All it takes is a resignation letter

di Jeaha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo


 


Harry Potter non era mai stato un asso nell'essere cauto, era un dato di fatto. Un assioma, per così dire. Era così ben risaputo che molti erano convinti di ritrovarsi la cosa incisa nei libri di storia di lì a vent'anni. Il sangue da Grifondoro scorreva nelle sue vene con una forza dirompente, tale da renderlo Grifondoro anche nell'animo. Lo era, nessuno poteva dire il contrario. Le sue azioni erano state eroiche e vere in sè, indiscutibili e universalmente riconosciute. Era così Grifondoro che sarebbe stato capace di grifondorizzare anche chi lo circondava.
Era coraggioso e leale, potente e abile, ma tremendamente pigro. Oh, altrochè. Un impulsivo procrastinatore, ecco. Lo era stato a diciassette anni quando aveva salvato il mondo magico dal naso inesistente di Lord Voldemort, e lo era anche allora che ne aveva venticinque e si stava chiedendo, di nuovo, com'era che riusciva sempre a finire nell'ufficio del capo ogni sacrosanta volta che risolveva un caso.
Perchè in quel momento era lì, seduto su una sedia a parer suo molto scomoda, cercando di capire perché l'uomo a lui superiore (di cui non riusciva a ricordare il nome) gli stesse facendo la ramanzina apocalittica della vita. Non aveva ascoltato granchè di quel fantastico discorso
(-POTEVI MORIRE! O PEGGIO!- aveva urlato il capo, sbattendo le mani sul tavolo con forza. -Essere visto?- aveva azzardato lui, spostandosi leggermente a sinistra sulla sedia di legno), ma era sicuro che il suo compagno si fosse dimesso. Ex-compagno, ora che ci pensava bene.
Gli faceva male la gamba, e non era certo di capire perchè tanta rabbia nei suoi confronti, voleva solo tornare a casa e dormire. Non era morto nessuno, o almeno così credeva.
E allora perchè, Harry si chiese, perchè lo stava sgridando? Il capo sembrava molto arrabbiato, così arrabbiato che molto probabilmente sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro.
(-ABBIAMO DOVUTO OBLIVIARE PIU' DI TRENTA BABBANI! E' UNO SCANDALO! UN ABOMINIO! UN DISASTRO!-).
Un'altra delle sue crisi di nervi, pensò Harry massaggiandosi la gamba. Eppure era troppo presto per dei dolori da vecchio. Si spostò di nuovo sulla sedia, questa volta dalla parte opposta, e storse il naso in modo offeso quando si sentì accusato di incoscienza spericolata.
-Ma ho salvato tutti quanti!- protestò, interrompendo il fiume di insulti che stava uscendo dalle labbra screpolate del suo superiore. Quest'ultimo non parve felice di essere fermato nel pieno del suo sfogo d'ira e incrociò le braccia al petto con aria di imponenza.
-Oh, ci puoi giurare! Hai anche distrutto metà del più grande quartiere che la Cina abbia mai avuto ed è saltato in aria l'impianto elettrico di quasi tutto il paese! TI HANNO VISTO USARE LA MAGIA! IL MINISTRO CINESE MI STA GESTICOLANDO IN FACCIA DA IERI SERA E IO NON CAPISCO UNA PAROLA DI QUELLO CHE DICE!!!- urlò, e la sua faccia contorta in una smorfia di rabbia diventò di un rosso acceso.
-Ma li avete obliviati! Si è risolto tutto, e il mio compagno è pure perfettamente incolume!- rispose lui, alzandosi in piedi. Il dolore alla gamba era atroce. I boxer gli erano entrati tra le natiche più di quaranta minuti fa e non era ancora riuscito a sistemare il fastidio.
-PERFETTO! AVRESTI UNA PROMOZIONE, SE NON FOSSE PER IL FATTO CHE TU NON HAI UN COMPAGNO!!- il capo, sempre più rosso in volto, fece il giro del tavolo a passi pesanti, sbraitando in ogni direzione.
-Beh-- cosa?- come "non hai un compagno"? Harry sapeva che il suo capo era anziano, ma non gli era mai sembrato così rimbambito. Evidentemente si era sempre sbagliato. Fino a prova contraria il suo compagno esisteva, ed era vivo e vegeto. Non aveva molti ricordi di lui in realtà.
-SEI ANDATO IN MISSIONE SENZA DI LUI! IN CINA, HARRY JAMES POTTER, IN CINA!!! TI SEI DIMENTICATO DI PORTARE IL TUO COMPAGNO!!!-
-Questo-- Questo non è vero! Non mi sono dimenticato di lui! Sta benissimo!-
-CERTO! CHE! STA! BENISSIMO!!! NON HA MAI LASCIATO IL PAESE!!-
-Lei- lei sta insinuando che- oh, andiamo! Non è stato un problema, no?- Harry stava contando i secondi che lo separavano dall'esplosione catastrofica del volto del capo. E poi, era semplicemente ridicolo. Dimenticarsi del proprio compagno! Lui teneva tantissimo al suo compagno, non se ne sarebbe mai dimenticato.
-E' PROPRIO QUESTO IL PROBLEMA! A TE NON IMPORTA NIENTE DEI TUOI COMPAGNI!!-
-Sì che m'importa! Sono fondamentali!-
-ALLORA DIMMI COME SI CHIAMA L'ULTIMA PERSONA CON LA QUALE HAI LAVORATO!-
-Lui- err...Bob?-
-TYLE!-
-Esatto, Tyle! Lui è stato uno dei migliori!-
-ERA UNA DONNA, HARRY JAMES POTTER!!-
-Certo che era- io lo- questo non c'entra niente! Ho risolto il caso e nessuno si è fatto male!-
-IL MINISTRO CINESE NON--
-Lo oblivi e basta! E' stato necessario!-
-NE HO ABBASTANZA, POTTER!- Colpì il tavolo così forte che quasi tutti i documenti scivolarono a terra. Alla loro sinistra, il vetro della finestra finì in mille pezzi.
A Harry faceva ancora tanto male la gamba, e stava cercando di togliersi i boxer dalle chiappe in maniera educata e senza farsi vedere. Non era un'impresa facile.
Cosa stava per fare il capo? Voleva licenziarlo? Era davvero molto arrabbiato. Dal rosso era passato al nero, gli occhi incavati avevano un aspetto decisamente più stanco così. Il capo però non prestò attenzione ai vetri ormai sparsi per terra. Fissò Harry assottigliando lo sguardo, e di colpo sorrise.
Harry lo guardò, sbalordito e confuso. Cosa?
-Ti ho procurato un compagno, Harry Potter- disse infine.
-Un altro?-
-Sì, un altro-
-Magnifico-
-Già. Magnifico! Non ti libererai così facilmente di lui questa volta-
-Come? Scusi?-
-E' la tua ultima possibilità, Potter. Tu sei bravo e forte. Sei uno dei miei migliori Auror (come fa a dirlo dopo avermi urlato contro per mezz'ora? Si chiese lui con uno sbuffo) -pertanto, ti assegnerò un altro dei miei migliori Auror. Non deludermi di nuovo-.
Oh, mi faccia solo togliere i boxer dalle chiappe. La prego. Le suppliche mentali di Harry non raggiunsero il capo. Non voleva sapere chi fosse, non ne aveva voglia. Erano tutti noiosi e incapaci, senza carattere o un minimo di personalità. Non c'era gusto, pensò Harry, a lavorare con loro. Preferiva fare da solo.
-E chi è?- fu obbligato a chiedere, pur sapendo che non si sarebbe ricordato il nome. Voleva qualcuno degno di restare nella sua vita.
-Draco Malfoy-
Fu come se gli avessero tirato un macigno in mezzo allo stomaco. La mente di Harry era un armadio pieno di ricordi dolorosi chiusi a chiave, e Draco Malfoy iniziò a scuotere violentemente un cassetto nella sua testa, deciso ad uscire.
-Scusi?- chiese di nuovo, certo di aver sentito male -chi?-.
-Draco Malfoy. E' davvero, davvero molto bravo. Quasi quanto te, Potter. Forse ha più buonsenso. Me lo auguro. Sei congedato-
Harry si dimenticò dei boxer in mezzo alle chiappe che lo facevano camminare come se avesse appena ricevuto un calcio nei coglioni. Il nome di Draco Malfoy risuonava furiosamente nella sua testa mentre usciva dall'ufficio senza dire una parola.
Non è possibile, si disse. Ci dev'essere un altro Draco Malfoy. Non è un nome così raro da trovare. Non è lui, non può essere lui. Che fine avevano fatto Bob e gli altri? Forse sarebbe potuto andare da loro e fare ammenda, implorandoli di dargli una seconda possibilità. Ma a lui non importava niente di loro e mai sarebbe importato. Draco Malfoy.
Harry Potter non poteva, assolutamente e per nessun motivo, lavorare con Draco Malfoy. Si ricordava di lui. Insolente, subdolo, infimo e bugiardo. No. Mai, mai, mai e poi mai.
"Mi dimetto. Domani. Vado in Messico e vivo da eremita. Sono ricco e famoso. Va benissimo".
Harry andò a sbattere contro numerose persone nel tentativo di uscire da quel posto e andare a casa. Sapeva perfettamente che non avrebbe dormito: non ci voleva un genio a capirlo. Continuava a non ricordarsi il nome del capo, ma forse avrebbe dovuto, se sperava di farlo fuori con una congiura ben organizzata.
Non salutò le persone che conosceva e si dimenticò di prendere la giacca, ma arrivò a casa lo stesso, sessantasette minuti più tardi. Non riuscì a pensare a niente per tutto il giorno, e non rispose alla montagna di e-mail che gli stava facendo impazzire il computer. In compenso si fece una sottospecie di bagno, addormentandosi nella vasca dieci minuti dopo esserci entrato. Alla faccia del "non avrebbe dormito".





Neanche a Draco Malfoy, chiuso in un ufficio dall'altra parte del Dipartimento, andava giù la prospettiva di iniziare a lavorare con Harry Potter. Lo sfregiato. Il quattrocchi.
Era seduto alla sua scrivania, gli occhi grigi fissi sul pezzo di carta che teneva tra le mani. I capelli biondi gli ricadevano sul viso, pallido come un cadavere alla luce della lampada bianca.
Harry James Potter. Il suo nuovo compagno. Non era possibile. Perché? Il suo attuale compagno gli andava più che bene.
-L'HAI AVVELENATO!- gli aveva urlato Kanel un paio di ore fa.
-E' stato un incidente- gli aveva risposto lui, apatico e disinteressato come sempre.
-STAVA PER MORIRE! AH- TU- LUI- BASTA! STARAI CON POTTER-
La maschera di ghiaccio di Malfoy era crollata di colpo. Lo shock stampato in faccia, aveva fatto cadere i fogli che aveva in mano -chi?- aveva chiesto, impalato in mezzo al corridoio.
-Potter. Harry Potter. Nessuno di voi sa badare ai propri compagni. FATEMI UN FAVORE E UCCIDETEVI A VICENDA!!- e poi, piantandogli in braccio una cartellina con dentro il profilo di Harry Potter, se n'era andato a passo veloce.
"Oh, no. No no no no. State scherzando".
E ora eccolo lì, tre ore dopo, a leggere i fogli che recitavano tutte le abilità e gli encomi di Potter.
Potter. Il suo nome non era uscito dalle sue labbra per tanto tempo. Disgustoso come sempre.
"Abile padronanza degli incantesimi di Schianto" stava scritto sul foglio. Draco Malfoy aveva voglia di accartocciarlo e buttarlo nella spazzatura; aveva però l'obbligo di leggerlo.
Kanel di merda. Lui, e tutte le sue crisi di nervi del cazzo. Il suo ex-compagno non stava messo poi così male, che bisogno c'era stato di assegnargli Potter?
Era appena tornato da una missione in Africa (Africa! Quasi non era schiattato dal caldo) e quello era il suo benvenuto? Potter? POTTER?
Potter nella sua mente era un rifiuto categorico. Non c'era neanche bisogno di discuterne. Sette anni d'odio a scuola per caso non erano bastati?
C'era un post scriptum in fondo al foglio che aveva finito di leggere con grande riluttanza. Malfoy alzò un sopracciglio mentre si sforzava di mettere a fuoco quelle lettere minuscole.

P.s. Attacchi d'impulsività incontrollata che provocano disastri e catastrofi naturali. Non tiene conto della presenza di persone che ritiene non interessanti. Pericolo ambulante.

Pericolo ambulante? Malfoy aveva improvvisamente voglia di ridere. Persone che riteneva non interessanti? Beh, i gusti di Potter avevano sempre fatto schifo. Qualcosa gli disse che niente era cambiato. Catastrofi naturali. Malfoy immaginò Potter che faceva a pugni con un tornado causato da un suo Expelliarmus andato a male.
Ma per piacere. Quella volta aveva davvero fatto a pezzi il foglio. Cos'avrebbe detto suo padre scoprendo che il suo compagno era Potter?
"Mi dimetto. Basta".

La mattina dopo entrambi presentarono, nello stesso preciso istante, un foglio che assegnava le loro dimissioni. Poi cominciarono a litigare su chi dovesse darle per primo.
Se Harry Potter non aveva mai saputo il significato di cautela, Draco Malfoy non aveva mai sentito la parola "cortesia".
In entrambi i casi, il capo Kanel (ecco come si chiama! Esclamò mentalmente Harry mentre schivava un lampadario lanciatogli da Malfoy – quel bastardo) si stava chiedendo, ormai rassegnato, se avesse fatto la scelta giusta o solo un terribile, abnorme, colossale sbaglio.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 


-Non andremo in giro a chiedere alle persone se hanno mai fatto sesso con un vecchio, Malfoy-
-Perchè no?-
-Perchè non si fa! Si chiama educazione!-
-Se tu vuoi perdere altri due mesi a cercare di scovarlo da solo, accomodati. Lo troveremo in meno di un giorno seguendo il mio metodo-
-Oh sì, certo! "Per caso ha scopato con un anziano gobbo dai capelli verdi ultimamente? Può dirmi anche se ce l'ha lungo, già che c'è?"-
-Perfetto. Il dettaglio della lunghezza puoi tenerlo per il tuo orientamento sessuale, Potter. Gli avvistamenti sono recenti e sono avvenuti in due quartieri in periferia. Se tu prendi quello più a est, io posso occuparmi del- -
-NO! PER L'AMOR DEL CIELO, MALFOY!-
Malfoy abbassò la cartina della città e gli rivolse uno sguardo gelido. Harry ne aveva abbastanza. Lavorare con lui era impossibile, perchè diamine si era lasciato convincere da Hermione? Avrebbe dovuto lasciare la sua lettera di dimissioni come definitiva a Kayne, o quale cavolo era il suo nome. Invece Hermione l'aveva chiamato due giorni dopo e gli aveva fatto un discorso così lungo al telefono che Harry aveva chiesto la riaccettazione solo per farla smettere di parlare.
Kliff era stato entusiasta e l'aveva accolto a braccia aperte, spedendolo dritto nell'ufficio di Malfoy. Harry pensava che si fosse dimesso pure lui, ma quando aveva azzardato la domanda Malfoy gli aveva risposto con un delicatissimo "fatti i cazzi tuoi, Potter".
E così erano compagni da due settimane, e da due settimane erano ancora fermi sul secondo caso. Il primo era stato quello di un topo fantasma che terrorrizzava le famiglie ricche, roditore che avevano catturato facendo fare a Malfoy l'esca (-Che schifo! I miei capelli!- si era lamentato per cinque giorni di fila) per poi scoprire che era soltanto un giocattolo. 
Il secondo, quello in cui erano attualmente impegnati, richiedeva uno sforzo in più rispetto al precedente. Si trattava di uno stupratore seriale, un ricercato da due milioni di galeoni dal Ministero della Magia. Un vecchio rugoso, secondo la dettagliata descrizione di Malfoy, e senza gusti in fatto di moda.
(-Verdi, Potter, verdi! Ha i capelli verdi! Hai mai visto qualcosa di più orribile?-).
Ad ogni modo lui e Malfoy erano giunti alla conclusione che qualche potere speciale lo doveva avere, altrimenti non si spiegavano come riuscisse ad attrarre tante giovani e belle donne. Sicuramente non con la sua faccia. 
Quella situazione stava infastidendo Harry oltre ogni dire. Quello era il suo caso, suo. Okay, ci stava lavorando da cinque mesi, ma stava facendo progressi. Non c'era alcun bisogno di collaborare con qualcuno, specialmente non con un soggetto come Malfoy. Era stato obbligato. (-Cinque mesi, Potter? Non ti facevo così lento-). Avrebbe chiesto a Klair di cambiare compagno appena avrebbero catturato quel bastardo.
-Hai un'idea migliore, Potter?- gli chiese Malfoy, riportando lo sguardo sulla cartina. Alcuni punti erano stati cerchiati in rosso, e si trovavano nelle zone più periferiche della città.
-Beh- tu non- non possiamo farlo!-
-Dillo quando l'avrò preso, Potter. Tutti i giornali si concentreranno sulla mia meravigliosa faccia. Onore e gloria a te, o potente Draco! Whoos whoos! Sei fantastico, Draco! Viva Draco, il salvatore!- esclamò, facendo un inchino teatrale -Grazie, grazie, non c'è bisogno. Sono sempre pronto ad aiutare la mia città! Ah, no, è stato facile! Il mio piano ha funzionato a meraviglia, devo ammetterlo. Grazie, grazie. No, Potter è un imbecille-
Harry gli lanciò una cartella piena di documenti in testa -Stai zitto, Malfoy. Non possiamo farlo-.
Malfoy fece le spallucce -argomenta la tua obiezione, Potter, altrimenti non vale nulla. Ricorda, tesi, argomenti a favore della tesi, antitesi, argomenti a favore dell'antitesi e conclusione- rispose con noncuranza, stendendo meglio la cartina sopra la scrivania.
Harry voleva spaccargli violentemente la testa contro il muro. -Cosa- oh, insomma- tu non- puro decoro personale non ti basta come argomentazione?-
-Il tuo pudore da femminuccia non mi riguarda, Potter-
-Pudore da- io non- che diamine, Malfoy!-
Malfoy non si disturbò a guardarlo un'altra volta, sembrava stesse già iniziando a mettere in atto il suo infallibile piano. -Ti consiglio "La grammatica e noi", Potter. Una lettura molto utile. Dopo averlo letto ho imparato a finire le frasi-.
Le budella di Harry si contorsero in uno spasmo furente, e strinse i pugni con forza. Con calma; non avrebbe risolto nulla se non avesse cercato di collaborare un minimo. Ma l'idea di collaborare con Malfoy si faceva sempre più remota nella sua testa ogni minuto che passava. Il caso era suo, e lui si era semplicemente intromesso nei suoi affari. Fine! Spettava a lui dirigere le indagini, era molto più bravo e più esperto.
-Non lo faremo, Malfoy. Mi rifiuto- sussurrò Harry, già immaginandosi di dover spiegare che avevano risolto il caso "chiedendo alle persone con chi avessero scopato".
-Bene. Non sei obbligato a farlo- disse Malfoy, volgendo uno sguardo soddisfatto al suo meraviglioso lavoro sulla cartina -Farò da solo. Meglio così, dopotutto, i trionfi saranno miei- poi, atteggiandosi come se stesse per essere incoronato, fece un regale cenno con la mano e prese la bacchetta dal tavolo -addio, plebei. Il fantastico Draco, onore di tutti gli Auror, parte in missione. Potrei non tornare vivo. Sarebbe una grande perdita-.
-Cosa diamine- non puoi andarci da solo, Malfoy!- 
-Scoprirai che ci sono tante cose che posso fare, in effetti, Potter- rispose lui, aprendo la porta dell'ufficio senza voltarsi -tu non vuoi aiutarmi e io non ho chiesto il tuo aiuto. Ergo, starò meglio da solo. Puoi restare qui e stampare le mie ultime volontà nel caso dovessi morire-
Harry lo seguì fuori dalla porta a grandi falcate, cercando di non lanciargli la prima fattura che gli veniva in mente in quel momento. Non sapeva neanche cosa dirgli in realtà, tutta quella faccenda era assolutamente ridicola e impensabile.
-Puoi lasciarmi da solo, Potter? Ho da fare- annunciò Malfoy, sbottonandosi i primi cinque centimetri di camicia bianca -a me il potere! O immenso sovrano!- recitò dirigendosi verso l'uscita. -Stiamo bene oggi, Draco!- disse una voce alla loro destra.
-Sto per essere proclamato imperatore degli Auror, Thomas- rispose lui, infilandosi la cartina piegata nella tasca dei jeans attillati -sarò ricco!-
-Sei già ricco, Malfoy- constatò Harry cercando di sfilargli la cartina dalla tasca.
-Giù le mani, Potter- ribattè acidamente l'altro dandogli uno schiaffo sulla mano -i soldi non sono mai abbastanza!-
-Tu hai- hai davvero intenzione di fare così? E' patetico!- esclamò Harry fermandosi davanti al portone d'ingresso.
-Grazie, Potter, per aver espresso un parere che non avevo chiesto- Malfoy lo scostò prontamente scivolando dietro di lui con una scioltezza incredibile, come se Harry non si fosse piantato lì di fronte a lui -Farò da solo. La tua collaborazione è stata preziosa- e uscì dal Dipartimento, sparendo nella nebbia di gennaio dopo appena due secondi.
Se n'era davvero andato. Da solo, ad affrontare uno stupratore seriale con presunti poteri magici sconosciuti. Era- era la cosa più assurda che Harry avesse mai visto in vita sua, e lui di cose ne aveva viste. Era un idiota. Cosa era saltato in mente a Klive? Lavorare con Malfoy era un'autentica disgrazia.
Harry era impalato davanti all'uscita, mentre un via vai di Auror correvano veloci dentro e fuori. Si portò una mano alla tempia, iniziando a massaggiarla piano. Okay, calma. Non c'era niente di male, lui non aveva fatto nulla di sbagliato. Malfoy era un coglione e si era rifiutato di ascoltarlo, tutto qui. Il capo non avrebbe detto niente, no? Non era colpa sua. Avrebbe fatto una lavata di capo a Malfoy per essere andato in missione senza il suo compagno, esattamente come aveva fatto lui due settimane prima.
Tutto qui, niente di più e niente di meno. Malfoy non aveva alcuna speranza di risolvere il caso, non da solo e non con quel piano, quindi Harry non aveva nulla di cui preoccuparsi. Sospirò, salutando con un cenno del capo Dean Thomas, che gli era passato di fianco e sembrava abbastanza confuso. Non lo biasimava, siccome lui per primo non ci stava capendo più niente.
"E' andato da solo. Molto bene. Non mi ascolta, non è affar mio" pensò dopo essere ritornato nel suo ufficio. Che non era più suo, ma anche di Malfoy. Doveva condividere pure l'ufficio! Ci mancava solamente che Kley gli mandasse a casa una lettera con su scritto "dovrete vivere insieme". Harry decise, mentre si sedeva sulla sedia facendo attenzione alla gamba, che in quel caso si sarebbe Avada Kedavrizzato da solo. "L'eroe del mondo magico" un paio di palle, quello era assolutamente troppo.
Si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi, cercando di svuotare la mente da ogni ricordo riguardante le ultime due settimane della sua esistenza. "Io e Malfoy non siamo compagni, non abbiamo risolto nessun caso insieme, non stiamo condividendo l'ufficio e non se n'è appena andato da solo a catturare uno stupratore ignorandomi completamente. Tutto ciò non è mai accaduto, sono stato drogato da un elfo domestico traditore e mi hanno fatto il lavaggio del cervello". Con un sorriso amaro, Harry si rese conto di essere disposto ad accettare quella versione dei fatti non appena si fosse presentata l'occasione. Aveva sconfitto Lord Voldemort, un po' di gratitudine non sarebbe mica ammuffita, eh.
La porta dell'ufficio si aprì di colpo, e Ron Weasley entrò nella stanza con un'espressione a dir poco sconvolta. -HARRY!- urlò, piantandosi davanti alla sua scrivania. Che ora era anche di Malfoy.
Harry trasalì, balzando indietro sulla sedia. -Merlino, Ron, sai che la porta è fatta per bussare?- gli sorrise, alzandosi per dargli una pacca sulla spalla. Ma Ron gli mollò un ceffone prima che fosse possibile un qualunque tipo di approccio.
-Ahio! Ron, ma che diavolo- potevi rompermi gli occhiali!- esclamò Harry, tenendosi la guancia rossa.
Ron sembrò guardarlo per un attimo con sguardo inquisitore, ma dopo pochi minuti di silenzio imbarazzante sul suo viso si dipinse un evidente sollievo misto a rammarico. 
-Mi dispiace, amico- gli disse, abbracciandolo come niente fosse -dovevo assicurarmi che non fosse Malfoy con la Pozione Polisucco o qualcosa del genere-
-E, in nome di tutti i Merlini del mondo, come diavolo avresti potuto farlo tirandomi uno schiaffo?- chiese Harry con una nota di sarcasmo nella voce, ricambiando l'abbraccio mentre ancora si massaggiava la guancia.
-Beh- balbettò Ron staccandosi -io...ehm- si grattò la nuca, deviando lo sguardo - dovevo farlo, capisci-
-Oh sì, non sia mai che Malfoy abbia organizzato qualche complotto, vero?- scherzò Harry, ripensando alla figura slanciata di Malfoy mentre gli dava le spalle per uscire dal Dipartimento.
-Amico, è- è pazzesco! Stai davvero lavorando con lui?-
-Ron, sono passate due settimane-
-Sì- voglio dire, lo so, ma- Hermione...- iniziò Ron, ancora in piedi  e senza l'intenzione di accomodarsi -ah, ancora non ci credo!-.
-Lascia stare Ron, ti prego- disse Harry, rimettendosi a sedere -come sta Hermione? Lavora sempre dodici ore al giorno?-
-La tartassano proprio, spero riesca a dormire almeno un po'-
Hermione lavorava...beh, in realtà Harry non sapeva bene di che cosa si occupasse.
 (-Non posso dirlo, Harry, per l'amor del cielo!- aveva esclamato lei dopo il secondo mese di domande da parte di Harry). Ron naturalmente, in qualità di marito, era stato informato immediatamente, ed Harry era davvero felice per loro. Sperava solo che non si trattasse di qualcosa di troppo pericoloso, anche se era sicuro che Hermione fosse perfettamente in grado di fare qualsiasi cosa. Letteralmente qualsiasi cosa.
-A proposito di Malfoy, dov'è andato a finire?- chiese Ron guardandosi attorno con fare minaccioso -ah, se lo becco...-
-E' andato a far fallire miseramente il suo piano- rispose Harry senza una nota di dubbio nel suo tono di voce. Quel piano era così patetico che sarebbe andato a male dopo i primi trenta secondi. -Perchè?-
-Non lo so, ma non mi piace che tu stia lavorando con lui. Neanche un po'- Che piano, tra l'altro?-
-Oh, sai, catturare un pericoloso criminale andando a chiedere alla gente se per caso ci hanno fatto sesso-
Il volto di Ron divenne dello stesso colore dei suoi capelli. -Non volevo saperlo così nel dettaglio- bofonchiò abbassando lo sguardo -e tu non dovresti essere con lui?-
-No. Mi sono egregiamente rifiutato di fare una figura di merda in giro, sai com'è. Probabilmente adesso starà scappando inseguito da una mandria di babbani furiosi- disse lui con uno sbuffo.
-Mette ansia quando non c'è. E anche quando c'è, con la differenza che allora mette anche i brividi. Harry, condoglianze, davvero-
-Grazie Ron, farò del mio meglio per non farmi uccidere nel sonno da Malfoy. A proposito, non dovresti essere a lavoro anche tu?- chiese Harry, notando che aveva ancora la divisa addosso.
Ron parve risvegliarsi da un sonno profondo, perchè trasalì come se fosse appena stato punto da un ago -Ah, sì! Merlino, sono in ritardo. Scusa Harry, volevo solo vedere come stavi- parlò a raffica, poi gli diede un'altra pacca sulla spalla e sparì alla velocità della luce.
Harry era confuso e stanco. E arrabbiato, ma non sapeva dire con esattezza se con Malfoy o semplicemente se stesso. Quando la porta dell'ufficio si chiuse di nuovo, Harry realizzò che erano entrambe opzioni plausibili e valide. Poi pensò che se per caso il capo fosse passato di lì e l'avesse visto da solo, si sarebbe dovuto inventare una qualche specie di scusa; magari avrebbe detto che Malfoy era annegato nel lavandino, o caduto nel cesso, o che per uno sfortunato incidente era morto. Qualcosa del genere. Però per dichiarare il suo decesso avrebbe dovuto pensare anche ad un contesto e alle cause della morte, e sinceramente non aveva voglia di farlo.
A diciassette anni pensava che la sua vita non sarebbe potuta andare peggio di così. Ora, a venticinque anni, ritirò mentalmente tutto ciò che aveva precocemente dato per scontato e si annotò nella testa che era impossibile toccare il fondo più di quanto già non stesse facendo nell'ufficio di Malfoy.
Non capiva come la sua esistenza avesse improvvisamente deciso di iniziare a girare attorno a quel- quel cretino dai capelli biondi che lo faceva infuriare appena lo guardava. In quel momento sperava che un Dissennatore facesse irruzione nel Dipartimento, uccidesse tutti e gli succhiasse via l'anima. Avrebbe baciato mille Dissennatori pur di non dover più avere a che fare con quell'idiota di Malfoy. E parlando di idioti, mentre vagava con lo sguardo in giro per la stanza, Harry notò un cappotto nero abbandonato su una seconda sedia.  Malfoy, quel- ah, non aveva neanche più la forza di pensare ad un aggettivo adatto a descriverlo. Era andato via, da solo e senza idea di quanto fosse pericoloso quel criminale, e si era pure dimenticato il cappotto.
Alzò il viso per guardare fuori dalla finestra e gli sembrò che il cielo fosse scoppiato esattamente in quel momento. Poco male, magari sarebbe davvero morto assiderato e tutti i suoi problemi sarebbero finiti con la sua morte. Magari.
Harry tirò un lungo sospiro affranto, per poi alzarsi e andare a prendere un caffè alle macchinette. Non c'era molta gente lungo il corridoio, e menomale: non avrebbe dovuto dare spiegazioni a nessuno. Si sentiva come se fosse tornato ad essere "quello con la cicatrice? Intendi, IL PRESCELTO? ODDIO, E' LUI!", con tutti che lo circondavano per sapere come ci si sentiva a rimpatriarsi con un vecchio nemico. Beh, una vera merda, per la grande curiosità di tutto il Dipartimento e del Ministero della Magia. 
Mentre il caffè macchiato scendeva piano nel bicchiere di plastica, Harry guardò di nuovo verso la finestra (la più vicina in quel momento si trovava all'altro capo del corridoio), e la pioggia imperversava senza tregua, picchiando sul cemento e sui vetri con tanta forza da causare un fracasso infernale. La temperatura doveva essere scesa intorno ai zero gradi, siccome tutti stavano iniziando a girare con un piccolo fuoco blu galleggiante intorno. Forse avrebbe dovuto darsi una mossa anche lui, perchè faceva davvero freddo. Non osava immaginarsi come doveva essere lì fuori, in mezzo al vento e all'acqua piovana.
Prese il bicchiere ("Ah merda, scotta") e nell'esatto istante in cui si portò il caffè alle labbra la sua mente tornò su Malfoy, e su come se n'era andato senza cappotto e con un piano di merda.
Il suo sguardo esitò sul portone d'ingresso per un attimo, poi lo distolse subito e tornò nel suo ufficio. Non sarebbe andato a cercarlo. Aveva espresso categoricamente il suo disappunto, e lui se n'era infischiato. Con quale scusa sarebbe piombato lì, poi? "Ti sei dimenticato il cappotto"? Come se gli servisse, ormai doveva essere bagnato fradicio. "Pensavo fossi morto assiderato"? No, perchè ci sperava davvero e se fosse accaduto sul serio avrebbe dato una festa così grande che ci sarebbe venuta perfino la Umbridge.
E poi Malfoy era un ex-Mangiamorte, figurarsi se non sapeva cavarsela. Harry detestava ammetterlo, ma quel coglione era forte. Soffiò nel caffè mentre il suo stomaco tornava a contorcersi di rabbia al solo pensiero. Che razza di deficiente. Decise che non si sarebbe abbassato al suo livello e che l'avrebbe aspettato lì, su quella sedia, almeno per capire se poteva sperare nella sua morte o meno.

*****

In meno di tre ore si fece sera, e il buio calò sulle strade di Londra e sulle persone che erano corse al riparo dalla pioggia. La tempesta non si era fermata neanche per un istante, e il freddo vento invernale soffiava tra gli alberi senza foglie che si piegavano come ramoscelli. Zeus lassù in cielo doveva aver perso di nuovo a scacchi contro Pegaso, perchè sembrava davvero incazzato nero. Nero come le nuvole scure che non preannunciavano assolutamente nulla di buono per i babbani, figuriamoci per i maghi nascosti al normale occhio umano.
Un Dipartimento camuffato da supermarket in quel momento era particolarmente attivo, con vari Auror ancora in missione e degli esperti di Magia Oscura che cercavano di capire se la tempesta avesse cause naturali oppure no. Il capo Kreg soprattutto sembrava molto nervoso, e continuava a impartire ordini a destra e a manca a chiunque gli capitasse davanti.
-Per fortuna non è il mio capo- sussurrò una voce poco distante dall'ufficio che portava la scritta "Draco Malfoy – Harry Potter" incisa sulla targa di metallo della porta. 
"Per fortuna non è ancora entrato qui dentro, direi" pensò Harry mentre buttava nel cestino il dodicesimo bicchiere di plastica vuoto. Quei caffè erano inutili, davvero aveva pensato che sarebbe riuscito a stare calmo bevendone altri? Beh, aveva fallito miseramente le sue originali intenzioni.
Il cappotto di Malfoy era ancora abbandonato malamente sulla sedia, e tutto in quell'ufficio era rimasto assolutamente intoccato. Più i minuti passavano più Harry cominciava a sentire un buco nello stomaco sempre più grande. Odiava Malfoy con ogni fibra del suo essere, ma una sottile corda chiamata SENSO DI COLPA si stava avvolgendo lentamente attorno alla gola di Harry, formando un cappio che si stava fissando sul suo pomo d'Adamo. Magnifico. Decisamente magnifico. Quel cretino. Harry sapeva che sarebbe dovuto andare con lui, maledizione, perchè se fosse morto sarebbe stata colpa sua per averlo lasciato da solo. Però era stato lui ad averlo ignorato, quindi che colpe aveva? Nessuna. Nossignore, rifiutava di accettare una cosa del genere. Domani avrebbe avuto il suo consueto giorno libero, senza Malfoy e senza capi isterici. Non vedeva l'ora.
Passarono altri settanta minuti, che Harry passò fissando la porta dell'ufficio e picchiettando nervosamente la penna sul tavolo. Malfoy non era così stupido da lanciarsi in missioni suicide, no? Kevin aveva detto che possedeva più buonsenso di lui (e sperava davvero che fosse così), anche se ci era rimasto un po' male. Se riteneva impossibile un'impresa non c'era verso che cercasse di compierla lo stesso; sarebbe stata una cosa molto poco da Serpeverde (e molto più da Grifondoro, ora che ci pensava bene).
Sorrise un po' ricordandosi degli anni trascorsi ad Hogwarts, e di come ora le Case non servissero più a nulla. Che importanza aveva essere stati Corvonero o Tassorosso? Niente di niente. 
Un fulmine squarciò il cielo a metà ed Harry afferrò la bacchetta e si alzò in piedi, deciso a uscire per uccidere quel deficiente con le sue stesse mani.
Ma non vi fu bisogno di niente del genere, poichè mentre Harry posava la mano sulla maniglia la porta si spalancò violentemente e Malfoy entrò nell'ufficio con aria soddisfatta.
 "Oh, no. Ci risiamo" pensò mentre osservava irrequieto il sorrisetto compiaciuto che incurvava le labbra di quella testa di cazzo.
-Alla buon'ora- disse, puntando lo sguardo sulla pozza d'acqua che si era formata ai suoi piedi.
-Ce l'ho fatta, Potter. Ha! Te l'avevo detto che l'avrei preso- proferì Malfoy mollando sul tavolo la cartina inzuppata della città. 
Era grondante d'acqua dalla testa ai piedi, e la camicia bianca era diventata trasparente e si era appiccicata al suo torace. I pantaloni attillati per fortuna erano neri (Harry non ci teneva molto a sapere di che colore avesse i boxer -sempre ammesso che ce li avesse), ma ora erano così stretti che non sembravano neanche dei pantaloni (pareva solo che Malfoy si fosse dipinto le gambe di nero). I capelli biondi gocciolavano ed erano tirati indietro, probabilmente per il fastidio di averli sempre davanti agli occhi.
Harry realizzò con un certo disgusto che non avrebbe dovuto neanche notare tutti quei particolari.
-Tu l'hai- l'hai preso davvero?- chiese, scettico. Malfoy però sembrava troppo allegro per poter pensare ad una bugia.
-Con le mie stesse mani, Potter- rispose Malfoy iniziando a sbottonarsi rapidamente la camicia.
-Ma che- che diamine stai facendo?- sibilò Harry voltandosi dall'altra parte mentre quell'idiota se la toglieva come se niente fosse.
-Sono fradicio, Potter. Ho freddo e ho fatto tutto da solo. Per cui puoi anche inchinarti ai miei piedi, già che ci sei. O possente Draco, come avrei fatto senza di te?-
-Piantala, Malfoy. Come diavolo hai fatto a prenderlo?-
-Sai Potter, si dà il caso che io sia molto più capace di te.  E puoi anche girarti, a meno che tu non sia gay e sia tentato di saltarmi addosso data la mia bellezza – in quel caso penso che ti ucciderei-
-Ah, sta' zitto- ribattè Harry, girandosi e ammirando l'improvvisa avvenenza della cartina buttata sul tavolo. Era ridicolo. Tutta quella situazione era assolutamente aberrante. -E che fine ha fatto il vecchio?-
-Consegnato agli alti vertici, come da procedura, Potter. Non dirmi che eri preoccupato-
-Certo. Preoccupatissimo- disse Harry con scherno. -Oh, per l'amor del cielo, mettiti qualcosa addosso- e gli lanciò in faccia il cappotto che si era dimenticato.
Malfoy se lo infilò con assoluta tranquillità -Non riesco a credere che tu ci abbia lavorato per cinque mesi. Davvero, Potter, non ti facevo così ottuso-
-Vedi di morire la prossima volta, Malfoy. Cosa hai intenzione di dire al capo?-
-Farò rapporto, naturalmente. Sai, come da regolamento, Potter. Fossi in te mi aspetterei un licenziamento, o un obbligo di prostrazione davanti alla mia immensa figura-
-Bene- rispose Harry, lanciandogli in faccia anche delle bende che aveva trovato in un cassetto lì vicino -se mi licenziasse mi farebbe un favore- fece un passo fuori dalla porta, ma poi si bloccò di colpo. 
-Dimmi una cosa, Malfoy- si ricordò improvvisamente -hai davvero chiesto in giro con chi hanno fatto sesso?-
-Seguo sempre i miei piani, Potter. Forse per te è una filosofia un po' difficile. Credo che chiederò di editare un libro di filosofia per impediti, sai, dico sul serio, magari intitolato "La filosofia per persone troppo orgogliose che non vogliono accettare quando qualcuno è meglio di loro". Però è un titolo un po' lungo. Beh, in ogni caso, grazie per non avermi ascoltato- disse Malfoy, guardando le bende con ribrezzo.
Harry chiuse la porta dietro di sè con un tonfo secco. Non riusciva a crederci. Lui- quello lì aveva- ah, voleva prenderlo a pugni. Era il caso risolto nella maniera più non-professionale del pianeta. Come diamine- come aveva fatto a prenderlo sul serio, quando lui erano cinque mesi che lo cercava? Non era possibile, ma non gli era parso che stesse mentendo.  E dire che stava anche andando a cercarlo.
Mai più, Harry si disse, mai più si sarebbe fatto superare da quel deficiente, sottosviluppato imbecille. Essere ascoltato, era questo ciò che voleva? Molto bene. Harry l'avrebbe ascoltato.
Si avviò a passi pesanti verso l'uscita, incurante della tempesta che ancora infuriava con violenza sopra la sua testa. Salutò molte persone, evitò abilmente il capo Keyji e sgusciò fuori, beccandosi un secchio di pioggia gelida in faccia. Due secondi ed era bagnato anche nei calzini. Perfetto.
Mise un piede sul primo gradino, e i suoi occhi verdi si fermarono su una pozzanghera lì vicino, di un rosso che si stava rapidamente diluendo nell'acqua sporca.
Rosso. Che fosse sangue? Chi era tornato per ultimo da una missione? Non lo sapeva, non aveva visto nessuno. Per un attimo si voltò, indugiando con lo sguardo sul portone di ferro. Dentro la sua testa, la scena di lui che lanciava le bende in faccia a Malfoy si stava riavvolgendo come un nastro.
Poi scosse il capo, e infilò le mani in tasca stringendosi nella sciarpa. 
Fanculo a quel cretino. E lui che, per un attimo, si era preoccupato davvero. Bah. No, pensò Harry mentre si buttava a testa bassa nel diluvio universale pt. 2, tutto ciò non stava accadendo a lui. Decise che, quando sarebbe tornato in ufficio, avrebbe preso a schiaffi Malfoy e poi avrebbe cercato di convincere un elfo domestico a tradirli e a fargli il lavaggio del cervello. Sì, era una bell'idea. Prima però avrebbe fatto un salto da quelli che Malfoy aveva chiamato "gli alti vertici", curioso  di scoprire l'identità di colui al quale aveva dato la caccia per tanto tempo e che quel cretino aveva catturato in meno di mezza giornata.









Salve a tutti! Sono in mega ritardo, lo so, lo so... è passato tantissimo tempo, ma in mia difesa: ho finito le superiori e sono stata super impegnata, non ho avuto tempo per fare praticamente niente, giuro. Quindi immaginate la sorpresa quando sono ritornata su EFP e mi sono resa conto che questa ff c'era ancora! Non ci credo! Forse non dovrei provare a continuarla, perché è davvero passato molto tempo, ma non si sa mai, giusto? Sto pensando di rendermi disponibile per delle commissioni, tipo one-shot o anche long fic, non so... beh, non importa. Lascio qui questo capitolo, sperando che ci sia ancora qualcuno vivo :D 

Love,

Jeaha

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