I 42 petali dell'eliotropo di Rhymesketcher (/viewuser.php?uid=1092649)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Costellazioni ***
Capitolo 2: *** Annegare ***
Capitolo 3: *** Il rosso e il blu ***
Capitolo 4: *** Circuiti ***
Capitolo 5: *** Ho capito chi tu fossi ***
Capitolo 6: *** Il sapore dell'acqua ***
Capitolo 7: *** Insostenibile essenzialità ***
Capitolo 8: *** Colori ***
Capitolo 9: *** Tela celeste ***
Capitolo 10: *** Sussulto ***
Capitolo 11: *** Iperuranio ***
Capitolo 12: *** Attico ***
Capitolo 13: *** Penombra ***
Capitolo 14: *** Collisione planetaria ***
Capitolo 15: *** Bufera ***
Capitolo 16: *** Ad ogni goccia di secondo ***
Capitolo 17: *** Superbia ***
Capitolo 18: *** Il pittore di girasoli ***
Capitolo 19: *** Nell'occhio del ciclone ***
Capitolo 20: *** Valle dei ricordi ***
Capitolo 21: *** Bestia ***
Capitolo 22: *** Lucifero ***
Capitolo 23: *** Icaro ***
Capitolo 24: *** Apnea ***
Capitolo 25: *** Sonetto dissonante ***
Capitolo 26: *** Just one more drop ***
Capitolo 27: *** L'aurora dopo la tempesta ***
Capitolo 28: *** Scritte dal carcere ***
Capitolo 29: *** La prima volta ***
Capitolo 30: *** Sognai di vivere ***
Capitolo 31: *** La foglia che non si consumó ***
Capitolo 32: *** Mentre la notte muore ***
Capitolo 33: *** Bookeh effect in slow motion ***
Capitolo 34: *** Bianco latte ***
Capitolo 35: *** Il concerto della città ***
Capitolo 36: *** Stendhal ***
Capitolo 37: *** Sumi-e ***
Capitolo 38: *** Candele ***
Capitolo 39: *** L'incantesimo della scintilla ***
Capitolo 40: *** Peter Pan ***
Capitolo 41: *** Nuvole di carta ***
Capitolo 42: *** Il quarantaduesimo cielo ***
Capitolo 1 *** Costellazioni ***
COSTELLAZIONI
Le pupille in asse con l’astro
lega loro l’aureo laccio,
Illumina l’iride di ghiaccio,
si fanno costellazione nel bluastro.
E delle fronde il verde
cerca del cuor la fiamma,
terra d’arte il petto infiamma,
il fuoco per le foglie arde.
La fiamma incontra l’erba
e il leone con la vergine,
donano forza alla fatata carta;
la carta di lei brucia superba:
fa sì che siano cenere le pagine
del libro che loro storia scorta...
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Capitolo 2 *** Annegare ***
ANNEGARE
Voglio dimenticarmi
del suono
delle onde del mare
così avró almeno una scusa
per poterci annegare.
Vogllio dimenticarmi
del suono
delle corde della chitarra
così avró almeno una scusa
per imparare a suonare.
Voglio dimenticarmi
del tuo viso ogni giorno,
così avrò almeno una scusa
per poterti più a lungo guardare.
Voglio dimenticarmi
del suono
della tua voce
così avrò almeno una scusa
per sentirti cantare.
Voglio dimenticarmi
di te
di noi
di tutto questo
così avrò almeno una scusa
per poter morire
Per poter rinascere
e potermi ricordare
di tutto questo
di noi
di te.
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Capitolo 3 *** Il rosso e il blu ***
IL ROSSO E IL BLU
E pensai che solitamente
a me servono
l’arancio, il rosso e l’oro
per sentir più caldo;
ignea tempera
di Marte, Giove e Saturno
che dona calore
a me, figlia di girasole.
Ma mai avrei pensato
che l’elettrico del blu
mi avesse riscaldato.
Ma calore diverso sei tu,
tepore differente,
che giunge dritto alla mente
e all’anima dolorante.
Del resto,
pensai che la fiamma che brucia più forte
ha il colore di frammenti
di lacrime
scritte con inchiosto blu.
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Capitolo 4 *** Circuiti ***
CIRCUITI
Hai sempre le mani fredde.
Sembrerebbero ghiaccio,
ma sul mio viso
sono dolci come neve,
eppure riscaldano,
eppure sudano,
quando le accolgo nelle mie
o dolcemente danzano
sul mio corpo.
Hai sempre le mani fredde
ma ribolli di vita,
tutto di te necessità un verso,
o una poesia,
se mi è concesso.
È che voglio slegare
gli algoritmi del tuo essere
se non con abbracci
con caldi versi,
giacché non sei fatto
per essere infestato
da circuiti sparsi,
ma per essere abitato
da versi che non sciolgano
al contatto col tuo petto,
ma da pura poesia
che sciolga te lo stesso,
se me lo permetti
e mi è concesso.
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Capitolo 5 *** Ho capito chi tu fossi ***
HO CAPITO CHI TU FOSSI
Ho capito chi tu fossi
quando le tue dita sfiorarono dapprima
la mia anima,
cercando di arginarne le ferite.
Ho capito chi tu fossi
quando i tuoi occhi frugarono
oltre la mia pelle,
cercando la perla nel guscio.
Ho capito chi tu fossi
quando guardammo dapprima
alle nostre anime
che ai nostri pensieri e corpi.
Ho capito chi tu fossi
quando invece del mio corpo
mi hai chiesto una poesia:
mi hai chiesto di esondare
con penna su carta.
Ho capito chi tu fossi
quando le tue labbra baciarono le mie,
e non sentii cosa descrivibile:
sentivo l'orizzonte dove s'incrociano le parallele,
sentivo i confini dell'universo sgretolarsi
al ritmo di quello che non fu
un semplice bacio.
Ho capito chi tu fossi...
e sei tu,
sei tu.
Semplicemente
tu.
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Capitolo 6 *** Il sapore dell'acqua ***
IL SAPORE DELL'ACQUA
Dell’acqua è inspiegabile
il sapore, invisibile
per natura e di per sè
vitale.
moltitudini di parole
sono dolci o amare,
solo poche hanno il sapore
dell’essenziale;
si può vivere senza
dolce, aspro nè amaro,
le forme del sapore
a cui solo i più guardarono.
Ma non si può respirare
senz’acqua,
che sapore ha e non mostra,
che spiegazioni da dare non ha.
Ma nell’acqua c’é qualcosa che sfugge
e che ha sapore simile alle tue parole,
che sanno di acqua cristallina,
che il trascendono il sensibile
con la loro profondità invisibile;
le parole tue sanno tutto
e nulla mostrano
che ad una fonte sola.
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Capitolo 7 *** Insostenibile essenzialità ***
INSOSTENIBILE ESSENZIALITA'
La realtà non riesce a sostenere la tua
ingombrante visione che m’accende:
insostenibile leggerezza che trascende;
e chiudo gli occhi e la visione
insostenibilmente si fa buia e
dormo.
Risuonano archi di luce nel tepore
del nero di chi fugge.
E sanno di graffi quegli aloni,
e rimbombano di foglie e di fonti fresche
baciate dal sole.
Più mi raccolgo nel sordo rumore,
più si fa forte questa ferita color del sole
si fa nitida nell’arancione,
mi rassicura il blu, mi spaventa il rosso.
Annaspano le iridi riaccese,
fuggite dalla fuga nell’ombra;
si riaprono i miei occhi e
vedo graffi d’aurora
e respiro di nuovo leggerezza,
di quelle parole che son piume.
Sarò felice di annegare
nell’insostenibile essenzialità
di questa musica a colori
che porta il tuo nome.
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Capitolo 8 *** Colori ***
COLORI
Un'opera d'arte:
hai tutti
i colori
al posto giusto,
proprio lì, dove dovrebbero
essere.
Sei tutti
i colori
all'unisono
che brillano
della stessa
intensità.
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Capitolo 9 *** Tela celeste ***
TELA CELESTE
Svaniscono le tue dita
che passeggiavano sulla pelle mia;
vado con la mente alla ricerca
di ciò che più di tutto a me manca:
non vorrei fossi tu un fantasma,
vorrei fosse la mia pelle cosmo,
e tu, pittore celeste, vorrei
scegliessi le stelle che vuoi,
unirla una ad una, con invisibile laccio;
vorrei fossi io la tela
di ogni frammento di sogno a venire,
anche a costo di scomparire
fra miliardi e più pittura di stelle.
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Capitolo 10 *** Sussulto ***
SUSSULTO
Come potevo io
immaginare che con un solo
"Te",
particella senza senso
che mi chiama,
mi indica,
mi brama,
potessi farmi
sussultare
e vagare
nel miele della tua voce.
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Capitolo 11 *** Iperuranio ***
IPERURANIO
Non riesco a tenere il mio corpo a terra
in tua presenza.
Senza catene si libra e vola
oltre l'iperuranio
tenendoti la mano.
Ti guardo.
Si dissolve l'importanza
di una stessa dimensione:
scivolano i colori nella stanza,
si fanno colature di pittore.
Contro il muro cedono le gambe,
contro il tuo abbraccio cede il cuore.
Ti guardo.
Con addosso la tempera che cola,
che sulle pareti vuote scivola,
sotto il tuo sguardo cede il tempo,
con un bacio lo spazio
cede all'avventura.
Ti guardo,
mi guardi:
In un sussulto di carezza
siamo lontani dal teatro di persone
sospesi in un'altra dimensione.
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Capitolo 12 *** Attico ***
ATTICO
Anime impresse su una parete:
potrei respirarle ovunque
in quella fragile stanza.
Sfiorando quei muri potrete
sentire non come con chiunque,
ma con chi dividere la danza.
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Capitolo 13 *** Penombra ***
PENOMBRA
Grandangolo:
colleziono le scintille sbiadite
delle tue dita sul mio dorso,
piccole scosse scolorite
dell'anima tua in gocce
che avevo addosso.
Nel tepore del silenzio
bevo il tuo respiro,
e mi lascio accarezzare
da ogni tuo sussurro:
brevi spiragli di coscienza,
immersi nel miele della danza.
Sogno che si vuoti la reggia,
sogno d'esser regina
di queste colonne
tra cui si spargono baci
come polvere di stella.
E desidero stringerti ancor più forte
fino a che ti passi attraverso,
per cogliere anche solo
un'altra piccola scintilla
di te.
Attendo la penombra
in cui potremo mostrarci
i nostri disegni dal dentro,
e le nostre anime si scolpiranno
l'una sulla pelle dell'altro,
in un vertice di luce ed ombra,
mentre saremo fradici
della nostra tempera.
Oltre la carne e su tela:
sarà un'opera d'arte,
la più antica,
quella che fece incantare il mondo.
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Capitolo 14 *** Collisione planetaria ***
COLLISIONE PLANETARIA
Basta che una goccia
cada
e l’acqua s’increspa,
forma onde brevi
che s’affrettano a morire:
è lo stesso ritmo di tamburo
che mi pesa in petto.
Basta che una sola lucciola
del colore dei tuoi occhi
agiti le ali come farfalla
dinanzi i miei occhi
perché si squarci il cielo.
È Sublime l’attesa
della tempesta;
domando la quiete,
mentre dentro
tutto crolla e cede.
È la meteora di cristalli
che vaga per universi
e celesti valli:
di ghiaccio è incoronata,
e dentro le si agita il vulcano
del sublime sentire,
in attesa della scintilla
che vede venire.
Quindi copri i tuoi occhi
per questa effimera oncia di tempo,
con un velo frammento di specchi,
e lascia collidere la cometa
con il sole,
lascia che si sciolga la corona
e siano entrambi solo suono
di una tensione cosmica,
di due anime
che pulsano all’unisono.
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Capitolo 15 *** Bufera ***
BUFERA
La lucidità del sogno
lascia il posto al bianco;
la bufera imperversa
sulla mia pelle arsa..
Rossastra si fa strada
tra trillioni di trecce
di spago di ghiaccio,
dov'io in agonia giaccio.
Spezza la mia carne
questa foresta di cocci di specchi,
e mi stringo il petto con le mie
molli braccia,
mentre le lcrime mi bruciano la faccia,
mi rigano come coltelli il viso,
e il vento argenteo lancinante
imperversa sulla mia anima dolorante.
Sorge dietro la cortina di nebbia
oltre il folle bianco sulla via,
non falso castello di sabbia,
ma verde legno di baita.
Alzo il capo oltre la rete
che i miei occhi forte punge,
calore di speranza mi alza da terra,
agita e solletica le tremanti membra,
e mentre forte scorre il sangue,
mi risveglio d'oro, prima esangue.
E fendo la folle via bianca,
e sono guerriera,
guidata dalla melodia di luce che canta
al confine della tempesta,
mentre la bufera imperversa.
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Capitolo 16 *** Ad ogni goccia di secondo ***
AD OGNI GOCCIA DI SECONDO,
Ad ogni goccia di secondo,
un’oncia di cuore dal vaso
Straripa; ho timore del caso,
di rivelar il cuore al mondo.
Mondo vile e meschino,
gioca col cuore degli amanti:
occhi al posto dei diamanti:
non sanno l’eleganza d’un inchino.
carte d’inchiostro a lume di candela,
intarsiate da dolci poesie,
della barca della vita si fanno vela;
in un gioco d’eleganza e cortesie,
nella selva della vita ci siam persi,
bevendo baci e respirando versi.
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Capitolo 17 *** Superbia ***
SUPERBIA
Il girasole
venne giudicato
per aver concesso
il suo sguardo
solamente
al suo sole,
lasciando il resto
del campo
nella gelida
ombra.
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Capitolo 18 *** Il pittore di girasoli ***
IL PITTORE DI GIRASOLI
Mi sembra di rivedere il pittore
dai capelli rossi,
affamato di arte e
dolorante di percosse...
mi sembra di vederlo dipingere
girasoli,
un intero campo;
ogni pennellata un tentativo
di sentirsi un po’ più vivo,
circondato da crisalidi
di persone futili.
Trabocca di lui quella tela in cui
intende immergersi a costo del respiro;
E come piccole formiche,
brulicavano due ombre
nel campo di girasoli.
Correvano febbrili
fra petali e fra foglie:
corpi vestiti solo di vento,
van per il campo rincorrendo
l’un l’altra dolcemente.
E come piccole lucciole
brillavano le due anime,
rincorrendo l’un l’altra
ai confini del campo,
sull’orlo della sera.
E si stringevano le lucciole,
in un cosmico abbraccio,
di girasole in girasole,
da sole insieme e
insieme da sole.
E come danzavano
le piccole lucciole,
attorno ad ogni fiore,
cogliendo il dolce del giorno
e della notte,
che il girasole che nasce oggi
domani appassirà.
Danzavano al vento
le due anime,
sin fino al sorger dell’alba,
quando sarebbero tornate ad esser
petali di fiore
troppo concrete
per sciogliersi al sole;
e guardandoti come
l’eliotropo guarda il suo sole,
capivo che uno dell’altro era sole,
uno dell’altro pittore,
tracciando l’un l’altro su schiena
petali di girasole.
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Capitolo 19 *** Nell'occhio del ciclone ***
NELL'OCCHIO DEL CICLONE
Tuona e rimbomba la tempesta,
Squarcia il cielo con arroganza,
Investe il campo di grano con forza,
Piega le spighe sotto la pioggia.
Nel campo di grano due girasoli
piegati dalla suberbia del vento,
si stringono assai meno soli,
resistono al superbo lamento
di chi grida alla loro follia.
Stavano lì, tremanti ed in balia
dell’approssimativo giudizio universale,
in attesa dell’inizio dello spiovere,
della quiete.
“Al di là delle spighe e fra quelle
Un giorno staremo a giacere,
Spettatori di noi solo milioni di stelle,
Stringendoci l’un l’altra con piacere.”
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Capitolo 20 *** Valle dei ricordi ***
VALLE DEI RICORDI
Io non ricordo il sentimento di vertigine
nel guardare negli occhi il burrone
a strapiombo sull’indicibile verità.
mi trafigge il vento come fra piume
di falco, ma non riuscii a volare.
Un leggero ricordo di dolce
mi trafigge i pensieri, e il cuore
va impazzito all’avventura,
rovistando nel passato, tra il rumore
di memorie assordanti come folla.
E nella stazione centrale gremita
di stolti, non trovai nessuna zolla
a cui sentii appartenesse la mia vita.
E ritorno lì, sulla cresta del burrone
a strapiombo sull’indicibile verità,
dove un leggero profumo di dolce
mi disse che lì dovevo appartenere.
spalancando le ali come il falco,
mi faccio sollevare dal vento,
come foglia liberata
dal soffio di un bambino,
in attesa
di cogliere la rosa.
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Capitolo 21 *** Bestia ***
BESTIA
Urla sorde di levano nel nulla.
Grida
strozzate
in principio
lasciano il posto alle
lacrime.
Scorrono calde contenendo
la rabbia,
rigano il volto e
solcano le guance,
come unghie conficcate
nella pelle.
Il vuoto che vedono
esiste davvero:
tutta me stessa è sempre
al di fuori di me,
al di là di
questo mondo
di crisalidi
vuote,
secche.
Digrigno i denti come la bestia
che minaccia il bracconiere
e non la preda,
eppure la fiera è malvagia
anche quando le si spara
e dai suoi occhi cola
acquaragia.
non vibrano le corde vocali,
è il cuore a tremare:
terremoto incombente,
invisibile alla gente.
Le corde vocali non vibrano,
è l’anima a gridare:
eruzione incalzante
di lacrime di sangue.
eppure reggo sulla schiena
mille e più dardi
scagliati con furia.
Reggo il peso delle corna
del demonio,
sento che stracciano la pelle
le mie nere ali
di pipistrello.
Eppure la testa
la alzo,
di nuovo in piedi
con balzo:
occhi di belva
e ferocia,
perché ne vale la pena
fino all’ultima
goccia.
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Capitolo 22 *** Lucifero ***
LUCIFERO
Sono colui che dal cielo discese
nei meandri della crosta
per coloro che volevano risposta
a che cosa tale pena valesse.
Allora fui angelo custode di sangue
pelle diafana ed occhio di diamante,
cristallina purezza di fonte,
animo mesto e sguardo pensante,
che nessuno intendere potesse.
Nel cuore cresceva la fragile pianta
della propria consapevolezza:
allora credetti nessuno mai all’altezza
di sostenere tanta grandezza.
Mi privarono allora del cuore
sol col loro piatto “pensare”,
e mi concepiron incapace d’amore,
sol col loro becero giudicare.
Fu solo per loro la colpa mia
il non voler né sapersi accontentare,
quell’irrefrenabile voler volare,
fin oltre il sole per cercare altra via.
Allora fui angelo custode di sangue,
mille e più velenosi dardi scagliarono
nella mia diafana schiena,
e ad una ad una le piume strapparono,
ad ogni ala che prima ne fu piena;
ad ogni grido si sollevava un riso,
ad ogni lacrima una pietra di scherno:
“Essere immondo finirai all’inferno,
per non aver fatto a cattivo gioco buon viso.”
Sanguinavano le dolorose spalle,
scorreva me stesso sulla pelle,
me stesso di fuoco bruciavo la carne:
e mentre ridendo straziavan le mie forme,
con forza levai contro di loro
un sorriso
una lacrima sola in viso:
“Senziente della vita preferisco cadere,
non trascinandomi come fan con vento
le foglie, non beandomi come pecore
d’un poco d’erba e cerchi d’ombra."
E mi scagliarono oltre le nuvole,
credendo di farmi un punizione
a scagliarmi in un mare di persone.
Deriso, umiliato e mutilato, disperso
mi rimaneva ancora quel che non avevo perso:
la coscienza d’esser ora più vivo,
senza comprensibili menzogne d’ulivo,
gettato con forza nell’incomprensibile verità.
Allor fui angelo custode di sangue
che da cielo a terra fu cacciato,
per troppo amor aver provato
ma che non cadde in terra esangue.
Allor fui Angelo custode di fiamma
che fra gli altri muto mise mano a penna,
e ricostruì delle sue ali le piume,
mentre scorreva di parole fiume.
Ed ora son miniatore di rime,
e di dipinti rimatore,
relegato al confine del noto;
incomprensibile fu la mia follia,
la voglia di scappare dalla piattezza
di cui ero in balia,
da solo a nuoto
nell’universo vuoto.
Sono e fui
di luce portatore
chiamarono me
Lucifero impostore.
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Capitolo 23 *** Icaro ***
ICARO
Di danzare attorno al fuoco
sognava la falena
sperando di non bruciare;
la falena s’innamorò del sole
e come Icaro le tocco bruciare.
Lei non sa perché fosse
tanto attratta dalla luce
che era sua futura morte.
Lei solo voleva volare
oltre i confini del mare
arrivare fino al sole
dove ogni falena muore.
Di danzare attorno al fuoco
sognava la falena
sperando di non bruciare;
la falena s’innamorò del sole
e come Icaro le tocco bruciare.
Icaro non sa perché fosse
tanto attratto dal calore
della sua morte che era il sole;
Lui voleva solo amare
oltre i confini del mare,
arrivare fino al sole
dove ogni Icaro muore.
Di danzare attorno al fuoco
sognava la falena
sperando di non bruciare;
la falena s’innamorò del sole
e come Icaro le tocco bruciare.
Lei non sapeva perché fosse
tanto attratta dal bagliore
di quella luce verde,
di quel dolce rischio color foglia,
di quel burrone su letto d’erba.
Lei voleva solo amare
oltre i confini del corpo
qualcuno che vedesse lei
non manichino morto, ma
un sicuro, verde porto.
Di danzare attorno al fuoco
sognava la falena
sperando di non bruciare;
la falena s’innamorò del sole
e come Icaro le tocco bruciare.
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Capitolo 24 *** Apnea ***
APNEA
La lancetta punta
verso il pensiero
di te pronto desto:
banale virgola
a destra dell’ora,
è per noi sublime
secondo d’ora e
di aria fresca;
vorremmo fosse
lungo come ore,
ma un secondo è
vita al nuotatore,
per non annegare.
Ne vale la pena
dare a quel secondo
il giusto peso di
una goccia d’ora
di un’eternità
compressa.
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Capitolo 25 *** Sonetto dissonante ***
SONETTO DISSONANTE
Non si tratta d’esser graditi agli occhi,
che l’aspetto a cui solo guardano i più,
si parla d’andata oltre i confini dei sensi,
di guardar non altrove ma più dentro...
Non si tratta d’esser graditi all’intelletto,
cibo della mente son libri non persone,
può brillare una mente come scintille,
ma a che serve de tutt’intorno è sabbia?
Si tratta di veder universi negli altrui occhi,
di sentirsi sospesi a mezz’aria in un’ampolla
di sentirsi parole della stessa poesia in rima.
Si tratta di esser note della stessa melodia,
concatenate nel perfetto equilibrio di cor e mente,
intesa di anime che s’accarezzano dolcemente.
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Capitolo 26 *** Just one more drop ***
JUST ONE MORE DROP
Just one more drop beer,
let it wet my tongue,
let it drop onto my tongue,
as sanity from my eyes disappears.
Just one more drop of blood,
it will be that one word,
known as poetry to the world,
let it drop onto cursed papers.
Just one more teardrop,
looks like fragments of stars,
as sorrow and pain overflowin’ starts,
teardrops turn into sad commas...
Just one more tiny scratch,
so deep it scares the stitches:
some wounds can’t be healed,
let the blood overflow,
we will call it poetry.
ust one more look into those eyes,
let billions of nails through my soul,
this beautiful painful mirage,
I could turn into a martyr for it.
Just drop one more drop of beer
over all my wounds, and let’s laugh
together.
Let it wet my aching soul.
Just one more drop of your lips,
let them fulfill my need of you,
let’s not call this love,
caged birds are already dead.
Just one more drop of your skin,
let my fingers run through it,
let them draw our drawings from the inside,
all over your fleshy soul.
Just one more drop of you
and your hungry eyes,
let them beg for me anytime,
‘cause we all have a hunger.
Just one more drop of sin,
let the demons overflow,
let the beer tears drop,
let the blood drops run,
let the teardrops shade,
let the scratchs bleed,
let the eyes starve,
let the lips dance,
let the skin speak,
let yourself overflow in pain and melancholy:
we will call this
poetry.
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Capitolo 27 *** L'aurora dopo la tempesta ***
L'AURORA DOPO LA TEMPESTA
Posso sentir tuonare la tempesta
dietro ogni piega della tua anima,
non ho mai sentito un graffio
tuonare nel buio,
eppure sento di capire le urla
che il tuo eco grida al vuoto.
Le raccolgo,
fragili frammenti di dolore,
e me l i porto vicino al cuore:
posso sentire melodie sconosciute
che solo io posso capire.
Brillar di stelle lontano,
giunge alle mie orecchie pian piano,
e si destano le desolate membra
dell’anima mia,
ritornano a casa cocci di me
dispersi in mare come ossi di seppia.
Un solo sguardo,
tanto basta perché si apra la ferita,
e perché dall’incrociarsi degli occhi
esploda l’aurora boreale.
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Capitolo 28 *** Scritte dal carcere ***
SCRITTE DAL CARCERE
Presto
verranno a chiedermi
chi
abbia osato forzare
la serratura sei mio io,
quando era già aperta
ad aspettare
"colui che del cuor del sovrano
avea la chiave."
Tra non molto
vorranno sapere
cosa
abbia sciolto nel mese d’ottone
ogni catena d’ottobre,
quando era già Mida
pronto a stringermi:
aspettava solo che Orfeo
si voltasse.
Non c’è più tempo:
vogliono capire
dove
queste marionette
debbano voltarsi per vedere
il cielo di carta brillare:
nuvole opache e spente
sopra maschere contente.
Ancora
pretendono scoprire
quando
il mondo ha iniziato
a voltare pagina al contrario
e il giallo col blu sperarono
nel verde.
Aspetto nell’ombra che
vengano a sapere
come
tra tanti innocui fiori
il cavaliere Mida scelse
d’indorare la rosa,
e cogliendola la mano nuda
non incontrò d’ostacolo
le spine.
Attendo la sentenza
che pende su un liquido
perché
il primo proiettile partì
dall’arma del mio ego
sbaragliando le difese
d’un povero sasso
con un girasole.
Ma arriverà il giorno
in cui sarò assolta
da questa folle giostra
che gira senza pietà
ridendo alla gogna
di un girasole imputato
d’aver vissuto senza
vergogna.
Arriverà il giorno:
sarò fuori,
nella casa in mezzo al blu,
stringeró una rosa d’oro
fra le dita,
indosseró un girasole
fra i capelli;
sono già lì...
E mi guarda Mida,
e mi stringe alla luce
del sole
e sono subito oro
sotto il suo
cuore.
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Capitolo 29 *** La prima volta ***
LA PRIMA VOLTA
E potremmo morire qui ed ora,
avvolti dal verde dell’aurora,
mentre ci sovrasta l’esplosione
dei baci dati per ore...
E vorremmo morir qui ed ora
ad ogni bacio che straripa,
temendo non ce ne possa essere migliore,
di sparire e non sentir più nulla
soli, mentre la musica ci culla.
S’incontrano il blu e il verde
dei miei e dei tuoi occhi,
s’incrocian le nostre mani fredde:
mirabile disegno celeste.
E si sciolgon a poco a poco i ricordi,
di quando le tue labbra toccarono le mie
per la vera prima volta,
e le gambe smisero di tremare,
il freddo smise di far male,
si squarciarono tempo e spazio in un secondo,
in quel momento eravamo solo noi
e non esistevamo che noi al mondo.
Ci siamo scelti ai piedi delle scale,
ritagliandoci un’angolo d’universo,
tremando come i bambini ad ogni passo.
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Capitolo 30 *** Sognai di vivere ***
SOGNAI DI VIVERE
Dispersa fra le fronde del sole, iniziai a sognare...
E sognai di vivere senza esistere realmente,
un granello di sabbia agli occhi della gente,
sola, fra il dipingere, lo scrivere e il cantare.
Mi immaginai in quel T2 color della sera,
mi immaginai errar per asfalto e per sterrato
per le nevi d’inverno e le gardenie in primavera,
e nel cuor solo amore ed un sogno disperato.
La polvere illuminata dal raggio dorato,
mi avvolge, stesa nel T2 di quel mio sogno,
dov’ero immersa in tutto ciò di cui avevo bisogno:
libri, canzoni, strade e paesaggi da raccontare...
Dispersa fra le fronde del sole, iniziai a sognare...
E sognai d’esser libera senza volar realmente,
un granello di sabbia agli occhi della gente,
sola, fra il dipingere, lo scrivere e il cantare.
M’immaginai lì, in una notte di mezza estate,
fili d’erba e capelli distinguer non saprei,
avvolta da costellazioni e lucciole allora destate;
d’aver confuso tali luci con stelle giurerei,
e se mi parlassero di stelle in terra forse ci crederei...
Sotto le luci dorate del capanno di quel T2,
dal dorsale di girasoli e vortici blu
come solo Van Gogh sapeva disegnare...
Dispersa fra le fronde del sole, iniziai a sognare...
E sognai di vivere senza sopravvivere realmente,
un granello di sabbia agli occhi della gente,
sola, fra il dipingere, lo scrivere e il cantare.
Suonare quegli steli di fiori bianchi,
levare al cielo “Venti poesie d’amore ed una canzone disperata”,
mentre ancor si erra per questa strada sterrata,
senza trovar goccia di secondo che mi stanchi;
a piedi scalzi per il mondo,
dalle cascate all’abisso più profondo,
“morti” agli occhi delle genti,
in compagnia all’ombra dei salici piangenti;
e stesa sotto le fronde del sole, cominciai a sognare...
E sognai di vivere
e sognai di esistere,
di essere realmente,
granello di sabbia agli occhi della gente,
in compagnia fra cantare e scrivere,
all’ombra del salice piangente,
su quel T2 del mio sogno,
dove avevo tutto ció di cui ho bisogno:
musica, poesia e persone belle,
per infinite notti all’ombra delle stelle.
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Capitolo 31 *** La foglia che non si consumó ***
LA FOGLIA CHE NON SI CONSUMÓ
Quella volta,
la foglia pensó
di poter bruciare
entro quelle fiamme
color di zaffiro
per sempre,
senza consumarsi giammai;
amore impossibile
credevan tutti,
e invece il fuoco fatuo
e la foglia di speranza
a baciarsi continuarono
e seguirono ad abbracciarsi.
Di solito il fuoco
consuma le foglie
come cenere,
ma quella foglia era speciale,
e par diventasse ancor più verde
ad ogni lingua di fuoco
che la accarezzava,
ad ogni scintilla
che la trapassava.
È così la foglia e la fiamma
continuarono ad amarsi
e seguirono ad abbracciarsi
senza mai consumarsi.
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Capitolo 32 *** Mentre la notte muore ***
MENTRE LA NOTTE MUORE
Voglio sedermi
accanto a te
con la tua chitarra
dalle corde di steli di fiori.
Fiori di fuoco
che non bruciano
dinanzi alla danza del faló
nè temono il vento argenteo
delle onde che s’increspano.
Porgimi la spalla,
e suona qualche nota,
carezzami le orecchie
con la tua musica,
carezzami il cuore
con le tue parole,
mentre la notte muore
e sorgerà poi il sole.
Fino all’alba,
fa esplodere questi secondi
in un’infinito lasso di tempo:
questa sarà l’unica
preghiera
che volgeró mai al cielo.
Fammi cantare,
continua a suonare,
continua a toccare
quegli steli di fiori,
mentre la notte muore
e sorgerà il sole.
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Capitolo 33 *** Bookeh effect in slow motion ***
BOOKEH EFFECT IN SLOW MOTION
Passeggiando tenendoti la mano,
si fa lontano il brusio del mondo.
Non mette a fuoco l’orecchio,
l’occhio sfalda i colori del tutto,
e si fanno aloni di lucciole
le luci della città.
Un sospiro di vento mi sfiora,
si sgretolano nozioni di “giorno” e di “ora”,
un secondo si diffonde a macchia d’olio:
“Bookeh effect in slow motion”
il nome dello scatto che ci cinge,
mentre la notte attorno a noi dipinge sfondi di petrolio.
In qualche modo sento
che stasera non morirò cenere nel vento,
ma vivrò aquilone di carta
con leggiadre dita di spago avvolte fra le tue.
“Bookeh effect in slow motion”
il nome dello scatto
che cinge le luci della città dal tetto
dove siamo saliti volando fra le vie
“come cuore di cometa
che ha come coda versi di poesie.”
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Capitolo 34 *** Bianco latte ***
BIANCO LATTE
Il bianco della bufera corrotto,
s'incarna color latte
fra quelle colonne alte;
soli ci ritrovammo nel castello,
segnare le cifre nostre col pastello
blu.
Sull'orlo dei gradoni di panna,
ci sedemmo stringendo la penna
e s'incisero le cifre: 42;
Il latte sana le ferite del mondo rotto,
scorre fra le pieghe di un abbraccio:
pieni polmoni e schiene aperte,
per me cantano i baci, quindi taccio.
Madama e cavaliere,
danza a lume di senza candele,
un lento, dolce divenire,
Dafne nelle tue braccia,
fra colonne lattiginose desiderai sparire.
Sospesi fra nuvole e scale,
desiderammo non doverci salutare,
ma l'un sul petto dell'altra
poterci addormentare.
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Capitolo 35 *** Il concerto della città ***
IL CONCERTO DELLA CITTA'
"Capei d'oro a l'aura sparsi"
come il laureato spargi
frammenti dei tuoi occhi
sul cemento del mondo muto.
Hanno forma di musica
e sapore di note;
parto all'avventura:
raccoglierò i frammenti
dell'anima tua.
Si sovrappongono le aure,
come luci senza messa a fuoco,
trasparenti e verdi poco a poco,
si disface il gomitolo del tempo,
lì sono stessa nota di spartito,
stesso tramonto di campo.
Riordino le note del tuo viaggio,
secondo il nostro diafano linguaggio,
e potrei giurar di certo
d'aver sentito la città fare concerto.
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Capitolo 36 *** Stendhal ***
STENDHAL
Attraverso la supernova verde,
principessa di galassia lontana (così mi chiamasti),
scoprii l'arte: eloquente e vana;
mostra lei ciò che occhio non vede.
Sotto il marmo bianco
è subito Stendhal e nelle gambe manco,
perlacea la ia pelle s'imporpora,
e nella statua carne s'incorpora.
L'opera sembra che senta fra i respiri;
incisa nel blocco ma con vene del Bernini:
"Rapimento d'un girasole fatto carne",
il nome della coppia di senzienti urne.
Sconfinano le mani di Plutone nel bianco
della pelle di Proserpina impaurita,
s'avvinghia l'edera attorno alla ferita
di Dafne che inseguita diventa tronco.
Pendono sui corpi della Sistina drappi meschini,
velano l'arte e ne rimangono solo busti.
Superflui veli li cingono l'un sull'altra chini,
sognando l'abbraccio al vento come arbusti.
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Capitolo 37 *** Sumi-e ***
SUMI-E (墨絵)
Una sola goccia di pianto
dissolve l'atomo d'inchiostro:
Yin e Yang di carpe Koi nel rosso,
in un attimo
sfuma.
Il pennello si bagna e raccoglie
la china in un vortice che scioglie
il Sumi-e "errato"
nel passato.
Ma si battezza nella china il crine,
e una sola goccia cade,
esplode sulla pergamena fragile:
spettacolo sono le due carpe vicine,
nella memoria della china conservate,
Yin e Yang indissolubile.
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Capitolo 38 *** Candele ***
CANDELE
Non sei qui:
si perdono nel buio
parole che hanno paura di luglio.
Accendo una piccol candela,
fragile, gialla foglia,
ma tu non sei qui.
Aleggia il tuo fantasma
sul nero che ha forma di stanza,
muto, incastonato nel muro.
E' il sogno della tua ombra,
che nella candela s'adagia
e senza scottare mi bacia:
Sei qui.
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Capitolo 39 *** L'incantesimo della scintilla ***
L'INCANTESIMO DELLA SCINTILLA
Un alone di scintilla
lambisce quest'oscura sordità;
timida e languida,
al riparo dello spento ciocco sta.
Bianca e ingenua piange
sfavillanti lacrime di stella,
bramando di brillare
sulle costole del legno.
Lambisce il muschio poco a poco,
e con gli occhi crea un disegno:
costellazione di faville
sul dorso di quel legno.
Flebile una fiamma si dirama,
di sfiorare la corteccia lei brama,
e lo fa timidamente.
Il verde viene meno all'albore
della fiamma ch'era prima scintilla,
e il sordo nero brilla di pallore.
Falange di favilla breve
sfiora il legno sulla guancia,
nel suo tremare indugia,
mentre il verde s'indora.
Sussurra la corteccia
che la fiamma più calore faccia;
lingua d'oro fra le pieghe
indugia e scorre,
fra fragili e sottili crepe.
Schioccano scintille sulla schiena,
e la corteccia con dolore brama
la fiamma che su lei arpeggia,
vibra e serpeggia.
Scoppia la corteccia,
ingenue grida di dolore,
mentre la fiamma senza rumore
indugia in questa danza.
Cede il ciocco arroventato
e sotto l'incantesimo dell'oro,
volano più scintille in coro.
Soavi danzano le lingue
di fuoco, s'alzano nel buio
con faville e lacrime di stella,
sognanti nella soave danza,
finchè il legno arde e s'infiamma.
Carezze di scintilla
avvolgono quel torso come veli,
fanno sì che il legno fischi e tremi,
sotto soave tocco di faville.
E come flebili preghiere,
si levano alte le scintille;
tanto più le fiamme vive e vere
danzano, tanto più vive e calde
servono il legno che arde.
E danzando seminavano
lapilli di baci e cicatrici
dal color di stella rossa.
E poi flebile morì poco a poco la fiamma,
tornando piccola scintilla,
levando nel camino le ultime faville;
e il legno cedette,
ancor rosso e ardente,
in attesa di nuove scintille.
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Capitolo 40 *** Peter Pan ***
PETER PAN
Ai cancelli del parco,
una danza di foglie
mi accoglie,
magico effetto farfalla:
si snoda lo spazio,
infinito,
si spacca l'orologio,
i suoi cocci di vetro mi sfiorano adagio.
Carillon lontano,
prendo la tua ombra per mano
per le strade di Milano;
vivo il suo resiro,
m'immergo nei suoi passi
e s'increspa il prato
come stagno.
Campanellino fluttuo
attorno all'ombra di note
che suonano:
"Io credo nelle fate".
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Capitolo 41 *** Nuvole di carta ***
NUVOLE DI CARTA
Navigando fra la gente,
non persone, solo gente,
sbucai alla fine del tunnel opaco,
sotto il letto dello zodiaco,
a cospetto del cielo indaco;
e mi sorpresi di veder il teatrino di carta
disfarsi e divenire letto di barca,
concerto d'infiniti frammenti d'oceano,
che prima era piatto e triste sfondo,
ma ora universo, immenso e profondo.
Ha inizio una battaglia
fra schiere di nuvole d'aria,
filamenti di soffice ovatta:
frammenti della bufera passata,
che si fa liquida per la disfatta.
"Mai avrei sognato di incontrare il sole"
mi dicesti,
di vedere la luce oltre le nuvole,
eppure ora siedo sotto il cielo chiaro,
flebile ma che dà riparo
alla bellezza del campo di grano,
che la bufera tentò di falciare
invano.
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Capitolo 42 *** Il quarantaduesimo cielo ***
IL QUARANTADUESIMO CIELO
All’ombra del crepuscolo,
mi accingo a raccogliere
frammenti di ricordi di te;
piccoli cocci di cristallo
dolcemente brillando
mi graffian le dita;
ricompongo goffamente
i tratteggi di quel profumo
che mi accoglie tra le tue braccia, ogni volta.
Riordino disordinatamente
i frammenti di quel giorno
fotogrammi di uno squarcio
nello spazio tempo, dove
ricordo l’aria più fresca
e leggera che avessi mai
sfiorato. Dove ricordo fosse
lo sguardo più cristallino che
avessi mai respirato.
Si confondono i miei sensi
allo scorrere delle nuvole
molto sopra ed oltre la mia testa,
amore e psiche fuori con le
anime in tempesta;
frugavamo l’un lo spirito dell’altro
e viceversa;
stavamo
semplicemente tenendoci per mano
sotto lo stesso cielo,
e tutto questo ricordo
ebbe il sapore del dolce
che io non ebbi mai amato.
Iridi completamente in sincrono,
come ammirare l’astonauta atterrare
per la prima volta sulla luna.
Ma sulla luna c’eravamo noi,
fissando noi stessi su quella panchina;
ma sulla panchina c’eravamo noi,
vivendo all’unisono
in uno squarcio nello
spazio e nel tempo, dove
non ricordo cosa accadde,
e forse non accadde nulla,
forse accadde un bacio,
forse una carezza,
ma ricordo che accade molto di più,
e non sulla terra
ma un po’ più su...
...Sopra il quarantaduesimo cielo.
FINE (inizio)
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