Orgoglio o timidezza?

di kithiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Siamo tutti folli in amore ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Il sorgere di un sogno ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Pomeriggio a Pemberley ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Siamo tutti folli in amore ***


Per chi come me ha amato Orgoglio e Pregiudizio, per chi come me trova che un uomo come Darcy sarebbe un sogno, per chi come me è fermamente convinto che dietro al suo orgoglio si celasse soltanto una profonda timidezza

 

Per chi come me ha amato Orgoglio e Pregiudizio, per chi come me trova che un uomo come Darcy sarebbe un sogno, per chi come me è fermamente convinto che dietro al suo orgoglio si celasse soltanto una profonda timidezza...per voi e per tutti, ecco qui una breve one-shot dal sapore ottocentesco, con retrogusto romantico! Spero vi piaccia, io di sicuro ho amato scriverla.

 

Chiara

 

 

 

 

Orgoglio o timidezza?

Ovvero: Siamo tutti folli in amore.

 

Non siete troppo orgoglioso, signor Darcy? E come considerate l'orgoglio, un difetto o una virtù?

Elizabeth a Darcy

 

Mai nella sua vita gli era capitato di sentirsi nervoso come quella sera.

Non gli riusciva nemmeno di fare un semplice nodo alla cravatta...stizzito, lasciò cadere i morbidi lembi di seta sulla stoffa inamidata della camicia immacolata.

Mentre la sua immagine distinta e ordinata lo fissava al di là dello specchio, si diede mentalmente dello sciocco, cosa poteva mai esserci di così sconvolgente in un ballo? Perchè proprio questo e non un altro doveva metterlo così in agitazione?

Si disse che era solo una sensazione, la sua naturale indolenza nei confronti degli eventi mondani che questa volta lo assaliva più del dovuto.

Certo era una sensazione veramente fastidiosa, chissà, forse dopotutto avrebbe potuto darsi per malato.

E subire così le ire di Caroline? Scartò l'idea sul nascere, probabilmente anche un tè con Satana in persona sarebbe risultato meno pericoloso che contraddire i desideri di Miss Bingley. E una cosa era certa, lei voleva che lui fosse presente.

 

Sospirò di rassegnazione e mettendo mano nuovamente alla cravatta alla fine riuscì a ricavare un nodo se non perfetto, quantomeno accettabile.

Raddrizzò le spalle e infilò la sua giacca preferita, quella color blu notte, dono della sua amata sorella, confezionata su misura da un rinomato sarto di Londra; sorrise al pensiero di Georgiana e la dolcezza di quel sorriso ammorbidì per un attimo la fredda compostezza del suo sguardo.

Se qualcuno gli avesse fatto notare che quel sorriso, al pari forse della sua rendita annuale di diecimila sterline, gli avrebbe potuto valere il cuore di una giovane donna, si sarebbe sentito dare dello sciocco sentimentale poichè Mr Fitz-William Darcy era fermamente convinto che ad un'unica cosa aspirasse una fanciulla in età da marito e cioè a fare economicamente un buon matrimonio, i sentimenti in tutto questo non erano contemplati.

Solo una persona fra le sue conoscenze avrebbe potuto credere a quelle assurdità, complice non la stupidità, semmai il troppo buoncuore e un'ingenuinità di fondo...con tutto il bene che gli portava, quella persona era il suo migliore amico, Charles Bingley.

 

Quasi che fosse stato richiamato dai suoi pensieri, Mr Bingley si materializzò sulla porta, esortandolo a non indugiare oltre davanti allo specchio perchè la carrozza li stava aspettando.

 

*************************************************

 

La strada per Meryton era tutta una buca, seduto sul divanetto imbottito della carrozza dei Bingley, Darcy guardava silenzioso la campagna circostante perdersi nel buio della sera; in lontananza le luci del paese, come tante piccole lucciole, indicavano la via da seguire.

Malgrado la conversazione cordiale che i Bingley, fratello e sorella, stavano intrattenendo a suo beneficio, la sua mente era altrove e non riusciva a mostrare, al contrario dell'amico, genuino interesse per l'imminente arrivo a destinazione.

A differenza di lui infatti, Charles era un acceso sostenitore della danza, era sempre gentile e di ottima compagnia, per questo gli riusciva facile risultare gradito a chiunque lo circondava. Il fatto poi che avesse ereditato dal padre un consistente patrimonio, lo rendeva ancora più appetibile agli occhi di ogni madre del vicinato. Supponeva che questo non avrebbe fatto differenza nemmeno qui nell'Hertfordshire.

 

Caroline dal canto suo pareva annoiata e indifferente alla cosa, semplicemente amava lagnarsi e non mancava di far notare come la vita mondana in campagna, non fosse intellettualmente affascinante quanto quella di città.

Alquanto banale e scontato naturalmente, come banale e scontata era lei dopotutto...che il cielo lo perdonasse per aver formulato quei pensieri, ma persino il suo contegno alle volte veniva messo a dura prova dall'insulsa alterigia di lei.

Nel suo intimo si chiedeva se esistesse sulla faccia della Terra, una donna che avesse interessi diversi dal ton e da tutto ciò che era mondano.

 

Aveva appena finito di formulare questi pensieri, quando la carrozza si fermò sul piazzale davanti a casa Lucas ed in men che non si dica i suoi occupanti furono catapultati nel fervore della festa.

Carrozze di tutte le grandezze arrivavano dal vialetto, valletti in livree di ogni colore si affaccendavano per servire al meglio i rispettivi padroni e si affrettavano poi a ricoverare le vetture nella rimessa per poter godere, a loro volta, di un buon bicchiere di vino in santa pace.

Lo scalpiccio delle scarpette eleganti sull'acciottolato riempiva la tiepida area serale e feriva le sue orecchie non meno del chiacchiericcio frenetico delle signore, chiacchiericcio che al loro passaggio diventava più fitto e si accompagnava a lunghe occhiate lusinghiere.

Darcy odiava quella particolare tipologia di sguardi, si sentiva come un pezzo di manzo pregiato sul banco del macellaio...pronto ad essere venduto al miglior offerente!

Questo, oltre al crescente groppo alla bocca dello stomaco che lo attanagliava, lo fece sentire ancora meno disposto all'evento cui si accingeva a partecipare.

Solo quando Caroline, nel suo elegante abito color panna, lo prese sotto braccio, egli si riscosse e la seguì nell'atrio affollato di donne e uomini di ogni età agghindati nei loro abiti migliori. Tutti assiepati all'ingresso, aspettavano che un banditore li annunciasse agli ospiti in sala.

 

Quando arrivò il loro turno, la musica s'interruppe bruscamente e, con sommo imbarazzo, si ritrovarono puntati addosso gli occhi di tutti.

 

*************************************************

 

Charlotte: E' un suo amico, il signor Darcy.

Lizzie: Ha l'aria triste, povero cuore.

Charlotte: Sarà pure triste, ma povero no di certo...

Elizabeth e Charlotte su Darcy

 

Un fremito lo percorse mentre, con passi brevi e cenni del capo, attraversava l'affollata sala; Quanta gente...

Ora, va detto che nonostante Darcy fosse abituato a stare al cospetto di ogni genere di compagnia, fosse questa composta dai fittavoli della sua tenuta piuttosto che da nobili invitati a Corte, non era necessariamente detto che questo gli piacesse.

Forse per questo motivo egli si sentiva così poco a suo agio in quel momento ed era costretto a mascherare questo suo stato d'animo dietro un'apparente aria di disinteresse.

Tuttavia, mentre il padrone di casa, il cortese Mr Lucas, presentava loro gli ospiti, fra i ballerini che si erano rispettosamente fermati e ora si inchinavano al loro passaggio gli capitò di incrociare lo sguardo di una fanciulla.

Due magnetici occhi scuri erano fissi con piglio curioso su di lui, fra le lunghe ciglia spiccavano come gemme lucenti sul viso leggermente arrossato per l'emozione della danza.

Distolse immediatamente lo sguardo puntando dritto davanti a , ma non gli riuscì di dimenticare quel viso, i morbidi riccioli castani che lo incorniciavano. Chi era costei?

 

La musica riattaccò e le coppie ripresero a danzare con grazia nella sala. Improvvisamente però, l'aria nella stanza si era fatta più calda, o era soltanto una sua impressione? Quanto avrebbe voluto poter allentare il nodo della cravatta, gli stava praticamente togliendo il respiro!

Sentiva accanto a Caroline sussurrare parole di scherno rivolte ora contro l'atteggiamento troppo frivolo di una giovane, ora contro l'abbigliamento inadeguato di un'altra, ma non gli riusciva di prestarle attenzione.

Contro ogni logica, desiderava solo volgere lo sguardo attorno a in cerca della giovane sconosciuta che così tanto l'aveva colpito; si sentiva stordito, ubriaco, come se avesse bevuto troppo sherry...tuttavia, poichè non era da lui questa mancanza di controllo, si intimò di trattenersi.

Quando si fu convinto di esservi riuscito, prestò finalmente attenzione alle parole del loro ospite che in quel momento si apprestava a presentar loro i suoi vicini, tali Mr e Mrs Bennet, accompagnati dalle loro figliole e...giusto cielo, eccola!

Che stava dicendo Mr Lucas? ...Miss Elizabeth Bennet...Elizabeth...

Sentendosi maledettamente in impaccio, ripeteva mentalmente il suo nome, mentre non riusciva a smettere di fissarla. Quanto doveva apparire scortese.

Meditò se fosse il caso di abbozzare un sorriso, ma non era certo di quello che ne sarebbe venuto fuori, quindi si limitò a chinare il capo in un saluto che risultò cortese, ma decisamente troppo formale.

Quando finalmente ebbe trovato il coraggio di rivolgerle la parola, la giovane si stava già allontanando.

 

Al suo fianco però, qualcun'altro pareva essere rimasto molto colpito dal fascino di una signorina Bennet; con gli occhi azzurri persi nel vuoto, Charles Bingley ripeteva dolcemente sottovoce il nome...Jane.

Un campanello d'allarme scattò nella mente di Darcy, se lo conosceva bene Charles era già sulla buona strada per invaghirsi della ragazza e per quanto aveva potuto vedere, la madre di lei non aspettava altro che di prenderlo all'amo...l'ingenuo amico doveva essere protetto.

 

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Mai presentimento fu più azzeccato, non aveva ancora fatto in tempo a mettere in guardia l'amico sulle presunte mire della giovane al suo patrimonio, che lui aveva già impegnato con lei tutti i suoi balli...questa sua impulsività lo preoccupava, ma nello stesso tempo sentiva di invidiargliela, a lui non sarebbe mai riuscito di essere così spontaneo.

Per fortuna ci aveva pensato Caroline ad esternare tutte le sue perplessità su un rapporto così poco conveniente, ma come era prevedibile non era stata nemmeno presa in considerazione. Solo del suo giudizio Bingley si fidava ciecamente e in lui era così radicato l'orgoglio per la propria classe sociale che non avrebbe mai preso in considerazione il matrimonio con una fanciulla priva di dote.

E adesso per quale motivo gli veniva da pensare a Miss Elizabeth Bennet? Tossì discretamente, se fosse stato meno che uomo, probabilmente sarebbe pure arrossito per i pensieri che in quel momento gli passavano per la testa.

 

Voltatosi all'indirizzo di Miss Bingley, si ritrovò invece ad un passo dall'oggetto stesso dei suoi vaneggiamenti.

"Danzate Mr Darcy?" gli chiese Elizabeth con un dolce sorriso sulle labbra rosee

"No, se posso farne a meno." rispose asciutto

Mentre la fanciulla si allontanava delusa, Darcy, col cuore che batteva all'impazzata nel petto, si diede del pazzo...va bene preso alla sprovvista, ma come aveva potuto essere così sgarbato? Si trattava solo di un ballo dopotutto! Eppure lei riusciva fino a quel punto a fargli perdere la sicurezza di ...

 

La vide di lontano, parlava con l'amica ed era così naturale, così semplicemente affascinante, così diversa dalle signorine snob che era solito frequentare. Non era solo quello però, in lei c'era qualcosa in più, un'intelligenza acuta trapelava dai suoi occhi scuri e lui ne era in egual modo attratto e spaventato.

Si chiese se avrebbe avuto modo di riparlarle o se la loro conoscenza era destinata a spegnersi lì, lasciando in lei solo il ricordo di un rifiuto e in lui un profondo senso di rammarico.

 

Ma ecco che tornava Charles, le gote rubizze e gli occhi scintillanti, aveva solo parole di elogio per la maggiore delle signorine Bennet alla quale dedicava ogni attenzione. Malgrado ciò e solo poichè lo conosceva a fondo, notò subito che l'amico non era a proprio agio, che non aveva ballato nemmeno una volta, seppure alla festa vi fossero ragazze molto carine.

"State ballando con l'unica bella ragazza della sala." lo assicurò

"Ma anche sua sorella Elizabeth è piuttosto graziosa." rincarò l'amico, facendolo sussultare di sorpresa al suo nome.

"La trovo passabile, devo dire. Ma non abbastanza bella da tentarmi." mentì cercando di mantenere il massimo del contegno, non immaginando di poter essere udito, tantomeno sospettando quanto si sarebbe pentito di aver pronunciato quelle parole.

 

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La festa era al suo culmine, le coppie vorticavano al centro della sala e chi non ballava rideva e chiacchierava giovialmente coi vicini, annaffiando il tutto con un buon bicchiere di vino o di sherry.

Suo malgrado, si ritrovò coinvolto in un'imbarazzante discussione, da una parte Mrs Bennet che faceva una spudorata propaganda delle virtù della sua figlia maggiore a discapito della povera Miss Lucas la quale, colpevole di aver coinvolto a sua volta Charles nelle danze, sicuramente non poteva essere definita una bellezza, come aveva avuto modo di far notare con poco garbo la donna, ma almeno pareva essere, e qui ne convenivano tutti, una ragazza simpatica.

Dall'altra Elizabeth che, come ebbe modo di apprezzare, sembrava trovare altrettanto disdicevole il contegno della madre e cercava in tutti i modi di arginare la sua loquacità fuori luogo.

 

"Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l'amore." stava dicendo la giovane, accendendo in lui l'interesse.

"Credevo fosse il nutrimento dell'amore." si trovò a rispondere, quasi senza volere. La ragazza parve sorpresa, erano le prime parole che le rivolgeva dopo aver rifiutato di ballare con lei, dopotutto.

"Se l'amore è deciso e vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga inclinazione, penso che un misero sonetto lo faccia morire di fame." lei lo stava guardando negli occhi e quel suo sguardo fiero e diretto lo fece sentire ancora una volta confuso.

"Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i sentimenti?" chiese quindi, pregando che nella sua voce non trapelasse il suo turbamento.

"La danza." gli sorrise "Persino se il cavaliere è appena passabile." suggerì lei, guardandolo per un'ultima volta dopodichè, con un inchino, gli volse le spalle e si allontanò.

 

Touchè...lei sapeva, non immaginava come, ma lei sapeva.

Rimase lì a guardarla, mentre con eleganza si allontanava a testa alta e capì...aveva visto giusto, lei era diversa dalle altre, era intelligente e brillante, poteva essere gentile e pungente, dolce e spietata, ma soprattutto era la donna di cui, malgrado tutto, si stava innamorando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Il sorgere di un sogno ***


“Spudorata

Va bene, solo perchè qualcuno me l'ha chiesto, ma anche un po' perchè avevo ancora qualcosa da dire su questi meravigliosi personaggi, ho continuato la fic nonostante l'avessi iniziata come una one-shot...ci sono ancora diversi incontri fra Darcy e Lizzy...spero non vi dispiacciano.

Temo però che non andrò in ordine…l’ispirazione non ha metodo e io mi lascio travolgere da essa. Infatti questa volta, più che la stessa scena vista da un altro punto di vista, si tratta di un cosiddetto missing moment, che si posiziona temporalmente subito prima dell’incontro finale nella brughiera alla prima luce del mattino…una delle scene più romantiche che io abbia mai visto!

Fatemi sapere cosa ne pensate.

 

Chiara

 

 

 

 

Orgoglio o timidezza?

Ovvero: Siamo tutti folli in amore.

 

Capitolo 2 – Il sorgere di un sogno

 

“Non riuscivo a dormire.”

“Neanche io. Mia zia...

“Sì, è stata qui.”

“Come potrò mai fare ammenda per un tale comportamento?”

“Dopo quello che avete fatto per Lydia e, sospetto, anche per Jane, sono io a dover fare ammenda.”

“Dovete sapere che è stato fatto tutto per voi. Siete troppo generosa per prendervi gioco di me. Sapere che avete parlato con mia zia ieri sera mi ha fatto sperare di fare quanto prima non osavo…

Elizabeth e Darcy

 

 

“Spudorata! Come osa quella piccola insolente prendersi gioco di me in questo modo!

Le urla di Lady Catherine de Bourgh ruppero la quiete notturna di Netherfield Park.

In men che non si dica due o tre servi si affaccendarono intorno a lei per aiutarla a togliere il soprabito mentre, come una furia, si precipitava dentro l’elegante atrio, ormai buio.

 

Darcy, il quale già per conto suo non riusciva a prendere sonno, si chiese se fosse il caso di indagare sul motivo di cotanta ira e raggiunse l’anziana donna proprio nel momento in cui questa si accasciava esausta su una delle poltrone damascate del salottino.

“Cara zia, posso chiedervi cosa vi ha turbata in questo modo?” domandò premuroso.

Lady Catherine non rispose, ma continuò ad inveire a voce alta contro il suo invisibile interlocutore.

“Sfacciata ragazzina, nessuno le ha insegnato l’educazione? Rivolgersi a me come ad una sua pari…inconcepibile! Ah ma se pensa che sia finita qui si sbaglia di grosso! Finchè vivo non metterà mai le sue grinfie su…” tacque, rendendosi conto solo in quel momento di non essere sola nella stanza.

 

Il giovane, fino a quel momento rimasto in ombra, le si avvicinò piano e con sguardo interrogativo chiese ancora:

“Zia, ditemi, dove siete stata fino a quest’ ora? E soprattutto chi, o cosa, vi ha fatto infuriare fino a questo punto?

Ora, va detto che Fitwilliam Darcy non era uno stupido e un pensiero stava già iniziando a farsi strada nella sua mente, ma poichè era una persona corretta e paziente, preferì aspettare una risposta prima di trarre le sue conclusioni. Risposta che però tardava ad arrivare.

 

Ricomponendosi e sollevando altezzosa il mento, Lady Catherine fissò gli occhi liquidi in quelli del nipote, che la sovrastava dal suo metro e novanta di altezza e finalmente rispose.

“Sono stata a fare visita a Miss Bennet.”

“Come? Non  credo di aver capito bene.”

Il giovane si avvicinò ancora di un passo alla poltrona, un’espressione interrogativa nei profondi occhi azzurri.

“Avete sentito bene caro nipote, sono stata in visita dalla signorina Elizabeth Bennet.” Il tono dell’anziana donna era tornato apparentemente calmo, ma lui che la conosceva bene, sapeva che qualcosa l’aveva profondamente irritata. Decise di voler andare più a fondo.

“E posso chiedervi quale motivo vi spingeva a farle visita a quest’ora della notte?” chiese quindi.

“Avevo premura mio caro, c’erano questioni di vitale importanza che dovevo discutere con la ragazza.”

Non poteva essere…sua zia aveva fatto visita ad Elizabeth? Per quale motivo? Torturandosi le mani unite dietro la schiena, pose la domanda che più gli premeva.

“Quali questioni potevano mai essere così importanti, da non poter aspettare nemmeno il sorgere del sole?”

Lady Catherine lo squadrò in silenzio per un attimo, forse valutando l’entità effettiva dell’interesse che improvvisamente lo aveva animato.

“Chiacchiere e maldicenze che possono rovinare il buon nome della nostra famiglia, meritano la mia immediata attenzione.” Fu infine la su risposta laconica.

 

A quel punto iniziava a spazientirsi, sua zia non era certo la persona più loquace che lui conoscesse, ma non era mai stato così difficile estorcerle le parole di bocca.

E poi non gli piaceva il modo in cui lo stava fissando, come se volesse leggergli dentro.

“Chiacchiere e maldicenze? E in che modo in tutto questo poteva c’entrare la signorina Bennet?

L’anziana donna distolse lo sguardo sospirando spazientita, le mani congiunte nervosamente in grembo.

Quando i suoi occhi si posarono nuovamente sul nipote, in essi brillava una luce di follia che lo spaventò per la sua intensità, mentre le rughe sulla sua fronte si erano fatte più profonde a causa dell’espressione accigliata.

“Nipote, o voi siete uno sciocco e non lo credo, o siete cieco. Non vedete in quale modo quella giovane vi ha circuito con le sue grazie e raggirato, con l’unico scopo di accalappiare voi e il vostro patrimonio?!

 

Era dunque questo. Sentì ribollire dentro di sé la rabbia e dovette fare uno sforzo per mantenere il contegno che ci si aspetta da un gentiluomo.

“Mia cara zia, posso giurare che in nessun modo mi sono mai sentito raggirato da Miss Bennet, né tantomeno circuito dalle sue grazie come voi malignamente pensate, per quanto tuttavia io debba ammettere di non essere più, da lungo tempo, insensibile ad esse. Ma questo è un altro discorso e credo che non vi riguardi nel modo più assoluto.

Un’espressione arcigna si dipinse sul viso di Lady Catherine mentre con un sorriso di scherno sulle labbra spiegava:

“Temo, mio caro Darcy, che la cosa mi riguardi eccome, essendo io la vostra parente più prossima, nonchè la madre di quella che diventerà presto vostra moglie.”

 

Darcy sgranò gli occhi per la sorpresa.

“Ann? Vi prego di lasciare fuori mia cugina da questo discorso. Voi sapete bene che la simpatia che provo per lei non va oltre il semplice affetto fra parenti.

Non riusciva a credere che quella donna potessere essere così spregevole.

“Se per un qualche assurdo motivo vi siete messa in testa che io possa un giorno sposarla, bè mi dispiace, ma devo deludervi poiché questo non succederà mai!”

Ecco, lo aveva detto e ora si sentiva decisamente meglio. Ne aveva abbastanza di farsi trattare come un burattino.

A queste parole, Lady Catherine scattò in piedi quasi fosse un pupazzo a molla, avventandosi contro il nipote.

“E chi vorreste sposare mio caro…forse la signorina Bennet?”

Il giovane trasalì, mentre con orgoglio si ergeva a paladino della ragazza che amava.

“Chi deciderò di sposare non vi riguarda, ma in futuro vi pregherei di non importunare più Miss Elizabeth!”

“Miss Elizabeth…nipote, voi mi deludete immensamente. Volete forse dirmi, che le voci che ho sentito su di una vostra proposta di matrimonio a quella fanciulla sono esatte? Perché in questo caso dovrei farvi notare che non avrete mai il mio consenso.

Il suo tono era disgustato, mentre guardava il nipote che le stava di fronte, come se lo vedesse per la prima volta.

Il ragazzo distinto che lei conosceva, pareva in quel momento assai diverso; c’era una luce nei suoi occhi chiari che non gli aveva mai veduto prima, una luce fiera e in qualche modo selvaggia.

Lo vide passarsi una mano fra i folti capelli scuri, mentre a capo chino cercava le parole per rispondere.

“In tal caso, io dovrei forse farvi notare, mia cara zia…che non ne avrei il più assoluto bisogno. Nel caso non lo sapeste già, cosa di cui dubito apertamente poiché so che il vostro attaccamento nei miei confronti è in parte dovuto a questo, godo di un ingente patrimonio lasciatomi in eredità da mio padre e di una rendita annuale di tutto rispetto che mi consentirebbe di contrarre matrimonio con qualsiasi giovane di mio interesse e non dovermi aspettare nessun aiuto da parte vostra.”

 

Vacillò, rischiando quasi di doversi sedere, tanta fu la sorpresa. C’era proprio qualcosa di strano in quel benedetto figliolo, se si permetteva di rivolgersi a lei in un modo così sconveniente. Poi la sorpresa lasciò spazio alla rabbia.

“Insolente! Come vi permettete di mettere in discussione il mio attaccamento per voi? Se non foste mio nipote, il figlio della mia amata sorella, vi avrei già ripudiato per questa vostra insinuazione! E vi posso assicurare, che se deciderete di sposare quella piccola arrampicatrice sociale, sarà proprio quello che farò!

“Miss Elizabeth Bennet non è una piccola arrampicatrice sociale!” ringhiò il giovane “Come potete parlare con tale disprezzo di una persona che non conoscete nemmeno? Se voi la conosceste più a fondo, sono sicuro…

“Dimenticate forse che ho avuto la sventura di conoscerla e vi posso assicurare che le mie obiezioni nei suoi confronti sono assolutamente fondate.” lo interruppe bruscamente, alzando la voce per riuscire a sovrastare quella profonda di lui “La fanciulla viene da una famiglia di estrazione sociale ben inferiore alla nostra, una famiglia che mi è stato più volte fatto notare, è totalmente incapace di mantenere un adeguato contegno in pubblico e unirsi in matrimonio con persone la cui parentela è così palesemente inadeguata, potrebbe rivelarsi molto sconveniente.”

 

L’amarezza si dipinse sul bel viso del giovane.

Siete in errore zia, l’orgoglio che vi acceca lo riconosco bene perché è lo stesso che confondeva me, ma posso assicurarvi che la fanciulla ha molte doti ed è degna, nel modo più assoluto, di poter essere mia moglie!”

“Dunque, voi non negate di provare qualcosa per lei.” domandò stupita Lady Catherine

“Come potrei negarlo ancora, sarei uno stupido se continuassi a nascondere i miei sentimenti.” rispose volgendo le spalle alla donna.

Avvicinandosi alle grandi finestre della sala, scostò le tende e il suo sguardo si perse nel buio della notte che circondava la residenza di campagna del suo migliore amico.

“E le avete chiesto di sposarvi?” la donna pareva sconcertata, non aveva ritenuto di dover credere alla veridicità di quelle voci e aveva sperato che il nipote le smentisse e invece…

“Lo confesso.” affermò Darcy, voltandosi nuovamente per guardare la zia negli occhi.

 

“Non mi risulta però che lei abbia acconsentito.” Ribattè lei in tono secco.

Un ghigno sarcastico si delineò sulle labbra del ragazzo.

“Siete ben informata, Miss Elizabeth ha rifiutato la mia proposta. Questo dovrebbe farvi cambiare opinione su di lei, un’arrampicatrice sociale non avrebbe forse dovuto accettare una così generosa offerta, fatta, ve lo assicuro, con tutto il cuore?

“Può darsi.” tagliò corto lei “Tuttavia la ragazza non ha voluto darmi l’assicurazione di non accettare mai, nemmeno in futuro, la vostra profferta. E questo è veramente scandaloso, non posso permettere che l’onore della nostra famiglia sia compromesso da un matrimonio così poco vantaggioso. Una fanciulla senza dote e con un carattere così poco raffinato e…femminile.”

Il volto di Darcy si fece improvvisamente cupo, mentre si avvicinava con impeto al divano dov’era seduta sua zia.

“Fatemi capire, voi avete disturbato la quiete serale della signorina Bennet e della sua famiglia, solamente allo scopo di estorcerle la promessa di non sposarmi per nessun motivo?”

“Naturalmente.” rispose l’anziana donna come se presentarsi a casa della gente nel bel mezzo della notte fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

“Ma avete detto che lei si è rifiutata di scendere a compromessi con voi…

 

Un sorriso dolce si allargò sul volto di Darcy, il quale gioiva dentro di sé per lo smacco subito dalla sua parente e si compiaceva ancora di più nel constatare quanto fosse forte il carattere della sua Elizabeth.

Non riusciva a smettere di pensare a ciò che le parole di Lady Catherine implicavano…

Che ci fosse qualche speranza per lui, dopotutto?

“Esatto. Mi ha cacciata. Per questo vi impedisco nel modo più assoluto di continuare a frequentarla! Se doveste avere la malaugurata idea di chiederle nuovamente la mano, sappiate che non vi considererò più mio nipote e che non accetterò nel modo più assoluto di ricevervi a Rosings!” affermò categorica Lady Catherine de Bourgh.

Una risata gli salì alle labbra e non riuscì a trattenerla. Quella donna si stava veramente rendendo ridicola e lui non voleva continuare oltre quella conversazione, aveva altro a cui pensare.

“Perdonatemi cara zia, ma se Elizabeth dovesse accettare di diventare mia moglie, penso che potrò sopportare la privazione della vostra compagnia. Ora se volete scusarmi, penso che questa conversazione sia già andata troppo oltre. Con permesso.”

E con un inchino si congedò dall’anziana donna, rimasta a dir poco con un palmo di naso a fissare la stanza vuota e silenziosa, con la bocca aperta in una o di sorpresa.

 

*************************************************

 

“Se i vostri sentimenti sono gli stessi dello scorso aprile, vi prego, ditelo ora. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre.

Se, invece, i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo: mi avete stregato anima e corpo e vi amo... vi amo... vi amo. E d'ora in poi non voglio più separarmi da voi.

Darcy a Elizabeth

 

Le ore passavano lente, Darcy se ne stava immobile sul suo letto fissando il soffitto del baldacchino, le braccia allacciate dietro al capo a sostenerlo.

Mille pensieri affollavano la sua testa, mille dubbi dovevano essere dipanati e c’era una sola persona che avrebbe potuto farlo.

Quando le primi luci dell’alba rischiararono l’orizzonte, aveva preso la sua decisione; senza nemmeno prendersi la briga di vestirsi di tutto punto e con solo indosso i pantaloni e la camicia slacciata, si infilò il soprabito e uscì da Netherfield Park.

 

Solo una persona incrociò prima di lasciarsi alle spalle il portone della villa, uno sbadigliante Bingley, svegliatosi solo per bere un bicchiere di latte, che lo guardò con occhi assonnati e con voce impastata gli chiese

“Darcy, sogno o siete veramente voi? Giusto cielo, dove state andando a quest’ora del mattino?

Non ottenendo risposta, pensò veramente di aver sognato e se ne ritornò subito a letto.

 

Darcy attraversò a passo spedito la brughiera in direzione di Longbourn, il sole che nasceva alle sue spalle gli illuminava il cammino.

Quando vide in lontananza una figura femminile farglisi incontro, il suo cuore fece un balzo… Elizabeth?!

Con il cuore leggero e la speranza ad animarlo, andò incontro al suo destino come al sorgere di un sogno.

 

 

 

 

 

Spazio dell'autrice

 

Un grazie speciale per le due anime pie che hanno lasciato un commentino e cioè Perelun (tesoro, che bello, tu ci sei sempre!! ^.^) e Isy_264 (grazie per i complimenti!) a cui chiedo la cortesia di continuare a farmi compagnia e dirmi sempre ciò che pensano!

 

Chiara

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Pomeriggio a Pemberley ***


“Spudorata

E così siamo arrivati pure al terzo capitolo, è incredibile giacchè mi ero ripromessa di non trasformare mai più una one-shot in un racconto a capitoli…

Dico, ma l’avete notata la citazione?? Santo cielo, sto proprio impazzendo, adoro questo romanzo, ne adoro il film e a volte vorrei aver vissuto a quei tempi o ritrovarmici catapultata ora, specialmente da quando ho visto la serie tv inglese in quattro puntate “Lost in Austen”…se non l’avete vista, dovete assolutamente farlo!

Farneticazioni a parte, questo capitolo è un altro missing moment e vuole andare a scoprire quello che non ci è stato dato sapere della visita di Elizabeth e dei suoi zii a Pemberley. Io credo che ne siano successe di cose e ho scelto per raccontarle la figura, nel libro e nel film solo accennata, di Georgiana Darcy.

Come al solito, fatemi sapere cosa ve ne pare.

 

Chiara

 

 

 

Orgoglio o timidezza?

Ovvero: Siamo tutti folli in amore.

 

Capitolo 3 – Pomeriggio a Pemberley

 

“Vi credevo a Londra.”

“No. Non sono a Londra.”

Elizabeth e Darcy

 

 

Era una magnifica giornata di sole, l’aria era tiepida e intorno a Pemberley gli unici rumori che si sentivano erano i versi degli uccelli acquatici che volavano in stormi sui laghetti circostanti.

All’interno dell’imponente e ricca dimora della famiglia Darcy invece, era la dolce melodia che si sprigionava dai delicati tasti d’avorio dell’elegante pianoforte a coda a riempire l’aria.

Georgiana Darcy era considerata, a ragione, una delle più brillanti e dotate pianiste della contea, per quanto fosse troppo modesta per accettare questo complimento da chiunque non fosse il suo amato fratello.

Fratello che, come sua abitudine ogni qualvolta i suoi impegni non lo tenevano lontano da casa, passava il tempo ad ascoltarla mentre si esercitava con tanta costanza e dedizione.

In quel momento però, suo fratello pareva turbato, erano in attesa dei loro ospiti e non gli riusciva di stare fermo.

“William per favore, potresti smetterla di camminare in questo modo per la stanza? Mi stai facendo girare la testa!”

 

Si bloccò all’istante, arrossendo leggermente per la vergogna di essere stato ripreso.

“Chiedo scusa, temo di essere un po’ nervoso.”

Sorridendogli complice, la giovane lo prese scherzosamente in giro

“Forse perché quest’oggi verrà in visita da noi la signorina Bennet?”

“Ma che dici! Miss Bennet non c’entra nulla…” negò lui con fin troppa foga

“Ah no?! Eppure non hai fatto altro che parlare di lei per tutta la mattina…e come se non bastasse, ormai non conto più le volte in cui hai sistemato il nodo della cravatta!” disse la ragazza, ridacchiando fra sé e sé.

“Che sciocchezza…voglio solo che tutto sia in ordine per i nostri ospiti.” Il rossore sul suo viso non accennava a diminuire, ma lei continuò ad infierire senza pietà.

“Non è che per caso vuoi fare buona impressione su di lei?”

 

Adorava farlo arrabbiare, perché in quei momenti riusciva sempre a mettere in luce lati di lui che il ragazzo si sforzava di tenere nascosti, ma che erano quelli che lo rendevano più umano  e più…divertente.

Darcy stava giusto per rispondere, quando il valletto entrò nella stanza per annunciare l’arrivo dei signori Gardiner e della signorina Elizabeth Bennet.

 

Finalmente! Georgiana era veramente impaziente di conoscere la donna che aveva fatto perdere la testa a suo fratello. Perché era di questo che si parlava…suo fratello era innamorato e anche se lui si ostinava a non volerlo ammettere, lei, con la sensibilità che contraddistingue le donne, lo aveva capito.

Per questo, quando la ragazza fece il suo ingresso in sala, le corse incontro accogliendola come una sorella.

 

Decisamente non era come si era aspettata…era molto meglio!

Aveva temuto che il fratello si fosse infatuato della solita giovane ricca di beltà, ma povera di spirito e invece si trovò davanti una donna certamente piacevole, seppur con discrezione, ma soprattuto acuta, dallo sguardo intelligente e la battuta pronta.

“Suonate a quattro mani, signorina Elizabeth?” le chiese curiosa

“Solo se costretta.” fu la risposta sincera e divertita di lei

“Fratello, dovete costringerla.” lo stuzzicò Georgiana

Dopo un piccolo scambio di battute, aveva già deciso che Elizabeth Bennet le piaceva.

E poi, non aveva potuto fare a meno di notare il modo in cui il suo fratellone l’aveva guardata…

 

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Fu un the estremamente piacevole, servito nel giardino preferito da Georgiana, quello che dava sul laghetto, condito da brillanti conversazioni e risate spensierate.

Darcy e il signor Gardiner si erano congedati dalle signore per dedicarsi all’hobby maschile per eccellenza, la pesca e sarebbero rimasti fuori tutto il pomeriggio.

La signora Gardiner dopo un po’ era stata rapita da Mrs Moore, l’anziana governante che si occupava della cura di Pemberley e di tutti i suoi abitanti con la stessa premura con cui una vecchia chioccia accudirebbe i suoi pulcini. La donna, fin troppo modesta nella vita di tutti i giorni, non aveva però visto l’ora di poter mostrare a qualcuno tutte le migliorie apportate alla casa, non disdegnando certamente i complimenti che ne avrebbe ricevuto in cambio.

Così le due ragazze erano rimaste sole.

 

Come si era immaginata, Elizabeth si dimostrò essere di estrema compagnia, mai una volta il suo modo di fare risultò troppo lezioso o i suoi racconti noiosi, né diede mai l’impressione di sentirsi imbarazzata o meno che divertita dagli anedotti su Darcy che naturalmente lei, da buona sorella minore, le stava propinando.

Al contrario, pareva essere proprio interessata e questo non potè che farle piacere; vedeva il modo in cui i suoi occhi si illuminavano al sentir nominare William, il modo in cui le guance le si colorivano mentre ascoltava i teneri ricordi d’infanzia che lo riguardavano e si chiese se la ragazza se ne rendesse conto.

No, forse no. O forse, molto più probabilmente, stava iniziando ora ad esserne consapevole e ancora faticava ad ammetterlo persino a sé stessa…si stava innamorando di Darcy.

Bene! Decisamente si preannunciavano degli sviluppi interessanti; l’idea di avere per cognata una ragazza gentile e divertente come Elizabeth la solleticava parecchio e se quel tontolone di suo fratello non si decideva a farle una proposta seria quanto prima, ci avrebbe pensato lei a dargli una bella scossa!

 

Un’idea già prendeva forma nella sua mente, per questo si rivolse alla nuova amica con aria innocente.

“Elizabeth, voi pescate?”

“Una volta, quando ero bambina. Mio padre mi portava sempre con sé, ma non credo di aver mai pescato niente di più di qualche vecchia scarpa. Generalmente preferivo passare il tempo leggendo e osservando mio padre.” fu la sua risposta sincera.

“Quindi non mi accompagnereste a raggiungere mio fratello e vostro zio a pesca?” chiese con tono fintamente rattristato, ben sicura che la ragazza, estremamente cortese, non avrebbe potuto dirle di no. E infatti…

“Se lo desiderate, vi farò sicuramente compagnia.”

“Meraviglioso!” esclamò con gioia, battendo le mani.

Un attimo dopo le due giovani erano già dirette al piccolo pontile affacciato sul lago, dove una leggera imbarcazione a remi le attendeva.

 

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In quello stesso momento, al centro del lago, il signor Gardiner intratteneva il suo giovane anfitrione con racconti spassosi intervallati da roboanti risate che con sua grande sorpresa, non infastidivano minimamente il compassato ragazzo; tutt’altro, Darcy trovava la compagnia dello zio di Elizabeth estremamente divertente e più di una volta si era ritrovato a condividere l’ilarità dell’uomo, lasciandosi andare a sua volta alle risate.

Per la prima volta dopo molto tempo, si sentiva di nuovo bambino, l’atteggiamento schietto del signor Gardiner gli aveva riportato alla mente suo padre, mettendolo estremamente a proprio agio.

Il fatto poi che fosse una bellissima giornata di sole, che Elizabeth fosse seduta poco distante da dove si trovavano e che lui potesse scorgerla da lontano senza essere notato, contribuiva a rendere per lui ancora più perfetta quella giornata così atipicamente familiare.

 

“Possiamo ritenerci veramente fortunati ad avervi trovato in casa, signor Darcy.” stava dicendo in quel momento il suo ospite “E’ stato un vero piacere fare la vostra conoscenza ed in più era da molto tempo che non partecipavo ad una pesca così proficua!” affermò sorridente, indicando con una mano il capiente cesto di vimini traboccante di pesci.

“La vostra proprietà è veramente un luogo incantevole, sono convinto che vostro padre sarebbe orgoglioso di come siete riuscito a gestirla.”

“Siete molto gentile signore, in verità ho sempre cercato di fare del mio meglio e ho avuto la fortuna di circondarmi di persone valide. La bellezza innata di questi luoghi ha fatto il resto.” assicurò il giovane, intimamente compiaciuto da quel sincero complimento.

“Naturalmente, deve essere per questo che mia nipote è rimasta letteralmente a bocca aperta davanti allo splendore di Pemberley.”

Il suo cuore perse un battito, sapere che la ragazza di cui era innamorato aveva ammirato la dimora che lui così tanto amava lo rendeva stranamente agitato. Quasi balbettava quando rispose.

“Sono lusingato che la signorina Elizabeth sia rimasta così positivamente colpita, per mio conto, sono altrettanto lieto che abbiate voluto accettare il mio invito a restare. Mia sorella Georgiana poi, era molto curiosa di conoscere la signorina Bennet.” ammise il giovane, omettendo di dire che lui stesso aveva caldeggiato l’idea di passare un pomeriggio in compagnia della fanciulla.

“E’ comprensibile, non mi sembra che ci siano molte giovani donne qui a Pemberley e vostra sorella sarà stata certo molto contenta di poter stringere amicizia con la nostra Elizabeth.”

 

Darcy rimase sorpreso dall’acuta deduzione e dal garbo del suo ospite e non potè che assentire; in effetti quando Georgiana era lontana da Londra e dalle sue amicizie, passava il tempo sola nella grande dimora di famiglia, studiando, suonando il piano e solo saltuariamente riceveva la visita di qualche vicina.

Naturalmente quando lui non era in viaggio per lavoro passava tutto il tempo che poteva con lei, ma nonostante questo e malgrado il carattere tranquillo e riservato della giovane, lui era certo che a volte la sua dolce sorellina si sentisse sola.

 

Col pensiero rivolto a lei, Darcy lasciò vagare lo sguardo lungo la superficie immobile del lago che rifletteva come uno specchio le fronde degli alberi circostanti, poi più in là verso il giardino assolato dove fino ad un attimo prima avrebbe giurato di aver scorto la chioma bionda della sorella. Dov’era ora? Che il caldo sole pomeridiano fosse diventato all’improvviso troppo afoso per le due giovani, tanto da far loro cercare riparo in casa?

Improvvisamente desiderò di poterle raggiungere, la barca era diventata uno spazio troppo angusto per contenere tutto il suo desiderio e la compagnia, fino a quel momento impeccabile del signor Gardiner, non più sufficiente.

Poi le vide e il suo cuore fece un balzo; remando e ridendo si stavano avvicinando pian piano a loro, non se n’era accorto subito perché in un primo momento volgeva loro le spalle, ma ora vedeva chiaramente la piccola barca dondolare vistosamente sull’acqua a causa del loro remare inesperto.

Cosa facevano lì? Era pericoloso, da come la loro imbarcazione ondeggiava rischiavano di finire in acqua da un momento all’altro…e Georgiana non sapeva nemmeno nuotare!

 

La preoccupazione si dipinse per un attimo sul suo viso, tuttavia non potè fare a meno di scacciarla con un sorriso, vedendo come entrambe le ragazze fossero piacevolmente divertite dalla reciproca compagnia. I volti graziosi erano arrossati dal sole, alcune ciocche di capelli, sfuggiti all’acconciatura, accarezzavano i loro candidi colli al ritmo del vento che soffiava pigro.

Erano l’immagine della serenità e a quella vista Darcy si sentì pungere gli occhi e dovette distogliere lo sguardo per non farsi sopraffare dalla tenerezza.

 

“Mio caro amico, credo che la nostra tranquillità sia finita!” furono le divertite parole del signor Gradiner alla vista dell’imbarcazione che li stava per affiancare e delle sue due giovani occupanti.

Sorrise a sua volta con complicità all’uomo, poi educatamente rivolse la propria attenzione alle fanciulle; cercando di sembrare naturale, volse per un attimo lo sguardo verso Elizabeth i cui profondi occhi scuri erano già fissi su di lui, per poi voltarsi imbarazzato in direzione di Georgiana che lo fissava con uno sguardo furbetto sul suo doce viso da adolescente.

Qualcosa gli diceva che quell’angioletto di sua sorella stava tramando qualcosa, ma la vicinanza di Elizabeth gli rendeva impossibile pensare con raziocinio. Era completamente in balia degli eventi.

 

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Non si era mai divertita così tanto in vita sua.

Inizialmente aveva dovuto mentire ad Elizabeth, dicendole che aveva già portato una barca e sapeva perfettamente come si rema, ma naturalmente al primo tentativo a vuoto, quando i remi avevano sbattuto disordinatamente sulla superficie dell’acqua, rischiando poi di uscire dalla loro sede e di allontanarsi con la corrente, non aveva più potuto nasconderle la verità.

Quello che l’aveva sorpresa era stata la reazione di Elizabeth, per nulla offesa per essere stata raggirata, aveva semplicemente riso della sua goffaggine e recuperati i remi dall’acqua, aveva iniziato a vogare con stile e buona lena, quasi fosse la cosa più naturale di questo mondo per una ragazza.

 

“Dovete sapere che la maggior parte delle volte mio padre si addormentava sulla barca… soprattutto dopo aver mangiato accompagnando il tutto con più di un sorso di vino! A quel punto io dovevo riportare entrambi sani e salvi a casa.” si era giustificata la ragazza, la stima della quale stava già crescendo nel suo cuore.

Risero entrambe, non capacitandosi della facilità con cui riuscivano a comprendersi l’un l’altra.

“Io invece sono un disastro, non ho mai imparato nemmeno a nuotare!” ammise

“Ma come, vostro fratello non vi ha mai insegnato?” le domandò l’amica incuriosita

“Oh lui di certo lo avrebbe fatto, ma vi confido una cosa se promettete di non dirgli che ve l’ho detto…è un pessimo insegnante! Non che non sia bravo, questo no di certo, anzi è un abile nuotatore, ma è così apprensivo...non potevo fare due metri senza che lui accorresse in mio soccorso appena iniziavo a sguazzare! Così alla fine l’ho convinto che nuotare non faceva per me.” sorrise e gli occhi le si illuminarono al ricordo degli sforzi del fratello.

Capisco. E prometto che nulla di tutto quello che mi avete detto uscirà mai dalla mie labbra.” scherzò la ragazza “Ma se vi fa piacere potrei insegnarvi io a nuotare, in fondo l’ho fatto con tutte le mie sorelle.”

“Lo fareste veramente?” chiese entusiasta

“Con molto piacere. Sapete, non sono molte le cose che posso vantarmi di saper fare, non so dipingere, né cucire un abito, non ho mai suonato uno strumento e sono stonata come una campana, ma per quanto riguarda le attività da maschiaccio come arrampicarsi sugli alberi e nuotare, bè allora sono la persona giusta!” asserì divertita

“Oh Elizabeth, voi siete la sorella che ho sempre desiderato e che non ho mai avuto!” rispose con enfasi

“Suvvia, così mi fate arrossire. E poi avete avuto un fratello e mi pare che siate stata proprio fortunata…” si schermì la giovane

“Assolutamente! William è ciò che di meglio una donna possa desiderare. Naturalmente io parlo come sorella, ma parola mia, la donna che lo sposerà scoprirà in lui un vero tesoro!” dichiarò maliziosamente, facendo arrossire l’amica per le velate implicazioni che le sue parole celavano.

“Ah eccoli! Che vi dicevo? William è già in apprensione per il nostro gesto sconsiderato! Vi prego, reggetemi il gioco e facciamolo preoccupare ancora un po’, è così divertente vedere il modo in cui le sopracciglia gli si corrugano quando è in ansia!” disse divertita iniziando ad agitare i remi sull’acqua.

“Georgiana, parola mia siete veramente crudele, come potete far angustiare quel poveretto in questo modo?” chiese la ragazza, subito però scossa da un eccesso di risate e assecondando di buon grado la sua richiesta di appoggio.

Fu così, complici e spensierate, che si presentarono ai due uomini che le guardavano perplessi.

 

Mentre si avvicinavano, non aveva potuto non notare come lo sguardo di Darcy avesse indugiato sul viso di Elizabeth, quasi a volerlo imprimere nella mente e come gli occhi di quest’ultima lo avessero a loro volta cercato, mentre con candore il suo sorriso si apriva luminoso.

Sorrise fra sé, il suo piano stava procedendo nel migliore dei modi, ora doveva solo fare in modo che restassero da soli.

“Signor Gardiner, vedo che la sua pesca è stata molto fruttuosa!” affermò cordiale

“Lo è stata davvero, si vede che i pesci di questo lago vengono tenuti a stecchetto, perché appena hanno visto le mie esche si sono fiondati a frotte!” scherzò l’uomo

“Oh no di certo, scommetto invece che è tutto merito della vostra tecnica! Sareste così gentile da insegnarla anche a me?” chiese con enfasi

“Ma…Georgiana! Non mi pare il caso di abusare in questo modo del nostro ospite.” s’intromise Darcy, stupito dal comportamento così poco consono della sorella.

“Nessun problema, per carità, sarò ben lieto di introdurre vostra sorella all’arte segreta della pesca!” rispose gentilmente lo zio di Elizabeth.

“Fantastico! William, puoi aiutarmi a salire sulla barca col signor Gardiner? E naturalmente tu dovrai prendere il mio posto…” poi rivolgendosi ad Elizabeth, che aveva seguito lo scambio di battute con aria via via più confusa “…Elizabeth mia cara, posso sperare di non avervi recato offesa con la mia decisione, vero? Non lo farei se non fossi sicura di lasciarvi in più che buone mani.”

La ragazza scosse la testa in segno di diniego, affermando che poteva sentirsi libera di fare quello che più desiderava e che lei si sentiva più che al sicuro in compagnia di Mr. Darcy.

Pronunciando queste parole aveva abbassato lo sguardo turbata, così pure Darcy che aveva iniziato a fissare con insistenza la punta dei propri stivali, rassegnandosi poi ad aiutare la sorella a passare da un’imbarcazione all’altra senza finire in acqua.

 

Quando entrambe le barche furono di nuovo stabili, le nuove coppie formatesi si salutarono dandosi appuntamento di lì a più tardi.

Georgiana osservò compiaciuta suo fratello allontanarsi lentamente, remando senza nessuna fatica né premura e chiacchierando amabilmente con la sua giovane amica, la quale si voltò una sola volta, indirizzando verso di loro un cenno di saluto con la mano.

“Pare che quei due vadano piuttosto d’accordo.” la voce del signor Gardiner la fece sussultare

“Mi sembra naturale, trovo che siano due spiriti affini.” disse con sincerità.

“Siete una ragazza molto matura per la vostra età, signorina.” Il tono dell’uomo pareva divertito, forse aveva compreso la sua manovra per lasciare da soli i due giovani perché continuò “E adesso ditemi, siete veramente interessata ad imparare la mia tecnica di pesca?”

Georgiana gli rivolse un sorriso luminoso rispondendo con slancio

“Assolutamente sì!”

 

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“Sono veramente desolato che mia sorella vi abbia abbandonato in questo modo. Non è da lei comportarsi in modo così maleducato. Vi prego di perdonarla.” disse il ragazzo mentre vogava piano, le braccia muscolose tese sotto la leggera stoffa della camicia, la giacca abbandonata per il troppo caldo sul fondo della barca.

Era la prima volta che si ritrovavano veramente soli da quel piovoso giorno di aprile quando, preda dell’ardore che lo animava, le aveva finalmente dichiarato il suo amore e lei…lo aveva respinto.

Il comportamento della giovane pareva essere mutato nel frattempo, ora gli sorrideva e quando si rivolgeva a lui lo faceva con più gentilezza. Probabilmente la lettera di spiegazioni che le aveva scritto era quantomeno servita a fare in modo che lei non lo disprezzasse, ma questo non voleva certo dire che lei avesse cambiato idea su di loro…

Non sapeva se avrebbe mai più trovato il coraggio di riproporsi, sapere che i suoi sentimenti non erano condivisi lo aveva ferito profondamente, proprio in quell’orgoglio che la fanciulla gli aveva così amaramente rinfacciato. Tuttavia non poteva fare a meno di amarla e chissà, col tempo magari il coraggio sarebbe tornato.

Per il momento gli bastava la sua compagnia.

Certo poteva essere sconveniente che un gentiluomo e una signorina nubile rimanessero soli, per di più in barca, ma cos’altro avrebbe potuto fare? Avrebbe dovuto impuntarsi, rifiutarsi di cedere a quello che sembrava solo uno sciocco capriccio e apparire così un mostro davanti agli occhi della sorella e della giovane che ora gli stava di fronte in quell’angusto spazio, guardandolo con quegli occhi capaci di togliergli il sonno? Non avrebbe potuto farlo, così si era limitato a cogliere l’occasione al volo.

 

“Non vi preoccupate per me signore, ho tre sorelle minori e so bene quanto siano volubili e impulsive a volte; non mi sento affatto offesa né tantomeno mi considero una fanciulla in pericolo. Dopotutto voi siete un gentiluomo e io non potrei sentirmi più al sicuro.” Ammise la ragazza

La sua risposta lo turbò alquanto, per questo si trovò a sussurrare

“Signorina Elizabeth, la vostra generosità è pari soltanto alla vostra bellezza.”

La giovane arrossì vistosamente, distogliendo lo sguardo.

Darcy si morse la lingua per la sconsideratezza che aveva avuto rivolgendole quel complimento così sincero quanto inopportuno.

“Perdonatemi. Probabilmente è colpa di questo caldo, mi sta facendo parlare a sproposito.”

Elizabeth sollevò lo sguardo e per un attimo lui credette di leggere nei suoi occhi scuri un pizzico di delusione, ma fu veramente un secondo, perché subito dopo erano tornati luminosi e ridenti.

“Signore, forse faremmo meglio a discorrere del tempo e di quanto questo posto sia un vero paradiso o passeremo il resto del pomeriggio a scusarci per cose di così poco conto!” rise lei

Ancora una volta, non potè impedire al proprio cuore di battere più forte, ma non si trattenne dal ridere con lei.

 

Impiegarono più del previsto per ritornare al pontile, perché da lontano avevano notato alcuni cervi pascolare lungo la riva ed Elizabeth si era a tal punto emozionata alla vista dei magnifici animali, da chiedergli di rimanere per qualche minuto fermi in contemplazione delle loro lunghe corna ramificate.

Lui naturalmente aveva assecondato con piacere questo suo desiderio, beandosi di ogni attimo in più passato in sua compagnia.

Dopo di chè aveva ripreso a remare di malavoglia verso riva, sinceramente dispiaciuto che quel pomeriggio speciale stesse volgendo al termine.

 

Quando ebbero ormeggiato e il movimento della barca si fu fatto più stabile, si issò sul pontile e voltandosi poi verso la fanciulla, le tese una mano per aiutarla a salire.

Quel semplice gesto gli riportò alla mente quel lontano giorno a Netherfield, subito dopo il loro secondo incontro, quando le aveva stretto la mano per aiutarla a salire in carrozza. Ricordava ancora la sensazione di calore che aveva provato, quasi si fosse scottato.

Quella volta lei era rimasta sorpresa dal suo gesto, ora invece accettò con fiducia il suo aiuto issandosi con agilità al suo fianco, il dolce profumo dei suoi capelli che si insinuava delicatamente nelle sue narici.

Chiuse gli occhi per assaporare quel momento, ma poi la udì mormorare preoccupata “Il mio scialle!” e li riaprì giusto in tempo per vedere lo scialle scivolare lentamente in acqua.

Fu questione di un attimo, un movimento improvviso per cercare di afferrare il morbido pezzo di stoffa candido al volo e Darcy si ritrovò in acqua.

 

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Un pomeriggio veramente piacevole e che di sicuro avrebbe ricordato per molto tempo, a questo stava pensando mentre, con l’aiuto del signor Gardiner, riportava a riva la piccola imbarcazione.

Lo zio di Elizabeth, non solo le aveva insegnato diverse tecniche per la pesca in lago, ma su sua insistenza, le aveva anche spiegato come remare nel modo più corretto. Era stato faticoso, ma aveva imparato quasi subito.

 

Notando che suo fratello ed Elizabeth stavano attraccando proprio in quel momento al pontile e non desiderando interromperli, aveva rallentato appena in tempo, facendo credere al suo compagno di navigazione di voler fare ancora un po’ di pratica coi remi.

Senza domandare oltre, lui l’aveva assecondata, così facendo aveva potuto osservare da lontano tutta la scena…

Il modo in cui le mani dei due giovani si erano unite, la confusione nello sguardo di entrambi, il movimento sinuoso dello scialle che trasportato dal vento si posava sulla superficie del lago e…gli spruzzi sollevati dal corpo del fratello che franava in acqua!

 

O Signore, fa che non si sia fatto male! Fu quello il suo primo pensiero, riflesso anche negli occhi del signor Gardiner che aveva assistito alla scena allo stesso modo di lei.

Fu lo stesso pensiero che riconobbe nella reazione di Elizabeth, rimasta impotente sul pontile, china sul bordo dell’acqua in attesa di vederlo riaffiorare, ma tesa e pronta a buttarsi in caso di necessità.

Se avesse ancora avuto bisogno di una prova che le dimostrasse quanto fossero profondi i sentimenti della giovane per William, ebbene le sarebbe bastato osservare la sua preoccupazione in quel momento. E la ragazza non ne era nemmeno cosciente.

 

Poi la vide, la testa bruna del fratello che faceva capolino fra le acque e sentì accanto a sé il sospiro di sollievo del signor Gardiner. Solo allora si tranquillizzò, sentendo l’adrenalina defluire dal proprio corpo e le lacrime salirle agli occhi.

In quel momento sentì che avrebbe potuto anche lasciarsi sopraffare dal lato comico della situazione.

 

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Dio del cielo che spavento! L’aveva visto scivolare in acqua senza poter fare nulla, ma era successo tutto in un secondo e lei era stata presa alla sprovvista.

Poi attimi interminabili in cui non l’aveva visto riemergere e il suo cuore si era come fermato.

Pensieri irrazionali le avevano riempito la mente…non poteva perderlo…poi finalmente eccolo ricomparire, il fiato corto per l’apnea prolungata, i capelli fradici incollati al viso, un accenno di sorriso nella sua direzione, mentre con aria soddisfatta le mostrava ciò che stringeva in mano…il suo scialle.

Lacrime di sollievo le scivolarono lungo le guance, le asciugò velocemente perché non c’era motivo per cui lui le vedesse, poi gli andò incontro sulla riva.

 

Un improvviso calore le salì alle guance, mentre lo guardava risalire lentamente dal lago, i vestiti bagnati incollati al corpo e la sottile stoffa della camicia, resa trasparente dal contatto con l’acqua, che metteva in evidenza i muscoli del petto e la peluria scura che lo ricopriva.

Il suo incedere riusciva ad essere elegante nonostante la situazione ed Elizabeth non potè fare a meno di ammirarlo, proprio come aveva fatto il pomeriggio precedente con il busto che lo ritraeva.

Un’improvvisa ondata di affetto la travolse e per un momento si chiese come sarebbe stata la sua vita se avesse accettato di sposarlo mesi prima, se fra di loro non ci fossero stati fraintendimenti, se i suoi pregiudizi non l’avessero resa cosi cieca, se avesse saputo passare sopra all’orgoglio di lui.

Si vide felice, amata, protetta e un profondo senso di malinconia la pervase.

Ci sarebbe stata una seconda possibilità?

Quando lui le fu vicino, immobile e silenzioso, con quello sguardo dolce che aveva imparato a conoscere e ad amare, provò l’impulso di abbracciarlo, ma naturalmente si trattenne, sarebbe sembrato troppo sconveniente.

Per questo rimase immobile a sua volta, continuando a fissarlo negli occhi.

 

Uno starnuto improvviso spezzò quel silenzio forzato e guardandosi sorpresi, come risvegliati da uno stato di trance, i due giovani scoppiarono a ridere contemporaneamente.

Sì, forse dopotutto ci sarebbe potuta essere una seconda possibilità.

 

 

 

 

 

 

Spazio dell'autrice

 

Bene, anche questo capitolo è finito.

Come avrete avuto modo di notare, mi sono permessa di prendere in prestito la scena della camicia bagnata di Darcy, resa così famosa dalla trasposizione televisiva di Orgoglio e Pregiudizio del 1995 con protagonista Colin Firth, proprio per questa occasione…mi pareva che ci stesse proprio bene!

E adesso passiamo ai ringraziamenti senza indugiare oltre!

 

Cupidina 4ever= Spero di non averti fatta aspettare troppo e che il nuovo capitolo ti sia piaciuto! Penso che sia impossibile non amare questi personaggi, sono così veri. Kisses ^.^

 

Isy_264= Bentrovata! La mia fervida immaginazione ha partorito ancora, dici che è plausibile un pomeriggio a Pemberly così come l’ho pensato io? Di una cosa sono sicura…avrei voluto esserci!! Se hai qualche scena particolare che ti andrebbe di “rivedere” fammelo sapere e chissà che tu non mi dia dei nuovi spunti per scrivere ancora!! Un bacio ^__^

 

Beab= Carissima Bea, innanzitutto grazie mille per i complimenti, sto ancora gongolando! Non so se sia il mio animo romantico, il fatto che incredibilmente io mi senta in qualche modo fuori posto in questo secolo, o solo perché ho amato tanto lo stile della Austen, ma adottare il suo modo di scrivere mi è risultato più semplice del previsto. Oddio, adesso l’ho detto e verrò smentita di sicuro!! Comunque spero che vorrai seguirmi ancora. Fra parentesi, ho seguito il tuo consiglio e ho letto Persuasione, molto bello, ma continuo a preferire Orgoglio e Pregiudizio! Ora sto leggendo Emma e con calma penso di leggerli tutti. Comunque è vero e forse lo dovrei specificare meglio, le mie storie si rifanno più al film che al libro, sarà perché l’ho visto almeno 50 volte?? ^__^

 

Perelun= Dolcissima amica, il fatto che, pur non essendoci mai viste io ti senta così vicina, è una cosa che adoro! Per ogni cosa che scrivo so che tu ci sei e naturalmente vale lo stesso anche al contrario, niente può impedirmi di seguire la tua Storia (con la S maiuscola, la merita tutta!!). Quindi ecco qui un nuovo parto della mia mente malata, lo so che non è ancora quello che vuoi tu…ma mi perdoni vero??? Un abbraccio ^.^

 

SognoImmortale= Bè innanzitutto complimenti per il tuo nickname, di grande effetto!! Spero di aver placato la tua ansia e averti regalato un attimo di relax nello studio. Spero presto di poter leggere qualcosa di tuo. Besos

 

Freeze= Grazie per i complimenti, che accetto sempre arrossendo un po’. Con questo capitolo spero di non aver deluso nessuno, se così fosse non esitare a farmelo sapere. ^__^

 

WhiteMask= Anch’io sono estremamente sicura che Elizabeth abbia avuto una bella sorpresa dopo il matrimonio…chissà che non mi decida a scrivere anche di questo!! Non so se hai visto il film e in particolare il finale alternativo, a mio parere non sarebbe andato bene come finale, troppo poco Austeniano, ma di sicuro non si può dire che non fosse accattivante! Se non l’hai visto ti considero di fare un giretto su YouTube!!

 

Per voi e per tutti gli altri che hanno letto e non recensito…statemi benone!

Chiara

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