Quando meno te l'aspetti di AntoGoesToLondon (/viewuser.php?uid=1076053)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Amare consapevolezze ***
Capitolo 3: *** The big challenge ***
Capitolo 4: *** Saper cogliere le opportunità ***
Capitolo 5: *** Smashed dreams ***
Capitolo 6: *** It was just a mistake ***
Capitolo 7: *** I'm not a good boy ***
Capitolo 8: *** Unexpected ***
Capitolo 9: *** Second thoughts ***
Capitolo 10: *** The truth ***
Capitolo 11: *** Pubs & fights ***
Capitolo 12: *** Collision ***
Capitolo 13: *** Nothing to worry about ***
Capitolo 14: *** First 'real' date ***
Capitolo 15: *** I'm not jealous ***
Capitolo 16: *** Red alert ***
Capitolo 17: *** Surprise! ***
Capitolo 18: *** AVVISO ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Quando meno te l’aspetti
Prologo
***Avvertenze***
Questa è una storia più che convenzionale.
London, 02/08/2018
Quando si inizia una storia si deve sempre incominciare da qualche parte, con qualche piccolo gesto che cambia le carte in tavola, e loro hanno iniziato da qui.
Sarebbe bello che ogni storia sia chiara e lineare, senza bisogno di interpretazioni o di inutili paranoie. Una storia in cui entrambi si guardano e capiscono tutto perché non appena lo/a vedi, è semplicemente evidente: finalmente il/la tuo/a anima gemella, “the one” come direbbero gli inglesi, quella persona che aspetti più o meno da sempre, anche se n’eri inconsapevole, è lì, lì di fronte, e tu vorresti correrle incontro per stringerla e non lasciarla andare mai più. Ma non puoi. Non puoi se non vuoi prenderti un’ordinanza restrittiva almeno.
In quel momento comunque faticheresti a muoverti perché in tutta onestà, il colpo di fulmine paralizza.
I francesi amano parlare di coup de foudre. Noi per semplicità lo chiameremo colpo di fulmine.
Il crash del cervello umano, quando le sinapsi smettono di connettere fra di loro, andando in fumo e mettendo la razionalità in fuga. Lei non lo aveva mai provato.
Non lo aveva mai provato fino a quel momento, quando sotto quel cielo carico di nuvole grigie da cui non faceva che sgorgare una fitta pioggia estiva, lo provò seduta al bancone del pub in cui si era riparata.
Non appena il suo sguardo si era posato sulla figura di lui, quella consapevolezza si scagliò, come una bestia indomita, contro di lei.
Ci si può invaghire così di un perfetto sconosciuto? Tuttora lei lo domanda a sé stessa.
Man mano che il tempo trascorreva, che lo conosceva meglio, la sua infatuazione peggiorava.
Voleva che fosse suo, carpire il suo vero essere e fare delle abitudini con le sue stranezze.
Ma per un po’, non ottenne altro che nuove insicurezze e altri treni persi.
Lui, d’altra parte, non si sforzava di mandare dei segnali per farla dissuadere, si compiaceva troppo nel vederla sforzarsi per averlo, nonostante non ci fosse affatto bisogno: lei aveva già vinto. Eppure quell’insistere lo faceva sorridere ed implicitamente aumentare il suo ego, già eccessivo.
Ed infine, anche lui cedette. D’altronde, al cuor non si comanda.
Capitolo I
Roma, 05/02/2018
“Scusa che ore sono?”
Una voce maschile scosse Cecilia dal lieve torpore pomeridiano che sempre colpiva la giovane nei post-pranzo.
Era abituata a pranzare da sola nel parco vicino all’ufficio, intorno alle ore 13,15, tutti i giorni. Talmente scontato ormai che quando il suo capo voleva rovinarle la pausa pranzo non si limitava a scriverle su WhatsApp ma si presentava lì con tanto di portatile.
I suoi colleghi erano più tipi di take away o ristoranti, lei invece restava ancora fedele al suo pranzo da casa, come ai tempi dell’università.
Cecilia restò un attimo in silenzio riformulando la frase nella sua testa e il ragazzo che continuava a fissarla incredulo si schiarì la gola per richiamare la sua attenzione. Probabilmente l’aveva scambiata per una stonata, pensò.
“Oh, certo, sì..” sbiascicò premendo il bottone laterale del suo smartphone per illuminare il display. “Sono le 13,36. Anzi, le 13:37” rispose tentando di essere il più precisa possibile. Il ragazzo annuì dopo averla ringraziata ed iniziò ad armeggiare con il suo cellulare rimanendo nei pressi.
In quel momento un’idea si fece varco nella mente della ragazza: forse è un tentativo di approccio? Per capire perché avesse un simile dubbio invece di pensare che si trattasse semplicemente di una banalissima richiesta, bisogna introdurre un po’ meglio la nostra protagonista.
Cecilia era una un po’ fantasiosa, di quelle che credono ancora nel colpo del fulmine, che ogni volta che vanno in un nuovo posto sono convinte che troveranno l’amore della vita o che puntualmente ed erroneamente identificano nell’ultima persona che incontrano la loro anima gemella scambiando normalissime domande per interesse.
In quel momento, invece, a dimostrazione che la fantasia di Cecilia spesso si scontrava con la realtà, lo sconosciuto rimise il cellullare in tasca, e si avviò ringraziandola nuovamente senza molte cerimonie, lasciandola sbattere contro la consapevolezza che le aveva semplicemente chiesto l’orario. Già.
Un po’ amareggiata per l’accaduto e per la convinzione che era ormai senza speranze, decise di avviarsi verso l’ufficio ponendo fine a quella “penosa”, si fa per dire, pausa pranzo.
***
“Sei già di ritorno?” le domandò il suo collega Luca mangiucchiando una focaccia.
Lavoravano nello stesso team da circa un anno e mezzo ed era il suo diretto responsabile, al dire il vero. Cosa che Cecilia non si rassegnava ad accettare avendo lei sì e no due anni in meno rispetto a lui. “Ehm…sì! Tu non sei uscito proprio?” rispose mentre attendeva che il suo PC si riavviasse.
Luca annuì. “Qualcuno deve portare avanti la baracca e dato che tu devi fare il tuo riposino quotidiano, eccomi qui!” si lodò da solo nonostante fosse perfettamente cosciente che di certo, il team media non avesse tutto quest’impatto sul profitto aziendale totale.
Cecilia e Luca si occupavano, in sostanza, dell’acquisto diretto ed indiretto degli spazi pubblicitari per Softender, azienda leader nella produzione di carta per uso igienico e domestico.
Capite, insomma, che uno spazio in meno o uno in più non cambia di certo le sorti dei prodotti del portfolio aziendale, composto soprattutto da marche di rotoli di carta igienica e rotoloni assorbenti da cucina.
Cecilia roteò gli occhi facendo una smorfia e si concentrò sulle ultime e-mail in arrivo. Continuava a pensare al tizio. Ma possibile che non fosse un tentativo di approccio? Ma chi è che nel 2018 ha bisogno di reimpostare l’orario?
“Lù, senti ma tu tipo per rimorchiarti una, le chiederesti l’ora?” domandò all’improvviso.
Essendo ormai abituato alle sue domande strampalate e voli pindarici di vario genere, il ragazzo non si sorprese anche se non riuscì ad evitare di ridere. “Ti vuoi rimorchiare uno chiedendo l’orario? Ma prova con le sigarette!” esclamò divertito.
“No!” ribadì contrariata. “Ti pare che mi rimorchio uno.. prima nel parco uno l’ha chiesto a me” provò a spiegarsi.
“Ah, ok! E poi che è successo?” chiese mentre continuava a sbattere le dita contro la tastiera scrivendo l’ennesima mail della giornata.
“Nulla” confessò Cecilia mordicchiandosi il labbro inferiore. Si era resa conto di aver fatto una domanda stupida. Molto stupida.
A quel punto, Luca alzò lo sguardo e rimase a fissarla cercando le parole più carine che conosceva. “Cè, quello non era assolutamente un tentativo di approccio! Il tipo ha chiesto solo l’ora, tutto qua”
La ragazza sospirò e appoggiò il mento sul palmo della propria mano. “Già, non mi caga nessuno!” si lamentò, incrociando le braccia al petto.
“Rieccoci.. senti, so’ due anni che te lo dico: smettila di aspettare di incontrare in ogni angolo quello giusto. Quando meno te lo aspetti, arriva..”
“Un anno e mezzo, semmai” precisò la ragazza. Luca scosse la testa. “Ok, un anno e mezzo. Comunque la cosa non cambia”
“Ora controlla le mail. Te ne ho mandata una, così la smetti di dire che nessuno ti caga!” affermò sornione e tornò alle mail lasciando Cecilia con l’amaro in bocca.
***
Tornando da lavoro quella sera, Cecilia non riusciva a darsi pace.
Continuava a specchiarsi sui vetri della metro B osservando il suo aspetto. Ad ogni riflesso si convinceva di non essere così male. Aveva forse qualche chilo di troppo, magari avrebbe potuto curarsi di più però nel complesso non era da buttare.
Sospirò a lungo e rumorosamente attirando su di sé le attenzioni di mezzo vagone: l’ultima cosa di cui aveva bisogno, insomma.
Sentendosi in tremendo imbarazzo per tutti quegli occhi puntati addosso, decise di scendere a Garbatella, la fermata precedente a Piramide dove era solita prendere la metro, e di fare una passeggiata. Sicuramente mi farà bene camminare un po’, pensò, mentre s’incamminava verso casa lungo l’Ostiense.
Non vedeva l’ora di stendersi sul divano, guardando le repliche della sua sit-com preferita in TV in pigiama, davanti ad una cena a base di pizza surgelata.
Sicuramente a casa non avrebbe trovato nessuno: Giusy, la sua amata coinquilina da tempi dell’università, era dal suo ragazzo Carlo a Fregene, una cittadina sul mare fuori Roma, e non sarebbe tornata prima di domenica e Fabio solitamente era a casa di qualche ragazza quindi era difficile trovarlo.
Si stava già pregustando mentalmente la sua serata di solitudine e silenzio mentre infilava le chiavi nel portone quando si trovò una sorpresa.
“Buonasera, coinquilina adorata!” le aprì Fabio lasciandola con la chiave a mezz’aria.
“Hey! Che ci fai a casa?” gli domandò mentre si toglieva le scarpe come al suo solito. Non amava tenere le scarpe dentro casa, preferiva di gran lunga camminare scalza anche se il pavimento non era sempre pulitissimo.
In quel momento i suoi occhi si posarono sul tavolo apparecchiato per due in soggiorno. Capì subito che la sua serata si era appena sfumata nel nulla; di certo, Fabio non le aveva preparato una cena. Nemmeno un caffè le aveva mai fatto, figuriamoci un’intera cena.
“Abbiamo ospiti?” gli chiese senza riuscire a nascondere una leggera nota di acidità. Nonostante fossero ormai passati diversi anni da quando lo aveva conosciuto e fossero addirittura al terzo anno di convivenza, non riusciva mai a restare indifferente al via vai di ragazze di Fabio. Probabilmente la sua reazione era dovuta a quella vecchia cotta, non del tutto passata. Anzi, ammettiamolo: per niente passata.
Fabio si abbandonò ad una leggera risata. “Eh, sì” ammise sfoderando un sorriso. Era perfettamente consapevole che ad Cecilia non piacessero le sue “ragazze”, del motivo invece non ne aveva la minima idea. Additava, infatti, tale atteggiamento a questioni di moralità.
“Ma non puoi andare a casa sua?” si lamentò con tono infantile arricciando le labbra.
“Cecilia, senti, questa sta in doppia..” tagliò corto l’altro dirigendosi in una cucina per girare le zucchine. Vedendo il pacco di riso aperto e la scatola di gamberetti pronta all’uso, dedusse che stava preparando la sua specialità: risotto alle zucchine e gamberetti più ingrediente segreto. Così segreto che dopo anni Giusy ed Cecilia non erano ancora riuscite a farglielo dire.
“Ma è un affare importante?”. Solitamente non cucinava per nessuna, troppo sforzo e fatica inutili. Che si fosse trovato la ragazza?
“Ah, no, figuriamoci! È la prima volta che la vedo e quindi..”
Fabio aveva una strana incapacità o incredibile abilità, a seconda di come si volessero vedere le cose, di far sentire chiunque importante con gesti e parole che facevano presagire tutt’altro quando invece nella sua testa le cose erano chiare: “stiamo insieme oggi e poi domani si vede”.
Cecilia sospirò rassegnata. “Addio, sit-com!” farfugliò e afferrando un pacco di grissini dalla dispensa, decise di andare a chiudersi in camera dopo aver minacciato per bene il suo coinquilino di non fare troppo rumore.
“E portami un po’ di risotto!” aggiunse urlando dal corridoio mentre apriva la porta della sua stanza.
“Sarà fatto!” rispose l’altro e riprese a cucinare mentre canticchiava qualche canzone che la nostra protagonista non riuscì a riconoscere.
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Capitolo 2 *** Amare consapevolezze ***
Capitolo II
Ovviamente
chiedere a Fabio di fare qualcosa raramente sortisce
l’effetto
desiderato, anzi solitamente succede l’esatto contrario, e
quella sera non fu
eccezione. All’ennesimo guaito, perché non
potevano di certo considerarsi
gemiti quelle urla strozzate che si sentivano in quasi tutto
l’appartamento,
Cecilia si sedette sul letto urlando un infastidito “e
basta!” che ovviamente
non fu minimamente badato.
A
quel punto, stanca ed essendo ormai le due passate, si
trasferì in camera
della sua coinquilina, che per posizione era la più
silenziosa della stanza e
dove riuscì finalmente a chiudere occhio.
Al
mattino seguente la situazione non fu certo migliore: il soggiorno era
ridotto alla stregua di un campo di battaglia, probabilmente le
effusioni, o
colluttazioni era difficile da capire, erano iniziate lì a
giudicare dai
cuscini buttati per terra e dalla posizione delle stoviglie sul tavolo.
“Lo
hanno fatto sul tavolo?” si domandò inorridita
dalla sola idea.
In
cucina le cose non migliorarono: c’erano le pentole e le
padelle sporche nel
lavello insieme ad altre posate.
“Ma
com’è possibile che cucini per due e sporchi per
quaranta!” esclamò
infastidita osservando le condizioni in cui versava la cucina.
“Non
ti preoccupare, Ceci, poi pulisco tutto”. La voce mezza
assonnata del suo
coinquilino la fece trasalire, non lo aveva sentito arrivare.
“Sarà meglio per te” rispose con finto
tono minaccioso. “Sei già sveglio?” si
sorprese notando che era in anticipo di almeno mezz’ora sulla
sua solita
tabella di marcia. “Sì, dovrei arrivare prima a
lavoro e comunque Veronica
doveva studiare” spiegò laconico mentre preparava
la moka.
“Quindi
Veronica è sveglia?”
Fabio
annuì girandosi verso di lei. “E’ in
bagno adesso”
“La
rivedrò ancora?” domandò Cecilia
fingendo un tono indifferente.
L’altro
strabuzzò gli occhi, scuotendo la testa. “No, per
carità! Hai sentito
come urla?”
“Sì,
credo di aver sentito qualcosa” ammise ridacchiando.
“Come anche il resto
del vicinato”, pensò.
“Dai!
Manco al macello..” affermò Fabio facendo ridere
la sua coinquilina.
“Buongiorno!”
s’introdusse la "gradita" ospite rivolgendosi a Fabio e
ignorando del tutto Cecilia che si morse la lingua per non dire qualche
cattiveria. La vide avvicinarsi tutta sorridente, inconsapevole che
ormai
quelli sarebbero stati i suoi ultimi minuti
nell’appartamento, e gli stampò un
bacio sulle labbra lasciandosi palpare persino il sedere sotto lo
sguardo
incredulo di Cecilia, che roteò gli occhi sussurrando un
“insomma”.
“Vero,
lei è la mia coinquilina Cecilia” la
presentò Fabio indicandola con un
cenno del capo. La ragazza si voltò e fece un sorriso di
circostanza accennando
ad un “piacere” senza staccarsi da Fabio, Cecilia
sollevò un sopracciglia con
aria contrariata. Non solo non l’aveva fatta dormire ma
addirittura era una
maleducata!
“Bene,
io vado al lavoro” affermò alzandosi in piedi per
porre fine a quella
ridicola scena.
“Oh,
ok! Allora a dopo!” la salutò Fabio tentando di
svincolarsi dalla presa
della sua ultima conquista senza molto successo. Cecilia
ricambiò e uscì
dall’appartamento afferrando le chiavi del suo cinquantino un
po’ sgangherato.
Non era il mezzo più affidabile a cui potesse ricorrere, uno
dei freni funziona
a mala pena e ogni tanto il motore faceva uno strano rumore ma era in
tremendo
ritardo ed era sicuramente più veloce della metro.
Arrivata in ufficio, si diresse direttamente al bar senza nemmeno
posare la
borsa. Era consuetudine di tutti prendere insieme il caffè
la mattina prima di
iniziare la giornata lavorativa.
Non
appena mise piede nel bar, si ritrovò il suo
“capo” Luca conversare con
Fiorella, una della funzione Finance, a cui presumibilmente il ragazzo
faceva
la corte. “Buongiorno” salutò entrambi
dopo essersi procurata il suo caffè.
“Ciao!
Sei arrivata adesso?” le chiese lui notando che era in
leggero ritardo.
Cecilia bevve un sorso di caffè e accennò di
sì con il capo. “Ho dormito malissimo”
“Come
mai?”
“Il
mio coinquilino..” spiegò senza aggiungere molto
altro e Luca scoppiò a
ridere. Era perfettamente a conoscenza delle performance del suo caro
coinquilino.
In
quel momento, Fiorella salutò entrambi dicendo che era
arrivata ormai l’ora
di lavorare, lasciandoli da soli.
“Allora?”
domandò sporgendosi verso di lui con sorriso un
po’ malizioso.
“Allora
che?” chiese l’altro fingendo di non capire.
“Dai,
Lù! Non fare il finto tonto!” si stizzì
Cecilia. “Le hai chiesto di
uscire?”
Lui
roteò gli occhi. Non ne poteva più di quelle
continue allusioni. “Non ho
nessuna intenzione di chiedere di uscire a Fiorella. Non mi
interessa” ribadì
scandendo bene l’ultima frase.
“Sì,
va be’..” rispose l’altra preferendo non
approfondire ulteriormente la
questione.
“Siete
pronti?” domandò una voce alle loro spalle. Era
Susanna: lei gestiva il
marketing di una delle linee di carta igienica più
redditizie. La famosa
quattro veli doppio strato, estremamente soffice e sempre profumata:
quella
descrizione ormai Cecilia l’aveva imparata a memoria.
Lì
per lì non afferrò subito quello che intendesse
la collega e per fortuna
Luca andò in suo soccorso. “Sì, tra
poco ti raggiungiamo per il media brief” si
affrettò a rispondere ricordando anche ad Cecilia
l’appuntamento di quella
mattina.
A
quel punto i due si alzarono avendo ormai concluso la loro colazione e
si
diressero in sala riunione senza perdere tempo. Dopo tutto, come si
suol dire
“altro giro, altra corsa”.
***
Stava
leggendo distrattamente le mail che aveva
ricevuto quando all’improvviso la voce di Luca ruppe il
silenzio.
“Hai letto la mail di Cartwright?” le
domandò, fermandosi in piedi alle sue
spalle.
Cartwright,
Group Head of Communications &
Media, era il loro capo “virtuale”, residente nella
cara vecchia Londra, a cui
rispondevano di alcune iniziative che si svolgevano a livello di
gruppo. Era
una figura importante ma Cecilia lo aveva sentito solo parlare finora e
Luca
forse lo aveva visto in tutto tre volte.
Cecilia alzò lo sguardo verso di lui e si grattò
la nuca, non ricordava
minimamente quello che aveva letto anche se aveva appena visto
l’email.
“Ha scritto che entro domani possibilmente dobbiamo inviargli
il report della
campagna online fatta il mese scorso su New Born” le
ricordò lui
mordicchiandosi il labbro per la preoccupazione.
New Born era una nuova linea di pannolini eco-friendly lanciata di
recente sul
mercato.
Il
business dei rotoloni di carta assorbente da
cucina era in leggero declino e data l’expertise
dell’azienda e la possibilità
di conversione di alcuni impianti, il loro team centrale, dopo diverse
consultazioni, riunioni, ricerche di mercato – insomma, per
farla breve dopo
lunghi mesi di lavoro – aveva deciso di immettere sul mercato
un nuovo prodotto:
una linea di pannolini, rispettosi dell’ambiente, ideale per
quelle mamme
attente ai temi della sostenibilità ma che non rinunciano al
meglio per i loro
bambini.
Trattandosi
di un prodotto esperimentale e fuori
dalla classica e conosciuta offerta aziendale, furono pochissimi i
Paesi
pilota, ma fra questi ad accettare la sfida di
quell’innovazione ci fu
l’Italia.
Ci vollero diverse ore di straordinario e continue conference call con
agenzie,
team centrale e marketing teams per tirare fuori un piano di lancio
sufficiente
soddisfacente ma alla fine, New Born aveva visto la luce in diversi
supermercati, aveva fatto il giro dei social e conquistato molti
ascolti in TV.
Essendo
una linea da far conoscere al mondo delle
mamme, l’investimento era stato piuttosto ingente ed ora era
il momento di
verificare i risultati.
“Ci stai lavorando tu?” domandò poi il
collega andando verso il proprio posto.
La ragazza annuì e recuperò al volo il file.
Aveva iniziato a compilarlo con
alcuni dati ma il report era ancora molto lontano da una conclusione
degna di
essere presentata ai piani alti.
“Mmm.. sì ma c’è parecchio da
fare!” lo avvertì preferendo essere completamente
sincera. “Avevo iniziato ma poi tremila cose da fare ed
è rimasto in secondo
piano. Non pensavo che avremmo dovuto presentarlo addirittura
domani” provò a
discolparsi, sapeva che Luca non gli avrebbe mai rimproverato nulla,
anche
perché non era prevista una consegna del report
così repentina, ma le
dispiaceva quando non riusciva a portare a termine il lavoro nel modo
più
soddisfacente possibile per tutti ma soprattutto rispettando i suoi
standard,
che tutto potevano essere considerati tranne che dalle poche pretese.
Come previsto, Luca non la rimproverò minimamente per
quell’inconveniente, anzi
si rese disponibile per aiutarla. “Ci mettiamo al lavoro
insieme. Dividiamoci
che facciamo prima, poi assembliamo”
Il “poi assembliamo” significava che Cecilia
avrebbe dovuto amalgamare tutta la
presentazione perché sì, Luca a compilare tabelle
di dati era bravo ma a
renderle leggibili al resto della popolazione un po’ meno,
invece Cecilia era
in grado di semplificare i concetti, anche di una certa
complessità, rendendoli
comprensibili a chiunque.
Proprio
perché si prospettava una lunga giornata di
lavoro e dato il loro rapporto confidenziale,
Cecilia non seppe proprio trattenersi dal fare la seguente
domanda:
“Ma
non possiamo rimandare la consegna a
dopodomani?”
Luca
la guardò per una frazione di secondo,
illudendo la ragazza che forse avrebbe avuto un giorno di
più, per finire
scuotendo la testa. Era un “no”, come volevasi
dimostrare.
“Cè,
dobbiamo fare bella figura e rispettare la
deadline. Tu soprattutto devi fare bella figura!”
asserì in tono serio.
Cecilia
che non aveva minimante idea del perché di
quel riferimento, pretese ulteriori spiegazioni.
“Beh,
pensavo che te lo stessi già chiedendo. Ormai
sono circa due anni che sei con noi..”
“Uno
e mezzo” lo interruppe lei precisando la
corretta durata del rapporto lavorativo. Possibile che si confondesse
sempre?
“E’
uguale. Quello che voglio dirti è che ci
avviciniamo al momento in cui dobbiamo promuoverti”
A
quella parola, Cecilia piegò leggermente la testa
e aggrottò la fronte; era la prima volta che si parlava di
un’ipotetica
promozione, non che non se l’aspettasse. Era consapevole di
fare un buon lavoro
ma, al tempo stesso, non capiva che c’entrasse Jonathan
Cartwright con
l’avanzamento della sua carriera
professionale.
“Qui
non so se ci saranno grandi possibilità, ma a
Londra probabilmente sì e Cartwright sarebbe la persona che
deciderebbe in
caso. Ovviamente non sto dicendo che ti mandiamo a Londra, tu devi
essere
d’accordo ma è una
possibilità” chiarì d’un
fiato vedendo l’espressione
leggermente terrorizzata della sua Assistant.
Cecilia fece un respiro che somigliò più ad uno
sbuffo e annuì. Il suo capo
aveva ragione: lei non voleva essere un’Assistant per tutta
la vita quindi se
Londra era un’occasione per uscire da
quell’impaccio, perché no? Anche se
l’idea di trasferirsi nella capitale inglese le provocava una
leggera ansia.
“Comunque
non succede domani” la rassicurò Luca capendo
nuovamente lo stato d’animo di Cecilia, ormai la conosceva
troppo bene. “Ma
sicuramente domani mandiamo quel report quindi al lavoro” la
incoraggiò con quel
suo tono leggermente severo che non dava spazio ad ulteriori
ripensamenti e si
sedette.
Si
misero al lavoro in modalità no stop per il
resto del pomeriggio separatamente e solo verso le sei si unirono per
assemblare il tutto riuscendo a dargli una forma decente solo verso le
sette di
sera.
“Senti, Ceci, lasciamo così! Abbiamo fatto pure
troppo” la pregò l’altro dando
un’occhiata veloce all’orologio.
“Sei in ritardo per gli allenamenti, eh?” gli
chiese inarcando un sopracciglio
divertita. Non era da lui lasciare un lavoro senza che quello
rasentasse la
perfezione, che, come gli standard di Cecilia, non era così
facile da
raggiungere.
“Esatto e comunque va bene, abbiamo riportato tutti i dati
possibili quindi
direi che è più completo”
sentenziò in modo così deciso che non lasciava
spazio
ad ulteriori repliche e dopotutto il capo era lui quindi
perché mai
controbattere?
La giovane fece spallucce e salvò in via definitiva il file
nelle cartelle
condivise. “Fatto” esclamò chiudendo la
cartella, dopodiché diede un’occhiata
sommaria alle mail che avrebbe visto il giorno dopo, così
come anche Luca, e
avviarono l’arresto del PC senza ulteriori indugi.
***
Mentre entrava
in ascensore diretta verso il settimo piano fece un lungo sbadiglio;
era
stanchissima, quel report last minute l’aveva sfinita.
Sperava che si sarebbe goduta
un po’ di pace in completa solitudine ma, come al solito,
qualcosa doveva
rovinare i piani.
Non
appena mise
piede sul pianerottolo, la musica a tutto volume colpì le
sue orecchie
svegliandola brutalmente.
“Eh
no, eh!
Anche oggi no” affermò infastidita. Non le
importava nulla di chi fosse con
Fabio ma oggi non esisteva che la disturbasse nel modo più
assoluto.
Entrò
in casa e
buttò un urlo annunciando il suo arrivo. Fabio spense subito
la musica e
comparve nel corridoio lasciando la nostra protagonista perplessa: era
vestito.
“Oi,
sei
tornata tardi..” osservò raggiungendola in
soggiorno.
“Sì,
sono stata
impegnata fino a tardi con un report” spiegò
velocemente e si buttò sul divano.
“Siamo
da
soli?” lo incalzò senza molti giri di parole e il
suo coinquilino annuì
ridendo.
“Oggi
pausa”
aggiunse con tono ammiccante. “Tu invece? Che mi
dici?” le chiese poi.
Cecilia
lo
guardò per qualche secondo, socchiuse la bocca senza
emettere alcun suono. Non
aveva proprio nulla da raccontargli.
“Fa’
scusami”
esordì infine. “Viviamo insieme, ti sembra che
stia uscendo con qualcuno?”
Lui
rise ancora
e scosse la testa, come sospettava d’altronde.
“Speravo che mi fosse sfuggito
qualcosa”
“Speravi?”
chiese leggermente stupita. Non pensava che la sua vita sentimentale e
sessuale
gli stessero a cuore.
L’altro
fece
spallucce. “Sì, insomma è da un
po’ che ti vedo chiusa a casa. Dovresti uscire,
Ceci! Fare qualcosa…” continuò mentre
si accendeva una sigaretta.
“Tipo?”
domandò. Era così disperata che si era aperta
pure ai suoi suggerimenti.
“Non
lo so!
Esci, bevi, perdi un po’ il controllo. Prova a scioglierti un
po’, ecco. Magari
scollati anche” concluse convinto di aver appena rivelato la
soluzione ad ogni
problema.
Cecilia
inarcò
un sopracciglio e sospirò a lungo. Era stata alquanto
stupida a sperare in un
consiglio decente. “Già, vedrò cosa
posso fare” rispose e si alzò dalla
poltrona, dopodiché diede la buonanotte al suo coinquilino e
si chiuse in
camera decidendo di vedere un film al PC in santa pace.
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Angolo dell'autore:
Ciao ragazze/i,
Innanzitutto, grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, ricordate e/o seguite :) mi fa piacere vedere che Cecilia ha già guadagnato qualche consenso e spazio nelle vostre menti!
Non mi sono presentata; io sono Anto e, come spero faccia intendere il nickname, vivo a Londra da meno di un anno!Tenete a mente questo mio appunto.
Come già anticipato nel disclaimer, per esigenze narrative, ogni tanto la storia avrà dei dialoghi scritti interamente in inglese ma non preoccupatevi, saranno alquanti banali e comunque spiegati nel testo!
Cecilia ed io facciamo lavori abbastanza simili, per cui,ogni tanto sentirete blaterare di alcuni lavori che deve fare, e sappiate che con buona probabilità è esattamente come succede nella realtà di tutti i giorni.
Bene, non vi rubo più tempo e alla prossima settimana :D
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Capitolo 3 *** The big challenge ***
Capitolo III
Nei giorni
successivi alla fugace chiacchiera con il suo coinquilino, Cecilia non
faceva che
rimuginare sulle parole di Fabio. Aveva ragione, doveva darsi una
svegliata;
fare qualcosa per uscire da quello stato d’inerzia in cui era
caduta da anni, a
seguito della rottura con il suo ex storico.
Sette anni
insieme, quasi nove se consideriamo la loro iniziale amicizia che forse
sarebbe
dovuta rimanere tale. Sette anni per poi finire nel nulla, buttati come
stracci vecchi che non servono più al loro scopo.
Era così
che si
era sentita quando il suo ex Giorgio le confessò di vedere
una persona e di
voler porre una fine a quella relazione che ormai somigliava
più ad un rapporto
forzato.
Cecilia da
profonda orgogliosa quale lei è sempre stata, diede una
risposta di circostanza
e,
dopo averlo
trattato con sufficienza, lo dichiarò libero di trombarsi
chiunque desiderasse
lontano da lei.
Ma ci era
rimasta malissimo, più di quanto lei riuscisse ad ammettere
e da allora, a
parte qualche sporadica e ben limitata frequentazione, non si era mai
lasciata
andare.
Nessuno
l’aveva
colpita, incluso lo stesso Fabio per cui aveva ancora una cotta; come
diceva
sempre lei, il suo cuore era assopito, e il suo cervello aveva finito
per
appiattire del tutto i suoi impulsi emotivi.
Aveva bisogno
di un cambiamento, di qualcosa forte, nuovo e stimolante, che la
facesse uscire
dal suo guscio. Ma cosa? Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare.
Tuttavia,
spesso le nostre domande trovano risposte da sole, senza il nostro
intervento,
ed è proprio che questo accadde quella mattina di inizio
Marzo.
Come tutte le
mattine, appena arrivata in ufficio e sistemata la questione
caffè, Cecilia
accese il PC e sistemò i suoi appunti velocemente
nell’attesa che il portatile si
avviasse.
Era intenta ad
inserire la password quando notò lo schermo del suo
smartphone illuminarsi. Era
un messaggio di Luca.
Quella mattina
non l’aveva ancora visto e per un secondo, pensò
che potesse essere malato.
“Cè,
vieni
nella saletta di fronte alle stampanti. Sono con Paola” la
informava nel suo
breve messagio.
Paola era il
loro capo, a cui Luca riportava direttamente; Cecilia la reputava un
genio
indiscusso del suo ambiente, una tosta che era riuscita a costruirsi un
nome e
una carriera brillante, senza rinunciare alla sua vita privata. Cosa
che in
Italia non è affatto dato per scontata, soprattutto per una
donna.
Mentre si
avviava verso la sala riunione, inizio ad avvertire una certa ansia.
Perché mai
Paola e Luca erano insieme e perché volevano vederla?
Prima di aprire
la porta facendo ingresso nella stanza, fece un respiro profondo per
calmarsi e
contò fino a tre prima di girare la maniglia della porta.
“Buongiorno!”
disse rivolgendo un sorriso ad entrambi che erano intenti a rivedere
dei
grafici al PC. “Ciao Cecilia” la salutò
la donna richiudendo il portatile per
rivolgerle assoluta attenzione. Anche Luca accennò un saluto
e si ricompose
sulla sedia, raddrizzando la schiena.
La giovane
capì
immediatamente che non poteva trattarsi di una questione di lavoro di
ordinaria
amministrazione, non erano mai stati così formali.
“Abbiamo
una
proposta per te” le confessò Paola, chiarendo
d’una volta per tutte il motivo
di quella riunione privata.
“Come ben
sai,
in Italia siamo una realtà molto piccola, non è
facile crescere qui,
soprattutto nel nostro team” proseguì concedendosi
una pausa per valutare la
reazione della ragazza, che però quel discorso lo aveva
già sentito.
“Noi con te
ci
troviamo molto bene, sei diventata indipendente, hai acquisito un certo
livello
di expertise nel lavoro. Sei indubbiamente cresciuta e maturata
professionalmente” si complimentò la donna mentre
teneva d’occhio la giovane
per verificare la sua reazione, che ascoltava attentamente ricambiando
lo
sguardo.
Alle parole di
Paola l’io interiore di Cecilia andò completamente
su di giri; finalmente
veniva riconosciuto il suo duro lavoro, il suo continuo 'sbattimento'
– come
spesso diceva lei – che più di una volta le aveva
provocato anche notti
insonni.
Bisognava
riconoscerlo:
Cecilia non era esattamente una con poca ansia.
Tuttavia, il
modo in cui si concluse quel breve ma lusinghiero discorso la
lasciò perplessa.
"Cosa ne
pensi quindi?" la incalzò la donna.
La giovane
deglutì debolmente e si passò una mano sulle
punte dei capelli, come era solita
fare quando non aveva una risposta, quando era colta alla sprovvista.
Il suo
sguardo infatti non riuscì più a sostenere quello
di Paola che tamburellò
le dita sul tavolo in modo leggermente impaziente.
"Ceci, non
devi rispondere adesso" la rassicurò Luca rivolgendole un
sorriso
amichevole, che Cecilia non esitò a ricambiare.
Le voleva bene,
la capiva ed era ovviamente logico per lui che la ragazza avesse
reagito così,
nonostante ciò anche lui non poté esimersi dal
non riconoscere che fosse un'occasione
grandissima e lo sottolineò.
"Cè,
andare a Londra rappresenterebbe per te uno step importantissimo nella
tua
carriera" le disse con il suo solito tono calmo.
Lo stesso con
cui, ormai due anni fa, le aveva comunicato di essere stata assunta,
con cui le
aveva insegnato tutti i suoi trucchetti del mestiere, e ripetuto gli
stessi mille
volte.
"Finché
non li saprai alla perfezione anche tu" le diceva sempre scrollando le
spalle di fronte allo sguardo un po' colpevole di lei per avergli
chiesto la
stessa cosa ancora una volta.
"Lo
so" riconobbe la giovane, però ancora non poteva dirsi
pienamente sicura,
per cui chiese se potesse avere qualche giorno per
rifletterci.
I due annuirono
e le dissero che poteva prendersi tutto il tempo che desiderava,
ovviamente nei
limiti.
Il loro
headquarter stava ormai organizzando i colloqui che sarebbero iniziati
a breve,
quindi non poteva aspettare troppo. Dopodiché lasciarono la
ragazza nella sala
riunioni da sola per ritornare alle loro scrivanie.
"Londra"
rifletté a voce alta, un po' insicura. "C****, Londra!"
ripeté di
nuovo.
Questa volta
quella sfumatura d'insicurezza che aveva accompagnato la prima
affermazione era
sparita per lasciare spazio alla consapevolezza che forse
quell'opportunità era
davvero l'occasione, il cambiamento che tanto aspettava, e che forse
non
avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire.
***
Come avrete
capito, la nostra Cecilia affrontò il processo di selezione
che si sarebbe
concluso, se dall’esito positivo, con lo spostamento negli
uffici del team
global della sua azienda Softender, basati nella capitale inglese.
Ci vollero ben
tre colloqui prima di giungere alla conclusione del recruitment
process: il
primo con l'HR Business partner si tenne al telefono,
dopodiché ne sostenne un
secondo - questa volta in Skype call - con il Senior Media &
Advertising
Manager e l’Head of Comms & Media, il famigerato
Jonathan Cartwright, per
poi concludere il tutto con un volo a/r in giornata per Londra.
Questa volta il
colloquio fu tenuto dallo stesso Global Marketing Director che, alla
conclusione della chiacchiera, le fece i suoi personali complimenti,
augurandosi di rivederla presto.
A quelle
parole, Cecilia emise un gridolino di gioia; si sentiva già
dentro e faceva
bene a pensarlo, dato che la conferma ufficiale della sua assunzione
giunse
solo pochi giorni più tardi.
Furono due mesi
incredibilmente veloci quelli che seguirono quella telefonata di
conferma.
Due mesi
durante i quali Cecilia non fece altro che festeggiare, offrendo da
bere a
chiunque incontrasse.
Fabio
e Giusy furono i primi a saperlo (preceduti dal suo capo Luca,
che era
insieme a lei quando ricevette la proposta), dopodiché fu il
turno di dirlo ai
suoi genitori, che in un primo momento non sembrarono impazzire dalla
gioia.
In fin dei
conti, la loro bambina sarebbe partita per l'Inghilterra e per loro,
abituati a
vederla almeno una volta alla settimana, essendo residenti a Latina,
città
originaria di Cecilia e a poco più di un’ora da
Roma, fu un colpo duro da
reggere.
Per fortuna ci
pensò suo fratello Gianluca a farli ragionare,
rassicurandoli che il
trasferimento di Cecilia non avrebbe cambiato nulla. "Ormai prendere un
aereo è persino più comodo che guidare" disse ai
suoi per convincerli.
Se da un lato,
la nostra giovane protagonista non faceva che festeggiare,
dall'altro,
invece, ebbe diversi momenti di sconforto, in cui si pentiva della sua
scelta.
Momenti di
terrore e ansia si alternavano a momenti di gioia ed euforia fino al
giorno
stesso della partenza, assumendo particolarità
intensità e frequenza man mano
che si avvicinava il giorno 'x'.
Uno dei giorni
più difficili fu l'ultimo che trascorse negli uffici di
Roma.
Luca non fece
che sospirare tutto il giorno, imprecando contro se stesso per averle
proposto
di candidarsi ad ogni cosa che Cecilia toglieva dalla scrivania per
riporla
nella scatola, che si era portata il giorno prima per svuotare
cassetti,
armadietti e scrivania.
Era
un'incredibile quantità di roba quella che si rese conto di
aver accumulato in
quei due anni.
Quello
scatolone si rivelò essere abbastanza pesante, esattamente
come il bagaglio
emotivo che si sarebbe portata dietro.
"Quest'ufficio
non sarà più lo stesso senza di te" ammise Luca
mentre le concedeva un
abbraccio, l'unico di quei due anni di rapporto lavorativo insieme.
"Mi mancherai"
riconobbe lei quando si staccò per salutare gli altri
compagni di ufficio.
"Promettimi
che ci proverai con Fiorella" disse infine, poco prima di entrare in
ascensore.
Luca
sospirò e
roteò gli occhi, non ne poteva più di
sentirglielo dire. E fu proprio per
quello che aspettò che le porte dell'ascensore cominciassero
a chiudersi, prima
di concederle una piccola soddisfazione.
"Ok, lo
farò" dichiarò sotto lo sguardo incredulo di
Cecilia che spalancò la bocca
per la sorpresa, urlando poi un "lo sapevo" dall'interno ascensore,
ormai diretto al piano terra.
***
London,
25/07/2018
"Ladies
& Gentlemen, welcome
to London.
We'll be landing
in less than 15
minutes. We ask you to please remain seated and to fasten your seat
belt.
The weather
outside is sunny and
warm, around 26 degrees.
We hope you had
a pleasant flight and
to have you aboard soon.
On behalf of
British Airlines, we'd
like to thank you for choosing BA and wish you a pleasant stay"
La voce
metallica del comandante di
bordo risuonò in tutto l'aereo informando tutti i suoi
passeggeri che
l'atterraggio sarebbe avvenuto di lì a breve e di cominciare
a prepararsi.
Londra era
vicina, ormai troppo
vicina.
Il cuore di
Cecilia prese a
martellare nel suo petto a ritmo inferocito, aggiungendosi ad una
leggera
sensazione di ansia che s'intensificava ad ogni metro di discesa del
velivolo.
Sua madre Anna,
accortasi del suo
stato d'animo, strinse la sua mano per rincuorarla.
"Andrà
tutto bene" sussurrò
dolcemente. Un debole sorriso nacque sulle labbra della giovane che
inspirò
profondamente per darsi coraggio.
Ad accompagnare
Cecilia e sua madre
fu Giusy, la sua migliore amica che non si sarebbe persa per una
nessuna
occasione al mondo il trasferimento di Cecilia nella grande metropoli
londinese.
Quando
l’aereo fece incontro con la
pista atterraggio di Heathrow facendo saltare leggermente tutti i
passeggeri sui
sedili a causa dell'impatto, Cecilia si morse l'interno delle guance
per non
lasciarsi sfuggire un gridolino.
C****, erano
arrivati. Central London
era a meno di cinquanta minuti di distanza, lei era a meno di cinquanta
minuti
da Central London.
Si sentiva sul
punto di svenire, era
talmente immobilizzata dall'ansia che arrivò persino a
pensare che fosse meglio
ritornare a Roma.
"Ceci, dai!
Muoviti" la incitò
Giusy mentre stava tirando fuori i loro bagagli a mano dalla
cappelliera sopra
le loro teste.
Anche sua madre
si alzò e dopo aver
controllato di non aver dimenticato nulla sul sedile,
sollevò la figlia da un
braccio.
"Andiamo! Hai
voluto la bicicletta
e ora pedali" le ricordò con tono sarcastico.
La giovane
capendo di non avere molta
scelta si alzò e s'incamminò lungo lo stretto
corridoio dell'aereo che
l'avrebbe condotta all'ingresso del gate A7.
La sequenza di
eventi che la portò
dall'uscita del Terminal 5 al non pulitissimo sedile di stoffa dalla
Piccadilly
line, le era completamente sconosciuta.
Non ricordava di
essere passata per i
lunghi corridoi bianchi di Heathrow, di averlo letto i diversi
cartelloni
pubblicitari su cui campeggiavano i vari messaggi "Welcome to London"
e "London is open", il claim di campagna della Municipalità
di
Greater London con cui si era cercato di trasmettere il segnale
positivo che la
città era ancora aperta a tutti, inglesi e non, europei e
non, nonostante il giorno
del giudizio, in cui la famosa Brexit
sarebbe entrata ufficialmente in vigore, fosse ormai sempre
più vicino.
Non ricordava
nemmeno di aver fatto
il fast check del suo passaporto ai gate di sicurezza e di essere
salita sulla
Tube, l'iconica metropolitana londinese.
Insomma, non
ricordava nulla.
Lo sfondo nero
dei lunghi sotterranei
della metropolitana le scorreva davanti agli occhi, senza che lei se ne
accorgesse minimamente, intervallandosi con le varie stazioni che
l'avrebbe
portata a Piccadilly Circus, loro destinazione finale.
Aveva deciso di
non badare a spese
per quel trasferimento e scelse un hotel in pieno centro per girare la
città e
godersi appieno quei primi giorni londinesi, nonostante fosse
consapevole che
avrebbe dovuto cercare una sistemazione definitiva altrove.
Poteva
permettersi un hotel centrale
per qualche giorno ma purtroppo non di pagare cifre stratosferiche per
uno
spazio per sé. Non per ora, almeno.
"Ceci, siamo
quasi
arrivate!" trillò entusiasta Giusy che non aveva fatto che
parlare durante
tutto il tragitto, elencando i posti che avrebbe voluto visitare. Era
la sua
prima volta nella capitale inglese.
In quel preciso
istante, fu
annunciato l'imminente arrivo alla stazione di Piccadilly, facendo
scattare in
piedi sua madre e Giusy.
Le due donne si
affrettarono a
raccogliere i loro bagagli (per fortuna non ne avevano molti, avendo
Cecilia
scelto di farsi spedire la sua roba, una volta sistemata) e dovettero
alzare di
peso anche la stessa Cecilia - ancora una volta - caduta in uno stato
di totale
catalessi.
Tutte e tre si
avviarono verso
l'uscita seguendo, a tratti il flusso di persone, che s'inoltravano
sinuosi fra
i lunghi corridoi e varie scale della stazione, e i diversi cartelli
"Way
out" che segnalavano il giusto percorso da seguire.
Tutto andava
incredibilmente veloce;
le persone si muovevano con una velocità disarmante, che
scioccò sua madre,
abituata ai ritmi ben più calmi di Latina.
Ma a Londra non
c'è tempo per le
esitazioni, bisogna correre sempre: correre lungo le lunghissime scale
mobili
della metro, correre per saltare sulla metro, spingendo possibilmente
per
salirvi.
Tutti talenti
che anche la nostra
Cecilia avrebbe sviluppato di lì a breve. Erano banali
tattiche di
sopravvivenza, d'altronde.
E fu proprio
allora che la potenza energetica
di Londra si scagliò con prepotenza contro di lei,
provocandole la prima vera
reazione della giornata.
Un gruppetto di
ventenni si riversò
nelle scale mobili della Tube, in direzione opposta alla loro, cantando
e
ballando Jump di Madonna, con tanto di speaker Bluetooth per attirare,
se
possibile, ancora di più l'attenzione.
"Get
ready to
jump.
Don't
ever look back,
oh baby!
Yes,
I'm ready to jump.
Just
take my hands.
Get
ready to, are you
ready?"
Nel pronunciare
quest'ultima parte di
ritornello, uno dei ragazzi puntò dritto negli occhi della
giovane, quasi
avesse intuito che avesse bisogno di incoraggiamento. E fu proprio
allora che
Cecilia si sentì rinata, ricaricata da quell'energia
positiva che avvertiva
scorrerle nelle vene; sì, era pronta. Era decisamente pronta
a saltare.
-------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao a tutte!
Come qualcuno di voi aveva previsto, Cecilia è arrivata a Londra! Finalmente ha avuto quel cambiamento, lo scossone di cui aveva bisogno per risvegliarsi e riprendere il controllo :D ma chissà che cosa l'aspetta a London, UK.
Purtroppo non trovo la foto delle scale mobili della Piccadilly, ma appena riesco ve la porto ;) così potete guardare voi stesse l'infinità delle scale mobili della metro (almeno chi non è famigliare con la città).
Vi lascio anche il link per sentire Jump di Madonna (io l'adoro|): https://www.youtube.com/watch?v=Rx0mYN32Kps
Bene, ora vi lascio! A sabato prossimo :*
|
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Capitolo 4 *** Saper cogliere le opportunità ***
Capitolo IV
Nei giorni
successivi al suo arrivo
nella capitale inglese, Cecilia non riuscì a riposarsi
nemmeno un secondo.
Oltre alla lunga
lista di luoghi da
visitare che sua madre e Giusy si erano appuntate e che erano decise a
smarcare, la giovane donna doveva aggiungere anche gli appuntamenti con
i
diversi proprietari e inquilini con cui aveva preso impegno per
visitare le
stanze offerte e che purtroppo si trovano in direzione opposta rispetto
al
centro, rendendo le sue giornate un inferno, fatto di continui viaggi
avanti ed
indietro, a bordo della vasta rete metropolitana di London underground.
Su consiglio,
infatti, dell'addetto
alle risorse umane, con cui aveva intrattenuto una fitta corrispondenza
negli
ultimi due mesi, aveva optato per la zona ovest di Londra, che sebbene
non
fosse periferica, distava ad oltre mezz'ora da Piccadilly Circus e
dintorni.
Collegate
facilmente al centro grazie
alle linee Piccadilly e Circle/District, la sua scelta cadde sulle zone
di
Hammersmith e Chiswick, che le erano sembrate ottime
per stabilirsi in modo definitivo e tutte le
sue ricerche difatti si concentrano lì.
Alla fine dopo
una decina di case
viste, si innamorò di una
villetta a schiera a due piani con tanto di giardino sul retro e
spazioso
living room, situata in Worlidge Street, una strada privata a
metà fra la
stazione metropolitana di Hammersmith e il Hammersmith bridge che
collegava il
quartiere con l'area di Chiswick e Putney, rendendola una zona
particolarmente
verde e piacevole d'estate, essendo affacciata sulla riva del Tamigi e
popolata
da diversi pub, dove era possibile godersi il tramonto davanti ad una
birra
fresca.
A convincerla
non fu soltanto la sua
stanza piuttosto grande e luminosa e la zona, ma le due inquiline
Harriet e
Camilla, con cui avrebbe diviso il resto della casa.
Entrambe sulla
trentina e residenti a
Londra da qualche anno: la prima, scozzese di nascita e trasferitasi
nella
capitale inglese per completare il suo percorso universitario, era
rimasta
talmente affascinata dalla vitalità di Londra al punto da
decidere di non fare
più ritorno ad Aberdeen, nonostante i suoi genitori
gestissero una jam factory
piuttosto rinomata a livello locale, mentre la seconda era una ragazza
italiana, di cui, come scoprirà in seguito, Londra
è piena, venuta nel Regno
Unito per amore e rimasta a vivere lì anche dopo la rottura
con il suo
fidanzato, facendo di Londra la sua destinazione finale.
Durante l'ultima
giornata di
permanenza di sua madre e Giusy, le due donne aiutarono la giovane a
sistemarsi
nella nuova casa, concludendo gli ultimi acquisti di utensili per la
cucina e
biancheria per la camera da letto, di cui purtroppo la casa non era
molto
provvista, essendo Harriet e Camilla non esattamente due perfette
casalinghe,
come constaterà Cecilia nel corso della sua convivenza al
41B di Worlidge St.
"Mi raccomando,
cuore. Fai la
brava, ok?" disse sua madre prima di salire sul taxi che avrebbe
riportato
lei e Giusy all'aeroporto di Heathrow.
Le due si
abbracciarono, rendendo
quella separazione, se possibile, ancora più dura.
Non erano
abituate all'idea di non
vedersi per molto tempo, dunque quella situazione era un'assoluta
novità per
entrambe.
Anche Giusy
spupazzò l'amica per
buoni cinque minuti, essendo una piuttosto affettuosa di natura.
“Mi stai
soffocando!” la prese in giro Cecilia ricambiando la stretta.
“Ti do
un lungo abbraccio perché
chissà quando ne riceverai un altro!”
scherzò l’altra sciogliendo l’amica
dalla
presa.
Cecilia
roteò gli occhi e scosse la
testa contrariata. “Non preoccuparti! Mi troverò
degli amici e saranno anche
meglio di te” rispose per le rime facendo la linguaccia.
“Se ti
trovi un ragazzo sarebbe anche
meglio” intervenne sua madre ponendo fine al simpatico
siparietto fra le due
amiche.
La figlia
strinse i pugni mordendosi
la lingua per non rispondere; possibile che sua madre non capisse mai
che con
quelle affermazioni era completamente inopportuna?
Come se lei
già non ci pensasse
abbastanza da sola al fatto che non trovava un uomo da secoli con cui
stabilire
un rapporto serio o semplicemente uscire.
Sua madre stava
per aggiungere altro
quando il tassista, ormai infastidito da quei lunghi saluti,
suonò il clacson
invitando le due donne a salire sul veicolo.
“Ciao,
cuore! A presto” la salutò di
nuovo Giusy aprendo la portiera e infilandosi dentro l’auto
seguita da sua
madre che le diede un veloce bacio sulla fronte, raccomandandole ancora
una
volta di farsi sentire.
***
41 Wolridge St
Casa di Cecilia
02/08/2018
ore 16,25
Cecilia era
sdraiata sul letto e
fissava il soffitto. Era annoiata, tanto annoiata.
Non aveva ancora
iniziato a lavorare,
il suo primo giorno presso gli uffici global Softender era infatti
previsto per
il lunedì successivo, il sei agosto.
Inizialmente le
era sembrata una
buona idea prendersi almeno una decina di giorni prima di riprendere a
lavorare, voleva darsi sufficiente tempo per sistemarsi e
familiarizzare con la
città ma cominciava a pentirsene. Da quando sua madre Anna e
Giusy erano andate
via, lei si sentiva senza uno scopo, avendo praticamente già
girato quasi mezza
città e non avendo ancora stretto amicizia con nessuno.
Aveva pensato di
uscire a prendersi
un caffè ma non aveva nessuno con cui scambiare due
chiacchiere, per cui
rinunciò. Lei non era fatta per uscire da sola, era una da
compagnia.
Aveva mandato un
messaggio alle due
coinquiline chiedendo se volessero fare un giro dopo lavoro ma queste
declinarono l’invito, sottolineando che non sarebbero tornate
fino ad almeno le
19,30 e si sentivano già abbastanza stanche.
“Bene,
forse è il caso di cominciare
ad uscire da soli” si disse guardandosi allo specchio per
convincersi.
Si
truccò leggermente e preparò
velocemente la borsa infilando l’ombrello dentro. Se
c’era una cosa che aveva
imparato subito è che un ombrello non deve mai mancare nella
borsa di un
londinese, anche quando la giornata appare calda e soleggiata.
Non avendo una
destinazione precisa,
decise di camminare senza porsi troppo il problema di capire dove
stesse
andando. S’infilò le sue cuffie a cui era tanto
affezionata e avviò la solita
playlist di Spotify per compagnia senza badare moltissimo al cambiare
delle
diverse canzoni; d’altronde, le conosceva tutte a memoria.
Ogni tanto si
fermava per scattare
una foto, guardandosi intorno per cercare di capire dove si trovasse,
anche se
dentro di sé sapeva di essersi già persa, e dava
un’occhiata al cielo, che
cominciava a riempirsi di nuvole grigie che non potevano promettere
nulla di
buono.
“Non
pioverà” si convinceva
continuando a camminare e ad allontanarsi sempre di più da
casa sua.
Erano circa le
19,40 quando pensò di
ritornare indietro avendo cominciato a sentire una certa fame, non
avendo idea
di dove si trovasse, tirò fuori il suo smartphone dalla
tasca e calcolò il
percorso per casa, usando l’applicazione Google Maps.
“Caspita!
40 minuti di mezzi” si
scioccò osservando il percorso suggerito dall’app. “Sarà
meglio muoversi allora” continuò mentre
si guardava intorno per individuare la fermata K da dove avrebbe preso
l’autobus n° 295 in direzione casa.
Stava impazzendo
per capire la
direzione indicata dal suo GPS quando una goccia spessa
d’acqua cadde sullo
schermo del suo Hauweii. Non fece in tempo ad alzare la testa verso
l’alto che
fu investita da altre gocce d’acqua, sempre più
fitte.
“Porca
tr-“ si lasciò sfuggire in
mezzo alla strada notando tutte le persone correre per cercare riparo
dalla
pioggia che nel giro di pochi secondi si era trasformata in un vero e
proprio
temporale estivo.
Capendo che
ormai sarebbe stato
abbastanza difficile riuscire ad arrivare a casa senza inzupparsi fino
alle
ossa, decise di trovare riparo presso il primo pub che le
capitò davanti.
“Potrei
anche cenare già che ci sono”
pensò mentre spingeva la porta d’ingresso per
entrare nel locale abbastanza
pieno ormai.
Non avendo
nessuno con cui dividere
il tavolo, decise di sedersi direttamente al balcone.
“Hi,
how can I help you?” domandò il
barista mentre spillava una birra per completare un altro ordine.
Cecilia, che
stava ancora consultando
il menù, si sentì colta alla sprovvista, e
finì per ordinare la prima cosa del
menù che le capitò sotto agli occhi.
“Can I have please a burger with fries and
a pint of any lager you have?”
L’altro
annuì e afferrò uno dei tanti
boccali di vetro che popolavano il bancone per cominciare a spillare la
birra,
venendo richiamato da Cecilia che in quel preciso istante
notò la presenza
delle sweet potato fries, diventate un’ossessione per lei da
quando era a
Londra.
“Sorry,
can I have the sweet potato
fries instead? And no onions in the burger, please” aggiunse
facendo il suo
sorriso migliore al barista che annuì posando la sua lager e
sparendo dietro al
bancone subito dopo.
***
24 Percy Street,
London
Sede centrale di
Zenith Media
Stesso giorno
Ore 18,45
Lorenzo De
Tommasi batteva
nervosamente il piede contro il pavimento. Era stanchissimo e dei
commenti del
suo capo Nathan Wilson non ne poteva seriamente più.
Era tutto il
giorno che l'uomo si
lamentava della scarsa considerazione che il loro cliente riservava nei
confronti del loro lavoro e nonostante avesse perfettamente ragione,
Lorenzo ne
aveva abbastanza di ascoltarlo.
"Capo, I hear
you but nothing is
gonna change, at least not today so I'd suggest we have a pint and
forget it
all" sentenziò il ragazzo facendo un sorrisino malandrino.
Sapeva che il
suo capo non avrebbe mai rifiutato una birra, considerando che avevano
fatto
parecchio tardi e che erano ben oltre il loro normale orario lavorativo.
"Yeah, you're
right. Let's
go!" acconsentì alla proposta. "You, Italians are definitely
smarter" affermò con tono quasi stupito, che non
sfuggì a Lorenzo che però
decise di sorvolare.
Ai due si
unì un altro ragazzo del
team, Daniele, anche lui italiano, come Lorenzo.
Dopo una breve
consultazione,
decisero di andare al The Four Thieves, un pub situato nel cuore di
Clapham
Junction. A proporlo fu lo stesso Lorenzo che abitava più o
meno ad una ventina
di minuti a piedi da lì.
Non appena i tre
misero piede nel
pub, si precipitarono al balcone. Il tragitto aveva messo loro una
certa sete e
non vedevano l'ora di buttare giù un paio di birre.
Lorenzo, il
più sboccato e scomposto
dei tre, si allungò lungo il balcone, per riuscire a reggere
la sua testa con
la mano sinistra senza rinunciare a parlare con i suoi amici, finendo
così per
urtare il boccale di birra della persona accanto che vacillò
sul bancone, senza
cadere per fortuna.
"Hey" lo
richiamò una voce
femminile un po' arrabbiata.
Il giovane, che
aveva finto di non
essersi reso conto di aver urtato qualcosa, si voltò al
suono di quella voce e
fissò la sua interlocutrice.
"Would you mind
paying more
attention?" continuò la donna assottigliando gli occhi per
il nervoso.
Lorenzo la
fissò per qualche secondo,
senza proferire parola. Ci stava provando, stava seriamente provando a
non
ridere ma non ci riuscì. Era stato più forte di
lui, le italiane a Londra che
lo sgridavano in inglese con quell'accento chiaramente non british
erano
esilaranti.
"Ma sei
italiana?" le
chiese quando si ricompose.
Dall'altro lato,
alla nostra
interlocutrice la reazione non piacque molto ma chi la ebbe
sì.
Lorenzo non si
accorse della lieve
incrinatura della sua voce alla vista di lui ma se n’era
innamorata
all'istante. Lo trovava perfetto, esattamente come aveva sempre
immaginato il
suo uomo ideale, che non credeva avrebbe mai incontrato.
Dai capelli
color miele, portati
leggermente lunghi e po' spettinati, il viso del giovane era
incorniciato da un
sottile filo di barba non molto curato ma nemmeno lasciato allo
sbaraglio, che
gli donava particolarmente, mentre gli occhi nocciola erano invece
nascosti
dall'ampia montatura spessa nera dei suoi occhiali da vista.
Lorenzo
tossicchiò per richiamare la
sua attenzione e Cecilia riuscì finalmente a reagire.
"Sì,
sono italiana"
confermò. "Sei abituato a ridere in faccia a tutte le
ragazze italiane
dopo aver urtato le loro birre?" chiese acida ricordandosi
improvvisamente
del motivo per cui i due stavano tenendo quella conversazione.
Lorenzo sorrise
sornione, le piacevano
le ragazze dalla lingua tagliente. Una donna doveva essere sempre in
grado di
rispondere per le rime secondo lui.
Fu in quel
momento che Cecilia provò
il secondo tuffo al cuore della serata: quando notò le
fossette che ai lati
della sua bocca.
"No, normalmente
non rido ma il
modo in cui hai detto 'Would you mind' è stato divertente"
ammise facendo
spallucce.
Cecilia
roteò gli occhi e scosse
leggermente la testa. "Vabbè" mormorò
rigirandosi nuovamente
verso la sua birra.
"Sei da sola
oppure in compagnia?"
le domandò lui ruotando interamente il suo busto verso di
lei, voleva
osservarla meglio.
La giovane
annuì confessando di
essere a Londra da pochissimo e di non conoscere ancora molte persone.
Lorenzo stava
per risponderle quando
fu raggiunto da Daniele e Nathan. "Lorenzo, you never miss chance to
speak to beautiful girls" esordì il suo capo piazzandosi fra i
due.
Daniele
scoppiò a ridere lasciandosi
sfuggire un “e ti pareva che non ci provava con
qualcuno!”
Lorenzo
fulminò entrambi con lo sguardo, soprattutto Nathan;
ogni volta che beveva,
i suoi filtri british, che solitamente gli impedivano di abbandonarsi a
commenti poco opportuni, cadevano del tutto rivelando la sua vera
natura.
"I
am not approaching.." iniziò a dire per poi rendersi conto
che non
conosceva il nome della sua interlocutrice. "I guess that I don't
know
your name?" continuò in inglese. Detestava parlare in
italiano in presenza
di stranieri, lo trovava maleducato.
"Cecilia"
rispose lei fra il divertito e l'imbarazzato. Quei tre le piacevano,
erano un
bel trio.
Lorenzo
mosse il mento in segno di approvazione; Cecilia era davvero un bel
nome.
"So
I am not approaching Cecilia, we were just talking"
sottolineò. "I'm
Lorenzo, by the way" si presentò lui allungando la mano che
fu costretta
dalla ragazza. "Sì, lo avevo capito" disse sorridendo.
"Nathan,
nice to meet you" si presentò l'inglese infilandosi
nuovamente fra i due.
"Daniele,
piacere!" disse l'altro scuotendo una mano a mezz'aria.
"An
another Italian girl! Wow, I'm wondering if there's any british girl
left in
London" osservò Nathan
che non smetteva di stupirsi della quantità di italiani che
affollava la sua
città. Non fraintendetelo però: Nathan adorava
gli italiani e iniziava a
preferire la loro compagnia a quella dei suoi amici di sempre.
D'altronde, gli
aveva insegnato cosa significava cucinare bene.
"Are you alone,
Cecilia?"
si rivolse poi a Cecilia mentre si guardava intorno per cercare di
identificare
un'ipotetica compagnia.
La giovane
annuì. "Yes, it was
raining a lot and I was hungry so I decided to get some food"
spiegò lei
facendo spallucce.
"Good choice"
approvò
l'inglese. "Come and join us! We are about to have dinner too" la
invitò l'uomo indicando con un cenno del capo il tavolo su
cui, nel frattempo,
la cameriera aveva posato le loro cene.
Cecilia
accettò ben volentieri
l'offerta e raccolse quello che restava della sua cena per unirsi ai
tre.
Scoprì
con sorpresa che fare amicizia
a Londra era abbastanza facile e che una serata apparentemente noiosa
poteva
cambiare totalmente in pochi minuti.
Parlarono di
tutto: dal lavoro,
stupendosi ancora una volta quando si resero conto di fare lavori molto
simili,
ai loro luoghi preferiti di Londra, passando per musica, cibo e viaggi.
Lorenzo e
Cecilia avevano moltissimo
in comune: anche lui proveniva dalla Regione Lazio e aveva frequentato
lo
stesso corso di laurea di Cecilia all'università La
Sapienza, sebbene in anni
accademici diversi, precisamente due anni prima.
Entrambi
coltivano la stessa passione
per i gialli di Agata Christie e Cara Hunter e avevano più o
meno gli stessi
gusti in fatto di musica. O almeno finché Cecilia non
confessò di ascoltare
canzoni raggaeton ogni tanto, provocando una finta smorfia di disgusto
in
Lorenzo che detestava quel genere musicale.
Si trovavano
così bene a parlare
insieme che decisero di rimanere al pub a chiacchierare, anche dopo che
i
colleghi di Lorenzo furono andati via.
E
chissà quanto altro si sarebbero
detti se non fossero stati interrotti dal cameriere che li
avvertì
dell'imminente chiusura del pub.
Solo una volta
fuori dal locale,
Cecilia controllò l'orario rendendosi conto che era quasi
l'una e mezza.
"Caspita! È tardissimo" sussurrò fissando lo
schermo illuminato del
suo smartphone.
"Come torni?
Anzi, dove
abiti?" le domandò il ragazzo mentre malcelava uno
sbadiglio. Era
stanchissimo e non vedeva l'ora di essere nel suo letto avvolto dalle
sue
sottile lenzuola di cotone.
"Sto a
Hammersmith. Secondo Maps
ci vorrà circa un'ora e mezza per arrivare, devo cambiare 3
mezzi" rispose
trattenendo un'imprecazione.
Non ci voleva
proprio, soprattutto
perché non era a Londra da così tanto tempo da
sentirsi sicura che avrebbe
potuto fare tutta quella strada da sola e di notte, cambiando
addirittura tre
autobus.
"Ma Maps non
è affidabile! Devi
usare City Mapper a Londra" intervenne l'altro mentre apriva la
suddetta
app per ricalcolare il percorso.
"Mmm.. ok! Forse
Maps aveva
ragione" osservò mentre si passava una mano sulla nuca.
"Vuoi vedere
per un Uber?" le domandò poi.
Cecilia
annuì e controllò se c'erano
Uber disponibili nelle vicinanze. "Bene, o mi ci faccio quasi due ore
di
mezzi notturni oppure pago circa 35£ di Uber"
affermò contrariata
lasciandosi sfuggire un c****, che fece ridere il suo accompagnatore.
"Oppure potrei dormire qui" ironizzò indicando la panchina
della
pensilina del 345.
Il giovane
osservò l'espressione
affranta della ragazza che fece un rumoroso sospiro e si
mordicchiò le labbra.
Esisteva una soluzione molto semplice a quella spiacevole situazione
anche se
non n’era estremamente convinto. Dopo quel breve momento di
esitazione ed
essendosi sempre considerato un cavaliere ma soprattutto non vedendo
altre
possibili soluzioni, fece la sua proposta.
"Oppure potresti
dormire su un
comodo divano letto" disse d'un fiato facendo spallucce. Cecilia lo
fissò
perplessa, non capiva a cosa si riferisse.
"Puoi dormire da
me, siamo in
due in casa e non credo che al mio coinquilino causerai alcun disturbo.
Probabilmente sta già dormendo" continuò
sorridente sperando di migliorare
il suo umore.
Cecilia
boccheggiò senza però essere
in grado di rispondere: l'offerta del ragazzo era allettante ma in
totale
sincerità chi lo conosceva?
L'espressione
dubbiosa e leggermente
terrorizzata della giovane risultò evidente a Lorenzo al
punto che decise di
intervenire per non creare ulteriori malintesi.
"Scusami, non
volevo risultare
ambiguo. Non ci sto provando assolutamente" mise le mani avanti senza
aggiungere altro. In fin dei conti, lui le stava offrendo una mano, se
non
voleva accettare erano fatti suoi.
"Non
è per quello" replicò
lei imbarazzata. "Accetto la tua offerta" disse poi senza pensarci
ulteriormente. Non aveva grandi alternative dopotutto se non voleva
pagare un
Uber verso casa.
Lorenzo le fece
l'occhiolino e la
invitò a seguirlo. "Casa mia è a meno di venti
minuti a piedi da qui"
la informò mentre si avviavano.
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Angolo dell'autrice
Finalmente abbiamo conosciuto il nostro protagonista maschile Lorenzo :D il responsibile della totale perdita di controllo della nostra Cecilia dettata dal colpo di fulmine. Perché sì, Cecilia si é completamente fulminata!
Ora si avviano insieme verso casa di lui, voi lo avreste fatto? Io sicuramente no! Però vi posso garantire che Lorenzo è una brava persona, non temete!
Resta sintonizzate e alla prossima :)
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Capitolo 5 *** Smashed dreams ***
jjhj
Capitolo V
Camminarono
fianco a fianco, senza
dirsi molto e lanciandosi un'occhiata di tanto in tanto.
Forse sarebbe
più giusto dire che
Cecilia gli lanciava uno sguardo ogni 5 secondi circa, rimanendo
incantata dal
suo profilo.
Un leggero
sfarfallio prese vita nel
suo stomaco, crescendo d’intensità ad ogni
occhiata e provocandole un grappolo
in gola. Era così che ci si sentiva quando si era vittime
del famoso colpo di
fulmine?
Era talmente
strana la sensazione che
stava provando che, per un attimo, le sembrò di essere
tornata indietro
all’estate dei suoi tredici anni quando si prese la sua prima
cotta.
Avvertendo lo
sguardo di Cecilia su
di sé, Lorenzo si voltò verso di lei chiedendole
se ci fosse qualcosa che non
andava.
"Oh, niente!
È che le scarpe mi
fanno leggermente male quindi mi chiedevo se ci fosse ancora molta
strada da
fare" mentì in modo piuttosto ovvio, tirando fuori la prima
scusa che le
venne in mente.
Lorenzo
annuì con scarsa convinzione
e la rassicurò dicendo che erano quasi arrivati. E difatti,
dopo meno di cinque
minuti, il giovane si fermò davanti ad un grosso portone
nero, tirando fuori un
mazzo di chiavi dalla sua tracolla.
Cecilia si
guardò intorno notando con
piacere che l'edificio era piuttosto pulito e ben curato; probabilmente
era di
recente costruzione.
Considerando
l'ottima impressione
iniziale, sperava vivamente che anche l'appartamento di
Lorenzo fosse
altrettanto ben tenuto.
Il giovane
aprì il portone e la
invitò ad entrare. "Dopo di te" le disse indicando la strada
con un
braccio.
"Prendiamo le
scale se ti va,
siamo al secondo piano" aggiunse richiudendo il portone alle sue spalle.
La ragazza
annuì e lo seguì lungo le
scale diretta verso l'interno 6A.
Le aspettative
di Cecilia non furono
disattese: l'appartamento era in perfetto ordine, oltre che
pulitissimo. Si
capiva che i due inquilini ci tenevano e s'impegnavano nel trattarlo
come una
vera e propria casa e non come un alloggio temporaneo.
"Vado a
prenderti qualcosa da
usare come pigiama” la informò. “Tu
accomodati pure" indicò i due puff in
soggiorno e si dileguò nel corridoio.
Cecilia si
guardò intorno cercando di
capire qualcosa in più sulla personalità della
sua nuova conoscenza e la sua
attenzione fu catturata da una bacheca piena di fotografie. Si
avvicinò e prese
ad osservare le varie fotografie notando con piacere che non vi era
nessuna
foto ritraente Lorenzo con un'ipotetica fidanzata. Ovviamente, questo
non
significava che non l'avesse ma era buon segno.
"Rieccomi" si
annunciò
posando sul divano una maglietta piuttosto lunga di cotone e un paio di
pantaloncini sportivi dello stesso tessuto.
Cecilia
trasalì al suono della voce
di Lorenzo e si allontanò dalle fotografie.
"Stavi notando
quanto sono
bello?" la prese in giro con tono ammiccante.
"Sì,
sei bellissimo e io ti
farei di tutto e di più" pensò senza avere
però il coraggio di pronunciare
ad alta voce quelle parole. Aveva una dignità e non si
sarebbe mai abbassata a
certi commenti.
"Veramente stavo
contemplando la
bellezza di Sorrento" rispose prendendolo in giro a sua volta.
"Sì,
certo! Sorrento!"
commentò lui in modo sarcastico. "Dai, vieni ad aiutarmi.
Dobbiamo aprire
il divano" aggiunse e spostò il divano in modo da poterlo
aprire comodamente.
Cecilia
annuí e si avvicinò a lui per
aiutarlo, afferrando l’estremo sinistro del divano e
spingendolo verso di sé,
compito reso piuttosto facile dal ragazzo che applicò la
forza maggiore.
Dopodiché, fu il turno della lenzuola.
Ancora una volta
si divisero il
compito per fare più fretta, cacciandosi però in
una situazione leggermente
imbarazzante. Mentre sistemava gli angoli spiegazzati, Cecilia
finì per
avvicinarsi inconsapevolmente – o forse no – un
po’ troppo al suo gentile host
per quella notte, ritrovandosi pericolosamente faccia a faccia quando
questo si
voltò di scatto verso di lei.
Erano talmente
vicini che poteva
sentire il respiro di lui sulle sue labbra. “Ti prego,
baciami” gli chiese
mentalmente e forse anche i suoi occhi lo implorarono velatamente.
Lorenzo
avvertì invece una sensazione
di disagio che lo fece arretrare.
“Vado
a prenderti un cuscino prima
che mi dai una testata” le disse ridendo e sparì
un’altra volta in camera sua
allontanandosi il più velocemente possibile dalla sua ospite.
Dopo averle
portato il cuscino, le
indicò dove fosse il bagno e il suo mobiletto in cucina
perché potesse fare
colazione all’indomani senza problemi. “Prendi
tutto che vuoi” si raccomandò e
le augurò la buonanotte.
Cecilia lo
ringraziò più volte e
continuò a sperare che il ragazzo ci ripensasse e tornasse
da lei per baciarla
appassionatamente finché non sentí il rumore
della chiave della sua stanza
girare nel chiavistello. “Pur di non baciarmi, si
è persino chiuso a chiave”
sbuffò contrariata.
A quel punto,
ormai del tutto
rassegnata e in
pigiama, decise di
mettersi a letto ponendo
fine a
quell’inutile attesa.
***
“Ooh
woo, I'm a rebel just for kicks,
now
I been feeling
it since 1966, now
Might be over
now, but I feel it
still”
Le note di Feel
It Still di The
Portugal risuonavano nella testa di Lorenzo diffondendosi dalle sue
nuovissime
cuffiette bluetooth, dandogli la carica giusta per affrontare
quell'ultima
giornata lavorativa.
Era solito
ascoltare la musica a
tutto volume la mattina, di comune accordo con il suo coinquilino
Matteo, dato
che si svegliava anche lui molto presto al mattino.
Tuttavia, quella
mattina avevano un
ospite quindi dovette rinunciare a quella sua consuetudine, optando per
le
cuffie.
Stava ballando
di spalle all'entrata
della cucina, muovendo a ritmo il bacino e mettendo in mostra
l'esperienza
accumulata in tema di balli latino-americani durante i sette anni di
partecipazione ai campus estivi romani come animatore, quando Cecilia
entrò
nella stanza.
Piuttosto
divertita dallo spettacolo
che si teneva di fronte ai suoi occhi, decise di non avvertire l'ignaro
ballerino della sua presenza e si appoggiò allo stipite
della porta per godersi
la scena comodamente.
In quel preciso
istante, Lorenzo si
voltò e ancora una volta la presenza della sua ospite lo
mise a disagio.
C'era qualcosa
negli occhi di quella
ragazza che sembrava trafiggerlo dentro, rendendolo piuttosto nervoso.
Ovviamente era molto abile a camuffare i suoi sentimenti e Cecilia non
poté
capire che anche lei smuoveva qualcosa in lui.
"Ora devi
ammetterlo! Stavi
guardando quanto sono bello" scherzò provocandola.
Cecilia scosse
lievemente il capo,
lasciandosi sfuggire una leggera
risatina. “Sì, era decisamente un bello
spettacolo” ammise e con un colpo di rene si
sollevò tornando in posizione
eretta.
Il rumore del
caffè che saliva impedì
a Lorenzo di commentare quell’ammissione distraendolo.
“Vuoi un po’ di caffè?”
le domandò poi prendendo due tazzine. Cecilia
annuì e si sedette su uno degli
sgabelli alti della cucina.
Lorenzo e Matteo
avevano arredato con
estrema attenzione la cucina: avevano pitturato le pareti sostituendo
il
precedente bianco, troppo impersonale e ormai vecchio, con una
tonalità di
giallo ocra pastello, un po’ tenue ma decisamente
più vivace; avevano comprato
nuovi sgabelli in legno da
Ikea
sostituendo a quelli vecchi in plastica nera, che ora circondavano il
tavolo
alto, in legno anch’esso, al centro della cucina. Si erano
procurati tutto il
necessario per cucinare, quasi fossero una coppia di appena sposati e
avevano
discusso a lungo con i proprietari perché cambiasse loro il
forno che
funzionava unicamente se messo a 200° gradi, spuntandola.
Alla fine, il
risultato di quel lungo
lavoro non fu per nulla disdicevole come ammise anche lo stesso
proprietario,
ormai sicuro che quei due fossero una coppia andata a convivere.
Lorenzo
posò una tazzina in vetro
fumante di fronte a Cecilia e si sedette davanti a lei; la bevanda nera
li
zittì per qualche istante, consentendo loro di riprendere
l’energia necessaria
per affrontare la giornata che li aspettava, considerando che avevano
dormito
nemmeno cinque ore.
Stava proprio
pensando alle
pochissime ore dormite quando sentì l’impellente
bisogno di fare una domanda:
“Ma si può sapere perché sei
sveglia?” chiese all’improvviso. Sapeva che non
aveva ancora iniziato a lavorare perciò avrebbe potuto
benissimo continuare a
dormire.
“Mmm..
la luce mi ha svegliata e poi
ho sentito te muoverti” confessò facendo
spallucce. Era una dal sonno leggero,
era abituata a dormire poco.
Lui
annuì e si alzò posando la
tazzina nel lavello, l’avrebbe lavata dopo.
“Vabbè, io vado. Tu tranquilla,
fatti la doccia, quello che vuoi” le ricordò
mentre infilava cellulare e chiavi
dentro la tracolla di pelle.
Cecilia lo
ringraziò di nuovo per
l’ospitalità e lo seguì fino alla
porta; era la sua ultima occasione per avere
il bacio che tanto sperava. Ma era evidente che Lorenzo non stravedesse
all’idea di baciarla e nemmeno troppo a quella di rivederla
dato che stava
uscendo di casa senza nemmeno chiederle il numero.
Normalmente,
l’altra persona avrebbe
capito il messaggio e lasciato perdere ma sappiamo che Cecilia non
è
esattamente quel tipo di persona e quindi, incurante delle chiare
intenzioni
del ragazzo, glielo chiese lei.
“Senti,
magari ci potremmo sentire..”
disse mordicchiandosi il labbro inferiore, forse non era stata una
buona idea
esporsi così. “Sai, io non conosco quasi nessuno
e..”
Stava
aggiungendo qualche altra scusa
per giustificare quella richiesta quando Lorenzo la interruppe.
“Sì, ok va
bene!” tagliò corto. Dopodiché
dettò il suo numero e la salutò definitivamente
sottolineando di essere troppo in ritardo e distruggendo
inconsapevolmente
tutte le fantasie di Cecilia su loro due.
***
3 Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
03/08/2018
Ore 18,11
Quella sera
Lorenzo rientrò verso le
18,30, non appena mise piede nell’appartamento, si
liberò dalla tracolla e si
buttò sul divano. Era distrutto ma quella sera non sarebbe
rimasto a casa per
nulla al mondo quindi doveva assolutamente riprendersi.
Si stava
massaggiando le palpebre
tentando di rilassarsi quando il suo coinquilino fece irruzione in
soggiorno.
“Hey,
bestia! Ma chi era la tipa di
stamattina?” domandò d’un fiato senza
nemmeno chiedergli come stesse.
Lorenzo
aprì gli occhi e lo guardò
torvo, non aveva nessuna voglia di parlare; voleva schiacciare un
pisolino in
santa pace ma sapeva bene che il suo coinquilino non glielo avrebbe
consentito
finché non gli avesse racconto tutto.
“Nessuno”
esordì per lasciar
intendere che non l’avrebbe rivista. Matteo
sollevò un sopracciglio pretendendo
maggiori dettagli, insomma aveva dormito lì quindi proprio
nessuno non era.
“Si
chiama Cecilia, l’ho incontrata
ieri al Four Thieves” raccontò per farlo contento.
“E no, non abbiamo trombato”
specificò anticipando la domanda successiva
dell’amico. “Aveva bisogno di un
posto dove dormire dato che era abbastanza tardi e ho pensato di farla
stare
qui” concluse sperando che con quell’ultima
affermazione, la sete di curiosità
del suo coinquilino si placasse.
“Oh ma
che carino che sei! Offri
posti letto alle homeless” ironizzò Matteo
fingendo un applauso che Lorenzo
ignorò.
“Comunque
è carina” disse poi
facendogli l’occhiolino e Lorenzo roteò gli occhi.
“Vabbè, carina ok ma vuoi
mettere Rebecca?” controbatté alzandosi dal
divano, consapevole che non avrebbe
dormito più.
“Oddio
mio! Con ‘sta Rebecca non la
finisci più” esclamò Matteo facendo uno
smorfia. Non ne poteva seriamente più
di sentirlo parlare di quell’insulsa ragazza – o
almeno così lui la considerava
– con cui l’amico era fissato da ormai mesi.
“Che
vuoi! È troppo figa” rispose
l’altro facendo spallucce e dirigendosi verso la cucina per
prepararsi il
quinto o sesto caffè della giornata. Ormai non li contava
più.
“Quindi
non la vedremo più da queste
parti?” domandò infine Matteo, arrivando alle
conclusioni a cui l’amico era
giunto ormai da quella mattina.
Lorenzo
annuì. “Io non la cercherò di
certo” sottolineò e con la tazzina fumante di
caffè andò a chiudersi in camera
sua.
Doveva
prepararsi per bene quella
sera: era sicuro che avrebbe finalmente conquistato Rebecca. Non
c’erano dubbi,
il suo fascino l’avrebbe finalmente folgorata, o questo era
ciò che sperava.
***
41 Wolridge St
Casa di Cecilia
Stesso giorno
Ore 20,17
Cecilia
contemplava lo schermo del
suo smartphone su cui campeggiavano le dieci cifre del numero inglese
di
Lorenzo senza sapere di preciso cosa farci.
Apriva la chat
di WhatsApp e
cominciava a scrivere qualcosa per poi cancellarla. Non sapeva davvero
approcciare un uomo, non c’era alcun dubbio.
Si
abbandonò ad un rumoroso sbuffo e
lanciò il telefono dall’altro lato del divano,
sentendosi senza speranze.
“What’s
wrong?” le domandò stranita
Harriet, la sua coinquilina scozzese, rientrata da lavoro proprio in
quel
momento. Cecilia abbassò lo sguardo, non sapeva se era il
caso di farle già
sapere che era una sfigata. Ma dopotutto, doveva parlarne con qualcuno
per cui
decise di sputare il rospo.
“I met
a guy yesterday” esordì con
tono titubante. A quella parola la coinquilina si sedette sul divano e
si sporse
verso di lei interessata. Le faccende di ragazzi erano le sue preferite.
“I
don’t really know if he’s into me
but I am into him for sure so..” proseguì
interrompendosi per lasciare Harriet
giungere alle conclusioni.
“He
didn’t text you afterwards, I assume”
dedusse e Cecilia annuì.
“Exactly
but the thing that I don’t
really understand is why he offered me to stay at his place if he
wasn’t
interested at all” disse d’un fiato. Era abbastanza
perplessa, gli uomini erano
troppo strani.
La sua
coinquilina invece emise un
gridolino. “So you slept together!”
esclamò facendo arrossire Cecilia.
“Not
really, we slept but not
together. He just offered me his couch for a night”
chiarì.
“Alright!
Well, it doesn’t matter” la
tranquillizzò l’altra.
“There’s still a possibility that he likes you
otherwise
why caring about you?” chiese retorica.
Cecilia rimase
pensierosa, Harriet
aveva ragione. Ci doveva essere qualcosa in lei che lo aveva
incuriosito: erano
persino rimasti a parlare solo loro due fino alle due di mattina.
“Text
him” la incoraggiò Harriet. “He
was nice to you so you could return the favour and offer him a
dinner”
Era la scusa
perfetta: lei voleva
essere solo riconoscente quindi non doveva esserci nulla di male in
quello,
anzi!
“You’re
right! I’m gonna text him”
affermò sicura di sé Cecilia. Aveva finalmente
trovato il coraggio che le
serviva.
Harriet
annuì con soddisfazione. “Do
it!” concluse categorica puntandole il dito contro per
risultare ancora più
autoritaria, lasciando Cecilia da sola a pensare come avrebbe potuto
impostare
il messaggio.
***
333 Fulham Road
The Goat
03/08/2018
Ore 22,46
Rebecca
arricciò le labbra a
cuoricino, su cui aveva applicato un rossetto rosso matte per
risaltarne la forma
perfetta, facendo impazzire Lorenzo.
Adorava giocare,
le riusciva quasi
naturale e soprattutto con Lorenzo era facile averla vinta. Bastava
accavallare
le gambe ed umettarsi le labbra in modo sensuale per farsi che il
ragazzo
perdesse tutte le sue difese.
"Quindi cosa
suggerisci? Dovrei
prendere un gin tonic o un negroni?" le chiese lui per proseguire nella
conversazione, non voleva perdere la sua attenzione.
Rebecca lavorava
come bartender
presso The Goat, un locale in zona Chelsea: era così che
Lorenzo l'aveva
conosciuta, ordinando un banalissimo gin tonic.
Da allora aveva
cominciato a
frequentare il locale sempre più spesso con l'unico scopo di
vederla,
diventando un cliente abituale. Conosceva l'intero management e tutti i
suoi
dipendenti personalmente talmente assidue erano le sue visite.
Rebecca stava
elencando i diversi gin
della loro collezione, evidenziando le qualità di ciascuno,
quando l'attenzione
di entrambi fu catturata dal riconoscibile suono delle notifiche
dell'iPhone.
Tutti e due, in quanto possessori del suo suddetto smartphone, tirarono
fuori
il dispositivo per verificare se avessero ricevuto qualcosa.
Vedendo il
display vuoto, Rebecca
alzò lo sguardo verso Lorenzo che fissava lo schermo con
un'espressione
incerta.
"Mmm.. chi
è Cecilia?" gli
chiese con tono di sufficienza quando lesse il messaggio che il giovane
aveva
appena ricevuto.
"Hey
ciao, sono Cecilia.." recitava la prima riga del messaggio
WhatsApp che la ragazza aveva mandato.
"Nessuno"
tagliò corto lui
ricacciando il telefono in tasca. "È una collega"
mentì poi decidendo
di non aprire nemmeno la notifica. L'avrebbe fatto dopo casomai.
A quel punto,
notando la reazione di
leggera gelosia di lei, decise di cogliere la palla al balzo. "Hai
paura
che ci siano altre?" la stuzzicò.
Lei fece
spallucce e mosse i lunghi
capelli in modo fiero. "Mi farebbe piacere per te in caso" rispose
per non dargli alcuna soddisfazione. Lorenzo sorrise interpretando
quella
risposta come una dimostrazione di gelosia. Ce l'aveva quasi in pugno,
pensò.
In quel momento,
un cliente richiamò
l'attenzione della bartender che si allontanò, lasciando
impallato Lorenzo per
il resto della serata.
Dopo circa
un’ora, ormai stanco e
consapevole che per quella sera non se ne sarebbe fatto nulla, Lorenzo
decise
di ritornare a casa.
Mentre si
avviava verso il suo appartamento,
aprì l’app di WhatsApp e lesse il resto del
messaggio.
"Com'è
andata oggi? ti sei ripreso? Comunque siccome sei stato
carino a ospitarmi, ho pensato di offrirti una birra. Ti sono
debitrice!" concludeva il
messaggio.
Lorenzo
guardò a lungo il display
senza sapere bene cosa rispondere, non impazziva all'idea di uscire con
lei ma
non voleva essere maleducato.
Pensando che
tanto fino all'indomani
Cecilia non avrebbe risposto essendo quasi l’una, scrisse un
breve messaggio in
cui lasciava intendere che potevano anche evitare l'uscita.
"Tranquilla,
figurati! L'ho fatto con piacere.." non
accennò a nessuna eventuale incontro
e sperava che, grazie a quelle poche parole, la questione si
sarebbe
chiusa lì. Evidentemente non aveva capito che tipo fosse
Cecilia.
A sua grande
sorpresa, la ragazza
rispose subito.
"Sei
proprio un buon samaritano! Comunque insisto, una birra te la
meriti" fu la
risposta di Cecilia, non voleva proprio mollare.
Lorenzo si
mordicchiò l'interno della
guancia sinistra, incerto sul da farsi.
"Magari ci vediamo dopo lavoro allora. Nei weekend è un po'
difficile,
sono sempre busy" scelse una risposta volutamente antipatica
per
cercare di dissuaderla, senza tuttavia riuscirci.
"Sisi
per me va bene" scrisse lei
aggiungendo uno smile sorridente alla fine.
"Ti
scrivo io allora. Ora scusami ma vado a dormire, sto morendo di
sonno" la
salutò velocemente
"A
presto!" gli rispose lei
andando offline subito dopo.
Lorenzo
continuò ad osservare la chat
e rilesse le sue risposte. Gli sembrava che fosse evidente che non
moriva dalla
voglia di fare quell'uscita, per cui si dichiarò soddisfatto.
Sicuramente
il messaggio era stato
recepito, o almeno così pensava.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao ragazze/i, come state? Ben ritrovati!
Cosa ne pensate di questa prima interazione fra i nostri protagonisti? é andata come vi aspettavate? Sicuramente per Cecilia gli eventi non si sono evolti esattamente come sperato!
Fatemi sapere i vostri pareri :)
D'altronde, Lorenzo è ossessionato con un'altra, Rebecca, la sexy barista. Qui il link per vedere il locale dove lavora: https://goatchelsea.com/
Magari Lorenzo ci ripenserà e le scriverà? Il suo numero ora ce l'ha anche lui :) lo scopriremo solo nel prossimo capitolo!
Grazie per continuare a seguirmi,
Anto
|
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Capitolo 6 *** It was just a mistake ***
Capitolo
VI
24 Percy Street, London
Sede centrale di Zenith Media
08/08/2018
Ore 15,43
Qualche
giorno
più tardi, Lorenzo fissava lo schermo del suo iPhone con
soddisfazione; l'aveva
finalmente spuntata: quella sera Rebecca sarebbe uscita con lui.
Certo,
si
trattava di una cena infrasettimanale quindi, purtroppo per lui, non si
sarebbe
potuta trasformare in un'intera mattinata a letto il giorno successivo,
però
era sufficiente per iniziare.
Avrebbe
tanto
voluto coronare quella sua impresa – perché
convincere la ragazza non era stato
affatto facile – con il suo tipico balletto della vittoria ma
purtroppo era in
ufficio, seduto alla sua scrivania e di fronte alle proiezioni di
target
audience di Spotify e vari altri canali inviati dal suo collega, quindi
non
poteva.
L'unica
cosa
che il suo capo si aspettava da lui era che preparasse una buona
presentazione
per il cliente più importante del loro account e non di
certo che flirtasse con
una tipa, per quanto a Nathan divertisse sentire delle conquiste di
Lorenzo.
Per questi motivi, si limitò a esultare internamente dandosi
la carica e sicurezza
necessaria per affrontare il suo incarico per quella giornata.
Stava
per
inviare la presentazione considerandosi ormai soddisfatto del suo
contenuto,
quando ricevette un messaggio che gli cambiò totalmente
l’umore.
“Hey, babe!
Cambio di programmi. Mi sa che non ce la faccio stasera, ci mettiamo
d’accordo
in settimana, ok?”
Leggere
quelle
parole gli gelarono il sangue: ma come? Possibile che gli avesse dato
buca
ancora una volta?
Ovviamente,
nascose il suo disappunto dietro una maschera di indifferenza estrema
per non
farle capire che ci sperava. “Hey, babe! Non
preoccuparti, passo a trovarti
in settimana” aggiunse lo smile del bacio e
richiuse la chat.
Incrociò
le
braccia al petto e si appoggiò completamente contro lo
schienale della sua
sedia. “Che palle!” si lasciò sfuggire
fra sé e sé, maledicendosi per averci
sperato.
“Lorenzo,
is
the presentation ready? Could you please send it over?”
domandò il suo capo
comparendo alle sue spalle. Il ragazzo ruotò con la sedia
incrociando lo
sguardo di Nathan e annuì. “I’m sending
it right now!” lo rassicurò.
L’uomo
gli
diede una pacca sulla spalla destra, aggiungendo un “Good
boy!” e si allontanò
nuovamente, lasciando di nuovo Lorenzo da solo a rimuginare sulla sua
sfiga.
***
38 Chancery Ln,
Sede di Softender Global
Stesso giorno
Ore 15,23
A
diversi
isolati da lì, invece, Cecilia era immersa nella lettura di
mille slides e non
era esattamente di buon umore.
Era
la sua
prima settimana nel suo nuovo ruolo e l'unico suo compito per ora era,
come le
avevano i suoi colleghi, "get up to speed". E quale
modo
migliore per imparare anni di strategia media che leggere centinaia di
pagine
di linee guida, principi e vecchie campagne.
"Hey,
Cecilia! Here your induction plan: we’re going now
to see Nicky. Today is
the only day Nicky can make it so I thought to organise it anyway.
Sorry for
the short notice” si scusò Daniel Chester, il suo
nuovo capo.
Originario
del
Wales, Daniel era un uomo assolutamente alla mano, sulla quarantina,
sposato da
diversi anni e padre di due gemelli di nove anni. Aveva accolto la
ragazza in
modo impeccabile, dandosi da fare per rendere quella prima settimana il
più
facile e piacevole possibile per il nuovo membro del suo team, che si
sentì
subito in famiglia, nonostante i suoi vecchi colleghi le mancassero e
non poco.
Cecilia
annuì e
gli rivolse un sorriso, accettando l’offerta con piacere; era
stanca di leggere
slides da sola, avere la possibilità di interagire con
qualcuno era sicuramente
preferibile. Ed inoltre l’avrebbe distratta dal suo pensiero
fisso: Lorenzo.
Non
aveva fatto
altro che continuare a controllare il cellulare ad ogni minuto,
sperando di
vedere il suo nome spuntare in tutte le notifiche ricevute. Aveva
sperato in un
invito, in un messaggio, persino in uno squillo; qualcosa che le
facesse capire
che Lorenzo non si era dimenticato di lei e che volesse vederla ma non
era
successo nulla. Tutto taceva.
Dal
loro primo
e ultimo scambio di messaggi, non lo aveva più
sentito.
"Forse
è
stata una pessima idea scrivergli" pensò più
volte ma dentro di sé quella
flebile speranza che, in realtà, avesse fatto bene, non
voleva saperne di
morire.
"Is
everything alright?" domandò l’uomo fissandola
stranito. Era il terzo
giorno di Cecilia e fin dal primo momento, le era sembrata una
chiacchierona ma
da quando era arrivata quella mattina, aveva parlato pochissimo.
"Yes,
sure! I'm just thinking, so many things to learn" provò a
giustificarsi rivolgendo
all'uomo un secondo sorriso che venne ricambiato.
"Yeah,
definitely! Nicky is going to concentrate all her amazing work in one
hour so
be prepared" rispose l'altro mentre guidava la ragazza verso la saletta
riunione dove la donna li attendeva.
Una
volta
dentro, le lasciò da sola; in fin dei conti, lui quella roba
la conosceva
benissimo.
Cecilia
invece
lo ringraziò mentalmente di averle proposto di seguire quel
mini training; per
un'intera ora aveva smesso del tutto di pensare al ragazzo, prestando
la
massima attenzione alla sua interlocutrice che non faceva che
sciorinare
nozioni, dati, raccomandazioni che sarebbero diventati il pane
quotidiano della
giovane, anche se bisognava ammettere che, considerata la buona
preparazione di
base, molte cose Cecilia le sapeva altrettanto bene.
"Alright!
I think we've covered everything" affermò la donna
soddisfatta osservando
i grossi fogli bianchi pieni di numeri e parole che aveva scritto
durante
quell'ora di training.
Dopodiché
si
avviarono entrambe verso l'open space parlando del più o
meno. Le domande erano
sempre le stesse: "How are you doing so far?", "Do you like
London?" , "Whereabouts in Italy?"; ragion per cui la ragazza
aveva imparato un breve discorso a memoria e rispondeva anche lei allo
stesso
modo. Di ritorno alla sua scrivania, d'istinto premette il tasto destro
del suo
smartphone per illuminare lo schermo, trovandosi inaspettatamente un
messaggio.
"Ciao
Cecilia, come stai? Senti, che fai stasera? Se ci sei, accetto quella
birra
volentieri"
Cecilia
continuò a fissare lo schermo sbattendo le ciglia a
più riprese. Stava davvero
leggendo un messaggio di Lorenzo?
Senza
indugiare
ulteriormente, aprì l'applicazione di messaggistica,
digitando però su un'altra
chat: quella con le sue coinquiline; le uniche che sapessero della sua
momentanea ossessione.
"Girls,
help! Lorenzo texted me!" fu
l'allarme lanciato sulla chat.
Rimase
a
mordicchiarsi il labbro sperando che le sue coinquiline rispondessero
presto e
decidendo di non visualizzare il messaggio di Lorenzo che rimase
perciò
"non letto".
"What?
What is he saying?"
La
prima ad
accorrere fu Harriet che stava avendo una giornata alquanto noiosa a
lavoro. Da
quando il cantiere del nuovo complesso di grattacieli ultra moderni,
vicino
alla sua caffetteria, era stato messo in pausa, l'afflusso di persone
era
diminuito drasticamente, toccando i minimi storici in quel pomeriggio
di
Agosto, con la complicità anche delle vacanze estive.
"He's
asking me out" rispose Cecilia aggiungendo che voleva vederla
quella
sera stessa.
Ad
Harriet
quell'improvviso bisogno di vederla sembrò tanto un ripiego
ma non lo disse; la
sua coinquilina era chiaramente euforica dato il numero di smile
aggiunto ad un
ogni suo messaggio, per cui decise di non demolirne l'entusiasmo.
"Go
for
it" suggerì infatti. In fin dei conti, quello che
poteva essere un
ripiego per lui, poteva trasformarsi in una piacevole serata per
entrambi.
In
quel momento
ad unirsi allo scambio di messaggi, ci fu anche Camilla che invece non
nascose
i suoi dubbi.
"Honestly
Ceci, this doesn't seem like a real invite. Probably he doesn't know
what to do
tonight and he thought it was a good idea to ask you out"
scrisse in
totale sincerità. Anche se non conosceva Cecilia da molto,
non voleva che si
beccasse una delusione.
Harriet
si
morse un labbro; come al solito, gli italiani si concedevano commenti
poco
carini e per nulla "polite", incuranti se potessero o meno risultare
insensibili. Quella per Harriet era la principale differenza fra gli
europei
d'oltremanica e i sudeuropei.
Cecilia
lesse
quel messaggio più volte senza rispondere; ci aveva pensato
anche lei, era
consapevole che probabilmente non era un invito pienamente interessato
ma non
se ne importava. Voleva vederlo e quella era la sua occasione.
"I
hear
you" ammise. "But I wanna see him so.."
Lasciò
volutamente i puntini alla fine della frase per sottintendere che non
era
abbastanza irremovibile.
"It's
just a drink! What could go possibly wrong?"
sdrammatizzò la
scozzese per eliminare un po' di tensione fra le due donne.
Così
almeno
pensarono tutte e tre, inconsapevoli che solitamente se c'è
un'unica cosa che
può andare storta, è abbastanza probabile che
succeda.
***
L'appuntamento
era fissato per le 19,30: si sarebbero visti al The Folly, un pub
vicino
Monument station.
Ancora
una
volta, a suggerire il punto di incontro fu Lorenzo, che conosceva
abbastanza
bene la zona, essendo spesso di passaggio lì per via di
alcuni clienti.
Cecilia
calcolò
il percorso su Google Maps scoprendo che le sarebbero bastati meno di
venti
minuti per arrivare a destinazione, per cui avrebbe avuto abbastanza
tempo per
sistemarsi un minimo prima dell'appuntamento. Per sua fortuna, era
solita
portare con sé il suo beauty case con tutto l'occorrente per
truccarsi.
Inviò
l'ultima
mail della giornata e si chiuse qualche minuto nella toilette del suo
ufficio
per rinfrescare il trucco e sistemarsi i lunghi capelli. Quella mattina
i suoi
capelli non avevano voluto saperne di prendere la piega che con tanta
pazienza
Cecilia aveva tentato di fare, per cui provò a ravvivarli un
po’ ottenendo, se
possibile, un risultato ancora più sconclusionato.
Consapevole
che
la situazione non sarebbe migliorata, lasciò perdere e
uscì dall'ufficio.
Mentre camminava verso la stazione metropolitana di Chancery lane, non
fece
altro che osservare il suo riflesso ad ogni vetrina che incontrava nel
tragitto, provando a sistemarsi i capelli e decidendo di darci un
taglio solo
una volta scesa in metro.
Era
in anticipo
rispetto all'orario stabilito: aveva pensato di arrivare prima per
poter
familiarizzare con il posto e rilassarsi un secondo prima di vederlo.
Tuttavia,
questa sua accuratezza parve non bastare dato che si trovò
Lorenzo in piedi
davanti al portone del locale, con lo sguardo fisso sul suo smartphone.
"Dio,
è bellissimo"
pensò quando i suoi occhi si posarono sulla figura di lui.
Sentì
persino
le gambe cederle e per qualche secondo credette che sarebbe sprofondata
lì, di
fronte a lui.
Provò
a darsi
un contegno e si schiarì la gola per richiamare la sua
attenzione.
"Ciao"
disse non appena Lorenzo sollevò lo sguardo incontrando
quello di Cecilia.
"Ciao"
la salutò a sua volta rivolgendole un sorriso, che le
causò un altro tuffo al
cuore.
Anche
lui
rimase sorpreso dalla piacevole sensazione che le provocò la
vista della sua
nuova conoscenza e si chiese addirittura se la ragazza davanti a lui
fosse la
stessa persona che aveva ospitato per caso, circa una settimana fa.
Probabilmente a dare un’aria diversa alla giovane era il modo
in cui era
vestita: il suo look era decisamente molto più curato
rispetto a quello del
loro primo incontro.
Indossava
una
gonna lunga rosso mattone, a vita alta, che ricadeva sinuosa lungo i
fianchi
evidenziandone la figura, abbinata ad una camicia di seta bianca con
una
leggera scollatura a barca, che aveva sistemato dentro la gonna per
mettere in
mostra la vita. Ai piedi invece portava un paio di mocassini neri che
non
entusiasmarono molto Lorenzo.
Tuttavia,
nel
complesso le sembrò molto carina, anche se non all'altezza
di Rebecca.
"Sei
in
anticipo" si dissero allo stesso tempo ridendo per l'accaduto.
"Sì,
avevo
finito un'attività e iniziare un nuovo task non aveva senso,
per cui sono
uscito" spiegò lui facendo spallucce.
Cecilia
sbiascicò un "anche io" ed entrarono nel locale, dove
Lorenzo aveva
prenotato un tavolo loro due.
***
Esattamente
come al loro primo incontro, non vi fu nemmeno un momento di imbarazzo
o
silenzio. Intavolarono una piacevole conversazione in modo del tutto
spontaneo,
toccando argomenti diversissimi e, a volte, senza correlazione fra di
loro –
anche Lorenzo era famoso infatti per i suoi continui voli pindarici.
Chiunque
li
avesse visti dall'esterno avrebbe pensato che quello avesse tutta
l'aria di un
appuntamento e dall'intesa che mostravano avere, sembrava non essere
nemmeno il
primo.
E
fu cosi che
senza nemmeno accorgersene, si ritrovarono ad ordinare la loro terza
birra.
"Oddio, se mi fai bere ancora, domani sto male" gli disse Cecilia
quando la cameriera posò la sua pinta rossa sul tavolo.
Lorenzo
rise,
anche lui era un po' brillo ma avrebbe retto senza problemi anche una
quarta
birra.
"Non
preoccuparti, finiamo questa e poi basta" la rassicurò
facendo
l'occhiolino.
Su
questo
Lorenzo fu di parola, non appena finirono la loro consumazione,
decisero di
avviarsi; in fin dei conti, era soltanto mercoledì e
avrebbero dovuto
affrontare una giornata lavorativa all’indomani.
Ebbero
una
leggera discussione alla cassa su chi avrebbe pagato cosa, decidendo
che
Cecilia avrebbe pagato soltanto il primo giro. D'altronde, erano quelli
gli
accordi.
Dovendo
poi
prendere la Tube dalla stessa fermata anche se avrebbero usufruito di
linee
diverse, si avviarono insieme.
Non
appena
entrarono in metro, si ritrovarono sul binario della District line in
direzione
Richmond/Ealing Broadway, ovvero la direzione di Cecilia.
"Ok,
sei
arrivata" disse il ragazzo guardando il display nero che segnalava
l'arrivo del successivo treno fra 5 minuti.
Cecilia
annuì.
"Tu che devi prendere invece?" gli chiese.
"La
Northern" rispose e indicò alle sue spalle il cartellone che
segnalava il
percorso da seguire con su scritto "Northern line".
"Bene,
allora io mi avvio" aggiunse lui aggiustando la tracolla di
pelle
sulla sua spalla sinistra.
Si
avvicinò per
salutarla con i classici baci sulle guance all'italiana e Cecilia fece
altrettanto. Probabilmente nessuno dei due era un campione in fatto di
coordinazione e finirono per scontrarsi, colpendosi sul naso.
Cecilia,
rossa
in viso come un peperone, si scusò e si morse il labbro
inferiore in un modo
così inconsapevolmente grazioso da far scattare qualcosa nel
ragazzo,
portandolo a compiere un gesto che non aveva minimamente previsto.
Come
le sue
labbra si ritrovarono ad applicare una leggera pressione su quelle di
Cecilia,
che successivamente si trasformò in un bacio di tutto
rispetto, non avrebbe
saputo spiegarlo.
Non
ci sarebbe
riuscita nemmeno Cecilia, le cui emozioni la travolsero del tutto, al
punto che
per qualche secondo dimenticò completamente dove si trovava
e cosa stesse
facendo. Si baciarono con trasporto per qualche minuto, incuranti degli
sguardi
dei passanti, finché il suono del treno in arrivo fece
ritornare Lorenzo in sé,
portandolo a distaccarsi da lei.
"Dovresti
andare" sussurrò ancora troppo vicino al viso di Cecilia,
così tanto
vicino che se la ragazza avesse avuto più coraggio, avrebbe
potuto riprendere
quel piacevole contatto senza dare molte possibilità a
Lorenzo di opporre
alcuna resistenza.
Ancora
intontita, Cecilia annuì dimostrandosi del tutto incapace
però di salutarlo o
dirgli altro.
"Vai
sennò
la perdi" la incoraggiò lui, ormai tornato del tutto in
sé.
Solo in
quel
momento, Cecilia reagì e salì sulla metro
rimanendo impalata davanti agli
sportelli della metro che si chiusero, rendendo
così inudibile il suono
delle parole "Sono un
coglione"
pronunciate da Lorenzo.
--------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao! Oggi leggemente in anticipo! Che ne pensatedi questo capitolo?
Lorenzo ci ha ripensato? Gli piace Cecilia? E la Ceci? Starà già scegliendo le fedi nuziali? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Spero che finora la storia vi stia piacendo - io ce la metto tutta!
Grazie e a presto,
Anto
|
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Capitolo 7 *** I'm not a good boy ***
Capitolo
VII
41
Wolridge St
Casa
di Cecilia
08/08/2018
ore
22,49
Non appena
entrò in casa, Cecilia cacciò un urlo per
richiamare l'attenzione delle sue
coinquiline.
"We
kissed!" dichiarò con lo sguardo sognante e toccandosi le
labbra per
l'ennesima volta. Aveva compiuto quel gesto circa dieci volte da quando
si
erano lasciati. Non riusciva ancora a crederci: si erano davvero
baciati!
Harriet e
Camilla uscirono di corsa dalle camere pretendendo maggiori dettagli.
"È stato
bellissimo!" disse scordandosi che Harriet non parlava italiano. "Oh
sorry! It was amazing!" si scorresse subito dopo.
"Yes, I
got it" la rassicurò la scozzese scuotendo la testa. Non
parlava italiano
fluente ma qualche parole riusciva ormai a spiaccicarla.
"And what
now?" domandò Camilla, la più realistica fra le
tre. "Will you see
him again?"
"Well, I
don't know. We got interrupted because of the Tube so we were not able
to speak
after but I hope to see him soon" confessò prendendo un
cuscino del divano
e abbracciandolo.
Harriet la
guardò intenerita, sembrava un adolescente alle prese con la
sua prima cotta.
"Well, he
kissed you so he will text you for sure" disse infatti e lo sperava
davvero.
"He should
indeed but please do not do it! Wait for him" si raccomandò
invece Camilla
puntandole bene gli occhi addosso per risultare ancora più
convincente.
"Yes,
sure! I won't text him" confermò lei anche se non ne era del
tutto
convinta. D’altronde, i buoni consigli a cosa servono se non
ad ignorarli?
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
08/08/2018
Ore
23,07
A differenza di
Cecilia, al rientro Lorenzo non dovette cercare il suo coinquilino per
raccontargli la sua serata – non che ne sentisse il bisogno
– ma lo incontrò
seduto sul divano, intento a giocare a FIFA, con una birra posata sul
tavolino
davanti a lui.
"Com'è
andato l'appuntamento con la fotomodella? Vi sposate?" gli chiese
sarcastico senza distogliere lo sguardo dallo schermo e stressando
volutamente
la parola "fotomodella", non appena si accorse della sua presenza.
"Non ci
siamo visti, mi ha dato buca" spiegò laconico Lorenzo
dirigendosi verso la
cucina per prendere la sua quarta birra della serata.
"E che hai
fatto allora?" gli domandò. "Sei andato a ubriacarti da
solo?"
Per un attimo
Lorenzo pensò di evitare di raccontare della sua serata con
Cecilia e
soprattutto di non dire del bacio che si erano scambiati ma in fin dei
conti,
era successo e negarlo a sé stesso non lo avrebbe annullato.
"Mi sono
visto con Cecilia" disse infatti mentre ritornava verso il salotto
decidendo di rimanere in piedi appoggiato al muro.
Matteo,
improvvisamente interessato alla vita del suo coinquilino, mise in
pausa il
videogioco e lo guardò tentando di decifrarne l'espressione
e leggendovi un
innegabile senso di colpa. "Ok, è diventata il tuo ripiego
ma ti dispiace
un po', giusto?" disse con aria soddisfatta. Aveva fatto centro.
"L'ho
anche baciata" confessò mordendosi il labbro inferiore. Era
un coglione,
non c'erano dubbi.
"Ahia!"
si lasciò sfuggire l'altro. "Questa non ci voleva, ve?" lo
incalzò.
Lorenzo fece
spallucce e sospirò. "No perché non voglio che
pensi che mi
piaccia"
A quel punto,
Matteo scoppiò a ridere lasciando il suo coinquilino
interdetto: cosa aveva da
ridere?
"Peccato,
De Tommasi, che la ragazza ti piaccia" osservò prendendo un
sorso della
sua birra e venendo imitato da Lorenzo che non disse nulla per qualche
secondo.
"No"
affermò con tono non propriamente convinto, quasi parlasse
più con sé stesso
che con il suo coinquilino.
"Non mi
piace, infatti è stata una cazzata" aggiunse.
Matteo lo
guardò e sorrise per la testardaggine del suo coinquilino.
"Whatever! E
ora cosa farai?" gli chiese senza insistere ulteriormente.
"Nulla!
Lascerò le cose come stanno evitando di uscirci ancora"
spiegò il piano di
azione che aveva appena messo in piede.
"Per non
baciarla di nuovo?" domandò Matteo facendolo diventare rosso.
"No,
coglione! Nemmeno mi è piaciuto" mentì. Sapeva di
aver detto una bugia,
quel bacio non gli era dispiaciuto affatto. Le soffici labbra di
Cecilia gli aveva
provocato una piacevole sensazione, per quanto avrebbe voluto che
fossero state
quelle di Rebecca.
Matteo stava
per replicare quando il cellulare dell'altro suonò.
"È lei, vero?"
chiese notando il senso di colpa ritornare ad adombrare il viso di
Lorenzo.
"Che dice?"
"Che è
stata benissimo" lesse e sospirò ancora una volta per aver
compiuto
un'azione così avventata.
Matteo lo
scrutò per qualche minuto tentando di mostrare un minimo di
serietà anche se l'
espressione sconsolata di Lorenzo era alquanto esilarante. "E mo? Che
glie
dici?"
"Boh,
potrei non rispondere" rispose facendo spallucce.
Il suo
coinquilino lo guardò torvo, non conosceva Cecilia ma non
rispondere dopo una
pomiciata non era un gesto educato. "Rispondi e dici che sei fidanzato
o
non interessato" suggerì infatti. La ragazza avrebbe
comunque pensato che
era uno str**** ma almeno avrebbe ricevuto una risposta.
Lorenzo mosse
un sopracciglio verso l'alto. "Fidanzato, uh?" ripeté
nonostante non
trovasse che quella fosse un'idea molto brillante.
Non voleva
mentire, era convinto che il modo più sicuro per chiudere
lì quella storia era
non farsi vivo. Cecilia avrebbe sicuramente capito e, ad ogni modo,
avrebbe
comunque pensato che fosse uno coglione sia che lo credesse fidanzato
sia se
non rispondeva affatto.
"Ora
vedo" liquidò la cosa Lorenzo e prese un joystick per unirsi
alla partita
del suo coinquilino.
"Su,
aggiungi un giocatore che ti distruggo" lo sfidò sorridendo
sornione.
Matteo scosse
la testa e modificò le impostazioni. "Va bene, mister" lo
canzonò e
insieme presero a giocare dimenticandosi di Cecilia e del suo messaggio.
***
38
Chancery Lane
Sede
di Softender Global
17/08/2018
Ore
16,36
Se c'era
qualcosa riguardo Lorenzo su cui non si poteva avere alcun dubbio, era
proprio
la sua testardaggine.
Quando decideva
che qualcosa non faceva a caso suo, la sua opinione raramente sarebbe
cambiata,
a meno che non decidesse lui che ne valesse la pena.
Fu per questo
che i mille tentativi del suo coinquilino Matteo e Daniele, il suo
collega, di
dare una possibilità a Cecilia non valsero nulla.
Come aveva
stabilito, decise di non risponderle; non c'era nulla da dire,
d'altronde.
Anche perché non pensava di aver causato grandi danni ma
ovviamente si
sbagliava.
Cecilia ci era
rimasta malissimo, incapace di capire il gesto di Lorenzo.
Era tutto così
insensato per lei: perché non rispondere?
Ci stava che
non volesse saperne di lei, non pretendeva di piacergli ma addirittura
di
nemmeno meritare una risposta.
Le sue coinquiline
provarono a consolarla portandola a fare l'afternoon tea, sperando che
regalandole un po' di dolcezza riuscisse a superare la cosa. Ma a
distanza di
ormai dieci giorni, lei continuava a pensarci, e anche a lavoro il suo
umore
non passò inosservato.
"What's
happening little one?" le chiese la sua collega Kate che era entrata da
subito in confidenza con lei.
Cecilia inspirò
e si morse l'interno della guancia. "I met a guy a few weeks ago and we
went out but it wasn't a real date" iniziò a spiegare.
"Are you
friends?" chiese l'altra.
"Not
exactly but let's say it was more a night out between friends or at
least, it
was for him" specificò Cecilia.
"Oh I
see" esclamò Kate che credeva di aver capito come fosse
andata a finire.
"The thing
is that we kissed that night" aggiunse Cecilia venendo immediatamente
interrotta.
"Did you
kiss? So you weren't friends after all" commentò facendo un
sorriso un po'
malandrino.
"Well, I
texted after our date and he never replied me back" concluse il
racconto
Cecilia lasciando la sua collega esterrefatta.
"Really?
That's so rude. You know what? Fuck off!" le disse facendola ridere.
"The
greatest advice my grandma ever gave me is to stop caring about people
that do
not understand my value" la incoraggiò Kate posando una mano
su quella di
Cecilia.
"That's a
good advice" s'intromise Sara, un'altra loro collega, italiana anche
lei,
che era a conoscenza della faccenda. "Cecilia, stop thinking about it.
He's an asshole" asserì incontrando il consenso di Kate.
"She's
right. Let's go out tonight! We could have a fancy dinner and get
drunk. It's
Friday!" suggerì poi l'inglese e Sara si trovò
d'accordo.
"I am
supposed to have dinner with my flatmates tonight" si
ricordò Cecilia.
"We could
go all together, I don't mind" commentò Sara e anche Kate
fece spallucce,
per lei andava bene.
"I'm
texting them. Let's get drunk!" si convinse la giovane inviando
immediatamente un messaggio alle sue coinquiline.
“Switching
topic here: have you heard? They wanna get rid of our media
agency!” sussurrò
Sara avvicinandosi alle altre due e indicando un punto imprecisato alle
sue
spalle.
“Who wants to
do it?” chiese Cecilia. Quella notizia era
un’assoluta novità per lei.
“Your boss! He
has just had a huge argument with them over the phone. I was passing
over from
the big room around the corner and I’ve heard your boss and
Nicky speaking.
They were a bit pissed off” raccontò e le altre
fecero spallucce.
“Well, to be
fair, media results are quite shitty” commentò
Cecilia che aveva notato un calo
di performance degli obiettivi rispetto a quelli fissati ad inizio anno.
“So do you
think that we will be moving into a pitch soon?”
domandò Kate un po’
preoccupata. Le gare per la scelta di una nuova agenzia erano
solitamente
lunghissime, richiedevano tantissimo lavoro e li avrebbero tenuti
parecchio
impegnati, considerando il loro attuale carico giornaliero non era
esattamente
la migliore delle notizie.
“I am not sure
that I guess we will. New agency coming!” affermò
sicura Sara.
“Shit! Now I do
need to get drunk” disse l’inglese facendo ridere
le due ragazze.
***
La serata fu
incredibilmente piacevole e riuscì nel suo intento. Cecilia
fu così tanto
impegnata a ridere e a bere che dimenticò Lorenzo per un
paio d'ore, o almeno
finché il destino non decise che era il momento di
rinfrescarle la memoria.
"Cecilia?"
domandò una voce maschile alle sue spalle. La ragazza si
voltò e sussultò per
un secondo; il mondo era davvero piccolo.
"Ciao"
salutò riconoscendo Matteo, il coinquilino di Lorenzo. "Che
ci fai
qui?" gli domandò poi.
"Ci
lavoro, sono chef de range" spiegò facendo un sorriso.
"Oh, beh,
la cena era ottima" si complimentò la ragazza sorridendo a
sua volta.
"Ciao,
piacere! Io sono Camilla" si presentò la sua coinquilina.
Trovava il
ragazzo davvero carino. "Anche io lavoravo nella ristorazione. Ero una
pasticcera in un hotel, ora però sono passata alla
reception" iniziò a
raccontarsi.
"Lui è
Matteo, il coinquilino di Lorenzo" specificò Cecilia
sperando che la sua
coinquilina chiudesse immediatamente il discorso, non voleva a che fare
con
nessuno che fosse vicino al coglione.
Kate, udendo il
nome Lorenzo, saltò su. "Lorenzo, that stupid jerk? Is it
you?" si
rivolse a Matteo che scoppiò a ridere. Evidentemente il suo
coinquilino non
godeva di grande simpatia nella comitiva di Cecilia.
"Not at
all! I'm his flatmate" chiarì l'equivoco con il suo inglese
un po'
rudimentale.
Kate e Harriet
annuirono e tornarono ad addentare la loro bistecca.
"Comunque
a proposito di Lorenzo.." esordì po' esitante. Non sapeva
per quale motivo
ma Cecilia gli piaceva, per cui decise che si meritava la
verità. "Lui è
fissato con una tipa, Rebecca, si prendono e si mollano. È
per questo
che.." provò a spiegare senza accennare al bacio e alla
maleducazione di
Lorenzo.
"Ho
capito" lo interruppe la ragazza, nonostante stesse ricevendo le
spiegazioni
che si aspettava, si rese conto che, in fin dei conti, non le
interessava.
A quel punto,
Matteo salutò le ragazze dicendo di scusarlo ma era
stanchissimo e voleva
andare a riposare.
Cecilia lo
guardò allontanarsi e avvertì un senso di
orgoglio crescerle dentro: lo stesso
che aveva provato dopo la chiusura della relazione con Giorgio e che
aveva
accompagnato tutte le decisioni da quel momento. Con Lorenzo la
questione era
finalmente chiusa.
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
17/08/2018
Ore
22,27
Quando Matteo
aprì la porta del suo appartamento, venne investito dalla
musica a tutto volume
delle casse Bluetooth del suo coinquilino che suonavano Amsterdam dei
Nothing
But Thieves.
"Stai
uscendo?" gli domandò notando che si stava
preparando.
Il giovane
annuì. "Vado da Rebecca" disse brevemente anche se non era
esattamente vero. Stava semplicemente andando al The Goat, sperando di
incontrarla.
A quel punto,
Matteo che gli era ora abbastanza vicino, fece una smorfia di disgusto.
"Min***, De Tommasi, ti sei spruzzato addosso un'intera profumeria"
commentò.
Lorenzo scoppiò
a ridere. "Meglio profumati, no?"
L'altro fece
spallucce e decise che quello era il momento giusto per lanciare la sua
bomba.
"Ho visto Cecilia stasera" disse facendo il vago.
Lorenzo, che si
stava sistemando il ciuffo allo specchio, si bloccò con le
mani in aria.
"Quella Cecilia?"
Matteo annuì.
"Non mi risulta che ne conosciamo altre" affermò divertito
di fronte
alla reazione non propriamente indifferente di Lorenzo.
Il giovane si
ricompose riprendendo a ravvivare i capelli. "Immagino che ti ha
chiesto
di me" disse con tono estremamente convinto che infastidì
leggermente
Matteo. Non lo sopportava quando faceva il galletto.
"Al dire
il vero, no" rispose sorridendo sornione. In fin dei conti, lui le
aveva
parlato di Lorenzo spontaneamente quindi non aveva chiesto direttamente.
"Comunque
resta che sei una c**** di profumiera" commentò Matteo
facendo ridere il
coinquilino che fece l'occhiolino attraverso lo specchio.
"Sai
com'è? Quando uno è figo" si
complimentò da solo e uscì dal bagno cominciando
a muovere il bacino canticchiando una canzone che Matteo ormai
conosceva bene.
"No, De
Tommasi, ti prego! Non vorrai partire di nuovo con quella stupida
canzone"
lo pregò l'altro ma ormai era troppo tardi.
"Oops, I
did it again! I played with your heart, got lost in the game. Ooh baby,
ooh
baby. Oops! You think I'm in love, that I'm sent from above. I'm not
that
innocent" intonò la famosa canzone di Britney Spears mentre
si metteva la
giacca.
"Sparisci,
ti prego" lo insultò bonariamente Matteo spingendolo verso
la porta mentre
Lorenzo continuava a canticchiare "Oops, I did it again".
"Ci
vediamo dopo, magari con Rebecca" disse smettendo di cantare e Matteo
roteò gli occhi. Lo diceva tutte le volte ma alla fine, la
tipa a casa loro non
aveva mai messo piede.
"A dopo,
De Tommasi" lo salutò e chiuse la porta del loro
appartamento.
Una volta
fuori, guardò verso l'alto notando il cielo carico di
nuvole. "Piove
sicuro" pensò inforcando le sue cuffie e avviandosi verso la
fermata
dell'autobus.
Avrebbe potuto
camminare, lo faceva spesso ma quella non ne aveva voglia e
soprattutto,
preferiva arrivare il prima possibile.
Solitamente i
venerdì erano piuttosto impegnativi per Rebecca che si
doveva destreggiare fra
le varie richieste dei clienti facendo avanti ed indietro, quindi c'era
sempre
poco tempo per parlare.
Arrivato al The
Goat, si diresse verso il bancone e con una sua sorpresa Rebecca era
assente.
"Ma l'hanno messa ai tavoli stasera?" si domandò e d'istinto
iniziò a
guardarsi intorno per cercare di individuarla.
Fu proprio
allora che la vide seduta in braccio ad un uomo, sulla trentina e
dall’aspetto
piuttosto attraente; probabilmente si trattava di un giocatore di
rugby,
considerata la massa muscolare piuttosto prorompente e la maglietta
indossata.
Una sensazione
di fastidio lo invase: perché quel tizio ci stava
provando con Rebecca?
Notò il braccio
di lui cingerle la vita per avvicinarla a sé e la giovane
donna ridacchiare
buttando la testa all’indietro. Era chiaro che non le
dispiacesse affatto
averlo attorno e a conferma di quella deduzione, vi fu il bacio
piuttosto
passionale che i due si scambiarono.
“Ok, non si
sono di certo conosciuti ora” capì Lorenzo
provando un senso di dispiacere
pervaderlo. Era indeciso sul da farsi: se restare lì come se
nulla fosse oppure
andarsene prima di essere visto, quando la barista si diresse verso il
bancone
notando la sua presenza. “Ciao Lorenzo!” lo
salutò tutta pimpante. “Cosa ti
offro?” domandò poi.
“Ehm.. il
solito” rispose lui preso di contropiede. Non gli aveva mai
offerto nulla prima
di quel momento. Rebecca annuì e raggiunto il dietro del
bancone prese ad
armeggiare con le bottiglie di vetro per preparare il cocktail
preferito di
Lorenzo, ovvero il gin tonic.
“Sei in
compagnia?” le chiese essendo piuttosto curioso di capire chi
fosse il
bell’imbusto.
“Oh! Mi hai
vista con Jake?” domandò a sua volta e Lorenzo
annuì.
“Sì,
è il mio
ragazzo. È tornato in città stasera, era stato
nel Wales per gli allenamenti.
Gioca a rugby” gli raccontò senza minimamente
rendersi conto dell’effetto che
quelle parole ebbero su Lorenzo che deglutì tentando di
mangiare giù quella
pillola decisamente troppo amara.
“Lo sapevo che
giocava a rugby” disse sotto voce e Rebecca lo
fissò stranita, non aveva capito
nulla. “Come?” domandò difatti.
“Nulla”
tagliò
corto il ragazzo. “Grazie per il gin tonic!” la
ringraziò e si allontanò dal
balcone mandando giù il bicchiere in un sorso solo per
uscire dal locale quanto
prima possibile.
Come aveva
dedotto, aveva cominciato piovere ma decise di tornare a piedi a casa
in ogni
caso; aveva bisogno di pensare perciò si sistemò
le cuffie alle orecchie, come
al suo solito, e tentò di avviare la sua playlist di
Spotify.
Le gocce
d’acqua però misero a dura prova il suo
touchscreen, che finì per aprire
l’applicazione della Radio. “Ma che
c***!” si lamentò quando sentì la voce
calda dello speaker radio esplodere nelle sue orecchie.
“Do I wanna
know? One of the best hits I’ve ever heard. Enjoy!”
disse introducendo una
canzone che Lorenzo conosceva benissimo. Era una delle sue preferite e
in quel
momento il testo degli Arctic Monkeys gli sembrò stesse
parlando di lui; per
cui abbandonò l’idea di avviare la sua playlist e
prese a cantare mentre la
pioggia aumentava di intensità.
“Do I wanna know?
If this feeling flows both ways
(Sad to see you go)
Was sorta hoping that you'd stay
(Baby we both know)
That the nights were mainly made for saying
things that you can't say tomorrow day
Crawlin' back to you.
Ever thought of calling when you've
had a few?
'Cause I always do
Maybe I'm too busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through
Crawling back to you”
Quella sera
Cecilia non fu l’unica a chiudere definitivamente una porta,
anche per Lorenzo
Rebecca ormai apparteneva al passato.
--------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao a tutti/e,
Oggi un po' prima! Spero che vi faccia piacere:D probabilmente questo non è il miglior capitolo che abbia scritto - probabilmente, Lorenzo ora vi sta antipatico, insomma si è comportato malissimo!
E la povera Ceci? Beh, non l'aveva presa benissimo ma grazie a Matteo si è un pochino ripresa!
Grazie per seguirmi e a presto,
Anto
|
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Capitolo 8 *** Unexpected ***
Capitolo
VII
Circa
sette mesi dopo..
24
Percy St
Sede
di Zenith Media
04/03/2019
Quel lunedì era
una giornata piuttosto importante: l'intero team Marketing, Media
&
Advertising avrebbe finalmente fatto la conoscenza del loro nuovo di
zecca
media account, con cui avevano appena firmato un contratto worldwide da
diversi
zeri.
Softender
Global aveva difatti intrapreso una lunghissima gara per la scelta del
loro
fornitore di servizi media, conclusasi circa tre settimane prima, e che
vide
come vincitori Zenith Media.
Come aveva
previsto Kate, la collega di Cecilia, con cui la giovane aveva stretto
un
rapporto estremamente confidenziale, i mesi che li condussero a quel
momento
furono piuttosto intensi e carichi di lavoro.
Ci fu più di un
momento di stress e di tensione, però tutti erano
soddisfatti della scelta
compiuta e credevano che quella collaborazione appena nata avrebbe
portato
benefici ad entrambe le parti.
Vi era una
forte carica energetica e positiva nell'aria e Cecilia era elettrizzata
all'idea di conoscere il nuovo team.
Erano stati
ricevuti in una della luminosissime sala riunioni del quinto piano e
ora
aspettavano con ansia l'ingresso dell'account director che avrebbe
introdotto i
restanti membri, mentre gustavano dell'ottimo tè e
pasticcini, tipicamente
inglesi.
Cecilia stava
appunto mangiucchiando quello che, come continuava a ripetersi, doveva
essere
l'ultimo gingerbread biscuit, quando la porta della stanza si
aprì.
Un uomo dai capelli
brizzolati, vestito in modo impeccabile, fece il suo ingresso, seguito
da due
donne, anch'esse piuttosto eleganti, che lo accompagnavano.
"Hello
everyone. Pleasure to meet all of you. Glad to be here to go through
some of the
amazing work that we'll do together. But first, please let me introduce
all the
members of our team" esordì con tono sicuro. La voce calda e
vibrante
trasmise l'immediata sensazione di sicurezza a Cecilia, la cui
attenzione fu
completamente rapita.
A seguito di
quella breve introduzione, un gruppo di altre dieci persone
entrò nella stanza,
disponendosi in linea dritta di fronte al management di Softender.
Convinti di
essere al completo, la persona più vicina alla porta la
spinse per chiuderla,
quando una mano la bloccò riaprendola.
Cecilia sgranò
gli occhi e deglutì rumorosamente alla vista di quell'ultima
persona entrata
nella sala riunioni.
"C****"
pensò e senza accorgersene strinse i pugni, stropicciando il
foglio di carta
che aveva in mano.
Anche alla
controparte morì il sorriso sulle labbra non appena la vide;
quello doveva
essere decisamente uno scherzo del destino, non poteva essere
altrimenti.
“I guess we
have everyone in the room. Let’s kick-off the meeting,
I’d suggest we start
presenting ourselves. Would you like to start?”
suggerì rivolgendosi al
Marketing Director di Softender.
L'uomo annuì e
fece cenno a Jonathan di cominciare con le presentazioni, essendo a
capotavola.
A turni si presentò tutto il management di Softender e
quando fu il turno di
Cecilia, Lorenzo ebbe la conferma che il karma esistesse e quella
doveva essere
la sua punizione.
"Hi
everyone, my name is Cecilia and I am working in the media dept as
Media &
Advertising manager" si presentò brevemente.
Per la
maggioranza delle persone là fuori, il ruolo di Cecilia non
avrebbe causato
alcuno scompenso e non l'avrebbe causato nemmeno a Lorenzo se lui non
fosse
stato:
"Lorenzo
De Tommasi, Strategic Media Planner. Really nice to meet you"
introdusse
il suo ruolo e Cecilia soffocò un "ma vaff******" lasciando
intendere
perfettamente alla controparte dal modo in cui lo guardò che
anche lei era
stata contrariata dalla piega presa dal destino.
Daniel Chester
annuì e sorrise al giovane ribadendo un "nice to meet you
too".
"He's
your main point of contact, Ceci" disse alla sua supposta dandole una
gomitata per richiamare la sua attenzione.
"Can't
wait!" affermò sarcastica ma per fortuna il tono non fu
capito.
Il resto della
riunione proseguì senza ulteriori sorprese. Il nuovo
fornitore fece un'ottima
impressione a tutti i presenti, come Jonathan Cartwright aveva
predetto;
d'altronde, era stato lui il principale fautore della scelta.
Sul finire
delle quasi 3 ore di meeting, il team di Zenith invitò il
loro cliente e, in
quel momento anche ospite, ad accomodarsi nell'area relax del
6° piano dove
sarebbe stato servito il pranzo a base di buffet freddo.
Cecilia cercò
di affrettarsi ad uscire dalla stanza ma venne bloccata dal suo capo
che voleva
assolutamente definire alcuni dettagli di come si sarebbe svolto il
rapporto
con lo Media Strategist Director, Ben Baker, nonché capo di
Lorenzo che non si
unì alla conversazione causando un enorme sollievo in
Cecilia. Non era affatto
pronta a intrattenere una conversazione con Lorenzo.
Con la coda
dell'occhio però seguiva tutte le sue mosse, voleva
assicurarsi che uscisse
dalla stanza così avrebbe dileguarsi accennando alla
toilette e avrebbe evitato
di parlarci.
Tuttavia, il
nostro giovane planner continuava a parlare con Nicky e non sembrava
affatto
sul punto di interrompere il discorso.
"That's
perfect. Let's do a catch up in a week time. Thanks!"
affermò Daniel
concludendo la conversazione con Ben e liberando così anche
Cecilia.
I due si
avviarono verso la porta passando accanto a Lorenzo e Nicky che li
fermò.
"Lorenzo,
these are Daniel and Cecilia, I guess you will work very closely" disse
la
donna sorridendo e Cecilia si sentì morire. Probabilmente
anche Lorenzo dato il
pallore del suo viso.
"Definitely!
And you're both Italians, I'm sure that you will get along" s'intromise
Daniel e Cecilia fece un sorriso di circostanza, sussurrando un
"contaci" che non sfuggì a Lorenzo.
"Well,
let's go and have some lunch before it is too late" disse Nicky uscendo
dalla stanza e Daniel la seguì a ruota.
Anche Cecilia
provò ad imitarli ma venne trattenuta da Lorenzo.
"Possiamo
parlare?" le chiese guardandola speranzoso. Lorenzo doveva
assolutamente
far funzionare quella collaborazione, il 100% del suo tempo sarebbe
stato
dedicato all'account Softender, rendendo la soddisfazione di
Cecilia il
principale, se non l'unico, suo obiettivo per quell'anno.
"Non
credo che abbiamo molto da dirci" rispose seria la giovane. Era ancora
arrabbiata anche se voleva essergli indifferente.
"Senti,
capisco che non ti starò molto simpatico.." provò
a dire Lorenzo ma venne
subito interrotto.
"E perché
mai? Posso mai avercela con te per essere sparito dopo che ci siamo
baciati?" commentò acida. Non voleva crederci: non aveva
idea che avesse
una simile faccia tosta.
Lorenzo
abbassò lo sguardo; probabilmente era stato il gesto
più meschino che avesse
mai fatto e ora di fronte a lei, se ne pentì all'istante.
"Senti,
lo so! Sono stato uno str****" riconobbe tentando di fare leva
così sulla
sua empatia.
"Direi"
fu l'unico commento di Cecilia che incrociò le braccia al
petto girando il
volto di scatto. Non riusciva a guardarlo senza maledirsi per la sua
debolezza.
Le piaceva ancora e non sopportava che lui avesse ancora
quell'influenza su di
lei, che le stesse creando dello scompiglio.
"Però
immagino tu capisca che ora noi due dobbiamo lasciarci questa cosa alle
spalle
e andare avanti" proseguì lui sperando di non scatenare una
reazione di
odio incontrollabile.
Cecilia si
voltò nuovamente, aprì la bocca ma la richiuse
immediatamente. Per quanto, in
quel momento, non potesse soffrire la sua presenza, purtroppo non
poteva negare
che avesse ragione.
Non poteva
chiedere un cambiamento nel team così repentino e senza
ragione ed, in ogni
caso, non era detto che ci sarebbe riuscita più avanti.
D'altronde, non voleva
nemmeno rovinare la carriera di Lorenzo tirando fuori storie inventate,
pur di
levarselo di torno. Non era nel suo stile.
"Certo"
confermò lei e Lorenzo tirò un sospiro di
sollievo. Era una persona ragionevole
dopotutto.
"Bene,
allora ci sentiamo presto" si congedò l'altro e la giovane
annuì. "A
presto"
Dopodiché,
uscirono dalla sala riunione e tornarono alle normali
attività quotidiane
tentando di pensare dell'accaduto il meno possibile.
***
Per la
restante parte della giornata, Lorenzo non riuscì a pensare
ad altro che alla sua
scarsa fortuna. In quel momento, capì la sensazione di
familiarità con il nome
della marca, che aveva provato quando fu nominato dal suo capo per il
nuovo
incarico. Non era riuscito a spiegarselo lì per
lì e l'aveva attribuito al
fatto che fosse un brand piuttosto conosciuto, per quanto si trattasse
di carta
igienica.
"Ma
possibile che fra tutti i clienti di Zenith io dovevo finire proprio su
questo?" si lamentò battendo il piede sinistro per terra,
com'era solito
fare quando era nervoso.
Trovava la cosa
davvero ridicola, sicuramente il karma si era vendicato per come si era
comportato con Cecilia, regalando alla ragazza il potere di rendere la
sua vita
lavorativa un inferno.
In quei sette
mesi però Lorenzo aveva pensato alla giovane e anche in modo
insistente delle
volte ma era stato facile concentrarsi su altro, allontanando quel
pensiero.
Tuttavia, quando la vide davanti a lui in quella saletta la stessa
spinta che
aveva provato in precedenza si fece strada dentro di lui, in una
maniera
piuttosto preponderante, rendendola così difficile da
ignorare.
Di ritorno
alla sua scrivania, riuscì a combinare ben poco, nonostante
le mail
continuassero ad accumularsi sempre più.
Con l'arrivo
di Softender Global nel portfolio cliente di Zenith, il management
dell'agenzia
media andò incontro ad una riallocazione delle sue risorse,
nonché assunzione
di nuovo personale per coprire le diverse posizioni aperte, dovuto a
quello
spostamento verso il nuovo cliente; alcuni furono immediatamente
trovati,
liberando così le persone precedentemente assegnate, altri
invece avrebbero
dovuto attendere almeno un mese prima che l'agenzia fosse di nuovo al
completo.
Questo era il
caso del precedente ruolo di Lorenzo, che sarebbe stato ricoperto da
una
ragazza proveniente da un'altra agenzia, per cui, al momento, sarebbe
stata una
risorsa condivisa fra i due clienti, rendendo quel periodo di
transizione
piuttosto impegnativo.
Alle cinque e
mezza, ormai consapevole che non avrebbe lavorato più per
quel giorno, decise
di avviarsi verso casa. Nessuno se ne sarebbe accorto, e tanto meno
lamentato,
se si prendeva mezz'ora per sé.
Sul treno in
direzione Clapham, non fece altro che pensare a Cecilia continuamente.
L'immagine della giovane che ritornava a popolare la sua mente
rendendogli
impossibile concentrarsi sulla lettura dell'ultimo thriller comprato.
Sollevò lo
sguardo dal libro e sbuffò, incontrando il suo riflesso nei
finestrini del
treno e accorgendosi della sua espressione sconsolata. "È
solo una ragazza
e nemmeno troppo bella!" si disse per convincersi. Non poteva
piacergli, o
sì? Non avrebbe saputo dirlo.
La verità è
che Cecilia gli ricordava tantissimo la sua ex Veronica, non solo
nell'aspetto
ma anche per alcuni atteggiamenti. Gli ricordava però la
versione migliore di
Veronica, quella di cui, per diversi anni, era stato innamorato. Ed
è per quel
motivo che l'aveva allontanata.
Era una sua
regola su cui non si transigeva: "Se ti ricorda l'ex, non ci pensare
troppo e scappa".
Aperta la
porta di casa, un odore di latte di cocco mischiato a spezie che non
avrebbe
saputo identificare, gli aprirono le narici e l'appetito.
"Che stai
cucinando?" domandò al suo coinquilino, responsabile di
quegli odori
invitanti che gli stavano causando un certo languorino.
"Sperimento
la cucina asiatica ma non seguo una ricetta specifica. Devo liberarmi"
spiegò mentre assaggiava la pietanza per capirne il sapore.
Si sentiva
parecchio sottotono con l'ispirazione ultimamente, per cui aveva deciso
di
dedicarsi alla creazione di nuovi stimoli culinari nel suo giorno
libero.
Non poteva
lamentarsi: aveva un ottimo lavoro e i suoi datori di lavoro trattavano
i
dipendenti in modo impeccabile. Tuttavia, erano molto rigidi
relativamente alla
possibilità di sperimentare nuove ricette o introdurre altre
pietanze nel menù,
diverse da quelle della tradizione italiana, ragion per cui Matteo si
sentiva
leggermente soffocato. In quanto chef, adorava sperimentare e dare vita
a nuovi
piatti e sapori.
"Sembra
buono" commentò Lorenzo e decise di aprirsi una birra
tirandola fuori dal
frigo.
"Azz, ci
mettiamo a bere di lunedì e prima di cena" lo prese in giro
Matteo.
"Che ti è successo?" domandò poi quando
sentì la bottiglia stapparsi.
Si voltò verso di lui e lo guardò in viso
rendendosi conto che non aveva una
bella cera. "Sembra che hai visto un fantasma" aggiunse difatti.
"Un
fantasma no ma quasi" confermò e si sedette sullo sgabello.
"Ti
ricordi che mi hanno cambiato di cliente?" gli chiese introducendo il
discorso.
Matteo annuì.
"Sì quelli della carta igienica"
"Esatto!
Vuoi sapere chi è la media manager?" domandò
ancora e l'altro fece
spallucce. Non aveva idea nemmeno di cosa facesse una media manager,
figuratevi
se sarebbe stato capace di indovinare di chi parlasse il coinquilino.
"È
Cecilia" disse quando fu sicuro di aver ottenuto la sua assoluta
attenzione e Matteo per poco non gli scoppiò a ridere in
faccia.
"Ma che
davvero?" domandò retorico quando riuscì a
riprendersi. "Non ci
credo! Significa che lavorerete a stretto contatto?"
"E certo!
Io sono il suo principale punto di contatto" sbottò
mostrandosi
leggermente arrabbiato.
Matteo girò i
noodles che stava preparando per non rischiare che si incollassero in
padella e
tornò a fissarlo.
"Beh,
come ti è sembrata?" s'informò poi, anche se
immaginava che non dovesse
essere molto felice.
"Arrabbiata?"
disse acido l'altro e Matteo ridacchiò di nuovo.
"Te lo
meriti, De Tommasi. Sei stato uno str****" lo rimproverò
bonariamente.
"Lo
so" ammise il giovane consapevole di essersi comportato malissimo con
Cecilia.
"Fossi in
te, chiederei scusa" suggerì il coinquilino. Gli sembrava la
cosa più
ragionevole da fare a quel punto, tanto non poteva scappare dalla
situazione,
come al suo solito.
"Già"
riconobbe iniziando a pensare a cosa fare. Dopodiché, decise
di andare a
chiudersi in camera lasciando il suo coinquilino a sperimentare in
santa pace.
***
Non appena si
liberò di Lorenzo, Cecilia scrisse un messaggio pieno di
odio verso il karma,
il destino e tutte le entità divine che conosceva per averla
messa in quella
situazione, nella chat con le sue coinquiline. Doveva sfogarsi.
"OMG!
Really? Can't believe it!" rispose Camilla piuttosto
divertita però dall'altro canto.
"You
should see this as an opportunity" aggiunse infatti, la sua
mente aveva cominciato a lavorare ad un piano diabolico.
"What
do you mean?"
chiese Cecilia non certa di
cogliere l'opportunità di cui la coinquilina stava parlando.
"Well,
he will be working for you so you can be
very challenging" buttò lì
Camilla. Nel rapporto cliente-fornitore ci stava essere un po'
pretenziosi, ovviamente senza esagerare.
"Ask
him the impossible but always in a nice
way"
si unì alla conversazione Harriet.
"Mmm..
well! I can be demanding, I'm on
client-side"
si stava quasi convincendo che quella fosse davvero una buona idea.
"He'll regret what he did"
concluse poi con un sorriso malizioso.
Lorenzo si
sarebbe pentito del suo gesto; se ne sarebbe pentito tantissimo.
Fu con questo
proposito in testa che, a conclusione di quel breve scambio di
messaggi,
Cecilia andò dal suo capo per esporre la sua idea
relativamente alle prime
attività che avrebbe voluto svolgere con Lorenzo.
"Hi,
boss! It was a really productive session. They seem good"
esordì
prendendola abbastanza alla larga.
"Absolutely!
They're good. High expectations" riconobbe Daniel.
"I was
thinking that we should just crack on with Lorenzo and bring him up to
speed" espose la sua idea in modo professionale, sicura che il suo capo
avrebbe adorato il fatto che fosse tanto entusiasta.
"Definitely!
What were you thinking?" domandò in seguito.
"Well, I
could ask him to do some analysis on previous campaigns and get his
point of
view on the performance" propose facendo un sorriso al suo capo per
risultare ancora più convincente.
"Mm.. not
a bad idea. Get in touch with him but please do not give him a tight
deadline" consigliò e Cecilia annuì.
"Of
course! I won't" confermò e lo salutò alludendo
ad un meeting con il team
di categoria.
Non gli
avrebbe dato una scadenza impossibile ma non sarebbe stata nemmeno
gentile.
***
To: l.detommasi@zenithmedia.com
From: cecilia.contini@softender.com
"Hi
Lorenzo,
Hope
you're doing well!
Dan and
I were thinking of
the best way of setting up our daily work and thought that we might
benefit a
full review from yourself on the biggest campaigns we run last year.
What are
your thoughts?
I guess
that the most important
ones are: New Born (the new line of baby diapers we launched last year)
and
White Cloud (one of our major brands). Of course, this is across all
markets.
You
should have access to
our database but if you need anything else, please do let me know.
Can you
please be back by
next Tuesday?
Thanks,
Cecilia
Lorenzo lesse
quella mail e il suo sguardo andò a posarsi sul calendario.
Aveva praticamente
cinque giorni di tempo ed era anche pieno di altre scadenze e riunioni.
Pensò di
chiedere un'estensione della scadenza ma Cecilia era un nuovo cliente e
non
poteva partire con il piede sbagliato.
"Ok,
faremo tardi 'sta settimana" si disse e cliccò sul tasto
"rispondi".
To: cecilia.contini@softender.com
From: l.detommasi@zenithmedia.com
Cc: daniel.chester@softender.com
"Ciao
Cecilia,
Hope
you're well too.
Of
course! I have access to
your database.
I'll
get in touch in case I
need more info.
Speak
soon!
Thanks,
Lorenzo"
Rilesse la
mail e cliccò su "invio". Senza perdere altro tempo, dato
che
scarseggiava, scaricò tutti i vecchi media plans e analisi
post campagna per
iniziare a mettere giù qualche slide.
Prese le sue
cuffie Bluetooth e le infilò sparando a tutto volume nelle
sue orecchie i Red
Hot Chili Peppers, com'era solito fare quando doveva lavorare su numeri.
Aveva un lungo
lavoro davanti a sé ed era possibilmente già in
ritardo.
Qualche ora
dopo, si affacciò Nathan, il suo ormai ex boss, per
invitarlo a prendersi una
pausa.
"Sorry
but I can't. I
really need to focus on
this shit" si sfogò e Nathan scoppiò a ridere.
Vederlo stressarsi era
sempre stato abbastanza esilarante per lui.
"What are
you doing?" domandò poi mentre dava un'occhiata allo schermo.
"I'm
working on an overall analysis of Softender previous campaigns"
spiegò
brevemente e l'altro sgranò gli occhi.
"Have
they already given you activities to do?" domandò infatti
leggermente
sciocciato.
Avevano
iniziato quella collaborazione da poco più di una settimana.
Lorenzo fece
spallucce, non poteva farci molto e qualcosa gli diceva che questo era
solo
l'inizio.
"Yes,
I guess my new client won't be as nice as Clara and Franz were" rispose
citando i nomi dei suoi vecchi clienti e Nathan gli augurò
una buona fortuna.
Ne avrebbe di sicuro avuto bisogno.
------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice:
Rieccoci! Un salto temporale di qualche mese e ci siamo: the unexpected happened. Si sa che succede sempre la cosa meno pensi sarebbe successa ;)
E ora? Lorenzo se la caverà? Cecilia utilizzerà la sua posizione per vendicarsi? Io lo farei hahahah
Grazie per seguirmi ancora una volta e spero che questa storia vi stia davvero piacendo - io ce la metto tutta!
PS: settimana prossima pubblico un po' prima ma poi per due settimane non so se riuscirò a pubblicare! Sarò fuori dall'Europa e quindi purtroppo (o per fortuna) senza connessione internet!
Hope you understand :)
A presto,
Anto
|
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Capitolo 9 *** Second thoughts ***
Capitolo
VIII
24
Percy St
Sede
di Zenith Media
18/03/2019
Nei giorni
successivi, Lorenzo non riuscì a prendersi un attimo di
pausa. Diviso fra le
diverse scadenze e riunioni, dedicava il poco tempo libero che gli
restava a
preparare l'analisi per Cecilia.
Quando pensò
di essere ad un buon punto, scrisse una mail alla ragazza proponendole
un
orario per la presentazione.
Mettere in
piedi dell'analisi gli era costato del lavoro che non voleva
assolutamente
passasse inosservato e soprattutto rimanesse dimenticato nella casella
di posta
elettronica della giovane media manager.
To: cecilia.contini@softender.com
From: l.detommasi@zenithmedia.com
Cc: daniel.chester@softender.com
"Ciao
Cecilia,
Hope
you're well!
As
requested, the analysis is almost ready. I'll
send it over by Monday COB.
But I
was wondering if we could go through it as I
have some highlights and recommendations that could worth being
discussed
together.
Please
let me know, I can come by or if you wish to,
you're more than welcome at Zenith.
Grazie,
Lorenzo”
Concluse la
mail e mise in copia Daniel Chester, capo di Cecilia, essendo certo che
l'uomo
non avrebbe mai detto no a quella proposta.
Come previsto,
fu lo stesso Daniel infatti a rispondere invitandolo a venire nel loro
ufficio
per presentare la sua analisi il mercoledì pomeriggio della
settimana
successiva, proposta che il giovane accettò più
che volentieri.
Il desiderio
di un meeting di persona non fu dettato soltanto dalla voglia di
mettere il suo
lavoro ma anche per infastidire Cecilia che sicuramente non sarebbe
stata
altrettanto entusiasta di trovarselo fra i piedi. In fin dei conti, con
la
richiesta di quell'analisi era stata lei a cominciare la guerra fredda
e
Lorenzo di sicuro non si sarebbe tirato indietro.
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
20/03/2019
Ore
08,07
Arrivato il
mercoledì della presentazione, Lorenzo si svegliò
più presto del previsto con
uno strano nervosismo addosso.
Non poteva di
certo attribuire quel suo stato al lavoro dato che quella non era di
certo la
prima presentazione che teneva.
Sapeva
benissimo quale fosse la motivazione dietro ed aveva anche un nome
Cecilia.
Era proprio
l'idea di vederla che gli creava una certa ansia: voleva colpirla,
impressionarla perché capisse che quel suo giochino di
potere non sarebbe
durato a lungo.
Lui le avrebbe
dato filo da torcere, non le avrebbe consentito di metterlo sotto e
voleva che
questo fosse chiaro fin dal principio perché non si
creassero strane situazioni
imbarazzanti.
Ripeté
mentalmente la presentazione più di una volta sotto la
doccia per assicurarsi
di essere abbastanza fluido nel discorso e si preparò
mettendo più cura del
solito nel suo abbigliamento; in fin dei conti, sapeva che a farlo
vincere
sarebbe stato il suo aspetto anche, dato che probabilmente lui non le
dispiaceva. Ne era sicuro.
"Mazza!
Che hai fatto ai capelli?" domandò Matteo quando lo vide.
Solitamente la
mattina non li pettinava affatto e i suoi capelli leggermente mossi
finivano
per somigliare più ad una specie di cespuglio incolto.
"Li ho
pettinati" rispose senza abbandonarsi ad altre chiacchiere. Voleva
restare
concentrato.
"Lo vedo.
Qual è l'occasione di cotanta cura nel tuo aspetto
però?" domandò per
metterlo in imbarazzo. Ogni mattina usciva di fretta e vestito con le
prime
cose che gli capitavano sotto mano perché era perennemente
in ritardo quindi
doveva esserci sicuramente qualcosa sotto, considerato l'abbigliamento
più
ricercato e i capelli sistemati per bene.
"Vado da
Cecilia oggi e voglio distrarla il più possibile" fece
l'occhiolino e si
spruzzò un po' di profumo per completare il tutto.
Matteo stirò
le labbra facendo una smorfia. "Sei sicuro che tutto ciò che
vuoi fare è
distrarla?"
A quella
domanda Lorenzo lo guardò torvo. "Certo che sono sicuro"
ribatté.
"Non mi piace, se mi piacesse, non sarei mica sparito" aggiunse
leggermente infastidito.
Matteo fece
spallucce e non commentò ulteriormente nonostante non fosse
affatto convinto
della risposta data dal coinquilino.
"Va be',
ora vado. A dopo" si affrettò ad uscire per evitare che
Matteo facesse
altre affermazioni imbarazzanti.
Anche in
ufficio la sua collega Nadia non poté ignorare il look di
Lorenzo.
"Wow! You
look gorgeous. Do you have a date later?" chiese quasi urlando. Era
sempre
molto entusiasta, da brava americana aveva uno spirito da cheerleader
quasi
innato.
"No, I
don't!" rispose quasi schifato. "I am not that kind of person that
goes on a date. I get to the interesting stuff right away"
vantò le sue
doti da Casanova e l'altra sbuffò.
"You will
fall in love one day and I will be there looking at you and laughing at
your
face" disse lei e Lorenzo rise. Magari un giorno, ma non era ancora
pronto
a quell'idea.
La mattinata
trascorse piuttosto veloce, quasi non se ne accorse dello scorrere
delle ore
talmente era impegnato, al punto che non ebbe nemmeno tempo per
pranzare con
tranquillità e difatti si ritrovò a mangiare un
panino al volo mentre si
dirigeva verso gli uffici global di Softender.
Non appena
mise piede dentro l'edificio, l'ansia prese quasi il sopravvento
portandolo a
doversi sforzare parecchio per camuffarla mentre parlava con la
receptionist.
"Hello! I
am from Zenith, I'm here for a meeting with Dan Chester" chiese del
capo
di Cecilia per evitare di incontrare subito lei.
"Sure,
I'm calling him" risponde la donna digitando immediatamente il numero
interno dell'uomo che però non rispose.
"I'm
afraid that he's not at his desk. Can I call someone else?"
domandò
sorridente sentendo il telefono di Daniel squillare a vuoto.
"Mm.. sì,
Cecilia Contini" risponde con tono poco entusiasta.
"Ok, I'm
trying with Cecilia then" confermò e riprese la cornetta del
telefono.
"Hi there! Your guest is here" spiegò brevemente e
dall'altro capo
della cornetta vi fu un attimo dj silenzio seguito da un "I'm coming
downstairs" quasi impercettibile.
Circa cinque
minuti dopo, Cecilia comparve in reception. "Ciao Lorenzo" lo
salutò
e ringraziò la receptionist che allungò un pass
al giovane.
"Siamo al
primo piano" disse poi e si avviò lungo le scale. Lorenzo la
seguì,
osservando la sua figura da dietro. A differenza sua, Cecilia non aveva
curato
particolarmente il suo look quella mattina, però il ragazzo
non poté fare a
meno di notare che sembrava dimagrita.
"Questa è
la saletta" gli disse mentre apriva la porta invitandolo ad
entrare.
Lorenzo entrò
e poggiò subito la sua tracolla sul tavolo tirando fuori il
laptop. "Come
stai? Ti trovi bene a Londra? Ormai sono più di sei mesi.."
chiese mentre
aspettava che il PC si avviasse.
"Quasi
otto. Comunque tutto ok" tagliò corto lei, non aveva alcuna
intenzione di
intrattenere una conversazione del più o del meno con lui.
"Lì ci
sono degli adattori se ti servono" cambiò argomento
indicando un groviglio
di cavi che costituivano l'attrezzatura tecnica della saletta.
"Io il
mio" rispose lui indicando un piccolo aggeggio bianco.
"Bene, io
vado a chiamare Jonathan e Daniel" lo informò e
uscì dalla sala riunioni
lasciando Lorenzo da solo a collegare il PC per la proiezione.
***
41
Wolridge St
Casa
di Cecilia
20/03/2019
ore
07,37
Cecilia
fissava il vuoto davanti alla tazza di tè fumante da circa
cinque minuti. Non
voleva assolutamente vedere Lorenzo, sapeva che la sua vista le avrebbe
provocato il solito tuffo al cuore, nonostante si sforzasse parecchio
per
reprimere quel sentimento.
Aveva pensato
di darsi malata quella mattina, ma ovviamente era abbastanza matura da
evitare
di compiere un'azione così infantile.
Sospirò
rumorosamente e bevve un lungo sorso di tè al gusto di mango
e fragola. Anche i
tè aromatizzati alla frutta erano diventati un'abitudine per
la giovane e
pensare che prima non beveva tè nemmeno sotto tortura, come
le ribadiva sua
madre al telefono ogni volta.
"Oh, you
look like a normal person today" osservò Harriet notando il
suo
abbigliamento decisamente più casual del solito.
Cecilia rise e
scosse la testa. "I feel casual today" disse senza aggiungere molto
altro.
La verità era
che non voleva assolutamente far credere a Lorenzo che era vestita bene
per
lui, cosa alquanto stupida dato che Lorenzo non aveva la minima idea di
come
normalmente Cecilia si vestisse.
"Is this
a way to avoid impressing Lorenzo too much?" domandò Camilla
entrata in
cucina in quell'istante.
"I don't
wanna impress him at all" sbottò Cecilia. Non era
minimamente nelle sue
intenzioni.
Le due
coinquiline risero e la lasciarono in pace senza commentare la sua
reazione,
dopodiché finì il suo tè e si
avviò verso il lavoro.
Durante la
mattinata riuscì a concentrarsi ben poco, non faceva che
guardare l'orario in
continuazione sentendosi sempre più in ansia man mano che si
avvicinavano le
ore 14.
A pranzo
infatti non riuscì quasi a toccare cibo. "Farai
così ogni volta che lo
vedi?" la rimproverò la sua collega Sara. "Devi essere
indifferente,
Cè" ribadì per l'ennesima volta il concetto.
Cecilia annuì,
sapeva che aveva ragione che doveva sforzarsi per ignorarlo ma le era
impossibile. Probabilmente a renderle così complicato
l'essergli indifferente
era il fatto che rispettava davvero tutti i canoni di bellezza di
Cecilia
quindi ogni volta che lo vedeva, non poteva fare a meno di provare il
solito
sfarfallio allo stomaco; sfarfallio che si accentuava anche al pensiero
di quel
bacio che si erano scambiati qualche mese fa.
Tornata dalla
pausa pranzo, si sedette alla scrivania e provò a liberare
la mente per
calmarsi prima dell'arrivo di Lorenzo.
Era quasi
riuscita a rilassarsi del tutto quando il suo telefono fisso
squillò per
avvertirla che il suo ospite era giù.
Il cuore
iniziò a battere forte, era più forte di lei.
Sapere che lo avrebbe visto di lì
a poco, la destabilizzava del tutto.
Inspirò per
farsi coraggio e andò in reception a recuperare il suo
ospite per quella
giornata.
Mentre scendeva
le scale lo intravide di spalle intento a scambiare qualche chiacchiera
con la
receptionist e finì per sentire il solito cedimento alle
gambe. "Ciao
Lorenzo" lo salutò e lui si girò rivolgendole un
sorriso che provocò un
ulteriore mancamento in Cecilia. Era sempre un tuffo al cuore vederlo
sorridere.
"Ciao"
rispose a sua volta e afferrò il pass che la receptionist
gli allungò,
seguendola lungo le scale.
Nonostante
Lorenzo continuasse a tentare di intraprendere un minimo di
conversazione,
Cecilia si impose di evitare di parlarci di qualsiasi cosa non fosse
inerente
al lavoro.
Fu così che
per non cadere in tentazione decise di abbandonarlo nella saletta e
andò alla
ricerca del suo capo.
Anche se si
vergognava ad ammetterlo, sperava che non fosse molto bravo; in quel
caso, il
suo capo avrebbe limitato i contatti a cose più pratiche e
lei avrebbe lavorato
con altri.
Durante tutta
la presentazione, durata più di un'ora, continuò
a sperarci ma Lorenzo si
rivelò incredibilmente all'altezza del compito assegnatogli,
beccandosi i
complimenti sia di Jonathan che di Daniel.
I tre uomini
si dirissero verso l'area relax per offrire un caffè a
Lorenzo e Cecilia li
seguì a malincuore. Tuttavia, non voleva risultare
maleducata mollandoli lì con
la scusa del lavoro.
"Are you
going back to Zenith?" chiese Daniel cambiando argomento.
"Well, I
should. I have some work to do" rispose il giovane mentre sorseggiava
la
calda bevanda nera.
"You can
stay here if you wish to. It's almost 4 so it would be a waste of time
going
back, I guess" gli propose l'altro caldeggiato da Jonathan che
invitò il
suo ospite ad accomodarsi ad una delle tante scrivanie libere del primo
piano.
"Oh,
that's perfect. Thanks!" accettò la proposta e Cecilia
deglutì tentando di
non farsi notare. Sapeva che non avrebbe potuto evitare riunioni con
lui,
soprattutto dopo la performance di poco prima, ma non si aspettava che
addirittura venisse invitato a restare.
Per sua
fortuna, Daniel si offrì di accompagnarlo a sistemarsi e lei
fu libera di
tornare alla sua scrivania, dopo aver salutato velocemente Lorenzo con
una
stretta di mano.
***
Nelle due ore
successive, per sua fortuna ebbe molto da fare quindi non ci fu tempo
per
pensare ad altro e, nello specifico, a Lorenzo.
Fu talmente
tanto impegnata che si dimenticò della sua controparte al
piano di sotto.
Uscì dal suo
ufficio, che era quasi deserto, e andò con calma verso la
metro godendosi
l'aria fresca.
Il tempo era
ormai cambiato e non faceva più molto freddo, nonostante
continuasse a fare
qualche sporadica giornata di maltempo.
Stava
scendendo lungo le scale mobili quando sentì una mano
posarsi sulle sue spalle.
Nel voltarsi
per capire di chi fosse la mano che si era posata sulla spalla destra,
intravide il profilo del suo "gradito" ospite.
"Anche
qua?" pensò senza tuttavia dirlo. Non voleva concedergli la
soddisfazione
di capire che la sua presenza provocava qualche reazione diversa
dall'indifferenza in lei.
"Ciao di
nuovo" disse lui scendendo di un gradino per starle ancora
più vicino.
Cecilia gli
sorrise. "Già" rispose in un secondo momento.
"Stai
andando a casa?" le domandò in seguito e la giovane
annuì.
"Stai
sempre ad Hammersmith?" fu la seconda domanda che le fece e ancora una
volta Cecilia annuì.
"Sì,
abito ancora nella stessa casa" confermò senza
però allungare la
conversazione facendo domande a sua volta.
"Allora
mi sa che faremo un bel pezzo di strada insieme" affermò
Lorenzo e a
Cecilia sembrò quasi entusiasta della cosa. "Sto andando da
un mio amico a
Baron's court" spiegò poi.
"Capito!"
fu il commento di Cecilia. Non aveva idea di quanto quella notizia le
avesse
dato noia.
Nel frattempo
erano arrivati al binario e Lorenzo seguì la ragazza, posizionandosi accanto a lei; aveva
davvero intenzione di fare quel viaggio insieme.
"Cosa ne
pensi quindi della presentazione?" chiese mentre aspettavano l'arrivo
della metro. A quella domanda non avrebbe potuto rispondere a
monosillabi,
principale motivo che portò Lorenzo a farla.
Durante la
presentazione aveva fatto pochissimi commenti e non era riuscito a
capire se la
qualità del suo lavoro fosse stata di suo gradimento.
"Ci sono
alcuni spunti sicuramente interessanti. Alcuni delle raccomandazioni
fatte da
te dovrebbero sicuramente essere messe in pratica, come quella di utilizzare la
componente video con obiettivi diversi da quello di mera copertura"
sciorinò lei d'un fiato.
"Ma come
ti dicevano, tantissimi A/B testing non possono essere fatti per
questioni di
budget quindi dovremmo ottimizzare in maniera più
focalizzata" concluse e
in quel momento il trenò arrivò.
Trovarono due
sedili o meglio Cecilia si sedette e Lorenzo scelse il sedile
più vicino a lei
sistemandosi in quello alla sua sinistra.
Non si dissero
molto altro durante il viaggio; ci fu più di un tentativo di
stabilire una
conversazione da parte di Lorenzo ma tutti fallirono e finì
per rinunciare.
Arrivato alla
fermata precedente alla sua destinazione, la salutò e
Cecilia gli rivolse un
"ciao" decisamente freddo che lasciò il ragazzo un po' con
l'amaro in
bocca.
***
Mentre
camminava verso casa dell'amico continuava a pensare a Cecilia, non
riusciva a
farne a meno.
Era
consapevole che non si fosse comportato benissimo, ma non pensava di
averla
ferita.
Ripensando al
modo in cui si erano svolti gli eventi, capiva però che
forse aveva creato in
Cecilia un'aspettativa che aveva disatteso in un modo alquanto
maleducato.
Voleva davvero
rimediare ma non sapeva cosa per fare di preciso e chiedere delle
banali scuse
sembrava alquanto scontato.
Tuttavia, era
la miglior opzione allo stato dei fatti, per cui tirò fuori
dalla tasca il suo
smartphone e cercò la chat con Cecilia sull'app di WhatsApp.
Provò a
digitare più volte senza sapere bene cosa scrivere e alla
fine, optò per le
parole più semplici che conosceva.
"Ciao..
mi dispiace davvero per quello che ho fatto. È stato stupido
e infantile"
concluse il messaggio e inviò.
A quel punto,
era arrivato a casa dell'amico e provò a dimenticarsi della
faccenda, aiutato
dalla prospettiva di qualche birra per cena.
Non guardò il
cellulare per tutta la serata prendendolo soltanto quando fu di nuovo
di
ritorno verso casa.
Con sua
sorpresa trovò un messaggio di Cecilia. "Non devi chiedere scusa"
fu
la risposta secca della giovane.
Non dava
spazio ad alcun altro commento, nulla a cui appigliarsi per continuare
la
conversazione, perché sì, Lorenzo si rese conto
di volerla continuare.
Avrebbe voluto
parlare ancora con lei, come amico, nulla di più.
Era impressa
nella sua memoria la facilità con cui gli argomenti si
susseguivano senza
bisogno di alcun aiuto durante le loro conversazioni, anche se avevano
in
verità parlato in concreto due volte.
Di fronte a
quel messaggio piuttosto freddo, decise però di assumersi le
sue responsabilità
e provò ad insistere.
"E
invece
sì, insomma, non sarei dovuto sparire
così"
Avrebbe voluto
aggiungere che era consapevole che non se lo meritava ma non lo
fece.
Come durante
il primo scambio di messaggi, Cecilia rispose poco dopo: "Non è stato
molto carino, però è successo tempo fa ormai
quindi va bene così" lo
rassicurò.
Lorenzo lesse
quel messaggio e sorrise credendo che la giovane non fosse
così arrabbiata come
lui pensava. Aveva solo bisogno di sciogliersi.
"Mi
farò
perdonare" le scrisse in risposta.
A quel
messaggio Cecilia non rispose, ma non ci badò moltissimo
pensando che fosse
normale che la ragazza avesse troncato la conversazione in quel punto e
convinto
di aver ottenuto quasi il perdono della ragazza, si disse soddisfatto
chiudendo
la chat di WhatsApp.
-------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao! Scusate, avevo promesso un aggionramento anticipato ma alla fine, non ce l'ho fatta! Fra l'altro, sono un po, indietro con la stesura ma spero di recuperare in queste due settimane che non ci sentiremo - il mio viaggio si avvicina (yay!)
Comunque come vedete, c'è un vero little progress - Lorenzo però è sempre più into Ceci, come direbbero gli inglesi! Deve però ammetterlo con sè stesso (la parte più difficile..)
Ma Ceci? Lei ci sta pensando di nuovo? Sembrerebbe di sì, no? Sta sul punto di ricaderci? Lo scopriremo prossimamente!
Grazie per seguirmi,
Anto |
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Capitolo 10 *** The truth ***
Capitolo IX
41 Wolridge St
Casa
di Cecilia
25/03/2019
ore
18,38
La
verità è che Cecilia non rispose
perché si rese conto che Lorenzo avrebbe
potuto mal interpretare le sue risposte.
Non
voleva cedere perché sapeva che ci sarebbe ricaduta con
tutte le scarpe e ora
che aveva conosciuto Michael non voleva rovinare tutto per inseguire
qualcuno
che aveva già avuto la sua occasione e deciso di sprecarla,
per quanto, suo
malgrado, ancora le piacesse.
Michael
era il ragazzo che stava attualmente frequentando, anche se era un po'
troppo
presto per utilizzare quella parola.
Lo
aveva conosciuto in un modo più premeditato e per nulla
causale rispetto a
quello con cui aveva conosciuto Lorenzo, dato che erano venuti a
conoscenza
l'uno dell'altra tramite una delle tante app d'incontri che spopolavano
negli
smartphone di tutti i single del globo.
Anche
se la modalità non poteva suggerire nulla di serio, con
Michael erano già
arrivati al terzo appuntamento e si trovavano bene insieme. Non a caso,
quella
sera lui l'aveva chiamata proponendole un drink all'indomani dopo
lavoro,
proposta che Cecilia accettò senza indugi.
Tuttavia,
non voleva che Mike diventasse il suo ripiego, e ora che Lorenzo le
ronzava
intorno quel pensiero la stava assillando
"Tutto
bene?" la fissava stranita la sua coinquilina Camilla. Probabilmente il
suo turbamento era percepibile sul suo volto.
"Sì e no,
cioè a me piace ancora però non vorrei rovinare
tutto con Mike" confessò
d'un fiato omettendo il soggetto ma certa che la sua coinquilina
avrebbe
capito.
"E non farlo!
Lorenzo ha avuto la sua occasione e non l'ha voluta quindi non ha senso
pensarci ancora" affermò piuttosto seria confermando a
Cecilia di aver
capito quello che le passava per la mente.
"Domani
dovremmo vederci" disse sorridente e rileggendo il messaggio di Mike.
"Perfetto!
Vedi? Lui ti cerca, è chiaro che non è un
coglione in cerca di scopate
facili" la incoraggiò sperando di spingerla verso la persona
giusta.
Cecilia annuì.
"Sì, hai ragione" rispose e poi la salutò dicendo
che si sarebbe
messa a letto.
Magari
dormirci su l'avrebbe aiutata a schiarirsi le idee.
***
38
Chancery Ln,
Sede
di Softender Global
29/03/2019
Ore
17,43
Il giorno dopo
si svegliò di ottimo umore, portando con sé il
suo beauty case e un cambio di
scarpe per la serata. Michael l'avrebbe raggiunta dopo lavoro, anzi
sarebbe
passato a prenderla proprio all'uscita.
Come promesso,
non appena mise piede fuori dall'ufficio, si ritrovò il
ragazzo in piedi
appoggiato alla sua auto, con indosso i suoi Ray Ban, occhiali che la
giovane
trovava gli donassero particolarmente.
"Helloo!"
la salutò rivolgendole un enorme sorriso quando fu di fronte
a lui.
Anche Cecilia
sorrise di rimando e lo salutò a sua volta stampandogli due
baci sulle guance,
essendo ancora fedele alla tradizione italiana.
"Two
kisses! Isn't one enough, right?" la prese in giro e Cecilia scosse la
testa.
"Of
course not! So where are we going?" gli domandò, non le
aveva ancora
comunicato dove fossero diretti e la cosa le stava creando una certa
curiosità.
A causa di
suoi impegni lavorativi, Nick sarebbe stato fuori per circa dieci
giorni, per
cui quella sarebbe l'ultima serata in cui si sarebbero visti fino al
suo
ritorno.
"It's a
surprise! But we'll walk. It's very close" le disse offrendole il
braccio
da bravo gentiluomo che Cecilia afferrò prontamente ed
insieme s'incamminarono.
Mentre
passeggiavano verso il locale dove Michael aveva prenotato, Cecilia
sentiva una
piacevole sensazione di calore invaderla dentro.
Tuttavia, non
era ancora all'altezza dello sfarfallio che le aveva provocato quel
bacio con Lorenzo,
il cui ricordo era ancora vivido nella sua memoria.
"Nearly
there" la informò distraendola dai suoi pensieri.
Dopo meno di
cinque minuti, fecero infatti ingresso in un piccolo ristorante
piuttosto
caratteristico dove il giovane aveva prenotato un tavolo per due.
"You'll
love it. It is too much typical and british but delicious" la
rassicurò e
Cecilia fece spallucce sorridendo.
Non le
importava molto dove fosse o cosa avrebbe potuto mangiare, le bastava
essere
con lui.
Una cameriera
si avvicinò alla giovane coppia e li accompagnò
al loro tavolo lasciando loro
dei menù e rendendosi disponibile per qualsiasi eventuale
chiarimento.
Michael chiese
il permesso di ordinare per entrambi incontrando il consenso di
Cecilia. Non le
sembrava una cattiva idea ma soprattutto non le era mai capitato prima,
quindi
era curiosa di sapere cosa il giovane aveva capito di lei e dei suoi
gusti
dalle loro brevi chiacchiere.
Per sua
fortuna, il suo accompagnatore aveva davvero un ottimo gusto e la cena
fu
perfetta dall'antipasto al dessert, lasciando entrambi soddisfatti e di
ottimo
umore, complice anche il buon vino che non mancò mai sul
tavolo nel corso della
cena.
"What are
we doing now?" domandò Cecilia non appena furono fuori dal
locale. Non
aveva nessuna intenzione di tornare a casa, si sentiva ancora su di
giri.
"Well, we
could walk towards Covent Garden, and have some drinks" propose facendo
spallucce.
Cecilia
accettò entusiasta la proposta e si avviarono senza fretta
per godere della
passeggiata.
Londra era
bellissima, o meglio, questo era il pensiero della giovane mentre
passeggiava
lungo le strade della città inglese.
I palazzi
d'epoca che si mischiavano con il moderno di alcuni scorci della
capitale, le
mille luci dei teatri e le decorazioni floreali che adornavano la
famosa Covent
Garden la conquistarono.
Fu facile
infatti per Mike rubare un bacio a Cecilia quando furono davanti a
Floral
Court.
"You're
gorgeous" le sussurrò mentre le lasciava una scia di baci
lungo il collo
che provocarono più di un brivido nella giovane.
Fu abbastanza
chiaro per Cecilia quello che sarebbe successo a breve e lei aveva
deciso che
non avrebbe posto alcuna resistenza. In fin dei conti, era ormai da
diverso
tempo che non si concedeva a qualcuno ed iniziava ad avvertire una
certa
pressione fisica; consapevole di questa necessità che
avvertiva sempre più
forte, rispose anche lei alla scia di baci.
"Do you
really want those drinks?" domandò un po' concitato per
l'eccitazione.
Cecilia scosse
la testa e ridacchiò. "I have better plans now"
confessò facendogli
l'occhiolino.
Nick sorrise
sornione. "Let's go to my place" affermò prendendola per
mano e
guidandola verso la metro più vicina.
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
13/04/2019
Ore
16,41
Lorenzo
camminava avanti ed indietro, andando da una punta all'altra del suo
spazioso
soggiorno, torturandosi le mani.
Aveva lasciato
il suo cellulare sul tavolino e continuava ad osservarlo con la coda
dell'occhio, quasi temesse che potesse scappare.
Una griglia di
foto popolava lo schermo del suo smartphone. Era tutto il pomeriggio
che
scorreva le diverse fotografie del profilo di Cecilia senza nessuna
particolare
ragione se non la pura curiosità di capire cosa stesse
facendo e con chi fosse.
Sul suo
profilo Instagram, Cecilia pubblicava scatti ogni giorno raccontando la
sua quotidianità,
come tanti altri suoi coetanei.
Non era molto
appassionata alla moda del selfie ma adorava scattarsi fotografie con
suoi
amici e colleghi quindi quasi tutti gli scatti la raffiguravano.
Lorenzo ebbe
la conferma delle immagini dell'idea che si era creato mentalmente
sulla
giovane.
La considerava
piuttosto solare, divertente e sicuramente ironica date alcune pose che
era
solita tenere nelle fotografie.
Era piuttosto
evidente che le piacesse il buon cibo e i gialli considerata la
vastità di
scatti che li vedeva protagonisti nella sua galleria.
Il giovane
sospirò e scosse la testa; era contrariato, con se stesso e,
più in generale,
con il genere femminile. In primis, con se stesso, ad onor del vero.
Continuava a
chiedersi perché l'avesse allontanata in precedenza, si
chiese se davvero non
gli piacesse o se avesse agito in quel modo per altre motivazioni.
Si trattava di
paura dell'impegno? Già, sapeva che con una ragazza come
Cecilia non sarebbe
stata mai una botta e via. Lei avrebbe voluto di più, e
nemmeno Lorenzo avrebbe
voluto pienamente che lo fosse.
Tuttavia, non
era sicuro che fosse pronto a concederle quel di più. L'idea
di essere in una
relazione continuava a causargli una leggera ansia; l'impegno che
avrebbe
potuto richiedere, la necessità di darsi completamente, di
offrire la propria
disponibilità ad un'altra persona, lo spaventava.
Nonostante
fosse sicuro che Cecilia avrebbe potuto funzionare.
Non aveva idea
di come affrontare quella situazione, soprattutto perché era
consapevole che
Cecilia stesse frequentando qualcuno.
Aveva sentito
la giovane parlarne con la sua collega Nicky alla fine di uno dei
meeting
tenuti la settimana precedente.
Le due donne
non si erano accorte che lui avesse origliato la loro conversazione,
per cui
Cecilia non poteva immaginare che lui ne fosse al corrente.
Non si
aspettava, tuttavia, che esserne a conoscenza cambiasse qualcosa;
Cecilia non
voleva saperne di lui e Lorenzo non gliene faceva una colpa. Come
avrebbe
potuto?
Però una parte
di lui era convinta di avere una possibilità ma per poter
constatare se il suo
istinto avesse o meno preso un abbaglio, dove rispondere ad una domanda
ben più
rilevante: voleva effettivamente avere ragione?
Era un
interesse nato da un sentimento puro oppure era frutto della
consapevolezza di
non poterla avere?
Era questo il
flusso di pensiero che teneva impegnata la sua mente e che venne
interrotto da
un messaggio.
"What
are you up to?"
Quello che
poteva sembrare un normale messaggio, in realtà aveva un
preciso scopo. Era un
messaggio di Hayley, una delle tante ragazze che Lorenzo aveva
conosciuto
tramite Tinder; a differenza di Cecilia, nessuna delle conoscenze di
Lorenzo si
rivelò di serietà alcuna.
La ragazza era
solita a scrivergli un semplice messaggio quando voleva vederlo e il
loro
incontro non avvenivano in luoghi diversi, se non nella camera da letto
di lei.
"Coming"
rispose in modo sintetico
il giovane aggiungendo uno smile con l'occhiolino.
Non si fece
desiderare più di tanto, anzi. Era abbastanza contento di
aver ricevuto quel
messaggio, avrebbe potuto distrarsi un po'.
Ripose il
telefono nella tasca ed controllò velocemente di avere
chiavi e portafoglio
nella giaccia di pelle ed uscì subito di casa senza
preoccuparsi molto del suo
aspetto. A Hayley non sarebbe importato molto nemmeno.
Ci sarebbero
voluti circa 30 minuti per arrivare a destinazione e decise di
procurarsi delle
patatine e qualche bottiglia di birra per non presentarsi a mani vuote.
Anche
se era stata invitato solo per una botta e via, era abituato a
comportarsi da
perfetto ospite, cosa che causava sempre il riso a Hayley, convinta che
si
trattasse di un'abitudine tutta italiana.
Come previsto,
meno di 40 minuti dopo si ritrovò a bussare alla giovane
inglese con la sua
busta di Waitrose, la sua catena di supermercati preferita nonostante
fosse
abbastanza cara.
"As
usual" commentò lei non appena notò la busta. Si
fece di lato per
lasciarlo passare e Lorenzo si diresse verso la cucina per riporre le
birre in
frigorifero, da perfetto padrone di casa.
Ormai sapeva
la strada a memoria, non aveva bisogno di particolari convenevoli.
"You'll
be a perfect boyfriend one day" lo prese in giro facendogli
l'occhiolino.
"I just
need the perfect girlfriend" rispose per le rime.
Hayley fece
uno scatto felino e si avvicinò a lui avventandosi sul suo
collo.
"I am sure
you will find her but just not today" sussurrò continuando
il suo lavoro.
Lorenzo fu
attraversato da un brivido di eccitazione; Hayley conosceva molto bene
ormai i
punti che stuzzicano il giovane, per cui non perdeva tempo e passava
subito
all'azione.
"Let's go
to your room. This table is so uncomfortable" si lamentó
ricordandosi del
dolore alla schiena che aveva provato l'ultima volta che l'azione si
era svolta
nella cucina.
Hayley soffocò
una risatina e lo prese per mano, conducendolo nella camera da letto.
Normalmente
nel giro di pochi minuti, Lorenzo avrebbe preso il completo controllo,
dando
conferma ad Hayley che era sempre un'ottima idea chiamarlo.
Tuttavia, quel
giorno le cose non sembravano funzionare.
"Mmm..
what's going on?" domandò la giovane un po' stranita. Era la
prima volta
che le capitava qualcosa del genere e sapeva di essere sexy quindi non
poteva
essere dovuto a lei perciò si interruppe immediatamente,
sedendosi a gambe
incrociate sul letto e invitando con lo sguardo al ragazzo a parlare.
"I don't
know" confessò facendo spallucce ed era sincero. Non aveva
idea del perché
il suo amico avesse deciso di dichiararsi in sciopero.
"Let's
have that beer. Maybe it will help" rispose lei rivolgendogli un
sorriso.
Recuperò la maglietta che aveva buttato in un angolo e
andò in cucina a
prendere due bottiglie.
"Soo..
what's her name?" domandò all'improvviso mentre Lorenzo
stava dando un
sorso alla sua birra, che quasi gli andò di traverso.
"What are
you talking about?" chiese di rimando.
Hayley si fece
sfuggire una risatina e scosse la testa, ora era certa che ci fosse una
ragazza.
"Tell me
her name. Come on!" insistette e gli diede una leggera spinta.
Lorenzo
sospirò e si stese sul letto fissando il soffitto. "Cecilia.
I think I
like her but I am not sure about it and I don't know what I want from
her"
espresse tutti i suoi dubbi in un'unica frase, causando un po'
confusione in
Hayley.
"Well,
you should ask her out and see how it goes” gli
suggerì in modo piuttosto
ovvio.
"We did
once a few months ago and we kissed" iniziò a raccontarle e
Hayley soffocò
una risatina. Gli uomini erano davvero idioti: come si poteva avere il
dubbio
su qualcosa che era evidente?
"But
after our kiss, I disappeared and I never replied to her message"
proseguì e
la giovane chiuse la bocca contrariata. Quello era un gesto davvero
vigliacco.
"I met
her again by chance because of work. She's my client" provò
a continuare e
venne interrotto da Hayley.
"You deserved
it. This is karma, babe!" dichiarò in tono trionfante e
Lorenzo scoppiò a
ridere.
"Yes,
guess so. But anyway, the more I spend time with her, the more I think
I like
her but she's seeing someone else and anyway, I don't think that this
could
ever work because of what I did." concluse il racconto e diede un altro
lungo sorso alla sua birra.
"Fair
point. She won't probably trust you but you can try and be very
persuasive and
it might be you'll got a chance. We always give a chance to pretty,
imploring
faces" disse facendo l'occhiolino e Lorenzo roteò gli occhi.
"How is
he?" gli chiese poi alludendo al frequentante di Cecilia.
"Who?"
domandò l'altro senza capire a chi si riferisse.
"The guy
she's dating!" esclamò Hayley.
"Oh, I am
better" si vantò utilizzandolo un tono piuttosto sicuro,
forse troppo, e
muovendo una mano in aria come per scacciare una mosca. Lo aveva spiato
dopo
aver individuato il suo nome fra i commenti delle ultime foto
pubblicate da
Cecilia.
Hayley
si
morse la lingua per non rispondergli male. "Go for it then, pretty
face" lo incoraggiò dandogli la spinta che stava cercando.
------------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciaooo! Scusate se sono sparita ma davvero fra le vacanze e un po' una serie di cose che si sono accavallate, non riuscivo a gestire le bozze però ci siamo!
Lorenzo e Cecilia sono tornati e in questo capitolo notiamo degli avanzamenti in Lorenzo. Ma quel Michael? Riuscirà a eliminarlo dal quadretto? Chi lo sa!
Spero che nonostante l'assenza di ritrovarmi ancora, io sono sempre felice di avere i vostri pareri e consigli.
Grazie mille,
Anto
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Capitolo 11 *** Pubs & fights ***
Capitolo
X
42 Newington Causeway,
Mercato Metropolitano
27/04/2019
Ore 19,17
Se esisteva un
posto a Londra dove Lorenzo e Matteo non esitavano mai a mettere piede
era il
mercato metropolitano di Elephant and Castle: una certezza per i due
giovani
amici.
Ed era proprio lì che si erano diretti per passare qualche
ora, approfittando
del loro giorno libero in comune, cosa che per via della diversa
tipologia di
lavoro svolta non accadeva spesso, e del buon tempo.
Stavano gustando un ottimo aperitivo e commentando di tanto in tanto le
ragazze
che passavano attorno a loro, quando Lorenzo si appoggiò
allo schienale della
sua sedia, abbandonandosi ad un lungo sbuffo.
Matteo che stava dedicando la sua attenzione ad una delle signorine,
appena
passate, si voltò di scatto guardandolo con espressione
interrogativa.
"Che c'è, bro?" chiese tentando di leggere una qualche
spiegazione
nel suo sguardo e notando la fronte dell'amico aggrottata in una
smorfia un po'
incerta.
"Io te lo dico ma c****, non ridere!" lo avvertì puntandogli
bene gli
occhi addosso per risultare ancora più convincente.
Matteo annuì, i suoi occhi brillavano per la
curiosità, voleva sapere.
"L'altro giorno sono stato da Hayley e non è successo nulla"
confessò
scuotendo la testa, ancora non riusciva a credere a quanto era
successo, non
gli capitava da tantissimo tempo, o, per essere più precisi,
dal periodo
immediatamente successivo alla rottura con la sua ex fidanzata Veronica.
Matteo, tuttavia, non sembrò afferrare al volo il senso
delle parole
dell'amico, per cui chiese maggiori delucidazioni. "Che
intendi?"
Lorenzo, che si vergognava abbastanza per l'accaduto, imitò
il gesto del ponte
levatoio con la mano e aggiunse un "nulla", un po' sottovoce.
"Aaah!" esclamò il ragazzo, capendo finalmente cosa
intendesse
l'amico.
"Va be', Lò, capita che non ti si alzi.." disse in modo del
tutto
spontaneo e Lorenzo si guardò intorno per rassicurarsi che
nessuno avesse
sentito quella frase. Nonostante abitassero in una città
estera, purtroppo
Londra era così piena di italiani che da nessuna parte ci si
poteva sentire al
sicuro di parlare liberamente.
"Sai, lo stress del lavoro.. stai sempre di corsa, è
normale" lo
rassicurò dando una sorsata al suo Negroni.
"Non è quello.." era sul punto di raccontare tutto ma non
sapeva bene
cosa dire. "Io credo che.." s'interruppe e tossicchiò. Non
aveva
immaginato che gli sarebbe risultato così difficile
raccontarlo, forse perché
quella consapevolezza che il suo corpo tentasse di mandargli dei
segnali che il
suo cervello si rifiutava di accettare, lo lasciava ancora un po'
perplesso.
Matteo sollevò un sopracciglio e agitò la mano in
aria come per incoraggiarlo.
Non capiva onestamente quale fosse il problema.
"Pensavo a Cecilia" disse d'un fiato, pentendosi quasi immediatamente
della frase appena pronunciata.
Matteo strabuzzò gli occhi e serrò le labbra
tentando di impedirsi di
scoppiargli a ridere in faccia ma ogni tentativo fu vano.
Di fronte all'espressione disperata e corrucciata dell'amico che
sembrava aver
appena confessato un imbarazzante intimo segreto, non riuscì
a trattenersi e si
abbandonò ad una fragorosa risata che non
incontrò il consenso di Lorenzo.
Il giovane infatti incrociò le braccia al petto e si
voltò di lato per non
guardarlo ridere, mentre il suo volto si deformò in un lieve
broncio.
"Hai finito?" lo intimò dopo qualche secondo rivolgendogli
nuovamente
lo sguardo e Matteo annuì. Ne aveva effettivamente avuto
abbastanza di ridere e
alzò una mano come per scusarsi.
"Quindi ok, ti piace la Cecilia, cosa ovvia da mesi."
osservò e
Lorenzo boccheggiò come per contraddirlo venendo subito
interrotto dal
coinquilino.
"Non ci provare, De Tommasi. La tipa ti piace da quando l'hai
conosciuta,
su per giù" asserì e Lorenzo fece spallucce.
"Chiedile di uscire ma seriamente" suggerì, non capiva quale
fosse il
problema dell'amico e perché ci stesse pensando
così tanto.
Non si era mai fatto problemi di alcuna sorta con le donne ed era
sempre stato
piuttosto diretto quando voleva qualcosa.
"A parte che si vede con tipo ma poi onestamente non so se è
una buona
idea" sentenziò e si riappropriò anche
lui del suo Negroni.
Matteo lo osservò dare una lunga sorsata, quasi fosse acqua,
e aspettò. Con
Lorenzo si conoscevamo da tantissimi anni, precisamente dalle scuole
medie, e
da allora erano sempre stati amici. Amicizia che si era intensificata
negli
ultimi anni di convivenza a Londra, ed era stato proprio Matteo a
proporgli di
trasferirsi.
Successe qualche mese prima alla sua rottura definitiva con l'ex
fidanzata
Veronica, quando tutto si stava sgretolando inevitabilmente per tutti,
tranne
che per Lorenzo, l'unico che sembra incapace di notare che la sua
relazione
aveva ormai la vaga sembianza di un rapporto amoroso o persino di
amicizia.
Stava convivendo con un'estranea e quell'estranea si stava portando via
il
meglio dei suoi anni, forse involontariamente ma lo stava lentamente
annientando.
L'amore che Veronica aveva provato nei suoi confronti era andato
infatti
scemando, ad ogni passiva accettazione di Lorenzo del suo egoismo, ad
ogni
rinuncia del giovane ai suoi progetti, pur di consentirle di realizzare
i suoi.
Veronica resistette, andò avanti finché
trovò forza di fingere perché, anche se
il sentimento era sfiorito, la gratitudine e il rispetto che provava
nei
confronti del suo primo amore, le rese difficile lasciarlo.
Anche Lorenzo resistette, spinto dalla flebile speranza che il loro
rapporto si
sarebbe ripreso ma non successe.
Veronica decise di smetterla di fingere e con tutto il coraggio che
aveva in
corpo, pose fine alla loro relazione, liberando entrambi da quella
costrizione
e ridando loro la possibilità di andare avanti.
E lei lo fece: si fidanzò dopo qualche mese e stava tutt'ora
insieme alla
persona incontrata dopo la rottura con Lorenzo.
Anche Lorenzo andò avanti, aiutato dal trasferimento in una
nuova città,
lontano dalle macerie del suo vecchio rapporto, dai suoi fallimenti
personali e
soprattutto da Veronica.
Matteo lo vide cambiare: fu l'unico spettatore del cambiamento
dell'amico, lo
vede scrollarsi da addosso il peso di quella relazione finita male e
riappropriarsi delle sue ambizioni.
Riprese in mano la sua vita, in tutto e per tutto, rendendosi
l'assoluto
protagonista di essa e decidendo che non c'era spazio per nessun altro.
Non si innamorò più, e non sembrava pesargli
particolarmente più che Veronica
invece lo avesse fatto.
Tuttavia, c'era qualcosa che faceva capire a Matteo che il suo amico
era ancora
capace di provare empatia nei confronti del genere femminile, ed
è per quello
che rimase ad aspettare, osservandolo bere fino all'ultima goccia il
suo
Negroni e sfregarsi con forza la guancia con il palmo della mano, come
a voler
scacciare qualcosa.
"Hai finito?" fu il turno di Matteo di porgere quella domanda.
"Lò, perché sarebbe una cattiva idea?" aggiunse
subito dopo prendendo
delle arachidi per godersi al meglio la scena di Lorenzo mentre si
arrampicava
sugli specchi alla ricerca di scuse.
Ma non successe: il suo giovane amico non cercò nessuna
scusa, non provò a
svincolarsi in alcun modo.
"Non so se voglio una cosa seria e so che con una come Cecilia non
funzionerebbe mai un rapporto di solo sesso" si spiegò
assumendo un tono
piuttosto calmo e senza alcuna incrinatura.
Matteo annuì. "Hai paura che alla lunga lei possa volere di
più?"
Lorenzo lo guardò e strinse le spalle. In realtà,
temeva che anche in lui
potesse nascere quel sentimento e non si sentiva pronto ad affrontarlo.
"O magari anche io potrei volerlo, non lo so" confessò e
notò un
sorriso da 'te l'avevo detto' comparire sulle labbra dell'amico.
"Fregatene dell'altro tipo e provaci" lo incoraggiò.
"È inutile farsi tutte 'ste seghe sul rapporto che avreste
se non sai se
lei ti vuole" aggiunse e Lorenzo arricciò le labbra senza
commentare
ulteriormente. Era il modo di non ammettere che l'amico potesse avere
ragione.
Dopodiché si guardò intorno, notando una bionda
con il corpo da urlo e ammiccò
verso l'amico. "Guarda un po' lì" disse all'amico indicando
la
ragazza in questione con fare discreto.
Matteo sollevò un sopracciglio e mosse il mento in segno di
approvazione.
Forse dopotutto, il suo amico non aveva ancora perso del tutto il suo
temperamento peperino.
***
41
Wolridge St
Casa
di Cecilia
Stesso
giorno
ore
19,32
A diversi km
di distanza dal mercato metropolitano dove i due giovani amici stavano
trascorrendo la serata, Cecilia si stava preparando.
Con sua enorme sorpresa, Michael era rientrato in anticipo e le aveva
proposto
di vedersi.
Si sarebbero incontrati direttamente al The blackbird, il locale scelto dall'inglese,
dove lui avrebbe
visto con degli amici un amichevole di rugby.
"What do you think?" chiese consiglio alla coinquilina Harriet
indicando il suo outfit.
"Oh, well. You're meeting him in a pub so possibly you're a bit
overdressed?" osservò titubante indicando soprattutto la
gonna blu
satinata con un accenno di spacco laterale.
"He told me that we're probably not staying there for the whole time
but I
don't know where are we going afterwards" spiegò
giustificando il suo look
un po' sopra le righe.
"Alright, then! You look gorgeous, by the way" le disse sorridendo e
Cecilia la ricambiò.
A quel punto, notando di essere leggermente in ritardo, la
salutò ed uscì di
casa, augurando alla coinquilina una buona serata.
Il pub si trovava in zona Earl's Court, non molto lontano da casa di
Cecilia,
per cui la ragazza se l'era presa comodo.
Arrivata a destinazione, si guardò intorno alla ricerca del
suo accompagnatore.
Non tardò moltissimo ad individuarlo, le bastò
infatti dirigersi verso il
gruppo di adulti più rumoroso dell'intero pub per trovarlo.
"Hey!" disse timidamente introducendosi in mezzo al gruppo.
Michael si voltò e le rivolse un sorriso decisamente troppo
malizioso che non
piacque per niente a Cecilia. Il volto di lui deformato in
quell'espressione un
po' viscida e del tutto fuori luogo la fece arretrare. Non era abituata
ad
essere guardata in quel modo, soprattutto da un uomo con cui si stava
frequentando.
Il giovane si mosse leggermente sullo sgabello e l'avvicinò
a sé con poca
grazia, rendendo chiaro a Cecilia che avesse già iniziato a
festeggiare a base
di birra, dal colore paonazzo del suo viso.
"Are you already celebrating?" domandò infatti la giovane
sorridendo
un po' forzatamente.
Mike annuì e sporse la pinta della bevanda bionda verso di
lei, fingendo un
brindisi.
"You should as well" biascicò l'altro facendo l'occhiolino.
"I'll go and have one" aggiunse e si staccò dall'uomo
dirigendosi
verso il bancone.
Al bancone ordinò una mezza pinta di IPA, e rimase
appoggiata al bancone in
legno in attesa della sua ordinazione.
Fu allora che si guardò intorno per osservare meglio il
locale in cui si
trovava. Era il classico pub inglese, ma aveva stile quindi decise di
scattare
una fotografia e postarla fra le stories di Instagram, aggiungendo
anche la
posizione e il nome del pub, come al suo solito.
Non si sentiva molto a suo agio all'idea di ritornare in mezzo agli
amici di
Michael che non si erano nemmeno degnati di presentarsi o rivolgerle il
benché
minimo saluto. Tuttavia, non era lì per loro
bensì per Michael e sperava che
alla fine della partita, avrebbe nuovamente rivolto le sue attenzioni
verso di
lei.
Mossa da queste motivazioni, si fece coraggio e ritornò dal
gruppo, che
continuò ad ignorarla come in precedenza.
Anche Michael fu completamente assorbito dalla partita e rispondeva a
monosillabi alle domande di Cecilia finché non le chiese di
rimandare le
chiacchiere alla fine dell'amichevole.
Il tono con cui glielo disse la scocciò non poco ma decise
di evitare litigate
e annuì, per poi sedersi sullo sgabello incrociando le
braccia al petto per
fare notare il suo disappunto e senza molto successo.
Per il resto della partita, Michele sotto l'influenza dei suoi amici
continuò a
bere esultando ed urlando contro i giocatori della sua squadra quando
sbagliavano un'azione.
Cecilia iniziava ad averne abbastanza ed era sul punto di piantarlo
lì,
tornandosene a casa, quando la partita ebbe finalmente fine.
Circa dieci minuti dopo, il suo accompagnatore si distaccò
dal gruppo e
condusse Cecilia verso il bancone alla ricerca di un altro drink e di
un posto
più 'tranquillo' dove sistemarsi. Mentre aspettava il suo
Long Island, Mike
afferrò Cecilia per la vita, stringendola con molta poca
delicatezza, e provò a
baciarla.
La giovane si ritrasse non solo per l'odore di alcool piuttosto forte
che emanava
di Mike ma anche per il modo brusco con cui le aveva afferrato il volto.
"What's wrong, babe?" domandò confuso, e non solo per la
quantità di
birra che aveva in corpo.
A Cecilia la reazione di Michael parve sincera, probabilmente non aveva
dosato
bene la forza semplicemente, per cui decise di passarci sopra, e
sorrise.
"Nothing" rispose ricambiando il bacio.
Il drink di Michael fu posato sul bancone, distraendo l'uomo, e Cecilia
ebbe un
attimo di respiro. Le riusciva piuttosto difficile ignorare l'alito al
sapore
di alcool.
In quel momento, notò un tavolo libero per due e lo
indicò. "Let's
go" la invitò a seguirla destreggiandosi fra le diverse
persone che
affollavano il locale, che si era riempito nel frattempo.
Dentro di sé sperava che tenendo Michael lontano dal bancone
avrebbe potuto
finalmente tenere una conversazione decente con l'uomo facendogli
passare un
po' la sbornia.
Michael mosse il capo e afferrò il bicchiere, seguendo la
ragazza un po'
barcollante e dando l'impressione a Cecilia che forse la serata non era
del
tutto perduta.
***
42 Newington Causeway,
Mercato Metropolitano
Ore 20,42
"Brò, io
mi avvio. Ho un appuntamento" annunciò Matteo un po'
evasivo. Era da
qualche settimana che aveva in continuazione appuntamenti con persone
non specificate,
sempre che non si trattasse della stessa.
"Ah sì? Ma si può sapere con chi stai uscendo?"
domandò con tono
piuttosto incalzante Lorenzo.
"Non ancora" fu la risposta un po' divertita e l'amico fece
spallucce. "Come ti pare!" aggiunse.
"Comunque ok, io mi sa che raggiungo Luca a Baron's Court a questo
punto" lo informò alludendo al suo amico e collega di lavoro.
"Ci vediamo dopo" lo salutò sbrigativo Matteo avviandosi
nella
direzione opposta e Lorenzo andò verso la metro.
Mentre camminava, aprì l'applicazione di Instagram e
notò subito che Cecilia
aveva postato una story. Non esitò nemmeno un attimo ad
aprirla e sorrise di
gusto quando si rese conto che la giovane era nei pressi della sua
destinazione.
"Hey, sto venendo dalle tue parti!
Andiamo al The Blackbird? Ho una persona da vedere!" scrisse
all'amico.
Luca rispose quasi subito, era anche lui uscito per vedere la partita
ed era
momentaneamente senza piani.
"Chi c'hai da vedere?"
domandò immaginando che si trattasse di una delle ragazzette
che gli giravano
intorno.
"Te la faccio vedere lì"
confermò l'ipotesi dell'amico e si salutarono dandosi
l'appuntamento a circa
mezz'ora dopo.
Durante il viaggio Lorenzo continuò a monitorare Instagram
per verificare che
Cecilia non si fosse spostata, non vide nessun aggiornamento fra le sue
stories
o post, per cui si aspettava di trovarla lì al suo arrivo.
Luca, arrivato con leggero anticipo, era appoggiato ad un lato
dell'entrata del
pub a fumarsi una sigaretta, quando Lorenzo arrivò
sfoggiando il suo classico
sorriso malandrino.
Non vedeva l'ora di rovinare la festa a Michael presentandosi
lì e sconvolgendo
un po' Cecilia.
"Sembri un maniaco" lo prese in giro Luca mentre spegneva la
sigaretta. "Si può sapere chi devi vedere?" chiese
immediatamente
dopo. Era piuttosto curioso.
Lorenzo superò i due addetti alla sicurezza mostrando il suo
ID ed entrò nel
locale, seguito da Luca che fece altrettanto.
Diede un'occhiata al locale, individuando quasi subito la coppia, e
sorrise.
"Lei" dichiarò accennando a Cecilia con discrezione.
"Quella con il tipo? Sembra il suo ragazzo" commentò
perplesso
l'altro notando il modo in cui Michael teneva avvinghiata Cecilia per
quanto
qualcosa nell'espressione della giovane suggerisse che non era
pienamente a suo
agio.
"Frequentante" lo corresse Lorenzo e lo invitò a seguirlo al
bancone
con il duplice scopo di ordinarsi un gin tonic e trovare un angolo da
cui osservare
la ragazza e il suo accompagnatore senza essere notato.
"Quindi che vuoi fare? Metterti in mezzo?" gli chiese l'amico che
ancora non era chiaro riguardo le intenzioni di Lorenzo.
Il giovane fece spallucce, ad essere sinceri, nemmeno lui ne aveva idea.
"Vorrei capire quanto è seria" disse poi e si
appoggiò di spalle al
bancone tirando indietro il ciuffo di ricci per ravvivare un po' i
capelli.
"Ok, quindi sei parecchio interessato a lei" osservò in modo
ovvio
Luca guadagnandosi un'occhiataccia dall'altro.
In quel momento però la sua attenzione fu catturata dallo
scatto di Cecilia che
provava a svincolarsi dalla presa dell'uomo.
Lo sguardo di lui non piacque per nulla a Lorenzo: non
trasmetteva
In quel
momento però l'attenzione di Lorenzo fu catturata dallo
scatto di Cecilia che
provava a svincolarsi dalla presa dell'uomo.
Lo sguardo di
lui non piacque per nulla a Lorenzo: non trasmetteva alcuna
sensazione positiva bensì rabbia. I tratti del viso erano
contratti e i pugni
serrati, le labbra si muovevano in modo concitato e il suo corpo si
sporgeva
sempre di più verso la giovane con il chiaro intento di
sovrastarla.
"Ci sta andando
pesante" commentò Luca che stava seguendo la scena a
sua volta.
"Troppo" fu la
risposta secca di Lorenzo, dopodiché si staccò
dal
bancone, avvicinandosi sempre di più alla coppia.
L'atteggiamento
di Michael stava diventando sempre più aggressivo, e senza
controllo. Era chiaro che Cecilia stesse in difficoltà, per
cui non esitò un
secondo a fiondarsi in mezzo alla coppia.
Gesticolava
animatamente, insistendo perché la ragazza lo seguisse,
nonostante
fosse evidente che Cecilia non volesse, decidendo infine di afferrarla
per il
polso, tentando di trascinarla verso l'esterno.
Era chiaro che
la giovane fosse in difficoltà, per cui non esitò
un secondo a
fiondarsi in mezzo alla coppia.
"Mike, please
stop it! You're hurting me" urlò tentando inutilmente
di liberarsi dalla sua presa.
Di tutta
risposta, l'uomo strinse ancora più forte il suo
avambraccio,
provocando una smorfia di dolore in Cecilia.
"You're doing
exactly what I tell you to do" la minacciò e
provò a
spintonarla per trascinarla verso di lui.
"I am not
coming! Stop it!" ribadì nuovamente la ragazza e lo spinse
con tutta la forza che aveva in corpo. Iniziava davvero ad avere paura
di
Michael, temeva che potesse addirittura colpirla.
Non poteva
crederci, semplicemente non ci riusciva; pensare che quell'uomo, che
le stava causando tutto quel dolore in quel momento, fosse lo stesso
che fino
al giorno precedente l'aveva coccolata, era assurdo.
L'uomo
sollevò l'altro braccio per provare ad afferrarle anche
l'altro
avambraccio.
"Get the fuck
out of here" affermò Lorenzo in modo piuttosto
risoluto.
La giovane
sollevò lo sguardo verso di lui, riconoscendolo, e lo vide
intento a
bloccare il braccio di Michael per impedirgli di spintonarla ancora.
Sul viso del
giovane romano era percepibile la tensione e la rabbia che stava
provando, avrebbe voluto colpire Mike più volte in faccia,
causandogli molto
dolore.
"I said, get the
fuck out of here" ripeté scandendo bene le parole.
L'altro lo guardò con aria di sfida e mise ancora
più forza per spostare il
braccio e Lorenzo lo spinse via, liberando così Cecilia che
corse dietro di lui
per proteggersi.
Michael
vacillò a causa dell'enorme quantità di alcool
che aveva in circolo.
"What the fuck
are you doing, stupid asshole?" urlò quando
riuscì a
riprendersi.
"Go fuck
yourself!" aggiunse dirigendo verso Cecilia che cacciò un
urlo per la paura.
"You touch her
and I swear, I'll put you to sleep forever" lo
minacciò Lorenzo in modo piuttosto serio, mettendosi davanti
a Cecilia per
impedirgli di avvicinarsi.
L’inglese
rise e lanciò uno sputo in aria provando a colpirlo in viso.
"You know what? Fuck off! She's just a stupid twat who doesn't even
know
how to fuck" insultò Cecilia con disprezzo. "You can keep
her"
A quel punto, si
allontanò lasciandoli da soli e Lorenzo si voltò
verso Cecilia
che stava dandogli le spalle.
"Hey, tutto ok?"
le domandò rendendosi conto solo in quel momento
attorno si era radunato un piccolo gruppo di persone, inclusi due
addetti alla
sicurezza, che erano stati chiamati.
"Sir, is
everything alright? Is she hurt?" chiese uno dei due uomini
a Lorenzo. Aveva seguito la scena e non gli sembrava che l'avesse
colpita ma
non poteva esserne certo.
"Ceci?" la
richiamò avvicinandosi a lei con cautela.
Cecilia
sospirò profondamente e provò a ricacciare
indietro le lacrime prima di
girarsi e confermare che stesse bene. "Yes, I'm okay"
sussurrò
facendo segno ai due che potevano allontanarsi.
"Ok, we'll be
around if you need anything" si offrì gentilmente e
fece cenno al secondo collega di ritornare alla loro postazione,
seguiti dalla
folla che cominciò a disperdersi.
"Hey, sicura di
stare bene?" chiese ancora per conferma e notò una
lacrima scendere lungo la sua guancia. Non era riuscita a trattenere le
lacrime
ulteriormente.
D'istinto,
accorciò le distanze e allargò le braccia per
incoraggiare Cecilia a
tuffarsi, che dopo qualche secondo di esitazione decise di lasciarsi
abbracciare. "Va tutto bene" la rassicurò mentre la teneva
stretta
delicatamente a sé.
Gli
sembrò che si incastrassero alla perfezione, quasi fossero
una sorta di
puzzle e lei fosse fatta per occupare quel preciso spazio fra le sue
braccia.
Cecilia rimase
immobile senza rispondere all'abbraccio ma trovando un enorme
conforto in quel contatto che nessuno dei due sembrava propenso ad
interrompere, finché la giovane non riprese il controllo
decidendo di
staccarsi.
"Voglio andare a
casa" disse quasi sussurrando e Lorenzo annuì.
"Chiamiamo un uber" suggerì.
Cecilia scosse
la testa, non gli aveva chiesto di accompagnarla. "No,
prendo la tube" ribadì.
"Senti, non mi
sembra il caso! Per quanto ne sappiamo quell'idiota
potrebbe essere là fuori che ti aspetta. Mi sento
più sicuro se prendiamo o prendi,
come vuoi, un uber" affermò con tono piuttosto serio. Non si
scherzava con
la sicurezza.
Cecilia
sollevò un sopracciglio per la sorpresa, non lo aveva mai
visto così
serio e riflettendoci sopra, non aveva nemmeno tutti i torti.
"E tu dopo come
fai?" gli domandò. Non abitavamo esattamente vicino
quindi era meglio controllare.
"Troverò
un modo per tornare, non preoccuparti" la rassicurò
facendole un sorriso. Anche le labbra di Cecilia si curvarono
debolmente verso
l'alto, incoraggiando Lorenzo a portare avanti il suo piano.
Chiamò
l'uber e quando notò che l'automobile era nelle vicinanze,
le posò un
braccio intorno alle spalle e la scortò fuori.
Durante il
viaggio non si dissero molto; Cecilia rispondeva a monosillabi alle
domande del giovane che tentava di tirarle un po' su il morale.
Arrivati alla
porta di casa di lei, scesero entrambi dall'auto e Lorenzo fece per
accompagnarla alla porta.
"Non
c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta" gli disse con
un
tono innegabilmente acido e Lorenzo alzò le mani, rimanendo
fermo in piede
davanti a lei.
Non era
arrabbiata con lui; anzi, gli era grata di essersi intromesso per
quanto trovasse assurdo che si fosse trovato lì proprio in
quel momento.
Si rese conto di
essere stata troppo dura nei toni, e si avvicinò per
salutarlo
dandogli un bacio sulla guancia. "Non ce l'ho con te"
sussurrò poi
fissando le sue scarpe e Lorenzo annuì.
"Lo so" rispose
lui e strinse la sua mano per rassicurarla.
Cecilia
sollevò lo sguardo e sorrise debolmente. "Buonanotte e
grazie" disse dirigendosi successivamente verso la porta.
Prima di entrare
in casa, si voltò di nuovo, Lorenzo era ancora in piedi che
la
guardava sorridente. Aveva una strana luce negli occhi, che trasmise un
senso
di sicurezza e calore a Cecilia.
La ragazza
scosse la mano in aria salutandolo e Lorenzo fece altrettanto, ed
infine entrò nel suo appartamento.
Sentì
la TV della sua coinquilina Camilla accesa e cercò di
raggiungere il piano
di sopra facendo meno rumore possibile, non sarebbe stata in grado di
intrattenere alcuna conversazione e voleva onestamente starsene da
sola. Per
sua fortuna, Harriet era uscita e non sembrava ancora essere tornata,
quindi al
piano di sopra non avrebbe trovato nessuno.
Ancora tremante
per quanto successo, si lasciò cadere sul letto utilizzando
la
sua coperta come scudo e scivolò verso il basso.
Iniziò a concentrarsi sul suo
respiro per calmarsi e strinse i pugni triturando le sue lenzuola. Si
sentiva
di nuovo sul punto di scoppiare a piangere quando ricevette una
telefonata.
Guardò il display leggendovi il nome di Lorenzo; l'interesse
che il ragazzo
stava mostrando nei suoi confronti la lasciava ancora un po' perplessa,
voleva
sicuramente assicurarsi che stesse bene ma qualcosa dentro di
sé le diceva che
poteva esserci di più.
Tuttavia, in
quegli istanti, non avrebbe potuto avere nessuna risposta alle sue
domande e, in ogni caso, richiedevano una chiacchiera con l'altro
diretto
interessato, perciò decise di rispondere dopo qualche
squillo, una volta certa
di aver la voce sotto controllo.
"Hey tutto ok?"
domandò il giovane con tono seriamente preoccupato,
non appena rispose.
"Sì
sto bene" lo rassicurò e le sue labbra inevitabilmente si
curvarono verso l'insù, anche se lui non poteva vederla.
"Quello
è coglione, avrei tanto voluto prenderlo a pugni"
sentenziò
non nascondendo la rabbia che provava al solo pensiero della scena a
cui aveva
assistito.
Cecilia
sospirò e confermò che era sua intenzione
tagliare ogni rapporto.
"Bene. Ma dove
l'hai conosciuto?" le chiese cedendo alla curiosità.
Voleva capire da dove fosse uscito un simile idiota.
La giovane ebbe
un attimo di esitazione prima di rispondere, non sapeva se
fosse una buona idea confessare di fare uso delle app per incontri, ma
non
volendo mentire, decise di essere sincera.
"Su Tinder" non
aggiunse molto altro e aspettò la reazione di
Lorenzo.
"Tinder
è pieno di coglioni" affermò incontrando il
consenso di
Cecilia. "Ma qualcuno si salva" aggiunse poi.
"Cioè?"
domandò l'altra senza nascondere il tono perplesso.
"Il
sottoscritto" si vantò Lorenzo e Cecilia soffocò
una risatina.
"Certo" disse infatti con tono sarcastico.
Lorenzo fece
finta di niente nonostante avesse capito la punta di sarcasmo
della sua interlocutrice.
"Ci vediamo
martedì?" cambiò argomento e sorvolando
deliberatamente
sul commento di Cecilia.
Cecilia
aggrottò la fronte confusa: in che senso ci vediamo
martedì?
"Per il meeting"
le ricordò poi notando il silenzio dell'altra parte.
"Ah,
sì!" confermò Cecilia. "Ci vediamo
martedì"
"Ottimo, beh
allora buonanotte" la salutò riattaccando non appena la
ragazza rispose.
Cecilia
continuò a fissare lo schermo finché questo non
si spense, ripensando
alla serata, al comportamento di Michael.
Non riusciva
ancora a capacitarsi dell'accaduto, le sembrava assurdo di essere
stata così sfortunata, ma soprattutto non riusciva a fare a
meno di pensare che
sarebbe potuta andare ancora peggio se non fosse stato per Lorenzo,
l'ultima
persona che si aspettava di incontrare.
Dietro il modo
in cui si era comportato, la giovane intravedeva dell'interesse,
o forse si trattava di un semplice gesto di cavalleria?
Probabilmente si
sarebbe comportato nello stesso modo anche con una
sconosciuta, pensò.
Tuttavia,
restava il modo in cui l'aveva guardata a mettere un po'
difficoltà
quella seconda ipotesi.
E se dopotutto,
Lorenzo de Tommasi provasse davvero qualcosa per lei?
----------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutte!
Se state leggendo questo significa che questo capitolo vi ha preso e siete arrivate/i fino all'ultimo - ebbene, sì! Forse ci sono andata un po' pesante con la sfiga di Ceci. Ma mi serviva un espediente, qualcosa che facesse svegliare al nostro amico.
Cecilia si sarà resa conto che Lorenzo fa sul serio? Ma soprattutto Lorenzo si sarà reso conto che fa sul serio? Lo scopriremo prossimamente.
Scusate se non vi ho descritto molto il Mercato Metropolitano, un posto molto carino, ci ritorneremo sicuramente e avrete un descrizione migliore (cioè avrete una descrizione XD)
Alla prossima e graziee,
Anto |
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Capitolo 12 *** Collision ***
Capitolo
XI
41
Wolridge St
Casa
di Cecilia
28/04/2019
Ore
10,47
Dopo la loro
chiacchiera al telefono, non aveva più sentito Lorenzo; il
ragazzo non l'aveva
più contattata e nemmeno lei lo aveva cercato nonostante la
sua coinquilina
Harriet avesse insistito più volte perché lo
facesse.
Aveva raccontato alle coinquiline l'accaduto la mattina successiva,
lasciandole
di stucco di fronte all'inspiegabile atteggiamento di Michael. "I was
lucky that Lorenzo was there" affermò al termine del
racconto.
"Isn't it a bit weird?" domandò retorica Camilla grattandosi
il capo
e Harriet annuì.
"He was there because of you" insistette la scozzese, e anche Camilla
mosse il capo a sostengo della tesi.
Era convinzione di entrambe le sue coinquiline che il ragazzo non si
fosse
trovato lì per caso, bensì che avesse deciso di
andare al The Blackbird con il
preciso intento di vederla.
"Well, we'll never know" provò a chiudere il discorso
Cecilia,
rispondendo al commento entusiasta di Harriet che suggeriva un vivo
interesse
del giovane nei suoi confronti.
Tuttavia, le due ragazze non vollero arrendersi iniziando le varie
"indagini" e cominciando proprio dai social.
"You published a story on Instagram, didn't you?" domandò
Harriet e
Cecilia annuì senza capire dove volesse andare a parare.
"Give me your phone" chiese alla coinquilina
stendendo la
mano perché posasse il cellulare sul palmo aperto.
Cecilia obbedì ma iniziò a protestare sostenendo
che Lorenzo non era fra i suoi
followers, o almeno così credeva.
Camilla e Harriet scorrevano la lista degli utenti che avevano
visualizzato la
foto pubblicata senza tuttavia individuare un nome che ricordasse
vagamente
quello di Lorenzo quando Camilla indicò con il pollice un
nome, facendo uno
strano sorriso.
"TheTom" esclamò con un'espressione vittoriosa dipinta sul
volto.
Cecilia e Harriet si guardarono un po' stranite, non sicure che fosse
effettivamente la persona giusta.
A quel punto, Harriet cliccò sul profilo del suddetto
'TheTom' notando
che era privato.
"This is a private profile" informò le due perdendo un po'
di
entusiasmo.
"Yes but this is definitely him" esclamò Camilla tirando
fuori una
foto che ritraeva il ragazzo insieme al suo coinquilino Matteo e
cliccando sul
simbolo del tag per mostrare il nome TheTom.
"Where did you find it?" chiese Harriet curiosa prima di
abbandonarsi ad un'esultazione alla 'te l'avevo detto'.
"On Matteo's profile" rispose senza pensarci molto e le altre due
ragazze la guardarono un po' stranite.
"And how do you know Matteo's profile?" fu infatti la domanda di
Cecilia facendo avvampare Camilla che si rese conto di aver detto
troppo.
"Oh my gosh! You're dating!" affermò Harriet puntandole
anche un dito
contro.
Camilla si morse il labbro inferiore e sospirò: l'avevano
scoperta.
"Yes, we're dating. I went to the restaurant some weeks later we've
been there,
and we spoke a bit more. He asked me out and I.."
lasciò in
sospeso il racconto, convinta che il resto della storia fosse ormai
chiara alle
altre due.
"Oh! That's great. Happy for you" commentò Cecilia
rivolgendole un
ampio sorriso.
"Me too" disse la scozzese prima di riportare la conversazione
sull'argomento principale: Lorenzo 'TheTom'.
"He was definitely there for you" affermò con tono troppo
sicuro di
sé che non avrebbe accettato alcun parere contrario.
Anche Camilla annuì sebbene dentro di sé sperava
che la coinquilina si
sbagliasse: il giovane romano la convinceva ancora ben poco.
"Do you believe that he could be into me?" domandò
abbassando lo
sguardo verso la foto che lo ritraeva insieme a Matteo ed altri delle
comitiva.
Era fuori da ogni discussione che a lei interessasse: esteticamente
rispecchiava tutti i canoni di bellezza che cercava in un uomo e anche
caratterialmente riconobbe che ci poteva essere un'intesa.
Avevano imparato a conoscersi un po' meglio durante quei due mesi di
lavoro,
dovuto allo stretto rapporto cliente-agenzia che avevano. Tuttavia,
l'amaro
ricordo del modo in cui si era sentita era ancora vivo in lei per
fidarsi
facilmente di nuovo.
"Just wait. He'll do something for sure" la consigliò
Harriet per
voltarsi verso Camilla che pensava di aver evitato tutte le domande
scomode su
Matteo.
"Soo.. Matteo, uh?" domandò tutta maliziosa
facendo
l'occhiolino a Cecilia perché si unisse al torchio.
D'altronde, tutte le domande devono essere risposte e i dettagli devono
essere
svelati.
***
24
Percy
Street, London
Sede
centrale di Zenith Media
30/04/2019
Ore
10,03
Il martedì
successivo Cecilia andò a lavorare di ottimo umore, senza
riuscire bene a
spiegarsi il perché.
Forse sarebbe più giusto dire che era consapevole del
perché ma non voleva
riconoscerlo.
Sarebbe andata direttamente nell'ufficio di Lorenzo poiché
il meeting si
sarebbe tenuto al mattino presto. Si trattava di un lungo meeting in
cui si
sarebbero ridiscusse tutte le strategie per la seconda metà
dall'anno dato che
alcuni obiettivi erano cambiati in seguito alle ricerche di post
campagna,
condotte sulle principali campagne a sostegno dei prodotti centrali del
loro
portfolio aziendale.
Sarebbe stata dunque una riunione piuttosto faticosa e sicuramente
tutto il
team sarebbe stato messo sotto pressione, sia lato cliente che agenzia,
ma
faceva parte del gioco.
In qualità di Media manager, Cecilia avrebbe giocato un
ruolo fondamentale per
la buona riuscita delle strategie e degli approcci che sarebbero venuti
dalle
conversazioni di quella mattina. Medesimo compito avrebbe avuto Lorenzo
che
sarebbe stato il principale responsabile della loro concreta esecuzione.
Appena giunta in ufficio, si diresse verso la reception per
registrarsi. Non
era lì da nemmeno cinque minuti quando sentì una
persona chiamare il suo nome.
"Hey, Cecilia!" la salutò Lorenzo avvicinandosi per darle un
bacio
sulla guancia.
Inevitabilmente Cecilia arrossì, non ce la faceva. Era
sempre più forte di lei,
per quanto ci provasse il suo corpo reagiva sempre così di
fronte alla visione
del ragazzo.
"Hey" ricambiò il saluto non appena si riprese.
"Vieni che ti offro un caffè" le propose avviandosi verso il
piano di
sopra.
Giunti in cucina, il giovane iniziò ad armeggiare con gli
sportelli tirando
fuori le capsule. "Quale preferisci?" le domandò mostrandole
tre
diverse tipologie di espresso.
"È uguale" farfugliò Cecilia ancora in imbarazzo.
Non capiva perché
lei dovesse essere così impacciata mentre lui sembrava a
perfetto suo agio.
Poteva essere perché non era effettivamente interessato?
Lorenzo sorrise e prese due capsule di Arpeggio, una delle
varietà preferite
dal giovane, e servì il caffè ad entrambi.
"Zucchero?" chiese stendendo un piccolo recipiente con diverse
bustine al suo interno. Cecilia annuì e allungò
prendendo lo zucchero di canna.
Dopodiché, il ragazzo ripose il recipiente nello scaffale
dando un sorso alla
bevanda nera.
Cecilia lo guardò un po' disgustata. "Ma lo prendi amaro?"
gli chiese
fissando la sua tazzina.
Probabilmente l'espressione di Cecilia era piuttosto teatrale al punto
che
Lorenzo si lasciò sfuggire una risata.
"Sì, a me fa schifo zuccherato"
ribadì e diede un ultimo
sorso al suo espresso.
"Sei pazzo" osservò Cecilia a sua volta finendo a sua volta
il caffè.
"Dai, andiamo nella saletta, fra poco arrivano tutti"
suggerì il
giovane facendole strada.
Cecilia lo seguiva in silenzio, avrebbe voluto dirgli mille cose:
chiedergli
come mai si fosse trovato nel suo stesso pub, se fosse arrivato
facilmente a
casa quel giorno, come avesse trascorso il resto del fine settimana.
Tuttavia, nessuna di queste domande veniva fuori nonostante ci
provasse. Per
sua fortuna, Lorenzo era molto meno in imbarazzo di lei e introdusse
lui il
discorso.
"Hai più sentito al coglione?" chiese difatti risolvendo
ogni
problema a Cecilia.
"Onestamente l'ho bloccato" confessò incontrando il consenso
del
ragazzo.
"Hai fatto benissimo" confermò lui mentre collegava il PC
per
prepararsi alla proiezione.
Cecilia era sul punto di chiedergli del suo weekend avendo finalmente
trovato
il coraggio di continuare la conversazione quando nella saletta
entrò il capo
di Lorenzo seguito da Nicky, la sua collega.
"Amazing! You're already here" esclamò l'uomo rivolgendosi a
Lorenzo.
"Yes, and also ready to present" aggiunse il giovane romano indicando
lo schermo alle sue spalle che proiettava la slide iniziale della loro
presentazione.
"One of our best resources" disse l'altro rivolgendosi alle due
donne.
"Yes, indeed" confermò Nicky dopodiché
richiamò l'attenzione di
Cecilia facendole notare una delle email ricevute e la ragazza,
consapevole che
non ci sarebbe stata più occasione di parlare con Lorenzo,
prese posto vicino
alla donna accendendo il suo laptop.
Dopo circa una decina di minuti, il restante team di Softender fece il
suo
ingresso e la riunione ebbe inizio, al termine dei classici convenevoli
del
rapporto cliente-agenzia, dominato dal binomio strette di
mano-caffè.
Come previsto, fu una riunione alquanto lunga, spezzata da due pause,
per la
gioia dei partecipanti che, a parte la necessità di riposare
la mente per
affrontare i diversi argomenti, avevano bisogno di recuperare un po' di
energie, per cui fu servito il pranzo durante la seconda pausa.
Cecilia sperava di riuscire a parlare con Lorenzo durante il pranzo ma
il
ragazzo fu trattenuto dal suo capo e dovette allontanarsi per gran
parte del
tempo, finendo per consumare un misero panino nei cinque minuti rimasti
prima
dell'inizio della seconda parte della riunione.
Al termine di questa seconda parte e, a percezione di tutti i presenti,
più
lunga, Lorenzo scappò fuori alludendo ad una chiamata
urgente, lasciando la
ragazza con l'amaro in bocca. Non sarebbe riuscita a parlare nemmeno in
quell'occasione.
"Ceci, are you staying here? We've got a room in case" le
domandò il
suo capo distraendola dai suoi pensieri.
Cecilia guardò l'orario e notò che erano circa
le 15,45, non avrebbe avuto
molto senso rientrare in ufficio e se fosse tornata a casa, non avrebbe
combinato granché, per cui annuì.
"Yes, if I can, I'd prefer to stay" rispose alla domanda e
cominciò a
raccogliere le sue cose.
"Of course, you can! We've got room 4.5" la informò e si
avviarono
insieme.
Come al solito, ci fu un momento di scambio di opinioni relativamente
alla
riunione appena conclusa, per ritornare ad immergersi nel lavoro
quotidiano.
Cecilia aveva difatti ricevuto una 50ina di mail durante quella
giornata e
molte richiedevano una risposta entro fine giornata, per cui fu
completamente
assorbita dal lavoro senza badare molto a quello che succedeva attorno
a lei,
finché il suo capo non richiamò la sua attenzione.
"I think I am heading home" affermò verso le 18,10, mentre
richiudeva
il suo laptop.
"Are you staying much longer?" le domandò subito dopo
notando che la
ragazza non si era mossa.
"A few mails more and then I'll go home" rispose Cecilia notando che
la sua casella segnalava ancora qualche messaggio non letto.
"Don't stay too late" si raccomandò il suo capo e
uscì dalla stanza,
lasciando la ragazza da sola.
Come previsto, non si fermò molto di più e circa
una ventina di minuti dopo si
avviò verso casa.
Stava camminando verso la metro al ritmo di musica, con le cuffie
inforcate e
sintonizzate sulla sua playlist personale di Spotify, quando qualcuno
l'affiancò.
Una mano infatti sbucò dal nulla davanti al suo viso per
richiamare la sua
attenzione, facendola sussultare.
"Non volevo spaventarti" disse Lorenzo una volta che Cecilia si
voltò
verso di lui.
La ragazza scosse la testa e sorrise. "Ero semplicemente
sovrappensiero" lo rassicurò e Lorenzo sorrise a sua volta.
"Ho una fame che sto morendo" disse poi toccandosi lo stomaco che
brontolava.
"Ci credo! Non hai mangiato nulla prima" osservò lei.
Lorenzo assottigliò gli occhi. "Esatto! Ultimamente hanno
deciso che il
mio pranzo è sacrificabile" si sfogò senza
curarsi molto che la sua
interlocutrice fosse anche la sua cliente. "Fai questo, quello.. entro
oggi, entro domani mattina, entro un'ora al massimo"
continuò e Cecilia
scoppiò a ridere.
"Mi dispiace se siamo così" si scusò difatti e
l'altro scosse la
testa.
"Non siete voi, onestamente. Ma il team non è al completo
ancora e giustamente
questo non deve impattare sulla qualità di quello che vi
diamo quindi.."
lasciò in sospeso la frase e la ragazza annuì.
Era tipico delle aziende
chiedere il 200% alle persone senza però concedere
più tempo.
"Potevi mangiare i biscotti" commentò la ragazza e Lorenzo
la guardò
torvo.
"Io odio quei maledetti biscotti e voi vi siete mangiati tutta la
frutta!" esclamò additandola. Era vero: nemmeno una banana
avevano
lasciato.
Cecilia rise di nuovo e gli diede una leggera spinta sfiorando il
braccio sinistro.
A quel punto Lorenzo si voltò verso di lei, con una
strana espressione in
volto. Stava sicuramente macchinando qualcosa.
"C'è un posto qui vicino che fa degli hamburger buonissimi"
buttò lì
e Cecilia si morse il labbro inferiore. Aveva capito dove voleva andare
a
parare: si trattava sicuramente di un invito, nonostante non potesse
essere
considerato un appuntamento. "Ti va se ci andiamo?" le domando
difatti a conferma che la stesse invitando.
"Ma non sono nemmeno le sette" osservò Cecilia. "Ceniamo
all'inglese?"
chiese e Lorenzo fece spallucce.
"Io mangerei ora perché sto a morì ma tu sentiti
libera di magnà quando te
pare" le rispose infilando qualche parola in 'romano'. Quando era in
confidenza con qualcuno, non badava molto a parlare scorretto o a
nascondere la
cadenza.
Cecilia annuì farfugliando un 'ok' e
Lorenzo s'illuminò, o almeno così
sembrò alla giovane.
"Quindi è un sì?" chiese conferma lui e la
ragazza annuì di nuovo. A
quel punto, Lorenzo la prese a braccetto e cambiò
completamente direzione.
***
Tommi’s Burger Joint
37 Berwick Street
Stesso giorno
Ore 18,53
"Ti
piacerà un sacco questo posto. Io ci vado spesso,
soprattutto quando
faccio tardi" le raccontò mentre camminavano verso il pub.
Cecilia gli
lanciava uno sguardo di tanto in tanto, si aspettava di diventare
nervosa,
d'imbarazzarsi al tocco di lui ma in verità si
sentì a perfetto suo agio.
Quasi come se
fossero amici da sempre, o abituati ad uscire insieme, ogni loro
gesto era stranamente naturale.
Arrivati al pub,
Lorenzo aprì la porta spostandosi di lato per lasciarla
passare.
"Grazie!" gli
disse voltandosi verso di lui e Lorenzo fece spallucce,
sussurrando che non era niente.
Diedero un
rapido sguardo alla sala individuando un tavolo vicino alle finestre
e si sedettero.
Avrebbero dovuto
ordinare al bancone, ma Lorenzo suggerì di consultare bene
il
menù dato che alcuni degli hamburger erano piuttosto
particolari quindi voleva
la pena esplorare le varie opzioni.
Dopo circa
cinque minuti, Cecilia abbassò il menù e si
guardò intorno per
individuare il bancone.
"Hai deciso?" le
chiese lui e la ragazza annuì.
"Prendo il
quinoa burger" lo informò e Lorenzo aprì la bocca
per
controbattere ma la richiuse immediatamente scuotendo la testa.
Cecilia
scoppiò a ridere, era chiaro che la sua scelta non
incontrasse
l'approvazione del suo interlocutore. "Che c'è?" gli chiese
difatti.
"Niente, ti
porto a mangiare un hamburger e te ne esci con la roba vegana.
Ma mica sei vegetariana o vegana?" domandò stressando
l'ultima parola, dal
tono utilizzato era chiaro che la dieta vegana non era di suo
gradimento, anzi!
Cecilia rise di
nuovo. "No, assolutamente. Ma mi andava di provarlo: c'è
uno strano mix di ingredienti!" spiegò. "Melograno, zucca,
feta"
elencò alcuni degli ingredienti e Lorenzo annuì
perplesso.
"Oook!"
farfugliò. "Allora deciso?" chiese posando anche
lui il menù.
Cecilia
annuì e si avviarono insieme verso il bancone.
"Tu cosa
prendi?" gli domandò essendo curiosa della scelta del suo
accompagnatore.
"La
specialità della casa: un burger grasso e soprattutto non
vegano"
disse facendo l'occhiolino e Cecilia roteò gli occhi.
Ordinarono i
rispettivi hamburger e si accomodarono di nuovo al loro tavolo con
due birre artigianali; come al loro solito, cominciarono a
chiacchierare del
più e del meno senza fermarsi un attimo se non quando
arrivarono le ordinazioni
al tavolo.
L'espressione di
Cecilia si illuminò quando addentò il suo panino:
Lorenzo
aveva ragione, era ottimo e forse addirittura uno dei migliori che
avesse mai
mangiato.
"Visto?
È
troppo buono" affermò il ragazzo con gli occhi sognanti.
Non contenti
ancora alla fine del pasto, decisero di dividersi una fetta di
torta al cioccolato e di concludere la loro serata con altre due birre.
"Beh, direi che
n'è valsa la pena" affermò Cecilia quando furono
fuori dal pub.
Lorenzo
annuì. "Ovvio"
"Ma come torni?"
le domandò poi sperando che facessero un po' di
strada insieme.
"Metro fino ad
Leicester e poi cambio con la Piccadilly" spiegò
brevemente.
"Perfetto,
andiamo insieme allora ma io scendo dopo" rispose e
Cecilia sorrise. Anche a lei faceva piacere passare un altro po' di
tempo
insieme.
Erano quasi
arrivati sul binario quando sentirono il suono del treno
avvicinarsi, Lorenzo prese a correre afferrando la mano di Cecilia
d'istinto e
anche la ragazza cominciò a correre a sua volta seguendolo.
Saltarono sul treno
poco prima che gli sportelli si chiudessero, senza riuscire ad
afferrarsi
tuttavia ad alcuna presa e finendo inevitabilmente per scontrarsi
quando il
treno ripartì.
Cecilia infatti
si sbilanciò in avanti e Lorenzo l'afferrò,
utilizzando uno dei
poggiamano alle sue spalle per sostenersi.
"Oddio, scusa!"
disse la ragazza, ancora con il fiato corto per la
corsa. Lorenzo sorrise rispondendo con un 'figurati' ma senza lasciare
la
presa.
"Mmm.. ho
ripreso l'equilibrio" osservò lei senza però
provare a
liberarsi.
"Lo so" fu la
risposta di Lorenzo e si avvicinò ancora di più
al viso
della ragazza che sgranò gli occhi deglutendo.
Era
perfettamente consapevole di quello che sarebbe successo negli istanti
immediatamente successivi, e sebbene il suo cervello urlasse che si
trattava di
una pessima idea, le sue labbra, volontariamente o involontariamente,
si
schiusero.
Le mani di
Lorenzo si mossero velocemente verso il viso della giovane,
infilandosi fra i suoi capelli, e liberando così i suoi
fianchi ma lasciandola
senza difese in ogni caso.
Non avrebbe
saputo impedirgli di baciarla, non che lo volesse particolarmente
dopotutto.
Tuttavia, quella
parte di lei, la sua parte razionale, rimasta un po'
annebbiata dalla sequenza degli eventi, si risvegliò
all'improvviso con
l'annuncio dell'arrivo a Leicester Square.
Fu
così che si allontanò interrompendo il contatto.
"È la mia
fermata" informò il suo interlocutore che la
guardò perplesso.
Non capiva cosa
stesse succedendo, era convinto che avrebbe avuto il suo bacio
e per queste motivazioni, quando la ragazza si avvicinò agli
sportelli, non
esitò un secondo a seguirla.
Gli sportelli si
aprirono nuovamente e scesero entrambi ma solo allora Cecilia
si rese conto che Lorenzo l'aveva seguita.
"Che fai? Non
dovresti andare a..?" non fece in tempo a completare la
frase che si trovò le labbra di Lorenzo incollate alle sue.
Dopo un breve
momento di esitazione, rispose al bacio, circondando il collo di
lui con le sue braccia, e cercando di avvicinarlo di più a
sé, quasi a voler
rimarcare che questa volta non sarebbe scappato.
"Guarda che non
vado da nessuna parte" le disse infatti Lorenzo
riprendendo un attimo il fiato.
"Lo so" fu il
turno di Cecilia di pronunciare quella frase, e riprese
il contatto senza trovare alcuna opposizione dall'altro lato.
Probabilmente
quel loro secondo bacio, arrivato a distanza di mesi ma dallo stesso
sapore del
primo, sarebbe durato ancora di più se non fosse stato per i
passanti che
iniziarono a lamentarsi del fatto che stavano ostruendo il passaggio.
"Mi sa che ti
tocca andare" gli consigliò Cecilia quando gli
sportelli dell'ennesimo treno si aprirono di nuovo. "Non ho fretta"
rispose lui avvicinandosi di nuovo ma scontrandosi con la mano di
Cecilia. "Vai,
Lo"
Il tono fermo di
lei rese piuttosto chiaro che non ci sarebbe stato alcun
seguito a quel secondo bacio e Lorenzo scosse la testa.
"Ok" rispose
poco convinto e salì sulla metro. "Ci sentiamo
dopo?" le domandò fiducioso e le labbra di Cecilia si
allargarono in un
sorriso.
"Certo, a dopo!"
confermò con lo stesso tono fiducioso.
--------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Salveee! E niente, immagino che ormai eravate consapevoli che sarebbe successo, era questione solo di capire quando! E Lorenzo ovviamente non ha perso questa volta :D
E ora? Cosa succederà?
Non mi dilungo molto e alla prossima :)
Anto
|
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Capitolo 13 *** Nothing to worry about ***
Capitolo
XII
Stazione di Leicester Square
30/04/2019
Ore 22,26
Il treno
sfrecciò lasciandosi dietro la solita folata di vento e
facendo gonfiare i
capelli di Cecilia, che finirono per ricaderle lungo le spalle
nuovamente, le
persone scese dal treno si avviarono verso l'uscita più
vicina, e altre
arrivarono, disponendosi lungo il binario in attesa della metro
successiva.
Tutto si mosse attorno a Cecilia, a parte lei.
Se qualcuno le
avesse scattato una foto in quell'istante, avrebbe potuto
immortalare il suo sorriso da ebete e le guance ancora rosse per
l'imbarazzo. Si
sentiva infatti un po' accaldata, nonostante non fosse nemmeno vicina
l'estate.
Esattamente
come la prima volta, si portò le dita sulle labbra.
Le labbra di
Lorenzo avevano un sapore un po' dolciastro, o almeno quella fu la
sensazione che lasciarono su quelle di Cecilia. Stava rivivendo
mentalmente il
loro bacio quando fu interrotta dall'arrivo di una donna con il
passeggino che
provava a salire sul treno appena arrivato.
"Sorry" le disse
mentre provava a spingere il passeggino per salire,
Cecilia si scusò facendosi subito di lato e la
lasciò passare.
A quel punto, si
ricordò che anche lei avrebbe dovuto prendere su un treno e
si
avviò lungo i corridoi di Leicester Square station per
raggiungere la linea
Piccadilly.
Cercò
le cuffie nelle tasche del jeans e le attaccò al dispositivo
decisa ad
ascoltare un po' di musica lungo il viaggio, come
d’abitudine. Solo quando
sbloccò lo schermo per aprire l'applicazione di Spotify, si
rese conto di aver
ricevuto un messaggio.
"In tutto questo, non
c'è mai stato
un vero e proprio 'primo' appuntamento quindi direi: usciamo
venerdì?"
Al leggere
quelle parole, Cecilia s'illuminò di nuovo. Le aveva scritto
quasi immediatamente quindi poteva essere davvero interessato
e non solo
aver risposto ad un semplice impulso del momento. Tuttavia, non volle
dargliela
subito vinta, decidendo di tirarsela un po' e quindi di non accettare
l'invito
per quel venerdì.
"Hai ragione! Dobbiamo
sicuramente
recuperare ma purtroppo non ci sono questo venerdì" rispose e
aspettò
per vedere la sua reazione.
Non stava del
tutto mentendo, aveva davvero un impegno con le sue amiche ma
avrebbe potuto rimandarlo senza problemi, se necessario.
"Sei fortunata,
Cecilia Contini! Io
non ho alcun impegno questo weekend, quindi facciamo sabato?" fece la
sua controproposta.
Se avesse
rifiutato ancora, Lorenzo avrebbe potuto pensare che non era
interessata pienamente, perciò accettò quella
seconda proposta.
"Sabato potrebbe andare"
rispose infatti senza molti giri di parole. "Che
hai in mente? Ci vediamo per cena?" gli domandò
pensando di anticipare
la proposta di Lorenzo ma il ragazzo ancora una volta la
sorprese.
"In
realtà, ti direi per le 11/11,30
di mattina. Andiamo a fare brunch" le propose e Cecilia
sollevò un
sopracciglio un po' sorpresa. Brunch? Un incontro di giorno non era
esattamente
ciò che si aspettava.
"Non ho mai fatto
il brunch a
Londra"
confessò e Lorenzo rispose con uno smile dall'espressione
sconvolta.
"Davvero? Allora
è mio dovere
introdurti a quest'esperienza" affermò
difatti. "Ora
me la studio per bene" continuò
suggerendo che si
sarebbe impegnato per regalarle un'esperienza unica.
"Perfetto" rispose lei
aggiungendo uno smile alla fine della frase. "Sarò in
trepidante attesa"
"E comunque non
c'è due senza
tre"
aggiunse lui lasciando Cecilia un po' perplessa. Cosa intendeva
con quella frase?
"Che vuoi dire?" chiese
difatti.
"Mi riferisco al
bacio. Non c'è due
senza tre" chiarì
facendola arrossire di colpo.
"Beh, non
è comunque scontato"
gli disse di proposito per sfidarlo.
"Vedremo.." rispose
accettando implicitamente la sfida. "Solitamente
il terzo arriva sempre"
La ragazza lesse
il messaggio ed esitò un secondo a rispondere volendo
trovare
una risposta per le rime che però non arrivò.
"Ne parliamo
sabato.. vediamo se
questo terzo arriva così facilmente o meno" provò a
chiudere quel breve
scambio e spostò l'argomento su altro.
Esattamente come
di persona, anche per messaggio le conversazioni non finivano
mai.
Si scambiarono
messaggi, quasi ininterrottamente, per il resto della settimana,
mandandosi anche audio e selfie di tanto in tanto. Sembravano una
coppia anche
se in concreto non erano mai usciti insieme davvero e quindi non
potevano
considerarsi in una frequentazione.
Arrivati a
venerdì, l'ansia per Cecilia era diventata quasi
ingestibile,
nonostante non fosse di certo il primo appuntamento a cui andava.
Tuttavia, il
fatto di sentirsi quotidianamente le dava un senso di sicurezza, sapeva
che non
ci sarebbero stati momenti di silenzio o d'imbarazzo, si trovavano
abbastanza
in sintonia.
Tutti ormai
erano al corrente del suo appuntamento, anche se non tutti sapevano
chi era il 'fortunato'. Cecilia aveva difatti raccontato soltanto a
Kate e Sara
di chi si trattasse dato che erano legati da un rapporto lavorativo,
sebbene
non potessero definirsi propriamente colleghi.
"Ma poi domani
che vi raccontate se state coprendo qualsiasi argomento per
messaggio?" chiese la sua collega Sara vedendola incollata al suo
smartphone durante la pausa pranzo.
"Non so qualcosa
ce la inventiamo" rispose sorridente e l'altra fece
una smorfia disgustata.
"Dio mio! Ma sei
già cotta!" l'accusò e Cecilia fece spallucce
senza
controbattere. La verità è che probabilmente era
cotta da sempre quindi c'era
poco da negare.
Quel
venerdì le sembrò lunghissimo: passò
gran parte della giornata a
ripercorrere i vestiti del suo armadio cercando di capire cosa
indossare per
l'appuntamento all'indomani.
Per sua fortuna,
quella sera, come stabilito, era fuori con le sue amiche
quindi riuscì a distrarsi dal suo pensiero fisso e a
staccarsi per un po' dal
telefono.
***
Anche Lorenzo
uscì quella sera decidendo di unirsi ai suoi amici, che
avrebbero
trascorso la serata in un pub.
Stranamente
quella sera nessuno aveva particolarmente voglia di fare tardi,
ragion per cui optarono per qualcosa di più tranquillo,
finendo in uno dei
tanti pub, dove giochi da tavola erano a disposizione dei consumatori.
Scelsero il
classico Monopoli che puntualmente non furono in grado di finire, e
trascorsero la serata bevendo una quantità indefinita di
birra.
"Quindi domani
esci 'ufficialmente' con Cecilia?" domandò Matteo
mentre tornavano verso casa e facendo finte virgolette in aria alla
parola
"ufficialmente".
"Così
sembra, se non mi dà buca" disse l'altro e Matteo rise.
"Non credo che
ti darà buca" lo rassicurò. Era infatti sicuro
che
Cecilia fosse entusiasta all'idea di uscire con Lorenzo, Camilla
infatti aveva
accennato al loro appuntamento, minacciando il ragazzo
perché si assicurasse
che il suo amico non facesse scherzi.
"Dove la porti?"
chiese poi. Lorenzo sollevò lo sguardo verso di lui
e sorrise sornione.
"Ho chiesto ad
Adam se mi presta casa di sua nonna" raccontò e Matteo
mosse il mento mimando un "wow".
Adam era un
amico di Lorenzo, londinese fin dalla nascita e di famiglia
alquanto facoltosa; il giovane aveva ereditato da sua nonna un piccolo
appartamento
in zona Southwark, che sebbene non fosse ad un piano particolarmente
alto,
offriva una bellissima vista sul Tamigi e una piuttosto discreta sul
famoso
Tower Bridge.
Essendo
però poco interessato alla vita in città e
più attratto dalla
tranquillità e dal verde della campagna inglese, viveva
fuori Londra recandosi
nell'ex appartamento di sua nonna di tanto in tanto.
Dato il rapporto
confidenziale fra i due, Adam non ebbe problemi a prestare la
casa all'amico, consentendogli così di organizzare un primo
appuntamento
alquanto unico nel suo genere.
"Prenderò
un po' di roba da Gail's e preparerò dei pancakes"
raccontò
piuttosto fiero. Era sicuro che sarebbe riuscito a lasciare Cecilia
senza
parole, dall'altra parte.
Matteo si
lasciò sfuggire un secondo 'wow'. "Addirittura i pancakes"
commentò. Era un grande fan dei suoi pancakes, l'unica
pietanza che, a detta
del nostro chef, era capace di cucinare.
"Quindi insomma,
la fai rimpinzare ben bene e poi?" chiese con
sincera curiosità.
Era la prima
volta che lo vedeva organizzare un appuntamento in anni.
"Mmm.. penso:
passeggiata per Southwark, e poi si vede"
Non aveva
organizzato tutto nei minimi dettagli, avrebbe improvvisato.
Nonostante a
lavoro fosse abituato a pianificare fino all'ultimo secondo della
sua giornata lavorativa, la verità era che nella sua vita
privata, Lorenzo era
un disastro.
Non ne andava
particolarmente fiero ma era purtroppo un dato di fatto. Come
amava dire lui stesso, impiegava così tante energie per
tenere tutte le
scadenze per consegne, riunioni e attività varie che il suo
cervello non
riusciva a fare spazio ad altro.
"Sì
infatti, tanto a Londra non ci si annoia di certo" chiuse il
discorso Matteo.
Dopodiché
l'argomento fu spostato su altro finché non arrivarono a
casa dove
senza perdere altro tempo si fiondarono a letto, essendo abbastanza
provati
dalla settimana appena trascorsa.
Tuttavia, nel
momento in cui toccò il letto, a Lorenzo il sonno
passò
completamente.
Il suo cervello
si attivò improvvisamente, e uno strano stato ansiogeno si
fece
strada dentro di lui senza che potesse impedirlo.
Diverse memorie
riaffiorarono, e alcune fecero male, rendendogli evidente che
nonostante il tempo fosse passato, ancora quel dolore non lo aveva
superato del
tutto, ma soprattutto ancora non aveva superato lei, Veronica, la
persona che
aveva causato quelle ferite che sembravano non rimarginare mai.
D'impulso
andò sul profilo Facebook di lei per cercare qualcosa: un
indizio, un
piccolo segnale che confermasse che anche Veronica non aveva superato
lui ma
non trovò nulla.
La vita della
sua ex fidanzata sembrava trascorrere in serenità e la
maledisse
per quello. Non riusciva a capire perché lui fosse ancora
bloccato mentre lei era
riuscita ad andare avanti senza apparentemente mai guardarsi indietro.
Dopo la loro
rottura, Veronica infatti non provò mai più a
chiamarlo, né a
cercarlo in alcun modo, nemmeno tramite messaggio. Agevolata dal
trasferimento
di Lorenzo nella capitale inglese, la giovane semplicemente
sparì. Nemmeno
nelle rare volte in cui era rientrato a Roma l'aveva mai incrociata,
nonostante
vivessero molto vicino.
Tutto
ciò che venne a sapere di lei, lo seppe dai profili social o
da
conversazioni con amici in comune, che continuavano a frequentare la
ragazza.
Il suo umore
stava per peggiorare inevitabilmente, come ogni volta che pensava
a lei quando, per sua fortuna, l'arrivo di un messaggio lo distrasse,
interrompendo provvidenzialmente quel flusso di pensieri.
"Ok va benissimo, ci
vediamo a
London Bridge station"
Ad inviare quel
messaggio fu appunto Cecilia che aveva ripreso il cellulare
soltanto in quel momento, e stava rispondendo al messaggio di Lorenzo
in cui le
chiedeva se potesse venire a London Bridge dato che purtroppo passare a
prenderla in macchina sarebbe stato piuttosto problematico.
Lorenzo aveva
portato la sua macchina da circa un anno con l'intento di
sostituirla agli abbonamenti della rete di trasporti londinesi ma
finì per
limitarne l'utilizzo alle uscite serali o nei weekend, così
da riuscire a
muoversi più liberamente.
Provare ad
usarla per andare al lavoro gli aveva difatti causato soltanto dei
grandi mal di testa fra parcheggi introvabili e infinite code nel
traffico di
punta, e dunque decise di affidarsi nuovamente ai mezzi pubblici per
recarsi in
ufficio, anche se erano sempre pieni di persone e, per certi versi,
più lenti.
Aveva pensato di
passare a prendere Cecilia a casa sua ma purtroppo temeva che
avrebbero impiegato tantissimo tempo, dovendo arrivare in pieno centro,
per cui
decise di accompagnarla al ritorno e di chiederle di incontrarsi alla
stazione
metropolitana London Bridge.
"Scusami se non ti
passo a prendere,
spero che non ti dispiaccia venire con la tube" si scusò
infatti e
Cecilia rispose immediatamente di non preoccuparsi. Era abituata a
muoversi con
i mezzi pubblici, quindi prenderli ancora una volta non sarebbe stato
di certo
un problema.
In quel momento
Lorenzo si rese conto che aveva cambiato foto profilo
nell'applicazione di WhatsApp e la aprì per guardarla meglio.
Nella foto stava
facendo la linguetta e l'occhiolino, aveva un'espressione
divertita e anche un po' pazzarella. Si capiva che fosse una foto
scattata per
caso e la cosa piacque a Lorenzo: preferiva infatti ragazze poco
costruite, che
non passavano ore a scattarsi e a ri-scattarsi foto finché
non ritenevano di
essere perfette.
Al di
là dell'espressione, anche lei piacque al ragazzo: se
qualcuno gli avesse
chiesto perché la giovane Media manager gli piacesse, non
avrebbe saputo dirlo.
Poteva essere
per i suoi, a detta di Lorenzo, enormi e un po' scintillanti
occhi verdi, per il suo ampio e caldo sorriso, o per il suono
cristallino della
sua risata.
Anche
fisicamente la trovava molto carina sebbene non fosse la classica donna
dal fisico da urlo con cui era solito provarci.
Dalla folta e
lunga chioma, Cecilia era abbastanza alta e con le curve, sempre
a parere del giovane romano, al punto giusto, nonostante il seno fosse
un po'
più piccolo rispetto ai suoi soliti standard.
Ma al di
là dell'aspetto esteriore e della mera estetica, Cecilia
aveva
carattere da vendere.
Focalizzata sui
propri obiettivi, si percepiva che fosse una persona fiera e
determinata; tuttavia, era convinto che fosse anche molto dolce con chi
meritava il suo affetto e di sicuro, non poteva considerarsi fredda
ripensando
al loro secondo bacio.
Anche se
difficile da ammettere, si sarebbe potuto innamorare di lei ed era
probabilmente proprio questo a spaventarlo: la consapevolezza che
sarebbe
bastato davvero poco perché quella infatuazione si
trasformasse in qualcosa di
più profondo.
A quel punto, la
ragazza lo salutò augurandogli la buonanotte. "A domani!" aggiunse infine.
"A domani" rispose lui
chiudendo la chat e posando il telefono sul comodino.
Inutile
continuare a pensarci, Matteo aveva ragione: tutte le sue
preoccupazioni potevano essere completamente infondate se Cecilia non
avesse
voluto stare con lui.
Con questo
pensiero, e ormai vinto dalla stanchezza, si girò di lato e
in poco
tempo si addormentò.
-----------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciaoo! Mi dispiace, ho deciso di tenervi un altro po' sulle spine, insomma ci aspettavamo che Lorenzo e Cecilia uscissero e invece, dovremmo aspettare un altro po' :D
Ma l'uscita sta arrivando, non temete!
Grazie ancora per seguirmi,
Anto
|
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Capitolo 14 *** First 'real' date ***
Capitolo
XIII
Da qualche parte nel
traffico
Zona Kennington
04/05/2019
Ore 10,24
Il suono del
clacson di Lorenzo si sarebbe potuto sentire a km di distanza; era in
ritardo,
tremendamente in ritardo e il traffico fatto da indecisi, che
chiaramente non
avevano idea di cosa stessero facendo e dove fossero, lo stava
irritando
parecchio.
Aveva
calcolato tutto, non nei minimi dettagli, ma cercando comunque di
prevenire
ritardi ma tutte le sue precauzioni e calcoli furono quasi inutili.
Al suono della
sveglia, il subconscio di Lorenzo, quello che gridava 'fatemi dormire,
è
sabato' si ribellò facendogli semplicemente spegnere la
sveglia.
Dopo circa
mezz'ora, con il cuore in gola si svegliò e provò
a fare in poco più di un'ora quello
che avrebbe dovuto fare in due e più.
Aveva
fortunamente preparato tutto l'occorrente per cucinare
perciò, una volta
pronto, uscì di corsa.
Si guardò
nello specchietto retrovisore e scosse la testa. I suoi capelli erano
un
disastro, non aveva avuto molto tempo di badare al suo aspetto,
d'altronde.
Provò a
ravvivarli un po' senza ottenere alcun risultato: continuavano a
somigliare,
come al solito, ad un cespuglio incolto.
"Settimana
prossima li taglio, mi sono rotto" disse a voce alta sfogandosi, come faceva ogni volta che i
suoi capelli
decidevano di non accomodare i suoi tentativi di aggiustarli.
In quel
momento, l'ingorgo si sbloccò e Lorenzo premette
sull'acceleratore cercando di
sorpassare più macchine che poteva quando possibile, e
arrivando finalmente a
destinazione circa cinque minuti dopo.
Entrò
nell'appartamento di fretta e furia, buttando la busta degli
ingredienti per i
pancakes in cucina, e decidendo di cominciare a sistemare il salotto e
il
terrazzo.
La sua idea
era di fare trovare tutto pronto a Cecilia ma non sarebbe stato
possibile
quindi avrebbe cucinato una volta che lei fosse arrivata. A quel
proposito,
controllò il cellulare per verificare l'orario e aveva circa
venti minuti prima
che la ragazza fosse a London Bridge, sperava che facesse ritardo anche
lei ma
aveva già ricevuto un suo messaggio in cui gli aveva
accennato di essere già
sulla metropolitana verso il loro punto d'incontro.
Finì di sistemare il tavolo e i divanetti del balcone e
diede un'occhiata al
suo operato, dicendosi soddisfatto.
Avrebbero occupato il tavolo del salotto per appoggiare le diverse
pietanze,
per cui aveva posato i piatti e le posate su una delle tovaglie trovate
nei
cassetti della cucina cercando di abbinare i colori il più
possibile. Aveva
persino comprato un mazzo di fiori per dare più colore al
centrotavola.
L'idea tuttavia era quella di pranzare fuori godendosi del sole e dalla
temperatura stranamente calda, oltre che della vista che rimaneva il
motivo
principale della scelta della location.
Una volta soddisfatto del risultato finale, uscì di corsa
per passare da Gail's
Bakery, una delle catene di panetterie londinesi, piuttosto famosa per
la
qualità e varietà del pane venduto, oltre per i
diversi tipi di pasticcini e
brioches, così buoni da far venire l'acquolina in bocca.
Per sua fortuna non trovò molta fila e riuscì a
ordinare tutto l'occorrente
piuttosto in fretta, sebbene fosse ormai in ritardo.
Stava per pagare quando ricevette un messaggio da Cecilia in cui lo
avvisava
che era appena arrivata a London Bridge.
"Maledizione" disse cercando di fare il più in
fretta che
poteva per raggiungerla.
Ringraziò la commessa e scappò con due buste
cariche di leccornie varie,
avvertendo Cecilia che stava arrivando anche se un pochino in ritardo.
Cercava di muoversi a zig-zag fra la folla che godeva della bella
giornata di
sole, riuscendo ad arrivare a destinazione dopo circa cinque minuti e
con il
fiatone.
"Buongiorno!" provò a salutarla anche se riusciva
a malapena a
parlare e Cecilia scoppiò a ridere.
"Buongiorno" rispose sorridente. "Sei scusato per il
ritardo" lo anticipò e Lorenzo annuì unendo i
palmi delle mani e mimando
una specie di inchino per ringraziarla.
In quel momento, Cecilia si rese conto delle buste di Gail's e
domandò
spiegazioni.
"Quindi non andiamo a fare brunch?"
"Sì che ci andiamo" rispose, ormai ripresosi dalla corsa,
senza
capire la perplessità della ragazza. "Oh giusto! Le buste"
realizzò e
la giovane annuì.
"Facciamo brunch in un posto speciale" le confessò. "Ora
però
procuriamoci dei caffè" suggerì e si
avviò verso una caffetteria che aveva
scoperto per caso con Adam dove il caffè non somigliava ad
una brodaglia
bruciata ma era quasi buono come quello italiano, secondo il giovane
romano,
per il quale trovare un caffè decente a Londra era diventato
una sorta di
sfida.
Cecilia lo seguì un po' titubante, si aspettava che Lorenzo
lo portasse in un
locale e aveva immaginato che avesse scelto uno dei tanti grattacieli
con vista
sul Tower Bridge o St Paul's, come anche le sue coinquiline avevano
suggerito,
convinte che l'avrebbe portata al Madison, uno dei rooftop bar
più conosciuti
(e anche piuttosto costoso) di Londra, oppure al Radio rooftop ma
invece ancora
una volta Lorenzo la sorprese. Che volesse fare brunch seduto sulle
spallette
del fiume?
Arrivati al bar, Lorenzo si offrì di pagare i due cappuccini
rifiutandosi di
lasciarla pagare in modo categorico.
"La prossima volta, tanto io bevo mille caffè al giorno, non
mancheranno
le occasioni" le disse e Cecilia annuì.
A quel punto, avendo tutto l'occorrente, s'incamminò verso
casa di Adam con
Cecilia che continuava a seguirlo un po' perplessa, sempre di
più.
Notando che si stavano allontanando dalle spallette del Tamigi,
cominciò a
sentirsi piuttosto confusa, non era a conoscenza dell'esistenza di
nessun parco
da quelle parti. Forse si trattava di una piazzetta?
Tutte le congetture della ragazza finirono per rivelarsi
inevitabilmente
sbagliate, come immaginato, anzi fu piuttosto preoccupata quando lo
vide
fermarsi davanti al portone dell'edificio dove al decimo piano si
trovava
l'appartamento di Adam.
"Mmm.. dove stiamo andando?" chiese senza nascondere il tono
sospettoso.
"Vedrai, fidati" le rispose e la incoraggiò ad entrare.
Probabilmente il fatto di conoscerlo la indusse a fidarsi un po' di
più ma se
quello fosse davvero il loro primo appuntamento, sarebbe sicuramente
scappata
mettendo qualche scusa.
Lorenzo entrò in ascensore e Cecilia lo seguí,
sempre con qualche riserva.
Solo allora il giovane notò come fosse vestita e la
trovò bellissima nella sua
semplicità. Indossava un paio di pantaloni beige un po'
ampi, dal taglio
cropped, con una camicetta di cotone bianca con bottoni in legno e
scollo a
barca. Ai piedi portava degli stivaletti neri alla caviglia che aveva
abbinato
ad una piccola borsetta nera che portava a tracolla.
Anche il trucco era piuttosto leggero e adatto ad un'uscita diurna,
come
l'acconciatura piuttosto semplice; aveva infatti pettinato i capelli in
una
morbida treccia di lato, decidendo di non tenerli sciolti come al suo
solito.
In ascensore non si dissero molto, Cecilia continuò a
guardarsi intorno in modo
circospetto, si sentiva leggermente a disagio, non avendo idea di dove
la
stesse portando. Si schiarì la gola con un leggero colpo di
tosse poiché si
sentiva leggermente prudere e Lorenzo si voltò verso di lei,
scoppiando a
ridere.
"Giuro che non ti sto per uccidere" scherzò e Cecilia
arrossì di
colpo. Non pensava che il suo disagio fosse così evidente.
In quell'istante le porte dell'ascensore si aprirono, essendo arrivati
al
decimo piano, e Lorenzo uscì dalla cabina estendendo una
mano per afferrare
quella della giovane.
"Dai, vieni" la incoraggiò e Cecilia ancora una volta decise
di
fidarsi.
Lorenzo inserì la chiave nella serratura della porta e si
voltò di nuovo verso
Cecilia per assicurarsi che fosse ancora lì. "Pronta?"
domandò e
Cecilia annuì con scarsa convinzione.
Spinse la porta perché si spalancasse del tutto e la scena
che si aprì davanti
agli occhi di Cecilia la lasciò senza parole.
I suoi occhi si illuminarono e un debole sorriso comparve sulle sue
labbra.
Rimase sulla soglia della porta a godersi lo spettacolo della tavola
apparecchiata e fu incantata dai fiori scelti da Lorenzo, ovvero i
tulipani, i
suoi preferiti, anche se il ragazzo non n'era ancora a conoscenza.
"Ma di chi è questo posto?" chiese senza muoversi ancora
dalla soglia
della porta.
"Ho i miei giri" lasciò volutamente la risposta sul
vago facendo
un po' il misterioso e le lasciò ancora qualche secondo per
ambientarsi,
andando verso il tavolo dove posò i due cappuccini e la
busta di Gail's.
Stava cominciando a tirare fuori le diverse leccornie dalla busta
quando
Cecilia reagì, chiudendo la porta dell'appartamento e
raggiungendolo per
aiutarlo.
"Se finisci tu di sistemare, io inizio a preparare i pancakes" le
propose e Cecilia sgranò gli occhi di nuovo. Aveva comprato
roba per un
esercito, a suo parere.
"Sei sicuro che tutto questo non basti?" domandò infatti e
Lorenzo
scoppiò a ridere di nuovo.
"Ti pare? Solo io potrei finirmi tutto da solo" osservò
divertito.
Era vero: aveva un appetito infinito.
Cecilia scosse la testa ed iniziò a sistemare gli scones,
aprendoli per
riuscire a spalmare la marmellata più facilmente. Nella
busta trovò anche due
cornetti al burro e due muffin, uno ai mirtilli e l'altro con gocce di
cioccolato, che decise di tagliare in due parti uguali
perché ciascuno
assaggiasse entrambi.
Pensava che fosse tutto finito quando notò anche una seconda
busta con dei
piccoli sandwich al salmone affumicato e rucola e due quiche.
"Mio dio, Lò! Io non riuscirò mai a mangiare
tutta sta roba" esclamò
e Lorenzo rise di nuovo.
"Non preoccuparti" ribadì. "Ci penso io"
"Comunque se vuoi iniziare a mangiare, fai pure" la invitò
mentre
cominciava a versare l'impasto dei pancakes nella padella.
Cecilia che stava già morendo di fame, avendo deciso di
saltare la colazione,
annuì senza farselo ripetere due volte e si
fiondò sul cornetto al burro,
prendendo anche quello di Lorenzo.
Per fargli compagnia infatti si spostò in cucina portandosi
dietro anche i due
cappuccini.
Lorenzo la guardò mentre tentava di destreggiarsi con i due
bicchieroni e il
cornetto che decise di addentare momentaneamente e fece finta niente,
anche se
una battuta maliziosa avrebbe voluto farla volentieri.
La ragazza posò il cappuccino di Lorenzo sul tavolo della
cucina riuscendo
finalmente a mangiare il suo cornetto trovandolo delizioso, oltre che
pieno di
burro.
"Anche io voglio il cornetto" si lamentó l'altro e Cecilia
andò a
recuperarlo dall'altro tavolo.
Quando glielo porse Lorenzo si voltò verso di lei aprendo
leggermente la bocca
per farsi imboccare e Cecilia lo guardò stranita. "Mi stai
chiedendo di
imboccarti?" domandò infatti con un tono non proprio
convinto e Lorenzo
fece spallucce.
"Sto cucinando qui" si difese facendo notare che aveva le mani in
pasta e la ragazza sollevò un sopracciglio. "Sì
ma .." provò a dire
ma alla fine, finì per farlo. In fin dei conti, stava
facendo tutto lui.
"Solo un pezzo però" ribadì poi per evitare che
si abituasse all'idea
e Lorenzo rise.
A quel punto prese la spatola e girò due pancakes insieme
mostrando una certa
abilità, e approfittò per mangiare il cornetto
mentre l'altro lato dei pancakes
cominciava a cuocere. "Sei un esperto di pancakes?" lo prese in giro
Cecilia.
"Me la cavo ma Matteo direbbe che è l'unica cosa che so
fare" le
raccontò sorridendo e Cecilia rise. Sentendo il nome di
Matteo, la ragazza si
illuminò ricordandosi improvvisamente della storia che
apparentemente stava
andando avanti fra i loro coinquilini, Matteo e Camilla.
"Ma Matteo e Camilla?" domandò infatti un po' maliziosa.
Lorenzo si voltò verso di lei e scosse la testa. "Lo hanno
tenuto ben
nascosto. Quell'altro diceva sempre che aveva appuntamenti di qua e
là, insomma
era evidente che ci fosse qualcosa sotto" rispose lui. "Ma a me l'ha
raccontato solo l'altra settimana, dopo il fatto di.." s'interruppe
improvvisamente, non sicuro di voler parlare di Michael e di quanto
fosse
successo nel pub. Non voleva che Cecilia si sentisse a disagio ma in
verità
aveva fatto un favore alla giovane che voleva introdurre il discorso
del loro
incontro casuale - o forse non proprio - nel pub del sabato precedente.
"Di Michael dici?" tentò di riprendere il discorso
prontamente e
Lorenzo, non avvertendo il pericolo, annuì.
"Sai, ci pensavo l'altro giorno, è stata una fortuna che tu
ti sia trovato
lì. Non so cosa avrei fatto altrimenti." buttò
lì e guardò Lorenzo dritto
negli occhi per capire la sua reazione. "Nemmeno a farlo apposta"
aggiunse dando il colpo di grazia.
Il giovane mosse le labbra in uno strano modo e deglutì in
modo impercettibile
evitando che Cecilia se ne accorgesse. "Una mera coincidenza"
tentò
di dissuaderla ma senza successo.
"Una fortunata coincidenza. Ribadisco, sembrava sapessi che ero
lì"
rincarò la dose.
Lorenzo deglutì di nuovo e si voltò verso la
padella ricordandosi della cottura
dei pancakes all'improvviso.
"Purtroppo non ho ancora il dono del pensiero" provò a
chiudere il
discorso senza però riuscirci.
"Sarebbe bello, no? Anche se con i social media, ormai sapere tutto di
tutti è più facile" finì per
affondarlo e Lorenzo diventò rosso come un
peperone dando conferma alla giovane che la loro ipotesi fosse
più che vera.
Avrebbe continuato ma decise di lasciarlo stare in fin dei conti, aveva
già
ottenuto la conferma che desiderava e il suo accompagnatore era
evidentemente
in imbarazzo.
"I pancakes sono pronti" cambiò argomento Lorenzo togliendo
dalla
padella gli ultimi due pancakes e formando una pila di circa cinque
pancakes a
testa.
"C'è di tutto: frutta, nutella, sciroppo d'acero, miele.
Falli come vuoi
tu" le suggerì sorridente e prese il piatto dirigendosi
verso il tavolo.
A quel punto, essendo tutto pronto, le propose di spostarsi nella
terrazza.
"Ti va? È una bellissima giornata" disse per incoraggiarla.
Cecilia annuì energicamente, rimanendo estasiata dalla vista
di cui era
possibile godere da lassù. "Wow" si lasciò
sfuggire semplicemente
guardandosi intorno per ammirare il panorama partendo dall'imponente
Tower
Bridge, che reclamava tutta l'attenzione su di sé,
battendosi alla pari contro
l'imponente St Paul Cathedral e il flusso prorompente del Tamigi.
"È bellissimo!" esclamò voltandosi verso Lorenzo
che le rivolse un
caldo sorriso, avendo avuto la conferma che la sua idea si era rivelata
più che
azzeccata.
Cecilia prese il suo cellulare e cliccò sull'icona della
fotocamera volendo
scattare una fotografia a quella vista inedita per lei. "Ti dispiace se
faccio una foto?" domandò poi e Lorenzo fece spallucce.
"Ma no, figurati" le disse infatti. "Io inizio a preparare i
pancakes. Come lo vuoi?" aggiunse. Stava seriamente morendo di fame
quindi
voleva ottimizzare i tempi.
"Come vuoi tu, è uguale. Mi piace tutto" gli rispose e prese
scattare
fotografie.
Dopo buoni cinque minuti di scatti vari, si sedette finalmente e
afferrò il
piatto per mangiare il suo pancake, che Lorenzo aveva già
cominciato a mangiare
non essendo riuscito a resistere ulteriormente. "Mmm.. è
davvero
buono!" si complimentò dopo averne dato un piccolo assaggio.
Il giovane aveva condito i pancakes con pezzetti di fragola e nutella,
aggiungendo anche un po' di miele nella parte superiore.
"Beh, modestamente" si vantò Lorenzo facendo l'occhiolino e
Cecilia
roteò gli occhi.
A quel punto, come loro solito, presero a chiacchierare senza smettere
un
secondo; gli argomenti si susseguivano uno dopo l'altro con estrema
facilità,
lasciandoli sorpresi della quantità di cose che avevano in
comune, sebbene ci
fossero anche diverse cose su cui non riuscivano a mettersi
d'accordo.
Era un continuo confronto che non li stancava mai anzi, era
estremamente
piacevole dato che li aiutava a scoprire sempre di più
dell'altro.
Cecilia adorò la passione che il giovane metteva nei suoi
racconti, era molto
bravo nella dialettica e alla ragazza sembrava quasi di riviverli
insieme a
lui, come se fosse stata presente.
Lorenzo invece apprezzò la spontaneità di Cecilia
e capacità d'immaginazione,
si capiva che fosse una po' creativa e ne ebbe conferma quando gli
confessò di
aver partecipato a diversi concorsi di scrittura creativa e di essere
stata una
sorta di co-direttrice del giornalino scolastico.
Il tempo semplicemente passò così velocemente che
si ritrovarono alle quattro
del pomeriggio senza accorgersene, dopo diversi caffè,
tè e anche qualche
bicchiere di vino.
Cecilia si toccò la pancia avvertendo un leggero gonfiore,
aveva mangiato
tantissimo. "Sono pienissima" ammise difatti e Lorenzo sorrise
complice. Anche lui poteva dirsi soddisfatto.
"Facciamo una passeggiata?" le propose per smaltire.
"Sì, ti prego" accettò volentieri lei e si
diedero da fare per lavare
e sistemare tutto al proprio posto.
"Dai, andiamo" la incoraggiò Lorenzo dopo aver finito
tendendo una
mano verso di lei, Cecilia lo fissò incerta sul da farsi per
qualche secondo ma
alla fine, la strinse ed uscirono dall'appartamento.
***
Ingresso London Eye
Southbank – Jubilee
golden
gardens
Stesso giorno
Ore 18,39
C'era ancora
il sole per cui l'idea della passeggiata si rivelò
particolarmente piacevole,
nonostante fosse molto affollato. Data la bella giornata, diversi
turisti, ma
anche londinesi, camminavano lungo Southbank fermandosi per scattarsi
qualche
foto e godevano della bella giornata seduti nei vari locali che si
affacciavano
sul Tamigi.
Giunti in prossimità di House of Parliament, Cecilia propose
al ragazzo di
fermarsi per riposare qualche secondo.
"Comunque com'era? Ah, sì! Non c'è due senza tre"
lo prese in giro
sorridendo maliziosa.
Non ce l'aveva fatta: non era ancora riuscito a baciarla, nonostante si
fosse
sforzato parecchio per creare l'occasione. Bisognava riconoscerlo: il
brunch
organizzato in tarda mattinata, la terrazza privata, con vista su una
Londra
quasi unica per Cecilia e quella lunga passeggiata sul Tamigi,
conclusasi
proprio davanti al London Eye, il posto preferito in assoluto da
Lorenzo.
Se Cecilia non
avesse deciso di fargliela pagare un altro po', probabilmente
si sarebbero
baciati già e magari sarebbe successo anche altro.
"Già! Non ce l'ho fatta" disse lui piuttosto divertito.
Sapeva che
sarebbe successo, era evidente, ma soprattutto osservarla mentre
tentava di
arrampicarsi sulle spallette del fiume senza riuscirci era
adorabile.
"Lascia fare a me" le disse e la sollevò posandola con
delicatezza
sul muretto in pietra davanti a lui.
Cecilia gli sorrise e sussurrò un "grazie" a cui Lorenzo non
riuscì a
rispondere dal momento che si trovò le labbra di Cecilia
incollate alle
sue.
Aveva ragione: la ragazza aveva ceduto, nonché avesse mai
dubitato che sarebbe
successo. Tuttavia, nonostante se lo aspettasse, quel bacio lo
sorprese.
Fu sicuramente il più lungo dei tre ma anche quello
più delicato e senza
esitazioni. Si capiva che entrambi lo desiderassero e che quello fosse
soltanto
l'inizio da ambe le parti.
Le mani di Cecilia s'infilarono fra i capelli di Lorenzo
accarezzandogli la
nuca, provocandogli così il solletico e facendolo ridere.
"Scusami ma soffro il solletico" confessò senza comunque
staccarsi da
lei.
"Mmm..interessante" rispose e le mani si mossero prontamente lungo la
nuca facendogli dei grattini. Scosso dei brividi, Lorenzo non
riuscì a
resistere e si allontanò. "Sei una str****" disse divertito
e Cecilia
rise a sua volta.
"Comunque non c'è due senza tre" cantò vittoria
lui sorridendo
sornione e Cecilia prontamente spense il suo entusiasmo. "Ti sbagli! Io
ti
ho baciato quindi questo non vale nel tuo conteggio" lo
sfidò lei.
"Non ti preoccupare! Rimediamo subito" si affrettò a
rispondere e la
baciò di nuovo avendo cura di bloccarle le mani
perché non rovinasse tutto con
il solletico di nuovo.
Cecilia provò ad opporre resistenza ma le sue mani finirono
per intrecciarsi a
quelle di Lorenzo e, a quel punto, semplicemente rinunciò.
"Ora puoi ammettere che avevo ragione gentilmente?" domandò
lui e
Cecilia scosse la testa. Era veramente testardo.
"Sì, avevi ragione" gli regalò quella
soddisfazione e divaricò
leggermente le gambe per consentire a Lorenzo di avvicinarsi ancora di
più.
Il ragazzo sistemò le braccia di lei attorno al suo collo
ammonendola di fare
la brava. "Niente solletico, giuro!" dichiarò l'altra e si
scambiarono un veloce bacio a stampo.
"Ho fame" si lamentò Lorenzo sentendo il suo stomaco
brontolare. Era
un pozzo senza fine.
"Ancora?" si meravigliò Cecilia. Avevano mangiato
l'impossibile
durante il loro late brunch, come lo aveva definito Lorenzo.
"Eh! C'ho il metabolismo veloce io" le disse e iniziò a
googlare se
c'era qualche posto sfizioso nelle vicinanze.
"Mmm.. non so. Potremmo andare da pret?" domandò lei
indicando uno
dei tanti locali della catena di caffetteria Prèt-a-Manger,
piuttosto diffusa
in tutta Londra.
"No, per carità! Io lì non ci entro. Non
è caffè quello" gli
disse con tono leggermente schifato e Cecilia rise, capendo che non
mentiva
quando le aveva detto che era ossessionato con il caffè.
"C'è il caffè Vergnano nei pressi di Leicester,
quello è decente e hanno
anche cibo eventualmente" suggerì.
"Ok, va bene. Andiamo a piedi?" chiese saltando giù dalle
spalline e
Lorenzo arricciò le labbra un po' dubbioso.
"Ci sono diversi autobus che ti portano.." controbatté ma
Cecilia
aveva ormai deciso.
"No, dai, si va a piedi. Ho mangiato troppo per continuare a stare
seduta" puntò i piedi lei e si avviò direttamente
senza aspettarlo.
Capendo che non sarebbe riuscito a dissuaderla, il giovane
s'incamminò a
malincuore affrettando il passo per raggiungerla.
"Sei peggio di Hitler" la prese in giro, criticando il lato
più
autoritario che aveva già notato in più di
un'occasione nel corso del loro
rapporto agenzia-cliente.
"Beh, si tratta di mettere in chiaro chi comanda" si vantò
lei e gli
rivolse un sorriso sornione voltandosi verso di lui mentre camminavano
lungo
Westminster Bridge.
"Ne sei sicura?" le domandò con un tono decisamente
malizioso che
Cecilia non riuscì a cogliere in tempo perché si
ritrovò in braccio a Lorenzo.
"Mettimi giù!" si lamentò ridendo e scuotendo i
piedi in aria ma
Lorenzo non mollò la presa.
Vedendo la fermata dell'autobus e l'autobus avvicinarsi, prese persino
a
correre per uscire a prenderlo.
"Lò, ma che fai?" domandò super imbarazzata
mentre notava gli sguardi
divertiti dei passanti. "Mettimi giù!" ripetè ma
con meno enfasi.
Ormai era quasi in prossimità della fermata.
Solo quando furono infatti davanti all'autobus, la mise giù
bloccandole il passaggio
perché non scappasse.
"E niente, alla fine, si prende l'autobus" le disse con il fiato
corto ma senza perdere il suo solito tono beffardo.
Cecilia scosse la testa e salì di mala voglia, sedendosi su
uno dei sedili
liberi. Lorenzo rimase in piedi accanto a lei e rise, guadagnandosi
un'occhiataccia da parte di Cecilia, che incrociò le braccia
al petto.
"Ci sta perdere ogni tanto" le disse e lei fece spallucce guardando
fuori dal finestrino, sul suo riflesso del quale notò le
fossette formatesi ai
lati della bocca, che trovava incredibilmente irresistibili.
"Dai, dobbiamo scendere" le comunicò tendendole una mano e
Cecilia si
alzò afferrandola.
Quando furono scesi dall'autobus, Lorenzo le circondò le
spalle e le stampò un
rumoroso bacio sulla guancia, facendola sorridere. "Non fare
l'arrabbiata" le sussurrò all'orecchio.
Cecilia fece spallucce e circondò la vita di Lorenzo con il
braccio, non era
così arrabbiata dopotutto.
Arrivati al bar suggerito dal giovane, i due litigarono su chi pagava
il conto
alla cassa e Cecilia la spuntò solo perché
Lorenzo sapeva che non l'avrebbe mai
lasciato stare altrimenti.
Trascorsero il resto della serata nel piccolo bar chiacchierando fra di
loro e
di tanto in tanto con il ragazzo bar, finché Lorenzo non
propose di avviarsi
verso la macchina che giaceva ancora nel garage del palazzo di Adam.
Ancora una volta ci fu una mezza discussione sul come ritornare ma alla
fine
Cecilia cedette, essendo stanca anche lei. Al tal punto che, arrivati
alla
macchina, si fiondò nel sedile del passeggero e non si mosse
più, trovando il
ritmo della macchina estremamente rilassante.
"Spero
che sia stata bene" disse d'un tratto Lorenzo essendo piuttosto vicini
all'appartamento di Cecilia.
La giovane si voltò verso di lui e gli rivolse un ampio
sorriso. "Sono
stata benissimo" ammise.
"Primo appuntamento superato, quindi?" le chiese per prenderla in
giro e Cecilia annuì.
"Ti meriti un 7 e mezzo" rispose lei e Lorenzo la guardò
torvo.
"Solo un 7 e mezzo?” si lamentò e la
ragazza ridacchiò. Era stato
sicuramente un appuntamento superato a pieni voti ma non gliela avrebbe
mai
data vinta e preferiva tenerlo sulle spine.
A quel punto, essendo arrivati davanti al portone di Cecilia, Lorenzo
spense il
motore e la ragazza si girò per dargli un bacio sulla
guancia ma lui fu più
veloce di lei riuscendo a strapparle un bacio a stampo. Quel bacio
piuttosto
veloce e sicuramente non molto appassionato, lo lasciò un
po’ insoddisfatto e
seguendo questa logica, afferrò il volto di Cecilia fra le
mani e ne reclamò uno
degno da fine appuntamento. “Ora ci siamo..”
sussurrò ancora molto vicino al
suo volto e Cecilia sorrise, un po’ intontita. Capendo che se
fosse rimasta
ancora lì, sarebbero potuti andare molto oltre, raccolse
tutte le forze per
uscire dal veicolo.
“Ci vediamo
presto?” gli domandò poco prima di richiudere lo
sportello dell’auto.
“Quando vuoi”
confermò senza mentire, l’avrebbe rivista
volentieri anche il giorno dopo.
La giovane
sorrise di nuovo cogliendo la sfumatura di ansia nella voce rendendola
certa
che sicuramente si sarebbero rivisti. “Buonanotte”
lo salutò e il ragazzo
ricambiò, rimanendo fermo davanti al portone
finché non la vide rientrare, per
poi ripartire diretto verso casa.
Primo
“vero”
appuntamento era andato certamente oltre le aspettative, ora toccava
organizzare il prossimo e chissà dove sarebbero potuti
andare?
---------------
Angolo dell'autrice
Primo appuntamento superato (e anche alla grande direi!) e ora what's next?
Grazie per seguirmi e alla prossima,
Anto |
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Capitolo 15 *** I'm not jealous ***
Capitolo
XIV
41 Wolridge St
Casa di Cecilia
05/05/2019
ore 9,39
Il
giorno
successivo Cecilia si svegliò incredibilmente di ottimo
umore.
Si fece la doccia infatti canticchiando e continuò a
saltellare mentre
sistemava la sua stanza, essendo decisa a fare invidiare al mondo il
suo
sfacciatissimo buonumore.
"Com'è andata?" domandò la sua coinquilina
Camilla spuntando sulla
soglia della sua camera. Aveva una strana espressione in volto, che
Cecilia non
riusciva a capire ma quello non le impedì di esplodere di
gioia a quella domanda.
Si sentiva come un'adolescente un po' troppo cresciuta.
"Benissimooo!" rispose e si buttò sul letto invitando la sua
coinquilina a fare altrettanto.
"È stato perfetto, Cami" iniziò a raccontare.
"All'inizio ero un po' perplessa perché siamo andati a casa
di
uno.."
Camilla le rivolse un'occhiata interrogativa, non essendo sicura di
aver capito
bene. "In che senso?" chiese difatti.
"Praticamente siamo stati nell'appartamento di un suo amico,
lì a London
Bridge. Una vista mozzafiato!" spiegò chiudendo gli occhi
per rivivere il
momento.
"Ma eravate solo voi due?" domandò cercando di capire meglio
le
dinamiche dell'appuntamento della sua coinquilina.
"Sì, ovvio! Eravamo solo noi.." rispose Cecilia e riprese il
racconto, partendo dal brunch organizzato nei minimi dettagli alla
piacevole
passeggiata lungo Southbank, enfatizzando quanto si trovassero bene
insieme.
"Mi sembra di stare con una persona che conosco da una vita"
affermò
sognante e Camilla sospirò, scuotendo la testa.
"Non so se è una cosa positiva avere la sensazione di stare
con qualcuno
da sempre quando in realtà ci stai uscendo insieme per la
prima volta"
osservò l'altra facendo un commento volutamente pungente.
Voleva che Cecilia
non si illudesse troppo, Lorenzo continuava a non convincerla,
nonostante si
fosse comportato benissimo durante il loro primo appuntamento, per cui
tentò di
ridimensionare il suo entusiasmo.
Cecilia fece spallucce e non rispose, sapeva che non sarebbero mai
andate
d'accordo su Lorenzo, per cui non pensò che valesse la pena
insistere.
"Quando vi rivedrete?" le chiese mettendo da parte le sue
perplessità
sul giovane romano e provando ad essere costruttiva.
"Non so, non ci siamo messi d'accordo" confessò ma senza
alcuna
paura. D'altronde, era certa che Lorenzo non sarebbe sparito questa
volta.
"Mm.. okay" affermò titubante trovando un'altra motivazione
per non
fidarsi del ragazzo.
"Oggi Harriet diceva di raggiungerla in centro, voleva pranzare fuori.
Tu
ci sei?" domandò cambiando argomento e Cecilia
annuì energeticamente.
"Certo, volentieri" confermò e Camilla la informò
che andava a
prepararsi, dovendo uscire fra circa una mezz'ora.
Anche l'altra decise di darsi da fare, dimenticandosi momentaneamente
di
Lorenzo e cominciò a vestirsi.
Era sicura che il ragazzo le avrebbe scritto presto, non c'erano alcuna
ragione
per temere il contrario.
***
41 Wolridge St
Di nuovo casa di Cecilia
Stesso giorno
ore 19,25
Cecilia continuava ad osservare il telefono premendo sul tasto laterale
del
dispositivo ogni circa tre minuti. Nessun messaggio da Lorenzo ed era
passate
circa 18 ore dall'ultima volta che si erano visti.
Possibile che fosse sparito di nuovo? Eppure, le era sembrato
così sincero
quando l'aveva salutata la sera prima, lasciandola con la certezza che
l'avrebbe sicuramente contattata.
Si stava maledicendo per essere stata così ingenua da
essersi fatta prendere in
giro una seconda volta quando lo schermo del suo smartphone
s'illuminò
segnalando una chiamata in arrivo, facendole tirare un respiro di
sollievo.
"Buonasera!" trillò
allegro
Lorenzo dall'altra parte del telefono non appena la ragazza rispose
alla
chiamata.
"Hey" rispose lei con lo stesso tono allegro.
"Scusami se sono sparito ma sono
finito ad un evento di polo nel parco. Roba super posh, terribile"
si
scusò.
"Polo nel parco?" domandò la ragazza fra il divertito e il
curioso.
"Sì, praticamente una mia collega
mi
aveva fatto promettere una volta da ubriaco che l'avrei accompagnata e
oggi mi
ha scritto dicendo che era arrivato il momento di accompagnarla"
le
spiegò brevemente senza entrare molto nei dettagli.
Sebbene Cecilia non si sarebbe di certo opposta a che Lorenzo uscisse
con la
sua collega, anche perché erano appena agli inizi di quello
che si sarebbe
potuto trasformare con il tempo in una frequentazione esclusiva, non le
andò
molto a genio che non l'avesse avvertita.
Pensò di farglielo presente ma finì per mordersi
il labbro inferiore in modo da
fermarsi, non voleva risultare pesante.
"Ceci, ci sei?" chiese
l'altro sentendo silenzio dall'altro capo della linea.
"Sì, sono qui" rispose prontamente.
"Comunque pensavo che potremmo fare
qualcosa insieme mercoledì sera" propose con lo
stesso tono allegro di
prima, non avendo percepito minimamente il disagio di Cecilia.
"Sì, come vuoi" disse lei piuttosto vaga. Non ci riusciva a
fare
l'indifferente, era più forte di lei.
Il tono della ragazza, piuttosto secco e poco colloquiale, non
sfuggì questa
volta al ragazzo. "Qualcosa non
va?" le chiese difatti, non avendo idea di cosa potesse
averle dato
fastidio.
"No, è che, boh, avrei preferito che mi avessi avvertita"
sbottò lei
senza riuscire a trattenersi oltre.
Lorenzo sollevò un sopracciglio stranito, non capiva di cosa
stesse parlando. "Avvertita di cosa?"
"Che uscivi con la tua collega.." confessò d'un
fiato.
Dopo aver pronunciato quelle parole a voce alta, se ne pentì
immediatamente,
rendendosi conto che aveva esagerato, vergognandosene. Si aspettava che
Lorenzo
le dicesse qualcosa ma invece il ragazzo la sorprese mettendosi a
sghignazzare.
"Sei gelosa?" le domandò
divertito. Cecilia diventò rossa come un peperone,
sentendosi a disagio. Sapeva
che aveva sbagliato, non potendo ancora avanzare alcuna pretesa su
Lorenzo, non
ancora almeno.
"Non sono gelosa!" squittì con una voce un po'
eccessivamente
stridula che la tradì all'istante.
"Non essere gelosa, la mia collega
è
super fidanzata" la rassicurò provocando un enorme
sollievo in Cecilia
anche se la giovane non lo diede a vedere.
"Non sono gelosa.." insistette tentando di tenere la voce ferma per
sembrare più credibile. "Cosa volevi fare
mercoledì?" cambiò
argomento per evitare che il ragazzo infierisse ancora. Lorenzo stette
al
gioco, fingendo di non aver capito che stesse cercando di sviare la
conversazione su un altro argomento.
"Una cenetta, non so bene dove
però.
Ti piace il giapponese oppure il temakinho?" le
domandò.
"Mai provato il temakinho però la cucina asiatica, in
generale, mi
piace" rispose lei, ora curiosa di provare il temakinho proposto dal
ragazzo.
"Perfetto! Allora si va di
temakinho" concluse lui contento che Cecilia avesse accettato
la
proposta senza indugi. "Andiamo al
temakinho di London Bridge?" propose preferendo di gran lunga
la zona
di London Bridge a quella di Soho, troppo affollata e sporca a suo
avviso.
"Qualcosa mi dice che ti piace London Bridge" lo scherzò
lei. Non
aveva tutti i torti a dire il vero, era una zona che piaceva
particolarmente al
giovane romano, fra le prime ad averlo colpito al suo arrivo nella
capitale
inglese. "Se vuoi possiamo andare a
Soho" suggerì ma con scarsa convinzione.
"No, London Bridge va benissimo" confermò la
ragazza.
"Perfetto!" trillò lui,
prendendo subito in mano l'iPad per recarsi sul sito del ristorante e
completare la prenotazione.
"Tu cosa hai fatto invece?"
chiese nel frattempo e la ragazza le raccontò in breve la
sua giornata
concludendo con un: "Sicuramente la tua è stata
più interessante"
A quel punto, Lorenzo colse la palla al balzo per stuzzicarla un po'. "Beh, sì! Con Nadia non ci si annoia
mai" la provocò con tono mellifluo senza
aggiungere molto altro.
La reazione di Cecilia non si fece attendere. "Immagino" rispose
acida l'altra e Lorenzo riprese a sghignazzare.
"Non ti azzardare a negare che sei
gelosa" la ammonì e la giovane restò in
silenzio.
Lo era eccome e non riusciva ad evitarlo, anche se era consapevole che
Lorenzo
non era il suo fidanzato e che era ben lontano dall'esserlo
momentaneamente.
"Non
lo
sono.." provò a giustificarsi dopo qualche secondo ma non
riuscendo a
scamparla questa volta.
"Magari questa foto ti
renderà gelosa"
affermò e inviò una foto
sulla loro chat WhatsApp.
Cecilia
aprì
la chat e si ritrovò davanti uno scatto di un Lorenzo in un
elegante completo
di lino, occhiali da sole e con un sorriso a trentadue denti.
Il
suo braccio
era sistemato attorno al collo di una bionda dal fisico statuario,
piuttosto
alta, che sorrideva guardando nella sua direzione.
Cecilia
provò
un vuoto allo stomaco, non avrebbe saputo dire se dovuto a Lorenzo, che
trovava
estremamente attraente in quello scatto, o se fosse causato dalla
presenza
della sua collega che sembrava tutto tranne che 'fidanzatissima'.
"Allora sei un po' gelosa ora?" chiese
malizioso, sicuro
che quella foto l'avrebbe messa un po' in
difficoltà.
"Ha-ha
stupido" commentò sarcastica. "Per niente" mentì
in maniera
abbastanza ovvia e Lorenzo rise dall'altro capo della linea.
"Non preoccuparti, vedrò
di sistemarmi per bene
anche per te" affermò
sempre più divertito e sentì Cecilia sbuffare.
"Ok,
io
verrò come sempre invece. Non si può mica
migliorare la perfezione"
rispose per le rime e Lorenzo sghignazzò.
"Va bene, essere perfetto. Ci
sentiamo dopo? Il
mio microonde segnala che la mia cena è pronta" l'avvisò
dopo aver sentito
il timer dell'elettrodomestico suonare nella cucina. "Poi
ti mando i dettagli per mercoledì" aggiunse poco
prima di riattaccare.
"Sì,
va
bene.. a dopo!" lo salutò e un sorriso si disegnò
sul suo volto.
Nonostante
non
avesse apprezzato tantissimo che fosse sparito per gran parte della
giornata,
quella telefonata le fece passare l'arrabbiatura.
Ancora non si
conoscevano abbastanza da capire ciò che dava fastidio
all'altro, ragion per
cui Cecilia decise di sorvolare in quell'occasione e concentrarsi sulla
parte
positiva: avevano fissato un secondo appuntamento. Tutto sembrava, per
ora,
andare secondo i piani.
Angolo dell'autrice
Ciaoo! Scusate per la lunga assenza, purtroppo è stato (ed è) un periodo piuttosto impegnativo a lavoro, per cui è difficle trovare tempo per scrivere u.u ma eccoci qua!
il capitolo è piuttosto breve, ma non temete, è semplicemente un capitolo di transizione :) il prossimo arriverà velocemente, magari in settimana quindi non c'è molto da attendere.
Chissà che combinano questi al loro prossimo appuntamento !
Restate sintonizzati e alla prossima,
Anto
|
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Capitolo 16 *** Red alert ***
Capitolo
XV
24
Percy Street, London
Sede
centrale di Zenith Media
08/05/2019
Ore
9,25
Lunedì
e
martedì passarono molto velocemente per Lorenzo che, preso
dal lavoro e impegni
personali, si svegliò quel mercoledì mattina,
quasi inconsapevole che fosse
arrivato il giorno del secondo appuntamento con Cecilia.
Essendo
stati
piuttosto occupati, non si erano sentiti nemmeno molto in quei due
giorni, per
cui le inviò subito un messaggio confermando indirizzo e
orario.
"Va bene? Confermato?"
scrisse nel messaggio e
aspettò una risposta della ragazza rimanendo sulla chat di
WhatsApp, vedendo
che era il suo status era online.
"Certo! Forse arrivo anche un po'
prima.."
buttò lì lei sperando che
cogliesse la proposta e le chiedesse di vedersi prima, desiderando di
stare più
tempo insieme.
"Perfetto, ci sono dei posti carini
da quelle
parti. Sentiamoci dopo così ci organizziamo"
confermò Lorenzo regalando
inconsapevolmente un sorriso a Cecilia.
"A dopo allora!"
rispose l'altra e il
giovane riprese con le sue attività, andando a mille per
poter uscire in orario
e recarsi in tempo all'appuntamento.
Controllò
lo
smartphone verso le cinque del pomeriggio per assicurarsi che anche
Cecilia
fosse in orario, e le inviò l'indirizzo del locale che aveva
individuato per i
loro drinks pre-cena.
***
Blueprint Café
28 Shad Thames
Stesso giorno
Ore 18,47
Arrivò
al
locale prima dell'orario stabilito e si appoggiò
ad uno dei lampioni
mentre aspettava. Come al suo solito, prese a controllare il suo
smartphone rispondendo
ad alcuni dei messaggi ricevuti nel corso della giornata.
Era
completamente immerso nella lettura di uno dei messaggi inviati dal suo
gruppo
di amici ancora basati a Roma quando ricevette una chiamata. Al leggere
il nome
in sovraimpressione, un sorriso involontario fece capolino sulle sue
labbra.
"Hey"
rispose con il solito tono allegro e si guardò intorno
tentando di scorgerla
fra la folla.
"Sono qui" lo
informò l'altra che a
sua volta si guardava intorno alla sua ricerca.
"Sto proprio davanti alla porta principale
del locale" aggiunse.
A
quel punto,
Lorenzo individuò una folta chioma di capelli castani a
qualche passo più in là
e si avviò verso di lei.
"Eccoti"
disse rimanendo ancora in linea ma posando una mano sulla sua spalla
per farla
voltare.
Cecilia
sorrise e arrossì leggermente come ogni volta che si trovava
davanti al
ragazzo.
"Ciao"
lo salutò un po' imbarazzata e Lorenzo sorrise. Provava un
desiderio matto di
baciarla ma tentò di controllarsi ricambiando il saluto con
un semplice bacio
sulla guancia. "Dai, andiamo" le disse scortandola verso l'interno
del locale.
Una
volta
dentro, si accomodarono ad uno dei tavolini vuoti e presero a
chiacchierare
raccontandosi delle rispettive giornate e quasi dimenticandosi
completamente di
prendere qualcosa da bere. "Vuoi qualcosa?" le domandò
avendo notato
un gin tonic passare.
"Mm..
sì.
Un mojito magari" rispose e Lorenzo annuì, prendendo nota
mentalmente, e
si offrì di recarsi al bancone a fare le ordinazioni.
Arrivato
al
bar, si voltò ad osservarla. Era ancora un po' in imbarazzo,
nonostante loro
fossero ormai al secondo appuntamento e si conoscessero da un po', lo
notava
dai gesti poco spontanei e dagli occhi tenuti leggermente bassi.
Sicuramente un
po' di alcool avrebbe aiutato a farla sciogliere ma Lorenzo ebbe
un'idea
migliore.
Di
ritorno al
loro tavolino con le due ordinazioni, le passò il suo
mojito. "Un
brindisi?" propose quando entrambi ebbero in mano i loro bicchieri.
"A
cosa?" chiese lei allungando la mano verso l'alto per imitare il
ragazzo.
"Alle
seconde occasioni" affermò rivolgendo un caldo sorriso che
venne
ricambiato dalla giovane.
I
loro
bicchieri si toccarono tintinnando ed entrambi diedero un sorso alla
loro
bevanda.
A
quel punto,
Cecilia si sciolse come previsto dal giovane, rilassandosi leggermente,
e
Lorenzo non poté non approfittare dell'occasione per rubarle
un bacio a fior di
labbra.
"Sei
incredibile" gli disse scuotendo la testa e Lorenzo le
lanciò un'occhiata
birichina facendo impazzire Cecilia, che si sbilanciò verso
di lui per baciarlo
a sua volta.
I
loro nasi si
sfiorarono e le labbra di Cecilia si schiusero per toccare quelle
morbide di
lui e consentire alla sua lingua di farsi largo dentro la sua bocca.
Non
fu un
bacio molto lungo ma quel, seppur breve, contatto li lasciò
pienamente
soddisfatti.
Lorenzo
controllò l'orario per assicurarsi che non fossero in
ritardo per la loro
prenotazione. "Fra una ventina di minuti andiamo" la informò.
Cecilia
annuì
e si appoggiò di spalle contro il petto di lui circondando
le sue spalle con il
suo braccio e Lorenzo posò il mento sulla sua testa,
stringendole la vita con
l'altro braccio.
Uno
strano
senso di stranezza si fece strada dentro lui, non era più
abituato a quel tipo
di intimità e improvvisamente gli sembrò di
bruciare tappe. Tuttavia, sebbene
non fosse pienamente a suo agio, allo stesso tempo, si sentiva bene, a
contatto
con il corpo di Cecilia e coccolato dal suo profumo che trovava
delizioso.
Si
chiese se
anche per lei fosse uguale, se si sentisse un po' a disagio ma dal
sorriso che
notava sul volto, dedusse che per la giovane non valesse lo stesso.
Cecilia
si
accoccolò ancora di più, provando ad incastrarsi
fra le sue braccia e quel
senso di inadeguatezza dentro Lorenzo si fece così
preponderante da non
riuscire a metterlo a tacere. D'istinto si mosse per sciogliersi da
quella
posizione, divenuta ben troppo scomoda, fingendo di non riuscire ad
afferrare
il suo cocktail per giustificarsi.
"Finiamo
questo e andiamo?" suggerì buttando giù il drink
quasi d'un sorso.
Cecilia
lo
guardò un po' stranita non capendo come mai avesse tanta
fretta
improvvisamente, tuttavia annuì e tentò di
imitarlo, bevendo anche lei il suo
mojito in un solo sorso.
S'incamminarono
verso il ristorante continuando a parlare e fermandosi di tanto in
tanto per
ammirare lo skyline di London city, il cuore economico della capitale
inglese,
i cui palazzi specchiati al tramonto creavano un gioco di luce da
lasciare
senza fiato.
Giunti
all'ingresso del locale, come al solito, Lorenzo aprì la
porta facendola passare
per prima e mimando una sorta di mini inchino. "Ma finiscila!"
affermò lei divertita e Lorenzo sorrise.
"Hello.
How can I help?" li interruppe una del personale rivolgendo loro un
sorriso di cortesia.
"Yes,
please. We should have a reservation under Lorenzo?" rispose
prontamente e
la giovane annuì.
"Of
course. We have reserved one of tables close to the terrace, as
requested. My
colleague will be with you in any minute. Please wait here"
confermò e si
scusò dirigendosi verso un'altra coppia appena entrata.
"Carino"
commentò Cecilia il locale guardandosi intorno per ammirarlo
meglio.
"E
il
cibo è ancora meglio" affermò il giovane
facendole l'occhiolino.
In
quel
momento, li raggiunse l'altro cameriere che li invitò a
seguirlo verso il loro
tavolo.
Prima
di
lasciarli, lasciò loro due carte di menù e poi si
dileguò per servire altri
tavoli, informandoli che sarebbe ritornato nel giro di dieci minuti
massimo.
"Mm..
sembra tutto buonissimo" osservò Cecilia passandosi una mano
sul mento,
come ogni volta che non riusciva a decidere.
Non
riuscendo
a non pavoneggiarsi, Lorenzo si lanciò in una spiegazione
piuttosto estensiva
dei suoi piatti preferiti, decantandone i pregi, che sfociò
in una vera e
propria critica culinaria, risultando piuttosto esilarante per Cecilia
al punto
da renderla incapace di mostrarsi seria.
"Dimmi
un
po', ti pagano per fare pubblicità?" ironizzò la
ragazza e l'altro
s'interruppe sentendosi un po' ferito nell'orgoglio ma fu comunque
capace di
cogliere l'occasione per mettere in mostra la sua preparazione lato
lavorativo.
"Sì,
faccio una sorta di sponsorship anche se, non avendo molti followers
sui
social, non vengo pagato granché" rispose per le rime
mettendosi
inconsapevolmente nei guai.
Cecilia
infatti colse la palla al balzo per metterlo in difficoltà,
rispolverando
l'argomento del loro precedente incontro: provare che lui si fosse
presentato
al pub non per caso ma per sua volontà. "A proposito dei
social, io non ti
seguo! Fammi contribuire alla tua fan base" affermò
maliziosa anche se il
tono non fu capito dal ragazzo.
"Certo,
sono TheTom" affermò inconsapevolmente senza pensarci molto.
A
quel punto,
la giovane aprì l'app di Instagram, pregustandosi
mentalmente il momento in cui
Lorenzo si sarebbe reso conto dello sbaglio commesso.
"Ma
mi segui
già?" domandò fingendosi sorpresa. Lorenzo
sgranò gli occhi, avendo appena
acquisito consapevolezza del suo passo falso, il suo pomo d'Adamo si
mosse
impercettibilmente e il suo cervello si attivò alla ricerca
di una qualche
scusa plausibile.
"Può
essere!
Io seguo un botto di gente" rispose rimanendo sul vago.
"Ah.
Non
si direbbe però dato che hai meno di 500 following rispetto
ai 2000 e passa
followers" insistette lei con un sorriso sornione campeggiato sul volto.
Lorenzo
si
morse l'intorno della guancia ma non cedette. "È solo
perché tolgo il
segui dopo un po' " si giustificò.
Cecilia
stava
per ripartire all'attacco quando il cameriere si avvicinò
per prendere le
ordinazioni facendo tirare un respiro di sollievo al giovane romano.
"Are
you
ready to order?" chiese gentilmente con l'iPad pronto a prendere le
ordinazioni.
"Do
you
trust me if I order for both of us?" domandò alla ragazza in
inglese per
evitare di risultare scortese con il cameriere.
Cecilia
annuì
e si affidò ciecamente a Lorenzo, non essendo nemmeno a
riuscita a vedere tutto
il menù, era la sua migliore possibilità.
Il
giovane
sciorinò una serie di nomi a cui Cecilia non seppe nemmeno
dare una precisa
collocazione sul menù e il cameriere fece un accenno di
consenso al termine
dell'ordinazione, dopodiché afferrò i
menù e si allontanò di tutta velocità.
I
due
ripresero a conversare come di consueto, raccontandosi delle cucine
straniere
provate fino a quel momento. Tema che ispirò uno degli
argomenti preferiti
della giovane: viaggi all'estero.
Adorava
ascoltare i racconti dei viaggi altrui e le impressioni che altri
avevano avuto
delle città che anche lei aveva visitato.
Lorenzo
aveva
viaggiato moltissimo da quando era single, avendo più tempo
e anche più risorse
monetarie a disposizione.
Durante
la sua
relazione con Veronica, non era riuscito a concedersi molti viaggi
all'estero.
Dal momento che la sua ex aveva la fobia degli aerei, purtroppo si
erano sempre
ridotti a utilizzare i mezzi di trasporto terrestre, rinunciando a
tante
destinazioni così, tra cui l'Oriente e l'Asia, che da sempre
avevano occupato i
primi posti nella classifica dei posti da visitare come
must-to-see.
Non
a caso,
essendone davvero ossessionato, il Giappone e la Cina furono le prime
destinazioni che visitò, non appena n'ebbe l'occasione,
decidendo di saltare
persino le vacanze di Natale e Pasqua per avere più giorni a
sua disposizione.
Quel
viaggio
aveva significato moltissimo per Lorenzo, essendo stato il suo primo
viaggio
organizzato con sé stesso soltanto. E sebbene, per molti
questo potesse non
significare molto, per Lorenzo fu la dimostrazione che poteva cavarsela
da
solo, che non aveva bisogno di nessun altro per poter vivere belle
esperienze.
Fu
la prima
volta dopo mesi in cui la sua soddisfazione non venne unicamente dal
suo
lavoro, a volte, piuttosto impegnativo e stressante, ma che affrontava
ogni
giorno con consapevolezza di chi stava facendo esattamente quello che
voleva, o
da qualche birretta con amici e colleghi, ma dalla gioia del vivere
nuove
esperienze, conoscere posti nuovi che, fino a quel momento, aveva
soltanto
immaginato.
Purtroppo,
furono diverse le rinunce durante la sua relazione, nonostante lui non
le
avesse vissute come tali. Avevano fatto parte del loro percorso
insieme, in cui
avevano trascorso anche tanti bei momenti, ancora impressi nella sua
mente e
capaci di strappargli un sorriso.
"Mi
piacerebbe visitare il Galles" affermò Cecilia introducendo
una nuova
destinazione.
"Sai
che
io non ci sono mai stato nemmeno?" le domandò retoricamente
e Cecilia
sorrise suggerendo che sarebbero potuti andare insieme in caso.
A
quella
proposta, Lorenzo sorrise ma al tempo stesso, il suo battito cardiaco
accelerò
e quello stato di disagio che lo aveva colpito poco prima
tornò a farsi strada.
Tuttavia, Cecilia non si accorse di nulla e con l'arrivo delle diverse
portate,
poté concentrarsi su altro.
Non
capiva
come mai avesse sviluppato un simile livello di insofferenza verso le
relazioni, le attività di coppia, persino verso le coccole,
di cui si era
sempre vantato dato che si era sempre considerato un perfetto
fidanzato, la
giusta dose fra dolcezza e sensualità, e di certo la seconda
parte l'aveva
affinata particolarmente bene negli ultimi anni.
Eppure
vi era
qualcosa che lo faceva sentire a disagio, probabilmente quella
consapevolezza
di doversi consegnare a qualcuno lo spaventava. Nel corso dei quei tre
anni, si
era completamente disabituato all'idea del condividere la propria vita
con
qualcuno e ora quella possibilità gli era un po' scomoda e
gli stava anche
stretta. Tuttavia, qualcosa in Cecilia lo affascinava spingendolo a
superare
quel limite e ad aprirsi all'idea di una nuova relazione.
Anche
se non
n'era ancora convinto del tutto.
Per
sua
fortuna, parlare con Cecilia aveva un effetto calmante, quando non
toccavano
argomenti che implicavano attività di coppia, per cui il
resto della serata
trascorse in modo piuttosto piacevole, e senza ulteriori ansie.
Al
termine
della cena, discussero ancora una volta per capire chi avrebbe pagato
il conto,
come al loro solito, e suscitando il riso del cameriere che, non
capendo
nemmeno mezza parola di Italiano, trovava il duo piuttosto comico e
caratteristico.
"I
would
make him pay, if he's insisting this much" suggerì ad un
certo punto e
Cecilia serrò le labbra, non essendo per nulla contenta di
quel suggerimento.
"Ceci,
ti
prego, non si può discutere ogni volta. Posso avere il
piacere di pagare
io?" chiese retoricamente Lorenzo roteando gli occhi.
Cecilia
fece
spallucce e mosse la mano a mezz'aria invitandolo a procedere.
Lorenzo
effettuò il pagamento al cameriere, che salutò
cortesemente entrambi
ringraziandoli, dirigendosi immediatamente verso un altro tavolo che lo
aveva
richiamato.
Rimasti
soli,
Lorenzo tornò a rivolgere sorrise divertito alla
ragazza.
"Che?"
sbottò con tono leggermente acido quando si rese conto dello
sguardo divertito
del suo accompagnatore.
"Non
avevo capito che fossi una femminista incallita" le disse e Cecilia
incrociò le braccia al petto scuotendo la testa.
"Voler
pagare per la propria cena non significa essere femministe incallite"
osservò lei e Lorenzo sollevò un sopracciglio per
rimarcare la sua perplessità,
mimando un "ok" a fior di labbra.
"Finiscila!"
si lamentò l'altra e Lorenzo scoppiò a ridere.
"Dai,
andiamo. Non ti do più della femminista incallita,
promesso!" disse poi
offrendole il braccio, cercando di sdrammatizzare.
Cecilia
sorrise debolmente e si alzò, afferrando il braccio di
Lorenzo mentre si
dirigevano verso la porta.
Non
appena
varcarono del locale verso l'esterno, Lorenzo si voltò verso
di lei
stampandole un bacio sulla guancia.
"Sei
bellissima quando ti arrabbi" sussurrò al suo orecchio e
Cecilia roteò gli
occhi.
"Non
dovrei essere bellissima sempre?" lo stuzzicò l'altra.
"Certo,
sei bellissima sempre" rispose mellifluo posandole il braccio attorno
al
collo e con le dita della mano libera sollevò delicatamente
il suo mento verso
l'alto dandole un bacio a fior di labbra.
"Se
proprio devi adularmi, almeno dovresti baciarmi come si deve"
buttò lì e
Lorenzo le rivolse un'occhiata maliziosa.
"Non
c'è
problema" sussurrò all'orecchio di lei. Prese a baciarla con
decisione,
accendendo anche dall'altro lato lo stesso desiderio.
D'impulso,
le
mani di lui si mossero verso il seno e Cecilia lo spinse leggermente
per
allontanarlo.
"Hey,
siamo sempre per strada" lo ammonì indicando le persone che
si muovevano
frettolosamente lungo il marciapiede.
Lorenzo
le
fece un occhiolino. "Vieni con me.." la invitó a seguirlo
afferrando
la sua mano e guidandola verso una piazzetta nella vicinanze di
Bermondsey St.
***
Lorenzo
trovò
una panchina leggermente nascosta grazie alla folta chioma di uno degli
alberi che
sorgeva nelle vicinanza.
Il
ragazzo si
sedette e tirò verso di sé Cecilia sistemandola
sulle sue ginocchia. “Qui è
abbastanza intimo?” le domandò mentre spostava
delicatamente i lunghi capelli
della ragazza tutti su un lato, per liberarle il viso e il collo
candido che,
in quel momento, gli stava facendo incredibilmente gola.
“Sì
e se non
mi fidassi di te, penserei molto male” affermò
divertita buttando le sue
braccia intorno al suo di collo.
“E
dovresti un
pochino invece” le disse malizioso prendendo a baciarla con
la stessa intensità
di poco prima. Anche Cecilia non riuscì a fare la sostenuta
ulteriormente e
rispose al bacio tentando di avvicinarlo a sé
perché sentisse il contatto con
il suo corpo sempre più vicino.
Le
mani di
Lorenzo si mossero rapidamente verso il sedere di lei che da diverso
tempo era
un suo chiodo fisso e constatando che la sua accompagnatrice aveva
davvero un
gran bel sedere.
“Eheh,
lo so..
ho un bel culo” lo prese in giro riprendendo un attimo fiato
e Lorenzo rise.
“Decisamente
ma anche il mio non è male” rispose invitando a
verificarlo in prima persona.
La ragazza non si fece attendere e sorrise maliziosa. “Il mio
è meglio, è più
rotondo ma anche il tuo merita” lo stuzzicò e
riportando le mani di lui sul suo
sedere.
L’eccitazione
crebbe in Lorenzo facendolo deglutire, avrebbe voluto spogliarla in
quell’istante e il suo corpo
non poteva negargli la delusione del doversi accontentare di spogliarla
solo
con gli occhi.
Anche le mani di Cecilia si mossero un po' frenetiche lungo il petto di
lui,
soffermandosi sui suoi pettorali e spingendosi in avanti per baciarlo
sul
collo.
Il cervello di Lorenzo
smise improvvisamente di ossigenare, l'eccitazione stava
salendo sempre di più. E anche nelle sue parti basse
cominciò ad avvertire una
certa pressione.
"Cè,
andiamo da me?" non riuscì a trattenersi. Voleva sentire
ogni
lembo della sua pelle contro il proprio.
In quel momento,
Cecilia si interruppe e deglutì, non sapeva come rispondere
a
quella richiesta.
Da una parte,
avrebbe voluto tanto portarselo a letto, essendo anche lei
piuttosto eccitata. Tuttavia, la sua parte tradizionalista, e per certi
versi
retrograda, le impediva di andare più a fondo. Non voleva
rendergli le cose
così facili per quanto si sentisse completamente su di giri
all'idea di averlo
tutto per sé.
"Credo che
dovremmo andare ognuno a casa propria" disse raccogliendo
ogni briciolo di forza che aveva.
Lorenzo non
poté nascondere la sua delusione e serrò le
labbra. "È meglio
allora che ti allontani perché rischi grosso"
osservò serio tentando di
ritrovare un po' di contegno e Cecilia ridacchiò,
abbandonando la testa
all'indietro, e si alzò in piedi scuotendo la folta chioma
per ravvivarla un
po'.
Di fronte a quel
gesto estremamente femminile, Lorenzo deglutì ancora. Gli
stava rendendo le cose ancora più difficili.
"Come torni a
casa?" domandò con lo scopo di spostare l'attenzione su
un altro.
"Prendo la metro
fino a Green Park e poi cambio" gli rispose dopo
aver fatto brevemente mente locale.
"No, allora ti
accompagno. Ho la macchina qua vicino" si offrì. Aveva
fatto rapidamente un po' di calcoli e avrebbe impiegato decisamente
troppo
tempo per arrivare a casa.
"Ma no, non
c'è bisogno" ribadì lei, non voleva fargli
cambiare
totalmente strada solo per lei.
Lorenzo scosse
la testa, non sarebbe andata fino a casa sola.
"Insisto" affermò con tono abbastanza deciso e Cecilia
cedette.
Dopotutto, non le dispiace evitarsi il viaggio da sola.
"Andiamo, dai"
la incoraggiò mettendole il braccio attorno al collo e
guidandola verso la macchina.
Durante il
tragitto verso casa di Cecilia, a parlare fu principalmente la
radio, essendo i due ancora piuttosto scossi dall'azione di poco prima.
Cecilia
notava le occhiate di Lorenzo che trasudavano desiderio e se ne
sentì un po'
lusingata. Il suo corpo gli faceva decisamente gola.
Arrivati sotto
il portone della giovane, Lorenzo spense il motore, dopo aver
tirato su il freno a mano, e si voltò verso di lei
rivolgendole un ampio
sorriso. "Eccoci" le disse e anche Cecilia sorrise.
"Posso baciarti
oppure rischio di essere vittima dei tuoi ormoni
impazziti?" domandò divertita sporgendosi verso di lui.
L'altro scosse
la testa roteando gli occhi. "Puoi, puoi" la
incoraggiò sporgendosi a sua volta.
Si scambiarono
un bacio piuttosto veloce ma non per questo meno appassionato,
Cecilia avrebbe voluto baciarlo ancora, non solo sulla bocca ma anche
sul naso,
sulle guance, esattamente come faceva con il suo ex ma si trattenne.
Non erano
ancora a quel livello di intimità.
A quel punto,
Cecilia scese dal veicolo dopo avergli augurato la buonanotte e
Lorenzo riaccese il motore, aspettando che la ragazza entrasse in casa,
prima
di ripartire.
Una volta
assicuratosi che fosse al sicuro dentro il suo appartamento,
ripartì
lanciando un'occhiata verso il portone, ora vuoto, tramite lo
specchietto
retrovisore.
Sentiva ancora
il suo profumo addosso e un brivido di eccitazione gli
attraversò la schiena ripensando a quel breve assaggio del
corpo di lei.
Ora non ne aveva
dubbi: Io avrebbe sicuramente mandato al manicomio.
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Capitolo 17 *** Surprise! ***
Capitolo
XVII
Il resto della
settimana per Cecilia fu piuttosto impegnativo e non le
lasciò molto tempo per
sé, al punto che non riuscì nemmeno a sentirsi
molto con Lorenzo, se non via
email e principalmente per questioni lavorative. Il fine settimana non
fu da
meno.
Aveva da tempo promesso alla sua coinquilina Harriet che avrebbero
trascorso un
fine settimana insieme in Scozia e dopo diversi tentativi, si erano
finalmente
accordate sul secondo weekend di Maggio, ragion per cui non si
sarebbero
riusciti a vedere nemmeno in quell'occasione.
“Quando torni?”
le domandò Lorenzo
per messaggio.
Se la conversazione si fosse svolta di persona, Cecilia avrebbe potuto
notare
una leggera punta di delusione nella voce del giovane. Anche se non lo
avrebbe
mai ammesso, un po' gli dispiaceva che non sarebbero riusciti a vedersi.
“Domenica sera” gli rispose mentre si preparava ad
avviarsi verso la stazione
di King's Cross dove Harriet la aspettava per prendere il treno verso
Edimburgo.
“Perfetto. Divertiti! La Scozia
è
bellissima” la salutò
aggiungendo uno smile sorridente alla fine
della frase.
Cecilia lo ringraziò promettendo che gli avrebbe mandato
qualche foto del suo
fine settimana scozzese e si salutarono definitivamente.
***
Lorenzo aveva
ragione: la Scozia era bellissima e Cecilia se ne innamorò
all'istante.
I paesaggi collinari da cartolina, con quel verde scintillante che si
confondeva con l'orizzonte, le distese di terreno con animali di ogni
tipo e la
cordialità dei suoi abitanti la conquistarono, riempiendole
il cuore di gioia.
Apprezzò ogni momento del suo weekend e ringraziò
più volte Harriet per aver
insistito.
Mandò diversi selfie a Lorenzo che rispondeva sempre quasi
immediatamente, senza preoccuparsi di nascondere l'invidia che
provava a
saperla lì, essendo un amante della Scozia anche lui.
In una delle ultime foto inviate, Cecilia era abbracciata alla sua
conquilina,
sorridente verso l'obiettivo, davanti all'ingresso di uno dei locali
più
frequentati di Edimburgo. Indossava un tubino dal colore fucsia che
metteva in
evidenza ogni centimetro del suo corpo e che fece deglutire Lorenzo,
persino
attraverso la foto.
La desiderava incredibilmente e quell'attesa lo stava logorando dentro,
non era
più abituato ad aspettare, a desiderare qualcuno.
L'ultima volta
in cui aveva atteso era stato con Rebecca, ma non era la stessa cosa;
provarci
con la sexy barista era stato soltanto un gioco, un po' perverso e che
non lo
aveva visto vincitore, ma pur sempre un gioco.
Con Cecilia era diverso: si era creato un buon livello di sintonia e
complicità, al punto che sentiva che non sarebbe stato
soltanto sesso. Il suo
non era semplice desiderio di possederla ma anche di scoprirla, di
capire cosa
le dava piacere o come farla stare bene.
Era mosso da
una sincera curiosità e al tempo stesso era bramoso di
sentirla sulla propria
pelle.
Fu proprio in quel momento di irrefrenabile smania che si
ritrovò a digitare
sulla barra digitale di Google per scoprire a che ora fosse previsto
l'arrivo
del treno da Edimburgo. Aveva deciso difatti di fare una sorpresa alla
ragazza,
presentandosi alla stazione di King's Cross quella sera.
Il treno sarebbe arrivato poco prima delle ore venti e secondo
il sito di
Virgin Trains l'arrivo sarebbe stato in orario, per cui aveva circa
quattro ore
davanti a sé, essendo da poco scoccate le quattro del
pomeriggio.
Consapevole che a casa non avrebbe trovato pace, decise di avviarsi
verso la
stazione portandosi un buon libro per ingannare l'attesa davanti ad un
caffè.
Aveva scritto a Cecilia dicendole di fargli sapere quando fosse
arrivata e si
mise ad aspettare pazientemente, dando un'occhiata all'orologio spesso
per
tenere d'occhio l'orario.
Forse un po' troppo spesso, al punto che si ritrovò
più volte a domandarsi se
il tempo potesse davvero fermarsi dato che gli sembrava impossibile che
fossero
appena passati trenta minuti. Tuttavia, fra un caffè e
qualche pagina del
thriller che si era portato con sè, il tempo
passò.
Verso le sette e trenta, ormai troppo impaziente, entrò
dentro la stazione
tenendosi vicino ai tornelli, da cui sarebbe dovuta passare la giovane.
Come promesso, Cecilia gli inviò un messaggio avvertendolo
che stava entrando
nella stazione di King's Cross e Lorenzo sorrise, immaginando la faccia
sorpresa che avrebbe fatto vedendolo lì.
Si fermò appena fuori dai tornelli che separavano i binari
dalla restante parte
della frequentatissima stazione londinese e rimase in attesa che il
cartellone
segnalasse l'arrivo del treno dalla capitale scozzese.
Come annunciato da Cecilia, l'attesa non fu molto lunga, dopo circa
cinque
minuti, infatti, Lorenzo notò la giovane sbucare fra la
folla con la sua
coinquilina che camminava di fianco gesticolando animatamente con
l'unica mano
libera a disposizione, essendo l'altra impegnata dal trolley.
Sembrava un discorso piuttosto appassionato, considerando anche il
livello di
attenzione che le stava rivolgendo Cecilia che annuiva energicamente a
quasi
ogni frase.
Convinto che il suo essersi palesato lì non fosse
già sufficientemente teatrale,
Lorenzo decise di andare incontro alle due donne, piazzandosi proprio
di fronte
a loro.
Non appena lo vide, Cecilia spalancò la bocca per la
sorpresa, sfoggiando
subito dopo un grande sorriso.
Non si aspettava minimamente di trovarlo lì e la sorpresa fu
estremamente
piacevole.
Harriet, non conoscendo il ragazzo, continuò a camminare,
rendendosi conto dopo
qualche secondo che stava proseguendo da sola.
Al voltarsi si ritrovò Cecilia abbracciata a Lorenzo e
intuì immediatamente che
dovesse trattarsi del giovane romano. Guardando più
attentamente, lo riconobbe
dai capelli ricci color miele, come adorava descriverli la sua
coinquilina.
Aveva anche decisamente delle belle spalle, si ritrovò ad
osservare e mosse le
labbra in segno di apprezzamento.
Essendo piuttosto esuberante di natura, si avvicinò alla
coppia trotterellando,
decisa ad interrompere l'abbraccio per presentarsi. “Helloo!
Really nice to
meet you!” affermò tutta contenta allungando la
mano. “I bet you're Lorenzo”
aggiunse con tono colloquiale.
Il giovane si sciolse dall'abbraccio e annuì, stringendole
la mano. “Yes, it's
me” confermò lui. “I guess you're
Harriet. Nice to meet you too”.
“Correct!” saltò su lei scuotendo un
dito a mezz'aria. “Soo, what are you doing
here?” fece la domanda che anche Cecilia avrebbe voluto
fargli, ma che era
passata in secondo piano, essendo stata travolta dall'abbraccio di
Lorenzo. Il
suo cuore batteva ancora a mille e i suoi neuroni sembravano essersi
dichiarati
in sciopero, riuscendo unicamente a farla sorridere ma non ad elaborare
alcuna
parola, trovandosi a domandarsi se avesse perso il dono della parola
tutt'un
tratto.
Si morse il labbro inferiore per riportarsi alla realtà e
quando finalmente
reagì, rivolse al ragazzo la stessa domanda.
“True! How come are you here?”
Quasi come un ladro colto in flagrante, il giovane si
bloccò, provando una
momentanea sensazione di imbarazzo nel rispondere e trovandosi
improvvisamente
incapace di rispondere senza sembrare un totale sottone e, come ben
sappiamo,
quella non era un'immagine che Lorenzo de Tommasi amava regalare di
sé stesso.
Tuttavia, Cecilia meritava una risposta per cui si strinse le spalle ed
optò
per la sincera verità.
“Because I wanted to see you” disse in modo
schietto e abbassò lo sguardo,
avendo l'imbarazzo preso il sopravvento ormai.
“Ooh, that's so sweet!” si lasciò
sfuggire Harriet incrementando lo stato di
disagio di Lorenzo ancora di più.
Cecilia provò un tuffo al cuore e le sue labbra si
allargarono in un sorriso,
se possibile, ancora più grande. “Sì,
davvero” confermò utilizzando la loro
lingua madre, dimenticandosi che Harriet non parlava italiano.
“Ho pensato che potevamo andare a cena insieme o non
so...” propose lui
lasciando anche lui l'inglese da parte.
“Volentieri” acconsentì la ragazza, non
faceva alcuna differenza cosa avrebbero
fatto, le bastava che fossero insieme.
In quel momento, Harriet si schiarì la gola per ricordare ai
due che era lì ed
entrambi si voltarono sorridenti.
“Oh so sorry!
Lorenzo has just invited me for dinner. Maybe you would like to join
us?” le
chiese Cecilia e la coinquilina scosse la testa.
“Nope, I am fine. You, guys, go and spend some time together.
You haven't seen
each other much this week” invitò i due e si
intrattenendosi con loro per
qualche altro minuto a chiacchierare, per poi dirigersi verso casa.
Rimasti da soli, Cecilia si sistemò di fronte al giovane
buttandogli le braccia
attorno al collo per catturare la sua piena attenzione.
“Allora dove mi porti?”
gli domandò.
Lorenzo l'afferrò delicatamente per i fianchi e si
chinò leggermente per darle
un bacio a fior di labbra. “Dove vuoi tu. Hai
fame?” le chiese a sua volta.
Non aveva idea di dove sarebbero potuti andare, non ci aveva pensato
nemmeno.
Cecilia annuì, non aveva toccato cibo dalla colazione quindi
cominciava ad
avvertire un certo languorino. “Ho saltato il
pranzo” gli disse difatti per
rafforzare il concetto che aveva fame, parecchia fame.
“Ok, allora vediamo dove possiamo andare”
affermò cominciando a cercare un
posto nelle vicinanze tramite Google Maps.
Cecilia si spostò accanto a lui per guardare il suo schermo
commentando i
diversi ristoranti senza trovarne nessuno che fosse di suo gradimento.
Dopo un weekend trascorso in Scozia a mangiare piatti a base di carne
di manzo
con ogni tipo di patate e porridge seguito da toast con marmite* a
colazione,
sentiva il bisogno di farsi una cena più leggera e
soprattutto a base di cucina
italiana.
Dieci minuti dopo, con diversi tentativi di proposte miseramente
falliti, dato
che Cecilia respingeva praticamente ogni alternativa, si trovavano
ancora lì e
Lorenzo assieme alla batteria del suo iPhone alzarono bandiera bianca.
“Mi sa che nei dintorni non c'è niente che faccia
a caso nostro” commentò
Lorenzo grattandosi la nuca.
Cecilia riprese a guardare la lista cercando di trovare un'alternativa;
se non
poteva avere della cucina italiana, si sarebbe accontentata di quello
che
poteva trovare, quando Lorenzo ebbe un'illuminazione.
“Come ho fatto a dimenticarmene! C'è un posto
molto buono e italiano, non molto
lontano da qua” la informò ricordandosi di
“La mia mamma”, un ristorante
italiano a gestione famigliare nei pressi che aveva scoperto quando
“frequentava”
la sua collega Danielle.
Sì, le virgolette sul termine
“frequentava” non sono poste a caso; era
esattamente quel tipo di frequentazione.
Cecilia annuì entusiasta, già dal nome,
“La mia mamma” sembrava il posto
perfetto dove soddisfare la sua voglia di cibo che sapeva di casa.
“Dai, vieni” la invitò Lorenzo
allungando la mano verso di lei che fu prontamente
afferrata e appropriandosi del trolley di lei con la mano libera,
nonostante le
mille proteste di Cecilia che sosteneva di essere perfettamente in
grado di
trascinare il suo stesso bagaglio.
A quel punto, anche loro si avviarono verso l'uscita della stazione
destreggiandosi fra le diverse persone che affollavano King's Cross e
guadagnandosi più di un'occhiataccia da parte dei passanti,
costretti a
cambiare traiettoria, essendo Cecilia e Lorenzo mano nella
mano, condannandoli
così ad impiegare un nanosecondo di troppo nella corsa verso
la loro
destinazione.
Come già ribadito, a Londra le esitazioni non sono mai
troppo apprezzate.
Insomma, vi pare che un londinese, di nascita o adottato,
può rilassarsi di
domenica sera?
Per loro fortuna, spostandosi nella zona del ristorante, la folla
cominciò a
diminuire e poterono camminare fianco a fianco senza guadagnarsi altri
sguardi
scocciati.
***
“La Mia Mamma”,
situato in un angolo fra Kings Boulevard e Goods Way , era un
ristorante
abbastanza piccolo anche se molto accogliente.
Dai colori caldi, i gestori lo avevano arredato seguendo il
caratteristico
stile delle trattorie dei Castelli Romani, senza assecondare lo stile
moderno e
un po' hipster che stava spopolando in tutto il mondo, e che rendeva il
locale
probabilmente meno appetibile dall'esterno. Per chi lo conosceva
però era un
porto sicuro dove mangiare bene e rilassarsi in buona compagnia.
“Hello, how can I help?” domandò una
signora tutta sorridente sulla
cinquantina. Dall'accento e considerando la fisionomia, fu certo che si
trattava di un'italiana emigrata a Londra, per cui Lorenzo rispose in
italiano:
“Ciao, potremmo avere per piacere un tavolo per
due?”
La signora annuì aggiungendo “Ooh ma siete
italiani!”, non molto sorpreso dato
che gli ospiti italiani erano piuttosto frequenti.
“Seguitemi” invitò subito dopo
dirigendosi verso uno dei tavolini vuoti in
fondo al locale.
Cecilia si guardò intorno trovando il locale incredibilmente
famigliare, come
se ci fosse già stata. Sarà stato l'arredamento
scelto o il caldo e gentile
sorriso della cameriera ma le sembrava di vivere un deja-vù.
Una volta accomodati al tavolo, si appropriarono di una carta
menù ciascuno e
presero a scegliere le loro portate. Cecilia era talmente affamata che
si
sarebbe volentieri ordinata gran parte delle portate.
“Ti va se ci dividiamo qualche antipasto?” chiese
Lorenzo distogliendola dalla
lettura del menù.
La giovane lo guardò un attimo perplessa non essendo sicura
di voler
condividere gli antipasti. Aveva una fame da lupi e tutti i piatti
sembravano
buonissimi, per cui scegliere non le era affatto facile.
“Giuro che ti lascio la parte più
abbondante” le disse per rassicurarla e la
giovane arrossì di colpo. Non pensava che fosse
così evidente che non fosse
molto intenzionata a condividere.
A quel punto però, colta alla sprovvista, e non volendo
risultare egoista,
accettò la proposta. Per sua fortuna, Lorenzo
accettò volentieri di ordinare
secondo le sue preferenze, per cui la scelta degli antipasti fu
abbastanza
veloce.
All'arrivo degli antipasti, ogni tentativo di stabilire un dialogo da
parte di
Lorenzo andò in malora, essendo Cecilia piuttosto
concentrata a mandar giù
tutto quello che poteva nel più breve tempo possibile; era
proprio in preda ad
un attacco di voracità non indifferente che poteva
significare soltanto una
cosa: il ciclo era in arrivo.
Lorenzo che fino a quel momento aveva tentato di fare finta di niente,
si
ritrovò a fissarla con la forchetta a mezz'aria e
un'espressione piuttosto
perplessa stampata sul volto.
Cecilia incrociò il suo sguardo mentre afferrava l'ennesima
fetta di pane e
sentì le guance andare in fiamme. Doveva proprio risultare
una morta di fame.
“Oddio, ti giuro che non sono sempre
così” si giustificò mettendo
giù la fetta
di pane.
Lorenzo scoppiò a ridere facendo spallucce.
“Figurati, preferisco una che
mangia a una che sta sempre a contare le calorie”
Ne aveva frequentate diverse di quel tipo e ogni volta si era pentito
di averle
portate a cena, lo facevano sentire un ingordo.
Anche Cecilia rise e riprese la fetta di pane, sentendosi autorizzata.
“Credo
che sia il ciclo in arrivo” spiegò mordicchiandosi
il labbro inferiore. Non era
sicura se fossero già a quel livello di confidenza ma alla
fine, era una cosa
piuttosto naturale.
Lorenzo annuì divertito. Anche la sua ex diventava un pozzo
senza fine quando
le arrivava il ciclo, riuscendo persino a superare i record di Lorenzo,
che
sappiamo essere uno dall'appetito infinito.
Ricordandosi delle mille volte in cui aveva dovuto mettere al sicuro
tutti i
dolciumi che aveva in casa per evitare che Veronica finisse tutto, le
venne da
sorridere.
“Sì anche Veronica era spesso in preda ad attacchi
di fame, ci sono abituato”
disse senza pensarci molto e Cecilia aggrottò la fronte. Chi
era Veronica?
Forse sua sorella? Anche se ricordava che si chiamasse Giulia, o magari
ricordava male?
“Chi è Veronica?” domandò
difatti curiosa.
Fu il turno di Lorenzo di diventare rosso come un peperone, si morse
l'interno
delle guance, maledicendosi per aver parlato troppo. Sperando vivamente
che
Cecilia non decidesse di approfondire delle ex, rispose in modo
piuttosto
secco. “La mia ex” disse senza aggiungere altro e
Cecilia annuì senza fare
ulteriori domande.
Non voleva introdurre nemmeno lei il discorso degli ex, dato che
parlare di
Giorgio la metteva sempre di cattivo umore e dalla reazione di Lorenzo
dedusse
che voleva lo stesso anche per il suo accompagnatore per cui non
commentò
ulteriormente.
Ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato fra i due,
ci pensò
la cameriera, quando venne a ritirare i piatti vuoti per sostituire con
quello
del primo ordinato.
“Tutto bene?” domandò per accettarsi che
gli antipasti avessero incontrato i
loro gusti e i due sorrisero. “Decisamente, era tutto
buonissimo” confermò
Cecilia e la donna fece un cenno col capo gongolando. Nonostante fosse
nel
campo della ristorazione da anni, era sempre un piacere vedere dei
clienti
soddisfatti.
Purtroppo
l'arrivo dei primi non fu sufficiente per eliminare la tensione, ancora
percepibile nell'aria; ricordarsi dei propri ex era ancora un tasto
dolente per
entrambi, nonostante fosse passato diverso tempo dalle rispettive
rotture.
Rimasero difatti in silenzio per il resto della cena con la testa china
sui
propri piatti, facendo qualche sporadico commento di tanto in tanto,
finché
Lorenzo fece una domanda che strappò un sorriso all'altra.
“Mi azzanni se ti
propongo di dividere il dolce?”
Cecilia lo guardò truce e scosse la testa, era davvero un
c******.
“No, prometto che ti risparmio” rispose
mostrandogli un sorriso a trentadue
denti che l'altro non esitò a ricambiare. “Chiamo
la cameriera” disse poi
facendo un cenno con la mano.
La donna si avvicinò quasi immediatamente chiedendo loro in
cosa potesse essere
utile.
“Possiamo vedere il menù dei dolci per
favore?” domandò cortesemente Lorenzo e
l'altra annuì, allontanandosi a passo svelto per ritornare
qualche secondo dopo
con una carta menù.
“Mmm... c'è il tiramisù!”
affermò Lorenzo illuminandosi. Era il suo dolce
preferito fin dall'infanzia.
Cecilia arricciò le labbra poco convinta, non amava il
tiramisù
particolarmente, anzi ad essere sinceri, non le piaceva proprio.
“Preferirei il cuore al cioccolato” propose invece
e Lorenzo fece spallucce.
“Fine with me” rispose in inglese. Dopo anni in
Inghilterra, ogni tanto
l'inglese saltava fuori spontaneamente.
Ordinarono il dolce e ripresero a chiacchierare come di
consueto.
L'imbarazzo di poco prima era finalmente sparito ed erano tornati alla
normalità.
Come promesso, il giovane lasciò la parte più
abbondante a Cecilia che non poté
non essere più contenta, trovando il dessert decisamente
delizioso.
Stava gustandosi l'ultima cucchiaiata quando avvertì lo
sguardo di Lorenzo su
di sé.
“Dimmi” chiese facendo un mezzo sorriso
imbarazzato. Forse si stava ingozzando
un'altra volta?
“Sei sporca di cioccolato” le disse divertito
indicandole l'angolo sinistra
della bocca.
Le labbra di Cecilia formarono un “oh” e si
affrettò a pulirsi. Per la seconda
volta nel giro di poco più di un'ora, le sue guance andarono
in fiamme.
Se fosse stato il loro primo appuntamento, sicuramente non ci sarebbe
stato un
seguito. Stava facendo una figuraccia dietro l'altra. O almeno,
così credeva.
In realtà, per Lorenzo non era affatto così.
Trovava Cecilia incredibilmente spontanea e questo alimentava il suo
desiderio
di conoscerla meglio, essendo convinto che una donna che non sente il
bisogno
di fingersi qualcuno di diverso fosse segno di fiducia in sé
stessa.
Ovviamente, noi sappiamo che Cecilia era molte cose, ma non poteva
essere
considerata esattamente un esempio di forte autostima.
Tuttavia, questo il nostro Lorenzo non deve necessariamente scoprirlo
adesso.
Beata ignoranza, giusto?
“Sono pulita adesso?” chiese a Lorenzo e il giovane
si sporse per eliminare
l'ultima macchiolina di crema al cioccolato rimasta.
“Ora sì” rispose facendole l'occhiolino.
I loro visi erano così vicini che
riusciva ad specchiarsi nel verde dei suoi occhi, talmente espressivi
da
risultare irresistibili per il giovane romano.
Fu difatti la prima cosa che notò di lei e quella che gli
rimase più impressa
nella mente.
Cecilia si sporse a sua volta e lo baciò. Il sapore di
cioccolato si mischiò a
quel sapore un po' dolciastro delle labbra di Lorenzo, a cui si stava
lentamente abituando.
Fu un bacio piuttosto contenuto quello che si scambiarono, ma
riuscì a
risvegliare in Lorenzo gli stessi impulsi del mercoledì
precedente.
Purtroppo quello stato prolungato di astinenza - o almeno
così era avvertito
dal suo “arzillo” amichetto - gli stava
rendendo davvero la vita davvero
complicata.
“Che facciamo? Andiamo?” chiese quando le loro
labbra si allontanarono.
Cecilia annuì e afferrò con la mano sinistra il
portafoglio, bloccando ogni
lamentela di Lorenzo, le cui labbra stavano già modulando un
“non esiste, pago
io”, con la mano libera.
“Oggi faccio io, non si discute” disse in modo
fermo e l'altro roteò gli occhi.
“Okay...” borbottò poco convinto, ma
decidendo di lasciarla fare. Semplicemente
non aveva voglia di assistere al solito teatrino di lei che si
lamentava e di
lui che insisteva.
“Ti accompagno a casa?” domandò
cambiando argomento.
La giovane arricciò le labbra incerta sul da farsi e il
dilemma di sempre si
fece strada ancora una volta: tornare a casa propria oppure cedere e
passare la
notte insieme?
Una parte di sé avrebbe voluto rimanere con lui quella
notte, godersi il
momento e spegnere il cervello per qualche ora. Tuttavia, l'altra parte
di sé,
la stessa della volta precedente, quella un po'
più noiosa e
tradizionalista, urlava di non cedere.
Sospesa fra impulsività e razionalità, Cecilia
non poté che ascoltare
l'istinto.
“Ma se andassimo da te?” contropropose lasciando il
suo accompagnatore di
stucco. Alla fine, non essendo riuscita a mettere a tacere il
desiderio, aveva
ceduto.
A difesa della giovane, bisognava riconoscere che l'alterazione
ormonale,
dettata dal vicinissimo ciclo mestruale, l'aveva resa più
vulnerabile, giocando
un ruolo decisivo nella presa di quella decisione.
Lorenzo sgranò gli occhi per la sorpresa e sorrise malizioso
senza preoccuparsi
di nasconderlo. Non si aspettava una simile risposta e non
poté che
compiacersi.
“Certo” rispose con un eccessivo trasporto che non
sfuggì alla giovane. Erano
abbastanza chiari i suoi piani per il dopo serata.
Poco prima di uscire dal locale, Cecilia si recò alla
toilette per controllare
che fosse tutto al suo posto dato che avvertiva una sensazione di
leggero
malessere al basso ventre, segno inequivocabile che le sue mestruazioni
avessero deciso di farle visita con lo stesso tempismo di uno sgradito
ospite
della domenica mattina.
Continuò a sperare con tutta sé stessa di
sbagliarsi ma come intuito il suo
ciclo era appena arrivato distruggendo tutti i suoi piani e
inevitabilmente anche
quelli del suo accompagnatore.
“Che palle!” si lamentò serrando i pugni
contrariata. “Proprio oggi che mi ero
decisa....” pensò mentre si lavava le mani nel
lavabo dell'anticamera del
bagno. Per sua fortuna, aveva sempre con sé un assorbente
nella borsa da
utilizzare proprio in quelle evenienze.
Si avviò verso l'uscita del locale dove Lorenzo l'aspettava
appoggiato ad un
lampione e al solo guardarlo fu chiaro che stesse fremendo all'idea di
quella
notte insieme.
Il giovane si stava già pregustandosi mentalmente il momento
in cui l'avrebbe
finalmente spogliata quando Cecilia mandò in frantumi tutte
le sue aspettative.
“Brutte notizie” affermò quando fu
davanti a lui e Lorenzo la fissò con
espressione incerta. “Mi è appena arrivato il
ciclo” annunciò grattandosi la
nuca.
Gli occhi di Lorenzo non riuscirono a nascondere la delusione e nemmeno
le sue labbra
che formarono un broncio facendogli assumere un'espressione simile a
quella di
un bambino a cui avevano appena negato un lecca-lecca.
“Mi dispiace” aggiunse Cecilia divertita dalla sua
reazione. “Che facciamo? Mi
accompagni a casa?” domandò in seguito. Pensava
che a quel punto non avesse
molto senso per il giovane “ospitarla”.
Lorenzo cambiò totalmente espressione e aggrottò
la fronte confuso non capendo
perché gli avesse chiesto di portarla a casa.
“Perché?” chiese difatti.
“Per il ciclo....” sussurrò guardandosi
le scarpe sentendosi le guance
avvampare.
Lorenzo continuò a fissarla confuso per qualche secondo
finché finalmente capì
la ragione dietro quell'affermazione. “Ma mi hai scambiato
per un ninfomane?”
chiese retoricamente lasciandosi sfuggire una leggera risata.
“Mi fa assolutamente piacere stare con te anche se hai il
ciclo” concluse
circondandole le spalle con un braccio avvicinandola a sé
per darle un buffetto
sul capo in modo scherzoso.
Cecilia rise a sua volta e fece spallucce un po' imbarazzata.
“Okay....” fu
tutto ciò che riuscì soltanto a dire e
sollevò lo sguardo verso di lui che
ancora sorrideva.
“Mamma mia, Contini, cosa ti farei!”
affermò abbandonandosi a un lungo sospiro
con l'intento di scacciare i pensieri che stavano affollando la sua
testa e che
coinvolgevano unicamente tre elementi: loro due nudi e delle lenzuola
aggrovigliate ai piedi del letto.
Cecilia aggrottò la fonte confusa: da quando la chiamava per
cognome?
“Contini?” domandò perplessa e Lorenzo
annuì.
“Quando faccio dei pensieri un po' perversi, mi piace
prendere le distanze
quindi uso il cognome” spiegò e la giovane
scoppiò a ridere.
“Quindi in
questo momento stai facendo pensieri perversi?” lo
provocò maliziosa e Lorenzo
scosse la testa mordendosi il labbro inferiore.
“Tanti,
Contini, tanti” rispose mellifluo e le fece
l’occhiolino provocando un leggero
sfarfallio in Cecilia che deglutì una copiosa
quantità di saliva. Anche lei
cominciava a sentire una certa smania e per qualche secondo anche la
sua testa
si affollò di pensieri non dissimili da quelli di Lorenzo.
“Dai, andiamo
a casa” chiuse il discorso lui e
s’incamminò verso l’auto che aveva
parcheggiato a qualche isolato della stazione.
Cecilia prese
a seguirlo quando si ricordò che era a corto di assorbenti
quindi avrebbe
necessariamente dovuto fare un salto al supermercato.
“Aspetta, dobbiamo
passare dal supermercato” lo informò mentre
digitava 'supermercati nelle
vicinanze' sulla barra di ricerca di Google.
“Hai paura che non ci sia sufficiente cibo a casa?”
la prese in giro l'altro e
Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“No, scemo, mi servono gli assorbenti!” rispose
leggermente irritata e gioì
dentro notando che c'era supermercato aperto 24 ore non molto lontano
da lì.
“Aah okay! - rispose Lorenzo soffocando una risatina per non
farla irritare
ancora di più - Quelli non ce li abbiamo, Matteo ancora non
li usa” fece una
battuta per farla sorridere e Cecilia scosse la testa.
“Dai, andiamo, il supermercato è di
là” affermò guidandolo verso la
destinazione.
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
12/05/2019
Ore
22,09
Cecilia stava
perlustrando la stanza di Lorenzo, approfittando della momentanea
assenza del
giovane, alla ricerca di qualche dettaglio che le dicesse di
più sulla
personalità del suo attuale frequentante.
Le sembrava
così strano essere lì, ma soprattutto essere
nella sua stanza. Erano
passati circa npve mesi dall'ultima volta era stata lì, si
domandava se Lorenzo
ci pensasse mai al loro primo incontro; lei ci pensava spesso, c'era
ancora un
unico dubbio a cui il giovane non aveva ancora dato una chiara
risposta: perché
l'aveva allontanata in precedenza?
Nonostante fosse
estremamente propensa a capire cosa ci fosse dietro, non
riusciva a tirare fuori l'argomento o per meglio dire aspettava il
momento
propizio per parlarci. Continuò a curiosare in giro dando
conferma alla sua
prima espressione: come aveva già da tempo intuito,
semplicemente guardando la
sua scrivania a lavoro, Lorenzo era disordinatissimo. C'erano vestiti
ovunque:
sulla sedia, sul letto e persino sulle ante dell'armadio, rigorosamente
aperte
a sfoggiare con orgoglio il suo contenuto fatto di camicie
stropicciate,
pantaloni appallottolati e magliette sistemate alla buona.
Era un caos
indicibile e Cecilia non si sorprese che fosse perennemente in
ritardo a lavoro la mattina, anzi si domandava come facesse a vestirsi.
L'unica parte
della stanza ad essere immacolata era la scrivania che il giovane
romano aveva adibito a suo personale angolo dei ricordi dove aveva
sistemato
alcuni degli oggetti comprati nei suoi viaggi e qualche fotografia
ritraenti
lui con i suoi amici e famiglia.
Cecilia
sollevò una delle cornici per osservare meglio la fotografia
racchiusa
al suo interno: si trattava di Lorenzo, sicuramente più
giovane di qualche
anno, con in braccio una neonata, seduto affianco ad una
giovane donna che
dedusse essere la sorella considerata l'incredibile somiglianza fra i
due.
“Quella
è mia nipote Margot” - le raccontò
tutto sorridente - “Ora ha circa
quattro anni, è una peste”
Adorava la sua
nipote a dismisura e le mancava moltissimo; purtroppo, Margot
era nata dopo il suo trasferimento nel Regno Unito, rendendogli
piuttosto
difficile godersela come avrebbe voluto. Tuttavia, quando tornava a
Roma
cercava di trascorrere con lei più tempo che poteva.
“È
molto carina” rispose l'altra rivolgendogli un caldo sorriso.
In quel momento
Lorenzo diede un'occhiata alla stanza e tossicchiò.
“Giuro che
questa volta è più disordinata del
solito” - si giustificò mettendo le mani
davanti e Cecilia ridacchiò - “Avrei dovuto
mettere in ordine oggi ma poi ho
deciso di venire da te....” aggiunse con tono mellifluo e
Cecilia gli lanciò
un'occhiataccia.
“Ma
finiscila!” esclamò scuotendo la testa.
Lorenzo le fece
l'occhiolino e tolse i vestiti dal letto per sistemare meglio
il piumone e li lanciò nell'armadio decidendo di chiudere le
ante per
nascondere il disordine al loro interno.
“Troppo
tardi. Avevo già visto tutto” lo prese in giro e
Lorenzo fece spallucce
buttandosi sul letto.
“Dai,
vieni qua” la invitò indicando il posto accanto a
sé.
Cecilia
esitò per qualche secondo e spostò una ciocca di
capelli dietro
all'orecchio, un gesto che faceva abbastanza spesso quando era nervosa.
Non
capiva cosa le stesse creando quel nervosismo; era vero che era la
prima volta
che dormivano insieme, ma non avrebbe dovuto essere un evento
così inusuale
dormire con un uomo, considerando che non avrebbero nemmeno consumato e
che lei
aveva quasi trent'anni. Lorenzo non era neanche il primo uomo della sua
vita,
tuttavia non riusciva a rilassarsi del tutto.
Lorenzo le
sorrise e rinnovò l'invito aprendo il piumone e Cecilia si
tuffò
decidendo di non pensarci ulteriormente, sistemandosi accanto a lui.
“Ti va
di guardare qualcosa su Netflix? Che so un film?”
suggerì recuperando il
laptop sul comodino. Cecilia annuì e propose di guardare
“Working mums”, una
seria originale di Netflix con cui si era recentemente fissata.
“Perfetto.
Working mums sia” confermò lui e le fece scegliere
la puntata non
facendo alcuna differenza per lui.
Alla fine, la
serie risultò alquanto avvincente pure per Lorenzo al punto
che
finirono per vedere circa tre puntate di fila.
Sul finire della
terza però, Cecilia si addormentò accoccolata sul
petto di lui
che le stringeva delicamente le spalle con il mento appoggiato sulla
testa.
“Certo
che Frankie è fuori come una campana”
commentò Lorenzo, riferendosi ad
una delle protagoniste del telefilm, non essendosi accorto che Cecilia
era
scivolata nel mondo dei sogni da metà puntata.
“Cè”
la chiamò accorgendosi solo allora che la sua ospite stava
già dormendo.
Sentendo anche
lui le palpebre pesanti, chiuse il laptop e si allungò per
spegnere la luce del lampada sul comodino.
Rimasto al buio,
scivolò anche lui verso il basso per sistemarsi per bene
sotto
le coperte muovendo leggermente Cecilia, che emise un debole suono
senza però
svegliarsi, così da essere più comodo.
“Contini,
spero che non russi altrimenti ti butto fuori dal letto!” la
minacciò
bonariamente anche se lei non poteva sentirlo.
La
verità è che non lo avrebbe mai fatto; si sentiva
bene in quella posizione, dannatamente bene.
-----------------------------------
Ciao, ciaooo!
Ce l'ho fatta! Un nuovo capitolo è fuori, finalmente l'ho partorito.
Questa storia però sta diventando più lunga del previsto XD spero non annoiarvi :)
Alla prossima e grazie per leggermi,
Anto |
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Capitolo 18 *** AVVISO ***
Ciao a tutti,
questo breve avviso è per informavi che non pubblicherò più su EFP.
Sono passata a Wattpad dove penso la storia possa essere un po' più interattiva :)
La trovate sotto lo stesso nome: https://www.wattpad.com/770811447-quando-meno-te-lo-aspetti-quando-meno-te-l%27aspetti
Io sono AntoL91 :D
La storiaé andata molto piú avanti rispetto a EFP e siamo quasi agli sgoccioli :D se volete scoprire cosa sia successo, cliccate sul link!
Vi aspetto di là!
Anto |
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