Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=QCJ1GdDodBc.
L’artista in detenzione
Diciotto si appoggiò alla
parete della classe e si portò la
sigaretta alle labbra, inspirò il sapore di nicotina e
chiuse gli occhi,
rabbrividendo di piacere. Il suono della campanella risuonò
nel corridoio, la
giovane socchiuse gli occhi e le sue iridi azzurre divennero liquide.
Osservò i
suoi coetanei correre alcuni verso gli armadietti e altri verso le
aule,
scrollò le spalle e vide il corridoio svuotarsi.
Gettò indietro la testa,
facendo ondeggiare i corti capelli biondi e appoggiò il capo
contro la parete.
“Miss Diciotto. Lei sta
fumando!” sentì gridare a una voce
stridula. Abbassò la sigaretta e volse lo sguardo nella
direzione da cui veniva
la voce.
“Lei è in un bel
guaio. Oggi finirà in detenzione e se verrà
scoperta a farlo di nuovo, sarà espulsa!”
urlò una donna tarchiata.
Diciotto la guardò, gli
occhiali sottili tenuti allacciati
alla testa da una catenina d’oro, le labbra sottili della
donna, il viso
solcato da rughe sottili e i capelli grigi acconciati in uno
disordinato
chignon sul capo. Espirò rumorosamente dalle narici.
< Scocciatrice >
pensò, pestando la sigaretta sotto lo
stivaletto.
“Ed ora fili immediatamente
nella sua classe, prima di
portarmi a decidere di farla stare una settimana in detenzione, invece
che solo
oggi” sibilò la preside.
“Sì, Miss
Murple” borbottò Diciotto, allontanandosi.
********
Diciotto guardò un giovane
intento a colorare in fondo alla
classe, c’era un ragazzo di colore che lanciava una pallina
di carta contro la
parete e la riprendeva. Si voltò e guardò davanti
a sé, il professore era
intento a leggere. Appoggiò i gomiti sul banco e
sospirò pesantemente, appoggiò
il mento sulle mani e socchiuse gli occhi.
< Che noia >
pensò. Alzò e abbassò i piedi,
sbadigliò
rumorosamente e piegò di lato il capo, facendo ondeggiare i
capelli biondi. Si
voltò e vide entrare un ragazzo, aveva i corti capelli color
glicine e le
labbra piegate in un sorriso. Il ragazzo si sedette al suo fianco e
appoggiò la
borsa sul banco, la aprì e ne estrasse dei quaderni.
“Lo sai che qui alla fine
non si fa davvero recupero?”
domandò la ragazza.
“Sì, ma io
voglio finire i compiti per domani. Ed inoltre,
così posso disegnare” spiegò il giovane.
Diciotto inarcò un
sopracciglio dorato.
“Com’è
che sei finito in detenzione?” chiese.
Trunks si voltò verso di
lei, chiuse gli occhi e le sorrise.
“Non ascoltavo la
lezione… ed è già la settima volta che
succede in una settimana” spiegò.
Diciotto si mise una mano in tasca e
tastò una sigaretta.
“Troppo intelligente per
seguire?” chiese.
“No, stavo
disegnando” rispose Trunks.
“Ah, artista
fallito” borbottò la ragazza. Piegò di
lato il
capo e sbuffò. “Fammi vedere uno dei tuoi
pastrocchi” brontolò.
“Posso disegnare te, in
cambio? Però ti prego, non mi
disturbare mentre sto lavorando” la supplicò
Trunks.
“Va bene” disse
Diciotto.
Trunks le sorrise e la giovane si
mise le cuffie dell’i-pod,
facendolo partire.
*****
Diciotto spense l’i-pod,
mentre la campanella suonava.
“Finalmente
quest’incubo è finito”
borbottò. Guardò il
professore piegare il giornale e alzarsi.
“Io ho finito il disegno,
nel frattempo” disse Trunks.
“Vediamo il
capolavoro” disse ironica Diciotto. Il giovane
le porse il quaderno su cui aveva fatto la raffigurazione, Diciotto si
mosse di
scatto in avanti, facendo cadere le cuffiette e le uscì un
basso fischio.
“Wow”
sussurrò.
“Sinceramente penso che
avrei potuto fare di meglio. Oh, io
mi chiamo Trunks Briefs. Sono felice di averti conosciuta”
disse Trunks.
“Io sono Diciotto
Lapislazzuli. Senti, possiamo vederci
domani, così ritenti. In cambio mi daresti quel
disegno?” chiese la ragazza.
Trunks le sorrise.
“Certo, allora a domani. Di
fronte all’aula di detenzione”
sussurrò.
*********
“Ormai sono tre settimane
che ci vediamo tutti i giorni.
Starai iniziando a bruciarli i miei disegni” disse Trunks.
“In realtà li
sto impilando in una carpetta. Però sai, se mi
dovessero espellere, non ci vedremmo più… e lo
stesso vale per te. Vedi di
rigare dritto” lo rimproverò Diciotto.
Trunsk ridacchiò e
alzò le mani, camminando al suo fianco nel
corridoio.
“Stai serena. Ormai
disegnare senza la mia musa non ha lo
stesso piacere” ammise, facendole l’occhiolino.
Diciotto sbuffò e volse il
capo, nascondendo dietro i corti
capelli biondi il rossore sulle sue gote.
“Come fai con il tuo
problema col fumo?” le bisbigliò
Trunks, sporgendosi in avanti.
Diciotto si guardò
intorno, si sollevò rapidamente la manica
della felpa e gli fece dare una sbirciata al cerotto alla nicotina
sulla sua
pelle pallida.
“Furbo” ammise
Trunks.
Diciotto abbassò il capo e
deglutì.
“Senti, magari potresti
venire a casa mia a disegnare una di
queste volte. Sono stufa d’incontrarti in questo posto
puzzolente” borbottò.
“Potremmo anche studiare.
Così i tuoi non diranno niente”
disse Trunks.
“Bah, dimenticavo quanto
sei perfettino. Va bene, però sappi
che i miei non avrebbero detto niente comunque”
borbottò Diciotto.
“Chissà se lo
diranno quando t’inviterò
fuori…” sussurrò
Trunks. Si voltò e si allontanò correndo.
“Cos’hai
detto?!” gridò Diciotto.
“Corro in classe”
la salutò Trunks, muovendo anche la mano.
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