...And A Happy New Year!

di Soul Mancini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My bloody lip never tasted so sweet ***
Capitolo 2: *** I'm so drunk... on you ***



Capitolo 1
*** My bloody lip never tasted so sweet ***


ReggaeFamily

My bloody lip never tasted so sweet




Buon anno!” strillano tutti all'unisono, sollevando in aria i loro calici pieni di vino. Io faccio lo stesso con un grande sorriso stampato in faccia.

Non ho neanche il tempo di posare nuovamente il mio bicchiere sul tavolo, che subito James e Dominic mi si scaraventano addosso, intrappolandomi in un abbraccio soffocante.

Auguri, mio dolce chitarrista!” biascica James, già palesemente ubriaco. Percepisco il pungente odore di vino che si sprigiona sia da lui, sia da Dominic.

Quest'ultimo lancia un grido d'entusiasmo e mi scompiglia i capelli. “Che questo 2019 ci porti ispirazione, nuovi concerti, un nuovo album, nuovi fan e tanta birra!”

Mi divincolo dalle loro mani che mi si appiccicano ovunque, sentendo una nuova fitta alla testa che mi destabilizza.

La verità è che non sto tanto bene, ma ci tenevo a festeggiare il Capodanno con i ragazzi. Abbiamo condiviso tantissime cose insieme negli ultimi anni, sono senz'altro i miei migliori amici e non li volevo deludere, a costo di compiere un piccolo sacrificio.

Alla salute!” strilla Philip, stappando la bottiglia di spumante che stringe tra le mani. Nel locale si propaga un botto secco, seguito dalla risata di Conor che – anch'esso parecchio brillo – salta quasi addosso al bassista.

Quel suono così forte non fa che peggiorare la situazione all'interno della mia testa. Per fortuna ho portato con me anche gli antidolorifici. So che brindare al nuovo anno con acqua e pastiglia non è tanto d'effetto, ma sto per impazzire.

Evidentemente il mondo intero cospira contro di me, perché proprio in quel momento la musica nel locale aumenta di volume e prende a rimbombare tra le pareti.

Serro gli occhi e recupero la confezione degli antidolorifici dalla tasca della mia giacca. Sobbalzo appena quando una mano si posa sulla mia spalla.

Tutto bene?” domanda Philip al mio orecchio, nella speranza di farsi sentire sopra la musica a palla.

Più o meno...” bofonchio. Riapro gli occhi con cautela, recupero la mia bottiglietta d'acqua situata sul tavolino e mando giù una pillola con movimenti meccanici.

Non mi sembra” osserva il bassista preoccupato.

Gli regalo un lieve sorriso. “Sto bene, è solo un po' di mal di testa. Comunque... buon anno, fratello!”

Philip ricambia il sorriso. Sta per ribattere, quando qualcuno giunge alle mie spalle e mi getta la mia stessa giacca addosso. “Joe, vestiti in fretta, usciamo, ci sono i fuochi d'artificio!” strepita Conor.

Oh no, ci mancava solo questa. Altri boati, altre esplosioni.

Comunque decido di accontentare il mio amico: mi metto in piedi con calma, sperando di non essere colto alla sprovvista da capogiri e fitte, e mi vesto. Conor mi osserva senza smettere di sorridere, il viso rotondetto e paffuto arrossato per il caldo e l'alcol.

Prima che me ne possa rendere conto, i miei amici mi hanno già trascinato fuori. L'aria fredda mi schiaffeggia il volto senza pietà e, lo devo ammettere, immediatamente mi fa stare meglio. La respiro a pieni polmoni, insieme al leggero odore di polvere da sparo dei fuochi d'artificio.

Poso lo sguardo sulla piazza gremita di gente davanti a me, poi lo sollevo verso il cielo privo di nubi e rimango meravigliato dallo spettacolo pirotecnico. È impossibile non cascarci, quei colori luminosi e brillanti riescono sempre ad attirare i miei occhi, seppur stanchi e poco vigili.

Conor e James esultano e ridono alla mia destra, mentre Philip tiene d'occhio un po' loro e un po' i giochi di luce in cielo, le mani affondate nelle tasche del giubbotto.

È incredibile quanto il nostro bassista riesca a reggere bene l'alcol, sembra perfettamente lucido nonostante abbia bevuto quanto gli altri.

Ehilà!” Dominic poggia il suo braccio sulla mia spalla in cerca di sostegno. Immagino stia per perdere l'equilibrio, ma forse non si è reso conto che, per uno esile e minuto come me, reggere il peso di uno della sua stazza è praticamente impossibile.

Così allungo a mia volta una mano verso Philip e la poggio sulla sua spalla. Lui si limita a lanciarmi un'occhiata interrogativa, per il resto non reagisce.

Che te ne pare di questo 2019?” mi chiede Dominic, scrutandomi attentamente.

Ma io non ricambio lo sguardo, sto ancora osservando il cielo trapuntato di piccole scintille rosse e azzurre. “Non lo so, Dom, è appena cominciato.”

Dovresti vedere come ti brillano gli occhi in questo momento” continua a blaterare lui.

Mi mordicchio automaticamente il labbro inferiore. Succede sempre quando Dominic esagera con l'alcol e inizia a vaneggiare, mettendomi spesso e volentieri in difficoltà. Non sono estroverso e spigliato come lui o James, non sempre riesco a rispondere a tono.

Finalmente il mio amico scosta il gomito dalla mia spalla e mi sento subito libero da un peso. Poco dopo, però, mi circonda le spalle con un braccio, sorprendendomi. “Buon anno, amico mio.”

Oddio. È già completamente fuori, e la serata è ancora lunga.

Buon anno anche a te” ribatto, poco prima che l'ultima esplosione di fuochi d'artificio squarci il cielo e ci assordi con i suoi rombi in grado di far quasi tremare il suolo. Resisto all'impulso di tapparmi le orecchie con le mani; in ogni caso sono intrappolato dalla stretta di Dominic.

Solo quando quell'incantesimo si spezza, mi rendo conto che la testa non mi pulsa più come prima.

Mi guardo attorno e sorrido.



Sono appena le quattro quando io e Philip, sfiniti, trasciniamo nuovamente Dominic fuori dal locale, sullo stesso marciapiede da cui abbiamo assistito allo spettacolo pirotecnico. È stato abbastanza difficile separarlo dalla birra che ha continuato a scolare per tutta la sera, ma l'impresa più ardua è tentare di capire i discorsi sconclusionati che sta biascicando.

Solo voi sentite odore di marshmallow? Dev'essere lo shampoo di Joe...” borbotta il chitarrista, intrecciando le dita tra i miei capelli. Mi auguro che non siano impiastricciate di qualche alcolico, perché li ho lavati proprio oggi.

Dom, ma tu sei venuto in macchina?” s'informa Philip, che lo sostiene quasi interamente da solo.

Certo, tesoro. L'ho parcheggiata nel ripostiglio, ma non rubarmela eh!” risponde prontamente Dominic.

Non posso fare a meno di ridacchiare. “Nel... ripostiglio?”

Tesoro?!” borbotta Philip tra sé, poi si rivolge a me: “Tu che sei venuto in taxi potresti portare via auto e proprietario? Non penso che sia in grado di guidare”.

Faccio spallucce. “Non vedo altre alternative. Lo porto da me. Piuttosto... mi sa che Conor non è conciato molto meglio” osservo, facendo un cenno alle mie spalle.

A qualche metro da noi, infatti, James ha fatto accomodare il cantante sul bordo del marciapiede. Conor ha il volto verdognolo, sicuramente è in preda alla nausea, e ha la testa posata sul palo di un lampione.

Philip si lascia sfuggire un sospiro esasperato, ma non sembra particolarmente irritato. In fondo ci è abituato. “Ti posso lasciare solo con Dom? Così vado a dare un'occhiata a quei due. Cerca di capire dove ha le chiavi della macchina.”

Va bene” acconsento.

Non appena il bassista lascia andare Dominic, lui subito cerca un appiglio su di me, premendomi una mano sulla spalla. La stessa su cui si è adagiato mentre guardavamo i fuochi d'artificio. Domani non riuscirò a muovere il braccio, me lo sento.

Ma non mi lamento.

Incrocio lo sguardo di Dominic, annebbiato dall'effetto dell'alcol, e domando con calma: “Dove hai messo le chiavi della macchina?”.

Nella busta dei marshmallow” risponde lui in tono ovvio.

Okay... e dov'è questa busta? In una tasca?” cerco di capirci qualcosa, imperterrito.

E che cazzo ne so? In qualche tasca, sì...”

Mi mordicchio il labbro, nervoso, quando apprendo che dovrò frugare in tutte le sue tasche per riuscire a trovare le chiavi. Non mi piace perquisire qualcuno senza il suo consenso, anche se si tratta di uno dei miei migliori amici.

E il vino era buono, sapeva di marshmallow, mentre stavamo a quel tavolo... tu c'eri, Joe? Ma che dico! Stavamo leggendo poesie di Shakespeare, e a un certo punto Conor ha detto: ehi, quella è la mia canzone, quello stronzo del Seicento mi ha plagiato!” blatera Dominic tra una risatina e l'altra, con le mani sulle mie spalle, mentre io infilo cautamente le mani nelle tasche del suo giaccone blu notte. Nella sinistra trovo le sigarette, l'accendino, una banconota dal valore imprecisato e qualche spicciolo. Nulla.

Faccio per ritrarmi quando le mie dita, nella tasca destra, si scontrano contro uno degli oggetti preferiti di Dominic: un preservativo. Non avevo dubbi, non esce mai senza.

Sbuffo e sento le guance che mi si infuocano, ma proprio in quel momento la mia ricerca si conclude: sfioro un oggetto di metallo e lo porto fuori lentamente, facendo attenzione a non trascinare qualche altro oggetto.

Sorrido trionfante: sono le chiavi della sua Ford.

Per tutto il tempo mi sono mordicchiato il labbro inferiore e ora comincia a far male. La devo piantare, altrimenti presto mi procurerò una vera e propria ferita.

Oh, perfetto. Se tu ora mi dici dove hai parcheggiato la macchina, ti porto da me e ci facciamo una dormita.” Cerco di estrapolare qualche informazione a Dominic. Gli devo parlare come se fosse un bambino perché sembra non capire, la cosa mi irrita parecchio.

Guarda la luna, Joe: sembra un fuoco d'artificio bianco, tra poco esplode!”

Sbuffo, già spazientito dal suo continuo vaneggiare, ma non posso fare a meno di rivolgere un'occhiata alla luna lattiginosa sopra di noi.

Proprio in quel momento sento una mano scorrere tra i miei capelli, le dita districare qualche nodo che si è formato tra le ciocche mosse. Rabbrividisco appena e poso lo sguardo sul suo volto dai lineamenti marcati e distesi, illuminato appena dalla luce giallastra di un lampione. Dominic mi sorride e gioca con i miei capelli.

Quei suoi gesti così affettuosi mi imbarazzano e mi inquietano. So che non ci dovrei fare caso perché il mio amico è completamente sbronzo e non sa quel che fa, ma io invece sono sobrio. Non mi piace che il mio cuore batta così veloce, fuori dal normale. Non mi piace sentire tanto calore sul viso. Non mi piace che i miei denti intrappolino di continuo il mio labbro inferiore, torturandolo.

Scuoto la testa e mi sottraggo gentilmente al suo tocco. Lo afferro per un braccio e lo trascino lentamente verso Philip, James e Conor.

Tutto bene, ragazzi? Io e Dom leviamo le tende, grazie per la bella serata!” annuncio.

Beato te. Conor sta per vomitare, non sappiamo come ficcarlo in macchina e portarlo via” borbotta James con uno sbadiglio. Il batterista sembra già aver smaltito la leggera sbronza che si è preso, stasera ha deciso di non dare il peggio di sé.

Se vuoi facciamo cambio. Ma non so quanto ti convenga, questo qui non fa che delirare” ribatto, sollevando gli occhi al cielo.

Intanto Dominic, dietro di me, si è poggiato contro la mia schiena e rischia di farmi cadere in avanti.

Vorrei dirgli che quel giorno ne sta combinando una dietro l'altra, che mi sta facendo male, che mi porterò i dolori appresso per una settimana, ma non ce la faccio. E soprattutto non è questo il momento.

Allora ciao, buon ritorno, ma se hai bisogno d'aiuto chiedi pure” mi saluta Philip. Adesso si trova rannicchiato accanto a Conor che, in stato confusionale, ha cominciato a piangere senza motivo.

Conor stavolta ha davvero esagerato, forse è la prima volta che lo vedo in queste condizioni. Domani gli racconterò tutto e potrò prenderlo per il culo per tutto il 2019.

Ma intanto devo pensare a Dominic. Avvolgo il suo braccio destro intorno alle mie spalle in modo che si sorregga a me, saluto gli altri tre frettolosamente e mi trascino a fatica sul marciapiede alla ricerca della Ford nera del mio amico, mentre lui ride e mi canta We Wish You A Merry Christmas nell'orecchio.



Ringrazio mentalmente la buonanima che ha montato l'ascensore nel palazzo in cui abito, perché non saprei come trascinare Dominic su per quattro piani di scale. Alle cinque meno un quarto del mattino, per giunta.

Sono stremato. Mentre guidavo, il chitarrista ha ben pensato di farmi l'intero ripasso della Seconda Guerra Mondiale, aggiungendo dettagli completamente inventati da lui. Spero almeno che si addormenti subito una volta in casa, perché dovrò condividere con lui il letto e ho davvero bisogno di riposare.

Apro la porta del mio appartamento, accendo la luce del piccolo soggiorno e spingo Dominic all'interno. Mi affretto a chiedere la porta, nella speranza di non aver svegliato nessun inquilino dormiente.

Che poi, la gente a Capodanno dorme?

Il mio amico conosce bene la mia casa e sembra pure riconoscerla, quindi si avvia a passo spedito in bagno, chiudendosi dentro.

Tiro un sospiro di sollievo e corro subito in camera mia; mi scaravento sul letto da una piazza e mezzo senza neanche accendere la luce, chiudo gli occhi e mi godo quegli attimi di silenzio. Per fortuna il mal di testa è passato, ho preso un antidolorifico molto efficace.

La porta del bagno si apre piano, accompagnata dal passi pesanti di Dominic. “Joe?” mi chiama sottovoce.

Sono qui” rispondo automaticamente, senza aprire gli occhi. Devo anche trovare la forza per alzarmi, andare in bagno e lavarmi almeno i denti.

Dominic strascica i piedi nel piccolo corridoio su cui si affaccia la porta della camera, poi sento un tonfo secco. “Potevi almeno accendere una cazzo di luce.”

Ridacchio, ricordandomi solo ora che l'ho lasciato al buio. “Scusa!” Allungo una mano e accendo l'abat-jour sul comodino accanto a me.

Quando riapro gli occhi, Dominic è in piedi davanti al letto e mi sorride, la testa leggermente inclinata di lato. “Avresti dei marshmallow? Ho voglia di marshmallow!”

Mi fa tenerezza, così grande e grosso, col viso da duro addolcito da un'espressione smarrita, i capelli scuri e disordinati che ormai nemmeno il gel riesce a tenere a bada.

Mi sollevo a fatica dal materasso e sbadiglio. “Sdraiati, sto tornando. E non occupare tutto il letto, ci devo stare anch'io.”

Mi dirigo verso il bagno con passo felpato, i piedi già scalzi sfiorano appena il pavimento tiepido. Quando mi ritrovo davanti allo specchio, quasi mi spavento: la mia chioma bionda ormai non ha più un ordine, il mio viso è ancora più pallido del solito e sotto gli occhi si stanno formando delle occhiaie scure. Per non parlare del mio povero labbro, quasi sul punto di sanguinare a furia di essere mordicchiato.

Distolgo lo sguardo, mi sciacquo il viso e mi preparo per tornare in camera.

Una volta fuori dal bagno, torno da Dominic e lo trovo sdraiato su un fianco, lo sguardo che vaga tra me e il disordine che regna nella piccola stanza. In questo io e lui siamo sempre stati simili.

Che te ne pare di questo Capodanno, piccolo Joe?” mi chiede, mentre ripongo la maglia e i jeans utilizzati quella sera sulla sedia della scrivania.

Veramente sono più grande di te.”

Sei un marshmallow.”

Mi mordicchio il labbro. Perché ancora non si è addormentato?

Mi sdraio accanto a lui, tenendomi comunque in un angolino del letto. Non è la prima volta che dormiamo nella stessa stanza, eppure oggi mi sento particolarmente agitato. Dominic è ubriaco, quindi imprevedibile. E questo non mi piace granché.

Affondo nuovamente i denti nel mio labbro inferiore, ormai è diventato un gesto automatico. Ma stavolta devo trattenere un gemito di dolore; è già troppo tardi per porre rimedio, sento il sapore del sangue in bocca.

Joe!” esclama Dominic al mio fianco, facendosi più vicino.

Non mi muovo, tengo lo sguardo puntato sul soffitto.

Smettila di morderti il labbro, vai avanti così da ore.”

Si mette a sedere sul materasso e mi osserva con attenzione.

Eh...” mugolo, senza sapere che dire. Spero mi levi quello sguardo profondo e annacquato allo stesso tempo di dosso.

Ma lui solleva una mano e con l'indice sfiora il mio labbro ferito con delicatezza.

Sono immobile, trattengo il fiato. Non so proprio che fare, come reagire, non so cosa aspettarmi. Così lo lascio fare. Sono abbastanza curioso di sapere cosa la sua mente annebbiata lo porterà a fare, ma al contempo sono impaurito.

Forse sto fermo perché non mi voglio muovere.

Dominic mi rivolge uno di quei sorrisi sbilenchi tipici di lui, poi avvicina il suo viso al mio.

No, per favore, no!

Automaticamente mi mordo il labbro, ma una fitta di dolore mi ricorda che è già abbastanza compromesso. Strabuzzo gli occhi, il sangue mi inonda la bocca.

Hai visto che hai combinato?” sussurra Dominic.

E posa le sue labbra sulle mie.

No, Dom, perché? Non lo fare!

Tutto si blocca. Mi irrigidisco completamente, pianto le unghie sul materasso sotto di me. Serro gli occhi, sperando ingenuamente che tutto ciò sparisca. E inizio a sudare freddo.

Tutto nel giro di un istante.

Ma le labbra di Dominic sono incredibilmente morbide, sono in grado di anestetizzare il dolore, di curare la mia ferita.

Sanno di birra, ma non solo. Sono dolci.

Non avrei mai pensato che Dominic potesse essere così dolce.

Le guance mi si infiammano, così come tutto il corpo, e mi rendo conto solo in quel momento che quel contatto non mi dispiace. Anzi, ne sono inebriato.

Ma com'è possibile? Tutto ciò è assolutamente irrazionale! Cosa sto facendo? Perché mi sta piacendo così tanto?

Dominic si sdraia accanto a me e mi trascina su di sé. Non oso oppormi o staccare le mie labbra dalle sue, ma nemmeno approfondire quel contatto così dolce e bizzarro.

È lui a insinuare la sua lingua tra le mie labbra. Resisto per un istante, terrorizzato da ciò che sta accadendo, ma infine mi lascio andare. La punta della sua lingua accarezza con dolcezza il mio labbro ferito, come a volerlo curare e coccolare, mentre le sue mani affondano tra i miei capelli.

Ma dopo qualche secondo siamo a corto d'aria e siamo costretti a separarci.

Scatto in ginocchio sul materasso, confuso. Cos'ho fatto? Perché ho permesso al mio amico una cosa del genere?

Lui è ubriaco, ma io no.

Joe, vieni qui. Volevo solo pulirti via quel sangue, era inguardabile. Sai di marshmallow, sai?” se ne esce Dominic con nonchalance, prendendomi una mano e intrecciando le sue dita con le mie.

Scoppio a ridere nervosamente. Già, l'ha fatto solo per disinfettare la ferita.

Domani non ricorderà nulla di tutto ciò, per lui sarà tutto come prima. Non c'era malizia in quel gesto.

Peccato che ora io dovrò fare i conti con una verità che da troppo tempo cercavo di reprimere: sono attratto dal mio migliore amico. E ci sono cascato.

Mi sdraio nuovamente al suo fianco, dandogli le spalle. Mi lecco le labbra: sapore di sangue misto a sapore di Dominic.

Devo solo stare fermo, tenere le distanze e tutto andrà bene. Da domani fingerò che nulla sia accaduto.

Ma non è così semplice come speravo.

Dominic mi abbraccia da dietro, con un braccio, e mi trascina delicatamente contro di sé. Poi posa la testa contro la mia schiena e mormora: “Buonanotte”.

Respiro a fatica, scombussolato da quel contatto. Sento caldo, troppo caldo.

Resto così almeno per due ore, cercando di scacciare via l'adrenalina dalle mie vene, con gli occhi sbarrati che osservano la luce bianca dell'abat-jour.

Poi il sonno ha il sopravvento. E così, almeno per un po', potrò smettere di pensare. O meglio, cercare di mettere ordine tra i mille pensieri che mi frullano in testa.



A risvegliarmi sono due dita che mi scorrono sulla guancia, fino a raggiungere la fronte e poi attorcigliarsi tra i miei capelli. Questa è la prima sensazione che percepisco.

Avverto anche il materasso sotto di me, tiepido e morbido.

La mia schiena, poi, è posata contro una superficie calda e accogliente. È il petto ampio di Dominic, nascosto sotto la sua felpa.

Avverto anche un dolce e confortante calore propagarsi in tutto il corpo, somiglia alla sensazione che si prova dopo una tazza di cioccolata calda.

Infine la luce del giorno filtra dalla mia finestra e mi ferisce gli occhi, ancora nascosti dietro le palpebre.

Mezzogiorno dev'essere passato da un pezzo.

La mano di Dominic, che ha percorso per intero una mia ciocca di capelli, si posa sul mio fianco e rimane immobile lì.

Sono indeciso sul da farsi. Faccio capire al mio amico che sono sveglio? Una parte di me vorrebbe restare ancora così, a farsi cullare dalla sua vicinanza.

Invece comincio a muovermi con cautela: prima sposto un braccio, poi la testa.

Dominic sbadiglia e si scosta da me, sdraiandosi a pancia in su. “Buongiorno, Joe. Mio dio, ho un mal di testa allucinante...”

Sorrido tra me e me. Beh, è il minimo, dopo i litri di birra e vino che ha fatto fuori ieri sera.

Tranquillo, ho gli antidolorifici a portata di mano” lo rassicuro, tentando di mantenere un tono leggero.

Joe, fingi che nulla sia accaduto. Dominic non ricorda nulla.

Dopo te lo chiederò.”

Mi allontano ancora di più da lui e mi metto a sedere sul bordo del materasso, poi lancio un'occhiata al mio amico. È scompostamente intrecciato alle coperte, tiene gli occhi chiusi e si preme una mano appena sopra l'orecchio.

Mi manca già averlo vicino...

Distolgo lo sguardo e lo perdo fuori dalla finestra, abbagliato dalla luce del pomeriggio.

Joe.”

Mmh?”

Ieri non ero così ubriaco da non ricordare niente. Non fare l'indifferente, so bene cosa è successo.”

Il mio cuore perde un battito e sento il sangue defluire dal mio viso.

Ma stavolta ci penso due volte prima di mordermi il labbro.

Guardami.”

Espiro bruscamente. “Dom, io...”

Guardami.” Mi posa una mano sulla spalla e mi incita a voltarmi.

Con il cuore in gola, faccio come mi dice e mi ritrovo a scrutare i suoi occhi, profondi e indagatori. “Ero ubriaco, non stronzo. Okay, forse quello lo sono sempre, ma... non avrei mai fatto qualcosa che non volevo.”

Sbatto le ciglia, confuso. Sta succedendo davvero? Per quanto mi riguarda, potrebbe apparirmi un unicorno di fronte e non mi sorprenderei.

Ti adoro, Joe.”

La mano che teneva sulla mia spalla slitta in fretta sul mio petto, lo accarezza piano, poi sale verso il collo e infine si ferma sotto il mio mento. Dominic ha un sorriso da un orecchio all'altro. “Ti fa ancora male il labbro?”

Allora mi sciolgo in un sorriso. Non avrei mai creduto che Dominic potesse essere così dolce e premuroso.

Lui azzera la distanza tra le nostre labbra e, per la seconda volta nel giro di poche ore, mi trascina accanto a sé.

Stavolta è diverso. Stavolta lui non è ubriaco.

Stavolta è tutto vero.

Ma ciò che non cambia è quel sapore dolce, quel sapore di Dominic.

Oh, Joe” mi soffia sulle labbra appena ci separiamo, poi mi stringe a sé e mi fa posare la testa sul suo petto.

Mi accarezza distrattamente i capelli, la schiena, le braccia, i fianchi.

È assurdo.

Stavolta lo sento anche io, l'odore di marshmallow” mormoro.

Scoppiamo entrambi a ridere.



♥ ♥ ♥



Ciao a tutti e, ovviamente, buon anno!!! Come potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di omaggiare il Capodanno, la mia festa preferita in assoluto???

E ho deciso di farlo in un fandom che ultimamente mi sta prendendo molto, attraverso delle ship che adoro!
Vi segnalo che il titolo di questa storia è un verso della canzone "Number 13" dei Nothing But Thieves, che vi consiglio di ascoltare *-*

Allora, che ne pensate di questa DomxJoe? Vi piace la coppia? Io li ADORO, li trovo perfetti, sono come il giorno e la notte: uno moro e l'altro biondo, uno ben piazzato e l'altro più minuto, uno esuberante e l'altro riservato... aww *-*

Ringrazio tutti coloro che si sono avventurati fin qui, Kim che adora e segue il fandom con la stessa mia passione, wurags che ha indetto un bellissimo contest e deciso di accettare i Nothing But Thieves! Grazie di cuore! :3

Alla prossima, vi auguro un 2019 pieno di ispirazione e belle storie!!! ♥



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Capitolo 2
*** I'm so drunk... on you ***


ReggaeFamily

I'm so drunk... on you




Conor, per favore...” borbotto, mentre il mio amico ridacchia e si riempie nuovamente il bicchiere di birra. Le braccia gli tremano leggermente, è un miracolo che la bottiglia in vetro non gli sia ancora scivolata di mano.

Un po' mi preoccupa, lo devo ammettere. Non è da lui bere così tanto in una volta sola e perdere così il controllo di sé, Conor detesta non ricordare ciò che fa. Ma oggi è Capodanno, è un'occasione speciale.

E dai, Phil, non rompere... però forse questa birra non mi va... ho la nausea...” Il cantante stringe il bicchiere nella mano destra, si sporge verso di me e lo avvicina al mio viso.

Gli lancio un'occhiata interrogativa.

Bevi, è per te” biascica lui con un sorriso storto.

Scuoto la testa e gli sfilo il bicchiere di mano, prendo un sorso e lo poso sul tavolo. “Che ne dici se tornassimo a casa?”

Conor mi guarda con gli occhi offuscati e prende a giocherellare col bordo della sua camicia color panna.

Mi metto in piedi e raggiungo Joe, Dominic e James, che stazionano su delle sedie dal lato opposto del tavolo.

Che dite, ragazzi? Sono quasi le quattro...”

Joe scatta subito in piedi, come se non aspettasse altro. “Sì, vi prego, andiamocene.”

Mi lascio sfuggire una risata. Il biondo è sfinito, me ne sono resa conto dall'inizio della serata.

Phil, mi potresti aiutare con Dom? È fuori come un balcone, non riuscirò mai a trascinarlo fuori” mi domanda poi, accennando all'altro chitarrista che continua a blaterare alle sue spalle, stravaccato su una sedia.

Così incarico James – stranamente sobrio e lucido – di dare una mano a Conor, mentre io e Joe tentiamo di convincere Dominic ad alzarsi e vestirsi.

Una volta sul marciapiede davanti al locale, mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo. L'aria fredda è rigenerante, spero che faccia bene anche a Dominic e Conor.

Mi guardo attorno: per la strada e la piazza sono sparse bottiglie di vetro vuote e spazzatura di vario genere. Dall'altro lato del grande piazzale, alcuni ragazzini ridono e barcollano. È strano pensare che, appena qualche ora fa, in questo esatto punto si accalcava una grande e festosa folla, ipnotizzata dallo spettacolo pirotecnico.

Torno a concentrarmi su Dominic, abbandonato di peso addosso a me, che ancora sta articolando frasi insensate e sta tormentando i capelli di Joe. Quest'ultimo non sembra particolarmente entusiasta. “Dom, ma tu sei venuto in macchina?” chiedo al chitarrista.

Certo, tesoro. L'ho parcheggiata nel ripostiglio, ma non rubarmela eh!” risponde prontamente lui, serio.

Mio dio, ma che sta dicendo?

Nel... ripostiglio?” borbotta Joe con una risatina.

Tesoro?!” aggiungo io, roteando teatralmente gli occhi, poi mi volto verso Joe: “Tu che sei venuto in taxi potresti portare via auto e proprietario? Non penso che sia in grado di guidare”.

Non vedo altre alternative. Lo porto da me” sentenzia lui, stringendosi nelle spalle. “Piuttosto... mi sa che Conor non è conciato molto meglio.”

Lo so bene, e so anche che lo dovrò accudire ancora per un po'.

Chiedo a Joe se se la sente di stare con Dominic mentre io vado a controllare la situazione di Conor: è accucciato sul marciapiede e non sembra stare affatto bene.

Sono più allarmato di quanto do a vedere. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per il cantante, soprattutto nell'ultimo periodo.

Mi avvicino a lui e James e noto che Conor biascica qualcosa di incomprensibile, si stringe nel suo pesante giubbotto e ha la testa posata contro il palo di un lampione. Rivolgo un'occhiata preoccupata al batterista. “Che ha?”

Nausea, e gli gira la testa. Ho pensato che se l'avessi fatto sedere sarebbe stato meglio, ma io non me ne intendo: in genere sono io quello sbronzo e bisognoso di cure” spiega lui.

Prendo posto sul marciapiede accanto a Conor, accovacciato su se stesso e col mento posato sulle ginocchia, e gli circondo le spalle con un braccio. “Ehi...”

Io voglio vomitare” mugola lui senza muoversi. I capelli chiari gli ricadono sulla fronte ancora più disordinati del solito, il suo volto è verdognolo.

Se devi vomitare, fallo. Dopo starai meglio” lo rassicuro in tono pacato.

Ma non sulle mie scarpe, grazie” aggiunge prontamente James, che intanto si è posizionato di fronte a noi e ci osserva dall'alto in basso.

Non ci riesco. Mi fa male lo stomaco... Philip... mi porti a casa?” mormora ancora il mio amico in tono lamentoso, facendosi ancora più vicino e poggiando un gomito sul mio ginocchio.

Spero che i conati non lo colgano di sorpresa proprio ora che è addosso a me.

Tranquillo, dai, tra poco Price ci dà un passaggio.”

Che c'entro io?” si rivolta James, incrociando le braccia sul petto.

Io sono venuto con te e Conor ha preso il taxi. Sei l'unico munito di macchina” gli faccio notare in tono ovvio.

Mi rovinerà i sedili, i succhi gastrici sono corrosivi!” protesta lui in tono esasperato

Non succederà.”

Mi fa troppo male” piagnucola Conor. Si raddrizza e si porta una mano all'altezza dello stomaco. Mi si spezza il cuore quando incrocio i suoi occhi velati dalle lacrime, d'istinto lo stringo in un abbraccio.

Normalmente non sono così affettuoso, ma con Conor è diverso.

Spero che James non pensi male di me.

Per fortuna proprio ora il batterista sta scambiando qualche parola con Joe, che si è avvicinato a noi insieme a Dominic per salutarci. Almeno loro possono già tornare a casa, a differenza mia.

Saluto i ragazzi prima che si allontanino lungo il marciapiede. Per Joe sarà dura, lo so già. Domani gli chiederò com'è andata.

Ormai Conor piange senza ritegno tra le mie braccia, ma dubito sia per il mal di stomaco. Si è preso davvero una bella sbronza, è del tutto fuori controllo.

Ehi, Conor,” sussurro, “ce la fai a metterti in piedi? Così ci avviamo verso l'auto di James.”

Il mio amico non rispondo.

Sollevo lo sguardo verso James. “Tentar non nuoce, no?”

Lui si stringe nelle spalle e si china per aiutarmi a sollevare Conor da terra. Lo prende per le braccia, mentre io gli cingo la schiena e faccio leva sulle gambe per sollevarmi.

Quant'è leggero, il nostro piccoletto” commenta James con una risatina.

In effetti Conor si mette in piedi senza troppa difficoltà, ma proprio mentre tenta di trovare l'equilibrio, un conato lo porta a piegarsi in avanti.

Oh, cazzo!” James scatta indietro, lasciandomi solo a sostenere il suo peso. Ma io non mi faccio trovare impreparato: stringo il braccio sinistro attorno alla vita di Conor e faccio in modo che la sua schiena aderisca al mio petto, mentre con la mano destra gli tengo i capelli indietro.

Scarpe e giubbotto sono pieni di vomito. Spero che non si ricordi di questo momento, perché altrimenti si incazzerebbe con se stesso” commenta James con una smorfia disgustata e divertita.

Lo fulmino con lo sguardo. “Hai intenzione di fare la telecronaca di ciò che viene fuori dallo stomaco di Conor, o puoi anche andare a recuperare dei fazzoletti?”

Va bene, scusa.” Detto questo, si precipita all'interno del locale in cui abbiamo trascorso la serata, per poi ripresentarsi da noi qualche secondo più tardi con un intero dispenser di tovagliolini in mano.

Quello l'hai rubato da un tavolo?” mi informo, perplesso.

Potrebbe essere” sghignazza lui, porgendomi un fazzoletto.

Conor intanto sembra aver finito, così glielo passo sul muso. Dopodiché lo faccio indietreggiare e allontanare dalla pozzanghera formatasi ai suoi piedi. Nell'aria si è diffuso un odore nauseante, mi devo trattenere dall'impulso di tapparmi il naso.

Che situazione di merda. Non è proprio così che intendevo iniziare il 2019.

Con l'aiuto di James, ripulisco il giubbotto di Conor – per fortuna è impermeabile – e cerco di salvare ciò che si può delle sue scarpe da ginnastica.

Lui intanto non reagisce, si tiene in piedi a stento e ha gli occhi chiusi.

Lo devo ficcare nella mia macchina in questo stato? Non potreste prendere un taxi?” borbotta James, andando a gettare i fazzoletti usati in un cestino dei rifiuti poco distante.

Io stringo Conor contro di me e lascio che mi si abbandoni addosso, la testa poggiata sulla mia spalla. Non ha più nessuna forza, penso si stia perfino addormentando.

Ti prego, Price, fammi questo favore. Conor starà a casa mia, così non farai troppa strada per riportarlo. E ti giuro che non ti sporcherà i sedili.”

James sospira. “Va bene, prendo l'auto e la porto qui, così lo carichiamo e non se ne parla più!”

Sorrido. “Grazie fratello, ti devo un favore.”



Sposto lo sguardo dalla strada che scorre fuori dal finestrino al volto disteso e sereno di Conor. Adesso dorme beatamente accoccolato contro di me, con il capo posato sul mio petto. Io lo cullo tra le mie braccia e di tanto in tanto gli accarezzo la schiena attraverso il giubbotto. Non emana un odore tanto invitante, ogni tanto borbotta nel sonno, ma è tenero e la sua vicinanza non mi dispiace affatto. Anzi, mi sento onorato dal fatto che mi prenda come un punto di riferimento, che si appigli a me e cerchi le mie attenzioni.

Eppure so che non mi dovrei illudere troppo: Conor è ubriaco, ecco perché si comporta così. Lui non prova certo le mie stesse sensazioni.

Siamo arrivati!” annuncia James, parcheggiando l'auto di fronte a casa mia.

Apro lo sportello, scosto Conor dal mio petto e lo faccio adagiare sul sedile, poi esco dall'abitacolo e lo aiuto a fare lo stesso.

Phil...” mormora lui, schiudendo appena le palpebre.

Oh, si sta risvegliando.

Shh, è tutto a posto” lo rassicuro, stringendolo subito al mio fianco. È incredibile, appena lo lascio un attimo sulle sue gambe rischia di rovinare a terra.

Serve aiuto?” chiede James, abbassando il suo finestrino.

No, tranquillo. Cioè... effettivamente se mi aprissi la porta... oh cazzo.” Afferro le chiavi di casa dalla mia tasca, ma subito dopo mi cadono a terra.

Il mio amico subito scende dalla macchina, recupera il mazzo di chiavi e mi aiuta a trascinare Conor fino al divano di casa mia. Lo ringrazio di cuore.

Mi devi una birra, amico” è l'ultima cosa che dice prima di rientrare nella sua auto.

Non nominare alcolici proprio ora, altrimenti vomito come Conor!”

Rientro in casa, dove Conor mi aspetta sul divano con gli occhi sgranati. Deglutisco, leggermente inquietato: com'è che adesso sembra completamente sveglio?

Philip.”

Sì?”

Ci sono i piatti sporchi. Devo lavare i piatti.”

Scoppio a ridere. In effetti dopo pranzo non avevo voglia di rimettere a posto e ho lasciato le stoviglie nel lavello.

Mi avvicino a Conor e gli scompiglio i capelli, poi lo aiuto a sfilarsi il giubbotto. “Adesso non ci pensiamo. Andiamo, ti devi dare una lavata.”

Lui sbuffa.

Dai Con, hai vomitato, non ti puoi addormentare così.”

Si lascia sfuggire un mugugno, chiude gli occhi e poggia la testa sulla spalliera del divano.

Sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Tutto ciò sta cominciando a stufarmi, ma non voglio perdere la pazienza. Non ci riesco, perché in fondo il mio amico mi fa troppa tenerezza.

Lo trascino in bagno, lo aiuto a sciacquarsi il viso, ma subito dopo mi blocco, indeciso sul da farsi. Lo dovrei svestire, sbarazzarmi di jeans e camicia sporchi, dargli uno dei miei pigiami. Ma mi sento a disagio a toccarlo così.

Inizio a sbottonargli la camicia e gliela sfilo con delicatezza, mentre le mie guance vanno in fiamme. Gli poso due dita sotto il mento e lo invito a sollevare il capo. “Conor, apri gli occhi.”

Lui mi obbedisce subito. “Devo lavare i piatti.”

Scuoto la testa. “Vado a prendere una tuta per te, anche se ti starà grande. Tu riesci a rivestirti da solo?”

Lui tace e mi guarda, gli occhi persi.

Okay.” Mi allontano da lui ed esco dal bagno. Mi fiondo verso il mio armadio e recupero una felpa verde bottiglia e un paio di pantaloni della tuta grigi.

Per fortuna dormiremo in due stanze diverse, altrimenti oggi potrei impazzire.



Scaravento il giubbotto di Conor sull'appendiabiti nell'ingresso, poi recupero le scarpe che si è sfilato mentre era sul divano. Domani controllerò il loro stato e se si possono recuperare, ma oggi mi limito a metterle in un angolo.

Sto per spegnere la luce e recarmi in camera mia, quando Conor appare sulla soglia della sala e si appoggia con una mano allo stipite.

Lo squadro da capo a piedi e sorrido nel rendermi conto che si è messo la felpa al contrario, con le cuciture verso l'esterno. È troppo tenero.

Che cos'è tutto questo disordine, Philip? Diamo una pulita, devo lavare i piatti!” esclama.

Basta Con, andiamo a dormire. Domani metteremo in ordine” ribatto subito, cercando di essere autoritario.

No, io voglio lavare i piatti! Lo sai che il casino mi dà fastidio, non riesco a dormire altrimenti!” insiste lui, sollevando il tono della voce.

Gli poso le mani sulle spalle e lo faccio indietreggiare per poter uscire dalla stanza. Per fortuna è ancora molto debole e non oppone resistenza.

Devo. Lavare. I. Piatti. Cazzo!” scandisce ancora Conor, divincolandosi dalla mia stretta.

Allora lo prendo per un polso e lo trascino nella piccola stanzetta degli ospiti, dove passerà la notte. Chiudo la porta e mi ci poggio contro in modo che non la possa aprire, poi gli lancio un'occhiata disperata. Lo prego mentalmente di darsi una calmata, perché sono distrutto e le sue grida in questo momento non sono per niente piacevoli.

Lui incrocia le braccia sul petto e mette su un broncio abbastanza buffo.

Conor...”

Che vuoi?” strilla lui.

Sbuffo. Di questo passo sveglierà i vicini.

Non lo sopporto quando è così isterico.

Ma tu non eri stanco? Sdraiati” gli consiglio.

Conor emette un gemito esasperato che mi ferisce le orecchie, poi mi si piazza davanti e mi preme le mani sul petto.

Rabbrividisco a quel contatto, ma cerco di non scompormi troppo. Non è questo il momento giusto per lasciarsi trasportare dalle emozioni.

Come faccio a dormire senza aver lavato i piatti? Sono in disordine!” strilla ancora Conor.

Non è in sé, è evidente.

Con una mano gli intrappolo i polsi, mi stacco dalla porta e lo conduco delicatamente verso il letto, ma lui cerca di divincolarsi e continua a gridare e lamentarsi.

Conor, basta, sveglierai tutto il vicinato!” sbotto, davvero spazientito.

Ma lui non ne vuole sapere. “Lasciami stare!”

Ora basta.

Senza allentare la presa sui polsi, lo stringo forte contro di me. Lui mi si spalma addosso, stavolta senza opporsi. Ha il viso a pochi centimetri dal mio.

È un'impresa riuscire a controllarmi, ora che è così vicino a me.

Stai zitto ora?” sibilo.

No, devo andare a...” comincia a blaterare.

Premo con decisione le mie labbra sulle sue, almeno così smetterà di tormentare le mie povere orecchie.

E infatti nella stanza, finalmente, cala il silenzio.

Conor non reagisce, rimane così, con le labbra intrappolate nelle mie. Solo dopo qualche istante si libera dalla stretta della mia mano e mi posa le sue sulle braccia.

Io sono completamente scombussolato da quel contatto. Per quanto tempo ho sognato quel momento? Per quanto tempo ho creduto che non sarebbe mai arrivato?

Non dovevo baciare Conor, ho sbagliato. Sono riuscito a reprimere quell'istinto per mesi e ora mi sto approfittando di lui, che è ubriaco.

Il mio amico si stacca da me, indietreggia di qualche passo e cade a sedere sul letto alle sue spalle. Mi guarda con gli occhi sgranati e le labbra leggermente schiuse. Ora non urla più, sembra essersi calmato del tutto.

Mi viene quasi da piangere. Ho rovinato tutto e ho paura che domani Conor ricorderà ogni cosa.

Scu... scusa” balbetto, torcendomi le mani e distogliendo lo sguardo da lui. Mi vergogno talmente tanto che non riesco più a sostenere il suo sguardo. Mi fisso le mani, escogito un piano per fuggire da quella stanza.

Ma qualche istante dopo sento un tocco leggero all'altezza della spalla, due dita che si posano sulla mia maglia e scorrono dolcemente per il braccio.

Trovo finalmente il coraggio di sollevare appena lo sguardo. Conor è di nuovo in piedi davanti a me, ha le labbra increspate in un enorme e sbilenco sorriso. “Phil...”

L'ho fatto per farti tacere” mi giustifico, le guance che mi vanno in fiamme. Di nuovo.

Rimango di sasso quando lui mi scaraventa sul letto. Mi sollevo sui gomiti, allarmato, ma lui subito mi si sdraia sopra e comincia a tempestare il mio viso di baci, fino a impossessarsi nuovamente delle mie labbra e approfondire quel contatto che prima era rimasto così superficiale.

Il cuore mi batte all'impazzata nel petto, non so che fare. Una parte di me mi suggerisce di ricambiare, di godermi quel momento che ho sempre desiderato; dall'altra parte però c'è la mia coscienza, che mi suggerisce di non dare retta a Conor, perché lui è ubriaco e non è consapevole delle sue azioni.

Ma alla fine non resisto più: stringo Conor tra le mie braccia e lo bacio con trasporto, con la dolcezza e il rispetto che merita.

Allora strillerò più spesso” mi soffia sulle labbra in tono fintamente innocente, con il sorriso nella voce.

Gli accarezzo piano un fianco e gli rubo un altro bacio a fior di labbra. “Meno male che ti sei lavato i denti.”

Lui ridacchia in quel modo dolce e leggero che ogni volta mi fa perdere la testa.

Sorrido e lo abbraccio forte, lasciandogli dei leggeri baci sulla fronte e tra i capelli. Mi fa impazzire la sua voce così delicata, il suo viso da bambino, la sua spontaneità, la sfacciataggine che porta fuori quando esagera con l'alcol. Mi chiedo come ho fatto, per tutto questo tempo, a stargli lontano e fingere di essergli semplicemente amico.

Conor ha sepolto il viso nella mia spalla e il suo respiro pesante e caldo mi fa rabbrividire.

Mi irrigidisco quando insinua le sue dita fredde sotto la mia maglietta e mi accarezza il ventre.

Conor...” mugolo.

Dimmi” sussurra lui contro la mia spalla.

Hai le mani congelate. Lascia stare, non è il momento.”

Dai...” protesta lui.

Lo allontano con dolcezza da me. Lui solleva il capo e punta i suoi occhi nei miei.

Dobbiamo dormire” affermo.

Stai qui con me?” mi chiede, sbattendo le ciglia come un cerbiatto.

Ma siamo su un letto singolo, non ci staremo mai” gli faccio notare.

Conor storce il naso. “Certo che ci stiamo!” Detto questo, si intrufola nel piccolo spazietto rimasto sul materasso accanto a me e io sono costretto a sdraiarmi su un fianco per fargli spazio.

Mi bacia di nuovo sulle labbra e mi trasmette tutto il desiderio che prova nei miei confronti. Lo stesso desiderio che provo anch'io.

È assurdo che Conor mi ricambi. E stavolta non credo sia l'effetto dell'alcol, l'ha voluto davvero.

Lo desidero così tanto, vorrei soltanto eliminare tutta quella stoffa che ci separa e averlo ancora più vicino. Ma non è questo il momento, e se mai accadrà, voglio che Conor sia sobrio e padrone di sé. Per il momento mi limito a lasciargli piccoli baci sul viso, accarezzargli i capelli e la schiena, godere della sua vicinanza e del calore del suo corpo.

Lui si addormenta poco dopo. Era prevedibile, anzi, mi sorprende che non sia crollato prima.

Lo cullo ancora tra le mie braccia, finché il sonno non rapisce anche me. È un sonno pesante e sereno, proprio ciò di cui avevo bisogno, allietato ancora di più dalla presenza del mio amico.

Lo posso ancora definire così?


Devono essere almeno le quattro del pomeriggio quando riapro gli occhi di scatto. Mi sono risvegliato di botto, forse ero nel bel mezzo di qualche incubo che non ricordo.

Sono stipato in un angolino del letto, ma accanto a me non c'è nessuno.

Dove si è cacciato Conor?

Scatto a sedere con gli occhi sbarrati. E se avesse deciso di tornare a casa senza avvisarmi? E se si fosse pentito di ciò che è successo ieri notte?

La tempia destra mi pulsa leggermente, ma non è poi così fastidioso. Ieri ero appena brillo, non dovrò combattere contro gli infiniti effetti collaterali dell'alcol.

Dei rumori in cucina mi avvisano che qualcuno è in casa, così tiro un sospiro di sollievo. Allora Conor non se n'è andato!

Mi metto in piedi e, senza nemmeno fare tappa in bagno, mi dirigo subito nella direzione da cui provengono i rumori. So già cosa mi troverò di fronte, e so anche che scoppierò a ridere.

Mi fermo sulla soglia e osservo Conor, ancora con la felpa al contrario e i pantaloni troppo lunghi che rischiano di incastrarglisi sotto i piedi scalzi. Sta canticchiando distrattamente mentre, con le mani ricoperte di schiuma, passa con cura la spugnetta su un piatto.

Non ci posso credere. Inizio a ridere senza riuscire a contenermi, sempre più forte.

Conor si volta appena nella mia direzione e aggrotta le sopracciglia. “Buongiorno. Ieri non scherzavo quando te lo dicevo. Il disordine mi dà fastidio.”

Allora ti porto a casa di Dom” ribatto tra le risate.

Lui mi sorride, lascia piatto e spugnetta nella vaschetta del lavabo, si avvicina a me e mi regala un bacio a fior di labbra.

Divento di pietra. Quindi anche quello era una sua decisione, se lo ricorda.

Che c'è?” mi chiede dolcemente, con un sorriso.

Quindi tu...?”

Lui si avventa nuovamente sulle mie labbra e fa aderire il suo corpo al mio, attento a non sgocciolare sul pavimento con le mani ancora piene di schiuma.

Senti, continuo a lavare i piatti, tu mi procureresti un antidolorifico? Ho una guerra nucleare in testa!”

Scuoto la testa e gli scocco un sorriso intenerito. “Sei allucinante!”

Lui ridacchia.

Nella sua imperfezione, è talmente perfetto che ancora non posso credere di averlo qui, accanto a me.

Forse questo 2019 non è cominciato poi così male.



♥ ♥ ♥



Ehilà, buona Epifania a tutti! *-*

Vi devo raccontare una cosa a proposito della Befana e dell'altra shot di questa raccolta XD dopo aver scritto “My bloody lip never tasted so sweet”, ho fatto un sogno in cui mia madre mi regalava due pacchi di marshmallow! Non sto scherzando, è successo davvero :D

Ebbene, ho raccontato questo sogno a mia sorella Kim e lei ha ben pensato di regalarmi un pacco di marshmallow oggi, in occasione dell'Epifania! Grazie Kim, sei sempre sul pezzo, ora la DomxJoe è ancora più dolce e concreta nella mia mente :'D

Ora la pianto di blaterare e dire cose che non interessano a nessuno!

Innanzitutto vi segnalo che il titolo di questo racconto è un verso del testo di “You Know Me Too Well” dei Nothing But Thieves, che vi consiglio!

Poi... che ne pensato di quest'altra ship? Già da qualche tempo il mio cervello stava macinando sulla ConorxPhil, poi un colpo improvviso di ispirazione mi ha praticamente costretto a scrivere questa storia ed ecco il risultato!

Eh sì, alla fine Conor ha lavato 'sti diamine di piatti, ahahahah!

Grazie a coloro che hanno recensito la shot precedente e grazie a Emy e Arianna che hanno deciso di accettare questa storia nel loro contest :3

Alla prossima avventura, stay rock!!! ♥



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