Quando meno te l'aspetti

di AntoGoesToLondon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Amare consapevolezze ***
Capitolo 3: *** The big challenge ***
Capitolo 4: *** Saper cogliere le opportunità ***
Capitolo 5: *** Smashed dreams ***
Capitolo 6: *** It was just a mistake ***
Capitolo 7: *** I'm not a good boy ***
Capitolo 8: *** Unexpected ***
Capitolo 9: *** Second thoughts ***
Capitolo 10: *** The truth ***
Capitolo 11: *** Pubs & fights ***
Capitolo 12: *** Collision ***
Capitolo 13: *** Nothing to worry about ***
Capitolo 14: *** First 'real' date ***
Capitolo 15: *** I'm not jealous ***
Capitolo 16: *** Red alert ***
Capitolo 17: *** Surprise! ***
Capitolo 18: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Quando meno te l’aspetti

 

Prologo

***Avvertenze***
Questa è una storia più che convenzionale.
London, 02/08/2018


Quando si inizia una storia si deve sempre incominciare da qualche parte, con qualche piccolo gesto che cambia le carte in tavola, e loro hanno iniziato da qui.
Sarebbe bello che ogni storia sia chiara e lineare, senza bisogno di interpretazioni o di inutili paranoie. Una storia in cui entrambi si guardano e capiscono tutto perché non appena lo/a vedi, è semplicemente evidente: finalmente il/la tuo/a anima gemella, “the one” come direbbero gli inglesi, quella persona che aspetti più o meno da sempre, anche se n’eri inconsapevole, è lì, lì di fronte, e tu vorresti correrle incontro per stringerla e non lasciarla andare mai più. Ma non puoi. Non puoi se non vuoi prenderti un’ordinanza restrittiva almeno.
 
In quel momento comunque faticheresti a muoverti perché in tutta onestà, il colpo di fulmine paralizza.
I francesi amano parlare di coup de foudre. Noi per semplicità  lo chiameremo colpo di fulmine.
Il crash del cervello umano, quando le sinapsi smettono di connettere fra di loro, andando in fumo e mettendo la razionalità in fuga. Lei non lo aveva mai provato.
 
Non lo aveva mai provato fino a quel momento, quando sotto quel cielo carico di nuvole grigie da cui non faceva che sgorgare una fitta pioggia estiva, lo provò seduta al bancone del pub in cui si era riparata.
Non appena il suo sguardo si era posato sulla figura di lui, quella consapevolezza si scagliò, come una bestia indomita, contro di lei.
Ci si può invaghire così di un perfetto sconosciuto? Tuttora lei lo domanda a sé stessa.
Man mano che il tempo trascorreva, che lo conosceva meglio, la sua infatuazione peggiorava.
Voleva che fosse suo, carpire il suo vero essere e fare delle abitudini con le sue stranezze.
Ma per un po’, non ottenne altro che nuove insicurezze e altri treni persi.
Lui, d’altra parte, non si sforzava di mandare dei segnali per farla dissuadere, si compiaceva troppo nel vederla sforzarsi per averlo, nonostante non ci fosse affatto bisogno: lei aveva già vinto. Eppure quell’insistere lo faceva sorridere ed implicitamente aumentare il suo ego, già eccessivo.
Ed infine, anche lui cedette. D’altronde, al cuor non si comanda.

 
 

Capitolo I

 
 
Roma, 05/02/2018
 
“Scusa che ore sono?”
Una voce maschile scosse Cecilia dal lieve torpore pomeridiano che sempre colpiva la giovane nei post-pranzo.
Era abituata a pranzare da sola nel parco vicino all’ufficio, intorno alle ore 13,15, tutti i giorni. Talmente scontato ormai che quando il suo capo voleva rovinarle la pausa pranzo non si limitava a scriverle su WhatsApp ma si presentava lì con tanto di portatile.
I suoi colleghi erano più tipi di take away o ristoranti, lei invece restava ancora fedele al suo pranzo da casa, come ai tempi dell’università. 
Cecilia restò un attimo in silenzio riformulando la frase nella sua testa e il ragazzo che continuava a fissarla incredulo si schiarì la gola per richiamare la sua attenzione. Probabilmente l’aveva scambiata per una stonata, pensò.
“Oh, certo, sì..” sbiascicò premendo il bottone laterale del suo smartphone per illuminare il display. “Sono le 13,36. Anzi, le 13:37” rispose tentando di essere il più precisa possibile. Il ragazzo annuì dopo averla ringraziata ed iniziò ad armeggiare con il suo cellulare rimanendo nei pressi.
In quel momento un’idea si fece varco nella mente della ragazza: forse è un tentativo di approccio? Per capire perché avesse un simile dubbio invece di pensare che si trattasse semplicemente di una banalissima richiesta, bisogna introdurre un po’ meglio la nostra protagonista.
​Cecilia era una un po’ fantasiosa, di quelle che credono ancora nel colpo del fulmine, che ogni volta che vanno in un nuovo posto sono convinte che troveranno l’amore della vita o che puntualmente ed erroneamente identificano nell’ultima persona che incontrano la loro anima gemella scambiando normalissime domande per interesse.
In quel momento, invece, a dimostrazione che la fantasia di Cecilia spesso si scontrava con la realtà, lo sconosciuto rimise il cellullare in tasca, e si avviò ringraziandola nuovamente senza molte cerimonie, lasciandola sbattere contro la consapevolezza che le aveva semplicemente chiesto l’orario. Già.
Un po’ amareggiata per l’accaduto e per la convinzione che era ormai senza speranze, decise di avviarsi verso l’ufficio ponendo fine a quella “penosa”, si fa per dire, pausa pranzo.

 
***

“Sei già di ritorno?” le domandò il suo collega Luca mangiucchiando una focaccia.
Lavoravano nello stesso team da circa un anno e mezzo ed era il suo diretto responsabile, al dire il vero. Cosa che Cecilia non si rassegnava ad accettare avendo lei sì e no due anni in meno rispetto a lui. “Ehm…sì! Tu non sei uscito proprio?” rispose mentre attendeva che il suo PC si riavviasse.
Luca annuì. “Qualcuno deve portare avanti la baracca e dato che tu devi fare il tuo riposino quotidiano, eccomi qui!” si lodò da solo nonostante fosse perfettamente cosciente che di certo, il team media non avesse tutto quest’impatto sul profitto aziendale totale.
Cecilia e Luca si occupavano, in sostanza, dell’acquisto diretto ed indiretto degli spazi pubblicitari per Softender, azienda leader nella produzione di carta per uso igienico e domestico.
Capite, insomma, che uno spazio in meno o uno in più non cambia di certo le sorti dei prodotti del portfolio aziendale, composto soprattutto da marche di rotoli di carta igienica e rotoloni assorbenti da cucina.
Cecilia roteò gli occhi facendo una smorfia e si concentrò sulle ultime e-mail in arrivo. Continuava a pensare al tizio. Ma possibile che non fosse un tentativo di approccio? Ma chi è che nel 2018 ha bisogno di reimpostare l’orario?
“Lù, senti ma tu tipo per rimorchiarti una, le chiederesti l’ora?” domandò all’improvviso.
Essendo ormai abituato alle sue domande strampalate e voli pindarici di vario genere, il ragazzo non si sorprese anche se non riuscì ad evitare di ridere. “Ti vuoi rimorchiare uno chiedendo l’orario? Ma prova con le sigarette!” esclamò divertito.
“No!” ribadì contrariata. “Ti pare che mi rimorchio uno.. prima nel parco uno l’ha chiesto a me” provò a spiegarsi.
“Ah, ok! E poi che è successo?” chiese mentre continuava a sbattere le dita contro la tastiera scrivendo l’ennesima mail della giornata.
“Nulla” confessò Cecilia mordicchiandosi il labbro inferiore. Si era resa conto di aver fatto una domanda stupida. Molto stupida.
A quel punto, Luca alzò lo sguardo e rimase a fissarla cercando le parole più carine che conosceva. “Cè, quello non era assolutamente un tentativo di approccio! Il tipo ha chiesto solo l’ora, tutto qua”
La ragazza sospirò e appoggiò il mento sul palmo della propria mano. “Già, non mi caga nessuno!” si lamentò, incrociando le braccia al petto.
“Rieccoci.. senti, so’ due anni che te lo dico: smettila di aspettare di incontrare in ogni angolo quello giusto. Quando meno te lo aspetti, arriva..”
“Un anno e mezzo, semmai” precisò la ragazza. Luca scosse la testa. “Ok, un anno e mezzo. Comunque la cosa non cambia”
“Ora controlla le mail. Te ne ho mandata una, così la smetti di dire che nessuno ti caga!” affermò sornione e tornò alle mail lasciando Cecilia con l’amaro in bocca.
 
***


Tornando da lavoro quella sera, Cecilia non riusciva a darsi pace.
Continuava a specchiarsi sui vetri della metro B osservando il suo aspetto. Ad ogni riflesso si convinceva di non essere così male. Aveva forse qualche chilo di troppo, magari avrebbe potuto curarsi di più però nel complesso non era da buttare.
Sospirò a lungo e rumorosamente attirando su di sé le attenzioni di mezzo vagone: l’ultima cosa di cui aveva bisogno, insomma.
Sentendosi in tremendo imbarazzo per tutti quegli occhi puntati addosso, decise di scendere a Garbatella, la fermata precedente a Piramide dove era solita prendere la metro, e di fare una passeggiata. Sicuramente mi farà bene camminare un po’, pensò, mentre s’incamminava verso casa lungo l’Ostiense.
Non vedeva l’ora di stendersi sul divano, guardando le repliche della sua sit-com preferita in TV in pigiama, davanti ad una cena a base di pizza surgelata.
Sicuramente a casa non avrebbe trovato nessuno: Giusy, la sua amata coinquilina da tempi dell’università, era dal suo ragazzo Carlo a Fregene, una cittadina sul mare fuori Roma, e non sarebbe tornata prima di domenica e Fabio solitamente era a casa di qualche ragazza quindi era difficile trovarlo.
Si stava già pregustando mentalmente la sua serata di solitudine e silenzio mentre infilava le chiavi nel portone quando si trovò una sorpresa.
“Buonasera, coinquilina adorata!” le aprì Fabio lasciandola con la chiave a mezz’aria.
“Hey! Che ci fai a casa?” gli domandò mentre si toglieva le scarpe come al suo solito. Non amava tenere le scarpe dentro casa, preferiva di gran lunga camminare scalza anche se il pavimento non era sempre pulitissimo.
In quel momento i suoi occhi si posarono sul tavolo apparecchiato per due in soggiorno. Capì subito che la sua serata si era appena sfumata nel nulla; di certo, Fabio non le aveva preparato una cena. Nemmeno un caffè le aveva mai fatto, figuriamoci un’intera cena.
“Abbiamo ospiti?” gli chiese senza riuscire a nascondere una leggera nota di acidità. Nonostante fossero ormai passati diversi anni da quando lo aveva conosciuto e fossero addirittura al terzo anno di convivenza, non riusciva mai a restare indifferente al via vai di ragazze di Fabio. Probabilmente la sua reazione era dovuta a quella vecchia cotta, non del tutto passata. Anzi, ammettiamolo: per niente passata.
Fabio si abbandonò ad una leggera risata. “Eh, sì” ammise sfoderando un sorriso. Era perfettamente consapevole che ad Cecilia non piacessero le sue “ragazze”, del motivo invece non ne aveva la minima idea. Additava, infatti, tale atteggiamento a questioni di moralità.
“Ma non puoi andare a casa sua?” si lamentò con tono infantile arricciando le labbra.
“Cecilia, senti, questa sta in doppia..” tagliò corto l’altro dirigendosi in una cucina per girare le zucchine. Vedendo il pacco di riso aperto e la scatola di gamberetti pronta all’uso, dedusse che stava preparando la sua specialità: risotto alle zucchine e gamberetti più ingrediente segreto. Così segreto che dopo anni Giusy ed Cecilia non erano ancora riuscite a farglielo dire.
“Ma è un affare importante?”. Solitamente non cucinava per nessuna, troppo sforzo e fatica inutili. Che si fosse trovato la ragazza?
“Ah, no, figuriamoci! È la prima volta che la vedo e quindi..”
Fabio aveva una strana incapacità o incredibile abilità, a seconda di come si volessero vedere le cose, di far sentire chiunque importante con gesti e parole che facevano presagire tutt’altro quando invece nella sua testa le cose erano chiare: “stiamo insieme oggi e poi domani si vede”.
Cecilia sospirò rassegnata. “Addio, sit-com!” farfugliò e afferrando un pacco di grissini dalla dispensa, decise di andare a chiudersi in camera dopo aver minacciato per bene il suo coinquilino di non fare troppo rumore.
“E portami un po’ di risotto!” aggiunse urlando dal corridoio mentre apriva la porta della sua stanza.
“Sarà fatto!” rispose l’altro e riprese a cucinare mentre canticchiava qualche canzone che la nostra protagonista non riuscì a riconoscere.



 

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Capitolo 2
*** Amare consapevolezze ***


Capitolo II



Ovviamente chiedere a Fabio di fare qualcosa raramente sortisce l’effetto desiderato, anzi solitamente succede l’esatto contrario, e quella sera non fu eccezione. All’ennesimo guaito, perché non potevano di certo considerarsi gemiti quelle urla strozzate che si sentivano in quasi tutto l’appartamento, Cecilia si sedette sul letto urlando un infastidito “e basta!” che ovviamente non fu minimamente badato.
A quel punto, stanca ed essendo ormai le due passate, si trasferì in camera della sua coinquilina, che per posizione era la più silenziosa della stanza e dove riuscì finalmente a chiudere occhio.
Al mattino seguente la situazione non fu certo migliore: il soggiorno era ridotto alla stregua di un campo di battaglia, probabilmente le effusioni, o colluttazioni era difficile da capire, erano iniziate lì a giudicare dai cuscini buttati per terra e dalla posizione delle stoviglie sul tavolo. “Lo hanno fatto sul tavolo?” si domandò inorridita dalla sola idea.
In cucina le cose non migliorarono: c’erano le pentole e le padelle sporche nel lavello insieme ad altre posate.
“Ma com’è possibile che cucini per due e sporchi per quaranta!” esclamò infastidita osservando le condizioni in cui versava la cucina.
“Non ti preoccupare, Ceci, poi pulisco tutto”. La voce mezza assonnata del suo coinquilino la fece trasalire, non lo aveva sentito arrivare. “Sarà meglio per te” rispose con finto tono minaccioso. “Sei già sveglio?” si sorprese notando che era in anticipo di almeno mezz’ora sulla sua solita tabella di marcia. “Sì, dovrei arrivare prima a lavoro e comunque Veronica doveva studiare” spiegò laconico mentre preparava la moka.
“Quindi Veronica è sveglia?”
Fabio annuì girandosi verso di lei. “E’ in bagno adesso”
“La rivedrò ancora?” domandò Cecilia fingendo un tono indifferente.
L’altro strabuzzò gli occhi, scuotendo la testa. “No, per carità! Hai sentito come urla?”
“Sì, credo di aver sentito qualcosa” ammise ridacchiando. “Come anche il resto del vicinato”, pensò.
“Dai! Manco al macello..” affermò Fabio facendo ridere la sua coinquilina.
“Buongiorno!” s’introdusse la "gradita" ospite rivolgendosi a Fabio e ignorando del tutto Cecilia che si morse la lingua per non dire qualche cattiveria. La vide avvicinarsi tutta sorridente, inconsapevole che ormai quelli sarebbero stati i suoi ultimi minuti nell’appartamento, e gli stampò un bacio sulle labbra lasciandosi palpare persino il sedere sotto lo sguardo incredulo di Cecilia, che roteò gli occhi sussurrando un “insomma”.
“Vero, lei è la mia coinquilina Cecilia” la presentò Fabio indicandola con un cenno del capo. La ragazza si voltò e fece un sorriso di circostanza accennando ad un “piacere” senza staccarsi da Fabio, Cecilia sollevò un sopracciglia con aria contrariata. Non solo non l’aveva fatta dormire ma addirittura era una maleducata!
“Bene, io vado al lavoro” affermò alzandosi in piedi per porre fine a quella ridicola scena.
“Oh, ok! Allora a dopo!” la salutò Fabio tentando di svincolarsi dalla presa della sua ultima conquista senza molto successo. Cecilia ricambiò e uscì dall’appartamento afferrando le chiavi del suo cinquantino un po’ sgangherato. Non era il mezzo più affidabile a cui potesse ricorrere, uno dei freni funziona a mala pena e ogni tanto il motore faceva uno strano rumore ma era in tremendo ritardo ed era sicuramente più veloce della metro.

Arrivata in ufficio, si diresse direttamente al bar senza nemmeno posare la borsa. Era consuetudine di tutti prendere insieme il caffè la mattina prima di iniziare la giornata lavorativa.

Non appena mise piede nel bar, si ritrovò il suo “capo” Luca conversare con Fiorella, una della funzione Finance, a cui presumibilmente il ragazzo faceva la corte. “Buongiorno” salutò entrambi dopo essersi procurata il suo caffè.
“Ciao! Sei arrivata adesso?” le chiese lui notando che era in leggero ritardo. Cecilia bevve un sorso di caffè e accennò di sì con il capo. “Ho dormito malissimo”
“Come mai?”
“Il mio coinquilino..” spiegò senza aggiungere molto altro e Luca scoppiò a ridere. Era perfettamente a conoscenza delle performance del suo caro coinquilino.
In quel momento, Fiorella salutò entrambi dicendo che era arrivata ormai l’ora di lavorare, lasciandoli da soli.
“Allora?” domandò sporgendosi verso di lui con sorriso un po’ malizioso.
“Allora che?” chiese l’altro fingendo di non capire.
“Dai, Lù! Non fare il finto tonto!” si stizzì Cecilia. “Le hai chiesto di uscire?”
Lui roteò gli occhi. Non ne poteva più di quelle continue allusioni. “Non ho nessuna intenzione di chiedere di uscire a Fiorella. Non mi interessa” ribadì scandendo bene l’ultima frase.
“Sì, va be’..” rispose l’altra preferendo non approfondire ulteriormente la questione.
“Siete pronti?” domandò una voce alle loro spalle. Era Susanna: lei gestiva il marketing di una delle linee di carta igienica più redditizie. La famosa quattro veli doppio strato, estremamente soffice e sempre profumata: quella descrizione ormai Cecilia l’aveva imparata a memoria.
Lì per lì non afferrò subito quello che intendesse la collega e per fortuna Luca andò in suo soccorso. “Sì, tra poco ti raggiungiamo per il media brief” si affrettò a rispondere ricordando anche ad Cecilia l’appuntamento di quella mattina.
A quel punto i due si alzarono avendo ormai concluso la loro colazione e si diressero in sala riunione senza perdere tempo. Dopo tutto, come si suol dire “altro giro, altra corsa”.
 
***
 
Stava leggendo distrattamente le mail che aveva ricevuto quando all’improvviso la voce di Luca ruppe il silenzio.
“Hai letto la mail di Cartwright?” le domandò, fermandosi in piedi alle sue spalle.

Cartwright, Group Head of Communications & Media, era il loro capo “virtuale”, residente nella cara vecchia Londra, a cui rispondevano di alcune iniziative che si svolgevano a livello di gruppo. Era una figura importante ma Cecilia lo aveva sentito solo parlare finora e Luca forse lo aveva visto in tutto tre volte.
Cecilia alzò lo sguardo verso di lui e si grattò la nuca, non ricordava minimamente quello che aveva letto anche se aveva appena visto l’email.
“Ha scritto che entro domani possibilmente dobbiamo inviargli il report della campagna online fatta il mese scorso su New Born” le ricordò lui mordicchiandosi il labbro per la preoccupazione.  
New Born era una nuova linea di pannolini eco-friendly lanciata di recente sul mercato.

Il business dei rotoloni di carta assorbente da cucina era in leggero declino e data l’expertise dell’azienda e la possibilità di conversione di alcuni impianti, il loro team centrale, dopo diverse consultazioni, riunioni, ricerche di mercato – insomma, per farla breve dopo lunghi mesi di lavoro – aveva deciso di immettere sul mercato un nuovo prodotto: una linea di pannolini, rispettosi dell’ambiente, ideale per quelle mamme attente ai temi della sostenibilità ma che non rinunciano al meglio per i loro bambini.
Trattandosi di un prodotto esperimentale e fuori dalla classica e conosciuta offerta aziendale, furono pochissimi i Paesi pilota, ma fra questi ad accettare la sfida di quell’innovazione ci fu l’Italia.
Ci vollero diverse ore di straordinario e continue conference call con agenzie, team centrale e marketing teams per tirare fuori un piano di lancio sufficiente soddisfacente ma alla fine, New Born aveva visto la luce in diversi supermercati, aveva fatto il giro dei social e conquistato molti ascolti in TV.

Essendo una linea da far conoscere al mondo delle mamme, l’investimento era stato piuttosto ingente ed ora era il momento di verificare i risultati.
“Ci stai lavorando tu?” domandò poi il collega andando verso il proprio posto.
La ragazza annuì e recuperò al volo il file. Aveva iniziato a compilarlo con alcuni dati ma il report era ancora molto lontano da una conclusione degna di essere presentata ai piani alti.
“Mmm.. sì ma c’è parecchio da fare!” lo avvertì preferendo essere completamente sincera. “Avevo iniziato ma poi tremila cose da fare ed è rimasto in secondo piano. Non pensavo che avremmo dovuto presentarlo addirittura domani” provò a discolparsi, sapeva che Luca non gli avrebbe mai rimproverato nulla, anche perché non era prevista una consegna del report così repentina, ma le dispiaceva quando non riusciva a portare a termine il lavoro nel modo più soddisfacente possibile per tutti ma soprattutto rispettando i suoi standard, che tutto potevano essere considerati tranne che dalle poche pretese.
Come previsto, Luca non la rimproverò minimamente per quell’inconveniente, anzi si rese disponibile per aiutarla. “Ci mettiamo al lavoro insieme. Dividiamoci che facciamo prima, poi assembliamo”
Il “poi assembliamo” significava che Cecilia avrebbe dovuto amalgamare tutta la presentazione perché sì, Luca a compilare tabelle di dati era bravo ma a renderle leggibili al resto della popolazione un po’ meno, invece Cecilia era in grado di semplificare i concetti, anche di una certa complessità, rendendoli comprensibili a chiunque.

Proprio perché si prospettava una lunga giornata di lavoro e dato il loro rapporto confidenziale,  Cecilia non seppe proprio trattenersi dal fare la seguente domanda:
“Ma non possiamo rimandare la consegna a dopodomani?”
Luca la guardò per una frazione di secondo, illudendo la ragazza che forse avrebbe avuto un giorno di più, per finire scuotendo la testa. Era un “no”, come volevasi dimostrare.
“Cè, dobbiamo fare bella figura e rispettare la deadline. Tu soprattutto devi fare bella figura!” asserì in tono serio.
Cecilia che non aveva minimante idea del perché di quel riferimento, pretese ulteriori spiegazioni.
“Beh, pensavo che te lo stessi già chiedendo. Ormai sono circa due anni che sei con noi..”
“Uno e mezzo” lo interruppe lei precisando la corretta durata del rapporto lavorativo. Possibile che si confondesse sempre?
“E’ uguale. Quello che voglio dirti è che ci avviciniamo al momento in cui dobbiamo promuoverti”
A quella parola, Cecilia piegò leggermente la testa e aggrottò la fronte; era la prima volta che si parlava di un’ipotetica promozione, non che non se l’aspettasse. Era consapevole di fare un buon lavoro ma, al tempo stesso, non capiva che c’entrasse Jonathan Cartwright  con l’avanzamento della sua carriera professionale.
“Qui non so se ci saranno grandi possibilità, ma a Londra probabilmente sì e Cartwright sarebbe la persona che deciderebbe in caso. Ovviamente non sto dicendo che ti mandiamo a Londra, tu devi essere d’accordo ma è una possibilità” chiarì d’un fiato vedendo l’espressione leggermente terrorizzata della sua Assistant. 
Cecilia fece un respiro che somigliò più ad uno sbuffo e annuì. Il suo capo aveva ragione: lei non voleva essere un’Assistant per tutta la vita quindi se Londra era un’occasione per uscire da quell’impaccio, perché no? Anche se l’idea di trasferirsi nella capitale inglese le provocava una leggera ansia.

“Comunque non succede domani” la rassicurò Luca capendo nuovamente lo stato d’animo di Cecilia, ormai la conosceva troppo bene. “Ma sicuramente domani mandiamo quel report quindi al lavoro” la incoraggiò con quel suo tono leggermente severo che non dava spazio ad ulteriori ripensamenti e si sedette.
Si misero al lavoro in modalità no stop per il resto del pomeriggio separatamente e solo verso le sei si unirono per assemblare il tutto riuscendo a dargli una forma decente solo verso le sette di sera.
“Senti, Ceci, lasciamo così! Abbiamo fatto pure troppo” la pregò l’altro dando un’occhiata veloce all’orologio.
“Sei in ritardo per gli allenamenti, eh?” gli chiese inarcando un sopracciglio divertita. Non era da lui lasciare un lavoro senza che quello rasentasse la perfezione, che, come gli standard di Cecilia, non era così facile da raggiungere.
“Esatto e comunque va bene, abbiamo riportato tutti i dati possibili quindi direi che è più completo” sentenziò in modo così deciso che non lasciava spazio ad ulteriori repliche e dopotutto il capo era lui quindi perché mai controbattere?
La giovane fece spallucce e salvò in via definitiva il file nelle cartelle condivise. “Fatto” esclamò chiudendo la cartella, dopodiché diede un’occhiata sommaria alle mail che avrebbe visto il giorno dopo, così come anche Luca, e avviarono l’arresto del PC senza ulteriori indugi.
 
 
***

Mentre entrava in ascensore diretta verso il settimo piano fece un lungo sbadiglio; era stanchissima, quel report last minute l’aveva sfinita. Sperava che si sarebbe goduta un po’ di pace in completa solitudine ma, come al solito, qualcosa doveva rovinare i piani.

Non appena mise piede sul pianerottolo, la musica a tutto volume colpì le sue orecchie svegliandola brutalmente.
“Eh no, eh! Anche oggi no” affermò infastidita. Non le importava nulla di chi fosse con Fabio ma oggi non esisteva che la disturbasse nel modo più assoluto.
Entrò in casa e buttò un urlo annunciando il suo arrivo. Fabio spense subito la musica e comparve nel corridoio lasciando la nostra protagonista perplessa: era vestito.
“Oi, sei tornata tardi..” osservò raggiungendola in soggiorno.
“Sì, sono stata impegnata fino a tardi con un report” spiegò velocemente e si buttò sul divano.
“Siamo da soli?” lo incalzò senza molti giri di parole e il suo coinquilino annuì ridendo.
“Oggi pausa” aggiunse con tono ammiccante. “Tu invece? Che mi dici?” le chiese poi.
Cecilia lo guardò per qualche secondo, socchiuse la bocca senza emettere alcun suono. Non aveva proprio nulla da raccontargli.
“Fa’ scusami” esordì infine. “Viviamo insieme, ti sembra che stia uscendo con qualcuno?”
Lui rise ancora e scosse la testa, come sospettava d’altronde. “Speravo che mi fosse sfuggito qualcosa”
“Speravi?” chiese leggermente stupita. Non pensava che la sua vita sentimentale e sessuale gli stessero a cuore.
L’altro fece spallucce. “Sì, insomma è da un po’ che ti vedo chiusa a casa. Dovresti uscire, Ceci! Fare qualcosa…” continuò mentre si accendeva una sigaretta.
“Tipo?” domandò. Era così disperata che si era aperta pure ai suoi suggerimenti.
“Non lo so! Esci, bevi, perdi un po’ il controllo. Prova a scioglierti un po’, ecco. Magari scollati anche” concluse convinto di aver appena rivelato la soluzione ad ogni problema.
Cecilia inarcò un sopracciglio e sospirò a lungo. Era stata alquanto stupida a sperare in un consiglio decente. “Già, vedrò cosa posso fare” rispose e si alzò dalla poltrona, dopodiché diede la buonanotte al suo coinquilino e si chiuse in camera decidendo di vedere un film al PC in santa pace.

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Angolo dell'autore:

Ciao ragazze/i,

Innanzitutto, grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, ricordate e/o seguite :) mi fa piacere vedere che Cecilia ha già guadagnato qualche consenso e spazio nelle vostre menti!

Non mi sono presentata; io sono Anto e, come spero faccia intendere il nickname, vivo a Londra da meno di un anno!Tenete a mente questo mio appunto.
Come già anticipato nel disclaimer, per esigenze narrative, ogni tanto la storia avrà dei dialoghi scritti interamente in inglese ma non preoccupatevi, saranno alquanti banali e comunque spiegati nel testo!

Cecilia ed io facciamo lavori abbastanza simili, per cui,ogni tanto sentirete blaterare di alcuni lavori che deve fare, e sappiate che con buona probabilità è esattamente come succede nella realtà di tutti i giorni.

Bene, non vi rubo più tempo e alla prossima settimana :D

 

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Capitolo 3
*** The big challenge ***


Capitolo III

 

Nei giorni successivi alla fugace chiacchiera con il suo coinquilino, Cecilia non faceva che rimuginare sulle parole di Fabio. Aveva ragione, doveva darsi una svegliata; fare qualcosa per uscire da quello stato d’inerzia in cui era caduta da anni, a seguito della rottura con il suo ex storico.

Sette anni insieme, quasi nove se consideriamo la loro iniziale amicizia che forse sarebbe dovuta rimanere tale. Sette anni per poi finire nel nulla, buttati come stracci vecchi che non servono più al loro scopo.

Era così che si era sentita quando il suo ex Giorgio le confessò di vedere una persona e di voler porre una fine a quella relazione che ormai somigliava più ad un rapporto forzato.

Cecilia da profonda orgogliosa quale lei è sempre stata, diede una risposta di circostanza e,

dopo averlo trattato con sufficienza, lo dichiarò libero di trombarsi chiunque desiderasse lontano da lei.

Ma ci era rimasta malissimo, più di quanto lei riuscisse ad ammettere e da allora, a parte qualche sporadica e ben limitata frequentazione, non si era mai lasciata andare.

Nessuno l’aveva colpita, incluso lo stesso Fabio per cui aveva ancora una cotta; come diceva sempre lei, il suo cuore era assopito, e il suo cervello aveva finito per appiattire del tutto i suoi impulsi emotivi.

Aveva bisogno di un cambiamento, di qualcosa forte, nuovo e stimolante, che la facesse uscire dal suo guscio. Ma cosa? Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare.

Tuttavia, spesso le nostre domande trovano risposte da sole, senza il nostro intervento, ed è proprio che questo accadde quella mattina di inizio Marzo.

Come tutte le mattine, appena arrivata in ufficio e sistemata la questione caffè, Cecilia accese il PC e sistemò i suoi appunti velocemente nell’attesa che il portatile si avviasse.

Era intenta ad inserire la password quando notò lo schermo del suo smartphone illuminarsi. Era un messaggio di Luca.

Quella mattina non l’aveva ancora visto e per un secondo, pensò che potesse essere malato.

“Cè, vieni nella saletta di fronte alle stampanti. Sono con Paola” la informava nel suo breve messagio.

Paola era il loro capo, a cui Luca riportava direttamente; Cecilia la reputava un genio indiscusso del suo ambiente, una tosta che era riuscita a costruirsi un nome e una carriera brillante, senza rinunciare alla sua vita privata. Cosa che in Italia non è affatto dato per scontata, soprattutto per una donna.

Mentre si avviava verso la sala riunione, inizio ad avvertire una certa ansia. Perché mai Paola e Luca erano insieme e perché volevano vederla?

Prima di aprire la porta facendo ingresso nella stanza, fece un respiro profondo per calmarsi e contò fino a tre prima di girare la maniglia della porta.

“Buongiorno!” disse rivolgendo un sorriso ad entrambi che erano intenti a rivedere dei grafici al PC. “Ciao Cecilia” la salutò la donna richiudendo il portatile per rivolgerle assoluta attenzione. Anche Luca accennò un saluto e si ricompose sulla sedia, raddrizzando la schiena.

La giovane capì immediatamente che non poteva trattarsi di una questione di lavoro di ordinaria amministrazione, non erano mai stati così formali.

“Abbiamo una proposta per te” le confessò Paola, chiarendo d’una volta per tutte il motivo di quella riunione privata.

“Come ben sai, in Italia siamo una realtà molto piccola, non è facile crescere qui, soprattutto nel nostro team” proseguì concedendosi una pausa per valutare la reazione della ragazza, che però quel discorso lo aveva già sentito.

“Noi con te ci troviamo molto bene, sei diventata indipendente, hai acquisito un certo livello di expertise nel lavoro. Sei indubbiamente cresciuta e maturata professionalmente” si complimentò la donna mentre teneva d’occhio la giovane per verificare la sua reazione, che ascoltava attentamente ricambiando lo sguardo. 

Alle parole di Paola l’io interiore di Cecilia andò completamente su di giri; finalmente veniva riconosciuto il suo duro lavoro, il suo continuo 'sbattimento' – come spesso diceva lei – che più di una volta le aveva provocato anche notti insonni.

Bisognava riconoscerlo: Cecilia non era esattamente una con poca ansia.

Tuttavia, il modo in cui si concluse quel breve ma lusinghiero discorso la lasciò perplessa.

"Cosa ne pensi quindi?" la incalzò la donna.

La giovane deglutì debolmente e si passò una mano sulle punte dei capelli, come era solita fare quando non aveva una risposta, quando era colta alla sprovvista. Il suo sguardo infatti non riuscì più a sostenere quello di Paola che tamburellò le dita sul tavolo in modo leggermente impaziente.

"Ceci, non devi rispondere adesso" la rassicurò Luca rivolgendole un sorriso amichevole, che Cecilia non esitò a ricambiare.

Le voleva bene, la capiva ed era ovviamente logico per lui che la ragazza avesse reagito così, nonostante ciò anche lui non poté esimersi dal non riconoscere che fosse un'occasione grandissima e lo sottolineò.

"Cè, andare a Londra rappresenterebbe per te uno step importantissimo nella tua carriera" le disse con il suo solito tono calmo.

Lo stesso con cui, ormai due anni fa, le aveva comunicato di essere stata assunta, con cui le aveva insegnato tutti i suoi trucchetti del mestiere, e ripetuto gli stessi mille volte.

"Finché non li saprai alla perfezione anche tu" le diceva sempre scrollando le spalle di fronte allo sguardo un po' colpevole di lei per avergli chiesto la stessa cosa ancora una volta.

"Lo so" riconobbe la giovane, però ancora non poteva dirsi pienamente sicura, per cui chiese se potesse avere qualche giorno per rifletterci. 

I due annuirono e le dissero che poteva prendersi tutto il tempo che desiderava, ovviamente nei limiti.

Il loro headquarter stava ormai organizzando i colloqui che sarebbero iniziati a breve, quindi non poteva aspettare troppo. Dopodiché lasciarono la ragazza nella sala riunioni da sola per ritornare alle loro scrivanie.

"Londra" rifletté a voce alta, un po' insicura. "C****, Londra!" ripeté di nuovo.

Questa volta quella sfumatura d'insicurezza che aveva accompagnato la prima affermazione era sparita per lasciare spazio alla consapevolezza che forse quell'opportunità era davvero l'occasione, il cambiamento che tanto aspettava, e che forse non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire.

 

***

Come avrete capito, la nostra Cecilia affrontò il processo di selezione che si sarebbe concluso, se dall’esito positivo, con lo spostamento negli uffici del team global della sua azienda Softender, basati nella capitale inglese.

Ci vollero ben tre colloqui prima di giungere alla conclusione del recruitment process: il primo con l'HR Business partner si tenne al telefono, dopodiché ne sostenne un secondo - questa volta in Skype call - con il Senior Media & Advertising Manager e l’Head of Comms & Media, il famigerato Jonathan Cartwright, per poi concludere il tutto con un volo a/r in giornata per Londra.

Questa volta il colloquio fu tenuto dallo stesso Global Marketing Director che, alla conclusione della chiacchiera, le fece i suoi personali complimenti, augurandosi di rivederla presto.

A quelle parole, Cecilia emise un gridolino di gioia; si sentiva già dentro e faceva bene a pensarlo, dato che la conferma ufficiale della sua assunzione giunse solo pochi giorni più tardi.

Furono due mesi incredibilmente veloci quelli che seguirono quella telefonata di conferma.

Due mesi durante i quali Cecilia non fece altro che festeggiare, offrendo da bere a chiunque incontrasse. 

Fabio e Giusy furono i primi a saperlo (preceduti dal suo capo Luca, che era insieme a lei quando ricevette la proposta), dopodiché fu il turno di dirlo ai suoi genitori, che in un primo momento non sembrarono impazzire dalla gioia.

In fin dei conti, la loro bambina sarebbe partita per l'Inghilterra e per loro, abituati a vederla almeno una volta alla settimana, essendo residenti a Latina, città originaria di Cecilia e a poco più di un’ora da Roma, fu un colpo duro da reggere.

Per fortuna ci pensò suo fratello Gianluca a farli ragionare, rassicurandoli che il trasferimento di Cecilia non avrebbe cambiato nulla. "Ormai prendere un aereo è persino più comodo che guidare" disse ai suoi per convincerli.

Se da un lato, la nostra giovane  protagonista non faceva che festeggiare, dall'altro, invece, ebbe diversi momenti di sconforto, in cui si pentiva della sua scelta.

Momenti di terrore e ansia si alternavano a momenti di gioia ed euforia fino al giorno stesso della partenza, assumendo particolarità intensità e frequenza man mano che si avvicinava il giorno 'x'.

Uno dei giorni più difficili fu l'ultimo che trascorse negli uffici di Roma. 

Luca non fece che sospirare tutto il giorno, imprecando contro se stesso per averle proposto di candidarsi ad ogni cosa che Cecilia toglieva dalla scrivania per riporla nella scatola, che si era portata il giorno prima per svuotare cassetti, armadietti e scrivania.

Era un'incredibile quantità di roba quella che si rese conto di aver accumulato in quei due anni. 

Quello scatolone si rivelò essere abbastanza pesante, esattamente come il bagaglio emotivo che si sarebbe portata dietro.

"Quest'ufficio non sarà più lo stesso senza di te" ammise Luca mentre le concedeva un abbraccio, l'unico di quei due anni di rapporto lavorativo insieme.

"Mi mancherai" riconobbe lei quando si staccò per salutare gli altri compagni di ufficio.

"Promettimi che ci proverai con Fiorella" disse infine, poco prima di entrare in ascensore.

Luca sospirò e roteò gli occhi, non ne poteva più di sentirglielo dire. E fu proprio per quello che aspettò che le porte dell'ascensore cominciassero a chiudersi, prima di concederle una piccola soddisfazione.

"Ok, lo farò" dichiarò sotto lo sguardo incredulo di Cecilia che spalancò la bocca per la sorpresa, urlando poi un "lo sapevo" dall'interno ascensore, ormai diretto al piano terra.

 

 

***

 

London, 25/07/2018

 

"Ladies & Gentlemen, welcome to London.

We'll be landing in less than 15 minutes. We ask you to please remain seated and to fasten your seat belt.

The weather outside is sunny and warm, around 26 degrees.

We hope you had a pleasant flight and to have you aboard soon.

On behalf of British Airlines, we'd like to thank you for choosing BA and wish you a pleasant stay"

 

La voce metallica del comandante di bordo risuonò in tutto l'aereo informando tutti i suoi passeggeri che l'atterraggio sarebbe avvenuto di lì a breve e di cominciare a prepararsi.

Londra era vicina, ormai troppo vicina. 

Il cuore di Cecilia prese a martellare nel suo petto a ritmo inferocito, aggiungendosi ad una leggera sensazione di ansia che s'intensificava ad ogni metro di discesa del velivolo.

Sua madre Anna, accortasi del suo stato d'animo, strinse la sua mano per rincuorarla.

"Andrà tutto bene" sussurrò dolcemente. Un debole sorriso nacque sulle labbra della giovane che inspirò profondamente per darsi coraggio.

Ad accompagnare Cecilia e sua madre fu Giusy, la sua migliore amica che non si sarebbe persa per una nessuna occasione al mondo il trasferimento di Cecilia nella grande metropoli londinese.

Quando l’aereo fece incontro con la pista atterraggio di Heathrow facendo saltare leggermente tutti i passeggeri sui sedili a causa dell'impatto, Cecilia si morse l'interno delle guance per non lasciarsi sfuggire un gridolino.

C****, erano arrivati. Central London era a meno di cinquanta minuti di distanza, lei era a meno di cinquanta minuti da Central London.

Si sentiva sul punto di svenire, era talmente immobilizzata dall'ansia che arrivò persino a pensare che fosse meglio ritornare a Roma.

"Ceci, dai! Muoviti" la incitò Giusy mentre stava tirando fuori i loro bagagli a mano dalla cappelliera sopra le loro teste.

Anche sua madre si alzò e dopo aver controllato di non aver dimenticato nulla sul sedile, sollevò la figlia da un braccio.

"Andiamo! Hai voluto la bicicletta e ora pedali" le ricordò con tono sarcastico.

La giovane capendo di non avere molta scelta si alzò e s'incamminò lungo lo stretto corridoio dell'aereo che l'avrebbe condotta all'ingresso del gate A7.

La sequenza di eventi che la portò dall'uscita del Terminal 5 al non pulitissimo sedile di stoffa dalla Piccadilly line, le era completamente sconosciuta.

Non ricordava di essere passata per i lunghi corridoi bianchi di Heathrow, di averlo letto i diversi cartelloni pubblicitari su cui campeggiavano i vari messaggi "Welcome to London" e "London is open", il claim di campagna della Municipalità di Greater London con cui si era cercato di trasmettere il segnale positivo che la città era ancora aperta a tutti, inglesi e non, europei e non, nonostante il  giorno del giudizio, in cui la famosa Brexit sarebbe entrata ufficialmente in vigore, fosse ormai sempre più vicino.

Non ricordava nemmeno di aver fatto il fast check del suo passaporto ai gate di sicurezza e di essere salita sulla Tube, l'iconica metropolitana londinese.

Insomma, non ricordava nulla.

Lo sfondo nero dei lunghi sotterranei della metropolitana le scorreva davanti agli occhi, senza che lei se ne accorgesse minimamente, intervallandosi con le varie stazioni che l'avrebbe portata a Piccadilly Circus, loro destinazione finale.

Aveva deciso di non badare a spese per quel trasferimento e scelse un hotel in pieno centro per girare la città e godersi appieno quei primi giorni londinesi, nonostante fosse consapevole che avrebbe dovuto cercare una sistemazione definitiva altrove.

Poteva permettersi un hotel centrale per qualche giorno ma purtroppo non di pagare cifre stratosferiche per uno spazio per sé. Non per ora, almeno.

"Ceci, siamo quasi arrivate!" trillò entusiasta Giusy che non aveva fatto che parlare durante tutto il tragitto, elencando i posti che avrebbe voluto visitare. Era la sua prima volta nella capitale inglese.

In quel preciso istante, fu annunciato l'imminente arrivo alla stazione di Piccadilly, facendo scattare in piedi sua madre e Giusy.

Le due donne si affrettarono a raccogliere i loro bagagli (per fortuna non ne avevano molti, avendo Cecilia scelto di farsi spedire la sua roba, una volta sistemata) e dovettero alzare di peso anche la stessa Cecilia - ancora una volta - caduta in uno stato di totale catalessi.

Tutte e tre si avviarono verso l'uscita seguendo, a tratti il flusso di persone, che s'inoltravano sinuosi fra i lunghi corridoi e varie scale della stazione, e i diversi cartelli "Way out" che segnalavano il giusto percorso da seguire.

Tutto andava incredibilmente veloce; le persone si muovevano con una velocità disarmante, che scioccò sua madre, abituata ai ritmi ben più calmi di Latina.

Ma a Londra non c'è tempo per le esitazioni, bisogna correre sempre: correre lungo le lunghissime scale mobili della metro, correre per saltare sulla metro, spingendo possibilmente per salirvi.

Tutti talenti che anche la nostra Cecilia avrebbe sviluppato di lì a breve. Erano banali tattiche di sopravvivenza, d'altronde.

E fu proprio allora che la potenza energetica di Londra si scagliò con prepotenza contro di lei, provocandole la prima vera reazione della giornata.

Un gruppetto di ventenni si riversò nelle scale mobili della Tube, in direzione opposta alla loro, cantando e ballando Jump di Madonna, con tanto di speaker Bluetooth per attirare, se possibile, ancora di più l'attenzione.

"Get ready to jump.

Don't ever look back, oh baby!

Yes, I'm ready to jump.

Just take my hands.

Get ready to, are you ready?"

 

Nel pronunciare quest'ultima parte di ritornello, uno dei ragazzi puntò dritto negli occhi della giovane, quasi avesse intuito che avesse bisogno di incoraggiamento. E fu proprio allora che Cecilia si sentì rinata, ricaricata da quell'energia positiva che avvertiva scorrerle nelle vene; sì, era pronta. Era decisamente pronta a saltare.

 


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Angolo dell'autrice


Ciao a tutte!

Come qualcuno di voi aveva previsto, Cecilia è arrivata a Londra! Finalmente ha avuto quel cambiamento, lo scossone di cui aveva bisogno per risvegliarsi e riprendere il controllo :D ma chissà che cosa l'aspetta a London, UK.
Purtroppo non trovo la foto delle scale mobili della Piccadilly, ma appena riesco ve la porto ;) così potete guardare voi stesse l'infinità delle scale mobili della metro (almeno chi non è famigliare con la città).

Vi lascio anche il link per sentire Jump di Madonna (io l'adoro|): 
https://www.youtube.com/watch?v=Rx0mYN32Kps 

Bene, ora vi lascio! A sabato prossimo :*

 

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Capitolo 4
*** Saper cogliere le opportunità ***


Capitolo IV

 

Nei giorni successivi al suo arrivo nella capitale inglese, Cecilia non riuscì a riposarsi nemmeno un secondo.

Oltre alla lunga lista di luoghi da visitare che sua madre e Giusy si erano appuntate e che erano decise a smarcare, la giovane donna doveva aggiungere anche gli appuntamenti con i diversi proprietari e inquilini con cui aveva preso impegno per visitare le stanze offerte e che purtroppo si trovano in direzione opposta rispetto al centro, rendendo le sue giornate un inferno, fatto di continui viaggi avanti ed indietro, a bordo della vasta rete metropolitana di London underground.

Su consiglio, infatti, dell'addetto alle risorse umane, con cui aveva intrattenuto una fitta corrispondenza negli ultimi due mesi, aveva optato per la zona ovest di Londra, che sebbene non fosse periferica, distava ad oltre mezz'ora da Piccadilly Circus e dintorni.

Collegate facilmente al centro grazie alle linee Piccadilly e Circle/District, la sua scelta cadde sulle zone di Hammersmith e Chiswick, che le erano sembrate ottime  per stabilirsi in modo definitivo e tutte le sue ricerche difatti si concentrano lì.

Alla fine dopo una  decina di case viste, si innamorò di una villetta a schiera a due piani con tanto di giardino sul retro e spazioso living room, situata in Worlidge Street, una strada privata a metà fra la stazione metropolitana di Hammersmith e il Hammersmith bridge che collegava il quartiere con l'area di Chiswick e Putney, rendendola una zona particolarmente verde e piacevole d'estate, essendo affacciata sulla riva del Tamigi e popolata da diversi pub, dove era possibile godersi il tramonto davanti ad una birra fresca.

A convincerla non fu soltanto la sua stanza piuttosto grande e luminosa e la zona, ma le due inquiline Harriet e Camilla, con cui avrebbe diviso il resto della casa.

Entrambe sulla trentina e residenti a Londra da qualche anno: la prima, scozzese di nascita e trasferitasi nella capitale inglese per completare il suo percorso universitario, era rimasta talmente affascinata dalla vitalità di Londra al punto da decidere di non fare più ritorno ad Aberdeen, nonostante i suoi genitori gestissero una jam factory piuttosto rinomata a livello locale, mentre la seconda era una ragazza italiana, di cui, come scoprirà in seguito, Londra è piena, venuta nel Regno Unito per amore e rimasta a vivere lì anche dopo la rottura con il suo fidanzato, facendo di Londra la sua destinazione finale.

Durante l'ultima giornata di permanenza di sua madre e Giusy, le due donne aiutarono la giovane a sistemarsi nella nuova casa, concludendo gli ultimi acquisti di utensili per la cucina e biancheria per la camera da letto, di cui purtroppo la casa non era molto provvista, essendo Harriet e Camilla non esattamente due perfette casalinghe, come constaterà Cecilia nel corso della sua convivenza al 41B di Worlidge St.

"Mi raccomando, cuore. Fai la brava, ok?" disse sua madre prima di salire sul taxi che avrebbe riportato lei e Giusy all'aeroporto di Heathrow.

Le due si abbracciarono, rendendo quella separazione, se possibile, ancora più dura.

Non erano abituate all'idea di non vedersi per molto tempo, dunque quella situazione era un'assoluta novità per entrambe.

Anche Giusy spupazzò l'amica per buoni cinque minuti, essendo una piuttosto affettuosa di natura. “Mi stai soffocando!” la prese in giro Cecilia ricambiando la stretta.

“Ti do un lungo abbraccio perché chissà quando ne riceverai un altro!” scherzò l’altra sciogliendo l’amica dalla presa.

Cecilia roteò gli occhi e scosse la testa contrariata. “Non preoccuparti! Mi troverò degli amici e saranno anche meglio di te” rispose per le rime facendo la linguaccia.

“Se ti trovi un ragazzo sarebbe anche meglio” intervenne sua madre ponendo fine al simpatico siparietto fra le due amiche.

La figlia strinse i pugni mordendosi la lingua per non rispondere; possibile che sua madre non capisse mai che con quelle affermazioni era completamente inopportuna?

Come se lei già non ci pensasse abbastanza da sola al fatto che non trovava un uomo da secoli con cui stabilire un rapporto serio o semplicemente uscire.

Sua madre stava per aggiungere altro quando il tassista, ormai infastidito da quei lunghi saluti, suonò il clacson invitando le due donne a salire sul veicolo.

“Ciao, cuore! A presto” la salutò di nuovo Giusy aprendo la portiera e infilandosi dentro l’auto seguita da sua madre che le diede un veloce bacio sulla fronte, raccomandandole ancora una volta di farsi sentire.

 

***

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

02/08/2018

ore 16,25

 

Cecilia era sdraiata sul letto e fissava il soffitto. Era annoiata, tanto annoiata.

Non aveva ancora iniziato a lavorare, il suo primo giorno presso gli uffici global Softender era infatti previsto per il lunedì successivo, il sei agosto.

Inizialmente le era sembrata una buona idea prendersi almeno una decina di giorni prima di riprendere a lavorare, voleva darsi sufficiente tempo per sistemarsi e familiarizzare con la città ma cominciava a pentirsene. Da quando sua madre Anna e Giusy erano andate via, lei si sentiva senza uno scopo, avendo praticamente già girato quasi mezza città e non avendo ancora stretto amicizia con nessuno.

Aveva pensato di uscire a prendersi un caffè ma non aveva nessuno con cui scambiare due chiacchiere, per cui rinunciò. Lei non era fatta per uscire da sola, era una da compagnia.

Aveva mandato un messaggio alle due coinquiline chiedendo se volessero fare un giro dopo lavoro ma queste declinarono l’invito, sottolineando che non sarebbero tornate fino ad almeno le 19,30 e si sentivano già abbastanza stanche.

“Bene, forse è il caso di cominciare ad uscire da soli” si disse guardandosi allo specchio per convincersi.

Si truccò leggermente e preparò velocemente la borsa infilando l’ombrello dentro. Se c’era una cosa che aveva imparato subito è che un ombrello non deve mai mancare nella borsa di un londinese, anche quando la giornata appare calda e soleggiata.

Non avendo una destinazione precisa, decise di camminare senza porsi troppo il problema di capire dove stesse andando. S’infilò le sue cuffie a cui era tanto affezionata e avviò la solita playlist di Spotify per compagnia senza badare moltissimo al cambiare delle diverse canzoni; d’altronde, le conosceva tutte a memoria.

Ogni tanto si fermava per scattare una foto, guardandosi intorno per cercare di capire dove si trovasse, anche se dentro di sé sapeva di essersi già persa, e dava un’occhiata al cielo, che cominciava a riempirsi di nuvole grigie che non potevano promettere nulla di buono.

“Non pioverà” si convinceva continuando a camminare e ad allontanarsi sempre di più da casa sua.

Erano circa le 19,40 quando pensò di ritornare indietro avendo cominciato a sentire una certa fame, non avendo idea di dove si trovasse, tirò fuori il suo smartphone dalla tasca e calcolò il percorso per casa, usando l’applicazione Google Maps.

“Caspita! 40 minuti di mezzi” si scioccò osservando il percorso suggerito dall’app.  “Sarà meglio muoversi allora” continuò mentre si guardava intorno per individuare la fermata K da dove avrebbe preso l’autobus n° 295 in direzione casa.

Stava impazzendo per capire la direzione indicata dal suo GPS quando una goccia spessa d’acqua cadde sullo schermo del suo Hauweii. Non fece in tempo ad alzare la testa verso l’alto che fu investita da altre gocce d’acqua, sempre più fitte.

“Porca tr-“ si lasciò sfuggire in mezzo alla strada notando tutte le persone correre per cercare riparo dalla pioggia che nel giro di pochi secondi si era trasformata in un vero e proprio temporale estivo.

Capendo che ormai sarebbe stato abbastanza difficile riuscire ad arrivare a casa senza inzupparsi fino alle ossa, decise di trovare riparo presso il primo pub che le capitò davanti.

“Potrei anche cenare già che ci sono” pensò mentre spingeva la porta d’ingresso per entrare nel locale abbastanza pieno ormai.

Non avendo nessuno con cui dividere il tavolo, decise di sedersi direttamente al balcone.

“Hi, how can I help you?” domandò il barista mentre spillava una birra per completare un altro ordine.

Cecilia, che stava ancora consultando il menù, si sentì colta alla sprovvista, e finì per ordinare la prima cosa del menù che le capitò sotto agli occhi. “Can I have please a burger with fries and a pint of any lager you have?”

L’altro annuì e afferrò uno dei tanti boccali di vetro che popolavano il bancone per cominciare a spillare la birra, venendo richiamato da Cecilia che in quel preciso istante notò la presenza delle sweet potato fries, diventate un’ossessione per lei da quando era a Londra.

“Sorry, can I have the sweet potato fries instead? And no onions in the burger, please” aggiunse facendo il suo sorriso migliore al barista che annuì posando la sua lager e sparendo dietro al bancone subito dopo.

 

***

 

 

24 Percy Street, London

Sede centrale di Zenith Media

Stesso giorno

Ore 18,45

 

Lorenzo De Tommasi batteva nervosamente il piede contro il pavimento. Era stanchissimo e dei commenti del suo capo Nathan Wilson non ne poteva seriamente più.

Era tutto il giorno che l'uomo si lamentava della scarsa considerazione che il loro cliente riservava nei confronti del loro lavoro e nonostante avesse perfettamente ragione, Lorenzo ne aveva abbastanza di ascoltarlo.

"Capo, I hear you but nothing is gonna change, at least not today so I'd suggest we have a pint and forget it all" sentenziò il ragazzo facendo un sorrisino malandrino. Sapeva che il suo capo non avrebbe mai rifiutato una birra, considerando che avevano fatto parecchio tardi e che erano ben oltre il loro normale orario lavorativo.

"Yeah, you're right. Let's go!" acconsentì alla proposta. "You, Italians are definitely smarter" affermò con tono quasi stupito, che non sfuggì a Lorenzo che però decise di sorvolare.

Ai due si unì un altro ragazzo del team, Daniele, anche lui italiano, come Lorenzo.

Dopo una breve consultazione, decisero di andare al The Four Thieves, un pub situato nel cuore di Clapham Junction. A proporlo fu lo stesso Lorenzo che abitava più o meno ad una ventina di minuti a piedi da lì.

Non appena i tre misero piede nel pub, si precipitarono al balcone. Il tragitto aveva messo loro una certa sete e non vedevano l'ora di buttare giù un paio di birre.

Lorenzo, il più sboccato e scomposto dei tre, si allungò lungo il balcone, per riuscire a reggere la sua testa con la mano sinistra senza rinunciare a parlare con i suoi amici, finendo così per urtare il boccale di birra della persona accanto che vacillò sul bancone, senza cadere per fortuna.

"Hey" lo richiamò una voce femminile un po' arrabbiata.

Il giovane, che aveva finto di non essersi reso conto di aver urtato qualcosa, si voltò al suono di quella voce e fissò la sua interlocutrice.

"Would you mind paying more attention?" continuò la donna assottigliando gli occhi per il nervoso.

Lorenzo la fissò per qualche secondo, senza proferire parola. Ci stava provando, stava seriamente provando a non ridere ma non ci riuscì. Era stato più forte di lui, le italiane a Londra che lo sgridavano in inglese con quell'accento chiaramente non british erano esilaranti.

"Ma sei italiana?" le chiese quando si ricompose.

Dall'altro lato, alla nostra interlocutrice la reazione non piacque molto ma chi la ebbe sì.

Lorenzo non si accorse della lieve incrinatura della sua voce alla vista di lui ma se n’era innamorata all'istante. Lo trovava perfetto, esattamente come aveva sempre immaginato il suo uomo ideale, che non credeva avrebbe mai incontrato.

Dai capelli color miele, portati leggermente lunghi e po' spettinati, il viso del giovane era incorniciato da un sottile filo di barba non molto curato ma nemmeno lasciato allo sbaraglio, che gli donava particolarmente, mentre gli occhi nocciola erano invece nascosti dall'ampia montatura spessa nera dei suoi occhiali da vista.

Lorenzo tossicchiò per richiamare la sua attenzione e Cecilia riuscì finalmente a reagire.

"Sì, sono italiana" confermò. "Sei abituato a ridere in faccia a tutte le ragazze italiane dopo aver urtato le loro birre?" chiese acida ricordandosi improvvisamente del motivo per cui i due stavano tenendo quella conversazione.

Lorenzo sorrise sornione, le piacevano le ragazze dalla lingua tagliente. Una donna doveva essere sempre in grado di rispondere per le rime secondo lui.

Fu in quel momento che Cecilia provò il secondo tuffo al cuore della serata: quando notò le fossette che ai lati della sua bocca. 

"No, normalmente non rido ma il modo in cui hai detto 'Would you mind' è stato divertente" ammise facendo spallucce.

Cecilia roteò gli occhi e scosse leggermente la testa. "Vabbè" mormorò rigirandosi nuovamente verso la sua birra.

"Sei da sola oppure in compagnia?" le domandò lui ruotando interamente il suo busto verso di lei, voleva osservarla meglio.

La giovane annuì confessando di essere a Londra da pochissimo e di non conoscere ancora molte persone.

Lorenzo stava per risponderle quando fu raggiunto da Daniele e Nathan. "Lorenzo, you never miss chance to speak to beautiful girls" esordì il suo capo piazzandosi fra i due.

Daniele scoppiò a ridere lasciandosi sfuggire un “e ti pareva che non ci provava con qualcuno!”

Lorenzo fulminò entrambi con lo sguardo, soprattutto Nathan; ogni volta che beveva, i suoi filtri british, che solitamente gli impedivano di abbandonarsi a commenti poco opportuni, cadevano del tutto rivelando la sua vera natura.

"I am not approaching.." iniziò a dire per poi rendersi conto che non conosceva il nome della sua interlocutrice. "I guess that I don't know your name?" continuò in inglese. Detestava parlare in italiano in presenza di stranieri, lo trovava maleducato.

"Cecilia" rispose lei fra il divertito e l'imbarazzato. Quei tre le piacevano, erano un bel trio.

Lorenzo mosse il mento in segno di approvazione; Cecilia era davvero un bel nome.

"So I am not approaching Cecilia, we were just talking" sottolineò. "I'm Lorenzo, by the way" si presentò lui allungando la mano che fu costretta dalla ragazza. "Sì, lo avevo capito" disse sorridendo.

"Nathan, nice to meet you" si presentò l'inglese infilandosi nuovamente fra i due.

"Daniele, piacere!" disse l'altro scuotendo una mano a mezz'aria.

"An another Italian girl! Wow, I'm wondering if there's any british girl left in London" osservò Nathan che non smetteva di stupirsi della quantità di italiani che affollava la sua città. Non fraintendetelo però: Nathan adorava gli italiani e iniziava a preferire la loro compagnia a quella dei suoi amici di sempre. D'altronde, gli aveva insegnato cosa significava cucinare bene. 

"Are you alone, Cecilia?" si rivolse poi a Cecilia mentre si guardava intorno per cercare di identificare un'ipotetica compagnia.

La giovane annuì. "Yes, it was raining a lot and I was hungry so I decided to get some food" spiegò lei facendo spallucce.

"Good choice" approvò l'inglese. "Come and join us! We are about to have dinner too" la invitò l'uomo indicando con un cenno del capo il tavolo su cui, nel frattempo, la cameriera aveva posato le loro cene.

Cecilia accettò ben volentieri l'offerta e raccolse quello che restava della sua cena per unirsi ai tre.

Scoprì con sorpresa che fare amicizia a Londra era abbastanza facile e che una serata apparentemente noiosa poteva cambiare totalmente in pochi minuti.

Parlarono di tutto: dal lavoro, stupendosi ancora una volta quando si resero conto di fare lavori molto simili, ai loro luoghi preferiti di Londra, passando per musica, cibo e viaggi.

Lorenzo e Cecilia avevano moltissimo in comune: anche lui proveniva dalla Regione Lazio e aveva frequentato lo stesso corso di laurea di Cecilia all'università La Sapienza, sebbene in anni accademici diversi, precisamente due anni prima.

Entrambi coltivano la stessa passione per i gialli di Agata Christie e Cara Hunter e avevano più o meno gli stessi gusti in fatto di musica. O almeno finché Cecilia non confessò di ascoltare canzoni raggaeton ogni tanto, provocando una finta smorfia di disgusto in Lorenzo che detestava quel genere musicale.

Si trovavano così bene a parlare insieme che decisero di rimanere al pub a chiacchierare, anche dopo che i colleghi di Lorenzo furono andati via.

E chissà quanto altro si sarebbero detti se non fossero stati interrotti dal cameriere che li avvertì dell'imminente chiusura del pub.

Solo una volta fuori dal locale, Cecilia controllò l'orario rendendosi conto che era quasi l'una e mezza. "Caspita! È tardissimo" sussurrò fissando lo schermo illuminato del suo smartphone.

"Come torni? Anzi, dove abiti?" le domandò il ragazzo mentre malcelava uno sbadiglio. Era stanchissimo e non vedeva l'ora di essere nel suo letto avvolto dalle sue sottile lenzuola di cotone.

"Sto a Hammersmith. Secondo Maps ci vorrà circa un'ora e mezza per arrivare, devo cambiare 3 mezzi" rispose trattenendo un'imprecazione.

Non ci voleva proprio, soprattutto perché non era a Londra da così tanto tempo da sentirsi sicura che avrebbe potuto fare tutta quella strada da sola e di notte, cambiando addirittura tre autobus.

"Ma Maps non è affidabile! Devi usare City Mapper a Londra" intervenne l'altro mentre apriva la suddetta app per ricalcolare il percorso.

"Mmm.. ok! Forse Maps aveva ragione" osservò mentre si passava una mano sulla nuca. "Vuoi vedere per un Uber?" le domandò poi.

Cecilia annuì e controllò se c'erano Uber disponibili nelle vicinanze. "Bene, o mi ci faccio quasi due ore di mezzi notturni oppure pago circa 35£ di Uber" affermò contrariata lasciandosi sfuggire un c****, che fece ridere il suo accompagnatore. "Oppure potrei dormire qui" ironizzò indicando la panchina della pensilina del 345.

Il giovane osservò l'espressione affranta della ragazza che fece un rumoroso sospiro e si mordicchiò le labbra. Esisteva una soluzione molto semplice a quella spiacevole situazione anche se non n’era estremamente convinto. Dopo quel breve momento di esitazione ed essendosi sempre considerato un cavaliere ma soprattutto non vedendo altre possibili soluzioni, fece la sua proposta.

"Oppure potresti dormire su un comodo divano letto" disse d'un fiato facendo spallucce. Cecilia lo fissò perplessa, non capiva a cosa si riferisse.

"Puoi dormire da me, siamo in due in casa e non credo che al mio coinquilino causerai alcun disturbo. Probabilmente sta già dormendo" continuò sorridente sperando di migliorare il suo umore.

Cecilia boccheggiò senza però essere in grado di rispondere: l'offerta del ragazzo era allettante ma in totale sincerità chi lo conosceva?

L'espressione dubbiosa e leggermente terrorizzata della giovane risultò evidente a Lorenzo al punto che decise di intervenire per non creare ulteriori malintesi.

"Scusami, non volevo risultare ambiguo. Non ci sto provando assolutamente" mise le mani avanti senza aggiungere altro. In fin dei conti, lui le stava offrendo una mano, se non voleva accettare erano fatti suoi.

"Non è per quello" replicò lei imbarazzata. "Accetto la tua offerta" disse poi senza pensarci ulteriormente. Non aveva grandi alternative dopotutto se non voleva pagare un Uber verso casa.

Lorenzo le fece l'occhiolino e la invitò a seguirlo. "Casa mia è a meno di venti minuti a piedi da qui" la informò mentre si avviavano.

 



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Angolo dell'autrice

Finalmente abbiamo conosciuto il nostro protagonista maschile Lorenzo :D il responsibile della totale perdita di controllo della nostra Cecilia dettata dal colpo di fulmine. Perché sì, Cecilia si é completamente fulminata!

Ora si avviano insieme verso casa di lui, voi lo avreste fatto? Io sicuramente no! Però vi posso garantire che Lorenzo è una brava persona, non temete!

Resta sintonizzate e alla prossima :)

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Capitolo 5
*** Smashed dreams ***


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Capitolo V

 

 

Camminarono fianco a fianco, senza dirsi molto e lanciandosi un'occhiata di tanto in tanto. 

Forse sarebbe più giusto dire che Cecilia gli lanciava uno sguardo ogni 5 secondi circa, rimanendo incantata dal suo profilo.

Un leggero sfarfallio prese vita nel suo stomaco, crescendo d’intensità ad ogni occhiata e provocandole un grappolo in gola. Era così che ci si sentiva quando si era vittime del famoso colpo di fulmine?

Era talmente strana la sensazione che stava provando che, per un attimo, le sembrò di essere tornata indietro all’estate dei suoi tredici anni quando si prese la sua prima cotta. 

Avvertendo lo sguardo di Cecilia su di sé, Lorenzo si voltò verso di lei chiedendole se ci fosse qualcosa che non andava.

"Oh, niente! È che le scarpe mi fanno leggermente male quindi mi chiedevo se ci fosse ancora molta strada da fare" mentì in modo piuttosto ovvio, tirando fuori la prima scusa che le venne in mente.

Lorenzo annuì con scarsa convinzione e la rassicurò dicendo che erano quasi arrivati. E difatti, dopo meno di cinque minuti, il giovane si fermò davanti ad un grosso portone nero, tirando fuori un mazzo di chiavi dalla sua tracolla.

Cecilia si guardò intorno notando con piacere che l'edificio era piuttosto pulito e ben curato; probabilmente era di recente costruzione.

Considerando l'ottima impressione iniziale, sperava vivamente che anche l'appartamento di Lorenzo fosse altrettanto ben tenuto.

Il giovane aprì il portone e la invitò ad entrare. "Dopo di te" le disse indicando la strada con un braccio.

"Prendiamo le scale se ti va, siamo al secondo piano" aggiunse richiudendo il portone alle sue spalle.

La ragazza annuì e lo seguì lungo le scale diretta verso l'interno 6A.

Le aspettative di Cecilia non furono disattese: l'appartamento era in perfetto ordine, oltre che pulitissimo. Si capiva che i due inquilini ci tenevano e s'impegnavano nel trattarlo come una vera e propria casa e non come un alloggio temporaneo.

"Vado a prenderti qualcosa da usare come pigiama” la informò. “Tu accomodati pure" indicò i due puff in soggiorno e si dileguò nel corridoio.

Cecilia si guardò intorno cercando di capire qualcosa in più sulla personalità della sua nuova conoscenza e la sua attenzione fu catturata da una bacheca piena di fotografie. Si avvicinò e prese ad osservare le varie fotografie notando con piacere che non vi era nessuna foto ritraente Lorenzo con un'ipotetica fidanzata. Ovviamente, questo non significava che non l'avesse ma era buon segno.

"Rieccomi" si annunciò posando sul divano una maglietta piuttosto lunga di cotone e un paio di pantaloncini sportivi dello stesso tessuto.

Cecilia trasalì al suono della voce di Lorenzo e si allontanò dalle fotografie.

"Stavi notando quanto sono bello?" la prese in giro con tono ammiccante.

"Sì, sei bellissimo e io ti farei di tutto e di più" pensò senza avere però il coraggio di pronunciare ad alta voce quelle parole. Aveva una dignità e non si sarebbe mai abbassata a certi commenti.

"Veramente stavo contemplando la bellezza di Sorrento" rispose prendendolo in giro a sua volta.

"Sì, certo! Sorrento!" commentò lui in modo sarcastico. "Dai, vieni ad aiutarmi. Dobbiamo aprire il divano" aggiunse e spostò il divano in modo da poterlo aprire comodamente.

Cecilia annuí e si avvicinò a lui per aiutarlo, afferrando l’estremo sinistro del divano e spingendolo verso di sé, compito reso piuttosto facile dal ragazzo che applicò la forza maggiore. Dopodiché, fu il turno della lenzuola.

Ancora una volta si divisero il compito per fare più fretta, cacciandosi però in una situazione leggermente imbarazzante. Mentre sistemava gli angoli spiegazzati, Cecilia finì per avvicinarsi inconsapevolmente – o forse no – un po’ troppo al suo gentile host per quella notte, ritrovandosi pericolosamente faccia a faccia quando questo si voltò di scatto verso di lei.

Erano talmente vicini che poteva sentire il respiro di lui sulle sue labbra. “Ti prego, baciami” gli chiese mentalmente e forse anche i suoi occhi lo implorarono velatamente.

Lorenzo avvertì invece una sensazione di disagio che lo fece arretrare.

“Vado a prenderti un cuscino prima che mi dai una testata” le disse ridendo e sparì un’altra volta in camera sua allontanandosi il più velocemente possibile dalla sua ospite.

Dopo averle portato il cuscino, le indicò dove fosse il bagno e il suo mobiletto in cucina perché potesse fare colazione all’indomani senza problemi. “Prendi tutto che vuoi” si raccomandò e le augurò la buonanotte.

Cecilia lo ringraziò più volte e continuò a sperare che il ragazzo ci ripensasse e tornasse da lei per baciarla appassionatamente finché non sentí il rumore della chiave della sua stanza girare nel chiavistello. “Pur di non baciarmi, si è persino chiuso a chiave” sbuffò contrariata.

A quel punto, ormai del tutto rassegnata e  in pigiama, decise di mettersi a letto  ponendo fine a quell’inutile attesa.

 

 

***

“Ooh woo, I'm a rebel just for kicks, now

I been feeling it since 1966, now

Might be over now, but I feel it still”

 

Le note di Feel It Still di The Portugal risuonavano nella testa di Lorenzo diffondendosi dalle sue nuovissime cuffiette bluetooth, dandogli la carica giusta per affrontare quell'ultima giornata lavorativa.

Era solito ascoltare la musica a tutto volume la mattina, di comune accordo con il suo coinquilino Matteo, dato che si svegliava anche lui molto presto al mattino.

Tuttavia, quella mattina avevano un ospite quindi dovette rinunciare a quella sua consuetudine, optando per le cuffie.

Stava ballando di spalle all'entrata della cucina, muovendo a ritmo il bacino e mettendo in mostra l'esperienza accumulata in tema di balli latino-americani durante i sette anni di partecipazione ai campus estivi romani come animatore, quando Cecilia entrò nella stanza.

Piuttosto divertita dallo spettacolo che si teneva di fronte ai suoi occhi, decise di non avvertire l'ignaro ballerino della sua presenza e si appoggiò allo stipite della porta per godersi la scena comodamente.

In quel preciso istante, Lorenzo si voltò e ancora una volta la presenza della sua ospite lo mise a disagio. 

C'era qualcosa negli occhi di quella ragazza che sembrava trafiggerlo dentro, rendendolo piuttosto nervoso. Ovviamente era molto abile a camuffare i suoi sentimenti e Cecilia non poté capire che anche lei smuoveva qualcosa in lui.

"Ora devi ammetterlo! Stavi guardando quanto sono bello" scherzò provocandola.

Cecilia scosse lievemente il capo, lasciandosi sfuggire una leggera risatina. “Sì, era decisamente un bello spettacolo” ammise e con un colpo di rene si sollevò tornando in posizione eretta.

Il rumore del caffè che saliva impedì a Lorenzo di commentare quell’ammissione distraendolo. “Vuoi un po’ di caffè?” le domandò poi prendendo due tazzine. Cecilia annuì e si sedette su uno degli sgabelli alti della cucina.

Lorenzo e Matteo avevano arredato con estrema attenzione la cucina: avevano pitturato le pareti sostituendo il precedente bianco, troppo impersonale e ormai vecchio, con una tonalità di giallo ocra pastello, un po’ tenue ma decisamente più vivace; avevano comprato nuovi sgabelli in legno  da Ikea sostituendo a quelli vecchi in plastica nera, che ora circondavano il tavolo alto, in legno anch’esso, al centro della cucina. Si erano procurati tutto il necessario per cucinare, quasi fossero una coppia di appena sposati e avevano discusso a lungo con i proprietari perché cambiasse loro il forno che funzionava unicamente se messo a 200° gradi, spuntandola.

Alla fine, il risultato di quel lungo lavoro non fu per nulla disdicevole come ammise anche lo stesso proprietario, ormai sicuro che quei due fossero una coppia andata a convivere.

Lorenzo posò una tazzina in vetro fumante di fronte a Cecilia e si sedette davanti a lei; la bevanda nera li zittì per qualche istante, consentendo loro di riprendere l’energia necessaria per affrontare la giornata che li aspettava, considerando che avevano dormito nemmeno cinque ore.

Stava proprio pensando alle pochissime ore dormite quando sentì l’impellente bisogno di fare una domanda: “Ma si può sapere perché sei sveglia?” chiese all’improvviso. Sapeva che non aveva ancora iniziato a lavorare perciò avrebbe potuto benissimo continuare a dormire.

“Mmm.. la luce mi ha svegliata e poi ho sentito te muoverti” confessò facendo spallucce. Era una dal sonno leggero, era abituata a dormire poco.

Lui annuì e si alzò posando la tazzina nel lavello, l’avrebbe lavata dopo. “Vabbè, io vado. Tu tranquilla, fatti la doccia, quello che vuoi” le ricordò mentre infilava cellulare e chiavi dentro la tracolla di pelle.

Cecilia lo ringraziò di nuovo per l’ospitalità e lo seguì fino alla porta; era la sua ultima occasione per avere il bacio che tanto sperava. Ma era evidente che Lorenzo non stravedesse all’idea di baciarla e nemmeno troppo a quella di rivederla dato che stava uscendo di casa senza nemmeno chiederle il numero.

Normalmente, l’altra persona avrebbe capito il messaggio e lasciato perdere ma sappiamo che Cecilia non è esattamente quel tipo di persona e quindi, incurante delle chiare intenzioni del ragazzo, glielo chiese lei.

“Senti, magari ci potremmo sentire..” disse mordicchiandosi il labbro inferiore, forse non era stata una buona idea esporsi così. “Sai, io non conosco quasi nessuno e..”

Stava aggiungendo qualche altra scusa per giustificare quella richiesta quando Lorenzo la interruppe. “Sì, ok va bene!” tagliò corto. Dopodiché dettò il suo numero e la salutò definitivamente sottolineando di essere troppo in ritardo e distruggendo inconsapevolmente tutte le fantasie di Cecilia su loro due.

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

03/08/2018

Ore 18,11

 

Quella sera Lorenzo rientrò verso le 18,30, non appena mise piede nell’appartamento, si liberò dalla tracolla e si buttò sul divano. Era distrutto ma quella sera non sarebbe rimasto a casa per nulla al mondo quindi doveva assolutamente riprendersi.

Si stava massaggiando le palpebre tentando di rilassarsi quando il suo coinquilino fece irruzione in soggiorno.

“Hey, bestia! Ma chi era la tipa di stamattina?” domandò d’un fiato senza nemmeno chiedergli come stesse.

Lorenzo aprì gli occhi e lo guardò torvo, non aveva nessuna voglia di parlare; voleva schiacciare un pisolino in santa pace ma sapeva bene che il suo coinquilino non glielo avrebbe consentito finché non gli avesse racconto tutto.

“Nessuno” esordì per lasciar intendere che non l’avrebbe rivista. Matteo sollevò un sopracciglio pretendendo maggiori dettagli, insomma aveva dormito lì quindi proprio nessuno non era.

“Si chiama Cecilia, l’ho incontrata ieri al Four Thieves” raccontò per farlo contento. “E no, non abbiamo trombato” specificò anticipando la domanda successiva dell’amico. “Aveva bisogno di un posto dove dormire dato che era abbastanza tardi e ho pensato di farla stare qui” concluse sperando che con quell’ultima affermazione, la sete di curiosità del suo coinquilino si placasse.

“Oh ma che carino che sei! Offri posti letto alle homeless” ironizzò Matteo fingendo un applauso che Lorenzo ignorò.

“Comunque è carina” disse poi facendogli l’occhiolino e Lorenzo roteò gli occhi. “Vabbè, carina ok ma vuoi mettere Rebecca?” controbatté alzandosi dal divano, consapevole che non avrebbe dormito più.

“Oddio mio! Con ‘sta Rebecca non la finisci più” esclamò Matteo facendo uno smorfia. Non ne poteva seriamente più di sentirlo parlare di quell’insulsa ragazza – o almeno così lui la considerava – con cui l’amico era fissato da ormai mesi.

“Che vuoi! È troppo figa” rispose l’altro facendo spallucce e dirigendosi verso la cucina per prepararsi il quinto o sesto caffè della giornata. Ormai non li contava più.

“Quindi non la vedremo più da queste parti?” domandò infine Matteo, arrivando alle conclusioni a cui l’amico era giunto ormai da quella mattina.

Lorenzo annuì. “Io non la cercherò di certo” sottolineò e con la tazzina fumante di caffè andò a chiudersi in camera sua.

Doveva prepararsi per bene quella sera: era sicuro che avrebbe finalmente conquistato Rebecca. Non c’erano dubbi, il suo fascino l’avrebbe finalmente folgorata, o questo era ciò che sperava.

 

***

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

Stesso giorno

Ore 20,17

 

 

Cecilia contemplava lo schermo del suo smartphone su cui campeggiavano le dieci cifre del numero inglese di Lorenzo senza sapere di preciso cosa farci.

Apriva la chat di WhatsApp e cominciava a scrivere qualcosa per poi cancellarla. Non sapeva davvero approcciare un uomo, non c’era alcun dubbio.

Si abbandonò ad un rumoroso sbuffo e lanciò il telefono dall’altro lato del divano, sentendosi senza speranze.

“What’s wrong?” le domandò stranita Harriet, la sua coinquilina scozzese, rientrata da lavoro proprio in quel momento. Cecilia abbassò lo sguardo, non sapeva se era il caso di farle già sapere che era una sfigata. Ma dopotutto, doveva parlarne con qualcuno per cui decise di sputare il rospo.

“I met a guy yesterday” esordì con tono titubante. A quella parola la coinquilina si sedette sul divano e si sporse verso di lei interessata. Le faccende di ragazzi erano le sue preferite.

“I don’t really know if he’s into me but I am into him for sure so..” proseguì interrompendosi per lasciare Harriet giungere alle conclusioni.

“He didn’t text you afterwards, I assume” dedusse e Cecilia annuì.

“Exactly but the thing that I don’t really understand is why he offered me to stay at his place if he wasn’t interested at all” disse d’un fiato. Era abbastanza perplessa, gli uomini erano troppo strani.

La sua coinquilina invece emise un gridolino. “So you slept together!” esclamò facendo arrossire Cecilia.

“Not really, we slept but not together. He just offered me his couch for a night” chiarì.

“Alright! Well, it doesn’t matter” la tranquillizzò l’altra. “There’s still a possibility that he likes you otherwise why caring about you?” chiese retorica.

Cecilia rimase pensierosa, Harriet aveva ragione. Ci doveva essere qualcosa in lei che lo aveva incuriosito: erano persino rimasti a parlare solo loro due fino alle due di mattina.

“Text him” la incoraggiò Harriet. “He was nice to you so you could return the favour and offer him a dinner”

Era la scusa perfetta: lei voleva essere solo riconoscente quindi non doveva esserci nulla di male in quello, anzi!

“You’re right! I’m gonna text him” affermò sicura di sé Cecilia. Aveva finalmente trovato il coraggio che le serviva.

Harriet annuì con soddisfazione. “Do it!” concluse categorica puntandole il dito contro per risultare ancora più autoritaria, lasciando Cecilia da sola a pensare come avrebbe potuto impostare il messaggio.

 

***

333 Fulham Road

The Goat

03/08/2018

Ore 22,46

 

Rebecca arricciò le labbra a cuoricino, su cui aveva applicato un rossetto rosso matte per risaltarne la forma perfetta, facendo impazzire Lorenzo. 

Adorava giocare, le riusciva quasi naturale e soprattutto con Lorenzo era facile averla vinta. Bastava accavallare le gambe ed umettarsi le labbra in modo sensuale per farsi che il ragazzo perdesse tutte le sue difese.

"Quindi cosa suggerisci? Dovrei prendere un gin tonic o un negroni?" le chiese lui per proseguire nella conversazione, non voleva perdere la sua attenzione. 

Rebecca lavorava come bartender presso The Goat, un locale in zona Chelsea: era così che Lorenzo l'aveva conosciuta, ordinando un banalissimo gin tonic.

Da allora aveva cominciato a frequentare il locale sempre più spesso con l'unico scopo di vederla, diventando un cliente abituale. Conosceva l'intero management e tutti i suoi dipendenti personalmente talmente assidue erano le sue visite.

Rebecca stava elencando i diversi gin della loro collezione, evidenziando le qualità di ciascuno, quando l'attenzione di entrambi fu catturata dal riconoscibile suono delle notifiche dell'iPhone. Tutti e due, in quanto possessori del suo suddetto smartphone, tirarono fuori il dispositivo per verificare se avessero ricevuto qualcosa.

Vedendo il display vuoto, Rebecca alzò lo sguardo verso Lorenzo che fissava lo schermo con un'espressione incerta.

"Mmm.. chi è Cecilia?" gli chiese con tono di sufficienza quando lesse il messaggio che il giovane aveva appena ricevuto.

"Hey ciao, sono Cecilia.." recitava la prima riga del messaggio WhatsApp che la ragazza aveva mandato.

"Nessuno" tagliò corto lui ricacciando il telefono in tasca. "È una collega" mentì poi decidendo di non aprire nemmeno la notifica. L'avrebbe fatto dopo casomai.

A quel punto, notando la reazione di leggera gelosia di lei, decise di cogliere la palla al balzo. "Hai paura che ci siano altre?" la stuzzicò.

Lei fece spallucce e mosse i lunghi capelli in modo fiero. "Mi farebbe piacere per te in caso" rispose per non dargli alcuna soddisfazione. Lorenzo sorrise interpretando quella risposta come una dimostrazione di gelosia. Ce l'aveva quasi in pugno, pensò.

In quel momento, un cliente richiamò l'attenzione della bartender che si allontanò, lasciando impallato Lorenzo per il resto della serata.

Dopo circa un’ora, ormai stanco e consapevole che per quella sera non se ne sarebbe fatto nulla, Lorenzo decise di ritornare a casa.

Mentre si avviava verso il suo appartamento, aprì l’app di WhatsApp e lesse il resto del messaggio.

"Com'è andata oggi? ti sei ripreso? Comunque siccome sei stato carino a ospitarmi, ho pensato di offrirti una birra. Ti sono debitrice!" concludeva il messaggio.

Lorenzo guardò a lungo il display senza sapere bene cosa rispondere, non impazziva all'idea di uscire con lei ma non voleva essere maleducato.

Pensando che tanto fino all'indomani Cecilia non avrebbe risposto essendo quasi l’una, scrisse un breve messaggio in cui lasciava intendere che potevano anche evitare l'uscita.

"Tranquilla, figurati! L'ho fatto con piacere.." non accennò a nessuna eventuale incontro e sperava che, grazie a quelle poche parole, la questione si sarebbe chiusa lì. Evidentemente non aveva capito che tipo fosse Cecilia.

A sua grande sorpresa, la ragazza rispose subito.

"Sei proprio un buon samaritano! Comunque insisto, una birra te la meriti" fu la risposta di Cecilia, non voleva proprio mollare.

Lorenzo si mordicchiò l'interno della guancia sinistra, incerto sul da farsi. "Magari ci vediamo dopo lavoro allora. Nei weekend è un po' difficile, sono sempre busy" scelse una risposta volutamente antipatica per cercare di dissuaderla, senza tuttavia riuscirci.

"Sisi per me va bene" scrisse lei aggiungendo uno smile sorridente alla fine.

"Ti scrivo io allora. Ora scusami ma vado a dormire, sto morendo di sonno" la salutò velocemente 

"A presto!" gli rispose lei andando offline subito dopo.

Lorenzo continuò ad osservare la chat e rilesse le sue risposte. Gli sembrava che fosse evidente che non moriva dalla voglia di fare quell'uscita, per cui si dichiarò soddisfatto.

Sicuramente il messaggio era stato recepito, o almeno così pensava.

 

 

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Angolo dell'autrice


Ciao ragazze/i, come state? Ben ritrovati!

Cosa ne pensate di questa prima interazione fra i nostri protagonisti? é andata come vi aspettavate? Sicuramente per Cecilia gli eventi non si sono evolti esattamente come sperato!
Fatemi sapere i vostri pareri :)

D'altronde, Lorenzo è ossessionato con un'altra, Rebecca, la sexy barista. Qui il link per vedere il locale dove lavora:
 https://goatchelsea.com/ 

Magari Lorenzo ci ripenserà e le scriverà? Il suo numero ora ce l'ha anche lui :) lo scopriremo solo nel prossimo capitolo!  

Grazie per continuare a seguirmi,

Anto



 

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Capitolo 6
*** It was just a mistake ***


Capitolo VI

 

 

24 Percy Street, London
Sede centrale di Zenith Media
08/08/2018
Ore 15,43
 
 
Qualche giorno più tardi, Lorenzo fissava lo schermo del suo iPhone con soddisfazione; l'aveva finalmente spuntata: quella sera Rebecca sarebbe uscita con lui.
Certo, si trattava di una cena infrasettimanale quindi, purtroppo per lui, non si sarebbe potuta trasformare in un'intera mattinata a letto il giorno successivo, però era sufficiente per iniziare.
Avrebbe tanto voluto coronare quella sua impresa – perché convincere la ragazza non era stato affatto facile – con il suo tipico balletto della vittoria ma purtroppo era in ufficio, seduto alla sua scrivania e di fronte alle proiezioni di target audience di Spotify e vari altri canali inviati dal suo collega, quindi non poteva.
L'unica cosa che il suo capo si aspettava da lui era che preparasse una buona presentazione per il cliente più importante del loro account e non di certo che flirtasse con una tipa, per quanto a Nathan divertisse sentire delle conquiste di Lorenzo. Per questi motivi, si limitò a esultare internamente dandosi la carica e sicurezza necessaria per affrontare il suo incarico per quella giornata.
Stava per inviare la presentazione considerandosi ormai soddisfatto del suo contenuto, quando ricevette un messaggio che gli cambiò totalmente l’umore.
“Hey, babe! Cambio di programmi. Mi sa che non ce la faccio stasera, ci mettiamo d’accordo in settimana, ok?”
Leggere quelle parole gli gelarono il sangue: ma come? Possibile che gli avesse dato buca ancora una volta?
Ovviamente, nascose il suo disappunto dietro una maschera di indifferenza estrema per non farle capire che ci sperava. “Hey, babe! Non preoccuparti, passo a trovarti in settimana” aggiunse lo smile del bacio e richiuse la chat.
Incrociò le braccia al petto e si appoggiò completamente contro lo schienale della sua sedia. “Che palle!” si lasciò sfuggire fra sé e sé, maledicendosi per averci sperato.
“Lorenzo, is the presentation ready? Could you please send it over?” domandò il suo capo comparendo alle sue spalle. Il ragazzo ruotò con la sedia incrociando lo sguardo di Nathan e annuì. “I’m sending it right now!” lo rassicurò.
L’uomo gli diede una pacca sulla spalla destra, aggiungendo un “Good boy!” e si allontanò nuovamente, lasciando di nuovo Lorenzo da solo a rimuginare sulla sua sfiga.
 
 
***
 
38 Chancery Ln,
Sede di Softender Global
Stesso giorno
Ore 15,23
 
 
A diversi isolati da lì, invece, Cecilia era immersa nella lettura di mille slides e non era esattamente di buon umore.
Era la sua prima settimana nel suo nuovo ruolo e l'unico suo compito per ora era, come le avevano i suoi colleghi, "get up to speed". E quale modo migliore per imparare anni di strategia media che leggere centinaia di pagine di linee guida, principi e vecchie campagne.
"Hey, Cecilia! Here your induction plan: we’re going now to see Nicky. Today is the only day Nicky can make it so I thought to organise it anyway. Sorry for the short notice” si scusò Daniel Chester, il suo nuovo capo.
Originario del Wales, Daniel era un uomo assolutamente alla mano, sulla quarantina, sposato da diversi anni e padre di due gemelli di nove anni. Aveva accolto la ragazza in modo impeccabile, dandosi da fare per rendere quella prima settimana il più facile e piacevole possibile per il nuovo membro del suo team, che si sentì subito in famiglia, nonostante i suoi vecchi colleghi le mancassero e non poco.
Cecilia annuì e gli rivolse un sorriso, accettando l’offerta con piacere; era stanca di leggere slides da sola, avere la possibilità di interagire con qualcuno era sicuramente preferibile. Ed inoltre l’avrebbe distratta dal suo pensiero fisso: Lorenzo.
Non aveva fatto altro che continuare a controllare il cellulare ad ogni minuto, sperando di vedere il suo nome spuntare in tutte le notifiche ricevute. Aveva sperato in un invito, in un messaggio, persino in uno squillo; qualcosa che le facesse capire che Lorenzo non si era dimenticato di lei e che volesse vederla ma non era successo nulla. Tutto taceva.
Dal loro primo e ultimo scambio di messaggi, non lo aveva più sentito. 
"Forse è stata una pessima idea scrivergli" pensò più volte ma dentro di sé quella flebile speranza che, in realtà, avesse fatto bene, non voleva saperne di morire.
"Is everything alright?" domandò l’uomo fissandola stranito. Era il terzo giorno di Cecilia e fin dal primo momento, le era sembrata una chiacchierona ma da quando era arrivata quella mattina, aveva parlato pochissimo.
"Yes, sure! I'm just thinking, so many things to learn" provò a giustificarsi rivolgendo all'uomo un secondo sorriso che venne ricambiato.
"Yeah, definitely! Nicky is going to concentrate all her amazing work in one hour so be prepared" rispose l'altro mentre guidava la ragazza verso la saletta riunione dove la donna li attendeva.
Una volta dentro, le lasciò da sola; in fin dei conti, lui quella roba la conosceva benissimo.
Cecilia invece lo ringraziò mentalmente di averle proposto di seguire quel mini training; per un'intera ora aveva smesso del tutto di pensare al ragazzo, prestando la massima attenzione alla sua interlocutrice che non faceva che sciorinare nozioni, dati, raccomandazioni che sarebbero diventati il pane quotidiano della giovane, anche se bisognava ammettere che, considerata la buona preparazione di base, molte cose Cecilia le sapeva altrettanto bene.
"Alright! I think we've covered everything" affermò la donna soddisfatta osservando i grossi fogli bianchi pieni di numeri e parole che aveva scritto durante quell'ora di training.
Dopodiché si avviarono entrambe verso l'open space parlando del più o meno. Le domande erano sempre le stesse: "How are you doing so far?", "Do you like London?" , "Whereabouts in Italy?"; ragion per cui la ragazza aveva imparato un breve discorso a memoria e rispondeva anche lei allo stesso modo. Di ritorno alla sua scrivania, d'istinto premette il tasto destro del suo smartphone per illuminare lo schermo, trovandosi inaspettatamente un messaggio.
"Ciao Cecilia, come stai? Senti, che fai stasera? Se ci sei, accetto quella birra volentieri
Cecilia continuò a fissare lo schermo sbattendo le ciglia a più riprese. Stava davvero leggendo un messaggio di Lorenzo?
Senza indugiare ulteriormente, aprì l'applicazione di messaggistica, digitando però su un'altra chat: quella con le sue coinquiline; le uniche che sapessero della sua momentanea ossessione.
"Girls, help! Lorenzo texted me!" fu l'allarme lanciato sulla chat.
Rimase a mordicchiarsi il labbro sperando che le sue coinquiline rispondessero presto e decidendo di non visualizzare il messaggio di Lorenzo che rimase perciò "non letto".
"What? What is he saying?" 
La prima ad accorrere fu Harriet che stava avendo una giornata alquanto noiosa a lavoro. Da quando il cantiere del nuovo complesso di grattacieli ultra moderni, vicino alla sua caffetteria, era stato messo in pausa, l'afflusso di persone era diminuito drasticamente, toccando i minimi storici in quel pomeriggio di Agosto, con la complicità anche delle vacanze estive.
"He's asking me out" rispose Cecilia aggiungendo che voleva vederla quella sera stessa.
Ad Harriet quell'improvviso bisogno di vederla sembrò tanto un ripiego ma non lo disse; la sua coinquilina era chiaramente euforica dato il numero di smile aggiunto ad un ogni suo messaggio, per cui decise di non demolirne l'entusiasmo.
"Go for it" suggerì infatti. In fin dei conti, quello che poteva essere un ripiego per lui, poteva trasformarsi in una piacevole serata per entrambi.
In quel momento ad unirsi allo scambio di messaggi, ci fu anche Camilla che invece non nascose i suoi dubbi.
"Honestly Ceci, this doesn't seem like a real invite. Probably he doesn't know what to do tonight and he thought it was a good idea to ask you out" scrisse in totale sincerità. Anche se non conosceva Cecilia da molto, non voleva che si beccasse una delusione.
Harriet si morse un labbro; come al solito, gli italiani si concedevano commenti poco carini e per nulla "polite", incuranti se potessero o meno risultare insensibili. Quella per Harriet era la principale differenza fra gli europei d'oltremanica e i sudeuropei.
Cecilia lesse quel messaggio più volte senza rispondere; ci aveva pensato anche lei, era consapevole che probabilmente non era un invito pienamente interessato ma non se ne importava. Voleva vederlo e quella era la sua occasione.
"I hear you" ammise. "But I wanna see him so.."
Lasciò volutamente i puntini alla fine della frase per sottintendere che non era abbastanza irremovibile.
"It's just a drink! What could go possibly  wrong?" sdrammatizzò la scozzese per eliminare un po' di tensione fra le due donne.
Così almeno pensarono tutte e tre, inconsapevoli che solitamente se c'è un'unica cosa che può andare storta, è abbastanza probabile che succeda.
 
***
 
L'appuntamento era fissato per le 19,30: si sarebbero visti al The Folly, un pub vicino Monument station. 
Ancora una volta, a suggerire il punto di incontro fu Lorenzo, che conosceva abbastanza bene la zona, essendo spesso di passaggio lì per via di alcuni clienti.
Cecilia calcolò il percorso su Google Maps scoprendo che le sarebbero bastati meno di venti minuti per arrivare a destinazione, per cui avrebbe avuto abbastanza tempo per sistemarsi un minimo prima dell'appuntamento. Per sua fortuna, era solita portare con sé il suo beauty case con tutto l'occorrente per truccarsi.
Inviò l'ultima mail della giornata e si chiuse qualche minuto nella toilette del suo ufficio per rinfrescare il trucco e sistemarsi i lunghi capelli. Quella mattina i suoi capelli non avevano voluto saperne di prendere la piega che con tanta pazienza Cecilia aveva tentato di fare, per cui provò a ravvivarli un po’ ottenendo, se possibile, un risultato ancora più sconclusionato.
Consapevole che la situazione non sarebbe migliorata, lasciò perdere e uscì dall'ufficio. Mentre camminava verso la stazione metropolitana di Chancery lane, non fece altro che osservare il suo riflesso ad ogni vetrina che incontrava nel tragitto, provando a sistemarsi i capelli e decidendo di darci un taglio solo una volta scesa in metro.
Era in anticipo rispetto all'orario stabilito: aveva pensato di arrivare prima per poter familiarizzare con il posto e rilassarsi un secondo prima di vederlo.
Tuttavia, questa sua accuratezza parve non bastare dato che si trovò Lorenzo in piedi davanti al portone del locale, con lo sguardo fisso sul suo smartphone.
"Dio, è bellissimo" pensò quando i suoi occhi si posarono sulla figura di lui.
Sentì persino le gambe cederle e per qualche secondo credette che sarebbe sprofondata lì, di fronte a lui.
Provò a darsi un contegno e si schiarì la gola per richiamare la sua attenzione.
"Ciao" disse non appena Lorenzo sollevò lo sguardo incontrando quello di Cecilia.
"Ciao" la salutò a sua volta rivolgendole un sorriso, che le causò un altro tuffo al cuore.
Anche lui rimase sorpreso dalla piacevole sensazione che le provocò la vista della sua nuova conoscenza e si chiese addirittura se la ragazza davanti a lui fosse la stessa persona che aveva ospitato per caso, circa una settimana fa. Probabilmente a dare un’aria diversa alla giovane era il modo in cui era vestita: il suo look era decisamente molto più curato rispetto a quello del loro primo incontro.
Indossava una gonna lunga rosso mattone, a vita alta, che ricadeva sinuosa lungo i fianchi evidenziandone la figura, abbinata ad una camicia di seta bianca con una leggera scollatura a barca, che aveva sistemato dentro la gonna per mettere in mostra la vita. Ai piedi invece portava un paio di mocassini neri che non entusiasmarono molto Lorenzo. 
Tuttavia, nel complesso le sembrò molto carina, anche se non all'altezza di Rebecca.
"Sei in anticipo" si dissero allo stesso tempo ridendo per l'accaduto.
"Sì, avevo finito un'attività e iniziare un nuovo task non aveva senso, per cui sono uscito" spiegò lui facendo spallucce.
Cecilia sbiascicò un "anche io" ed entrarono nel locale, dove Lorenzo aveva prenotato un tavolo loro due.
 
***
 
Esattamente come al loro primo incontro, non vi fu nemmeno un momento di imbarazzo o silenzio. Intavolarono una piacevole conversazione in modo del tutto spontaneo, toccando argomenti diversissimi e, a volte, senza correlazione fra di loro – anche Lorenzo era famoso infatti per i suoi continui voli pindarici.
Chiunque li avesse visti dall'esterno avrebbe pensato che quello avesse tutta l'aria di un appuntamento e dall'intesa che mostravano avere, sembrava non essere nemmeno il primo.
E fu cosi che senza nemmeno accorgersene, si ritrovarono ad ordinare la loro terza birra. "Oddio, se mi fai bere ancora, domani sto male" gli disse Cecilia quando la cameriera posò la sua pinta rossa sul tavolo.
Lorenzo rise, anche lui era un po' brillo ma avrebbe retto senza problemi anche una quarta birra.
"Non preoccuparti, finiamo questa e poi basta" la rassicurò facendo l'occhiolino.
Su questo Lorenzo fu di parola, non appena finirono la loro consumazione, decisero di avviarsi; in fin dei conti, era soltanto mercoledì e avrebbero dovuto affrontare una giornata lavorativa all’indomani.
Ebbero una leggera discussione alla cassa su chi avrebbe pagato cosa, decidendo che Cecilia avrebbe pagato soltanto il primo giro. D'altronde, erano quelli gli accordi.
Dovendo poi prendere la Tube dalla stessa fermata anche se avrebbero usufruito di linee diverse, si avviarono insieme.
Non appena entrarono in metro, si ritrovarono sul binario della District line in direzione Richmond/Ealing Broadway, ovvero la direzione di Cecilia.
"Ok, sei arrivata" disse il ragazzo guardando il display nero che segnalava l'arrivo del successivo treno fra 5 minuti.
Cecilia annuì. "Tu che devi prendere invece?" gli chiese.
"La Northern" rispose e indicò alle sue spalle il cartellone che segnalava il percorso da seguire con su scritto "Northern line".
"Bene, allora io mi avvio" aggiunse lui  aggiustando la tracolla di pelle sulla sua spalla sinistra.
Si avvicinò per salutarla con i classici baci sulle guance all'italiana e Cecilia fece altrettanto. Probabilmente nessuno dei due era un campione in fatto di coordinazione e finirono per scontrarsi, colpendosi sul naso.
Cecilia, rossa in viso come un peperone, si scusò e si morse il labbro inferiore in un modo così inconsapevolmente grazioso da far scattare qualcosa nel ragazzo, portandolo a compiere un gesto che non aveva minimamente previsto.
Come le sue labbra si ritrovarono ad applicare una leggera pressione su quelle di Cecilia, che successivamente si trasformò in un bacio di tutto rispetto, non avrebbe saputo spiegarlo.
Non ci sarebbe riuscita nemmeno Cecilia, le cui emozioni la travolsero del tutto, al punto che per qualche secondo dimenticò completamente dove si trovava e cosa stesse facendo. Si baciarono con trasporto per qualche minuto, incuranti degli sguardi dei passanti, finché il suono del treno in arrivo fece ritornare Lorenzo in sé, portandolo a distaccarsi da lei. 
"Dovresti andare" sussurrò ancora troppo vicino al viso di Cecilia, così tanto vicino che se la ragazza avesse avuto più coraggio, avrebbe potuto riprendere quel piacevole contatto senza dare molte possibilità a Lorenzo di opporre alcuna resistenza.
Ancora intontita, Cecilia annuì dimostrandosi del tutto incapace però di salutarlo o dirgli altro.
"Vai sennò la perdi" la incoraggiò lui, ormai tornato del tutto in sé.
Solo in quel momento, Cecilia reagì e salì sulla metro rimanendo impalata davanti agli sportelli della metro che si chiusero, rendendo così inudibile il suono delle parole "Sono un coglione" pronunciate da Lorenzo.
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Angolo dell'autrice


Ciao! Oggi leggemente in anticipo! Che ne pensatedi questo capitolo?

Lorenzo ci ha ripensato? Gli piace Cecilia? E la Ceci? Starà già scegliendo le fedi nuziali? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

Spero che finora la storia vi stia piacendo - io ce la metto tutta!

Grazie e a presto,

Anto 

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Capitolo 7
*** I'm not a good boy ***


Capitolo VII

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

08/08/2018

ore 22,49

 

 

Non appena entrò in casa, Cecilia cacciò un urlo per richiamare l'attenzione delle sue coinquiline.

"We kissed!" dichiarò con lo sguardo sognante e toccandosi le labbra per l'ennesima volta. Aveva compiuto quel gesto circa dieci volte da quando si erano lasciati. Non riusciva ancora a crederci: si erano davvero baciati!

Harriet e Camilla uscirono di corsa dalle camere pretendendo maggiori dettagli.

"È stato bellissimo!" disse scordandosi che Harriet non parlava italiano. "Oh sorry! It was amazing!" si scorresse subito dopo.

"Yes, I got it" la rassicurò la scozzese scuotendo la testa. Non parlava italiano fluente ma qualche parole riusciva ormai a spiaccicarla.

"And what now?" domandò Camilla, la più realistica fra le tre. "Will you see him again?"

"Well, I don't know. We got interrupted because of the Tube so we were not able to speak after but I hope to see him soon" confessò prendendo un cuscino del divano e abbracciandolo.

Harriet la guardò intenerita, sembrava un adolescente alle prese con la sua prima cotta.

"Well, he kissed you so he will text you for sure" disse infatti e lo sperava davvero.

"He should indeed but please do not do it! Wait for him" si raccomandò invece Camilla puntandole bene gli occhi addosso per risultare ancora più convincente.

"Yes, sure! I won't text him" confermò lei anche se non ne era del tutto convinta. D’altronde, i buoni consigli a cosa servono se non ad ignorarli?

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

08/08/2018

Ore 23,07

 

 

A differenza di Cecilia, al rientro Lorenzo non dovette cercare il suo coinquilino per raccontargli la sua serata – non che ne sentisse il bisogno – ma lo incontrò seduto sul divano, intento a giocare a FIFA, con una birra posata sul tavolino davanti a lui.

"Com'è andato l'appuntamento con la fotomodella? Vi sposate?" gli chiese sarcastico senza distogliere lo sguardo dallo schermo e stressando volutamente la parola "fotomodella", non appena si accorse della sua presenza.

"Non ci siamo visti, mi ha dato buca" spiegò laconico Lorenzo dirigendosi verso la cucina per prendere la sua quarta birra della serata.

"E che hai fatto allora?" gli domandò. "Sei andato a ubriacarti da solo?"

Per un attimo Lorenzo pensò di evitare di raccontare della sua serata con Cecilia e soprattutto di non dire del bacio che si erano scambiati ma in fin dei conti, era successo e negarlo a sé stesso non lo avrebbe annullato. "Mi sono visto con Cecilia" disse infatti mentre ritornava verso il salotto decidendo di rimanere in piedi appoggiato al muro.

Matteo, improvvisamente interessato alla vita del suo coinquilino, mise in pausa il videogioco e lo guardò tentando di decifrarne l'espressione e leggendovi un innegabile senso di colpa. "Ok, è diventata il tuo ripiego ma ti dispiace un po', giusto?" disse con aria soddisfatta. Aveva fatto centro.

"L'ho anche baciata" confessò mordendosi il labbro inferiore. Era un coglione, non c'erano dubbi.

"Ahia!" si lasciò sfuggire l'altro. "Questa non ci voleva, ve?" lo incalzò.

Lorenzo fece spallucce e sospirò. "No perché non voglio che pensi che mi piaccia" 

A quel punto, Matteo scoppiò a ridere lasciando il suo coinquilino interdetto: cosa aveva da ridere?

"Peccato, De Tommasi, che la ragazza ti piaccia" osservò prendendo un sorso della sua birra e venendo imitato da Lorenzo che non disse nulla per qualche secondo.

"No" affermò con tono non propriamente convinto, quasi parlasse più con sé stesso che con il suo coinquilino.

"Non mi piace, infatti è stata una cazzata" aggiunse. 

Matteo lo guardò e sorrise per la testardaggine del suo coinquilino. "Whatever! E ora cosa farai?" gli chiese senza insistere ulteriormente.

"Nulla! Lascerò le cose come stanno evitando di uscirci ancora" spiegò il piano di azione che aveva appena messo in piede.

"Per non baciarla di nuovo?" domandò Matteo facendolo diventare rosso.

"No, coglione! Nemmeno mi è piaciuto" mentì. Sapeva di aver detto una bugia, quel bacio non gli era dispiaciuto affatto. Le soffici labbra di Cecilia gli aveva provocato una piacevole sensazione, per quanto avrebbe voluto che fossero state quelle di Rebecca.

Matteo stava per replicare quando il cellulare dell'altro suonò. "È lei, vero?" chiese notando il senso di colpa ritornare ad adombrare il viso di Lorenzo. "Che dice?"

"Che è stata benissimo" lesse e sospirò ancora una volta per aver compiuto un'azione così avventata.

Matteo lo scrutò per qualche minuto tentando di mostrare un minimo di serietà anche se l' espressione sconsolata di Lorenzo era alquanto esilarante. "E mo? Che glie dici?" 

"Boh, potrei non rispondere" rispose facendo spallucce.

Il suo coinquilino lo guardò torvo, non conosceva Cecilia ma non rispondere dopo una pomiciata non era un gesto educato. "Rispondi e dici che sei fidanzato o non interessato" suggerì infatti. La ragazza avrebbe comunque pensato che era uno str**** ma almeno avrebbe ricevuto una risposta.

Lorenzo mosse un sopracciglio verso l'alto. "Fidanzato, uh?" ripeté nonostante non trovasse che quella fosse un'idea molto brillante.

Non voleva mentire, era convinto che il modo più sicuro per chiudere lì quella storia era non farsi vivo. Cecilia avrebbe sicuramente capito e, ad ogni modo, avrebbe comunque pensato che fosse uno coglione sia che lo credesse fidanzato sia se non rispondeva affatto.

"Ora vedo" liquidò la cosa Lorenzo e prese un joystick per unirsi alla partita del suo coinquilino.

"Su, aggiungi un giocatore che ti distruggo" lo sfidò sorridendo sornione.

Matteo scosse la testa e modificò le impostazioni. "Va bene, mister" lo canzonò e insieme presero a giocare dimenticandosi di Cecilia e del suo messaggio.

 

 

***

 

38 Chancery Lane

 Sede di Softender Global

17/08/2018

Ore 16,36

Se c'era qualcosa riguardo Lorenzo su cui non si poteva avere alcun dubbio, era proprio la sua testardaggine.

Quando decideva che qualcosa non faceva a caso suo, la sua opinione raramente sarebbe cambiata, a meno che non decidesse lui che ne valesse la pena.

Fu per questo che i mille tentativi del suo coinquilino Matteo e Daniele, il suo collega, di dare una possibilità a Cecilia non valsero nulla. 

Come aveva stabilito, decise di non risponderle; non c'era nulla da dire, d'altronde. Anche perché non pensava di aver causato grandi danni ma ovviamente si sbagliava.

Cecilia ci era rimasta malissimo, incapace di capire il gesto di Lorenzo.  Era tutto così insensato per lei: perché non rispondere?

Ci stava che non volesse saperne di lei, non pretendeva di piacergli ma addirittura di nemmeno meritare una risposta.

Le sue coinquiline provarono a consolarla portandola a fare l'afternoon tea, sperando che regalandole un po' di dolcezza riuscisse a superare la cosa. Ma a distanza di ormai dieci giorni, lei continuava a pensarci, e anche a lavoro il suo umore non passò inosservato.

"What's happening little one?" le chiese la sua collega Kate che era entrata da subito in confidenza con lei.

Cecilia inspirò e si morse l'interno della guancia. "I met a guy a few weeks ago and we went out but it wasn't a real date" iniziò a spiegare.

"Are you friends?" chiese l'altra.

"Not exactly but let's say it was more a night out between friends or at least, it was for him" specificò Cecilia.

"Oh I see" esclamò Kate che credeva di aver capito come fosse andata a finire.

"The thing is that we kissed that night" aggiunse Cecilia venendo immediatamente interrotta.

"Did you kiss? So you weren't friends after all" commentò facendo un sorriso un po' malandrino.

"Well, I texted after our date and he never replied me back" concluse il racconto Cecilia lasciando la sua collega esterrefatta.

"Really? That's so rude. You know what? Fuck off!" le disse facendola ridere.

"The greatest advice my grandma ever gave me is to stop caring about people that do not understand my value" la incoraggiò Kate posando una mano su quella di Cecilia.

"That's a good advice" s'intromise Sara, un'altra loro collega, italiana anche lei, che era a conoscenza della faccenda. "Cecilia, stop thinking about it. He's an asshole" asserì incontrando il consenso di Kate.

"She's right. Let's go out tonight! We could have a fancy dinner and get drunk. It's Friday!" suggerì poi l'inglese e Sara si trovò d'accordo.

"I am supposed to have dinner with my flatmates tonight" si ricordò Cecilia.

"We could go all together, I don't mind" commentò Sara e anche Kate fece spallucce, per lei andava bene.

"I'm texting them. Let's get drunk!" si convinse la giovane inviando immediatamente un messaggio alle sue coinquiline.

“Switching topic here: have you heard? They wanna get rid of our media agency!” sussurrò Sara avvicinandosi alle altre due e indicando un punto imprecisato alle sue spalle.

“Who wants to do it?” chiese Cecilia. Quella notizia era un’assoluta novità per lei.

“Your boss! He has just had a huge argument with them over the phone. I was passing over from the big room around the corner and I’ve heard your boss and Nicky speaking. They were a bit pissed off” raccontò e le altre fecero spallucce.

“Well, to be fair, media results are quite shitty” commentò Cecilia che aveva notato un calo di performance degli obiettivi rispetto a quelli fissati ad inizio anno.

“So do you think that we will be moving into a pitch soon?” domandò Kate un po’ preoccupata. Le gare per la scelta di una nuova agenzia erano solitamente lunghissime, richiedevano tantissimo lavoro e li avrebbero tenuti parecchio impegnati, considerando il loro attuale carico giornaliero non era esattamente la migliore delle notizie.

“I am not sure that I guess we will. New agency coming!” affermò sicura Sara.

“Shit! Now I do need to get drunk” disse l’inglese facendo ridere le due ragazze.

 

 

***

 

 

La serata fu incredibilmente piacevole e riuscì nel suo intento. Cecilia fu così tanto impegnata a ridere e a bere che dimenticò Lorenzo per un paio d'ore, o almeno finché il destino non decise che era il momento di rinfrescarle la memoria.

"Cecilia?" domandò una voce maschile alle sue spalle. La ragazza si voltò e sussultò per un secondo; il mondo era davvero piccolo.

"Ciao" salutò riconoscendo Matteo, il coinquilino di Lorenzo. "Che ci fai qui?" gli domandò poi.

"Ci lavoro, sono chef de range" spiegò facendo un sorriso.

"Oh, beh, la cena era ottima" si complimentò la ragazza sorridendo a sua volta.

"Ciao, piacere! Io sono Camilla" si presentò la sua coinquilina. Trovava il ragazzo davvero carino. "Anche io lavoravo nella ristorazione. Ero una pasticcera in un hotel, ora però sono passata alla reception" iniziò a raccontarsi.

"Lui è Matteo, il coinquilino di Lorenzo" specificò Cecilia sperando che la sua coinquilina chiudesse immediatamente il discorso, non voleva a che fare con nessuno che fosse vicino al coglione.

Kate, udendo il nome Lorenzo, saltò su. "Lorenzo, that stupid jerk? Is it you?" si rivolse a Matteo che scoppiò a ridere. Evidentemente il suo coinquilino non godeva di grande simpatia nella comitiva di Cecilia.

"Not at all! I'm his flatmate" chiarì l'equivoco con il suo inglese un po' rudimentale.

Kate e Harriet annuirono e tornarono ad addentare la loro bistecca.

"Comunque a proposito di Lorenzo.." esordì po' esitante. Non sapeva per quale motivo ma Cecilia gli piaceva, per cui decise che si meritava la verità. "Lui è fissato con una tipa, Rebecca, si prendono e si mollano. È per questo che.." provò a spiegare senza accennare al bacio e alla maleducazione di Lorenzo.

"Ho capito" lo interruppe la ragazza, nonostante stesse ricevendo le spiegazioni che si aspettava, si rese conto che, in fin dei conti, non le interessava.

A quel punto, Matteo salutò le ragazze dicendo di scusarlo ma era stanchissimo e voleva andare a riposare.

Cecilia lo guardò allontanarsi e avvertì un senso di orgoglio crescerle dentro: lo stesso che aveva provato dopo la chiusura della relazione con Giorgio e che aveva accompagnato tutte le decisioni da quel momento. Con Lorenzo la questione era finalmente chiusa.

 

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

17/08/2018

Ore 22,27

Quando Matteo aprì la porta del suo appartamento, venne investito dalla musica a tutto volume delle casse Bluetooth del suo coinquilino che suonavano Amsterdam dei Nothing But Thieves.

"Stai uscendo?" gli domandò notando che si stava preparando. 

Il giovane annuì. "Vado da Rebecca" disse brevemente anche se non era esattamente vero. Stava semplicemente andando al The Goat, sperando di incontrarla.

A quel punto, Matteo che gli era ora abbastanza vicino, fece una smorfia di disgusto. "Min***, De Tommasi, ti sei spruzzato addosso un'intera profumeria" commentò.

Lorenzo scoppiò a ridere. "Meglio profumati, no?" 

L'altro fece spallucce e decise che quello era il momento giusto per lanciare la sua bomba. "Ho visto Cecilia stasera" disse facendo il vago.

Lorenzo, che si stava sistemando il ciuffo allo specchio, si bloccò con le mani in aria. "Quella Cecilia?"

Matteo annuì. "Non mi risulta che ne conosciamo altre" affermò divertito di fronte alla reazione non propriamente indifferente di Lorenzo.

Il giovane si ricompose riprendendo a ravvivare i capelli. "Immagino che ti ha chiesto di me" disse con tono estremamente convinto che infastidì leggermente Matteo. Non lo sopportava quando faceva il galletto.

"Al dire il vero, no" rispose sorridendo sornione. In fin dei conti, lui le aveva parlato di Lorenzo spontaneamente quindi non aveva chiesto direttamente.

"Comunque resta che sei una c**** di profumiera" commentò Matteo facendo ridere il coinquilino che fece l'occhiolino attraverso lo specchio.

"Sai com'è? Quando uno è figo" si complimentò da solo e uscì dal bagno cominciando a muovere il bacino canticchiando una canzone che Matteo ormai conosceva bene.

"No, De Tommasi, ti prego! Non vorrai partire di nuovo con quella stupida canzone" lo pregò l'altro ma ormai era troppo tardi.

"Oops, I did it again! I played with your heart, got lost in the game. Ooh baby, ooh baby. Oops! You think I'm in love, that I'm sent from above. I'm not that innocent" intonò la famosa canzone di Britney Spears mentre si metteva la giacca.

"Sparisci, ti prego" lo insultò bonariamente Matteo spingendolo verso la porta mentre Lorenzo continuava a canticchiare "Oops, I did it again". 

"Ci vediamo dopo, magari con Rebecca" disse smettendo di cantare e Matteo roteò gli occhi. Lo diceva tutte le volte ma alla fine, la tipa a casa loro non aveva mai messo piede.

"A dopo, De Tommasi" lo salutò e chiuse la porta del loro appartamento.

Una volta fuori, guardò verso l'alto notando il cielo carico di nuvole. "Piove sicuro" pensò inforcando le sue cuffie e avviandosi verso la fermata dell'autobus.

Avrebbe potuto camminare, lo faceva spesso ma quella non ne aveva voglia e soprattutto, preferiva arrivare il prima possibile.

Solitamente i venerdì erano piuttosto impegnativi per Rebecca che si doveva destreggiare fra le varie richieste dei clienti facendo avanti ed indietro, quindi c'era sempre poco tempo per parlare.

Arrivato al The Goat, si diresse verso il bancone e con una sua sorpresa Rebecca era assente. "Ma l'hanno messa ai tavoli stasera?" si domandò e d'istinto iniziò a guardarsi intorno per cercare di individuarla.

Fu proprio allora che la vide seduta in braccio ad un uomo, sulla trentina e dall’aspetto piuttosto attraente; probabilmente si trattava di un giocatore di rugby, considerata la massa muscolare piuttosto prorompente e la maglietta indossata.

Una sensazione di fastidio lo invase: perché quel tizio ci stava provando con Rebecca?

Notò il braccio di lui cingerle la vita per avvicinarla a sé e la giovane donna ridacchiare buttando la testa all’indietro. Era chiaro che non le dispiacesse affatto averlo attorno e a conferma di quella deduzione, vi fu il bacio piuttosto passionale che i due si scambiarono.

“Ok, non si sono di certo conosciuti ora” capì Lorenzo provando un senso di dispiacere pervaderlo. Era indeciso sul da farsi: se restare lì come se nulla fosse oppure andarsene prima di essere visto, quando la barista si diresse verso il bancone notando la sua presenza. “Ciao Lorenzo!” lo salutò tutta pimpante. “Cosa ti offro?” domandò poi.

“Ehm.. il solito” rispose lui preso di contropiede. Non gli aveva mai offerto nulla prima di quel momento. Rebecca annuì e raggiunto il dietro del bancone prese ad armeggiare con le bottiglie di vetro per preparare il cocktail preferito di Lorenzo, ovvero il gin tonic.

“Sei in compagnia?” le chiese essendo piuttosto curioso di capire chi fosse il bell’imbusto.

“Oh! Mi hai vista con Jake?” domandò a sua volta e Lorenzo annuì.

“Sì, è il mio ragazzo. È tornato in città stasera, era stato nel Wales per gli allenamenti. Gioca a rugby” gli raccontò senza minimamente rendersi conto dell’effetto che quelle parole ebbero su Lorenzo che deglutì tentando di mangiare giù quella pillola decisamente troppo amara.

“Lo sapevo che giocava a rugby” disse sotto voce e Rebecca lo fissò stranita, non aveva capito nulla. “Come?” domandò difatti.

“Nulla” tagliò corto il ragazzo. “Grazie per il gin tonic!” la ringraziò e si allontanò dal balcone mandando giù il bicchiere in un sorso solo per uscire dal locale quanto prima possibile.

Come aveva dedotto, aveva cominciato piovere ma decise di tornare a piedi a casa in ogni caso; aveva bisogno di pensare perciò si sistemò le cuffie alle orecchie, come al suo solito, e tentò di avviare la sua playlist di Spotify.

Le gocce d’acqua però misero a dura prova il suo touchscreen, che finì per aprire l’applicazione della Radio. “Ma che c***!” si lamentò quando sentì la voce calda dello speaker radio esplodere nelle sue orecchie.

“Do I wanna know? One of the best hits I’ve ever heard. Enjoy!” disse introducendo una canzone che Lorenzo conosceva benissimo. Era una delle sue preferite e in quel momento il testo degli Arctic Monkeys gli sembrò stesse parlando di lui; per cui abbandonò l’idea di avviare la sua playlist e prese a cantare mentre la pioggia aumentava di intensità.

 

“Do I wanna know?

If this feeling flows both ways
(Sad to see you go)
Was sorta hoping that you'd stay
(Baby we both know)
That the nights were mainly made for saying
things that you can't say tomorrow day

Crawlin' back to you.

Ever thought of calling when you've had a few?
'Cause I always do
Maybe I'm too busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through

Crawling back to you”

 

 

Quella sera Cecilia non fu l’unica a chiudere definitivamente una porta, anche per Lorenzo Rebecca ormai apparteneva al passato.

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Angolo dell'autrice

Ciao a tutti/e,

Oggi un po' prima! Spero che vi faccia piacere:D probabilmente questo non è il miglior capitolo che abbia scritto - probabilmente, Lorenzo ora vi sta antipatico, insomma si è comportato malissimo!
E la povera Ceci? Beh, non l'aveva presa benissimo ma grazie a Matteo si è un pochino ripresa!

Grazie per seguirmi e a presto,


Anto

 

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Capitolo 8
*** Unexpected ***


Capitolo VII

 

Circa sette mesi dopo..

 

 

24 Percy St 

Sede di Zenith Media

04/03/2019

 

 

Quel lunedì era una giornata piuttosto importante: l'intero team Marketing, Media & Advertising avrebbe finalmente fatto la conoscenza del loro nuovo di zecca media account, con cui avevano appena firmato un contratto worldwide da diversi zeri.

Softender Global aveva difatti intrapreso una lunghissima gara per la scelta del loro fornitore di servizi media, conclusasi circa tre settimane prima, e che vide come vincitori Zenith Media.

Come aveva previsto Kate, la collega di Cecilia, con cui la giovane aveva stretto un rapporto estremamente confidenziale, i mesi che li condussero a quel momento furono piuttosto intensi e carichi di lavoro. 

Ci fu più di un momento di stress e di tensione, però tutti erano soddisfatti della scelta compiuta e credevano che quella collaborazione appena nata avrebbe portato benefici ad entrambe le parti.

Vi era una forte carica energetica e positiva nell'aria e Cecilia era elettrizzata all'idea di conoscere il nuovo team.

Erano stati ricevuti in una della luminosissime sala riunioni del quinto piano e ora aspettavano con ansia l'ingresso dell'account director che avrebbe introdotto i restanti membri, mentre gustavano dell'ottimo tè e pasticcini, tipicamente inglesi.

Cecilia stava appunto mangiucchiando quello che, come continuava a ripetersi, doveva essere l'ultimo gingerbread biscuit, quando la porta della stanza si aprì.

Un uomo dai capelli brizzolati, vestito in modo impeccabile, fece il suo ingresso, seguito da due donne, anch'esse piuttosto eleganti, che lo accompagnavano.

"Hello everyone. Pleasure to meet all of you. Glad to be here to go through some of the amazing work that we'll do together. But first, please let me introduce all the members of our team" esordì con tono sicuro. La voce calda e vibrante trasmise l'immediata sensazione di sicurezza a Cecilia, la cui attenzione fu completamente rapita.

A seguito di quella breve introduzione, un gruppo di altre dieci persone entrò nella stanza, disponendosi in linea dritta di fronte al management di Softender. Convinti di essere al completo, la persona più vicina alla porta la spinse per chiuderla, quando una mano la bloccò riaprendola.

Cecilia sgranò gli occhi e deglutì rumorosamente alla vista di quell'ultima persona entrata nella sala riunioni.

"C****" pensò e senza accorgersene strinse i pugni, stropicciando il foglio di carta che aveva in mano.

Anche alla controparte morì il sorriso sulle labbra non appena la vide; quello doveva essere decisamente uno scherzo del destino, non poteva essere altrimenti.

 

“I guess we have everyone in the room. Let’s kick-off the meeting, I’d suggest we start presenting ourselves. Would you like to start?” suggerì rivolgendosi al Marketing Director di Softender.

L'uomo annuì e fece cenno a Jonathan di cominciare con le presentazioni, essendo a capotavola. A turni si presentò tutto il management di Softender e quando fu il turno di Cecilia, Lorenzo ebbe la conferma che il karma esistesse e quella doveva essere la sua punizione.

"Hi everyone, my name is Cecilia and I am working in the media dept as Media & Advertising manager" si presentò brevemente.

Per la maggioranza delle persone là fuori, il ruolo di Cecilia non avrebbe causato alcuno scompenso e non l'avrebbe causato nemmeno a Lorenzo se lui non fosse stato:

"Lorenzo De Tommasi, Strategic Media Planner. Really nice to meet you" introdusse il suo ruolo e Cecilia soffocò un "ma vaff******" lasciando intendere perfettamente alla controparte dal modo in cui lo guardò che anche lei era stata contrariata dalla piega presa dal destino.

Daniel Chester annuì e sorrise al giovane ribadendo un "nice to meet you too".

"He's your main point of contact, Ceci" disse alla sua supposta dandole una gomitata per richiamare la sua attenzione. 

"Can't wait!" affermò sarcastica ma per fortuna il tono non fu capito.

Il resto della riunione proseguì senza ulteriori sorprese. Il nuovo fornitore fece un'ottima impressione a tutti i presenti, come Jonathan Cartwright aveva predetto; d'altronde, era stato lui il principale fautore della scelta.

Sul finire delle quasi 3 ore di meeting, il team di Zenith invitò il loro cliente e, in quel momento anche ospite, ad accomodarsi nell'area relax del 6° piano dove sarebbe stato servito il pranzo a base di buffet freddo.

Cecilia cercò di affrettarsi ad uscire dalla stanza ma venne bloccata dal suo capo che voleva assolutamente definire alcuni dettagli di come si sarebbe svolto il rapporto con lo Media Strategist Director, Ben Baker, nonché capo di Lorenzo che non si unì alla conversazione causando un enorme sollievo in Cecilia. Non era affatto pronta a intrattenere una conversazione con Lorenzo.

Con la coda dell'occhio però seguiva tutte le sue mosse, voleva assicurarsi che uscisse dalla stanza così avrebbe dileguarsi accennando alla toilette e avrebbe evitato di parlarci.

Tuttavia, il nostro giovane planner continuava a parlare con Nicky e non sembrava affatto sul punto di interrompere il discorso.

"That's perfect. Let's do a catch up in a week time. Thanks!" affermò Daniel concludendo la conversazione con Ben e liberando così anche Cecilia.

I due si avviarono verso la porta passando accanto a Lorenzo e Nicky che li fermò.

"Lorenzo, these are Daniel and Cecilia, I guess you will work very closely" disse la donna sorridendo e Cecilia si sentì morire. Probabilmente anche Lorenzo dato il pallore del suo viso.

"Definitely! And you're both Italians, I'm sure that you will get along" s'intromise Daniel e Cecilia fece un sorriso di circostanza, sussurrando un "contaci" che non sfuggì a Lorenzo.

"Well, let's go and have some lunch before it is too late" disse Nicky uscendo dalla stanza e Daniel la seguì a ruota.

Anche Cecilia provò ad imitarli ma venne trattenuta da Lorenzo.

"Possiamo parlare?" le chiese guardandola speranzoso. Lorenzo doveva assolutamente far funzionare quella collaborazione, il 100% del suo tempo sarebbe stato dedicato all'account Softender, rendendo la  soddisfazione di Cecilia il principale, se non l'unico, suo obiettivo per quell'anno.

"Non credo che abbiamo molto da dirci" rispose seria la giovane. Era ancora arrabbiata anche se voleva essergli indifferente.

"Senti, capisco che non ti starò molto simpatico.." provò a dire Lorenzo ma venne subito interrotto.

"E perché mai? Posso mai avercela con te per essere sparito dopo che ci siamo baciati?" commentò acida. Non voleva crederci: non aveva idea che avesse una simile faccia tosta.

Lorenzo abbassò lo sguardo; probabilmente era stato il gesto più meschino che avesse mai fatto e ora di fronte a lei, se ne pentì all'istante.

"Senti, lo so! Sono stato uno str****" riconobbe tentando di fare leva così sulla sua empatia.

"Direi" fu l'unico commento di Cecilia che incrociò le braccia al petto girando il volto di scatto. Non riusciva a guardarlo senza maledirsi per la sua debolezza. Le piaceva ancora e non sopportava che lui avesse ancora quell'influenza su di lei, che le stesse creando dello scompiglio.

"Però immagino tu capisca che ora noi due dobbiamo lasciarci questa cosa alle spalle e andare avanti" proseguì lui sperando di non scatenare una reazione di odio incontrollabile.

Cecilia si voltò nuovamente, aprì la bocca ma la richiuse immediatamente. Per quanto, in quel momento, non potesse soffrire la sua presenza, purtroppo non poteva negare che avesse ragione.

Non poteva chiedere un cambiamento nel team così repentino e senza ragione ed, in ogni caso, non era detto che ci sarebbe riuscita più avanti. D'altronde, non voleva nemmeno rovinare la carriera di Lorenzo tirando fuori storie inventate, pur di levarselo di torno. Non era nel suo stile.

"Certo" confermò lei e Lorenzo tirò un sospiro di sollievo. Era una persona ragionevole dopotutto.

"Bene, allora ci sentiamo presto" si congedò l'altro e la giovane annuì. "A presto" 

Dopodiché, uscirono dalla sala riunione e tornarono alle normali attività quotidiane tentando di pensare dell'accaduto il meno possibile.

 

***

 

Per la restante parte della giornata, Lorenzo non riuscì a pensare ad altro che alla sua scarsa fortuna. In quel momento, capì la sensazione di familiarità con il nome della marca, che aveva provato quando fu nominato dal suo capo per il nuovo incarico. Non era riuscito a spiegarselo lì per lì e l'aveva attribuito al fatto che fosse un brand piuttosto conosciuto, per quanto si trattasse di carta igienica.

"Ma possibile che fra tutti i clienti di Zenith io dovevo finire proprio su questo?" si lamentò battendo il piede sinistro per terra, com'era solito fare quando era nervoso.

Trovava la cosa davvero ridicola, sicuramente il karma si era vendicato per come si era comportato con Cecilia, regalando alla ragazza il potere di rendere la sua vita lavorativa un inferno.

In quei sette mesi però Lorenzo aveva pensato alla giovane e anche in modo insistente delle volte ma era stato facile concentrarsi su altro, allontanando quel pensiero. Tuttavia, quando la vide davanti a lui in quella saletta la stessa spinta che aveva provato in precedenza si fece strada dentro di lui, in una maniera piuttosto preponderante, rendendola così difficile da ignorare.

Di ritorno alla sua scrivania, riuscì a combinare ben poco, nonostante le mail continuassero ad accumularsi sempre più.

Con l'arrivo di Softender Global nel portfolio cliente di Zenith, il management dell'agenzia media andò incontro ad una riallocazione delle sue risorse, nonché assunzione di nuovo personale per coprire le diverse posizioni aperte, dovuto a quello spostamento verso il nuovo cliente; alcuni furono immediatamente trovati, liberando così le persone precedentemente assegnate, altri invece avrebbero dovuto attendere almeno un mese prima che l'agenzia fosse di nuovo al completo.

Questo era il caso del precedente ruolo di Lorenzo, che sarebbe stato ricoperto da una ragazza proveniente da un'altra agenzia, per cui, al momento, sarebbe stata una risorsa condivisa fra i due clienti, rendendo quel periodo di transizione piuttosto impegnativo.

Alle cinque e mezza, ormai consapevole che non avrebbe lavorato più per quel giorno, decise di avviarsi verso casa. Nessuno se ne sarebbe accorto, e tanto meno lamentato, se si prendeva mezz'ora per sé.

Sul treno in direzione Clapham, non fece altro che pensare a Cecilia continuamente. L'immagine della giovane che ritornava a popolare la sua mente rendendogli impossibile concentrarsi sulla lettura dell'ultimo thriller comprato.

Sollevò lo sguardo dal libro e sbuffò, incontrando il suo riflesso nei finestrini del treno e accorgendosi della sua espressione sconsolata. "È solo una ragazza e nemmeno troppo bella!" si disse per convincersi. Non poteva piacergli, o sì? Non avrebbe saputo dirlo.

La verità è che Cecilia gli ricordava tantissimo la sua ex Veronica, non solo nell'aspetto ma anche per alcuni atteggiamenti. Gli ricordava però la versione migliore di Veronica, quella di cui, per diversi anni, era stato innamorato. Ed è per quel motivo che l'aveva allontanata. 

Era una sua regola su cui non si transigeva: "Se ti ricorda l'ex, non ci pensare troppo e scappa".

Aperta la porta di casa, un odore di latte di cocco mischiato a spezie che non avrebbe saputo identificare, gli aprirono le narici e l'appetito.

"Che stai cucinando?" domandò al suo coinquilino, responsabile di quegli odori invitanti che gli stavano causando un certo languorino.

"Sperimento la cucina asiatica ma non seguo una ricetta specifica. Devo liberarmi" spiegò mentre assaggiava la pietanza per capirne il sapore. Si sentiva parecchio sottotono con l'ispirazione ultimamente, per cui aveva deciso di dedicarsi alla creazione di nuovi stimoli culinari nel suo giorno libero.

Non poteva lamentarsi: aveva un ottimo lavoro e i suoi datori di lavoro trattavano i dipendenti in modo impeccabile. Tuttavia, erano molto rigidi relativamente alla possibilità di sperimentare nuove ricette o introdurre altre pietanze nel menù, diverse da quelle della tradizione italiana, ragion per cui Matteo si sentiva leggermente soffocato. In quanto chef, adorava sperimentare e dare vita a nuovi piatti e sapori.

"Sembra buono" commentò Lorenzo e decise di aprirsi una birra tirandola fuori dal frigo.

"Azz, ci mettiamo a bere di lunedì e prima di cena" lo prese in giro Matteo. "Che ti è successo?" domandò poi quando sentì la bottiglia stapparsi. Si voltò verso di lui e lo guardò in viso rendendosi conto che non aveva una bella cera. "Sembra che hai visto un fantasma" aggiunse difatti.

"Un fantasma no ma quasi" confermò e si sedette sullo sgabello.

"Ti ricordi che mi hanno cambiato di cliente?" gli chiese introducendo il discorso. 

Matteo annuì. "Sì quelli della carta igienica"

"Esatto! Vuoi sapere chi è la media manager?" domandò ancora e l'altro fece spallucce. Non aveva idea nemmeno di cosa facesse una media manager, figuratevi se sarebbe stato capace di indovinare di chi parlasse il coinquilino.

"È Cecilia" disse quando fu sicuro di aver ottenuto la sua assoluta attenzione e Matteo per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.

"Ma che davvero?" domandò retorico quando riuscì a riprendersi. "Non ci credo! Significa che lavorerete a stretto contatto?"

"E certo! Io sono il suo principale punto di contatto" sbottò mostrandosi leggermente arrabbiato.

Matteo girò i noodles che stava preparando per non rischiare che si incollassero in padella e tornò a fissarlo.

"Beh, come ti è sembrata?" s'informò poi, anche se immaginava che non dovesse essere molto felice.

"Arrabbiata?" disse acido l'altro e Matteo ridacchiò di nuovo.

"Te lo meriti, De Tommasi. Sei stato uno str****" lo rimproverò bonariamente.

"Lo so" ammise il giovane consapevole di essersi comportato malissimo con Cecilia.

"Fossi in te, chiederei scusa" suggerì il coinquilino. Gli sembrava la cosa più ragionevole da fare a quel punto, tanto non poteva scappare dalla situazione, come al suo solito.

"Già" riconobbe iniziando a pensare a cosa fare. Dopodiché, decise di andare a chiudersi in camera lasciando il suo coinquilino a sperimentare in santa pace.

 

***

 

Non appena si liberò di Lorenzo, Cecilia scrisse un messaggio pieno di odio verso il karma, il destino e tutte le entità divine che conosceva per averla messa in quella situazione, nella chat con le sue coinquiline. Doveva sfogarsi.

"OMG! Really? Can't believe it!" rispose Camilla piuttosto divertita però dall'altro canto.

"You should see this as an opportunity" aggiunse infatti, la sua mente aveva cominciato a lavorare ad un piano diabolico.

"What do you mean?" chiese Cecilia non certa di cogliere l'opportunità di cui la coinquilina stava parlando.

"Well, he will be working for you so you can be very challenging" buttò lì Camilla. Nel rapporto cliente-fornitore ci stava essere un po' pretenziosi, ovviamente senza esagerare.

"Ask him the impossible but always in a nice way" si unì alla conversazione Harriet.

"Mmm.. well! I can be demanding, I'm on client-side" si stava quasi convincendo che quella fosse davvero una buona idea. "He'll regret what he did" concluse poi con un sorriso malizioso. 

Lorenzo si sarebbe pentito del suo gesto; se ne sarebbe pentito tantissimo.

Fu con questo proposito in testa che, a conclusione di quel breve scambio di messaggi, Cecilia andò dal suo capo per esporre la sua idea relativamente alle prime attività che avrebbe voluto svolgere con Lorenzo.

"Hi, boss! It was a really productive session. They seem good" esordì prendendola abbastanza alla larga.

"Absolutely! They're good. High expectations" riconobbe Daniel.

"I was thinking that we should just crack on with Lorenzo and bring him up to speed" espose la sua idea in modo professionale, sicura che il suo capo avrebbe adorato il fatto che fosse tanto entusiasta.

"Definitely! What were you thinking?" domandò in seguito.

"Well, I could ask him to do some analysis on previous campaigns and get his point of view on the performance" propose facendo un sorriso al suo capo per risultare ancora più convincente.

"Mm.. not a bad idea. Get in touch with him but please do not give him a tight deadline" consigliò e Cecilia annuì.

"Of course! I won't" confermò e lo salutò alludendo ad un meeting con il team di categoria.

Non gli avrebbe dato una scadenza impossibile ma non sarebbe stata nemmeno gentile.

 

***

To: l.detommasi@zenithmedia.com

From: cecilia.contini@softender.com

 

"Hi Lorenzo,

 

Hope you're doing well!

 

Dan and I were thinking of the best way of setting up our daily work and thought that we might benefit a full review from yourself on the biggest campaigns we run last year. What are your thoughts?

 

I guess that the most important ones are: New Born (the new line of baby diapers we launched last year) and White Cloud (one of our major brands). Of course, this is across all markets.

 

You should have access to our database but if you need anything else, please do let me know.

 

Can you please be back by next Tuesday?

 

Thanks,

 

Cecilia

 

Lorenzo lesse quella mail e il suo sguardo andò a posarsi sul calendario. Aveva praticamente cinque giorni di tempo ed era anche pieno di altre scadenze e riunioni.

Pensò di chiedere un'estensione della scadenza ma Cecilia era un nuovo cliente e non poteva partire con il piede sbagliato.

"Ok, faremo tardi 'sta settimana" si disse e cliccò sul tasto "rispondi".

 

To: cecilia.contini@softender.com

From: l.detommasi@zenithmedia.com

Cc: daniel.chester@softender.com

 

"Ciao Cecilia,

 

Hope you're well too.

 

Of course! I have access to your database.

 

I'll get in touch in case I need more info.

 

Speak soon!

 

Thanks,

 

Lorenzo"

 

Rilesse la mail e cliccò su "invio". Senza perdere altro tempo, dato che scarseggiava, scaricò tutti i vecchi media plans e analisi post campagna per iniziare a mettere giù qualche slide.

Prese le sue cuffie Bluetooth e le infilò sparando a tutto volume nelle sue orecchie i Red Hot Chili Peppers, com'era solito fare quando doveva lavorare su numeri.

Aveva un lungo lavoro davanti a sé ed era possibilmente già in ritardo.

Qualche ora dopo, si affacciò Nathan, il suo ormai ex boss, per invitarlo a prendersi una pausa.

"Sorry but I  can't. I really need to focus on this shit" si sfogò e Nathan scoppiò a ridere. Vederlo stressarsi era sempre stato abbastanza esilarante per lui.

"What are you doing?" domandò poi mentre dava un'occhiata allo schermo.

"I'm working on an overall analysis of Softender previous campaigns" spiegò brevemente e l'altro sgranò gli occhi.

"Have they already given you activities to do?" domandò infatti leggermente sciocciato.

Avevano iniziato quella collaborazione da poco più di una settimana.

Lorenzo fece spallucce, non poteva farci molto e qualcosa gli diceva che questo era solo l'inizio.

"Yes, I guess my new client won't be as nice as Clara and Franz were" rispose citando i nomi dei suoi vecchi clienti e Nathan gli augurò una buona fortuna. Ne avrebbe di sicuro avuto bisogno.
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Angolo dell'autrice:


Rieccoci! Un salto temporale di qualche mese e ci siamo: the unexpected happened. Si sa che succede sempre la cosa meno pensi sarebbe successa ;)

E ora? Lorenzo se la caverà? Cecilia utilizzerà la sua posizione per vendicarsi? Io lo farei hahahah

Grazie per seguirmi ancora una volta e spero che questa storia vi stia davvero piacendo - io ce la metto tutta!

PS: settimana prossima pubblico un po' prima ma poi per due settimane non so se riuscirò a pubblicare! Sarò fuori dall'Europa e quindi purtroppo (o per fortuna) senza connessione internet!

Hope you understand :)

A presto,


Anto

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Capitolo 9
*** Second thoughts ***


Capitolo VIII

24 Percy St 

Sede di Zenith Media

18/03/2019

 

Nei giorni successivi, Lorenzo non riuscì a prendersi un attimo di pausa. Diviso fra le diverse scadenze e riunioni, dedicava il poco tempo libero che gli restava a preparare l'analisi per Cecilia.

Quando pensò di essere ad un buon punto, scrisse una mail alla ragazza proponendole un orario per la presentazione.

Mettere in piedi dell'analisi gli era costato del lavoro che non voleva assolutamente passasse inosservato e soprattutto rimanesse dimenticato nella casella di posta elettronica della giovane media manager.

 

To: cecilia.contini@softender.com

From: l.detommasi@zenithmedia.com

Cc: daniel.chester@softender.com

 

 

"Ciao Cecilia,

 

Hope you're well!

 

As requested, the analysis is almost ready. I'll send it over by Monday COB.

 

But I was wondering if we could go through it as I have some highlights and recommendations that could worth being discussed together.

 

Please let me know, I can come by or if you wish to, you're more than welcome at Zenith.

 

Grazie,

 

Lorenzo”

 

Concluse la mail e mise in copia Daniel Chester, capo di Cecilia, essendo certo che l'uomo non avrebbe mai detto no a quella proposta.

Come previsto, fu lo stesso Daniel infatti a rispondere invitandolo a venire nel loro ufficio per presentare la sua analisi il mercoledì pomeriggio della settimana successiva, proposta che il giovane accettò più che volentieri.

Il desiderio di un meeting di persona non fu dettato soltanto dalla voglia di mettere il suo lavoro ma anche per infastidire Cecilia che sicuramente non sarebbe stata altrettanto entusiasta di trovarselo fra i piedi. In fin dei conti, con la richiesta di quell'analisi era stata lei a cominciare la guerra fredda e Lorenzo di sicuro non si sarebbe tirato indietro.

 

***

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

20/03/2019

Ore 08,07

 

Arrivato il mercoledì della presentazione, Lorenzo si svegliò più presto del previsto con uno strano nervosismo addosso.

Non poteva di certo attribuire quel suo stato al lavoro dato che quella non era di certo la prima presentazione che teneva. 

Sapeva benissimo quale fosse la motivazione dietro ed aveva anche un nome Cecilia.

Era proprio l'idea di vederla che gli creava una certa ansia: voleva colpirla, impressionarla perché capisse che quel suo giochino di potere non sarebbe durato a lungo.

Lui le avrebbe dato filo da torcere, non le avrebbe consentito di metterlo sotto e voleva che questo fosse chiaro fin dal principio perché non si creassero strane situazioni imbarazzanti.

Ripeté mentalmente la presentazione più di una volta sotto la doccia per assicurarsi di essere abbastanza fluido nel discorso e si preparò mettendo più cura del solito nel suo abbigliamento; in fin dei conti, sapeva che a farlo vincere sarebbe stato il suo aspetto anche, dato che probabilmente lui non le dispiaceva. Ne era sicuro.

"Mazza! Che hai fatto ai capelli?" domandò Matteo quando lo vide. Solitamente la mattina non li pettinava affatto e i suoi capelli leggermente mossi finivano per somigliare più ad una specie di cespuglio incolto.

"Li ho pettinati" rispose senza abbandonarsi ad altre chiacchiere. Voleva restare concentrato.

"Lo vedo. Qual è l'occasione di cotanta cura nel tuo aspetto però?" domandò per metterlo in imbarazzo. Ogni mattina usciva di fretta e vestito con le prime cose che gli capitavano sotto mano perché era perennemente in ritardo quindi doveva esserci sicuramente qualcosa sotto, considerato l'abbigliamento più ricercato e i capelli sistemati per bene.

"Vado da Cecilia oggi e voglio distrarla il più possibile" fece l'occhiolino e si spruzzò un po' di profumo per completare il tutto.

Matteo stirò le labbra facendo una smorfia. "Sei sicuro che tutto ciò che vuoi fare è distrarla?" 

A quella domanda Lorenzo lo guardò torvo. "Certo che sono sicuro" ribatté. "Non mi piace, se mi piacesse, non sarei mica sparito" aggiunse leggermente infastidito.

Matteo fece spallucce e non commentò ulteriormente nonostante non fosse affatto convinto della risposta data dal coinquilino.

"Va be', ora vado. A dopo" si affrettò ad uscire per evitare che Matteo facesse altre affermazioni imbarazzanti.

Anche in ufficio la sua collega Nadia non poté ignorare il look di Lorenzo.

"Wow! You look gorgeous. Do you have a date later?" chiese quasi urlando. Era sempre molto entusiasta, da brava americana aveva uno spirito da cheerleader quasi innato.

"No, I don't!" rispose quasi schifato. "I am not that kind of person that goes on a date. I get to the interesting stuff right away" vantò le sue doti da Casanova e l'altra sbuffò.

"You will fall in love one day and I will be there looking at you and laughing at your face" disse lei e Lorenzo rise. Magari un giorno, ma non era ancora pronto a quell'idea.

La mattinata trascorse piuttosto veloce, quasi non se ne accorse dello scorrere delle ore talmente era impegnato, al punto che non ebbe nemmeno tempo per pranzare con tranquillità e difatti si ritrovò a mangiare un panino al volo mentre si dirigeva verso gli uffici global di Softender.

Non appena mise piede dentro l'edificio, l'ansia prese quasi il sopravvento portandolo a doversi sforzare parecchio per camuffarla mentre parlava con la receptionist.

"Hello! I am from Zenith, I'm here for a meeting with Dan Chester" chiese del capo di Cecilia per evitare di incontrare subito lei.

"Sure, I'm calling him" risponde la donna digitando immediatamente il numero interno dell'uomo che però non rispose.

"I'm afraid that he's not at his desk. Can I call someone else?" domandò sorridente sentendo il telefono di Daniel squillare a vuoto.

"Mm.. sì, Cecilia Contini" risponde con tono poco entusiasta.

"Ok, I'm trying with Cecilia then" confermò e riprese la cornetta del telefono. "Hi there! Your guest is here" spiegò brevemente e dall'altro capo della cornetta vi fu un attimo dj silenzio seguito da un "I'm coming downstairs" quasi impercettibile.

Circa cinque minuti dopo, Cecilia comparve in reception. "Ciao Lorenzo" lo salutò e ringraziò la receptionist che allungò un pass al giovane.

"Siamo al primo piano" disse poi e si avviò lungo le scale. Lorenzo la seguì, osservando la sua figura da dietro. A differenza sua, Cecilia non aveva curato particolarmente il suo look quella mattina, però il ragazzo non poté fare a meno di notare che sembrava dimagrita.

"Questa è la saletta" gli disse mentre apriva la porta invitandolo ad entrare. 

Lorenzo entrò e poggiò subito la sua tracolla sul tavolo tirando fuori il laptop. "Come stai? Ti trovi bene a Londra? Ormai sono più di sei mesi.." chiese mentre aspettava che il PC si avviasse.

"Quasi otto. Comunque tutto ok" tagliò corto lei, non aveva alcuna intenzione di intrattenere una conversazione del più o del meno con lui.

"Lì ci sono degli adattori se ti servono" cambiò argomento indicando un groviglio di cavi che costituivano l'attrezzatura tecnica della saletta. 

"Io il mio" rispose lui indicando un piccolo aggeggio bianco.

"Bene, io vado a chiamare Jonathan e Daniel" lo informò e uscì dalla sala riunioni lasciando Lorenzo da solo a collegare il PC per la proiezione.

 

***

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

20/03/2019

ore 07,37

 

 

Cecilia fissava il vuoto davanti alla tazza di tè fumante da circa cinque minuti. Non voleva assolutamente vedere Lorenzo, sapeva che la sua vista le avrebbe provocato il solito tuffo al cuore, nonostante si sforzasse parecchio per reprimere quel sentimento.

Aveva pensato di darsi malata quella mattina, ma ovviamente era abbastanza matura da evitare di compiere un'azione così infantile.

Sospirò rumorosamente e bevve un lungo sorso di tè al gusto di mango e fragola. Anche i tè aromatizzati alla frutta erano diventati un'abitudine per la giovane e pensare che prima non beveva tè nemmeno sotto tortura, come le ribadiva sua madre al telefono ogni volta.

"Oh, you look like a normal person today" osservò Harriet notando il suo abbigliamento decisamente più casual del solito.

Cecilia rise e scosse la testa. "I feel casual today" disse senza aggiungere molto altro.

La verità era che non voleva assolutamente far credere a Lorenzo che era vestita bene per lui, cosa alquanto stupida dato che Lorenzo non aveva la minima idea di come normalmente Cecilia si vestisse.

"Is this a way to avoid impressing Lorenzo too much?" domandò Camilla entrata in cucina in quell'istante.

"I don't wanna impress him at all" sbottò Cecilia. Non era minimamente nelle sue intenzioni.

Le due coinquiline risero e la lasciarono in pace senza commentare la sua reazione, dopodiché finì il suo tè e si avviò verso il lavoro.

Durante la mattinata riuscì a concentrarsi ben poco, non faceva che guardare l'orario in continuazione sentendosi sempre più in ansia man mano che si avvicinavano le ore 14.

A pranzo infatti non riuscì quasi a toccare cibo. "Farai così ogni volta che lo vedi?" la rimproverò la sua collega Sara. "Devi essere indifferente, Cè" ribadì per l'ennesima volta il concetto.

Cecilia annuì, sapeva che aveva ragione che doveva sforzarsi per ignorarlo ma le era impossibile. Probabilmente a renderle così complicato l'essergli indifferente era il fatto che rispettava davvero tutti i canoni di bellezza di Cecilia quindi ogni volta che lo vedeva, non poteva fare a meno di provare il solito sfarfallio allo stomaco; sfarfallio che si accentuava anche al pensiero di quel bacio che si erano scambiati qualche mese fa.

Tornata dalla pausa pranzo, si sedette alla scrivania e provò a liberare la mente per calmarsi prima dell'arrivo di Lorenzo.

Era quasi riuscita a rilassarsi del tutto quando il suo telefono fisso squillò per avvertirla che il suo ospite era giù.

Il cuore iniziò a battere forte, era più forte di lei. Sapere che lo avrebbe visto di lì a poco, la destabilizzava del tutto.

Inspirò per farsi coraggio e andò in reception a recuperare il suo ospite per quella giornata.

Mentre scendeva le scale lo intravide di spalle intento a scambiare qualche chiacchiera con la receptionist e finì per sentire il solito cedimento alle gambe. "Ciao Lorenzo" lo salutò e lui si girò rivolgendole un sorriso che provocò un ulteriore mancamento in Cecilia. Era sempre un tuffo al cuore vederlo sorridere.

"Ciao" rispose a sua volta e afferrò il pass che la receptionist gli allungò, seguendola lungo le scale.

Nonostante Lorenzo continuasse a tentare di intraprendere un minimo di conversazione, Cecilia si impose di evitare di parlarci di qualsiasi cosa non fosse inerente al lavoro.

Fu così che per non cadere in tentazione decise di abbandonarlo nella saletta e andò alla ricerca del suo capo.

Anche se si vergognava ad ammetterlo, sperava che non fosse molto bravo; in quel caso, il suo capo avrebbe limitato i contatti a cose più pratiche e lei avrebbe lavorato con altri.

Durante tutta la presentazione, durata più di un'ora, continuò a sperarci ma Lorenzo si rivelò incredibilmente all'altezza del compito assegnatogli, beccandosi i complimenti sia di Jonathan che di Daniel.

I tre uomini si dirissero verso l'area relax per offrire un caffè a Lorenzo e Cecilia li seguì a malincuore. Tuttavia, non voleva risultare maleducata mollandoli lì con la scusa del lavoro.

"Are you going back to Zenith?" chiese Daniel cambiando argomento.

"Well, I should. I have some work to do" rispose il giovane mentre sorseggiava la calda bevanda nera.

"You can stay here if you wish to. It's almost 4 so it would be a waste of time going back, I guess" gli propose l'altro caldeggiato da Jonathan che invitò il suo ospite ad accomodarsi ad una delle tante scrivanie libere del primo piano.

"Oh, that's perfect. Thanks!" accettò la proposta e Cecilia deglutì tentando di non farsi notare. Sapeva che non avrebbe potuto evitare riunioni con lui, soprattutto dopo la performance di poco prima, ma non si aspettava che addirittura venisse invitato a restare.

Per sua fortuna, Daniel si offrì di accompagnarlo a sistemarsi e lei fu libera di tornare alla sua scrivania, dopo aver salutato velocemente Lorenzo con una stretta di mano.

 

***

 

Nelle due ore successive, per sua fortuna ebbe molto da fare quindi non ci fu tempo per pensare ad altro e, nello specifico, a Lorenzo.

Fu talmente tanto impegnata che si dimenticò della sua controparte al piano di sotto.

Uscì dal suo ufficio, che era quasi deserto, e andò con calma verso la metro godendosi l'aria fresca.

Il tempo era ormai cambiato e non faceva più molto freddo, nonostante continuasse a fare qualche sporadica giornata di maltempo.

Stava scendendo lungo le scale mobili quando sentì una mano posarsi sulle sue spalle.

Nel voltarsi per capire di chi fosse la mano che si era posata sulla spalla destra, intravide il profilo del suo "gradito" ospite.

"Anche qua?" pensò senza tuttavia dirlo. Non voleva concedergli la soddisfazione di capire che la sua presenza provocava qualche reazione diversa dall'indifferenza in lei.

"Ciao di nuovo" disse lui scendendo di un gradino per starle ancora più vicino.

Cecilia gli sorrise. "Già" rispose in un secondo momento.

"Stai andando a casa?" le domandò in seguito e la giovane annuì.

"Stai sempre ad Hammersmith?" fu la seconda domanda che le fece e ancora una volta Cecilia annuì.

"Sì, abito ancora nella stessa casa" confermò senza però allungare la conversazione facendo domande a sua volta.

"Allora mi sa che faremo un bel pezzo di strada insieme" affermò Lorenzo e a Cecilia sembrò quasi entusiasta della cosa. "Sto andando da un mio amico a Baron's court" spiegò poi.

"Capito!" fu il commento di Cecilia. Non aveva idea di quanto quella notizia le avesse dato noia.

Nel frattempo erano arrivati al binario e Lorenzo seguì la ragazza, posizionandosi accanto a lei; aveva davvero intenzione di fare quel viaggio insieme.

"Cosa ne pensi quindi della presentazione?" chiese mentre aspettavano l'arrivo della metro. A quella domanda non avrebbe potuto rispondere a monosillabi, principale motivo che portò Lorenzo a farla.

Durante la presentazione aveva fatto pochissimi commenti e non era riuscito a capire se la qualità del suo lavoro fosse stata di suo gradimento.

"Ci sono alcuni spunti sicuramente interessanti. Alcuni delle raccomandazioni fatte da te dovrebbero sicuramente essere messe in pratica, come quella di utilizzare la componente video con obiettivi diversi da quello di mera copertura" sciorinò lei d'un fiato.

"Ma come ti dicevano, tantissimi A/B testing non possono essere fatti per questioni di budget quindi dovremmo ottimizzare in maniera più focalizzata" concluse e in quel momento il trenò arrivò.

Trovarono due sedili o meglio Cecilia si sedette e Lorenzo scelse il sedile più vicino a lei sistemandosi in quello alla sua sinistra.

Non si dissero molto altro durante il viaggio; ci fu più di un tentativo di stabilire una conversazione da parte di Lorenzo ma tutti fallirono e finì per rinunciare.

Arrivato alla fermata precedente alla sua destinazione, la salutò e Cecilia gli rivolse un "ciao" decisamente freddo che lasciò il ragazzo un po' con l'amaro in bocca.

 

***

 

 

Mentre camminava verso casa dell'amico continuava a pensare a Cecilia, non riusciva a farne a meno.

Era consapevole che non si fosse comportato benissimo, ma non pensava di averla ferita.

Ripensando al modo in cui si erano svolti gli eventi, capiva però che forse aveva creato in Cecilia un'aspettativa che aveva disatteso in un modo alquanto maleducato.

Voleva davvero rimediare ma non sapeva cosa per fare di preciso e chiedere delle banali scuse sembrava alquanto scontato.

Tuttavia, era la miglior opzione allo stato dei fatti, per cui tirò fuori dalla tasca il suo smartphone e cercò la chat con Cecilia sull'app di WhatsApp.

Provò a digitare più volte senza sapere bene cosa scrivere e alla fine, optò per le parole più semplici che conosceva.

"Ciao.. mi dispiace davvero per quello che ho fatto. È stato stupido e infantile" concluse il messaggio e inviò.

A quel punto, era arrivato a casa dell'amico e provò a dimenticarsi della faccenda, aiutato dalla prospettiva di qualche birra per cena.

Non guardò il cellulare per tutta la serata prendendolo soltanto quando fu di nuovo di ritorno verso casa.

Con sua sorpresa trovò un messaggio di Cecilia. "Non devi chiedere scusa" fu la risposta secca della giovane.

Non dava spazio ad alcun altro commento, nulla a cui appigliarsi per continuare la conversazione, perché sì, Lorenzo si rese conto di volerla continuare. 

Avrebbe voluto parlare ancora con lei, come amico, nulla di più.

Era impressa nella sua memoria la facilità con cui gli argomenti si susseguivano senza bisogno di alcun aiuto durante le loro conversazioni, anche se avevano in verità parlato in concreto due volte.

Di fronte a quel messaggio piuttosto freddo, decise però di assumersi le sue responsabilità e provò ad insistere.

"E invece sì, insomma, non sarei dovuto sparire così" 

Avrebbe voluto aggiungere che era consapevole che non se lo meritava ma non lo fece. 

Come durante il primo scambio di messaggi, Cecilia rispose poco dopo: "Non è stato molto carino, però è successo tempo fa ormai quindi va bene così" lo rassicurò.

Lorenzo lesse quel messaggio e sorrise credendo che la giovane non fosse così arrabbiata come lui pensava. Aveva solo bisogno di sciogliersi.

"Mi farò perdonare" le scrisse in risposta.

A quel messaggio Cecilia non rispose, ma non ci badò moltissimo pensando che fosse normale che la ragazza avesse troncato la conversazione in quel punto e convinto di aver ottenuto quasi il perdono della ragazza, si disse soddisfatto chiudendo la chat di WhatsApp.

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Angolo dell'autrice


Ciao! Scusate, avevo promesso un aggionramento anticipato ma alla fine, non ce l'ho fatta! Fra l'altro, sono un po, indietro con la stesura ma spero di recuperare in queste due settimane che non ci sentiremo  - il mio viaggio si avvicina (yay!)

Comunque come vedete, c'è un vero little progress - Lorenzo però è sempre più into Ceci, come direbbero gli inglesi! Deve però ammetterlo con sè stesso (la parte più difficile..)

Ma Ceci? Lei ci sta pensando di nuovo? Sembrerebbe di sì, no? Sta sul punto di ricaderci? Lo scopriremo prossimamente!

Grazie per seguirmi,

Anto

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Capitolo 10
*** The truth ***


Capitolo IX

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

25/03/2019

ore 18,38

 

La verità è che Cecilia non rispose perché si rese conto che Lorenzo avrebbe potuto mal interpretare le sue risposte.

Non voleva cedere perché sapeva che ci sarebbe ricaduta con tutte le scarpe e ora che aveva conosciuto Michael non voleva rovinare tutto per inseguire qualcuno che aveva già avuto la sua occasione e deciso di sprecarla, per quanto, suo malgrado, ancora le piacesse.

Michael era il ragazzo che stava attualmente frequentando, anche se era un po' troppo presto per utilizzare quella parola.

Lo aveva conosciuto in un modo più premeditato e per nulla causale rispetto a quello con cui aveva conosciuto Lorenzo, dato che erano venuti a conoscenza l'uno dell'altra tramite una delle tante app d'incontri che spopolavano negli smartphone di tutti i single del globo.

Anche se la modalità non poteva suggerire nulla di serio, con Michael erano già arrivati al terzo appuntamento e si trovavano bene insieme. Non a caso, quella sera lui l'aveva chiamata proponendole un drink all'indomani dopo lavoro, proposta che Cecilia accettò senza indugi.

Tuttavia, non voleva che Mike diventasse il suo ripiego, e ora che Lorenzo le ronzava intorno quel pensiero la stava assillando

"Tutto bene?" la fissava stranita la sua coinquilina Camilla. Probabilmente il suo turbamento era percepibile sul suo volto.

"Sì e no, cioè a me piace ancora però non vorrei rovinare tutto con Mike" confessò d'un fiato omettendo il soggetto ma certa che la sua coinquilina avrebbe capito.

"E non farlo! Lorenzo ha avuto la sua occasione e non l'ha voluta quindi non ha senso pensarci ancora" affermò piuttosto seria confermando a Cecilia di aver capito quello che le passava per la mente.

"Domani dovremmo vederci" disse sorridente e rileggendo il messaggio di Mike.

"Perfetto! Vedi? Lui ti cerca, è chiaro che non è un coglione in cerca di scopate facili" la incoraggiò sperando di spingerla verso la persona giusta.

Cecilia annuì. "Sì, hai ragione" rispose e poi la salutò dicendo che si sarebbe messa a letto.

Magari dormirci su l'avrebbe aiutata a schiarirsi le idee.

 

***

38 Chancery Ln,

Sede di Softender Global

29/03/2019

Ore 17,43

 

 

Il giorno dopo si svegliò di ottimo umore, portando con sé il suo beauty case e un cambio di scarpe per la serata. Michael l'avrebbe raggiunta dopo lavoro, anzi sarebbe passato a prenderla proprio all'uscita.

Come promesso, non appena mise piede fuori dall'ufficio, si ritrovò il ragazzo in piedi appoggiato alla sua auto, con indosso i suoi Ray Ban, occhiali che la giovane trovava gli donassero particolarmente.

"Helloo!" la salutò rivolgendole un enorme sorriso quando fu di fronte a lui.

Anche Cecilia sorrise di rimando e lo salutò a sua volta stampandogli due baci sulle guance, essendo ancora fedele alla tradizione italiana.

"Two kisses! Isn't one enough, right?" la prese in giro e Cecilia scosse la testa.

"Of course not! So where are we going?" gli domandò, non le aveva ancora comunicato dove fossero diretti e la cosa le stava creando una certa curiosità.

A causa di suoi impegni lavorativi, Nick sarebbe stato fuori per circa dieci giorni, per cui quella sarebbe l'ultima serata in cui si sarebbero visti fino al suo ritorno.

"It's a surprise! But we'll walk. It's very close" le disse offrendole il braccio da bravo gentiluomo che Cecilia afferrò prontamente ed insieme s'incamminarono.

Mentre passeggiavano verso il locale dove Michael aveva prenotato, Cecilia sentiva una piacevole sensazione di calore invaderla dentro.

Tuttavia, non era ancora all'altezza dello sfarfallio che le aveva provocato quel bacio con Lorenzo, il cui ricordo era ancora vivido nella sua memoria.

"Nearly there" la informò distraendola dai suoi pensieri.

Dopo meno di cinque minuti, fecero infatti ingresso in un piccolo ristorante piuttosto caratteristico dove il giovane aveva prenotato un tavolo per due.

"You'll love it. It is too much typical and british but delicious" la rassicurò e Cecilia fece spallucce sorridendo.

Non le importava molto dove fosse o cosa avrebbe potuto mangiare, le bastava essere con lui.

Una cameriera si avvicinò alla giovane coppia e li accompagnò al loro tavolo lasciando loro dei menù e rendendosi disponibile per qualsiasi eventuale chiarimento.

Michael chiese il permesso di ordinare per entrambi incontrando il consenso di Cecilia. Non le sembrava una cattiva idea ma soprattutto non le era mai capitato prima, quindi era curiosa di sapere cosa il giovane aveva capito di lei e dei suoi gusti dalle loro brevi chiacchiere.

Per sua fortuna, il suo accompagnatore aveva davvero un ottimo gusto e la cena fu perfetta dall'antipasto al dessert, lasciando entrambi soddisfatti e di ottimo umore, complice anche il buon vino che non mancò mai sul tavolo nel corso della cena.

"What are we doing now?" domandò Cecilia non appena furono fuori dal locale. Non aveva nessuna intenzione di tornare a casa, si sentiva ancora su di giri.

"Well, we could walk towards Covent Garden, and have some drinks" propose facendo spallucce.

Cecilia accettò entusiasta la proposta e si avviarono senza fretta per godere della passeggiata.

Londra era bellissima, o meglio, questo era il pensiero della giovane mentre passeggiava lungo le strade della città inglese.

I palazzi d'epoca che si mischiavano con il moderno di alcuni scorci della capitale, le mille luci dei teatri e le decorazioni floreali che adornavano la famosa Covent Garden la conquistarono.

Fu facile infatti per Mike rubare un bacio a Cecilia quando furono davanti a Floral Court.

"You're gorgeous" le sussurrò mentre le lasciava una scia di baci lungo il collo che provocarono più di un brivido nella giovane.

Fu abbastanza chiaro per Cecilia quello che sarebbe successo a breve e lei aveva deciso che non avrebbe posto alcuna resistenza. In fin dei conti, era ormai da diverso tempo che non si concedeva a qualcuno ed iniziava ad avvertire una certa pressione fisica; consapevole di questa necessità che avvertiva sempre più forte, rispose anche lei alla scia di baci.

"Do you really want those drinks?" domandò un po' concitato per l'eccitazione.

Cecilia scosse la testa e ridacchiò. "I have better plans now" confessò facendogli l'occhiolino.

Nick sorrise sornione. "Let's go to my place" affermò prendendola per mano e guidandola verso la metro più vicina.

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

13/04/2019

Ore 16,41

 

Lorenzo camminava avanti ed indietro, andando da una punta all'altra del suo spazioso soggiorno, torturandosi le mani.

Aveva lasciato il suo cellulare sul tavolino e continuava ad osservarlo con la coda dell'occhio, quasi temesse che potesse scappare.

Una griglia di foto popolava lo schermo del suo smartphone. Era tutto il pomeriggio che scorreva le diverse fotografie del profilo di Cecilia senza nessuna particolare ragione se non la pura curiosità di capire cosa stesse facendo e con chi fosse.

Sul suo profilo Instagram, Cecilia pubblicava scatti ogni giorno raccontando la sua quotidianità, come tanti altri suoi coetanei.

Non era molto appassionata alla moda del selfie ma adorava scattarsi fotografie con suoi amici e colleghi quindi quasi tutti gli scatti la raffiguravano.

Lorenzo ebbe la conferma delle immagini dell'idea che si era creato mentalmente sulla giovane.

La considerava piuttosto solare, divertente e sicuramente ironica date alcune pose che era solita tenere nelle fotografie.

Era piuttosto evidente che le piacesse il buon cibo e i gialli considerata la vastità di scatti che li vedeva protagonisti nella sua galleria.

Il giovane sospirò e scosse la testa; era contrariato, con se stesso e, più in generale, con il genere femminile. In primis, con se stesso, ad onor del vero.

Continuava a chiedersi perché l'avesse allontanata in precedenza, si chiese se davvero non gli piacesse o se avesse agito in quel modo per altre motivazioni.

Si trattava di paura dell'impegno? Già, sapeva che con una ragazza come Cecilia non sarebbe stata mai una botta e via. Lei avrebbe voluto di più, e nemmeno Lorenzo avrebbe voluto pienamente che lo fosse.

Tuttavia, non era sicuro che fosse pronto a concederle quel di più. L'idea di essere in una relazione continuava a causargli una leggera ansia; l'impegno che avrebbe potuto richiedere, la necessità di darsi completamente, di offrire la propria disponibilità ad un'altra persona, lo spaventava.

Nonostante fosse sicuro che Cecilia avrebbe potuto funzionare.

Non aveva idea di come affrontare quella situazione, soprattutto perché era consapevole che Cecilia stesse frequentando qualcuno.

Aveva sentito la giovane parlarne con la sua collega Nicky alla fine di uno dei meeting tenuti la settimana precedente.

Le due donne non si erano accorte che lui avesse origliato la loro conversazione, per cui Cecilia non poteva immaginare che lui ne fosse al corrente.

Non si aspettava, tuttavia, che esserne a conoscenza cambiasse qualcosa; Cecilia non voleva saperne di lui e Lorenzo non gliene faceva una colpa. Come avrebbe potuto?

Però una parte di lui era convinta di avere una possibilità ma per poter constatare se il suo istinto avesse o meno preso un abbaglio, dove rispondere ad una domanda ben più rilevante: voleva effettivamente avere ragione?

Era un interesse nato da un sentimento puro oppure era frutto della consapevolezza di non poterla avere?

Era questo il flusso di pensiero che teneva impegnata la sua mente e che venne interrotto da un messaggio.

"What are you up to?"

Quello che poteva sembrare un normale messaggio, in realtà aveva un preciso scopo. Era un messaggio di Hayley, una delle tante ragazze che Lorenzo aveva conosciuto tramite Tinder; a differenza di Cecilia, nessuna delle conoscenze di Lorenzo si rivelò di serietà alcuna.

La ragazza era solita a scrivergli un semplice messaggio quando voleva vederlo e il loro incontro non avvenivano in luoghi diversi, se non nella camera da letto di lei.

"Coming" rispose in modo sintetico il giovane aggiungendo uno smile con l'occhiolino.

Non si fece desiderare più di tanto, anzi. Era abbastanza contento di aver ricevuto quel messaggio, avrebbe potuto distrarsi un po'.

Ripose il telefono nella tasca ed controllò velocemente di avere chiavi e portafoglio nella giaccia di pelle ed uscì subito di casa senza preoccuparsi molto del suo aspetto. A Hayley non sarebbe importato molto nemmeno.

Ci sarebbero voluti circa 30 minuti per arrivare a destinazione e decise di procurarsi delle patatine e qualche bottiglia di birra per non presentarsi a mani vuote. Anche se era stata invitato solo per una botta e via, era abituato a comportarsi da perfetto ospite, cosa che causava sempre il riso a Hayley, convinta che si trattasse di un'abitudine tutta italiana.

Come previsto, meno di 40 minuti dopo si ritrovò a bussare alla giovane inglese con la sua busta di Waitrose, la sua catena di supermercati preferita nonostante fosse abbastanza cara.

"As usual" commentò lei non appena notò la busta. Si fece di lato per lasciarlo passare e Lorenzo si diresse verso la cucina per riporre le birre in frigorifero, da perfetto padrone di casa.

Ormai sapeva la strada a memoria, non aveva bisogno di particolari convenevoli.

"You'll be a perfect boyfriend one day" lo prese in giro facendogli l'occhiolino.

"I just need the perfect girlfriend" rispose per le rime.

Hayley fece uno scatto felino e si avvicinò a lui avventandosi sul suo collo.

"I am sure you will find her but just not today" sussurrò continuando il suo lavoro.

Lorenzo fu attraversato da un brivido di eccitazione; Hayley conosceva molto bene ormai i punti che stuzzicano il giovane, per cui non perdeva tempo e passava subito all'azione.

"Let's go to your room. This table is so uncomfortable" si lamentó ricordandosi del dolore alla schiena che aveva provato l'ultima volta che l'azione si era svolta nella cucina.

Hayley soffocò una risatina e lo prese per mano, conducendolo nella camera da letto.

Normalmente nel giro di pochi minuti, Lorenzo avrebbe preso il completo controllo, dando conferma ad Hayley che era sempre un'ottima idea chiamarlo.

Tuttavia, quel giorno le cose non sembravano funzionare.

"Mmm.. what's going on?" domandò la giovane un po' stranita. Era la prima volta che le capitava qualcosa del genere e sapeva di essere sexy quindi non poteva essere dovuto a lei perciò si interruppe immediatamente, sedendosi a gambe incrociate sul letto e invitando con lo sguardo al ragazzo a parlare.

"I don't know" confessò facendo spallucce ed era sincero. Non aveva idea del perché il suo amico avesse deciso di dichiararsi in sciopero.

"Let's have that beer. Maybe it will help" rispose lei rivolgendogli un sorriso. Recuperò la maglietta che aveva buttato in un angolo e andò in cucina a prendere due bottiglie.

"Soo.. what's her name?" domandò all'improvviso mentre Lorenzo stava dando un sorso alla sua birra, che quasi gli andò di traverso.

"What are you talking about?" chiese di rimando.

Hayley si fece sfuggire una risatina e scosse la testa, ora era certa che ci fosse una ragazza.

"Tell me her name. Come on!" insistette e gli diede una leggera spinta.

Lorenzo sospirò e si stese sul letto fissando il soffitto. "Cecilia. I think I like her but I am not sure about it and I don't know what I want from her" espresse tutti i suoi dubbi in un'unica frase, causando un po' confusione in Hayley.

"Well, you should ask her out and see how it goes” gli suggerì in modo piuttosto ovvio.

"We did once a few months ago and we kissed" iniziò a raccontarle e Hayley soffocò una risatina. Gli uomini erano davvero idioti: come si poteva avere il dubbio su qualcosa che era evidente?

"But after our kiss, I disappeared and I never replied to her message" proseguì e la giovane chiuse la bocca contrariata. Quello era un gesto davvero vigliacco.

"I met her again by chance because of work. She's my client" provò a continuare e venne interrotto da Hayley.

"You deserved it. This is karma, babe!" dichiarò in tono trionfante e Lorenzo scoppiò a ridere.

"Yes, guess so. But anyway, the more I spend time with her, the more I think I like her but she's seeing someone else and anyway, I don't think that this could ever work because of what I did." concluse il racconto e diede un altro lungo sorso alla sua birra.

"Fair point. She won't probably trust you but you can try and be very persuasive and it might be you'll got a chance. We always give a chance to pretty, imploring faces" disse facendo l'occhiolino e Lorenzo roteò gli occhi.

"How is he?" gli chiese poi alludendo al frequentante di Cecilia.

"Who?" domandò l'altro senza capire a chi si riferisse.

"The guy she's dating!" esclamò Hayley.

"Oh, I am better" si vantò utilizzandolo un tono piuttosto sicuro, forse troppo, e muovendo una mano in aria come per scacciare una mosca. Lo aveva spiato dopo aver individuato il suo nome fra i commenti delle ultime foto pubblicate da Cecilia.

Hayley si morse la lingua per non rispondergli male. "Go for it then, pretty face" lo incoraggiò dandogli la spinta che stava cercando.

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Angolo dell'autrice


Ciaooo! Scusate se sono sparita ma davvero fra le vacanze e un po' una serie di cose che si sono accavallate, non riuscivo a gestire le bozze però ci siamo! 

Lorenzo e Cecilia sono tornati e in questo capitolo notiamo degli avanzamenti in Lorenzo. Ma quel Michael? Riuscirà a eliminarlo dal quadretto? Chi lo sa!

Spero che nonostante l'assenza di ritrovarmi ancora, io sono sempre felice di avere i vostri pareri e consigli.

Grazie mille,

Anto

 

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Capitolo 11
*** Pubs & fights ***


Capitolo X

 

42 Newington Causeway,

Mercato Metropolitano

27/04/2019

Ore 19,17

 

 

Se esisteva un posto a Londra dove Lorenzo e Matteo non esitavano mai a mettere piede era il mercato metropolitano di Elephant and Castle: una certezza per i due giovani amici.
Ed era proprio lì che si erano diretti per passare qualche ora, approfittando del loro giorno libero in comune, cosa che per via della diversa tipologia di lavoro svolta non accadeva spesso, e del buon tempo.
Stavano gustando un ottimo aperitivo e commentando di tanto in tanto le ragazze che passavano attorno a loro, quando Lorenzo si appoggiò allo schienale della sua sedia, abbandonandosi ad un lungo sbuffo.
Matteo che stava dedicando la sua attenzione ad una delle signorine, appena passate, si voltò di scatto guardandolo con espressione interrogativa. "Che c'è, bro?" chiese tentando di leggere una qualche spiegazione nel suo sguardo e notando la fronte dell'amico aggrottata in una smorfia un po' incerta.
"Io te lo dico ma c****, non ridere!" lo avvertì puntandogli bene gli occhi addosso per risultare ancora più convincente.
Matteo annuì, i suoi occhi brillavano per la curiosità, voleva sapere.
"L'altro giorno sono stato da Hayley e non è successo nulla" confessò scuotendo la testa, ancora non riusciva a credere a quanto era successo, non gli capitava da tantissimo tempo, o, per essere più precisi, dal periodo immediatamente successivo alla rottura con la sua ex fidanzata Veronica.
Matteo, tuttavia, non sembrò afferrare al volo il senso delle parole dell'amico, per cui chiese maggiori delucidazioni. "Che intendi?" 
Lorenzo, che si vergognava abbastanza per l'accaduto, imitò il gesto del ponte levatoio con la mano e aggiunse un "nulla", un po' sottovoce.
"Aaah!" esclamò il ragazzo, capendo finalmente cosa intendesse l'amico.
"Va be', Lò, capita che non ti si alzi.." disse in modo del tutto spontaneo e Lorenzo si guardò intorno per rassicurarsi che nessuno avesse sentito quella frase. Nonostante abitassero in una città estera, purtroppo Londra era così piena di italiani che da nessuna parte ci si poteva sentire al sicuro di parlare liberamente.
"Sai, lo stress del lavoro.. stai sempre di corsa, è normale" lo rassicurò dando una sorsata al suo Negroni.
"Non è quello.." era sul punto di raccontare tutto ma non sapeva bene cosa dire. "Io credo che.." s'interruppe e tossicchiò. Non aveva immaginato che gli sarebbe risultato così difficile raccontarlo, forse perché quella consapevolezza che il suo corpo tentasse di mandargli dei segnali che il suo cervello si rifiutava di accettare, lo lasciava ancora un po' perplesso.
Matteo sollevò un sopracciglio e agitò la mano in aria come per incoraggiarlo. Non capiva onestamente quale fosse il problema.
"Pensavo a Cecilia" disse d'un fiato, pentendosi quasi immediatamente della frase appena pronunciata.
Matteo strabuzzò gli occhi e serrò le labbra tentando di impedirsi di scoppiargli a ridere in faccia ma ogni tentativo fu vano.
Di fronte all'espressione disperata e corrucciata dell'amico che sembrava aver appena confessato un imbarazzante intimo segreto, non riuscì a trattenersi e si abbandonò ad una fragorosa risata che non incontrò il consenso di Lorenzo.
Il giovane infatti incrociò le braccia al petto e si voltò di lato per non guardarlo ridere, mentre il suo volto si deformò in un lieve broncio.
"Hai finito?" lo intimò dopo qualche secondo rivolgendogli nuovamente lo sguardo e Matteo annuì. Ne aveva effettivamente avuto abbastanza di ridere e alzò una mano come per scusarsi.
"Quindi ok, ti piace la Cecilia, cosa ovvia da mesi." osservò e Lorenzo boccheggiò come per contraddirlo venendo subito interrotto dal coinquilino.
"Non ci provare, De Tommasi. La tipa ti piace da quando l'hai conosciuta, su per giù" asserì e Lorenzo fece spallucce.
"Chiedile di uscire ma seriamente" suggerì, non capiva quale fosse il problema dell'amico e perché ci stesse pensando così tanto.
Non si era mai fatto problemi di alcuna sorta con le donne ed era sempre stato piuttosto diretto quando voleva qualcosa.
"A parte che si vede con tipo ma poi onestamente non so se è una buona idea"  sentenziò e si riappropriò anche lui del suo Negroni.
Matteo lo osservò dare una lunga sorsata, quasi fosse acqua, e aspettò. Con Lorenzo si conoscevamo da tantissimi anni, precisamente dalle scuole medie, e da allora erano sempre stati amici. Amicizia che si era intensificata negli ultimi anni di convivenza a Londra, ed era stato proprio Matteo a proporgli di trasferirsi.
Successe qualche mese prima alla sua rottura definitiva con l'ex fidanzata Veronica, quando tutto si stava sgretolando inevitabilmente per tutti, tranne che per Lorenzo, l'unico che sembra incapace di notare che la sua relazione aveva ormai la vaga sembianza di un rapporto amoroso o persino di amicizia. 
Stava convivendo con un'estranea e quell'estranea si stava portando via il meglio dei suoi anni, forse involontariamente ma lo stava lentamente annientando. 
L'amore che Veronica aveva provato nei suoi confronti era andato infatti scemando, ad ogni passiva accettazione di Lorenzo del suo egoismo, ad ogni rinuncia del giovane ai suoi progetti, pur di consentirle di realizzare i suoi.
Veronica resistette, andò avanti finché trovò forza di fingere perché, anche se il sentimento era sfiorito, la gratitudine e il rispetto che provava nei confronti del suo primo amore, le rese difficile lasciarlo.
Anche Lorenzo resistette, spinto dalla flebile speranza che il loro rapporto si sarebbe ripreso ma non successe. 
Veronica decise di smetterla di fingere e con tutto il coraggio che aveva in corpo, pose fine alla loro relazione, liberando entrambi da quella costrizione e ridando loro la possibilità di andare avanti.
E lei lo fece: si fidanzò dopo qualche mese e stava tutt'ora insieme alla persona incontrata dopo la rottura con Lorenzo.
Anche Lorenzo andò avanti, aiutato dal trasferimento in una nuova città, lontano dalle macerie del suo vecchio rapporto, dai suoi fallimenti personali e soprattutto da Veronica.
Matteo lo vide cambiare: fu l'unico spettatore del cambiamento dell'amico, lo vede scrollarsi da addosso il peso di quella relazione finita male e riappropriarsi delle sue ambizioni.
Riprese in mano la sua vita, in tutto e per tutto, rendendosi l'assoluto protagonista di essa e decidendo che non c'era spazio per nessun altro.
Non si innamorò più, e non sembrava pesargli particolarmente più che Veronica invece lo avesse fatto.
Tuttavia, c'era qualcosa che faceva capire a Matteo che il suo amico era ancora capace di provare empatia nei confronti del genere femminile, ed è per quello che rimase ad aspettare, osservandolo bere fino all'ultima goccia il suo Negroni e sfregarsi con forza la guancia con il palmo della mano, come a voler scacciare qualcosa.
"Hai finito?" fu il turno di Matteo di porgere quella domanda.
"Lò, perché sarebbe una cattiva idea?" aggiunse subito dopo prendendo delle arachidi per godersi al meglio la scena di Lorenzo mentre si arrampicava sugli specchi alla ricerca di scuse.
Ma non successe: il suo giovane amico non cercò nessuna scusa, non provò a svincolarsi in alcun modo.
"Non so se voglio una cosa seria e so che con una come Cecilia non funzionerebbe mai un rapporto di solo sesso" si spiegò assumendo un tono piuttosto calmo e senza alcuna incrinatura.
Matteo annuì. "Hai paura che alla lunga lei possa volere di più?"
Lorenzo lo guardò e strinse le spalle. In realtà, temeva che anche in lui potesse nascere quel sentimento e non si sentiva pronto ad affrontarlo.
"O magari anche io potrei volerlo, non lo so" confessò e notò un sorriso da 'te l'avevo detto' comparire sulle labbra dell'amico.
"Fregatene dell'altro tipo e provaci" lo incoraggiò.
"È inutile farsi tutte 'ste seghe sul rapporto che avreste se non sai se lei ti vuole" aggiunse e Lorenzo arricciò le labbra senza commentare ulteriormente. Era il modo di non ammettere che l'amico potesse avere ragione.
Dopodiché si guardò intorno, notando una bionda con il corpo da urlo e ammiccò verso l'amico. "Guarda un po' lì" disse all'amico indicando la ragazza in questione con fare discreto.
Matteo sollevò un sopracciglio e mosse il mento in segno di approvazione.
Forse dopotutto, il suo amico non aveva ancora perso del tutto il suo temperamento peperino.

***

 

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

Stesso giorno

ore 19,32

 

 

A diversi km di distanza dal mercato metropolitano dove i due giovani amici stavano trascorrendo la serata, Cecilia si stava preparando.
Con sua enorme sorpresa, Michael era rientrato in anticipo e le aveva proposto di vedersi.
Si sarebbero incontrati direttamente al The blackbird, il  locale scelto dall'inglese, dove lui avrebbe visto con degli amici un amichevole di rugby. 
"What do you think?" chiese consiglio alla coinquilina Harriet indicando il suo outfit.
"Oh, well. You're meeting him in a pub so possibly you're a bit overdressed?" osservò titubante indicando soprattutto la gonna blu satinata con un accenno di spacco laterale.
"He told me that we're probably not staying there for the whole time but I don't know where are we going afterwards" spiegò giustificando il suo look un po' sopra le righe.
"Alright, then! You look gorgeous, by the way" le disse sorridendo e Cecilia la ricambiò.
A quel punto, notando di essere leggermente in ritardo, la salutò ed uscì di casa, augurando alla coinquilina una buona serata.
Il pub si trovava in zona Earl's Court, non molto lontano da casa di Cecilia, per cui la ragazza se l'era presa comodo.
Arrivata a destinazione, si guardò intorno alla ricerca del suo accompagnatore.
Non tardò moltissimo ad individuarlo, le bastò infatti dirigersi verso il gruppo di adulti più rumoroso dell'intero pub per trovarlo.
"Hey!" disse timidamente introducendosi in mezzo al gruppo.
Michael si voltò e le rivolse un sorriso decisamente troppo malizioso che non piacque per niente a Cecilia. Il volto di lui deformato in quell'espressione un po' viscida e del tutto fuori luogo la fece arretrare. Non era abituata ad essere guardata in quel modo, soprattutto da un uomo con cui si stava frequentando.
Il giovane si mosse leggermente sullo sgabello e l'avvicinò a sé con poca grazia, rendendo chiaro a Cecilia che avesse già iniziato a festeggiare a base di birra, dal colore paonazzo del suo viso.
"Are you already celebrating?" domandò infatti la giovane sorridendo un po' forzatamente.
Mike annuì e sporse la pinta della bevanda bionda verso di lei, fingendo un brindisi.
"You should as well" biascicò l'altro facendo l'occhiolino.
"I'll go and have one" aggiunse e si staccò dall'uomo dirigendosi verso il bancone.
Al bancone ordinò una mezza pinta di IPA, e rimase appoggiata al bancone in legno in attesa della sua ordinazione.
Fu allora che si guardò intorno per osservare meglio il locale in cui si trovava. Era il classico pub inglese, ma aveva stile quindi decise di scattare una fotografia e postarla fra le stories di Instagram, aggiungendo anche la posizione e il nome del pub, come al suo solito.
Non si sentiva molto a suo agio all'idea di ritornare in mezzo agli amici di Michael che non si erano nemmeno degnati di presentarsi o rivolgerle il benché minimo saluto. Tuttavia, non era lì per loro bensì per Michael e sperava che alla fine della partita, avrebbe nuovamente rivolto le sue attenzioni verso di lei.
Mossa da queste motivazioni, si fece coraggio e ritornò dal gruppo, che continuò ad ignorarla come in precedenza.
Anche Michael fu completamente assorbito dalla partita e rispondeva a monosillabi alle domande di Cecilia finché non le chiese di rimandare le chiacchiere alla fine dell'amichevole. 
Il tono con cui glielo disse la scocciò non poco ma decise di evitare litigate e annuì, per poi sedersi sullo sgabello incrociando le braccia al petto per fare notare il suo disappunto e senza molto successo.
Per il resto della partita, Michele sotto l'influenza dei suoi amici continuò a bere esultando ed urlando contro i giocatori della sua squadra quando sbagliavano un'azione.
Cecilia iniziava ad averne abbastanza ed era sul punto di piantarlo lì, tornandosene a casa, quando la partita ebbe finalmente fine.
Circa dieci minuti dopo, il suo accompagnatore si distaccò dal gruppo e condusse Cecilia verso il bancone alla ricerca di un altro drink e di un posto più 'tranquillo' dove sistemarsi. Mentre aspettava il suo Long Island, Mike afferrò Cecilia per la vita, stringendola con molta poca delicatezza, e provò a baciarla. 
La giovane si ritrasse non solo per l'odore di alcool piuttosto forte che emanava di Mike ma anche per il modo brusco con cui le aveva afferrato il volto.
"What's wrong, babe?" domandò confuso, e non solo per la quantità di birra che aveva in corpo.
A Cecilia la reazione di Michael parve sincera, probabilmente non aveva dosato bene la forza semplicemente, per cui decise di passarci sopra, e sorrise. "Nothing" rispose ricambiando il bacio.
Il drink di Michael fu posato sul bancone, distraendo l'uomo, e Cecilia ebbe un attimo di respiro. Le riusciva piuttosto difficile ignorare l'alito al sapore di alcool.
In quel momento, notò un tavolo libero per due e lo indicò. "Let's go" la invitò a seguirla destreggiandosi fra le diverse persone che affollavano il locale, che si era riempito nel frattempo.
Dentro di sé sperava che tenendo Michael lontano dal bancone avrebbe potuto finalmente tenere una conversazione decente con l'uomo facendogli passare un po' la sbornia.
Michael mosse il capo e afferrò il bicchiere, seguendo la ragazza un po' barcollante e dando l'impressione a Cecilia che forse la serata non era del tutto perduta.

 

***

42 Newington Causeway,

Mercato Metropolitano

Ore 20,42

 

 

"Brò, io mi avvio. Ho un appuntamento" annunciò Matteo un po' evasivo. Era da qualche settimana che aveva in continuazione appuntamenti con persone non specificate, sempre che non si trattasse della stessa.
"Ah sì? Ma si può sapere con chi stai uscendo?" domandò con tono piuttosto incalzante Lorenzo.
"Non ancora" fu la risposta un po' divertita e l'amico fece spallucce. "Come ti pare!" aggiunse.
"Comunque ok, io mi sa che raggiungo Luca a Baron's Court a questo punto" lo informò alludendo al suo amico e collega di lavoro.
"Ci vediamo dopo" lo salutò sbrigativo Matteo avviandosi nella direzione opposta e Lorenzo andò verso la metro.
Mentre camminava, aprì l'applicazione di Instagram e notò subito che Cecilia aveva postato una story. Non esitò nemmeno un attimo ad aprirla e sorrise di gusto quando si rese conto che la giovane era nei pressi della sua destinazione. 
"Hey, sto venendo dalle tue parti! Andiamo al The Blackbird? Ho una persona da vedere!" scrisse all'amico.
Luca rispose quasi subito, era anche lui uscito per vedere la partita ed era momentaneamente senza piani.
"Chi c'hai da vedere?" domandò immaginando che si trattasse di una delle ragazzette che gli giravano intorno.
"Te la faccio vedere lì" confermò l'ipotesi dell'amico e si salutarono dandosi l'appuntamento a circa mezz'ora dopo.
Durante il viaggio Lorenzo continuò a monitorare Instagram per verificare che Cecilia non si fosse spostata, non vide nessun aggiornamento fra le sue stories o post, per cui si aspettava di trovarla lì al suo arrivo.
Luca, arrivato con leggero anticipo, era appoggiato ad un lato dell'entrata del pub a fumarsi una sigaretta, quando Lorenzo arrivò sfoggiando il suo classico sorriso malandrino.
Non vedeva l'ora di rovinare la festa a Michael presentandosi lì e sconvolgendo un po' Cecilia.
"Sembri un maniaco" lo prese in giro Luca mentre spegneva la sigaretta. "Si può sapere chi devi vedere?" chiese immediatamente dopo. Era piuttosto curioso.
Lorenzo superò i due addetti alla sicurezza mostrando il suo ID ed entrò nel locale, seguito da Luca che fece altrettanto.
Diede un'occhiata al locale, individuando quasi subito la coppia, e sorrise.
"Lei" dichiarò accennando a Cecilia con discrezione.
"Quella con il tipo? Sembra il suo ragazzo" commentò perplesso l'altro notando il modo in cui Michael teneva avvinghiata Cecilia per quanto qualcosa nell'espressione della giovane suggerisse che non era pienamente a suo agio.
"Frequentante" lo corresse Lorenzo e lo invitò a seguirlo al bancone con il duplice scopo di ordinarsi un gin tonic e trovare un angolo da cui osservare la ragazza e il suo accompagnatore senza essere notato.
"Quindi che vuoi fare? Metterti in mezzo?" gli chiese l'amico che ancora non era chiaro riguardo le intenzioni di Lorenzo.
Il giovane fece spallucce, ad essere sinceri, nemmeno lui ne aveva idea.
"Vorrei capire quanto è seria" disse poi e si appoggiò di spalle al bancone tirando indietro il ciuffo di ricci per ravvivare un po' i capelli.
"Ok, quindi sei parecchio interessato a lei" osservò in modo ovvio Luca guadagnandosi un'occhiataccia dall'altro.
In quel momento però la sua attenzione fu catturata dallo scatto di Cecilia che provava a svincolarsi dalla presa dell'uomo.
Lo sguardo di lui non piacque per nulla a Lorenzo: non trasmetteva 

 

In quel momento però l'attenzione di Lorenzo fu catturata dallo scatto di Cecilia che provava a svincolarsi dalla presa dell'uomo.
Lo sguardo di lui non piacque per nulla a Lorenzo: non trasmetteva alcuna sensazione positiva bensì rabbia. I tratti del viso erano contratti e i pugni serrati, le labbra si muovevano in modo concitato e il suo corpo si sporgeva sempre di più verso la giovane con il chiaro intento di sovrastarla.
"Ci sta andando pesante" commentò Luca che stava seguendo la scena a sua volta.
"Troppo" fu la risposta secca di Lorenzo, dopodiché si staccò dal bancone, avvicinandosi sempre di più alla coppia.
L'atteggiamento di Michael stava diventando sempre più aggressivo, e senza controllo. Era chiaro che Cecilia stesse in difficoltà, per cui non esitò un secondo a fiondarsi in mezzo alla coppia.
Gesticolava animatamente, insistendo perché la ragazza lo seguisse, nonostante fosse evidente che Cecilia non volesse, decidendo infine di afferrarla per il polso, tentando di trascinarla verso l'esterno.
Era chiaro che la giovane fosse in difficoltà, per cui non esitò un secondo a fiondarsi in mezzo alla coppia.
"Mike, please stop it! You're hurting me" urlò tentando inutilmente di liberarsi dalla sua presa.
Di tutta risposta, l'uomo strinse ancora più forte il suo avambraccio, provocando una smorfia di dolore in Cecilia.
"You're doing exactly what I tell you to do" la minacciò e provò a spintonarla per trascinarla verso di lui.
"I am not coming! Stop it!" ribadì nuovamente la ragazza e lo spinse con tutta la forza che aveva in corpo. Iniziava davvero ad avere paura di Michael, temeva che potesse addirittura colpirla.
Non poteva crederci, semplicemente non ci riusciva; pensare che quell'uomo, che le stava causando tutto quel dolore in quel momento, fosse lo stesso che fino al giorno precedente l'aveva coccolata, era assurdo.
L'uomo sollevò l'altro braccio per provare ad afferrarle anche l'altro avambraccio.
"Get the fuck out of here" affermò Lorenzo in modo piuttosto risoluto. 
La giovane sollevò lo sguardo verso di lui, riconoscendolo, e lo vide intento a bloccare il braccio di Michael per impedirgli di spintonarla ancora.
Sul viso del giovane romano era percepibile la tensione e la rabbia che stava provando, avrebbe voluto colpire Mike più volte in faccia, causandogli molto dolore.
"I said, get the fuck out of here" ripeté scandendo bene le parole. L'altro lo guardò con aria di sfida e mise ancora più forza per spostare il braccio e Lorenzo lo spinse via, liberando così Cecilia che corse dietro di lui per proteggersi.
Michael vacillò a causa dell'enorme quantità di alcool che aveva in circolo.
"What the fuck are you doing, stupid asshole?" urlò quando riuscì a riprendersi.
"Go fuck yourself!" aggiunse dirigendo verso Cecilia che cacciò un urlo per la paura.
"You touch her and I swear, I'll put you to sleep forever" lo minacciò Lorenzo in modo piuttosto serio, mettendosi davanti a Cecilia per impedirgli di avvicinarsi.
L’inglese rise e lanciò uno sputo in aria provando a colpirlo in viso. "You know what? Fuck off! She's just a stupid twat who doesn't even know how to fuck" insultò Cecilia con disprezzo. "You can keep her" 
A quel punto, si allontanò lasciandoli da soli e Lorenzo si voltò verso Cecilia che stava dandogli le spalle.
"Hey, tutto ok?" le domandò rendendosi conto solo in quel momento attorno si era radunato un piccolo gruppo di persone, inclusi due addetti alla sicurezza, che erano stati chiamati.
"Sir, is everything alright? Is she hurt?" chiese uno dei due uomini a Lorenzo. Aveva seguito la scena e non gli sembrava che l'avesse colpita ma non poteva esserne certo.
"Ceci?" la richiamò avvicinandosi a lei con cautela. 
Cecilia sospirò profondamente e provò a ricacciare indietro le lacrime prima di girarsi e confermare che stesse bene. "Yes, I'm okay" sussurrò facendo segno ai due che potevano allontanarsi.
"Ok, we'll be around if you need anything" si offrì gentilmente e fece cenno al secondo collega di ritornare alla loro postazione, seguiti dalla folla che cominciò a disperdersi.
"Hey, sicura di stare bene?" chiese ancora per conferma e notò una lacrima scendere lungo la sua guancia. Non era riuscita a trattenere le lacrime ulteriormente. 
D'istinto, accorciò le distanze e allargò le braccia per incoraggiare Cecilia a tuffarsi, che dopo qualche secondo di esitazione decise di lasciarsi abbracciare. "Va tutto bene" la rassicurò mentre la teneva stretta delicatamente a sé.
Gli sembrò che si incastrassero alla perfezione, quasi fossero una sorta di puzzle e lei fosse fatta per occupare quel preciso spazio fra le sue braccia.
Cecilia rimase immobile senza rispondere all'abbraccio ma trovando un enorme conforto in quel contatto che nessuno dei due sembrava propenso ad interrompere, finché la giovane non riprese il controllo decidendo di staccarsi. 
"Voglio andare a casa" disse quasi sussurrando e Lorenzo annuì. "Chiamiamo un uber" suggerì.
Cecilia scosse la testa, non gli aveva chiesto di accompagnarla. "No, prendo la tube" ribadì.
"Senti, non mi sembra il caso! Per quanto ne sappiamo quell'idiota potrebbe essere là fuori che ti aspetta. Mi sento più sicuro se prendiamo o prendi, come vuoi, un uber" affermò con tono piuttosto serio. Non si scherzava con la sicurezza.
Cecilia sollevò un sopracciglio per la sorpresa, non lo aveva mai visto così serio e riflettendoci sopra, non aveva nemmeno tutti i torti.
"E tu dopo come fai?" gli domandò. Non abitavamo esattamente vicino quindi era meglio controllare. 
"Troverò un modo per tornare, non preoccuparti" la rassicurò facendole un sorriso. Anche le labbra di Cecilia si curvarono debolmente verso l'alto, incoraggiando Lorenzo a portare avanti il suo piano.
Chiamò l'uber e quando notò che l'automobile era nelle vicinanze, le posò un braccio intorno alle spalle e la scortò fuori.
Durante il viaggio non si dissero molto; Cecilia rispondeva a monosillabi alle domande del giovane che tentava di tirarle un po' su il morale.
Arrivati alla porta di casa di lei, scesero entrambi dall'auto e Lorenzo fece per accompagnarla alla porta.
"Non c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta" gli disse con un tono innegabilmente acido e Lorenzo alzò le mani, rimanendo fermo in piede davanti a lei.
Non era arrabbiata con lui; anzi, gli era grata di essersi intromesso per quanto trovasse assurdo che si fosse trovato lì proprio in quel momento.
Si rese conto di essere stata troppo dura nei toni, e si avvicinò per salutarlo dandogli un bacio sulla guancia. "Non ce l'ho con te" sussurrò poi fissando le sue scarpe e Lorenzo annuì.
"Lo so" rispose lui e strinse la sua mano per rassicurarla.
Cecilia sollevò lo sguardo e sorrise debolmente. "Buonanotte e grazie" disse dirigendosi successivamente verso la porta.
Prima di entrare in casa, si voltò di nuovo, Lorenzo era ancora in piedi che la guardava sorridente. Aveva una strana luce negli occhi, che trasmise un senso di sicurezza e calore a Cecilia.
La ragazza scosse la mano in aria salutandolo e Lorenzo fece altrettanto, ed infine entrò nel suo appartamento.
Sentì la TV della sua coinquilina Camilla accesa e cercò di raggiungere il piano di sopra facendo meno rumore possibile, non sarebbe stata in grado di intrattenere alcuna conversazione e voleva onestamente starsene da sola. Per sua fortuna, Harriet era uscita e non sembrava ancora essere tornata, quindi al piano di sopra non avrebbe trovato nessuno.
Ancora tremante per quanto successo, si lasciò cadere sul letto utilizzando la sua coperta come scudo e scivolò verso il basso. Iniziò a concentrarsi sul suo respiro per calmarsi e strinse i pugni triturando le sue lenzuola. Si sentiva di nuovo sul punto di scoppiare a piangere quando ricevette una telefonata. Guardò il display leggendovi il nome di Lorenzo; l'interesse che il ragazzo stava mostrando nei suoi confronti la lasciava ancora un po' perplessa, voleva sicuramente assicurarsi che stesse bene ma qualcosa dentro di sé le diceva che poteva esserci di più.
Tuttavia, in quegli istanti, non avrebbe potuto avere nessuna risposta alle sue domande e, in ogni caso, richiedevano una chiacchiera con l'altro diretto interessato, perciò decise di rispondere dopo qualche squillo, una volta certa di aver la voce sotto controllo.
"Hey tutto ok?" domandò il giovane con tono seriamente preoccupato, non appena rispose. 
"Sì sto bene" lo rassicurò e le sue labbra inevitabilmente si curvarono verso l'insù, anche se lui non poteva vederla.
"Quello è coglione, avrei tanto voluto prenderlo a pugni" sentenziò non nascondendo la rabbia che provava al solo pensiero della scena a cui aveva assistito.
Cecilia sospirò e confermò che era sua intenzione tagliare ogni rapporto.
"Bene. Ma dove l'hai conosciuto?" le chiese cedendo alla curiosità. Voleva capire da dove fosse uscito un simile idiota.
La giovane ebbe un attimo di esitazione prima di rispondere, non sapeva se fosse una buona idea confessare di fare uso delle app per incontri, ma non volendo mentire, decise di essere sincera.
"Su Tinder" non aggiunse molto altro e aspettò la reazione di Lorenzo.
"Tinder è pieno di coglioni" affermò incontrando il consenso di Cecilia. "Ma qualcuno si salva" aggiunse poi.
"Cioè?" domandò l'altra senza nascondere il tono perplesso.
"Il sottoscritto" si vantò Lorenzo e Cecilia soffocò una risatina. "Certo" disse infatti con tono sarcastico.
Lorenzo fece finta di niente nonostante avesse capito la punta di sarcasmo della sua interlocutrice.
"Ci vediamo martedì?" cambiò argomento e sorvolando deliberatamente sul commento di Cecilia.
Cecilia aggrottò la fronte confusa: in che senso ci vediamo martedì?
"Per il meeting" le ricordò poi notando il silenzio dell'altra parte.
"Ah, sì!" confermò Cecilia. "Ci vediamo martedì"
"Ottimo, beh allora buonanotte" la salutò riattaccando non appena la ragazza rispose.
Cecilia continuò a fissare lo schermo finché questo non si spense, ripensando alla serata, al comportamento di Michael.
Non riusciva ancora a capacitarsi dell'accaduto, le sembrava assurdo di essere stata così sfortunata, ma soprattutto non riusciva a fare a meno di pensare che sarebbe potuta andare ancora peggio se non fosse stato per Lorenzo, l'ultima persona che si aspettava di incontrare.
Dietro il modo in cui si era comportato, la giovane intravedeva dell'interesse, o forse si trattava di un semplice gesto di cavalleria?
Probabilmente si sarebbe comportato nello stesso modo anche con una sconosciuta, pensò.
Tuttavia, restava il modo in cui l'aveva guardata a mettere un po' difficoltà quella seconda ipotesi.
E se dopotutto, Lorenzo de Tommasi provasse davvero qualcosa per lei?

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Angolo dell'autrice:

Ciao a tutte!
Se state leggendo questo significa che questo capitolo vi ha preso e siete arrivate/i fino all'ultimo - ebbene, sì! Forse ci sono andata un po' pesante con la sfiga di Ceci. Ma mi serviva un espediente, qualcosa che facesse svegliare al nostro amico.
Cecilia si sarà resa conto che Lorenzo fa sul serio? Ma soprattutto Lorenzo si sarà reso conto che fa sul serio? Lo scopriremo prossimamente.

Scusate se non vi ho descritto molto il Mercato Metropolitano, un posto molto carino, ci ritorneremo sicuramente e avrete un descrizione migliore (cioè avrete una descrizione XD)

Alla prossima e graziee,

Anto

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Capitolo 12
*** Collision ***


Capitolo XI

41 Wolridge St

Casa di Cecilia

28/04/2019

Ore 10,47

 

Dopo la loro chiacchiera al telefono, non aveva più sentito Lorenzo; il ragazzo non l'aveva più contattata e nemmeno lei lo aveva cercato nonostante la sua coinquilina Harriet avesse insistito più volte perché lo facesse.
Aveva raccontato alle coinquiline l'accaduto la mattina successiva, lasciandole di stucco di fronte all'inspiegabile atteggiamento di Michael. "I was lucky that Lorenzo was there" affermò al termine del racconto. 
"Isn't it a bit weird?" domandò retorica Camilla grattandosi il capo e Harriet annuì.
"He was there because of you" insistette la scozzese, e anche Camilla mosse il capo a sostengo della tesi. 
Era convinzione di entrambe le sue coinquiline che il ragazzo non si fosse trovato lì per caso, bensì che avesse deciso di andare al The Blackbird con il preciso intento di vederla.
"Well, we'll never know" provò a chiudere il discorso Cecilia, rispondendo al commento entusiasta di Harriet che suggeriva un vivo interesse del giovane nei suoi confronti.
Tuttavia, le due ragazze non vollero arrendersi iniziando le varie "indagini" e cominciando proprio dai social.
"You published a story on Instagram, didn't you?" domandò Harriet e Cecilia annuì senza capire dove volesse andare a parare. "Give me your phone" chiese alla coinquilina stendendo la mano perché posasse il cellulare sul palmo aperto.
Cecilia obbedì ma iniziò a protestare sostenendo che Lorenzo non era fra i suoi followers, o almeno così credeva.
Camilla e Harriet scorrevano la lista degli utenti che avevano visualizzato la foto pubblicata senza tuttavia individuare un nome che ricordasse vagamente quello di Lorenzo quando Camilla indicò con il pollice un nome, facendo uno strano sorriso.
"TheTom" esclamò con un'espressione vittoriosa dipinta sul volto. Cecilia e Harriet si guardarono un po' stranite, non sicure che fosse effettivamente la persona giusta.
A quel punto, Harriet cliccò sul profilo del suddetto 'TheTom'  notando che era privato.
"This is a private profile" informò le due perdendo un po' di entusiasmo.
"Yes but this is definitely him" esclamò Camilla tirando fuori una foto che ritraeva il ragazzo insieme al suo coinquilino Matteo e cliccando sul simbolo del tag per mostrare il nome TheTom.
"Where did you find it?" chiese Harriet curiosa prima di abbandonarsi ad un'esultazione alla 'te l'avevo detto'.
"On Matteo's profile" rispose senza pensarci molto e le altre due ragazze la guardarono un po' stranite.
"And how do you know Matteo's profile?" fu infatti la domanda di Cecilia facendo avvampare Camilla che si rese conto di aver detto troppo.
"Oh my gosh! You're dating!" affermò Harriet puntandole anche un dito contro.
Camilla si morse il labbro inferiore e sospirò: l'avevano scoperta. 
"Yes, we're dating. I went to the restaurant some weeks later we've been there, and we spoke a bit more. He asked me out and I.." lasciò in sospeso il racconto, convinta che il resto della storia fosse ormai chiara alle altre due.
"Oh! That's great. Happy for you" commentò Cecilia rivolgendole un ampio sorriso.
"Me too" disse la scozzese prima di riportare la conversazione sull'argomento principale: Lorenzo 'TheTom'.
"He was definitely there for you" affermò con tono troppo sicuro di sé che non avrebbe accettato alcun parere contrario.
Anche Camilla annuì sebbene dentro di sé sperava che la coinquilina si sbagliasse: il giovane romano la convinceva ancora ben poco.
"Do you believe that he could be into me?" domandò abbassando lo sguardo verso la foto che lo ritraeva insieme a Matteo ed altri delle comitiva.
Era fuori da ogni discussione che a lei interessasse: esteticamente rispecchiava tutti i canoni di bellezza che cercava in un uomo e anche caratterialmente riconobbe che ci poteva essere un'intesa.
Avevano imparato a conoscersi un po' meglio durante quei due mesi di lavoro, dovuto allo stretto rapporto cliente-agenzia che avevano. Tuttavia, l'amaro ricordo del modo in cui si era sentita era ancora vivo in lei per fidarsi facilmente di nuovo.
"Just wait. He'll do something for sure" la consigliò Harriet per voltarsi verso Camilla che pensava di aver evitato tutte le domande scomode su Matteo.
"Soo.. Matteo, uh?"  domandò tutta maliziosa facendo l'occhiolino a Cecilia perché si unisse al torchio.
D'altronde, tutte le domande devono essere risposte e i dettagli devono essere svelati.

 

 

***



24 Percy Street, London

Sede centrale di Zenith Media

30/04/2019

Ore 10,03

 

 

Il martedì successivo Cecilia andò a lavorare di ottimo umore, senza riuscire bene a spiegarsi il perché.
Forse sarebbe più giusto dire che era consapevole del perché ma non voleva riconoscerlo.
Sarebbe andata direttamente nell'ufficio di Lorenzo poiché il meeting si sarebbe tenuto al mattino presto. Si trattava di un lungo meeting in cui si sarebbero ridiscusse tutte le strategie per la seconda metà dall'anno dato che alcuni obiettivi erano cambiati in seguito alle ricerche di post campagna, condotte sulle principali campagne a sostegno dei prodotti centrali del loro portfolio aziendale.
Sarebbe stata dunque una riunione piuttosto faticosa e sicuramente tutto il team sarebbe stato messo sotto pressione, sia lato cliente che agenzia, ma faceva parte del gioco.
In qualità di Media manager, Cecilia avrebbe giocato un ruolo fondamentale per la buona riuscita delle strategie e degli approcci che sarebbero venuti dalle conversazioni di quella mattina. Medesimo compito avrebbe avuto Lorenzo che sarebbe stato il principale responsabile della loro concreta esecuzione.
Appena giunta in ufficio, si diresse verso la reception per registrarsi. Non era lì da nemmeno cinque minuti quando sentì una persona chiamare il suo nome.
"Hey, Cecilia!" la salutò Lorenzo avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia.
Inevitabilmente Cecilia arrossì, non ce la faceva. Era sempre più forte di lei, per quanto ci provasse il suo corpo reagiva sempre così di fronte alla visione del ragazzo.
"Hey" ricambiò il saluto non appena si riprese.
"Vieni che ti offro un caffè" le propose avviandosi verso il piano di sopra.
Giunti in cucina, il giovane iniziò ad armeggiare con gli sportelli tirando fuori le capsule. "Quale preferisci?" le domandò mostrandole tre diverse tipologie di espresso.
"È uguale" farfugliò Cecilia ancora in imbarazzo. Non capiva perché lei dovesse essere così impacciata mentre lui sembrava a perfetto suo agio. Poteva essere perché non era effettivamente interessato?
Lorenzo sorrise e prese due capsule di Arpeggio, una delle varietà preferite dal giovane, e servì il caffè ad entrambi.
"Zucchero?" chiese stendendo un piccolo recipiente con diverse bustine al suo interno. Cecilia annuì e allungò prendendo lo zucchero di canna.
Dopodiché, il ragazzo ripose il recipiente nello scaffale dando un sorso alla bevanda nera.
Cecilia lo guardò un po' disgustata. "Ma lo prendi amaro?" gli chiese fissando la sua tazzina.
Probabilmente l'espressione di Cecilia era piuttosto teatrale al punto che Lorenzo si lasciò sfuggire una risata.
"Sì, a me fa schifo zuccherato" ribadì e diede un ultimo sorso al suo espresso.
"Sei pazzo" osservò Cecilia a sua volta finendo a sua volta il caffè.
"Dai, andiamo nella saletta, fra poco arrivano tutti" suggerì il giovane facendole strada.
Cecilia lo seguiva in silenzio, avrebbe voluto dirgli mille cose: chiedergli come mai si fosse trovato nel suo stesso pub, se fosse arrivato facilmente a casa quel giorno, come avesse trascorso il resto del fine settimana.
Tuttavia, nessuna di queste domande veniva fuori nonostante ci provasse. Per sua fortuna, Lorenzo era molto meno in imbarazzo di lei e introdusse lui il discorso.
"Hai più sentito al coglione?" chiese difatti risolvendo ogni problema a Cecilia.
"Onestamente l'ho bloccato" confessò incontrando il consenso del ragazzo.
"Hai fatto benissimo" confermò lui mentre collegava il PC per prepararsi alla proiezione.
Cecilia era sul punto di chiedergli del suo weekend avendo finalmente trovato il coraggio di continuare la conversazione quando nella saletta entrò il capo di Lorenzo seguito da Nicky, la sua collega.
"Amazing! You're already here" esclamò l'uomo rivolgendosi a Lorenzo.
"Yes, and also ready to present" aggiunse il giovane romano indicando lo schermo alle sue spalle che proiettava la slide iniziale della loro presentazione.
"One of our best resources" disse l'altro rivolgendosi alle due donne.
"Yes, indeed" confermò Nicky dopodiché richiamò l'attenzione di Cecilia facendole notare una delle email ricevute e la ragazza, consapevole che non ci sarebbe stata più occasione di parlare con Lorenzo, prese posto vicino alla donna accendendo il suo laptop.
Dopo circa una decina di minuti, il restante team di Softender fece il suo ingresso e la riunione ebbe inizio, al termine dei classici convenevoli del rapporto cliente-agenzia, dominato dal binomio strette di mano-caffè.
Come previsto, fu una riunione alquanto lunga, spezzata da due pause, per la gioia dei partecipanti che, a parte la necessità di riposare la mente per affrontare i diversi argomenti, avevano bisogno di recuperare un po' di energie, per cui fu servito il pranzo durante la seconda pausa.
Cecilia sperava di riuscire a parlare con Lorenzo durante il pranzo ma il ragazzo fu trattenuto dal suo capo e dovette allontanarsi per gran parte del tempo, finendo per consumare un misero panino nei cinque minuti rimasti prima dell'inizio della seconda parte della riunione.
Al termine di questa seconda parte e, a percezione di tutti i presenti, più lunga, Lorenzo scappò fuori alludendo ad una chiamata urgente, lasciando la ragazza con l'amaro in bocca. Non sarebbe riuscita a parlare nemmeno in quell'occasione.
"Ceci, are you staying here? We've got a room in case" le domandò il suo capo distraendola dai suoi pensieri.
Cecilia guardò l'orario e notò che erano circa le 15,45, non avrebbe avuto molto senso rientrare in ufficio e se fosse tornata a casa, non avrebbe combinato granché, per cui annuì.
"Yes, if I can, I'd prefer to stay" rispose alla domanda e cominciò a raccogliere le sue cose.
"Of course, you can! We've got room 4.5" la informò e si avviarono insieme.
Come al solito, ci fu un momento di scambio di opinioni relativamente alla riunione appena conclusa, per ritornare ad immergersi nel lavoro quotidiano. Cecilia aveva difatti ricevuto una 50ina di mail durante quella giornata e molte richiedevano una risposta entro fine giornata, per cui fu completamente assorbita dal lavoro senza badare molto a quello che succedeva attorno a lei, finché il suo capo non richiamò la sua attenzione.
"I think I am heading home" affermò verso le 18,10, mentre richiudeva il suo laptop.
"Are you staying much longer?" le domandò subito dopo notando che la ragazza non si era mossa.
"A few mails more and then I'll go home" rispose Cecilia notando che la sua casella segnalava ancora qualche messaggio non letto.
"Don't stay too late" si raccomandò il suo capo e uscì dalla stanza, lasciando la ragazza da sola.
Come previsto, non si fermò molto di più e circa una ventina di minuti dopo si avviò verso casa. 
Stava camminando verso la metro al ritmo di musica, con le cuffie inforcate e sintonizzate sulla sua playlist personale di Spotify, quando qualcuno l'affiancò. 
Una mano infatti sbucò dal nulla davanti al suo viso per richiamare la sua attenzione, facendola sussultare.
"Non volevo spaventarti" disse Lorenzo una volta che Cecilia si voltò verso di lui.
La ragazza scosse la testa e sorrise. "Ero semplicemente sovrappensiero" lo rassicurò e Lorenzo sorrise a sua volta.
"Ho una fame che sto morendo" disse poi toccandosi lo stomaco che brontolava.
"Ci credo! Non hai mangiato nulla prima" osservò lei.
Lorenzo assottigliò gli occhi. "Esatto! Ultimamente hanno deciso che il mio pranzo è sacrificabile" si sfogò senza curarsi molto che la sua interlocutrice fosse anche la sua cliente. "Fai questo, quello.. entro oggi, entro domani mattina, entro un'ora al massimo" continuò e Cecilia scoppiò a ridere.
"Mi dispiace se siamo così" si scusò difatti e l'altro scosse la testa.
"Non siete voi, onestamente. Ma il team non è al completo ancora e giustamente questo non deve impattare sulla qualità di quello che vi diamo quindi.." lasciò in sospeso la frase e la ragazza annuì. Era tipico delle aziende chiedere il 200% alle persone senza però concedere più tempo.
"Potevi mangiare i biscotti" commentò la ragazza e Lorenzo la guardò torvo.
"Io odio quei maledetti biscotti e voi vi siete mangiati tutta la frutta!" esclamò additandola. Era vero: nemmeno una banana avevano lasciato.
Cecilia rise di nuovo e gli diede una leggera spinta sfiorando il braccio sinistro. 
A quel punto Lorenzo si voltò verso di lei, con una strana espressione in volto. Stava sicuramente macchinando qualcosa.
"C'è un posto qui vicino che fa degli hamburger buonissimi" buttò lì e Cecilia si morse il labbro inferiore. Aveva capito dove voleva andare a parare: si trattava sicuramente di un invito, nonostante non potesse essere considerato un appuntamento. "Ti va se ci andiamo?" le domando difatti a conferma che la stesse invitando.
"Ma non sono nemmeno le sette" osservò Cecilia. "Ceniamo all'inglese?" chiese e Lorenzo fece spallucce.
"Io mangerei ora perché sto a morì ma tu sentiti libera di magnà quando te pare" le rispose infilando qualche parola in 'romano'. Quando era in confidenza con qualcuno, non badava molto a parlare scorretto o a nascondere la cadenza.
Cecilia annuì farfugliando un 'ok'  e Lorenzo s'illuminò, o almeno così sembrò alla giovane.
"Quindi è un sì?" chiese conferma lui e la ragazza annuì di nuovo. A quel punto, Lorenzo la prese a braccetto e cambiò completamente direzione.

 

 

***

 

Tommi’s Burger Joint

37 Berwick Street

Stesso giorno

Ore 18,53




"Ti piacerà un sacco questo posto. Io ci vado spesso, soprattutto quando faccio tardi" le raccontò mentre camminavano verso il pub. Cecilia gli lanciava uno sguardo di tanto in tanto, si aspettava di diventare nervosa, d'imbarazzarsi al tocco di lui ma in verità si sentì a perfetto suo agio.
Quasi come se fossero amici da sempre, o abituati ad uscire insieme, ogni loro gesto era stranamente naturale.
Arrivati al pub, Lorenzo aprì la porta spostandosi di lato per lasciarla passare.
"Grazie!" gli disse voltandosi verso di lui e Lorenzo fece spallucce, sussurrando che non era niente.
Diedero un rapido sguardo alla sala individuando un tavolo vicino alle finestre e si sedettero.
Avrebbero dovuto ordinare al bancone, ma Lorenzo suggerì di consultare bene il menù dato che alcuni degli hamburger erano piuttosto particolari quindi voleva la pena esplorare le varie opzioni.
Dopo circa cinque minuti, Cecilia abbassò il menù e si guardò intorno per individuare il bancone. 
"Hai deciso?" le chiese lui e la ragazza annuì.
"Prendo il quinoa burger" lo informò e Lorenzo aprì la bocca per controbattere ma la richiuse immediatamente scuotendo la testa.
Cecilia scoppiò a ridere, era chiaro che la sua scelta non incontrasse l'approvazione del suo interlocutore. "Che c'è?" gli chiese difatti.
"Niente, ti porto a mangiare un hamburger e te ne esci con la roba vegana. Ma mica sei vegetariana o vegana?" domandò stressando l'ultima parola, dal tono utilizzato era chiaro che la dieta vegana non era di suo gradimento, anzi!
Cecilia rise di nuovo. "No, assolutamente. Ma mi andava di provarlo: c'è uno strano mix di ingredienti!" spiegò. "Melograno, zucca, feta" elencò alcuni degli ingredienti e Lorenzo annuì perplesso.
"Oook!" farfugliò. "Allora deciso?" chiese posando anche lui il menù.
Cecilia annuì e si avviarono insieme verso il bancone.
"Tu cosa prendi?" gli domandò essendo curiosa della scelta del suo accompagnatore.
"La specialità della casa: un burger grasso e soprattutto non vegano" disse facendo l'occhiolino e Cecilia roteò gli occhi.
Ordinarono i rispettivi hamburger e si accomodarono di nuovo al loro tavolo con due birre artigianali; come al loro solito, cominciarono a chiacchierare del più e del meno senza fermarsi un attimo se non quando arrivarono le ordinazioni al tavolo.
L'espressione di Cecilia si illuminò quando addentò il suo panino: Lorenzo aveva ragione, era ottimo e forse addirittura uno dei migliori che avesse mai mangiato.
"Visto? È troppo buono" affermò il ragazzo con gli occhi sognanti.
Non contenti ancora alla fine del pasto, decisero di dividersi una fetta di torta al cioccolato e di concludere la loro serata con altre due birre.
"Beh, direi che n'è valsa la pena" affermò Cecilia quando furono fuori dal pub.
Lorenzo annuì. "Ovvio" 
"Ma come torni?" le domandò poi sperando che facessero un po' di strada insieme.
"Metro fino ad Leicester e poi cambio con la Piccadilly" spiegò brevemente.
"Perfetto, andiamo insieme allora ma io scendo dopo" rispose e Cecilia sorrise. Anche a lei faceva piacere passare un altro po' di tempo insieme.
Erano quasi arrivati sul binario quando sentirono il suono del treno avvicinarsi, Lorenzo prese a correre afferrando la mano di Cecilia d'istinto e anche la ragazza cominciò a correre a sua volta seguendolo. Saltarono sul treno poco prima che gli sportelli si chiudessero, senza riuscire ad afferrarsi tuttavia ad alcuna presa e finendo inevitabilmente per scontrarsi quando il treno ripartì.
Cecilia infatti si sbilanciò in avanti e Lorenzo l'afferrò, utilizzando uno dei poggiamano alle sue spalle per sostenersi.
"Oddio, scusa!" disse la ragazza, ancora con il fiato corto per la corsa. Lorenzo sorrise rispondendo con un 'figurati' ma senza lasciare la presa.
"Mmm.. ho ripreso l'equilibrio" osservò lei senza però provare a liberarsi.
"Lo so" fu la risposta di Lorenzo e si avvicinò ancora di più al viso della ragazza che sgranò gli occhi deglutendo.
Era perfettamente consapevole di quello che sarebbe successo negli istanti immediatamente successivi, e sebbene il suo cervello urlasse che si trattava di una pessima idea, le sue labbra, volontariamente o involontariamente, si schiusero. 
Le mani di Lorenzo si mossero velocemente verso il viso della giovane, infilandosi fra i suoi capelli, e liberando così i suoi fianchi ma lasciandola senza difese in ogni caso.
Non avrebbe saputo impedirgli di baciarla, non che lo volesse particolarmente dopotutto.
Tuttavia, quella parte di lei, la sua parte razionale, rimasta un po' annebbiata dalla sequenza degli eventi, si risvegliò all'improvviso con l'annuncio dell'arrivo a Leicester Square.
Fu così che si allontanò interrompendo il contatto. "È la mia fermata" informò il suo interlocutore che la guardò perplesso.
Non capiva cosa stesse succedendo, era convinto che avrebbe avuto il suo bacio e per queste motivazioni, quando la ragazza si avvicinò agli sportelli, non esitò un secondo a seguirla.
Gli sportelli si aprirono nuovamente e scesero entrambi ma solo allora Cecilia si rese conto che Lorenzo l'aveva seguita.
"Che fai? Non dovresti andare a..?" non fece in tempo a completare la frase che si trovò le labbra di Lorenzo incollate alle sue.
Dopo un breve momento di esitazione, rispose al bacio, circondando il collo di lui con le sue braccia, e cercando di avvicinarlo di più a sé, quasi a voler rimarcare che questa volta non sarebbe scappato.
"Guarda che non vado da nessuna parte" le disse infatti Lorenzo riprendendo un attimo il fiato. 
"Lo so" fu il turno di Cecilia di pronunciare quella frase, e riprese il contatto senza trovare alcuna opposizione dall'altro lato. Probabilmente quel loro secondo bacio, arrivato a distanza di mesi ma dallo stesso sapore del primo, sarebbe durato ancora di più se non fosse stato per i passanti che iniziarono a lamentarsi del fatto che stavano ostruendo il passaggio.
"Mi sa che ti tocca andare" gli consigliò Cecilia quando gli sportelli dell'ennesimo treno si aprirono di nuovo. "Non ho fretta" rispose lui avvicinandosi di nuovo ma scontrandosi con la mano di Cecilia. "Vai, Lo" 
Il tono fermo di lei rese piuttosto chiaro che non ci sarebbe stato alcun seguito a quel secondo bacio e Lorenzo scosse la testa.
"Ok" rispose poco convinto e salì sulla metro. "Ci sentiamo dopo?" le domandò fiducioso e le labbra di Cecilia si allargarono in un sorriso. 
"Certo, a dopo!" confermò con lo stesso tono fiducioso.

 

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Angolo dell'autrice

Salveee! E niente, immagino che ormai eravate consapevoli che sarebbe successo, era questione solo di capire quando! E Lorenzo ovviamente non ha perso questa volta :D
E ora? Cosa succederà? 

Non mi dilungo molto e alla prossima :) 

Anto


 

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Capitolo 13
*** Nothing to worry about ***


Capitolo XII

 

Stazione di Leicester Square

30/04/2019

Ore 22,26

 

 

Il treno sfrecciò lasciandosi dietro la solita folata di vento e facendo gonfiare i capelli di Cecilia, che finirono per ricaderle lungo le spalle nuovamente, le persone scese dal treno si avviarono verso l'uscita più vicina, e altre arrivarono, disponendosi lungo il binario in attesa della metro successiva. Tutto si mosse attorno a Cecilia, a parte lei. 
Se qualcuno le avesse scattato una foto in quell'istante, avrebbe potuto immortalare il suo sorriso da ebete e le guance ancora rosse per l'imbarazzo. Si sentiva infatti un po' accaldata, nonostante non fosse nemmeno vicina l'estate.
Esattamente come la prima volta, si portò le dita sulle labbra.
Le labbra di Lorenzo avevano un sapore un po' dolciastro, o almeno quella fu la sensazione che lasciarono su quelle di Cecilia. Stava rivivendo mentalmente il loro bacio quando fu interrotta dall'arrivo di una donna con il passeggino che provava a salire sul treno appena arrivato.
"Sorry" le disse mentre provava a spingere il passeggino per salire, Cecilia si scusò facendosi subito di lato e la lasciò passare.
A quel punto, si ricordò che anche lei avrebbe dovuto prendere su un treno e si avviò lungo i corridoi di Leicester Square station per raggiungere la linea Piccadilly.
Cercò le cuffie nelle tasche del jeans e le attaccò al dispositivo decisa ad ascoltare un po' di musica lungo il viaggio, come d’abitudine. Solo quando sbloccò lo schermo per aprire l'applicazione di Spotify, si rese conto di aver ricevuto un messaggio.
"In tutto questo, non c'è mai stato un vero e proprio 'primo' appuntamento quindi direi: usciamo venerdì?" 
Al leggere quelle parole, Cecilia s'illuminò di nuovo. Le aveva scritto quasi immediatamente quindi poteva essere davvero interessato e non solo aver risposto ad un semplice impulso del momento. Tuttavia, non volle dargliela subito vinta, decidendo di tirarsela un po' e quindi di non accettare l'invito per quel venerdì.
"Hai ragione! Dobbiamo sicuramente recuperare ma purtroppo non ci sono questo venerdì" rispose e aspettò per vedere la sua reazione.
Non stava del tutto mentendo, aveva davvero un impegno con le sue amiche ma avrebbe potuto rimandarlo senza problemi, se necessario.
"Sei fortunata, Cecilia Contini! Io non ho alcun impegno questo weekend, quindi facciamo sabato?" fece la sua controproposta.
Se avesse rifiutato ancora, Lorenzo avrebbe potuto pensare che non era interessata pienamente, perciò accettò quella seconda proposta.
"Sabato potrebbe andare" rispose infatti senza molti giri di parole. "Che hai in mente? Ci vediamo per cena?" gli domandò pensando di anticipare la proposta di Lorenzo ma il ragazzo ancora una volta la sorprese. 
"In realtà, ti direi per le 11/11,30 di mattina. Andiamo a fare brunch" le propose e Cecilia sollevò un sopracciglio un po' sorpresa. Brunch? Un incontro di giorno non era esattamente ciò che si aspettava.
"Non ho mai fatto il brunch a Londra" confessò e Lorenzo rispose con uno smile dall'espressione sconvolta.
"Davvero? Allora è mio dovere introdurti a quest'esperienza" affermò difatti. "Ora me la studio per bene" continuò suggerendo che si sarebbe impegnato per regalarle un'esperienza unica.
"Perfetto" rispose lei aggiungendo uno smile alla fine della frase. "Sarò in trepidante attesa"
"E comunque non c'è due senza tre" aggiunse lui lasciando Cecilia un po' perplessa. Cosa intendeva con quella frase?
"Che vuoi dire?" chiese difatti.
"Mi riferisco al bacio. Non c'è due senza tre" chiarì facendola arrossire di colpo.
"Beh, non è comunque scontato" gli disse di proposito per sfidarlo.
"Vedremo.." rispose accettando implicitamente la sfida. "Solitamente il terzo arriva sempre"
La ragazza lesse il messaggio ed esitò un secondo a rispondere volendo trovare una risposta per le rime che però non arrivò.
"Ne parliamo sabato.. vediamo se questo terzo arriva così facilmente o meno" provò a chiudere quel breve scambio e spostò l'argomento su altro.
Esattamente come di persona, anche per messaggio le conversazioni non finivano mai. 
Si scambiarono messaggi, quasi ininterrottamente, per il resto della settimana, mandandosi anche audio e selfie di tanto in tanto. Sembravano una coppia anche se in concreto non erano mai usciti insieme davvero e quindi non potevano considerarsi in una frequentazione. 
Arrivati a venerdì, l'ansia per Cecilia era diventata quasi ingestibile, nonostante non fosse di certo il primo appuntamento a cui andava. Tuttavia, il fatto di sentirsi quotidianamente le dava un senso di sicurezza, sapeva che non ci sarebbero stati momenti di silenzio o d'imbarazzo, si trovavano abbastanza in sintonia.
Tutti ormai erano al corrente del suo appuntamento, anche se non tutti sapevano chi era il 'fortunato'. Cecilia aveva difatti raccontato soltanto a Kate e Sara di chi si trattasse dato che erano legati da un rapporto lavorativo, sebbene non potessero definirsi propriamente colleghi.
"Ma poi domani che vi raccontate se state coprendo qualsiasi argomento per messaggio?" chiese la sua collega Sara vedendola incollata al suo smartphone durante la pausa pranzo.
"Non so qualcosa ce la inventiamo" rispose sorridente e l'altra fece una smorfia disgustata.
"Dio mio! Ma sei già cotta!" l'accusò e Cecilia fece spallucce senza controbattere. La verità è che probabilmente era cotta da sempre quindi c'era poco da negare.
Quel venerdì le sembrò lunghissimo: passò gran parte della giornata a ripercorrere i vestiti del suo armadio cercando di capire cosa indossare per l'appuntamento all'indomani.
Per sua fortuna, quella sera, come stabilito, era fuori con le sue amiche quindi riuscì a distrarsi dal suo pensiero fisso e a staccarsi per un po' dal telefono.

***

Anche Lorenzo uscì quella sera decidendo di unirsi ai suoi amici, che avrebbero trascorso la serata in un pub.
Stranamente quella sera nessuno aveva particolarmente voglia di fare tardi, ragion per cui optarono per qualcosa di più tranquillo, finendo in uno dei tanti pub, dove giochi da tavola erano a disposizione dei consumatori.
Scelsero il classico Monopoli che puntualmente non furono in grado di finire, e trascorsero la serata bevendo una quantità indefinita di birra.
"Quindi domani esci 'ufficialmente' con Cecilia?" domandò Matteo mentre tornavano verso casa e facendo finte virgolette in aria alla parola "ufficialmente".
"Così sembra, se non mi dà buca" disse l'altro e Matteo rise.
"Non credo che ti darà buca" lo rassicurò. Era infatti sicuro che Cecilia fosse entusiasta all'idea di uscire con Lorenzo, Camilla infatti aveva accennato al loro appuntamento, minacciando il ragazzo perché si assicurasse che il suo amico non facesse scherzi.
"Dove la porti?" chiese poi. Lorenzo sollevò lo sguardo verso di lui e sorrise sornione.
"Ho chiesto ad Adam se mi presta casa di sua nonna" raccontò e Matteo mosse il mento mimando un "wow".
Adam era un amico di Lorenzo, londinese fin dalla nascita e di famiglia alquanto facoltosa; il giovane aveva ereditato da sua nonna un piccolo appartamento in zona Southwark, che sebbene non fosse ad un piano particolarmente alto, offriva una bellissima vista sul Tamigi e una piuttosto discreta sul famoso Tower Bridge.
Essendo però poco interessato alla vita in città e più attratto dalla tranquillità e dal verde della campagna inglese, viveva fuori Londra recandosi nell'ex appartamento di sua nonna di tanto in tanto.
Dato il rapporto confidenziale fra i due, Adam non ebbe problemi a prestare la casa all'amico, consentendogli così di organizzare un primo appuntamento alquanto unico nel suo genere.
"Prenderò un po' di roba da Gail's e preparerò dei pancakes" raccontò piuttosto fiero. Era sicuro che sarebbe riuscito a lasciare Cecilia senza parole, dall'altra parte.
Matteo si lasciò sfuggire un secondo 'wow'. "Addirittura i pancakes" commentò. Era un grande fan dei suoi pancakes, l'unica pietanza che, a detta del nostro chef, era capace di cucinare.
"Quindi insomma, la fai rimpinzare ben bene e poi?" chiese con sincera curiosità.
Era la prima volta che lo vedeva organizzare un appuntamento in anni.
"Mmm.. penso: passeggiata per Southwark, e poi si vede" 
Non aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, avrebbe improvvisato. 
Nonostante a lavoro fosse abituato a pianificare fino all'ultimo secondo della sua giornata lavorativa, la verità era che nella sua vita privata, Lorenzo era un disastro.
Non ne andava particolarmente fiero ma era purtroppo un dato di fatto. Come amava dire lui stesso, impiegava così tante energie per tenere tutte le scadenze per consegne, riunioni e attività varie che il suo cervello non riusciva a fare spazio ad altro.
"Sì infatti, tanto a Londra non ci si annoia di certo" chiuse il discorso Matteo.
Dopodiché l'argomento fu spostato su altro finché non arrivarono a casa dove senza perdere altro tempo si fiondarono a letto, essendo abbastanza provati dalla settimana appena trascorsa.
Tuttavia, nel momento in cui toccò il letto, a Lorenzo il sonno passò completamente.
Il suo cervello si attivò improvvisamente, e uno strano stato ansiogeno si fece strada dentro di lui senza che potesse impedirlo.
Diverse memorie riaffiorarono, e alcune fecero male, rendendogli evidente che nonostante il tempo fosse passato, ancora quel dolore non lo aveva superato del tutto, ma soprattutto ancora non aveva superato lei, Veronica, la persona che aveva causato quelle ferite che sembravano non rimarginare mai.
D'impulso andò sul profilo Facebook di lei per cercare qualcosa: un indizio, un piccolo segnale che confermasse che anche Veronica non aveva superato lui ma non trovò nulla.
La vita della sua ex fidanzata sembrava trascorrere in serenità e la maledisse per quello. Non riusciva a capire perché lui fosse ancora bloccato mentre lei era riuscita ad andare avanti senza apparentemente mai guardarsi indietro.
Dopo la loro rottura, Veronica infatti non provò mai più a chiamarlo, né a cercarlo in alcun modo, nemmeno tramite messaggio. Agevolata dal trasferimento di Lorenzo nella capitale inglese, la giovane semplicemente sparì. Nemmeno nelle rare volte in cui era rientrato a Roma l'aveva mai incrociata, nonostante vivessero molto vicino. 
Tutto ciò che venne a sapere di lei, lo seppe dai profili social o da conversazioni con amici in comune, che continuavano a frequentare la ragazza. 
Il suo umore stava per peggiorare inevitabilmente, come ogni volta che pensava a lei quando, per sua fortuna, l'arrivo di un messaggio lo distrasse, interrompendo provvidenzialmente quel flusso di pensieri.
"Ok va benissimo, ci vediamo a London Bridge station" 
Ad inviare quel messaggio fu appunto Cecilia che aveva ripreso il cellulare soltanto in quel momento, e stava rispondendo al messaggio di Lorenzo in cui le chiedeva se potesse venire a London Bridge dato che purtroppo passare a prenderla in macchina sarebbe stato piuttosto problematico.
Lorenzo aveva portato la sua macchina da circa un anno con l'intento di sostituirla agli abbonamenti della rete di trasporti londinesi ma finì per limitarne l'utilizzo alle uscite serali o nei weekend, così da riuscire a muoversi più liberamente.
Provare ad usarla per andare al lavoro gli aveva difatti causato soltanto dei grandi mal di testa fra parcheggi introvabili e infinite code nel traffico di punta, e dunque decise di affidarsi nuovamente ai mezzi pubblici per recarsi in ufficio, anche se erano sempre pieni di persone e, per certi versi, più lenti.
Aveva pensato di passare a prendere Cecilia a casa sua ma purtroppo temeva che avrebbero impiegato tantissimo tempo, dovendo arrivare in pieno centro, per cui decise di accompagnarla al ritorno e di chiederle di incontrarsi alla stazione metropolitana London Bridge.
"Scusami se non ti passo a prendere, spero che non ti dispiaccia venire con la tube" si scusò infatti e Cecilia rispose immediatamente di non preoccuparsi. Era abituata a muoversi con i mezzi pubblici, quindi prenderli ancora una volta non sarebbe stato di certo un problema.
In quel momento Lorenzo si rese conto che aveva cambiato foto profilo nell'applicazione di WhatsApp e la aprì per guardarla meglio.
Nella foto stava facendo la linguetta e l'occhiolino, aveva un'espressione divertita e anche un po' pazzarella. Si capiva che fosse una foto scattata per caso e la cosa piacque a Lorenzo: preferiva infatti ragazze poco costruite, che non passavano ore a scattarsi e a ri-scattarsi foto finché non ritenevano di essere perfette.
Al di là dell'espressione, anche lei piacque al ragazzo: se qualcuno gli avesse chiesto perché la giovane Media manager gli piacesse, non avrebbe saputo dirlo.
Poteva essere per i suoi, a detta di Lorenzo, enormi e un po' scintillanti occhi verdi, per il suo ampio e caldo sorriso, o per il suono cristallino della sua risata.
Anche fisicamente la trovava molto carina sebbene non fosse la classica donna dal fisico da urlo con cui era solito provarci.
Dalla folta e lunga chioma, Cecilia era abbastanza alta e con le curve, sempre a parere del giovane romano, al punto giusto, nonostante il seno fosse un po' più piccolo rispetto ai suoi soliti standard.
Ma al di là dell'aspetto esteriore e della mera estetica, Cecilia aveva carattere da vendere.
Focalizzata sui propri obiettivi, si percepiva che fosse una persona fiera e determinata; tuttavia, era convinto che fosse anche molto dolce con chi meritava il suo affetto e di sicuro, non poteva considerarsi fredda ripensando al loro secondo bacio.
Anche se difficile da ammettere, si sarebbe potuto innamorare di lei ed era probabilmente proprio questo a spaventarlo: la consapevolezza che sarebbe bastato davvero poco perché quella infatuazione si trasformasse in qualcosa di più profondo.
A quel punto, la ragazza lo salutò augurandogli la buonanotte. "A domani!" aggiunse infine.
"A domani" rispose lui chiudendo la chat e posando il telefono sul comodino. 
Inutile continuare a pensarci, Matteo aveva ragione: tutte le sue preoccupazioni potevano essere completamente infondate se Cecilia non avesse voluto stare con lui.
Con questo pensiero, e ormai vinto dalla stanchezza, si girò di lato e in poco tempo si addormentò.

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Angolo dell'autrice

Ciaoo! Mi dispiace, ho deciso di tenervi un altro po' sulle spine, insomma ci aspettavamo che Lorenzo e Cecilia uscissero e invece, dovremmo aspettare un altro po' :D

Ma l'uscita sta arrivando, non temete!

Grazie ancora per seguirmi,

Anto 
 

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Capitolo 14
*** First 'real' date ***


Capitolo XIII

 

Da qualche parte nel traffico

Zona Kennington

04/05/2019

Ore 10,24

 

Il suono del clacson di Lorenzo si sarebbe potuto sentire a km di distanza; era in ritardo, tremendamente in ritardo e il traffico fatto da indecisi, che chiaramente non avevano idea di cosa stessero facendo e dove fossero, lo stava irritando parecchio.

Aveva calcolato tutto, non nei minimi dettagli, ma cercando comunque di prevenire ritardi ma tutte le sue precauzioni e calcoli furono quasi inutili.

Al suono della sveglia, il subconscio di Lorenzo, quello che gridava 'fatemi dormire, è sabato' si ribellò facendogli semplicemente spegnere la sveglia.

Dopo circa mezz'ora, con il cuore in gola si svegliò e provò a fare in poco più di un'ora quello che avrebbe dovuto fare in due e più.

Aveva fortunamente preparato tutto l'occorrente per cucinare perciò, una volta pronto, uscì di corsa.

Si guardò nello specchietto retrovisore e scosse la testa. I suoi capelli erano un disastro, non aveva avuto molto tempo di badare al suo aspetto, d'altronde.

Provò a ravvivarli un po' senza ottenere alcun risultato: continuavano a somigliare, come al solito, ad un cespuglio incolto.

"Settimana prossima li taglio, mi sono rotto" disse a voce alta sfogandosi, come  faceva ogni volta che i suoi capelli decidevano di non accomodare i suoi tentativi di aggiustarli.

In quel momento, l'ingorgo si sbloccò e Lorenzo premette sull'acceleratore cercando di sorpassare più macchine che poteva quando possibile, e arrivando finalmente a destinazione circa cinque minuti dopo.

Entrò nell'appartamento di fretta e furia, buttando la busta degli ingredienti per i pancakes in cucina, e decidendo di cominciare a sistemare il salotto e il terrazzo.

La sua idea era di fare trovare tutto pronto a Cecilia ma non sarebbe stato possibile quindi avrebbe cucinato una volta che lei fosse arrivata. A quel proposito, controllò il cellulare per verificare l'orario e aveva circa venti minuti prima che la ragazza fosse a London Bridge, sperava che facesse ritardo anche lei ma aveva già ricevuto un suo messaggio in cui gli aveva accennato di essere già sulla metropolitana verso il loro punto d'incontro.
Finì di sistemare il tavolo e i divanetti del balcone e diede un'occhiata al suo operato, dicendosi soddisfatto.
Avrebbero occupato il tavolo del salotto per appoggiare le diverse pietanze, per cui aveva posato i piatti e le posate su una delle tovaglie trovate nei cassetti della cucina cercando di abbinare i colori il più possibile. Aveva persino comprato un mazzo di fiori per dare più colore al centrotavola.
L'idea tuttavia era quella di pranzare fuori godendosi del sole e dalla temperatura stranamente calda, oltre che della vista che rimaneva il motivo principale della scelta della location.
Una volta soddisfatto del risultato finale, uscì di corsa per passare da Gail's Bakery, una delle catene di panetterie londinesi, piuttosto famosa per la qualità e varietà del pane venduto, oltre per i diversi tipi di pasticcini e brioches, così buoni da far venire l'acquolina in bocca.
Per sua fortuna non trovò molta fila e riuscì a ordinare tutto l'occorrente piuttosto in fretta, sebbene fosse ormai in ritardo.
Stava per pagare quando ricevette un messaggio da Cecilia in cui lo avvisava che era appena arrivata a London Bridge.
"Maledizione" disse cercando di fare il più  in fretta che poteva per raggiungerla.
Ringraziò la commessa e scappò con due buste cariche di leccornie varie, avvertendo Cecilia che stava arrivando anche se un pochino in ritardo.
Cercava di muoversi a zig-zag fra la folla che godeva della bella giornata di sole, riuscendo ad arrivare a destinazione dopo circa cinque minuti e con il fiatone.
"Buongiorno!" provò a salutarla anche se  riusciva a malapena a parlare e Cecilia scoppiò a ridere.
"Buongiorno" rispose sorridente. "Sei scusato per il ritardo" lo anticipò e Lorenzo annuì unendo i palmi delle mani e mimando una specie di inchino per ringraziarla.
In quel momento, Cecilia si rese conto delle buste di Gail's e domandò spiegazioni.
"Quindi non andiamo a fare brunch?" 
"Sì che ci andiamo" rispose, ormai ripresosi dalla corsa, senza capire la perplessità della ragazza. "Oh giusto! Le buste" realizzò e la giovane annuì.
"Facciamo brunch in un posto speciale" le confessò. "Ora però procuriamoci dei caffè" suggerì e si avviò verso una caffetteria che aveva scoperto per caso con Adam dove il caffè non somigliava ad una brodaglia bruciata ma era quasi buono come quello italiano, secondo il giovane romano, per il quale trovare un caffè decente a Londra era diventato una sorta di sfida.
Cecilia lo seguì un po' titubante, si aspettava che Lorenzo lo portasse in un locale e aveva immaginato che avesse scelto uno dei tanti grattacieli con vista sul Tower Bridge o St Paul's, come anche le sue coinquiline avevano suggerito, convinte che l'avrebbe portata al Madison, uno dei rooftop bar più conosciuti (e anche piuttosto costoso) di Londra, oppure al Radio rooftop ma invece ancora una volta Lorenzo la sorprese. Che volesse fare brunch seduto sulle spallette del fiume?
Arrivati al bar, Lorenzo si offrì di pagare i due cappuccini rifiutandosi di lasciarla pagare in modo categorico.
"La prossima volta, tanto io bevo mille caffè al giorno, non mancheranno le occasioni" le disse e Cecilia annuì.
A quel punto, avendo tutto l'occorrente, s'incamminò verso casa di Adam con Cecilia che continuava a seguirlo un po' perplessa, sempre di più.
Notando che si stavano allontanando dalle spallette del Tamigi, cominciò a sentirsi piuttosto confusa, non era a conoscenza dell'esistenza di nessun parco da quelle parti. Forse si trattava di una piazzetta?
Tutte le congetture della ragazza finirono per rivelarsi inevitabilmente sbagliate, come immaginato, anzi fu piuttosto preoccupata quando lo vide fermarsi davanti al portone dell'edificio dove al decimo piano si trovava l'appartamento di Adam.
"Mmm.. dove stiamo andando?" chiese senza nascondere il tono sospettoso.
"Vedrai, fidati" le rispose e la incoraggiò ad entrare.
Probabilmente il fatto di conoscerlo la indusse a fidarsi un po' di più ma se quello fosse davvero il loro primo appuntamento, sarebbe sicuramente scappata mettendo qualche scusa.
Lorenzo entrò in ascensore e Cecilia lo seguí, sempre con qualche riserva.
Solo allora il giovane notò come fosse vestita e la trovò bellissima nella sua semplicità. Indossava un paio di pantaloni beige un po' ampi, dal taglio cropped, con una camicetta di cotone bianca con bottoni in legno e scollo a barca. Ai piedi portava degli stivaletti neri alla caviglia che aveva abbinato ad una piccola borsetta nera che portava a tracolla. 
Anche il trucco era piuttosto leggero e adatto ad un'uscita diurna, come l'acconciatura piuttosto semplice; aveva infatti pettinato i capelli in una morbida treccia di lato, decidendo di non tenerli sciolti come al suo solito.
In ascensore non si dissero molto, Cecilia continuò a guardarsi intorno in modo circospetto, si sentiva leggermente a disagio, non avendo idea di dove la stesse portando. Si schiarì la gola con un leggero colpo di tosse poiché si sentiva leggermente prudere e Lorenzo si voltò verso di lei, scoppiando a ridere.
"Giuro che non ti sto per uccidere" scherzò e Cecilia arrossì di colpo. Non pensava che il suo disagio fosse così evidente.
In quell'istante le porte dell'ascensore si aprirono, essendo arrivati al decimo piano, e Lorenzo uscì dalla cabina estendendo una mano per afferrare quella della giovane.
"Dai, vieni" la incoraggiò e Cecilia ancora una volta decise di fidarsi.
Lorenzo inserì la chiave nella serratura della porta e si voltò di nuovo verso Cecilia per assicurarsi che fosse ancora lì. "Pronta?" domandò e Cecilia annuì con scarsa convinzione.
Spinse la porta perché si spalancasse del tutto e la scena che si aprì davanti agli occhi di Cecilia la lasciò senza parole.
I suoi occhi si illuminarono e un debole sorriso comparve sulle sue labbra. Rimase sulla soglia della porta a godersi lo spettacolo della tavola apparecchiata e fu incantata dai fiori scelti da Lorenzo, ovvero i tulipani, i suoi preferiti, anche se il ragazzo non n'era ancora a conoscenza.
"Ma di chi è questo posto?" chiese senza muoversi ancora dalla soglia della porta.
"Ho i miei giri" lasciò volutamente la risposta sul vago facendo un po' il misterioso e le lasciò ancora qualche secondo per ambientarsi, andando verso il tavolo dove posò i due cappuccini e la busta di Gail's.
Stava cominciando a tirare fuori le diverse leccornie dalla busta quando Cecilia reagì, chiudendo la porta dell'appartamento e raggiungendolo per aiutarlo.
"Se finisci tu di sistemare, io inizio a preparare i pancakes" le propose e Cecilia sgranò gli occhi di nuovo. Aveva comprato roba per un esercito, a suo parere.
"Sei sicuro che tutto questo non basti?" domandò infatti e Lorenzo scoppiò a ridere di nuovo. 
"Ti pare? Solo io potrei finirmi tutto da solo" osservò divertito. Era vero: aveva un appetito infinito.
Cecilia scosse la testa ed iniziò a sistemare gli scones, aprendoli per riuscire a spalmare la marmellata più facilmente. Nella busta trovò anche due cornetti al burro e due muffin, uno ai mirtilli e l'altro con gocce di cioccolato, che decise di tagliare in due parti uguali perché ciascuno assaggiasse entrambi.
Pensava che fosse tutto finito quando notò anche una seconda busta con dei piccoli sandwich al salmone affumicato e rucola e due quiche.
"Mio dio, Lò! Io non riuscirò mai a mangiare tutta sta roba" esclamò e Lorenzo rise di nuovo.
"Non preoccuparti" ribadì. "Ci penso io"
"Comunque se vuoi iniziare a mangiare, fai pure" la invitò mentre cominciava a versare l'impasto dei pancakes nella padella.
Cecilia che stava già morendo di fame, avendo deciso di saltare la colazione, annuì senza farselo ripetere due volte e si fiondò sul cornetto al burro, prendendo anche quello di Lorenzo.
Per fargli compagnia infatti si spostò in cucina portandosi dietro anche i due cappuccini.
Lorenzo la guardò mentre tentava di destreggiarsi con i due bicchieroni e il cornetto che decise di addentare momentaneamente e fece finta niente, anche se una battuta maliziosa avrebbe voluto farla volentieri.
La ragazza posò il cappuccino di Lorenzo sul tavolo della cucina riuscendo finalmente a mangiare il suo cornetto trovandolo delizioso, oltre che pieno di burro.
"Anche io voglio il cornetto" si lamentó l'altro e Cecilia andò a recuperarlo dall'altro tavolo.
Quando glielo porse Lorenzo si voltò verso di lei aprendo leggermente la bocca per farsi imboccare e Cecilia lo guardò stranita. "Mi stai chiedendo di imboccarti?" domandò infatti con un tono non proprio convinto e Lorenzo fece spallucce.
"Sto cucinando qui" si difese facendo notare che aveva le mani in pasta e la ragazza sollevò un sopracciglio. "Sì ma .." provò a dire ma alla fine, finì per farlo. In fin dei conti, stava facendo tutto lui. 
"Solo un pezzo però" ribadì poi per evitare che si abituasse all'idea e Lorenzo rise.
A quel punto prese la spatola e girò due pancakes insieme mostrando una certa abilità, e approfittò per mangiare il cornetto mentre l'altro lato dei pancakes cominciava a cuocere. "Sei un esperto di pancakes?" lo prese in giro Cecilia.
"Me la cavo ma Matteo direbbe che è l'unica cosa che so fare" le raccontò sorridendo e Cecilia rise. Sentendo il nome di Matteo, la ragazza si illuminò ricordandosi improvvisamente della storia che apparentemente stava andando avanti fra i loro coinquilini, Matteo e Camilla.
"Ma Matteo e Camilla?" domandò infatti un po' maliziosa.
Lorenzo si voltò verso di lei e scosse la testa. "Lo hanno tenuto ben nascosto. Quell'altro diceva sempre che aveva appuntamenti di qua e là, insomma era evidente che ci fosse qualcosa sotto" rispose lui. "Ma a me l'ha raccontato solo l'altra settimana, dopo il fatto di.." s'interruppe improvvisamente, non sicuro di voler parlare di Michael e di quanto fosse successo nel pub. Non voleva che Cecilia si sentisse a disagio ma in verità aveva fatto un favore alla giovane che voleva introdurre il discorso del loro incontro casuale - o forse non proprio - nel pub del sabato precedente.
"Di Michael dici?" tentò di riprendere il discorso prontamente e Lorenzo, non avvertendo il pericolo, annuì.
"Sai, ci pensavo l'altro giorno, è stata una fortuna che tu ti sia trovato lì. Non so cosa avrei fatto altrimenti." buttò lì e guardò Lorenzo dritto negli occhi per capire la sua reazione. "Nemmeno a farlo apposta" aggiunse dando il colpo di grazia.
Il giovane mosse le labbra in uno strano modo e deglutì in modo impercettibile evitando che Cecilia se ne accorgesse. "Una mera coincidenza" tentò di dissuaderla ma senza successo.
"Una fortunata coincidenza. Ribadisco, sembrava sapessi che ero lì" rincarò la dose. 
Lorenzo deglutì di nuovo e si voltò verso la padella ricordandosi della cottura dei pancakes all'improvviso.
"Purtroppo non ho ancora il dono del pensiero" provò a chiudere il discorso senza però riuscirci. 
"Sarebbe bello, no? Anche se con i social media, ormai sapere tutto di tutti è più facile" finì per affondarlo e Lorenzo diventò rosso come un peperone dando conferma alla giovane che la loro ipotesi fosse più che vera.
Avrebbe continuato ma decise di lasciarlo stare in fin dei conti, aveva già ottenuto la conferma che desiderava e il suo accompagnatore era evidentemente in imbarazzo.
"I pancakes sono pronti" cambiò argomento Lorenzo togliendo dalla padella gli ultimi due pancakes e formando una pila di circa cinque pancakes a testa.
"C'è di tutto: frutta, nutella, sciroppo d'acero, miele. Falli come vuoi tu" le suggerì sorridente e prese il piatto dirigendosi verso il tavolo.
A quel punto, essendo tutto pronto, le propose di spostarsi nella terrazza. "Ti va? È una bellissima giornata" disse per incoraggiarla.
Cecilia annuì energicamente, rimanendo estasiata dalla vista di cui era possibile godere da lassù. "Wow" si lasciò sfuggire semplicemente guardandosi intorno per ammirare il panorama partendo dall'imponente Tower Bridge, che reclamava tutta l'attenzione su di sé, battendosi alla pari contro l'imponente St Paul Cathedral e il flusso prorompente del Tamigi.
"È bellissimo!" esclamò voltandosi verso Lorenzo che le rivolse un caldo sorriso, avendo avuto la conferma che la sua idea si era rivelata più che azzeccata.
Cecilia prese il suo cellulare e cliccò sull'icona della fotocamera volendo scattare una fotografia a quella vista inedita per lei. "Ti dispiace se faccio una foto?" domandò poi e Lorenzo fece spallucce.
"Ma no, figurati" le disse infatti. "Io inizio a preparare i pancakes. Come lo vuoi?" aggiunse. Stava seriamente morendo di fame quindi voleva ottimizzare i tempi.
"Come vuoi tu, è uguale. Mi piace tutto" gli rispose e prese scattare fotografie.
Dopo buoni cinque minuti di scatti vari, si sedette finalmente e afferrò il piatto per mangiare il suo pancake, che Lorenzo aveva già cominciato a mangiare non essendo riuscito a resistere ulteriormente. "Mmm.. è davvero buono!" si complimentò dopo averne dato un piccolo assaggio.
Il giovane aveva condito i pancakes con pezzetti di fragola e nutella, aggiungendo anche un po' di miele nella parte superiore.
"Beh, modestamente" si vantò Lorenzo facendo l'occhiolino e Cecilia roteò gli occhi. 
A quel punto, come loro solito, presero a chiacchierare senza smettere un secondo; gli argomenti si susseguivano uno dopo l'altro con estrema facilità, lasciandoli sorpresi della quantità di cose che avevano in comune, sebbene ci fossero anche diverse cose su cui non riuscivano a mettersi d'accordo. 
Era un continuo confronto che non li stancava mai anzi, era estremamente piacevole dato che li aiutava a scoprire sempre di più dell'altro.
Cecilia adorò la passione che il giovane metteva nei suoi racconti, era molto bravo nella dialettica e alla ragazza sembrava quasi di riviverli insieme a lui, come se fosse stata presente.
Lorenzo invece apprezzò la spontaneità di Cecilia e capacità d'immaginazione, si capiva che fosse una po' creativa e ne ebbe conferma quando gli confessò di aver partecipato a diversi concorsi di scrittura creativa e di essere stata una sorta di co-direttrice del giornalino scolastico. 
Il tempo semplicemente passò così velocemente che si ritrovarono alle quattro del pomeriggio senza accorgersene, dopo diversi caffè, tè e anche qualche bicchiere di vino.
Cecilia si toccò la pancia avvertendo un leggero gonfiore, aveva mangiato tantissimo. "Sono pienissima" ammise difatti e Lorenzo sorrise complice. Anche lui poteva dirsi soddisfatto.
"Facciamo una passeggiata?" le propose per smaltire.
"Sì, ti prego" accettò volentieri lei e si diedero da fare per lavare e sistemare tutto al proprio posto.
"Dai, andiamo" la incoraggiò Lorenzo dopo aver finito tendendo una mano verso di lei, Cecilia lo fissò incerta sul da farsi per qualche secondo ma alla fine, la strinse ed uscirono dall'appartamento.

 

***

 

Ingresso London Eye

Southbank – Jubilee golden gardens

Stesso giorno

Ore 18,39

 

C'era ancora il sole per cui l'idea della passeggiata si rivelò particolarmente piacevole, nonostante fosse molto affollato. Data la bella giornata, diversi turisti, ma anche londinesi, camminavano lungo Southbank fermandosi per scattarsi qualche foto e godevano della bella giornata seduti nei vari locali che si affacciavano sul Tamigi.
Giunti in prossimità di House of Parliament, Cecilia propose al ragazzo di fermarsi per riposare qualche secondo.
"Comunque com'era? Ah, sì! Non c'è due senza tre" lo prese in giro sorridendo maliziosa.
Non ce l'aveva fatta: non era ancora riuscito a baciarla, nonostante si fosse sforzato parecchio per creare l'occasione. Bisognava riconoscerlo: il brunch organizzato in tarda mattinata, la terrazza privata, con vista su una Londra quasi unica per Cecilia e quella lunga passeggiata sul Tamigi, conclusasi proprio davanti al London Eye, il posto preferito in assoluto da Lorenzo.

Se Cecilia non avesse deciso di fargliela pagare un altro po', probabilmente si sarebbero baciati già e magari sarebbe successo anche altro.
"Già! Non ce l'ho fatta" disse lui piuttosto divertito. Sapeva che sarebbe successo, era evidente, ma soprattutto osservarla mentre tentava di arrampicarsi sulle spallette del fiume senza riuscirci era adorabile. 
"Lascia fare a me" le disse e la sollevò posandola con delicatezza sul muretto in pietra davanti a lui.
Cecilia gli sorrise e sussurrò un "grazie" a cui Lorenzo non riuscì a rispondere dal momento che si trovò le labbra di Cecilia incollate alle sue. 
Aveva ragione: la ragazza aveva ceduto, nonché avesse mai dubitato che sarebbe successo. Tuttavia, nonostante se lo aspettasse, quel bacio lo sorprese. 
Fu sicuramente il più lungo dei tre ma anche quello più delicato e senza esitazioni. Si capiva che entrambi lo desiderassero e che quello fosse soltanto l'inizio da ambe le parti. 
Le mani di Cecilia s'infilarono fra i capelli di Lorenzo accarezzandogli la nuca, provocandogli così il solletico e facendolo ridere.
"Scusami ma soffro il solletico" confessò senza comunque staccarsi da lei.
"Mmm..interessante" rispose e le mani si mossero prontamente lungo la nuca facendogli dei grattini. Scosso dei brividi, Lorenzo non riuscì a resistere e si allontanò. "Sei una str****" disse divertito e Cecilia rise a sua volta.
"Comunque non c'è due senza tre" cantò vittoria lui sorridendo sornione e Cecilia prontamente spense il suo entusiasmo. "Ti sbagli! Io ti ho baciato quindi questo non vale nel tuo conteggio" lo sfidò lei. 
"Non ti preoccupare! Rimediamo subito" si affrettò a rispondere e la baciò di nuovo avendo cura di bloccarle le mani perché non rovinasse tutto con il solletico di nuovo.
Cecilia provò ad opporre resistenza ma le sue mani finirono per intrecciarsi a quelle di Lorenzo e, a quel punto, semplicemente rinunciò.
"Ora puoi ammettere che avevo ragione gentilmente?" domandò lui e Cecilia scosse la testa. Era veramente testardo.
"Sì, avevi ragione" gli regalò quella soddisfazione e divaricò leggermente le gambe per consentire a Lorenzo di avvicinarsi ancora di più.
Il ragazzo sistemò le braccia di lei attorno al suo collo ammonendola di fare la brava. "Niente solletico, giuro!" dichiarò l'altra e si scambiarono un veloce bacio a stampo.
"Ho fame" si lamentò Lorenzo sentendo il suo stomaco brontolare. Era un pozzo senza fine.
"Ancora?" si meravigliò Cecilia. Avevano mangiato l'impossibile durante il loro late brunch, come lo aveva definito Lorenzo.
"Eh! C'ho il metabolismo veloce io" le disse e iniziò a googlare se c'era qualche posto sfizioso nelle vicinanze.
"Mmm.. non so. Potremmo andare da pret?" domandò lei indicando uno dei tanti locali della catena di caffetteria Prèt-a-Manger, piuttosto diffusa in tutta Londra.
"No, per carità! Io lì non ci entro. Non è  caffè quello" gli disse con tono leggermente schifato e Cecilia rise, capendo che non mentiva quando le aveva detto che era ossessionato con il caffè.
"C'è il caffè Vergnano nei pressi di Leicester, quello è decente e hanno anche cibo eventualmente" suggerì.
"Ok, va bene. Andiamo a piedi?" chiese saltando giù dalle spalline e Lorenzo arricciò le labbra un po' dubbioso.
"Ci sono diversi autobus che ti portano.." controbatté ma Cecilia aveva ormai deciso.
"No, dai, si va a piedi. Ho mangiato troppo per continuare a stare seduta" puntò i piedi lei e si avviò direttamente senza aspettarlo.
Capendo che non sarebbe riuscito a dissuaderla, il giovane s'incamminò a malincuore affrettando il passo per raggiungerla.
"Sei peggio di Hitler" la prese in giro, criticando il lato più autoritario che aveva già notato in più di un'occasione nel corso del loro rapporto agenzia-cliente.
"Beh, si tratta di mettere in chiaro chi comanda" si vantò lei e gli rivolse un sorriso sornione voltandosi verso di lui mentre camminavano lungo Westminster Bridge.
"Ne sei sicura?" le domandò con un tono decisamente malizioso che Cecilia non riuscì a cogliere in tempo perché si ritrovò in braccio a Lorenzo.
"Mettimi giù!" si lamentò ridendo e scuotendo i piedi in aria ma Lorenzo non mollò la presa.
Vedendo la fermata dell'autobus e l'autobus avvicinarsi, prese persino a correre per uscire a prenderlo.
"Lò, ma che fai?" domandò super imbarazzata mentre notava gli sguardi divertiti dei passanti. "Mettimi giù!" ripetè ma con meno enfasi. Ormai era quasi in prossimità della fermata.
Solo quando furono infatti davanti all'autobus, la mise giù bloccandole il passaggio perché non scappasse.
"E niente, alla fine, si prende l'autobus" le disse con il fiato corto ma senza perdere il suo solito tono beffardo.
Cecilia scosse la testa e salì di mala voglia, sedendosi su uno dei sedili liberi. Lorenzo rimase in piedi accanto a lei e rise, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Cecilia, che incrociò le braccia al petto.
"Ci sta perdere ogni tanto" le disse e lei fece spallucce guardando fuori dal finestrino, sul suo riflesso del quale notò le fossette formatesi ai lati della bocca, che trovava incredibilmente irresistibili.
"Dai, dobbiamo scendere" le comunicò tendendole una mano e Cecilia si alzò afferrandola. 
Quando furono scesi dall'autobus, Lorenzo le circondò le spalle e le stampò un rumoroso bacio sulla guancia, facendola sorridere. "Non fare l'arrabbiata" le sussurrò all'orecchio. 
Cecilia fece spallucce e circondò la vita di Lorenzo con il braccio, non era così arrabbiata dopotutto. 
Arrivati al bar suggerito dal giovane, i due litigarono su chi pagava il conto alla cassa e Cecilia la spuntò solo perché Lorenzo sapeva che non l'avrebbe mai lasciato stare altrimenti.
Trascorsero il resto della serata nel piccolo bar chiacchierando fra di loro e di tanto in tanto con il ragazzo bar, finché Lorenzo non propose di avviarsi verso la macchina che giaceva ancora nel garage del palazzo di Adam.
Ancora una volta ci fu una mezza discussione sul come ritornare ma alla fine Cecilia cedette, essendo stanca anche lei. Al tal punto che, arrivati alla macchina, si fiondò nel sedile del passeggero e non si mosse più, trovando il ritmo della macchina estremamente rilassante.

"Spero che sia stata bene" disse d'un tratto Lorenzo essendo piuttosto vicini all'appartamento di Cecilia.
La giovane si voltò verso di lui e gli rivolse un ampio sorriso. "Sono stata benissimo" ammise.
"Primo appuntamento superato, quindi?" le chiese per prenderla in giro e Cecilia annuì.
"Ti meriti un 7 e mezzo" rispose lei e Lorenzo la guardò torvo. "Solo un 7 e mezzo?” si lamentò e la ragazza ridacchiò. Era stato sicuramente un appuntamento superato a pieni voti ma non gliela avrebbe mai data vinta e preferiva tenerlo sulle spine.
A quel punto, essendo arrivati davanti al portone di Cecilia, Lorenzo spense il motore e la ragazza si girò per dargli un bacio sulla guancia ma lui fu più veloce di lei riuscendo a strapparle un bacio a stampo. Quel bacio piuttosto veloce e sicuramente non molto appassionato, lo lasciò un po’ insoddisfatto e seguendo questa logica, afferrò il volto di Cecilia fra le mani e ne reclamò uno degno da fine appuntamento. “Ora ci siamo..” sussurrò ancora molto vicino al suo volto e Cecilia sorrise, un po’ intontita. Capendo che se fosse rimasta ancora lì, sarebbero potuti andare molto oltre, raccolse tutte le forze per uscire dal veicolo.

“Ci vediamo presto?” gli domandò poco prima di richiudere lo sportello dell’auto.

“Quando vuoi” confermò senza mentire, l’avrebbe rivista volentieri anche il giorno dopo.

La giovane sorrise di nuovo cogliendo la sfumatura di ansia nella voce rendendola certa che sicuramente si sarebbero rivisti. “Buonanotte” lo salutò e il ragazzo ricambiò, rimanendo fermo davanti al portone finché non la vide rientrare, per poi ripartire diretto verso casa.

Primo “vero” appuntamento era andato certamente oltre le aspettative, ora toccava organizzare il prossimo e chissà dove sarebbero potuti andare?

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Angolo dell'autrice

Primo appuntamento superato (e anche alla grande direi!) e ora what's next?

Grazie per seguirmi e alla prossima,

Anto

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Capitolo 15
*** I'm not jealous ***


 

Capitolo XIV

 

41 Wolridge St
Casa di Cecilia
05/05/2019
ore 9,39
 
 
Il giorno successivo Cecilia si svegliò incredibilmente di ottimo umore.
Si fece la doccia infatti canticchiando e continuò a saltellare mentre sistemava la sua stanza, essendo decisa a fare invidiare al mondo il suo sfacciatissimo buonumore.
"Com'è andata?" domandò la sua coinquilina Camilla spuntando sulla soglia della sua camera. Aveva una strana espressione in volto, che Cecilia non riusciva a capire ma quello non le impedì di esplodere di gioia a quella domanda. Si sentiva come un'adolescente un po' troppo cresciuta.
"Benissimooo!" rispose e si buttò sul letto invitando la sua coinquilina a fare altrettanto.
"È stato perfetto, Cami" iniziò a raccontare.
"All'inizio ero un po' perplessa perché siamo andati a casa di uno.." 
Camilla le rivolse un'occhiata interrogativa, non essendo sicura di aver capito bene. "In che senso?" chiese difatti.
"Praticamente siamo stati nell'appartamento di un suo amico, lì a London Bridge. Una vista mozzafiato!" spiegò chiudendo gli occhi per rivivere il momento.
"Ma eravate solo voi due?" domandò cercando di capire meglio le dinamiche dell'appuntamento della sua coinquilina.
"Sì, ovvio! Eravamo solo noi.." rispose Cecilia e riprese il racconto, partendo dal brunch organizzato nei minimi dettagli alla piacevole passeggiata lungo Southbank, enfatizzando quanto si trovassero bene insieme.
"Mi sembra di stare con una persona che conosco da una vita" affermò sognante e Camilla sospirò, scuotendo la testa.
"Non so se è una cosa positiva avere la sensazione di stare con qualcuno da sempre quando in realtà ci stai uscendo insieme per la prima volta" osservò l'altra facendo un commento volutamente pungente. Voleva che Cecilia non si illudesse troppo, Lorenzo continuava a non convincerla, nonostante si fosse comportato benissimo durante il loro primo appuntamento, per cui tentò di ridimensionare il suo entusiasmo.
Cecilia fece spallucce e non rispose, sapeva che non sarebbero mai andate d'accordo su Lorenzo, per cui non pensò che valesse la pena insistere.
"Quando vi rivedrete?" le chiese mettendo da parte le sue perplessità sul giovane romano e provando ad essere costruttiva.
"Non so, non ci siamo messi d'accordo" confessò ma senza alcuna paura. D'altronde, era certa che Lorenzo non sarebbe sparito questa volta.
"Mm.. okay" affermò titubante trovando un'altra motivazione per non fidarsi del ragazzo.
"Oggi Harriet diceva di raggiungerla in centro, voleva pranzare fuori. Tu ci sei?" domandò cambiando argomento e Cecilia 
annuì energeticamente.
"Certo, volentieri" confermò e Camilla la informò che andava a prepararsi, dovendo uscire fra circa una mezz'ora.
Anche l'altra decise di darsi da fare, dimenticandosi momentaneamente di Lorenzo e cominciò a vestirsi.
Era sicura che il ragazzo le avrebbe scritto presto, non c'erano alcuna ragione per temere il contrario.

 
***
 
41 Wolridge St
Di nuovo casa di Cecilia
Stesso giorno
ore 19,25
 

Cecilia continuava ad osservare il telefono premendo sul tasto laterale del dispositivo ogni circa tre minuti. Nessun messaggio da Lorenzo ed era passate circa 18 ore dall'ultima volta che si erano visti.
Possibile che fosse sparito di nuovo? Eppure, le era sembrato così sincero quando l'aveva salutata la sera prima, lasciandola con la certezza che l'avrebbe sicuramente contattata.
Si stava maledicendo per essere stata così ingenua da essersi fatta prendere in giro una seconda volta quando lo schermo del suo smartphone s'illuminò segnalando una chiamata in arrivo, facendole tirare un respiro di sollievo.
"Buonasera!" trillò allegro Lorenzo dall'altra parte del telefono non appena la ragazza rispose alla chiamata.
"Hey" rispose lei con lo stesso tono allegro.
"Scusami se sono sparito ma sono finito ad un evento di polo nel parco. Roba super posh, terribile" si scusò.
"Polo nel parco?" domandò la ragazza fra il divertito e il curioso. 
"Sì, praticamente una mia collega mi aveva fatto promettere una volta da ubriaco che l'avrei accompagnata e oggi mi ha scritto dicendo che era arrivato il momento di accompagnarla" le spiegò brevemente senza entrare molto nei dettagli.
Sebbene Cecilia non si sarebbe di certo opposta a che Lorenzo uscisse con la sua collega, anche perché erano appena agli inizi di quello che si sarebbe potuto trasformare con il tempo in una frequentazione esclusiva, non le andò molto a genio che non l'avesse avvertita.
Pensò di farglielo presente ma finì per mordersi il labbro inferiore in modo da fermarsi, non voleva risultare pesante.
"Ceci, ci sei?" chiese l'altro sentendo silenzio dall'altro capo della linea.
"Sì, sono qui" rispose prontamente.
"Comunque pensavo che potremmo fare qualcosa insieme mercoledì sera" propose con lo stesso tono allegro di prima, non avendo percepito minimamente il disagio di Cecilia.
"Sì, come vuoi" disse lei piuttosto vaga. Non ci riusciva a fare l'indifferente, era più forte di lei.
Il tono della ragazza, piuttosto secco e poco colloquiale, non sfuggì questa volta al ragazzo. "Qualcosa non va?" le chiese difatti, non avendo idea di cosa potesse averle dato fastidio.
"No, è che, boh, avrei preferito che mi avessi avvertita" sbottò lei senza riuscire a trattenersi oltre.
Lorenzo sollevò un sopracciglio stranito, non capiva di cosa stesse parlando. "Avvertita di cosa?" 
"Che uscivi con la tua collega.." confessò d'un fiato. 
Dopo aver pronunciato quelle parole a voce alta, se ne pentì immediatamente, rendendosi conto che aveva esagerato, vergognandosene. Si aspettava che Lorenzo le dicesse qualcosa ma invece il ragazzo la sorprese mettendosi a sghignazzare.
"Sei gelosa?" le domandò divertito. Cecilia diventò rossa come un peperone, sentendosi a disagio. Sapeva che aveva sbagliato, non potendo ancora avanzare alcuna pretesa su Lorenzo, non ancora almeno.
"Non sono gelosa!" squittì con una voce un po' eccessivamente stridula che la tradì all'istante.
"Non essere gelosa, la mia collega è super fidanzata" la rassicurò provocando un enorme sollievo in Cecilia anche se la giovane non lo diede a vedere.
"Non sono gelosa.." insistette tentando di tenere la voce ferma per sembrare più credibile. "Cosa volevi fare mercoledì?" cambiò argomento per evitare che il ragazzo infierisse ancora. Lorenzo stette al gioco, fingendo di non aver capito che stesse cercando di sviare la conversazione su un altro argomento.
"Una cenetta, non so bene dove però. Ti piace il giapponese oppure il temakinho?" le domandò.
"Mai provato il temakinho però la cucina asiatica, in generale, mi piace" rispose lei, ora curiosa di provare il temakinho proposto dal ragazzo.
"Perfetto! Allora si va di temakinho" concluse lui contento che Cecilia avesse accettato la proposta senza indugi. "Andiamo al temakinho di London Bridge?" propose preferendo di gran lunga la zona di London Bridge a quella di Soho, troppo affollata e sporca a suo avviso.
"Qualcosa mi dice che ti piace London Bridge" lo scherzò lei. Non aveva tutti i torti a dire il vero, era una zona che piaceva particolarmente al giovane romano, fra le prime ad averlo colpito al suo arrivo nella capitale inglese. "Se vuoi possiamo andare a Soho" suggerì ma con scarsa convinzione.
"No, London Bridge va benissimo" confermò la ragazza. 
"Perfetto!" trillò lui, prendendo subito in mano l'iPad per recarsi sul sito del ristorante e completare la prenotazione.
"Tu cosa hai fatto invece?" chiese nel frattempo e la ragazza le raccontò in breve la sua giornata concludendo con un: "Sicuramente la tua è stata più interessante"
A quel punto, Lorenzo colse la palla al balzo per stuzzicarla un po'. "Beh, sì! Con Nadia non ci si annoia mai" la provocò con tono mellifluo senza aggiungere molto altro.
La reazione di Cecilia non si fece attendere. "Immagino" rispose acida l'altra e Lorenzo riprese a sghignazzare.
"Non ti azzardare a negare che sei gelosa" la ammonì e la giovane restò in silenzio.
Lo era eccome e non riusciva ad evitarlo, anche se era consapevole che Lorenzo non era il suo fidanzato e che era ben lontano dall'esserlo momentaneamente.

"Non lo sono.." provò a giustificarsi dopo qualche secondo ma non riuscendo a scamparla questa volta. 
"Magari questa foto ti renderà gelosa" affermò e inviò una foto sulla loro chat WhatsApp.
Cecilia aprì la chat e si ritrovò davanti uno scatto di un Lorenzo in un elegante completo di lino, occhiali da sole e con un sorriso a trentadue denti.
Il suo braccio era sistemato attorno al collo di una bionda dal fisico statuario, piuttosto alta, che sorrideva guardando nella sua direzione.
Cecilia provò un vuoto allo stomaco, non avrebbe saputo dire se dovuto a Lorenzo, che trovava estremamente attraente in quello scatto, o se fosse causato dalla presenza della sua collega che sembrava tutto tranne che 'fidanzatissima'.
"Allora sei un po' gelosa ora?" chiese malizioso, sicuro che quella foto l'avrebbe messa un po' in difficoltà. 
"Ha-ha stupido" commentò sarcastica. "Per niente" mentì in maniera abbastanza ovvia e Lorenzo rise dall'altro capo della linea.
"Non preoccuparti, vedrò di sistemarmi per bene anche per te" affermò sempre più divertito e sentì Cecilia sbuffare.
"Ok, io verrò come sempre invece. Non si può mica migliorare la perfezione" rispose per le rime e Lorenzo sghignazzò.
"Va bene, essere perfetto. Ci sentiamo dopo? Il mio microonde segnala che la mia cena è pronta" l'avvisò dopo aver sentito il timer dell'elettrodomestico suonare nella cucina. "Poi ti mando i dettagli per mercoledì" aggiunse poco prima di riattaccare.
"Sì, va bene.. a dopo!" lo salutò e un sorriso si disegnò sul suo volto. 
Nonostante non avesse apprezzato tantissimo che fosse sparito per gran parte della giornata, quella telefonata le fece passare l'arrabbiatura.
Ancora non si conoscevano abbastanza da capire ciò che dava fastidio all'altro, ragion per cui Cecilia decise di sorvolare in quell'occasione e concentrarsi sulla parte positiva: avevano fissato un secondo appuntamento. Tutto sembrava, per ora, andare secondo i piani.

Angolo dell'autrice

Ciaoo! Scusate per la lunga assenza, purtroppo è stato (ed è) un periodo piuttosto impegnativo a lavoro, per cui è difficle trovare tempo per scrivere u.u ma eccoci qua!
il capitolo è piuttosto breve, ma non temete, è semplicemente un capitolo di transizione :) il prossimo arriverà velocemente, magari in settimana quindi non c'è molto da attendere.
Chissà che combinano questi al loro prossimo appuntamento !

Restate sintonizzati e alla prossima,

Anto

 

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Capitolo 16
*** Red alert ***


Capitolo XV

 

24 Percy Street, London

Sede centrale di Zenith Media

08/05/2019

Ore 9,25

 
 Lunedì e martedì passarono molto velocemente per Lorenzo che, preso dal lavoro e impegni personali, si svegliò quel mercoledì mattina, quasi inconsapevole che fosse arrivato il giorno del secondo appuntamento con Cecilia.
Essendo stati piuttosto occupati, non si erano sentiti nemmeno molto in quei due giorni, per cui le inviò subito un messaggio confermando indirizzo e orario.
"Va bene? Confermato?" scrisse nel messaggio e aspettò una risposta della ragazza rimanendo sulla chat di WhatsApp, vedendo che era il suo status era online.
"Certo! Forse arrivo anche un po' prima.." buttò lì lei sperando che cogliesse la proposta e le chiedesse di vedersi prima, desiderando di stare più tempo insieme.
"Perfetto, ci sono dei posti carini da quelle parti. Sentiamoci dopo così ci organizziamo" confermò Lorenzo regalando inconsapevolmente un sorriso a Cecilia.
"A dopo allora!" rispose l'altra e il giovane riprese con le sue attività, andando a mille per poter uscire in orario e recarsi in tempo all'appuntamento.
Controllò lo smartphone verso le cinque del pomeriggio per assicurarsi che anche Cecilia fosse in orario, e le inviò l'indirizzo del locale che aveva individuato per i loro drinks pre-cena.
 
 
***
 
Blueprint Café
28 Shad Thames
Stesso giorno
Ore 18,47
 
Arrivò al locale prima dell'orario stabilito e  si appoggiò ad uno dei lampioni mentre aspettava. Come al suo solito, prese a controllare il suo smartphone rispondendo ad alcuni dei messaggi ricevuti nel corso della giornata.
Era completamente immerso nella lettura di uno dei messaggi inviati dal suo gruppo di amici ancora basati a Roma quando ricevette una chiamata. Al leggere il nome in sovraimpressione, un sorriso involontario fece capolino sulle sue labbra.
"Hey"  rispose con il solito tono allegro e si guardò intorno tentando di scorgerla fra la folla.
"Sono qui" lo informò l'altra che a sua volta si guardava intorno alla sua ricerca.
"Sto proprio davanti alla porta principale del locale" aggiunse.
A quel punto, Lorenzo individuò una folta chioma di capelli castani a qualche passo più in là e si avviò verso di lei.
"Eccoti" disse rimanendo ancora in linea ma posando una mano sulla sua spalla per farla voltare.
Cecilia sorrise e arrossì leggermente come ogni volta che si trovava davanti al ragazzo.
"Ciao" lo salutò un po' imbarazzata e Lorenzo sorrise. Provava un desiderio matto di baciarla ma tentò di controllarsi ricambiando il saluto con un semplice bacio sulla guancia. "Dai, andiamo" le disse scortandola verso l'interno del locale.
Una volta dentro, si accomodarono ad uno dei tavolini vuoti e presero a chiacchierare raccontandosi delle rispettive giornate e quasi dimenticandosi completamente di prendere qualcosa da bere. "Vuoi qualcosa?" le domandò avendo notato un gin tonic passare.
"Mm.. sì. Un mojito magari" rispose e Lorenzo annuì, prendendo nota mentalmente, e si offrì di recarsi al bancone a fare le ordinazioni.
Arrivato al bar, si voltò ad osservarla. Era ancora un po' in imbarazzo, nonostante loro fossero ormai al secondo appuntamento e si conoscessero da un po', lo notava dai gesti poco spontanei e dagli occhi tenuti leggermente bassi. Sicuramente un po' di alcool avrebbe aiutato a farla sciogliere ma Lorenzo ebbe un'idea migliore.
Di ritorno al loro tavolino con le due ordinazioni, le passò il suo mojito. "Un brindisi?" propose quando entrambi ebbero in mano i loro bicchieri.
"A cosa?" chiese lei allungando la mano verso l'alto per imitare il ragazzo. 
"Alle seconde occasioni" affermò rivolgendo un caldo sorriso che venne ricambiato dalla giovane. 
I loro bicchieri si toccarono tintinnando ed entrambi diedero un sorso alla loro bevanda.
A quel punto, Cecilia si sciolse come previsto dal giovane, rilassandosi leggermente, e Lorenzo non poté non approfittare dell'occasione per rubarle un bacio a fior di labbra.
"Sei incredibile" gli disse scuotendo la testa e Lorenzo le lanciò un'occhiata birichina facendo impazzire Cecilia, che si sbilanciò verso di lui per baciarlo a sua volta.
I loro nasi si sfiorarono e le labbra di Cecilia si schiusero per toccare quelle morbide di lui e consentire alla sua lingua di farsi largo dentro la sua bocca.
Non fu un bacio molto lungo ma quel, seppur breve, contatto li lasciò pienamente soddisfatti. 
Lorenzo controllò l'orario per assicurarsi che non fossero in ritardo per la loro prenotazione. "Fra una ventina di minuti andiamo" la informò.
Cecilia annuì e si appoggiò di spalle contro il petto di lui circondando le sue spalle con il suo braccio e Lorenzo posò il mento sulla sua testa, stringendole la vita con l'altro braccio.
Uno strano senso di stranezza si fece strada dentro lui, non era più abituato a quel tipo di intimità e improvvisamente gli sembrò di bruciare tappe. Tuttavia, sebbene non fosse pienamente a suo agio, allo stesso tempo, si sentiva bene, a contatto con il corpo di Cecilia e coccolato dal suo profumo che trovava delizioso.
Si chiese se anche per lei fosse uguale, se si sentisse un po' a disagio ma dal sorriso che notava sul volto, dedusse che per la giovane non valesse lo stesso.
Cecilia si accoccolò ancora di più, provando ad incastrarsi fra le sue braccia e quel senso di inadeguatezza dentro Lorenzo si fece così preponderante da non riuscire a metterlo a tacere. D'istinto si mosse per sciogliersi da quella posizione, divenuta ben troppo scomoda, fingendo di non riuscire ad afferrare il suo cocktail per giustificarsi.
"Finiamo questo e andiamo?" suggerì buttando giù il drink quasi d'un sorso.
Cecilia lo guardò un po' stranita non capendo come mai avesse tanta fretta improvvisamente, tuttavia annuì e tentò di imitarlo, bevendo anche lei il suo mojito in un solo sorso.
S'incamminarono verso il ristorante continuando a parlare e fermandosi di tanto in tanto per ammirare lo skyline di London city, il cuore economico della capitale inglese, i cui palazzi specchiati al tramonto creavano un gioco di luce da lasciare senza fiato.
Giunti all'ingresso del locale, come al solito, Lorenzo aprì la porta facendola passare  per prima e mimando una sorta di mini inchino. "Ma finiscila!" affermò lei divertita e Lorenzo sorrise.
"Hello. How can I help?" li interruppe una del personale rivolgendo loro un sorriso di cortesia.
"Yes, please. We should have a reservation under Lorenzo?" rispose prontamente e la giovane annuì.
"Of course. We have reserved one of tables close to the terrace, as requested. My colleague will be with you in any minute. Please wait here" confermò e si scusò dirigendosi verso un'altra coppia appena entrata.
"Carino" commentò Cecilia il locale guardandosi intorno per ammirarlo meglio.
"E il cibo è ancora meglio" affermò il giovane facendole l'occhiolino.
In quel momento, li raggiunse l'altro cameriere che li invitò a seguirlo verso il loro tavolo.
Prima di lasciarli, lasciò loro due carte di menù e poi si dileguò per servire altri tavoli, informandoli che sarebbe ritornato nel giro di dieci minuti massimo.
"Mm.. sembra tutto buonissimo" osservò Cecilia passandosi una mano sul mento, come ogni volta che non riusciva a decidere.
Non riuscendo a non pavoneggiarsi, Lorenzo si lanciò in una spiegazione piuttosto estensiva dei suoi piatti preferiti, decantandone i pregi, che sfociò in una vera e propria critica culinaria, risultando piuttosto esilarante per Cecilia al punto da renderla incapace di mostrarsi seria.
"Dimmi un po', ti pagano per fare pubblicità?" ironizzò la ragazza e l'altro s'interruppe sentendosi un po' ferito nell'orgoglio ma fu comunque capace di cogliere l'occasione per mettere in mostra la sua preparazione lato lavorativo.
"Sì, faccio una sorta di sponsorship anche se, non avendo molti followers sui social, non vengo pagato granché" rispose per le rime mettendosi inconsapevolmente nei guai.
Cecilia infatti colse la palla al balzo per metterlo in difficoltà, rispolverando l'argomento del loro precedente incontro: provare che lui si fosse presentato al pub non per caso ma per sua volontà. "A proposito dei social, io non ti seguo! Fammi contribuire alla tua fan base" affermò maliziosa anche se il tono non fu capito dal ragazzo.
"Certo, sono TheTom" affermò inconsapevolmente senza pensarci molto.
A quel punto, la giovane aprì l'app di Instagram, pregustandosi mentalmente il momento in cui Lorenzo si sarebbe reso conto dello sbaglio commesso.
"Ma mi segui già?" domandò fingendosi sorpresa. Lorenzo sgranò gli occhi, avendo appena acquisito consapevolezza del suo passo falso, il suo pomo d'Adamo si mosse impercettibilmente e il suo cervello si attivò alla ricerca di una qualche scusa plausibile.
"Può essere! Io seguo un botto di gente" rispose rimanendo sul vago. 
"Ah. Non si direbbe però dato che hai meno di 500 following rispetto ai 2000 e passa followers" insistette lei con un sorriso sornione campeggiato sul volto.
Lorenzo si morse l'intorno della guancia ma non cedette. "È solo perché tolgo il segui dopo un po' " si giustificò.
Cecilia stava per ripartire all'attacco quando il cameriere si avvicinò per prendere le ordinazioni facendo tirare un respiro di sollievo al giovane romano.
"Are you ready to order?" chiese gentilmente con l'iPad pronto a prendere le ordinazioni.
"Do you trust me if I order for both of us?" domandò alla ragazza in inglese per evitare di risultare scortese con il cameriere.
Cecilia annuì e si affidò ciecamente a Lorenzo, non essendo nemmeno a riuscita a vedere tutto il menù, era la sua migliore possibilità.
Il giovane sciorinò una serie di nomi a cui Cecilia non seppe nemmeno dare una precisa collocazione sul menù e il cameriere fece un accenno di consenso al termine dell'ordinazione, dopodiché afferrò i menù e si allontanò di tutta velocità.
I due ripresero a conversare come di consueto, raccontandosi delle cucine straniere provate fino a quel momento. Tema che ispirò uno degli argomenti preferiti della giovane: viaggi all'estero.
Adorava ascoltare i racconti dei viaggi altrui e le impressioni che altri avevano avuto delle città che anche lei aveva visitato.
Lorenzo aveva viaggiato moltissimo da quando era single, avendo più tempo e anche più risorse monetarie a disposizione.
Durante la sua relazione con Veronica, non era riuscito a concedersi molti viaggi all'estero. Dal momento che la sua ex aveva la fobia degli aerei, purtroppo si erano sempre ridotti a utilizzare i mezzi di trasporto terrestre, rinunciando a tante destinazioni così, tra cui l'Oriente e l'Asia, che da sempre avevano occupato i primi posti nella classifica dei posti da visitare come must-to-see.  
Non a caso, essendone davvero ossessionato, il Giappone e la Cina furono le prime destinazioni che visitò, non appena n'ebbe l'occasione, decidendo di saltare persino le vacanze di Natale e Pasqua per avere più giorni a sua disposizione.
Quel viaggio aveva significato moltissimo per Lorenzo, essendo stato il suo primo viaggio organizzato con sé stesso soltanto. E sebbene, per molti questo potesse non significare molto, per Lorenzo fu la dimostrazione che poteva cavarsela da solo, che non aveva bisogno di nessun altro per poter vivere belle esperienze.
Fu la prima volta dopo mesi in cui la sua soddisfazione non venne unicamente dal suo lavoro, a volte, piuttosto impegnativo e stressante, ma che affrontava ogni giorno con consapevolezza di chi stava facendo esattamente quello che voleva, o da qualche birretta con amici e colleghi, ma dalla gioia del vivere nuove esperienze, conoscere posti nuovi che, fino a quel momento, aveva soltanto immaginato.
Purtroppo, furono diverse le rinunce durante la sua relazione, nonostante lui non le avesse vissute come tali. Avevano fatto parte del loro percorso insieme, in cui avevano trascorso anche tanti bei momenti, ancora impressi nella sua mente e capaci di strappargli un sorriso.
"Mi piacerebbe visitare il Galles" affermò Cecilia introducendo una nuova destinazione.
"Sai che io non ci sono mai stato nemmeno?" le domandò retoricamente e Cecilia sorrise suggerendo che sarebbero potuti andare insieme in caso.
A quella proposta, Lorenzo sorrise ma al tempo stesso, il suo battito cardiaco accelerò e quello stato di disagio che lo aveva colpito poco prima tornò a farsi strada. Tuttavia, Cecilia non si accorse di nulla e con l'arrivo delle diverse portate, poté concentrarsi su altro.
Non capiva come mai avesse sviluppato un simile livello di insofferenza verso le relazioni, le attività di coppia, persino verso le coccole, di cui si era sempre vantato dato che si era sempre considerato un perfetto fidanzato, la giusta dose fra dolcezza e sensualità, e di certo la seconda parte l'aveva affinata particolarmente bene negli ultimi anni.
Eppure vi era qualcosa che lo faceva sentire a disagio, probabilmente quella consapevolezza di doversi consegnare a qualcuno lo spaventava. Nel corso dei quei tre anni, si era completamente disabituato all'idea del condividere la propria vita con qualcuno e ora quella possibilità gli era un po' scomoda e gli stava anche stretta. Tuttavia, qualcosa in Cecilia lo affascinava spingendolo a superare quel limite e ad aprirsi all'idea di una nuova relazione.
Anche se non n'era ancora convinto del tutto. 
Per sua fortuna, parlare con Cecilia aveva un effetto calmante, quando non toccavano argomenti che implicavano attività di coppia, per cui il resto della serata trascorse in modo piuttosto piacevole, e senza ulteriori ansie.
Al termine della cena, discussero ancora una volta per capire chi avrebbe pagato il conto, come al loro solito, e suscitando il riso del cameriere che, non capendo nemmeno mezza parola di Italiano, trovava il duo piuttosto comico e caratteristico.
"I would make him pay, if he's insisting this much" suggerì ad un certo punto e Cecilia serrò le labbra, non essendo per nulla contenta di quel suggerimento.
"Ceci, ti prego, non si può discutere ogni volta. Posso avere il piacere di pagare io?" chiese retoricamente Lorenzo roteando gli occhi.
Cecilia fece spallucce e mosse la mano a mezz'aria invitandolo a procedere.
Lorenzo effettuò il pagamento al cameriere, che salutò cortesemente entrambi ringraziandoli, dirigendosi immediatamente verso un altro tavolo che lo aveva richiamato.
Rimasti soli, Lorenzo tornò a rivolgere  sorrise divertito alla ragazza.
"Che?" sbottò con tono leggermente acido quando si rese conto dello sguardo divertito del suo accompagnatore.
"Non avevo capito che fossi una femminista incallita" le disse e Cecilia incrociò le braccia al petto scuotendo la testa.
"Voler pagare per la propria cena non significa essere femministe incallite" osservò lei e Lorenzo sollevò un sopracciglio per rimarcare la sua perplessità, mimando un "ok" a fior di labbra.
"Finiscila!" si lamentò l'altra e Lorenzo scoppiò a ridere.
"Dai, andiamo. Non ti do più della femminista incallita, promesso!" disse poi offrendole il braccio, cercando di sdrammatizzare.
Cecilia sorrise debolmente e si alzò, afferrando il braccio di Lorenzo mentre si dirigevano verso la porta.
Non appena varcarono del locale verso l'esterno, Lorenzo si voltò verso di lei  stampandole un bacio sulla guancia.
"Sei bellissima quando ti arrabbi" sussurrò al suo orecchio e Cecilia roteò gli occhi.
"Non dovrei essere bellissima sempre?" lo stuzzicò l'altra.
"Certo, sei bellissima sempre" rispose mellifluo posandole il braccio attorno al collo e con le dita della mano libera sollevò delicatamente il suo mento verso l'alto dandole un bacio a fior di labbra.
"Se proprio devi adularmi, almeno dovresti baciarmi come si deve" buttò lì e Lorenzo le rivolse un'occhiata maliziosa.
"Non c'è problema" sussurrò all'orecchio di lei. Prese a baciarla con decisione, accendendo anche dall'altro lato lo stesso desiderio.
D'impulso, le mani di lui si mossero verso il seno e Cecilia lo spinse leggermente per allontanarlo.
"Hey, siamo sempre per strada" lo ammonì indicando le persone che si muovevano frettolosamente lungo il marciapiede.
Lorenzo le fece un occhiolino. "Vieni con me.." la invitó a seguirlo afferrando la sua mano e guidandola verso una piazzetta nella vicinanze di Bermondsey St.
 
***
 
Lorenzo trovò una panchina leggermente nascosta grazie alla folta chioma di uno degli alberi che sorgeva nelle vicinanza.
Il ragazzo si sedette e tirò verso di sé Cecilia sistemandola sulle sue ginocchia. “Qui è abbastanza intimo?” le domandò mentre spostava delicatamente i lunghi capelli della ragazza tutti su un lato, per liberarle il viso e il collo candido che, in quel momento, gli stava facendo incredibilmente gola.
“Sì e se non mi fidassi di te, penserei molto male” affermò divertita buttando le sue braccia intorno al suo di collo.
“E dovresti un pochino invece” le disse malizioso prendendo a baciarla con la stessa intensità di poco prima. Anche Cecilia non riuscì a fare la sostenuta ulteriormente e rispose al bacio tentando di avvicinarlo a sé perché sentisse il contatto con il suo corpo sempre più vicino.
Le mani di Lorenzo si mossero rapidamente verso il sedere di lei che da diverso tempo era un suo chiodo fisso e constatando che la sua accompagnatrice aveva davvero un gran bel sedere.
“Eheh, lo so.. ho un bel culo” lo prese in giro riprendendo un attimo fiato e Lorenzo rise.
“Decisamente ma anche il mio non è male” rispose invitando a verificarlo in prima persona. La ragazza non si fece attendere e sorrise maliziosa. “Il mio è meglio, è più rotondo ma anche il tuo merita” lo stuzzicò e riportando le mani di lui sul suo sedere.
L’eccitazione crebbe in Lorenzo facendolo deglutire, avrebbe voluto spogliarla in quell’istante e il suo corpo non poteva negargli la delusione del doversi accontentare di spogliarla solo con gli occhi. 
Anche le mani di Cecilia si mossero un po' frenetiche lungo il petto di lui, soffermandosi sui suoi pettorali e spingendosi in avanti per baciarlo sul collo.

Il cervello di Lorenzo smise improvvisamente di ossigenare, l'eccitazione stava salendo sempre di più. E anche nelle sue parti basse cominciò ad avvertire una certa pressione.
"Cè, andiamo da me?" non riuscì a trattenersi. Voleva sentire ogni lembo della sua pelle contro il proprio. 
In quel momento, Cecilia si interruppe e deglutì, non sapeva come rispondere a quella richiesta.
Da una parte, avrebbe voluto tanto portarselo a letto, essendo anche lei piuttosto eccitata. Tuttavia, la sua parte tradizionalista, e per certi versi retrograda, le impediva di andare più a fondo. Non voleva rendergli le cose così facili per quanto si sentisse completamente su di giri all'idea di averlo tutto per sé.
"Credo che dovremmo andare ognuno a casa propria" disse raccogliendo ogni briciolo di forza che aveva.
Lorenzo non poté nascondere la sua delusione e serrò le labbra. "È meglio allora che ti allontani perché rischi grosso" osservò serio tentando di ritrovare un po' di contegno e Cecilia ridacchiò, abbandonando la testa all'indietro, e si alzò in piedi scuotendo la folta chioma per ravvivarla un po'.
Di fronte a quel gesto estremamente femminile, Lorenzo deglutì ancora. Gli stava rendendo le cose ancora più difficili.
"Come torni a casa?" domandò con lo scopo di spostare l'attenzione su un altro.
"Prendo la metro fino a Green Park e poi cambio" gli rispose dopo aver fatto brevemente mente locale.
"No, allora ti accompagno. Ho la macchina qua vicino" si offrì. Aveva fatto rapidamente un po' di calcoli e avrebbe impiegato decisamente troppo tempo per arrivare a casa.
"Ma no, non c'è bisogno" ribadì lei, non voleva fargli cambiare totalmente strada solo per lei.
Lorenzo scosse la testa, non sarebbe andata fino a casa sola. "Insisto" affermò con tono abbastanza deciso e Cecilia cedette. Dopotutto, non le dispiace evitarsi il viaggio da sola.
"Andiamo, dai" la incoraggiò mettendole il braccio attorno al collo e guidandola verso la macchina.
Durante il tragitto verso casa di Cecilia, a parlare fu principalmente la radio, essendo i due ancora piuttosto scossi dall'azione di poco prima. Cecilia notava le occhiate di Lorenzo che trasudavano desiderio e se ne sentì un po' lusingata. Il suo corpo gli faceva decisamente gola.
Arrivati sotto il portone della giovane, Lorenzo spense il motore, dopo aver tirato su il freno a mano, e si voltò verso di lei rivolgendole un ampio sorriso. "Eccoci" le disse e anche Cecilia sorrise.
"Posso baciarti oppure rischio di essere vittima dei tuoi ormoni impazziti?" domandò divertita sporgendosi verso di lui.
L'altro scosse la testa roteando gli occhi. "Puoi, puoi" la incoraggiò sporgendosi a sua volta. 
Si scambiarono un bacio piuttosto veloce ma non per questo meno appassionato, Cecilia avrebbe voluto baciarlo ancora, non solo sulla bocca ma anche sul naso, sulle guance, esattamente come faceva con il suo ex ma si trattenne. Non erano ancora a quel livello di intimità.
A quel punto, Cecilia scese dal veicolo dopo avergli augurato la buonanotte e Lorenzo riaccese il motore, aspettando che la ragazza entrasse in casa, prima di ripartire.
Una volta assicuratosi che fosse al sicuro dentro il suo appartamento, ripartì lanciando un'occhiata verso il portone, ora vuoto, tramite lo specchietto retrovisore.
Sentiva ancora il suo profumo addosso e un brivido di eccitazione gli attraversò la schiena ripensando a quel breve assaggio del corpo di lei.
Ora non ne aveva dubbi: Io avrebbe sicuramente mandato al manicomio.

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Capitolo 17
*** Surprise! ***


Capitolo XVII

 

Il resto della settimana per Cecilia fu piuttosto impegnativo e non le lasciò molto tempo per sé, al punto che non riuscì nemmeno a sentirsi molto con Lorenzo, se non via email e principalmente per questioni lavorative. Il fine settimana non fu da meno.
Aveva da tempo promesso alla sua coinquilina Harriet che avrebbero trascorso un fine settimana insieme in Scozia e dopo diversi tentativi, si erano finalmente accordate sul secondo weekend di Maggio, ragion per cui non si sarebbero riusciti a vedere nemmeno in quell'occasione.
“Quando torni?” le domandò Lorenzo per messaggio.
Se la conversazione si fosse svolta di persona, Cecilia avrebbe potuto notare una leggera punta di delusione nella voce del giovane. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, un po' gli dispiaceva che non sarebbero riusciti a vedersi.
“Domenica sera” gli rispose mentre si preparava ad avviarsi verso la stazione di King's Cross dove Harriet la aspettava per prendere il treno verso Edimburgo.
“Perfetto. Divertiti! La Scozia è bellissima”  la salutò aggiungendo uno smile sorridente alla fine della frase.
Cecilia lo ringraziò promettendo che gli avrebbe mandato qualche foto del suo fine settimana scozzese e si salutarono definitivamente.


***

Lorenzo aveva ragione: la Scozia era bellissima e Cecilia se ne innamorò all'istante.
I paesaggi collinari da cartolina, con quel verde scintillante che si confondeva con l'orizzonte, le distese di terreno con animali di ogni tipo e la cordialità dei suoi abitanti la conquistarono, riempiendole il cuore di gioia. Apprezzò ogni momento del suo weekend e ringraziò più volte Harriet per aver insistito.
Mandò diversi selfie a Lorenzo che rispondeva sempre quasi immediatamente, senza preoccuparsi di nascondere l'invidia che provava a saperla lì, essendo un amante della Scozia anche lui.
In una delle ultime foto inviate, Cecilia era abbracciata alla sua conquilina, sorridente verso l'obiettivo, davanti all'ingresso di uno dei locali più frequentati di Edimburgo. Indossava un tubino dal colore fucsia che metteva in evidenza ogni centimetro del suo corpo e che fece deglutire Lorenzo, persino attraverso la foto.
La desiderava incredibilmente e quell'attesa lo stava logorando dentro, non era più abituato ad aspettare, a desiderare qualcuno.

L'ultima volta in cui aveva atteso era stato con Rebecca, ma non era la stessa cosa; provarci con la sexy barista era stato soltanto un gioco, un po' perverso e che non lo aveva visto vincitore, ma pur sempre un gioco.
Con Cecilia era diverso: si era creato un buon livello di sintonia e complicità, al punto che sentiva che non sarebbe stato soltanto sesso. Il suo non era semplice desiderio di possederla ma anche di scoprirla, di capire cosa le dava piacere o come farla stare bene.

Era mosso da una sincera curiosità e al tempo stesso era bramoso di sentirla sulla propria pelle.
Fu proprio in quel momento di irrefrenabile smania che si ritrovò a digitare sulla barra digitale di Google per scoprire a che ora fosse previsto l'arrivo del treno da Edimburgo. Aveva deciso difatti di fare una sorpresa alla ragazza, presentandosi alla stazione di King's Cross quella sera.
Il treno sarebbe arrivato poco prima delle ore venti e secondo il sito di Virgin Trains l'arrivo sarebbe stato in orario, per cui aveva circa quattro ore davanti a sé, essendo da poco scoccate le quattro del pomeriggio.
Consapevole che a casa non avrebbe trovato pace, decise di avviarsi verso la stazione portandosi un buon libro per ingannare l'attesa davanti ad un caffè.
Aveva scritto a Cecilia dicendole di fargli sapere quando fosse arrivata e si mise ad aspettare pazientemente, dando un'occhiata all'orologio spesso per tenere d'occhio l'orario.
Forse un po' troppo spesso, al punto che si ritrovò più volte a domandarsi se il tempo potesse davvero fermarsi dato che gli sembrava impossibile che fossero appena passati trenta minuti. Tuttavia, fra un caffè e qualche pagina del thriller che si era portato con sè, il tempo passò.
Verso le sette e trenta, ormai troppo impaziente, entrò dentro la stazione tenendosi vicino ai tornelli, da cui sarebbe dovuta passare la giovane.
Come promesso, Cecilia gli inviò un messaggio avvertendolo che stava entrando nella stazione di King's Cross e Lorenzo sorrise, immaginando la faccia sorpresa che avrebbe fatto vedendolo lì.
Si fermò appena fuori dai tornelli che separavano i binari dalla restante parte della frequentatissima stazione londinese e rimase in attesa che il cartellone segnalasse l'arrivo del treno dalla capitale scozzese.
Come annunciato da Cecilia, l'attesa non fu molto lunga, dopo circa cinque minuti, infatti, Lorenzo notò la giovane sbucare fra la folla con la sua coinquilina che camminava di fianco gesticolando animatamente con l'unica mano libera a disposizione, essendo l'altra impegnata dal trolley.
Sembrava un discorso piuttosto appassionato, considerando anche il livello di attenzione che le stava rivolgendo Cecilia che annuiva energicamente a quasi ogni frase.
Convinto che il suo essersi palesato lì non fosse già sufficientemente teatrale, Lorenzo decise di andare incontro alle due donne, piazzandosi proprio di fronte a loro.
Non appena lo vide, Cecilia spalancò la bocca per la sorpresa, sfoggiando subito dopo un grande sorriso.
Non si aspettava minimamente di trovarlo lì e la sorpresa fu estremamente piacevole.
Harriet, non conoscendo il ragazzo, continuò a camminare, rendendosi conto dopo qualche secondo che stava proseguendo da sola.
Al voltarsi si ritrovò Cecilia abbracciata a Lorenzo e intuì immediatamente che dovesse trattarsi del giovane romano. Guardando più attentamente, lo riconobbe dai capelli ricci color miele, come adorava descriverli la sua coinquilina.
Aveva anche decisamente delle belle spalle, si ritrovò ad osservare e mosse le labbra in segno di apprezzamento.
Essendo piuttosto esuberante di natura, si avvicinò alla coppia trotterellando, decisa ad interrompere l'abbraccio per presentarsi. “Helloo! Really nice to meet you!” affermò tutta contenta allungando la mano. “I bet you're Lorenzo” aggiunse con tono colloquiale.
Il giovane si sciolse dall'abbraccio e annuì, stringendole la mano. “Yes, it's me” confermò lui. “I guess you're Harriet. Nice to meet you too”.
“Correct!” saltò su lei scuotendo un dito a mezz'aria. “Soo, what are you doing here?” fece la domanda che anche Cecilia avrebbe voluto fargli, ma che era passata in secondo piano, essendo stata travolta dall'abbraccio di Lorenzo. Il suo cuore batteva ancora a mille e i suoi neuroni sembravano essersi dichiarati in sciopero, riuscendo unicamente a farla sorridere ma non ad elaborare alcuna parola, trovandosi a domandarsi se avesse perso il dono della parola tutt'un tratto.
Si morse il labbro inferiore per riportarsi alla realtà e quando finalmente reagì, rivolse al ragazzo la stessa domanda. “True! How come are you here?”
Quasi come un ladro colto in flagrante, il giovane si bloccò, provando una momentanea sensazione di imbarazzo nel rispondere e trovandosi improvvisamente incapace di rispondere senza sembrare un totale sottone e, come ben sappiamo, quella non era un'immagine che Lorenzo de Tommasi amava regalare di sé stesso. Tuttavia, Cecilia meritava una risposta per cui si strinse le spalle ed optò per la sincera verità.
“Because I wanted to see you” disse in modo schietto e abbassò lo sguardo, avendo l'imbarazzo preso il sopravvento ormai.
“Ooh, that's so sweet!” si lasciò sfuggire Harriet incrementando lo stato di disagio di Lorenzo ancora di più.
Cecilia provò un tuffo al cuore e le sue labbra si allargarono in un sorriso, se possibile, ancora più grande. “Sì, davvero” confermò utilizzando la loro lingua madre, dimenticandosi che Harriet non parlava italiano.
“Ho pensato che potevamo andare a cena insieme o non so...” propose lui lasciando anche lui l'inglese da parte.
“Volentieri” acconsentì la ragazza, non faceva alcuna differenza cosa avrebbero fatto, le bastava che fossero insieme.
In quel momento, Harriet si schiarì la gola per ricordare ai due che era lì ed entrambi si voltarono sorridenti.

“Oh so sorry! Lorenzo has just invited me for dinner. Maybe you would like to join us?” le chiese Cecilia e la coinquilina scosse la testa.
“Nope, I am fine. You, guys, go and spend some time together. You haven't seen each other much this week” invitò i due e si intrattenendosi con loro per qualche altro minuto a chiacchierare, per poi dirigersi verso casa.
Rimasti da soli, Cecilia si sistemò di fronte al giovane buttandogli le braccia attorno al collo per catturare la sua piena attenzione. “Allora dove mi porti?” gli domandò.
Lorenzo l'afferrò delicatamente per i fianchi e si chinò leggermente per darle un bacio a fior di labbra. “Dove vuoi tu. Hai fame?” le chiese a sua volta.
Non aveva idea di dove sarebbero potuti andare, non ci aveva pensato nemmeno.
Cecilia annuì, non aveva toccato cibo dalla colazione quindi cominciava ad avvertire un certo languorino. “Ho saltato il pranzo” gli disse difatti per rafforzare il concetto che aveva fame, parecchia fame.
“Ok, allora vediamo dove possiamo andare” affermò cominciando a cercare un posto nelle vicinanze tramite Google Maps.
Cecilia si spostò accanto a lui per guardare il suo schermo commentando i diversi ristoranti senza trovarne nessuno che fosse di suo gradimento.
Dopo un weekend trascorso in Scozia a mangiare piatti a base di carne di manzo con ogni tipo di patate e porridge seguito da toast con marmite* a colazione, sentiva il bisogno di farsi una cena più leggera e soprattutto a base di cucina italiana.
Dieci minuti dopo, con diversi tentativi di proposte miseramente falliti, dato che Cecilia respingeva praticamente ogni alternativa, si trovavano ancora lì e Lorenzo assieme alla batteria del suo iPhone alzarono bandiera bianca.
“Mi sa che nei dintorni non c'è niente che faccia a caso nostro” commentò Lorenzo grattandosi la nuca.
Cecilia riprese a guardare la lista cercando di trovare un'alternativa; se non poteva avere della cucina italiana, si sarebbe accontentata di quello che poteva trovare, quando Lorenzo ebbe un'illuminazione.
“Come ho fatto a dimenticarmene! C'è un posto molto buono e italiano, non molto lontano da qua” la informò ricordandosi di “La mia mamma”, un ristorante italiano a gestione famigliare nei pressi che aveva scoperto quando “frequentava” la sua collega Danielle.
Sì, le virgolette sul termine “frequentava” non sono poste a caso; era esattamente quel tipo di frequentazione.
Cecilia annuì entusiasta, già dal nome, “La mia mamma” sembrava il posto perfetto dove soddisfare la sua voglia di cibo che sapeva di casa.
“Dai, vieni” la invitò Lorenzo allungando la mano verso di lei che fu prontamente afferrata e appropriandosi del trolley di lei con la mano libera, nonostante le mille proteste di Cecilia che sosteneva di essere perfettamente in grado di trascinare il suo stesso bagaglio.
A quel punto, anche loro si avviarono verso l'uscita della stazione destreggiandosi fra le diverse persone che affollavano King's Cross e guadagnandosi più di un'occhiataccia da parte dei passanti, costretti a cambiare traiettoria, essendo  Cecilia e Lorenzo mano nella mano, condannandoli così ad impiegare un nanosecondo di troppo nella corsa verso la loro destinazione.
Come già ribadito, a Londra le esitazioni non sono mai troppo apprezzate. Insomma, vi pare che un londinese, di nascita o adottato, può rilassarsi di domenica sera?
Per loro fortuna, spostandosi nella zona del ristorante, la folla cominciò a diminuire e poterono camminare fianco a fianco senza guadagnarsi altri sguardi scocciati.

 

***

 

“La Mia Mamma”, situato in un angolo fra Kings Boulevard e Goods Way , era un ristorante abbastanza piccolo anche se molto accogliente.
Dai colori caldi, i gestori lo avevano arredato seguendo il caratteristico stile delle trattorie dei Castelli Romani, senza assecondare lo stile moderno e un po' hipster che stava spopolando in tutto il mondo, e che rendeva il locale probabilmente meno appetibile dall'esterno. Per chi lo conosceva però era un porto sicuro dove mangiare bene e rilassarsi in buona compagnia.
“Hello, how can I help?” domandò una signora tutta sorridente sulla cinquantina. Dall'accento e considerando la fisionomia, fu certo che si trattava di un'italiana emigrata a Londra, per cui Lorenzo rispose in italiano: “Ciao, potremmo avere per piacere un tavolo per due?”
La signora annuì aggiungendo “Ooh ma siete italiani!”, non molto sorpreso dato che gli ospiti italiani erano piuttosto frequenti.
“Seguitemi” invitò subito dopo dirigendosi verso uno dei tavolini vuoti in fondo al locale.
Cecilia si guardò intorno trovando il locale incredibilmente famigliare, come se ci fosse già stata. Sarà stato l'arredamento scelto o il caldo e gentile sorriso della cameriera ma le sembrava di vivere un deja-vù.
Una volta accomodati al tavolo, si appropriarono di una carta menù ciascuno e presero a scegliere le loro portate. Cecilia era talmente affamata che si sarebbe volentieri ordinata gran parte delle portate.
“Ti va se ci dividiamo qualche antipasto?” chiese Lorenzo distogliendola dalla lettura del menù.
La giovane lo guardò un attimo perplessa non essendo sicura di voler condividere gli antipasti. Aveva una fame da lupi e tutti i piatti sembravano buonissimi, per cui scegliere non le era affatto facile.
“Giuro che ti lascio la parte più abbondante” le disse per rassicurarla e la giovane arrossì di colpo. Non pensava che fosse così evidente che non fosse molto intenzionata a condividere.
A quel punto però, colta alla sprovvista, e non volendo risultare egoista, accettò la proposta. Per sua fortuna, Lorenzo accettò volentieri di ordinare secondo le sue preferenze, per cui la scelta degli antipasti fu abbastanza veloce.
All'arrivo degli antipasti, ogni tentativo di stabilire un dialogo da parte di Lorenzo andò in malora, essendo Cecilia piuttosto concentrata a mandar giù tutto quello che poteva nel più breve tempo possibile; era proprio in preda ad un attacco di voracità non indifferente che poteva significare soltanto una cosa: il ciclo era in arrivo.
Lorenzo che fino a quel momento aveva tentato di fare finta di niente, si ritrovò a fissarla con la forchetta a mezz'aria e un'espressione piuttosto perplessa stampata sul volto.
Cecilia incrociò il suo sguardo mentre afferrava l'ennesima fetta di pane e sentì le guance andare in fiamme. Doveva proprio risultare una morta di fame.
“Oddio, ti giuro che non sono sempre così” si giustificò mettendo giù la fetta di pane.
Lorenzo scoppiò a ridere facendo spallucce. “Figurati, preferisco una che mangia a una che sta sempre a contare le calorie”
Ne aveva frequentate diverse di quel tipo e ogni volta si era pentito di averle portate a cena, lo facevano sentire un ingordo.
Anche Cecilia rise e riprese la fetta di pane, sentendosi autorizzata. “Credo che sia il ciclo in arrivo” spiegò mordicchiandosi il labbro inferiore. Non era sicura se fossero già a quel livello di confidenza ma alla fine, era una cosa piuttosto naturale.
Lorenzo annuì divertito. Anche la sua ex diventava un pozzo senza fine quando le arrivava il ciclo, riuscendo persino a superare i record di Lorenzo, che sappiamo essere uno dall'appetito infinito.
Ricordandosi delle mille volte in cui aveva dovuto mettere al sicuro tutti i dolciumi che aveva in casa per evitare che Veronica finisse tutto, le venne da sorridere.
“Sì anche Veronica era spesso in preda ad attacchi di fame, ci sono abituato” disse senza pensarci molto e Cecilia aggrottò la fronte. Chi era Veronica? Forse sua sorella? Anche se ricordava che si chiamasse Giulia, o magari ricordava male?
“Chi è Veronica?” domandò difatti curiosa.
Fu il turno di Lorenzo di diventare rosso come un peperone, si morse l'interno delle guance, maledicendosi per aver parlato troppo. Sperando vivamente che Cecilia non decidesse di approfondire delle ex, rispose in modo piuttosto secco. “La mia ex” disse senza aggiungere altro e Cecilia annuì senza fare ulteriori domande.
Non voleva introdurre nemmeno lei il discorso degli ex, dato che parlare di Giorgio la metteva sempre di cattivo umore e dalla reazione di Lorenzo dedusse che voleva lo stesso anche per il suo accompagnatore per cui non commentò ulteriormente.
Ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato fra i due, ci pensò la cameriera, quando venne a ritirare i piatti vuoti per sostituire con quello del primo ordinato.
“Tutto bene?” domandò per accettarsi che gli antipasti avessero incontrato i loro gusti e i due sorrisero. “Decisamente, era tutto buonissimo” confermò Cecilia e la donna fece un cenno col capo gongolando. Nonostante fosse nel campo della ristorazione da anni, era sempre un piacere vedere dei clienti soddisfatti.

Purtroppo l'arrivo dei primi non fu sufficiente per eliminare la tensione, ancora percepibile nell'aria; ricordarsi dei propri ex era ancora un tasto dolente per entrambi, nonostante fosse passato diverso tempo dalle rispettive rotture.
Rimasero difatti in silenzio per il resto della cena con la testa china sui propri piatti, facendo qualche sporadico commento di tanto in tanto, finché Lorenzo fece una domanda che strappò un sorriso all'altra. “Mi azzanni se ti propongo di dividere il dolce?”
Cecilia lo guardò truce e scosse la testa, era davvero un c******.
“No, prometto che ti risparmio” rispose mostrandogli un sorriso a trentadue denti che l'altro non esitò a ricambiare. “Chiamo la cameriera” disse poi facendo un cenno con la mano.
La donna si avvicinò quasi immediatamente chiedendo loro in cosa potesse essere utile.
“Possiamo vedere il menù dei dolci per favore?” domandò cortesemente Lorenzo e l'altra annuì, allontanandosi a passo svelto per ritornare qualche secondo dopo con una carta menù.
“Mmm... c'è il tiramisù!” affermò Lorenzo illuminandosi. Era il suo dolce preferito fin dall'infanzia.
Cecilia arricciò le labbra poco convinta, non amava il tiramisù particolarmente, anzi ad essere sinceri, non le piaceva proprio.
“Preferirei il cuore al cioccolato” propose invece e Lorenzo fece spallucce.
“Fine with me” rispose in inglese. Dopo anni in Inghilterra, ogni tanto l'inglese saltava fuori spontaneamente.
Ordinarono il dolce e ripresero a chiacchierare come di consueto.  L'imbarazzo di poco prima era finalmente sparito ed erano tornati alla normalità.
Come promesso, il giovane lasciò la parte più abbondante a Cecilia che non poté non essere più contenta, trovando il dessert decisamente delizioso.
Stava gustandosi l'ultima cucchiaiata quando avvertì lo sguardo di Lorenzo su di sé.
“Dimmi” chiese facendo un mezzo sorriso imbarazzato. Forse si stava ingozzando un'altra volta?
“Sei sporca di cioccolato” le disse divertito indicandole l'angolo sinistra della bocca.
Le labbra di Cecilia formarono un “oh” e si affrettò a pulirsi. Per la seconda volta nel giro di poco più di un'ora, le sue guance andarono in fiamme.
Se fosse stato il loro primo appuntamento, sicuramente non ci sarebbe stato un seguito. Stava facendo una figuraccia dietro l'altra. O almeno, così credeva.
In realtà, per Lorenzo non era affatto così.
Trovava Cecilia incredibilmente spontanea e questo alimentava il suo desiderio di conoscerla meglio, essendo convinto che una donna che non sente il bisogno di fingersi qualcuno di diverso fosse segno di fiducia in sé stessa.
Ovviamente, noi sappiamo che Cecilia era molte cose, ma non poteva essere considerata esattamente un esempio di forte autostima.
Tuttavia, questo il nostro Lorenzo non deve necessariamente scoprirlo adesso. Beata ignoranza, giusto?
“Sono pulita adesso?” chiese a Lorenzo e il giovane si sporse per eliminare l'ultima macchiolina di crema al cioccolato rimasta.
“Ora sì” rispose facendole l'occhiolino. I loro visi erano così vicini che riusciva ad specchiarsi nel verde dei suoi occhi, talmente espressivi da risultare irresistibili per il giovane romano.
Fu difatti la prima cosa che notò di lei e quella che gli rimase più impressa nella mente.
Cecilia si sporse a sua volta e lo baciò. Il sapore di cioccolato si mischiò a quel sapore un po' dolciastro delle labbra di Lorenzo, a cui si stava lentamente abituando.
Fu un bacio piuttosto contenuto quello che si scambiarono, ma riuscì a risvegliare in Lorenzo gli stessi impulsi del mercoledì precedente.
Purtroppo quello stato prolungato di astinenza - o almeno così era avvertito dal suo “arzillo” amichetto -  gli stava rendendo davvero la vita davvero complicata.
“Che facciamo? Andiamo?” chiese quando le loro labbra si allontanarono.
Cecilia annuì e afferrò con la mano sinistra il portafoglio, bloccando ogni lamentela di Lorenzo, le cui labbra stavano già modulando un “non esiste, pago io”, con la mano libera.
“Oggi faccio io, non si discute” disse in modo fermo e l'altro roteò gli occhi.
“Okay...” borbottò poco convinto, ma decidendo di lasciarla fare. Semplicemente non aveva voglia di assistere al solito teatrino di lei che si lamentava e di lui che insisteva.
“Ti accompagno a casa?” domandò cambiando argomento.
La giovane arricciò le labbra incerta sul da farsi e il dilemma di sempre si fece strada ancora una volta: tornare a casa propria oppure cedere e passare la notte insieme?
Una parte di sé avrebbe voluto rimanere con lui quella notte, godersi il momento e spegnere il cervello per qualche ora. Tuttavia, l'altra parte di sé, la stessa della volta precedente, quella un po'  più noiosa e tradizionalista, urlava di non cedere.
Sospesa fra impulsività e razionalità, Cecilia non poté che ascoltare l'istinto.
“Ma se andassimo da te?” contropropose lasciando il suo accompagnatore di stucco. Alla fine, non essendo riuscita a mettere a tacere il desiderio, aveva ceduto.
A difesa della giovane, bisognava riconoscere che l'alterazione ormonale, dettata dal vicinissimo ciclo mestruale, l'aveva resa più vulnerabile, giocando un ruolo decisivo nella presa di quella decisione.
Lorenzo sgranò gli occhi per la sorpresa e sorrise malizioso senza preoccuparsi di nasconderlo. Non si aspettava una simile risposta e non poté che compiacersi.
“Certo” rispose con un eccessivo trasporto che non sfuggì alla giovane. Erano abbastanza chiari i suoi piani per il dopo serata.
Poco prima di uscire dal locale, Cecilia si recò alla toilette per controllare che fosse tutto al suo posto dato che avvertiva una sensazione di leggero malessere al basso ventre, segno inequivocabile che le sue mestruazioni avessero deciso di farle visita con lo stesso tempismo di uno sgradito ospite della domenica mattina.
Continuò a sperare con tutta sé stessa di sbagliarsi ma come intuito il suo ciclo era appena arrivato distruggendo tutti i suoi piani e inevitabilmente anche quelli del suo accompagnatore.
“Che palle!” si lamentò serrando i pugni contrariata. “Proprio oggi che mi ero decisa....” pensò mentre si lavava le mani nel lavabo dell'anticamera del bagno. Per sua fortuna, aveva sempre con sé un assorbente nella borsa da utilizzare proprio in quelle evenienze.
Si avviò verso l'uscita del locale dove Lorenzo l'aspettava appoggiato ad un lampione e al solo guardarlo fu chiaro che stesse fremendo all'idea di quella notte insieme.
Il giovane si stava già pregustandosi mentalmente il momento in cui l'avrebbe finalmente spogliata quando Cecilia mandò in frantumi tutte le sue aspettative.
“Brutte notizie” affermò quando fu davanti a lui e Lorenzo la fissò con espressione incerta. “Mi è appena arrivato il ciclo” annunciò grattandosi la nuca.
Gli occhi di Lorenzo non riuscirono a nascondere la delusione e nemmeno le sue labbra che formarono un broncio facendogli assumere un'espressione simile a quella di un bambino a cui avevano appena negato un lecca-lecca.
“Mi dispiace” aggiunse Cecilia divertita dalla sua reazione. “Che facciamo? Mi accompagni a casa?” domandò in seguito. Pensava che a quel punto non avesse molto senso per il giovane “ospitarla”.
Lorenzo cambiò totalmente espressione e aggrottò la fronte confuso non capendo perché gli avesse chiesto di portarla a casa. “Perché?” chiese difatti.
“Per il ciclo....” sussurrò guardandosi le scarpe sentendosi le guance avvampare.
Lorenzo continuò a fissarla confuso per qualche secondo finché finalmente capì la ragione dietro quell'affermazione. “Ma mi hai scambiato per un ninfomane?” chiese retoricamente lasciandosi sfuggire una leggera risata.
“Mi fa assolutamente piacere stare con te anche se hai il ciclo” concluse circondandole le spalle con un braccio avvicinandola a sé per darle un buffetto sul capo in modo scherzoso.
Cecilia rise a sua volta e fece spallucce un po' imbarazzata. “Okay....” fu tutto ciò che riuscì soltanto a dire e sollevò lo sguardo verso di lui che ancora sorrideva.
“Mamma mia, Contini, cosa ti farei!” affermò abbandonandosi a un lungo sospiro con l'intento di scacciare i pensieri che stavano affollando la sua testa e che coinvolgevano unicamente tre elementi: loro due nudi e delle lenzuola aggrovigliate ai piedi del letto.
Cecilia aggrottò la fonte confusa: da quando la chiamava per cognome?
“Contini?” domandò perplessa e Lorenzo annuì.
“Quando faccio dei pensieri un po' perversi, mi piace prendere le distanze quindi uso il cognome” spiegò e la giovane scoppiò a ridere.

“Quindi in questo momento stai facendo pensieri perversi?” lo provocò maliziosa e Lorenzo scosse la testa mordendosi il labbro inferiore.

“Tanti, Contini, tanti” rispose mellifluo e le fece l’occhiolino provocando un leggero sfarfallio in Cecilia che deglutì una copiosa quantità di saliva. Anche lei cominciava a sentire una certa smania e per qualche secondo anche la sua testa si affollò di pensieri non dissimili da quelli di Lorenzo.

“Dai, andiamo a casa” chiuse il discorso lui e s’incamminò verso l’auto che aveva parcheggiato a qualche isolato della stazione.

Cecilia prese a seguirlo quando si ricordò che era a corto di assorbenti quindi avrebbe necessariamente dovuto fare un salto al supermercato. “Aspetta, dobbiamo passare dal supermercato” lo informò mentre digitava 'supermercati nelle vicinanze' sulla barra di ricerca di Google.
“Hai paura che non ci sia sufficiente cibo a casa?” la prese in giro l'altro e Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“No, scemo, mi servono gli assorbenti!” rispose leggermente irritata e gioì dentro notando che c'era supermercato aperto 24 ore non molto lontano da lì.
“Aah okay! - rispose Lorenzo soffocando una risatina per non farla irritare ancora di più - Quelli non ce li abbiamo, Matteo ancora non li usa” fece una battuta per farla sorridere e Cecilia scosse la testa.
“Dai, andiamo, il supermercato è di là” affermò guidandolo verso la destinazione.

 

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

12/05/2019

Ore 22,09

 

 

Cecilia stava perlustrando la stanza di Lorenzo, approfittando della momentanea assenza del giovane, alla ricerca di qualche dettaglio che le dicesse di più sulla personalità del suo attuale frequentante.
Le sembrava così strano essere lì, ma soprattutto essere nella sua stanza. Erano passati circa npve mesi dall'ultima volta era stata lì, si domandava se Lorenzo ci pensasse mai al loro primo incontro; lei ci pensava spesso, c'era ancora un unico dubbio a cui il giovane non aveva ancora dato una chiara risposta: perché l'aveva allontanata in precedenza?
Nonostante fosse estremamente propensa a capire cosa ci fosse dietro, non riusciva a tirare fuori l'argomento o per meglio dire aspettava il momento propizio per parlarci. Continuò a curiosare in giro dando conferma alla sua prima espressione: come aveva già da tempo intuito, semplicemente guardando la sua scrivania a lavoro, Lorenzo era disordinatissimo. C'erano vestiti ovunque: sulla sedia, sul letto e persino sulle ante dell'armadio, rigorosamente aperte a sfoggiare con orgoglio il suo contenuto fatto di camicie stropicciate, pantaloni appallottolati e magliette sistemate alla buona.
Era un caos indicibile e Cecilia non si sorprese che fosse perennemente in ritardo a lavoro la mattina, anzi si domandava come facesse a vestirsi.
L'unica parte della stanza ad essere immacolata era la scrivania che il giovane romano aveva adibito a suo personale angolo dei ricordi dove aveva sistemato alcuni degli oggetti comprati nei suoi viaggi e qualche fotografia ritraenti lui con i suoi amici e famiglia.
Cecilia sollevò una delle cornici per osservare meglio la fotografia racchiusa al suo interno: si trattava di Lorenzo, sicuramente più giovane di qualche anno, con in braccio una neonata, seduto affianco ad una giovane donna che dedusse essere la sorella considerata l'incredibile somiglianza fra i due.
“Quella è mia nipote Margot” - le raccontò tutto sorridente - “Ora ha circa quattro anni, è una peste”
Adorava la sua nipote a dismisura e le mancava moltissimo; purtroppo, Margot era nata dopo il suo trasferimento nel Regno Unito, rendendogli piuttosto difficile godersela come avrebbe voluto. Tuttavia, quando tornava a Roma cercava di trascorrere con lei più tempo che poteva.
“È molto carina” rispose l'altra rivolgendogli un caldo sorriso.
In quel momento Lorenzo diede un'occhiata alla stanza e tossicchiò. “Giuro che questa volta è più disordinata del solito” - si giustificò mettendo le mani davanti e Cecilia ridacchiò - “Avrei dovuto mettere in ordine oggi ma poi ho deciso di venire da te....” aggiunse con tono mellifluo e Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“Ma finiscila!” esclamò scuotendo la testa.
Lorenzo le fece l'occhiolino e tolse i vestiti dal letto per sistemare meglio il piumone e li lanciò nell'armadio decidendo di chiudere le ante per nascondere il disordine al loro interno.
“Troppo tardi. Avevo già visto tutto” lo prese in giro e Lorenzo fece spallucce buttandosi sul letto.
“Dai, vieni qua” la invitò indicando il posto accanto a sé.
Cecilia esitò per qualche secondo e spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio, un gesto che faceva abbastanza spesso quando era nervosa. Non capiva cosa le stesse creando quel nervosismo; era vero che era la prima volta che dormivano insieme, ma non avrebbe dovuto essere un evento così inusuale dormire con un uomo, considerando che non avrebbero nemmeno consumato e che lei aveva quasi trent'anni. Lorenzo non era neanche il primo uomo della sua vita, tuttavia non riusciva a rilassarsi del tutto.
Lorenzo le sorrise e rinnovò l'invito aprendo il piumone e Cecilia si tuffò decidendo di non pensarci ulteriormente, sistemandosi accanto a lui.
“Ti va di guardare qualcosa su Netflix? Che so un film?” suggerì recuperando il laptop sul comodino. Cecilia annuì e propose di guardare “Working mums”, una seria originale di Netflix con cui si era recentemente fissata.
“Perfetto. Working mums sia” confermò lui e le fece scegliere la puntata non facendo alcuna differenza per lui.
Alla fine, la serie risultò alquanto avvincente pure per Lorenzo al punto che finirono per vedere circa tre puntate di fila.
Sul finire della terza però, Cecilia si addormentò accoccolata sul petto di lui che le stringeva delicamente le spalle con il mento appoggiato sulla testa.
“Certo che Frankie è fuori come una campana” commentò Lorenzo, riferendosi ad una delle protagoniste del telefilm, non essendosi accorto che Cecilia era scivolata nel mondo dei sogni da metà puntata.
“Cè” la chiamò accorgendosi solo allora che la sua ospite stava già dormendo.
Sentendo anche lui le palpebre pesanti, chiuse il laptop e si allungò per spegnere la luce del lampada sul comodino.
Rimasto al buio, scivolò anche lui verso il basso per sistemarsi per bene sotto le coperte muovendo leggermente Cecilia, che emise un debole suono senza però svegliarsi, così da essere più comodo.
“Contini, spero che non russi altrimenti ti butto fuori dal letto!” la minacciò bonariamente anche se lei non poteva sentirlo.
La verità è che non lo avrebbe mai fatto; si sentiva bene in quella posizione, dannatamente bene.

----------------------------------- Ciao, ciaooo! Ce l'ho fatta! Un nuovo capitolo è fuori, finalmente l'ho partorito. Questa storia però sta diventando più lunga del previsto XD spero non annoiarvi :) Alla prossima e grazie per leggermi, Anto

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Capitolo 18
*** AVVISO ***


Ciao a tutti,

questo breve avviso è per informavi che non pubblicherò più su EFP.
Sono passata a Wattpad dove penso la storia possa essere un po' più interattiva :) 

La trovate sotto lo stesso nome: https://www.wattpad.com/770811447-quando-meno-te-lo-aspetti-quando-meno-te-l%27aspetti 
Io sono AntoL91 :D 

La storiaé andata molto piú avanti rispetto a EFP e siamo quasi agli sgoccioli :D se volete scoprire cosa sia successo, cliccate sul link!

Vi aspetto di là!

Anto

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