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Autore: Ania83e    09/02/2018    1 recensioni
Questa storia racconta di una ragazza di come un giorno la sua vita cambiò, in un attimo, tutto diverso, città nazione, amici famigliari nulla sarebbe stato più lo stesso, solo l’amore dell’unica cosa che si portava dietro con se da tutta una vita, ed era l’amore per quello sport che nella sua terra natia era un tabù per le ragazze, il suo amore per il calcio.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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UNA NUOVA VITA

 

CAPITOLO 1


Questa storia racconta di una ragazza di come un giorno la sua vita cambiò, in un attimo, tutto diverso, città nazione, amici famigliari nulla sarebbe stato più lo stesso, solo l’amore dell’unica cosa che si portava dietro con se da tutta una vita, ed era l’amore per quello sport che nella sua terra natia era un tabù per le ragazze, il suo amore per il calcio.
L’unica costanza nella sua vita, che non l’avrebbe mai abbandonata non l’avrebbe mai fatta soffrire, perché nella sua breve vita ha dovuto già soffrire tanto, si l’amore per questo sport sarebbe sempre rimasto con lei.
Questo viaggio mi sta portando in una direzione in una nuova vita, ormai non c’era più niente che mi lega a quella terra natia, dove sono nata e cresciuta, niente, tutti i legami erano morti: prima la morte di mio padre otto anni fa, la mia guida, poi la morte di mia madre, la mia forza, e poi anche gli unici due ragazzi di cui mi ero innamorata anche loro se ne sono andati per inseguire i loro sogni, adesso chi mi rimaneva? Uno zio tedesco che non vedevo da ormai da anni che non mi ricordo nemmeno che aspetto avesse: marito della sorella gemella di mia madre, che anche lei era morta anni a dietro, e lui che si rifiutava di venire a trovarci perché vedere mia madre le ricordava la moglie defunta, così da tagliare tutti i ponti con noi.
Ma per uno strano scherzo del destino, sono stata affidata proprio a lui, l’unico parente, si io Giapponese puro sangue e lui tedesco doc, parenti? ma per il Giappone il vincolo matrimoniale che unisce le famiglie non si spezza nemmeno dopo la morte, ed essendo l’unico, ora sto volando in un continente estraneo, di usi e costumi, niente di ciò che conosco o che ho imparato niente sarà come prima, la lingua non è un problema, infatti mia zia quando era ancora con noi, veniva spesso a trovarci, e me la insegnò, mi ricordo ancora che diceva che sapere le lingue mi avrebbe aperto molte strade, infatti conosco tre lingue, e ne sto studiando una quarta: Giapponese, Tedesco, Inglese, e ora spero di imparare al più presto il Francese. Ho paura, si sono terrorizzata, spero solo di farcela, di ambientarmi, di trovare dei amici, perché quelli che ho lasciato li porterò sempre nel cuore, e chi sa se li rivedrò mai, ma la vita va avanti, si va avanti, sono orfana, i miei genitori mi mancano mi mancano da morire. La vita che facevo mi mancherà, anche se ogni tanto mi faceva soffrire. Le mie abitudini, il svegliarsi presto per andare a correre, con il mio pallone, per non farsi vedere da nessuno, andare a scuola, essere la prima manager della squadra di calcio, e quando tutti andavano via, allenarmi io, in solitudine, camuffandomi, per non essere riconosciuta da nessuno, tornare a casa a fare i compiti, si tutto questo mi sarebbe mancato. E adesso riuscirò mai a giocare ancora, non conosco niente e nessuno, non so nemmeno dove vivrò, ci sarà un campo vicino? Amburgo, che scherzo, di cattivo gusto, proprio lì dovevo andare a finire, proprio in quella città, dove abitava lui, quello che mi ha detto che ero patetica e non voleva più vedermi in tutta la sua vita, mi viene quasi da ridere era passato già un anno, e lui non e più tornato, chi sa perché, chi sa cosa gli ho fatto? Ma non mi interessa nemmeno più, per colpa sua ho sofferto, ho sofferto tanto, più di quando il mio primo amore era partito per il Brasile, si perché quando mi ha detto quelle parole, erano peggio di mille coltelli nel cuore, che solo grazie al calcio sono riuscita a riprendermi, e un giorno lo sfiderò, e lo umigliero, il grande S.G.G.K. battuto da una ragazza, si lo farò, così capirà quello che ho provato, e il destino e dalla mia parte dato che mi sta portando proprio nella città dove vive. Mi metterei quasi a ridere, se non fosse che l’amore che provo ancora per lui sia così intenso. Un anno, quanto ci vuole per soffocare questo sentimento? Ci ho messo così poco ad innamorarmi di lui, si è vero quando eravamo bambini, litigavamo, lui capitano della San Francis la scuola più prestigiosa della città, mentre io ero solo la tifosa della Newppy, anche se avrei preferito di gran lunga essere la giocatrice, ma dovetti accontentarmi, veniva al campo comunale a impedirci di allenarci, loro avevano un campo tutto per loro nella loro scuola, e dovevano venire a rompere le scatole a noi, che potevamo usare solo quello, era un arrogante presuntuoso ed egocentrico, cioè non è che da grande sia migliorato tanto, ma quel giorno, quel giorno sul fiume ho intravisto una persona completamente diversa, una persona sensibile gentile e altruista, e credo che in quel momento ho cominciato ad innamorarmi di lui, Holly era appena partito per il Brasile, e tutti hanno creduto che soffrissi, si insomma mi ero presa una bella cotta, ma lui mi aveva chiesto di aspettarlo, quindi non era la sua mancanza a farmi soffrire, ma la consapevolezza che il suo sogno si stava realizzando, mentre il mio non stava arrivando da nessuna parte, e forse mai si sarebbe realizzato. Mi ritrovai lungo quel fiume a pensare se valesse la pena continuare, o di lasciare tutto, ma lui si sedette li vicino, non disse niente all’inizio, poi come se mi avesse letto nei pensieri, “devi credere nei tuoi sogni”, lo so che sicuramente si riferiva ad Holly, ma quelle parole riuscirono a darmi la forza per andare avanti. Per tanti mesi poi Benji e io ci vedevamo lungo quel fiume a parlare, ci vedevamo agli allenamenti, e il mister mi aveva chiesto di seguirlo nella preparazione dato che aveva subito un lieve infortunio, al polso, ed era tornato in Giappone per ristabilirsi, e siccome avevo seguito un corso di massaggi shiatsu, per poter stare più vicino ad Holly, all’inizio, poi però il mister ne approfitto per l’intera squadra, dato che mi dicevano che avevo le mani d’oro, rimanemmo molto tempo insieme, e scopri che era facile parlare con lui, non parlava solo di calcio, aveva tantissimi altri interessi, e scopri anche che dopo il liceo, avrebbe seguito un corso di laurea di economia, “non si può vivere solo di calcio tutta la vita, e poi prima o poi l’azienda di famiglia passerà a me”, parlammo molto e io mi innamorai di lui, era stato così facile, e un giorno come se niente fosse “sai sei patetica, e io non ti voglio vedere mai più”. Cavolo devo smetterla, di pensarci, mi viene ancora da piangere, ma quando passerà questo dolore, e pensare che per lui, ho scritto ad Holly, che io non potevo aspettarlo, perché mi ero innamorata di un altro, non li scrissi chi era, e poi lui non mi ha mai risposto, non mi pento di questo, anzi ne ero quasi sollevata, invece per lui, no questo dolore non se ne va. Adesso sono qui su questo aereo, che mi sta portando verso una nuova vita, io con il mio sogno di poter finalmente giocare a calcio senza dovermi più nascondere, e di poter trovare finalmente qualcuno da amare, e che mi ami, non voglio più soffrire. Papà, tu eri l’unico a credere nel mio sogno, sei stato tu a insegnarmi questo sport ed ad amarlo, mi hai sempre incoraggiato, e mi hai detto che prima o poi avrei giocato in una squadra importante, e io ci credevo, ci credo ancora, e quando inizia le elementari, euforica per poter andare a giocare in una squadra, mi hanno riso in faccia quando mi ero presentata alle selezioni, deridendomi perché una ragazza non giocava, massimo poteva lavare le loro divise, mi ricordo la rabbia che provai e la delusione, ma mio padre mi disse che anche se non potevo allenarmi, di stare li vicino e di ascoltare l’allenatore, perché anche osservando si poteva imparare molto, e poi lui mi allenava in segreto nel giardino di casa. Mia madre invece, non era contenta di questa mia scelta, ogni tanto me lo diceva, ma non ha mai cercato di impedirmelo, poi quando mio padre e morto, a tentato di farmi smettere, ma ormai era una parte di me, era come se lui fosse ancora qui con me, allora dovetti nascondermi anche da lei, era dura, ma nessuno mi avrebbe fatto smettere, anche se non capivo il perché le desse così fastidio, anche quando decisi di diventare la prima manager della squadra non era felice, ma almeno a questo non si era intromessa, così seguivo gli allenamenti, e cercavo di apprendere il più possibile, così potevo utilizzare il campo quando gli altri avevano finito, ed erano andati via, con la scusa che avevo ancora da ultimare le ultime cose, ammetto che era dura, tornavo a casa distrutta, e c’erano anche i compiti e lo studio, ma per fortuna mia madre vedendo che ero un’alunna modello non disse niente. Anche se non era facile vivere con lei, per via della sua depressione, mi manca, era la mia famiglia, e ora invece sono sola, sono solo io Patricia Gatsby.




 

CIAO A TUTTI SPERO CHE QUESTA STORIA CHE HO DECISO DI PUBBLICARE SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.  PREMESSA NON SONO UNA BRAVA SCRITTRICE, MA HO VOLUTO CONDIVIDERE CON VOI QUESTO RACCONTO. SPERO DI RIUSCIRE DI AGGIORNARE TUTTE LE SETTIMANE. SE AVETE VOGLIA LASCIATE UN COMMENTO POSITIVO O NEGATIVO. GRAZIE
 

   
 
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