Per chi come me ha amato Orgoglio e
Pregiudizio, per chi come me trova che un uomo come Darcy sarebbe un sogno, per chi come me è fermamente
convinto che dietro al suo orgoglio si celasse soltanto una profonda
timidezza...per voi e per tutti, ecco qui una breve one-shot
dal sapore ottocentesco, con retrogusto romantico! Spero vi piaccia, io di
sicuro ho amato scriverla.
Chiara
Orgoglio o timidezza?
Ovvero: Siamo tutti
folli in amore.
Non siete troppo orgoglioso, signor Darcy? E come considerate l'orgoglio, un difetto o una
virtù?
Elizabeth a Darcy
Mai nella sua vita gli era capitato di sentirsi
nervoso come quella sera.
Non gli riusciva nemmeno di fare un semplice nodo
alla cravatta...stizzito, lasciò cadere i morbidi
lembi di seta sulla stoffa inamidata della camicia immacolata.
Mentre la sua immagine distinta e ordinata lo fissava al di là dello specchio, si diede mentalmente dello
sciocco, cosa poteva mai esserci di così sconvolgente in un ballo? Perchè proprio questo e non un altro doveva
metterlo così in agitazione?
Si disse che era solo una sensazione, la sua
naturale indolenza nei confronti degli eventi
mondani che questa volta lo assaliva più del dovuto.
Certo era una sensazione veramente fastidiosa,
chissà, forse dopotutto avrebbe potuto darsi per malato.
E subire così le ire di Caroline? Scartò l'idea
sul nascere, probabilmente anche un tè con Satana in persona sarebbe risultato meno pericoloso che contraddire i desideri di Miss
Bingley. E una cosa era certa, lei voleva che
lui fosse presente.
Sospirò di rassegnazione e mettendo mano
nuovamente alla cravatta alla fine riuscì a ricavare un nodo se non perfetto,
quantomeno accettabile.
Raddrizzò le spalle e infilò la sua giacca
preferita, quella color blu notte, dono della sua
amata sorella, confezionata su misura da un rinomato sarto di Londra; sorrise
al pensiero di Georgiana e la dolcezza di quel sorriso ammorbidì per un attimo
la fredda compostezza del suo sguardo.
Se qualcuno gli avesse fatto notare che quel
sorriso, al pari forse della sua rendita annuale di diecimila sterline, gli avrebbe potuto valere il cuore di una giovane donna, si
sarebbe sentito dare dello sciocco sentimentale poichè
Mr Fitz-William Darcy era fermamente convinto che ad un'unica cosa
aspirasse una fanciulla in età da marito e cioè a fare economicamente un buon
matrimonio, i sentimenti in tutto questo non erano contemplati.
Solo una persona fra le sue conoscenze avrebbe
potuto credere a quelle assurdità, complice non la stupidità, semmai il troppo buoncuore e un'ingenuinità di fondo...con tutto il bene che gli portava, quella persona
era il suo migliore amico, Charles Bingley.
Quasi che fosse stato richiamato dai suoi pensieri,
Mr Bingley si materializzò
sulla porta, esortandolo a non indugiare oltre davanti allo specchio perchè la carrozza li stava aspettando.
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La strada per Meryton
era tutta una buca, seduto sul divanetto imbottito della carrozza dei Bingley, Darcy guardava
silenzioso la campagna circostante perdersi nel buio
della sera; in lontananza le luci del paese, come tante piccole lucciole,
indicavano la via da seguire.
Malgrado la conversazione cordiale che i Bingley,
fratello e sorella, stavano intrattenendo a suo beneficio, la sua mente era
altrove e non riusciva a mostrare, al contrario dell'amico, genuino interesse
per l'imminente arrivo a destinazione.
A differenza di lui infatti,
Charles era un acceso sostenitore della danza, era sempre gentile e di ottima
compagnia, per questo gli riusciva facile risultare gradito a chiunque lo
circondava. Il fatto poi che avesse ereditato dal padre un consistente
patrimonio, lo rendeva ancora più appetibile agli occhi di ogni madre del
vicinato. Supponeva che questo non avrebbe fatto differenza nemmeno qui nell'Hertfordshire.
Caroline dal canto suo pareva annoiata e
indifferente alla cosa, semplicemente amava lagnarsi e non mancava di far
notare come la vita mondana in campagna, non fosse intellettualmente
affascinante quanto quella di città.
Alquanto banale e scontato naturalmente, come
banale e scontata era lei dopotutto...che il cielo lo perdonasse per aver
formulato quei pensieri, ma persino il suo contegno alle volte veniva messo a dura prova dall'insulsa alterigia di lei.
Nel suo intimo si chiedeva se esistesse sulla
faccia della Terra, una donna che avesse interessi diversi dal ton e da
tutto ciò che era mondano.
Aveva appena finito di formulare questi pensieri,
quando la carrozza si fermò sul piazzale davanti a casa Lucas ed in men che non si dica i suoi
occupanti furono catapultati nel fervore della festa.
Carrozze di tutte le grandezze arrivavano dal
vialetto, valletti in livree di ogni colore si affaccendavano per servire al
meglio i rispettivi padroni e si affrettavano poi a ricoverare le vetture nella
rimessa per poter godere, a loro volta, di un buon
bicchiere di vino in santa pace.
Lo scalpiccio delle scarpette eleganti
sull'acciottolato riempiva la tiepida area serale e feriva le sue orecchie non
meno del chiacchiericcio frenetico delle signore, chiacchiericcio
che al loro passaggio diventava più fitto e si accompagnava a lunghe occhiate
lusinghiere.
Darcy
odiava quella particolare tipologia di sguardi, si sentiva come un pezzo di
manzo pregiato sul banco del macellaio...pronto ad
essere venduto al miglior offerente!
Questo, oltre al crescente groppo alla bocca
dello stomaco che lo attanagliava, lo fece sentire ancora meno disposto
all'evento cui si accingeva a partecipare.
Solo quando Caroline, nel suo elegante abito
color panna, lo prese sotto braccio, egli si riscosse e la seguì nell'atrio
affollato di donne e uomini di ogni età agghindati nei loro abiti migliori.
Tutti assiepati all'ingresso, aspettavano che un
banditore li annunciasse agli ospiti in sala.
Quando arrivò il loro turno, la musica
s'interruppe bruscamente e, con sommo imbarazzo, si ritrovarono puntati addosso gli occhi di tutti.
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Charlotte: E' un suo amico, il signor Darcy.
Lizzie: Ha
l'aria triste, povero cuore.
Charlotte: Sarà pure triste, ma
povero no di certo...
Elizabeth e Charlotte su Darcy
Un fremito lo percorse
mentre, con passi brevi e cenni del capo, attraversava l'affollata sala; Quanta
gente...
Ora, va detto che nonostante Darcy
fosse abituato a stare al cospetto di ogni genere di compagnia, fosse questa
composta dai fittavoli della sua tenuta piuttosto che da nobili invitati a
Corte, non era necessariamente detto che questo gli piacesse.
Forse per questo motivo egli si sentiva così poco
a suo agio in quel momento ed era costretto a mascherare questo suo stato
d'animo dietro un'apparente aria di disinteresse.
Tuttavia, mentre il padrone di casa, il cortese Mr Lucas, presentava loro gli
ospiti, fra i ballerini che si erano rispettosamente fermati e ora si
inchinavano al loro passaggio gli capitò di incrociare lo sguardo di una
fanciulla.
Due magnetici occhi
scuri erano fissi con piglio curioso su di lui, fra le lunghe ciglia spiccavano
come gemme lucenti sul viso leggermente arrossato per l'emozione della danza.
Distolse immediatamente lo sguardo puntando
dritto davanti a sè, ma non gli riuscì di dimenticare quel viso, nè i
morbidi riccioli castani che lo incorniciavano. Chi era costei?
La musica riattaccò e le coppie ripresero a
danzare con grazia nella sala. Improvvisamente però, l'aria nella stanza si era
fatta più calda, o era soltanto una sua impressione? Quanto avrebbe voluto
poter allentare il nodo della cravatta, gli stava praticamente
togliendo il respiro!
Sentiva accanto a sè
Caroline sussurrare parole di scherno rivolte ora contro l'atteggiamento troppo
frivolo di una giovane, ora contro l'abbigliamento inadeguato di un'altra, ma
non gli riusciva di prestarle attenzione.
Contro ogni logica, desiderava solo volgere lo
sguardo attorno a sè in cerca della giovane
sconosciuta che così tanto l'aveva colpito; si sentiva
stordito, ubriaco, come se avesse bevuto troppo sherry...tuttavia, poichè non era da lui questa mancanza di controllo, si
intimò di trattenersi.
Quando si fu convinto di esservi riuscito, prestò
finalmente attenzione alle parole del loro ospite che in quel momento si apprestava
a presentar loro i suoi vicini, tali Mr e Mrs Bennet, accompagnati dalle
loro figliole e...giusto cielo, eccola!
Che stava dicendo Mr
Lucas? ...Miss Elizabeth Bennet...Elizabeth...
Sentendosi maledettamente in impaccio, ripeteva
mentalmente il suo nome, mentre non riusciva a smettere di fissarla. Quanto
doveva apparire scortese.
Meditò se fosse il caso di abbozzare un sorriso,
ma non era certo di quello che ne sarebbe venuto fuori, quindi si limitò a
chinare il capo in un saluto che risultò cortese, ma
decisamente troppo formale.
Quando finalmente ebbe trovato il coraggio di
rivolgerle la parola, la giovane si stava già allontanando.
Al suo fianco però, qualcun'altro
pareva essere rimasto molto colpito dal fascino di una signorina Bennet; con gli occhi azzurri persi nel vuoto, Charles Bingley ripeteva dolcemente sottovoce il nome...Jane.
Un campanello d'allarme scattò nella mente di Darcy, se lo conosceva bene Charles
era già sulla buona strada per invaghirsi della ragazza e per quanto aveva
potuto vedere, la madre di lei non aspettava altro che di prenderlo
all'amo...l'ingenuo amico doveva essere protetto.
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Mai presentimento fu più azzeccato, non aveva
ancora fatto in tempo a mettere in guardia l'amico sulle presunte mire della
giovane al suo patrimonio, che lui aveva già impegnato con lei tutti i suoi
balli...questa sua impulsività lo preoccupava, ma
nello stesso tempo sentiva di invidiargliela, a lui non sarebbe mai riuscito di
essere così spontaneo.
Per fortuna ci aveva pensato Caroline ad esternare tutte le sue perplessità su un rapporto così
poco conveniente, ma come era prevedibile non era stata nemmeno presa in
considerazione. Solo del suo giudizio Bingley si
fidava ciecamente e in lui era così radicato l'orgoglio per la propria classe
sociale che non avrebbe mai preso in considerazione il matrimonio con una fanciulla priva di dote.
E adesso per quale motivo gli veniva da pensare a
Miss Elizabeth Bennet? Tossì discretamente, se fosse
stato meno che uomo, probabilmente sarebbe pure arrossito per i pensieri che in
quel momento gli passavano per la testa.
Voltatosi all'indirizzo di Miss Bingley, si ritrovò invece ad un passo dall'oggetto stesso
dei suoi vaneggiamenti.
"Danzate Mr Darcy?" gli chiese Elizabeth con un
dolce sorriso sulle labbra rosee
"No, se posso farne a meno."
rispose asciutto
Mentre la fanciulla si
allontanava delusa, Darcy, col cuore che batteva
all'impazzata nel petto, si diede del pazzo...va bene preso alla sprovvista, ma
come aveva potuto essere così sgarbato? Si trattava solo di un ballo dopotutto!
Eppure lei riusciva fino a quel punto a fargli perdere la sicurezza di sè...
La vide di lontano, parlava con l'amica ed era
così naturale, così semplicemente affascinante, così diversa dalle signorine
snob che era solito frequentare. Non era solo quello però, in lei c'era
qualcosa in più, un'intelligenza acuta trapelava dai suoi occhi scuri e lui ne
era in egual modo attratto e spaventato.
Si chiese se avrebbe avuto modo di riparlarle o
se la loro conoscenza era destinata a spegnersi lì, lasciando in lei solo il
ricordo di un rifiuto e in lui un profondo senso di rammarico.
Ma ecco
che tornava Charles, le gote rubizze e gli occhi scintillanti, aveva solo
parole di elogio per la maggiore delle signorine Bennet
alla quale dedicava ogni attenzione. Malgrado ciò e solo poichè
lo conosceva a fondo, notò subito che l'amico non era a proprio agio, che non
aveva ballato nemmeno una volta, seppure alla festa vi fossero ragazze molto carine.
"State ballando con l'unica bella ragazza
della sala." lo assicurò
"Ma anche sua
sorella Elizabeth è piuttosto graziosa." rincarò
l'amico, facendolo sussultare di sorpresa al suo nome.
"La trovo passabile,
devo dire. Ma non abbastanza bella da
tentarmi." mentì cercando di mantenere il
massimo del contegno, non immaginando di poter essere udito, nè tantomeno sospettando quanto si sarebbe pentito di aver
pronunciato quelle parole.
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La festa era al suo culmine, le coppie
vorticavano al centro della sala e chi non ballava
rideva e chiacchierava giovialmente coi vicini, annaffiando il tutto con un
buon bicchiere di vino o di sherry.
Suo malgrado, si ritrovò coinvolto in
un'imbarazzante discussione, da una parte Mrs Bennet che faceva una spudorata propaganda delle virtù
della sua figlia maggiore a discapito della povera Miss Lucas la quale,
colpevole di aver coinvolto a sua volta Charles nelle danze, sicuramente non
poteva essere definita una bellezza, come aveva avuto modo di far notare con
poco garbo la donna, ma almeno pareva essere, e qui ne convenivano tutti, una
ragazza simpatica.
Dall'altra Elizabeth che, come ebbe modo di
apprezzare, sembrava trovare altrettanto disdicevole il contegno della madre e
cercava in tutti i modi di arginare la sua loquacità fuori luogo.
"Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia
ha il potere di scacciare l'amore." stava dicendo la giovane,
accendendo in lui l'interesse.
"Credevo fosse il nutrimento
dell'amore." si trovò a rispondere, quasi senza volere. La
ragazza parve sorpresa, erano le prime parole che le rivolgeva dopo aver
rifiutato di ballare con lei, dopotutto.
"Se l'amore è deciso e
vigoroso, può darsi. Ma se è solo una vaga
inclinazione, penso che un misero sonetto lo faccia
morire di fame." lei lo stava guardando negli occhi e quel suo
sguardo fiero e diretto lo fece sentire ancora una volta confuso.
"Cosa raccomandate dunque per incoraggiare i
sentimenti?" chiese quindi, pregando che nella sua voce non
trapelasse il suo turbamento.
"La danza." gli sorrise "Persino se il cavaliere è
appena passabile." suggerì lei, guardandolo per un'ultima volta dopodichè, con un inchino, gli volse le spalle e si
allontanò.
Touchè...lei sapeva, non immaginava come, ma lei sapeva.
Rimase lì a guardarla, mentre con eleganza si
allontanava a testa alta e capì...aveva visto giusto,
lei era diversa dalle altre, era intelligente e brillante, poteva essere
gentile e pungente, dolce e spietata, ma soprattutto era la donna di cui,
malgrado tutto, si stava innamorando.