddy prese parola.

-Voi ragazze sarete la prima nazionale femminile che rappresenterà il nostro paese, so che molte di voi non hanno mai giocato in una vera e propria squadra, ma nel prossimo mese, grazie al ritiro che abbiamo organizzato, sono sicuro che riuscirete a essere pronte per le partite di qualificazione per i prossimi mondiali, che si svolgeranno fra un anno.-

Freddy guardò molto soddisfatto le ragazze, vendendo molta determinazione nei loro sguardi e continuò.

-Detto questo vi presentò il team che si occuperà della vostra preparazione-

Così dicendo le ragazze guardarono in direzione della porta dove in quel momento: Benji, Tom e infine Evelyn, fecero il loro ingresso.

Patty era più che mai sbalordita.

-Ve li presento, per chi non lo conoscesse questo è Benjamin Price il grande portiere della nazionale maschile, nonché il vostro allenatore-

Patty era esterrefatta e finalmente capì lo strano comportamente di Benji degli ultimi giorni, aveva intuito che gli teneva nascosto qualcosa, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.

Le ragazze cominciarono a guardare il bel portiere con occhi sognanti e la bava alla bocca.

A Patty salì una punta di gelosia.

-Sono felice per questa grande opportunità, che mi è stata data e sono sicuro che se lavorando insieme duramente riusciremo a qualificarci per i mondiali-

Benji fu  molto convincente e tutte le ragazze applaudirono.

Intanto però alcune ragazze sedute dietro di Patty apprezzarono un po’ troppo,  secondo lei, il loro allenatore. Così Patty si girò guardando le due interessate in cagnesco. Sofia cercò di rassicurare l’amica attirando la sua attenzione prendendole la mano.

Intanto Benji proseguì.

-Vi presento il nostro vice allenatore Tom Backer, grande centrocampista della nazionale-

E Benji passò la parola al compagno di Nazionale.

-Salve a tutte, farò del mio meglio per aiutarvi in questo percorso-

Infine Tom rivolse a tutte le presenti il suo solito sorriso, che fece sciogliere il cuore di molte fanciulle presenti.

E anche Sofia fu presa dalla  gelosia, sentendo i commenti delle altre sul suo ragazzo.

-Infine lei è Evelyn la nostra manager che si occuperà di tutte le vostre necessità-

Benji concluse e la ragazza prese parola.

-Grazie, sono felice di essere la vostra manager, spero solo che non siate  come la nazionale maschile-

Ed Evelyn rivolse il suo sguardo verso l’amica cara e le strizzò l’occhiolino in segno di intesa, Patty non poté non notarlo, ed entrambe scoppiarono a ridere.

Dopo che il team si era presentato Freddy riprese la parola.

-Ora vi presenterò colei che sarà il vostro capitano-

E fece intendere a Patty di raggiungerlo.

-La signorina Patricia Gatsby-

Patty raggiunse il palco, non sapeva cosa dire, il cuore le batteva a mille.

Guardò Benji per trovare dentro di sé la forza per esprimersi, ma fu il dolce sorriso di Evelyn a darle la forza necessaria.

-Fin da quando ero piccola, ho sempre sognato di giocare un giorno nella nazionale Giapponese, ma il mio sogno sembrava irrealizzabile, perché non esisteva una nazionale femminile. Ma ora ci stanno dando questa grande possibilità, e io sono intenzionata a vincere, non solo a qualificarci, soprattutto a  vincerli i mondiali-.

Patty non poté trattenere quella piccola lacrima che scivolò sulla guancia.

-E tutto questo sarà possibile insieme, come una squadra-

Tutte si commossero alle parole del loro capitano, perché era il sogno di molte ragazze presenti e iniziarono ad applaudire.

 

Finita la conferenza, le ragazze erano ormai andate via, solo Benji, Patty, Tom, Sofia e Evelyn rimasero. Patty andò dritta dalla sua cara amica, anche se molto titubante.

-Ève….. -

A Patty cominciarono a scendere copiose lacrime per l'emozione di rivedere la sua migliore amica. Era da mesi che non si sentivano e non si vedevano, e solo in quel momento Patty capì quanto fosse stata meschina nei suoi confronti.

-..... Mi dispi…..-

Ma l’amica non la lasciò finire, le saltò addosso abbracciandola come non aveva mai fatto.

-Non fare mai più una cosa del genere, mi hai capito? Non ti azzardare più a sparire così per mesi senza farti sentire-

Nella voce di Evelyn c'era sia di rabbia che di gioia, mentre continuava a stringere forte l’amica.

-Mi sei mancata-

Patty non riuscì a trattenere le lacrime.

-Perché non mi hai mai detto niente, perché non mi hai detto che giocavi anche tu-

-Perché sono stata una stupida, pensavo che mi avresti derisa-

-Sciocca, lo sai che non l'avrei mai fatto-

Evelyn rimproverò dolcemente Patty.

-Sì, hai ragione-

Patty disse mortificata.

-Mi devi raccontare tutto ok? Tutto…. -

Puntualizzò la manager, guardando in direzione di Benji.

-Sì lo farò-

-Avrete un sacco di tempo, durante il ritiro-

Intervenne Benji.

Infine Patty rivolgendosi a Benji.

-Da quanto tempo lo sapevi? -

-Da un po’-

Disse facendo il vago.

-E perché non mi hai detto niente? -

Chiese facendo un finto broncio.

-Era una sorpresa-

Disse dandole un piccolo bacio sulle labbra.

-Ancora non ci credo che voi due state insieme-

Disse Evelyn guardando la scena.

-Almeno adesso non litigherete più-

-Cara Eve credo che questi due litighino anche più di prima-

Intervenne Tom ridendoi.

E tutti lo seguirono.

 

Benji e Patty erano accoccolati a letto insieme dopo aver fatto l’amore.

-Sei felice? -

Chiese Benji sapendo  già la risposta.

-Sì molto, Mister-

L’essere chiamato così, gli sembrò strano

-Ora non sono il tuo mister, ora sono solo il tuo ragazzo-

Le baciò la punta del naso.

-Sì Mister-

Rise.

Benji sentendosi preso in giro le diede in piccolo schiaffo sul seder.

-Ahi!!!! -

Gridò esagerando e ricambiò lo schiaffo.

Ma Benji si fece serio.  

-Che succede?-

-Freddy mi ha detto una cosa-

-Di che si tratta? -

Chiese un po’ preoccupata.

-Per il bene della squadra dovremmo far finta di non essere una copia-

Gli riferì tutto d’un fiato.

-E tu che ne pensi?-

Chiese Patty.

-Credo che non abbia tutti i torti, non vorrei che pensassero che favorisca te perché sei la mia ragazza-

Gli confessò.

-Allora va bene-

Disse un po’ triste.

-Ehi, non piace nemmeno a me, però se questo piccolo sacrificio serve per realizzare il tuo sogno, non credi che ne valga la pena? -

Benji cercò di risollevarle il morale

-Si hai ragione. Però sarà dura starti vicino e far finta di niente-

-Dovrò farmi un sacco di docce fredde-

Scherzò.

-Funzionano di solito?-

Lo stuzzicò.

-Solo un per un po’-

-Sei un esperto?-

Disse con molta malizia.

-Non sai quanto. Quando ho scoperto i miei sentimenti per te me la facevo tutti i giorni…… Anche più volte al giorno.-

Cominciarono a ridere entrambi.

-Ce la faremo-

-Si, insieme

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Capitolo 52
*** capitolo 52 ***


Capitolo 52

 

All’incirca un anno dopo.

 

-Maria, Selene!-

Patty attirò l'attenzione delle due amiche.

-Patty!-

Maria corse verso di lei abbracciandola, era da due mesi ormai che non si vedevano.

-Lo sapevo che ce l'avresti fatta. Ne ero sicura-

Disse molto emozionata.

-Sì ma non è ancora finita-

Disse dopo essersi staccata da Maria.

-No, adesso dovrai battere noi, e non sarà una passeggiata-

Intervenne Selene.

-È quello che spero-

Patty era più determinata che mai.

Era stata dura arrivare alla finale, alcune volte credeva che non ce l'avrebbero fatta a raggiungere questo traguardo.

Le sfide erano state tante e tutte le squadre erano state forti e competitive, ma grazie alla determinazione sue e delle sue compagne, erano arrivate alla finale.

L’ultima partita era, proprio contro la Germania: la favorita di quel mondiale.

-La mia cuginetta Mary?-

Chiese Patty a Selene.

-È qui, Alexander l’ha portata a vedere la partita-

La informò.

-Sei sicura che riuscirà a tenere a bada quel piccolo terremoto?-

Scherzò Patty pensando alla banbina.

Nonostante non camminasse ancora era una piccola peste, non le piaceva stare nel passeggino, voleva continuamente essere tenuta in braccio e guai se ti sedevi, dovevi stare in un perenne movimento.

-Non credo, ma Stephan e Karl sono con lui-

Le tre cominciarono a ridere, al pensiero che tre uomini grandi e grossi non riescissero a tenere a bada una bimba di appena 4 mesi.

-Mio padre ha detto che ci sarebbe stata anche Miriam, lei ci sa fare con i bambini-

Patty informò Selene, della presenza della fidanzata del padre.

Era riuscita finalmente a convincerlo che era ora che anche lui, si rifacesse una vita, che non c'era niente di sbagliato.

Miriam era la ginecologa di Patty, ma  anche di Selene, infatti era stata proprio lei a far nascere la piccola Mary,

Fu  proprio in quell'occasione che i due si erano rincontrati.

Era  partito tutto lentamente, all’inizio erano solo poche uscite, ma poi la cosa si era fatta più seria ed ora stavano pensando addirittura ad una convivenza.

Patty non poteva che esserne felice.

-Per fortuna-

Selene tirò un sospiro di sollievo.

-Non ero convinta di partecipare a questi mondiali. Quando è arrivata la convocazione mi sembrava tutto uno scherzo. Infondo era solo da un mese che avevo ricominciato a giocare . E poi con Mary così piccola, non mi andava di lasciarla troppo tempo da sola-

Selene si sentiva ancora in colpa nei confronti della figlia. Ma Alexander la portava spesso da lei, infatti la federazione calcistica tedesca, dava dei permessi speciali alle giocatrici che avevano dei figli, soprattutto se di pochi mesi.

-Sono felice che ti abbiano convocato-

Le esternò Patty

-Allora come va con Benji?-

Maria chiese, curiosa.

-Bene, ma è dura-

Tra il ritiro e i mondiali era ormai due mesi che fingevano di non essere una coppia, e una volta per poco Patty stava per mandare tutto all'aria i mondiali, perché non sopportava la freddezza di Benji nei suoi confronti, la stava uccidendo.

Una notte aveva deciso di violare il loro patto e si era presentata in camera sua intenzionata a far l’amore con lui. Benji però, la trattò in malissimo, cacciandola dalla stanza. Ma per fortuna aveva Evelyn e Sofia al suo fianco a ricordale che Benji lo faceva solo per farle realizzare il suo sogno.

-Non poterlo baciare e abbracciare ogni volta che vorrei, mi uccide-pensò

-È l’ultimo giorno oggi-

Cercò Maria di tirarle su il morale.

-Già-

Disse comunque con una punta di amarezza.

-VOI DUE ANDATE A FARE IL VOSTRO RISCALDAMENTO, INVECE DI PERDERE TEMPO CON L'AVVERSARIO-

Tuonò il capitano della nazionale tedesca.

Maria e Selene anche se controvoglia obbedirono.

-Buona fortuna-

Disse infine Maria correndo verso il campo.

-Guarda, guarda chi si rivede-

Il capitano tedesco si avvicinò a Patty.

-Helena-

Patty la guardò  con aria da sfida.

Nel campionato tedesco era l’unica capace di contrastarla efficacemente.

-Non avete nessuna possibilità di vincere questi mondiali, secondo me è meglio che vi ritiriate-

Disse Helena più sprezzante che mai.

-Questo è quello che credi tu. Avrai vinto anche il campionato ma questa volta sarò io a vincere-

-Sei solo un’illusa-

Helena fece un ghigno malefico.

-Non hai alcuna speranza, escludendo te, le altre sono veramente scarse-

Helena cercò di farle perdere la pazienza.

-Ti sbagli, siamo molto cresciute in questo periodo, e il campionato l'avete vinto solo perché ero infortunata-

Il ricordo di quando aveva subito quell’ infortunio durante l’ultima partita delle qualificazioni aveva ancora un gusto amaro. Era dovuto stare ferma per quattro mesi, per colpa della distorsione alla caviglia e quando finalmente poteva riprendere a giocare, lo Stoccarda era già in cima alla classifica imbattuta. Nonostante avessero poi  vinto tutte le partite, i punti che le separavano erano troppi.

-Comunque non vincerete, io e Ingrid abbiamo una marcia in più, non potrai stare dietro a tutte e due-

Helena voleva innervosirla, ma Patty non ci cascò e senza dire altro si girò e fece per andarsene ma le disse un'ultima cosa.

-Non sono da sola-

 

No adesso non sono da sola o 10 giocatrici più agguerrite che mai, e poi anche io e Sofia abbiamo quell’intesa speciale che ci rende imbattibili.

Pensò Patty mentre stava andando via lasciando così Helena, a cuocere nel suo stesso brodo, aveva cercato di innervosirla ma alla fine era lei quella più irritata.

 

Sì, io e Sofia abbiamo quell’intesa speciale che ho sempre invidiato a Holly e Tom e anche a Helena e Ingrid. Io e Sofia siamo la golden comby della nazionale femminile.

 

Benji era seduto in panchina, mentre osservava da lontano le sue giocatrici riscaldarsi.

 

Siamo in finale…..  stento ancora a credere che siamo arrivati fino qui.

Freddy è molto soddisfatto di come stanno andando le cose e anche la federazione.

Per loro già essere arrivati fin qui è un ottimo traguardo.

Ma non per me, io voglio che vincano oggi, voglio portare la coppa in Giappone.

 

-Tutto bene?-

La voce di Tom fece distrarre Benji dai suoi pensieri.

-Sì tutto bene-.

-Sicuro? Hai una faccia-

Disse Tom sedendosi affianco a lui.

-Stavo solo pensando che è incredibile che siamo riusciti ad arrivare in finale-

Gli riferì.

-Già, chi l’avrebbe mai detto che una nazionale al suo debutto, sarebbe riuscita a raggiungere questo obiettivo-

-Ma io voglio vincere-

Infine disse determinato, anche se non giocava personalmente ci aveva messo anima e corpo in questo progetto.

All’inizio era per aiutare la donna che amava a realizzare il suo sogno, ma adesso sentiva che lo faceva anche per sé stesso.

Adesso capiva meglio il ruolo dell'allenatore e capiva meglio anche le loro decisioni.

In passato, aveva spesso avuto da ridire riguardo a decisioni che a lui sembravano assurde, però adesso capiva perfettamente i loro motivi.

-Non sarà facile, le tedesche sono forti-.

Gli riferì Tom, anche se Benji ne era già consapevole.

-Sì, ma Patty ha una carica in più rispetto a loro-

Benji guardò nella sua direzione.

 

Sì la mia Patty è più forte di tutte quante loro e ce la farà. E poi…..

 

E Benji tirò fuori dalla tasca del suo completo da allenatore una scatolina e la aprí.

 

Te lo chiederò.

 

-Quando glielo chiederai? -

Chiese all'amico guardando l'anello dentro la scatolina.

-Dopo la partita-

-Ehi! Voglio essere invitato-

Tom cercò di sciogliere un po’ la tensione.

-Non mi ha ancora detto sì-

-Ma certo che ti dirà di sì, perché, ne dubiti?-

Tom non capiva quella diffidenza, ma Benji non rispose subito, continuava a tenere fra le mani quella scatoletta come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

-Abbiamo avuto una piccola discussione e non abbiamo avuto modo di chiarire ancora-

Il ricordo di quella sera ancora lo tormentava.

 

Quando si era presentata a notte fonda, con solo quella vestaglia addosso, non so proprio come abbia fatto a resisterle? Era stupenda, avrei voluta baciarla ovunque e fare l’amore con lei tutta la notte, ma non potevo.

Avevamo fatto un accordo e lei lo stava infrangendo.

L’ho trattata malissimo, ma non era mia intenzione farlo e solo che la frustrazione di non poterla toccare e baciare mi ha reso un vero e proprio imbecille.

Spero solo  abbia capito, che l’ho fatto per il suo bene.

Mi aveva chiesto solo un bacio solo uno, quasi implorandomi, ma l’ho praticamente sbattuta fuori dalla camera, perché ero sicuro che non sarei mai riuscito a limitarmi ad un solo bacio. Da allora ha preso le distanze.

 

-Sono sicuro che vi chiarirete-

La voce di Tom fece distrarre Benji dai suoi pensieri.

-Ne sei sicuro? -

Disse poco convinto.

-Certo-

Tom usò il suo solito tono rassicurante.

-Guarda-

Gli indicò Patty e proprio in quel momento i loro sguardi si incrociano.

Patty lo guardava piena di amore e il ragazzo finalmente riuscì a percepirlo, così mimando con la bocca, le disse.

-Mi dispiace, ti amo-

Patty, invece strinse il pugno e se lo porto al cuore, segno che faceva quando segnava un gol, ed ogni gol che segnava era solo per lui, per il suo Benji.

-Vedi, che fra di voi, va tutto benone? -

-Grazie amico-.

-Ora bisogna solo vincere-

Continuò.

 

L’ora dell'inizio delle partita stava ormai giungendo.

Le giocatrici erano negli spogliatoi a cambiarsi, mentre Benji e Tom erano all'esterno aspettando il momento di entrare, quando arrivò Freddy.

-Benji sei pronto? -

Cercò di capire come stava il suo pupillo, era molto fiero di lui, sapeva che aveva grandi doti come allenatore ma non si aspettava questo risultato.

-Freddy, sei venuto alla fine?-

Benji disse sorpreso di trovarlo lì.

-Pensavo fossi ancora in luna di miele?-

-Una piccola deviazione, in fondo questo progetto l’ho realizzato io, ma sei stato tu a renderlo possibile-

Disse con orgoglio.

-Il merito è tutto delle ragazze-

Benji non se la sentiva proprio di prendere tutti i meriti.

-Sarà, ma tu le hai sapute guidare e non è una cosa da poco-

-Dove ha lasciato latsua dolce metà mister-

Chiese Tom, ancora incredulo che il suo vecchio allenatore avesse finalmente trovato qualcuno.

-È andata a salutare il figlio-

Lo informò.

-Non le ho fatto ancora le mie congratulazioni-

E Tom gli strinse la mano.

-Grazie. Mi dispiace non avervi per il ritiro-

Infine disse Freddy, speranzoso che i due cambiassero idea.

-Credo che agli altri mancherete-

Cercò di fargli cambiare idea.

-Tra il ritiro con le ragazze e il mondiale, ci meritiamo un po’ di vacanze, vero Tom?-

Benji cercò l'appoggio dell'amico.

-Benji ha ragione.-

-Comunque se cambiaste idea il ritiro è tra due settimane-

Li informò.

-Comunque congratulazioni, ad entrambi-

Così dicendo andò in cerca della moglie.

 

La partita ebbe iniziò, entrambe le squadre erano intenzionate a portare a casa la vittoria, infatti già dai primi minuti di gioco si poteva percepire la carica che c’era in campo.

Nessuna delle due squadre sembrava intenzionata a mollare, entrambe le difese non lasciavano avvicinare nessuno e il primo tempo, finì in assoluta parità.

Ma fu all’inizio del secondo tempo che le cose cominciarono a prendere una brutta piega per il Giappone, Helena e Ingrid riuscirono ad avvicinarsi pericolosamente nell'area, grazie ai loro passaggi continui e molto precisi riuscirono a essere praticamente in zona tiro,  Helena finalmente riuscì a tirare verso la porta. Tutti erano con il fiato in sospeso per quell’azione e molti credetero che per il portiere non c'era nessuna possibilità di riuscire a pararlo, con un balzò impressionante riuscì a parere il tiro senza nessuna difficoltà.

Patty tiroò un sospiro di sollievo ma non fu l’unica, infatti dalla panchine.

-Cavolo c'è mancato poco-

Tom ancora non riusciva a credere al quella parata incredibile.

-Già, chi l’avrebbe mai detto che la piccola Landers fosse così brava in questo ruolo-

Anche Benji non riusciva ancora credere alle prodezze della ragazza.

-Chi sa se il fratello sa qualcosa? -

Si chiese curioso Tom.

-No non sa niente, infatti mi ha chiesto di non dirgli niente-

Benji informò Tom.

-Sai il perché?-

-No non ha voluto dirmelo e io non ho insistito-.

-Sarei però proprio curioso di vedere che faccia farebbe-

Tom iniziò a ridere, immaginandosi la faccia della grande tigre.

Anche a Benji sfuggì una piccola risata, ma la sua concentrazione era ancora tutta sul campo.

Le ragazze Giapponesi non riuscivano a tenere a il possesso palla, le avversarie continuavano a impossessarsene, grazie anche alla loro grande esperienza.

Patty decise che era ora di mostrare quanto valessero.

 

E’ ora di mostrare il nostro vero gioco. Benji non mi ha ancora dato il segno, ma se continuiamo così, rischiamo di prendere un gol. Prima Helena ci è quasi riuscita, ma solo grazie alla parata della piccola tigre che abbiamo salvato il risultato.

 

Con questi pensieri Patty guardò in direzione di Benji per avere una qualche sua conferma per mettere in atto i suoi intenti. Benji intuì le diede il via libera per iniziare.

-Sofia è ora-

Patty informò la compagnia, che fece solo un cenno di assenso.

Sofia andò a riprendere il pallone.

Molti rimasero sbalorditi per quell'azione, soprattutto le rivali, che non la marcavano per niente, l’avevano completamente lasciata sola, credendo che fosse la più scarsa, perché, infatti Sofia in tutto il mondiale aveva dovuto un po’ nascondere le sue vere abilità , ma ora era il momento di far vedere a tutti il suo vero talento. Benji aveva escogitato questa tattica da usare solo in caso di bisogno, evitando così la possibilità di studiarle.

Fino a quel momento fortunatamente non c'era stato bisogno di usare questo stratagemma, anche se una volta c'era mancato poco. Dopo essere stata rifiutata da Benji, durante la partita contro le spagnole, non era stata in grado di concentrarsi.

Fu Evelyn con la sua ramanzina, a farle capire che Benji si comportava così solo per lei e che quindi doveva mettere anima e corpo in questo progetto, che aveva coinvolto molte persone.

Quelle parole diedero a Patty la forza di riprendersi, vincendo così la partita 2-1.

Ma da quel giorno cercò in tutti i modi di avere meno contatti con Benji, perché più lo vedeva, più il desiderio di lui la decongentrava.

Patty, invece era marcatissima dalle avversarie,ne aveva addirittura tre, ma questo non bastò a trattenerla. Con molta astuzia riuscì a smarcarsi, iniziando così la corsa verso la porta avversaria. Sofia è Patty correvano fianco a fianco,  erano talmente precise e i loro passaggi erano talmente millimetrici, che le avversarie non sapevano da che parte andare. Helena guardò tutta la scena senza parole, capendo che era stata raggirata, aveva lasciato senza marcatura una giocatrice  di grande talento.

Patty e Sofia erano ormai giunte al limite dell'area ma c'erano ancora due ostacoli: Selene e Maria.

Patty conosceva il gioco di entrambe, ma anche loro conoscevano il suo, non conoscevano però, la bravura di Sofia.

Anche se a fatica Patty, riuscì a smarcarsi da Selene passando la palla a Sofia, ma Selene non si lasciò prendere alla sprovvista, infatti secondo lei era Patty quella da tenere marcata, pensando che Maria riuscisse a cavarsela da sola parando qualsiasi tiro che non fosse di Patty, così decise comunque di rimanere su di lei. Ma la tattica segreta che avevano escogitato non era composta solo da Patty e Sofia, infatti ecco che dietro a Sofia arrivò di corsa Stella, una piccola fuoriclasse di appena 15 anni che giocava nel campionato brasiliano.

Sofia, vedendola, le passò il pallone, era già pronta per tirare il suo micidiale bolide.

Maria era tra i pali pronta a tutto.

Stella fece partire il tiro e Maria si buttò in direzione del pallone, ma era alto e prese la traversa.

Maria cade a terra, ma il pallone era ancora in gioco.

Stella aveva preso di proposito la traversa e la palla correva già in direzione di Patty, che dopo essere riuscita a smarcarsi da Selene, con una mezza rovesciata colpí il pallone mandandola in rete.

Il Giappone aveva segnato.

Patty, dopo essersi rialzata, strinse  il pugno e lo avvicinò al cuore guardando in direzione di Benji, che la guardava felice e orgoglioso, ma subito dopo fu travolta da tutte le sue compagne per festeggiare.

La partita non era ancora finita, mancavano 5 minuti al termine e tutto poteva ancora accadere.

Helena non si lasciò scoraggiare era più che mai decisa a vincere.

Questa volta decise di fare tutto da sola, si impossesò della palla e senza aspettare nessuno, corse verso la porta avversaria, riuscendo a smarcarsi da chiunque le si parasse davanti.

Era incredibile, aveva una padronanza del pallone fuori dal comune e in poco tempo si ritrovò a faccia faccia con il portiere.

La piccola Landers era in posizione, ma il tiro che Helena scaraventò in porta era imprendibile, infatti, il pallone si in saccò nell’angolino a destra della porta ed era il gol del pareggio. .

Erano tutti increduli, nessuno si aspettava un'azione del genere, le avversarie festeggiarono la loro rimonta andando ad abbracciare il loro capitano, mentre le giocatrici del Giappone non riuscivano ancora a credere a ciò che era appena successo.

Ma Patty non si lasciò abbattere incoraggiando la squadra.

-Non è ancora finita, mancano ancora 3 minuti, e se ce la mettiamo tutta riusciremo a vincere-

Disse più determinata che mai, e le compagne gridarono tutte in coro.

-Sì capitano-

Il gioco riprese, mancava poco al termine e il Giappone era in possesso palla.

Sofia e Stella procedevano verso Maria, ma Patty purtroppo fu marcata, rimanendo così molto più indietro.

Le sue compagne se la stavano cavando benissimo, ma sapevano che l’unica che sarebbe riuscita a segnare era il loro capitano, erano in prossimità della porta ma nessuna delle due sembrava intenzionata a tirare, stavano cercando di prendere tempo, aspettando l'arrivo di Patty.

Ma il tempo stava per scadere, Stella passò il pallone a Sofia, che era già pronta a tirare in porta  e calciò.

Non in porta come tutti si aspettavano, infatti Sofia riuscì a vedere con la coda dell'occhio Patty arrivare di corsa, Sofia con un tiro potente le fece arrivare il pallone proprio fra le gambe, il pallone non riuscì nemmeno a toccare terra.

Patty lo ritirò al volo.

Il pallone viaggiava a una velocità impressionante, non aveva nessun ostacolo davanti, Maria era pronta a riceverlo l'intuito le diceva che il tiro si stava dirigendo verso la sua destra, così si buttò in quella direzione ce l’aveva quasi fra le  mani, quando all'ultimo momento deviò la sua traiettoria andando in su, colpendo così la parte superiore della rete; gol e l'arbitro fischiò la fine della partita.

Patty era ancora incredula, erano le vincitrici dei mondiali, il Giappone aveva vinto.

Patty fece il suo segno e andò verso le compagne, ferme al loro posto, ancora incredul.

-ABBIAMO VINTO-

Patty gridò felice e questo fece svegliare le altre ragazze che andarono ad abbracciare il loro capitano con le lacrime agli occhi.

Anche Tom e Benji andarono a stringerle.

Tutti si strinsero, abbracciandosi una alla volta.

Benji però voleva stringere solo lei così le si avvicnò, ma nessuno dei due sapeva cosa fare, avevano paura che non sarebbero più riusciti a staccarsi.

Ma fu proprio la sorellina di Mark a incoraggiare la coppia.

-Dai Mister abbracci il suo CAPITANO-

Disse con un po’ di malizia nella voce e  accentuando di molto l’ultima parola.

-Sì capitano abbracci il suo MISTER-

Stella fece la stessa cosa però rivolgendosi al capitano.

Patty e Benji capirono che il loro segreto era stato scoperto

-Voi sapete? -

Chiese Patty impressionata.

-Capitano, perfino un cieco capirebbe che siete una coppia-

Disse la piccola tigre.

-Su mister baci il nostro capitano-.

Lo incoraggiò Stella, Benji non se lo fece dire due volte, bramava da molto quel contatto e finalmente la prese in braccio e si baciarono, come non avevano mai fatto.

-E voi due?-

Questa volta la piccola Landers si rivolse a Tom e Sofia.

-Ma……. ?-

Sofia cercò di chiedere come erano riuscite a capire, credeva fossero riusciti meglio a camuffare i loro sentimenti

-Niente ma, sappiamo perfettamente che state insieme-

Tom l’attirò a sé e si baciarono, anche loro con molta passione.

Benji però in quel momento decise di chiederglielo, non poteva più aspettare.

 

Adesso o mai più.

 

Con questi pensieri si inginocchio davanti a lei e le prese la mano.

Patty non riusciva a credere a quello che Benji era intenzionato a fare, ma non era l’unica che lo guardava stupita, anche tutte le giocatrici erano rimaste sbalordita.

-Patty sei l’amore della mia vita-

Iniziò con voce tremante, mentre Patty non  riuscì a trattenere le lacrime.

-Non so nemmeno io descrivere quello che provo per te, perché questo sentimento è talmente forte e intenso, che non trovo le parole più adatte per dirti quanto ti amo-

Anche le altre ragazze erano commosse per le parole del loro mister, sognavano di trovare anche loro un giorno un uomo che le amasse allo stesso modo.

Benji intanto tirò fuori la scatolina dal suo completo e l’aprì. P

atty era senza parole, era un anello molto semplice ma pieno di particolari, un semplice cerchietto con tanti tanti piccoli diamantini incastonati dentro.

Patty era sempre più emozionata e Benji continuò.

-Quando eravamo piccoli ti ho detto che ti avrei sposato quando sarei diventato il portiere più bravo del mondo-

-Tu per me lo sei…. -

Patty disse commossa e Benji le  sorrise.

-Vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?-


Tra gli spalti Stephan e Karl erano al settimo cielo per la vittoria di Patty, estremamente impressionati per il gol della vittoria..

Guardavano felici le ragazze giapponesi ancora intente a festeggiare la vittoria.

Ma lo sguardo di Karl andò da Maria, che era ancora a terra triste e avvilita per la sconfitta.

 

Amore mio so che sei distrutta, so quanto tenevi a vincere, ma il tiro di Patty era una cosa fuori dal comune, nessuno sarebbe riuscito a parlarlo.

 

Pensò Karl, ma i suoi pensieri furono interrotti dal padre.

-La mamma ha perso-

Alexander si rivolse con un tono triste alla piccola Mary, ancora troppo piccola per capire cosa stesse dicendo, ma gli sorrise e fece dei piccoli gridolini, faceva sempre così quando sentiva la parola mamma.

-Ridi tu, la mamma a perso e tu ridi?-

Mary continuava a ridere e anche Alexander e Stephan cominciarono a ridere. Karl a quella scena si commosse.

 

Non pensavo che mio padre fosse così paterno, chissà se anche con me era così?

 

-Quanto mi piacerebbe che la zia Terry vedesse tutto questo-

Karl disse con malinconia rivolgendosi all’amato zio.

-Ma lei ci guarda da lassù-

Stephan ne era convinto.

Miriam che era seduta accanto a lui, capì perfettamente come si sentiva, così gli strinse la mano per trasmetterli tutto il suo sostegno e lo guardò negli occhi coni amore e Stephan ricambiò, grato alla nuova compagna di capire che la moglie defunta sarebbe stata sempre nel suo cuore.

Ma Mary attirò l'attenzione di tutti, cominciando a fare dei piccoli versetti perché si sentiva troppo ferma, infatti Alexander aveva smesso di muoversi e aveva in volto un'espressione sbalordita.

-Papà che succede hai una faccia?-

Chiese Karl non capendone il motivo.

-Guardate-

E Alexander invitò tutti a guardare in direzione della squadra Giapponese.

-Non ci credo-

Disse Karl che non credendo ai suoi occhi.

-Un’altro matrimonio! -

Esclamò.

-Prima tu e Selene, poi anche la mamma e adesso anche Patty? -

-Manchi solo tu figliolo-

Scherzò il padre.

-Per il momento non ci penso nemmeno, Maria e io vogliamo fare le cose con calma, prima vogliamo finire gli studi, poi si vedrà. Intanto andremo a convivere-

-E come essere sposati-

Gli riferì il padre ridendo, passandogli la piccola.

Karl guardò la piccola sorellina e cominciò a darle dei piccoli baci mentre andava su e giù.

-Comunque manca anche lo zio-

Karl cercò di sviare il discorso su qualcun'altro.

Miriam divenne rossa, perché avrebbe tanto voluto ma non voleva precipitare le cose.

Stephan invece non rispose, guardò commosso in direzione della figlia, sapeva le intenzioni del ragazzo.

Quella mattina Benji era andato a cercarlo nel suo Hotel e da perfetto uomo Giapponese, gli aveva chiesto il consenso.

Stephen ovviamente ne era stato felice, e non avrebbe mai potuto ostacolare in nessun modo la felicità della figlia.

Anche i maxi schermi stavano inquadrando la proposta di Benji a Patty e tutto lo stadio si ammutolì, tutti, anche la tifoseria Tedesca, rimasero a bocca aperta per quella scena, non era mai successo in tutta la storia del calcio una proposta così e tutti erano in trepidante attesa.

Ovviamente non c'era l'audio, ma tutti capirono la risposta della ragazza quando gli saltò addosso.

Tutti scoppiarono in un tifo fragoroso.

-Per fortuna abbiamo già gli smoking-

Scherzo Karl felice per la sua piccola Titty, che era riuscita a realizzare quasi tutti i suoi sogni.

 

Brava Titty……

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Capitolo 53
*** capitolo 53 ***


Capitolo 53


All'incirca un anno dopo.

 

I ragazzi erano quasi tutti riuniti, nel centro della hall dell'albergo, ad aspettare l'arrivo del mister, che gli avrebbe assegnato le rispettive camere.

-Non ho ancora capito perché questi ritrovi bisogno farli di mattina così presto?-

Un assonnato Bruce si lamentò.

-Vedo, che sei sempre il solito Bruce-

Disse Freddy, che arrivò proprio in quel momento con al seguito Amy.

-Già mister, il nostro Bruce qui, non credo potrà mai cambiare-

Intervenne Holly, facendo scoppiare tutti a ridere, anche Bruce, tanto sapeva che era lui, il buffone della nazionale.

-Bene, vedo che ci siete tutti, allora possiamo iniziare con la distribuzione delle camere e poi….. -

-Mister! -

Ma Freddy fu interrotto dal richiamo del capitano.

-Sì Holly?-

-Mancano ancora Tom e Benji-

Gli fece notare.

-Loro sono già qui-

Gli riferì senza aggiungere altro.

-Allora come vi stavo dicendo, fra un'ora inizieranno gli allenamenti che andranno avanti fino all'ora di pranzo, poi vi lascio liberi un’ora e poi di nuovo, un’altro allenamento fino all'ora di cena-

-Ma lei ci vuole far morire mister?-

Bruce come al solito si lamentò.

-Se non ti va bene, quella è la porta-

Freddy non tollerava  questo tipo di insubordinazione.

-Tra due settimane inizia il mondiale, dobbiamo arrivare preparati-

Continuò Freddy, e tutti annuirono, capendo che il mister aveva ragione, anche Bruce si rese conto di aver detto una stupidaggine.

-Bene-

Freddy guardò orgoglioso i suoi ragazzi , volevano vincere quel mondiale.

-Un’ultima cosa, domani mattina avremo un’amichevole-

Fece per andarsene, lasciando l'assegnazione delle camere alla menager Amy, ma Holly gli chiese.

-Contro chi?-

Freddy non poté far a meno di sorridere e rispose.

-Con l’ultima vincitrice dei mondiali-

E se ne andò lasciando tutti a bocca aperta e confusi.


Gli allenamenti della mattina trascorsero molto velocemente, così tutti dopo essersi lavati e cambiati andarono pranzo.

-Ma il mister non ha detto che Tom e Benji era già qui? -

Fece notare Mark al capitano.

-Sì è quello che ha detto-

Anche Holly si era fatto la stessa domanda.

-Allora perché diamine non si sono fatti vedere all'allenamento? -

Mark sbottò alterato.

-Capitano, dovresti andare dal mister a chiederglielo-

Gli propose Julian.

-Sì capitano, vai a chiedere perché noi ci stiamo facendo il culo, mentre quei due battono la fiacca.-

Un Bruce alterato rincarò la dose.

Holly anche se un po’ titubante, si alzò per andare a chiedere spiegazioni, ma fu fermato dalla manager Amy.

-Capitano?-

Holly si girò nella sua direzione.

-Potresti chiedergli anche perchè Evelyn non c’è? So che Patty non c’è perché si è trasferita in Germania, ma Evelyn?-

Holly fece segno di sì con la testa e si avviò alla ricerca del mister.

 

Dopo aver cercato un po’ in tutto l'albergo, finalmente lo trovò, ma non era da solo.

-Mister scusi il disturbo possiamo parlare-

Disse educatamente Holly.

-Sì certo. Ti presento mia moglie, Grace-

Freddy gli riferì.

-Molto piacere, io sono Oliver Hutton-

Si presentò.

La donna ricambiò il saluto e gli rivolse un dolce sorriso.

Holly non poté far a meno di arrossire pensando.

 

È bellissima la moglie di Freddy.

 

-Cara ci vediamo dopo-

Freddy dopo aver dato un tenero bacio sulla guancia della moglie, fece cenno al ragazzo di seguirlo.

-Andiamo nel mio ufficio-

Giunti a destinazione Freddy chiese.

-Cosa succede?-

-Ecco, io e gli altri ci chiedevamo come mai Tom e Benji non abbiano partecipato agli allenamenti?-

Chiese senza tanti giri di parole.

-Loro stanno facendo un altro tipo di allenamento-

Disse Freddy.

Holly rimase un po’ spiazzato per quella risposta.

-Quale allenamento? -

Chiese.

-Mi dispiace ma non posso dirtelo per il momento, domani capirete-

E non diede al ragazzo nessun'altra spiegazione.

Holly però non era soddisfatto della risposta ottenuta

-Quindi domani giocheranno comunque questa amichevole?-

-No, loro non potranno giocare-

Holly era sempre più confuso, ma sapeva che il mister non gli avrebbe dato altre spiegazioni, ma ci provò comunque.

-Non riesco a capire. Perché Tom e Benji fanno un’altro tipo di allenamento? E perché alle partite delle qualificazioni non li ha convocati?-

Holly lo disse con un po’ di rabbia.

-Saprete tutto domani-

Taglio corto.

-C'è altro? -

-Sì, le ragazze mi hanno chiesto come mai Evelyn non c’è-.

-Sta facendo un lavoro per me, ma presto si unirà alle ragazze-

Freddy però vide nell'espressione del suo capitano, che c'era qualcosa che non gli quadrava, ma ormai arrivati a questo punto avrebbe scoperto tutto l'indomani come tutti gli altri.

Credo che anche lui non sappia niente.

Pensò un po’ scoraggiato, sperava che almeno lui lo sapesse.

Holly anche se un po’ deluso dalla chiacchierata raggiunse gli altri, che non appena lo videro gli corsero vicino per sapere cosa avesse scoperto.

-Allora che ti ha detto? -

Chiese Bruce nervoso.

-Niente di che. Che quei due stanno facendo un allenamento speciale-

Holly disse in sintesi. Bruce a quella risposta tirò un sospiro di sollievo e disse.

-Bene, pensavo che quei due facessero vacanza-

Tutti rimasero un po’ stupiti per l'affermazione del difensore, ma poi iniziarono a ridere.

-Che c’è di così divertente? -

Chiese Bruce non capendo la reazione degli altri.

-Era solo questo che ti dava fastidio?-

-Certo-

Disse convinto.

-Sei sempre il solito Bruce-

E nuovamente scoppiarono a ridere.

Ma Holly comunque continuava a pensare che c'erano ancora delle cose che non quadravano.

 

Quale allenamento speciale staranno facendo quei due? E perché solo loro? Alle qualificazioni non si sono nemmeno presentati, cosa sta succedendo?

 

Il giorno dopo, i ragazzi e l'allenatore erano già in campo, ad aspettare la squadra avversaria.

-Allora quando arrivano questi qui? -

Mark era spazientito da quella attesa.

-Non scaldarti tigre, saranno qui a momenti-

Benji riferì al suo compagno di squadra.

-Benji!-

Tutta la nazionale esclamò vedendo il loro portiere arrivare con dietro Tom.

-Tom, Benji, finalmente-

Disse Holly andando incontro ai due amici.

-Ciao capitano, è da un po’ che non ci si vede-

Benji allungò la mano per stringerla a Holly.

-Sembra passata una vita-

E anche Holly gli  allungò la mano, però notò lo strano abbigliamento dei due compagni, erano vestiti con un'altra divisa, lo stemma era quello giapponese ma era molto diversa da quella che gli avevano fatto avere, ma non fu l'unico a notarlo.

-Perché diamine siete vestiti così? -

Mark si intromise senza tanti giri di parole.

Benji e Tom si guardarono divertiti per la reazione dei compagni.

-È la divisa della nazionale-

Fu Tom a rispondere, tranquillamente.

-Ma che cavolo dite? Ci volete spiegare?-

Mark stava perdendo la pazienza, ma la sua domanda non ebbe risposta, vennero interrotti da Freddy  che li raggiunse.

-Sono pronte?-

-Sì-

Benji lo informò.

-Bene-

Freddy si girò verso i ragazzi e disse.

-Ragazzi voglio presentarvi le vincitrici dell'ultimo mondiale di calcio-

Tutti rimasero increduli alle parole del mister, chiedendosi se avessero capito bene.

Rimasero senza parole quando videro entrare in campo, 18 ragazze vestite con la divisa della nazionale uguale alla loro, solo di colore nera.

-Questa è la Nazionale Giapponese femminile-

Freddy guardò le ragazze, ne era molto orgoglioso.

 

Per quanto le ragazze si fossero impegnate e avessero vinto i mondiali, i giornali sportivi Giapponesi, avevano sprecato solo un piccolo trafiletto sulla loro vittoria.

 

Pensò dispiaciuto Freddy.

 

Nemmeno dopo aver saputo che l'allenatore era Benji Price i giornalisti si erano interessati, definendo la notizia di poca importanza. Solo la stampa Tedesca aveva dedicato un intero inserto sulla storia d'amore tra il capitano e l'allenatore.

 

Tutti erano ancora senza parole, fu Mark il primo a parlare.

-Mister ma ci sta prendendo per il culo? Non possiamo giocare con queste mammolette-

Tutte all'affermazione della tigre avrebbero voluto rispondergli per le rime, soprattutto la piccola tigre, che per l'occasione aveva messo in testa un cappellino apposta per non farsi riconoscere proprio dal fratello, ma Mark rincarò la dose.

-Anche un branco di bambini riuscirebbe a vincere-

-Io non ne sarei tanto sicura-

Rispose Patty che stava facendo il suo ingresso in campo.

Tutti spostarono lo sguardo, per vedere a chi appartenesse quella voce così familiare e appena capirono di chi si trattava gridarono in coro.

-Patty?-

Ancora increduli vedendola arrivare vestita come le altre e con un pallone tra le gambe.

-Ciao ragazzi-

Salutò con il suo solito sorriso.

-Vi presento il nostro capitano-

Riferì Benji ai compagni, guardando con affetto la ragazza.

-Ciao capitano-

Disse Patty avvicinandosi ad Holly.

-Patty??-

Holly non sapeva cosa dire, era completamente scioccato.

-Sono felice di rivederti-

Disse con un tono pieno di affetto e Benji non poté non notarlo, ma non ne fu geloso, sapeva che per Patty, lui era stato molto importante, ma sapeva anche che lei ora era sua.

-Tu giochi?-

Riuscì solo a dire, ma la sua domanda non ebbe una risposta perché Freddy richiamò l'attenzione di tutti.

-Bene iniziamo-

-Io non gioco-

Fu Mark a parlare.

-Nemmeno io e mio fratello-

Dissero i fratelli Derrick, ma anche molti altri lo dissero.

Le ragazze cominciarono a perdere la pazienza, per come quel branco di idioti le stavano trattando.

-Mister ma chi si credono di essere questi cafoni? -

Una delle ragazze sbottò con Benji.

-State tranquille, ricordate: mai perdere la pazienza con l'avversario-

-Mister? Tu saresti l'allenatore di queste galline? -

Mark si rivolse a Benji con tono di sfida.

Benji però, fece il contrario di ciò che aveva appena detto alle ragazze, si parò di fronte al suo compagno e lo afferrò per il bavero della maglia e con fare minaccioso.

-Non rivolgerti più così alle mie ragazze, ci siamo capiti? -

Ma Mark non si lasciò intimidire.

-Cosa c’è, ti sei stufato di giocare e hai deciso di fare l'allenatore di una squadra di mezze calzette?-

-Queste mezze calzette come le chiami tu, hanno vinto i mondiali; stronzo-

Sempre più minaccioso.

-Che impresa-

Mark gli rise in faccia e continuò.

-Cos'è? Te le porti a letto tutte quante? -

A quella insinuazione Benji gli tirò un pugno dritto in faccia, la situazione stava degenerando.

Mark stava per reagire, ma fu trattenuto dai suoi compagni, anche Benji fu trattenuto da Holly e Tom.

-BASTA ADESSO-

Gridò Freddy.

-Ma mister è stato Benji a colpirmi.

Mark cercò di difendersi.

-È HA FATTO BENE! ORA SE VUOI FAR PARTE DI QUESTA SQUADRA SCUSATI SUBITO CON QUESTE RAGAZZE, CHE SONO QUI SOLO PERCHÉ MI HANNO FATTO UN FAVORE. NON ERANO OBBLIGATE A VENIRE. LORO IL LORO MONDIALE L'HANNO VINTO E SICURAMENTE, NON SONO QUI PER DIMOSTRARE NIENTE A NESSUNO, SOPRATTUTTO A QUATTRO CAFONI COME VOI.-

Freddy era più nero che mai per l’insolenza dei suoi giocatori e continuò.

-TUTTI, SCUSATEVI TUTTI-

I ragazzi fecero un inchino e si scusarono.

-ADESSO, IN CAMPO COME AVEVAMO STABILITO-

Ancora furente, ma alcuni di loro non si mossero, il primo fu proprio Mark.

-Dimenticavo: CHI NON GIOCA ADESSO, STARÀ IN PANCHINA PER TUTTO IL MONDIALE; NON SCHERZO-

E con quelle parole, anche gli ultimi giocatori scesero in campo.

Mark però, aveva ancora una cosa da dire.

-Andiamo a stracciare queste bambinette-

E cominciò a ridere.

Intanto Stella si avvicinò alla piccola tigre e sottovoce le disse.

-Scusa se te lo dico, ma tuo fratello è proprio uno stronzo-

-Hai ragione, anche lui è uno di quelli che crede che le donne non siano fatte per giocare a calcio-

Gli riferì.

-Per questo non gli hai detto niente? -

-Sì-

Disse un po’ amaramente.

-È credi che così non ti riconosca-

Stella era dubbiosa sul fatto che potesse camuffare la sua identità.

-Per il momento sta funzionando-

Entrambe iniziarono a ridere, mettendosi ai propri posti..

Ma proprio mentre la piccola tigre si stava girando per andare verso la sua porta, Ed, il portiere titolare della nazionale maschile, notò il cognome sulla maglietta dell'avversaria e non poté che pensare.

 

Landers, non può essere solo una coincidenza.

 

Ed, infatti non riusciva proprio a credere che quella era proprio la sorellina del suo capitano. Era stato proprio lui a insegnarle il ruolo del portiere. Lo aveva supplicato fino allo sfinimento e poichè aveva una grossa cotta per lei, alla fine aveva accettato, per poterle stare vicino.

 

Forse dovrei dirglielo?

Si chiese tra sé e sé, ma poi ricordando come le aveva appena definite decise di NO.

Lasciamo che lo scopra da solo, non vedo l’ora di vedere la faccia che farà, quando se ne accorgerà.

 

Ed cominciò a ridere a crepapelle suscitando così molta curiosità nei suoi compagni, sapeva la bravura di quella piccoletta.

 

-Mister solito schema? -

Chiese Patty a Benji.

-Sì, però fai vedere subito a questi con chi hanno a che fare-

E le strizzò l'occhio in segno di intesa.

-Ok-

Benji, dopo aver fatto una tenera carezza alla ragazza, si diresse verso la sua panchina, mentre Patty andò verso il capitano della squadra avversaria.

-Buona fortuna-

La ragazza disse a Holly.

-Anche a voi-

E le strinse la mano. Patty si girò e andò a prendere posto in campo.

Fu proprio in quel momento che Holly lesse il nome sulla sua divisa, rimanendo completamente spiazzato.

 

Price. Patty è la moglie di Benji allora.

 

Con questi pensieri anche Holly andò a prendere il suo posto.

La partita ebbe inizio erano le ragazze ad avere il possesso del pallone e come concordato con Benji, Patty si avviò verso la porta avversaria, si fece passare il pallone dalla compagna e tirò il suo super tiro ad effetto, Ed era alquanto sbalordito  per quell’azione, ma rimase concentrato, si vide arrivare il pallone proprio fra le mani ma all’ultimo momento la palla scomparve proprio davanti ai suoi occhi e la vide solo all’ultimo momento quando ormai si stava insaccando nella parte destra della porta. Gol, le ragazze stavano vincendo. Tutti rimasero completamente spiazzati, soprattutto Mark.

-Allora bellimbusto? Chi sono qui le mezze calzette?-

Stella chiese a Mark, iniziando a ridersela su, mentre il ragazzo cominciava a bollire di rabbia.

Holly invece era rimasto completamente scioccati per il tiro di Patty.

 

Un tiro straordinario.

 

Non riuscì a pensare altro, intanto la partita riprese, e prima della fine del secondo tempo le ragazze riuscirono a segnare altri due gol ai ragazzi, senza nemmeno usare la loro arma segreta, Patty aveva insegnato a tutte le ragazze i loro punti deboli, riuscendo così a fregarli tutti, o quasi tutti.

Holly era l’unico ad essere migliorato,eliminando molti dei suoi difetti.

Infatti, era l’unico che era riuscito quasi a far gol, ma per fortuna la piccola Landers se l’era cavata egregiamente.

Patty intuì che Holly non ci stava mettendo tutto se stesso chiedendosi.

 

Non capisco perché non si stia impegnando come dovrebbe, non credo che sia perché ci ritiene più deboli.

 

Era troppo curiosa. Ma la partita era ancora in atto, mancavano pochi secondi alla fine del primo tempo e Mark, frustrato per essere stato messo in ridicolo, decise di tirare il suo super tiro della tigre.

 

Che figura di merda, non possiamo finire il primo tempo con uno scarto di tre gol.

 

Con questi pensieri tirò in porta il suo bolide. Fra i pali la piccola tigre era pronta, conosceva quel tiro, quante volte glielo aveva  visto fare.

Una miriade di ricordi le invasero i pensieri.

 

Quante volte gli ho chiesto di poter giocare con lui, quante volte gli ho chiesto insegnarmi a giocare a calcio? Ma lui l’unica cosa che riusciva a dirmi era: “Cucciola, il calcio è per maschi, poi ti farei troppo male con i miei tiri”.

Finalmente, invece adesso ci siamo, ti farò vedere chi si farà del male.

 

Il pallone sembrò prendere fuoco dall’intensità della sua potenza. Tutti erano con il fiato sospeso. Soprattutto Ed, che dall’altra parte del campo, ricordò.

 

“Insegnami a fare il portiere” mi chiese quella piccola peste. All’inizio non accettaì solo perché mi spaventava la reazione di Mark, ma infine non ci mise molto a convincermi, anche perché sono stramaledettamente cotto di lei.

Mi impose di mantenere il segreto dicendomi

“Mio fratello non deve sapere niente” e mi diede un bacio sulla guancia.

In quel momento il cuore sembrò uscirmi dal petto, per la velocità in cui stava battendo. Non ci mise molto ad imparare, si vedeva che aveva talento.

Mi chiese quale fosse il segreto per poter parare il tiro di Mark, glielo dissi

“Non riuscirai mai a trattenerlo, è troppo potente. L’unica maniera e deviarlo”

Vediamo se ascolterà i miei consigli ora?

 

La piccola tigre era pronta, si ricordava bene gli insegnamenti di Ed, e fece proprio come le aveva detto, cercò di deviare il pallone verso la traversa.

Nel farlo perse il cappellino e Mark riconobbe la sorella , non riuscì a non pensare

 

Marika, ho tirato quel bolide alla mia piccola Marika.

 

La piccola tigre infine riuscì nella sua impresa, lasciando molti di stucco, anche Benji rimase molto meravigliato, aveva già visto le prodezze della piccola Landers ma non immaginava che sarebbe riuscita a fermare il tiro di suo fratello.

Il pallone finì fuori dalla riga del campo e l’arbitro dichiarò la fine del primo tempo.

Mark era ancora come paralizzato, non solo per aver capito che quella era sua sorellina, ma anche perché era riuscita a fare quello che molti portieri maschi non erano in grado di fare, cioè di parare il suo tiro.

La piccola Marika dopo essersi rialzata andò da suo fratello e disse timidamente.

-Ciao Mark-

Lui invece, non disse niente, ma si limitò solo a tirarla a sé per abbracciarla .forte

Lo lasciò fare.

-Avrei potuto farti male-

Iniziò.

-Perché non mi hai detto niente? Da quanto giochi? E da quando fai parte della nazionale? E perché non mi son accorto di niente? La mamma? La mamma sa di tutto questo?-

Mark tempesto di domande la sorella non dandole il tempo di rispondere.

-Ti spiegherò tutto; ok?-

Disse.

-Si mamma sa tutto, è stata proprio lei a propormi questa cosa.

Un giorno per caso, ha sentito da Freddy che stavano formando una squadra femminile, e così gli ha proposto il mio nome, sapeva che piaceva anche a me giocare. Ti ricordi che un anno fa ti dissi che andavo a studiare all'estero per l’estate?-

Chiese dolcemente e Mark riuscì solo ad annuire

-Non era vero, ho partecipato ai mondiali. Tu non te ne sei accorto, perché non volevo che lo sapessi, hai sempre definito questo sport solo per maschi…....-

Ma Mark non la lasciò finire dicendole.

-Mi dispiace-

-Anche a me-

 

Tutte e due le squadre erano nelle rispettive panchine, il secondo tempo stava per iniziare, mentre gli allenatori davano le ultime direttive. La pausa era finita ed entrambe le squadre si stavano dirigendo nei propri posti.

Benji all’ultimo secondo chiese a Patty, vendendo la sua strana espressione.

-Tutto bene?-

-Sì, stavo pensando ad Holly-

A Benji per un momento salì il panico.

-Holly?-

Chiese cercando di mantenere le sue emozioni a bada.

-Secondo me non gioca al suo massimo-

Benji fece un sospiro di sollievo per quella risposta, sapeva che ora lei amava lui, ma quella probabilità lo terrorizza ancora.

-Secondo te perché?-

-Non saprei-

Così dicendo gli diede un piccolo bacio sulle labbra.

-Non devi aver paura, io amo te-

Infine disse Patty, correndo verso il campo, si era accorta dagli occhi di Benji la paura che aveva provato, augurandosi che con quel gesto di dissipare ogni dubbio.

 

Il secondo tempo iniziò, ma Holly continuava a non far vedere le sue potenzialità.

Le ragazze continuavano a rimanere in testa ma si era creato un momento di stallo.. Mancava poco alla fine quando la squadra femminile, decise che era ora dello schema segreto, grazie a quello riuscirono a segnare un ultimo gol. Le ragazze vinsero 4-0, stracciando di netto i ragazzi.

Holly anche se aveva perso era felice per questa sconfitta così netta, così i suoi compagni finalmente avrebbero capito che dovevano impegnarsi di più per migliorare.

Patty si avvicinò al suo vecchio amore e tese la mano, con un dolce sorriso sulle labbra.

-Bella partita capitano-

Holly non riuscì a far a meno di arrossire e ricambiò la stretta.

-Sì bella partita-

Ma Patty si staccò immediatamente e disse infine prima di correre via.

-Scusa Holly ma adesso devo proprio andare-

Il ragazzo vedendola scappare in quel modo, ci rimase un po’ male, erano ormai tre anni che non si vedevano e aveva così tante domande da fargli, così cercò di trattenerla.

-Aspetta-

Ma la ragazza era ormai lontana e non lo sentí.

 

Patty raggiunse Benji che era ancora in panchina a parlare con Tom, ma appena la vide le andò incontrò.

-Brava campionessa-

E la sollevò in aria felice.

-È stato più facile del previsto-

Disse scherzosamente.

-Che modesta-

Patty fece una piccola linguaccia cominciando a ride,Benji la seguì a ruota, ma non durò a lungo, infatti le chiese seriamente.

-Devi proprio andare?-

-Lo sai che non ho scelta, né avevamo già parlato, devo fare questo stage, è un'occasione che non posso farmi sfuggire, prendono una persona sola  ogni quattro anni-

Cercò di spiegargli.

-Lo so, ma mi mancherai-

Benji le disse un po’ rammaricato.

-Tanto comunque non potremo vederci molto, avete dei mondiali da vincere-

Anche se Benji sapeva che aveva ragione, l'idea di non vederla non gli piaceva affatto.

-Dai ci sentiremo per telefono tutti i giorni-

Cercò di confortarlo e continuò.

-Poi quando avrete vinto i mondiali potremmo andare a fare la nostra luna di miele come avevamo programmato-

E gli diede un bacio molto appassionato.

-Va bene, mi mancherai signora Price-

Disse infine ancora sconsolato.

-Anche tu signor Price-

Così dicendo gli rubò un ultimo bacio.

-Sicura che non vuoi che ti accompagni almeno all'aeroporto?-

-No, vai dai tuoi compagni io prenderò un taxi-

Gli riferì.

-Però appena arrivi chiamami-

Gli ordinò.

-Sarà fatto Mister-

E si mise sull'attenti.

-Ora scappo-

E corse via.

Benji la vide correre via, gli sembrava ancora strano vedere il suo cognome sulla divisa di lei.

Appena non la vide più, decise che era ora di raggiungere i ragazzi.

-Allora perdenti-

Benji fece apposta a stuzzicarli un po’.

-Ah ah….. -

Cominciò a ridere con molto sarcasmo Bruce.

-Bell’amico che sei a prenderci per il culo-

Bruce fece il finto offeso.

-Ve lo meritate, avete fatto gli sbruffoni prima con le mie ragazze, avevate bisogno di una bella lezione-

Nessuno disse niente, perché Benji aveva ragione, avevano sottovalutato l'avversario e ora si sentivano sciocchi per questo.

-Benji  ha ragione-

Fu Holly a intervenire raggiungendo il gruppo.

-Le ragazze sapevano esattamente tutti i nostri punti deboli-

Disse il capitano con una punta di rimprovero verso i compagni.

-Sarà stato Benji a spifferare tutto-

Bruce cercò di giustificarsi.

-Non è una scusa valida-

Holly usò un tono duro.

-Non sono stato io a dirglieli-

Intervenne Benji.

-È chi allora?-

-Patty,-

Gli riferì tranquillamente.

-Non ci credo-

Disse Bruce scettico.

-Quella ragazza è stata per anni a vedervi giocare, sapeva perfettamente dove colpire, so che ha sempre cercato di dirvelo, ma voi non la prendevate nemmeno in considerazione-

Disse Benji con una nota di rancore.

-Benji?-

Holly richiamo l'attenzione dell'amico.

-Magari le tue ragazze potrebbero darci una mano per allenarci. Che ne dici?-

Benji fu molto sorpreso per quella proposta.

-Ma sì certo-

Disse orgoglioso.

-Credi che Patty potrebbe insegnarmi quel tiro ad effetto?-

Holly gli chiese infine.

-Mi dispiace, ma lei non ci sarà-

Holly a quella notizia si intristí.

-Come mai?-

Cercò di chiederglielo senza sembrare inopportuno.

-Deve ripartire al più presto per la Germania, ha uno stage importante da fare, sai si è iscritta alla facoltà di medicina, ed è la prima del suo corso-

Disse molto orgoglioso.

-Allora ce l’ha fatta-

Anche Holly lo disse con entusiasmo, ricordandosi che una volta gli aveva detto che le sarebbe piaciuto diventare un medico.

-Mi dispiace però che non sia potuta rimanere, non ci vediamo da anni-

-Già, è la seconda volta che sparisce senza salutarci-

Bruce intervenne come al suo solito.

-La prossima volta gliene dico quattro-

Tutti scoppiarono a ridere vedendo la faccia offesa del difensore.

-Bruce sei sempre il solito-

Benji lo disse ridendo.

Molti si sorpresero di vedere Benji così rilassato e sorridente, per come lo ricordavano il portiere era sempre stato un po’ distaccato e serio, invece adesso sembrava una persona nuova.

Soprattutto Holly lo notò.

 

Benji è molto cambiato, lo vedo più sereno, più tranquillo, in passato era sempre un po’ sulle sue, non esprimeva mai i suoi veri sentimenti.  

 

I ragazzi furono raggiunti dal Mister che gli riferì.

-Bene ragazzi, oggi si terranno anche le visite mediche di routine, prima andranno i titolari, poi le riserve-

Tutti in coro gridarono.

-Sì Mister-

-Holly tu sarai il primo, vai a lavarti-

Il ragazzo ubbidí e corse via.

-Benji mentre tu sarai l’ultimo della giornata.-

Benji sembrò un po’ amareggiato per quella notizia, anche se sapeva che il primo portiere della nazionale sarebbe stato Ed, comunque era ancora dura da accettare, ma capiva perfettamente il Mister e non fece nessun tipo di obiezione.

 

Holly, dopo essersi lavato e cambiato, andò a sostenere la visita medica.

Bussò alla porta e una voce molto familiare gli disse di accomodarsi.

Aprì la porta ed entrò, prese posto sulla sedia e aspetto che il dottore si facesse vedere.

-Ciao Holly-

Al ragazzo gli venne un colpo quando vide la persona a cui apparteneva la voce.

-Patty!-

La ragazza non poté far a meno di sorridere vedendo la sua faccia stupita.

-Ma che ci fai qui? Benji mi ha detto che eri ripartita per la Germania.-

Disse ancora non riuscendo a capire.

-Sì gli ho detto una piccola bugia, cioè no, più che altro ho evitato di dirgli dov'era questo stage, anche se gli ho dato molti indizi-

Cominciò a ridere, Holly vedendola così felice non poté farà meno di invidiare il suo portiere.

-Però non dirgli niente che sono qui, è una sorpresa-

Si raccomandò.

-Va bene. Come vuoi-

Holly fece una cosa che avrebbe voluto fare da tempo, si avvicinò alla ragazza e la strinse forte a sé. Patty all’inizio rimase come paralizzata per quel gesto così inatteso, ma poi si disse che non c'era niente di male in ciò che stavano facendo e ricambiò l'abbraccio.

-Perché non mi hai mai detto niente?-

Quello di Holly fu quasi un sussurro, ma Patty lo sentí chiaramente e capì anche a cosa si stesse riferendo.

-Perché avevo paura che mi ridessi dietro come avevano fatto tanti altri-

Holly la strinse ancor più forte.

-Io non sono come gli altri-

Patty lo sapeva perfettamente e una lacrima le scivolò sul volto.

-Se me l'avessi detto ti avrei portato con me in Brasile, lì tutti giocano-

Patty sgranò gli occhi per quella rivelazione. Holly si staccò un po’ dall’abbraccio e le prese il viso fra le mani, asciugando con i pollici le piccole lacrime che le scendevano sul viso.

Patty non sapeva cosa fare o cosa dire, si era persa nelle profondità degli occhi del capitano.

-Forse adesso sarei io tuo marito-

Holly si avvicinò pericolosamente alle labbra di Patty.

La ragazza non riusciva a muoversi, non riusciva a dire di non baciarla, era lì ferma ad aspettare l'inevitabile, ma Holly all'ultimo momento, deviò il suo incedere sulla guancia, dandole un tenerissimo bacio, avrebbe tanto voluto assaporare la sua bocca e la sua lingua, ma ormai sapeva che era tardi, e non voleva che per questo lei stesse male, aveva visto prima come lei e Benji si guardavano e aveva capito quanto si amano, così decise che non sarebbe stato lui a distruggere il loro legame.

-Mi dispiace-

Riuscì finalmente a dire Patty, abbracciandolo più forte.

Rimasero così molto tempo, chiedendosi cosa sarebbe successo se realmente Patty gli avesse rivelato che anche lei era una calciatrice, magari sarebbero davvero andati insieme in Brasile, e le cose sarebbero state diverse.

Quando si staccarono entrambi sembravano molto più sereni, così Patty

-Se sei pronto possiamo iniziare la visita?-

-Ma il dottore non c'è? -

Chiese Holly.

-No, per quello che dobbiamo fare oggi io sono più che sufficiente, poi il dottore valuterà le varie schede se ci dovessero essere dei problemi vi richiamerà-

Lo informò.

-Ora se sei pronto ti pregherei di spogliarti-

Disse un po’ in imbarazzo diventando rossa come un peperone, Holly non poté non notarlo, e la stuzzicò.

-Tutto?-

Ridendo sotto i baffi.

-CAPITANO-

Gli urlò paonazza la ragazza.

-Dai scherzavo-

E le diede un altro bacio sulla guancia e andò dietro il separè a spogliarsi.

-Sei molto cambiato capitano-

Disse Patty mentre si accarezzava la gota dove l’aveva appena baciata.

-Sono solo diventato più grande-

Disse uscendo con solo i boxer addosso. Patty arrossì nuovamente, sapeva che avrebbe visto un sacco di ragazzi mezzi nudi, accettando questo stage, ma non si aspettava che le avrebbero fatto effetto.

-Bene-

Iniziò un po’ balbettando.

-Mettiti pure lì-

E gli indicò il lettino. Holly  andò a sedersi sul lettino.

Patty dopo essersi messa lo stetoscopio sulle orecchie si avvicinò al ragazzo e iniziò la visita. Svolse tutto  in modo molto professionale e Holly ne fu piacevolmente stupito.

-Sei brava-

-Grazie, sai sei il mio primo paziente-

Confessò.

-Ne sono lusingato-

E le fece un piccolo inchino, a Patty sfuggì una risata.

Holly poi si fece più serio.

-Posso chiederti una cosa?-

-Certo-

Patty capì che si trattava qualcosa di serio.

-Da quanto siete sposati?-

Fece molta fatica a formulare quella domanda, ma la curiosità era forte.

-Non da molto, da quasi due mesi-

Gli riferì.

-Avreste anche potuto invitarmi-

Disse scherzosamente.

-Avremmo voluto, anzi avremmo voluto invitare tutti quanti-

Ma Patty si intristí, Holly capí che c'era qualcosa che non andava così cercò di indagare.

-Tutto bene?-

-Sì scusami-

E si asciugò una piccola lacrima sfuggita al suo controllo.

-Hey non devi raccontarmi se non vuoi-

Holly cercò di rimediare, anche se non riusciva a capire come mai fosse diventata così triste.

-Io e Benji avevamo progettato di sposarci subito dopo il mondiale, invitandovi tutti-

Patty si bloccò, allora Holly per farle coraggio le strinse la mano come a sostenerla.

-Sai la madre di Benji era molto malata, erano anni che riusciva a tenere sotto controllo la sua malattia, ma sei mesi fa si è molto aggravata-

Holly sbarrò gli occhi per quella rivelazione.

-Così abbiamo deciso di anticipare le nozze. Sai il suo grande desiderio era vedere Benji sposarsi e lui non voleva deluderla-

Patty però si risollevò al ricordò della suocera quando l’aveva vista arrivare all'altare con il suo vestito da sposa, perché per un momento le era sembrato di rivedere le sue due mamme.

-Morì all'incirca due settimane dopo-

Anche Holly si intristí, pensando alla gran perdita del portiere.

-Benji era distrutto, anche George suo padre lo era, ma insieme hanno trovato la forza di andare avanti-

-Credo che il merito sia stato anche il tuo-

Disse sinceramente Holly.

-Grazie capitano-

Patty lo disse con il cuore, ma anche lei era curiosa di sapere una cosa dal capitano.

-Holly?-

-Sì-

-Perché in campo non hai fatto vedere le tue vere abilità?-

Holly fu impressionato per quella domanda, nessuno se ne era accorto.

-Spero che non sia stato perché non ci reputavi alla tua altezza?-

Continuò la ragazza con un po’ di timore per la risposta.

Holly negò con la testa e disse.

-No assolutamente no.-

E si portò la mano dietro la nuca iniziando a ridere.

-Ho visto subito quanto brave eravate, e volevo solo che deste una bella lezione a quegli stupidi-

Patty a quella notizia iniziò a ridere anche lei.

-Però la prossima volta vorrei giocare contro di te seriamente-

-Solo se mi insegni quel tuo tiro ad effetto-

Le propose Holly.

-Ci sto!-


-Ciao ragazze!-

Evelyn si avvicinò al tavolo delle altre manager.

-Evelyn! -

Esclamò Amy.

-Ma dove eri finita?-

Chiese curiosa, Jenny.

-Dovevo sistemare delle faccende-

Evelyn fece un po’ la vaga.

-Quali faccende?-

Chiese Amy non capendo.

-Sai non sono solo la manager dei ragazzi, ma anche delle ragazze.-

Le due alla notizia sbarrarono gli occhi dalla sorpresa.

-Tu? E riesci a fare tutto da sola?-

Chiese Jenny.

-Sì, non sono mica come quei quattro caproni laggiù.-

Evelyn guardò in direzione dei ragazzi, scoppiando a ridere.

-Comunque, bell’amica che sei a non dirci niente-

Amy e Jenny fecero le finte offese.

-Scusatemi-

Disse sinceramente.

-Volete venire con me?-

Evelyn chiese alle amiche.

-Dove?-

Chiese curiosa Amy.

-Sorpresa-

Anche se titubanti le ragazze seguirono l’amica.

Arrivarono davanti allo studio medico ed entrarono.

-Ci sei?-

Chiese Evelyn entrando.

-Ho portato il pranzo-

Riferì.

-Che bello avevo una fame-

Disse Patty uscendo dal bagno.

-Patty?-

Amy e Jenny non credevano ai propri occhi.

-RAGAZZE-

Patty urlò felice e andò incontro stringendole entrambe.

-Sono così felice di rivedervi-

-Non dirlo a noi-

Dissero ricambiando l’abbraccio.

Dopo essersi staccate, tempestarono di domande la povera Patty, che non si aspettava di certo un interrogatorio. Ma con calma gli raccontò tutta la storia..

-Ancora non riesco a credere che sei la moglie di Benji-

Disse un’incredula Jenny.

-Abbiamo sempre pensato che saresti finita insieme ad Holly-

Concluse Amy.

-Dai ditemi un po’ di voi invece-

Chiese curiosa Patty. La prima a parlare fu Amy, mostrò all’amica l’anello alla mano sinistra.

-Julian si è finalmente dichiarato-

Disse emozionata.

Patty dalla contentezza non riuscì a trattenersi e l'abbracciò stretta stretta.

-Sono così felice. E tu?-

Patty rivolse il suo sguardo su Jenny.

-Philip non si è ancora dichiarato ufficialmente ma stiamo comunque insieme,e abbiamo deciso di andare a convivere.-

Disse orgogliosa.

-Sono così felice per voi. Tutte alla fine siamo riuscite a ottenere ciò che volevamo……-

Ma Patty si bloccò rendendosi conto che stava dicendo una stupidaggine, così rivolgendosi a Evelyn disse.

-Scusa-

-Tranquilla, non è mica colpa tua se quel tonto di Bruce non si è ancora deciso a chiedermelo-

Disse con un nota di rammarico, pensando che quello stupido non si decideva a fare niente.

-Perché non glielo chiedi tu?-

Disse Jenny con molta nonchalance.

-MA SEI MATTA!-

La voce di Evelyn salì di qualche ottava.

-Perchè no, non c’è scritto da nessuna parte che debbano essere per forza gli uomini a chiederlo.-

Intervenne Amy, ma Evelyn cominciò a scuotere molto la testa come segno di negazione.

-Si Eve, altrimenti mi sa che aspetterai in eterno-

Concluse Patty.

-MA VOI SIETE MATTE-

Evelyn disse ancora sconcertata.

-Allora dobbiamo far capire a Bruce che cosa si sta perdendo.-

-E come?-

Chiese curiosa.

-Devi farlo ingelosire-

Le propose Patty.

-MA STATE SCHERZANDO?-

Evelyn era sempre più scioccata.

-E POI CON CHI?-

-Dai Eve ci sono un sacco di ragazzi lì fuori, ben 22 bei maschioni che giocano a calcio -

Ma Patty si bloccò.

-No scusa 18, 4 di loro sono già occupati-

Iniziò a ridere, anche le altre la seguirono a ruota.

- Dite che potrebbe funzionare?-

Evelyn cominciò a pensare che  non era poi una cattiva idea.

-Ti aiuteremo noi, e vedrai prima della fine dei mondiali Bruce si sarà dichiarato.

Vero amiche?-

-SÌ -

Gridarono insieme Amy e Jenny.

Anche se un po’ restia Evelyn accettò, bisognava capire a chi chiedere una mano.

-E a chi potremmo chiedere?-

Chiese Eve.

Le ragazze si guardarono e tutte e tre pensarono alla stessa persona.

-HOLLY-

Dissero insieme.

-Ma voi siete proprio matte-

Ma il bussare della porta fece finire la conversazione.

-Avanti-

Disse Patty non capendo chi potesse essere, mancava ancora mezz'ora alla prossima visita.

-Posso?-

Grace si affacciò nello studio.

-Zia, vieni ti presento le mie amiche-

La donna entrò.

-Queste sono le mi amiche: Amy, Jenny e lei la conosci già-

Grace rivolse a tutte il suo solito sorriso.

-Ragazze questa è mia zia Grace non che la moglie di Freddy-

Le ragazze erano senza parole vedendo quanto fosse bella e sofisticata la donna, ma molto educatamente salutarono la signora.

-Non volevo disturbarti-

-Nessun disturbo-

-Sono venuta solo a salutarti-

La informò.

-Te ne vai via di già?-

Disse un po’ delusa.

-Si mia cara, ero solo venuta per festeggiare il primo anniversario, ma ora sarei solo d’intralcio-

Patty capiva perfettamente, aveva visto parecchie volte Freddy perdersi in un bicchiere d’acqua con lei affianco. Era talmente invaghito da non riusciva a vedere nemmeno ciò che gli accadeva attorno.

Si erano conosciuti grazie ad un evento, organizzato dalla società dell’Amburgo e da lì, non si sono più separati, Freddy non ci mise molto a metterle l’anello al dito.

-Cercherò di essere a tutte le vostre partite. Ma sai che non sarà sempre possibile-

Affermò ancora la donna.

-Si immagino che andrai a vedere anche Karl-

-Certo, sono sempre sua mamma-

Le ragazze rimasero completamente scioccante, quando capirono che lei era la mamma del grande capitano della nazionale tedesca, Karl Hans Schneider.

-A presto zia-

E le due si scambiarono un bacio sulla guancia e dopo aver salutato le ragazze se ne andò.

Fu Jenny la prima a chiedere.

-Scusa lei è la mamma del più grande giocatore Tedesco, cioè lei è la mamma di Karl Schneider?-

-Si-

Disse tranquillamente Patty.

-E lei sarebbe tua zia?-

Amy chiese ancora non capendoci più niente.

-Si, ma quando vi ho detto che  Karl è mio cugino, non avevate capito?-

Chiese.

-Chi si aspettava che era proprio lui?-

Patty iniziò a ridere.

-Mio papà e il papà di Karl sono fratelli-

Amy e Jenny erano ancora incredule.

Rimasero ancora un po’ a concordare qualle strategie adottare per incastrare il difensore, ma la pausa finì molto velocemente e l’ora di riprendere i rispettivi lavori iniziò.

 

Benji era ormai stufo di aspettare per andare a fare quella visita, il dottore ci stava mettendo davvero un sacco di tempo con gli altri. Era nella hall dell’albergo e teneva stretto in mano il cellulare, continuando a guardarlo ogni due secondi, chiedendosi anche come mai Patty non l’avesse ancora chiamato.

 

Dio, odio aspettare. Perché poi non mi chiama? Avrebbe anche potuto chiamarmi dall’aereo.

Poi questo dottore, ma quanto ci mette? Sono già le sette e ancora non mi ha fatto chiamare.

 

Ma i suoi pensieri furono interrotti quando vide alcuni dei suoi compagni passargli accanto e ridere di gusto.

 

Perché poi questi ridono così? Sembra quasi che ridano di me.

 

Benji cominciava a irritarsi, quando Evelyn lo raggiunse.

-Il dottore è pronto a riceverti-

E cercò di non ridere, ma non ci riuscì. Benji esasperato disse.

-Finalmente! Ma si può sapere perché tutti ridete così?-

Chiese, ma la ragazza per non farsi scoprire scappò via a gambe levate.

Benji a quella reazione rimase spiazzato.

 

Sono diventati tutti matti secondo me.

 

Arrivò davanti alla porta e bussò.

-Avanti-

Si sentì dire, c’era qualcosa di strano nella voce che aveva appena udito.

 

Mi sembra di aver già sentito questa voce.

 

Pensò, appena varco la soglia, ma non vide nessuno.

-La prego vada dietro il separé e si spogli-

Benji fece come gli fu chiesto ma continuò a chiedersi.

 

Questa voce l’ho già sentita, ma perché non mi viene in mente dove?

 

-Ha finito?-

Ma appena la sentí dinuovo ebbe uno strano effetto, infatti la sua erezione prese vita.

 

Cavolo e adesso?

 

Cercò di rilassarsi e di pensare a qualcosa che glielo facesse abbassare. Ci stava per riuscire, ma quando il dottore gli chiese.

-Allora è pronto o no?-

La sua erezione tornò più prepotente che mai.

Benji cominciò a sudare freddo.

 

Accidenti che cazzo ti prende adesso?

 

-Sì arrivo subito-

Disse Benji un po’ preoccupato.

-Ha bisogno di una mano?-

Gli chiese.

-No no, arrivo-

Disse quasi terrorizzato, ma il suo pene continuava a stare sull'attenti.

 

Vai giù, vai giù cazzo.

 

Ma da dietro il separé Benji notò che una figura si stava avvicinando.

 

E adesso?

 

Patty stava facendo molta fatica a non ridere, aveva usato la voce di quando fingeva di essere Pit, ma non capiva perché Benji ci mettesse così tanto ad uscire.

 

Ma che diavolo sta facendo? Perché non esce da lì?

 

Così decise di andare a vedere. Patty superò il separè è il ragazzo le dava le spalle, cominciò allora ad avvicinarsi molto lentamente ammirandolo. Ancora non credeva fosse suo..

 

-Vedo che è pronto-

Patty continuò a usare il suo tono alterato.

-Sì adesso arrivo-

Benji non aveva la forza di girarsi, Patty però continuava ad avanzare e il ragazzo lo percepí.

-La prego non si avvicini-

Benji lo supplicò quasi, ma la ragazza non lo ascoltò, allungo la mano e disse però usando la sua voce.

-Girati-

Benji finalmente riconoscendo la voce, si girò di scatto e gli venne un colpo appena la vide.

-PATTY-

Gridò per la sorpresa.

-Ma che ci fai qui? -

-Come cosa faccio? Lo stage-

Cominciò a ridere di gusto, vedendo ancora la faccia perplessa del marito.

-Non capisco, pensavo che il tuo stage si sarebbe svolto in Germania? -

-Sorpresa-

Riuscì a dire mentre ancora rideva a crepapelle

-Mi hai proprio fregato stavolta signorina-

E se la attirò a sé, abbracciandola.

-Non signorina, signora: sono una donna sposata signor Price-

Precisò.

-Deve essere un uomo molto fortunato suo marito-

Benji finalmente si unì alla moglie in un bacio appassionato.

Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto.

-Perché non uscivi?-

Disse con molta fatica Patty,

-Diciamo che il mio cervello non aveva capito chi eri ma…. -

E guardò verso il basso.

-Lui sì-

Patty spalancò gli occhi per la sorpresa e ricominciò a ridere.

-Allora lui si che è intelligente-

Anche Benji si unì alla sua risata.

-Sei pronto adesso? -

Gli chiese .

-Sarai tu a visitarmi? -

Stupito.

-Ma sì certo-

Disse Patty mentre si avviava a prendere lo stetoscopio.

Benji le andò dietro, ma poi un flash gli fece raggelare il sangue.

 

-Quindi sei stata tu a visitare tutti?-

Fece fatica a formulare quella frase, perché si accorse solo in quel momento che era solo in mutande.

-Ma certo-

Patty non capì il suo tono strano.

-Gli hai visitati tutti così?-

A Benji salì una forte gelosia.

-Benji tesoro, in quale altro mondo credi che si possa fare?-

Disse non capendo dove fosse il problema, ma poi capì.

-Sei geloso?-

-Sì, per la miseria-

Benji la prese un po’ male.

-Amore mio, lo sai che voglio diventare un medico sportivo, solo ora ti rendi conto che le visite di solito si svolgono così? -

Benji venne prese in fallo, fino a quel momento non ci aveva mai pensato.

Patty vide Benji molto preoccupato, così cercò di tirargli su il morale, si avvicinò al portiere e con un tono molto seducente gli disse.

-Ma solo con te farò la mia visita speciale-

E gli sfioro molto delicatamente gli addominali.

A Benji avvertì mille brividi lungo tutto il corpo.

-Ah sì? E in cosa consiste questa visita?-

Patty cominciò a scendere, con la mano verso la sua erezione.

-Lo scoprirai dopo-

E si allontanò, lasciando il povero ragazzo abbastanza deluso. Così cercò di attirarla a sé, tirandola per la mano.

-Dove scappi?-

E si imposseso delle sue labbra, Patty con molta fatica riuscì a divincolarsi.

-Tesoro devo lavorare-

Cercò di riprendersi.

-Anche io-

Benji lo disse con malizia baciandola dietro l'orecchio.

-Potremmo iniziare a provare a realizzare quel nostro progetto-

Continuò mentre con le mani cercava di sbottonarle la camicetta.

-Approposito di quel progetto-

Patty fece molta fatica a formulare quella frase,il marito sapeva perfettamente come farla andare su di giri.

-Hai cambiato idea? -

Benj si staccò un attimo e la guardò negli occhi non capendo il problema.

-No, e che diciamo che quel progetto è già stato, come dire, realizzato-

Benji si sentì venir meno.

-Dici davvero?-

-Sì-

Disse appoggiando la sua mano sul suo ventre.

-Sei incinta? Da quanto?-

-Circa  da un mese-

Lo informò.

-Ma….. -

Benji non riuscì a capire com'era possibile, ma poi si ricordò di quella volta che avevano fatto l’amore senza nessuna protezione. Patty gli aveva detto che avrebbe smesso la pillola, ma lui se ne era completamente dimenticato, ma da lì in poi erano sempre stati attenti.

-È stata quella volta?-

-Sì proprio quella-

-Ma è stata solo una volta-

Patty iniziò a ridere.

-Amore mio basta e avanza sai?-

E gli fece una piccola carezza sulla guancia.

Poi però al ragazzo gli venne un colpo quando si ricordò che lei quella mattina aveva giocato.

-E hai giocato comunque? -

Disse con una nota di rimproverò.

-Sta tranquillo, va tutto bene, Miriam mi ha detto che non c'era niente di male, se non facevo sforzi eccessivi-

Benji si rilassò, anche perché in quel momento si rese conto che Patty non aveva giocato come faceva di solito.

-Sei arrabbiato?-

Chiese Patty vedendo l’espressione strana del marito.

-No sciocchina, anzi sono felicissimo-

La prese fra le braccia e la fece roteare.

-Allora adesso possiamo fare questa visita? -  

-Solo se prima mi farai la visita speciale dottoressa Price-

Le fece l'occhiolino.

-Sei sempre il solito signor Price-

Benji l'attirò baciandola con molta foga.

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Capitolo 54
*** capitolo 54 ***


Capitolo 54

 

Qualche anno dopo

 

-Zia…… Zia-

Maria sentendo la voce del nipotino che la chiamava cominciò piano piano a risvegliarsi.

-Ciao piccolo! Che succede? -

Chiese la ragazza ancora molto assonnata.

-Volevo chiederti una cosa?-

Il bambino disse timidamente e anche un po’ dispiaciuto per aver svegliato la sua zia preferita.

-Dimmi-

Maria lo incoraggiò facendogli una dolce carezza sul viso.

-Perché tieni sempre quel pallone sulla pancia?-

Maria a quella domanda, non riuscì a trattenere una risata, attirò a sé il bambino e lo fece sdraiare di fianco a lei.

-Tesoro di zia, non è un pallone-

Disse dolcemente poi cercò di spiegargli.

-Qui dentro c’è il tuo cuginetto o cuginetta-

Ma il bambino non riusciva ancora a capire, aveva solo tre anni.

-E come ha fatto a entrare lì?-

Le chiese ancora molto smarrito.

-Piccolo mio, è difficile da spiegare-

Maria non sapeva come dirglielo con parole semplici.

-Vedi quando due persone si vogliono molto bene esprimono un desiderio e una fatina magica con la sua bacchetta, mette dentro la donna un magico semino, e questo semino piano piano cresce dentro la pancia diventando un bambino-

Maria sperò che quella spiegazione lo convincesse, ma il bambino non era ancora tanto convinto e infatti chiese.

-Ma come farà a uscire da lì?-

Maria era sempre più in difficoltà, chiedendosi.

 

Pensavo che queste cose fossero i genitori a spiegarle ai figli, e adesso che gli dico?

 

Poi però le venne in mente una cosa per dirglielo senza farlo turbare.

-Sono i dottori che sanno come fare-

-Quindi la mia mamma sa come fanno?-

Disse entusiasta.

-Sì la tua mamma lo sa, perché dopo non chiedi a lei?-

Maria fu sollevata al pensiero che non doveva essere più lei a spiegare, ma che adesso aveva passato la palla alla sua amica.

Il bambino stava per andare a chiederglielo quando Maria, fece un verso molto strano catturando l'attenzione del bambino.

-Zia?-

Ma Maria in quel momento non riuscì a rispondere.

-Zia?-

Il bambino riprovò di nuovo.

-Tesoro potresti andare a chiamare qualcuno per me-

Riuscì a dire faticosamente.

Fece come gli fu chiesto.

 

-Ciao Titty-

Karl salutò mentre entrava nella cucina della cugina.

-Karl, ciao-

Patty lo salutò, dandogli un sonoro bacio sulla guancia.

-Maria?-

Chiese, vedendo che la moglie non era lì con lei.

-È andata a riposare un po’ -

Lo informò.

-Tutto bene?-

Chiese preoccupato, da quando aveva saputo che era incinta non faceva altro che preoccuparsi.

-Sì tranquillo, l’ho vista un po’ stanca, così le ho suggerito di andare a riposarsi-

Patty cercò di rassicurarlo.

-Non vedo l’ora che nasca-

Karl non riusciva più a sopportare quell’attesa.

-Lo sai che i bambini arrivano quando lo decidono loro-

Patty rise vedendo l’espressione del cugino.

-Lo so, ma ci sta mettendo troppo-

Disse quasi alterato.

-Chi ci sta mettendo troppo?-

Chiese Benji entrando proprio in quel momento.

-Il bambino-

Lo informò Patty dandogli un bacio sulle labbra.

-Dai amico, vedrai a giorni nascerà-

Cercò di tirargli su il morale.

-È facile per te, non sono mai stato così tanto preoccupato come in questo periodo, più si avvicina il momento più sono teso, ogni volta che Maria fa una faccia strana mi viene il panico penso che le contrazioni siano partite e divento isterico-

Spiegò Karl.

-Ti capisco amico, anche io  quando questa qui….-

E indicò la moglie. Patty però sentendosi chiamare, questa qui, rimproverò il marito.

-Ehi….. -

-Scusa….. Anche io quando questa meraviglia-

Benji dopo essersi corretto, guardò in direzione della moglie per vedere se il nuovo appellativo andasse bene, proseguì.

-Era incinta ero nel panico-

-Sì è vero…. -

Patty cominciò a ridere a crepapelle al ricordo di quello che era successo alla festa per la vittoria dei mondiali maschili.

-Vi ricordate quella volta alla festa che ci hnno organizzato Evelyn e tua madre cos'è successo?-

Si stava sbellicando dalle risate.

-Parli della festa dopo i mondiali?-

Chiese Karl.

-Sì proprio quella-

Ma Patty non riusciva quasi a parlare per il troppo ridere.

-Vi ricordate che era successo il finimondo-

-Già-

Però il portiere rabbrividì ancora  al ricordo.

-Quello stupido di Bruce ha fatto un casino a causa della sua gelosia, prendendosela con te-

A Benji prudevano ancora le mani.

-Dai non l’ha fatto apposta-

Cercò di giustificarlo.

-In effetti è stata una mia idea, almeno così finalmente Evelyn aveva ottenuto una vera e propria dichiarazione d’amore-

Fece una linguaccia al marito.

-Sì, ma quando quello stupido cercando di colpire il povero Holly ti è cascato addosso, non sai che paura mi ha fatto prendere-

Benji strinse a sé la moglie.

-Dai è andato tutto bene o no?-

A Entrambi comparve un sorriso radioso al pensiero del loro piccolo Adam.

-Approposito dov'è il piccolo campione?-

Chiese Karl chiedendosi dove fosse il piccolo uragano.

-Sarà in camera sua, gli ho detto di fare il bravo mentre riposava la zia-

Patty lo informò mentre tornò a preparare la cena, quella sera sarebbero venuti tutti per festeggiare la vigilia di Natale in casa Price.

-Chissà per quale squadra giocherà?-

Karl chiese a Benji.

-Per il Giappone è ovvio, in fondo è pur sempre Giapponese-

-Ne sei sicuro?-

Lo guardò con aria di sfida, Benji non poté fare a meno di notarlo.

-Cosa intendi?-

-Ho fatto una piccola chiacchierata con quel campione l'altro giorno….. -

-E?-

Chiese curioso Benji.

-Ha detto che giocherà solo per la nazionale Tedesca-

Karl disse divertito.

-No, giocherà solo per quella Giapponese-

Rispose irritato disse al suo capitano.

-Ti ricordo che siamo noi i campioni del mondo-

Continuò Benji.

-Ancora per poco-

Karl lanciò una sfida personale contro il portiere e l'aria si fece sempre più tesa, finché Patty esasperata non disse.

-La volete piantare voi due, mancano ancora mesi ai mondiali, e anni prima che mio figlio possa parteciparvi, quindi smettetela immediatamente-

-Ora se non vi dispiace, mi potreste aiutare?-

Finì di rimproverargli imprecando a bassa voce.

Arrivò il figlio molto agitato.

-Mamma mamma-

Patty andò incontro  al figlio non capendo.

-Che succede piccolo mio? -

-La zia…… -

-Cosa è successo? -

Chiese Karl preoccupato.

-Fa dei rumori strani e poi…… -

Ma il piccolo si bloccò diventando tutto rosso.

-Cosa piccolo mio?-

Patty incoraggiò il figlio, prendendolo in braccio.

-Sì è fatta la pipí adosso-

Disse tutto d’un fiato. Karl sbiancò, capendo che era arrivato il momento. Ma fu Patty a prendere la situazione in mano, consegnò  al marito il bambino e cominciò a impartire gli ordini.

-Benji chiama tutti-

Poi si rivolse al cugino.

-Karl è ora, andiamo-

I due andarono a prendere Maria per portarla in ospedale..

-Papà?-

Il bambino richiamò la sua attenzione.

-Cosa c’è?-

Chiese amorevolmente Benji.

-Non ho capito cosa succede-

Il bambino disse un po’ confuso.

-Sta per nascere il cuginetto-

Gli spiegò Benji dando un bacio sulla guancia del figlio.

-Papà?-

-Dimmi-

-Tu sai come vengono fuori i bambini dalla pancia?-

Chiese poi mettendo Benji in seria difficoltà

 

E adesso che gli dico?

 

-La zia ha detto che solo i dottori lo sanno-

Lo informò il bambino.

 

E brava Maria…..

 

Pensò Benji, ma i suoi pensieri furono interrotti da un’altra domanda del figlio.

 

-Anche tu e la mamma avete espresso il desiderio di avermi?-

Benji non capì bene a cosa si stesse riferendo, ma la risposta era comunque molto facile da dare.

-Certo tesoro-

E gli scompigliò i capelli facendolo ridere.

-Sarà meglio avvisare tutti per il cambio di programma, che ne dici campione, mi dai una mano?-

Il bambino acconsentì e corse a prendere il cellulare e fece partire la prima chiamata.

 

La corsa verso l’ospedale non fu lunga.

Karl per l’agitazione aveva superato tutti i limiti di velocità, sentire la moglie urlare dal dolore, lo preoccupava da morire.

Quando arrivarono la dottoressa di turno, dopo aver visitato la ragazza, disse che erano arrivati appena in tempo.

Maria era già dilatata di 8 centimetri, mancava poco e avrebbe dato alla luce il bambino.

Karl prese coraggio e cercò in tutti i modi di assistere al meglio la moglie.

Arrivò il momento tanto atteso, in poche spinte la ragazza partorì un bellissimo maschietto.

La dottoressa ,appena possibile mise in braccio alla neo mamma il suo pargoletto.

Ancora stravolta da quello che era successo, strinse a se il nuovo arrivato non riuscendo a credere che quella piccola creaturina, ora fosse lì con lei.

Ma in quel momento non riuscì a esprimere le sensazioni che stava provando.

Era stanca, confusa, impaurita, felice e svuotata allo stesso modo, non riuscì  neppure a versare una lacrima o fare un minimo cenno di sorriso.

Si limitò ad osservare quella piccolissima cosetta che aveva fra le mani.

Karl invece fece molta fatica a trattenere le lacrime, pensando.

 

È mio figlio, questo piccolino è mio figlio.

 

Tutto lo staff che si era occupato per la nascita del bambino, lasciò la stanza dando così la giusta privacy ai neo genitori.

 

-Sei stata bravissima amore mio-

Disse orgoglioso dando un tenerissimo bacio sulla testa della moglie, che continuava, come ipnotizzata a guardare il suo bambino senza riuscire a parlare.

 

Patty era in sala d’attesa più ansiosa che mai, non vedeva l’ora di sapere fosse andato tutto bene.

Venne stata raggiunta da tutta la sua famiglia.

Il primo fu suo zio Alexander con Selene e la piccola Mary, poi anche Freddy e sua zia Grace.

In poco tempo tutti erano riuniti in quella sala ad attendere con trepidazione la lieta notizia.

Anche Benji con il piccolo Adam erano finalmente giunti in ospedale.

-MAMMA-

Patty lo abbracciò e gli diede mille baci.

-Mamma dai smettila-

Il bambino cercò di divincolarsi da quelle effusioni.

-Non ci riesco-

E riprese a torturarlo di baci, quando Benji si avvicinò e disse.

-A me niente?-

Patty lasciò il piccolo e diede al marito un bacio sulle labbra.

-Tutto qui?-

Benji disse un po’ deluso, Patty allora per consolarlo si avvicinò all'orecchio del marito e sottovoce in modo che solo lui potesse sentire gli disse.

-Dopo a casa ti bacerò ovunque-

Si eccitò all'istante.

-Ci conto…. -

Patty ne era divertita.

Ma furono interrotti dall'arrivo di Karl, che fu  tempestato di domande.

-È un maschietto-

Riuscì solo a dire, ancora estremamente emozionato.

Tutti gridarono dalla gioia per la bella notizia, stringendo la mano al neo papà.

Karl e Maria avevano deciso di volere la sorpresa del sesso del nascituro.

Karl però aveva una richiesta da fare a Patty, così le andò vicino e le chiese sottovoce.

-Maria mi ha chiesto se puoi andare da lei-

-Tutto bene?-

Chiese un po’ preoccupata.

Karl non sapeva cosa rispondere e Patty senza chiedere altro raggiunse l’amica.

 

Maria intanto fu trasferita in una camera privata.

La ragazza era sdraiata a letto e non riusciva che pensare.

 

Perché non provo niente? …… Perché mi sento così vuota? Perché non sento quella felicità che immaginavo……?

 

Maria era distrutta avrebbe tanto voluto piangere o ridere, sentire una qualsiasi emozione. Cominciò a pensare che era una madre orribile, non sentiva niente per suo figlio.

Durante la gravidanza aveva visto tanti film sulla nascita dei bambini  e tutte sembravano così felici.

Lei si sentiva un mostro.

Ma i suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Patty.

-Maria stai bene ?-

Chiese mentre si avvicinò al letto dell'amica.

Ma la ragazza non sapeva cosa rispondere, si vergognava troppo, non era riuscita a dirlo nemmeno a Karl per paura del suo giudizio

Patty vedendo lo sguardo perso dell'amica le chiese di nuovo.

-Che succede?-

E si sedette accanto a lei.

Maria prese coraggio e finalmente le disse.

-Patty, mi sento un mostro-

Patty sentendo quelle parole cercò di indagare,  dolcemente le chiese.

-Perché ?-

-So che mi reputerai una persona orribile quando te lo dirò, ma non so a chi altro dirlo-

Fece un respiro profondo e le confessò.

-Non sento niente, niente capisci? Credevo che sarei stata felice ed entusiasta, che avrei pianto dalla gioia, invece niente…. -

Disse disperata.

Patty le fece un sorriso dolcissimo, intuì che non era stato facile per lei confessarsi.

-Maria ascolta, il parto è un momento strano per le donne e non tutte, reagiscono alla stessa maniera. C’è chi è subito felice, c’è chi inizia a piangere, ma c’è anche chi come te non riesce a provare niente-

Maria la guardò sbalordita, la lasciò continuare.

-Anche io per un momento mi sono sentita come te, alla nascita di Adam-

-Davvero?-

Chiese incredula, ricordava di aver visto sempre una luce particolare in Patty quando guardava il figlio.

-Sì, quando mi diedero in braccio il mio piccolino, ricordo di essermi sentita vuota-

Maria ancora non riusciva a crederci, perché era proprio quello che aveva provato lei.

-In seguito le emozioni mi travolsero come un fiume in piena, passavo dalla felicità alla tristezza assoluta, poi mi avevo mille paranoie e infine cominciai a piangere senza nessun motivo-

Patty al ricordo di quel giorno non poté far a meno di sorridere, perché aveva esasperato il povero Benji.

-Mi sembra incredibile, non mi sono accorta di niente-

Disse Maria ancora incredula.

-Miriam mi ha detto che è normale, durante il travaglio impegniamo tutte le nostre energie e forze per dare alla luce il nostro bambino e quando finisce tutto, siamo talmente esauste che i nostri sentimenti, sono come spenti.-

Maria si sentì rincuorare, avrebbe tanto voluto piangere in quel momento, ma non ci riuscì.

-Quindi non ti preoccupare è normale-

Disse, sperando che le sue parole l'avessero aiutata in qualche modo.

Ma proprio in quel momento un'infermiera riportò in camera il bambino, lavato, pulito e vestito con una bella tutina con sopra una bella mucca tutta rossa, che beve il latte dal biberon.

-È permesso? Qui qualcuno a fame-

Disse la signora con molto entusiasmo.

Patty vedendo il bambino non riuscì a trattenersi e andò subito a vedere il nuovo arrivato.

-Maria è bellissimo-

Maria  invidiò il suo entusiasmo.

-È pronta per allattarlo?-

Chiese dolcemente l'infermiera, mentre consegnava nelle mani della mamma, il piccolo.

Maria anche se ancora titubante riuscì a dire sì con la testa, prendendo  quel piccolo fagotto e cercando di scoprire anche il seno.

-Bene, deve metter…… -

Ma l'infermiera non riuscì nemmeno a finire la frase, che il piccolino aveva già preso in bocca il capezzolo, succhiando avidamente.

-Ok, vedo che il piccolino è già un esperto-

Così dicendo uscì dalla stanza lasciando la mamma a godere di quel primo contatto.

Maria non riusciva ancora a come fosse stato facile, per suo figlio capire cosa dovesse fare e senza nemmeno accorgersene, piccole lacrime le cominciarono a scendere sul suo viso.

Patty vedendo l’amica, finalmente riprendere possesso delle sue emozioni decise di andarsene, perchè lo reputava magico e andava vissuto da sola.

 

-Ciao piccolo mio. Sei il mio piccolino, sai? Potrai sempre contare su di me, te lo prometto Angelo mio, la tua mamma ti vuole un mondo di bene-

Maria disse quelle parole piene d'amore, mentre osservava il suo piccolino mangiare dal suo seno.

Karl molto piano, entrò nella stanza, cercando di fare il meno rumore possibile.

 

Patty mi ha detto che non devo perdermi questo momento.

 

Appena li vide, rimase come ipnotizzato, rendendosi conto solo in quel momento che le due persone più importanti della sua vita erano lì, davanti a lui e in quel preciso momento promise che li avrebbe protetti in tutti i modi possibili..

Karl andò incontro a Maria,  appena si accorse dell'arrivo del marito, disse felice.

-Karl, guarda, sta mangiando da me-

Maria non riusciva a smettere di piangere né di sorridere allo stesso momento, Karl si sedette accanto a lei e insieme guardarono quel piccolo mentre mangiava beatamente.

-Sei stupenda amore mio, come lo chiamiamo questo piccolino?-

-Che ne dici di Angel-

Karl dopo averci pensato disse.

-È perfetto-

Poi si rivolse al piccolo.

-Che dici piccoletto, ti piace Angel?-

E il bambino come se avesse capito le sue parole, si staccò dal seno e fece ad entrambi un bellissimo sorriso, con al seguito uno grosso sbadiglio chiudendo gli occhietti.

-Mi sa che gli piace-

 

La vigilia passò rapidamente, la cena in famiglia alla fine si svolse nel bar dell’ospedale con panini e tramezzini, ma a nessuno importò.

Erano tutti felici per l’arrivo del bambino.

I neo nonni erano molto emozionati.

Alexander e Grace dopo varie divergenze iniziali, durante il divorzio, erano riusciti ad appianare le loro schermaglie. Grazie anche a Karl e ai loro rispettivi compagni, non era stato facile, ma alla fine per il bene di tutti avevano stabilito una specie di tregua.

Quando videro il loro nipotino si abbracciarono, lasciando tutti di stucco.

Patty dopo aver messo a letto il suo piccolo Adam, raggiunse il marito che era già sotto le coperte aspettando la moglie.

-Sei già a letto?-

Chiese stupita Patty.

-Sto aspettando quello che mi avevi promesso all’ospedale-

Disse con malizia e si scoprì dal grosso piumone che lo avvolgeva, facendo così vedere alla moglie che era già tutto nudo e pronto per lei.

-Non perdi tempo vedo-

E rise, mentre si avvicinava al letto molto lentamente, ammirando in tutto il suo splendore il marito.

Benji era impaziente,, anche perché cominciava ad avere freddo, appena riuscì a essere abbastanza vicina, la tirò e la trascinò su di lui, impossessandosi delle sue labbra, mentre con le mani cercava di spogliarla più velocemente possibile.

Patty nonostante fossero anni ormai che stavano insieme, ma ancora si sorprendeva dell’effetto  faceva Benji al suo corpo.

Riusciva a farla eccitare come la prima volta e sperava nel suo cuore, fosse sempre così.

Ma ogni tanto il dubbio che per Benji non fosse la stessa cosa, la tormenatva, così dopo essere riuscita  a staccarsi da lui, gli chiese timidamente.

-Mi vuoi ancora come una volta?-

Benji si sorprese per quella domanda così inaspettata.

-Ma certo sciocchina-

La rimproverò dolcemente.

-Non si vede?-

E la strinse in modo che potesse sentire la sua eccitazione.

-Ma perché me lo chiedi?-

Benji non capì perché le venissero in mente quelle assurdità.

Ma Patty non sapeva come spiegarlo esattamente.

-Forse perché sono così felice che ho paura che tutto questo possa finire-

Benji le accarezzò il viso dolcemente e le diede un piccolo bacio sulle labbra.

-Anch'io sono felice, e non ho alcuna intenzione di lasciarti, ok? Mi avrai tra le scatole per sempre-

Patty si commosse alle parole di Benji, sapeva sempre come tranquillizzarla.

Il marito ricominciò a spogliarla e a baciare ogni piccolo pezzettino di pelle che aveva a disposizione.

Patty era ormai in preda ha un incontenibile desiderio, ma voleva ancora dirgli una cosa prima.

-Benji aspetta-

Il marito continuando a baciarla dietro l’orecchio disse.

-Perché? -

-Voglio darti adesso il mio regalo-

Disse quasi urlando dal piacere.

-Non può aspettare?-

Disse quasi spazientito.

-No, voglio dartelo ora, ti prego-

E lo guardò con due occhi supplichevoli, Benji non riusciva proprio a resisterle quando faceva quell’espressione, era il suo punto debole e lei lo sapeva, così con mala voglia si staccò da lei e disse.

-Va bene-

Patty mezza nuda, andò verso il  comò, aprì il cassetto e tirò fuori una busta, raggiunse il marito e gliela consegnò in mano.

-Aprila-

Lo incoraggiò. Benji ancora un po’ sorpreso aprì la busta e tirò fuori il contenuto e rimase completamente senza parole.

Nella busta c’era una piccola foto in bianco e nero, dove c’era scritto “Ciao papà, sto arrivando anch'io”

-Sei incinta? -

Benji non riuscì a dirlo senza balbettare.

-Sì, Miriam mi ha detto che dovrebbe nascere in Agosto-

Patty gli riferì, ma vide nel marito una strana espressione e gli chiese un po’ preoccupata.

-Sei arrabbiato?-

Benji dopo lo shock iniziale, attirò a sé la moglie e inizio a tempestarla di baci e fra un bacio e l’altro riuscì a dire.

-Arrabbiato? Credo di essere l’uomo più felice di questa terra. Ti amo-

Patty era al settimo cielo.

-Ti amo anche io; sempre-

E lo guardò con occhi pieni di amore.

-E per sempre-

Benji finì per lei e aggiunse.

-Spero solo che questa volta si una bella femminuccia, come la mamma-



 

Note dell’autrice.

Siamo finalmente giunti alla fine di questa mia storia…… Quando ho cominciato, non pensavo che ci avrei messo così tanto tempo e soprattutto, non pensavo che avrei scritto così tanti capitoli……😅😅😅😅😅😅

Prima di tutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto, commentato e criticato questa storia, veramente grazie di cuore e spero anche che almeno un pochino vi sia piaciuta. 😁😁😁😁😁

Ma devo assolutamente ringraziare Fanfanella, che grazie al suo aiuto sono riuscita a concluderla, perché mi ha incoraggiato e sostenuto……. Grazie Grazie Grazie 😘😘😘😘😘

Infine quest'ultimo capitolo è molto personale…… Non so se tutte le donne quando danno alla luce il proprio bambino si sentano così……. Ma è quello che ho provato io in quel momento…..🤗🤗🤗🤗🤗

Grazie ancora…….. A tutti….. Vi mando a tutti un caloroso bacio….. E….. Abbraccio….. 😘😘😘😘

 

 

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