Merry Christmas Mr. Nikiforov!

di syila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I° ***
Capitolo 2: *** Capitolo II° ***



Capitolo 1
*** Capitolo I° ***


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Susan, tu sai che Babbo Natale non esiste…
E se ti sbagliassi ?Molti miei amici ci credono. Perché io non ci devo credere?
Perché tu sai la verità e dobbiamo essere sinceri. E abbandonarci alla fantasia ci fa essere infelici.
Ma…
Facciamo così: chiedi a Babbo Natale un regalo che io non potrei mai farti e se lo riceverai, vuol dire che ci siamo sbagliati e lui esiste.


Dal film: Miracolo sulla 34a strada

Capitolo I°

“Victor tra mezz'ora passerà Yura a prendere Makkachin, hai finito di fare le valige?”
Dal corridoio proveniva l'allegro tramestio di sei zampe, quattro appartenevano al suo cane, due all'umano di cui era innamorato e insieme componevano il suono della felicità.
“Oh, ma? ... Devi ancora chiuderle tutte!”
Yuuri entrando in camera lo sorprese così: con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, gli occhi socchiusi e una pila di maglioni fermi a mezz'aria, in attesa di essere calati nel trolley.
“Faccio in un attimo dorogoy, sai che sono un campione in questa ed altre specialità...”
Il russo rispose ammiccandogli maliziosamente e l'interpellato si limitò a sospirare.
Purtroppo era vero, le sue prestazioni erano da podio sia a letto che sul ghiaccio e glielo aveva dimostrato la settimana precedente vincendo la medaglia d'oro al Grand Prix, dove lo aveva relegato senza tanti complimenti al secondo posto, a dispetto delle previsioni e di una terna di giudici famosi per non essere di manica larga.
Lui era ancora lo Zar del Pattinaggio e aveva voluto ribadirlo un'ultima volta prima del suo ritiro dalle competizioni, annunciato e ormai inderogabile.
Yuuri, dopo alcune ore trascorse a rodersi il fegato e a macerarsi nei soliti sensi colpa (era umano dopotutto e lo smacco di un'altra medaglia d'argento era pesante da accettare anche per la sua tolleranza nipponica!) aveva smesso di serbargli rancore.
Del resto il suo allenatore, il suo compagno, viveva con una tale leggerezza che era impossibile per lui restare a lungo impanato sul fondo delle sue paturnie.
Eppure, da un paio di giorni, quella leggerezza era venuta meno.
Yuuri, da attento osservatore, aveva notato il suo cambiamento d'umore; si trattava di piccole cose, dettagli, che non erano sfuggiti all'occhio lungo del giapponese.
Victor sembrava rimuginare su qualcosa; era inquieto e il suo irresistibile sorriso a cuore gli riusciva meno spontaneo e luminoso.
Dopo aver vagliato tutte le ipotesi era giunto ad una conclusione: il russo era preoccupato per il futuro; non quello imminente riempito da inviti, Gala on Ice, comparsate, interviste, spot pubblicitari, servizi fotografici e neppure del medio termine, che lo avrebbe visto occupato come suo coach a tempo pieno.
No.
Victor stava ragionando sulla lunga distanza e per una persona come lui, abituata a vivere alla giornata e a bastare a sé stesso, doveva essere fonte di grande inquietudine.
Si ripromise di toccare l'argomento al ritorno dal Giappone; erano in due adesso, non doveva affrontare tutto da solo: la decisione di trasferirsi e dove, la carriera, le difficoltà della vita quotidiana.
Nell'immediato però poteva fare una cosa: organizzargli una splendida vacanza ad Hasetsu, lontano dallo stress e dalla pressione mediatica.
Approfittando della sua assenza per un servizio fotografico si era attaccato a Skype e nel corso di una riunione-fiume con la famiglia aveva chiesto alla sorella e alla madre di preparare una festa di compleanno a sorpresa per lui.
Victor non aveva mai dimostrato un particolare entusiasmo per il 25 Dicembre; lo festeggiavano uscendo a cena e lui andava in brodo di giuggiole davanti ai suoi regali, anche se erano delle sciocchezze, ma Yuuri aveva l'impressione che a renderlo felice fosse più il tempo che potevano passare insieme che la festa in sé.
Prima del suo arrivo, quando il Campione del Mondo tornava a casa la sera e si chiudeva la porta alle spalle, era solo; i suoi amici si contavano sulle dita di una mano, quanto alla famiglia Yuuri aveva capito da tempo che si trattava di un argomento delicato e, forte della sua discrezione orientale, aspettava con pazienza che Victor finalmente gli aprisse il cuore facendolo entrare in quei luoghi da cui, per pudore o paura, lo teneva lontano.

L'istinto del giovane giapponese aveva visto giusto: Victor era preoccupato, tuttavia, il motivo era ben lunghi dall'avere a che fare con la sua carriera.
Dal momento in cui Yuuri si era trasferito a San Pietroburgo aveva cominciato a sviluppare un pensiero fisso: voleva regolarizzare la loro posizione come coppia e siccome era impossibile farlo in Russia, dove erano costretti a mantenere un rapporto di facciata, aveva deciso che al termine della sua carriera agonistica si sarebbero trasferiti altrove, in un paese più incline ad accettare certi tipi di relazioni.
Alla fine dell'ultimo Grand Prix il "dove" non era più un'opzione tra tante; il Giappone poteva davvero essere la meta definitiva, quindi doveva affrontare il discorso con la famiglia Katsuki, i cui componenti, dando prova di una delicatezza zen, avevano sempre fatto mostra di ignorare che Yuuri si rotolasse nel letto con altro maschio.
D'altronde mamma Hiroko, papà Toshiya e perfino quella musona di Mari erano stati di una cortesia squisita con lui, facendolo sentire da subito parte della famiglia, non aveva motivo di temere una reazione negativa.
O forse si?
Quel cruccio lo tormentava da giorni e aveva appannato il suo entusiasmo.
Man mano che si avvicinava la data della partenza aumentavano le sue paure e i dubbi lo tenevano sveglio anche di notte.



La frizzante brezza marina che lo salutò all'arrivo nella piccola cittadina costiera mitigò insieme al clima i suoi tormenti.
All'uscita dalla stazione Hasetsu lo accolse coi suoi ritmi blandi, le voci dei conoscenti che si salutavano per strada, le strida dei gabbiani e i sorrisi di chi, pur riconoscendolo, si guardava bene dall'assaltare lui e Yuuri con domande, foto e richieste di autografi.
Lì ormai non era più lo straniero, il gajijn famoso venuto da un paese lontano, ma una figura benvoluta, l'amico, magari un po' eccentrico, della famiglia Katsuki.
Una volta arrivato all'onsen, però, si accorse che c'era qualcosa di strano; nell'aria si respirava un clima di nervosismo, quasi di tensione, tutti volevano apparire più disinvolti di quanto non fossero in realtà.
Papà Toshiya sorrideva troppo, mamma Hiroko troppo poco, Mari non aveva smesso un attimo di chiacchierare e alla domanda sull'assenza di Minako e dei Nishigori ognuno degli interpellati diede una risposta diversa ed evasiva.
Il russo cercò conferme nello sguardo del compagno, incontrando solo un paio di profonde occhiaie e la tipica espressione assonnata da jet lag.
Decise di rimandare le indagini all'indomani e dopo una cena leggera salirono in camera.
Nel corridoio le loro strade si divisero: Yuuri tornava nella sua vecchia stanza in fondo al corridoio e lui in quella degli ospiti "di riguardo".
Quella separazione gli ricordò che il discorso con i suoi genitori non poteva più essere rimandato.
Era stanco di salvare le apparenze, era praticamente costretto a farlo in Russia e adesso doveva farlo anche sotto al tetto dei futuri suoceri.
Yuuri non era più vergine da un bel pezzo!
Accantonò la stizza insieme ai bagagli e si chiuse in bagno.
Nelle sue intenzioni doveva essere una cosa veloce, tuttavia, una volta dentro, capì che non se la sarebbe cavata a buon mercato.
Al centro del piccolo ambiente c'era un trono; di un tipo diverso dalla poltrona coi fregi dorati e il baldacchino, ma comunque una regale seduta rialzata destinata ad ospitare altrettanto nobili terga.
Le sue.
Ricordò con orrore che a cena il capofamiglia aveva accennato orgogliosamente a certe migliorie apportate nell'ultimo anno alla tradizionale locanda termale, adattandola alle esigenze del Terzo Millennio.
In Giappone la tecnologia era una faccenda molto seria e veniva applicata ad ogni aspetto del vivere quotidiano, questo includeva anche il modo di espletare le proprie necessità fisiologiche e garantire l'igiene verso la quale i giapponesi professavano una devozione assoluta.
Victor aveva davanti il non plus ultra dei water automatizzati: l'Ultra Cleaning Vacuum Power 3000, password di sicurezza, collegamento wireless, per restare sempre connessi anche sulla tazza, luce d'emergenza in caso di blackout, funzione autopulente, autolucidante, autodisinfettante, possibilità di scegliere tra cinque tipi di saponi detergenti, getto di aria calda o fresca a seconda delle stagioni e, ciliegina sulla torta, analisi delle urine con simpatico display ad emoticon.
Il sogno di milioni di famiglie nipponiche, l'incubo peggiore per un russo che al massimo sollevava la tavoletta prima di prendere la mira.

Nel bel mezzo della notte Yuuri venne svegliato da un bussare insistito, che rivelava una certa urgenza.
“Victor...”
L'interpellato entrò e lo oltrepassò guardandosi ansiosamente attorno.
“Dov'è il bagno?” chiese imprecando quando al di là dell'anta scorrevole trovò il ripostiglio dei futon.
“Diamine... Che succede, ti senti male?”
La risposta arrivò a stretto giro di sciacquone qualche minuto più tardi.
Uscendo Victor aveva un'espressione decisamente più sollevata e a Yuuri, che lo aspettava perplesso a braccia conserte, disse: “Ultra Cleaning Wacuum Power 3000.”
“Oh... ” al giovane fu tutto chiaro.
Victor gli aveva raccontato dei suoi trascorsi burrascosi coi locali servizi igienici.
La prima volta era successo durante una tappa del Campionato Mondiale a Tokio; si era fatto cambiare stanza in hotel, scoprendo poi che tutte erano dotate di questa specie di orgoglio nazionale!
Capì come funzionava solo dopo aver consultato dei tutorial su internet ed era così felice che all'onsen invece ci fosse ancora un sano rispetto delle tradizioni!
“Voleva farmi l'esame delle urine... Ti rendi conto? Nemmeno alla commissione antidoping usano questi metodi!” Yuuri annuiva comprensivo cercando di rimanere serio, il grande campione era terrorizzato da un gabinetto parlante!
“Tranquillo lyubov moy, puoi usare il mio.”
L'allarme era rientrato e potevano tornare a dormire il sonno dei giusti, o almeno così credeva.
“Yuuri...”
“Si?”
“Posso rimanere qui?”
“Ho un déjà vu...” rispose l'altro ridacchiando
“Non voglio stare solo sapendo che tu sei dalla parte opposta del corridoio.” Victor s'impuntò mettendo il broncio.
“Lo fai per me o per il bagno?”
“Per entrambi è ovvio!” confessò l'interpellato con ammirevole candore.



A svegliare il russo la mattina seguente non fu il canto degli uccellini, quanto il suono familiare di uno scatto fotografico
Era abituato ad alzarsi all'alba, tuttavia dopo la movimentata esperienza col wc alieno e una sessione intensiva di ginnastica da letto non aveva chiuso occhio e avrebbe tirato volentieri fino all'ora di pranzo restando sotto le coperte insieme a Yuuri.
Invece il click-click metallico insisteva petulante insieme ad un leggero scalpiccio e a delle risatine soffocate che lo costrinsero infine a mettere la testa fuori dalla calda coltre trapuntata, dove si trovò ad osservare una strana figura a tre teste, munita di smartphone.
Ohayōgozaimasu Vicchan!” strillarono all'unisono le gemelle Nishigori.
“Cosa diavolo ci fate voi...”
“Siamo venute a svegliarti! Devi venire all'Ice Castle!”
“A-adesso?”
Hi!
“Non se ne parla.”
Click!
“Ehi! Smettetela! Smettetela subito con le foto!”
Click!
“Victor si può sapere che succede?”
Sentendo tutto quel chiasso Yuuri smise di fare la crisalide e uscì dal bozzolo ancora mezzo rintronato; appena lo videro le tremende ragazzine esplosero in acuti squittii bersagliandoli col flash della fotocamera, cosa che finì per rincoglionire del tutto il giapponese e mandare il russo fuori dai gangheri.
“Cancelleremo queste immagini compromettenti solo se verrete all'Ice Castle insieme a noi!”
“Piccoli pesti, aspettate che lo dica a vostra madre!” ruggì Victor minacciandole a distanza, bloccato a letto a causa della sua tenuta adamitica.
“Ah-ha!” il dito di Lutz era già sul pulsante condividi “Ultima offerta Nikiforov-sama!”

Aveva sperato che Yuuri lo fiancheggiasse perorando la sua causa con le diaboliche gemelle o almeno provasse a impietosirle col suo irresistibile sguardo da cucciolo; diamine avevano sulle spalle la stanchezza del viaggio e una nottata in bianco!
Invece il compagno dimostrò di avere un cuoricino di burro e con un incredibile voltafaccia lo tradì lasciandolo in balia degli eventi.
"Quindi glielo avevi promesso?"
"B-beh promesso è una parola grossa... Io avevo accennato vagamente a questa eventualità, ma sai come sono fatte e..."
"Yuuri... Avevano già organizzato tutto. Hanno tappezzato i muri dell'Ice Castle con le locandine! Ehi! No! No fermi! Non è hockey su ghiaccio questo!" Victor fu costretto ad interrompere il discorso e si precipitò ad aiutare un principiante; un suo coetaneo, che per altezza e stazza poteva aspirare agli juniores di Sumo, gli si era aggrappato ai vestiti come ad una ciambella di salvataggio e lo stava trascinando giù.
Il giovane giapponese abbozzò.
Forse le figlie di Yuko avevano preso la "missione" troppo seriamente.
Gli avevano chiesto di tenere Victor lontano dall'onsen fino al tardo pomeriggio e cosa avevano escogitato?
Una lezione gratuita col pluricampione mondiale di pattinaggio arrivato appositamente dalla Grande Madre Russia, pubblicizzata senza badare a spese tramite locandine e distribuzione di volantini.
Logico che all'appuntamento si fossero presentati genitori e bambini di mezza prefettura del Kyushu.
Un paio erano venuti perfino da Nagasaki.
"Se hai finito la tua pausa di meditazione potresti anche aiutarmi!" esclamò la celebrità impegnata a gestire due bambini che gli si erano attaccati alla braga (in senso letterale) piangendo e una mocciosetta più smaliziata che voleva a tutti i costi un selfie insieme a lui.

"Sei stanco?"
A quella domanda Victor rispose con un'occhiata in tralice.
"È come chiedere ad un cadavere se è morto Lyubov moy... Non so se sono le gambe a farmi più male, la testa o la mano a forza di firmare autografi..."
"L'età comincia a farsi sentire, vero?"
L'interpellato lo fissò come se avesse appena bestemmiato sul sacro braciere delle Olimpiadi Invernali, intanto Yuuri aprì la porta di casa e gli sorrise con la sua adorabile aria di scuse scomparendo nel corridoio, stranamente buio e silenzioso.
Victor non aveva in animo di badare a certi dettagli, il suo compagno aveva appena toccato uno degli argomenti tabù, sui quali vigeva divieto assoluto di menzione, sotto pena di orribili ritorsioni.
Mai citare il tema dell'invecchiamento in sua presenza!
Sebbene a trent'anni non potesse certo definirsi vecchio né, tanto meno, maturo faceva un dramma delle rughe fin dalla pubertà.
La corretta associazione vecchiaia-compleanno gli sovvenne un decimo di secondo troppo tardi, quando ormai nell'ingresso della locanda si era accesa la luce ed era stato investito da una cascata di coriandoli e stelle filanti.



La possibilità di acciambellarsi sotto il kotatsu riscaldato pose tutto sotto una luce migliore; in mezza giornata la famiglia di Yuuri aveva rivoluzionato la sala da pranzo per festeggiare il suo compleanno trasformandola nel distaccamento della Casa di Babbo Natale al Polo Nord.
Forse hanno fatto un po' di confusione valutò aggrottando la fronte davanti all'enorme albero di Natale rosa confetto che occupava un quarto della stanza.
Dato che il suo compleanno cadeva il 25 Dicembre avevano pensato di fondere il tutto senza considerare che in Russia si festeggiava il Natale Ortodosso, leggermente diverso nei riti e nelle scadenze rispetto a quello Cattolico.
"Hanno fatto un pasticcio... Mi dispiace" le parole di Yuuri diedero voce ai suoi pensieri e Victor, arrossendo per essere stato preso in castagna, si affrettò a rassicurarlo.
"Lyubov moy non scherzare! È la più bella festa di compleanno a sorpresa della mia vita! Ed è opera tua scommetto! Potrei anche perdonarti di avermi dato del vecchietto..."
"Yura te lo dice tutti i giorni!" ripose il giovane giapponese ridacchiando.
"La Tigre non fa testo, chiunque abbia più di diciotto anni è vecchio per lui!" l'ospite poi annusò vistosamente l'aria e si fregò le mani "Non vedo l'ora di mangiare il katsudon..."
"Arriviamo!"
In risposta al suo desiderio Hiroko e Mari fecero il loro ingresso in sala reggendo i piatti da portata "Scusate il ritardo, spero ne varrà la pena."
"Hiroko san è una cuoca eccezionale!" trillò l'ospite d'onore con l'acquolina in bocca e un sorriso che andava da un orecchio all'altro, già dimentico delle disavventure della mattinata.
Itadakimasu!
L'esclamazione corale dei commensali aprì ufficialmente i festeggiamenti, ma nel momento in cui sollevò il coperchio della grande zuppiera l'entusiasmo di Victor si raffreddò.
Il contenitore era pieno fino all'orlo di una brodaglia densa e rossastra al centro della quale galleggiava una palla di materiale candido ormai in procinto di naufragare.
Il russo dovette farsi violenza per mantenere l'angolo del sorriso ad una inclinazione accettabile.
“Wao! E questa... Opera d'arte cos'è?”
“Oh caro, è il boršč naturalmente!” dichiarò la donna orgogliosa e aggiunse “Yuuri ci ha detto che lo adori e pensavo che ti sarebbe piaciuto ritrovare i sapori di casa anche qui, per il tuo compleanno! Ho... Sbagliato forse?”
Il tono afflitto della signora Katsuki era un campanello d'allarme: non poteva mortificare la futura suocera proprio sulla cucina, il suo cavallo di battaglia! Doveva farsi coraggio e ingurgitare quella sbobba fluorescente e magari radioattiva.
“Al contrario! Stavo solo pensando che è quasi un peccato mangiarlo, è così bello! Hiroko san riesce a sorprendermi sempre, come Yuuri!” Gli altri commensali approvarono con vigorosi cenni del capo e svuotarono la loro ciotola senza fare una grinza, mentre lui alla seconda cucchiaiata si stava sentendo male: gli era sembrato che qualcosa si muovesse sul fondo della zuppa o forse era solo la sua paranoia.
“C'è anche la carne!” esclamò il festeggiato dopo aver provato inutilmente ad masticare un cubetto gommoso.
“Manzo di Kobe per il compleanno di Vicchan, arrivato fresco stamane al mercato.” aveva sottolineato il signor Toshya.
Il manzo di Kobe era una delle carni più pregiate e costose del pianeta, Victor aveva apprezzato tantissimo l'onore, però se Hiroko san si fosse attenuta al piano cucinando il katsudon col più umile maiale non avrebbero buttato migliaia di yen dalla finestra!
Per timore di guastarne il sapore delicato e la tenerezza lo avevano aggiunto all'ultimo minuto, ignorando che il boršč richiedeva almeno tre ore di cottura a fuoco lento!

È così fresco che ancora muggisce...

Il compagno seduto al fianco o meglio: il Giuda traditore che gli aveva rifilato l'ennesimo pacco, era un monolite impenetrabile.
Eppure lui sapeva!
Lui aveva intuito il suo disagio!
Victor si chiese se fosse un modo di vendicarsi di quelle piccole mancanze e disattenzioni che inevitabilmente si generavano in una convivenza di coppia.
Chissà a quali altri supplizi lo aveva destinato!
Eppure doveva stringere i denti, l'obiettivo finale si trovava solo a poche portate di distanza.


Fine Prima parte


⋆ La voce della coerenza ⋆

Carissimi/e come promesso eccomi qui a condividere una nuova piccola storia con protagonista la nostra coppia di piccioncini on Ice! Questo parto mentale ha visto la luce grazie ad Old Fashioned, che mi ha segnalato il contest, quindi se avete dei reclami dovete rivolgervi a lui :p
Chi ha letto Colazione da Christies può considerarla una specie di prequel; prima dell'asta londinese, prima della nottata bollente e galeotta che ha visto il russo abdicare al ruolo di maschio alfa in favore del suo principe consorte ecco spiegate le origini delle scelte un po' "particolari" di Victor e Yuuri in fatto di sesso.
Eh si... In un certo senso è anche colpa dell'Ultra Cleaning Vacuum Power 3000!
Le peripezie del pluricampione di pattinaggio però sono solo all'inizio!
Riuscirà il nostro eroe ad affrontare la famiglia Katsuki o le circostanze prenderanno il sopravvento?
Il seguito al prossimo e ultimo capitolo!

Terminologia e traduzioni:

Ohayōgozaimasu -> Buon Giorno! In modo formale.
Itadakimasu! -> Equivale al nostro Buon Appetito, ma con un significato più articolato, che implica il rendere grazie del cibo ricevuto.
Kotatsu -> tipico tavolino basso riscaldato che si trova nelle case giapponesi.
Dorogoy -> Dal russo: Caro, Cara
Lyubov moy -> Dal russo: Amore mio


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Capitolo 2
*** Capitolo II° ***


Attenzione! Ad un certo punto si farà uso di un linguaggio politicamente molto scorretto!
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Capitolo II°

Soffrì in silenzio, con stoico eroismo, fino all'arrivo del dolce che, fortunatamente, era una normalissima torta di panna e fragole; l'avevano appena messa in tavola quando al capofamiglia venne l'idea di accendere le luci di quella specie di baobab rosa, che incombeva minaccioso su di loro.
Insieme allo spettacolo delle luminarie partì un sottofondo musicale, le lucine ad intermittenza andavano a tempo con la canzone.
Poteva essere considerata una scelta poco elegante, ma tutto sommato accettabile.
Fu invece il testo di accompagnamento a fargli accapponare la pelle.
"Conosci questa canzone Vicchan?"
"Non pensavo che i canti natalizi russi fossero così orecchiabili."
Per forza è orecchiabile...
Si trattava di un rap e non uno qualsiasi.
RED BLO-Q era la pecora nera della musica russa; era riuscito a farsi mettere al bando dalla madre patria e adesso viveva nascosto in una località ignota, probabilmente terrorizzato dall'idea di ricevere in dono, da un anonimo ammiratore domiciliato al Cremlino, una scatola di cioccolatini all'uranio impoverito.
Sotto ad innocenti copertine con matrioske, paesaggi innevati e slitte propagandava la guerra civile, l'anarchia e lo sterminio di massa, il tutto arricchito da una generosa dose di sesso pecoreccio, uso di droghe, omofobia, razzismo e ultraviolenza.
Si chiese come avessero fatto i Katsuki ad entrare in possesso del suo CD, probabilmente erano stati tratti in inganno dall'illustrazione innocua e dal fatto di non sapere una parola di russo.
Loro no...
Però quel marmittone del suo compagno ormai se la cavava bene col cirillico!
Victor allungò un'occhiata alla sua destra: il sorriso di Yuuri si era fossilizzato su una sfumatura tragica.
Bene, toccava a lui infierire.

"Abbiamo una grande tradizione musicale natalizia Hiroko san" cinguettò garrulo "Quando gareggiavo negli Juniores ho portato uno di questi pezzi, magari Yuuri lo ricorda..."

Ti fotto quando voglio!
Ti fotto dove voglio!
Sull'altare della chiesa il giorno del nostro matrimonio!
Davanti a tua madre, a tua sorella minorenne!
Mi fotto anche tuo padre, non me ne frega niente!


Al giovane giapponese uscì un rantolo afono, sotto martellava senza misericordia la spaventosa canzoncina.

Il frocio brucia bene, la puttana brucia bene, ma niente brucia bene come quei porci in Parlamento!
E io a queste fiamme le chiappe me le scaldo, ma resto sottovento!
Yeah, yeah fotti il sistema prima che ti fotta!
Fotti il sistema, bombe a mano, fuoco e lotta!


"Potresti farlo anche tu Yuuri" buttò lì la sorella ignara dello scempio musicale in atto "Usa una di queste canzoni per il prossimo campionato, credo che in Russia diventeresti molto popolare!"
"Gli darebbero la caccia da quanto sarebbe popolare!" esclamò Victor, mentre la torta andava di traverso al commensale seduto al suo fianco.
"P-perché non apriamo lo champagne?" li supplicò Yuuri non appena riuscì a prendere fiato.
"Ottima idea!"



Fortuna volle che l'infame CD contenesse solo una manciata di tracce musicali e che a nessuno dei Katsuki venne in mente di fare il bis.
L'arrivo degli alcolici fu accolto con sollievo dall'ospite; sia Yuuri che suo padre avevano una tolleranza all'alcol ridicola, mentre Hiroko, da morigerata mamma nipponica, si asteneva dall'esagerare e Mari... Beh! Mari era una di quelle persone che difficilmente si stupivano o si scandalizzavano per qualcosa.
Il suo discorso perciò sarebbe arrivato alle orecchie giuste, lasciando poi alle donne di casa il compito di trasmetterlo al capofamiglia una volta smaltita la sbornia.
"Victor... Va tutto bene? Sei così serio..." Yuuri vedendolo rabbuiarsi all'improvviso si preoccupò "Mi dispiace per... La colonna sonora." riuscì a mormorargli approfittando della diatriba in corso all'altro capo del tavolo, dove padre e figlia discutevano sul modo migliore di stappare lo champagne.
La loro dimestichezza con le bollicine francesi era pressoché nulla e a forza di passarsi la bottiglia di mano il liquido all'interno aveva accumulato una pressione tale che il tappo decise di ammutinarsi saltando all'improvviso con la violenza di una fucilata.
Rimbalzò sul soffitto e andò a sfondare uno dei pannelli decorati in carta di riso delle porte, intanto lo champagne schizzava ovunque, per la disperazione delle signore.
“Su! Su! Non è niente! Porta fortuna, vero Vicchan?” esclamò bonariamente il signor Toshya.
L'interpellato abbozzò, se fosse stato al Tour de France o al Gran Premio di Monaco forse si, ma era il giorno del suo compleanno e le cose potevano solo degenerare...

Forse senza volere ho infranto qualche legge cosmica...
Magari perché mi sono alzato col piede sinistro piuttosto che col destro...
Forse qualcuno lassù sta cercando di dirmi qualcosa, ad esempio che non è il momento giusto per affrontare certi argomenti con la famiglia di Yuuri.
Allora la catena di disgrazie iniziate col water cibernetico avrebbero un senso...
Un momento...
Io non sono superstizioso!
Non mi è mai importato nulla di certe sciocchezze!
Io sono una persona positiva!
Figuriamoci se mi lascio suggestionare da certe idee medievali come i segni premonitori!


“Victor!”
Victor rifletteva d'impegno senza accorgersi del caos scoppiato attorno a lui.
“Victor perdio levati da lì!”
Subito dopo venne investito da un getto di schiuma bianca che lo glassò come un cupcake e lo lasciò del tutto sbigottito, incapace di reagire.
Batté le palpebre e oltre lo strato di glassa intravide Yuuri armato di estintore intento a domare le fiamme che avvolgevano il terribile albero rosa.
Il vino era finito sulla ciabatta delle prese elettriche provocando un corto circuito e il conseguente rogo.
Il russo valutò che il suo compagno come pompiere era piuttosto sexy.
Poteva essere un ottimo spunto per un cosplay erotico.
Peccato che l'incendio avesse guastato il momento perfetto a cui si preparava da settimane, compromettendo in modo definitivo la possibilità di confrontarsi con la famiglia Katsuki sui progetti di vita che riguardavano lui e il figlio.

La misura era colma.



Ripiegò con estrema calma il tovagliolo e sotto lo sguardo perplesso dei presenti si alzò dirigendosi in cucina dove si ritirò chiudendo le porte scorrevoli.
Seguì un lungo istante di silenzio, rotto dal crepitio delle ultime decorazioni scoppiate a causa del calore, poi dalla stanza si levò un urlo disumano seguito da una rosario di imprecazioni; non serviva il traduttore dal russo per classificarle come bestemmie da scomunica.
I Katsuki si guardarono costernati e Hiroko azzardò un tremulo “Vado a vedere come sta Vicchan...”
“No.” rispose serio il figlio “Spetta a me.”
Lo aveva infilato lui in quella situazione surreale con la speranza di farlo divertire e rilassare, invece, da quando erano arrivati, era stato un susseguirsi di disgrazie.
Doveva scusarsi e sperare di placare in qualche modo il suo compagno, che, a giudicare dai tonfi dietro la porta, stava dando di matto.
“Vitya?” l'anta scorrevole si aprì quel tanto da permettergli di sbirciare all'interno e schivare eventuali oggetti contundenti in arrivo.
L'interpellato era in piedi accanto al lavello e stava strofinando le stoviglie in maniera compulsiva.
Proprio lui che odiava lavare i piatti.
Brutto segno.
“Vitya lyubov moy...” Il russo ignorò il diminutivo, l'abbraccio e il bacio sul collo continuando l'indefessa opera di lucidatura e risciacquo.
Bruttissimo segno.
“Mi dispiace, è colpa mia, so quanto tenevi a questa vacanza e te l'ho rovinata... Ti chiedo solo di non essere arrabbiato con la mia famiglia, avevano le migliori intenzioni...”
Victor indispettito lanciò la spugna nell'acquaio e si girò a fronteggiarlo.
“Se sono venuto qui è proprio per la tua famiglia!” sbottò.
“Eh?”
“Si! Per parlare con loro!” insistette con le guance paonazze di rabbia e indignazione davanti all'espressione stranita del giovane giapponese “E invece adesso è andato tutto a monte, non avrò mai più il coraggio di affrontarli!”
“A-affrontarli... A che proposito?”
“A proposito di noi due!” sbraitò l'interpellato che ormai aveva perso anche quel minimo ritegno che gli avrebbe impedito di alzare la voce in casa dei futuri suoceri “Ero deciso a parlare con loro, spiegargli che ci amiamo e siamo una coppia a tutti gli effetti e... A sostenere le conseguenze nell'ipotesi che non ci avessero accettato!”
“V-Victor...”
“Invece no! Prima la notte in bianco a causa del water bionico! Poi la giornata massacrante al Ice Castle e infine il pranzo di Nata-Compleanno... Dio santo n-non so nemmeno come definirlo!”
“Per favore...”
“No!” Victor zittì di nuovo i timidi tentativi di Yuuri di inserirsi nella conversazione “Chiedevo solo un'opportunità... U-un confronto pacato! La tua famiglia è fatta di persone ragionevoli! Gentili! Comprensive! P-pensavo che sarebbe stato facile! Invece mi sono ritrovato in una bolgia infernale! E adesso a causa di quel rapper da quattro soldi e degli addobbi andati in fumo non potrò... Mai più... Tornare sull'argomento.”
Le ultime parole viravano decisamente al melodrammatico, ma il compagno ormai conosceva la vena da attore shakespeariano di Vitya e sapeva che doveva lasciarla esaurire.
“Hai finito?”
“Si...” esalò in risposta l'altro, col tono sepolcrale di un epitaffio.
“Bene, perché se ti volti potrai confrontarti finché vuoi sull'argomento.. Penso che Mari abbia capito tutto, provvederò io a tradurre i dettagli ai miei genitori.”
Victor allungò un'occhiata dietro di sé; dava le spalle alla porta e non aveva colto l'avvicinarsi furtivo dei restanti membri della famiglia Katsuki, che ora lo fissavano in evidente attesa di un seguito o di una reazione da parte sua.
Stavolta non poteva cavarsela con una battuta di spirito e gli mancava il fiato perfino per respirare!
"Ecco io... Io..." iniziò annaspando alla disperata ricerca di una giustificazione.
Fu mamma Hiroko a rompere il muro d'imbarazzo che si era creato col loro ospite; intuendo il suo stato confusionale si fece avanti e lo abbracciò affettuosamente.
"Quindi era questo il motivo della tua preoccupazione!" esclamò nel suo inglese scolastico.
"Io ero... Preoccupato?"
"Si, ce lo ha detto Yuuri-tan al telefono."
"Oh... Ve lo ha detto Yuuri-tan." Victor gli lanciò un'occhiata storta e il giovane giapponese rivolse lo sguardo al cielo facendo spallucce.
Il suo involtino dagli occhi a mandorla aveva imparato a leggerlo come un libro aperto!
"E... Volevamo dirti che lo sapevamo già.”
“Eh?”
Il russo strabuzzò gli occhi e dalle sue labbra uscì un fioco rantolo interrogativo; Yuuri si limitò ad alzare di nuovo lo sguardo verso il soffitto.
“Abbiamo taciuto solo perché pensavamo che a voi andava bene così, non volevamo essere invadenti, è la vostra vita privata, a noi basta che Yuuri-tan sia felice e lui lo è!”
“Quindi...” Victor prese un respiro profondo “Voi non avete niente in contrario a... Al fatto che noi... Che noi due... Vorremmo... Potremmo...”
Kare wa kare no te o tanomitai papa, mama*** ” intervenne Mari sempre sbrigativa, anche nelle questioni di cuore “Ditegli di si o non ne usciamo più.”
“Oh tesoro, tu fai già parte della nostra famiglia, avremmo dovuto dirtelo molto tempo fa.”
Hiroko lo abbracciò di nuovo e suo marito gli batté cordialmente la mano sulla spalla, mentre Mari mormorava un ringraziamento a qualche divinità locale.
Yuuri invece si avvicinò porgendogli con invidiabile tempismo un fazzoletto pulito, proprio quando cominciava a piangere a dirotto.
Victor nascondeva il suo lato fragile ed emotivo dietro i modi brillanti e le battute spiritose, ma, una volta arrivato al punto di rottura, si rivelava un adorabile piagnucolone.
Arigatō mama...” bisbigliò il russo dopo essersi soffiato il naso, poi, ormai rincuorato, aggiunse “Mama? Adesso posso chiederti una cosa?”
“Victor...” Yuuri provò a frenarlo, sentiva che dalla sua bocca stava per uscire un qualche tipo di pericolosa eresia.
“Tutto quello che vuoi Vicchan!”
“Potrei avere un piatto di katsudon? Anche domattina a colazione, se non è troppo disturbo...”
“Il boršč era davvero così terribile?”
La signora Katsuki alla fine lo aveva capito, una madre intuisce sempre il disagio dei figli, anche di quelli acquisiti.
Soprattutto se si tratta di sfamarli.
“Beh ecco... Diciamo che gli mancava giusto un pizzico di atmosfera russa!” dichiarò diplomatico sgranando il suo sorriso a cuore più convincente.




“E poi sarei io quello disposto a vendersi l'anima per una ciotola di katsudon...” Yuuri era arrivato davanti alla porta della camera da letto e il suo brontolio imbronciato era stato raccolto dalla presenza alle sue spalle, che lo seguiva come un'ombra e a cui rivolse la domanda successiva “Dì un po': cosa pensi di fare?”
“Dormire insieme a te!” trillò allegra la presenza afferrandogli la cintura della yukata prima che il suo proprietario sgusciasse via “Adesso abbiamo la benedizione dei tuoi genitori, non è più necessario alloggiare in stanze separate!”
“Ti piace la vita comoda, vero? Ti sei rimpinzato, riposato, sei stato a mollo alle terme, mentre a noi è toccato ripulire tutto e adesso vuoi anche lo scaldaletto?”
“Eh-eh!” Victor annuì convinto senza nemmeno provare a dissimulare “È il mio compleanno lyubov moy, posso ricordarti che a causa tua è stato il giorno più terrificante dei miei ultimi ventinove anni?”
Yuuri abbassò le palpebre in uno sguardo di sfida, il russo si divertiva a testare la sua pazienza.
“Non hai dimenticato niente?” chiese di rimando.
“Ahm... Non saprei!”
“Devo darti il mio regalo... Ma visto che è stato un giorno terrificante possiamo tranquillamente soprassedere e andare a riposarci...”
“No!” esclamò lui d'impulso, coi pugni chiusi, il tono impaziente e l'espressione carica di aspettativa sembrava proprio un bambino “Voglio il regalo di Yuuri-tan!”
"Allora devi aspettare qui."
"Oh, non è giusto..." mugugnò lamentoso l'altro e quando accennò a seguirlo il giovane reagì appoggiando l'indice sulla scriminatura dei suoi capelli, un gesto affettuoso che aveva l'insolito potere di mandarlo in confusione.
"Aspetta qui!"
Victor si trovò davanti alla porta chiusa e rimase a fissarla perplesso massaggiandosi la nuca; chissà cosa aveva in mente il suo giapponese.
Nella successiva mezz'ora trascorsa a fare anticamera passò al vaglio una decina di ipotesi, compreso l'insulto finale di uno Yuuri stanco morto, che si era addormentato e lo aveva mollato fuori al gelo.
“Yuuri? Apri, per favore... Fa freddo! Yuuri...”
“Sei tale e quale a Makkachin quando raspa la porta perché vuole entrare!”
A forza di bussare e chiamarlo alla fine era riuscito ad ottenere un risultato: il suo compagno aveva aperto la porta anche se era ancora indaffarato ad annodare la cintura della yukata.
Victor lo ignorò e si gettò immediatamente ad ispezionare la stanza.
“Dov'é? Dove lo hai nascosto? È una caccia al tesoro come l'anno scorso?”
L'interpellato sospirò, Victor non sembrava un bambino, lui era un bambino, un bambino di ventinove anni suonati.
“È qui.”
“Qui dove?” il russo si guardò attorno smanioso.
“Qui, sotto la yukata.” precisò Yuuri con una sfumatura d'imbarazzo nella voce.
All'interessato servì qualche istante per associare le sue parole al fatto che non indossasse la solita divisa delle terme composta da casacca e pantaloni, ma la versione maschile del tradizionale abito giapponese da casa.
Quello in particolare era nuovo, con una stampa a motivi floreali bianchi su fondo nero, che sembrava fatta apposta per valorizzare la sua pelle di porcellana.
“Wao!” esclamò dopo averlo contemplato “Quindi se voglio arrivare al regalo devo prima togliere l'incarto!”
"Perché sei sempre così diretto nelle tue esternazioni?" esclamò Yuuri arrossendo.
Voleva aggiungere altro, però gli fu impossibile completare la frase; il festeggiato gli era balzato addosso e lo aveva schiacciato contro la porta catturando le sue labbra con un lungo bacio.
"Non vorrei rompere la carta di questo bel pacchetto..." gli ansimò all'orecchio, mentre era alle prese con l'obi "Ma sono molto impaziente!"
"Lo sento..." ridacchiò il giovane quando un rigonfiamento sospetto cominciò a premergli sulla coscia.
Il rumore prodotto dalla stoffa che si lacerava lasciò entrambi interdetti, il tessuto leggero aveva ceduto all'assalto focoso del russo, che era rimasto con un pezzo di manica in mano e l'espressione colpevole del cucciolo maldestro.
"Ops!"
"Tu..."
Yuuri socchiuse le palpebre.
"Yuuri mi dispiace! Ti comprerò una yukata nuova domani!"
"Tu sei..."
C'era aria di un tremendo cazziatone in arrivo, Victor arretrò di un passo e sventolò la manica strappata di segno di resa.
"Tu sei un bambino molto cattivo!"
"Eh?"
“Questa non posso fartela passare liscia signor Nikiforov...” Yuuri allentò la fascia di seta che gli cingeva la vita e lasciò che l'abito scivolasse a terra con noncuranza, poi si avvicinò e gli diede una leggera spinta facendolo cadere sul letto.
Victor non riuscì a spiccare parola; limitandosi a fissare attonito il complesso motivo di lacci e fibbie, che disegnavano una trama intricata di pelle e trasparenze sul corpo del compagno.
Era una specie di versione succinta e peccaminosa del costume di Eros, insolito per Yuuri eppure assolutamente perfetto.
Si chiese come avesse potuto interpretare così bene i suoi desideri; forse avevano notato le occhiate languide che lanciava ai negozi di intimo più "particolari".
Sarebbe stato felice di dare fondo alla carta di credito regalandogli qualcosa di audace da indossare in camera da letto, però ogni blando tentativo di rinnovare il guardaroba si era scontrato con la sua mostruosa timidezza.
Ormai era rassegnato all'idea che il giovane giapponese fosse un tipo da pigiama in pile con gli unicorni piuttosto che da corsetto e guanti di latex.
Invece...
“Hai ragione, sono stato molto... Cattivo.” rispose in un bisbiglio.
Yuuri gli sollevò il mento e lui deglutì nervosamente, cosa stava succedendo?
Un miscuglio di emozioni diverse gli ribollivano nelle viscere: desiderio, aspettativa, ansia e una vaga sensazione di paura.
Paura?
E per quale motivo?
Che il suo giapponese fosse davvero arrabbiato?
O era piuttosto il timore che volesse dare seguito alla velata minaccia di poc'anzi?
Al solo pensiero si sentì sopraffare da una fitta di piacere al basso ventre.
“Eravamo d'accordo di dirci tutto Lyubov moy...” iniziò Yuuri sottovoce “ Eppure mi hai taciuto le tue preoccupazioni su questo viaggio.”
"B-beh ecco... Perché era una mia responsabilità parlare con la tua famiglia!"
Il tentativo di discolparsi si scontrò con l'espressione accigliata di Yuuri.
"Perché sei tu... L'uomo di casa?"
"No, che discorsi sono!"
"Quello che porta i pantaloni?"
"I-io non ho mai pensato a noi in questi termini..."
Lo sguardo inquisitorio del giovane si ridusse ad una sottile fessura.
"Sono... Solo... Più grande?"
Un sopracciglio scattò verso l'alto.
"Ma in fondo sono quattro anni! O meglio: tre anni e undici mesi! Un'inezia!"
Il suo interlocutore sembrò soppesare la validità di quelle giustificazioni, lasciandolo nella più totale incertezza.
L'aveva convinto?
Perché altrimenti la faccenda rischiava di sfuggirgli di mano!
Cosa sarebbe successo se il suo timido involtino avesse preso il controllo?
Una parte di lui smaniava per scoprirlo, l'altra provava a riportare tutto sui soliti binari, aveva una reputazione da maschio Alfa da difendere, inoltre...
Chi lascia la strada vecchia per quella nuova...



“Tempo scaduto!”
Yuuri si sentì afferrare e si ritrovò sul letto sotto di lui; dalle sue labbra uscì un'esclamazione di disappunto, Victor aveva appena rovinato l'atmosfera che aveva costruito con tanta cura.
“Hai idea di quanto ci sia voluto per organizzare tutto?” si lamentò, nel frattempo sul materasso era in corso una lotta all'ultima fibbia, il complicato indumento opponeva una certa resistenza ai tentativi di intrusione.
“Così siamo pari!” rispose il compagno con un largo sorriso a cuore, affatto scoraggiato dalle difficoltà contingenti “Sono settimane che provo il discorso da fare ai tuoi!"
Yuuri fu costretto a convenire, niente di quanto avevano pianificato era andato per il verso giusto quindi dovevano improvvisare, anche se Victor aveva già qualche idea in mente...
“Hai avuto la tua occasione dorogoy adesso tocca a me, voglio il mio regalo di compleanno e lo voglio adesso!”
O meglio aveva una sola idea in mente...
"V-victor non da quella parte!"
"Eppure mi sembra la strada giusta..."
"I lacci vanno aperti secondo un ordine preciso, perché altrimenti..."
"Ti sembro il tipo che segue uno schema?" gongolò il russo, prima di soffermarsi perplesso sul tremendo garbuglio che aveva per le mani "Oh, wao... Huston , abbiamo un problema!"
"Te l'avevo detto..." constatò Yuuri rassegnato.
"Non importa! Così faremo anche la caccia al tesoro, abbiamo tutta la notte a disposizione e dobbiamo allenarci."
"Allenarci?"
"Certo, per i prossimi completi intimi! Adesso che so che ti piacciono posso finalmente regalarteli senza sentirmi un mostro!"
"U-un attimo questa doveva essere solo una sorpresa di compleanno... Una tantum!"
"Oh, mi hai sorpreso infatti e voglio ancora tante sorprese di questo genere... Domani parleremo anche degli accessori, ho visto un sito specializzato..."
"A... Accessori? No aspetta non voglio saperlo!"
"Voglio gli accessori coordinati Yuuri-tan!" insistette il festeggiato imbronciandosi "O i tuoi genitori riceveranno una traduzione completa integrale del CD di Red Blo-q, a te la scelta lyubov moy..."
Il giovane giapponese sospirò "Manette, frustino e benda per gli occhi?"
"E calze di seta nera, adoro le calze di seta!"


Fine


⋆ La voce della coerenza ⋆

Ohi-ohi! °-°
Questo compleanno è stato fuoco e fiamme! In senso letterale!
La catena di disavventure (diciamo pure disgrazie) per il nostro russo ha raggiunto l'apice e come si suol dire in linguaggio poco aulico, una volta piene le scatole di tutte le angherie subite è esploso.
Fortuna o sfortuna ha voluto che la famiglia Katsuki abbia ascoltato il suo sfogo e dato che in effetti sono una famiglia assolutamente adorabile e comprensiva, hanno capito e accordato la benedizione alla nostra coppietta, che ora può finalmente rotolarsi nello stesso letto senza doversi nascondere.
Yuuri però aveva in serbo un ultimo regalo per il festeggiato, ma durante la sua apertura "l'involucro" si rompe e sono guai...
Cosa sarebbe successo se l'involtino giapponese avesse portato a termine il suo piano?
La risposta arriverà con Colazione da Christies, che vi invito a leggere *-*
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato, preferito, seguito e ricordato la storia e un grazie particolare a Old Fashioned per aver condiviso gli scleri sulle disavventure del russo in trasferta.
Magari un giorno chissà... Ci sarà un seguito! *o*

Terminologia e traduzioni:

Yuuri-Tan -> è un suffisso che si usa solo per i bambini molto piccoli, Hiroko lo utilizza in senso affettuoso e materno.
Kare wa kare no te o tanomitai papa, mama -> Lui vuole chiedere la sua mano


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