Tenebris Aeternam

di _Eclipse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Sole Novum ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Venatores ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Ignis et Sanguis ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Aconitum Napellus ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Requiem Aeternam ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Umbra ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Redemptio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Fidem ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Sanctus Michael ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Tempestas ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Vespere et Mane ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Lux Perpetua ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 


Tutto tace nel buio della notte, un silenzio stridente e inquieto. Pesante come se fosse di piombo scuro.

Infranto solamente dal suono dei passi di chi sta correndo quasi disperatamente inseguito da sconosciuti e per motivi ignoti.

Un’ombra svolta l’angolo di un edificio per imbucarsi in un piccolo vicolo piuttosto stretto. E cieco.

Scavalca la rete metallica e cerca di seminare gli inseguitori.

Le case del paese sembrano vuote, abbandonate. Nessuna luce accesa, non un volto alle finestre chiuse con delle imposte scolorite, i muri scrostati, i giardini incolti con alberi privi di foglie, probabilmente morti.

L’ombra continua a muoversi, sente il vento tra i capelli e l’aguzzino alle spalle.

Si ferma in un istante, un rumore di ossa, uni scricchiolio lo sorprende. Si alza velocemente per ritrovarsi davanti, distante qualche metro, quello che pare essere uno scheletro dalle ossa grigie e due luci rosse nelle orbite quasi fossero braci roventi.

Davanti il non morto, dietro l’inseguitore, tutt’intorno il buio.

Il ragazzo in fuga portò la mano al fianco dove vi era la pistola salvo poi ricordarsi di aver terminato le munizioni. Indietreggiando per allontanarsi dallo scheletro trovò un coccio piuttosto grande, forse di un mattone o di una tegola degli edifici circostanti.

Lo prese e lo lanciò con precisione spaccando letteralmente il cranio dello scheletro che cadde inerme per qualche istante e poi rialzarsi.

Il ragazzo prese a lanciare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.

Prese una piccola spranga di ferro battuto proveniente dalla recinzione di una casa vicina e iniziò a fendere l’aria.

Lo scheletro avanzava lentamente barcollando e allungando le braccia verso il giovane che agitava come una spada il pezzo di metallo.

Un colpo, due colpi, tre e lo scheletro scricchiolando cadde nuovamente a terra, un quarto colpo per separare il cranio fracassato dal resto e non si sarebbe più alzato.

Un nitrito risuonò nell’aria.

Il ragazzo aveva perso troppi tempo, era stato quasi raggiunto. Riprese a correre a perdifiato già provato dal combattimento avvenuto pochi istanti prima.

Ad un tratto un botto squarciò l’aria, un proiettile fischiò accanto al ragazzo seguito subito da un secondo fischio. Fortunatamente non venne colpito.

L’inseguitore si faceva più vicino, sempre più vicino. Si potevano sentire gli zoccoli del cavallo battere sulla strada selciata, si sentiva il respiro della bestia che correva. Sul suo dorso un misterioso cavaliere, nascosto da un mantello scuro che con la mano sinistra teneva le briglie e con la destra sparava.

Il ragazzo si voltò e vide l’inseguitore a non più di una trentina di metri da lui.

Ormai il cavaliere non sparava più ma aveva sguainato una sciabola e si preparava a colpire all’arma bianca.

Il ragazzo non aveva molto tempo, cercò una via di fuga, un vicolo tra due edifici, o meglio un intercapedine, a malapena ci passava un uomo.

Subito si infilò nel passaggio. Il misterioso cavaliere frenó il cavallo facendolo impennare rumorosamente. Il ragazzo poteva quindi vedere il volto del suo aguzzino, capelli bianchi come la neve, occhi rossi come il sangue, un lampo nel cielo riuscì a mettere in evidenza l’innaturale incarnato pallido, che rasentava quasi l’azzurro del cavaliere che tuttavia sembrava essere piuttosto giovane anch’egli, una caratteristica peculiare erano due linee rosse a triangolo che attraversano le palpebre e scendevano fino alle guance. Forse delle ferite.

Il ragazzo si potè salvare, per il momento.era riuscito a scappare in quel vicolo prima che l’aguzzino riuscisse a ricaricare la propria pistola e fare fuoco.

Iniziò a piovere, le gocce cadevano fitte ma leggere, il ragazzo si era salvato. Aveva potuto capire che l’inseguitore non era altro che un vampiro, uno degli immortali che presero il potere decenni prima, creature oscure che non possono essere uccise con armi comuni. È una fortuna essere riusciti a fuggire da quell’essere.

La pioggia iniziò a farsi sempre più pesante. La torcia sulla testa del ragazzo quasi non poteva rischiarare la via.

Non aveva molto tempo, il cavaliere sarebbe presto tornato, non appena avesse trovato una via che gli consentisse il passaggio.

Vagando a fatica tra le viuzze dell’angusto villaggio riuscì a riconoscere poi la strada che doveva seguire. Correndo sulla strada bagnata cercò un edificio con quella che doveva essere un’insegna di un locale, nella presunta piazza cittadina, completamente spoglia e abbandonata a se stessa. Trovato l’edificio, vi entrò passando per la porta posteriore.

L’interno sembrava essere quello di un bar o qualcosa del genere, era difficile dirlo a causa dello stato di completo abbandono in cui si trovava. Le ragnatele coprivano il mobilio e un forte odore di muffa e aleggiava nella stanza. I tavoli, le sedie rovesciate e il bancone del locale erano totalmente ricoperte di polvere.

Il ragazzo andò dietro al banco, tolse alcune bottiglie di liquore dietro lo scaffale. Non tolse delle bottiglie casuali, erano in un punto ben preciso, l’estremità sinistra dello scaffale, a ridosso del muro.

Bussò quattro volte alla parete che pareva di legno, poi altre due e infine altre tre volte. Un codice.

Aspettò qualche istante e improvvisamente la parete si aprì come se fosse una porta. Il ragazzo rimise le bottiglie al loro posto e poi entrò nel varco.

Si levò il cappuccio mostrando il proprio volto tondo dagli occhi e capelli scuri e la testa cinta da una fascia arancione.

-Ben tornato Mark- esordì l’anfitrione.

-Lieto di vederti, Axel, e di essere tornato… là fuori me la sono vista brutta!-

I due iniziarono a scendere una lunga scalinata che conduceva ad un ancor più lungo corridoio poco illuminato se non dalla fioca luce qualche lampadina a incandescenza con il vizio di spegnersi alle volte.

-Cos’è successo di così pericoloso? Non dovevi solamente cercare di ristabilire un contatto con la Gilda della città vicina?- domandò Axel.

-Sono stato coinvolto nell’ennesima caccia all’uomo dei vampiri… uno di essi mi ha inseguito fino a qui e ha provato a scatenare anche un orda di non morti. Mi sono salvato per un pelo, non avevo più munizioni!- rispose Mark.

-Animali, bestie! Avresti dovuto risparmiare un colpo per il tuo inseguitore e ucciderlo, lo sai l’unico vampiro buono è quello morto, definitivamente- soffiò il biondo.

-Non credo sarebbe bastato e poi se mi fossi fermato per prendere la mira mi avrebbe preso lui-

-Sei almeno riuscito a vedere il suo volto?-

-Si, capelli bianchi, occhi rossi e credo due cicatrici che correvano dalle palpebre alle guance-

-Il “Barone” in pochi sanno il suo nome e ancor meno il suo volto-

L’atmosfera si fece piuttosto pesante e gelida. Il silenzio venne rotto solo dallo squittio molesto di qualche ratto che correva lungo il corridoio.

I due non provarono neanche riprendere la conversazione. E giunsero finalmente alla porta blindata della Gilda.

La Gilda non era che un associazione di volontari che si arruolavano per poter dare la caccia ai vampiri e liberare gli umani loro prigionieri ed eliminare le schiere di non morti evocate dalle creature della notte che controllavano da ormai troppo tempo il mondo.

Una volta inserita la pesante chiave, la porta si aprì.

All’interno vi era il quartier generale della squadra Inazuma, un distaccamento della Gilda. La base sembrava, anzi era, un bunker. Pareti di cemento armato grigio e illuminate solo da poche luci al neon di colore bianco che risentivano anche esse dei continui cali di tensione della corrente.

Un lungo corridoio centrale ai cui lati si accedeva ad una serie di stanze. Uffici tappezzati di cartine della regione su cui erano segnate con puntine rosse le principali cacce all’uomo dei vampiri, un piccolo laboratorio di chimica e un’armeria in cui si producono le armi per contrastare i vampiri. Armi speciali, un proiettile di piombo scalfirebbe a mala pena la pelle di un vampiro o di un non morto.

Si producono armamenti che sfruttano l’energia di un particolare cristallo detto “cristallo del sole”. Raro in natura ma ormai grazie alle ricerche della gilda è possibile produrne, seppur in piccola quantità, sinteticamente. Tali proiettili riforniscono i mezzi più comuni ed efficaci per contrastare un vampiro o un non morto, le “pistole solari. Pochi colpi di una pistola del genere può uccidere definitivamente un non morto e con una buona mira e un po’ di fortuna si è in grado di eliminare anche un vampiro. Raramente gli stessi cristalli vengono utilizzati per produrre armi di diverso tipo come le spade o pugnali.

I due ragazzi andarono nella sala più interna del rifugio. L’ufficio del comandante, David Evans nonno del ragazzo appena tornato. Un uomo piuttosto anziano con capelli e una lunga barba completamente bianchi. Era seduto ad una scrivania che controllava delle carte documenti.

Alzò lo sguardo verso il nipote e prese parola con un sorriso.

-Allora sei riuscito nella missione?-

-Sì, sono riuscito a mettermi in contatto con l’altro gruppo ma sono anche rimasto coinvolto in una caccia, del “Barone”-

-Viktor Tristan Uxbridge… negli ultimi tempi è salito alla ribalta come uno dei nostri nemici più temibili, sempre presente alle cacce all’uomo indipendentemente da chi le organizza. In ogni caso l’importante è che tu stia bene e sia riuscito nella missione. L’unione delle varie squadre della Gilda è un requisito fondamentale per la vittoria del genere umano-

-Sarebbe più semplice se potessimo utilizzare un mezzo a motore per raggiungere le altre squadre o la vecchia linea telefonica!- sbottò Shuuya.

-I vampiri hanno l’udito fine, sentirebbero i motori a chilometri di distanza. E inoltre potrebbero intercettare le telefonate- rispose il comandante per poi continuare.

-Per oggi direi che avete fatto abbastanza, concedetevi del riposo, almeno fino a domani-

Detto questo i due ragazzi tornarono nella loro camerata per riposare dopo, soprattutto per Mark, una giornata intensa per poter liberare il genere umano una volta per tutte.

 

*****

 

Ebbene si… mi sono immerso in un progetto piuttosto ambizioso, una storia a sfondo gotico e dark… o almeno così spero!

Diciamo che in realtà ho preso ispirazione per alcune caratteristiche dalla serie di videogiochi “Boktai” e “Lunar Knights” pubblicati dalla Bandai anni fa, in questa storia i vampiri non sono altro che esseri che hanno preso possesso della terra. Tuttavia non sono un classico esempio di vampiri, si riflettono negli specchi e sono immuni all’aglio tuttavia come nei racconti del passato, sono sensibilissimi alla luce solare e particolarmente vanitosi oltre che immortali. Hanno delle caratteristiche fisiche ben definite come lunghi canini, occhi rossi, orecchie vagamente appuntite e una carnagione che va dal grigio pallido all’azzurro tenue (dopotutto non sono viventi e il loro cuore non batte)

Nella speranza che vi sia qualcuno che sia interessato alla storia, lascio qua sotto alcuni punti da rispettare affinché venga accettato l’Oc:

 
  1. Potete inviare un Oc a testa

  2. L’Oc deve essere inviato solo via messaggio privato

  3. Non vengono accettati Oc del tipo Mary Sue (si usa ancora questo termine?)

  4. Farò una selezione dei migliori

  5. Ho bisogno sia di umani che di vampiri quindi vi prego siate vari!

  6. A voi la scheda per l’Oc!

 

Nome::

Cognome::

Soprannome::

Età:: (tenete presente che i personaggi di IE avranno dai 16 ai 19 anni circa).

Sesso::

Umano o vampiro?::

Aspetto fisico::
Vestiario::

Prestavolto:: (facoltativo)

Aspetto caratteriale::

Passioni::

5 parole che descrivono l’Oc::

Arma:: (può essere di qualsiasi tipo).

Cosa ne pensa degli umani? (solo per i vampiri)::

Cosa ne pensa dei vampiri? (solo per umani)::

Come si relaziona con gli altri?::

Persone con cui andrebbe d’accordo?::

Persone con cui NON andrebbe d’accordo?::
Migliori amici::

Orientamento sessuale::

Eventuale cotta:: (facoltativa, nel caso descrivere anche il loro rapporto,  se stanno già insieme o se la relazione si deve sviluppare. Accetto solo coppie con personaggi delle prime 3 stagioni di IE).

Passatempi::

Cosa glile piace::

Cosa non glile piace::

Storia::

Altro::

 

Vi avverto da ora che a sorteggio alcuni Oc potrebbero morire!




 

Spero quindi di vedervi partecipare in molti, al prossimo capitolo!

 

_Eclipse

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Sole Novum ***


CAPITOLO 1: SOLE NOVUM
 

Un gruppo di cavalieri tornava dall’ormai conclusa caccia all’uomo. Erano cinque oscure figure. Tra essi il Barone. Quest’ultimo aveva il dovere, quella notte, di ospitare gli altri vampiri una volta finita la caccia per poter poi confrontarsi sull’esito dell’eccidio.

Il Barone viveva in un maniero costruito in pietra scura e in puro stile gotico, un largo portone di legno, finestre a sesto acuto con tanto di vetrate colorate e inferriate.

Il corridoio principale, pareva una navata, alta quasi il doppio di una stanza normale, verso il fondo una scala con si divideva in due rampe, una a destra e una sinistra. Tra le due rampe una vetrata rotonda che faceva trasparire i deboli raggi della luna.

L’intera abitazione pareva ricavata da una cattedrale, una reliquia di tempi passati.

I vampiri si riunirono in un salone e sedettero ad un tavolo in ferro battuto dal piano in vetro. Alcuni servi del Barone, uomini e donne ormai l’ombra di ciò che erano in precedenza, dal volto pallido e gli occhi infossati illuminarono la stanza accendendo torce e candele, il Barone preferiva il fuoco alle luci elettriche.

Altri due uomini portarono un vassoio con calici in cristallo dallo stelo sottile ed elaborato, un terzo teneva in mano una caraffa contenente un liquido rossastro di ignota provenienza.

Se ne andarono poi accennando un inchino.

Uno dei vampiri, dai capelli color fuoco e occhi gialli si verso un abbondante calice di quel liquido per poi prendere parola.

-Allora signori miei, direi mettere le carte in tavola, io posso contare su ben quattro umani!-

-Tsk… che maleducato Claude, potevi almeno comportarti da bravo ospite e aspettare che fossi io a darti la parola- lo riprese il Barone mentre si slegava il mantello nero mettendo in mostra una giubba blu scuro, appartenente ad altri tempi che faceva intravedere il colletto di una camicia bianca.

-Sai, pensavo fossimo qui solo per scegliere chi fosse il migliore, Viktor- soffiò il rosso.

-Signori non credo sia un bene litigare, avete ragione entrambi. Comunque sia mi dispiace deluderti Claude. Cinque umani, due li ho colpiti ad una distanza di venti metri fuori davanti alla chiesa- replicò un terzo vampiro, simile a Viktor sotto certi aspetti, entrambi con i capelli argentati ma con gli occhi color ghiaccio, il marchese Bryce Whitingale.

-La prossima volta non avrai così tanta fortuna. Stai pur certo che ti batterò nel numero… e poi un conto è colpirli a venti metri, un altro è abbatterli con una lancia come me, a distanza ravvicinata- sbuffò Claude bevendo a grandi sorsi rumorosi il contenuto del proprio bicchiere.

-Xavier, quanti ne hai presi?- domandò Bryce.

Il vampiro alzò due dita della mano senza proferir parola.

-E tu mio caro Viktor? Sei scomparso così all’improvviso. Sentiamo un po’ quante prede hai cacciato- ghignò Claude.

-Una sola, ho schivato il suo attacco e ho ricambiato con un colpo di pistola. Poi ho lasciato la caccia per inseguire uno della Gilda… ma mi è sfuggito- ammise il Barone.

-Che vergogna, un vampiro che si fa sfuggire un umano!- rise il rosso.

-Se tanto lo desideri posso innalzare il numero delle prede prendendomi anche la tua testa. Almeno una volta appesa ad una parete servirà a qualcosa, ricordarmi quanto alle volte la stupidità sia senza limiti!- ringhiò Viktor.

-Andiamo, serbi ancora rancore? Pensavo avessimo seppellito l’ascia di guerra almeno un secolo fa!-

-Alle volte penso che sarebbe stato meglio decapitarti quando ne ebbi l’occasione sul campo di Waterloo!-

-Quella è acqua passata, ormai chi si ricorda quello scherzetto con la cavalleria! Piuttosto Aiden non ha ancora aperto bocca, il bastardo di Frost quanti ne ha presi?- disse Claude canzonando l’ultimo vampiro.

-Il sottoscritto “bastardo di Frost” preferirebbe essere chiamato con il proprio nome, altrimenti potrei schierarmi con Viktor e prendermi metà della tua testa!- tuonò Aiden.

-Non sei forse figlio di un vampiro e un’umana e tuo fratello non è forse un misero umano lui stesso?- lo derise.

Aiden scatto in piedi sguainando la spada che teneva al fianco sinistro

La punta dell’affilata lama lucente arrivò a toccare il collo di Claude.

-Ricordati che l’argento è letale per noi vampiri, anche in minime quantità come in questa spada… sarebbe un dispiacere perdere il visconte Claude Beacons, non credi?- rispose Aiden su tutte le furie ma con una buona dose di sarcasmo.

-Signori per la seconda volta, manteniamo la calma. Cerchiamo di dimenticare le faide e le offese. Dobbiamo cercare di rimanere uniti o la Gilda ci sterminerà tutti- suggerì Bryce.

Il vampiro abbassò la lama per riporla nel fodero.

Claude potè tirare un sospiro di sollievo non si aspettava una reazione del genere, aveva sempre considerato Aiden un vampiro da quattro soldi, un nobile che aveva ereditato il titolo di solamente perché la famiglia Frost si era quasi estinta, un vampiro giovane di soli diciannove anni. Un bambino in confronto ai pluricentenari aristocratici quali Bryce, Viktor e lo stesso Claude.

-Cavalier Frost, la prego allora di perdonare il mio atteggiamento alquanto deplorevole- ghignò viscidamente Claude accennando un inchino con la testa.

Di sua risposta, il giovane Aiden non fece altro che una smorfia di disgusto.

Passarono attimi di silenzio, quasi interminabili. Ogni invitato non faceva altro che bere silenzioso, dal proprio calice, quella bevanda purpurea.

-Per rompere questo silenzio di tomba io propongo un brindisi al Marchese, a Bryce Withingale per la sua condotta nella caccia- disse, alzando il calice, il padrone di casa.

Tutti gli invitati lo seguirono, anche i più riluttanti.

La nottata passò piuttosto lentamente, poco prima del sorgere del sole, gli invitati si ritirarono alle proprie dimore.

Viktor stesso si congedò nei suoi alloggi per evitare i maledetti raggi della luce, anche se oramai il sole rimaneva in cielo per poche ore al giorno. Una camera di grandi dimensioni, pavimento in legno scuro e al centro della stanza una tavola di pietra grigia, probabilmente granito. Una specie di altare, lungo quasi due metri e largo circa uno. La sua superficie era levigata e liscia, pareva quasi di marmo nero con delle venature biancastre.

Il Barone chiuse i tendaggi color smeraldo della stanza per dedicarsi al sonno. Si adagiò sull’altare e chiuse gli occhi lasciandosi trascinare in un sonno profondo.

 

****

 

Mentre al maniero vi era chi riposava, nei bunker della base sotterranea della Gilda, c’era chi si era appena alzato dalla branda.

Un ragazzo di circa diciannove anni dai capelli argentati percorreva i lunghi corridoi di cemento armato, illuminati dai neon bianchi, per andare alla caffetteria. Prese una tazza di caffè, o un surrogato piuttosto simile, e qualche biscotto stantio. Mangiò in fretta e poi tenendo la tazza nella mano destra si incamminò nuovamente nel labirinto di stretti corridoi fino ad arrivare al laboratorio chimico. Una stanza completamente bianca, asettica. Anche il pavimento stesso era di piastrelle bianche come anche i banchi da lavoro. L’unica eccezione a quell’inquetante candore erano gli armadietti e gli scaffali di metallo e vetro.

Appoggiò la tazza su una scrivania e indossò un lungo camice bianco che arrivava alle ginocchia.

Si stupì di sentire del rumore, il suono di attrezzi da meccanico, non del tutto estranei.

-Ryo, non ti avevo per caso chiesto di rimanere nel tuo laboratorio, quando sistemi le armi?- domandò il ragazzo con la voce ancora impastata dal sonno.

-Buongiorno Shawn, vedo che il caffè che servono ultimamente è sempre meno efficace!- rispose la ragazza che stava armeggiando con gli attrezzi. Aveva la stessa età di Shawn, capelli rosati tenuti in una coda alta con alcune ciocche turchesi. Ryoko Tachibana il suo nome completo.

-Comunque mi dispiace deluderti, il capo ha deciso di sacrificare il mio laboratorio per costruire un altro dormitorio, ormai sempre più persone si uniscono alla nostra sezione… quindi mi sono trasferita qui, almeno sono sicura che questo laboratorio non verrà chiuso- sorrise la ragazza.

-E va bene… ma indossa almeno un paio di scarpe qui nel mio laboratorio, non vorrei che ti succedesse qualcosa- rispose Shawn sbadigliando.

-Il camice non basta per proteggersi dai reagenti?- chiese Ryoko. La ragazza di fatto vestiva dei pantaloni e una canotta entrambi di colore nero e un camice bianco piuttosto logoro. Tuttavia aveva la brutta abitudine di stare, senza che nessuno conoscesse il vero motivo, completamente scalza nel suo laboratorio.

-Direi proprio di no, ma se non sopporti di stare qui con i tuoi stivali, resta almeno lontano dal reagentario. Può essere piuttosto pericoloso- rispose il ragazzo indicando il paio di calzature lasciate affianco del tavolo su cui lavorava Ryo.

Si diresse poi verso il proprio bancone per leggere degli appunti che erano stati lasciati il giorno prima.

 

Cristallo del sole carente. Prego prepararne dell’altro”

 

Citava il biglietto.

-Il solito lavoro Shawn?-

-Sì, ormai conosco a memoria le concentrazioni dei reagenti necessarie i tempi di reazione necessari-

Si avvicinò ad un armadietto per prendere tutti gli strumenti e la vetreria necessaria. Una grossa beuta da un litro, reti frangifiamma, matracci di varia misura, tappi forati e tubi di vetro.

-Tu piuttosto cosa stai facendo? Il rumore si sente dal corridoio-

-Ho dovuto smontare Diablo, il mio fucile- rispose la ragazza. Davanti a sé sul tavolo giaceva il fucile ormai smontato pezzo a pezzo. La canna, decorata con il nome del fucile e la faccina stilizzata di un gatto, era stata rimossa. Il calcio messo da parte. L’otturatore era completamente bruciato e cadeva letteralmente a pezzi.

-Cosa hai fatto per doverlo riparare?- chiese Shawn mentre preparava una soluzione diluita di acido cloridrico.

-Ho fatto un esperimento, normalmente quanta polvere di cristallo si mette all’interno di un proiettile?-

-Solitamente per uno di piccolo calibro, una punta di spatola… ad occhio circa 0,1 o 0,2 milligrammi-

-Esatto Shawn, io ho voluto potenziare le munizioni e ne ho messa di più, credo dal mezzo milligrammo a un milligrammo intero, ho ricavato lo spazio necessario diminuendo il propellente per lo sparo e aumentando la dose nella punta-

-Ecco il perché è finita la polvere di cristallo!- esclamò il ragazzo ridendo.

-Solo che aggiungere una tale quantità si è rivelata esagerata. Al poligono di tiro ho sparato due colpi. Il primo è andato a segno. Il bersaglio ha letteralmente preso fuoco. Con il secondo ho rischiato una brutta cicatrice sulla guancia se non la vita! Quando ho premuto il grilletto per il secondo colpo ho sentito il “click” dell’arma inceppata e un odore di bruciato, ho lanciato il fucile e mi sono fiondata il più lontano possibile. Ho sentito solo un botto sordo seguito da un lampo bianco. Il secondo proiettile era esploso nel fucile e devo quindi riparare i meccanismi interni. Ma devo ammettere che è stato divertente!- esclamò la ragazza.

-Ryo, non cambi mai, sempre a mettere a repentaglio la tua incolumità! Comunque, la quantità che hai aggiunto era troppa per un proiettile di quel calibro. E’ probabile che diminuendo il propellente, quest’ultimo una volta attivato non abbia sparato il colpo ma abbia bruciato il cristallo del sole… ricordati che il componente principale è il magnesio… a proposito, potresti passarmi contenitore delle lamine di magnesio?- domandò Shawn.

La ragazza passò il contenitore, una bottiglia di vetro scuro con coperchio molto largo. Le lamine erano sottili ma molto lunghe. Prese con una pinzetta, vennero trasferite all’interno della beuta contenente una miscela di reagenti con lo scopo di disciogliere completamente il metallo. La soluzione venne poi riscaldata dalla fiamma di un fornello bunsen per velocizzare la reazione.

-Il magnesio è quasi finito, speriamo che i nostri riescano a procurarmene dell’altro- osservò il ragazzo.

-Non ci sono delle alternative?-

-In realtà sì. Il fosforo bianco permette di creare proiettili incendiari ancora più letali, per i vampiri sarebbe l’ideale ma è molto difficile da conservare ed estremamente pericoloso anche per noi. La seconda scelta sarebbe l’argento, non ho la minima idea del perché sia così efficace contro i nostri nemici, ma per loro una ferita dovuta ad una lama d’argento annulla il loro potere di rigenerazione. Anche un singolo taglio impiega qualche giorno a rimarginarsi completamente. Tuttavia è raro e al mercato nero costa più dell’oro. Questo cristallo a base di magnesio invece è l’ideale, facile da riprodurre e una volta che si spara, il proiettile diventa una scintilla bianca lucente che brucia i tessuti danneggiando anche i nostri “amici” notturni- rispose l’albino.

La ragazza fece un cenno con la testa per poi rimettersi al lavoro. Riparare l’arma non era semplice, tuttavia era ormai affezionata a quel fucile. Ne possedeva un altro simile, soprannominato Hell.

David Evans non gli aveva permesso di utilizzare le armi a disposizione della Gilda per i suoi esperimenti.

Ryoko di fatto non era una vera e propria scienziata come Shawn. Non si occupava di chimica e biologia. Si concentrava soprattutto sulla costruzione di nuove armi e il loro miglioramento. A volte i suoi esperimenti avevano successo contribuendo alla guerra contro i vampiri. In altri casi fallivano miseramente e di conseguenza si metteva al lavoro per migliorare i prototipi.

Armata di cacciavite e chiave inglese riuscì finalmente a sostituire i pezzi del fucile che erano stati danneggiati dall’esplosione. Aveva preso dei ricambi nell’armeria e dopo quasi una nottata di lavoro riuscì ad adattarli per il proprio fucile.

Nel frattempo Shawn era passato alle fasi successive della sintesi del cristallo. Filtrò più volte la soluzione tramite un complesso meccanismo che permetteva di filtrare sottovuoto. Tre filtrazioni erano più che sufficienti per ottenere un grado di purezza piuttosto alto.

Ryoko si alzò dal tavolo da lavoro e si tolse il camice mettendo in mostra il braccio sinistro. Un braccio meccanico perfettamente funzionante. Quello vero lo perse anni prima in un’oscura pagina della sua infanzia. Era nata in quello che era conosciuto una volta come Giappone, ma dopo la “Grande deportazione” verso l’Europa venne venduta come schiava ad una vampira aristocratica, una contessa. Ella non esitò ad amputarle di netto il braccio per punzione. Ryoko aveva tardato di qualche istante alla chiamata della sua padrona. Fortunatamente riuscì a fuggire e trovare riparo nella Gilda dove trovò finalmente una casa dopo dieci anni di maltrattamenti.

La ragazza si sistemò i capelli riavvolgendoli in una coda alta e indossò nuovamente il camice e gli stivali.

-Quanto tempo serve per finire la sintesi?-

-In realtà ho finito, devo solo far cristallizzare il sale ottenuto dalla reazione, quindi tornerò nel pomeriggio. Se non ho sbagliato, secondo i calcoli dovrei ottenere circa una ventina di grammi di cristallo del sole. Più che sufficiente per quelli dell’armeria. Possono produrre un’intera cassa di munizioni-

Ryoko guardò l’orologio, aveva lavorato per più tempo di quello che pensava.

-Devo dare da mangiare a Robin Hood, altrimenti sono sicura che quel gatto mi terrà sveglia tutta la notte per ripicca- rise la ragazza.

-Ti togli ancora il cibo di bocca per quel gatto? Sai che non è semplice trovare dei viveri di questi tempi e il mercato nero continua ad alzare i prezzi!-

-E’ un gatto apprezzato da tutti, è un po’ la mascotte della Gilda. Che fai vuoi rimanere seduto a quel bancone tutto il giorno?-

-No, ho già lavorato abbastanza per questa mattina- così dicendo Shawn si levò il proprio camice. Seguendo la regola del buon chimico, non si sta in laboratorio senza camice e non si esce indossandolo, non si sa mai cosa può finirci sopra senza che ci si faccia caso.

Appendendo il camice bianco nell’armadietto metallico del laboratorio, il ragazzo rimase con una semplice maglietta a maniche corte. Cercò di indossare il più velocemente possibile la felpa azzurra cercando di nascondere anche un polsino nero che aveva sul braccio destro. Il polsino a sua volta nascondeva a malapena un bendaggio.

La ragazza, vedendo solo il polsino si schiarì la voce con un colpo di tosse.

-Shawn, l’hai fatto di nuovo vero?- il suo tono si era fatto serio tutto d’un tratto.

Il ragazzo sospirò, aveva fallito a nascondere il suo segreto.

-Ryo, sai bene che non posso smettere-

-E tu sai benissimo che non puoi ridurti così! Potresti morire da un momento all’altro!-

-Si tratta di mio fratello, non posso tirarmi indietro!-

La ragazza chiuse la porta del laboratorio per poter parlare liberamente.

-E tuo fratello è un vampiro! Diamine, come fai a non capire che è una belva. Ti sta solo usando come cibo!- esclamò Ryoko.

-Aiden non è come gli altri vampiri, non mi lascerebbe morire-

-Rifletti, lui è un vampiro e tu un umano. I vampiri succhiano il sangue agli umani fino a lasciarli morire-

-Non puoi capire la mia situazione. Finché nostro padre era in vita potevamo vivere liberamente entrambi. Ora che non c’è più io sono qui nella Gilda mentre mio fratello è uno dei vampiri nobili. Io mi offro a lui per salvare la vita anche alle altre persone che sono sotto il suo dominio, io posso placare la sua sete così non farà del male agli altri-

-Il morso di un vampiro crea dipendenza lo sai? Ultimamente ti vedo sempre più di frequente con quei bendaggi nascosti sotto ad un polsino. Quante volte ti ha morso nell’ultimo periodo?-

-Una, la notte scorsa- mentì.

-Ecco perché quando sei entrato qui sembravi uno zombie, la stanchezza era dovuta anche al prelievo che ti ha fatto quella sanguisuga-

-Non parlare così di mio fratello Ryo- sbottò severamente Shawn.

-E va bene, lo so che non posso farti cambiare idea, ma Shawn non buttare via così la tua vita-

Il ragazzo rispose con un lieve cenno del capo.

-Non una parola con nessuno- disse.

-Non una parola con nessuno- ripetè Ryoko.

I due erano migliori amici da anni, entrambi custodivano segreti dell’uno e dell’altro.

Nessun altro alla gilda conosceva la verità su Shawn. Se qualcuno avesse scoperto che suo fratello era un vampiro e lui stesso offriva il proprio sangue, probabilmente anzi sarebbe stato cacciato certamente e lasciato alla mercé degli altri vampiri. Molti umani avevano preso questa strada. Persone che rinnegano il loro essere umani per diventare una sorta di bestiame per godere della presunta protezione dei vampiri. Rinneganti ovvero coloro che rinnegano di essere persone per abbassarsi al livello degli animali, così sono chiamati e Shawn stesso sotto certi aspetti era un Rinnegante.

Usciva durante la notte, sempre più lunga, per una scusa o per l’altra andava dal proprio fratello. Era sempre riuscito a farla franca, nessuno si era mai accorto delle ferite tranne Ryoko. Un giorno si stava medicando il morso nel proprio laboratorio quando entrò all’improvviso la ragazza.

Dovette spiegare la situazione. In un certo modo questo rafforzò il loro legame, nonostante un iniziale senso di repulsione e disgusto da parte della ragazza che cambiò poi opinione cercando in tutti i modi di far smettere Shawn.

Il ragazzo una volta si faceva mordere una volta al mese, poi lentamente divenne una volta ogni due settimane per poi diventare almeno una volta a settimana.

Ultimamente si sentiva debole. Aiden iniziò a bere sempre meno sangue per non uccidere il fratello, tuttavia la sete era sempre troppa.

E’ vero un morso di un vampiro porta alla dipendenza, il dolore iniziale si trasforma poi in estasi ed euforia, lasciando poi solo un senso di vuoto, stanchezza e spossatezza dopo il morso.

Forse stava veramente diventando succube del morso. Nascosto sotto al bendaggio aveva il segno di due morsi. Uno era piuttosto fresco. Il polso era stato trattato con tintura di iodio per evitare le infezioni. Fortunatamente era un chimico ed era il suo scopo produrla per i feriti.

All’ennesimo richiamo da parte di Ryoko, si alzò e la seguì fuori dal laboratorio.

 

****

 

In superficie, il paese pareva rianimarsi. Durante la notte le persone si barricano in casa. Non si può mai sapere quando i vampiri inizino una caccia all’uomo.

Il giorno si aprivano le imposte e si faceva entrare la luce del sole e l’aria nelle stanze.

Peccato che ormai il giorno durasse poche ore.

Pur avendo un aspetto fatiscente, era un luogo dignitoso per vivere.

Dopo la Grande deportazione, i sopravvissuti alla presa di potere dei vampiri furono trasferiti nel cuore dell’Europa per assicurarsi un controllo migliore degli umani oltre che un più semplice accesso al sangue di cui si nutrivano.

Decine di nuove città e paesi sono sorti sulle macerie delle vecchie. La vita scorreva piuttosto tranquilla, ma l’ombra del vampiro e del buio erano sempre presenti e incombevano sugli abitanti.

Il cibo era scarso come anche molti altri beni di prima necessità. L’acqua corrente era quasi inesistente e l’energia elettrica non era sempre presente anche se lentamente stava per essere ripristinata in tutta Europa.

Il mondo pareva sotto alcuni punti di vista regredito di qualche secolo.

Chi era fortunato possedeva un pezzo di terreno da coltivare. Le piante si stavano lentamente adattando ai lunghi periodi di oscurità ottimizzando la poca luce solare.

I più sfortunati dovevano fare affidamento sulle merci vendute dai commercianti o potevano azzardare a comprare qualcosa al mercato nero. Quest’ultimo era ricco di merci rare a prezzi tutt’altro che modici. La Gilda era uno dei pochi acquirenti del mercato nero poiché animava la resistenza e accendeva la speranza di un mondo libero.

In una delle tante case del paese, all’apparenza piccola riserva di civiltà, viveva la famiglia Leblanc.

Una casa di mattoni su due piani, piuttosto piccola ma graziosa nella sua semplicità esteriore con finestre ampie tinteggiate di bianco come anche la porta e dal tetto in tegole scure. Peccato non si possa dire lo stesso per l’interno. Gli umani avevano preferito riparare e ristrutturare l’esterno delle case in rovina tralasciando l’interno. Almeno, viste da fuori le case davano un senso di tranquillità dopo un decennio passato a vivere in baracche di legno e scarti di metallo.

Un continuo gocciolare. Era questo il rumore che si sentiva in quella casa.

L’acqua cadeva dal tetto. Le tegole non erano mai state in ottime condizioni, le piogge continue hanno fatto in modo che il legno del soffitto marcisse dando la possibilità all’acqua di entrare alla prima pioggia.

Il tetto non era l’unica cosa da riparare.

Una porta senza la maniglia, il vetro d'una finestra infranto e quindi tenuta sempre chiusa con delle assi, tanti piccoli lavori da fare ma da sempre incompiuti.

Il signor Leblanc non aveva mai dato troppa attenzione ai lavori da fare a casa, preferiva concentrarsi sul lavoro e Ines la sua unica figlia, unica sopravvissuta della sua famiglia. Ines era una giovane ragazza di sedici anni, capelli biondo miele e occhi castani e sempre vestita con abiti di colori piuttosto inadatti al mondo in cui viveva, tonalità come bianco o crema erano le sue predilette.

La ragazza portava un secchio pieno d’acqua. Era stato messo al di sotto del punto in cui cadeva la pioggia all’interno.

Al piano inferiore il padre stava sistemando dei pezzi di legno nella stufa per riscaldare la casa.

-Papà, anche questa notte è caduta dell’acqua dal tetto-

-Lo riparerò, lo riparerò- disse il signor Leblanc continuando a inserire pezzi di legno nella bocca della stufa.

-E quando? Un buco nel tetto non è come la finestra al piano di sopra che può rimanere rotta-

-Lo riparerò a tempo debito, ora va a svuotare il secchio. Abbiamo bisogno di acqua-

La ragazza uscì dal retro. La sua casa era una delle poche con l’acqua corrente e delle condutture, seppur piuttosto malconce e arrugginite dal tempo. L’acqua tuttavia non proveniva da un acquedotto ma da una cisterna interrata nel giardinetto. Era riempita periodicamente con l’acqua piovana e, negli ultimi tempi, anche con i secchi messi sotto al tetto per non allagare la casa.

Il coperchio della cisterna era un pesante disco di ghisa che rimasto aperto per far entrare l’acqua la sera prima. Era deprimente, la cisterna era quasi del tutto vuota, meno della metà.

Un secchio non fece molta differenza.

Tornata all’interno, venne accolta dal tepore delle fiamme. Il signor Leblanc stava ora nella cucina per preparare il pranzo.

La stanza era piuttosto spoglia, una credenza in legno, pareti scrostate e un parquet piuttosto usurato che aveva visto tempi migliori. Nessun fornello, solo la stufa. Fortunatamente era abbastanza larga per poter sorreggere una pentola.

Il padre della ragazza stava tagliando su un vecchio tavolo scricchiolante delle patate, uno dei pochi ortaggi disponibili in quantità discretamente.

La figlia, cercando di vincere la timidezza, fece un respiro profondo per poi prendere parola.

-Papà…-

-Dimmi tesoro-

-Quand’è che potrò finalmente entrare nella Gilda?- chiese candidamente la ragazza.

-Ines, ne abbiamo già parlato. Non ho intenzione che ti unisca a quel branco di maniaci suicidi- la riprese il padre severamente.

-Ma… sono la nostra unica speranza, solo loro possono opporsi ai vampiri!-

-Ti ho già detto quello che penso. Ho già perso troppe persone care per poter sopportare che anche tu venga… massacrata da quei mostri- il signor Leblanc pronunciò a fatica le ultime parole, a denti stretti. Appoggiò poi il coltello affianco il tagliere per poi prendere una vecchia pentola d’acciaio.

-Non pensi ai nonni?-

-Ci penso anche troppo, mi dispiace che tu abbia visto quell’orrore- sussurrò il padre. Gli occhi gli divennero improvvisamente lucidi.

Ines aveva perso i nonni sia paterni che materni a causa dei vampiri. Ella assistette personalmente al fatto dalla finestra della propria camera, ma era troppo piccola per capire. Eppure il ricordo era ancora vivido anche se parzialmente offuscato.

La madre morì invece di tumore anni dopo. Da allora vive sola con il padre.

-Se mi unissi alla Gilda e alla resistenza potrei vendicarli!-

Il padre sospirò e si sedette su una vecchia sedia, piuttosto instabile, e iniziò a massaggiarsi le tempie.

-E poi anche Jude è nella resistenza, ne sono sicura- continuò la ragazza.

-Jude? E come fai a dirlo non vi sentite da anni!-

-Prima che se ne andasse mi aveva promesso che si sarebbe unito alla Gilda e mi avrebbe aspettato-

Jude non era che un bambino, rimasto orfano a causa dei vampiri. Era stato trovato da bambino barcollante e ferito da Ines e dal padre. I due si offrirono di aiutarlo medicandogli le ferite. La ragazza scoprì anche l’orfanotrofio in cui viveva e iniziò a far visita sempre più spesso al ragazzo. Ma col tempo le visite divennero di volta in volta più rare, fino a quando l’orfanotrofio non venne chiuso. I bambini che non avevano la fortuna di essere stati adottati da una famiglia o dalla resistenza vennero presi dai vampiri. Condannati ad una vita di schiavitù e sofferenza.

Ines sentiva nel fondo del cuore che Jude era riuscito a scappare e a diventare un cacciatore della Gilda.

-Ines, non credo che quello sia il posto adatto per te… sei sempre stata una bambina timida, dolce e anche solitaria. Lì potrebbero esserci anche delle persone che sono delle poco di buono e dovrai combattere contro i vampiri-

-Papà, ormai non sono più una bambina- disse dolcemente la figlia prendendo la mano del padre.

Il padre sospirò nuovamente.

-È vero, hai sedici anni. È inutile che ti tratti come una bambina, ormai sei una ragazza cresciuta, quasi un’adulta. Assomigli sempre più a tua madre!-

Il signor Leblanc si alzò dalla sedia, camminò avanti e indietro per un po’ per poi riprendere a parlare.

-È giunto il tempo che ti prenda le tue responsabilità. Non posso impedirti di entrare nella Gilda, lo faresti lo stesso in futuro. Quindi, direi che puoi andare-

Gli occhi castani della ragazza si illuminarono d’un tratto. Erano lucidi, quasi in lacrime dalla gioia. Poteva finalmente esaudire il proprio sogno e vendicare anche i propri nonni.

-Ma devi promettermi una cosa prima di partire. Devi promettermi che non morirai e che farai ritorno qui a casa un giorno-

La ragazza abbracciò il padre e rispose:

-No, non morirò, te lo prometto. Ti voglio bene papà-

L’uomo ricambiò l’abbraccio della figlia e sussurrò un semplice

-Ti voglio bene anch’io, piccolo girasole-



 

****


E alla fine sono tornato con un aggiornamento di

quasi 5000 parole!

Con questo capitolo ho presentato gli Oc che ho ricevuto,

tuttavia ho deciso di tenere aperto le iscrizioni ancora

per qualche giorno nella speranza di riceverne ancora

qualche d’uno (anche se non garantisco che possano comparire!)

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!

Un saluto,

_Eclipse

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Venatores ***


CAPITOLO 2: VENATORES

 

Buio. Non pensava fosse così buio.

Un vortice oscuro pareva sommergere l’intera città.

Ines non era mai uscita di notte, suo padre gliel’aveva sempre proibito, soprattutto dopo ciò che successe ai suoi nonni.

Una forte folata di vento le scompigliò i capelli biondo miele.

La ragazza camminava faticando, allungando le braccia in avanti per non urtare un muro o un palo, non c’era un lampione acceso, nessuna luce illuminava la strada.

Ad un tratto un forte rumore. Era caduto qualcosa, probabilmente di metallo.

La ragazza si fermò improvvisamente. Cercò di scrutare in direzione della fonte del rumore. Un lungo vicolo tra due case.

Socchiuse gli occhi, ma non riusciva a vedere nulla.

“Sarà il vento che gioca brutti scherzi” pensò facendosi coraggio.

Ricominciò a camminare. Non conosceva la sua destinazione, sperava solo di incontrare qualcuno della Gilda per poter chiedere di unirsi a loro.

Un altro rumore. La ragazza si fermò nuovamente.

Le gambe tremavano. Trattenne il respiro e voltò nuovamente la testa. Un’ombra si era mossa furtivamente dietro di lei.

Cercò di calmarsi, il suo cuore batteva all’impazzata, lo sentiva nelle tempie e nei polsi. Il respiro era affannoso.

 

“Dovevo dar retta a mio padre e cercare i cacciatori di giorno, perché mai sono uscita a quest’ora?”

 

La ragazza di fatto era “fuggita”, suo padre voleva che cercasse un cacciatore di giorno, tuttavia quando il sole è alto i membri della Gilda non escono. Non ci si può fidare della gente. In molti hanno aderito alla Gilda ma tanti altri invece si sono uniti ai vampiri e spiano gli altri umani.

Se si vuole entrare nella Gilda bisogna chiedere ad un cacciatore e per incontrarlo bisogna incontrarlo la notte mentre gira di ronda alla ricerca di vampiri o non morti.

Lentamente la ragazza riprese il controllo di sé.

Per la seconda volta proseguì il suo vago cammino, allungò il passo.

Aveva raggiunto la corte del paese, una piazza lastricata di sanpietrini sconnessi che si affacciava davanti al vecchio municipio, un edificio decadente, disabitato. Completamente vuoto da tempo immemore. Il vecchio orologio meccanico sulla facciata era fermo e mancava metà lancetta dei minuti.

Per la terza volta, la ragazza venne sorpresa da un rumore.

Nuovamente si voltò. I suoi occhi lentamente si erano abituati al buio e riusciva a vedere nitidamente una sagoma irregolare. Sentì uno sbuffo seguito da un latrato, un verso grave e distorto.

Un cane. Tuttavia era un cane ben diverso. Ringhiava ferocemente con la schiuma alla bocca. Le fauci bianche rilucevano alla luce della luna e gli occhi rossi brillavano nel buio.

Ines, era paralizzata dalla paura.

Avrebbe voluto correre ma le sue gambe erano bloccate, avrebbe voluto gridare aiuto ma la parole si smorzavano nella gola.

Un mastino infernale, una belva allevata dai vampiri, ben più grandi dei cani normali, dal pelo nero e forti quanto un orso ma veloci quanto un cavallo.

Questi mastini sono solo una delle minacce della notte insieme ai vampiri e ai loro succubi non morti.

La bestia avanzava ringhiando orribilmente, le orecchie pelose toccavano il selciato mentre con il naso fiutava l’odore lasciato da Ines.

Ad un tratto un botto. Una scia bianca sfiorò il fianco destro di Ines per colpire in pieno l’animale. Un ringhiò squarciò l’aria. Altri due colpi vennero esplosi andando perfettamente a segno.

L’animale a terra guaiva, i fori dei proiettili ancora scintillavano di bianco per poi spegnersi pochi secondi dopo.

Il predatore era diventato preda.

Ines li aveva trovati, o meglio i cacciatori avevano trovato lei. Due ragazzi uno biondo e uno moro dagli occhi blu avanzavano verso di lei.

-Guarda Axel l’abbiamo preso!- disse il primo.

-Ma i colpi mortali sono stati i miei- rispose il secondo, -Tutto bene ragazzina?- continuò Axel rivolto a Ines.

-Sì, sì tutto bene- replicò lei con voce tremolante.

-Come ti chiami?- domandò il primo cacciatore.

-Ines Leblanc- rispose dopo un momento di esitazione.

-Austin Hobbes, piacere di conoscerti- il cacciatore allungò la mano amichevolmente.

-Che ci fai qui fuori da sola in piena notte? Non lo sai che è pericoloso?-

-Axel, non essere scorbutico-

La ragazza non rispose subito, ma poi balbettando disse:

-So che è pericoloso, ma cercavo voi-

I due non capivano.

-Voglio entrare nella resistenza, nella Gilda- continuò.

-Possiamo fidarci? È alquanto sospetto che una ragazza giri da sola di notte… potresti essere una vampira sotto mentite spoglie o una Rinnegante-

-Axel, era fiutata da quel segugio infernale… quelli non seguono la gente con l’odore dei vampiri- notò il moro.

L’altro cacciatore sospirò.

-Portala dal capo, io continuo il turno di ronda da solo-

Axel si mise il fucile sulla spalla destra e a gran passo si allontanò dai due.

Il cacciatore più giovane fece un cenno di seguirlo.

La base sotterranea aveva più ingressi, quattro in totale, sparsi per la città e facilmente isolabili in caso di emergenza.

Fortunatamente il ragazzo possedeva una torcia, appesa alla spalla sinistra come se fosse una spilla la luce rischiarava le strade buie in cui la ragazza aveva brancolato per un tempo indefinito.

La porta numero tre era piuttosto vicina, nella parte orientale della città.

A prima vista sembrava un pozzo, chiuso da un coperchio di ghisa simile alla cisterna che il padre di Ines possedeva a casa.

Il pozzo aperto sembrava una fossa, buia e maleodorante. Dall’alto non si vedeva il fondo.

-Prima le signore, io devo chiudere il passaggio- disse Austin.

La ragazza era piuttosto insicura, il fondo non si vedeva, anzi non si vedeva nulla, come se fosse un buco nero.

-Non ti fidi? Tutti gli accessi alla nostra base sono segreti e misteriosi, non preoccuparti! Tieni, ti farà comodo- il cacciatore le passò la propria torcia di scorta.

Ines riuscì a intravedere una scala metallica poco sotto il bordo, dei pioli di acciaio che arrivavano fino a toccare il fondo.

Con un po’ di insicurezza residua, la ragazza iniziò a scendere nella cisterna.

Dopo essere arrivata a metà della discesa, si calò anche il proprio accompagnatore, che richiuse l’accesso.

Il frastuono del coperchio che chiudeva l'entrata rimbombó fortemente nella cisterna, dopotutto era un enorme cilindro di metallo interrato.

Giunsero entrambi sul fondo. Con sua grande sorpresa la ragazza notó che erano rimasti ancora pochi centimetri di acqua melmosa, piuttosto fastidiosa dato che la ragazza era abituata a portare dei sandali tutto l’anno.

-Per di qua, non siamo ancora giunti a destinazione!-

La voce del ragazzo rimbombò e si mischió al rumore dell’acqua mossa dai suoi passi.

Sollevò una griglia alla base della parete della cisterna.

-Dobbiamo passare per il condotto, non preoccuparti, il passaggio è stretto solo all’inizio-

La ragazza si accucciò e a carponi percorso il condotto. Un tubo alto poco meno di un metro che conduceva ad una stanza spoglia dalle pareti macchiata di muffa e umidità con l’ultima porta.

Un uscio blindato a chiusura stagna nascosto.

Era quello il vero ingresso, la cisterna e il condotto erano solo degli escamotage per poter nascondere la vera entrata.

L’enorme portone di metallo venne aperto grazie ad un codice numerico inserito da Austin su una tastiera affianco alla porta.

Una volta aperta avevano dieci secondi per entrare, dopodiché si sarebbe richiusa automaticamente.

Dall’altra parte della porta, Ines incontrò altre scale e corridoi stretti come tutti gli altri.

L’ingresso est era tra tutti il meno utilizzato data la scomodità per raggiungerlo ed era di fatto in stato di decadenza. I neon che funzionavano erano pochi e i muri erano completamente scrostati e un forte odore di muffa e aria viziata era diffuso nella tromba delle scale, anche gli impianti di ventilazione a quanto pare non funzionavano in modo eccelso.

-Scusa se te lo chiedo, ma… perché vuoi unirti alla Gilda?- domandò il ragazzo.

-Per vendicare i miei nonni-

-Capisco, i vampiri li hanno…- non concluse la frase per non sembrare scortese, ma Ines capì lo stesso dove voleva arrivare.

-Sì, avevo solo due anni-

-Mi dispiace-

La ragazza non rispose.

Dopo qualche minuto di camminata arrivarono finalmente nel cuore del quartier generale della Gilda.

Dovevano raggiungere l’ufficio del capo, David Evans, arrivati alla davanti alla porta, Austin prese parola:

-Parlerò con il capo, gli spiegherò chi sei, come ti abbiamo trovata e perché vuoi unirti alla Gilda, non dovrebbe volerci molto, aspettami qui e se ti vorrà vedere di persona ti chiamerò io-

La ragazza annui.

Si ritrovò sola in un luogo a lei sconosciuto, ma non poteva ancora crederci, finalmente era nella Gilda o meglio le mancava poco per entrare ufficialmente come cacciatrice.

Si sedette ad una sedia fuori dall’ufficio.

Rimase a fissare la parete grigia in attesa che venisse chiamata.

Il tempo scorreva lentamente, un minuto pareva un ora.

Ad un tratto passò un ragazzo con degli improbabili capelli rasta e occhiali da aviatore… Jude.

Gli occhi della ragazza si illuminarono.

-Jude- lo chiamò.

Il ragazzo si voltò verso di lei. A prima vista non la riconobbe ma poi i ricordi iniziarono a riaffiorare.

-Ines?-

-Che bello vederti! Ho mantenuto la promessa e sono qui per diventare una cacciatrice! Non sei cambiato per nulla in questi anni!- esclamò la ragazza.

Il cacciatore era rimasto un po’ spiazzato, davanti a lui ormai non c’era più la bambina di una volta, era cresciuta e diventata una ragazza, tuttavia dopo tutti quegli anni portava ancora quegli orecchini a forma do girasole che le aveva regalato la madre poco prima di morire di tumore.

-È un piacere rivederti anche per me. Alla fine tuo padre si è convinto-

-Sì, anche se sono dovuta “fuggire” per venire qui, non voleva uscissi di notte ma gli ho lasciato un biglietto mentre dormiva in cui lo avvertivo della mia partenza e…-

La ragazza non poté finire di parlare che la porta si aprì.

Austin uscì per chiamarla.

-Il capo vuole vederti di persona-

Nonostante il dispiacere, la ragazza dovette salutare l’amico ritrovato ed entrò, da sola nell’ufficio.

 

****

 

Una palazzina abbandonata, fuori dai confini della città nella zona disabitata. Quattro piani più un quinto, l’ultimo, in rovina. Finestre completamente infrante, pareti crollate e il pavimento coperto di calcinacci e detriti, polvere di cemento e frammenti di vetro.

L’edificio sorgeva davanti alla vecchia centrale elettrica.

Qualche notte prima, un gruppi di vampiri decise di staccare la corrente ad alcune zone della città con il solo scopo rallegrarsi nel vedere gli umani disperati nel buio eterno.

Un commando della Gilda aveva il compito di ripristinare il circuito.

Un incarico tutt’altro che semplice, dovettero camminare per due giorni cercando di nascondersi durante la notte dagli attacchi di vampiri e non morti.

Otto persone avevano dormito nell’edificio abbandonato, uno dei pochi luoghi piuttosto sicuri.

Dovevano ora cercare di entrare senza dar nell’occhio e ripristinare le zone al buio. Uno di loro aveva un binocolo, nonostante il buio poté vedere un piccolo gruppo di non morti grazie alle luci dei lampioni che illuminavano la strada principale che separava la centrale dall’accampamento dei cacciatori.

Sette di essi, con le armi in mano, scesero le scalinate per poter uscire.

L’ottavo membro della squadra era rimasto nel punto più alto dell’edificio in modo da avere una buona visuale della zona.

Un ragazzo alto e piuttosto magro, ma non troppo, anzi le sue braccia lasciavano intravedere i muscoli seppur leggermente.

Stava preparando un fucile di precisione, montò l’ottica sulla canna, avvitò un improvvisato silenziatore alla volata e si sdraiò sul pavimento.

Il fucile aveva un bipode, una forcella di metallo che gli permetteva di appoggiarsi a terra rimanendo stabile, davanti al ragazzo il nulla. La parete era crollata e ora stava, piuttosto scomodamente, in mezzo ai calcinacci.

Improvvisamente sentì un ronzio seguito subito dopo da una voce rauca di un uomo adulto.

Il suo auricolare funzionava perfettamente.

-Ehi KD, che ne dici di darci un aiutino? Laggiù abbiamo visite, almeno un paio di scheletri e forse qualche cagnaccio. Che ne dici di accopparli?-

-Sono già in posizione Alfa, attendo un tuo segnale- rispose.

-Affermativo KD… ci muoviamo. Coprici il più possibile-

Il cecchino aveva già individuato dei bersagli.

Scostò un ciuffo di capelli castani scuri dagli occhi, del medesimo colore, con un cenno della testa.

Inquadrò l’obiettivo. Una specie di zombie, un essere mostruoso, certamente un non morto.

Alto, dalla carnagione grigia a chiazze violastre e occhi gialli che brillavano nella notte.

Le poche luci non aiutavano a distinguere il nemico, tuttavia quegli occhi erano un bel bersaglio.

Trattenne il respiro per stabilizzarsi meglio. Il mirino era segnato da una croce nera, a lato della croce erano segnate alcune tacche per le distanze.

Il ragazzo si assicurò che la testa del bersaglio fosse al centro della croce, sessanta metri all’incirca.

Le dita lunghe e affusolate della mano destra premettero il grilleto.

Un botto sordo risuonò nell’aria nonostante il colpo fosse silenziato, come se qualcuno avesse sbattuto con violenza una porta.

In una frazione di secondo, il colpo fece saltare in aria la testa del bersaglio in una serie di scintille bianche. Il cristallo del sole caricato nei proiettili stava bruciando sui resti del non morto.

KD espulse il bossolo con un rapido movimento della mano facendo scorrere l’otturatore e si rimise in posizione.

Nuovamente prese la mira e sparò, questa volta uno scheletro.

Cadde una seconda testa.

Per un’altra volta rimosse il bossolo del proiettile esploso e sparò, un cane infernale latrò per poi cadere come gli altri.

I suoi compagni avanzavano cercando di approfittare del caos scatenato dal cecchino. Rapidamente e silenziosamente attraversarono il cortile recintato da una rete ed entrarono.

-Avevo sentito di un cecchino dalla mira infallibile ma non pensavo fossi tu!- eslcamò la stessa voce di prima.

-Alfa, fate presto. Non credo di avere abbastanza munizioni per potervi coprire a lungo-

Il cecchino frugò nelle tasche dello zaino che aveva con sé, trovò due clip da cinque colpi l’una, dodici colpi in totale per dodici bersagli, contando i due proiettili ancora nel fucile.

-Non ce ne sarà bisogno Kim, se le mappe che abbiamo sono corrette saremo alla centralina in pochi minuti- rispose l’uomo.

-Kangdae, il mio nome è Kangdae Choi, non Kim…- rispose freddamente il cecchino.

-È uguale, ma credo ti debba lasciare, abbiamo visite-

La conversazione venne interrotta bruscamente.

Le piccole ricetrasmittenti a onde corte erano l’unico modo per poter comunicare a distanza senza farsi scoprire, la difficoltà stava tuttavia nel reperire i pezzi alla loro costruzione. Alcune volte mostravano dei segni di malfunzionamento e si accendevano da sole KD sentì improvvisamente dal suo auricolare spari e urla. La situazione non doveva essere delle migliori laggiù.

Una serie di fastidiose interferenze bloccò la trasmissione.

-Alfa, Alfa mi senti?-

Kangdae chiamò più e più volte la squadra ma non ottenne risposta.

-Ragazzo, ci siamo. Stiamo ripristinando la corrente ai settori al buio- la voce non era quella dell’uomo di prima, era una donna a parlare.

-Ma abbiamo perso Alfa e un altro. Rimani lì e spara a chiunque cerchi di entrare- continuò la donna con un tono freddo ed estremamente distaccato.

Il ragazzo si rimise in posizione senza rispondere. Con un binocolo scrutava l’area circostante, soffermandosi di tanto in tanto sull’ingresso. Il tempo passava lentamente quando finalmente uscirono la donna che aveva sentito prima e un altro uomo. Erano rimasti solo in tre. Fortunatamente non vennero altri non morti o, peggio, vampiri.

I superstiti si riunirono.

-Siamo caduti in una trappola. Abbiamo ripristinato la corrente ma abbiamo fallito- sbuffò la donna.

KD la guardò con aria interrogativa.

-I vampiri ci hanno teso un agguato. Continuano a  prendersi gioco con questi scherzi, hanno staccato l’elettricità solo per far fuori noi. Siamo partiti in otto e torniamo in tre per un qualcosa di inutile. Se ai vampiri fosse interessato questo posto avrebbero sicuramente inviato più guardie per non farci uscire! Vogliono solo dissanguarci e logorarci!- la donna si sfogò con una serie di imprecazioni.

Kangdae rimase in silenzio. Non sapeva cosa rispondere.

La donna sbuffò per l’ennesima volta:

-Avanti, torniamo indietro a dare la cattiva notizia-

Il gruppo prese i propri zaini e l’equipaggiamento e si mise in cammino verso la base sotterranea.

 

****

 

Un gatto nero passeggiava placidamente per la base. Silenziosamente si aggirava tra i corridoi agitando sinuosamente la lunga coda.

Qualche volta si fermava e guardava le luci inclinano la testa, in altri casi si strofinava sulle gambe dei cacciatori passanti, miagolando pigramente.

Si fermò davanti alla porta di legno dell’ufficio del signor Evans.

Pochi istanti e uscì Ines dopo il breve colloquio con il capo.

Il gatto si avvicinò e con la stessa rapidità, dopo aver fiutato la sconosciuta, riprese il proprio cammino nell’intricata rete di corridoi del tunnel.

Come aveva promesso, Austin era rimasto al di fuori.

-Allora, cosa ti ha chiesto il capo?- domandò il ragazzo.

-Non molto, voleva sapere chi sono… e perché voglio entrare nella Gilda- rispose con un filo di voce.

-E sei dei nostri?-

-Sì, sono ufficialmente una cacciatrice- replicó con una maggiore dose di entusiasmo.

-Ehi ehi, chi è la nuova recluta?- la domanda proveniva da una voce femminile dal fondo del corridoio.

Capelli rosa con ciocche turchesi e un logoro camice, non c’era dubbio, Ryoko Tachibana, accompagnata da una ragazza dai capelli blu, Celia Hills, infermiera della Gilda nonché cacciatrice.

-Ah, ciao Ryoko, ehm… è un piacere vederti- la salutò Austin in modo abbastanza impacciato, dopotutto Ryo era una ragazza forte e determinata, più di lui, o almeno così la pensava il giovane cacciatore.

-Abbiamo visto il tuo gatto passare per di qui poco fa- continuò.

-Robin Hood? Lascialo girare liberamente, finché non da fastidio a nessuno. Ma parlando d’altro chi sarebbe la ragazzina? E’ la nuova recluta?- chiese con un sorriso sul volto.

-Sì, Ines Leblanc-

La ragazza arrosì, nonostante che a presentarla fosse stato Austin.

-Molto piacere Ines! Io sono Ryoko, ma puoi chiamarmi Ryo- allungò la mano che venne stretta delicatamente dalla nuova recluta.

-E lei è Celia, una delle nostre migliori infermiere! Se mai ne avessi bisogno dopo un combattimento, chiedi di lei. Ci sa fare con i bendaggi- continuò.

-Molto piacere- sorrise la ragazza affianco a Ryoko.

-Se sei nuova credo ti servirà un’arma, in quel caso potrei costruirne una io, sai sono piuttosto brava in questo campo…- Ryo venne interrotta da un lieve colpo di tosse di Celia.

-Non credo sia il caso. Non voglio sembrare antipatica ma i materiali scarseggiano mentre l’armeria è piena di armi inutilizzate, quindi credo sia meglio prendere una di quelle- disse la ragazza dai capelli blu.

-Forse hai ragione, Austin potresti accompagnarla tu a prendere un’arma, così sarà una cacciatrice a pieno titolo. In ogni caso è stato un piacere conoscerti, spero di incontrarti nuovamente!-

Le due ragazze si allontanarono per andare verso i dormitori.

La loro stanza non era il miglior esempio di privacy, una camerata con cinque letti a castello di metallo, una serie di scaffali di legno per gli oggetti personali, uno specchio e un lavandino per ogni evenienza.

Il pavimento era di mattonelle azzurro spento, mentre le pareti erano di un colore indefinibile tra il bianco e il giallo pallido. Anche l’estetica lasciava a desiderare.

Ryo e Celia condividevano lo stesso letto a castello. La prima salì con uno scatto sul suo letto, quello più alto.

La rete di metallo cigolò rumorosamente, ma senza una scaletta si poteva salire solo arrampicandosi.

-Non ho capito il tuo atteggiamento prima- disse la ragazza più in alto

-In che senso?-

-Prima, volevo solo costruirle un’arma su misura, niente di che… un favore alla nuova arrivata-

-Ma è anche vero ciò che ho detto… non abbiamo molti materiali e l’armeria è piena…-

Ryo scese con un balzo facendo cigolare un’altra volta la fragile rete di metallo che sosteneva il materasso. L’altra ragazza era seduta sul materasso del piano inferiore.

-Celia, quante volte te lo dovrò dire, non devi essere gelosa. Per me tu sei l’unica!- esclamò dolcemente.

Celia non rispose ma arrossì improvvisamente.

La ragazza dai capelli rosa avvicinò il proprio volto e diede un candido bacio sulle labbra di Celia, un bacio leggero come un battito d’ali.

-E ti dirò un segreto, sei ancora più carina quando arrossisci- sussurrò.

A quelle parole il viso di Celia si imporporò ancor di più.

-Credo sia meglio che vada a cercare Robin Hood, ho paura che quel gatto arrivi nuovamente nella dispensa e combini qualcosa-

Stava per uscire dalla stanza quando si alzò anche Celia.

-Vengo anche io, dopotutto Robin Hood mi sta simpatico… forse più della padrona- scherzò.

Risero entrambe per poi andare alla ricerca del felino girovago.

 

****

 

-Fuggono, fuggono come ratti!-

-Claude, non credo stiano fuggendo, anzi sono riusciti a ripristinare l’elettricità nei settori al buio-

-Sempre il solito guastafeste Viktor…- rispose il rosso.

-A chi dovrei guastare le feste se non a te?-

Il secondo vampiro sbuffò.

Entrambi erano a cavallo nascosti tra gli alberi su un’altura nei pressi della vecchia centrale elettrica.

Dalla distanza erano riusciti a godersi lo spettacolo, le brillanti scie dei colpi del cecchino dalla palazzina in rovina, l’entrata del gruppo di cacciatori e l’uscita dei due reduci.

-Direi di inseguirli e dar loro il colpo di grazia- propose Claude.

-E perché dovremmo? Quel cecchino è stato piuttosto bravo, secondo me potrebbe divertirci ancora…-

-Godi nel vedere quando eliminano le nostre creature?-

-Certamente, soprattutto se quelle che vengono eliminate sono le tue- il Barone accennò un sorriso malizioso per poi dare un colpo al cavallo per farlo muovere.

-Vai a farti fottere Viktor-

Un terzo vampiro iniziò a ridere mentre avanzava verso gli altri.

-Proprio come cane e gatto!- esclamò il nuovo vampiro, Aiden.

-Zitto moccioso- sbottò il rosso. Moccioso, nonostante dimostrassero entrambi all’incirca vent’anni, era vero. Aiden era un moccioso in confronto al pluricentenario Claude. Tuttavia era certamente più maturo del vecchio vampiro.

-In questo caso, con permesso- rispose freddamente l’altro passandogli affianco per raggiungere il Barone.

Quest’ultimo si era fermato poco più avanti, tra alcuni alberi di pino e scrutava il gruppo di cacciatori che si ritirava grazie ad un vecchio cannocchiale.

Il vampiro più giovane si affiancò a lui.

-Tu e Claude non andate proprio d’accordo!-

-Lunga storia Aiden e non vorrei annoiarti-

-Considerato che siamo qui a far nulla potrei anche perdere qualche minuto… sono proprio curioso di sentire-

Il vampiro più anziano sorrise e iniziò a narrare la storia.

 

“All’epoca l’ambizione più grande per un giovane dell’aristocrazia era la carriera militare e questo voleva dire, per noi vampiri, avere anche una grande disponibilità di sangue e nutrimento a disposizione. Fu così che sia io che Claude entrammo negli eserciti delle rispettive nazioni. La Gran Bretagna per me e la Francia per lui. Sono secoli che ci scontriamo, direi all’incirca dalla guerra dei cent’anni. Alle volte vinceva lui, altre volte io. L’ultima battaglia fu sui campi di Waterloo, in Belgio.

Mi ricordo benissimo quel giorno. Giugno del 1815. A quel tempo avevo perfezionato le mie capacità, potevo nascondermi tra gli umani apparendo con un colorito di carnagione molto più sano e senza queste cicatrici sugli zigomi e potevo resistere ai malefici raggi del sole anche se questo voleva dire che dovevo poi nutrirmi assolutamente una volta giunte le tenebre oltre che concedermi almeno qualche giorno di riposo se non volevo rischiare la vita, senza contare tutti gli altri effetti collaterali.

Ero un capitano di un reggimento delle Highlands, un intero gruppo di fieri uomini provenienti dalla Scozia. I più coraggiosi del nostro esercito, vestiti di giubba rossa e kilt, e qui mi vergogno a dirlo ma era parte integrante anche della mia di divisa nonostante fossi a cavallo.

Come la quasi totalità delle forze britanniche, eravamo dispiegati su un colle, a valle tre fattorie in nostro possesso e l’armata francese che avanzava. Il nostro generale ci ordinò di rimanere al nostro posto. Solo la Union Brigade, la nostra cavalleria poté caricare, ma nonostante dei successi iniziali… vidi una strage. Un gruppo di cavalieri francesi riuscì ad accerchiare i nostri uomini. Guardai la scena dal cannocchiale e vidi lui, Claude alla guida dei Lancers, i temibili lancieri a cavallo di Napoleone. Ben pochi dei nostri tornarono tra noi.

Nel pomeriggio i miei uomini non avevano sparato che qualche colpo, i francesi non erano così stolti da salire il colle da soli. Ricordo che l’attesa snervante rendeva irrequieti i miei uomini, eravamo un bersaglio per l’artiglieria. Posso ancora sentire il rombo dei cannoni e il fischio delle palle che fendeva l’aria. Alcune riuscirono a passare piuttosto vicine.

Ma all’improvviso una carica di cavalleria nemica. Dovemmo ritirarci dietro al colle per formare dei quadrati di fanteria, la formazione più efficace contro una carica di cavalleria.

Ero convinto della forza dei miei uomini. Indietreggiammo e al suono delle cornamuse formammo il quadrato. Con i fucili e le baionette puntate verso la cavalleria che arrivava, dietro di noi gli altri uomini si disponevano nella medesima formazione.

-Uomini, diamo una lezione a quei dannati francesi! Ricordiamoli chi devono temere!- tuonai.

Un urlo di approvazione si levò dai miei soldati. Ordinai alle cornamuse di suonare il più forte possibile e la piccola banda intonò con tutto il fiato che avevano Scotland the brave, Scozia la coraggiosa.

-Ricordate, nessuno può provocarci impunemente!- sfoderai la spada di mio padre citando il motto della Scozia.

Un secondo urlo si levò.

Il rombo degli zoccoli dei cavalli nemici scuoteva la terra e l’aria, poi li vedemmo.

Sparammo a più non posso, lo stesso fecero tutte le altre brigate. Nuvole di fumo bianco si levavano in alto dai fucili, lo scoppio dei proiettili fendeva in innumerevoli fischi.

Alla fine mi trovò. Mentre sia cavalieri che fanti cadevano sotto i colpi di lancia e del moschetto, Claude mi vide all’interno del quadrato e caricò verso di me con alcuni lancieri.

Il suo cavallo venne colpito da una pallottola e cadde rovinosamente a terra a pochi metri da noi.

-Aprite un varco, lasciatelo a me!- ordinai.

I miei ragazzi mi guardarono sorpresi, ripetei l’ordine e scesi da cavallo.

Nella mano destra impugnavo ancora la spada di mio padre, la stessa che sta al mio fianco in questo momento. Una spada contenente argento, ero deciso di dare il colpo di grazia a Claude.

Si alzò improvvisamente anche lui, prese la sciabola dal fodero nella sua sella sul cavallo ormai a terra.

Era ritto nella sua uniforme rossa fuoco come i suoi capelli, coperti da un alto copricapo del medesimo colore.

Brandì il primo colpo. Lo parò. Cercai allora di sfondare la sua difesa colpendo più volte la sua spada con più fendenti.

-È ora di farla finita Claude, una volta per tutte!-

-Quanto sei orgoglioso e pieno di te Viktor, perché non provi un po’ di acciaio francese?- detto questo passò al contrattacco.

Le posizioni si invertirono, ora ero io a dovermi difendere ma mentre attaccava riuscì a intravedere un varco e con un affondo lo ferì al braccio sinistro. La piccola quota di argento fece il suo effetto, la ferita si allargò e iniziò a sanguinare copiosamente. In ginocchio davanti a me, si teneva la mano destra sulla ferita.

Stavo per levare la spada per finirlo quando sentì un botto e un urlo dietro di me.

Un cavaliere era stato colpito e cadde.

-Sir, tornate all’interno, stanno arrivando i rinforzi francesi- urlò il mio secondo in comando.

Dovetti lasciarlo lì agonizzante, per non mettere a rischio la mia vita.

Tornai nel quadrato a combattere.

Verso sera con l’arrivo dei prussiani riuscimmo a vincere, ma a caro prezzo. Quando tornai a sul campo, non trovai il corpo di Claude, era sopravvissuto. Ma ero ormai troppo debilitato, ero arrivato al limite, resistere alla luce del sole per tutto quel tempo mi aveva portato ad un collasso e svenni.”

 

Il vampiro contemplò il buio orizzonte, in effetti era in una situazione simile a quel giorno di giugno, a cavallo su di un colle mentre osservava i nemici in ritirata.

-Davvero una gran bella storia Viktor- disse Aiden.

-Alla fine, da allora Claude cerca di sembrare migliore di me per quanto possibile dato che ora non gli conviene uccidermi per vendicarsi-

-Ancora con quella storia Viktor? Ricordati, avete vinto solo per pura fortuna, se non ci fosse stato l'esercito prussiano avreste subito una sonora sconfitta- soffiò Claude che lentamente aveva raggiunto gli altri due.

-E se voi avete perso è sicuramente  anche merito tuo che hai deciso di caricare contro una selva di scintillanti baionette britanniche!-

Aiden scoppiò a ridere mentre Claude guardò in cagnesco entrambi per poi andarsene.

-Non gli è ancora andata giù la sconfitta, ma Bryce ha ragione. Dovremmo mettere da parte le divergenze, i cacciatori stanno diventando sempre più forti e numerosi… andiamo Aiden, assicuriamoci che quel folle non faccia nulla di avventato-

Il secondo vampiro annuì ed entrambi partirono al galoppo.

 

****


Ed ecco a voi il secondo capitolo!

Venatores ovvero cacciatori

In lingua latina, come avrete intuito

i titoli dei capitoli saranno latini,

una lingua che da quel tocco di arcaico

alla storia…

spero come sempre che vi piaccia e

che non vi abbia annoiato con il racconto di Viktor, ma volevo

mettere in luce il rapporto di estrema

rivalità tra lui e Claude.

Per il momento è tutto, alla prossima!

 

_Eclipse

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Ignis et Sanguis ***


CAPITOLO 3: IGNIS ET SANGUIS

 

Il mercato nero, un trionfo di illegalità e corruzione nei boschi poco fuori la periferia della città, nella terra disabitata. Estorsione di denaro da parte di malviventi, prezzi esorbitanti, grande rischio di venir uccisi per un nonnulla o essere venduti al primo vampiro che passi tra i banchi del mercato.

Se si cerca qualcosa, soprattutto se raro e prezioso, allora è il posto giusto.

La Gilda è trattata con un occhio di riguardo, soprattutto per quando compra il magnesio o l’argento grazie agli sconti che permettono di acquistare la merce a prezzi “modici”.

Tuttavia, al contrario di ciò che aveva detto, il giovane Shawn Frost non era diretto lì.

Erano passati giorni dall’ultimo morso, il suo corpo anelava le magnifiche sensazioni che possono liberare i canini di un vampiro quando affondano nelle carni della vittima.

Il suo sonno ormai era turbato, la sua mente non pensava che al fratello, alle volte sentiva dei brividi correre lungo il corpo e gelo.

Non voleva ammettere di essere dipendente.

 

“Lo faccio per il bene degli altri” pensò, mentre si avvicinava al portone del palazzo di Aiden.

 

L’abitazione era totalmente diversa da quella del Barone, una villetta in stile vittoriano. L’esterno rivestito di assi di legno grigio, vetrate ampie semicircolari e un viottolo di pietra che conduceva all’ingresso. Conosceva bene quel posto, aveva vissuto lì con la sua famiglia fino a quando non divenne orfano e sapeva come arrivarci velocemente. Ovviamente si trovava fuori dalla città, ma passando dalla porta ovest della base, si raggiungeva facilmente i boschi tra cui quello in cui vi è il mercato nero.

Percorrendo un sentiero che taglia tra le foreste si giunge all'abitazione del fratello, tra querce e abeti.

Il sentiero poteva essere percorso in circa una mezz'ora, tuttavia non era privo di rischi, poteva incontrare non morti o cani, cacciatori e malviventi.

Davanti all’ingresso dell’abitazione, il chimico batte sulla porta il grosso anello di metallo.

Poco dopo venne accolto da un servo, un uomo smunto, dagli occhi incavati e piuttosto pallido.

-Signor Frost, benvenuto. La conduco subito dal padrone- sussurrò.

Il servo gli fece cenno di seguirlo.

Aiden stava solitamente al piano superiore dell’abitazione nello studio del padre.

Salirono le scale in legno, e attraversarono il corridoio del piano superiore, una lunga stanza con numerose porte sia a destra che a sinistra. Forse era la meno tetra, dalle pareti color nocciola e piuttosto illuminata da un lampadario. Verso il fondo, un quadro rappresentante il padre dei gemelli in tenuta equestre.

Si soffermò a contemplare il quadro qualche istante mentre il servo bussava allo studio per avvertire il padrone di casa. Ogni volta si fermava a osservare quel quadro, gli faceva piacere che il fratello non l’avesse rimosso da quando aveva ereditato la casa dopo la morte del padre.

-Signor Frost, il padrone può ricevervi- il servo accennò un inchino per poi tornarsene al piano inferiore.

Il ragazzo entrò.

Aiden era seduto dietro una scrivania di mogano. Lo studio era piuttosto severo, pareti rivestite di seta nera, un caminetto acceso, e una vecchia libreria.

-Shawn, vieni, siediti pure- il fratello indicò due vecchie poltrone dai cuscini rivestiti di tessuto verde scuro.

-Non dirmi che sei venuto per quello che penso…- continuò.

-Aiden, sai benissimo che è l’unico modo per evitare che tu uccida più umani di quelli che ti servono per vivere…- mormorò il giovane dai capelli argentati.

-E tu sai che di questo passo sarai tu a morire, vero?-

Il fratello annuì.

-Sono un cacciatore della Gilda, il mio scopo è proteggere gli umani dai vampiri con tutto me stesso e in tutti i modi possibili, compreso questo-

Il vampiro sospirò.

-A volte penso sia meglio che tu lasci quell’organizzazione e torni qui a casa…-

-Gli altri vampiri non lo permetterebbero, lo so benissimo. Per loro, noi umani siamo esseri inferiori-

-Non tu, sarai umano mai sei figlio di un vampiro e mio fratello, farei in modo che tu venga trattato con dignità!-

-Non voglio avere un trattamento di riguardo quando gli altri umani rischiano la vita per ciò che sono- il tono di Shawn si fece piuttosto severo.

-Aiden, so che hai sete… lo vedo che ti stai trattenendo, i tuoi occhi sono puntati su di me e brillano-

Il vampiro si morse un labbro e chiuse gli occhi.

Il fratello si alzò dalla poltrona tolse la felpa, e poi la maglietta. Era lì, a torso scoperto che mostrava la pelle nivea e i muscoli accentuati, lasciando al fratello solo la scelta di dove poter mordere.

Aiden non voleva guardarlo, sapeva che non sarebbe resistito un minuto ad un’offerta di sangue del genere.

Tuttavia, l’odore del fratello, lo attirava verso di lui, lo faceva impazzire, ormai il suo cervello aveva collegato l’odore al sangue, alla deliziosa linfa vitale del fratello.

Iniziò a tormentarsi le mani, non voleva mordere il fratello, ma allo stesso tempo desiderava nutrirsi di lui, placare la sua sete senza fine.

Schiuse per un istante gli occhi. Brutto errore. La vista del fratello che si offriva a lui era estasiante. Le pupille di Aiden si ingrandirono quasi a dismisura sulle iridi arancioni, la bocca socchiusa mostrava le zanne e respirava affannosamente.

Si avvicinò lentamente al fratello.

-Aiden…- sussurrò lui chiudendo gli occhi.

Il vampiro ormai pareva posseduto, posseduto dal desiderio di nutrirsi del fratello.

Azzannò con poca delicatezza l’incavo tra il collo e la spalla. I suoi canini aguzzi penetrarono la pelle nivea e la carne del ragazzo, il dolce sapore del sangue giunse alle sue labbra copiosamente.

Dal canto suo, il cacciatore venne travolto dall’estasi, non sentiva dolore, ma una sensazione di euforia, pareva leggero come una piuma. Gemeva, dal piacere provocato del morso, un flusso di emozioni al pari di un orgasmo aveva ormai avvolto Shawn mentre il fratello, orribilmente si nutriva.

Alla fine tutto svanì, rapidamente e dolcemente. Il tutto durò pochi secondi, che parvero tuttavia eterni per entrambi i fratelli.

Aiden aveva riacquisito la ragione e ora fissava l’orribile spettacolo davanti a lui. Il fratello con una ferita tra il collo e la spalla, col torace lordato del proprio sangue, giaceva in ginocchio appoggiato al bracciolo della poltrona. Era vivo, la ferita sanguinava e si sentiva debole.

-Diamine Shawn… cosa ho fatto!- urlò il vampiro in preda ai sensi di colpa. Si tolse immediatamente la camicia.

-Tieni premuto fortemente sulla ferita, chiedo di portare acqua, ghiaccio e qualcosa per medicare la ferita-

Aiden uscì velocemente come una lampo per chiedere aiuto alla servitù mentre Shawn tamponava la ferita. La camicia diventó ben presto da bianca a rossa.

I servi arrivarono velocemente.

Aiden pose subito il ghiaccio sulla ferita aperta e provò a chiuderla, con quella poca magia che conosceva. Fallì ma apmeno il sanguinamento cessò.

Shawn era ancora lucido, aveva perso sangue, ma non abbastanza per essere a rischio di vita.

Il morso era stato più grave del previsto, ma fortunatamente Aiden non danneggiò arterie o vene di grosso calibro e il sangue era uscito piuttosto lentamente.

-Shawn, perdonami… non volevo- Aiden era quasi alle lacrime mentre bendava il fratello.

-Non è nulla, ho fatto il mio dovere-

-Finirò per ucciderti un giorno o l’altro…-

-Non lo farai, ne sono sicuro- Shawn gemette per il dolore, il fratello aveva versato dell’alcol sulla ferita per disinfettarla.

-Non puoi tornare alla Gilda, la ferita è troppo vistosa. E’ meglio se rimani qui, potrebbero scoprirti-

-Non preoccuparti mi inventerò qualcosa- rispose il fratello

Qualcuno bussò alla porta. Il vampiro si alzò e al di fuori vi era il servo di prima.

-Signore avete un’altra visita, il Barone è qui-

-Ditegli che non posso riceverlo al momento, sono piuttosto occupato-

-Occupato? Che peccato…- la voce del Barone risuonava nel corridoio, si affacciò anche lui alla porta dello studio, da lì poteva ben vedere anche il fratello del padrone di casa che giaceva sulla poltrona con un vistoso bendaggio

Aiden sospirò, la frittata era fatta, ormai aveva visto anche il fratello e fece cenno al Barone di entrare.

-Viktor, non potevi arrivare in un momento più inopportuno- sbuffò Aiden.

-Due gocce d’acqua, ma dai capelli e occhi diversi, i fratelli Frost riuniti. Se devo dir la verità, se non foste fratelli e lui non avesse un bendaggio così vistoso, vedervi così a torso nudo mi avrebbe fatto pensare a una ben altra occupazione Aiden…- sorrise il nuovo arrivato.

I fratelli arrossirono entrambi e cercarono quindi di coprirsi con gli abiti che indossavano in precedenza.

-In realtà ho capito bene la situazione, Aiden, l’odore di sangue si sente dal piano inferiore- il Barone si avvicinò al giovane vampiro e con l’indice della mano destra, rimosse un rivolo di sangue non ancora rappreso che colava a lato della bocca do Aiden.

-Delizioso, dolce al punto giusto, né troppo da risultare indigesto, né troppo poco- sentenziò dopo aver assaggiato quel poco sangue che aveva raccolto dal giovane.

Aiden cercò di ricomporsi dopo il gesto piuttosto bizzarro e sconsiderato del Barone, si pulì la bocca con la manica della camicia già sporca di sangue e prese parola.

-Shawn, lui è il barone Viktor Tristan Uxbridge, uno dei vampiri nobili- disse Aiden mentre il barone accennò un inchino con la testa.

-Viktor, lui come hai ben capito è mio fratello, Shawn Frost-

Il Barone allungò la mano, il ragazzo umano la prese con entrambe e piegò la testa. La mano del barone era gelata, pareva di ghiaccio, come anche il fratello.

-Eccellenza, onorato di conoscervi- mormorò il giovane cacciatore.

Eccellenza, si vergognava a chiamare un vampiro in questo modo. Era un titolo che usavano i Rinneganti per chiamare il loro padrone vampiro.

-A dir la verità io vi conosco da molto tempo, ma forse Shawn non si ricorda di me, bisognerebbe tornare indietro nel tempo a prima che accadesse quella disgrazia a vostro padre e poi a vostra madre- disse il Barone.

Shawn guardò stupito entrambi i vampiri.

-Non pensavo fossi ancora in vita ti credevo morto da tempo…- continuò per poi sedersi sulla seconda poltrona.

-È riuscito a sopravvivere, vive come un Rinnegante- rispose Aiden.

Rinnegante, forse era vero, forse Shawn era veramente un Rinnegante, chiamare “Eccellenza” un vampiro, donare il proprio sangue al fratello. Ora il suo stesso fratello sostiene che è un Rinnegante.

-Rinnegante, forse ti conviene esserlo. Tuo fratello non ti farebbe mancare nulla. In questo mondo bisogna schierarsi, o con noi o contro di. Ma è di gran lunga più saggia la prima scelta-disse Viktor incrociando le braccia.

-È per questo che ho rinnegato la mia umanità, ho timore di ciò che nasconde il buio e l’oscurità, servire i vampiri, Eccellenza, è di gran lunga meglio che vivere una vita nella paura- mormorò, mentendo, l’umano.

-Non credo proprio, se tu avessi timore non saresti il figlio del defunto cavalier Frost. Ma anche se fosse, saresti al sicuro anche senza servire un solo vampiro-

Sia Aiden che Shawn non capirono.

-Cosa vuol dire Viktor?-

-Aiden, ti sei mai chiesto perché ti ho preso sotto la mia ala da quando tu sei diventato il legittimo erede di tuo padre?-

-A dir la verità no…-

-Il primo motivo è che sei più simpatico, Xavier e Bryce cercano di mantenersi distaccati proclamando tuttavia la necessità di rimanere uniti mentre Claude invece è, come dire… - il Barone si trovò in difficoltà a trovare l’aggettivo giusto.

-Un gran figlio di puttana- lo soccorse Aiden ridendo.

-Esattamente! Sono lieto che tu la pensi come me- sorrise il Barone.

-Il secondo motivo è più personale, quando voi eravate bambini, vostro padre mi fece giurare che qualsiasi cosa gli fosse successa, io vi avrei protetto costi quel che costi. Ma quando egli morì, Shawn venne nascosto da vostra madre per metterlo a sicuro in quanto umano e da allora non ebbi più sue notizie. Ma ora che posso vedere che tu sei vivo e sano manterrò fede al giuramento. Ho decine di motivi per disprezzare gli umani, ma nel nome di vostro padre, e sul mio onore, non permetterò a nessuno, vampiro o umano di torcervi un capello, anche a te Shawn-

Il Barone si alzò dalla poltrona.

-Mi sto dilungando troppo, ero qui solamente perché ho trovato questi- Viktor mise sulla scrivania una borsa di pelle, all’interno volumi antichi, dalle pagine ingiallite ma ancora ben rilegati.

-Scritti di vostro padre appartenenti al passato. Li ho trovati nella biblioteca del mio maniero, pensavo fosse giusto restituirli al legittimo proprietario, o meglio proprietari visto che Shawn è in vita. Risalgono a qualche decennio prima della vostra nascita, quando gli uomini erano ancora la specie dominante-

Si avvicinò poi a Shawn, pose la propria mano sul punto in cui il ragazzo era stato morso e chiuse occhi.

Una sensazione di torpore avvolse l’umano.

-Quella ferita è piuttosto profonda, ma dovrebbe essersi richiusa- disse il Barone.

-Sei riuscito a rimarginarla?- domandò stupito Aiden che aveva fallito in precedenza.

-Ho ceduto un po’ della mia energia, dopo un centinaio di anni credo che anche tu potrai guarire una ferita senza difficoltà. Mi duole abbandonarvi, ma è stato un piacere vedervi riuniti- il vampiro li salutò per poi uscire dalla stanza.

-Pensavo fosse più… temibile- disse a bassa voce Shawn.

-E’ un gentiluomo e un amico, giurò a nostri padre di difenderci entrambi, da vampiri o da umani, ma devo ammettere che è piuttosto ambiguo sotto certi aspetti- rispose il fratello.

-Ma è stato gentile, non sento più dolore e anche la stanchezza è scomparsa- il ragazzo si tolse la maglietta e il bendaggio, con grande sorpresa notò che non vi era che un pallido segno rosato del morso ma nessuna ferita aperta.

-Shawn, è tardi, dovresti tornare alla Gilda se non vuoi farti scoprire- disse il fratello guardando un orologio sopra la cappa del camino.

-Ci vediamo Aiden-

-Mi raccomando fratello, non farti uccidere in una di quelle missioni sconsiderate!- il vampiro lo abbracciò e gli diede uno dei libri appena ricevuti, piuttosto piccolo, dalla copertina in pelle marrone.

L’umano abbandonò la casa del fratello, per tornare alla base.

Il viaggio di ritorno fu più lungo del previsto poiché si fermò al mercato nero a rifornirsi di magnesio, ma una volta in base nessuno sospettò del ragazzo.

Dormì a lungo quella notte, ma il suo sonno fu piuttosto inquieto, il diario del padre, l’incontro con il Barone e il suo giuramento. Troppe rivelazioni per quel poco tempo.

La mattina seguente la passò in laboratorio a leggere il contenuto del libro, un diario, dalle parole scritte in eleganti caratteri neri.

Iniziava pochi anni prima degli anni duemila. Le pagine contenevano pensieri, alle volte disegni ben curati.

-Che stai facendo?- domandò improvvisamente una voce fuori dal laboratorio.

-Ryo, mi hai spaventato!- sobbalzò il ragazzo.

-Comunque nulla di interessante, leggevo un vecchio libro che ho trovato l’altra sera al mercato nero- continuò.

-Capisco, il capo vuole vederci, deve dirci qualcosa di importante-

-Sai per caso riguardo a cosa?- domandò Shawn mentre si apprestava a uscire.

-No. Ha solo chiamato a rapporto i cacciatori privi di una vera e propria unità operativa-

Il ragazzo non rispose, si limitò a seguire Ryoko.

Entrambi giunsero fino all’ufficio di David Evans.

La porta era aperta ed entrarono, accolti dal capo.

Non erano soli, vi erano altri sette giovani. Maschi e femmine, Axel, Austin, Mark e Jude parlavano tra loro KD se ne stava in un angolo in disparte, sempre con il volto coperto da un’inquietante mascherina bianca. Infine Ines e Celia, che stavano dall’altro capo della stanza.

-Bene, direi che ci siate tutti- prese parola il capo.

-Vi ho riunito qui, perché ho bisogno che voi formiate un’unità per una missione- continuò.

-Che genere di missione?- domandò Mark.

-Supporto. Abbiamo un avamposto  sulle montagne. Siamo stati contattati tramite la linea telegrafica, che necessitano di rifornimenti. Il vostro compito è scortare gli approvvigionamenti fino all’avamposto e tornare indietro… possibilmente vivi. Il viaggio non sarà semplice, abbiamo stimato che ci vorrà qualche giorno per giungere a destinazione a piedi, a meno che non vogliate marciare anche la notte. Squadra Inazuma sarà questo il vostro nome. Domande?-

Nessuno parlò.

-Allora lasciate che entri nel dettaglio, l’avamposto Echo non è altro che una capanna in montagna, ma è in una posizione strategica. Nella piana sottostante si erge la Città Maledetta, la capitale dei vampiri. E’ di vitale importanza che rimanga sotto nostro controllo per poter controllare i movimenti del nemico. I rifornimenti che dovrete trasportare comprendono cibo per le prossime settimane e una serie di carichi speciali. Questi comprendono munizioni, medicinali e trattamenti per il primo soccorso. Shawn e Celia, in natura delle vostre specializzazioni dovrete assicirarvi l’integrità di questi carichi. Voi altri dovrete prestare supporto e difendere, Ines, tu sei nuova tra noi e questa missione potrebbe introdurti alla vita da cacciatrice. Abbiamo allestito il carro, avete un’ora per prepararvi e partire. Buona fortuna ragazzi-

Tutti i presenti si dileguarono. Avevano un’ora per poter preparare le loro cose, uno zaino contenente cibo, acqua, munizioni e altro ancora.

Il tempo volò in fretta.

Dopo un’ora si dovettero incontrare fuori dalla base. All’uscita dall’ingresso nord vi era un capanno diroccato. All’interno il carro carico di casse e sacchi. Un cavallo stava davanti ad esso per tirarlo.

Mancavano poche ore al tramonto si affrettarono a partire.

Stando alla cartina data da David, il gruppo doveva viaggiare sempre verso nord, seguendo un sentiero che saliva la montagna.

Il primo giorno di marcia passò in modo tranquillo. Non si erano visti non morti o vampiri, il gruppo decise quindi di camminare ancora qualche ora nella notte alla luce delle torce.

Si accamparono su una zona pianeggiante e accesero un piccolo fuoco.

La cena non era delle più ricche, pane, carne essicata erano la base per i pasti durante le missioni.

-Il primo giorno da cacciatrice, allora come ti senti?- domandò Ryo a Ines.

-Bene…- rispose.

-Bene, potresti anche aggiungere qualcosa! Non sono mica un vampiro!- rise mentre cercava di fare una goffa imitazione di un vampiro che fece sorridere il gruppo. La risata di Shawn tuttavia era amara, neanche lui sapeva bene il perché, forse per il suo rapporto personale con i vampiri.

Una seconda persona non rise, KD. Se ne stava in disparte come sempre vicino alla tenda che aveva montato con un libro in mano.

-Ma quel tipo lì è sempre così cupo?- domandò Ryo a Celia che stava seduta affianco.

-Non lo so, non lo conosco molto bene. So che si chiama Kangdae ma non conosco nient’altro- rispose.

-E’ un po’ strano ma sembra un tipo a posto, non credo ci sia da preoccuparsi- intervenne Jude.

-Da quello che ho capito è amico di Axel, dovremmo chiedere a lui- continuò la ragazza dai capelli rosa.

Improvvisamente un miagolio interruppe la conversazione.

Il verso proveniva dal carro.

Ines si alzò a controllare, alzò il telo che copriva le casse e vide un gatto nero che si stiracchiava.

-Ryoko, c’è qui il tuo gatto…- disse la ragazza.

-Come? Robin Hood!?- esclamò la seconda.

-Credo si sia nascosto prima che partissimo. A quanto pare non voleva restare solo!- sorrise Ines.

-Ragazze, meglio fare silenzio- intervenne Axel.

-Non possiamo sapere cosa nasconde il buio in questo momento. Forse sarebbe meglio se andassimo tutti a dormire- continuò.

-Signorsì signore!- esclamò Mark ridendo.

Axel sospirò poi riprese a parlare.

-Il primo turno di guardia lo faccio io. Tra un’ora chiamerò qualcuno per il cambio. Partiamo all’alba-

Il gruppo annuì e tutti entrarono nelle loro tende.

Non erano degli alloggi particolarmente confortevoli, piuttosto piccole, tre posti ciascuna. Le ragazze in una mentre i ragazzi occupavano le altre. Sul carro invece era rimasto Robin Hood che si acciambellò su una cassa di viveri.

Ogni ora si cambiava il turno di guardia.

Axel, KD, Mark, Jude…

Alle prime luci dell’alba, l’ultimo di turno svegliò il resto del gruppo. Smontarono le tende e si rimisero in marcia.

La strada non era molto diversa, un sentiero in leggera salita che lentamente li portava a quota sempre più alta. Poco a poco gli alberi iniziarono a farsi radi e la stanchezza del gruppo iniziava a farsi sentire. Nonostante il giorno prima avessero camminato anche di notte, il gruppo aveva accumulato un po’ di ritardo.

La strada, o meglio il sentiero, in certi punti era inesistente. Le rocce e i sassi franavano quando il carro passava.

-Quanto manca?- domandò Ines mentre respirava affannosamente per la fatica.

KD che era davanti a lei scosse la testa per dire che non lo sapeva.

Jude aprì la cartina.

-Stando alla cartina siamo ad una quota di 1400 metri, l’avamposto è ad altitudine 1738 metri. L’avamposto pare essere un vecchio rifugio di montagna, la Città Maledetta sta dall’altro versante della montagna… credo dovremo accamparci e riprendere domani- rispose.

-Non finché il sole non è calato del tutto, dobbiamo arrivare il prima possibile, non sappiamo da quanto tempo siano senza rifornimenti- replicò Axel.

-Concordo, potrebbero aver già finito i viveri- esordì Austin.

-Potremmo non trovare più un posto adatto per piantare le tende. Il sole tramonterebbe tra pochi minuti, se iniziamo a montare le tende, finiremo quando il cielo comincerà diventare buio- osservò Jude.

-E sia, ma domani dovremo sbrigarci- rispose Axel.

Come la notte prima, si riposarono per riprendere il cammino all’alba.

Ormai gli alberi erano ridotti a pochi pini e cespugli piuttosto bassi, macchie di erba rada di colore verde intenso sparse in mezzo alle rocce. Era una scarpinata non da poco quella che stavano facendo. Ines era l’unica a portare dei sandali, calzature completamente inadatte anche per un semplice sentiero di pietra. La ragazza stava quindi sul carro insieme ai rifornimenti.

Il gruppo era salito più in alto del previsto, avrebbero dovuto percorrere una piccola discesa, ma si fermarono poco prima di iniziare a scendere. Qualcosa non andava, un odore acre.

-Questo odore… non mi piace- disse Austin.

KD si abbassò la mascherina per sentire meglio di cosa si trattatasse.

-Fumo!- esclamò Shawn.

-Qualcosa va a fuoco…- intervenne Axel.

-Ragazzi, è meglio se voi venite a guardare- a parlare era Ines che stava poco più in alto. Da lì poteva vedere una piccola zona pianeggiante una ventina di metri sottostante.

La ragazza aveva le lacrime agli occhi, mentre con il dito indicava un edificio.

L’avamposto Echo, circondato da una serie di corpi, alberi morti ed erba bruciata.

-Hanno attaccato l’avamposto!- esclamò Celia preoccupata.

-Bastardi!- tuonò Axel.

Il biondo iniziò a scendere frettolosamente il sentiero per arrivare all’edificio seguito prontamente da Austin e Ryo con le armi in mano.

A terra giacevano corpi informi, scheletri, cani e non morti di vario tipo.

Un cadavere stava steso su di un lato.

Axel lo capovolse con un calcio.

Il petto era segnato da numerose bruciature del cristallo del sole, ma il volto era intatto, a bocca aperta con un rivolo di sangue lungo il mento. Il colore grigiastro della pelle e le zanne in bella mostra non lasciavano dubbi.

-Un vampiro- mormorò Austin.

-Un vampiro minore,  i nobili non sono vestiti così “male” e non sono così semplici da uccidere- osservò Axel.

-Qui ce n’è un altro- gridò Jude.

Non morti e vampiri erano mescolati a ciò che rimaneva dei corpi dei cacciatori. I vampiri non ebbero pietà. I corpi smembrati potevano solo essere riconosciuti per il gagliardetto dei cacciatori cucito sui vestiti o perché impugnavano una pistola o una qualsiasi arma potesse ammazzare un non morto.

Ines si coprì la bocca con la mano, gli occhi erano lucidi dalle lacrimi dopo aver visto ciò che era successo.

Shawn era diventato più pallido del normale. Non aveva mai visto un campo di battaglia. Si sentì trasalire a pensare che suo fratello avrebbe potuto far qualcosa del genere, e che lui stesso stava intrecciando dei rapporti con dei vampiri.

Il carro venne legato da Mark ad un abete. L’albero era per metà bruciato, il tronco annerito, dei rami ridotti in brace e cenere coprivano le radici.

-Che facciamo, torniamo indietro e avvertiamo mio nonno?- domandò Mark.

-Non vedo che altro possiamo fare- rispose Austin.

-Dannati vampiri, devono solo morire per quello che hanno fatto! Se solo fossimo arrivati prima!- sbottó Ryo.

-Forse saremmo morti come gli altri. In ogni caso credo sia meglio rimanere qui, David disse che è di vitale importanza difendere l’avamposto. Sarà meglio inviare un messaggio e rimanere in attesa di istruzioni- rispose Jude.

Parte del gruppo stava ancora perlustrando la zona.

L’avamposto Echo, era una capanna in mattoni, rivestito di legno all’esterno. Alcune finestre avevano i vetri infranti dopo la battaglia.

KD stava passando proprio davanti ad una di quelle finestre quando sentì un rumore, un tonfo sordo.

-C’è qualcuno qui dentro!- esclamò, per la prima volta dall’inizio del viaggio il gruppo aveva sentito la sua voce.

Gli altri ragazzi lo raggiunsero. La porta era solamente appoggiata, entrarono con le armi in mano pronti a far fuoco.

L’ambiente interno era piuttosto accogliente, pavimenti in parquet, pareti di colore giallo, rivestite per metà da pannelli in legno dello stesso colore del pavimento.

Tavoli piuttosto rustici, alcuni passarono in quella che pareva essere la cucina. Una stanza dalle pareti e mattonelle biancastre e trovarono l’intruso rannicchiato in un angolo.

Un ragazzo, dai capelli color biondo scuro e occhi blu. Giaceva in ginocchio in lacrime.

-Vi prego non fatemi del male!- piagnucolò.

Axel lo squadrò con gli occhi.

-Chi sei?- la domanda pareva più un ordine.

-Non sono nessuno, nessuno di importante!- il ragazzo era visibilmente scosso e tremava.

Austin tirò una gomitata al fianco di Axel.

-Non essere severo, non vedi che è spaventato?-

-Non aver paura, siamo della Gilda, ti aiuteremo noi- disse Mark.

-Vi prego, aiutatemi…- mormorò il ragazzo.

A sorpresa arrivò Kangdae con una coperta, presa dalle camerate al piano superiore, e gliela mise sulle spalle rimanendo poi  accovacciato affianco al ragazzo.

-Io mi chiamo Mark Evans e tu?- chiese sorridendo allungando la mano.

-Darren, Darren Lachance…- rispose ricambiando una debole stretta di mano.

-Darren, posso chiederti una cosa?-

Il secondo annuì.

-Che ci fai da solo in un posto del genere?-

-Io… io sono un cacciatore- rispose tremando.

Mark cercò di rasserenarlo con il sorriso più smagliante che potesse sfoggiare.

-Ero qui con altre nove persone... eravamo la guardia dell’avamposto ma durante la notte siamo stati attaccati- il ragazzo chiuse gli occhi tremando ma ricominciò a parlare poco dopo.

-Abbiamo sparato con tutto quello che avevamo… poi… poi ho visto…- la voce iniziò a diventare debole e singhiozzante.

-Cosa? Cosa hai visto?- chiese candidamente Mark.

-Da una finestra ho visto cosa hanno fatto ai miei compagni! Ho visto sangue e i loro corpi fatti a pezzi… entrarono qui e presero i miei compagni che sparavano, li hanno portati fuori e dilaniati. Ho avuto paura e mi sono nascosto qui in uno di quegli armadietti vuoti fino a che non se ne sono andati-indicò in lacrime una delle dispense davanti a sé.

Il respiro di Darren iniziò a diventare sempre più pesante.

-Vieni, forse è meglio se riposi un po’- disse Celia mentre lo aiutava ad alzarsi.

Lo portò al piano superiore dove vi erano le camerate, tre ampie stanze completamente rivestite di legno scricchiolante con cinque letti a castello per stanza.

Darren indicò la sua camera e si una volta entrato si mise nel suo letto sotto le coperte dove si calmò smettendo a poco a poco di tremare.

Al piano di sotto il gruppo cercava di scaricare i rifornimenti. Scatole e casse vennero ammassate nella vecchia sala da pranzo sui tavoli, le ragazze le svuotavano mentre Shawn controllava che o carichi di munizioni fossero integri e quindi sicuri. Gli altri scaricavano il tutto dal carro.

-Codardo, non doveva arruolarsi nella Gilda. Chi fugge in battaglia come può considerarsi un cacciatore?- sbuffò Axel mentre appoggiò l’ultima cassa di viveri.

Austin gli tirò uno schiaffo sulla guancia destra.

-Non ti vergogni? Tu hai combattuto tante volte ma scommetto che se tu avessi visto ciò che ha visto lui… ti saresti andato a nascondere. Un conto è uccidere un vampiro, un altro è vedere i propri compagni fatti letteralmente a brandelli-

Axel non rispose, la guancia bruciava ancora per il colpo ricevuto.

-Forse dovremmo dare ai caduti una degna sepoltura- rispose dopo attimi di silenzio.

-Scaverò una tomba- continuò.

-Ti darò una mano- intervenne Mark, seguito poi da molti altri.

Sul retro dell’avamposto vi era una stanza con degli attrezzi, tra cui delle pale, utilizzate soprattutto in inverno per la neve.

Una larga buca, scavata nel prato bruciato. Non era una fossa comune, ma non si discostava troppo. Ryo e Ines faticarono a riconoscere i resti dei cacciatori, ma dopo una lunga ricerca con l’aiuto di Jude, li poterono trovare.

I vampiri non avevano avuto pietà, corpi con ferite profonde sul volto, petto, senza arti…

Uno ad uno vennero posti nel luogo in cui avrebbero potuto riposare per l’eternità con dignità, distanziati l’uno dall’altro e coperti da un semplice lenzuolo preso dalle camere.

Shawn e Austin presero un martello e dei chiodi, riuscirono poi a rimuovere delle assi di legno dalle casse dei viveri e inchiodarle a forma di croce. Nove in totale. Una per ogni caduto. Affinché non fossero dimenticati.

Ognuna di esse venne adornata con la piastrina dei cacciatori recante il nome e il cognome.

L’atmosfera era piuttosto cupa. Un funerale improvvisato. Era triste pensare che di quegli uomini non sarebbe rimasto che una croce di legno e delle piastrine.

Qualche lacrima rigò il volto di alcuni dei cacciatori. Ines, Celia, Austin erano solo alcuni di essi anche Kangdae mostrava sensibilità lasciando cadere una lacrima da quegli occhi scuri. Darren sentendo il rumore scese a vedere che succedeva e diede una mano nonostante fosse ancora sotto shock. Perfino Robin Hood pareva triste, con le orecchie abbassate emise un lungo miagolio.

Il campo era cosparso ancora dei corpi dei non morti e vampiri caduti una ventina in tutto

-Dovremmo fare qualcosa anche per loro- disse Shawn indicando i corpi.

-Potremmo anche lasciarli agli avvoltoi dopo quello che hanno fatto!- sbottò Ryo.

-No, piuttosto direi di bruciarli- rispose.

-Vuoi onorarli con un funerale dopo ciò che hanno fatto?!- sbuffò la ragazza.

-Per questioni igieniche… non possiamo lasciarli qui, potrebbero favorire la diffusione di malattie, e noi non abbiamo farmaci a sufficienza per arginare un’epidemia…- osservò l’albino. In realtà, nel profondo del cuore pensava fosse necessario anche per un vampiro un trattamento degno. Se suo fratello fosse morto, non avrebbe mai permesso che il suo corpo venisse lasciato alle belve.

Era quasi il tramonto, ma l’ultima osservazione convinse il gruppo. Le ultime casse vennero trasformate in legna da ardere. I corpi accatastati disordinatamente su una fragile pira accesa da una torcia accesa con un semplice accendino. Con il tramonto del sole, le fiamme della pira erano l’unica luce che illuminava la zona, rischiarando le nove croci di legno in ricordo dei caduti.


****

A voi il terzo capitolo! Fuoco e sangue,

Sono stupito

di me stesso, in circa una

settimana sono riuscito a scrivere

un capitolo del genere… spero

non sia troppo lungo!

In questo capitolo vediamo il lato

atroce di questa guerra, non so voi

ma io la penso un po’ come Austin, è

facile parlare e dare del codardo a chi fugge, ma se noi tutti vedessimo

cosa ha visto Darren, credo che ben pochi non scapperebbero…

Credo di essermi dilungato fin troppo,

al prossimo capitolo!

_Eclipse

 

P.S. Pensavo di cambiare il titolo

della storia in lingua latina

per una questione di coerenza con i

capitoli. In questo caso passerebbe

da “Eternal Darkness” a “Tenebris Aeternam”.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete dei

suggerimenti per un titolo forse più adatto non esitate

a scrivermi, il

vostro parere è importante!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Aconitum Napellus ***


CAPITOLO 4: ACONITUM NAPELLUS

 

La Città Maledetta, il luogo più terrificante che vi sia per un uomo. Una volta all’interno delle sue mura nere, non vi è via di scampo.

Un insieme di edifici e baracche ammassati gli uni sugli altri. Il cuore della città era avvolto da una seconda cerchia di mura e una torre svettava imponente.

La torre Báthory. Una costruzione di pietra simile ad una fortezza. Un ponte che attraversava un fossato univa la torre al resto della città. Alta almeno trenta metri, decorata all’esterno da orribili statue raffiguranti vampiri, demoni, umani agonizzanti.

Un monumento alla ferocia dei signori della notte. Vetrate ampie ma di vetro nero e grigio per far passare meno luce possibile il giorno e chiuse da inferriate pesanti.

La base ottagonale, larga, la faceva apparire come un oscuro palazzo.

La porta era un enorme arco in pietra alto almeno due piani che si affacciava sul solido ponte di granito.

Due vampiri a cavallo erano diretti proprio verso la torre.

Xavier e Claude, i due rossi, dato il colore di capelli.

-Hai sentito cosa è successo l’altra notte?- domandò il primo.

-Illuminami-

-Bryce ha scoperto un avamposto dei cacciatori. Li ha sorpresi conducendo un attacco a sorpresa-

-Perché ogni volta che lui fa qualcosa io non so mai nulla?-

-Voleva tenersi il merito, ma pare che gli umani abbiano opposto una strenua resistenza. Nove cacciatori uccisi ma i non morti e i vampiri di Bryce che sono caduti, sono almeno il doppio-

-Tsk, se ci fossi stato io non sarebbe successo- disse Claude con un tono piuttosto altezzoso.

I due smontarono da cavallo ed entrarono nella torre.

Un ampio salone con due scale, una verso destra e una a sinistra. Non una nota di colore se non il grigio, e alcuni lugubri candelabri pendevano dal soffitto per rischiarare il piano con una fioca luce.

-Stando a ciò che ho sentito Bryce non era presente al momento dell’attacco, ha delegato tutto a dei suoi luogotenenti- continuò Xavier.

I due iniziarono a salire la scalinata di destra.

-Aveva timore di essere colpito?- rispose Claude malizioso.

-No, avevo ben altro da fare che guidare un gruppo di non morti- intervenne Bryce che li aspettava al secondo piano.

Il vampiro era vestito con una lunga tunica nera con una mantella bordata di argento sulle spalle, il tutto arricchito di fronzoli vari. Una medaglia a forma di croce argentata al collo, un cordone del medesimo colore dalla spalla sinistra agganciato al colletto della toga. Un abito cerimoniale.

-E comunque siete anche in ritardo-

Venne raggiunto poco dopo dagli altri, Viktor ed Aiden, vestiti anch’essi con con la medesima tunica nera e accessori.

Claude sbuffò, ma poi seguito da Xavier, indossò l’abito cerimoniale.

Attraversarono la porta massiccia di fronte a loro.

Si poteva sentire un sommesso vociare, che tacque non appena entrarono i cinque. Presero posto su dei troni di legno bianco posizionati l’uno affianco all’altro a semicerchio nella stanza rotonda.

I troni stavano su un palco rialzato almeno ad un metro e mezzo di altezza. Al di sotto un centinaio di posti a sedere occupati da altri vampiri, i rappresentanti dei clan minori.

L’intera stanza era un’aula di riunione. Ampia quasi come un intero piano della torre e molto alta, con il soffitto a cupola. Le luci delle candele creavano un’atmosfera soffusa e incupivano ancor di più l’aula.

-Si dia inizio alla seduta- dichiarò Bryce con tono solenne.

Una lunga, maestosa e noiosa riunione.

Viktor giocherellava semplicemente con una penna stilografica che stava sul bancone davanti a lui, una specie di altare in marmo. I vampiri nobili dovevano occuparsi della società, discutere le questioni di ordine, cercare di mettere d’accordo i clan minori e, privatamente, discutere delle contromisure riguardo gli umani ribelli e della Gilda. Si riunivano quindi con i rappresentati dei clan minori una volta a settimana per discutere per quanto riguarda le riforme da attuare.

Ormai il Barone non faceva quasi più caso a ciò di cui si parlava, lo stesso si poteva dire di Aiden, seduto alla sua sinistra.

Alla destra Bryce e Xavier dibattevano con la folla riguardo la costruzione di nuovi ghetti dei Rinneganti.

La discussione proseguì per quasi un’ora fino a quando non venne trovato un accordo su dove costruire il nuovo quartiere per gli umani traditori.

-Vi sono altre obiezioni a riguardo?- domandò Xavier.

-Io ne ho una- rispose una voce dall’altra parte della sala. Diametralmente opposto ai nobili vi era un trono più grande, alle spalle un corridoio buio. La persona che aveva risposto si fece avanti e si sedette sullo scranno. Tutta l’assemblea, compresi i nobili, si alzarono in piedi.

Rey Dark, massima autorità della società dei vampiri e vero detentore del potere, eletto monarca oltre sei secoli prima dalla precedente generazione di nobili. Un vampiro che amava mostrarsi come un umano adulto, dai capelli neri e le vesti del medesimo colore.

-Sua Altezza, saremo lieti di rispondere ad ogni suo quesito- pronunciò Bryce.

-Vorrei essere informato riguardo alle nostre ricerche- rispose il nuovo arrivato.

Un leggero vociare iniziò a levarsi dal basso.

Il Barone si alzò e si schiarì la voce con un colpo di tosse.

-Sua Maestà chiede ed io ho il compito di rispondere. Ebbene, non siamo ancora giunti ad una conclusione. Ciò che cercate non può essere trovato facilmente, le fonti sono contraddittorie, difficili da tradurre, i luoghi in cui vi è una possibilità di trovare ciò che cercate, sono numerosi. Il lavoro è lungo e faticoso…-

-Non ho bisogno di scuse, barone, ciò che esigo sono fatti. Io vi concedo non oltre un mese di tempo per ultimare le ricerche. Sono certo che non è necessario che vi spieghi le conseguenze nel malaugurato caso di fallimento-

-Naturalmente sua Altezza, provvederó  entro il limite stabilito- rispose il Barone.

-Ottimo, non deludermi Uxbridge- Ray Dark si alzò dal trono e se ne tornò nell’ombra.

-Possiamo quindi concludere l’assemblea- dichiarò Bryce per poi andarsene come tutti gli altri.

Una volta all’esterno della Torre Báthory, gli stessi nobili presero strade differenti.

Gli unici a rimanere erano Viktor ed Xavier.

-Come pensi di concludere le ricerche? Un mese passa in fretta e il lavoro è lungo-

-Non lo so Xavier, le ricerche sono difficili, la Gilda ci crea non pochi grattacapi e il tempo è breve. Ma se voglio mantenere la testa sulle spalle, devo riuscire nell’intento-

Il rosso si guardò intorno, non un anima viva, o morta, nelle vicinanze. Erano soli sul ponte.

-E’ possibile che tu non stia facendo le ricerche dovute, Barone?- sussurrò.

-Che cosa vuoi insinuare?- soffiò il secondo.

-Ho come l’impressione che tu stia cercando di sabotare Sua Maestà-

-Non dire idiozie Xavier, sto svolgendo il mio compito con tutto me stesso e al meglio delle mie capacità.

-Posso capirti Viktor- il tono del vampiro si fece più basso, un flebile sussurro.

-Io credo che Ray Dark stia prendendo troppo potere…-

-Stai diventando piuttosto inquietante Xavier, parlare di Sua Altezza in questo modo è più che pericoloso!- sussurrò il Barone.

-Sono convinto che debba essere rimosso dal suo incarico prima che possa essere troppi tardi. La reliquia che vuole potrebbe garantirgli un potere illimitato, dobbiamo far in modo che lui non la trovi!-

-Stai tramando un colpo di Stato!? Questo è alto tradimento! Ti rendi conto di ciò che stai dicendo? Ray Dark è stato legittimamente eletto dai nostri padri quando erano in carica nel Consiglio dei nobili- rispose Viktor.

-E uno ad uno i nostri padri sono venuti a mancare in un modo o nell’altro, rifletti, chi può essere stato se non lui? E’ noto che Dark aveva l’abitudine di eliminare fisicamente chiunque non fosse in accordo con lui. Io so come poterlo fermare, penso di aver scoperto dove si trova la reliquia e potremmo usarla contro di lui!-

-Stai esagerando Xavier! E’ meglio se te ne vai e fingerò che tu non abbia mai detto nulla-

Il Barone si avvicinò di più al parapetto di granito scuro del ponte spaventando un gruppo di corvi che si alzarono in volo gracchiando rumorosamente. Guardò in basso il fiume, l’acqua scorreva placidamente nel largo letto.

-Se mai vorrai concedermi un pizzico di fiducia, vieni da me nella mia abitazione e ti mostrerò cosa ho scoperto- detto questo il rosso si incamminò verso la fine del ponte.

Il Barone rimase ancora un po’ a osservare l’acqua al di sotto mentre il graffiante verso dei corvi risuonava ancora nell’aria illuminata dai primi raggi dell’alba, poi montò a cavallo per tornare nel proprio maniero.

 

****

 

L’aria odorava ancora di fumo e legno bruciato. Ma della pira non era rimasto che un cumulo di cenere grigia.

Il vento soffiava fortemente, il sole sorgeva lentamente, pallido e lontano all’orizzonte.

Le camere dell’avamposto Echo erano piuttosto comode ma allo stesso tempo fredde e piene di spifferi di aria gelata che s’infiltrava nella notte.

Ryo si alzò sbadigliando. Il letto affianco al suo era vuoto, Celia si era già svegliata. Si vestì velocemente con i suoi soliti abiti neri, canotta e pantaloncini. Sentì un brivido correre lungo la schiena, il freddo stava penetrando nelle sue ossa. Un po’ rimpiangeva il fatto di non poter avvolgersi in una coperta di lana che erano a disposizione sui letti, troppo pesanti.

Il suo stesso gatto si era rifugiato sotto una di quelle per sonnecchiare.

La ragazza scese la piccola scala a chiocciola. Il legno chiaro scricchiolava ad ogni passo che faceva, ma non era un rumore fastidioso, era quasi uno scricchiolio piacevole, dava una sensazione di un luogo da chiamare veramente casa al contrario dei tetri corridoi di cemento del quartier generale.

Al piano inferiore si trovò davanti KD, per una volta senza mascherina, con in mano una tazza e seduto su un gradino della scala.

-Ehi Kangdae, non dirmi che quello è un vero caffè!- esclamò la ragazza estasiata dall’odore della bevanda diffuso nella sala.

Il ragazzo accennò un sì con la testa.

-E dove l’hai preso?- continuò Ryo.

L’altro indicò con la mano destra la sala da pranzo.

-Non parli molto vero?-

Nuovamente un cenno della testa per dire di no.

-Vedrai che ti farò parlare io nel bene o nel male!- scherzò la cacciatrice riuscendo a strappare un sorriso all’altro.

La sala da pranzo era una semplice stanza, piuttosto rustica come tutto il resto dell’edificio. Legno chiaro ovunque, tavoli, pavimento e la metà inferiore dei muri. La luce entrava dalle finestre rischiarando tutto quanto. Era da tempo che non vedeva una stanza illuminata naturalmente.

-Buongiorno!- esclamò la sua fidanzata seduta ad un tavolo affianco a Shawn.

-Buongiorno ragazzi- rispose, l’occhio gli cadde sul piatto della ragazza. All’interno c’erano quelle che sembravano essere delle crepes dolci.

-Quelle sono veramente crepes?- continuò.

-Sì, abbiamo deciso di concederci questo lusso dopo la misera colazione dei giorni scorsi- rispose Shawn.

-Forse ne sono rimaste alcune in cucina, o almeno credo, ho visto Mark con un piatto pieno!- rise l’albino.

Non se lo fece ripetere due volte e tornò poco dopo con un piatto di crepes.

-Deliziose! Chi le ha preparate?- chiese dopo averne tagliato un pezzo e assaggiato.

-Kangdae, non pensavo fosse così bravo in cucina!- rispose Celia.

-Sarà pure silenzioso ma ci sa fare ai fornelli- continuò il ragazzo dai capelli argentati.

Jude arrivò a interrompere l’armonia, quasi fosse un uragano improvviso.

-Ho bisogno della vostra attenzione per favore- esordì.

Nella stanza calò il silenzio.

-Sono riuscito a contattare il centro grazie al telegrafo e in breve ho spiegato la situazione. Gli ordini sono di rimanere qui fino a che non inviano un unità a tempo pieno, dovremo pazientare qualche giorno-

Nessuno parlò. Sotto certi punti di vista era meglio restare lì nell’avamposto che non nella base e poteva sembrare anche una vacanza, anche se questo li esponeva ad un rischio maggiore.

Dopo la notizia i più ricominciarono a far colazione.

Ines prese un piatto con le crepes preparate da KD e salì verso le camerate.

Entrò in quella sull’estrema destra.

In uno dei letti c’era Darren, avvolto nelle calde coperte che dormiva ancora.

La ragazza poggiò il piatto sul pavimento, stava per andarsene quando venne chiamata.

-Perché te ne vai?- domandò il ragazzo con la voce impastata dal sonno.

-Pensavo stessi dormendo- rispose Ines.

-Grazie per avermi portato da mangiare-

-Di nulla-

-Come ti chiami?-

-Ines Leblanc-

-Piacere Ines, io sono Darren- il ragazzo si tolse le coperte per sedersi sul bordo del letto raccogliendo il piatto di crepes.

-Se ti va… puoi prenderne una- continuò.

Seppur un po’ esitante, la cacciatrice si avvicinò e si sedette affianco e prese una crepes per far compagnia all’altro.

-Volevo ringraziarvi per ieri, non pensavo sarebbe arrivato qualcuno…-

-Siamo cacciatori della Gilda, il nostro compito è aiutare gli altri- rispose Ines.

-Come posso essere io un cacciatore, se non ho il coraggio di affrontare un vampiro?-

-Io credo che ognuno possa dare il proprio contributo. Da quello che ho capito Shawn, il ragazzo coi capelli e gli occhi grigi, non ha mai sparato un colpo. Eppure le sue abilità con la chimica e la biologia sono essenziali. Penso che dovremmo solo trovare in cosa sei più capace-

Il ragazzo arrossì un po’.

-Forse hai ragione- rispose Darre.

Ines sorrise per poi continuare.

-Potresti aiutarmi ad allenarmi, non sono ancora molto brava con le armi-

-Che fucile hai?-

-In realtà non ho un fucile, in armeria ho trovato un arco e una piccola spada e ho scelto quelle-

-Un arco e una spada? Wow sono pochi i cacciatori che usano quelle armi, sono difficili da usare e si richiede una buona dose di coraggio combattere con quelle!-

-Allora che ne dici? Potremmo costruire un bersaglio con le assi rimaste-

Lo sguardo del ragazzo divenne più luminoso.

-Ci sto!-

I due scesero al piano inferiore come delle saette per provare a costruire un bersaglio.

Un semplice pannello in legno. Frugando nei cassetti di alcuni mobili all’interno dell’ex rifugio, trovarono un pennarello indelebile nero. Lo usarono per disegnare un cerchio nel mezzo del pannello seguito da una serie di circonferenze sempre più ampie.

Il lavoro di un paio di ore.

Quando fu finito, venne appoggiato all’esterno dell’edificio.

La ragazza si armò, un arco, dall’impugnatura in metallo in cui erano incastonate delle pietre di colore verde e bianche. Lunghe frecce dai pennacchi candidi e una letale punta d’argento con tre rebbi affilati per massimizzare il danno inflitto.

-Quell’arma deve valere molto… sicura che fosse in armeria?- domandò Darren mentre ammirava la fattura dell’arco.

-Sì, mi ha accompagnato Austin a prenderlo- rispose la ragazza.

-E’ leggero- osservò l’altro mentre lo soppesava con una mano.

-Sì, ma non sono ancora brava a mirare-

-Non c’è un mirino, neanche rudimentale. Sarà difficile prendere il bersaglio-

-Proviamoci!- esclamò Ines.

La cacciatrice si mise in posizione a dieci metri di distanza, fece un respiro profondo, impugnò l’arco con la sinistra e iniziò a tendere la corda con un dardo incoccato.

Quando venne rilasciata, la freccia sibilò nell’aria ma si conficcò nei cerchi più esterni.

-Poteva andare meglio- esordì alla vista del risultato.

-Potrei provare io?- chiese il giovane spettatore.

-Certo!-

La ragazza gli passò l’arco, Darren imitò gli stessi movimenti di lei. Ma appunto come lei il risultato non cambiò.

-Non è per niente semplice- disse dopo aver tirato.

Dall’esterno qualcuno li osservava, scherzando o facendo il tifo per l’uno o per l’altra.

-Scommetto che il ragazzo non fa neanche un centro- disse Axel mentre guardava i due aspiranti arcieri.

-E io invece scommetto che potrebbe stupirti- replicò Austin.

-Ragazzi, sottovalutate il potenziale della ragazza, scommetto la mia dose di caffè di domani che Ines fa centro- intervenne Ryoko.

-Meglio se desisti Ryo, è con noi da poco, non sa tirare- continuò Axel.

-Neanche il nuovo acquisto pare un esperto- rispose la ragazza dai capelli rosa riferendosi a Darren.

-io vado in fondo fino alla fine, che fai Axel, scommetti la tua dose di caffè? Se lei fa centro vinco io altrimenti vinci tu- la ragazza allungò la mano verso il biondo.

-E va bene, ci sto- sorrise quest’ultimo stringendole la mano.

All’esterno i due continuarono a tirare frecce ignari su cosa stessero pensando gli altri del gruppo.

Ma ben pochi dardi giunsero all’interno di uno dei cerchi intermedi del bersaglio.

KD lasciò la sala da pranzo da cui si vedeva la “gara” per andare proprio dagli arcieri.

Con la mano destra fece un gesto. I due non capirono.

Provò allora ad essere più esplicito indicando l’arco.

-Vuoi provare anche tu Kangdae?- domandò Ines.

Mosse solamente il capo.

Una volta preso l’arco si mise in posizione di lato, incoccò una freccia e iniziò a tendere la corda fino a quando non sentì l’impennaggio in gomma sfiorargli la guancia.

Chiuse un occhio cercando di focalizzare il centro. Un semplice cerchio nero su un pannello di legno, non troppo chiaro.

Lasciò andare la corda. La freccia fischiò fendendo l’aria per poi andare a conficcarsi nel cerchio piú interno, aveva fatto centro sotto gli occhi increduli dei due ragazzi e dei cacciatori nell’avamposto.

-E ora? Chi ha vinto?- chiese Ryo ad Axel.

-Direi che non avete né vinto né perso-

Intervenne Shawn.

-Kangdae non faceva parte della scommessa, e poi lui è un cecchino, mirare e colpire con precisione è normale per lui- continuò Celia.

-Per questa volta chiudo un occhio sulla scommessa- rispose placidamente Axel per poi andarsene anche lui.

Gli altri rimasero a guardare. Kangdae provò una seconda volta e nuovamente riuscì a fare centro.

-Scusa se lo chiedo, ma come fai a prendere sempre il centro?- chiese Ines.

KD la guardò con sguardo interrogativo.

-Sempre che tu voglia condividire il tuo segreto, noi non ti obblighiamo!- continuò Darren.

-Non ho un segreto- pronunciò il terzo arciere facendo sentire per la prima volta dal giorno della partenza la sua voce profonda.

Ora erano gli altri due ragazzo che lo osservavano senza capire.

KD passò l’arco a Ines.

-Preparati-

La ragazza incoccò la freccia.

-Non pensare a dove si trova il bersaglio, pensa a dove andrà la freccia-

La ragazza continuava a non capire.

-Soffia un leggero vento. Devi aggiustare il tiro e puntare un po’ più a sinistra così quando il vento sposterà la freccia farai centro. Tendi la corda fino a che l’impennaggio non tocca la tua guancia. Ora guarda il bersaglio e cerca di vederlo dentro di te. Quando vedrai solo il centro allora scocca-

Ines osservò il bersaglio per un po’ e poi chiuse gli occhi. Riusciva a vederlo.

Un cerchio nero da infilzare. Iniziò a sentire la fatica, i muscoli doloranti e sentiva un tremolio sul braccio destro che tendeva la corda. Scagliò la freccia. Rispetto agli altri tiri, era stato più veloce e preciso. Il dardo si conficcò poco fuori dal cerchio centrale.

-Tiravi con l’arco?- domandò Ines

-No, ma sono un tiratore scelto, tra un fucile e un arco non trovo molta differenza- dopo queste parole se ne tornó lentamente all’interno dell’avamposto delegando quindi a Ines il compito di insegnare lo stesso a Darren.

Poco distante, Jude e Mark scrutavano. con un binocolo a valle. Dal bordo di un precipizio avevano una buona visuale della Città Maledetta.

Potevano osservare la torre Báthory nel cuore della città, le mura scure e alcune delle massicce porte.

Nonostante fosse giorno vi erano degli scheletri di guardia, tuttavia erano ancora troppo lontani per vedere bene cosa succedeva nelle strade.

-La guarnigione di questo avamposto ha quindi il compito di avvertire qualsiasi movimento verso sud dei vampiri- osservò Mark.

-Esattamente, tuo nonno ci ha dato il dovere di rimanere qui a fare da sentinelle nel caso in cui quella porta si apra- rispose Jude puntando la porta meridionale. Un massiccio portone metallico con macabre decorazioni per scoraggiare gli estranei ad entrare. Teschi, teste di demone erano in rilievo sul bordo della porta insieme a delle pesanti borchie di ferro.

Si potevano anche notare gli enormi cardini di bronzo fissati alle mura.

-Non sembra per niente un posto accoglievole- continuò Mark.

-A meno che non sia un Rinnegante, molti vivono lì nelle baracche alla periferia al servizio dei vampiri. Si dice che nessun umano sia mai uscito dalle mura esterne-

-Raccapricciante-

-Puoi dirlo forte Mark, ma temo che non riusciremo mai a fare breccia in quel posto, ora come ora. Siamo troppo pochi per assediare la fortezza dei vampiri-

Jude smise di guardare, indossò nuovamente gli occhialini da aviatore sui suoi occhi rossi e tornò nell’avamposto.

Il giovane Evans restò ancora qualche istante con lo sguardo puntato sulla torre Báthory che svettava oscurando con la sua ombra la città.

 

****

 

Il palazzo del casato Foster era forse uno di quelli più particolari. Simile ad un castello medievale costruito su di un isolotto nel mezzo di un lago.

Le torri si slanciavano in alto verso la luna crescente.

Il Barone aveva cavalcato a lungo. Xavier abitava piuttosto distante rispetto agli altri vampiri e alla Città Maledetta.

Non era solo. Nello stesso momento era arrivato anche un altro cavaliere.

-Claude, che dispiacere vederti anche in un momento come questo- esordì glaciale Viktor.

-Lo stesso vale per me- ghignò il rosso.

-Ma credo che sia meglio abbandonare l’odio reciproco e concederci una tregua, momentanea ovviamente, non voglio essere un tuo amico troppo a lungo- continuò il vampiro dagli occhi gialli.

-A malincuore concordo con te. E’ meglio se non cercassimo di ucciderci nei prossimi giorni-

Entrambi smontarono da cavallo ed entrarono nell’abitazione di Xavier.

La porta era stata lasciata aperta intenzionalmente.

Il Barone si tolse il cappuccio del mantello rivelando i propri capelli candidi e osservò il lungo corridoio dell’ingresso. Pareti in arenaria decorate da arazzi con lo stemma della famiglia Foster. Sul pavimento un lungo tappeto dei medesimi colori degli arazzi.

Nessuno venne ad accoglierli.

Claude sbuffò per poi tossire leggermente nella speranza che qualche servo venisse ad accoglierli.

Attesero a lungo. Viktor e Claude, nemici eterni, ora l’uno affianco all’altro ma non vi era tensione tra loro.

Arrivò poi uni dei servi dei Foster, una donna pallida dai capelli neri piuttosto malconci e vestita con un semplice abito beige, una tunica che arrivava fino alle caviglie.

-Prego le Loro Grazie di perdonare il mio ritardo. Lord Whitingale e Lord Frost sono già arrivati. Seguitemi signori-

I due non esitarono a seguirla.

-Spero solo che ciò non sia vero- sussurrò Viktor.

-Sarebbe una tragedia, immagina tutte le conseguenze e i risvolti che avrebbe per tutti noi- rispose Claude.

La serva li condusse presso lunghi corridoi decorati da quadri e armature medievali e poi verso una tortuosa scala a chiocciola. Alla fine della scala una porta. L’ingresso per gli appartamenti privati del padrone di casa.

La serva si inchinò e poi se ne andò.

Una volta entrati vennero accolti da uno spettacolo orribile.

Xavier disteso a terra sul pavimento di pietra, gli occhi verde acqua spalancati, vuoti e freddi. La bocca semiaperta. Al suo fianco un bicchiere di cristallo rotto, intorno ad esso un liquido rossastro.

-Che diavolo è successo qui!?- tuonò Claude.

Bryce non rispose, il suo sguardo glaciale si specchiava nelle iridi dorate del rosso.

-Rispondi Bryce, ci hai chiamato dicendo che era successo qualcosa di grave a Xavier e ora voglio delle cazzo spiegazioni!-

Claude era su tutto le furie.

Il Barone notando il liquido sul pavimento, si inginocchiò e con l’indice ne prese un po’ per sentirne l’odore. Sapeva di vino, ma poco dopo il profumo dell’uva venne sostituito quasi subito da un odore acre.

Viktor si mise una mano alla bocca per il disgusto e pulì il vino sul dito con un fazzoletto.

Dopo aver tossito qualche volta prese parola:

-Aconito, è stato avvelenato-

-Quella pianta è subdola, mortale anche per noi vampiri, il suo sapore e odore si nascondono ai nostri sensi per poi emergere prepotentemente quando è troppo tardi- mormorò Bryce.

-Chi è stato!?- Claude era in preda alla rabbia.

-Un servo, voleva essere un eroe e vendicare la razza umana. Si è suicidato con lo stesso veleno per sfuggire alla cattura- rispose Bryce.

-Una vera tragedia- sussurrò Aiden a testa bassa e con un filo di voce.

-Lo vendicherò io, farò trucidare dieci… no cento umani in suo onore! Che tutti sappiano cosa è successo!- Claude stava quasi delirando per il dolore.

-Claude, calmati per favore. Xavier non approverebbe questa isteria- la voce di Bryce era severa, fredda.  Non sembrava nemmeno dispiaciuto per il fatto.

Viktor si abbassò nuovamente. Con una lacrima che gli rigava il volto, chiuse gli occhi del defunto.

-Così sembra che dorma, possa avere pace- disse.

I nobili erano ormai quattro attorno al corpo del loro pari, del loro collega e allo stesso tempo, amico.

Aiden e Viktor, con l’aiuto di Claude posarono il corpo sul letto a baldacchino, con le braccia lungo i fianchi e le mani giunte sull’addome.

I nobili rimasero in quella stanza in silenzio per un lungo periodo di tempo a vegliare sull’amico. Se ne andarono solo poco prima dell’alba.

Aiden e Viktor stavano tornando alle loro dimore, quando il primo prese parola con flebile voce:

-Che ne sarà ora? Non c’è nessuno che potrà sostituire Xavier-

-No, nessuno. Né come amico né come nobile. L’ultimo erede si è spento e il casato dei Foster si è quindi estinto in un modo drammatico-

Quelle dure parole avevano fatto calare un silenzio pesante e glaciale.

Viktor pareva piuttosto strano. Lui stesso aveva un brutto presentimento.

I primi raggi del sole iniziarono a fare capolino, raggi malefici che bruciavano sul volto pallido dei due.

Proprio alle prime luci dell’alba del giorno prima, Xavier gli aveva confidato le proprie intenzioni.

Il Barone, fiducioso avrebbe voluto andare dall’amico e scoprire cosa sapeva. Tuttavia dovette andarci per ben altri motivi.

Il nobile visconte Xavier Foster, trovato morto nel proprio alloggio avvelenato con dell’aconito nel calice di vino. Il colpevole un servo, colto da manie di grandezza con l’intenzione di diventare un eroe per tutti gli umani. Un eroe piuttosto pavido, che finì per suicidarsi per scampare alla cattura.

Lo stesso Visconte il giorno prima aveva confessato di voler rovesciare Ray Dark e , stando al nobile Foster, sua Maestà aveva l’abitudine di eliminare i propri avversari…

 

“Come ha fatto Dark a venire a conoscenza delle intenzioni di Xavier? Possibile che lo stesse sorvegliando?” Pensò il Barone.

 

Ormai quel brutto presentimento stava prendendo forma, il servo era forse solo un mezzo, un capro espiatorio per coprire la vera mente del delitto.

 

“Se non si fosse confidato con me non avrei questi sospetti… ma forse è meglio che inizi a mantenere alzata la guardia”

Ormai la mente del Barone era avvolta dal pensiero di un omicidio ben progettato e organizzato da qualcuno di superiore.

Anche senza le prove per dimostrarla, la teoria era piuttosto macabra.

Dopo aver salutato Aiden, tornò quindi al suo maniero, nella sua stanza sul suo altare quando ormai era mattino. Il sole bruciava ancor di più e dovette far ricorso a tutte le sue forze per schermarsi dalla luce.

Faticò a prendere sonno, era turbato ancora da quelle congetture.

Tuttavia era vero, erano congetture, mere ipotesi prive di fondamenta, pensieri che non avrebbero cambiato la realtà. La morte dell’ultimo visconte di casa Foster, la morte di un amico.


****

 

A voi il quarto capitolo,  Aconitum napellus, nome

scientifico dell’aconito. Forse non sarà

emozionante come gli altri, ma ho

voluto mostrare uno scorcio della

società dei vampiri e qualche momento

di vita quotidiana all’avamposto…

dopotutto essere in una capanna in

montagna “lontano” dai vampiri

si può dire che è una sorta di vacanza.

Purtroppo abbiamo anche perso il primo

eroe dell’Inazuma, non che fosse poi così importante nella storia,

purtroppo Xavier è comparso in due

capitoli e con ben poche battute…

Ho cercato anche di lasciare qualche

riferimento alla letteratura vampiresca

come l’aconito, pianta mortale che

secondo le leggende allontana/nuoce

ai vampiri e anche la torre Báthory che.

prende il nome da Erzsebet Báthory

una nobildonna ungherese vissuta alla

fine del XVI secolo, nota come Contessa Dracula e rea della morte

di centinaia di donne

(meglio che non scenda nei dettagli

sul perché lo facesse… ma per i

curiosi, la cara

Wiki non si trattiene!)

Ora sarà meglio che vada,

al prossimo capitolo!

_Eclipse


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Requiem Aeternam ***


CAPITOLO 5: REQUIEM AETERNAM

 

Era giunto il momento. Tre giorni erano passati dal fatto.

Xavier Foster poteva ora riposare veramente in pace.

Un funerale maestoso, per una ancor più maestosa persona.

Un corteo sfilava tra le vie selciate della Città Maledetta.

Una carrozza trainata da cavalli neri, adornati da pennacchi dello stesso colore, trasportava il feretro. La bara coperta da una bandiera recante lo stemma del casato Foster con i colori rosso e verde.

Davanti ad esso una guardia d’onore, poco più di una decina di vampiri minori in fila per due e vestiti completamente di nero, con quella che pareva un’uniforme militare.

Le “guardie del teschio” l’unica unità di soldati vampiri. Una élite che aveva il compito di sorvegliare la città e se necessario sedare le rivolte più feroci.

Dietro al carro funebre il resto del corteo. Amici stretti, conoscenti e, verso il fondo, anche gli stessi servi del castello.

Alla testa di tutti quanti, i quattro vampiri nobili, l’uno affianco all’altro.

Camminavano lentamente al passo della guardia.

Gli stessi nobili, gli amici più cari del defunto, erano forse i più provati dal dolore della perdita.

Claude tratteneva le lacrime a stento tenendo alta la testa cercando di apparire forte come sempre e privo del suo solito ghigno.

Bryce cercava di nascondere i sentimenti dietro alla sua maschera di ghiaccio avvolgendosi nel mantello grigio chiaro

Aiden teneva il capo basso coperto da un semplice cappello di velluto e vestito di un completo scuro, qualche lacrima rigava il volto

Viktor era tremante e alle volte si guardava in giro disorientato. Era vestito con una vecchia uniforme scura, una fascia nera bordata di bianco sul petto e in mano teneva un bastone da passeggio dal pomolo in argento usato nelle grandi occasioni per dimostrare il proprio status.

Era pieno giorno.

Il sole era tuttavia offuscato dalle nuvole, grigie, sembrava quasi che anche il cielo volesse piangere la morte del ragazzo.

Non vi erano i malefici raggi della luce, ma nonostante ciò molti vampiri al seguito erano coperti da mantelli o copricapi a falda larga.

L’intera cerimonia era stata progettata per essere ricordata per gli anni a venire. Il corteo avrebbe sfilato per le strade principali della città, affinché tutti potessero assistervi, dal più grande dei vampiri, all’umilissimo servitore umano.

I lati delle strade gremivano di gente accorsa a rendere omaggio. Donne e uomini, vecchi e bambini, vampiri e umani.

Tutti quanti si accalcavano alzando un braccio in segno di saluto. Alcuni si inchinavano. Alcuni vampiri erano in preda ad un pianto drammatico.

I rintocchi delle campane della torre Báthory risuonavano all’unisono. Un singolo botto profondo.

Viktor continuava a far correre lo sguardo a destra e a manca. Vedeva tutta la gente in piedi ai lati, affacciata alle finestre delle case che costeggiavano la casa, poteva osservare vessilli neri appesi alle terrazze e ad ogni palo.

Vedeva il vero volto della società dei vampiri. L’ipocrisia che dilagava.

 

“L’avete ucciso e gli concedete funerali solenni, come se fosse vera la storia del servo” pensò.

 

Ormai ne era convinto, non poteva essere tutto un caso, Ray Dark aveva ordinato la sua morte e stranamente egli non era neanche presente alla cerimonia alimentando ancor di più i suoi sospetti.

Xavier Foster, eliminato dalla stessa società che voleva rovesciare eliminandone il capo, era ora ricompensato con i funerali solenni da quella stessa società.

Sarebbe stato ricordato come un martire.

Il corteo avanzava e ora poteva vedere un gruppo di bambini, umani, vestiti di bianco.

I figli dei Rinneganti, i pochi uomini che potevano vivere in condizioni “agiate”.

Quegli stessi bambini avevano un qualcosa di spettrale, si inchinarono insieme nel medesimo momento, per poi rialzarsi e lanciare un mazzo di fiori al passaggio del carro funebre.

Nuovamente le campane risuonarono.

Un gruppo di giovani vampire si asciugavano le lacrime, erano completamente vestite a lutto con sulla testa una veletta che copriva parte del volto.

 

“Piangono come se lo conoscessero, ma è probabile che non sappiano nemmeno come fosse il suo volto”

 

Il Barone iniziò a picchiare la punta del bastone sempre più forte. Un sordo tonfo ad ogni passo.

Per la terza volta le campane suonarono.

Un gruppo di giovani volontari, vampiri, si schierarono ai due lati della strada alzando i vessilli di sua Maestà Ray Dark.

Il corteo entrò nella seconda cerchia di mura, la più interna.

Un’alta muraglia merlata. Sulla cima solamente uno stormo di corvi gracchianti. Creature orribili che sembravano guardare tutta la scena dall’alto gustandosi lo spettacolo.

Viktor poteva vedere ora la torre Báthory, simbolo del potere dei signori della notte, troneggiare cupamente sulla città.

La testa iniziò a girargli. Quasi si sentiva male.

Si fermò improvvisamente.

Bryce si voltò solo per qualche secondo per poi riprendere il cammino alla testa del corteo.

Solo Aiden si fermò per poi avvicinarsi.

Viktor era tremante, respirava affannosamente.

Il più giovane si mise al suo fianco e gli mise la mano sulla spalla sinistra.

-Viktor, ti senti bene?- sussurrò.

-No, non sto bene... - rispose con un filo di voce.

-Dobbiamo andare, non possiamo lasciare gli altri da soli-

-Non capisci Aiden. Tu non la vedi-

-Vedere cosa?- il ragazzo iniziò ad accompagnare il Barone, erano ormai gli ultimi dell’intero corteo.

-L’ipocrisia-

Aiden non capiva.

-E’ tutto una messa in scena, diretta magistralmente da un grande1 regista invisibile-

-Viktor continuo a non capire, la luce del sole ti sta facendo male-

Alcune gocce di pioggia caddero leggere sul selciato della strada.

-Xavier non è morto come noi pensiamo- la voce del Barone era ormai un flebile sussulto a malapena udibile e rotta dal principio di un pianto.

-Ne sono certo… è stato Dark-

L’accompagnatore sgranò gli occhi.

-Come fai ad esserne certo? Questa è un’accusa gravissima-

-Xavier mi aveva confessato il giorno prima di morire, che avrebbe voluto deporlo perché sta acquistando troppo potere-

I due rallentarono il passo, erano poco dietro agli altri, ma era meglio che nessuno udisse la conversazione.

-Vuoi dire che Dark l’ha eliminato perché era un oppositore?-

Viktor rispose muovendo la testa senza pronunciare parole.

-Ma è stato trovato il corpo dell’assassino nei sotterranei-

-L’aconito è raro, anche tra i cacciatori ci sono poche persone che conoscono il suo effetto mortale su noi. Come ha potuto un servo procurarsene un’essenza e utilizzarla contro il padrone? C’è qualcuno dietro, qualcuno che l’ha istruito e indotto poi a suicidarsi! Quel qualcuno è Dark, e chi altri potrebbe essere?-

-Io… non so che dire Viktor, mi sembra tutto così assurdo…-

-Aiden, fidati di me. Io sto confessando tutto perché mi fido di te dal profondo del mio cuore, te ne prego fallo anche tu e non farne parola con gli altri- lo implorò Viktor ormai in lacrime.

Il secondo vampiro sospirò.

-Va bene… mi fido ma voglio indagare lo stesso-

I due accelerarono il passo.

Il corteo era giunto a destinazione, il salone principale della torre Báthory, dove avrebbero dato l’ultimo saluto a Xavier prima che venisse sepolto.

La torre stessa sarebbe stata la tomba, come nelle antiche cattedrali nelle quali i morti potevano riposare in eterno.

Le campane, suonarono per l’ennesima volta all’unisono.

 

****

 

-Scoprite le carte ragazzi… a meno che qualcuno di voi non voglia rilanciare- sorrise Ryo mostrando un ghigno malizioso.

Il poker è un gioco d’azzardo, si vince e si perde. In un mondo come questo molti riescono a sopravvivere solo grazie al gioco.

La posta in palio erano principalmente le razioni di ciascuno. Dopo la colazione straordinaria del primo giorno, si è ritornati a stringere la cinghia.

-Io rialzo, aggiungo la porzione di confettura della mia colazione di domani- rispose Axel.

Alzò le sue carte, una scala comune, dal dieci all’asso.

In gioco erano rimasti solo Ryoko ed Ines.

-E va bene porcospino, aggiungo anche la mia porzione. Ines, tu che fai? Stai al gioco?-

-Sì, voglio provarci-

-Axel, a te l’onore- disse la ragazza dai capelli rosa.

-Scala- il biondo mostrò le proprie carte.

Ryo sbuffò sonoramente, aveva un tris di otto. Avrebbe dovuto capire cosa aveva in mano l’avversario.

-Ti è andata male Ryo…- Axel stava già pregustando la vittoria.

-Io, credo di aver vinto- intervenne Ines mostrando le proprie carte. Cinque carte di fiori. Colore, combinazione appena superiore alla scala.

Ryo iniziò a ridere a crepapelle.

-Dannazione! La fortuna del principiante!- esclamò il giocatore.

-Già, chissà se sei così fortunata anche con i vampiri!- continuò Ryoko.

-Lo spero, non sono ancora così brava con l’arco-

-Stai migliorando- intervenne KD con la sua voce profonda.

-Ehi ragazzone, adesso non smetti di star zitto!- scherzò la rosa.

Il nuovo arrivato non rispose, si limitò a osservare il tavolo in legno sul quale erano state scoperte le carte.

-A proposito di arco e frecce… dov’è il tuo amichetto?- domandò Axel rivolto alla vincitrice.

-Chi?- domandò lei visibilmente imbarazzata.

-Darren, è da tutto il giorno che non lo vedo… e poi fuori piove a dirotto- il ragazzo si voltò verso la finestra alla sua destra. Un cielo grigio sovrastava la capanna mentre pesanti gocce di pioggia cadevano rumorosamente picchiando sul tetto e sui vetri.

-Non lo so, non ho idea di dove sia- rispose arrossendo.

-Ehi ehi, vedo che quel ragazzo ti fa uno strano effetto o è una mia impressione?- chiese Ryoko.

-Ryo, per favore, non vedi che è già in imbarazzo?- intervenne Celia.

-Hai ragione anche tu… forse è meglio che vada alla ricerca io di una persona. Shawn non è ancora uscito dalla camera-

La ragazza si alzò rumorosamente per salire al piano superiore.

L’albino stava rannicchiato nel letto avvolto in una pesante coperta marrone.

Ryo sentiva i suoi denti che battevano.

Il ragazzo tremava come se il gelo fosse piombato nella stanza.

-Shawn, tutto bene?-

Nessuna risposta.

La ragazza si avvicinò e lo scoprì violentemente e poggiò una mano sulla fronte. Era calda e stava sudando.

-Scotti, hai la febbre. Chiedo a Celia se può aiutarti-

-Non è febbre, mi sento gelare- la sua voce era tremolante.

-Io… ne ho bisogno... - continuò.

Il volto della ragazza divenne scuro, pareva un’ombra.

-Shawn, alla fine il tuo corpo reclama i morsi, sai questo cosa significa vero?-

Il ragazzo annuì.

-Per il tuo bene, credo sia meglio che tu rimanga qui a letto. Se necessario legato. Voglio che tu esca da questa dipendenza. Quando è stata l’ultima volta che ti ha morso-

-La notte prima di partire-

-Dovevo immaginarlo che non saresti andato solo al mercato nero quella notte-

-E’ stato più forte di me- piagnucolò.

-Io sono una tua grande amica, ma per il bene tuo e degli altri, ti avverto. Se mai dovessi incontrare tuo fratello, lo ucciderò con le mie mani- il tono di Ryo era diventato improvvisamente severo e cupo.

-Non credo potresti farcela…-

-Pensi non sia abbastanza forte?- nella voce della ragazza si poteva captare un pizzico di rabbia.

-Non è quello che voglio dire, mio fratello è un vampiro nobile-

Un tuono squarciò l’aria. Lo scoppio risuonò per diversi secondi prima di calmarsi.

-Direi che forse è meglio smettere di discutere, sto perdendo un po’ la pazienza.

Shawn non rispose. Sapeva che era meglio non far arrabbiare l’amica. Quando va su tutte le furie tende a diventare piuttosto violenta distruggendo ciò che le capita a tiro.

Uscì sbattendo la porta.

Ancora tremante Shawn cercò di alzarsi e per frugare nel suo zaino ai piedi del letto a castello per prendere il vecchio diario del padre.

Nonostante il dolore e i tremori per l’astinenza, iniziò a sfogliare le pagine per cercare di distrarsi.

Erano tutte quante ingiallite dal tempo. Le parole corsive erano chiare, una calligrafia nitida e curata come se fossero state scritte da un artista.

Era aggiornato in modo irregolare. Alle volte quotidianamente, altre volte si spaziava di una settimana o un mese.

La cosa che balzò subito all’occhio era la data. Circa a metà del diario, la data cambiava.

“Dal ventun marzo 2036” si passava al “ventinove marzo primo anno dell’era oscura”. Incuriosito Shawn iniziò a leggere:

 

“21 marzo, 2036

 

Dopo oltre ottant’anni di ricerca siamo riusciti a ritrovare una delle nostre antiche reliquie.

L’interpretazione delle antiche pergamene di Qumran è stata più complessa del previsto ma oggi, sia io che il barone Uxbridge possiamo farci vanto di riesumare questo antico tesoro.

Sua Maestà pare sia molto interessata e desidera vedere dal vivo la nostra scoperta.

Il nostro problema più grande è riuscire a trasferire alla dimora di Sua Altezza il ritrovamento senza destare sospetti negli umani… forse è meglio che egli venga qui se desidera contemplare le nostre scoperte.

Ne parlerò domani stesso con Viktor per sentire un suo parere, dopotutto il trasferimento sarebbe al momento piuttosto complesso oltre che pericoloso”

 

Più leggeva e più si incuriosiva, antichi tesori e ritrovamenti, proprio come in uno di quei vecchi racconti di avventura e pirati che andavano in voga prima dell’avvento dei vampiri.

Ma la pagina successiva pareva smentire il tutto.

 

“Ventinove marzo, primo anno dell’era oscura.

 

Mi duole il cuore a vedere fino a che punto puó spingersi una persona per il potere. Sua Maestà è giunta da noi nei giorni scorsi qui nel deserto dell’Asia minore. Potevamo solo immaginare le conseguenze del nostro ritrovamento.

Sua Altezza conosceva le antiche leggende e ha sfruttato l’arcana reliquia da noi ritrovata per assumere un potere quasi illimitato.

Questo è il secondo giorno di catastrofe. Vedo una grande pena per gli uomini e un grande dolore.

Ulcere piagano i loro corpi e loro stessi invocano la morte che lentamente sopraggiunge poiché la malattia fa il suo corso, o per la disperazione.

Oggi alle prime luci dell’alba, i mari e gli oceani sono diventati di sangue e i pesci sono venuti a galla morenti.

I giorni si fanno sempre più corti nonostante sia ormai primavera.

Ho timore di ciò che verrà e di ciò che rimarrà del vecchio mondo.

Stiamo entrando in un’era oscura anche per noi vampiri”

 

La fine del mondo come lo si conosceva. Nei giorni seguenti si narrava della trasformazione in sangue anche di fiumi e laghi, e infine di una pioggia di fuoco che bruciò il vecchio mondo; alberi, uomini, città e animali.

Sette giorni durò il supplizio per poi terminare. Tutto tornò alla normalità, ma ormai vi era una sola specie dominante, i vampiri. Gli umani erano stati decimati dai disastri narrati.

Il Cavalier Frost non scrisse più per anni se non fino a quando non conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie. Tra gli ultimi eventi vi era anche la nascita dei gemelli.

Mentre il ragazzo leggeva, il tremore diminuì, si sentiva meglio, non perché traeva piacere dalla lettura, ma il pensare a ciò che successe lo aveva distolto dalla ricerca del piacere dei morsi di un vampiro.

Le ultime pagine erano forse le più interessanti. Erano chiuse, avvolte da un nastro di color nero su cui era stato impresso un sigillo di ceralacca di color porpora recante il monogramma di suo padre, una “F” maiuscola avvolta dai rovi, in rilievo nella cera.

Provò ad aprire le pagine cercando di sollevare il sigillo. Senza danneggiarlo.

Dovette prendere un coltello dallo zaino. Fece scorrere la lama sotto al timbro di cera e fece leva delicatamente fino a che non si sollevò dalla carta.

Purtroppo piccoli brandelli della pagina rimasero attaccati ad esso, ma non rendeva più difficoltosa la lettura. una volta sollevato il nastro poté leggere dei chiari caratteri color rubino.

 

“A voi figli miei, quando il momento sarà giunto”

 

Voltò la pagina, Shawn poteva vedere ora gli ultimi scritti di suo padre.

 

“11 novembre, quarantaseiesimo anno dell’età oscura.

 

Non possiamo più nasconderci, Rey Dark sa dove siamo e dove potremmo andare. Conosce i nostri amici.

Se mai questo diario arrivasse nelle vostre mani, figli miei, sappiate che io vi ho amato con tutto il cuore, ma questo è oramai il momento dell’addio.

Ho chiesto ad Uxbridge, di aiutarmi.

Farà da tutore ad Aiden, mentre Shawn sarà nascosto da sua madre insieme agli altri umani.

Dark non ne è ancora a conoscenza ma esiste una seconda reliquia che potrebbe far sprofondare il mondo in un abisso. A voi figli miei, nella speranza che possiate leggere queste mie parole, vi chiedo di trovarla.

Ho bruciato le antiche pergamene di Qumran, esse contenevano le indicazioni per trovarla, ma non abbiate timore, vi scrivo ciò che ho potuto tradurre:

 

Eternamente la notte giace.

Chi è come Dio, prepotente impera,

e la sovrasta tenace.

Angeli armati di luce difendono, come bufera,

e la tenebra respingono, nel profondo abisso.

Tremenda e austera l’ombra, avvolge

chi scioglierà l’antico nesso,

e sarà sol dolore che al mondo rivolge.

 

Abbiate coraggio figli miei, abbiate forza e fede in questi duri tempi.

Con affetto…

vostro padre”

 

Non c’erano altre pagine. Quelle parole erano le ultime.

Un criptico messaggio e una richiesta di distruzione di un qualcosa di indefinito.

Una filastrocca, piuttosto disarmonica, contenente indizi.

Troppi enigmi in quelle pagine.

Complessi ma affascinanti, rilesse quella pagina più e più volte fino a quando non sentì dei passi e scricchiolii.

Qualcuno stava salendo le scale per entrare nella stanza.

Shawn si affrettò a nascondere il diario e ritornare sotto le coperte.

La porta si aprì cigolando mostrando i capelli blu di Celia.

-Tutto bene? Ryo mi ha detto che stavi piuttosto male-

-Ora sto meglio, grazie Celia-

La ragazza sorrise.

-Noi siamo tutti giù nella sala da pranzo. Abbiamo intravisto la guarnigione che verrà qui a sorvegliare la città maledetta e ci affrettiamo ad andarcene. Quando hai finito di preparare le tue cose vieni giù-

Shawn annuì. Fortunatamente doveva solo mettere il diario nello zaino e indossare gli scarponi.

Si alzò barcollando prendendo in spalle la sacca e scese al piano inferiore.

Tutti gli altri si stavano muovendo freneticamente.

La pioggia cessò di cadere.

Fuori dall’avamposto Echo, Austin osservava da una roccia la valle sottostante.

Un sordo tonfo risuonava nell’aria regolarmente, sembravano quasi delle campane, decine e decine di campane che suonavano all’unisono.

-Curioso- disse.

-Cosa?- domandò Axel che stava passando per caso dietro di lui.

-Ascolta-

I due rimasero in silenzio finché non sentirono di nuovo quel suono ovattato e flebile.

-Cos’è?- il biondo pareva piuttosto incuriosito.

-Non lo so, sembrano quasi delle campane-

-Campane, non ci sono città laggiù se non…-

-La Città Maledetta- lo interruppe Austin.

-Faresti meglio a preparare le tue cose, ci mettiamo in marcia il prima possibile- tagliò corto Axel.

A malincuore il ragazzo dovette dar ascolto all’altro.

Era ormai l’ora di tornare e probabilmente avrebbero dovuto camminare qualche giorno.

Poco più di mezz’ora dopo arrivò l’unità di guardia, otto uomini in tutto, ben armati, protetti e attrezzati.

Il gruppo di ragazzi dell’unità Inazuma si mise nuovamente in cammino portando con loro anche il carro e il cavallo dell’andata.

Non doveva più portare rifornimenti quindi venne usato solo per trasportare gli zaini e alleggerire le spalle del gruppo.

Il terreno in discesa era piuttosto ripido, almeno per il primo tratto di strada, poi lentamente iniziò a diventare più dolce.

Aveva smesso completamente di piovere.

Il vento era piuttosto gelido e l’aria fredda ma profumata da un piacevole odore di pioggia ed erba bagnata.

Dopo non molto dovettero piantare le tende, proprio come all’andata.

Il sole era calato e la notte stava per sopraggiungere.

 

****

 

-Io dico che dobbiamo attaccare di rappresaglia! Una strage di umani potrebbe far capire loro di smetterla di intralciare i nostri piani!- sbottò Claude.

I nobili si erano riuniti nelle loro sale all’interno della torre Báthory, subito dopo il funerale indugiando sulle riserve di alcol a loro disposizione.

-Una strage non farebbe che ravvivare la fiamma della resistenza… non ti ricordi quegli anni durante l’ultima guerra degli umani quando il tuo paese venne conquistato dai tedeschi? Mi sembra che più membri della Résistance venissero uccisi, più si rafforzava- osservò freddamente Viktor mentre agitava un bicchiere di brandy.

-Zitto Uxbridge, non ho chiesto il tuo parere- lo rimproverò il rosso.

-Viktor ha ragione, i caduti sarebbero elevati come martiri ed eroi, come Xavier. Ma credo che, una caccia all’uomo potrebbe distrarci dai nostri pensieri, potrebbe anche essere l’ideale per rendere onore al nostro amico- intervenne Bryce mentre si muoveva avanti e indietro per la sala.

La stanza era piuttosto ampia, le pareti di pietra scura come il pavimento e l’esterno. I vampiri stavano seduti su tre divani neri di velluto attorno ad un tavolino in ferro battuto.

-Finalmente qualcuno che sta dalla mia parte!- esclamò il rosso.

-Fate come volete…- sbuffò il Barone.

-Ti dimostri sempre il più vigliacco vero?-

Viktor strinse il bastone da passeggio mentre con lo sguardo fulminava vampiro che ghignava.

-Non un’altra parola, Claude, o nel giro di due giorni ti ritroverai affianco a Xavier!-

-Viktor, Claude, per favore smettetela. Xavier non vorrebbe che litigaste come dei bambini- disse Aiden.

I due si zittirono e il Barone prese la bottiglia di cristallo davanti a sé e si versò un altro bicchiere di brandy.

-Verrò, ma solo per il mio onore- continuò dopo aver bevuto un lungo sorso di liquore.

-Perfetto, vediamo se questa volta ti dimostri all’altezza… quando partiremo?- domandò il vampiro dagli occhi gialli.

-Non questa notte spero, non mi sento molto in forma dopo il funerale di oggi- rispose Aiden. Effettivamente era ancora provato dall’addio all’amico e dalle rivelazioni del Barone.

-Allora domani, prima della mezzanotte. La città di Saint Michael è la più vicina e pullula di cacciatori. Se noi unissimo le forze potremmo dare un messaggio a quegli stolti e sbaragliare la loro milizia- Bryce pareva insicuro. L’alto numero di cacciatori poteva essere un rischio, ma una strage di membri della Gilda poteva abbattere il morale degli umani e renderli più docili.

-Io propongo allora di razziare Saint Michael. Maggiore è il pericolo, maggiore è il divertimento, non credete?- propose Claude entusiasta.

Gli altri tre rimasero a borbottare per qualche istante per poi accettare.

Un colpo diretto al cuore, un modo grandioso per piegare il morale degli umani.


****

 

Requiem Aeternam, eterno riposo…

un capitolo piuttosto breve, ho pensato per qualche giorno se fosse necessario

allungarlo ancora un po’, ma alla fine

credo che sia meglio rimanga più

breve per focalizzare meglio la lettura

sul funerale e sul diario del padre dei

nostri gemelli Frost.

Tuttavia mi spiace non essermi soffermato troppo sugli Oc…

spero vi piaccia comunque!

Un saluto…

_Eclipse

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Umbra ***


CAPITOLO 6: UMBRA

 

Il gruppo era finalmente riuscito a tornare nella città di Saint Michael, dove si trovava il quartier generale della Gilda.

Potevano finalmente vedere le prime abitazioni. Il sole stava tramontando lentamente, tingendo di rosso tutta la città e il cielo.

-Non vedo l’ora di riposarmi un po’ sono due giorni che camminiamo!- esclamò Ryoko.

-A chi lo dici, io vorrei un po’ di privacy per noi due- sussurrò Celia che era al suo fianco.

-Tornerà tutto come prima- rispose l’altra.

Vedendo l’inizio della cittadina, il gruppo rallentò il passo. Erano ormai fuori dai boschi delle montagne, ora dovevano solo seguire la strada sterrata e sarebbero giunti all’ingresso della base più vicino, lo stesso da cui erano partiti.

-Avanti, non fermiamoci. Anche se siamo vicini ricordate che il sole sta tramontando. Meglio che facciamo in fretta- esordì Axel.

Il passo di marcia aumentò lievemente, ma era comunque più veloce di prima.

In poco meno di un’ora erano nuovamente nella vecchia base sotterranea.

Potevano percorrere per l’ennesima volta quei lunghi tunnel e corridoi stretti illuminati da neon non sempre funzionanti.

Ad attenderli vi era il comandante della Gilda, David Evans.

-Complimenti ragazzi, la vostra prima missione insieme è stata un successo. E siete anche riusciti a portare in salvo il giovane Lachance. Direi che potete prendervi un giorno di riposo- detto questo, David ritornò nel proprio ufficio.

Una giornata di riposo era una cosa piuttosto rara, nonostante il soggiorno all’avamposto Echo fosse piuttosto simile ad una vacanza.

L’unità Inazuma si sciolse. Ognuno tornò alle loro precedenti occupazioni.

Shawn nel proprio laboratorio per verificare l’integrità degli strumenti e dei materiali, seguito poi da Ryo dato che ormai la ragazza lavorava nella stessa stanza.

KD, andò semplicemente nella sua camerata. Sdraiato sulla cigolante rete del letto in ferro, leggeva un libro piuttosto corposo.

Ines e Darren semplicemente conversavano alla mensa della base.

-Pensavo di prendere un arco… se ce ne sono altri nell’armeria- disse il ragazzo davanti ad una fumante tazza di tè.

-Perché questa scelta?- chiese Ines.

-Non so… credo che sia più adatto a me. L’ultima volta con il fucile non sono riuscito a fare molto. Per la paura sparavo a raffica senza neanche guardare. Con l’arco sarei costretto a prendere la mira dato che ho una sola freccia per volta-

La ragazza sorrise timidamente.

-E poi quando eravamo su in quella capanna, quel ragazzo, Kangdae, mi ha detto che non sono male- continuò arrossendo.

-Vorrà dire che se troverai un arco, dovremo darci da fare per migliorare!- esclamò la bionda per poi bere un lungo sorso di tè.

-Mh… sai Ines, tu sei piuttosto…- il ragazzo si interruppe nervosamente.

-Piuttosto?-

-Ehm… come dire, sei piuttosto… carina…- Darren si morse un labbro. Le sue guance erano completamente imporporate e lo sguardo basso.

-Oh!- esclamò sorpresa la ragazza per poi arrossire. Non si aspettava un complimento del genere, così improvvisamente.

-Beh, a dir la verità anche tu sei piuttosto carino Darren…- con la mano destra sfiorò la sinistra di Darren. Gli occhi del ragazzo divennero improvvisamente lucidi e più luminosi.

L’atmosfera venne infranta dal passaggio di Mark.

-Scusate ragazzi mio non… ho per caso interrotto qualcosa?- domandò senza finire ciò che voleva dire.

-No no! Non hai interrotto nulla!- esclamarono in coro evidentemente imbarazzati.

Mark alzò le spalle per poi riprendere il discorso.

-Mio nonno ha detto di riferirvi che avete fatto un buon lavoro, anche tu Darren, ha detto che non vi è disonore nel cercare di salvare la propria vita da morte certa, non possiamo permetterci delle perdite troppo pesanti-

-Ringrazia tuo nonno da parte mia- rispose.

-Ragazzi, ci si vede!- sorrise Mark per poi andarsene, non prima di aver preso anche lui una tazza di tè.

Il suo intervento aveva rovinato completamente il momento.

-Ehm io credo sia meglio che vada- mormorò Darren.

-Penso che debba andare via pure io… domani vorrei salutare mio padre-

Entrambi si alzarono e andarono via in direzioni completamente opposte.

 

****

 

-Cosa vedi Aiden?- domandò il Barone al vampiro al suo fianco.

-Non molto, ma pare ci siano delle sentinelle sui tetti delle case, forse cecchini ma non ne sono sicuro- rispose mentre metteva a fuoco il binocolo.

-Che siano cecchini o semplici umani, non avranno scampo con il fuoco- sorrise Claude lanciando in aria una bottiglia di vetro piena di un liquido scuro.

-Molotov coktails… è così che combatteremo gli umani? Non mi sembra una premessa per una caccia all’uomo, ma per uno sterminio!- rispose Aiden piuttosto sorpreso.

-Sei ancora un moccioso, non puoi capire-

-E dopo il fuoco cosa farai? Getterai sale sulla terra così non germoglierà più nulla? Oppure impalerai i prigionieri nei campi attorno alla città come monito?- soffiò Viktor.

-Quella dei pali è una buona idea, ricorda un po’ il nostro vecchio re, Vlad III…- ghignò Claude.

-Vai al diavolo e prepare le tue forze!- borbottò Viktor.

I quattro misero in campo forze piuttosti consistenti anche se non al livello di un’armata.

Decine di vampiri dei clan minori e qualche centinaio tra non morti, scheletri o bestie infernali.

Sia il Barone che Aiden montarono a cavallo, due grandi cavalli neri.

Loro stessi apparivano minacciosi, ma i più terrificanti erano i vampiri minori.

Esseri letteralmente assetati sangue, unica linfa vitale che, al contrario dei quattro nobili, non potevano gustare frequentemente.

Vestiti con abiti a brandelli, soffiavano, irrequieti ma allo stesso tempo eccitati. Era stato promesso a loro una nottata di libertà in cui avrebbero potuto dissetarsi.

Bryce, dall’altra parte dello schieramento agitò una fiaccola. Il segnale di iniziare a calare sulla città. Per primi vennero lasciati i mastini infernali, i più veloci. Essi potevano sorprendere qualsiasi sentinella di guardia che fosse a terra.

I latrati profondi di quelle bestie risuonavano nell’aria.

Alcuni cacciatori non capivano. Era normale che qualche non morto o qualsiasi altro essere al servizio dei vampiri, cercasse di entrare in città. Solitamente vi era sempre qualche creatura oscura per le strade.

Ma a giudicare dai versi pareva ci fossero qualche decina di quelle belve.

Veloci come il vento, i mastini entrarono nei confini della città, balzando addosso a due sentinelle.

Non fecero nemmeno in tempo ad accorgersi che erano state travolte da dei mostri. Mostri che avevano affondato le fauci nel petto delle vittime, agitando le teste e dilaniando la carne e bagnando di sangue le strade selciate.  

Alcuni, più sfortunati, vennero presi di mira da più belve che strapparono gli arti e gli organi interni.

Dai tetti iniziarono a sparara, le scie bianche dei proiettili si facevano strada nell’aria colpendo poi le bestie. Alcune di esse caddero.

Tuttavia dopo che loro ebbero aperto una breccia, fu la volta dei non morti e dei vampiri.

Quest’ultimi erano armati di piú bombe molotov e una torcia. Bastava avvicinare il collo della bottiglia alla fiamma e poi lanciarla.

Alcuni cercarono di sfondare le imposte delle finestre degli edifici per poi gettare all’interno le bombe.

Una volta infrante le bottiglie rilasciavano nuvole di fuoco che attecchiva agli arredi e alle pareti.

Ben presto pure le guardie sui tetti dovettero ritirarsi, altri cercarono di salvarsi buttandosi dall’alto, altri ancora morirono tra le fiamme.

Le prime abitazioni erano ormai un turbine di fuoco che illuminava la notte senza luna.

I civili fuggivano terrorizzati verso l’interno della città in cerca di salvezza.

Chi aveva la sfortuna di incontrare un vampiro, veniva dilaniato dai morsi per placare la sete senza fine di quelle creature.

Claude alzò la lancia in alto e si buttò alla carica, seguito poi da Bryce armato di una carabina per sparare a cavallo.

-E’ ora… andiamo Aiden- il Barone sguainò la spada al suo fianco e iniziò a galoppare verso la città in fiamme.

 

****

 

Una sirena rumorosa e fastidiosa fendeva l’aria della città penetrando fin nelle profonde mura sotterranee.

I cacciatori erano in agitazione, la città era sotto attacco. Gli uomini e donne correvano per i lunghi corridoi, chi per prendere delle armi, altri per radunare strumenti di supporto.

Austin e Axel con i fucili in mano si recavano di corsa verso l’uscita più vicina per unirsi ai difensori.

Ryoko aveva preso con sé la propria custodia a forma di chitarra contenente i due fucili Hell e Diablo, seguita da Celia con una borsa per il primo soccorso e da Shawn, anche quest’ultimo armato.

Ines e il giovane Darren, insieme si precipitavano a prendere arco e frecce.

Nella base rimasero solo alcuni che avevano la funzione di dirigere la difesa, David Evans e Jude sarebbero stati gli strateghi, mentre Mark dovette accontentarsi di fare il radiofonista e assicurarsi che tutti ricevettero le istruzioni adeguate per svolgere al meglio il proprio compito.

Le uscite di emergenza erano degli ascensori, alcuni piuttosto capienti, altri a malapena sufficienti per un paio di persone.

In una di quelle cabine anguste vi era Ryoko e gli altri due.

Si scambiò un affettuoso bacio con Celia.

-Potrebbe essere l’ultimo…-

L’infermiera cercò immediatamente di rubarne un altro, sotto lo sguardo disinteressato di Shawn.

Pure quest’ultimo era armato, pronto a difendere la città.

L’ascensore arrivò alla fine all’ultimo piano, un grosso capannone vuoto, l’ingresso settentrionale.

Insieme a molti altri, i tre uscirono fuori nelle strade della città.

Si vedevano solo fiamme e fumo.

KD passò affianco ai tre ragazzi, fucile in spalla correva all’esterno.

Cercò di arrampicarsi sulle macerie degli edifici e trovare una posizione sopraelevata.

Il secondo piano di una vecchia casa era l’ideale.

Si affacciò alla finestra senza vetri e prese la mira come aveva sempre fatto.

Un colpo, due colpi, tre.

Ogni proiettile a segno era un nemico e un pericolo in meno per i cacciatori che uscivano allo scoperto dalla base.

I tre ragazzi fecero un cenno a Kangdae con un braccio per ringraziarlo e si rifugiarono dietro un cumulo di detriti.

In mezzo alla polvere e ai calcinacci, Ryo, aprì la sua cassa per estrarre i suoi fucili.

Ne diede uno all’amata insieme ad un caricatore.

Spararono a non finire.

Trenta proiettili in pochi secondi, un intero caricatore di munizioni contro un gruppo di non morti che avanzava goffamente.

Di loro non rimase che un ammasso informe di ossa e carne, le scintille dei colpi rilucevano ancora sui resti.

Un ritmo di fuoco estremamente alto, quasi folle.

I tre vennero raggiunti anche da Axel ed Austin.

Corsero a perdifiato fino a raggiungere gli altri.

-Ragazzi ditemi che avete munizioni!- esclamò Ryoko.

-Tieni e non sprecarle- rispose secco il biondo passandole un caricatore.

-Siamo riusciti ad allestire un campo di approvvigionamenti nelle retrovie. Se avete bisogno di più proiettili dovrete andare nel centro cittadino e prenderne una scatola- aggiunse Austin.

-Ci farebbero più che comodo…- mormorò la ragazza dai capelli rosa.

-Vado io!- si offrì Shawn.

-Sei sicuro?-

-Sì Austin, ma ho bisogno di copertura-

-Ci pensiamo noi e il nostro ragazzone lassù- intervenne Ryo mentre cercava di mettersi in contatto con il cecchino.

La sua risposta fu breve e concisa:

-Va bene. Ma ho bisogno di colpi-

L’albino si alzò restando comunque piuttosto basso e scattò verso l’interno della città.

Dall’altra parte, verso est Ines cercava di tornare a casa accompagnata da Darren.

Voleva assicurarsi che il padre si fosse salvato.

Ricordava ancora la strada, la stessa nella quale si era persa quella notte in cui tentò di entrare nella Gilda.

Riuscì a trovare la sua casa. Pareti di mattoni, finestre dagli infissi bianchi e la finestra con il vetro infranto al piano di sopra.

Entrò prepotentemente urlando più e più volte, a squarciagola “papà”

Nessuna risposta giunse dalla casa.

Forse si era salvato ed era fuggito.

Darren era all’esterno e con gli occhi socchiusi cercava di scovare, in fondo alla strada, eventuali nemici.

Pareva tutto tranquillo, ma improvvisamente spuntarono delle sagome dagli occhi gialli.

Non morti.

-Ines, meglio andarsene!- urlò con voce tremante.

La ragazza uscì di corsa e sbiancò. Davanti a loro, a poche decine di metri di distanza vi era un esercito di non morti.

La ragazza provò a scagliare una freccia, ma essa cadde dopo una ventina di metri.

-Ritiriamoci, cerchiamo di raggiungere gli altri!- gridò per poi iniziare a correre insieme a Darren, di volta volta cercava di voltarsi e scagliare un dardo.

A causa della tensione era difficile mirare, ma alcune frecce riuscirono ad andare a segno. Una volò alta per conficcarsi sotto l’occhio destro di una figura incappucciata, un vampiro minore armato di bombe incendiarie. La punta del dardo uscì dall’altra parte del cranio. Un colpo mortale per un vampiro.

Il centro della città non era troppo lontano, ma non arrivarono lì.

Incontrarono Shawn che era sulla via del ritorno, carico con delle scatole di munizioni.

Lì condusse dagli altri.

Il gruppo era ancora lì che manteneva la posizione, dietro alcuni cumuli di macerie, Kangdae era sceso dalla sua postazione ormai in fiamme.

Celia medicava il suo braccio destro che era rimasto scottato a causa di una bomba incendiaria.

Il nemico era sempre più vicino, ormai i vampiri e i non morti erano a non più di qualche metro.

Una sagoma più alta attirò l’attenzione degli altri, un cavaliere. Roteava la lama sguainata verso l’alto e caricò.

In pochi secondi saltò la barricata di macerie facendo cadere Ryoko e Axel.

Il cavaliere riuscì a colpire alcuni cacciatori vicini. Si voltò poi verso i ragazzi.

Capelli bianchi, occhi rossi e due cicatrici sul volto.

Il Barone Viktor Tristan Uxbridge. Smontò da cavallo tenendo in pugno l’arma.

Ines sguainò la piccola spada d’argento verso il nemico senza sapere chi fosse e caricò..

L’attacco venne parato in modo fulmineo e la ragazza gettata a terra, colpita col dorso non affilato della sciabola.

-Quindi siete voi i temibili cacciatori della Gilda? Non sparate neanche un colpo a me? Potrei sentirmi offeso…-disse ironicamente.

-Viktor- sussurrò Shawn.

Alcuni si voltarono verso il ragazzo guardandolo con uno sguardo misto tra il sorpreso e il terrorizzato. Non si aspettavano che Shawn conoscesse il nome di un vampiro.

-Non dirmi che è tuo fratello…- disse Ryo.

-No, ma è un vampiro nobile suo amico-rispose tremante.

-Ah una voce famigliare… Shawn Frost, pensavo fossi più saggio, non credevo tu fossi un cacciatore della Gilda- il Barone schioccò le dita nel mentre.

L’attacco cessò, i non morti erano immobili.

-Cosa vuoi!?- sbottò Axel.

-Semplice mente vedere il mio nemico... prima che venga sconfitto dai miei uomini- sorrise.

-Allora scoprirai che noi umani siamo più forti di quel che pensi!- urlò Austin.

Il cacciatore si alzò in piedi e cercò di aggrapparsi al Barone per buttarlo a terra.

-Andate! Via!- gridava il ragazzo.

Alcuni si alzarono e fuggirono, Celia e KD ferito, Ines ancora dolorante a causa di una slogatura riportata nella caduta.

Il vampiro riuscì ad avere la meglio, con la lama della sciabola riuscì a ferire la gamba destra di Austin.

Un grido di dolore squarciò l’aria.

Il ragazzo stava a terra, sanguinante.

Il Barone si portò la lama alla bocca solo per assaggiare la linfa vitale del ragazzo.

Ad un tratto Shawn cercò di pararsi tra il vampiro e l’amico.

-Viktor, non ti farò uccidere Austin. Hai giurato a mio padre che nessuno mi avrebbe fatto del male! Allora io rimango qui, se vorrai togliere la vita al mio amico dovrai togliere anche la mia!-

-Il tuo amico ha un sangue piuttosto delizioso… sarebbe uno spreco versarlo qui a terra credo proprio che lo porterò con me nel mio maniero- il vampiro abbassò la lama, poi si voltò. Sentiva un rumore di zoccoli.

Un secondo cavaliere armato di lancia, Claude, stava caricando.

-Shawn, vattene. Claude non avrebbe pietà per te-

Il ragazzo non si mosse.

-Vattene ho detto! Non ucciderò il tuo amico, lo prometto, ora vai!- questa volta il cacciatore venne strattonato e iniziò a correre a più non posso.

Il secondo cavaliere l’aveva quasi raggiunto.

Viktor era pronto a vibrare un colpo con la sua spada sulle zampe del cavallo di Claude, ma Shawn lo precedette.

Si tolse lo zaino per correre più leggero e lo lanciò verso l’inseguitore. Cadde proprio sul petto del rosso che dovette fermarsi per non sbilanciarsi, tuttavia un impennata improvvisa del cavallo lo disarcionò..

-Viktor, perché hai fermato l’attacco?-

-Ho trovato questo ragazzo, vorrei tenerlo come preda e desidereri che venisse ucciso per sbaglio…-

-Il solito pavido che ha paura di uccidere. Bah questo zaino contiene solo spazzatura- sbottò mentre frugava.

-Che diamine stai facendo?-

-Sono caduto per colpa di questo, avrò almeno il diritto di vedere se c’è qualcosa di utile, una cartina, dei documenti o qualcosa-

-Pensi che un cacciatore lancerebbe uno zaino contenente materiale prezioso? Alle volte sei più stupido di quello che pensassi!- soffiò Viktor.

 

-Questo sembra piuttosto interessante, reca il sigillo di Frost!- Claude tirò fuori dallo zaino il vecchio diario del padre dei fratelli, un libro che fu subito riconosciuto da Viktor.

-Claude, forse è meglio se lo dai a me, sai bene che Frost mi considerava come….-

-Taci!- Claude tirò un calcio al Barone facendolo cadere.

-Mi ha lanciato lo zaino per fuggire e ora mi appartiene. Ti conviene portare via la tua preda prima che la finisca io anzi, forse è meglio se ti ritiri!- tuonò il rosso per poi riprendere la carica.

Due vampiri minori si avvicinarono a Viktor per portare via Austin svenuto.

Il Barone poi si ritirò con le sue forze lasciando agli altri il lavoro sporco del saccheggio.

-Andate al diavolo, spero che la Gilda vi uccida- borbottò.

-Ci ritiriamo, il primo che osa disobbedire sappia che non esiterò a decapitarlo!- tuonò agli altri vampiri.

 

I cacciatori ormai si stavano ritirando verso il centro.

Erano in grande inferiorità numerica. La loro potenza di fuoco non riusciva a contrastare le orde di non morti e vampiri che incendiavano le strade  dilaniando brutalmente gli umani.

Nonostante la ritirata, alcuni cacciatori continuavano a uscire dalla base sotterranea.

Un gruppo di quattro persone era appena salito sul campo di battaglia dalla porta nord.

Provarono a sparare al primo vampiro nei paraggi, Claude Beacons che a cavallo menava colpi con la propria lunga lancia.

Riuscì a schivare i proiettili con grande agilità per poi spingersi verso gli aggressori travolgendoli.

Una sopravvissuta, ormai colta dal panico, cercò di rifugiarsi provando a scendere nuovamente nella base.

Era inseguita, il rosso era smontato da cavallo e con la lancia nella mano destra rideva, pronto a veder sgorgare altro sangue.

La ragazza era davanti alla porta blindata, inserì il codice per aprirla, ma la punta della picca le trafisse il petto. Non era stata abbastanza veloce.

Con un forte strattone Claude riuscì a estrarre l’arma dal corpo ancora in vita della cacciatrice che rantolava.

Osservò per qualche istante la porta, la toccò e poi guardò il tastierino numerico per aprirla. Tutte le cifre erano state inserite, bisognava solo premere il tasto di invio.

Il vampiro sorrise, per tornare poi nelle strade dove si combatteva.

Poco prima era stato raggiunto anche da Bryce che combatteva armato con una vecchia spada medievale.

L’attenzione di quest’ultimo venne richiamata grazie ad un fischio squillante.

-Bryce,vieni qui. Ho una sorpresa per te!- ghignò il rosso.

Il secondo nobile vibrò un ultimo fendente e scese da cavallo per seguire Claude.

Venne portato davanti alla porta blindata.

-Ecco, sono sicuro che dietro questa porta c’è qualcosa di importante. Quell’idiota cercò di aprirla per fuggire ma non ha inviato il codice!- Sghignazzò indicando il cadavere della ragazza.

-Allora facciamolo noi e sveliamo il mistero- rispose freddamente Bryce.

L’albino si avvicinò e inviò il codice già inserito.

Un sonoro clangore indicava che i cardini della porta erano stati ritratti, poi lentamente si aprì.

I due vampiri, con le armi pronte all’azione, iniziarono a scendere le scale. Scale che andavano sempre più in basso, quasi senza fine.

-Che diamine di posto è mai questo?- domandò Claude.

-Qualcosa che deve rimanere segreto a quanto pare-

Giunsero davanti ad una porta che venne sfondata con un calcio dal rosso.

Un lungo corridoio, come tutti gli altri della base.

-Una rete di tunnel?-

-No Claude, secondo me è qualcosa di più grosso, affrettiamoci!-

Iniziarono a camminare più velocemente fino ad arrivare ad una seconda porta che venne aperta in modo simile alla prima.

Davanti alle loro facce si ritrovarono gli occhi increduli di una decina di persone.

-Sorpresa!- ghignò il rosso che scagliò la propria arma davanti al primo dei cacciatori. Si conficcò nella testa.

Bryce iniziò a roteare la propria spada cercando di fare quante più vittime possibili.

Gli umani non ebbero neanche il tempo di reagire e sparare.

Schizzi del loro sangue ormai macchiavano le pareti .

Alcuni si ritirarono gridando che c’era stata un intrusione.

In pochi cercarono di opporsi sparando ai due invasori. I proiettili andavano a vuoto. I due si muovevano troppo velocemente per poter prendere la mira con precisione.

I due vampiri avevano capito ormai che erano nel centro di comando della Gilda.

Iniziarono a perlustrare tutte le piccole stanze ai lati dei corridoi, fino a che non trovarono una porta più grande, qualcosa di importante era dietro di essa.

Venne aperta con violenza e vi trovarono tre persone, David Evans, suo nipote e Jude.

-Bryce Withingale e Claude Beacons?!- esclamò il più anziano.

-Guarda Bryce, un ammiratore!-

-Ragazzi, fuggite!- continuò David rivolto agli altri due cacciatori.

Sia Mark che Jude iniziarono a muoversi.

-Non così in fretta!- per la seconda volta Claude scagliò la sua lancia che andò a colpire Mark a livello del collo. Il sangue iniziò a zampillare copiosamente.

Jude sparò un colpo riuscendo a ferire la mano del rosso per poi fuggire dalla stanza.

-Bastardo! Questa ferita impiegherà giorni a guarire!- gridava Claude che sentiva ancora la propria carne bruciare per il colpo.

-Rimani solo tu, vecchio- mormorò Bryce puntando la spada al petto di David.

-Dannati animali! Avete ucciso mio nipote!- David aveva gli occhi lucidi dalle lacrime di dolore per la perdita.

-Che peccato! Abbiamo ucciso il caro nipotino!- lo schernì il vampiro dagli occhi gialli.

-Non temere ora lo raggiungerai- rispose il secondo infilzando il petto del vecchio.

Cadde a terra rantolando mentre i due vampiri uscivano dalla stanza ridendo.

Con un ultimo sforzo, David si trascinò fino alla scrivania. Sputava sangue, aveva un polmone perforato. Cercò di alzarsi poi a fatica alzò un cappuccio in plastica di un pulsante per premerlo poi con tutte le sue forze.

Serviva per dare l’allarme generale.

I pochi altoparlanti all’esterno iniziarono a trasmettere un ronzio fastidioso per lasciare posto ad un messaggio registrato da David stesso nel caso in cui la Gilda fosse caduta:

 

“Il comando è caduto. Ritiratevi. Buona fortuna”

 

Più e più volte venne ripetuto.

Panico, il terrore dilagava tra i civili. Gente in fuga disordinatamente, i cacciatori combattevano, alcuni invece gettevano le armi a terra per darsi alla fuga.

Jude era riuscito a salvarsi e, a fatica, poté ricongiungersi con il resto della squadra Inazuma dando anche la triste notizia.

La morte di David e di suo nipote Mark, il primo della squadra a morire per la libertà.

-Ritiriamoci!- gridò Axel.

-Dove dovremmo andare?- domandò Darren.

-La foresta è sicuramente il posto più sicuro per ora. Meglio se andiamo lì per qualche giorno- suggerì Jude -Presto, non abbiamo molto tempo, dobbiamo andare!- continuò.

La squadra si dileguò dal campo di battaglia.

Il fuoco divorava la città di Saint Michael. Brillava come un sole, una nuova luce nella notte.

Una luce di distruzione.

Le strade disseminate di cadaveri, non morti, alcuni vampiri e molti, troppi umani.

Civili e cacciatori, i vampiri non facevano distinzione.

Dalla stessa porta settentrionale della base, uscirono trionfanti Claude e Bryce.

Avevano dato la caccia a tutti i cacciatori della base, avevano abbattuto la resistenza.

-Pare che siamo rimasti solo noi Claude-

-Il moccioso è rimasto nelle retrovie, non è sceso in battaglia. Viktor è il solito codardo. E’ fuggito dopo pochi minuti di assalto-

Il rosso alzò la testa per sentire l’odore dell’aria.

Fumo, sangue e sofferenza.

-Oggi è una grande vittoria… la Gilda, a Saint Michael è stata stroncata!- esultò

Bryce non disse nulla ma sul suo volto si disegnò un inquietante sorriso.

 

****

 

Austin aprì gli occhi, vedeva sfocato. Venne colpito quasi immediatamente da una forte fitta di dolore alla gamba.

Era fasciata con delle bende biancastre.

A poco a poco riuscì a mettere a fuoco il luogo in cui si trovava.

Un posto buio, solo la fioca fiamma di una candela illuminava la stanza.

Un minuscolo quadrato di pietra. Una parete era sostituita da delle sbarre di ferro di grosso diametro.

Non un letto, un tavolo o altro.

L’unico giaciglio era la nuda e fredda roccia del pavimento.

Sentiva un peso alla gamba sinistra. Alla caviglia era stata legata una catena fissata ad un anello alla parete.

I propri pantaloni erani stati strappati più o meno a livello del ginocchio per i bendaggi.

Provò ad alzarsi in piedi. Era scalzo, gli erano stati tolti gli scarponi per legarlo alla catena.

Sentiva il pavimento freddo e umido, ma cadde quasi immediatamente. La ferita alla gamba era troppo dolorosa.

La catena tintinnava ad ogni movimento.

-C’è qualcuno?- mormorò.

Nessuna risposta. A quanto pare era l’unico prigioniero.

L’angoscia stava per impadronirsi del suo corpo. Si sentiva male, era stato catturato da un vampiro, imprigionato in una buia cella maleodorante.

Iniziò a sentir freddo. La morte sembrava aleggiare in quella stanza, morte e disperazione.

Pensava a quanta gente prima di lui era passata per quelle celle e la loro orribile fine.

Un rumore di passi ruppe quel silenzio, passi leggeri di chi scendeva una scalinata.

A giudicare dal rumore era una persona sola.

In breve apparve davanti a lui la pallida figura del proprio aguzzino.

-Buonasera… a quanti vedo ti svegliato-

-Che vuoi?-

-Quanto siamo bruschi, io ti risparmio la vita e tu mi ripaghi in questo modo?-

-Avrei preferito la morte che essere prigioniero di un vampiro-

-Tipico di voi cacciatori- sorrise il Barone -Credo che forse potremmo parlare più piacevolmente senza queste sbarre davanti agli occhi, non credi?-

Austin non rispose.

Il vampiro aprì la porta con una chiave di ferro piuttosto pesante ed entrò.

Si mise davanti al prigioniero, faccia a faccia.

Austin poteva vedere quegli occhi color rubino e le due cicatrici sul volto, due linee quasi fossero una macabra decorazione.

-Non credo che ci sia bisogno che mi presenti vero?-

Per la seconda volta Austin non rispose.

-Sai, si dice che farsi nemico un vampiro sia la cosa peggiore che possa capitare, non vorrai che diventi io il tuo nemico-

Il ragazzo provò a darsi slancio e tirare un pugno sul volto del Barone, ma il colpo andò a vuoto, il braccio venne immobilizzato dal vampiro che iniziò a sussurrare.

-Io non volevo arrivare a questo, ma credo che allora avrai un assaggio di ciò che un vampiro può fare. Lo sai che il morso di un vampiro può creare estasi ed euforia, ma anche dolore. Un forte dolore, chi lo ha provato lo descrive come se nelle vene scorra fuoco al posto del sangue, un dolore che si espande in tutto il corpo lentamente fino a quando non si muore dissanguati o dal dolore stesso- dal tono sembrava quasi dispiaciuto, ma Austin non riusciva a capire se fosse una messa in scena o fosse sincero.

All’improvviso il Barone porto alle proprie labbra il polso del cacciatore per poi affondare le zanne.

Il dolore era peggiore di quello che aveva detto il vampiro.

Un vero fuoco nelle vene. Durò pochi secondi, secondi che parevano ore.

Austin cadde a terra urlando.

Il Barone lasciò la presa, si pulì i residui di sangue e poggiò due dita della mano destra sul polso ferito.

Il morso scomparve.

-Austin Hobbes- sussurrò il ragazzo. Era ancora scosso dalla terribile esperienza, la fronte sudata e il respiro pesante.

-Bene Austin, la nostra conversazione è finita-

Il Barone richiuse la cella e se ne andò rapido come era arrivato.

 

****

 

La foresta era un luogo tetro, soprattutto di notte. Da lontano si vedeva ancora il rosso delle fiamme illuminare l’orizzonte.

La squadra Inazuma stava ora riposando, scossa delle recenti perdite, sotto alcuni abeti.

-Ci sono notizie di Austin?- domandò Ines.

-No, nessuno l’ha visto- rispose KD.

-Veramente… io so che fine ha fatto- intervenne timidamente Shawn.

-Ovvero?- chiese Axel.

-E’ stato preso come prigioniero Barone, Uxbridge, l’ho visto con i miei occhi quando ci siamo ritirati-

Il biondo sospirò.

-Dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo andare a liberarlo!- propose Ryoko.

-Siamo pochi, non sappiamo dove si trova e non abbiamo molte munizioni- osservó Jude.

-Veramente io posso scoprire dove si trova- continuò Shawn.

-Come è possibile?-

-In realtà ragazzi, c’è una cosa che vi ho sempre tenuto nascosto… ho un fratello, che non è altri che Aiden Frost. Il Cavalier Frost, vampiro nobile-

Il gruppo iniziò a squadrare Shawn come se avesse detto una pazzia.

-E’ vero, posso confermare. Ho visto i segni dei morsi sulle sue braccia- disse Ryo.

-Hai un fratello vampiro che abusa del tuo sangue? Potevi dircelo e ci avremmo pensato noi!- sbottò Axel.

-No, sono io che mi offro, non voglio che faccia del male ad altri…-

Buona parte della squadra sbiancò.

-Pazzo- sussurrò il biondo.

-Ma posso farmi aiutare da mio fratello e convincere il Barone a rilasciare Austin, oppure può dirmi dove si trova in questo momento-

-Come possiamo fidarci di te dopo queste tue rivelazioni?- il tono di Axel era severo, inquisitorio.

Shawn non sapeva cosa rispondere, ma poi in modo quasi avventato disse:

-Se fallirò e dimostrerò quindi di essere un traditore degli umani, avrete diritto di togliermi la vita-

-Shawn non essere stupido!- lo rimproverò Celia.

-No Celia, questo è l’unico modo per far si che vi fidiate-

-E va bene, ti concedo un giorno, buona fortuna-

Il ragazzo dai capelli argentati non esitò e si mise subito in marcia verso la casa del fratello.

 

****

 

Ebbene dopo mesi di inattività sono qui

ad aggiornare,

purtroppo non so quando uscirà il prossimo capitolo,

cercherò di scrivere quanto più durante la pausa invernale,

in ogni caso mi scuso per il ritardo! Spero che vi sia mancato almeno

un po’ XD

Umbra, ovvero ombra.

Direi che siamo forse nella fase più oscura della storia,

Saint Michael in fiamme, la Gilda dispersa,

e i vampiri gioiscono...

Da qui in avanti molte cose cambieranno.

Come sempre spero che il capitolo vi piaccia!

Alla prossima

_Eclipse

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Redemptio ***


CAPITOLO 7: REDEMPTIO

 

Vagare in una foresta in piena notte è tutt’altro che semplice.

Le stelle possono aiutare a vedere la strada, ma senza la luna, è quasi impossibile cercare di capire dove si stanno mettendo i piedi.

Shawn cercava di affidarsi alla memoria.

Quei boschi li aveva percorsi innumerevoli volte, riusciva a riconoscere le sagome di alcuni alberi e punti di riferimento.

Il verso di un gufo era l’unico suono che spezzava la monotonia della notte, piatta e fin troppo calma dopo tutto ciò che successe a Saint Michael.

Eppure il ragazzo era turbato. Non per il fatto che la sua vita fosse appesa al filo di una ragnatela, ma perché dentro di sé sentiva una vocina, un sussurro.

“Un morso, solo uno Shawn”

“No, devo resistere” pensava.

“Solo uno, so che lo vuoi”

“Sta zitta!”

Si sentiva impazzire, non era possibile che ora sentisse le voci.

“Troppo tempo, è passato troppo tempo. Sappiamo che lo vuoi”

“Vattene!”

“Come faccio ad andarmene? Io sono te stesso!”

“Tu non sei me! Io ho deciso di smetterla!”

La mente del ragazzo si stava facendo affollata di pensieri.

“In realtà tu desideri quell’estasi, lo so perché sono io che la desidero! Ed io sono te!”

“Vai via!”

Il suo corpo iniziò a tremare.

“Non posso andare via te l’ho detto, io e te staremo insieme per l’eternità!”

La testa iniziava a girargli. Con un gesto avventato portò la mano al fianco, prese la pistola e se la portò alla tempia destra.

-Vattene! O sparo!- questa volta non lo pensò ma lo disse ad alta voce.

“Non hai fegato, non mi sparerai. Se spari a me spari a te. Se io muoio tu muori”.

Il tempo pareva essersi fermato.

“Premi il grilletto se hai il coraggio”

Shawn portò il braccio in alto e sparò un colpo.

Il botto infranse il silenzio della foresta.

Il suo eco si propagò rapidamente.

La voce smise di parlare.

Aveva riacquistato lucidità rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto.

Riprese il cammino, più veloce di prima. Il colpo avrebbe attirato l’attenzione di chi era nei dintorni.

Era da ormai almeno un’ora che vagava nel buio.

 

La foresta sembrava più intricata del solito.  Gli alberi erano come una muraglia, intricati e contorti, fitti e oscuri.

I rami quasi non lasciavano trasparire le stelle del cielo.

Se solo ci fosse stata la luna, forse Shawn sarebbe riuscito a ritrovare la strada verso la casa del fratello.

La vocina iniziò a risuonare nuovamente nella mente del ragazzo.

“Pensavi di esserti liberato di me? Non basta un semplice spavento”

Shawn cercò di ignorarla continuando ad andare avanti.

“Ora mi ignori? Finirai per offendermi”

Nessuna risposta.

“Vedremo cosa farai dopo…”

Il vagare del ragazzo continuò ancora per una ventina di minuti finché non riuscì a trovare il sentiero giusto.

Un viottolo selciato di pietrisco che conduceva fino all’entrata del maniero dei Frost.

Finalmente poteva vedere di nuovo le pareti rivestite da pannelli di legno grigiastro e le vetrate semicircolari.

Batté il pesante anello metallico sulla porta.

Poco dopo apparve nuovamente il servo dell’ultima volta. Sempre pallido e scheletrico. Con un filo di voce e un sorriso stentato accolse il ragazzo come ogni altra volta:

-Signor Frost, si accomodi. La farò ricevere immediatamente da vostro fratello- il servo fece entrare l’ospite per poi andare verso il piano superiore.

Al contrario dell’ultima volta, fu Aiden ad andare dal fratello. Si fiondò rapido come il vento dalle scale per gettarsi tra le braccia del fratello stringendolo a sé.

-Grazie a Dio sei vivo! Ho temuto il peggio!-

L’albino si sentì in parte in imbarazzo, quell’abbraccio che lo stringeva così forte al fratello e la vocina della sua dipendenza che continuava a tormentarlo cercando di convincerlo ad approfittare del momento per farsi mordere.

-Ho visto dalle colline cosa è successo in città… ho sentito di decine e decine di morti tra gli umani e ho pensato che anche tu…-

-No, mi sono salvato. Sono riuscito a fuggire appena in tempo. Non hai combattuto?-

-No, non me la sentivo di combattere contro di te. Sono rimasto a guardare da lontano impotente fino a che non mi ha raggiunto Viktor furibondo. Si è ritirato dal campo dopo pochi minuti di battaglia e con meno della metà delle forze che aveva… ha ucciso tutti coloro che si erano rifiutati di obbedirgli-

-Dove lo posso trovare?-

-Chi?- domandò Aiden.

-Il Barone-

-Perché vuoi sapere dove si trova?-

-Ha preso un nostro amico, e vorremmo liberarlo… sempre che sia vivo-

-Un ragazzo piuttosto alto e dai capelli neri pettinati verso l’alto, sopracciglia fini, un ragazzo così?-

-Sì, è lui, è Austin-

-Allora sì, dovrebbe ancora essere vivo, Viktor lo portava verso il suo palazzo come prigioniero-

-Ti prego Aiden, dimmi dove si trova, aiutaci a salvarlo!-

Questa volta fu Shawn a stringersi al fratello, con la testa piegata sulla sua spalla.

-Non posso, verreste trucidati in men che non si dica a meno che non andiate con un esercito-

-Puoi parlarci tu-

-Non credo proprio. Viktor di questi tempi è strano, quasi paranoico. Te l’ho detto prima, sotto il suo comando oltre ai non morti vi erano una trentina di vampiri… meno di dieci sono rimasti in vita-

-Te ne prego, se non torno con delle informazioni, morirò!-

Aiden si allontanò subito.

-Come morirai!?-

-Gli altri della mia squadra sanno che sono tuo fratello e pensano che io sia un traditore. Per far sì che si fidino di me ho promesso di tornare con delle informazioni, altrimenti potranno prendersi la mia vita. Se non tornerò, sarò considerato come un nemico e si prenderanno la mia vita comunque un giorno o l’altro. Quindi ti prego aiutami…- Shawn prese la mano sinistra del fratello e la strinse nelle sue.

Il vampiro sospirò.

-E va bene, promettimi solo che non ti farai ammazzare in alcun modo-

-Lo prometto-

-Il Barone vive in un palazzo gotico, a nord da qui, non è molto distante, una decina di chilometri al più, devi solo seguire questa strada. Lo riconoscerete subito per il vasto giardino di statue… o meglio tombe. Probabilmente vi saranno sentinelle ovunque quindi prestate la massima attenzione. Non entrate assolutamente dalla porta principale, sarebbe solo un suicidio. Il vostro amico probabilmente sarà in una cella sotterranea, quindi dovrete passare nei sotterranei del palazzo-

-E come possiamo fare se non possiamo entrare nel palazzo?-

-Io non ho detto questo. Prima ho accennato che il suo giardino è pieno di tombe. Ebbene la maggior parte di esse sono dei cenotafi, semplici statue o croci con l’epitaffio di persone che sono state importanti per Viktor durante la sua vita centenaria. Dovete riuscire a infiltrarvi e trovare una tomba particolare di due persone particolarmente care a lui. Se la memoria non mi inganna è un sarcofago di marmo con le sculture di due angeli piangenti ai lati. Dovrete aprirla. Il sarcofago nasconde un passaggio segreto che vi condurrà nei sotterranei. Non so altro, purtroppo-

-E come fai a saperlo?-

Aiden sorrise.

-Ogni vampiro ha dei passaggi segreti nella sua abitazione. Viktor stesso mi fece l’esempio di come devono essere nascosti nei punti più improbabili citandomi questo. Non sono mai passato per lì, ma spero sia ancora agibile-

-Grazie di tutto Aiden…-

-Ora va e non farti ammazzare!-

I due si abbracciarono un’ultima volta.

-Shawn… non mi chiedi più nulla?-

In quel momento il ragazzo si paralizzò.

La vocina continuava a implorarlo nella sua testa. Sentiva il cuore che batteva a mille.

-No, credo di essermi liberato da quella stupida ossessione-

Aiden sorrise, un sorriso sincero. Il fratello aveva vinto i propri demoni interiori e la dipendenza.

Shawn lasciò la casa per poi tornare dagli altri.

 

****

 

Era notte fonda, la luce della luna penetrava le grandi vetrate a sesto acuto traforate. Alcune candele illuminavano l’ampio salone del piano superiore, l’illuminazione artificiale era scarsa, Viktor la odiava. Il fuoco dava quell’atmosfera di mistero che più gli si addiceva. Il suo maniero era già un emblema dell’animo di Viktor, la fredda pietra scura e le numerose statue nel giardino.

Il padrone di casa aveva appena finito di placare la sua sete senza fine. Lasciò dalla prese delle sue fauci il polso martoriato del povero cacciatore che era stato catturato.

Austin era ormai da qualche giorno prigioniero. Tenuto nel freddo sotterraneo del maniero, legato al muro con una catena che gli cingeva la caviglia sinistra. Poteva lasciare l’umida “cella” solo quando il suo aguzzino aveva bisogno di lui. Quando voleva nutrirsi di lui.

Viktor si asciugò il rivolo di sangue che scendeva verso il mento, un lungo segno rosso.

Guardò la sua vittima, Austin non era che l’ombra di sé stesso. Pallido come un lenzuolo, affaticato con gli occhi blu stanchi, erano giorni duri per lui. Non vedeva quasi più neanche la poca luce del giorno.

Tuttavia riuscì ad alzare la testa sussurrando:

-Perché fate questo?- erano le prime parole che Viktor udì fin dal giorno della cattura, o almeno, le prime parole che non fossero grida di pietà o minacce.

-Cosa hai detto?- rispose il vampiro certo di aver capito male.

-Perché fate tutto questo?- domandò nuovamente con più forza, anche se la voce era comunque strozzata dalla fatica.

Un ghigno si disegnò sul volto del padrone di casa, iniziò a ridere per la domanda sciocca.

-E ti serve una risposta? Noi siamo vampiri, noi siamo esseri superiori che ci nutriamo di voi… umani, una patetica razza, tuttavia ammiro il vostro coraggio, cercare di opporsi a noi con così tanta forza e decisione…-

-Noi non siamo patetici, siamo più forti di quel che pensi. Un giorno libereremo il mondo da voi mostri e potremo vivere di nuovo in pace come un tempo- rispose Austin respirando in modo affannoso.

-Noi saremmo i mostri?- rise Viktor, -Tu non hai la minima idea di cosa siete in grado di fare voi umani! Io l’ho visto, nei miei secoli di vita, ho visto ciò che vi caratterizza come umani!- continuò con un tono quasi di rabbia.

-Non sarà nulla in confronto a ciò che fate voi vampiri-

-Tu dici? L’uomo non è altro che un animale selvatico, una belva! Ho visto secoli di guerre per un pezzo di terra, una manciata di pietre luccicanti. Ho visto come voi umani vi comportate, siete in grado di uccidervi per un nonnulla. Ho visto padri ammazzare i figli e vendere le figlie per qualche moneta. Ho visto madri e donne abbandonate dai fratelli- il tono di Viktor era ora più grave e severo.

-Ho visto cose che tu, voi, potete vedere solo nei vostri incubi peggiori… sono stato sui peggiori campi di battaglia e combattuto numerose guerre per voi umani. La più terribile in tempi non troppo lontani, ho visto bombe cadere dal cielo distruggendo città in vere tempeste di fuoco, ho visto uomini che trucidarono atrocemente i propri simili perché diversi, per credo religioso e colore della pelle o idee politiche… uomini a cui venne tolta l’identità e poi la vita per il fanatismo di certe ideologie. Uomini che scomparirono trasformandosi in polvere solo perché erano loro stessi. Lasciati in libertà non fate altro che distruggere questa terra e voi stessi!- da severo, il tono di Viktor divenne quasi tragico ma anche rabbioso. Gli occhi rossi parevano sprizzare fiamme e fuoco.

-Voi non siete tanto diversi da noi…-

-Tutto ciò è falso, noi vampiri, noi vi abbiamo salvato! Sotto il nostro potere non potrete nuocere a nessuno neanche a voi stessi! Devi capirlo, alla fine è meglio per voi stare sotto il nostro dominio, così avrà fine il vostro autogenocidio e salveremo anche questa terra macchiata dal sangue della vostra follia!-

-Barone… no, Viktor. Pensi che voi vampiri siate una sorta di salvatori? Apri gli occhi, le vostre cacce all’uomo hanno sterminato centinaia di innocenti!- rispose Austin con gli occhi lucidi e la voce rotta.

-Invero, chi viene ucciso è un nemico nostro e vostro, un cacciatore della Gilda, voi stessi siete i nemici dell’umanità-

-Pensi che tutti i morti appartenessero alla Gilda!? Uomini, donne…-

-Che differenza fa? Sia uomini che donne possono entrare nella Gilda, chiunque brandeggi un’arma contro di noi è un nostro nemico!- tuonò Viktor.

-... i bambini… pensi che un bambino possa essere una qualche minaccia per voi? Può un bambino di pochi anni prendere anche una sola pistola e farvi del male?- chiese Austin ormai con le lacrime agli occhi nel ricordare le stragi a cui aveva assistito più volte impotente.

-No, no, lo so dove vuoi arrivare, noi non siamo come voi umani! Non siamo bestie come voi!- urlò più volte Viktor quasi in preda alla follia.

-Uccidete per vivere ma anche per il piacere di farlo. Ho visto la sorella di un mio amico… Julia Blaze, era questo il suo nome. Aveva sette anni, io e suo fratello stavamo correndo per fuggire a voi, eravamo riusciti a nasconderci nelle rovine di una casa. Sua sorella era rimasta indietro, doveva solo attraversare la strada quando ad un tratto vidi… vidi…- Austin non riusciva più a parlare, un nodo alla gola impediva alle parole di uscire.

Fece un respiro profondo per calmarsi, nella mente era rimasta vivida l’immagina di quel giorno. Fattosi forza alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi blu con quelli sanguigni del vampiro e riprese a parlare con forza e vigore.

-Vidi una lunga lancia nera attraversare il suo fragile corpo. Da sotto la spalla sinistra, la punta uscì dal petto, cadde davanti ai nostri occhi. Fu il vampiro dai capelli rossi e gli occhi gialli. Era compiaciuto della sua azione. Dimmi Viktor, come poteva la povera Julia essere un pericolo per voi, sette anni. Sette anni, una bambina. A sette anni, non si dovrebbe scappare da chi vuole ucciderti per il piacere di vedere esalare l’ultimo respiro. Non si dovrebbe poter morire in un modo così orribile. A sette anni una bambina dovrebbe correre felice per i prati, vivere spensierata! Sette anni e voi le avete strappato la vita!- urlò Austin con tutta la forza che era rimasta nel corpo.

-No, no… gli umani, voi siete i veri mostri, voi umani! Noi vampiri, noi dobbiamo salvare il mondo da voi!- ormai Viktor era in preda alla pazzia e urlava a squarciagola. La sua voce risuonava per il salone e i corridoi del palazzo.

-Voi siete animali, bestie e noi, noi… - di fermò ansimando.

-Noi… non siamo da meno…- cadde a terra tremando.

-Noi vampiri, non siamo meglio di voi. Mia madre venne giustiziata. Era un’umana, ma mio padre se ne innamorò e per poter vivere insieme per l’eternità la trasformò in un vampiro. Venne uccisa in quanto ex umana da Ray Dark. Era considerata inferiore agli altri vampiri e degna della morte. Io mi salvai perché figlio di un nobile. Che paradosso, mia madre rinnegò la propria umanità e trovò la morte. Io, figlio suo venni risparmiato. Mio padre soffrì molto. Un giorno scomparve e mi venne detto che era stato colto da un imboscata di un qualche nemico sconosciuto, io so che non è così ma per anni cercai allora vendetta tra voi. Noi vampiri non siamo migliori di voi, siamo belve assetate di sangue… volevo bene a loro, a mia madre e mio padre- il vampiro a terra iniziò a piangere, le lacrime scivolano sulle guance per poi cadere sulla nuda e fredda pietra scura del pavimento.

-E Xavier, quel ragazzo non aveva mai fatto nulla di male. Ucciso da lui, da Ray Dark, ne sono certo! Come uccise anche i miei genitori e quelli di Frost! Quando Xavier si confidò con me c’erano dei corvi vicino a noi, dei corvi vi erano durante il funerale e durante l’attacco. I corvi sono i messaggeri di Dark e le sue spie… lui mi ha portato via tutto ciò che mi era caro, amici, famiglia… gioia...-

Austin provò una grande pena. Il suo aguzzino era un vampiro eppure si sentiva male per la sua storia. La sua madre era malata ma ancora viva, mentre Viktor perse la sua in un modo così insensato.

Ad un tratto il vampiro si alzò, frugò nelle sue tasche fino a trovare una chiave e la lanciò ad Austin.

-Va, sei libero. Nessuno dei miei sgherri ti sbarrerà la strada. Io ho bisogno di riflettere- gli disse il vampiro con il volto ancora segnato dalle lacrime.

Austin non perse tempo, si slegò le catene che lo tenevano immobilizzato sulla sedia di legno riccamente intagliato.

Si alzò barcollando e stava per uscire dalla porta del salone per dirigersi poi verso l’uscio e raggiungere quindi la libertà, ma cambiò improvvisamente la direzione. Si

voltò verso Viktor che stava accasciato sul tavolo di mogano. Austin, sentiva un nodo alla gola vedere il vampiro in quelle condizioni. Si avvicinò lentamente e lasciò cadere la chiave davanti al suo liberatore.

Viktor alzò gli occhi lucidi.

-Ho deciso, non me ne vado- disse Austin.

Il vampiro lo guardò sorpreso.

-Perché? Dopo tutto quello che ti ho fatto…-

-Io credevo fossi un mostro ma vedendoti ora e sentendo la tua storia, non penso tu sia cattivo, credo che tu sia solo sofferente per le ingiustizie subite in tutta la tua vita- Austin si sedette accanto al vampiro e posò la mano sulla sua. Era gelida, un pezzo di ghiaccio.

-Non voglio più far del male… ma non posso tirarmi indietro, sono un vampiro-

-Ti donerò il mio sangue ogni volta che ne avrai bisogno-

-Dopo tutto quello che ho fatto… ho partecipato anch’io alle cacce all’uomo, ho ucciso innocenti come gli altri-

-Quello non era che il vecchio Viktor, condizionato da false ideologie. Il nuovo sarà sicuramente una persona migliore. Non guardare al passato, a quante vite hai strappato, guarda a quante vite risparmierai ora e nel futuro- disse Austin accennando ad un sorriso.

-Austin- era la prima volta che il vampiro chiamava il ragazzo con il proprio nome,

-Grazie, grazie dal profondo del cuore- provò a sorridere anche il vampiro pur continuando il suo pianto.

Austin ricambiò il sorriso stringendo la mano di Viktor che pareva avesse acquisito calore.

-Insieme cambieremo. Cambieremo entrambi Viktor, come uomini e come vampiri-

 

****

 

Quasi tre giorni da quando Shawn era tornato rivelando come arrivare nel palazzo del Barone.

Austin era da altrettanti giorni in prigionia.

Tuttavia non era semplice organizzare la spedizione. Poche armi e poche munizioni.

La squadra dovette a fatica reperirle.

-Non siamo messi benissimo, non più di un caricatore a testa. Non siamo riusciti a recuperare nient'altro- esordì Jude osservando una cassa contenente le munizioni che erano riusciti a trovare.

-I cacciatori rimasti sono dispersi nella foresta, recuperare armi dall'armeria a Saint Michael è fuori discussione, troppo pericoloso per il momento- rispose Axel uscendo da una tenda.

Dopo l'attacco sia l'Inazuma che gli altri cacciatori si erano accampati sparsi per la foresta. I civili li avevano seguiti anche se la scarsità di cibo e alloggi di fortuna stava spingendo la popolazione a tornare nelle rovine della città pullulante di nemici.

-Dobbiamo solamente entrare in una casa e salvare Austin, non credo sia difficile…- intervenne Ryo.

-Possiamo anche piantare un colpo in testa al Barone, una volta entrati nel suo palazzo, sarà senza difese- continuò Axel.

-Concordo- replicò la ragazza dai capelli rosa.

-Mio fratello mi ha detto che uccise più di venti vampiri solo perché avevano disobbedito ai suoi ordini. Il fatto che lo battiamo per numero è irrilevante- mormorò Shawn.

Quasi nessuno lo ascoltò. La sua condizione era precaria. La fiducia nei suoi confronti non era stata riacquisita del tutto.

A cercare di recuperare la situazione ci pensò Ryo, da sempre amica dell’albino.

-Allora Shawn ci guiderai tu?-

Il ragazzo rispose solo con un cenno della testa.

-Sempre che non ci conduca in una trappola…- sbuffò Axel.

-Per la miseria, Axel puoi smetterla di importunarlo!? Se riusciremo a salvare Austin sarà solo merito suo!- sbottò la ragazza visibilmente alterata. Il volto rosso di rabbia e uno sguardo iniettato di sangue.

Il biondo sospirò e ritornò all’interno della tenda.

-Quando siete pronti chiamatemi-

Qualche secondo dopo se ne andò anche Ryo e Jude, in silenzio.

Shawn rimaneva solo. Seduto su una roccia muschiosa.

Si avvicinò solo KD. Si sedette vicino al ragazzo e gli consegnò un pezzo di carta su cui era scritto in caratteri chiari:

“Io mi fido di te, non ascoltare gli altri”

Il cecchino abbassò anche la propria mascherina rivelando un sorriso per incoraggiare Shawn.

-Voi due sbrigatevi! Prendete un’arma che partiamo!- la voce di Jude, squillante vibrò nell’aria tra gli alberi.

In pochi minuti la squadra Inazuma si riunì. Seduti in cerchio per terra con Jude al centro che spiegava come avrebbero recuperato Austin.

-Il piano è questo: marceremo lungo il sentiero che attraversa la foresta per circa una decina di chilometri, dobbiamo cercare di arrivare prima che il sole tramonti quindi abbiamo poco tempo. Ci è stato riferito che il nostro caro “amico”, il Barone potrebbe aver dispiegato sentinelle nei pressi del suo palazzo. Non dobbiamo farci individuare, quindi Darren e Ines, ho bisogno della vostra abilità con l’arco. E’ l’unico modo per eliminare le sentinelle silenziosamente-

I due ragazzi accennarono un sì con la testa per poi battersi il cinque per incoraggiarsi.

-Una volta che saremo riusciti ad arrivare nei pressi del palazzo, proseguiremo fino ad arrivare nel cimitero. Lì dovremo trovare quello che pare essere un sarcofago con due statue di angelo ai lati. Nasconde un passaggio segreto e dovremo aprirlo. Una volta percorso arriveremo alle celle. Libereremo Austin e tutti i prigionieri. Infine dovremo solo trovare il Barone ed eliminarlo. E’ tutto chiaro?-

Tutti risposero un semplice “affermativo”.

-Bene, allora in marcia, Shawn guidaci-

La squadra intera si alzò con le armi in mano.

Lasciarono montato l’accampamento e iniziarono a seguire l’albino. La strada era piuttosto lunga e avrebbe richiesto un paio d’ore di marcia. L’unica fortuna è che non sarebbe stato come la spedizione verso l’avamposto Echo.

La guida fece in modo da non passare davanti alla casa del fratello per evitare una qualche rappresaglia dei suoi compagni.

Nessuno nella squadra provo a rivolgergli anche solo la parola. Pareva quasi un estraneo.

Il tempo passava lentamente fino a quando, poco prima del tramonto, riuscirono a scorgere le prime guglie del palazzo del Barone Uxbridge.

Darren e Ines avanzarono, armati di arco, frecce e binocolo per trovare eventuali sentinelle.

Riuscirono a scorgere uno scheletro a qualche decina di metri. La ragazza tese la corda dell’arco e lasciò che la freccia sibilasse in aria conficcandosi nel cranio del mostro frantumandolo.

-Meno uno…- mormorò.

Darren ne colpì un altro poco più distante.

Dietro di loro si muoveva il gruppo cercando di essere il più silenziosi possibili.

I due arcieri si spostavano scagliando frecce di tanto in tanto fino a quando non arrivarono al limite degli alberi.

Erano riusciti a creare un varco e passare inosservati.

La squadra poteva vedere ora il muro di mattoni scuri coperti di edera che circondava il maniero. Un lugubre cancello di ferro battuto, alto e appuntito era l’unico accesso.

Il gruppo cercò di passare a lato, il cancello principale era troppo rischioso.

Il muro non era poi così alto, venne scavalcato piuttosto facilmente.

Il sole ormai era quasi calato del tutto, colorando di rosso il cielo.

Dall’altra parte del muro vi era un giardino con dei viottoli di pietra. Statue di angeli, persone, piccoli obelischi e croci. Un vero e proprio cimitero.

Inquietante, quasi angoscioso e opprimente.

Trovare la tomba giusta era quasi un’impresa, ve ne erano molte.

Fu Shawn che riuscì a trovarla. Nel cuore del giardino, sul retro del maniero. Chiamò il resto del gruppo grazie alla propria ricetrasmittente.

In pochi istanti la squadra si riunì.

Un sarcofago di marmo bianco dalle venature grigiastre. Ai lati le statue di due angeli accasciati con un braccio sopra il bordo della tomba stessa e l’altro steso per terra.

Due angeli piangenti dal capo chino e le ali basse, quasi a voler coprire loro stessi.

Due angeli che incutevano tristezza e melanconia in chi li guardava.

-E’ questa- sussurrò.

-Ne sei certo?- chiese Jude.

-Più che certo, mio fratello ha detto che era la tomba di due persone importanti per il Barone- rispose con un filo di voce.

-Bene allora spostiamo il coperchio ed entriamo- propose Axel.

Il gruppo si avvicinò e iniziò a smuovere la tomba.

Shawn sentì un nodo alla gola. Poteva benissimo leggere l’iscrizione sul coperchio:

 


“IN RICORDO DI

 

TRISTAN REX UXBRIDGE

ED

EVELYN GOULD-UXBRIDGE

 

ORMAI LONTANI MA SEMPRE NEL MIO CUORE

 

VOSTRO AMATO FIGLIO

VIKTOR”


Quei nomi non potevano essere che dei genitori del Barone. Era triste pensare che egli non potè neanche dare loro una degna sepoltura. Una tomba vuota con i loro nomi incisi era tutto ciò che rimaneva.

Shawn si lasciò quasi cadere una lacrima, ma non poteva permetterselo. Non poteva piangere di fronte alla tomba di qualcuno di importante per un vampiro.

Con un po’ di sforzo si riuscì poi a smuovere la lastra di marmo che copriva la tomba. Era stata fissata ad un’estremità quindi ruotò sul suo perno.

L’interno era vuoto, come aveva detto Aiden era un semplice cenotafio.

Vi erano però dei gradini, una scala di pietra che era quella del passaggio segreto.

Uno ad uno i ragazzi entrarono nel sarcofago e a testa bassa iniziarono a scendere le scale.

Alla fine vi era uno stretto corridoio, a malapena per una persona.

Un corridoio claustrofobico, ancora peggiore di quelli della base della Gilda.

A guidare il gruppo era ormai Axel che impugnava una torcia per vedere dove metteva i piedi.

Il passaggio continuò dritto per un po’ per svoltare poi quasi all’improvviso verso sinistre e una serie di curve una più stretta dell’altra.

Si respirava a fatica ed era buio, ma era l’unico modo per entrare e salvare Austin.

Alla fine del passaggio vi era una lastra di pietra con un anello di ferro fissato. Provarono a tirare ma non si aprì.

Allora il gruppo provò a spingere la parete che, sfregando rumorosamente sul pavimento del medesimo materiale si aprì.

Dietro di essa vi era una cella dalla porta spalancata.

-Ce l’abbiamo fatta?- sussurrò Ines.

-Siamo arrivati ma non vedo Austin- osservò Ryo mentre guardava le altre celle.

-Anzi, non vedo anima viva, nessun prigioniero- continuò.

-Allora non ci rimane che trovare il Barone. Seguitemi e pronti a fare fuoco.

Il gruppo risalì l’unica scala dei sotterranei e arrivarono al primo salone.

Un servo stava pulendo il pavimento con uno straccio.

-Ehi, si dico a te!- esclamò a bassa voce Axel al servo che li raggiunse il più velocemente possibile.

-Siete qui per salvarmi?!- chiese quest’ultimi con gli occhi lucidi e colmi di gioia.

-Sì ma devi aiutarci. Stiamo cercando un nostro amico, un ragazzo alto dai capelli neri rivolti verso l’alto e occhi blu scuro, catturato qualche giorno fa. L’hai per caso visto?-

-E’ con il padrone... -

-E dove si trovano ora?- Axel cercò a fatica di mantenere la calma.

-Sala degli arazzi… primo piano, la sala in fondo al corridoio destro-

-Bene, vai nelle celle, ti raggiungeremo dopo- finì Axel.

Il gruppo non perse tempo, salì al primo piano dall’ampia scalinata del salone. Attraversarono di corsa il corridoio di destra. Un lungo corridoio costeggiato di larghissime vetrate piombate che lasciavano vedere gli archi rampanti all’esterno.

La porta era sempre più vicino, una porta doppia di legno scuro.

Passo dopo passo il gruppo la raggiunse di corsa.

Venne aperta violentemente. Armi in pugno la squadra fece irruzione.

La stanza era un ampia sala con la funzione della biblioteca, detta degli arazzi in quanto dalle pareti e dal soffitto pendevano numerosi arazzi di epoche diverse.

Davanti alla porta, nel centro della stanza, tra le librerie dell’ala destra e dell’ala sinistra, un tavolo rotondo al quale erano seduti sia Viktor che Austin.

Alcuni colpi vennero sparati a sorpresa. Uno di essi colpì di striscio il braccio sinistro del Barone.

Austin si alzò di scatto:

-Fermi! Fermi non sparate!- urlò parandosi tra Viktor e i cacciatori.

-E’ inutile Austin, il destino è venuto a bussare alla mia porta…- disse il Barone noncurante della ferita.

-Austin siamo qui per salvarti. Non ci rimane che finire quel vampiro e poi saremo tutti al sicuro- rispose Axel.

-Mi rifiuto-

Il biondo non capiva.

-Ti è andato di volta il cervello?-

-No, ho semplicemente capito che non è un vero nemico!-

-Non è un vero nemico?! Hai visto che ti ha fatto? A momenti non ti reggi in piedi per quella ferita alla gamba e tu dici che non è un vero nemico!?- Axel non credeva a quello che stava sentendo.

-Di fatto mi ha anche dato le chiavi per rimuovere le catene che mi immobilizzavano, ancora l'altro giorno. Sono io che ho deciso di rimanere qui!-

-Inutile Austin, non ti crederà mai… ho visto gente come lui in passato, gente che trasuda odio gratuito- intervenne il Barone alzandosi dalla sedia e sistemandosi la giacca blu scuro che era stata strappata sulla manica.

Axel puntò l'arma contro di lui.

-Odio gratuito e giustificato. Avete ucciso mia sorella!-

-So bene chi te l'ha portata via, si dia il caso che io e lui abbiamo qualche conto in sospeso…- continuò il vampiro sorridendo mostrando i fin troppo lunghi canini.

-Beh potrei iniziare a colpire te per prima-

-Axel stai iniziando a delirare…- mormorò Shawn.

-Come?-

-Io… credo a ciò che dice Austin. Mio fratello mi ha parlato molto bene di Viktor, ora abbiamo davanti a noi il nostro amico non come prigioniero ma come persona libera- continuò l'albino.

Il ragazzo dai capelli neri sorrise.

-Quindi cosa proporresti di fare?- intervenne Jude.

-Lui ha lasciato in vita Austin, noi potremmo ricambiare il favore lasciando in vita il Barone-

Un sommesso vociare iniziò a sollevarsi tra il gruppo.

Alcuni si erano schierati con Shawn, KD e Darren ad esempio lo sopportavano.

Ines era completamente indecisa. I vampiri avevano sterminato la sua famiglia, ma allo stesso tempo non trovava giusto uccidere qualcuno che alla fine ha salvato la vita al suo amico.

Ryoko provava disgusto per i vampiri si era schierata apertamente con Axel, Celia la seguì pur non condividendo appieno le sue idee.

Jude era completamente neutrale e con fare analitico prese parola.

-Ebbene mi sembra che quattro di noi ti vogliano salvo, tre vogliono che ti uccidiamo, una è indecisa. Se dovessi votare per puro caso alla tua morte, avremmo un pareggio e dovremmo decidere il da farsi… ma non sta a me questo compito- continuò.

-Sir… forse potremmo trovare un accordo che soddisfi sia me che voi. Voi cacciatori volete eliminare noi vampiri e liberare l'umanità. Io non ho queste ambizioni, ma ho trovato la causa della mia, e della vostra, sofferenza nella persona di Ray Dark, monarca assoluto dei vampiri. Io posso proporvi solo il mio aiuto nell'eliminazione di Dark. La Gilda è ormai dispersa, non avete molte possibilità di vincere senza il mio supporto e conoscenza- il tono del Barone era diventato più che serio.

-A voi la scelta di cosa fare- continuò.

La squadra iniziò a consultarsi mentre Axel continuava a tener sotto tiro il proprio bersaglio.

Alla fine Jude prese parola.

-E sia, accettiamo la tua proposta. A patto che tu liberi tutti gli umani prigionieri e ci dici tutto ciò che sai a riguardo di questo “monarca assoluto”-

-Sarà fatto sir… anzi vi offro anche il mio maniero come base per voi- il Barone accennò un inchino.

Axel abbassò l'arma, poi con sguardo di sfida si avvicinò al vampiro:

-Prova a fare un passo falso e ti ritroverai senza la testa, hai capito?-

-Stia tranquillo, non è mia intenzione allearmi con degli umani, ma le condizioni lo richiedono quindi ci toccherà collaborare- lo stesso tono del Barone era diventato di sfida, poi facendosi strada con il braccio ferito, come se nulla fosse, si ritirò.

-Darò ordine ai miei servi di preparare le camere e servirvi la cena. Se non vi dispiace mi vorrei congedare-

Il resto del gruppo si limitò a guardarlo da lontano.

Un alleato che destava una non poca dose di sfiducia.

Austin si avvicinò a Shawn.

-Grazie per avermi sostenuto prima-

-Figurati… piuttosto, mi dovrai spiegare che ci facevi qui seduto ad un tavolo con lui-

-Forse più tardi, Shawn, posso solo dire che non è come lui vuol sembrare. Ha sofferto molto a causa di Dark. Quasi quanto noi-

Con queste parole pure Austin, vestito ancora con gli stracci dei suoi abiti abbandonò la sala degli arazzi incamminandosi per il lungo corridoio del maniero.


****

 

Redemptio, ovvero redenzione.

Direi che il titolo non necessita di spiegazioni,

il caro Barone Uxbridge realizza che umani e vampiri non sono

dissimili… crolla il muro della falsa realtà che aveva costruito attorno a sé.

Un cambio di cuore, ormai conscio che la fonte

del suo dolore è Dark.

Non credo che ci sia altro da dire...

se non che la storia inizia a diventare sempre più complessa…

inoltre mi scuso se i vostri Oc sono stati a malapena accennati,

ma volevo che i veri protagonisti del capitolo fossero Shawn,

Austin e Viktor… spero mi sappiate perdonare!!

Come sempre mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto,

un saluto,

 

_Eclipse.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Fidem ***


CAPITOLO 8: FIDEM

 
 

L'intera squadra Inazuma poté godersi un pasto come mai ne aveva ricevuto.

Seduti tutti quanti nel salone del piano superiore alla lunga tavolata di vetro al quale si riunivano alle volte i vampiri.

Tutti meno uno, Austin, che accusava una stanchezza dovuta al periodo di prigionia.

Non era tuttavia nella propria stanza ma negli alloggi del Barone seduto su una poltrona, mentre quest’ultimo finiva di bendarsi il braccio ferito.

-Curioso- disse quest'ultimo.

-Cosa?-

-Che tu preferisca stare con un vampiro che ti imprigionato per giorni bevendo il tuo sangue, che stare insieme ai tuoi amici-

-Pensavo che quel vampiro non esistesse più- sorrise il ragazzo.

-Purtroppo vivrà finché il mio corpo avrà vita… tempo fa il tuo caso avrebbe preso il nome di sindrome di Stoccolma, la vittima che si lega al proprio carnefice a tal punto da diventare suo complice… o innamorarsi di esso-

Austin arrossì.

-Semplicemente mi piace la tua compagnia, hai dimostrato di essere una persona sensibile, non un mostro assetato di sangue-

-Posso ammettere di essere stato amico di molti umani, ma solo pochissimi di loro sono venuti a conoscenza della mia natura. Austin, tu sei una brava persona, vedi il buono e la bellezza anche in chi non ne ha, una cosa che non è comune tra gli uomini ed ancora più rara tra noi vampiri-

Viktor si alzò e andò verso un piccolo mobile di legno nel fondo della stanza. Aprì le ante e tirò fuori una bottiglia scura, e versò il contenuto in un calice di vetro.

Un liquido scuro e rossastro.

-Sangue?- domandò Austin.

-Sì… non è purtroppo buono come quello fresco. Ci siamo evoluti pure noi vampiri nei secoli, la scoperta degli anticoagulanti è stata una manna dal cielo. Peccato che sono tossici, o in alternativa alterano il gusto del sangue. Ormai non me ne rimane che una piccola scorta- rispose.

Il ragazzo sentì un po’ di nausea, poi riprese a parlare:

-Mi chiedevo… cosa si prova ad essere dei vampiri?-

-Potrei farti la stessa domanda, cosa si prova a essere umani?-

Il ragazzo non rispose. La domanda l’aveva colto alla sprovvista.

-Non credo di essere la persona più capace di spiegarti cosa si prova ad essere un vampiro. Una lunga vita. Immortale. Una privilegio che ti permette di vedere i secoli della storia. Ma al prezzo di una sete senza fine. Il sangue umano la placa qualche ora, ma non oltre. Noi ci consideriamo dei privilegiati, ma la nostra storia ci vede come dei reietti, figli della notte. Il sole è in grado di distruggerci. Con l’esercizio siamo in grado di resistergli, a costo di un grande dispendio di energie. Non credo poi vi siano altre differenze rispetto a voi umani-

-E se ho capito bene, potete trasformare gli umani, giusto?-

-Tutte domande piuttosto curiose…-

-Cerco solo di conoscere meglio la specie del mio nemico- sorrise il ragazzo.

-Piuttosto lecito. Sì è possibile. Non ho mai eseguito una trasformazione ma so come avviene. E’ una pratica estremamente dolorosa per chi la subisce… il sangue viene succhiato goccia a goccia finché non sopraggiunge uno stato di quasi morte. Il tutto termine con una donazione, il vampiro dà parte del suo sangue all'umano che deve berlo e solo allora l'umano morirà per rinascere come vampiro-

Austin trasalì. Sembrava un rituale barbarico e violento.

-Da quello che mi hai detto l'ultima volta, non ci sono umani trasformati tra le fila di Dark giusto?-

-No, li sterminati nel nome di una presunta purezza di razza, niente di più folle-

Calò il silenzio per qualche istante, interrotto solamente da un miagolio dall'altra parte della porta.

Il Barone la aprì facendo entrare un gatto completamente bianco e dagli occhi gialli. Un gatto strano, dal pelo riccio e corto, muso stretto e grandi orecchie.

-Non pensavo avessi un gatto-

Il felino iniziò a seguire il proprio padrone, che lo prese in braccio.

-Un Devon Rex, una razza ormai rara. Una volta i gatti come lui erano detti gatti folletto per il loro muso strano, così magro ma con delle orecchie enormi. Mi sono sempre piaciuti, sono così particolari. O li si adora o li si disprezza. Alle volte molto sottovalutati e ignorati eppure sono dei felini che amano di un amore unico. Lo vedrai. E’ capace di seguirmi come un ombra!-

Austin vide, per la prima volta in quei giorni, il Barone sorridere. Un sorriso vero di gioia, mentre giocava con il gatto che tentava di prendere la sua mano al volo facendo le fusa.

-Come si chiama?-

-Weiss, bianco in lingua tedesca-

-Mi sembra un nome più che azzeccato!- rise il ragazzo riuscendo a strappare un secondo sorriso al vampiro.

Nuovamente l'atmosfera si fece silenziosa.

-Direi che è meglio tornare dai tuoi amici. Non è buona educazione che il padrone di casa lasci i propri ospiti da soli- disse posando a terra Weiss.

Il ragazzo rispose con un cenno per seguire poi il vampiro. Dietro di loro, pure il gatto iniziò a zampettare  per raggiungere il proprio padrone.

Il resto della squadra aveva avuto l'occasione di poter mangiare un pasto decente nonostante un iniziale sospetto che i piatti fossero avvelenati.

Il Barone entrò come un turbine, rapido e impetuoso seguito dal ragazzo dai capelli neri.

-Spero che il pasto sia stato di vostro gradimento- disse sedendosi all’unico posto libero della tavolata.

La squadra non fece il minimo cenno. Tutti quanto rimasero glaciali.

-Mi sarei aspettato una risposta migliore dai miei nuovi alleati-

-Non considerarci neanche alla stregua di tuoi alleati- tuonò Axel gettando le posate sul tavolo in vetro.

-Sono disposto a dirvi tutto ciò che so, in cambio di una collaborazione equa e reciproca- disse il Barone ignorando il biondo.

-Bene, prima di tutto ci serve sapere chi sia questo Ray Dark- esordì Jude mentre prendeva dallo zaino un taccuino con una penna biro per prendere qualche appunto.

-Ray Dark, monarca dei vampiri, eletto all'incirca sei secoli fa da mio padre e dagli altri quattro vampiri nobili dell'epoca, un momento infelice della nostra storia, la morte misteriosa del suo predecessore Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto da voi come Dracula-

Il ragazzo con i rasta schematizzó sul quaderno ciò che diceva il Barone.

-Perché lo odi a tal punto da volerti schierare contro di lui?-

-Perché detiene un potere senza limiti e il potere rende ciechi e folli. Uccise mia madre in quanto ex umana, seguì mio padre, successivamente gli altri vampiri nobili scomparvero uno ad uno in modi sempre più misteriosi non appena iniziarono a dubitare di Dark. L'ultimo è stato non più di una settimana fa, Xavier Foster. Aveva un piano per deporre Dark, ma quest'ultimo ha fatto la prima mossa, non so se mi spiego…-

-E’ tutto chiaro. Hai detto che ha un potere senza limiti, in che senso?-

Tra tutti solo Jude parlava, gli altri erano intenti ad ascoltare o guardare con aria diffidente Austin. Era arrivato pochi istanti dopo il Barone e ciò non poteva essere un caso.

-Un potere terribile, sono sessantacinque anni che lo detiene e da altrettanto tempo voi umani sieti in condizioni di sottomissione a noi vampiri. Lo ricordo bene, primavera del 2036. Io e il padre del vostro amico Shawn, dopo decenni di studi, avevamo ritrovato nel deserto del medio oriente, una cripta.

Tale cripta corrispondeva a quella indicata dalla pergamene di Qumran, un insieme di rotoli biblici, tra i quali alcuni che spiegavano la nascita dei vampiri. Voi conoscete questa storia?-

Il gruppo iniziò a fare dei cenni di diniego.

-Se non ci sono problemi vorrei raccontarvela, è piuttosto interessante…-

-Direi di ascoltare, che dite?- propose Ryoko.

-E sia, inizia il racconto- continuò Jude.

Con un colpo di tosse Viktor si schiarì la voce e iniziò a narrare la storia.

 

“Tutto risale alla creazione del mondo. La Genesi insegna che in sette giorni venne creato il cielo, la terra, luce e buio, piante, animali e l'ultimo giorno venne creato l'uomo.

Adam, il suo nome. Creato dall'Eterno prendendo una manciata di polvere e soffiando all'interno un alito di vita.

Ma Adam non fu l'unico.

Venne creata una donna per lui. Il suo nome era Lilith, che significa notte.

Sia Adam che Lilith vennero creati dalla terra, erano uguali in origini e quindi per  dignità.

Per questo motivo la donna si rifiutò di sottomettersi ad Adam e quest'ultimo la ripudiò.

Venne creata quindi Hawwah da una costola di Adam. Essendo parte di Adam, Hawwah si sottomise a lui.

I due uomini vennero tuttavia cacciati dal Giardino di Eden per aver mangiato il frutto della conoscenza.

Sulla terra si unirono e da loro nacquero due figli.

Qayin ed Hevel.

Hevel si occupava delle greggi e i suoi sacrifici all'Eterno erano i più graditi.

Qayin per invidia uccise il proprio fratello e venne scoperto dal Signore.

Venne allontanato dalla propria famiglia e migrò verso le terre di Nod.

Fu lì che incontrò Lilith, la prima donna.

Ella non aveva mangiato il frutto della conoscenza era rimasta immortale ma, maledetta era diventata un demone.

Lilith riuscì a sedurre Qayin e dalla loro unione nacque la stirpe dei vampiri.

Dall'unione del primo assassino della storia e di un demone.

La loro progenie rimase quindi immortale come la madre ma dannata a bere il sangue degli umani, come il padre che versò a terra quello del fratello e il sole sarebbe stato loro nemico perché figli della notte”

 

Molti della squadra rimasero attenti ad ascoltare la storia in silenzio fino alla fine.

-E’ piuttosto triste… figli di un demone e del primo assassino della storia- mormorò Ines.

-Questo è il mito, non possiamo certo essere sicuri della sua veridicità- rispose il vampiro.

-Ma tutto questo come può esserci utile?- domandò Ryo.

-Semplice. Nella cripta che trovai con il cavalier Frost, abbiamo rinvenuto quello che secondo le pergamene era la tomba di Qayin. I manoscritti affermavano che Lilith e Qayin vennero scoperti dall'Eterno, l'arcangelo Mikha'el venne inviato per impedire che essi generassero altri demoni ed egli li uccise con una spada d'argento. Tuttavia i figli di Qayin e Lilith sopravvissero e seppellirono la madre e il padre separatamente. Io e Frost trovammo la tomba del padre, come desiderò Ray Dark. Pensavamo fosse solo un ritrovamento storico, non credevamo alle leggende, eppure quando Dark ci raggiunse, divorò i resti del nostro progenitore acquisendone quindi i poteri scatenando l'apocalisse sul mondo determinando la distruzione di buona parte della razza umana-

-Quindi Ray Dark, ha ottenuto i poteri di questo Qayin…- bofonchiò Jude riflettendo sulla situazione.

-Credetemi, se avessi saputo come sarebbe andata, avrei impedito il ritrovamento di quella tomba…- rispose il Barone con un tono visibilmente dispiaciuto.

-Bugiardo! Scommetto che non ti è dispiaciuto consegnare la tomba a Dark!- sbottò Axel.

Il biondo si alzò in piedi di scatto e andò verso il Barone afferrando il colletto della camicia.

-Axel, che stai facendo!- esclamò Austin cercando di frapporsi tra i due.

-Per favore cerchiamo di stare calmi- continuò Jude.

Il biondo sbuffò ma tornò al proprio posto accompagnato da KD.

-Viktor, hai detto che anche Lilith è stata sepolta giusto? Quindi in teoria se ella venisse trovata, Ray Dark diventerebbe. ancora più potente giusto?- chiese Ryoko.

-Esattamente, ma non so dove sia. Sono stato incaricato di trovare la tomba di Lilith, ma sono anni che cerco invano. Non ho che pochi appunti scarabocchiati, testi in disaccordo… le pergamene di Qumran sono state distrutte…-

-Io forse ho qualche indizio…- intervenne Shawn sotto lo sguardo incredulo di tutta la squadra.

-Come fai a sapere qualcosa a riguardo?- chiese Darren.

-Il diario di mio padre. Viktor li consegnò a mio fratello tempo fa. E lui li diede a me come ricordo. Mentre eravamo all'avamposto Echo, iniziai a sfogliarlo e trovai una parte chiusa da un sigillo di ceralacca dedicata a me e mio fratello.

Mio padre aveva tradotto una piccola filastrocca che permetteva di capire dove trovare una “seconda reliquia” che credo sia proprio la tomba di Lilith ed esortava me e mio fratello a distruggerla- continuò l'albino.

-Potremmo vedere il diario?- chiese Jude.

-Purtroppo… credo di non averlo più con me. Lo tenevo nello zaino e… l'ho lanciato durante la battaglia per distrarre il vampiro dai capelli rossi e per essere più leggero-

-Quindi il diario di tuo padre è in mano del nemico?- scrisse KD su un pezzo di carta preso da Jude.

-Temo proprio di sì. Non volevo… - Shawn iniziò a sudare freddo e a tremare per l'agitazione di aver fatto qualcosa di così grave.

-Tranquillo, non potevi fare altro. E poi non saresti qui a dirci queste cose se fossi morto a Saint Michael!- lo consolò Celia appoggiandogli una mano sulla spalla destra e sorridendo.

-Se voi vi fidate di me, posso provare a recuperare il diario dalle mani di Claude. Domani vi è una seduta del Consiglio dei nobili. L'ha convocata Claude stesso per parlarci di alcune sue scoperte… forse vorrà mostrarci proprio il diario-

-Possiamo fidarci? Sei stato nostro nemico per tutto questo tempo…- osservò il rasta.

-Io mi fido, Jude. Credo che Viktor sia cambiato- intervenne Austin.

-Posso provare a fare di più, ma avrò bisogni dell'aiuto di Aiden, fratello di Shawn- continuò il Barone.

-Ovvero?-

-Durante il consiglio si riuniscono i nobili, i capi dei clan minori e Dark stesso. Posso cercare di creare dissapori e spaccature tra i vampiri-

-Come pensi di fare?- domandò Ryoko.

-Voto di sfiducia- sorrise il Barone -Se io ottengo il supporto di Aiden saremo in due a votare la sfiducia, Bryce e Claude saranno contrari, sono lacchè personali di Dark. L'ultimo voto spetterà ai capi clan. Nel migliore dei casi si scatenerà una faida interna e potremo essere in grado di prendere il diario e indebolire lo stesso Dark che dovrà sedare una ribellione decimando i clan minori- continuò.

-Nel peggiore dei casi?-

-Credo che troverete la mia testa mozzata e infilzata su una picca fuori dalle mure della Città Maledetta…-

-Credi di potercela fare?-

-Caro… Jude, giusto?-

Il rasta annui.

-Bene Jude, farò affidamento alla mia capacità oratoria e farò leva sulla precoce morte di lord Foster. Fidatevi. Mal che vada avrete un vampiro nobile in meno- disse ironicamente.

La squadra Inazuma iniziò a discutere animosamente per poi arrivare ad una decisione.

- A mali estremi estremi rimedi. Ci fidiamo, buona fortuna- concluse Jude.

-Non ce ne sarà bisogno, vado a scrivere il mio discorso. Consideratevi liberi di prendere la stanza che più vi aggrada e di andare dove più vi pare in questo maniero-

Il Barone si alzò per tornare nei propri alloggi seguito solamente da Weiss.

-Scatenare una faida?- domandó Axel.

-Disordini e dissapori… potrebbe farci guadagnare tempo per trovare la tomba di Lilith- rispose Jude.

-E dopo aver trovato la tomba cosa potremmo fare? Una volta distrutta impediremo a Dark di diventare più potente, ma dopo? Dovremo cercare di distruggerlo- osservò Ryo.

-Secondo me dobbiamo occuparci di una cosa alla volta. Prima prendiamo il diario e distruggiamo Lilith, assicuriamoci che non diventi troppo potente, poi pensiamo a cosa fare- intervenne Ines.

-Ha ragione. Poi sono curioso di sapere che piani ha Viktor- continuò Darren.

Jude si sistemò gli occhialini e poi prese parola.

-Dobbiamo solo aspettare cosa succederà domani. Non ci resta che attendere-

Detto questo si alzò, seguito poco dopo da tutti gli altri.  

Ognuno in una direzione diversa, chi in camera come Ryoko e Celia, Ines e Darren invece erano nella sala degli arazzi.

Austin osservava fuori da una vetrata il cortile. Poteva ammirare l'entrata del passaggio segreto, la tomba degli Uxbridge con i suoi angeli piangenti.

Con passo leggero si avvicinò Shawn.

-A che pensi?- chiese quest'ultimo mettendosi al suo fianco.

-Nulla… penso solo che sia triste. Tutte quelle lapidi. Vuote. Nient'altro che un ricordo-

-Ricordo di persone care. Triste sì, ma anche romantico… non credi?-

-Sì, suppongo di sì-

-Penso anche io che Viktor sia diverso da come lo pensiamo, duro e freddo fuori, fragile dentro. Vedo che gli stai vicino nonostante la prigionia-

Seguì qualche istante di silenzio. Dall'interno poterono notare una figura avvicinarsi alle statue dei due angeli. Il Barone. Pose la mano sul sarcofago e poi si sedette a gambe incrociate per terra e iniziò a scrivere il suo discorso su dei fogli di carta.

Austin si lasciò scappare un sospiro.

-Vorresti essere lì affianco a lui vero?-

L'altro ragazzo avvampò.

-No… non è vero!- balbettò nervosamente.

L'albino sorrise.

-Se lo dici tu… secondo me gradirebbe che tu lo aiutassi- il ragazzo diede una pacca sulla spalla di Austin.

-E’ tardi. Meglio che me ne vada. Buonanotte!-

Shawn si allontanò silenziosamente come era arrivato lasciando l'altro cacciatore, in imbarazzo, davanti alla vetrata.

 

****

 

Il sole era già sorto da un po’.

La Città Maledetta era ancora dormiente, ma i vampiri più importanti erano già diretti verso la torre Báthory.

Lo stesso Viktor era giunto con largo anticipo.

Si vestì con la solita toga nera bordata d'argento. Al fianco teneva la propria spada per le evenienze.

Si sedette su una poltrona di velluto nella stanza appena precedente al salone del consiglio.

Una piccola stanza dello stesso stile austero e lugubre della torre. Abbellita solo da qualche tendaggio e uno o due quadri alle pareti.

Arrivarono successivamente Bryce che si limitò a salutare garbatamente, poi Claude che invece non si degnò di salutare, ma semplicemente guardò dall'alto in basso il Barone per passare oltre.

Infine arrivò la persona giusta, Aiden.

Viktor si avvicinò e lo condusse fuori.

-Ho bisogno del tuo aiuto e della tua massima collaborazione- disse.

-Ovvero?-

-Dobbiamo rubare un diario a Claude, dovrebbe averlo qui dato che ci ha convocato per parlare delle scoperte che ha fatto sul vecchio quaderno di tuo padre-

-Va bene, serve altro?-

-Veramente sì… diciamo che ho deciso di aiutare tuo fratello e gli altri cacciatori della Gilda a spodestare Dark ed è qui che ho bisogno del tuo aiuto-

-Vuoi fare cosa!?- Aiden riuscì a trattenere a stento l'urlo.

-Spodestare Dark. Se lui trova la tomba di Lilith sarà onnipotente e governerà con il pugno di ferro anche su noi vampiri. Inoltre dato che ha consumato i resti di Qayin è un avversario temibile che potrebbe comunque ucciderci tutti quanti non appena non gli serviremo più. Infine ha qualche debito da saldare con me e te. Oggi prenderò la parola e dichiarerò la volontà di un voto di sfiducia per farlo decadere. Dovrai votare a favore della mia proposta. Se si opporrà i clan minori saranno nel caos e se tutto va secondo i miei piani, inizieranno a farsi guerra tra loro a seconda di chi ha giovato e chi ha perso sotto il dominio di Dark-

-Chi ti ha detto che ti aiuterò?-

-Considera il fatto che se non mi aiuti tuo fratello potrebbe morire o essere ridotto in schiavitù come tutti gli esseri umani, una volta che Dark prenderà possesso della seconda reliquia- il tono del Barone pareva quasi un ricatto, ma a fin di bene.

-E se non trovasse la reliquia?-

-Beh… morirei io e poi tuo fratello. Ormai la Gilda non esiste più, paradossalmente io e te potremmo essere l'unica speranza per gli umani-

Aiden si prese qualche istante per riflettere.

-E va bene. Ti seguirò… anche se sono convinto che ci porterà alla rovina!-

-Sappi che dovrai essere in grado di abbandonare tutto e incrociare la spada contro Dark. Ti consideri pronto?-

-Per salvare mio fratello questo e altro-

Il Barone sorrise per poi entrare nella sala del Consiglio insieme ad Aiden.

Presero posto insieme agli altri nobili sui troni bianchi dei nobili.

Prima di prendere parola, si attese ancora qualche minuto che tutti i capi dei clan minori presero posto.

Si alzò Claude e con fare solenne prese la parola:

-Vi ho convocato qui oggi, per poter parlare di alcune recenti scoperte.

Durante la gloriosa vittoria a Saint Michael, sono riuscito a impossessarmi di un diario particolare, appartenente al defunto padre del cavalier Frost- mentre parlava alzò il diario per mostrarlo alla platea.

-Al suo interno vi sono delle pagine in cui esortava i figli a trovare la seconda reliquia e distruggerla!-

Un vociare sommesso iniziò a levarsi dal basso, mentre Claude lanciò un occhiata ad Aiden.

-Vi sono inoltre indizi che dimostrano come il padre del cavalier Frost abbia distrutto le pergamene di Qumran… ma allo stesso tempo abbia trascritto il luogo in cui si dovrebbe trovare Lilith! Il marchese Whitingale si è preso la responsabilità di dirigere le ricerche personalmente. Egli può confermare che sono già all'opera sul sito, anche se devono individuare ancora la posizione della cripta. Fortunatamente l'attacco dei giorni scorsi ci è venuto in aiuto-

-Bisogna ammettere il tuo merito Beacons- disse Dark dall'altra parte della camera.

-La ringrazio maestà- il rosso si inchinò profondamente.

-Altrettanto non si può dire di Uxbridge che in anni di studi non è riuscito a portare nulla a termine- continuò il re.

Il Barone si alzò sistemando alcuni fogli sul banco davanti a lui.

-Chiedo la parola a voi onorevoli membri di questo consiglio-

-Permesso accordato barone Uxbridge- rispose Whitingale.

-Ammetto ogni mia colpa a riguardo. Ammetto di non essere stato in grado di cercare quanto richiesto. Ma ammetto anche che, se ad oggi i vampiri possono godere di un potere tale da aver piegato la volontà degli umani, ciò è merito mio e del fu cavalier Frost.

Noi trovammo l'antica cripta di Qayin e noi stessi la consegnammo a sua altezza che fu in grado di far sorgere la nostra razza, come esseri dominanti, bruciando il vecchio mondo degli umani e creando il nuovo mondo di noi vampiri.

Dal 1477, anno della morte di Vlad III di Valacchia, nostro re, sua altezza Ray Dark detiene la carica assoluta della nostra società. Degno di grandi lodi e grandi meriti, ma allo stesso tempo, autore di grandi crimini e grandi sofferenze!- il tono di Viktor passò da solenne a quasi minaccioso, pur rimanendo piuttosto calmo.

-Quando mio padre e i padri dei miei pari, nominarono Ray Dark monarca assoluto e guida di noi vampiri, non si sarebbero mai aspettati di venir traditi da egli stesso! In questi secoli sua maestà ha indossato la maschera del saggio condottiero che ci ha permesso di giungere all'apice del nostro prestigio, ma tale maschera nascondeva solamente la bestia che è di fatto.

Uno ad uno, a partir da mio padre e mia madre, i nobili di questo consiglio scomparvero in circostanze assai misteriose. Scomparsi non appena iniziarono a dubitare dell'integrità morale di sua maestà! L'ultima vittima, Xavier Foster, assassinato di recente, avvelenato con l’essenza di aconito. Egli si confidò con me, aveva l'intenzione di sfiduciare sua altezza, peccato che uno stormo di corvi, messaggeri di Dark udirono la nostra conversazione. Quella notte Foster venne trovato morto nel proprio castello.

L'aconito è mortale ma sono pochi a conoscere le sue proprietà anche tra noi vampiri, inoltre è estremamente raro da trovare. Per caso da quando sua altezza è al potere i casi di morte per aconito aumentarono a dismisura, soprattutto tra i precedenti membri di questo consiglio. I coniugi Whitingale, il padre di Foster…-

Nella platea i capi iniziarono a bofonchiare e lo stesso brusio iniziò a levarsi dal pubblico nei palchi superiori.

-Viktor dove diamine vuoi arrivare a parare!?- sbottò Claude.

-Se tale deve essere la nostra guida, pessima dal punto di vista morale e assetata di potere, sul nome dei nostri defunti predecessori, e amici, io chiedo al consiglio di sostituirla!

Propongo io un voto di sfiducia affinché Ray Dark abdichi e venga nominato un nuovo leader più capace... e sincero!-

Dalla platea e dai palchi si levarono sia fischi e insulti, che urla di approvazione.

-Al voto! Al voto!- ripetevano a gran voce i sostenitori.

-Pertanto, come da mio diritti io voto a favore della sfiducia- pronunciò Viktor.

-Sei andato fuori di testa!?- soffiò Claude.

-Hai la tua occasione di difendere il tuo signore in modo civile- rispose il Barone.

-Contrario- dichiarò il rosso, seguito subito da Bryce.

Aiden esitò un istante per pronunciare tremolante:

-Favorevole-

Claude si girò di scatto:

-E’ tradimento! Vi siete accordati!-

-A voi signori dei clan la scelta!- continuò Viktor.

Un boato si levò dalla platea. I capi iniziarono a urlare in modo confuso i propri pensieri.

-Silenzio! Ordine!- Whitingale cercava di ristabilire la calma.

Alcuni capi iniziarono a spingersi, la discussione stava per sfociare in una rissa. In molti avevano tratto giovamento da Ray Dark, molti altri avevano visto il declino del clan a causa delle sue azioni e dei suoi intrighi.

Il Barone lanciò un'occhiata ad Aiden, seduto affianco a Claude, e fece un cenno con la testa.

Subito l'altro vampiro prese il diario strappandolo dalle mani di Claude che cercava di ripristinare l'ordine.

Il rosso venne spinto e fatto cadere in mezzo alla folla da Aiden.

Ad un tratto un tuonò interruppe la furiosa lite.

Ray Dark si alzò dal suo trono brandendo un pesante scettro che veniva picchiato a terra. Ad ogni colpo il pavimento tremava.

-Questo era nei piani?- mormorò Aiden a Viktor.

-No, non l'avevo previsto- rispose l'altro visibilmente agitato.

-Questo è tradimento miei signori- disse Dark con tono aspro.

-Non se lo consente la nostra legge!- replicò Viktor.

-La legge sono io!- rispose Dark.

-Allora assisterò alla vostra caduta sul campo di battaglia…-

Un ghigno si disegnò sul volto di Ray Dark.

-Solo se riuscirete ad uscire vivi da qui!-  disse in modo lugubre.

Viktor guardò l'amico  per poi iniziare a correre prendendolo per un braccio

Claude ancora adirato per l'affronto partì all'inseguimento.

I fuggitivi accellerarono, il fiato diventava pesante e la toga iniziava ad essere scomoda. Il rosso continuava a chiamare guardie per catturare i due vampiri.

Essi scendevano le scale saltando i gradini rischiando anche di cadere rovinosamente.

Nonostante la folla di persone alla torre Báthory, si fecero strada a spintoni fino ad arrivare ai cavalli.

-Ci vediamo da me. Buona fortuna Aiden- il Barone saltò in groppa e partì rapidamente. Con una mano teneva le briglie mentre con l'altra teneva un vecchio revolver caricato con proiettili in lega d'argento.

A tutta velocità si diresse verso il cancello della cinta di mura della torre. Sparò un colpo alla guardia che cercava di chiudere il cancello.

Aiden lo seguì poco dopo. Claude nel frattempo si fermò sul portone della torre osservando i due fuggitivi.

 

****

 

Il ticchettio dell'orologio a pendolo nel salone era quasi snervante.

Era l'unico suono che si poteva udire.

I presenti osservavano le lancette d'argento e il quadrante con i numeri romani di quell'orologio dalla scatola in legno.

Ogni quarto d'ora un piccolo carillon trillava il motivetto del vecchio Big Ben a Londra.

Era l'una del pomeriggio, il sole stava tramontando lasciando posto alla lunghissima notte.

Axel camminava irrequieto avanti e indietro.

-Me lo sento, ci ha traditi e venduti ai vampiri…-

-Aspettiamo ancora un po’, sono sicuro che tornerà- rispose Austin con un tono quasi implorante.

-Non possiamo essere certi che ci abbia traditi, né che non ci abbia traditi- intervenne Ryoko mentre controllava le articolazioni del braccio meccanico.

Un piccolo botto squarciò il silenzio che era calato nuovamente.

-Avete sentito?- chiese Ines provando a scrutare l'esterno da una finestra.

-Sembrava uno sparo…- continuò.

-Forse è solo la tua impressione- rispose Axel dubbioso.

Altri due botti un po’ più potenti risuonarono.

-Questi non sono certamente la mia immaginazione…- riprese la ragazza.

-No, li ho sentito anche io- si aggiunse Ryo.

Dall'esterno sembrava tranquillo fino a quando dagli alberi spuntarono due cavalieri, su una cavalcatura nera il Barone che armato di pistola sparava a nemici non meglio identificati.

Il secondo era su un cavallo marrone e assomigliava molto a Shawn.

-Ragazzi, è Viktor con… chi è quello?- chiese Ines.

-Sembra Shawn… che sia suo fratello?- rispose Axel.

I due vampiri a cavallo cercavano di farsi strada verso la porta allontanandosi dagli inseguitori. Una decina di umanoidi dalla carnagione grigiastra che soffiano mettendo in mostra le zanne. Vesti lacere, andatura goffa ma comunque veloce che cercavano di avventarsi sul Barone e su Aiden.

-In ogni caso mi sembra abbiano bisogno di aiuto… qualcosa deve essere andato storto- concluse Ryoko.

-Allora vado a dare una mano- rispose Austin prendendo un fucile e uscendo.

-Che impeto…- osservò Axel.

-Piuttosto che commentare che ne dici se viene ad aiutare anche tu biondino?- disse Ryo con un pizzico di sarcasmo.

Di sua risposta il ragazzo sbuffò per poi accennare un vago sorriso. Uccidere vampiri era la sua specialità.

Nel cortile Viktor aveva ufficialmente finito i colpi. Ciò che rimaneva era l'arma bianca.

Sguainata la sciabola iniziò a rotearla.

Essere a cavallo dava un vantaggio, era più alto e con un fendente poteva decapitare anche uno di quei vampiri.

La lama tagliava come burro la carne del collo e la spina dorsale di quegli esseri. Un colpo ben preciso, assicurando la morte.

Aiden era sguarnito e non poteva a far altro che tenersi lontano.

Viktor stava duellando con due vampiri, infilzò il primo tra la spalla e il collo. Il secondo si preparava da dietro ad attaccare, quando una serie di proiettili lo colpì alla nuca.

Quando Viktor si girò per menare il fendente vide solamente il vampiro cadere e Austin con ancora in mano il fucile fumante.

-Grazie Austin, ma è meglio se rientri, non sono vampiri comuni- disse il Barone mentre combatteva.

-Io non me ne vado, li affronterò!-

-Vorrai dire li affronteremo!- rispose Axel seguito dagli altri cacciatori.

La potenza di fuoco superiore garantì la morte dei vampiri in poco tempo.

I due cavalieri smontarono e correndo verso l'interno iniziarono a urlare:

-Dobbiamo andare via! Non siamo più al sicuro qui. Prendete le vostre cose-

-Aspettate ma che succede? Chi erano loro e tu… chi sei?- domandò Darren.

-Lui è mio fratello, Aiden, il vampiro- rispose Shawn.

-Aiden Frost, in persona. Pronto ad aiutarvi contro Dark- continuò lui.

-E gli altri chi erano?-

-Strigoi, vampiri impazziti per la sete. Hanno perso completamente il controllo della loro volontà, sono sotto il dominio di Dark. Non sono come i non morti, sono veloci e letali oltre che resistenti. Questi erano pochi, ma Dark può ammassarne eserciti- rispose il Barone mentre prendeva una vecchia spada dall'elsa d'oro dalla cappa del camino del primo salone per darla ad Aiden.

-La spada di tuo padre, ti farà comodo dato che sei disarmato. Comunque siamo in pericolo. Non è andata secondo i piani, Dark ha il Consiglio sotto il suo potere e lo ha rivolto contro di noi. Siamo ricercati… quindi preparatevi che dobbiamo andarcene-

-E dove?- scrisse KD su un foglio di carta.

-Casa mia è troppo pericolosa- disse Aiden.

-Potremmo tornare al campo base nella foresta- propose Jude.

-Qualsiasi posto, l'importante che sia al sicuro e lontano da qui- continuò Celia.

-Allora direi che va bene il nostro vecchio campo- finì Jude.

-Ottimo… non ho abbastanza cavalli per tutti, ma nelle stalle ho un vecchio carro, possiamo usarlo per caricare le armi e il necessario, ma dobbiamo fare presto prima che ritornino!- rispose Viktor.

La squadra obbedì, pur essendo un vampiro, il Barone era sulla loro stessa barca. Fortunatamente non si erano caricati di bagagli per salvare Austin e in pochi minuti portarono il necessario alle scuderie. Il Barone si limitò a prendere qualche bottiglia dalla sua scorta, un sacco con qualche vestito per cambiare i propri sporchi di sangue, e con facilità riuscì a catturare pure Weiss, un gatto troppo speciale da abbandonare.

In poco tempo partirono a gran velocità verso l'accampamento nella foresta.

Il sole era ormai tramontato e si alzava la notte.

Dal carro che trasportava anche i ragazzi della Inazuma, Jude chiamò il Barone:

-Siete riusciti a prendere quella cosa?-

-Ovvio… eccola qui, il diario di mio padre con tutte le indicazioni! Ho avuto anche la soddisfazione di malmenare Claude- esclamò Aiden mostrando il diario.

-Tuttavia il nostro amico ha già capito dove cercare… dovremo stendere un piano quanto prima- continuò Viktor.

-Ne riparleremo al nostro campo… direi che ora possiamo veramente fidarci di voi due- concluse Jude.

I due vampiri sorrisero per poi aumentare il passo del cavallo.



 

****


Fidem, ovvero fede.

Alla fine tutto il capitolo si basa sulla fiducia,

la fiducia dell’Inazuma nei confronti del Barone e

dei ragazzi più vicini ai vampiri come Austin e Shawn,

e la sfiducia di Viktor e Aiden per Ray Dark.

Ottavo capitolo, o meglio nono se si considera il prologo iniziale…

ormai siamo già oltre il giro di boa, lentamente ci avviciniamo alla

conclusione… beh direi che però è ancora presto per parlare di

fine, i nostri ragazzi dovranno affrontare ancora

un po’ di avventure e pericoli in questo mondo dalla notte

perpetua!

Come sempre mi auguro che il capitolo sia di vostro gradimento!

Un saluto,

 

_Eclipse.

 
P.S. il racconto di Viktor non è altro che l'estratto della Genesi a cui ho aggiunto la leggenda ebraica di Lilith. Poiché i rotoli di Qumran, detti anche pergamene del Mar Morto, (realmente esistenti anche se non contengono alcun accenno ai vampiri!) sono in lingua ebraica, ho deciso di mantenere i nomi originali nel racconto (quindi Adam è Adamo, Hawwah è Eva, Qayin Caino, Hevel Abele).

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Sanctus Michael ***


CAPITOLO 9: SANCTUS MICHAEL

 
 
 

Il viaggio di ritorno fu di gran lunga più breve dell'andata.

La foresta era ancora brulicante di profughi che si nascondevano, anche se buona parte di essi stava lentamente tornando in città. Ormai molta gente era rassegnata e guardava mestamente i brandelli della Gilda che cercavano di tenersi operativi. Il passaggio dei ragazzi fu accolto più con compassione che ammirazione.

Le tende della Inazuma erano ancora montate e intatte.

Il cielo era ormai buio, splendevano le stelle e una luna che cresceva lentamente.

Vicino alle tende vi era un braciere con rimasugli di cenere e legna.

Axel posò dei nuovi rami e diede fuoco con un fiammifero.

La squadra si sedette a terra attorno al focolare per scaldarsi.

-Allora, che indicazioni ci da il diario?- domandò Jude.

-Lasciamo che sia mia fratello a mostrarcele- propose Aiden passando il diario del padre all'altro ragazzo.

Lo aprì fino alle ultime pagine e iniziò a recitare la piccola filastrocca:

 

“Eternamente la notte giace.
Chi è come Dio, prepotente impera,
e la sovrasta tenace.
Angeli armati di luce difendono, come bufera,
e la tenebra respingono, nel profondo abisso.
Tremenda e austera l’ombra, avvolge
chi scioglierà l’antico nesso,
e sarà sol dolore che al mondo rivolge”

 

-Non ho la più pallida idea di cosa significhi- continuò.

-Sembrano parole rimate messe a caso- aggiunse Ryo.

-Non sono casuali, non dobbiamo fermarci sul significato letterale, ma dobbiamo riuscire a capire il senso allegorico di tutto ciò- intervenne Viktor.

-In che senso?- domandò Ines.

-Prendiamo ad esempio il primo verso: “eternamente la notte giace”. Noi sappiamo di per certo che sono indizi per trovare Lilith. E Lilith in ebraico significa notte, quindi secondo questa chiave di lettura il verso divento: “eternamente Lilith giace”- rispose Aiden.

-Ottimo siamo già a un verso in meno!- esclamò Darren visibilmente eccitato dall'indovinello del diario.

-Ci manca tutto il resto…- commentò Jude.

- “Chi è come Dio, prepotente impera e sovrasta tenace”... dobbiamo capire chi sia al pari di Dio- continuò il rasta.

-Non so… il demonio?- propose Austin.

-Il demonio prepotente impera e la sovrasta tenace, non mi sembra una cosa molto positiva- obiettò Axel.

-Eppure mi sembra che sia azzeccato dato che dal nostro punto di vista c'è un “demonio” che domina i vampiri e riduce in schiavitù gli uomini- replicò il ragazzo dai capelli neri.

-Improbabile, in questi versi dovrebbe contenersi l'area in cui si trova la tomba, “chi è come Dio” la sovrasta, quindi è sopra Lilith, o meglio la cripta. E poi secondo la Bibbia, Satana venne sconfitto. Non possiamo considerarlo al pari di Dio- osservò Viktor.

-Quindi chi è che potrebbe essere come Dio?- pronunciò Kangdae.

-Non ne ho la più pallida idea- rispose l'altro.

Il gruppo iniziò a riflettere, alcuni pensavano, altri bofonchiavano.

Era passato un abbondante quarto d'ora e nonostante le proposte più fantasiose non si era arrivati ad una conclusione.

-Chi è come Dio? Chi è come Dio?- ripeteva Celia pensando.

-Aspettate, cosa hai detto?- chiese il Barone rivolto all’infermiera.

-Io? Ho solo detto: chi è come Dio?-

-Forse stiamo sbagliando il ragionamento. Non dobbiamo cercare qualcuno che sia come Dio, ma capire cosa vogliono dire quelle parole!- continuò il vampiro.

-Non ti seguo Viktor- disse Jude.

-Prima ho accennato all'episodio della ribellione di Satana, il demonio. Stando ai racconti venne sconfitto dall'arcangelo Mikha'el. Mikha'el significa proprio “Chi è come Dio?” ed egli fu anche l'arcangelo che con una spada d'argento uccise Lilith e Qayin- rispose.

-Quindi sarebbe Mikha'el prepotente impera e la sovrasta tenace- continuò il rasta.

-Esatto, l'arcangelo Mikha'el è conosciuto anche come…- il Barone non finì la frase, Jude riuscì a precederlo.

-San Michele, Saint Michael-

-Esatto!-

-Aspettate voi sostenete che Lilith è stata sotto il nostro sguardo per tutto questo tempo?!- intervenne Ryo.

-Questo è quello che sembra, Saint Michael è piuttosto grande- rispose Shawn.

-Ma la Gilda si sviluppa in una serie di bunker sotterranei, dovremmo averla trovata quella cripta- continuò la ragazza dai capelli rosa.

-Potrebbe essere in una zona non attraversata dalla base. E poi ciò spiegherebbe il perché da giorni si vede un gran numero di non morti e vampiri nella città- intervenne Axel.

-Ma anche se fosse a Saint Michael, dove potrebbe essere?- chiese Darren.

- Gli altri versi sono “Angeli armati di luce, difendono come bufera e la tenebra respingono nel profondo abisso”- rispose Jude.

-Forse siamo noi gli angeli armati di luce, sono anni che combattiamo i vampiri e le tenebre- disse Ryoko.

-E le nostre armi sparano proiettili che scintillano, incendiari e quindi sono di “luce”- continuò Celia.

-Questo implica che la cripta sia al di sotto della base… potrebbe essere, nei giorni scorsi ho visto numerosi vampiri scortare degli uomini presso l’ingresso nord, forse sfruttano gli umani rimasti in città per cercare la cripta- commentò Axel.

-Claude e Bryce hanno già iniziato le ricerche ma devono localizzare il punto giusto. Quindi potrebbe essere vero che stanno cercando al di sotto della base da loro espugnata- proferì Aiden.

-Qualcosa non mi torna… le pergamene sono più antiche della Gilda. Questa è un’istituzione recente, per secoli il nostro nemico è stato il clero, quindi mi sembra impossibile che gli “angeli armati di luce” siate voi- osservò Viktor.

-Il clero? Forse ho capito… tanti anni fa, prima dell’ascesa dei vampiri, c’era una cattedrale a Saint Michael, intitolata proprio al santo della città- disse Austin.

-Una cattedrale? E dove?- domandò Ines.

-Non lo so di preciso, me lo raccontava mia nonno quando era in vita. Diceva che era nella piazza, ma all’interno dove c’era l’altare le pareti erano affrescate con immagini di angeli armati di spade splendenti che respingevano dei demoni e nel mezzo svettava un angelo più maestoso che alzava una spada infuocata, forse potrebbero essere questi gli “angeli armati di luce”- continuò.

-La cacciata di Satana dal Paradiso, la cacciata del male…- commentò il Barone.

-Come fai a sapere queste cose?- chiese KD incuriosito.

-Mio nonno, è cresciuto qui a Saint Michael. Prima di unirmi alla Gilda vivevo con mia madre e a casa abbiamo una foto incorniciata di mio nonno da giovane, alla sua cresima. E’ l’unica fotografia che abbiamo di lui, un ragazzino insieme ai suoi compagni, il vescovo e il sacerdote. Sullo sfondo l’affresco che vi ho appena descritto- concluse il ragazzo.

-Diamine, sei pieno di sorprese Austin- rise Axel.

-Quindi le vecchie rovine nella piazza, sarebbero i resti della cattedrale di Saint Michael, noi cerchiamo una tomba sotterranea quindi a rigor di logica dobbiamo scendere nelle cripte della cattedrale- disse Jude.

-Esattamente, direi che è stato piuttosto semplice, grazie alla traduzione e suppongo parafrasi del cavalier Frost. Gli ultimi versi parlano da soli, grande sciagura scatenerà chiunque raggiungerà la tomba- concluse Viktor.

-Quindi non dovremo fare altro che riprenderci la città e trovare Lilith- disse Axel.

-Non credo sarà così semplice… probabilmente potrebbe essere l’ultima battaglia. Nel caso in cui riuscissimo a riprendere Saint Michael, Ray Dark scenderebbe sul campo di persona pur di poter ottenere i poteri di Lilith e impedirne la sua distruzione- spiegò Aiden.

-La nostra morte, o la sua...- mormorò Shawn.

-Ci serve un piano, siamo troppo pochi per poter riconquistare Saint Michael e difenderla- osservò Jude.

-Se l’armeria è intatta possiamo armare i civili e i reduci dell’attacco- suggerì Ryoko.

-Io credo che potremo avere degli alleati, prima della nostra missione all’avamposto Echo, Mark era stato inviato con una squadra a stabilire un contatto con alcuni gruppi di cacciatori delle zone limitrofe. Se riuscissimo a impossessarci di una radio potremmo chiedere aiuto… - disse Axel.

-Potremmo andare noi, una piccola squadra, ci infiltriamo nella base, eliminiamo i vampiri, chiediamo aiuto e ci prepariamo a difendere la città fino a che non troviamo la cripta e distruggiamo Lilith- riassunse Ryoko.

-In breve sì… un piano suicida e con basse probabilità di riuscita, per ora. Se siete d’accordo, datemi un po’ di tempo e lo perfezionerò, direi che possiamo congedarci fino a che non avrò finito- propose Jude.

La squadra si dileguò.

L’ora si era fatta tarda.

La foresta era silenziosa, si sentiva solamente il fruscio del vento tra i rami e le foglie.

Poco distante dalle tende del campo, il Barone era disteso sull’erba guardando in alto.

-Posso sedermi?- domandò una voce.

Viktor si girò e vide il volto di Austin e fece un cenno di assenso per poi alzarsi e sedersi.

-Mi chiedevo che stessi facendo-

-Nulla di interessante. Guardavo solamente le stelle… in tutti questi anni di buio mi sono dimenticato di come fossero così splendide. E’ ancora più bello vederle da lassù- rispose il vampiro indicando il cielo.

-E’ possibile volare?- chiese incuriosito il ragazzo dai capelli neri.

-Una volta si poteva… per allontanarmi dal mio ruolo di nobile ho viaggiato in lungo e in largo per la terra e purtroppo combattuto in molte battaglie nel nome della mia nazione. L’ultimo conflitto a cui partecipai fu la seconda guerra mondiale. Una guerra atroce e insensata, la più devastante che gli uomini e i vampiri avessero mai visto. Ero pilota di uno spitfire, uno dei migliori aerei che si potesse desiderare. Più volte ho volato sul canale della Manica di notte per difendere la mia isola e vedere le stelle così luminose era una delle poche cose che poteva consolarmi, mi aiutava a restare calmo e a tornare in base al sicuro quando non potevo orientarmi con altri mezzi-

-Quindi tu sei stato nei cieli?!- Austin pareva piuttosto eccitato al pensiero, da decenni ormai non volava più neanche un aereo.

-Dopo aver visto la tragedia delle trincee ho cambiato radicalmente compagnia. Dalla terra all’aria. Volare è una cosa magnifica, una delle meraviglie dell’intelletto umano, ma usare delle nobili macchini come gli aerei per combattere, è una cosa raccapricciante, sempre più veloci e armati. La città di Amburgo venne bombardata dalla nostra aviazione con tale violenza da generare una tempesta di fuoco, Feuersturm in tedesco… morirono migliaia di vittime civili tra le fiamme o in cerca di salvezza nel lago-

-Capisco…- il tono di Austin si era rattristato al pensiero di quanto potessero diventare terribili delle macchine così meravigliose.

La nota di tristezza arrivò alle orecchie del Barone che rispose sorridendo:

-Forse potrei essere ancora capace… ti prometto che se usciamo vivi da questa storia, ti farò provare l’ebrezza del volo!-

-Dici davvero!?- gli occhi di Austin parevano luccicare, sembrava quasi un bambino in un negozio di giocattoli.

-Se non è stato distrutto, conosco un luogo nella mia vecchia Londra dove si possono trovare degli aerei come quelli che ho pilotato… anche se devo ammettere che l’abitacolo di uno spitfire potrebbe essere un po’ stretto per due persone… consideralo un regalo di ringraziamento per avermi dato la forza di cambiare-

Il ragazzo era quasi in estasi, aveva sempre desiderato provare a librarsi in cielo e vedere la terra dall’alto come un aquila.

-Non sai quanto mi renderebbe felice!- sorrise. Si lasciò poi cadere all’indietro per stendersi sul prato e osservare le stelle. La sua mano cadde inavvertitamente su quella del Barone, affianco a lui. Non sembrava più gelata come la prima volta che l’aveva toccato. Resosi conto del gesto arrossì e la levò scusandosi.

-Tranquillo… non è nulla, anzi è… bello…- Viktor era visibilmente in imbarazzo, se avesse potuto arrossire, avrebbe probabilmente fatto concorrenza ai capelli della sua nemesi Claude.

Con un pizzico di coraggio misto a vergogna Austin posò nuovamente la mano su quella di Viktor, stringendola.

-Un umano e un vampiro potrebbero mai provare amore l'uno per l'altro?- domandò candidamente avvicinandosi al Barone.

-All is fair in love and war, tutto è lecito in amore e guerra… ma non posso che risponderti solo che dipende- sospirò il vampiro.

-Da cosa?-

-Da ciò che prova l'umano per il vampiro- accennò un sorriso sincero pur lasciando trasparire i lunghi canini.

Austin rimase in silenzio qualche secondo, un tempo che pareva infinito, poi si fece coraggio, socchiuse gli occhi e lasciò un dolce bacio sulla bocca del vampiro. Un bacio leggero e puro.

-Questo è ciò che provo…- rispose Austin tremante per l'emozione.

Viktor si avvicinò, lo abbracciò e posando la sua fronte su quella dell'altro ragazzo mormorò:

-Allora è possibile che un vampiro e un umano provino amore l'uno per l'altro-

Il ragazzo dai capelli neri si strinse a lui.

-Volevo lo sapessi, prima della battaglia… nel caso in cui fallissimo o morissimo, io sarei in pace-

-Non falliremo- lo rincuorò l'altro per continuare:

-Non avrei mai pensato che sarebbe successo una cosa del genere, voglio dire, tu sei giovane quasi vent'anni, io invece ho più di otto secoli di età…-

-Che sono mille anni se non un battito di ciglia?- scherzò Austin.

-Forse hai ragione… sai, credo che non siamo gli unici ad aver approfittato di questa notte stellata che precede la tempesta, prima ho visto passare Ines e Darren, direi che sono una bella coppietta-

-Mai quanto noi!- sorrise il ragazzo umano.

Il vampiro si alzò per poi porgere la mano al ragazzo.

-Forse è meglio se torniamo dagli altri, non vorremmo che si facessero qualche strana idea come l'ultima volta-

L'umano afferrò la mano, si alzò per tornare alle tende.

Era passato almeno un'ora.

Jude aveva finito ufficialmente di stendere il piano ed era pronto a spiegarlo.

-Ci ritroviamo in una situazione pressoché simile a quella dell'altro giorno, quando ci siamo infiltrati nel maniero di Viktor. Probabilmente i vampiri sapranno già che intendiamo riprendere la città, o perlomeno trovare la cripta di Lilith prima di essi.

Da quanto sappiamo, sono penetrati nella base della Gilda attraverso l'ingresso nord ed è da lì che continuano ad entrare schiere di uomini in schiavitù in quanto è l'accesso più grande e praticamente non è nascosto. Per metterci in comunicazioni con gli altri gruppi di resistenza dobbiamo accedere alla sala radio, nell'ufficio del comandante Evans, quindi dobbiamo riuscire ad entrare nella base senza farci scoprire. La mia idea è di usare l'ingresso orientale. La porta numero 3 è la più nascosta, si potrebbe dire che è stata creata per casi come questi. Il vantaggio è che si trova in una zona piuttosto vicina, sul confine est della città. Il problema è che il passaggio della cisterna è stretto e dobbiamo passare uno alla volta.

All'interno dovremo cercare di arrivare all'ufficio, probabilmente dovremo combattere.

Il problema è arrivare alla porta senza essere visti…-

-Forse so io come fare- intervenne Aiden.

-Puoi spiegarti meglio?- chiese Axel.

-Avete fatto caso, voi umani, che non vi abbiamo mai attaccato di giorno? Ebbene, sapete benissimo che il sole è mortale per noi… ma soprattutto per i non morti. I più deboli diventano polvere con i primi raggi di luce, i più forti cadono a terra senza la possibilità di muoversi. Quindi se vogliamo raggiungere questo accesso, dovremo farlo di giorno- continuò il vampiro.

-Confermo, ma suggerisco di procedere alle primissime luci dell'alba per godere ancora di un minimo di ombra e non farci vedere- aggiunse Viktor.

-Ottimo, partiremo quindi alle prime luci dell'alba, buonanotte ragazzi- concluse Jude per congedarsi andando nella propria tenda seguito dagli altri.

La notte fu tutt'altro che serena. Axel non chiuse occhio e ripensava solamente alla propria sorella.

Kangdae passò quasi tutto il tempo a pulire il proprio fucile di precisione.

Jude, continuava a pensare alla cripta.

Viktor e Austin dormivano abbracciati sotto gli occhi di Ryo e Celia.

La prima si fece sfuggire un semplice:”Chi l'avrebbe mai detto” per poi sorridere. Aveva alla fine accettato il Barone.

Ma al sussurro, il ragazzo schiuse gli occhi, non era quieto neanche lui.

Ines e Darren erano di nuovo usciti insieme a contemplare per qualche istante la notte.

Quando le tenebre iniziarono a diradarsi, Aiden che era di guardia fuori, iniziò a chiamare gli altri.

Era giunto il momento.

Da lì avrebbero avuto qualche ora per riuscire in un'impresa. Riconquistare da soli una città e resistere fino ai rinforzi, se mai fossero arrivati.

Tutti si stavano preparando, caricavano le armi e riempivano gli zaini di provviste.

Anche i due vampiri, riempirono delle borracce con quel poco sangue contenuto nelle bottiglie scure prese da Viktor.

I raggi del sole iniziarono a risplendere.

La squadra iniziò a dirigersi verso la porta numero tre.

Aiden aveva ragione, il sole inibiva completamente i non morti. Le strade erano deserte.

In pochi minuti raggiunsero il vecchio disco di ghisa che permetteva di accedere alla cisterna.

Venne sollevato e uno ad uno entrarono scendendo dalle scalette di metallo.

-Potevate creare un ingresso più comodo borbottò Aiden-

Nessuno fece caso al commento.

Axel faceva da guida e condusse tutti verso la vera porta blindata.

Venne aperta e tutti scivolarono all'interno velocemente prima che si richiudesse.

Nulla era cambiato da quella prima volta che Ines percorse i lunghi corridoi fatiscenti.

Ad un tratto però si sentì un rumore. Un non morto stava di pattuglia.

Essendo all'interno di un bunker, non era soggetto al potere del sole.

Darren lo abbattè con una freccia.

Così fu anche per il secondo e il terzo mostro.

Erano quasi arrivati alla porta dell'ufficio di Evans. Fino ad allora erano riusciti a colpire i non morti senza farsi scoprire. In alcune zone videro decine di uomini e donne scavare picconando le pareti e sorvegliati da scheletri.

Jude contò fino a tre. Il gruppo fece irruzione sfondando la porta. Axel e Ryoko spararono a vista ai non morti.

Alcuni loro colpi vennero tuttavia deviati con un rumore metallico.

Davanti a loro Bryce Withingale, brandiva una lunga spada a due mani.

-A quanto pare abbiamo ospiti… i resti della Gilda di Saint Michael e i due traditori- proferì.

Con uno schiocco di dita, diversi scheletri circondarono i ragazzi.

Tra i cacciatori e Bryce si parò Viktor con la propria spada sguainata.

Bryce sorrise stringendo la presa sulla propria.

Il Barone passò all'attacco senza esitare, uno, due colpi che furono parati senza difficoltà. Il marchese Withingale non si tirò indietro e contrattaccò. I suoi colpi erano più pesanti e potenti. A fatica una sciabola come quella del Barone poteva resistere. Tre o quattro parate. Le lame cozzavano l'una contro l'altra rumorosamente.

Alla quinta parata Viktor si aprì un varco e rapidamente con la mano sinistra puntò il proprio revolver di tipo Webley alla testa dell'avversario.

Questa volta fu lui a sorridere.

Bryce lasciò cadere la spada e alzò le mani.

-Mi arrendo- cinguettò, il suo tono era fin troppo canzonatorio e irritante.

-Bene Bryce… hai quest'unica possibilità di restare in vita. Torna dal tuo padrone e digli che noi sappiamo dove si trova la cripta, se la vuole salva, che venghi lui di persona!- esclamò furente il Barone.

Bryce abbassò la testa in un lieve inchino. Schioccò le dita una seconda volta e gli scheletri diventarono polvere.

Si allontanò poi lentamente, si voltò e fuggì.

-L'hai veramente lasciato libero!?- sbottò Axel.

-Ci serve per provocare Dark, lui è un uomo orgoglioso, non permetterà che un suo servo venga battuto così miseramente- replicò Viktor.

-Non ci rimane che contattare tutti i cacciatori delle città e delle gilde vicine- disse Kangdae.

-Lasciate fare a me, conosco le frequenze radio per contattarli- intervenne Jude per poi andare nella stanza affianco.

Uno sgabuzzino con un vecchio apparato radio e un microfono.

Si sedette e iniziò ad armeggiare fino a trovare la frequenza giusta e chiedere aiuto.

Nella sala di comando vi erano ancora le tracce della morte di David e Mark. Sangue, sulle pareti, il pavimento e la scrivania.

Nessuno osava pronunciare una parola.

-Forse dovremo avvertire la popolazione civile. Forse troveremo volontari che combattono- propose Shawn rompendo il silenzio.

-Dobbiamo preparare le difese il prima possibile. Ray Dark potrebbe colpire entro questa notte- disse Viktor

-Dovremo sfruttare il sistema di altoparlanti esterni- osservò Celia.

-Ci penso io- Axel si sedette alla scrivania di David. Vi era un microfono  con un pulsante.

Si schiarì la voce, si avvicinò al microfono e premette il pulsante di accensione.

Aspettò qualche secondo e iniziò a parlare scandendo bene le parole:

“Qui parla Axel Blaze, cacciatore della Gilda di Saint Michael. La città è stata liberata. Ripeto, la città è stata liberata. I vampiri si sono ritirati. Ci aspettiamo tuttavia un attacco imminente entro questa notte, ripeto, ci aspettiamo un attacco imminente entro questa notte. La Gilda ha bisogno del vostro aiuto. Chiunque voglia offrirsi volontario per combattere si rechi verso l’ingresso nord della Gilda. Il vostro contributo è necessario. Questa sarà la battaglia che ci condurrà alla vittoria assoluta!- le ultime parole vennero pronunciate con solennità ed enfasi. Il messaggio venne ripetuto più volte.

-Dobbiamo solo sperare che qualcuno risponda alla chiamata- continuò Axel.

-Finché c’è speranza, anche i civili aiuteranno. Mi ricordo un episodio dell’ultima grande guerra. La città di Leningrado riuscì a resistere per più novecento giorni di assedio nonostante fosse accerchiata dai tedeschi. Fu una gloriosa vittoria per i russi, anche se a caro prezzo…- disse Viktor.

-Pensi che riusciremo a resistere per così tanto tempo?- chiese Aiden.

-Non credo proprio… siamo l’unico ostacolo che separa Dark da ciò che più vuole- rispose sconsolato.

-L’hai detto tu, ci vuole speranza e se necessario resisteremo per mille giorni anche noi!- tuonò Axel in modo deciso e determinato.

Tornò Jude, si tolse gli occhialini e dopo un sospiro prese parola:

-Ho chiesto aiuto agli ultimi amici che abbiamo. Purtroppo devo ammettere che in molti sono stati decimati o eliminati. Ma due gruppi, i maggiori per fortuna, hanno risposto che arriveranno quanto prima sfruttando anche mezzi a motore anche se rischiosi, saranno qui via terra da est, quelli che vengono da sud attraverseranno il lago per essere più veloci-

Alcuni esultarono. Non erano soli.

-Dobbiamo solo stabilire chi rimarrà qui e chi cercherà la cripta di Lilith… io mi offro volontario per trovare la tomba-  continuò il rasta.

-Se vai tu, allora io ti seguo- rispose Axel.

-Anche io vengo- sussurrò Ines.

Darren esitò qualche secondo e poi si aggiunse anche lui.

-Bene, allora dovremo solo dirigerci verso le rovine della cattedrale, nella piazza centrale- concluse Jude.

-Buona fortuna ragazzi, ne avrete bisogno. Nessuno sa cosa nasconde il buio di quella cripta- Viktor strinse la mano ai quattro volontari.

-Jude, se tu andrai via, chi coordinerà l’attacco?- domandò KD.

-Ho pensato anche a questo. La Gilda è un’organizzazione paramilitare. Non siamo soldati di professione, siamo semplici guerriglieri che cercano di diventare più forti. Io posso elaborare dei piani per piccoli gruppi ma sento che questa sarà una battaglia difficile e di grandi dimensioni. Affido il comando a Viktor- rispose.

Viktor si voltò sorpreso.

-Cosa!?- il tono del vampiro era più che esterrefatto.

-Ho sentito da Austin che sei l’unico che ha esperienza militare. I cieli d’Europa, le trincee della Somme, forse Gallipoli?-

-Lo sbarco a Gallipoli fu un fallimento totale, non voglio ricreare quello stesso disastro qui a Saint Michael!- rispose.

-Sei l’unico con esperienza, avresti sicuramente più successo di me… generale- le parole di adulazione di Jude fecero effetto.

-E va bene, ho bisogno immediatamente di una cartina della città. Austin vai all’entrata nord insieme a Ryoko. Se là fuori c’è qualcuno, dobbiamo consegnargli un’arma. C’è qui un infermeria o qualcosa del genere?-

-Sì, è in fondo al corridoio a destra- rispose Celia.

-Ottimo, deve essere pronta ad accogliere quanti più feriti possibili, ce ne saranno molti. Dobbiamo anche portare all'entrata nord le armi e le munizioni, chi non è impegnato lo faccia- concluse il Barone.

 

****

 

All'appello risposero molte più persone di quelle previste.

Uomini, donne, giovani e anziani.

-Il supporto non manca!- esclamò Austin.

-Il problema sarà riuscire a organizzare un esercito- rispose la ragazza.

-Direi di iniziare-

Ryoko si mise sopra una cassa d'armi portata poco prima e urlò con tutta la sua voce:

-Ascoltatemi! Dovete disporvi in almeno due file, coloro che si offrono per combattere in prima linea, davanti a me e provvederò a dargli armi e munizioni. Chi ha timore della battaglia ma vuole dare supporto, si presenti da Austin!-

La massa di gente iniziò a organizzarsi in file passandosi tra loro le istruzione date.

Un fucile e due caricatori a testa. Non molto, ma non potevano fare altro.

I due ragazzi vennero poi raggiunti da Viktor e da Aiden.

-Se tutti combattessero potremmo anche spuntarla!- scherzò Aiden.

-Come siete organizzati?- chiese Viktor.

- Ryoko arma i volontari, davanti a me ci sono quelli che vogliono aiutare pur non combattendo- rispose Austin.

-Bene, chi non combatte deve seguire le nostre istruzioni. Dovremo costruire fortificazioni e barricate per le strade. L’attacco precedente ci viene in aiuto, buona parte delle vie più piccole sono diventate inaccessibili a causa dei detriti- disse il Barone mentre osservava la cartina che gli era stata procurata.

-Saint Michael è costruita lungo tre strade. La principale è la strada nord, che si interseca con la via occidentale ed orientale. Tutti coloro che non combattono devono creare delle barricate in questi punti, Austin. Usate tutto ciò che avete, arredamento, detriti… se necessario fate saltare in aria gli edifici circostanti! Dovete creare più linee di difesa. Se la prima cede, gli uomini ripiegheranno all’istante alla seconda. Se cade anche la seconda, andranno alla terza. Se avete armamenti pesanti come delle mitragliatrici, ne voglio almeno una a metà linea di difesa di ogni barricata- continuò mostrando le strade sulla cartina.

-Sarà fatto. Uomini avete sentito! Dobbiamo bloccare l’accesso alle strade principali con tutto ciò che abbiamo!- urlò Austin.

Il vampiro si avvicinò poi al ragazzo mormorando:

-Promettimi di non morire…-

-Solo se farai lo stesso- rispose sottovoce l’umano sorridendo.

Sia il Barone che Aiden si allontanarono per andare verso la strada maestra, quella settentrionale.

Un viale largo e lungo, che attraversava la città da capo a coda.

-Ci dovremo aspettare un attacco da nord, est e ovest… siamo praticamente circondati- sussurrò Viktor osservando la via davanti a sé.

-La città, confina a sud con un lago… secondo Jude i nostri alleati lo attraverseranno per portarci aiuto. Viktor, sei sicuro di quello che stai facendo?- rispose l’altro.

-Non abbiamo altra scelta direi…-

-Sai bene, che le possibilità di successo sono minime-

-Dobbiamo guadagnare tempo per far si che gli altri distruggano la cripta di Lilith. Se lui riuscisse ad avvicinarsi e assorbire quei poteri, credo che non ci sarà più alcuna speranza, solo una notte eterna, buio e morte…-

-Dark ha un’armata ben più grande della nostra. Contiamo qualche decina di cacciatori e forse qualche centinaio di civili che non hanno mai combattuto e non sappiamo quante forze possono schierare i nostri alleati-

L’altro vampiro non rispose, rimase a contemplare la via davanti a lui.

Un’esplosione colse entrambi di sorpresa. Un botto squarciò l’aria.

-Hanno già iniziato a demolire i le case per costruire le nostre difese- osservò Aiden.

-Abbiamo già perso troppo tempo in chiacchere. Andiamo-

Entrambi i vampiri si voltarono e tornarono verso il centro di comando.


****

 

Ebbene si può dire che in questo capitolo sono

successe molte cose, dal ritorno all’accampamento,

alla riconquista di Saint Michael e la costruzione delle sue difese.

La battaglia finale è vicina e i nostri eroi hanno solo

poche ore per rendere una città in rovina, una fortezza

per poter guadagnare quanto più tempo possibile affinché si trovi l’antica cripta

di Lilith.

Chissà come andrà a finire….

Intanto vi dico solo che ci vedremo al prossimo capitolo!

Un saluto,

 

_Eclipse

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Tempestas ***


 

CAPITOLO 10: TEMPESTAS

 
 

La vecchia cattedrale, un mucchio di detriti e rovine.

Colonne spezzate, muri crollati.

Solo una piccola parte di una parete era completamente integra, senza crepe.

L'entrata era un semplice buco.

Probabilmente in origine doveva essere un arco.

Nessuno osò toccare ciò che era restato di quel luogo di culto, forse per non mancare di rispetto al posto, o forse per timore.

I quattro ragazzi erano arrivati dopo essersi preparati adeguatamente.

L'interno era ancora più fatiscente.

I vetri rotti sul pavimento di pietra, nessun arredo, non una panca o una candela.

Le pareti erano completamente scrostate, la muffa e l'umidità erano riuscite a far cadere l'intonaco pezzo dopo pezzo.

Al posto degli affreschi non rimaneva altro che la nuda roccia.

Il soffitto era di legno, un legno che aveva visto tempi decisamente migliori.

I ragazzi iniziarono a percorrere ciò che rimaneva della navata per raggiungere l'altare, o meglio, il luogo in cui sarebbe dovuto essere.

L'abside era forse la zona più danneggiata.

Sulla parete era rimasto solo una minuscola parte dell'affresco riguardante la cacciata di Satana dal paradiso.

Un angelo armato di una spada fiammeggiante.

Iniziarono a cercare una possibile entrata. Una porta, una botola, anche una semplice buca.

-Ragazzi ho trovato qualcosa!- urlò Axel.

Il biondo si trovava davanti ad una specie di cancello di ferro battuto piuttosto arrugginito chiuso da una pietra piuttosto grande che impediva l'accesso. Un pezzo della parete soprastante.

-Dobbiamo rimuovere la pietra- osservò Jude.

-Proviamo a spingere, al mio tre- rispose Axel iniziando a contare.

Al tre, tutti provarono a spostare la pietra.

Era pesante, non pareva muoversi di un millimetro.

Lo sguardo di Darren si posò su una trave di legno spezzata e posata a terra, probabilmente caduta dal soffitto.

-Potremmo usarla come leva- osservò indicando il pezzo di legno.

Axel, afferró la trave e posa la parte spezzata al di sotto della pietra.

Per una seconda volta provarono a spostare l'ostacolo che lentamente iniziò a muoversi di qualche centimetro.

Continuarono fino a quando la trave, ormai marcia, non si ruppe del tutto scricchiolando, tuttavia riuscirono a fare abbastanza spazio per passare una persona alla volta.

Dietro al cancello, aperto con un calcio del biondo, vi era una scalinata che conduceva verso il basso.

Una piccola cripta comune a tutte le cattedrali e contententi le relique dei santi.

-E’ questa la tomba?- domandò Ines indicando l'inquietante scheletro, vestito con i paramenti liturgici di un vescovo, che stava in una teca di vetro davanti a loro.

-No, credo dovremo andare ancora più in profondità- rispose Jude.

-L'aria è irrespirabile- commentò Axel cercando di illuminare il più possibile la stanza con la propria torcia.

-E’ incredibile come sia tutto intatto, guardate anche gli affreschi!- esclamò Darren.

Il soffitto a volta era completamente decorato. Episodi biblici, santi, tutto era perfettamente conservato, al contrario del resto dell'edificio.

-Belli, è vero, ma dobbiamo concentrarci sul trovare un passaggio o qualcosa del genere, non sappiamo quanto tempo abbiamo- obiettò Axel.

-Il problema è che la cripta sembra perfettamente intatta, non ci sono porte o passaggi segreti- rispose Jude mentre passava le mani lungo una parete alla ricerca di qualche fessura.

-Se solo avessimo un qualche indizio…- mormorò Ines sconsolata.

-Qui sembra solo esserci lo scheletro di un vescovo morto probabilmente secoli fa…- disse Darren.

-Forse non siamo nel posto giusto, nel diario si parlava di angeli armati di luce che la proteggono e sull'abside vi è raffigurato un angelo. Dovremmo cercare lì- suggerì Jude.

-Potresti aver ragione- rispose Axel.

I quattro uscirono dalla cripta e andarono verso l'abside.

L'altare era a pezzi, sopra di esso la cupola era ormai in stato di degrado assoluto, la cima era crollata e lasciava trasparire ancora il cielo azzurro che stava diventando lentamente più buio.

Iniziarono a cercare nuovamente.

Tastavano le pareti, il pavimento.

Jude osservava i resti dell'affresco.

Un solo angelo era rimasto, con la spada fiammeggiante rivolta verso l'osservatore.

“Curioso” pensò mentre ammirava la parete.

“Un solo angelo, e non pare neanche troppo danneggiato dal tempo”.

Si voltó indietro a guardare gli altri affreschi, completamente sbiaditi e informi.

-Secondo voi è un caso che quell'angelo sia l'unica figura intatta?- domandò.

-Cosa vuoi dire?- chiese Axel.

-Guardate attentamente, si possono vedere gli occhi, i capelli biondi, le ali e la spada avvolta dalle fiamme. Notate ora tutti gli altri affreschi, i personaggi non sono che delle sagome sbiadite- rispose.

-Non ci avevo fatto caso- disse Ines.

-Forse è un indizio- intervenne Darren.

-Sembra indicare qualcosa con la spada- continuò Axel.

-L'altare…- rispose Jude dirigendosi verso di esso.

Un cumulo di macerie, una grossa pietra rettangolare, probabilmente il piano dell'altare, giaceva spezzata in due parti a terra.

-E solo un ammasso di pietre e sassi- disse Axel.

-Solo esterno, forse sotto nasconde qualcosa, ormai ho capito che bisogna pensare sempre alle cose più assurde- replicò il rasta.

Il ragazzo iniziò a spingere i resti della base dell'altare.

Dopo pochi secondi venne raggiunto dagli altri.

Spingevano tutti insieme all'unisono. A fatica la base iniziò a scivolare rumorosamente.

Centimetro dopo centimetro, venne rivelata una botola di pietra liscia e bianca diversa dal resto della pavimentazione.

-Proviamo ad alzarla Axel- propose il ragazzo.

La pietra venne spostata a fatica lasciando intravedere una lunga e buia scalinata.

-Ci siamo ragazzi- Axel si lasciò andare un sospiro e poi con la torcia in mano iniziò a scendere nell'abisso seguito poi dagli altri.

 

****

 

Era ormai da ore che si costruivano difese.

Macerie, tavoli, mobilio di altro genere gettati per le strade.

Delle barricate alte un po’ più di due metri. Su di esse iniziarono a schierarsi i primi uomini armati, altri stavano sugli edifici circostanti.

Viktor era particolarmente nervoso.

Le sue dita battevano l'impugnatura della spada al fianco sinistro.

Osservava le barricate da lontano. Tutti si stavano impegnando.

Aiden arrivò di corsa quas con il fiatone.

-Sono qui! I nostri rinforzi! A est con dei mezzi a motore!- esclamò.

Viktor rimase sorpreso.

-Portami da loro- disse severamente.

Venne condotto verso est.

Anche lì si stavano alzando le difese, tuttavia diversi furgoni dal vano scoperto erano arrivati. Sul retro di ognuno stavano decine di uomini armati fino ai denti.

All'arrivo di Viktor scese dal primo mezzo del convoglio scese un uomo alto e corpulento.

-Bene, siete arrivati. Non abbiamo molto tempo quindi siete pregati di prepararvi il prima possibile e schierarvi come vi indicherà il mio secondo in comando- disse il Barone indicando Aiden.

-E tu saresti?- domandò l'uomo piuttosto scocciato.

-L'addetto alla difesa di questa città- rispose seccato.

-I miei uomini prendono ordini solo da me, quindi smamma ragazzo e lascia che sia io a occuparmi dei vampiri-

Il Barone si sentì offeso nell'orgoglio ma cercó di mantenere un tono cordiale e un sorriso teso.

-Sono stato nominato generale dalla Gilda di Saint Michael, quindi ora siete ai miei ordini… sempre che non vogliate fare una brutta fine per mano dei vampiri-

-Se tu sei generale io sono imperatore del mondo, quelli come te è meglio che tornino nelle retrovie e lascino fare a chi ha più esperienza, non basta essere vestito bene e avere un spada al fianco per essere generali-

-Sta dicendo che non ho esperienza? Ho visto cose che vi farebbero rabbrividire e tormenterebbero il vostro sonno per anni! Una spada non farà di me un generale ma certamente mi permette di mettere in riga chi pecca di insubordinazione come lei!- Viktor sguainò la spada e la punto al collo dell'uomo.

Un mormorio di voci si levò dagli uomini sui furgoni, quasi increduli.

-Va bene, stiamo calmi… farò ciò che dici- rispose l’altro alzando le mani.

-Ciò che dice, generale- lo corresse il vampiro.

-Ciò che dice, generale- ripetè l’uomo.

-Vedo che ci siamo capiti. Aiden vi spiegherà ciò che dovete fare. Una volta schierati, posizionate i vostri mezzi alle barricate, verranno usati come barriera di fortuna. Ovviamente togliete la benzina dai serbatoi… non vorrei che esplodessero…- il Barone pose la spada nel fodero e si allontanò lasciando l’amico.

Stava tornando nel centro di comando per l'ennesima volta.

Lungo il percorso osservava quei cumuli di macerie, unica difesa della città.

Uomini e donne, dai più giovani ai più anziani, stavano di guardia armati.

Il sole stava tramontando e il cielo si faceva sempre più scuro.

Arrivò poi all'entrata nord.

Lì Ryoko stava trascinando insieme a due uomini quella che pareva essere una mitragliatrice “leggera”.

-Che tu sappia, nell'armeria non c'è nessun pezzo di artiglieria?- domandò Viktor.

-No, temo proprio di no. Troppo costosa da produrre e mantenere. Possiamo contare su degli esplosivi ma non ce ne rimangono molti- rispose.

-Mine? O degli esplosivi a distanza da disseminare lungo le strade?-

-Abbiamo qualcosa del genere…-

-Bene allora disponetele davanti alle barricate, abbiamo bisogno di tutta la potenza di fuoco possibile- disse il vampiro per poi iniziare a scendere verso la base.

Percorse tutti quegli stretti corridoi fino a raggiungere il vecchio ufficio di Evans.

Come nell'attacco precedente, era diventato il quartier generale.

Sulla scrivania stava una cartina della città. Una serie di linee di colori diversi indicavano le barricate lungo le tre strade, frecce di spessore e colore variabile erano disegnate come possibili direzioni di attacco.

-Sembri nervoso… va tutto bene?-

Viktor si girò di scatto e vide Austin alla porta.

-Bene ma non troppo. Credo di non esser mai stato così vicino alla morte in tutta la mia fin troppo lunga vita-

-Vedrai che ce la faremo-

-Austin, vorrei che fosse così facile. Temo diventerà uno scontro casa per casa-

-Se ti può consolare abbiamo avvistato da sud dei battelli. Comunichiamo con il codice morse grazie a delle torce. Sono i nostri rinforzi da sud. Gli abbiamo detto di sbarcare verso i pontili del porto-

-Ottimo lavoro- rispose freddamente il vampiro.

-Pensi che non potremo farcela?- domandò il ragazzo preoccupato.

-No, penso che sarò io a non farcela. Lions led by donkeys. Leoni guidati da asini. Questo era ciò che si diceva dei soldati inglesi in passato. Tu non hai mai condannato a morte ventimila uomini suonando un fischietto, io sì e temo che oggi possa accadere lo stesso. Non abbiamo neanche notizie di Jude e la sua squadra!-

Austin si avvicinò e lo abbracciò.

-Viktor, non devi aver paura di te stesso. Fino a poco fa, questa città era in mano a Ray Dark, ora è nostra e stiamo finendo di costruire le difese, devi credere più in te!-

Il Barone sospirò e cercò di calmarsi riacquistando dignità.

-Hai ragione… direi che è il momento di guardare con determinazione questa sfida con compostezza e fermezza come ogni inglese decente!- scherzò.

-Avete già scelto dove vi schiererete?- continuò dopo qualche secondo di silenzio.

-Sì, Ryo e Kangdae si occuperanno delle barricate orientali, io e Shawn di quelle ad ovest. Lasciamo a te ed Aiden il centro-

-Ottimo, direi che è ora di prepararsi. Ho fatto portare qui la cassa che era sul carro quando ce ne siamo andati dal mio maniero. La tenevo lì per le emergenze- disse il vampiro dirigendosi verso l'angolo della stanza, dove era stata posata una grossa cassa di legno.

La aprì e rivelò il contenuto.

Una corazza nera decorata con disegni filiformi argentati, bracciali della stessa fattura e una spada poco più piccola di quella che portava al fianco.

La indossò con l'aiuto di Austin.

Il ragazzo gli passò anche la seconda spada. Era più piccola ma pareva molto più pesante.

-So che è più scomoda, ma nasconde una bella sorpresa- sorrise il barone.

Un miagolio attirò la sua attenzione.

Un gatto bianco.

-Weiss! Pensavo fosse rimasto all'accampamento!-

-Ha seguito la cassa. Non era solo, pure il gatto di Ryoko l'ha seguita ed ora abbiamo due mici che girano per la base!- esclamò Austin.

-Direi che è ora di uscire e fare i conti con il destino… ormai non abbiamo nient'altro da fare- disse Viktor.

Il ragazzo annuì e prese un fucile per poi andare.

Prima di uscire si scambiarono un bacio rinnovandosi la promessa di sopravvivere, poi si divisero.

Il cielo ormai era completamente scuro, le strade erano illuminate solo da alcuni fuochi e lampioni.

 

****

 

La scalinata pareva infinita. I ragazzi scendevano gradino dopo gradino.

Sembrava condurre veramente in un abisso.

Dopo l'ultimo gradino una sala. Ampia e spoglia.

Due strade, destra e sinistra.

-Cosa facciamo?- domandò Axel.

-Ci dividiamo?- continuò Darren.

-Potrebbe essere troppo rischioso- rispose Jude.

-Potrebbe essere una trappola- osservò Ines.

-Entrambe le strade possono essere delle trappole per quanto ne sappiamo- replicò Axel.

-Cerchiamo di rimanere uniti e non disperderci, non sappiamo cosa si nascondi qua sotto- disse Jude.

-Quindi che strada prendiamo? Destra o sinistra?- chiese Darren.

-Facciamo testa o croce. Testa a destra, croce andiamo a sinistra- propose Axel.

I tre risposero con un cenno e venne lanciata la moneta.

Testa.

-Allora prendiamo la strada destra- continuò il biondo.

I quattro iniziarono a incamminarsi.

La strada iniziò a diventare sempre più stretta e bassa. Un cunicolo sempre più piccolo e claustrofobico.

-Non possiamo continuare così- disse Jude ormai quasi disteso a terra per poter passare.

-Torniamo indietro, forse la strada a sinistra è più agibile- propose Axel.

-Non credo abbiamo poi molte scelte, mi sembra che la strada si interrompa più avanti- aggiunse il rasta, più avanti vi erano delle rocce che chiudevano il passaggio.

Lentamente tornarono nella sala da cui erano arrivati per prendere l'altra strada.

Al contrario era un lungo corridoio scavato nella pietra.

Umido e maleodorante come il resto della cripta, ma almeno l'altezza non variava.

Giunsero dopo qualche minuto in una seconda sala.

Una stanza quadrata con quattro colonne nel mezzo spoglia e buia come tutte le altre.

Dall'altra parte pareva esserci un'uscita.

Una volta arrivati tra le colonne, il pavimento sembrò cedere per un istante e con un rumore sordo, sia l'entrata che l'uscita si chiusero.

-Questa non ci voleva…- mormorò Jude.

-Alla fine siamo caduti in trappola!- sbottò Axel.

-Ragazzi cerchiamo di star calmi, troveremo una soluzione- Ines cercó di alleviare la tensione senza successo.

-Siamo rinchiusi come ratti a qualche decina di metri sotto terra! Non è semplice rimanere calmi!- rispose il biondo.

-Ines ha ragione, cerchiamo di mantenere la calma e di trovare qualche indizio su come uscire di qui- disse Jude.

Axel sbuffò per poi iniziare a osservare la stanza seguito dagli altri.

 

****

 

La notte era ufficialmente calata.

Nella piazza centrale Viktor ed Aiden camminavano avanti e indietro impazienti e tesi come la corda di un arco.

-Sono qui! I vampiri! Sono qui!- urlò una donna che era arrivata di corsa.

-E’ iniziata…- mormorò il Barone.

-Stabilite un contatto radio a tutte le barricate, fuoco a volontà a chiunque si avvicini!- aggiunse poi.

Un uomo seduto ad un tavolo con delle trasmittenti inviò il messaggio.

Ad est Ryoko e Kangdae erano stati nominati ufficiali ed erano a capo della difesa del settore.

Il ragazzo era già in posizione elevata come sempre pronto a fornire fuoco di supporto.

Ryo invece guardava con un binocolo la massa informe di scheletri, vampiri e non morti che lentamente avanzava.

-Bene, avete sentito tutti gli ordini! Fuoco a volontà non appena sono a tiro!- urlò la ragazza.

Sulle macerie vi erano una ventina di uomini e donne distesi e armati.

Alcuni già puntavano un nemico poco visibile pronti a fare fuoco.

Oltre ai non morti, pareva che avanzasse anche una grigia foschia, che rendeva difficile prendere la mira.

-Stanno scherzando!? Ora possono anche far comparire la nebbia quei bastardi?- imprecò la ragazza.

-KD dimmi che almeno tu hai una visuale chiara!- continuò.

-Non troppo chiara. Riesco a malapena a vedere il busto del nemico- rispose il cecchino dalla sua ricetrasmittente.

La massa di non morti iniziò ad accelerare goffamente, quasi come se volessero caricare.

-Che tu veda o no, ti conviene sparare!- rispose Ryo per aprire poi la sua inseparabile cassa contenente i suoi due fucili.

Come ogni volta che era in azione, KD sparava colpi mortali dalla grande distanza.

Probabilmente fu il primo ad abbattere uno scheletro.

Quando l’ondata arrivò a circa una cinquantina di metri dalla barricata, venne dato l’ordine di sparare.

Una violenta raffica di metallo scintillante travolse la prima fila che cadde rovinosamente a terra.

I difensori sparavano pochi colpi alla volta per non sprecarli. La foschia iniziò a diventare poco a poco sempre più fitta.

Nessun rumore proveniva dalla nebbia, tutto troppo silenzioso.

Ryoko fece un cenno a KD.

Il cecchino si alzò e sfruttò la sua posizione elevata per lanciare nel mezzo della nebbia una granata.

Uno scoppio seguito da delle urla disumane.

Il nemico era nascosto e cercava di sfruttare l’effetto sorpresa. Un effetto che venne a mancare.

In pochi attimi una seconda ondata provò a caricare.

Per la seconda volta gli umani avvantaggiati dalle potenza di fuoco delle armi a distanza, respinsero il nemico.

La strada davanti a loro era costellata di resti.

-Tutto qui ciò che sanno fare? Mi aspettavo molto di più dopo l’ultimo attacco- Ryo si divertiva a canzonare l’attaccante.

Con un sorriso sulle labbra sparò due colpi ad uno scheletro.

-Non è il caso di sottovalutarli, potrebbero sorprenderci- rispose Kangdae che scrutava il fronte dall’ottica del suo fucile da cecchino in cerca di una preda.

-Mi chiedo come se la stiano cavando i nostri amici negli altri settori- replicò la ragazza dai capelli rosa.

 

****

 

-Non mi sembra stiano attaccando in modo deciso… se ne stanno rintanati nella foresta- osservò Austin dopo che i suoi uomini riuscirono ad eliminare una terza ondata di non morti.

-Allora direi di sfruttare la nostra arma segreta- sorrise Shawn.

-Ovvero?-

-Se avremo il permesso, lo vedrai. Mi metto in contatto con Viktor- rispose l’albino.

Si allontanò un istante dal campo di battaglia e si collegò via radio con il Barone.

-Viktor, la situazione ad ovest è stabile, il nemico rimane in agguato tra gli alberi. Posso usare la nostra arma?-

-Se è tra gli alberi sì, siete autorizzati, potreste provocare gravi perdite. Ma non più di due salve, dobbiamo tenerla per le emergenze- rispose il vampiro.

-Ricevuto-

Il ragazzo tornò dall’amico dando indicazioni agli uomini di cosa dovevano fare.

Mentre l’ennesima ondata veniva abbattuta, venne posta una rastrelliera di metallo dietro le macerie della barricata, in modo che fosse inclinata.

-Quelli non era uno degli scaffali su cui tenevamo le armi nell’armeria?- chiese Austin.

-Sì, ma l’abbiamo reinventato. Durante le ore di preparazione, io, qualche altro chimico della Gilda e molti volontari abbiamo sopperito alla mancanza di armi pesanti. Viktor stesso ne era all’oscuro fino a poco fa-

Sulla rastrelliera vennero posizionati dei cilindri metallici uniti ad un lungo bastone di legno.

-Non hai idea di cosa si possa ottenere tagliando i tubi delle grondaie e riempirli di zolfo, zucchero, fertilizzante e un po’ del nostro esplosivo. Fuoco non appena siete pronti-

-Razzi?- chiese l’altro ragazzo.

-Esattamente. A causa del poco tempo non ne abbiamo moltissimi. non più di una trentina in tutto e come avrai capito sono armi molto improvvisate ma dovrebbero fare qualche danno- spiegò Shawn.

Non appena furono pronti, gli uomini si allontanarono dalla barricata e si diede fuoco alla miccia. La miscela di zucchero, zolfo e fertilizzante, seppur improvvisata, si dimostrò un discreto propellente. Cinque “razzi” schizzarono in alto verso la foresta. Non furono molto precisi, alcuni virarono di qualche grado, altri caddero più avanti, altri meno, ma si videro cinque esplosioni seguite da urla atroci.

Altri cinque razzi vennero lanciati. La seconda salva permessa da Viktor. Quest’ultimi riuscirono ad appiccare il fuoco.

-Direi che questo farà non pochi danni all’esercito di Dark- disse Shawn vedendo le fiamme.

All’improvviso dalla foresta iniziarono a uscire in massa tutte le forze di Dark. Un esercito smisurato.

-Temo che oltre i danni, le fiamme abbiano anche fatto infuriare i loro capi…- mormorò Austin che guardava con un binocolo.

-Allora dovremo prepararci alla difesa ad ogni costo-

 

****

 

-Sembra che i razzi di tuo fratello abbiano fatto effetto Aiden. Si sono sentite esattamente dieci esplosioni, spero che Dark abbia capito che non scherziamo!- esclamò Viktor.

Una trasmissione venne captata dalla ricetrasmittente di Aiden.

-Buone notizie! Mi dicono che i primi battelli sono sbarcati, ma dovranno fare spola tra una sponda e l’altra per portare tutti gli uomini promessi- disse il vampiro.

-Ottimo, schieriamoli all’istante nelle seconde file- rispose il generale.

La gioia dei rinforzi svanì dopo pochi secondi. Questa volta fu Viktor a captare una trasmissione da Shawn.

-I razzi hanno avuto un effetto collaterale. Nonostante abbiano provocato un piccolo incendio, le forze di Dark sono uscite completamente allo scoperto e si apprestano ad attaccare con tutta la loro forza-

-Ebbene, non abbiamo fatto altro che tirare la coda al gatto, ed ora è più adirato che mai. A tutte le unità, prepararsi allo scontro!- ordinò.

Ormai la quieta era passata. Si avvicinava la tempesta.

 

****

 

Il tempo pareva essersi fermato. Non si capiva da quanto tempo fossero in trappola i ragazzi.

Non una porta, un passaggio o una fessura. Nulla.

-Abbiamo controllato per la quarta volta… ma niente siamo rinchiusi in questa stanza e inizia a mancare l'aria- disse Axel.

-Non ci rimane che la via drastica, ci siamo attrezzati per ogni evenienza, quindi possiamo utilizzare l'esplosivo che abbiamo preso. Se non erro circa un chilo a testa- intervenne Jude.

-Vuoi far saltare i passaggi?- chiese Ines.

-Non abbiamo altra scelta, temo- rispose il rasta.

-Non c'è il rischio di ferirsi o che crolli questo posto?- domandò Darren.

-Sempre meglio che non far nulla ed essere condannati a morte certa- proferì Axel.

-Dividiamo l'esplosivo, un chilo per passaggio, sia entrata che uscita, poi li facciamo brillare alternati. Una volta posizionato, ci nascondiamo dietro le colonne e lo detoniamo- spiegò Jude.

I tre annuirono e prepararono le cariche.

Si nascosero ognuno dietro una colonna. Jude fece un piccolo conto alla rovescia e poi la prima carica sull'entrata esplose facendo tremare le colonne.

Si levò una nube di fumo, polvere e detriti, ma il passaggio si aprì.

Visto il successo, aprirono anche l'uscita.

La forza bruta era tornata utile.

Avanzarono verso il corridoio dall'altra parte.

Era in lieve discesa.

Piuttosto lungo e stretto come gli altri.

Alla fine giunsero ad un'altra sala ben più grande della prima.

Era difficile rischiararla del tutto con le torce. Al centro, un sarcofago di pietra scura.

Agli angoli di esso erano stati incastonati dei teschi.

Crani che mostravano lunghe fauci, sicuramente non umane ma certamente autentici.

-Credo che ci siamo- sospirò il biondo.

-Ammetto di avere un po’ di timore- mormorò Darren.

Ines gli strinse la mano per calmarlo.

-Non ci rimane che scoprire cosa nasconde- disse Jude mentre iniziava ad avvicinarsi alla tomba.

 

****

 

La battaglia era all'apice.

Ormai Dark non attaccava per ondate, aveva dato l'ordine di una carica in massa.

I non morti avevano già scavalcato la prima barricata occidentale e centrale, quella ad est resisteva, anche se a breve sarebbe caduta.

Gli umani cercavano di combattere corpo a corpo usando colpendo gli scheletri con il calcio del fucile e cercando di sparare agli altri.

Ad ovest un gruppo di strigoi scavalcò le macerie.

Ryoko aveva già dato l'ordine di ripiegare fino alla seconda barricata a poco più di un centinaio di metri indietro.

Le belve iniziarono ad assalire i soldati in fuga, balzavano addosso a loro e ne dilaniavano la gola con le fauci.

Dall'alto Kangdae cercava di sparare prima che quei mostri attaccassero, ma erano troppi.

Alla seconda linea era stata posizionata una mitragliatrice che iniziò a fare fuoco.

Rapide scariche di colpi che non facevano distinzione tra umani e non morti.

Al di là della barricata oltre ai cacciatori vi erano numerosi feriti.

Alcuni avevano gravi lacerazioni al collo, al petto, altri avevano gli arti sbranati dai mastini.

In molti erano stati scortati verso l'infermeria.

Celia cercava di dare il massimo che poteva insieme ad altre colleghe e volontarie.

I feriti avevano ormai occupato quasi tutti i posti. Molti giacevano distesi sul pavimento dei corridoi.

Celia portava bende e antidolorifici agli uomini agonizzanti che esibivano le proprie ferite.

Erano troppo poche le infermiere, e troppi erano i feriti e mancavano i materiali per occuparsi di tutti loro.

Quasi sul punto di piangere, la ragazza dai capelli blu iniziò a gridare con voce rotta alle compagne:

-Dobbiamo… dobbiamo fare una cernita. Dobbiamo scegliere chi ha più possibilità di sopravvivere… o moriranno tutti…-

Dopo quelle parole le lacrime iniziarono veramente a cadere rigandole il volto.

Mai aveva visto così tanti feriti e mai avrebbe pensato di dover fare una scelta così dura.

I pochi medicinali che aveva li somministrava a quelli con più possibilità di vivere, agli altri distribuiva della semplice acqua cercando di rassicurare il ferito facendogli credere che sarebbe andato tutto per il meglio.

Si sentiva disgustata a dover mentire in questo modo, ma era l'atrocità della guerra.

Negli stessi istanti cadde anche la prima barricata orientale.

Al comando, presso la piazza centrale, Viktor cercava di mantenersi calmo. Inviava i rinforzi che arrivavano lentamente, ma in modo costante, da sud alle barricate conscio che non sarebbero giunti in eterno.

-L'infermeria conta già più di centocinquanta feriti tra gravi e lievi. Non possono reggere un peso del genere…- mormorò Aiden al Barone.

-Lo so, ma non possiamo lasciarli morire, molti hanno già dato la vita. Su tutti i fronti siamo indietreggiati di una barricata. Le prossime saranno più fragili a causa delle perdite. Di questo passo, temo che non potremo resistere oltre l'alba- rispose.

-Signore! Due vampiri sono alla seconda barricata e stanno facendo una strage!- urlò un uomo venuto dal fronte centrale.

-Come sono?- domandò il Barone.

-Uno ha i capelli rossi e gli occhi gialli, l'altro li ha argentati-

-Claude e Bryce, Aiden spero che tu voglia seguirmi contro di loro-

-Con grande piacere Viktor- sorrise il più giovane.

Entrambi iniziarono a correre verso il fronte, in pochi minuti arrivarono e videro i due vampiri che troneggiavano sulle macerie della seconda barricata.

-I nostri traditori! Barone Uxbridge e cavalier Frost… qual grande dispiacere!- li canzonò il rosso.

-Le vostre armi, prego. Non voglio offrire l'orrido spettacolo dei vostri resti sparsi per strada a sua Maestà quando arriverà- questa volta fu Viktor a deriderli.

-A te l'onore Claude- proferì Bryce mentre si allontanò dal campo.

-Aiden, pensa a Bryce… io me la vedrò con lui- disse il Barone sguainando la propria sciabola.

Sia uomini che non morti indietreggiarono su ordine dei rispettivi capi.

-Sai, è da molto tempo che desidero questo momento- disse il rosso puntando la propria lancia verso il nemico.

-L'ultima volta ho fatto l'errore di non darti il colpo di grazia, vediamo di finirla una volta per tutte- rispose l'altro.

Iniziarono a duellare. I fendenti di Viktor si schiantavano sull'asta della lancia di Claude, robusta ma molto meno maneggevole.

Nonostante ciò, il rosso la faceva roteare con abilità lanciandosi in affondi precisi e letali.

Gli attacchi erano difficili da parare, si riusciva a malapena a deviarli.

-Non pensare che andrà come l'ultima volta, da allora sono molto più forte!- esclamò Claude.

-Allora la vittoria sarà ancora più gustosa!- rispose il Barone.

Sia la spada che la lancia cozzarono in un stallo. Entrambi spingevano per ottenere il vantaggio.

-Mi meraviglio di come quel tuo rozzo bastone resista ai miei attacchi- disse Viktor con tono aspro.

-Vedremo come sarà magnifico il mio “rozzo” bastone quando infilzerà il tuo corpo!- Claude pareva più adirato di prima e iniziò a muoversi in modo più violento e aggressivo moltiplicando gli attacchi.

Il Barone iniziò a faticare a tener testa agli attacchi del nemico e con una mossa azzardata passò al contrattacco.

Si muoveva come un ballerino roteando la spada con eleganza.

Affondo, parata, fendente, parata, contrattacco.

I due erano ormai dei maestri nelle loro armi, dedicando agli scontri con spada e lancia gli ultimi secoli della loro vita.

Un ultimo attacco di Claude riuscì a disarmare Viktor. La sua sciabola rimase incastrata tra i rebbi ricurvi della lancia e venne lanciata lontano sul campo di battaglia.

-Bene… ora come farai?- ghignò il rosso.

-Non mi resta che usare la vecchia spada di mio padre- rispose con un sorriso l’altro.

La seconda arma, quella contenuta nella cassa, era molto più pesante, meno maneggevole ma più forte.

Venne sguainata, a prima vista sembrava un vecchio ferro annerito dal tempo e avvolto da un panno pesante che lasciava intravedere solo parte della lama e la punta.

-E quella sarebbe una spada!?- Claude iniziò a ridere di gusto.

-Mai giudicare dalle apparenze…-

Viktor slegò il fodero e lo impugno con la mano sinistra. Esso aveva una banda di metallo a lato sul quale iniziò a sfregare con vigore la spada. Si formarono delle piccole scintille che diventarono sempre più intense fino a che, come per magia, la spada non prese fuoco.

Le bende attorno alla lama erano imbevute di sostanze infiammabili.

-Un bell’effetto speciale, ma sarà abbastanza?- chiese in modo sarcastico il vampiro dagli occhi gialli.

L’avversario non rispose ma passò all’attacco. La lama si muoveva tagliando l’aria con il ferro e il fuoco.

Si schiantava pesantemente sulla lancia facendola tremare. Al terzo colpo, l’asta dell’arma si spezzò lasciando Claude solo con una mezza picca.

Furente il rosso, caricò con un grido.

Viktor ebbe pochi decimi di secondo per far la sua mossa.

Preso dalla foga piegò le gambe e si diede uno slancio per un affondo.

Il tutto avvenne così velocemente che neanche fece caso a ciò che era successo.

Sentì solo un forte dolore alla spalla sinistra e l’armatura che iniziava a cedere. Come per la spada, i rebbi incurvati della lancia erano riusciti a penetrare la corazza e spezzandosi avevano rotto la spallina.

Il Baron posò poi lo sguardo sul proprio nemico.

La spada, ancora fiammeggiante, aveva trafitto il ventre di Claude.

Il rosso si allontanò barcollando e guardando la ferita, con la spada ancora nell’addome, iniziò a ridere.

Rideva come un dannato mentre il fuoco iniziò a divorare le sue carni.

-Avrai vinto Viktor… ma noi ci rivedremo all’inferno! All’inferno dinanzi a Lucifero!- urlava e rideva mentre con andatura incerta e lenta tentò di avvicinarsi nuovamente al vampiro dai capelli bianchi.

Il Barone indietreggiò e cadde a terra mentre il proprio nemico avanzava avvolto dalle fiamme mischiando urla di dolore a un riso isterico e folle.

Pochi passi, poi cadde anch’egli, spirando con un rantolo divorato dalle fiamme.

Viktor si rialzò per prendere la propria sciabola ancora a terra. Si tolse la corazza ormai cadente e si allontanò.

Nella sua testa sentiva ancora quella risata diabolica.

Ancora inquieto, si allontanò dal campo di battaglia stringendosi la spalla.

Era stato fortunato, se non ci fosse stata la corazza, sarebbe morto insieme al suo nemico.

Ormai, dopo secoli di scontri, tutto era finito.



 

****

 

La grande battaglia è iniziata!

Mentre in alto si combatte, nel sottosuolo si cerca

la tomba di Lilith, nascosta nelle profondità delle macerie

della cattedrale di Saint Michael.

Direi che possiamo ufficialmente dire addio al nostro

caro Claude, dopo secoli di scontri e battaglie con

Viktor, tutto si è concluso nel più

tragico dei modi.

Non credo ci sia molto altro da dire,

quindi questa volta vi lascio con queste poche righe.

Un saluto

 

_Eclipse

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Vespere et Mane ***


CAPITOLO 11: VESPERE ET MANE

 

Nelle profondità di Saint Michael, I quattro ragazzi si avvicinarono al sarcofago di Lilith.

Una grossa lastra di pietra nera copriva la tomba.

-Al mio tre- sussurrò Jude.

Iniziò a contare e quando arrivò a tre, tutti spinsero la lastra.

Lentamente iniziò a spostarsi fino a cadere a terra con un botto.

All'interno stava il corpo di una donna.

Perfettamente conservato, pareva quasi che dormisse.

Lunghi capelli neri mossi, labbra rosso sangue e una carnagione estremamente pallida che risaltava sui vestiti scuri.

-Lilith…- mormorò Darren.

-La madre di tutti i vampiri- seguì Ines.

-Non perdiamo tempo, abbiamo portato alcool e fiammiferi, distruggiamo il corpo- intervenne Axel che stava prendendo dallo zaino la bottiglia con il liquido infiammabile.

Una voce iniziò a risuonare, un mormorio leggero e piacevole.

-Volete farmi questo?-

-Chi ha parlato?- domandò in modo inquisitorio il biondo.

-Io… mi potete vedere, il mio corpo riposa, ma il mio spirito è vivo-

-Lilith?- chiese Ines.

-Esattamente mia piccola cara, perché volete farmi del male? Io potrei esaudire tutti i vostri desideri-

-Non siamo interessati all'offerta- rispose Axel.

-La mia non era un'offerta, non vi permetterò di bruciarmi! Io conosco ogni vostra debolezza… tu mio caro, odi i vampiri perché hanno assassinato brutalmente tua sorella, quel piccolo angioletto. In cuor tuo temi che tu o i tuoi amici possano fare la stessa fine, vero?-

Delle immagini iniziarono a materializzarsi davanti ai loro occhi, la battaglia che infuriava sopra di loro. I morti e i feriti, uomini e donne in fuga, fuoco e distruzione.

-Tu invece, Ines, hai paura di non rivedere tuo padre vero? Lasciare casa di notte per unirsi a un gruppo di cacciatori. Che cosa irresponsabile!-

Ora la ragazza vedeva suo padre, si era arruolato per combattere e correva per fuggire.

Un senso di angoscia si impadronì della ragazza.

-Ah, Darren… tu non temi altro che perdere la tua famiglia, tua madre e… questa ragazza! L'amore non potrà difenderla, l'amore è per i deboli! Esiste solo la morte! Infine tu Jude. Tu sei particolare, non hai paura di perdere gli amici, o la famiglia, tu hai paura di ben altro. Hai timore di non essere in grado di portare a termine questo arduo compito. Pensi di non esserne all'altezza!-

-Sta zitta!- rispose lui.

-Come osi zittirmi! Tu misero umano!-

All'improvviso Jude iniziò a contorcersi dal dolore urlando.

-Ti farò pentire del tuo affronto!-

Rapidamente Axel gettò la bottiglia di vetro con l'alcool all'interno della tomba.

Si infranse in una decina di pezzi rilasciando il contenuto sul corpo.

-Sporchi umani! Non sapete chi state sfidando!-

Axel cadde a terra urlando anche lui di dolore.

Si sentiva improvvisamente come trafitto da lame invisibili in ogni punto del suo corpo.

Lo spirito di Lilith si stava ribellando.

-Vi dò una singola opportunità, sacrificate un po’ del vostro sangue e quando tornerò nella mia forma materiale esaudirò qualsiasi desiderio- la voce si era fatta melliflua e viscida.

Ines guardava impaurita i suoi amici a terra mentra Darren le stringeva la mano.

La ragazza si staccò da lui e avanzò a pugni stretti e tremando verso la tomba.

Prese dallo zaino un coltello con la mano sinistra e distese il braccio destro con il pugno chiuso.

-Brava bambina mia… sai che devi fare!-

-Sì… io so cosa fare, ma non sarà ciò che vuoi!- esclamò.

Aprì la mano destra rivelando un accendino.

Accese una fiamma e lo gettò nella tomba. Aveva solo finto di donare il suo sangue ed era riuscita a ingannare Lilith.

Le fiamme presero a consumare il corpo della signora dei vampiri.

Non si sentì più alcuna voce, solo un grido stridulo che cessò dopo pochi istanti.

Axel e Jude si rialzarono storditi.

Pochi secondi e il fuoco si spense, all'interno del aarcofago non rimase che cenere.

-C'è l'abbiamo fatta! Siamo riusciti a distruggere Lilith!- esultò Darren.

-Aspetta a cantar vittoria… i nostri amici lassù stanno ancora combattendo- lo interruppe Jude.

-Allora sarà il caso di tornare e dar loro una mano- propose Axel.

-Non ci rimane che sconfiggere Dark in persona… andiamo! Ci aspettano- concluse il rasta.

La squadra abbandonò velocemente quel luogo terribile per tornare in superficie.

 

****

 

Bryce arrivò alla barricata occidentale braccato da Aiden che lo rincorreva a perdifiato.

Il marchese Whitingale sorrise e diede ordine di catturare il cavalier Frost.

In men che non si dica, il vampiro più giovane si ritrovò circondato da quattro della sua specie.

Vestiti di nero e recanti l'insegna di un cranio sul petto.

La Guardia del Teschio, l'elite dei vampiri. Ben equipaggiati e motivati.

A turno presero ad attaccare il nobile con dei rapidi fendenti.

-Direi che è arrivata l'ora di divertirsi- ghignò Bryce avanzando verso la barricata.

Dall'alto KD cercava di dare aiuto ad Aiden sparando.

Riuscì a eliminare due vampiri colpendoli alla testa. Il colpo passò li trapassò da una parte all'altra.

Il cecchino aveva quasi finito i proiettili. Contava non più di tre colpi da sparare.

Al di sotto della sua postazione Bryce aveva scavalcato le macerie della linea di difesa.

Il coreano prese la mira e fece fuoco.

Uno, due colpi.

Mancò il bersaglio entrambe le volte. Il vampiro era riuscito a schivarli velocemente.

Ryoko provò anche lei a sparare invano.

Il nemico prese di mira la ragazza e si avvicinava sempre più.

Fu allora che KD prese una scelta drastica. Rimosse dal fianco una lama lunga una trentina di centimetri, una specie di lungo coltello. Lo fissò al fucile.

Era una baionetta.

Così armato si lanciò di scatto sul vampiro.

Atterrando riuscì a gettarlo a terra.

Con uno spintone Bryce si levò l'umano.

Stringendo il fucile, KD lo usava come se fosse una piccola lancia cercando di colpire d'affondo.

Il vampiro impugnò allora l'arma che aveva al proprio fianco.

Una mazza gotica di colore nero. Un arma pesante ma efficace.

Iniziò a roteare per darsi lo slanciò e colpire l'umano.

Il primo impatto fu parato dal fucile che di spezzò in due pezzi.

Il ragazzo cadde a terra e Bryce sorridendo iniziò a tirargli dei calci.

-Misero umano… pensavi forse di ostacolarmi? Non sai chi hai davanti a te?-

-Un mostro!- esclamó il cecchino rialzandosi e afferrando la lama della baionetta.

-Sei piuttosto cocciuto… vediamo cosa sai fare!-

Il secondo colpo del vampiro andò a vuoto. La mazza era un'arma pesante e facilmente prevedibile.

Ryoko si voltò e vide l'amico che duellava.

-Kangdae!- gridò lei.

-Vai via Ryoko! Ritirati, io cerco di guadagnare tempo!- rispose l'altro.

Quell'attimo di distrazione fu cruciale.

Un violento colpo di mazza cadde sull'avambraccio sinistro di KD. Un dolore atroce attraversò il corpo ragazzo.

Probabilmente l'impatto aveva fratturato sia l'ulna che il radio.

Il cecchino provò ad attaccare tenendo la baionetta nella mano destra, ma venne colpito poi alla costole.

Cadde a terra sputando sangue.

-No!- urlò Ryoko che aveva visto la scena.

-Inutile, non puoi nulla contro di me!- tuonò il vampiro mentre troneggiava sul proprio nemico sconfitto.

Ryoko, in preda alla rabbia e alla disperazione prese il proprio fucile, Hell, iniziò a sparare diversi colpi al marchese.

Di sua risposta si avvicinò alla ragazza rapidamente e l'afferrò al collo con la mano sinistra iniziando a stringere.

-Non temere… presto raggiungerai il tuo amico!-

Ryoko portò le proprie mani sul braccio del vampiro, cercando di allontanarlo o allentare la presa.

Ad un tratto si sentì qualcosa soffiare, un gatto nero, schiena arcuata e coda gonfia. Robin Hood.

Ringhiava e soffiava verso il nemico che stava minacciando la sua padrona.

Lui stesso l'aveva seguita dalla base.

Non aveva paura della battaglia, era abituato ai botti e al fracasso.

Improvvisamente con un scatto il gatto saltò addosso al vampiro.

Bryce, distratto dal felino che gli era piombato sul fianco infilzandolo con gli artigli, allentò la presa su Ryoko per qualche istant.

La ragazza in preda all'azione del momento strappo il proprio crocifisso rosa dalla sua collana.

Non era un normale crocifisso, ma un'arma in miniatura. Nascondeva un pugnale.

Con esso trafisse il collo di Bryce.

Il vampiro sentì la propria testa girare poi cadde a terra a peso morto in una pozza del suo stesso sangue.

La ragazza corse dall'amico disteso a terra, raggiunto pochi istanti dopo da Aiden che era riuscito a sbarazzarsi dei suoi due aguzzini.

-Respira, a fatica, ma respira, ti prego aiutami a portarlo in infermeria da Celia!-

Aiden cercò di sollevare con l'aiuto della ragazza il corpo. Una volta preso, in spalla iniziarono a dirigersi verso i soccorsi a passo spedito.

Attraversavano le macerie e i corpi dei compagni caduti e dei vampiri.

Gli uomini sparavano fino all'ultimo proiettile.

Superarono l'ultima barricata, l'estrema linea di difesa.

Ormai i combattimenti si stavano lentamente portando verso il centro della città.

Entrarono nella base secondaria tramite un ingresso secondario che era stato aperto per i feriti. La semplice porta blindata di un edificio del centro di Saint Michael.

La vecchia base della Gilda era ormai colma di feriti agonizzanti.

Ryoko chiamò più volte per nome la sua ragazza.

-Celia! Celia!- ripeté più volte.

L'infermiera comparve all'improvviso, le mani e la veste bianca erano completamente insanguinati.

-Celia, ti prego fai qualcosa per lui!- la implorò la ragazza dai capelli rosa.

L'altra si fece avanti e spostò un ciuffo di capelli scuri dal volto del ferito.

-Kangdae!- gridò l'infermiera terrorizzata.

-Per favore, fai qualcosa- intervenne Aiden.

La ragazza dai capelli blu posò l'indice e il medio della mano destra lungo il collo di KD.

-Il polso è molto debole-

-Possiamo fare qualcosa?- chiese il vampiro.

-Dovete cercare un posto per distenderlo-

-I dormitori vanno bene?- chiese Ryoko.

-Se c'è un letto libero sì! Qualsiasi posto!-

I due non esitarono a dirigersi verso il dormitorio più vicino.

I letti mal messi erano quasi tutti occupati dai feriti.

Si avvicinarono a uno degli ultimi liberi e delicatamente posarono KD.

Celia si avvicinò, la cosa che gli balzò all'occhio fu l'avambraccio sinistro, gonfio e livido, successivamente osservò il petto.

Faceva fatica a sollevarsi.

Prese dalla propria tasca delle forbici e tagliò la semplice t-shirt che indossava per levarla.

Il petto aveva un aspetto ancora più orribile.

Il colpo ricevuti aveva fratturato diverse costole e lacerato la cute e i muscoli.

Con le lacrime agli occhi, Celia si alzò e andò via.

Tornò pochi istanti dopo con una siringa e una fiala.

-Morfina… una delle ultime dosi. Gli servirà- mormorò mentre con aspirava il liquido.

Poi dopo aver sfiatato lo strumento portò l'ago sull'avambraccio destro presso una vena e iniettò il farmaco.

Il ragazzo mugugnò, la voce era strozzata. Pareva che fosse svenuto ma era ancora lucido anche se ad occhi chiusi.

L'infermiera si alzò e uscì dal dormitorio facendo segno di seguirla.

-Non credo… non credo ce la farà. Ha un braccio e diverse costole fratturate. Un grave edema al petto e il suo respiro è debolissimo…-

Ryo si portò le mani al volto.

-Mi dispiace… non posso far nulla…- mormorò l'infermiera.

 

****

 

Viktor stava ancora dirigendo la difesa del settore centrale quando gli arrivò una comunicazione.

Jude e la sua squadra erano tornati con successo.

Esultò e si alzò sulla barricata gridando all'aria:

-Hai perso Dark! Non puoi più nulla! Lilith, è stata distrutta una volta per tutte!-

All'improvviso un rombo, una specie di tuono si propagò per la strada e uno stormo di corvi iniziò a volteggiare sulla testa di Viktor.

-Complimenti… ti sei battuto bene. I miei due luogotenenti sono stati sconfitti ma io vivo ancora- la voce sembrava provenire proprio dai corvi stessi.

-Poiché sono un signore potente ma buono, io vi lascio scegliere: morire assaggiando tutta la mia furia, o vivere il resto dei vostri giorni come i topi che siete. Avete un’ora di tregua per decidere-

I corvi si dileguarono e i non morti circostanti si tramutarono in polvere e cenere.

Una tregua, sessanta minuti.

-Inviate un messaggio a tutti i comandanti, li voglio nell'ufficio di Evans il prima possibile- ordinò Viktor ai suoi uomini.

Lui stesso iniziò a incamminarsi.

Raggiunse la piazza centrale ed entrò dallo stesso ingresso da cui erano passati Aiden e Ryo.

Per giungere al vecchio ufficio di Evans dovette attraversare i corridoi dell'infermeria.

Decine e decine di feriti che si lamentavano. Non vedeva una tragedia del genere da più di cent'anni.

L'odore del sangue permeva l'ambiente e penetrava nei muri.

Quello stesso fluido da cui dipendeva la sua vita immortale, ora lo stava nauseando.

Viktor incontró Aiden e Ryoko.

-Avete sentito il mio appello?- disse il vampiro cercando di mantenere un tono dignitoso.

-Sì… ma non voglio lasciarlo solo…- rispose la ragazza.

-Lasciare chi?- domandò l'altro.

Lei alzò il braccio meccanico e indicò il letto di KD. Era piuttosto vicino alla porta.

-Kangdae… ha combattuto contro un vampiro dai capelli bianchi armato di mazza… si è sacrificato per salvarmi- mormorò.

Lentamente il Barone si avvicinò a quel letto seguito dalla ragazza.

L'umano era a malapena coperto da un lenzuolo.

Tremava.

-Kangdae- sussurrò il vampiro.

-Generale- il tono del ragazzo era debole, faticava a pronunciare anche poche parole.

-Solo Viktor, oggi sei tu quello che ha dimostrato di essere più forte-

Seppur tremante KD alzò il braccio sano. Il Barone gli strinse la mano con tutta la forza.

-Hai combattuto con onore-

-Vinceremo?- domandò KD. La sua voce era sempre più debole e il tremolio sempre maggiore.

-Abbiamo già vinto, ce l’abbiamo fatta-

Dopo quelle parole la presa del ragazzo divenne più debole.

Smise di tremare, una volta per tutte.

Ryoko passò una mano sul volto dell'amico. Gli chiuse gli occhi.

-Ci vediamo nell'ufficio- mormorò lei per poi andarsene velocemente in lacrime e urlando per sfogarsi.

-Che la pace sia con te Kangdae- proferì il Barone per andarsene a testa bassa seguito da Aiden.

Pochi minuti dopo, tutta la squadra Inazuma era riunita compresi i ragazzi che erano andati a distruggere Lilith.

-Allora? Perché hai chiamati?- domandò Axel impaziente perché non vedeva l'ora di sparare a qualche vampiro.

-Prima, voglio complimentarmi con voi, siete riusciti a trovare Lilith e distruggerla…- la voce di Viktor era piuttosto bassa, provata ancora per la perdita.

-Dark ci ha dato un'ora di tempo per decidere se combattere o fuggire. Io ho appena visto morire un uomo che ha lottato fino all'ultimo per salvare una persona. Kangdae Choi- quando pronunciò il suo nome, si levò un brusio fastidioso fatto di lamenti di dolore.

-Io non so voi cosa pensiate, ma secondo me sarebbe un errore e un grave affronto alla sua memoria arrenderci proprio ora. Se riuscissimo a sconfiggere Dark avremo vinto definitivamente. Avrete vinto definitivamente- continuò il Barone.

-Io sto con Viktor- rispose Aiden.

-Anche io- lo seguì Ines.

-Nonostante il mio iniziale disprezzo, hai tutto il mio appoggio- replicò Axel.

Nessuno era in disaccordo. Tutti erano uniti e fermamente convinti a sconfiggere Dark una volta per tutte.

-Allora è deciso. Comunicate che tutti gli uomini sono liberi di andarsene, chi desidera combattere fino all'ultimo, si diriga verso la piazza centrale. Sarà la nostra ultima difesa- ordinò Viktor.

Jude annuì e comunicò l'ordine sfruttando la radio nella stanza affianco.

Viktor uscì all’esterno, verso il luogo dello scontro finale.

In molti si erano radunati nella piazza.

-Prendete posto in qualsiasi punto che possa offrirvi protezione come edifici o rovine. La tregua è quasi terminata- disse il Barone.

-Non dobbiamo fare altro che aspettare- intervenne Aiden al suo fianco.

-Non siamo certi del suo arrivo, ma di sicuro è da qualche parte nascosto che dirige l’attacco-

-Ci pensò io ad attirarlo- continuò il vampiro più giovane.

Fece qualche passo in avanti e alzò la testa al cielo e iniziò a urlare con tutta la forza che aveva.

-Ray Dark, io ti sfido a combattere sul campo di battaglia! Per vendicare l’onore della mia famiglia, mia madre e mio padre, io pretendo di affrontarti in un duello qui sullo stesso suolo dove sono morti i tuoi servi… e i miei amici-

Un tuono rimbombò nell’oscurità.

-Sei consapevole di ciò che hai detto, vero?- domandò Viktor con un pizzico di preoccupazione.

-Ovvio. Non sono mai stato più serio- rispose l’altro sguainando la spada, -Vinceremo una volta per tutte!- continuò.

-Abbiamo poche munizioni… questo vorrà dire che se necessario dovremo combattere corpo a corpo- rispose il Barone.

-La Gilda aveva pensato anche a questo. Nel corso degli anni ha costruito spade, baionette e altre armi di questo genere. Le abbiamo distribuite a tutti, anche se pochi le hanno usate a causa del timore di uno scontro ravvicinato.- spiegò Ryoko che si era ripresa per prepararsi allo scontro.

-Se necessario combatteremo come in passato- continuò Jude.

-Spero che possa essere abbastanza- mormorò Viktor.

Gli ultimi minuti passarono in fretta.

Una nuova ondata di non morti scavalcò l’ultima barricata.

Lentamente si dirigeva verso il centro.

a poche decine di metri dalla piazza, le strade iniziarono a coprirsi di esplosioni di piccola entità.

Esplosivo a distanza. Disseminato ovunque. Falciò un gran numero di non morti, eppure loro avanzavano imperterriti.

Non appena arrivarono all’interno della piazza, vennero colti da un fuoco incrociato.

Uomini nascosti negli edifici a lato della strada  sparavano raffiche mortali sotto la direzione di Axel e Jude.

Alcune frecce sibilarono nell’aria per poi conficcarsi poco sotto la clavicola di due vampiri.

Ines e Darren colpivano dall’alto.

Viktor ed Aiden a spada sguainata attendevano pronti a colpire.

Shawn e Austin prepararono gli ultimi razzi. Una salva volò lontano esplodendo rumorosamente.

Le schiere di Dark avanzavano inesorbilmente fino a che non comparve sul campo di battaglia.

Alto e minaccioso, vestito con una corazza a piastre di colore nero volteggiava con grazie e maestria una lunga spada.

Riusciva a schivare i colpi e si faceva strada tra le esplosioni.

Il gruppo di Axel aveva quasi terminato tutti i colpi. Non gli rimase che ordinare la ritirata per riorganizzarsi.

Venne seguito qualche istante dopo da Jude, anche lui ormai a secco.

Gli uomini si prepararono per l’estrema difesa, un combattimento all’arma bianca.

Alcuni tremavano al pensiero di doversi scontrare in questo modo, altri invece erano determinati ad andare in fondo fino alla fine e con lo sguardo fiero, si prepararono al meglio.

La battaglia ormai si era spostata nella piazza centrale, dinanzi ai resti della vecchia cattedrale di Saint Michael.

Cinquanta, trenta, venti metri.

I non morti marciavano velocemente seguiti dal loro signore.

Ormai era giunta l’ora. L’ordine fu chiaro e netto.

-Carica!- gridò Axel portandosi alla testa dei suoi uomini impugnando un fucile con una baionetta.

Un boato squarciò l’aria, un grido che racchiudeva tutta la volontà degli uomini di restare liberi.

Quasi trecento erano gli uomini rimasti a combattere e caricarono violentemente le fila dei vampiri.

I non morti erano certamente più forti fisicamente, ma allo stesso tempo più goffi e lenti.

Le lame delle spade e baionette penetravano profondamente nelle carni. I teschi degli scheletri venivano fracassati dai calci dei fucili e da armi improvvisate come le pietre delle macerie.

Dark ghignava mentre con i suoi fendenti abbatteva chiunque cercava di pararsi davanti a lui.

A una decina di metri, poteva vedere i due traditori con le spade sguainate. Essi indietreggiarono verso la cattedrale, a loro si aggiunsero Ryoko e Shawn.

Ray era determinato a schiacciarli uno a uno, soprattutto il giovane Aiden che aveva avuto la sfacciataggine di sfidarlo a duello.

Entrarono nella cattedrale seguiti dal signore dei vampiri. Erano riusciti ad allontanarlo dalla battaglia.

-Bene bene, due vermi e due umani… sarà una soddisfazione uccidervi uno ad uno e dissetarmi con il vostro sangue- ghignò.

-Non esserne poi certo, siamo di più- commentò Aiden.

-E più motivati- aggiunse Ryoko memore ancora delle tragedie del campo di battaglia.

-Vuol dire che la mia vittoria sarà ancora più gustosa- rispose l’altro.

-Attento, più alta è la propria superbia… più alta e dolorosa è la caduta- sorrise Viktor.

-Sono tentato di iniziare da te, Uxbridge… non sai come erano deliziose le grida di dolore della tua adorata madre, un’umana trasformata, un abominio!-

Il Barone avvampò dall’ira.

Ray si avvicinò velocemente per sferrare un fendente.

Venne parato a fatica dal Barone che cadde a terra.

Ryoko venne in suo soccorso sparando un colpo. Il proiettile venne schivato velocemente, ma questo diede il tempo a Viktor di rialzarsi e reagire.

Insieme ad Aiden iniziarono un combattimento a tre.

Dark era tra i due ragazzi ma riusciva a parare i loro attacchi volteggiando la spada come un perfetto schermidore.

Era in grado anche di contrattaccare con rapidità ed eleganza.

Shawn provò a inserirsi nello scontro, armato anche lui di spada provò a colpire con un affondo che venne schivato egregiamente.

Dark iniziò a prenderlo di mira. Si concentrava su di lui, parava i due ragazzi e attaccava l’umano.

Un suo attacco fu così potente da spezzare la lama del giovane.

Shawn dovette indietreggiare, non poteva combattere con i frammenti di una spada.

Un colpo basso, un calcio alle ginocchia, mise fuori gioco Aiden che cadde a terra.

Nuovamente Viktor si trovò contro Dark, nettamente superiore a lui.

Ryo provò a sparare altri due colpi che andarono a vuoto. Cercò di spararne un terzo, ma aveva finito le munizioni.

Velocemente montò una baionetta sul proprio fucile, Hell, e provò a caricare.

Ray si levò di dosso il Barone con una gomitata in pieno volto per poi dedicarsi alla ragazza.

Una baionetta è nulla in confronto ad una spada.

L’attacco andò a vuoto.

-Stupida, cosa pensavi di farmi con quello stuzzicadenti?- Dark prese la ragazza per il collo e la lanciò.

Ruzzolò a terra per diversi metri.

Sia Aiden che Viktor erano tuttavia pronti a combattere di nuovo.

-Non vi arrendete neanche se è evidente la vostra sconfitta…- disse il re dei vampiri.

-Noi abbiamo vinto, i poteri di Lilith sono stati dispersi, non potrai mai dominare in modo assoluto questa terra!- esclamò Viktor.

-Posso comunque prendermi le vostre teste…-

Con uno scatto riprese ad attaccare.

I suoi affondi erano veloci e i fendenti potenti. Le spade tremavano ogni volta che si schiantavano.

Roteando la propria arma riuscì a disarmare Aiden dopodichè prese Viktor alla spalla e lo gettò a terra, lo colpì più volte al ventre e al volto poi lo prese per il collo e lo scaraventò lontano sulle macerie.

Ormai tutti erano fuori gioco. Ryoko si era rialzata dolente, ma non era in grado di attaccare con quell’arma. Shawn non aveva che i resti della sua arma. Il Barone cercò di rimettersi in piedi barcollando e con il volto sporco del proprio sangue, ma era completamente disarmato, la propria spada era caduta a terra quando venne scagliato dal nemico.

Aiden si era fiondato, veloce come un lampo a riprendere la propria spada.

-Io non mi arrendo, non lo farò finché mio padre e mia madre non saranno vendicati!- urlò. Urlò con tutta la voce che aveva. Provava sia rabbia che tristezza e dolore.

Gridando provò ad attaccare nuovamente invano.

I suoi colpi venivano parati con una facilità impressionante, ma il ragazzo non si diede per vinto.

Continuò a menare fendenti sempre più forti fino a che, la sua spada si schiantò con così tanta forza sull’altra, che scivolò dalle sue mani e cadde davanti a lui.

In pochi istanti Aiden sentì una fitta nella parte alta dell’addome, poco sotto le costole.

Vide la spada di Ray Dark che lo aveva trafitto, da parte a parte.

-Aiden!- gridò Shawn con gli occhi pieni di lacrime.

Ryoko e il Barone rimasero paralizzati davanti a quell’orrido spettacolo.

-Alla fine sei caduto, proprio come i tuoi genitori!- ringhiò Dark.

-Non ti permettero di far lo stesso ai miei amici!- rispose Aiden e con le poche forze residue si aggrappò alla lama, sentiva che lacerava le proprie mani, ma così facendo, Ray non avrebbe potuto attaccare.

Shawn in preda alla rabbia e al dolore raccolse la spada di Viktor che giaceva a terra.

Si gettò rapidamente urlando ferocemente e colpì il fianco del re dei vampiri colto di sorpresa, poi levò in alto la spada e con un colpo netto gli tagliò la testa.

Il corpo di Dark cadde insieme ad Aiden.

Era fatta, avevano sconfitto Ray Dark, ma a caro prezzo.

Dall’esterno si sentirono rantoli e urla disumane, poi il silenzio. I non morti e l’intera armata nemica si era dissolta in un cumulo di cenere.

Il buio iniziò a dissiparsi, alcuni raggi di sole rischiaravano il cielo.

Passarono alcuni istanti e nella cattedrale arrivò anche il resto della squadra.

Jude, Ines e Darren.

Gioivano per la vittoria.

Con un po’ di ritardo giunse anche Austin, con le vesti coperte di sangue.

Nella mano destra teneva un ciondolo, era di Axel, un regalo di sua sorella Julia.

-Si è sacrificato per salvare una vita…- mormorò.

L'euforia della vittoria era stata spazzata via. Axel se ne era andato ed Aiden giaceva a terra ferito e sanguinante.

Il fratello si chinò e gli sollevò la testa appoggiandola sulle proprie ginocchia.

Gli strinse una mano e iniziò a chiedere soccorso.

-Aiuto! Qualcuno faccia qualcosa! Viktor…- il tono era disperato.

Il Barone corse dall'amico a terra e poggiò la propria mano sulla ferita, ma il sangue continuava a uscire lentamente.

-Non riesco a fermare l'emorragia, la ferita è troppo profonda- balbettò il Barone.

Aiden, ancora cosciente, con le poche forze che possedeva allungò il braccio all'amico.

-Ho fallito… Aiden, ho giurato a tuo padre di proteggerti a costo della vita ma ho fallito- sussurrò sconsolato il più grande.

-Non pensarci, mi sono sentito più vivo in questi giorni che in tutta la mia vita…- la voce era debole, stanca. Con un piccolo sforzo alzò il braccio verso il volto del Barone lasciando una leggera carezza.

-Aiden… resisti non lasciarmi ti prego- lo implorò il fratello.

-Shawn, sei più coraggioso di quello che pensi… vivi, io sarò con te, sempre. Viktor, ti prego, veglia su di lui- Aiden chiuse gli occhi, il respiro era sempre più debole.

Il Barone avvicinò il proprio volto a quello dell'amico.

Gli lasciò un piccolo e dolce bacio sulla fronte, come un padre che dà un bacio al figlio prima che si addormenti e mormorò:

-Ora riposa, Aiden, finalmente sei libero-



 

****

 

Ebbene, undicesimo capitolo… 

Ormai la battaglia si è conclusa, ma ha un prezzo

fin troppo caro.

Come credo abbiate notato, la storia non è ancora conclusa…

non ufficialmente almeno.

Ci sarà di  fatto un breve capitolo di chiusura, nulla

di impegnativo ma direi un qualcosa di simbolico,

detto questo, direi che è meglio che vada,

un saluto

 

_Eclipse

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Lux Perpetua ***


CAPITOLO 12: LUX PERPETUA

 

Era già passato qualche giorno da quando Ray Dark era stato sconfitto definitivamente.

Il sole era tornato a splendere come una volta, tuttavia, nessun raggio brillava nel cielo quel pomeriggio.

Una coltre di nubi grigiastre si era stesa come un lenzuolo.

Come una decina di giorni prima, il Barone si trovò ad un corteo funebre.

Ancora si ricordava il grande spettacolo messo in scena da Ray Dark che innalzò a martire il povero Foster nonostante fosse lui il mandante dell’assassinio.

Quel giorno però era diverso. Viktor si sentiva in pace con se stesso.

Molti erano i caduti ignoti che per tomba ebbero solo una lapide recante la scritta “In memoria”

Il Barone decise di offrire tre lapidi nel cortile del suo maniero.

Axel, Kangdae e Aiden avrebbero riposato in eterno in modo dignitoso.

Il funerale era in loro ricordo, una cerimonia molto semplice ma allo stesso modo malinconica.

Il corteo era formato dalla squadra Inazuma e dai reduci della battaglia.

Molte lacrime caddero dagli occhi degli umani come Ryoko, Jude, Ines e Darren che si abbracciarono per consolarsi a vicenda.

Anche Viktor si lasciò scappare qualche lacrimuccia, si era affezionato e legato a loro.

Stava lì in piedi davanti alle tombe dei suoi amici. Vestito completamente di nero, sempre con in mano un bastone da passeggio come un vecchio signore dei tempi passati.

Al suo fianco Austin gli stringeva la mano.

Due croci e un piccolo obelisco, lapidi semplici e spoglie se non fosse stato per le brevi incisioni dei nomi dei tre caduti.

Ines posò davanti ad esse dei fiori bianchi colti poco prima nei boschi.

Il Barone la imitò posando un piccolo sasso su ognuna.

-I fiori appassiscono, una pietra rimane per l'eternità… tuttavia non sarà mai bella quanto una rosa- commentò.

A poco a poco la gente iniziò ad allontanarsi.

Il vento era forte, pareva avvicinarsi il maltempo. Qualche goccia iniziò a cadere dall'alto. Sembrava che anche il cielo volesse piangere i tre ragazzi.

Viktor propose ai restanti della squadra Inazuma di entrare nel proprio maniero.

Sarebbero rimasti al riparo fino a che non avrebbe smesso di piovere.

Si erano diretti verso il salone principale e si sedettero al grande tavolo dove solo qualche giorno prima avevano gustato una cena di tutto rispetto.

Il padrone di casa aveva dato ordine ad uno dei servi rimanenti di preparare il tè.

-Ora che è tutto finito che faremo?- domandò Darren.

-Devo ammettere che non ho mai pensato a questo- rispose Jude.

-Io vorrei solo trovare mio padre, è da quando sono andata via di casa che non lo vedo- intervenne Ines sconsolata.

Darren si avvicinò e l'abbracciò dandole un piccolo bacio sulla testa.

-Io per prima cosa dovrei occuparmi degli ultimi feriti della battaglia- ammise Celia.

-E dopo che saranno guariti direi che ci meritiamo un po’ di tempo libero!- esclamò Ryoko.

-Tu cosa farai Shawn?- chiese Ines.

-Non lo so… ora che mio fratello non c'è più suppongo che la sua casa andrà a me. E’ piuttosto grande, se qualcuno ha bisogno di un posto dove andare è il benvenuto-

-Io prenoto volentieri una stanza!- rise Ryo.

Arrivarono due servi con una teiera ciascuno e delle tazze, le posarono sul tavolo e poi andarono via.

-Rimane solo il nostro amico vampiro- osservò Jude.

-il vampiro e il suo fidanzato- sottolineò Austin riferendosi a sè stesso.

Calò il silenzio per qualche secondo per essere poi interrotto dal rasta.

-Non pensavo che foste fidanzati…-

-Siamo piuttosto discreti- rispose il ragazzo dai capelli neri con un sorriso.

-Tornando al discorso di prima, essendo l'unico nobile rimasto ancora in vita, direi che è mio dovere aprire i cancelli della “Città Maledetta” e lasciare liberi chi ci vive… anche se credo si saranno già liberati, i non morti erano creazioni di Dark e con la sua dipartita si sono dissolti. Poi non so cosa farò… probabilmente rimarrò in questo maniero e forse un giorno partirò per un lungo viaggio per vedere come è cambiato il mondo-spiegò Viktor mentre si versava una tazza di tè.

-Io credo che visiterò mia madre nella speranza sia guarita… poi credo che rimarrò con Viktor- concluse Austin.

-Viktor, ora che Dark è morto e non ci sono più nobili… sarai eletto nuovo re dei vampiri o sbaglio?- continuò Jude.

-Non credo proprio, non è mia intenzione. Temo che l'era dei vampiri sia ormai prossima al termine. La fine del consiglio e del re, getterà nel caos la nostra società. I clan minori inizieranno a trucidarsi tra loro in cerca di potere e chi sopravviverà probabilmente morirà per mano degli umani- rispose.

-Stai forse affermando che potresti morire per mano dei cacciatori Sai bene che non lo permetteremo, sei un vampiro è vero, ma il tuo aiuto è stato fondamentale per vincere!- esclamò Ryo.

-Forse… in ogni caso credo rimarremo in pochi e nascosti nell'ombra come una volta- continuò il Barone.

-Allora, voglio che tu sappia che ho intenzione di diventare anch'io un vampiro e starti affianco fino alla fine- confessò Austin.

Il tè andò quasi di traverso al Barone e ai presenti.

-So che forse è una richiesta egoista e so che i vampiri erano nostri nemici, ma tra loro abbiamo anche trovato il nostro più grande amico e temo solamente che la morte possa separarmi da lui, temo che io possa morire da umano e lui vivere in eterno o che al contrario lui possa morire ucciso da un cacciatore e io vivere perché umano- spiegò.

-Se è ciò che desideri, io ti supporto a pieno, il tuo non è egoismo, ma amore- disse Shawn.

-Non sono molto convinta, anzi di norma sarei contraria a una decisione del genere… ma credo che potrei fare un’eccezione per voi, mi siete simpatici… e poi sarebbe strano vedervi tra cinquant'anni, con Austin invecchiato mentre Viktor non cambierebbe minimamente- scherzò Ryoko.

-Austin… direi che forse è meglio parlarne più tardi- intervenne in Barone un po’ in imbarazzo.

Continuarono a parlare di progetti per il futuro fino a quando la pioggia non cessò.

Solo allora i componenti della squadra si salutarono per prendere ognuno le proprie strade.

Ines, Darren e Jude tornarono a Saint Michael.

La ragazza riuscì a trovare la propria casa ancora intatta, anche se il tetto era ancora rotto e una finestra era crepata.

Bussò alla porta. Quando si aprì il signor Leblanc si illuminò di gioia nel vedere sua figlia Ines. La abbracciò di felicità, poi vide Jude. Non lo riconobbe all'inizio, ma poi i ricordi riaffiorarono, il piccolo Jude si era ormai fatto grande.

L'unico ignoto era Darren.

Ines si trovò piuttosto in imbarazzo, ma alla fine riuscì a presentarlo al padre come proprio fidanzato.

 

Celia e Ryoko erano tornate alla vecchia base della Gilda per occuparsi degli ultimi feriti. La ragazza dai capelli rosa percorse quei corridoi fino a giungere nel laboratorio di chimica. Lì trovò il suo camice bianco. L'aveva lasciato prima di partire per la missione all'avamposto Echo. Si era quasi dimenticata che si era dovuta trasferire nel laboratorio di Shawn.

Prese l'indumento,lo indossò e come suo solito iniziò girare scalza per la base in cerca dell’amata.

 

Shawn percorse per l'ennesima volta la strada che portava all'abitazione del fratello.

Appena entrò, venne accolto dalla servitù.

Non era sua intenzione avere dei servi, li liberò senza esitazione.

Quelle mura gli facevano tornare alla mente molti ricordi, dopotutto aveva vissuto lì i primi anni della sua vita.

Passò davanti al ritratto di suo padre.

Sospirò e poi sussurrò:

-Ce l'abbiamo fatta, papà-

 

Viktor mantenne la propria parola, aprì i cancelli della Città Maledetta e dichiarò che chiunque era libero di andarsene.

In quegli stessi giorni la torre Báthory venne abbattutta.

 

Austin tornò da sua madre, era guarita dopo molto tempo.

Era felice di rivederla in salute, ora poteva tornare a gestire il vecchio ristorante di famiglia come una volta.

Mentre era a casa, gli occhi di Austin caddero sulla fotografia del nonno e sorrise. Da qualche parte anche lui li aveva aiutati.

 

Anche i primi caduti della squadra Inazuma, Mark e David , non vennero dimenticati.

I loro corpi erano scomparsi, ma i loro nomi erano ancora nel cuore di chi li amava.

Una targa di bronzo in loro memoria venne appesa nella piazza centrale di Saint Michael, ora chiamata piazza della Libertà.

 

Il tempo passò, stagione dopo stagione, anno dopo anno.

Alcuni avevano formato una famiglia, con figli e nipoti come Ines e Shawn. Pure Ryoko e Celia adottarono un bambino, un orfanello salvandolo da un crudele destino.

Poi arrivò l'inverno e uno ad uno scomparvero per intraprendere il lungo viaggio nell'aldilà.

Solo Viktor e Austin rimasero. Alla fine il Barone aveva ceduto alle richieste del fidanzato e lo trasformò condividendo con lui quella che è sia benedizione che maledizione del vampirismo.

Alla fine anche loro intrapresero un viaggio, anche se di un altro tipo.

Viktor lo portò in tutti i luoghi per lui significativi.

Gli fece ammirare le bianche scogliere di Dover e i resti della vecchia Londra, i campi francesi attraversati dal fiume Somme, le fredde steppe russe e i ciliegi del lontano Giappone, meraviglie di un tempo lontano.

 

****

 

147 anni dopo

 

Il ragazzo chiuse quel vecchio libro polveroso.

Le pagine erano completamente ingiallite e parevano sgretolarsi al tatto.

La scrittura filiforme era chiara e pulita, l'inchiostro nero risaltava su quei fogli.

“Una marea di idiozie… vampiri, umani in schiavitù, non morti… chi ha scritto questo libro deve aver fatto uso di qualche droga pesante!” pensò.

Prese il libro e cercò di riporlo nel cassetto della scrivania che aveva trovato.

Quando lo alzò, scivolò una fotografia istantanea, raffigurava un gruppo di persone, una ragazza dai capelli rosa, uno con i rasta, due albini… nulla di particolarmente interessante. Sul retro di essa c'era una data, 19 aprile 2097.

Il giovane riprese l'esplorazione di quell'edificio abbandonato.

Le porte scricchiolavano, i vetri erano completamente infranti, anche quelli colorati delle grandi finestre dei corridoi.

In alcuni punti vi erano delle macerie, delle pareti erano crollate e lo stesso era successo al soffitto di alcune sale.

L'edera e la vegetazione stava prendendo possesso della zona.

I pochi mobili presenti erano completamente impolverati o coperti da teli bianchi.

Si soffermò davanti ad un arco di una vecchia vetrata. Vedeva una serie di tombe e lapidi.

“Ci credo che sia il posto più infestato d'Europa… con un cimitero in giardino non voglio immaginare quanti fantasmi abitino qui dentro”.

L'occhio del ragazzo cadde su una tomba in particolare, un sarcofago di marmo con due angeli piangenti ai lati.

“Sembra quella che è nel libro… quella con il passaggio segreto, non è che forse il maniero del vampiro sia proprio questo castello!?” si domandò eccitato.

Velocemente cercò l'uscita, scese le scale e oltrepassò il vecchio portone.

Si guardò più volte intorno come per cercare qualcuno e imprecò

“Mi hanno lasciato qui da solo… quei fifoni!”.

I suoi amici se ne erano andati via per la paura. Nel tempo quel luogo si era guadagnato la fama di luogo misterioso e malvagio, infestato da spiriti ed esseri ripugnanti.

Il ragazzo sbuffò e iniziò a camminare nel cortile per raggiungere quella tomba che lo aveva incuriosito.

Dopo aver cercato qualche minuto si avvicinò e lesse i nomi incisi sulla lastra di marmo che copriva il sarcofago.

“In ricordo di Tristan Rex Uxbridge ed Evelyne Gould-Uxbridge, ormai lontani ma sempre nel mio cuore. Vostro amato figlio, Viktor. Sì è proprio questa!”

Memore del racconto che aveva letto, provò a spingere la lastra di pietra.

-Ragazzino, che stai facendo?- chiese una voce.

Il giovane trasalì sentendo una mano che gli si posò sulla spalla destra.

Il cuore iniziò a battergli a mille. Si voltò di scattò togliendosi il braccio di dosso poi sospiro.

Davanti a sé vi era un ragazzo, circa vent'anni, vestito con dei pantaloni neri e un cappotto blu scuro. Portava un bastone e un cappello che gli copriva i capelli bianchi, una persona piuttosto strana.

-Scusa, pensavo fossi un fantasma… assurdo no?-

-Dipende, ho sentito che questo posto è un covo di spiriti maligni… comunque ti avverto, il passaggio di quella tomba è stato sigillato-

-Come fai a sapere che c'è un passaggio segreto!?- chiese il ragazzo.

-Semplice, ho vissuto in questo maniero per anni, comunque chiedo perdono, non mi sono presentato, sono il barone Viktor Tristan Uxbridge- accennò un inchino e allungò la mano.

-Molto piacere…-rispose l'altro innervosito.

Il Barone squadrò il ragazzino, non più di sedici anni, piuttosto alto e magro, occhi grigi e capelli rossastri.

-Quindi tu sei quello che ha scritto il libro che si trova dentro la scrivania della casa?-

-Mi fa piacere che qualcuno abbia trovato quel vecchio diario…-

-Come hai fatto a scrivere così bene su quella carta? Ogni volta che giravo pagina mi sembrava di distruggerla!-

-Semplice, ho scritto quando le pagine erano ancora bianche e non intaccate dal tempo, dopo centocinquant'anni anche la carta ha diritto a invecchiare!- rise.

-Vuoi farmi credere che hai più di centocinquant'anni?- il tono del ragazzo era piuttosto sprezzante e scettico.

-Veramente rasento il millennio…- ammise il Barone per poi continuare: -Ti va di fare quattro passi qui? Ti spiegherò tutto ma nel posto giusto-

Il ragazzo annuì.

-Ti sembrerà strano ma tutto ciò che è scritto nel libro è accaduto, purtroppo so bene che con il tempo ci si dimentica del passato e la storia si modifica- commentò Viktor.

-Con tutto il rispetto ma una storia che parla di un mondo governato da vampiri e sul quale il sole sorge per qualche ora al giorno mi sembra surreale!-

-E cosa insegnano a scuola?-

-La verità-

-Ovvero?- chiese il vampiro con più insistenza.

-Una catastrofe causata dallo sfruttamento della terra e dall'inquinamento. La mancanza di risorse ha fatto in modo che i vecchi stati si dichiarassero guerra e le armi atomiche hanno fatto il resto, per decenni gli uomini hanno combattuto per la sopravvivenza- spiegò il giovane.

-Interessante, sai dirmi che successe allora a Saint Michael?-

-Semplice, la città fu teatro di uno scontro tra le due fazioni che dominavano la regione la Gilda e la perfida Dark Army-

-Intendi l’armata di Dark?- chiese il Barone.

-Non capisco-

I due continuarono a camminare fino a che non arrivarono a tre tombe, due croci e un piccolo obelisco.

-Ray Dark, il signore dei vampiri…-

-Sì, sì ho capito è ancora quella storia. Senti se tu credi a quelle leggende non è affar mio!-

-Le leggende sono ben altro, io non ti obbligo a credere a me, ma ti invito a riflettere, leggi cosa c'è scritto su queste tombe-

Il ragazzo pose lo sguardo sulle tombe e nella sua mente lesse: “Axel Blaze 2077 - 2097 in ricordo di chi con ardimento diede la vita per gli altri. Kangdae Choi 2078 - 2097 in memoria del silenzioso soldato, tra i tanti il più coraggioso. Aiden Frost 2078 - 2097 possa tu trovare pace e conforto nei cieli, sempre nei nostri cuori”.

Quegli epitaffi gli misero angoscia e tristezza.

-Li conoscevo, tutti. Axel, povero diavolo. Vide la sorella minore morire davanti ai suoi occhi. Kangdae, abilissimo cecchino, combattè corpo a corpo contro un vampiro, una cosa che richiede molto coraggio. Infine Aiden, era come un figlio per me… ancora mi sveglio la notte pensando che forse sarei dovuto morire io- qualche lacrima iniziò a scivolare dagli occhi del Barone che riviveva i ricordi di quei giorni.

-Non capisco dove vuoi arrivare…-

Viktor si asciugò le lacrime e poi sorrise.

-Hai trovato la fotografia del libro? E’ stata scattata pochi giorni dopo la battaglia di Saint Michael- chiese.

-Certo, l'ho qui con me in tasca- disse il ragazzo mostrandola per poi sbiancare in volto. Sulla fotografia vi era una persona uguale a Viktor, stessi capelli, occhi e pure quelle due sottili cicatrici rosse che attraversavano le palpebre fino agli zigomi.

-Tu non puoi essere lui… vero?- chiese il ragazzo inquieto, la fotografia era visibilmente antica, ma forse poteva essere stata invecchiata.

-Ebbene sì… se non sei convinto hai visto la data che reca?-

-2097, la stessa in cui sono morti loro- osservò il giovane.

-Esattamente, ora se hai letto bene… saprai che Aiden aveva un gemello uguale in tutto se non per i capelli argentati-

-Shawn, il ragazzo seduto al tuo fianco-

-Giusto, ora confronta Shawn con la fotografia sulla tomba di Aiden, nulla di familiare?-

-Sono… uguali… quindi tutto ciò che è nel libro è vero?-

-Tutto, parola per parola-

-Allora anche tu sei veramente un vampiro!?-

-Forse sì… forse no, l'hai detto tu che non credi ai vampiri o sbaglio?- sorrise mostrando le fauci.

-Mi rimangio tutto ma non succhiarmi il sangue!- lo implorò.

Viktor rise spensierato.

-Mi stai simpatico, come hai detto che ti chiami?- chiese.

-Non l'ho detto, mi chiamo Daryl Jankins ma sono conosciuto anche come Demon, i miei genitori mi hanno dato questo soprannome perché ero sempre in movimento a fare danni!-

-Demon… con quei capelli rossi, mi ricordi un vecchio nemico, un vero demonio… ma anche un amico fidato che se ne è andato prematuramente-

-Stai parlando di Claude e Xavier?-

-A quanto pare il mio libro è stato apprezzato- il Barone si voltò e vide dall'altra parte del cortile, verso il cancello, il proprio amato.

Austin era rimasto uguale in tutto, tranne che per l'incarnato più pallido.

-Direi che è il momento che io vada- continuò il vampiro.

Iniziò a incamminarsi quando il giovane lo fermò.

-Aspetta!-

Viktor si girò verso di lui.

-Se quel libro racconta la verità perché si insegna che è accaduto tutt'altro?-

-L'uomo ha paura, soprattutto di ciò che non conosce e dei ricordi spiacevoli. Hai mai visto un vampiro prima di me?-

-No…-

-E probabilmente non li vedrai mai, ormai possiamo essere contati sulle dita di una mano. Se nessuno ha mai visto un vampiro, vuol dire che non esistono. Se non esistono perché credere che abbiano controllato il mondo per anni? Penso sia una damnatio memoriae, un modo per cancellare i ricordi di una delle epoche più buie e dolorose dell'uomo. In fondo in fondo, la vostra menzogna è più dolce dell'amara verità. E’ stato un piacere fare la tua conoscenza- Viktor alzò il cappello in segno di saluto e riprese il proprio cammino.

-Tornerai un giorno?- gridò il giovane.

Il Barone si fermò, rivolse il proprio sguardo al ragazzo e con un sorriso rispose un semplice:

-Forse!-

 

Poi raggiunse l'amato.

Demon si era convinto, c'era qualcosa in Viktor che gli ispirava fiducia, un storia che sembrava, per quanto assurda, più reale di ciò che si raccontava.

Rimase per qualche istante ancora nel cortile davanti alle tombe dei tre caduti, poi correndo raggiunse i cancelli.

Da lì vide i due vampiri ormai lontani.

Due sagome ormai scure che, camminando verso il tramonto, scomparvero.



 

****

 

A voi l'ultimo capitolo di questa storia…

non mi sarei mai aspettato di scrivere qualcosa del genere!

Io spero che le avventure in questo mondo

Buio e distopico vi siano piaciute e vi abbiano colpito almeno un po’!

Non sono mai stato un grande scrittore, anzi… ho passato più tempo a leggere e progettare numerose fic che hanno avuto un destino ben più tragico di questa.

Ora sono qui ascoltando una di quelle colonne sonore malinconiche e nostalgiche (non scrivo mai senza la musica giusta adatta per il capitolo!).

Nostalgiche, non tristi. Sono più che felice di esser giunto a questo punto, tuttavia mi mancherà questo mondo e questi fantastici personaggi… i vostri personaggi!

Direi che quindi è arrivato il momento di qualche piccolo ringraziamento, in particolare un grazie dal profondo del cuore a:

 

Naggichan, creatrice della dolce Ines Leblanc.

 

_little_otaku_, dalla cui penna è nata la temeraria Ryoko Tachibana.

 

_ShizukaLess, autrice del silenzioso Kangdae “KD” Choi. A lei credo vadano le mie scuse per non aver rappresentato al meglio il suo Oc, ma devo ammettere la grande difficoltà nel rappresentare un personaggio che parla soprattutto con dei gesti.

 

Infine un grazie anche a tutti coloro che hanno letto la storia o anche solamente aperto un capitolo per sbirciare.

Ebbene, ora direi che è arrivato il momento di porre la parola fine a tutto quindi, è stato un onore scrivere per voi e con voi…

Forse pubblicherò un'altra storia, anzi se avete qualche idea da suggerirmi sappiate che sono ben accetti!

Detto questo, direi che è il momento per me di andare via, proprio come Viktor…

Un saluto,

 

_Eclipse


 

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