A Box Human Life

di SHUN DI ANDROMEDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non da solo (Roll) ***
Capitolo 2: *** Bambini (Gyuudon) ***
Capitolo 3: *** Catching me, catching you (Natsu) ***



Capitolo 1
*** Non da solo (Roll) ***


Titolo: A Box Human Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu, Uri, Gyuudon, Jiro, Kojiro, Garyuu, Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio meraviglioso Braccio Destro

 

A BOX HUMAN LIFE

CAPITOLO 1

NON DA SOLO

“Roll?”

Seduto a gambe incrociate sotto il porticato di casa Hibari, col viso rivolto verso il sentiero di pietre che conduce al cancello principale e una spessa vestaglia sulle spalle, Roll non si era subito accorto della presenza di Kusakabe che - apparso in piedi accanto a lui – portava un vassoio con una tazza e un piatto di dolci: “Kyo-san mi ha detto che non puoi riprendere le energie con il cibo e che servono le sue Fiamme, ma ho pensato che qualcosa di dolce poteva comunque farti piacere.” sorrise lui, prima di inginocchiarsi per poggiarlo accanto al ragazzino.

“Grazie. Kyoya-dono quando torna?” chiese questi, mentre Hibird andava a posarsi sulla sua spalla cinguettando: era tardo pomeriggio, presto il giardino sarebbe stato illuminato dalle lucerne e la casa si sarebbe riempita degli uomini del Comitato Disciplinare per la riunione serale con il Guardiano della Nebbia.

Kusakabe scosse la testa: “Non ne ho idea.” rispose sinceramente il ragazzo più grande, allungando una mano a scompigliargli i capelli, “Kyo-san si è raccomandato perché mi occupassi di te e ti tenessi compagnia, con lui c’è Kuwabara al momento.”.

“Mi dispiace, magari avevi altro da fare.” disse Roll chinando il capo in segno di scusa: “Kyoya-dono si preoccupa troppo per me, non è necessario.”.

Con un sospiro, Kusakabe si sedette accanto a Roll e restò a osservare il giardino che, rapidamente, diventava sempre più scuro per il crepuscolo che avanzava: “Siete uguali, tu e Kyo-san.” disse improvvisamente, dopo qualche minuto di silenzio.

L’affermazione fece scattare Roll, che sollevò il capo e puntò lo sguardo sul luogotenente: “Sì, voglio dire… Kyo-san è abituato a cavarsela da solo, da che lo conosco difficilmente si lascia aiutare se non in casi estremi, e anche in situazioni simili non è felice della cosa. E voi siete proprio uguali, pensate di potercela fare da soli in tutti i frangenti.”

Roll non rispose.

“Però…”

“Però?”

“Non siete tenuti a farlo, lo sai?”

Roll lo guardò con gli occhi sgranati.

“Non ho molte informazioni, anche perché Kyo-san non ama parlarne, ma tra le immagini che ho visto,” Roll era certo si riferisse ai ricordi del Kusakabe del futuro, “le parole di Romario-san e le lettere del Nono penso di essermi fatto un’idea abbastanza precisa di quello che sta accadendo attorno a voi. Quello che voglio dire è che non siete soli ad affrontare tutto, Sawada-san… il Decimo non è forte fisicamente ma ha un grande cuore e ho grande fiducia in lui perché si occupi di Kyo-san se io non posso essere lì a supportarlo. E così Dino-san e tutti gli altri. E lo stesso vale per te, Roll. Hai anche tu dei compagni che ti sono vicini. Avete solo bisogno di un po’ di tempo per capirlo appieno.”

Gli occhi del ragazzino, rimasto in silenzio fino a quel momento, si riempirono di lacrime, dalla sua gola eruttò un singhiozzo ma Kusakabe fu veloce a passargli un fazzoletto di stoffa per asciugarsi gli occhi; senza guardarlo per dargli il tempo di riprendersi, il luogotenente di Hibari spostò lo sguardò sul cielo ormai violaceo sopra gli alberi: si stava facendo tardi.

Il timer della casa scattò e, un istante dopo, le luminarie del cortile si accesero, illuminando la veranda ormai buia.

Calmatosi, Roll poggiò accanto a sé il fazzoletto e, con mano tremante, prese la tazza di tè ancora tiepido: ne bevve qualche sorso mentre Hibird sbocconcellava i daifuku sul piattino.

“Grazie, Kusakabe-san.” disse il ragazzino con un filo di voce: “Grazie di cuore.”

Il maggiore sorrise prima di scompigliargli nuovamente i capelli: “Che ne dici di aiutarmi a cucinare la cena dopo aver finito qui? Cosa pensi possa far piacere a Kyo-san?”

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Capitolo 2
*** Bambini (Gyuudon) ***


Titolo: A Box Human Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu, Uri, Gyuudon, Jiro, Kojiro, Garyuu, Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio meraviglioso Braccio Destro

 

A BOX HUMAN LIFE

CAPITOLO 2

BAMBINI

“Bambino
Armato e disarmato in una foto
Senza felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita sola
Che non ti guarirà.”

Bambini – Paola Turci

 

Gyuudon non voleva curiosare.

Davvero, non avrebbe voluto imbattersi in quell’album di fotografie ordinatamente messo in ordine nella libreria del salotto accanto a un suo gemello.

Ma Lambo era uscito con Fuuta e I-pin e lui era rimasto a casa con Nana-okaasama e, malgrado la sua goffaggine, aveva insistito per aiutarla a spolverare e rassettare in vista del ritorno dei bambini e del Decimo con Natsu: quasi sicuro, si sarebbero presentati senza invito anche altri Guardiani, la Tempesta e Uri primi fra tutti, voleva, anzi, sentiva di dover dare una mano.

E proprio mentre cercava di rimettere al proprio posto un pagliaccetto di ceramica che aveva spolverato con cura, aveva per sbaglio fatto cadere uno di quei libroni pesanti, che era caduto con un tonfo sordo sul suo piede.

Con un’esclamazione di dolore, aveva fatto un mezzo salto all’indietro ed era caduto all’indietro, sbattendo la schiena contro il bracciolo del divano.

“Gyuudon-kun, tutto bene?! Ti sei fatto male?!”

La voce preoccupata di Nana precedette l’arrivo trafelato della donna con lo spolverino in mano: in piedi sulla porta, lo vide seduto a terra mentre si massaggiava la schiena dolorante.

Subito, gli accorse accanto: “Gyuudon-kun, tutto bene?” chiese di nuovo con espressione preoccupata, “Prendo la cassetta del pronto soccorso?”

Il ragazzo, imbarazzato, scosse la testa e si rimise in piedi: “È caduto un libro.” disse soltanto, indicando il volume a terra e aperto a faccia in giù, “Mi dispiace, Okaasama. Spero non si sia rovinato.” aggiunse, alzandosi in piedi per raggiungerlo.

Tiratolo su, notò che una pagina si era piegata e che anche la fotografia contenuta nella fascetta trasparente lì attaccata aveva avuto qualche danno: era un album di fotografie.

“Non preoccuparti, Gyuudon-kun. Non è successo niente di irreparabile, la foto si è un po’ rovinata ma posso chiedere a Timoteo-san di inviarmene una nuova.” sorrise lei, prendendo il volume dalle mani del ragazzo con delicatezza.

Gyuudon sgranò gli occhi: nei suoi ricordi di Box, il nome di Timoteo fece scattare qualcosa.

“Timoteo-san?”

Nana sorrise e gli fece cenno di sedersi sul divano; meccanicamente, il massiccio ragazzo obbedì e si ritrovò con l’album in grembo mentre la donna gli si sedeva accanto: “Timoteo-san, sono sicura che tu sappia chi sia, non è vero? Dopotutto sei… come vi ha chiamati? la Vongola Gear di Lambo-kun, no?”

Stupefatto, Gyuudon non ebbe la forza di rispondere alcunchè mentre tutta una serie di pensieri si avvicendavano nella sua mente: Tsuna-dono gli aveva detto che Nana-okaasama era apparentemente all’oscuro di ogni cosa riguardante i Vongola, si era raccomandato di continuare a mantenere il segreto per non farla preoccupare inutilmente.

E ora?

Era evidente che sapesse, e anche piuttosto nel dettaglio.

“Non fare quella faccia, Gyuudon-kun.” sorrise gentile mentre gli scompigliava i capelli: “Sfoglialo, sono le foto che Timoteo-san mi ha fatto avere con le sue lettere.”.

Il Bufalo del Fulmine annuì e sotto ai suoi occhi presero a scorrere immagini di ogni tipo, risate impresse su carta fotografica, momenti di tranquillità, ricordi…

Tutti riguardanti la Decima Generazione.

Ecco Tsuna abbracciato da Yamamoto e Gokudera.

E poi Kyoko-nee e le altre sorellone attorno a un tavolo a mangiare dolci.

“C’è anche Chrome-nee…” notò lui con un filo di voce.

“Sì, e anche Mukuro-kun.”

Nana indicò un’altra foto, che raffigurava il Guardiano della Nebbia nel bel mezzo di uno scontro con il Guardiano della Nuvola.

“Queste foto le invia Reborn-chan a Timoteo-san per tenerlo informato e lui le invia a me. So dei Vongola e degli sforzi di Tsu-kun, so di Enma-kun e di tutti voi, Timoteo-san è stato così gentile da fornirmi non solo informazioni ma anche fotografie e se, all’inizio, era solo per non farmi preoccupare, adesso è diventato qualcosa di più.”

Con autentico amore materno, Nana poggiò una mano sulla guancia di Gyuudon: “Sai, in fondo penso di aver sempre saputo cosa aspettasse Tsu-kun nel futuro, ma non ero abbastanza matura per accettarlo. In fondo, suo padre è il Leone dei Vongola e prima o poi anche Tsu-kun sarebbe stato coinvolto. Ma ora, mi sono resa conto che la situazione è molto diversa: attorno a lui si sono riunite persone di ogni tipo, ognuna con la sua storia e perché no, anche i propri dolori. Nella vita, è più bello condividere le cose belle e dividersi i pesi e in questa casa c’è abbastanza spazio per tutti e anche nel mio cuore.” sorrise, voltando lei stessa pagina, l’ultima dell’album.

C’era una sola fotografia, che raffigurava la stessa Nana con un documento in mano, esposto come se fosse stato il più importante dei premi.

Gyuudon ci mise qualche istante a decifrare i kanji scritti ma, una volta compreso il contenuto del documento, restò senza parole ancora una volta.

“Bovino Lambo, Gokudera Bianchi, De la Stella Fuuta, Fon I-pin.” lesse lei per lui con orgoglio nella voce misto ad affetto: “Timoteo-san ha assecondato i miei capricci e mi ha aiutata a raccogliere tutto il necessario per aggiungerli al nostro registro familiare. Sono figli miei in tutto e per tutto adesso e farò tutto quello che è in mio potere per renderli felici. Ovviamente vale anche per te, Gyuudon-kun, finchè rimarrai con noi sarà esattamente così.”

E così come quella situazione irreale era iniziata, improvvisamente finì, con Nana che – alzatasi in piedi – prese delicatamente il pesante volume per riporlo: “E ora, mettiamoci al lavoro! Abbiamo ancora del lavoro da fare prima che tornino a casa i bambini!”.

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Capitolo 3
*** Catching me, catching you (Natsu) ***


Titolo: A Box Human Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu, Uri, Gyuudon, Jiro, Kojiro, Garyuu, Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio meraviglioso Braccio Destro

 

A BOX HUMAN LIFE

CAPITOLO 3

CATCHING ME, CATCHING YOU

“Oozora-kun! Non muoverti!”

“Miki-chan, chiama qualcuno!”

Grida concitate attirarono l’attenzione di Gokudera che, a spasso per il cortile alla fine delle lezioni dopo aver fumato una sigaretta, si stava dirigendo nuovamente verso l’edificio principale della scuola per riunirsi a Tsuna e agli altri, attardatisi in aula per gli ultimi dettagli del festival scolastico.

Nervosamente, si guardò attorno, scorgendo un capanello di ragazzi e ragazze attorno a uno degli alberi più alti, sui cui rami gli sembrava di scorgere una figura umana dai folti e spettinati capelli rossi e la divisa della Nami-chuu addosso.

Una capigliatura abbastanza inusuale, e poi quel nome…

“Ahhh! Oozora-kun, il ramo!”

“Tanaka-kun, che facciamo?!”

I ragazzi lì sotto radunati osservavano con ansia il loro compagno appeso a uno dei rami più alti, con l’espressione del viso deformata dallo sforzo che stava facendo per tenersi appeso mentre una di loro, forse la più minuta del gruppo, piangeva con il viso nascosto tra le mani: “Sono stata una stupida!” gridava tra le lacrime, “Non avrei dovuto chiedere a Oozora-kun di recuperare la mia lettera…”

“Yuki-san… Posso resistere ancora, almeno fino all’arrivo di qualcuno… Non preoccuparti per me.”.

Mentre lei alzava lo sguardo verso di lui, Natsu le rivolse un sorriso affettuoso: “E poi, non potevo dirti di no, in fondo era la preziosa lettera che volevi dare a Hibari-dono.”

“Resisti, Oozora!” gridò uno dei ragazzi: “Sta arrivando Kusakabe-san! L’ho visto affacciarsi dalla finestra del terzo piano.”.

Natsu annuì ma sentiva sotto le sue dita lo scricchiolio minaccioso del legno in procinto di spezzarsi, col vuoto sotto di sé avrebbe fatto un atterraggio brusco.

Le grida dei compagni, probabilmente anche loro si erano accorti di ciò che stava per accadere, si fecero più intense, una cacofonia di suoni, mentre lui si preparava all’impatto e al dolore successivo: sperava soltanto che Garyuu-niisan fosse ancora nei paraggi così da limitare al massimo i danni.

Con un suono secco, il ramo infine si spezzò, incapace di reggerne oltre il peso e il ragazzo chiuse gli occhi spaventato: dalla sua gola uscì un grido strozzato, i compagni urlarono ma, mentre Kusakabe usciva di volata dal portone principale della scuola, una saetta argentea superò il crocchio di ragazzi e prese Natsu tra le braccia prima che questi potesse cadere sul duro terreno.

I due rotolarono per qualche metro sotto lo sguardo stupefatto dei pochi presenti e, quando infine si fermarono, ciò che tutti videro furono Gokudera Hayato che, stringendo tra le braccia Natsu Oozora, l’aveva protetto non solo dall’impatto ma anche dal contatto con la terra del cortile.

“Oozora-kun!”

“Oozora!”

“Gokudera-san! Natsu-san!”

Attorno ai due si radunarono sia i compagni di classe della Box che Kusakabe ma per Hayato – seppur dolorante – la priorità era Natsu e il suo benessere.

“Oi, Natsu! Natsu, rispondimi!”

Messosi seduto con un colpo di reni e incurante della folla, il Guardiano della Tempesta sollevò cautamente il Leone del Cielo, poggiandoselo contro il petto prima di dargli leggeri schiaffetti sulle guance: “Natsu, svegliati!” esclamò ancora.

Al quarto richiamo, finalmente, il ragazzo più minuto riaprì frastornato gli occhi e arrossì riconoscendo il viso che lo sovrastava: “G-Gokudera-dono…” mormorò, “N-Non dire niente a Uri e a Tsuna, per favore.”

“Non è il momento, stupido! Cosa ci facevi lassù?!” esclamò agitato il Guardiano della Tempesta, aiutandolo a mettersi seduto: “Hai battuto la testa da qualche parte?” domandò, esaminando se per caso non si fosse ferito.

Sfregandosi gli occhi, Natsu scosse la testa: “Una mia compagna… Lascia perdere. N-Non mi pare… Mi hai preso al volo, Gokudera-dono?”

“Non potevo certo lasciarti cadere!”

“Grazie.”

“Che. La prossima volta chiedi a qualcuno di aiutarti. E ora alzati, ti porto da Shamal!”

“Ma non è necessario!”

“Meglio essere sicuri!”

Così com’era arrivato, Gokudera se ne andò, cingendo le spalle di Natsu con fare protettivo mentre lo guidava verso la scuola senza degnare nessuno del minimo sguardo: Natsu, da parte sua, rivolse un cenno del capo agli amici, rassicurandoli, e anche a Kusakabe-san, che gli sorrise con un sospiro esasperato.

E mentre si allontavano, e la voce colma di rimprovero di Hayato riempiva l’aria del pomeriggio, il gruppo restò a guardarli, incapaci di credere alla scena a cui avevano appena assistito: “Oozora-kun… starà bene, vero?”

“Gokudera-senpai mi fa paura.”

 “Anche a me, però è così cool.”

Trattenendo a stento una risata, Kusakabe si congedò dagli studenti e si affrettò a seguire i due Vongola all’interno: discretamente, si sarebbe assicurato che stessero bene prima di fare rapporto a Hibari.

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