This is Us – Bond

di Harley Sparrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** La Coppa del Mondo di Quidditch ***
Capitolo 4: *** L'estate più bella ***
Capitolo 5: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Le maledizioni senza perdono ***
Capitolo 7: *** Il Calice di Fuoco e un pizzico di vaniglia ***
Capitolo 8: *** I quattro campioni ***
Capitolo 9: *** Il folletto Hengist e la Maledizione Imperius ***
Capitolo 10: *** I migliori furetti sono biondi ***
Capitolo 11: *** Per un paio di Spetroccoli (la Prima Prova) ***
Capitolo 12: *** Dicembre festoso e grandi preparativi ***
Capitolo 13: *** Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 14: *** San Valentino e la Seconda Prova ***
Capitolo 15: *** La giornata più strana ***
Capitolo 16: *** Lezioni di Smaterializzazione ***
Capitolo 17: *** Il primo aprile ***
Capitolo 18: *** La patente e oscuri presagi ***
Capitolo 19: *** La tranquillità va in frantumi ***
Capitolo 20: *** La Terza Prova ***
Capitolo 21: *** Gli ultimi tre giorni ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


INTRODUZIONE
 
 
 
Se siete nuovi, sappiate che questo è un sequel e vi consiglio di iniziare la lettura da "This is us  Youth " che trovate in questo stesso profilo.
 
Questo nuovo capitolo si chiamerà Bond, legami. 
Come di consueto, in questo primo capitolo una breve introduzione e presentazione dei nuovi personaggi che spunteranno in questo libro.
Ricordo a tutti che la storia è presente anche su Wattpad e recentemente anche nel sito di Writer's Wing nell'account di Trachemys .
La storia è scritta a quattro mani e come nel libro precedente le vicende dei personaggi accompagneranno di pari passo la storia narrata in Harry Potter e Il Calice di Fuoco.
Per quanto possibile, la fanfiction non intaccherà il canon, ma viaggerà su un binario parallelo. Per i personaggi ci siamo impegnate molto per mantenerli più IC possibile, comunque starà a voi il giudizio.
 
Ma eccoci dunque alla presentazione dei nuovi personaggi, nella speranza che vi piacciano! 
 
  Mit
Dimitar Zubarev
 
Status: Purosangue
Anno: Settimo
Scuola: Istituto Durmstrang
 
Dimitar è un ragazzo russo, alto e dall'aria minacciosa, che ha familiarità con la magia oscura e non si fa spaventare da nulla.
A dispetto di tutto questo, è molto simpatico e ama ridere, fa amicizia facilmente e presto entrerà nei cuori dei protagonisti. Pensa di meritare il posto da campione più di Krum e spesso se ne lamenta.
 
 
 
Yvonne
 
 
 
Yvonne Lacroix
 
Status: Purosangue
Anno: Settimo
Scuola: Accademia della Magia di Beauxbatons
 
Yvonne è una ragazza molto bella e intelligente, che si trova a Hogwarts per il Torneo Tremaghi. Inizialmente snob e diffidente verso Hogwarts e i suoi studenti, tramite Tony e Aurora riesce pian piano ad aprirsi e superare i suoi limiti.
 
 
I personaggi introdotti nello scorso libro, ovviamente, resteranno con noi per il resto della nostra avventura. Speriamo che riuscirete ad affezionarvi a tutti loro, vecchi e nuovi.
 
 
Che la storia abbia inizio!
 
 
 
 
 
La legenda degli studenti aggiornata è questa: 
 
HOGWARTS – ANNO SCOLASTICO 1994-95
 
Settimo anno:
 
  • Susan Pevensie (Corvonero) (Le Cronache di Narnia)
  • Cedric Diggory (Tassorosso)
  • Hans Westergard (Serpeverde) (Frozen)
  • Philip (Grifondoro) (La bella addormentata nel bosco)
  • Terrence Higgs (Serpeverde)
 
Sesto anno: 
 
  • Margaret “Mag” Rosander (Serpeverde)
  • Francine Mary “Frannie” Firwood (Serpeverde)
  • Jasmine (Serpeverde) (Aladdin)
  • Laetitia “Laets” Oaks (Corvonero)
  • Anthony “Tony” McMartian (Tassorosso)
  • Aladdin (Grifondoro) (Aladdin)
  • Edmund “Ed” Pevensie (Serpeverde) (Le Cronache di Narnia)
  • Fred e George Weasley (Grifondoro)
  • Montague (Serpeverde)
  • Adrian Pucey (Serpeverde)
  • Miles Bletchley (Serpeverde)
  • Aurora (Tassorosso) (La bella addormentata nel bosco)
  • Elsa (Corvonero) (Frozen)
  • Belle (Corvonero) (La bella e la bestia)
 
Quarto anno:
 
  • Harry
  • Hermione
  • Ron
  • Draco
  • Neville
  • Pansy Parkinson
  • Daphne Greengrass
  • Zabini
  • Mary Sue (Serpeverde) (Tutti conoscono almeno una Mary Sue, è multifandom)
 
Terzo anno:
 
  • Luna Lovegood
  • Ginny Weasley
  • Lucy Pevensie (Grifondoro) (Le Cronache di Narnia)
  • Colin Canon

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Capitolo 2
*** Prologo ***


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PROLOGO

~
 

Villa Firwood 


 
Margaret, Laetitia e Edmund si erano ritrovati in casa Firwood nel pomeriggio, accompagnati da Peter con una smaterializzazione congiunta. Il ragazzo se n'era appena andato, e gli altri tre si avvicinavano alla villetta. La casa, sulla collina accanto a quella dei Malfoy, era più o meno come ci si poteva immaginare, ed era stata fatta dallo stesso architetto dell'altra, anche se risultava piuttosto più modesta. Margaret, che c'era già stata, fece strada agli altri due che si guardavano straniti intorno. La prima cosa che notarono, però, era la concentrazione di elfi domestici in giardino. Ce n'erano ben quattro: uno che potava gli alberi, un altro che tagliava l'erba, uno che puliva i vetri e l'ultimo che stava scacciando dal roseto quello che sembrava un gatto selvatico. Laetitia arricciò il naso disgustata, Margaret rise sotto i baffi. Quando bussarono alla porta ad aprirli fu l'ennesima elfa. Vedendo l'espressione totalmente confusa e un po' scioccata degli altri due, a stento trattenne una risatina.
-Signora, penso siano arrivati.
Borbottò l'elfa con fare sbrigativo, gridando verso una sala interna.
-Va bene Prudence, chiama Frannie! Io sono impegnata!
Echeggiò una voce da un punto imprecisato della casa. La signora Firwood doveva aver usato un sonorus. Non ci fu bisogno di chiamarla, perché Frannie apparve in cima alle scale e corse giù ad abbracciare gli amici.
-Siete già qui! Che bello!
Saltò prima al collo di Margaret e le baciò le guance, poi salutò Edmund. Laetitia la salutò con la mano, un po' freddamente. Lei alzò un sopracciglio, confusa, ma non ci diede molto peso.
-Grazie Prudence, puoi andare ora.
Disse amichevolmente Frannie, e l'elfa alzò gli occhi al cielo e se ne andò borbottando.
-Non pensavo avessi elfi domestici, Frannie.
Mormorò Laetitia, un po' duramente.
-Ah sì, sì... in realtà ne abbiamo sei. Non hai idea del casino, certe volte!
Liquidò lei con la mano, guidandoli all'interno. La faccia dell'amica era sempre più una maschera di cera, al che Margaret tossicchiò, cercando di attirare l'attenzione.
-Ehm, Fran... credo tu debba essere un po' più specifica...
Frannie si voltò confusa e Margaret le indicò Laetitia con gli occhi. Anche Edmund sembrò aver capito, perché sorrideva.
-Oh. Certo. Li paghiamo, naturalmente. Due falci a settimana, persino! Stai tranquilla Laets! E due giorni liberi!
La ragazza socchiuse le labbra stupita.
-Per questo sono così tanti. Ci sono tutti gli elfi domestici che accettano uno stipendio della Gran Bretagna, o quasi. Non sono molti. L'ultimo arrivato, quello licenziato dai Malfoy l'anno scorso, sarebbe stato un po', ecco, spinoso assumerlo. Lo abbiamo consigliato a Silente... era un bravo elfo. Mia madre spera che d'ora in poi andranno tutti da lui, dice sempre che per lei un elfo basta e avanza! Questi sono anche troppi!
Edmund sorrideva incredulo scuotendo la testa e iniziò a seguirla verso la sua stanza, Margaret prese Laetitia per un braccio e la portò su per le scale con gli altri. La casa sembrava grande, arredata in modo piuttosto sobrio. Talvolta spuntava un oggetto eccentrico, sicuramente trovato dal padre di Frannie che era un personaggio piuttosto singolare. Edmund si immaginò la faccia di Lucius Malfoy in visita, vedendo spuntare dalla libreria una copia del cavillo. Rise di gusto.
-Leggete il cavillo, Fran?
Chiese Laetitia, che pareva aver notato la stessa cosa.
-Ogni tanto. Mia madre dice che ci sono un sacco di stupidaggini, ma babbo risponde sempre che non saranno mai tante come quelle della Gazzetta. Sospetto che anche lui sappia che è davvero poco attendibile, ma a lui piace finanziare questi piccoli progetti. E poi è vero che la Gazzetta ogni tanto scrive scemenze per coprire il Ministero. Comunque sia, leggiamo tutte e due. 
Frannie aprì la porta della sua camera e li fece accomodare.
-A proposito... mamma è nel suo studio, meglio non disturbarla. Facciamo piano. Mio padre è in turno al San Mungo, li vedremo entrambi a cena.
La camera di Frannie era decisamente luminosa. Una finestrone grande dava sul giardino e come se non bastasse un lampadario era accesso sul soffitto inondando tutto di luce. Vari libri e qualche vestito erano sparpagliati per terra, il letto era a due piazze appoggiato al muro, dove era appeso uno stendardo Serpeverde. Sulla scrivania, piena di cianfrusaglie, a mo' di tovaglia stava una bandiera di Uagadou, e tra i vari aggeggi spiccava una foto di Frannie e Margaret al mare dell'estate prima. Ridevano e salutavano con la mano.
-Aw, Fran, questa non la avevo ancora vista!
Sospirò Margaret prendendola in mano. 
-Carina, vero? 
Chiese Frannie, buttandosi sul letto e per poco non accoppando arcobaleno, che era sul cuscino. La puffola squittì e saltò in braccio a Edmund, che sospirò ma iniziò ad accarezzarla. Dante era appollaiato in cima all'armadio e li guardava con diffidenza. Probabilmente lo avevano svegliato.
-Mamma deve appellare un letto più tardi. Voi due starete nel mio, 
Disse Frannie indicando le amiche,
-Mentre io su quello in più. Tu Ed hai la stanza degli ospiti, poi te la mostro.
-Ci conviene andare a letto presto,
Sospirò Margaret,
-Domani ci toccherà alzarci all'alba, non è così?
-Temo proprio di sì, Mag.
Sbuffò Frannie. Edmund non sembrò molto toccato dalla cosa, ma Laetitia aveva un'espressione molto eloquente. 
-Spero di riuscire a svegliarmi...
Si lamentò, sospirando. Frannie le sorrise malefica.
-Se non ti sveglierai tu lo faremo noi!
Edmund la guardò in modo complice, con un ghigno sul volto. La ragazza impallidì.
-Ok, ok, afferrato. Vedrò di svegliarmi.
Disse, alzando le mani come sulla difensiva. In quell'istante la porta si splancò, e due elfi domestici apparvero con i bauli di Laetitia e Margaret al seguito.
-Oh! Grazie! Non dovevate!
Si affrettò a dire Laets, andando loro incontro. Anche Margaret ringraziò, e i due fecero un piccolo inchino. Ora che li guardava bene, Laetitia si era chiesta come aveva fatto a fraintendere la situazione. Entrambi gli elfi portavano dei pantaloncini neri fatti su misura e ora che ci rifletteva meglio, anche la prima elfa doveva aver avuto qualche capo d'abbigliamento, anche se non riusciva a ricordare quale. Probabilmente un papillon.
-Signore, il suo baule lo lascio qui o lo porto nella sua stanza?
Chiese uno degli elfi a Edmund, che guardò Frannie in cerca di una risposta.
-Portalo pure, Ruben. Ora ti raggiungiamo.
Disse Frannie con un sorriso. Con uno schiocco l'elfo sparì. 
-Sistemate le vostre cose, ragazze! Vieni Ed, ti faccio vedere la tua stanza. Lei uscì, seguita dal ragazzo, che si guardava intorno con gli occhi vispi.
-Che bella casa Frannie!
-Grazie, Ed. Era veramente una vergogna che tu non fossi ancora venuto! Dovrei invitarti più spesso!
Lui sorrise mentre entravano in un'altra stanza, più piccola e spoglia.
-È già abbastanza che mi abbiate regalato i biglietti. Non so proprio come ringraziarti!
La ragazza sorrise e scosse la testa.
-Non devi ringraziare me, ma i miei. Ti ricordo che è il mio regalo di Natale, io non ne sapevo nulla. E comunque non sarebbe stato lo stesso senza di te, Ed.
Prima che l'altro potesse rispondere lei si alzò e corse fuori dalla stanza. Sull'uscio esitò un istante.
-Sistema pure con calma. Il bagno è in fondo a sinistra. Ci trovi nella mia camera!
Gli fece l'occhiolino e sparì. Edmund si limitò a fissare la porta, sorridendo. Quando tutti ebbero finito di sistemare i bauli e il loro contenuto, era quasi ora di cena. Edmund raggiunse le ragazze nella loro stanza, dove lo aspettava un bicchiere di succo di zucca ghiacciato. 
-Allora, veniamo al dunque!
Disse Margaret entusiasta,
-Come sono andati i GUFO?
Frannie sorrise a trentadue denti.
-Benissimo! Saranno perfetti per il ministero! E ho preso O in babbanologia Mag... grazie a te!
Esclamò elettrizzata, abbracciando l'amica. Margaret era molto contenta.
-Davvero, Frannie? Ma è bellissimo!
-Anche io ho preso O!
Aggiunse Edmund, con lo sguardo fiero. Guardò per un attimo Frannie e sorrise. Non era necessario che Margaret sapesse che avevano preso lo stesso voto perché i loro compiti erano identici.
-Sono così fiera di voi, ragazzi!
-Ma tu? Storia della magia e aritmanzia? So che ci tenevi!
Si intromise Laetitia, rivolta a Margaret.
-E in entrambe!
Disse fiera, arrossendo un po'.
-Grande! Domani dopo la partita festeggeremo!
Esclamò Frannie, entusiasta.
-Ma tu Laets? Com'è andata aritmanzia?
-A, e solo grazie alle tue ripetizioni! Penso che l'anno prossimo non mi vedrà più!
-Forte Mag, devi essere l'unica E di Ruf! 
Disse Edmund, guardandola ammirato. Frannie alzò le spalle.
-Anche Tony ha preso E con Ruf.
-E tu come lo sai Frannie?
Chiese Margaret scioccata.
-Diciamo che potrei avergli scritto, quest'estate...
-Ma è grandioso!
Rispose l'amica, Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Era ora che facessi qualcosa!
Disse secco.
-Senti chi parla!
Rispose Frannie, offesa. Laetitia e Margaret si guardarono confuse e lui arrossì.
-Non so proprio di cosa parli.
Borbottò, in imbarazzo.
-I miei erano un po' seccati dalle due A, ma con le E in Difesa, in pozioni e incantesimi si sono subito ripresi!
-I miei non ne capiscono molto, ma erano contenti! Ho solo E, e O, più E però!
Rispose Margaret fiera.
-A mio padre queste cose non interessano, ma mia madre era molto fiera!
Continuò Laetitia. Edmund alzò le spalle.
-Susan è rimasta un po' delusa da trasfigurazione, sia lei che Peter hanno preso E ai GUFO gli anni scorsi, però era abbastanza contenta, tutto sommato. E Peter mi ha anche fatto un regalo.
Margaret e Frannie si guardarono di sfuggita. La situazione familiare di Edmund era un po' strana, ma la madre sembrava a posto l'ultima volta che la avevano vista, alla fermata del treno. Come mai non la aveva nominata? Decisero di non indagare. Discussero per qualche minuto sulla partita e sul fatto che la Gran Bretagna fosse stata eliminata quasi subito. Edmund sperava con tutto il cuore di riuscire a incontrare Viktor Krum per chiedergli un autografo.
-Verranno anche Peter e Susan!
Esclamò entusiasta, 
-Porteranno Caspian! Non vedo l'ora di presentarvelo!
Margaret ridacchiò. Ora che non c'era più il pericolo che gli portasse via Peter Edmund sembrava molto più bendisposto verso l'amico.
-Parlano tutti così tanto di questo Caspian che se sarà brutto e antipatico chiederò un risarcimento!
Sbuffò Frannie, e Edmund le gettò un cuscino per zittirla. Laetitia sembrava aver gradito molto la presenza di Susan e Peter, perché ora sorrideva tra sé e sé ed era arrossita, si fissava le scarpe con grande intensità.
-È da noi già da qualche giorno. Il modo in cui lui e Susan flirtano è davvero irritante!
-Stanno insieme?
Chiese Margaret incuriosita. Era seduta sul letto insieme a Frannie. Laetitia sedeva sulla sedia della scrivania, mentre Edmund era accovacciato per terra, con la schiena al muro.
-No. Ma dovrebbero sbrigarsi. Questo tira e molla sta snervando tutti. Beh, tutti tranne la mamma. È abbastanza sollevata, sinora pensava che fosse il fidanzato di Peter...
Laetitia, che stava bevendo un bicchiere di succo di zucca fresco, per poco non si strozzò.
-...Non che ci sia niente di male, ma lei è un po' all'antica, sapete.
-In effetti ora che ci penso da come ne parla sarebbe potuto essere il suo fidanzato! 
Rifletté Frannie, pensierosa.
-Tu vedi tutti gay, Fran!
Le disse Margaret, prendendola in giro.
-Cosa? Non è affatto vero!
Si difese lei, colpita nell'orgoglio.
-Albus Silente?
Chiese Edmund, scuotendo la testa.
-Che c'entra? Lui è gay per davvero! Lo sanno tutti!
-Certo, certo... e Dean Thomas e Seamus Finnegan?
Incalzò Margaret.
-Quei due si vogliono, è palese!
-Lo dicevi anche di Lupin...
Continuò Laetitia.
-Beh dai, dovete ammettere che Lupin lo sembra un po'!
-No.
-Niente affatto.
-Per nulla.
Conclusero gli amici. Lei sbuffò. Prima che potessero dire altro, sentirono la porta principale aprirsi e poi richiudersi.
-Salve a tutti!
Esclamò un uomo dal piano di sotto. Frannie sorrise e saltò giù dal letto.
-È arrivato mio padre! Questo vuol dire che... si mangia!
Non avrebbe potuto dare notizia migliore. I ragazzi si alzarono allegri, Margaret porse la mano a Edmund per aiutarlo a tirarsi su. Quando furono in sala da pranzo, il signore e la signora Firwood si stavano già accomodando in tavola. Non potevano essere d'aspetto più differente: Jane era vestita con un tailleur color carta da zucchero, era truccata e pettinata, seduta composta guardando il marito con aria esasperata. Josh, d'altro canto, era il classico mago che in un negozio babbano avrebbe destato immediatamente l'attenzione. Si toglieva il cappello a punta proprio in quel momento e sorrideva gioviale. Portava una lunga tunica viola che lo copriva sino ai piedi.
-Ciao ragazzi! Ma che piacere!
Esclamò, invitandoli a sedersi.
-Salve signor Firwood.
Risposero i ragazzi educatamente. 
-Sedetevi pure dove preferite.
Intimò Jane, mentre Frannie si sedeva al suo solito posto. Accanto a lei Edmund, seguito da Margaret, di fronte alla quale si mise Laetitia.
-Allora ragazzi... eccitati per domani?
Chiese la donna, mentre un piccolo elfo domestico, quello che nel pomeriggio potava l'albero, portava un vassoio coperto.
-Moltissimo! 
Rispose Edmund, con gli occhi che brillavano.
-Lei per che squadra tiene, signor Firwood?
Domandò Laetitia, curiosa. L'elfo scoperchiò il vassoio rivelando un pasticcio di carne in gelatina con patate e se ne andò.
-Io? Sinceramente il Quidditch non mi interessa molto. In realtà quando posso cerco sempre di evitarlo, mi annoia terribilmente.
La ragazza spalancò gli occhi, confusa.
-Oh. Quindi ci accompagna solo per farci un favore?
-Ma io non vi accompagno! Se accadesse un cataclisma potrebbero chiamarmi come medimago ma sinceramente spero di no. Sono il secondo reperibile e ho intenzione di farmi un giro a Londra, domani.
-Vi accompagnerò io.
Disse Jane, servendosi un po' di carne. L'elfa che li aveva accolti all'ingresso portò una bottiglia di burrobirra che Josh acchiappò e si versò lesto nel bicchiere. Laetitia era un po' confusa. Nella sua famiglia era il padre a pensare allo sport, e alle ragazze non era permesso accalorarsi più di tanto.
-Lei è tifosa, signora Firwood?
Chiese allora Edmund. Frannie scoppiò a ridere sarcastica, Josh alzò gli occhi al cielo. Jane li guardò con un'espressione omicida, poi alzò le spalle.
-Un po'. 
A sentire quelle parole, Frannie sbuffò.
-È per questo che Frannie ha la maglia dei Puddlemore nel baule?
Chiese Margaret, collegando i fatti. La donna si illuminò.
-Puddlemore United. Ovviamente. Frannie simpatizza perché l'ho educata bene sin da bambina!
Il suo tono si fece sottilmente astioso,
-Josh simpatizza per gli Appleby solo per darmi fastidio.
-Non è vero! Lo faccio perché sono di York!
-Solo perché sei del Lincolnshire non vuol dire che debba tifare per una squadra del Lincolnshire!
Spiegò la donna, spazientita. L'uomo alzò le mani in segno di resa.
-Non lo capirò mai, il tifo. Non tifi per il posto perché non deve essere quello da cui vieni, non tifi per i giocatori perché si scambiano sempre di squadra... per cosa tifi?
-Tifi per la maglia!
Si intromise Edmund, dicendolo come si spiega una cosa ovvia a un bambino un po' scemo. Jane annuì vistosamente.
-Ecco! Vedi? Tifi per la maglia. È semplice.
-Ma che vuol dire "tifi per la maglia"?
Continuò l'uomo, senza capire.
-Io sono con Josh.
Disse Laetitia, che non era riuscita a tenere il passo molto bene.
-Sai mamma, Edmund e Margaret giocano per Serpeverde!
Esclamò Frannie, per cambiare argomento.
-In verità io giocavo.
-Non dire sciocchezze, Mag. Dopo la disfatta di Draco di quest'anno, il prossimo avrai un posto assicurato in squadra!
La rassicurò Edmund, deciso. A quelle parole i genitori di Frannie si guardarono complici.
-L'anno prossimo, dici? Chissà...
Iniziò Jane, ridendo sotto i baffi.
-È possibile che avrete altro a cui pensare...
Continuò Josh, guardandola ammiccante.
-Io non mi preoccuperei molto della squadra! Anzi, fossi in voi non me ne preoccuperei per niente!
Frannie sbuffò.
-Ancora con questa storia? Se non volete dirlo non ditelo! Ma non continuate a ripeterlo, per favore.
-Cosa? Cosa ripetono?
Chiese Margaret confusa. I due ridacchiarono e Frannie sbuffò più forte.
-È da quando sono tornata che continuano a dirlo. A quanto pare il Ministero ha organizzato qualcosa per Hogwarts, qualcosa di grosso. E di segretissimo, ovviamente. 
I ragazzi spalancarono gli occhi, elettrizzati.
-Non possiamo dirvi niente, ma scommetto che ne andrete pazzi!
Esclamò Josh, facendo l'occhiolino. 
La cena continuò ancora per qualche minuto, i ragazzi cercavano in tutti i modi di carpire qualche informazione in più, ma capirono presto che non era aria. Dopo la torta di carote variegata al cioccolato, decisero di salutarsi. Il giorno dopo sarebbe iniziato veramente troppo presto. Jane trasfigurò un lettino per la figlia, sistemandolo ai piedi del matrimoniale. Edmund rimase ancora un'ora in camera delle ragazze, per un'ultima chiacchierata prima di andare a dormire. 
-Non mi aspettavo che tua madre potesse seguire il Quidditch. Sempre così ordinata... la facevo più una cosa da tuo padre.
Disse Edmund, sorridendo.
-E devi vederla domani! Posso solo immaginare...
-Cosa sarà? Quello che ci stanno nascondendo?
Chiese Laetitia a bassa voce.
-Non ne ho idea. Ma se lo scoprirò sarete i primi a saperlo.
Disse Frannie, guardando Dante appollaiato nel suo solito angolino. Si grattava le penne con suffcienza. Edmund si alzò.
-Beh ragazze, io vado a dormire. Domani non ho nessuna intenzione di essere uno zombie.
-Sì, come se fosse possibile!
Commentò Margaret ridendo, lui le fece una smorfia.
-A domani!
Disse, uscendo dalla stanza.
-A più tardi, vorrai dire.
Rispose Laetitia, sconsolata.
Dieci minuti dopo spensero la luce.
 

Note autrice

Siete pronti?
Siete carichi?
Questo capitolo è solo una piccola introduzione, scritta unicamente per non iniziare col botto. Come potrete intuire da voi, la Coppa del Mondo di Quidditch sarà un capitolo denso di emozioni.
Come avete trovato casa Firwood? Penso che molto del carattere di Frannie possa capirsi meglio, una volta conosciuta la sua famiglia. 
Curiosità, per chi non le avesse carpite dalla storia: 
Suo padre, Josh Firwood, è un guaritore del San Mungo. È un Corvonero di quelli eccentrici come Luna, ed è spaventosamente intelligente. Frannie lo definisce spesso "secchione".
Jane Firwood, nata Black, fa parte del Wizengamot, tribunale del mondo magico. È una Serpeverde dura, cinica, molto seria e precisa, ma si trasforma completamente quando si parla di Quidditch, di cui è una tifosa sfegatata.

Ricordo che potete seguirci sulla mia pagina facebook Harley Sparrow - EFP e sull'account  Instagram della storia.

Ho notato con piacere che la storia è seguita da un discreto numero di persone.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite/ricordate/preferite e spero che continuino a seguirci in questa nuova avventura! 

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Capitolo 3
*** La Coppa del Mondo di Quidditch ***




LA COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH

Come previsto, il giorno dopo furono svegliati quando il sole non era ancora sorto.
-Sì, sì, Prudence. Abbiamo capito.
Mormorò Frannie stropicciandosi gli occhi, dopo che l'elfa le aveva minacciate per la terza volta di buttare un secchio d'acqua sul letto per farle alzare. Laetitia mugolò, girandosi dall'altra parte. Margaret gemette sofferente, però si alzò.
-Meglio cambiarci, prima di scendere a fare colazione!
Biascicò Frannie, scendendo dal lettino,
-Su Laets, muoviti. Altrimenti chiamo Edmund e ti buttiamo una secchiata d'acqua sul serio!
La sentirono sbuffare da sotto le coperte. Quando Frannie accese la luce, si arrese.  Dopo qualche minuto erano al piano di sotto, bevendo un po' di caffè lungo.
-I babbani a volte inventano certe cose miracolose!
Borbottò Jane, con il naso nel bicchiere. Edmund come sempre era già pettinato e vestito di tutto punto, con la maglia nazionale irlandese e dei pantaloncini verdi al ginocchio. Margaret, che lo guardava con una strana sensazione al petto, si convinse che la sua tachicardia era dovuta al caffè e non si crucciò più di tanto, anche se a guardarlo era leggermente arrossita. Jane aveva una tuta da ginnastica nera molto sobria ma comoda, avrebbero dovuto camminare molto e, soprattutto, sembrare babbani lungo la strada. Laetitia portava una salopette in jeans su una maglia azzurra, mentre Margaret e Frannie erano in canotta e pantaloncini, Mag a fiori e Frannie dei Puddlemore United. Quando finirono il caffè, Jane li esortò a sbrigarsi.
-Andiamo, dovremo camminare un po'. Siamo troppi per una smaterializzazione congiunta, dovremo usare una passaporta. 
Disse, infilandosi un cucchiaio nella borsa. I ragazzi annuirono e la seguirono, eccitati. Iniziavano a svegliarsi, e il sole accennava a spuntare alle loro spalle. Jane si voltò un attimo indietro e diede un'occhiata a Villa Malfoy, a circa duecento metri di distanza. 
-Bene, non si vede nessuno. Se ci è andata bene li abbiamo anticipati.
Mormorò, accelerando il passo.
Ci pensò un attimo e aggiunse
-Scusate, so che Draco è un vostro compagno... ma ho preso le ferie e non ho proprio voglia di vederli o parlare coi Malfoy oggi.
Laetitia sorrise da un orecchio all'altro, guardando Margaret. La ragazza già conosceva l'avversione dei coniugi Firwood per i Malfoy, quindi non era molto colpita, però rispose sorridendo a sua volta. Frannie sbuffò.
-Non preoccuparti mamma, sfondi una porta aperta. Io e Edmund siamo gli unici che tolleriamo Draco, qui.
-Bene, allora andremo d'accordo!
Disse la donna, di buon umore. Dopo circa mezz'ora di camminata, una volta spuntato il sole, Jane si fermò.
-Bene. Qui è perfetto!
-Cavolo mà, era ora!
Sbottò Frannie, sedendosi sull'erba.
-Che fai, Fran? Alzati in piedi! La passaporta partirà a momenti!
Lei alzò gli occhi al cielo e si alzò, aiutata da Edmund. Margaret rise della sua smorfia contrita.
-I vostri amici arriveranno trenta secondi dopo di noi. Abbiamo noi i loro biglietti, quindi dovremo aspettare qualche attimo, prima di entrare.
-Sono contento che alla fine venga anche Al!
Disse Edmund, mentre Jane prendeva il cucchiaio d'argento di quella mattina dal piccolo zainetto che aveva sulle spalle. Lo sporse davanti a sé, i ragazzi videro che cominciava a risplendere.
-Appena in tempo. Afferratelo, forza!
Tuonò la donna. Appena anche Laetitia, per ultima, lo sfiorò si sentirono trascinati dall'ombelico in un vortice. Per diversi lunghi attimi non erano in nessun posto, in un turbine di forme e colori assurdi, girando in cerchio a velocità vertiginosa. Quando furono sul punto di vomitare, si ritrovarono coi piedi per terra. Frannie era malferma sulle gambe, barcollò su Laetitia, che cadde a terra. Edmund sembrava più o meno saldo, Margaret si appoggiò al suo braccio per non cadere. Jane era atterrata serena, si allisciava la tuta con la mano destra, nell'altra stringeva ancora il cucchiaio. Erano arrivati su quella che sembrava una striscia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpaccio; il suo collega, un kilt e un poncho. 
-Ciao Basil. 
Mormorò Jane, porgendo la passaporta al mago col kilt.
-Signora Firwood.
Salutò l'uomo, buttando la posata in uno scatolone vuoto.
-Sei in punto dalle Midlands, giusto?
Chiese l'altro, che scribacchiava sulla pergamena.
-Giusto. Tra qualche istante dovrebbe arrivarne una da Londra, due immigrati.
Rispose il primo. I ragazzi lo guardarono con fastidio e Jane fece per dirgli qualcosa, quando Aladdin e Jasmine apparvero, finendo lunghi distesi sull'erba.
-Per la barba di Merlino! 
Esclamò Aladdin, alzandosi e scuotendosi i pantaloni dalla terra. Margaret e Frannie però corsero subito ad abbracciare Jasmine. Quando i due maghi la videro, stranamente, cambiarono subito atteggiamento verso "gli immigrati". Era bellissima, raggiante. I capelli legati in una lunga treccia a spina di pesce, portava un top celeste che le lasciava scoperta la pancia e dei pantaloni a campana abbinati, a vita alta. Gli occhiali da sole tondi che aveva a mo' di cerchietto le incorniciavano il viso.
-Signorina! Benvenuta! 
Esclamò il mago in tweed, con un sorriso da squalo. Jane sembrò sul punto di dargli un pugno.
-Nome?
Continuò 
-Firwood. Siamo insieme.
Chiarì freddamente la donna. L'uomo si incupì di colpo.
-Oh. Certamente. Cento metri sulla destra, una volta entrati. Piazzola 221B .
-Sai, Basil, sono i compagni di mia figlia.
-Ehm, sì... si capisce.
Jasmine, confusa, consegnò all'uomo la sua passaporta che era un fermaglio per capelli. Il gruppo avanzò qualche metro, e dalla nebbia spuntò il cancello del campeggio. All'entrata un uomo li attendeva, presumibilmente il padrone. Non aveva affatto l'aria magica. Jane sbuffò.
-C'è qualche nato babbano, qui? Non so come approcciarmi.
Margaret si fece avanti.
-Cosa le serve?
La donna le porse un sacchetto di tela dall'aria gonfia e pesante.
-Dovrebbero essere venti sterline.
Margaret aprì a malincuore il borsello, già sapendo cosa la aspettava. Al suo interno, monete da uno, cinque o massimo venti penny.
-Ehm, signora Firwood... lei sa che una sterlina sono cento penny, vero?
Lei alzò le spalle.
-Alla Gringott hanno poco cambio babbano. Quando sono andata a cambiare, ieri, avevano finito le banconote.
Mag si morse il labbro, titubante, e con aria colpevole si avvicinò al malcapitato.
-Salve, signori!
Salutò il babbano, che sembrava felice come una pasqua.
-Salve! È lei il proprietario del campeggio?
Chiese Margaret educata.
-In carne e ossa! Ahah! Avete prenotato? Altrimenti siamo pieni!
Esclamò, per poi aggiungere, incredulo
-Ah, pieni! Pieni!
La ragazza gli sorrise impietosita.
-Sì, signore. Firwood. Siamo in sette.
-Firwood, Firwood... fanno venti sterline. Ecco, tenete una mappa del campeggio. La vostra piazzola sta al...
-221B, ok, abbiamo capito.
Si lamentò Frannie, e Edmund le pestò un piede.
-Ahia! Che ho detto?
Margaret porse all'uomo il sacchetto, e lui lo aprì di buon umore. Vedendo il suo contenuto, impallidì.
-Beh, alla fine son sempre soldi, no?
Tentò Laetitia, per consolarlo. L'uomo, in evidente difficoltà, iniziò a contare le monetine. Arrivato a due sterline e quarantatré perse il conto.
-Oh, cavolo.
Dopo aver ricominciato, era arrivato con estrema lentezza a una sterlina e sessanta quando i ragazzi sentirono
-Confundus.
E videro il babbano fare un'espressione stralunata.
-Bene, quindi siamo a posto, no? Arrivederci!
Esclamò Jane, prendendo Frannie per un braccio. Gli altri le seguirono, divertiti.
-Mamma!
-Oh, non preoccuparti Frannie, li avevo contati io. Erano giusti.
Liquidò lei con un gesto della mano. Udirono una voce dietro le loro spalle gridare
-Cosa state facendo, per Godric?
Si voltarono timorosi, e videro un mago dall'aspetto distinto camminare a grandi falcate verso di loro. Quando vide la madre di Frannie si distese.
-Oh. Jane, sei tu. Per favore, andiamoci piano con questo babbano, ha già avuto una dozzina di oblivion tra ieri notte e questa mattina. Niente incantesimi non autorizzati.
-Scusa, Barty. Sono in ferie e non ho voglia di scocciarmi.
Sbuffò seccata la donna.
-In ferie, tsk. Sono l'unico del ministero in servizio oggi?
-Mi pare che Ludo Bagman fosse tra gli organizzatori. E mi sembra di aver sentito che quelli della cooperazione magica fossero tutti a lavoro oggi. Chissà quanto avrete da fare, con tutta la gente che verrà...
-Non parlarmi di Bagman, per favore. Sta blaterando di bolidi tutta la mattina a voce altissima, ho dovuto obliviare il babbano due volte per colpa sua.
-Beh, vedila così, stai sempre meglio di Bertha Jorkins. Ancora niente, vero?
L'uomo tremò. Guardandolo negli occhi,  chiunque dei ragazzi avrebbe potuto scommettere che il mago era terrorizzato dalla faccenda di cui Jane parlava, e che loro non conoscevano.
-Nulla! Ma figurati, svampita com'è... comunque ora devo andare, ho molto da fare. Ci vediamo in ufficio.
Il modo in cui si accomiatò, come se avesse voglia di levarseli di torno, impensierì i ragazzi.
-Quello era Bartemius Crouch. Era giudice del Wizengamot, per questo conosce mamma. È stato declassato però, ora lavora alla cooperazione magica.
Spiegò Frannie agli amici, in particolare Aladdin e Jasmine. Gli altri ne avevano già sentito parlare, ai tempi era stato protagonista di uno scandalo molto famoso.
-Cos'è successo a Bertha, mamma?
Continuò, con lo strano ma insistente pensiero che fosse una domanda importante.
-È andata in ferie il mese scorso, per una settimana. Non é mai più tornata. 
Rispose la donna, alzando le spalle.
-Come...? Non lo sapevo! 
Esclamò Edmund incredulo. Leggeva la Gazzetta del profeta tutte le mattine, e se fosse uscita una notizia del genere se ne sarebbe ricordato.
-Oh, non lo sa nessuno credo. Bertha è fatta così, si sarà persa. Neanche gli auror ci hanno dato molto peso, quindi la notizia non è stata diffusa.
Laetitia si morse il labbro, dubbiosa. Quella versione non era molto convincente. Passarono per il campo, la loro postazione a quanto pareva sarebbe dovuta essere abbastanza vicino all'entrata. Il campeggio era pieno di tende di ogni tipo, forma e dimensione. Videro qualche bambino che si inseguiva su una scopa giocattolo, e diversi maghi coi cappelli a punta. Non c'era da stupirsi che Crouch si fosse lamentato. Quel babbano doveva essere molto confuso. Jasmine e Aladdin decisero di andare a fare un giro per vedere se avessero trovato qualche connazionale, così si accordarono per le dieci e mezza alla tenda. Quando videro il 221A, Jane imprecò.
-Cazzo. Ma quando sono arrivati?
Nella piazzola sorgeva una stravagante costruzione di seta a righe bianche e celesti, simile a un palazzo in miniatura, con parecchi pavoni vivi legati all’ingresso. Lo stile era inconfondibile.
-Shh ragazzi, facciamo silenzio. Magari non si accorgeranno che siamo qui. 
Laetitia arricciò il naso, capendo di chi si trattava. Frannie e Edmund si guardarono, sorridendo beffardi. Lui le fece l'occhiolino. Mentre Jane e le altre due cercavano di fare tutto il più in silenzio possibile, Edmund ghignò.
-Allora, Frannie, non trovi che sia tutto così bello qui?
Disse a voce molto alta, scandendo bene le parole.
-Sì Edmund, davvero uno spettacolo! Non vedo l'ora di vedere la partita!
Rispose l'amica quasi gridando, facendo un occhiolino di rimando. Jane imprecò sottovoce e buttò lo zainetto a terra.
-Montatela voi. Io... ho da fare.
Mormorò, per filarsela alla velocità della luce. Margaret e Laetitia li guardavano con disprezzo. Ci fu silenzio per un lungo istante, in cui le ragazze considerarono l'idea di filarsela dietro Jane, ma non fecero in tempo. Un lembo della tenda si alzò, e uscì fuori un Draco Malfoy piuttosto assonnato. Teneva una tazza di tè tra le mani ed era ancora in pigiama. Laetitia, che non frequentava per ovvi motivi la Sala Comune dei Serpeverde, per poco non scoppiò a ridere essendo abituata a vederlo in divisa o comunque vestito piuttosto elegante. Il ragazzo spuntò fuori abbastanza di buon umore, ma l'espressione si guastò impercettibilmente quando vide Margaret e Laetitia.
-Frannie, Edmund! Siamo vicini di tenda! Forte, eh? Buongiorno, Rosander.
Il suo sguardo si fermò un istante su Laetitia, ma non proferì parola su di lei.
-Forte, sì! 
Rispose Frannie, sorridendo smagliante. Si poteva quasi vedere la nuvola nera che aleggiava sulle teste di Margaret e Laets.
-Sai, noi siamo venuti da ieri sera. Non avevamo voglia di svegliarci così presto. Vi piace la tenda? È nuova. 
Le due ragazze stavano maledicendo interamente gli amici in tutte le lingue possibili, quando Frannie sgranò gli occhi.
-La tenda! Oh, no!
-Che hai, Frannie?
Chiese Edmund, guardandola confuso.
-Mamma se ne è andata. Come la montiamo? Non possiamo usare la magia!
Sospirò sconsolata, abbassandosi sullo zainetto della madre. Infilò tutto il braccio al suo interno, in cerca di qualcosa. Non trovandola ci infilò la testa, e rischiò di caderci dentro. Margaret la afferrò per i fianchi.
-Attenta! Anche se ti meriteresti di cascarci... Borbottò, e dall'interno dello zaino la ragazza gridò
-Trovata!
Quando sbucò aveva i capelli arruffati ma sorrideva. Buttò un insieme di teli e paletti sul prato e sospirò di nuovo.
-V vado a chiamare mio padre, può montarla lui!
Balbettò Draco, mortificato. L'assenza di magia lo faceva genuinamente impietosire. La cosa irritò sia Laetitia che Margaret, che urlarono
-NO!
All'unisono. Mag tossicchiò e aggiunse
-È una sfida, capisci? Ormai dobbiamo farlo per forza.
Draco alzò le spalle, poi sbadigliò.
-Capisco cosa intendi. Se ci riescono i babbani perché non dovremmo riuscirci noi?
Laetitia storse il naso.
-Più o meno...
-Noi saremo nella tribuna d'onore accanto al ministro! 
Si pavoneggiò, mentre Margaret tentava di districare i teli della tenda.
-Anche mia madre sarà con voi! Noi eravamo troppi, così abbiamo preso i posti in curva sud. Meno male che ho con me l'omniocolo.
-Oh, mi dispiace. Un vero peccato. Ho sentito che ci saranno i Weasley... davvero disdicevole. Lasciare fuori voi per far salire loro...
-Evidentemente hanno prenotato prima!
Sbottò Laetitia, ormai al limite, poi cambiò in fretta argomento.
-Fran, tu che l'hai già usata... il telo verde va sotto o sopra?
Lei sorrise malefica. Edmund la guardò complice.
-Oh, non chiederlo a me. È una sfida dopotutto, non è così?
-Già, non vorremmo mai metterci tra voi e i vostri obiettivi.
La appoggiò l'amico. Gli occhi di Margaret erano due fessure.
-Laets, mi ricordi perché siamo venute? A me neanche piace il Quidditch.
-Cosa stai dicendo Mag? Tu giochi a... oh.
L'amica la guardava come per farsi reggere il gioco.
-Hai perfettamente ragione! Perché non siamo andate ai mondiali di calcio? 
-Caccio...?
Chiese Draco confuso. Edmund capì.
-CaLcio, non cacCio. È uno sport babbano, è una figata, dovresti provarlo. Il ragazzo arricciò il naso, disgustato.
-Non ne ho mai sentito parlare. Voi?
Disse con voce piatta e un po' distaccata. Edmund scosse la testa, alzando le spalle.
-Comunque, devo vestirmi ora. Ci sentiamo ragazzi.
Borbottò Draco sbrigativo, e sparì dentro la tenda. Margaret ghignò, Laetitia sospirò di sollievo.
-Ok, ok ragazze. Brave stavolta. Uno a uno.
Sbuffò Edmund, avvicinandosi alla tenda. Frannie li guardò affranta.
-Non c'è un altro modo per montarla?
Margaret aggrottò le sopracciglia.
-Frannie, se mi chiami Lucius Malfoy giuro che...
-EDMUND?!
Una voce lo fece voltare di scatto. Quella voce.
-Caspian?! Ma che... Caspian!
A pochi metri da loro stavano Peter e Susan, sorridenti. Una ragazza Corvonero che loro conoscevano di vista, dell'anno di Susan, era un po' in disparte e li guardava timidamente. Se non si erano sbagliati il suo nome era Penelope. Ma la persona che occupava la scena era indubbiamente il ragazzo che non avevano mai visto. Aveva i capelli corvini lunghi sino alle spalle, era alto più meno quanto Peter, fisico asciutto. Un sorriso furbo da yankee e un accento che gridava "USA". Laetitia riconobbe la maglia da Quidditch di Tuono Alato, una casa di Ilvermorny. La sorella gliela aveva portata da una vacanza in America. Il ragazzo, Caspian, spalancò le braccia e, in un salto, strinse Edmund in un abbraccio. Mag e Fran, che sapevano che l'amico non era tipo da gradire affettuosità inaspettate, per un attimo furono sicure che lo avrebbe respinto in malo modo. Edmund invece rispose all'abbraccio, dando qualche pacca affettuosa alla schiena dell'altro.
-Che bello vederti, amico!
Esclamò Caspian, sciogliendo la stretta.
-Meno male che qualche mese fa lo odiava...
Sussurrò Frannie a Margaret all’orecchio. Mag ridacchiò.
-Margaret, Frannie, Laetitia... lui è Caspian. 
Frannie si sporse avanti e gli strinse la mano, entusiasta.
-È un grande piacere conoscerti, davvero. I Pevensie parlano tanto di te! Sono Frannie.
-Molto piacere!
Rispose, con un mezzo inchino. Peter, Edmund e soprattutto Susan erano arrossiti. Anche Margaret venne avanti e gli porse la mano. Lui gliela strinse.
-Già, già, voi siete le amiche di Edmund... Peter mi ha parlato di voi qualche volta.
Anche Laetitia si presentò, poi Peter guardò il groviglio di teli e paletti su cui Margaret e Laetitia stavano lavorando sino a un attimo prima.
-Ehm, vi serve una mano, ragazzi?
Chiese, incerto. Frannie esultò.
-Per la barba di Merlino, grazie Peter!
Lui si grattò la testa confuso,
-Non credo di sapere come si fa.
Caspian ridacchiò mentre Susan alzò gli occhi al cielo. Prese la bacchetta dalla tasca e disse
-Erecta construtio. 
Laetitia dovette saltare da un lato, perché i paletti schizzarono in cielo per poi piantarsi a terra. I teli si dispiegavano lentamente e come grosse ali volarono sino a posarsi come falene sullo scheletro della paleria. Quando fu pronta, sembrava una normale tenda familiare. Non troppo piccola, ma niente a che vedere con quella dei Malfoy. Era verde e blu, con una F rossa ricamata su un lato.
-Wow.
Mormorò Caspian, ma non guardava la tenda. Susan arrossì.
-Volete accomodarvi, ragazzi?
Chiese Frannie, entrando nella tenda subito seguita da Edmund e Margaret. Laetitia aspettava Peter, che entrò immediatamente dopo, e infine gli altri tre.
-Adoro la magia!
Sussurrò Mag, e Edmund sorrise. La tenda era grande come un appartamento di medie dimensioni. Poteva vedere il salottino e la cucina dall'ingresso, ognuno con il suo lampadario. I mobili che la arredavano erano rustici ma di classe. Frannie posò lo zaino della madre su un divano, e avanzò verso una tenda. Scostandola, scoprì una stanza con due letti a castello.
-Noi dormiremo qui. Dietro quell'altra tenda c'è la stanza di mia madre e lì in fondo,
indicò una tenda spessa e nera,
-C'è il bagno.
-Io dormo sopra! 
Esclamò Edmund, tirando il suo borsello sul letto di sinistra. Peter scoppiò a ridere. Era incredibile come stesse costantemente vicino all'amico e come sorridesse ogni volta che si girava verso di lui, e l'altro faceva lo stesso. A Frannie ricordò quando l'anno prima aveva incontrato un suo amico di Uagadou, che non vedeva da un anno. Le amicizie a distanza facevano questo effetto, a volte. Conoscendo Edmund, non si sorprese del fatto che era geloso. Anche se Peter non avrebbe mai messo qualcuno prima del fratello. Lo sapevano tutti.
-Io non ci penso neanche. Dormo sotto.
Disse frettolosamente Margaret, occupando il letto sotto quello di Edmund con la borsa.
-Non è forte, Ed? Dormiremo nella stessa stanza finalmente!
Esclamò Frannie, buttando con malagrazia la sua borsa sull'altro letto superiore, di fronte a quello del ragazzo.
-Forte, sì.
Rispose diventando rosso, guardando Margaret di sottecchi.
-Vedo che avete deciso dove dormirò io, insomma!
Borbottò Laetitia, guardando il letto inferiore accanto a quello di Margaret. Come ebbe finito di parlare si scosse e aggiunse
-Aladdin e Jasmine?
-Loro non restano a dormire. Andranno via subito dopo la partita.
Rispose Margaret, sistemando il baule sotto il letto.
-Oh. Che peccato...
Mormorò Laetitia, mordendosi il labbro.
-Perché non restate a pranzo? Abbiamo abbastanza da mangiare! 
Esclamò Edmund ai fratelli, entusiasta. 
-Non so se mia madre sarebbe felice di avere ospiti senza preavviso. Senza offesa, ragazzi.
Fu costretta a dire Frannie.
Peter alzò le spalle.
-Non c'è problema, Fran.
-Siamo al 568C, se volete venire a trovarci, più tardi. Altrimenti ci vediamo dopo la partita, magari!
Disse Susan, cordiale.
-Ovviamente!
Rispose Laetitia sorridendo.
-È stato un piacere rivederti, Edmund.
Esclamò Caspian, prendendogli la mano e stringendola.
-Anche per me, davvero. Ci vediamo dopo!
-Ciao ragazzi!
Salutarono Susan e Peter, e sparirono all'uscita della tenda. Edmund si sedette sul letto di Margaret, si tolse le scarpe si mise a gambe incrociate.
-Beh? Che ne pensate?
Chiese, sorridendo speranzoso. Frannie scosse la testa.
-Devi spiegarmi una cosa. Seriamente, questa volta. 
Lui la guardò un po' atterrito, Margaret sembrava confusa.
-Ma come fate a essere tutti belli?  
Lui la guardò con gli occhi sgranati.
-Siete davvero tutti belli, tutti e quattro e avete  amici belli, sì, ci sto inserendo nel gruppo, e anche Caspian, beh...
-Cosa cavolo stai dicendo? 
Chiese Edmund con un tono insolitamente acuto. Margaret si era imbarazzata al suo posto e si copriva la bocca con le mani.
-La mia è pura curiosità scientifica!
Rispose Frannie, alzando le spalle. Laetitia scuoteva la testa.
-Sembra uno a posto, Edmund. E sembra che faccia stare bene tutti voi, in famiglia. Mi piace!
Disse Margaret guardando Frannie con disapprovazione, cercando di rispondere alla domanda dell'amico in modo più normale.
-Ecco, grazie.
Rispose lui, guardandola soddisfatto. Laetitia si sedette sul suo letto.
-Anche a me ha fatto un'ottima impressione. Non sembra che non vi vediate mai, siete abbastanza... abbastanza...
-Affiatati.
Completò Frannie. Gli altri la guardarono ancora diffidenti e lei alzò le spalle. Prima che chiunque potesse dire altro udirono un fruscio e una voce esclamò
-Seconda colazione!
Jane si infilò nella stanza con un sacchetto di carta in mano. Sembrava più rilassata di quando era andata via, doveva aver trovato qualche suo amico. Edmund acchiappò il sacchetto al volo e lo aprì, conteneva quattro zuccotti di zucca e quattro bignè, due al cioccolato e due alla crema.
-Vado a prendervi del succo.
Esclamò, e corse verso la cucina.
-Gli effetti del Quidditch, ecco che incominciano! Vedrete tra qualche ora...
Disse Frannie, ridendo sotto i baffi.
-Qui è tutto bellissimo. Poi dobbiamo assolutamente fare un giro!
Sussurrò Laetitia sorridendo, mentre si sdraiava sul letto con tutte le scarpe.
-È vero, avete visto quanta gente c'è? Da tutto il mondo!
Aggiunse Margaret con sguardo sognante.
-Sì, dovremo farci un giro per forza!
Esclamò Edmund, alzandosi in piedi.
-Ma... dopo pranzo!
Continuò, sedendosi subito dopo. Le altre risero di gusto. Quattro bicchieri pieni di succo di zucca arrivarono volando dalla cucina, i ragazzi li afferrarono.
-Cavolo, siamo davvero in vacanza!
Sospirò Frannie, con un sorriso stampato sul volto.
-Da non credere, eh?
Rispose Margaret, beandosi del caldo che entrava sin dentro la tenda. Il sole quel giorno batteva forte. 
Dopo la seconda colazione, i ragazzi decisero di sistemare la loro camera. Tolsero i bauli dalle borse, che erano state incantate dalla madre di Frannie la sera prima, e li posarono sotto il letto. Le ragazze scelsero i vestiti per la sera, rigorosamente bianchi e verdi per l'Irlanda, e Edmund già pronto le guardava annoiato. Quando ebbero finito misero il naso fuori dalla tenda, iniziava a fare parecchio caldo. Laetitia si mise fuori a leggere su una sdraio, dopo che Jane ebbe trasfigurato un arbusto accanto alla tenda in un ombrellone. Dopo poco anche Mag la seguì, mentre gli altri due giocavano a gobbiglie sul prato. Per un po' anche Draco Malfoy venne a passare pigramente del tempo con i due giocatori, e le ragazze ringraziano Merlino di aver deciso di leggere e di poter sembrare così del tutto legittimate a disinteressarsi. Quando Malfoy venne richiamato dal padre per il pranzo, Margaret alzò gli occhi da Les Miserables e guardò verso il campo, preoccupata.
Aladdin e Jasmine non si vedono da un po'. Dite che dovremmo andare a cercarli? Avevano detto che sarebbero tornati per le dieci e mezza, è quasi l'una ormai!
Edmund aveva appena segnato un punto a Frannie quando alzò la testa per rispondere, ma non ci fu bisogno. Aladdin e Jasmine tornavano ridacchiando, presi per mano. Sembravano parecchio divertiti.
-Al! Jas! Stavamo iniziando a preoccuparci!
Esclamò Margaret alzandosi. Laetitia, un po' contrariata, chiuse il suo libro e si alzò a sua volta.
-Scusate ragazzi, abbiamo avuto qualche problemino!
Rispose Jasmine, ancora ridendo, mentre si avvicinava.
-Cos'è successo? 
Chiese Edmund, guardandoli preoccupato.
-Oh, niente di che.
Rispose Aladdin, visibilmente imbarazzato. Jasmine prese la parola, elettrizzata.
-Abbiamo fatto un giro sul tappeto e a quanto pare abbiamo infranto qualche restrizione sulla sicurezza. Sapete, c'è una famiglia babbana qua in giro. Sono i padroni del campeggio.
I ragazzi li guardavano turbati. Cosa c'era da ridere in tutto ciò?
-Ci hanno chiesto nomi e cognomi. Volevano farci la multa credo, o quantomeno scrivere a Silente. Però... quando hanno sentito chi ero, ovviamente, si sono scusati e ci hanno lasciati andare. Ho il visto diplomatico, sapete. Non possono toccarci. Quando hanno visto i documenti han fatto una faccia… stanotte sogneranno mio padre che viene ad arrestarli, ci scommetto! È stato uno spasso!
Aladdin sembrava abbastanza scosso nel rivivere l'esperienza, Jasmine ne parlava piuttosto divertita.
-Siete proprio dei criminali, ragazzi.
Disse Laetitia scuotendo la testa, però sorrideva. La testa di Jane sbucò fuori dalla tenda.
-Oh bene, siete qui. Il pranzo è pronto!
Esclamò entusiasta. I ragazzi la seguirono all'interno.
-Forte! Quindi è qui che dormirete!
Disse Jasmine, affacciandosi nella loro stanza.
-Che figata questo posto!
Commentò Aladdin, guardandosi intorno.
-Mi dispiace molto che non restiate con noi, ragazzi.
Mormorò Laetitia tristemente.
-Dispiace anche a noi, Laets. Ma la nostra nave salpa domattina.
Rispose la ragazza, sinceramente dispiaciuta. Si sedettero al tavolo pronti a mangiare, Jane aveva preparato un pranzo tipico per una giornata sportiva: le alette di pollo speziate con le patate. I ragazzi mangiarono avidamente, ne avevano bisogno. Tutto fu innaffiato da succo di zucca ghiacciato e qualche burrobirra. 
-Come fai a essere così tranquilla?
Chiese Frannie alla madre, mordicchiando un osso di pollo.
-In che senso, Fran?
Rispose lei, cercando di infilzare l'ultimo pezzo di patata che continuava a sfuggirle.
-Una tua collega è scomparsa!
La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Basta con questa storia, non è il momento di parlarne. Sono sicura che se la questione diventerà sospetta manderanno una squadra di soccorso.
La ragazza mugugnò con disappunto, Jane si alzò. I piatti erano ormai vuoti e li sollevò con un movimento di bacchetta.
-Tergeo.
Disse, e divennero all'istanti lindi e profumati. Li spedì in una cassettiera e si schiarì la voce.
-Ora vado a riposare. Potete farvi un giro nel campeggio, ma a una condizione!
I ragazzi annuirono.
-Non dovete entrare nel bosco o uscire dai confini del campeggio, neanche una volta! E portatevi dietro le bacchette, almeno una, per sicurezza. Sì, so che non potete usarle, ma non si sa mai. Per legittima difesa potrebbero servirvi. Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Abbiamo capito, ma'. 
-E Tornate per le sei! Alle sette c'è la partita, dovete cambiarvi e poi dobbiamo arrivare sino allo stadio, è parecchio lontano da qui. 
-Sì, signora Firwood.
Rispose Margaret, annuendo diligente.
-Bene.
Il volto di Jane si era addolcito,
-A dopo, allora.

I ragazzi uscirono all'aperto, il sole splendeva più che mai. L'ombrellone della mattina era tornato a essere un alberello. Videro Narcissa Malfoy prendere il sole leggendo un libro fuori dalla tenda. I ragazzi, stavolta col beneplacito di Edmund e Frannie, decisero di far piano per non destare la sua attenzione. Quando furono abbastanza lontani, Edmund si stiracchiò. Era raggiante. Le amiche pensarono quanto si notasse la differenza da quell'inverno. Il ragazzo col sole rinasceva, letteralmente. Jasmine invece aveva inforcato gli occhiali da sole, camminava a braccetto con Aladdin guardandosi intorno. I due arabi erano decisamente abituati al sole e al caldo, erano freschi come rose. Margaret, Frannie e Laetitia erano un po' provate dal sole battente, Mag si era messa un cappellino celeste sulla testa. Si guardavano intorno deliziate,  le tende erano centinaia, forse migliaia, di ogni tipo forma e dimensione. Ce n'erano di piccole e di grandi, che sembravano semplici tende babbane e altre palesemente magiche, una persino che levitava a qualche metro da terra. Qualche gufo volava nel cielo per portare informazioni e a Margaret sembrò di intravedere un patronus. Passarono accanto alla zona irlandese, bellissima, una distesa di tende verdi con quadrifogli ricamati, in piccoli vasetti accanto alle tende o persino fatti crescere con la magia a grandezza d'albero nelle varie piazzole. Edmund giurò di aver visto un leprecauno inseguire un galeone d'oro che rotolava dentro una tenda, ma nessun altro riuscì a vederlo. Margaret in compenso vide Seamus Finnegan, Grifondoro di origini irlandesi, giocare a scacchi su un tavolino accanto a una tenda coperta di quadrifogli con il migliore amico Dean Thomas. Non lo disse all'amica per evitare che continuasse con la storia poco convincente della loro omosessualità, e loro non li videro perché concentrati sul gioco. Appena uscirono da quell'oceano verde e dorato l'attenzione di Frannie fu catturata da un ragazzo intento ad arrostire della carne su un fuoco, vicino a una piccola tenda color cachi. La ragazza diede una gomitata a Margaret trattenendosi dall'urlare. Fece comunque abbastanza trambusto da farlo voltare verso di loro. Il ragazzo sorrise caloroso e salutò con la mano.
-Tony!
Strillò Frannie sbracciandosi e correndo verso la tenda. Edmund e Margaret si scambiarono un breve ghigno e Laetitia alzò gli occhi al cielo cercando di non farsi vedere. Aladdin fece qualche passo svelto in avanti, tirandosi dietro Jasmine, che teneva per mano. A lui Tony stava molto simpatico.
-Ciao Fran! Ragazzi...
Li salutò lui, continuando a girare lo spiedo.
-Che bello vederti! Come hai passato le vacanze?
Chiese la ragazza, accovacciandoglisi accanto.
-Abbastanza bene, grazie. E voi? Eccitati per la partita?
-Moltissimo!
Esclamò Edmund, mostrandogli la maglia di Lynch. 
-Ho sentito che hai preso dei buoni GUFO! Congratulazioni!
Aggiunse Margaret.
-Oh, beh, grazie! Anche i tuoi devono essere stati belli, no?
-Sono soddisfatta, sì! 
Rispose la ragazza sorridendo.
-Ti va di farti un giro con noi?
Chiese Frannie, entusiasta.
-Stiamo andando a cercare Fred e George e poi passiamo dai miei fratelli. C'è un nostro amico venuto dall'America!
Disse Edmund, che raramente avevano visto più disteso.
-Oh, no grazie ragazzi. Non abbiamo ancora pranzato. Mio padre è andato a riposare un po', mi ha lasciato a guardare il fuoco. Penso starò un po’ con lui oggi. Sapete, mio fratello è qui con i suoi amici, non so nemmeno dove abbiano piantato la tenda... ci sono solo io a fargli compagnia!
Rispose Tony, alzando le spalle,
-Però grazie di avermelo chiesto! È contento il tuo amico americano? Se fossi stato in lui non sarei mai venuto! Ci sono anche i mondiali di calcio quest'anno e sono proprio negli Stati Uniti... è il mio sogno andarci. Però era troppo lontano, troppi soldi... anche la coppa del mondo è fighissima però, ovviamente. Sono contento.
Laetitia si morse il labbro. Aveva parlato poco prima del calcio babbano con Margaret, ma in realtà non le piaceva molto. Le ricordava le lagne di suo padre.
-Forte! Ho sempre desiderato imparare le regole del cacio babbano!
Sospirò Frannie. Tutti e cinque gli amici la guardarono per un istante, sapendo bene che era una grande scemenza.
-Da... davvero?
Balbettò Tony sorpreso. Questa non se la aspettava.
-Assolutamente! Dovresti darmi qualche lezione in proposito l'anno prossimo!
Prima che la situazione diventasse troppo imbarazzante, Margaret la prese sottobraccio.
-Beh Tony, ci vediamo in giro allora! È stato un piacere!
Borbottò, trascinandola via. Gli altri la seguirono.
-Ci sentiamo, eh Tony?
Fece in tempo a urlare Frannie, torcendo il collo per guardarlo mentre lo salutava. Il ragazzo li guardava perplesso.
-Sei proprio una frana, Fran.
Sussurrò Jasmine mentre si allontanavano.
-Lo so.
Borbottò l'altra, calciando un sasso sul terreno. Edmund rise e scosse la testa.
-Prima o poi andrà meglio.
La consolò Margaret, posandole una mano sulla spalla. Camminarono ancora un altro po', sinché una risata inconfondibile non attirò l'attenzione di Laetitia. Si voltò di scatto e li indicò.
-Eccoli!
Esclamò, Margaret fu la prima a girarsi, sorrise. Fred e George erano seduti per terra con la schiena posata a un albero. Davanti a loro, seduta a gambe incrociate, la loro sorellina Ginevra. A qualche passo di distanza, su un tavolino, Ron Weasley e Harry Potter giocavano a dama, mentre Hermione Granger leggeva pacificamente un libro su una sdraio. 
-Ragazzi!
Esclamò Edmund, facendoli trasalire. Hermione sollevò un istante gli occhi dal suo libro, storcendo il naso.
-Ehi! Ma guardate un po' chi si vede...
-... il club dei secchioni al completo...
-... che ci fate alla coppa del mondo di Quidditch?
-Non preferireste, chessò, un bel campionato di bridge?
Aladdin scoppiò a ridere e corse ad abbracciarli. Era un loro compagno di casa, ed erano piuttosto affiatati.
-Idioti.
Commentò Laetitia, sorridendo sotto i baffi.
-Allora ragazzi, come state?
Chiese Margaret, sorridendo da un orecchio all'altro. I gemelli la mettevano (quasi) sempre di buon umore.
I due alzarono le spalle.
-Ce la caviamo...
-... nostra madre ci ha confiscato tutti gli scherzi...
-... confidiamo che li riprenderemo presto...
-... abbiamo fatto una scommessa, una bella somma...
-... sul risultato della partita, pensiamo che stavolta sia veramente vincente!
-Mamma ha dato veramente di matto vedendo i risultati dei GUFO...
-... però siamo qui ora, no?
-Stiamo bene!
-Ce la faremo, e per i soldi della scommessa abbiamo grandi progetti!
Anche Jasmine e Laetitia, che generalmente erano le più restie all'apprezzare gli esperimenti dei Weasley non poterono che notare il luccichio emozionato negli occhi dei ragazzi.
-Quando vi metterete in proprio sarò vostra cliente fissa, promesso!
Esclamò Frannie entusiasta.
-Se continuerete così andrete lontano, davvero!
Aggiunse Margaret con un sorriso.
-Dovrete avvisarci quando aprirete un negozio, per forza!
Continuò Edmund, con convinzione.
-Sarete i primi a saperlo!
Disse Fred, posando il braccio intorno alle spalle del fratello.
-Così i GUFO sono andati male, eh? Mi dispiace.
Commentò Aladdin, mordendosi il labbro. Loro, sincronizzati, fecero un gesto come per scacciare una mosca.
-Nah, non ci importa.
Dissero in coro.
-Per quello che abbiamo in mente...
-... non c'è GUFO che tenga!
-Contenti voi!
Replicò Margaret alzando le spalle. 
-Su cosa avete scommesso?
Chiese Edmund curioso. I due si guardarono ammiccando.
-È un segreto...
-... ma se vinceremo...
-... state pure sicuri che lo capirete!
Sentirono uno sbuffo venire dal tavolo accanto. Ron aveva sbuffato a quelle parole, probabilmente non si fidava molto dei fratelli. I due gli lanciarono un'occhiataccia.
-Noi stiamo andando da Peter e Susan, vi va di unirvi a noi?
Propose Laetitia, che non vedeva l'ora di andare per chissà quale motivo. Li videro pensarci un istante. Guardarono la sorellina, che era rimasta là nell'erba e faceva finta di niente. George sospirò e posò una mano sulla spalla di Fred. Ci fu uno sguardo eloquente tra i due, e poi alzarono entrambi la testa verso gli amici.
-Per stavolta passiamo, ragazzi...
-...abbiamo già un impegno.
La ragazzina si illuminò. Edmund sospirò, 
"Perché non abbiamo portato Lucy?" 
Pensò, in un moto di nostalgia. Però non lo disse. Invece esclamò
-Capisco, non preoccupatevi. Ci vediamo in giro, ok?
-Ciao ragazzi! Ciao ehm, Ginevra.
Disse Jasmine senza pensarci troppo. Sembrò come se le avesse dato uno schiaffo. George si batté una mano sulla fronte.
-Ginny! Per carità, chiamala Ginny!
Rise Fred scuotendo la testa.
-Ehm, sì, grazie.
Aggiunse lei, un po' seccata. Jasmine aggrottò le sopracciglia.
-Va bene, ok, scusami...
Mormorò fredda. Quando si allontanarono, sbuffò.
-Bel caratterino eh? 
Le disse Aladdin dandole una gomitata scherzosa. Intanto Margaret teneva la mappa del campeggio e Edmund, camminandole accanto, contava le piazzole, cercando quella della sua famiglia.
-559… 560...
Laetitia sorrideva, si guardava intorno con la testa per aria. Sembrava di ottimo umore. Frannie, rimasta indietro di qualche passo, guardò la combriccola e sorrise affettuosamente.
"Vi voglio bene, ragazzi"
Pensò, affrettando il passo. 
-Dovrebbe essere... qui!
Esclamò Edmund entusiasta, indicando una piazzola poco più in là. Come previsto, una piccola tenda viola con un leone ricamato in oro era piantata poco più avanti, e proprio accanto quattro ragazzi intorno a un fuoco parlavano tra loro. Edmund fu il primo ad avvicinarsi e vide Peter che rideva a crepapelle, Susan sorrideva divertita mentre Penelope sembrava un po' in imbarazzo e guardava pigramente le fiamme. Quello che sembrava star peggio era Caspian, rosso in viso e dall'aria contrita. Quando vide i ragazzi avvicinarsi Peter spalancò gli occhi e tra un singhiozzo e l'altro fece segno di avvicinarsi. Sembrava un bambino a cui avevano appena regalato una fetta di torta. Frannie e Margaret sorridevano sotto i baffi, già prevedendo che si sarebbero divertite molto.
-Ehi ragazzi! La sapete l'ultima?
Chiese Peter ridacchiando.
-Peter Pevensie, non ti azzardare!
Tuonò Caspian, tentando di pestargli un piede. Susan e Penelope si avvicinarono ai due ragazzi per fare spazio, e anche gli altri si sedettero attorno al fuoco. Laetitia e Peter si sorrisero, lei si era seduta accanto a lui. Penelope sembrò infastidita, molto probabilmente Susan, a suo tempo, le aveva parlato di un'uscita a quattro per convincerla.
-Il nostro amico qui è stato accusato per crimini!
Gli altri rimasero interdetti.
-In che senso, scusa?
Chiese Edmund, confuso.
-È solo uno stupido sogno che ho fatto...
Borbottò Caspian, imbarazzato.
-Un incubo, vorrai dire!
Corresse Susan, ridendo al ricordo.
-Avreste dovuto sentirlo! Si è svegliato strillando! Cos'è che hai blaterato al risveglio, Caspian?
Continuò Peter, mentre il ragazzo diventava sempre più rosso.
-Responsabile e punibile!
Citò Susan, scuotendo la testa. Anche gli altri ragazzi ora ridevano, così Caspian si convinse a raccontare il suo sogno. Quando arrivò alla parte in cui due strane ragazzine ci provavano con Edmund e Peter Margaret fece una smorfia di disappunto, mentre quando nominò un certo tasso che aveva compito di ricordare qualcosa Frannie commentò
-Bel compito del cazzo!
Suscitando le risate generali.
-Comunque anche Margaret è campionessa per quanto riguarda i sogni strani!
Rise Edmund, guardandola malevolo.
-Sì, quando non sogna di solcare il mare su una nave pirata!
Aggiunse Frannie prendendola in giro.
-Oh, zitti voi due!
Borbottò scontrosa la ragazza.
Parlarono di sogni ancora un po', poi Frannie espose anche agli altri l'enigma lasciato dai suoi genitori. Nessuno aveva idea di cosa potesse aspettarli alla l'anno seguente, anche se ognuno aveva qualche idea improbabile.
-Potrebbe essere uno spettacolo!
Tentò Frannie,
-A Uagadou gli studenti peparono uno spettacolo e lo mettono in scena a fine anno! Quando sono stata io stavano preparando l'Hatia!
-Non ce la vedo la McGranitt a preparare un musical...
Commentò Edmund, poco convinto.
-Magari ripropongono il club dei duellanti! Come due anni fa! 
Propose Margaret, eccitata.
-Ma non hanno mai interrotto il Quidditch per il club dei duellanti!
Obiettò Laetitia. 
-E se fosse il Torneo Tremaghi?
Disse Peter, un po' deluso. Se proprio l'anno dopo il suo diploma avessero portato il torneo ci sarebbe rimasto certamente male. 
-Non essere sciocco, Pete. Lo hanno sospeso duecento anni fa, non lo fanno più ormai!
Rispose Susan, secca.
-Qualunque cosa sia, sembra interessante! Verrei a Hogwarts solo per vederlo!
Commentò Caspian, sognante. Susan si voltò verso di lui e gli sfiorò la mano con la punta delle dita,il ragazzo le intrecciò con le sue.
-Com'è Ilvermorny? A proposito, io sono Jasmine. Lui è il mio ragazzo, Aladdin. Neanche noi siamo inglesi.
Il ragazzo strinse a entrambi la mano. Quando si era presentato con gli altri, infatti, i due non erano presenti.
-Piacere ragazzi. Ilvermorny... com'è Ilvermorny? È grandiosa! Non vi so dire se è la migliore scuola di magia del mondo... ma sicuramente la migliore in cui sono stato.
-Perché? Ne hai viste anche altre?
Chiese Laetitia, curiosa. I Pevensie si scambiarono uno sguardo gelido. Susan posò una mano sulla gamba di Peter e uno sulla gamba di Edmund. Lo sguardo di Caspian si spense leggermente, ma lui continuò a sorridere come se niente fosse.
-Sono stato a Durmstrang, un periodo. Ma è durata poco. È stato molto tempo fa.
-Mi piacerebbe vedere qualche altra scuola un giorno.
Commentò Aladdin, pensieroso.
-Ma sono contento che sia Hogwarts. È la mia casa, adesso.
Jasmine lo guardò con occhi adoranti e gli sfiorò la mano.
-Anche io amo Hogwarts.
Mormorò Margaret, fiera.
-Però conoscere qualcuno di qualche altra scuola piacerebbe anche a me.
Aggiunse Laetitia,
-Beauxbatons per esempio... amo davvero la Francia! Ci sono stata con la mia famiglia qualche anno fa... mi affascina tantissimo!
Edmund fece una smorfia.
-Non è il mio genere. Ilvermorny, lì sì che farei un giro.
-Posso mettere una buona parola per te, amico. Devi solo chiedere!
Commentò Caspian. Susan trasalì, infastidita.
-Lui non va da nessuna parte!
-E ti pareva...
Commentò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo. Parlarono ancora qualche ora, Penelope tirò fuori delle tutti i gusti e solo Aladdin ebbe l'ardore di provarle. Evidentemente il fato aveva deciso di graziarlo, perché trovò lampone e cannella, anche se Jasmine a vederle temeva potessero essere cerume e concentrato di pomodoro. Risero molto, ma come il sole cominciò ad abbassarsi, decisero che era ora di andare.
-Non so se riusciremo a vederci dopo la partita... ci vediamo domani sera, va bene?
Disse Edmund, alzandosi in piedi.
-Divertitevi, ragazzi!
Li salutò Caspian, cordiale.
-E, Pete... per Merlino, non dimenticarti di venirmi a prendere.
-Glielo ricordo io Ed, tranquillo!
Lo rassicurò la sorella, facendogli l'occhiolino . Mentre se ne andavano, Margaret vide con la coda dell'occhio Caspian passarle un braccio intorno alle spalle.
-Mi piace molto, sai?
Commentò Aladdin mentre tornavano verso la tenda.
-Sì. Anche a me.
Mormorò Edmund in risposta. Arrivati nuovamente alla zona irlandese videro una bancarella che prima non c'era e Jasmine si fermò a comprare omniocoli per tutti tranne per Frannie, che lo aveva già. Inizialmente Edmund e Margaret rifiutarono, ma lei insistette dicendo di non aver pagato il biglietto e che le sembrava il minimo comprare qualcosa per tutti. Margaret allora, per non sentirsi da meno, comprò tre burrobirre, che divisero sulla strada per la tenda, Aladdin e Jasmine, Margaret e Edmund e Laetitia e Frannie, che la bevve quasi tutta perché la compagna non aveva molta sete. Edmund si guardava intorno frenetico, cercando di riconoscere Krum tra la folla, dal momento che desiderava immensamente il suo autografo. Quando arrivarono al 221B, Jane aveva completato la sua trasformazione. Li accolse completamente su di giri, con il volto dipinto di bianco e verde, una tunica bianca con un boccino ricamato lunga sino ai piedi e un cappello coi quadrifogli. Vedendola Frannie scosse la testa, mentre gli amici erano sbalorditi. La donna solitamente era distinta e professionale, non se la sarebbero mai potuta immaginare in quel modo. 
-Mia madre diventa davvero folle con il Quidditch.
Sospirò Frannie, cambiandosi in stanza con le ragazze. Edmund, già pronto, sedeva sul letto con il cuscino sulla faccia, per dare alle ragazze un po' di privacy. 
-È straordinario, Fran!
Commentò Laetitia, infilandosi i pantaloncini.
-Una volta i Puddlemore hanno perso contro gli Appleby per dieci punti e mio padre ha fatto l'errore di prenderla in giro... ha fatto letteralmente esplodere il divano, bombardandolo. 
-Speriamo vinca l'Irlanda, allora!
Mugugnò Edmund attraverso il cuscino.
Quando furono pronte era ora di andare. Margaret aveva un vestito verde bottiglia stretto sul petto e morbido ai fianchi, con una stampa bianca di due scope incrociate. Quello di Frannie, simile nel taglio, era bianco con un fitto ricamo verde di trifogli. Laetitia aveva una maglia a strisce con i colori della bandiera irlandese e dei pantaloncini arancioni. Jasmine, che non dovendo passare la notte al campeggio non aveva cambio con sé, si lasciò contagiare dalle amiche e pregò la madre di Frannie di trasfigurare i suoi vestiti cambiando solo il colore, da celeste a verde foglia. La donna eseguì con piacere. Quando uscirono nuovamente dalla tenda iniziava a fare più fresco e si era alzata un po' la nebbia. Tutti iniziavano a spostarsi, e la comitiva si inserì in una lunga carovana che andava verso il campo. Attraversarono prima il campeggio e poi il bosco, e man mano che si avvicinavano iniziarono a intravedere la costruzione più monumentale che avessero mai visto. Non aveva niente a che vedere con il campo di Hogwarts, e neanche con quello dei Puddlemore che Frannie aveva visto qualche volta con la madre. Le tribune, apparentemente di muri d'oro, erano alte come un palazzo di almeno venti piani, e la circonferenza dell'anello superiore era almeno cinque volte quella di Trafalgar Square. Al momento dell'entrata, quando dovettero stampare i biglietti, Jane li salutò e si diresse verso la tribuna del ministro. I ragazzi trovarono i loro posti senza difficoltà e Frannie esultò: si trovavano esattamente due file dietro Tony e dalla sua posizione poteva vederlo benissimo. Vide che parlava col padre e che ridevano, la mano dell'uomo era sulla gamba di lui,  gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Non aveva mai visto John McMartian, questo era il suo nome, ma se lo avesse incrociato per strada lo avrebbe riconosciuto subito. Il mago era identico al figlio, solo con meno capelli, più grigi, e un paio di occhiali. 
-Sonorus!
La voce di Ludo Bagman sovrastò il ruggito che riempiva lo stadio, echeggiò sul pubblico, rimbombando in tutti gli angoli delle tribune. I ragazzi trasalirono. 
-Signore e signori… benvenuti! Benvenuti alla finale della quattrocentoventiduesima Coppa del Mondo di Quidditch!
Gli spettatori urlarono e applaudirono. Edmund si alzò in piedi e cominciò a gridare la sua approvazione. Migliaia di bandiere sventolarono, aggiungendo al frastuono i loro inni nazionali discordanti.
-E ora, senza altri indugi, permettetemi di presentarvi… le Mascotte della Nazionale Bulgara!
Il settore destro, che era una marea compatta di rosso, emise un ruggito d’approvazione. Margaret si chiese quello che avessero portato, quando Frannie esultò a gran voce. 
-Ora sì che si ragiona!
Fecero irruzione nel campo delle donne… le donne più belle che Edmund avesse mai visto… solo che non erano — non potevano essere — umane. Aladdin, Edmund e Frannie rimasero interdetti per un attimo, mentre cercavano di indovinare che cosa potessero essere; che cosa potesse far brillare in quel modo la loro pelle di un candore lunare, o far ondeggiare i loro capelli d’oro pallido senza che ci fosse il vento… ma poi cominciò la musica, e smisero di preoccuparsi del fatto che non erano umane: in effetti, smisero di preoccuparsi di qualunque cosa. 
Le Veela avevano cominciato a ballare, e le loro teste si erano completamente, beatamente svuotate. Tutto ciò che importava al mondo era continuare a guardare le Veela, perché se avessero smesso di ballare, sarebbero successe cose terribili… 
E mentre le Veela danzavano sempre più in fretta, brandelli di pensieri selvaggi presero a rincorrersi nella mente confusa di Frannie. Voleva compiere qualcosa di molto impressionante, e proprio in quel momento. Si alzò e camminò verso il bordo della tribuna, cercando di buttarsi giù.
-Che cavolo stai facendo?
Strillò Jasmine, afferrandola per un pelo.
-Veela.
Rispose Margaret, preoccupata. Ma la loro amica non era l'unica ad aver avuto quella reazione. Qualche uomo più coraggioso degli altri era già ruzzolato giù nel campo.
-Sai che sono io sultano, proprio da ieri?
Chiese Aladdin instupidito, rivolto alla sua ragazza.
-Al, ma che stai dicendo?
Edmund sbuffò.
-Tsk. Io diventerò il nuovo preside di Hogwarts quest'anno.
Margaret si batté una mano sulla fronte scuotendo la testa. Laetitia rideva a crepapelle.
-Che cos'ho addosso?
Esclamò Frannie, tentando di strapparsi il vestito,
-E dov’è la mia maglia della Bulgaria?
La musica cessò. Margaret strappò di mano la bacchetta a Edmund, che stava cercando, usandola come bastoncino, di grattar via la bandiera dell'Irlanda dalla sua maglia.
-Deboli.
Commentò, alzando le spalle.
-E ora, ruggì la voce di Ludo Bagman,
-gentilmente puntate in aria le bacchette… per le Mascotte della Nazionale Irlandese!
Un attimo dopo, quella che pareva una gran cometa verde e oro entrò saettando nello stadio. Fece un giro completo, poi si divise in due comete più piccole che si scagliarono verso gli anelli dorati e all’improvviso un arcobaleno s’inarcò sul campo, unendo le due sfere di luce. La folla fece “oooh” e “aaah” come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio. Poi l’arcobaleno sbiadì e le sfere di luce si riunirono e si fusero; avevano formato un enorme trifoglio splendente, che si alzò in cielo e prese a fluttuare sulle tribune. Qualcosa di simile a una pioggia dorata parve cadere giù… Aladdin aveva gli occhi spalancati dalla gioia. Si riempiva le tasche di monete esclamando
-Sono ricco! Sono ricco! 
Jasmine afferrò un galeone dal pavimento della tribuna e lo osservò attentamente, al posto del numero uno aveva un trifoglio composto da minuscoli leprecauni.
-È finto amico, stai pur tranquillo.
Gli disse dolcemente Edmund, posandogli una mano sulla spalla.
-Oh.
Rispose lui afflitto, rovesciando il contenuto delle sue tasche per terra. Jasmine gli diede un piccolo bacio di consolazione. Bagman presentò le due formazioni e Edmund si alzò nuovamente in piedi a battere le mani quando sentí il nome di Krum. Quando uscirono Moran e Lynch cominciò a saltare. Erano i suoi giocatori preferiti. Anche Aladdin e Margaret esultarono  gran voce. Gli irlandesi esibirono in una formazione testa di falco, e con un passaggio di Porskoff Moran passò la pluffa a Troy, che segnò i primi dieci punti. La folla era in delirio. Aladdin e Jasmine si abbracciavano urlando, e anche Laetitia batteva le mani come una pazza anche se era quella meno eccitata per la partita. Edmund non si toglieva l'omniocolo da quando la partita era iniziata. Margaret notò che anche Frannie sembrava molto concentrata sulla partita, ma puntava il suo omniocolo in un punto diverso da quello in cui si svolgeva l'azione. Margaret, incuriosita pensando avesse visto il boccino, puntò anche il suo da quella parte. Sbuffò.
-Guarderai Tony tutto il tempo?
-Sì. Oh, guardalo! Guardalo! Ha fatto una faccia dolcissima!
Tornò indietro per vederla meglio a rallentatore.
-Come si salva su questo coso?
Chiese, tentando di spingere qualche bottone. Margaret scosse la testa e tornò sul gioco. A circa mezz'ora dalla partita, Lynch e Krum sfrecciarono  velocità sbalorditiva verso il suolo. Bagman imprecò, la sua voce echeggiava per il campo mentre tutti i presenti strillavano. Krum deviò il volo appena in tempo, ma Lynch si schiantò a terra a tutta la velocità. La sua scopa era esplosa per l'impatto, e lui era rotolato via in posizione scomposta.
-Incredibile! Una finta Wronsky!
Gridò Edmund, portandosi una mano alla bocca. Mentre Lynch veniva rianimato da calici di pozione e la sua scopa riparata, Krum volava attento per il campo. Margaret pensò che fosse impressionante la sua naturalezza su una scopa. Dopo che l'arbitro era stato sedotto dalle Veela, le mascotte bulgare erano state espulse dal campo, ma queste si erano rifiutate di abbandonare la partita e avevano scatenato una furiosa rissa con i leprecauni ad altezza terreno sotto la partita. L'Irlanda era in abissale vantaggio, Viktor Krum, col naso rotto, decise di mettere la parola fine a quella partita, per salvare la dignità della sua squadra. Col volto sanguinante sfrecciò, superando Lynch, afferrando il boccino al volo a mano tesa.
-Ma come fa? Non vedrà nulla conciato in quel modo.
Chiese Laetitia confusa. Margaret alzò le spalle.
-È il cercatore migliore del mondo, del resto.
Rispose. Ma ormai non contava più. Il boccino era stato conquistato, ma l'Irlanda era troppo in vantaggio. Avevano vinto. La partita era finita. La folla era in delirio. Frannie con l'omniocolo diede uno sguardo alla madre, che si era alzata in piedi e strillava. Tony sventolava una bandiera dell'Irlanda tenendo il braccio in alto, teso sopra la testa. Laetitia e Jasmine saltavano abbracciate mentre Edmund tirava i galeoni dei leprecauni come fossero coriandoli, intonando l'inno di Hogwarts perché non conosceva quello irlandese. I fischi e gli strepiti dei bulgari furono in fretta superati dall'esultanza degli altri, che erano la maggioranza. Tornarono alla tenda cantando e bevendo, fuochi d'artificio verdi erano sparati sopra il bosco e i leprecauni continuavano a far piovere galeoni d'oro di cui i più sprovveduti si riempivano le tasche, suscitando l'ilarità dei più informati. Aladdin e Jasmine si accomiatarono e si affrettarono  a prendere una delle passaporte serali per Londra. Arrivati in tenda Jane era così euforica che permise ai ragazzi di restare alzati sino a tardi, e rimase con loro in cucina a parlare di quidditch sino a tarda ora. Nessuno aveva sonno, e sembrava che anche il resto del campo non avesse intenzione di dormire. All'ennesimo petardo che scoppiava, sempre più vicino, iniziarono a sentire che qualcosa stava cambiando. Udirono delle urla e il pianto di un bambino.
-Ora però stanno esagerando.
Borbottò Jane, scura in volto,
-Scusatemi un attimo, vado a controllare. 
Si alzò e uscì di corsa dalla tenda. I ragazzi si scambiarono uno sguardo preoccupato. 
-Dite che dovremmo affacciarci anche noi?
Chiese Edmund, teso.
-Se ci beccasse mia madre diventerebbe una furia. Io non lo farei.
Rispose Frannie, preoccupata. Dopo qualche minuto la donna riapparve. Sembrava un'altra persona. Il trucco si era tolto, il cappello caduto. Il volto era una maschera di cera. 
-Prendete le bacchette. Tenetele  in mano. Non sono gli irlandesi.
-Mamma, che succede?
-Questo posto non è sicuro. Dovete andare  prendere una passaporta, subito. La prima disponibile. 
-Una passaporta? Ma... ma per dove?
Balbettò Frannie, ora seriamente turbata.
-Non importa per dove! Avete sentito cosa ho detto? Andate, presto! Fuori! Non fermatevi lungo la strada. Vado ad aiutare il ministero. Verrò a prendervi quando tutto sarà finito. Ti manderò Dante e potrai dirmi dove vi trovate.
-E i bauli?
Domandò Laetitia guardando verso la loro camera.
-Ci penserò io. Ora fuori, presto!
I ragazzi vennero letteralmente spinti fuori dalla tenda, e Jane sparì tra la folla. Lo spettacolo che si trovarono davanti era a dir poco sconvolgente. Videro che dalle tende più vicine al campo divampava un incendio. Maghi e streghe correvano da tutte le parti, molti calpestandosi a vicenda. La tenda dei Malfoy non c'era più.
-I mangiamorte! I mangiamorte!
Strillavano, molti avevano i vestiti bruciacchiati, alcuni sembravano addirittura ustionati. Sentirono un colpo esplodere più vicino e si piegarono, tappandosi le orecchie. Edmund, senza pensarci, prese la mano di Margaret che sussultò ma la strinse.
-Andiamo. Stiamo vicini.
Disse il ragazzo prendendo le redini della situazione. 
-Dove si va?
Chiese Laetitia ad alta voce, cercando di superare i botti e le grida.
-L'uscita del campo è da quella parte! Seguitemi!
Urlò Frannie, iniziando a correre. Superarono  la zona verde degli irlandesi, molte tende erano state buttate giù. Frannie rimase congelata  sul posto, e gli altri, che le stavano dietro, andarono a sbattere su di lei. 
-Frannie, cosa c'è?
La ragazza non rispose.
-Oh, merda.
Disse Edmund, rafforzando la stretta sulla mano di Mag. La tenda di Tony era completamente bruciata.
-No! No, no, no!
Strillò la ragazza, correndo verso i resti della tenda dei McMartian. Non ne restava molto. Edmund la afferrò da dietro per i fianchi, cercando di contenerla.
-È tutto ok. È tutto ok, sarà con il padre. Non puoi fare niente per lui ora. È tutto ok.
-Tony! Devo trovare Tony!
Continuava a urlare e agitarsi, mentre l'amico la stava ancora tenendo. Margaret le si parò davanti e la prese per le spalle. 
-Hai sentito tua madre, dobbiamo andare via. Tony starà bene. È in gamba, ed è col padre, che lavora al ministero.
Laetitia aveva il volto tra le mani. Frannie non rispose, ma iniziò a dibattersi sempre più debolmente. 
-Sei con noi, Frannie?
Le chiese Margaret. La ragazza annuì. Edmund la lasciò andare.
-Non allontanarti, ok?
Lei fece un lungo respiro.
-Scusate. Scusate.
Laetitia le mise una mano sulla spalla e la strinse, guardandola con affetto. La mano di Edmund tornò a quella di Margaret con un gesto meccanico. I ragazzi continuarono a correre ma nella folla impazzita non capivano più dove stavano andando. Molte tende erano state calpestate, e si accorsero che ormai anche loro avevano iniziato a passare in mezzo alle piazzole. Mentre correvano, spaesati, sentirono una voce chiamarli.
-Babbo?
Chiese Frannie, incredula, voltandosi verso il suono.
-Mi hanno appena chiamato, c'è tutto il San Mungo in servizio, credo. Avete le bacchette?
I ragazzi annuirono. 
-Verso il bosco c'è la tenda dei medimaghi. C'è una passaporta che va e viene da casa di ognuno di noi colleghi ogni cinque minuti, entrate nella tenda e dite che siete con me. Prendete la mia e andate a casa e restate lì, intesi? 
-Sì signore.
Rispose Edmund, annuendo serio. Josh abbassò la testa in segno d'intesa e corse verso il centro dell'azione.
-Verso il bosco!
Esclamò Frannie, e i ragazzi si lanciarono in quella direzione. Girando l'angolo tra un cumulo di teli e paletti e l'altro, andando controcorrente rispetto alla folla, li videro. Erano tanti, sembrava non avessero la faccia. Erano incappucciati e vestiti con pesanti teli neri, il volto coperto da una maschera grottesca. Sopra di loro, appesi come burattini, quattro persone dall'aria estremamente sofferente, in pigiama, tra cui due bambini che piangevano. I ragazzi riconobbero il padrone del campeggio. Margaret trasalì e si lasciò scappare un singhiozzo.
-È orribile.
Sussurrò. Uno dei mangiamorte si voltò verso di loro, con la bacchetta alzata. I loro cuori si fermarono. Prima che potesse fare qualunque cosa, però, i ragazzi vennero inghiottiti da una luce forte. Per un istante si sentirono come sollevati. Un leone luminoso ruggì verso i mangiamorte e cominciò a trottare intorno al gruppo, protettivo.
-Seguitemi.
Disse, con una voce inconfondibile.
-Peter. 
Mormorò Edmund, per poi lanciarsi all'inseguimento del patronus quando questo balzò in tutt'altra direzione. Dopo qualche minuto di corsa forsennata, si ritrovarono in un'area del campeggio stranamente più calma.
-Ed! 
Strillò Susan, vedendoli da lontano.
-Per Merlino.
Sospirò sollevato Peter.
-State tutti bene?
Chiese Caspian guardandoli apprensivo mentre si avvicinavano di corsa. Il leone svanì. Penelope piangeva, probabilmente a causa dell'ansia e dello stress.
-Sì.
Rispose Laetitia, un po' affannata.
-Abbiamo pensato che siccome qui sono già passati saremmo potuti essere al sicuro.
Spiegò Peter, guardandoli con attenzione per accertarsi che fossero tutti interi. Margaret e Edmund si accorsero di avere ancora le mani strette tra loro, e le lasciarono imbarazzati.
-Ho incontrato mio padre, lavora al San Mungo. Ha detto che dentro la tenda del personale c'è una passaporta che porta a casa mia. Propongo di andare tutti lì. I miei non torneranno prima della mattina.
Susan annuì.
-È un'ottima idea. Venite.
Disse agli altri, e Penelope si mosse verso di lei.
-Volete che vi accompagni?
Chiese Peter, apprensivo.
-In che senso "volete che vi accompagni"? Tu vieni con noi.
Rispose Edmund, categorico.
-Io e Peter serviamo qui. Andiamo a dare una mano.
Spiegò Caspian, la bacchetta stretta in mano.
-Bene. Allora rimango anche io.
Rispose Edmund, deciso.
-Non ci pensare neanche. Hai ancora la traccia!
Lo aggredì il fratello.
-Con questo casino? Chi mai potrebbe controllare tutti gli incantesimi scagliati? Sii serio, Peter.
-Anche io voglio restare. Voglio cercare Tony.
Disse Frannie guardando l'amico per appoggiarlo nelle sue ragioni.
-Pensavo avessimo chiarito questo punto, Frannie!
Sbottò Laetitia, irritata.
-Secondo me dovremmo andare tutti via. Per il soccorso c’è già tutto il ministero.
Disse Margaret, preoccupata, cercando di essere ragionevole.
-Io non me ne vado senza di te, è fuori discussione.
Continuò Edmund, guardando il fratello negli occhi. Caspian alzò le spalle.
-Però ha ragione, Pete. Un'altra mano ci farebbe comodo. Facciamolo restare.
-NON CI PENSATE NEMMENO! È la mia ultima parola. Non sto scherzando, Edmund. Tu prenderai quella passaporta.
-Bene. Dovrai schiantarmi allora.
Rispose, con gli occhi che brillavano. Le amiche non lo avevano mai visto così duro. Dopo qualche istante, Peter sospirò. Per un attimo Margaret temette che gli avrebbe consentito di restare, invece disse
-E va bene. Torniamo a casa. Tutti.
Si trovarono tutti d'accordo con quella decisione. Susan sembrava molto sollevata.
-Dobbiamo stare uniti. Prendiamoci per mano.
Propose la ragazza, tendendo la sua a Caspian e Peter. Edmund guardò il fratello con astio e esclamò
-Figurati se ti tengo la mano!
Margaret rimase interdetta da quello scambio di parole.
"Perché ha tenuto la mia, allora? Pensavo fosse per lo stress del momento, ma allora avrebbe tenuto anche quella di Peter."
-Fai come ti pare, Ed. Forza, andiamo.
Disse Peter aspro. I ragazzi iniziarono a camminare, ma Laetitia si fermò, un'espressione di puro orrore dipinta sul volto.
-Laets! Cos'hai?
Chiese Peter, voltandosi nervoso. Lei indicò un punto imprecisato sopra le loro teste. Molti dei presenti intorno a loro urlarono di terrore. Fu quando lo videro che capirono la gravità della situazione. Margaret sentiva le gambe molli. Frannie si portò le mani al petto.
-Impossibile.
Sussurrò Susan. Penelope aveva ricominciato a singhiozzare.
-È un marchio nero, vero? L'ho visto sul libro di storia europea.
Sussurrò Caspian, con un nodo in gola. Gli altri annuirono.
-Andiamo, presto. E tenete le bacchette alzate.
Disse infine Peter, e i ragazzi ripresero a camminare. C'era decisamente meno gente ora, anche i mangiamorte sembravano essersene andati. Con il cuore che batteva forte tanto che temettero potesse schizzare fuori dal petto, trovarono a testa china la tenda del San Mungo senza difficoltà. Al suo interno diversi maghi e streghe con ossa rotte o col volto ustionato, persino un bambino che piangeva. I ragazzi erano agghiacciati. Frannie si identificò, e un medimago le indicò un bicchiere sbeccato. I ragazzi lo afferrarono senza dir nulla, in attesa. Dopo circa due minuti, si illuminò. Quando arrivarono a destinazione caddero tutti gli uni sugli altri, provati dalla serata.
-Vi mostro le stanze. Venite.
Sibilò Frannie. Gli elfi domestici dovevano essere tutti addormentati. Nella stanza delle ragazze, Caspian ingrandì il letto matrimoniale di Frannie, in modo che ci entrassero in tre: lei, Margaret e Laetitia. Peter intanto duplicava la brandina ai piedi del letto, le due che ne ricavò erano destinate a Penelope e Susan. Nella camera degli ospiti fecero la stessa cosa al letto di Edmund, per due volte. Lì avrebbero dormito i tre ragazzi.
-Fate come foste a casa vostra. 
Mormorò loro Frannie, prima di tornare nella sua camera. Nessuno aveva voglia di convenevoli.
Neanche uno dormì bene quella notte... ma ci fu a chi andò peggio che agli altri.
Edmund mugugnò nel sonno e si girò dall'altro lato, con un'espressione sofferente.
Era ancora alla coppa. Sentiva le persone che urlavano, i bambini che piangevano. Nevicava. Pensò che era strano, per una giornata di fine Luglio. Non gli piaceva.
-I mangiamorte! I mangiamorte!
Faceva sempre più freddo, e lui aveva la maglia a maniche corte. Si strinse nelle spalle, facendosi strada tra la folla. In lontananza, tra la nebbia, alla luce della luna, si stagliava un castello. Il suo castello.
-Jadis. No... non può essere.
Vide un gruppo di mangiamorte che camminavano fieri facendo esplodere tutto quello che avevano accanto. Le loro maschere, tutte uguali, avevano la sua faccia.
-Stronza maledetta!
Urlò, e tutti si girarono verso di loro. Notò che le figure che tenevano straziate sopra le loro teste erano i fratelli con Caspian. Urlavano di dolore. Cercò la bacchetta nelle tasche senza trovarla. Questo era davvero troppo. Ora le vittime si erano trasformate, erano Margaret, Frannie e Laetitia. Tentò, dato che non aveva la bacchetta, di saltare addosso a quei mostri, picchiarli, strangolarli, fare qualunque cosa, ma si accorse di avere le membra pesanti. Sentì qualcuno afferrargli la mano e si voltò. Era lei. Pieno di orrore tentò di divincolarsi dalla stretta, ma non riusciva a muoversi. Lei gli sorrise famelica, stringendo la presa sulla sua mano. 
-Edmund, svegliati.
Lui aggrottò le sopracciglia, perplesso. Perché Jadis avrebbe dovuto dirgli qualcosa di così strano? La presa si rinforzò.
-Ed... Eddie, svegliati. Svegliati, avanti.
Continuò la strega, non sembrava più minacciosa. Improvvisamente si sentì cadere.
Aprì gli occhi di scatto, scattando a sedere. Ansimava. Si accorse che Peter era seduto sul suo letto e gli teneva la mano. La ritrasse con una smorfia, ancora spaventato.
-Si può sapere che fai?
Sussurrò, attento a non svegliare Caspian, addormentato sul letto accanto.
-Piangevi nel sonno. Ho dovuto svegliarti. Scusami.
Lui si irrigidì e si asciugò le guance, accorgendosi solo in quel momento che erano bagnate.
-Che ci fai sveglio a quest'ora?
-Non sei l'unico che ci pensa ancora, sai.
Rispose l'altro, solidale. Il ragazzo rimase di sasso. Non pensava che anche Peter ancora fosse perseguitato da quella storia. Che anche lui a volte non riuscisse a dormire.
-La tua amica ha detto di fare come se fossimo a casa nostra. Ti va una camomilla?
Rispose il maggiore. Lui ci pensò un po' su, poi annuì.
-Muffliato.
Sussurrò Peter, facendogli l'occhiolino.
-Ok. Possiamo andare.
Disse con un volume di voce normale. Si alzarono e scivolarono fuori dalla stanza.
-Sai, quando ti viene da fare la mamma chioccia sei peggio di Susan.
Borbottò Edmund, scendendo le scale.
-Esagerato! 
Rispose l'altro con noncuranza. Passando dal salotto, lo costrinse a sedersi sul divano.
-Ecco, è proprio questo che intendevo.
Esclamò Edmund, sbuffando.
-Ah, sta' zitto.
Il Tassorosso si infilò in cucina e appellò la camomilla e il bollitore, che uscirono sferragliando da un cassetto e finirono con gran baccano sul tavolo. Ringraziando Merlino di aver incantato il muffliato, cercò due tazze e si mise a scaldare l'acqua. Tornò dopo pochi minuti, Edmund era dove lo aveva lasciato.
-Dovresti smetterla con questo complesso dell'eroe, Peter. Davvero.
Disse, afferrando una tazza fumante che l'altro gli porgeva.
-Senti chi parla, signor "diventerò un auror"!
-Cos... ma cosa c'entra adesso? Allora sarò un adulto, e preparato...
-Ma io sono adulto e preparato.
-Pfff. Ma per favore.
-Alla fine sono venuto, no? Sono qui.
-Vorrei ben dire!
Rispose Edmund, guardandolo con astio.
Quando Margaret l'ora dopo si svegliò perché aveva sete, aveva ancora un po' di magone. Scivolò fuori dal letto cercando di non svegliare le amiche. Si fermò qualche istante sull'uscio   a guardarle, sentendo un po' di sollievo alleggerirle il petto. Le persone a cui teneva stavano bene. Quando dovette passare dal salotto per entrare in cucina a prendersi dell'acqua, li vide. Due tazze vuote sul tappeto, una rovesciata. Loro dormivano, con la testa posata sui due braccioli opposti del divano, le gambe intrecciate. Margaret sorrise. Un po' di speranza la aveva riguadagnata.
"Non tutto è perduto." 


 
 
Note autrice
Bene, questa Coppa del Mondo è cominciata con il sole ed è finita in tragedia. I nostri ragazzi sono stati colti completamente alla sprovvista dai Mangiamorte.
I fratelli Pevensie sono uniti come sempre, litigano ma morirebbero l'uno per l'altro, ormai lo abbiamo capito... e finalmente abbiamo visto Caspian. Come lo avete trovato? Spero bene, perché in questo libro ritornerà.
Il suo incubo 
riprende alcuni cliché delle fanfiction più comuni (e sceme) sulle Cronache di Narnia.
Nel prossimo capitolo, qualcosa che ci siamo lasciati in sospeso dal libro precedente... si va al cimena!

A venerdì!
 
 
 

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Capitolo 4
*** L'estate più bella ***


II
 
L’ESTATE PIÙ BELLA 
 
Edmund si guardò allo specchio e sbuffò. Il libro di Babbanologia aperto davanti a lui non era in grado di fornirgli le informazioni che cercava. Pensò di chiedere qualche consiglio a Peter, ma quel mattino era uscito a fare un giro a Diagon Alley con Caspian, che sarebbe ripartito il giorno dopo, e di sicuro non avrebbe avuto tempo da perdere, non per lui.
Chiamò Silver, che dormiva appollaiato su un ramo del melo che avevano piantato in giardino anni prima.
“Portala a Frannie, mordila finché non ti risponde!” disse legando alla zampa del falco la pergamena su cui aveva scarabocchiato qualche domanda.
Il falco gli becchettò con affetto la mano e spiccò il volo. Il ragazzo tornò a guardarsi allo specchio, sfogliò con rabbia il libro prima di buttarlo definitivamente per terra.

 
*

Frannie si guardò allo specchio e sbuffò. Il libro di Babbanologia aperto davanti a lei non era in grado di fornirle le informazioni che cercava. Eppure da qualche parte aveva letto qualcosa sul vestiario adatto ad un’occasione simile… Ma non era sicura che jeans, maglione di lana e cappotto fossero adatti per quel torrido venerdì di fine luglio. Chi aveva scritto il libro non aveva tenuto conto dell’estate. Si chiese se anche Edmund fosse nella sua stessa situazione; lo avrebbe scoperto quattro ore dopo.
Faceva così caldo che non riusciva neanche a toccare i maglioni stipati nell’armadio. Guardò fuori dalla finestra proprio mentre Silver faceva la sua entrata trionfale.
“Oh no, che è successo?” disse fra sé e sé temendo già la notizia che portava il falco.
Forse Edmund non era stato bene o forse aveva litigato con i fratelli ed era in punizione, o peggio, era triste per qualcosa. Leggendo le cinque righe si tranquillizzò e soffocò una risata.
 
Come diavolo devo vestirmi? Devo mettere la brillantina? (Tanto non ce l’ho in casa).
Chiedi a Mag, se puoi.
Rispondi in fretta,
Ed
PS: non lo metto il maglione, sia chiaro.
 
Bene, siamo sulla stessa barca” pensò la ragazza ridacchiando.
Silver la guardò facendole intendere che il padrone esigeva una risposta alla svelta.
Posò la pergamena di Edmund sulla scrivania e prese una penna. Scrisse su un foglietto qualche riga.
“Portalo a Mag, capito? Fai in fretta e mordila finché non risponde!” disse al falco, che sarebbe stato un po’ più veloce del suo Dante. Silver spiccò il volo all’istante.
Frannie si stese sul letto in attesa. L’armadio era ancora aperto e lo guardò con una smorfia. Possibile che i Babbani fossero complicati da capire?

 
*

Mag si guardò allo specchio. Fortunatamente quella canottiera azzurra con scritto “Pirate life” era pulita e poteva metterla insieme ai pantaloncini di jeans a vita alta. Mancavano due ore ma era già pronta ed elettrizzata all’idea del pomeriggio che la attendeva, anche se temeva di fare qualche figuraccia con gli amici. Prese I Miserabili, posato sul suo comodino, e si lasciò cadere sul letto, in attesa dell’ora di pranzo. Era immersa in un monologo in nome della libertà di Enjolras quando sollevò per puro caso lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con un falco. Le sfuggì uno squittio, fece un salto e chiuse involontariamente il libro, perdendo il segno. Anche l’animale si spaventò e fece un balzo indietro emettendo un verso strozzato.
“Silver! Che ci fai qui?” esclamò Mag iniziando a fare mille congetture, una più tragica dell’altra.
Prese titubante la pergamena assicurata alla zampa. La aprì e notò che non era la calligrafia del padrone del volatile, ma di Frannie.
 
Come ci dobbiamo vestire? Ed e io siamo in difficoltà e il nostro libro di Babbanologia non aiuta.
Secondo te il vestito da sera nero va bene? Però non voglio mettere le scarpe col tacco se dobbiamo camminare troppo!
Rispondi in fretta, ti prego!
Fran
PS: Edmund chiede se deve mettere la brillantina.
 
Margaret dovette rileggere il messaggio un paio di volte perché la prima non era abbastanza per carpirne appieno il significato, e poi era troppo divertente. Si ributtò sul letto scossa dalle risate, immaginandosi Edmund vestito come John Travolta in Grease e scoppiò a ridere di nuovo. Poi però Silver si avvicinò e le morse la mano, facendola ridestare.
“Quando arriva Edmund gli sguinzaglio addosso Jaime” pensò guardando la perla di sangue che si era formata sul dorso della sua mano.
“Va bene, va bene, stai calmo!” disse al falco che la guardava con astio. Si alzò e si mise alla scrivania.
Prese una penna e scrisse:
 
Per Edmund: niente brillantina. Pantaloni o jeans al ginocchio, maglietta/camicia a maniche corte, scarpe da ginnastica. Niente brillantina!
Per Frannie: io metto dei pantaloncini di jeans e una canottiera. Niente vestito da sera perché siamo via anche al pomeriggio e niente tacchi perché dobbiamo camminare un bel po’: metti o dei sandali, delle ballerine o le scarpe da ginnastica (io metto le ballerine). Per essere chiari, niente brillantina anche per te!!
Spero di esservi stata d’aiuto!
A dopo,
Mag
 
Rilesse il messaggio, aggiunse una faccina sorridente alla sua firma e affidò la pergamena a Silver, che prima di spiccare il volo diede al suo braccio qualche colpo affettuoso col becco.
Speriamo che ce la facciano” disse fra sé e sé vedendo il falco allontanarsi sempre di più.  
Dopo pranzo aveva ancora un’ora e mezza a disposizione, così si buttò sul letto e un quarto d’ora dopo era già nel mondo dei sogni. La cosa migliore dell’estate era la possibilità di fare un riposino tutti i giorni.
Fu il suono del campanello a ridestarla. Pensava che avrebbe dormito per una mezzora e invece erano già arrivate le due e mezza. Doveva ancora finire di prepararsi.
“Apro io!” urlò dal secondo piano, ma sentì il rumore della porta che si apriva e la voce di sua madre che accoglieva quelli che dovevano essere Frannie e Edmund.
Fece le scale a due a due di corsa e si ritrovò nell’ingresso, dove il padre di Frannie era già entrato e salutava calorosamente sua madre tenendo l’altra mano sulla spalla di Edmund.
“Mag, i tuoi amici sono arrivati!” disse Rosy facendo entrare in casa la comitiva.
“Ciao Margaret!” disse Josh sorridendo “lascio questi due nelle tue mani, non farli perdere, mi raccomando!”
Frannie sbuffò.
“Certo, non si preoccupi! Credo di averli istruiti a dovere!” disse ridendo e notando con piacere che i due si erano vestiti come persone normali.
“Perfetto, perché se Frannie si perde sua madre mi uccide” disse lui.
La madre di Mag guardò la figlia titubante.
“Sei sicura che non volete stare in giardino?” chiese seria, un po’ preoccupata.
“A giocare a nascondino come quando avevo sei anni? No, mamma” rispose Mag ridendo e alzando gli occhi al cielo.
Anche Frannie e Edmund risero.
Il padre di Frannie salutò cordialmente e se ne andò.
“Volete qualcosa da bere? Mag, ci pensi tu?” disse Rosy con un gran sorriso “A proposito, io sono Rosy!” aggiunse allungando la mano verso Edmund, col quale non si era mai presentata.
Il ragazzo si presentò con un sorriso incerto, un po’ in imbarazzo. Vedendolo, Frannie sorrise impercettibilmente.
“Va bene, venite con me” disse Mag portandoli in cucina per farli accomodare.
“Come state? Vedo che alla fine Silver ha fatto in tempo ad arrivare da entrambi” disse prendendo una bottiglia di tè freddo dal frigorifero.
“Sì, quel libro fa schifo” rispose Edmund con una smorfia guardandosi intorno spaesato.
Non era mai stato a casa di Mag e la prima cosa che notò fu che non c’era un solo oggetto che si muovesse, salvo l’orologio appeso alla parete che segnava le due e mezza spaccate.
“Non stento a crederlo” disse Mag sogghignando “Però ve la siete cavati bene”.
“Grazie” disse Frannie scuotendo i capelli con orgoglio “Comunque immagino che Laetitia non sia ancora arrivata!”
“No, infatti, ma comunque sono in ritardo anche io” disse Mag “Anzi, se venite in camera mia finisco di prepararmi”.
Prese con sé tre bicchieri, e fece loro strada verso il piano superiore. Edmund si offrì di portare la bottiglia.
“A proposito!” disse Mag mettendo la mano davanti agli occhi del ragazzo “Guarda cosa mi ha fatto il tuo falco!”
Lui le prese la mano per osservarla meglio, poi la lasciò andare con noncuranza.
“Con tutte le volte che il tuo gatto malefico mi ha graffiato direi che siamo pari!”
Lei gli diede una gomitata indispettita.
Arrivata al pianerottolo Mag bussò alla porta a destra, dove si trovava la camera di Francy, sua sorella.
“Sono arrivati, vieni in camera mia!” le disse senza aspettare che la ragazza aprisse la porta.
“Arrivo!”
Mag fece strada verso la sua camera, dove aveva preparato tre sedie per far accomodare gli amici. Si chiuse la porta alle spalle e guardò seria i due ragazzi.
“I miei non sanno niente di quel che è successo alla Coppa. Non voglio che si preoccupino” disse guardandoli negli occhi.
“Va bene, allora non ne parliamo” disse Edmund con calma “Non ti preoccupare”.
Frannie annuì a sua volta.
“Voi state bene?” chiese Mag, ancora preoccupata.  
I due annuirono nervosamente.
“Ne parliamo dopo, quando siamo soli” disse Frannie incoraggiante, poi il suo sguardo si posò sul letto della ragazza e sorrise.
“…Stavi dormendo, vero?” chiese indicando le lenzuola del letto leggermente arruffate.
“Questo caldo mi fa venir sonno!” si difese Mag tornando a sorridere.
“Quale momento della giornata non ti fa venir sonno?” chiese Edmund, che era rimasto in piedi e studiava ogni angolo della camera.
C’erano parecchie foto di Mag da piccola con le sorelle, foto scattate al mare e in montagna. Una bandiera pirata, un poster di un attore Babbano che non aveva mai visto prima, parecchi libri. La scrivania era in ordine, ma conoscendo Mag avrebbe scommesso che se avesse aperto un cassetto della scrivania avrebbe trovato dentro ammassato tutto quello che c’era stato sopra fino a poche ore prima.
Mag stava per rispondere quando nella stanza entrò Francy, che era rimasta in pigiama fino a quel momento e si era infilata qualcosa all’ultimo momento. Edmund sobbalzò. Non l’aveva mai conosciuta prima, anche se l’aveva intravista qualche volta a King’s Cross, e poi a volte Mag ne parlava.
“Ciao Frannie!” disse andando subito a dare un bacio sulle guance alla ragazza, che aveva già conosciuto. Edmund rimase fermo a osservarle.
“Ciao, io sono Francy!” disse andando verso il ragazzo e tendendogli la mano.
“Edmund” rispose lui sorridendo.
“Sei quello che ha tre fratelli?” chiese Francy incuriosita.
Mag alzò gli occhi al cielo e si rivolse al ragazzo.
“Giuro che non ti ho presentato come ‘quello’ che ha tre fratellidisse ridacchiando. “Comunque vado a finire di prepararmi”
Uscì dalla stanza ed entrò in bagno.
“Sì” rispose lui cordialmente, chiedendosi però cosa Mag le avesse rivelato di lui “Ne ho due più grandi, e poi c’è Lucy, che ha un anno in più di te, credo”.
“Anche io sono la terza!” disse la ragazzina con un sorriso di solidarietà, che Edmund ricambiò.
“…Una gran palla, vero?! Mag è capace di rompere anche a chilometri di distanza” continuò Francy a bassa voce, per non farsi sentire troppo.
Edmund sorrise. Ne sapeva qualcosa di quel problema che hanno solo i secondi e i terzi figli.
“Ti ho sentita”
Dal bagno arrivò la voce di Mag.
“…E comunque Claire è la peggiore, penso che lei e Peter andrebbero molto d’accordo su certe cose” aggiunse Mag mentre si metteva la matita intorno agli occhi.
Edmund, dall’altra parte della porta, si chiese se fosse possibile l’esistenza di qualcuno peggio di Peter.
“A proposito, dov’è Claire?” chiese Frannie.
“È in giro con Simon” rispose Francy con un’alzata di spalle.
“…Come sta quel ragazzo di cui si lamenta sempre Mag… Malfoy…?” chiese Francy. Mag, in bagno, fece una smorfia di disgusto.  
“AH, si lamenta anche con te? Mi dispiace” disse Frannie ridendo.
“…Secondo me non è neanche così male, è Mag che si lamenta inutilmente, lamentarsi è la cosa che sa fare meglio” disse la ragazzina.
“Infatti è un mio amico, e anche di Ed” disse Frannie.
Mag uscì dal bagno leggermente rossa in viso.
“Ma se neanche lo conosci! Sono sicura che starebbe antipatico anche a te” disse andando verso il comodino accanto al letto per prendere una molletta per i capelli.
“Allora fammelo conoscere, poi valuterò” disse la ragazza.
“In questa casa non ci entrerebbe neanche se lo invitassi, credo che gli farebbe schifo!”
Frannie avrebbe voluto dire alla ragazzina che glielo avrebbe presentato volentieri, ma era sicura che all’amico non sarebbe andato a genio farsi vedere stringere la mano a una Babbana, né tantomeno entrare nella sua casa, perciò si limitò a sorridere.
“Comunque” riprese Francy mentre Mag tornava in bagno “Com’è andata la Coppa del Mondo di Quidditch? Alla fine Mag non me ne ha parlato”
Frannie e Edmund si guardarono in faccia. Fu Mag a rispondere.
BENE” urlò dal bagno.
“Sì sì, è andata bene, tutto bellissimo!” si affrettò a dire Edmund, anche Frannie disse più o meno la stessa cosa.
“E… Chi ha vinto?” insistette la ragazzina.
“L’Irlanda” rispose in fretta Frannie. Alla fine della serata la vittoria dell’Irlanda era passata decisamente in secondo piano.
“Bene, almeno nel vostro mondo dalle nostre parti si vince qualcosa!” disse Francy.
“In che senso?” chiese Edmund. Francy fece per dire qualcosa ma Mag uscì definitivamente dal bagno.
“Perché ci sono stati i mondiali di calcio e l’Irlanda è stata sconfitta quasi subito, mentre l’Italia ha sconfitto la Bulgaria”
“…E ha vinto il Brasile contro l’Italia”
“Peccato, avrei tifato per l’Italia” rispose Frannie interessata. Avrebbe avuto qualcosa da dire a Tony.
Mag aprì un armadio, prese un paio di ballerine blu scuro e le mise ai piedi lanciando le ciabatte sotto al letto.
“Bene, io sono pronta!” annunciò sedendosi sul letto accanto alla sorella “Chissà quando ha intenzione di arrivare Laetitia”.
“Qual è il programma, quindi?” chiese Frannie mettendosi più comoda sulla sedia.
“Allora, adesso facciamo un giro al parco, poi ci prendiamo un gelato e aspettiamo l’ora del film. Quando usciamo possiamo fare un giro in piazza, prenderci qualcosa da mangiare o da bere, e poi sarà ora di tornare a casa!” disse prendendo dal comodino una rivista di cinema Babbana.
“…Spero che il film vi piaccia! Qui dice che in America lo hanno amato tutti, ma proprio tutti! E poi ho scoperto che è ambientato in Africa, ti piacerà, Frannie!”
Sentendo pronunciare la parola “Africa” Frannie si illuminò.
In quel momento suonò il campanello.
Mag prese la borsa sulla scrivania e fece strada ai due amici per scendere.
“Divertitevi!” disse Francy salutando i tre ragazzi con la mano.
Sulla soglia c’era Laetitia, anche lei in pantaloncini corti e canottiera blu.
“Scusate il ritardo!” disse sorridendo.
“L’avevo già messo in conto” rivelò Mag mentre chiudeva a chiave la porta di casa.
“Voi usate solo le chiavi?” chiese Frannie scioccata.
“Beh, non abbiamo incantesimi protettivi o draghi addestrati per evitare che qualcuno entri” disse Mag.
“Io avrei paura” disse Edmund aggrottando la fronte.
“Grazie, Ed, ora ce l’ho anche io” disse Mag ridendo “Venite, dai!”
Fece strada ai tre amici ed uscirono dal vialetto di casa.
“Allora, cosa avete fatto in questi giorni?” disse Mag camminando leggera.
“Io sono stata al mare qualche giorno con le mie sorelle!” disse Laetitia “Sono abbronzata, vero?”
“In effetti un po’ sì!” osservò Frannie “…Io sto prendendo lezioni di vela in Sardegna, torno dopodomani e poi vi aspetto per l’8!”
“Che bello!” esclamò Mag, prima di iniziare un interrogatorio su come si fa a navigare.
“Anche io so andare in barca!” disse Edmund con noncuranza, a un certo punto.
Che cosa?!” esclamarono Frannie e Mag insieme.
“E da quando?” chiese Frannie.
“Beh… l’estate scorsa io e i miei fratelli eravamo a casa del nostro prozio, quello un po’ matto, vi ricordate? Ve l’avevo detto! E niente, ha la casa in una città vicinissima a Brighton e qualche volta ci ha portati in barca; a me, Peter e Susan ha anche insegnato come manovrarla”
“Praticamente quando ce l’hai raccontato hai omesso la parte più interessante della tua estate” disse Frannie ridendo “Beh, allora quando vieni in Sardegna andiamo a farci un giro al largo”.
“Non vedo l’ora!” disse Edmund.
“Porterete anche me e Mag, vero?” chiese Laetitia vedendo che l’amica accanto a lei non stava più nella pelle.
“Certo che sì!” rispose Edmund sorridendo.
“…Comunque ci andrò dopo il compleanno di Fran” continuò Edmund “…Per adesso non sto facendo niente a parte litigare con Peter e Susan”
“Beh, per me è lo stesso, con tanto di litigate fra sorelle. I miei genitori partono per l’Italia il 7 e io li raggiungo dopo il compleanno di Fran. A proposito, qualcuno dei vostri genitori potrà portarmi in Liguria?”
Intanto voltarono l’angolo e si trovarono davanti un grandissimo parco. Presero posto sull’erba, vicino a un laghetto, all’ombra di qualche pino. Più in là, a una ventina di metri da loro c’era una manciata di baretti che vendevano gelati, granite e dolci, più tardi avrebbero fatto merenda lì.  
“…Beh, verrà a prendermi Peter, possiamo fare tappa a casa tua” si offrì subito Edmund.
“Altrimenti Lucius Malfoy sarà sicuramente disponibile, immagino” disse Frannie ridacchiando.
“Piuttosto torno a casa a nuoto” disse Mag ridendo “Comunque grazie, immagino che tornerò con i Pevensie”.
Rimasero a parlare delle loro vacanze, beandosi della pace del venerdì pomeriggio. Faceva un gran caldo, ma in quella penombra che offriva il pineto si stava decisamente bene.
“Ora possiamo parlarne” annunciò Mag guardandosi intorno e assicurandosi che non ci fossero orecchie indiscrete ad ascoltarli “Come state? Avete sentito qualcuno dopo la Coppa?”
“Tony sta bene” disse Frannie “E anche la famiglia Weasley…e Potter, se v’interessa. Ho mandato Dante per informarli appena ve ne siete andati e mi hanno risposto quasi subito”
“E la sua tenda bruciata?” chiese Laets preoccupata, un po’ imbarazzata per aver costretto l’amica a scappare nonostante volesse andare a cercare il ragazzo.
“Ha detto che li hanno visti arrivare e il padre ha cercato di fermarli, ma quello era Ardemonio, non hanno potuto fare niente. Che tenero, mi ha scritto che ci è rimasto molto male e che li avrebbe presi a pugni” disse Frannie, che era entrata in fase di adorazione.
“Beh, se lo sarebbero meritati” disse Laets.
“Mi dispiace che le cose siano andate così” disse Mag “Se penso…”
“Ce l’avevano con i Babbani” disse Laets guardando a terra. Quella situazione la disgustava.
“È orribile” mormorò Mag “Voi-Sapete-Chi se la prendeva con tutti quelli che non fossero Purosangue, sapete, la madre di Potter era Nata Babbana…”
Stava esternando la sua preoccupazione per ciò che era successo alla Coppa per la prima volta. A casa sua non aveva potuto parlarne con nessuno, a differenza dei suoi amici.
“Sono morti molti Purosangue che non si sono schierati dalla sua parte. I miei genitori hanno rischiato grosso” disse Frannie, mettendo le cose in chiaro.
“Anche i miei” disse Edmund pensieroso. Quando era piccolo, suo padre gli raccontava sempre di quei tempi bui.
“…Sul Profeta continuano a parlarne, ma non hanno ancora scoperto nulla sull’identità dei terroristi” continuò il ragazzo distogliendo lo sguardo da Mag.  
“Mamma dice che al Ministero pensano che fossero solo degli esaltati che probabilmente si sono ubriacati e hanno deciso di festeggiare a modo loro in nome dei vecchi tempi” disse Frannie.
“Quelli in cui c’era Tu-Sai-Chi? Bei tempi!” disse Mag con sarcasmo “Quale sarà il prossimo passo? Una strage a Londra?”
“Speriamo che si tratti solo di un episodio isolato” disse Laets “Anche se è davvero preoccupante”.
“Il Ministero non sta dando molto peso a quei fatti” disse Frannie “sono più preoccupati per il Marchio Nero”
“Non è la stessa cosa?” chiese Edmund.
“No, pensano che fossero due gruppi diversi” spiegò Frannie, abbassando la voce “pensano che la persona che ha evocato il Marchio Nero lo abbia fatto senza essere d’accordo con i Mangiamorte. Sapete, se ne sono andati – praticamente fuggiti – dopo che è apparso in cielo, questo non lo hanno scritto sul Profeta”
I ragazzi rabbrividirono.
“E perché non lo hanno scritto?” chiese Edmund, che per la prima volta si sentì tradito dal quotidiano che seguiva da anni.
“Perché non sono sicuri di niente” rispose Frannie “Comunque sì, avrebbero dovuto scriverlo”.
“Che schifo” disse Mag.
Decisero di cambiare argomento e rimasero a parlare per altre due ore, ridendo e chiacchierando in tutta serenità davanti a un gelato.  
“Ragazzi, è quasi ora! Il cinema non è lontano ma è meglio incamminarsi!” disse Mag guardando l’orologio che aveva al polso, che segnava le sei meno un quarto.
“Non vedo l’ora!” esclamò Frannie balzando in piedi.
“Allora, prima di entrare io e Laets vi dobbiamo fare le raccomandazioni” disse Mag quando furono davanti al cinema, voltandosi verso Edmund e Frannie e continuando a camminare all’indietro.
“Sentiamo” disse Frannie incrociando le braccia, curiosa di sapere se Mag le avrebbe detto delle ovvietà oppure qualcosa di davvero interessante.
“Allora, punto primo: non si parla, o comunque si fa a bassa voce” iniziò Mag.
“Beh, questo lo immaginavo” disse Frannie con un sorriso.
“Non si sa mai” ribatté Laetitia ridendo “e poi, non spaventatevi quando vedete che parte il film”.
“…E con ‘non spaventatevi’ intende anche che non dovete urlare a tutta la sala ‘Oh guardate, inizia!’” aggiunse Mag.
“E poi non tirate fuori la bacchetta per nessun motivo, potrebbe interferire con il film e bloccare tutto”
“Neanche se arriva un drago?” chiese Edmund ridendo.
“No!” rispose Mag distrattamente prima di accorgersi che quella domanda era una presa in giro.
Idiota” sibilò al ragazzo che rideva con Frannie.
“…E comunque se vedete un drago sullo schermo, è solo sullo schermo” disse Laets.
“Ma non era un film sui leoni?” chiese Frannie.
“Sì ma…” disse Mag cercando di iniziare un discorso serio sui cartoni animati “…Oh, lascia perdere”.
“Cercate di non alzarvi per nessun motivo, a metà film c’è l’intervallo di dieci minuti” riprese la ragazza.
“E poi…” disse Laetitia pensandoci su “Beh, se vi annoiate – anche se non penso che accadrà – dormite, non disturbate”
“Un po’ come alle lezioni di Ruf” disse Frannie ridendo.
“Sì, ma senza te e i gemelli che fate salotto” rispose Mag alzando gli occhi al cielo.
“Entriamo?” disse Laetitia con un gran sorriso.
Entrarono. Mag si occupò di prendere i biglietti mentre Laets spiegava ai due amici cosa fosse la Disney e quali film avrebbero dovuto vedere.
Quando entrarono in sala notarono con disappunto che era piena di bambini saltellanti e rumorosi.
“Ma i Babbani le sanno tutte le regole che ci hai appena detto?” chiese Edmund a Mag con un ghigno.
“Non tutti, purtroppo” disse lei alzando gli occhi al cielo.
Presero posto: Frannie e Edmund furono affiancati rispettivamente da Laetitia e da Mag, che sembravano due bambinaie intente a portare al cinema due marmocchi.  
“Ah, dimenticavo! Il film non inizia subito! Prima ci saranno dei trailer – ovvero la pubblicità di altri film che escono in questi giorni. Quindi non preoccupatevi se non vedete da subito i leoni” disse Mag sporgendosi per farsi sentire anche da Frannie, che annuì solennemente.
Le luci si spensero e dopo qualche pubblicità apparve finalmente sullo schermo un castello su cui una stella cadente lasciava una scia luminosa.
Inizia” sussurrò Mag eccitata.
L’intera sala, grandi e piccini, fu zittita dall’urlo iniziale, che sancì l’inizio della grande avventura di Simba. Vedendo il cucciolo di leone Mag e Laets non riuscirono a soffocare un “Oooh”, ma anche Frannie e Edmund rimasero estasiati dalla canzone iniziale. Frannie aveva gli occhi sgranati per la bellezza della scena, soprattutto perché erano paesaggi che aveva visto dal vivo. Il film era partito decisamente bene.
Dopo un quarto d’ora di film erano tutti totalmente immersi nella trama. Alla morte del padre del protagonista Mag lottò in tutti i modi contro sé stessa per non piangere. Avrebbe voluto afferrare la mano di Edmund, o almeno il suo braccio, ma si vergognava terribilmente. Non sapeva che in quel momento lui avrebbe voluto fare la stessa cosa. Quella scena aveva fatto riemergere in lui un dolore che non sentiva da anni, da quando aveva accettato la morte del padre.
Per tutto il film Mag fu sull’orlo delle lacrime, e alla fine scoppiò definitivamente. Edmund aveva seguito con molta attenzione il discorso in cui il babbuino Rafiki dava a Simba una lezione di vita sul passato che va affrontato e superato. Quelle parole gli sarebbero rimbombate nella testa per i giorni successivi. Si sentì strano, aveva voglia di uscire in strada e di gridare. O di piangere. O magari farsi abbracciare dai suoi fratelli.
Accanto a lui vide Mag che cercava nella borsa un fazzoletto e lo stringeva fra le mani. Improvvisamente gli tornò la voglia di sorridere.
Dopo la sconfitta del cattivo, Mag non riuscì più a trattenere i singhiozzi. Anche Laetitia non sembrava essere totalmente in sé; Frannie invece tratteneva stoicamente le sue emozioni, anche se stava amando il film con tutta sé stessa, mentre Edmund era stato travolto dalla bellezza del film in modo troppo forte per potersi commuovere. Quando si riaccesero le luci Mag si coprì il viso con entrambe le mani e il fazzoletto bagnato che teneva in mano.
“Scusate, non ce la posso fare” disse sentendo gli occhi di Edmund su di sé. Frannie stava ancora guardando lo schermo, mentre Laets era nella sua stessa situazione di commozione.
“Mag, Laets, avete il cuore debole” disse Frannie ridendo.
“Era bellissimo…” disse Laets soffiandosi il naso “Vi è piaciuto?”
“Io sono senza parole” ammise Edmund “bellissimo è troppo poco per descriverlo”
“Sì infatti” disse Frannie.
“È appena diventato il mio preferito” annunciò Laetitia.
“Andiamo?” disse Mag alzandosi in piedi mentre nella sala risuonavano le prime note di Can you feel the love tonight.
“No, dai, voglio sentire la canzone!” disse Frannie.
“Hai ragione, è bellissima!” disse Mag con aria sognante, tornando a sedersi.
“Non mi era mai capitato di piangere al cinema” disse Mag sorridendo “Di solito riesco a trattenermi”
“Non ci credo” disse Edmund dandole una gomitata.
“No, è proprio vero!” insistette lei.
Intanto Frannie stava istruendo Laetitia sulle parole in lingua Zulu che aveva riconosciuto.
“…Ma no, Nants ingonyama bagithi Baba significa ‘Qui sta arrivando un leone, Padre’!” spiegò la ragazza.
“Ah. Io avevo capito Naaaa zvegna!” s’intromise Edmund ridendo. Mag e Laetitia avevano capito più o meno la stessa cosa.
“…E i nomi dei personaggi erano in lingua Swahili! Simba significa leone…” continuò con un gran sorriso.
Quando terminarono i titoli di coda i tre uscirono dal cinema. Il cielo era ancora chiaro.
“Ragazzi, io voglio rivederlo” disse Frannie “era troppo bello, ho bisogno di rivedere quel film! Non si usa farlo?”
“Beh, sì, ma magari non lo stesso giorno!” disse Laetitia.
“Il cinema è troppo bello! Non possiamo tornare?” chiese Edmund “Magari ne guardiamo un altro!”
Non aveva molta voglia di rivedere Il Re Leone, lo aveva sconvolto troppo, ma gli sarebbe piaciuto ripetere quell’esperienza.
“Sììì! Guardiamo quello che c’era in pubblicità!” esclamò Frannie.
“Quale?” chiese Mag.
“Quello con il signore che offre alle persone sedute alla fermata dell’autodus i cioccolatini! Sembrava bello!”
Autobus! Comunque, sì, sembra molto bello!” disse Mag pensierosa.
“…Però dobbiamo pagare di nuovo… Avete abbastanza soldi?” disse Laets.
Frannie si affrettò a parlare.
“Io sì! Se vi serve me li restituite un altro giorno!”.
Era uscita con l’equivalente di cento sterline perché non sapeva quanto le sarebbe costato il cinema.
“Per me va bene, pensavo di andare a vederlo nei prossimi giorni, tanto vale farlo oggi!”
“Anche per me” disse Laetitia.
“Sì, anche per me” disse Edmund, che come Frannie aveva più soldi del solito, e poco importava se li avrebbe spesi in una sola serata, tanto non aveva grandi progetti per l’estate.
“Sarebbe bello poter duplicare i soldi con un incantesimo” disse Mag con un sospiro.
“Già, ma nessuno di noi è maggiorenne” disse Frannie “Altrimenti potevamo farlo per davvero con i soldi babbani, chi se ne accorgerebbe?”
“Mannaggia a te, Edmund, non potevi nascere un mese prima?” disse Mag scherzosamente.
“Se fosse nato un mese prima non sarebbe stato in classe con noi!” disse Frannie difendendo l’amico e dando a Mag una gomitata appositamente per metterla a disagio.
“Appunto, dovreste ringraziare mia madre per questo” disse il ragazzo con orgoglio, anche se aveva passato i primi due anni a lamentarsi per quello stesso motivo.
“Oh, no, avete ragione” disse Mag, cercando di mascherare il rossore che le avevano causato le parole di Frannie.
“Bene. Il film inizia fra meno di un’ora, facciamo in tempo a mangiarci qualcosa!” disse Laets soddisfatta.
“Speravo tanto che vi piacesse il cinema!” disse Mag saltellando accanto agli amici.
“Faccio io i biglietti questa volta!” si offrì Frannie con orgoglio. Mag e Laets impallidirono leggermente.
“Sei sicura?” chiese Mag assumendo un tono conciliante.
Alla fine la convinse a farsi accompagnare, anche se avrebbe parlato Frannie. Arrivò davanti al bigliettaio, gli fece un gran sorriso e annunciò che voleva vedere Forrest Gump. L’impiegato la squadrò.
“Buon per te. Quanti biglietti?” chiese con fare annoiato.
“Quattro!” rispose Frannie continuando a sorridere.
“Sono sedici sterline” disse passandole quattro biglietti.
“…Come sono andata?” chiese a Mag mentre raggiungevano Edmund e Laets al tavolo di un bar.
“Bene, solo che al tizio non interessa se vuoi vedere il film. Gli dovevi dire subito che volevi quattro biglietti” disse Mag ridendo.
Frannie le diede ragione con noncuranza. Presero posto accanto a un gruppetto di ragazzi che avevano già visto in sala poco prima. Laetitia e Edmund stavano origliando la conversazione cercando di celarlo leggendo la lista dei panini, e Mag e Frannie capirono ben presto il perché.
“…Secondo me è sopravvalutato. Avevo letto delle recensioni che lo esaltavano fin troppo e ingiustamente... Red e Toby è molto meglio” disse una ragazza dalla voce infantile e squillante.
“Ma che cosa dici?” disse il ragazzo seduto accanto a lei “era perfetto, dall’inizio alla fine! Un capolavoro dell’animazione!”
“Infatti, Simba è troppo perfetto, è un re” si intromise un’altra ragazza dai capelli lunghi e neri, che indossava una maglietta leopardata “e i re vanno amati a prescindere. La sua canzone da cucciolo era la più bella!”
“Sarà, ma ho trovato la colonna sonora poco uniforme” continuò la ragazza che aveva parlato per prima, che a quanto pareva aveva voglia di criticare il film ad ogni costo. I quattro amici di Hogwarts si guardarono in faccia. Il ragazzo che le dava contro con veemenza diede voce ai loro pensieri.
“Ma questo che c’entra? Vuoi andare dal compositore delle musiche per dirglielo?” chiese spazientito.
“Beh, è una mia opinione! Sono gusti personali” rispose la ragazza, stizzita.
Voglio diventar presto un re è la mia nuova canzone preferita della vita!” tagliò corto la ragazza dai capelli neri con aria sognante. Sembrava anche decisa a cambiare argomento.
“Una cosa è certa” disse un ragazzo che era rimasto in silenzio fino a quel momento “Simba era davvero sexy”.
Calò il silenzio. Mag e Frannie si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere, e rischiarono di soffocare nell’intento di non farlo silenziosamente. Anche nel tavolo a fianco era calato il silenzio, perciò Edmund si affrettò a dire che aveva deciso cosa prendere da bere e da mangiare.
“Come si fa a trovare sexy un leone?” chiese Laets a bassa voce sporgendosi verso i tre amici, che a stento trattenevano le risate.
“Come si fa a dire che una colonna sonora non è uniforme? Che vuol dire?” disse Mag.
“Cos’è la colonna sonora?” chiese Edmund.
“In pratica la musica di sottofondo e le canzoni” spiegò Mag “Quel che ha detto quella ragazza non ha senso”.
“Ah, io pensavo che fossero cose che sapete voi Babbani” disse Edmund.
“No, è solo una scemenza” assicurò Mag.
“Poche idee ma confuse” sentenziò Frannie, prima di scoppiare a ridere di nuovo.
Rimasero a parlare ancora un po’ del film; Mag e Laets tentarono di collocarlo in una classifica dei loro cartoni preferiti, mentre Frannie e Edmund le ascoltavano e si facevano convincere a vedere altri film simili.
Quando fu il momento tornarono in sala per vedere il nuovo film. Questa volta Mag e Laetitia si scambiarono di posto.
Il film era stupefacente, lasciò incantati tutti. Ogni tanto Frannie e Edmund esclamavano “Hey, quella è una radio!” oppure chiedevano cosa fossero i vari oggetti che tenevano in mano i personaggi, come fucili, pistole, chitarre, attrezzi da cucina. Era il film perfetto per imparare qualcosa sui Babbani.
Frannie e Edmund rimasero inorriditi dalla sequenza della guerra e durante l’intervallo Mag spiegò la storia Babbana di quegli anni.
“In effetti nelle guerre magiche scorre meno sangue, ma non sono meno cruente” ammise alla fine.
Il film ricominciò e, come Mag aveva iniziato a sospettare, c’erano scene ben più tristi di quelle viste nel film precedente.
Quando si riaccesero le luci erano tutti commossi, ma questa volta Mag era riuscita a trattenersi.
Uscirono dal cinema con un senso di serenità che solo quel film era in grado di dare. Respirarono a pieni polmoni la frizzante aria estiva. In cielo non c’era una nuvola e la luna illuminava la notte. Faceva piuttosto caldo anche se erano le undici passate.
“Abbiamo imparato un sacco di cose sui Babbani con quel film” disse Edmund entusiasta.
“È vero, dovreste guardarne di più!” disse Laets “Così l’anno prossimo potrete sfoggiare una cultura sterminata sul mondo Babbano”
“Vorrei tanto andarci con Tony, un giorno” sospirò Frannie.
“Beh, magari vicino al suo paese ce ne sono! Prova a scrivergli!” disse Mag incoraggiante.
“Ci penserò” disse Frannie, anche se sapeva che sarebbe stato difficile fargli una proposta del genere.
“Comunque è stato davvero bello!” disse Frannie mentre si incamminavano verso casa di Mag, dove sarebbe arrivato Peter per portare a casa Frannie, Edmund e Laets. Aveva insistito per non far scomodare anche il padre della Corvonero, e lei aveva accettato di buon grado.
Quando arrivarono nella strada dove abitava Mag trovarono Peter che li aspettava fuori dal cancello.
“Peter, sembri un ladro” disse Mag ridendo prima di salutarlo con un breve abbraccio.
“Com’è andata, ragazzi?” chiese cordialmente.
Tutti risposero entusiasti. Si salutarono e si diedero appuntamento per la festa di compleanno di Frannie. Mag rimase sola seduta sul muretto davanti a casa e aspettò un po’ prima di rientrare in casa; era troppo felice per la bella serata passata insieme agli amici e voleva rimanere un po’ sola a gustarsi quella magnifica notte.
 
* * *
 
Frannie guardò sconsolata fuori dalla finestra. Il temporale sembrava non voler cessare e continuava a sconvolgere il cielo e il mare davanti ai suoi occhi.
“Vedrai che passerà” disse Mag incoraggiante.
“Se non passa rinvio la festa” rispose Frannie “è tutta l’estate che non piove e ovviamente doveva succedere oggi!”
“Meglio oggi che domani, o peggio, dopodomani!
Mag era a casa di Frannie da qualche giorno. Il mattino successivo sarebbe arrivato Edmund per aiutarle a preparare tutto per la festa. Quel pomeriggio il cielo si era oscurato verso le sei e alle sei e mezza il primo lampo aveva squarciato il cielo. Erano chiuse in casa da tre ore a lamentarsi del tempo. O meglio, Frannie si lamentava, Mag invece si godeva la bellezza del temporale, anche se aveva convenuto con lei che non era proprio il momento più opportuno.
“Che palle non poter usare la magia!” sbuffò Frannie.
“Io non ricordo neanche come facevo a divertirmi prima!” ridacchiò Mag, poi ci pensò su e aggiunse “Se hai in casa delle carte possiamo giocare con quelle”
Passarono la serata a sfidarsi a Ruba Mazzetto, poi Mag insegnò a Frannie come giocare a Briscola.
“Domani dobbiamo solo sistemare il salotto, mettere i festoni, disporre i piatti, i bicchieri e le bevande” disse Frannie mentre si mettevano il pigiama.
Quello di Mag era stato acquistato decisamente in un negozio Babbano: era una camicia da notte corta con il simbolo di Batman ricamato sul petto, mentre Frannie ne aveva uno con il simbolo di Serpeverde.
“Perfetto, faremo fare tutto a Ed” disse Mag buttandosi sul letto.
“Ci sto” disse Frannie ridendo.
I genitori della ragazza se n’erano andati quella mattina. Avevano pulito la casa con la magia, ma c’erano ancora alcune stanze da sistemare e Mag aveva il sospetto che lo avessero fatto apposta, per tenerle occupate in qualche modo.
“Non vedo l’ora che sia domani, speriamo che smetta di piovere!” disse Frannie prima di addormentarsi.
“Anche io” sospirò Mag sbadigliando. Le mancavano terribilmente gli amici di Hogwarts.
 
Le due ragazze furono improvvisamente svegliate dal campanello.
“Io lo ammazzo” fu la prima cosa che disse Frannie quella mattina.
Guardò la sveglia, che segnava le nove e cinque. Si voltò dall’altra parte, mentre Mag era già seduta e sveglia. Il campanello suonò di nuovo e Frannie scostò le lenzuola con un gesto secco e si alzò in piedi.
“Mi sono dimenticata di dirgli di venire dopo le dieci” biascicò a Mag mentre scendevano le scale.
Aprirono la porta e si ritrovarono davanti un Edmund sorridente, tranquillo e fresco come una rosa. Frannie invece aveva lo sguardo omicida, mentre Mag sorrideva radiosa col cuore che le martellava nel petto.
“Lo so, mi odiate, ma è da quasi un’ora che giro a vuoto e mi stavo annoiando troppo. Ci ho pensato dopo che forse stavate ancora dormendo… Ho qualcosa per farmi perdonare!” disse tutto d’un fiato mostrando un sacchetto di carta bianco.
“…Direttamente da Finchley, spero che la crema non sia rimasta lì, ma Peter è piuttosto bravo a Smaterializzarsi”
“Taci, Ed, entra” disse Frannie prendendolo per un braccio e tirandolo dentro casa.
“Buongiorno anche a te” disse lui ridacchiando.
“Ciao Ed” disse Mag scompigliandogli i capelli allegramente.
Frannie gli prese il sacchetto dalle mani, lo aprì ed esaminò il contenuto.
“Se mi lasci quella al pistacchio ti perdono completamente per questo sgradevole risveglio” disse mentre si avviavano verso la cucina, al piano superiore.
“L’ho preso apposta per te!” disse lui “e per Mag alla crema”.
“Ti adoro” disse la ragazza sedendosi al tavolo.
“Venti punti a Serpeverde” disse Frannie entusiasta.
Si fecero una risata e iniziarono a fare colazione. Anche Edmund si era preso un cornetto al cioccolato per sé.
“Oh, è uscito il sole! Menomale” disse Mag guardando fuori dalla finestra.
“Ho fatto un giro sul lungomare e il mare sembra bellissimo!” disse Edmund. Frannie fece un sospiro di sollievo.
Una volta finito fece fare a Edmund il giro della casa, dato che questi non c’era mai stato e gli mostrò la stanza dove avrebbe dormito con i gemelli Weasley. Decisero di comune accordo che per il momento le pulizie potevano aspettare. Mag e Frannie corsero a mettersi il costume e insieme a Edmund andarono a stendersi in spiaggia, sorseggiando tè ghiacciato e parlando delle loro avventure degli ultimi giorni. In quei giorni Mag e Frannie si erano abbronzate parecchio, stando quasi tutto il giorno in spiaggia. Anche Edmund era un po’ meno pallido del solito, Frannie non poté fare a meno di notarlo – e nemmeno Mag.
Rimasero in spiaggia fino al primo pomeriggio, poi, quando Mag era a un passo dall’addormentarsi sotto l’ombrellone, Frannie disse che era ora di rientrare. Una volta a casa Frannie e Mag si accordarono per far passare la scopa a Edmund, mentre loro attaccarono un paio di striscioni con il Magiscotch, su cui c’era scritto “Happy Birthday” e “Sixteen”. Vedendo l’amico alle prese con quello strumento mai tenuto in mano prima (se non per volare) risero fino alle lacrime.
“Siete due stronze” disse lui muovendo stupidamente la scopa “Mag, fammi almeno vedere come si fa, no?!”
“No, credo che aspetterò ancora un po’ prima di dirtelo” disse lei fra una risata e l’altra, lasciandosi cadere sul divano.
Dopo poco, mossa a pietà, si alzò e gli disse che finiva lei.
Quando ebbero finito il risultato era decisamente buono. Avevano spostato il tavolo in fondo alla sala da pranzo e vi avevano messo sopra le bibite alcoliche e non, i bicchieri e qualche piattino (Fred e George avevano scritto il giorno prima che avrebbero portato loro la torta). Poi avevano messo il divano e le sedie a semicerchio. Quello era per il dopo-cena; per la cena invece avevano preparato il tavolo in giardino. Mag aveva colto qualche fico che avrebbero mangiato mentre aspettavano la pizza. Non avevano molta burrobirra a disposizione, per cui decisero di tenerla per il dopo cena.
Verso le sei erano seduti sul divano, stremati. Decisero che era ora di prepararsi.
Mag aveva comprato apposta un vestitino giallo, svolazzante ed estivo; Frannie, invece, dopo una lunga riflessione, decise di indossare una gonna a tubino con un top verde acceso e i tacchi alti. Anche Mag indossò delle zeppe su cui camminava piuttosto bene, anche se era consapevole che si sarebbe pentita di quella scelta. Entrambe lasciarono giù i capelli; si truccarono alla perfezione e quando ebbero finito si trovarono nell’atrio con Ed, che aveva messo dei pantaloncini grigio scuro e una camicia verde a maniche corte. Mancava un quarto d’ora prima che arrivassero gli invitati, così Frannie annunciò che avrebbe chiamato per la pizza.
“Tu parli con i Babbani?” chiese Ed scioccato.
“Ma certo! Quando veniamo qui mi occupo sempre io di chiamare! Ormai mi conoscono!” disse la ragazza con aria di superiorità.
“Dai, facci vedere quanto sei brava” disse Mag alzando gli occhi al cielo.
“State a vedere!” disse alzandosi in piedi e tornando un attimo dopo con il telefono fisso, tirando il filo. Compose il numero.
La prima cosa che disse, o meglio, urlò, al telefono fu “Sono Frannie, di casa Firwood!”.
Mag cercò di sopprimere una risata e le vennero le lacrime agli occhi. Frannie si rivolse a lei e le disse, senza mettere una mano davanti al microfono del telefono, che stavano chiamando l’addetto per parlare con lei, come se fosse una cosa normale. Mag pensò che in quella pizzeria ci fosse un addetto per parlare con la gente strana come Frannie.
“Mi servono undici pizze per le otto! …Sì, margherita, sì… anzi, NO! Le olive no! Grazie, grazie! Ci vediamo dopo! Ciao!”
Posò il telefono e guardò Mag con aria di sfida.
“Brava, stai migliorando!” disse lei tossicchiando per lo sforzo di non ridere. Edmund le diede una gomitata.
“Lo so!” rispose Frannie tutta contenta, non notando Edmund.
“Però non dovresti urlare” disse Mag con cautela “Devi parlare come ci stiamo parlando noi adesso!”
“Beh ma loro non me lo dicono che non dovrei urlare!” protestò la ragazza.
“Perché sono gentili ed è il loro lavoro assecondare le stramberie dei clienti!” disse Mag.
Frannie ci pensò sopra.
“Quindi dici che dovrei parlare più piano?” chiese poco convinta.
“Decisamente” rispose Mag ridendo.
Fortunatamente suonò il campanello.
Frannie corse alla porta. Fred e George la salutarono in coro, dietro di loro, un ragazzo dai capelli lunghi e rossi, sorridente e con l’aria da rock star, salutò calorosamente la ragazza.
“Sei tu la festeggiata?” chiese, Frannie annuì con un gran sorriso.
“Beh, tanti auguri!” disse stringendole la mano.
“…Tu devi essere Bill!” disse lei.
“In carne e ossa” rispose lui. Poi si rivolse ai fratelli minori.
“La mamma mi ha detto di…”
“Farci le raccomandazioni” lo interruppe subito Fred.
“Non preoccuparti, i petardi li abbiamo lasciati a casa” disse George.
“Tranne uno”
“O forse due”
Non dirlo alla mamma!” esclamarono insieme.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
“Non fatemi pentire di essermi offerto di portarvi al posto di Percy” disse prima di salutarli scompigliando loro i capelli.
Fece un cenno a Frannie e se ne andò nel vicolo che Frannie aveva indicato agli invitati per Smaterializzarsi in tutta tranquillità. La ragazza si accorse in quel momento che George teneva in mano la torta, mentre Fred un altro pacchetto.
“Tanto il signor perfettino non ci avrebbe portati neanche se costretto” disse Fred a Frannie mentre lei gli indicava la porta dicendo che Edmund e Mag erano già dentro.
“Da parte della famiglia, mamma ha insistito per portarvela”
“Le scriverò per ringraziarla” disse Frannie.
Intanto un’altra persona si stava avvicinando. Il cuore di Frannie perse un battito. Tony era appena entrato in giardino guardandosi intorno un po’ spaesato. Teneva in mano una borsa di carta e un mazzo di fiori.
“Ciao Frannie!” la salutò tutto felice “Questi sono per te”.
Le mise in mano un mazzo di fiori bianchi profumatissimi.
“Gigli di mare! Grazie, sono bellissimi!” esclamò la ragazza “Vieni, li mettiamo al centro del tavolo!” si affacciò alla porta e chiese a Mag di cercare un vaso per i fiori sotto al lavandino.
“Che belli, sono i miei preferiti, come facevi a saperlo?” disse lei cercando di sembrare entusiasta e non adorante, e soprattutto reprimendo il forte desiderio di saltargli al collo e baciarlo.
“Non lo sapevo! Ma mentre venivo qui li ho visti e ho pensato che ti sarebbero piaciuti. Mio padre si è smaterializzato su una spiaggia per sbaglio, menomale che nessuno ci ha visti!” rispose ridendo, leggermente imbarazzato.
Frannie scoppiò a ridere, intanto arrivò Mag con un vaso pieno di acqua. Vide i fiori e disse che erano bellissimi.
Dietro Tony si materializzarono altre due persone. Draco guardò il padre e gli disse a mezza voce “Avevamo detto che dovevi smaterializzarti nell’altra via!”
“Calma, Draco, se ci vede qualche Babbano possiamo sempre cancellargli la memoria” rispose l’uomo con la voce strascicata.
Mag udì la conversazione e fece una smorfia.
Draco assunse la stessa espressione che assumeva quando qualche suo amico lo sfidava e lui gli diceva “Lo dirò a mio padre”, ma per ovvi motivi non poté rispondere in quel modo e dovette rimanere lì ad ascoltare le raccomandazioni.
“Passo a prenderlo domani per l’una, vero?” chiese Lucius a Frannie.
“Magari qualcuno qui può dargli un passaggio!” disse lei prendendo sottobraccio l’amico con fare amichevole “Vengono già molti genitori o fratelli a prendere gli altri, non scomodarti, Lucius!”
Il mago si guardò intorno. L’unico Purosangue, senza contare i Weasley, era Pevensie, e non poteva rischiare che suo figlio finisse fra le grinfie di qualche Mezzosangue o traditore del suo sangue. Rivolse alla ragazza uno sguardo severo.
“Passo io” disse, senza offrirsi di accompagnare qualcuno lui “Divertitevi” aggiunse con un sorriso sgradevole che a Mag ricordò Piton quando cercava di essere cordiale.
Draco entrò in casa a testa bassa e andò a sedersi accanto a Edmund, che lo salutò calorosamente.
Nel frattempo erano arrivate quasi simultaneamente anche Jasmine e Esmeralda, che si stavano scambiando opinioni sul regalo fatto a Frannie. Lei corse ad abbracciarle entrambe.
“Siete bellissime!” esclamò guardano come erano vestite.
Jasmine aveva un vestitino azzurro, semplice ma che attirava l’attenzione, mentre Esmeralda aveva optato per pantaloncini viola cortissimi e una maglietta bianca che le metteva in risalto le forme.
“E Aladdin?” chiese Frannie.
“Non è riuscito a venire. Ha detto che ti avrebbe scritto, gli dispiace tantissimo!” disse Jasmine. Frannie alzò le spalle, anche se le dispiaceva.
“Phoebus arriva dopo?” chiese Frannie a Esmeralda, sperando che il rivale in amore non apparisse da un momento all’altro.
“Serata con gli amici” disse lei alzando le spalle con noncuranza “Però ti ringrazia per l’invito!”
In quel momento uscirono dalla casa i Weasley, seguiti da Edmund, Mag e un titubante Draco, che parlottava con Tony.
“Lo sapevo che Oaks sarebbe stata l’ultima!” disse Fred balzando in mezzo alla cerchia di amici e salutando Esmeralda calorosamente.
George invece non osò avvicinarsi, memore dello schiaffo che la ragazza gli aveva mollato tre mesi prima. Lei sembrava essersene dimenticata, perciò salutò il compagno di Casa con un gran sorriso.
Mag corse a salutare Jasmine e le due si abbracciarono. Non si vedevano da un mese e Mag le raccontò tutto quello che era successo dopo che se n’era andata.
Alla fine Laetitia arrivò dopo le sette e mezza, dicendo che si ricordava quell’orario e non aveva controllato. Indossava un tubino blu a pois bianchi, era decisamente carina.
Frannie mostrò le stanze a tutti i ragazzi, che deposero i loro zaini sui letti e tornarono all’aperto, pronti per iniziare la festa. Incurante dei tacchi alti, la festeggiata salì su una sedia e prese parola.
“Bene, direi che la festa può avere inizio!”
Tony la guardò traballare sui tacchi alti e si chiese se fosse il caso di dirle di scendere. Optò per mettersi al suo fianco, pronto a sorreggerla se fosse caduta.
“Tra poco arriva la pizza, intanto potete bere e mangiare qualcosa, poi andiamo a farci un giro in spiaggia!” rimase in silenzio per lasciare che le esclamazioni di approvazione si placassero “E…che palle non poter usare la magia – spero che vi divertiate!” concluse tutto d’un fiato guardandosi in torno in cerca di qualcuno a cui appoggiarsi per tornare a terra. Fu molto felice di trovare Tony.
Mentre Edmund versava la birra italiana nei bicchieri dei ragazzi, tutti curiosi di provarla tranne Draco, Mag accese lo stereo che si era portata dietro e fece partire il primo CD con le hit del momento.
La ragazza ritornò nel gruppo e si fece versare un po’ di birra da Edmund. Solo Jasmine, alla fine, non era entusiasta della bevanda. Draco invece sembrava apprezzare molto, anche se non voleva dirlo ad alta voce perché “buono” e “babbano” non potevano coesistere nella stessa frase.
Passarono la prima mezzora a parlare a gruppetti, raccontandosi le rispettive estati. Frannie si riempì il bicchiere e prese a fare un giro fra gli invitati. Edmund stava raccontando a Draco e a Jasmine della sua avventura al cinema, mentre George, Mag e Laetitia discutevano ancora sulla Coppa del Mondo. Anche Tony e Fred ne stavano parlando con Esmeralda, che non era riuscita ad andare.  
Suonò il campanello e il pizzaiolo consegnò a Frannie, affiancata da Mag, le undici pizze, così i ragazzi presero posto.
“Io voglio stare vicina alla festeggiata” disse Esmeralda sorridendo e prendendo posto alla destra di Frannie, che le sorrise a trentadue denti, arrossendo lievemente.
Dall’altra parte si era seduto Edmund. Fortunatamente Draco si mise fra Edmund e Jasmine, lontano dai gemelli Weasley. Mag era seduta fra Tony e George. Le dispiacque un po’ non essere vicina a Edmund, dato che, si disse per giustificare quel pensiero, era abituata da cinque anni ad avercelo davanti o di fianco, ma tutto sommato la presenza di Fred, George e Laets non le dispiaceva, e poi aveva tutta la serata per stare vicina a Edmund. Aiutò Frannie a distribuire le pizze e si accorsero che ce n’era una in più.
“Cavolo, l’avevo presa anche per Aladdin!” esclamò Frannie. Jasmine arrossì e balbettò delle scuse per conto del suo ragazzo.
“Beh, possiamo dividerla e mangiare una fetta a testa come antipasto” propose Mag.
“Buona idea!” disse Edmund accanto a lei. Mag sorrise soddisfatta.  
Divisero la pizza in dieci parti, Mag insistette per dare la fetta più grande a Frannie, che accettò di buon grado, e le distribuirono.
“Beh, evviva Aladdin!” disse Fred sollevando in aria la sua fetta come se si fosse trattato di un bicchiere di champagne.
“E soprattutto, a Frannie!” aggiunse George imitando il fratello. Tutti ridacchiarono, fecero lo stesso a mo’ di brindisi e iniziarono a mangiare.
“…Caspita, questa sì che è pizza!” disse Edmund.
“Sì, in Italia la sanno fare come si deve” disse Frannie con orgoglio.
Iniziò ad arrotolare la sua fetta per mangiarla e Draco, che l’aveva mangiata pochissime volte in vita sua, la imitò cercando di non dare nell’occhio. In realtà, era solo lei a mangiarla in modo strano, ma lui se ne accorse troppo tardi.
“Allora, che si dice di bello alla Tana?” chiese Laets ai gemelli.
“Il solito” iniziò Fred “Percy ha iniziato a lavorare al Ministero”
“Il lavoro più palloso del mondo”
“Ma a lui piace?” chiese Mag.
Ovviamente sì” risposero in coro i due ragazzi.
“Bill è da noi per qualche giorno”
“E Charlie arriverà perché a quanto pare ha del lavoro da svolgere”
“Ma non ci vogliono dire cosa”
“Poi c’è Harry da noi”
“E Ginny sta impazzendo”
“Però è divertente da vedere”
“Poverina, non prendetela in giro” disse Laets sorridendo.
Frannie aveva sentito la conversazione.
“Ma si può sapere che hanno i nostri genitori?” esclamò dall’altra parte del tavolo “Anche i miei mi stanno tenendo un segreto, qualcuno ne sa qualcosa?” chiese guardandosi intorno. Tutti scossero la testa tranne Draco.
“Io credo di saperlo” disse con orgoglio “Te lo dico dopo, perché è un segreto”.
Frannie gli fece l’occhiolino.
Mentre la parte di tavolo dove si trovava Mag parlava di Quidditch, Frannie e chi le stava intorno raccontarono a Draco della festa finita male di tre mesi prima. Ormai tutti ci ridevano su; Tony un po’ meno, anche se ormai se l’era lasciata alle spalle.
“Secondo me le faceva anche Silente, per questo non ci ha puniti più di tanto” disse Frannie. Esmeralda fu decisamente d’accordo con lei.
“L’anno prossimo voglio essere invitato anche io a queste feste!” disse provando malamente a celare l’invidia nei confronti della sua compagna di classe, Daphne, che aveva avuto la possibilità di partecipare una festa del genere.
“Che peccato, sarà la cosa che mi mancherà di più di Hogwarts” sospirò Esmeralda. Frannie sospirò a sua volta: Hogwarts non sarebbe stata la stessa senza di lei.
 “…E poi ha fatto mettere su questa canzone babbana davvero idiota e ci siamo congelati tutti sul posto… Hey, Fred, come faceva la canzone di Silente?” urlò Frannie all’altra parte del tavolo.
Fred e George intonarono il ritornello della canzone facendo ridere tutto il tavolo, compreso Draco.
“Non mi sono mai vergognata così tanto in tutta la mia vita” disse Mag a Tony, seduto accanto a lei.
“Non me ne parlare” rispose lui scuotendo la testa ma iniziando a ridere quando anche Frannie e Esmeralda iniziarono a cantare brindando insieme alla salute di Silente.
Quando ebbero finito di mangiare rimasero per un po’ a parlare ancora, poi Frannie prese la parola.
“Allora, che ne dite di andare a fare un giro sul lungomare?” chiese alzando la voce. Tutti furono d’accordo e si alzarono in piedi entusiasti.
Il manipolo rumoroso e schiamazzante uscì dal giardino e si diresse verso il lungomare illuminato dai lampioni e dai piccoli bar e pub in riva al mare.
“Chi ha voglia di un Chupito?” chiese Mag prendendo dalla borsetta il porta monete “Io offro il primo giro alla festeggiata!”
Alla fine tutti si buttarono nel primo bar e brindarono con rum e pera alla salute di Frannie.
Per un momento sembrò che Draco stesse per vomitare tutto, ma poi fortunatamente riacquistò colore. Nei bar risuonavano le canzoni italiane del momento, ma fortunatamente erano ben assortite insieme a quelle inglesi. Dopo il primo giro entrarono in un altro bar dove ognuno prese un cocktail. Frannie optò per iniziare con un Tequila Sunrise, che dopo i primi due sorsi iniziò a farla sentire più leggera ed euforica. Nel bar dove si trovavano c’era una pista da ballo che dava sulla spiaggia, dove molti ragazzi italiani si stavano già scatenando. Frannie finì in due o tre sorsi la sua bevanda e andò a buttarsi nella mischia, seguita a ruota da Esmeralda e Mag, che aveva già finito la sua Piña Colada. Si unirono anche i gemelli Weasley e quando partì Another one bites the dust, che aveva fatto strillare Frannie, tutti gli invitati erano intorno a lei a ballare.

“Are you ready, hey, are you ready for this?
Are you hanging on the edge of your seat?
Out of the doorway the bullets rip
To the sound of the beat
Another one bites the dust
Another one bites the dust”

Si urlarono in faccia Frannie e i gemelli Weasley seguendo il testo della canzone ad alta voce.
Edmund intanto stava cercando di convincere Draco ad assaggiare il suo Mojito. Mag, che passava da quelle parti, si godette la scena, soprattutto quando Draco fece una faccia assurda dopo il primo sorso. A quel punto si avvicinò e cordialmente gli chiese se si stesse divertendo.
“Non mi lamento” rispose il biondino alzando le spalle.
“Quando torniamo a casa c’è la burrobirra, l’abbiamo tenuta per il dopo cena!” gli disse lei prima di iniziare a saltellare per la nuova canzone.
Prese per mano Edmund e lo trascinò nella mischia. Da sobria non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ringraziò di avere i riflessi troppo lenti per permettere alla timidezza di bloccarla.
“Attenta, Mag!” le disse lui ridacchiando; aveva rischiato di rovesciare il contenuto del suo bicchiere.
“Ma è Satisfaction!” disse lei a mo’ di scusa. Lui scoppiò a ridere: Mag amava quella canzone, la faceva impazzire da sempre. Edmund mollò in mano a Draco il suo bicchiere dicendogli di finirlo pure e si unì alla ragazza per ballare.
“Quanto hai già bevuto?” le chiese avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire.
“Sicuramente meno di Frannie” disse Mag. I due si voltarono verso la ragazza che reggeva un Long Island Iced Tea mentre Esmeralda le ballava intorno insieme a Jasmine. A un certo punto, quando a loro si unì Tony, per Frannie fu troppo e andò a recuperare Draco per ballare un po’ anche con lui, dato che il suo cervello stava per andare in tilt e aveva bisogno di qualche amico in più.
Esmeralda si avvicinò all’amica guardando Mag e Edmund che ballavano insieme e ridacchiavano.
“I tuoi amici stanno insieme?”
“Non ancora” le rispose Frannie quasi urlando “Spero che non decidano di farlo oggi perché altrimenti perdo una scommessa!”
Esmeralda scoppiò a ridere. Frannie sarebbe state felice si i due si fossero decisi a fare qualcosa, ma fu segretamente felice nel vedere arrivare Laets e i due gemelli a dividere i due piccioncini. Terminata la canzone partirono alcune più lente. Mag andò da Frannie.
“Ti stai divertendo?” chiese.
“Tantissimo” le rispose la ragazza abbracciandola.
“Ci facciamo un altro chiupito?” chiese Mag, che quella sera sembrava più allegra del solito.
“Ci sto!” rispose subito Frannie.
La ragazza fece un giro fra gli invitati e chiese chi ne voleva uno. Solo i gemelli e Tony accettarono. Tony sembrava fresco come una rosa, probabilmente avrebbe potuto berne quattro di fila e sarebbe comunque riuscito a tradurre un testo di Rune Antiche senza alcuna difficoltà.
Fortunatamente poterono riposarsi per la durata di un paio di canzoni piuttosto lente e poco ballabili.
Ormai era quasi mezzanotte, erano esausti per aver ballato ininterrottamente per due ore. Quando Esmeralda finì di incantare tutti – compresi i ragazzi italiani che non la conoscevano – ballando sulle note di Maniac, iniziarono a chiamare gli invitati per poter andare verso la spiaggia. Mag era riuscita con l’aiuto di Esmeralda a mettersi nella borsa qualche bottiglia di birra.
Iniziarono a incamminarsi, Mag dovette appoggiarsi a un gemello Weasley, dato che Edmund e Tony svolgevano lo stesso ingrato compito per Frannie, che era decisa a non togliersi le scarpe col tacco alto anche se non si sentiva più i piedi.
I primi a raggiungerla furono Fred, Esmeralda e Jasmine. Una volta arrivate anche Mag e Frannie, le due si tolsero le scarpe e corsero verso il bagnasciuga.
La luna illuminava la spiaggia e il mare, facendo partire riflessi argentati che davano un’atmosfera quasi magica. Da lontano arrivavano le note delle canzoni che continuavano a ravvivare la notte.
Mag, con l’aiuto di Edmund ed Laets, estrasse dalla borsetta sette bottiglie di birra e qualche asciugamano per chi avrebbe fatto il bagno. Frannie, Jasmine e i Weasley si stavano già togliendo i vestiti per rimanere in costume. Proprio mentre stavano per buttarsi in mare, da lontano arrivarono le note di una canzone che Frannie amava.

“It's been a hard day's night, and I been working like a dog
It's been a hard day's night, I should be sleeping like a log
But when I get home to you I'll find the things that you do
Will make me feel alright”

Mag la seguì insieme a Draco, che ormai si era totalmente ambientato anche se era tutta la sera che stava molto attento a evitare Fred e George. Edmund e Laetitia si unirono subito a loro. Tony li guardò mentre iniziavano a schizzarsi e si chiese se fosse il caso di fare il bagno dopo aver bevuto così tanto.
“Vieni, Tony! L’acqua è bellissima!” urlò Frannie. Lui si lasciò convincere.  
Le note della canzone dei Beatles stavano ancora risuonando quando entrò.
La prima a uscire fu Mag, che per quanto amasse l’idea di fare il bagno di notte, il senso di ansia per il fatto di non vedere quasi nulla la tormentava. Laetitia la seguì quasi subito, e successivamente anche Tony. Draco, lo seguì, vedendo che non sarebbe rimasto solo con le due si unì al gruppo. Pian piano uscirono tutti. Gli ultimi furono Frannie, Edmund e i gemelli.
“Ragazzi, siete magnifici” disse Frannie prendendo un asciugamano da terra e lasciandosi cadere sulla sabbia. Era davvero felice quella sera.
“Hey, è mezzanotte passata!” disse Mag rimettendosi al polso l’orologio “Tanti auguri!” disse correndo verso l’amica per abbracciarla.
Frannie passò da un abbraccio all’altro, stringendo più forte e più a lungo del solito Tony, che sembrò apprezzare, anche se quando si sedette aveva uno sguardo stranito. Quando fu il turno di Edmund, Frannie gli sussurrò all’orecchio “Ti voglio bene, amico”. Lui le scompigliò i capelli con affetto.
“Anche io” borbottò lui, sperando di non essere sentito da altri.  
Mag distribuì le birre e se le passarono bevendo un sorso a testa.
“Io direi di tornare a casa, ci sono tanti regali che ti aspettano!” disse a Frannie.
Tornarono tutti allegri verso casa di Frannie, la quale supplicò Esmeralda di gettare un incantesimo Muffliato sulla casa, così da non disturbare i vicini. Mag portò in casa il suo stereo e fece ripartire il CD da dove si era interrotto. Sulle note di Don’t stop me now, che i gemelli mimarono per quasi tutta la durata della canzone, Frannie iniziò ad aprire i regali, mentre Tony si occupò di servire le Burrobirre e le birre normali.
Quando furono tutti seduti e sorridenti, Frannie prese in mano la prima scatoletta nera.
“Oh, quello è il mio!” disse Esmeralda “Spero che ti piaccia”
“Ma certo che mi piacerà” pensò Frannie cercando di non sorriderle sembrando una pazza esaltata.
Ne estrasse una bellissima collana di giada.
“È magnifica, grazie!” disse stampando un bacio sulla guancia dell’amica, che le sorrise di cuore.
“Questo è nostro” disse Mag indicando il pacco più grosso, che aveva portato Laetitia “mio, di Ed e Laets”
“E anche Peter ha voluto contribuire!” aggiunse il ragazzo.
Frannie aprì il regalo sorridendo. Ne estrasse una valigia che aveva l’aria di essere molto capiente, anche se dalle dimensioni nessuno lo avrebbe detto.
“Aprila, forse c’è qualcosa che può interessarti!” disse Mag trattenendo a stento l’entusiasmo.
Frannie la aprì e scoprì che era piena di cassetti e scomparti vari, grandi e piccoli. Capì che probabilmente il suo armadio intero ci sarebbe stato tranquillamente. In uno dei cassetti era stato ripiegato un vestito verde estivo con un ricamo elegante in argento.
“Bellissimo!” disse Frannie prendendolo e guardandolo meglio.
“Per i tuoi viaggi” disse Mag.
“Dato che a partire dai prossimi anni viaggerai molto” aggiunse Edmund.
Frannie corse a ringraziare i tre amici e disse a Edmund di ricordarle di ringraziare anche Peter, l’indomani.
Passò al regalo di Draco, un anello in oro bianco a forma di serpente. Lo indossò subito.
“Questo è da parte nostra!” si fecero avanti Fred e George con un pacchettino rosso.
“Invenzione nostra”
“Per quando ti annoierai durante le lezioni”
Frannie estrasse una scatoletta che riportava la scritta “Incantesimo SogniSvegli”  
“Ma questo è geniale!” disse.  
“Ci manca il brevetto”
“Ma funzionano”
“Quando apriremo il negozio le vieteremo ai minori di sedici anni”
“Quindi ritieniti fortunata, lo hai in esclusiva!”
“Un sogno che dura circa mezzora, puoi scegliere la trama che preferisci”
“…Ora sai cosa fare durante le ore di Ruf”
“…O di Babbanologia!”
“Ruf lo mollo quest’anno, ma per Babbanologia ne approfitterò! Tanto c’è Mag a darmi ripetizioni gratis”
“Hai ragione, dovrei iniziare a farmi pagare” disse la ragazza sentendosi chiamata in causa.
“Ma smettila, che ti piace fare la maestrina con noi” disse Frannie.
Mag le fece la lingua.
Tony le regalò una borsetta nera molto elegante.
“In teoria quella valigia dovrebbe entrarci tutta, l’Incantesimo di Estensione lo ha fatto mio padre, avrei voluto farlo io ma non posso usare la magia” disse il ragazzo quando Frannie gli saltò al collo per abbracciarlo.
“Grazie, è bellissima!”
L’ultimo regalo fu quello di Jasmine e Aladdin, un vestito estivo rosso con un motivo floreale dorato.
Terminata l’apertura dei regali, la musica tornò a essere alta, i bicchieri furono riempiti, la torta della Signora Weasley tagliata e distribuita. La festa ricominciò.
Dopo un quarto d’ora Fred girava per la casa con su gli occhiali di Laets, che rideva divertita seduta sul divanetto; Edmund e Tony discutevano su quando si sarebbero sfidati a scacchi, mentre Mag aveva definitivamente abbandonato le scarpe col tacco e ballava con Jasmine al centro della sala. Frannie girava fra gli invitati muovendosi al ritmo di Voulez-vous, degli ABBA.
Dopo un po’ vide con la coda dell’occhio che Mag, insieme a Jasmine, parlottava fitto fitto con Esmeralda e si chiese di cosa stessero parlando. Sembrava che stessero tramando qualcosa. Si diresse verso le tre amiche per farsi rendere partecipe, ma venne travolta da Fred, che le diede in mano il suo bicchiere annunciando che avrebbe sfidato Edmund a braccio di ferro. Deviò all’istante il suo percorso e lo seguì.
Mag, Jasmine e Esmeralda chiamarono Laetitia e le quattro sparirono in cucina, ma riapparvero meno di dieci minuti dopo.
Mag, insieme a Esmeralda e Jasmine, salì in piedi sul divano e prese parola.
“Dato che sono sufficientemente ubriaca per distruggermi la reputazione…”
“Perché, dopo la festa alla Testa di Porco ne hai ancora una?” chiese George suscitando la risata di tutti.
“Sssh!” disse Mag ridacchiando, Esmeralda continuò al suo posto “…Io, Jas e Mag abbiamo deciso di fare un altro regalo a Frannie!”
La ragazza si lasciò cadere su una sedia sperando in uno spogliarello gratis da parte della ragazza, ma quando Mag fece un cenno a Laets, che si era messa vicino lo stereo, intuì quello che stava per succedere e si fece scappare uno squittio di eccitazione.
Partì la musica di Dancing Queen. Mag era riuscita a convincere le due ad affiancarla nel canto. Erano anche molto più intonate di lei, avevano accettato subito.

You can dance!
You can jive!
Having the time of your life!
Oh, see that girl, watch that scene
Dig in the dancing queen!”

Iniziarono a cantare indicando Frannie ogni volta che dicevano “That girl”; la ragazza era indecisa se coprirsi il volto imbarazzata per la dedica o se canticchiare la canzone con le tre amiche e godersi il momento.
Esmeralda cantò la prima parte da solista, seguita da Mag.

“…Night is young and the music's high
With a bit of rock music
Everything is fine
You're in the mood for a dance
And when you get the chance…”


Cantarono insieme il ritornello, poi Jasmine cantò la seconda strofa.
Prima che terminassero la canzone Frannie si alzò in piedi e corse ad abbracciarle tutte insieme, facendole quasi cadere dal divano.
 
“Di chi è stata l’idea?” chiese quasi commossa.
“Di Mag” disse Jasmine sorridendo.
“Solo che non volevo cantare da sola, sarebbe stato imbarazzante” aggiunse la ragazza prendendo un bicchiere di Burroborra e scolandosene metà.
“Grazie” disse Frannie.
La festa continuò per un’altra ora. Mag contò ancora insieme a Jasmine “Anyway you want it” con Jasmine, alle quali a un certo punto si unirono Fred e George, che grazie al fratello Bill erano grandi fan dei Journey.
Verso la fine della festa iniziarono ad abbassare il volume e si misero a parlare delle loro vacanze in cerchio, seduti sul divano o per terra. Frannie aveva appoggiato le gambe sulle ginocchia di George e si era appoggiata alla spalla di Edmund, che ogni tanto cercava di scostarla ma senza insistere troppo.
Andarono tutti a dormire trascinandosi verso i letti. Mag ebbe appena le forze per togliersi il vestito e mettersi in camicia da notte. Jasmine rimase direttamente vestita, mentre Frannie tolse la gonna ma crollò sul letto prima di togliersi il top.

 
*

L’indomani avevano deciso di svegliarsi verso le dieci per poi andare in spiaggia a passare il resto della mattinata. Mag fu svegliata alle sette e mezza dal canto di un merlo piuttosto molesto e non riuscì più a riaddormentarsi. Dopo mezzora, cercando di non far rumore, si alzò con rabbia e pensò di bersi un succo di frutta sul balcone. Vi trovò Edmund, anche lui in pigiama. Si sarebbe vestito, ma non voleva disturbare i suoi compagni di camera.
“Ciao Mag!” disse sorridendo quando si accorse della sua presenza. Lei era rimasta ferma sul posto, come se avesse visto un fantasma.
“Buongiorno” disse lei quando si riscosse. Decise di andarsi a sedere accanto al ragazzo.
“Dormito bene?” chiese lui.
“Sì, finché un merlo o quel che era non ha iniziato a rendermi partecipe dei suoi drammi mattutini” disse lei abbozzando un sorriso.
“Poverino, non capisco come faccia a darti così fastidio il canto degli uccelli” disse lui stiracchiandosi.
“E tu perché ti alzi sempre presto?” chiese lei, incapace di trovare una risposta razionale.
“Sono stato abituato così, purtroppo” rispose lui alzando le spalle.
“…È stata una bella festa!” aggiunse per cambiare argomento, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni l’aria della mattina.
“Sì, Frannie, mi è sembrata felice” disse lei titubante “…Ho cantato, vero?”
“In piedi sul divano, sì” disse lui ridendo.
“Accidenti” disse Mag, incapace di trattenere una risata.
“Però canti bene” disse lui, facendola arrossire violentemente.
“Non ne sono sicura, poi dopo aver bevuto ne sono ancora meno convinta” disse ridendo nervosamente.
Edmund borbottò un “non è vero”, e il cuore di Mag perse un battito.
“Tu ti sei divertito?” chiese Mag.
“Molto” rispose lui guardandola negli occhi per un attimo.
Rimasero a parlare per un’oretta un po’ della festa, un po’ delle vacanze, un po’ delle rispettive famiglie, poi furono raggiunti da Draco. Mag era troppo serena per dispiacersi della sua presenza anche se avrebbe preferito rimanere da sola con Edmund ancora per un po’.
“Quel dannato merlo” biascicò il ragazzino.
“Pensa che quel dannato merlo mi ha svegliata due ore fa ormai” disse Mag sorridendo “Ti è andata bene”
“Allora, Draco, vai da qualche parte con i tuoi nei prossimi giorni?” chiese Edmund stiracchiandosi.
“Oh, mio padre ha affittato una casa nel sud della Francia, fino al venticinque. Partiamo domani” disse con fierezza.
“Che meraviglia!” disse Mag “Io e i miei abbiamo una casa Italia, proprio al confine con la Francia, li raggiungo oggi stesso!”
Draco cercò di reprimere una smorfia, Edmund la notò e si scurì in volto. Fortunatamente arrivarono anche i gemelli e Frannie.
“Gli altri si stanno svegliando” disse Frannie assonnata. Avrebbe chiesto dopo a Mag per quale motivo era lì sola con Edmund e Draco.
Quando furono tutti vestiti uscirono di casa. Frannie era piuttosto assonnata, mentre Mag ormai era sveglia e sorridente. Il gruppo di amici fece tappa in una gelateria per prendere una brioche al gelato per colazione, poi andarono in spiaggia.
“Prima di andare via dobbiamo fare i salti da là!” disse Frannie indicando un’enorme roccia che faceva da trampolino da cui dei giovani, temerari, babbani si stavano già buttando.
Voi saltate, io starò qui pronta a chiamare i soccorsi!” disse Mag iniziando a sudare freddo.
“Io aiuto Mag!” disse Laetitia titubante.
“Io non mi sono mai buttata dalla parte più alta” disse Frannie.
“Ti butterai con noi” dissero in coro Fred e George facendole l’occhiolino.
Fecero il bagno, si fecero cullare dal mare calmo del mattino, presero il sole. Jasmine e Esmeralda erano quasi del tutto nere per l’abbronzatura e la carnagione già scura. A un certo punto, mentre da una radio di un bar risuonavano le canzoni dell’estate, la compagnia si spostò verso il trampolino.
“Mag, almeno da tre metri buttati!” disse Frannie indicando i vari spiazzi che portavano fino a quello più alto.
I primi a buttarsi furono i gemelli Weasley, ovviamente, seguiti da Esmeralda.
“Frannie, è il tuo momento!” gridò Fred dall’acqua. Mentre Mag canticchiava una canzone che aveva segnato la sua infanzia, Heroes, fece appena in tempo a sollevare lo sguardo per vedere l’amica buttarsi dal punto più alto.
Quando Frannie riemerse dall’acqua era radiosa. Tornò fra gli amici appena in tempo per sentire Fred e George prendere in giro Edmund.
“Scommetto che Pevensie non riesce a buttarsi neanche da tre metri” disse George ritornando fra gli amici.
“Forse si fa battere da Mag per codardia” aggiunse Fred.
“Hey! Io sono felice di essere codarda e viva” protestò Mag.
Edmund prese quelle parole come un insulto personale.
“State a vedere” disse con voce incerta.
“Edmund, NO!” urlò Mag, come se l’amico stesse per andare incontro a un drago sputa-fuoco in costume da bagno.
Sentendola chiamarlo così a Edmund venne in mente Susan, ma se alla sorella avrebbe risposto con un gestaccio e avrebbe fatto a maggior ragione quel che voleva, Mag non gli diede fastidio, anzi, fu davvero a un passo dal fermarsi. Ma l’onore era onore. Decise di ignorarla e avanzò verso il suo destino. Frannie era piegata in due dalle risate e lo seguì con lo sguardo.
“Vai Edmund!” lo incitò.
Il ragazzo guardò giù e si chiese per cosa lo stesse facendo. Poi ripensò alle parole dei gemelli, chiuse gli occhi e si buttò. Per un momento Mag temette di vomitare tutto quel che aveva bevuto e mangiato fino alla sera precedente, ma poi il ragazzo riemerse dalle onde e il suo cuore si calmò e riacquistò il battito regolare.
“È perché soffro di vertigini, avevo l’ansia anche per Frannie!” pensò la ragazza per rispondere alla vocina nella sua mente che le chiedeva per quale motivo fosse così in ansia per il suo amico.
Alla fine anche Tony e Jasmine si buttarono, mentre Mag, Draco e Laets dissero che stavano bene così.

*
 
Arrivò l’ora di pranzo e tornarono tutti a casa. Esmeralda insistette per mettere a posto la casa con la magia.
“Contalo come regalo in più”
“Preferirei ben altro come regalo in più” pensò Frannie guardandola adorante mentre con un colpo di bacchetta la ragazza tirava su tutti i bicchieri vuoti.
Il primo a suonare alla porta fu Lucius Malfoy.
Draco aveva passato la serata più bella della sua vita. Stare a contatto con ragazzi più grandi a cui non doveva dimostrare niente lo aveva reso sereno. Lo aveva detto a Frannie mentre tornavano a casa. La ragazza fu molto felice di sentirglielo dire, e ancora più felice quando lui le svelò il segreto che i genitori della ragazza tenevano da un mese.
Malfoy entrò in casa e raggiunse il figlio nel salotto. Squadrò la stanza in cerca di qualcosa da criticare. C’erano Mag e Edmund che cercavano di tirare via lo striscione, ma il Magiscotch era difficile da levare, così il mago con aria di sufficienza puntò la bacchetta e lo striscione venne via all’istante.
“Grazie” disse Mag sorridente, lui non la degnò di uno sguardo.  
“Allora, come è andata?” chiese Lucius a Frannie con aria severa.
“Molto bene, vero Draco?” disse la ragazza con un gran sorriso. Il ragazzo annuì felice mentre prendeva il suo zaino dal divano.
Quando uscirono Lucius si rivolse al figlio con astio.
“Non mi avevi detto che ci sarebbero stati i traditori del loro sangue, quei Weasley” sibilò.
“Io… Non lo sapevo infatti” balbettò il ragazzo “…Ma sono stati abbastanza intelligenti da non rivolgermi la parola” si affrettò a dire, imbarazzato.
Intanto alla porta era apparso un ometto piuttosto buffo e paffuto.
“Dov’è mia figlia?” chiese con aria preoccupata. Era basso, la pelle piuttosto scura, doveva essere il padre di Jasmine.
“Eccomi!” rispose la ragazza facendo capolino dalla porta della stanza in cui aveva dormito.
“Era questa l’ora, vero?” chiese in ansia. Odiava l’idea di fare uno sgarbo alla figlia.
“Sì, papà!” disse lei ridendo “Senti, non è che possiamo fare tappa a casa di Esmeralda, Fred e George?”
“Tutto quello che vuoi, anima mia! Tutto quello che vuoi!” disse affrettandosi a prendere il suo bagaglio, che fece sparire con un colpo di bacchetta.
Nessuno avrebbe detto che si trattava di un sultano. Sembrava un normalissimo padre, più normale di Malfoy di sicuro.
“Come si fa a non volergli bene?” chiese Mag all’orecchio di Frannie, che alzò le spalle ridendo.
La ragazza corse a salutare le due amiche, ringraziandole di cuore per la bella serata, poi corse dal gruppetto che la aspettava.
I cinque scomparvero poco dopo.
Mancavano solo Tony e Laets, ma ben presto arrivarono i rispettivi genitori. Laets andò via subito, salutando gli amici con un abbraccio affettuoso. Con Mag sicuramente si sarebbe sentita via posta.
“È stata davvero una bella serata!” disse Tony mentre si accommiatava.
“Grazie a te” disse Frannie, poi ci pensò su e si corresse “Cioè, grazie a tutti voi, ma sono davvero felice che tu sia riuscito a venire… Ci tenevo!”
Farfugliò quelle parole sentendosi una stupida.
“E io ci tenevo a esserci!” rispose lui con calma. La abbracciò velocemente e le baciò le guance.
“Grazie ancora, per tutto! Per i fiori, il regalo…” disse ancora Frannie.
Tony le sorrise prendendo il braccio del padre. I due scomparvero.
“…Per te…” sussurrò fissando il punto in cui era scomparso il ragazzo.  
“…E rimasero in tre” disse Mag solennemente, dietro di lei.
“Siamo sempre noi tre” disse Frannie passando un braccio sulle spalle dei due amici, ai suoi lati. Si lasciarono cadere sul divano.
“Sei felice?” chiese Edmund.
“Molto, non potete neanche immaginare!”
“Sono contenta, te lo meritavi” disse Mag.
“…Peter arriverà fra un’ora, possiamo aiutarti a fare qualcosa?” chiese Edmund guardandosi intorno.
“No, tanto per rimpicciolire i letti ci vuole la magia, devo aspettare i miei genitori” disse Frannie.
“Allora possiamo stare qui a poltrire per un’ora!” disse Edmund felice.
“E se andassimo a farci un giro sul lungomare? Mi mancherà troppo la Sardegna, devo salutarla come si deve” propose Mag.
“Mh. Si può fare!” disse Frannie “Ed, tu vieni?”
“Ma certo!” disse balzando in piedi.
“Ragazzi, non avevo mai bevuto così tanto” disse Mag mentre si incamminavano.
“Ma ricordi tutto quello che hai fatto, vero?” indagò Frannie.
“Certo!” si apprestò a dire Mag.
“Wow, beata te che bevi come una spugna e rimani fresca come una rosa, Edmund sarebbe caduto dopo tre drink” disse Frannie dando una gomitata all’amico, che borbottò qualcosa come “Non è vero!”
Si sedettero su una panchina all’ombra e rimasero a guardare la gente che passava, ricordando i momenti più belli della serata. Frannie aveva apprezzato particolarmente il fatto di aver ballato con Tony per due canzoni di seguito. Edmund invece si vantava di aver battuto Fred a braccio di ferro. Mag era felice e basta, anche se avrebbe voluto assistere alla scena di Edmund che batteva l’amico Grifondoro.
Quando arrivò l’ora tornarono a casa. Peter arrivò cinque minuti dopo, fece gli auguri a Frannie, che lo ringraziò per il regalo, e prelevò Mag.
“Quindi ti porto alla casa al mare?” le chiese.
“Sì” rispose subito lei, poi gli disse l’indirizzo.
Abbracciò fortissimo Frannie.
“Scrivimi se ti va!” le disse “E ancora tanti auguri, amica!”
“Grazie” disse Frannie prima di passare a stritolare Edmund.
I tre partirono. Si Materializzarono vicino al palazzo dove Mag era attesa dai suoi genitori.
“Beh, allora grazie!” disse Mag voltandosi verso i due ragazzi.
“Che bel posto!” disse Peter guardando il panorama.
“Sì, lo amo” disse Mag imbarazzata “…Beh, se volete andare, io da qui posso rientrare da sola!” disse Mag guardando Edmund. Avrebbe voluto invitarli a casa per un tè freddo, ma si sentiva troppo impacciata, perciò decise di salutarli e andò prima da Peter.
“Mi sa che non ci vediamo più” disse, un po’ triste.
“Temo di no. Buon rientro a scuola, non farti problemi a sgridare Edmund”
“Che cos’è, una specie di investitura a rompi balle in tua vece?” disse Edmund alzando gli occhi al cielo, infastidito.
“Chiamala come vuoi” disse lui ridendo. “Ma mi sembra quella con più sale in zucca fra i tuoi amici”
“Va bene, lo aiuterò anche a soffiarsi il naso, se servirà! Non preoccuparti, Peter” rispose Mag ridendo.
Edmund fu felice di quella risposta a tono e la guardò con fierezza.  
“Stammi bene!” disse il maggiore dei Pevensie abbracciandola velocemente.
“Anche tu!” rispose Mag, poi si voltò bruscamente verso Edmund e, impacciata, abbracciò anche lui. Non sapeva cosa dirgli, sapeva solo che le mancava già. L’idea che lo avrebbe visto un mese dopo la deprimeva e la spaventava leggermente.
“A presto, Mag” disse lui.
“A presto” sussurrò lei.
Si staccarono a malincuore, Edmund abbassò il viso, imbarazzato, sapendo che Peter stava guardando. Mag era arrossita.
“Buone vacanze!” disse Mag prendendo lo zaino e avviandosi verso il cancello. Quando si voltò i due si erano appena Smaterializzati.

 
*

Intanto Frannie era rimasta a casa da sola. Indossò il vestito che le aveva regalato Jasmine e girò per la casa canticchiando le canzoni della sera precedente. Erano state davvero poche le volte in cui si era divertita così tanto. I suoi amici le mancavano già. Pensò che non avrebbe cambiato la sua vita per nulla al mondo. Arcobaleno, che era stata nascosta per tutto il giorno a causa del chiasso, spuntò fuori e andò a farle i suoi personalissimi auguri, rendendola ancora più felice.

 


Note autrice

Spero che vi siate goduti questo capitolo almeno la metà di quanto i nostri protagonosti si sono goduti questa magnifica estate!
Vi è piaciuta l'uscita al cinema? Siamo state attente e abbiamo messo due film che effettivamente sono usciti nell'estate 1994 *-*
Per quanto riguarda il compleanno di Frannie, vi sono piaciuti i regali? E la cena fra amici, il bagno di mezzanotte e la fine della festa nella casa al mare? 
Edmund che batte Fred a braccio di ferro è la cosa più bella del mondo, ammettiamolo. 

Con il prossimo capitolo si torna a Hogwarts. Tenetevi forte perché questo sarà un anno pieno di sorprese! 

Se vi interessa, la colonna sonora del capitolo è questa:

Another one bites the dust, Queen
A hard day's night, Beatles
Dancing Queen, ABBA

Nella mia pagina facebook ho pubblicato delle immagini sull'estate dei nostri ragazzi. Vi consiglio di seguirla per poter seguire gli aggiornamenti della storia. 
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Capitolo 5
*** Ritorno a Hogwarts ***


III

RITORNO A HOGWARTS 


Era la mattina del primo settembre, e a Londra era una gran bella giornata di sole, benché il meteo portasse “temporale” di lì a poco. La stazione dei treni di King's Cross era affollata un po' più del solito. Sembrava una specie di raduno, di ornitologi forse? Jackson, la guardia in servizio, non ricordava di aver mai visto tanti gufi e civette in un giorno solo. Si premurò di cercare in un’enciclopedia se per l'ornitologia ci volesse una divisa particolare, dato che diverse di quelle persone erano vestite in modo piuttosto singolare.
"Se solo avessi ancora l'enciclopedia..."
Pensò. Da poco si era dovuto trasferire in affitto, si era appena separato dalla moglie, che aveva tenuto la casa di proprietà. Lui non voleva trasferirsi, stava ancora tentando di riconquistarla. Proprio quella mattina, però, era arrivata la lettera dall'avvocato. Questo rendeva tutto più reale. Si appoggiò di schiena a una colonna e iniziò a osservare i passanti. Intravide un rospo che saltellava verso i binari e sgranò gli occhi.
"Curioso... molto curioso."
Si dedicò alla questione con grande interesse, così magari non avrebbe pensato a Mary almeno per qualche ora. Osservò il rospo che faceva un ultimo salto prima di finire sul binario nove, quando un ragazzo lo acchiappò.
-Preso!
Il ragazzino, non avrà avuto più di quattordici anni, restò in bilico per un istante sul bordo della linea gialla, stava per cadere dritto nel binario. Jackson si drizzò, come attraversato da una scarica elettrica.
"Ci manca solo che un ragazzino venga investito mentre sono in servizio."
Stava per fare un balzo e afferrarlo quando, appena in tempo, una donna anziana con un avvoltoio impagliato sul cappello lo afferrò per la collottola e con una forza invidiabile per la sua età lo trascinò di nuovo in equilibrio.
-Neville, quante volte te l'ho detto? Quando siamo in stazione devi tenerlo nella scatola!
-Ma nonna, Oscar ha paura del buio, lo sai!
L'uomo ghignò, osservando il cappello imponente, il rapace sembrava fissarlo con occhi terribili.
"Sì. Si tratta sicuramente di ornitologi."
Senza muoversi dalla colonna su cui era appoggiato, iniziò a notare che sempre più occhi lo fissavano ostili, e iniziò a sentirsi a disagio. Si chiese cosa stesse facendo di sbagliato, se avesse qualcosa fuori posto, o la divisa al contrario ma no, era solo appoggiato alla colonna tra il binario nove e il binario dieci. Ora che ci rifletteva meglio, proprio da quando si era appoggiato un po' di folla aveva iniziato ad accumularsi e a fissarlo, come se si fosse fermato a pensare proprio in mezzo a una porta di servizio.
"Curioso, molto curioso."
Ripeté.
Intravide un movimento sospetto da uno dei passanti, ma l'istante dopo non ci badò più. Gli era venuta una voglia improvvisa e improrogabile di fumarsi una sigaretta. Ovviamente fumare in stazione sarebbe stato sconveniente, così abbandonò la sua posizione e uscì all'aperto, cercando un tabacchino aperto.
"Curioso. Sono vent'anni che ho smesso di fumare. Sarà lo stress per il divorzio."
Rifletté, mentre il traffico in stazione riprendeva a scorrere tranquillo.
Al binario nove e tre quarti c'era un grande trambusto. Molti studenti caricavano i bauli sul treno, qualcuno era già salito, la maggior parte abbracciava gli amici e salutava i parenti, pochi con qualche lacrima.
Margaret si sentì chiamare e si voltò. Era stata accompagnata dalla sorella maggiore, Claire, sempre entusiasta di affacciarsi nel mondo magico, anche se per poco. Quando vide Frannie gesticolare qualche metro più in là il suo sorriso si allargò. L'amica le era mancata. Le ragazze si abbracciarono e Margaret strinse la mano ai genitori Firwood, avendo scoperto qualche mese prima quanto le stessero simpatici.
-Edmund?
Chiese la ragazza, e lo sguardo che le lanciò l'amica la fece vergognare. Forse avrebbe potuto evitare di chiederlo subito, forse così era troppo ovvio... sarebbe dovuta stare più attenta. Frannie le indicò con gli occhi un punto alla sua sinistra.
-Meglio lasciarlo solo, per ora.
Edmund era con i tre fratelli, avevano tutti l'aria piuttosto seria. Peter aveva una mano posata sulla sua spalla e aveva Lucy attaccata addosso come un koala. Si ricordò in quel momento che il maggiore dei Pevensie non sarebbe stato a Hogwarts, quell'anno.
-Sì, hai ragione. Andiamo a prendere il posto. Tanto Laetitia sarà in ritardo come sempre.
Convenne Margaret, e dopo un ultimo saluto ai parenti le ragazze salirono sul treno, con Dante nella gabbietta e Ser Jaime nella sportina. Mentre aspettavano gli amici nello scompartimento, qualcuno bussò. Dopo l'invito a entrare, Tony si affacciò dalla porta scorrevole.
-Ah, siete qui. Vi cercavo per salutarvi.
Frannie sorrise da un orecchio all'altro e si alzò, baciandogli le guance.
-Ciao Tony! Com'è andata la fine delle vacanze?
Il ragazzo sorrise.
-Bene, benissimo. Il ministero ci ha risarcito per la tenda, sapete. Non ce l'aspettavamo proprio.
"Sì, beh, diciamo che potrebbe esserci lo zampino di mia madre dietro."
Pensò Frannie, ridendo sotto i baffi. L'amica colse il suo sguardo e scosse la testa.
"Tipico di Frannie."
-Anche nella vostra lettera era consigliato di portare un abito da sera?
Chiese confuso. Frannie si illuminò e sorrise malignamente.
-Sì, c'entra con la sorpresa che avremo quest'anno! Se vuoi posso dirtela, Tony!
Rispose cinguettando. Margaret la guardò con astio.
-Ehi, a me non lo hai detto!
Il ragazzo ridacchiò.
-No, grazie Frannie. Preferisco scoprirlo stasera.
-Vuoi restare con noi nel vagone? C'è posto!
Propose Margaret, già pensando che l'amica ora le doveva un favore, infatti la ragazza annuì vistosamente.
-Oh, no, grazie Mag. Diggory mi aspetta al vagone, sono passato solo per un saluto.
Frannie si scurì impercettibilmente in volto, ma cercò di non darlo a vedere.
-Ci vediamo stasera, allora.
-A dopo ragazze!
Appena fu sparito, neanche il tempo di chiudere la porta, apparve Edmund. Non aveva un'aria molto allegra. Al suo ingresso, Margaret lo osservò attentamente. Poco dopo il compleanno di Frannie si era accorta che non era Hogwarts a mancarle sino a farla star male, o almeno non soprattutto Hogwarts. Era Edmund, soltanto lui. Aveva dato una spiegazione a tutti i momenti di quest'anno in cui si era sentita strana, felice, agitata. E questa spiegazione la spaventava, tant'è che non la aveva confidata a nessuno, neanche a Frannie. Ovviamente, neanche a dirlo, l'amica aveva capito benissimo cosa lei provasse, anche prima di Margaret stessa. Passando tutti i giorni così a stretto contatto con qualcuno, qualcuno che conosci così bene, non puoi non notare certe cose... non puoi e basta. Lo guardò entrare nel vagone con aria mogia. Avrebbe voluto abbracciarlo, consolarlo, dirgli che Peter o no non sarebbe mai stato solo nel castello, che lei lo avrebbe seguito ovunque. Ma non lo fece. Continuò semplicemente a guardarlo accomodarsi, senza sapere cosa dire. Tutto quello che avrebbe voluto era vederlo sorridere.
-Ed...
Fece cenno Frannie di sedersi accanto a lei. Margaret era troppo distratta dai suoi pensieri per fare qualcosa. Quando lui si sedette, come per magia, la ragazza si svegliò. Si morse il labbro pensando velocemente a cosa dire per sembrare normale, e sperò di esserci riuscita.
-Ciao Ed!
Mormorò al ragazzo di fronte a lei, posandogli una mano sulla spalla.
-Come stai?
Chiese Frannie, sforzandosi di non girare il coltello nella piaga ma cercando di assicurarsi che non si sarebbe buttato giù dal treno. A quelle parole Edmund parve riprendersi, come se si fosse ricordato di qualcosa di bello e dannatamente importante che prima gli sfuggiva. Sorrise. A Margaret sembrò come se le avessero tolto un peso dal petto.
-Non lo so, stavo male sino a un attimo fa… Sono contento di vedervi! E di tornare a Hogwarts.
Le due amiche si guardarono, un po' sollevate.
-Siamo contente anche noi.
Disse Mag, sorridendo confortante.
-E quest'anno ci sarà da ridere!
Esclamò Frannie stiracchiandosi.
-Ah, giusto! Tu sai!
Disse Edmund, con sguardo curioso.
-Dai Fran, ora puoi dircelo!
La ragazza scosse la testa.
-Lo scoprirete stasera. È una sorpresa!
-Andiamo, solo qualche ora prima!
-Assolutamente no. Vedrete che sarà più bello così. Quando lo saprete mi ringrazierete di non avervelo detto prima!
Margaret aggrottò le sopracciglia e la guardò con fastidio.
-Ma a Tony volevi dirlo...
-Solo per comprare un po' d'amore!
Rispose lei, alzando le spalle.
-Sei una persona tremenda, lo sai?
Chiese il ragazzo, mordendosi il labbro.
-Lo so benissimo, grazie!
Margaret guardò fuori, apprensiva. Erano le undici meno cinque.
-Perché non sta entrando nessuno? Dove sono Laets, Aladdin e Jasmine?
Gli altri due seguirono il suo sguardo oltre il finestrino. Aveva ragione. In genere così tardi le famiglie spuntavano dal pilastro ogni paio di secondi, invece era un minuto che non si vedeva nessuno.
-Avranno già chiuso il binario?
Chiese Mag, preoccupata. Edmund scosse la testa.
-Impossibile.
-Speriamo facciano in tempo... mancano solo tre minuti, ormai.
Appena Frannie ebbe finito di pronunciare queste parole, una calca di adulti e ragazzi affannati ruzzolò nel binario, in gran fretta. I tre Serpeverde osservarono la scena perplessi, e si rilassarono solo quando videro i loro tre amici salire sul treno di volata, inciampando e affrettandosi sugli scalini. Appena l'ultimo studente di questo scarmigliato gruppetto mise piede sul treno, questo partì sferragliando. Margaret si rilassò, sistemandosi sulla poltroncina. La porta dello scompartimento si aprì, e Aladdin, Jasmine e Laetitia entrarono col fiatone e si abbandonarono sul sedile, esausti.
Frannie, Edmund e Margaret presero le due gabbiette dei volatili e la sportina e se la misero ognuno tra le sue gambe, per far spazio.
-Che accidenti è successo?
Chiese Edmund, guardandoli confuso.
-Per una volta che ero in orario.
Borbottò Laetitia, tentando di sistemarsi i capelli scarmigliati.
-Un babbano ha bloccato il passaggio. Si era poggiato sul pilastro e nessuno aveva il coraggio di tirar fuori la bacchetta e convincerlo a spostarsi. Era pieno di gente, saremmo potuti essere visti...
Spiegò Jasmine, ancora scossa. Aveva veramente temuto che avrebbe perso il treno, questa volta.
-Non so chi l'abbia fatto, alla fine. Spero non gli abbia messo in testa qualcosa di brutto, chiunque fosse.
Frannie alzò le spalle.
-Siete qui tutti e tre, questo è l'importante.
Gli altri annuirono.
-Dovrebbero cambiare sistema, ogni volta è un'avventura in questa stazione!
Si lamentò Jasmine, facendosi aria con un lembo del vestito.
-Se arrivaste in anticipo non avreste problemi! Noi tre non ne abbiamo mai avuti!
Commentò Edmund, indicando sé stesso, Margaret e Frannie. Le due ragazze annuirono, sorridendo orgogliose.
-Allora, pronti per questo nuovo anno?
Chiese Aladdin entusiasta.
-Prontissimi!
Rispose Laetitia, accarezzando Rui attraverso la porta del cestino.
"No che non lo siete."
Pensò Frannie, mentre il treno lasciava Londra ed entrava in aperta campagna. Margaret si stiracchiò.
-Quest'anno niente dissennatori e niente basilischi!
Sospirò sorridendo. Gli anni precedenti erano stati molto movimentati.
-Soltanto abiti da sera e feste!
Le fece eco Jasmine, facendo passare un braccio sulle spalle del fidanzato.
-Non vedo l'ora che arrivi il momento di metterlo!
Sospirò Frannie, sognante,
-E di vedere Tony con il completo! Sarà bellissimo!
Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Se sei così eccitata sono già sicuro che sarà una scocciatura.
Margaret annuì.
-Concordo. Frannie felice di qualcosa vuol dire guai...
-Io sono curiosa, questo è sicuro.
Ammise Laetitia.
-Mio padre ha dovuto firmare un permesso speciale per quello che succederà quest'anno, ma non ha voluto comunque dirmi nulla!
Mormorò Jasmine, col broncio.
-Ha fatto bene, Jas. Vedrai che la sorpresa ti piacerà.
-Facile per te dirlo... sai già tutto!
Aladdin si schiarì la voce.
-C'è un'altra incognita che non avete considerato!
-E cioè quale?
Chiese Jasmine voltandosi a guardarlo stupita.
-L'insegnante di Difesa. Dopo Raptor e Allock sembrava andare così bene con Lupin... non credo saremo fortunati anche stavolta. Sarebbe troppo bello per essere vero.
Edmund sospirò.
-Spero davvero che ti sbagli, Al. Non ho voglia di combattere quest'anno.
-Aggiornamenti sulla coppa del mondo? Si sa qualcosa?
Chiese Laetitia, ricordando gli eventi dell'estate. I ragazzi si guardarono.
-No. Assolutamente niente. Il ministero è confuso.
Rispose Frannie alzando le spalle.
-Sulla Gazzetta non hanno pubblicato nulla di nuovo!
Completò Edmund.
-Stiamo tornando indietro. Come può esistere ancora qualcuno che si veste da mangiamorte? Che lancia il marchio nero?
Sospirò Margaret scuotendo la testa.
-Ma è vietato, vero? Evocarlo.
Chiese Jasmine.
-Certo che è vietato. Evocare il marchio nero, dichiararsi mangiamorte o elogiare Voldemort in pubblico... non si può fare. Non in Inghilterra.
Rispose Laetitia.
-Com'è possibile che non abbiano trovato il colpevole? Avrebbero dovuto controllare le bacchette!
Esclamò Edmund.
-Erano troppe, come avrebbero potuto controllarle tutte? Molti si sono smaterializzati appena la situazione si è scaldata!
Rispose Aladdin, mesto.
-In realtà la bacchetta la hanno trovata. Ho sentito mia madre parlarne con mio padre qualche sera fa. Ma non possono risalire al colpevole con quella. È di uno studente di Hogwarts a cui è stata rubata prima della partita.
Spiegò Frannie, che tramite la madre cercava sempre di impicciarsi negli affari del ministero.
-Davvero? E di chi era?
Chiese Margaret curiosa.
-Non lo so. Non glielo ha detto, penso ne avessero già parlato. Forse sospettavano stessi ascoltando. Devo assolutamente comprare dai gemelli un paio di orecchie oblunghe.
-A proposito di tua madre... si sa qualcosa di Bertha Jorkins?
Chiese Laetitia che dal giorno della coppa aveva ancora il pallino in testa.
-La Gazzetta non ha scritto nulla, penso la abbiano trovata ormai... o sarebbe uscito qualcosa.
Commentò Edmund. Frannie scosse la testa.
-E invece ti sbagli. Ancora niente . Non so perché non si diano una mossa, è davvero triste.
-Ancora niente? Ma è assurdo!
Esclamò Margaret indignata.
-Sai Frannie, mi sembrava che odiassi quella strega... perché ti importa tanto?
Chiese Jasmine, confusa.
-Ma infatti è così. Lei non mi piace per niente, non mi è mai piaciuta. Solo che... com'è possibile sparire da un giorno all'altro, tutti se ne accorgono, e non essere mai cercati? Quando ne parlo tutti alzano le spalle e dicono "è fatta così". È orribile.
-Concordo Frannie... è orribile. E anche a me sembra davvero strano.
Le fece eco Mag. Accompagnato da questi pensieri poco allegri, il treno continuò la corsa verso la Scozia. Man mano che salivano verso nord, il tempo peggiorava. Verso le tre una pioggerellina insistente e fastidiosa iniziò a picchiettare sui vetri. Edmund stava tornando lento ma progressivo di malumore, e gli altri non erano molto da meno.
-Spero che il banchetto valga la pena.
Sospirò Laetitia mettendosi comoda sullo schienale.
-Il banchetto vale sempre la pena.
Chiarì Aladdin, che come Edmund aveva sempre una gran fame.
-Chissà se ogni tanto quest'anno ci serviranno qualcosa di diverso...
Sospirò Frannie
-E perché mai dovrebbero?
Chiese Edmund, sollevando un sopracciglio. L'amica alzò le spalle con espressione enigmatica. Il cattivo umore di Edmund durò per tutto il viaggio. Non parlò molto mentre indossavano la divisa della scuola, ed era ancora incupito quando l'Espresso di Hogwarts finalmente rallentò e si fermò nel buio impenetrabile della stazione di Hogsmeade. Tutti gli amici sembravano risentirne, anche se non quanto lui. Il brutto tempo aveva gettato una coperta di negatività sulla brughiera e sul castello.
I ragazzi gettarono i mantelli sulle gabbiette e le sportine per non far bagnare gli animali, le teste chine e gli occhi ridotti a fessure per il diluvio. La pioggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesciati secchi d'acqua ghiacciata. Trovarono una carrozza libera e Jasmine ci saltò su, seguita dagli altri. Tremanti e seccati dal tempo, aspettarono che partisse. Le carrozze avanzarono pesantemente attraverso i cancelli, fiancheggiati da statue di cinghiali alati, e su per il ripido viale, oscillando pericolosamente in quella che stava diventando in fretta una tempesta. La fronte contro il finestrino, Margaret vide Hogwarts avvicinarsi, le molte finestre illuminate confuse e tremolanti al di là della fitta cortina di pioggia. Un fulmine dardeggiò nel cielo mentre la loro carrozza si fermava davanti ai grandi portoni di quercia in cima alla rampa di gradini di pietra. Quando si fermò, Laetitia fu la prima a precipitarsi a scendere.
-Odio la pioggia. Ma se c'è una cosa che odio più della pioggia è prendere i mezzi con la pioggia.
Stringendo il cestino di Rui tentando disperatamente di non farlo bagnare troppo, si infilò su per gli scalini sotto la tettoia dell'ingresso. Erano tra i primi a essere arrivati, solo qualche altra carrozza era ferma davanti all'entrata. Frannie tentava di asciugarsi la testa mormorando qualche incantesimo mentre si tastava i capelli. Improvvisamente sentirono un grido.
-Ehi! Dannato idiota!
Si voltarono di scatto e sentirono una risata. Un Tassorosso di qualche anno più piccolo di loro, imprecava fradicio da capo a piedi.
-Stai più attento la prossima volta, Ernuccio.
Sibilò Pix il poltergeist con un grappolo di palloncini pieni d'acqua tra le mani.
-Andiamo via, presto!
Li esortò Aladdin, afferrando il braccio di Jasmine protettivo e filandosela dentro il castello.
-Se mi arriva una goccia giuro che lo resuscito e lo annego con le mie mani, parola mia!
Borbottò Frannie salendo le scale con sguardo assassino.
-Meglio che non lo dica troppo a voce alta, altrimenti ti annaffia sul serio.
Sibilò Edmund al suo orecchio, mentre guardava Margaret con aria apprensiva.
-Entriamo, prima che si accorga di noi.
Aggiunse. Laetitia sbuffò. In un attimo furono dentro, al caldo e al sicuro. Posarono bauli e animali a un lato dell'androne, pronti per essere trasportati nelle loro stanze.
-Voi che avete la fortuna di avere il barone sanguinario dovreste farci due chiacchiere.
-Qualcuno prenda quell'essere! Ora mi sono veramente stancata!
Tuonò una voce dal corridoio accanto. La McGranitt. I ragazzi ghignarono e scossero la testa, camminando più svelti che potevano sul pavimento scivoloso e bagnato. La Sala Grande, ancora mezza vuota, era stupenda come sempre. Dentro faceva molto più caldo, e i ragazzi iniziarono ad asciugarsi con le bacchette. Si separarono nei vari tavoli, Jasmine e Aladdin salutandosi con un bacio, e aspettarono che si riempissero, guardando i piatti vuoti e i bicchieri dorati. Videro Miles e Pucey entrare a braccetto, e Frannie diede una sonora gomitata a Margaret per farglieli notare. Lei socchiuse le labbra, sorpresa. Mag invece riconobbe il ragazzo Corvonero che aveva giocato con loro a pallavolo qualche mese prima e lo segnalò a Frannie. Sembrava tra quelli più zuppi, insieme a Ronald Weasley e al ragazzo Tassorosso. Pix doveva aver rovesciato un gavettone anche su di lui . La cosa fece ridacchiare le tre ragazze senza ritegno e sorridere un minimo persino Edmund.
-Spero che lo smistamento finisca in fretta. Ho fame.
Borbottò il ragazzo, giocando con coltello e forchetta. Non fece in tempo a finire la frase che le porte della Sala Grande si aprirono, e cadde il silenzio. La professoressa McGranitt guidò una lunga fila di ragazzini del primo anno fino all'altro capo del salone. Se i ragazzi ai tavoli erano bagnati, non era niente a confronto dei nuovi arrivati: sembrava che invece di arrivare in barca avessero attraversato il lago a nuoto. Tutti tremavano di freddo e nervosismo mentre sfilavano lungo il tavolo degli insegnanti e si fermavano davanti al resto della scuola - tutti tranne il più piccolo, un ragazzino coi capelli color topo, avvolto in quello che aveva tutta l'aria di essere il cappotto di pelliccia di talpa di Hagrid, il loro professore di cura delle creature magiche. Il cappotto era così grande per lui che sembrava avviluppato in un tendone nero e peloso: il suo faccino spuntava da sopra il collo, quasi dolorosamente eccitato. La professoressa McGranitt posò uno sgabello a quattro gambe davanti alla fila e vi sistemò sopra un cappello da mago estremamente vecchio, sporco e rattoppato. I ragazzini lo fissarono. Così tutti gli altri. Per un attimo calò il silenzio. Poi uno strappo vicino all'orlo si spalancò come una bocca e il cappello prese a cantare. Quasi nessuno dei ragazzi ai tavoli prestò attenzione, la maggior parte continuò a chiacchierare annoiata. Edmund sospirava ogni tre per due, Jasmine guardava verso il tavolo Grifondoro mantenendo col fidanzato un sognante contatto visivo, e Frannie e Margaret facevano speculazioni su quale ragazzo sarebbe stato smistato in quale casa. Solo quando il cappello disse "E per Serpeverde la pura ambizione contava assai più di ogni nobile azione." Frannie batté le mani insieme a Jasmine e qualcun altro della loro casa, e Edmund e Margaret si guardarono sorridendo e scuotendo la testa. Fred e George, dal loro tavolo, fischiarono con disapprovazione. Malfoy, Tiger e Goyle si voltarono a far loro dei gestacci. Lo smistamento iniziò. Dopo i soliti tifi da stadio e quelli che sembravano alcuni acquisti promettenti, con
-Wittby, Kevin. Tassorosso!
Tutto finì. Albus Silente, con gli occhi vispi e un delizioso abito verde, si alzò in piedi. Ragazzi, professori, fantasmi si zittirono.
-Ho solo una parola da dirvi...
-Oh, no...
Mormorarono Edmund e Frannie, che non vedevano l'ora di nutrirsi. Non avevano proprio voglia di sentire un discorso. Margaret alzò gli occhi al cielo.
-Abbuffatevi.
Udita la parola, ci fu un boato di approvazione e il cibo iniziò a materializzarsi sui tavoli. I ragazzi mangiarono quasi completamente in silenzio, avidamente. A pranzo avevano solo sgranocchiato qualche snack dalla signora del carrello. Quando anche i dolci furono demoliti, e le ultime briciole furono svanite dai piatti, lasciandoli lustri e puliti, Albus Silente si alzò di nuovo. Il chiacchiericcio che riempiva la Sala s'interruppe quasi all'istante.
-Dunque!
Esordì Silente, sorridendo a tutti quanti.
-Ora che siamo tutti sazi e dissetati, devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su alcuni avvisi. È mio doloroso dovere informarvi che la Coppa del Quidditch quest'anno non avrà luogo.
A quelle parole, un coro di voci sconvolte echeggiò per la sala. Edmund e Margaret spalancarono gli occhi senza parlare. Il momento della verità era finalmente arrivato. Frannie ghignava soddisfatta, guardò Draco e gli fece l'occhiolino. Silente riprese
-Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via a breve e continuerà per tutto l'anno scolastico, impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente. Ho l'immenso piacere di annunciare che quest'anno a Hogwarts...
Ma in quel momento risuonò un tuono assordante e le porte della Sala Grande si spalancarono. Sulla soglia c'era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. Un lampo improvviso lo illuminò: tutte le teste dei ragazzi si volsero di scatto a guardarlo. L'uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, poi prese ad avanzare verso il tavolo degli insegnanti. Un sordo clunk echeggiò nella Sala un passo sì e uno no. Lo sconosciuto raggiunse l'estremità del tavolo, voltò a destra e zoppicò vistosamente verso Silente. Un altro lampo attraversò il soffitto.
Una luce cruda aveva illuminato il volto dell'uomo, un volto diverso da tutti quelli che i ragazzi, o la maggior parte di loro, avessero mai visto. Era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ma erano gli occhi la cosa peggiore. Uno era piccolo, scuro e lucente. L'altro era grande, tondo come una moneta e di un vivace blu elettrico. L'occhio blu si muoveva incessantemente, senza che mai calasse la palpebra, e roteava in su, in giù e da una parte all'altra, in totale autonomia rispetto all'occhio normale - e poi roteò indietro, verso l'interno della testa, così che ne rimase visibile solo il bianco. Lo straniero raggiunse Silente. Tese una mano e Silente la strinse, mormorando parole che non si riuscì a cogliere. Silente annuì e fece segno all'uomo di sedere nel posto vuoto alla sua destra. Lo straniero sedette e cominciò a mangiare. L'occhio normale era fisso sulle salsicce, ma quello blu sfrecciava ancora irrequieto tra le palpebre, abbracciando la Sala e gli studenti.
-Vorrei presentarvi il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure,
Disse allegro Silente, rompendo il silenzio,
-Il professor Moody.
Era consuetudine che i nuovi componenti del corpo insegnante venissero accolti con un applauso, ma nessuno, né fra i docenti né fra i ragazzi, batté le mani a parte Silente e Hagrid: il suono echeggiò lugubre nel silenzio, e ben presto smisero. Tutti gli altri sembravano troppo esterrefatti dalla bizzarra apparizione di Moody per riuscire a far altro che fissarlo.
-Come stavo dicendo
Disse, sorridendo alla marea di studenti davanti a lui,
-Nei prossimi mesi avremo l'onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che non ha luogo da più di un secolo. È con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest'anno si terrà a Hogwarts.
La tensione che aveva riempito la Sala dall'arrivo di Moody si ruppe all'improvviso. Un mormorio eccitato attraversò le tavolate, Frannie esultò e Margaret le diede una gomitata. Jasmine sorrideva affascinata e Edmund mormorò
-Come aveva detto Peter...
La professoressa McGranitt tossicchiò sonoramente. Silente ridacchiò soddisfatto.
-Dov'ero rimasto? Ah, sì, il Torneo Tremaghi... be', alcuni di voi forse non sanno di che si tratta, quindi spero che quelli di voi che lo sanno mi perdoneranno questa breve spiegazione, e sono liberi di pensare a quello che vogliono.
Frannie e Draco, insieme a pochi altri, si stiracchiarono e si misero a giocherellare con le posate e a farsi boccacce tra loro. Gli occhi degli altri erano fissi su Silente. Margaret, con la coda dell'occhio, si accorse che gli occhi dei gemelli Weasley brillavano.
-Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa, come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell'ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità... almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere il Torneo.
A quelle parole molti studenti rabbrividirono. Quasi tutti i Grifondoro e i Serpeverde invece sembravano ancora più intrigati.
-Ci furono parecchi tentativi nel corso dei secoli di riportare in auge il Torneo, nessuno dei quali ebbe molto successo. Comunque, i nostri Uffici per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport Magici hanno deciso che i tempi sono maturi per un nuovo tentativo. Abbiamo lavorato molto nel corso dell'estate per far sì che questa volta nessun campione o nessuna campionessa si trovi in pericolo mortale. I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno a breve con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà alla fine di questo mese. Un giudice imparziale deciderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeoni.
Anche i pochi che non stavano ascoltando furono fulminati da quelle parole.
-Mille galeoni? Non lo sapevo!
Esclamò Frannie notando che anche Tony aveva rizzato la testa come colpito da una scarica elettrica. Edmund alzò un sopracciglio interessato, cosa che a Margaret non piacque per niente. Jasmine non sembrava molto colpita .
-Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d'età per gli sfidanti di quest'anno. Solo gli studenti dell'età giusta - cioè da diciassette anni in su - potranno proporsi per la selezione. Questa - Silente alzò un po' la voce, perché una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole, e i gemelli Weasley all'improvviso divennero furibondi - è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts. Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni.
I gemelli Weasley protestarono a voce così alta da far voltare anche ragazzi di altri tavoli. Frannie corrugò la fronte.
-Che fregatura. E io che mi vedevo già investire mille galeoni nella mia casa al mare con Tony.
Borbottò Frannie. Silente continuò.
-Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno a momenti e resteranno con noi per la maggior parte dell'anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora...
La porta si socchiuse e il signor Gazza sgusciò nella Sala. La attraversò correndo col fiato e salì al tavolo degli insegnanti per sussurrare qualcosa all'orecchio del preside. Silente sorrise gioioso ed esclamò
-Oh, bene! Sono già qui!
Le porte della Sala Grande si spalancarono rumorosamente e un gruppo di una decina di ragazzi e ragazze fece il suo ingresso. In testa, un uomo alto e distinto con una barba ispida e due occhi penetranti avanzò nella navata centrale dritto verso il tavolo dei professori. Portava una pelliccia argentata e ben pettinata, mentre il gruppo di quelli che dovevano essere gli studenti dietro di lui aveva una spessa pelliccia bruna che li faceva sembrare tutti degli armadi.
-Igor, amico! Benvenuto!
Silente scese dalla sua postazione e abbracciò calorosamente l'uomo. Edmund lo guardò con sospetto, mordendosi il labbro. L'uomo non evocava alla sua mente pensieri troppo felici. Frannie e Margaret si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Ragazzi e ragazze, vi presento gli studenti dell'Istituto per gli studi magici di Durmstrang!
Ci fu un breve applauso, perlopiù dal tavolo Serpeverde, e anche Margaret assunse un'espressione contrita. La scuola era famosa per avere una particolare affezione verso le arti oscure. Frannie sembrava abbastanza tranquilla.
-So cosa stai pensando, Mag. Sono sicura che è una diceria, come per noi Serpeverde.
Disse, guardando i ragazzi che si dirigevano tutti verso il loro tavolo. Iniziavano a togliersi le pellicce, rivelando una divisa vermiglia. Mentre si avvicinavano, per la sala iniziò a diffondersi uno strano brusio. Edmund spalancò la bocca e sgranò gli occhi.
-Ma quello è Victor Krum!
Gridò una ragazza dal tavolo Corvonero. La maggior parte delle ragazze trattenevano a stento degli strilli adoranti. Victor, con le sopracciglia folte e il naso aquilino, non diede segno di aver colto l'eccitazione degli studenti.
-Permesso.
Borbottò, e Hans si spostò di lato, facendolo sedere accanto a lui cercando di non sembrare impressionato, anche se chiaramente lo era. Margaret alzò gli occhi al cielo pensando a quanto si sarebbe vantato con gli amici del fatto che Krum si era seduto proprio accanto a lui. Anche Edmund sembrò notarlo, infatti sbuffò. Jasmine fece posto invece a un altro ragazzo, sorridente, che si guardava intorno curioso. Salutò con un cenno cordiale Jasmine, Margaret, Edmund e Frannie, che risposero con un sorriso timido.
-'Ciorno.
Balbettò, cercando di essere naturale.
-Buonasera!
Rispose Frannie di buon umore. Non appena tutti gli studenti di Durmstrang si furono seduti e il loro preside ebbe preso posto accanto alla sedia di Silente, questo esclamò
-E ora, diamo il benvenuto agli studenti dell'Accademia di magia di Beauxbatons!
Le porte si aprirono per l'ennesima volta e un donnone persino più alto di Hagrid fece il suo ingresso trionfale, sorridendo entusiasta. Molti più studenti applaudirono rispetto all'entrata precedente, e alcuni studenti di Durmstrang sbuffarono per questo. Furono presto distratti però da una figura che camminava in mezzo alla sala. Mentre la donnona, che Silente salutò col nome di Maxime, riceveva un baciamano dal preside, gli studenti la seguivano per la navata centrale. Le divise erano di seta azzurra e svolazzanti, Margaret pensò che quei poveri ragazzi dovessero avere molto freddo. In mezzo a loro una studentessa spiccava per grazia ed eleganza. Si muoveva come se i suoi piedi non stessero toccando terra, volteggiava quasi con i capelli d'oro che accompagnavano i suoi movimenti come una cornice preziosa. Tutti i ragazzi e qualche ragazza, Jasmine notò che Alicia Spinnet aveva la bocca socchiusa e Margaret dovette pestare i piedi a Frannie e Edmund per non farli sembrare maleducati, erano girati verso di lei e la fissavano sconvolti.
-Quella è mezza veela, te lo dico io.
Mormorò Frannie stropicciandosi gli occhi dopo che Margaret le aveva dato una svegliata. Jasmine fece saettare gli occhi su Aladdin controllando che non la stesse fissando anche lui, e parve restare soddisfatta. Annuì e sorrise fiera. Gli studenti di Beauxbatons non sembravano entusiasti come il ragazzo vestito di rosso in mezzo a loro, anzi guardavano la Sala Grande con quella che sembrava un'aria un po' delusa.
-Che carino quello, guarda Mag!
Disse Frannie dandole una gomitata, indicando un ragazzo effettivamente bello che si sedeva al tavolo Corvonero.
-Sì, è carino.
Rispose lei a mezza bocca sbirciando Edmund, che invece ora aveva la testa tra le mani.
-Secondo te anche lui mi sta guardando?
Continuò sottovoce, ma l'amica già non la ascoltava più.
-Tutto ok Ed?
Chiese Margaret posandogli una mano sulla spalla. Lui annuì.
-Sono stanco. E... qualcosa non mi piace.
Borbottò. Le amiche si guardarono dubbiose, e poi guardarono il ragazzo di Durmstrang in mezzo a loro. Ne avrebbero parlato più tardi.
-Bella fostra scuola.
Esclamò il ragazzo accanto a Jasmine,
-Durmstrang non così crande. Bello il cielo.
Disse, indicando il soffitto.
-Oh, grazie. Neanche io sono inglese, sai!
Rispose la ragazza, stringendogli la mano.
-Io Dimitar.
-Jasmine!
Anche gli altri si presentarono, Edmund con un sorriso tirato. Silente riprese a parlare.
-Avete ancora qualche minuto per fare le presentazioni con i nuovi compagni, poi sarà meglio che andiate tutti a letto. Oggi è stata una lunga giornata di viaggio per tutti voi. Domani ci sarà tempo per le chiacchiere.
Dimitar annuì concentrato, cercando di capire le parole del preside.
-Domani colazione ci fediamo, sì?
Chiese ai ragazzi intorno a lui. Frannie annuì entusiasta.
-Certo! Siamo sempre qui!
-Io molto sonno. Tornare ora. Buona notte.
Il ragazzo sorrise e si alzò, allontanandosi con una ragazza sua compagna.
-Ma dove dormiranno?
Chiese Jasmine pensierosa. Edmund alzò le spalle.
-Penso sia meglio che anche noi andiamo a dormire.
Mormorò Mag a Frannie, indicando l'amico con lo sguardo. La ragazza annuì.
-Mi avvicino da Al.
Esclamò Jasmine, alzandosi in piedi,
-Ci vediamo in dormitorio stanotte, ragazze. Buona notte Ed.
-'Notte.
Margaret bevette un ultimo bicchiere di succo, poi propose
-Vi va una tazza di camomilla?
Il viso del ragazzo si illuminò un istante, cosa che venne notata dalle altre due. Frannie annuì vistosamente e i tre si alzarono e attraversarono la Sala. Furono tra i primi ad andarsene. Hans parlava ancora fittamente con Krum, che però non gli prestava troppa attenzione anzi guardava distrattamente verso il tavolo di Grifondoro. Margaret pensò che probabilmente lo stava consigliando su quali studenti frequentare o meno del castello e sperò che il campione di Quidditch non gli desse tanta retta. Frannie invece vide Tony parlare con un ragazzo e due ragazze di Beauxbatons, una di loro particolarmente carina. Sospirò sorridendo.
-Come mai sorridi? Non vuoi confondere anche loro?
Chiese Edmund con tono di scherno.
-Oh no, non funziona quella tecnica. Ora l'ho capito. E poi so di essere migliore di quelle lì. Non è carino quando fa amicizia?
L'amico alzò gli occhi al cielo. Non riusciva proprio a capire i criterio con cui Frannie distingueva gli amici dai potenziali pretendenti. Si avviarono velocemente verso i sotterranei, e quando entrarono in Sala Comune non c'era ancora nessuno. Margaret appellò il bollitore che precipitò sferragliando dal dormitorio nella sua mano, e tirate fuori le tazze, iniziò a far bollire l'acqua.
-Stai meglio ora Ed?
Chiese facendo finta di dare alla domanda poca importanza.
-Io? Ma se sto benissimo!
Le due alzarono un sopracciglio scettiche.
-Ho detto che sto benissimo!
Sbottò in modo aggressivo, incrociando le braccia. Margaret sgranò gli occhi delusa, Frannie sbuffò.
-Scusate. Sono stanco. Sto un po' meglio, sì.
Sospirò, mettendosi più comodo sul divanetto.
-Saranno quelli di Durmstrang, forse. Troppe arti oscure...
Mormorò Margaret, versando l'infuso nelle tazze con l'ausilio della bacchetta.
-È iniziato prima, però. Non mi sono accorto di quando perché ero già di malumore ma... sì, a un certo punto è peggiorato ... e quando sono entrati quelli di Durmstrang ancora di più.
-Non deve essere per forza magia oscura, magari hai solo le palle girate.
Commentò Frannie, dando una sorsata alla sua camomilla.
-Sì, beh, è ovvio.
Mugugnò lui.
-Vi è piaciuta la sorpresa?
Chiese Frannie sorridendo per cambiare argomento. Edmund sorrise.
-Sì! Deve essere bellissimo! Chissà che prove faranno!
Rispose, in effetti sembrava visibilmente sollevato rispetto alla cena.
-Però che bisogno c'era di togliere il Quidditch?
Borbottò Margaret, un po' truce.
Frannie alzò le spalle.
-Scommetto che ci divertiremo comunque da matti! Secondo voi chi si candida?
Margaret scosse la testa.
-Non di certo io.
-Tu non potresti neanche volendo Mag... e nemmeno io. Troppo giovane. Tu ti candidi Edmund? Hanno detto che la secelta sarà alla fine del mese, tu sarai maggiorenne allora!
Lui, colpito dalla domanda, si soffocò con la camomilla sputacchiandola tutta intorno. Margaret si trattenne dall'esclamare ad alta voce "MA CERTO CHE NO!" e lo guardò sconvolta. Per sua fortuna il ragazzo rispose
-Nah, non è roba per me quella.
Margaret sospirò impercettibilmente e Frannie corrugò la fronte.
-Quelli di Durmstrang e di Beauxbatons sono fortunati che io abbia solo sedici anni, altrimenti avrei vinto di sicuro. Non ci sarebbe neanche stato il tanto di presentarsi.
-Sai Frannie, a volte vorrei avere un quarto della tua autostima.
Ridacchiò Mag.
-Sì, è un bel toccasana a volte. Soprattutto se più che autostima è pura onestà e autoanalisi.
Edmund scoppiò a ridere e lei lo guardò con fastidio.
-Secondo voi chi verrà scelto per Hogwarts?
Chiese Margaret elettrizzata, e, ora che Edmund aveva detto che non si sarebbe proposto, onestamente curiosa.
-Se il torneo fosse stato l'anno scorso ti avrei detto sicuramente Esmeralda, ma ora...
Edmund tossì forte, e Frannie si interruppe.
-Scusa. Se il torneo fosse stato l'anno scorso avrebbero scelto sicuramente Peter.
-Non dire scemenze, Ed. Peter è un grande, ma Esmeralda...
-La sopravvaluti solo perché ti piace!
-No caro, a me piace perché la valuto correttamente. Confondi l’effetto con la causa.
Prima che il clima si scaldasse ulteriormente Margaret intervenne
-Secondo me sarà Philip il campione di Hogwarts.
Edmund strabuzzò gli occhi come se gli avessero rovesciato una pentola di acqua ghiacciata in testa.
-Sì, sì è probabile in effetti.
Disse Frannie pensandoci su.
-Che... che ne dite di Roger Davies?
Balbettò Edmund per spostare l'attenzione su qualcuno che non fosse la cotta storica di Mag.
-Nah, lui se la tira e basta.
Rispose Frannie alzando le spalle, poi aggiunse
-Spero che di Beauxbatons sia o lo gnocco che ho adocchiato o la veela. Almeno me li posso guardare per bene.
-Sei disgustosa, Frannie.
Disse Edmund scuotendo la testa. Lei sorrise fiera.
-Avete visto il nuovo professore di difesa, invece? Malocchio Moody! Uno degli auror più famosi della prima guerra magica!
Sussurrò Margaret impressionata.
-E tu come diavolo lo sai?
Chiese Edmund alzando un sopracciglio.
-Io leggo.
Rispose lei agitando i capelli.
-Sì, lavora ancora al ministero... mia madre dice che è un po' tocco. A vederlo non stento a crederci.
Commentò Frannie a denti stretti.
-Non è una cosa carina da dire.
La sgridò Margaret.
-Non sarà carina ma è vera.
Mormorò lei.
-Spero sia uno a posto.
Esclamò Edmund, sospirando.
-Anch'io... non ho proprio voglia di grane quest'anno.
Concluse Margaret abbandonandosi sul divanetto. Rimasero ancora qualche minuto a commentare i fatti del giorno, ma presto anche altri studenti cominciarono a tornare dalla Sala Grande, e i tre decisero di sbaraccare. Con un tergeo Margaret ripulì il tavolino e ripose le tazzine nel bollitore esteso. Daphne e Astoria Greengrass si sedettero sul gradino del caminetto e Frannie arricciò il naso, infastidita.
-Almeno non iniziamo le lezioni sino a lunedì!
Disse sospirando.
-Sì, un po' di meritato riposo!
Rispose Edmund alzandosi e stiracchiandosi la schiena.
-Certo, avete proprio bisogno di riposo! Avete lavorato tanto le scorse settimane...
Borbottò sarcastica Margaret.
-Ci vuole un grande impegno per essere noi, Mag. Essere favolosi è una tal fatica!
Rispose Frannie, come se fosse la motivazione più naturale del mondo. Edmund non poté che essere d'accordo. Si salutarono e il ragazzo si avviò verso il suo dormitorio. Sospirando Margaret fece strada verso quello femminile. Arcobaleno pigolava sul cuscino di Frannie saltellando, cosa che fece sorridere le due ragazze. Margaret sistemò sul davanzale della finestra sul lago la sua piantina, regalo di Aurora, e Frannie posò la sua conchiglia sul comodino.
-Oh.
Esclamò Margaret in tono mesto, frugando nel baule per mettere a posto.
-Cosa c'è?
-Ho portato l'omniocolo che mi ha preso Jas alla coppa... pensavo di usarlo per il Quidditch ma ora...
"Per Edmund. Dì la verità, Margaret. Hai portato l'omniocolo per guardare Edmund giocare a Quidditch."
-Onestamente non capisco il problema, Mag. Non andrà sprecato, c'è il Torneo Tremaghi, no? Sono sicura che avrai occasione di usarlo.
-Sì, hai ragione.
Mormorò, ma quell’obiezione aveva solo confermato i suoi dubbi fondati. Perché essere dispiaciuta di non poter guardare il Quidditch quando la scuola ospitava il Torneo Tremaghi? Certo, a lei il Quidditch piaceva molto, ma il torneo era considerato molto più importante e appassionante. L'unica differenza oggettiva era che mentre Edmund aveva sempre giocato a Quidditch non avrebbe certo partecipato al torneo.
"E meno male."
Pensò, rabbrividendo solo all'idea.
-Sai, penso che scriverò al professor Lupin.
Mormorò Frannie, infilandosi il pigiama.
-Al professor Lupin? Perché?
-Non lo so. Per dirgli che ci manca, immagino. E che il nostro professore è pazzo.
-Concedigli almeno una lezione, Fran. Potrebbe essere meglio di quello che ti aspetti.
-Sì, o peggio.
Rispose la ragazza. Frannie sospirò e poi continuò
-Secondo te è patetico? Tu vuoi fare l'insegnante. Lo troveresti patetico?
-No... credo di no. Penso mi farebbe piacere.
-Grazie Mag.
-Figurati.
Frannie si infilò a letto dopo aver posato Arcobaleno in un cassetto socchiuso a dormire. Margaret continuò a sistemare ancora un po', ma quando Jasmine e Miles arrivarono in stanza si era già messa a letto che fingeva di dormire. Il suo ultimo pensiero lo rivolse all'omniocolo e a quanto sarebbe stato bello usarlo.
 
*
 
-Piton ci aspetta nel suo studio.
Fu il saluto di Edmund quando Mag e Frannie lo raggiunsero in Sala Grande per la colazione.
-E perché?
Chiese Mag sbarrando gli occhi, improvvisamente era sveglia. 
-Ha detto che dobbiamo discutere i nostri orari…
Disse Edmund prendendo tranquillamente una fetta di crostata dal piatto.
-Bene, allora niente di grave!
Disse Frannie versandosi del tè nella tazza, poi continuò.
-…Con i nostri magnifici voti dei GUFO possiamo fare quello che vogliamo.
Mag e Edmund furono decisamente d’accordo con lei. Finita la colazione si alzarono. Jasmine non si era ancora svegliata e decisero che l’avrebbero avvertita più tardi.
-Speriamo che non ci rubi troppo tempo, il prossimo giorno libero come questo sarà tra due mesi!
Disse Mag mentre si incamminavano verso lo studio del direttore della Casa.
Una volta arrivati, Mag spinse Edmund davanti a lei e lo costrinse a entrare per primo. Il professore di Pozioni era seduto alla sua scrivania con davanti un calderone fumante che si auto-mescolava.
-Buongiorno.
Borbottò il professore con fare annoiato quando entrarono e lo salutarono. Piton aveva davanti a sé un orario delle lezioni e un registro su cui erano scritti i nomi di tutti i Serpeverde del sesto anno con accanto i rispettivi voti dei GUFO.
-Bene, passiamo al sodo, non ho molto tempo da perdere. Firwood. Se non sbaglio vuoi intraprendere la carriera diplomatica, è così?
-Sì, signore.
Rispose subito lei.
-Direi che Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Antiche Rune e Babbanologia li dovrai continuare per forza, anche Pozioni, se vuoi. Il tuo voto era Eccellente.
Disse cercando di mascherare l’orgoglio per l’ultima parte.
-Certo, li continuo di sicuro! Anche Divinazione. Ho saputo che mi tornerà utile.
Disse Frannie, concentrata.
-Anche qui il tuo voto è Eccellente. Ti consiglio di tirare su quello di Babbanologia, anche se O è decisamente buono.
Disse Piton con una smorfia. Non doveva essere un grande sostenitore della materia ma comunque era piuttosto compiaciuto del fatto di avere studenti così preparati.
-Se non è un problema vorrei continuare anche con Astronomia, mentre gli altri corsi li abbandono tutti.
Disse Frannie sporgendosi verso l’orario.
-Molto bene.
Piton puntò la bacchetta verso un foglietto bianco, sul quale comparve l’orario che avrebbe dovuto seguire la ragazza.
-Grazie!
Disse Frannie con un gran sorriso. Non vedere più la scritta “Storia della Magia” fra le lezioni che avrebbe dovuto seguire quell’anno le rallegrò la giornata.
-Pevensie.
Tagliò corto Piton, Edmund sobbalzò.
-Per la carriera da Auror anche tu hai tutte le carte in regola.
Edmund abbassò il viso imbarazzato e sorrise timidamente. 
-… per Incantesimi, Pozioni, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure ci siamo. Ti consiglio di continuare anche con Cura delle Creature Magiche. Non si sa mai che il professor Hagrid picchi la testa da qualche parte e decida di insegnare decentemente la materia, che contrariamente a quanto penserete, è molto utile.
Disse facendo una smorfia quando nominò Hagrid. Mag fece una smorfia a sua volta, indispettita dall’ennesima mancanza di tatto del professore nei confronti di un suo collega, mentre Frannie fu decisamente d’accordo con Piton. Edmund si era perso quello scambio di sguardi perché era concentrato sull’orario.
-Va bene. Penso che anche Babbanologia mi servirà, quindi continuo anche quella. E Astronomia.
-Molto bene.
Disse Piton per la seconda volta prendendo la bacchetta, ma Edmund lo interruppe.
-…Continuo anche con Storia della Magia!
Si affrettò a dire il ragazzo prima che il professore posasse la bacchetta sull’orario.
Fino a quel momento Mag era stata distratta da un ragno sul muro che camminava nella sua direzione e lo stava tenendo d’occhio per evitare che si avvicinasse troppo. Udendo quelle parole il suo cuore perse un colpo; lasciò perdere il ragno e si voltò verso Edmund, pensando di essersi solo immaginata che lo avesse detto davvero. Lui rimase a guardare il professore, il quale, senza dire una parola, modificò l’orario del ragazzo e glielo consegnò.
-Rosander.
La voce di Piton la riportò alla realtà.
-Anche tu non hai alcun problema. Sei ancora decisa a voler insegnare?
-Sì, Storia della Magia.
Disse lei con convinzione.
-Quindi continuerai sicuramente con Storia e Antiche Rune. Poi se non vorrai essere un’insegnante inutile e mediocre dovrai anche continuare con Trasfigurazione, Difesa contro le Arti oscure, Incantesimi e Pozioni, come minimo. Non si sa mai che uno studente decida di metterti del veleno nel tè pomeridiano, ammesso che Silente decida di assumerti.
Disse Piton senza mettere alcuna emozione in quello che stava dicendo, tanto che i tre presenti lo guardarono storditi e indecisi se ridere o no.
-Certo, erano materie che avevo giù messo in conto.
Disse Mag, seria.
-…E poi ci tengo a continuare Aritmanzia e Astronomia.
Concluse con un sorriso.
-Molto bene.
Disse Piton. Quel giorno si esprimeva a monosillabi più del solito, ma in realtà non vedeva l’ora di sbandierare in faccia a Minerva McGranitt i voti perfetti dei suoi studenti e il fatto che continuassero con materie non strettamente necessarie alle loro rispettive carriere, cosa che non si poteva dire per tutti gli altri studenti del sesto anno.
Consegnò a Mag il suo orario e li congedò, dicendo che si sarebbero visti martedì. I tre uscirono dallo studio piuttosto soddisfatti, anche se Frannie e Edmund si stavano già lamentando per le due ore di Pozioni del giovedì mattina, dopo l’ora notturna di Astronomia.
-Io cosa dovrei dire? Ho Aritmanzia il lunedì alla prima ora!
Disse Mag ridendo.
-Te la sei scelta tu! “Ci tengo a continuare Aritmanzia!”
Disse ripetendo le parole dell’amico con l’intento di prenderla in giro.
-Certo che ci tengo, ma non il lunedì mattina!
Protestò Mag.
-Comunque, Ed, lo sai che per Storia della Magia dovrai iniziare a fare tutto da solo? Niente più Piano B.
Disse Frannie dandogli una gomitata.
-Ero io l’addetto a Storia, non cambierà molto.
Disse lui con un’alzata di spalle. Mag si accorse di essere in adorazione dell’amico quando fu troppo tardi per fingere il contrario.
-Hai ragione.
Disse Frannie pensandoci su e gongolando interiormente per lo sguardo stralunato che Mag aveva in quel momento.
-Ragazzi, secondo voi qualche studente ha mai provato ad avvelenare Piton?
Chiese Mag quando si ridestò, ripensando alle parole del professore.
-Non lo so, non penso che abbia vissuto abbastanza per raccontarlo in giro, comunque.
Disse Edmund ridacchiando.
-Mag, ti rendi conto che diventerai una sua collega?!
Disse Frannie dandole una gomitata.
-Pensa un po’ te che fortuna! Sarebbe capace di sminuirmi davanti agli studenti.
-Sarebbe molto cattivo da parte sua, ma non penso che con te lo farebbe.
Disse Edmund.
-E poi ti inviteranno ai party privati tra professori e ti diranno tutti i pettegolezzi sugli studenti e sui genitori. Che bella vita!
Disse Frannie ridacchiando.
-Non vedo l’ora, guarda.
Disse Mag con un sorriso tranquillo.
-Allora.
Disse Frannie quando arrivarono alla Sala d’Ingresso; avevano deciso di fare un giro in cortile, dato che aveva smesso di piovere.
-…Cosa facciamo per la tua festa?
Chiese dando una gomitata a Edmund.
-Festa?!
Chiese Edmund guardandosi intorno spaesato.
-Ma certo, non penserai che i tuoi diciassette anni passino inosservati!
Disse Mag sorridendo.
-Beh, non saprei… lunedì abbiamo lezione fino a tardi…
Tentennò il ragazzo rigirandosi l’orario fra le mani.
-…Forse è meglio aspettare il finesettimana, non trovate?
-Come preferisci. Però dobbiamo fare qualcosa, per forza!
-Non è che il Castello offra molta scelta!
Borbottò il ragazzo con un’alzata di spalle.
-Inizia a fare la lista degli invitati, noi pensiamo al resto, vero Mag?
Disse Frannie facendo l’occhiolino all’amica e sedendosi per prima su un’arcata del cortile. Mag annuì entusiasta.
Edmund era sempre stato molto modesto quando si trattava del suo compleanno. Di solito organizzavano qualcosa in un angolo della Sala Comune dopo essere rimasti in Sala Grande più del solito insieme ai suoi fratelli e qualche amico delle altre Case. Questo sarebbe stato il suo primo compleanno senza Peter, ma era una tappa così importante per la sua vita che era necessario fare le cose in grande. Del resto, non si perde la traccia tutti i giorni, e il diciassettesimo compleanno era una tappa importante per qualsiasi mago.
Rimasero a parlare un po’ del rientro, della novità del Torneo Tremaghi e con somma gioia di Frannie, di quanto fosse diventato bello Tony, ancora più bello di prima.
Il ragazzo che si era seduto accanto a loro la sera prima uscì dalla Sala Grande, si guardò intorno e li notò.
-Afete detto colazione insieme.
Disse contrito. Mag arrossì, mentre Frannie prese in mano la situazione e gli spiegò subito il motivo della loro assenza. Rimasero a parlare un po’, il ragazzo comprese subito e il suo viso si distese. Gli dissero che avrebbero pranzato insieme con piacere.
Dopo pranzo ognuno andò per la sua strada. Edmund voleva stare un po’ con Lucy, Mag andò in biblioteca per leggere Storia di Hogwarts e qualche informazione in più sul Torneo, mentre Frannie disse che sarebbe andata a cercare Tony per chiedergli quali corsi avrebbe seguito quell’anno.
Dopo un paio d’ore che si trovava in biblioteca, dove aveva incontrato anche Laetitia, Mag cominciò a distrarsi e la sua mente iniziò a vagare. Per il compleanno di Edmund voleva organizzare una festa che lo facesse sorridere. Nell’ultimo anno si era accorta che era bello vederlo felice. Forse perché aveva passato molti brutti momenti, tra i Dissennatori, il cane nero, l’ansia degli esami, la finale andata male, vederlo spesso triste e imbronciato le aveva fatto apprezzare maggiormente i momenti di serenità, e durante l’estate ce n’erano stati tanti. Dovevano fare le cose in grande, Edmund se lo meritava. Sarebbe stato bello fargli una sorpresa, ma ormai ne avevano già parlato con lui. Il week end successivo era troppo lontano, temeva che si sarebbe smorzata l’euforia del momento. C’era solo un modo per evitare che ciò avvenisse. Raccolse in fretta la sua roba e andò a cercare Frannie.
Fortunatamente quasi si scontrò contro di lei fuori dalla Sala Grande, dove Edmund stava bevendo un tè con Lucy e Susan.
-Vieni, devo dirti una cosa… Senza Edmund.
Disse Mag tutta felice. Anche Frannie era felice, probabilmente aveva trovato Tony e avevano passato un po’ di tempo insieme.
-Che cosa hai in mente?
Chiese Frannie quando furono uscite. Aveva ricominciato a piovere, si strinsero nei mantelli.
-…E se la festa la organizzassimo per lunedì? Gli facciamo pensare che sia sabato… E lunedì dopo lezione gli facciamo una sorpresa!
Era entusiasta.
-Mi piace! Sarà felicissimo e ci amerà!
-Lo penso anche io!
Disse Mag immaginandosi già la faccia dell’amico.
-Quindi dobbiamo pensare noi a tutto, ma non è un problema…
Continuò prendendo dalla borsa una pergamena e sedendosi dove erano stati al mattino.
-Allora, la lista degli invitati non è necessaria, tanto sappiamo anche noi chi inviterebbe, ma comunque lasciamogliela fare per non destare sospetti.
-Sì, direi noi, i gemelli, Lee, Aladdin e le sue sorelle.
Disse Frannie contando la lista degli invitati sulla punta delle dita.
-Non dimenticare la squadra di Quidditch!
Aggiunse Mag segnandosi sulla pergamena tutti i nomi.
-Anche Hans?!
Chiese Frannie con finto disinteresse.
-Certo che no, gli faremmo solo uno sgarbo – e anche a me, sinceramente.
Disse Mag alzando gli occhi al cielo.
- Ma gli farà piacere avere Draco, immagino.
-Beh, sì.
Disse Frannie facendo finta di non aver visto la smorfia dipinta sul volto dell’amica.
-Hey, potremmo chiedere a Peter di farsi vedere anche lui!
Continuò Frannie con gli occhi che brillavano.
-In che senso?
-Con la Metropolvere! Dammi una pergamena, gli scrivo io!
- Edmund sarà felicissimo!
Disse Mag con aria sognante.
-Dobbiamo solo decidere il luogo e che cosa fare esattamente!
-La Stanza delle Necessità?
Azzardò Mag, memore della festa a sorpresa che avevano organizzato per lei l’anno precedente.
-Mh, sì, è un’idea, ma non so se in quel caso Peter riuscirebbe a esserci…
-Allora no, meglio non rischiare che rimanga incastrato da qualche parte
Disse Mag pensierosa.
-Dobbiamo chiedere a Piton il permesso di usare un’aula. Ci pensi tu?
-Cosa?! No, io con Piton non ci parlo! Sei tu la sua preferita, è meglio se vai tu!
Disse Mag in tono supplichevole.
-Ma io mi occupo già di Peter! E poi dovrò dire a tutti gli invitati della sorpresa!
Disse Frannie trattenendosi dal ridere.
-Ma quello potrei farlo io!
Protestò Mag.
Rimasero a discutere per un po’ su chi dovesse andare in missione suicida presso Piton. Alla fine Frannie riuscì a convincere Mag con non poca soddisfazione. Era vero che Piton avrebbe dato più ascolto a lei, ma per Edmund Pevensie, il Prefetto, l’altro studente preferito, avrebbe certamente detto di sì. E poi Mag sapeva essere gentile e subdola quanto lei per queste cose, anche se un po’ meno. Ma soprattutto, voleva vedere quanto era disposta a farsi in quattro Mag per Edmund, per pura curiosità scientifica.
-Andrò domani. Però dovrai tenere lontano Edmund.
Disse Mag alla fine, a malincuore.
-Per quello non ci vuole tanto.
Disse Frannie ridacchiando. Mag sbuffò. Aveva già l’ansia.
Il venerdì passò nella tranquillità più assoluta. I membri delle nuove scuole giravano per il castello in gruppetti più o meno grandi. Frannie si era offerta di accompagnare in giro per il castello alcuni studenti di Durmstrang che avevano conosciuto il giorno prima, per mostrare i luoghi principali.
Mag rimase in Sala Comune a leggere, ogni tanto scambiava due parole con chi arrivava, stando ben attenta a tenersi alla larga dai ragazzi del quarto anno, che dopo il ritorno a Hogwarts sembravano più esaltati del solito. Fortunatamente la raggiunsero Frannie e Jasmine, che confabulavano sulla festa per Edmund.
-Secondo me se ci diamo appuntamento per le sei meno un quarto va bene.
Disse Jasmine.
- A Laets diciamo cinque e mezza.
Disse Mag intromettendosi nel discorso.
-Qualche novità da Peter?
Chiese Mag.
-Ancora niente.
Rispose Frannie.
-Poi uno di noi dovrà attirare Ed nella stanza
Aggiunse la ragazza. 
-Possiamo dirlo a Lucy
Azzardò Mag.
-No, meglio un Serpeverde.
Disse Frannie.
La decisione su chi dovesse svolgere quel compito ingrato fu rimandata a causa dell’arrivo del diretto interessato.
-Di che parlavate?
-Oh, niente.
Si affrettò a dire Mag, imbarazzata. Edmund non ebbe il tempo di pensare che gli stesse mentendo perché Frannie disse una cosa che fu in grado di distrarlo subito.
-Mag stava esprimendo i suoi apprezzamenti nei confronti di un ragazzo di Beauxbatons.
Disse con noncuranza.
-Ma che dici? Non è vero!
Sbottò Mag pentendosene subito, dal momento che era necessario mentire al ragazzo in qualche modo, ma la presenza di Edmund l’aveva messa in dovere di fargli capire che quel che aveva detto Frannie era assolutamente falso.
Edmund lottò contro sé stesso per non fare una smorfia. Alla fine voltò la testa di scatto come se una mosca fastidiosa gli stesse volando intorno. Vedendo le reazioni dei due, Frannie scoppiò a ridere e fu difficile fermarla.
Una cosa era certa: la festa doveva essere perfetta, non importava il prezzo da pagare.
 

Note autrice
Siamo finalmente tornati a Hogwarts! Vi è mancata?
Abbiamo visto l'apparizione di Moody (pensate che i ragazzi ne saranno rapiti come i gemelli Weasley o resteranno titubanti come Harry?) e ora anche Edmund e Margaret sono a conoscenza dei grandi piani di quest'anno.
Rispetto all'anno scorso, Mag è maturata e ora i suoi sentimenti per Edmund sono chiari. Speriamo che questo sia d'aiuto.
È finalmente apparso Dimitar, lo studente di Durmstrang che quest'anno ronzerà un po' attorno ai nostri amici. Il suo inglese è molto incerto e ha detto solo due battute in croce, ma entrambe le cose, com'è normale che sia, pian piano nel corso della storia miglioreranno.
Ogni feedback è sempre apprezzato, positivo o negativo.
Noi ci aggiorniamo venerdì, il nostro Edmund diventa maggiorenne!

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Capitolo 6
*** Le maledizioni senza perdono ***



IV 

LE MALEDIZIONI SENZA PERDONO 


Mentre Frannie trascinava Edmund a osservare la nave di Durmstrang più da vicino, Mag avanzò con sguardo cadaverico verso l’ufficio di Piton. Deglutì e bussò alla porta.
“Chi è?” chiese il professore da dietro la porta. A Mag sembrò che la voce di Piton fosse più irosa del solito, ma forse era solo la sua paura ad amplificare le sensazioni negative.
“Rosander, signore. Se ha un minuto avrei bisogno di parlarle” rispose lei.
“Avanti” disse lui. La porta si aprì con la magia.
“Che brutta idea, che brutta idea, che brutta idea” continuò a pensare mentre raggiungeva la scrivania del professore.
“C’è qualche problema?” chiese Piton sollevando gli occhi da una rivista intitolata I Pozionisti.
“No, volevo solo chiederle una cosa a nome mio e di altri ragazzi della nostra Casa” disse Mag facendosi coraggio.
“Ti ascolto, Rosander” disse lui con fare annoiato.
“Ecco, lunedì sarà il compleanno di Edmund Pevensie, e ci chiedevamo se fosse possibile organizzargli una… festa… In qualche aula vuota. Sempre che lei ci dia il permesso e che ci sia un’aula…” disse tormentandosi le mani per la tensione.
“È il compleanno di Pevensie?” chiese lui squadrandola con la sua solita aria severa.
“…Sì…” rispose lei senza sapere che altro aggiungere, poi le venne in mente “…Compie diciassette anni”
“Una tappa importante” disse il professore in tono piatto. A Mag sembrò che si stesse prendendo gioco di lei.
“Infatti” disse con un filo di voce “…Ma se non possiamo saltare la cena organizziamo in Sala Comune…”
“Al terzo piano” iniziò Piton riprendendo in mano la rivista “C’è un’aula sufficientemente grande che non viene mai usata a causa della lombaggine della professoressa Babbling. Potete usare quella”
“Oh” disse Mag, che era già pronta a sparire dallo studio del professore e cambiare nome e Casa e scuola “Bene”.
“Quanto alla cena, non c’è problema, avrai notato che la Sala Grande è sovraffollata, Rosander” continuò Piton “Stateci fino all’orario del coprifuoco, non oltre”
“Certo, lo terremo presente” disse Mag solennemente. Si sarebbe assunta la responsabilità di cacciare tutti via prima delle undici.
“Puoi andare. I miei auguri a Pevensie” disse Piton senza degnarla di uno sguardo. Mag lo guardò stranita per un attimo ma poi capì che era il momento di filarsela.
Uscì dalla stanza e fece un sospiro di sollievo. Frannie e Edmund avrebbero dovuto ringraziarla con un bel regalo per quello che aveva appena fatto.
Percorse a passo leggero la distanza che la separava dall’uscita dal castello e corse quasi saltellando verso il Lago Nero, dove Frannie e Edmund probabilmente l’aspettavano.
I due erano arrivati da poco e si stavano scambiando le loro impressioni sul perché Mag avesse deciso di non seguirli nella loro passeggiata.
“Ossessionata come è dalle navi mi sembra strano che abbia deciso di non venire con noi” disse Edmund cercando di non sembrare troppo interessato.
“L’hai sentita, ha detto che finiva il capitolo del libro e poi forse ci avrebbe raggiunti!” disse Frannie alzando gli occhi al cielo.
“Puoi anche dirmelo se è andata a cercare il ragazzo di Beauxbatons di cui parlavate ieri, non è un problema” disse lui fingendosi indifferente.
Frannie non riuscì a reprimere una risata.
“Onestamente, credi che Mag lo farebbe? La conosci poco, amico, mio!” disse con l’aria di una che la sa lunga, cercando di non ridere di nuovo.
Mag era totalmente diversa da lei, non avrebbe mai seguito un ragazzo per provarci, men che meno avrebbe mai fatto il primo passo.
“E comunque sì che sarebbe un problema per te – sì lo so, non ne vuoi parlare” si affrettò a dire subito facendosi un’altra risata ai danni dell’amico.
“Sei davvero insopportabile” borbottò lui.
“Non è vero, e lo sai” disse Frannie prendendolo sotto braccio “E comunque non hai ancora fatto la lista degli invitati per sabato prossimo”
Era meglio cambiare argomento. Prima o poi si sarebbe deciso a parlarle dei suoi drammi amorosi. Edmund era completamente perso dietro a Mag, faceva poco o nulla per nasconderlo ma non tollerava che qualcuno lo punzecchiasse a riguardo. Però a Frannie, e a sua insaputa anche ai fratelli, divertiva prenderlo in giro a riguardo, ogni tanto.
Mag li raggiunse dieci minuti dopo con un sorriso smagliante.
“Wow, è quella la nave? Dite che ci fanno fare un giro sopra se chiediamo?” disse senza neanche annunciare il suo arrivo.
“Dobbiamo ingraziarci Viktor Krum” disse Frannie ridendo “o qualcuno dei suoi amici, tipo Dimitar”.
“Dannazione, spero di riuscire a scambiare due parole con Krum, prima della fine del Torneo!” disse Edmund.
“Anche io” sospirò Mag.
Tornarono insieme al Castello. Mag fece capire a Frannie che la missione era stata portata a termine con successo.
Fortunatamente, appena entrate in Sala Grande, trovarono una Susan piuttosto agguerrita che riempì Edmund di domande sul perché non le avesse riferito quali corsi avrebbe seguito quell’anno. Mag e Frannie ne approfittarono per sgattaiolare al terzo piano per vedere la stanza che avrebbero usato per la festa di Edmund.
“Deve essere questa” disse Mag facendo strada all’amica. Era un’aula piuttosto isolata, i banchi erano impolverati e su una lavagna era stata scritta una parolaccia di quelle che avrebbero fatto arricciare le labbra alla McGranitt. Probabilmente era opera di Pix, chissà di quanti anni prima.
“Beh, direi che qui ci scriviamo ‘Auguri Edmund’” disse Mag guardando la lavagna.
“Domani dobbiamo venire a pulire” disse Frannie “Edmund sarà da tenere a bada, ma se chiediamo ai gemelli di darci una mano possiamo farcela”
“Giusto! Poi potremmo dirgli che Lucy lo cerca urgentemente e farlo vagare per il castello alla sua ricerca. Non si placherà finché non l’avrà trovata” disse Mag sogghignando, anche se le dispiaceva l’idea di far stare in pensiero Edmund.
“A proposito, notizie di Peter?” chiese Mag.
“Ancora niente” sospirò Frannie “Però sono sicura che arriverà una risposta”
Si divisero i compiti per i due giorni successivi. Frannie avrebbe cercato tutti gli invitati e li avrebbe avvertiti della festa a sorpresa e si sarebbe occupata degli alcolici per fare il brindisi, Mag invece avrebbe pensato al cibo, alla torta, agli addobbi e al biglietto da parte sua e di Frannie. Il regalo glielo aveva comprato Frannie a Diagon Alley quell’estate.
L’indomani andò tutto liscio. Al mattino Edmund fu placcato dai gemelli Weasley che gli mostrarono le Crostatine Canarine e alcune merendine marinare di loro invenzione. Edmund fortunatamente fu molto interessato a tutto, anche se si pentì di aver provato i Pasticcetti Svenevoli.
Intanto Mag, Frannie e straordinariamente Lucy si erano date da fare per pulire da cima a fondo la stanza. Nel pomeriggio, dopo pranzo, Frannie accorse in Sala Comune mentre Mag e Edmund giocavano distrattamente (ma segretamente beati della presenza dell’altro) con Jaime, e avvertì il ragazzo che Lucy lo cercava.
“Ti ha detto perché?” chiese lui balzando in piedi, allarmato.
“No, ha detto solo di raggiungerla il prima possibile” disse Frannie.
“E dov’è?”
“Boh, forse stava andando in cortile” disse la ragazza con un’alzata di spalle.
Mag fece di tutto per non ridere. Non era brava a mantenersi seria in quelle occasioni, ragion per cui sarebbe stata Frannie a trascinare Edmund alla sua festa, l’indomani. Fortunatamente il ragazzo non se ne accorse e uscì dalla Sala Comune di corsa.
“Speriamo di non incontrarlo” disse Mag alzandosi in piedi.
“Altrimenti gli diciamo che stiamo cercando il ragazzo francese” rispose Frannie con naturalezza “Non vorrà venirci dietro”
“Quello che a te piace, certo” disse Mag ridendo.
Insieme andarono verso l’aula portando i festoni ben nascosti nella cartella di Mag. Furono felici di trovare anche Laets, che era arrivata per dar loro una mano.
“Qualche notizia di Peter?” chiese Laets speranzosa.
“Ancora niente” disse Frannie.
Quando uscirono dalla sala erano decisamente soddisfatte. Avevano appeso dei festoni verde e argento sul muro, Mag aveva cancellato la parolaccia sulla lavagna e con dei gessetti colorati aveva scritto in bella grafia “Tanti auguri, Edmund!”; con un po’ di fatica erano riuscite a trasfigurare le sedie in divanetti. Lo stereo gentilmente prestato da Lee Jordan era pronto per essere utilizzato, fortunatamente c’era un caminetto, come nella maggior parte delle aule di Hogwarts. La sala non era troppo grande, perciò aveva un aspetto intimo.
“Speriamo che sia felice” disse Mag mentre tornava in Sala Comune con Frannie. Quando arrivarono trovarono Dante appollaiato sul camino e Edmund e Zabini che si sfidavano a scacchi.
“Vedo che non sei migliorato molto, Zabini” disse Frannie avvicinandosi e stringendo il la pergamena presa dalla zampa di Dante.
“Dove diavolo eravate finite?!” chiese Edmund distraendosi per un attimo dalla partita “E comunque Dante ha dei seri problemi. Ho cercato di prendere il biglietto che portava ma mi ha quasi staccato un dito”
“In giro” disse Mag guardandosi intorno “ho incontrato Aurora e ci siamo prese un tè con Frannie, vero?”
“Sì, infatti” disse Frannie in fretta “E comunque ho addestrato bene Dante, a quanto pare”  
“…Pennuto malefico” disse lui sbuffando; mosse pigramente una pedina.
“Alla fine Lucy era nella sua Sala Comune, ho girato il castello in lungo e in largo solo per sentirmi dire che ha comprato dei biscottini per Silver” aggiunse sbuffando.
“Poteva inventarsi una scusa migliore” pensò Frannie.
“Beh, si vede che per lei era importante” disse Mag facendo una risata nervosa.
Edmund fece scacco matto a Zabini, che si alzò indispettito e se ne andò, seguito da Draco che lo prendeva in giro.
“Senti, non è che potresti sfidare anche Draco, un giorno o l’altro?” chiese Mag guardando con aria truce il ragazzo.
“Potrei anche farlo” disse Edmund con un’alzata di spalle.
“Magari dopo il compleanno, altrimenti se perde è capace di non farti il regalo” disse Frannie alzando gli occhi al cielo. Odiava quando Edmund passava dalla parte di Mag per Draco.
Andarono a cena. Mag non stava più nella pelle per il giorno dopo, non vedeva l’ora di fare gli auguri a Edmund e di iniziare a tutti gli effetti l’anno scolastico. Anche Frannie era piuttosto esaltata, più che altro per la festa di Edmund. Era il primo del gruppo a diventare maggiorenne, meritava una festa in grande.
Dopo cena tornarono in Sala Comune e chiacchierarono un po’, poi, dopo che Mag ebbe sbadigliato quattro volte di seguito, decisero di andare a dormire. Mag avrebbe avuto lezione subito, mentre Frannie, Edmund e Jasmine potevano dormire un po’ di più. Ovviamente Edmund si sarebbe ugualmente svegliato prima delle tre ragazze, come al solito. A tal proposito Mag avanzò una proposta che fu bocciata in tronco da Jasmine. Frannie fu difficile da convincere ma dopo una lunga discussione disse che per lei andava bene.
“Dai, sarebbe strano se andassi solo io” disse Mag arrossendo.  
“Il solo fatto che tu l’abbia pensato è strano” buttò lì Frannie con un sorriso malizioso “E comunque non ti preoccupare, lo faccio per Edmund”
“Non essere sciocca, è un mio amico e voglio farlo felice per un giorno, stop, dov’è la parte strana?”
Frannie alzò gli occhi al cielo, indecisa se spiegarle dettagliatamente la situazione o no, ma decise di tacere.

 
*

Edmund si svegliò come al solito prima delle sei. Ci mise un po’ a realizzare che il giorno del suo compleanno arrivato, ma quando fu in piedi era già arzillo e sorridente. Andò in bagno a prepararsi e dopo meno di mezzora scese in Sala Comune, che era deserta. Avrebbe aspettato Mag e Frannie per un’oretta e poi sarebbe andato a fare colazione. Sperava che qualcuno si ricordasse del suo compleanno. Per quanto riguardava Mag non c’era da temere, dato che sapeva meglio di lui anche il giorno del compleanno dei suoi fratelli, di Silver e forse anche di sua madre. Poteva anche confidare in Frannie senza difficoltà, dato che in quei giorni sembrava essere molto presa dall’organizzazione della sua festa. Per altri invece aveva un po’ paura; forse nessun altro lo avrebbe ricordato. Poco prima delle sette sentì delle voci provenire dal dormitorio delle ragazze e sperò con tutto il cuore che fossero le sue amiche. Mag e Frannie fecero capolino dalla porta poco dopo; Mag era sveglia, vestita con la divisa e sorridente, mentre Frannie era ancora in pigiama, ma sorridente quanto Mag. Si alzò in piedi e fu travolto dall’abbraccio di Frannie, che gli stampò un bacio su una guancia e gli strillò i suoi auguri nell’orecchio. Quando l’abbraccio fu sciolto anche Mag lo stritolò e gli fece gli auguri.
“Sei maggiorenne!” trillò dandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Andiamo a fare colazione?” chiese lui con un gran sorriso.
“Io ci sono!” disse Mag prendendo da terra la sua tracolla “Speriamo che ci sia la tua torta preferita!”
“Io ti raggiungo dopo, Ed” disse Frannie.
“Ma come?” chiese Mag.
“Abbiamo lezione alle dieci, me ne torno a dormire” disse la ragazza alzando le mani al cielo. Mag sbuffò.
“Va bene” disse Edmund ridendo “Nemmeno io ho lezione ma non riesco a dormire, ti aspetto in Sala Grande allora”.
Mag guardò un po’ intristita l’amica che tornava nel dormitorio, poi si voltò e si accorse che Edmund la stava fissando. Le era venuta un po’ di ansia all’idea di rimanere sola con Edmund.
“Beh, andiamo?” disse prendendolo goffamente a braccetto.
Arrivati in Sala Grande notarono che si stava già riempendo, in particolare c’erano tutti i ragazzi dei primi quattro anni.
Il tavolo dei Serpeverde era già abbastanza affollato. Si sedettero e prima di avere il tempo di prendere qualcosa da mangiare, arrivò Lucy e strinse il fratello in un abbraccio.
“Auguri Ed! Posso stare qui con te?” chiese felice.
In tutta risposta Mag le fece spazio, anche se a malincuore. Nel tragitto fra la Sala Comune e la Sala Grande aveva iniziato a piacerle l’idea di fare colazione da sola con il ragazzo. Poco dopo, a loro si unì anche Susan, che quel giorno sembrava più contenta del solito. Man mano che i membri della Casa Serpeverde arrivavano, con grande sorpresa di Edmund, si avvicinavano a lui per fargli gli auguri. Draco gli strinse solennemente la mano, e anche il resto della squadra passò a salutarlo; persino Hans, dall’altra parte del tavolo, con il suo solito sguardo odiosamente gentile gli fece i suoi auguri, ai quali Edmund si sforzò di rispondere cordialmente. L’unico Serpeverde che quel giorno sembrò non sapere che era il suo compleanno fu Montague, che lo evitò per tutto il giorno. Intanto anche Fred e George si diressero verso il loro tavolo per fare a Edmund gli auguri. I due furono visti di cattivo occhio dal gruppo di Malfoy, ma non se ne curarono.  
“Bella giornata, eh?” disse Fred prendendo un pezzo di torta dal vassoio davanti a Edmund.
“Il sole splende”
“All’incirca” disse Fred, guardando il soffitto della Sala che era inequivocabilmente grigio.
“Pevensie diventa maggiorenne”
“Così può allacciarsi le scarpe con la magia”
“O soffiarsi il naso”
“Grazie ragazzi” tagliò corto Edmund che già stava ridendo.
Rimasero a far baccano per un po’, poi tornarono al loro tavolo e alla fine rimasero Mag, Edmund e le sue sorelle. Dopo un po’ però la ragazza dovette alzarsi e andare a lezione. Salutò l’amico mettendogli timidamente una mano sulla spalla e uscì dalla sala.

 
*

“Allora, come è andata Aritmanzia?” chiese Edmund sorridendo quando vide Mag arrivare. Frannie era arrivata da poco e stava facendo colazione.
“Bene, a parte il fatto che non siamo nemmeno dieci a lezione” disse Mag posando la tracolla “Però mi piacciono i corsi con poche persone. Tony è nel banco dietro al mio”
“Bene, così lo terrai d’occhio per me” disse Frannie.
Dopo mezzora si diressero eccitati verso l’aula di Difesa. Conoscere nuovi professori metteva sempre tutti di buon umore, anche se questa volta erano un po’ timorosi, dal momento che l’insegnante era un uomo molto conosciuto, soprattutto in ambiente magico.
Mag e Laets si misero al primo banco, come al solito, anche Frannie e Edmund riuscirono a prendersi il primo banco nella fila accanto. Straordinariamente anche Fred e George si sedettero al primo posto. Erano più eccitati di tutti gli altri messi insieme. Attesero tranquilli l’arrivo del professore, Mag e Laetitia parlarono della festa di Edmund, attente a non farsi sentire, mentre Frannie scrisse sulla pergamena degli appunti di Edmund “Auguri”, con accanto un cuoricino, cosa che gli fece alzare gli occhi al cielo ma sorridere di cuore. A un certo punto sentirono il tonfo dei passi diseguali di Moody che percorreva il corridoio e tutti si zittirono.
Mag aveva il libro spalancato sulla prima pagina, così come altri ragazzi. La prima cosa che disse Moody fu “Metteteli via, non ci servono”.
Una volta arrivato alla cattedra, prese il registro e fece l’appello. L’occhio magico era decisamente inquietante, dal momento che roteava da uno studente all’altro e si soffermava in modo invadente sui volti, mentre l’altro occhio leggeva i nomi.
“Allora” disse quando chiamò i Weasley, ultimi della lista “il professor Lupin mi ha mandato una lettera in cui ci teneva a informarmi sugli argomenti trattati l’anno scorso in questa classe. Ho dato un’occhiata ai vostri voti e ve la siete cavata molto bene con i GUFO”.
Frannie sospirò quando Moody nominò Lupin, Edmund le diede una gomitata.
“Da quanto ho capito avete affrontato il tema delle maledizioni, ma quanto nel dettaglio?” disse guardandosi intorno. I ragazzi si guardarono in faccia senza sapere cosa rispondere.
“Quando si tratta delle Arti Oscure, io credo in un approccio pratico” affermò senza pretendere una risposta alla sua domanda “Ditemi. Cosa sapete dirmi delle Maledizioni Senza Perdono?”
Erano tutti piuttosto preparati in merito, dato che una delle domande dei GUFO verteva proprio su quell’argomento. La maggior parte degli studenti alzò la mano.
“Tu” abbaiò puntando il dito contro uno dei gemelli “un Weasley, immagino. Sentiamo”
Accadeva davvero di rado che Fred o George alzassero la mano per dire una cosa sensata. Mag e Laets guardarono l’amico sconcertate.
“La Maledizione Imperius!” disse quello che doveva essere George “Nostro padre ce l’ha spiegata una volta”
L’occhio sano di Moody scintillò per un attimo in maniera inquietante, poi ammiccò.
“Procura sempre non pochi problemi al Ministero. Tuo padre la conosce bene” disse con uno strano sorriso “…Mi ha tirato fuori da un bel guaio l’altro giorno… Ora, il Ministero vorrebbe che mi limitassi a insegnarvi solo le contromaledizioni. NON SONO D’ACCORDO” disse battendo un pugno sulla cattedra e alzando improvvisamente la voce, facendo sobbalzare Mag e qualcun altro.
“…Ormai siete al sesto anno e dovete sapere come si manifestano gli Anatemi più Oscuri. Il professor Silente pensa che i vostri nervi siano sottovalutati. Pensa che possiate farcela. Prima sapete cosa dovrete affrontare, meglio è, dico io. Un mago che sta per scagliarvi contro un anatema illegale non vi dirà cosa ha intenzione di fare. Non ha intenzione di comportarsi lealmente. Dovete essere preparati. Dovete essere vigili e attenti. Dovete mettere via quella roba, SIGNOR WINDFALL!” urlò facendo sobbalzare di nuovo Mag e l’antipatico ragazzo Corvonero che stava mostrando alla vicina di banco un disegnino appena fatto. Frannie non riuscì a trattenere la risata, Edmund portò una mano alla fronte, scuotendo la testa per l’assenza di autocontrollo dell’amica.  
“…Allora, siete d’accordo?” chiese tornando in sé e guardando gli studenti, che annuirono spaventati. Le lezioni tranquille e pacate di Lupin erano ormai alle loro spalle.
Il professore si mosse a passi pesanti verso la scrivania ed estrasse dal cassetto un barattolo di vetro. Dentro zampettavano tre enormi ragni neri. Mag, schifata, si rannicchiò contro Laetitia, che a sua volta non era per niente a suo agio. Frannie e Edmund invece non si erano scomposti, anzi, vedendo Mag, Frannie diede una gomitata a Edmund e i due si fecero una risata ai danni dell’amica.
Moody pescò nel barattolo uno dei tre ragni, lo tenne nel palmo della mano e con un “Engorgio” lo ingrandì, in modo che tutti lo vedessero. Aurora si fece scappare un lamento di orrore. Il professore puntò la bacchetta contro il ragno e pronunciò: “Imperio!”
Il ragno si calò con un balzo dalla mano di Moody appeso a un sottile filo di seta, e prese a dondolarsi avanti e indietro come su un trapezio. Tese le zampe rigidamente, poi fece un salto all’indietro, spezzando il filo e atterrando sulla scrivania, dove cominciò a fare la ruota. Moody agitò la bacchetta, e il ragno si alzò su due delle zampe posteriori e si esibì in quello che era un inconfondibile passo di tip tap.
I due gemelli furono i primi a scoppiare a ridere, seguiti da Lee Jordan e da altri ragazzi. I tre Serpeverde e Laets invece erano piuttosto a disagio, e Moody lasciò che quasi tutta la classe iniziasse a ridere, rimanendo serio.
“Vi sembra divertente, eh?” sbottò “Vi piacerebbe se lo facessi a voi?”
Le risate si spensero quasi all’istante, la classe cadde in un silenzio imbarazzato.
“Controllo totale” disse il professore “Potrei costringerlo a saltare fuori dalla finestra, ad affogarsi, a ficcarsi giù per la gola di uno di voi”
Edmund aveva la nausea.
“…Anni fa c’erano un sacco di maghi e streghe controllati dalla Maledizione Imperius” disse Moody, alludendo sicuramente agli anni in cui Voldemort era al potere “Un bel lavoretto per il Ministero, cercare di stabilire chi era costretto a fare certe cose e chi le faceva di sua spontanea volontà, non trovate? …Per contrastarla ci vuole una grandissima forza di carattere, e non tutti ce l’hanno. Meglio evitare di esserne vittime. VIGILANZA COSTANTE!” abbaiò alla classe, e tutti sussultarono.
“Altre maledizioni illegali?” chiese Moody ricomponendosi e mettendo il ragno nel barattolo.
Questa volta ad alzare la mano furono solo alcuni, anche se tutti sapevano la risposta. Mag si chiese se avrebbe fatto una dimostrazione pratica di tutte le Maledizioni senza Perdono, guardò Frannie e capì che la ragazza si era appena posta la stessa domanda.
“Tu” disse Moody puntano il dito contro Edmund, che aveva alzato la mano indeciso “Tu sei Pevensie, vero?”
“Sì, signore” rispose Edmund “La Maledizione Cruciatus…”
La conosceva bene, fin troppo bene. L’aveva sentita sulla sua pelle anni prima, sotto il folle potere di sua zia Jadis. Dopo averla nominata rabbrividì, Frannie gli toccò il braccio in segno di sostegno. Mag lo guardò di sottecchi e notò che era impallidito.
Moody tenne fisso l’occhio magico su Edmund, che si sentì quasi violato da quello sguardo meccanico, mentre l’altro occhio lo puntò sul ragno.
Mag lottò contro sé stessa per non dire ad alta voce quel che pensava, cioè che non c’era bisogno di farlo, ma Moody incuteva troppo timore, non voleva inimicarselo alla prima lezione. Mentre il professore ingrandiva il nuovo ragno, tutta la classe trattenne il respiro.
Crucio!” disse Moody puntando la bacchetta contro il ragno.
D’un tratto, le zampe del ragno si piegarono sotto il suo corpo; l’animale si rovesciò e prese a contorcersi orribilmente, dondolando da una parte all’altra. Non emise alcun suono, ma Edmund fu certo che se avesse potuto, avrebbe urlato. Lo sapeva, lo aveva già visto, lo aveva già fatto. Improvvisamente si sentì mancare la terra sotto i piedi e ringraziò di essere già seduto. Frannie non lo aveva perso di vista per un attimo e gli strinse il braccio molto forte, facendolo riprendere leggermente. Moody non spostò la bacchetta, e il ragno cominciò a sobbalzare e ad agitarsi più violentemente. Per Mag fu troppo. Incapace di proferire parola, trascinò la sedia all’indietro facendola stridere sul pavimento. Era pronta ad alzarsi e uscire dall'aula, ma qualcosa la bloccò. Si sentiva come se sul suo banco si fosse materializzato un cadavere in putrefazione. Odiava i ragni con tutta sé stessa, ma la tortura nei confronti di qualsiasi essere vivente la faceva star male. La sua sedia andò a sbattere contro il banco dietro di lei. Prima che decidesse di muovere qualche passo verso la porta, Moody si accorse di star esagerando e mise fine alla sofferenza della bestia.
Reducio” mormorò puntando la bacchetta contro il ragno, che continuava a contorcersi. Arrossendo violentemente, Mag risistemò la sedia.
Insieme a Frannie guardò Edmund. Aveva gli occhi sbarrati e stravolti.
“Tutto bene?” sussurrò Frannie all'amico. La sua voce sembrò riportarlo alla realtà. Si schiarì la gola e borbottò un sommesso.
“Dolore” disse Moody dolcemente; a Frannie non piacque per niente quel tono “Non c’è bisogno del torchio o degli aggeggi inventati dai Babbani per torturare qualcuno, se sapete scagliare la Maledizione Cruciatus. Anche quella era molto popolare tempo fa. Ne conoscete altre?”
Mag si guardò attorno. Dalle facce, capì che si stavano chiedendo tutti cosa sarebbe successo all’ultimo ragno. Nessuno alzò la mano, Moody guardò lei. Aveva attirato troppa attenzione poco prima.
“Rosander, vero?”
“Sì” rispose senza riuscire a guardarlo negli occhi “C’è l’Avada Kedavra
“L’anatema che uccide” disse Moody in tono grave. Si diresse verso il barattolo, estrasse l’ultimo ragno, che sembrò intuire quel che gli stava per succedere e cercò disperatamente di non farsi prendere.
“Professore, non c’è bisogn–” squittì Laetitia.
Avada Kedavra!” ruggì Moody.
Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se un’entità enorme e invisibile galleggiasse nell’aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all’istante, intatto ma chiaramente morto.
Mag portò una mano alla bocca e represse un lamento. Frannie fissò il ragno morto davanti a lei sentendo dentro di sé montare un sentimento mai provato prima per un professore. Era disgusto, o qualcosa del genere.
Moody spazzò via il ragno morto dalla cattedra con sguardo impassibile.
“Avada Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta da un grande potere magico: potreste estrarre tutti le vostre bacchette adesso, puntarle contro di me, e pronunciare le parole, e dubito che mi fareste uscire anche solo il sangue dal naso. Ma questo non ha importanza. Non sono qui per insegnarvi come si fa. Ma dovete sapere. Dovete capire cos’è il peggio e come affrontarlo. Vigilanza costante!!”
I ragazzi lo fissarono sotto shock. Non si aspettavano una lezione del genere. Moody iniziò a dettare loro gli appunti e il resto della lezione passò decisamente più tranquillo. Quando uscirono gli unici davvero entusiasti erano Fred, George e Lee Jordan.
“Ma dico, avete visto come si contorceva? Ma quanto è forte Moody?” disse Lee.
“E quando l’ha ucciso?” disse George.
“Diamine, lui sì che sa” aggiunse Fred.
I tre Serpeverde non erano molto d’accordo, e anche Laets, che era tornata fra i suoi compagni Corvonero, era piuttosto scossa. In due ore di lezione Edmund era passato dall’essere sotto shock all’essere furioso. Frannie e Mag era disgustate, ma anche preoccupate per lui.  
"Dubito che Silente possa approvare” disse Mag.
“C’è un motivo per cui queste Maledizioni sono illegali! Non avrebbe dovuto mostrarle davanti alla classe!” sbottò Frannie.
Edmund era rimasto in silenzio, si era persino dimenticato che fosse il suo compleanno e che fino a due ore prima era il ragazzo più felice della terra. Mag lo notò e si avvicinò con cautela, mettendogli una mano sulla spalla e stringendola. Ricordava bene le parole di Edmund dell’anno prima. Conosceva la maledizione Cruciatus perché l'aveva provata di persona. Prima che riuscisse a dire qualcosa, la loro attenzione fu attirata dal tonfo della gamba di legno di Moody, il quale stava uscendo dall’aula e si dirigeva verso di loro. Il professore scostò bruscamente Mag per poi rivolgersi a Edmund. La ragazza lo guardò offesa.
“Va tutto bene, ragazzo?” gli chiese senza degnare di uno sguardo le due studentesse.
“Sì, tutto bene” rispose Edmund a denti stretti.
“Brutta storia, brutta storia” borbottò Moody “Ho conosciuto tua zia, tempo fa. Gran brutta storia”
Mag e Frannie impallidirono, Edmund si irrigidì ancora di più.
“…Perché non vieni nel mio ufficio? Possiamo berci una tazza di tè…” azzardò Moody.
Mag ebbe la sensazione che se il professore non avesse tolto la mano dalla spalla di Edmund entro tre secondi, il ragazzo si sarebbe scostato, e lo avrebbe fatto malamente. E così fu.
“No, grazie. C’è il pranzo, e poi sono già in compagnia” disse scostandosi nella maniera meno rude che gli riuscì.
“Come vuoi” disse squadrando Mag e Frannie che avevano assunto un’aria piuttosto compiaciuta “Ci vediamo giovedì”
Si voltò e se ne andò.
“Ma come si permette?” sbraitò Edmund quando finalmente furono soli.
“Hai perfettamente ragione” disse Mag, a sua volta arrabbiata. Non sapeva se stringergli il braccio per calmarlo o no, temeva che la respingesse come aveva appena fatto con Moody.
“Parlare di lei, ma… Come… Come si è permesso?” disse lui camminando ancora più velocemente “Cosa voleva fare? Offrirmi un tè e passarlo a parlare di zia Jadis e di quando si divertiva a –?!” si bloccò prima di terminare la frase, era troppo difficile per lui parlare di quei momenti, lo faceva stare troppo male.
“È stato inopportuno e invadente” disse Frannie, arrabbiata quanto l’amico “Anche a lezione. Se sapeva come stanno le cose, non avrebbe dovuto rivolgerti la parola”
“E poi lo ha detto davanti a voi!” disse Edmund portandosi le mani alla testa.
Se le due non lo avessero già saputo avrebbe dovuto spiegarglielo in quel momento, cosa inammissibile. Ci aveva messo quasi tre anni ad aprirsi con loro, dopo quello che era successo. L’idea di parlarne a cuor leggero con uno sconosciuto gli faceva venire la nausea.
“Almeno non lo ha detto davanti alla classe” disse Mag. Prese coraggio e strinse il braccio all’amico. Lui si irrigidì, ma non la respinse e si limitò a guardarle la mano.
“…Non avrebbe dovuto dirlo, non avrebbe dovuto fare quelle cose a lezione” continuò Mag.
“Non mi piace per niente” disse Frannie “Lupin era mille volte meglio. Moody sarà anche stato un grande, ai tempi, ma mi sembra troppo fuori di testa”
Nessuno osò contraddirla. Lupin mancava già a tutti. Rimasero fermi davanti alla Sala Grande per aspettare che Edmund si calmasse, prima di andare a pranzo. Fortunatamente erano liberi fino alle tre, così se la presero comoda. Dopo pranzo Mag lasciò Edmund e Frannie da soli mentre andava nelle cucine a prenotare tutto il cibo necessario per la festa. Sperava davvero che quella sorpresa gli risollevasse il morale.
Quando tornò li trovò in Sala Comune a giocare a scacchi con un inaspettato rivale: Hans, il quale era circondato dai suoi compagni del settimo anno. Mag arrossì violentemente e prese in considerazione l’idea di scappare, ma Frannie la vide e fece cenno di avvicinarsi. Era raggiante, il che voleva dire solo una cosa: Edmund stava vincendo. La ragazza si avvicinò a passi incerti verso il gruppo, fra cui c’erano anche Draco e i suoi due tirapiedi.
“Ciao” disse fissando la scacchiera, attenta a non guardare in faccia il suo ex.
“Ciao Mag” la salutò subito lui, lei gli concesse un mezzo sorriso.
“Draco, ti spiace farle posto?” disse Edmund al ragazzo, che si era seduto accanto a lui sul divanetto.
“Lascia stare, mi siedo accanto a Frannie” disse lei sorridendo compiaciuta dello sguardo contrito di Draco, che guardò Goyle accanto a lui e gli intimò di sedersi per terra. Frannie guardò Gregory Goyle abbassare la testa e fare come gli aveva detto l’amico e pensò che se Mag o Edmund l’avessero trattata in quel modo, come minimo avrebbe buttato per terra loro; ma fra lei e i suoi amici c'erano abbastanza complicità e rispetto da non permettere che accadessero queste bassezze.
La partita procedeva abbastanza tranquilla, anche se Hans stava dando del filo da torcere all’amico.
“Stai facendo un regalo di compleanno a Pevensie?” chiese Higgs ridendo quando il cavallo di Edmund distrusse la prima torre di Hans.
“Può darsi” rispose Hans, che mai avrebbe ammesso di aver studiato nei minimi dettagli quella mossa che si era appena rivelata perdente.
Edmund sembrava deciso a distruggere il ragazzo che l’anno precedente era stato uno dei motivi principali del suo malumore cronico, e sembrava farcela. Mag non riusciva a capirci molto di scacchi, anche se qualche volta ci aveva giocato, quindi rimase con il fiato sospeso finché la regina di Edmund non fece a pezzi il re di Hans, che guardò la scena con occhi sbarrati. Una domanda premeva per uscire dalla sua bocca “Come diavolo hai fatto?”, ma era troppo orgoglioso per chiederglielo, e poi le urla esaltate di Frannie e Mag gli davano troppo fastidio. Anche Draco sembrava piuttosto compiaciuto della sua sconfitta.
“Voglio la rivincita!” disse serissimo. Edmund lo squadrò.
“Non so se ti conviene” disse incrociando le braccia e appoggiando la schiena al divanetto, piuttosto rilassato. Frannie lo imitò nella postura e lo squadrò. Mag li guardò e sentì di voler loro un bene immenso.
“Non vorrei fare la guastafeste, ma è ora di andare a lezione” disse guardando prima l’orologio e poi Edmund con un sorriso complice.
“Hai ragione, Mag” disse lui alzandosi in piedi. Mag guardò Hans e alzò le spalle come per dire “è così, arrangiati”.
Quando uscirono dalla Sala Comune insieme a Miles, Mag non riuscì a trattenersi dal dire a Edmund che lo adorava. Notò con piacere che quella partita era riuscita a fargli tornare il buon umore, e forse anche quel “ti adoro” che gli aveva detto con molto ardore.
“Se avessi perso mi sarei buttato dalla torre di astronomia” disse il ragazzo sorridendo compiaciuto.
“O avremmo buttato giù lui e tutti i testimoni” disse Frannie.
“Mi piace di più questa soluzione” disse Mag scoppiando a ridere.
Arrivati a lezione, Mag e Frannie non ascoltarono molto. Dato che Edmund era in banco con Laetitia, loro due sistemarono gli ultimi dettagli della festa comunicando attraverso un foglietto.
Alla fine della lezione tornarono ognuno nella propria Sala Comune, poi a un certo punto Mag andò a cambiarsi, tolse la divisa e indossò dei jeans e un elegante maglioncino blu petrolio e annunciò che sarebbe andata in biblioteca, lasciando Frannie e Edmund da soli.
"Ci vediamo a cena, non aspettatemi qui!" disse cercando di non ammiccare a Frannie.
“Io vado a cambiarmi per la cena” disse Frannie con aria disinteressata dopo che fu passata quasi un’ora “Consiglierei anche a te di farlo”
“Ma sono le cinque” protestò Edmund.
“Sì ma prima volevo fare un giro fuori, quindi poi non c’è più tempo” disse lei alzandosi in piedi “Dato che devi venire con me ti conviene fare lo stesso”
Devo?” le urlò Edmund mentre lei faceva i primi scalini verso il dormitorio.
“Sì!” fu l’ultima parola di Frannie.
A malincuore Edmund andò a cambiarsi. Avrebbe preferito rimanere in Sala Comune, ma tutti i suoi amici sembravano essere scomparsi. Solo la presenza di Frannie lo aveva convinto che non era un complotto nei suoi confronti. Sperava che almeno Mag avrebbe rinunciato allo studio per quel giorno, e invece lo aveva lasciato solo.
Tolse la divisa un po’ imbronciato e infilò dei jeans e la felpa della divisa da Quidditch; dopo dieci minuti era di nuovo in Sala Comune ad attendere Frannie. La ragazza arrivò poco dopo con un paio di pantaloni attillati e un maglioncino rosa.
“Dove devi andare vestita così?” chiese Edmund.
Di solito la ragazza rimaneva in tuta o indossava maglioni meno eleganti per rimanere in castello.
“È per farti fare bella figura mentre siamo in giro insieme” rispose lei con un sorriso esaltato. Lo prese sotto braccio e uscirono dalla Sala Comune.
Quando furono davanti alla Sala d’Ingresso, al posto di uscire in cortile, Frannie si diresse verso l’ampia scalinata che portava ai piani superiori.
“Ma non dovevamo andare fuori?” chiese Edmund alzando un sopracciglio.
“No, prima voglio chiedere a Mag se ha voglia di unirsi a noi” disse Frannie alzando le spalle. Edmund non ebbe nulla da ridire.
Fortunatamente la biblioteca si trovava proprio al terzo piano, per cui non fu difficile trovare una scusa per trascinarlo fino a lì. Solo che la stanza era un po’ più in là rispetto alla biblioteca, ma non era un problema per lei. Avrebbe improvvisato.
“…E poi mi ha detto che avrebbe frequentato anche Erbologia e Cura delle Creature Magiche, quindi lo vedrai e dovrai raccontarmi cosa dice e cosa fa, d’accordo?”
Frannie aveva passato metà del tragitto sulle scale a parlare di Tony. Edmund sospirava e annuiva.
“Cura delle Creature magiche ce l’ho verso la fine della settimana. Mi ha detto Fred che Hagrid vuole farci cavalcare ancora gli Ippogrifi, io non vedo l’ora” disse Edmund cercando disperatamente di cambiare discorso.
“Ti ho raccontato di quella volta in cui ho visto un Fwooper?” disse Frannie quando arrivarono al terzo piano. Edmund scosse la testa, dando il via libera al racconto di Frannie.
A metà del racconto superarono la biblioteca, ma Edmund quasi non se ne accorse. Quando furono a dieci metri dalla stanza però si fermò.
“Guarda che la biblioteca è di là!” disse a Frannie. Lei impallidì leggermente. Ce l’aveva quasi fatta.
“Dai, arriviamo alla fine del corridoio, così finisco di raccontare, poi entriamo in biblioteca” disse gesticolando con noncuranza.
Edmund non capì il senso del camminare inutilmente quando potevano finire il loro discorso fermi davanti alla biblioteca, ma la seguì ugualmente, anche se cominciava ad avere la strana sensazione che qualcosa non quadrasse.
“…Menomale che quella mia amica conosceva l’incantesimo silenziatore, altrimenti adesso sarei più pazza di quello che sono”
“Le manderò dei fiori” disse Edmund ridendo.
“Però all’inizio il canto era bellissimo… Oh, guarda, tu ci sei mai stato in questa stanza?” disse indicando la porta e alzando la voce per farsi sentire dai ragazzi che stavano dietro.
“Perché diavolo stai urlando, Fran!?” sibilò il ragazzo guardandosi intorno sperando che nessuno fosse in ascolto “…Comunque no, ma che importa…?”
Frannie spalancò la porta e spinse dentro Edmund, che stava iniziando a contemplare l’idea che Frannie soffrisse di una pazzia latente causata da quel Fwooper.
Quando entrò la stanza era al buio, ma improvvisamente la luce si accese e si ritrovò davanti tutti i suoi amici che gli urlarono in coro “SORPRESA!”
Frannie lo spinse più dentro alla sala e gli passò un braccio intorno alle spalle.
“Buon compleanno!” gli disse dandogli un bacio sulla guancia.
Per la prima volta Mag riuscì a battere Lucy sul tempo e si fece avanti per abbracciarlo. Lui era ancora stordito dalla sorpresa e si rese conto che c’era anche lei solo quando si ritrovò il viso immerso nei suoi capelli. La strinse più forte del solito quando sentì le braccia di lei intorno al suo collo.
“Ci sei anche tu!” mormorò sconcertato.
“Beh, mi pare ovvio, scusa. È stata una mia idea!” disse lei staccandosi a malincuore dall’abbraccio per far spazio anche a Lucy e a tutti gli altri.
“Davvero?” chiese lui guardandola negli occhi.
“Come se noi non valessimo niente, Rosander” si intromise Frannie.
“Lasciale il suo momento di gloria, dai!” disse Jasmine che, con Aladdin, era arrivata per fare i suoi auguri a Edmund, che a ogni abbraccio sorrideva sempre di più.
C’erano tutti i suoi amici: la squadra di Quidditch al completo, tranne Hans e Montague, notò con piacere, Fred, George e Lee Jordan, Laets, Aladdin e le sue sorelle. Dallo stereo provenivano canzoni rock di gruppi magici che facevano da sottofondo. Su un tavolo c’erano salatini di ogni sorta, insieme a un discreto numero di dolci, tortine, pasticcini e cupcake. Su un tavolo a parte, una grande torta di panna, fragole e qualche spruzzata di cioccolato attendeva di essere tagliata.
Edmund fece un giro per la stanza seguito da Frannie e Lucy che gli saltellavano intorno in preda all’euforia del momento, poi si voltò e guardò solennemente gli invitati.
“Non dovevate! Grazie!” disse imbarazzato.
“Ma certo che dovevamo! Sei maggiorenne!” disse Frannie dandogli un buffetto sulla testa e abbracciandolo di nuovo.
“Serviti per primo” disse Laets “Sei il festeggiato!”
Dopo un po’ erano tutti seduti a mangiare e bere, raccontando a Edmund le imprese compiute per organizzare la festa, soprattutto per tenergli nascosta la sorpresa; inoltre era stato quasi divertente pulire quella stanza che sembrava non essere stata toccata da anima viva negli ultimi cinquant’anni. Lui ascoltava e sorrideva, era davvero felice.
“Io direi che dovresti aprire i regali” disse Frannie tirando fuori la bacchetta e appellando un banco su cui erano stati ammassati tutti i regali. Edmund l’aveva visto da subito ma aspettava che qualcuno gli dicesse che erano per lui.
“Apri prima il nostro!” disse Lucy prendendo un pacchetto argentato e passandoglielo.
Come da tradizione per i maghi maggiorenni, i famigliari di Edmund gli regalarono un orologio d’oro con le stelle al posto delle lancette.
“Lo abbiamo scelto con Peter quando eri in giro per la Sardegna” disse Lucy abbracciandolo da dietro il divano. Edmund era seduto fra Mag e Frannie.
“Spero che ti piaccia” disse Susan sorridendogli.
“Ma certo! È bellissimo!” disse Edmund cercando di metterselo al polso subito.
“Lascia, ti aiuto io” disse Frannie mentre Mag passava al ragazzo il pacco che conteneva il regalo da parte della squadra di Quidditch.
“Non sapevamo che quest’anno non ci sarebbe stato il Quidditch” disse Adrian.
“Ma potrebbe comunque tornarti utile!” disse Miles sorridendo e dando una gomitata all’amico che aveva appena parlato. Mentre Edmund apriva il regalo, che era stato fatto anche da parte di Malfoy e Higgs, Frannie si sporse verso Mag.
“Dobbiamo chiedere a Miles come va con Adrian” disse sottovoce. Mag annuì e soffocò una risata. Quei due erano diventati uno dei punti principali da discutere quando iniziavano ad aggiornarsi sui pettegolezzi.
Il regalo consisteva in un set personale per giocare a Quidditch. C’erano tutte le quattro palle e due mazze da battitore.  
“Che bello! Grazie!” disse Edmund entusiasta “Così quest’estate ho qualcosa da fare!”
“…Io avrei un altro regalo, da parte mia e dei miei genitori” disse Draco con fare altezzoso passandogli una scatola ricoperta di carta velina verde e argento.
“Grazie, Draco” disse Edmund un po’ frastornato. Il regalo fatto con la squadra non bastava? Non notò la smorfia di Terrence. Draco doveva sempre fare qualcosa in più solo per farsi vedere.
La scatola riportava il logo del negozio di Madama McClan e dentro c’erano una camicia, che probabilmente era costata più della divisa da Hogwarts di Edmund, e una giacca elegante verde petrolio scurissima, quasi nera.
“Ma è bellissima!” esclamò Mag quando Edmund la sollevò per vederla meglio. Draco annuì compiaciuto.
“Ma sei sicuro di non aver esagerato?” chiese Susan al giovane Serpeverde, alzando un sopracciglio.
“Certo che no! Madama McClan ha preso le misure su di me, tanto siamo alti uguali, vero Ed?” disse Draco tronfio.
“Hai ragione Draco” disse Frannie “E comunque è bellissima”
“Grazie, scriverò anche ai tuoi genitori!” disse Edmund un po’ imbarazzato; il regalo era decisamente gradito, ma non sapeva per quale occasione indossare quegli indumenti. Mag lo aiutò a ripiegarli e rimetterli nella scatola.
Fred, George e Lee si guardarono accigliati. Mag notò quello scambio di sguardi e da una parte condivise il loro disappunto, dall’altra si chiedeva quanto sarebbe stato bello Edmund vestito in quel modo. Frannie diede voce ai suoi pensieri.
“Vedi di indossarla già da domani, sarai sicuramente un gran fico” asserì con convinzione.
“Come no!” disse Edmund imbarazzato “…Questo di chi è?” chiese indicando un pacchettino blu.
“Mio!” disse Laets Edmund scartò il regalo e ne uscì un libro.
“…La difesa contro le arti oscure – guida per aspiranti Auror” scandì il titolo “Wow, grazie!”
“Me lo ha consigliato Vitious, dato che è quel che vuoi fare dopo Hogwarts, ho pensato che potesse piacerti!” disse Laets con un gran sorriso. Edmund si alzò per andare ad abbracciarla.
“Lo inizierò stasera stessa!” disse lui.
Finalmente qualcuno oltre a Frannie e Mag prendeva sul serio le sue aspirazioni. Susan e Lucy si scambiarono uno sguardo preoccupato, Frannie lo notò e alzò gli occhi al cielo.
“Ora tocca al nostro! Abbiamo aspettato anche troppo” disse prendendo il regalo che lei e Mag avevano fatto insieme.
“Chissà che tortura, povera Fran!” disse Edmund ridacchiando e scompigliandole i capelli.
Scartò il regalo e trovò uno specchietto che aveva l’aria totalmente innocua e normale, se non per il fatto che era diviso in due parti ed era nero.
“Stai a vedere!” disse Frannie tirando fuori la bacchetta “Accio borsa”
La borsa che le aveva regalato Tony un mese prima arrivò fluttuando verso di loro. La aprì e iniziò a rovistare.
“Non ci credo, l’ho dimenticato nel dormitorio!” disse con tono mesto.
“Fran, ma ce la fai!?” disse Mag alzando gli occhi al cielo “Accio borsa”.
Anche la borsa di Mag arrivò e ne estrasse uno specchio identico a quello di Edmund.
“Guardalo” disse. Edmund guardò nello specchio e vide il volto di Mag.
“…In teoria dall’altra parte dovresti vedere Frannie, quando lo ha anche lei” disse Mag continuando a guardare lo specchio.
“E con questo possiamo comunicare a distanza” disse Frannie con un gran sorriso.
“Ma è…” iniziò a dire Edmund.
“Bellissimo, lo so! Non vedevamo l’ora di dartelo!” disse Frannie entusiasta.
“Così non ci perdiamo di vista” disse Mag con aria sognante “…Sempre che Frannie non perda il suo da qualche parte” aggiunse ridendo.
“Lo ho solo dimenticato nel dormitorio” protestò la ragazza.
“In ogni caso è bellissimo” disse Edmund abbracciando e baciando sulle guance le due amiche.
Sul tavolino rimanevano solo i regali dei tre Grifondoro e di Jasmine e Aladdin. I primi gli regalarono un’infinità di cioccorane e qualche Merendina Marinara.
“Poi c’è questo”
“Lee ha contribuito a crearle”
“Sono Orecchie Oblunghe” disse George.
“Wow, ragazzi! Grazie! Non vedo l’ora di usarle!” disse Edmund.
Infine, Jasmine e Aladdin gli regalarono un mantello invernale, che Edmund apprezzò particolarmente.
“Vi ringrazio tutti!” disse Edmund. Era fuori di sé dalla gioia.
“C’è ancora una cosa!” disse Frannie schiarendosi la voce. Indicò un foglio di pergamena rimasto sul tavolo, Edmund lo prese e distinse subito la calligrafia di Peter.
“Alle sette e mezza guarda il camino”
“…Hey, che significa?” chiese a Frannie.
“Che alle sette e mezza devi guardare il camino, caro” disse lei con un sorriso. Gli prese il braccio e guardò l’ora dal suo nuovo orologio “Mancano dieci minuti!”
“Dai, così poi tagliamo la torta” disse Mag sorridendo. Il sorriso di Edmund era contagioso.
Intanto gli invitati avevano iniziato a spargersi per la stanza. Draco parlava del Torneo Tremaghi con i suoi compagni e con loro si scambiava sguardi furenti con i Weasley, che non avevano neanche per la mente di provare a essere amichevoli con gli odiati rivali. Edmund si spostò accanto al caminetto con Susan e Lucy. Quando iniziò a scoppiettare in maniera più strana del solito tutti si avvicinarono incuriositi. Dopo circa trenta secondi emerse la testa di Peter Pevensie.
“Ciao Peter!” esclamò Lucy sedendosi accanto a Edmund, per terra accanto al camino.
“Ciao ragazzi! Tanti auguri Ed!” disse Peter con un gran sorriso.
“Grazie” disse Edmund, un po’ stordito per la gioia di vedere il fratello “Come te la passi?”
“Oh, sono in un pub in Austria, alla fine abbiamo deciso di partire da Est; domani saremo a Roma” disse Peter “Come è andata la giornata? Piaciuto il regalo?”
In tutta risposta Edmund sollevò il braccio e gli fece vedere che lo aveva già al polso.
“Lo sai che alla fine ci avevi preso? Quest’anno hanno organizzato il Torneo Tremaghi” disse Edmund con un sorriso.
Che cosa?!” sbraitò Peter “Non ci credo”
“Non crederci” disse Frannie ridendo.
“Ma perché? Non potevano pensarci l’anno scorso?” chiese Peter contrito.
“Per la cooperazione magica o qualcosa del genere” disse Fred.
“Ma noi non possiamo partecipare” disse George.
In teoria” aggiunse Fred lanciando al fratello uno sguardo complice. Frannie captò subito che i due stavano tramando qualcosa.
“Perché?” chiese Peter.
“Perché hanno messo la regola che i minori di diciassette anni non possono partecipare” disse Susan “E sono decisamente d’accordo”.
“Hey, Ed! Tu adesso potresti partecipare!” disse Aladdin.
“Sì, ma non lo so, ci devo pensare” balbettò Edmund.
Lucy diede una gomitata a Susan, che stava per dargli la sua opinione in merito, ma si zittì.
“Mi dispiace che tu non possa partecipare” disse Edmund rivolto al fratello “non solo ti avrebbero scelto, ma avresti anche vinto” disse guardando Frannie con aria di sfida, che lo guardò con sguardo omicida.
“Questo non lo sapremo mai, ma sì, come minimo avrei messo il mio nome nel Calice” disse Peter pensieroso “Beh, mi terrete aggiornato!”
Cambiarono argomento, ma rimasero a parlare per altri dieci minuti solo i fratelli. Tutti gli altri tornarono al buffet; Draco e Pucey osservavano a distanza di sicurezza le Orecchie Oblunghe, sicuramente le desideravano ardentemente, ma non potevano di certo chiederle a dei ragazzi con cui si scambiavano insulti quasi tutti i giorni per i corridoi.
Mag e Frannie presero da parte Miles e le chiesero se fra lei e Pucey ci fosse del tenero. La ragazza rispose assolutamente no, ma arrossì violentemente, dando alle due nuovo materiale su cui discutere nei giorni successivi.
Quando Edmund e i fratelli ebbero finito di parlare, tornarono fra gli invitati più sorridenti di prima e Susan aiutò Edmund a tagliare e distribuire la torta.
“È buonissima” disse Edmund fra un boccone e l’altro avvicinandosi a Mag e Frannie, le quali stavano raccontando a Laets di Miles e ridacchiavano.
“Volevo aiutare gli elfi a cucinarla ma non me l’hanno permesso!” disse Mag mesta “Uno mi ha costretta a sedermi e mi ha raccontato la storia dei suoi calzini. Credo che fosse un po’ matto”
“Siano lodati gli elfi, altrimenti adesso saremmo tutti in infermeria” disse Frannie ridendo.
Laets le lanciò un’occhiataccia, anche se era divertita, mentre Edmund scoppiò a ridere. Mag le diede una gomitata fingendosi offesa.
“Il brindisi!” disse Frannie correndo verso la bottiglia di Whiskey Incendiario che aveva portato.
Quando tutti i bicchieri furono pieni, Frannie prese sottobraccio Edmund.
“A Edmund! Il migliore amico che una persona possa sperare di incontrare!” disse alzando il bicchiere. Edmund abbassò il viso imbarazzato e sorrise.
Tutti bevvero alla salute del ragazzo; Mag andò accanto a lui e fece un brindisi con l’amico.
“Allora, ti stai divertendo?” chiese sapendo già la risposta.
“Stavo iniziando a pensare che Fran fosse impazzita ma poi ho capito il perché, siete fantastiche!”
“Lo sappiamo” disse Frannie con orgoglio “Siamo o no le migliori amiche che potessi sperare di avere?”
Lui in tutta risposta le scompigliò i capelli e le intimò di smetterla, anche se era felice e si vedeva. E poi concordava con lei.
“E comunque Piton ti fa gli auguri!” disse Mag.
“Piton?” chiese Edmund sconcertato.
“Sì, quando gli ho chiesto il permesso di fare la festa mi ha detto di farti gli auguri” disse Mag “a volte sembra quasi un essere umano”
Gli altri ragazzi erano rimasti in ascolto e mormorarono ammirati. Mag andò a scambiare due parole con Laets, lasciando soli Edmund e Frannie.
“Sai, non sapevamo se invitare anche Hans…” disse all’amico.
“Scherzi?! Mi avreste fatto solo uno sgarbo – e anche a Mag, sinceramente” disse guardandola con sguardo indagatorio. Perché glielo stava dicendo?! In tutta risposta Frannie scoppiò a ridere.
“Ti giuro che è la stessa identica risposta che mi ha dato Mag quando l’ho chiesto a lei” disse scuotendo la testa, sempre più convinta che i due fossero fatti l’uno per l’altra.
“Non capisco cosa vorresti dirmi con questo” disse lui portandosi il bicchiere alla bocca.
“E poi è stata lei and andare da Piton, non voleva, ma lo ha fatto per te” continuò Fran, ma non gli diede il tempo di risponderle perché andò dai gemelli che stavano ballando sulle note di Do the Hippogriff. Lo lasciò lì, a rimuginare sulle parole che gli aveva appena detto.
Rimasero a chiacchierare per altre due ore, un po’ del Torneo, un po’ si rammaricarono tutti dell’assenza del Quidditch, poi i primi ad andarsene furono i membri della squadra, seguiti da Susan e Lucy e poi da Jasmine e Aladdin. Anche Lee se ne andò. Rimasero ancora per un po’ i gemelli, Laets e i tre Serpeverde, ma ben presto rimase Edmund solo con Frannie e Mag, che iniziarono a tirare su la roba da portare via.
Edmund rimase seduto sul divano e studiò il suo set da Quidditch. Rischiò di liberare un Bolide ma fu pronto a bloccarlo prima che si liberasse dalle catene.
“Che peccato non poter giocare quest’anno” disse Mag mentre puntava la bacchetta contro un gruppo di palloncini per farli scendere e rimpicciolire.
“Beh, le Nimbus sono sempre lì, possiamo fare qualche amichevole ogni tanto” disse Edmund esaminando la mazza da Battitore nuova.
“Sfidiamo solo i Tassorosso, così siamo sicuri che vinciamo” disse Mag ridacchiando. Frannie le intimò di stare attenta a come parlava.
Edmund sorrise e chiuse il bauletto. Prese lo specchietto magico e lo analizzò.
“È davvero un bel regalo” mormorò rigirandoselo fra le mani.
Lo so, è stata una mia idea” disse Frannie facendo tornare i divanetti al loro stato originale di sedie di legno.
“La modestia che ti contraddistingue è sempre sconcertante” disse Edmund ridendo e alzandosi in piedi “Aspetta, ti aiuto”
“A che serve la modestia? È una bella idea e l’ho avuta io. È una verità” disse Frannie.
“…Così quando Ed sarà Auror, Frannie in giro per l’Africa e io qui a dannarmi l’anima, potremo vederci lo stesso” disse Mag con aria sognante “è una cosa bellissima”
“Hai ragione” disse Edmund soffermando lo sguardo su di lei più a lungo del dovuto, ma Mag non lo notò perché si era girata di nuovo a raccogliere i piattini abbandonati sui banchi.
“Bene, direi che è a posto!” annunciò Frannie guardando l’intera stanza.
“Gazza dovrebbe ringraziarci” disse Mag facendo un sospiro per la stanchezza.
Presero alcuni regali di Edmund per aiutarlo a portarli fino alla Sala Comune. Ormai erano le dieci passate e i corridoi erano deserti se non per qualche fantasma che vagava parlando o da solo o con i quadri.
Una volta arrivati alla Sala Comune la trovarono quasi deserta. Edmund prese con sé tutti i regali e li spedì con la bacchetta nel dormitorio, poi si voltò verso le due amiche.
“È stato bello da parte vostra” disse grattandosi il braccio con imbarazzo.
“Te lo sei meritato, mettiamola così” disse Frannie facendogli l’occhiolino e muovendo un passo verso di lui per abbracciarlo.
“Tanti auguri” gli disse stringendolo forte. Gli voleva davvero bene.
“Auguri Ed” disse Mag abbracciandolo a sua volta “Sono contenta che ti abbia fatto piacere”
“Grazie di tutto” disse lui stringendola a sé, sorridendo.
“Beh, buonanotte!” disse Frannie guardandoli e sogghignando alla vista del rossore di Mag e dell’imbarazzo di Edmund.
Si vedeva lontano un miglio che avrebbe preferito rimanere abbracciato all’amica per molto più tempo.
“Buonanotte” disse Mag toccando il braccio di Edmund e avviandosi per prima verso la scala del dormitorio.
Salirono su per le scale, Mag occupò tutta la sua concentrazione per mettersi il pigiama, sperando di perdere il rossore che avvertiva fortemente sulle guance. Frannie si sdraiò sul letto per riprendere fiato, e comunque aveva notato il rossore di Mag, ma aveva deciso di ignorarlo. Miles e Jasmine non erano ancora arrivate.
“Secondo te dov’è Miles?” chiese la ragazza guardando i due letti vuoti accanto a loro.
“Non lo so, ma scommetto che neanche Pucey è nel dormitorio” disse Mag con un sorriso malizioso mentre metteva il pigiama.
“Sono troppo contenta per Edmund!” disse ancora entusiasta.
“Sì! E poi il nostro regalo…! Era il migliore!” disse Mag. Ricordandosene Frannie guardò nel cassetto del comodino e ci trovò il suo specchio.
Eeeeedmund!” sussurrò Frannie avvicinandosi allo specchio “Guarda, Mag! Lo sta già guardando”
Mag si buttò sul letto dell’amica per vedere. L’amico le guardava sorridendo.  
“Bel pigiama Mag” disse Edmund dall’altra parte dello specchio. La voce arrivò come se si fosse trovato dietro un vetro molto spesso, ma si sentiva bene.
“Grazie” disse lei, vantandosi del suo pigiama rosso con disegnato al centro un gatto che dormiva beato.
“Senti, Pucey è lì?” chiese Frannie scambiandosi con Mag uno sguardo d’intesa.
“No, perché?” disse lui guardandosi intorno.
“Te lo diciamo domani” disse Frannie ridendo “Dormi bene, maggiorenne!”
Gli inviò un bacio soffiando e quando anche lui le diede la buonanotte mise via lo specchio.
“Lo sapevo” disse Mag “Dobbiamo convincere Ed a far parlare Adrian”
“Nuova missione dell’anno” disse Frannie.
“Sempre meglio di andare a caccia di cani neri” disse Mag tornando sul suo letto.
Si diedero la buonanotte ed entrarono nel mondo dei sogni con il sorriso sulle labbra.
 
 


Note
Il Fwooper, di cui parla Frannie a Edmund, è un animale fantastico di origini africane. Ha il piumaggio molto vivace, è stato a lungo un fornitore di stravaganti piume per scrivere e depone anche uova dai disegni coloratissimi, la tinta del guscio, infatti, è uguale a quella del pulcino che vi è contenuto ad esempio da uova verdi usciranno uccellini dallo stesso colore. 
Benché all'inizio risulti piacevole, il canto del Fwooper conduce l'ascoltatore alla follia e il Fwooper di conseguenza viene venduto corredato di un Incantesimo Silenziatore, che dovrà essere rinforzato una volta al mese. Uric Testamatta una volta tentò di dimostrare che il canto del Fwooper era in realtà salutare e lo ascoltò per tre mesi di fila senza interruzioni. Purtroppo il Consiglio dei Maghi al quale riferì della sua scoperta rimase perplesso, dal momento che Uric si presentò all'incontro indossando solo un parrucchino che ad un esame ravvicinato si scoprì essere un tasso morto. I proprietari di Fwooper hanno bisogno di una patente, perché queste creature devono essere maneggiate in maniera responsabile. Pur essendo un uccello docile e facilmente addomesticabile, il Fwooper è classificato XXX perché il suo canto soave può condurre alla pazzia se non si prendono le dovute precauzioni magiche. 
Fonte: PotterPedia

A venerdì! 

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Capitolo 7
*** Il Calice di Fuoco e un pizzico di vaniglia ***


Disclaimer:
In questo capitolo sono presenti parti in inglese per far capire un doppio senso che l'italiano non renderebbe a dovere. Dato che nella finzione letteraria, essendo Hogwarts, questo gioco di parole si creerebbe, abbiamo tradotto poche frasi per poterlo inserire.
Si tratta di pochissime parole comprensibili, ma sono disponibile per ogni chiarimento.
 
V

IL CALICE DI FUOCO E UN PIZZICO DI VANIGLIA 
 
Il mese di Settembre era scorso frenetico tra l'ambientarsi degli studenti stranieri, che frequentavano le lezioni del settimo anno, e le lezioni che iniziavano a ingranare. Dopo il suo primo giorno Alastor Moody aveva dimostrato di essere un professore decisamente insolito, non convenzionale e spesso aggressivo. Fred, George e pochi altri lo adoravano con trasporto, la maggior parte era diffidente e qualcuno aveva sviluppato una aperta antipatia nei suoi confronti. Tony e Aurora, infastiditi per la lezione sulle maledizioni, lo ritenevano sgradevole e dai metodi poco professionali. Segretamente turbati dalla presenza dei ragni negli esperimenti dell'uomo, esprimevano il loro disappunto parlando dei suoi metodi da insegnante, che comunque realmente disapprovavano. Margaret, Edmund, Frannie e Laetitia erano assolutamente indignate, soprattutto per come aveva trattato Edmund e per l'allusione a sua zia, ma anche per come aveva proseguito le lezioni. Fortunatamente, essendo tutti loro molto interessati alla materia, non avevano subìto cali nel rendimento. Quel martedì di fine mese le cose non sembravano essere migliorate. Il giorno prima il professor Moody era stato particolarmente sgarbato e delirante, e aveva fatto saltare il libro di Angelina Johnson con l'incantesimo reducto perché lei non aveva prestato attenzione. I ragazzi erano ancora un po' scossi, e ora si dirigevano verso i sotterranei per le due ore più stressanti della giornata: pozioni. Frannie veniva da divinazione insieme a Laetitia, e per poco la ragazza non la fece arrivare in ritardo. Mise piede dentro la classe per il rotto della cuffia, e Piton, già in aula, alzò un sopracciglio. Non potendo togliere punti perché una delle due studentesse era della sua casa, si limitò a dire:
-Dovrò ricordarmi di chiedere alla professoressa Cooman di finire in anticipo la sua lezione del martedì. È evidente che la torre è troppo lontana da questa classe per arrivare in tempo e come sapete non tollero che ci si attardi prima di venire alle mie lezioni.
Le due ragazze annuirono e presero posto. Edmund, che con Margaret l'ora precedente non aveva avuto lezione, aveva tenuto il posto a Frannie e Belle a Laetitia.
-Cosa ci tocca oggi?
Sussurrò all'amico dopo aver sfiorato le schiene di Margaret e Jasmine, sedute davanti a loro, in segno di saluto.
-L'amortentia.
Rispose Edmund quasi distrattamente. La ragazza soffocò un grido di giubilo. Jasmine si voltò velocemente verso di lei e le rivolse un gran sorriso. Margaret rimase composta a guardare verso la cattedra, ma in realtà era molto felice anche lei di affrontare quell'argomento.
-Stavo dicendo.
La voce del professore risuonò per la classe silenziosa.
-Non fatevi ingannare dalla fama frivola e gradevole - pronunciò questa parola con profondo disgusto - di questa pozione. È un composto pericolosissimo, oltre che assolutamente difficile da preparare. È uno degli argomenti che l'anno prossimo potrete trovare ai MAGO. La produzione di questa sostanza è severamente vietata dal Ministero della Magia, ma essendo di così rara e difficile produzione mi è concesso di insegnare i suoi segreti agli studenti delle classi avanzate per testare e sviluppare le loro abilità.
Aurora, che sino a quel momento aveva mantenuto un sorriso entusiasta, lentamente andò incupendosi alla spiegazione. Era seduta con Tony che al contrario, come Edmund, se prima era scettico riguardo l'argomento di giornata ora era tutt'orecchi. Margaret passò il suo libro di pozioni avanzate agli amici (sia Frannie che Edmund avevano dimenticato il libro a casa) e seguì da quello di Jasmine, che le porse una rosa da cui avrebbe dovuto strappare i petali. La classe era silenziosa a lavoro, e il professore passava attento tra i tavoli.
-Amyratun, Rosander, non male. Più fini quei peperoncini.
-Sì signore.
Mormorò Margaret, che si era legata i capelli ed era piegata sul paiolo concentrata. Edmund ogni tanto senza rendersene conto alzava gli occhi e le fissava la coda di cavallo affascinato, con sommo divertimento di Frannie. Quando passò davanti al banco di Tony e Aurora non disse nulla, fatto che stava a significare solo una cosa: che non c'era nulla da criticare. Passando davanti a Edmund e Frannie fece un ghigno soddisfatto e quando si allontanò la ragazza diede una gomitata all'amico.
-Stavolta sbanchiamo, Ed!
Mormorò, facendogli l'occhiolino. Fu quando arrivò a Belle e Laetitia che storse il naso vistosamente.
-E cosa sarebbe quello?
Il contenuto del calderone delle due ragazze era di un maleodorante arancione viscoso.
-Oaks, O'Hara, semplicemente incommentabile. Qual è l'ultimo elemento che avete aggiunto?
-L'acqua di luna, signore.
Balbettò Laetitia.
-Questo vuol dire che la pozione in questo stadio dovrebbe essere color lilla tenue. Dimmi Oaks, quello ti sembra lilla tenue forse?
-No, signore.
Mormorò lei a denti stretti.
-O'Hara.
Aggiunse Piton, gelido.
-Sì signore.
-Hai ancora l'opportunità di salvare te e la tua amica da un Desolante. In questi casi cosa si aggiunge per togliere coagulazione e cambiare colore alla pozione?
La ragazza impallidì. I Serpeverde in aula osservavano la scena estasiati, i Corvonero preoccupati e gli altri con un certo distacco. Laetitia sbirciò tra le pagine del libro cercando di non farsi vedere e sussurrò qualcosa all'amica muovendo le labbra il meno possibile. Belle cercò disperatamente di sentire quello che impercettibilmente l'amica tentava di comunicarle.
-Si aggiunge del... del...
-Del cosa, O'Hara? Un ippogrifo ti ha mangiato la lingua? Se non lo sai dimmelo subito e risparmia a tutti questa scena patetica.
Laetitia provò a scandire la parola lentamente e Belle si buttò.
-Si aggiunge del buso, signore?
Sentendo quelle parole Margaret e Frannie ridacchiarono in modo indegno e Piton strabuzzò gli occhi. Laetitia scuoteva la testa, sconsolata.
-Come prego? Potresti ripetere?
-Del buso.
-Del. Buso. Cinque anni di educazione magica, un diploma GUFO e tutto quello che riesci ad articolare è "del buso". Potresti spiegare alla classe cosa sarebbe questo buso, di grazia? Perché io non ne ho idea.
Laetitia era avvampata dalla vergogna e non sapeva dove nascondersi. Il professore continuò.
-Ti consiglio di fare una visitina al San Mungo e farti controllare le orecchie O'Hara perché la parola che la tua compagna ha disperatamente tentato di suggerirti due volte è "muschio". Desolante, a tutte e due. E dieci punti in meno a Corvonero per questo teatrino patetico.
Prima che potesse dire altro, però, una mano scattò in alto in mezzo alla classe.
-Professore?
Tony, che sino ad allora aveva dignitosamente ignorato la scena, aveva completato insieme ad Aurora la pozione.
-McMartian?
-Credo di aver finito.
L'uomo corrugò la fronte e si avvicinò. Osservò il paiolo come se stesse cercando disperatamente qualcosa che non andasse, ma non trovò nulla. Inspirò profondamente.
-Sembra decente.
Commentò, in tono piatto, poi fece controvoglia la domanda di rito.
-Voi cosa sentite? Avanti. Tanto lo so che non aspettate altro.
Aurora sorrise entusiasta.
-Odore di rosa, di bosco in primavera e di...
La ragazza arrossì.
-E basta.
Liquidò. Doveva essere una cosa che riguardava Philip, e Margaret sorrise guardandola. Da quando si era messa il cuore in pace amava vederli insieme. Tony si avvicinò ai fumi che salivano dal paiolo e annusò a sua volta.
-Lentischio, bergamotto e... e...
Si concentrò come se non riuscisse ad afferrare un profumo particolare.
-Lily, I guess.
As he spoke, his words echoing trough the silent room, two people reacted totally unexpectedly. Piton, che per un brevissimo istante assunse un'espressione come se gli avessero appena dato uno schiaffo e Frannie, che iniziò a tossire convulsamente. La ragazza strappò un brandello di pergamena e scribacchiò due righe, per poi appallottolare il tutto e passarlo a Margaret. Il professore borbottò, con scarsa convinzione e una strana luce negli occhi,
-Cinque punti a Tassorosso per la vostra fortuna sfacciata.
Margaret intanto spianò il bigliettino e lesse più o meno quello che si aspettava
 
"Non capisci Mag? Al mio compleanno mi ha regalato dei gigli! Gigli di mare! Hai visto la sua faccia? Si è stupito! Non capisce perché lo ha sentito ma in realtà è già cotto di me!!!!! Ha sentito i miei gigli!!!!!!!!"
 
Frannie la sentì sbuffare e intravide che lo mostrava a Jasmine, ma era troppo esaltata in quel momento per offendersi per la poca attenzione ricevuta. La lezione riprese, e in breve tempo anche Edmund e Frannie terminarono la loro pozione. Piton, in modo del tutto sleale, assegnò loro dieci punti a testa per il successo ottenuto e i ragazzi appuntarono le loro sensazioni. Zenzero, salsedine e muschio per Frannie (che in realtà come terzo aveva sentito anche lei il profumo dei gigli di Tony e non volendo sembrare troppo spudorata aveva inventato qualcosa per richiamare alla gaffe di Belle) e lockum, cuoio e vaniglia per Edmund. Sentendo l'ultimo elemento Margaret strabuzzò gli occhi e Frannie corrugò la fronte.
"Vaniglia? Che cosa insolita per Edmund..."
Anche Fred e George parvero pensare la stessa cosa, perché a quella parola ridacchiarono e gli mandarono un bigliettino pieno di cuoricini a mo' di sfottò.
-Che problemi hanno con la vaniglia? È buona!
Sussurrò Frannie all'orecchio di Edmund, e lui alzò gli occhi al cielo. Quando la lezione era quasi al termine, anche Jasmine e Margaret avevano raggiunto un risultato accettabile e guadagnato cinque punti a testa. Jasmine sentiva incenso, miele e curcuma mentre Margaret pane appena sfornato, aria di temporale e acqua di colonia. Finita l'ora nessun altro aveva terminato il compito, e Piton si disse molto deluso. Uscendo dalla stanza, Edmund si stiracchiò. Era l'unico del gruppo che aveva abbandonato rune antiche.
-Beh donzelle, la mia mattinata di lezione finisce qui!
Esclamò, sorridendo sornione. Margaret stava per mandarlo al diavolo quando una voce lo fece voltare di scatto.
-Ehi vanillina!
-Anche tu ora libera?
I gemelli Weasley, che avevano miseramente fallito la loro pozione e si erano quasi guadagnati una punizione per aver versato delle bacche di pruno a tradimento nel calderone di Miles Bletchey, si erano avvicinati furtivamente alle loro spalle.
-Non sapevamo fossi un romanticone...
-...la prossima volta a Hogsmeade altro che feste...
-... ti portiamo da madama Piediburro!
Frannie ridacchiò e lui scosse la testa.
-Siete due stronzi!
-Ehi vanillina, piano con le parole!
Replicò Fred, offeso. Jasmine ghignò soddisfatta.
-Beh divertiti alla tua ora buca, Ed. Lui alzò gli occhi al cielo.
-Ehi Tony! Tony!
Frannie agitò la mano furiosamente e il ragazzo, anche lui in transito da una lezione all'altra, si girò un po' scocciato. Non aveva digerito bene il fatto che il banco della ragazza avesse ricevuto venti punti per la riuscita della pozione, mentre il suo solo cinque.
-Ciao Frannie.
Rispose, cercando di non sembrare troppo risentito. Del resto se Piton faceva le parti non era certo colpa di Frannie.
-Siete stati bravissimi oggi, davvero! Finire la pozione per primi!
-Ah sì?!
Chiese sarcastico. Citare addirittura il misfatto era davvero troppo. Con quel tono allegro poi...
-Ti va di sederti con me a rune? Non credo di aver capito una cosa...
Mentre lei si avvicinava e iniziava a parlare a macchinetta lasciando Jasmine e Margaret molto sollevate lui sospirò alzando gli occhi al cielo. Restare arrabbiato con quella ragazzina era una cosa che non gli riusciva proprio, anche se non riusciva proprio a capire il perché.
Intanto Edmund si era allontanato con i due Weasley verso la guferia.
-Sai vanillina? Oggi avrai l'onore di partecipare ai nostri affari!
Esclamò Fred.
-E non affari qualsiasi... affari da mille galeoni!
Completò George.
-Mille galeoni? Cosa state combinando, ragazzi?
Chiese Edmund, troppo colpito dalla faccenda per prendersela per il soprannome.
-Noi te lo diciamo...
-... ma tu devi promettere di non dirlo a nessuno!
-È una faccenda abbastanza spinosa in realtà.
Lui annuì affascinato.
-Ricordi quando alla coppa abbiamo detto di aver puntato una bella cifra su un cavallo vincente?
-Ma non abbiamo detto quale perché volevamo esser certi di vincere, prima?
Il ragazzo annuì nuovamente.
-Bene. Abbiamo vinto.
-Mille galeoni.
-Tondi tondi.
-Tutti da spendere in scherzi.
Mentre salivano le scale, Edmund spalancò la bocca dallo stupore. Fece per dire qualcosa, ma i due lo fermarono.
-Shhh!
-È un segreto!
-Nessuno per ora deve saperlo...
-... le voci girano...
-...la mamma ci ucciderebbe!
-E comunque non ci hanno ancora pagato.
Il Serpeverde era sempre più perplesso.
-Come non vi hanno pagato! Ma la coppa è stata due mesi fa!
I gemelli si guardarono con aria più seria del solito.
-È qui che viene il bello...
-...o il brutto, dal nostro punto di vista...
-...in realtà ci hanno pagato...
-...ma con oro di leprecauni!
Edmund arricciò il naso schifato.
-Ma è disgustoso! Era una scommessa ufficiale? Non potete denunciare al ministero?
Entrambi si fecero sfuggire una risata amara.
-Ah! Sentito Fred?
-Forte e chiaro, George!
-Il ministero...
-...come se non fosse il ministero che ci ha fregati!
Per Edmund fu troppo. Si arrestò di colpo.
-Il ministero vi ha fregati?!
Chiese a voce alta.
-SHHHHHHH!
Sibilarono in coro.
-Zitto, Pevensie!
-Ci farai ammazzare così!
Lui alzò le mani in segno di resa.
-Ok, ok, ho capito, sto zitto. Ma ora voglio sapere tutto.
Entrarono velocemente nella guferia, iniziando a scegliere un gufo.
-La scommessa la abbiamo vinta con Ludo Bagman!
Mormorò George in tono furtivo.
-Ludo Bagman? Quel Ludo Bagman?
Chiese Edmund a bassa voce.
-L'unico e il solo...
-...ex giocatore di Quidditch...
-...direzione della sezione giochi e sport magici al ministero della magia...
-...e gran furfante!
Fred indicò un gufo grigio con lo sguardo e George fece un cenno d'assenso col capo.
-Che storia. E ora che farete?
-Gli manderemo una lettera minatoria...
-...questa è la terza...
-...non ha mai risposto...
-...ma ci stiamo mobilitando...
-...se è come pensiamo, non siamo gli unici a cui ha fatto uno scherzetto del genere...
-...gliela faremo pagare cara!
George si sfilò una lettera dall'aria piuttosto pesante e Fred la legò alla gamba del gufo. Lo liberarono senza tanti complimenti e l'animale, dopo aver becchettato un po' di mangime, partì.
-E se andassimo in giardino? Vi va?
Chiese Edmund speranzoso. Ultimamente sfruttava ogni fazzoletto di sole, conscio che Ottobre avrebbe portato definitivamente il maltempo.
-Tutto quello che vuoi, vanillina.
Dissero i fratelli in coro, prendendolo per le braccia e conducendolo alle scale. Lui arrossì.
-Oh avanti, basta con questa storia! Vainiglia... non me lo spiego nemmeno io! Probabilmente ho sbagliato a riconoscerlo e chissà cos'era...
-Certo, come no...
-...dicono tutti così!
Lui cercò di ignorarli e di cambiare argomento.
-Secondo voi Piton cosa sente nella sua amortentia?
Chiese, sinceramente curioso.
-Piton?!
Chiesero i due, con lo stesso tono sarcastico.
-Probabilmente muffa...
-...e rancore.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
-Rancore? Di che diavolo profuma il rancore?
-Oh, io non ne ho idea...
-...ma Piton sicuramente sì!
 
*
 
Quando le ragazze uscirono da lezione, capirono subito dove potevano trovarli. Jasmine raggiunse Aladdin in Sala Grande, ma mancava ancora mezz'ora al pranzo. Frannie e Margaret si tolsero i mantelli e uscirono trotterellando in giardino. Videro Fred e George seduti con la schiena appoggiata a un albero, Edmund era a pochi passi da loro, sdraiato al sole. Frannie corse per prima accanto ai gemelli e si sedette di fronte a loro.
-Beh, com'è andata a lezione con tuo marito?
Chiese George ridacchiando.
-Oh, benissimo! Ormai ce l'ho in tasca!
Rispose, appoggiandosi a lui con la schiena.
-Come no...
-...quello che hai detto al terzo anno...
-...e al quarto anno...
-...e l'anno scorso...
-Ora è diverso. Ora ci parliamo.
-Ah beh, grande conquista!
Esclamò Fred ridendo. Frannie sbuffò.
-Vi prego ragazzi, non chiedetele niente di questa storia o davvero non smetterà più di parlarne!
Borbottò Margaret, mentre coricata a pancia in giù giocava coi fili d'erba.
-Come se ci fosse qualche possibilità che smetta comunque!
Disse Edmund, supino, senza aprire gli occhi. Aveva le maniche sollevate e sembrava assorbire il sole come una pianta. Tutti gli altri risero, Frannie compresa. Qualche minuto dopo, quando il cielo cominciò ad annuvolarsi, decisero di entrare per il pranzo. I gemelli andarono verso il tavolo Grifondoro, e i Serpeverde videro che Jasmine era già al tavolo. Dimitar, che di solito li aspettava accanto a lei, non si vedeva da nessuna parte. Vedendo le loro facce confuse, Jasmine li anticipò.
-Gli studenti di Durmstrang oggi non si sono fatti vedere.
-Che strano! Chissà come mai!
Mormorò Frannie, prendendo posto.
-Domani si potrà mettere il nome nel calice.
Rispose Margaret alzando le spalle. Edmund annuì, grave.
-Oh. Dato che tanto non posso metterlo mi ero completamente dimenticata!
Esclamò Frannie.
-Te ne saresti dimenticata comunque!
Le disse l'amica ridendo.
-Non puoi saperlo!
Replicò offesa.
-Chissà cosa cavolo starà dicendo Karkaroff ai campioni...
Si chiese Edmund, tra sé e sé.
-Per me, niente di buono.
Disse Jasmine seria. Il cibo cominciò ad apparire sui tavoli, dall'aspetto delizioso come sempre. Nonostante questo, sentirono i ragazzi di Beauxbatons sbuffare al tavolo Corvonero.
-Viziati.
Commentò Frannie tagliente.
-Lascia stare Fran... ce n'è di più per noi!
Esclamò Edmund, mettendosi due porzioni di vitello in crosta nel piatto. Margaret scosse la testa.
-Novità su chi metterà il nome nel calice?
Chiese Jasmine tra un boccone di zucchine e l'altro. Edmund si ingobbì sul suo piatto e fece un'espressione strana, le altre tre aggrottarono le sopracciglia ma decisero di ignorarlo.
-Per ora di certi ci sono solo la Johnson e Diggory. Oh, e Mary Sue.
Rispose Frannie alzando gli occhi al cielo.
-Mary Sue?
Chiese Jasmine spalancando la bocca. Anche Edmund alzò la testa stupito.
-La psicopatica che ronza sempre davanti alla signora grassa? Quella che si vanta di essere amica di Harry Potter? La Mary Sue che l'anno scorso volevamo strozzare ogni volta che ci passava accanto in Sala Comune?
Frannie ridacchiò.
-Quella che va in giro a dire che la nonna le ha lasciato in eredità il medaglione di Serpeverde, che vuole salvare il mondo e che ha una cotta per il nostro caro Ed. Proprio lei.
-Non ci credo.
Balbettò Edmund, ora di nuovo attento e divertito.
-Ma non è in classe con Draco? Quanti anni ha?
Chiese Margaret sconvolta.
-Sì che è in classe con Draco! Non lo so, magari è ripetente! O magari vuole tentare comunque perché lei "è speciale"! Sai com'è fatta!
Rispose Frannie ridendo sempre di più. Anche gli altri tre scoppiarono a ridere e Edmund si voltò a guardarla. Era seduta tra la Parkinson e Zabini, mangiava con il naso all'insù e una fastidiosissa espressione orgogliosa. Margaret gli diede una gomitata per farlo smettere di guardare. Se avesse capito che la stavano prendendo in giro sarebbe stato meno divertente, e poi l'anno prima la avevano finita col piede sbagliato, non volevano già esagerare con lei. Decisero di cambiare argomento.
-Cosa abbiamo alla prossima ora?
Chiese Frannie, versandosi del succo di zucca.
-Trasfigurazione... due ore!
Rispose Margaret in preda allo sconforto.
-Quale animale sacrificherà oggi?
Sospirò Edmund svogliatamente.
-Spero non un gatto. Morirei se mi chiedesse di fare un incantesimo su un felino... avrei troppa paura di sbagliare.
-La McGranitt non ci permetterebbe mai di far del male a un animale Mag, lo sai. Lo riporterebbe subito come nuovo, se ti sbagliassi.
Replicò Jasmine.
-Lo so, ma ho paura lo stesso.
-Se Moody si presentasse in classe con un gatto... allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi!
Commentò Frannie.
-Oh, non ci voglio neanche pensare!
Si alzarono mogi e con parecchi studenti del sesto anno - quasi tutti avevano continuato con trasfigurazione - si avviarono verso l'ala ovest. Con buon piacere di Margaret, nessun gatto infestò l'aula quel giorno. Continuarono con i mammiferi di piccola taglia, e in gruppi di quattro si occuparono di trasfigurare il muso di alcuni cuccioli di ornitorinco in uno da talpa. La professoressa sorrideva soddisfatta. Le due classi superiori erano sempre le sue preferite. Dopo la scrematura dei GUFO gli studenti rimasti erano inevitabilmente quelli più meritevoli, e non rischiava che da un momento all'altro, mentre osservava la classe, il suo cappello le esplodesse sulla testa per errore o uno studente si trasformasse in una cioccorana pesante mezzo quintale. La cosa più grave che successe fu che Angelina Johnson trasformò il muso del suo ornitorinco in uno da trota rischiando di farlo soffocare, ma intervenne tempestivamente per evitarlo. Entro la fine della lezione, quasi tutti avevano completato il loro compito.
-Bene ragazzi, sono molto soddisfatta del lavoro di oggi. Per questa volta non darò assegni. La prossima lezione affronteremo il capitolo quarto del sesto volume, per chi vuole portarsi avanti col lavoro ci saranno cinque punti a inizio della prossima lezione.
Per la classe si levò un mormorio entusiasta.
-Potete andare.
I ragazzi uscirono dall'aula entusiasti, ma quello che fu la goccia che fece traboccare il vaso, fu l'avviso comparso in bacheca vicino all'ingresso. Fred e George erano davanti al cartellone e invitavano tutti quanti ad avvicinarsi.
-Hai visto, vanillina? Buone notizie!
Edmund, ridacchiando, si sporse per vedere meglio.
 
Domani, giorno mercoledì 28 Settembre, tutti gli studenti del sesto e del settimo anno sono con la presente dispensati da ogni attività scolastica mattutina, dalle otto del mattino all'ora di pranzo. Lo scopo di questa pausa è riflettere sulla possibilità di una partecipazione al Torneo, il confronto con i compagni e l'eventuale inserimento del proprio nome nel calice di fuoco.
Con i migliori auguri a tutti gli aspiranti campioni,
Albus Silente
Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
I ragazzi del sesto e settimo anno presenti esplosero in grida di esultanza, gli altri li fissavano invidiosi. Qualche ragazzo delle altre scuole si avvicinò e si mise a leggere con lentezza e difficoltà l'annuncio, per poi ripeterlo ai compagni. Apparve anche Dimitar, e Edmund tradusse quel che c'era da sapere.
-E così tu metterai il tuo nome nel calice?
Chiese poi Frannie al ragazzo.
-Ofiamente. Io qvi per qvesto, no?
-Sì, immagino di sì. Beh, buona fortuna allora.
-Voi mettere nome, sì?
La ragazza scosse la testa.
-Noi siamo troppo piccole!
Lui aggrottò le sopracciglia.
-Sedici anni?
-Esatto!
-Ma lui diciasette.
Replicò, indicando Edmund. Margaret scosse la testa.
-Oh no, lui non...
-Non lo so. Ci sto ancora pensando.
La interruppe lui. La ragazza si voltò di scatto.
-Ci stai ancora pensando? Mi sembrava avessi detto...
-Ho cambiato idea, forse. Non lo so.
La ragazza sbatté le palpebre cercando di restar calma. Non avrebbe avuto senso per lei fare obiezione. Dimitar capì che non era aria e si defilò con i compagni di Durmstrang.
-Comunque sia ci hanno dato tutta la mattina di domani per pensarci!
Intervenne Frannie, tentando di evitare un disastro. I due ragazzi si guardarono, ma ognuno preferì non continuare il discorso. Margaret sospirò. Edmund rifletté un attimo e poi borbottò
-Vado a cercare Lucy.
Le amiche restarono senza parole guardandolo allontanarsi.
-Tu sai che è successo?
Le sussurrò Margaret all'orecchio. Frannie scosse la testa.
-Ho la sensazione che lo scopriremo presto.
-Ehi, secchioncelle!
Mag alzò un sopracciglio.
-Fred! George! Voi c'entrate qualcosa per caso?
-Scherzi, donna?
-Quello è matto come un cavallo, ecco tutto!
La ragazza, non convinta, li guardò con sospetto. Un ragazzo dalla cravatta oro e nero si avvicinò al gruppo, sorridente.
-Avete visto? Domani giornata libera!
-Anche tu sei troppo giovane, che farai domani?
Tony alzò le spalle.
-Starò vicino a Cedric, come tutti. Se verrà estratto voglio vedervi tutti a tifare per lui!
-Certamente! Il Campione di Hogwarts, sempre e comunque!
Commentò Margaret. Il ragazzo sorrise soddisfatto.
-Ora vado, devo avvisare gli altri dell'annuncio! Ci si vede a cena!
Esclamò, correndo verso la Sala Comune. Frannie sospirò. Fred alzò le spalle.
-Tanto se non sarà uno di noi due sarà Angelina.
-Puoi dirlo, fratello!
Frannie li guardò perplessa.
-Uno di voi due?
-A questo proposito...
Disse George passandole un braccio intorno alle spalle,
-... vi va di farci da testimoni?
Concluse Fred afferrando Margaret per il braccio.
-Possiamo rispondere di no?
Chiese la ragazza.
-No!
Risposero in coro. Com'era prevedibile, Margaret e Frannie li seguirono, un po' scocciate ma profondamente divertite. I quattro uscirono dal  castello e andarono in un luogo riparato sotto un albero. Piovigginava
-La hai presa, Fred?
-Certo George!
Si dissero, guardandosi con un ghigno poco rassicurante.
-Qualsiasi cosa sia non mi piacerà.
Mormorò Margaret, e Fred tirò fuori in modo furtivo una boccetta di colore verdognolo.
-Manca solo l'ultimo tocco.
Gli occhi di Frannie brillarono.
-È una pozione invecchiante.
-E brava secchiona!
Esclamò George.
-La avete tenuta a cuocere per un intero ciclo lunare a fuoco basso? E dove? Quando?
Chiese Margaret, senza fiato.
-In dormitorio...
-...siamo in stanza con Jordan...
-...la abbiamo tenuta per ogni evenienza...
-...dopo il vostro regalo di Natale...
-...abbiamo preparato un sacco di pozioni di lentissima preparazione...
-...per tenerla in caso di bisogno!
-Praticamente ci manca solo la polisucco!
-Dove cavolo avete trovato un capello di troll? Quelli non c'erano nel nostro regalo!
Il loro ghigno si allargò.
-Montague lascia sempre l'armadietto aperto al campo di Quidditch...
-...è bastato prendere un capello dalla sua divisa.
Le due ragazze si guardarono senza capire, poi loro scoppiarono a ridere a crepapelle.
-Avanti donzelle, stiamo scherzando!
-Comunque lo sanno tutti che quello è mezzo troll!
-Abbiamo i nostri metodi...
-...per trovare gli ingredienti giusti!
-Siete degli idioti!
Esclamò Margaret ridacchiando. Frannie alzò un sopracciglio.
-Ci avete chiesto di venire qui per una ragione, non è così?
Chiese, incrociando le braccia.
-Firwood. Firwood. Firwood.
Disse George, inchinandosi. Fred lo imitò.
-Ti abbiamo mai detto quanto sei...
-...intelligente...
-...bella...
-...simpatica...
-...matura...
-No, ma tanto lo so già, grazie.
Rispose sorridendo. Margaret era confusa.
-Che succede, Fran?
-Questi due vogliono il mio assenzio per finire la pozione!
-E ce lo darai...?
Mormorò Fred. Lei li guardò pensierosa, per decidersi. Margaret sapeva che, ovviamente, non avrebbe mai rifiutato. Quando la sua espressione concentrata si ruppe infatti, stava ridendo.
-Certo che ve lo darò! Mi accompagni a prenderlo in dormitorio, Mag?
Lei alzò gli occhi al cielo, poi annuì. Entrando nel castello, seduti sotto la tettoia che dava sul giardino, videro Edmund e Lucy. Parlottavano tra loro, lei sembrava molto seria, lui piuttosto svogliato. Comunque di umore leggermente migliore rispetto a qualche minuto prima. Li salutarono con la mano e Lucy sorrise agitando la sua. Edmund fece un cenno con la testa, un po' imbarazzato. Le due imboccarono il corridoio e scesero le scale, pensierose.
-Ce lo dirà secondo te?
Chiese Margaret a bassa voce.
-Al più tardi domani mattina.
Rispose Frannie, alzando le spalle.
-Cosa gli avrà fatto cambiare idea?
-Non saprei. Ma spero che sappia che a noi andrà bene comunque sia.
Margaret strinse le labbra, che ora formavano una linea dritta e sottile. Frannie continuò.
-Lo so che non ti piace l'idea che partecipi al torneo, ma se vorrà sarà libero di farlo. E l'unica cosa di cui non avrà bisogno è di te inviperita dalla sua decisione.
Margaret sbuffò.
-Non sono inviperita. Serpensortia. - sibilò all'entrata della Sala Comune e le statue le fecero passare - è liberissimo di partecipare a quello che vuole.
- Almeno avrai una buona scusa per usare l'omniocolo.
-Ma cosa cavolo dici?
Rispose bruscamente, arrossendo. Quando entrarono nel dormitorio, dopo aver attraversato la Sala Comune, Frannie si piegò sul baule e afferrò una bottiglia verde smeraldo, spolverandola con la mano. Si guardò intorno confusa. Era tutto come prima, ma aveva la sensazione che qualcosa meritasse la sua attenzione più del solito. Analizzò la stanza ma non vide nulla di diverso dalla mattina, arricciò le labbra perplessa.
-Che c'è Frannie?
-Niente... andiamo.
Rispose titubante, nascondendo la bottiglia sotto il mantello e uscendo dalla stanza. Margaret, poco convinta, la seguì.
-Secondo te la pozione dei gemelli funzionerà?
Chiese Frannie, risalendo le scale verso l'ingresso della scuola.
-Assolutamente no! Silente non si farebbe mai fregare da una pozione invecchiante!
-E se non ci avesse pensato?
-Come potrebbe non averci pensato? È così ovvio!
-Forse è proprio perché è così ovvio che non ci ha pensato!
-No, fidati... è impossibile che riescano a fregarlo. Però sarà divertente!
-Quello sicuramente, che riescano oppure no! Non vedo l'ora di vederli!
Uscendo in giardino si accorsero che ora pioveva un po' più fitto. Margaret fece apparire un ombrellino dalla bacchetta mentre Frannie teneva la bottiglia infagottata.
-È in questi momenti che odio il Regno Unito.
Borbottò Frannie scostandosi i capelli umidi dalla faccia. Tirò fuori la bottiglia e la porse a quello che con tutta probabilità era George. Fred tirò fuori una bustina dalla tasca e l'aggiunse alla pozione. Doveva essere il fiore di loto. Le due ragazze osservarono col fiato sospeso George far cadere qualche goccia di assenzio nella boccetta. D'improvviso la superficie del liquido cominciò a brillare, sempre di più. Dopo qualche secondo, quando ormai era diventata quasi accecante, si spense.
-Sembra che abbia funzionato.
Sussurrò Fred, sollevando la boccetta davanti al viso e osservandola attentamente.
-La berrai prima tu, ti avviso.
Disse il fratello, guardando preoccupato il liquido. Margaret alzò le spalle.
-Tanto non funzionerà.
I gemelli alzarono gli occhi al cielo.
-Smettila di essere così malfidata. Ho sentito che per tenere lontani i minorenni ci sarà una banalissima linea dell'età!
Disse Fred, fiero.
-Una banalissima linea dell'età fatta da Albus Silente in persona!
Specificò Margaret. I due Grifondoro la guardarono con astio e lei sorrise.
-Staremo a vedere!
Liquidò Frannie, con un'alzata di spalle.
-Malfidate...
-...la nostra pozione andrà benone...
-...la daremo anche a Lee...
-...e se vincerà uno di noi tre, ci spartiremo il bottino!
-Sognate in grande! È già tanto se il calice non vi sputerà fuori appena sarete entrati oltre la linea!
Disse Margaret ridacchiando.
-Ha ragione, ragazzi. Non penso sia un'ottima idea.
Stavano per rispondere a tono, quando videro Edmund ciondolare sotto la pioggia verso di loro.
-Ehi, Vanillina!
Esclamarono i gemelli in coro.
-Non è meglio se entriamo? Piove!
Esclamò Margaret guardando l'amico avvicinarsi, con un sorriso. Quando lui si avvicinò e salutò, avevano appena deciso di andar via. Frannie lo prese a braccetto.
-Non potevi scegliere momento peggiore per raggiungerci, Ed!
Disse ridendo.
-Se non mi vuoi posso anche andarmene!
Rispose, con un sorriso malefico. Sembrava che il brutto momento fosse passato.
-Mi sa che ce ne andiamo tutti.
Disse Margaret, e in quel momento cominciò a diluviare. Il cielo fu squarciato da un lampo, e qualche secondo dopo la terra tremò. Uno dei tuoni più forti che avessero mai sentito. Margaret urlò ma scoppiò a ridere e Edmund le afferrò il braccio, anche lui colto di sorpresa. Frannie sobbalzò ma poi aprì le braccia alla pioggia. Fred e George iniziarono a correre verso il castello sotto il temporale, spintonandosi e ridendo, e gli altri tre li imitarono.
-Wooohooo!
Gridò Frannie facendo una scivolata sul fango e poi ruzzolando sotto una delle tettoie. I due gemelli erano già arrivati, ansimanti e fradici, ridendo a crepapelle. Edmund e Margaret apparirono subito dopo, e il ragazzo le lasciò il braccio. Si guardarono per un secondo, zuppi e tremanti, fecero per dire qualcosa, ma cominciarono entrambi a ridere senza riuscire a fermarsi. Frannie si alzò, appoggiandosi al muro, e si pulì dal fango con un incantesimo.
-Ci voleva!
Disse sorridendo. Gli altri si calmarono dopo qualche minuto, e rimasero a boccheggiare, indeboliti dalle risate, sinché il cielo non si fece più tetro. Continuavano a guardare il temporale che infuriava. Quando iniziarono a sentire freddo sufficiente, decisero di andare nelle Sale Comuni a scaldarsi. In quella Serpeverde il fuoco era spento, e Margaret fece zampillare qualche scintilla dalla bacchetta per far prendere le fiamme. Edmund si sedette sul gradino del caminetto, con la schiena verso il fuoco, a scaldarsi.
-Come vorrei essere rimasta a Uagadou! Là piove un mese all'anno e fa sempre caldo!
Sospirò Frannie, sedendosi per terra di fronte a lui. Margaret avvicinò una poltrona e si mise dietro la ragazza, che posò la schiena sulle sue gambe.
-Già. Peter mi ha scritto che è in Tibet al momento. Anche lì fa molto freddo.
-In Tibet?! E cosa cavolo ci fa in Tibet?
Chiese Margaret incredula.
-Sta facendo una ricerca su delle tecniche di guarigioni esotiche. Si dice che lì abbiano degli ospedali molto particolari. Mi ha scritto che è tutto così bianco che sembra di stare sulle nuvole, e che i maghi vivono in grotte scavate sugli strapiombi e che ci sono alcune case raggiungibili solo smaterializzandosi. Il che complica le cose, ovviamente... né la patente inglese né quella americana sono valide in Asia Orientale, a quanto pare. Stanno avendo un po' di difficoltà. Ha detto anche di aver visto una capra che somiglia a Susan... questo non diteglielo però.
Concluse ridacchiando, poi si morse il labbro e tornò serio.
-Sembra si stiano divertendo molto. Chissà dove andremo noi dopo il diploma.
Commentò Frannie, sognante.
-Mi piacerebbe girare bene tutta l'africa subsahariana e... dite che Jasmine ci ospiterebbe ad Agrabah per un po'?
-Penso di sì... ci ha sempre detto che saremmo potuti andare in qualunque momento!
Rispose Margaret.
-Non sono le uniche cose che mi ha scritto.
Continuò il ragazzo, e le due amiche lo fissarono.
-Mi ha anche proibito di mettere il mio nome nel calice.
-Cosa?! Come si permette?
Abbaiò Frannie, che aveva sempre odiato l'iperprotettività.
-È per quello che invece ora stai considerando l'idea, vero?
Chiese Margaret, che iniziava a capire. Edmund odiava quando gli dicevano cosa non fare, e l'invito sortiva quasi sempre l'effetto opposto.
-Sì. Prima non l'avrei mai fatto. Sapevo che tanto il cappello non mi avrebbe scelto comunque... ma non sopporto che mi dica cosa posso e non posso fare. E poi lui se fosse stato qui ce lo avrebbe messo!
Il ragazzo sbuffò.
-Sai, penso che questa sia una ragione molto stupida per mettere il tuo nome nel calice.
Disse Margaret, senza pensare. Lui sollevò lo sguardo di scatto, con espressione ferita.
-Lo so. Me lo ha detto anche Lucy.
-Però la tua motivazione per non metterlo era altrettanto stupida. Perché non dovresti essere scelto? Sei intelligente e portato per gli incantesimi. Sei degno di essere un campione come chiunque altro.
Margaret la guardò di sottecchi. Le costava moltissimo sforzo ammetterlo, ma aveva ragione. Non avrebbe mai voluto vederlo partecipare, ma non provarci per paura di non essere degno era una cosa davvero stupida.
-Mi ha detto anche questo.
Mormorò.
-Forse non dovresti pensare a quello che vuole o non vuole Peter o a quello che il calice deciderà o no. Forse dovresti solo chiederti se a te piacerebbe.
Gli disse Margaret, conciliante.
-E devi sapere che, qualunque cosa sceglierai, noi saremo dalla tua parte. Non è vero, Mag?
Chiese Frannie, enfatizzando il tono della domanda. La ragazza prese un lungo respiro.
-Sì. Sì, è così.
-Se ci fosse Peter sarebbe tutto più facile. Sarei sicuro che verrebbe scelto lui, e a quel punto mettere o non mettere il mio nome non avrebbe importanza.
-Ti sottovaluti come sempre, Edmund.
Disse aspra Frannie.
-Ci penserò, va bene? Ci penserò e cercherò di fare...
-Quello che vuoi. Niente di più niente di meno.
Completò l'amica.
-Esatto.
Concluse lui. Ci fu un attimo di silenzio, poi Margaret disse
-Spero che abbia fatto una foto a quella capra!
Risero, e fu quello il momento in cui Mag capì che tra loro niente sarebbe cambiato, non importa quanto lontani le loro strade li avrebbero portati gli uni dagli altri.
-Spero che mi porti almeno un regalo, con tutti questi posti in cui sta andando!
Borbottò Edmund scuotendo la testa.
-Per quello che ci sta facendo passare con la sua assenza dovrebbe fare un regalo anche a noi!
Esclamò Frannie divertita.
-Vorrei diplomarmi subito solo per andare con voi in giro per il mondo!
Sospirò Margaret.
-Ci andremo. E sarà bellissimo!
Disse elettrizzata Frannie.
-Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti!
Propose Edmund.
-Andremo lì, allora! Ma andremo anche in Africa! E in Canada. E in India.
Rispose Frannie solenne.
-In Africa, in Canada e in India? Vicino!
Esclamò sarcastica Margaret.
-Non è colpa mia se i posti più belli del mondo sono così lontani tra loro!
Si lamentò Frannie.
-E dall'Inghilterra.
Puntualizzò Edmund.
-E dall'Inghilterra.
Convennero le amiche. Parlarono del loro viaggio di maturità ancora per poco, e in breve fu ora di cena. Andarono verso la Sala Grande piuttosto di buon umore, e notarono che gli studenti di Durmstrang e Beauxbatons, che avevano saltato il pranzo, erano invece presenti a cena. Avvicinandosi al tavolo videro che Dimitar sembrava più concentrato del solito, e aveva già cominciato a mangiare il maiale glassato, col naso sul piatto e gli occhi bassi. Jasmine era davanti a lui ma non aveva ancora toccato cibo, probabilmente per aspettare gli amici. Margaret e Edmund si sedettero accanto a lei, e Frannie accanto al ragazzo che le stava di fronte. Quando si sedettero lui arricciò il naso infastidito.
-Qualcosa non va?
Chiese Frannie, guardando Margaret per un appoggio. Lui sbuffò. Alzò gli occhi e li incenerì con lo sguardo.
-Preside detto che noi non dovere fraternizzare con nemico.
Borbottò, riprendendo a tagliare il maiale. I ragazzi si guardarono senza dir nulla, infastiditi. Edmund stava per dire qualcosa, aprì la bocca, ma la richiuse quasi subito dopo aver cambiato idea. Regnava un silenzio imbarazzante e sembrava che Frannie stesse per fare un commento sprezzante quando, qualche secondo dopo, Dimitar sbuffò così a lungo che i Serpeverde pensarono si sarebbe sgonfiato e afflosciato sul pavimento. Quando finalmente alzò lo sguardo verso gli altri, gli occhi azzurri limpidi brillavano.
-Ma sapete cosa? Non me ne importa, alla fine. Torneo a questo serve, no?
Edmund e Margaret sorrisero debolmente rassicurati, Jasmine e Frannie lo guardarono ancora un po' diffidenti visto il suo cambio di umore improvviso. Il ragazzo prese la caraffa e versò a entrambe del succo di zucca, presumibilmente in segno di pace.
-Sete?
Jasmine alzò gli occhi al cielo e sorrise, Frannie gli diede una gomitata amichevole.
-E tu deciso, amico?
Chiese a Edmund, che si portava i funghi trifolati nel piatto. Lui si morse il labbro e scosse la testa.
-Se non hai deciso vuol dire che non vuoi. Altrimenti sapresti già. Io so, per esempio.
Rispose alzando le spalle, con il tono di chi dice la verità più naturale del mondo. Edmund spalancò gli occhi, colpito e Margaret ebbe la sensazione di dovere al ragazzo di Durmstrang un favore. Molti degli altri ragazzi stranieri mangiavano silenziosi e dall'aria ostile, ma alcuni iniziavano a sciogliersi come aveva fatto Dimitar. Alcune amicizie erano già state strette, il monito di Karkaroff e Maxime era arrivato tardivo, e per fortuna non aveva avuto l'esito sperato.
-Domani che facciamo quindi? Ci appostiamo al calice per vedere chi butta il nome? Sappiamo quando verranno estratti i campioni?
Chiese Edmund, strappando un pezzo di pane dal centro del tavolo.
-I nomi verranno estratti domani a cena.
Rispose Margaret, che come sempre aveva prestato attenzione alle spiegazioni.
-Sì, vi prego, restiamo la mattina a guardare! Sono curiosa!
Implorò Frannie, e Margaret annuì.
-Del resto abbiamo la mattina libera apposta! E poi voglio vedere quanto finiranno male Fred e George!
Edmund e Jasmine si scossero, incuriositi.
-Fred e George?
-Hanno fatto una pozione invecchiante, vogliono ingannare il calice!
Rispose Margaret scuotendo la testa.
-Che idioti. Non funzionerà mai.
Borbottò Jasmine.
-È esattamente quello che ho detto io!
Intanto, all'altro capo del tavolo, Krum e Hans si guardavano in cagnesco. Margaret cercò di osservarli senza dare nell'occhio, provando un certo compiacimento. Si chiedeva se Hans avrebbe mai rinunciato a un po' del suo orgoglio per farsi bello davanti a uno dei dieci ragazzi più famosi del mondo magico. La risposta non arrivò, perché Krum si alzò e se ne andò prima del dolce, seguito da Karkaroff, un ragazzo corpulento che Dimitar una volta aveva chiamato Poliakoff, e una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi glaciali che pareva fosse la caposcuola di Durmstrang. Hans sbuffò e strinse la forchetta così forte che le nocche divennero bianche. Margaret ghignò. Alla fine della cena, i ragazzi si salutarono e come sempre Frannie, Edmund e Margaret si avviarono verso la Sala Comune. Gli studenti più giovani li fissavano con invidia mentre camminavano con la serenità di chi il giorno dopo avrebbe avuto la mattina libera. Edmund si stiracchiò mentre le statue si aprivano al loro passaggio. La tremula luce della luna arrivava dalle ampie vetrate filtrata dal Lago. I ragazzi si misero a osservare le acque torbide cercando di scovare qualcosa di vivo, come talvolta facevano i Serpeverde che non avevano nulla di meglio da fare. Una volta Margaret, insieme a Miles, era persino riuscita a vedere da lontano una sirena e Frannie giurò di essere riuscita al primo anno a riconoscere la sagoma del calamaro gigante.
-Chissà come dev'essere vivere nel Lago, tra le foreste di alghe e gli avvincini.
Mormorò Edmund.
-Una palla mortale, direi. Non poter mai saltare fuori e andare da qualche altra parte... tutta la vita nella stessa tinozza.
Rispose Frannie, un po' schifata.
-Il Lago Nero non è esattamente una tinozza, Fran. Ma sì, neanche io mi troverei bene, penso.
Commentò Margaret.
-Un po' è affascinante però.
Continuò il ragazzo.
-Sì, anche a me piacerebbe esplorarlo, un giorno. Chi sa se esiste davvero il calamaro gigante.
Sospirò Mag.
-Certo che esiste! Io l'ho visto! Non sarebbe una figata se una delle prove fosse combatterlo? Forse dovrei suggerirlo a Silente!
-Lascia perdere Frannie, non vedremmo nulla! Un giorno a fissare la superficie del Lago vuota? A chi mai potrebbe venire in mente?
Rispose Edmund mordendosi il labbro.
-Hai ragione, é un'idea stupida.
Concluse lei.
-Chissà che prove saranno e quando inizieranno... non vedo l'ora di vederle!
Sospirò Margaret. Un avvincino passò rapidamente in lontananza.
-Sono sicura che saranno bellissime.
Convenne Frannie entusiasta. Edmund aveva l'aria pensierosa, si staccò dalla finestra e si voltò verso di loro.
-Ho sonno, penso che andrò a dormire. Vi aspetto in Sala Grande per la colazione, così poi andiamo insieme al calice! Vi va?
Le due ragazze annuirono.
-Certo Ed! A domani!
Rispose Margaret, dandogli due baci sulla guancia. Frannie gli diede un colpetto sulla spalla.
-Buona notte, Ed!
-Buona notte ragazze.
Anche Frannie e Margaret decisero di andare a dormire. La Sala era vuota, e almeno in stanza sarebbero potute stare in pigiama.
Quando entrarono nel dormitorio, successe. Frannie scoppiò a ridere incontrollabilmente. Non riusciva a fermarsi, si afflosciò  terra e rideva, rideva, rideva. L'amica la guardò preoccupata e perplessa, la ragazza non accennava a smettere. Dopo qualche minuto, in cui Margaret aveva fatto in tempo a spogliarsi e cambiarsi per la notte, si rialzò ansimando.
-Perché ridi? Che è successo?
Lei arrossì e fece per ridere di nuovo, ma si trattenne.
-Niente.
Rispose, tra i singhiozzi che andavano scemando. Sul comodino di Margaret aveva visto il suo solito profumo alla vaniglia.
"Vanillina."
Pensò, e si ricompose.
 
*
 
Edmund Pevensie era in camera, Pucey  e Montague non erano ancora tornati. Guardò il suo baule per quella che gli parve un'eternità.
 
"Confido nella tua intelligenza Ed, ma per sicurezza preferisco scriverlo chiaramente: non provare a mettere il tuo nome in quel calice. Il Torneo Tremaghi è una cosa seria."
"Sai, penso che questa sia una ragione molto stupida per mettere il tuo nome nel calice."
"Perché non dovresti essere scelto? Sei degno di essere un campione come chiunque altro."
"Devi sapere che, qualunque cosa sceglierai, noi saremo dalla tua parte."
"Se non hai deciso vuol dire che non vuoi. Altrimenti sapresti già."
 
Si alzò lentamente, si piegò sul baule e lo aprì. Strappò un foglio di pergamena con rabbia, serrando gli occhi. Appellò la piuma e stese il foglio sul letto. Prese un respiro profondo.
"Ci penserò, va bene? Ci penserò e farò..
Quello che vuoi. Niente di più, niente di meno."
 
Edmund Pevensie, Hogwarts
 
La mattina dopo, quando Frannie si svegliò, Margaret si stava già vestendo. La guardò pigramente senza capire, poi si rizzò a sedere.
-È oggi!
Esclamò, schizzando fuori dal letto. Sentì Miles lamentarsi e la vide girarsi su un fianco.
-Shhh Fran, stai zitta! Stanno ancora dormendo, non vedi?
Sussurrò Margaret severa. Lei annuì e andò in bagno a prepararsi in tutta fretta. Andando verso la Sala Grande si scoprirono di ottimo umore. Edmund, ovviamente, era già seduto che le aspettava. La Sala era quasi vuota, i ragazzi dei primi anni erano già a lezione e quelli del sesto e settimo non si erano ancora alzati. Anche Tony era già in piedi, parlava con Yvonne, una ragazza carina di Beuxbatons, e teneva un braccio intorno alle spalle di Diggory, che lo ascoltava attentamente.
-Sai se qualcuno ha già messo il suo?
Chiese Frannie dopo aver fatto un cenno festante a Tony ed essersi messa a sedere.
-Qualcuno di Beuxbatons e Roger Davies, credo.
Rispose accarezzando Silver, che gli aveva appena portato la gazzetta mattutina. Improvvisamente sentirono un verso venire dalla porta della Sala e si voltarono a guardare. Dante planava verso di loro, e lasciò cadere una lettera sul grembo di Frannie, per poi posarsi sul tavolo poco più in là. La ragazza come prima cosa versò dei cereali in una ciotola in segno di ringraziamento e glieli avvicinò. Il gufo becchettò soddisfatto.
-Chi ti scrive, Fran?
Domandò curioso Edmund, sporgendosi per sbirciare. La ragazza strillò.
-Mi ha risposto! Mi ha risposto!
Colpito dalla reazione, il ragazzo le sfilò la lettera di mano e la guardò, mostrandola anche a Margaret.
 
Remus Lupin
 
-Hai visto? Lo avevo detto che gli avrebbe fatto piacere!
Disse Margaret sorridendo.
-Sì, però adesso ridammela, grazie.
Edmund gliela passò, e lei se la infilò in tasca.
-Beh? Non la leggi?
Chiese l'amico in tono di scherno.
-Non con voi ficcanaso! La mia storia d'amore non vi riguarda!
Margaret alzò gli occhi al cielo. Bevvero un bicchiere di succo di zucca e decisero di andare subito verso il calice. Edmund strinse la pergamena nella tasca. Quando furono all'ingresso c’erano già una decina di persone che girellavano, mangiando toast e osservando il Calice di Fuoco. Stava nel centro della Sala, sullo sgabello che di solito reggeva il Cappello Parlante. Una sottile linea d’oro circolare era disegnata per terra, a circa tre metri dallo sgabello.
-Quella dev'essere la linea dell'età!
Mormorò Margaret, indicandola. Con sua grande sorpresa, anche Harry Potter era nella sala a curiosare insieme ai due amici. Quelli del quarto anno evidentemente avevano un'ora buca. Si sorprese dell'assenza di Draco, e ne gioì.
Una voce rise alle loro spalle. I gemelli Weasley e Lee Jordan irruppero nella sala.
-Fatto.
Sussurrò Fred trionfante.
-Eccola qui!
-Cosa?
chiese Ron, il fratello.
-La Pozione Invecchiante, cervellodicacca.
Rispose Fred. I gemelli tendevano a essere molto scorbutici con il fratello più piccolo.
-Una goccia per uno.
Spiegò George fieramente a tutti i presenti, sfregandosi le mani tutto allegro.
-Ci basta essere più grandi solo di pochi mesi.
-Ci divideremo i mille galeoni se vince uno di noi tre!
Disse Lee, con un gran sorriso.
-Non sono sicura che funzionerà, sapete.
Mormorò Hermione Granger,
-Silente avrà pensato anche a questo.
A sentire quelle parole, Margaret gongolò e fece l'occhiolino ai due amici. Fred, George e Lee invece la ignorarono.
-Pronti?
Chiese Fred agli altri due, tremando per l’eccitazione.
-Andiamo, allora… vado io per primo…
Edmund guardò scettico Fred che estraeva dalla tasca un foglietto di pergamena con scritto sopra “Fred Weasley — Hogwarts” e la sua mano andò automaticamente al biglietto che aveva in tasca. Fred avanzò fino alla linea, e lì rimase, dondolandosi sulle punte dei piedi come un tuffatore che si accinge a un volo di quindici metri. Poi, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, trasse un gran respiro e superò la linea.
Per un solo istante, i ragazzi furono convinti che avesse funzionato — George lo pensò di sicuro, perché emise un ululato di trionfo e seguì il fratello con un balzo — ma un attimo dopo si udì un forte sfrigolio, ed entrambi i gemelli furono espulsi dal cerchio d’oro come se fossero stati scagliati da un invisibile lanciatore del peso. Atterrarono doloranti a tre metri di distanza sul freddo pavimento di pietra, poi, come se non bastasse, risuonò una forte esplosione ed entrambi si videro spuntare due identiche lunghe barbe bianche.
La Sala d’Ingresso rimbombò di risate, a cui si aggiunsero anche quelle di George e Fred, non appena si furono guardati bene in faccia.
-Vi avevo avvertiti.
Disse una voce profonda e divertita, e tutti si voltarono mentre il professor Silente usciva dalla Sala Grande. Margaret trasalì e strinse il braccio di Frannie con forza. Il vecchio mago scrutò Fred e George con gli occhi che scintillavano.
-Suggerisco a entrambi di andare da Madama Chips. Si sta già occupando della signorina Fawcett di Corvonero e del signor Summers di Tassorosso: anche loro hanno deciso di invecchiarsi un po’. Anche se devo dire che le loro barbe non sono nemmeno remotamente belle come le vostre.
Fred e George si diressero all’infermeria, accompagnati da Lee, che ululava dal ridere. Silente fece un piccolo inchino, e la folla applaudì con un boato di giubilo, poi il preside si allontanò verso il suo ufficio.
-Era ovvio.
Esclamò Margaret alzando le spalle, guardando con rammarico Potter che usciva dalla Sala diretto alla colazione. Appena i tre Grifondoro se ne furono andati, le porte si spalancarono di nuovo. Un manipolo di Tassorosso, Diggory in testa, fece irruzione nell'ingresso. Tony subito dietro di lui, sembrava gli guardasse le spalle. Aurora si affannava cercando di tenere il passo accanto a una sua amica, e in coda c'era una ragazza giovane che si guardava titubante intorno. A Margaret pareva si chiamasse Susan.
-Siamo con te. Forza.
Disse Tony posando una mano sulla spalla. Aurora batté le mani con entusiasmo, la ragazza bionda si limitava a fissarlo con intensità. Cedric annuì e saltò dentro il cerchio. I presenti applaudirono.
-Pronto Ced?
Gridò Susan da fuori dal cerchio. Il ragazzo sorrise un po' intimorito e buttò due bigliettini nel calice, che si infiammò d'un fuoco turchese sfolgorante. Il ragazzo, eccitatissimo, saltò fuori e abbracciò i tre compagni.
-Se esce il mio nome offro da bere a tutti voi, ragazzi!
Esclamò, tremante. Tutti i Tassorsso esultarono muovamente. Improvvisamente, calò il silenzio. Igor Karkaroff faceva il suo ingresso trionfale, con la sua impeccabile pelliccia grigia. Dietro di lui, in divisa perfetta, tutti gli studenti di Durmstrang, guidati da Krum. Molte ragazze sussurrarono eccitate al suo passaggio, Frannie sbuffò. Edmund scorse Dimitar, che lo guardò ma non diede segno di averlo riconosciuto. Il preside era stato molto chiaro sulla politica da tenere con gli altri studenti, e almeno di fronte a lui non sarebbe potuto stare con loro, questo era chiaro. In pochi silenziosi minuti, tutti i ragazzi avevano messo il loro nome nel calice e senza dir nulla avevano girato i tacchi ed erano tornati sulla loro barca.
-Poi si stupiscono se non stanno simpatici.
Mormorò Frannie all'orecchio di Edmund. Anche Angelina Johnson arrivò e mise il nome nel calice, accolta da una grande ovazione da parte dei Grifondoro, seguita dalla ragazza bellissima di Beuxbatons, che come al solito catalizzò tutta l'attenzione su di sé.
-Non mi dispiacerebbe un campione donna.
Disse Margaret, e Frannie annuì vistosamente. Edmund alzò le spalle senza sapere cosa dire. Subito dopo arrivarono altri due studenti di Beuxbatons, tra cui il tipo carino che da un mese veniva segretamente stalkerato da Frannie. Quando guardò dalla loro parte lei spalancò gli occhi e distolse lo sguardo sorridendo. Ormai erano una ventina di persona circa. Ma il momento migliore fu quando la sala d'ingresso fu attraversata da Mary Sue. Edmund diede due sonori colpi al fianco alle due amiche e la indicò. Frannie, già immaginando quello che sarebbe seguito, cominciò a ridere. Margaret sibilò
-Ma allora è vero.
La ragazza, la persona più narcisista, egocentrica, paranoica e complottista che avesse mai camminato sul suolo scozzese, avanzò a testa alta.
-Non sé un po' tropo picolá?
Chiese ad alta voce il ragazzo di Beauxbatons che sedeva accanto a quello carino. Lei si voltò e lo fulminò con lo sguardo. Gli studenti di Hogwarts presenti nella stanza, che conoscevano il tipo, iniziarono a ridacchiare.
-Ho deciso di sacrificarmi.
Rispose lei tagliente. Ormai metà sala rideva.
-Sacrificórti? E perché mai?
Domandò l'amica di Tony, Yvonne.
-È una competizione molto pericolosa, e i miei compagni non sono pronti ad affrontarla. Da quando ho saputo di questo torneo ho capito che ero io, Mary, a dovervi partecipare. Lo devo a tutta la scuola, a tutti quelli che mi amano. Devo salvarli.
Edmund Frannie e Margaret erano piegati in due dalle risate, come il resto della stanza. Lei parve non sentirli. Si legò i capelli biondi in una coda, e passò la linea dell'età. Buttò la pergamena col suo nome nel calice, e per qualche secondo non accadde nulla. I ragazzi smisero di ridere e stavano quasi per ricredersi, quando lei strillò e venne sbalzata all'indietro, finendo con la schiena per terra a parecchi metri dal calice. I suoi capelli si imbiancarono e iniziarono a spuntarle le rughe. La prese decisamente peggio rispetto a Fred e George.
-Impossibile! Impossibile! Ero davvero pronta, lo sentivo nel cuore... qualcuno ha stregato il calice! Il torneo è  corrotto!
Iniziò a sbraitare, sinché un ragazzo dell'ultimo anno di Corvonero non si avvicinò e le disse
-Vai in infermeria e fatti passare questa roba che hai sulla faccia. Stai disturbando tutti così.
Lei lo fissò carica d'odio, ma non rispose. Si alzò piena di risentimento e si allontanò a gran passi verso il corridoio ovest.
-Che disagio.
Commentò Edmund.
-Che disagio.
Confermò Margaret, asciugandosi le lacrime con la manica della divisa.
-Se non esistesse bisognerebbe inventarla.
Rispose Frannie sognante. Improvvisamente però, sia Margaret che Edmund si pietrificarono sul posto. Era apparso Hans. Alcuni Serpeverde lo salutarono a gran voce, e lui fece un sorriso ammiccante. Si avvicinò alla linea d'oro e la oltrepassò con naturalezza. Fece un inchino, e alcuni Serpeverde e qualche Tassorosso applaudirono. I Grifondoro lo guardavano con astio, quelli di Beuxbatons erano perplessi. Margaret alzò gli occhi al cielo. Infilò un biglietto piegato in quattro nel calice, che si illuminò. Andò ad appoggiarsi al muro accanto a Higgs, che gli batté il cinque. Margaret, Edmund e Frannie decisero tacitamente che era ora di andare. Avevano visto abbastanza campioni per quella giornata, e poi era quasi ora di pranzo. Si avviarono verso la Sala Grande, in pensiero.
-Chissà chi sceglieranno.
Mormorò Frannie.
-Philip non s'è visto.
Commentò Margaret.
-Beh, c'è ancora tempo.
Disse Edmund, in tono piatto. Entrando in Sala Grande, si accorsero che c'era una certa elettricità nell'aria. Jasmine ancora non si vedeva, mentre Adrian e Miles erano già lì, che parlavano tranquillamente. Non erano apparsi per tutta la mattina. Margaret e Frannie si scambiarono uno sguardo d'intesa. I ragazzi aspettarono l'ora di pranzo, e la sala si riempì pian piano. Anche Dimitar si sedette vicino a loro e si scusò per non averli salutati quella mattina. Jasmine arrivò con Aladdin e si sistemò al suo posto. Quando la sala fu assolutamente al completo, Edmund si alzò.
-Devo andare in bagno.
Disse sbrigativo, e si allontanò quasi correndo.
-Deve andare in bagno? All'ora di pranzo? Ma non poteva andare un minuto fa?
Chiese Frannie perplessa.
-Magari avuto problemi pancia!
Liquidò Dimitar con un'alzata di spalle. Margaret guardò apprensiva verso la porta e sperò non fosse quello che pensava. Edmund si diresse lentamente verso l'ingresso, e si sedette per terra davanti al calice a fissarlo. Erano tutti in Sala ad aspettare il cibo, proprio come sperava.
"Cosa stai cercando di dimostrare, Edmund?"
Si chiese amareggiato.
"Tanto non ti chiamerebbe mai. Come potrebbe? Non sei in grado."
Sbuffò e tirò fuori il bigliettino spiegazzato.
"Prova che ti sbagli. Alzati in piedi e prova che ti sbagli."
Inspirò ed espirò, con gli occhi chiusi.
"E se non mi sbagliassi? Se buttassi il nome e lo risputasse subito dopo? Potrebbe succedere? Non credo. Ma se succedesse?"
Aprì gli occhi e si alzò. Fece qualche passo in avanti. Entrò nel cerchio, che non lo rifiutò. Tese il braccio sul calice ed esitò. Lo ritirò in fretta e gettò la pergamena per terra.
-Incendio.
Mormorò, puntando la bacchetta. Attese che ogni traccia del suo biglietto fosse ridotta in cenere, e tornò in Sala Grande, con sguardo cupo.
-Tutto bene amico?
Chiese Dimitar, vedendolo arrivare.
-Ho mal di stomaco.
Rispose il ragazzo.
-Visto? Io avevo detto!
Rispose fiero. Frannie sorrise.
-Vuoi che andiamo in infermeria?
Chiese Margaret, guardandolo preoccupata.
-Non c'è bisogno, grazie. Magari mangiando starò meglio.
E parve funzionare. Man mano che il pranzo andava avanti, sembrò che un peso gli si togliesse dalle spalle pian piano. Cominciò a scherzare con gli altri, e quando Jasmine rovesciò il succo di zucca nel piatto di Millicent Bulstrode rise più di tutti.
-Che bello!
Esclamò Frannie quando il pranzo stava per finire,
-Oggi non ho lezione, vero Mag?
-Quando imparerai l'orario, Frannie?
-Sai che non lo farò!
Rispose l'amica. Lei sospirò.
-No, non hai lezione. Ci sono due ore di storia della magia.
-Oh, no!
Esclamò Edmund spalancando gli occhi.
-Sapete, dovrei smetterla di ricordarvelo. Magari lo imparereste!
-Edmund, forse. Io lo escluderei.
Rispose Frannie bevendo del succo di zucca. Margaret la incenerì con lo sguardo ma poi sorrise. Storia della magia era una delle sue materie preferite, nonché una delle poche lezioni in cui era in banco con Edmund. Se la presero con comodo anche per il dolce, soprattutto vedendo che Laetitia era appena arrivata di corsa e si stava abbuffando per fare in tempo per la lezione. Una ragazza di Beauxbatons la guardò un po' schifata. Bevvero qualche altro bicchiere e spazzolarono la torta sino all'ultima briciola, Ruf non si era mai arrabbiato per un ritardo, anzi. Non se ne accorgeva neppure.
Finito il pranzo Frannie andò a cercare i gemelli per una partita a gobbiglie, Jasmine raggiunse Aladdin per un volo veloce prima della pioggia mentre Edmund e Margaret, con Tony e Laetitia, che era ancora con una fetta di torta in mano, si diressero verso l'aula di storia della magia.  Quando entrarono il professore aveva già iniziato a spiegare. Tony si sedette con un suo amico Tassorosso, Laetitia con una Belle infastidita dal ritardo e Margaret e Edmund nel banco dietro quello di Tony, che era alto e aveva le spalle larghe. Perfetto per poter parlare liberamente durante una lezione noiosa. Quando Margaret tirò fuori il quaderno e la penna Edmund sbuffò.
-Vuoi davvero seguire questa lezione?
Chiese alzando gli occhi al cielo.
-Se non avessi voluto seguirla non la avrei messa nell'orario.
Sibilò lei in risposta.
-Perché sussurri? Sai che non ci calcola comunque!
-Magari qualcuno vuole ascoltare! Non disturbare la lezione!
-Sì, certo, come no... magari il Barone Sanguinario è l'anima della festa!
Tony si voltò di scatto sorridendo ma con sguardo inquietante.
-Io vorrei ascoltare, in effetti.
Edmund sbatté le palpebre qualche secondo, colpito.
-Oh, scusami Tony.
-Tranquillo.
Disse, senza cambiare espressione. Si girò di nuovo verso la cattedra, e Margaret fece un largo sorriso da "te l'avevo detto".
-Andiamo Mag, devi proprio?
Insistette lui, stavolta a bassa voce.
-Se inizio a non seguire le lezioni già dal primo mese come finirò l'anno?
Borbottò, ma rimise la penna nell'astuccio, tirando fuori quella prendiappunti ricevuta l'anno prima che si mise subito ad annotare la lezione.
-Non ringrazierò mai abbastanza Laets per averti regalato quell'aggeggio!
Sussurrò Edmund con un ghigno.
-Le devi decisamente un favore!
Rispose l'amica. Ci fu un secondo di silenzio.
-Allora, cosa hai fatto prima quando sei uscito dalla Sala Grande? Sappiamo tutti e due che non sei andato in bagno. Lui abbassò lo sguardo e sospirò. Valutò l'idea di mentire ma decise subito che non ne valeva la pena.
-Sono andato a mettere il mio nome nel calice.
Sussurrò, e la ragazza si irrigidì.
-Oh. Lo avevo immaginato. Beh, se è questo che volevi hai fatto bene.
-Non l'ho messo.
-Come...? Hai detto che...
-Ho detto che ero andato a metterlo, ma non l'ho messo.
Lei lo guardò senza capire.
-Ci sono decisioni che non vale la pena prendere.
Disse lui, fissando la piuma che si muoveva da sola senza vederla, immerso nei suoi pensieri. Lei prese tutto il coraggio che aveva e gli posò una mano sulla spalla.
-Qualunque cosa tu abbia pensato, so che hai fatto la scelta migliore. Mi fido di te.
Lui sorrise debolmente e la guardò negli occhi.
-Grazie.
Quando passò una delle due ore di lezione, sentirono un sibilo venire dalle loro borse.
-Ragazzi! Ehi ragazzi!
Era la voce di Frannie. I due si guardarono confusi, poi Margaret capì e iniziò a frugarsi in borsa. Prese lo specchio e lo tenne davanti a sé, curandosi di tenerlo dietro la schiena di Tony. Inquadrò lei e Edmund e nell'altro terzo vide Frannie in primo piano e mezza faccia di Fred e di George ai due lati.
-Come va? Una noia mortale, eh?
Chiese ridendo.
-Si tira avanti!
Esclamò Edmund sorridendo. Lui si stava veramente annoiando, ed era molto felice. Margaret invece, che da qualche minuto aveva ripreso ad ascoltare, sbuffò.
-Smettila di lamentarti Mag, non hai la penna prendiappunti?
Chiese la ragazza oltre lo specchio.
-È quello che le ho detto io! Ma perché ci chiamate? Si sta male senza di noi, eh?
Disse Edmund ridacchiando. Frannie agitò i capelli.
-Dopo averli stracciati a gobbiglie ho capito che non erano degni della mia attenzione.
Rispose. I due ragazzi accanto a lei so ribellarono a quella affermazione.
-Bugiarda...
-...due volte abbiamo vinto noi!
-Ma parliamo di cose serie... smettila di inquadrare i vostri brutti musi, voglio vedere Tony, dov'è?
A quelle parole i due Serpeverde sgranarono gli occhi e avvicinarono l'indice alla bocca, intimandole di fare silenzio, e Margaret indicò di fronte a lei. Il ragazzo, sentendo il suo nome, si voltò.
-Mi avete chiamato?
Edmund tossì e si affrettò a dire
-E quindi Mag ti parlavo dei cassetTONI del mio dormitorio, che...
Il Tassorosso alzò un sopracciglio, li guardò male e tornò con il viso rivolto verso la cattedra. I tre oltre lo specchio scoppiarono a ridere.
-Shhhh! Zitti idioti! Ci farete buttare fuori dalla classe!
Sussurrò Margaret velenosa.
-Cassettoni, Pevensie? Come ti è venuta?
Chiese George ridendo sempre più forte. Margaret sbuffò, avendone abbastanza, e ributtò lo specchio nella borsa. Ci fu un coro di "nooooooo" sempre più lontano, e la chiuse. Edmund in un primo momento sbuffò, poi si illuminò nuovamente.
-Ed, non ci pro...
Il ragazzo tirò fuori il suo specchio dalla sua borsa. Dopo un coro di "sììììììì" i ragazzi per vendetta presero a fare le boccacce a Margaret, Edmund compreso, e lei guardò ostinata il professore cercando di non ridere, impresa che fallì dopo qualche secondo. Sentirono Tony sbuffare a voce alta e si tapparono la bocca con le mani, tentando di moderare le risate. Ora anche Belle li guardava con fastidio.
-Fatti gli affari tuoi, O'Hara! Come se stesse ascoltando, poi...
Abbaiò Frannie oltre il vetro. Continuarono a parlare e prendersi in giro per tutta la lezione e Margaret si accorse che non le dispiaceva neanche un po'. Sentiva Edmund ridacchiare accanto a lei, usando il suo regalo, e si accorse che in quel momento era felice. Quando la lezione finì il professore terminò il suo discorso bruscamente, e gli studenti uscirono dall'aula. Edmund rimise lo specchio nella borsa, e si stiracchiò sulla sedia.
-Allora, andiamo a scoprire il nostro campione?
 

 

Nota autrice
Il nostro povero Edmund che vuole mettere il nome nel calice solo perché Peter gli ha detto di non farlo, e allo stesso tempo non vuole mettere il nome nel calice solo perché si vergognerebbe a metterlo e non venire chiamato. Cosa voleva davvero? Non lo sapremo mai.
Secondo voi?
Un'altra cosa che non sapremo mai è cosa sarebbe successo se lo avesse fatto. Il mio personale parere è che lo avrebbero estratto, è Re Edmund il Giusto dopotutto, ma anche Cedric è forte.
I presidi di Beauxbatons e Durmstrang cercano di mettere zizzania tra gli studenti, fermeranno le amicizie nascenti o i ragazzi saranno più forti delle rivalità?
Edmund non si spiega la vaniglia nella sua amortentia solo perché non ha visto che sul comodino di Margaret c'è il suo profumo, come invece ha fatto Frannie, e ora si é buscato un simpatico soprannome a opera dei gemelli. Tony ha fatto uno scherzone a Piton (la sua amortentia con grande gioia di Frannie ha odore di giglio, cioè lily in inglese).
Questo anno è appena iniziato ma sarà denso di sorprese, lo prometto. Continuate a seguirci!
 
P.S.
Ho notato che la storia sta ricevendo molte visualizzazioni, ma solo una persona mi segue in modo assiduo... Mi raccomando, lasciateci qualche feedbak, non siate timidi!
 
 

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Capitolo 8
*** I quattro campioni ***


VI 

I QUATTRO CAMPIONI

 
 
“Sapete cosa amo di più di questo Torneo?” chiese Edmund quando quella sera si sedette al tavolo dei Serpeverde con Mag, Frannie e Jasmine.
“Sentiamo” disse Mag prendendo posto di fronte a lui.
“Ogni volta che c’è qualche annuncio importante da fare, c’è un banchetto” disse Edmund sorridendo entusiasta.  
“Hai ragione, è fantastico!” disse Frannie.
Da quando erano arrivati gli studenti delle altre scuole, gli elfi delle cucine sembravano impegnarsi ancora più del solito, e tutta Hogwarts ne stava beneficiando.
“Peccato che non partecipi una scuola italiana, altrimenti mangeremmo pizza tutti i giorni e io sarei ancora più felice” disse Mag con un sospiro.
“Non farmi pensare alla pizza” disse Frannie prendendosi la testa fra le mani “La prossima che la mangerò sarà come minimo fra otto mesi”
Rimasero a parlare di quanto fosse buona la pizza e dell’eventualità di richiederla agli elfi, finché i grandi piatti d’oro non si riempirono.
Quella sera il Calice di Fuoco era stato spostato davanti al tavolo degli insegnanti e tutti quanti lo guardavano incuriositi e con apprensione, soprattutto i ragazzi che aspettavano di conoscere il loro destino. I quattro Serpeverde non erano particolarmente in ansia, dal momento che nessuno di loro aveva voluto o potuto mettere il nome nel Calice. Verso la fine del banchetto iniziarono a parlare anche loro dei campioni, facendo mille congetture.
“Spero proprio che sia un Serpeverde a passare” disse Frannie prendendo un pasticcino alla crema chantilly dal piatto.
“Non so quante speranze ci siano” sospirò Mag mangiando distrattamente una fetta di torta con i pinoli “I Serpeverde non piacciono a molti”
“Hai ragione” disse Jasmine sconsolata “L’altro giorno ero con Al in cortile, e a un certo punto sono passati Potter e i suoi amici. Li ho sentiti dire espressamente ‘speriamo che non sia un Serpeverde’”
Odioso” borbottò Frannie con una smorfia “Neanche ci conosce”
“Beh, non è che i ragazzi del suo anno siano particolarmente gentili con lui” disse Mag indicando con lo sguardo Draco Malfoy, il quale stava fissando il Calice di Fuoco mentre Goyle gli parlava.
“Ma la Casa Serpeverde non è composta solo da loro” fece notare Frannie.
“Beh, certo” balbettò Mag “Ma alla fine quelli che conosce meglio sono loro, e a parte Zabini e la Gren– volevo dire, Zabini e basta non ce n’è uno che mi stia simpatico”.
Pensava che ormai l’ostilità contro Daphne Greengrass fosse considerata cessata, ma l’occhiataccia di Frannie le fece capire che non se ne sarebbe mai andata. Edmund cercò di reprimere una risata, Frannie lo guardò male.
“Mary Sue però ci regala sempre grandi emozioni” disse Frannie facendo finta di non aver sentito la seconda persona della lista assai ridotta dell’amica “Vorrei che fosse eletta solo per farmi quattro risate alle sue spalle”
“Magari Terrence ha qualche possibilità” disse Jasmine cercando di tornare all’argomento principale.
“Altrimenti spero che scelgano Philip” disse Mag tornando serena.
Guardò verso il tavolo dei Grifondoro, dietro alle spalle di Edmund e Frannie, e vide che il ragazzo era tranquillo e sorridente – e meraviglioso – come al solito. Forse sapeva anche lui di avere la vittoria in tasca.
“O Angelina” disse Frannie pestando un piede a Edmund, che aveva fatto una smorfia quando Mag aveva parlato.
Silente si alzò in piedi e, dal momento che tutti si zittirono all’istante, il ragazzo non fece in tempo ad insultare l’amica.
“Bene, il Calice è quasi pronto a prendere le sue decisioni” annunciò. “Ritengo che abbia bisogno di un altro minuto. Ora, prego i campioni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al tavolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto” e indicò la porta dietro il tavolo, “dove riceveranno le prime istruzioni”.
Sfoderò la bacchetta e fece un ampio gesto. Tutte le candele della sala si spensero, facendola precipitare nella semioscurità. L’unica fonte di luce era il Calice di Fuoco, che risplendeva più del solito. In cielo risplendeva un quarto di luna che ogni tanto spariva dietro ad una spessa coltre di nuvole.
Mag guardò gli amici con gli occhi colmi di emozione e notò che avevano lo stesso sguardo rapito. Le fiamme del Calice diventarono improvvisamente rosse e da esse emerse un piccolo foglio di pergamena. Silente lo afferrò e lo tenne teso accanto al Calice, in modo da poter leggere, poi parlò.
“Il campione di Durmstrang” lesse con voce forte e chiara “è Viktor Krum!”
Dal fondo del tavolo dei Serpeverde, dove il gruppo di studenti di Durmstrang era seduto, si sollevò un boato, ma ben presto tutta la Sala esplose in una serie di applausi e grida esaltate, come se Krum avesse appena vinto la Coppa del Mondo di Quidditch.
“Secondo me esultano più per il campione di Quidditch che per il fatto che sia uno dei tre campioni” disse Jasmine sporgendosi verso gli amici, che risero con lei, anche se si erano uniti all’applauso generale. Il ragazzo si alzò e si diresse in modo goffo verso la porta che Silente gli aveva indicato. Sembrava leggermente imbarazzato dalla reazione della Sala, ma comunque era sorridente e decisamente meno teso di quando lo avevano visto entrare nella Sala.
La confusione che aveva generato la sua entrata in scena come campione si spense e tutti tornarono a fissare il Calice, dal quale uscì un nuovo foglietto.
“Il campione di Beauxbatons” annunciò Silente “è Fleur Delacour!”
“Guarda, è lei!” disse Frannie artigliando il braccio di Edmund e indicando la ragazza che, da quando era arrivata a Hogwarts, aveva attirato l’attenzione di tutti per la sua incredibile bellezza.
“È davvero bellissima” disse Mag osservando la ragazza che si alzava con una grazia invidiabile e attraversava la Sala a passo leggero.
Sembrava una ballerina classica. Di solito anche Aurora faceva lo stesso effetto, ma in Fleur c’era un qualcosa che faceva pensare che ci fosse sotto una sorta di stregoneria.
“Non sembrano averla presa bene” disse Jasmine mettendo fine a quella specie di ipnosi che aveva generato il passaggio della ragazza. Indicò i ragazzi di Beauxbatons, seduti al tavolo dei Corvonero; i loro sguardi erano maschere deformate dalla rabbia e dal risentimento. Due ragazze addirittura scoppiarono a piangere.
“Bambine” disse Mag scuotendo la testa.
“È il turno di Hogwarts!” disse Frannie quando Fleur scomparve dietro alla porta.
Tutta la Sala calò nel silenzio, questa volta la tensione era ancora più palpabile. Mag notò che Hans aveva abbassato lo sguardo, come per pregare, e le fece un po’ pena, anche se si riscosse subito e tornò a guardare il Calice più concentrata di prima. Finalmente uscirono nuove fiamme rosse e Silente prese in mano l’ultimo foglietto.
“Il campione di Hogwarts” disse ad alta voce “è Cedric Diggory!”
Dal tavolo di Tassorosso si sollevò un boato che ben presto contagiò tutta la Sala Grande. Alcuni, soprattutto chi aveva messo il nome nel Calice, non si unirono subito all’applauso, e anche quando lo fecero erano piuttosto delusi. Il resto degli studenti e dei professori di Hogwarts iniziò ad applaudire. La Sprite scoppiò a piangere e si accasciò sulla spalla della McGranitt, che s’irrigidì guardandosi intorno imbarazzata.
“Diggory mi piace” disse Edmund “Approvo decisamente”
“Peter sarà felice” disse Mag con un sorriso. Guardò il ragazzo alzarsi dal tavolo, dare il cinque a qualche amico e dirigersi verso la sala dove gli altri due campioni lo attendavano. Mentre il suo sguardo vagava, notò una cosa che le fece credere per un attimo di trovarsi su un altro pianeta. Aurora non sorrideva. Stava battendo le mani, ma non sorrideva, il che era davvero strano, impensabile. Lei sosteneva sempre i suoi compagni di Casa. Intuì ben presto il motivo del suo scarso entusiasmo e in effetti lo condivise. Era fortemente probabile che fosse convinta che sarebbe stato Philip a essere scelto.
Ci volle un po’ per placare l’applauso che era durato più a lungo dei due precedenti messi insieme. Quando anche l’ultimo Tassorosso smise di battere le mani, Silente riprese la parola.
“Ottimo!” gridò allegramente. “Bene, ora abbiamo i nostri tre campioni. Sono certo di poter contare su tutti voi, compresi gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang, perché diate ai vostri campioni tutto il sostegno che potete. Acclamando il vostro campione, contribuirete in modo molto…”
Si bloccò prima di concludere la frase. Il Calice si era illuminato di rosso di nuovo, facendo piombare la Sala nella tensione ancora una volta. Una nuova fiammata fece emergere un quarto foglietto, che Silente prese in mano totalmente sconcertato, e vedere Silente sconcertato era una cosa davvero rara, probabilmente non succedeva da decenni.
Harry Potter” scandì a voce alta.
Centinaia di facce si voltarono verso il tavolo Grifondoro, dove Harry Potter era stato tranquillo e spensierato a godersi la bella serata, consapevole dei suoi quattordici anni, consapevole di non poter nemmeno immaginare di partecipare al Torneo, consapevole che per un anno sarebbero stati gli altri a essere angosciati per qualcosa, e non lui. Udendo il suo nome non ci aveva fatto troppo caso, convinto di aver sentito male, ma quando tutti si erano voltati per guardarlo si era come congelato sul posto. Borbottò qualcosa che solo i suoi vicini, anche loro impietriti, sentirono.
“Ma che caz–” mormorò Edmund dando voce al pensiero di tutti.
“Ma come è possibile?” disse Mag guardando prima i suoi amici e poi Silente.
Non è possibile” puntualizzò Frannie.
“Harry Potter” esclamò di nuovo Silente. “Vieni qui, per favore!”
La Granger, seduta accanto a Harry, lo spinse verso il centro della sala, così il ragazzo avanzò verso il preside con gli occhi sbarrati dall’orrore. Non aveva l’aria di uno che avesse messo il suo nome nel Calice consapevolmente.
Centinaia di voci iniziarono a borbottare per il disappunto. Alcuni ragazzi sbraitarono offesi “Non li hai diciassette anni!”. Harry finalmente arrivò davanti a Silente, che gli mostrò la via per raggiungere la stanza dei trofei.
Karkaroff e Madame Maxime si alzarono in piedi di scatto, e mentre Harry varcava la soglia, raggiunsero Silente con aria oltraggiata, sbraitandogli contro.
“Non è ammissibile, Silonte!” urlò Maxime.
“Non è divertente” disse Karkaroff a denti stretti.
In tutta risposta Silente si rivolse alla Sala Grande.
“Bene, il banchetto è finito. Buonanotte!” disse prima di abbandonare la sala, seguito dai due presidi e dai colleghi, ai quali aveva fatto cenno di seguirlo.
Tutti rimasero fermi dove si trovavano.
“Ma non dovevano essere tre?! Silente era stato chiaro!” disse Mag, prendendo in considerazione con un certo scetticismo la possibilità di aver ascoltato male Silente.
“La Coppa Tremaghi è fatta per un mago fra tre, non quattro” disse Frannie con ovvietà.
“Appunto!” disse Jasmine “A saperlo anche Aladdin avrebbe partecipato volentieri!”
“Anche io avrei partecipato!” disse Frannie imbronciata.
“Ma avete visto la faccia di Potter? Secondo voi è stato lui a mettere il suo nome nel Calice?” disse Mag pensierosa.
“E chi, se non lui!?” chiese Edmund.
“Beh, potrebbe essere stato qualcuno più grande di lui” azzardò la ragazza. Frannie si picchiò una mano sulla faccia.
“Mannaggia, avrei potuto farlo anche io allora!” esclamo “Bastava dare il mio foglietto a Edmund e il gioco era fatto!”
“Non penso che avrebbe funzionato” disse Jasmine ridacchiando.
“Beh, invece a quanto pare sì, altrimenti come lo spieghi?!” disse Frannie “E comunque non è giusto che Hogwarts abbia due campioni”
“Guardate Dimitar!” disse Edmund indicando il ragazzo. Aveva l’aria decisamente contrariata.
“Penseranno che sia un complotto. Io lo penserei” disse Frannie.
“Andiamo a fare un giro fuori? Non ho voglia di tornare in Sala Comune” disse Mag.
Edmund guardò in alto per assicurarsi che non piovesse. In quel momento la luna risplendeva alta in cielo.
“Va bene, dai” disse con un po’ incerto. Passarono davanti alla parte di tavolo dove era seduto Dimitar; il ragazzo li guardò con uno sguardo colmo di rancore.
“Vuoi venire con noi? Stiamo andando a fare un giro fuori” disse Frannie con un sorriso.
Fa bene” disse lui tenendo la testa bassa, visibilmente arrabbiato. I tre si guardarono in faccia titubanti, speravano che ciò che era appena successo non rovinasse il Torneo sul nascere.
“Foi sapefate?” chiese quando furono all’aria aperta. Faceva abbastanza freddo, ma non ancora così tanto da rifiutare una boccata di aria fresca.
“No, dovevano essere tre” si affrettò a dire Mag “Ci deve essere stato uno sbaglio!”
“Karkaroff no crede” disse “E neanche io”
“Beh, di certo la colpa non è nostra” disse Frannie rimanendo seria.  
Fa bene” disse lui imbarazzato “afete racione”
Si guardò intorno per premurarsi che non ci fosse nessuno di sua conoscenza nei dintorni e parlò di nuovo.
“Sperafo io vincere” disse a bassa voce “Viktor non meritafa”
Mag e Edmund si scambiarono uno sguardo accigliato. Krum era perfetto, era il loro idolo, ma non potevano dirlo a Dimitar, non in quel momento.
“Mi dispiace” si affrettò a dire Mag posando una mano sul braccio del ragazzo. Frannie fece lo stesso.
“Macari sorteggiano altro campione” disse speranzoso “per Durmstrang e Beauxbatons”
“Sarebbe un’idea, in effetti” disse Edmund pensieroso.
“Sarebbe giusto” disse Frannie “è stato proprio scorretto nei vostri confronti, avete ragione ad arrabbiarvi”
Mag annuì ma rimase in silenzio. Aveva letto su Storia di Hogwarts che il Calice si sarebbe spento e sarebbe stato possibile sorteggiare nuovi campioni solo dopo cinque anni, di conseguenza sarebbe stato difficile avverare l’idea di Dimitar.
“Se partecipa Potter avrei potuto farlo anche io a questo punto” disse Frannie sconsolata.
Dimitar sfogò la sua frustrazione per altri minuti, poi, quando l’aria fredda iniziò a dar fastidio ai tre Serpeverde, decisero di tornare all’interno del castello, mentre Dimitar andò verso la sua nave.
“Chi se lo aspettava?” disse Mag pensierosa mentre entravano nella sala d’ingresso “Oh, Aurora!”
La Tassorosso stava uscendo dalla Sala con lo stesso sguardo contrariato che aveva assunto un venti minuti prima.
“Oh, ciao Mag” disse andando verso di lei; sorrideva appena.
“Serata strana, eh?” disse Mag sorridendo “Ma mai strana quanto il fatto che non abbiano scelto Philip!”
“Infatti!” sbottò la ragazza passandosi una mano fra i capelli, frustrata.
Finalmente poteva esternare questo suo pensiero. Farlo con i membri della sua Casa era fuori discussione. Frannie alzò gli occhi al cielo, Edmund sbuffò. Se lui si fosse candidato Mag non avrebbe fatto il tifo con così tanto ardore, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
“Ma scusa, ti ricordi quella volta in cui ha salvato quella ragazzina che era andata a cercare il Tranello del Diavolo nella Foresta Proibita?!” chiese Mag alzando gli occhi al cielo. Solo per quell’atto di coraggio avrebbero dovuto scegliere lui.
“Io lo ricordo bene” s’intromise Frannie. Lo ricordava perché Mag aveva passato la settimana successiva a decantare l’impresa eroica del suo adorato Philip. Erano al terzo anno, e Mag pensava solo a lui.
“Anche io!” disse Aurora, senza prestare attenzione agli sguardi strani che si erano scambiate le due amiche.
“…E poi aveva anche salvato Mary Sue o la Parkinson dal Platano Picchiatore” aggiunse Mag “che neanche lo meritavano”
“…E non ti ho raccontato di quest’estate! La vicina pazza delle mie ziette mi stava per rifilare il Distillato di Morte Vivente per scherzo, a detta sua ‘perché non l’avevano invitata per il tè’. Lui ha riconosciuto la pozione in tempo e l’ha rovesciata proprio mentre portavo il bicchiere alla bocca”
“Ma davvero?” chiese Mag orripilata, poi ci pensò su e aggiunse “Non sapevo che avessi una vicina pazza!”
Aurora annuì con un sorriso mesto. Philip l’avrebbe anche bevuta al suo posto, se si fosse rivelato necessario.
Edmund ringraziò che il ragazzo in questione fosse appena uscito dalla Sala Grande e si stesse dirigendo verso di loro, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi chissà quanti altri minuti di esaltazione del magnifico Caposcuola Grifondoro.
“Hey” disse arrivando alle spalle di Aurora e cingendogliele con un braccio; le stampò un bacio sulla tempia.
“Ciao Philip” salutò Mag con un sorriso tranquillo.
“Ciao ragazzi” disse cordialmente “Serata strana, eh? Su Cedric ci avrei scommesso, su Potter neanche un po’”
“Beh, io avrei scommesso tutto su di te, a dire il vero!” disse Aurora imbronciata mentre Mag annuiva con vigore. Philip fece una faccia strana, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
“Che vuol dire? Io non ho messo il mio nome nel Calice!” disse perdendo il sorriso.
“Come non hai messo il nome nel Calice, Phil?!” chiese Aurora strabuzzando gli occhi e girandosi per guardarlo in faccia.
Improvvisamente Mag, Edmund e Frannie desiderarono essere altrove, anche sul fondo del Lago Nero. Sarebbe stato meglio che assistere a quella scena.  
Philip abbassò lo sguardo, raccolse le idee e rispose.
“Stamattina, quando Joe ha messo il suo nome nel Calice, tu hai detto… Hai detto che ti metteva ansia che tutta quella gente fosse disposta a morire e… beh, pensavo di farti un dispiacere partecipando anche io” disse diventando più triste ad ogni parola che diceva “…E quindi ho deciso di non partecipare per non farti preoccupare nel caso in cui mi avessero scelto”
“Non ci posso credere” disse Aurora lasciando cadere le braccia lungo i fianchi “Che cosa ho fatto!”
“Beh, noi andiamo in Sala Comune!” disse Frannie dopo aver bisbigliato qualcosa a Edmund, il quale stava cercando di trattenere una risata. Mag era rimasta a fissare intontita i due amici, incredula, così Edmund le passò un braccio intorno alle spalle e la trascinò via.
“A domani, Mag” disse Aurora gentilmente prima di tornare a guardare il fidanzato con disappunto.
“Io non volevo… Non credevo che mi avresti presa sul serio, e poi non era questo che intendevo!” disse Aurora abbassando il viso “…Tu avresti vinto”
“…E io che pensavo di farti felice… Adesso mi sento uno stupido” disse lui iniziando a ridere per l’assurdità del malinteso “E la colpa è solo mia”
“Ma no, è colpa mia! Avrei dovuto starmene zitta!” disse Aurora abbassando il viso “Io ero già pronta ad avere come fidanzato il vincitore del Torneo, sai… Lo so anch’io che avresti vinto
Philip sorrise e le cinse le spalle con un braccio.
“Pazienza, non facciamone un dramma” disse sforzandosi di sorridere, anche se dentro di sé aveva voglia di urlare “…La prossima volta cerchiamo di chiarirci”
Le prese il viso fra le mani e le diede un bacio. Quando si staccò, però, Aurora non era ancora abbastanza convinta da tornare a sorridere.
“Che cosa c’è?” chiese Philip cercando di guardarla negli occhi, ma lei teneva lo sguardo basso.
“È che… Io non voglio passare per la fidanzata apprensiva che ti impedisce di fare tutto quello che vuoi, non mi piace l’idea di averlo fatto” disse guardando altrove con le lacrime agli occhi.
“Ma tu non l’hai fatto” le rispose Philip prendendole una mano.
“Il fatto che tu abbia deciso di non partecipare per me, significa proprio questo” borbottò Aurora.
“Significa che ti amo troppo” tagliò corto lui “Però hai ragione, la prossima volta è meglio parlarne, ma sono io che mi sono fatto l’idea sbagliata”
“Mi dispiace” disse Aurora per l’ennesima volta, sentiva un gran bisogno di piangere “Avrebbe scelto te di sicuro, perdonami”
“Sono stato un idiota io” disse Philip per l’ennesima volta stringendola a sé “…Ma adesso non parliamone più, d’accordo?”
“Mh” disse lei annuendo debolmente. Si asciugò l’unica lacrima che era riuscita a scendere e il ragazzo le diede un altro lungo bacio. Quando si staccarono lei era tornata serena.
“Ti accompagno alla tua Sala Comune, ok?” disse lui passandole una mano intorno al fianco.
“Facciamoci un giro fuori, ti va?” chiese la ragazza con sguardo adorante.
“Certo che mi va” rispose subito Philip, che odiava l’idea che Aurora appartenesse ad una Casa diversa dalla sua; cercava sempre di passare con lei tutto il tempo possibile.
Rimasero seduti a parlare per quasi un’ora, poi lui la riaccompagnò alla Sala Comune Tassorosso, come faceva ogni sera. Mentre camminavano il ragazzo si schiarì la voce e prese parola.  
“Stavo pensando… E se domani facessi un tuffo nel Lago Nero, me lo lasceresti fare?” disse lui stringendola forte a sé.
“Non scherzare. Ci sono gli Avvincini e chissà quante altre bestiole malefiche pronte a…” lui le chiuse la bocca con un altro bacio.
“Ti amo” le disse accarezzandole il viso.
“Ti amo anche io” rispose la ragazza con aria sognante.
Quando furono davanti alla grande botte che fungeva da porta d’ingresso, Philip prese di nuovo la parola. 
“Sai, penso che la McGranitt mi ucciderà. Ho il sospetto che tifasse per me”.
Aurora scoppiò a ridere.  

 
*

“Incredibile” disse Mag quando si sedette sul divanetto in Sala Comune. Ser Jaime le saltò sulle gambe e iniziò a fare le fusa “…Non so se mi sconcerta di più quel che abbiamo appena sentito o l’idea che Potter partecipi al Torneo. Ha quattordici anni, cavolo!”
“Certo che non facevo Philip così stupido” disse Frannie sfogando finalmente l’ilarità per la scena alla quale aveva appena assistito.
“O forse è molto innamorato” la corresse Mag.
Idiota” disse Edmund “E comunque avete dato tutte per scontato che avrebbe vinto, persino lui…”
“Io no!” protestò Frannie “Anche se in effetti le probabilità erano alte”
“Beh, ma perché avrebbe vinto lui!” disse Mag fermamente.
“Saresti stata così sicura della mia vittoria se avessi partecipato anche io?” buttò lì Edmund guardandola dritto negli occhi. Mag distolse subito lo sguardo e lo fissò sul gatto.
“Ma certo che sì!” rispose subito, arrossendo violentemente “Beh, tu sei bravo, sei stato il migliore nei GUFO, te l’ho detto”
“E poi non bisogna trascurare l’elemento fondamentale che ti contraddistingue” disse Frannie incrociando le gambe sulla poltrona con noncuranza. Mag e Edmund la guardarono, felici che l’amica avesse interrotto la loro imbarazzante conversazione. Poi però Frannie parlò e i due desiderarono sprofondare.
 “…Hai un gran bel faccino, Eddie”.
Edmund sbuffò ma finì col ridere, mentre Mag arrossì ancora di più. Frannie era sempre la voce della verità.
“Comunque la capisco. Aurora intendo. Anche io sarei stata un po’ in ansia per voi” disse Mag continuando ad accarezzare il gatto “Anche per te, Frannie, dato che ci tenevi a partecipare”
“Sei troppo tenera, Maggie, mi commuovi” disse Frannie portandosi con un gesto teatrale le mani al cuore.
“Mi sto già pentendo di averlo detto” disse Mag alzando gli occhi al cielo “E non chiamarmi Maggie, ti supplico”
“…Figurati, ormai sono abituato a essere circondato da gente apprensiva” disse Edmund sorridendole con affetto.
Per qualche strano motivo che ormai aveva imparato a comprendere e accettare, non gli dava neanche fastidio quel che aveva detto Mag. Forse perché, nonostante l’apprensione, sapeva che Mag lo avrebbe supportato in ogni caso, come gli aveva dimostrato quel pomeriggio in cui si era aperto con lei sui suoi timori.
Rimasero a parlare ancora un po’ del grande colpo di scena che aveva riservato la serata, poi andarono a dormire.  
 
L’indomani la doppia lezione di Pozioni stroncò completamente la voglia di vivere dei ragazzi. Il professore era più arrabbiato del solito, ma fortunatamente non se la prese troppo con i Serpeverde. Ormai il suo astio nei confronti di Potter non faceva più notizia, per cui accettarono passivamente quella lezione sugli antidoti per l’Amortentia e, una volta finita, furono ben felici di recarsi nell’aula di Astronomia.
Dopo pranzo le loro strade si divisero: Frannie e Edmund andarono verso l’aula di Babbanologia, mentre Mag andò in biblioteca in attesa dell’ultima lezione della giornata.
I due ragazzi presero posto in un banco a metà della fila. La professoressa Burbage entrò poco dopo. Era una strega che metteva molta passione in quello che insegnava, per questo era difficile non amarla, anche se la materia non era delle più interessanti e non era spiegata nel migliore dei modi. Probabilmente aveva vissuto fra i Babbani per lungo tempo, ma faceva molta fatica a spiegarsi con la classe composta perlopiù da maghi e streghe Purosangue, nati e cresciuti in ambiente magico.
“Dato che ci avviciniamo all’inverno, ho deciso di affrontare un argomento che sicuramente vi piacerà molto!” disse allegramente andando verso il proiettore magico e puntandogli la bacchetta contro.
Edmund diede una gomitata a Frannie e le fece un cenno verso i gemelli Weasley che si stavano già addormentando. Erano riusciti a strappare un Accettabile nel GUFO solo grazie alle informazioni che il padre ripeteva loro da quando erano nati.
Sul lenzuolo bianco apparve l’immagine di un aggeggio piuttosto strano, mai visto prima. Sembravano i tasti di un pianoforte attaccati al muro, solo che erano privi dei tasti neri.
“Vi siete mai chiesti come facciano i Babbani a non morire di freddo, in inverno?” chiese la Burbage alla classe nella penombra. Avevano tutti gli sguardi persi. Nessuno se lo era mai chiesto, in effetti.
“Ecco, questo è un termosifone!” disse la Burbage “Qualcuno di voi sa già che uso ne fanno i babbani?”
“Forse l’ho visto a casa di una mia amica, ma non le ho chiesto a cosa serviva” disse Frannie vedendo che nessuno dei compagni interveniva.
Edmund la guardò con aria interrogativa. Non ricordava simili aggeggi in casa di Mag.
“Bene, è già un inizio” borbottò l’insegnante mantenendo il sorriso.
“Il termosifone è una componente dell’impianto di riscaldamento di una casa” spiegò. “Vedete, ce ne sono di vari tipi”
Fece passare alcune immagini che raffiguravano diversi tipi di termosifone: grandi, piccoli, a parete, portatili, attaccati al muro o con le rotelle. Gli studenti erano già confusi, ma comunque affascinati.
“Ora vi spiegherò come funzionano” disse la Burbage sfregandosi le mani. Fred sussultò, ma poi tornò a dormire con la testa sul banco.
“Dunque, il termine esatto per indicare quello che comunemente i Babbani chiamano termosifone, è calorifero. La parola stessa fa capire qual è la funzione: portare il calore all’interno dell’abitazione o più semplicemente nella stanza dove si trova. Fino a qui è tutto chiaro?”
Alcuni studenti annuirono concentrati, come se stessero cercando di risolvere un’equazione difficilissima.
“Mi scusi, professoressa” disse Edmund alzando la mano “Ma non hanno anche loro i caminetti e le stufe?”
Frannie alzò gli occhi al cielo. Verso la metà dell’anno precedente, l’amico era diventato lo studente più attento e interessato alla materia, anche se faceva molta fatica.
“Sì, certo, nelle case più vecchie troverete sicuramente le vecchie stufe, ma a partire dagli anni sessanta, quindi trent’anni fa, si è diffusa in tutte le case questa nuova tecnologia” disse la Burbage colpita dalla domanda interessata “…Tecnologia oserei dire geniale!”
“…Bene, passiamo a vedere come funziona!” disse facendo scorrere le immagini “…In un circuito idraulico si instaura una circolazione convettiva a causa della sola differenza di densità tra volumi di fluido a temperature diverse”
Frannie e Edmund si guardarono in faccia.
“Che ha detto?” chiese Edmund sottovoce.
“Non ne ho idea” rispose la ragazza prima di alzare le spalle “Beh, chiediamo dopo a Mag”.
“…È un circuito chiuso ad anello disposto su un piano verticale. Se si scalda una parte laterale del tubo, l'acqua al suo interno diminuisce di densità e tende a salire nella parte superiore dell'anello, spingendo verso il basso l'acqua più fredda già presente. L'acqua giunta nella parte superiore della metà opposta dell'anello (lato freddo), inizia a cedere calore verso l'esterno, aumentando di densità e scendendo verso la parte inferiore del circuito. Da qui viene richiamata a sostituire l'acqua che a causa del riscaldamento si sposta nella parte superiore, completando il ciclo.”
Frannie si accorse che a un certo punto la professoressa aveva iniziato a leggere dal libro.
“Beh, semplice, no?” disse la Burbage con un gran sorriso.
“Io non ho capito niente” disse Edmund alla compagna di banco un po’ troppo ad alta voce.
“Beh… C’è una macchina chiamata caldaia che manda l’acqua ai termosifoni – o caloriferi – che la riscaldano” rispose la professoressa.
“E come è fatta la cadaia?” chiese Frannie, che si stava immaginando un lavandino in miniatura. Ci rimase un po’ male quando l’insegnante mostrò l’immagine di una grossa scatola bianca dalla quale usciva una grande quantità di tubi. 
“Come fa a riscaldare l’acqua? Con il fuoco?” chiese improvvisamente Belle, che era rimasta in silenzio fino a quel momento e sentiva il bisogno di dimostrare all’insegnante che anche lei stava ascoltando.
“Beh, alcune funzionavano così anni fa” disse la Burbage “di certo non usano la magia”
“E cosa c’entra l’anello?” chiese Frannie poco convinta.
“Non c’è un vero anello! È una metafora per far capire come funziona!” disse Edmund.
“Esatto Pevensie!” disse la Burbage ringraziando mentalmente il cielo, forse c’era qualche speranza “cinque punti a Serpeverde!”
In quel momento George, che nel frattempo si era svegliato e stava tagliuzzando i capelli a Fred, si ridestò.
“Ma come? Non ha detto niente!” protestò.
“Zitto, Weasley!” sibilò Frannie dopo aver dato il cinque a Edmund sotto il banco.
“Sicuramente è più attento di te, signor Weasley!” disse la professoressa “Se solo provaste a partecipare alle lezioni…” azzardò per l’ennesima ramanzina, ma poi decise che non ne valeva la pena.
“Ragazzi, non potete entrare in una casa Babbana senza sapere come funziona un termosifone!” aggiunse.
“Secondo me Mag non le sa tutte queste cose” disse Frannie a bassa voce “L’anno scorso non sapeva neanche funziona un sistema idraulico”
“Secondo me lo sa” disse Edmund con convinzione.
“Scommettiamo?” disse Frannie con un sorriso strano e porgendogli la mano “Se vinco io, alla prossima gita a Hogsmeade mi paghi la Burrobirra”
Edmund alzò le spalle; era sicuro che l’amica lo sapesse e strinse la mano a Frannie.
“Avete qualche domanda?” chiese la Burbage ai due, vedendo che parlottavano fra di loro sottovoce.
“In che materiale sono fatti?” chiese Edmund dopo che Frannie gli diede una gomitata.
“Possono essere di acciaio, alluminio o ghisa, questi ultimi sono quelli più vecchi”.
“Ma se sono attaccati al muro, non lo tirano giù?” chiese Frannie fingendosi incuriosita.
“Molto bene, Firwood. Domanda molto acuta!” disse la Burbage tutta contenta “No, contrariamente a quanto possiate pensare, le case dei Babbani, la maggior parte almeno, sono costruite con materiali molto resistenti, ricordate? Lo abbiamo studiato due anni fa!”
Frannie pensò che era già tanto che si ricordasse quel che aveva mangiato un’ora prima.
“Certo!” disse con un sorriso.
“Bene, bene! Altri cinque punti a Serpeverde!”
Il resto della lezione passò piuttosto in fretta. Dopo l’assurda spiegazione sul funzionamento degli impianti di riscaldamento, passarono a parlare di come i Babbani si comportano con i termosifoni, delle loro opinioni in merito – “sapete, c’è una grossa percentuale di Babbani che li ritengono la più grande invenzione della storia” – e di come non vadano utilizzati, per esempio sedersi sopra. Raccontò che una volta c’era stato un mago che, infreddolito, si era seduto su un termosifone incandescente, procurandosi delle scottature incredibili.
“E quindi, non fate mai una cosa del genere!” disse la professoressa in conclusione. Frannie e Edmund si alzarono ridendo e uscirono dall’aula in fretta per raggiungere l’amica, impazienti di sapere chi avrebbe vinto la scommessa.

 
*

Mag era uscita dalla biblioteca e aveva percorso il corridoio da sola. Mancava più di un quarto d’ora all’inizio della lezione, ma non aveva voglia di raggiungere l’aula di corsa, come faceva sempre Laets, che anche quella volta aveva preferito rimanere un po’ di più. Quando raggiunse l’aula vide che solo in pochi erano già arrivati, così aspettò fuori appoggiata al muro. Arrivò Aurora, anche lei da sola. Si fermò a parlare con lei e le raccontò il disguido del giorno prima con Philip. Erano entrambe molto dispiaciute, ma Mag fu contenta che i due si fossero riappacificati subito e che il ragazzo non serbasse rancore nei confronti di Aurora, anche perché non ne avrebbe avuto motivo. Quando arrivò Tony i due Tassorosso entrarono nell’aula per prendere posto, mentre Mag rimase fuori ad aspettare i suoi amici. A cinque minuti dall’inizio della lezione i due apparvero dietro l’angolo; parlottavano fra loro. Vedendola, Frannie aumentò il passo ancora di più e la guardò con uno strano sorriso.
“Perché quella faccia?” chiese Mag temendo già la risposta.
“Ed, chiediglielo tu” disse Frannie incrociando le braccia e fissandola. Senza sapere di cosa si trattasse, Mag si sentì sotto processo e arrossì.
“Se rispondi no mi fai perdere una scommessa, sappilo” disse Edmund dando un’occhiataccia a Frannie.
“Aiuto” disse Mag alzando gli occhi al cielo.
“…Tu sai come funziona un tarmosifone, vero?” chiese Edmund guardandola negli occhi speranzoso.
Mag s’illuminò.
“Beh, certo!” disse sorridendo “…Basta girare la manopola e si riscalda nel giro di un quarto d’ora! E comunque si dice termosifone
Edmund le sorrise compiaciuto, ma Frannie sorrise ancora di più.
“Visto?” le disse il ragazzo con orgoglio. Frannie non gli diede ascolto.
“E cosa mi sai dire dei circuiti ad anello e della circolazione convettiva?” chiese con l’aria di una che la sa lunga. In realtà si stava ripetendo nella mente quelle due parole da quando era uscita dall’aula, per non dimenticarle.
Lo faccia che fece Mag segnò irrimediabilmente la sconfitta di Edmund.
“Che roba è? Cosa c’entra?” chiese spaesata. Edmund soffocò un lamento.
“Grazie, Mag, ho vinto una Burrobirra” disse Frannie dandole qualche colpetto sulla spalla e superandola per entrare nell’aula, lasciandola da sola con Edmund a incassare il colpo. I due si guardarono sconsolati.
“Mi dispiace Ed” disse Mag mortificata “Purtroppo quelle cose le sanno solo gli specialisti”  
“Non fa niente” disse lui con rammarico, abbassando il viso.
“Se vuoi contribuisco a pagare la Burrobirra, alla fine è colpa mia”
“Ma no, figurati!” si affrettò a dire il ragazzo tornando a sorridere. Mag prendeva sempre troppo sul serio queste cose, l’adorava per questo.
“Allora la pagherò io a te” insistette Mag.
“Beh, in questo caso…No, non credo che te lo lascerò fare” disse lui ridendo “Dai, entriamo in aula”
Entrarono insieme e presero i loro soliti posti. Proprio in quel momento entrò Jasmine, che si mise accanto a Mag.
“Bel lavoro, Mag!” la schernì Frannie quando la ragazza si sedette davanti a lei.
“Lasciala stare, Firwood” disse Edmund “Altrimenti finisce che offre da bere a entrambi”
“Motivo in più per insistere” disse Frannie, poi fece un sospiro soddisfatta “Ah, adoro vincere le scommesse”
“Perché, quante ne hai vinte sino ad ora?” disse Mag voltandosi per guardarla in faccia con un sorriso crudele, memore di essere stata lei a vincere l’ultima grande scommessa fatta con lei.
Frannie la guardò con aria truce, mentre Jasmine alzò gli occhi al cielo, dato che la scommessa riguardava la sua vita privata.
“Scommettiamo che la prossima scommessa la vinco io?” disse Frannie con una strana luce negli occhi.
“Quale scommessa, scusa?” chiese Mag.
“Beh, forse devo ancora farla”. Scambiò uno sguardo complice con Jasmine “…In ogni caso sarò io a vincerla”
“Beh ma non posso sapere se vincerai o no” rifletté Mag cercando di essere ragionevole “Come faccio a scommettere su una cosa del genere?”
“Devi fare un atto di fede nei miei confronti e ti dimostrerò che ho sbagliato a fare i calcoli una sola volta e che siete voi che o avete fortuna o puntate sul cavallo sbagliato” spiegò Frannie, incurante dello sguardo omicida che aveva appena assunto Edmund, poi aggiunse con aria di sfida: “…Se vinco mi offri una Burrobirra e un Whiskey Incendiario”
Mag non sapeva se accettare oppure no. Sarebbe stato bellissimo prendersi gioco della sconfitta di Frannie, ma sarebbe stato altrettanto brutto e degradante sorbirsi i suoi deliri dopo un’ipotetica vittoria. Stava ancora decidendo cosa rispondere quando Edmund si intromise.
“…Io ci sto. E se la perdi offri tu da bere a noi due”
Aveva lo stesso tono che assumeva quando qualcuno lo sfidava a fare qualcosa facendo leva sul suo orgoglio.
Frannie lo guardò e scoppiò a ridere, lasciando i due amici a fissarsi senza capire il perché di quella reazione così spropositata. Anche Jasmine aveva iniziato a ridere, ma in maniera più composta. Le due si scambiarono uno sguardo d’intesa, ma né Edmund né Mag lo notarono.
“Vi terrò aggiornati sulle mie prossime scommesse” disse infine Frannie tendendo la mano verso Mag e poi verso Edmund, che la strinsero con determinazione.
“Spero che però la scommessa non riguardi Mary Sue, sarebbe troppo facile vincere” disse Edmund.
No, no, figurati” disse Frannie con un sorriso indecifrabile “Anche se non sarebbe una brutta idea per vincere in fretta, dato che la gita a Hogsmeade è vicina”.
In quel momento arrivò Moody, la cui entrata pose fine alla discussione dei quattro Serpeverde e al brusio diffuso fra gli studenti.  
“Incantesimi Non Verbali” annunciò alla classe senza salutarli. “Immagino che siate principianti assoluti in questo campo”.
I ragazzi rimasero in silenzio. A Frannie si illuminarono gli occhi. Non vedeva l’ora di arrivare a quel punto della sua istruzione magica. Aveva visto i suoi genitori compiere magie strabilianti senza nemmeno aprire la bocca e non aspettava altro che imparare a farlo anche lei.
“Qual è il vantaggio principale di un incantesimo non verbale?” chiese guardando la classe. Alcuni alzarono la mano. “Molto bene… Signor McMartian?”
“L’avversario non può prevedere quale tipo di magia si sta per praticare, il che concede il vantaggio dell’effetto sorpresa” disse il ragazzo.
“Bene, cinque punti a Tassorosso” disse Moody.
A Frannie tremò il cuore e diede una gomitata a Edmund, che si portò una mano alla fronte. Ogni volta che Tony apriva bocca era sempre la stessa storia.
“Sì, coloro che eccellono nell’uso della magia senza strillare formule magiche guadagnano l’elemento sorpresa. Non tutti i maghi possono, naturalmente; è una questione di concentrazione e potere mentale di cui alcuni mancano” disse fissando intensamente alcuni ragazzi, che impallidirono.
“Chi vuole provare con me?” chiese guardando i volti terrorizzati degli studenti con l’occhio magico.
Fred, George e Lee Jordan alzarono subito la mano, estasiati come sempre dalle lezioni di Moody. A Frannie sarebbe piaciuto solo se fosse stato Lupin a proporlo. Se fosse stato lui non avrebbe neanche perso tempo ad alzare la mano: si sarebbe alzata e basta.
“Fred Weasley” abbaiò Moody guardando un punto indefinito fra i due gemelli “vieni qui”
Fred e George si alzarono insieme. Evidentemente George sperava di ingannare il gemello in qualche modo.
“Che stai facendo?” chiese uno dei due.
Tu che stai facendo!” rispose l’altro oltraggiato.
“NO! Tu che stai facendo!”
“FINITELA!” urlò Moody “Jordan. Vieni tu”
Non sopportava questo genere di stupidaggini infantili.
Lee si alzò con un sorriso sornione e i due tornarono a sedersi al loro posto. Quello che probabilmente era Fred non rivolse la parola al fratello per il resto della lezione. Duellare con Moody era il suo sogno.
“Va bene, Jordan. Io cercherò di stregarti e tu proverai a resistermi. Conosci l’incantesimo giusto, sì?”
Lee annuì eccitato.
Moody mosse pigramente la bacchetta e il Grifondoro, colto da chissà quale ansia da prestazione, senza pensarci due volte strillò “PROTEGO!”
Incantesimi-Non-Verbali, JORDAN!” sbraitò il professore. “Al posto!”
Il ragazzo tornò al posto divertito e mortificato al tempo stesso.
“Qualcun altro?” borbottò con aria contrariata.
Questa volta nessuno alzò la mano.
“Pevensie” disse Moody fissando entrambi gli occhi su Edmund “Vediamo cosa sai fare”
Il ragazzo impallidì leggermente. Non aveva mai provato una cosa del genere e temette di fare una gran figuraccia davanti a tutti. Si alzò lentamente e raggiunse la cattedra.
“Hai capito cosa devi fare, ragazzo?” chiese Moody.
“Sì” rispose Edmund stringendo la bacchetta nella mano.
Moody levò la bacchetta e Edmund si morse il labbro, cercando di non pronunciare a voce la formula. Chiuse gli occhi, levò la bacchetta di Pruno e pensò intensamente la formula “Protego”. Dalla bacchetta uscì una debole luce azzurra che si frappose fra lui e la luce rossa uscita dalla bacchetta dell’insegnante. Lo Schiantesimo tardò ad arrivare, ma lo raggiunse ugualmente, anche se significativamente indebolito dal suo incantesimo scudo. Gli sembrò di ricevere un forte pugno in pieno petto, ma non perse i sensi, risultato decisamente apprezzabile. Fece un passo indietro e si portò una mano al petto, tossicchiando. Mag, che aveva assistito alla scena con una certa apprensione, afferrò il braccio di Jasmine e lo strinse, mentre Frannie prima soffocò una parolaccia, poi esultò. Edmund ce l’aveva fatta.
“Ecco, lui ha capito come si fa” disse Moody indicandolo, poi si avvicinò zoppicando a Edmund, che tossiva ancora. “Tutto bene ragazzo? Reinnerva” disse puntandogli la bacchetta al petto. Il dolore se ne andò come era arrivato.
“Il suo Incantesimo Scudo sarebbe stato ben più efficace se lo avesse pronunciato a voce alta, ma come avete visto, il risultato è più che soddisfacente. Cinque punti a Serpeverde”
Edmund tornò a sedersi con il sorriso sulle labbra. Frannie lo accolse con un sorriso di trionfo e gli diede un pugno sulla spalla.
“Adesso vi dividerete in coppie e proverete a fare lo stesso usando gli incantesimi che conoscete” disse Moody.
Tutti si alzarono in piedi, con un gesto della bacchetta Moody fece allontanare i banchi verso i muri dell’aula, lasciando il centro libero. Frannie e Edmund si misero uno davanti all’altro e così fecero Mag e Jasmine, accanto a loro.
Ne seguì una certa quantità di scorrettezze. Molti ragazzi si limitarono a sussurrare la formula invece di recitarla ad alta voce, come Angelina Johnson, mentre Belle non era riuscita a fermare in tempo l’Incantesimo Gambemolli di Laets, ed era caduta come un sacco di patate al centro della stanza.
Aurora e Tony invece avevano un problema di un altro genere: mentre Tony era perfettamente in grado di difendersi e di scagliare incantesimi, Aurora era totalmente incapace nell’attacco. Dalla bacchetta di Aurora uscivano degli Schiantesimi che assomigliavano più che altro a carezze, il che rendeva difficile per Tony allenarsi seriamente. Mag invece era diventata rossa in viso nel tentativo di rimanere in silenzio, ma alla fine riuscì a respingere la Fattura Pungente di Jasmine senza parlare o fare strane smorfie. Anche Frannie era riuscita a respingere le fatture di Edmund sempre meglio, mentre gli incantesimi del ragazzo, già al terzo tentativo, riuscivano alla perfezione senza dire una parola. Fred, ancora amareggiato, si era messo in coppia con Aladdin, mentre George era con Lee Jordan. Prima della fine della lezione quasi tutti erano arrivati a borbottare la formula, senza più doverla urlare.
“Rosie, tira fuori un po’ di grinta!” abbaiò Moody in faccia alla ragazza, che lo guardò terrorizzata. Nessuno, neanche Piton, si era mai rivolto a lei con quel tono.
Quando uscirono dalla lezione erano tutti piuttosto soddisfatti. Frannie corse da Tony per chiedergli come era andata, anche se lo sapeva già, dato che non lo aveva perso d’occhio un attimo. Lui le raccontò di essere piuttosto soddisfatto, anche se non era tanto convinto. Era un po’ a disagio con Aurora ma gli dispiaceva parlare male di lei, perciò se lo tenne per sé. L’unica cosa che si sbilanciò a dire a Frannie fu che forse era stato bravo solo perché gli incantesimi della ragazza erano un po’ più deboli dei suoi.
“…Insomma, non credo di essermi allenato molto bene” disse in conclusione.
La ragazza gli sorrise a trentadue denti.
“La prossima volta stiamo in coppia io e te” disse subito.
“In effetti sarebbe d’aiuto cambiare partner ogni tanto” disse lui pensieroso.  
“Sono assolutamente d’accordo!” disse subito Frannie facendo una risata “E fai attenzione, io sono molto forte!”
Lui le sorrise e scosse la testa.
“Cercherò stare attento” disse con aria divertita.
Intanto Mag era rimasta poco più indietro con Edmund e gli chiese come stava. Lui le spiegò che il dolore era completamente passato ma non era stata una bella sensazione.
“Non riesco a capire se gli stai simpatico o antipatico, sinceramente” disse Mag pensierosa.
“Vallo a capire quello” borbottò il ragazzo “Sembra che voglia sempre mettermi alla prova”
“Anche a me dà quell’impressione” disse Mag. “Ma comunque tu sei stato bravissimo” aggiunse passandogli un braccio intorno alle spalle e stringendosi a lui per un breve istante.
“Beh, anche tu non sei stata niente male” disse lui sorridendo.
Avrebbe voluto disperatamente passarle un braccio intorno alla vita, o prenderle la mano, ma così si sarebbe tradito, l’avrebbe imbarazzata e le cose sarebbero cambiate fra di loro. Fortunatamente lei si staccò quasi subito, togliendogli quella tentazione.
Frannie e Tony si erano divisi e la ragazza si era fermata ad aspettare i due amici dieci metri più avanti. Si voltò verso di loro proprio mentre Mag si staccava da Edmund, che aveva le mani nelle tasche e un sorriso inebetito. Pensò con somma convinzione che presto avrebbe vinto due scommesse in un solo giorno. Aveva tempo fino alla fine di dicembre.
“Ed, la prossima volta dovrai trovarti qualcun altro con cui stare in coppia” annunciò con un sorriso sognante.
“Fammi indovinare, mi tradisci con Tony” disse Edmund con tono volutamente annoiato.
“Esattamente” esclamò Frannie.
“Beh, allora io starò con Mag” disse lui.
“Perché non vuole stare con Aurora?” chiese Mag cercando di ignorare il battito del suo cuore che era aumentato a dismisura.
“Perché io sono meglio di lei” disse Frannie “E poi è giusto cambiare ogni tanto, non trovate?”
“Ben detto” si lasciò scappare Edmund “…Così passi più tempo con lui, no?” si affrettò a dire subito dopo.
“Infatti” rispose Frannie facendogli l’occhiolino.
“Voi cosa fate adesso?” chiese Mag quando furono nella Sala d’Ingresso.
“Credo che risponderò alla lettera di Lupin” disse Frannie, ancora più felice.
“Che ti ha scritto alla fine?” chiese Edmund incuriosito.
“Oh, niente, che gli manco tantissimo, che mi sposerà e che avremo tanti bambini” disse Frannie.
“Sicuro come l’oro” disse Mag “Beh, io vado in biblioteca a studiare per Incantesimi”
“Io vado in Sala Comune a giocare a scacchi contro Pucey, gliel’ho promesso” disse Edmund, che in circostanze diverse avrebbe seguito Mag in biblioteca.
“E quando pensavi di dircelo? Io vengo con te!” disse Frannie.
“Anche io, diamine! Vado dopo in biblioteca” disse Mag dopo una breve ma avvincente battaglia interiore “E poi domani ho il mattino libero” aggiunse a mo’ di scusa. Frannie la guardò con orgoglio.
“Mag, sono fiera di te” disse solennemente “Forse alla fine dell’anno smetterai anche di fare i compiti di Trasfigurazione!”
“Contaci” disse Mag ridendo e seguendo i due amici diretti verso i sotterranei.
“A proposito di Pucey…” disse Frannie dopo aver sorriso a Mag “Guardate bene come reagirà Miles alla sua sconfitta”
“Sempre a dare tutto per scontato, Fran” disse Edmund “se perdo è colpa tua”
“Se perdi vuol dire che qualcuno ti ha Confuso, in tal caso subirà la mia furia” ribatté Frannie.
Alla fine rimasero in Sala Comune per tutto il resto del pomeriggio. A partita terminata – con la sacrosanta vittoria di Edmund – rimasero a parlottare della faccia da cerbiatta impaurita che aveva assunto Miles verso la fine, quando il re di Pucey era ormai accerchiato dalle pedine di Edmund; poi, dato che era troppo tardi per concentrarsi nello studio, rimasero tutti e tre in Sala Comune ad aspettare l’ora di cena. Mag si fece prestare da Edmund il libro di Babbanologia (Frannie lo aveva perso nei meandri del suo baule e non aveva ancora avuto la voglia di Appellarlo da quando era ricominciata la scuola) e prese a sfogliarlo.
“Che cosa vuoi fare?” chiese Frannie temendo già la risposta.
“Studiare come funziona un maledetto termosifone”
“Tanto Ed ha perso la scommessa lo stesso” gongolò Frannie. Edmund le diede una gomitata.
“Sì ma odio l’idea di non sapere qualcosa. E poi… mi sento in colpa, ecco” disse Mag con noncuranza.
“Contenta tu” disse Frannie reprimendo una risata “Allora poi ce lo spieghi”
Dopo un quarto d’ora Mag gettò per terra il libro e tornò a leggere la biografia di Emeric il Maligno senza dire una parola. L’idraulica non faceva per lei.
 


 

Note autrice
Ora sappiamo i nomi dei quattro campioni, che grande sorpresa!
A parte gli scherzi, il giovane Philip non ha voluto mettere il nome nel Calice per paura di far dispiacere Aurora, non sapendo che lei non aspettava altro. Sono un po’ fessi, ma vogliamo a entrambi un gran bene.
Frannie ha vinto una scommessa e ha scommesso che vincerà la prossima. Si riferisce ovviamente a una scommessa che ha fatto con Fred e George sul fatto che Edmund e Margaret si metteranno insieme entro la fine di dicembre. Vincerà due scommesse di seguito o nessuna? Via ai pronostici!
 
Buona festa della donna a tutte le lettrici, a Margaret, Frannie, Laetitia e tutte le donne e le ragazze, non importa chi o come siano. A quelle che lottano per un mondo più giusto e anche a quelle che non lo fanno. Noi siamo qui anche per loro.


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Capitolo 9
*** Il folletto Hengist e la Maledizione Imperius ***


VII

IL FOLLETTO HENGIST E LA MALEDIZIONE IMPERIUS 




Ottobre si era già stiracchiato per più della metà del suo corso, era lunedì diciassette del mese, e quando Margaret uscì da aritmanzia e scese in Sala Grande per l'ora buca si stupì di trovare Frannie già in piedi, che confabulava con Edmund al tavolo dei Serpeverde. In un lunedì normale sarebbe scesa dopo almeno mezz'ora, avrebbe fatto colazione con i dolci conservati per lei da Edmund e sarebbero andati alla lezione di Moody tutti insieme. Quando si avvicinò, loro tacquero improvvisamente. Questo le fece alzare un sopracciglio sospettosa. Frannie sorrise elettrizzata e si spostò per farla accomodare accanto a lei.
-Come mai in piedi così presto, Fran?
Vide con la coda dell'occhio Edmund che aggrottava la fronte, probabilmente cercando di inventare qualcosa da dire, ma Frannie alzò le spalle e disse
-Lupin mi ha risposto di nuovo e non riuscivo ad aspettare il pomeriggio per scrivergli!
Lei la fissò, studiandola attentamente. Frannie aveva l'abilità di sparare le peggiori cazzate con la più totale naturalezza, quindi la scusa non era molto convincente. D'altro canto, la lettera di Lupin effettivamente avrebbe potuto essere un motivo plausibile per quei sorrisi così ampi e uno dei pochissimi a farla alzare prima del necessario.
-E indovina? Sabato prima gita a Hogsmeade!
Questo riuscì effettivamente a farla sorridere. 
-Davvero?
-Sì,
Rispose Edmund,
-Gazza ha appeso l'annuncio mezz'ora fa!
-Bene, ci vorrebbe proprio un giro a Hogsmeade!
Commentò la ragazza, sedendosi finalmente. Edmund guardò il soffitto e notò che fuori pioveva a dirotto. Sospirò.
-Devi rassegnarti, Ed. Ormai per qualche mese di sole non se ne vedrà proprio. 
Gli disse rammaricata Frannie. Il ragazzo posò i gomiti sul tavolo e si mise la testa tra le mani.
-E abbiamo anche lezione col vecchio pazzo!
Piagnucolò Edmund. Il professor Moody infatti sembrava provare un oscuro piacere nel chiamarlo in causa e metterlo alla prova a ogni sua lezione.
-Speriamo che oggi l'argomento non sia così male... i non verbali sono andati abbastanza bene, non trovi?
Chiese Margaret, cercando di consolarlo.
-Come no, in fondo mi ha solo schiantato!
Borbottò lui.
-Dai su, gli incantesimi non verbali sono piaciuti anche a te! 
Lo rimproverò Frannie, dandogli una gomitata. Intanto anche Tony si era avvicinato ai ragazzi, anche lui appena uscito da aritmanzia.
-Pronti per la lezione di Moody?
-Stavamo proprio parlando di questo!
Esclamò Margaret,
-Vieni, siedi pure!
-Dovresti saperlo Tony, io sono nata pronta!
Esclamò Frannie agitando la chioma. Tutti e tre gli altri alzarono gli occhi al cielo.
-Spero non sia niente di troppo crudele, non ho proprio voglia di finire a terra un'altra volta!
Esclamò Edmund, arricciando il naso.
-Sì, neanche io vorrei venire schiantato oggi, a erbologia abbiamo il tranello del diavolo e non me lo perderei per nulla al mondo!
-Stai tranquillo Tony, sei in coppia con me e io non ti schianterei mai... al massimo farei finta!  Lui fece un'espressione confusa e un po' imbarazzata.
-Ehm, grazie Fran.
-Diggory come sta? Lo vedo un po' stressato ultimamente!
Chiese Margaret interessata. Il ragazzo alzò le spalle.
-Si sta scervellando per capire cosa potrebbe esserci nella prima prova. Ha chiesto qualche lezione supplementare a Vitious e alla McGranitt per rinforzare quegli incantesimi che possono sempre essere utili...
-Assurdo che ancora non si sappia! Quando vogliono farglielo sapere? Il giorno del torneo?
Esclamò Edmund indignato.
-Sembra di sì. Non lo sapranno in anticipo.
-Cosa? E come faranno a prepararsi?
Chiese Frannie a bocca aperta.
-Spero abbiano la decenza di non far partecipare Potter se è troppo pericoloso, o di prendere le dovute precauzioni aggiuntive. È troppo piccolo!
Commentò Margaret scuotendo la testa. Tony si irrigidì.
-Lasciamo perdere, guarda.
I Tassorosso erano quelli che avevano reagito peggio all'estrazione del nome di Harry dal calice. Non erano soliti ricevere il giusto riconoscimento a scuola, e quando sembrava essersi presentata l'occasione giusta, i Grifondoro avevano dovuto come sempre fare i prepotenti della situazione. In più avere due campioni della stessa scuola mentre le altre ne avevano solo uno rendeva il torneo sbilanciato e questo avrebbe reso un'eventuale vittoria meno onorevole, cosa che avrebbe disturbato chiunque ma che specialmente disturbava i Tassorosso.
-Hai detto che farete il tranello del diavolo? Ma è bellissimo! Sapevo che non avrei dovuto togliere erbologia!
Esclamò Edmund per cambiare argomento.
-Già, pensa che ne abbiamo addirittura uno in serra a scuola!
Margaret spalancò gli occhi.
-Un tranello del diavolo nelle serre di Hogwarts?
-Non credo neanche che sia legale!
Aggiunse Frannie. Tony alzò le spalle.
-A Hogwarts talvolta rilasciano permessi speciali per fini educativi. Come quando ci fanno smaterializzare ai corsi senza patente per poterla ottenere... o le maledizioni senza perdono di Moody il mese scorso.
-Comunque sia, sembra una lezione interessante!
Commentò Frannie, affascinata.
-L'erbologia è interessante. E troppo spesso sottovalutata.
Parlarono delle loro decisioni sui corsi per il resto dell'ora, e quando si alzarono per andare nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure anche quasi tutti gli altri studenti del sesto anno che non avevano avuto aritmanzia scesero in Sala per raccogliere qualche avanzo della colazione. Solo Laetitia non si vedeva, probabilmente avrebbe fatto troppo tardi e sarebbe corsa direttamente in classe. Così avvenne. Quando entrarono notarono che l'aula era stata quasi svuotata. C'erano solo quattro banchi non allineati e qualche sedia messa alla rinfusa. Più che una classe sembrava un percorso a ostacoli. Il professore, assicuratosi che tutti fossero presenti, in piedi dietro la cattedra, parlò.
-La Maledizione Imperius può essere contrastata, e io vi insegnerò come, ma ciò richiede una gran forza di carattere, e non tutti ce l’hanno. Meglio evitare di esserne vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!
Abbaiò, e i ragazzi si guardarono intimoriti.
"Sicuramente ci sarà qualche modo articolato che non conosco per provarne gli effetti. Non può essere come sembra... impossibile."
Pensò Margaret guardando Edmund stupita. Lui ricambiò lo sguardo come a dire "ne so quanto ne sai tu, stiamo a vedere". 
-Oggi non lavorerete a coppie come l'ultima volta.
Frannie sbuffò e guardò Tony sconsolata. 
-Vi sottoporrò alla maledizione imperius, e voi proverete a resistermi.  
Un brusio si diffuse per la stanza, Fred e George sembravano eccitatissimi, Aurora era assolutamente atterrita, Frannie e Tony avevano uno sguardo indignatissimo.
-Ma professore, alla scorsa lezione ha detto che è illegale!
Commentò Belle, che a quanto pareva non aveva nessuna intenzione di prestarsi al compito.
-Silente vuole che voi impariate che cosa si prova. Se preferisci imparare nell’altro modo, quello più duro, quando qualcuno te la scaglia addosso per assumere il totale controllo di te, mi sta bene. Sei esonerata. Vattene.
Commentò truce. Lei tenne il suo sguardo per qualche secondo, poi lo abbassò infastidita. Il professore ghignò e analizzò gli studenti nella stanza. Sembrava uno squalo che sceglieva la sua preda. Edmund era assolutamente certo che, come sempre, avrebbe chiesto a lui, e fece per fare un passo in avanti. Quando Moody disse
-Tu, biondina.
Si congelò sul posto.
-Io, signore?
Chiese Aurora timidamente, e l'uomo annuì, con l'occhio nero che brillava e, stranamente, quello blu che era fisso nella stessa direzione dell'altro. Lei fece qualche passo in avanti. Moody fece segno agli altri con le mani di allontanarsi, e loro lo fecero. Aurora si voltò un secondo indietro, pallida come un lenzuolo, e Margaret tentò di sorriderle più rassicurante che poté. Il professore levò la bacchetta e la puntò verso la ragazza.
-Imperio.
I compagni videro il suo corpo rilassarsi completamente.
-Salta su quel banco là in fondo.
Ordinò il professore, e la ragazza corse verso il banco e saltò agilmente su di esso.
-Ora striscia sotto la sedia. 
Lei scese sorridendo inebetita e obbedì senza fiatare. L'uomo fece un'espressione disgustata che ai presenti non piacque affatto e mormorò.
-Deludente. Non che mi aspettassi niente di diverso. Proviamo con qualcosa che non riusciresti a fare, vediamo se almeno a questo riesci a opporti.  Ci pensò su un attimo poi disse
-Sollevami. Senza la bacchetta.
La ragazza gli si avvicinò.
-Le farà male così!
Esclamò Aladdin facendo un passo in avanti. Il professore lo zittì con un cenno, e Aurora lo cinse tra le braccia per la vita e tentò di sollevarlo, ovviamente senza riuscirci. Il professore ridacchiò, era uno spettacolo piuttosto pietoso. La ragazza divenne rossa in viso tentando di sollevare l'uomo molto pesante e quando il professore capì che qualche alunno stava per intervenire la lasciò andare. Lei staccò subito le mani dall'uomo e fece due passi indietro, molto scossa.
-Io... credo che... andrò in bagno.
Mormorò, e corse via. Il professore scosse la testa sprezzante. Tony lo guardava pieno d'odio. 
-Spero per lui che non abbia già insegnato le maledizioni senza perdono a quelli del sesto anno. Mormorò Edmund,
-Perché sono sicuro che Philip sarà molto felice di fare pratica su di lui molto presto. 
Il professore iniziò a chiamare uno a uno tutti gli studenti, facendo fare loro le cose più impensabili. Il primo a riuscire a resistere fu Aladdin, che si rifiutò di saltare su un banco e si spaccò, perché la parte destra del suo corpo aveva obbedito mentre la sinistra era rimasta ferma piantata sul terreno. Edmund aveva iniziato a sudar freddo, la lezione non gli stava facendo tanto bene. Guardava i suoi compagni obbedire agli ordini e ricordava sempre più i suoi trascorsi con la magia oscura. Alcune immagini iniziarono a scorrergli davanti agli occhi. E poi la presenza di Moody lo rendeva sempre in qualche modo nervoso e gli faceva venire il mal di stomaco. Dopo che Angelina ebbe ottenuto un risultato quasi decente (aveva esitato per più di dieci secondi prima di quasi tutti gli ordini del professore), l'uomo abbaiò
-Rosander, giusto? Tocca a te.
Margaret guardò terrorizzata gli amici.
-Vai, Mag. Umilialo.
Sussurrò Frannie. Edmund strinse il pugno trattenendosi dal prenderla per il braccio impedendole di farsi avanti. La ragazza avanzò verso il centro della sala.
-Imperio. Sali in piedi sulla sedia.
Appena finì di pronunciare quelle parole, lei obbedì. 
-Scendi saltando su un piede solo.
Margaret lo fece, e oscillò pericolosamente senza poter poggiare il piede a terra. Frannie afferrò con forza il braccio di Edmund, temendo che cadesse come un peso morto. Lui non staccò il contatto visivo neanche per un attimo. Il professore diede qualche altro ordine semplice senza sortire nessun effetto contrastante. Fece un'espressione seccata, e disse.
-Sollevami. 
Quando dava quell'ordine significava che le cose stavano andando male. Nessuno sinora tra quelli che erano arrivati a quel punto era riuscito a contrastare quell'ultimo ordine. C'erano i ragazzi che si opponevano già agli ordini più semplici, e poi c'erano quelli completamente sottomessi.
"Sto facendo brutta figura."
Pensò Margaret, esitando.
-Sollevami.
Ripeté Moody. Frannie esultò sottovoce.
"No, non voglio. Che penseranno gli altri di me?"
-Sollevami ho detto!
"Sto andando male, non voglio fallire completamente. Te lo scordi."
Margaret gemette e fece un passo verso il professore, ma stavolta visibilmente controvoglia.
L'uomo, soddisfatto, la sciolse dall'incantesimo.
-Bene, bene. Ti sei salvata all'ultimo. Sembrava peggio Rosander, davvero... anche se c'è da migliorare.
Borbottò l'uomo soddisfatto. Fu il turno di Jasmine, che fu una delle più difficili da condizionare, poi di Fred e George. Il primo fece più resistenza, l'altro obbedì quasi a tutto senza problemi. Incrociò le braccia e guardò il fratello con sguardo invidioso. Quando Tony fu chiamato al centro della stanza, Frannie stava per lanciare a Moody una fattura orcovolante. Margaret le prese un braccio e lo strinse facendola gemere di dolore.
-Ahio! Che vuoi?
-Finirai in punizione se fai quello che penso tu voglia fare.
Sibilò l'amica. Lei grugnì. Per sua fortuna Tony fu uno di quelli che resistette più in fretta, guadagnando cinque punti alla sua casa, come solo Aladdin e Jasmine prima di lui. Quando tornò a posto Frannie si complimentò profusamente.
-Edmund. Tocca a te.
Margaret sbuffò. Come si permetteva quel bruto a chiamarlo per nome? Frannie gli diede una pacca confortante sulla spalla e lui fece un passo in avanti. Sentiva le gambe molli ma sperava non si notasse. Ma soprattutto era molto, molto arrabbiato. Sperava di non avere mai più a che fare con le maledizioni senza perdono, non voleva fare brutta figura davanti ai suoi amici, davanti a Margaret, e soprattutto non voleva dare la soddisfazione a quello stupido mago strampalato di umiliarlo ancora. Gli aveva parlato di Jadis, e davanti ad altre persone persino! Si sentiva nauseato e debole, ma lo guardò con intensità.
-Imperio.
I suoi arti si rilassarono, ma non tanto quanto quelli dei ragazzi prima di lui.
-Siediti sulla cattedra.
Tutto dentro di lui gli gridava di obbedire a quell'ordine, o meglio, quasi tutto. Una vocina nella sua testa gli sussurrava.
"Il vecchio bastardo se lo può anche scordare."
Non si mosse. Gli studenti trattennero il fiato, non avevano mai visto un'opposizione così rapida.
-Siediti sulla cattedra.
"Vuoi fare quello che ti dice. Sai che lo vuoi." Il ragazzo fece un lento passo verso la cattedra.
"Stai scherzando vero? Perché dovresti assecondarlo? Tu odi questo stronzo qui." Il secondo passo fu ancora più lento e sofferto del precedente.
-Siediti sulla cattedra.
"Sì Edmund, siediti."
"No Edmund, stai fermo."
Il ragazzo urlò e parve allungarsi per un istante come un elastico, poi con uno schiocco tornò normale e cadde in ginocchio. Il professore applaudì entusiasta. Margaret fece un passo in avanti preoccupata, subito seguita da Frannie. Le due ragazze guardarono il professore con disprezzo mentre controllavano l'amico, che le rassicurò sottovoce. Edmund rifiutò il loro aiuto e si alzò in piedi da solo. Tornò a posto appoggiandosi a Margaret.
-Dieci punti a Serpeverde! Davvero fenomenale ragazzo mio! Sarà difficile per loro controllarti, sul serio!  Firwood, non tornare a posto, stai qui. Tocca a te adesso. Lei sospirò e restò ferma dov'era. Lo guardò con sufficienza e aspettò.
-Imperio. Salta intorno al banco.
Frannie fece un'espressione contrita, ma ubbidì. 
-Fai un giro su te stessa.
La ragazza esitò un istante, poi lentamente ruotò. Si vedeva che faceva resistenza. Poi però professore diede altri due compiti a cui lei rispose subito, sembrava che finalmente l'uomo avesse preso il sopravvento. Moody iniziava ad avere un'aria annoiata.
-Può ancora farcela.
Sibilò Edmund all'orecchio di Margaret.
-Fai una capriola.
"Io non so fare le capriole. Non voglio fare brutta figura con Tony." Frannie restò ferma immobile.
-Ho detto fai una capriola.
"Non ci tengo, grazie. Mi romperei l'osso del collo e Tony penserebbe che sono una goffa."  Il professore stava per ripetere l'ordine ma inaspettatamente la ragazza, molto lentamente, fece segno di no con la testa. Margaret batté piano le mani, ed Edmund sorrise.
-Relascio.
Mormorò Moody, e Frannie sospirò di sollievo.
-Hai iniziato bene, ma ti sei proprio rovinata in corso d'opera. Non dimenticare di non adagiarti sugli allori... VIGILANZA COSTANTE!
Lei sussultò, non si era aspettata l'urlo improvviso.
-Comunque sia, hai recuperato. Bene. Ma devi fare meglio, in situazioni di pericolo sarebbe potuto essere troppo tardi.
La ragazza annuì e tornò a posto. Tony le sorrise incoraggiante e le batté una mano sulla spalla. Il professore chiamò ancora qualche altro, come Laetitia, che come Frannie si incaponì inizialmente ma poi si lasciò influenzare dal vecchio mago, ma senza riprendersi alla fine. Quando l'ora finì, il professore promise che la settimana successiva avrebbe finito il primo giro di prova e poi avrebbe continuato sugli studenti che erano andati peggio. Margaret e Frannie si chiesero se fossero da considerarsi tra quelli ma si risposero  che probabilmente, essendosi opposte seppur all'ultimo, non sarebbero rientrate nel gruppo come invece sicuramente Aurora e Laetitia. I ragazzi uscirono dalla classe chi eccitato per un successo, chi deluso per un fallimento, chi semplicemente indignato per le modalità della lezione.
-Lo detesto.
Borbottò Edmund, camminando verso la Sala Grande per il pranzo.
-Povera Aurora, avete visto come c'è rimasta male? Non é più tornata. Spero stia bene...
Mormorò Margaret preoccupata.
-Se quando inizia il pranzo ancora non si vede, vado a controllare in Sala Comune.
La rassicurò Tony.
-Non credo che Silente abbia davvero autorizzato questa lezione, sapete.
Disse Frannie, in tono sospettoso.
-Anche a me sembra strano in effetti.
Convenne Margaret, mentre imboccavano il corridoio principale. 
-Che lezione stupida.
Una voce li fece voltare. Laetitia si affannava per raggiungerli, camminando spedita.
-Spero che qualcuno faccia qualcosa. Non se ne può davvero più!
Esclamò, raggiungendoli a gran passi.
-I gemelli ne sono assolutamente affascinati, non so come mai!
Sbottò Frannie infastidita.
-Anche a me non piace molto questo fatto.
Aggiunse Edmund a bassa voce.
Laetitia scosse la testa come per scacciare un pensiero sgradevole.
-Dopo antiche rune che dite di stare un po' insieme? Devo parlarvi di una cosa che sembra interessante!
-Certo Laets! Di che si tratta?
-Di elfi domestici, in particolare quelli che lavorano a Hogwarts. Penso che potrebbe interessarvi. 
-Verremo sicuramente, grazie Laets!
Rispose educatamente Edmund.
-Ve ne avrei parlato prima, ma seguendo erbologia le uniche ore buca di oggi le avevo dalle otto alle dieci e stavo dormendo!
Margaret ridacchiò.
-Sì, ce ne siamo accorti!
Spalancando le porte della Sala Grande, si separarono. Videro con piacere che Aurora era già lì, anche se non sembrava avere un'ottima cera. Tony la raggiunse con aria apprensiva. Dimitar era già al tavolo che mangiava del fish and chips allegramente.
-Ehilà!
Sorrise. Il suo inglese stava migliorando spaventosamente col tempo. Era un ragazzo sveglio.
-Ciao!
Salutò Jasmine sedendoglisi accanto. Aveva sviluppato una simpatia particolare per lui, forse perché come lui si era trasferita in un posto lontano da casa e aveva dovuto imparare una nuova lingua e conoscere una nuova cultura.
-Facce arrabbiate?
Chiese curioso come gli amici si accomodarono accanto a lui.
-Un professore ha provato su di noi la maledizione imperius, oggi.
Rispose Frannie arricciando il naso.
-Oh, e voi non riusciti a resistere?
-Oh, no. Siamo tutti riusciti alla fine. Edmund è stato il più bravo della classe.
Chiarì Jasmine.
-Ah. E il problema è...?
-Dimitar! La maledizione imperius! Non è normale!
Sbottò Margaret, versandosi del succo di zucca.
-Non è normale farlo al sesto anno. Io imparato al terzo. Al sesto imparato a farlo non a riceverlo, su quelli del terzo.
Gli altri sgranarono gli occhi, colpiti.
-Tu hai lanciato la maledizione imperius su dei tredicenni?
Chiese Margaret a bocca aperta. Lui aggrottò la fronte intuendo che ci fosse un problema ma non riuscendo a capire quale.
-Sì. Anche loro fatto con me quando ero tredicenne. Si impara. 
Le labbra di Frannie erano una linea dritta, lo guardava con espressione indecifrabile  -Non mi sorprende che Caspian se la sia filata.
Mormorò Edmund. Dimitar sussultò. -Caspian, hai detto? Caspian Telmarine?
Edmund capì di avere fatto una gaffe.
-Ehm, sì...?
-Lui studente scomparso al mio terzo anno. Mai più avuto notizia di lui a scuola. Tutti cercato per mesi al tempo. Ho sentito tornato in America. Tu conosci?
-Sì... lo conosco.
-Mondo magico davvero minuscolo, eh sì. Lui sta bene ora?
-Sì. Si è diplomato l'anno scorso a Ilvermorny.
-Se tuo amico, tu scrivigli lui gran furfante da parte mia. Tutte le persone che gli volevano bene preoccupate. Dimitar preoccupato pure. Poi lui mandato neanche una lettera. Noi tutti molto arrabbiati.
Edmund era ammutolito. Quando Caspian aveva raccontato la sua storia aveva solo parlato di come odiasse stare a Durmstrang e di come le arti oscure fossero quasi un culto da parte della gran parte degli insegnanti e anche di alcuni studenti. Non aveva mai pensato al fatto che inevitabilmente con qualcuno dovesse aver fatto amicizia, o a come quel qualcuno avrebbe potuto reagire alla sua fuga. -Lui stava male. Non poteva rimanere con voi.
Spiegò, cercando di difendere l'amico.
-Beh, tutti stanno male, ogni tanto. Ma nessuno mai scappato così.
Edmund sospirò. Dimitar era troppo rigido, era stato cresciuto così, non avrebbe mai capito certe storture del sistema. Però anche il suo punto di vista era comprensibile. Anche Edmund stesso, nella sua situazione, si sarebbe sentito tradito.
-Se vuoi gli scriverò da parte tua.
Provò a proporgli, in tono gentile.
-Non so. Io devo pensarci, prima. Se ci ripenso, io ancora arrabbiato.
Calò il silenzio. Frannie tossicchiò, per prendere la parola ed evitare quel momento imbarazzante.
-Sai, sabato prossimo ci sarà un'escursione a Hogsmeade, è l'unico villaggio completamente magico della Gran Bretagna! Noi ci siamo già stati tante volte, puoi venire con noi se ti va! Ti possiamo far vedere i posti più interessanti!
Lui sorrise, sembrava che l'idea gli piacesse.
-Sì, è un'ottima idea!
Esclamò Edmund, come se gli fosse venuta in mente una cosa di vitale importanza. Guardò Frannie facendogli un cenno che gli altri non capirono, lei annuì. Margaret alzò un sopracciglio, sospettosa. -Ci sono un sacco di cose che dovresti vedere!
Esclamò Jasmine entusiasta.
-La Stamberga Strillante è la casa più infestata di spiriti della Gran Bretagna! E l'emporio di scherzi di Zonko è un posto talmente folle... c'è questo pub che noi frequentavamo sempre, ma siccome siamo minorenni poi qualcuno ha fatto la spia e ora non possiamo più andarci!
Passarono il resto del pranzo a parlargli di Hogsmeade, e quando si alzò per andare a lezione era più curioso che mai. 
-Che roba!
Commentò Edmund, guardandolo allontanarsi. Jasmine aveva raggiunto Aladdin al tavolo Grifondoro, Laetitia e Tony si erano diretti a erbologia.
-Vorrei uscire un po' ma c'è davvero un tempo orribile.
Mormorò Frannie, guardando verso il soffitto.
-A chi lo dici...
Convenne Edmund, sospirando.
Margaret si schiarì la voce.
-Voi due mi state nascondendo qualcosa. Qualcosa che non mi piace, altrimenti me ne avreste parlato!
Edmund assunse un'espressione colpevole, e Frannie gli pestò un piede sotto il tavolo. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Margaret, abbiamo mai fatto una cosa del genere?
-Solo un miliardo di volte!
Rispose lei, secca.
-Sei solo paranoica. Dovresti prendere Moody meno sul serio. VIGILANZA COSTANTE! Strillò, e gli altri due sussultarono, colpiti dal rumore. Frannie scoppiò a ridere.
-Vi siete spaventati, eh?
-Sei una persona sgradevole.
Rispose Margaret, in tono piatto.
-Perché non andiamo sulla Torre di Astronomia?
Domandò Edmund, speranzoso.
-Sulla Torre di Astronomia? Sì, si può fare!
Disse Frannie alzandosi,
-Potremo guardare la foresta e stare al coperto!
-Sì, l'idea era più o meno quella.
Anche Margaret si convinse, e salirono le scale con calma.
-Non ho proprio voglia di andare a rune oggi.
-Mormorò Frannie, quando erano quasi arrivati a destinazione.
-Già, neanche io.
Convenne Edmund.
-Voi non avete mai voglia di andare a rune. Mi domando perché l'avete messo nell'orario.
Nemmeno vi serve!
-Perché è affascinante, se uno ci pensa! Ma a farlo è davvero una palla.
Spiegò Frannie. Quando si affacciarono sulla torre, un vento freddo li colpì e loro si strinsero nei mantelli. Fuori infuriava un temporale coi fiocchi. Edmund si mise la sciarpa, estraendola da uno dei tasconi della divisa. 
-Sono questi i momenti in cui vorrei una divisa di Durmstrang. 
Sussurrò, sedendosi su uno dei muretti che circondava la torre, con la schiena verso il vuoto.
-Ti prego Ed, scendi, non riesco a guardarti, mi sento male...
Biascicò Margaret, che aveva il terrore dell'altezza. Il ragazzo sospirò ma scese con un sorriso, e si sedette sul pavimento, con la schiena poggiata al muro saldo. Un lampo squarciò il cielo. L'odore di pioggia era forte, e il vento fastidioso, ma paradossalmente sembrava regnasse la pace.
-Come sta Peter? Si è separato dalla capra?
Chiese Margaret ridacchiando, sedendosi a sua volta. Frannie era di spalle a loro, affacciata sulla tempesta, con i gomiti appoggiati al muretto e la schiena un po' inarcata verso avanti. Edmund posò la testa sulla spalla dell'amica seduta accanto a lui. Lei trattenne il respiro per un attimo. -Oh, sì. Ora è in India. Dice che hanno degli animali fantastici veramente assurdi. Hanno persino trovato una nidiata di Occamy, veramente stupefacente!
-Occamy? Ma sono meravigliosi! Ti ha mandato qualche foto?
Chiese Frannie senza voltarsi. Un tuono fece tremare le mura del castello.
-No, non si sono avvicinati molto. Sono animali molto aggressivi, soprattutto se sei nei dintorni del loro nido. Però mi ha detto che sia lui che Caspian sono rimasti molto colpiti.
-Com'è il cibo? So che in India si mangia molto bene!
Chiese Margaret, che non voleva spostarsi di un millimetro per evitare che Edmund spostasse la testa dalla sua spalla.
-Non mi ha parlato del cibo, ma potrei chiederglielo nella prossima lettera! 
-Andrei in India solo per mangiare.
Commentò Frannie, più tra sé e sé che agli altri due.
-Non avevo dubbi, Fran.
Rispose Edmund ridendo.
-Penso che quando andrò in luna di miele con Tony lo porterò a fare un tour gastronomico dei cinque continenti. Stavo pensando a quali nazioni scegliere, ovviamente non possiamo fermarci in tutti i paesi del mondo perché sarà un guaritore impegnato, ma penso che l'India dovrà essere tra questi.
Edmund sospirò.
-Spero che se succederà - Frannie corresse in "quando succederà!" - finirai finalmente di romperci le palle con questa storia.
Margaret ridacchiò.
-Illuso. Se, ahem, quando succederà ci scriverà tutti i giorni per dirci quanto è felice lei e quanto è meraviglioso lui.
-Hai ragione Mag. Penso che non le darò il mio indirizzo, quando mi comprerò una casa.
-Tanto se non me lo darai tu me lo darà Margaret... antipatico.
-Allora non lo darò neanche a Margaret!
-Ehi! Io che ti ho fatto di male?
"Impossibile, tanto vivrete insieme."
Pensò Frannie, ma non lo disse. Improvvisamente sentirono la porta aprirsi, e si voltarono tutti e tre di scatto. Adrian Pucey, compagno di stanza di Edmund, rideva di gusto. Aggrappata al suo braccio, che lo guardava affettuosamente sorridendo, Miles. I tre sgranarono gli occhi vedendoli irrompere così nella stanza. Gli altri due, non appena si accorsero di non essere soli, si separarono in gran fretta. Miles arrossì vistosamente. 
-Ehm, scusate. Avremmo dovuto bussare. In genere qui non c'è mai...
Mormorò Adrian, ma la ragazza gli diede una brutta gomitata prima che potesse finire la frase.
-Non preoccupatevi, togliamo il disturbo.
Disse Edmund ridacchiando sotto i baffi, alzandosi e tendendo una mano a Mag per aiutarla. Frannie si staccò dal parapetto e seguì i due amici fuori dalla stanza e giù per le scale. Quando furono abbastanza lontani scoppiarono a ridere.
-Lo sapevo!
Esclamò Mag alzando i pugni verso il cielo.
-Perché mai vorranno tenerlo nascosto?
Chiese Edmund.
-Magari non é una relazione seria. O hanno paura crei problemi alla squadra.  Rispose Frannie alzando le spalle.
-Sono così carini! 
Sospirò Margaret, e Frannie annuì.
-Se lo dite voi...
Commentò pigramente Edmund.
-Però ve lo concedo, avevate ragione. E poi é stato divertente. La Bletchey era rossa come un peperone!
Scesero in Sala Grande e videro Philip che parlava molto animatamente con Cedric Diggory. Quando vide entrare i tre ragazzi, li chiamò. Questo li sorprese, ma obbedirono.
-Voi tre! Sì, dico a voi!
Abbaiò, concitato. Loro non lo avevano mai visto così, sembrava davvero strano. Si avvicinarono un po' intimoriti.
-Siete in classe con Aurora, non è così?
Cedric si teneva la testa tra le tempie, probabilmente Philip sbraitava già da un po'. I tre annuirono.
-É una cosa assurda. Veramente assurda. Non è vero, Ced?
-Sì, in effetti è grave. Anche altri Tassorosso si sono lamentati.
Convenne il suo amico.
-Ha usato la maledizione imperius su Aurora vero? E sul resto della classe.
-Sì. Ma ha detto che Silente era d'accordo. Anche a noi è sembrato strano.
-Mi rifiuto di crederlo! Non può essere!
Philip sembrava davvero su tutte le furie. Aveva uno sguardo spietato e anche se restava composto come sempre aveva tutti i muscoli in tensione.
-Stai tranquillo Phil, sono sicuro che c'è una spiegazione. Ragazzi, il professore vi ha detto che se non eravate d'accordo potevate uscire in qualsiasi momento? Chiese Cedric, tentando di mantenere il controllo.
-Sì...
Iniziò Frannie, ma Philip la interruppe.
-Ma questo cosa c'entra? É un professore è... come si chiama? È pressione psicologica, lui ha detto che chiunque sarebbe potuto uscire ma bisogna sapere come lo ha detto e... infatti non è uscito nessuno, giusto ragazzi?
-Giusto, ma...
Provò Margaret.
-Visto?! Tu credi che tutti gli studenti del sesto volessero sottoporsi alla maledizione imperius?
-Andremo a parlarne con Silente, te lo prometto. McMartian mi aveva già segnalato alcuni comportamenti scorretti e la Bones mi ha portato un libro seriamente compromesso in uno scatto d'ira. Ora Aurora... devo difendere i miei studenti. Ma se non ti calmi non ci prenderà sul serio.
Quindi ora fai un respiro profondo e...
Il Grifondoro sbuffò e mormorò qualcosa come "che perdita di tempo" e "l'ha fatta piangere".
-Voi siete prefetti, no?
Chiese Cedric, alludendo a Edmund e Frannie.
-Sì, ma sinora nessuno studente si è lamentato. In realtà credo che i Serpeverde con cui si è comportato peggio sinora siamo noi. Ma se dovesse accadere altro non esiteremo a riferirvelo.
Rispose Frannie.
-Benissimo. Vi consiglio di tenere gli occhi aperti, soprattutto con gli studenti degli anni inferiori. Continuò il ragazzo. Edmund annuì.
-Ora possiamo andare?
Chiese Philip, che era un fascio di nervi.
-No. Ora andiamo a fare un giro, e andremo da Silente quando ti sarai calmato, non un attimo prima.
Lui sbuffò.
-Ok, facciamo questo giro, allora.
Disse brusco, e lo afferrò per un braccio trascinandolo via.
-Wow. Questa non me l'aspettavo.
Mormorò Margaret, andando a sedere al tavolo, guardandoli allontanarsi.
-Io l'avevo detto.
Commentò Edmund, ripensando alla scena di quella mattina.
-Spero che la sua condotta si raddrizzi d'ora in poi. Ma ne dubito.
-Dovremmo fare qualche domanda ai ragazzi dei primi anni, che dici Frannie? Magari anche loro hanno da lamentarsi ma non sanno come dirlo.
-Non so Ed, neanche a me piace Moody ma... chi non ha da lamentarsi di un insegnante? Chiedendo rischieremmo solo di esasperare la situazione. Tu che dici Mag?
Rispose Frannie.
-Dico che mi dispiace per i Corvonero. Belle O'Hara come punto di riferimento... riuscite a immaginare qualcosa di peggio?
-Pensa se l'anno prossimo Mary Sue diventerà prefetto!
Rispose Edmund, rabbrividendo solo al pensiero. Le altre due scoppiarono a ridere.
-Impossibile, neanche Silente è così matto!
Esclamò Frannie.
-Probabilmente però si convincerà di esserlo e ve la troverete nel bagno dei prefetti a mollo nella vasca!
Scherzò Margaret.
-Tu ridi, ma potrebbe capitare!
Aggiunse Edmund ridendo. Quando Laetitia e Tony tornarono da erbologia raccontarono loro quello che era successo, poi raggiunsero Aurora e le chiesero se stesse meglio. Lei rispose di sì, ma che sarebbe andata da Philip per il resto della serata per distrarsi. La lezione di rune antiche fu più noiosa del solito e persino Margaret e Laetitia, che adoravano la materia e la seguivano in banco insieme, si annoiarono e Margaret fece annotare la lezione dalla sua penna prendiappunti. Dopo un'ora che parve un'eternità, finalmente uscirono sbadigliando dalla stanza.
-Cosa dovevi dirci, Laets? 
Chiese Frannie, avvicinandosi all'amica.
-Oh, sì, giusto! Venite, andiamo in Sala Grande!
Edmund, Margaret, Frannie e Jasmine la seguirono. Tony decise di andare in Sala Comune, era cercato da Diggory.
Si sedettero al tavolo Corvonero, la sala era quasi vuota. Laetitia si schiarì la voce e indicò una spilla che portava sul mantello.
-Mi sono iscritta a una nuova associazione! E penso che anche voi dovreste!
Si tolse la spilla e la porse ai ragazzi, Edmund la prese in mano e sollevò un sopracciglio.
-Crepa?
-Non "crepa", ovviamente. C, R, E, P e A ovvero Comitato per la Riabilitazione degli Elfi poveri e Abbruttiti!
-Sembra interessante.
Commentò Frannie, osservando la spilla più da vicino.
-Lo è! L'associazione la ha fondata Hermione Granger da poco. So che Potter è il segretario! Questo aumentò l'attenzione di Margaret.
-Di che si tratta, esattamente?
-L'iscrizione costa due zellini, e comprende la spilla. Si inizierà, da quel che ho capito, con una campagna di volantinaggio. Ci vorrà un massiccio lavoro di sensibilizzazione, sapete, per raccogliere consensi.
Aspettò per vedere se qualcuno avesse obiezioni da fare, ma nessuno disse nulla.
-I nostri obiettivi a breve termine sono assicurare agli elfi domestici salari e condizioni di lavoro dignitosi. I nostri obiettivi a lungo termine comprendono la modifica della legge sul non uso della bacchetta magica, e il tentativo di insediare un elfo all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, perché sono spaventosamente sottorappresentati.
-Sembra una cosa bella Laets, ma non sono convinto che funzionerà.
Disse Edmund, grattandosi la testa confuso.
-É un fenomeno troppo radicato, non credo che...
-É per questo che inizieremo con la sensibilizzazione!
Insistette Laetitia, battendo un pugno sul tavolo.
-A me l'idea piace. Se portata bene avanti potrebbe diventare interessante. 
Rispose Margaret tirando fuori il borsellino dalla cartella. Fece scivolare due zellini sulla mano di Laetitia.
-Dì alla Granger che io ci sto!
-Io non so, sono d'accordo con Edmund, mi sembra tutto un po' campato per aria. 
Sospirò Frannie. Laetitia la guardò ferita, e lei si affrettò ad aggiungere
-Ma che diavolo, da qualche parte bisognerà pur iniziare! Scriverò a mio padre, ne vorrà sicuramente una anche lui! 
Rispose, dando quattro zellini all'amica.
-Ad Agrabah non ci sono elfi domestici, ed è assolutamente vietato impiegarli nelle case.
Disse Jasmine a bassa voce.
-Davvero? Ma è fantastico! Potremmo intervistarti, sarebbe un grosso esempio a sostegno della causa!
Rispose Laetitia entusiasta.
-Oh, non sono sicura servirebbe a molto. L'unica ragione per cui è così, temo, è che altrimenti il mercato di schiavi andrebbe in fallimento.
-Oh. 
Esclamarono Margaret, Edmund e Laetitia in coro.
-Già. Anche in Africa orientale la cultura dello schiavo è molto diffusa. Quando sono andata in Kenya a trovare Qaali  in casa ne avevano ben tre! Piuttosto agghiacciante, a dire il vero.
Commentò Frannie.
-Sì. Direi che ad Agrabah gli elfi domestici sono l'ultimo dei problemi. Spero di poter cambiare le cose, un giorno.
Mormorò la ragazza. Margaret le mise una mano sulla spalla.
-Sono sicura che lo farai. 
-Se ti può far sentire meglio posso darti un galeone Laets, non ho zellini con me!
-Oh, grazie, ma... non penso che in cassa avremo cambio da darti!
-Oh, non preoccuparti! Tienilo pure!
Rispose sorridendo. La causa sembrava interessante, ed era sempre bello fare un'amica felice.
 
*
 
La settimana passò in modo abbastanza tranquillo, quello che preoccupava i ragazzi era il lunedì successivo. Dopo le lamentele su Moody chissà cosa il professore avrebbe architettato per essere ancora più distruttivo. Il sabato mattina arrivò, e con esso il buon umore. Edmund, Frannie e Margaret si svegliarono di buon mattino e si infilarono la tuta, Edmund e Margaret la felpa smeraldina della squadra, mentre Frannie quella viola e bianca degli United.
-Ho parlato con Tony ieri sera, vuole venire anche lui, pare porterà Yvonne! Neanche lei ha mai visto Hogsmeade ovviamente, e gli aveva chiesto di farle da guida!
Esclamò, mentre si dirigevano verso la Sala Grande per la colazione.
-Non ti capirò mai, Frannie.
Sospirò Edmund.
-Capire? Cosa c'è da capire?
-Perché non sei gelosa di Yvonne? Con quale maledetto criterio selezioni le tue vittime tra le femmine che gli si avvicinano?
-Sono solo amici, Ed.
-Ma come fai a saperlo? La porta a Hogsmeade!
-Si vede! Si capisce subito quale sarà una rivale e quale un'altra amica da aggiungere alla lista degli invitati al nostro matrimonio! Ma cosa ne vuoi capire tu... 
Lui sbuffò, scettico. Margaret ridacchiava sentendoli battibeccare. Aprendo le porte della Sala si accorsero di essere i primi.
-Allora, ricapitoliamo!
Esclamò Margaret, sedendosi al tavolo e afferrando un pasticcino ripieno di panna,
-Il villaggio di Hogsmeade è stato fondato da Hengist di Woodcroft, il folletto dei boschi, dove un tempo c'era la sua casa. La locanda è stata il Quartier Generale della Rivolta dei Goblin nel 1612. Hengist era un Sassone, Re di Britannia subito prima di Re Artù. Fuggito dalle persecuzioni dei Babbani si rifugiò in Scozia dove fondò il villaggio. Al posto della sua casa ora c'è il locale “I Tre Manici di Scopa”. 
-Sai Mag, questo é meglio che lo dica tu. Io non me lo ricorderò mai.
Borbottò Frannie versandosi un generoso bicchiere di succo di mirtillo.
-Perché dovremmo dire anche queste cose? Alla fine si va a Hogsmeade per mangiare a Mileandia, bere ai Tre Manici e per gli scherzi di Zonko!
Si lamentò Edmund afferrando una fetta di torta. Margaret sospirò.
-Hogsmeade rappresenta una parte importante della storia magica del Regno Unito, Ed. Non possiamo liquidare la visita del paese a Mielandia e Zonko!
-La Stamberga Strillante!
Intervenne Frannie,
-Non dimentichiamo la Stamberga Strillante!
Tony arrivò subito dopo, con la tuta della squadra di Tassorosso, che consisteva in una grande felpa ocra con un tasso  nero al centro del petto, e dei pantaloni abbinati. Si avvicinò al loro tavolo sorridendo e Frannie quasi si strozzò con la torta alla melassa.
-Buongiorno ragazzi! 
-Ciao Tony! Accomodati! Stavamo giusto controllando cosa far fare ai ragazzi!
Esclamò Edmund facendogli posto. La Sala Grande era quasi vuota, quasi tutti erano ancora a letto.
-Grazie.
Mormorò, sedendosi accanto a lui.
-Avete pensato a parlare di Hengist? Io ho portato la sua figurina! Nel caso ci dimenticassimo qualcosa!
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca una carta color vinaccia, con sopra il disegno di un nano barbuto.
Sotto, a lettere dorate, c'era scritto più o meno quel che aveva detto Margaret poco prima. Ovviamente, al contrario di quando era stata Mag a parlare, Frannie si profuse in tanti complimenti per l'idea grandiosa.
Passarono qualche minuto a decidere esattamente dove e quando andare (Frannie si assicurò che ci fosse la tappa "Tre Manici di Scopa" così che Edmund potesse offrirle la burrobirra come da scommessa vinta) e finalmente anche Yvonne e Dimitar arrivarono in Sala. Lei aveva un maglione blu piuttosto spesso, un cappotto color carta da zucchero e dei pantaloni dello stesso colore. I ragazzi ricordarono che a Beauxbatons faceva molto più caldo che a Hogwarts, e sicuramente in altro modo avrebbe sentito freddo. Dimitar, al contrario, aveva dei pantaloni lunghi scarlatti, e una t-shirt bianca con il logo di Durmstrang rosso proprio al centro. La ragazza portava una macchina fotografica magica di ultimo modello al collo. Sorridevano tutti e due ed erano ansiosi di mettersi in marcia.
-Non avere caldo con tutto quello addosso?
Chiese Dimitar, aggrottando la fronte perplesso.
-Mon Dieu! Caldo? Tu piuttosto! Morirai di freddo vestito così!
-Freddo? Non scherziamo!
Margaret alzò gli occhi al cielo, Frannie li guardò sospettosa e diede una gomitata a Tony indicandoli con lo sguardo. Lui la guardò senza capire.
-Beh, direi che possiamo andare!
Disse Edmund alzandosi e coprendosi col mantello.
-Molto lontano questo posto?
Chiese Dimitar mentre uscivano dal castello.
-Oh no, sarà mezz'ora di cammino più o meno!
Rispose Margaret camminando di buon umore. 
-Se volete inizio a darvi qualche dritta sul villaggio, così al vostro arrivo sarete preparati!
Edmund alzò gli occhi al cielo e andò accanto a Frannie.
-Eccola che inizia...
Tony le corse accanto per aiutarla nella spiegazione.
-Ma quondi questo Hengsit era il vostro re?
Chiese Yvonne confusa.
-Sì, prima di Re Artù. Conoscete Re Artù, vero?
Chiese Tony, temendo la risposta.
-Ma è un folletto! Vostro re era un folletto?
Insistette Dimitar.
-Non è questo il punto!
Esclamò Margaret, battendosi la mano sulla fronte.
-Allora, le rivolte dei Goblin...
-Secondo me perde solo tempo.
Sussurrò Frannie all'orecchio di Edmund.
-Ci staranno capendo qualcosa?
-Io non credo.
-Guardate che vi sento!
Si voltò Margaret con sguardo assassino da qualche passo più avanti. I due ridacchiarono. A breve arrivarono in paese, che iniziava a svegliarsi e prendere vita. 
-Questa è High Street, anche detta l'unico posto divertente nel raggio di chilometri!
Si inserì Frannie tra i due ragazzi stranieri. La strada era dritta come un fuso, e i principali negozi e locali della città si susseguivano uno accanto all'altro.
-Da quella parte, subito dopo il villaggio, c'è la Stamberga Strillante. Ma da quel che ho capito lì andremo dopo.
Aggiunse Edmund. Margaret e Tony annuirono.
-Laggiù,
Frannie indicò un vicolo buio sulla sinistra,
-C'è la Testa di Porco. Era il nostro pub preferito, ma qualche cane ha fatto la spia e ora non possiamo più andarci.
-La spia?
Chiese Dimitar sgranando gli occhi.
-Perché la spia?
Tony sospirò.
-Ci siamo andati anche di notte, quando è vietato uscire dal castello. 
Rispose Tony, guardando gli altri in imbarazzo.
-Wow. Karkaroff avrebbe appeso per i piedi voi. Espulsi poi, probabilmente.
-Il vostro preside andrebbe d'accordo con Gazza.
Mormorò Frannie in tono asciutto.
-Ho una proposta!
Esclamò Edmund per risollevare gli animi.
-É presto, perché non andiamo a fare una seconda colazione da Madama Piediburro?
-Ci sto! 
Rispose Frannie, che aveva proprio voglia di una cioccolata.
-Ma sì, magari riuscirò a mangiare qualcosa di decente stavolta!
Sospirò Yvonne. Margaret le rivolse un'occhiataccia.
-É una bella idea, andiamo!
Disse Tony, facendo strada. Oltrepassarono i Tre Manici, ancora chiusi, e l'ufficio postale. Svoltarono in un vicoletto più appartato. Il Tassorosso entrò per primo, tenendo la porta aperta ai ragazzi. Il locale era molto intimo, la luce soffusa, dentro faceva caldo e i tavoli erano coperti da tovaglie di pizzo ricamato.
-Finalmonte un po' di gusto!
Sospirò Yvonne, e Dimitar la guardò come se fosse una bestia rara. Edmund e Margaret, gli unici ad avere il mantello, se lo sfilarono e Yvonne si tolse il cappotto.
-Questo bar è frequentato soprattutto da coppie e da ragazzi al primo appuntamento.
-Mi chiedo perché!
Mormorò Dimitar, sarcastico. Frannie ridacchiò. Madama Piediburro portò un vassoio pieno di biscottini allo zenzero e prese le ordinazioni. Frannie ordinò una cioccolata calda e una fetta di torta al cioccolato bianco e le carote; Edmund una tisana al rosmarino e un muffin al cioccolato; Margaret un tè verde zuccherato con una fetta di crostata ai lamponi; Tony, che disse di odiare qualsiasi tipo di bibita calda, chiese un tè freddo al limone e una fetta di cheesecake con sciroppo ai frutti di bosco. Yvonne chiese delle crêpes suzette e alla risposta negativa della cameriera ripiegò su una tisana al lampone e un pasticcio alla crema. Dimitar optò per un caffè lungo senza zucchero e dei classici cookies.
-Questo posto mi piace, anche se non hanno le crêpes.
Commentò Yvonne, guardandosi intorno.
-Non è proprio il mio genere.
Disse invece Dimitar.
-I dolci sono molto buoni però!
Li rassicurò Frannie. Mangiarono tutti molto soddisfatti e chiacchierano seduti al tavolo per un po'. A un certo punto entrarono Aurora e Philip che li salutarono con la mano e si sedettero qualche tavolo più in là.
-É proprio cara quella ragazza.
Commentò Yvonne guardando verso di loro. Margaret non poté che darle ragione.
-Sì, é davvero adorabile.
-Lei e Tony sono stati subito molto gentili con me. La maggior parte di voi di Hogwarts sono un po'...
-...freddi.
Concluse Dimitar. 
-Grazie Yvonne, anche tu sei molto gentile. Siamo solo stati ospitali come dovrebbero essere tutti, tutto qui.
Le disse Tony, sinceramente grato. Anche Dimitar volle dire la sua, indicando i tre Serpeverde.
-Anche loro però molto gentili. Loro brave persone, sono contento di essermi seduto vicino il primo giorno.
-Che carino!
Sospirò Frannie.
-Siamo contenti anche noi!
Disse Margaret affettuosamente. Decisero dopo un po' di andare a pagare, ma in cassa scoprirono che il conto era già stato saldato.
-Come "già pagato?" è impossibile!
Insistette Edmund.
-Il signore ha pagato poco fa.
Rispose la donna dietro il bancone, facendo un cenno verso Tony. Lui alzò le spalle.
-Cos... quando? 
Chiese Margaret a bocca aperta.
-Dev'essere stato quando è tornato dal bagno!
Esclamò Frannie in tono accusatorio.
-Devi aver pagato una fortuna! Come ti è saltato in mente?
I ragazzi protestarono ancora un po', ma poi furono costretti ad arrendersi.
-Aspettate, aspettate!
Strillò Yvonne rimettendosi il cappotto.
-Dobbiamo farci una foto davonti a questo bellissimo posto!
La ragazza fermò un ragazzino del terzo anno che passava là di fronte e gli diede la macchina fotografica.
-Se uscirà bene quando tornerò in Francia la farò sviluppare e ve la monderò! Esclamò, mettendosi in posa insieme agli altri.
-Sorridete!
Esclamò il ragazzino e ci fu un flash. La ragazza saltellò di nuovo da lui e gli diede due baci sulla guancia per ringraziarlo e quando lui si allontanò sembrava fluttuare su una nuvoletta di zucchero filato.
-Ora cosa facciamo?
Chiese Dimitar, che sembrava di buon umore. Edmund diede una gomitata a Frannie che esclamò di fretta
-Oh. Mit, potresti farmi un favore?
Lui si voltò perplesso verso l'amica, che lo prese a braccetto. Yvonne arricciò il naso, infastidita.
-Dovresti accompagnarmi da una parte... non dovremmo metterci molto.
Lui aggrottò le sopracciglia confuso ma disse
-Fa bene.
-Scusate, sono desolata, ma devo fare una commissione urgente. Ci vediamo tra mezz'ora alla Stamberga, va bene?
Disse frettolosamente agli altri, allontanandosi con Dimitar. Sussurrò qualcosa all'orecchio del ragazzo non appena fu abbastanza lontana, e lui rispose
-Sì, certo!
Tutti i restanti tranne Edmund erano molto confusi.
-Sapete com'è... è Frannie!
Liquidò Edmund con un gesto della mano. Margaret e Tony si guardarono sospettosi.
-Escono insieme?
Chiese lui, sollevando un sopracciglio.
-Cosa? No!
Squittì Margaret, che sapeva che se avesse lasciato credere a Tony che lei usciva con qualcun altro Frannie le avrebbe come minimo mozzato la testa.
-Beh, tutto lascia pensarlo.
Commentò Yvonne, aspra. 
-É solo Frannie che fa la pazza.
Spiegò Edmund ridacchiando.
-Ora, la Stamberga Strillante...
Disse, invitando la ragazza francese a seguirlo.
 
*
 
Frannie e Dimitar svoltarono su High Street, tornando sui loro passi.
-Tu sai qualcosa di artefatti oscuri, immagino.
Gli disse la ragazza, a bassa voce.
-Non sono un esperto ma sì, qvalcosa la so.
-Sto andando in un posto non troppo raccomandabile. Non voglio andarci da sola, ma se ci andassi con Edmund sarebbe troppo ovvio. 
-Certo, possiamo andare dove vuoi.
-Tu puoi fare magie fuori da scuola, non è vero?
-Sono maggiorenne, sì.
-Bene. Non si sa mai. E se mi sparano un prezzo molto alto dimmelo, non farmi fregare! Si infilarono in un vicolo buio. Quando furono davanti all'insegna della Testa di Porco, il ragazzo sussurrò
-Ma avevi detto che...
-Non possiamo più entrare per bere, ma questa è una questione di affari. 
Aprirono la porta lentamente. All'interno l'odore di alcool era già forte, ed erano solo le undici del mattino. Due maghi dall'aspetto poco raccomandabile giocavano a carte in un angolo, una strega dal volto coperto beveva dell'acquaviola al bancone, dietro la cassa un uomo corpulento dai limpidissimi occhi celesti osservava silenzioso ogni movimento all'interno del locale. I due ragazzi si avviarono verso un tavolo occupato da un ometto ricurvo, con una ciocca di capelli unti davanti agli occhi.
-Lei è la signorina Firwood, non è vero? Tale e quale a sua madre.
-Signor Sinister, ha fatto presto.
L'uomo osservò con sospetto il ragazzo accanto a lei.
-Non è venuta sola, si può sapere come mai? Non si fida di me, per caso?
-Questo è Dimitar, un mio amico di Durmstrang. Non ci disturberà. È qui per assicurarsi che la transazione, come dire, vada a buon fine.
 
*
 
Intanto i ragazzi erano seduti su una coperta portata da Margaret davanti alla Stamberga.
-Questo posto è bello ma inquietonte.
-Non ho mai sentito gli spiriti di questa casa, ma so che erano molto attivi qualche decina di anni fa. Si diceva che avessero ricominciato l'anno scorso, ma ora sono di nuovo dormienti.
Spiegò Tony, interessato.
-Secondo voi cosa potrebbe essere?
Chiese Yvonne, curiosa.
-C'è chi dice che siano spiriti di Lupi Mannari uccisi durante la trasformazione. Le urla si sentono solo durante la luna piena.
Margaret trasalì.
-Come hai detto scusa?
-Si pensa che siano spiriti di Lupi Mannari uccisi durante la trasformazione.
Anche Edmund sembrò capire.
-Ogni notte di luna piena, hai detto? Le urla si sentivano qualche decina di anni fa? E l'anno scorso di nuovo?
-Ragazzi, dove avete vissuto sinora? Ne parlavano tutti in paese sino a qualche mese fa!
-Siamo venuti qui praticamente solo per bere, l'anno scorso!
Rispose Edmund per giustificarsi.
-Ed... il passaggio! Il platano, portava...
-Lo so. Lo so. Tu dici...
-Sì, sì! Potrebbe essere! Dobbiamo...
-Ehmehm.
Yvonne aveva tossicchiato per attirare l'attenzione.
-Se non volete rendorci partecipi della vostra scoperta, potreste parlarne in un altro momento? Non è molto educato.
-Oh, certo. Scusate.
Balbettò Margaret, incerta.
 
*
 
Frannie e Dimitar uscirono dalla Testa di Porco poco tempo dopo.
-Qvando mi hai parlato di qvesto posto pensavo peggio. È più o meno come tutti i bar di Russia. 
Frannie scoppiò a ridere.
-Sei troppo tosto, Mit!
-Quello che hai comprato molto interessante! Anche io vorrei qualcosa del genere.
-Sì, penso che a tutti servirebbe. Sinister ha davvero una brutta fama, ma ha degli oggetti davvero di valore. 
-Capisco la sensazione.
Mormorò.
-Sì, immagino.
Quando arrivarono ai pressi della Stamberga, videro gli amici sdraiati sulla coperta tutti infagottati.
-Bella la vita, eh?
Esclamò Frannie avvicinandosi.
-Vi stavamo aspettando! Dimitar, questa è...
Iniziò Margaret, ma Frannie la fermò.
-Sì, sì, glielo ho già detto.
-Perché non proviamo a entrare?
Chiese invece Dimitar, avvicinandosi allo steccato di cinta. Yvonne fece un'espressione un po' disgustata. Tony trasalì.
-Entrare?
Ci pensò su.
-Per la barba di Merlino, perché no?
-Mon Dieu.
Mormorò la ragazza, avanzando timidamente. Edmund pareva entusiasta. Superarono lo steccato e si addentrarono nel giardino inselvatichito. Passarono in mezzo a bottiglie di whisky incendiario spaccate, qualche bacchetta spezzata e persino una radio smembrata con il metallo piegato e bitorzoluto. La casa era di legno fatiscente, le imposte erano serrate e sbilenche e la casa tutta era di aspetto instabile e cadente. Dimitar fu il primo ad avvicinarsi alla porta. Yvonne gli stava subito dietro, cercando protezione dietro le sue spalle ampie. Frannie e Edmund avevano l'aria elettrizzata, Tony sinceramente curiosa.
-Alohomora.
Sussurrò il ragazzo di Durmstrang, che poi provò a spingere la porta. Non ci riuscì. Strabuzzando gli occhi, riprovò. Nulla.
-Qvesto molto strano.
Margaret e Edmund si guardarono negli occhi, capendosi all'istante.
-Hai ragione, è molto strano.
Borbottò Tony, confuso. Yvonne sospirò.
-Stai indietro!
Ordinò, e Dimitar si allontanò dalla porta.
-Bombarda!
Si udì un lieve schiocco, ma la porta non cedette.
-Ma cos... reducto!
Nessuna reazione.
-Qvesta casa davvero stregata. Meglio andare via, penso io.
Disse Dimitar, pensieroso.
-Frannie, ricordami che poi devo dirti una cosa.
Sussurrò Edmund, mentre si allontanavano un po' delusi.
-Sai che non me ne ricorderò. Perché non me lo dici subito, invece?
-Perché non può! E dovrebbe anche evitare di parlarne in questo modo, possono sentirci!
Si aggiunse Margaret, sibilando irritata. Il gruppo si diresse da Zonko, che piacque moltissimo a entrambi gli studenti stranieri. Edmund comprò un po' di polvere buiopesto peruviana, e Dimitar fece incetta di fuochi d'artificio del Dottor Filibuster e qualche caccabomba. Yvonne acquistò due tazze da tè mordinaso che, a suo dire, erano destinate a essere il souvenir delle sue due cugine antipatiche. Virarono poi su mielandia, ma avendo fatto due volte colazione non avevano una gran voglia di dolce. Dimitar comprò una scatola di tuttigusti molto affascinato, dicendo di non aver mai visto nulla del genere, facendo ridere gli altri per la sua ingenuità. Quando uscirono era già ora di pranzo.
-Beh Ed, è il momento che paghi la tua ultima sconfitta, non trovi?
Cinguettò Frannie, e il ragazzo sospirò.
-Oh, scusa ancora Ed.
Mormorò Margaret, che si sentiva ancora in colpa per avergli fatto perdere la scommessa.
-Di che parlate?
Chiese Tony, curioso.
-Ho scommesso con Edmund che Margaret non avrebbe saputo come funziona un termofifone e ha perso!
-Termosifone, Fran.
La corresse lui, ma si mise a ridere.
-Beh ragazzi, vi va un bel burger all'inglese?
Chiese Margaret, che iniziava ad avere un certo languorino. Un boato di assenso li spinse verso i Tre Manici di Scopa.
-Proprio dove sta questo pub, prima sorgeva la casa del folletto Hengist! È il locale più vecchio del paese! 
Disse Tony, mentre si accomodavano all'interno. Videro Laetitia, Belle e Alex che mangiavano da un vassoio di patate fritte. Laetitia li salutò, gli altri sorrisero di circostanza.
-Tutti hamburger e patatine?
Chiese Edmund, prima di andare a ordinare.
-Per me costine di agnello e patate arrosto!
Rispose Yvonne, che si guardava intorno un po' incerta.
-Questo posto è un po', ehm, rustico.
-A me piace!
Commentò invece Dimitar. Quando Edmund si sedette, Frannie gli disse
-Spero abbia ordinato anche la mia burrobirra. 
Lui alzò gli occhi al cielo.
-Sì, Fran.
-Quanto amo avere ragione!
Sospirò lei, agitando i capelli. Tony ridacchiò, Margaret la guardò male. Madama Rosmerta arrivò con un vassoio con la roba da bere. Alla burrobirra di Frannie si erano aggiunti Dimitar, Margaret, Edmund e Tony, mentre Yvonne aveva chiesto un'acquaviola. 
-Voi inglesi bevete litri di quella robaccia! Quanto vorrei un bel bicchiere di vino rosso!
-Noi a Durmstrang beviamo quasi solo vodka. Io amo la vodka, ma quella che avete qui non tanto buona.
Esclamarono i due ragazzi stranieri nello stesso momento. Si guardarono, e Yvonne sorrise leggermente.
-Io amo la burrobirra. Ma mai quanto la birra babbana. Ne esistono migliaia di tipi diversi!
Frannie pensò
"Che bello, quando saremo sposati mi porterai in giro a bere la birra! Proveremo tutti i tipi che esistono!"
Ma non lo disse. Quel che disse fu invece
-A me piace, ma preferisco di gran lunga il whisky incendiario. E l'assenzio. Mi piacerebbe venire da voi e assaggiare una buona vodka, Mit.
-Tu benvenuta, quando vuoi. Ma a casa mia, l'estate. Durmstrang non accetta studenti stranieri.
Vide Yvonne che aggrottava le sopracciglia con disappunto.
-A proposito di assenzio!
Esclamò Frannie, guardando Edmund.
-Le mie scorte stanno per terminare. Tu sei maggiorenne. Aberforth me lo dava anche se ero minorenne, ma ora non posso più chiederglielo. Non penso che Madama Rosmerta me lo darà. Ti darò i soldi e me lo comprerai tu!
-Solo se quando vorrò me ne darai un po'!
-Andata!
Esclamò la ragazza, e si strinsero la mano.
-Ubriaconi.
-Commentò Margaret, alzando gli occhi al cielo.
Quando la cameriera si avvicinò col cibo, Frannie fece cadere delle monete d'oro nella mano di Edmund e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
-Può portarmi anche cinque bottiglie di assenzio, per favore?
La donna, mentre posava i piatti sul tavolo, lo guardò sospettosa. 
-Quanti anni hai, ragazzo?
-Diciassette!
-Provamelo, avanti.
Il ragazzo si schiari la voce.
-Wingardium leviosa!
Recitò, e il piatto davanti a lui iniziò a levitare. 
-Mh. Si può fare. Dieci galeoni.
Lui le consegnò le monete e la donna si allontanò.
-Cinque bottiglie, Fran?
Esclamò Margaret, colpita.
-Mi serviranno per tutto l'anno! E dovrò darne anche a Edmund!
-Noi Tassorosso abbiamo una scorta di casa, giù nella Sala Comune. Così nessuno resta mai senza.
Spiegò Tony.
-Però. Questa non me l'aspettavo.
Commentò Edmund, stupito. Cinque bottiglie di assenzio fluttuarono verso il tavolo, e alla richiesta di Frannie Edmund le ridusse per farle stare nella borsa.
-Non vedo l'ora che Margaret compia diciassette anni. Almeno potrò chiedere a tutte e due e non ti esaurirai più.
-Ah, bene così mi esaurirò io! Che gentile!
Rispose Margaret ridacchiando. Gli hamburger erano molto saporiti, e Yvonne si disse soddisfatta delle sue costine di agnello, tanto che le fece assaggiare a Dimitar. I ragazzi parlarono ancora per un po', poi quando ebbero esaurito anche un secondo giro di burrobirre (Edmund e Frannie anche un terzo) decisero che era ora di tornare al castello.
-Qvesto posto piaciuto molto! Spero torneremo altre volte!
Disse Dimitar entusiasta, camminando verso Hogwarts.
-Sì, devo ammettere che è stato bello. Non me lo aspettavo proprio così. Mi sono trovata bene.
Convenne Yvonne.
-Sono contento che vi sia piaciuto. Torneremo altre volte, ma non troppo spesso. In genere ci permettono di venire tre o quattro volte l'anno!
Chiarì Tony.
-Così poche? Capisco perché scappavate da scuola!
Rispose Dimitar indignato.
-Noi a Beauxbatons possiamo andare solo a fare escursioni nelle campagne. Non ci portano in nessun paese.
-A Durmstrang non possiamo proprio uscire dai confini si scuola. Molto frustrante.
-Alla fine Hogwarts non poi così male.
-No infatti, a me piacere molto. Piaciuta molto da subito, in effetti.
A quelle parole, Margaret sorrise fiera.
 
*
 
Quando furono arrivati e si separarono, ognuno diretto alla sua Sala Comune o accampamento scolastico, Margaret e Edmund poterono confidare a Frannie la loro scoperta.
-Non crederai mai a quello che abbiamo scoperto oggi.
Sussurrò Margaret elettrizzata, mentre entravano nei sotterranei.
-Tony è stupendo con la tuta? Lo so già, ma grazie di aver pensato di dirmelo.
-No, idiota. La Stamberga Strillante.
-Sì...?
-Sappiamo perché è impenetrabile. Qualcuno deve aver lanciato un incantesimo di difesa.
-Grazie Ed, sin lì c'ero arrivata anch'io.
-Già, ma non sai il perché. Era il posto in cui si nascondeva Lupin durante la luna piena. Sussurrò Edmund.
-Cosa?!
-Shhh! Abbassa la voce! Ti farai sentire!
-E come siete arrivati a questa conclusione?
Replicò, ora a bassa voce, estraendo dalla borsa le bottiglie e facendole tornare a dimensioni normali. Loro gli spiegarono quello che avevano sentito da Tony.
-Ha senso. È perfetto. Ci sarebbe potuto arrivare usando il passaggio sotto il platano. Lui sa come si entra.
-Sì, è quello che abbiamo pensato noi.
Rispose Margaret, sedendosi su una poltroncina.
-Povero Lupin. Mi è venuta voglia di scrivergli.
Sospirò Frannie, pensando al professore e alle sue sfortune.
-Sarebbe stato bello entrarci, però. Per vedere com'è.
Disse Edmund, pensieroso.
-Già, non secondo Yvonne, comunque!
Ridacchiò Frannie.
-Un po' spocchiosa, non è vero?
Domandò Margaret.
-È solo di Beauxbatons. Ce l'hanno come difetto di fabbrica. Però sembra a posto.
Rispose Edmund, alzando le spalle.
-Io sono felice, comunque. Sono stata tutto il giorno con Tony, mi sono beata della sua perfezione, e ho anche rimpolpato le mie scorte alcoliche! Una giornata molto fruttuosa!
-Sì, e devo ammettere che mi è sembrato ti guardasse ogni tanto, senza motivo.
Le disse Margaret, sorridendo.
-Ovvio che mi guarda. Sono fantastica. Ho deciso, entro la fine dell'anno scolastico sarà mio.
-Sì Frannie, come vuoi!
Disse Edmund annoiato.
-Voi non mi date retta, ma è così che andrà. E vincerò anche la prossima scommessa! E allora riderò, oh se riderò! E voi mi direte "avevi ragione Frannie, siamo stati ottusi Frannie, ci saremmo potuti arrivare prima"!
Per un attimo un lampo passò negli occhi di Edmund, che ebbe la sensazione di aver capito di cosa stava parlando l'amica. Guardò Margaret un istante, poi il momento passò. Decisero di andare a cambiarsi per la cena, ma come Margaret entrò nel dormitorio Edmund afferrò Frannie per un braccio.
-Hai fatto?
-Sì.
-Ti sono bastati i soldi?
-Sì, grazie a Dimitar.
-Bene. Alla prossima lezione di aritmanzia ne parliamo. 
La ragazza annuì ed entrò nella sua stanza. Margaret era entrata in bagno a cambiarsi. Guardò il profumo alla vaniglia sul comodino di lei, poi pensò a Tony e ai suoi gigli. "Pare che quest'anno davvero si stia mettendo tutto al suo posto."
 

 
Note autrice
Lezione movimentata con Moody, eh? Gli studenti non sembrano molto contenti di lui, non tutti almeno. E povera Aurora!
Chi più chi meno almeno i nostri protagonisti se la sono cavata.
Miles e Pucey, i due membri della squadra e compagni di stanza dei nostri amici, a quanto pare si stanno davvero frequentando. E parlando d'amore, Yvonne sembra un po' preoccupata che ci sia del tenero tra Frannie e Dimitar. Come mai secondo voi?
Ma soprattutto, le cose si stanno davvero mettendo per il verso giusto? Lo scoprirete solo seguendoci!
A venerdì

 

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Capitolo 10
*** I migliori furetti sono biondi ***


VIII
 
I MIGLIORI FURETTI SONO BIONDI 



Edmund sollevò lo sguardo dal libro e lo fissò su Frannie, disorientato e contrito. La ragazza aveva fissato il vuoto fino a pochi istanti prima, così ci mise un po’ prima di accorgersi che l’amico la stava guardando insistentemente. Quando i loro sguardi si incontrarono finalmente Edmund prese parola.
“Perché siamo qui?” chiese sinceramente incuriosito.
“Per studiare Trasfigurazione” rispose Mag senza distogliere lo sguardo dal suo libro.
“…E perché piove” aggiunse Frannie sorreggendosi la testa con una mano “altrimenti non sarei qui neanche io, tranquillo”
“Ma se al posto di studiare ci esercitassimo con questi incantesimi?” propose Edmund.
“Se torniamo in Sala Comune non faremo neanche quello” disse Mag, che ormai conosceva troppo bene le loro abitudini.
Quando entravano in Sala Comune “per studiare”, la maggior parte delle volte riuscivano a studiare per qualche decina di minuti, poi, come per magia, finivano sempre in mezzo alla sala a incitare Edmund mentre distruggeva qualche sventurato a scacchi. Oppure semplicemente chiacchieravano fino all’ora di cena.
“Ci sarà un’aula vuota da qualche parte!” disse Frannie “Così non ci distraiamo troppo e Mag è contenta!”
“Va bene, va bene, allora fatemi finire la pagina” disse la ragazza riprendendo in mano la matita.
Frannie notò che stava sottolineando le prime righe, così sbuffò. Lei e Edmund iniziarono a fissarla insistentemente finché lei non se ne accorse e chiuse il libro infastidita.
“Andiamo” disse prendendo la borsa da terra. Odiava che qualcuno la guardasse mentre studiava.
Mentre uscivano dalla biblioteca notarono una cosa molto strana: pochi tavoli più in là erano seduti la Granger e Potter a studiare. Potter sembrava più attratto dai libri svolazzanti che da quello che aveva davanti. Quando Mag, Frannie e Edmund furono quasi vicini alla porta, entrarono Weasley junior e Seamus Finnigan. Vedendo la Granger, le orecchie di Ron diventarono rossissime. Il ragazzo s’irrigidì e uscì dalla biblioteca, lasciando Finnigan e gli altri due compagni di corso esterrefatti.  
I tre Serpeverde uscirono e si guardarono accigliati.
“Magari i gemelli ne sanno qualcosa” disse Mag, che aveva già dimenticato lo studio ed era intenta ad analizzare quel che aveva appena visto.
“Secondo me Weasley junior è geloso di Potter” disse Edmund mentre si apprestavano a percorrere la prima rampa di scale.
“Anche io lo sono” disse Frannie “Ma da qui a non rivolgergli più la parola… è il suo migliore amico, no? Io penso che a voi crederei se mi diceste che non siete i responsabili”
“Grazie Frannie” disse Mag con un sorriso.
Apprezzava sempre quegli slanci d’affetto da parte dell’amica.
“…Però vi ucciderei lo stesso” aggiunse la ragazza, facendo morire il sorriso di Mag.
“Questo sì che è confortante” disse Edmund con un sorriso divertito.
“Allora, dove andiamo?” chiese Mag “Voi sapete se c’è qualche aula vuota?”
“Di solito al primo piano ce n’è qualcuna!” disse Frannie pensierosa “e poi fra poco finisce l’orario delle lezioni, quindi…”
“Non capisco perché hai tutta questa voglia di trasfigurare i banchi in cani” disse Edmund.
“Perché…” rispose prontamente Mag, ma venne subito interrotta da Frannie.
“Oh, no, ce lo dice davvero!” disse quella alzando gli occhi al cielo; Edmund ridacchiò, mentre Mag si appoggiò al corrimano della scala, sconfitta, con uno sguardo imbronciato che riuscì a mantenere per poco più di cinque secondi.
“Farmi prendere in giro da voi due è la più alta forma di masochismo a cui sia mai arrivata” borbottò la ragazza.  
“Ma figurati, ti mettiamo alla prova per quando sarai insegnante!” disse Edmund dandole una gomitata affettuosa.
“Ah beh, allora grazie tante” disse Mag con una smorfia, ma poi sorridendo.
Arrivarono davanti a un’aula dalla quale non arrivava alcun rumore. Mag l’aprì con cautela e la prima cosa che vide fu una fila di banchi vuoti; anche la cattedra era vuota. Si voltò verso gli amici con un sorriso tranquillo.
“Via libera!” disse a bassa voce.
Aprì la porta un po’ di più ed entrò nell’aula, seguita da Edmund e Frannie, che entrarono di soppiatto. Mag era rimasta indietro per chiudere la porta, e quando lo fece, nel voltarsi, si accorse che non erano soli. Trasalì e si lasciò sfuggire uno squittio; Frannie e Edmund si voltarono di scatto, allarmati, pensando che qualche mostriciattolo avesse teso loro un agguato, ma quel che videro fu solo una ragazza dai lunghi capelli biondi che fissava il muro a distanza ravvicinata, probabilmente a meno di venti centimetri da esso. Quando sentì Mag sussultare, la strana ragazzina si voltò lentamente e osservò il trio. Indossava degli strani occhiali multicolori che la facevano sembrare un gufo piuttosto bizzarro.
“Oh, vi ho visti arrivare” disse la ragazzina con aria sognante.
“Come diavolo…” iniziò a chiedere Edmund, ma fu interrotto da Mag.
“Mi hai fatta spaventare” disse la ragazza portandosi una mano al cuore.
“Ciao Luna!” disse Frannie con un sorriso divertito.
“Oh, ciao!” rispose la ragazza “Non ricordo il tuo nome ma mi sembra che una volta mi hai aiutata a portare la Radigorda al mio gufo…”
“Sì, infatti” disse Frannie ridacchiando “Io sono Frannie”.
Ricordava molto bene quando, due anni prima, stava andando alla Voliera e si era ritrovata questa ragazzina intenta a portare in mano almeno cinque cose diverse, per cui l’aveva aiutata. Era una persona difficile da dimenticare, per cui ricordava bene anche il nome.  
Luna intanto aveva puntato lo sguardo su Mag.
“Non era mia intenzione spaventarti” disse mantenendo lo stesso tono sorpreso e sognante di prima.
“Figurati” rispose Mag “è che non mi aspettavo di trovare qualcuno qui”
“Oh, sì” disse Luna “Sapete, in questa stanza c’è la più alta concentrazione di Gorgosprizzi di tutta la scuola”
“E come hai fatto a capirlo?” chiese Edmund reprimendo una risata.
Frannie, che si era portata vicino a lui, gli diede una gomitata.
“Ci ho messo un po’ di anni” disse la ragazza senza accorgersi della velata presa in giro “qui e nell’ufficio di Gazza, in particolare, ma ho il sospetto che ce ne siano molti anche nella Sala Comune dei Serpeverde, sapete, per la vicinanza con il Lago Nero…”
“Se vuoi possiamo controllare” disse Mag poco convinta. Edmund si portò una mano alla bocca per non scoppiare a ridere e lei gli diede una gomitata di ammonizione.
“Oh, grazie!” rispose la ragazza illuminandosi. Gli occhiali che portava la rendevano davvero buffa, era difficile rimanere seri guardandola in faccia.
“Ma dove li vedi con esattezza?” chiese Frannie interessata, andandole vicino. Forse quel pomeriggio avrebbe preso una piega decisamente più interessante.
La giovane Lovegood iniziò a spiegarle che c’erano delle piccole colonie attaccate ai muri; arrivò anche a prestarle i suoi Spettrocoli, così si chiamavano, per farle vedere di cosa parlava, mentre Edmund e Mag rimasero in disparte a scambiarsi sguardi interrogativi. Dopo un po’ quest’ultima sbuffò e prese la parola.
“Dai, voglio vedere anche io!” disse guardando prima Luna con un sorriso e poi Frannie con sguardo severo “Poi però studiamo, d’accordo?”
“Oh, dovevate studiare?” chiese Luna leggermente intristita.
Sembrava che non parlasse con qualcuno da un po’, Mag lo capì e si sentì in colpa all’istante.
“Beh, sì, ma ovviamente se vuoi puoi restare!” disse Mag “Dovevamo esercitarci con la Trasfigurazione dei mammiferi…”
“Se volete sul Cavillo c’è una guida pratica alla Trasfigurazione dei Nargilli in tappi per le orecchie”
“Cosa sono i Nargilli?” chiese Edmund, che non era la prima volta che sentiva quello strano nome.
“I Nargilli sono mammiferi?” chiese Frannie interessata.
“Sì, anche se sembrano insetti in realtà sono mammiferi” disse Luna “Newt Scamander non è mai riuscito a dimostrarlo però”
“L’autore di Animali Fantastici e dove trovarli?” chiese Mag interessata.
“Sì, proprio lui! Papà una volta lo ha intervistato per il Cavillo” disse Luna sorridendo. Sembrava essere sempre molto fiera delle imprese del padre.
“…Secondo voi su cosa sarà la prima prova?” continuò la ragazza interessata, guardando i tre con gli occhi spalancati, perennemente incuriositi.  
“Non saprei” disse Mag sedendosi su un banco e abbandonando definitivamente l’idea di studiare.
“Mio padre ha detto che fonti certe hanno dimostrato che hanno trovato un Ricciocorno Schiattoso in Svezia e che lo stanno portando qui per far combattere i campioni…”. Si guardò intorno e si avvicinò ai tre, evidentemente stava per far loro una confidenza. “Solo che c’è un problema: sono animali pacifici, la prova andrà molto male se si aspettano un combattimento”
“Caspita!” disse Mag ammirata.
“Bisognerebbe dirlo a Crouch!” disse Frannie fingendo che la questione le stesse molto a cuore.
“Mio padre gli sta scrivendo lettere da quasi un mese, ma dice che non gli risponde” disse Luna “Beh, alla fine l’importante è vedere questa creatura… Io non vedo l’ora!”
“Nemmeno io” disse Edmund con tono grave. Mag capì subito che tutto quell’interesse era solo finzione.
Rimasero a chiacchierare con quella strana ragazzina per un’oretta. Alla fine si rivelò molto intelligente, oltre che stramba. Aveva idee piuttosto singolari su diverse cose, anche fatti di attualità, per esempio era convinta che Sirius Black fosse in realtà un cantante scomparso, ma con lei si potevano fare anche discorsi filosofici; espose infatti le sue idee sull’entità del nulla, in particolare se esistesse veramente oppure no. Alla fine anche Edmund si mise a discorrere con lei con serietà.
Si resero conto che era molto piacevole parlare con Luna, e quando fu il momento di tornare in Sala Comune si scoprirono quasi tristi di doverla lasciare.
“Beh, si è fatto tardi… Noi andiamo” disse Mag alzandosi dal banco su cui era seduta a gambe incrociate.
“Oh, certo!” disse Luna con aria sognante “Io credo che continuerò la mia ricerca… Ricordatevi di controllare se ci sono Gorgosprizzi!”
I tre la guardarono sorridendo e la salutarono. Mentre prendevano i loro libri da un banco la ragazzina prese di nuovo la parola.
“Sapete, la maggior parte degli studenti pensa che voi Serpeverde siate delle brutte persone, antipatiche, egoiste e cattive” disse con una naturalezza invidiabile “…Ma oggi ho scoperto che non tutti sono così, voi di certo no”
I tre si guardarono in faccia un po’ straniti. Sapevano che ben pochi nutrivano particolare stima nei confronti della loro Casa, ma nessuno lo aveva mai detto apertamente come aveva appena fatto quella strana ragazza.
“Beh, grazie” rispose Frannie sinceramente ammirata per quella specie di complimento, anche se non era totalmente sicura che fosse effettivamente un complimento.
“Ci vediamo in giro, Luna!” disse Edmund sorridendole un po’ incerto.
“Secondo me Gregory Goyle ne ha almeno cinque nel cervello, di Gorgosprizzi intendo” disse Mag quando uscirono dalla stanza, suscitando le risate dei due amici.
“Quella ragazza è geniale” disse Edmund.
“Puoi dirlo forte” sospirò Frannie.
“Basta, questo è il miglior pomeriggio della mia vita, anzi, il pomeriggio di studio andato in fumo migliore della mia vita” esclamò Mag quando ormai furono vicini alla loro Sala Comune.
“Come fai a pensare a studiare quando ci sono tanti Gorgosprizzi da trovare, Mag!” disse Frannie.
“Non lo so, infatti!” rispose lei con un sorriso divertito.
“Comunque è sempre bello sapere che le altre Case ci odiano” disse Edmund ridacchiando.
Quando entrarono in Sala Comune notarono subito che c’era qualcosa di strano. La loro attenzione fu catturata dalle spille che brillavano sui maglioni di numerosi ragazzi. Draco Malfoy se ne stava seduto su un divanetto circondato dai suoi soliti tirapiedi. Vedendo Frannie entrare si alzò e andò subito da lei con un gran sorriso.
“Ciao Frannie! Ma dov’eri?! Guarda che cosa mi hanno venduto stamattina!” disse mostrando alla ragazza la spilla su cui c’era scritto:
TIFATE PER CEDRIC DIGGORY – L’UNICO CAMPIONE DELLA SCUOLA!
“Ma chi l’ha fatta?” chiese Mag, chiedendosi se ci fosse anche l’equivalente per Potter, magari senza la scritta infelice “unico”.
“Non lo so, a me l’ha data un Tassorosso del quinto anno” disse Malfoy con un’alzata di spalle, poi si rivolse di nuovo a Frannie. Voleva la sua approvazione, di certo non quella di Rosander.
“E non è tutto!” disse toccando la spilla con l’indice “Guarda!”
Sulla spilla apparve un’altra scritta:
POTTER FA SCHIFO
I tre rimasero interdetti per qualche istante mentre Draco li guardava ancora con aria entusiasta. Mag fece per aprire la bocca ma non le uscirono le parole. Era completamente basita. Si guardò intorno e notò che quella spilla era stata assicurata agli abiti della maggior parte dei ragazzi presenti in Sala Comune.
“Ne volete una anche voi?” chiese Draco “Oggi l’ho offerta alla Granger ma si è offesa”
Mag s’irrigidì ancora di più e disse un no secco, guardandolo negli occhi con l’intento di metterlo a disagio. Edmund la guardò allarmato e si chiese se fosse il caso di portarla via, prima che lanciasse una fattura al ragazzo.
“No, grazie Draco” disse Frannie facendo un sorriso incerto.
“Dai, solo Westergard e pochi altri non l’hanno voluta[1]!” disse Draco guardando Edmund fiducioso, sperando che quella notizia lo convincesse. Edmund lo guardò come se lo avesse appena schiaffeggiato. Prima che potesse rispondere a Draco Mag s’intromise di nuovo.
“Non m’interessa proprio, io non la voglio” disse prima che Edmund, in un attimo di follia, accettasse quella spilla per puro orgoglio. Lasciò il gruppo senza salutare e andò a sedersi da sola su una poltrona accanto ad una finestra.
Edmund e Frannie si guardarono in faccia per un attimo, senza sapere cosa dire.
“Nemmeno io la voglio, Draco, scusa… Ci vediamo!” disse Edmund lasciando Frannie da sola a parlare con l’amico.
Raggiunse Mag e si sedette di fronte a lei. I due iniziarono a parlare in maniera concitata, anzi, Mag parlava, Edmund ascoltava e annuiva.
Frannie lanciò un rapido sguardo ai due amici e tornò a guardare Draco.
“Senti, non offenderti, ma non la voglio neanche io” disse cercando di non essere scortese “Non tiferò per Potter, ma non è giusto prenderlo in giro così, non mi piace”
“Beh, se l’è cercata lui quando ha messo il suo nome nel Calice!” disse Draco un po’ offeso, ma fingendosi indifferente. In realtà la questione gli dava così tanto fastidio perché avrebbe voluto disperatamente essere lui al posto del suo rivale Grifondoro.
“In ogni caso non mi piacciono queste cose, non prendertela, Draco” disse gentilmente la ragazza, sperando di chiudere lì la questione. Se Mag fosse rimasta avrebbero iniziato a discutere su Potter e sul fatto che era molto più probabile che qualcuno gli avesse fatto un brutto scherzo.
“Come vuoi” disse il ragazzo fingendosi poco toccato dal rifiuto; in realtà sperava nell’approvazione della ragazza “Se tu o Ed cambiate idea sapete a chi chiedere”
“Certo” disse Frannie dandogli un colpetto sulla spalla “Ora vado, dovevamo studiare un po’…”
“Certo! Ci vediamo Fran!” disse Draco con un sorriso.
Aspetta e spera che Edmund faccia un torto del genere a Mag” pensò Frannie mentre raggiungeva i due amici.
Quando si sedette sentì una parte del discorso di Mag.
“…E poi chissà come deve sentirsi… che razza di stronzi!” disse a Edmund prima di rivolgersi a lei “Non l’avrai comprata, spero!”
“Ma per chi mi hai presa?” sbottò Frannie “Certo che no! Non mi piacciono queste prese in giro!”
“E poi secondo me Cedric non è d’accordo con chi ha ideato quelle spille. Peter non lo sarebbe” disse Edmund.
Mag rimase in silenzio. Avrebbe voluto bruciarle tutte, non tanto per salvaguardare l’onore di Potter – non solo – ma perché non era bello che la scuola si spaccasse in quel modo. Se fosse stata un’insegnante le avrebbe requisite tutte, ma probabilmente gli studenti che le avevano acquistate si erano ben guardati dall’esibirle davanti a un professore, a meno che il professore in questione non fosse Piton.
“Secondo voi chi è stato?” chiese Edmund guardando le due amiche.
“Sicuramente i Tassorosso” disse Mag “sono troppo inviperiti per il fatto di dover condividere la fama con qualcun altro, un Grifondoro specialmente”
“I Tassorosso che scrivono “Potter fa schifo”!?” chiese Frannie scettica.
“Beh, non tutti sono degli angioletti come vogliono far credere” disse Mag alzando le spalle.
“Tony di certo non ha fatto una cosa del genere” disse subito Frannie “Però sì, è facile che sia partita da loro”
“Poi magari qualcuno li ha aiutati” aggiunse Edmund.
“Non vedo l’ora che sia il 24 novembre” sospirò Mag “Così si danno tutti una calmata”
“Infatti! Magari Potter si rivela davvero una schiappa e tutti capiranno che non è un rivale così temibile” disse Frannie.
Rimasero a chiacchierare fino all’ora di cena, poi si spostarono in Sala Grande. La serata passò tranquilla, anche se da tutti i tavoli, specialmente quello dei Serpeverde e dei Tassorosso, avevano iniziato a brillare le spille. I Corvonero solitamente non si curavano di queste cose e rimanevano immersi nel loro mondo, per cui solo in pochi le avevano acquistate, mentre fra i Grifondoro solo alcuni avevano deciso di non appoggiare apertamente Harry Potter; la maggior parte, seppur in collera, per solidarietà non si era schierata contro di lui.
 
L’indomani Frannie e Mag avevano tre ore buche prima della lezione di Incantesimi. Era una giornata di sole, e anche se ormai faceva molto freddo, le due avevano deciso di aspettare Edmund in cortile. Il ragazzo tornò da Cura delle Creature Magiche più stanco e affaticato del solito.
“Caspita, che vi ha fatto fare Hagrid?!” chiese Mag strabuzzando gli occhi. Ed aveva le mani e le braccia piene di scottature. Aveva dovuto arrotolare le maniche fino ai gomiti, altrimenti la camicia della divisa sarebbe stata rovinata.
“Che fai? Lotti contro i draghi e non me lo dici?” esclamò Frannie.
“Lasciamo stare” sospirò Edmund sedendosi fra le due ragazze “Non credo che sappia quello che fa. Li ha chiamati Schiopodi Sparacoda, secondo me sono un ibrido illegale”
“Forse dovresti andare in infermeria!” disse Mag prendendogli una mano per osservarla meglio. Aveva qualche taglio leggero con del sangue già coagulato e delle bruciature più o meno arrossate.
“Ahi” sbottò il ragazzo ritraendola leggermente “Non avete dell’essenza di Dittamo a portata di mano? Sono solo bruciature… A volte quei cosi impazziscono e diventano roventi, altre lanciano fiammelle ed è impossibile prevederlo perché non lo fanno per rabbia o difesa. Lo fanno e basta”
“Aspetta, dovrei averne un po’” disse Mag lasciandogli andare la mano e iniziando a frugare nella cartella piena di libri. Girava sempre con qualche cerotto, un paio di fialette di pozione contro il mal di testa, bustine di zucchero rubate nei bar babbani e una boccetta di Dittamo, per le evenienze.
“…Ma che animali sono?” chiese Frannie incuriosita.
“Non ne ho idea. Sembrano un incrocio fra un Fiammagranchio e una Manticora” disse Edmund mentre Mag estraeva la boccetta dalla cartella “…Hagrid li sta facendo allevare a quelli del quarto anno, ma voleva che noi trovassimo il modo per nutrirli… Lascia, faccio io” disse allungando una mano per farsi dare il Dittamo da Mag, che glielo diede controvoglia e rimase a guardarlo contrita mentre cercava di stappare da solo la boccetta.
“Guarda, ti trema la mano!” protestò strappandogliela di mano “Faccio io”
Il ragazzo borbottò non ce n’è bisogno, ma la lasciò fare.
“E cosa mangiano? Carne umana?” chiese Mag notando un morso sul braccio del ragazzo, sul quale versò delicatamente un’altra goccia di quel medicinale.
“Probabilmente sì, ma alla fine li abbiamo convinti a mangiare del fegato di rana”
“Bleah” disse Mag.
“Mica lo devi mangiare tu” disse Frannie ridendo.
“Fa schifo lo stesso” rispose Mag ridacchiando.
“Anche Tony si è bruciato?” chiese Frannie con una punta di speranza nella voce.
“No” rispose Edmund fissando le mani di Mag che gli accarezzavano la pelle scottata, poi si riscosse e guardò Frannie con uno strano sorriso “…Ma si è beccato un pungiglione nel braccio”
Frannie si alzò in piedi allarmata mentre il ragazzo dava l’altra mano a Mag borbottando ancora poco convinto che avrebbe potuto fare da solo.
“E adesso dov’è?” insistette Frannie.
Edmund si guardò in giro. Un gruppo di Corvonero gli passò davanti, dall’altra parte del cortile vide Malfoy che si arrampicava su un albero con la Parkinson che applaudiva eccitata mentre Tiger e Goyle parlavano con Zabini; Diggory era circondato da un manipolo di Tassorosso sui cui mantelli scintillava la spilla POTTER FA SCHIFO, ma almeno Cedric non l’aveva. Tony era poco dietro di loro con alcuni compagni Tassorosso.
“…Là” disse indicandolo con la mano appena tornata sana. Frannie partì all’istante, lasciando Mag e Edmund da soli.
“In verità se lo è tolto prima di tornare al castello” disse Edmund a Mag, che ormai aveva quasi finito.
“…Grazie” le disse quando lei gli lasciò andare la mano.
“Ma figurati” rispose lei arrossendo ed evitando di guardarlo negli occhi.
Frannie raggiunse Tony in pochi secondi. Solo quando fu davanti a lui, il ragazzo si accorse della sua presenza.
“Ciao Frannie! Posso aiutarti?” la salutò cordialmente.
“Ciao! Ed mi ha detto che gli Schiopodi ti hanno ferito un braccio” disse lei, poi ci pensò su e decise che forse era meglio mettere in chiaro – mentendo – che non stavano parlando di lui “Sai, è arrivato con le braccia piene di bruciature e ho pensato…”
Tony tirò su la manica bruciacchiata e le mostrò il braccio arrossato.
“Sì, mi ha sparato il pungiglione dritto nel braccio, ma sono riuscito a rimuoverlo subito…” le spiegò “Brucia ancora ma passerà con un po’ di Dittamo”
“Se vuoi la mia amica ne ha un po’ anche per te” disse Frannie, maledicendosi per non averlo strappato dalle mani di Mag per fare una figura ancora migliore con Tony. Ma forse sarebbe stato ancora più strano presentarsi a lui con una boccetta di Dittamo pronta in mano.
“Va bene, dai, se per lei non è un problema…” disse Tony guardandosi intorno, si rivolse ai suoi amici.
“Ragazzi, torno subito” disse, poi si mosse verso Frannie “Io lo tengo nel mio dormitorio, non mi capita tutti i giorni di combattere contro bestie del genere” disse a mo’ di scusa. Non lo faceva impazzire l’idea di usare le medicine di qualcun altro.
“Ma figurati, meglio che non si infetti!” disse saggiamente Frannie.
“Quando ci sposeremo ti voglio con entrambe le braccia” aggiunse, senza disturbarsi di dirlo ad alta voce.
Raggiunsero Mag e Edmund, che si erano zittiti poco prima ed erano intenti a origliare una conversazione fra Potter e Weasley.
“Mag, potresti…” disse Frannie mettendosi davanti alla ragazza, seguita da un Tony piuttosto imbarazzato.
“Ssh!” tagliò corto Edmund. Frannie sbirciò dietro di lei e si accorse che Harry era davanti a Ron e Seamus Finnigan; i tre si guardavano in cagnesco.
“C’è dell’altro…?” chiese Ron con aria svogliata. A Mag sembrò anche un po’ mortificato.
“Sì. Sta lontano da me!” disse Potter superandolo con rabbia. Andò verso Cedric e, dopo essersi sorbito qualche risata di scherno, lo convinse a parlare in privato con lui.
“Accidenti” mormorò Edmund.
“Mi fa proprio pena” disse Mag scuotendo la testa.
“Mag, potresti darmi un po’ di Dittamo?” chiese di nuovo Frannie. Mag lottò contro sé stessa per non alzare gli occhi al cielo. Non le piaceva prestare le sue cose, ma dato che non era colpa di Tony gli sorrise e gli passò la boccetta che aveva appena riposto nella cartella.
“Grazie Mag” disse Tony un po’ imbarazzato.
“Ti aiuto?” chiese Frannie. Tony le disse di non preoccuparsi, ma poi ci pensò su e le consegnò la boccetta. Il braccio infortunato era quello destro e non riusciva a coordinare bene i movimenti del sinistro.
“Puoi versarla tu? Basta una goccia!” le disse con tono piuttosto professionale. Frannie pensò che sarebbe diventato un Guaritore perfetto. Gli sorrise e fece come aveva detto, ma poi fu lui a spalmarsi l’unguento sul braccio.
“Preferivo gli Snasi” disse Tony a Edmund, che sorrise e concordò con lui.
“Le creature più inutili del Pianeta ce le siamo beccate noi” rispose con un’alzata di spalle.
“Infatti, gli Snasi ti graffiano, ma almeno servono anche a qualcosa” disse Tony “Questi potrebbero al massimo fare da guardia alla casa, ma sono sicuro che attaccherebbero anche i padroni”
“Però, non è una brutta idea!” disse Frannie, che stava già immaginando la casa dove avrebbe abitato con Tony con un grosso Schipodo Sparacoda legato davanti alla porta.  
“In effetti…” concordò Mag “Anche se da quanto state raccontando penso che preferirei trovarmi un ladro in casa piuttosto che uno Schiopodo”
“Sì, infatti! …Beh, io torno dai miei amici!” disse Tony “Grazie per il Dittamo” aggiunse rivolto a Mag, poi si voltò verso Frannie e le mise una mano sulla spalla.
“Grazie anche a te, ci si vede!”
Stava raccogliendo la sua cartella da terra quando l’attenzione di quasi tutto il cortile fu catturata dalla voce di Malfoy che, poco lontano da loro, si rivolgeva a Potter per schernirlo.
“…Per me non duri più di dieci minuti in questo torneo. Lui non è d’accordo. Secondo lui neanche cinque!” disse Draco ridacchiando.
“Non mi importa niente di quello che pensa tuo padre, Malfoy” sbraitò Harry, che probabilmente quel giorno aveva raggiunto il limite di sopportazione delle risate di scherno nei suoi confronti, per non parlare delle pugnalate alle spalle da parte di quelli che credeva suoi amici.
“…Lui è vile e crudele… e tu sei patetico” concluse. Gli lanciò un’occhiata disgustata, si voltò e fece per andarsene. Draco lo guardò oltraggiato e armeggiò sotto il mantello in cerca della bacchetta.  
Patetico?!” sibilò estraendo la bacchetta e puntandola verso Harry, ormai lontano di qualche passo.
“Che carogna” commentò Tony disgustato dal gesto che stava per compiere il giovane del quarto anno.
Mag stava per rispondergli che concordava con lui quando la loro attenzione fu catturata da una voce piuttosto famigliare. A Edmund si strinse lo stomaco.
“AH NO, FIGLIOLO!” tuonò Moody arrivando dalla Sala d’Ingresso con la bacchetta stretta in pugno “Ti insegno io a non fare incantesimi a chi è di spalle!”
Con un rapido movimento scagliò un incantesimo contro il ragazzo, il quale, con sommo orrore dei presenti, parve rimpicciolirsi fino a scomparire. Dall’ammasso di vestiti che si era formato a terra emerse quello che era inequivocabilmente un furetto bianco, il quale tremava sul terreno del cortile. Tiger cercò di prenderlo in braccio, ma l’animaletto, terrorizzato, lo morse e cercò di scappare all’interno del castello.
“Non credo proprio!” ruggì Moody puntando la bacchetta di nuovo verso il furetto, che volò in aria a tre metri di altezza, cadde con un tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.
“Schifoso! Codardo! Lurido…” sbraitò ogni volta che ripeteva quel movimento, sollevando e facendo precipitare il povero ragazzo che squittiva terrorizzato.
I presenti avevano riso la prima volta, ma ora guardavano l’insegnante stupefatti. Mag si portò una mano alla bocca, inorridita. Neanche nei suoi sogni più inconfessabili avrebbe mai immaginato che Malfoy potesse fare una fine del genere, e non era sicura che la cosa le andasse a genio. Anzi, si rese conto che lo spettacolo era raccapricciante. Guardò Frannie e capì che la ragazza era arrivata a quella conclusione molto prima di lei.
“Professor Moody? Ma cosa sta facendo?” disse la voce stupefatta della professoressa McGranitt, che era arrivata alle spalle dell’insegnante di Difesa e fissava la scena intimorita.
“Insegno” tagliò corto il professore.
“Quello è uno studente?” chiese l’insegnante di Trasfigurazione, temendo già la risposta.
“Tecnicamente è un furetto” rispose Moody suscitando la risata di alcuni ragazzi. Si voltò nella loro direzione e fece l’occhiolino, felice di offrire uno spettacolo coi fiocchi alla scuola.
La McGranitt puntò la bacchetta verso l’animale impazzito per la paura e lo fece tornare allo stato originale. Ricomparve Draco Malfoy, accasciato a terra, i lisci capelli biondi che coprivano la faccia rossa come un papavero. Si rialzò tremante, gli occhi gli lacrimavano per il dolore e per l’umiliazione; fissò Moody con gli occhi sbarrati dallo shock.
A quel punto disse una cosa avrebbe dovuto imparare a non dire davanti a certe persone. Alastor Moody era una di queste.
“Mio padre lo verrà a sapere!”
Pessima scelta di parole e pessima scelta di tono.
Infatti, Moody, non solo non si fece impressionare dalla velata minaccia, ma tornò all’attacco.
“È una minaccia?” sibilò prima di ripeterlo a voce ancora più alta “È UNA MINACCIA?!”
Draco capì finalmente che non era aria e fece un cenno ai suoi amici, pronto ad andarsene, ma ciò non bastò per sedare completamente l’ira funesta di Moody.
“…Potrei raccontare storie su tuo padre che farebbero arricciare perfino i tuoi capelli unti!” sbraitò alzando sempre di più la voce.
Tutti rimasero scioccati da quello scoppio d’ira così esagerato.
“…E non finisce qui!” aggiunse quando ormai Draco fu lontano.
Frannie era diventata rossa dalla rabbia. Draco trasformato in un furetto era stato anche divertente da vedere, ma Moody si era accanito contro di lui con così tanta rabbia da sembrare fuori controllo. Fortunatamente la professoressa diede voce al pensiero di molti.
“Alastor, noi mai usiamo la Trasfigurazione per punire qualcuno” disse tono fermo “…Sicuramente Silente te lo avrà detto!”
“Me l'avrà accennato...” biascicò il professore guardando altrove. Evidentemente non gli piaceva essere ripreso da qualcuno, ma si stava rendendo conto anche lui di avere un po’ esagerato.
“Allora farà bene a ricordarselo” fu l’ultima parola della McGranitt prima di allontanarsi.
Moody le fece una boccaccia, al che Mag distolse definitivamente lo sguardo, schifata dal comportamento del professore. Vederlo fare il verso alla sua professoressa preferita le fece perdere quel poco di stima che ancora nutriva nei suoi confronti.
“Roba da pazzi” disse sdegnata.
“È completamente pazzo” borbottò Frannie.
“Io non ho parole” disse Tony che era rimasto a guardare la scena a bocca aperta “Menomale che dovrebbe essere un educatore”
“Infatti! Non era proprio il modo” disse Mag.
“Draco sarà furioso” disse Frannie.
“E lo credo bene!” esclamò Edmund “Se facesse così con me, come minimo lo denuncerei”
È una minaccia?” borbottò Mag a bassa voce imitando il professore.
“Io vado, mi stanno aspettando!” disse Tony indicando con un cenno gli amici che si sbracciavano per dirgli che entravano nel castello. Tutti i ragazzi presenti nel cortile che avevano assistito all’umiliazione di Malfoy, in quel momento parlottavano fra di loro scambiandosi opinioni sull’accaduto. Alcuni erano estremamente divertiti, mentre altri, decisamente in minoranza, erano parecchio amareggiati.
“Ciao Tony” disse Frannie con un gran sorriso “Ci vediamo!”
Quando il ragazzo se ne fu andato il viso della ragazza tornò a essere contorto dalla rabbia.
“Io vado a parlare con Piton” disse con un tono che non ammetteva repliche “Voi venite con me?”
“Aspetta un attimo, Frannie” disse Mag cercando di analizzare la situazione “Penso che lo verrà a sapere presto! Che cosa gli vuoi dire?”
“Che non è ammissibile” disse Frannie “Che Moody ha dei problemi seri e che se Lucius lo verrà a sapere e gli fa causa, io sarò dalla sua parte”
“Draco però non è solo una vittima” fece notare Mag, poi si affrettò ad aggiungere “Non fraintendermi, sono d’accordissimo con te su Moody! Ma, diamine, stava attaccando Potter alle spalle!”
Edmund guardava le due ragazze discutere senza sapere cosa dire.
“Motivo in più per cui Piton sarà dalla mia parte” disse Frannie “Beh, io vado, se volete aspettatemi qui…”
Prese la cartella da terra e diede uno sguardo a Edmund, chiedendogli implicitamente se l’avrebbe seguita.
“Vengo con te” disse lui dopo averci riflettuto a lungo. Dopotutto era un Prefetto, e anche se non gli importava molto di Draco era giusto far sentire anche la sua voce. Mag abbassò gli occhi.
“D’accordo” disse “è inutile che venga anche io. Vi aspetto più tardi davanti all’aula di Vitious”
“A dopo” disse Edmund seguendo Frannie che era già partita a passo spedito verso i sotterranei.
Mag si guardò intorno. Mancava più di mezzora alla lezione, ma non aveva voglia di andare in biblioteca, così prese un libro dalla tracolla e si mise a leggere lì in cortile.
Frannie e Edmund intanto erano quasi arrivati a destinazione.
“Secondo te sta facendo lezione?” chiese Edmund titubante.
“Al massimo lo aspettiamo fuori dall’aula e ritardiamo a Incantesimi” disse Frannie decisa “Ma secondo me ci fa entrare lo stesso, la classe starà preparando una pozione…”
Arrivarono davanti all’aula. La porta era socchiusa e notarono che in effetti c’erano dentro degli studenti in totale silenzio. Frannie si fece avanti e bussò alla porta.
“Avanti” disse Piton.
Una quarantina di facce si voltarono nella loro direzione. Edmund notò che era la classe di sua sorella Lucy, che era in banco con Colin Canon.
“Mi scusi, professore, possiamo parlarle?” chiese Frannie rimanendo seria.
Piton li fissò per alcuni istanti con sguardo indagatore, poi si schiarì la voce e si rivolse alla classe.
“Voi continuate a preparare la vostra pozione restringente. Non voglio sentir volare una mosca”
I due Prefetti capirono che era un via libera per loro e si avvicinarono alla cattedra.
“Che cosa è successo?” chiese Piton.
“Si tratta di Draco. Moody lo ha trasformato in un furetto per punirlo” disse Frannie mentre Edmund annuiva.
“Punirlo per cosa?” chiese Piton in tono piatto.
Gli raccontarono in breve le dinamiche dell’accaduto; Piton ascoltava impassibile.
“Beh, ormai è troppo tardi per revocare la punizione, anche se sarebbe un mio diritto” disse infine dopo aver riflettuto a lungo.
“Lo so, ma…” disse Frannie pensierosa “Il fatto è che sembrava completamente fuori controllo, personalmente mi sono spaventata”
Edmund la guardò di sottecchi. Al massimo Frannie era arrabbiata, non spaventata.
“Incute un certo timore” convenne Piton poco impressionato dalla rivelazione della studentessa.
“Non può parlarne con lui? Insomma, uno non può fare un minimo sbaglio perché rischia di essere trasfigurato in uno scarafaggio!” insistette la ragazza.
“Ne parlerò con Silente” disse Piton “Avete fatto bene a dirmelo. Io ho le mani legate, non posso espormi direttamente con lui”
Frannie stava per chiedergli il motivo ma qualcosa la fece desistere. Era certa che se qualsiasi altro professore si fosse comportato in quel modo con un suo studente, lui avrebbe fatto il diavolo a quattro col diretto interessato, non “con Silente”.
“Beh, grazie” disse facendo un sospiro. Stava iniziando a calmarsi.
“Non provo alcuna simpatia per Alastor Moody, ma capirete anche voi che non posso criticare i suoi metodi finché non fa seriamente male a qualcuno” disse, forse per spiegarsi meglio, anche se sia Edmund sia Frannie ebbero il sentore che fosse una scusa, per cui prestarono ancora più attenzione alle parole che aveva rivolto loro poco prima.
“Se è tutto potete andare” disse tornando a sedersi alla scrivania.
“Va bene, grazie professore” disse Frannie. Edmund la imitò, fece un breve cenno a Lucy, che lo guardò con aria interrogativa e seguì l’amica fuori dall’aula.
Spaventata?” fu la prima cosa che le disse il ragazzo.
“Già” rispose lei con un sorrisetto “Moody mi spaventa, a te no?”
“Mi fa arrabbiare, è diverso” ribatté Edmund.
“Anche a me, ma ogni tanto bisogna saper esagerare un po’ per farsi ascoltare, non trovi?”
“Hai fatto bene” disse Edmund dandole una gomitata “…Quanto lo odio!”
“Comunque grazie per avermi accompagnata, non pensavo che lo avresti fatto, sinceramente”
“Mi è sembrato giusto così” disse lui con un’alzata di spalle.
“Tanto lo so che ti è costata molta fatica piantare in asso Mag per ben venti minuti” gongolò Frannie con un sorriso.
A quelle parole, Edmund reagì come sempre, chiudendosi a riccio.
“Non cominciare” sbottò allungando il passo.
“Vuoi sapere un segreto?” disse Frannie raggiungendolo senza difficoltà.
“No” borbottò il ragazzo. Se avesse potuto avrebbe portato le mani alle orecchie e avrebbe iniziato a canticchiare per non sentirla.
“…Se la smettessi di reagire così ogni volta che te ne parlo e mi rispondessi come risponderebbe una persona normale, io la smetterei” disse superandolo e raggiungendo l’aula prima di lui.
Edmund rimase interdetto e la guardò entrare nell’aula, poi si affrettò a fare lo stesso, anche se aveva un diavolo per capello e non aveva potuto sfogarsi insultando l’amica per la sua lingua troppo lunga. Frannie si sedette nel banco vuoto dietro a Mag, mentre Edmund prese posto accanto all’amica, facendo lacrimare gli occhi di Frannie per la voglia di ridere.
“Antipatico” gli sussurrò da dietro.
“Che succede?” chiese Mag.
“Niente” rispose Edmund secco. Mag lo guardò offesa.
“…Com’è andata?” chiese la ragazza girandosi verso Frannie, dato che Edmund sembrava troppo arrabbiato per parlare.
“Bene, ma ha detto che ne parlerà con Silente dato che lui non ha intenzione di affrontarlo di persona” disse Frannie guardando Edmund con aria divertita.
“E perché?!” chiese Mag sbarrando gli occhi.
“…Perché a quanto pare fa paura anche a lui” disse Edmund, voltandosi finalmente anche lui “Dobbiamo rassegnarci”  
“Lo penso anche io” disse Fran “Ma non mi rassegno”
Un’occhiataccia di Vitious li zittì per tutto il resto della lezione, o meglio, zittì Mag, di conseguenza gli altri due, che non essendo in banco insieme non poterono chiacchierare come era loro solito. E poi Edmund era ancora arrabbiato con Frannie.
Verso la fine della lezione Mag notò che il ragazzo sembrava molto concentrato, ma aveva preso pochissimi appunti. Era così assorto nei suoi pensieri che quando Mag gli toccò il braccio sussultò.
“Tutto ok?” gli chiese a bassa voce.
“Sì, mi ero incantato” disse in tono evasivo.
“È da un quarto d’ora che sei incantato” sussurrò Mag dandogli una gomitata.
“Vitious sopravvivrà ugualmente” rispose lui sogghignando.
Una volta finita la lezione i tre s’incamminarono verso la Sala Grande parlando ancora dell’accaduto. Edmund e Frannie erano tornati amici come prima in poco tempo, disorientando un po’ Mag, che aveva l’impressione di essersi persa qualcosa.
“Sembrava avercela anche con il padre di Draco” disse Edmund.
“Beh, quando Voi-Sapete-Chi era al potere suo padre si era schierato dalla sua parte, poi riuscì a evitare Azkaban dicendo che era stato costretto con la Maledizione Imperius” spiegò Frannie “Me l’ha detto una volta mia madre”
“Si vede che a lui non è mai andata giù questa cosa” disse Mag.
“Sì ma perché prendersela con il figlio?” sbottò Frannie.
“Perché Draco ha questa tendenza a voler fare il furbo, evidentemente come il padre, Fran” disse Mag come se la cosa fosse ovvia “…Però non è il modo giusto. Facendo così lo spinge solo a diventare più stronzo”
Si sedettero al tavolo; Jasmine li raggiunse e le raccontarono l’accaduto.
“Hey, ma avete notato che beve in continuazione da una fiaschetta che si porta sempre dietro?” chiese Jasmine dopo un po’.
“Sì, da quando è arrivato!” disse Edmund “Secondo voi cos’è?”
“Magari è Whiskey Incendiario! Forse è così pazzoide perché in realtà è perennemente ubriaco” azzardò Mag.
“Non credo, ma comunque sarebbe un’idea” disse Frannie pensierosa.
“E poi chissà perché Piton non vuole parlargli” disse Mag “La McGranitt non si è fatta problemi, e non era neanche uno studente della sua Casa!”
“Già, è strano! Non gli abbiamo affatto chiesto di sfidarlo a duello!” disse Edmund frustrato.
Frannie si guardò intorno e notò che Draco non era seduto fra i ragazzi della sua età.
“Hey, Goyle! Dov’è Draco?” chiese alzando la voce.
“In infermeria” si apprestò a rispondere Pansy Parkinson. Goyle sembrava non aver afferrato la domanda.
“Infermeria?!” chiese Frannie allarmata.
“Sì, gli girava la testa… Sai, dopo quello che è successo…” rispose la ragazza con aria altezzosa “Sono stata con lui sino ad ora”
“Ok, grazie” disse alla ragazza facendole un sorriso “Io dopo vado a trovarlo! Voi venite?”
“No, penso che gli chiederò come sta quando torna” disse Jasmine con un’alzata di spalle. Non avrebbe rinunciato al tempo che aveva per stare con Aladdin, non per Malfoy.
“Io vengo” disse Edmund sbirciando Mag, che sembrava essere indecisa sul da farsi “…Basta che non restiamo troppo”
“Va bene, verrò anche io” disse la ragazza. Non aveva voglia di rimanere ancora da sola, e poi in fondo le dispiaceva per il ragazzo e voleva assicurarsi anche lei che stesse bene.
Frannie la guardò con sospetto.
“Se vieni per rispondergli male ti conviene rimanere qui” disse guardandola con sguardo indagatore.
Mag sbuffò.
“Sarò gentile, lo prometto” borbottò “guarda che tutta questa faccenda dà fastidio anche a me”
“Se vedo che ti esce del fumo dalla testa ti porto fuori” le disse Edmund ridacchiando.

 
*

L’infermeria era quasi del tutto vuota. Solo cinque letti erano occupati: nei primi due dovevano esserci le prime due vittime dell’autunno, due ragazzine del primo anno che non facevano che starnutire e parlavano debolmente fra di loro. In un altro letto c’era un ragazzo che aveva sbagliato le dosi della pozione per far crescere i capelli. Più in là trovarono una giovane Corvonero che aveva uno strano morso sulla gamba, che teneva scoperta. Videro Draco disteso sull’ultimo letto in fondo. Era più pallido del solito, lo sguardo intontito, probabilmente aveva preso un sedativo e si era svegliato da poco.
“Ciao Draco!” disse Frannie “Stai meglio?”
“Ciao ragazzi” salutò lui “Sì, sto meglio. Madama Chips dice che tra qualche ora potrò tornare in Sala Comune”
Non aveva una bella cera. Spiegò che dopo essere scappato dal cortile pensava di star bene e invece meno di un minuto dopo era corso in bagno e aveva vomitato l’anima, aveva le vertigini e si sentiva addosso la puzza del furetto che era stato. La Parkinson aveva fatto una cosa saggia: lo aveva trascinato in infermeria. Lui di solito faceva molta scena quando non stava bene, questa volta si vedeva che quel che diceva non era motivo di vanto, come invece era stato l’anno prima quando Fierobecco lo aveva attaccato. 
“Io e Ed siamo andati a parlare con Piton” disse Frannie sedendosi su una delle due sedie accanto al letto del ragazzo.
“Oh, bene” disse il ragazzo imbarazzato “Quel vigliacco non la passerà liscia, appena esco di qui scriverò a mio padre”
‘Vigliacco’ pensò Mag “Parla lui che stava attaccando Potter alle spalle”
Decise saggiamente di rimanere in silenzio.
Edmund duplicò la sedia rimanente e ne offrì una a Mag.
Rimasero a parlare male di Moody per un po’; Draco sfogò tutto il suo odio nei confronti di quel professore e di Potter.
“…E poi avete visto come se la tira?” chiese con una smorfia “Ci mancava solo vederlo diventare Campione di Hogwarts. Non è all’altezza”
“Beh, ha quattordici anni… Ovvio che non sia all’altezza degli altri!” disse Mag con l’intento di mettere in chiaro che nemmeno Draco sarebbe stato molto meglio di Potter.
“E avete sentito come ha insultato mio padre?” disse senza badare al commento di Mag, che alzò gli occhi al cielo.
Frannie e Edmund si guardarono in faccia.
“Avresti dovuto lasciar correre” disse Edmund. Era deciso a non ricordargli le cose che lui aveva detto a Potter per farlo reagire in quel modo. Diede una gomitata a Mag che sembrava essere sul punto di parlare per lui, lei gli diede una gomitata a sua volta ma rimase in silenzio.
Lasciar correre” borbottò Draco “Vediamo come lascerà correre mio padre”
“Comunque neanche a noi piace Moody…” disse Frannie per cercare di sviare dall’argomento.
In quel momento sentirono il rumore della porta principale che si apriva. Si voltarono per guardare chi fosse e Draco sbiancò ancora di più.
“Oh no” sussurrò “Non lasciatemi solo con lei, vi prego”
Mary Sue, sua compagna di classe e di Casa, avanzava a passo spedito nella loro direzione. Frannie cercò di reprimere una risata e annuì solennemente all’amico. In realtà non se ne sarebbe andata per nulla al mondo e sapeva che anche Mag e Edmund la pensavano come lei.
“…Un mese fa pensava che le andassi dietro e mi ha fatto un discorso sulla nostra amicizia che doveva rimanere tale…” disse debolmente il ragazzo “…Ma a me non frega niente di lei…”
Mary era ormai vicina a loro.
“…E lei non lo capisce!” continuò a voce bassissima, per non farsi sentire.
“Draco!” squittì la ragazza quando fu al cospetto del compagno di classe “Ero così in pensiero per te! Come stai?”
“In effetti non tanto bene, solo che adesso stavo parlando con…” disse Draco inutilmente. La ragazza si accomodò sul suo letto e lo guardò con occhi pieni di lacrime.
“Nessuno mi voleva dire dove fossi, pensavo di dovermi buttare nel Lago Nero per salvarti dalle sirene, sai che per la nostra amicizia lo farei!” disse passandosi una mano fra i capelli biondi.
“Sì, certo, ma… Stavo…” disse di nuovo Draco arrossendo lievemente. Quella ragazza era talmente assurda che gli riusciva difficile trattarla male. Non capiva nemmeno gli insulti, le frecciatine al suo indirizzo, e ci aveva provato a lungo a tenersela alla larga in quel modo, ma lei non afferrava il messaggio, per cui ultimamente le dava un po’ di corda se proprio non riusciva a evitarla.
“…Allora ho incontrato due Tassorosso del sesto anno che parlavano di quel che ti è successo[2]” continuò imperterrita la ragazza “Oh, se fossi stata presente lo avrei affrontato”
“E dove eri?” chiese Frannie fingendosi interessata. Mag ringraziò che la ragazzina le stesse dando le spalle, perché stava per soffocare per le risate che tratteneva a stento.
“Stavo cercando una cosa per il castello” rispose la ragazza “Ma non posso dirvelo”
Draco chiuse gli occhi lentamente e li riaprì. Stava cercando con tutto sé stesso di non buttarla giù dal letto con un calcio.
“Potete darle una sedia?” chiese guardando Frannie con sguardo di supplica.
“Ma figurati” disse lei “Rimango qui, tanto c’è posto!”
“Se proprio insisti…” borbottò Draco.
“Allora, come stai?” chiese la ragazza. Sembrava che volesse prendergli la mano ma lui la teneva ben nascosta sotto le coperte.
“Sto meglio” rispose il ragazzo senza aggiungere altro. Per chiunque sarebbe stato evidente che non aveva voglia di parlare, ma la ragazza non lo capì, evidentemente non capiva molte cose nella sua vita.
“Sai, questa storia mi ha ricordato quando da piccola sono caduta dal mio ippogrifo a dondolo” disse Mary facendo un lungo sospiro nostalgico.
“Ippogrifo a dondolo? Ma non sei nata babbana tu?” si lasciò sfuggire Frannie. Mary non la degnò di uno sguardo. Evidentemente sperava che lei e gli altri due se ne andassero e la lasciassero sola con Draco.
“È stato un regalo di mia zia, lei è l'unica strega della mia famiglia piuttosto che me. Siccome avrei sempre stata una bambina coraggiosa quando mia nonna me lo aveva regalato – “Ma non era sua zia?” pensò confusa Mag – ho voluto provarlo subito. Ma siccome era magico e non sapevo come usarlo scivolassi giù e piansi per tutta la sera. Mia zia sperava che non lo dicessi alla mamma. Era preoccupatissima” disse con aria sognante.
Edmund ridacchiò, Mag si lasciò contagiare dalla risata e cercò di non guardare Frannie perché altrimenti avrebbero riso tutti e tre e lo avrebbero fatto rumorosamente.
“Ma che cavolo c'entra questo?” sembrava pensare Draco, ma se lo avesse detto sapeva che Mary lo avrebbe comunque ignorato.
“…Tutti le amavano tantissimo. Come a mio padre, suo fratello” aggiunse Mary, senza accorgersi del delirio che si stava scatenando alle sue spalle.
“Mio padre sapete, sparì tanti anni fa misteriosamente. Aveva appena litigato con mia madre, io e lei siamo molto simili... e invece mio padre è molto diverso. Come me e il mio Ron, o come me e Draco, quando stavamo insieme”. Lei li guardò con aria eloquente.
“Questa cosa non è mai successa, ve lo giuro!” disse Draco con gli occhi sgranati, guardando Frannie e Edmund come per giustificarsi. Lei gli sorrise amaramente e annuì, per fargli capire che gli credeva.
“Lo diceva sempre mia madre: ‘il buio che incontra la luce, la perfezione del caos: è tutto ciò di cui ho paura, tutto ciò che voglio, ciò di cui ho bisogno’. Ovviamente io e mia madre siamo la luce, e loro sono il buio. Ci odiamo e ci amiamo, siamo fatti così. Sapete come si dice... si piglia chi ci somiglia ma si finisce con chi si ingelosisce”.
I ragazzi erano confusi e presi da allucinazioni deliranti da sforzo, perché ormai da minuti trattenevano le risate. Edmund aveva smesso di funzionare.
“Insomma, avevano litigato molto. Come sempre, perché il vero amore è questo, noi Draco lo sappiamo bene”, il ragazzo scosse la testa disperatamente, “Così mio padre disse ‘Non starò un giorno di più in questa gabbia di matti! Tu e quella psicopatica di tua figlia che hai fatto col panettiere, e io me la sono pure dovuta accollare. A mai più, stramba!”
Frannie, Edmund e Mag si guardarono con gli occhi sgranati.
“Chissà cosa avranno voluto dire quelle parole. Fatto sta che uscì e non tornò più. Sicuramente è andato in qualche missione pericolosa e segreta, tornerà un giorno. Ne sono sicura. Anzi, non mi sorprenderei che diventi il prossimo ministro della magia come premio per il suo coraggio. Scommetto che sia io che mamma gli manchiamo molto”. Concluse, sospirando sognante.
“Mary, perché mi stai dicendo questo?” chiese Draco senza più riuscire a trattenersi, non tanto per la storia struggente ma per sé stesso, costretto ad ascoltarla.
“Perché non devi permettere che Moody insulti tuo padre” rispose Mary dopo averci pensato un po’ “…e poi devi saperti rialzare come ho fatto io quando scivolai dal mio ippogrifo!”
 “Bene, grazie” disse Draco “Ora se non ti dispiace, vorrei riposare un po’, ne ho bisogno, sai…”
“Ma certo!” disse Mary alzandosi in piedi “Ci vediamo stasera quando torni!”
Guardò Mag, Edmund e Frannie con aria di rimprovero e finalmente si degnò di rivolgere loro la parola.
“Beh, fuori anche voi! Ha detto che deve riposare!” disse incrociando le braccia.
Draco strabuzzò gli occhi ma poi fece un cenno a Frannie come per dire “Andate anche voi, altrimenti questa non se ne va”
“Hai ragione, Sue, adesso andiamo” disse alzandosi in piedi “Ci vediamo, Draco!” aggiunse dandogli un colpetto sulla spalla. Quando anche Mag e Edmund lo ebbero salutato, uscirono dall’infermeria preceduti di qualche passo dalla ragazzina.
Non appena Mary Sue ebbe svoltato l’angolo, finalmente poterono scoppiare a ridere. Mag dovette reggersi a Frannie per non cadere.
“Questa è la giornata migliore della mia vita” disse Edmund asciugandosi gli occhi.
“Lezioni di vita da Mary Sue, chi può sperare di essere così fortunato?” esclamò Mag ancora in preda alle risate.
Quando arrivarono in Sala Comune stavano ancora ridendo. Quel pomeriggio le loro strade si divisero perché Frannie e Edmund andarono a lezione di Babbanologia, mentre Mag ne approfittò per andare in biblioteca, così avrebbe recuperato il tempo perso in quei giorni.
*

La fine di ottobre arrivò in fretta. Per la festa di Halloween Hogwarts era stata addobbata come mai prima, probabilmente per ostentare la sua bellezza sotto quella festività tipicamente inglese. Gli studenti stranieri giravano per i corridoi con la bocca aperta, colpiti dalle varie centinaia di addobbi maestosi e diversi fra loro, dalle zucche decorate tutte in modo diverso agli scheletri incantati che giravano per i corridoi, dai pipistrelli incantati che svolazzavano nei corridoi ai fantasmi che in quel periodo sembravano più allegri ed eccitati del solito – Mag si era scontrata con il Frate Grasso e aveva passato l’intero pranzo a tremare, dato che il fantasma, per scusarsi, aveva continuato ad andarle addosso passandole attraverso, finché Edmund non aveva gli intimato di starle lontano.
La sera del 31 ottobre il banchetto di Halloween era stato semplicemente ottimo. Non avevano fatto mancare nulla, dalle pietanze più ordinarie ai dolcetti tipici più elaborati. Per Jasmine e Aladdin era un giorno molto importante perché festeggiavano il loro primo anniversario. Poco prima che arrivassero i dolci Aladdin si alzò dal suo posto e andò a sedersi accanto a Jasmine, al tavolo dei Serpeverde.
“Ciao ragazzi” salutò il gruppetto.
“Allora… Un anno insieme, vero?” chiese Frannie con un gran sorriso “Jasmine ce ne ha parlato giusto un po’”
“Per una volta si può anche parlare di Aladdin al posto di Tony” disse Jasmine ridacchiando. Aladdin la guardò sognante. Davvero la sua Jasmine passava del tempo a parlare di lui con le amiche?
“…Oppure potremmo rimanere sveglie fino a tardi per parlare di entrambi” propose Mag.
“Ma se tu alle dieci sei già secca” borbottò Frannie “Non c’è tempo per parlare di tutti”
Mag le fece la lingua.
“Sai, forse il mio è istinto di autoconservazione. Dormo per non ascoltare i tuoi deliri” buttò lì. Edmund scoppiò a ridere. Frannie rivolse ai due uno sguardo omicida.
“Quando io e Tony ci sposeremo e dovrò scegliere dei testimoni scordatevi che scelga voi” disse Frannie.
“Ma scusa, più testimoni di noi che ti abbiamo sopportata per anni chi vorresti avere?!” chiese Edmund.
“Comunque sono contenta che stiate insieme da un anno” disse Mag tornando a guardare i suoi due amici, impedendo a Frannie di parlare per insultare Edmund.
“Sì, anche io” disse Jasmine stringendo la mano di Aladdin “Guardate cosa mi ha regalato prima!”
Mostrò alle due amiche una collanina d’oro molto semplice con un ciondolo a forma di tigre, probabilmente fatta di ambra.
“È bellissima” disse Frannie con aria sognante.
“Lei mi ha regalato un viaggio in Egitto per quest’estate” disse Aladdin senza celare l’imbarazzo per aver ricevuto un regalo così costoso “…La solita esagerata”
“Io non esagero” protestò Jasmine alzando gli occhi al cielo. I tre li guardarono leggermente imbarazzati.
“Beh, dopo cena cosa fate?” chiese Mag per sviare l’argomento.
“Un giro sul tappeto fino all’ora del coprifuoco, fortunatamente stasera non ci sono nuvole” disse Aladdin tornando a sorridere.
“Bene, è la serata giusta!” disse Frannie.
Finalmente apparvero i dolci. Ce n’erano per tutti i gusti.
“Ma dai, hanno fatto i budini a forma di fantasmi!” disse Edmund prendendone subito uno.
Quando Jasmine e Aladdin si alzarono, Frannie e gli altri fecero lo stesso. Avevano saputo che in Sala Comune i ragazzi del quinto anno avevano organizzato per la Casa una serata a tema paura: per chi voleva unirsi, avrebbero passato la notte a raccontarsi storie di paura. Mag non era tanto dell’idea, ma alla fine rimase con Edmund e Frannie, che non fecero che prenderla in giro per tutto il tempo. Fu comunque una bella serata, poté godersi anche uno o due abbracci da parte di Edmund e ringraziò la quasi completa oscurità che coprì il suo viso paonazzo. Frannie invece contribuì a spaventare tutti con qualche storia che sembrava essere vera, dal momento che l’aveva vissuta sulla propria pelle. Quando decisero di andare a dormire erano le due passate; erano stati molto bene quella sera.

 
*

Con l’arrivo di novembre si avvicinò la prima prova del Torneo. Il tempo si avviava inesorabile verso l’inverno e l’estate ormai era un ricordo lontano. L’umore di Edmund peggiorava, soprattutto quando Moody era nelle vicinanze. Fortunatamente il professore, dopo l’episodio di Draco, si era dato una calmata e le sue lezioni non includevano più l’utilizzo di Maledizioni senza Perdono, diventando interessanti sotto vari aspetti. Eppure il ragazzo si sentiva sempre oppresso dalla sua presenza. L’unico lato positivo era che, a differenza dell’anno precedente, per riprendersi un po’ da quelle brutte sensazioni poteva uscire senza temere la presenza dei Dissennatori. All’inizio dell’anno aveva notato una sostanziale differenza con l’anno precedente: non sentiva più quel peso che gli gravava sulle spalle ogni volta che usciva dal castello. Era molto più tranquillo e sereno, anche se aveva mille pensieri per la testa, la maggior parte dei quali riguardava Margaret.
La presenza della ragazza lo rendeva felice, eppure nel tentativo di non darlo troppo a vedere, soprattutto quando era da solo con lei, aveva preso la strana abitudine di chiudersi in silenzi prolungati. Mag incominciò a notarlo agli inizi di novembre, dopo la festa di Halloween. Iniziò a preoccuparsi, pensando che potesse avercela con lei per qualche motivo che non era in grado di afferrare. Lui era sempre pensieroso, non la guardava più negli occhi, se non per pochi istanti. Lei in risposta lo cercava in continuazione, addirittura non seguiva quasi più le lezioni di Storia pur di rimanere a chiacchierare con lui tutto il tempo. Al tempo stesso era perennemente imbarazzata, per cui parlava di stupidaggini, come l’idiozia di Pix o quanto sarebbe stato bello se ci fosse stato il Quidditch anche quell’anno. Solo in quei momenti lui sembrava ridestarsi per davvero. Di solito lo faceva solo in presenza di Frannie, ma la ragazza ultimamente sembrava decisa a passare più tempo possibile con Tony, per cui abbandonava spesso i due amici per andare in biblioteca a studiare con il Tassorosso. A volte sembrava volerli lasciare da soli apposta e Edmund pareva offendersi, tanto che per un breve periodo Mag prese in considerazione l’idea che Edmund potesse essere innamorato di Frannie, di nuovo. Non avrebbe sopportato che i due ricominciassero a uscire come al terzo anno. Quando invece erano tutti e tre insieme sembrava non esserci alcuna tensione. Mag desiderava ardentemente parlarne con la sua migliore amica, ma non trovava mai il momento giusto e soprattutto il coraggio, quindi faceva finta che tutto andasse bene, anche se non era per niente vero. Avrebbe anche voluto parlarne con Edmund, chiedergli se c’era qualcosa che non andava, ma pensò che, alla fine, il suo atteggiamento scostante poteva essere solo frutto della sua immaginazione. Forse era solo un periodo no, sarebbe passato e le cose sarebbero tornate normali fra di loro, come un tempo.
Intanto la scuola attendeva la prima prova con tantissima curiosità. Fortunatamente le spille contro Potter erano già passate di moda, anche se Mag avrebbe giurato che a ridosso del 24 novembre sarebbero tornate in auge.


 
 
Note autrice
Chiudiamo questo capitolo con un'amara Margaret e con le sagge considerazioni di Mary Sue (in questo capitolo la sua frase a effetto è presa da After e i riferimenti dalle fanfiction su HP più gettonate).
In questo periodo di transizione tutto sembra andare peggio. Margaret e Edmund praticamente non si parlano più, Draco è finito in infermeria, Piton si è rivelato poco utile, gli schiopodi sono ingestibili e i ragazzi non sono riusciti a studiare nemmeno una volta.
Nel prossimo capitolo le cose peggioreranno drasticamente o si metteranno per il verso giusto?
Lo vedrete!
Mi raccomando, seguiteci! Nel prossimo capitolo la prima prova Tremaghi vista dagli spalti, e i protagonisti dovranno trovare qualcuno per il Ballo del Ceppo. La situazione si fa spinosa.
Grazie per essere arrivati sin qui ♡
 

[1] Hans non la vuole solo perché sperava di essere LUI l’unico vero campione, non per motivi morali XD
[2] Ha origliato una conversazione di Tony e Aurora D:
 
 

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Capitolo 11
*** Per un paio di Spetroccoli (la Prima Prova) ***


IX 

PER UN PAIO DI SPETROCCOLI 

(la Prima Prova)





La mattina della gara faceva insolitamente bel tempo per essere la brughiera scozzese alle porte dell'inverno. L'aria era gelida e tagliava i volti con migliaia di aghi appuntiti, ma il sole brillava alto e pallido e il cielo era celeste senza una nuvola. Era un martedì di fine Novembre e i ragazzi erano appena usciti dalla lezione di pozioni. Quella di antiche rune non avrebbe avuto luogo, i ragazzi sarebbero andati presto a pranzo e verso mezzogiorno si sarebbero spostati in quello che sinora era stato il campo di Quidditch. In Sala Grande, i Tassorosso erano intorno a Diggory come un grande animale che protegge la covata, come se cercassero di scaldarlo e difenderlo da qualsiasi cosa potesse avvicinarsi. Il ragazzo aveva l'aria sbattuta, come se non avesse affatto dormito, e aveva le guance di un colorito leggermente verdastro. Era seduto sulla panca del tavolo e sembrava abbandonato a sé stesso, con lo sguardo vuoto. Frannie vide che Tony era seduto alla sua sinistra e lo guardava apprensivo, poi notò Aurora che dalla sua destra gli versava un po' di succo di zucca nel bicchiere invitandolo a bere.
Al tavolo Corvonero, Fleur Delacour aveva davanti a sé un piatto e un bicchiere vuoti. Tremava leggermente ma in viso manteneva la maschera di austerità di tutti i giorni. Probabilmente non avrebbe toccato cibo. Yvonne parlava sottovoce con una sua amica, guardando la loro campionessa con aria sinceramente preoccupata. Jasmine, che pure non aveva mai avuto troppa simpatia per la candidata di Beauxbatons, non poté che pensare che faceva veramente pena in quel momento. Il ragazzo carino per cui Frannie aveva una cotta le teneva una mano sulla gamba e le sussurrava parole di conforto muovendo a malapena le labbra.
Al tavolo Serpeverde Edmund guardava con sospetto Krum, che da ordini di Karkaroff beveva da un bicchiere di vino colmo sino all'orlo. Gli studenti di Durmstrang erano tutti vicini in divisa ufficiale per l'occasione. Una ragazza seduta accanto al cercatore bulgaro gli tagliava le pietanze nel piatto mentre un altro si era offerto di imboccarlo, ma lui aveva rifiutato con un secco gesto della mano. Dimitar, qualche posto più in là, era seduto a braccia incrociate che guardava il soffitto con aria torva. I ragazzi sapevano che lui aveva sempre pensato di meritare più di Krum il posto da campione e che il solo motivo per cui era stato scelto l'altro era il fatto che fosse ricco e famoso.
Gli occhi di Margaret erano fissi su Potter. Il ragazzo era pallido e sembrava ancora più magro e piccolo del solito. Mangiava meccanicamente, come se andasse avanti da solo in pilota automatico, ma il suo cervello fosse scollegato. Come ormai sempre nell'ultimo mese era seduto lontano da Weasley, il suo primo amico a Hogwarts. La ragazza pensava che questo non avesse fatto altro che peggiorare la sua ansia per la giornata. Vide che la Granger tentava di dirgli qualcosa ma lui non la ascoltava, fissava il piatto ma con la mente che vagava in chissà quali luoghi sconosciuti o forse semplicemente in nessuno.
-Comunque vada, forza Hogwarts.
Disse Jasmine, scuotendosi dai suoi pensieri e versandosi un po' di vitello in crosta nel piatto.
-Forza Hogwarts!
Convenne Edmund. Si erano organizzati per portare uno striscione e tenerlo con la magia sventolante sopra di loro per tutta la durata della gara.
-Speriamo che nessuno si faccia male.
Commentò Margaret, che aveva paura soprattutto per Harry.
-Scusate ragazzi, ma io continuo a tifare Cedric. In primis continuo a trovare quella di Potter un'iscrizione ingiusta e scorretta, sì Mag lo so che non è colpa sua, ma è così! E quindi se vincesse sarebbe profondamente ingiusto per le altre scuole che hanno avuto una sola possibilità di vincere e non due. E, ultimo ma non meno importante...
-Tony tifa Cedric, e quindi anche tu. Lo sappiamo.
Concluse Edmund alzando le spalle.
-Questo non vuol dire che vorrei si facesse male, Margaret. E comunque avrò sopra lo stendardo della scuola proprio come voi.
Continuò la ragazza, guardando l'amica che ora aveva un cipiglio offeso.
Gli occhi di Margaret erano infuocati, ma non di rabbia. Sembrava avesse appena preso una decisione importante. Frannie, Edmund e Jasmine si guardavano stupiti. La ragazza si alzò e attraversò a gran passi la Sala, andando verso il tavolo dei Grifondoro. I gemelli Weasley alzarono lo sguardo pronti a salutarla, pensando si stesse dirigendo da loro, ma lei fece un breve cenno nella loro direzione e li superò. Quando si avvicinò agli studenti del quarto, vedendo la sua divisa Serpeverde e la sua aria risoluta, Granger le rivolse uno sguardo di sfida.
-Se vuoi farmi vedere quelle spille sappi che le conosco già. Te ne puoi anche andare.
Disse pigramente Potter, senza neanche alzare gli occhi dal piatto. Margaret notò che Weasley jr. li guardava con espressione sofferente. Era chiaro che ormai gli dispiaceva ed era preoccupatissimo per l'amico, ma Potter, nervoso com'era, non se ne accorgeva. La ragazza sospettò che se davvero fosse andata sin lì per le spille le avrebbe lanciato come minimo una fattura orcovolante. Se fosse servito per farli riappacificare forse lo avrebbe anche fatto, ma era lì per tutti altri scopi.
-Buona fortuna, Harry. Mi dispiace per il peso che porti. A scuola siamo solidali anche con te, sai... buona giornata.
Borbottò e tornò indietro, rossa in volto. Potter aveva alzato lo sguardo per un attimo, perplesso. Aveva ricevuto pochi, sparuti, auguri e rassicurazioni... ma nessuno sinora da parte di Serpeverde. Hermione Granger, che aveva aperto la bocca per rispondere a tono a eventuali insulti, restò boccheggiante come un pesce fuor d'acqua. Quando Mag tornò al posto Edmund, che aveva seguito la scena da lontano, le posò una mano sulla spalla e disse, guardandola negli occhi
-Hai fatto bene. Ne aveva bisogno.
Il rossore di Margaret peggiorò. Quella era la prima frase seria che le rivolgeva da quasi un mese. Provò una strana sensazione al petto.
-Speriamo andrà tutto bene.
Mormorò Frannie, guardando verso Potter ma segretamente includendo anche i rapporti tra i suoi due amici.
-Andrà tutto bene. Deve andare tutto bene.
Rispose Margaret. Videro la Sprite, la McGranitt, Karkaroff e Madame Maxime raggiungere i loro campioni e spingerli ad alzarsi e seguirli. Potter fece cadere le posate nel piatto e si sollevò meccanicamente. Vederlo così pallido e curvo dalla paura avrebbe fatto stringere il cuore a chiunque. Persino la McGranitt sembrava tesa, e questo voleva dire guai seri, serissimi.  Tony diede un buffetto sulla spalla di Cedric, Aurora gli mandò un bacio, molti Tassorosso mentre camminava gli sussurravano parole di incoraggiamento e conforto. Quando i campioni furono spariti oltre la porta, Silente si alzò in piedi e disse:
-Ora, cari ragazzi, avete esattamente venti minuti per finire di mangiare nel caso in cui non foste ancora sazi, andare nei dormitori o negli accampamenti a cambiarvi e iniziare a dirigervi verso il campo da Quidditch!
-Venti minuti?!
Un lamento esasperato si levò dal tavolo Corvonero. Laetitia. Frannie ridacchiò e scosse la testa. I ragazzi, che erano arrivati da poco, mangiarono il più in fretta possibile e corsero a cambiarsi in Sala Comune. Presero gli omniocoli che avevano usato per la Coppa l'estate prima, certi che sarebbero stati di grande aiuto. Jasmine, che avrebbe tifato Potter insieme ad Aladdin, aveva dei pantaloni lunghi rossi scarlatti, aderenti e a vita alta. Sopra, un top dello stesso colore che lasciava la pancia scoperta, e per non morire di freddo un cardigan nero in lana bello spesso. Una coda alta e degli orecchini in oro completavano l'opera .
-Sei bellissima Jasmine, e se non amassi Tony mi innamorerei di te di sicuro!
Commentò Frannie, guardandola con Meraviglia. Lei aveva una maglia verde acqua aderente e con le maniche a pipistrello, e una grossa H di Hogwarts nera al centro. Sotto aveva dei jeans neri e degli stivaletti con un po' di tacco. Margaret, che aveva deciso per ultima e si stava ancora vestendo, aveva optato per un maglioncino nero con lo stemma delle quattro case e uno scollo a barca, dei jeans grigi e si era fatta una treccia a spina di pesce. Quando finirono di truccarsi erano appena in tempo. Uscendo dal dormitorio trovarono Edmund che le aspettava. Come sempre, era pronto da prima di tutti gli altri. Era lui a portare la bandiera con lo stemma della scuola, che teneva posata sulla spalla come una stola. Sorrideva e le guardava avvicinarsi con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato, mentre si sistemava il maglione grigio chiaro da cui spuntavano le maniche e il colletto di una camicia bianca.
-Alla buon'ora!
Esclamò, staccandosi dal muro su cui teneva poggiata la schiena.
-Cavolo, non vedo l'ora!
Esclamò Frannie che fu la prima a raggiungerlo e, afferrati per la mano lui e Margaret, si affrettò a trascinarli fuori dai sotterranei, con Jasmine che li seguiva scuotendo la testa.
-Sono nervosa io, non oso immaginare quanto lo siano i campioni.
Mormorò Margaret uscendo dal castello, mentre raggiungevano la carovana di studenti eccitati che andava verso il campo. Jasmine notò Aladdin che la aspettava insieme a un gruppo di Grifondoro e gli si avvicinò. Una mano si posò sulla spalla di Frannie, che sussultò.
-Mi raccomando Fran, fai ancora in tempo a puntare! Ti aspetto se cambi idea! Sicura di non volere una di queste?
Draco, raggiante, camminava accanto a loro e mostrava una spilla Potter Puzza. Margaret alzò gli occhi al cielo e sbuffò, lui se ne accorse e le rivolse un breve sguardo annoiato.
-Sono a posto Draco, grazie. Non cambierò idea, ma se dovesse capitarmi so dove trovarti.
Lui alzò le spalle, e fece per allontanarsi.
-Di che diavolo state parlando?
Chiese Edmund confuso. Margaret alzò di nuovo gli occhi al cielo. Non aveva certo bisogno che qualcuno facesse a Malfoy una domanda per farglielo ronzare intorno ancora un altro po'.
-Ho scommesso sull'eliminazione di Potter dopo cinque minuti. Avrei voluto scommettere sulla sua morte, ma quelle puntate le tengono i Weasley e non mi va di lasciare i miei soldi a certa gentaglia.
Il ragazzo rimase senza parole, Margaret era arrossita dalla rabbia. Draco alzò di nuovo le spalle e si allontanò.
-Ora scusate ma voglio un posto in prima fila. Non si vede Potter morire tutti i giorni!
Disse, e sparì tra la folla.
-Scarafaggio insolente! Bestia schifosa! Stupido ragazzino idiota e viziato e...
-Andiamo Mag, lascialo giocare, non morirà nessuno!
Commentò Frannie sospirando.
-Lascialo giocare? Ha scommesso sulla sua morte!
-No, ha scommesso sulla sua squalifica. Fred e George hanno scommesso sulla sua morte.
Replicò Frannie, secca.
-Quei due traditori! Se li prendo io... io...
-Anche io ho scommesso su Potter!
Disse Edmund, con naturalezza.
-Tu cosa?
Chiesero in coro Frannie e Margaret, una divertita, l'altra scandalizzata.
-Ho scommesso che sarà il primo! Non perché mi stia più simpatico o qualcosa del genere, ma insomma... è Harry Potter! Queste cose gli vanno sempre bene, alla fine. Come quando ci ha fatto perdere la coppa delle case al terzo anno.
Le due ragazze rimasero in silenzio qualche secondo.
-Edmund Pevensie.
Disse Frannie, dopo un momento di esitazione.
-Sei un genio! Avrei dovuto pensarci anche io!
Margaret scuoteva la testa con aria esasperata, ma in realtà era molto felice del fatto che Edmund avrebbe tifato Potter come lei. Quando si avvicinarono al Campo da Quidditch notarono che da fuori sembrava più o meno come sempre. Molti studenti erano già entrati, accanto al campo sorgeva una piccola tenda un po' sbilenca, pensarono che dentro dovesse essere molto più grande, e dalle spalle del campo, dove non riuscivano a vedere, arrivavano delle urla e dei versi agghiaccianti. Una leggera cortina di fumo saliva in lontananza.
-Per la barba di Merlino.
Sussurrò Margaret, salendo sugli spalti seguita dagli altri due. Moltissimi studenti affollavano le tribune, tutti stranamente silenziosi. Una curva era interamente occupata dagli studenti di Durmstrang e Beauxbatons, tutti in divisa perfetta. Un brusio sommesso attraversava gli spalti, gli studenti guardavano con angoscia il centro del campo. Al posto della solita erba verde, uno strato di nuda roccia nera vulcanica copriva il terreno. Al suo centro esatto, quelle che sembravano quattro grosse uova, più grandi di quelle di struzzo, di cui una d'oro. Nella tribuna dei professori, insieme ai soliti insegnanti della scuola, anche Madama Chips, i due presidi stranieri e due commissari del ministero sedevano per presiedere la prova.
-Sono il signor Crouch e Ludo Bagman.
Mormorò Frannie, che li fissava attraverso l'omniocolo. Edmund intanto faceva levitare lo stendardo sopra le loro teste, abbastanza in alto perché non desse fastidio a quelli sopra di loro. Margaret guardava il campo col cuore in gola. Aveva un brutto presentimento. Pensò che se Edmund avesse messo davvero il nome nel calice e per disgrazia di Godric lo avessero estratto, in quel momento sarebbe morta d'infarto. Qualche minuto dopo, quando i posti ebbero finito di riempirsi, Ludo Bagman non era più in tribuna d'onore. Silente si alzò e tossì, per far tacere la folla già quasi completamente silenziosa. Videro Bagman scivolare tra gli spettatori e dire
-Sonorus!
La voce del preside echeggiò per il campo e gli studenti ammutolirono.
-Benvenuti alla prima prova della settecentoventiduesima edizione del Torneo Tremaghi! Come molti di voi avranno capito -il mago si schiarì la voce- come molti di voi avranno capito dall'evidenza del terreno di gioco, la prova di oggi, che vi assicuro sarà svolta in piena sicurezza, riguarda l'affrontare dei draghi.
Dalla folla si levò un chiacchiericcio improvviso. Margaret, seduta tra Edmund e Frannie, strinse loro le gambe.
-Non draghi qualsiasi ma femmine di drago in covata. L'obiettivo dei campioni, a cui verrà assegnato un drago a testa, sarà quello di rubare l'uovo d'oro dalla covata senza danneggiare le altre e senza rimanere ferito. Ogni giudice, che vedete qui in prima fila, considererà tre fattori fondamentali: velocità, padronanza delle magie utilizzate ed eventuali penalità e assegnerà un voto finale da uno a dieci. I punti dei giudici, sommati, inseriranno il campione nella classifica.
Il mago fece un gesto con la mano, e dieci uomini fecero il loro ingresso nel campo, tenendo un drago stretto in catene. Gli uomini erano in visibile difficoltà e il drago si agitava, emettendo piccoli sbuffi infuocati. Qualcuno sugli spalti si alzò in piedi, molti urlarono. Edmund guardava la creatura con gli occhi rapiti, affascinato dalla sua bellezza. Era di un azzurro sporco che sulla punta delle squame si trasformava in un grigio argenteo e aveva i lineamenti rozzi e piatti, occhi piccoli e cattivi e il muso rientrato come se avesse ricevuto un forte colpo in fronte da cucciolo.
-È un Grugnocorto Svedese.
Sussurrò il ragazzo, con una punta di ammirazione nella voce. Edmund era sempre stato un grande appassionato di draghi, come di ippogrifi, di thestral e di ogni genere di animale volante che si poteva cavalcare. Gli uomini avvicinarono con fatica il drago alle uova e lo assicurarono con una delle pesanti catene sulla nuda roccia. Lui si piegò protettivo sulla covata, coprendo anche l'uovo d'oro con le sue ali pesanti. I ragazzi videro che uno degli uomini, dai capelli rossi e lo sguardo allegro, salutava verso gli spalti, ma non riuscirono a capire di chi si trattasse. Quando furono sicuri di aver stretto il drago in una morsa, gli uomini si dileguarono, apparendo qualche secondo dopo in prima fila sulle tribune. Sicuramente erano lì per intervenire nel caso in cui si fosse reso necessario.
Quando il campo fu sgombro, Silente emise un lungo fischio, e tutti gli studenti ammutolirono definitivamente. Frannie e Margaret si guardano e annuirono, il gioco era iniziato. Il primo a entrare fu Cedric. Frannie fece saettare lo sguardo e l'omniocolo su Tony, che a vedere l'amico si era alzato in piedi e agitava sulla testa la sciarpa di Tassorosso. Dalla folla si levò un boato. Gli studenti di Hogwarts erano in maggioranza, e per la maggiore la loro fedeltà andava a Diggory. Anche Edmund applaudì e fischiò, la bandiera con lo stemma che ondeggiava qualche metro sopra di loro. Margaret si morse il labbro, tesa. Il ragazzo teneva gli occhi sgranati e sembrava un condannato andare al patibolo. Era pallido in viso e tremava leggermente. Tentava di sorridere debolmente, aveva le guance tirate. Salutò piano verso la curva oro e nera, che rispose con un secondo boato di incoraggiamento. Questo parve dargli un po' di carica. Si mise a camminare lentamente girando intorno al drago per studiarlo. La creatura lo fissava con gli occhi attenti e iniettati di sangue. Provò a fare un passo in avanti e il mostro ruggì, allungando il collo verso il ragazzo. La folla urlò, e lui saltò indietro appena in tempo. Cedric provò ad appellare l'uovo e non ci riuscì, doveva essere incantato. Sarebbe stato davvero troppo facile così. Il tentativo rese chiaro a tutti che il ragazzo non sapeva che pesci pigliare, e il drago iniziava ad annoiarsi ed emettere preoccupanti sbuffi di fumo. Il tempo passò, e quando ormai ne stava scorrendo troppo Cedric si fece prendere dall'istinto e salì su una roccia. Il drago inclinò la testa, sembrava che stesse formulando un pensiero di senso compiuto. Il ragazzo puntò la bacchetta su un sasso e sussurrò parole che la folla non comprese. Il sasso cominciò a mutare, tutti tenevano il fiato sospeso. A un certo punto udirono un latrato e sorprendentemente uno yorkshire terrier correva abbaiando intorno al campo. Il drago subito cambiò target e si concentrò sull'animale, che faceva chiasso e correva in maniera scomposta, mettendosi infine a ringhiare. Cedric vide che il mostro camminava acquattandosi come un felino e fissava il cane con occhi iniettati di sangue. Vide che si spostava abbastanza da scoprire le uova e si buttò. La folla era così silenziosa che si poteva sentire l'ansimare del cane molto distintamente. Il tempo parve fermarsi mentre il ragazzo camminava lentamente verso il centro del campo. Nel secondo in cui si chinò furtivo sulle uova, la bestia parve captare qualcosa. Si girò così velocemente che fu quasi impossibile distinguerne il movimento, le tribune sussultarono come un sol uomo, qualcuno strillò. Il drago ruggì ed emise una gettata di fuoco che colpì Cedric di striscio mentre si buttava su un lato. Qualcuno, tra cui Tony, si alzò in piedi, molti strillarono. Gli addetti all'animale saltarono letteralmente dentro il campo e scagliarono qualche incantesimo, riagganciandolo con difficoltà alle catene. Il ragazzo dai capelli rossi si avvicinò a Cedric, che era ancora a terra immobile, chiuso a guscio su qualcosa. Si alzò a fatica e disse qualcosa che dall'espressione aveva tutta l'aria di essere una frase simile a "è solo un graffio". Metà del suo volto era rosso e coperto di bolle.
-Mi sto sentendo male.
Pigolò Margaret, togliendosi di fretta l'omniocolo per non guardare. Edmund le posò una mano sulla gamba e le sorrise incoraggiante. Lei arrossì e la sua nausea invece che diminuire, aumentò. Improvvisamente la folla esultò e i due si voltarono spaesati. Frannie sbuffò.
-Vi siete distratti nel momento migliore!
Edmund alzò gli occhi al cielo e con l'omniocolo tornò indietro e ripetè l'azione. Cedric, nel momento in cui il drago aveva sputato il fuoco e quindi mentre era ancora perfettamente in gara, aveva afferrato l'uovo. Ora lo teneva sollevato con entrambe le mani e sorrideva, mentre una Madama Chips assolutamente contrariata gli tamponava il viso con del cotone. Fu il momento dei punteggi. Madame Maxime sollevò la bacchetta e la puntò verso l'alto. Sei. I Tassorosso fischiarono con disappunto.
-Beh, è stato bruciato! Cosa hanno da lamentarsi?
Chiese Edmund seccato.
-È stato bruciato dopo che ha preso l'uovo, quindi a gara già finita! Non dovrebbe contare come penalità!
Rispose Frannie, aggrottando le sopracciglia contrita. Ludo Bagman. Otto. Ci fu un applauso che scosse il campo, quelli di Durmstrang e Beauxbatons fischiarono. Barty Crouch. Sei. Albus Silente. Otto. Igor Karkaroff. Cinque.
-Cinque?????
Quella parola si levò per tutto il campo, gridata all'unisono da tutte le bocche di Hogwarts.
-Disonesto!
Gridò Frannie battendo i palmi sulle gambe, poi guardò i Tassorosso con l'omniocolo e vide che Tony aveva uno sguardo furente, e Aurora gli batteva una mano sulla spalla per consolarlo e calmarlo.
-Comunque hai ragione Fran, capisco sei, ma cinque è proprio ingiusto. Stanno giocando sporco.
Le disse Margaret, irritata.
-Anche sei è ingiusto. Si è fatto male dopo aver preso l'uovo, quindi non conta.
-Sì, in effetti hai ragione.
Ammisero gli altri due. Frannie si mise a contare con le dita in evidente difficoltà.
-Sei... più cinque... dodici, no, tredici perché sei più sei fa dodici e ce n'è uno in più... sette...
-Ehm, che stai facendo Fran?
Chiese Edmund divertito.
-Sto contando i punti, non vedi?
Margaret scoppiò a ridere e lei le rivolse un'occhiataccia.
-Sono trentatre, Fran.
Intanto il Grugnocorto era stato portato via, e gli uomini entrarono nuovamente con un secondo drago, molto diverso da quello precedente. Era il classico drago della cultura babbana occidentale, verde e possente, alto su due zampe, dall'espressione aggressiva. A Margaret ricordava il mito di San Giorgio e il drago.
-Questo lo riconosco, l'ho visto allo zoo a Londra! È un Gallese Verde!
Esclamò Frannie, battendo le mani.
-Brava, Fran!
Le disse Edmund, che lo aveva riconosciuto da quando ne era apparso un triangolino in lontananza.
-C'è uno zoo magico a Londra? Con i draghi?
Chiese Margaret, scioccata.
-Certo che c'è uno zoo magico a Londra. C'è anche il circo, il teatro...
Rispose Frannie con un tono saccente che ogni tanto senza volerlo adottava quando spiegava a Margaret qualcosa sul mondo magico che lei non sapeva ma che evidentemente per la ragazza era scontato. L’altra sbuffò.
-Ok, ok, ho capito...
Silente fischiò un'altra volta, e una ragazza entrò in campo. Bellissima e spaventata. I ragazzi di Beauxbatons urlarono, e dalle loro bacchette sgorgò una pioggia dorata che si riversò nel campo e sparì. La ragazza, che sembrava spaventatissima, si sforzò comunque di darsi un tono e agitò la chioma. I ragazzi di Durmstrang e molti tra Serpeverde e Grifondoro fischiarono. Così lontana e così spaventata sembrava meno perfetta del solito. La sua prova fu decisamente più noiosa della precedente. Si mise a qualche metro dalla bestia e fece una strana magia. Parve funzionare perché il drago la fissava con occhi spiritati senza muovere un muscolo. La ragazza attese per minuti, immobile in quella posizione. Il pubblico iniziava a stancarsi, e il drago aveva un aspetto sempre più sonnolento. La ragazza si decise a raggiungere la covata dopo parecchi minuti, Margaret diede due colpi a Frannie e Edmund che intanto si erano distratti e si guardavano a vicenda con gli omniocoli facendosi le boccacce in slow motion. I due si riscossero e così molti accanto a loro, che si erano stancati di fissare la ragazza non fare assolutamente nulla. Lei, silenziosa e agile, si avvicinò e iniziò ad aggirare la bestia, quando il drago iniziò a russare e lei poté mettere via la bacchetta. Mentre il mostro russava però partirono scintille dalle sue narici, e la ragazza non se ne accorse. Il suo vestito iniziò a prendere fuoco. Gli studenti si trattennero dall'urlare per non svegliare il drago, ma era troppo tardi. Lei sentì odore di bruciato e si guardò intorno, vedendo del fuoco salire dal bordo della gonna. Strillò e  il drago si ridestò di colpo ruggendo. Anche la folla urlò. Lei fece zampillare dell'acqua dalla bacchetta e saltellò spaventata e innervosita. Il drago, ancora confuso, si mise ad agitare la coda e quasi la colpì, ma la ragazza afferrò l'uovo prima che fosse tardi. Tutta Beauxbatons esultò.
-Tsk, si è fatta male prima di prendere l'uovo. Se prende più di Diggory mi arrabbio.
Si lamentò Frannie.
-Ed è stata una vera palla. Cedric ci ha tenuti incollati sulla sedia!
Convenne Edmund. Madame Maxime sollevò la bacchetta. Sette. Un coro di disappunto si levò dallo stadio.
-Venduta!
Urlò un Serpeverde dietro di loro. Margaret scosse la testa, era davvero ingiusto.
Bagman. Cinque.
Ora fu il turno di Beauxbatons di ululare all'ingiustizia. I tre Serpeverde si guardarono soddisfatti.
Silente. Sei. Crouch. Cinque.
-Siamo a ventitré. Se Karkaroff non dà dieci, siamo i primi.
Disse Margaret eccitata.
-Ho la sensazione che lo saremo, allora.
Disse Edmund ridendo. Karkaroff era quello più stretto di voti e che aveva guardato la gara più schifato di tutti. Dalla sua bacchetta si levò un bel quattro. Tutta Hogwarts applaudì, Madame Maxime si voltò e lo guardò con occhi colmi d'ira.
-Ora lo schianta!
Commentò Frannie, estremamente divertita. Intanto il Gallese era stato portato via. La bestia che entrò il momento seguente sinora era la più spaventosa.
-Wow!
Si lasciò sfuggire Edmund.
-Un Petardo Cinese.
Il drago camminava su quattro zampe come una salamandra. Era di un giallo carico, con alcune squame appuntite dalla punta nera come il carbone. I suoi lineamenti erano affusolati e aguzzi, gli occhi piccoli e neri erano tondi e luccicanti. Lasciò uscire la lingua biforcuta in un sibilo.
-Non vorrei essere in Krum o Potter in questo momento.
Mormorò Frannie guardando il drago con diffidenza.
-Oh no.
Sibilò Margaret. Con tutta la baraonda che era successa si era quasi dimenticata che Potter era uno dei campioni. Sperò con tutto il cuore che non fosse il suo turno di entrare. Difficilmente rispetto a quel drago si sarebbe potuto fare peggio. Come se il cielo l'avesse sentita, Victor Krum fece il suo ingresso nel campo. Tutta Durmstrang si alzò in piedi a applaudì, persino Dimitar, che non era mai stato convinto della scelta, esultava e dava forza al suo campione. Anche qualcuno di Hogwarts applaudì, meno che con Cedric ma decisamente più che con Fleur. Probabilmente era dovuto al fatto che Krum era famoso.
-Sono proprio curioso di vedere cosa combina.
Mormorò Edmund, sorridendo curioso. Krum si spostò veloce davanti al mostro e sfoderò la bacchetta. Il drago ruggì e sputò una fiammata, ma il mago si buttò da un lato e fu mancato. Fece uscire delle scintille rosse dalla bacchetta che colpirono il collo del drago, ma lui parve non sentirle.
-Vuole attaccarlo in modo diretto? Ma è pazzo! Le scaglie sono impenetrabili!
Esclamò Edmund sgranando gli occhi. Le due amiche alzarono le spalle, con gli occhi fissi sul campo. Krum si era alzato in piedi e aveva scagliato un altro incantesimo che questa volta colpì il drago all'orecchio appuntito. Qualcuno capì.
-Sta puntando agli occhi.
Disse Margaret, senza distogliere lo sguardo.
-Sta cercando di accecarlo.
-Geniale.
Sussurrò Frannie mentre il drago sputava fuoco un'altra volta. La folla urlò, qualcuno si alzò in piedi, ma Krum si protesse dietro una roccia. Quando la fiammata finì, saltò fuori un'ennesima volta.
-Di certo ha del fegato.
Commentò Edmund, ammirato. Vedendo quella luce di ammirazione e forse un po' invidia nei suoi occhi, a Margaret si strinse lo stomaco. Soltanto immaginare che avrebbe potuto essere lì in mezzo a quel campo a farsi arrostire da un drago le faceva male fisico. Senza accorgersene gli sfiorò il braccio con la mano, sovrappensiero. Lui non si mosse, forse non se n'era nemmeno accorto. Tutti gli occhi erano puntati sul cercatore bulgaro. Dopo pochi intensissimi minuti, una scarica scarlatta colpì il Petardo nell'occhio destro. Il drago impennò in modo spaventoso e emise un ruggito seguito da un suono acutissimo. Fece schioccare la sua lingua biforcuta verso il cielo in un urlo di dolore. La folla sussultò. Krum, senza perdere tempo, mentre il drago si agitava nel panico dolorante, corse verso la covata e afferrò l'uovo. Sinora ai ragazzi parve essere stato il più veloce. Come ebbe preso l'uovo, gli addetti alla bestia scesero in campo. Mentre agganciavano il drago con le pesanti catene e sganciavano quella fissata al terreno, parvero osservare qualcosa e uno di loro si avvicinò alla tribuna dei giudici sussurrando qualcosa a Bagman.
-Che succede? Non riesco a vedere!
Si lamentò Margaret. Frannie si alzò e si sporse sulla sinistra, sentì Pansy Parkinson dietro di lei lamentarsi che così non riusciva a vedere, ma la ignorò, avvicinando la visuale del suo omniocolo.
-Il drago ha rotto due uova. Avrà delle penalità per questo.
Spiegò agli altri, tornando a sedere.
-Meno male! Altrimenti avrebbe stracciato Diggory!
Esclamò Edmund. Era il momento dei punteggi. Madame Maxime sollevò la bacchetta, mentre il drago veniva trascinato via a fatica dagli addetti ancora si dimenava. Sette. Tutta Durmstrang fischiò con disappunto.
-Mi sembra onesto.
Commentò Frannie.
-A me sembra poco. Alla fine è stato il più veloce!
Rispose Edmund pensieroso.
-Sì, ma avuto una penalità per le uova.
Continuò la ragazza.
-Ma anche gli altri due hanno avuto una penalità per essersi bruciati, e Krum è stato...
-A che gioco sta giocando Silente?
Ruggì Frannie interrompendolo, indicando il grosso otto partito dalla bacchetta del preside. Anche Crouch assegnò un otto, e gli studenti di Hogwarts e Beauxbatons protestarono a gran voce, mentre Durmstrang esultava. Ludo Bagman diede un onesto sette, accontentando un po' tutti, ma quando Karkaroff sollevò la bacchetta e mostrò il suo voto, il campo tremò.
-Dieci?????
Esclamò Frannie inviperita. Anche Edmund e Margaret erano sconvolti. La maggior parte degli studenti di Hogwarts fischiava, mentre quelli di Durmstrang, festanti, lanciavano in aria i loro cappelli. Quando entrò il drago che ormai era sicuro fosse di Potter, gli schiamazzi cessarono. Il bestione era alto almeno cinque metri in più del Gallese, che era stato il più grosso sinora. Era interamente ricoperto di squame nere come ossidiana, lucenti e spesse due dita. Il muso era lungo e appuntito, e per tutto il dorso e la coda spuntavano dei grandi corni neri affilati. I due occhi gialli e acquosi scrutavano la folla con attenzione e cattiveria. Le due uova rotte da Krum erano state sostituite e con immensa fatica gli uomini, stavolta ne servirono tre in più rispetto alle precedenti, agganciarono il drago al terreno, e questo si accucciò protettivo sulla covata. Iniziò ad agitare la coda infastidito, i ragazzi videro che con la coda irta di punte scavava solchi di mezzo metro buono nel terreno roccioso e duro del campo.
-Per tutti i paioli.
Sussurrò Frannie, col fiato sospeso. Margaret aveva gli occhi sgranati e fissava il mostro senza sapere cosa dire.
-Un Ungaro Spinato. Praticamente un incubo con le ali.
Spiegò Edmund, guardandolo rapito.
-Non sono più molto sicuro della mia scommessa.
Qualche secondo dopo, Potter fece il suo ingresso. Essendo il più piccolo dei quattro e avendo il drago più grande, sembrò veramente minuscolo visto dagli spalti. Aveva l'aria terrorizzata. Molti studenti di Hogwarts esultarono, anche se non tanti quanto per Cedric. Potter camminò a passi tremanti percorrendo il perimetro del campo e mettendosi di fronte al muso del drago, ma a parecchi metri di distanza. Sfoderò la bacchetta e la sollevò. Margaret guardò verso la curva di Grifondoro e vide che Ron Weasley aveva preso un colorito verdastro e si mordeva le mani. Non poteva biasimarlo. Harry Potter pronunciò un incantesimo che da lontano risultò incomprensibile. Per dei lunghi secondi non accadde nulla, Frannie e Margaret si guardarono confuse.
-Non deludermi, Potter.
Sussurrò Edmund, fissandolo concentrato. Fu in quel momento che la udirono, e la videro. Seguita da un sibilo lieve, una figura scura sfrecciava verso il campo. Videro Potter sciogliersi in un'espressione di sollievo. La sua scopa da Quidditch, un'ottima Firebolt, si fermò a mezz'aria accanto a lui. La folla esplose nel delirio, tutti i Grifondoro si alzarono in piedi e applaudirono.
-Vai così, ragazzo! Fammi vincere!
Gridò Edmund entusiasta. Potter schizzò in alto sino a diventare grande come una formichina, stagliato contro il cielo grigio. Attese per un attimo poi, improvvisamente, si tuffò. Il muso dello Spinato lo seguì; Harry conosceva le sue intenzioni, e scartò dalla picchiata appena in tempo; un getto di fuoco aveva investito il punto preciso in cui si sarebbe trovato se non avesse deviato. La folla trasalì, qualcuno, tra cui Margaret, urlò.
-Santo cielo, questo è volare!
Strillò Bagman mentre la folla gemeva e tratteneva il respiro.
-Visto che roba, signor Krum?
Potter si levò più su, in cerchio; lo Spinato stava ancora seguendo la sua avanzata, con la testa che dondolava sul lungo collo, sembrava che la tattica diversiva lo avesse intontito. Il ragazzo scese a picco proprio mentre lo Spinato spalancava la bocca, ma questa volta ebbe meno fortuna: evitò le fiamme, ma la coda si alzò sferzante per intercettarlo, e mentre deviava a sinistra, una delle lunghe punte gli scalfì la spalla, strappandogli l’abito. Margaret gemette e molti dagli spalti trattennero il fiato. Si alzò di nuovo in volo e il drago allungò il collo verso di lui, sbuffando infastidito. Sembrava che avesse a che fare con una mosca fastidiosa. Il Grifondoro cominciò ad abbassarsi lentamente e poi alzarsi di scatto. Il drago, che sinora era rimasto piegato sulle uova, si alzò lentamente su due zampe. Harry salì ancora. E il drago socchiuse le ali.
-Sta cercando di allontanarlo dalla covata.
Sussurrò ammirato Edmund. Dopo poco fu chiaro che era proprio così. Potter prese a volare prima da una parte poi dall’altra, non abbastanza vicino da provocare una fiammata, ma simulando una minaccia sufficiente affinché gli tenesse gli occhi incollati addosso. Il suo testone dondolava da una parte all’altra, mentre lo guardava con quelle pupille verticali, le zanne scoperte…
Il ragazzo volò ancora più su. La testa dello Spinato si levò con lui, il collo ora teso al massimo, ancora oscillante, come un serpente davanti al suo incantatore…
Potter si alzò ancora di qualche metro, e il drago emise un ruggito esasperato. La sua coda si dibatté di nuovo, ma ora era troppo in alto per raggiungerlo. Sputò fuoco nell’aria, e lui lo schivò. Le sue mascelle si spalancarono.
-Andiamo, mettiti a volare. Mettiti a volare, dai.
Mormorava Edmund, senza staccare gli occhi dal campo. E poi il drago si levò, spalancando finalmente le grandi ali di cuoio nero, larghe come quelle di un piccolo aeroplano, e Potter si tuffò. Prima che il drago avesse capito ciò che aveva fatto, o dove fosse sparito, Harry sfrecciava verso il suolo a velocità massima, verso le uova ora non più difese dalle zampe anteriori armate di artigli. Ecco che levava le mani dalla Firebolt, ecco che afferrava l’uovo d’oro… si alzò in volo sulla folla, l'uovo stretto sotto al braccio sano, un sorriso disteso in volto. La folla esultò come mai prima. Edmund si alzò in piedi e iniziò a battere le mani convulsamente. Margaret si voltò e vide Draco Malfoy con un'espressione contrariata. Gli sorrise sprezzante e lui distolse lo sguardo sbuffando. Gli uomini entrarono per l'ultima volta, portando via quel drago demoniaco. La professoressa McGranitt e Hagrid entrarono nel campo facendo segno a Potter di avvicinarsi. Sorridevano. La prima prova era ufficialmente conclusa. Il ragazzo atterrò. La McGranitt lo condusse fuori, probabilmente per fargli dare un'occhiata alla spalla da Madama Chips, che era uscita portando via Cedric con l'ustione poco prima. Qualche minuto dopo tornò, e si sistemò al centro del campo. La folla esultò di nuovo. Stavolta era in compagnia di Weasley, che era uscito di corsa insieme alla Granger mentre l'amico veniva portato in infermeria. Dovevano aver fatto pace, Margaret osservò soddisfatta.
Madame Maxime sollevò la bacchetta. Otto. La folla ruggì, mentre il sorriso di Potter si allargava.
Crouch. Nove. Hogwarts esultò sempre più forte, qualcuno di Durmstrang fischiò.
Silente. Nove.
Ludo Bagman. Dieci.
-Dieci? Ma è stato colpito alla spalla!
Commentò Frannie confusa. Beauxbatons e Durmstrang protestarono, Madama Maxime alzò un sopracciglio infastidita. I Grifondoro erano ingestibili, saltavano sulle tribune facendo tremare tutto, mentre esultavano a gran voce.
-Se Karkaroff dà almeno cinque, siamo sopra Krum! Siamo primi!
Esclamò Margaret con gioia.
-Quindi siamo primi! Non potrebbe dare meno di cinque, sarebbe impossibile anche per lui!
E poi, Karkaroff levò la bacchetta. Quattro.
Ci fu in istante di silenzio, i ragazzi erano scioccati. Gli studenti di Durmstrang, che dovevano aver tenuto il conto come Margaret, esultarono. Quelli di Hogwarts fischiavano, molti imprecarono. Quelli di Beauxbatons erano atterriti ma non osarono commentare.
-Sonorus!
Esclamò Ludo Bagman. La folla continuò a berciare per qualche secondo, poi si quietò.
-Allora.
Bagman schiarì la voce.
-Al primo posto, con quaranta punti pari merito, il signor Potter e il signor Krum.
Durmstrang esultò, qualche Grifondoro fischiò.
-Al secondo posto, per un totale di trentatré punti, il signor Diggory.
I Tassorosso e quasi tutti gli studenti di Hogwarts applaudirono.
-Al terzo posto, infine, la signorina Delacour, con ventisette punti! Dichiaro ufficialmente conclusa la prima prova del Torneo!
L'applauso alla campionessa di Beauxbatons fu più tiepido dei precedenti. La folla iniziò a defluire verso l'uscita.
-Roba da matti.
Commentò Frannie, mentre si accalcavano con la folla strepitante.
-Sapevo che sarebbe stata la scelta giusta! Mi ha fatto vincere nove galeoni! Nove! Aveva la quotazione più alta, capite?
Continuava a ripetere Edmund, con un sorriso stampato sul volto.
-Credo di aver perso dieci anni di vita.
Sussurrò Margaret, che aveva ancora il cuore a mille.
-Sei troppo ansiosa, Mag.
Commentò Frannie ridendo. I ragazzi tornarono al castello esausti, l'adrenalina che era salita alle stelle durante la prova ora scendeva in picchiata mentre camminavano per la brughiera. Arrivati tra le mura, decisero di separarsi. O meglio, Frannie decise come ormai spesso faceva in quel periodo di lasciare soli i due nella speranza che combinassero qualcosa, quindi si congedò dicendo che sarebbe andata da Tony a commentare la prova. Il pomeriggio volò. Dopo che Frannie ebbe appreso da Aurora e Tony che sì, la gara era stata ingiusta, che no, non avrebbero dovuto togliere punti a Cedric per la bruciatura dopo che era svanito il tempo, che sì Karkaroff era un megastronzo e che no, non si sarebbero arresi perché la gara era ancora lunga, Frannie si allontanò soddisfatta. Sembrava che Tony avesse gradito la sua presa di posizione in difesa di Diggory, e si disse che aveva fatto la scelta giusta. Le aveva anche detto con disappunto di aver perso la sciarpa esultando durante la prova e promise a sé stessa che gliene avrebbe comprata una nuova. Quando andò verso i sotterranei fuori era già buio, ed era quasi ora di cena. Mormorando la parola d'ordine, sperò di non trovare i due amici a evitare di incrociare lo sguardo incastrati in un silenzio imbarazzante. Ultimamente aveva notato che i due parlavano tra loro in modo naturale solo in sua presenza, altrimenti passavano il tempo a dirsi stupidaggini e arrossire in modo sciocco. La ragazza sbuffò. Varcando la soglia, sentì la risata di Margaret echeggiare per tutta la sala. Erano seduti sul divano, abbastanza vicini ma senza toccarsi, Edmund gesticolava immerso nel racconto di qualcosa. Frannie ghignò.
-Ragazzi!
I due trasalirono, totalmente concentrati com'erano l'uno nell'altra.
-Ciao, Fran!
Esclamò Edmund, mentre la ragazza si sedeva su una poltrona davanti a loro.
-Com'è andata con Tony?
Chiese Margaret, che accarezzava Ser Jaime, tenendolo sulle ginocchia.
-Ce l'ho in pugno!
Rispose la ragazza, scuotendo la chioma con un sorriso.
-A voi come è andato il pomeriggio?
-Ho riscosso i miei soldi e mi sento molto soddisfatto!
Esclamò Edmund, stiracchiandosi.
-I gemelli avrebbero voluto strozzarlo, hanno dovuto dargli tutta la cassa!
Rise Margaret.
-Potter non doveva essere messo benissimo, eh?
-Ho fatto un vero affare!
Disse il ragazzo sorridendo sornione e alzando le spalle. Restarono un po' a parlare della giornata assai produttiva, Frannie spiegò ai ragazzi le impressioni dei Tassorosso e Edmund e Margaret le spiegarono quelle dei Grifondoro. Decisero che concordavano con entrambi per la gran parte. Quando fu ora di andare in Sala Grande per la cena, si alzarono di buon umore e notarono con piacere che Dimitar era seduto vicino ai suoi compagni di scuola ancora una volta, probabilmente per festeggiare la giornata di vittoria.
-Meno male. Con tutte le ingiustizie che abbiamo subito non avrei avuto voglia di parlargli.
Borbottò Margaret sedendosi al tavolo. Edmund annuì grave.
-Cinque a Cedric e quattro a Potter, scandaloso. E dieci a Krum! Dieci!
Esclamò Frannie indignata. Jasmine, che era accanto al tavolo dei Grifondoro a parlare col fidanzato, si avvicinò. Gran parte di quelli al tavolo rosso e oro erano intorno a Potter a congratularsi.
-Adesso gli sta bene avere un secondo campione, eh?
Mormorò Margaret secca.
-Già, Potter ha proprio sbancato!
Esclamò Jasmine sedendosi accanto a loro.
-È stata una prova da urlo! Tutte lo sono state! Tranne la Delacour, una noia...
Disse Edmund, mentre il cibo iniziava ad apparire sugli ampi vassoi d'argento.
-Uh, pollo arrosto!
Esclamò Frannie, staccandone una coscia senza esitazione.
-E patate al burro!
Le fece notare l'amico.
-Siete due cause perse...
Mormorò Margaret, ma sorrideva. Sembrava particolarmente di buon umore, e Frannie credeva di sapere perché, ma avrebbe atteso la fine della cena per scoprirlo per certo.
-Tra tutte le cose che mi sarei aspettata i draghi erano all'ultimo posto! È stato folle!
Jasmine sembrava entusiasta.
-Quell'Ungaro Spinato era una meraviglia!
Sospirò Edmund sognante.
-Sì, una meraviglia di orrore!
Commentò Margaret scuotendo la testa.
-Beh alla fine è stato il più facile da battere, no?
Si inserì Frannie alzando le spalle. Margaret arricciò il naso.
-Non è stato affatto il più facile da battere, è Potter che è il più bravo!
-Comunque sia non si è fatto male nessuno, mi pare. È questo l'importante.
Concluse Edmund.
-Insomma...
Aggiunse Jasmine, guardando la tavolata Tassorosso di sottecchi. Diggory sorrideva e parlava fiero, con la gran parte dei suoi compagni di casa che lo guardava affascinato. Aveva una pasta arancione dall'aspetto inquietante spalmata su metà della faccia, ma non aveva l'aria di una persona sofferente, anzi.
-Gli faranno una festa a sorpresa stasera in Sala Comune. Aurora sta organizzando tutto.
Mormorò Frannie guardando Tony che ascoltava Diggory con il sorriso stampato in faccia.
-Sono fieri di lui, eh?
Chiese Edmund osservando la scena.
-Molto. È una cosa bella.
Rispose Frannie, distogliendo all'ultimo lo sguardo. Cenarono con calma, godendosi il momento. La giornata era stata entusiasmante. Per celebrare la prima prova, ci furono tre dolci alla fine del pasto, uno per paese di provenienza, tutti dal gusto ottimo. Un pudding al cioccolato, dei bignè alla crema chantilly e alcuni strani rotolini pallidi dall'aspetto inquietante ma dal delizioso ripieno alla mela, che scoprirono da Dimitar nei giorni seguenti essere degli apple banitza.
-Certo che se fossi di Beauxbatons oggi mi vergognerei da morire. Hanno fatto pochissimi punti e la prova di Fleur è stata una palla mortale.
Commentò Jasmine scuotendo la testa, addentando un bignè.
-Yvonne sarà furiosa.
Aggiunse Frannie preoccupata, cercando di tagliare il suo apple banitza col coltello e la forchetta sparando il ripieno sulla tovaglia. Come se li avesse sentiti, la ragazza francese si alzò proprio mentre la stavano fissando. Si avvicinò al tavolo Tassorosso, dove Tony aveva appena finito di mangiare. Gli mise la mano sulla spalla, gli disse due parole, probabilmente salutandolo, e se ne andò in tutta fretta, probabilmente verso la carrozza di Beauxbatons. Passando accanto al loro tavolo, fece un breve cenno di saluto che fu ricambiato. Margaret e Edmund si fissarono confusi, Frannie pareva sovrappensiero. Aveva gli occhi fissi sull'altro capo del tavolo Serpeverde, dove sedevano gli studenti di Durmstrang, ma senza davvero metterli a fuoco. Quando si riscosse, notò che stava guardando Dimitar. Sbattè le palpebre e si preparò a distogliere lo sguardo per non sembrare inquietante, ma un attimo prima di rivolgersi nuovamente verso i compagni, vide che il ragazzo aveva uno strano sguardo, fisso verso l'altro lato della Sala. La ragazza lo seguì in linea d'aria e sgranò gli occhi. Stava guardando Tony, a malapena sbatteva le palpebre. Si ricordò di quando qualche giorno prima le avesse chiesto se il Tassorosso stesse uscendo con qualche ragazza. Sul momento aveva pensato fosse per aiutarla, ma ora...
-Ragazzi.
Sibilò Frannie, agli altri due. Jasmine era voltata parlava con Laetitia attraverso la Sala.
-Credo che Mit sia gay. E che sia innamorato di Tony.
Edmund alzò un sopracciglio, scettico.
-Sei davvero ossessionata da questa cosa dei gay, Frannie.
Commentò Margaret ridacchiando.
-Guardate! Lo sta mangiando con gli occhi!
-A me sembra lo stia guardando con odio.
Commentò Edmund, guardandolo di traverso cercando di non dare nell'occhio.
-E perché mai dovrebbe guardarlo con odio, Ed?
Chiese Frannie sbuffando.
-Non lo so, ma lo fa.
-Anche a me sembra piuttosto irritato.
Aggiunse Margaret. Edmund annuì soddisfatto e Frannie sbuffò più forte. Decisero che era ora di tornare in Sala Comune, così Jasmine raggiunse Aladdin per il loro solito giro notturno. Arrivati in Sala Comune, decisero che erano troppo stanchi per star lì a perdere tempo, e si salutarono subito. Entrando nel dormitorio, Margaret sospirò e si abbandonò sul suo letto, esausta. La mattina era iniziata presto, si erano svegliati presto per studiare e avevano avuto una lezione di pozioni particolarmente stressante. Saltare, esultare e, soprattutto per Margaret, preoccuparsi durante il torneo aveva fatto bruciare loro molte energie. Frannie si sedette sul letto e si sfilò le scarpe.
-Tu e Ed avete fatto pace? Cosa è successo?
Chiese distrattamente, cercando il pigiama. La ragazza si irrigidì.
-Fatto pace? Quando mai abbiamo litigato?
-Avanti, sai cosa intendo.
Margaret sospirò, poi si morse il labbro.
-Sarà stato lo stress per la prova, credo. Ed era felice per aver vinto... Sì, immagino di sì.
-C'è qualcosa che vuoi dirmi a riguardo, per caso?
Mag si portò le mani al volto e chiuse gli occhi.
-Lo prendo come un sì.
-Sì. È che... è difficile.
La voce arrivava attutita da dietro i suoi palmi aperti schiacciati sul viso. Frannie intuì che fosse arrossita.
-Se è difficile spiegamelo bene.
-Ti ricordi quando l'anno scorso ti ho detto che la cotta per Ed mi era passata? Che non era neanche una cotta ma la mia sindrome da crocerossina?
-Me lo ricordo, sì.
-Beh, non era vero. Cioè, immagino che io pensassi davvero fosse vero. Lo pensavo, sì. E poi c'è stato Hans e ne ho avuto come una conferma. Ma in realtà... in realtà...
-Lui ti piace.
-Mhmh.
Mugolò lei, arrossendo.
-Non c'è niente di male, Margaret. Non c'è bisogno di fare questa pantomima drammatica, lo sai?
Lei si scostò le mani dal viso, era rossa come un peperone.
-Non c'è niente di male? Pantomima drammatica??? No, hai ragione, potrebbe solo uccidere la nostra amicizia per sempre!
-Non dire sciocchezze. Io e Edmund siamo stati insieme al terzo anno, ricordi? Non è andata e abbiamo deciso di restare amici. Non ci sono solo piatti rotti e cuori infranti alla fine di una relazione. Basta essere maturi.
-Questo se mi dicesse di sì e ci lasciassimo, forse. E comunque non ne sarei così sicura. Non sono te, e lo sai. Ma se mi dicesse di no non avrei più il coraggio di guardarlo in faccia. Rovinerei tutto! Io... io ci tengo troppo per...
-Perché mai dovrebbe dirti di no?
-Scherzi? Perché mai dovrebbe dirmi di sì?
"Perché ti vuole da almeno un anno?" 
Pensò Frannie, ma non lo disse. Non avrebbe potuto tradire la fiducia dell'amico.
-Perché sei carina, incredibilmente intelligente, tieni a lui e, cosa importante, lui tiene a te.
-Ora sei tu che dici sciocchezze.
Borbottò la ragazza.
-Quello che non capisci è che l'amicizia la perderai comunque così. Avete passato settimane praticamente a non parlarvi perché ti vergogni del fatto che lui ti piace. Se glielo dirai almeno avrai una possibilità, continuando così rischi che tra un anno vi saluterete con la mano passandovi accanto in corridoio senza più niente da dirvi!
-Questo non accadrà mai.
-Devi deciderti, Margaret. E devi farlo in fretta.
-Ci penserò, ok? Te lo prometto.
Le ragazze si misero a letto, dopo essersi messe il pigiama e lavate il viso.
-Cos'è quello?
Chiese Margaret curiosa, indicando un libro sul comodino di Frannie che le ricordava qualcosa di familiare. Lei glielo porse, da un letto all'altro.
-Il vecchio e il mare? Hemingway? E tu che cavolo ci fai con un libro babbano sul comodino?
La ragazza alzò le spalle.
È il libro preferito di Tony, così glielo ho chiesto in prestito. Voglio fargli vedere che mi interesso.
-Se lo dici tu...
Commentò Margaret pensierosa, e glielo restituì.
-Lo inizierò domani, ora ho troppo sonno!
Le ragazze spensero la luce e si mise a dormire. Jasmine e Miles arrivarono poco dopo. L'ultima cosa che Margaret pensò, prima di addormentarsi, fu la frase di Frannie che echeggiò decine e decine di volte nella sua testa.
"Devi deciderti, Margaret. E devi farlo in fretta. Lo perderai così." 
 
*
 
Le due settimane successive le passarono a organizzare la festa di Margaret, il cui compleanno era a metà Dicembre, e a meditare sulle persone da invitare al ballo. Era venerdì mattina, Edmund era a lezione di Cura delle Creature Magiche e Frannie e Margaret erano in Sala Comune, scrivevano la lista delle canzoni che avrebbero commissionato a Jordan per la festa. Questa volta si erano accordati con Piton con largo anticipo, avrebbero festeggiato in un'aula in disuso accanto a quella di pozioni, nei sotterranei in modo da non disturbare se avrebbero fatto un po' più di chiasso. Dopo aver pensato un po', Margaret aggiunse Take on me.
-Penso che dovresti andare con Edmund al ballo.
Disse Frannie con nonchalance. Qualche giorno prima Piton li aveva avvertiti senza troppi giri di parole che la sera del 25 dicembre ci sarebbe stato un ballo in onore del Torneo, al quale erano invitati tutti gli studenti della scuola a partire dal quarto anno in su. Udendo quelle parole, l
'amica si fece sfuggire la piuma dalle mani. 
-Cos? Perché? Come ti è venuto in mente adesso?
È la soluzione più logica. Faremo come alla festa dei prefetti. Io andrò con Tony e tu con Ed.
-Non verrà mai con me al ballo, Frannie! Escluso! Non glielo chiederò mai!
-Come amici! Non in modo "ufficiale"! Come alla festa nel bagno dei prefetti!
-È diverso! Questa è una cosa più seria! Non si portano gli amici!
-È il modo migliore per sbloccare la situazione, per tutte e due!
-E se volesse andarci con qualcun'altra?
-Sì, e con chi? Mary Sue?
-Non lo so con chi! E parla a bassa voce, per carità.
-Vedrai. Lo proporrò io con naturalezza quando sarete entrambi presenti. Accetterà di sicuro. Scommetto che anche lui pensa che è la soluzione migliore. Dammi qualche giorno e lo propongo, vedrai che andrà in porto. Fidati di me.
-Non so Frannie, questa cosa non mi convince molto.
Si lamentò lei.

 
*
 
-Tanto non verrà mai con me al ballo, Frannie! Escluso! Non parliamone più, per favore!
Sibilò Edmund, tornando a guardare la lavagna.
L'invenzione della penna a sfera. 
Era scritto in gesso bianco a caratteri cubitali. La Burbage parlava a macchinetta, immersa nelle sue elucubrazioni.
-Come amici, Ed! Non devi farle una dichiarazione d'amore! Alla festa nel bagno dei prefetti è venuta, no?
-È diverso! Questa è una cosa più seria! Non si portano gli amici!
-È il modo migliore per sbloccare la situazione, per tutti e due!
-E se volesse andarci con qualcun altro?
-Sì, e con chi? Draco Malfoy?
-Non lo so con chi! E parla a bassa voce, per carità. La Burbage ci sta guardando.
-Ascolta Edmund, andrà tutto bene. Garantisco io, ok? Sono convinta che ci ha già pensato anche lei. È la cosa più logica.
-Non so Fran, non sono convinto che funzionerà.
-Tu lascia fare a me, ok? La butterò lì con naturalezza tra qualche giorno quando sarete entrambi presenti. Sono sicura che dirà di sì.
-E va bene. Ma se rifiuta allora non avrò più il coraggio di guardarla in faccia, e sarà colpa soltanto tua!
La ragazza alzò le spalle e sorrise.
-Accetterò il rischio.

 
*
 
Luna Lovegood camminava per il corridoio andando verso la Sala Grande. Era ora di cena, e i vermicoli parlanti che vivono nella polvere le avevano sussurrato quella mattina che per dolce ci sarebbe stato il budino. Indossava i suoi soliti spettrocoli, ed era molto attenta ad osservare gli sciami di nargilli che ronzavano intorno alla testa dei poveri studenti ignari. Sospirò sognante. Quella mattina aveva assistito a una scena molto romantica. Ron Weasley, l'amico di Harry Potter, aveva chiesto in mezzo al corridoio davanti a tutti gli studenti, a Fleur Delacour di essere la sua dama per il ballo. Aveva urlato molto, quindi doveva essere molto innamorato.
"Che bello l'amore" 
Pensò. La ragazza aveva rifiutato, ma Luna non si stupì. Si pensava che la campionessa di Durmstrang fosse uno gnomo della Gringott in incognito per spiare i segreti di Hogwarts. Uno gnomo arcigno certo non sarebbe voluto andare al ballo con Ron Weasley. Anche lei avrebbe tanto voluto ricevere un invito così appassionato. Gli altri ragazzi avevano riso moltissimo a quella scena, ma lei proprio non si spiegava perché. Lei non riusciva davvero a immaginare niente di più romantico che gridare il nome dell'amata in mezzo al corridoio e...
-LUNA!
La ragazza si fermò di scatto e si voltò. Tony era dietro di lei, sospirava di sollievo. La aveva vista andare con quegli accidenti di occhiali verso le scale proprio mentre si stavano spostando, e non le aveva viste. Sicuramente se non la avesse fermata sarebbe caduta.
Quella ragazza gli aveva sempre ispirato simpatia, e benché gli studenti di tutte le altre case erano soliti prenderla anche aspramente in giro per la sua testa tra le nuvole, i Tassorosso la avevano sempre trattata con simpatia. Non era poi così male come compagnia per le poche parole che ci aveva scambiato, anche se era decisamente strana. Pensò che fosse anche molto carina. Peccato per gli occhiali. Lei si girò con un sorriso smagliante. Le lenti a farfalla colorate le coprivano mezza faccia.
-Tu sei Tony, non è vero?
-Sì, sono io. Devi stare più att...
-Mi stai chiedendo se voglio venire al ballo con te, non è vero? Proprio come Ron Weasley Che cosa carina.
Lui sbiancò. Cedric Diggory, dietro di lui, si lasciò sfuggire una risatina. Riflettè un istante. Dirle "no, volevo solo evitare che ti spappolassi al piano terra dopo un volo di tre piani" avrebbe potuto offenderla. Sembrava così lusingata... ma sì, avrebbe risposto affermativamente. Tanto di sicuro gli avrebbe risposto di no.
-Ehm, sì. Sì, esatto. Volevo chiederti proprio questo, sì.
Il sorriso di lei si allargò ancora di più. Diggory, che ormai era rosso come un peperone, gli diede una gomitata. Tony cercò di ignorarlo.
-Ma è fantastico! Certo che verrò al ballo con te!
Corse indietro e gli diede un breve abbraccio. Il ragazzo era tanto intontito che non ricambiò. Quando lei si allontanò sussurrò
-È il giorno più bello della mia vita!
E corse via per le scale, che fortunatamente erano tornate al loro posto. Cedric Diggory scoppiò a ridere e si accasciò a terra, scosso dai singhiozzi.
-Oh, su, smettila Ced. Le dirò che ho cambiato idea.
-No, non lo farai. Sei troppo buono. Oddio, ho mal di pancia!
Mormorò il ragazzo, tra un singhiozzo e l'altro.
-C'è di peggio, comunque.
Mormorò Tony in tono offeso.
-Ah sì, sicuramente. Ti sarebbe potuta capitare Mary Sue...
 
*

-Sapete, penso di aver trovato un'ottima soluzione per il ballo!
Cinguettò Frannie mentre aspettavano pigramente la cena in Sala Comune. Margaret deglutì e la guardò spaventata.
"Che pessima attrice." Commentò nella sua mente Frannie.
Al contrario, Edmund alzò gli occhi pigramente, senza dar segno di sapere cosa l'amica avrebbe proposto di lì a poco.
"Faccia da culo." Pensò invece guardando l'amico.
-Penso che dovremmo fare come alla festa nel bagno dei prefetti! Voi due insieme e io con Tony! Non è perfetto?
I due si guardarono dubbiosi, ognuno aspettando che parlasse l'altro per primo.
-Non so Mag, a te va?
Chiese Edmund titubante, dopo qualche secondo.
-Sì, beh, non c'è problema credo. Ma a te va?
Lui alzò le spalle.
-Certo! Cioè, è ok. Va bene.
-Sì, ha senso.
"Che goffi." 
Pensò Frannie, alzando gli occhi al cielo.
-Del resto nessuno di voi vorrebbe andarci con qualcun altro, no? Mag, a te piace qualcuno, per caso? Qualcuno che vorresti invitare...
Edmund la guardò con intensità, aspettando la risposta.
-Cos... no! No no! Nessuno.
-Perfetto! A te Edmund piace qualcuna che vorresti invitare, oltre Margaret?
Il ragazzo arricciò impercettibilmente il naso infastidito dalla scelta di parole dell'amica.
-No. Non mi interessa nessuno al momento.
Borbottò a mezza voce. Frannie sorrise, ma più che un dolce sorriso soddisfatto sfoggiava un ghigno malefico.
-Perfetto allora! Vado a dirlo a Tony!
Esclamò la ragazza, e si alzò. Gli altri due la guardarono allontanarsi, confusi.
-E così andiamo insieme al ballo del ceppo, eh?
Azzardò Edmund con un sorriso imbarazzato.
-Così pare.
La ragazza ricambiò il sorriso.
-Secondo te alla fine ce la farà con Tony?
Chiese Edmund, per cambiare argomento evitando un ennesimo silenzio imbarazzante. Le cose tra lui e Margaret erano nuovamente migliorate dalla prima prova, e il ragazzo non voleva perdere terreno.
-Probabilmente se glielo chiedesse lui accetterebbe già ora!
-Già, il fatto è che non glielo chiederà mai.
-Che stupida, eh?
-Che stupida, già...
"Maledizione. La conversazione è già a un punto morto. Forse dovrei dirglielo ora. Alla fine aveva ragione Frannie, è voluta venire al ballo con me. Certo, lo ha detto solo perché non ha nessuno con cui andare, ma è qualcosa. La cosa peggiore che possa succedere è che mi dica di no. D'altronde se dicesse di no come potremmo andare al ballo insieme? Sarebbe imbarazzante. Potrei andare io con Frannie e lei con Tony. Ma cosa dico? Che idea cretina. Margaret con Tony? A malapena si chiamano per nome. E se invece..." 
A interrompere quel flusso di pensieri arrivò Frannie, di ritorno dalla sua missione. Era strano che fosse tornata così presto. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Vuoto.
-Che succede? Ti ha detto di no?
Chiese Edmund apprensivo vedendola in quello stato. La ragazza non rispose e si sedette su una poltrona davanti a loro, con lo sguardo vacuo e spiritato.
-Ti ha detto di sì?
Provò invece Margaret, cercando di decifrare la sua espressione sconvolta.
-Ha già invitato qualcuno.
-Oh.
Esclamarono i due ragazzi in coro.
-E voi non sapete chi è quel qualcuno. È folle. È assurdo. Non ce la faccio.
Margaret e Edmund si scambiarono uno sguardo dubbioso.
-Daphne Greengrass?
Provò Margaret. Frannie scosse la testa.
-Peggio.
-Dimitar????
Chiese Edmund sconvolto, nel momento in cui l'idea gli balenò in mente. Lei scosse la testa un'altra volta.
-Peggio.
-Andiamo Frannie con chi? Madame Maxime? Un'elfa domestica? Piton? Harry Potter? Chi può mai essere che ti sconvolge così...
-Luna Lovegood.
-Lunatica?
Si lasciò sfuggire Edmund. I tre Serpeverde non amavano chiamarla così e non la prendevano in giro, ma erano talmente abituati a sentire così il suo nome che a volte usciva. Frannie annuì.
-Come cavolo è potuto succedere?
Chiese Margaret con gli occhi sgranati.
-Credimi Mag... non ne ho idea.
 
*
 
Edmund, Margaret e Frannie camminavano per i corridoi diretti a pozioni. Mentre i primi due sembravano abbastanza sereni, Frannie era di umore nero. Aveva accettato solo con grande disappunto che Tony fosse occupato, e soprattutto era infastidita al pensiero che tutti i suoi amici fossero accompagnati tranne lei. Dimitar aveva chiesto a Yvonne di accompagnarlo, e questo aveva chiarito il perché avesse fissato Tony il giorno della prova. Aveva paura che i due uscissero insieme. Aladdin e Jasmine ci sarebbero andati insieme, ovviamente; Laetitia sarebbe andata con quell'Alfred del settimo anno di Grifondoro che le piaceva da qualche settimana; Fred aveva invitato Angelina proprio il giorno prima...
"Chissà se George è già occupato. O magari Alicia non ce l'ha più tanto con me." 
Pensò, mordendosi il labbro. Margaret e Edmund parlavano tra loro ma lei non stava ascoltando quello che dicevano. Improvvisamente i due si fermarono, e Frannie si scosse dai suoi pensieri. Si guardò intorno per capire il motivo di quell'arresto repentino, vide che loro si erano voltati così li imitò, confusa.
-Escusez-moi! Escusez-moi madamoiselle!
Un ragazzo di Beauxbatons veniva verso di loro, un po' impacciato. No, non un ragazzo... il ragazzo. Quello che Frannie aveva fissato senza speranza da quando erano arrivati a Hogwarts quell'anno. Si avvicinò a Frannie guardandosi intorno circospetto.
-Posso parlarti?
Chiese, con un accento più debole di quello di Yvonne.
-Ehm, sì certo.
Balbettò lei, e lo seguì qualche passo più in là. Aveva i capelli corvini leggermente scombinati e gli occhi nerissimi. Era alto e molto magro, la pelle chiara, quasi bianca. Un velo di lentiggini era spruzzato sul naso e sulle guance. Le porse la mano.
-Sono Luc. Piacere.
-Frannie.
-Lo so. Cioè... Yvonne me lo ha detto. Volevo parlarti di una cosa. È un po' che... insomma, io ti guardo e mi sembra che ogni tanto mi guardi anche tu... mon Dieu, non so come farlo sembrare meno inquietonte. Senti... ti andrebbe di venire al ballo con me?
Lei rimase interdetta per un attimo. Tra tutti i risvolti possibili della giornata che si sarebbe aspettata, quello era sicuramente l'ultimo. Lui fece per dire qualcosa, dato che lei non aveva ancora risposto, probabilmente stava per scusarsi. Frannie si riscosse e sorrise.
-Certo, Luc. Certo che voglio venire al ballo con te. Grazie per avermelo chiesto.
Lui le sorrise smagliante.
-Parfait! Allora... ci vediamo!
-Ci vediamo!
Rispose lei, facendogli l'occhiolino. Lui si voltò e tornò dai suoi amici, Frannie saltellò da Edmund e Margaret con un sorriso stampato sulla faccia.
-Dimmi che è quello che penso!
Sussurrò Margaret al suo orecchio prendendola per un braccio.
-Non so, pensi che il ragazzo carino che stalkero di Beauxbatons mi abbia chiesto di andare al ballo con lui?
-Sì!
-Sì!!!
Rispose Frannie, trattenendosi dallo strillare. Edmund guardò le due amiche intente a spettegolare e sorrise.
"Come farei senza di loro?"
 


 
Note autrice
Capitolo intenso vero? Ed è stato tagliato, perché sia questo che il prossimo erano troppo lunghi quindi da due ne abbiamo ricavati tre.
Questo significa che il prossimo capitolo conterrà la festa di Margaret e la mattina di Natale, e quello ancora dopo il Ballo del Ceppo, al contrario di quanto annunciato.
Spero che l'attesa valga la pena.
Allora, abbiamo scoperto perché Dimitar era tanto preoccupato dallo stato sentimentale di Tony: perché aveva paura che stesse con Yvonne.
Edmund e Margaret devono sicuramente un bel favore a Frannie, dato che se vanno al ballo insieme è solo per un'opera di convincimento da parte sua... che sudata!
E Frannie finalmente ha fatto breccia nel cuore di Luc, che fissa senza speranza dal primo momento. A volte chi la dura la vince.
Vi è piaciuto il siparietto di Luna e Tony per l'invito al ballo? Ci sarà da ridere, promesso!
Come vi è sembrata la descrizione della prima prova? Per scriverla ci siamo basate dalla classifica e dai racconti che Hermione e Ron dicono a Harry nel libro, creando così la scena. Questo capitolo e quello del ballo sono due tra i miei preferiti di questo libro, quindi spero li avrete apprezzati.
Fun fact inutile che si intuisce in questo e in alcuni capitoli precedenti: Frannie è discalculica.
Grazie per essere arrivati sin qui e a venerdì! 

Seguiteci sulla 
pagina facebook e su Instagram! Tra poco pubblicheremo le immagini degli outfit del Ballo del Ceppo! 
  In questi giorni io e la co-autrice abbiamo cercato qualche immagine in più delle prestavolto di Mag e Frannie, così abbiamo rinnovato gli aesthetic su di loro. Ve li lascio qui! Per vedere altre immagini andate su Instagram o sulla mia pagina facebook! :D 
IMG-20190328-WA0089

Frannie 


IMG-20190328-WA0051

Margaret 

Bonus: questo disegno l'ho fatto io :)

Scan

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Capitolo 12
*** Dicembre festoso e grandi preparativi ***


Nota iniziale
Nel corso della festa di compleanno di Mag abbiamo nominato un po' di canzoni che in quegli anni risuonavano nelle teste dei ragazzi. Vi lascio qui i link, nel caso in cui vogliate ascoltarle per entrare di più nell'atmosfera! 

Queen ft David Bowie - Under Pressure (i Queen regnano. E torneranno a rallegrare le giornate dei nostri eroi)
Voulez-Vous? - ABBA
a-ha - Take on Me
Toto - Africa



 


DICEMBRE FESTOSO E GRANDI PREPARATIVI


 
Il quattordici dicembre arrivò più in fretta del previsto. Quella mattina, appena sveglie, Frannie e Jasmine erano saltate nel letto di Margaret strillandole i loro auguri e svegliandola di soprassalto. Margaret aveva urlato per poi balbettare e iniziare a ridere, Miles aveva imprecato per essere stata svegliata a tradimento e le aveva praticamente buttate fuori dalla stanza. A colazione Edmund la aveva sorpresa con una crostatina al lampone, la sua preferita, chiesta appositamente nelle cucine per l'occasione. Il fatto che avesse avuto un pensiero così carino solo per lei la faceva sentire la persona più felice sulla terra. Neanche l'orario pieno di quel giorno (avrebbe avuto sei ore piene di cui aritmanzia, trasfigurazione e due ore di incantesimi) le avrebbero potuto guastare l'umore. Durante la colazione Fred, George, Laetitia, Aurora e Tony si avvicinarono per farle gli auguri, persino Susan e Lucy la abbracciarono, cosa che la fece sentire molto in imbarazzo. Dante arrivò sfrecciando per la Sala e le fece cadere un pacchetto sul tavolo, evitando con precisione millimetrica la sua tazza da tè fumante. Dentro il pacchetto, il regalo dei suoi genitori. Uno splendido orologio d'oro, con le ore in numeri romani e nel quadrante l'illustrazione deliziosa di un vascello sul mare. La ragazza era estasiata. Frannie, che aveva suggerito ai Rosander l'usanza tra i maghi di regalare un orologio per la maggiore età e aveva prestato loro il gufo, si godeva la scena soddisfatta. La giornata di lezione passò così in fretta che Margaret neanche se ne accorse, le due ore di Storia della Magia con Edmund le passò a parlare con lui della festa e degli invitati, parlarono per due ore intere senza fermarsi, stavolta Frannie non li aveva contattati per niente allo specchio, come invece era solita fare alle ore di Ruf. Ovviamente la ragazza lo aveva fatto appositamente per, almeno al suo compleanno, farle passare quelle due ore con Edmund in pace, mentre lei, insieme a Fred e George, iniziava a sistemare per la festa che sarebbe iniziata alle sei. Uscendo da lezione alle quattro e mezza, Margaret e Edmund si diressero, di ottimo umore, verso i sotterranei. Scendendo le scale già potevano sentire le note di una canzone che Margaret aveva nella lista. Lei sorrise e corse ad aprire la porta dell'aula. George era salito in piedi su una sedia, teneva la bacchetta come un microfono.
-Pressure pushing down on me
Pressing down on you no man ask for!
Fred faceva levitare un candelabro per aumentare la luce nella stanza. Vedendoli entrare, si distrasse e li salutò a gran voce, facendolo cadere e infrangere sul pavimento.

"Under pressure 
That brings a building down
Splits a family in two
Puts people on streets"


Frannie scoppiò a ridere e lo riparò con la bacchetta, poi corse ad abbracciare Margaret.
-Under pressure! Um ba ba be, um ba ba be, de day da!
Canticchiava Lee Jordan, macchinando col suo stereo magico.
-Lasciamo gli uomini a fare il lavoro sporco, andiamo a cambiarci!
Esclamò Frannie, afferrando Margaret per le spalle e trascinandola fuori dalla stanza. 
-Ah, grazie eh! Mi dovrei cambiare anch'io!
Rispose Edmund in tono finto offeso, però sorrideva.
-Prima le signore! Under pressure...
Gridò Frannie, che ormai trascinava Margaret verso la Sala Comune, tenendola per il braccio.
-Amo il fatto che quest'aula sia nei sotterranei, è praticamente attaccata alla Sala Comune! Abbiamo sistemato quasi tutto mentre eri a lezione, manca solo il cibo! E gli invitati, naturalmente! Spero che ti piacerà... Ordine di Merlino!
Borbottò, e le statue la fecero passare.
-È perfetto, Frannie.
Rispose lei, attraversando la Sala a gran passi insieme all'amica. Non c'era quasi nessuno, anche se ormai tutte le lezioni erano finite. Le sorelle Greengrass leggevano accanto al camino e Pucey era accanto la vetrata, osservava nervosamente il Lago Nero.
-Buon compleanno Rosander!
Disse, mentre le due entravano nel dormitorio. Miles, truccata e vestita, usciva in tutta fretta proprio mentre le due entravano.
-Ciao ragazze, a dopo! 
Le due si scambiarono uno sguardo di intesa, poi Frannie andò di fretta verso il baule.
-Meglio fare in fretta, così potremo dare il cambio a Ed! Oh, finalmente posso usare questo vestito!
Esclamò, tirando fuori un abito smanicato color verde bottiglia.
-Non avrai freddo con quello?
-No... perché avrò questo!
Rispose, tirando fuori una giacca in pelle. Delle decolleté nere avrebbero completato l'opera. 
-Tu cosa ti metti?
-Stavo pensando a questo, in realtà.
Rispose dubbiosa, mostrandole un vestito color vinaccia con le maniche a tre quarti e la gonna poco sopra il ginocchio. Aveva uno scollo molto particolare.
-Mi piace moltissimo Mag!
Rispose l'altra, ma lei sospirò.
-Sì, anche a me. Ma non so che scarpe metterci. Vorrei fare pratica per il ballo del ceppo con i tacchi...
-Sì, decisamente. Non puoi mettere scarpe basse con quello.
Le ordinò la ragazza, e Margaret si morse il labbro 
-Sì, immaginavo avresti detto così.
Frannie chiese aiuto all'amica per mettersi la collana d'argento con il serpente che le aveva regalato Draco per il Natale precedente, e Margaret gliela aveva agganciata di malavoglia, per poi mettersi dei piccoli orecchini d'argento a forma di farfalla.
Quando ebbero finito di truccarsi, uscirono in Sala Comune. Dal momento che avevano chiesto il permesso e, soprattutto, che la festa sarebbe stata nei sotterranei, non ci sarebbe stato bisogno di coprirsi coi mantelli alla solita maniera. Sul divanetto uscendo videro Hans, che sorrise affettato ma mantenendo uno sguardo ostile e inquietante.
-Buon compleanno, Margaret.
Lei alzò un sopracciglio e lo guardò con indifferenza.
-Grazie.
Rispose semplicemente, e le due uscirono dalla Sala.
-Che idiota.
Borbottò Frannie, andando verso l'aula.
-Ci avete messo una vita!
Esclamò Edmund vedendole arrivare. Per la Sala risuonava Africa di Toto. I candelabri erano stati fatti levitare con successo, evitando il crepuscolo perenne che regnava nei sotterranei. Su quattro banchi uniti a formare un tavolo si affollava ogni genere di cibo delle cucine. Tutti gli altri banchi e sedie erano stati rimpiccioliti e ammucchiati sotto il tavolo con le provviste. Quattro calici di succo di zucca e una teiera fumante erano dietro un vassoio coperto, che probabilmente ospitava la torta.
-Sì, siete arrivate a lavoro finito. Facile così, eh?
Esclamò Jordan, che era seduto per terra accanto alla sedia su cui aveva posato il suo stereo.
-Lasciate perdere signore, questi due non sanno proprio cosa sia la cavalleria!
Disse George, lanciandogli un'occhiataccia.
-Su, su, andate a cambiarvi, qui ci pensiamo noi!
Fece eco Fred.
Edmund e Lee alzarono gli occhi al cielo.
-Fate i bravi e non rovinate nulla, ora che è tutto pronto!
Li ammonì Edmund, e subito dopo uscì dalla Sala. I gemelli si guardarono negli occhi e si sedettero per terra, facendo loro segno di seguirli. Le ragazze, titubanti, li imitarono. Erano al centro della sala, in cerchio. Fred fece un sorriso malefico e tirò fuori una boccetta da circa mezzo litro dalla tasca.
-Cos'è?
Chiese Frannie, con gli occhi che brillavano.
-Acquaviola. Per iniziare la serata.
Margaret sgranò gli occhi.
-Di già? Ma non è ancora arrivato nessuno!
-Appunto! Non è molto grande...
-... non è abbastanza per tutti...
-...così abbiamo pensato di tenerla...
-...per le nostre due serpi preferite!
-Siete assolutamente i migliori, ragazzi!
Rise Frannie, scuotendo la testa.
-Non so... siamo dentro la scuola! E se ci beccano?
-E chi? Nei sotterranei a quest'ora non c'è mai nessuno...
-... e Gazza è stato avvertito, quindi il rumore non lo attirerà.
La ragazza li guardò dubbiosa.
-Dai Mag, la hanno conservata apposta per noi... sarebbe sconveniente rifiutare...
Disse Frannie, e lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Gli altri tre ghignarono, sapendo di aver vinto.
-Prima la festeggiata! 
Esclamò Fred, porgendole la boccetta. Margaret guardò gli amici sconsolata, stappò l'ampolla e dopo un bel respiro bevve un lungo sorso. Fred, George e Frannie applaudirono. Quando si separò dalla bottiglia, anche lei sorrideva. 
-Signorina Firwood, prego...
La invitò George, e Margaret le passò l'acquaviola. Lei li guardò ammiccante e poi bevve un bel sorso a sua volta. Continuarono in senso orario e bevvero per tre giri. 
-Ok, ok, adesso basta però!
Disse Margaret ridendo.
-Anche perché è finita!
Disse George alzando le spalle. Il tempo di infilare nuovamente la boccetta nella tasca del mantello che
-Che diavolo ci fate lì a terra?
I quattro sussultarono. Sull'uscio stava Edmund, e sorrideva. Aveva un pacchetto in mano. Frannie lo guardò e gli fece l'occhiolino, che lui ricambiò annuendo. Aveva dei pantaloni blu notte quasi neri, e un maglioncino celeste chiarissimo da cui spuntava una camicia bianca. Frannie fischiò con approvazione e lui arrossì leggermente mormorando 
-Idiota.
I ragazzi si alzarono, ora dovevano solo aspettare. Edmund prese una sedia da sotto il tavolo e la fece tornare di dimensioni normali, poi la sistemò accanto a quella con lo stereo.  Sorrise e ci posò sopra il pacchetto, poco più grande di una scatolina da gioielleria. Margaret lo guardò con curiosità.
-Dopo, tutti insieme!
La sgridò Frannie, e lei alzò le spalle. Anche George tirò fuori un pacco dalla tasca, ma doveva essere stato nascosto da un incantesimo di estensione irriconoscibile, perché era molto più grande di quello di Edmund e Frannie. Era largo e piatto, di forma rettangolare, e lo posò sulla sedia, mettendolo sotto quello degli altri due. La curiosità di Margaret cresceva ancora di più.
-È anche da parte di Lee e Angelina!
Come chiamati, i due apparvero alla porta, Lee faceva strada e la ragazza si guardava spaesata intorno. L'unica stanza dei sotterranei in cui era stata sinora era l'aula di pozioni.
-Fa un po' più freddo qui.
Mormorò, stringendosi nelle spalle. Aveva un vestito giallo vivo a mezze maniche che arrivava alle ginocchia molto aderente, e una cascata di capelli sciolti.
-Tanti auguri Margaret.
Disse, a la abbracciò.
-Grazie Angelina! 
Ormai era ora, e iniziava ad arrivare sempre più gente. Dopo i due Grifondoro apparve la squadra di Quidditch, poi Laetitia stranamente quasi in anticipo, con un vestito blu corto e una giacca in pelle che le stavano benissimo, e una coda alta. Anche loro misero i regali sulla sedia, che iniziava a riempirsi. Laetitia iniziò subito a mangiare appena arrivò, dando il via anche agli altri, con buona gioia di Frannie e Edmund. Tony arrivò con Aurora e Philip qualche tempo dopo, e Frannie corse subito ad abbracciarlo e salutarlo. 
-Stai proprio bene oggi!
Gli disse, accompagnandolo al tavolo con il rinfresco. Aveva una maglietta blu e dei jeans grigi eleganti, con una giacca dello stesso colore. Frannie pensò che avrebbe potuto guardarlo per ore. Aurora invece, con il suo top nero e la sua gonna lunga color lilla, si avvicinò a Margaret e le diede due baci sulla guancia.
-Buon compleanno Mag.
Le disse sorridendo, e Margaret ricambiò col cuore. Con suo sommo stupore, anche Philip la abbracciò, un po' goffamente, cosa che la lasciò sconvolta e senza parole. Quando si separarono le diede un bacio sulla guancia e lei avvampò.
-Auguri Margaret.
-Gra...zie Philip. Grazie. Ahem. Divertitevi.
Balbettò, e si defilò da Frannie per raccontarle cosa era successo. Quando Aladdin e Jasmine arrivarono, ormai la pila di regali sulla sedia era piuttosto alta. Jasmine era veramente bellissima, quando entrò tutti si voltarono  a guardarla. Aveva una tuta senza maniche color turchese con uno scollo molto pronunciato e i pantaloni lunghi a campana, e due tacchi vertiginosi. Aladdin la guardava sognante ogni volta che lei si girava per parlare con qualcuno. Anche Yvonne e Dimitar erano arrivati, a braccetto, guardandoli Frannie e Margaret avevano decretato che sì, stavano bene insieme. Avevano la testa alta e sorridevano in modo naturale, sembravano sicuri di sé e perfettamente a loro agio. Sembravano studenti di Hogwarts da sempre, salutavano tutti con entusiasmo, si fermarono da Tony e Aurora e scambiare qualche chiacchiera mentre Philip discuteva con Fred di qualcosa. Erano perfettamente integrati ora, persino il loro inglese era migliorato, e il primo giorno di scuola, quando li avevano visti impacciati e scontrosi, come pesci fuor d'acqua, sembrava lontano anni luce.
Dimitar abbracciò Margaret sino a sollevarla da terra, Yvonne le diede due baci sulla guancia. Edmund, che non aveva smesso di starle accanto per un attimo e che al momento era poggiato a lei con il braccio intorno alle sue spalle, lanciò un'occhiataccia a Frannie e George per assicurarsi che non lo stessero guardando, dal momento che lo avrebbero preso sicuramente in giro. Alla radio partì una canzone che Margaret adorava, la prima della sua lista. Si illuminò.

"People everywhere
A sense of expectation hanging in the air
Giving out a spark
Across the room your eyes are glowing in the dark"


-Pieno di gente, non è così? Non pensavo di avere tanti amici.
Mormorò Margaret ridacchiando, aggiustandosi i capelli.
-Alla gente piaci. È normale.
Rispose il ragazzo, guardandola negli occhi.
-Non ne sarei così sicura...
-Non dire sciocchezze. Sono tutti qui per te, no?
-Già, o per il buffet.
Rispose lei, sorridendo imbarazzata. Lui rispose al sorriso
-Io sono qui per te, non per il buffet.
Margaret fissava i suoi occhi ardenti e si sentì mancare il respiro.

"And here we go again, we know the start, we know the end
Masters of the scene
We've done it all before and now we're back to get some more
You know what I mean"


Frannie spiava Tony attraverso la sala. Quante volte sarebbe dovuto succedere ancora? Baston, Alicia, ora Luc... quante persone avrebbe dovuto illudere ancora per riempire un vuoto che non riusciva ad accettare?
Dopo l'ultima volta si era promessa che non lo avrebbe più fatto, e ora eccola là, con un appuntamento il giorno di Natale con una persona carina sì, ma di cui non le fregava assolutamente nulla. Un palliativo. Guardando l'unica persona che aveva sempre voluto senza neanche la forza di avvicinarsi. Ancora, e ancora, e ancora...

"Voulez-vous (ah-ha)
Take it now or leave it (ah-ha)
Now it's all we get (ah-ha)
Nothing promised, no regrets"


Fred e Angelina ballavano al centro della stanza. Non sapevano cosa provavano l'uno per l'altra, o forse sì ma non lo ammettevano a loro stessi. Quei balli alle feste, le frecciatine, qualche bacio rubato faticosamente, era tutto quello che avevano. Ognuno di loro recitava la parte dell'indifferente, si piacevano sì, ma cosa di più? Sarebbe bastato così poco per ottenere quello che desideravano davvero entrambi. Com'è brutto a volte avere sedici anni, non saper riconoscere quando l'amore ti passa accanto e ti scivola tra le dita. Quando te ne accorgi hai perso il treno, è troppo tardi.

"Voulez-vous (ah-ha)
Ain't no big decision (ah-ha)
You know what to do (ah-ha)
La question c'est voulez-vous
Voulez-vous?"


Adrian ascoltava la musica e guardava Miles ballare con il resto della squadra. A lui ballare non era mai piaciuto, però pensava che per lei... per lei avrebbe anche potuto. Erano giorni, no, settimane che si chiedeva se avesse potuto invitarla al ballo. Alla fine avevano iniziato di nascosto, continuato di nascosto, e chissà forse la loro relazione sarebbe finita così, di nascosto. Tutto perché non riusciva a farle capire che finalmente per lui era arrivata l'ora di renderla pubblica. Erano mesi ormai, nascondersi non aveva più senso. Avevano deciso di farlo all'inizio per non rovinare la squadra se fosse andata male, ma ora... se solo fosse riuscito a chiederglielo, una volta per tutte. Non era una domanda poi così difficile. Ti va?

"I know what you think
The girl means business so I'll offer her a drink
Looking mighty proud
I see you leave your table, pushing through the crowd"


Dimitar parlava con Tony, di qualcosa che non gli interessava molto. Tutto quello che avrebbe voluto era andare da Yvonne, seduta con Laetitia poco più in là, e portarla al tavolo a bere qualcosa, magari. Non voleva correre troppo, e se lei lo avesse giudicato appiccicoso? Del resto dovevano solo andare al ballo insieme, niente di più. Voleva andarci piano con lei. Ma quanto avrebbe voluto avvicinarsi e chiederle se le andava di bere qualcosa con lui, stare un po' insieme. Quando la vide guardarlo e poi alzarsi, non credeva ai suoi occhi. Si chiese per un attimo cosa stesse facendo, infilandosi tra la folla e spingendo per farsi strada ma sì, veniva verso di lui.
-Ehi Mit, ti va di bere qualcosa?
Il ragazzo annuì.
-Sì.

"I'm really glad you came, you know the rules, you know the game
Master of the scene
We've done it all before and now we're back to get some more
You know what I mean"


-Grazie di avermi accompagnata.
Sussurrò Aurora, guardandolo negli occhi mentre lo stringeva a sé.
-L'ho fatto volentieri. Mi piace Rosander, e poi è sempre bello vederti contenta.
Lei sospirò felice, senza lasciarlo andare. Molte amiche le avevano detto che prima o poi si sarebbe stancata. Che iniziare una relazione seria a quindici anni voleva dire buttare la parte più bella dell'adolescenza. Che a stare sempre con la stessa persona, fare le stesse cose, alla lunga si sarebbe stufata. Lei li aveva sempre ignorati. Non poteva farci niente, ogni volta che passava del tempo con Philip l'unica cosa che desiderava era altro tempo con Philip.

"Voulez-vous (ah-ha)
Take it now or leave it (ah-ha)
Now it's all we get (ah-ha)
Nothing promised, no regrets
Voulez-vous (ah-ha)
Ain't no big decision (ah-ha)
You know what to do (ah-ha)
La question c'est voulez-vous
Voulez-vous?"


Quando la canzone finì la magia si ruppe, e Edmund si accorse che Frannie lo stava fissando. Si era avvicinata a Fred e George, e parlava fitto fitto con loro ridacchiando, si accorse di avere ancora il braccio intorno alle spalle di Margaret e lo ritrasse. 
-Ti odio.
Le sussurrò a distanza, facendole la linguaccia.
-Hai detto qualcosa, Ed?
Chiese Margaret, tagliandosi una fetta di torta, che aveva scoperto essere panna e fragoline.
-No! Cioè... sì. Ormai ci sono tutti, che dici di aprire i regali?
Lo sguardo di lei si illuminò.
-Speravo che me lo dicessi! 
Fece cenno a Frannie di avvicinarsi.
-Vieni! Apro prima il vostro regalo.
Al sentire quelle parole l'amica saltò dalla gioia.
-Oh sì! Oh, sì! Ti piacerà moltissimo!
-Speriamo...
Aggiunse Edmund, con espressione preoccupata.
-Certo che le piacerà, Ed! È perfetto!
Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo. I due si avvicinarono alla pila di regali e Frannie frugò per trovare il loro, che era finito parecchio in fondo.  Era una scatola abbastanza piccola, di forma cubica, non tanto più grande di una da gioielleria. La ragazza scartò la carta da regalo nera con rifiniture dorate, e dentro trovò quello che sembrava un piccolo scrigno di legno nero con laccature in oro. Sembrava molto antico. Lei li guardò con aria interrogativa.
-Aprila.
La incoraggiò Frannie. Lei lo fece, e quello che trovò dentro la sorprese. Non era uni scrigno e neanche una scatolina, era una bussola. Molto vecchia, a giudicare dalle ammaccature. L'ago puntava fisso davanti a lei, in direzione di Edmund, che si trovava proprio tra loro e i pacchi da scartare. Il ragazzo trasalì, e Frannie con lui. Avrebbe dovuto prevederlo. Pensò in fretta a una soluzione.
-Mag, hai così tanta fretta di aprire tutti i regali?
Chiese ridendo. Il ragazzo a sentire quelle parole scosse la testa infastidito, come se si fosse appena vergognato del pensiero che sinora gli passava in testa.
"Margaret, mi devi un bel favore."
-Ehm, perché?
Chiese la ragazza, confusa.
-Questa non è una bussola normale, non punta al nord. Punta alla cosa che più vuoi al mondo.
Lei sgranò gli occhi affascinata, poi arrossì.
-Sì, sono molto curiosa per i regali, in effetti. 
La chiuse di scatto per evitare altri danni e mormorò
-È bellissima.
Stringendo entrambi gli amici in un abbraccio. Loro ricambiarono e restarono stretti per qualche secondo, poi l'abbraccio si sciolse.
-E vi sarà costata un patrimonio!
Frannie alzò le spalle.
-Ho fatto venire Sinister a Diagon Alley il mese scorso per vendermela. Con Dimitar trattare è stato facile. Sa essere molto minaccioso. Ma ora vediamo se funziona!
Esclamò Frannie, prendendogliela dalle mani a tradimento. La aprì, e precisa come un orologio svizzero puntò l'ago in direzione di Tony, che parlava con Fred e George dall'altra parte della stanza.
-Direi che è perfetta.
Commentò Edmund ridacchiando.
-Vuoi provare tu?
Chiese Margaret all'amico. Lui sbiancò.
-No, grazie. Ho... ho già tutto quello che voglio, al momento.
La ragazza alzò le spalle e infilò il regalo nella borsa.
-Siete gli amici migliori del mondo!
-Lo sappiamo!
Rispose Frannie, facendo ondeggiare i capelli. Aurora si avvicinò entusiasta ai ragazzi.
-Stai già aprendo i regali? Dovresti aprire quello mio e di Tony!
Le consigliò, sorridendo fiera. Margaret ricambiò il sorriso. Come avrebbe potuto dirle di no? Cercò il regalo tra i tanti e tirò fuori una busta di carta color oro, con un fiocco rosso. La aprì piano per non romperla, e ne tirò fuori un delizioso vestito color pesca, con la gonna a palloncino e uno scollo a cuore, e un damascato dorato lungo l'orlo della gonna.
-È bellissimo, Aurora. Grazie. 
-Prova a scuoterlo.
-Cosa?
-Agitalo, avanti. 
La ragazza, titubante, lo mosse appena tra la mani. Lentamente, il vestito da color pesca divenne color carta da zucchero. Margaret spalancò la bocca, ammirata.
-È davvero fantastico!
Mormorò, guardandolo con sincero apprezzamento.
-Dov'è Tony? Devo ringraziare anche lui!
Il regalo che aprì subito dopo, fu quello di Dimitar e Yvonne. Era il più piccolo, in una scatolina blu scuro chiusa da una piccola cerniera in argento. La fece scattare e lo aprì. Al suo interno, una sottile catenina in argento con tre ciondoli, ciascuno con lo stemma di una delle loro scuole di magia.
-Così ti ricorderai di noi quando saremo via.
Le disse Dimitar, alzando le spalle.
-È stata sua l'idea, ma l'ho scelta io la collana!
Specificò Yvonne, sorridendo fiera.
-Grazie ragazzi, davvero! È tutto così bello!
Aladdin e Jasmine le avevano regalato un bracciale di turchesi e lapislazzuli direttamente da Agrabah che aveva l'aria di costare quanto la sua testa, e aveva abbracciato Jasmine per due minuti consecutivi per ringraziarla. La squadra invece le aveva regalato un set di ginocchiere/cavigliere/scarpe da quidditch nuovo di zecca, con la firma di Lynch, il cercatore della nazionale irlandese. Edmund aveva fatto gli occhi a cuoricino per tutto il tempo, e Margaret pensò a malincuore che ogni tanto avrebbe potuto prestargli qualcosa. Laetitia le regalò, come al solito, un libro. L'edizione illustrata a tiratura limitata dell'Isola del Tesoro.
Quando aprì il regalo di Fred, George, Lee e Angelina però, accadde qualcosa di strano. Si era lasciata il regalo più grosso per ultimo, perché era sotto tutti gli altri. Lo afferrò titubante. Era coperto da una carta da pacchi piuttosto anonima. Lo scartò questa volta senza preoccuparsi di strappare la carta. Era un quadro. Un quadro molto bello, in una cornice semplice di legno bianco, raffigurante un vascello nel mare in tempesta. Aveva qualcosa di particolarmente affascinante, che rapiva lo sguardo.
-È magico, almeno così ci hanno detto...
-...non sappiamo cosa faccia, ma penso che prima o poi salterà fuori...
-... è particolare, e sappiamo che ti piacciono queste cose, quindi...
Ma la cosa più strana era lo sguardo di Edmund. Lo fissava incantato, come se ne fosse totalmente assorbito e non vedesse più nient'altro, e non sapesse dove si trovasse. Fu Frannie ad accorgersene.
-Edmund?
Il ragazzo non rispose, guardava il quadro con attenzione.
-Penso di aver già visto questo quadro.
Sussurrò. Margaret e Frannie si guardarono preoccupate.
-Penso fosse in camera di mio cugino Eustace.
-Ed, tutto bene?
-Mi ricorda qualcosa. Non sembra anche a voi che l'acqua si stia muovendo?
-Ok, ok, è abbastanza.
Disse Margaret, e lo avvolse nuovamente nella carta da pacchi. Il ragazzo sussultò  si riscosse. Lei lo ripose insieme agli altri con attenzione.
"Solo Fred e George potevano regalarmi un quadro maledetto."
Pensò, scuotendo la testa. Ma invece disse
-Grazie ragazzi. È molto bello.
Quando i regali furono finiti, ormai erano quasi le dieci. I primi invitati iniziarono a dileguarsi. Yvonne e Philip furono i primi ad andarsene, poi Angelina e la squadra di Quidditch. Aladdin e Jasmine decisero alle dieci e un quarto che era ora di andare. Entro le dieci e mezza gli ultimi rimasti erano Margaret, Edmund e Frannie, i gemelli Weasley, Lee Jordan, Dimitar e Laetitia. Frannie sospirò.
-Beh, era ora! Stavo giusto aspettando che rimanessimo in pochi!
Esclamò, frugando nella borsa.
-Su, venite qui, resta solo mezz'ora! 
Esclamò, sedendosi sul pavimento. I gemelli furono i primi a imitarla, seguiti da Dimitar. Edmund li seguì un po' titubante, poi le altre due.
-Quale altro asso nella manica che disapproverò ci hai riservato, Fran?
Chiese Margaret sospettosa.
-Oh, eccola!
Esclamò lei, tirando fuori una bottiglia di assenzio dalla borsa, di quelle compratele da Edmund.
-Wow, il gioco si fa duro! 
Mormorò Fred sogghignando.
-Assolutamente no! Manca solo mezz'ora, potrebbe passare Piton a controllare!
Disse Margaret a bassa voce, ma in tono deciso.
-Vorrà dire che tra mezz'ora dovremo averla finita!
Le rispose Edmund.
-Dai Rosander, fallo per noi...
La supplicò George.
-È il mio compleanno, dovreste fare voi qualcosa per me! 
-Ha ragione!
Convenne Laetitia sorridendo. Frannie alzò le spalle e stappò la bottiglia. Dimitar sorrise e appellò dei bicchieri.
-Frannie!
Esclamò Margaret, oltraggiata.
-Tanto lo so che lo vuoi anche tu!
Liquidò lei, mentre Dimitar le passava i bicchieri. Gliene porse uno pieno. Lei lo guardò ostile, ma lo afferrò. Gli altri sorrisero. Quando tutti ebbero il loro bicchiere, Frannie si sedette più comoda.
-È stata una bella festa, Rosander.
Disse Lee, prendendo un sorso.
-Grazie. Voi siete stati molto carini.
-Non è bellissimo? Tra poco ci sono i corsi di smaterializzazione! E la prossima estate potremo usare la magia!
Sospirò Edmund, annusando l'assenzio nel bicchiere.
-Già, l'anno prossimo potremo duplicare i soldi babbani per andare al cinema!
Propose Frannie.
-Cinema? Cos'è?
Chiese George confuso.
-Se ascoltassi le lezioni di babbanologia lo sapresti!
Rispose Edmund ridendo.
-Da quando tu ascolti le lezioni?
Chiese Fred scettico.
-Babbanologia sì. É divertente!
Si difese lui.
-La prossima volta voglio venire anche io con  voi al cinema! Ci sono dei film che devo assolutamente vedere l'estate prossima!
Si inserì Laetitia, che aveva quasi finito il bicchiere ed era un po' alticcia.
-Davvero? E quali? Non mi sono ancora informata!
-Uno si chiama Pocahontas, è della Disney... parla degli indiani d'America, dicono che sarà un capolavoro! Poi ce n'è uno che si chiama Jumanji, mamma dice che lo stanno pubblicizzando così tanto che deve essere bello per forza! È un fantasy. E poi c'è questo cartone che...
-Cartone! Amo i cartoni!
La interruppe Frannie, sorridendo da un orecchio all'altro.
-Sì, anche io. Questo pare sarà diverso dagli altri. Il primo cartone in 3D! Con i disegni fatti al computer! È di uni studio nuovo, ne parlano tutti... mi pare si chiami Toy Tale o qualcosa del genere...
Edmund e Frannie si guardarono eccitati e Margaret sorrise. Portare loro era più divertente di portare due bambini. 
-Un brindisi al cinema, quindi!
Esclamò Fred, sollevando il bicchiere.
-Al cinema! 
Risposero tutti in coro, bevendo un sorso.
-E uno a Rosander!
Continuò George, sollevando il suo. Tutti lo imitarono e ne bevvero un altro, Laetitia tossì.
-Siete strani, voi inglesi.
Disse a un certo punto Dimitar, guardandoli con gli occhi lucidi 
-Tutto ok, Mit?
Chiese Frannie, guardandolo preoccupata.
-Forse ha bevuto troppo! 
Azzardò Jordan.
-Parlate del mondo babbano così, tranquillamente... ci andate in gita... lo studiate a lezione... da noi qveste cose non esistono. Non è un male il vostro, è solo... strano. Prima lo avrei trovato strano. Ora penso che siamo strani noi. È normale?
Laetitia sorrise come se le avessero detto che aveva appena vinto il Torneo Tremaghi.
-È questo lo scopo del torneo, credo.
-Qvesto viaggio mi cambia in un modo che non mi sarei mai aspettato, davvero.
-Ti capisco, sai? Anche io quando sono andata a Uagadou sono cambiata molto. Vedere le cose da un'altra prospettiva cambia tutte le carte in tavola. E quando torni a casa anche se tutto è rimasto uguale ti sembra tutto diverso, non capisci più nulla.
-Ehi, ehi, ehi! Da quando abbiamo deciso di essere così malinconici? Non è una festa questa?
Chiese Edmund, mandando giù un altro sorso e sorridendo.
-Sì, caspita! È la mia festa!
Esclamò Margaret, finendo il bicchiere di colpo.
-Wow Rosander, è una sfida questa?
Chiese Fred, e senza aspettare risposta bevve tutto il contenuto del bicchiere. Frannie e Edmund si guardarono e li imitarono, seguiti da Dimitar e poi da George e Lee. 
-Scusate ragazzi, non ce la faccio!
Borbottò invece Laetitia, spingendo avanti il bicchiere, ancora vuoto per metà. Era molto pallida e si teneva la pancia.
-Mi sa che hai esagerato, Laets!
Esclamò Margaret ridacchiando. Dimitar alzò le spalle e afferrò anche il bicchiere della ragazza.
-Un giorno riuscirò a farti ubriacare, Mit.
Disse Frannie guardandolo con aria di sfida.
-Devi solo provarci.
Rispose il ragazzo sorridendo. Margaret iniziava a vedere annebbiato, la stanza dondolava leggermente. Sorrise. Era una bella sensazione. Si appoggiò al fianco di Edmund con la schiena, dato che il ragazzo era seduto accanto a lei. Se fossero stati entrambi sobri sarebbe stato imbarazzante, ma non lo fu affatto. Come sentì il peso di lei, il ragazzo guardò di lato, vide una montagna di capelli ricci premere sul suo maglione e sorrise leggermente. Quella giornata era iniziata in modo perfetto e stava finendo in modo perfetto, per tutti e due. Dopo qualche minuto che Margaret si crogiolava nel suo relax dato dai fumi dell'alcool, mentre gli altri chiacchieravano amabilmente, le cadde l'occhio sull'orologio nuovo.
-Per la barba di Merlino!
Esclamò lei, scattando in piedi.
-Cosa... cosa c'è?
Chiese Edmund spaventato. Gli altri ammutolirono  la guardarono perplessi.
-Sono le undici meno due minuti!
Il panico. Si alzarono in piedi di corsa, Fred e George appoggiandosi a Lee e facendolo cadere a terra. Disincantarono i lampadari, pulirono il tavolo, tirarono fuori le sedie, le ingrandirono, risistemarono i banchi, e quattro minuti di orologio dopo avevano finito. Il coprifuoco era passato da due minuti. Frannie mise i regali di Mag nella sua borsa estesa, e se la infilò a tracolla.
-Se passa Pix siamo fritti.
Sussurrò Margaret, spiando fuori dalla porta socchiusa.
-Nei sotterranei non viene mai. Rischierebbe di incontrare il barone. 
Rispose George a bassa voce. Uscirono quatti dalla stanza.
-Spero non abbiano chiuso le porte o sono morto.
Mormorò Dimitar, mentre percorrevano i sotterranei.
-Grazie dell'invito Margaret. Se non torno sapete perché. 
Disse accomiatandosi, quando si dovettero separare davanti all'entrata della Sala Comune di Serpeverde. 
-Andate, ci pensiamo noi a lei. La sua torre è adiacente alla nostra.
Sussurrò Lee, indicando Laetitia, sorretta da Fred e George. Sembrava molto brilla ma di buon umore.
-Buonanotte ragazzi! 
Esclamò lei a voce alta.
-Shhhhhhh!
Tuonarono tutti in coro.
-Tenetela a bada, ok?
Sussurrò Edmund ai ragazzi.
-Sì, sì. Buona notte.
Mormorò George, e iniziarono a portarla su per le scale.
-Spero non li becchino...
Disse Margaret, mentre varcavano la porta della Sala Comune.
-Sono Fred e George. Ne sanno una più del diavolo! 
Liquidò Edmund con un'alzata di spalle.
-Beh, ci siamo allora. Buona notte Ed.
-Buona notte Frannie.
I due si abbracciarono brevemente davanti all'entrata dei dormitori.
-Ancora auguri Margaret.
Le disse lui, posandole una mano sulla spalla e guardandola negli occhi. Lei abbassò lo sguardo.
-Grazie.  Buona notte.
Mormorò tra le labbra, e si affrettò a tornare nel dormitorio. Era arrossita. Frannie fece l'occhiolino all'amico e sparì anche lei oltre la porta. Margaret si stava già togliendo le scarpe, in silenzio. Miles e Jasmine già dormivano.
-Odio queste cose infernali.
Sussurrò a Frannie vedendola entrare, lei sorrise.
-Te la sei cavata bene, però.
-Perché ho la sensazione che non stia parlando delle scarpe? L'amica non rispose ma si limitò ad alzare le spalle.
-Sai, Aurora mi ha detto alla festa che Tony non voleva invitare Luna, lo ha fatto per sbaglio. Dice che glielo ha raccontato Cedric, che era lì. Sapevo che c'era qualcosa che non andava.
-Non ti arrendi proprio mai, eh?
-Mai e poi mai.
Si cambiarono in silenzio e si infilarono sotto le coperte.
-Goditi gli ultimi minuti del tuo compleanno, Mag. Buona notte.
Sussurrò Frannie, rigirandosi nel letto.
-Buona notte, Fran.
E Margaret lo fece. Chiuse gli occhi e si rese conto che, per quel giorno, la avevano fatta sentire speciale.
 
*
 
-Caspita, dove l’hai preso questo?
Esclamò Mag quando Aurora posò sul tavolo di legno il suo lungo vestito nero con motivi floreali dorati che partivano dall’orlo della gonna e arrivavano sempre più numerosi allo scollo a cuore.
-Me lo hanno fatto le mie ziette! Dicono di averlo cucito a mano… Io ho fatto finta di averci creduto1.
Rispose la ragazza con un gran sorriso.
-È bellissimo!
Disse Elsa passandoci sopra una mano, poi sollevò il viso per guardare le altre.
-Chi manca a parte Laets?
-Nessuno, ci siamo tutte!
Rispose Frannie tirando fuori dalla borsa il suo abito acquistato a fine agosto e posandolo accanto agli altri cinque.
Mag, Frannie, Aurora, Jasmine e Elsa si sedettero al tavolo su cui ognuna di loro aveva posato il proprio vestito per il Ballo del Ceppo. Qualche giorno prima si erano accordate per trovarsi insieme e apportare qualche modifica per migliorarli così, la mattina della Vigilia, dopo colazione, si erano impossessate della Stanza delle Necessità per svolgere indisturbate quel lavoro. Erano tutti abiti piuttosto semplici, a parte quello di Aurora, che era già praticamente finito. Mag aveva acquistato un abito blu notte con uno scollo a V non troppo pronunciato e la gonna di tessuto leggero che faceva intravedere le gambe da poco sopra il ginocchio in giù; Frannie, in onore della sua Casa, aveva optato per un vestito lungo verde scuro in tulle e aspettava con trepidazione qualche modifica da parte di Elsa o Aurora; Jasmine invece era arrivata con uno degli abiti più belli che Mag avesse mai visto: gonna e corpetto azzurri e sulla schiena un elaborato intreccio dorato. Tutti si sarebbero voltati per guardarla e ammirarla. Anche Elsa aveva portato il suo abito ed era semplicemente magnifico, di un colore indaco chiaro, con le maniche a tre quarti, lo scollo a barca e tanti piccoli fiorellini che diventavano sempre più radi lungo la gonna. Diceva che avrebbe voluto modificarlo ma erano tutte d’accordo sul fatto che fosse perfetto così.
-Allora, da chi partiamo?
Chiese Elsa sfoderando la bacchetta. Lei e Aurora erano le più portate per questo tipo di magia.
-Se volete iniziare dal mio, tanto non c’è bisogno di decorarlo troppo…
Azzardò Mag con tono evasivo.
-Perché, scusa?
Chiese Frannie alzando gli occhi al cielo, sapendo già la risposta.
-Beh, perché ci vado con Ed, da amici!
Elsa e Jasmine si scambiarono uno sguardo interrogativo.
-…E Edmund non merita di vederti vestita bene?!
Chiese Frannie dandole una gomitata. Mag le rispose con uno sguardo omicida.
Notando una certa tensione fra le due, Elsa si schiarì la voce e puntò la bacchetta verso il vestito di Mag. A poco a poco apparvero sul tessuto blu notte delle lucine argentate, come se sull’abito fosse calata la notte e con essa fossero sopraggiunte anche le stelle. Dopo un minuto erano apparse tutte e brillavano come una notte stellata in alta montagna, sembravano vive. Mag lo prese fra le mani, commossa.
-Ma è…bellissimo!
Mormorò.
-Caspita, starai benissimo!
Esclamò Frannie pensando alla faccia che avrebbe fatto Edmund vedendola vestita in quel modo. Quasi quasi avrebbe rinunciato al suo piano di lasciarli da soli per assistere all’espressione da pesce lesso dell’amico.
-Vi piace? Ti consiglio di mettere delle scarpe col tacco, così sembrerai più slanciata!
Disse Elsa.
-Sì, lo avevo già messo in conto… Spero di sopravvivere alla serata!
Scherzò Mag.
-Al massimo togli le scarpe o ti fai portare in braccio da Edmund!
Disse Jasmine con finta noncuranza. Dall’espressione oltraggiata che assunse Mag e dalla risatina di Frannie capì di aver detto una cosa poco gradita, ma ne avrebbe riso più tardi con Frannie, in privato. Ultimamente si stava facendo contagiare dalle elucubrazioni di Frannie su quei due.
-Va bene, passiamo al mio!
Disse Frannie per cambiare argomento. Sollevò il suo abito e lo mise davanti a Elsa e Aurora, che lo osservarono con attenzione.
-Hai qualche idea?
Chiese Frannie ad Aurora. L’abito era semplicissimo, di tessuto leggero, senza maniche ma con le stole, e necessitava qualche miglioramento.
La ragazza le propose qualche aggiunta  al corpetto; quando mosse la bacchetta lo scollo venne arricchito da dei motivi argentati in pizzo che la resero ancora più elegante, dopo un attimo di riflessione apparvero anche sull'orlo della gonna. Ora era proprio perfetto.
-Eccomi! Scusate!
Disse una voce alle loro spalle. Laetitia entrò nella stanza trafelata, portando una borsa che aveva l’aria di essere piuttosto pesante.
-Non ti preoccupare!
Disse Elsa andandole incontro per stringerla in un breve abbraccio.
-A che punto siete? Cavolo, è tuo Frannie?!
Esclamò la ragazza guardando i vestiti sul tavolo.  
-Sì, bello, vero? Lui s’innamorerà di me!
Rispose Frannie con gli occhi che brillavano.
Pensando che si riferisse a Luc, il suo accompagnatore, Aurora le disse che sarebbe accaduto di sicuro. Frannie era elettrizzata.
-Che ne dici di qualcosa sulla schiena?
Disse Elsa avvicinandosi di nuovo al vestito della ragazza.
-Perché no!
Elsa mosse la bacchetta e apparvero dei piccoli smeraldi sul tessuto che altrimenti sarebbe stato trasparente.
-Perfetto! Grazie, è bellissimo!
Una volta finito il vestito di Frannie, che non faceva che ripetere che era il più bello di tutti e che sicuramente tutti lo avrebbero notato e amato, passarono all’abito di Laetitia. Il suo era azzurro, aveva le maniche e un cinturino in vita; Elsa fece apparire dei puntini bianchi simili a fiocchi di neve, che a Laets piacevano tanto.
Mancava solo quello di Jasmine, al quale aggiunsero solo dei brillantini nell’intreccio dietro alla schiena. Anche a Elsa aggiunsero dei brillantini sulla gonna.
-Ci vai con Hans, quindi?
Chiese Laets sperando in una risposta negativa.
-Alla fine sì, ci siamo messi d’accordo solo ieri…
Rispose Elsa arrossendo e abbassando il viso.
-Ma non state insieme?
Chiese Mag incuriosita. Ogni tanto li vedeva pomiciare in giro per il castello, era convinta che stessero insieme ufficialmente.
-Beh, è un po’ complicato…
Rispose Elsa con tono evasivo. Mag pensò che fosse in imbarazzo a parlarne con lei, che era la ex del ragazzo di cui era evidentemente innamorata, ma dallo sguardo di Laets capì che fra i due c’erano dei problemi di cui nessuno eccetto loro era a conoscenza.
Mentre tornavano in Sala Comune Mag e Frannie parlarono di quel che avevano sentito, incuriosite da quel nuovo pettegolezzo.
Una volta varcato il passaggio trovarono Edmund seduto accanto al camino a giocare con Arcobaleno, mentre Jaime sonnecchiava beatamente accanto a lui. Vedendo la padrona arrivare, la Puffola Pigmea strillò con la sua vocina e le saltò sulla spalla, mentre Jaime si degnò appena di aprire gli occhi per controllare che Mag fosse con lei.
-Ciao Ed!
Disse Mag sedendosi sulla poltrona di fronte a lui.                                        
-Ciao ragazze!
Esclamò il ragazzo illuminandosi in volto.
Frannie prese posto accanto all’amico, ma prima prese il gatto di Mag e lo passò alla padrona.
-Ma che fai?!
Sbottò Mag sentendo il lamento irritato della bestiola che aveva dovuto interrompere il suo sonnellino pomeridiano.
-Non ci stiamo in tre.
Rispose Frannie con semplicità. In realtà avrebbe preferito che Mag la smettesse di scappare da qualsiasi contatto con Edmund, così aveva vendicato l’amico a modo suo.
-Come vuoi.
Borbottò Mag accarezzando con noncuranza il gatto che a quel punto si era stiracchiato e aveva iniziato a fare le fusa.
-Allora, si può sapere cosa stavate facendo?
Chiese Edmund incuriosito.
-Top secret.
Rispose Frannie prima che Mag aprisse la bocca per rivelargli tutto. Edmund alzò le spalle, convinto che si trattasse di qualcosa inerente il suo regalo di Natale.
-Mary Sue sta girando per la Sala Comune in cerca di un accompagnatore. Mi avete lasciato da solo e lei si è avvicinata a me.
Disse Edmund a un certo punto, vedendo che le due non gli dicevano nulla.
-Che cosa?!
Chiese Frannie sbarrando gli occhi, mentre Mag blaterò un “Stai scherzando?”
-No, non scherzo! Si è avvicinata e mi ha detto ‘Ciao Edward, con chi vai al ballo?’ così, senza quasi avermi mai parlato prima.
Disse Edmund cercando di trattenere le risate.  
-“Edward?!”
Ripeté Mag, che già stava ridendo di gusto.
-Pessima!
Disse Frannie in preda alle risate, reggendosi alla spalla dell’amico.
-Sì, non sa neanche il mio nome e ci è rimasta male quando le ho detto che ero già a posto!
Continuò il ragazzo scoppiando a ridere.
-Visto? Invitando Mag ti sei salvato la vita, dovreste ringraziarmi!
Disse Frannie con nonchalance. Mag smise di ridere all’istante e arrossì violentemente. Anche Edmund si imbarazzò, ma continuò a ridere lo stesso, cercando di far finta di niente.
-…Beh ma anche se fossi stato solo non saresti andato con lei, no?
Chiese Mag muovendosi a disagio sulla poltrona. Edmund la guardò negli occhi per un attimo e fece un sorriso che le fece sciogliere il cuore.
-Piuttosto ci sarei andato con l’Ungaro Spinato, ve lo assicuro!
Rispose Edmund cercando di sdrammatizzare.
Ma se tu non avessi accettato non ci sarei andato e basta” pensò senza dirlo ad alta voce.
Rimasero a ridere per qualche minuto, poi passarono all’argomento Natale. Nel pomeriggio avrebbero spedito i regali con Dante e Silver.
-Preferivo la Sala Comune l’anno scorso…
Disse Edmund a un certo punto. L’anno precedente erano rimasti solo loro tre e Jasmine per le vacanze natalizie, rendendo la Sala Comune tranquilla e silenziosa come mai prima, mentre quell’anno tutti gli studenti dal terzo anno in su salvo poche eccezioni erano rimasti a Hogwarts in vista del Ballo del Ceppo.
-Sinceramente anche io.
Disse Mag facendo una smorfia quando arrivò uno strillo da un angolo dove alcune ragazzine molto rumorose stavano ridendo guardando Malfoy e Zabini.
Il resto della giornata passò nella tranquillità totale. Dopo pranzo rimasero con Fred e George a giocare pigramente a Spara-Schiocco e a Dama, finché non fu pieno pomeriggio e ognuno andò nella propria Sala Comune per finire di impacchettare gli ultimi regali. Quell’anno la maggior parte dei loro amici era rimasta a Hogwarts, per cui non c’era bisogno di spedirli via gufo.
-Mi annoio.
Borbottò Edmund quando finì di impacchettare il regalo per Susan.
-Allora aiutaci con questi!
Disse subito Frannie, indicando quattro scatole sistemate fra lei e Mag.
-Poi però andiamo a fare un giro?
Chiese prendendo la prima confezione di Cioccorane destinata a Elsa.
-Dove vuoi andare?
Chiese Mag senza sollevare lo sguardo dal pacchettino rosa a cui stava mettendo un fiocco dorato.
-Non so, fuori in cortile? Non ne posso più di stare dentro al castello, e poi ha smesso di nevicare!
-Va bene, io ci sto!
Disse Frannie, felice che il ragazzo non fosse più nello stato di perenne malinconia dell’anno precedente. Si sentiva che non c’erano più i Dissennatori: la loro presenza era impercettibile perché agivano sulla mente e sulle sensazioni, ma quando erano stati cacciati a giugno avevano sentito tutti il cuore più leggero, chi più chi meno.
-Anche io! Tanto ho quasi finito!
Disse Mag con un sorriso.
Quando uscirono dalla Sala Comune avevano tutto pronto per il giorno seguente. Passarono davanti alla Sala Comune e trovarono Vitious e la McGranitt che discutevano su come addobbare la Sala Grande il giorno seguente.
-…Secondo me è troppo!
Borbottò l’insegnante di Incantesimi.
-Madame Maxime ha detto che loro hanno le fate che cantano, vediamo di averle anche noi!
Sibilò la McGranitt in preda all’ansia competitiva.
I tre ragazzi passarono davanti ai due professori e si sforzarono di non ridere. Uscirono all’aperto, pronti per una bella passeggiata in mezzo alla neve.

 
*

La mattina di Natale la prima a svegliarsi fu Margaret. Aveva dormito piuttosto male, agitata per ciò che l’aspettava quella sera, così dopo le sette non era più riuscita a chiudere occhio; decise che avrebbe aspettato per un’oretta e poi avrebbe svegliato le sue compagne di stanza, tanto con tutti i regali che le attendevano ai piedi dei loro letti non si sarebbero offese più di tanto per un risveglio forzato. Provò ancora a riaddormentarsi, ma era inutile. A un certo punto si chiese se Edmund fosse già sveglio, cosa molto probabile, così, cercando di non fare troppo rumore, prese il suo specchietto magico fra le mani. Purtroppo da una parte mostrava il soffitto della stanza in cui si trovavano lei e Frannie, dall’altra invece era nero, segno che Edmund doveva averlo lasciato in un luogo chiuso. Sbuffò cercando di non fare troppo rumore e lo ripose sul suo comodino, girato, senza accorgersi che Edmund, dall’altra parte dello specchio, lo aveva appena preso in mano e controllava se Mag o Frannie fossero già sveglie.
Dopo mezzora Mag ringraziò che Miles si fosse svegliata, così le due iniziarono a parlottare svegliando Jasmine e Frannie.
-Dovete proprio fare tutto questo chiasso?
Borbottò Frannie con la voce impastata dal sonno, quando Miles iniziò a scartare il primo pacchetto facendo parecchio rumore.
-Buon Natale, Fran!
Esclamò Mag con un gran sorriso.
La ragazza aprì gli occhi ma non si mosse. Dovevano essere le otto di mattina e avrebbe preferito dormire almeno un’altra ora.
-Frannie!
Una voce maschile arrivò dallo specchio sul suo comodino bassa e ovattata. Mag era ancora seduta sul letto, così afferrò lo specchio dell’amica, che era ancora intontita dal sonno.
-Ed, sei sveglio?
Chiese Mag sorridendo ancora più di prima quando vide il volto del ragazzo nello specchio.
-No, sono sonnambulo!
Rispose il ragazzo ridacchiando
Dalle coperte di Frannie arrivò una risata soffocata.
-Questa è buona, Ed!
-Venite in Sala Comune ad aprire i regali?
-…Dammi cinque minuti
Borbottò Frannie.  
Quando anche Jasmine fu sveglia, le tre presero i loro regali e li portarono nella sala comune per aprirli insieme a Edmund. Lo trovarono seduto sul tappeto intento ad aprire il regalo da parte di Susan e Lucy. Frannie posò i suoi regali a terra, seguita da Mag e Jasmine, e corse ad abbracciarlo per fargli gli auguri. Edmund si alzò in piedi per salutarle.
-Buon Natale!
Disse Mag abbracciandolo velocemente.
-Hai già iniziato senza di noi?!
Chiese Frannie sedendosi per terra e osservando la cintura di cuoio che aveva appena scartato il ragazzo.
-Ho aperto solo questo, non preoccuparti!
Disse il ragazzo scompigliandole i capelli.
Nella sala non c’erano molte persone, la maggior parte o stava ancora dormendo oppure stava aprendo i regali nel dormitorio, come Miles, che era andata nel dormitorio maschile ad aprire i regali con Adrian. Su un ampio tavolo erano apparsi i dolci di Natale, così Edmund appellò qualche pasticcino e varie fette di torta per lui e per le amiche.
Mentre sgranocchiavano il cibo iniziarono ad aprire i regali. I gemelli Weasley avevano inviato a tutti e tre un assortimento delle loro creazioni: qualche Merendina Marinara (sopra al biglietto c’era scritto “Anche i secchioni ne hanno bisogno qualche volta”), unito a una gran quantità di dolcetti fatti in casa e qualche bacchetta magica incantata.
-Non so quanto potrebbero servirmi le Merendine Marinare!
Disse Mag ridacchiando.
-Magari un giorno ti accorgerai finalmente che Ruf è noioso… E preferirai vomitare piuttosto che ascoltarlo!
Azzardò Frannie.
-Non se ne accorgerebbe neanche!
Disse Mag scuotendo la testa mentre apriva il regalo dei suoi genitori, un maglioncino verde scuro.
-Me ne accorgerei io e ne approfitterei per portarti via e saltare la lezione!
Borbottò Edmund con noncuranza mentre apriva un altro regalo.
-Oh, grazie!
Disse Mag arrossendo e sforzandosi di prendere quella specie di dichiarazione di amicizia come tale, non come una dichiarazione di amore.
Frannie intanto, facendo finta di non notare gli sguardi imbarazzati e innamorati dei due amici, aveva aperto il regalo di Edmund e aveva trovato un braccialetto d’argento a forma di serpente con delle pietruzze verde smeraldo.
-Che bello, lo metto stasera insieme alla collana di Esme e all’anello di Draco!
Disse Frannie stampando un sonoro bacio sulla guancia dell’amico.
Edmund scartò finalmente il regalo di Mag e Frannie. Si trattava di una felpa dei Tornados, la sua squadra di Quidditch preferita. Era così felice che la infilò subito sopra al pigiama prima ancora abbracciare le amiche per ringraziarle.
-Se ti piace così tanto potresti metterla questa sera!
Ridacchiò Frannie staccandosi dall’abbraccio.
-Per me non c’è problema, tanto è in tinta col mio vestito!
Disse Mag sorridendo timidamente.
-Ci penserò!
Disse Edmund stringendola forte a sé e sussurrandole un grazie all’orecchio, facendola rabbrividire.
Mag tornò a sedersi e aprì il regalo di Frannie, una collana in argento con delle finissime pietre blu.
-La metto questa sera di sicuro! Grazie Fran!
-Ti starà benissimo!
Disse Frannie prima di emettere uno squittio emozionato
-Lupin mi ha scritto!
Prese fra le mani una lettera e la scartò alla velocità della luce. Non doveva essere molto lunga, così dopo pochi istanti la stava già stringendo al petto.
-Oh, è così dolce!
Disse con aria sognante e passandola a Mag per farla leggere anche a lei.
-Si è ricordato anche di me! “Ti prego di estendere i miei migliori auguri anche a Rosander e Pevensie… Oh!
Esclamò quasi commossa.
Mentre scartavano il resto dei regali parlando di quanto fosse tenero Lupin, nella sala comune planò Silver con un pacco stretto nel becco. Mentre Edmund prendeva il regalo dal suo falco, Jaime andò a nascondersi dietro a Mag.
-È di Peter!
Esclamò accarezzando la testolina di Silver.
Scartò il regalo e vi trovò uno strano oggetto composto da un cerchio in legno flessibile dal quale partivano varie perline e tre grosse piume di aquila.
-Che cos’è?
Chiese Mag tenendo fra le mani il libro che le aveva regalato Laetitia.
Edmund prese il bigliettino e lesse ad alta voce.

“Buon Natale, Ed! Sono in America con una tribù di Nativi Americani e hanno aiutato me e Casp a fabbricare per te questo Acchiappasogni. Dovresti appenderlo sopra al letto! Ci hanno spiegato che il cerchio rappresenta il ciclo della vita e l’universo, le perline invece trattengono i brutti sogni, che svaniscono con le prime luci del mattino lasciando i sogni positivi liberi di fluire, e infine le piume simboleggiano l'aria e il volo degli uccelli. Spero che ti piaccia!” 

Quando ebbe finito di leggere prese di nuovo in mano l’oggetto e lo scrutò con rinnovata attenzione.
-Che bel regalo!
Disse Frannie con un sorriso.
-…E io che gli ho spedito qualche Cioccorana e un paio di pasticcini rubati nelle cucine!
Disse Edmund sentendosi enormemente in colpa per la disparità di valore fra i due regali.
-Li apprezzerà di sicuro! Magari non mangia una Cioccorana da mesi e la amerà più di quanto tu stia amando il suo regalo!
Disse Mag.
-Non hai tutti i torti!
Disse Edmund con un sorriso.  
Quando ebbero finito erano tutti molto felici e pronti per affrontare la lunga giornata che li attendeva. Frannie era felicissima per la borraccia auto-riscaldante e auto-raffreddante che le aveva regalato Mag, la cui superficie era decorata con l’immagine di un paesaggio della Savana. Invece Laets le aveva regalato il libro di un autore Babbano che era sicura le sarebbe piaciuto; Draco era passato a salutarli e le aveva regalato un cuscino di velluto verde con sopra ricamato un serpente argentato. Il regalo di Tony invece consisteva in due candele: una profumava di gigli, l’altra invece aveva un profumo buonissimo ma indefinito.
 
Carissima Frannie,
Mi era sembrato di capire che ti piacesse il profumo dei gigli di mare… e del mare. Spero che ti piacciano! Buon Natale!
Tony
 
-Ecco di cosa sa! È aria di mare!
Disse Mag quando Frannie gliela passò per farsi aiutare a capire quale fosse il profumo.
-Lo amo! ‘Carissima Frannie’Oh!’…Quando ci vedremo in Sala Grande dovrete tenermi, altrimenti è la volta buona che lo bacio!
Disse la ragazza estremamente esaltata.
Intanto Mag si era messa a scartare il regalo di Edmund con il cuore che le martellava nel petto.  
-Ok, staremo attenti!
Disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo e tornando a guardare Mag che si era messa a studiare con aria concentrata il modellino di nave pirata che lui le aveva regalato.
-…La polena è bellissima!
Disse Mag ammirando l’angelo intagliato nel legno scuro. Edmund le andò vicino per osservarla meglio. Ogni tanto però alzava gli occhi su Mag, per godersi la vista di lei felice a causa sua.
-Sì, ce n’era anche con una sirena ma ho letto che questa è più simile alla nave di quel pirata che ti piace tanto…
Lo sguardo che gli rivolse Mag era così pieno d’amore che per un attimo Frannie e Jasmine furono convinte che il momento di Margaret e Edmund fosse arrivato, ma poi lui distolse lo sguardo, consapevole che le altre due ragazze li stavano guardando e giocherellò con l’orlo della felpa guardando altrove, mentre Mag arrossì e abbassò il viso, sforzandosi di concentrarsi sul sartiame della piccola nave.
-È perfetta.
Mormorò imbarazzata.
Frannie ridacchiò, poi cercò subito di darsi un contegno e tornò a parlare di Tony, mentre Jasmine spedì i suoi regali nel dormitorio e disse che andava a cercare Aladdin.
-Io direi di fare colazione!
Esclamò Edmund alzandosi in piedi.
-Ma se l’abbiamo già fatta!
Disse Mag sedendosi sul divano con ancora la nave in mano.
-Ma io ho ancora fame!
Protestò Edmund mandando i suoi regali nel dormitorio con un colpo di bacchetta.
-Anche io ho ancora fame! Se vuoi puoi rimanere qui giocare con la tua barchetta mentre io e Ed mangiamo la tua parte!
Propose Frannie facendo la stessa cosa che aveva appena fatto Edmund.
La ragazza ridacchiò, portò i suoi regali nel dormitorio a mano per paura che si rompessero e tornò saltellando dai due amici che avevano portato al divano varie fette di torta e il tè caldo. Rimasero a chiacchierare per un’ora e mezza, poi andarono a cambiarsi e sistemarsi per il pranzo. Mag indossò il maglione verde scuro che le aveva regalato Aurora insieme a una gonna nera a vita alta, mentre Frannie optò per una gonna nera e un maglioncino rosa. Quando scesero videro che Edmund aveva tenuto la felpa dei Tornados e ne furono felici.
Non avevano mai visto la Sala Grande addobbata in maniera così grandiosa. Dal soffitto incantato scendeva candida la neve, mentre ai lati troneggiavano i soliti dodici abeti adornati di qualsiasi cosa, dai bastoncini dolci a lucine di tutti i colori. Ogni due metri c’era una ghirlanda di alloro dalla quale uscivano fatine che intonavano le canzoni natalizie più belle; quando i tre passarono davanti alla prima erano a metà di Welcome Christmas, che Mag prese a canticchiare con gioia.
Laetitia venne loro incontro per fare gli auguri.
-Buon Natale! Grazie per i vostri regali, sono bellissimi!
Disse con un gran sorriso prima di abbracciarli ad uno ad uno.
Al tavolo dei Serpeverde trovarono Dimitar seduto accanto a Viktor Krum. I due parlavano fitto fitto nella loro lingua ma sembravano piuttosto felici: forse il Natale li aveva resi più ben disposti l’uno nei confronti dell’altro. Vedendoli arrivare Dimitar salutò il compagno e andò incontro ai tre amici.
-Buon Natale!
Disse Frannie abbracciandolo per prima.
-Buon Natale a foi! Crazie per regalo!
Prese dalla tasca la cuffia verde con il pompon grigio che gli avevano regalato. Probabilmente aveva lasciato in camera sua la foto incorniciata di loro a Hogsmeade che gli avevano inviato.
-Io messa per uscire dal Castello!
Aggiunse con un gran sorriso.
-Bene!
Disse Mag dandogli un bacio sulla guancia.
-Anche io regalo per voi!
Aggiunse Dimitar. Mosse la bacchetta e dalla tasca uscirono una bottiglia di Vodka, che diede subito a Frannie, altre due bottiglie piene di un liquido ambrato e una scatola al cui interno c’era un dolce che nessuno dei tre aveva mai visto.
-Qvesta Vatrushka, mia mamma ha spedito per voi!
Disse affidando la scatola a Edmund. Infine diede a Mag due bottiglie piene di un liquido ambrato che sembrava birra.
-Qvesto invece è Syt’, vi piacerà, spero! È fatto con miele e spezie!
-Oh, grazie!
Esclamò Mag.
-…Fran, metti via quella bottiglia prima che ci veda la McGranitt!
-La custodirò a costo della vita!
Disse Frannie con gli occhi che brillavano, poi abbracciò di nuovo l’amico. 
-Dobbiamo assaggiarli insieme! Magari nei prossimi giorni!
Propose Mag.
-Hai ragione, non vedo l’ora!
Disse Edmund.
-…Però questi possiamo mangiarli subito dopo pranzo!
-Perfetto!
Disse Frannie rimpicciolendo la bottiglia e mettendosela in tasca.
-…Ora scusatemi ma vado a salutare Tony! Arrivo subito!
Lasciò i tre a prendere posto e si diresse verso il tavolo dei Tassorosso, dove Tony aveva appena preso posto vicino ai suoi compagni di classe. Frannie notò con un tuffo al cuore che portava stretta al collo la sciarpa dei Cannons che gli aveva regalato.
-Vedo che ti è piaciuta!
Gli disse Frannie arrivandogli alle spalle. Lui si voltò e le sorrise di cuore.
-Certo che mi piace! Grazie!
Disse alzandosi per abbracciarla.
-Buon Natale, Frannie!
Quando si staccarono – troppo in fretta per i gusti della ragazza – il loro sorriso era ancora più raggiante.
-Ti sono piaciute le candele?
Chiese Tony guardandosi le punte dei piedi, leggermente imbarazzato dallo sguardo che gli stava rivolgendo Frannie. Era davvero troppo innamorata.
-Sono buonissime! Non vedo l’ora di usarle, magari posso farlo già stasera, mentre mi preparo per il ballo, solo che non so da quale iniziare…
Tony sorrise con quello che Frannie prese per uno sguardo amorevole, in realtà il ragazzo era solo contento di vederla così felice.
-Io inizierei dai gigli, tanto se non ti piace puoi sempre spegnerla!
-Ma figurati!
Rispose subito Frannie. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere con un regalo di Tony. Le avrebbe amate anche se avessero profumato di olive.
-In ogni caso ancora buon Natale, goditi il pranzo!
Disse lui capendo che la conversazione si era ormai esaurita. Frannie si morse il labbro cercando un altro argomento di cui parlare ma vide che era arrivato Silente, per cui fu costretta a tornare al suo tavolo.
-Ci vediamo nel pomeriggio, o al massimo stasera!
Gli disse facendogli l’occhiolino.
Tornò a sedersi accanto a Mag, che stava parlando con Edmund e Dimitar di Quidditch e delle migliori squadre della Gran Bretagna.
-Allora, era contento?
Chiese Mag quando arrivò la ragazza.
-Guardate, ha già su la mia sciarpa! Mi ama!
Rispose Frannie con aria sognante.
-Certo, di sicuro è per quello,
Disse Edmund.
-Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui se ne va in giro vantandosi di tifare per i Cannons!
Mag si morse il labbro e abbassò lo sguardo per non scoppiare a ridere, consapevole che il ragazzo non l’avrebbe passata liscia per un simile affronto. Infatti sotto al tavolo si sentì un tonfo, segno che il piede di Edmund era appena stato schiacciato da quello di Frannie. Per la ragazza però un fu abbastanza: diede un colpo al bicchiere di Edmund e gli rovesciò dell’acqua sulla manica.
-Oh, che sbadata!
Disse con un sorriso maligno.
-La mia felpa!
Sibilò il ragazzo.
Mag alzò gli occhi al cielo e puntò la bacchetta verso la manica di Edmund, che si asciugò all’istante.
-Ok, ok, Tony è contento, tu sei contenta, buon Natale anche a voi!
Disse cercando di riportare la pace fra i due. Dimitar era piegato in due dalle risate.
-Odio dirlo perché a me è antipatico, ma Viktor batte tutti a Quidditch!
Disse quando si calmò.
Il resto del pranzo passò decisamente più tranquillo e sereno. I tentativi di non mangiare troppo furono vanificati con l’arrivo dei primi piatti di ravioli e pasta fresca, seguito dall’arrosto di tacchino con ripieno di carne, unito a salse, ratatouille di verdure e patate arrosto. Mentre attendevano i dolci si misero a giocare con i regali trovati nei Christmas Cracker. Mag indossò la collana hawaiana piena di fiori esotici mentre Edmund cercò di formare il puzzle animato che aveva trovato. A poco a poco emerse la figura di un drago verde che ogni tanto sputava fuoco; Frannie invece stava studiando la penna multicolore che aveva trovato e iniziò a scrivere su un tovagliolo di carta “Tony” con tutti i colori. Dimitar aveva trovato un modellino animato di gufo. I dolci arrivarono annunciati dal pudding di Natale. Gli Elfi non si erano risparmiati e fu impossibile dire di no a tutto quel che si parava davanti ai loro occhi.
Quando ebbero finito decisero di fare un giro in cortile, dove i gemelli Weasley avevano già dato inizio alla tradizionale battaglia a palle di neve. C’erano anche Potter e Weasley junior, mentre Hermione se ne stava in disparte a leggere. Potter, dopo l’ammirevole vittoria contro l’Ungaro Spinato, era al centro dell’attenzione di molti ragazzi che fino al mese prima non avevano fatto altro che prenderlo in giro. Chi invece lo aveva sempre sostenuto cercava di stargli alla larga, o comunque lo trattava con maggior naturalezza.
Nevicava ancora, ma nessuno, nemmeno Edmund se ne dispiaceva. L’anno precedente era stato così male a causa della presenza dei Dissennatori, mentre quell’anno, circondato dai suoi amici, il freddo non gli dava neanche così tanto fastidio.
Si erano uniti a loro anche Yvonne e qualche ragazzo di Beauxbatons, fra cui Luc, e di Durmstang. Dopo essersi prese la loro dose di palle di neve in faccia, Mag e Frannie decisero di tornare con Edmund in Sala Comune per riposarsi bevendo una tazza di tè. La Sala Grande era stata chiusa per i preparativi, quindi era difficile stare con i membri delle altre Case se non si voleva rimanere in cortile. In Sala Comune notarono che molte ragazze erano già andate a prepararsi per il ballo, così rimasero a giocare a carte con Malfoy e Adrian mentre Tiger e Goyle si sfidavano a scacchi suscitando a ogni mossa il nervoso di Edmund, dato che erano entrambi dei completi incapaci. Quando furono le sei, Mag e Frannie decisero che era giunta l’ora di andare a prepararsi anche per loro. Jasmine e Miles erano già salite nel dormitorio da mezzora, così salutarono tutti e se ne andarono.
-Ci vediamo dopo, Mag.
Disse Edmund guardando l’amica speranzoso, come per avere una conferma che sarebbe davvero andata con lui al ballo.
-A dopo, Ed!
Rispose la ragazza voltandosi meccanicamente verso le scale, seguita da Frannie che lanciò all’amico uno sguardo d’intesa al quale lui rispose alzando gli occhi al cielo.
Quando Mag entrò nel dormitorio vide che Jasmine era appena uscita dal bagno e si stava vestendo; andò verso il baule e tirò fuori il suo vestito, su cui brillavano ancora quelle lucine simili a stelle. Nel momento in cui lo posò sul letto sentì una morsa di ansia stringerle lo stomaco.
Un’ora dopo tutte avevano su il vestito tranne Mag, che era ancora intenta ad asciugarsi la marea di capelli ricci. Jasmine stava aiutando Frannie a sistemare i capelli, Miles li aveva piuttosto corti quindi si era limitata ad arricciarli un po’ ed era già passata al trucco. Quando Jasmine ebbe finito di fare i boccoli a Frannie e a tirare indietro qualche ciuffo, passò a farsi una treccia a lisca di pesce da una parte.
-Mag, se non ti sbrighi non faccio in tempo ad aiutare anche te!
Disse Jasmine quando sentì l’amica sbuffare per l’ennesima volta. La sua testa sembrava la criniera di un leone.
-Ho quasi finito!
Borbottò Mag, rossa in viso.
Quando ebbe finito infilò il vestito in fretta. A quel punto Jasmine l’aiutò a fissare qualche ciocca di capelli per evitare che le andassero negli occhi, impresa ardua, ma il risultato fu decisamente apprezzabile e le conferì maggior eleganza. Intanto Miles era già uscita per incontrarsi con Adrian, Jasmine invece mise le scarpe con il tacco alto, il rossetto, prese con sé uno scialle e si congedò dicendo che Aladdin la aspettava. Rimasero Frannie e Mag. La prima non faceva che parlare di quanto fosse bello il suo accompagnatore, Luc, e di quanto fosse felice che Dimitar avesse optato per Yvonne al posto di Tony.
-…Sai, in tal caso avrei dovuto farlo fuori come ho fatto con la Greengrass.
Disse mentre metteva il mascara.
Mag la ascoltava in silenzio, borbottando qualche risposta ogni tanto ma senza la voglia di ribattere. Desiderava che Frannie chiudesse la bocca, ma in fin dei conti le fu grata per non pretendere delle risposte più articolate. Più passava il tempo e più si sentiva mancare la terra sotto i piedi all’idea di dover stare da sola con Edmund, o di dover ballare con Edmund, o di dover passare decine di momenti imbarazzanti con Edmund, dato che ultimamente faceva molta fatica a nascondere i suoi sentimenti. In quell’ultimo mese la situazione sembrava essere sfuggita di mano e desiderava scappare ogni volta che si trovava da sola con lui, anche se ogni tanto riuscivano a godersi i momenti passati insieme senza grosse difficoltà. Frannie le aveva fatto un discorso che l’aveva spaventata. Non voleva parlarne con Edmund, ma sembrava che l’unico modo per non perderlo fosse quello di affrontare i suoi sentimenti, e farlo davanti a lui. Non desiderava altro che andare al Ballo con lui, ma era troppo imbarazzante. Forse non era stata una buona idea. Frannie sembrò intuire i suoi pensieri.
- Rilassati. 
Disse mentre era allo specchio, alzando gli occhi per guardarla.
-…E comunque sei sempre libera di dichiararti.
Mag arrossì violentemente e per poco non si infilò la matita nera nell’occhio.
-Non credo di esserne capace… Non oggi.
-Come vuoi, però ti devi dare una calmata, sei un fascio di nervi!
Disse Frannie alzando gli occhi al cielo.
-... E poi sono abbastanza sicura che Edmund non morda.
-Lo so. 
Rispose Mag sorridendo timidamente. Fece un respiro profondo e per qualche istante sembrò aiutarla.
Frannie si alzò, mise le scarpe e si rivolse Mag.
-Beh, io vado! Luc mi aspetta!
Prese la pochette sul letto.
-Ci vediamo in Sala Grande!
Mag strabuzzò gli occhi. Stava ancora finendo di truccarsi e pensava che Frannie l’avrebbe aspettata.
-Ma…
-Se volevi venire al ballo con me dovevi chiedermelo prima!
Disse dirigendosi verso la porta e facendole l’occhiolino
-A dopo.
Chiuse la porta e Mag rimase da sola.
La ragazza sbuffò. C’era da aspettarselo. Dopotutto non poteva pensare di rimanere attaccata all’amica per tutta la sera, e poi – dovette ammettere – Edmund non le aveva fatto nulla di male. Forse avrebbe dovuto non pensarci e basta.
Quando finì di mettere il rossetto passò almeno cinque minuti a camminare avanti e indietro per la stanza in preda all’ansia, inspirando ed espirando con una mano premuta sulla pancia all’altezza del diaframma. Era così spaventata che le erano affiorate le lacrime agli occhi.
Poi, ad un tratto, fu travolta da una consapevolezza. Quella sera sarebbe stata con Edmund, e con Edmund sarebbe andato tutto bene in ogni caso. Ne avevano passate tante insieme ed era pur sempre un suo amico, il suo migliore amico. Si divertiva quando era con lui, si sentiva bene. Doveva solo pensare a svagarsi e a ringraziare il cielo di avere la possibilità di passare una serata con lui come accompagnatore.
Fece l’ultimo respiro profondo e uscì dal dormitorio.

 



 
 
1: L’abito di Aurora è stato preparato esattamente come nel Classico: “Proviamo senza magia!” “E perché?” “Perché ho voglia di provare!” *dopo un’ora* “è orribile” “Solo perché lo indossi tu, cara!” “No, è davvero orribile. Io uso la magia” “Ok, però le diciamo che lo abbiamo fatto a mano” “Se ci tieni…” “Io cucino una torta da mandarle a Hogwarts!”


Note autrice + immagini abiti 

Piaciuto il capitolo? Mag se l'è passata molto bene nella prima parte, vero? I suoi amici le hanno fatto un regalo meraviglioso, probabilmente prima o poi le tornerà utile! 
Natale è passato nella spensieratezza. Vi sono piaciuti i regali? Frannie, Edmund e Mag sono sempre molto carini fra di loro e hanno passato una bella giornata. 
I preparativi per il Ballo del Ceppo si fanno sempre più frenetici! Qui sotto vi postiamo le immagini dei vestiti. Quale vi piace di più? Si addicono a chi li porta? Secondo me abbiamo scelto molto bene U.U 

Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle. Mag è sull'orlo della crisi di panico anche quando esce dal dormitorio, mentre Frannie sembra totalmente a suo agio, anche se il suo più grande desiderio è quello di stare con Tony. 


Continuate a seguirci U.U
Grazie per averlo fatto fino ad ora!



 
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Margaret 

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Frannie 

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Jasmine 

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Laetitia 

original 
 
Elsa 

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Capitolo 13
*** Il Ballo del Ceppo ***


XI
 
IL BALLO DEL CEPPO
 
 
“Perhaps, after all, romance did not come into one’s life with pomp and blare, like a gay knight riding down; perhaps it crept to one’s side like an old friend through quiet ways; perhaps it revealed itself in seeming prose, until some sudden shaft of illumination flung athwart its pages betrayed the rhythm and the music.
Perhaps —
perhaps — love unfolded naturally out of a beautiful friendship, as a golden-hearted rose slipping from its green sheath.”
L.M. Montgomery – Anne of Green Gables (vol. 2)

[Forse, dopotutto, il romanticismo non irrompeva nella vita di una persona in pompa magna, come un principe azzurro sul cavallo bianco; forse era qualcosa che cresceva piano e silenziosamente accanto a te, come un vecchio amico, e forse si mostrava in quelle che al principio sembravano parole povere, ma che potevano illuminarsi all’improvviso e rivelare un ritmo e una musicalità nascosti.
Forse – forse – l’amore poteva sbocciare spontaneamente da una bella amicizia, come una rosa dal cuore dorato che viene fuori dal suo bocciolo verde]
 
 
 
 
Tony uscì dalla sua Sala Comune in netto anticipo. Si era offerto di andare a prendere Luna direttamente davanti alla Torre Corvonero, ma la ragazza aveva insistito per non scomodarlo.
Così risparmi le forze per ballare” gli aveva detto con quella solita aria sognante che la faceva sembrare perennemente in un altro mondo.
Non aveva trovato la forza di dirle che non aveva alcuna intenzione di ballare. Decise di incamminarsi verso la torre, dato che non aveva altro da fare.
Arrivato nella Sala d’Ingresso vide che iniziava già a esserci un po’ movimento. Alcuni suoi compagni di corso erano già arrivati. Aurora e Philip chiacchieravano con Aladdin e Jasmine, mentre Fred o George Weasley stava scendendo le scale con la Johnson. Li salutò e passò oltre. Vide che dalla grande porta di quercia iniziarono a entrare anche gli studenti delle altre scuole. Fece le scale abbastanza velocemente finché non si ritrovò davanti alla ragazza vestita nel modo più assurdo che avesse mai visto. Con sommo imbarazzo si rese conto che era la ragazza con cui avrebbe dovuto passare l’intera serata.
“Ciao Luna!” disse sforzandosi di guardarla negli occhi e non soffermarsi sul resto del vestito.
Si ritrovò a chiedersi non tanto con che coraggio stava andando al Ballo vestita così – quello lo avrebbe pensato più tardi, passato lo shock – bensì a come avesse fatto a trovare o fabbricare un abito del genere.
Bolle di sapone. Era ricoperta di bolle di sapone dalla testa fino a poco sotto le ginocchia. Sotto doveva aver messo un vestito giallo canarino, perché le bolle riflettevano quel colore. Al posto delle maniche aveva un paio di bolle più grandi delle altre, mentre dalla vita in giù diventavano sempre più piccole fino a svanire. Sembravano vere e si chiese cosa sarebbe successo se le avesse toccate. Sarebbero esplose? Sarebbe stato come toccare una normalissima palla? Lo avrebbero morso? Non era da escludere. Come se non bastasse, aveva indossato delle calze arancioni che tutto sommato non erano così male con il giallo del vestito, anche se era sicuro che non fosse l’abbigliamento più consono per un ballo, bolle a parte. Vide che al collo aveva una collana fatta con i tappi di succo di zucca. Fortunatamente aveva lasciato gli Spettrocoli nel dormitorio.
“Oh, ciao Tony!” disse lei illuminandosi quando lo vide.
“Come sei…” iniziò il ragazzo.
Strana.
‘Strana. Dai, dillo’ pensò mordendosi un labbro nel tentativo di non mortificarla.
“…Elegantedisse sorridendole incerto “e particolare!”
“Anche tu” disse guardando il completo nero del ragazzo e soffermandosi sulla camicia grigia “…Incredibilmente ordinario
Le offrì il braccio, lei lo prese con piacere e si diressero insieme verso la Sala d’Ingresso, che nel frattempo si era riempita ancora di più. Vide che Frannie Firwood era già arrivata e stava salutando il suo accompagnatore di Beauxbatons. A un certo punto si voltò verso la scalinata per vedere chi si stava avvicinando e si accorse di lui; vedendolo arrivare con Luna prese il suo compagno per un braccio e lo trascinò nella loro direzione.
“Ciao Tony!” disse con un gran sorriso quando fu abbastanza vicina “Luna, stai benissimo!”
“Oh, grazie! Anche tu sei molto bella!” rispose la ragazza visibilmente felice “…Però stai attenta a non metterti sotto al vischio perché i Gorgosprizzi potrebbero scambiare il tuo vestito per una foglia e deporci sopra le uova. Una volta mi è successo”
“Va bene” disse Frannie cercando di assumere con poco successo un tono solenne. Mantenne lo sguardo fisso su Tony, che si chiese se avesse qualcosa di strano sulla faccia.
Nel frattempo arrivarono Yvonne e Dimitar e passarono a salutarli. Yvonne era semplicemente magnifica nel suo vestito rosso. Guardò Luna in modo strano, ma fu l’unica a chiedere alla ragazza come avesse fatto a creare un abito così bello. Luna spiegò l’incantesimo alla ragazza, la quale ascoltò affascinata.
“Dove Margaret e Edmund?” chiese Dimitar guardandosi intorno.
“Arriveranno a momenti” disse Frannie guardandosi intorno in cerca dei due amici. Ormai era da più di un quarto d’ora che aveva lasciato Mag nel dormitorio. Nel frattempo erano arrivati Potter e Weasley junior. Per poco non scoppiò a ridere vedendo come era vestito il fratello minore di Fred e George. Era l’abito più grottesco che avesse mai visto in vita sua.
“Ma non poteva trasfigurare quella giacca in qualcosa di meno pomposo?” chiese Frannie tornando a voltarsi verso il gruppo di amici, anche loro impressionati da quell’orrore.
“A me piace!” disse Luna “almeno si nota”
Tony si chiese se fosse una frecciata nei confronti del suo outfit, ma in fondo non gli importò perché era convinto che la normalità fosse la cosa che più gli si addiceva, in quel frangente.
Frannie intanto si morse un labbro, sperando che Mag non fosse ancora nel dormitorio in preda al panico. Decise che se non fosse arrivata entro venti minuti sarebbe andata a cercarla.

 
*

Margaret invece era uscita eccome dal dormitorio. Edmund l’aveva aspettata in fondo alla scalinata che portava ai dormitori. Vedendola arrivare, le aveva detto che era bellissima e lei era arrossita, poi senza guardarsi negli occhi si erano diretti insieme verso la Sala d’Ingresso.
Quando furono usciti dalla Sala Comune finalmente Mag si decise a dire qualcosa.
“Alla fine non hai messo la felpa dei Tornados” disse ridendo nervosamente.
Edmund si guardò una manica e parve accorgersi in quel momento di indossare la camicia e la giacca che gli aveva regalato Draco per il suo compleanno.
“Ah. Beh, forse non era il caso” disse rimanendo serio.
Percorsero con calma il corridoio che portava alla stretta scala. Mag avrebbe desiderato andare più veloce, ma i tacchi glielo impedivano. Quel silenzio stava diventando insopportabile.
“…Comunque anche tu stai benissimo vestito così” disse la ragazza per rimediare, arrossendo al pensiero di aver fatto una battuta banale.
“Grazie. Anche tu” disse lui guardando davanti a sé, come se avesse avuto paura di guardare di nuovo la ragazza al suo fianco.
Poi accadde una cosa che né Mag né tantomeno Edmund avevano programmato. Il ragazzo si fermò, si voltò e la guardò negli occhi.
“…Sei bellissima” mormorò distogliendo lo sguardo a fatica, quando ormai le guance di Mag erano andate in fiamme e la sua gola si era completamente seccata.
Mentre la ragazza contemplava l’idea di fargli notare che glielo aveva già detto poco prima, accadde un’altra cosa che nessuno dei due aveva programmato.
Edmund strinse i pugni e parlò con un filo di voce.
“Ho bisogno di parlarti. Puoi venire un attimo…?”
Al posto di continuare a camminare dritto davanti a sé deviò verso l’aula di pozioni, dove si trovava un atrio abbastanza ampio e isolato dal corridoio da una serie di pilastri e colonne.
Mag lo guardò sbigottita per alcuni istanti, poi annuì debolmente e lo seguì, dato che lui sembrava non voler fare diversamente. L’atrio era appena illuminato da qualche torcia, il cui fuoco rifletteva pigramente il riflesso sulle pareti grigie. Mag si mosse in maniera meccanica sui tacchi; era così in ansia che in quel momento avrebbe anche potuto correre senza sentire alcuna fitta ai piedi. Si appoggiò a una colonna e incrociò le braccia sul petto, imbarazzata e spaventata.
“Ed, cosa…?” riuscì a dire anche se aveva la gola secca. Lui la interruppe subito. Aveva uno sguardo folle, ma in realtà era spaventato quanto lei.
“Senti, lo so che probabilmente rovinerò la serata a entrambi con quello che sto per dire… è che… non ce la faccio più a stare zitto” disse lui fissando un punto dietro alla spalla della ragazza.
Mag lo fissò intimorita, senza capire. Edmund pensò che ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Fece un respiro profondo e continuò a parlare.
“Io… Io non ti ho chiesto di venire al ballo da amico per farti un favore…” disse, consapevole di essere arrivato ad un punto di non ritorno.
Sentendo quelle parole Mag lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, sempre più confusa. Edmund lo notò e lentamente le prese una mano. Non era la prima volta che succedeva, ma mai lo aveva fatto con tanta consapevolezza per quel che stava facendo e per quel che sentiva in quel momento.
“Mag… io volevo – voglio – venire davvero con te” disse sollevando lentamente lo sguardo per guardarla negli occhi.
“Cosa vorrest–” chiese Mag, anche se stava iniziando a capire. Eppure una parte di lei, sempre più debole ogni secondo che passava, stava ancora cercando di convincerla che non era vero, che Edmund le stava dicendo quelle cose per farle uno scherzo di cattivo gusto, non perché in realtà…
Lui finalmente la guardò negli occhi, e il flusso di pensieri della ragazza si arrestò.  
“Che voglio stare con te” disse con un filo di voce “…Io sono innamorato di te”
La ragazza lo fissò con gli occhi spalancati, così sconvolta che pur essendo riuscita a realizzare in fretta quel che le aveva appena detto Edmund, il sorriso che premeva per uscire tardò ad arrivare e perlopiù sembrò una smorfia.
Tenendo ancora stretta la mano di Mag – sempre più stretta, tanto era forte la paura di un rifiuto che attanagliava il cuore del ragazzo – Edmund si avvicinò a lei e la baciò.
La ragazza spalancò gli occhi e rimase immobile per qualche istante, poi mosse la mano libera e la portò ad accarezzare la guancia di Edmund. Sentendo che era lì, in carne e ossa, reale, assolutamente perfetto, si ridestò e finalmente chiuse gli occhi e rispose al bacio.
Quando si staccarono si guardarono per un attimo sconvolti, ma poi si sciolsero in un sorriso. Mag cinse il collo di Edmund con entrambe le braccia e si strinse forte a lui, che a sua volta rispose all’abbraccio.
“Anche io, Ed” mormorò poco dopo, prendendogli il viso con entrambe le mani “…ma non riuscivo dirtelo… Avevo paura che…”
Edmund si distanziò leggermente per poterla guardare negli occhi.
“Allora non me l’ero solo immaginato” disse sorridendole.
“…Perché abbiamo aspettato così tanto?!” chiese Mag appoggiando la fronte a quella di Edmund, tenendo gli occhi bassi “…Anche io credevo di essermi solo immaginata che tu provassi qualcosa per me” borbottò abbracciandolo di nuovo.
“Io non avrei aspettato così tanto se non fosse stato per…” disse il ragazzo bloccandosi alla fine.
Non gli andava di nominare quell’orribile ragazzo che gli aveva guastato gran parte dell’anno precedente e soprattutto non voleva far sentire in colpa Mag per quello. Lei sembrò intuirlo e improvvisamente tutto le parve chiaro come un cristallo. Tutte le risposte acide, i musi lunghi, i silenzi carichi di tensione, Katie Bell… Non erano state normali reazioni a una semplice antipatia. Era perché lei gli stava spezzando il cuore.
“Oh” disse semplicemente “…Sono stata una stupida”
“Ma no, non è vero” disse lui sorridendole debolmente.
“E invece sì. Per stare con lui ho represso sentimenti che provavo già… per te” era indecisa se dirglielo o no, ma in quel momento sentiva di potergli dire qualsiasi cosa.
Edmund prese questa rivelazione come uno schiaffo in pieno viso. Quindi quegli sguardi che si erano scambiati il Natale precedente e qualche altra volta non se li era immaginati. Quella notizia da una parte gli fece pensare che fossero stati davvero tanto stupidi, dall’altra si sentì meno sciocco per aver pensato che Margaret avrebbe potuto starci già l’anno prima… Perché era la verità.
Però non riusciva a sentirsi arrabbiato o offeso. Era stata colpa di entrambi ma in fondo nessuno dei due aveva sbagliato. Le cose erano andate in quel modo e nulla avrebbe potuto cambiarle, anzi, forse se si fossero dichiarati da subito non sarebbero riusciti a durare a lungo. Erano cambiati molto in quell’anno, e forse questo fatto avrebbe giocato a loro favore.
“Bene, siamo stati due idioti” disse prima di scoppiare a ridere.
Mag si lasciò presto contagiare dalla risata. Prima che smettessero fu lei a sporgersi verso il ragazzo per baciarlo di nuovo.
“…Che ore sono? Ci avranno dati per dispersi!” disse Edmund a un certo punto. Da quando si erano fermati lì doveva essere passata quasi mezzora, avevano perso il senso del tempo.
Mag controllò l’ora e si rese conto che mancavano tre minuti alle otto.
“Andiamo, sì” disse “Anche se sinceramente non ho più molta voglia di andare”
“Nemmeno io” le disse Edmund prendendole la mano e stringendola “Ma dobbiamo onorare la festa che ci ha fatti mettere insieme, no?” aggiunse voltandosi verso di lei per baciarla di nuovo.
“Hai ragione, Ed” disse Mag con aria sognante.
Si strinse al suo braccio e camminò con lui verso la Sala d’Ingresso, dove ormai la festa stava per iniziare. Non c’era neanche stato il bisogno di chiarire il fatto che da quel momento sarebbero stati insieme.
Dopo essersi fermati varie volte per scambiarsi uno o due baci, finalmente arrivarono a destinazione. Ormai erano tutti arrivati; Mag, ancora stretta al braccio di Edmund, vide la professoressa McGranitt parlare con Harry Potter davanti alle porte della Sala Grande. Il ragazzo era a braccetto con una sua compagna di classe, una delle gemelle Patil, e aveva la sua solita aria spaesata.
Intravide fra la folla Aurora e Philip, semplicemente meravigliosi come al solito, vide anche che Luna e Tony si guardavano intorno con aria confusa, anzi, Luna sembrava particolarmente interessata al vischio sopra di lei, mentre Tony si guardava intorno sperando di non dare troppo nell’occhio. Il vestito di Luna era la cosa più assurda che avesse mai visto e Edmund concordò con lei. Videro Luna dire qualcosa e a Tony e anche questi prese a guardare il vischio intimorito. Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare e si divisero, come se qualcuno li avesse scoperti a fare qualcosa di sbagliato.
“Ma dove eravate finiti?!” esclamò Frannie guardando Mag con aria di rimprovero.
La ragazza non fece in tempo a rispondere – non che avesse la risposta pronta – perché le porte della Sala Grande erano appena state spalancate e tutti i ragazzi eccetto i campioni avevano iniziato a entrare.
“Non importa, andiamo” borbottò Frannie passandole davanti con il suo accompagnatore per mettersi in fila.
Mag e Edmund si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
“Dobbiamo dirglielo” disse Mag a bassa voce sporgendosi verso di lui.
“Per me possiamo anche aspettare” disse lui, desideroso di vendicarsi di tutte le volte che Frannie lo aveva stressato e messo in imbarazzo con la storia di Mag.
“Beh, troveremo un modo” disse Mag stringendogli leggermente il braccio.
Una volta entrati nella Sala Grande si accorsero subito di quanto si fossero impegnati per decorarla in modo sbalorditivo. Le pareti erano interamente coperte di brina d’argento scintillante, con centinaia di ghirlande di edera e vischio che s’intrecciavano al nero soffitto stellato. I tavoli delle Case erano spariti; al loro posto ce n’erano un centinaio più piccoli, illuminati da lanterne, e ciascuno ospitava una dozzina di persone. Dove solitamente si trovava il tavolo degli insegnanti era stato allestito un palco su cui i musicisti attendevano l’inizio delle danze, mentre al centro c’era la pista da ballo. Gli studenti si disposero ai lati della sala per accogliere i campioni. Le porte furono chiuse e dovettero attendere per altri minuti.
Frannie osservò attentamente Mag e notò che aveva un’espressione un po’ persa, ma la spiegò col fatto che fino a mezz’ora prima la ragazza era in preda al panico e doveva esserlo ancora. Probabilmente era uscita dal dormitorio pochi minuti prima. Edmund però sembrava totalmente a suo agio, e in effetti anche Mag, solo che era rossa in viso e aveva un ché di strano, ma non riusciva a capire in che senso. Mentre Cedric Diggory e il resto dei campioni faceva la sua entrata accolto dall’applauso generale, si sporse verso Margaret.
“Hai dimenticato di mettere il rossetto” le disse a bassa voce.
La ragazza sembrò prendere piuttosto male quella notizia. Si portò una mano alla bocca e se la passò sulle labbra per constatare che l’amica dicesse la verità, poi si voltò verso Edmund, che stava parlando con Dimitar e Yvonne e scoppiò a ridere.
“Ops” disse semplicemente.
“Tutto ok, Mag?” chiese Frannie guardandola con incertezza.
Ancora una volta Mag non fece in tempo a rispondere perché poco lontano da loro accadde una cosa che attirò l’attenzione delle due. Alex Windfall si era appena rovesciato del succo di zucca sullo smoking azzurro pastello.
“Stai attento!” sbraitò Belle accanto a lui.
Il ragazzo la guardò con aria assente e balbettò che non aveva fatto apposta.
“Guardate Aladdin!” disse Mag a Frannie e Edmund, che nel frattempo si era voltato e si stava godendo la scena.
Il giovane Grifondoro stava risistemando la bacchetta nell’interno della giacca con accanto una Jasmine che lo guardava adorante, cosa molto strana perché di solito era Aladdin a guardarla con quell’espressione intontita.
“Dopo le chiedo cosa è successo” disse Frannie mentre Windfall e O’Hara continuavano a battibeccare. La ragazza aveva tirato fuori la bacchetta per pulirgli la giacca e i pantaloni con la magia ma sembrava non essere in grado.
Intanto si erano persi le parole che aveva detto Silente per dare inizio alla serata e i musicisti avevano iniziato a suonare un valzer che Mag non aveva mai udito prima, probabilmente era stato realizzato da qualche compositore del mondo magico. Harry Potter era la persona più impacciata che avesse mai visto. La Patil lo stava letteralmente trascinando, era davvero buffo. Anche Davies era piuttosto impacciato, ma almeno Fleur compensava per entrambi, e comunque dopo un paio di giravolte erano entrati in perfetta sintonia. Krum ballava con una ragazza che assomigliava moltissimo a Hermione Granger. Nel corso della serata avrebbero avuto la conferma che effettivamente si trattava lei. Silente offrì a Madame Maxime la mano e i due si unirono a ballare con i campioni. I primi ragazzi, quelli più temerari o semplicemente più sicuri di sé, presero parte alle danze. Contro ogni previsione i primi furono Neville Paciock e Ginny Weasley, che quella sera era più carina del solito, anche se il suo vestito era decisamente fuori moda. Anche Aurora e Philip presero parte alle danze e Mag fu sicura che la loro grazia e leggiadria battesse tutti i presenti, compresa Fleur Delacour. Anche Frannie e il suo accompagnatore si buttarono nella mischia. Luc era decisamente portato per quel tipo di ballo e Frannie sembrava molto felice. Sentì Edmund prenderle la mano, si voltò verso di lui con un sorriso.
“Ti va?” le chiese indicando la pista.
“Ma certo” rispose lei, sorridente.
Iniziarono a volteggiare anche loro in mezzo al resto dei ragazzi e si resero conto ben presto di non essersi mai sentiti così tanto a loro agio fra di loro quanto lo erano in quel momento.
Intanto, sul bordo della pista, Luna guardava la massa di ragazzi con gli occhi spalancati, mentre Tony parlava con un amico. Si avvicinò a lui.
“Balliamo?” chiese la ragazza.
“Luna, ti ho mai presentato Kristoff e Wade?” le chiese cercando di sviare l’argomento.
“Oh, no! Piacere!” disse allungando la mano verso i due ragazzi.
“Bel vestito!” disse il ragazzo di nome Wade, genuinamente ammirato.
“Grazie!” rispose la ragazza con un sorriso che le illuminò il volto.
“…Ora andiamo a ballare? Io ho voglia di ballare!” chiese Luna quando partì una canzone decisamente più ritmata.
“Non mi piace ballare” disse Tony leggermente imbarazzato “magari dopo, quando c’è meno gente!”
“È così bello ballare” disse Luna “Non ti capisco”
“Beh, se vuoi puoi andare, io ti guardo!” azzardò il ragazzo.  
Qualsiasi ragazza a cui il suo accompagnatore avesse detto una cosa del genere, se ne sarebbe andata mollandogli un ceffone; Luna no. Luna si illuminò come una bambina a cui viene fatto un regalo inaspettato e sorrise.
“Davvero? Allora vado!” disse con gli occhi che brillavano per l’emozione. Si sistemò i capelli e corse sulla pista, dove iniziò a volteggiare da sola come se ci fosse stato un fantasma a farle da cavaliere. Guardò verso Tony, gli sorrise e lo salutò. Tony si sentì un po’ in colpa, ma rispose al saluto della ragazza con vivo entusiasmo.
Si guardò intorno e vide che dopo la prima canzone molti avevano già smesso di ballare, ma l’arrivo delle Sorelle Stravagarie aveva attirato moltissimi ragazzi sotto al palco, che sembravano completamente impazziti alla vista di quel celebre gruppo rock. Vide Frannie ballare con il suo accompagnatore, tranquilla e sicura di sé come al solito. Si ritrovò a pensare che con quel vestito fosse ancora più carina del solito, poi però si ridestò, incuriosito da quel pensiero, e la sua attenzione fu catturata di nuovo da Luna, che aveva smesso di ballare con il cavaliere immaginario e aveva iniziato una danza strana: sembrava che stesse cogliendo delle ciliegie immaginarie sopra alla propria testa. Vedendo che qualcuno iniziava a ridere di lei, Ginny Weasley la raggiunse e si unì nel suo ballo per un po’.
Frannie intanto ballava con Luc, che sembrava divertirsi molto con lei. Lei invece continuava a guardare dalla parte di Tony. A un certo punto i loro sguardi si incrociarono, così si sbracciò per salutarlo, desiderando ardentemente di andare da lui e trascinarlo sulla pista, anche se sembrava non gradire alcun tipo di danza. Fred e Angelina si avvicinarono a lei ballando scatenati.
“Non hai qualche bottiglia di rum da versare nel punch?” chiese Fred all’orecchio di Frannie, alzando la voce per farsi sentire.
I due guardarono verso la fontana da cui scorreva la bibita analcolica sorvegliata da Gazza, il quale stava ballando con la sua gatta in modo grottesco. Dietro di lui Piton sembrava non aver nulla di meglio da fare che controllare che nessuno si avvicinasse alla fontana.
“Solo se inviti Piton a ballare” gli urlò all’orecchio la ragazza.
“Mi arrendo” disse Fred alzando le mani al cielo.
Angelina scoppiò a ridere e fu difficile fermarla. Gazza era facilmente aggirabile, Piton no, e quella sera non valeva la pena essere cacciati dal Ballo per un po’ di alcol.
“Io mi siedo un po’” disse Frannie al suo accompagnatore.
Si sarebbe riposata per un paio di canzoni e poi sarebbe tornata a ballare, ne aveva proprio voglia quella sera. Si guardò intorno per controllare che Mag e Edmund si stessero divertendo ma non li vide da nessuna parte. Andò a sedersi insieme a Luc a d un tavolo dove erano seduti Jasmine e Aladdin.
“Allora, cos’è successo a Windfall, prima?” chiese sedendosi davanti ai due.
“Al è il mio eroe” disse Jasmine accarezzando il viso del suo ragazzo “Io non l’ho sentito, ma pare che Windfall abbia criticato il mio vestito”
“Perché lui ne sa molto di vestiti” disse Frannie ridacchiando.
“Sì, infatti. Non capisco per quale motivo gli stia così antipatica, non è la prima volta che mi critica” borbottò Jasmine.
“Semplice, è stupido” disse Frannie “…Avete visto Mag e Ed?”
“Sono là! Non ti sembrano piuttosto affiatati questa sera?” disse Jasmine facendo un cenno con il viso.
Frannie sbuffò. Da una parte era felice che Mag non le stesse appiccicata come temeva che avrebbe fatto, dall’altra però sperava che la calcolasse un po’ di più, stessa cosa per Edmund. Guardò di nuovo verso la pista da ballo e finalmente li vide.
“Sono strani, non aff­ia—” borbottò Frannie, ma si bloccò prima di concludere la frase.
Non riuscì a concluderla perché in quel momento vide il suo migliore amico afferrare la sua migliore amica per fianchi, attirarla a sé e baciarla con passione. Era una cosa così assurda che rimase a guardarli aprendo e chiudendo gli occhi almeno cinque volte nel giro di due secondi. Quel che la lasciò ancora più perplessa fu il fatto che Mag avesse risposto a quel bacio da subito, cingendogli il collo con le braccia, come se i due fossero fidanzati da mesi. Si voltò sconvolta verso Jasmine e Aladdin e dalle loro espressioni non si era sognata quel che aveva appena visto.
“Ma da quando…?” chiese Aladdin pensando di essersi perso qualcosa, ma dallo sguardo che avevano assunto le due amiche capì che non era l’unico a non sapere cosa stesse succedendo.
I due si staccarono dopo parecchio tempo; Mag fu la prima ad accorgersi di essere osservata. Sussurrò qualcosa all’orecchio di Edmund e anche lui si girò intimorito verso Frannie. Quando la vide, sul viso della ragazza si era aperto un sorriso di trionfo. Mag prese Edmund per mano e lo trascinò attraverso la pista per raggiungere Frannie e gli altri.
Mentre ancora camminavano, la mente di Frannie aveva elaborato tutto quel che le serviva in quel momento. I suoi due amici stavano insieme, e questo era decisamente una cosa buona perché non sapeva quanto a lungo li avrebbe sopportati ancora. Secondo, ma non meno importante, aveva appena vinto una scommessa contro i gemelli Weasley. Sarebbe andata a incassare il suo galeone prima di subito. Terzo, ancora più importante, aveva vinto una scommessa contro Mag e Edmund e non vedeva l’ora di avvisarli che le dovevano pagar da bere alla prossima gita a Hogsmeade.
“Bella serata, eh?” osservò con un gran sorriso quando i due amici furono abbastanza vicini; Mag era arrossita ma sorrideva felice.
“Non c’è male” disse Edmund con un ghigno.
“Volevamo dirtelo ma non c’è stato il tempo” tentò di scusarsi Mag.
“Beh, direi che vi farete perdonare per non avermelo detto immediatamente” disse alzandosi in piedi “Potete seguirmi?”
“Che cosa vuoi fare, scusa?” chiese Mag confusa.
“Oh, niente, ho bisogno che mi assistiate per una transazione d’affari, è importante” disse Frannie muovendo la mano con noncuranza “Luc, arrivo subito!”
Edmund e Mag si guardarono; Edmund ebbe la strana sensazione di sapere di cosa si trattasse ma non ci arrivò finché non vide spuntare dalla folla i due gemelli.
“Diteglielo voi, prima che non mi credano” disse Frannie quando Fred e George li raggiunsero.
“Che cosa ci devono dire?” chiese George.
“Che cosa dobbiamo dire?” chiese Mag alzando gli occhi al cielo.
“Quel che è successo questa sera, ovvio!” disse Frannie sforzandosi di non ridere.
“Non ci credo, avete scommesso anche su di noi” borbottò Edmund “…Allora, chi avrebbe vinto?”
“IO!” esclamò Frannie ad alta voce, la sua felicità era incontenibile. “E sapete qual è la parte più bella, intrigante e dolce di tutta questa storia?”
“Non voglio saperlo” si lamentò Edmund voltandosi verso Mag, che non sapeva se essere divertita o indignata.
“Che vincendo questa scommessa ne ho vinta un’altra. Con voi. Perché ho vinto la prossima scommessa, ricordate?” disse.
“Non ci posso credere” disse Mag chiudendo gli occhi, travolta dalla consapevolezza che quel giorno non avrebbe dovuto stringerle la mano.
“Sei spregevole” disse Edmund, che in fin dei conti iniziava a essere divertito dalla cosa. Forse perché quella sera niente e nessuno avrebbe potuto intaccare la sua gioia.
“Preferisco intelligente, attenta osservatrice e astuta” rispose la ragazza con convinzione “…E se volete aggiungere anche bella e perfetta fate pur–”
George le mise una mano sulla bocca per metterla a tacere.
“Firwood, meriteresti di essere portata ad Azkaban” disse Fred scuotendo la testa.
“Sei una pessima vincitrice” aggiunse George.
“E voi siete dei pessimi perdenti” rispose lei alzando le spalle.
Mag e Edmund erano troppo felici quella sera per prendersela. Il ragazzo le passò un braccio sulle spalle e la strinse leggermente a sé.
“Beh, se avete finito di prenderci in giro noi andremmo a sederci” disse alzando gli occhi al cielo.
“Aspettate, vengo anche io” disse Frannie ridacchiando.
I tre si diressero verso il tavolo dove gli altri amici li stavano aspettando. Frannie moriva dalla voglia di chiedere ai due come fosse successo ma decise di rimandare ad un altro momento. Si sedettero al tavolo insieme a Jasmine, Aladdin e Luc, che si era messo a parlare con Jasmine dell’Egitto, dove era stato in vacanza l’estate precedente.
“Ho sistemato le cose” annunciò Frannie sedendosi.
“Brava” disse Jasmine ridacchiando “Lo sapevo che sarebbe andata così, te l’avevo detto”
Mag sbuffò è appoggiò la testa sulla spalla di Edmund. Sentiva il bisogno di stare da sola con lui, ma erano appena le dieci, non voleva andarsene subito. Lui le prese la mano sotto al tavolo e sembrò pensare la stessa cosa.
Rimasero a chiacchierare per una buona mezzora. Frannie e Jasmine raccontarono ai due amici l’episodio di Windfall, suscitando ancora le risate di tutti. Sulla pista ancora molti stavano ballando e rimasero un po’ a commentare le coppie che si erano formate. Miles e Adrian erano usciti in giardino da poco e lo avevano fatto tenendosi per mano la prima volta in pubblico. Luna Lovegood continuava a ballare incurante di chi aveva attorno, Mag la ammirò molto per la sua spontaneità. Tony invece era seduto con alcuni amici e ogni tanto la guardava con un sorriso, ma non sembrava volersi unire a lei.
“Come è carino, guardatelo!” disse Frannie mentre Luc era distratto.
“Potresti andare da lui!” propose Jasmine.
“Ma lui è con Luna, e io con Luc… non sarebbe carino” disse Frannie sbuffando e guardando altrove.
Era partita una canzone decisamente più lenta e romantica e si erano alzati per ballarla due professori che nessuno si sarebbe mai aspettato: Madame Maxime e Hagrid. Hagrid era impacciatissimo, fu uno spasso vederlo ballare.
Ben diversa cosa erano Yvonne e Dimitar, che sembravano divertirsi molto insieme. E ora che Fleur e Roger Davies si erano allontanati dalla Sala Grande, probabilmente per pomiciare, sulla pista risplendeva Aurora, che aveva occhi solo per Philip. Anche Laetitia sembrava divertirsi molto con Alfred, il ragazzo Serpeverde del settimo anno che le aveva chiesto di andare la ballo insieme a lui. Mag si rese conto che la presenza di Hans non la innervosiva come al solito, non sentì proprio niente e fu quasi felice di vederlo riaffiorare dal giardino tenendo Elsa per mano.
Solo quattro persone sembravano non divertirsi minimamente: Ron Weasley guardava la pista con sguardo truce e braccia incrociate; ogni tanto borbottava qualcosa a Potter, che sembrava non divertirsi molto ma almeno non aveva quello sguardo arrabbiato. Probabilmente le feste di quel genere non facevano per lui. Le persone che però sembravano divertirsi ancora meno erano le due accompagnatrici dei ragazzi. Una sembrava sul punto di piangere, mentre l’altra fissava la pista come un miraggio. A un certo punto un ragazzo di Durmstrang andò da quella che doveva essere Calì e le chiese la mano. Quella accettò senza pensarci due volte e senza nemmeno salutare Harry. Padma sospirò sconsolata e borbottò qualcosa a Ron, ma questi le rispose con un monosillabo, facendola sospirare di nuovo.
“Non pensavo che il fratello di Ron fosse così insofferente alla vita” disse Mag guardando il ragazzo borbottare di nuovo qualcosa a Potter mentre guardava Krum e la Granger ballare sulla pista.
“Sì, è completamente diverso dai fratelli” dovette convenire Jasmine.
“A me ricorda qualcuno” disse Frannie ridacchiando e guardando Edmund di sottecchi.
Il ragazzo era occupato a parlare con Luc di una cosa e non sentì la frecciata dell’amica, mentre Mag strabuzzò gli occhi. Era vero che a volte Edmund aveva la tendenza a brontolare e a chiudersi in sé stesso quando era contrariato per qualcosa, ma non le sembrava che fosse mai arrivato a quei livelli. Stava per dire a Frannie che forse esagerava un po’ quando la loro attenzione venne catturata dall’entrata in scena di una ragazza che quel gruppo aveva imparato a conoscere molto bene. Indossava un abito molto scollato rosa shocking decorato con grossolane decorazioni in verde e sulle spalle aveva un pellicciotto dello stesso colore delle decorazioni; camminò sui tacchi alti – sembrava che non li avesse mai provati prima – nella direzione di Harry e Ron. Senza essere invitata si sedette al posto di Calì e iniziò a parlare con i due, che la guardarono stupefatti. Padma parve ridestarsi per un attimo, divertita dalla situazione, ma poi precipitò nuovamente nello sconforto. A Frannie fece molta pena e nella sua mente prese vita un’idea, ma doveva pensarci un attimo prima di realizzarla. Intanto si concentrò su Mary Sue che importunava Potter e Weasley.
“Quanto vorrei essere lì per ascoltarli” disse Frannie con un sospiro.
“Dal labiale sembra che abbia chiesto a Ron di ballare con lei” disse Jasmine stringendo gli occhi.
In effetti, dalla risposta secca che le diede il ragazzo, non poteva essere andata diversamente.
“È arrivata la Sue e neanche me lo dite!” disse Edmund mettendo una mano sulla spalla di Mag, che gli restituì uno sguardo complice.
“Ha chiesto a Weasley junior di ballare e lui le ha detto di no” gli disse per aggiornarlo sugli eventi.
“Strano che non l’abbia chiesto a Potter, dato che è il suo migliore amico” disse Edmund ridacchiando, poi fissò lo sguardo su Mag e le chiese sottovoce se aveva voglia di uscire a fare un giro.
“Sì, andiamo” disse lei sentendo tornare la voglia di baciarlo e di stare da sola con lui.
Si alzarono e dissero al resto degli amici che andavano a farsi un giro. Tenendosi per mano passarono davanti al gruppetto del quarto anno e sentirono Mary parlare.
“Va bene, allora non cercatemi più!” disse con tono accusatorio. Si alzò indispettita e andò verso la pista, dove Draco Malfoy e Pansy Parkinson ballavano ancora.
“Ma chi la conosce!” sibilò Ron a Harry.
Sentendoli Mag si fece scappare una sonora risata, ma fortunatamente erano abbastanza lontani da non farsi sentire.
Mentre i due si avviavano verso l’uscita Frannie prese coraggio e si sporse verso Luc per parlargli.
“Non ho molta voglia di ballare adesso” disse.
“Davvero? Quel dommage!” mormorò il ragazzo, un po’ deluso.
“Guarda, penso che a quella ragazza invece piacerebbe!” continuò Frannie indicando Padma “Se vai da lei non mi offendo!”
Luc ci pensò su per un attimo. Guardò l’amica che a sua volta lo guardava incoraggiante, poi guardò Padma, che sembrava davvero molto carina. Prese la sua decisione.
“Quando ti va vienimi a chiamare!” disse alzandosi.
“Ma certo! A dopo!” disse Frannie con un sorriso a trentadue denti alzando il calice di burrobirra per salutarlo. Lo vide allontanarsi e ne fu sollevata.
Intanto Mag e Edmund erano usciti all’aperto, finalmente soli.
“Poverina, non la invidio per niente…” disse Mag riferendosi a Padma. Non aveva visto che ora la ragazza aveva un cavaliere decisamente invidiabile. Edmund in tutta risposta la attirò a sé e la baciò.
Rimasero nel giardino per poco, giusto il tempo di vedere varie coppie appartarsi fra i cespugli di rose incantati, per carpire mezza conversazione fra Hagrid e Madame Maxime – sembrava che stessero litigando – e infine per assistere alla scena più buffa della serata.
Luna Lovegood era uscita dalla grande porta di quercia tenendo Tony per mano, il quale non sembrava molto convinto e le continuava a dire che preferiva tornare dentro.
“Ma no, aspetta! Devo farti vedere una cosa!” disse Luna con entusiasmo.
La ragazzina andò in mezzo ai cespugli di rose, sui quali brulicavano centinaia di fatine che sembravano delle normali farfalle, e iniziò a cantare.
Tony si guardò intorno in preda al più totale imbarazzo e la implorò di cantare a bassa voce. In quel momento le fatine iniziarono a danzarle intorno, lasciando tutti i presenti, specialmente gli studenti di Beauxbatons a bocca aperta.
“Sono le bolle!” spiegò Luna “dentro c’è dell’aceto e le attira! Non è bellissimo?”
Mag e Edmund erano rimasti a guardare leggermente storditi, poi l’attenzione di Mag fu attirata da un’orribile cimice che stava camminando sul muro davanti a lei.
Ew” disse schifata dando una manata all’insetto, che finì nel prato “Che schifo!”
“Senti, e se tornassimo in Sala Comune?” chiese Edmund a Mag prendendole la mano.
“Sì andiamo, tanto a quest’ora sarà deserta” disse con un sorriso affettuoso.
Rientrarono nella Sala d’Ingresso. Mentre discutevano su quale divanetto fosse più lontano da occhi indiscreti, si accorsero che Frannie era uscita per parlare con Jasmine e Aladdin, che probabilmente se ne stavano andando, così si avvicinarono per salutarla. Avevano quasi raggiunto il gruppetto quando qualcuno tagliò loro la strada. Ron Weasley ed Hermione Granger stavano discutendo animatamente, incuranti del fatto che ci fosse almeno una mezza dozzina di persone lì ad assistere.
“Che cosa? CHE COSA! È questo che pensi?!” sbraitò Hermione, la quale camminava infuriata accanto al ragazzo. Questi le disse qualcosa che né Edmund né Mag riuscirono a capire, ma probabilmente si trattava di una risposta affermativa.
“Allora sai qual è la soluzione, non è vero?!” sibilò Hermione con la voce più alta di almeno due toni.
“Sentiamo” borbottò Ron senza fermarsi.
Con due ampie falcate la ragazza lo raggiunse e gli si parò davanti, rendendogli impossibile camminare.
“La prossima volta che c’è un ballo, raccogli il coraggio e invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima risorsa!” gli urlò con la voce incrinata dalla rabbia.
“Beh, questo…” balbettò Ron, visibilmente in difficoltà “Questo, insomma, non c’entra un tubo!”
In quel momento arrivò Potter, che sembrava stesse crollando dal sonno, o forse era solo sovrappensiero. Hermione andò da lui e gli fece una ramanzina del tutto fuori luogo e lo mandò a letto. Frannie si morse il labbro per non ridere, Mag invece era in imbarazzo per Hermione.
“Ma che…” borbottò Edmund accanto a lei.
Harry raggiunse l’amico e gli chiese cosa stesse succedendo, questi fece un commento poco carino su Hermione e sul fatto che fosse pazza, così la ragazza urlò l’ultima cosa prima che i due se ne andassero definitivamente.
“RON HAI ROVINATO TUTTO!” urlò Hermione. Sembrava sul punto di rincorrerli per picchiarli, ma crollò sulla scalinata e scoppiò a piangere.
Mag si guardò intorno imbarazzata e fece un paio di passi verso il gruppo di amici, che stavano già discutendo sull’accaduto.
“…decisamente imbarazzante” disse a bassa voce Frannie sforzandosi di non ridere.
“È dall’anno scorso che si vede che si vogliono” disse Mag con il tono di una che la sa lunga “che idioti”
“Un po’ come te e Edmund” cinguettò Frannie con un sorriso maligno, spegnendo in un attimo il sorriso divertito che si era dipinto sui volti di Mag e Edmund. Entrambi assunsero un’espressione intontita, come se avessero appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
“Non è vero!” disse debolmente Edmund.
“Sì, è vero, e io non vi sopportavo più” continuò Frannie.
“Noi non siamo così!” disse Mag fermamente.
“Nelle ultime tre ore, forse” insistette Frannie “ma fino a ieri era un’agonia starvi vicino”
“Concordo” disse Jasmine ridendo e reggendosi ad Aladdin, che cercava di rimanere serio per essere solidale con l’amico.
Mag boccheggiò senza sapere cosa dire, convinta di non essere mai arrivata ai livelli di quella scenata di gelosia. Beh, certo, il suo essere apatica nei confronti di Edmund era da considerarsi grave e odioso, ma per come la vedeva lei una scenata di gelosia davanti a tutti era decisamente peggio.
Edmund le strinse la mano e si ridestò.
“Come dici tu, Fran” cantilenò indispettito “Noi andiamo comunque, buona prosecuzione!”
Fran gli fece la lingua ma alla fine sorrise a entrambi. Li avrebbe presi in giro a lungo ma era davvero felice per loro, così li abbracciò insieme e disse che sarebbe rimasta ancora per un po’.
“…Sia chiaro, un pochino di ragione ce l’ha, ma non lo ammetterò mai e poi mai in sua presenza” disse Mag mentre lei e Edmund si dirigevano verso i sotterranei.
“Figurati se lo farò io!” rispose lui.
“Mi piace questa tattica” approvò Mag stringendo il braccio del ragazzo mentre si dirigevano verso i sotterranei.

 
*

Nel frattempo Frannie era tornata nella Sala Grande e stava decidendo se andare da Luc per chiedergli di ballare ancora un po’ oppure se unirsi al tavolo di George dove questi, Lee Jordan e Katie Bell non facevano che ridere, ma si accorse di non aver voglia di parlare con nessuno di loro. Luc ballava ancora con Padma Patil insieme a qualche altro ragazzo. Pensò che avrebbe potuto aggiungersi anche lei, così mosse qualche passo incerto nella loro direzione, ma poi si bloccò di colpo. Tony era appena rientrato nella Sala Grande da solo e si stava dirigendo verso alcuni suoi amici. Luna non doveva averlo seguito e si sforzò di pensare che fra i due non fosse successo niente, come aveva pensato in preda allo sconforto quando li aveva visti abbandonare la Sala. Impulsivamente andò dritta verso di lui con lo scopo di intercettarlo prima che raggiungesse il suo gruppo. Non era mai riuscita a camminare tanto velocemente sui tacchi alti e prima che gli fu davanti si fece mentalmente i complimenti per la performance.
“Hey, Tony!” lo chiamò.
“Ciao Fran!” disse lui bloccandosi sul posto.
Buon segno’ pensò la ragazza.
“Ti va un po’ di punch?” gli chiese indicando il tavolino su cui c’era la fontana che nel corso della serata si era svuotata e riempita diverse volte.
“Perché no!” rispose il ragazzo muovendosi per primo in direzione del tavolo. Frannie fece un respiro profondo e lo seguì con sguardo rapito.
Tony versò in due bicchieri il liquido rossastro e ne porse uno a Frannie.
“Beh, salute!” disse la ragazza avvicinando il suo bicchiere per fare un brindisi.
“Salute!” rispose Tony sorridendo.
“Allora… Dove hai lasciato Luna?” chiese Frannie per tastare il terreno.
“Oh, è tornata nel suo dormitorio perché ha detto che a mezzanotte in punto il pupazzo incantato a forma di fenice che tiene in camera inizierà a ballare il twist o il charleston – non ricordo – e voleva essere presente” rispose il ragazzo alzando le spalle e scuotendo la testa, indeciso se ridere o se rassegnarsi di fronte alla follia di quella ragazzina.
“Capisco” disse Frannie cercando di non scoppiare a ridere.
Optò per bere un sorso dal bicchiere, dato che in quei mesi aveva imparato che a Tony non piaceva ridere o parlare male dei suoi amici. Uno dei tanti motivi per cui adorarlo.
“…E la serata come ti è andata?” gli chiese riscuotendosi dai suoi pensieri di venerazione.
“Bene, mi sto divertendo molto!” rispose lui “Non pensavo che Hogwarts potesse organizzare feste così grandiose”
“È vero, peccato che non lo facciano tutti gli anni” convenne Frannie “o tutti i mesi”
Rimasero a discutere per un po’ sul gran numero di cose buffe che avevano visto, tipo Moody che ballava con la professoressa Sinistra, oppure Fred che mentre ballava con Angelina aveva dato una manata in faccia a Tiger, o di Rosander e Pevensie che si erano decisi a dichiararsi, suscitando la gioia di Frannie.
Erano rimasti in piedi sul bordo della pista da ballo, e una volta esaurito l’argomento festa, Frannie si mise a guardare i numerosi ragazzi che ancora ballavano. Improvvisamente desiderò di trovarsi lì a ballare con Tony.
“Ti va di ballare?” chiese al ragazzo senza neanche pensarci.
“Oh” disse il ragazzo arrossendo lievemente “No, io non ballo”
“Ma dai, ci divertiamo!” disse Frannie diventando improvvisamente determinata a convincerlo “…Tanto non puoi essere peggio di Potter a ballare, ci scommetto. E ti informo che oggi ho già vinto due scommesse, quindi so per certo che vincerei anche questa”
“Che tipo di scommesse…?” chiese il ragazzo cercando di sviare l’argomento ‘ballo’.
“Te lo dico solo se balli con me” disse la ragazza sorridendo e mettendosi davanti a lui. Gli prese una mano e lo tirò leggermente verso la pista – verso di sé.
Tony la guardò. Era davvero carina quella sera, ne prese atto consapevolmente in quel momento. Pensò che con Luna, con i suoi balli strambi e imbarazzanti per chiunque avesse un po’ di sale in zucca, non avrebbe mai ballato. Ma Frannie era diversa, di Frannie si poteva fidare.
“Solo un ballo” le disse muovendo il primo passo verso di lei “poi ci sediamo”
“Va bene, va bene” rispose la ragazza senza lasciargli la mano e guidandolo dove c’era il resto della gente.
Frannie si voltò e si ritrovò fin troppo vicina a lui. Sollevò il viso per guardarlo negli occhi e vide che era ancora imbarazzato, così gli prese le mani e iniziò a muoversi andando a ritmo con la musica. Pian piano il ragazzo iniziò a sciogliersi imitando i suoi movimenti.
“Visto? Non è diffic­–!” disse Frannie con un sorriso. Non era riuscita a terminare la frase perché la gola le si era completamente seccata. Deglutì e ripeté le ultime parole. La serata finalmente stava avendo un senso, ma forse stava accadendo tutto troppo velocemente persino per lei.
“Mi sento un idiota” disse Tony ridendo amaramente.
“Ma non lo sei!” insistette lei facendo una giravolta.
Verso la fine della canzone, Frannie gli mise le mani sulle spalle e fu davvero a un passo dal baciarlo. Solo che terminata la canzone non ci fu verso di convincere Tony a continuare a ballare anche quella successiva.
“Va bene, dai, sediamoci” disse Frannie continuando a sorridere e lasciandolo andare con sommo dispiacere.
“Grazie” disse il ragazzo ridacchiando “Davvero, non ce la posso fare, scusami”
“Devi fare pratica” disse lei ridendo a sua volta “Alle prossime feste clandestine dobbiamo riprovarci”
Tony pensò che non avrebbe mai più partecipato a feste clandestine, non dopo la figuraccia dell’anno precedente, ma decise di non condividere questo pensiero con la ragazza, per il momento.
Rimasero a parlare per un’altra mezzora, nel frattempo la Sala si era svuotata significativamente. Rimanevano ancora pochi ragazzi a ballare canzoni lente e romantiche, mentre altri erano ancora seduti a chiacchierare ai tavolini. Gazza si era addormentato sulla sedia con Mrs Purr in grembo, mentre Piton guardava con sommo ribrezzo le coppiette che ballavano al centro della sala. A un certo punto Tony iniziò a sbadigliare, così annunciò a Frannie che a breve sarebbe tornato nel suo dormitorio.
“Beh, se vai tu, vado anche io” disse Frannie con semplicità. In quella sala non c’era nulla – o nessuno – che avrebbe potuto trattenerla oltre.
“Beh, allora io vado a salutare i miei amici, poi possiamo fare un pezzo di strada insieme” propose il ragazzo leggermente sorpreso. Frannie aveva la fama di essere una festaiola, come aveva potuto lui stesso appurare in quegli ultimi mesi, e gli sembrava strano che preferisse rientrare al posto di rimanere con i suoi amici, alcuni dei quali erano ancora lì a far baccano.
“Ok, ti aspetto qui!” disse lei con un sorriso. Tony si allontanò, scambiò qualche parola con due suoi amici. Uno di loro guardò verso Frannie e alzò le spalle. Quando fu di ritorno Frannie si alzò in piedi.
“Beh, andiamo!” disse al ragazzo con un gran sorriso.
La Sala Comune dei Tassorosso era accanto alle cucine, non troppo lontano da dove si trovava la scalinata che conduceva ai sotterranei. Il tragitto non era eccessivamente lungo, ma i due camminarono piuttosto lentamente, affaticati dalla lunga serata.
“Mi spiace non essere potuto venire al ballo con te” disse Tony a un certo punto, facendo perdere un battito a Frannie “…Però alla fine abbiamo ballato, no?”
Il suo tono era garbato e cordiale come al solito, non sembrava nascondere più di quel che aveva detto, ma in Frannie ebbe l’effetto di una fiamma che divampa all’improvviso.
“Sì, dispiace molto anche a me” disse cercando di rimanere vaga “Ma, come hai detto, alla fine abbiamo avuto un momento anche per noi”
“Vero!” disse il ragazzo “…che Natale strano” borbottò senza saper che altro aggiungere.
Erano quasi giunti a destinazione, la scalinata già si intravedeva. Ovviamente nessuno dei due avrebbe accompagnato l’altro davanti alla sua Sala Comune, sarebbe stato troppo strano. In giro non c’era anima viva. Frannie sentiva il cuore batterle all’impazzata, desiderosa come non mai di fare una cosa che sognava ormai da anni.
“Beh, è stato bello” disse Tony fermandosi improvvisamente.
In altre occasioni Frannie si sarebbe ridestata dai suoi pensieri, ma ora che Tony era davanti a lei, sorridente, gentile e maledettamente bello, non riuscì a reprimerli.
“Sì, è stato bello” disse guardandolo con gli occhi che brillavano.
Poi accadde in un attimo. La ragazza fece due passi avanti, prese il viso del ragazzo fra le mani e posò le labbra sulle sue. Tony sbarrò gli occhi e passarono un po’ di secondi prima che si accorgesse con sommo stupore che stava rispondendo a quel bacio totalmente inaspettato.
Quando si staccarono fu come se il tempo si fosse fermato. Erano entrambi rossi in viso, ammutoliti, sconvolti da quello che era appena successo. Forse se lo erano solo immaginati, ma ciò non spiegava il rossore, il battito accelerato e soprattutto l’imbarazzo che si faceva sempre più palpabile fra di loro.
Tony sembrava aver perso l’uso della parola, mentre Frannie lo guardava con gli occhi sbarrati perché aveva appena realizzato che era lui. Era lui. Era lui l’uomo della sua vita. Era sempre stata fermamente convinta di quel che sentiva nei confronti di Tony, ma mai – mai ­– quanto in quel momento. Era come se un velo si fosse alzato fra di loro, un velo che credeva non esistesse più da tempo. Ma come dirglielo? Avrebbe dovuto spiegare tante, troppe cose, e lo sguardo sbigottito di Tony le suggerì che in qualche modo non era ancora pronto per ascoltarle.
Si schiarì la voce e disse la cosa più logica che le fosse venuta in mente in quel momento di panico. Dopotutto, se non ci fosse stato quel bacio, se lo sarebbero detti ugualmente.
“Beh, buonanotte!”
Tony sbatté le palpebre un paio di volte, poi parve riprendersi.
“Buona… Buonanotte” disse guardandola; sembrava che stesse lottando per dire qualcosa.
Indeciso sul da farsi, si voltò meccanicamente. Frannie lo imitò e sparì in fondo alle scale proprio nel momento in cui Tony si voltò di nuovo per guardarla in faccia e chiederle cosa stesse succedendo, ma questi vide solo una parte della gonna verde sparire dietro un angolo. Un’idea sarebbe stata quella di seguirla, ma era così spaesato che non aveva le forze per affrontare quella nuova, strana e impensabile situazione.
Frannie invece aveva camminato alla velocità della luce per un paio di minuti, poi, con il fiato corto e un dolore lancinante alle gambe, si era fermata per appoggiarsi al muro e riprendere fiato. Rifletté attentamente su ciò che era successo.
Aveva baciato Tony McMartian, su questo non c’erano dubbi.
Non c’erano neanche dubbi sul fatto che la cosa avrebbe dovuto ripetersi all’infinito perché era lui che voleva prima ed era lui che voleva ancora di più adesso e per sempre.
Purtroppo però non c’erano dubbi anche sul fatto che avesse fatto una cosa avventata che aveva messo in imbarazzo entrambi. Si chiese se le cose sarebbero cambiate fra di loro se non avesse cercato di riparare quel danno. Dopo aver respirato a fondo per alcuni lunghi minuti, decise di tornare in Sala Comune. Si guardò indietro, sperando di vederlo apparire sulle scale, ma Tony non arrivò. Pensò che se fosse arrivato gli avrebbe detto tutto sui sentimenti che la seguivano e perseguitavano da anni, ma il fatto che non lui l’avesse seguita significava sicuramente che per lui quel bacio non aveva significato assolutamente niente.
Tranello del Diavolo” sussurrò al serpente di pietra che faceva da guardia al passaggio per la Sala Comune.
Sarebbe andata a dormire in fretta e l’indomani avrebbe analizzato la situazione con lucidità, avrebbe pensato a cosa dire a Tony per giustificare quell’atto irrazionale – per lui, di certo non per lei – e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Si tolse le scarpe per cercare di non fare rumore. Ci mancava solo che qualcuno la sentisse e si mettesse a parlare con lei. La stanza sembrava completamente deserta. Chi era tornato dalla festa era già andato a dormire, mentre gli altri dovevano essere ancora in Sala Grande. Affrettò il passo per raggiungere la scalinata del dormitorio.
La sua serata romantica non era andata esattamente come si era aspettata, salvo quello strano e inaspettato premio finale, ma quella sera il romanticismo era nell’aria, e Frannie inciampò improvvisamente su esso quando guardò distrattamente verso il caminetto.
Margaret e Edmund erano seduti insieme su un divanetto appena illuminato dalla brace davanti a loro. Mag era appoggiata allo schienale laterale del divano, le gambe accavallate su quelle di Edmund, che vi teneva una mano sopra. L’altra mano del ragazzo era intrecciata a quella di Mag; il suo viso era chino verso di lei e le parlava con un tono basso e serio e lei stava sorridendo tranquilla. Non c’erano altre persone al di fuori di loro due in quel magico momento, così nessuno dei due vide Frannie, la quale, dopo uno sguardo di stordita comprensione, si voltò e imboccò la scalinata senza fare alcun rumore e senza fermarsi finché non fu nel dormitorio.
Margaret e Edmund stanno insieme’ pensò travolta dalla consapevolezza che da quel giorno molte cose sarebbero cambiate. Questo però non la spaventava. Sapeva che prima o poi sarebbe successo e sapeva anche che nessuno dei due si sarebbe mai pentito di quel grande passo in avanti che avevano fatto quella sera.
Alla luce di quel che era successo quella notte, si ritrovò a invidiarli. Aveva sempre pensato che per lei e Tony le cose sarebbero andate esattamente come avrebbe voluto lei, secondo i suoi termini, ma quando poi era successo non era stata in grado di dichiararsi. Lei, che sognava quel momento da anni.
Tormentata da quei pensieri iniziò a svestirsi e a struccarsi. Jasmine non era ancora rientrata, mentre Miles doveva essersi appena messa a letto, perché la salutò ma non disse altro e Frannie ne fu grata. Quando ebbe finito si mise a letto senza avere il minimo accenno di sonno. Passò almeno un’ora, Miles ormai si era addormentata, poi arrivò Mag, che camminava come se appartenesse ad un altro pianeta. Senza fare rumore entrò in bagno per mettere il pigiama e quando tornò nella stanza si mise a letto senza proferir parola. Frannie la osservò in silenzio. La luna filtrata dal Lago Nero illuminava appena la stanza. Mag non aveva smesso di sorridere da quando era entrata nel dormitorio.
“Sei sveglia?” chiese Mag in un sussurro.
“Sì” rispose Fran.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti. Frannie stava lottando contro sé stessa per raccontarle quel che aveva fatto ma non ci riuscì. Non lo avrebbe rivelato a nessuno finché non avrebbe capito cosa fosse successo esattamente fra lei e Tony.
“…Non sai quanto sia felice per te e Edmund” disse a bassa voce.
“Oh Fran, anche io!” disse Mag “Sono così felice che non puoi immaginare”
Un po’ sì, invece’ pensò Frannie, che, infondo, nonostante l’angoscia che le procurava quella situazione, era enormemente felice. Rimase in silenzio, poi Mag si rese conto di essere sembrata un po’ egoista a voler parlare solo di sé stessa.
“A te come è andata la serata?” chiese Mag sforzandosi di sembrare incuriosita.
“Una meraviglia” mormorò Frannie “è stato molto bello, sono stata bene”
E ho baciato Tony, ho baciato Tony, ho baciato Tony’ pensò sorridendo appena.
“Sono contenta” rispose Mag. Si sentiva dalla voce che era davvero felice.
“Beh, continueremo a parlarne domani!” disse Frannie voltandosi sulla schiena “adesso sono proprio stanca”
“Anche io! Buonanotte!”
“’Notte” sussurrò Frannie.
Non riuscì a chiudere occhio fino alle quattro di mattina, mentre Mag si addormentò quasi subito.
Quando Frannie si svegliò al mattino ci mise un po’ per realizzare tutto quel che era successo la sera prima. Non era riuscita a decidere cosa fare con Tony. Guardò verso il letto di Mag e vide che era vuoto, cosa che la fece sorridere. Fra lei e Edmund le cose erano finalmente andate a posto e sentiva che presto anche fra lei e Tony tutto si sarebbe risolto per il meglio.

 
*
*
*
 
 
Frannie scivolava tra i corridoi col cuore che batteva all'impazzata. Aveva appena lasciato Edmund e Margaret in Sala Comune a discutere di Quidditch, decidendo di lasciarli soli. Ultimamente cercava di passare un po' meno tempo con loro, per lasciare spazio alla nuova relazione. Col tempo sarebbe probabilmente tornato tutto come prima, ma per le prime uscite preferiva lasciar loro un po' di respiro. E poi oggi aveva una cosa importante da fare. Il castello era più vuoto del solito, anche se non tanto quanto solitamente nelle vacanze di Natale. In quel momento il corridoio era deserto. La ragazza si dirigeva a passo svelto verso la Sala Grande, sperando di trovarlo lì. Si mordeva il labbro cercando di concentrarsi.
"Cosa potrei dirgli? La verità? Non vorrei spaventarlo, potrebbe rifiutarmi. Potrei chiedergli di vederci ogni tanto, senza impegno. Perché mai dovrebbe rifiutare? Magari col tempo si innamora di me. Sì, una cosa senza impegno è perfetta. Lui non prova nulla per me, non ancora, ma un incontro ogni tanto penso possa far solo piacere, quale ragazzo rifiuterebbe? Stando più vicini magari si abituerà alla mia presenza. Magari inizierò a piacergli. Magari..."
“Ehi Frannie.”
Una voce incerta la fece fermare in mezzo al corridoio delle cucine. Si voltò già sapendo chi avrebbe trovato.
“Tony.”
Lui la guardò, cercando di pensare il più in fretta possibile a cosa dire.
“Parliamo?”
Propose infine, a bassa voce. Lei annuì. Il ragazzo la prese per il polso e si diresse a passo sicuro verso l'ala nord. Le vacanze non erano ancora finite e le aule erano tutte vuote, non c'era motivo per cui qualcuno si sarebbe dovuto trovare lì. Qualcuno di vivo, almeno. A Frannie parve di scorgere il lembo della gonna di un fantasma che spariva dietro l'angolo. Deglutì. Lo guardò negli occhi e pensò a come potesse sempre stupirsi di quanto fosse bello. La luce fioca del corridoio gli faceva brillare gli occhi nocciola. Alla luce del sole diventavano verdi, se n'era accorta al terzo anno. Si accorse di essersi incantata a guardarli e si riscosse. Lui era in silenzio che aspettava, la ragazza capì che era arrivato il momento di giustificarsi. Prese un bel respiro, e parlò.
“Senti Tony, mi dispiace per l'altro giorno. Ho pensato di volerlo fare e l'ho fatto. Non so che mi sia preso. Io...”
Il ragazzo scosse la testa impercettibilmente e si chinò in avanti. Chiuse gli occhi e la baciò. Le loro labbra rimasero unite per una manciata di secondi in cui lei smise letteralmente di respirare. Quando il ragazzo tornò al suo posto, Frannie prese una boccata d'aria.
“Non fa niente.”
“Non fa... niente?”
Lui sorrise e scosse la testa.
“L'avrei fatto se fossi arrabbiato con te?”
“No. Non lo so. Non credo. A questo proposito...” Tony la guardò con un ghigno aspettando che la ragazza finisse di articolare le parole. “A me è piaciuto. Mi va. Cioè... se io ti chiedessi di vederci ogni tanto, così come oggi... tu che mi diresti? Niente di serio. Solo, ogni tanto. Io e te. A me fa piacere. A te?”
“Sai, quando sei imbarazzata parli troppo.”
Lei non rispose, così il ragazzo continuò.
“Non ho mai apprezzato questo tipo di relazioni. Non sono il tipo. Preferisco quelle più... tradizionali.”
“Scus...”
“Però alla fine, beh, perché no? Potrebbe essere divertente, immagino. Se non mi stai prendendo in giro. Mi stai prendendo in giro?”
"Prendendo in giro? Se ti sto prendendo in giro? Beh, sì... ma non come pensi tu" pensò Frannie.
“…No. Non lo farei mai. Mi va. Se te l'ho chiesto vuol dire che mi va.”
“Però la cosa deve restare tra te e me. Te l'ho detto, non sono quel tipo di ragazzo, e non voglio si dica in giro che lo sono. Non devi dirlo a nessuno. E con nessuno intendo neanche a Rosander, o Pevensie. Nessuno.” Lei annuì debolmente. “Ho la tua parola?”
“Hai la mia parola.” rispose lei, e poi gli si gettò al collo, dandogli il bacio che aveva sempre voluto dargli. Lui fece tra passi indietro per non perdere l'equilibrio ma la circondò con le braccia mentre la ragazza gli accarezzava i capelli. Aveva il suo sapore che gli riempiva la bocca e sentiva le sue labbra premere contro le sue, il suo respiro sulla pelle. La stringeva sentendo le sue mani che prima indugiavano sulla nuca, poi scendevano lungo la schiena, poi...
“Ehm, ok. Ok, basta così.” balbettò, forzandosi ad allontanarsi. Frannie lo guardò confusa, aveva le guance rosse.
“Qualcosa non va? Ho fatto qualcosa di male?”
“No, no. È solo che potrebbe arrivare qualcuno.”
“Qui? E per fare cosa?”
“Non so, quello che stiamo facendo noi?”
“Sì, potrebbe essere in effetti.” fu costretta ad ammettere, ma aveva un'aria delusa. Tony alzò gli occhi al cielo ma sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia. 
“Hai fatto bene a chiedermelo. Credo che staremo bene.”
“Sì, anche io.”
“Ora devo andare, Cedric si starà chiedendo che fine ho fatto. Sta ancora impazzendo dietro la seconda prova.”
“Sì, posso immaginare.” La ragazza prese un profondo respiro. “Quindi... quando ci rivediamo?”
“Domani? Dopo colazione?”
“Sempre qui?”
“Sì, direi di sì. Quando riinizieranno le lezioni penseremo a qualcos'altro.”
“A domani, Tony. Sono contenta che ci siamo chiariti.”
“A domani Frannie.”
Lui si voltò e fece per andarsene, poi tornò in fretta sui suoi passi, le diede un bacio a stampo e si dileguò. La ragazza rimase ferma lì dov'era, in silenzio, a pensare a quello che era appena successo e fissare il punto in cui lui era sparito poco prima. Una parte di lei esplodeva dalla gioia, un'altra invece sentiva un peso stringerle il petto. Tutto quello che era successo era molto, molto di più di quanto non fosse riuscita a combinare in quasi sei anni, ma non era quello che voleva. Pensava di aver sbagliato. E se per questa cosa senza sentimento si fosse giocata l'occasione di avere una relazione seria con lui? Una parte di lei le diceva che no, il piano filava liscio, che come con Miles e Adrian poi il loro rapporto si sarebbe evoluto, ma in realtà quante possibilità c'erano che questo accadesse? Non moltissime. Si appoggiò al muro con la schiena e si lasciò scivolare a terra, inginocchiandosi sul pavimento.
“Cazzo. Ho fatto un casino” mormorò, sospirando e chiudendo gli occhi, cercando di rivivere il bacio di qualche minuto prima. “Merlino aiutami, ho fatto un casino.”
 

 
Note autrice:
 
Ebbene sì, finalmente ce l’hanno fatta!

Rivelazione importante: la cimice che Mag scaccia via a un certo punto è Rita Skeeter. Peccato che non l'abbia schiacciata. 


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Colonna sonora del capitolo:
-Scena Mag e Edmund: Planetarium, La La Land
-Scena Frannie e Tony: Epilogue, La La Land


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Altre canzoni a cui mi sono ispirata mentre scrivevo il capitolo.
- Hello, Glee Version
- Total Eclipse of the heart, Glee Version
- Alone, Glee Version

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Capitolo 14
*** San Valentino e la Seconda Prova ***



XII

SAN VALENTINO E LA SECONDA PROVA


1990
San Valentino
I anno
 
“Facciamo un giro in cortile?”
La voce di Frannie fece distogliere lo sguardo di Mag dal libro di Trasfigurazione.
“Volevo studiare per un’altra ora” si lamentò la ragazza.
“Ma se è da dieci minuti che stai fissando la stessa pagina!” protestò Frannie alzando gli occhi al cielo. Fra le due non c’era ancora molta confidenza, per cui Mag le restituì uno sguardo oltraggiato.
“Questo passaggio è difficile” rispose indispettita la ragazza.
Qualche giorno prima aveva accettato di uscire a fare un giro con l’amica Serpeverde e le due avevano finito col perdere l’intero pomeriggio.
“Te lo spiego io mentre andiamo!” insistette Frannie “Dai, non vedevamo il sole da metà settembre!”
“Ma sarà pieno di coppiette felici, non ho voglia” mugolò Margaret.
“Mamma mia, Margaret, a volte sembri Edmund” disse Frannie ridacchiando.
Le due si voltarono per vedere se l’amico era lì in Sala Comune. Seduto su una poltrona da solo, Edmund Pevensie guardava con aria annoiata Flint e Montague che si sfidavano a scacchi. Ogni tanto sbuffava e guardava altrove, poi tornava a scrutare i due compagni più grandi e sbuffava di nuovo. Aveva l’aria di aver passato molto tempo lì con loro e di avere intenzione di passarne altrettanto.
“Almeno faccio qualcosa di costruttivo, io” borbottò Mag.
“Sì, annoiarti sulla Trasfigurazione degli aghi di pino” disse Frannie “Dai, lo so che vorresti venire con me!”
“E va bene” disse Mag sbuffando e chiudendo il libro.
Si alzò e cercò di ignorare lo squittio felice di Frannie. Andò a recuperare nel dormitorio il mantello suo e dell’amica; quando tornò vide che Frannie si era avvicinata a Edmund e gli stava dicendo qualcosa. Lui la scrutò per qualche istante e poi scosse la testa. Frannie cercò di non insistere. Quel ragazzo sembrava non avere proprio voglia di unirsi a loro, mentre con Mag sapeva che alla fine l’avrebbe avuta vinta. La ragazza si avvicinò ai due proprio mentre Frannie gli diceva “Se ci ripensi, sai dove trovarci”, salutò di sfuggita il compagno di classe facendogli un sorriso – al quale questi non rispose – e insieme all’amica uscì dal passaggio.
Una volta fuori, effettivamente trovarono qualche coppietta che cercava un po’ di intimità, ma erano tutte persone che non conoscevano, sicuramente dal quinto anno in su, per cui non si sentirono più di tanto in imbarazzo.
“Ogni tanto ci vuole staccarsi dai libri, non trovi?” disse Frannie sedendosi sotto un’arcata.
“Sì, solo che mi distraggo già tanto di mio… Non so se era il caso…” balbettò Mag, desiderosa sia di piacere alla nuova amica sia di non perdere di vista l’importanza dello studio.
“Allora, hai notato quanto è carino Tony McMartian?” chiese Frannie decisa a non parlare di compiti e di lezioni. Mag alzò gli occhi al cielo. Era almeno la terza volta che glielo chiedeva, da quando avevano conosciuto quel ragazzo a settembre.
“Ti ho già detto che non è il mio tipo, però ha dei begli occhi” disse Mag cercando di essere gentile “E poi secondo me Philip, quello di Grifondoro del secondo anno, è più figo”
A dire il vero si era presa una cotta per lui dal primo giorno.  
“Vogliamo parlare di Esmeralda? Quella del terzo?” disse Frannie con aria sognante “Oh, guardala là!”
Indicò una ragazza dalla pelle scura, occhi color smeraldo e meravigliosi capelli ricci, la quale parlava con un biondino del suo anno e il capitano della squadra di Quidditch Grifondoro, fratello maggiore di due dei loro compagni di classe.
“Magari avessi i suoi occhi!” sospirò Mag.
“Magari avessi lei” disse Frannie ridendo.
Rimasero a chiacchierare sull’argomento per un po’, poi, vinte dal freddo, decisero di tornare in Sala Comune, dove trovarono Edmund esattamente dove lo avevano lasciato.
 
*
 
1991
San Valentino
II anno
Non avevano legato particolarmente con Fred e George Weasley sino a quel giorno.
Il giorno di San Valentino era giunto totalmente indisturbato fra i ragazzi dei primi anni, ancora troppo acerbi per sentire i richiami pungenti dell’amore – a parte Frannie, che sembrava essersi presa una cotta per McMartian. Erano in classe con due campioni di stupidità: i gemelli Weasley. I due avevano tre fratelli più grandi e dicevano di averne altri due a casa. Il fratello maggiore, Charlie, sembrava a posto, mentre Percy, del terzo anno, era una vera piaga, ma questo Mag, Frannie e Laetitia lo scoprirono solo quel pomeriggio, quando arrivò come una furia a sgridare i suoi fratelli.
Prima della lezione di Trasfigurazione Mag, Laets e Frannie, quest’ultima in banco con Edmund, avevano notato un certo movimento in fondo all’aula, in particolare dove stavano seduti i due Weasley e Lee Jordan, il terzo membro del club dei disturbatori principali della classe. Una volta entrata la professoressa McGranitt si erano zittiti, facendo ben presto dimenticare ai curiosi il motivo del loro interesse.
Verso la fine dell’ora, però, era successo. Mentre l’insegnante si avvicinava ai banchi alla sua destra per iniziare il giro di perlustrazione, Mag sentì un leggero fruscio alle sue spalle e si voltò appena in tempo per vedere una scatola a forma di cuore fluttuare accanto a lei, superarla e andarsi a posare sulla cattedra. Fortunatamente l’insegnante era voltata e non se ne accorse finché non ebbe finito il suo giro e non tornò al suo posto, dove trovò ad aspettarla quel regalo inaspettato.
“Di chi è questa?” disse prendendo in mano la scatola rosso vivo e mostrandola alla classe.
Silenzio. Tutti la guardarono spaesati. Lei, senza scomporsi, la aprì e analizzò il contenuto. Si trattava di una mezza dozzina di Ciocco Calderoni dall’aria innocua.
“Non è mia abitudine accettare regali di questo genere dai miei studenti” disse in tono asciutto.
Mag sentì dietro di lei Frannie trattenere una risata.
“Allora, si sono materializzati qui dal nulla?” disse trafiggendo ogni studente con lo sguardo “Ho la sensazione che qualcuno qui si stia divertendo alle mie spalle”
Edmund era piuttosto annoiato da quelle stupidaggini, così sbuffò senza farsi vedere.
“Molto bene” disse l’insegnante chiudendo la scatola “Toglierò dieci punti ad ogni Casa”
Nell’aula si sollevarono lamentele di ogni genere, soprattutto da parte dei Serpeverde e dei Corvonero.
“Non ammetto simili bravate nella mia classe” disse guardando insistentemente verso il fondo dell’aula, dove i gemelli Weasley stavano visibilmente per cedere.
“…Volevamo solo augurarle buon San Valentino!” disse George alzandosi in piedi. Fred, accanto a lui, sbuffò e si alzò a sua volta.
“Perché lei è la miglior insegnante della scuola”
“Ma no, di tutto il mondo!”
“Dell’universo!”
“Molto bene, vediamo se lo penserete ancora dopo la punizione. Alle cinque, nel mio studio.” disse l’insegnante rimanendo impassibile. Poi fece una smorfia e aggiunse: “…e comunque ho sempre preferito gli Zuccotti di Zucca”
Una volta usciti da lezione, Frannie rimase indietro ad aspettare i gemelli, così le due amiche e Edmund la imitarono, anche se quest’ultimo non sembrava averne voglia, dal momento che continuava a guardarsi intorno con aria annoiata.
Quando uscirono i gemelli insieme a Lee, Frannie smise di parlare con Mag e Laetitia dell’accaduto e si rivolse ai tre Grifondoro.
“Hey, Weasley! La prossima volta ve li fornisco io gli Zuccotti di Zucca!” esclamò sorridendo.
“Dici davvero, Firwood?” chiese George.
“Firwood vuole essere portata sulla via del più folle divertimento?” continuò Fred.
“Ragazzi, al massimo sono io a portarvi su quella via” disse Frannie con convinzione.
Rimasero a fissarsi per qualche istante, poi scoppiarono a ridere tutti insieme. Persino Edmund riuscì a mettere da parte per un momento il broncio che lo accompagnava per la gran parte delle sue giornate e si sciolse in una risata liberatoria.
“Ma come fate a essere così…?” iniziò Mag senza trovare le parole adatte per descriverli.
“…Geniali?” concluse Frannie per lei.
“Anni e anni di pratica” rispose Fred con orgoglio.
“E tanti fratelli con cui divertirsi” aggiunse George.
Erano tutti felici e sorridenti, non si erano mai parlati con quella complicità. Era appena nata una nuova amicizia.
 
*
 
1992
San Valentino
III anno
 
“Non m’interessa se Hogsmeade sarà invasa dalle coppie, io ci voglio andare!” disse Frannie ai due amici che la ascoltavano piuttosto scettici.
“E va bene” sospirò Mag “tanto dovevo comprarmi qualche nuova piuma”
Edmund alzò le spalle. Non era totalmente d’accordo, ma in quegli ultimi mesi aveva sempre piacere a stare con le due ragazze, soprattutto con Frannie. Nonostante i suoi continui e ostinati rifiuti, in quegli anni non avevano mai rinunciato a cercare la sua amicizia, e ora che le cose con i suoi fratelli si erano sistemate, era riconoscente alle due più che mai per non essersi mai arrese e non averlo escluso.
“Per me va bene, e poi non siamo ancora stati alla Testa di Porco!” disse con un sorriso.
“Io preferirei Madama Piediburro” propose Mag un po’ incerta, non le ispirava molto il locale proposto da Edmund.
“Benissimo, andremo da entrambi!” disse Frannie felice di averli messi d’accordo.
L’indomani partirono tutti e tre alla volta di Hogsmeade. Frannie non faceva che parlare e così si ritrovarono ben presto davanti al bar di Madama Piediburro, dove avevano fatto colazione la prima volta che erano stati a Hogsmeade, qualche mese prima.
“Sei sicura di voler entrare, Mag?” chiese Frannie bloccandosi a pochi metri dall’entrata.
Una giovane coppia era appena uscita e, mentre la porta si spalancava e si richiudeva, dal locale erano fuoriuscite le note di “Mi hai stregato il cuor” di Celestina Warbeck. E non era tutto: dalla vetrina notarono che all’interno c’era una gran quantità di putti dorati che fluttuavano sopra ai tavolini e di tanto in tanto scagliavano sui clienti una manciata di coriandoli rossi a forma di cuore. Videro solamente coppie che o si tenevano per mano o si baciavano.
“Va bene” disse Mag arrossendo leggermente “Se non vi dispiace, facciamo un cambio di programma”
Edmund tirò un sospiro di sollievo. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quel locale, quel giorno.
“…Prendiamo la colazione da Mielandia, mangiamo davanti alla Stamberga Strillante e concludiamo con Testa di Porco, va bene?” disse Mag.
“Decisamente sì” disse Frannie.
“Sono assolutamente d’accordo” aggiunse Edmund prendendo le due amiche sottobraccio e portandole via da quel luogo di perdizione.  
Erano tutti e tre felici: le cose iniziavano ad andare per il meglio ed era bella l’amicizia che in quei mesi aveva ripreso a sbocciare.
 
*
 
 
1993
San Valentino
IV anno
 
La lezione di Allock stava mettendo a dura prova i nervi di Mag, Edmund e Frannie. Cercare di non scoppiare a ridere in faccia al professore non era mai stato così arduo. Frannie era coperta dalla chioma cespugliosa di Mag, seduta davanti a lei, mentre Edmund aveva iniziato a darle una serie di gomitate per farla smettere, ridacchiando con una mano davanti alla bocca e tossicchiando per coprire gli scoppi di ilarità. Mag era al primo banco, e ogni singhiozzo di Frannie e Edmund la portava sempre più sull’orlo di scoppiare. Laetitia accanto a lei aveva abbassato il viso e si era messa a scrivere qualcosa sulla sua pergamena. Mag si sporse per leggere e vide che stava scrivendo una lista di cose che doveva fare. Non era una cattiva idea per distrarsi dal bisogno impellente di ridere.
Era rossa come un peperone e a un certo punto il professore di Difesa contro le Arti Oscure lo notò.
“Tutto bene, Rosander? Uno svenimento? Lo so, faccio questo effetto a volte… ma no, non abbatterti! L’anno è ancora lungo e imparerai a gestire la tua adorazione nei miei confronti” disse Allock in tono pratico e allo stesso tempo sognante.
Per Mag (e Frannie e Edmund) fu davvero troppo. Mentre i due scoppiavano a ridere, a giudizio del professore, per prendere in giro l’inclinazione dell’amica ad amare il suo professore, anche Mag non riuscì più a soffocare una risata.
“No, cioè, io…” balbettò la ragazza ormai paonazza “Mi scusi, adesso sto meglio”
“Se vuoi parlare di questo tuo… problema… più tardi, credo di poter trovare il tempo per una tazza di tè fra una lettera dei miei ammiratori e l’altra” continuò Allock mettendo ancora più in imbarazzo la ragazza.
“Grazie” rispose Mag con una vocina appena udibile. Dal fondo dell’aula si alzarono le risate isteriche dei gemelli e di Lee. Mag si voltò furente verso Edmund e Frannie, entrambi con gli occhi lucidi per le lacrime trattenute a stento.
Piantatela. Subito” sibilò senza guardarli negli occhi, consapevole che se lo avesse fatto sarebbe scoppiata a ridere di nuovo, e loro con lei.
“Ora, come dicevo…” continuò Allock sfoderando un sorriso ancora più smagliante “credo proprio che la Camera sia stata chiusa per sempre. Il colpevole deve essersi reso conto che io lo avrei stanato: era questione di tempo. Ragionevole da parte sua, dato che lo avrei massacrato”
Improvvisamente a Mag passò la voglia di ridere. La questione della Camera dei Segreti la spaventava troppo per poterci ridere su.
“…Per questo penso che la scuola abbia bisogno di un sostegno morale. Bisogna cancellare i ricordi dell’ultimo trimestre, non trovate? So esattamente di cosa abbiamo tutti bisogno, voi più di me. Non vi anticiperò niente!”
Si guardò intorno e ignorò gli sguardi per niente impressionati dei suoi alunni.
“Beh, potete andare” disse il professore gesticolando pomposamente.
Mag prese la sua cartella e uscì di fretta e furia dall’aula. Quando Frannie e Edmund la raggiunsero, la trovarono piegata in due dalle risate. Ben presto si unirono a lei.
“Ma…Perché?!” sospirò Mag asciugandosi una lacrima dagli occhi “Cosa ho fatto di male?”
“Cosa ha fatto Allock per meritare una fan così ingrata, vorrai dire!” disse Edmund provocando un’altra ondata di risate. Frannie si accasciò contro il muro, mentre Mag dovette sorreggersi alla spalla dell’amico per non crollare.  
“Siete due criminali” li sgridò Mag tra una risata e l’altra “Farmi ridere così sapendo che sono al primo banco!”
“Era uno dei nostri obiettivi principali” disse Frannie battendo il cinque all’amico “dai, andiamo a pranzo, a meno che tu, Mag, non voglia andare da Allock!”
“…Me lo rinfaccerete per sempre, vero?” sospiro Mag, incapace di rimanere seria.
“Ovviamente sì” disse Edmund ridacchiando.
Cercarono di darsi un contegno e raggiunsero la Sala Grande.
Quel che intendesse Allock quando aveva parlato di sostegno morale fu chiaro la mattina del 14 febbraio, a colazione. Quando Mag e Frannie varcarono la porta della Sala Grande, per un attimo credettero di essere entrati nella stanza sbagliata.
Le pareti erano coperte di grossi fiori di un rosa acceso. Come se non bastasse, dal soffitto color azzurro pallido piovevano coriandoli a forma di cuore. Edmund era seduto al tavolo dei Serpeverde e stava tagliuzzando un pancake a forma di cuore con aria truce.
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Mag sedendosi di fronte a lui. Frannie era già in preda alle risate.
Edmund indicò il tavolo degli insegnanti, troppo disgustato per parlare. Allock, che indossava un abito dello stesso colore rosa acceso delle decorazioni, stava agitando le braccia per chiedere il silenzio. Gli insegnanti che sedevano al suo fianco erano impassibili, come pietrificati. Dal punto dove si trovava, Frannie poteva vedere un muscolo contrarsi sulla guancia della McGranitt. Quanto a Piton, pareva gli avessero propinato un bel bicchierone di Radigorda.
“Buon San Valentino!” esclamò Allock. “E il mio grazie alle quarantasei persone che mi hanno mandato una cartolina di auguri! Si, mi sono preso la libertà di farvi una piccola sorpresa… e non finisce qui!”
“Mag, tu gliel’hai mandata?” sussurrò Frannie sporgendosi verso l’amica.
“Ma quando mai!” borbottò ridacchiando.
“Voglio trovare queste quarantasei persone e stringer loro la mano” disse Edmund soffocando una risata nel tè caldo.
Allock batté le mani e dalle porte della Sala d’Ingresso entrarono una dozzina di nani dall’aria arcigna. Ma non erano nani qualsiasi. Allock li aveva dotati tutti di ali dorate e di un’arpa.
“I miei amici cupidi, postini d’amore!” annunciò raggiante Allock. “Oggi andranno in giro per tutta la scuola consegnando i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui. Sono sicuro che i miei colleghi vorranno condividere lo spirito della festa! Perché non chiedete al professor Piton di mostrarvi in quattro e quattr’otto come si prepara una Pozione d’Amore? E già che ci siamo, il professor Vitious, quel vecchio furbacchione, di Incantesimi Incantevoli ne sa più di qualsiasi mago io abbia mai conosciuto!”
Il professor Vitious si nascose la faccia tra le mani.
“Secondo me se chiediamo a Piton un Filtro d’Amore, ci avvelena” disse Mag.
“Infatti, meglio non provare” convenne Edmund.
Per tutto il giorno i nani non smisero di fare irruzione nelle aule per consegnare gli auguri di San Valentino, con grande disappunto degli insegnanti.
“Vorrei tanto farlo per Tony” sospirò Frannie.
“Dubito che apprezzerebbe” disse Mag scuotendo la testa.
“Sì, anche io” disse Frannie ridacchiando “Ma sarebbe adatto a ciò che sento per lui”
“Potresti fargliela tu una serenata” propose Edmund dandole una gomitata.
“Non dire sciocchezze, Pevensie” disse Frannie, senza però perdere d’occhio Tony McMartian, che si trovava dall’altra parte del cortile a chiacchierare con degli amici.
Alla fine della giornata Frannie aveva ricevuto ben due serenate ultra imbarazzanti da parte di due sconosciuti, Edmund era stato placcato davanti alla Sala Comune e aveva dovuto ascoltare un’orrenda poesia sulla sua bravura a Quidditch da parte di Mary Sue, mentre Mag aveva riso così tanto che quando entrarono in Sala Comune era completamente stremata.
“Non ho mai amato così tanto San Valentino” disse quando si sedettero – Edmund con aria truce, Frannie con l’autostima a mille – sul solito divanetto.
 
*
 
1994
San Valentino
V anno
 
Illusi di essere felici.
 
*
 
1995
San Valentino
VI anno
 
“A cosa stai pensando?”
La voce di Edmund riportò Mag al presente. Si era incantata a fissare la fetta di torta alla carota che avevano messo da parte per Frannie con un sorriso sognante.
“Al tempo che passa” rispose la ragazza con un sorriso.
Si portò la tazza di tè alla bocca e cercò di non rabbrividire quando Edmund le mise una mano sulla schiena.
“Più nello specifico?” insistette il ragazzo avvicinandosi a lei.
“Al fatto che fino ad ora abbiamo passato insieme la maggior parte dei nostri San Valentino” disse Mag “…e che il migliore rimarrà sempre quello di Allock”
Edmund fece mente locale e sorrise come lei. Mag aveva ragione.
“Non oserei mai competere con dei nani alati” disse ridacchiando. Quella storia lo divertiva ancora.
“Forse, se ti vestissi come gigantesco ghiacciolo alla ciliegia…” azzardò Mag mettendogli una mano sulla spalla.
“Scordatelo” disse lui con un sorriso falso, al quale lei rispose ridacchiando.
Mag finì di bere il suo tè con calma, poi posò la tazza sul tavolo.
“Bene” disse soddisfatta “Allora, programmi della giornata. Si accettano suggerimenti”
“Non saprei, potremmo fare un giro a Hogsmeade” disse Edmund giocando con un tovagliolo “Ti offro il pranzo”
“Mh, è un’idea” disse Mag pensierosa. Non le piaceva molto l’idea di farsi pagare qualcosa da lui, dato che per lui significava spendere i pochi soldi che aveva.
“…Oppure andiamo dopo pranzo e ci prendiamo una cioccolata calda da qualche parte”
“Anche, sì” disse Edmund leggermente più sollevato.
“Adesso andiamo a trovare Frannie, poi vedremo cosa fare” disse Mag avvolgendo la generosa fetta di torta per l’amica in un tovagliolo.
“Va bene”
Edmund prese anche qualche biscottino al cioccolato a forma di cuore e si alzò con Mag.
La sera prima avevano dovuto portare l’amica in infermeria. Era arrivata in Sala Comune pallida come un lenzuolo e tremante, dicendo di non sentirsi bene; una volta arrivati da Madama Chips avevano scoperto che la febbre le era salita quasi a 40, così l’infermiera aveva detto che come minimo avrebbe dovuto passare lì la notte.
Percorsero il corridoio parlando delle loro cose e tenendosi per mano. Una volta arrivati a destinazione Mag si fece avanti ed aprì la porta.
Doveva esserci stata un’epidemia, dal momento che almeno una ventina di letti era occupata.
“Spero di non ammalarmi anche io adesso” borbottò Mag facendosi strada fra i letti.
Trovarono Frannie quasi subito. La ragazza doveva essersi appena svegliata: aveva l’aria intontita e sembrava non capire esattamente dove si trovasse.
“Oh, siete venuti a soccorrere le mie povere membra” li salutò illuminandosi leggermente.
“Ciao Fran, come ti senti?” disse Mag prendendo posto sulla sedia accanto al letto.
“Uno schifo” rispose la ragazza ributtandosi sul cuscino “la febbre si è abbassata di poco, mi sa che dovrò restare un’altra notte”
“Mi dispiace” disse Edmund prendendo posto accanto a Mag.
“Ti abbiamo portato qualcosa!” disse Mag illuminandosi “Ti va un po’ di torta?”
“Oh, grazie!” disse Frannie mettendosi a sedere faticosamente “qui ci hanno dato solo qualche fetta biscottata con una marmellata strana che non ho riconosciuto”
Indicò sul suo comodino una fetta biscottata ricoperta di una marmellata verdognola appena morsicata.
“Bene, vedrai che starai meglio” disse Mag con un sorriso.
Frannie si lasciò aiutare dall’amica a prendere in mano la fetta di torta mentre disse che i biscotti di Edmund li avrebbe tenuti come spuntino.
“Siete dei veri amici” borbottò fra un morso e l’altro.
Mag e Edmund si scambiarono uno sguardo soddisfatto, felici di essere in grado di gestire la loro relazione senza escludere Frannie.
“Figurati, ieri mi hai fatto prendere un colpo quando sei entrata in Sala Comune” disse Mag “a proposito, dov’eri prima?”
Frannie borbottò qualcosa sull’estrema apprensione di Mag, anche se in quel caso era effettivamente servita a qualcosa, dato che a stento si reggeva in piedi, ma non rispose alla sua domanda.
“Ed, vedi quel ragazzino nel letto alla mia destra?” chiese la ragazza abbassando la voce. Desiderava sviare l’argomento, dal momento che aveva passato la sera precedente con Tony, e fortunatamente né Mag né Edmund ci diedero troppo peso.
“Mh, Colin…Canon?” disse lui guardandosi alle spalle con sospetto.
“Esatto. Sappi che è tuo cognato” disse Frannie prima di iniziare a tossicchiare. Mag le passò un bicchiere d’acqua.
“Ma che cavolo dici” disse Edmund alzando gli occhi al cielo “Lucy non me ne ha mai parlato”
“Beh, in ogni caso c’è del tenero fra lui e tua sorella, continua a lagnarsi del fatto che non possa stare con lei”
“Magari è come te e Tony, ne parla come se stessero insieme ma lei non ne ha idea” disse Edmund annoiato. Frannie aveva la tendenza a vedere storie d’amore laddove non c’erano. Certo, quella fra lui e Mag non contava, nemmeno quella fra Finnigan e Thomas, anche se dopo il Ballo del Ceppo erano stati avvistati mentre litigavano in un angolo isolato. Frannie esagerava sempre.
Udendo il nome di Tony, la ragazza fece una faccia un po’ strana, ma durò meno di un secondo, per cui sia Mag sia Edmund non vi prestarono troppa attenzione.
“Non credo proprio” rispose la ragazza “E ti consiglio di passare più tempo con tua sorella”
“Ma la febbre non dovrebbe renderti più debole e silenziosa?” chiese Edmund fingendosi interessato ad una risposta seria.
“È da quindici ore che non parlo con nessuno, dovete sopportarmi” sbuffò Frannie.
“Dobbiamo?! E non hai parlato con Colin?” ribatté Edmund alzando gli occhi al cielo.
“Lui non conta, e poi parla solo lui!” disse Frannie “Allora, cosa fate oggi?”
“Facciamo un giro a Hogsmeade e poi ce ne staremo tranquilli e comodi in Sala Comune. Stanotte c’è stata una gelata” disse Mag prendendo una mano di Edmund per dissuaderlo dal rispondere a tono all’amica.
“Oh, bene!” disse lei “Io me ne starò qui ad annoiarmi”
“…Magari ti veniamo a trovare ancora nel pomeriggio!” propose Mag incurante del leggero pizzicotto che le aveva appena dato Edmund.
“Sarebbe carino da parte vostra!” disse Frannie illuminandosi. Forse non aveva il coraggio di chiederlo direttamente. “Ma non preoccupatevi e pensate a godervi la giornata!”
Rimasero a parlare per una mezzoretta, poi Mag e Edmund furono letteralmente cacciati da Madama Chips che doveva fare i controlli per Frannie, così la salutarono e se ne andarono.
“Hai notato che praticamente non ha detto nulla su Tony?” disse Mag mentre percorrevano il corridoio.
“Già, forse si sarà stancata” rispose Edmund tranquillo “di parlarne, intendo, non di lui
“O magari era solo intontita dalle medicine” aggiunse Mag con un’alzata di spalle.
Frannie intanto si stava chiedendo se i due amici avessero iniziato a insospettirsi. Ultimamente parlava molto poco di Tony per paura di lasciarsi scappare qualcosa. Doveva cercare di fare come se niente fosse e tutto sarebbe andato per il meglio.
“Frannie, sei sveglia?”
Una vocina arrivò alla sua sinistra, facendola sussultare.
Oh no, di nuovo” pensò sconsolata.
“…Sì” rispose pronta ad una nuova chiacchierata infinita con Colin Canon.  

 
*

Mag e Edmund si buttarono sul divanetto senza neanche guardare dove andavano, troppo occupati a baciarsi. Per poco Edmund non andò a sedersi sul gatto di Margaret, il quale prima corse via appena in tempo, poi si mise davanti ai due ragazzi a fissarli con un’aria incuriosita.
“Non andremo da Frannie, vero?” chiese Edmund quando si staccarono.
“Hey, è la tua migliore amica!” protestò Mag cercando di sistemarsi i capelli.
“Se lei stesse con Tony non si farebbe questi problemi” borbottò Edmund.
“Sì, ma non lo è, e in più è ammalata” disse Mag alzando gli occhi al cielo “Non possiamo lasciarla da sola, Ed!”
Quando la ragazza pronunciava il suo nome significava che per Edmund era arrivato il momento di darle ragione. Era sempre stato così fra di loro. La guardò in faccia e sbuffò.
“Quando torniamo da Hogsmeade, va bene?” borbottò “e comunque potrebbero benissimo andarci anche gli altri. Non siamo gli unici amici che ha, mi sembra”
“Giusto! A pranzo lo diciamo anche a Jas e ai gemelli” disse Mag stringendogli un braccio e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Jaime, vedendo che i due si erano calmati, saltò sul divano e si acciambellò accanto a Mag.
A pranzo dovettero constatare con sommo rammarico – e una buona dose di irritazione – che sia Jasmine sia i gemelli se n’erano già andati a Hogsmeade, rendendo impossibile il compimento del loro piano. Anche di Laetitia non c’era traccia. Doveva essere in biblioteca o a Hogsmeade anche lei.
Mentre Mag si preparava nel dormitorio per l’uscita con Edmund, continuò a rimuginare sul da farsi. Non le piaceva l’idea di lasciare Frannie da sola, ma al tempo stesso desiderava ardentemente rimanere il più a lungo possibile da sola con Edmund. D’altronde, se anche Frannie fosse stata insieme a Tony da poco più di un mese, avrebbe desiderato esattamente la stessa cosa.
Tony forse era la soluzione.
Lui probabilmente non sapeva che Frannie fosse in infermeria. Lo aveva intravisto a colazione, mentre a pranzo doveva essere arrivato dopo. Forse non andava a Hogsmeade, dato che tutti avevano parecchio da studiare – cosa che lei stava sapientemente cercando di estromettere dai suoi pensieri – e quindi magari avrebbe fatto volentieri una pausa per andare a trovare l’amica malata.
Finì di truccarsi, si sistemò il vestito verde scuro e i collant neri e corse giù per le scale, dove Edmund la stava aspettando.
“Sei bellissima” borbottò Edmund guardandola negli occhi di sfuggita.
“Anche tu” rispose lei con un gran sorriso e dandogli un bacio sulla guancia.
“Allora, andiamo?” propose il ragazzo prendendola per mano.
“Prima facciamo una deviazione nel seminterrato. Ho avuto un’idea” disse lei sistemandosi il mantello sulle spalle.
“Perché ho la sensazione che non mi piacerà?” sospirò Edmund.
“E invece se tutto va come deve andare, mi ringrazierai! E anche Frannie!” disse Mag muovendo i primi passi verso l’uscita della sala.
Mentre si dirigevano verso la Sala Comune dei Tassorosso, la ragazza gli spiegò il suo elaboratissimo piano per far passare il pomeriggio di San Valentino di Frannie insieme a McMartian.
“…Non pensi che potrebbe sospettare qualcosa o… che so io… imbarazzarsi?” chiese Edmund.
“Già. Ma ho pensato anche a questo. L’infermeria è al primo piano, gli diremo che abbiamo dimenticato di portare questi libri a Frannie e che siamo in ritardo, così gli chiederemo se può farlo lui” disse tirando fuori dalla borsetta il libro di Trasfigurazione di Frannie e il romanzo che stava leggendo.
“Immagino che dovrò essere io a parlare” sospirò Edmund. Fra i due era quello che riusciva meglio a rimanere impassibile in situazioni del genere.
“Hai indovinato, bravo” disse Mag “io cercherò di sostenerti, comunque”
“Dammi quei libri” borbottò Edmund incapace di trattenere un sorriso davanti all’ingenuità di Mag; ormai erano quasi giunti a destinazione.
Quando furono davanti all’entrata della Sala Comune, trovarono il pianerottolo deserto. Fortunatamente dovettero aspettare solo un paio di minuti prima di veder apparire Aurora. La ragazza uscì dal passaggio con la sua solita aria sognante. Da come era vestita probabilmente stava per uscire con Philip per andare a Hogsmeade.
“Ciao ragazzi! Cosa ci fate qui?” disse illuminandosi. Edmund diede una gomitata a Mag.
“Ciao Aurora!” disse lei andandole incontro “Che tu sappia Tony è in Sala Comune?”
“Sì, perché? Avete bisogno di parlargli?” rispose subito la ragazza.
“Sì, se ce lo potessi chiamare, ci faresti un gran favore!” disse Mag continuando a sorridere. Parlare con Aurora era sempre troppo facile.
“Va bene, corro!” disse facendo dietrofront con la grazia di una ballerina classica.
“Bene, per ora è stato semplice” disse Mag incrociando le braccia, in attesa.
“Rimane il fatto che il tuo piano non ha senso” borbottò Edmund.
“Ma… due minuti fa hai detto che ci stavi!” disse Mag sbarrando gli occhi.
“Ho detto che ci sto, non che sono convinto che non si insospettisca” disse Edmund ridacchiando.
Mag fece per parlare ma Aurora uscì subito, rendendo impossibile la possibilità di elaborare un nuovo piano che aggradasse il suo ragazzo.
“Ha detto che arriva subito” disse la ragazza con un sorriso “Io ora vado, Phil mi sta aspettando”
Si salutarono e, nel momento in cui la ragazza scomparve dietro l’angolo, il passaggio si aprì e ne uscì Tony. Mag arrossì lievemente facendo venir voglia a Edmund di ridere.
“Ciao ragazzi, Aurora mi ha detto che mi cercavate…” disse guardandosi intorno con sospetto. Sembrava che desiderasse non essere visto lì con loro. “È successo qualcosa?”
“Sì, cioè, niente di grave!” disse Edmund assumendo un’aria grave “…Hai saputo che Frannie è in infermeria?”
Un lampo passò negli occhi di Tony, ma quel momento passò subito.
“Davvero?!” chiese cercando di assumere un tono mediamente disinteressato “e che cos’ha?”
“La febbre, piuttosto alta, tra l’altro” disse Mag “l’abbiamo dovuta portare ieri sera prima di cena”
“Capisco” disse Tony imbarazzato, non sapendo che altro aggiungere.
Avrebbe voluto chiedere ai due compagni di classe per quale motivo glielo stessero dicendo, ma temeva la risposta. Forse loro sapevano. Anzi, più li guardava in faccia più diventava una certezza. Rosander era rossa come un peperone e Pevensie sembrava che avesse voglia di ridere. Di lui, senza dubbio. Vedendo che non aggiungeva altro, Edmund riprese a parlare.
“Senti, noi stavamo andando a Hogsmeade e siamo un po’ in ritardo. Dovevamo portarle i libri che ci ha chiesto stamattina, ma non facciamo in tempo…”
“Capisco” borbottò Tony riflettendo sul da farsi “Beh, posso fare un salto a portarglieli io, se vi serve!”
Mag si ridestò e prese parola.
“Oh, grazie!” disse strappando con poca grazia i libri dalle mani di Edmund “Sono questi due! Sai, magari le fa bene vedere qualche faccia nuova oltre a noi due”
“Certo, si capisce!” disse Tony in tono evasivo. Era arrossito leggermente e Mag si chiese per quale motivo. Non vedeva l’ora di dirlo a Frannie, magari sapere che Tony arrossiva pensando a lei le avrebbe risollevato il morale.
“…Comunque se non fossimo riusciti a parlarti, saremmo andati noi” aggiunse Mag con un sorriso.
“Beh ma mi fa piacere vederla” si apprestò a rispondere Tony, poi ci ripensò su e disse, balbettando: “Cioè, sono suo amico, è naturale, voglio dire… Ok, le porterò quei libri…”
“Grazie” disse Mag mentre Edmund la prendeva per mano e, dopo aver salutato Tony, stava iniziando a trascinarla via “…E dille che passeremo a salutarla questa sera”
“…Ok” rispose incerto il ragazzo “ciao!”
 
“Hai visto? È andato tutto bene!” disse Edmund a Mag mentre uscivano dalla Sala d’Ingresso “e comunque dovresti imparare a mentire meglio, dannazione”
“Come faccio ad imparare se ci siete sempre tu e Frannie a fare il lavoro sporco per me?” disse Mag stringendosi al suo braccio.
Edmund sbuffò ma alla fine sorrise. Insieme presero la strada che portava al villaggio. Faceva parecchio freddo, non vedevano l’ora di sedersi ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa per godersi una cioccolata fumante.
 
*
 
Non appena i due Serpeverde furono spariti dietro l’angolo, sul volto di Tony comparve la collera che aveva dovuto reprimere davanti a suoi compagni di classe. Frannie doveva averlo detto ai due, altrimenti non si spiegava il fatto che avessero volutamente perso del tempo per cercarlo per dirgli che la ragazza stava male. Era stato chiaro con lei: non era una cosa seria e nessuno avrebbe dovuto saperlo. Era così imbarazzato che aveva voglia di gettare a terra i due libri che teneva ancora stupidamente in mano, ma non lo fece, non era da lui prendersela con le cose in quel modo.
Era rimasto tutta mattina in tuta, dal momento che non aveva intenzione di uscire, e quando Aurora era andata a chiamarlo stava giocando a scacchi contro un ragazzo del settimo anno e stava vincendo. Decise di tornare in Sala Comune, dato che lo aspettavano, anche se aveva voglia di andare subito da Frannie per sentire cosa aveva da dirgli in merito a quello spiacevole dialogo con Rosander e Pevensie.
Dopo aver sconfitto Harvey senza troppi sforzi, prese con sé i libri di Frannie e disse che andava a trovare un’amica in infermeria.
Percorse in fretta le scale che portavano al primo piano e ben presto fu davanti alla grande stanza, regno di Madama Chips. Aprì le porte e si accorse con sommo rammarico che moltissimi letti erano occupati, quindi avrebbe avuto dei testimoni. Mosse qualche passo in avanti guardandosi intorno e finalmente la vide. Fortunatamente ai lati del suo letto c’erano un ragazzino e una ragazza che conosceva solo di sfuggita, per cui non c’era pericolo che ascoltassero la loro conversazione. Si avvicinò lentamente. Vide che Frannie aveva gli occhi chiusi e si chiese se fosse il caso di tornare in un altro momento, ma la ragazza, sentendo il rumore dei suoi passi soffocati, sbirciò per vedere chi fosse, e quando vide che era lui aprì gli occhi del tutto.
“Ciao Tony!” disse mettendosi a sedere con un po’ di fatica.
“Ciao” disse lui cercando di sorridere “stavi dormendo?”
“No, siediti pure!” disse sorridendo felice. Non si aspettava che sarebbe venuto a trovarla.
“…Tenevo gli occhi chiusi per non dover parlare con Colin” disse abbassando la voce mentre Tony si sedeva accanto al suo letto “…è da ieri sera che non fa che parlare”
Tony abbassò la testa e sorrise: era a conoscenza dell’insofferenza di Frannie nei confronti delle persone moleste e nonostante fosse arrabbiato, non poté fare a meno di provare un moto di affetto nei suoi confronti.
“Poverino” disse Tony scuotendo la testa.
“Mi hai portato qualcosa? Come facevi a…?” disse Frannie fissando i suoi due libri che il ragazzo aveva in mano.
“Sì, beh… Questi sono tuoi” disse mettendoli sul comodino “Me li hanno portati i tuoi amici, Mag e Edmund intendo… Dicevano che erano in ritardo e quindi mi hanno chiesto di portarteli al loro posto”
“Carino da parte loro, no?” disse Frannie provando un affetto smisurato per i due amici “Beh, a parte il fatto di non aver avuto voglia di fare una rampa di scale in più per me, si capisce” aggiunse ridacchiando. Tony però rimase serio.
“Te lo chiederò una volta sola” disse guardandola negli occhi “…Hai detto a loro di noi due?”
“Ma certo che no!” si affrettò a dire subito Frannie “avevamo deciso così, no?”
“Infatti, ma secondo me quando sono venuti a dirmi che stai male sapevano perfettamente cosa stavano facendo, e sapevano anche di noi, altrimenti non si spiega”
Frannie lo guardò con estremo disappunto. Il fatto di non averlo detto né a Mag né a Edmund le provocava degli enormi sensi di colpa, ma era una decisione che aveva preso sicura di sé e che avrebbe mantenuto finché non avrebbe avuto modo di rivelare i suoi sentimenti a Tony, o comunque finché le cose non fossero cambiate. Evidentemente Mag e Edmund avevano deciso di farle un regalo di San Valentino, anche se erano stati un po’ troppo goffi e avventati nel farlo.
“Io non l’ho detto a nessuno” ripeté la ragazza ancora più seria.
“E allora perché sono venuti da me e non sono andati… Che ne so, dai gemelli Weasley?”
“Che ne sai che non lo hanno fatto prima?”
“Non lo so, ma ne sono comunque sicuro”
“Sai cosa penso io?” disse Frannie sentendo la rabbia montare. Odiava non essere creduta. “Che non avevano voglia di passare il loro primo San Valentino a fare da balia all’amica malata e quindi hanno preso un Tasso a caso per svolgere questo ingrato compito”
“Non mi sembra che Rosander faccia queste cose” disse Tony scuotendo la testa.
“Oh, non la conosci” disse Frannie rimanendo seria “Sei libero di non crederci, ma è la verità”
Tony rimase a pensarci su per un po’. In effetti non aveva tutti i torti, ma continuava a non spiegarsi il fatto che fossero andati subito da lui – avevano detto di essere in ritardo – e non da altri membri della loro Casa o da altri ragazzi con cui erano più in confidenza.
“Va bene. Non sono convinto ma scelgo di crederti” disse alla fine incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale della sedia. Dopotutto non gli dispiaceva l’idea di passare il pomeriggio con lei e di sostenerla mentre era malata, a dargli fastidio era il fatto di essere stato messo in imbarazzo dagli amici della ragazza.
Forse dovrei dirglielo ora” pensò Frannie “ma no, che cosa vado a pensare, non è pronto, e nemmeno io, e poi si vede che è ancora arrabbiato. Bel lavoro, Mag e Edmund, mi avete messa in una brutta situazione anche se volevate farmi un favore…”
“Pensa a quello che vuoi, te l’ho detto. Io ho la coscienza pulita” disse prendendo in mano il bicchiere d’acqua e portandoselo alla bocca.
“…Comunque grazie, mi fa piacere che tu sia venuto lo stesso” continuò posando il bicchiere vuoto sul comodino “è stato carino da parte tua”
“Allora, come stai? Hai ancora la febbre?” chiese Tony sforzandosi di cambiare argomento.
“Sta scendendo, ma questa influenza è un po’ più forte del solito” disse Frannie tornando a sorridere, felice di averlo lì con lei “mi sa che dovrò stare qui anche questa notte. Madama Chips ha detto che per domani dovrebbe passare tutto”
“Bene, altrimenti posso portarti gli appunti delle lezioni di domani”
“Grazie, mi sa che mi serviranno almeno quelli di domani mattina” disse Frannie. Decise in quel momento che glieli avrebbe chiesti in ogni caso, dando la colpa alla difficoltà a concentrarsi dopo la malattia.
Rimasero a parlare per quasi due ore, poi Tony se ne andò quando passarono a trovare Frannie Jasmine e Aladdin, di ritorno da Hogsmeade.
“Wow, da quando siete così amici?” chiese Jasmine seguendo Tony con lo sguardo.
“Da quando Mag e Edmund sono due amici pessimi e fantastici al tempo stesso” disse Frannie con un sorriso.
“Allora, come stai?” chiese Jasmine sedendosi e mettendole sul comodino qualche cioccolatino di Mielandia.

Hogsmeade era invasa da coppiette felici. Fortunatamente ai Tre Manici di Scopa non c’era lo stesso ambiente disgustosamente romantico di Madama Piediburro, ma un’oretta era bastata per far decidere a Mag e Edmund di tornarsene a Hogwarts. Non che non fossero una coppia felice, ma non volevano condividere la loro gioia con così tante persone. Avevano visto Cedric Diggory entrare con Cho Chang da Madama Piediburro; mentre la porta si chiudeva erano uscite dal bar le note di “Un calderone pieno di amor bollente”, canzone che aveva fatto decidere definitivamente di stare alla larga da quel posto, esattamente come avevano sempre fatto il giorno di San Valentino.
In quel momento se ne stavano abbracciati su un divano della Sala Comune a godersi il caldo del caminetto davanti a loro e a bearsi della presenza reciproca.
Prima del Ballo del Ceppo non avevano mai immaginato, nemmeno nei loro sogni più reconditi, che stare insieme sarebbe stato così semplice, naturale. Quel mese e mezzo li aveva resi così felici che ora iniziavano a far fatica a pensare alla loro vita senza la presenza dell’altro, stentavano anche a credere che la vita prima del Ballo l’avessero vissuta per davvero. Certo, avevano vissuto, ma si erano illusi di star bene. Sentivano che non avrebbero mai più potuto dividersi, il solo pensiero di essersi fatti del male a vicenda, più o meno consapevolmente, li faceva star quasi male.
“Sono felice” disse Mag a un certo punto, persa nei suoi pensieri.
“Lo sono anche io” mormorò Edmund passandole una mano fra i capelli e attirandola a sé per baciarla.
 
*
 
Mancava una settimana alla Seconda Prova. Frannie era guarita ed era tornata a rallegrare le giornate dei suoi amici. Quel sabato pomeriggio la maggior parte dei ragazzi del sesto anno si stava disperando in biblioteca alle prese con due ricerche: una sulla trasfigurazione umana e una sui principi della pozione antilupo. Frannie era seduta accanto a Tony insieme a Jasmine e Aladdin, mentre Mag, Edmund e Laetitia erano seduti di fronte a loro.
“Propongo di fare una pausa!” disse Frannie posando la sua penna sul tavolo.
“Ci sto” rispose subito Edmund.
“Non più di mezzora” borbottò Mag, Laetitia fu d’accordo con lei.
“Stiamo già facendo fin troppo, è sabato pomeriggio!” disse Frannie alzandosi.
Tony non era totalmente d’accordo sul fare una pausa, ma alla fine nemmeno per lui era il massimo della vita studiare di sabato pomeriggio.
“Noi rimaniamo, siamo già arrivati in ritardo” disse Jasmine dopo essersi scambiata uno sguardo sconsolato con Aladdin.
Uscirono dalla biblioteca in silenzio e quando furono fuori decisero di andare a fare merenda in Sala Grande. Mag si sarebbe occupata del tè.
“Sono troppo curiosa di sapere quale sarà la Seconda Prova!” disse Frannie sedendosi al tavolo dei Tassorosso insieme agli amici.
“Anche io! Chissà cosa hanno pensato!” disse Mag.
La velocità con cui passava dal “Dobbiamo assolutamente studiare” al “Che bello non studiare” era davvero sorprendente.
Aurora e Tony si scambiarono un’occhiata, poi il secondo prese parola.
“Beh, noi più o meno lo sappiamo” disse guardandosi intorno “Ced ce l’ha detto, ma non sa ancora come farà a superarla…”
I ragazzi delle altre case li guardarono aspettandosi che raccontassero, ma i due si guardarono in faccia, indecisi sul da farsi.
“Dai, non lo diciamo a nessuno!” disse Frannie guardando Tony con un sorriso innocente.
“Sì infatti! A chi volete che lo dica?” disse Mag guardando Aurora.
“Non lo so… Dovrebbe rimanere una sorpresa…” balbettò Tony.
“Le uniche persone a cui lo direi sono qui presenti, quindi non correte rischi!”
“Sì, anche io!” intervenne Edmund, che stava cercando di non mostrare che stava esplodendo dalla curiosità.
“…E va bene, dai, diciamolo…”
Dopo una nuova ondata di promesse di silenzio, Tony spiegò che l’uovo d’oro che avevano vinto durante la Prima Prova nascondeva un indizio per come affrontare la seconda prova.
“…Pare che dovranno cercare un tesoro sul fondo del Lago Nero perché diceva che le sirene ruberanno ai campioni qualcosa. E avranno un’ora” disse Tony in conclusione.
“Wow” disse Mag “Questa non me l’aspettavo. Come diavolo…”
“Faranno a respirare?!” chiese Laetitia sconcertata.
“È proprio questo che sta mandando Ced fuori di testa” disse Aurora sconsolata “Qui non insegnano come fare e non ha ancora trovato il libro adatto. Vorrebbe chiedere ai professori ma è deciso a non farlo”
“E poi non credo che gli sarebbero d’aiuto, non so se possono farlo” convenne Mag.
“Beh, voi avete qualche idea?” chiese Tony guardando i tre amici Serpeverde.
“…Trasfigurarsi in un pesce?” azzardò Mag.
“Non credo che sappia farlo” disse Tony scuotendo la testa “e non sono cose che si imparano in pochi giorni”
“Moody gli suggerirebbe di usare la Maledizione Imperius su una sirena per farsi portare quel che gli serve” borbottò Edmund bevendo dalla sua tazza di tè.
“Non lo escluderei” disse Frannie ridacchiando.
“Allora” disse Mag, prendendo improvvisamente la questione sul serio “Pozioni che fanno respirare sott’acqua ce ne sono? Abbiamo fatto quelle per attraversare il fuoco…!”
“No c’è niente” disse ancora Tony.
“Erbe magiche?” disse Frannie “mio padre mi ha parlato di una pianta che fa spuntare le branchie, ma non ricordo né il nome né dove si trova, e poi forse non funziona nelle acque dolci”
“L’Algabranchia, sì, ma è incredibilmente costosa e introvabile, inoltre non è il periodo giusto per coglierla” disse Tony prendendosi la testa fra le mani. Frannie avrebbe voluto mettergli una mano sul braccio per rassicurarlo, ma forse era troppo. Notò che Mag e Edmund la stavano guardando e probabilmente avevano intuito i suoi pensieri e arrossì.
“E sarebbe perfetta anche perché non fa percepire il freddo” aggiunse Aurora “ma, davvero, non si trova da nessuna parte!”
“Sento che ci stiamo dimenticando qualcosa di importante” disse Mag pensierosa “…Chissà se Potter…”
Dallo sguardo di Frannie capì che era meglio non continuare su quella conversazione. Guardarono tutti Tony: era così concentrato che si era dimenticato di bere il tè caldo davanti a lui.
“Magari bisogna dormirci su” propose Laets, vedendo tutti sovrappensiero.
“Hey” disse Tony riemergendo dalla fiumana dei suoi pensieri “dite che l’Incantesimo Testabolla vale anche per respirare sott’acqua?”
“Hai ragione!!” esclamò Mag “lo abbiamo studiato per le sostanze tossiche, ma ricordo che Vitious ci aveva detto…”
“…Che va bene anche sott’acqua ma che dura meno!” disse Tony davanti allo sguardo sconcertato di tutti gli altri “Come ho fatto a non pensarci!”
In realtà era un incantesimo che avevano affrontato a lezione solo pochi mesi prima, in vista dei GUFO, ma in quella settimana in cui il professore aveva fatto ripassare tutti gli argomenti affrontati durante l’anno e ogni tanto ne aggiungeva uno nuovo. L’Incantesimo Testabolla era stato uno di questi, e in pochi avevano ascoltato.
“Corro a dirlo a Cedric!” disse il ragazzo alzandosi in piedi eccitato “arrivo subito!”
Lasciò lì la cartella e camminò velocemente fuori dalla Sala Grande. Frannie era estasiata.
“Non è magnifico?” disse agli amici con gli occhi che brillavano.
“Sì, devo dire che mi sarei trovata in serie difficoltà, al posto di Cedric” disse Laetitia.
“Secondo me l’Algabranchia ce l’ha Piton” disse Edmund “Figuriamoci se non tiene pure quella nell’armadio delle scorte”
“Ma non credo che l’avrebbe data a cuor leggero a Diggory” disse Mag pensierosa.
“Chissà se a me l’avrebbe data” disse Edmund.
“Questo non lo sapremo mai” disse Frannie.
Mag, in fondo al cuore, sapeva che probabilmente Piton avrebbe chiuso un occhio per il suo studente prediletto, ma era felice che quel giorno Edmund se ne sarebbe stato buono e tranquillo accanto a lei, e non sul fondo del Lago a combattere contro le sirene e la piovra gigante.
Tony tornò dopo un quarto d’ora sorridendo raggiante.
“Ha detto che per ringraziarmi mi pagherà tutte le Burrobirre che desidero, ma solo se vincerà” disse tornando a sedersi con gli amici.
“Sono contenta” disse Aurora “meriterebbe proprio di vincere!”
“Vuoi che te lo scaldi di nuovo?” chiese Mag a Tony indicando la sua tazza di tè.
“No, no. A dire il vero mi piace berlo freddo!” rispose lui con noncuranza.
Sotto gli occhi leggermente schifati dei compagni inzuppò un biscotto alla cannella nel tè freddo e lo mangiò.
“Finalmente posso tornare a studiare tranquillo!” disse con un sorriso.
“Io non so se dopo questo posso ancora studiare” disse Mag fissando la tazza dell’amico Tassorosso “…Ma farò uno sforzo” aggiunse quando Edmund la guardò speranzoso all’idea di deporre i libri e di farsi un giro da solo con lei.
“Dai, andiamo” disse Laets alzandosi in piedi, Mag la seguì subito, Aurora disse che li seguiva per recuperare i suoi libri ma poi sarebbe andata a fare un giro con Philip. Edmund, non volendo rimanere da solo con Frannie e Tony – e desideroso di stare con Mag – si alzò rassegnato.
“Noi arriviamo” disse Frannie, vedendo che Tony stava ancora finendo la sua merenda.
I due passarono una buona mezzora a pomiciare nell’auletta deserta accanto alla biblioteca, prima di darsi un contegno e raggiungere gli amici. Quando entrarono in biblioteca Mag e Edmund si stavano alzando per andare a farsi un giro in cortile.

 
*

Il ventiquattro febbraio arrivò con una lentezza snervante. Frannie si svegliò e come al solito vide che il letto di Mag era vuoto. L’amica aveva preso l’abitudine di svegliarsi mezzora prima di lei per poter passare un po’ di tempo da sola con Edmund. Andò a prepararsi per la colazione e decise di indossare un maglione con ricamato sopra lo stemma di Hogwarts. Quando scese trovò Mag e Edmund seduti sul tappeto accanto al caminetto a ridere, mentre Jaime e Arcobaleno, seduta sulla testa del gatto, sonnecchiavano indisturbati sulla poltrona dietro di loro.
“Buongiorno!” disse andando verso gli amici. Arcobaleno aprì gli occhi e le saltò sulla spalla.
“Ciao Fran” salutarono i due mentre si alzavano in piedi.
Si diressero verso la Sala Grande portando con loro lo striscione di Hogwarts, gli omniocoli e i mantelli pesanti. Fortunatamente non pioveva, anche se il cielo era coperto di nuvole. La Sala Grande era gremita di gente. Le lezioni del venerdì erano state annullate ma nessuno ne avrebbe approfittato per dormire di più: avrebbero assistito tutti alla Seconda Prova.
Al tavolo dei Tassorosso riuscirono appena a intravedere Cedric, che aveva uno sguardo concentrato ma decisamente più rilassato rispetto a quello che aveva assunto per la Prima Prova. Era circondato da numerosi amici che gli sorridevano e lo sostenevano come potevano. Frannie alzò una mano per salutare Tony, che le restituì uno sguardo cordiale. Al tavolo dei Corvonero, Fleur Delacour era circondata dai suoi compagni di Beauxbatons e continuava a guardarsi intorno spaventata. Sembrava che stesse cercando qualcuno.
“Non ha toccato cibo, come fa ad affrontare la prova senza forze?” disse Mag sedendosi al tavolo.
“Non lo so, ma tanto meglio per noi” disse Frannie.
I tre salutarono Dimitar, che si trovava in fondo al loro tavolo insieme ai suoi compagni. Krum aveva uno sguardo grave, mangiava le sue uova con bacon continuando a fissare il tavolo dei Grifondoro. Mag, seguendo lo sguardo del campione di Durmstrang, vide che non c’era traccia né di Potter né dei suoi due amici. Guardò l’orologio e vide che erano le nove e mezza, la prova sarebbe iniziata alle dieci.
“Perché non c’è Potter?” chiese agli amici cercando di mantenere un tono evasivo. In realtà era già in ansia.
“Magari ha già fatto colazione e si sta preparando in Sala Comune” rispose Frannie alzando le spalle.
“Può darsi” borbottò Mag.
“Gli conviene presentarsi, perché ho ancora scommesso su di lui” disse Edmund mettendosi nel piatto una generosa dose di uova strapazzate. Mag si voltò verso di lui.
“E quando lo avresti fatto?!” chiese sconcertata. 
“Mentre eri ad Aritmanzia” rispose lui dandole una gomitata affettuosa.
“Sì, questa volta ho scommesso anche io su di lui!” disse Frannie in difesa dell’amico.
Mag sbuffò e scosse la testa. Quella mattina mangiò a fatica un paio di pancake con qualche fragola, mentre Frannie e Edmund sembravano totalmente a loro agio.
“Chissà se vedremo le sirene, non vedo l’ora!” disse Mag cercando di darsi una calmata “ho sempre sognato di vedere una sirena vera, ma non escono mai dal Lago!”
Frannie e Edmund si scambiarono uno sguardo strano, un misto fra incredulità, divertimento e commiserazione. Mag lo notò subito.
“Beh, che ho detto di male?” chiese guardando prima Edmund e poi Frannie.
“Niente, niente!” disse Frannie dopo aver dato un calcio sotto al tavolo a Edmund, che stava per rispondere a Mag “Beh, spero anche io che tu le veda!”
“Sì, adesso anche io” disse Edmund sogghignando.
“Non capisco perché vi faccia così ridere questa mia curiosità ma ok” disse Mag scuotendo la testa.
“Spero davvero che tu abbia modo di scoprirlo” disse Frannie.
“A proposito, quest’estate devo farti vedere La Sirenetta, ti piacerà!” disse Mag cercando di cambiare argomento. Frannie fortunatamente si mostrò molto interessata e così passarono il resto della colazione e gran parte del tragitto verso il Lago Nero parlando di quel cartone animato.
“Vado a salutare Tony” disse Frannie a un certo punto “Voi andate pure avanti”
Mag e Edmund annuirono e la videro tornare al castello, dove Tony era appena uscito insieme a qualche amico. Rimanendo per mano si diressero verso le tribune che erano state allestite sulla riva del Lago Nero.
“Si può sapere perché tu e Frannie ridevate?” chiese a Edmund, sperando che glielo rivelasse.
“Vedrai” rispose lui attirandola a sé, sperando che baciandola dimenticasse di volerlo sapere a tutti i costi.
Frannie intanto aveva raggiunto Tony e insieme si erano imboscati in un angolo del cortile, ormai deserto.
“Buongiorno!” disse Frannie quando si staccò da lui dopo un lungo bacio.
“Ciao Frannie” rispose il ragazzo tenendola stretta a sé.
“Diggory è pronto per la prova?” gli chiese Frannie con un gran sorriso.
“Credo di sì, ha detto che l’Incantesimo gli riesce bene, non dovrebbe sbagliare” rispose Tony con fierezza. Dopotutto l’idea era stata sua. Notando l’orgoglio negli occhi del ragazzo, che la faceva impazzire, Frannie si sporse verso di lui e lo baciò di nuovo.
“Se vince non toglierò punti ai Tassi per due settimane in tuo onore” disse la ragazza.
“Beh, grazie” disse Tony pensando ingenuamente che l’amica scherzasse “…Ora però dobbiamo andare… Sono quasi le dieci ormai!”
“Giusto! Ci vediamo più tardi” disse Frannie stampandogli un bacio sulle labbra e andandosene per prima, per non destare sospetti.
Quando arrivò alle tribune aveva un sorriso ebete sulle labbra, ma fece in tempo a ricomporsi. Edmund teneva un braccio intorno alla vita di Mag e stava cercando di rassicurarla; la ragazza stava guardando verso la tribuna dei campioni. Comprese ben presto quale fosse il problema: Potter non c’era da nessuna parte.
“…Vedrai che adesso arriva…” disse Edmund prima di accorgersi che Frannie era arrivata.
“Magari si è semplicemente ritirato dalla gara” disse Frannie alzando le spalle “Ah no, eccolo!”
Mag si voltò per vedere dove stesse indicando Frannie e vide Harry Potter correre a perdifiato lungo il sentiero che portava al Lago Nero.
Il ragazzo arrivò alla tribuna dei campioni e fu accolto da Fleur, Krum e i rispettivi presidi con estrema freddezza; Silente e Ludo Bagman tirarono un sospiro di sollievo, mentre il signor Crouch non sembrò eccessivamente impressionato. Dopo aver scambiato due parole con il ragazzo, che stava cercando disperatamente di recuperare fiato, Bagman prese parola.
“Bene, tutti i nostri campioni sono pronti per la seconda prova, che comincerà al mio fischio. Hanno un’ora esatta per recuperare ciò che è stato sottratto loro. Uno… due… tre!”
Lo striscione!” esclamò Frannie. Si erano dimenticati di farlo levitare sopra di loro.
Il fischio echeggiò acuto nell’acqua fredda e immobile; le tribune risuonarono di urla e applausi mentre Mag puntava la bacchetta al cartellone con scritto Forza Hogwarts che avevano portato.
Videro Krum entrare nel lago senza fare una piega – l’acqua doveva essere molto fredda. Quando fu completamente immerso nell’acqua videro una luce strana avvolgerlo, ma le acque torbide del lago resero impossibile capire cosa fosse successo. Il ragazzo si allontanò e scomparve fra le onde. Fleur e Cedric si puntarono la bacchetta alla testa e dopo poco entrarono in acqua. Probabilmente avevano scelto lo stesso incantesimo per respirare sott’acqua. Harry tolse le scarpe e le calze, si ficcò qualcosa in bocca ed entrò nel lago.
Quando tutti i quattro campioni furono spariti fra le onde, Bagman prese di nuovo la parola.
“Ed ecco che i quattro campioni sono andati incontro al loro destino!” disse, accolto dalle urla del pubblico.
“Chi vuole sapere cosa dovranno affrontare laggiù?” continuò, accolto da nuove urla.
“A questo punto potevamo starcene in Sala Comune, avremmo avuto più probabilità di vederli in azione!” sbuffò Frannie. Mag e Edmund furono d’accordo con lei.
“…Bene, ve lo dirò! Ieri sera è stato sottratto qualcosa a ognuno dei quattro campioni. Un tesoro, se così vogliamo chiamarlo! I quattro tesori giacciono ora sul fondo del lago nero!”
“Che cosa sarà mai?!” disse Mag incuriosita.
“A Potter avranno preso la Firebolt” azzardò Edmund.
“…Per poter vincere ciascun campione deve trovare il suo tesoro e tornare in superficie” continuò Bagman.
“Beh, sapendo respirare sott’acqua dovrebbero farcela tranquillamente!” disse Frannie.
“I nostri di sicuro! Abbiamo imparato al terzo anno come combattere gli Avvincini” disse Mag facendo un grande sorriso, decisamente più sollevata.
“Per farlo avranno solo un’ora. Soltanto un’ora! Dopodiché dovranno contare sulle loro forze. Nessuna magia li salverà!” concluse Bagman.
Che cosa?!” esclamò Mag strabuzzando gli occhi.  
“Sta bluffando, non possono lasciar affogare così i quattro campioni” disse Frannie alzando gli occhi al cielo. Perché Mag era sempre così ingenua e credulona!?
“…Volete sapere cosa… O chi è stato rubato ai campioni? Loro intanto non possono sentirci!” chiese Bagman al pubblico, che esplose di nuovo.
“…Ve lo dirò dopo lo spettacolo pirotecnico gentilmente offerto da Durmstrang!” disse indicando la nave che beccheggiava dall’altra parte della riva.
“Ha detto… chi?!” chiese Edmund impallidendo leggermente.
“Credo proprio di sì!” disse Mag guardando il pubblico. Improvvisamente si accorse che non aveva visto nemmeno Cho Chang a colazione, e di Ron Weasley e di Hermione non c’era traccia.
Non ci fu il tempo per parlare perché dai cannoni della nave uscirono i fuochi d’artificio più belli, colorati ed elaborati che avessero mai visto prima. Due di colore rosso si avvolsero a spirale ai lati di uno blu scuro, che assunse le forme di un’aquila a due teste, che volò sulla superficie del lago e si dissolse quando fu a meno di dieci metri dalle tribune. Vedendo che non si arrestava, rimasero tutti impietriti davanti al volatile di luce, poi quando scomparve, lo stadio esplose in grida di esaltazione e in applausi.
“Ma è… Bellissimo!” disse Frannie incantata.
“Non ho parole!” disse Mag con gli occhi lucidi “Guardate, non è finita!” disse indicando la nave, dalla quale stavano uscendo nuove scintille. Edmund le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé, felice di condividere con lei quel momento.
La nuova ondata di fuochi d’artificio fu molto più articolata ma non assunse forme precise, anche se in un certo senso era ancora più bella da vedere. Tutti rimasero piacevolmente impressionati da quello spettacolo.
“Guardate Karkaroff!” disse Edmund ridacchiando. Il preside di Durmstrang sorrideva tutto compiaciuto, ma era uno spettacolo piuttosto buffo e decisamente orrendo da guardare.
“Bene! Piaciuto?”
Bagman aveva ripreso parola, accolto da centinaia di urla e applausi.
“Ora, stavamo dicendo…” continuò “il tesoro di Cedric Diggory è quella simpatica fanciulla che avete visto al Ballo del Ceppo con lui, Cho Chang! Lo sta attendendo sul fondo del lago con impazienza!”
“Come diavolo…?” chiese Edmund guardando Mag e Frannie.
“Non lo voglio sapere” rispose Mag mordendosi il labbro.
“Il tesoro di Viktor Krum, come avrete avuto modo di dedurre dagli ultimi articoli della nostra amata Rita Skeeter…” continuò indicando una strega accanto a lui vestita con un tailleur verde acido che sorrideva compiaciuta “è Hermione Granger, la giovane Nata Babbana che ultimamente sta facendo una strage di cuori”
“Perché deve identificarla come Nata Babbana!?” borbottò Mag contrariata.
“Sta facendo il gioco della Skeeter, che schifo” disse Edmund, che leggendo sempre il Profeta ultimamente non faceva che criticare le scelte politiche del quotidiano. Sembrava che non importasse più nulla dell’attentato alla Coppa del Mondo. Non erano riusciti a concludere niente con le indagini ma sembrava che non fosse importante.
“…Il tesoro della signorina Delacour è la sua cara sorellina Gabrielle, una bambina davvero deliziosa! Si spera che la ritrovi” continuò il cronista concludendo con una risata divertita.
“Oh mamma, se rapissero mia sorella per legarla sul fondo al Lago Nero, morirei!” disse Mag.
“Moriresti anche se legassero il tuo gatto!” disse Frannie ridacchiando divertita.
“Comunque Bagman mi sta antipatico” disse Mag guardando all’indirizzo dell’ex campione di Quidditch.
“Anche a me, mi sa di viscido!” disse Frannie.
“Non ha ancora rimborsato ai gemelli i soldi della scommessa sulla Coppa” disse Edmund, concordando con le due ragazze.
“Ultimo, ma non meno importante, il tesoro di Potter! Come dicono i Babbani, chi trova un amico trova un tesoro!” continuò Bagman “…Ed è proprio il suo migliore amico che dovrà salvare: Ronald Weasley!”
“Caspita!” disse Mag “Fred e George saranno agitatissimi!”
“Secondo me non si sono neanche accorti che era sparito” disse Frannie ridendo “Ah-ah, guardali!” aggiunse indicando due chiome rosse che saltellavano in mezzo ai Grifondoro. Sembravano felici del fatto che il loro fratello stesse rischiando la vita.
“Pessimi” disse Mag scuotendo la testa con un sorriso.
La loro attenzione fu catturata dall’emergere di qualcuno dalle onde. Fleur Delacour annaspò camminando e cadendo diverse volte prima che Madama Chips e Madame Maxime le fossero abbastanza vicine per aiutarla a uscire dall’acqua. Aveva uno squarcio sanguinante sulla gamba e tremava dalla testa ai piedi, anche le braccia e il viso erano state deturpate da numerosi graffi. In faccia l’incantesimo Testabolla perfettamente riuscito la faceva sembrare un mostro deforme.
“A quanto pare la signorina Delacour ha avuto qualche problema con gli Avvincini!” disse Bagman “un vero peccato che non sia riuscita a portare a termine la prova”
“Poverina” disse Mag vedendo la ragazza scoppiare in un pianto disperato e iniziare a parlare istericamente in francese con Madame Maxime.
“Già, ma almeno così ci sono più speranze per Hogwarts!” disse Frannie.
Era già passata mezzora dall’inizio della gara; Bagman aveva iniziato a blaterare le sue perle di saggezza da grande intenditore di Quidditch e ben presto Mag, Frannie e Edmund smisero di ascoltarlo e iniziarono a scambiare due parole con Malfoy, seduto davanti a loro. 
“Secondo me tra un po’ vedremo Potter tornare a galla morto” disse tutto felice.
“Non ci giurerei, Malfoy” disse Mag, ignorando l’invito di Edmund a lasciar perdere.
“Spero di no, altrimenti perdo cinque galeoni” cercò di mediare il ragazzo, esasperato.
“Tanto vincerà Cedric!” si intromise Frannie con un sorriso sornione.
Come se lo avesse evocato, Cedric emerse dalle onde dal nulla. Mancava un quarto d’ora alla fine della prova e il Tassorosso, insieme a Cho Chang, stava nuotando a riva. La ragazza era totalmente spaesata e si lasciò aiutare dal suo fidanzato. Dalle tribune esplosero urla di tripudio. Il campione di Hogwarts era arrivato primo. Anche Frannie, Mag e Edmund si unirono all’esultanza generale. Poco più di cinque minuti dopo emerse dalle acque un essere davvero inquietante: aveva la faccia da squalo e il corpo da uomo.
“Che cos’è quel coso?!” disse Mag indicando quello che probabilmente doveva essere Krum trasfigurato (male) da squalo.
Vedendolo, Frannie e Edmund scoppiarono a ridere come dei pazzi. Era lo spettacolo più buffo e ripugnante che avessero mai visto, peccato che durò poco: a contatto con l’aria la testa cominciò a mutare finché non tornò a essere quella di un normalissimo ragazzo dal naso adunco e lo sguardo arcigno.
“Avete visto la faccia della Granger?!” disse Edmund ridacchiando ancora. Hermione si era ritrovata faccia a faccia con quell’essere ed era indietreggiata, andando sotto l’acqua con la testa per un attimo.
Mentre ridevano ancora reggendosi la pancia, passarono altri minuti. Mag vide che mancavano ormai solo tre minuti alle undici, e di Potter non c’era alcuna traccia.
I campioni e i loro “tesori” erano stati rivestiti e avvolti in pesanti coperte mentre Madama Chips si occupava di loro e offriva una bevanda fumante.
Le undici erano passate da cinque minuti.
“Non lo lasceranno affogare, vero?” chiese Mag preoccupata.
“Ci metto la mano sul fuoco che non lo faranno” disse Frannie.
“Sì, ma i professori sono tutti qui, come fanno a sapere che stia andando tutto bene?!” chiese la ragazza stringendo il braccio di Edmund per cercare sostegno morale.
“Avranno studiato un modo, stai calma” tagliò corto Frannie.
Il tempo passava e videro che anche Silente e gli insegnanti di Hogwarts cominciavano a essere inquieti. Mag tamburellò con le dita sul parapetto dalla tribuna, guardando nervosamente Silente.
“Perché non fa niente?!” disse cercando di ignorare i commenti idioti di Malfoy.
“In effetti sono le undici e un quarto ormai!” disse Frannie cercando di rimanere calma e razionale.
Edmund si avvicinò a Mag e le passò un braccio intorno alla vita, incapace di trovare le parole giuste per calmarla, dato che anche lui iniziava a essere un po’ inquieto.
Fortunatamente meno di un minuto dopo emersero dalle acque Ron e quella che doveva essere Gabrielle Delacour.
Poco dopo emerse anche Potter. Mag lo osservò attentamente con l’omniocolo e vide che lungo il collo del ragazzo si erano formati degli arrossamenti orribili, come se fino a quel momento ci fossero stati due tagli per il lungo.
“Oh, grazie al cielo!” disse facendo un sospiro di sollievo.
Videro Harry e Ron discutere su qualcosa, il primo con uno sguardo ebete, l’altro invece divertito, poi insieme aiutarono la ragazzina a nuotare fino a riva, dove li attendeva Madama Chips.
“Ma cosa sono quelli?!” esclamò Mag inorridita.
“Ci siamo” annunciò Frannie guardando Edmund con complicità.
Dall’acqua, a scortare i tre ragazzi, erano emerse delle creature che non aveva mai visto prima. Avevano la coda da pesce e la parte superiore era vagamente umana, ma mai prima d’ora aveva immaginato che le sirene fossero fatte così. Avevano la pelle grigiastra e lunghe, arruffate chiome verde scuro. Gli occhi erano gialli, come i denti spezzati, e portavano spesse collane di ciottoli attorno al collo, mentre in mano tenevano lance aguzze.
“Non vedevi l’ora di vederle, no?” chiese Frannie dandole una gomitata mentre Edmund ridacchiava guardando la sguardo sconcertato di Mag.
“Non ci credo” disse Mag “Pensavo che fossero…”
“Più belle?” chiese Frannie “come nelle raffigurazioni dei babbani?”
“…Sì” rispose Mag sconsolata.
“Grazie, è stato bello vedere la tua faccia” disse Edmund ridendo ancora.
“Vi odio, potevate anche dirmelo” disse Mag incrociando le braccia. Non poteva accettare che le sirene fossero esseri così brutti dal punto di vista estetico.
“Ma no, è giusto vedere con i propri occhi! E poi eri così entusiasta che ci sembrava brutto distruggere la tua felicità così” disse Frannie ridendo.
Mag era rimasta totalmente senza parole e dovette sorbirsi per un po’ le prese in giro di Frannie e Edmund. Silente intanto era accovacciato accanto all’acqua, immerso in una fitta conversazione con quella che sembrava la leader del popolo delle sirene, una femmina dall’aria particolarmente selvaggia e feroce. Non sentivano cosa stesse dicendo, ma probabilmente parlava il sirenesco. Alla fine si rialzò, si rivolse ai colleghi giudici li invitò a consultarsi con lui.
“Signore e signori, abbiamo preso una decisione. La Capitansirena Murcus ci ha raccontato che cosa è successo in fondo al lago, e di conseguenza abbiamo deciso di assegnare un punteggio su base cinquanta a ciascuno dei campioni, come segue…
“La signorina Fleur Delacour, anche se ha dimostrato una padronanza eccellente dell’Incantesimo Testabolla, è stata aggredita dagli Avvincini mentre si avvicinava all’obiettivo, e non è riuscita a recuperare il suo ostaggio. Le assegniamo venticinque punti”
Tutti applaudirono moderatamente.
“Il signor Cedric Diggory, che a sua volta ha fatto uso dell’Incantesimo Testabolla, è stato il primo a fare ritorno col suo ostaggio” Fragorosi evviva dai Tassorosso in platea resero impossibile a Bagman continuare. Frannie fissò Tony con l’omniocolo, incurante di tutto il resto.
“…Quindi conquista quarantasette punti!”
“A Potter daranno pochi punti, peccato” disse Edmund.
“Il signor Viktor Krum ha usato una forma incompleta di Trasfigurazione, che nondimeno si è rivelata efficace, ed è stato il secondo a tornare col suo ostaggio. Gli attribuiamo quaranta punti!”
Karkaroff applaudì molto forte, con aria decisamente altezzosa. Videro che anche Dimitar era entusiasta.
“…Il signor Harry Potter ha usato l’Algabranchia con grande efficacia” continuò Bagman. “È tornato per ultimo, e ben oltre il tempo massimo di un’ora. Tuttavia, la Capitansirena ci informa che il signor Potter è stato il primo a raggiungere gli ostaggi, e che il ritardo nel suo ritorno è stato causato dalla sua decisione di riportare indietro tutti gli ostaggi, e non solo il suo”
“Che stupido” disse Frannie scuotendo la testa “avrà pensato che fossero tutti in pericolo di vita”
Edmund non disse nulla: probabilmente, al posto di Potter, avrebbe fatto la stessa cosa.
Mag vide Hermione e Ron rivolgere a Harry uno sguardo esasperato, un po’ compassionevole, e sentì di voler bene a quel ragazzino, idiozia a parte.
“Quasi tutti i giudici” — e qui Bagman scoccò a Karkaroff un’occhiata molto torva — “ritengono che ciò sia prova di tempra morale e meriti il punteggio pieno. Tuttavia… il punteggio del signor Potter è di quarantacinque punti”
“…La terza e ultima prova avrà luogo il ventiquattro giugno al tramonto» riprese Bagman. «I campioni verranno informati su ciò che li attende con un mese esatto di anticipo. Grazie a tutti voi per il sostegno che avete dato loro!”
“Beh, a questo punto potevano dargli il primo posto!” borbottò Edmund, sconsolato per i galeoni che aveva appena perso.
“Ma dai, perché premiarlo così?! Non è giusto!” disse Frannie.
“Beh, alla fine la trasfigurazione di Krum non poteva fargli ottenere il punteggio pieno!” disse Mag.
“Ma è arrivato un quarto d’ora dopo!” continuò Frannie “Ci mancava solo che gli dessero più punti di Cedric!”
“Ma ha avuto tempra morale!” disse Edmund sogghignando “Scusa se è poco!”
I tre scoppiarono a ridere.
“Sapete cosa significa questo?” disse Mag con un gran sorriso “…Hogwarts è al primo e secondo posto!”
“È vero! Che bello!” esclamò Frannie saltellando sul posto “Questa sì che è una bella notizia!”
Si unirono alla fiumana di gente che scendeva dalle tribune e pian piano s’incamminarono verso il castello.
“Dimitar e Yvonne non sono molto felici” disse Mag.
I due ragazzi stavano parlando fra di loro scoccando ogni tanto degli sguardi d’odio agli studenti di Hogwarts.
“Poveracci, li capisco” disse Frannie.
Entrarono nella Sala Grande per il pranzo, dopodiché Mag accompagnò Edmund a fare due chiacchiere con Lucy. Frannie disse che sarebbe tornata in Sala Comune ad aspettarli, in realtà stava aspettando che anche Tony si alzasse per poterlo raggiungere indisturbata.
Al tavolo dei Grifondoro, Edmund e Mag si fermarono per bere un po’ di succo di zucca con Lucy. Da quando Edmund e Mag stavano insieme era diventata ancora più cordiale con la ragazza, mettendola talvolta in imbarazzo.
“Bella gara, eh?” disse Edmund alla sorella scompigliandole i capelli.
“Sono troppo felice per Harry! Lui dice di non aver fatto niente di che e di essersi comportato come uno stupido, ma per me è stato un grande a comportarsi così! Ginny era più in pensiero per lui che per suo fratello Ron…” disse la ragazzina senza quasi prendere fiato.
“Però è stato carino” disse Mag.
Rimasero a chiacchierare per un po’, poi decisero di raggiungere Frannie in Sala Comune.
Mentre camminavano insieme a Jasmine, che aveva momentaneamente lasciato Aladdin a festeggiare con i Grifondoro, Mag disse una cosa che stupì tutti.
“Sapete di cosa avrei bisogno? Una bella festa!” disse con aria sognante.
Jasmine fu subito concorde.
“Anche a me piacerebbe!” disse “Dobbiamo dirlo a Frannie e ai gemelli!”
“Anche a me non dispiacerebbe, ma sentirlo dire da Mag mi sorprende!” disse Edmund con gli occhi ancora sbarrati.
“Che ti devo dire, sono felice in questi giorni” disse Mag stringendosi al suo braccio.
Jasmine sorrise.
“Ti capisco” disse all’amica.
Entrarono nella Sala Comune ma non trovarono subito Frannie. La ragazza emerse dal passaggio qualche minuto dopo.
“Non dovevi venire subito qui?” chiese Mag con un velo di curiosità.
“Mi sono fermata a parlare con Tony” disse la ragazza con un sorriso “era felicissimo”
Effettivamente avevano anche parlato un po’, una punta di verità c’era in quel che aveva detto, per cui non si sentì troppo in colpa.
“Bene” disse Edmund dandole una gomitata “Comunque stavamo pensando di proporre una festa”
“A dire il vero Mag è stata la prima a dirlo” disse Jasmine.
“Wow, allora se lo dice Mag bisogna festeggiare per forza!” disse Frannie, felice di poter sviare l’argomento Tony “…Ditemi tutto!”
 

Note autrice

Intanto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a far sì che sì che si alzassero in maniera vertiginosa le visualizzazioni dell'ultimo capitolo, quello sul Ballo. A quanto pare è piaciuto molto, anche se ho ricevuto una sola recensione (LumosMelpomene, ti ringrazio di cuore!).
Sarebbe bello sentire qualche volta in più il parere di chi ci segue...

Vi sono piaciuti i flashback di questo capitolo? Mag e Edmund hanno passato insieme quasi tutti i San Valentino passati a Hogwarts, e adesso finalmente si possono godere la loro relazione. Anche Frannie e Tony sono stati insieme, anche se in maniera diversa. In ogni caso Frannie era contenta, anche se Tony non le crede. Speriamo che Frannie si decida in fretta a parlargli, mi sa che se lo sta facendo scappare. 
Per quanto riguarda la Seconda Prova, spero che vi sia piaciuta! Per l'arrivo di Harry ho scelto di usare la versione del libro: passa la notte in biblioteca e viene svegliato dieci minuti prima della prova da Dobby, che gli dà l’Algabranchia. 


Ne approfitto per augurarvi Buona Pasqua!
Divertitevi in questi giorni (e recensite PLZ)! :) 

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Capitolo 15
*** La giornata più strana ***




XIII

LA GIORNATA PIÙ STRANA 
 
-Sì, una festa è davvero quello che mi ci vuole!
Esclamò Frannie, sdraiata sul divano della Sala Comune, accavallando le gambe e accarezzando Arcobaleno pigramente. Edmund e Margaret erano appena tornati dalla colazione, che il sabato si prendevano solo per loro mentre Frannie dormiva sino a tardi. Era uno dei modi che trovavano per stare insieme, dato che in un posto come Hogwarts era difficile trovare un po' di privacy.
-Come mai sei già sveglia?
Chiese Margaret alzando un sopracciglio, sospettosa. Lei alzò le spalle e fece un mezzo sorriso. Quel giorno sapeva che come al solito gli amici avrebbero fatto colazione da soli con calma, così appena Margaret aveva lasciato la stanza Frannie era sgusciata fuori dal letto ed era andata a trovare Tony nell'aula della professoressa Cooman. Per un sabato invernale come quello, l'aula vuota e calda andava alla grande.
-Oggi non avevo molto sonno.
Liquidò lei, sapendo di non essere molto convincente. Se anche avessero sospettato qualcosa di certo non avrebbero sospettato questo.
-Com'è andata la colazione, piccioncini?
Chiese sbadigliando, per cambiare argomento. Edmund alzò gli occhi al cielo, Margaret arrossì.
-È andata come al solito.
Rispose Edmund in tono burbero. Non che si vergognasse davanti all'amica, ma non gli piaceva parlare dei suoi sentimenti apertamente. Frannie lo sapeva ovviamente, e parlava per stuzzicarlo.
-Sai, ti abbiamo portato della torta alla melassa così non devi scendere per forza a colazione, ma dal momento che oggi ti senti così simpatica penso proprio che la darò a Miles!
Disse Margaret con un ghigno. La ragazza schizzò a sedere.
-È quella glassata al cioccolato?
-Oh, sì.
Rispose l'altra, camminando verso il dormitorio.
-Ehi, che fai?! La stai davvero portando a Miles?!
-Ovviamente sì.
La ragazza sparì nel corridoio che portava ai dormitori e Frannie sbuffò.
-La tua ragazza è pessima. E io la odio.
Borbottò, abbandonandosi nuovamente sul divanetto con espressione irritata.
-Oh no, non lo è affatto. E tu la adori.
Rispose Edmund, sedendosi sulla poltrona con un sorriso sornione.
-Bah.
 
Quando Margaret tornò in Sala Comune, l'amica stava ancora borbottando.
-Che facciamo oggi tutto il giorno? La festa è dopo cena!
Esclamò Margaret, che dato che Frannie occupava ancora tutto il divano si accomodò sulle gambe di Edmund.
-Non lo so. Ho tanta voglia di fare una passeggiata al Lago, ma con questa pioggia non può funzionare!
Sospirò Edmund sconsolato. I ragazzi si voltarono meccanicamente verso il finestrone che dava sul Lago Nero. L'acqua era agitata, più torbida del solito, non trapelava luce e non si vedevano neanche le alghe più vicine. Nero non era mai stata definizione più azzeccata. Margaret attese qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.
-Inizia col fare colazione, ingrata. Tieni.
Ed estrasse dal mantello un fagottino avvolto in un fazzoletto. Gli occhi di Frannie brillarono.
-Quindi non la darai a Miles?
-Ma figurati! E poi dorme come un sasso.
La ragazza divorò la sua fetta di torta con avidità e lasciando qualche briciola, che ripulì distrattamente con la bacchetta.
-Non posso neanche leggere.
Borbottò Mag.
-Ho finito i libri, e non ho voglia di andare sino in biblioteca!
-Se vuoi ti presto il vecchio e il mare... anche io l'ho finito da un pezzo.
Propose Frannie.
-L'ho già letto. E comunque non puoi dare in prestito un libro se non è il tuo, Fran. Dovresti restituirlo una buona volta.
Lei arrossì e scosse la testa.
-Non ci penso neanche. Se glielo dessi ora, dopo tutto questo tempo, penserebbe che sono una smemorata cronica o che glielo ho rubato.
-Non so di cosa state parlando, ma tu sei una smemorata cronica, Fran.
Intervenne Edmund.
-Ma Tony non lo sa.
-Se i tuoi piani vanno a buon fine lo saprà, prima o poi!
-Di che parli? Certo che andranno a buon fine!
-Ultimamente ti vedo meno convinta...
Prima che il ragazzo potesse finire la frase, due facce spuntarono dal dormitorio. Pansy Parkinson e Daphne Greengrass, ciascuna con un diavolo per capello, entrarono in Sala Comune con aria assonnata. Frannie trattenne a stento un risolino. Pansy alzò un sopracciglio e li guardò sospettosa, Daphne tentò di appiattirsi i capelli con le mani, poi sparirono nei sotterranei.
-È sempre bello vedere miss perfettina la mattina presto.
Ghignò Frannie, come se ne furono andate, per poi aggiungere
-Uffa, si stanno già svegliando tutti. Meglio trovarci qualcosa da fare, non mi va che si affollino qui in Sala.
-Già, potrebbe arrivare Draco.
Sospirò Margaret.
-O Blaise a stressarmi con gli scacchi.
Fece eco Edmund.
-O Mary, vorrà imbucarsi alla festa di stasera. Sicuramente ci proverà col suo amico Edward!
Ridacchiò Frannie facendo l'occhiolino compiaciuta. Lui sgranò gli occhi in realizzazione.
-Ok. Andiamo.
Sussurrò, alzandosi di scatto e quasi rovesciando Margaret per terra, che alzò gli occhi al cielo ma rise di gusto.
Frannie si alzò a malincuore dal suo amato divano e i tre si addentrarono nei sotterranei. Edmund si guardò intorno sospettoso, come se temesse che la Sue potesse spuntare da un momento all'altro. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo ma ancora guardingo, fece passare il suo braccio intorno alle spalle di Margaret e si rilassò impercettibilmente. Frannie allargò il sorriso guardando i due amici trovarsi assolutamente a loro agio.
-Potremmo andare nelle cucine, che dite?
Propose, mordendosi il labbro.
-Ma abbiamo appena fatto colazione!
Replicò Margaret.
-Potremmo andare sulla Torre di Astronomia.
Provò Edmund.
-Ma a fare cosa?
Chiese Frannie scuotendo la testa. Mentre si infilavano nel corridoio che portava alla Sala Grande, però, apparvero due figure che caracollavano stanche verso di loro. Fred e George, con quelli che sembravano i vestiti del giorno prima, dall'aria insolitamente stanca e la faccia sbattuta, non appena li videro si animarono di nuova forza e corsero verso i compagni. I tre Serpeverde strabuzzarono gli occhi  alla vista dei gemelli. Su una spalla di quel che sembrava George stava un gufo molto grosso che non avevano mai visto, che aveva l'aria parecchio incarognita.
-Perché dovrebbero portarsi dietro un gufo diverso dal loro?
Sussurrò perplesso Edmund, le altre due alzarono le spalle confuse.
-Ragazzi! Per la barba di Merlino...
-... eccovi finalmente!
-Vi abbiamo cercati dappertutto!
-Dovete aiutarci!
-Ehi, ehi, ehi, che accidenti vi è successo?
Chiese Margaret osservandoli più da vicino. Avevano il fiatone e l'aria preoccupata.
-Già, avete un aspetto orribile.
Commentò Frannie alzando un sopracciglio.
-Sempre gentile Firwood.
Rispose Fred lanciandole un'occhiataccia.
-Dovere.
Esclamò la ragazza, facendo un inchino e sorridendo.
-Venite, qui non è sicuro parlare!
Sussurrò George, guardandosi alle spalle con il terrore che Gazza o la McGranitt passassero da quelle parti.
-Dove penso io, fratello?
Chiese Fred, e l'altro annuì in risposta.
-Seguiteci.
Il gufo si grattò le penne mantenendo uno sguardo assassino, sembrava quasi umano. Mag deglutì, Edmund strinse la presa sulle sue spalle, poi guardò Frannie e sillabò con le labbra, senza emettere suono "Questa storia non mi piace." l'amica annuì in risposta. Fred e George così preoccupati poteva significare solo guai grossi.
Salirono lungo le scale in silenzio, Fred e George scuotevano la testa e ridacchiavano. I Serpeverde li fissavano con sguardo sospettoso. Il gufo sbuffò.
-Oh, finiscila.
Lo ammonì Fred ridendo.
Quando arrivarono al terzo piano, George imboccò un’aula vuota in disuso. Gli altri entrarono svelti, e Fred chiuse la porta alle loro spalle. I Serpeverde li guardarono con aria interrogativa, Fred si schiarì la voce ma prima di riuscire a spiegare scoppiò in una risatina.
-Insomma, si può sapere che vi prende?
Chiese Margaret in tono curioso ma un po' seccato. George prese con cautela il gufo e lo posò su un banco impolverato.
-È tutto ok Lee, andrà tutto bene vedrai.
Sussurrò, e il gufo rizzò le penne e lo guardò con odio.
-LEE?
Esclamarono i tre Serpeverde in coro.
-Shhhh! Per carità, abbassate la voce!
Li pregò Fred, che sembrava a un passo dal ridere e dall’andare nel panico contemporaneamente.
-Per tutte le Nimbus 2000, come diavolo avete fatto?
Chiese Frannie agitata ma in un sussurro. Margaret si batté una mano sulla fronte, senza sapere cosa dire. Edmund aveva un ghigno divertito e tentò di toccare il gufo, che gli beccò il dito.
-Non lo sappiamo! Stava andando tutto così bene...
-... abbiamo passato la notte a testare le crostatine canarine...
-... come sapete testiamo tutto prima di vendere, e con le crostatine non avevamo mai avuto problemi...
-... quest'ultimo ordine era andato liscio, erano rimaste da provare solo quelle. Eravamo stati svegli tutta la notte, avremmo dovuto provare quelle e andare a dormire il resto della mattina...
-... il sabato molti dormono sino a tardi, nessuno se ne sarebbe accorto...
-...io e Fred eravamo stanchi, era l'alba e non avevamo chiuso occhio, così Lee si è offerto di provare le crostatine al posto nostro, ci aveva tenuto compagnia sonnecchiando ogni tanto e scambiando qualche parola tra un sonnellino e l'altro...
-...aspettando che arrivasse l'effetto, ci mette qualche minuto ad attivarsi, ci siamo addormentati...
-Quando ci siamo svegliati il sole era già alto e Lee non c'era più, solo questo brutto gufo al suo posto!
Lee sbuffò nuovamente e agitò le ali con disapprovazione.
-Non ci era mai capitata una cosa del genere! Non sempre uscivano canarini inizialmente, ci era capitato un falco una volta, anche una civetta, ma ormai non c'era più nessun problema...
-... e comunque, canarini o gufi che fossero, spariva tutto in qualche minuto, anche in fase di collaudo!
-Abbiamo passato le ultime tre ore a tentare di farlo tornare normale...
-...Niente sembra funzionare, non sappiamo cosa fare!
I gemelli si guardarono negli occhi, sorridevano divertiti ma avevano anche uno sguardo preoccupato.
-Avete provato con Hominiverto?
Chiese Edmund pensieroso. Aveva ancora sul volto un ghigno beffardo, divertito dalla situazione. Anche Frannie sembrava compiaciuta, mentre Margaret sembrava la meno convinta, anche se era evidentemente divertita anche lei.
-Certo. Come sempre. Che qualcuno si trasformasse in qualcosa è capitato altre volte con altri scherzi...
-... hominiverto ha sempre riportato tutto alla normalità! Con questo non funziona niente.
Margaret si grattò la testa pensierosa.
-Revelio forse potrebbe funzionare... smaschera i cammuffamenti, no?
Frannie annuì.
-Prova, dovrebbe andar bene.
-Per questo abbiamo chiamato voi secchioni! Sapete troppi incantesimi!
La ragazza tirò fuori la bacchetta, sorridendo e arrossendo leggermente. Tutti gli occhi erano puntati su di lei.
-Revelio.
Mormorò, e qualche scintilla partì dalla sua bacchetta. L'incantesimo era andato a buon fine, nessun errore, ma non accadde nulla. Il gufo starnutì.
-Per le mutande di Godric.
Imprecò Frannie, guardando l'animale che alzò i suoi occhietti gialli al cielo. La ragazza parve avere un'illuminazione.
-Reverso!
Esclamò, e anche dalla sua bacchetta sgorgò una pioggia di scintille. L'esito fu lo stesso. La ragazza sbuffò, Edmund diede a entrambe una pacca sulla spalla di conforto.
-Ci deve essere un modo.
Borbottò, afferrando una sedia dalle gambe arrugginite e abbandonandovisi sopra.
-Perché non lo portate da Madama Chips e basta?
Chiese infine Margaret, dopo aver considerato tutte le possibilità.
-Scherzi? Avviserebbe la McGranitt prima che la Lovegood possa dire "nargilli"...
-...e la McGranitt avviserebbe nostra madre...
-... e diciamo che non è ancora troppo entusiasta della nostra attività...
-... per usare un eufemismo!
Frannie si mise le mani tra i capelli e sospirò.
-Ok. Ok. Pensiamo. Forse dovremmo andare in biblioteca a cercare qualcosa. Non dovrebbe esserci troppa gente.
Mormorò, grattandosi la testa con nervosismo.
-Ci sarà la Granger. E non deve assolutamente scoprirci!
Esclamò Fred alzando la voce. Il fratello gli diede una gomitata e posò l'indice sulle labbra.
-Ha promesso che se avessimo fatto del male a qualcuno ci avrebbe denunciati alla mamma.
Spiegò, con preoccupazione.
-A me non sembra che gli abbiate fatto del male. È anche più bello di prima
Commentò Edmund ridacchiando.
-Buona questa, Pevensie!
Esclamarono in coro i due, scoppiando a ridere. Il gufo inchiodò Edmund con lo sguardo. Se avesse avuto le mani, gli avrebbe dato un pugno.
-Non divertitevi troppo, o quando tornerà normale ve la farà pagare!
Li ammonì Margaret, guardando Edmund. Lui alzò gli occhi al cielo.
-Potremmo lasciarlo così, a ripensarci. Ho sempre voluto un gufo tutto mio.
Rifletté Fred ad alta voce. L'uccello gli beccò il braccio, offeso.
Frannie sospirò e afferrò Margaret per il braccio.
-Andremo noi in biblioteca e vedremo cosa possiamo fare. Voi continuate a pensare, mi raccomando.
Le due ragazze uscirono dalla stanza sorridendo, ma alzando gli occhi al cielo. Chiudendo la porta, sentirono Edmund dire
-Proviamo a mettergli il mantello e la sciarpa, scommetto che sarà un figurino!
Frannie ridacchiò e Margaret sbuffò.
-Sono davvero idioti.
Commentò, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
-Sì, lo sono. Ma come avranno fatto poi?
-Non ne ho idea! Insomma, già è difficile trasformare qualcuno in un animale per un'ora, loro sono tre ore che cercano di ritrasformarlo!
-Beh, prima o poi tornerà normale, non possono averlo trasformato per sempre!
-Ma chissà quanto ci metterà, a questo punto... non possono nasconderlo troppo a lungo, i Grifondoro si chiederanno dove è finito... oggi ci sarà la festa e lui è uno degli organizzatori...
-Che casino. Speriamo di trovare un modo presto, o ho paura che dovremo dirlo alla McGranitt.
Arrivate in biblioteca, come previsto, la Granger sedeva su un banco colmo di libri e aveva lo sguardo totalmente assorto. Non sembrava esserci nessun altro. Margaret aprì la bocca per dire qualcosa ma una voce le bloccò.
-Frannie!
Le due aggrottarono la fronte prima di voltarsi. La voce era familiare.
"Draco Malfoy? Cosa ci fa Draco Malfoy in biblioteca il sabato mattina?"
In un angolo remoto della biblioteca, Draco aveva un'aria funerea e le guardava come se fossero la sua unica occasione per fuggire. Immediatamente alle due fu chiaro il motivo per cui si era rifugiato lì. Mary Sue gli era praticamente addosso, gli stringeva il braccio come un koala e gli sorrideva in estasi. Sicuramente, sapendo che la ragazza lo stava cercando, si era rifugiato nell'ultimo posto in cui sarebbe potuto essere. Evidentemente Mary però, che per questo tipo di ricerche era più efficace di un cane da tartufo, lo aveva trovato da qualche minuto, perché la Granger emise un sospiro che aveva l'aria di essere l'ultimo di una lunga serie, sicuramente infastidita per il chiacchiericcio indesiderato.
-Frannie!
Ripeté Draco, e le due si avvicinarono.
-Diglielo tu per favore, a me non dà ascolto!
-Ehm, ciao Draco. Dirle cosa?
Margaret stava già sorridendo come uno squalo osservando la scena con sommo godimento.
-Draco sostiene che la festa di stasera è vietata ai minori di quindici anni! È un'assurdità, il limite è sceso a quattordici, lo sanno tutti!
-Sei solo una stupida. Perché sarebbe dovuto scendere a quattordici, di grazia? Sentiamo.
Chiese secco il ragazzo. Mary agitò la chioma bionda, sbatté le sopracciglia da cerbiatto e cinguettò
-Ma perché la festa è per il Torneo Tremaghi! Non possono mica mettere una regola che estrometta uno dei campioni!
Sentendo parlare di Potter in quei termini, Malfoy fece una smorfia di disgusto.
-Che scemenza. E poi non avrebbe senso, lo sfregiato non va alle feste, nessuno lo inviterebbe.
A quelle parole, Margaret aggrottò le sopracciglia e lo guardò con odio. Frannie sospirò, e decise di dare una mano.
-Ha ragione lui, Mary. Niente festa per voi questa sera.
-In realtà Frannie ti sbagli. Ho sentito distintamente Fred e George dire che avrebbero aperto le porte a quelli del quarto per oggi. Come ha detto lei, festeggiamo perché Hogwarts ha i primi due posti al torneo. Estromettere i quattordicenni e quindi Potter sarebbe sciocco.
Il ragazzo le lanciò un'occhiata di fuoco, Mary si illuminò.
-Questo... questo è tutto da dimostrare. E lasciami!
Sbottò, strattonando il braccio e facendole perdere presa.
-Lasciando stare le feste per un attimo... sono venuta a chiamarti Draco, Piton ti sta cercando.
La ragazza la guardò con sufficienza, il ragazzo sorrise e annuì furiosamente.
-E perché mai Piton dovrebbe dirlo a te?
Frannie sorrise a trentadue denti e indicò la spilla da prefetto con un dito. Draco si separò con fatica dalla stretta e sussurrò un "grazie". Dileguandosi. Anche Mary si allontanò, sconfitta. Hermione Granger tossicchiò, come a intimar loro di fare silenzio.
-Perché le hai detto che la festa era aperta anche a quelli del quarto?
Sibilò Frannie all'amica.
-Perché è vero, e Draco lo sa benissimo! Voleva solo togliersela dai piedi.
-Comunque ha ragione, in effetti Potter neanche ci viene... avrebbero potuto lasciare tutto com'era.
-Beh, quelli del quarto sono invitati, che gli piaccia o no. E poi non potevo lasciarlo andar via così dopo quello che ha detto su Harry. E comunque...
Margaret la guardò con un ghigno
-... Non vorrai mica perderti la Sue alla festa! Scommetto che ci regalerà dei momenti di qualità!
Frannie sbuffò ma sorrise, sapendo che aveva ragione. Anche lei non si sarebbe persa Mary Sue dare spettacolo per nulla al mondo. Le ragazze si avvicinarono al reparto sulla trasfigurazione, cercando qualche libro sulla trasfigurazione umana. Mentre Margaret afferrava un volume dallo scaffale, Frannie azzardò, pensierosa
-Forse non funziona perché stiamo sbagliando approccio. Loro non lo hanno trasfigurato, hanno usato una pozione. Insomma, una specie di pozione. Non un incantesimo. Forse se sapessimo che accidenti hanno usato per quelle crostatine, potremmo trovare un antidoto.
Margaret ci pensò su, poi annuì.
-Sì, è una buona idea. Io resto qui, tu vai a prendere qualcosa al reparto di pozioni. Meglio consultarli insieme agli altri, io direi di portarli via.
Disse, guardando la Granger di sottecchi. Frannie fece un cenno, e si allontanò. Qualche minuto dopo, erano entrambe con una pila di libri che levitava davanti a loro, andando verso l'aula in cui si trovavano i ragazzi. Come ogni sabato mattina, il castello era quasi deserto. Incontrarono solo Luna Lovegood nel loro cammino, che chiese alle ragazze perché portassero in giro palloncini a forma di libri. Quando entrarono in aula, Fred George e Edmund sussultarono.
-Non si usa più bussare?
Chiese il Serpeverde portandosi una mano al petto.
-Conigli.
Commentò Frannie ridacchiando. I libri volteggiarono sulla cattedra e alzarono una nube di polvere.
-Che cosa diavolo è quello?
Chiese Margaret, fissando Lee con aria confusa. Il gufo aveva un'aria indignatissima, in testa aveva posato un cappellino di paglia che evidentemente odiava, e sotto l'ala aveva incastrato un ombrellino da cocktail.
-Dove avete trovato questa roba?
Chiese Frannie, guardando il povero animale sfortunato da vicino.
-Nei cassetti. Evidentemente è un'aula di babbanologia. Ci veniamo spesso quando dobbiamo fare cose... ehm... non troppo legali. È piena di roba interessante e non la usa più nessuno.
Rispose George ridendo.
Margaret alzò un sopracciglio.
-Babbanologia?
-Ma sì Rosander, non vedi? È un tipico abbigliamento da mare babbano! Almeno tu potresti arrivarci!
Rispose George che era piegato in due dalle risate.
-Oh, quanto ci vorrebbe Colin Canon. Stamperei la foto e tappezzerei la Sala Comune!
Il gufo fece schioccare il becco. Edmund si avvicinò alle ragazze e cinse la vita di Margaret con un braccio.
-L'infame mi ha anche morso! Guardate!
Disse, sollevando il dito da cui spuntava una gocciolina di sangue.
Frannie scosse la testa facendosi sfuggire un risolino. Margaret alzò gli occhi al cielo, tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e tamponò il taglietto.
-Se ti ha morso, vuol dire che te lo sei meritato.
Gli disse, sospirando.
-Avete trovato qualcosa, vero?
Chiese Fred speranzoso, avvicinandosi ai libri.
-Forse. Ma ci serve la lista di ingredienti delle vostre crostatine.
Rispose Margaret, appellando uno dei libri di pozioni e sedendosi a un banco. Edmund e Frannie la seguirono, tossendo per via della polvere.
-Tergeo.
Sussurrò Edmund, e il banco fu lindo come non era probabilmente da mezzo secolo.
-Molto meglio.
Sospirò Frannie, aprendo il libro. George si tolse un foglietto stropicciato dalla tasca.
-È tutto qui.
Mormorò, e Margaret afferrò il foglio e lo spianò tra le pagine del libro.
-Farina di bambù, acqua lunare, menta piperita, scorza di limone, corno di unicorno e cuore di prugne dirigibili.
Lesse Edmund ad alta voce.
-Allora, escluderei che l'effetto sia dato dal limone o dalle prugne dirigibili.
Disse Margaret pensierosa.
-La farina di bambù e la menta piperita solitamente servono a dare una sensazione di euforia. Io direi che l'agente da contrastare può essere solo l'acqua lunare o il corno di unicorno. Ma per sicurezza controlliamo le tabelle degli ingredienti, magari mischiandoli male qualcosa ha reagito. Mi pare di aver letto qualcosa sulla menta piperita e l'acqua lunare combinate insieme che potevano dare effetti collaterali...
Mormorò Frannie, Edmund sfogliava le pagine assorto. Fred e George li guardavano speranzosi e confusi, mentre il gufo si puliva le penne distrattamente come se non gli importasse più di tanto tornare normale o se non pensasse che loro ci sarebbero riusciti e stesse semplicemente aspettando di andare in infermeria.
-Ecco qui!
Esclamò Margaret.
-L'acqua lunare, in abbinamento a una dose eccessiva di menta piperita, può deformare il risultato finale della pozione desiderata, renderlo a tempo illimitato o in casi estremi entrambi. Per fortuna, essendo un errore molto comune, esiste un rimedio altrettanto comune. Ingerire un petalo di viola di laguna sarà sufficiente come antidoto.
Edmund alzò gli occhi dal libro e fissò i due ragazzi.
-Quanta menta piperita avete messo?
George aggrottò le sopracciglia.
-Come sempre! Non abbiamo mai avuto problemi!
-Pezzo di idiota, la hai messa tu questa volta! Hai esagerato!
Sbottò Fred, furioso.
-Tu hai messo l'acqua lunare! Sei tu che ne hai messa troppa poca!
Replicò George, dandogli una spinta.
-È tutta colpa tua! Io l'ho detto che eravamo troppo stanchi!
-Ragazzi, basta.
Disse Margaret, ma i due parvero non sentirla.
-Tu eri troppo stanco, io stavo benissimo!
-Ragazzi, basta!
Ripeté, Frannie intanto desiderava ardentemente appellare una busta di popcorn e si godeva la scena sorridendo.
-Questa me la paghi!
Ruggì Fred, sfoderando la bacchetta. George lo imitò.
-Stupe...
Margaret strinse la mano del ragazzo sotto il banco, con preoccupazione.
-Pietrificus totalus!
Un raggio partito dalla bacchetta di Edmund li investì in pieno.
-State calmi un secondo! Potremmo togliere punti a Grifondoro per questo, sapete?
Disse il ragazzo in tono freddo.
-Oh, Ed, sembrava così divertente.
Sbuffò Frannie.
-Fran, se non taci anche tu giuro che ti silenzio.
Rispose lui.
-Ah, come se ci riuscissi!
Replicò, e l'amico la guardò scettico.
-Non dobbiamo farci sentire! Se ci scoprissero ora, saremmo nei guai anche noi!
Sussurrò Margaret, che aveva paura per il suo futuro da insegnante nel castello.
-Adesso vi libero, e voi andate a rubare dei petali di viola giù alla serra. Avete capito?
Per ovvi motivi, i due non risposero.
-Relascio.
Disse Edmund, e i gemelli si guardarono in cagnesco sistemandosi i vestiti.
-Perché dobbiamo rubarli? Non siete migliori amici di Piton? Dite che state facendo esercizio e chiedeteli a lui!
Propose George, che non sembrava molto propenso a uscire allo scoperto.
-Certo, come no.
Disse Frannie, in tono sarcastico,
-Noi andiamo da Severus Piton, l'occlumante migliore della scuola dopo Silente, a chiedere un forte antidoto per pozioni trasfiguranti che non abbiamo ancora affrontato, di sabato mattina, dicendo che stiamo facendo esercizio. Che gran piano! Non ci scopriranno mai!
-Se lo faceste davvero, non mi stupirei.
-Borbottò Fred.
-Beh tu non sei Piton. E ora forza, andate, prima che qualcuno si accorga che Jordan non si trova!
Li incoraggiò Margaret, e loro, borbottando tra loro e prendendosi a spintarelle, uscirono dalla stanza.
-E siate naturali!
Gridò Frannie, mentre si allontanarono.
-Non sono tranquilla.
Sospirò Margaret, guardando Lee che si era liberato del cappellino e lo stava stracciando in mille pezzi.
-Neanche io. Meglio guardare cosa combinano.
Annuì Edmund.
-Torre di Astronomia?
Propose Frannie. Gli altri acconsentirono. Edmund si rivolse a Lee, che li guardava con aria scettica.
-Andiamo, volami sulla spalla. Dobbiamo controllare quei due.
Lui in tutta risposta fece schioccare il becco, ostile.
-Non ti ci mettere anche tu, per favore! Non è colpa mia se i tuoi amici sono degli idioti!
Borbottò, e prendendo a due mani se lo posò sulla spalla lui stesso.
-Possiamo andare.
Disse, mettendo la mano sulla maniglia.
-Facciamo in fretta, voglio esserci quando spunteranno dal portone principale!
Sussurrò Margaret mentre imboccavano una scalinata.
-Speriamo non si facciano beccare.
Sospirò Frannie, guardando il gufo che stava a petto gonfio sulla spalla destra di Edmund e guardava tutto con sommo fastidio.
-Tornerai come prima, non preoccuparti.
Lo rassicurò a bassa voce il ragazzo.
-Probabilmente vuole soltanto mandarci al diavolo e andare da Madama Chips. In effetti ritardare così la sua trasformazione per non farsi beccare da parte dei gemelli è un po' egoista.
Disse Margaret, e gli altri convennero con lei. Il gufo continuò a far roteare gli occhi iniettati di odio, se avesse potuto avrebbe sputato sulla nuca a tutti e tre. Mentre salivano l'ennesima scalinata per arrivare alla torre, incrociarono Miles e Pucey che venivano da quella direzione. Ricordarono che la Torre di Astronomia era il luogo in cui solitamente si vedevano prima di rendere ufficiale la loro relazione, probabilmente dunque avevano tenuto l'abitudine, per avere un posto in cui stare un po' da soli. La coppia venne loro incontro, tenendosi per mano.
-Ciao ragazzi!
Esclamò Miles in tono cordiale. Adrian invece fissava Edmund con aria confusa.
-Ed...
Balbettò, guardando il gufo sulla sua spalla,
-Ma... Silver?
Il ragazzo alzò le spalle, se fu colto alla sprovvista dalla domanda non lo diede a vedere. In effetti, avendo lui un falco personale, era abbastanza strano vederlo andare in giro con un gufo.
-Oh, non sta bene oggi, così Il Profeta mi ha mandato la gazzetta con un loro gufo privato.
-Ah. Non sapevo che ci fosse anche questo servizio!
-Sì, beh, è una cosa nuova, solo per gli abbonati. Chissà se andrà in porto. Ora, se vuoi scusarci...
Disse, e li oltrepassò, seguito dalle altre due. Quando furono abbastanza lontani, tirarono un sospiro di sollievo.
-Io non so proprio come fai.
Disse Margaret, guardandolo ammirata.
-Oh, è tutta una questione di improvvisazione.
Rispose lui, con un sorriso a trentadue denti.
Quando arrivarono in cima alla torre, si accorsero del temporale. Edmund e Frannie corsero ai binocoli e li inforcarono, Margaret si avvicinò titubante.
-Che bello.
Sospirò, osservando un lampo cadere a qualche metro dal platano picchiatore. Deglutì e prese un binocolo a sua volta.
-Eccoli! Tre gradi a destra, cinquantacinque in basso.
Sussurrò Edmund, e le due seguirono le indicazioni. La visibilità era bassa e la pioggia fitta. L'aria era carica di elettricità, e il vento arrivava sin sopra la torre. Le nuvole erano così dense e cupe che anche se non era neanche ora di pranzo sarebbe potuta essere anche mezzanotte. Fortunatamente, loro si trovavano sopravvento e la pioggia batteva sul lato dietro di loro, lasciandoli protetti. Le due macchie che dovevano essere di Fred e George scendevano lentamente per la campagna, ogni tanto dandosi una spinta e finendo nel fango.
-Meno male che non dovevano dare nell'occhio.
Si lamentò Frannie.
-Almeno fuori non incontreranno nessuno, con questo tempaccio chi mai uscirebbe?
Un fulmine atterrò con uno schianto vicinissimo ai due ragazzi, e i tre Serpeverde urlarono.
-Forse avremmo dovuto chiedere a Piton.
Sussurrò Margaret.
-Se lo meritano, sarebbero dovuti andare in infermeria dall'inizio!
Replicò Frannie decisa. Il gufo emetteva suoni striduli disperati nascosto sotto il mantello di Edmund, probabilmente terrorizzato dal temporale.
-Jordan, finiscila per carità.
Lo pregò lui, dimenandosi e sistemandosi il mantello senza staccare gli occhi dalla campagna sottostante. Essere una piccola creaturina in mezzo a quel temporale, soprattutto se non abituati, doveva essere parecchio sconvolgente.
-Vediamo il lato positivo... nessuno li scoprirà, nella serra non c'è nessuno e con questo buio dal castello non c'è modo che li vedano... a meno che qualcuno non sia alla finestra con un binocolo in questo momento.
Esclamò Margaret, mentre una sferzata di vento investiva in pieno i due gemelli, parecchi metri più in basso.
-Non invidio quelli di Durmstrang. Meno male che è sabato e non devono venire al castello...
Mormorò Frannie, spostando l'inclinazione del binocolo puntandolo sul Lago Nero e pensando a Dimitar. Il veliero era appena distinguibile e dondolava sulle acque agitate. La ragazza si era sentita un po' in colpa nel non invitarlo alla festa, ma effettivamente essendo in onore dei due campioni di Hogwarts sarebbe stato alquanto spiacevole.
-Penso sia sicuro. Spero. Avranno chissà quali incantesimi, neanche se ne saranno accorti.
La rassicurò Edmund. Intanto i due erano arrivati alla serra.
-Sapranno cos'è una viola di palude?
Chiese improvvisamente Margaret, pensierosa.
-Non abbiamo spiegato bene cosa fosse e non brillano certo in erbologia.
-Spero che non ci sia bisogno di spiegare cosa siano le viole di palude, Mag. Tutti lo sanno.
Replicò Frannie, e dentro di lei sperò di avere ragione.
Dopo qualche minuto i due uscirono titubanti dalla serra, i Serpeverde tirarono un sospiro di sollievo.
-Spero che si puliscano prima di entrare, almeno.
Borbottò Edmund. Lee si era calmato ma stava artigliato al suo maglione sulla sua schiena, sotto il mantello. Non potevano biasimarlo. Se qualcuno avesse fatto irruzione in quel momento, avrebbe visto un ragazzo con una piccola gobba tremolante sulla schiena. Quando le due macchie rossastre sul paesaggio grigio scuro furono a metà strada tra la serra e il castello, i ragazzi decisero di scendere per farsi trovare nell'aula. Aspettarono con ansia, e più i minuti passavano più erano preoccupati che qualcuno li avesse scoperti lungo la via e gli avesse chiesto cosa diamine ci facessero fuori con quel tempo, a quell'ora, e con le tasche piene di petali viola. Quando dopo interminabili minuti i due Weasley spuntarono dalla porta dell'aula, i Serpeverde tirarono un lungo sospiro di sollievo.
-Cosa sono quelle facce? Avete messo in dubbio forse la nostra efficienza?
Chiese Fred tirando fuori un pugno di petali dalla tasca.
-Trovo insopportabile la vostra mancanza di fede.
Continuò George, e Margaret si grattò la testa, convinta di aver già sentito quella frase da qualche parte.
-Ma quanti ne avete presi? Avrete distrutto chissà quanti fiori! Il libro dice che ne basta uno, avreste potuto prenderne tre o quattro per sicurezza, questi sono decine!
I due si guardarono con aria colpevole.
-Beh, non volevamo rischiare che non fossero sufficienti...
-... noi quando facciamo qualcosa la facciamo bene, sai?
Edmund sospirò.
-Almeno sono davvero petali di viola di palude.
Disse Margaret, alzando le spalle. Frannie ne prese uno dal tavolo su cui Fred li aveva posati e ne porse uno a Lee, che scansò la testa guardandola sospettosa.
-Andiamo  Jordan, non è il momento di fare i capricci! Non ti portiamo da Madama Chips, hai capito? Su, mangia!
Il gufo per tutta risposta le morse il dito.
-Ah! Maledetto! Io ti...
-Ok, ok, Firwood. Ci pensiamo noi.
Disse George, afferrandola per le spalle e spostandola più in là.
I due gemelli si guardarono complici e si fecero l'occhiolino.
"Non mi piace. Non mi piace per niente..."
Pensò Margaret, e loro scattarono. George afferrò il gufo con una mano e lo tenne fermo, aprendogli il becco con l'altra.
-Amico, lo facciamo per il tuo bene...
Disse impietosito, ma tenendolo stretto.
-Forse ha una mente da gufo e non capisce. Forse non sa di essere Lee Jordan.
Azzardò Edmund, pensieroso. Intanto Fred, presi tre o quattro petali dal banco, glieli ficcava nel becco spingendoli col dito.
-Sei pazzo? Lo soffocherai così!
Abbaiò Margaret.
-Lo sto facendo per il suo bene! Su Lee, mandalo giù.
A interrompere questa scena grottesca, la porta dell'aula si spalancò. Il sangue dei presenti si congelò, e i ragazzi alzarono gli occhi verso la porta attendendo di sapere di che morte morire.
-Ragazzi! Ecco dov'eravate! Vi ho cercati dappertutto!
Sull'uscio, in tutto il suo splendore, Lee Jordan, perfettamente sé stesso.
-Che cavolo state facendo a quel povero gufo?
Fred e George mollarono la presa all'istante, e il gufo sputacchiò brandelli di petali di viola.
-Che ci fanno qui tutti quei libri? E quelli cosa sono?
Chiese, indicando i petali ammucchiati sul banco. I cinque rimasero congelati a fissarlo.
-Perché mi guardate così? Che succede?
Fred fu il primo a cedere, seguito da George. Iniziarono a ridere sino ad afflosciarsi a terra e battere mani e piedi sul pavimento. Il gufo continuava a sputacchiare. Poi, dopo qualche sbuffo, Margaret cadde su una sedia e cominciò anche lei a singhiozzare in preda alle risa, piegata in avanti tenendosi la pancia. Edmund e Frannie infine iniziarono a ridere a gran voce, senza riuscire a fermarsi, appoggiati alla parete per non cadere. Lee li guardava basito, senza riuscire a decifrare la situazione. Attratto dagli schiamazzi si affacciò anche il ragazzo che aveva accompagnato Jordan a cercare i gemelli, Stanley Bradford, il loro quarto compagno di stanza. Il ragazzo non commentò l'assurdità della scena ma esclamò
-Polly?
Il gufo tossì in risposta sputacchiando un altro brandello viola, e gli volò incontro.
-Che cosa state facendo al mio gufo?
I ragazzi iniziarono a ridere ancora più forte, Fred e George ululavano incontrollabilmente contorcendosi sul pavimento.
-È tuo?
Chiese Lee, cercando di cambiare argomento, a disagio per la situazione.
-Da quanto hai un gufo?
-È mia, sì. Dal mese scorso. È un regalo di Natale.
-Ah. Molto... carina.
Polly tossì nuovamente, provocando il terzo eccesso di risa. Bradford si allontanò in silenzio verso la gufiera, accarezzando il povero animale e sussurrandogli parole dolci. Lee Jordan attese, seduto su un banco con le gambe che dondolavano, che i ragazzi si calmassero. Dopo diversi minuti ciò avvenne.
Fred e George, gemendo e scossi da un terribile singhiozzo, strisciarono senza forze sino al muro, dove si aiutarono ad alzarsi. Margaret era paonazza e faceva lunghi respiri, aveva gli occhi chiusi perché non riusciva a sostenere la visione di Jordan in piedi davanti a lei. Edmund e Frannie si sorreggevano a vicenda barcollando, lei si teneva un fianco e aveva l'espressione un po' deformata dal dolore, sicuramente per le troppe risate.
-Dove eravamo finiti noi?
-Dov'eri finito TU semmai!
-Ci siamo svegliati che non c'eri più, al tuo posto solo quel maledetto gufo!
Il ragazzo scosse la testa.
-Dov'ero finito? Ma sono andato a letto, ovvio. Voi eravate crollati, effetti collaterali non erano arrivati... ho finito la mattinata dormendo! Mi sono svegliato un'ora fa!
I due gemelli erano sotto shock. Margaret socchiuse le labbra e li fissò con odio.
-Fatemi capire bene, non avete neanche guardato in dormitorio? Vi siete svegliati e avete dato per scontato che si fosse trasformato in un gufo perché sì?
-Non avevamo dormito niente Rosander, sii comprensiva...
-... stavamo testando delle merendine che ti trasformano in un uccello...
-... nella sua sedia c'era un uccello al nostro risveglio...
-... era la cosa più naturale!
-No! No! La cosa più naturale era che lui fosse tornato a dormire e quello fosse il gufo del vostro compagno di stanza!
Abbaiò Edmund, esasperato.
-Ora fate sparire quei maledetti petali e sparite anche voi! Altrimenti giuro che vi schianto! Tre... due...
Gridò Frannie, e i due si ficcarono di volata i petali di nuovo nelle tasche e corsero via, buttandosi a perdifiato giù dalle scale.
-Non voglio neanche saperlo.
Disse Lee, a mezza voce.
-Ottima scelta amico, ottima scelta.
Sussurrò Edmund, con lo sguardo perso mentre rifletteva sull'assurdità di quello che gli era capitato.
Frannie si schiarì la voce.
-Senti Lee, parliamo di cose serie. Si è deciso dove sarà la festa?
Il ragazzo annuì.
-Io ero un po' scettico, ma Fred e George dicono che il fratello Ron glielo ha assicurato come posto sicuro. Ci ha fatto qualcosa di losco, a quanto pare. Voi ragazze saprete dirmi meglio.
Frannie e Margaret lo guardarono, curiose e confuse.
-Il vostro bagno del secondo piano.
Edmund strabuzzò gli occhi senza capire, le due spalancarono la bocca in una perfetta "o" di sorpresa.
-Azzardato.
Disse Margaret.
-Come farete per convincere Mirtilla a non dire nulla?
Lee sorrise compiaciuto.
-Abbiamo pensato a tutto. Anzi, se tutto sta andando secondo i piani, avranno già iniziato l'operazione.
 
*
 
Cedric Diggory camminava lentamente verso il secondo piano, allargandosi il collo della maglia che per qualche motivo gli dava un senso di claustrofobia. Per non farla sembrare troppo ovvia, si era portato dietro i fedelissimi. McMartian da un lato e Ossas dall'altro (Rosie non era portata per quel genere di spedizioni), si dirigevano con calma e titubanza al luogo del misfatto.
-Non mi sento tranquillo. Non è una cosa carina da fare.
Mormorò Diggory a voce bassa.
-Lo sapevamo quando abbiamo accettato, Ced. Non c'è niente di male, davvero. Le farà solo piacere.
Commentò Tony.
-La stiamo prendendo in giro!
-Io non la vedrei da questo punto di vista.
Si inserì Susan,
-È una bugia bianca, farà bene sia a noi che a lei!
Il ragazzo sospirò e si sistemò i capelli, cercando di farsi bello.
-Ok. Ci siamo. Ricordate il piano?
Chiese titubante, e i due annuirono. Aprì piano la porta e si affacciò al suo interno.
-Non c'è. Forse dovremmo tornare più tardi, o forse semplicemente cambiare posto...
-Fammi capire, ti sei tuffato nel Lago Nero e hai accecato un drago quest'anno, ma hai paura di Mirtilla Malcontenta?
Rise Tony e lo spinse dentro con la mano, seguendolo subito dopo. Susan si infilò per ultima e chiuse la porta.
-UOMINI NEL BAGNO DELLE RAGAZZE! UOMINI NEL BAGNO DELLE RAGAZZE! UOMINI... oh, sei tuuu...
Il fantasma di una ragazzina fluttuò verso di loro con aria ammiccante. Sembrava molto giovane, aveva i capelli corvini lunghi e lisci come spaghetti e un'aria decisamente inquietante.
-Che carino che sei a venirmi a trovare proprio qui. In genere devo sempre venire a scovarti nel bagno dei prefetti, non amo attraversare tutti quei tubi, lo sai.
Il suo sguardo cadde sull'altro ragazzo nella stanza.
-Oh! Hai portato un amico, vedo... è carino... perché non me lo presenti?
Il fantasma ridacchiò e volò incontro a Tony, passandogli in mezzo alle gambe e provocandogli una sensazione di freddo sgradevole al basso ventre. Non appena il fantasma passò, lui tossicchiò  e si spianò i jeans dissimulando il disagio. Prima che la situazione si sgonfiasse come un palloncino, la Ossas iniziò le manovre.
-Cedric!
Esclamò, a voce alta e con un sorriso forzato. Mirtilla la guardò con fastidio, volendo l'attenzione dei ragazzi tutta per sé.
-Ma quindi è questa Mirtilla! La splendida ragazza di cui mi hai parlato!
Mirtilla sbatté le palpebre confusa, ma compiaciuta.
-Esatto, è proprio lei!
Disse Cedric un po' goffamente.
-È per questo che sono venuto Mirtilla, per presentarti i miei amici! La tua compagnia mi ha allietato tanto in queste settimane che dovevo condividerla con qualcuno.
Tony porse la mano e le fece segno di prenderla, facendole un baciamano con inchino.
-McMartian signorina, è un vero piacere incontrarla.
Lei gorgogliò sempre più compiaciuta e avvicinò il volto.
-Il piacere è tutto... mio...
Sussurrò, e il ragazzo deglutì.
-Dovresti portarmi più spesso amici carini, tesoro.
Squittì, tornando a fluttuare a qualche metro da terra.
-Già, beh, ora dobbiamo andare però, che sfortuna.
Esclamò Susan, con finta afflizione.
-Andare via? Di già?
Piagnucolò il fantasma.
-Sì Mirtilla, purtroppo per stasera abbiamo organizzato una festa e non sappiamo ancora dove la faremo... penso che andremo a chiedere alla Dama Grigia se ci ospiterà nella sua torre...
Sospirò Cedric in tono mesto.
-Peccato, la Dama Grigia mi è sempre stata antipatica. Non ha un minimo di fascino. E poi potrebbe fare la spia.
Sussurrò tristemente Tony,
-Non possiamo proprio fare la festa qui, Ced?
Il prefetto scosse vistosamente la testa.
-No Tony, assolutamente no! Non potrei mai disturbare tanto Mirtilla! Ha bisogno di riposo! Vedrai che convinceremo la Dama Grigia a mantenere il segreto!
Il fantasma spalancò la bocca, oltraggiata.
-La Dama Grigia? Non se ne parla neanche! Non farei mai stare i miei amici da una tipa come quella! Ha ragione il tuo amico, non ha un minimo di fascino, tesoro! E poi farebbe la spia subito! Io d'altro canto non vi tradirei mai. Mai e poi mai! Non posso credere che hai pensato prima alla Dama Grigia che a me!
Ossas intervenne prontamente dicendo
-Ovviamente sei stata tu la prima a cui ha pensato! Solo che non vorrebbe mai disturbarti, non è vero Ced?
-Ovviamente.
Lo sguardo della ragazza si addolcì.
-Tesoro, dovresti saperlo, io amo la buona compagnia! Non mi disturbi affatto! E poi verranno i tuoi amici belli che vanno nel bagno dei prefetti, giusto?
-Ehm... amici belli?
-Ma sì, li vedo nel bagno dei prefetti ogni tanto... quel Knight  si fa sempre il bagno lì... e c'è quello coi capelli neri e l'aria da bel tenebroso ...
-Certo! Ovviamente! Ci saranno tutti!
-Vi aspetto allora, tesoro. Passa a trovarmi più spesso. E tu, carino... sei invitato nel mio cubicolo, quando vuoi!
Tony le sorrise cercando di essere convincente.
-Grazie Mirtilla, sei adorabile!
Esclamò Cedric, aprendo la porta per uscire.
-Dovere caro, dovere. E vestiti come si deve!
 
*
 
La giornata di sabato passò pigra, tra partite a gobbiglie e letture distratte. I ragazzi decisero di star leggeri a cena, per non appesantirsi prima della festa. Era sera, e l'ora iniziava a essere tarda.
Nel dormitorio le quattro ragazze tentavano disperatamente di essere pronte in tempo.
-Ma siamo sicuri che Mirtilla Malcontenta non dirà nulla?
Chiese Margaret mentre Jasmine le fissava la cinta di pelle in vita.
-Ho parlato con Tony prima, mi ha assicurato che siamo in una botte di ferro.
Rispose Frannie, mettendosi il mascara.
-Tony? Hai visto Tony oggi e non ce l'hai detto?
Chiese Jasmine, a bocca aperta. La ragazza arrossì.
-Sì, l'ho incrociato mentre tornavo dal bagno questo pomeriggio, mentre voi giocavate a gobbiglie.
-È per questo che sei tornata così tardi?
Chiese Margaret, scettica.
-Sì, esattamente.
-E perché non ce l'hai detto?
-Perché non volevo seccarvi per l'ennesima volta!
Margaret e Jasmine si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Ormai per questo è tardi, cara. Fidati.
Disse Mag, scuotendo la testa.
-Vi piaccio? Non è troppo? O troppo poco?
Chiese cambiando argomento, cosa per cui Frannie la ringraziò mentalmente. Agitò la gonna del vestito nero a fiori, si guardò le décolleté nere e sospirò.
-Stai benissimo. Edmund lo adorerà.
Disse affettuosamente Jasmine, tentando di farle una treccia. Miles intanto stava cercando di entrare in una gonna a tubino nera, stavolta sarebbe venuta anche lei. Una volta tirata su a vita alta, ci infilò una canotta verde bottiglia.
-Oggi ci sarà un sacco di gente. Si festeggia per il torneo, e sono invitati anche quelli del quarto! Lo sapevate?
Frannie ridacchiò.
-Oh sì che lo sappiamo. Ma voi non sapete chi viene stasera!
Esclamò Frannie, tentando goffamente di chiudere la zip al vestito rosso.
-Lascia, faccio io.
Mormorò Jasmine, sollevandola. Frannie si osservò soddisfatta, ammirando la gonna a palloncino.
-Finiscila di pavoneggiarti e finisci la frase! Chi ci sarà?
Chiese Jasmine ansiosa. Margaret si schiarì la voce.
-Mary Sue.
Le altre due sgranarono gli occhi.
-Giuralo.
Sussurrò Jasmine, restando congelata dov'era.
-Lo giuro.
Le ragazze sorrisero malefiche mentre  davano gli ultimi ritocchi.
-Frannie! Margaret!
Una voce seccata venne dai comodini delle ragazze.
-Uh, deve essere Edmund, Jas puoi rispondere per favore?
La ragazza, che era pronta già da mezz'ora, si avvicinò al comodino di Margaret, il più vicino, aprì il cassetto e si mise lo specchio davanti al volto.
-Siamo già in ritardo. Che fine avete fatto?
-Stanno finendo di prepararsi, Ed.
Uno sbuffo chiaramente distinguibile arrivò dallo specchio alle loro orecchie.
-Vorrà dire che per una volta arriveremo in ritardo! La festa non finirà subito, per qualche minuto non succederà nulla!
Esclamò Frannie ad alta voce, perché sentisse.
-Guardate che vado da solo se continua così.
-Vai se vuoi, Edwin. Ma ricordati che ci sarà anche la tua amichetta Mary.
Ricordò Margaret, e Jasmine ridacchiò. Edmund doveva aver fatto una faccia proprio divertente. Udirono uno sbuffo e poi un "sbrigatevi" e Jasmine posò lo specchio scuotendo la testa.
Qualche minuto dopo, pronte, uscirono dal dormitorio coperte dai mantelli di tutto punto. La Sala Comune era piena di ragazzi dal terzo anno in giù, molti già in pigiama, che si preparavano ad andare a dormire. Degli altri nessuna traccia.
-Alla buonora!
Esclamò Adrian, prendendo Miles sottobraccio. Edmund diede un breve bacio a stampo a Margaret ma le guardò con severità.
-Come siete noiosi! Non siamo mai in ritardo...
Camminarono per i corridoi parlando del più e del meno, cercando di dare meno nell'occhio possibile. Incontrarono il barone sanguinario, che ricordò che a breve ci sarebbe stato il coprifuoco, e loro ringraziarono molto e dissero che sarebbero tornati il prima possibile. Quando furono davanti al bagno si guardarono intorno nervosamente. Se qualcuno li avesse visti entrare in sei coperti di mantello nel bagno delle ragazze si sarebbe insospettito. Dato che nessuno era in vista, aprirono la porta e si infilarono dentro di corsa, chiudendosela alle spalle per non far uscire la musica. Margaret iniziò a togliersi il mantello, con Every breath you take dei Police che tuonava nelle orecchie. Edmund la sorprese dandole un bacio sulla fronte e sorridendole, e lei arrossì. Miles e Adrian si erano già tuffati tra la folla, e Jasmine era corsa a raggiungere Aladdin, che parlava con Lee ridendo di qualcosa. Frannie scandagliò la sala in cerca di una persona, e quando la trovò rimase interdetta sui suoi passi. Tony chiacchierava con niente di meno che Mirtilla Malcontenta in persona (o in fantasma) e aveva l'aria di essere a disagio.
-Vado a salvare Tony!
Disse, e si allontanò dai due amici. Edmund e Margaret decisero di raggiungere Fred e George al tavolo degli alcolici, Margaret si versò della burrobirra  e se la portò alle labbra.
-Vi siete ripresi ragazzi?
Chiese Margaret guardandoli attentamente, tirando un sospiro di sollievo nell'accorgersi che si erano finalmente cambiati.
Fred si grattò la testa imbarazzato.
-Sì, abbiamo dormito tutto il pomeriggio...
-... siamo come nuovi ora!
Lo sguardo di George saettò dall'altra parte della Sala. Cedric Diggory, che sino al momento prima ballava con Cho Chang vicino ai lavandini, ora era appoggiato al muro a prendere fiato.
-Diggory! Ehi, Diggory! Vieni qui!
Esclamarono i gemelli in coro, e il Tassorosso si avvicinò sorridendo. Quando fu accanto a loro, George gli passò un braccio intorno alle spalle.
-Eccola qui, la star della serata!
Lui fece un'espressione imbarazzata e Margaret si chiese se la sua fosse finta umiltà o facesse sul serio.
-Io e Potter, non cercare di attirare tutte le attenzioni su di me... siamo pari, ricordi?
Margaret sorrise compiaciuta. Falso o meno, quel commento lo faceva salire di qualche punto.
-Già, mi ha fatto vincere un sacco di soldi alla prima prova! Sapevo che era il cavallo vincente! Senza offesa, Diggory.
Disse Edmund, e Cedric liquidò l'offesa con un cenno della mano e un sorriso.
-Già, quel fesso di Potter non è voluto venire. Sembra che ci tenga a isolarsi certe volte.
Commentò Fred, in modo eccezionalmente serio.
-Ci abbiamo provato a dargli una svegliata, ma niente. Beh, sempre meglio di mio fratello Ron...
Aggiunse George. Margaret stava per commentare in sua difesa ma Edmund le diede una gomitata e le indicò qualcosa con lo sguardo. Tony sedeva vicino alla porta su una sedia tra quelle trasfigurate per la festa, Frannie era seduta sulle sue gambe. Entrambi avevano in mano un bicchiere di whisky incendiario. Margaret strabuzzò gli occhi vedendo l'amica dirgli qualcosa all'orecchio e lui ridere. Mirtilla Malcontenta non era più con loro, era intenta a toccare con aria da intenditrice i pettorali di Philip, che sorrideva per dissimulare, con Aurora che cercava vanamente di non sembrare troppo sconvolta.
-Non pensi che qualcuno possa scoprirci se stiamo in questo modo?
Chiese Tony a bassa voce, mentre lei si sistemava sulle sue gambe.
-Non ci si può più sedere in grembo a un amico, adesso?
Rispose lei, in tono offeso. Lui alzò le spalle.
-Se lo dici tu...
E le cinse i fianchi con le mani tirandola un po' su. I due buttarono giù il bicchiere in un sorso, Frannie tossì leggermente, ma chiese.
-Che dici, ne prendiamo un altro?
Il ragazzo sembrò pensarci su, ma annuì. Al tavolo degli alcolici incontrarono Margaret.
-Come va la serata?
-Oh, molto bene grazie. Quei bicchieri sono tutti per te?
Chiese Frannie, guardandola con due calici di burrobirra in mano. L'amica rise.
-Certo che no, uno è per Edmund.
-Aspetta, ti aiuto a portarli.
Intervenne Tony, prendendone uno.
"Com'è gentile..."
Pensò Frannie sognante, e Margaret parve leggerle quel pensiero negli occhi, perché scosse la testa.
-Grazie mille, Tony. La bacchetta è finita in fondo alla borsa.
Tornando verso Edmund e i gemelli, si accorsero che questi erano spariti. Non fu difficile capire perché. Mary Sue, già barcollante, aveva un braccio intorno alle spalle di Edmund, che la guardava con disgusto misto a terrore. Margaret esplose in una risata e per poco non rovesciò la burrobirra, Frannie le intimò di tacere.
-Andiamo a sentire cosa si dicono!
Si avvicinarono di soppiatto, e gli altri due non si accorsero che venivano spiati.
-Quindi hai detto che vuoi fare l'auror... molto interessante. Amo i maghi con la divisa, lo sai?
Lui si schiarì la voce in imbarazzo.
-Ah sì?
-Sì... ma non pensare che siccome ti dico queste cose io sia una facile... nessuno mi ha ancora fatto sentire il calamaro gigante, se capisci cosa intendo...
Il ragazzo divenne scarlatto e ora anche Frannie e Tony facevano una grande fatica a non ridere.
-Ma dimmi, auror... non hai paura? Nel senso, da un momento all'altro potresti trovarti nel bel mezzo di un'avadakedavratoria... che faresti?
-Una... cosa?
-Ma sì, un'avadakedavratoria! Diventerai un auror e non sai neanche cosa sono?
Finalmente Mary parve accorgersi di avere tre paia di occhi che la stavano fissando.
-Non è la tua ragazza quella che ci sta guardando male?
Edmund uscì dalla trance di disagio e si guardò intorno. Il suo volto si illuminò.
-Oh sì, esatto. Ciao AMORE MIO !
Esclamò, enfatizzando le ultime due parole. Mary alzò gli occhi al cielo.
-Beh, ci vediamo Desmond. È stato un piacere parlare con te.
Disse, e si avviò verso il gruppetto di Draco Malfoy, Tiger e Goyle, che erano seduti in un angolo ridendo e bevendo a turno da una bottiglia di burrobirra bollente. Frannie, Margaret e Tony esplosero in una risata fragorosa.
-È stato un piacere Desmond!
Rise Margaret, e lui la guardò con odio.
-Che cosa sarebbe poi un'avadakedavratoria? Vorrei tanto saperlo!
Aggiunse Frannie sghignazzando.
-È babbana di nascita, no? Penso intenda sparatorie, ma con l'avada kedavra. Credo.
Azzardò Tony, mentre si stava riprendendo dalle risa. Questo fece ridere Margaret ancora di più.
-Può essere! Ahahahah! Non ce la faccio!
Frannie e Edmund si scambiarono uno sguardo confuso.
-Cosa sono le sparpatorie?
-Aaaaaaahhhh!
Un urlo scosse tutti i presenti dai loro discorsi.
-Spero che il muffliato e il salvio hexia reggano.
Sussurrò Tony, guardando la porta preoccupato.
-Ahhhhhhh!
Mirtilla piangeva a gran voce, sino a sovrastare la musica. Cedric Diggory, che sapeva che il fantasma aveva un debole per lui, andò a cercarla nel cubicolo in cui si era rifugiata, non prima di aver intimato ai presenti di continuare la festa.
-In carne e ossa! Quel ragazzino mi ha chiesto se ero Mirtilla Malcontenta in carne e ossa! Credono che sia divertente? AAAAAHHHH!
Le urla continuarono per un po', accompagnate dai mormorii di conforto di Diggory, e infine si calmarono.
Intanto, Elsa e Hans erano appena arrivati, in grave ritardo. Elsa aveva gli occhi rossi e lui le labbra strette in una fessura. Dovevano aver fatto tardi perché avevano litigato. Evitavano il contatto visivo, ma nonostante ciò lui la aiutò a sfilarsi il mantello e lo posò sull'appendiabiti . Edmund e Margaret ballavano vicino al porta asciugamani, Aladdin e Jasmine volteggiavano guardandosi negli occhi al centro della Sala e Laetitia, con cui non si erano ancora incrociati, saltava a ritmo di musica con Belle, Alex e il prefetto Corvonero. Frannie e Tony si erano seduti nuovamente e continuavano a bere, il Tassorosso non amava ballare e non lo faceva quasi mai.
-Ti stai divertendo?
Chiese Edmund, mentre per la stanza echeggiava Africa dei Toto. 
-Sì, molto.
Lui le spostò una ciocca di capelli da davanti al volto.
-Sono contento di quello che abbiamo. So che non te lo dico sempre, non sono molto bravo in queste cose, ma tu meriti di sentirtelo dire.
Margaret arrossì e gli sorrise.
-Non preoccuparti. Lo so che lo pensi, anche se non me lo dici.
-Grazie di essere così. 
I due smisero di ballare e nello stesso momento si sporsero in avanti e si diedero il primo vero bacio della serata.  Non lo sapevano, ma entrambi pensavano a quanto erano fortunati.
 
Nel frattempo, Mirtilla e Cedric erano usciti dal bagno. Il fantasma guardava tutti in cagnesco, e ogni tanto diceva una frase sprezzante come "che avete da guardare?" "ora tutti a deridere la povera Mirtilla!" "quando inizierete a lanciarmi le cose attraverso come al solito?"
Quando passò accanto a Frannie e Tony, però, disse una cosa che fece rizzare le orecchie alla ragazza.
-Almeno io non sono patetica come quella lì. Non ho bisogno di versare chissà che roba nel bicchiere per essere considerata.
Il cuore di Frannie si fermò. Aveva un pessimo presentimento. Individuò subito Mary Sue, era impegnata a importunare Draco e i suoi amici. La ragazza scattò a sedere e Tony dietro di lei. Malfoy stava per portare alle labbra un bicchiere di acquaviola.
-Draco, no! Non bere!
Il ragazzo restò col bicchiere fermo a mezz'aria e lei lo raggiunse. Tiger e Goyle la fissarono con aria instupidita. Mary la fulminò con uno sguardo carico di rabbia.
-Si può sapere cosa ti prende?
-Ci ha messo un filtro d'amore, non ber...
-Bene Firwood, finalmente.
Una voce acuta e fastidiosa veniva dalle sue spalle. Il suo grido doveva essersi sentito per tutta la sala, perché molti li stavano fissando, e dal gruppo dei Corvonero si era avvicinata Belle, seguita da Laetitia che temeva che avrebbe dovuto raffreddare i toni se si fossero scaldati troppo. Anche Edmund e Margaret si stavano avvicinando, per dare una mano all'amica nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
-Finalmente ti vedo fare una cosa intelligente da prefetto, in due anni è la prima volta. Malfoy, sei troppo giovane, ti proibisco di bere questa roba.
Disse fredda, e gli strappò il bicchiere dalle mani.
-Ancora una volta, O'Hara, la tua mente acuta e penetrante si è applicata e sei giunta alla conclusione sbagliata.
Rispose Frannie, sprezzante. L'altra alzò il sopracciglio.
-Ho detto che finalmente ti sei comportata degnamente Firwood, non farmi rimangiare quello che ho detto.
-Non sia mai.
Draco per tutto quel tempo era rimasto immobile, a occhi spalancati. Tiger e Goyle non avevano capito niente, come al solito, mentre Mary aveva l'aria terrorizzata.
-NO!
Gridò, mentre Belle scolava il bicchiere di Draco tutto in una volta.
-Mag, Ed... non avete idea di cosa è appena successo.
Disse Frannie, rivolgendosi ai due amici. Il retroscena fu facile da intuire appena un attimo dopo. Le pupille del prefetto Corvonero si dilatarono, e guardò la Sue sbattendo le palpebre come una bambolina.
-Emily... sei bellissima.
-Oh porco Godric.
Imprecò Laetitia, reggendola un secondo prima che saltasse addosso alla ragazza.
-Ti prego dammi un bacio, Mary! Dammi un bacio!
-Stupeficium!
Esclamò qualcuno dall'altra parte della sala. La presa di Laetitia cedette e Belle volò sino al muro, priva di sensi.
-Che cavolo ti salta in mente?
Ruggì Elsa. Hans, ancora con la bacchetta sguainata, alzò le spalle.
-La stava molestando. E poi ci serve tempo per pensare.
Margaret e Frannie intanto si abbracciavano ridendo, reggendosi a vicenda. Ormai quasi tutta la festa aveva occhi solo per Mary.
-Io non ho fatto niente! Perché guardate tutti me?
Philip la guardò severo.
-I filtri d'amore sono un tipo di magia intollerabile. Dovresti saperlo.
-Ma io non ho fatto niente! È un complotto! Mi adora perché sono fantastica, il bicchiere non c'entra niente!
-Avrei dovuto capirlo subito. Sono abituato purtroppo a stare in mezzo alla feccia, ma tu li batti tutti. Mi fai schifo.
Vomitò Draco, pur moderandosi con gli insulti razzisti perché sapeva di essere in minoranza. Si sarebbe rifatto nei giorni successivi.
"Babbana schifosa. È peggio dei Weasley. Mio padre lo verrà a sapere."
Pensò, alzandosi e allontanandosi con sguardo schifato. I due gorilla lo seguirono.
-Grazie, Fran. Ti devo un favore.
Mormorò andandosene, ma lei, impegnata dal troppo ridere, non lo sentì.
-Siete voi che vendete questa schifezza, non è vero?
Abbaiò Daphne Greengrass, rivolta ai gemelli.
-Non di certo a quella lì! Non guardare noi!
Si difesero in coro.
-Filtri d'amore? Vendete anche filtri d'amore? Avete esagerato stavolta!
Commentò Susan, dal capannello che ormai si era formato lì intorno.
-Perché ve la prendete con noi, si può sapere? È lei che ha messo il filtro nel suo bicchiere. E comunque noi non vendiamo ai Serpeverde, non siamo stati noi.
Rispose Fred, freddamente.
-Questo cosa vorrebbe dire, scusa?
Intervenne Edmund, offeso. Frannie e Margaret smisero di ridacchiare e li guardarono, colpite.
-Noi non intendevamo...
-... ovviamente voi non...
-... insomma, avete capito.
-Intanto abbiamo una ragazza fuori uso! Qualcuno deve pagare per questo! Propongo dieci punti in meno a Grifondoro e Serpeverde!
Esclamò, il prefetto Corvonero. I suoi compagni di casa presenti annuirono vistosamente, i Tassorosso non commentarono, seguendo la scena. I Grifondoro insorsero.
-È ingiusto! Il filtro d'amore lo ha messo lei! Solo Serpeverde dovrebbe perdere punti!
Esclamò indignato Lee Jordan.
-Io non ho fatto niente! E chiunque sia stato, loro gli hanno venduto il filtro! Solo Grifondoro dovrebbe perdere punti!
Replicò Mary.
-Zitta tu! Sei la vergogna della nostra casa!
Scattò Adrian, che aveva l'aria di essere molto arrabbiato.
-Non ci posso credere che perderemo punti per colpa di quella!
Mormorò Margaret, furiosa. Edmund le strinse la mano per confortarla.
-Un attimo, calmatevi! Nessuno toglierà punti a nessuno!
Esclamò una voce dietro di loro. I ragazzi si girarono. Effettivamente, ubriachi com'erano, si stavano facendo sfuggire la situazione di mano. A parlare era stato Terence Higgs, cacciatore di Serpeverde del settimo anno, che da Settembre sembrava essere diventato un fenomeno in pozioni.
-Ora vado a prendere i miei, ehm, appunti e vediamo di trovare un antidoto.
Hans lo guardò con l'aria di sapere qualcosa che gli altri ignoravano e Higgs  annuì. Laetitia e Alex erano inginocchiati accanto a Belle, ancora priva di sensi. Terence uscì, seguito dai gemelli.
-Non svegliatela sinché non abbiamo trovato un antidoto.
Si raccomandò Cedric. Cho Chang stava attaccata al suo braccio e osservava la scena con aria sconvolta.
-Per rasserenare gli animi farò uno spettacolo solo per voi! Sapete, sono una gran ballerina.
Esclamò Mary, agitando i capelli e mettendosi al centro della sala. Probabilmente voleva sviare l'attenzione dal suo essere colpevole. Proprio in quel momento partì una canzone.
 
Today is gonna be the day
That they're gonna throw it back to you.
By now you should've somehow
Realized what you gotta do
 
La ragazza iniziò ad agitare mani e piedi decisamente fuori tempo. Fece ondeggiare il bacino muovendo le labbra cercando di seguire la musica.
-Secondo me ha le convulsioni.
Esclamò Roger Davis.
-Magari si è avvelenata da sola.
Commentò Miles.
-Sarebbe una fortuna.
Mormorò Draco.
La ragazza si alzò e si mise a sbattere il bacino contro i lavandini scuotendo i capelli con fare suadente.
 
Backbeat, the word was on the street
That the fire in your heart is out
I'm sure you've heard it all before
But you never really had a doubt
 
-Noi andiamo. Abbiamo fatto troppo per oggi.
Disse Philip, cingendo amorevolmente Aurora con il braccio e portandola all'appendiabiti, cercando di scuoterla dallo sguardo vacuo che aveva in viso.
 
There are many things that I
Would like to say to you but I don't know how...
 
-Perché non andiamo a fare un giro?
Propose Frannie, all'orecchio di Tony. Lui la guardò e annuì. Si allontanarono dal centro dell'azione, dove tutti guardavano fissi le piroette di Mary, e si infilarono svelti in uno dei cubicoli.
-Non molto romantico, eh?
Rise la ragazza. Avevano entrambe le gote rosse dall'alcool. Lui non rispose, ma la afferrò per i fianchi e la baciò.
 
Because maybe, you're gonna be the one that saves me
And after all, you're my wonderwall.
 
-Dov'è Frannie? Devo assolutamente commentare con lei questo spettacolo!
Esclamò Margaret, e Edmund alzò le spalle non conoscendo la risposta. Lui le diede un bacio sulla tempia, godendosi lo spettacolo grottesco.
 
La porta del bagno si aprì di colpo e la coppia fu distratta da Higgs, Fred e George che entravano di soppiatto. I gemelli erano usciti insieme a lui perché disponevano di un'infinità di ingredienti di pozioni e quindi non rendevano necessario rubare dalla serra o, peggio, dalle scorte di Piton.
Tornarono con un vecchio libro di pozioni avanzate rovinato e con una boccetta con qualche grammo di sostanza annerita all'interno.
-Cos'è?
Chiese Hans avvicinandosi.
-Una scaglia di bezoar essicato.
-Era negli appunti?
Chiese, indicando il libro. L'altro annuì.
-Svegliatela, dobbiamo farle ingerire questa.
Disse Terence, avvicinandosi a Laetitia.
-Questa non me la voglio perdere.
Sussurrò Margaret, e trascinò Edmund con sé.
-Innerva.
Mormorò Laetitia, e Belle aprì gli occhi. Sbatté le palpebre confusa, e poi poso gli occhi su Mary, che ancora ballava sguaiatamente.
-Non è la cosa più meravigliosa che tu abbia mai visto, Laets?
-Sì Belle, sì.
-Secondo te potrei mai conquistarla?
-Ehm, sì. Può darsi.
-Balla come un angelo...
Margaret e Edmund guardavano la scena estasiati e con un sorriso che esprimeva felicità purissima. Terence fece cadere la scaglia di bezoar sul palmo di Laetitia, che lo porse a Belle.
-Che cos'è questo?
Abbaiò la ragazza, fissando la mano dell'amica.
-Tu... tu mi stai ingannando! Tu vuoi portarmela via! Questo mi farà dimenticare di lei!
Gridò, agitandosi. A Laetitia sfuggì il bezoar, che fu però prontamente afferrato da Alex.
-Belle... Belle, calmati.
-Io ti amo Mary Sue! Lotterò per te!
Urlò Belle, ma Mary, in piena trance artistica, non la sentì.
-Questo è il giorno più bello della mia vita.
Disse Margaret tra le lacrime. Si teneva la pancia dal gran ridere. Edmund non rispose, impegnato a ridere anche lui. Mirtilla Malcontenta sghignazzava senza ritegno svolazzando sopra di loro. Finalmente Roger Davis e il prefetto Corvonero riuscirono a ficcarle in bocca la scaglia nera. Dopo qualche secondo Belle ammutolì.
 
Tony e Frannie erano chiusi nel cubicolo immersi nel loro mondo, completamente avulsi a quello che accadeva fuori. Come una doccia fredda, però, la porticina dietro cui erano nascosti si spalancò.
-Scusate. Già occupato.
Ridacchiò Cedric, richiudendo la porta imbarazzato e portando Cho in un cubicolo più a sinistra. I due amanti rimasero congelati sul posto. Si separarono.
-Merda. Ci hanno visti.
Sussurrò Tony, reggendosi la testa con le mani.
-Cosa facciamo? Chiese la ragazza, guardandolo spaventata.
-Tra poco lo sapranno tutti.
-Diggory è ubriaco. Magari tra due secondi se ne sarà dimenticato.
-Chang era sobria. L'ho vista.
Il Tassorosso si appoggiò alla parete di legno e sospirò.
-Ora tutti penseranno che mi chiudo in bagno con le ragazze anche se non sono fidanzato. Cosa diranno di me?
-Non c'è niente di male a divertirsi un po', Tony.
-No, tu non capisci. Io non sono uno che fa queste cose. Io non voglio che la gente pensi... pensi... non dobbiamo vederci più.
"No. No. Non dopo tutta la fatica che ho fatto. Non adesso. Non lo accetto."
Il ragazzo fece per uscire dal bagno ma lei lo trattenne.
-No, aspetta! Tu dici che non sei il tipo che si apparta senza essere fidanzato, giusto?
Lui annuì.
-Stiamo insieme allora. Davvero, stiamo insieme. Non più di nascosto, facciamolo sul serio. Proviamoci.
-Cosa? Ma tu non vuoi stare con me. Era soltanto per divertirci, lo hai detto tu.
La ragazza metabolizzò le parole che aveva appena sentito e scoppiò a ridere. Gli prese la mano.
-Io voglio stare con te. Lo ho sempre voluto. È dal primo anno che ti ho notato, che non faccio che pensarti! Non puoi non essertene accorto Tony, non puoi!
Fece una piccola pausa e trattenne un singhiozzo.
-Sono contenta di essere ubriaca perché altrimenti non ti avrei mai detto queste cose. Ti prego, non te ne andare. Voglio stare con te, proviamoci. So che può funzionare, me lo sento.
Lui la osservò qualche istante. Aveva il vestito scombinato, i capelli un po' arruffati e gli occhi un po' stralunati per via dell'alcool.
-Mi stai prendendo in giro, vero?
-No. Te lo giuro Tony. Te lo chiedo sul serio. Vuoi stare con me?
Il ragazzo parve soppesare la situazione. Improvvisamente le mise la mano sulla nuca tra i capelli e la avvicinò a sé.
-Sì.
Disse. Per Frannie sembrò come in un sogno e pregò di non svegliarsi.
 
-Tu non pensi male di me, non è vero Edison?
Chiese Mary avvicinandosi a Edmund, finito il suo ballo forsennato.
-No no, per carità. Non potrei mai.
Rispose lui sarcastico, e Margaret fece un sorriso tirato.
-Sai io non ho bisogno di filtri d'amore. Posso prendere tutti gli uomini che voglio.
Disse in tono lascivo, avvicinandosi pericolosamente. Lui indietreggiò.
-Ahem, io sono proprio qui nel caso in cui non lo avessi notato. Sono la sua ragazza.
Disse Margaret freddamente, incenerendola con lo sguardo. La ragazza fece una smorfia per scimmiottarla. Doveva essere parecchio ubriaca. Ormai la festa era sul finire e quasi tutti se n'erano andati.
-Ora ve lo dimostrerò.
Borbottò Mary, e spingendoli camminò verso il corridoio coi bagnetti, da cui venivano Tony e Frannie, che si tenevano per mano. La ragazza camminò spedita verso di loro e si alzò in punta di piedi, cercando di dare un bacio a Tony di punto in bianco. Lui impallidì e la spinse via. Frannie strinse le labbra sino a farle quasi sparire. Probabilmente se fosse stata un poco meno lucida la avrebbe scuoiata viva. Il ragazzo sollevò le loro mani strette per evidenziarle e alzò le spalle.
-Scusami, ma sono impegnato adesso.
Solo a quelle parole Edmund e Margaret parvero realizzare che i due erano spariti insieme e ora ricomparivano tenendosi stretti. Margaret per poco non soffocò.
-Cosa???
Frannie rispose con un sorrisetto verso i due amici. Mary con il volto scuro decise di uscire barcollante e tornare al dormitorio.
-Ehi, squinternata! Mettiti il mantello e fai silenzio, o ci farai beccare!
Le urlò Fred, e lei rispose con un dito medio.
-Beh, alla buon'ora!
Esclamò invece George, vedendo arrivare Frannie e Tony insieme.
-Oh, finiscila!
Esclamò arrossendo la ragazza.
-Fatemi capire... sono stato l'ultimo a sapere di questa cosa?
Chiese Tony sorridendo ma incredulo.
-Decisamente sì!
Si lasciò sfuggire un esasperato Edmund. Frannie alzò le spalle per scagionarsi.
-Andate già via?
Si lamentò Mirtilla, vedendoli smontare tutto e pulire i resti.
-Sembra di sì. La festa è finita.
Disse Jordan, ritrasfigurando le sedie in porta asciugamani. Intanto Fred e George facevano sparire gli alcolici rimasti in un sacchetto modificato da un incantesimo di estensione irriconoscibile.
-Ora le portiamo in dormitorio, ce ne libereremo domani. A parte i tre Grifondoro e le due coppie, solo Cedric Diggory era rimasto a sistemare le ultime cose.
-Ancora auguri, campione. Questa era la tua festa.
Disse affettuosamente Tony, battendogli una mano sulla spalla. Lui sorrise.
-Grazie a voi per essere venuti. E grazie Mirtilla. Prometto di venire a trovarti molto più spesso.
-Faresti meglio.
Rispose lei, per poi aggiungere in tono offeso
-Ma non portare quella cinesina che ti piace tanto. Mi sta antipatica.
Fu ridendo a quelle parole che i ragazzi si congedarono. Frannie e Tony si scambiarono un bacio di saluto.
-Dobbiamo parlare di tante cose noi due.
Lei annuì.
-Spero dicessi sul serio e non mi abbia preso in giro.
-Non lo farei mai. Sono sicura di quello che ho detto.
-Allora buona notte. Avremo tantissimo tempo per parlare in futuro.
I due Tassi si allontanarono verso la Sala Comune. Anche Fred, George e Lee si separarono.
-Bella festa, eh?
Chiese Edmund, stiracchiandosi con un sorriso.
-A chi lo dici!
Esclamò Frannie, trattenendosi dal saltare e dall'urlare.
-Tu devi raccontarci tutto.
Disse Margaret, non ammettendo repliche.
-Ne parlerò così tanto che ti pentirai di avermelo chiesto!
Rispose l'altra, e Edmund gemette a quelle parole.
-Mentre amoreggiavi ti sei persa una scena meravigliosa. Belle ha dichiarato il suo eterno amore a Mary!
Raccontò Margaret scendendo nei sotterranei.
-Cosa??? Avreste dovuto immortalarla in qualche modo!
-Credimi, è stato bellissimo!
Aggiunse Edmund, ancora incredulo verso gli eventi di quella serata. Quando passarono in Sala Comune e arrivarono davanti al dormitorio, Edmund salutò Frannie con una pacca sulla spalla e Margaret con un veloce bacio sulle labbra.
-Buona notte ragazze. Domani per la colazione facciamo alle dieci, eh Mag?
Lei annuì. Entrambe entrarono nel dormitorio sospirando.
-Questa è stata una delle giornate più assurde da quando siamo a Hogwarts.
Sussurrò Margaret, infilandosi il pigiama cercando di non fare rumore.
-Puoi contarci Mag... puoi contarci.
 

 
Note autrice
Beh, che dire? Questo sabato è stato certamente strano e movimentato.
Tra Lee Jordan quasi trasformato in un gufo, Belle che cade in preda a un filtro d'amore di Mary Sue, Cedric che flirta con Mirtilla Malcontenta e Frannie che va contro ogni suo principio e si dichiara a Tony, sicuramente ne sono successe di tutti i colori. Vi è piaciuto questo folle episodio? Quale parte è stata più strana?
A venerdì!

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Capitolo 16
*** Lezioni di Smaterializzazione ***



XIV
 
LEZIONI DI SMATERIALIZZAZIONE



 
 
Con marzo arrivò la primavera. Solitamente il freddo continuava a regnare sovrano fino ad aprile inoltrato, ma quell’anno il sole e la pioggia avevano già sciolto del tutto la neve e il ghiaccio che si erano accumulati nei mesi precedenti. Una settimana dopo la festa nel bagno delle ragazze il sole aveva ricominciato a splendere annunciando la primavera in anticipo, come se avesse voluto riflettere lo stato d’animo di alcuni ragazzi che in quei giorni si sentivano felici e innamorati come non mai.
Quel mercoledì mattina era apparso davanti alla porta della Sala Grande un avviso importante rivolto ai ragazzi del sesto anno: tutti coloro che avrebbero compiuto gli anni entro il 31 agosto potevano seguire il corso di Materializzazione a partire dal sabato successivo. Mag, Edmund e Frannie lo videro non appena salirono dai sotterranei per fare colazione e non stavano più nella pelle.
“Era ora che iniziassero le lezioni!” esclamò Edmund prendendo posto accanto a Mag con un gran sorriso “Voi due farete l’esame, vero?”
“Non ho molta voglia ma sì, lo faccio di sicuro” disse Mag sorridendo a sua volta.
“Anche io voglio farlo! Sarà molto utile potersi Smaterializzare senza dover dipendere dai mezzi o da qualcuno” disse Frannie sorridendo. Guardò verso il tavolo dei Tassorosso e salutò Tony alzando una mano e arrossendo lievemente. Lui rispose al saluto sorridendole con affetto.
“Come è carino” disse con aria sognante.
“E io che pensavo che avresti aspettato l’ultimo anno per urlargli da lontano che lo ami” disse Edmund prima di buttarsi sui suoi pancake.
“Ah-ah, divertente, Desmond” disse Frannie stringendo gli occhi. Udendo quel nome storpiato Mag rischiò di sputare il suo tè e fu scossa dalla tosse mista alle risate. Edmund, risentito per la reazione della sua ragazza, non sapeva se darle qualche pacca sulla schiena per farla riprendere o se lasciarla a soffocare. Alla fine optò per darle un paio di pacche sulla schiena mantenendo lo sguardo truce.
“Ti ho detto di non chiamarmi così” si lamentò con Frannie “Mag, almeno tu…”
“In effetti io preferivo Edison” rifletté Mag tornando seria, anche se ancora paonazza. Edmund alzò gli occhi al cielo e fece finta di ignorare le due amiche che scoppiavano a ridere di nuovo e si davano il cinque.
“…Comunque io lo avevo detto: entro la fine di quest’anno sarebbe stato mio, mi sono addirittura battuta sul tempo, sono troppo brava” disse Frannie tornando all’argomento principale.
“Ma quindi tu gli hai detto tutto e lui ci è stato? Così, dal nulla?” indagò Mag.
“Sì, è così” disse Frannie sforzandosi di non cedere sotto lo sguardo indagatore di Mag “è perché non ha potuto rinunciare alla mia estrema perfezione come io non posso rinunciare alla sua”
Mag e Edmund si guardarono di sottecchi. Ne avevano parlato fra di loro ed erano giunti alla conclusione che qualcosa non tornasse, ma alla fine si erano risposti che probabilmente Tony si era innamorato di lei senza rendersene conto, per questo aveva accettato di stare con lei subito. Dopotutto nell’ultimo anno i due si erano avvicinati molto, non c’era da stupirsi più di tanto.
“Beh, certo” disse Mag alzando gli occhi al cielo “come si fa a dire di no a Frannie Firwood?”
“Infatti!” concordò la ragazza con lei, fermamente convinta di quel che diceva “Ah, quanto amo le feste!”
L’ultima affermazione di Frannie ebbe uno strano effetto su Mag. La ragazza si stava portando una fetta di torta alla bocca, ma si bloccò per un attimo, poi posò la fetta nel piatto.
“Aspetta” disse facendo balzare il cuore in gola a Frannie, che aveva la brutta sensazione che l’amica le stesse per fare una domanda ancora più scomoda di quella precedente. Aveva l’aria di una persona che ha appena avuto un’illuminazione.
“…Cosa c’è?” chiese Edmund quando si accorse della strana reazione di Mag.
“…Mi sono appena ricordata il sogno che ho fatto stanotte” disse Mag cercando di non ridere.
“Solo perché ho detto festa?” chiese Frannie tirando mentalmente un sospiro di sollievo.
“Sì” rispose Mag soffocando una risata “Ma ve lo racconto dopo, così sente anche Tony”
“C’era anche lui?” chiese Frannie portandosi le mani al volto, affascinata.
“Sì” disse Mag finendo di bere dalla sua tazza di tè.
Poco più di cinque minuti dopo le due coppie del sesto anno stavano percorrendo la Sala d’Ingresso diretti verso le scale, intenti a raggiungere la classe di Trasfigurazione.
“Allora, tenetevi forte. Eravamo in Sala Grande ad un banchetto in onore di Piton – non chiedetemi il perché – e tutta la scuola era presente” iniziò Mag mentre aspettavano che le scale prendessero la direzione giusta.
“…Tra l’altro Piton era vestito da babbano hawaiano… Comunque, c’era questo banchetto e io e Ed eravamo seduti al nostro tavolo, mentre voi due non eravate ancora arrivati, solo che mi sono accorta che non c’eravate nel momento in cui siete apparsi”
“Un babbano hawaiano?” chiese Edmund incuriosito. Tony era l’unico che rideva e spiegò in breve in cosa consiste l’abbigliamento da hawaiano.
“Ok, mi sta già piacendo. E poi?” chiese Frannie tenendo stretto il braccio di Tony con gli occhi che brillavano.
“Ecco, voi due arrivavate tenendovi per mano, Silente prendeva parola e chiamava Blaize Zabini e Colin Canon al tavolo degli insegnanti. Loro due salivano in piedi sul tavolo dei professori – davanti a Piton e alla McGranitt, immaginateveli se ci riuscite – e iniziavano a parlare…” continuò Mag cercando di non scoppiare a ridere.
“Aiuto, cosa dicevano?” chiese Frannie ridendo anche lei senza sapere il motivo.
“Dicevano che era ora che voi due vi metteste insieme perché la scuola non aspettava altro”
Non ci credo” disse Tony scuotendo la testa.
“Tu nel sogno eri un po’ imbarazzato in effetti” disse Mag ridacchiando “Comunque, io ero tutta felice, mentre Ed, giustamente, era imbronciato e non capiva perché fossero tutti così stupidamente felici”
“Cosa in parte vera” disse Frannie ridendo “che sogno buffo!”
“…E niente, tutta la scuola – tutti! – si mette a esultare come se Silente avesse appena annunciato l’abolizione degli esami. Sembrava di essere alla fine di un musical degli anni Cinquanta, con tutti felici e sorridenti”
“Non so di cosa parli ma immagino che non sia una buona cosa” disse Frannie.
“Più che altro totalmente irrealistica” disse Tony ridendo di gusto.
“Infatti. Comunque alla fine tutta la scuola esultava per voi due, tutti applaudivano e urlavano i loro auguri. Adesso viene la degna conclusione. Come vi ho detto, la festa – non so perché – era per Piton. A un certo punto, nella baraonda, si alza, estrae la bacchetta e lancia su tutti una maledizione e ci fa diventare dei porcospini. È per questo che stamattina mi sono svegliata con una brutta sensazione, senza ricordare il perché. È perché ero diventata un porcospino!”
“Wow, che sogno interessante” disse Frannie piegata in due per le risate.
“Ah, Mary Sue continuava ad urlare che in realtà la festa doveva essere per lei e Draco, non per voi due” aggiunse Mag asciugandosi una lacrima dall’occhio destro.
“Mag, tu sei ossessionata dalla Sue” disse Edmund ridacchiando.
“Lo so, il fatto che mi sia messa anche a sognarla è terribile” disse Mag appoggiando la fronte alla sua spalla con aria afflitta.
“Secondo me ero bella anche sotto forma di porcospino” disse Frannie passandosi una mano fra i capelli.
“Lo eri, ma il più bello era Edmund: un bel porcospino imbronciato” disse Mag dando al ragazzo un sonoro bacio sulla guancia.
“…Comunque secondo me la scuola dovrebbe davvero festeggiare me e Tony” disse Frannie stringendosi al braccio del suo ragazzo.
“Sì, secondo me se chiedi a Piton vi lascia fare un banchetto e addobba la Sala Grande per voi” disse Mag voltandosi verso di lei sogghignando.
“Non so cosa darei per vedere Piton vestito da hawaiano” disse Edmund ridendo.
“Magari se questa estate lo pediniamo, scopriamo che si fa le vacanze al mare” azzardò Frannie.
“Magari va proprio alle Hawaii” disse Tony ridacchiando.
“Che orribile visione” borbottò Mag.
Finalmente erano arrivati davanti all’aula. Frannie e Tony rimasero indietro per scambiarsi qualche effusione prima della lezione, mentre Mag e Edmund andarono avanti a prendere posto. I posti erano rimasti invariati per la maggior parte delle lezioni, tranne per Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure, quando Frannie si metteva vicino a Tony e Mag in banco con Edmund.
Frannie entrò nell’aula seguita dalla professoressa, così ebbe inizio la lezione sulla trasfigurazione umana. Erano alle prime armi con questo nuovo grande argomento, perciò si limitarono a imparare a cambiare la forma dei capelli o del naso. Passarono gran parte della lezione a soffocare le risate per i disastri che stavano facendo sul loro viso.

 
*

L’indomani, terminata la lunga giornata iniziata con una pesantissima lezione di pozioni, nel pomeriggio Mag e Edmund erano riusciti a occupare un tavolo isolato nella Sala Comune dove poter studiare e fare qualche pausa rimanendo indisturbati, mentre Frannie e Tony avevano approfittato della bella giornata per fare una passeggiata al Lago Nero, dal momento che il sole sarebbe stato alto ancora per un po’.
Mancava meno di un’ora all’ora di cena quando Frannie comparve dal passaggio con un sorriso sognante.
“Vi consiglio di spostarvi in mezzo alla sala perché sta per succedere una cosa che non voglio perdermi” annunciò piazzandosi davanti ai due. Guardò cosa stavano facendo: Mag aveva davanti a sé un foglio di brutta pieno di esercizi di Aritmanzia, mentre Edmund stava concludendo il tema di Babbanologia che avrebbero dovuto consegnare l’indomani a lezione.
“…Oh, menomale che lo hai fatto tu, me ne ero dimenticata!” disse indicando la pergamena di Edmund prima che Mag sollevasse lo sguardo per chiederle di cosa stesse parlando.
“Cosa sta succedendo?” chiese Mag posando la piuma con aria svogliata.
“Stanno arrivando quelle del quarto anno con il nuovo numero del Settimanale delle Streghe” disse Frannie “Le ho sentite sghignazzare mentre tornavo qui, credo che ci sia qualcosa di interessante”
“Va bene, va bene, tanto questo è per lunedì” sospirò Mag mettendo via il foglio e alzandosi in piedi. Edmund la seguì e insieme a Frannie andarono a sedersi su uno dei divani messi a ferro di cavallo davanti al camino; uno di essi era già occupato da alcuni ragazzi del quinto e del settimo anno.
“…Quindi non lo hai ancora finito?” si informò Frannie con Edmund.
“Mi manca solo la conclusione, pensavo di scriverla dopo cena o domani dopo pranzo” rispose il ragazzo sedendosi accanto a Mag.
“La scrivo io” disse Frannie con noncuranza estraendo la bacchetta “Dai qui”
Edmund diede la pergamena all’amica, la quale con un perfetto incantesimo Gemino la duplicò. Mag era rimasta ad ascoltare e guardare la scena con le labbra arricciate dalla disapprovazione, ma non disse nulla. Dopotutto, quello a cui aveva appena assistito era un atto di routine da circa quattro anni. Edmund colse la disapprovazione e fu molto attento a non guardarla negli occhi mentre spediva il suo compito nel dormitorio.
“Una domanda” disse Mag incapace di trattenersi ulteriormente “La Burbage non potrebbe insospettirsi vedendo che non solo avete scritto le stesse cose, ma addirittura avete anche la stessa calligrafia?”
Frannie sbuffò, Edmund si fece un po’ più piccolo accanto a lei.
“Il fatto è che la Burbage non ritira i compiti di chi è disposto a leggerli alla classe, e se siamo in due fa leggere metà a uno e metà all’altro, quindi perché farne due differenti?”
“Quando sarò insegnante terrò conto dell’esistenza di questo escamotage, grazie” disse la ragazza alzando gli occhi al cielo.
“Figurati” rispose Edmund passandole un braccio intorno alle spalle, sicuro che ormai l’allarme-secchiona fosse rientrato. Lei infatti non s’irrigidì e posò la testa sulla sua spalla, ma non prima di avergli dato una gomitata.
Fortunatamente la discussione cadde nell’oblio ben presto. Un manipolo di ragazzine sghignazzanti entrò nella Sala Comune e si diresse verso il divano non ancora occupato. Fra loro c’era Pansy Parkinson che stringeva fra le mani la rivista a cui aveva alluso Frannie. Rideva come una sciocca e dietro di lei le amiche la supplicavano a gran voce di leggere per loro un articolo.
“Hey Draco! Questo ti piacerà!” squittì la ragazza sollevando il giornalino. Dall’altra parte della Sala Comune, Draco Malfoy fu felice di abbandonare la conversazione con Tiger e Goyle e si alzò subito per raggiungerla.
“Che succede, Parkinson?” chiese MacArthur, un ragazzo del quinto anno, leggermente infastidito dal chiasso che si era creato davanti a lui e ai suoi amici. Mag, Edmund e Frannie si scambiarono uno sguardo d’intesa: non vedevano l’ora di sapere.
La ragazzina attese che Draco – del quale desiderava ardentemente l’attenzione – la raggiungesse, poi prese parola.
“Rita Skeeter ha pubblicato un nuovo articolo. Su Potter! E io ho dato il mio contributo” esclamò con gli occhi colmi di emozione. Fino a quel momento molti presenti avevano fatto finta di niente, a quel punto si avvicinarono per poter sentire meglio.
“Hai fatto bene a farci sedere qui” sussurrò Mag sporgendosi verso Frannie, che annuì compiaciuta.
“Che aspetti? Leggi!” disse Draco con una strana luce negli occhi. Quando si trattava di Potter diventava più perfido del solito. Mag ebbe la brutta sensazione che quel che stava per essere letto non le sarebbe piaciuto neanche un po’.
Pansy si schiarì la voce e lesse il titolo: “LE PENE D’AMORE DI HARRY POTTER”
“Oh, no” borbottò Mag, cercando di rimanere impassibile, prima che la ragazza iniziasse a leggere, ascoltata da quasi tutta la Casa.

“È un ragazzo fuori dal comune, forse, eppure è un ragazzo che vive tutti i consueti tormenti dell’adolescenza. Privato degli affetti fin dalla tragica fine dei suoi genitori, Harry Potter, quattordici anni, credeva di aver trovato conforto nella sua fidanzata ufficiale a Hogwarts, Hermione Granger, Babbana di nascita…”
 
“Potter sta con la Granger?!” chiese una ragazzina del secondo anno arrossendo violentemente. Quella notizia doveva essere stata un brutto colpo per lei. Malfoy la guardò con disapprovazione.
“A quanto pare…” rispose la Parkinson con tono di chi la sa lunga.
 
“… Certo non poteva immaginare che ben presto avrebbe dovuto subire un altro grande dolore in una vita già costellata di gravi perdite personali.
“Hermione Granger, una ragazza bruttina ma ambiziosa, sembra aver sviluppato un’inclinazione per i maghi celebri che Harry da solo non riesce a soddisfare. Fin dall’arrivo a Hogwarts di Viktor Krum, Cercatore della Nazionale Bulgara ed eroe della scorsa Coppa del Mondo di Quidditch, Hermione Granger gioca con i sentimenti di entrambi.”
“Ma a chi importa delle sofferenze di Potter?!” borbottò Malfoy sbuffando “E poi la Granger non sta con Krum”
“Al Ballo del Ceppo ci sono andati insieme, però” s’intromise Astoria Greengrass, suscitando in Draco una strana reazione: fece per dire qualcosa ma poi scosse la testa. Frannie avrebbe potuto giurare di averlo visto arrossire.
“…Krum, palesemente innamorato cotto dell’ambigua ragazza, l’ha già invitata a fargli visita in Bulgaria durante le vacanze estive, e ripete: «Non ho mai provato niente di simile per nessun’altra». Comunque, potrebbero non essere state le dubbie attrattive naturali di Hermione Granger a catturare l’interesse di questi sventurati ragazzi.”
Questa ultima frase fu accolta come uno schiaffo in pieno volto dalla maggior parte delle ragazze presenti nella sala, le quali cominciarono a commentare sottovoce questa sconcertante notizia. Anche alcuni ragazzi ci rimasero piuttosto male. Probabilmente speravano che il campione della nazionale della Bulgaria puntasse più in alto per le sue frequentazioni.
“Una Sanguemarcio, blah” borbottò Montague poco lontano dal gruppo del sesto anno.
I tre si irrigidirono e si voltarono verso di lui sconvolti per quell’uscita.
“Non dire niente” sussurrò Mag a Edmund, che aveva appena messo una mano sulla sua gamba e aveva aperto la bocca per rispondere a tono. Lui la guardò con lo sguardo inferocito, ma quando Pansy parlò di nuovo capì che non era il momento per litigare.
“Sì sì, proprio quella Kain!” tagliò corto la Parkinson facendo una risatina stridula “Sentite questa adesso!”
Si schiarì la voce e continuò a leggere.
“«È proprio brutta» dichiara Pansy Parkinson, una graziosa, vivace ragazza del quarto anno – la ragazza si prese qualche istante per godersi i mormorii di approvazione da parte dei presenti – «ma è probabile che abbia preparato un Filtro d’Amore, è piuttosto sveglia. Credo proprio che ci sia riuscita così»”
“È assurdo” borbottò Mag, che stava iniziando a scaldarsi.  
“Infatti, non credo che Potter sia così scemo. Che idea cretina” disse Frannie a voce un po’ più alta, ridacchiando.
Qualche ragazzo del settimo anno le diede ragione: i filtri d’amore erano pozioni molto difficili da preparare, impossibile per una ragazza del quarto anno, per quanto sveglia. La Parkinson arrossì lievemente, probabilmente si aspettava più approvazione da parte dei suoi compagni di casa, soprattutto per il fatto che fosse stata proprio lei a fare quella dichiarazione. Malfoy e i suoi amici ridevano come degli sciocchi. Un po’ titubante la ragazzina finì di leggere l’articolo.
Aspettate, non ho finito! “…I Filtri d’Amore naturalmente sono proibiti a Hogwarts, e senz’alcun dubbio Albus Silente vorrà indagare su queste accuse. Nel frattempo, i sostenitori di Harry Potter devono augurarsi che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole.”
“Ah! Col cavolo che quel fesso di Silente indagherà sulla Granger!” disse Draco, intenzionato a mettere in cattiva luce il preside. Frannie alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla. Nella sala tutti avevano iniziato a parlare a gruppetti di quel flusso di notizie sconcertanti.
“Pensavo che la Granger stesse con il fratello di Fred e George” disse Edmund a bassa voce.
“Non credo proprio che stiano insieme, ma di certo non sta con Harry, altrimenti io lo saprei” disse una voce alle loro spalle con una punta di fastidio.
Sentendo quella voce Edmund sobbalzò, Mag sobbalzò sentendolo sobbalzare e Frannie si prese un secondo per reprimere una risata dovuta sia alla dichiarazione sia alla reazione dei suoi amici.
“E tu cosa ne sai, Sue?” chiese girandosi verso la ragazza, che doveva essersi appostata alle loro spalle per ascoltare.
“Sono amici miei” disse la ragazza come se fosse ovvio.
“Certo” borbottò Mag. La Parkinson colse il sarcasmo nell’affermazione e le sorrise con complicità, ma Mag non ricambiò il sorriso e continuò a guardarla con una punta di disapprovazione.
Io conosco la Granger, e vi assicuro che ci prova con tutti quelli della sua Casa” disse la ragazza “è una poco di buono, l’ho inquadrata subito quando eravamo al primo anno”
“La stessa arguzia con cui pensava che io e te stessimo insieme l’anno scorsodisse Frannie a Edmund, il quale dovette reprimere una risata. Mag sentì quello che aveva detto e guardò i due con sguardo interrogativo.
Ti racconto dopo” disse Frannie a bassa voce.
I ragazzi del quarto anni passarono ben presto agli insulti nei confronti di Potter e della Granger, al quale nessuno sapeva se dare credito o no.
“Comunque non ho mai sentito tante idiozie tutte insieme” disse Edmund a un certo punto ad alta voce “…E pensare che quella scrive per il Profeta”
“La Skeeter fa abbastanza schifo come giornalista, in effetti” gli diede man forte Frannie, voleva stuzzicare Pansy.  
“Almeno lei dice la verità” disse Millicent Bulstrode in difesa dell’amica Pansy, che non sapeva bene come rispondere a quelle accuse.
“Io sono abbastanza sicuro che Potter non abbia la ragazza” disse un ragazzo del settimo anno “è troppo tonto”
“E poi non mi sembra che abbia l’aria di uno che ha il cuore spezzato” aggiunse Mag, che lo osservava sempre attentamente e non le era più sembrato triste o isolato dopo la Seconda Prova.  
“Comunque non vedo l’ora di mostrare questo articolo alla Granger domani a lezione” disse Pansy tornando sicura di sé “Non credo che legga questa bellissima rivista, la Skeeter è stata così gentile con me…”
“Sarà perché ha di meglio da fare” disse Mag a Edmund ad alta voce, ben attenta a farsi sentire da tutti.
“Tipo cosa? Lavarsi quegli enormi dentoni da tricheco che si ritrova?” disse Malfoy suscitando la risata dei suoi compagni e di qualche altro ragazzo.
Sia Frannie sia Mag alzarono gli occhi al cielo per la battuta infantile. Draco non se ne accorse, altrimenti avrebbe smesso di ridere immediatamente. L’approvazione di Frannie era fondamentale per la sua vita. Vedendo che l’atmosfera stava iniziando a scaldarsi, Edmund balzò in piedi e propose alle due ragazze di iniziare ad avviarsi per la cena.
“Ok” borbottò Mag dandogli una mano.
“Bene, magari Tony è già arrivato” disse Frannie alzandosi in piedi.
Mentre era ancora in atto una discussione sulla vita sentimentale di Hermione Granger e sull’estrema simpatia di Rita Skeeter, i tre uscirono dal passaggio. La prima a parlare fu Frannie.
“Beh, è stato divertente” disse sogghignando.
“Soprattutto la parte in cui abbiamo dato contro alla Parkinson, per il resto ho deciso che odio la Skeeter. Scrivere queste cose su ragazzi di quattordici anni… ma cosa le passa per il cervello? È diffamazione!”
“Io ho iniziato a odiarla dopo l’articolo su Hagrid” disse Edmund.
“Sì, poteva evitare di dipingere quella ragazzina come una poco di buono, è questo quello che penserà la gente, adesso” sospirò Frannie.
“Ma secondo voi sta davvero con Krum? Stanno sempre in biblioteca ma non si parlano neanche” disse Mag.
“Neanche tu mi permetti di parlarti in biblioteca!” disse Edmund ridacchiando.
“Non è vero!” si affrettò a dire Mag, poi ci pensò su “…Solo qualche volta, ma non è la stessa cosa. Krum la fissa mentre lei studia!”
“Inquietante” convenne Frannie.
Quando furono vicini alla Sala Grande incontrarono Tony, che arrivava dalla sua Sala Comune. Frannie gli si gettò addosso e i due si scambiarono un bacio appassionato.
“Speravo di trovarti” disse Frannie senza staccarsi da lui.
“Sì, sono scappato dalla Sala Comune perché era in atto una crisi isterica generale” disse sorridendo alla sua ragazza e poi ai due amici.
“Del tipo?” chiese Edmund incuriosito.
“Pare che Potter abbia la ragazza e metà della mia Casa ha una cotta per lui, quindi…” disse Tony indeciso se ridere dei drammi dei suoi amici o se prenderli sul serio. Frannie scoppiò a ridere.
“Anche da noi è arrivata questa notizia, ma la reazione è stata un po’ diversa” disse prima di raccontargli l’accaduto.
L’indomani tutta la scuola lo sapeva. Le pene d’amore di Harry Potter erano il nuovo argomento di discussione fra gli studenti.
 
*
 
Il sabato mattina si svegliarono tutti molto eccitati. Quel giorno ci sarebbe stata la prima lezione di Materializzazione della loro vita. Una volta arrivati in Sala Grande notarono con piacere che era una bella giornata limpida, di conseguenza la lezione si sarebbe tenuta in cortile, all’aperto. Frannie corse al tavolo dei Tassorosso, dove Tony le fece spazio accanto a lui e la sorprese con un bacio affettuoso.
Quando ebbero finito, i due raggiunsero Mag e Edmund e insieme si avviarono verso il cortile.
“L’unica cosa che mi scoccia è che non potrò dare l’esame prima di agosto” borbottò Frannie, che sperava di poter sfruttare quel potere per tutta l’estate, per poter vedere Tony tutti i giorni.
“Io lo farò appena torno da Hogwarts” disse Tony “Mi hanno detto che generalmente lo fanno prima di giugno, quindi scommetto che io non potrò farlo finché non avrò compiuto i diciassette anni”
“È uno di quei momenti in cui non mi dà fastidio il fatto di essere nato a settembre” disse Edmund ridacchiando.
“Vorrà dire che sarete tu e Mag a scarrozzare noi in giro per l’Inghilterra, quest’estate” tagliò corto Frannie.
“A vostro rischio e pericolo, per quanto mi riguarda” disse Mag “So già che farò schifo”
“Vedi di prendere quella patente, Mag, io non mando più i miei genitori o i miei elfi domestici a recuperarti” disse Frannie.
“Mi servirò di Ed” disse Mag stringendo la mano al suo ragazzo, che sorrise “…comunque mi impegnerò, lo giuro”
“Così ti voglio!” disse Frannie sorridendole di rimando.
Arrivarono in cortile e trovarono ad attenderli i quattro direttori delle Case e un piccolo mago che doveva essere l’istruttore incaricato dal Ministero. Quando tutti gli studenti furono arrivati e i direttori delle Case ebbero imposto il silenzio, il mago prese parola.
“Buongiorno” esordì “Mi chiamo Wilkie Twycross e sarò il vostro Istruttore Ministeriale di Materializzazione per le prossime dodici settimane. Spero in questo periodo di riuscire a prepararvi al meglio, così che molti di voi possano affrontare l’esame che si terrà il 23 maggio a Hogsmeade. Tutti coloro che avranno compiuto i 17 anni entro quella data potranno sostenere l’esame, mentre chi è interessato potrà svolgerlo recandosi al Ministero. Comunicherò le date estive nelle ultime lezioni”
“…Speriamo che non debba aspettare troppo” sussurrò Frannie a Tony, il quale annuì sconsolato.
“…Come saprete, di solito è impossibile Materializzarsi o Smaterializzarsi entro i confini di Hogwarts” continuò il mago, incurante del mormorio che si era diffuso per il cortile. “Il Preside ha sospeso questo incantesimo solo per il cortile e per un’ora, per consentirvi di esercitarvi. Vorrei sottolineare che non riuscirete a Materializzarvi fuori dalle pareti di questa Sala, e che sarebbe assai poco saggio provarci”
Mag si guardò intorno e vide che Belle aveva un’aria concentrata e annuiva ogni volta che il mago terminava una frase. Soffocò una risata.
“Prego, prendete posto. Deve esserci almeno un metro e mezzo di spazio fra voi e i vostri compagni”
Seguì una grande agitazione: aiutati dagli insegnanti, i ragazzi presero posto in maniera più o meno ordinata. Fred si mise di fianco a Frannie, la quale guardava con aria sognante davanti a sé, dove si era posizionato Tony.
“Scommetto che non riuscirai a spostarti di un centimetro, Firwood” disse Fred facendole l’occhiolino.
“Non sfidarmi, Weasley” rispose la ragazza sentendo la determinazione nascere in lei.
Fred fece per dire qualcosa ma la McGranitt sibilò un “zitti!” che costrinse tutti al silenzio.
“Allora…” borbottò Twycross agitando la bacchetta. Vecchi cerchi di legno rosso apparvero all’istante davanti a ciascun ragazzo.
“Le cose importanti da ricordare quando ci si Materializza sono le tre D!” disse senza alcuna enfasi, probabilmente era la stessa solfa che ripeteva da anni.
“…Destinazione, Determinazione, Decisione!” disse compiacendosi di sé stesso.
Mag si illuminò, si sporse verso Laetitia, alla sua sinistra e le chiese se secondo lei era il caso di prendere appunti.
“Non lo so” rispose Laetitia guardandosi intorno come se la questione fosse davvero importante.
“L’hai detto davvero, Mag, non ci credo” borbottò Edmund alle spalle della ragazza con tono abbattuto e incredulo.
Mag arrossì violentemente, fece per girarsi con l’intenzione ma il suo sguardo fu incenerito da quello di Piton, che la dissuase immediatamente dal voltarsi per rispondere a tono al suo ragazzo.
“…Punto primo: fissate la mente con forza sulla destinazione desiderata. In questo caso, l’interno del vostro cerchio. Vi prego di concentrarvi, adesso” continuò indisturbato Twycross.
Tutti si guardarono attorno furtivi, per controllare che gli altri fissassero il proprio cerchio, poi si affrettarono a obbedire. Edmund scrutò l’area circolare di pavimento polveroso delimitata dal suo cerchio e si sforzò di non pensare a nient’altro, anche se aveva una gran voglia di ridere.
“Punto secondo” proseguì il mago. “Mettete a fuoco la vostra determinazione di occupare lo spazio visualizzato! Lasciate che la brama di entrarvi fluisca dalla vostra mente in ogni particella del vostro corpo!” disse con tono accorato.
Frannie si guardò intorno e vide che Windfall contemplava il proprio cerchio con tanta intensità che era diventato rosso. Sembrava che stesse per deporre un uovo grande come una Pluffa. Si sforzò di non ridere e tornò a guardare il suo cerchio.
“Punto terzo” annunciò Twycross, “quando vi do l’ordine… girate sul posto, cercando di entrare nel nulla, muovendovi con decisione! Al mio ordine… uno…”
Mag si guardò intorno e vide che molti erano preoccupati quanto lei della richiesta di materializzarsi così in fretta.
“…Due…”
…Si era già dimenticata il significato delle tre D.
“TRE!”
Il cortile fu improvvisamente pieno di ragazzi barcollanti. Mag riuscì a ruotare su sé stessa rimanendo in piedi. Troppo occupata a congratularsi con sé stessa per non essere caduta, ci mise un po’ a realizzare che non si era mossa di un centimetro. Frannie inciampò e dovette sorreggersi a Tony, che come Mag aveva girato su sé stesso senza però muoversi. Edmund per un attimo pensò di esserci riuscito, ma in realtà si era solo spostato, non materializzato.
Twycross li guardò senza essere impressionato, evidentemente non si aspettava che qualcuno ci sarebbe riuscito al primo tentativo.
“Non importa! Coraggio, sistemate i cerchi e tornate alla posizione iniziale!”
Il secondo tentativo non fu diverso, il terzo altrettanto. Al quarto tentativo non accadde nulla di interessante. Poi echeggiò dal fondo un terribile ululato di terrore e tutti si voltarono per vedere cosa fosse successo. Angelina Johnson era dentro al suo cerchio, ma il braccio sinistro era rimasto nel punto in cui era partita, a un metro e mezzo da lei.
Vitious, il più vicino, accorse da lei con la bacchetta sfoderata. Si udì un grande schiocco e il braccio tornò attaccato alla ragazza, impallidita per lo spavento.
“Lo Spaccamento, ossia la separazione casuale di parti del corpo” spiegò Wilkie Twycross con freddezza, mentre molti, tra cui Mag, guardavano il punto in cui era sparito il braccio ancora orripilati “…si verifica quando la volontà non è sufficientemente determinata. Dovete concentrarvi di continuo sulla vostra destinazione, e muovervi senza fretta, ma con decisione… così!”
Scomparve come se il suo mantello fosse stato risucchiato dalla terra e ricomparve dall’altra parte del cortile.
“Dovete ricordare le tre D” disse per l’ennesima volta “E ora riprovate! Uno…Due… Tre!”
Dopo un’ora nessuno aveva fatto progressi e la cosa più interessante che fosse successa era ancora lo Spaccamento di Angelina. Mentre l’istruttore si riallacciava il mantello, ripeté ancora una volta le tre D e si congedò dai ragazzi promettendo che il sabato successivo le cose sarebbero andate meglio.
Non appena entrò nel castello insieme alla professoressa McGranitt e anche gli altri professori se ne furono andati, i ragazzi cominciarono a parlare e a discutere sull’accaduto. Molti erano andati da Angelina per sapere cosa avesse provato, mentre Tony e i tre Serpeverde rimasero a discutere in disparte con Jasmine, Aladdin e Aurora.
“A voi come è andata?” chiese Mag sconsolata “Io non sento assolutamente niente, mi sento un’imbecille”
“A me è parso di sentire un formicolio alle braccia, a un certo punto” disse Aladdin. Tutti lo guardarono ammirati.
“Peter e Sue hanno fatto l’esame e mi hanno detto che di solito inizia ad accadere qualcosa dopo la terza lezione” disse Edmund alzando le spalle.
Frannie sbuffò con impazienza.
“Se ha intenzione di passare le prossime dieci lezioni a ripeterci la solfa delle tre D, lo Schianto” disse infastidita. Tony scosse la testa ma sorrise.
“Vedila così, Firwood” si intromise Fred, alle sue spalle.
“Basta aggirare il problema!” disse George.
“Dare un significato diverso alle D” spiegò Fred sorridendo.
“Delirante…” scandì George.
“…Derelitto…” aggiunse Fred.
“…Delinquente!”
“Avevamo detto Decrepito!” protestò Fred.
Tu l’hai detto, io ho cambiato” disse George con noncuranza.  
Gli amici intanto erano scoppiati a ridere e facevano fatica a fermarsi.
“Comunque non preoccupatevi, nessuno può essere peggio di nostro fratello Charlie” disse Fred a un certo punto.
“Che ha combinato?” chiese Frannie incuriosita.
“Diciamo che all’esame ha preso male le misure” disse George.
“E si è Materializzato sei miglia più a sud…” spiegò Fred.
“…Sopra a una vecchietta che stava andando a fare la spesa” concluse George.
“Che cosa?!” esclamò Mag sbarrando gli occhi.
“Già, hanno dovuto chiamare una squadra di Obliviatori e qualche Guaritore del San Mungo perché le ha spezzato la schiena” disse Fred ridacchiando “Le è caduto proprio addosso”
“Ma è… orribile!” squittì Mag.
“Papà era stressatissimo, ha dovuto aiutarlo a firmare un sacco di scartoffie” aggiunse George.
“Tipo che non lo ha fatto intenzionalmente…” disse Fred.
“Quando ci sono di mezzo i Babbani diventa tutto più difficile” spiegò George con una scrollata di spalle.
“Io mi sto immaginando questa vecchietta che cammina indisturbata e si vede cadere addosso un ragazzo dal nulla” disse Frannie “non riesco a smettere di ridere”
“Charlie le porta tutti gli anni un cesto di frutta, anche se lei non ha la minima idea di chi sia” disse Fred.
A quel punto anche Mag scoppiò a ridere.

 
*

I giorni successivi passarono stranamente tranquilli. L’unica nota negativa fu l’attacco da parte delle fan di Harry Potter nei confronti di Hermione Granger, la quale ricevette ogni mattina, dopo quell’articolo infamante, una montagna di lettere minatorie, attirando l’attenzione di tutta la scuola. Lei però affrontò la situazione a testa alta, suscitando l’ammirazione di alcuni e l’invidia di molti altri.
Verso fine marzo i ragazzi del sesto anno furono riempiti di temi da consegnare prima delle vacanze di Pasqua, così dovettero passare la maggior parte delle loro giornate chiusi in biblioteca o nel migliore dei casi sul prato in riva al lago a studiare sotto il sole che cominciava a essere più caldo. Nel frattempo il campo da Quidditch era diventato definitivamente inutilizzabile. Mag e Tony stavano cercando di accordarsi per un’amichevole fra Serpeverde e Tassorosso da giocarsi durante la pausa di Pasqua, ma a metà marzo, durante una lezione di Cura delle Creature Magiche, Hagrid si era lasciato scappare che aveva del lavoro da svolgere per il torneo, proprio nel campo di Quidditch. Qualche giorno dopo i ragazzi avevano scoperto che il campo era stato arato e seminato. A fine marzo avevano iniziato a spuntare delle strane siepi; viste dalla Torre d’Astronomia sembravano formare un labirinto, ma erano ancora troppo basse per poterne essere certi.
Rassegnati, i ragazzi dovettero trovare un altro modo per passare il tempo.
Qualche giorno prima del compleanno di Fred e George, Frannie, Mag e Edmund se ne stavano in Sala Comune ad aspettare l’ora per andare a dormire. L’orario del coprifuoco era passato ma nessuno di loro aveva voglia di dormire. Edmund si era fatto convincere a partecipare ad un torneo di scacchi organizzato fra cinque ragazzi della Casa. Mentre aspettava il suo turno per vedere con chi sarebbe stato in finale, fissava i due amici e studiava le loro mosse con aria concentrata. Mag e Frannie intanto chiacchieravano con Jasmine e si scambiavano le loro opinioni sul regalo da fare ai gemelli. Una volta esaurito l’argomento attesero con Edmund che arrivasse il suo turno di giocare.
“Dovremmo organizzare un torneo fra Case” disse Jasmine con noncuranza.
“Scherzi? Finirebbe in rissa come tutte le sfide fra Case!” disse Mag figurandosi già l’ennesimo scontro fra Serpeverde e Grifondoro contornato da battute taglienti dei Corvonero e tentativi di pacificazione dei Tassorosso.
“Sarebbe bello! Tony di sicuro sarebbe il campione dei Tassorosso” disse Frannie “…E probabilmente vincerebbe il torneo”
Mag si lasciò scappare una risata sprezzante ancora prima di rendersi conto di averla fatta. Trovò Frannie e Edmund a guardarla straniti. Frannie sembrava piuttosto offesa, mentre Edmund meravigliato.
“Cos’hai da ridere?” chiese Frannie immaginando già la risposta e sentendo la rabbia affiorare dentro di lei.
“Niente, è che penso che ci sia qualcuno di più bravo a Hogwarts” disse Mag guardandosi intorno imbarazzata. Forse questo pensiero avrebbe dovuto tenerselo per sé.
“…E chi sarebbe?” chiese Frannie stringendo gli occhi “A parte Edmund non conosco nessuno che…”
“Eh, io pensavo proprio a Edmund” rispose Mag guardando il suo ragazzo e arrossendo violentemente. Lui la guardò colpito; erano rare le volte in cui esternava i suoi sentimenti in quel modo.
“Dici così perché lo vedi giocare da anni e perché è il tuo ragazzo. Sei di parte” disse Frannie con un tono pratico che Mag trovò estremamente irritante.
Udendo quelle parole Mag interruppe il contatto visivo con Edmund e guardò l’amica con aria oltraggiata.
“Perché, tu non sei di parte dicendo questo?!” le chiese guardandola dall’alto in basso.
“Non quanto te” ribatté Frannie sostenendo lo sguardo “Edmund è mio amico, ma bisogna essere oggettivi, e poi non conosci Tony”
Jasmine e Edmund si guardarono senza sapere come intervenire.
“Secondo me non è bravo quanto Ed, tutto qui” disse Mag continuando ad arrossire “Non sto dicendo che fa schifo”
“Ci mancherebbe solo questo!” sibilò Frannie.
“La smetterete prima che inizi a giocare o avete intenzione di continuare per molto?”
Frannie e Mag si guardarono in cagnesco ma non ebbero nulla da ribattere. Mag si avvicinò a Edmund e rivolse la parola all’amica solo quando Edmund iniziò a giocarsi la finale contro Terrence Higgs. Sui quattro amici era calato il gelo.
Quando andarono a dormire Mag e Frannie erano stranamente gentili l’una con l’altra, in maniera quasi forzata. Mag avrebbe voluto tornare indietro con il tempo e ritirare ciò che aveva detto, ma per orgoglio non ci riuscì, anche perché avrebbe significato dover ammettere che Tony era meglio di Edmund. Frannie invece in quella mezzoretta di silenzio, mentre guardava Edmund stracciare Higgs, aveva pensato a una soluzione.
“Penso che dovremmo decretare un vincitore” disse con noncuranza mentre sistemava i vestiti nel baule.
Mag e Jasmine ebbero un sussulto.  
“Di cosa parli?” chiese Mag iniziando a temere la risposta.
“Di Tony e Edmund, degli scacchi. Dovrebbero sfidarsi, così vediamo chi ha ragione e chi ha torto” disse Frannie con un’alzata di spalle.
“Non credo che avranno voglia di farlo…” rispose Mag con titubanza. Non le andava di creare un conflitto fra i due per colpa sua.
“Li convinceremo, tanto se sei così convinta che Ed sia migliore non vedo dove sia il problema” disse Frannie.
‘Perché lui È il migliore’ pensò Mag, questa volta ben attenta a non far trasparire alcuna emozione dal suo volto.
“Posso provare a dirglielo” rispose con un’alzata di spalle.
“Bene, io lo dirò a Tony” disse Frannie con un sorriso fin troppo affettuoso.
“Buonanotte” disse Mag spegnendo la luce senza chiedere se poteva farlo, come faceva tutte le sere.
“Buonanotte” disse Frannie. Lasciò passare qualche secondo e poi prese di nuovo la parola.
“…Tanto vince Tony”
Mag sbarrò gli occhi al buio. Avrebbe voluto risponderle male ma pensò con razionalità che non aveva senso prendersela per una cosa del genere.
“Vedremo” rispose dopo una lunga riflessione, cercando di assumere un tono abbastanza fastidioso da irritare l’amica come questa aveva fatto con lei.
Buonanotte” borbottò Jasmine sperando di riuscire a mettere fine alla discussione.
 
Note autrice

È un capitolo un po' più corto del solito, spero che vi sia piaciuto! 
Questo anno per i nostri ragazzi non significa solo Torneo Tremaghi, ma anche lezioni di Smaterializzazione, come quelle che fa Harry nel sesto libro. La scena è costruita su quella del libro infatti! 
Più avanti faranno anche l'esame! Speriamo che lo passino :D 
Ci avviciniamo alla fine dell'anno. Tra sei capitoli sarà concluso anche questo libro e il prossimo capitolo sarà l'ultimo prima che i toni inizino a diventare un po' più dark, quindi godetevi queste gioie, perché stanno per arrivare le prime batoste. 

Per quanto riguarda il riferimento all'articolo di Rita Skeeter su Hagrid, purtroppo non c'era spazio per parlarne in questa storia, anche perché il "Golden Trio" che abbiamo creato non è così in confidenza con Hagrid. In ogni
caso, sappiate che alla notizia che Hagrid è un Mezzogigante Mag, Frannie e Edmund hanno reagito come molti: “Not impressed” XD

Continuate a seguirci! Qualche recensione in più ci farebbe piacere, dato che vediamo che la storia è seguita. 

 

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Capitolo 17
*** Il primo aprile ***


 
XV 

IL PRIMO APRILE

 

Quant'è bella giovinezza, 
Che si fugge tuttavia, 
Chi vuol esser lieto sia, 
Di doman non c'è certezza.
 
 
Sabato, 1° Aprile 1995.
Hogwarts, Scozia, Regno Unito.
Dormitorio femminile di Serpeverde. Ore 6.55 am
 
-Frannie. Margaret.
Un sospiro si levò da due comodini nella stanza delle ragazze. Qualche secondo di attesa, e dei respiri pesanti arrivarono in risposta alle orecchie dei macchinatori.
-Via libera, stanno dormendo.
Sussurrò Edmund, riponendo lo specchietto nella cartella.
Adrian ghignò.
I due malfattori strisciarono fuori dalla camera sin nella Sala Comune. Edmund sorrise guardando l'amico, che annuì complice. Tirarono fuori dalle tasche due detonatori abbindolanti, uno a testa, e li tirarono nella stanza delle compagne con la precisione di due giocatori di Quidditch a livello agonistico. Per qualche secondo trattennero il respiro, temendo che qualcosa fosse andato storto... poi lo sentirono. Due, quattro, otto, sedici, trentadue spari botti e strombazzi, urla, imprecazioni. 
-Aaaah!
Le ragazze si svegliarono tra i botti, di soprassalto. Frannie aprì un occhio aggrottando le sopracciglia infastidita, Margaret e Miles scattarono a sedere con gli occhi spalancati e il cuore in gola. Jasmine urlò e saltò in piedi. Dopo qualche secondo speso per recuperare la lucidità, Margaret sentì delle risate venire dal suo comodino. Afferrò lo specchio e lo guardò furiosa.
-Edmund Pevensie! Questa me la paghi!
La rossa si alzò e si trascinò sino al letto della compagna, con gli occhi di fuoco.
-Adrian! Maledetto idiota, cosa ti salta in mente?
I due ragazzi, corsi di nuovo nella loro stanza, ridevano impunemente accasciati sul letto. Jasmine intanto si stava infilando i pantaloni della tuta e contemporaneamente chiudendo la zip della felpa, saltellando su un piede perché aveva una scarpa sola. Corse fuori dalla camera mentre finiva di vestirsi.
-Giuro che li ammazzo! Li ammazzo!
Frannie mugolò infastidita e alla fine si arrese, stropicciandosi gli occhi e alzandosi a sedere. 
-Che palle.
Borbottò, cercando di sgranchirsi.
-Odio il primo Aprile.
Sbuffò Margaret, cascando di nuovo stesa nel letto. Dallo specchio vennero urla e schianti, segno che Jasmine era arrivata nella stanza dei ragazzi. Miles si era alzata e stava raccogliendo i detonatori, tra uno sbuffo e l'altro.
-Che ore sono?
Chiese Frannie, dando una sbirciata al suo specchio. Pareva che Jasmine avesse svegliato anche gli altri due compagni di stanza dei ragazzi e avesse scagliato qualche fattura orcovolante.
-Quasi le sette.
Sospirò Margaret, guardando l'orologio da polso che teneva dentro il cassetto. 
-Quasi le sette?
Si lamentò Miles, dopo aver buttato tutti i detonatori fuori dalla camera.
-Beh, ormai sono sveglia, tanto vale che vada a fare colazione. Commentò Mag sbadigliando, scivolando giù dal letto.
-Sì, vengo anche io. Tanto non penso tu abbia troppa voglia di stare con Ed al momento, mi sbaglio?
La seguì Frannie, cercando dei vestiti da mettere.
-Ah! Meglio per lui che mi stia lontano stamattina!
Ringhiò Margaret, scegliendo una maglietta dal baule. 
Qualche minuto dopo le ragazze erano pronte e uscirono dal dormitorio, con le facce stanche e uno sguardo avvelenato. Miles si era rimessa ostinatamente a dormire e Jasmine era tornata con cipiglio adirato in dormitorio, dicendo di non voler vedere nessuno almeno sino alle dieci.
-Oggi faremo meglio a restare nei sotterranei il più possibile.
Mormorò Margaret, guardandosi sospettosa intorno.
-Temi grifondioti in agguato?
Chiese Frannie, mentre uscivano dalla Sala Comune e salivano verso la Sala Grande.
-Temo Pix. Oggi non lascerà nessuno in pace, ma nei sotterranei dovremmo stare tranquille. Non si avvicinerà tanto al barone, non in un giorno come questo.
-Non voglio neanche pensarci. Spero di non incrociarlo almeno sinché non avrò introdotto un po' di zuccheri nel mio corpo.
La Sala Grande era quasi deserta. A parte Philip, che si alzava sempre di primo mattino ed era il primo insieme a Edmund a fare colazione, le facce degli studenti erano stravolte. Probabilmente si trattava di vittime di scherzi mattutini esattamente come le due Serpeverde, che guardavano tutti in cagnesco.
-Ho proprio bisogno di una fetta di torta.
Sospirò Frannie sedendosi al tavolo Serpeverde. 
-Plumcake carota e cioccolato bianco!
Adocchiò Margaret, affamata. Le porte della Sala si spalancarono nuovamente ed entrò Edmund, con un sorriso a trentadue denti. Le ragazze alzarono gli occhi al cielo.
-Oh no.
Sospirò Margaret, tenendosi la testa tra le mani.
-Non provare ad avvicinarti, Pevensie. Il sonno è sacro, lo sai.
Disse Frannie freddamente, guardandolo ostile. Lui si avvicinò alzando le mani in segno di resa.
-Ehi, ehi, ragazze... era solo uno scherzo!
Si sporse verso Margaret che però non si mosse di un millimetro, continuando a guardarlo male. Lui alzò le spalle e ripiegò dandole un bacio sulla fronte. Si sedette accanto a lei e di fronte all'amica.
-Che c'è di buono da mangiare?
-Ostilità.
Rispose Frannie, dando un morso al suo plumcake. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Per farti perdonare dovrai almeno vincere contro McMartian questo pomeriggio! Disse Margaret, versandosi del succo di zucca.
-Sì, gli piacerebbe.
Si inserì Frannie, incenerendoli con lo sguardo. I tre mangiarono in silenzio, Edmund divertito ma un po' seccato mentre le altre due lo guardavano in cagnesco. La Sala cominciò a essere più popolata e il clima a distendersi tra loro.
-Ho paura di sapere cosa avranno preparato per il compleanno Fred e George oggi.
Disse Margaret, non vedendoli al tavolo Grifondoro. Ormai erano quasi le otto, e dopo due ore e mezza avrebbero avuto lezione di smaterializzazione.
-Effettivamente potrebbe essere qualsiasi cosa.
Commentò Frannie, assonnata. Si guardava intorno aspettando che Tony scendesse a fare colazione. Non sapeva a che ora solitamente si presentava in Sala Grande, perché al suo arrivo lui era sempre già arrivato. Era lei la pigra della coppia.
Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, i tre ragazzi sentirono un verso familiare e un falco pellegrino sfrecciò verso il loro tavolo. Edmund sorrise e una copia della gazzetta atterrò accanto al piatto di Edmund, seguita da una comune busta da lettere. Lo sguardo del ragazzo si illuminò.
-Peter mi ha scritto! Dovrebbe essere in Australia ora! 
Margaret prese la Gazzetta e iniziò a sfogliarla, tenendola davanti a sé per nascondere al ragazzo un sorriso affettuoso. La inteneriva sentirlo parlare del fratello, ma non era ancora il momento di mostrare qualunque emozione diversa dall’indignazione. Frannie invece si era già dimenticata di dover essere offesa con lui e si sporse per ficcanasare il contenuto della lettera.
-In Australia? Figata! Che dice?
Edmund aprì la lettera e la lesse tutto d'un fiato. Margaret aveva appena iniziato a leggere un articolo dal titolo
"Il ricercato pluriomicida Sirius Black avvistato in Slovenia - nessun ferito"
Quando Frannie le diede un calcio sotto il tavolo. Lei alzò gli occhi dalla lettura e stava per abbaiare "Ma che problemi hai?" quando il suo sguardo si posò su Edmund. Frannie gli aveva posato una mano sulla spalla e cercava di confortarlo. Il ragazzo sembrava non accorgersi delle attenzioni dell'amica e guardava la lettera con sguardo assente.
-Che... Che é successo? Peter sta male? È successo qualcosa?
Frannie, che continuava a massaggiargli la spalla cercando di farlo riprendere, le indicò con gli occhi la lettera. Margaret la abbassò con due dita per leggere meglio, e il ragazzo accanto a lei non fece una piega, si limitò a seguirla con lo sguardo.
Margaret piegò leggermente la testa e cominciò a leggere.
 
Caro Edmund,
Il viaggio va alla grande. L'Australia è uno dei posti più belli che ho visto da quando sono partito. Ci sono tantissimi animali magici che non conoscevo neanche, dovresti vedere Caspian come è entusiasta. Sai quanto è fissato con le bestie pericolose, Hagrid in confronto è Madama Piediburro. 
Senza dilungarmi troppo, ti scrivo perché ho una notizia da darti. Ho scoperto che qui c'è un'altissima concentrazione di animali magici altamente velenosi, e qui a Sidney c'è un centro magico molto specializzato. Caspian, che si è totalmente innamorato di questo posto ha già deciso di restare qui ed è stato già arruolato come recluta dai maghi della protezione specie a rischio. Sto seriamente pensando di restare con lui e passare i due anni di specializzazione in questo centro antiveleni, ho sentito che hanno requisiti più bassi del San Mungo e che gli studenti di Hogwarts sono molto apprezzati. Il centro si chiama Fondazione Scamander, pare che quello di Animali Fantastici sia passato di qui a studiare questi animali e abbia contribuito a fondare la struttura. È pieno di maghi inglesi e il posto è bellissimo.
Scrivo questa lettera alle tre di notte perché per la prima volta da quando sono partito mi sento a casa e non sento il desiderio di tornare. Se la hai ricevuta vuol dire che domani mattina non avrò cambiato idea e avrò deciso di restare, inviandola senza neanche rileggerla. Altrimenti, come mi sveglierò la prima cosa che farò sarà bruciarla.
La scrivo ora, mentre Caspian sta russando (il suo problema respiratorio è peggiorato dall'ultima volta che è venuto a trovarci a Finchley) perché domani alla luce del sole non avrò la coscienza di spiegarti che non ci rivedremo per altri due anni. 
Scrivo a te questa lettera perché so che tu potrai spiegare alle ragazze la situazione in modo che non mi odieranno a morte per gli anni a venire. So che tu mi capisci e che saprai farmi da portavoce al meglio.
La comunicazione via camino qui costa parecchio, ma pagano bene e penso che ogni tanto riusciremo a scambiare due chiacchiere faccia a faccia, almeno con te e con Lucy, Susan probabilmente non vorrà più vedermi , sappiamo tutti e due com'è.
Scusami se te lo dico in questo modo, ma di persona via camino so già che non avrei avuto la faccia e avrei cambiato idea.
Rispondimi e aggiornami presto, prometto di mandare almeno una lettera a settimana. Vi manderò la metà della paga una volta al mese.
Buona fortuna con le ultime interrogazioni.
 Saluti, Peter.
 
-Oh. Edmund...
Sussurrò Mag. Il ragazzo sbatté le palpebre e sorrise.
-Perché mi guardate così? Non è mica morto. È contento, no?
Le due si guardarono. Erano giorni che Edmund diceva continuamente senza neanche accorgersene che Peter stava per tornare ed era entusiasta all'idea di rivederlo. Frannie alzò un sopracciglio, scettica.
-Vuoi dirmi che non te ne frega niente?
Lui si allentò il nodo alla cravatta, a disagio.
-Non ho detto che non me ne frega niente. Lui al centro antiveleni, Caspian alle specie protette, nuovi posti da esplorare...
Si schiarì la voce che iniziava a mancargli,
-È un sogno che si avvera, e io sono molto contento per lui. Mi scoccia solo doverlo dire a Sue e Lucy. Solo per questo. Ci rimarranno male, è stato scorretto scaricarmi la responsabilità. Se mi vedi nervoso è per questo.
-Sì, certo.
Rispose Frannie.
-Potresti andare a trovarlo quest'estate! Dicono che l'Australia sia stupenda!
Lo consolò Margaret. Lui alzò le spalle.
-Non ho tutti quei soldi.
-Li risparmieremo allora! Non è vero Fran?
Continuò la ragazza. Lui la guardò deciso.
-Non accetterei mai i vostri soldi per una cosa del genere.
-Non ti faremo regali per due anni!
Si inserì Frannie,
-Varrà come regalo di compleanno, di Natale e di diploma. Vero Mag? L'altra annuì.
-Esatto.
-Non so ragazze, io...
Improvvisamente la lettera iniziò ad accartocciarsi e gli sfuggì di mano. Le lettere si contrassero e si scambiarono. I tre trattennero il respiro. Sulla pergamena apparve la scritta
 
PESCE D'APRILE!
Brutto idiota, scommetto che ci hai creduto! Hai proprio poca fiducia in me, secondo te perderei mai il MAGO di Susan e il tuo? Sei davvero il peggiore dei fratelli.
Sono sulla nave del ritorno, sarò in Inghilterra il mese prossimo. Dimmi quando sarai a Hogsmeade a Maggio così ti porto i regali (sì, lo so, sono fantastico). Caspian ti saluta.
 
Il ragazzo sbatté le palpebre diverse volte, poi lasciò andare un lungo respiro.
-Che scherzo stupido.
Mormorò, e appallottolò la lettera con rabbia, ma se la infilò in tasca.
-Sai Ed, sei un bravo attore ma a volte non sei proprio credibile.
Disse Margaret, dandogli un bacio sulla guancia. Lui sbuffò ma poi le diede un bacio a stampo, visibilmente sollevato.
-Guardate che ero davvero felice per lui!
Rispose offeso.
-Sì, certo. Una pasqua.
Rispose Frannie ridendo. 
Quando l'orologio segnò le otto precise, le porte della Sala Grande si aprirono e Tony si affacciò con un gran sorriso stampato in faccia. Corse guardingo verso il tavolo dei Serpeverde (un gruppetto del settimo anno lo guardò infastidito) e dopo aver dato un bacio a Frannie si sedette accanto a lei, sussurrando.
-A breve arriverà Cedric. Ho preparato uno scherzo. Fate finta di parlare con me.
-Ma noi stiamo parlando con te.
Rispose Edmund. Margaret sorrise e Frannie gli lanciò un'occhiataccia. Il Tassorosso lo ignorò.
-Che scherzo fai?
Chiese Frannie, cingendogli le spalle con il braccio.
-Vedrete. 
Rispose lui, facendo l'occhiolino. Come previsto, Diggory fece il suo ingresso pochi secondi dopo con sguardo piuttosto assonnato. 
-Sta arrivando! Ditemi qualcosa a bassa voce, presto!
Margaret si guardò intorno a disagio e sussurrò
-Io non... non so cosa dire! Non sono brava in queste cose...
-È perfetto Rosander, grazie!
Sussurrò Tony con aria mortalmente seria. Frannie si tappò la bocca per non ridere, strabuzzando gli occhi in quella che da fuori poteva facilmente essere scambiata per un'espressione di sgomento.
-Cedric! Ehi Ced!
Il ragazzo lo guardò confuso e si avvicinò. Tony fece qualche passo verso di lui.
-So quale sarà la terza prova.
Sibilò, guardando in direzione dei Serpeverde.
-Piton se lo è lasciato sfuggire coi Serpeverde, sicuro che non lo avrebbero detto a te o men che meno a Potter.
Cedric spalancò gli occhi, come se gli avessero tirato una secchiata d'acqua. Ora era completamente sveglio e lo guardava con attenzione.
-Penso sia meglio che tu ti sieda.
Si lasciò trascinare verso il suo tavolo, muovendosi meccanicamente.
-È... è così brutto?
Intanto, i tre Serpeverde osservavano la scena tentando disperatamente di leggere il labiale. -Tu capisci cosa dicono?
Sussurrò Edmund a Margaret.
-Shhh! Sto cercando di ascoltare!
Borbottò Frannie.
-Siediti, ti dico.
Rispose fermamente Tony, e l'altro obbedì.
-C'è una ragione per cui Moody si è messo a testare le maledizioni senza perdono quest'anno.
Il ragazzo impallidì.
-No... no amico, non dirmi così... non dirmelo, ti prego...
-Mi dispiace, Ced. Cercheremo di trovare una soluzione.
-Ma non è nemmeno legale!
-Il ministro ha concesso le autorizzazioni ad usarle, come ha concesso di tramortire gli ostaggi per la seconda prova e di fare entrare quattro draghi in suolo britannico per la prima.
-Ma Silente... 
-Silente non conta niente se il ministro, Karkaroff e Maxime sono d'accordo.
-Non... non le useranno tutte, vero?
-Non credo useranno l'Avada Kedavra...
-Non credi?
-Ma mi è stato assicurato che Piton ha parlato al plurale. Quindi non  credo che ti scamperai il cruciatus.
Cedric aveva l'aria terrorizzata. Fissava il compagno con gli occhi spalancati senza sapere cosa dire.
-Stai calmo, non tutto è perduto. Mi hai detto che alla lezione di Moody sei riuscito a contrastare la maledizione imperius, no? È stato quello il motivo della lezione, ne sono certo. Voleva prepararvi, insegnandolo a tutti per non destare sospetti. Non mi sorprenderebbe se la lanciasse lui anche durante la prova. Sei abituato. Riuscirai a contrastarla.
-Ma è diverso! Di fronte a tutta quella gente! E poi non riesco a contrastarla subito,  chissà cosa potrebbero farmi fare nel frattempo.
Colto da un'idea improvvisa, fu scosso da un brivido.
-E se rapissero di nuovo Cho? Potrebbero... oh mio Dio.
Tony parve accorgersi che la cosa andava un po' fuori controllo e tentò di rimediare.
-Non penso useranno due volte lo stesso stratagemma. E non mi hanno parlato di rapimenti.
-E comunque la maledizione imperius è l'ultimo dei miei problemi. Non voglio essere cruciato, Tony! E non voglio cruciare nessuno! Soprattutto Cho.
-Maledizione, dimentica la Chang per un attimo! Ci serve qualcosa che ti faccia passare attraverso la maledizione cruciatus intero!
-Stai scherzando? Non esiste una cosa del genere! Devo... devo dirlo a Potter. Devo dirlo a tutti, questo è troppo...
-No! Non puoi!
-Non posso, Tony? E loro? Loro possono cruciarmi, invece?
-Se lo dirai a qualcuno si saprebbe che i Serpeverde hanno parlato. Prenderanno provvedimenti!
-Che li prendano allora!
Tony posò una mano sulla sua spalla e lo guardò negli occhi.
-Te l'ho detto perché mi fido di te, Cedric. Non posso permettere che lo sappia qualcun altro. Non tradire la mia fiducia.
Concluse, e tornò verso il tavolo Serpeverde. I tre ragazzi lo osservarono curiosi, vedendo che Cedric era sull'orlo di una crisi di nervi.
-Che cavolo gli hai detto?
Chiese Frannie quando fu abbastanza vicino. 
-Oh, che mi avete detto che Piton vi ha detto che alla terza prova useranno la maledizione cruciatus.
-Cosa?
Chiese Margaret, a volume insolitamente acuto.
-E se dicesse qualcosa??? Se uscisse fuori che abbiamo inventato voci su Piton lui...
Sussurrò Frannie.
-Non lo dirà a nessuno. Ho giocato la carta dell'onestà. E poi all'ora di pranzo gli dirò che è uno scherzo, deve solo resistere qualche ora!
Edmund sembrava scettico.
-Sei sicuro che non dirà nulla?
-Sicurissimo. Fidatevi. Ci vediamo a smaterializzazione!
Disse, e dopo aver dato a Frannie un bacio sulla fronte, corse al suo tavolo, probabilmente ad assicurarsi di tenere Cedric sotto controllo.
-La giornata è appena iniziata e siamo già al punto di non ritorno.
Commentò Frannie, versandosi del succo di zucca.
-Ho l'impressione che peggiorerà.
Sospirò Edmund.
-Tu sei l'ultima persona che può lamentarsi, Ed.
Disse Margaret, guardandolo con odio. Lui alzò le spalle. Margaret stava per dire qualcos'altro, quando sentirono Frannie ridacchiare. Seguendo il suo sguardo, videro un Dimitar con aria truce che si dirigeva, come sempre, al loro tavolo mentre Yvonne saltellava verso quello dei Corvonero con un ghigno soddisfatto sul viso. Il ragazzo di Durmstrang aveva una divisa molto stretta, che gli tirava sulle spalle e sul petto. I pantaloni arrivavano solo appena sopra le caviglie, lasciandole scoperte. Camminava in modo goffo cercando continuamente di abbassarsi il cavallo dei pantaloni, evidentemente aderente.
-Mit! Che diavolo ti è successo? Ti si sono ristretti i vestiti?
Chiese Edmund, ridendo impietoso. Lui gli lanciò un'occhiata di fuoco.
-Yvonne scherzo stupido. Stamattina tutte mie divise diventate blu. Divise di Beauxbatons. Puah.
Disse, simulando uno sputo.
-Io tentato trasfigurare indietro, ma niente. Questa è divisa di mio amico. Amico più basso.
-Secondo me con la divisa di seta leggera saresti un figurino! 
Esclamò Frannie sorridendo. Lui sbuffò.
-Ti è andata bene. Noi siamo stati buttati giù dal letto.
Aggiunse Margaret, guardando Edmund di sottecchi. Lui arrossì.
-Comunque sia la tua storia Mit mi ha dato un'idea. Devo trovare Adrian.
-Se ci fai un altro scherzo, Edmund Pevensie, giuro che...
Iniziò Frannie.
-No! No, vi piacerà. Vi piacerà, sono sicuro! Mi dispiace solo che non potremo vederlo in diretta! Margaret e Frannie si scambiarono uno sguardo preoccupato. In quel momento, si udì un urlo assordante. Tutti i presenti nella stanza si tapparono le orecchie e serrarono gli occhi in un'espressione di dolore.
-Ma che... 
Chiese Dimitar, il primo a riprendersi, aprendo un occhio e osservando la stanza. Pix il poltergeist era entrato sfrecciando e aveva già rovesciato una secchiata d'acqua lungo il tavolo Corvonero. I loro strilli scossero le vetrate.
-Giù! Giù!
Esclamò il ragazzo, afferrando Margaret e Frannie e trascinandole sotto il tavolo.
-Ahio! 
Esclamò Margaret, che si era ritrovata sul pavimento di Pietra senza preavviso. Aprì gli occhi e vide che Frannie si massaggiava la testa, doveva aver sbattuto la fronte al tavolo di legno. Prima che potessero protestare, un fiume d'acqua rovinò copioso dai due lati del tavolo, lasciandole illese. Anche i Serpeverde imprecarono e udirono Edmund - che non era stato graziato da Dimitar, avendo il ragazzo solo due mani - esclamare improperi che in condizioni normali gli sarebbero costati almeno uno scappellotto da parte di Susan. Dopo qualche secondo sentirono grida anche dai tavoli di Tassorosso e Grifondoro, e quando i singhiozzi divertiti di Pix si affievolirono, segno che era uscito dalla Sala, i tre spuntarono timidamente da sotto il tavolo. La stanza era diventata un vero schifo, il cibo era stato spazzato via dai tavoli ed era molliccio e spappolato sul pavimento. I tavoli erano pieni d'acqua e continuavano a gocciolare, i calici erano rovesciati, e i piatti pieni di acqua torbida e resti di cibo molle.
-Provo pietà per gli elfi domestici.
Sussurrò Frannie osservando lo scenario apocalittico.
-Gli elfi domestici eh? E io invece?
Abbaiò Edmund, coi capelli fradici appiccicati alla fronte e i vestiti pregni d'acqua. Dimitar, Frannie e Margaret scoppiarono a ridere e lui ringhiò e incrociò le braccia, ignorandoli. Il russo si girò verso il tavolo di Corvonero, guardò Yvonne gocciolante che aveva perso il suo ghigno e ora sbuffava con aria oltraggiata. Lui le sorrise smagliante e le fece l'occhiolino, la ragazza rispose con un dito medio, che fece allargare il sorriso del ragazzo ancora di più. Edmund intanto tentava di asciugarsi con la bacchetta, e gli era tornato un po' di buonumore perché aveva constatato che Hans era stato colpito in pieno e aveva la camicia così fradicia che avrebbe potuto strizzarla e riempire d'acqua il Lago Nero.  Anche Margaret lo aveva notato e ghignava. Cedric Diggory, che aveva avuto i riflessi di sollevare sopra di sé un vassoio da portata, era asciutto e i due ragazzi accanto a lui, Tony e Justin Finch Fletchey, si erano bagnati solo la manica della camicia che era rimasta scoperta. 
Quando Edmund ebbe finito di asciugarsi, la Sala ormai era quasi piena. 
-Jasmine ancora non si vede. Tra poco abbiamo lezione di smaterializzazione. Commentò Margaret preoccupata, guardandosi intorno.
-Anche Laets non c'è, ma non mi sorprende.
Rispose Frannie sbuffando.
-Sapete l'assenza di chi mi preoccupa?
Chiese Edmund, guardando di sottecchi Dimitar e Yvonne, impegnati a fare pace limonando a un angolo della Sala. Alzò gli occhi al cielo brevemente spostò lo sguardo sulle altre due.
-Fred e George.
Risposero le ragazze in coro.
-Fred e George.
Ammise lui. 
-Non possono mancare alla lezione però. Capiremo lì se stanno tramando qualcosa.
Disse Margaret.
-È il loro compleanno. Certo che stanno tramando qualcosa.
Chiarì Edmund. Nella seguente mezz'ora arrivarono Miles e Jasmine, che non rivolsero neanche uno sguardo a Edmund, e infine Laetitia. Dei gemelli nessuna traccia. Quando furono le dieci e un quarto, gli studenti del sesto anno si diressero verso il giardino. Il sole brillava alto, e il tempo era buono. Il vento freddo scozzese tagliava come un coltello, ma la brughiera era più verde che mai. Era un anno più sereno di quelli a cui erano abituati, sicuramente più del precedente, che i dissennatori avevano reso gelido da Settembre a Giugno. I ragazzi ingenuamente accettavano quella situazione a braccia aperte, ignorando il karma che li osservava come un'ombra mostruosa da dietro l'angolo. 
L'istruttore del ministero si presentò con un cappello a forma di pesce e l'aria annoiata. I ragazzi ridacchiarono.
-Sì, sì. Il ministero ha ordinato una divisa inconsueta per la giornata di oggi. Dicono che celebrare le feste sia indice di un ambiente di lavoro sano. Allora, ci siamo tutti?
Si girò per guardarsi intorno e suscitò una nuova ondata di risate. Sulla schiena aveva incollato un pesciolino di carta che recitava "dammi un calcio". Lui sbuffò.
-Sembra che non manchi nessuno.
-Aspetti! Siamo qui!
Fred e George attraversavano il giardino di corsa. Molti dei presenti si voltarono e fecero per far loro gli auguri, ma l'istruttore tossicchiò.
-Shhhh! 
Fecero i due in coro,
-Ascoltate la lezione!
Allora, dove eravamo rimasti? Le tre D...
Quando la lezione finì, i due furono i primi a sparire. Gli altri lo trovarono molto strano.
Queste esercitazioni andavano avanti già da qualche mese, e si iniziavano a vedere i primi risultati. Margaret Edmund e Frannie erano riusciti a materializzarsi nel cerchio ormai da qualche lezione, ma sempre lasciandosi dietro qualcosa. Un dito, un sopracciglio, il molare sinistro... Fred e George erano riusciti già due volte ciascuno a smaterializzarsi completamente, ed era la prima volta che erano i primi della classe in qualcosa. Questo normalmente li portava a tessere le loro lodi a lungo e diffusamente dopo ogni lezione, ma questa volta erano scomparsi prima che gli altri potessero dire "gnomo". La cosa che tentavano di nascondere doveva essere davvero importante. I ragazzi tornarono pigri verso la Sala Grande, perché tempo mezz'ora e ci sarebbe stato il pranzo. 
-Sono molto preoccupata per stanotte.
Sussurrò Laetitia, mentre si incamminavano.
-Fred e George, eh?
Commentò Frannie sospirando.
-Sto quasi pensando di non andare. Chissà cosa succederà, e domani devo svegliarmi presto per studiare.
-Ma devi venire, Laets! Non sarà lo stesso senza di te!
La pregò Margaret guardandola con occhi dolci. La ragazza sospirò.
E va bene, vengo. Ma non posso fare tardi!
Quando imboccarono il corridoio, notarono un via vai di elfi domestici che stavano ancora pulendo per il disastro della colazione.
-Veramente aberrante!
Commentò Laetitia, scuotendo la testa.
-Non pensavo fossero così tanti!
Commentò osservandoli Edmund.
-Non pensavi fossero così tanti perché si nascondono. Escono fuori dalle cucine solo dopo il coprifuoco. Con lo schifo che c'era oggi avranno fatto un'eccezione.
Rispose Laetitia, osservando la scena con un misto di compassione e di indignazione. Il volto di Edmund si illuminò.
-È la mia unica occasione.
Le ragazze si voltarono preoccupate  verso di lui, che ghignava in modo preoccupante. Si infilò ridacchiando dietro un gruppo di elfi che si allontanava.
-Ed! Che cavolo stai facendo?
Gli gridò Margaret dietro, lui si girò e si posò l'indice sulle labbra, poi le fece l'occhiolino e disse
-Vi piacerà, vedrete!
Per poi sparire dietro l'angolo.
-Se sta mentendo e ci sta facendo uno scherzo giuro che lo strozzo.
Sbuffò Frannie, entrando in Sala. Quasi tutti ormai erano presenti e i professori sedevano già al loro posto. Silente aveva una lunga tunica color giallo canarino lunga sino ai piedi, con una stampa particolare che le ragazze non riuscirono a decifrare. Le tre Serpeverde si avvicinarono al loro tavolo.
-Giraffe.
Commentò Dimitar che era là seduto, alzando gli occhi al cielo.
-Come scusa?
Chiese Jasmine, sedendosi accanto a lui.
-State guardando il vestito del vostro preside. Sono giraffe.
Frannie ridacchiò.
-Ha ragione, sembrano proprio giraffe!
-Vostro preside persona molto particolare.
Commentò Dimitar, con una punta di acidità che fece aggrottare le sopracciglia a Margaret. La ragazza spostò lo sguardo nuovamente sul tavolo dei professori, e si accorse che anche Karkaroff lo stava guardando con fastidio. Prima che potesse commentare con le amiche quel che aveva visto, però, accadde qualcosa. Proprio mentre Margaret fissava Karkaroff con disappunto, vide che l'uomo si avvicinava alla bocca una tazza da tè, in attesa del pranzo. Successe in un attimo. La tazza si deformò, apparve una bocca dai denti aguzzi che gli morse il naso con forza. Margaret sussultò, osservando la scena con gli occhi spalancati. Dimitar si portava già la mano alla bocca, mentre la ragazza diede due pacche sulle spalle a Jasmine e Frannie senza parlare, indicando il tavolo dei professori. Igor Karkaroff si alzò in piedi con gli occhi fiammeggianti, la tazza ancora saldamente ancorata al suo naso adunco in modo grottesco. Tentava di strapparsela di dosso con scarso successo.
-Chi osa?
Urlò, scuotendo gli animi di tutti i ragazzi in Sala. Gli studenti erano atterriti. Piton osservava la scena con cauto disgusto, mentre la McGranitt si manteneva rigida e austera, ma le ragazze sarebbero state pronte a giurare che avesse un sorriso nascosto sotto i baffi e uno strano luccichio divertito nello sguardo. Dimitar era assolutamente atterrito, fatto che Frannie e Margaret notarono e che le fece preoccupare. Per un attimo si guardarono, pensando cosa mai potesse succedere a Durmstrang ai ragazzi che si azzardavano a fare scherzi del genere ai professori. Lo sguardo terrorizzato di Dimitar e la fuga di Caspian fornivano eloquenti risposte a riguardo.
-Silente! Tutto questo è inaccettabile! Richiedo espressamente l'utilizzo del veritaserum per scoprire chi...
Silente, che ridacchiava impunemente, tirò fuori la bacchetta. Gli studenti sussurrarono all'unisono un "oh" di sorpresa. Non avevano mai visto la sua bacchetta, lunga e bombata, e non lo avevano mai visto in azione. Per un attimo a qualcuno passò per la mente l'irrazionale pensiero che stesse per scovare l'autore dello scherzo per punirlo. Sicuramente un mago come lui avrebbe avuto il potere di farlo. Si alzò con un sorriso sornione e sporgendosi sul collega mormorò
-Finite.
La tazza da tè cadde sul tavolo pesantemente, spaccandosi in due. Karkaroff si massaggiò il naso, con sguardo oltremodo oltraggiato.
-Suvvia Igor, è solo uno scherzo...
Borbottò Silente senza nascondere la nota di divertimento nella voce.
-Uno scherzo? Pretendo di scoprire il colpevole, e subito! Qualcuno chiami gli elfi che hanno apparecchiato la tavola!
-E cosa intenderebbe fare dopo aver scoperto il mandante di questo efferato crimine? Sono curioso…
Chiese Piton con la solita aria annoiata ma sottintendendo un forte sarcasmo.
-Punire! Severamente! 
Abbaiò l'uomo. Era sempre più chiaro che gli studenti di Durmstrang avevano l'aria decisamente mortificata. Era evidente che avessero paura di qualcosa, probabilmente delle misure che il loro preside adottava quando accadevano episodi del genere. Frannie, Margaret e sempre più ragazzi in sala se ne accorsero e provarono un moto di pietà e protezione verso i colleghi stranieri.
Improvvisamente, come spezzando un incantesimo, la McGranitt prima lo guardò con occhi carichi di odio, poi dopo un lampo improvviso e indecifrabile nel suo sguardo sorrise in modo gelido.
-Mi hai scoperta, Karkaroff. Sono solita fare qualche piccolo scherzo ai colleghi per questo giorno, è una mia tradizione. Per quanto riguarda la punizione, sono ansiosa di scoprire cosa intendi farmi.
Disse, sorseggiando del succo di zucca con un sorriso smagliante ma degli occhi che dardeggiavano veleno.
L'uomo si sedette al suo posto, fulminato, borbottando qualcosa in russo che nessuno di loro capì tranne Dimitar, che si limitò a scuotere la testa con disapprovazione.
Jasmine, che sino ad allora stava osservando la scena come tutti, si voltò nuovamente verso i compagni di tavolo. Posò una mano sulla gamba di Dimitar e gli sorrise. Lui aggrottò le sopracciglia e arrossì.
-Cosa c'è?
-Se non vuoi parlarne, niente.
Rispose Frannie, che guardava speranzosa il centro del tavolo aspettando l'avvento del cibo. Lui aprì la bocca, probabilmente per dire che non aveva idea di cosa stessero parlando, quando
Edmund apparve felice all'ingresso della Sala, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Entrò per raccontare il suo geniale piano andato a buon fine, ma arrivando sul posto restò interdetto a osservare la strana aria che si respirava in Sala. Un'aria elettrica e tesa, quasi di imbarazzo. 
-È... è successo qualcosa?
Chiese, sedendosi tra Margaret e Frannie. In quel momento, il cibo apparve sui tavoli e Frannie esultò.
-Tu ricordi la famosa usanza della McGranitt di fare scherzi ai professori il primo di Aprile? Chiese Margaret, sospirando. Lui aggrottò le sopracciglia, confuso.
-Cosa...? 
-Ecco, perché è la prima volta che lo sento anch'io.
Rispose la ragazza, asciutta.
-Te lo spieghiamo dopo.
Sussurrò Frannie perché solo lui sentisse, e il ragazzo annuì.
-Allora, questo tuo piano geniale in cosa consisteva esattamente?
Chiese Jasmine per cambiare argomento, tagliandosi una fetta di maiale glassato all'aceto balsamico. Edmund si guardò intorno sospettoso.
-Non lo direte a Laetitia, vero?
Chiese, ansioso.
-Ok, ora hai la mia attenzione.
Disse Mag, guardandolo incuriosita.
-Ma certo che non glielo diremo!
Esclamò Frannie, già divertita. Dimitar e Jasmine ascoltavano, anche solo per lasciar cadere la discussione precedente.
Edmund sorrise.
-Ho confuso gli elfi domestici che andavano alla Torre di Grifondoro.
Aspettò un'obiezione, che non arrivò, e continuò a raccontare
-L'idea me l'ha data lo scherzo di Yvonne. Scusa, Dimitar. Ho trasfigurato tutte le coperte dei Grifondoro in verdargento, ho confuso gli elfi così non se ne accorgeranno. Andavano a rifare i letti, come al solito... se il mio incantesimo funziona useranno le coperte che ho trasfigurato. È stato facile convincerli che il verde era anche il colore di Grifondoro. Quando stanotte i grifi torneranno alle loro camere troveranno una brutta sorpresa!
Jasmine, Margaret e Frannie scoppiarono  a ridere.
-Quanto darei per vedere la faccia di Fred e George quando troveranno i letti con le trapunte Serpeverde!
Ridacchiò Margaret.
-O la Johnson! O Potter!
Fece eco Frannie.
-Lo so, lo so, sono geniale.
Rispose il ragazzo, con sguardo fiero. Margaret gli stampò un bacio sulle labbra a mo' di premio. 
-Spero che Colin Canon immortali la scena!
Disse Frannie. Jasmine alzò un sopracciglio e sorrise.
-A proposito di Canon... non credi che stia iniziando a ronzare attorno a tua sorella più spesso? Edmund si voltò pensieroso verso il tavolo di Grifondoro. I due ragazzi erano vicini e scherzavano tra loro, come sempre. Edmund alzò le spalle.
-Sono amici. Lui è anche venuto a stare da noi quest'estate per un po'.
Frannie e Margaret si scambiarono uno sguardo complice.
-E perché non ce l'hai detto?
Lui aggrottò la fronte.
-Perché non pensavo fosse importante!
-Sai che amiamo questo genere di pettegolezzi!
Si inserì Jasmine.
-Ma non è un pettegolezzo, è solo... non vi capisco proprio.
Si arrese, scuotendo la testa.
-Ci inviteranno al matrimonio un giorno, ve lo dico io!
Commentò Frannie.
-Mi sembra tu ci stia ricamando un po' sopra adesso.
Rispose Edmund, con una punta di freddezza.
-Che fai, il fratello geloso adesso?
Chiese Margaret divertita.
-Ma proprio per niente!
Esclamò lui, ma la sua voce era salita di almeno un tono. Le tre ragazze risero, Dimitar era distratto che guardava Krum mangiare accanto ad Hans dall'altra parte del tavolo.
-Mai che qualcuno faccia scherzi a quel pallone gonfiato.
Mormorò, tagliente.
-Potresti farglielo tu.
Rispose Edmund, che lo aveva sentito.
-Sì, che bella idea. Karkaroff sarebbe proprio felice.
Il Serpeverde sbattè interdetto le palpebre, e Frannie gli sfiorò il braccio come per dire "ne parliamo dopo".
Finirono di mangiare abbastanza allegramente, avrebbero avuto tutto il pomeriggio libero,
Edmund e Tony avevano programmato una partita a scacchi fortemente voluta dalle loro fidanzate.
L'argomento principale divenne la festa di quella sera, e la preoccupazione per l'assenza di Fred e George. Lee Jordan era presente, e aveva l'aria preoccupata anche lui.
-E se stavolta non sapesse neanche lui cosa stanno combinando?
Chiese Jasmine passando loro accanto.
-Impossibile.
Commentò Margaret, scuotendo la testa.
-Beh, se lo sa e fa quella faccia, la cosa è ancora più grave di quel che pensavo.  Disse Frannie, alzandosi in piedi.
-Già finito?
Chiese Edmund con nonchalance.
-Già finito?
Lo scimmiottò la ragazza.
-Hai paura perché l'orario della partita si avvicina, vero?
Chiese con un ghigno. Margaret le lanciò uno sguardo indignato.
-Edmund non ha paura proprio di niente! E se ce l'avesse, McMartian sarebbe l'ultimo punto della lista!
-Ah, lo chiami McMartian adesso?
-Ragazze, state rendendo tutto più antipatico di quello che dovrebbe essere, è solo un'amichevole...
-Qualcuno mi chiama? Ho sentito il mio nome!
Esclamò Tony, spuntando alle spalle della sua ragazza e cingendole con le braccia. Margaret sorrise a trentadue denti.
-Parlavamo della partita.
-Bene, a che ora vogliamo farla? Ho saputo che hai una bella scacchiera, la porti tu?
Edmund sorrise.
-Una bella scacchiera? Chissà chi te l'avrà detto. Una ragazza modesta...
Mormorò Edmund guardando Frannie con un ghigno. Lei alzò le spalle. 
-Comunque sì, la porto volentieri.
-Che ne dici delle tre? Così se durerà molto avremo comunque tempo per prepararci per la festa!
Propose il Tassorosso. Edmund annuì.
-Ottima idea! Vado in Sala Comune a prendere la scacchiera e cambiarmi, allora! 
Il ragazzo approvò, così Edmund si alzò e fece cenno a Margaret di seguirlo. Tenendosi per mano i due si allontanarono dalla Sala Grande.
-Lo schiaccerai.
Sussurrarono Frannie a Tony e Margaret a Edmund nello stesso momento.
-Non rendere le cose più difficili.
Borbottarono i due ragazzi di rimando. Quando furono le tre, in giardino seduti sul prato intorno alla scacchiera c'era una piccola folla di persone. Edmund era famoso nella casa Serpeverde per essere un ottimo giocatore, e Tony aveva una fama simile nella sua casa. Blaise Zabini era in prima fila accanto a Draco, pronto a godersi la partita. Il fratello Serpeverde di Tony, Em, ma che tutti chiamavano Silver per via di una volta che al primo anno si era rovesciato in testa un sacchetto di polvere di corno di unicorno e gli erano rimasti i capelli argentati per una settimana, era presente e non si sapeva per chi avrebbe tifato, se per Edmund suo compagno di casa o per il fratello
Tassorosso.
Sul versante Tassorosso sedevano Cedric Diggory, Susan Ossass e Justin FinchFletchey,  anche lui assiduo giocatore. La partita era stata così chiacchierata nei giorni precedenti che c'erano anche studenti di altre case, come Ron Weasley, uno dei giocatori migliori di Grifondoro, e Belle e Laetitia di Corvonero. Edmund si guardò intorno un po' a disagio, arrossendo leggermente e tirò fuori la scacchiera dalla borsa a tracolla. Anche Tony si guardava intorno con aria sorpresa, non aspettandosi tutto quel coinvolgimento. Margaret e Frannie erano sedute una di fronte all'altra, accanto al loro giocatore. Si guardavano con aria di sfida.
-Bene, eccoci qui allora!
Iniziò Edmund, tirando fuori i pezzi dal sacchetto di tela. 
-Tu sei l'ospite, prendi tu i bianchi. Va bene per te?
Propose Edmund, pacato.
-Se ti sembra corretto…
Rispose Tony con un sorriso tendendogli la mano e stringendo quella dell'altro sportivamente.
-Allora... vinca il migliore.
-Vinca il migliore!
Rispose Edmund, deciso.
-Hai sentito Mag? Vinca il migliore. Direi che puoi anche andartene, le tue speranze sono vane.
Tony si girò verso la ragazza, col sopracciglio alzato.
-Frannie, non iniziare.
-Oh, ho sentito benissimo, Frannie. Farai meglio a preoccuparti allora. Edmund sbuffò, seccato.
-Mag!
Belle alzò gli occhi al cielo e mormorò:
-Serpeverde.
Guadagnandosi quattro o cinque occhiatacce. Intanto il Tassorosso osservava la scacchiera con grande concentrazione.
-Pedone in E6.
Il pedone si rimboccò le maniche, guardando lo schieramento nero con un sorriso di sfida, fece due gran passi in avanti. La partita era cominciata.
Dopo un'ora, la situazione era rimasta stabile. Solo tre pedoni bianchi erano stramazzati in pezzi a un angolo della scacchiera, e solo tre pedoni neri giacevano similmente all'angolo opposto. I due re avevano l'aria tranquilla, e le due regine ancora non avevano assunto il classico sguardo preoccupato da fine partita e non guardavano nervosamente il re con ansia da prestazione. Belle aveva già sbadigliato tre volte, e Laetitia si era messa a leggere, coricata qualche passo più in là. Silver osservava la partita con la bocca piegata in un'espressione annoiata, ma con gli occhi che lo tradivano, inchiodati alla scacchiera e assorbiti nell'azione. Draco e Zabini sussultavano a ogni mossa, non nascondendo il loro tifo per il compagno di casa, e i Tassorosso non erano da meno, anche se sembravano meno infervorati.
Ron Weasley aveva un'espressione indecifrabile, e ogni tanto sembrava stesse per dire qualcosa, per poi mordersi le labbra. La sua partita di scacchi del primo anno era diventata una leggenda a scuola, e si diceva fosse stata la partita più epica della storia di Hogwarts, che lo aveva visto vincitore. Ogni tanto Margaret e Frannie si lanciavano frecciatine e sfottò, specialmente quando un pezzo ne atterrava un altro, ma più passava il tempo più a loro mancavano parole da dirsi.
-Dovresti insegnarmi a giocare, sai? 
Mormorò Frannie, che al posto di guardare il gioco passava il tempo a fare le boccacce all'amica e osservare lo sguardo concentrato di Tony con aria sognante.
-Certo, mi piacerebbe molto tesoro. Cavallo in D6.
Rispose il ragazzo distrattamente. Il cavallo bianco staccò la testa del pedone nero con un morso e i Tassorosso esultarono silenziosamente.
-Ah! 
Esclamò Edmund.
-Non ci conterei troppo fossi in te! Alfiere in E3.
Frannie alzò lo sguardo verso di lui, mentre Tony continuava a riflettere. 
-Cosa insinui, Edmund? Non sono in grado di imparare a giocare a scacchi?
-Non insinuo nulla, solo che hai chiesto anche a me di insegnarti e hai smesso dopo due partite!
-Vincevi sempre tu!
-Certo che vincevo io, stavi ancora imparando! Come pensi di imparare se ti faccio vincere?
-Ma se perdo sempre come può venirmi voglia di imparare?
-Pedone in F5.
Mormorò Tony, e come il pezzo fece il passo Edmund tacque e ghignò. Zabini esultò, Ron si morse il labbro. Tony sbatté le palpebre e si batté una mano sulla fronte, sbuffando sconfortato. Margaret e Frannie si guardarono confuse.
-Alfiere in D6.
Disse Edmund trionfante, e il suo alfiere, dopo tre fieri passi in avanti, sguainò la sua spada e la infilò in mezzo agli occhi del cavallo bianco, che stramazzò agonizzante sulla scacchiera, per poi essere spazzato via da Tony con un gesto distratto della mano.
-Scusa tesoro, ti ho distratto!
Piagnucolò Frannie, chiedendo perdono al fidanzato.
-Anche Edmund stava parlando con te, ma lui non si è distratto!
Fece notare fieramente Margaret.
-Solo perché Edmund è immune al mio fascino irresistibile!
-Beh, se fosse realmente irresistibile non ne sarebbe immune, non credi?
Frannie aprì la bocca per rispondere, ma un coro di SHHHHHH si alzò dalla folla. Le due sbuffarono ma tacquero, dedicando la loro attenzione al gruppo ora più nutrito di Corvonero. Elsa e Alex avevano raggiunto Belle e Laetitia, e confabulavano tra loro.
-Mi sembra presto per decidere, quanti mesi mancano? 
Sussurrò Alex, poco convinto.
-Sempre troppo pochi. Voglio che sia tutto perfetto. Ribatté Elsa.
-Ok, ripetiamo. Tra cos'è che sei indecisa?
Chiese Belle, che non aveva ancora inquadrato la situazione.
-Tra un bracciale e un paio di orecchini! 
Sospirò Elsa, arresa.
-Coi girasoli. Anna li adora.
Puntualizzò Alex. La ragazza annuì.
-Facciamo così allora... se vince Pevensie le compri gli orecchini, se vince McMartian le compri il bracciale.
Propose Laetitia, senza sapere cosa dire.
-Puoi anche andare a comprare gli orecchini, allora. Pevensie ha appena squartato un cavallo, ormai è fatta. 
Esclamò Belle, in tono petulante.
Quella predizione si rivelò fatale. Neanche mezz'ora dopo, con la torre in A1, Tony pronunciò le fatidiche parole
-Scacco matto.
Il re nero si lasciò sfuggire la spada, che tintinnò sulla scacchiera, e poi cadde con un tonfo. Il Tassorosso sorrideva, Cedric dietro di lui gli diede una pacca comprensiva sulla spalla.
-Anche se mi hai fatto quello scherzo crudele devo ammettere che sei stato bravo, amico.
Zabini aveva l'aria scura, più che per la sua casa per il fatto che aveva nascosto le sue innumerevoli sconfitte dietro al fatto che Edmund fosse il più bravo, e quindi lui legittimo secondo. Ora questa scusa veniva irrimediabilmente a mancare. Draco lo guardava scuotendo la testa con disappunto. Frannie sorrideva da un orecchio all'altro. 
-Ha vinto il migliore, non è vero Mag?
La ragazza sbuffò, ma Tony offrì nuovamente la mano al compagno.
-Bella partita, Edmund! Smettila Frannie, è stato molto bravo. Ha dominato per tutta la prima parte della partita. A volte si vince e a volte si perde.
Edmund accettò la mano e la strinse volentieri.
-Sì, però tu hai vinto.
Continuò Frannie.
-Lo ha detto anche lui che è stata fortuna. Non hai sentito?
Rispose Margaret infastidita.
-Cosa? Non ha detto così!
-Ha anche detto che Edmund ha dominato!
-Oh, andiamo, non essere sciocca, cercava solo di essere gentile!
-Noi andiamo a fare un giro!
Esclamò Edmund, lanciando a Margaret un'occhiata di rimprovero.
-Ottima idea! 

Si aggiunse Tony, afferrando Frannie per un braccio.
-Andiamo a fare un giro anche noi!
Le due coppie si allontanarono in direzioni opposte, lasciando la scacchiera al centro.
-Chi ha voglia di una partita?
Chiese Ron Weasley, e Zabini gli si sistemò di fronte.
Tony e Frannie camminavano verso il Platano Picchiatore, tenendosi per mano.
-Fran, io apprezzo il tuo sostegno, davvero, ma non puoi fare così ogni volta che gioco una partita...
-E perché no?
Chiese lei, guardandolo dispiaciuta.
-Perché non è bello prendere in giro le persone così, dovresti saperlo.
-Ma non lo ho preso in giro, ho detto la verità.
-Se avessi perso ora ci sarei rimasto male, per tutto quello che hai detto prima. Ti è andata bene, sai?
-Però hai vinto.
-Però ho vinto. Ma dicevo sul serio quando ho detto che ha dominato per la prima parte della partita. Anche se tu ci hai messo del tuo distraendomi...
Lei sorrise e alzò le spalle.
-Comunque sia il tuo amico è davvero molto bravo.
-Lo so. Ma tu sei più bravo.
-Non lo so, sai? Secondo me siamo pari. Penso che avremo bisogno di altre partite per dirlo!
-Farò in modo che Margaret non scordi mai questa partita, però. La prima è quella che conta.
Mormorò la ragazza con un ghigno, e Tony sbuffò, guardandola con antipatia.
-Non voglio che i tuoi amici mi odino per una partita a scacchi. Stai attenta a quello che dici e fai.
-Oh, ma non odiano te! Odiano me! E fanno bene a odiarmi.
Aggiunse, sorridendo malignamente.
-La prossima volta vacci più piano, ok? Non mi piacciono queste cose.
-Ma tu volevi vincere!
-Certo che volevo vincere, ma non volevo essere maleducato! E non voglio che tu mi faccia passare per tale. 
La ragazza sbuffò, ma poi annuì. Lo guardò negli occhi incerta. Il ragazzo stava per aggiungere altro, ma poi sorrise.
-Non sono arrabbiato. Voglio solo metterlo in chiaro per la prossima volta, ok?
Lei anziché rispondergli gli prese il viso tra le mani e lo baciò, poi tenendolo stretto a sé si mise in punta di piedi e gli sussurrò all'orecchio
-Perché non andiamo da qualche parte lontano da occhi indiscreti? Meriti un premio per la vittoria, non credi?
Lui si morse il labbro e la guardò con gli occhi che brillavano.
-Mi sembra un’ottima idea.
 
Margaret e Edmund invece facevano un giro sulle sponde del Lago.
-Mi dispiace, davvero, meritavi tu di...
Lui la zittì con un cenno.
-Sai una cosa? Non la avrei presa così male se tu non avessi montato tutta questa scena! Forse se non andassi in giro a dire a tutti che vincerò, perdendo mi eviterei queste figure di merda! 
Lei si bloccò e sbatté le palpebre, cercando di esprimere i pensieri che le turbinavano in testa.
-Scusa. Io volevo solo...
-Lo so cosa volevi! Ma capisci che non va bene? Capisci cosa hai sbagliato almeno?
Lei deglutì.
-Sì. Ma io davvero pensavo che tu avresti...
-Beh, ho perso invece!
Il ragazzo si lasciò cadere seduto sulla sabbiolina umida, lei lo seguì. Pensò se fosse il caso di sfiorargli la guancia, così dopo qualche secondo prese un po' di coraggio e lo fece. Lui non la respinse, il che era un buon segno.
-Scusa. Ma come faccio a non dire che sei il migliore? Tu sei il migliore. Io lo so. E amo tifare per te, lo facevo prima e lo faccio anche adesso. Tiferò sempre per te, sai.
Lui sospirò, un po' più rilassato.
-Grazie. Solo, questo è il modo sbagliato di farlo, mi mette a disagio.
-La prossima volta non lo farò.
-La prossima volta devo vincere. Ne va del mio onore.
Sbuffò, ma in tono convinto.
-Allora la prossima volta vincerai! Lo so. Sul serio, stavolta.
Rispose lei, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui con un gesto fulmineo la ribaltò e la inchiodò al suolo con le braccia, sorridendo beffardo.
-Ma come si fa a essere arrabbiati con te?
Chiese, e la baciò.
 
In quel preciso istante, nello studio del preside, Albus Silente sorseggiava un tiepido infuso al gelsomino e lampone. Sfogliava distrattamente una rivista babbana sul giardinaggio, aspettando pazientemente una persona che sapeva sarebbe arrivata. L'abito lungo e giallo con i ricami a forma di giraffe era piegato ordinatamente su una sedia, e ora portava fieramente una tunica color verde acqua con un disegno di un cactus sulla schiena. Quando sentì borbottare la parola d'ordine alzò gli occhi, giusto in tempo per vedere un'anziana donna con il cappello a punta che faceva capolino nella stanza.
-Mi ha fatta chiamare, Silente?
Il vecchio sorrise.
-Accomodati, per favore.
La strega si avvicinò sospirando e si sedette pesantemente sulla poltroncina di fronte alla cattedra.
-Se mi ha convocata per l'incidente con Karkaroff sappia che...
-In effetti Minerva è proprio questo il motivo per cui sei qui. Spero saprai bene che non ho creduto neanche per un istante che fossi stata tu a sostituire la tazza del caro Igor con una mordinaso, scherzo che, ci tengo a precisare, ho trovato davvero esilarante. Sono vecchio ma non rimbecillito. Quindi è mio dovere chiederti: perché?
La donna dilatò impercettibilmente le narici e si morse il labbro.
-Avrebbe trovato il colpevole e lo avrebbe punito. Non potevo permetterlo, non per una bravata come questa. Signore, onestamente credo che ci sia qualcosa di strano. I suoi alunni sembravano molto spaventati, credo sia opportuno se non doveroso...
Il mago la interruppe sollevando una mano.
-Ne deduco, amica mia, che tu non conosca l'identità dello studente che intendevi proteggere.
La donna scosse la testa.
-Non ne ho idea. Avrei scommesso sui gemelli Weasley ma non erano presenti. Ma se lo prendo... quello che ho dovuto fare per coprire quella canaglia, chiunque si...
Sgranò gli occhi e mozzò la frase senza concluderla. Guardò verso l'uomo, che la stava a sentire in silenzio, sorridendo. Lei lo guardava dritto negli occhi limpidi, senza dire più nulla, così il vecchio mago tornò alla sua rivista di giardinaggio.
-Sai Minerva, pensavo di risistemare il giardino di Hogwarts, mi servono un paio di idee. Secondo te a chi potrei chiedere?
-È stato lei.
-Che ne dici di Neville Paciok, per esempio? Mi sembra un tipo sveglio, so che è molto ferrato in erbologia.
-Lei ha messo la tazza da tè mordinaso al posto di Karkaroff! Ma perché? Che figura mi ha fatto fare...
-Che ne dici di una bella altalena? Pensi che a Paciock piacerebbe l'idea?
-Ma insomma! 
Sbottò,
-Cosa c'entra ora il signor Paciock? Ha messo lei la tazza da tè mordinaso al posto di Karkaroff oppure no?
Silente, infine, cessò di parlare di giardini e chiuse la rivista. Sorrise. 
-Anche noi poveri vecchi abbiamo diritto a un po' di innocuo divertimento, non pensi?
 
Quando tornarono ognuno al suo rispettivo dormitorio per cambiarsi, Tony, Frannie, Edmund e Margaret erano di ottimo umore e con un sorriso stampato sul volto. Frannie, seguendo il consiglio di Tony, non disse niente sulla trascorsa vittoria e Edmund e Margaret lo notarono ma decisero di non commentare. 
-Voi sapete dove sarà il compleanno oggi? 
Chiese invece la ragazza buttandosi sul divano dopo aver scansato Pansy Parkinson in malo modo. Arcobaleno squittì e le saltò in grembo, la ragazza tirò fuori un cracker spiaccicato dalla tasca e glielo porse. La puffola lo sgranocchiò di gusto.
-Non ne ho idea, e questa cosa non mi piace. Troppi misteri.
Disse Edmund, pensieroso.
-Stanno preparando qualcosa di preoccupante, me lo sento.
A quelle parole Daphne Greengrass, che sedeva a pochi metri di distanza ai margini del camino spento, alzò gli occhi. 
-Ah. Giusto. 
I tre ragazzi la guardarono confusi mentre si frugava nelle tasche e porgeva un foglietto a Margaret.
-Weasley mi ha dato questo, mi ha detto di consegnarvelo.
Disse con aria annoiata.
-Ehm, grazie Daphne.
-Prego. Ma state più attenti la prossima volta, non sono un gufo. E soprattutto, non sono il gufo dei Weasley.
Frannie sbuffò. Da quando stava con Tony la ragazza era diventata molto più ostile nei suoi (e di riflesso nei loro) confronti. Margaret aprì il bigliettino.
-Vecchia aula di aritmanzia, vestiti casual. Gred e Forge.
Lesse ad alta voce.
-Non c'è altro? 
Chiese Frannie, allungando il collo per vedere meglio ma senza voglia di alzarsi.
-No. Solo questo.
Rispose Margaret sospirando, mostrandole il bigliettino.
-Qui promette male!
Esclamò Edmund, incerto.
-Sono quasi le sette, ci rivediamo qui tra dieci minuti.
Disse Frannie, e alzandosi in piedi andò con Margaret al dormitorio.
-Vestiti casual? Cosa cavolo vogliono farci fare?
Sbuffò Margaret, allacciandosi le sneakers. Si alzò e infilò la maglietta a fiori nei jeans chiari a vita alta, sblusandola. Si fece una coda alta ben ferma col nastro regalato da Aurora e sospirò. -Non lo so, ma qualunque cosa sia spaccheremo!
Rispose ferma Frannie.
-In tuta? Addirittura? Non dobbiamo andare a correre, Fran.
Chiese l'amica indicandola. Frannie osservò meglio i suoi vestiti. Pantaloni da ginnastica a zampa verde militare, felpa con la zip aperta abbinata e top sportivo nero.
-Vestiti casual, no?
Rispose, alzando le spalle.
-Fai come vuoi. Sarà meglio andare, Edmund ci starà aspettando.
Uscendo dal dormitorio, Edmund le squadrò, alzando un sopracciglio.
-Stai andando in palestra, Frannie?
-Ah. Ah. Ah. Che problemi avete coi vestiti casual?
-Fai come vuoi!
La liquidò lui, e porse il braccio a Margaret, che lo prese  braccetto.
-Siete davvero irritanti.
Mormorò.
-Viene Tony oggi?
Chiese Margaret salendo le scale che portavano fuori da sotterranei. 
-Mi hanno detto che potevo invitarlo, ma non ha avuto voglia di venire!
Rispose, mordendosi il labbro.
-Beh, almeno non sarà imbarazzante con la Spinnet.
Si inserì Edmund.
-Ho la sensazione che lo sarà comunque.
Rispose lei.
Quando furono al primo piano, davanti all'aula pattuita, videro Laetitia che li aspettava. Margaret sgranò gli occhi.
-Laets... sei in orario????
Lei li guardò con aria imbarazzata, i pollici infilati nelle bretelle della salopette in jeans.
-Non volevo entrare da sola...
Edmund scosse la testa, incredulo.
-Dai, entriamo.
Quando aprirono la porta, videro che c'erano già tutti. Tutti tranne Fred e George. L'aula era vuota, tranne una parete in cui si trovava quello che sembrava uno strano tavolo coperto da un lenzuolo, e qualche sedia. Come furono dentro, la porta si chiuse di scatto alle loro spalle.
-Ma che...
Chiese Laetitia, voltandosi di scatto.
-Sei in ritardo Firwood, la maratona di New York è stata cinque mesi fa.
Sibilò Alicia, guardando come era vestita, e Frannie rispose con un dito medio.
-Perché hanno tutti problemi coi vestiti casual oggi? Era nel dress code!
Sussurrò Frannie all'orecchio di Laetitia. Lei alzò le spalle.
-Che scherzo è questo, Jordan?
Chiese Angelina, quando provò ad aprire la porta, senza riuscirci.
-Non ne ho idea, lo giuro!
-Dove sono Fred e George?
Continuò Aladdin, guardandosi spaesato intorno. Improvvisamente udirono una forte risata e Pix apparve attraverso il muro, planò proprio sugli ospiti e rovesciò un intero sacco di farina.
-Ehi! 
Gridò qualcuno.
-Perfetto!
Imprecò Katie, lisciandosi il vestito. Edmund sputacchiò uno sbuffo bianco, doveva aver inghiottito della farina. Frannie sorrise e alzò le spalle.
-Vestiti casual! Se si rovinano non fa niente!
Disse, spazzandosi distrattamente la spalla con la mano e facendo cadere una pioggerellina bianca.
-Fantastico.
Sospirò Margaret agitando la coda  che ora era bianca come una nuvola.
-Sei carina!
Disse Edmund ridendo e lei arrossì.
Quando la farina si fu posata, esplose un fuoco d'artificio. I presenti urlarono, e le figure semi trasparenti di Fred e George apparvero al centro della stanza.
-Che razza di magia è questa?
Chiese Jordan tirando una caramella che aveva in tasca verso l'immagine dei due, trapassandola. I presenti sussultarono.
-Benvenuti a tutti ragazzi!
-A questa nuova fantastica festa!
-Vedo che vi sono venuti i capelli bianchi dalla gioia, bene...
-...perché vi posso assicurare che oggi vi divertirete!
-Per avere l'onore di farci gli auguri dovrete affrontare tre prove...
-... vi dividerete in gruppi da tre e vi sfiderete a duello!
-Ovviamente sarà tutto innaffiato da una buona dose di burrobirra!
-Ogni cosa vi apparirà chiara, non temete…
-…noi torneremo al termine delle tre prove...
-…ma ora tenetevi pronti e reggetevi...
-...è ufficialmente aperto il Torneo Tremanici!
Con uno sbuffo blu le due figure sparirono, esplodendo in una pioggia di scintille. 
-E ora?
Domandò Katie Belle, guardandosi intorno spaesata. Margaret afferrò il braccio di Edmund con una mano e quello di Frannie con l'altro.
-Voi siete con me.
Il ragazzo annuì. Frannie sorrise. 
-Ma... e io?
Esclamò Laetitia, guardandosi intorno.
-Come te la cavi nello sport?
Chiese Aladdin, impietosito.
-Uno schifo.
Il ragazzo sospirò.
-Ok, mi sta bene. Vuoi giocare con me?
-Sì, per favore!
Dopo un attimo di smarrimento e dopo che tutti furono divisi, Angelina prese il coraggio a due mani e fece l'unica cosa sensata da fare: afferrò il telo e lo sollevò, facendolo scivolare in terra. Quello che videro lasciò tutti perplessi.
-Ok, questa non me la aspettavo.
Balbettò Lee, fissando inebetito il tavolo da ping pong.
-Smettila di prenderci in giro Jordan, lo sappiamo tutti che sai benissimo quello che sta succedendo.
Sospirò Katie osservando più da vicino. Afferrò un foglietto di pergamena strappata sul tavolo e lesse
-Burrobirrapong. Prima prova.
Margaret e Frannie si lanciarono uno sguardo preoccupato. Edmund si sporse sul tavolino e afferrò un piccolo bersaglio.
-Avversafreccette, seconda prova.
Lesse, confuso.
-Avversafreccette?
Chiese atterrita Laetitia. 
-Ok, questo lo faccio io!
Esclamò Aladdin, dandole un colpetto affettuoso sulla spalla. 
In ultimo, oltre numerose bottiglie di burrobirra sotto il tavolino, una scatola che ebbe uno scossone improvviso. Nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma la pergamena recitava Scatola Misteriosa. Terza prova.
-Aiuto.
Mormorò Margaret.
-Dovrai farlo tu quello, sai?
Le disse Frannie, mordendosi il labbro. Edmund annuì.
-Io? Ah! Te lo scordi. Farò qualcuna delle altre due! Il birrapong!
-Non puoi fare il burrobirrapong, Edmund è un cacciatore ed è più bravo a colpire le palle e mandarle dove vuole lui. E io tiro con l'arco e ho una mira migliore della tua, quindi devo usare le freccette.
Margaret guardò Edmund supplicante e lui alzò le spalle, senza sapere cosa dire. Il discorso filava perfettamente.
-Vuoi perdere la seconda sfida di oggi, Mag? Perché io sono nella mia giornata buona, e ho intenzione di continuare così!
Le disse Frannie con un ghigno. Edmund si scosse e le posò una mano sulla spalla.
-Dobbiamo vincere, Margaret. Potessi morire altrimenti.
La ragazza lanciò all'amica un'occhiata di fuoco, poi sospirò. 
-E sia.
I tre campioni designati per la prima prova (che erano Alicia, Edmund e Laetitia, che si era rifiutata di partecipare alle ultime due) spostarono rumorosamente il tavolo al centro della stanza. Lee raccolse e dispose i bicchieri sui due lati del campo, e Edmund li rimboccò di alcool. Laetitia osservava la scena sospirando.
-Puoi ancora fare a cambio, se vuoi.
Le sussurrò Lee, accomodante.
-Io la mano là dentro non la metto!
Squittì la ragazza, e la scatola ebbe un altro scossone. 
-Quanto vorrei dei popcorn. Questa me la voglio godere.
Commentò Frannie dando una gomitata a Margaret, che già ridacchiava. Laetitia mostrò loro il dito medio.
-Sei rimasta una stronza, vedo.
Disse Alicia guardando Frannie di sottecchi.
-E tu sei rimasta una rompipalle.
Rispose la ragazza, fredda. Alicia stava per rispondere, ma Katie le sfiorò il braccio.
-Non ne vale la pena, lascia perdere.
-Allora,
Disse a voce alta Edmund, cercando di  attirare l'attenzione. Tutti tacquero.
-Dato che mi sembra di aver capito che Laets vuole giocare il meno possibile,
La ragazza annuì vistosamente,
-Propongo una partita tra me e Angelina subito. Chi perde poi avrà un'altra partita bonus contro di lei, come premio di consolazione, che a quanto ho capito durerà poco e avrà l'esito abbastanza scontato, giusto per farla giocare. Tutti d'accordo?
I presenti espressero il loro assenso, Lee e Aladdin in modo piuttosto sconsolato.  
-Non credere che con te sarebbe stato molto diverso, Jordan! Hai poco da essere infastidito! Sei la persona meno portata per lo sport che conosca!
Precisò Katie.
-Perché non conosci me, te lo assicuro...
Mormorò a voce bassa Laetitia. La Johnson e Edmund afferrarono le racchette e si misero ai due lati del tavolino. Non appena Edmund soppesò la pallina con la mano, partì la musica facendoli sussultare.
-Jordan, questo deve essere il tuo stereo, non provare più a dire che non c'entri nulla!
Esplose Frannie.
-Devono avermelo rubato, non c'entro niente, giuro!
-Devono avertelo rubato? E chi lo ha azionato, il Signor Gazza?
Fece eco Aladdin.
-Secondo me dice la verità.
Disse semplicemente Margaret, guardando Lee negli occhi. Lui le sorrise.
Improvvisamente, sulle note di Boogie Wonderland, il Serpeverde colpì la pallina, e la mandò sul campo avversario, sfiorando uno dei bicchieri. Angelina la prese per un soffio e la rispedì al mittente. Gli occhi di tutti erano fissati sulla partita. Improvvisamente, Lee iniziò quel che sapeva fare meglio:
-Pevensie inizia alla grande, con un tiro da maestro. La Jhonson risponde più agguerrita che mai.
Ma quanto è sexy quando è concentrata?
Katie e Alicia gli diedero una gomitata per una.
La prima a segnare un punto fu Angelina. Quando la pallina atterrò nel bicchiere, non schizzò neanche una goccia. Edmund imprecò tra i denti e aggrottò le sopracciglia. Si trattava sicuramente di una magia. Neanche una goccia andava sprecata, Edmund avrebbe dovuto scolarselo tutto, e in un sorso. Il ragazzo sospirò.
-Ed ecco il primo punto per la Johnson! Pevensie inizierà a perdere colpi per via dell'alcool e perderà la partita ubriaco senza aver segnato nemmeno un punto? Chi può dirlo!
-Forza Edmund!
Gridò Frannie tra il pubblico, guardando male Jordan.
-Puoi ancora farcela! 
Aggiunse Margaret, guardandolo speranzosa. Lui mandò giù tutta la burrobirra nel bicchiere, poi si schiarì la voce.
-Guardatelo, come trangugia come se niente fosse! Se la Johnson offrisse da bere a me, anche io scolerei il bicchiere in quel modo, scusa Rosander. Per sfortuna, lei preferisce il mio amico Fred, che è anche...
-Oh, finiscila!
Ruggì Aladdin, dandogli uno scappellotto.
 
Dance, boogie wonderland
Ha, ha, dance
Boogie wonderland
Sounds fly through the night; 
I chase my vinyl dreams to Boogie Wonderland
 
Quando tirò, la pallina finì dritta nel bicchiere avversario. Ancora una volta, neanche una goccia.
-Ripresa da leoni per il giovane Pevensie! Forse la burrobirra lo ha caricato invece di tramortirlo! Ed ecco che la Johnson senza temere nulla beve la sua burrobirra  e riprende senza esitare! Grande salvataggio di Pevensie! I due campioni non si arrendono!
Passò qualche minuto di gioco serrato, e ormai i componenti delle due squadre facevano un tifo sfegatato. Tra i membri dell'altra Laetitia appoggiava visibilmente Edmund, Lee Angelina e Aladdin si teneva in disparte, compagno di casa di una e amico dell'altro. Mancavano solo due bicchieri da svuotare per Angelina e ancora quattro per Edmund, ma lui reggeva meno l'alcool rispetto alla Grifondoro, e aveva le guance rosse e sembrava meno saldo sulle gambe. 
-Johnson alla battuta, in svantaggio di due punti. Ohhh che colpaccio! Un colpo un canestro! Pevensie sta perdendo colpi, che questa sia la fine della squadra dei Serpeverde?
-BOOOOOH!
Urlarono Margaret e Frannie, che intanto si dividevano una bottiglia di burrobirra rubata da sotto il tavolo, un sorso a testa. 
-Ripresa di Pevensie. Gli bastano due punti per vincere, mentre lui ha ancora tre bicchieri da bere prima di finire la partita da sconfitto. Sempre che il suo fegato regga, si capisce.
Improvvisamente, il miracolo. Edmund colpì la pallina per sbaglio, mentre barcollava all'indietro. Margaret e Frannie sussultarono, Jordan ululò divertito. Aladdin scattò per afferrarlo prima che cadesse a terra, ormai tutti avevano capito che per lui la partita sarebbe finita qui e avrebbe perso a tavolino. Ma tutti erano concentrati su Edmund che cadeva, anche Angelina, che non vide la pallina passarle sotto al naso sinché non fu troppo tardi. Centrò perfettamente un bicchiere, senza versare come al solito neanche una goccia. Inaspettatamente rimbalzò, e andò a concludere la sua corsa nell'altro. Angelina, Katie e Alicia gemettero all'unisono, mentre Margaret e Frannie saltarono e corsero da Edmund, che si era appena stabilizzato, fermo sulle gambe.
-Che... che è successo? 
Balbettò, quando Margaret saltò in avanti e lo baciò  e Frannie circondò tutti e due con un abbraccio.
-Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!
Gridò, e quando i due innamorati si separarono Edmund sorrise confuso.
-Ah. Perfetto. Sono bravo, eh?
-Sei bravissimo!
Rispose Margaret, appellando una sedia e facendolo sedere con dolcezza. Intanto la canzone era finita, e Laetitia si era fatta avanti come premio di consolazione di Angelina. Dopo quindici colpi, quindici shot di seguito e quindici centri, la partita finì con una Laetitia col singhiozzo e sull'orlo del vomito.  Frannie appellò un'altra sedia e fece accomodare anche lei, poi, dopo aver stretto la mano a Margaret ed essersi presa un suo sentito "buona fortuna", si avvicinò al bersaglio e con un incantesimo di adesione temporanea lo fissò al muro. Dopo un breve consulto, Alicia decise di unirsi alla prova lasciando Katie all'ultima e Aladdin si aggiunse come pattuito con Laetitia. Alicia e Frannie si lanciarono un'occhiata di fuoco. 
-Ci sono nove freccette, quindi deduco che ci saranno tre turni a testa.
Disse Aladdin pensieroso, afferrandole e distribuendole tra sé e le due giocatrici. 
-È tutto abbastanza chiaro, ci sono i punteggi sul bersaglio, chi fa più punti vince. La cosa che non mi convince è...
-Avversafreccette. Sì. Chissà cosa vorrà dire.
Rifletté tra sé e sé Frannie. 
-Lo scopriremo subito.
Mormorò Alicia con un po' di timore nella voce. Aladdin sospirò.
-Ok, vado per primo.
Mormorò, facendo un passo in avanti e trovandosi così a una mezza dozzina di metri dal bersaglio. Frannie e Alicia accanto a lui osservavano attente. I presenti guardavano col fiato sospeso, attendendo che accadesse qualcosa. Tutti tranne Laetitia e Edmund, lei mezza collassata sulla sedia e lui che tentava senza farsi notare di sgraffignare la bottiglia di burrobirra di Margaret, rosso in volto e con un sorriso inebetito.
L'arabo allargò le gambe e si mise in diagonale rispetto all'obiettivo. Si abbassò leggermente, in modo elastico, e chiuse un occhio per prendere la mira. Dopo una frazione di secondo, stese il braccio in avanti e la freccetta sferzò l'aria, in un lancio molto buono. Atterrò sul perimetro del sette, ma pericolosamente vicino all'otto. Circa un secondo dopo che la freccetta era atterrata elegantemente sul bersaglio, però, accadde qualcosa.
-Ah!
Gemette il ragazzo, e si portò la mano al petto. Gli altri sgranarono gli occhi mentre lui si spostava la maglia e osservava che, sul petto a qualche centimetro dal cuore, era ben visibile una piccola puntura come di insetto.
-Ah.
Disse soltanto Frannie, osservandolo. Alicia si morse il labbro.
-È barbarico. 
Commentò Margaret, osservando l'amica.
-È tutto ok. Non fa così male. Solo, non me lo aspettavo.
Mormorò Aladdin, tentando di rassicurare i presenti. Si preparò per la seconda freccia. Inspirò, espirò. Another one bites the dust gli rimbombava nelle orecchie. Tirò.
-Mh.
Gemette, tentando di dissimulare il dolore. Era un otto.
-Vai Al! Grande!
Gridò Lee, battendo le mani con forza.
-Solo un'ultima volta.
Sussurrò, in modo che nessuno lo sentisse.
-Solo un'ultima volta.
Ripetè, scagliando l'ultima freccetta. Dopo una discreta parabola, atterrò nuovamente sull'otto. Dopo un gemito più forte degli altri si fregò la mano sul petto con frustrazione, però sorrideva.
-Sei stato grande amico!
Lo accolse Lee con un abbraccio. Il ragazzo poi diede un buffetto sulla guancia a Laetitia, che non diede segno di essersene accorta. Frannie si fece avanti. Si voltò titubante verso i compagni. Edmund sollevò i pollici sorridendo, sembrando che almeno in parte capisse cosa succedeva, avendo iniziato a riprendersi. Margaret invece le disse
-Ti terrò una bottiglia per quando avrai finito.
-Fai anche due!
Rispose lei, facendo l'occhiolino. 
Si girò verso il bersaglio e si concentrò. Chiuse un occhio e prese la mira. Immaginò un paglione e un bersaglio molto più grande, pensò di essere in campo con Susan, con l'arco in mano e tirò. Nove.
-Wooooooow!
Urlò, saltando sul posto, per poi gemere e piegarsi in avanti.
-Cavolo, questa merda fa male davvero.
Disse, con voce spezzata. Alicia ebbe la tentazione di avvicinarsi e aiutarla a raddrizzarsi, ma si forzò a rimanere dov'era. Frannie strinse i denti. 
-Ok, ok, è tutto sotto controllo.
Mormorò tra sé e sé e tirò di nuovo. Un tonfo, segno che la freccetta aveva colpito il bersaglio. Otto. Margaret e Edmund applaudirono, Lee e Aladdin aggrottarono la fronte. Frannie si morse il labbro con forza e si portò la mano al petto, sbuffando dalla frustrazione e dal fastidio per la puntura.
-Ti basta un sette per superarli, Frannie!
Le gridò Margaret, sapendo che l'amica non sarebbe riuscita a fare il conto. Lei annuì. Aladdin si mordeva le unghie, nervoso. "Sette. Sette. Sette. Sette."
Pensò, concentrandosi sul bersaglio. Chiuse gli occhi per un attimo per isolarsi, poi riaprendoli, senza perder tempo, tirò. I presenti trattennero il fiato. 
-Dieci! Dieci!
Esclamò Margaret, saltando dalla gioia e correndo ad abbracciarla.
-Non avete ancora vinto, Rosander.
Disse la Bell freddamente, mentre Alicia si preparava al tiro.
-Come se potesse fare meglio.
Replicò Frannie, accettando di buon grado la burrobirra che Margaret le porgeva. A quelle parole la Spinnet si irrigidì. Con un gesto fulmineo tirò la freccetta davanti a sé senza neanche pensarci. Il lancio descrisse una parabola perfetta e atterrò esattamente al centro del dieci. Si girò dolorante verso i compagni e Angelina e Katie esultarono. Frannie bevve un sorso con disappunto, mentre Margaret era abbastanza preoccupata. Alicia lanciò di nuovo. Nove. Gemette a voce più alta questa volta. 
-Le serve un otto, vero?
Sussurrò Frannie all'orecchio di Margaret.
-Per pareggiare. Per vincere un nove.
Spiegò a bassa voce l'altra.
-Forza! Ce la puoi fare!
Gridò Angelina, mentre Katie batteva le mani per incoraggiarla. La ragazza si concentrò un istante, ascoltando il tifo delle due amiche. Si fece forza e fece l'ultimo tiro, velocemente. Spalancò gli occhi guardando speranzosa l'ultimo volo della freccetta.
-Otto! 
Sospirò Frannie, un po' delusa un po' sollevata.
-Siamo pari.
Alicia intanto aveva un'espressione sofferente, un po' per il pareggio un po' per la terza puntura.
-Stiamo ancora vincendo, no?
Chiese Edmund, che stava già meglio. Margaret e Frannie annuirono.
-Abbiamo una vittoria e un pareggio. Ora giocherò io, e se vincerà Katie pareggeremo. In tutti gli altri casi, chiunque vinca o pareggi, avremo vinto.
Spiegò Margaret, paziente. Frannie le posò una mano sulla spalla.
-Ti terrò io una burrobirra da parte stavolta. Non deluderci.
Le disse Frannie, seria. 
-Non ci penso neanche.
Rispose lei. 
Intanto Katie, con le benedizioni di Alicia e Angelina, si era avvicinata alla scatola e la aveva afferrata. La cosa al suo interno tremò. Margaret deglutì.
-Non voglio farlo.
Piagnucolò Jordan.
Suvvia Lee, un po' di amor proprio!
Borbottò Frannie scuotendo la testa, e offrendo un sorso della sua burrobirra a Edmund, aggiungendo
-L'ultimo però! Non ho voglia di trascinarti sino al dormitorio!
-Cosa credete che dovremmo fare?
Chiese Katie, un po' scettica. Osservò la scatola, alzando un sopracciglio. 
-Penso che dobbiamo metterci la mano dentro e indovinare cosa cavolo c'è.
Rispose Margaret con la voce tremante. Effettivamente, guardando bene, su un lato della scatola c'era un piccolo buco scuro in cui passava a malapena una mano, coperto da una tendina. Lee iniziò a scuotere la testa, mentre Katie si morse il labbro preoccupata.
-Ok, ora comincio io.
Sospirò.
-Poi come facciamo?
-Penso che dovremmo toccarla tutti di seguito, e solo alla fine provare a indovinare. Chi ci è andato più vicino vince.
Azzardò Margaret. Katie annuì.
-Ok. Ci... ci provo.
Posò la scatola sul tavolino da ping pong e ci infilò la mano, tremando leggermente. Margaret e Lee si avvicinarono a guardare.
-Bleah!
Esclamò la ragazza, lottando contro l'istinto di togliere la mano.  Margaret e Lee sembravano entrambi sempre più avviliti. La scatola si scosse e Katie strillò. Margaret sussultò con un'espressione di orrore.  Dopo qualche minuto di versetti disgustati, estrasse la mano e se la asciugò sul vestito. Margaret assunse un'espressione schifata.
-Prima le signore!
Sibilò impaurito Jordan, quando Margaret si voltò verso di lui. Katie invece se ne andò a un angolo della stanza a pensare.
-Codardo!
Ruggì Edmund.
-Vai Maaaag!
Strillò Frannie. 
La ragazza si avvicinò alla scatola e deglutì.
"Puoi farcela Margaret. Puoi farcela. Avanti. Metti la tua stupida mano là dentro. Devi vincere. Edmund ha vinto e Frannie ha pareggiato. Devi vincere" Chiuse gli occhi tanto forte da farsi male e la infilò.
-Tasta! Tasta!
Gridò Frannie alle sue spalle. Sentiva il cartone della scatola. La perlustrò sinché...
-Che schifo!
Squittì, rischiando di tirarla fuori d'impulso. Le sue dita avevano sfiorato qualcosa di molliccio  vischioso. 
-Pensa, Mag! Siamo tutti con te!
La incoraggiò Edmund. La ragazza fece un lungo respiro e toccò nuovamente la creatura, stavolta più a lungo. Era molliccia e appiccicosa, e aveva quelle che sembravano quattro gambette, anch'esse mollicce e appiccicose. Gemette dallo schifo ma non ritrasse la mano. Improvvisamente, la cosa schizzò via e sbatté alle pareti della scatola. Margaret urlò, gli altri sussultarono. Facendosi forza e mordendosi il labbro, la ragazza cercò nuovamente la creatura con le mani. Iniziò a prendere confidenza sfiorando quella che sembrava una testa. Non riuscì a trovare gli occhi, ma pensò di essere riuscita ad avere un'idea della forma. Finalmente estrasse la mano, e guardò sconsolata la punta delle dita umide. Prese un fazzolettino dalla tasca e le pulì. Frannie e Edmund la guardavano con aria interrogativa e lei annuì, anche se in realtà non era affatto sicura. Si ritirò anche lei in un angolino a pensare, mentre Lee infilava la mano nella scatola, piagnucolando come un bambino.
Margaret rifletté sulle sue scarse conoscenze sulle creature magiche e sospirò. Essendo nata babbana era svantaggiata rispetto agli altri due, ma si sforzò di pensare alle lezioni di cura delle creature magiche. Conoscendo Fred e George doveva trattarsi di un animale strambo e ripugnante. Per un attimo si chiese se davvero voleva sapere di cosa si trattasse, per poi farsi forza e passare in rassegna tutti gli animali che più aveva odiato studiare nel corso degli anni. Certamente non sarebbe potuto essere uno schiopodo, o non avrebbe più la mano da un pezzo. Sospirò. Proprio mentre un'idea iniziava a balenarle in testa, Lee tolse la mano dalla scatola. Aveva finito. 
-Allora? 
Chiese Aladdin a nome di tutti. Margaret guardò spaesata Frannie e Edmund, che le risposero con un'occhiata rassicurante. 
-Per me è un bundimum1.
Azzardò Katie. I presenti fecero una smorfia.
"Bundimum? Che cavolo è un bundimum?" 
Pensò Margaret, cercando di far mente locale. Visto che lei non rispondeva, parlò anche Lee.
-È senza dubbio un murtlap.
-Un murtlap ci avrebbe morsi.
Rispose Katie in tono saccente. Margaret aveva l'espressione sempre più confusa. 
"Che cavolo è un murtlap???"
Pensò, cercando di trovare una risposta in fretta. E poi, l'idea. Fred e George avrebbero davvero cercato la creatura più strana e ripugnante? O avrebbero fatto qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato?
-È un rospo.
Rispose Margaret, secca.
-Un rospo?
Esclamò Lee ridacchiando, per sfotterla. Lei lo guardò con astio. Katie invece fece un bel respiro. 
-Ok. Un bundimum, un murtlap o un rospo. Ci siamo.
Tirò fuori la bacchetta.
-Diffindo.
Mormorò, e il cartone si strappò. Doveva avere su di sé un incantesimo silenziatore che strappandolo si ruppe, perché udirono un forte gracidio. Quando un grosso rospo saltò fuori dalla scatola, Margaret già sorrideva.
-Sì!
Esclamò Frannie, correndo a darle il cinque.
-Abbiamo vinto!
Edmund si era alzato ed era corso ad abbracciarla, sollevandola di peso.
-Siamo i migliori!
Gridò Frannie verso gli avversari, che borbottavano obiezioni poco convinte. Edmund agitò una bottiglia di burrobirra e la stappò come uno spumante, rovesciandola sulle compagne e poi sugli avversari, che ulularono con disappunto. Durante i festeggiamenti, improvvisamente, ci fu uno sbuffo blu e apparvero i gemelli Weasley, in carne e ossa, piegati in due dalle risate. Vedendoli, i presenti rimasero scioccati per un attimo. Poi Angelina, con un salto da gazzella, afferrò i due per le orecchie.
-Ahi!
-Ehi!
-Cosa. Cavolo. Vi. Salta. In. Mente. Ma. Che. Cavolo. Vi. Prende. Si. Può. Sapereeeeee???? Gridò, dando uno strattone a ogni parola. Finalmente, li lasciò andare. I due si massaggiarono l'orecchio dolorante.
-Che violenza, donna...
-...è questo il modo di fare gli auguri...
-...a due onesti studenti come noi?
E noi che volevamo solo fare qualcosa di diverso...
Aladdin scosse la testa
-Diverso?
-Barbarico, vorrai dire!
Aggiunse Katie.
-Laetitia è collassata dopo aver perso al burrobirrapong. Quei tre sono pieni di punture e Jordan per poco non sveniva dalla paura poco fa!
Intervenne Edmund.
-Io non stavo svenendo dalla paura.
Borbottò Jordan. 
Fred e George alzarono gli occhi al cielo. 
-Ecco. Per le punture. 
Esclamò George, porgendo a Frannie una confezione di plastica piena di crema gialla maleodorante. Si girò di spalle per spostare il top e se la applicò sul petto.
-Funziona!
Esclamò, vedendo le punture sparire. La porse ad Alicia, che la accettò con riluttanza.
-Perché mai qualcuno dovrebbe voler giocare con una macchina di tortura del genere? Chiese Aladdin, indignato, alludendo alle avversafreccette.
-Perché è divertente...
-...e la gente ama il rischio!
Gli altri scossero la testa.
-Ma ora bando alle ciance! Fratello...
Esclamò uno.
-Ai tuoi ordini!
Seguì l'altro, che tirò fuori una bottiglia di assenzio luccicante, porgendola verso i tre Serpeverde. -A voi, fortunati vincitori...
-...siamo lieti di consegnare...
-LA COPPA TREMANICI!
Conclusero in coro. Edmund la afferrò mostrandola alle altre, fiero. Frannie la guardava in estasi, mentre Edmund e Margaret si scambiarono il bacio della vittoria. Angelina Johnson sbuffò.
-È stato uno spasso vedervi ragazzi, grazie.
Disse George, passando il braccio sulle spalle di Lee.
-Sì, un vero spasso. 
Mugugnò il ragazzo. 
Il malumore degli sconfitti passò quando i gemelli tirarono fuori la torta di Molly, una grande crostata alla crema pasticcera e frutta fresca a forma di W. La spazzolarono in pochi minuti e riuscirono a somministrarne un po' anche a Laetitia, che si stava riprendendo. Quando la ebbero finita, fu la volta dei regali.
-Anche se non ve lo meritate.
Borbottò Lee, porgendo loro un pacco di medie dimensioni. I ragazzi sorrisero malefici.
-Ma tu lo sai che ti amiamo, Lee.
Disse George, mentre Fred afferrava il pacco e lo scartava in malo modo. Rivelò una piccola scatola di latta con una fessura all'estremità, viola con una grossa W dorata sul coperchio.
-È una cassa di risparmio. Permette di infilarci soldi, ma non di toglierne sinché non se ne sono raggiunti abbastanza per ottenere il proprio obiettivo. Sarà più facile aprire il negozio, così.
Fred la mosse e sentì che qualcosa tintinnava.
-Ci sono due falci. Mi sembrava brutto darla vuota. Ci avrei messo un galeone, ma non lo avevo.
-Lee! Lee... 
Disse George.
-Se mai parlassimo male di te un'altra volta...
Continuò Fred
-Saprei che siete tornati normali!
Concluse l'amico ridendo, e i due lo abbracciarono.
Questo è da parte nostra.
Disse Aladdin, alludendo a sé e alle tre Grifondoro. Consegnò loro un pacco ben più grande, con sulla carta il logo di Accessori di Prima qualità per il Quidditch. I loro occhi brillarono. Scartandolo trovarono un bauletto che aperto rivelò due mazze brillanti e nuove di zecca. Fred ne soppesò una con la mano destra.
-È perfetta.
Mormorò.
Margaret poi prese la borsa di Laetitia, che guardava ora i presenti con aria sbattuta e aveva le palpebre pesanti, e tirò fuori il suo regalo: un quadernino rilegato in pelle a quadri grandi.
-Credo sia per tenere i conti. Ma penso dovrete chiederglielo domani per sicurezza.
Disse Margaret, titubante. George lo accettò con un sorriso e lo infilò nella cartella insieme agli altri.
-E infine, eccoci qui!
Disse Edmund, porgendo l'ultimo regalo.
-Ah, le nostre serpi preferite!
Era molto facile capire il contenuto di quell'ultimo pacco, infatti aveva la forma di una bottiglia. George la scartò avidamente.
-Whisky incendiario.
Disse al fratello.
-Questo non è whisky incendiario qualunque.
Fece notare Edmund.
-È invecchiato di diciassette anni. È del 1978, come voi.
I gemelli sorrisero.
-Lo terremo per una grande occasione. Grazie.
Disse Fred, toccato. Prima che potesse aggiungere altro, Angelina gli sfiorò il braccio.
-Ti devo parlare.
Disse, burbera. Lui deglutì e si allontanò.
-Che avrà fatto questa volta?
Sussurrò Lee a George.
-Non ne ho idea amico.
Rispose l'altro, alzando le spalle. Non era raro che Fred e Angelina litigassero, il carattere esuberante di lui cozzava spesso contro quello rigido di lei. Non si capiva se stessero insieme o no, probabilmente non lo sapevano neanche loro, ma qualcosa sotto c'era. Qualche minuto e qualche teoria dopo, videro che lei gli metteva al polso un braccialetto e gli dava un bacio sulle labbra. George sorrise.
-Che latin lover.
Borbottò, scuotendo la testa.
-Beh ragazzi,
Esclamò Fred avvicinandosi sorridendo,
-La festa è finita e il coprifuoco è passato da un pezzo! Aria!
Disse, spingendoli fuori quasi di peso.
-Sei una persona orribile!
Provò a protestare Alicia, che sosteneva Laetitia per le spalle, ma lui non rispose e si chiuse dentro con Angelina.
-Beh, immagino sia arrivato il momento della nanna!
Esclamò George, alzando gli occhi al cielo.
-Dai qua, ci penso io.
Disse Lee ad Alicia, che gli passò Laetitia.
-La portate voi? 
Chiese Edmund, preoccupato. Lee annuì. Il castello ora era deserto.
- Ok, facciamo piano.
Sussurrò Margaret, iniziando ad avviarsi, coi due compagni dietro. 
-E così siamo campioni tremanici?
Chiese Edmund sorridendo, sfiorando la bottiglia vinta con le dita.
-Oh sì. Onore e gloria ci aspettano.
Sussurrò Margaret con un sorriso.
-E abbiamo la coppa più bella dell'originale!
Precisò Frannie, già pregustando la bevanda sulla lingua. Percorsero la strada con molta calma, facendo più piano possibile. E fu un bene, perché se fossero già stati nei sotterranei probabilmente non avrebbero sentito.
-Maledetti!
-Ce la pagherete!
Urla e schiamazzi così forti da scuotere le mura attraversarono il castello da cima a fondo. Margaret e Frannie si guardarono spaesate. Edmund ghignò.
-Devono essere entrati in stanza. Avranno trovato i letti colorati in modo un po' diverso...
Mormorò il ragazzo. Le altre due si ricordarono del suo scherzo e ridacchiarono. Quella notte si addormentarono tutti e tre con un sorriso beffardo sul volto.
 
 
 
1: Il bundimum somiglia a una macchia di funghi verdi con gli occhi e zampette lunghe.
2: Somiglia a un roditore, ha un’appendice viscosa simile a un anemone di mare sulla schiena. 
 
Note autrice
Giornata movimentata, eh?
Quanti scherzi! Qual è stato il vostro preferito?
Alla fine l'ha vinta Tony la partita a scacchi. Frannie lo farà presente a Mag per l'eternità. 
(Abbiamo dovuto sorteggiare perché non sapevamo chi far vincere XD)
Questo capitolo, poveri studenti di Durmstrang a parte, è stato decisamente allegro.
Non vi abituate, vi assicuro che non durerà.
 
 
ATTENZIONE! Domenica, in occasione della Festa della Mamma, pubblicheremo dei post interessanti su la mia pagina e su instagram 

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Capitolo 18
*** La patente e oscuri presagi ***


XVI

LA P
ATENTE E OSCURI PRESAGI



 
 
Mag e Frannie uscirono insieme dalla Sala Comune lasciando Edmund alle prese con una specie di tema per Cura delle Creature Magiche. A dire il vero il compito consisteva nel riempire una tabella sulle abitudini degli Schiopodi Sparacoda, ma si era rivelato più arduo del previsto.
Dalle ampie finestre della Sala d’Ingresso filtrava un sole caldo, quasi estivo. La fine di aprile aveva definitivamente spalancato le porte alla primavera, che quell’anno era arrivata in anticipo portando con sé la voglia di passare più tempo possibile all’aperto e in compagnia. Quel pomeriggio si erano accordati con Dimitar e Yvonne per una merenda in riva al lago, così le due Serpeverde si erano offerte per andare nelle cucine alla ricerca di qualcosa da offrire agli amici.
“Speriamo che non ci mettano troppo, Tony ci aspetta al solito posto fra un quarto d’ora” disse Frannie camminando velocemente.
“Di solito non ci vuole molto” ribatté Mag, poi continuò abbassando la voce. “Speriamo di non incontrare l’elfo pazzo”
Arrivarono ben presto davanti al quadro raffigurante la coppa di frutta. Mag si fece avanti e aprì il passaggio facendo solletico alla pera, la quale emise qualche versetto divertito prima di trasformarsi nella maniglia della porta che conduceva alle cucine. Non appena entrarono, lo sguardo di una cinquantina di occhi si puntò su di loro.
“Ciao” salutò Frannie alzando la mano, impacciata.
Ormai alcuni elfi conoscevano sia lei sia Mag, dal momento che in sei anni alle due ragazze era capitato spesso di fare irruzione nelle cucine per arraffare qualche dolcetto per uno spuntino o per qualche festa. Ad andare loro incontro fu un l’elfo che Mag aveva conosciuto qualche mese prima; la ragazza cercò di rimanere impassibile, anche se dentro di lei sentì precipitare qualcosa: si prospettava un lungo quarto d’ora.
“Margaret Rosander, signora!” squittì felice andando verso di lei.
Mag sentì Frannie soffocare una risata. Non poté biasimarla, dal momento che l’elfo era vestito nella maniera più improbabile che avesse mai visto: in testa aveva quello che inequivocabilmente era il coperchio di una teiera a cuoricini blu; al collo portava una cravatta giallina con stampati sopra dei cavalli. Non portava né magliette né camicie. A coprirgli le corte gambette da elfo c’erano dei bermuda che sembravano esser stati rubati ad un pescatore; gli stavano decisamente larghi e li aveva sapientemente assicurati alla vita con uno spago da cucina. Portava anche dei calzini spaiati, uno più orrendo dell’altro.
“…Ciao Dobby” disse Mag sorridendogli cordialmente. Gli occhi dell’Elfo si riempirono di lacrime.
“Margaret Rosander ricorda il mio nome, signora! Pochi si ricordano di Dobby, signora!” disse commosso.
“Ma io ti conosco!” disse Frannie prima che Mag riuscisse a proferir parola.
Dobby la guardò con attenzione, poi si illuminò.
“Frannie Firwood! Sei la vicina del mio ex p…” il volto dell’elfo di contorse in una smorfia che era a metà fra la sofferenza e il disgusto “…p…padrone”
“Sì infatti, ci siamo visti qualche volta” disse Frannie leggermente imbarazzata: i Malfoy le avevano raccontato la vicenda che aveva portato al “licenziamento” di Dobby, anni prima e sapeva che la famiglia non aveva detto tutta la verità in merito, per cui non sapeva bene come porsi con l’elfo. Vedendo che l’elfo stava per scoppiare a piangere, Mag si fece avanti e prese di nuovo parola.
“Senti, Dobby, avete qualche dolce e qualche salatino da darci? Io e Frannie volevamo fare merenda con alcuni amici” disse guardandosi intorno con aria circospetta.
L’elfo sembrò riprendersi immediatamente e annuì vigorosamente. Si voltò verso i suoi colleghi, alcuni dei quali si erano avvicinati incuriositi, e chiese a uno di loro se erano avanzati un po’ di pancake della mattina.
“Possiamo farne altri! Cosa desiderate?” disse un’elfa piuttosto bassa e grassoccia.
Mag e Frannie fecero il loro abbondante ordine. Avevano piuttosto fame.
“Gradite del succo o del tè mentre aspettate?” chiese Dobby saltellando intorno alle due ragazze mentre raggiungevano l’unico tavolo vuoto per aspettare.
“Sì, grazie!” disse Mag sorridendo. Un rifiuto lo avrebbe offeso.
In un lampo una quindicina di elfi fu da loro sventolando altrettante tazze di tè. Ormai erano abituate a questo trattamento esageratamente ossequioso, Frannie più di Mag, ma anche quest’ultima ormai non si stupiva più di tanto.
Mentre aspettavano si misero a parlare dei loro programmi per il resto del week-end. Avevano un po’ da studiare, ma dopo i GUFO dell’anno precedente avevano imparato a gestire meglio il loro tempo, soprattutto Mag – Frannie non si era mai fatta sopraffare più di tanto dall’ansia per lo studio.
Mentre parlavano, la loro attenzione fu catturata da un suono sommesso che veniva da un angolo della cucina. Si guardarono intorno e notarono che accanto a uno dei tre caminetti della sala, accasciata su una sedia, c’era un’elfa che teneva in mano una bottiglia di Whiskey Incendiario. Non era vestita come gli altri elfi, con la veste di lino, ma con abiti da strega: doveva essere stata liberata da qualcuno, oppure non trovava lavoro. Vedendo che la piccola elfa stava attirando l’attenzione delle due ragazze, alcuni elfi si misero davanti a lei per nasconderla.
“Voi dovete perdonare” disse uno “lei essere vergogna per noi”
Mag e Frannie si scambiarono uno sguardo un po’ disorientate e, sforzandosi di guardare altrove, ripresero a parlare dai fatti loro.
“Non vorrei sbagliare, ma mi sembra di averla già vista da qualche parte!” disse Mag a un certo punto, quando anche l’argomento “quanto sono perfetti Edmund e Tony” fu esaurito.
“Dici fuori da Hogwarts?” chiese Frannie prendendo un altro biscotto allo zenzero da un piattino.
“Sì, ma non ricordo dove. Fino ad ora di elfi domestici ne ho visti solo a casa tua” disse Mag pensierosa.
“Magari a Diagon Alley, a volte vanno a fare le commissioni per conto dei padroni” azzardò Frannie.
“Non lo so, non mi sembra” rispose Mag.
Rimasero in silenzio qualche istante, poi Mag guardò l’ora dal suo orologio nuovo.
“Tra cinque minuti gli altri arrivano” borbottò guardando verso gli elfi indaffarati per cercare di capire a che punto fossero.
Frannie si alzò e andò a chiedere agli elfi quanto tempo ci voleva ancora. Purtroppo Dobby aveva fatto perder loro un po’ di tempo decantando la magnanimità di Silente, quindi sarebbero arrivate in ritardo. Poco male, alla fine gli altri si sarebbero fatti compagnia a vicenda.
Vedendo che le due cominciavano a guardarli con impazienza, gli elfi mandarono Dobby a far loro le scuse.
“Margaret Rosander, signora” squittì l’elfo sbarrando gli occhi “le torte saranno pronte fra dieci minuti, chiediamo perdono”
Fece un inchino così profondo che le sue orecchie da pipistrello andarono a toccare il pavimento.
“Non fa niente” disse Mag sorridendo “Senti, mi sapresti dire chi è quell’Elfa laggiù?” aggiunse indicando il punto dove la creaturina se ne stava ancora a singhiozzare.
“Lei è Winky, signorina” disse Dobby abbassando la voce e guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto “è stata licenziata otto mesi fa”
“E da chi?” chiese Frannie incuriosita. Sapeva che la maggior parte dei maghi benestanti possedeva almeno un elfo domestico, forse l’ex padrone era fra le conoscenze dei suoi genitori.
“Dal signor Bertemius Crouch, signorina Firwood, signora” disse Dobby.
“E perché?” chiese Mag incuriosita.
A quel punto si sentì un grido e un forte rumore provenire dal fondo della sala.
“Voi no saprete segreti del mio – hic – padrone – hic” gridò Winky dirigendosi a grandi passi (decisamente ridotti per le sue gambette corte) verso il gruppo.
Aveva lasciato cadere – o meglio, buttato – a terra la bottiglia di whiskey facendola andare in mille pezzi. Frannie pensò che fosse un grande spreco, Mag invece pensò che stesse per uccidere lei e Frannie e si spaventò un po’. Fortunatamente Dobby si pose fra le due ragazze e l’elfa arrabbiata.
“Voi deve scusarla” squittì “Winky non ha ancora superato licenziamento”
Alla parola “licenziamento”, Winky si buttò per terra e iniziò a singhiozzare.
“Il mio povero signor Crouch, che cosa farà senza Winky? Ha bisogno di me – hic – ha bisogno del mio aiuto! Io ha curato i Crouch per tutta la vita, e mia madre l’ha fatto prima di me, e la mia nonna – hic – prima di lei… oh, che cosa direbbe loro due se sapesse che Winky è stata vestita? Oh, che vergogna, che vergogna!” ululò affondando il naso nelle pieghe della gonna.
Mag e Frannie si guardarono senza sapere cosa fare o dire. Non si aspettavano una scenata del genere. Mentre Dobby cercava di calmare l’elfa, Mag si sporse verso Frannie tenendo gli occhi puntati sulla scena.
“Ho detto qualcosa che non dovevo?!” chiese sapendo già la risposta, infatti Frannie scosse la testa, turbata quando lei.
“…E io custodiva suoi segreti… Povero padrone, come farà senza di me?” continuò Winky prendendo a pugni il pavimento.
“Quando è stata l’ultima volta che si è visto il signor Crouch?!” chiese Frannie a Mag guardando la scena orripilata. Sentendo il nome del padrone l’elfa abbassò la voce e si mise in ascolto.
“…Non lo so, forse dall’ultima prova?” disse Mag alzando le spalle “Ultimamente si vede solo Percy al suo posto”
“Ecco, lui sta male e ha bisogno di Winky” singhiozzò di nuovo “E non viene a Hogwarts perché sta male”
“Perché non si danno una mossa?” sibilò Frannie guardando gli elfi indaffarati mentre nuovi ululati di pianto riempivano la sala. A un certo punto giunsero altri Elfi in aiuto di Dobby. Trascinarono Winky nel suo angolino e le misero una coperta sulle spalle. Tre di loro si misero davanti a lei per evitare che le due ragazze la guardassero ancora.
“Voi deve scusare” disse uno di loro guardandole mortificato “Winky è elfa cattiva e ci vergogniamo”
“Non preoccupatevi” disse Mag sforzandosi di sorridere e alzandosi in piedi un po’ impacciata “…Avete quasi finito? Serve una mano?”
L’elfo prese l’offerta di aiuto di Mag come un insulto, una pugnalata dritta al cuore. Era così oltraggiato che per lo shock fece cadere la teglia dove si trovava la torta alla crema che le due ragazze avrebbero dovuto portare al pic-nic. Frannie alzò gli occhi al cielo e le intimò di tornare a sedersi.
“Non ci puoi fare niente, sono così” disse iniziando a sbattere il piede contro il pavimento, innervosita “Che ore sono?”
“Siamo in ritardo di dieci minuti” gemette Mag guardando di nuovo l’orologio.
Intanto gli elfi avevano iniziato a riempire un cestino, ma erano ancora in alto mare. Mag iniziò a pensare che forse avrebbero dovuto andare prima.
Frannie rovistò per un attimo nella sua cartella ed estrasse lo specchietto magico.
“Avverto Edmund” annunciò.
“Buona idea!” approvò Mag.

 
*

Edmund terminò il suo compito cinque minuti prima dell’appuntamento. Fece un salto nel dormitorio per indossare una maglietta decente e per prendere qualche Cioccorana e una bottiglia di Burrobirra da offrire agli amici.
Una volta raggiunto il cortile vide che stava arrivando anche Tony, così lo aspettò per fare la strada insieme a lui.
“Le ragazze dove sono?” chiese il Tassorosso guardandosi intorno.
“Sono andate nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare. Forse ci stanno già aspettando al lago” disse Edmund con un’alzata di spalle.
Percorsero insieme il sentiero che portava alle rive del lago. Una volta arrivati notarono che le due non erano ancora arrivate, e nemmeno Yvonne e Dimitar.
“Arriveranno a momenti” disse Edmund.
Si sedettero sotto al faggio dove si ritrovavano di solito ed evocarono una tovaglia da pic-nic. Edmund tirò fuori dalla cartella le Cioccorane e la bottiglia, mentre Tony mise sulla tovaglia una manciata di Bolle Bollenti.
Passato poco più di un minuto, iniziarono a guardarsi intorno leggermente imbarazzati. Raramente si erano trovati da soli loro due, per cui non sapevano di cosa parlare.
"Di solito non sono in ritardo..." disse Edmund contrito.
"No, infatti" convenne Tony "Magari c'erano altri studenti nelle cucine"
Edmund annuì tranquillo e iniziò a strappare qualche ciuffo d’erba, per far passare il tempo.
"Senti, volevo dirti una cosa" disse Tony a un certo punto, distogliendo lo sguardo dalla superficie del lago, increspata da una leggera brezza primaverile.
"…So che ormai è passato quasi un mese, ma volevo scusarmi per come è andata la partita a scacchi. È stato imbarazzante per me"
Edmund si chiese se stesse alludendo al comportamento di Frannie (e di Mag). Non pensava che Tony fosse un ragazzo onesto fino a quel punto. Si chiese anche se non fosse il caso di scusarsi per Mag, ma alla fine Tony non lo aveva fatto per la sua ragazza, aveva solo chiesto scusa in generale. Aveva detestato sia Frannie sia Mag quel giorno, ma adesso, ogni volta che ci pensava, gli veniva da ridere pensando a quante energie avevano speso per fare il tifo per lui e per Tony. Soprattutto per Mag, poi, l’arrabbiatura si era trasformata in tenerezza.
"Non c'è problema" disse cercando di sorridere all'amico "Anche per me lo è stato, ma almeno tu puoi dire di aver vinto"
"A un certo punto ho temuto che si sfidassero a duello” borbottò Tony portandosi una mano al volto.
"Anche io" disse Edmund ridacchiando "Quando discutono fra di loro sanno essere davvero due piaghe, ne so qualcosa"
“…La prossima partita la facciamo senza di loro" borbottò Tony lanciando un sasso nel lago.
"Sono assolutamente d'accordo" esclamò Edmund. Anche lui aveva pensato alla stessa cosa, ma non aveva ancora avuto l'occasione per esternare questa idea.
"…Se non fosse che potrebbero arrivare da un momento all'altro, ti chiederei di metterci a giocare adesso" aggiunse con leggerezza.
Tony si guardò intorno. Di Frannie e Mag non c'era traccia, nemmeno dei due studenti stranieri, ma loro non sarebbero stati un problema, bastava dir loro di non fiatare. Quel giorno c'era qualche ragazzino del secondo e del terzo anno a fare chiasso, nessun occhio indiscreto.
"Ci sto" disse tornando a guardare il compagno Serpeverde “Giochiamocela adesso!”
Edmund lo guardò incuriosito. Forse non aveva capito bene.
"Cosa vorrest...?" chiese prima che Tony lo interrompesse.
"Una partita veloce, facciamo due minuti a mossa, se arrivano interrompiamo e riprendiamo in un altro momento, tanto le pedine si ricordano le posizioni per qualche giorno. Puoi Appellare la scacchiera da qui?"
"Io..." disse Edmund titubante.
Non era preparato a una proposta del genere, ma non gli dispiaceva l’idea di giocare con calma senza troppi scocciatori. Si guardò intorno con aria circospetta. Proprio in quel momento sentì una voce soffocata provenire dalla sua tasca.
Ed!”
Il ragazzo rovistò nella tasca dei jeans e ne estrasse il suo specchietto.
“Fran, dove cavolo siete?” chiese alla ragazza.
“Ancora nelle cucine” disse la ragazza alzando gli occhi al cielo “non hanno ancora finito di prepararci da mangiare”
“Tra quanto arriverete?” chiese candidamente Edmund.
“Spero non più di mezzora” disse Frannie con la voce un po’ più alta, sperando che gli elfi la sentissero e si velocizzassero.
“Va bene, noi siamo qui e vi aspettiamo” rispose Edmund
“Ok, a dopo” disse la ragazza “Salutami Tony”
Quando il volto di Frannie scomparve dallo specchio, Edmund sollevò il viso con un sorriso sornione.
“Sono in ritardo di venti minuti o giù di lì” disse a Tony, che a sua volta stava sorridendo.
"Non lo diremo a loro? Comunque vadano le cose? Ho la tua parola?" disse Edmund guardando l'amico negli occhi. Tony sostenne lo sguardo con tranquillità e allungò la mano.
"Se vinco, Frannie non lo saprà, e ovviamente nemmeno se perdo" disse sorridendo.
La prima cosa che Edmund pensò fu: "Se vinco io col cavolo che non lo dirò a Mag", ma si pentì subito, pensando di essersi portato sfortuna da solo ancora prima di iniziare.
"Nemmeno Mag saprà qualcosa della partita" disse con aria solenne.
Mentalmente corresse il suo primo pensiero: "Ammesso che io vinca, glielo dirò dopo gli esami". Gli sembrava un giusto compromesso con la Sorte.
Si strinsero la mano.
"…Ho già la scacchiera, mi ero dimenticato di toglierla dalla cartella" disse Edmund estraendo un quadratino nero dalla cartella. Lo toccò con la bacchetta, sussurrò un incantesimo e il quadratino riacquistò le sue dimensioni normali.
In quel momento arrivarono Dimitar e Yvonne. Li salutarono mentre sistemavano le pedine.
“Cosa fate?” chiese Yvonne sedendosi accanto a Edmund, interessata.
Spiegarono la situazione e fecero promettere di non dirlo a nessuno.
“Pensate di farscela in vonti minuti?” chiese Yvonne.
“Ce li faremo bastare” disse Edmund muovendo la prima pedina. 
“Siete strani” disse Dimitar osservandoli mentre iniziavano a giocare.
“Tu non c’eri quando abbiamo giocato la prima volta” disse Tony spostando la sua torre, dopo averci pensato un po’ su.
“Fleur dice che lo studonte più bravo a scacchi è quel ragazzo che ha salvato la vita a sua sorella” disse Yvonne stendendosi sul prato per osservare meglio le nuvole.
“Non ha salvato vita a quella bambina, non la avrebbero fatta affogare” disse Dimitar vedendo che Edmund e Tony erano troppo concentrati per rispondere.
“Fleur ne è convinta” rispose la ragazza di Beauxbatons “In effetti l’ho sempre trovata un po’ ridicule
“Come Krum” borbottò Dimitar.
I due iniziarono a parlare male dei rispettivi campioni per conto loro mentre le pedine di Tony e Edmund si scontravano sulla scacchiera. Il ritmo del gioco era serrato, presto ci sarebbe stato un vincitore.
Nell’aria frizzante del parco aleggiava ancora la parola “Scacco matto” quando Mag e Frannie arrivarono tutte trafelate, precedute dal cestino di vimini finalmente pieno di dolci, salatini e bevande che Mag stava facendo levitare.
“Eccoci!” disse Frannie buttandosi per terra, accanto a Tony. Gli diede un bacio.
“Non metterò mai più piede nelle cucine” disse Mag con rabbia, sedendosi fra Yvonne e Edmund.
Frannie notò che i quattro stavano guardando lei e Mag con un’espressione indecifrabile. Edmund aveva le mani dietro alla schiena. Sembrava un bambino che ha appena rubato la marmellata dall’armadietto più alto ed è stato beccato.
“…Che succede?” chiese Mag. Anche lei aveva notato quella strana tensione che si era creata al loro arrivo.
“Niente, vi stavamo aspettando” disse Edmund con un’alzata di spalle, attento a non guardare nessuno dei suoi compagni.
“Cosa afete portato?” chiese Dimitar con noncuranza prendendo il cestino.
“Oh, di tutto!” disse Mag con un sorriso mentre i due amici stranieri tiravano fuori dal cestino tutti i dolci e i salatini di pasta sfoglia che gli elfi avevano cucinato per loro.
Brindarono con i bicchieri pieni di Burrobirra e finalmente poterono dare inizio al loro pic-nic.
“Allora, come state?” chiese Mag dopo aver mangiato due tortine di frutta di seguito.
“Molto bene” disse Dimitar guardando Yvonne di sottecchi.
Yvonne lo guardò a sua volta ma distolse subito lo sguardo. Frannie notò subito quello scambio e si chiese se fra i due fosse successo qualcosa in quei mesi.
“Hogwarts est magnifica in primavera” disse la ragazza gesticolando. Sembrava che non riuscisse a esprimere sufficientemente il suo pensiero.
“Io penso che Hogwarts sia sempre bellissima” disse Mag con aria sognante “Però la primavera la rende ancora più speciale”
“Ta noi sempre neve e freddo” borbottò Dimitar.
“Che brutto” disse Frannie “Odio il freddo”
“A Beauxbatons adesso è già estate” disse la ragazza “Vorrei che avessero scelto la mia scuola per il Torneo”
“Però così non ci saremmo conosciuti” disse Mag “Noi non saremmo potuti venire”
Inaspettatamente Dimitar sollevò il suo bicchiere e, arrossendo lievemente, prese parola.
“A Hogwarts, allora!” disse con grande fatica. Non doveva essere un tipo sentimentale.
“…Non pensava di afere accoglienza così da foi”
“Oh, Mit, mi fa piacere che lo pensi” disse Frannie dandogli un paio di pacche affettuose sulla spalla.
“Vuol dire che alla fine il Torneo a qualcosa è servito!” disse Tony con un sorriso fiero.
“E poi voi a Hogwarts siete molto più uniti di noi!” disse Yvonne dando una gomitata a Dimitar.
“Per Cedric in effetti lo siamo, per Potter un po’ meno, ma di solito non facciamo che bisticciare fra di noi” disse Mag con un gran sorriso.
“Non sembra” insistette la ragazza.
“Ah, dovresti vederci quando giochiamo a Quidditch” ridacchiò Edmund.
“Quando giochiamo a Quidditch noi qualcuno finisce con l’essere gravemente ferito” disse Dimitar con un’alzata di spalle.
“In che senso!? chiese Mag sbarrando gli occhi. Lei al massimo aveva assistito a qualche zuffa nei corridoi. 
“L’anno scorso un ragazzo mi ha fatto questo” disse tirandosi un po’ su la maglietta per scoprire un punto del fianco dove c’era una cicatrice ormai impallidita col tempo, ma che doveva essere stata una ferita piuttosto profonda.
I ragazzi di Hogwarts e Yvonne rimasero a bocca aperta, sconcertati.
“Mi trasferirei qui volentieri” borbottò Dimitar mettendo a posto la maglietta.
“Beh, saresti il benvenuto, davvero” disse Frannie.
Rimasero a parlare per un’altra oretta del più e del meno, di Quidditch e delle vacanze estive, degli esami finali di Mit e Yvonne e della Terza Prova. Erano davvero felici dell’amicizia che era nata fra di loro, li aveva arricchiti molto. Dopo qualche ora passata a chiacchierare tornarono al castello, appena in tempo per la cena.
 
*
 
“Agitata per domani?”
La voce di Aurora fece ridestare Mag dai suoi pensieri. La ragazza si accorse in quel momento che si stava rigirando la piuma tra le dita fissando il vuoto.
“Abbastanza” sospirò posando la piuma sulla pergamena “Durante l’ultima lezione mi sono Spaccata e una grossa ciocca di capelli è rimasta indietro”
Errori di quel genere non erano tollerati all’esame, bastava un mezzo sopracciglio rimasto indietro per la bocciatura, figurarsi una ciocca di capelli.
“Vedrai che andrà bene, devi solo svuotare la mente e pensare a dove devi andare, ci sei sempre riuscita a lezione!” rispose Aurora con un sorriso incoraggiante.
Mag avrebbe voluto lamentarsi ancora un po’ ma decise di tacere e continuare con gli esercizi di Incantesimi. Quel pomeriggio Edmund e Frannie avevano una riunione con gli altri Prefetti e i Caposcuola in vista dell’ultima prova del Torneo, così Aurora e Mag erano rimaste in Sala Grande a studiare e a bersi un tè insieme.
“Tu quando pensi di dare l’esame?” chiese Mag all’amica.
Aurora era nata a metà luglio, non poteva sostenere l’esame esattamente come Frannie, Tony e pochi altri del loro anno.
“Dovrebbe essere a fine luglio, mi accompagneranno le mie ziette” rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo “Dicono che ci tengono, mi dispiaceva dir loro che avrei preferito essere accompagnata da Phil”
“Probabilmente vogliono stare con te il più possibile, devi mancare molto a casa” disse Mag alzando le spalle.
“Già, è per questo che ho dovuto accettare” ridacchiò Aurora “L’altro giorno zia Fauna mi ha mandato una torta fatta con le sue mani, credo che abbia messo il sale al posto dello zucchero”
Mag scoppiò a ridere.
“Non ha ancora imparato?!” chiese scuotendo la testa.
Erano anni, praticamente da quando avevano iniziato Hogwarts, che Aurora riceveva dolci fatti in casa cucinati con tanto amore ma senza la minima competenza per farlo.
“Almeno adesso si ricorda di metterli in forno!” rispose Aurora scuotendo la testa ma sorridendo con affetto.
Rimasero a ridere per un po’ prima che venissero raggiunte da Philip. A quel punto Mag salutò i due amici e tornò in Sala Comune, dove Edmund la aspettava. Nella Sala d’Ingresso incontrò Frannie e Tony che stavano uscendo per farsi un giro prima del tramonto. Era una meravigliosa giornata di fine maggio, l’estate era alle porte.
A cena erano tutti quanti piuttosto contrariati. Jasmine, Mag e Edmund erano tesi per l’esame del giorno seguente, mentre Frannie, oltre al fatto che non avrebbe potuto sostenere l’esame, sarebbe stata a lezione da sola per tutta la mattinata. A Pozioni e ad Antiche Rune ci sarebbe stato Tony a farle compagnia, ma a Divinazione sarebbe stata da sola e avrebbe dovuto mettersi in coppia con qualche compagno noioso.
“A che ora finirete domani?” chiese tagliuzzando la sua fetta di brasato.
“Aladdin sarà il primo, noi invece saremo fra gli ultimi, ma da quanto ho capito avremo finito per l’ora di pranzo” disse prontamente Mag.
“Bene, almeno pranzeremo insieme!” disse Frannie illuminandosi “E almeno non vi perdete Trasfigurazione”
“Pensa che fortuna” borbottò Edmund aggredendo una patata arrosto con la forchetta.
“Già, potevano dare la giornata libera a tutti, non solo a voi” disse Frannie facendo finta di non aver notato il tono scorbutico di Edmund “Con Piton saremo in tre… soli…con Piton!”
“Sono così in ansia che farei cambio con te” disse Mag fissando il suo piatto ormai vuoto. Aveva mangiato molto poco quella sera.
“A saperlo prima avremmo potuto preparare la Pozione Polisucco” borbottò Frannie sconsolata “Comunque smettetela di lagnarvi! Andrete benissimo, ne sono certa”
Nessuno rispose a parte Jasmine.
“Grazie Fran” le disse stringendole affettuosamente il braccio.
Dopo cena Jasmine e Frannie raggiunsero i rispettivi innamorati ai loro tavoli e rimasero in giro con loro per un’oretta, mentre Mag e Edmund se ne tornarono in Sala Comune. Fra i due era difficile decretare chi fosse più agitato. Rimasero quasi tutta sera ad accarezzare il gatto di Mag, senza parlare molto, poi andarono a dormire più presto del solito. Quando erano entrambi tesi per qualcosa facevano fatica a sostenersi a vicenda.
L’indomani, al risveglio, Mag, Jasmine e Miles cercarono di non fare troppo rumore per non svegliare Frannie, la quale avrebbe avuto la prima ora libera. La ragazza borbottò nel sonno un in bocca al lupo generale e tornò a dormire. Quando uscirono dalla Sala Comune insieme a Edmund e Adrian trovarono Aladdin ad aspettarli davanti al passaggio.
“Non sapevo cosa fare e quindi ho camminato fino a qui” disse il ragazzo alzando le spalle.
Dopo una frugale colazione passata a parlare nervosamente del tempo, i ragazzi si alzarono e si diressero verso la Sala d’Ingresso, dove il professor Vitious e la McGranitt li attendevano per scortarli fino a Hogsmeade, dove erano attesi dagli esaminatori.
“I Prefetti si mettano all’inizio e alla fine della fila!” disse l’insegnante di Trasfigurazione ad alta voce “Andiamo! Corvonero e Tassorosso davanti, Serpeverde e Grifondoro dietro, in fretta!”
Edmund sfoderò la bacchetta con aria solenne e trascinò Mag in fondo alla fila, dove c’era già Angelina, Prefetto di Grifondoro. I due professori si misero a capo del gruppo e iniziarono a camminare. Fred e George rimasero indietro, intenzionati a infastidire i due amici Prefetti.
Arrivarono ben presto sulla via principale del villaggio. Videro che ad aspettarli non c’era solo Twycross, ma almeno una mezza dozzina di funzionari del Ministero. L’insegnante che li aveva preparati per l’esame in quei due mesi e mezzo si fece avanti e, quando tutti si furono zittiti, prese parola.
“Buongiorno a tutti” disse cercando di mettere un po’ di entusiasmo in quel che diceva, fallendo miseramente “L’esame si svolgerà nella seguente modalità: sarete chiamati in ordine alfabetico. Voi entrerete in questo cerchio, esattamente come abbiamo fatto a lezione” indicò il cerchio rosso davanti a lui.
“…Vi dovrete Smaterializzare dall’altra parte del villaggio, dove vi starà aspettando un membro della commissione d’esame. Quando avrà appurato che non vi siete Spaccati, vi darà il via per tornare qui. Se tutto va bene avrete la vostra patente, altrimenti, come vi ho già accennato a lezione, potrete sostenere di nuovo l’esame a partire dal 10 luglio presso il Ministero della Magia”
I ragazzi registrarono con attenzione le informazioni e annuirono.
“Prima dell’esame pratico vi faremo qualche domanda sulle norme di sicurezza vigenti nel Regno Unito. Avete ripassato sul dépliant che vi ho portato l’ultima volta?” chiese guardando i ragazzi con attenzione.
Mag vide Belle annuire vigorosamente. In un momento folle sperò che la ragazza non passasse l’esame, ma poi si pentì di averlo pensato: forse per quella cattiveria gratuita ci avrebbe rimesso lei. Sentì Edmund stringerle la mano per rassicurarla, gli sorrise debolmente.
“Molto bene!” si intromise una strega sulla quarantina che aveva parlottato a bassa voce con un collega fino a quel momento “Direi che possiamo iniziare! Ho qui l’elenco… Sì, Minerva?”
La professoressa McGranitt si era avvicinata con la sua solita aria severa e aveva espresso l’intenzione di dire due parole.
“Volevo sottolineare che questa non è una gita a Hogsmeade, quindi gli studenti possono aspettare il loro turno e che tutti abbiano finito seduti qui oppure all’interno dei Tre Manici di Scopa. Non potete gironzolare per il villaggio, come vi ho già ribadito più volte mentre venivamo qui. Due membri del Ministero veglieranno su di voi; se succede qualcosa verranno tolti punti alle Case. Confido che i Prefetti presenti si comportino in modo appropriato e sappiano persuadere i loro compagni a fare lo stesso. Sono stata informata che finirete tra circa tre ore. Sarete scortati nel castello dal professor Piton, che arriverà dopo la sua ultima lezione”
Mosse la bacchetta e comparvero una trentina di poltroncine, una per ciascun ragazzo.
“Prego, accomodatevi!” disse un mago piuttosto giovane tirando fuori un elenco “Dunque, Al-Saydy Aladdin è il primo!”
Aladdin scattò verso gli esaminatori dopo che ebbe ricevuto un bacio sulla guancia da Jasmine. Mentre si avvicinava, un’esaminatrice fece un giro su sé stessa e scomparve. Doveva aver raggiunto la postazione dall’altra parte di Hogsmeade. Tutti i ragazzi rimasero in silenzio e si sedettero per vedere la scena. Aladdin era molto teso.
“Molto bene, Al-Saydy” disse il mago che lo aveva chiamato “Prima di passare alla pratica, mi sai dire in quali condizioni è accettabile la Materializzazione in un luogo frequentato da Babbani?”
Aladdin ci pensò su per qualche istante e poi rispose. Era stato un argomento trattato a lezione.
“Bisogna trovare una strada completamente deserta e controllare che i Babbani siano lontani almeno cento metri” disse il ragazzo.
“Molto bene” disse l’esaminatore “E se hai il sospetto che un Babbano ti abbia visto?”
“Bisogna segnalarlo immediatamente al Quartier Generale degli Obliviatori, che indagheranno sulla questione” rispose prontamente Aladdin.
“Giusto! Bene, ora, se non ti dispiace, entra nel cerchio” 
Aladdin fece un respiro profondo, mosse qualche passo ed entrò nel cerchio. L’esaminatore si avvicinò, gli diede le coordinate della sua destinazione e si allontanò di qualche passo. Aladdin fece due respiri profondi, girò su sé stesso e scomparve nel nulla.
“Ce l’ha fatta!” disse Mag a bassa voce guardando il punto in cui era scomparso l’amico. Non c’era nessuna parte del suo corpo, non si era Spaccato.
“Speriamo che torni in fretta” borbottò Edmund, che non vedeva l’ora che arrivasse il suo turno per poter dire addio a quell’orribile sensazione di nausea che sentiva da quando si era svegliato.
Passarono alcuni minuti carichi di tensione, durante i quali tutti gli studenti rimasero in silenzio a osservare il punto in cui sarebbe dovuto riapparire Aladdin. Non sapevano, in caso di bocciatura, come sarebbero andate le cose, così, quando Aladdin riapparve, nessuno fu totalmente sollevato. Due esaminatori lo osservarono attentamente. Fortunatamente era ancora tutto intero. Il giovane esaminatore si fece avanti, gli strinse la mano e gli consegnò un tesserino. Aladdin ringraziò e tornò a sedersi accanto a Jasmine con un gran sorriso. Per lui il tormento era finito.
Quando chiamarono Jasmine la maggior parte dei ragazzi iniziò a distrarsi, senza più ascoltare le domande degli esaminatori.
Mag e Edmund rimasero in silenzio ad ascoltare i deliri dei gemelli. I due erano molto tesi perché ci tenevano molto a passare quell’esame, di conseguenza la loro stupidità era triplicata.
 
Intanto Frannie si era svegliata e aveva raggiunto da sola la Sala Grande, ormai quasi deserta. Tony era a lezione di Erbologia, così decise di aspettarlo nella Sala d’Ingresso per salutarlo velocemente prima di correre alla lezione di Divinazione.
Senza la stragrande maggioranza dei suoi compagni la lezione fu davvero noiosa. L’unico momento interessante fu quando fece inaspettatamente guadagnare quindici punti ai Serpeverde per aver predetto la morte di Harry Potter durante la terza prova.
“Magnifico, Firwood!” aveva pigolato la professoressa Cooman, quasi commossa “Quel povero ragazzo morirà davvero, sto cercando di avvertirlo da anni ormai! Brava, brava! Hai capito tutto e meriti un premio!”
In realtà Frannie si era trovata in difficoltà nell’interpretare la forma che avevano assunto le foglie di tè. A un certo punto le era sembrato di vedere una saetta e così le era balenata in mente l’immagine di Potter. Predire la morte a chi le veniva in mente era la normale routine, solo che di solito non otteneva più di cinque punti. Potter portava davvero fortuna.
Quando uscì dalla lezione aveva un sorriso a trentadue denti, sorriso che svanì non appena entrò con Tony nell’aula di pozioni e vide che con lei e Tony c’erano solo Windfall e Arianne Irons, una ragazza di Grifondoro con cui aveva parlato di rado.
Windfall si voltò, vide che era lei e tornò a fissare la cattedra, in attesa dell’arrivo di Piton. Arianne invece li salutò entrambi, un po’ intimidita.
“Ciao Arianne! …Ciao Alex” disse Tony cordialmente, vedendo che il ragazzo non salutava nemmeno lui.
“Ciao Tony” borbottò il Corvonero.
Frannie si sedette insieme a Tony nel banco davanti, dove di solito si sedevano Mag e Laets.
Piton non si fece attendere e appena suonò la campanella entrò nell’aula chiudendosi alle spalle la porta con il solito tonfo.
“Siete rimasti solo voi?” chiese squadrando i quattro studenti con aria schifata, come se avesse avuto davanti dei Vermicoli ammalati e non dei ragazzi.
“Sì” rispose Frannie.
“Molto bene” disse il professore sedendosi alla cattedra “Non ho intenzione di perdere un’ora di spiegazione, quindi faremo lezione normalmente e i vostri compagni si preoccuperanno di chiedervi gli appunti. Almeno siete uno per Casa”.
Frannie lottò contro sé stessa per non alzare gli occhi al cielo. Pozioni era una materia difficile, sperava che quel giorno il professore avrebbe evitato di spiegare come se niente fosse.
Gli studenti annuirono e presero dalla cartella le loro pergamene.
Piton appellò una fialetta dall’armadio dove si trovavano vari ingredienti. Il liquido all’interno sembrava semplice acqua. Si alzò e lo diede in mano a Tony.
“Fatelo passare fra di voi e ditemi di cosa si tratta” disse tornando a sedersi alla cattedra.
Tony aprì la fialetta e la portò al naso. Non aveva alcun odore. La passò a Frannie, che quando ebbe finito la passò ad Arianne, che era lì vicina. L’ultimo a esaminarla fu Alex.
“Sì, McMartian?” disse Piton pigramente vedendo che il ragazzo aveva alzato la mano.
“È possibile che si tratti di Veritaserum?” disse il ragazzo mostrando una certa titubanza, anche se era abbastanza convinto.
“Voi cosa dite?” chiese Piton guardando gli altri tre. 
I tre furono d’accordo con Tony, anche se il Corvonero non sembrava molto convinto, ma dato che Tony e Frannie erano più bravi di lui decise di affidarsi a loro.
“Bene, è Veritaserum” disse Piton con aria svogliata.
Sperava di poter dare qualche punto ai Serpeverde ma avrebbe dovuto darne anche ai Tassorosso, ai Grifondoro e ai Corvonero, per cui decise, per il momento, di non premiare nessuno di loro.
Passò la prima mezzora a dettare quasi quattro pagine di appunti sulle proprietà della pozione e sulla sua preparazione. Sembrava intenzionato a spiegare più che poteva, di solito non andava così tanto veloce. Era un argomento davvero difficile e richiedeva molta attenzione e molto tempo per essere preparata.
“…Questa pozione è illegale nel nostro Paese e in molti altri” aggiunse quando stava per concludere “nemmeno per i processi più importanti è consentita, dal momento che oltre a violare i diritti umani, può essere facilmente scambiata da infiltrati o contrastata da un grande potere. Fatto sta che tre gocce di questa farebbero rivelare a Voi-Sapete-Chi in persona tutti i suoi segreti”
Attese che i quattro finissero di scrivere tutto quel che aveva detto, poi passò a parlare dell’antidoto. Diede loro la restante mezzora per trovarne uno sufficientemente efficacie per contrastare gli effetti del Veritaserum.
Quando uscirono dalla lezione il professore assegnò loro – e ovviamente a tutti gli assenti – un tema di cinquanta centimetri sugli effetti e le problematiche etiche del Veritaserum.
Mag avrà un crollo di nervi quando glielo dirò” pensò Frannie mentre riponeva nella cartella la piuma e la pergamena.
“Il solito stronzo” borbottò a Tony una volta usciti dall’aula dei sotterranei.
“Non ci prova neanche per scherzo a essere un buon insegnante” disse il ragazzo prendendola per mano “Poteva evitare di darci anche il tema”
“Almeno noi siamo po’ avvantaggiati” disse Frannie mentre si dirigevano verso l’aula di Antiche Rune, per l’ultima lezione della mattinata.
Fortunatamente la professoressa Babbling fu molto più comprensiva di Piton e lasciò ai presenti tutta l’ora per portarsi avanti con la versione che avrebbero dovuto consegnare la lezione successiva. Li lasciò persino lavorare in gruppo.
“Chissà come stanno andando gli esami” disse a un certo punto Aurora, che si era messa in banco con Frannie e Tony.
“Chissà se…” sussurrò Frannie cercando qualcosa nella tasca della divisa.
Ne estrasse il suo specchietto magico. Si guardò intorno e ringraziò che il resto dei compagni avesse iniziato a chiacchierare, così il leggero mormorio che c’era in classe l’avrebbe coperta.
Mag, Edmund!” chiamò tenendo la voce bassa. Le due parti rimasero entrambe nere. Provò a chiamare di nuovo e vide che da una parte qualcosa si stava muovendo. Apparve il volto Mag.
“Hey!” disse la ragazza quando vide Frannie.
“Come sta andando? Ed è lì con te?”
“Lo hanno appena chiamato” disse Mag “gli stanno facendo le domande di teoria”
“Speriamo che ce la faccia!” disse Frannie vedendo una certa preoccupazione negli occhi dell’amica, che non faceva che continuare a guardare davanti a sé.
“…Come stanno andando gli altri?” chiese Tony avvicinandosi a Frannie, per farsi vedere.
“Abbastanza bene” disse Mag “Laets, Aladdin e Jas promossi! Per adesso hanno bocciato solo Miles, Rickett e Sloper”
“Mi spiace per Rickett” borbottò Tony, compagno di Casa di quel ragazzo.
“Scommetto che Miles sta piangendo” disse Frannie contrita.
“Sì, ed è quello che farò anche io se mi bocciano” disse Mag facendo una smorfia.
“Ma smettila” disse Frannie sbuffando.
“…Come sono andate le lezioni fino ad ora?” chiese Mag cercando di cambiare argomento.
“Una noia mortale” disse Frannie “E Piton ha spiegato e ha assegnato un compito”
“Che cosa?!” esclamò Mag “Oh no!”
“Già, ti dirò più tardi, intanto ringraziami perché ho preso degli appunti magnifici”
“Grazie Frannie” cantilenò Mag alzando gli occhi al cielo ma sorridendo.
“Quanti ne mancano ancora?” chiese Tony.
“Siamo ancora una quindicina, ma fanno abbastanza in fretta!” rispose la ragazza. Guardò davanti a sé e il suo sguardo si illuminò.
“Che succede?” chiese Frannie immaginando già la risposta.
“Ed è tornato!” disse Mag con gli occhi che brillavano “…E ha passato l’esame!”
“Lo sapevo!” disse Frannie con un gran sorriso. “Digli che…”
“Ci vediamo dopo, ciao!” disse Mag alzandosi in piedi e riponendo in fretta lo specchietto nella borsa, senza sentire le proteste di Frannie che le chiedeva di farla parlare con Edmund per congratularsi.
“Che stronza” borbottò Frannie vedendosi chiudere la conversazione in faccia. “Però sono contenta che ce l’abbia fatta! …Un po’ meno che O’Hara sia stata promossa”
“Speriamo che non ne boccino altri!” disse Aurora sospirando “Mi dispiace troppo per i nostri amici!”
“Mal che vada li vedremo a luglio” disse Tony con un’alzata di spalle, anche se si stava già preparando psicologicamente per consolare i suoi amici.
Frannie lo guardò con affetto. Tony aveva un cuore d’oro e lo amava per questo.
 
Appena Mag aveva visto il funzionario del Ministero stringere la mano a Edmund e dargli una pacca sulla spalla aveva capito che per lui ormai era fatta. Si alzò, e quando lui la raggiunse gli gettò le braccia dietro al collo e lo abbracciò. Il ragazzo rispose all’abbraccio con forza e in poco tempo scaricò tutta la tensione che si era accumulata in quelle ore. Tornarono seduti, tenendosi per mano.
“Sei stato bravissimo!” disse Mag sforzandosi di mettere da parte per un attimo la sua angoscia.
“Tornando pensavo che mi sarei Spaccato, e invece sono riuscito a rallentare per un soffio e a fermarmi” disse lui accasciandosi sulla sedia, esausto.
“Lo sapevo che ce l’avresti fatta” disse lei dandogli un leggero bacio sull’angolo della bocca.
Mentre si allontanava, lui le prese il viso fra le mani e le diede un bacio vero, incurante dei presenti. Quando si staccarono notarono con orrore che era appena arrivato Piton. Li stava guardando con una smorfia di puro disgusto impressa sul viso. Mag tossicchiò e lasciò andare la mano del ragazzo, il quale si pentì amaramente di essersi fatto trasportare dall’euforia. Fecero finta di non conoscersi per tutto il resto del tempo, anche se infondo entrambi avevano una gran voglia di ridere.
Mancavano solo sei persone quando Mag fu chiamata. Ormai molti loro compagni erano entrati nel pub I Tre Manici di Scopa per passare un po’ di tempo, per festeggiare o per annegare in una Burrobirra la delusione della bocciatura. Mag e Edmund non si erano più azzardati a guardarsi o sfiorarsi da quando Piton era arrivato, temendo una rappresaglia anti-amore, ma Edmund era rimasto al suo fianco in silenzio per tutto il tempo, come supporto morale.
Quando fu il momento, la ragazza si alzò e andò al cospetto dell’esaminatore che l’aveva chiamata.
“Dunque, Margaret” disse appoggiandosi a un lampione e cercando di celare la noia che iniziava a impossessarsi di lui “Mi sapresti dire qual è l’ufficio del Ministero a cui bisogna rivolgersi per rinnovare la patente di Smaterializzazione e dopo quanti anni dall’esame bisogna farlo?”
Mag deglutì. Aveva la risposta pronta ma faticava a trovare la voce.
“Ufficio del Trasporto Magico” disse arrossendo “E si rinnova dopo venti anni”
“Molto bene” rispose l’esaminatore massaggiandosi una tempia, pensieroso “…E quante persone si possono trasportare al massimo?”
“Quattro, compreso il conducente” rispose prontamente Mag “Ma si può anche arrivare a cinque se ci sono bambini di massimo cinque anni”
“Perfetto!” disse l’esaminatore sorridendole.
In un attimo di follia Mag realizzò che quel tipo era davvero attraente. Ecco perché molte ragazze che avevano già fatto l’esame non facevano che parlarne. Da lontano non si notava molto, e poi lei era troppo tesa per fare quei pensieri.
“Allora, come i tuoi compagni devi Materializzarti davanti a Mondomago, dove troverai la mia collega, e poi dovrai tornare qui intatta” disse segnando qualcosa sulla tavoletta che teneva in mano.
“…Quando vuoi” le disse.
Mag fece un respiro profondo, entrò nel cerchio, fece un girò su sé stessa e fu inghiottita da un turbine di colori e rumori.
Mondomago Mondomago Mondomago” pensò intensamente mentre si muoveva attraverso lo spazio e il tempo.
Dopo poco riuscì a intravedere l’insegna del luogo stabilito, così rallentò e si fermò. Quando il paesaggio circostante riacquistò i colori e i suoni, si guardò i piedi e vide che era dentro al cerchio rosso e davanti a lei c’era una strega sulla cinquantina che la stava già esaminando.
“Buongiorno” disse la strega avvicinando una lente d’ingrandimento al suo volto per controllare che tutto fosse al suo posto.
“B-buongiorno” disse Mag guardandosi nervosamente le mani.
Dopo un minuto passato a osservarla – le controllò anche i denti e le sopracciglia – le disse che andava tutto bene e di tornare pure da dove era arrivata.
“Grazie” borbottò Mag prima di fare un altro sospiro e di sparire nel nulla.
Il ritorno fu più semplice del previsto: in poco tempo si ritrovò inaspettatamente davanti all’esaminatore, immobile e meravigliosamente intatta. Anche lui la esaminò pigramente ma senza la minuzia usata dall’altra esaminatrice.
“Bene, direi che questo è tuo” le disse consegnandole una targhetta su cui c’era la sua foto, le generalità e la data di quel giorno sopra alla scritta “Patente di Materializzazione”.
Mag la prese in mano e sorrise, finalmente un sorriso tranquillo e sereno. Strinse la mano all’esaminatore, si godette la sua meravigliosa immagine per l’ultima volta – era davvero bello – e tornò al posto.
“Cosa ti avevo detto?” chiese Edmund quando Mag si sedette accanto a lui con un sorriso a trentadue denti.
“Che se passavo l’esame mi offrivi la Burrobirra” disse Mag omettendo la parte in cui cercava di convincerla delle sue capacità e che era una stupida a dubitarne.
“Dai, vieni” disse il ragazzo scuotendo la testa e alzandosi in piedi.
“Aspetta un momento” disse Mag cercando qualcosa nella borsa mentre il terzultimo compagno veniva chiamato.
“Cosa vuoi fare?!” chiese Edmund incuriosito.
Frannie! Frannie!” disse Mag alzandosi in piedi, pronta per entrare nel Pub. Fortunatamente la ragazza rispose subito.
“Mag! Hai finito?” chiese la ragazza.
“Sì, ce l’ho fatta!” disse Mag. Le diede il tempo per farle i complimenti e poi riprese parola.
“Guarda il tipo alle mie spalle” disse Mag voltandosi verso Edmund e dando le spalle all’esaminatore per permettere a Frannie di vederlo “Riesci a vederlo?”
“Sì!” disse Frannie. Poi lo guardò meglio e sbarrò gli occhi.
“È l’esaminatore?!” chiese guardando prima Mag e poi il tipo alle sue spalle.
“Sì” rispose Mag “È figo, vero?”
“Niente male” rispose Frannie alzando le spalle, anche se dal suo tono sembrava voler fare qualche complimento in più.
“…Spero che ci sia anche al mio esame” ammise mentre Mag prendeva la borsa che aveva lasciato sulla sedia.
“Ti accompagnerò volentieri, così tanto per” disse Mag con un sorriso.
“No, ma fate pure con comodo, tanto io non ascolto” borbottò Edmund, leggermente offeso.
“Ci vediamo per pranzo, Fran!” disse Mag ridacchiando. Ripose lo specchietto nella tasca, prese Edmund per mano e i due andarono a festeggiare la promozione con il resto dei compagni.
“Sei pessima” borbottò Edmund a un certo punto.
“Ma no, non sai quanto rompo le scatole a Frannie per dirle quanto tu sia bello e perfetto” rispose prontamente la ragazza.
Edmund non disse nulla, ma fece un sorriso compiaciuto e si tranquillizzò.
Purtroppo fecero appena in tempo a bere un po’ più di metà della Burrobirra grande presa in due. Fred Weasley entrò nel Pub con aria piuttosto contrariata.
“Avete due minuti per finire e pagare, poi Piton toglierà punti a chi non è ancora uscito” borbottò dirigendosi verso il tavolo dove erano seduti Lee, Angelina e Alicia. Prese una Burrobirra a caso e ne bevve un sorso abbondante senza chiedere il permesso.
“Che palle” borbottò Edmund prendendo il bicchiere e bevendone un altro sorso, poi si rivolse a Mag “Finiscila pure, vado a pagare”
Si alzò e quando fu di ritorno dalla cassa Mag era già in piedi, pronta per uscire.
Una volta usciti furono lieti di scoprire di aver fatto bene a non essersi presi per mano, dal momento che Piton andò subito dritto verso di loro.
“Pevensie. C’è ancora qualcuno dentro?” chiese facendo finta che Mag non ci fosse, come faceva sempre quando parlava con lui o Frannie.
“Stanno uscendo, sono una decina” rispose prontamente Edmund.
“Torna dentro e di’ loro di uscire subito, non ho tempo da perdere in simili sciocchezze” sibilò Piton.
Ma se tanto è l’ora di pranzo” pensò Edmund mentre rientrava nel Pub sbuffando – ovviamente dopo aver dato le spalle al professore.
Fu in quel momento che Piton si accorse di Mag.
“In fila, Rosander” le intimò facendola sussultare.
La ragazza notò in quel momento che tutti gli altri erano già in fila dietro Piton, così abbassò la testa e li raggiunse in fretta.
In un attimo anche il resto degli studenti fu in fila. Piton era da solo, così disse ai Prefetti di rimanere in fondo e fare in modo che nessuno si perdesse, alludendo alla stupidità dei suoi studenti.
“Sempre il solito simpaticone, eh?” borbottò George, che a differenza del fratello non aveva neanche fatto in tempo a entrare nel Pub per festeggiare la promozione.
“Vi rifarete in un altro momento” disse Mag dandogli una pacca sulla schiena mentre risalivano il sentiero che portava al castello.
 
*
 
Dopo l’Esame di Materializzazione gli studenti dovettero buttarsi a capofitto nello studio. Mancava davvero poco all’inizio degli esami di fine anno, che sarebbero iniziati la seconda settimana di giugno. La biblioteca tornò ad affollarsi, come succedeva sempre nei periodi di verifiche e di esami, e dal momento che i ragazzi più piccoli sembravano più rumorosi del solito, Mag, Frannie e Edmund se ne stavano sempre a studiare o all’aperto o chiusi in Sala Comune, dove c’era un po’ di tranquillità in più, soprattutto al pomeriggio, quando molti uscivano in cortile.
Un altro anno stava giungendo alla fine, e questa volta la degna conclusione sarebbe stata l’ultima prova del Torneo Tremaghi. La parte migliore consisteva nel fatto che i due campioni di Hogwarts avevano serie possibilità di vittoria.
Finalmente, qualche giorno dopo l’esame, apparve nella bacheca davanti alla Sala Grande l’avviso della prossima gita a Hogsmeade, fissata per il sabato successivo. Edmund e le sue sorelle non stavano più nella pelle, dal momento che finalmente avrebbero rivisto il fratello maggiore dopo quasi nove mesi. Non avevano mai passato così tanto tempo lontano da Peter se non quando lui aveva iniziato Hogwarts e loro erano ancora piccoli e per niente uniti. Erano così euforici che senza mettersi d’accordo su chi gli avrebbe scritto, finirono con lo scrivergli tre lettere diverse ma dal contenuto pressoché uguale.
Vedendo Edmund così felice, anche se non diceva mai il motivo (facilmente intuibile), Mag e Frannie erano perennemente intenerite per lui. Anche Tony, quando venne a sapere che Peter Pevensie sarebbe stato a Hogsmeade, ne fu molto felice. Nutriva una grande stima per l’amico Tassorosso e sperava di incontrarlo anche lui per un saluto.
Qualche giorno prima dell’attesissima gita, Edmund, Frannie, Jasmine e Mag si trovavano come al solito in Sala Comune. L’orario del coprifuoco era passato da poco più di dieci minuti e i quattro stavano progettando il loro viaggio intorno al mondo, anche se era ancora un lontano miraggio. Mentre Frannie spiegava quanto ci tenesse a visitare l’India, un gatto argentato apparve davanti a lei e ai suoi amici, illuminando la Sala che si stava scurendo al crepuscolo. Il gatto parlò con la voce di Minerva McGranitt.
“Tutti i Prefetti e i Caposcuola sono pregati di recarsi nell’ufficio della Vicepreside. Fate in fretta”
 
 
Note autrice

Avevo detto negli scorsi capitoli che in questo libro le gioie stavano per finire, e quel momento è arrivato. 
Da questo momento in poi le cose andranno precipitando. 
Che cosa sarà successo secondo voi? Se avete letto il libro penso che possiate intuirlo facilmente. D'ora in poi sarà una faticaccia, ve lo assicuro. 


Adesso Edmund e Margaret possono vantarsi di avere la patente per la Smaterializzazione! Vi è piaciuta la scena? Invece Frannie e Tony devo aspettare ancora per qualche mese, intanto si sono sorbiti le lezioni per tutto il giorno, poverini. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Aspetto sempre i vostri commenti, non perdo la speranza con i lettori silenziosi XD 

 

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Capitolo 19
*** La tranquillità va in frantumi ***


XVII

LA TRANQUILLITÀ VA IN FRANTUMI
 
La luce si dissolse nel nulla, lasciando tutti i presenti interdetti. Mag rimase a fissare il punto in cui era scomparso il gatto con la piuma ancora sollevata, dimenticando quello che stava dicendo. Molti dei presenti si erano accorti di quel che era successo e puntarono lo sguardo sui prefetti e il Caposcuola.
“Andiamo” disse Frannie ridestandosi e alzandosi in piedi. Edmund le fu subito dietro.
Nel giro di pochi istanti Mag e Jasmine si ritrovarono da sole a guardarsi in faccia, leggermente spaventate, senza neanche più sapere di cosa stessero parlando poco prima. Gli anni precedenti i prefetti erano stati convocati all’ultimo momento solo quando succedeva qualcosa di molto brutto.
Arrivati nella Sala d’Ingresso, Frannie e Edmund incontrarono Angelina e Aladdin, che stavano correndo anche loro verso l’ufficio della Vicepreside.
“Tu sai qualcosa?” chiese Frannie ad Angelina.
“No, ma pare che uno studente sia stato aggredito” rispose la ragazza rallentando il passo quando furono nel corridoio.
“E chi?!” chiese Edmund con un filo di voce, il pensiero che già era volato verso le sue sorelle. Non ci fu il tempo per dare ulteriori risposte perché raggiunsero finalmente l’ufficio.
Angelina bussò e la porta si aprì immediatamente. All’interno dell’ufficio c’erano i quattro Caposcuola e alcuni prefetti. I direttori delle Case non erano presenti.
“Oh, siete arrivati anche voi, bene” disse la McGranitt. Erano tutti in piedi, alcuni in pigiama. Nessuno fiatava, in attesa che arrivassero tutti. Mancavano solo alcuni Corvonero, la cui torre era la più lontana dall’ufficio della McGranitt.
Qualche minuto dopo, quando furono arrivati tutti, la professoressa si alzò e prese parola.
“È mio dovere informarvi che è stato appena trovato il corpo senza vita di Bartemius Crouch” disse cercando di non far trapelare il suo turbamento.
I ragazzi trattennero il respiro.
“…Pare che abbia aggredito Viktor Krum mentre Potter veniva a cercare soccorso qui al castello e che qualcuno lo abbia ucciso… Con l’Avada Kedavra”
Tutti i presenti la fissarono sconcertati, impauriti.
“Cornelius Caramell è già arrivato con una squadra di Auror e sarà aperta un’inchiesta. Per il momento non sappiamo altro”.
Sollevò lo sguardo. Era stanca, preoccupata, sembrava essere invecchiata di dieci anni.
“Non vi negherò che sono molto preoccupata. Come ben sapete questo Torneo è iniziato in modo inaspettato, oserei dire sinistro, e devo chiedervi anzitutto di tenere gli occhi aperti e proteggere i vostri compagni, soprattutto quelli più giovani. Non possiamo far finta che non sia successo niente, il nostro Preside mi ha chiesto di essere chiara con voi: un mago Oscuro si è introdotto nel castello –potrebbe trovarsi ancora nel castello. Ha ucciso un funzionario del Ministero, un uomo rispettabile che ricopriva cariche importanti. È richiesta la massima allerta. Dovete far rispettare il coprifuoco agli studenti con rigidità e girare sempre in gruppo, sempre. Il Preside non ritiene necessario accompagnare le classi in giro per il castello come l’anno scorso, anche perché a breve termineranno le lezioni, ma vi chiede di avvertire tutti i vostri compagni di Casa e di invitarli a mantenere la massima allerta”.
Fece una breve pausa e riprese.
“Dal momento che è già orario di coprifuoco non ci sarà bisogno di sorvegliare i corridoi, a quello penseranno i fantasmi. Riteniamo che l’assassino avesse come unico obiettivo la sua vittima, per questo – ringraziando il cielo – non ha fatto seriamente male al signor Viktor. In ogni caso non permettete a nessuno e per nessun motivo di lasciare la vostra Sala Comune fino a domani mattina, anche a costo di passare la notte intera in Sala Comune”
In quel momento entrò nell’aula Malocchio Moody. Il suo occhio magico andava da una parte all’altra come impazzito, soffermandosi per alcuni istanti sul volto di ogni studente.
“Alastor! Qualche novità?” chiese la Vicepreside.
“Non abbiamo trovato nessuna traccia dell’assassino” rispose l’insegnante arrancando verso la cattedra.
“…Sembra essere svanito nel nulla” borbottò sovrappensiero “Kakaroff è fuori di sé, Silente mi ha chiesto di dirti di raggiungere lui e Caramell il prima possibile. Chiede anche che i Caposcuola ci seguano”
“D’accordo, grazie Alastor” rispose la professoressa. Si rivolse ai ragazzi, che ancora la fissavano senza saper cosa dire o cosa pensare.
“Molto bene, potete andare. Ricordatevi quel che vi ho detto” disse fermamente strofinandosi nervosamente le mani.
“Vigilanza costante!!” borbottò Moody ai ragazzi, che sussultarono “Ve lo dico sempre, non dimenticatelo mai! E ora via!”
Ammutoliti, spaventati e totalmente storditi, i ragazzi uscirono dall’aula. Frannie e Edmund si guardarono preoccupati. Rimasero ad ascoltare mentre i loro compagni si scambiavano le loro impressioni, ma dato che nessuno aveva informazioni importanti da riferire, ben presto decisero di tornare in Sala Comune per avvertire gli altri.
Quando varcarono la porta trovarono quasi tutta la Casa ad attenderli. Erano tutti molto preoccupati. Mag e Jasmine erano rimaste sedute dove le avevano lasciate, stavano parlando nervosamente fra di loro. Quando li videro entrare, Mag si alzò e corse nella loro direzione.
“Cosa è successo?” chiese in preda all’ansia.
“Adesso lo diciamo a tutti” sussurrò Frannie.
“Andate a chiamare tutti quelli che sono già andati a dormire” disse Edmund al resto degli studenti con un tono autoritario.
Una decina di ragazzi si sparpagliò nei dormitori. Mag continuò a guardare Frannie e Edmund cercando di capire cosa fosse successo ma dalle loro espressioni non trapelò nulla se non preoccupazione. Quando tutti arrivarono, alcuni di loro piuttosto assonnati e contrariati, andò a sedersi, mentre Frannie, Edmund e i due Prefetti del quinto anno presero parola.
“La McGranitt ci ha chiamati per dirci che c’è stato un omicidio a Hogwarts” annunciò Edmund in tono grave.
Un mormorio si diffuse in tutta la sala.
A turno spiegarono la situazione ai compagni, sempre più sconcertati.
“…Pensano che l’assassino sia ancora in circolazione. Non sanno quale sia il movente, per questo chiedono la massima allerta” disse Frannie “Non dovete assolutamente infrangere il coprifuoco, né oggi né nei prossimi giorni. So che alcuni di noi non si curano sempre di queste regole, ma vi assicuro che la situazione è grave, quindi non fate sciocchezze, non ne vale la pena”
Fortunatamente i ragazzi accolsero questa richiesta con grande serietà.
Edmund disse che potevano andare a dormire e si scusò per aver dovuto svegliare alcuni di loro. Quando la Sala Comune tornò più o meno alla tranquillità, e tutti iniziarono a parlare dell’accaduto in piccoli gruppi, lui e Frannie andarono a sedersi accanto alle loro amiche, esausti.
“È terribile” mormorò Mag.
“Non era mai successa una cosa simile” disse Frannie “Un funzionario del Ministero ucciso a Hogwarts!”
“Chissà come mai” disse Jasmine “Spero che Aladdin stia bene”
“Sì sì, era con noi, adesso starà facendo il nostro stesso discorso ai Grifondoro” la rassicurò Edmund.
“Ma possibile che non vi abbiano detto altro?!” chiese Mag.
“Probabilmente ne sanno quanto noi, ed è questo che mi spaventa” borbottò Edmund.
“Dicono che probabilmente noi non siamo in pericolo” disse Frannie “L’assassino ha risparmiato Krum, quindi voleva solo Crouch”
“Bella consolazione!” disse Mag con le lacrime agli occhi.
Mentre cercavano di dire qualcos’altro, una ragazza si avvicinò a loro. Quando la vide in faccia, Frannie alzò gli occhi al cielo.
“Ma quindi come sta Harry?” chiese Mary Sue “Desmond, te l’hanno detto?”
“Guarda che c’ero anche io” borbottò Frannie.
“Non ci hanno detto nulla su Potter, Mary. Penso che stia benissimo” disse Edmund sforzandosi di non ridere.
“Io vado a cercarlo, non mi sembri convinto” disse la ragazza con una certa sicurezza. Frannie si alzò in piedi per fronteggiarla.
“In questo momento sarà nel suo dormitorio, quindi a meno che tu non conosca la parola d’ordine dei Grifondoro, non puoi entrarci. E comunque per uscire di qui devi essere molto stupida, perché abbiamo appena detto chiaramente a te e agli altri che non potete uscire di qui fino a domani” le disse con fermezza.
“Ma io…” protestò Mary guardandosi intorno in cerca di un appiglio “Io voglio andare!”
“Tu niente, ora vai a dormire e vedrai che domani potrai parlare con chi vuoi” disse Edmund per dare man forte alla collega. Mary non prese bene quella richiesta e si scurì in volto.  
“…È il mio migliore amico, e ha bisogno di me. Non mi impedirete di uscire di qui!” disse con convinzione “Non corro alcun pericolo, io! Lo avete detto voi!”
“Allora non hai sentito!” disse Edmund alzandosi in piedi anche lui. Era parecchio più alto di lei. “Non sei diversa da noi, e questa sera siamo tutti in pericolo e tutti rimarremo qui”
“Vai a dormire, Sue, altrimenti sarò costretta a farti una fattura” disse Frannie sfoderando la sua bacchetta, spazientita.
In tutta risposta la ragazza voltò le spalle ai due Prefetti, andò a sedersi su un divanetto vicino e incrociò le braccia imbronciata, continuando a fissare il gruppetto del sesto anno. Qualche divanetto più in là Draco Malfoy scosse la testa e scoppiò a ridere silenziosamente.
“Ha intenzione di rimanere lì tutta notte, secondo voi?” chiese Mag sforzandosi di non ridere, quando Frannie e Edmund tornarono a sedersi.
“In tal caso avrà pane per i suoi denti” disse Frannie “Io non ho sonno, e voi?” aggiunse alzando la voce in modo che la ragazzina la potesse sentire.
“Nemmeno io” si affrettò a dire Edmund, stando al gioco.
“Menomale che ho dormito per due ore oggi pomeriggio” aggiunse Mag con un’alzata di spalle.
“Guardate che vi sento” disse Mary sbuffando.
“Bene” le disse Edmund voltandosi per guardarla negli occhi con aria di sfida “Almeno lo sai”
“Guarda che non mi fai paura, Desmond!” sbottò la ragazza.
A quel punto Mag non riuscì a stare zitta.
“Si chiama Edmund! Edmund! È così difficile?!” esclamò spazientita “E poi ti ricordo che è un Prefetto, vedi di portargli rispetto!”
Non riusciva a credere come quella ragazzina potesse essere così stupida e piena di sé.
“Sai, io non mi curo dei nomi delle persone di cui non m’importa niente” rispose la ragazza ostentando una certa sicurezza “E non pensate che io sia antipatica, sono solo molto acida e schietta, se non mi apprezzate affari vostri”
Mag emise un lamento esasperato per il nervoso, Edmund le prese la mano e le intimò con lo sguardo di non rispondere alla provocazione.
“Ma se alla festa di febbraio voleva limonare con lui” borbottò Frannie ridacchiando “E anche con Tony, tra l’altro”
“Lasciate perdere” disse Edmund tornando a guardarle, facendo finta di non aver sentito le ultime parole della ragazzina.
“Comunque il fatto che non abbia ucciso Krum non significa molto. Forse semplicemente non ne ha avuto il tempo… Non sappiamo come sono andate le cose” disse Frannie accomodandosi meglio sul divano dopo aver fatto un respiro profondo per calmarsi.
“Ma ci pensate?! Un omicidio a Hogwarts, tra gli studenti!” sussurrò Mag “È gravissimo!”
“Non vedevo la McGranitt così preoccupata da quando la Camera dei Segreti è stata riaperta” disse Edmund stringendosi nelle spalle.
“Tra l’altro ultimamente non si vedeva più il signor Crouch! Bagman è sempre qui nei paraggi, mentre lui non si vede dal Ballo del Ceppo! Ha sempre mandato Percy al suo posto” sussurrò Frannie.
“Infatti, dicevano che era malato, perché tornare a Hogwarts?!” disse Mag pensierosa.
Rimasero a parlare fino a mezzanotte inoltrata, intanto la Sala Comune si era completamente svuotata eccetto per Mary Sue, che faceva finta di leggere un libro mentre controllava in continuazione che i tre Serpeverde se ne andassero per poter avere la via libera.
Idiota” sussurrò Frannie quando se ne accorse.
“Ragazzi, io sto crollando dal sonno” annunciò Mag a un certo punto, cercando di soffocare l’ennesimo sbadiglio. Ormai era mezzanotte passata e il giorno dopo avevano lezione.
“Finché la Sue non se ne va non me la sento di andare a dormire” borbottò Edmund accarezzandole un braccio.
“Nemmeno io” disse Frannie “Ma tu vai pure, rimaniamo noi. Comunque se mi fa passare l’intera notte in bianco gliela faccio pagare”
“Potreste Confonderla” buttò lì Mag facendo un altro sbadiglio.
“Non è una cattiva idea, sai?” disse Edmund guardando verso la ragazza un’altra volta, la quale si accorse che la guardavano e tornò a leggere il libro con aria furtiva.
“Sei un genio!” esclamò Frannie cercando di tenere la voce bassa.
“Però se tiriamo fuori le bacchette, se ne accorge” disse Mag pensierosa “Ci sta controllando da più di un’ora”
“Non c’è problema, lo faccio io” disse Frannie “E con grande piacere, anche! Voi copritemi”
Mag si tirò un po’ su dal momento che ormai era quasi del tutto sprofondata nel divano per il gran sonno, coprendo così la visuale a Mary.
Frannie puntò l’indice e il medio della mano destra verso l’ignara ragazzina alle spalle di Edmund e Mag e sussurrò “Confundus!”
Si alzò subito, Mag e Edmund la imitarono.
Andarono verso Mary, che aveva assunto un’espressione intontita. Puntò lo sguardo vacuo verso i tre ragazzi.
“Mary, vieni, andiamo a dormire!” disse Mag sorridendole dolcemente.
“Ma io non ho sonno” borbottò la ragazza “Devo…”
“Ma sì che hai sonno! Ce lo hai appena detto! Abbiamo tutti sonno, come te” insistette Mag prendendole di mano il libro. La ragazza si alzò.
“Sì, forse sono un po’ stanca” ammise guardandoli tutti e tre. Si accorse della presenza di Edmund, scostò Mag e si avvicinò pericolosamente a lui “Oh, Edison, lo sai che oggi sei molto carino?”
Edmund diventò rosso come un peperone, Mag lottò contro sé stessa per non scoppiare a ridere, anche se l’impulso di tirare un ceffone alla ragazza era molto forte.
“Vieni, cara, ti accompagno nel tuo dormitorio!” disse Frannie prendendola per le spalle e spingendola verso il dormitorio delle ragazze.
“Perché Edismund non mi risponde!? Lo so che mi ama” biascicò la ragazza “anche Draco mi ama, e anche Blaise… Io però li amo di più. Non sono come le altre ragazze, sapete?!”
La sua voce sparì dietro la porta. Edmund e Mag si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere. Si diedero la buonanotte cercando di rassicurarsi a vicenda e si divisero.
Quando Mag raggiunse Frannie la trovò in preda alle risate fuori dal loro dormitorio.
“Ha detto che non vede l’ora di fidanzarsi con Draco, che lui la ama tantissimo” disse cercando di tenere la voce bassa.
“Come no” disse Mag alzando gli occhi al cielo “…E a quanto pare va dietro anche a Ed”
“Ti sbagli: è lui che le va dietro, a detta sua” disse Frannie dandole una gomitata “Stai attenta prima che rifili un filtro d’amore pure a lui”
“Starò attenta” disse Mag ridacchiando.
“Ha anche detto che la Granger è una poco di buono e che si veste da meretrice – ha usato un altro termine” disse diventando improvvisamente seria.
“…Non sopporto queste cose, lo sai, per cui l’ho Confusa di nuovo. Non si alzerà fino a domani mattina”
“Hai fatto bene” disse Mag “Lo avrei fatto anche io. È davvero sgradevole quella ragazza”
“Non mi aveva mai messo così tanto male di vivere” disse Frannie entrando nel dormitorio.
“…Domani dobbiamo chiedere a Dimitar se sa qualcosa in più” aggiunse mentre indossava il pigiama.
“Hai ragione” disse Mag sbadigliando “Spero che trovino in fretta l’assassino. Dopotutto Moody ha catturato più Maghi Oscuri di tutti gli altri Auror, no?”
“Lo spero” disse Frannie prima di buttarsi sul letto e addormentarsi.

 
*

L’indomani tutta la scuola era a conoscenza di quel che era successo. La morte di Barty Crouch era sulla bocca di tutti, decisamente spaventati. Molti sfacciati andavano a chiedere direttamente a Harry cosa fosse successo e lui rispondeva in modo vago, o forse davvero non sapeva niente. Quando Frannie entrò con Mag e Edmund nella Sala Grande corse subito da Tony per abbracciarlo. In quei mesi non si era mai sentita così tanto amareggiata per il fatto di non essere nella sua stessa Casa.
“Hai saputo?” gli chiese.
“Sì, siamo tutti sconcertati” disse lui in tono sommesso.
“Avrei voluto essere con te ieri sera” sussurrò Frannie stringendogli la mano.
“Anche io” rispose Tony abbracciandola di nuovo.
Frannie tornò al tavolo dei Serpeverde per la colazione. Vide che Mag e Edmund erano impegnati in una conversazione con Dimitar e si sedette accanto a lui.
“…Karkaroff foleva ritirarsi dal Torneo. Furioso era. Krum spaventato, dice che Schiantesimo arrivato alle spalle e non ha visto assalitore. Dice che signor Crouch era fuori di sé e continuava a dire di aver fatto un errore, cosa stupida, e che folefa parlare con Silente”
“…E non ha detto cosa doveva dirgli?!” chiese Edmund con gli occhi sbarrati per lo stupore.
Dimitar scoccò uno sguardo a Krum, impegnato a parlare con Hans e Higgs mentre Malfoy cercava di ascoltare la conversazione, poi si sporse verso il centro del tavolo per fare una confidenza.
“Dice che sembrafa che non sapefa dove si trovava. E che ha detto delle cose strane… Di essere fuggito. Che tutta colpa era sua… Ha nominato anche il figlio. E poi dice che una certa Bertha è morta e che dofefa dire a Silente che Signore Oscuro sta tornando ed è più forte” disse Dimitar con un filo di voce.
L’ultima affermazione giunse così inaspettata che ebbe l’effetto di una secchiata di acqua gelata, anzi, di un’immersione totale nell’acqua gelata. Edmund e Frannie fissarono l’amico senza parole, visibilmente impalliditi. Solo Mag, seppur turbata, riuscì a proferir parola.
“Ma… Non ha senso” disse lottando contro la nausea che le era venuta “Secondo le fonti ufficiali Voi-Sapete-Chi è morto, non è così?! Come può aver detto…”
“No, Mag” disse Frannie scuotendo la testa “Non tutti la pensano così”
“Ma come…” insistette lei poco convinta.
In sei anni non avevano mai speso troppo tempo a parlare del destino del Signore Oscuro, non ne avevano mai sentito la necessità e quel che sapeva Mag lo doveva a un libro che aveva letto anni prima e a qualche informazione carpita da dialoghi avuti con i suoi amici.
“…Silente ha sempre pensato che un giorno sarebbe tornato” spiegò Edmund “E non è l’unico…”
Sembrava che stesse per aggiungere qualcosa. Guardò Frannie, che gli restituì uno sguardo colmo di consapevolezza, ma poi lo distolse e non disse nulla.
“Ho sempre dato per scontato che fosse morto per davvero” sussurrò Mag.
“Io lo ho sempre sperato, come tutti…” disse Frannie “Se è vero quel che ha detto vuol dire che la situazione è più grave di quel che pensavamo”
“Ma non potrebbe… Ecco, essere stato solamente il delirio di un vecchio? Magari lo hanno avvelenato e… Che ne so, potrebbe aver scambiato il passato con il presente” disse Mag cercando di convincere sé stessa e gli altri.
“Potrebbe, sì” annuì Frannie pensierosa “Quella Bertha di cui ha parlato non potrebbe essere…?”
“Quella che è data per dispersa dall’estate scorsa? Ci ho pensato anche io” disse Mag.
Dimitar intanto ascoltava i tre ragazzi senza sapere cosa dire. Non aveva idea di cosa stessero parlando se non per qualche informazione su Voldemort di cui era a conoscenza anche lui.
“Questa cosa mi sta inquietando molto” disse Mag guardando il suo piatto: si stupì nel notare che era ancora pieno.
“Anche a me” disse Frannie “E suo figlio… I miei non ne parlano molto, ma una volta li ho sentiti parlarne con mio zio. Crouch ha mandato suo figlio ad Azkaban”
“Che cosa?!” esclamò Mag inorridita.
“Pare che lo abbiano trovato con un gruppo di Mangiamorte a torturare qualcuno, ma lui ha sempre negato” disse Frannie.
“Non ho parole…” sussurrò Mag.
“E sua moglie morì di depressione poco dopo” aggiunse Edmund “…Era coetanea di mia mamma, a volte ne parla ancora”
“Spero davvero che stesse solo delirando” borbottò Frannie sforzandosi di mangiare qualcosa.
“Lo spero anche io” disse Edmund preoccupato.
“Anche io spero” disse Dimitar “Signore Oscuro peggio di Grindelwald, ho letto”
“Erano dei folli entrambi” ammise Frannie “Ma effettivamente Voi-Sapete-Chi era più spietato, ha fatto più vittime, e se è vero che è ancora vivo penso che riprenderà esattamente da dove è stato interrotto”
Sollevò lo sguardo e i suoi occhi si soffermarono su Harry Potter, che se ne stava seduto fra Ron e Hermione con aria più inquieta del solito. Lui doveva sapere qualcosa in più, oppure semplicemente condivideva la stessa inquietudine di lei e dei suoi amici.
Mag impallidì leggermente e si portò alla bocca il bicchiere con il succo di zucca. Sotto al tavolo teneva la mano stretta a quella di Edmund.
“Spero che Caramell sappia cosa fare” disse il ragazzo.
La sera prima, senza sapere tutti quei dettagli, era andato a letto abbastanza tranquillo. Inquieto ma non eccessivamente. Dopo quelle rivelazioni sulla Jorkins e su Voldemort sentì che finché non si fosse risolto il mistero, non avrebbe più dormito sonni tranquilli. Sua zia gli ripeteva sempre con fierezza che un giorno Voldemort sarebbe tornato. Che avesse ragione? Scosse la testa per scacciare quei pensieri infelici e iniziò a mangiare, anche se quel giorno il cibo faticava ad andare giù.
Andarono a lezione e fortunatamente Piton diede loro un motivo valido per non dover pensare a quel che Dimitar aveva detto: fece preparare loro l’antidoto contro il Veritaserum e l’attività occupò entrambe le ore.
Al termine della giornata, la lezione di Moody fu al limite della follia: sembrava che fossero sotto attacco, arrivò a scagliare contro di loro dei banchi incantati per insegnare a difendersi.
Esausti, felici che il finesettimana fosse alle porte, al termine della lezione arrancarono in Sala Comune per studiare, incapaci di proferir parola su ciò che era accaduto la notte prima.
 
L’unica cosa che sembrò rincuorare un po’ Edmund, che in quei due giorni tendeva a chiudersi in lunghi silenzi, fu il pensiero di rivedere il fratello.
Il venerdì passò in fretta, senza alcuna novità sull’accaduto. Lo passarono a studiare e a portarsi avanti per il giorno successivo, che avrebbero trascorso interamente a Hogsmeade. Quando andarono a cena Edmund non stava più pelle, anche se non avevano più parlato di Peter da quando gli aveva scritto la settimana prima.
“Dove vi trovate con Peter?” chiese Frannie quando capì il motivo del sorriso spensierato dell’amico.
“Oh” rispose lui “Penso che ci vedremo ai Tre Manici verso l’ora di pranzo! Susan lo vede prima per colazione perché poi torna qui per studiare”
“Bene, spero di riuscire a vederlo anche io, così lo saluto” disse Frannie con un sorriso.
“Speriamo che non abbia impegni nel pomeriggio, così state insieme un po’ di più” disse Mag.
“Probabilmente avrà da fare, ma mi basta vederlo per pranzo” borbottò il ragazzo “Poi immagino che vorrà salutare i suoi vecchi amici, congratularsi con Diggory…”
“…E stare un po’ con i suoi fratelli che non vede da nove mesi” disse Mag dandogli una gomitata affettuosa.
Edmund non rispose ma sorrise timidamente. Era quello che sperava.
Il sabato mattina Edmund era già sveglio alle cinque e mezza. Rimase a rigirarsi nel letto finché non decise di andare in Sala Comune per aspettare Mag, che quel giorno sembrava voler dormire più del solito. Quando finalmente la ragazza scese dalle scale del dormitorio, la trascinò in Sala Comune per fare colazione insieme a lei.
Frannie arrivò mezzora dopo e raggiunse Tony al tavolo dei Tassorosso. Quando tutti ebbero finito si misero in fila in cortile per essere segnati da Gazza, che con il solito tono burbero fece la predica sugli oggetti da non acquistare da Zonko.
Una volta arrivati le loro strade si divisero. Frannie e Tony andarono subito da Mielandia per acquistare qualche dolce da sgranocchiare durante la gita, mentre Mag e Edmund andarono prima a fare un giro da Zonko e poi da Mondomago, dove Mag doveva fare delle compere.
Quando fu il momento di andare ai Tre Manici per incontrare Peter, si diressero insieme verso il pub, ma quando furono a cento metri da esso, Mag si fermò.
“Oh, no!” disse “mi sono dimenticata di andare a comprare una piuma nuova!”
Edmund la guardò sgranando gli occhi, cercando di non farsi tradire dalle emozioni.
“Ma non possiamo andarci più tardi?” le chiese in tono di supplica.
“E quando? Magari non facciamo in tempo!” disse Mag “Vado io, ti raggiungo tra dieci minuti”
Si sporse verso di lui, gli stampò un bacio sulle labbra e tornò sulla strada che avevano appena percorso.
“Ma…” cercò di protestare Edmund poco convinto.
“Non ti preoccupare, io prendo il solito panino!” gli urlò Mag affrettando il passo nella direzione opposta.
Il ragazzo la guardò stranito per qualche istante, poi sentì l’orologio della città battere le dodici, si voltò e raggiunse velocemente il pub.
Una volta entrato vide che non era ancora molto affollato. Si fece largo fra un gruppo del quarto anno che era alla cassa e finalmente lo vide. Peter gli stava facendo cenno da un tavolino in fondo al locale. Lucy era già arrivata e lo guardava sorridente. Avanzò verso il fratello e lo raggiunse in poco tempo. A quel punto Peter si alzò e quando lo raggiunse lo abbracciò fino a stritolarlo.
“Hey, hey!” disse Edmund abbassando il viso, imbarazzato. Non voleva mostrarsi troppo felice, anche se lo era, lo era davvero.
Osservò il fratello maggiore. Aveva i capelli leggermente più lunghi del solito, la barba incolta ma abbastanza curata, era abbronzato, probabilmente per il sole che aveva preso ai Caraibi o in Messico e portava al collo una collana con quelli che sembravano denti di Vipertooth Peruviano.
“Sei diventato più alto!” disse Peter scompigliandogli i capelli affettuosamente.
“Tu invece sei il solito scemo” borbottò Edmund sedendosi al suo posto.
“Come te” disse Peter sorridendogli.
“Peter dice che ha una sorpresa per noi” disse Lucy stringendo un braccio al fratello maggiore.
“Già, ma prima direi di mangiare! Ho una fame!” disse Peter sedendosi accanto a Lucy “Sue è tornata al castello… La solita secchiona. Mag dov’è?”
“Non ne ho idea” disse Edmund guardandosi intorno “Mi ha piantato in asso mentre venivamo qui, arriverà a momenti, immagino”
I due fratelli avevano parlato della nuova – che di nuovo non aveva nulla – fiamma di Edmund via lettera, mai di persona, e questo rendeva Edmund nervoso perché temeva che Peter avrebbe iniziato a tormentarlo con battutine odiose come aveva fatto per tutta l’estate precedente. Frannie non era stata l’unica ad aver notato la sua cotta per Mag da mille miglia di distanza.
“…Ma possiamo anche ordinare, tanto lei prende sempre la stessa cosa” aggiunse prendendo in mano il menù.
“Possiamo anche aspettarla, non mi offendo!” disse Peter con un gran sorriso “Intanto raccontami un po’, come vanno le cose a scuola? Si sente la mia mancanza?”
“Il Torneo Tremaghi ci lascia poco tempo per la noia” disse Lucy con un sorriso.
“Mannaggia, quanto avrei voluto partecipare!” disse Peter “Alla terza prova ci sarò, voglio vedere Cedric vincere”
“Ha buone possibilità, anche se Potter in un modo o nell’altro ce la fa sempre” disse Edmund con un’alzata di spalle.
“Ma invece ditemi una cosa, prima che arrivi Mag…” disse Peter abbassando la voce “…Moody ha detto altro su… Su lei?!”
Edmund sentì improvvisamente freddo. Il solo pensiero lo faceva star male. Deglutì e rispose.
“No, ma mi ha preso di mira, lo sai” borbottò giocando con un tovagliolo “Usa sempre me come cavia, sembra che voglia mettermi alla prova, è davvero odioso”
“Il brutto è che non può dirgli nulla” disse Lucy “Nessuno può dirgli nulla. Anche nella nostra classe fa il pazzo”
“Chissà se lo avrebbe fatto anche con me” disse Peter pensieroso.
“Ho come la sensazione che con te si sarebbe comportato allo stesso modo…” borbottò Edmund.
Intanto Mag era entrata nel negozio di piume e pergamene senza avere un’idea precisa di cosa comprare, dal momento che era ben rifornita fino all’anno successivo. Casualmente incontrò Frannie e Tony che stavano discutendo animatamente su quale fosse meglio fra una piuma di pavone e una di ippogrifo.
“Oh, ciao” disse quando se li trovò davanti.
“Ciao Mag” disse Tony prima di tornare a esaminare le due piume.
“Ma non dovevi essere a pranzo con Peter?!” chiese Frannie.
“Sì, ma ho deciso che raggiungo Ed tra dieci minuti” disse Mag alzando le spalle e guardando qualche articolo esposto “Credo che i fratelli Pevensie abbiano bisogno di qualche momento da soli, senza di me”
Frannie approvò con un sorriso.
“Peter è qui?” chiese Tony.
“Sì! Rimarrà tutto pomeriggio, da quel che ho capito” rispose Mag.
Si frugò nella tasca e ne estrasse il suo orologio.
“Tra cinque minuti li raggiungo”
“Dove andate alla fine?”
“Ai Tre Manici!”
“Anche noi andiamo là, possiamo fare la strada insieme!” disse Tony.
“Beh, ok, allora vi aspetto”
Quando entrarono nel pub quasi mezzora dopo l’arrivo di Edmund, notarono che c’era parecchia gente. Vedendola arrivare Edmund le fece cenno di raggiungerlo. Peter si voltò e si alzò per abbracciare anche lei. Frannie e Tony stavano andando verso un tavolo libero quando Peter li chiamò.
“McMartian!” disse alzando una mano per salutarlo.
Tony andò da lui, seguito da Frannie.
“Ma guarda chi si vede!” disse Tony con un gran sorriso.
“Ma quindi è vero che Firwood ti ha conquistato!” disse Peter abbracciandolo.
“Sto ancora cercando di capire se mi ha rifilato un filtro d’amore o no” rispose Tony cingendo le spalle della sua ragazza con affetto.
“Ma smettila, lo so che mi adori! Sono troppo fantastica per usare questi stupidi sotterfugi” disse Frannie dandogli una gomitata e divincolandosi per andare ad abbracciare Peter.
“Sempre modesta, eh” disse Peter.
“Ovviamente” rispose lei con un gran sorriso.
“Bene, noi eravamo qui per pranzo… Ci vediamo più tardi!” disse Tony prendo per mano Frannie.
“Se volete aggiungervi mi fa piacere!” disse Peter “Il posto c’è!”
“Non so se…” disse Tony indeciso sul da farsi “…Sicuro?”
Frannie e Mag guardarono Edmund: il fatto che stesse sorridendo significava che era d’accordo con l’invito del fratello. Mag aveva fatto bene a lasciargli qualche momento da solo con i suoi fratelli, adesso non gli dava fastidio avere qualcun altro al tavolo con lui. Peter sembrava davvero felice di rivederli.  
“Va bene, dai!” disse Frannie appellando due sedie da un tavolo libero.
“Allora, cosa hai fatto di bello in questi mesi?” chiese Mag sedendosi accanto a Edmund e prendendogli una mano sotto al tavolo.
“Beh, non si può dire che non abbia visto niente di interessante” disse Peter prima di perdersi in un lunghissimo racconto di tutti i posti che aveva visitato. I presenti ascoltarono con grande interesse senza annoiarsi per un solo istante, prendendo mentalmente appunti per quando avrebbero intrapreso il loro viaggio dopo i MAGO.
“…E poi mi ha scagliato contro un Erumpent in calore. Non sapevo cosa fare, per fortuna a Ilvermony hanno insegnato a Caspian come comportarsi!”
“Caspian ha fatto la danza?!” disse Edmund rischiando di farsi andare di traverso un pezzo di panino.
“Sì, è stato uno spettacolo psichedelico” disse Peter fra le risate generali “Mi ha salvato la vita ma non smetterò mai di prenderlo in giro per quello che ha fatto”
“Avrei voluto esserci” disse Lucy ridacchiando.
“Adesso sei a casa dall’inizio del mese, vero?” chiese Tony interessato.
“Più o meno. Il giorno dopo esser tornato ho scritto il mio curriculum e due giorni dopo l’ho portato al San Mungo. Mi hanno mandato un gufo il giorno dopo ancora per convocarmi e adesso sono un tirocinante a tutti gli effetti” disse il ragazzo “Dicono che c’è molta richiesta di Medimaghi”
“Ma davvero?” chiese il Tassorosso interessato “E cosa ti fanno fare?”
“Per adesso al mattino mi fanno seguire dei corsi specifici, mentre al pomeriggio sono l’assistente di un Guaritore. Mi fanno cambiare reparto ogni due mesi, oggi avevo il giorno libero” rispose Peter “A proposito, prima o poi finirò anche con tuo padre, Frannie!”
“Ti divertirai molto con lui” disse la ragazza “Metterò una buona parola su di te, ma gli piacerai di sicuro”
“Ma figurati” disse il ragazzo abbassando il volto con modestia.
“Ma invece ditemi una cosa” disse Peter a un certo punto, abbassando la voce “Voi sapete qualcosa su Crouch?! Ho letto la notizia sul Profeta proprio ieri…”
I quattro ragazzi del sesto anno si guardarono di sottecchi.
“Beh…?” insistette Peter.
“Ufficialmente non sappiamo niente, ma…” disse Edmund a voce bassa “Pare che prima di morire abbia detto cose strane, ecco, cose che non sono state scritte sul Profeta…”
“Tipo…?” chiese il fratello.
Gli raccontarono in breve quel che aveva riferito loro Dimitar. Peter ascoltò in silenzio, con la fronte aggrottata e lo sguardo grave.
“Pensate che…?” chiese alla fine.
“Non sappiamo a cosa pensare” disse Mag.
“C’è da dire che Crouch non godeva di una buona fama” disse Peter pensieroso “Durante la guerra contro Voi-Sapete-Chi ha fatto parecchie vittime anche lui”
“Cosa vorresti dire?!” chiese Edmund.
“Me lo disse papà una volta. Durante la guerra usava le stesse armi dei Mangiamorte. Per ottenere informazioni non ci pensava due volte a usare la Maledizione Cruciatus, e preferiva uccidere piuttosto che mandare ad Azkaban” sussurrò Peter.
“Potrebbe essere stato qualcuno che si è inimicato quattordici anni fa, quindi?” chiese Mag.
Potrebbe” disse il ragazzo “Ma quel che ha detto sul Signore Oscuro che sta diventando più forte è davvero sinistro. Spero che il Ministero sappia cosa fare”
“Lo speriamo anche noi” borbottò Frannie “A Hogwarts non si può mai stare tranquilli, ma questo è troppo!”
“Infatti” le fece eco Mag.
Per rallegrare gli animi, prima che ognuno se ne tornasse per la sua strada, Peter consegnò ai fratelli tutti i ricordini e i regali che aveva portato dalle varie parti del mondo. Portò qualcosa anche per Frannie, Tony e Mag, che non si aspettavano niente e quindi ringraziarono imbarazzati. Edmund e Lucy erano semplicemente entusiasti. Quando uscirono dal pub, dopo un saluto caloroso, andarono ognuno per la propria strada. Peter aveva promesso di esserci per la terza e ultima prova, dal momento che come le precedenti era aperta al pubblico, quindi si sarebbero visti una ventina di giorni dopo.
“Grazie per prima” disse Edmund a bassa voce mentre lui e Mag tornavano da soli verso il castello.
“Per cosa?” chiese distrattamente la ragazza mentre si abbottonava il mantello.
“Per avermi lasciato da solo con Pete e Lucy” disse il ragazzo “Ne avevo bisogno, e tu lo hai capito prima di me, come al solito”
Non sapendo cosa dire, decisa a non ammettere niente, Mag si sporse verso di lui e gli diede un bacio.
“È bello vederti felice” disse con un’alzata di spalle.
 
*
 
I giorni successivi furono occupati dalle ultime lezioni, poi, mentre i ragazzi del quinto e del settimo anno si impegnavano con i GUFO e i MAGO, gli esami arrivarono anche per il resto degli studenti.
Mag aveva ostentato una certa sicurezza per tutto l’anno, ma durante la settimana degli esami era crollata come al solito, per cui Frannie e Edmund decisero saggiamente di lasciarla in biblioteca a impazzire da sola, dato che non avevano alcuna intenzione di litigare con lei. Passavano le loro giornate a ripassare pigramente Babbanologia e ogni tanto Mag, riemersa dai suoi studi, li aiutava a risolvere grattacapi impossibili come “In estate i Babbani usano il ventilatore o la stufetta?”
Frannie studiò per l’esame di Pozioni insieme a Tony ed entrambi presero il massimo dei voti. Mag era sicura che la sua E fosse dovuta solo al fatto di essere Serpeverde, mentre Edmund, vedendo il voto ottenuto in Difesa contro le Arti Oscure iniziò a convincersi che forse Moody non era poi così male, dato che a quanto pareva era sulla strada giusta per ottenere un Eccezionale nei MAGO e di conseguenza di intraprendere la carriera da Auror.
Gli esami sarebbero finiti poco prima della terza prova e dopo i primi nessuno, neanche Mag aveva più voglia di rimanere tutto il giorno sui libri, per cui i ragazzi iniziarono a unirsi al resto degli studenti nei festeggiamenti all’aperto, in attesa della fine del trimestre, della terza prova del Torneo e del ritorno a casa. In quei giorni avevano iniziato a fare molti progetti per l’estate e se da una parte la fine delle lezioni metteva una certa malinconia, dall’altra non vedevano l’ora di tornare a casa per godersi l’estate.
Il sole si specchiava sul Lago Nero mandando riflessi luminosi ai ragazzi seduti sulla riva mentre Mag, Frannie, Tony e Edmund scendevano dal castello per raggiungere gli amici. Questa volta avevano mandato Fred e George a prendere qualcosa nelle cucine e quando i quattro arrivarono videro che erano appena arrivati anche loro.
“Voi ci siete per una partita di pallavolo?” chiese Lee senza neanche salutare.
“Basta che non sia in squadra con te, Jordan” disse Frannie sedendosi pesantemente accanto ai gemelli “E poi prima vorrei bere qualcosa”
“Io ci sto” disse Mag sorridendo “Chi altro ci sarebbe?”
“Noi” disse George indicando i Grifondoro del sesto anno “voi quattro, Roger Davies e O’Hara”
“Io voglio stare con Tony e con voi” disse Frannie alludendo a Mag e Edmund.
“Io sto con voi!” disse Angelina alzando una mano. Fred, accanto a lei, si prenotò all’istante per essere il sesto giocatore.
“Va bene” disse George alzandosi in piedi e guardandosi intorno, in cerca di compagni di squadra “…Allora rimaniamo io, Jordan, Alicia, Katie, Davies e O’Hara”
“Ma perché Belle vuole sempre giocare?” sussurrò Mag a Frannie cercando di non farsi sentire “…È una tale impedita…”
La ragazza alzò le spalle e picchiò un pugno sul palmo della mano, come per dire “La schiacceremo”. Mag ridacchiò e tornò ad ascoltare George.
“…E poi Davies non è male, quindi vinceremo noi” disse il gemello.
“Contaci, Weasley” disse Frannie strappandogli di mano una bottiglia di Burrobirra e iniziando a versarla nei bicchieri dei suoi amici.
“…Non bevete troppo perché vi voglio in forma per dopo!” disse Mag.
“Sì sì, certo” disse Frannie portandosi alla bocca il bicchiere. Mag alzò gli occhi al cielo e si preparò mentalmente per una partita sofferta.
Quando ebbero mangiato e bevuto abbastanza si sdraiarono sul prato per riposarsi mentre Mag, Tony e Davies, gli unici che se ne intendevano un minimo di quello sport, tracciavano il campo. Angelina invece trasfigurò una ghianda in una palla perfetta.
La partita iniziò e ben presto i ragazzi si accorsero che le squadre erano ben equilibrate, e per questo l’esisto della partita fu imprevedibile sino alla fine.
In ognuna delle due squadre c’erano degli elementi deboli e degli elementi forti. I due Weasley avevano una fortuna sfacciata e facevano punti incredibili, i giocatori di Quidditch se la cavavano, ma erano piuttosto scoordinati salvo Angelina, Mag e Roger, che giocavano a pallavolo anche nel mondo Babbano. Frannie se la cavava meglio dell’anno precedente ma la scarsissima pratica la rendeva una mina vagante, anche se teneva alto il morale e la determinazione della squadra.
Con grande fatica, la squadra di Mag riuscì a portarsi a casa il primo set. Nel frattempo si erano avvicinati molti ragazzi incuriositi per assistere alla partita. La presenza di ben tre Serpeverde in una squadra fece optare la maggior parte dei tifosi per l’altra squadra, anche se fortunatamente la presenza di Tony attirò molti Tassorosso, fra cui Cedric Diggory e Aurora, che stava cercando di passare più tempo possibile con Philip: sarebbe stato il loro ultimo anno insieme a Hogwarts.
“Ragazzi, è così difficile tirare tutte le palle su Belle e Jordan?!” sbottò Mag mentre riprendevano fiato tra un set e l’altro “Potremmo vincere 25 a 0 ma ci stanno massacrando”
“…Però abbiamo vinto!” disse Frannie con convinzione.
“…Spero che adesso cambino la formazione, perché davanti a lei si mette sempre Davies e le prende al suo posto!” borbottò Angelina.
La partita ricominciò e ben presto la loro squadra si ritrovò avanti di cinque punti.
A esasperare ulteriormente Mag arrivò Fleur, attirata da Roger Davies, il ragazzo con cui aveva pomiciato al Ballo del Ceppo. La sua presenza ebbe un effetto devastate in entrambe le squadre, dato che metà dei giocatori passava più tempo a guardare lei e non la palla. A un certo punto Belle, nel tentativo di fare un bagher, tirò la palla dritta contro Katie Bell, che reagì coprendosi la testa con le braccia. La palla rimbalzò e finì dritta in faccia a chi l’aveva lanciata per prima. Belle si portò entrambe le mani al naso. Stava sanguinando.
Mag si morse un labbro per non scoppiare a ridere, Frannie non riuscì a trattenersi e cadde a terra in preda alle risate. Tony, da bravo aspirante medico, andò a vedere come stava la ragazza, mentre Edmund si limitò a guardare le due amiche con disapprovazione, ma entrambe avrebbero potuto giurare di aver visto un sorriso malefico balenare sul suo viso quando vide che Belle era stata messa fuori gioco.
“È meglio che tu vada in infermeria” disse Tony “Credo che sia rotto”
“La porto io” disse Laetitia mettendo da parte il libro che stava leggendo mentre ogni tanto guardava come andava la partita.
“E adesso? Siamo in cinque!” disse George prendendo la palla mentre Katie continuava a ripetere “Non l’ho fatto apposta!”
“Se volete mi offro io!” disse una voce alle spalle di Mag e Frannie, che ancora stavano ridacchiando beatamente.
Tutti si voltarono e videro che Philip aveva alzato una mano per farsi vedere.
“…L’estate scorsa ho partecipato a un torneo babbano…” disse per convincere la squadra.
“Knight, ci hai salvati” disse George prendendolo per le spalle e spingendolo in campo davanti a un’Aurora piuttosto preoccupata.
“…Merda” borbottò Mag.
“Non potevano sostituirla con quell’impedito di Windfall?!” sibilò Frannie incurante del fatto che il diretto interessato non fosse troppo lontano da lei e avesse sentito.
In poco tempo la squadra avversaria recuperò i cinque punti che li separava dall’altra e il resto della partita fu un testa a testa incredibilmente snervante.
Per Mag fu molto difficile mantenere la concentrazione, dal momento che l’entrata in campo di Philip ebbe per lei l’effetto che Fleur aveva sugli altri. E poi nel frattempo si erano avvicinati altri studenti.
Fortunatamente Lee, George e Alicia mandarono fuori tre battute di seguito, così, con un discreto vantaggio, la squadra di Mag portò a casa la vittoria.
Per qualche strana congiunzione astrale, fu Frannie, che aveva fatto perdere parecchi punti alla squadra, a decretare il punto finale.
“Mamma mia, che fatica!” disse Mag buttandosi sull’erba per riposarsi.
Edmund fu presto accanto a lei con una bottiglia di Burrobirra fresca da dividere. Mentre Frannie, Tony e altri andavano a farsi il bagno nel Lago, i due rimasero a riva a godersi un po’ di pace, poi li raggiunsero.
Quando il sole cominciò a calare, i ragazzi iniziarono a tirare su le loro cose e a poco a poco tornarono al castello.
I tre Serpeverde e Tony rimasero ancora un po’ con un gruppo di Tassorosso, fra cui Cedric Diggory.
“Ci faranno entrare in un labirinto” disse il ragazzo “Lo avete visto, no?”
“Ah, allora non ci eravamo sbagliati!” disse Frannie “Dalla Torre d’Astronomia si vede bene adesso!”
“E sai già cosa ci troverai?” chiese Edmund interessato.  
“Di tutto, mi aspetto di tutto! Sto studiando il maggior numero di incantesimi possibile in questi giorni” rispose Cedric mentre Cho gli accarezzava dolcemente i capelli “Stare all’aperto con voi, oggi, mi è servito molto”
“Avresti dovuto giocare anche tu!” disse Tony dandogli una pacca sulla spalla.
“Beh, c’è sempre domani!” disse Frannie.
“Avete ragione, domani giochiamo anche noi” rispose il Tassorosso guardando Cho, che annuì felice “Anche perché l’anno prossimo non ci sarò più, devo godermi la mia ultima estate a Hogwarts”
“Ben detto!” disse Edmund con un sorriso.
“Se non fosse che non vedo la mia famiglia da nove mesi, rimarrei qui a Hogwarts per tutta l’estate” disse Mag quando i quattro iniziarono a incamminarsi verso il castello.
“Magari Silente si fa il bagno nel lago quando non c’è nessuno” disse Frannie “Chissà se ha un costume da bagno con le giraffe, o magari con degli Snasi viola e gialli”
Risalirono il sentiero che portava al castello ridendo allegramente, felici e tranquilli per quell’anno che andava concludendosi.
Due giorni dopo avrebbero rimpianto amaramente quei giorni spensierati.


 
NOTE AUTRICE

Siamo arrivati alla vigilia della Terza Prova. Abbiamo avuto un assaggio di angoscia con la notizia della morte di Crouch che ha scosso non poco i nostri ragazzi, che sono abbastanza grandi da rendersi conto della gravità della situazione. 
A proposito della morte di Crouch, non abbiamo seguito totalmente il canon. Abbiamo seguito il libro per quel che riguarda la vicenda di Krum e Harry (Harry e Krum che passeggiano da soli a tarda ora e che incontrano un Barty Crouch completamente stravolto, Harry che lascia Krum da solo con lui mentre va a cercare aiuto, Moody/Crouch Jr che colpisce Krum alle spalle), e al posto di rimanere fedeli al libro facendolo scomparire, abbiamo virato verso il film: il cadavere lo scoprono subito. Altrimenti la notizia della sua apparizione non avrebbe avuto alcuna risonanza nella scuola. Insomma, è un misto di canon. XD

Spero che la storia continui a interessarvi. Si prospettano tempi duri! 

 

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Capitolo 20
*** La Terza Prova ***


XVIII
 
LA TERZA PROVA
 
Il mattino della terza prova la casa di Tassorosso si svegliò in modo diverso dal solito. Tutta la casa era in agitazione, il nervosismo attraversava la Sala Comune come una scarica elettrica. Alle sette del mattino Cedric Diggory era già seduto sulle poltroncine di broccato dorato, e masticava dei cookies con aria assente. Fuori era soleggiato, e la stanza era completamente invasa dal sole. Le tende giallo chiaro appese come drappi alle pareti non facevano che far riflettere la luce da una parte all'altra illuminando in modo uniforme la stanza. Il ragazzo sospirò. Hannah Abbott, che lo guardava sconsolata, gli porse un altro biscotto.
-Grassie, 'nnah.
Borbottò, masticando lentamente.
-Aspettiamo che Aurora si svegli, poi andiamo a fare colazione tutti insieme.
Disse Tony a bassa voce. Un gruppo di studenti abbastanza nutrito sedeva nei posti liberi e per terra, tutti intorno al loro prefetto. In silenzio, per lasciargli il tempo di pensare.
Persino Smith, che di solito era simpatico come una piuma di fenice in culo, tentava di sorridere in modo solidale.
-Mi ha scritto Pevensie.
Esclamò Cedric, allontanando il sacchetto di cookies fatti in casa con espressione disgustata. Da quando si era svegliato ne aveva mangiate già due dozzine.
-Dice che probabilmente riuscirà a venire almeno per la fine. A quanto pare ci sarà un sacco di gente.
Il ragazzo aveva un colorito verdastro e due brutte occhiaie. Non doveva aver dormito molto la notte prima. Guardò verso la vetrata che si affacciava sul giardino. Ai suoi piedi, diversi vasetti pieni di piante e fiori assorbivano il sole, ognuno con un cartellino col nome del proprietario.  Aurora era la proprietaria di una buona metà di loro.
-Vedrai, non ti accorgerai neanche che ci sarà qualcuno a guardarti. Finirà subito.
Lo rassicurò Tony, dandogli qualche pacca sulla spalla. 
-Sarà meglio che vada a svegliarla, altrimenti non la finiamo più.
Esclamò Susan, alzandosi di scatto e andando verso il dormitorio femminile. Aurora amava dormire, questo era certo, ma quel giorno non era possibile attardarsi troppo.
-Ah, Tony!
Esclamò Cedric, in tono leggermente più sveglio. Il ragazzo lo guardò, sollevando un sopracciglio. Gli porse un pacchetto avvolto da carta dorata.
-Stasera non penso che ci sarò. Comunque vada, penso starò con mio padre, ci saranno interviste... avrò altro a cui pensare. 
Il compleanno di Tony era stato all'inizio del mese, ma il ragazzo, come l'anno prima, aveva aspettato la fine degli esami per fare una festicciola. Quella sera avrebbe dovuto offrire qualcosa da bere in Sala Comune, e il giorno dopo avrebbe fatto un piccolo picnic al Lago con la sua ragazza e gli amici che non erano in Tassorosso. Sinora aveva ricevuto due regali. Un magnifico orologio dai suoi genitori come da tradizione magica, che oltre all'ora gli indicava anche le cose da fare, e da Frannie un bracciale da uomo in argento molto bello. Gli aveva detto che quando qualcuno dei suoi cari si fosse trovato in pericolo si sarebbe scaldato e avrebbe trovato incisi il suo nome e il luogo in cui si trovava, così da poter sempre prestare soccorso. Sinora non aveva mai dato segni di vita, il che era discretamente rassicurante. Siccome avrebbe dovuto festeggiare tra oggi e domani, probabilmente ne sarebbero arrivati altri presto.
-Ced, non dovevi!
Rispose perplesso il ragazzo, sorridendo imbarazzato. Mise il pacchetto in tasca.
-Lo aprirò stasera, insieme agli altri.
-Mi dispiace non esserci.
-Ma figurati! Il vincitore del torneo avrà ben altro da fare! 
A quelle parole l'altro fece una smorfia scettica.
-Sì, come no...
Prima che qualsiasi altro dei Tassorosso potesse commentare sulle solidissime probabilità di vittoria di Diggory, apparve Aurora. I ragazzi non sapevano come diavolo facesse, ma anche se sino all'istante prima era ancora nel mondo dei sogni, uscì perfettamente pulita, vestita, truccata e pettinata. Si sistemò il vestito rosa mentre sorrideva. I ragazzini del primo anno, tutti innamorati di lei, la fissarono con sguardo vitreo. Lei si avvicinò e diede a Cedric un bacio sulla guancia. 
-Possiamo andare.
Tutti si alzarono da dove erano seduti, molti afferrando striscioni e bandiere che avevano lasciato sul tavolo, e andarono a fare colazione. Quando arrivarono c'erano già quasi tutti. Riempiono la tavolata prima vuota.
-Oh, eccoli.
Commentò Frannie, illuminadosi seduta al suo posto. Dimitar a vederli sbuffò.
-Certo che sono proprio strani.
-Io li trovo carini.
Commentò Margaret.
-Chi vincerà?
Chiese Edmund, sovrappensiero, guardando i candidati. Nessuno di loro aveva un'ottima cera, quella messa peggio sembrava la Delacour, che a quanto pareva non godeva più troppo della simpatia dei suoi compagni, che sembravano molto seccati ed evitavano di rivolgerle la parola.
-Con il culo che si ritrova vincerà Potter, garantito!
Borbottò Frannie, staccando un bel pezzo di muffin ai mirtilli e ficcandoselo in bocca. A quelle parole Margaret sbuffò.
-Non mi sembra proprio fortunatissimo onestamente.
Commentò, alzando un sopracciglio.
Prima che l’amica potesse ribattere, Dimitar si inserì nel discorso.
-Sapete, tra tutte le cose strane di Hogwarts, come trattate Harry Potter è una delle più strane.
Gli altri lo guardarono, colpiti dall'intervento inatteso.
-Cosa vuoi dire?
Domandò Jasmine, incuriosita. Il ragazzo si grattò la testa, cercando di raccogliere le idee per imbastire una spiegazione in inglese decente. Quell'anno era migliorato molto, ma tendeva sempre a non addentrarsi in racconti troppo complessi.
-Lui è famoso, no? Anche noi abbiamo uno famoso, a scuola. Sto parlando di Krum, ovviamente. Ecco. Krum, le persone lo adorano. Tutte le ragazze lo vogliono. Certo, c'è chi lo invidia, chi vorrebbe essergli contro, chi è cattivo alle spalle ma comunque davanti è perfetto... per voi è come se Potter non esistesse. Qualcuno dice addirittura che è lo sfigato della scuola. Sta sempre in giro con le stesse persone, a nessuno importa di lui. È strano.
I ragazzi si guardarono interdetti. Non ci avevano mai pensato. Effettivamente, per essere una celebrità, Potter non era molto popolare.
-Pensavo che a te non piacesse Krum. Quindi c’è a chi non piace.
Intervenne Edmund.
-Io sono diverso.
Rispose lui, rabbuiandosi. Lanciò un'occhiata a Karkaroff attraverso la sala e tacque. Guardò in basso, verso il piatto, sospirando. Frannie gli posò una mano sulla spalla.
-Non tornerai più lì.
Dimitar alzò nuovamente gli occhi di scatto.
-Cosa?
-Questo era il tuo settimo anno. Non tornerai più lì. È finita adesso.
Lui aveva gli occhi ardenti. I ragazzi pensarono di non conoscere per niente il ragazzo che avevano di fronte, ma di sapere quello che bastava. Che era una brava persona e che avrebbero potuto fare affidamento su di lui a occhi chiusi. E che amava la vodka, ovviamente.
Prima che il ragazzo potesse rispondere però, qualcosa catturò la loro attenzione. Margaret vide con la coda dell'occhio Malfoy, Tiger e Goyle che schiamazzavano e facevano smorfie verso il tavolo Grifondoro. Alzò gli occhi al cielo.
-Cosa è successo adesso?
Edmund sbuffò, scuotendo la testa.
-Credo parlino di questa cretinata qui.
Allungò la Gazzetta del Profeta e Margaret, Frannie e Jasmine si sporsero a guardare. Dimitar intanto guardava verso Krum, che parlava con Hans di qualcosa che sembrava importante.
"Harry Potter è disturbato e pericoloso."
Lesse Margaret ad alta voce, con disgusto e indignazione.
-Che problemi ha la Skeeter? Questa cosa è gravissima!
Frannie, che intanto continuava a leggere, sgranò gli occhi.
-E non hai letto l'articolo. È anche peggio.
Lo sguardo di Margaret tornò sul foglio.
 
"Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull'opportunità che partecipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts. 
Potter, come la Gazzetta del Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le lezioni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla cicatrice che porta sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di ucciderlo). Lunedì scorso, nel corso di un lezione di Divinazione, il vostro inviato della Gazzetta del Profeta può testimoniare che Potter è uscito di gran fretta dalla classe, sostenendo che la cicatrice gli faceva troppo male per continuare a studiare. 
È possibile, spiegano i massimi esperti dell'Ospedale di San Mungo per le Malattie e Ferite Magiche, che il cervello di Potter sia stato danneggiato dall'aggressione di Voi-Sapete-Chi, e che la sua insistenza nel sostenere che la cicatrice gli fa ancora male sia una manifestazione del profondo stato confusionale in cui versa. 
«Potrebbe anche fingere» ha dichiarato uno specialista, «la sua potrebbe essere una richiesta di attenzioni». 
La Gazzetta del Profeta, intanto, ha scoperto fatti preoccupanti a proposito di Harry Potter che Albus Silente, Preside di Hogwarts, ha accuratamente tenuto nascosti al pubblico mago. 
«Potter parla il Serpentese» rivela Draco Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie aggressioni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro ci fosse Potter: aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto amicizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa per un briciolo di potere». "
 
-Ah! Maledetto idiota!
Esclamò, prima di proseguire.
 
"Il Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un'Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l'anonimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».  Albus Silente dovrebbe senza dubbio chiedersi se a un ragazzo del genere debba essere permesso gareggiare nel Torneo Tremaghi. C'è chi teme che Potter possa ricorrere alle Arti Oscure nel suo folle desiderio di vincere il Torneo, la terza prova del quale avrà luogo questa sera."
 
-Non posso crederci.
Commentò Jasmine, scuotendo la testa.
-Gli hanno dato del folle!
Esclamò Margaret indignata.
-Davvero di cattivo gusto.
Convenne Frannie, dando uno sguardo al tavolo dei Grifondoro. Potter non sembrava essere molto scosso. La Granger d'altro canto uscì di fretta dalla Sala, con espressione palesemente aggressiva.
-Quel ragazzino non farebbe male a una mosca. 
Borbottò Margaret ancora incredula.
Quando la colazione finì e Dimitar si unì ai ragazzi del settimo anno, i Serpeverde si alzarono e Tony si avvicinò a loro. Lui e Frannie si scambiarono un bacio, poi Edmund indicò il muro vicino al tavolo Tassorosso e ghignò.
-Ci siete andati giù pesanti, eh?
Tony sorrise e si sistemò i capelli con imbarazzo. Una pila enorme di striscioni e stendardi color oro e nero e talvolta con lo stemma di Hogwarts era posata disordinatamente accanto al muro.
-La abbiamo già portata qui perché poi non faremo in tempo. Ora tutti tranne quelli del quinto e del settimo hanno esami, e poi dalla cena dovremo correre direttamente alla gara.
-Che carini!
Esclamò Frannie sorridendo. Margaret, che sinora era riuscita a dissimulare perfettamente la sua preoccupazione per l'esame di incantesimi che si avvicinava, sospirò.
-Non andiamo, vi prego! Si lamentò a bassa voce.
-Su, Mag, andrai benissimo. Ed è l'ultimo esame. Da stasera libertà!
La rassicurò Edmund, passandole un braccio intorno alle spalle.
Lei scosse la testa affranta.
-Spero che non chieda gli incantesimi del fuoco, mi sono esercitata pochissimo e non vorrei bruciare il foglio della teoria.
Mormorò Jasmine, mordendosi il labbro.
-Io sono più debole su quelli dell'acqua, ma penso che andrò piuttosto bene.
Esclamò Tony, moderatamente preoccupato, prendendo Frannie sottobraccio. 
-Cavolo, spero di riuscire a combinare qualcosa!
Si lamentò Margaret. Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Prenderai E, e io sarò autorizzata a farti del male.
-Tanto Edmund mi difenderà!
-Tanto Tony difenderà me!
I due ragazzi si guardarono.
-Ah, noi non vogliamo saperne niente!
Chiarì Edmund, sollevando le mani in segno di pace.
-Come sarebbe a dire? Siete i nostri ragazzi, dovete combattere per noi!
Esclamò indignata Frannie.
L'esame volò. Benché i ragazzi del sesto anno erano meno attenti del solito, sicuramente pensando alla prova, nessuno sembrò avere troppe difficoltà. Incantesimi era una delle materie portanti, ma nessuno la trovava la più difficile. Jasmine andò con Aladdin a farsi un volo nel giardino, e gli altri si incamminarono pigramente verso la Sala Grande.
Frannie e Edmund si diedero il cinque e improvvisarono un ballo per la fine degli esami. Tony sorrise, le altre due li ignorarono.
-Voi cosa avete risposto alle nove?
Chiese Laetitia con il libro sottobraccio e una piuma dietro l'orecchio.
-Feraverto! Perché, qual era?
Chiese Margaret, preoccupata.
-Anche io ho risposto quella, meno male!
Frannie alzò gli occhi al cielo. 
-Abbiamo finito gli esami, possiamo smettere di parlarne per favore? Nessuno ha bruciato nulla, saranno andati alla grande!
-Vorrei avere la tua sicurezza...
Borbottò Margaret a bassa voce. L'amica la ignorò. Edmund le sorrise compassionevole, ben sapendo che sicuramente la ragazza avrebbe spaccato all'esame, come in tutti gli altri. 
-Non vedo l'ora di arrivare a pranzo.
Disse Tony. 
-Cedric sarà un fascio di nervi. Spero che i genitori lo abbiano tranquillizzato.
-I genitori?
Chiese Edmund curioso.
-Sì, da quel che ho capito i genitori dei campioni sarebbero venuti in visita oggi. Per stare un po' con loro prima della prova.
-Oh.
Commentò Margaret, in modo triste.
-Spero che Potter abbia qualcuno. Chissà come dovrà sentirsi solo, altrimenti.
-Sono sicura che avrà qualche parente, oltre ai genitori. Qualcuno deve pur essere venuto a vederlo!
Commentò Frannie, per rassicurarla.
-Ho sentito i gemelli dire ai compagni che probabilmente sarebbe venuta la loro madre oggi. Magari è per questo.
Commentò Laetitia. Margaret si illuminò.
-Oh, sarebbe una cosa molto bella da parte dei Weasley!
-A proposito Pevensie, ho sentito che ci sarà anche tuo fratello oggi.
Aggiunse Tony. Edmund aggrottò la fronte.
-Devi esserti sbagliato Tony, non mi ha detto nulla del genere!
Rispose il ragazzo, e l'altro alzò le spalle. Laetitia fece una piccola smorfia impercettibile. 
Iniziarono a dirigersi verso la sala Grande. L'esame era durato dalle otto alle dieci, e il pranzo non ci sarebbe stato per la prossima ora e mezza. 
-Che ne dite di andare un po' a ficcanasare nel posto in cui faranno la prova? Così capiamo cosa combinano! Propose eccitata Frannie. Edmund annuì entusiasta. Quando girarono l'angolo però, si fermò. Fece un'espressione sofferente e si portò le mani allo stomaco. 
-Ed? Ed, che hai?
Chiese immediatamente Margaret, avvicinandosi. Lui spalancò gli occhi.
-Non mi sento tanto bene. Non so cosa succede. 
Mormorò, ansimando. Tony si avvicinò per osservarlo meglio. Frannie si stava già voltando per portarlo in infermeria di corsa, quando una voce roca li fece sussultare.
-Ehi, tutto a posto qui?
I ragazzi cercarono la fonte di quella voce. Alastor Moody  era appena apparso come dal nulla, e sembrava avere lo sguardo più folle del solito. Si avvicinò a Edmund e gli toccò la fronte con la mano. Lui smise di respirare per un attimo, fissandolo senza sapere cosa dire.
-Tutto ok ragazzo?
Lui annuì, cercando di tenere un contegno.
-Forse è meglio fare una visita a Madama Chips. Portatelo voi, io ho delle cose importanti da fare.
Ordinò brusco, facendo roteare l'occhio blu elettrico verso tutti i presenti, prima di inchiodare Edmund in modo sospettoso con entrambi i suoi occhi. Si allontanò zoppicando, e sparì.
-Ed? Ci sei amico?
Mormorò Frannie, sfiorandogli la spalla. Lui annuì. Tony gli fece passare il braccio intorno alle spalle.
-Vieni, andiamo forza.
Gli disse, mentre Margaret gli prendeva discretamente la mano, con la paura che le troppe attenzioni di tutti potessero soffocarlo.
-No.
Disse lui, semplicemente. Da bianco come un lenzuolo sembrava quasi tornato a un aspetto normale. 
-Non c'è bisogno. Sto bene adesso.
Mormorò, separandosi dalla presa di Tony e sistemandosi i vestiti.
-È stato solo un attimo.
-Penso che dovremmo andare, almeno per farti dare un'occhiata. Non avevi una bella cera un attimo fa, Ed. Disse Margaret dolcemente.
-È stato un attimo, davvero.
Decisero di andare comunque in giardino, ma tenendolo d'occhio. Margaret gli tenne la mano tutto il tempo, ma cambiò subito argomento per metterlo a suo agio. Lui la guardò grato e lei gli strinse la mano in segno d'intesa. Frannie invece continuò a pensare alla cosa strana che era successa poco prima.
-Non l'ho mai visto così. 
Mormorò Frannie a Tony, in modo che solo lui sentisse.
-Generalmente non è un buon segno. Edmund è, come dire... sensibile. Potrebbe esserci qualcosa sotto.
Il ragazzo alzò le spalle in risposta, poco convinto.
Tentarono di avvicinarsi come avevano deciso al campo da Quidditch, dove si diceva sarebbe stata la terza prova. Come il campo fu in vista, però, si imbatterono in una squadra del ministero, che ordinò loro di girare a largo per lasciarli ai loro preparativi. I ragazzi dunque deviarono verso il Lago. Edmund sembrava essersi davvero ripreso, camminava tranquillo tentando di assorbire il sole estivo. Gli altri continuavano a fissarlo in maniera apprensiva non appena si girava da un'altra parte, per non farlo sentire troppo osservato. Arrivati sulla sponda, Edmund e Frannie si sedettero con la schiena appoggiata al tronco di un albero, e Margaret si coricò sull'erba e posò la testa sulle gambe di Edmund, che iniziò ad accarezzarle i capelli. Tony e Laetitia si sedettero a qualche passo di distanza, lei tirò fuori dalla borsa gli appunti di trasfigurazione e si mise a controllare le risposte date all'esame del giorno prima. Margaret sospirò, godendosi il momento, poi estrasse un libro dalla cartella e cominciò a leggere.
-Tutto ok, non è vero?
Sussurrò Frannie a Edmund, osservando Tony mordersi il labbro mentre guardava gli appunti confusi dell'amica.
-Sì. Sto bene.
Rispose lui a bassa voce, per non disturbare Margaret nella lettura. Continuò ad accarezzarle i capelli.
-Pensi che potesse essere Moody?
Lui sospirò.
-Non credo, Fran. Lui c'è da tutto l'anno, e non mi era mai successa una cosa del genere. 
-Però sei sempre di malumore durante le sue lezioni.
-È vero... però non così tanto. Non era mai stato così tanto.
-Spero che non c'entri nulla davvero.
-Magari ho solo avuto un calo di zuccheri!
La ragazza scosse la testa.
-Con tutto quello che ti sei ingollato a colazione? Raccontane un'altra!
Lui sorrise e lei sospirò.
-Sono proprio contenta di averti nominato mio amico il primo anno!
Continuò lei, guardandolo di sbieco.
-Mi hai proprio rovinato!
Rispose lui con un ghigno.
-Dai, un po' di bene te lo ho portato anche io!
Lui fece una smorfia scettica e Frannie sbuffò.
-Ti ho presentato Margaret!
Si lamentò lei, offesa. Edmund ridacchiò.
-Sto scherzando, Fran. Certo che sono contento anche io.
-E poi ti ho presentato Margaret!
Insistette.
-E poi mi hai presentato Margaret. Anche se all'inizio le stavo proprio antipatico.
-Tu eri antipatico, Ed. È diverso.
Rispose l'amica, e Margaret, che stava origliando con mezzo orecchio, per metà ancora concentrata sulla lettura, a quelle parole si lasciò sfuggire un sorrisino. Sì il ragazzo era davvero antipatico a quel tempo.
-Beh, non stavo antipatico a te.
Rispose lui, mettendosi più comodo lungo il tronco 
-Non a me, hai ragione.
-Maledizione!
Sbuffò Laetitia, a voce così alta che Margaret sussultò e le cadde il libro sul naso.
-Ahia.
Sospirò frustrata. Edmund e Frannie ridacchiarono.
-Che succede Laets?
Chiese, massaggiandosi il naso e guardandola con un sopracciglio alzato.
-Penso di aver fatto un casino con trasfigurazione.
Margaret chiuse gli occhi.
-Non me ne parlare, ti prego. Se sono stata bocciata voglio saperlo il più tardi possibile!
Frannie e Tony si guardarono con aria scettica.
-Sì, come se fosse possibile...
Borbottò Edmund alzando gli occhi al cielo. Mag arrossì ma preferì non rispondere. Passarono qualche ora nel relax assoluto, a prendere il sole. Edmund pareva ricaricare le batterie ogni istante passato sotto la luce solare. Margaret sorrise a guardarlo.
-Domani forse riusciremo a farci il bagno, al picnic.
Disse Frannie, guardando il Lago con aria sognante.
-Perché no, sì. Mi piacerebbe.
Rispose Tony, sfiorandole la mano.
-È davvero arrivata l'estate.
Sospirò Laetitia sorridendo. Quando a Edmund brontolò rumorosamente la pancia, capirono che era ora di alzarsi. Tony si sollevò in fretta, pulendosi velocemente i pantaloni dal terriccio.
-Andiamo, forza! 
Disse, dondolando impazientemente sulle gambe. Aiutò Frannie ad alzarsi, poi anche gli altri, di malavoglia, li seguirono.
-È quasi ora.
Sussurrò Edmund all'orecchio di Margaret, aveva l'aria eccitata. Lei annuì, poi si incupì un'istante.
-Tu stai davvero bene, vero Ed?
Lui alzò gli occhi al cielo e annuì.
-È stata una cosa temporanea. Fidati.
-Sarà meglio tenerti d'occhio. Non è mai un buon segno, lo sai.
-Non fare la Susan della situazione Mag, va tutto benissimo!
Lei sbuffò. 
-Va bene, va bene, ho capito!
 
*
 
La giornata passò relativamente tranquilla, e il pomeriggio scorse pigramente per i tre Serpeverde. Tony era completamente assorbito da Cedric come gli altri Tassorosso, quindi Frannie era stata in compagnia di Draco a chiacchierare sul Ministero e a guardare Blaise e Pucey giocare a scacchi, tentando di incantare le spilla Potter per sabotarle senza farsi scoprire, ma ebbe scarso successo. Edmund e Margaret erano saliti in camera di Edmund. Avevano passato qualche ora tra loro, sicuramente per parlare un po' di quello che era successo la mattina. Il ragazzo sarebbe morto piuttosto che ammetterlo, ma quelle attenzioni in realtà gli scaldavano il cuore. Quando fu quasi l'ora di cena, dopo aver ricevuto un bacio sul collo di addio, che durò più del previsto, Margaret uscì dalla stanza e andò a recuperare Frannie e Jasmine per convincerle a cambiarsi. Non era stato specificato nessun dress code per l'occasione, quindi decisero di fare da loro. Frannie trasfigurò il suo completo dei Puddlemore che aveva usato per la coppa del mondo, canotta e calzoncini, in un completo di Hogwarts, modificando con la magia il logo che stava proprio al centro della canottiera rendendolo lo stemma della scuola. Anche Margaret ebbe un'iniziativa simile, indossando la maglia della squadra a cui trasfigurò il logo, e dei pantaloncini a vita alta neri. Jasmine, che con Aladdin avrebbe dovuto tifare Potter sedendosi nella curva Grifondoro, optò per un top rosso e oro e dei pantaloni a palazzo scarlatti. Scesero elettrizzate e soddisfatte. In Sala Comune molti erano in fibrillazione, e le spille contro Potter lampeggiavano un po' ovunque. Qualcuno si era fatto prestare la sciarpa Tassorosso da un amico. In altri tempi non sarebbe mai accaduto, ma avrebbero fatto di tutto pur di non dare il loro sostegno a Potter. Eccezion fatta, ovviamente, per Mary Sue. La ragazza aveva un vestito rosso corto, con uno scollo sulla schiena. Un leone rampante all'altezza della pancia e sul volto un trucco da, come lo definiva lei, sexy leonessa con tanto di orecchie sulla testa. Singhiozzava senza far uscire lacrime, sicuramente per non rovinare il suo fantastico trucco.
-Voi non capite! Harry è la mia vita! È come un fratello per me! 
I ragazzi intorno a lei tentavano disperatamente di ignorarla, con scarsi risultati dati i decibel raggiunti dalla ragazza.
-Qualcuno la pietrifichi, vi prego.
Disse Pansy, massaggiandosi la testa con espressione addolorata. Si riprese subito dall'emicrania vedendo Jasmine passare, e come molti altri la guardò con astio e sospetto. Lei agitò i capelli e sorrise. Il suo outfit filo Grifondoro la rendeva molto fiera, anche là in mezzo.
-Siete degli insensibili!
Piagnucolò Mary.
-Odio questa casa! Sarei dovuta nascere Grifondoro!
-Lo sappiamo, credimi. 
Disse freddamente Hans, seduto vicino alla vetrata. Margaret sussultò. Non si era accorta della sua presenza sino a quel momento.
-Basta, vado alla Sala Comune dei Grifondoro!
Strillò, uscendo a grandi falcate dai sotterranei.
-Guarda che la signora grassa non ti fa entrare neanche se ti metti a piangere davanti al quadro! Dovresti averlo imparato alla quinta volta!
Le gridò dietro Miles, ridendo. Frannie, Margaret e Jasmine si guardarono senza sapere cosa dire. Mary era troppo ridicola per non essere derisa, ma cominciava a far pena seriamente a tutte loro. Questi pensieri furono interrotti da Edmund, che arrivò dal dormitorio sorridendo. La giornata con Mag lo aveva rilassato molto. Sulle guance aveva tracciato con la magia delle strisce, quattro per una, coi colori di Hogwarts. Verde, argento, giallo e nero sulla destra e blu, bronzo, rosso e oro sulla sinistra. Aveva l'aria di essere molto eccitato.
-Andiamo, forza! La cena starà per cominciare!
Disse, prendendo Margaret per un braccio e trascinandola verso la Sala Grande. Jasmine e Frannie li seguirono ridendo. 
Arrivati in Sala, l'aria era decisamente fuori dal normale. Gli studenti di Durmstrang erano in divisa perfetta, silenziosi, seduti tutti vicini al capo estremo del tavolo Serpeverde, marcati a vista da Karkaroff. Al tavolo Corvonero i ragazzi di Beauxbaton erano tutti vestiti di azzurro carta da zucchero, nessuno escluso, il colore della loro scuola.
Qualcuno teneva degli striscioni, pochi avevano il volto dipinto il volto di blu e bianco. 
Erano quelli di Hogwarts ad avere decisamente esagerato. Spille anti Potter lampeggiavano per tutto il tavolo Serpeverde e tra molti elementi Corvonero. Nel tavolo Tassorosso, al contrario di quanto accadeva all'inizio dell'anno, neanche l'ombra. Diggory doveva averle vietate. Ovviamente nessuna anche al tavolo Grifondoro.
Moltissimi avevano nei vestiti lo stemma della scuola, lo mostravano fieramente. Qualcuno aveva i colori delle case sul viso, come Edmund, ma perlopiù gli appartenenti alle due case partecipanti avevano i colori della propria. Dean Thomas e Seamus Finnegan, che come Frannie fece puntualmente notare "erano abbinati!", avevano il volto completamente dipinto, metà rosso e metà dorato. Gli striscioni erano disordinatamente appoggiati al muro della loro parte, e alcuni avevano un cappello con le lettere in rilievo "POTTER". Mary Sue tentava disperatamente di trovare un posto al loro tavolo, senza successo. Harry ogni tanto la guardava terrorizzato, Margaret notò che Ron gli cingeva le spalle con il braccio, protettivo. Al loro tavolo, come i ragazzi si aspettavano, c'era anche quella che aveva tutta l'aria di essere la Signora Weasley insieme a William, il figlio che quando i ragazzi erano al primo anno era caposcuola.
Al tavolo Tassorosso la situazione non era molto diversa. Attorno a Cedric erano seduti i suoi genitori, e davanti i migliori amici della sua casa, tra cui Tony e Susan. Tutti i presenti avevano almeno un capo di abbigliamento color oro e nero, alcuni la sciarpa anche col caldo di Luglio, che qualcuno aveva saggiamente trasfigurato in foulard. Aurora era una di queste, che con il suo completo rosa e il fazzoletto oro e nero intorno al collo distribuiva girasoli ai presenti, per richiamare i colori della casa e dare allegria. Quando i Serpeverde si avvicinarono al loro tavolo Tony li notò e si alzò, accomiatandosi per un istante dagli amici. Anche lui si era cambiato, aveva una t-shirt ocra con un tasso nero disegnato, e dei pantaloni al ginocchio neri. Sopra portava il mantello, per quando si fosse fatta sera tardi.
-Com'è il clima al tavolo?
Chiese Margaret, vedendolo arrivare mentre prendevano posto.
-Un casino! Però è molto bello. Sono tutti eccitatissimi. Penso che a Cedric verrà un colpo. 
Rise, poi si rivolse verso Frannie.
-A proposito, non ci sarà stasera al rinfresco. Proprio come avevo immaginato.
-Oh tesoro, mi dispiace tanto...
Lui alzò le spalle.
-Mi ha fatto il regalo, però! Lo aprirò stanotte, dopo la gara!
Edmund si inserì nel discorso, guardandolo in modo amichevole.
-Tu non ti dipingi la faccia, Tony?
Lui scosse vigorosamente la testa.
-Oh, no. Odio le maschere o il trucco in faccia. Mi fanno un po' senso, senza offesa!
L'altro alzò un sopracciglio, scettico, però sorrise e disse
-Ma quale offesa, figurati!
Il pasto sembrò volare, e quando Silente disse che era ora per i campioni di andare a prepararsi e per gli altri di avviarsi al campo da Quidditch fu il delirio. I ragazzi si alzarono tutti insieme. I Tassorosso e i Grifondoro corsero a prendere gli striscioni. Dimitar si avvicinò ai ragazzi, titubante. Dopo un po' li raggiunse anche Yvonne, che aveva un vestito color celeste e dei brillantini nei capelli. Il russo guardò verso Karkaroff, che lo fissò con odio. La ragazza gli strinse la spalla con una mano in segno di conforto.
-Ha ordinato di stare tutti insieme con quelli della mia scuola e ci ha vietato di parlarvi oggi. Ma a me non importa. Come avete detto stamattina, non tornerò più là.
Edmund gli sorrise.
-Sei il benvenuto, Mit. Ora andiamo!
Anche Tony si avvicinò, mentre Jasmine si avviava coi Grifondoro. Si misero tutti in una fila disordinata, e si avviarono verso il campo. Il sole cominciava a tramonare. 
Entrarono nel campo di Quidditch, che ormai era del tutto irriconoscibile. Una siepe alta sei metri correva per tutto il suo perimetro. C'era un'apertura proprio sul davanti: l'ingresso dell'enorme labirinto. Il corridoio al di là era buio e sinistro. 
L'aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman e ai campioni, che sembrava fossero appena arrivati. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa. Davanti agli spalti, un'équipe di medimaghi tra cui il padre di Frannie, stava in camice a vegliare sull'incontro. L'uomo salutò i ragazzi con un cenno.
I ragazzi si sistemarono sulle tribune, tra la curva Tassorosso e quella Serpeverde. Appena si sedettero, una voce familiare li fece voltare.
-Ehi! Ed! Tony! Siete arrivati finalmente!
Peter, Caspian e Susan erano seduti qualche metro più su. Si alzarono e andarono a occupare i posti liberi vicino a loro.
-Ma cos...?
Chiese Edmund, confuso.
-Sorpresa!
Esclamò Caspian, abbracciando Edmund. Aveva una felpa di Hogwarts, sicuramente prestata da Peter e i capelli tirati indietro in una coda.
-Te l'avevo detto che sarebbero venuti!
Esclamò Tony sorridendo, mentre Peter gli batteva una mano sulla schiena per salutarlo. 
-Laetita dov’è?
Chiese Peter guardandosi intorno.
-Dev’essere alla curva Corvonero, lagg…
La ragazza era già seduta, mano nella mano con Alfred, il Serpeverde del settimo anno con cui era andata al Ballo del Ceppo.
-… non fa niente.
Peter si incupì e si voltò dall'altra parte di scatto, come se una vespa lo avesse appena punto.
-Caspian. 
Questa parola congelò l'espressione sul volto del ragazzo. Si girò come spiritato. Aveva un vago rossore sulle guance.
-Dimitar? Dimitar Zubarev?
Chiese trattenendo il fiato.
-Ah, mi fa piacere che ti ricordi che esisto. E come mi chiamo.
Tony, Frannie e Margaret osservavano la scena a bocca aperta. Yvonne e i tre Pevensie invece seguivano il discorso con espressione concentrata e preoccupata allo stesso tempo, sapendo cos'era successo. Peter sembrava aver rimosso lo schiaffo emotivo del secondo precedente. Tanti anni prima, nel periodo in cui i Pevensie erano confinati dalla zia crudele, Caspian era stato mandato da suo zio Miraz da Ilvermorny a Durmstrang per prendere il controllo della famiglia. Il ragazzo non aveva reagito bene al trasferimento forzato ed era scappato anzitempo dall'Istituto, incontrando i Pevensie sul suo cammino, tra i monti del nord, nella fortezza di Jadis. Si erano liberati di lei insieme e lui era tornato in America, a smascherare Miraz. Era così che si erano conosciuti. E, sicuramente, era così che aveva conosciuto Dimitar. Non avevano mai riflettuto sul fatto che Caspian potesse aver lasciato effettivamente qualcuno indietro scappando da Durmstrang, ma ora sembrò ai ragazzi una cosa talmente logica che ne furono congelati.
-Certo che mi ricordo come ti chiami, Mit.
Il ragazzo strinse gli occhi azzurri in due fessure, guardandolo con uno sguardo carico di risentinento.
-Mi fa piacere che stia bene. A scuola credevamo tutti fossi morto. 
Lui arrossì.
-Mi dispiace, davvero. Avrei voluto scrivervi, ma avevo paura che se Karkaroff avesse intercettato i gufi sarebbe tornato a prendermi. O se la sarebbe presa con voi.
-Quando sei sparito, pensavamo che Karkaroff ti avesse chiuso nelle segrete per punizione. Dopo il primo giorno, tutti abbiamo capito che qualcosa non andava. Nessuno dei professori diceva niente. Forse si vergognavano perché eri riuscito a scappare, noi pensavamo stessero coprendo qualcosa. Che avessero fatto qualcosa di brutto.
-Mit...
-Dopo tre giorni quelli del settimo anno, spinti da Igor, hanno fatto un'incursione nei sotterranei per salvarti, ma non ti hanno trovato. In compenso sono stati beccati.
-Non sai quanto...
-Igor non è riuscito a camminare per una settimana. Io ero al quarto anno, non ero sceso a cercarti per fortuna, però ho visto come l'hanno ridotto.
Il ragazzo sospirò. Caspian era senza parole. Sapeva che la sua fuga avrebbe provocato qualche sconvolgimento, ma non aveva pensato a questo tipo di conseguenze.
-È stato allora che abbiamo pensato ti avessero fatto fuori. Regina non si è più ripresa, che io sappia. Dovresti scriverle che sei vivo. Anche a Igor. Probabilmente ti risponderanno con una lettera di insulti, io lo farei. Però se lo meritano.
Caspian sospirò.
-Io... non ne avevo idea.
-Certo che non ne avevi idea. Non sapevamo dov'eri o se eri, quindi non potevamo scriverti. Tu non lo hai mai fatto. Ma puoi ancora farlo.
-Mi dispiace, Mit. Veramente. Ma dovevo scappare. Insomma, lo hai detto tu! Avevate paura mi avessero fatto fuori! Avrebbero potuto farlo! Non so come sei, come siete durati sette anni là dentro. Ma io non potevo. Chiamami codardo per questo, ma non potevo farlo.
Dimitar alzò le spalle.
-Ormai non mi interessa più. 
Concluse, e si voltò. Susan strinse la mano a Caspian, che era ancora sconvolto. Intanto Yvonne teneva la sua sulla gamba di Dimitar. Peter sospirò, guardando l'amico senza sapere come consolarlo. Non ci fu il tempo di dire nulla, perché Ludo Bagman zittì la folla e cominciò a parlare. 
-Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti ciascuno... il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!
Le grida e gli applausi fecero alzare in volo nel cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita. Molti stendardi ondeggiarono, sentirono Mary Sue strillare la sua approvazione. 
-Al secondo posto, con ottanta punti... il signor Viktor Krum, dell'Istituto Durmstrang!
Altri applausi, tra cui quelli di Dimitar e di Caspian, che era stato visto anche da qualche altro ragazzo di Durmstrang, che confabulavano guardando nella loro direzione. Una ragazza coi capelli neri e gli occhi di ghiaccio lo fissò con sospetto.
-E al terzo posto... Mademoiselle Fleur Delacour, dell'Accademia di Beauxbatons!
Arrivò così l'applauso più tiepido. Persino qualche ragazzo di Beauxbatons, tra cui Yvonne, si limitò ad applaudire due volte con aria annoiata. Non avevano tante speranze di vincere. Ivari campioni entrarono nel labirinto in ordine, dai primi all'ultima. Sparirono presto nel fitto della vegetazione, con l'apprensione dei presenti.
-E adesso...
Annunciò Bagman, quando la folla si calmò
-In attesa che i campioni superino la loro prova, diamo il benvenuto ai primi ospiti di questa lunga serata! Un applauso per il coro polifonico dei Goblin Canterini, che ci intratterrà con quattro brani autoprodotti!
Dalla folla si levarono pochi applausi e decisamente tanti sbuffi di disappunto.
-Che divertimento...
Sbottò Frannie, guardando Edmund con aria seccata. Margaret e Tony invece decisero di dare al coro una possibilità, prima di esprimersi. In breve tempo, tutti capirono che la fiducia era stata mal riposta. Dopo due canzoni, come una manna dal cielo, a interrompere la celestiale esibizione i ragazzi videro delle scintille rosse partire dal cuore del labirinto. La folla sussultò.
La professoressa McGranitt, che aveva pattugliato i confini del labirinto sino a quel momento, si lanciò al suo interno seguita da uno dei guaritori. 
-Cosa sarà successo?
Chiese Susan nervosamente. Caspian le sfiorò la mano.
-Non lo so.
Rispose Edmund preoccupato.
-Spero che non sia Cedric.
Mormorò Tony, freddo.
-O Potter.
Completò Margaret, guardando ansiosamente verso il labirinto. Ormai la folla non prestava più attenzione al coro, le voci preoccupate e concitate dei ragazzi superavano il volume dell'esibizione, per quanto si sgolassero i cantanti. Neanche il tossicchiare perentorio di Bagman col sonorus riuscì a placare i presenti.
-Silenzio!
Esclamò Silente, e tutti tacquero. Qualche secondo dopo il medimago uscì dal labirinto con Fleur Delacour tra le braccia, semi cosciente. La McGranitt era subito dietro di loro. Fleur si sporse dalla stretta del mago e vomitò sull'erba del campo. Ci fu un coro di versi schifati. Yvonne alzò gli occhi al cielo.
-Que vergogna.
Mormorò. Dimitar scosse la testa, ridendo.
-Il vostro campione superato solo una prova su tre. E in quella arrivata ultima!
-Lasciamo stare, non ne voglio parlare.
Sbuffò la ragazza. Nessuno di quelli di Beauxbatons sembrava fare i salti di gioia. Madame Maxime abbandonò gli spalti, furibonda. Karkaroff rideva sotto i baffi, Bagman sembrava stesse cercando di nascondere goffamente la sua soddisfazione. Il coro riprese a cantare. Finì la terza canzone e fece per in iniziare la quarta. 
Edmund fece una smorfia di disgusto più accentuata del normale. Non lo sapeva, ma Moody si era affacciato sugli spalti per controllare che tutto procedesse a meraviglia.
-È tutto a posto Ed? 
Chiese Susan a bassa voce, mentre il coro riprendeva a cantare. Il ragazzo respirò rumorosamente. 
-Sì. Tutto ok.
-Vuoi che faccia avvicinare mio padre?
Chiese Frannie. Lui le lanciò un'occhiataccia.
-Non dire stupidaggini!
-È la seconda volta oggi Edmund, non puoi ignorarlo ancora.
Sussurrò Margaret.
-La seconda volta? Come sarebbe a dire?
Esclamò Susan, preoccupata.
-Maledizione Mag, dovevi proprio dirlo ad alta voce?
Intanto Dimitar e Yvonne si guardarono con aria perplessa, senza capire. Decisero presto che non c'era bisogno di loro in quella discussione, e si misero a parlottare fittamente tra loro, tenendosi la mano. 
-Sei quasi svenuto Edmund, non c'è niente da sottovalutare. Finiscila di fare il tuo solito show.
Ribatté Frannie seccamente.
-Fran!
Esclamò Edmund, in tono oltraggiato. 
-Sei che cosa? Sai che devi dirci queste cose, Ed!
Lo sgridò Peter.
-Devo aver mangiato pesante, tutto qui! 
Rispose lui, alzando le mani sulla difensiva.
-Volete stare zitti? Qualcuno sta cercando di ascoltare qui! E a nessuno interessa il tuo stato di salute, Pevensie.
Si lamentò Zacharias Smith, una fila indietro. Peter si girò di scatto, incenerendolo con lo sguardo. Il Tassorosso deglutì e non aprì più bocca. Edmund sbuffò, era diventato di colpo più pallido.
-Questa cosa non mi piace.
Mormorò Frannie.
-La smettete di trattarmi come un uccello del malaugurio?
Ringhiò Edmund. In quell'istante, Tony sussultò.
-Cosa c'è? 
Chiese Frannie, apprensiva.
-Il bracciale, si è intiepidito. 
Rispose lui, guardandolo subito. Tutto intorno alla sua circonferenza era apparso, in caratteri eleganti, Cedric Diggory, Hogwarts.
Lui alzò lo sguardo preoccupato.
-È il bracciale che gli hai regalato? 
Chiese Margaret, a bassa voce.
-Sì.
-Questo vuol dire...
-Che Diggory è in pericolo.
Completò Edmund, concentrato.
-Dite che dovremmo dirlo a qualcuno?
Chiese Frannie, guardando verso la tribuna dei professori.
-Non lo so. Non... non credo. Insomma, sta facendo la terza prova. Penso che sia pensata per essere pericolosa. No? È tutto sotto controllo.
Balbettò Tony.
-Sì, credo... credo di sì.
Confermò Edmund. Appena pronunciò quelle parole, sul finire della quarta canzone, un secondo spruzzo di scintille rosse si stagliò in cielo, ora sempre più scuro.
-Cazzo. 
Imprecò Frannie tra i denti. 
-Niente di cui preoccuparsi, tranquilli!
Tuonò Bagman, mentre Vitious entrava nel labirinto insieme al padre di Frannie. 
-E ora accogliamo i nostri secondi ospiti... molti di voi li stavano aspettando... 
Bagman si fermò sentendo dietro di lui dei rumori concitati. Si voltò. Vitious corse verso di lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Subito dopo, il padre di Frannie emerse dal labirinto, con Krum che fluttuava dietro di lui. La folla trasalì come un sol uomo.
-Impossibile!
Esclamò Dimitar, guardando la scena con occhi sgranati. Karkaroff si alzò in tutta fretta e scese a grandi falcate, entrando nel campo. Josh Firwood posò il ragazzo a terra e gli si inginocchiò accanto, insieme a un altro medimago. I loro sguardi si incupirono, dopo averlo esaminato con un complicato gesto della bacchetta.
-Stanno osservando cosa gli è successo. L'ho imparato in Norvegia quest'anno.
Sussurrò Peter, Caspian annuì per confermare. Susan si tappava la bocca con le mani, aveva gli occhi sgranati.
I medimaghi si scambiarono qualche altra parola, poi Josh sussultò e spalancò gli occhi, incredulo. Fece caricare Krum su un lettino e lo spedì con un collega in infermeria. Si avvicinò a Silente a dire qualcosa. L'uomo aggrottò le sopracciglia, turbato.
-Cosa si dicono?
Domandò Edmund a voce alta a Adrian e Miles, seduti in prima fila. La ragazza si voltò, sconvolta.
-È stato schiantato da qualcuno. Qualcuno dei campioni, probabilmente.
Margaret sbatté le palpebre confusa.
-Come? Né Potter né Diggory farebbero...
-E non è tutto.
La interruppe Pucey.
-Pare sia stato colpito dalla maledizione imperius.
I ragazzi la fissarono senza sapere cosa dire.
-I vostri campioni potrebbero aver fatto questo? Sarebbe da squalifica.
Chiese Dimitar, in tono aggressivo.
-Ma cosa dici? Assolutamente no!
Rispose Tony, brusco. Frannie gli diede un bacio sulla guancia per rassicurarlo. Margaret e Edmund si guardarono preoccupati. Caspian e Peter osservavano il campo con attenzione, attenti a ogni minimo movimento, per tenere sotto controllo la situazione.
-Beh, rimangono solo loro, mi pare.
-Calmi, calmi.
Disse Silente, pacatamente ma in modo fermo. La sua voce rimbombò per tutto il campo.
-L'importante ora è non andare nel panico, non ce n'è motivo. Due campioni sono ancora in gara e meritano di portarla a termine.
Un coro di disappunto si levò dai ragazzi stranieri.
-Le bacchette di entrambi verranno controllate al termine della competizione, ma confido che nessuno dei due sia responsabile di questa scorrettezza. Lascio la parola al Ministro.
I ragazzi fissarono Caramell impettito che si puntava la bacchetta alla gola e mormorava un sonorus. Come ministro della magia era la carica più importante presente all'evento. Karkaroff intanto litigava con la McGranitt e con due dei medimaghi.
-Il regolamento a riguardo è chiaro. La prova non va assolutamente compromessa. I due campioni sono ancora in gara e soltanto se da un esame accurato delle bacchette si rivelerà che il vincitore è stato colui che ha usato la maledizione imperius, il premio andrà al secondo classificato. Temo in ogni caso che non si tratterà comunque del signor Krum, dal momento che si è ritirato dalla gara ed è dunque terzo in classifica. Un coro di sdegno si alzò dagli studenti di Durmstrang. Ci fu qualche insulto in russo, Dimitar esclamò
-È un'ingiustizia!
Frannie, Tony, Edmund e Margaret si guardarono preoccupati. Era ovvio che nessuno tra Harry e Cedric poteva aver lanciato una maledizione senza perdono. Nel labirinto c'era qualcun altro. Qualcuno che Edmund poteva sentire. 
I professori sembravano molto agitati. Improvvisamente si accorsero del fatto che Karkaroff era misteriosamente sparito dalla scena. Bagman litigava a gran voce con il club di teatro di Diagon Alley, che si sarebbe dovuto esibire quella sera e che nessuno aveva voglia di vedere al momento. I Grifondoro della prima fila, che erano vicini al gruppo di auror, sentirono che parlavano coi medimaghi. Mary Sue strillò.
-Che succede?
Chiese Caspian nervoso, guardando da quella parte. Intanto la squadra del San Mungo e quella del reparto sicurezza del Ministero si interrogavano sull'entrare nel labirinto, interrompere la prova e soccorrere i ragazzi rimasti. Bagman lo vietò categoricamente, a nome del Ministero della Magia.
-Cos'è successo?
Chiese Frannie, rivolta verso i Grifondoro.
-Hanno esaminato la bacchetta di Krum, gli auror. Aveva appena scagliato una maledizione cruciatus quando è stato schiantato.
Disse Jasmine, avvicinandosi agli amici dalla curva nord. Margaret si coprì la bocca con le mani e la strinse per non emettere suono.
-Bisogna interrompere la prova. Subito.
Disse Peter, alzandosi in piedi. Susan lo tirò giù.
-Il Ministero vuole continuare. Cosa pensi di fare? Andare sino alla tribuna, dire "sono Peter Pevensie, un tipo che si è diplomato l'anno scorso, e vi ordino di sospendere la coppa"? E ti aspetti che loro dicano "Com'è saggio lei, perché non ci abbiamo pensato prima"? Caramell ha parlato. Sono leggi magiche più grandi di noi. Lo spettacolo deve continuare.
Il ragazzo alzò le spalle, senza sapere cosa rispondere. Dopo qualche istante, Tony gridò.
-Ahh!
-Tony! Cosa c'è?
Chiese Frannie spaventata.
-Brucia! Brucia!
-Relascio!
Esclamò Margaret, puntando il bracciale con la bacchetta. Cadde sui suoi pantaloni e cominciò a sfrigolare. Aveva lasciato un segno bruciacchiato intorno al suo polso.
-Ma che cazzo...
Sussurrò Edmund. Tony lo guardava spaventato. Lo sollevò con la bacchetta e lesse la scritta.
Cedric Diggory, cimitero di Little Hangleton.
Aveva appena finito di leggere che la scritta svanì. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. Frannie avvicinò l'indice titubante, e lo sfiorò.
-È freddo. 
Disse, seria. 
-Va bene, no? Vuol dire che il pericolo è passato.
Disse Edmund, cercando di essere rassicurante.
-Già. Immagino di sì. 
Fece eco Margaret.
-Cimitero di Little Hangleton? E che paiolo sarebbe?
Chiese Peter a voce alta.
-Non sapevo che la prova potesse svolgersi anche fuori da scuola.
Mormorò Susan.
-Beh, in effetti Potter è volato molto lontano con la scopa durante la prima prova. Sarà successa una cosa del genere. Magari hanno delle scope anche là dentro.
Ipotizzò Frannie. 
Ormai nessuno tra i presenti prestava più attenzione a quello che succedeva sul campo. Ognuno parlava coi vicini, una maschera di preoccupazione sul viso. I professori confabulavano tra loro in maniera
impenetrabile. Il club di teatro lasciava il campo imprecando contro un Bagman molto scosso. Il professor Moody, che i ragazzi non avevano notato sino a quel momento, era appoggiato agli spalti, ai bordi del campo, scaricava il peso sulla gamba di legno. L'occhio buono guardava distrattamente verso gli studenti sulle tribune, quello blu elettirico saettava da un lato all'altro del labirinto. La sua espressione era assolutamente indecifrabile.
Dimitar e Yvonne iniziavano, insieme a tanti di Beauxbatons e Durmstrang, a essere più preoccupati del destino dei due concorrenti di Hogwarts che dello scarso rendimento durante la terza prova dei loro. La ragazza diede una gomitata ben assestata al compagno. Dimitar soffocò un gemito e alzò gli occhi al cielo.
Si voltò.
-Non penso davvero che vostri campioni abbiano usato la maledizione imperius. Mi dispiace averlo detto. Spero Krum non abbia fatto male a nessuno.
Mormorò, con gli occhi bassi. Tony gli sfiorò la spalla con la mano.
-Non c'è problema.
-Spero che la prova stia procedendo bene. 
Sospirò Margaret, guardando malinconica verso il labirinto. Circa mezz'ora dopo, quando ormai gli studenti erano distratti, si udì uno schiocco. Qualcuno urlò. Harry Potter e Cedric Diggory si erano materializzati all'entrata del labirinto, insieme. Harry, steso prono, stringeva il braccio di Cedric e copriva il ragazzo alla vista. Tony sospirò di sollievo.
-Sono arrivati! Hanno vinto!
Tutti eruppero in grida di giubilo. La musica partì. Susan stava per dire che erano stati stupidi a preoccuparsi per uno schiantesimo, che sicuramente la terza prova era stata molto difficile ma niente di così spaventoso, quando si accorsero che quelli in prima fila, da grida di festeggiamenti, iniziavano a diffondere un vociare preoccupato, quasi isterico. Peter con la coda dell'occhio vide Amos Diggory e la moglie che si alzavano. Margaret guardò Silente col cuore in gola, che si fiondava verso i due, insieme all'intera squadra di medimaghi e auror, e insieme a Moody e Caramell. Improvvisamente la musica cessò com'era iniziata.
-Qualcosa non va. 
Sussurrò Edmund.
-Perché non si alzano?
Chiese Dimitar, concentrato. Potter era ancora curvo su Diggory, scambiò qualche parola con Silente e il ministro. Il preside afferrò Harry per un braccio, e lo strattonò in piedi. Non lo avevano mai visto comportarsi così prima.
Fu quando Potter si alzò, che lo videro. Silente affidò il giovane Grifondoro a Moody, prima di arginare Amos Diggory, che gli cadde quasi addosso. Josh Firwood si avvicinò a un auror con una pergamena.
Frannie osservò le sue labbra che si muovevano, e lesse
"Non posso far nulla. È morto."
Il campo cadde in un silenzio assordante. Intanto Potter era sparito con il professore. Il primo urlo partì dalla curva di Tassorosso. Hannah Abbott, ancora con il girasole in mano, si teneva le mani al petto e i suoi lamenti squarciavano l'aria. Aurora aveva il volto nascosto nel petto di Philip, che la teneva stretta e le accarezzava la schiena, con sguardo grave. Cho Chang era immobile e fissava la scena con occhi vitrei. La sua migliore amica, Marietta Edgecomb, le dava qualche buffetto sul viso per farla riprendere, ma non rispondeva.
Due auror coprirono il corpo con un telo nero con lo stemma del Ministero, e Caramell ordinò che venisse subito portato via. I signori Diggory si dimenavano come fiere, cercando di arrivare al figlio. Silente, davanti a loro, tentava in qualche modo di rassicurarli. 
Tony si guardò intorno e pensò di stare sognando. Sbatté un paio di volte le palpebre. Si chiese se fosse tutto vero, se il mondo esistesse, se lui esistesse o se fosse tutta un'illusione, l'incubo di qualcuno che lui manco conosceva, forse l'incubo di qualcuno che non esisteva neanche. L'unica cosa che gli faceva pensare di esistere era un bruciore al centro del petto, così forte che in condizioni normali lo avrebbe stordito, anestetizzato. A pensarci bene era stordito e anestetizzato. Sorrise debolmente per la sciocchezza che aveva appena formulato. Iniziò ad avere la vista annebbiata e si chiese perché. Si rese conto che per tutto quel tempo aveva smesso di respirare. E che qualcuno gli stava parlando.
-Amore? Tesoro, mi senti?
Frannie gli sfiorava il braccio con dolcezza, e Tony si ricordò dove si trovava. La guardò con gli occhi spalancati, senza sapere cosa dire.
-Vieni qui tesoro. È tutto ok.
Sussurrò la ragazza, alzandosi in pedi e mettendosi davanti a lui, coprendogli la vista. Lo abbracciò, facendo posare il suo viso sulla sua pancia. Sentì un singhiozzo e gli accarezzò la schiena.
-È tutto ok, Tony.
Anche Margaret stava piangendo, silenziosamente. Edmund le teneva la mano, e le accarezzò il volto tentando di consolarla. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla.
Peter e Caspian si guardarono con espressione d'orrore. 
-Non è possibile.
Sussurrò il primo, e l'altro sospirò, senza parole. I lamenti e le urla di Amos Diggory, accompagnati da alcuni singhiozzi, erano il solo suono che attraversava il campo. Fu quando Frannie alzò lo sguardo dai capelli caramellati del ragazzo, che lo vide. Gli occhi le si spalancarono dall'incredulità e il disgusto. Ringraziò Merlino tra sé e sé che Tony avesse ancora il volto appoggiato a lei e non potesse vederlo. Guardò Margaret di sottecchi, e vide che era impegnata a parlare con Edmund, sconvolta.
Draco Malfoy. Sorrideva. Guardando il punto in cui Cedric era sparito, avvolto dal drappo nero. Sorrideva sprezzante e dava allegre gomitate a Tiger e Goyle. Aveva l'aria di trovare la scena molto divertente. Per un attimo, guardandolo, si vergognò. E pensò che forse Margaret aveva ragione. Forse era davvero irrecuperabile. Quale quattordicenne sano di mente avrebbe riso per la morte di un compagno? Strinse Tony più forte a sé. Chiuse gli occhi un istante, poi si ricordò perché continuava a scommettere sul ragazzo. Si ricordò quando alle poste di Diagon Alley Lucius Malfoy aveva umiliato Arabella Figg davanti a Draco, che aveva cinque anni. Si ricordò che il bambino la aveva guardata con terrore e pena, e aveva ricevuto uno scapellotto dal padre, sinché non aveva fatto finta di ridere anche lui. Si ricordò che essere una merda era l'unico modo che gli era stato insegnato con cui avrebbe potuto ricevere un briciolo di considerazione dall'unica persona di cui veramente gli interessava. Il padre. Deglutì la fattura orcovolante che aveva incastrata in gola e che era lì lì per gridare davanti a tutti. Si promise che ci avrebbe provato di più, con più forza, perché era un'anima che poteva essere raddrizzata. Ma seppe che da quel momento lo avrebbe visto in modo diverso.
-Guardami.
Mormorò Edmund, tenendo entrambe le mani posate sulle gambe di Margaret. 
-Guardami.
Ripeté, e la ragazza alzò lo sguardo. Si asciugò le lacrime con un braccio.
-Stai bene?
Lei annuì in silenzio. Fece per guardare verso il labirinto, ma Edmund con una mano le fermò il volto e lo girò con forza di nuovo verso di sé.
-Adesso torniamo al castello, con calma. Tutti insieme. Va bene?
La ragazza annuì di nuovo.
-Rimango sempre con te, okay? Torniamo insieme. 
-Sto... sto bene Edmund, grazie. 
Lo sguardo del ragazzo si addolcì.
-Oh, lo vedo come stai bene.
Sorrise. Arrivò un auror del Ministero a chiedere di sgomberare il campo. I ragazzi intorno a loro cominciarono ad alzarsi. Dimitar si alzò per primo, e aspettò che Tony si separasse dall'abbraccio della ragazza per accomiatarsi. Gli posò una mano sulla spalla. 
-Mi dispiace tanto, amico.
Salutò gli altri con un cenno, poi i suoi occhi incrociarono quelli di Caspian per un istante.
-Mi sei mancato.
Mormorò, e si voltò per andarsene trascinandosi dietro Yvonne.
-Anche tu... anche voi!
Si affrettò a gridargli dietro Caspian. 
-Scusa per non averlo dimostrato!
In lontananza, un tizio di nome Poliakoff, la ragazza con gli occhi di ghiaccio e il caposcuola di Durmstrang osservavano la scena con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
-È tutto ok.
Mormorò Tony con gli occhi rossi, Peter lo abbracciò. 
-È meglio andare. 
Mormorò Edmund, tenendo Margaret per la mano e ogni tanto lanciandole un'occhiata furtiva preoccupata.
-Anche noi dovremmo andarcene, Peter. Dobbiamo arrivare a piedi a Hogsmeade prima di poterci smaterializzare.
Disse Susan, cercando di restare lucida.
-Non so, Sue. È chiaro che c'è qualcosa di strano. Non mi va di lasciarli soli al castello in queste condizioni.
Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Non siamo soli, Peter.
-Beh, non mi sembra che questo abbia aiutato Cedric.
Rispose lui, secco. Tony lo guardò come elettrizzato. Prima che chiunque potesse rispondere, mentre gli studenti stavano ancora defluendo dalle uscite principali, la Sprite si avvicinò.
-Tony? Oh, ciao Peter caro.
La donna sembrava essere a un passo da una crisi di nervi e pianto. I due Tassorosso l guardarono senza parlare.
-Tony, ehm, puoi venire un attimo?
Il ragazzo si schiarì la voce e fece un passo verso di lei, ma si accorse che Frannie lo teneva ancora saldamente per il braccio. La guardò per qualche istante, dopo i quali, dolorosamente, la ragazza lo lasciò andare. 
La strega mise la mano nella tasca e gli porse qualcosa, titubante.
-Tieni. Per questi giorni serve qualcuno. È meglio... voglio che ci pensi tu.
Tony fissò la spilla dorata in mano alla donna. La immaginò appuntata al petto del compagno e fece istintivamente un passo indietro.
-No. Oh no, professoressa... non so proprio... non potrei mai...
Lei la infilò senza ammettere repliche nel pugno del ragazzo per poi mettergli entrambe le mani sulle spalle, sorridendo debolmente.
-Non dire sciocchezze. Sono sicuro che avrebbe approvato la mia scelta.
Disse, prima di asciugarsi una lacrima frettolosamente con la mano. Lo abbracciò. La capo casa di Tassorosso era sempre stata molto affettuosa con gli studenti. 
-Sarai bravissimo. E ora vai.
Il ragazzo tornò sui suoi passi, e gli amici accorsero attorno a lui.
-Cosa ti ha detto?
Chiese Frannie, incuriosita.
-Mi ha dato... mi ha dato questa. 
 
Tornando al castello, trovarono diversi siparietti che in un altro momento avrebbero trovato molto divertenti. 
Mary Sue piangeva a dirotto, chiedendo a tutti quelli che passavano dove fosse Harry e appoggiandosi affranta a ogni Serpeverde e Grifondoro che vedeva. Il trucco da sexy leonessa era sbiadito. I ragazzi le passarono volutamente alla larga, reputando il suo comportamento squallido e fuori luogo. 
Philip sbraitava che non avrebbe lasciato Aurora andare a dormire da sola e che sarebbero rimasti in Sala Grande, con lui a vegliare su di lei. Aggiunse che se fosse venuto Gazza a rompere sul coprifuoco lo avrebbe schiantato. E che se fosse venuto Silente in persona a rimandarlo in dormitorio, che diamine, avrebbe schiantato pure lui. 
Ci vollero Justin Finch-Fletchey, Roger Davies e Susan Bones per calmarlo e convincerlo che la sua ragazza non sarebbe morta per una notte passata lontana da lui in dormitorio dopo una sera del genere. Aurora non si espresse, si limitò a restare ancorata a lui con sguardo vacuo.
Quando arrivarono ai piedi del castello, Susan abbracciò forte un Edmund indispettito. Peter raccomandò loro di trovare il modo di contattarli subito se fosse successo qualcosa di brutto, che si sarebbe precipitato lì. A Margaret ricordò un po' Philip, sembrava che la sua frase potesse concludersi con "e se il divieto di materializzarmi nei confini di Hogwarts tenterà di fermarmi, non sa contro chi si è messo!". Caspian li salutò con un cenno, preoccupato anche lui.
Tony decise di andare in Sala Comune per vedere come stavano i suoi compagni di casa. Si appuntò la spilla sul petto. Frannie la osservò con occhi mesti.
-Vuoi che ti accompagni sino alle cucine?
Propose, conciliante.
-No, non preoccuparti. Starò bene.
Le diede un bacio sulla fronte.
-Se ti servo, sai dove trovarmi.
-Sì.
Lui salutò gli altri con un gesto della mano, e si allontanò. Frannie sospirò guardandolo sparire tra i corridoi.
-Dev'essere difficile per lui.
Commentò Margaret, sospirando.
-Spero di riuscire a farlo stare meglio. Domani magari gli porterò un po' di cibo dalle cucine.
Sospirò Frannie, alzando le spalle.
-Avremmo dovuto fare un picnic per il suo compleanno domani, ma non penso sia il caso ora.
-Già, non penso neanch'io.
Commentò Edmund.
 
Subito nel castello si sparse la voce che Harry Potter aveva dato la colpa della morte di Cedric a Lord Voldemort. I ragazzi si guardarono terrorizzati. Li raggiunse trafelata Jasmine. Anche i gemelli Weasley confermavano con aria più cupa del solito, e questo accadeva solo nei casi più gravi. Edmund ricordò che quando il Basilisco girava per la scuola, tre anni prima, amavano scherzare e prendere in giro come al solito. La questione era molto seria.
-Che roba. Secondo voi è vero?
Chiese a bassa voce, entrando in Sala Comune. Tutta la casa era divisa in gruppetti che commentavano l'accaduto.
-Beh, qualcosa dovrà pur essere successo. 
Mormorò Edmund, riferendosi a Diggory.
-Voi-sapete-chi è morto. Non si torna indietro dal regno dei morti. Nessuna magia può farlo.
Rispose Frannie.
-Ma c'eri anche tu alla coppa del mondo, hai visto il marchio nero! I mangiamorte!
Ricordò Edmund, con un brivido. 
-Pensavo si fosse detto che erano solo un gruppo di vandali non organizzato!
Esclamò Jasmine, impaurita. Frannie scosse la testa.
-Solo chi ha il marchio nero inciso sulla pelle può evocare il morsmorde. Soltanto un ex mangiamorte avrebbe potuto farlo.
-Ah. Non lo sapevo.
Mormorò la ragazza, poco ferrata in storia britannica. 
Si soffermarono con lo sguardo sul gruppetto Malfoy - Tiger - Goyle - Zabini - Nott. I ragazzi sembravano perfettamente a loro agio e per niente scossi dagli eventi.
-Disgustoso.
Mormorò Margaret, guardandoli di sottecchi. Jasmine scosse la testa.
-Neanche davanti alla morte smettono di essere degli idioti.
Aggiunse Jasmine.
Frannie e Edmund si guardarono. Su quello non avrebbero potuto ribattere. Frannie aveva giurato a sé stessa poco prima che si sarebbe impegnata a migliorare quella situazione e che ci avrebbe creduto. Si promise di parlare con Draco il giorno dopo per tastare il terreno, ma non poté fare a meno di guardarlo con delusione.
 
Nella Sala Comune dei Tassorosso, Tony si era presentato come prefetto in sostituzione di Cedric, ed era rimasto in piedi per consolare i ragazzini del primo anno, che avevano avuto il ragazzo come punto di riferimento. Quando i più piccoli furono a letto, stappò alcune delle bottiglie che aveva in serbo per il suo compleanno, e le bevette con i ragazzi più grandi. Persino Aurora assaggiò un sorso di whisky incendiario, diventando rossa subito dopo. Nella stanza regnava il silenzio. Dopo qualche brindisi poco convinto, a Cedric, alla casa, a Tony per il suo compleanno e persino a Potter, i ragazzi decisero di andare a dormire. Tony si trascinò sino al dormitorio, si tolse il mantello con uno sbuffo e lo fece scivolare per terra. Il rumore che fece, come una cosa dura che cade da una certa altezza e picchia contro il terreno, lo incuriosì.  Si allungò verso il mantello e lo afferrò, frugando nelle tasche. Quello che vide lo fece sussultare. Il regalo di Cedric. In tutto quel trambusto se n'era dimenticato. Diede uno sguardo ai compagni di stanza, che si erano già infilati a letto provando a dormire, e decise di entrare in bagno per non disturbarli. Chiuse la porta dietro di sé con un incantesimo, si appoggiò al muro, e scartò. Riconobbe subito, intravedendone l'estremità, di cosa si trattasse. Smise un attimo di respirare.
Un fonendoscopio magico, di quelli che fanno le diagnosi base. Era molto richiesto dai tirocinanti al San Mungo, perché dava una grossa mano per i pazienti con problemi meno gravi, quelli di cui solitamente si occupavano gli stagisti. Sulla carta regalo, all'interno, era segnato con inchiostro blu "con i migliori auguri" in una grafia disordinata ma elegante. Tony prese un respiro forte e la accartocciò, combattendo per dieci lunghi secondi l'istinto di strapparla. Si guardò intorno disperato per cercare qualcosa, qualunque cosa, da guardare che per miracolo lo facesse stare meglio. Gli scappò un singhiozzo e si tenne la bocca con le mani. Chiuse gli occhi forte e sentì che iniziavano a lacrimare. Soffocò un altro singhiozzo. Pensò di evocare un muffliato, ma avrebbe dovuto smettere di piangere per riuscirci, e a quel punto sarebbe stato inutile. Sperò che Kristoff e Wade stessero davvero dormendo. Con la schiena appoggiata al muro, si abbassò strisciandola sino ad accovacciarsi per terra. Si abbracciò le gambe e posò la testa sulle ginocchia. Sentiva come se dovesse aggrapparsi forte per tenersi tutto insieme, o si sarebbe spaccato. 
Il petto gli bruciava quando uscì un altro singhiozzo e smise di preoccuparsene. Se pure lo avessero sentito, sicuramente avrebbero compreso, soprattutto Wilson. Restò a terra per qualche minuto, con il respiro pesante, gli occhi rossi e la testa che faceva male. Quando pensò di aver finito prese un fazzoletto e si asciugò il viso, più bagnato di quello che si aspettava. Si alzò in piedi, con le gambe che gli tremavano. Si sentì debole, senza forze. Aprì la mano con la carta da regalo e la guardò. Aveva il cuore che batteva molto velocemente, e sentiva l'impellente bisogno di distruggere qualcosa. Di certo non avrebbe potuto distruggere il fonendo, e neanche le mattonelle del bagno sembravano la soluzione più felice. Continuò a fissare la carta come se solo il suo sguardo potesse incenerirla, poi prese i due estremi con le mani. Un attimo prima di stracciarla in due però gemette come se stesse tentando di contrastare una maledizione imperius. La appallottolò di nuovo, la infilò con rabbia nella tasca, e uscì, aprendo la porta con un gesto di bacchetta. Buttò il regalo nel baule e si accasciò sul letto, tenendosi il petto. Strinse i denti cercando di non ricominciare a piangere. Sarebbe stata una notte lunga.
 
*
 
Il giorno dopo si svegliarono tutti stanchi come se non avessero dormito. Gli esami erano finiti il giorno prima, ma tutto lo stress accumulato e i recenti avvenimenti si facevano sentire. Margaret aprì gli occhi con riluttanza e si stiracchiò. Sbadigliò rumorosamente, sapendo che le compagne di stanza non si sarebbero svegliate neanche se uno schiopodo sparacoda si fosse infilato sotto le loro lenzuola, e rinunciò al cercare di dormire ancora un po', sapendo che aveva perso in partenza. Sperò che Edmund fosse già sveglio, cosa probabile, e che non si fosse ancora fatto incastrare da nessuno per giocare a scacchi, cosa decisamente più difficile. Si lavò, si vestì, e quando ebbe un'aria vagamente presentabile le sue compagne ancora dormivano. Gli ultimi giorni non avrebbero avuto lezioni, e tutti sembravano volerne giustamente approfittare.
Quando uscì in Sala Comune, notò con disappunto che le sue previsioni si erano rivelate esatte. Edmund, sorridente e sistemato, giocava con Zabini  a scacchi sul divano. Doveva aver già fatto colazione. Margaret evidentemente non riuscì a nascondere la delusione nel suo sguardo, perché quando alzò gli occhi e la vide il ragazzo disse
-Buongiorno! Se avessi saputo che ti saresti alzata così presto ti avrei aspettato.
Lei alzò le spalle.
-Non fa niente.
Si chinò per dargli un bacio sulle labbra mentre Blaise guardava frosennatamente la scacchiera. La distrazione di Edmund avrebbe potuto dargli qualche vantaggio insperato.
-Se vuoi la chiudo subito qui e vengo a farti compagnia.
Il compagno aggrottò le sopracciglia.
"Come sarebbe a dire che la chiude subito qui?"
Pensò, ma non lo disse. Margaret sorrise a quelle parole. Apprezzava il gesto, ma non le andava di disturbarlo.
-Vado solo a mangiare qualcosa, non preoccuparti. Divertiti pure. Ciao Blaise!
Disse, allontanandosi. Quando uscì dai sotterranei, si pentì subito della sua decisione. Sperò di non trovare Draco al tavolo, anche se comunque sia avrebbe dovuto sicuramente sorbire qualche compagno di casa che blaterava sul fatto che Potter fosse mentalmente squilibrato.
La sera prima aveva constatato che a parte lei e i suoi amici tutti i Serpeverde concordavano con la versione della Skeeter: Potter era pazzo, mitomane e aveva un disperato bisogno di restare all'attenzione dei media.
Questo la faceva andare in bestia.
Per sua fortuna, entrando, vide che il tavolo era quasi vuoto. Millicent Bulstrode mangiava pigramente un budino alla vaniglia, alcuni di quelli di Durmstrang erano tutti insieme a un lato del tavolo a mangiare insieme, Poliakoff e il caposcuola con un sorriso fiero che aveva del preoccupante; per il resto era già arrivato solo Hans, che sicuramente la avrebbe ignorata come al solito. Prese una fetta di torta ai lamponi con aria depressa e la addentò. Il tavolo Tassorosso era quasi tutto pieno, sicuramente i tassi avevano avuto difficoltà a dormire. Vide Tony che sembrava ancora scuro in volto ma lucido e padrone della situazione, a differenza di molti altri. Aurora era al tavolo Grifondoro, con Philip. Fu guardando quello Corvonero che si accorse che qualcosa non andava. 
Yvonne guardava ostinatamente verso il tavolo Serpeverde, aveva gli occhi rossi. Margaret strabuzzò gli occhi e cercò di nuovo Dimitar con lo sguardo. Lo aveva soltanto inquadrato distrattamente all'arrivo, senza chiedersi perché fosse seduto col gruppo di Durmstrang. Quando lo vide bene in faccia le sfuggì la forchetta di mano e le cadde sul piatto di porcellana. A sentire il rumore i presenti al tavolo si voltarono verso di lei, lui compreso, che però abbassò subito gli occhi.
Aveva un livido sul collo e un occhio rosso. A guardarlo bene, si massaggiava un braccio con la mano opposta ogni manciata di secondi.
"Ha ordinato di stare tutti insieme con quelli della mia scuola e ci ha vietato di parlarvi oggi. Ma a me non importa. Come avete detto stamattina, non tornerò più là."
Si ricordò Margaret, con un brivido. Un rumore accanto a lei la fece sussultare. Yvonne la aveva individuata e si era seduta lì vicino.
-Gli hanno fatto qualcosa. Non so se è perché si è seduto con noi alla prova o se è perché lo hanno visto parlare con quel Caspian, ma gli hanno fatto qualcosa. Stanotte Karkaroff non è tornato alla nave, e gli studenti devono averne approfittato per un linciaggio.
Sussurrò, guardandolo di sottecchi.
-Quando ho chiesto mi ha risposto di essere caduto dalle scale. E se n’è andato di corsa guardandosi intorno spaventato. Non… non mi guarda più in faccia.
Margaret deglutì. 
-Pensi che dovremmo dirlo a qualcuno?
Chiese la ragazza, a bassa voce. La francese scosse la testa.
-Non. Sarebbe inutile. Lui non direbbe nulla comunque. Si coprono a vicenda. E poi tra qualche giorno sarà tutto finito.
Il ragazzo fissava ostinatamente il suo piatto, sembrava lottare contro un fortissimo istinto a guardare verso di loro.
-Spero che questi giorni passino presto.
Mormorò.
-Anche io. Odio vederlo così.
Sospirò la ragazza.
-Con voi ha confidenza. Penso veda che siete simili. Se parlerà con qualcuno di voi, spero saprete consolarlo.
Concluse, prima di alzarsi e andare a posto. Margaret si morse il labbro. Tra Voldemort, Draco Malfoy che faceva il  cretino dopo la morte di Cedric e Durmstrang, mai il mondo magico le era sembrato così ostile. Non mentì a sé stessa, riconobbe di averlo sempre idealizzato, di aver pensato che fosse il migliore dei mondi possibili, ma non era così. I maghi sapevano essere crudeli e pericolosi, almeno quanto i babbani. Specialmente per gente come lei.
Finì di mangiare la sua torta e cominciò a considerare di alzarsi, quando entrò Theodore Nott. Appena il ragazzo la vide mutò espressione, e lei si sentì investita da un'onda di disprezzo. La cosa la mortificò e la infastidì. In genere i Serpeverde si difendevano tra loro e ignoravano il fatto che ci fossero nati babbani all'interno della casa, ma dopo i fatti del giorno prima l'aria cominciava a cambiare.
Passando accanto a lei, il ragazzo sussurrò
-È finita la pacchia, Rosander. I sanguesporco come te hanno i giorni contanti. Guardati le spalle.
A quelle parole, lei sgranò gli occhi.
-Cosa hai detto?
Chiese, a voce più alta del normale. Qualche testa si girò a guardarli. Hans aveva alzato un sopracciglio.
-Io? Non ho detto niente.
Rispose il ragazzo, con un sorriso derisorio sul volto. Margaret si alzò.
-Non permetterti mai più, Nott.
-Di fare cosa? Tu sei pazza. Ti immagini le cose come Potter.
Millicent Bulstrode ridacchiò. Margaret scavalcò la panca e si parò di fronte al ragazzo, mettendo la mano in tasca e sfiorando la bacchetta. Lui arretrò di un passo. Aveva due anni in meno e sapeva molti meno incantesimi  e questo lo sapeva benissimo. Margaret lo guardò dritto negli occhi e se ne andò. Mentre si allontanava Theodore mormorò
-Quella là è tutta matta.
La ragazza uscì dalla Sala cercando di ricacciare indietro le lacrime. Quell'attacco, arrivato in quel momento, mentre era da sola, la aveva scossa profondamente. Se ci fossero stati Edmund o Frannie probabilmente lo avrebbero schiantato, ma se ci fossero stati Nott non si sarebbe mai azzardato a dire una cosa del genere. L'aveva fatto proprio perché la aveva trovata sola. Tornò verso i sotterranei tremante dalla rabbia e dall'umiliazione, anche per essere stata trattata da pazza davanti a tutta la Sala Grande. Le mani fremevano di rabbia. E quel che era peggio era che non aveva le prove. Si morse forte il labbro per non piangere.
Lo avrebbe raccontato a Frannie, non a Edmund che sicuramente lo avrebbe picchiato (e vedere Edmund in punizione per colpa sua era l'ultima cosa di cui aveva bisogno) e sicuramente non a Laetitia. Aveva solo bisogno della sua migliore amica. Mugugnò la parola d'ordine e entrò in Sala Comune sperando che fosse sveglia. Quello che vide non la rassicurò, anzi.
Edmund e Blaise avevano finito di giocare a scacchi e parlavano seduti sul divano. Li avevano raggiunti Frannie e Draco, che erano invece su due poltroncine di fronte. Margaret si fermò un istante e li fissò. Con gli occhi rossi, il respiro affannoso e un'insofferenza verso il mondo magico, l'ultima cosa che avrebbe accettato di fare era parlare con Malfoy, che la pensava sicuramente come Nott, o peggio. I quattro non si accorsero che lei era entrata, immersi com'erano nella discussione.
-La Burbage ha detto che i risultati sarebbero arrivati oggi, a proposito.
Disse Edmund. Draco alzò un sopracciglio, Margaret lo fulminò da lontano con lo sguardo.
-Tu che hai risposto alla sette, Fran?
-Grammofono mi pare perché?
Il ragazzo si impensierì.
-Anche io, ma George mi ha detto che il padre gli ha detto che ora i babbani usano i TD .
-I TD? Non si chiamavano BD?
-Non so, Frannie. Sono abbastanza sicuro che sia TD. Dovrebbe stare per Total Disk.
La ragazza ci pensò su, poi alzò le spalle.
-Chi se ne importa. Sono solo stronzate babbane, alla fine. L'esame lo passiamo lo stesso.
Non fu tanto quello, o meglio, non fu solo quello. Fu che a quelle parole Draco Malfoy scoppiò a ridere e le batté una mano sulla spalla.
Margaret sgranò gli occhi come se le avessero appena sparato. Sbatté le palpebre in silenzio.
-Che cosa sarebbero, scusa?
Chiese fredda, manifestando la sua presenza. Loro si voltarono verso di lei. Li guardava come se avessero appena evocato il marchio nero. Edmund sbiancò.
Era andata sin lì per sfogarsi con la sua migliore amica, ma non aveva considerato che lei fosse una di loro. Quella consapevolezza la colpì d'un tratto, come se le loro differenze sino a un attimo prima fossero nascoste da un'eclisse e ora ci fosse bisogno degli occhiali da sole per non restare accecati. Frannie non parve cogliere la pericolosità della situazione come Edmund. Alzò le spalle sorridendo.
-Ma sì dai, sai cosa intendo.
L'altra strinse le labbra.
-Sì lo so, infatti.
-Si può sapere qual è il tuo problema, Rosander? Stavamo parlando, nel caso in cui non lo avessi notato. Aggiunse Draco, sorridendo beffardo. Prima che Edmund potesse abbaiare contro di lui, Margaret lo zittì con un "chiudi quella fottuta bocca", che lasciò tutti perplessi e Edmund sempre più mortificato.
-Ripeto io la domanda.
Disse Frannie, iniziando a guardarla con diffidenza.
-Qual è il tuo problema, Margaret?
-Qual è il mio problema? Sei tu che hai un problema. Adesso ti danno improvvisamente fastidio le "stronzate babbane", eh? Dovevo immaginare che prima o poi sarebbe successo. La mela non cade mai lontano dall'albero. Siete tutti uguali, alla fine.
L'altra strabuzzò gli occhi, colpita.
-Stai esagerando adesso. Non capisco perché la stai facendo tanto lunga, ma dovresti smetterla subito.
-La sto facendo lunga, eh? Ma certo! Cosa ne puoi sapere tu? Di come si sente tutti i giorni una persona come me?
-Non sono io che ho detto che "siete tutti uguali". A me sembra che delle due chi non accetta l'altra per quello che è sei tu. 
L'altra sorrise sprezzante.
-Ah, certo. Sono io che non apprezzo quello che sei. Scusami se non seguo con apprensione le tue battaglie per l'accettazione di voi purosangue. Siete una categoria molto discriminata. Il famoso razzismo contro i purosangue. Sono proprio una persona orribile.
-Questo che cosa c'entra? Stiamo parlando di me e di te.
-"Questo cosa c'entra?" È proprio questo il punto!
-Non mi sembra di averti mai fatto pesare alcunché, anzi.
-Cosa vuoi sentirti dire eh? Vuoi che ti ringrazi? Grazie Frannie per avermi trattato da persona normale, dev'essere stata molto dura per te!
-Non un ringraziamento magari, ma un riconoscimento sarebbe carino, sì.
-Sei proprio come loro. Avrei dovuto capirlo.
Disse Margaret, guardando Draco con disprezzo per un istante. Lui fece per dire qualcosa ma con un cenno Frannie lo fermò.
-Devi lavorare meglio sui tuoi insulti, sai? Perché questo non lo è affatto.
-Bene. Divertiti con il tuo amichetto, allora.
-Bene.
La ragazza li superò e si fiondò in camera, ignorando Edmund che si era alzato e aveva mormorato
-Mag, aspetta...
Lui si fermò impotente davanti all'ingresso del dormitorio femminile, poi si voltò verso Frannie.
-Potevi andarci più piano.
Blaise e Draco erano silenziosi e un po' imbarazzati. Quest'ultimo sembrava si stesse trattenendo con la forza dal dire qualcosa come "lo sapevo che alla fine ti saresti accorta che è un'idiota, Frannie" soltanto a causa della presenza di Edmund.
-Cosa? È lei che è entrata qui con voglia di litigare!
-Penso che dovresti chiederle scusa.
-Chi, io? Beh, può scordarselo. Sa che mi esprimo così, e lo sai anche tu. Se fosse stata astronomia avrei detto "stronzate stellari". Non è colpa mia se oggi aveva il dente avvelenato.
-Ci sono cose su cui le persone sono giustamente più sensibili, Frannie.
-Non prendermi in giro, Edmund. Lo so che pensi anche tu che ha esagerato. La difendi solo perché è la tua ragazza.
Il ragazzo arrossì.
-Questo... questo non è proprio vero.
-Ah no? Allora guardami in faccia e dimmi "Margaret ha ragione e tu hai torto", avanti.
Edmund sbuffò, frustrato.
-Senti, non mi importa chi ha ragione, ok? Vedete di chiarire. E se vedete Margaret mandatela in camera mia.
Disse, e sparì dietro la porta. Frannie, Draco e Blaise tacquero un istante.
-Evidentemente non era una vera amicizia.
Disse una voce vicino alla vetrata. Mary Sue doveva essere arrivata qualche minuto prima. Alzò le spalle.
-Io non ho mai litigato così con Harry. Lui mi vuole bene come una sorella. Darei la vita per il mio migliore amico. 
Frannie la guardò. In genere le scemenze di Mary la facevano divertire, ma quella decisamente non era stata la cosa migliore da dire. Alzò una mano aperta e sorrise. Draco diede una gomitata a Blaise per spingerlo a guardare, ridacchiando. 
"Monstrum." 
Pensò Frannie, chiudendo il pugno. Per qualche istante non successe nulla, poi Mary iniziò a strillare.
-AHHHHH! Toglimeli di dosso! Toglimeli di dosso!
Draco e Blaise scoppiarono a ridere, e anche Adrian e Montague, che erano seduti a un tavolinetto lì accanto. 
-Vattene! Vattene!
Gridò Mary, agitando le braccia per scacciare i demonietti invisibili. Una fattura orcovolante perfettamente riuscita. Corse verso il dormitorio femminile strillando. 
Malfoy fece per alzare la mano per dare il cinque all'amica, ma qualcosa lo trattenne. Probabilmente il suo spirito di autoconservazione dato che la ragazza sembrava in qualche modo fuori di sé. Lei restò immobile per qualche secondo e poi mormorò
-Vado a cercare Tony.
E se ne andò.
 
Margaret era seduta sul letto, si premeva il cuscino sul viso cercando di soffocare un urlo di frustrazione. Per fortuna sia Miles che Jasmine avevano già lasciato la stanza mentre lei era a fare colazione, e ora era sola.
Urlò con la faccia affossata nel cuscino sinché non le fece male la gola. Quando lo allontanò, vide che era tutto bagnato e si accorse di stare piangendo.
"È finita la pacchia, Rosander." Pensò, respirando affannosamente.
"Tu sei pazza. Ti immagini le cose come Potter."
Strinse i pugni sinché le nocche non diventarono bianche.
"Sono solo stronzate babbane!"
Si prese la testa tra le mani, le faceva male.
"Non capisco perché la stai facendo tanto lunga."
Aveva il disperato bisogno di far esplodere qualcosa. Guardò verso il vasetto alla finestra, che aveva fatto sbocciare tre rose. Non sembravano servire a molto. Si trattenne a stento dal farlo saltare in aria.
"Non un ringraziamento magari, ma un riconoscimento sarebbe carino, sì."
Ci mancava solo che avrebbe dovuto ringraziare qualcuno per il solo fatto di averla trattata come tutti gli altri. Se era così che Frannie la pensava, tanto peggio per lei. 
Si abbandonò sul letto, fissando il soffitto. Non aveva le forze per muovere un dito, si sentiva come svuotata. Era bastato che girasse la voce che Voldemort era tornato per trasformare Hogwarts da casa a un posto ostile per lei e quelli come lei. Persino Frannie non aveva capito. La aveva trattata da diversa. Margaret si sentì impaurita e sola. Si chiese se Edmund la avrebbe difesa. Se la avesse difesa, dopo che era uscita dalla stanza. Sicuramente prima che lei scappasse si era avvicinato, tentando di consolarla.
"Almeno questo."
Pensò, ma non aveva voglia di vedere Edmund al momento. Era uno di loro anche lui, dopotutto. Dopo aver pensato questo, si pentì come un cane.
Aveva bisogno di Laetitia, ma non voleva alzarsi al momento. E poi sicuramente stava ancora dormendo. Sentì una morsa stringerle lo stomaco, e ricominciò a piangere.
 
Frannie si avviò verso il tavolo  Tassorosso con una maschera di indifferenza sul viso. La vestiva bene, e avrebbe ingannato la maggior parte delle persone, ma non Tony. Tony la conosceva ormai come le sue tasche. Il fratello Silver, che era accanto a lui al suo tavolo per fargli compagnia, si congedò a vederla e se ne andò al tavolo Serpeverde. 
-Buongiorno amore.
Disse, dandogli un bacio e stringendogli la spalla affettuosamente con la mano.
-Buongiorno!
-Come stai? Ti senti un po' meglio?
Gli disse, sedendosi accanto a lui, accarezzandogli piano i capelli. Lui alzò le spalle.
-Non proprio. Mi passerà. 
-Tesoro...
-Tu invece, cos'hai? E non dire "niente", si vede che c'è qualcosa che non va. 
-Niente! Oh, accidenti.
Rispose l'altra, e sbuffò.
-Ho solo discusso con Margaret. Niente di importante. Sei tu la cosa importante, adesso. Hai già abbastanza problemi, non voglio infastidirti con i miei.
-Anche i tuoi problemi sono importanti, amore.
Disse lui, sfiorandole la mano.
-E tu vuoi bene a Margaret, devi essere dispiaciuta. Perché avete litigato?
Frannie alzò le spalle.
-Ho detto che nel compito di babbanologia c'erano stronzate babbane, e se l'è presa.
Lui alzò un sopracciglio, perplesso.
-Mh.
Frannie non aveva pensato al fatto che era mezzo babbano anche lui. Lo guardò terrorizzata, temendo un'altra sfuriata. Il ragazzo sorrise.
-Scommetto che non l'hai detto con intenzioni cattive, ma capisco perché c'è rimasta male. Penso dovresti chiederle scusa. Sono sicuro che se vedrà che ti sei pentita ti perdonerà.
Frannie lo guardò mordendosi il labbro, con aria colpevole. Tony sospirò.
-Tu non ti sei affatto pentita, non è così?
Lei scosse la testa.
-No! Cioè, capisco l'essere babbani e tutto, ma tu non c'eri Tony! È entrata chiaramente con la voglia di litigare. Non è stata colpa mia. Io mi sono espressa come al solito. Per me i compiti sono tutte stronzate, lo sai tu e lo sa anche lei, non solo babbanologia! Lei si comporta come se lo avessi detto per quello!
Borbottò. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Se pensi di aver ragione non so proprio come aiutarti. E non sono d’accordo con te.
-Non mi va di parlarne. E poi che persona orribile sono, a farmi consolare da te anziché il contrario? Oggi sei tu quello di cui prendersi cura!
Il ragazzo non replicò.
-Cosa ti serve? Che posso fare per farti stare meglio? Posso passare dal passaggio  segreto e comprarti qualcosa a Hogsmeade. Qualunque cosa!
Lui sorrise.
-Non c'è bisogno che mi compri qualcosa per farmi stare meglio, Fran.
Lei spalancò gli occhi, confusa.
-E che altro potrei fare allora?
Il ragazzo la guardò con un po' di compassione. Era chiaro che era stata educata a mostrare affetto con i beni materiali, e la cosa lo inteneriva e lo rattristava allo stesso tempo.
-Mi basta che stia qui. Ti va di vedere cosa mi ha regalato per il compleanno?
Frannie non ebbe bisogno di chiedere il soggetto della frase. Gli diede un bacio affettuoso sulla guancia.
-Ma certo.
Mentre i due parlavano, Dimitar, con sguardo basso e mordendosi il labbro dalla frustrazione, passava loro accanto, non visto. Desiderò guardare gli amici, ma non lo fece.
"Tre giorni. Solo tre giorni."
Ripeté a sé stesso, mentre usciva dalla Sala.


 

Note autrice
Qualcuno ha detto angst? Perché come promesso ce n'è per tutti! Vi dirò un segreto: il capitolo in originale era intitolato "La terza prova anche detto va tutto a puttane"… calzante, non è vero?
Ricapitoliamo:
Cedric come sapevamo è morto purtroppo, e Tony ne è uscito devastato.
Karkaroff al ritorno di Voldemort se l'è filata di brutto temendo rappresaglie dei mangiamorte e Dimitar è stato saccagnato di botte, come si suol dire.
Infine, Margaret si accorge che il Mondo Magico non è il paradiso che lei si era sempre immaginata e solo il nome di Voldemort nell'aria è bastato a trasformare Hogwarts in un incubo.
Frannie ha detto una parola di troppo con superficialità, Mag era già punta sul vivo, e ora le due non si parlano più.
Cosa succederà?
Lo scoprirete venerdì!
 
Mancano ufficialmente due capitoli alla fine di questo libro. Grazie per tutti coloro che ci hanno seguite in questi mesi! 

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Capitolo 21
*** Gli ultimi tre giorni ***


 
 
XIX

GLI ULTIMI TRE GIORNI
 
 


 There are moments that the words don’t reach
There is suffering too terrible to name
You hold your child as tight as you can
And push away the unimaginable
The moments when you’re in so deep
It feels easier to just swim down

(Hamilton – It’s quiet uptown)


 
Mag? Ci sei?”
Margaret era ancora distesa sul letto, fissava il soffitto da quasi un’ora. Ogni tanto le scendeva una lacrima e tirava su col naso. La voce di Edmund era arrivata dal comodino, dove quella mattina aveva lasciato il suo specchio magico. Si chiese dove fosse quello di Frannie. Forse stava ascoltando le suppliche di Edmund e a breve sarebbe intervenuta per dirgli di piantarla di chiamare Mag, o forse avrebbe fatto irruzione nel dormitorio per dirle di rispondere al suo ragazzo. Era barricata nel dormitorio da parecchio tempo, Edmund aveva iniziato a chiamarla un quarto d’ora dopo che era arrivata e ogni volta che sentiva la sua voce si sentiva tremendamente in colpa per come si era comportata con lui, senza degnarlo di uno sguardo lo aveva lasciato lì consapevole che non avrebbe potuto seguirla.
Mag, per favore, rispondimi!”
Il pensiero che Frannie – o chiunque altro – potesse entrare nel dormitorio e vederla in quello stato la fece sobbalzare. Si tirò su immediatamente, facendo cigolare le doghe del suo letto. Si guardò intorno. Non aveva alcuna voglia di parlare con le sue compagne di camera. Andò in bagno per lavarsi la faccia. Aveva un aspetto terribile e ormai non sapeva più se stava piangendo per quello che era successo a colazione, con Nott, oppure per la litigata con Frannie. E in più pensare a Cedric peggiorava la situazione. Sapeva solo che non si era mai sentita così sola, spaventata e umiliata in tutta la sua vita. Tornò in camera, prese fra le mani lo specchietto e, stando attenta a non mostrare il suo viso, senza un motivo preciso lo appoggiò sul copriletto verde smeraldo, accanto a lei. Si prese la testa fra le mani e cercò di riflettere sul da farsi. Quella situazione, unita alla morte improvvisa di Cedric Diggory, la stava distruggendo. In più non aveva mai litigato con Frannie in quel modo. Certo, di discussioni ne avevano avute parecchie in sei anni, ma mai per questioni così importanti. Sapeva che Frannie non era per niente razzista, ma quelle cose che aveva detto l’avevano offesa, e lei non si preoccupava mai di offendere qualcuno con le sue parole. Si chiese se anche Edmund sarebbe scoppiato a ridere, se non l’avesse vista arrivare. Come se lo avesse evocato con il pensiero, la voce del ragazzo tuonò di nuovo dallo specchietto.
Dannazione, Margaret, lo so che mi senti! Cosa ti ho fatto di male, io?!”
Mag trattenne il respiro, ma ben presto le scappò un altro singhiozzo, che questa volta Edmund sentì forte e chiaro. Rimasero in silenzio, lui per sentire se per caso si era sbagliato e aveva sentito male, lei, con una mano a premerle sulla bocca, in attesa che lui dicesse altro. Sentì Edmund fare un respiro profondo e parlare un’ultima volta con voce sommessa.
“La mia stanza è libera, se ti va di parlarne…”
Si sentì il rumore simile a quello di un piatto che viene appoggiato su un tavolo e seppe che per il momento Edmund non si sarebbe più fatto sentire. Tolse la mano dalla bocca e nuove lacrime le solcarono il viso. Si precipitò in bagno per tentare di sistemarsi, ma aveva paura di guardarsi allo specchio, per cui, si lavò la faccia con acqua molto fredda, sbirciò i suoi occhi dall’asciugamano e vide che erano arrossati e lucidi, così distolse subito lo sguardo; posò l’asciugamano, tornò in camera, prese la bacchetta e uscì dalla stanza senza pensarci due volte, diretta nel dormitorio di ragazzi.
Quando passò davanti alla porta di quelli del quarto anno, il suo cuore perse un battito: temeva di incontrare Malfoy, o peggio, Nott. Affrettò il passo, vide che la porta della stanza di Edmund era chiusa. Fece un respiro profondo e bussò. Un secondo dopo lui aprì. Probabilmente stava camminando avanti e indietro per la stanza e si era trovato proprio vicino alla porta nel momento in cui Mag aveva bussato. Due secondi dopo si stavano guardando in faccia, lui colpito da quel volto così abbattuto, lei intimorita. Tre secondi dopo lei singhiozzava contro il petto di lui, stringendo fra le mani il colletto della sua camicia, mentre lui, turbato e atterrito da quella reazione, la strinse a sé, per poi guidarla verso il suo letto.
Sarebbe stata una mattinata molto lunga.  
 
*
 
Frannie intanto aveva cercato di trasformare in azione la sua frustrazione. La rabbia e il leggero senso di colpa che iniziava a farsi strada nella sua mente la portarono a desiderare di avere altro per la mente. Pur ammettendo anche che forse avrebbe potuto evitare quella parola per riferirsi agli aggeggi babbani, come si era permessa Mag di dirle quelle cose, di darle della razzista? Erano tutti molto tesi per quello che era successo il giorno prima, Mag non aveva il diritto di sentirsi più colpita degli altri. Non era nemmeno una Tassorosso, il suo comportamento era stato folle e immotivato. Mentre camminava per mano con Tony verso il cortile, vide con la coda dell’occhio Millicent Bulstrode che parlava in modo concitato con Pansy Parkinson, ogni tanto ridacchiavano. Quando la videro si bloccarono improvvisamente, imbarazzate. Probabilmente la storia della scenata in Sala Comune stava già facendo il giro del castello. Sbuffò frustrata.
“Tempo di pranzo lo sapranno già tutti” sibilò quando lei e Tony si sedettero sotto un’arcata.
In quel momento si rese conto che a pranzo l’avrebbe incontrata di sicuro, e non aveva nessuna voglia di parlare con lei.
“Prima fate pace e prima la smetteranno di parlare” le disse Tony.
Frannie sbuffò e borbottò qualcosa come “ridicolo”. Il Tassorosso non aveva alcuna voglia di ribattere, così fece un sospiro e lasciò morire l’argomento.
Il castello sembrava avvolto in una bolla che rendeva tutto lento e ovattato. Non c’era in giro più o meno gente del solito, ma tutto sembrava avvenire come a rallentatore e nessuno sembrava accorgersi dei presenti. Mentre uscivano avevano intravisto la Granger e Ron Weasley, che avevano lo sguardo sconvolto e parlottavano fra di loro di Caramell e di un certo Tartufo. Senza avere la forza di indagare, erano passati oltre guardandosi straniti.
A un certo punto vennero raggiunti da Aurora, che aveva gli occhi arrossati e stringeva la mano di Philip, accanto a lei.
“Nella Sala d’Ingresso ci sono i suoi genitori” disse la ragazza con un filo di voce. “Hanno parlato da poco con Potter, adesso hanno detto che prima di andarsene hanno piacere a parlare con i suoi amici…”
Tony guardò con apprensione verso l’entrata. Desiderava fare le sue condoglianze ai genitori, li conosceva anche, ma sapeva che sarebbe stato doloroso.
“Come… Tu hai già…?” chiese incapace di finire le domande.
“Sono… Sono distrutti” rispose Aurora con voce tremante. Si asciugò una lacrima con il palmo della mano. “…Ma dovevo salutarli, dir loro che gli sono vicina…”
“Devo farlo anche io” disse Tony facendo un respiro profondo e cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Aurora gli posò una mano sulla spalla e la strinse leggermente, Philip salutò i due e trascinò Aurora via, verso il lago, a prendere un po’ di aria.
Tony e Frannie rimasero in silenzio per qualche istante.
“Ti accompagno?” chiese Frannie prendendogli la mano.
“Se te la senti…” mormorò il ragazzo.
Nessuno se la sarebbe sentita, ma era una cosa che andava fatta. La ragazza annuì.
Si alzarono contemporaneamente e si diressero verso la sala d’ingresso.
Notarono subito i genitori di Cedric: erano accerchiati da tre Tassorosso, tutti compagni di classe del ragazzo del settimo anno. La scena che si presentò davanti a loro fu davvero devastante. Il padre di Cedric, Amos, singhiozzava sulla spalla di Thomas Barry, che a sua volta era scosso da un pianto sommesso. La visione della madre fu se possibile ancora più straziante. Non piangeva, era pallida in viso e aveva lo sguardo vacuo, come se nulla potesse più turbarla e emozionarla. Il suo dolore era al di là delle lacrime. Quando Amos sollevò lo sguardo e vide Tony, che cercava con tutto sé stesso di trattenere le lacrime, sciolse l’abbraccio e si avvicinò al ragazzo, che conosceva bene perché era in squadra con Cedric da anni e qualche volta era stato da loro in estate.
Quel che seguì fu una lenta, dolorosa, mortificante agonia.
“Il ragazzo ci ha detto che… Che era felice. Non si è accorto di nulla e per quanto ne sapeva aveva… aveva appena…”
La parola “vinto” si perse fra i vari singhiozzi.
Quel che era successo a Cedric era semplicemente inconcepibile. Frannie fece le sue condoglianze ai due genitori spezzati dal dolore e per lei fu davvero difficile trattenere le lacrime. Accompagnò Tony fino all’ingresso della sua Sala Comune. Il ragazzo le aveva detto di voler passare un po’ di tempo con i suoi compagni di casa, fu durante il tragitto, quando si ritrovò sola con Tony, che non riuscì più a trattenersi. Rimasero a consolarsi a vicenda per qualche minuto.
“È terribile” disse la ragazza asciugandosi l’ultima lacrima con un fazzoletto che le aveva prestato Tony.
“Lo so” disse lui abbracciandola forte “Grazie… per esserci”.
Quando la Serpeverde fu di nuovo da sola, decise di andare all’aperto. Edmund sicuramente non le avrebbe rivolto la parola finché non avesse chiesto scusa a Mag, solo per solidarietà, non perché fosse davvero convinto. Andare a cercare Laets non le andava perché di sicuro le avrebbe chiesto di Mag e avrebbe preso le parti dell’amica, non le sue; avrebbe gradito la compagnia di Draco, ma allo stesso tempo non voleva vederlo, era come se stare con lui confermasse in qualche modo quel che aveva detto Mag su di lei, su di loro. Forse l’unica che l’avrebbe capita era Jasmine, ma di sicuro le avrebbe detto più o meno le stesse cose di Tony. Andò a sedersi in riva al lago, da sola. Forse per il momento era la cosa migliore da fare, non aveva voglia di parlare con nessuno.
 
*
 
Margaret intanto aveva finito di piangere e la tristezza aveva lasciato spazio all’angoscia e alla rabbia. Camminava su e giù per la stanza di Edmund facendo volare insulti nei confronti dell’amica, mentre il ragazzo, seduto sul letto, la ascoltava, decisamente a disagio. Non era mai stato un campione nel consolare le persone, con Mag cercava sempre di sforzarsi un po’ di più, ma sentiva di non essere mai abbastanza, perciò continuava a ripetere che aveva ragione, senza aggiungere altro.
“E poi con che faccia mi ha detto che dovrei ringraziarla, ma l’hai vista?! Davanti a Malfoy, poi!” sbraitò Mag, cercando però di tenere la voce bassa, temendo che qualcuno potesse entrare nella stanza per sgridare Edmund per il baccano.
“Non avrebbe dovuto dirlo” ripeté per l’ennesima volta Edmund, che ormai iniziava a essere a corto di parole.
C’era una domanda che premeva per uscire dalla bocca del ragazzo, ma il suo istinto gli aveva suggerito di non dirle nulla, perché chiederle se fosse successo qualcosa durante la colazione avrebbe significato mettere in dubbio le ragioni di Mag – che erano comunque legittime – ma almeno avrebbe spiegato quella reazione così spropositata per la ragazza, che di solito rimaneva sempre molto tranquilla e rispondeva al fuoco solo se attaccata. Invece questa volta aveva palesemente iniziato lei a litigare. Non glielo chiese, ma se lo avesse fatto probabilmente Mag non sarebbe stata capace di mentirgli dicendo che andava tutto bene.
“Dovrebbe imparare a pensare prima di parlare!” sbottò la ragazza dando un calcio a una ginocchiera da Quidditch che si trovava lì per terra, probabilmente appartenente a Montague. La ginocchiera si mosse di poco, così Mag fece un verso di frustrazione e la calciò di nuovo, questa volta facendole fare il volo della stanza.
Edmund si morse un labbro per non scoppiare a ridere, poi tornò subito serio. Lei si rese conto di sembrare una pazza, così fece un sospiro e andò a sedersi accanto a lui.
“Hai ragione a essere arrabbiata, però lo sai anche tu che non lo ha detto con cattiveria, Mag…” disse lui con cautela, prendendole la mano.
“Lo so, però questa volta non mi va di chiudere un occhio, non mi va proprio. Non è giusto” disse lei guardando il pavimento di legno scuro.
Prima che Edmund riuscisse a trovare le parole giuste per ribattere, Mag parlò di nuovo.
“È incredibile, Cedric è morto e io sono qui a lagnarmi per questa cosa…” disse con la voce di nuovo incrinata “Ma non è giusto, deve chiedermi scusa. È importante che lo faccia”
Edmund la strinse a sé.
Lo so, hai ragione” disse, anche se non condivideva totalmente la posizione di Mag.
Era sicuro che in un qualsiasi altro momento la questione “stronzate babbane” si sarebbe conclusa con una risata, al massimo un buffetto sulla testa. E magari anche con le parole “non ti presterò più i miei TC”.
“…Ed?”
La voce di Mag lo fece ridestare dai suoi pensieri.
“Mh?”
“Tu ti sei mai sentito in imbarazzo per il fatto di stare con me? Intendo anche prima che ci mettessimo insieme…”
La voce di Mag arrivò soffocata perché era ancora stretta nel suo abbraccio. Edmund sentì un brivido percorrergli la schiena.
“Cosa vorresti…?”
“Sai cosa intendo” mormorò la ragazza.
Era una domanda che ogni tanto le passava per la mente, ma mai quanto in quel momento aveva sentito il bisogno di sapere la risposta. Edmund sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi. Il suo sguardo la fece vergognare di quel che aveva appena insinuato.
“Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetermi” disse Edmund con voce ferma “Non mi sono mai posto il problema del tuo stato di sangue. Tu sei stata prima di tutto la mia amica Serpeverde che mi sopportava, insieme a Frannie, non la Nata Babbana che mi sopportava. La mia amica. Capisci cosa intendo?”
Mag annuì senza riuscire ad aggiungere altro. Gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime.  
“Mi dispiace, è che…” disse lei in un sussurro “…A volte ho paura”.
“Di cosa?” chiese lui mettendo una mano sulla gamba della ragazza.
Mag scosse la testa senza parlare.
“Niente…” mormorò poco convinta. Edmund la osservò attentamente.
Ancora una volta voleva chiederle se gli stesse nascondendo qualcosa, ma dopo averci riflettuto un po’ pensò che quella domanda così inaspettata fosse dovuta perlopiù al fatto che fosse sconvolta da quello che era successo il giorno prima, in particolare dalle voci sul presunto ritorno di Voldemort.
“Ti va se andiamo a farci un giro all’aperto?” propose dopo qualche istante.
“O-ok… Anche se ho una faccia…” borbottò Mag.
“Non importa” le disse Edmund prima di darle un leggero bacio sulla guancia.
Una volta usciti in Sala Comune, molti si voltarono per guardarli, ma Edmund fece finta di niente e trascinò Mag attraverso la sala, dritto verso l’uscita.
Quando ebbero quasi raggiunto la Sala d’Ingresso, Edmund fece un mezzo sorriso e prese parola.
“…Ora che ci penso, quella volta in cui ti sei spostata nel banco davanti per seguire meglio le lezioni di Vitious mi sono vergognato molto di te”
La ragazza lo guardò di sottecchi, e finalmente sorrise.
“Tu non capisci, la mia media stava calando perché tu e Frannie continuavate a farmi distrarre!” borbottò.
Edmund le si avvicinò e sussurrò al suo orecchio “traditrice”, prima di darle un bacio sulla guancia.
Una volta arrivati nella sala d’ingresso quel che videro fece morire il sorriso dei due.
I genitori di Cedric stavano parlando con la Sprite, scossa dai singhiozzi, probabilmente stavano per andarsene, perché stavano indossando i mantelli da viaggio.
Mag e Edmund rimasero bloccati a guardarli per qualche istante, sconvolti e indecisi sul da farsi. Non erano mai stati grandi amici di Cedric, ma sapevano per certo che quel ragazzo del settimo anno li conoscesse di vista e in qualche modo li stimasse. Avevano condiviso alcuni momenti con lui, qualche festa, qualche pic-nic in giardino e il Quidditch, e il fatto che lo avessero sconfitto la maggior parte delle volte, non aveva mai minato il rispetto reciproco. Mag sentiva le gambe pesanti, avrebbe desiderato trovarsi in qualsiasi altro posto tranne quello, non davanti a tutta quella sofferenza, eppure era lì, e doveva fare qualcosa, per Cedric. Strinse la mano di Edmund e mosse qualche passo verso il gruppo di adulti.
Si sforzò di ricacciare indietro le lacrime, sentiva di non essere degna di condividere il suo dolore con quello dei genitori: apparteneva a loro e basta.
Vedendola arrivare, la madre di Cedric si voltò e la fissò incuriosita.
“…Non credo di farcela per mercoledì, ma se…” la Sprite vide Mag e Edmund e si fermò.
“Rosander, Pevensie…” disse l’insegnante quando li notò.
“Buongiorno…” mormorò la ragazza per salutare l’insegnante. Poi guardò la madre di Cedric.
“Condoglianze” disse timidamente prendendole la mano.
“Eravate suoi amici?” chiese Amos dopo essersi soffiato il naso. Li squadrò e la prima cosa che notò fu sicuramente la cravatta verde e argento che portava Edmund.
Edmund annuì timidamente.
“Ah, tu sei il fratello di Peter!” disse la donna stringendogli la mano.
“Sono io” disse Edmund “Condoglianze”
“Visto? Cedric era amico con tutti” singhiozzò la Sprite dando una pacca sulle spalle di Edmund, che sorrise debolmente.
Mag e Edmund decisero di togliere il disturbo quasi subito. Non c’erano altre parole che potessero dire, se non che soffrivano anche loro per la morte del ragazzo. Edmund passò un braccio intorno alle spalle di Mag e insieme uscirono all’aperto. Quell’estate, arrivata in anticipo, quasi non la sentirono. Nessuno aveva voglia di sorridere, gli schiamazzi che arrivavano dai prati i giorni prima erano scomparsi, c’erano solo persone tristi o spaventate che parlottavano sommessamente fra di loro. Il trauma della sera prima non avrebbe mai abbandonato nessuno.
“Sediamoci qui” disse Edmund quando ebbero raggiunto la riva del lago.
C’era una quercia solitaria non occupata, così si sedettero alla sua ombra, dato che il sole iniziava a scottare. Rimasero a parlare per un po’ di quel che era successo il giorno prima e di quello che provavano dopo aver parlato con i genitori. In Edmund era scattato qualcosa, gli aveva ricordato quando sua madre aveva ricevuto la notizia che il marito – il padre di Edmund e dei suoi fratelli – era stato ucciso da un malvivente mentre era in servizio. Con molta fatica ne parlò con Mag, che si sentì una stupida per avergli riempito la testa con i suoi stupidi problemi con Frannie e cercò di consolarlo come poteva.
Margaret chiese a Edmund di andare a pranzo solo all’ultimo, così da non rischiare di incontrare Frannie. Edmund aveva accettato, anche se quella situazione non gli piaceva per niente. Si chiese cosa avrebbero fatto i giorni seguenti. Doveva parlare con Frannie e convincerla a chiedere scusa a Mag.
Quando arrivarono notarono che la ragazza era seduta al tavolo dei Tassorosso e mangiava accanto a Tony. Il ragazzo aveva un’aria davvero abbattuta. Mag avrebbe voluto stare vicino anche a lui, dato che doveva soffrire molto per la perdita del suo amico, ma di sicuro lui aveva preso le parti di Frannie e per il momento non osava avvicinarsi.
Dopo pranzo ognuno andò per la sua strada. Frannie rimase accanto a Tony tutto il pomeriggio. Passò un po’ di tempo con i compagni Tassorosso, all’aperto, dove cercarono di sostenersi a vicenda. Aurora a un certo punto le chiese dove fosse Mag, lei rispose che non lo sapeva, cercando di rimanere vaga. Quella giornata era stata davvero stressante, ed era solo a metà.
Mag invece lasciò Edmund da solo con le sue sorelle e andò a cercare Laetitia. Non le andava di passare il pomeriggio a insultare Frannie, però sentiva il bisogno di avere qualcuno dalla sua parte, oltre a Edmund, soprattutto perché aveva l’impressione che se non fossero stati insieme, lui non sarebbe stato totalmente dalla sua parte. Le avrebbe detto che se la prendeva troppo o che aveva ragione a prendersela ma che forse la sua reazione era stata esagerata. Laetitia invece non lo avrebbe fatto, l’avrebbe convinta a rimanere ferma sulle sue posizioni e a pretendere delle scuse.
Era seduta sul prato da sola e osservava la gente che arrivava sperando che Laetitia si facesse vedere, da sola possibilmente. A un certo punto il suo sguardo incontrò quello di Frannie, a una decina di metri di distanza. La ragazza, che si stava guardando intorno mentre accarezzava il braccio di Tony e ascoltava il gruppo di Tassorosso, vedendo Mag perse un battito. Non la vedeva da quella mattina e ora aveva una faccia davvero sbattuta. Tipico di Mag piangere dopo o durante una discussione. In quel momento le diede fastidio vederla così, odiava provare pena per lei, sentirsi in colpa. Distolse immediatamente lo sguardo, facendo finta di non averla vista. Mag fece lo stesso.
Le lezioni ormai erano finite, i pomeriggi che li attendevano prima della partenza sarebbero stati lunghi e noiosi, ma fortunatamente pochi. Gli anni precedenti avevano sempre trovato il modo per riempirli, quasi fino a sperare che continuassero per tutta l’estate, ma dopo gli accadimenti del giorno prima nessuno aveva alcuna voglia di festeggiare.
Mag pregò Edmund di rimanere fuori dalla Sala Comune il più possibile e quando si riunirono rimasero all’aria aperta fino a mezzora prima della cena. A quel punto la ragazza andò nel dormitorio per cambiarsi. Non aveva visto Frannie in giro e temette di trovarsela davanti nella stanza.
Come se l’avesse evocata, appena aprì la porta della sua stanza la vide china sul suo baule mentre parlava con Jasmine, la quale si stava mettendo il mascara davanti a uno specchietto fluttuante. Appena Mag entrò le due smisero subito di parlare, cosa che fece pensare a Mag che stessero parlando male di lei.
Entrò con titubanza e dopo averle salutate con la voce sommessa si diresse verso il suo baule per scegliere i vestiti da mettere. Frannie estrasse un cardigan nero, lo indossò e se ne andò borbottando “ci vediamo a cena”, probabilmente rivolta solo a Jasmine, che la guardò disorientata. Quando Frannie ebbe chiuso la porta, Mag parlò.
“Ti ha detto cosa è successo?” chiese cercando di sembrare disinteressata.
“Sì, ma non mi ha detto perché avete litigato” rispose la ragazza mettendo giù il mascara.
“Ah, bene, sa di avere torto e quindi non ti ha detto nulla per non litigare anche con te” disse Mag tirando fuori due paia di jeans per scegliere quale andasse meglio. Optò per quelli più scuri.
“Dai, Mag non fare così!” disse Jasmine, un po’ a disagio.
Mag fece un respiro profondo.
“Ha detto una cosa che mi ha dato molto fastidio” disse prima di iniziare a raccontare.
Anche con Jasmine decise di sorvolare sull’attacco verbale di poco prima con Nott, non voleva che andasse a dirlo a Frannie e non voleva essere compatita.
“Oh, Mag, lo sai che non diceva sul serio…” disse Jasmine “Lei è fatta così…”
“Vorrei vedere te se avesse definito i tuoi vestiti ‘stronzate arabe’! Prova a dirmi che non ti saresti arrabbiata o non ci saresti rimasta male, come minimo” disse Mag con decisione.
“Ci sarei rimasta malissimo, ma avrei cercato di chiarire in modo meno… insomma, con più calma” disse con cautela la ragazza. Mag si irrigidì all’istante, ma Jasmine continuò.
“…Proprio perché sai che non ha nulla contro i Nati Babbani la tua reazione è stata un po’ esagerata”
“Non credo proprio” si difese Mag. “Dovevi vedere come se la rideva con Draco!”
“Sei sicura che il problema sia Frannie e non Draco?” chiese Jasmine guardandosi intorno imbarazzata.
Non le era mai capitato di trovarsi in una situazione del genere con Frannie e Mag, si sentiva strana a dover prendere una posizione, anche perché entrambe avevano la loro parte di colpe.
La ragazza sbuffò ma non disse nulla. Dopotutto Jasmine non aveva tutti i torti, anche se le parole di Frannie l’avrebbero ferita in ogni caso, Draco presente o meno.
“Provate a parlarne con calma, sono state giornate dure per tutti” disse la ragazza stringendo in un breve abbraccio l’amica.
Mag non riuscì a rispondere perché era troppo occupata a ricacciare indietro le nuove lacrime che erano affiorate.
Frannie intanto era uscita dal dormitorio e si era imbattuta in Edmund, che stava aspettando Mag accanto alla porta che conduceva al dormitorio femminile.
“Ah, sei tu” disse Frannie sbuffando.
“Già” disse Edmund, in imbarazzo.
“Mag si è data una calmata?” chiese Frannie incrociando le braccia.
“Secondo te?” chiese Edmund alzando gli occhi al cielo.
“Beh, dille di farlo. Ricordale che l’anno scorso le ho regalato anche la camomilla” sbottò Frannie.
“Vorrebbe che tu le chieda scusa” rispose Edmund ignorando la frecciatina ai danni della sua ragazza.  
“Beh, se lo può anche scordare” sbottò Frannie prima di andarsene per la sua strada.
Edmund le andò dietro.
“Senti, l’hai fatta rimanere malissimo” le disse a bassa voce quando l’ebbe raggiunta.
“Questo non le ha impedito di darmi ingiustamente della razzista!”
“Eri lì che te la ridevi con Draco, cerca di capire!” disse Edmund sforzandosi di tenere la voce bassa.
“È un mio amico. E sono stufa di dovermi vergognare per questo. E comunque anche tu eri con noi, tu sei forse diverso? Non siamo tutti uguali?”
“Dannazione, Fran, ti costa tanto ammettere di aver detto una cosa sbagliata davanti alla persona sbagliata?” sbottò Edmund.
Erano arrivati davanti al passaggio. Frannie non rispose all’amico e uscì, lasciandolo da solo con la porta chiusa in faccia.
“Allora, hai intenzione di uscire o no?” chiese il serpente che si trovava alla guardia della porta.
Edmund sospirò e tornò ad aspettare Mag davanti al dormitorio. Si sedette pesantemente su una poltrona e si prese la testa fra le mani. Non vedeva l’ora che quella giornata finisse.
Mag arrivò con Jasmine dieci minuti dopo, così i tre uscirono insieme dalla Sala Comune, in silenzio, finché Jasmine non prese parola.
“Al mi ha detto che Potter è distrutto. Non si è fatto vedere per tutto il giorno, non penso che ci sarà a cena” disse. Purtroppo di argomenti allegri ce n’erano ben pochi quella sera.
“Poverino, chissà cosa ha dovuto passare ieri sera” disse Mag pensierosa.
Come dei flash le tornarono in mente le immagini della sera prima. Harry che si materializzava con la coppa stretta in una mano e Cedric sotto di lui, morto. Harry sanguinante che diceva qualcosa a Silente. Harry che piangeva sul corpo di Cedric. Il padre di Cedric che li raggiungeva. Scosse la testa e cercò di non pensarci troppo perché per quel giorno aveva esaurito le lacrime.
Quando ebbero raggiunto la Sala Grande notarono che Frannie era seduta davanti a Dimitar e i due parlavano tranquilli. Guardarono verso di loro, Mag si nascose dietro Edmund, sperando che non l’avessero notata. Frannie la vide, alzò gli occhi al cielo e tornò a parlare con Dimitar. A quel punto Jasmine e Edmund si guardarono in faccia e Jasmine andò a sedersi accanto a Frannie. Edmund normalmente avrebbe fatto il giro del tavolo con Mag e si sarebbe messo davanti alle due amiche, ma questa volta la prese per mano e si sedette accanto a Jasmine, invitando Mag a fare lo stesso. Quando arrivarono Miles e Adrian, notando la strana disposizione dei loro compagni di classe, si misero accanto a Dimitar, anche se con lui non avevano parlato quasi mai, forse solamente al compleanno di Mag, mesi prima.
Fu una cena assai noiosa e monotona. Dimitar avvertì i ragazzi che Karkaroff era scomparso, doveva essersi dato alla fuga la sera prima e aveva lasciato i ragazzi di Durmstrang completamente soli, così lui e i più grandi avevano dovuto prendere le redini della situazione. Notarono che fra gli insegnanti era seduto al posto di Moody un uomo che gli assomigliava molto, ma sembrava che il loro professore avesse subito un attacco da parte di dieci Mangiamorte e fosse invecchiato di dieci anni. Era incredibilmente dimagrito e aveva più tic nervosi del solito. Nessuno sapeva nulla a riguardo. Nella Sala non c’era il solito allegro chiacchiericcio che caratterizzava ogni cena, soprattutto quelle di fine anno. Solo il gruppo di Malfoy sembrava piuttosto su di giri, ma comunque cercavano di non esagerare. Mag aveva guardato verso Nott un paio di volte: la prima volta lui non l’aveva vista, la seconda la guardò con aria beffarda mentre Malfoy, Tiger e Goyle scoppiavano a ridere per una battuta fatta da Pansy Parkinson. Mag aveva distolto subito lo sguardo, arrossendo violentemente. Improvvisamente le passò l’appetito.
Quando la cena fu quasi finita e anche i dolci iniziarono a scarseggiare sui tavoli, Silente si alzò. Tutti, chi più, chi meno, avevano passato la cena a osservarlo in attesa che dicesse qualcosa, e in quel momento si zittirono all’istante.
“Siamo tutti scossi da quel che è successo” disse con voce calma e profonda.
“I genitori di Cedric Diggory ringraziano per il calore dimostrato dai suoi amici. Non è momento facile e non lo sarà per molto tempo, ma hanno apprezzato la vostra vicinanza.”
Tutti lo guardarono con gli occhi spalancati, Mag vide che al tavolo dei Corvonero Cho Chang piangeva sommessamente mentre una sua amica le stringeva il braccio con affetto. Si chiese cosa avrebbe fatto se al posto di Cedric ci fosse stato Edmund. Era sicura che se avesse messo il suo nome nel Calice, di sicuro sarebbe stato scelto, e se era vero quel che dicevano, nessuno, nemmeno lo studente più brillante e preparato, nemmeno Edmund, avrebbe avuto scampo. Mentre Silente parlava, cercò la mano del ragazzo e la strinse, scossa da quei pensieri.
“C’è un’altra persona non sta vivendo un momento facile. A scanso di equivoci, parlo di Harry Potter. Vi chiedo di lasciarlo in pace, di non fargli domande e di non insistere per farvi raccontare quel che è successo nel labirinto. Il ragazzo lo ha visto morire, abbiate rispetto. Grazie”
Quando nominò Harry Potter, il tavolo dei Grifondoro fu invaso dalle occhiate di tutti, ma di Harry non c’era traccia. Doveva essere rimasto nella Torre di Grifondoro. Silente andò a sedersi e pian piano il brusio ricominciò ad aleggiare nella sala.
Finito di cenare, Jasmine e Frannie raggiunsero come al solito i rispettivi fidanzati ai loro tavoli, pronte per fare un giro prima del coprifuoco, mentre Margaret e Edmund tornarono nella sala comune. Mag iniziava ad essere stanca, le bruciavano molto gli occhi, così disse al ragazzo che sarebbe andata a dormire.
“Domani mi sveglio presto, mi aspetti per la colazione?” chiese prima di salire al dormitorio cercando di sembrare indifferente.
“Va bene, buonanotte” disse il ragazzo, pensando che lei volesse stare con lui solo per non ritrovarsi da sola con Frannie. In realtà erano altre le persone con cui Mag temeva di ritrovarsi da sola.
Si salutarono e si divisero.
 
*
 
Nei due giorni seguenti né Mag né Frannie diedero segni di cedimento. Continuarono a evitarsi in ogni modo: Mag, con un grande sforzo, si svegliava presto per fare colazione con Edmund, poi prendeva un libro e se ne stava a leggere sotto a un albero in riva al lago, dal momento che sentiva che la Sala Comune le fosse ostile. Frannie invece passava tutto il suo tempo con Tony, cosa che le permetteva di mettere a tacere il nervoso causato sia dall’amica sia dal sottilissimo senso di colpa che iniziava ad avvertire nei suoi confronti. Edmund era sempre più in imbarazzo per quella situazione e non capiva più nemmeno cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Voleva solo che le due facessero pace per riavere indietro la sua migliore amica e una Mag più sorridente, anche se in quei giorni nessuno aveva voglia di sorridere. Le due si erano rivolte la parola un paio di volte, e lo avevano sempre fatto con estrema freddezza.
Margaret era giunta alla conclusione che avrebbe ammesso di aver esagerato se e solo se Frannie le avesse chiesto scusa per prima, ma più passavano le ore e più sentiva che la ragazza non lo avrebbe mai fatto. Era troppo orgogliosa per cedere. A dire il vero, in sei anni l’aveva vista chiedere scusa solo una volta, e non ricordava nemmeno il motivo, ma di sicuro era più futile di quello. La cosa più grave l’aveva detta lei, quindi era lei a dover fare il primo passo.
Frannie, dal canto suo, non se la stava cavando meglio. Più di una volta aveva contemplato l’idea di poter fare a meno dell’amicizia di Mag, ma poi finiva sempre col sentirsi sola e in colpa. Quella situazione iniziava a darle molto fastidio, e ancora di più la innervosiva il fatto di non potersi quasi avvicinare a Edmund, dato che anche lui continuava a dirle di piantarla di fare la sostenuta e di scusarsi con Mag. La cosa la mandava in bestia, perché sapeva benissimo che lui non si era sprecato a dire a Mag quello che in realtà pensava di quella faccenda. Confidò a Tony le sue preoccupazioni, e questi le disse di nuovo che la ragazza meritava delle scuse, che qualsiasi nato babbano o mezzosangue con un minimo di sensibilità sull’argomento si sarebbe sentito offeso, soprattutto se a dirlo fosse stato un suo caro amico.
“Piuttosto prova a chiederti per quale motivo Mag è entrata in sala comune con l’intenzione di litigare!” le disse il secondo giorno di litigio, dato che Frannie continuava a usare quella scusa per giustificarsi.
Con questa serie di preoccupazioni arrivò il penultimo giorno. Nessuno si era goduto quei giorni di vacanza, anche se il sole splendeva alto nel cielo non era in grado di riscaldare i cuori infranti degli studenti. Anche i professori erano molto scossi, prima fra tutti la Sprite, ma Frannie avrebbe potuto giurare di aver visto un luccichio negli occhi della McGranitt, prima del banchetto finale.
Lei e Mag aspettarono Miles e Jasmine per fare il baule, così da non dover rimanere da sole nel dormitorio.
Mag aveva deciso che non avrebbe sopportato di passare un’intera estate senza parlare con Frannie. Se non fosse riuscita a parlarle sull’Espresso, cosa molto probabile, una volta arrivata a casa le avrebbe scritto una lettera per spiegarle le sue ragioni. Frannie invece stava cominciando a contemplare l’idea di affrontare di petto quella situazione, dato che anche a lei non andava di passare un’estate intera senza vederla e parlarle. Più tempo passava e più le cose rischiavano di non essere più le stesse, e in più rivoleva la sua amica.
Con il cuore oppresso da quei pensieri, dalla morte di Cedric e dallo stato di incertezza in cui versavano da giorni, i Serpeverde si incamminarono verso la Sala Grande per il banchetto di fine anno. Di solito era occasione di festa, nessuno era scontento e Serpeverde vinceva la coppa delle Case (salvo gli ultimi tre anni). Questa volta però nessuno entrò nella Sala Grande chiedendosi chi avrebbe vinto, nessuno gioiva più di tanto per aver superato gli esami. Nessuno si stupì quando vide che la sala era stata decorata con stendardi neri.
I ragazzi presero posto senza proferire parola. Questa volta c’era solo Edmund a dividere Mag e Frannie, e le due non insistettero per avere più persone fra di loro.
Al tavolo degli insegnanti, Malocchio Moody era estremamente nervoso e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola o faceva un movimento brusco. Edmund lo guardò intensamente e per la prima volta non provò disgusto nei suoi confronti né quella sensazione di malessere che lo accompagnava da mesi. La sensazione di nausea che spesso gli provocava la sua presenza questa volta non tornò, ma non ci fece caso più di tanto. La sedia di Karkaroff era ancora vuota, Frannie si chiese dove si trovasse in quel momento, per quale motivo fosse fuggito. Madame Maxime era seduta accanto a Hagrid. Parlavano piano. Poco più in là, vicino alla McGranitt, c’era Piton, la sua espressione era difficile da interpretare.
Iniziarono a mangiare. Nessuno aveva voglia di rimpinzarsi o di brindare all’anno appena passato. Mag si ritrovò a pensare che se tutto fosse andato bene, se Cedric fosse riemerso trionfante dal labirinto, lei, Edmund e Frannie avrebbero avuto molto su cui brindare, quell’anno.  
Fu Silente, alzandosi, a porre fine alle riflessioni della ragazza. La Sala Grande, che era meno rumorosa del solito, cadde nel silenzio.
“Siamo alla fine” esordì Silente, facendo scorrere lo sguardo su tutti loro “di un altro anno”.
Fece una pausa, i suoi occhi si posarono sul tavolo dei Tassorosso. Il loro era il tavolo più taciturno già prima che Silente si alzasse, i loro volti erano i più tristi e pallidi della Sala.
“Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi questa sera” disse Silente “…Ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui – fece un gesto verso il tavolo dei Tassorosso – a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste per Cedric Diggory”.
Obbedirono tutti; Mag, Edmund e Frannie presero i loro bicchieri e si alzarono in piedi. Frannie guardò verso Tony e vide che si alzava pesantemente, come se sopra di lui ci fosse un’entità che lo stava costringendo a rimanere seduto. Edmund invece guardò al tavolo Corvonero: vicino a sua sorella Susan, Cho Chang piangeva in silenzio. Abbassò lo sguardo e fissò il tavolo mentre tutti tornavano a sedere.
“Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che distinguono la casa di Tassorosso” riprese Silente. “Era un amico buono e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale…”
Mag sorrise debolmente al pensiero dell’anno prima, quando Cedric, capitano della squadra di Quidditch, aveva insistito per annullare la partita contro i Grifondoro. I Tassorosso perdevano quasi sempre, ma non avevano problemi a perdere per l’ennesima volta, pur di giocare in modo leale.
“…La sua morte ha toccato tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente come è successo”.
Tutti trattennero il fiato.
“Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort”.
Un sussurro terrorizzato serpeggiò in tutta la Sala Grande.
“Non è possibile” sussurrò Frannie.
“No!” mormorò Edmund.
Mag non disse nulla, ebbe un capogiro ma passò subito. Si accorse che Edmund l’aveva presa per mano e la stringeva forte. Frannie guardò verso Draco e vide che era tranquillo, per nulla turbato.
Non aveva mai desiderato così tanto mollargli uno schiaffo.
“…Il Ministero della Magia non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria”
Tutti quanti in sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti. Mag si accorse di fissare Harry Potter, e che lui a sua volta guardava nella sua direzione, ma non esattamente lei: seguendo il suo sguardo vide che stava guardando Malfoy e i suoi amici, i quali stavano bofonchiando qualcosa fra di loro. Alla ragazza venne voglia di urlare, di fare male a quei piccoli insolenti. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente e per la prima volta si chiese cosa avrebbe detto ai suoi genitori una volta a casa. Loro non sapevano nulla di Voldemort o di magia oscura, si era sempre impegnata a tenerli alla larga da quella parte del suo mondo perché non aveva mai sentito il bisogno di parlarne. Eppure non poteva continuare a tacere.
Si voltò verso Edmund per cercare conforto e il suo sguardo incontrò quello di Frannie. Le sembrò di specchiarsi in lei, aveva lo stesso sguardo turbato e impaurito. Tornò a guardare verso Silente facendo finta di non averla vista.
Silente continuò a parlare.
“C’è qualcun altro che deve essere ricordato in merito alla morte di Cedric. Naturalmente parlo di Harry Potter”
Un mormorio percorse la Sala Grande. Mag si sforzò di non guardare verso di lui, per rispetto. Continuò a guardare Silente.
“Harry è riuscito a sfuggire a Voldemort. Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts, dai suoi genitori”
Frannie guardò verso Tony e vide che il ragazzo aveva abbassato la testa, lottava contro sé stesso per non piangere. Avrebbe voluto trovarsi accanto a lui in quel momento. Con le lacrime agli occhi nel vedere la sofferenza del suo ragazzo distolse lo sguardo e vide che dall’altra parte della sala qualcuno stava soffrendo quanto lei per il fatto di essere così lontano dalla persona che amava: Philip stava fissando con sguardo mesto Aurora, che piangeva silenziosamente accanto a Susan Bones.
“…Ha dimostrato il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell’affrontare Voldemort, e per questo gli rendo onore”.
Silente si voltò con gravità verso Harry, levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mag non aspettò neanche che i suoi amici si alzassero, ma un attimo dopo furono anche loro in piedi accanto a lei. Si guardò intorno e quel che vide le fece venire le vertigini. Dei ragazzi del quarto anno, le uniche a essersi alzate erano Mary Sue e Daphne Greengrass, seguite da un titubante Blaise Zabini, che però si era riseduto subito dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Malfoy. Tra i ragazzi del settimo anno solo alcuni, fra cui Hans, si alzarono, ma molti rimasero seduti con aria di sfida. Kain Montague era rimasto ostinatamente seduto, così come alcuni ragazzi del quinto anno. Fra i più piccoli si erano alzati quasi tutti, ma Mag avrebbe giurato che pochi di loro lo avevano fatto con consapevolezza. Semplicemente in quel momento a loro conveniva fare così.
Anche Frannie lo notò, e per la prima volta in vita sua si vergognò davvero dei suoi compagni di Casa. Certo, di alcuni lo sapeva già che fossero razzisti, ma sperava che gli altri, in un momento simile, avrebbero messo da parte le loro convinzioni e avrebbero scelto di stare dalla parte giusta. Ora iniziava a capire come doveva essersi sentita Mag, qualche giorno prima.
Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: “Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l’intesa fra maghi. Alla luce di quanto è accaduto, il ritorno di Voldemort, questi legami sono più importanti che mai.”
Jasmine mise un braccio intorno alle spalle di Dimitar, che sorrise debolmente. Krum, seduto accanto ad Hans, era guardingo, quasi spaventato, come se si aspettasse che Silente dicesse qualcosa di terribile.
“Tutti gli ospiti di questa sala saranno i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort, siamo forti se uniti, deboli se divisi.
“L’abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti”.
Edmund ascoltò attentamente le parole del preside. Diede una gomitata a Frannie e a Mag, facendole voltare entrambe. Non ci fu tempo per parlare perché Silente non aveva ancora finito il suo discorso. Le due si scambiarono uno sguardo veloce e pieno di rancore. Non lo sapevano, ma entrambe avevano deciso in quel momento che era di fondamentale importanza che facessero pace, e il prima possibile.
“…È mia convinzione — e non ho mai desiderato tanto di sbagliarmi — che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e difficili. Alcuni di voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state distrutte. Una settimana fa, uno studente ci è stato portato via.
“Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto è ciò che è facile, ricordate cos’è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory.”
Il preside tornò a sedersi. La McGranitt gli mise una mano sulla spalla mentre teneva fra le mani un fazzoletto. Hagrid, lì vicino, era scosso da singhiozzi e si stava soffiando il naso in un fazzoletto grosso come una tovaglia. La sala a poco a poco iniziò a svuotarsi. Alcuni, fra cui i quattro Serpeverde, e pochi altri rimasero a parlare dell’accaduto.
“Io non ci posso credere” disse Jasmine guardandosi intorno nervosamente.
“È tutto così assurdo…” disse Edmund prendendosi la testa fra le mani “Però almeno spiega la morte di Cedric. Insomma, non sarà morto inciampando su una radice sporgente…”
“Non vorrei crederci, ma perché Silente dovrebbe mentirci su…” disse Mag senza riuscire a finire la frase.
La sua attenzione era stata catturata da Frannie che si alzava con sguardo indecifrabile e andava verso di lei. Si guardarono.
“Ti va di parlare?” chiese Frannie all’amica guardandosi intorno, imbarazzata.
Margaret annuì impacciata e si alzò.
“Aspettami qui” mormorò a Edmund.
Edmund e Jasmine le guardarono allontanarsi dalla Sala Grande, indecisi se seguirle oppure no.
Mag e Frannie uscirono in cortile. Il sole era appena tramontato, ma il cielo era ancora chiaro. Frannie si era scambiata uno sguardo eloquente con Tony attraverso la Sala, lui l’aveva guardata con approvazione, immaginando cosa stava per fare. Frannie pensò che per quanto ne sapeva lui, poteva aver chiesto a Mag di parlare solo per aggredirla lontano da occhi indiscreti, anche perché non era ancora totalmente sicura di quello che le avrebbe detto. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e in poco tempo raggiunse il cortile, seguita da Mag. Quest’ultima era arrossita violentemente, si sedette sotto ad un’arcata e incrociò le braccia. Avrebbe voluto dire a Frannie cosa era successo con Nott ma non voleva essere compatita, non prima di sentire delle scuse. Dopo, forse, glielo avrebbe detto.
“Allora, cosa c’è?” chiese la ragazza con una certa urgenza. In realtà non voleva essere scortese, ma quella situazione la metteva a disagio.
Frannie le scoccò un’occhiata truce, alzò gli occhi al cielo. Le stava già passando la voglia di dire quel che aveva da dire, però con un grande sforzo prese parola.
“Senti, io non ho mai avuto nulla contro i Babbani o le cose Babbane, dovresti saperlo…” disse senza riuscire a guardarla negli occhi.
Mag fece una smorfia. Fece per parlare ma Frannie non le lasciò il tempo.
“…Se ti ho offesa per quello che ho detto, mi dispiace. Non era mia intenzione insultarti”
“Non è bello sentire la tua migliore amica dire una cosa del genere” disse Mag cercando di rimanere calma “E lo so che non lo hai detto con cattiveria, ma a volte ho la sensazione che parli senza pensare al fatto che potresti ferire qualcuno. E l’altro giorno mi hai ferita”. 
Frannie fece un sospiro. Odiava dover chiedere scusa, non le capitava quasi mai perché bene o male nelle discussioni si ritrovava sempre ad aver ragione.  
“Mi dispiace, Mag” mormorò Frannie.
Margaret sospirò. Sembrava più interessata al ricamo sopra al suo golfino nero piuttosto che alle parole dell’amica, e invece aveva registrato il suo tentativo di scusarsi con molta attenzione. Finalmente alzò lo sguardo, proprio mentre Frannie aggiungeva le fatidiche parole che aspettava da tre giorni.
“…Ti chiedo scusa” borbottò la ragazza.
Mag la guardò negli occhi, vide che l’amica le aveva detto quelle cose con molta fatica ma che era sincera.
“Siamo dalla stessa parte, vero?” chiese Mag.
Non le andava di calcare la mano e insistere più di tanto, era imbarazzata quanto Frannie. Quest’ultima la guardò e ringraziò per il fatto di non dover ripetere le sue scuse.
“Beh, sì” rispose con cautela. “Lo siamo sempre state, no?”
“Già…” borbottò Mag abbassando di nuovo il viso. Poi lo rialzò e parlò. “Mi sono comportata male anche io, ti ho detto delle cose che non pensavo e non penso” disse mentre tormentava l’orlo della gonna.
“Beh, capisco perché me le hai dette” borbottò Frannie, che stava iniziando a gongolare interiormente. “Però ci sono rimasta un po’ male anche io”.
“…Scusami” mormorò Mag.
Frannie si rilassò definitivamente. Con un balzo andò a sedersi accanto a Mag.
“Amiche come prima?” chiese Frannie facendo un mezzo sorriso.
Mag annuì, sorridendo debolmente. Erano sempre piuttosto impacciate quando si trattava di dimostrarsi affetto. Frannie le cinse le spalle e la abbracciò per un istante.
“…Torniamo dentro adesso…?” chiese vedendo che nessuna delle due aveva nulla da aggiungere.
Fece per alzarsi ma Mag rimase ferma. La guardò meglio e vide che per lei la questione non era ancora chiusa, forse aveva altro da dirle.
“Va… Va tutto bene?” chiese Frannie mettendole una mano sulla spalla.
Mag deglutì e scosse la testa. Odiava quella situazione, odiava doverglielo dire, ma dopo tre giorni il non aver avuto nessuno con cui parlarne stava cominciando a pesare in una maniera che non aveva mai sentito.
“Ero venuta in Sala Comune per dirti cosa era appena successo…” disse con la voce tremante “Cosa era appena successo a colazione, con Nott”.
Frannie si aspettava di tutto tranne quello che le raccontò Mag poco dopo. Di come il ragazzino del quarto anno l’aveva insultata e umiliata davanti ai Serpeverde in Sala Grande. La velata minaccia di morte, infine, la fece inorridire e arrabbiare. Il mondo stava incominciando ad andare a rotoli.
“…Quel che è peggio è che io sono sicura che se ci foste stati voi con me, lui non si sarebbe mai permesso di dirmi quelle cose. Ma voi non potete sempre starmi addosso, no?” sussurrò Mag quando ebbe finito, asciugandosi le poche lacrime che le erano scese.
Ora tutto aveva senso. Quella sfuriata aveva acquisito una connotazione diversa.
“Oh, Mag, non sai quanto mi dispiace…” mormorò Frannie stringendole un braccio. “Ti ha detto altro in questi giorni?”
“No… A parte qualche occhiata di scherno… Ci deve solo provare ad avvicinarsi… Ma è l’atteggiamento che mi ha spaventata” rispose Mag.
“Ci credo… È inammissibile” rispose Frannie “Avresti dovuto dirmelo ugualmente”
“Lo so, ma ero troppo arrabbiata. Draco la pensa come Nott, forse è anche peggio” disse Mag.
“Purtroppo lo so, e vorrei parlargli” disse Frannie abbassando il viso. Quella situazione la rendeva molto triste.
“Non dirlo a Edmund. Non voglio che faccia qualche pazzia, se mi capita glielo dirò quando saremo tornati a casa” disse Mag dopo aver fatto un sospiro.
“Va bene” disse Frannie “Mag, non sai quanto mi dispiace…”
“Lo so” mormorò Mag.
Rimasero qualche minuto in silenzio a contemplare il cielo che ormai era diventato più scuro, poi Frannie si guardò intorno, vide una cosa alle sue spalle e sorrise.
“Vuoi sapere una cosa divertente?” chiese all’amica, che si stava soffiando il naso.
“Cosa?” chiese la ragazza, poco convinta.
“Edmund è laggiù e sta controllando che non ti stia trucidando” rispose Frannie cercando di trattenere una risata.
“Mi sono beccata il fidanzato apprensivo” borbottò Mag, ridendo appena.
“Non solo tu… Tony sta facendo la stessa cosa” disse Frannie, questa volta in tono oltraggiato.
Mag scoppiò a ridere. Tirò su col naso e si voltò. Edmund era davanti all’entrata che si guardava intorno facendo finta di essere lì per caso. Tony si stava avvicinando a lui guardandosi intorno circospetto. Forse non si era aspettato di trovarlo lì. Frannie alzò la mano per salutarli. Loro la guardarono imbarazzati.
“Vi abbiamo visti, eh” disse ridacchiando.
I due rimasero in piedi, senza sapere cosa fare.
“Andiamo da loro, te la senti?” chiese Frannie a Mag.
“Va bene” disse Mag asciugandosi il viso con la manica della maglietta.
Si alzarono, Frannie prese Mag sotto braccio. Vedendole insieme, Edmund tirò un sospiro di sollievo.
“Tranquillo, Ed, è ancora tutta intera” disse Frannie con un po’ di astio nella voce quando fu abbastanza vicina. Mag sorrise, questa volta più convinta.
Edmund sbuffò, un po’ a disagio.
“Mi avete fatto perdere dieci anni di vita” borbottò imbarazzato.
“Oh, come la fai lunga” disse Frannie mentre Tony le passava un braccio intorno alla vita.
Mag andò da Edmund e si strinse a lui senza ancora guardarlo in faccia. Ringraziò che nel frattempo si fosse fatto buio, lui le diede un bacio sulla tempia e lei sorrise.
“Mi dispiace per Cedric, Tony” disse Mag mettendo una mano sulla spalla dell’amico. Fino a quel momento non aveva voluto dirgli nulla, ma lo aveva visto anche lei che stava soffrendo molto in quei giorni. Tony si strinse nelle spalle.
“Anche a me” mormorò tenendo il viso basso.
Frannie si strinse a lui, guardandolo mesta.
Le prime stelle stavano spuntando. Nell’aria si sentiva il profumo dell’estate, ma nessuno dei quattro se ne accorse. Guardarono verso l’orizzonte, videro le acque del lago nero increspate da una leggera brezza.
“Secondo voi è davvero là fuori?” mormorò Mag.
“Spero che Silente si sia sbagliato” disse Frannie “Non ho mai sperato tanto che qualcuno si sbagliasse”.
“Se non è stato lui sono stati dei Mangiamorte” disse Tony, pensieroso “Non è stato un incidente”
Edmund non disse nulla. Ogni fibra del suo corpo desiderava che Silente si sbagliasse, ma aveva una brutta sensazione, però non voleva esternarla con nessuno, perché dirlo ad alta voce lo avrebbe reso più reale.
“…Andiamo dentro?” disse Frannie prendendo Tony per mano.
Gli altri annuirono in silenzio e li seguirono.


 
NOTE AUTRICE

Siamo giunti alla fine ormai, manca un solo episodio che sarà l'epilogo dell'avventura di quest'anno. 
Per fortuna la lite fra Mag e Frannie è durata poco... Dopotutto, come anche chi ha recensito ha notato, la discussione è nata per un malinteso ed è stata alimentata dai caratteri completamente diversi delle due ragazze, che alla fine hanno messo da parte la rabbia e l'orgoglio si sono chieste scusa. 
La scuola è sotto shock per la morte di Cedric e il discorso di Silente ha generato molta paura. I nostri protagonisti non sanno come prenderla. Frannie e Edmund sono cresciuti con l'idea che Voldemort sia morto e Mag è un po' divisa fra la volontà di credere a Silente e il desiderio di credere a quel che ha letto sui libri. Nel prossimo libro esploreremo meglio questi aspetti. 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


EPILOGO 
 
La partenza dell’Espresso per Londra era fissata per le undici in punto da Hogsmeade. Alle nove tutti gli studenti erano già a fare colazione, pronti per partire.
Dimitar era seduto al tavolo dei Serpeverde, sembrava molto triste.
“Cosa farai quest’estate?” chiese Frannie versandosi del succo di zucca nel bicchiere.
“I miei mi hanno regalato un viaggio in Francia per il diploma” disse sorridendo appena.
“Davvero?” chiese Mag “Vai da Yvonne?”
Frannie e Edmund la guardarono basiti. Di solito non era lei quella che chiedeva queste cose da pettegolezzo.
“Può darsi” disse Dimitar cercando di rimanere vago. In realtà era arrossito.
“Ci mancherete tantissimo” disse Frannie toccando il braccio dell’amico.
“Anche Hogwarts mi mancherà e soprattutto voi” disse il ragazzo “Le parole del vostro preside, ieri… Molto belle”
“Già” mormorò Edmund.
“Voi non credete lui?” chiese Dimitar.
Mag, Edmund e Frannie si scambiarono uno sguardo nervoso.
“È complicato” disse Frannie, facendosi portavoce del gruppo.
“Per ora sappiamo solo che un nostro amico è stato ucciso” disse Edmund.
“Mi dispiace tanto, doveva essere una persona molto amata” borbottò Dimitar.
“Lo era” disse Mag in un soffio.
Dopo la colazione gran parte degli studenti si ritrovò nell’ampio cortile per i saluti e gli addii.
“Frannie! Tony!”
Una voce alle loro spalle li chiamò. Yvonne si stava dirigendo verso di loro, aveva già su il mantello da viaggio azzurro chiaro.
“Mi mancherete tonto” disse stringendo a sé prima Tony e poi Frannie. Mag e Edmund erano rimasti indietro e li raggiunsero mentre la ragazza di Beauxbatons si staccava da Frannie. A turno, abbracciò anche loro.
“Siete stati dei compagni magnifisci” disse quando ebbe abbracciato tutti. Dimitar si avvicinò a lei, rosso in viso.
“Anche tu! Quando riesci inviaci le foto che abbiamo fatto a Hogsmeade questo inverno!” disse Mag con un gran sorriso.
“Ma scerto!” disse la ragazza “Anzi, facciamone una ancora adesso!”
Estrasse la bacchetta e appellò la macchina fotografica, che arrivò fluttuando dal prato, probabilmente dalla carrozza di Beauxbatons.
Riuscirono a convincere Mary Sue a far loro una foto, anche se la ragazza era ancora piuttosto risentita con Frannie per l’incantesimo Orcovolante di qualche giorno prima, per questo mandarono Edmund a chiederle quel favore. Ovviamente accettò subito, cosa che fece ridere molto Frannie e Mag.
Quando ebbero fatto, Yvonne fece un nuovo giro di abbracci, ma questa volta affiancata da Dimitar. Il ragazzo era molto triste per la partenza e non cercava di nasconderlo.
“Questo è l’indirizzo di casa mia” disse timidamente dando un foglietto ai quattro studenti di Hogwarts “…Se vi va di scrifermi ogni tanto…”
Mag lo abbracciò prima che finisse di parlare.
“Ci mancherai tantissimo!” disse Frannie, che era molto triste per la sua partenza.
“Anche tu, Frannie” disse lui prima di abbracciarla. La strinse così forte che per un attimo le mancò il respiro, ma ne fu felice.
“Stammi bene, Mit” disse Edmund dandogli una pacca sulla spalla. In tutta risposta Dimitar abbracciò anche lui.
“Di’ a Caspian lui idiota ma di scrivermi pure. Lo farai?” chiese il ragazzo.
“Certo!” disse Edmund con un sorriso prendendo Mag sottobraccio.
Tony sorrise all’amico e gli diede un breve abbraccio.
“Ce la farete a tornare a casa senza Karkaroff?” chiese Mag.
“Karkaroff non governava un bel niente, faceva sempre lavorare noi e se ne stava chiuso nella sua cabina” borbottò Dimitar. “Quindi ce la faremo”
“E il ragazzo che ti ha picchiato?” chiese Mag.
“Ha bisogno di me, una volta a casa regoleremo i conti” borbottò Dimitar, facendo rabbrividire i presenti.
Seguirono alcuni istanti di silenzio imbarazzato, poi Dimitar parlò di nuovo.
“La nostra nave è pronta, fra poco salpiamo!”
“Cavolo, avrei voluto fare un giro su quella nave!” disse Frannie, mettendo da parte lo stupore.
“Se non vuoi rischiare la vita non te lo consiglio, ci sono dei sistemi anti-intrusi” disse Dimitar ridacchiando.
“Oh mannaggia” borbottò Mag.
“E comunque siete entrambi invitati al mio compleanno!” disse Frannie prendendo Tony per mano.
“Grazie, allora ci sentiamo di sicuro!” disse Yvonne con un gran sorriso.
“Ci mancherete tanto” ripeté Mag. “Speriamo di rivederci presto!”
Dimitar e Yvonne si guardarono di sottecchi, sguardo che Frannie registrò attentamente. Decisero di lasciarli a salutarsi per conto loro, anche se la curiosità era tanta. I due erano andati al Ballo del Ceppo insieme, ogni tanto si erano scambiati qualche sguardo languido ma Mag e Frannie – le pettegole del gruppo – non avevano ancora capito se fra i due era effettivamente nato qualcosa di serio. Li salutarono e tornarono verso la Sala d’Ingresso per prendere le gabbie dei loro animali, così da poter cominciare a salire sulle carrozze che portavano a Hogsmeade. Edmund andò a scambiare due parole con alcuni amici Corvonero, mentre Tony andò a salutare altri ragazzi di Beauxbatons con cui aveva fatto amicizia in quei mesi.
Una volta saliti sull’Espresso, Mag, Frannie, Edmund e Tony riuscirono a trovarsi uno scomparto tutto per loro. Il morale era piuttosto basso per tutti: tra gli ultimi accadimenti, l’addio con Dimitar e Yvonne, nessuno aveva molta voglia di fare baccano, come avveniva sempre gli anni precedenti.
Mag si sedette accanto al finestrino e appoggiò la testa sulla spalla di Edmund. Era la prima volta che facevano un viaggio insieme in quel modo. Non appena Edmund ci fece caso si rese conto di quanto fosse fortunato e le prese la mano. Anche Frannie, che si attaccò al braccio di Tony soddisfatta e innamorata, non fece a meno di pensare che quel che era nato fra lei e il Tassorosso fosse una delle poche cose belle accadute in quell’anno maledetto, ma che in qualche modo quella consapevolezza fosse in grado di illuminare l’oscurità che si era fatta spazio nei loro cuori in quegli ultimi giorni.
“Almeno siamo riusciti a concludere qualcosa, quest’anno” disse Frannie con un gran sorriso, guardando Mag e Edmund davanti a lei.
“Di cosa parli?” chiese ingenuamente Mag.
“Quando siamo arrivati voi due eravate davvero disagiati” cinguettò la ragazza “E adesso state insieme!”
Mag arrossì, Edmund fece un sospiro e guardò altrove.
Tu sarai stata disagiata, Fran” rispose seccamente Edmund.
“…Infatti, non so di cosa parli” borbottò Mag.
A quelle parole, Edmund sgranò gli occhi, Frannie scoppiò a ridere, Tony alzò gli occhi al cielo.
“Non sapete mai di cosa parlo, voi due” disse la ragazza continuando a ridacchiare.
“…Sto solo dicendo che non mi pare di essere sembrata più disagiata di te, dato che non facevi che parlare di Tony da anni” disse Mag incrociando le braccia.
“Ti ricordo che hai portato l’Omniocolo solo ed esclusivamente per guardare Edmund giocare a Quidditch!” disse Frannie con un sorriso che Mag odiò con tutta sé stessa.
“Questo… Te lo sei inventato!” esclamò Mag irrigidendosi sul sedile. Il rossore che si diffuse sulle guance la tradì.
“Davvero?” chiese Edmund guardando Mag divertito.
“No!” squittì Mag, arrossendo violentemente, guardando allarmata prima Edmund e poi Frannie.
Tony diede una gomitata d’avvertimento a Frannie, dato che stava visibilmente mettendo in imbarazzo la sua amica, anche se era piuttosto divertito anche lui.
“Comunque” disse Edmund tornando ad abbracciare Mag e mettendo a tacere i suoi borbottii oltraggiati “Anche tu non eri messa meglio, Fran, Mag ha ragione”
“Senti chi parla” rispose prontamente la ragazza.
“Ha passato sei anni a correrti dietro e poi ha il coraggio di prenderci in giro” disse Mag rivolta a Tony.
“Perché eravate buffi” sbottò Frannie, questa volta sulla difensiva.
Mag alzò gli occhi al cielo, Edmund sbuffò, Frannie sorrise e si mise più comoda.
Edmund tirò fuori dalla tasca la Gazzetta del Profeta che gli aveva portato un gufo reale quella mattina, la ingrandì e iniziò a sfogliarla mentre Mag accarezzava distrattamente Ser Jaime accoccolato sulle sue gambe e Frannie dava da mangiare qualche biscottino gufico al suo Dante e a Peggy, la civetta nana di Tony, mentre Silver faceva finta di dormire e guardava con astio i due gufi che stavano ricevendo fin troppe attenzioni. Tony si sporse verso Edmund per leggere i titoli.
“Non ne parlano, vero?” chiese Tony.
Edmund era arrivato alla quarta pagina.
“No, hanno solo scritto che Harry Potter ha vinto il torneo. Cedric non è neanche menzionato” disse Edmund scuotendo la testa.
“È assurdo” disse Mag.
Tony si appoggiò allo schienale, sconsolato.
“Non lo merita” sussurrò. Frannie gli mise una mano sul braccio. 
“Non capisco perché Caramell non lo voglia dire in giro, per rispetto ai genitori dovrebbe farlo!” disse Mag.
“E poi…” disse Edmund distrattamente “Avete notato che da quando è uscito quell’articolo della Skeeter, la Gazzetta non esalta più Harry Potter? Un anno fa la notizia della sua vittoria avrebbe avuto la prima pagina, vari inserti speciali e sarebbe uscito l’ennesimo libro sulla biografia della famiglia Potter”
“Hai ragione, è molto strano. Forse il Ministero non vuole sollevare un polverone…” disse Frannie “Ma comunque è inammissibile che abbia taciuto la morte di un ragazzo”
“Sembra quasi che non voglia appoggiare Silente…” disse Mag.
“Spero che i miei sappiano qualcosa” borbottò Frannie “Magari Caramell ha un piano…”
“Mio padre è rimasto in buoni rapporti con Silente, penso che lui gli crederà” disse Tony.
“Mia mamma sicuramente è stata informata da Peter, ma non so se crederà alla storia del ritorno di Voi-Sapete-Chi” disse Edmund.
Mag si sentì un po’ a disagio. Frannie la guardò e se ne accorse.
“Sai già cosa dirai ai tuoi genitori?” chiese all’amica.
“Non lo so” disse la ragazza “Non posso tacere una cosa del genere, già l’anno scorso non ho detto nulla sulla Coppa del Mondo… È che ho paura che non mi facciano tornare per l’ultimo anno”
Edmund e Frannie la guardarono atterriti. Non avevano pensato a quella eventualità.
“Non posso non dire niente… Però forse è meglio aspettare di sapere qualcosa di più certo sul ritorno di Voi-Sapete-Chi… Non vorrei allarmarli per niente”
“Io penso che i miei non abbiano problemi a rimandarmi a scuola, quindi se ci fosse qualche problema possiamo farli incontrare…” disse Frannie vedendo che Edmund non diceva nulla.
“Grazie, Fran” disse Mag sorridendo debolmente.
Dopo pranzo Tony andò a trovare alcuni amici accompagnato da Frannie, mentre Mag si addormentò secca addosso a Edmund, che non ebbe il cuore di svegliarla per andare a farsi un giro anche lui. Dopo un’oretta abbondante tornarono Frannie e Tony con delle notizie. Mag si era svegliata da poco e stava finalmente dedicando qualche attenzione a Edmund.
Mentre Tony iniziava il giro di saluti dei suoi amici, e fra i Tassorosso ne aveva davvero tanti, Frannie aveva trovato lo scomparto dei gemelli e si era fermata per scambiare quattro chiacchiere. Quel che aveva saputo su Draco – le risate per la morte di Cedric, le minacce di morte ai Nati Babbani e in particolare alla Granger e l’aver affermato con una certa baldanza ed esultanza che Silente diceva la verità – se lo sarebbe tenuto per sé: non voleva spaventare Mag né farla arrabbiare. Si disse che forse avrebbe fatto in tempo a parlargli prima di scendere dall’Espresso, o in uno dei giorni seguenti. L’altra cosa invece l’aveva spaventata al punto che doveva dirlo a tutti.
“C’era un motivo per cui Moody non ti piaceva – e neanche a me” disse rivolgendosi a Edmund quando rientrò nello scomparto.
“E cioè?” chiese lui.
“Barthy Crouch Junior” scandì la ragazza. “Ha preso le sue sembianze per un anno intero, pare che fosse al servizio di Voi-Sapete-Chi. Doveva controllare Potter da vicino, era tutto un complotto per attirarlo fuori dal castello” 
“Che cosa?!” esclamò Mag. “Intendete il Mangiamorte? Ma non è morto anni fa?”
“Ora lo è. Più o meno. Caramell lo ha fatto baciare da un Dissennatore”
“Ma come… è possibile?!” squittì Mag.
“Non lo so, non mi hanno detto molto… So solo che ora si spiegano molte cose. Ha ucciso lui Barty Crouch, e a questo punto immagino anche Bertha Jorkins, ma il Ministero non ne parla” disse Frannie.
“Ha detto di conoscere mia zia” disse Edmund a denti stretti. “Quel figlio di…”
Mag, vedendolo scosso, gli prese una mano.
“Ma quindi… lui sapeva la verità! Caramell avrebbe dovuto processarlo!” disse Tony.
“Esatto, infatti Silente è furioso con Caramell, devono aver litigato pesantemente, così mi hanno detto Fred e George. Ron era presente” spiegò Frannie.
“È assurdo” disse Mag scuotendo la testa, come per scacciare dalla sua mente tutte quelle bruttissime notizie.
“Se è vero quel che mi hanno detto, la situazione è grave” disse Frannie.
Nessuno trovò le parole per rispondere: erano tutti d’accordo.
Il resto del viaggio passò più o meno piacevolmente. Nelle ore rimanenti i ragazzi si scoprirono ansiosi di tornare a casa, così che potesse iniziare la loro estate. Forse stare un po’ lontani da Hogwarts li avrebbe aiutati a superare il trauma.
Quando scesero dal treno, i genitori di Frannie le vennero subito incontro, seguiti dalla madre e dalla sorella minore di Mag. Josh e Jane Firwood sembravano piuttosto nervosi e preoccupati, ma quando videro la figlia il loro viso si distese. Mag invece avrebbe preferito tornare a casa con la Smaterializzazione, ma all’ultimo aveva chiesto ai suoi di andare a prenderla, le mancavano molto. Quando vide la sorella corse ad abbracciarla.
Edmund rimase dietro di lei, un po’ imbarazzato, intanto Tony vide il padre e gli fece cenno di avvicinarsi. Mentre Edmund stringeva la mano alla madre di Mag imbarazzatissimo e la ragazza si scambiava sguardi complici con la sorella, Frannie presentò Tony ai genitori, era raggiante. Intanto si erano avvicinate anche Susan e Lucy, che non vedevano l’ora di tornarsene a casa. Né Peter né la madre erano venuti a prenderli, sarebbero tornati con la Materializzazione congiunta.
Al momento di salutarsi, i quattro amici si promisero di vedersi qualche volta durante l’estate, non solo per il compleanno di Frannie. Nessuno era così felice di separarsi, Mag abbracciò a lungo Frannie, dopo la litigata di qualche giorno prima sperava che niente cambiasse fra le due.
“Scriviamoci!” disse prima di staccarsi dall’abbraccio.
“E vediamoci” disse la ragazza facendole l’occhiolino “Ho proprio voglia di andare al cimena!”
Mag alzò gli occhi al cielo ma sorrise. Salutò Edmund e gli diede appuntamento per la settimana successiva, poi andò verso la madre e la sorella e sparì dietro alla barriera.
Non lo sapevano ancora, ma quelli che li aspettavano erano tempi bui, forse i peggiori che la storia magica avesse mai visto. Con il tempo sarebbe stato più facile tornare a sorridere. Con il tempo si sarebbero accorti che in quell’anno che si stavano lasciando alle spalle avevano perso tanto, certo, ma avevano anche conquistato qualcosa di ancora più bello che sarebbe durato a lungo e avrebbe dato loro la forza di affrontare la tempesta che stava per arrivare. 
 


 
 
 
Siamo giunti alla fine di questo anno scolastico e di conseguenza della seconda parte della storia. Il commento al capitolo lo lascerò a voi.
Spero che vi sia piaciuto come abbiamo gestito gli avvenimenti del quarto libro e soprattutto come si sono evoluti i personaggi nel corso dell’anno. Dopo il Ballo del Ceppo le loro vite sono cambiate in meglio, ma la morte di Cedric e le inquietanti voci sul ritorno di Voldemort che si sono diffuse negli ultimi giorni di scuola segneranno un altro cambiamento nelle loro vite, cambiamento che si noterà maggiormente a partire dal prossimo libro.

Ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che ci hanno seguite fino a qui. LumosMelpomene in particolare, perché non si perde un solo capitolo da quando abbiamo iniziato a pubblicare la storia a settembre. Ringrazio anche LysandraBlack per le belle parole che ci riserva sempre.
Ci sono tanti lettori silenziosi che spero si facciano sentire in questi giorni. Se ci avete seguite fin qui non mi offendo se vi fate anche sentire ogni tanto XD
 
Il prossimo sarà l’ultimo anno di Edmund, Frannie e Mag a Hogwarts. Non sarà un anno facile, i toni si sono già fatti più angoscianti, non aspettatevi rose e fiori nella prossima storia, anche se qualche momento di ilarità lo abbiamo messo perché ci divertiamo troppo a scriverli.
Al momento io e la co-autrice siamo arrivate all’evasione di massa da Azkaban, speriamo durante l’estate di andare un po’ più avanti.
 
Detto ciò, per chi continuerà a seguirci, sappiate che da oggi ci prendiamo un mesetto di pausa, dopodiché inizieremo con la pubblicazione della nostra versione de L’Ordine della Fenice a partire dal 15 luglio (se dovessero esserci ritardi o anticipi lo comuunicheremo sulle nostre pagine).
Abbiamo deciso che per tutta l’estate pubblicheremo una volta ogni due settimane perché in questo magnifico periodo le persone hanno altro da fare e leggono meno, o almeno, questa è sempre stata la nostra impressione. Daremo a tutti più tempo per leggere i capitoli e soprattutto daremo a noi il tempo di scrivere per non rischiare di ritrovarci a essere in pari con la scrittura e quindi farvi aspettare troppo per i nuovi capitoli.
Vi consiglio caldamente di seguire la mia pagina facebook e la pagina instagram per avere tutti gli aggiornamenti che servono (oltre a immagini e curiosità sulla storia). 
Ricordo che la storia è disponibile anche su Wattpad e su Writer's Wing, nel caso in cui preferiate leggerla o commentarla lì.
Se vi va, su Spotify trovate la playlist con le canzoni della nostra storia, cliccate qui!

In bocca al lupo a tutti i maturandi e a chi deve affrontare la sessione estiva, io e LittleTurtle vi capiamo! Cercate di godervi ugualmente l’estate!

…Noi ci sentiamo a metà luglio! (Dovremmo tornare il 15 luglio, state pronti!)
Un abbraccio! 

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Disegno realizzato da Koori_chan

 

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