A Box Human Life di SHUN DI ANDROMEDA (/viewuser.php?uid=19740)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non da solo (Roll) ***
Capitolo 2: *** Bambini (Gyuudon) ***
Capitolo 3: *** Catching me, catching you (Natsu) ***
Capitolo 1 *** Non da solo (Roll) ***
Titolo:
A Box Human
Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu,
Uri, Gyuudon, Jiro, Kojiro, Garyuu, Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio
meraviglioso Braccio Destro
A
BOX HUMAN LIFE
CAPITOLO
1
NON
DA SOLO
“Roll?”
Seduto
a gambe incrociate sotto il porticato di casa Hibari,
col viso rivolto verso il sentiero di pietre che conduce al cancello
principale
e una spessa vestaglia sulle spalle, Roll non si era subito accorto
della
presenza di Kusakabe che - apparso in piedi accanto a lui –
portava un vassoio
con una tazza e un piatto di dolci: “Kyo-san mi ha detto che
non puoi
riprendere le energie con il cibo e che servono le sue Fiamme, ma ho
pensato
che qualcosa di dolce poteva comunque farti piacere.” sorrise
lui, prima di
inginocchiarsi per poggiarlo accanto al ragazzino.
“Grazie.
Kyoya-dono quando torna?” chiese questi, mentre
Hibird andava a posarsi sulla sua spalla cinguettando: era tardo
pomeriggio,
presto il giardino sarebbe stato illuminato dalle lucerne e la casa si
sarebbe
riempita degli uomini del Comitato Disciplinare per la riunione serale
con il
Guardiano della Nebbia.
Kusakabe
scosse la testa: “Non ne ho idea.” rispose
sinceramente
il ragazzo più grande, allungando una mano a scompigliargli
i capelli, “Kyo-san
si è raccomandato perché mi occupassi di te e ti
tenessi compagnia, con lui c’è
Kuwabara al momento.”.
“Mi
dispiace, magari avevi altro da fare.” disse Roll chinando
il capo in segno di scusa: “Kyoya-dono si preoccupa troppo
per me, non è
necessario.”.
Con
un sospiro, Kusakabe si sedette accanto a Roll e restò a
osservare il giardino che, rapidamente, diventava sempre più
scuro per il
crepuscolo che avanzava: “Siete uguali, tu e
Kyo-san.” disse improvvisamente,
dopo qualche minuto di silenzio.
L’affermazione
fece scattare Roll, che sollevò il capo e puntò
lo sguardo sul luogotenente: “Sì, voglio
dire… Kyo-san è abituato a cavarsela
da solo, da che lo conosco difficilmente si lascia aiutare se non in
casi
estremi, e anche in situazioni simili non è felice della
cosa. E voi siete
proprio uguali, pensate di potercela fare da soli in tutti i
frangenti.”
Roll
non rispose.
“Però…”
“Però?”
“Non
siete tenuti a farlo, lo sai?”
Roll
lo guardò con gli occhi sgranati.
“Non
ho molte informazioni, anche perché Kyo-san non ama
parlarne, ma tra le immagini che ho visto,” Roll era certo si
riferisse ai ricordi
del Kusakabe del futuro, “le parole di Romario-san e le
lettere del Nono penso
di essermi fatto un’idea abbastanza precisa di quello che sta
accadendo attorno
a voi. Quello che voglio dire è che non siete soli ad
affrontare tutto,
Sawada-san… il Decimo non è forte fisicamente ma
ha un grande cuore e ho grande
fiducia in lui perché si occupi di Kyo-san se io non posso
essere lì a
supportarlo. E così Dino-san e tutti gli altri. E lo stesso
vale per te, Roll.
Hai anche tu dei compagni che ti sono vicini. Avete solo bisogno di un
po’ di
tempo per capirlo appieno.”
Gli
occhi del ragazzino, rimasto in silenzio fino a quel
momento, si riempirono di lacrime, dalla sua gola eruttò un
singhiozzo ma
Kusakabe fu veloce a passargli un fazzoletto di stoffa per asciugarsi
gli
occhi; senza guardarlo per dargli il tempo di riprendersi, il
luogotenente di
Hibari spostò lo sguardò sul cielo ormai violaceo
sopra gli alberi: si stava
facendo tardi.
Il
timer della casa scattò e, un istante dopo, le luminarie
del cortile si accesero, illuminando la veranda ormai buia.
Calmatosi,
Roll poggiò accanto a sé il fazzoletto e, con
mano
tremante, prese la tazza di tè ancora tiepido: ne bevve
qualche sorso mentre
Hibird sbocconcellava i daifuku sul piattino.
“Grazie,
Kusakabe-san.” disse il ragazzino con un filo di
voce: “Grazie di cuore.”
Il
maggiore sorrise prima di scompigliargli nuovamente i
capelli: “Che ne dici di aiutarmi a cucinare la cena dopo
aver finito qui? Cosa
pensi possa far piacere a Kyo-san?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Bambini (Gyuudon) ***
Titolo: A
Box Human Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu, Uri, Gyuudon,
Jiro, Kojiro, Garyuu,
Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio meraviglioso Braccio
Destro
A BOX
HUMAN LIFE
CAPITOLO
2
BAMBINI
“Bambino
Armato e disarmato in una foto
Senza felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita sola
Che non ti guarirà.”
Bambini
– Paola Turci
Gyuudon
non voleva curiosare.
Davvero,
non avrebbe voluto imbattersi in quell’album di fotografie
ordinatamente messo
in ordine nella libreria del salotto accanto a un suo gemello.
Ma
Lambo era uscito con Fuuta e I-pin e lui era rimasto a casa con
Nana-okaasama
e, malgrado la sua goffaggine, aveva insistito per aiutarla a
spolverare e
rassettare in vista del ritorno dei bambini e del Decimo con Natsu:
quasi
sicuro, si sarebbero presentati senza invito anche altri Guardiani, la
Tempesta
e Uri primi fra tutti, voleva, anzi, sentiva di dover dare una mano.
E
proprio mentre cercava di rimettere al proprio posto un pagliaccetto di
ceramica che aveva spolverato con cura, aveva per sbaglio fatto cadere
uno di
quei libroni pesanti, che era caduto con un tonfo sordo sul suo piede.
Con
un’esclamazione di dolore, aveva fatto un mezzo salto
all’indietro ed era
caduto all’indietro, sbattendo la schiena contro il bracciolo
del divano.
“Gyuudon-kun,
tutto bene?! Ti sei fatto male?!”
La
voce preoccupata di Nana precedette l’arrivo trafelato della
donna con lo
spolverino in mano: in piedi sulla porta, lo vide seduto a terra mentre
si
massaggiava la schiena dolorante.
Subito,
gli accorse accanto: “Gyuudon-kun, tutto bene?”
chiese di nuovo con espressione
preoccupata, “Prendo la cassetta del pronto
soccorso?”
Il
ragazzo, imbarazzato, scosse la testa e si rimise in piedi:
“È caduto un
libro.” disse soltanto, indicando il volume a terra e aperto
a faccia in giù, “Mi
dispiace, Okaasama. Spero non si sia rovinato.” aggiunse,
alzandosi in piedi
per raggiungerlo.
Tiratolo
su, notò che una pagina si era piegata e che anche la
fotografia contenuta
nella fascetta trasparente lì attaccata aveva avuto qualche
danno: era un album
di fotografie.
“Non
preoccuparti, Gyuudon-kun. Non è successo niente di
irreparabile, la foto si è
un po’ rovinata ma posso chiedere a Timoteo-san di inviarmene
una nuova.” sorrise
lei, prendendo il volume dalle mani del ragazzo con delicatezza.
Gyuudon
sgranò gli occhi: nei suoi ricordi di Box, il nome di
Timoteo fece scattare
qualcosa.
“Timoteo-san?”
Nana
sorrise e gli fece cenno di sedersi sul divano; meccanicamente, il
massiccio
ragazzo obbedì e si ritrovò con l’album
in grembo mentre la donna gli si sedeva
accanto: “Timoteo-san, sono sicura che tu sappia chi sia, non
è vero? Dopotutto
sei… come vi ha chiamati? la Vongola Gear di Lambo-kun,
no?”
Stupefatto,
Gyuudon non ebbe la forza di rispondere alcunchè mentre
tutta una serie di
pensieri si avvicendavano nella sua mente: Tsuna-dono gli aveva detto
che Nana-okaasama
era apparentemente all’oscuro di ogni cosa riguardante i
Vongola, si era
raccomandato di continuare a mantenere il segreto per non farla
preoccupare
inutilmente.
E
ora?
Era
evidente che sapesse, e anche piuttosto nel dettaglio.
“Non
fare quella faccia, Gyuudon-kun.” sorrise gentile mentre gli
scompigliava i
capelli: “Sfoglialo, sono le foto che Timoteo-san mi ha fatto
avere con le sue
lettere.”.
Il
Bufalo del Fulmine annuì e sotto ai suoi occhi presero a
scorrere immagini di
ogni tipo, risate impresse su carta fotografica, momenti di
tranquillità,
ricordi…
Tutti
riguardanti la Decima Generazione.
Ecco
Tsuna abbracciato da Yamamoto e Gokudera.
E
poi Kyoko-nee e le altre sorellone attorno a un tavolo a mangiare dolci.
“C’è
anche Chrome-nee…” notò lui con un filo
di voce.
“Sì,
e anche Mukuro-kun.”
Nana
indicò un’altra foto, che raffigurava il Guardiano
della Nebbia nel bel mezzo
di uno scontro con il Guardiano della Nuvola.
“Queste
foto le invia Reborn-chan a Timoteo-san per tenerlo informato e lui le
invia a
me. So dei Vongola e degli sforzi di Tsu-kun, so di Enma-kun e di tutti
voi,
Timoteo-san è stato così gentile da fornirmi non
solo informazioni ma anche
fotografie e se, all’inizio, era solo per non farmi
preoccupare, adesso è
diventato qualcosa di più.”
Con
autentico amore materno, Nana poggiò una mano sulla guancia
di Gyuudon: “Sai,
in fondo penso di aver sempre saputo cosa aspettasse Tsu-kun nel
futuro, ma non
ero abbastanza matura per accettarlo. In fondo, suo padre è
il Leone dei Vongola
e prima o poi anche Tsu-kun sarebbe stato coinvolto. Ma ora, mi sono
resa conto
che la situazione è molto diversa: attorno a lui si sono
riunite persone di
ogni tipo, ognuna con la sua storia e perché no, anche i
propri dolori. Nella
vita, è più bello condividere le cose belle e
dividersi i pesi e in questa casa
c’è abbastanza spazio per tutti e anche nel mio
cuore.” sorrise, voltando lei
stessa pagina, l’ultima dell’album.
C’era
una sola fotografia, che raffigurava la stessa Nana con un documento in
mano,
esposto come se fosse stato il più importante dei premi.
Gyuudon
ci mise qualche istante a decifrare i kanji scritti ma, una volta
compreso il
contenuto del documento, restò senza parole ancora una volta.
“Bovino
Lambo, Gokudera Bianchi, De la Stella Fuuta, Fon I-pin.”
lesse lei per lui con
orgoglio nella voce misto ad affetto: “Timoteo-san ha
assecondato i miei
capricci e mi ha aiutata a raccogliere tutto il necessario per
aggiungerli al
nostro registro familiare. Sono figli miei in tutto e per tutto adesso
e farò
tutto quello che è in mio potere per renderli felici.
Ovviamente vale anche per
te, Gyuudon-kun, finchè rimarrai con noi sarà
esattamente così.”
E
così come quella situazione irreale era iniziata,
improvvisamente finì, con
Nana che – alzatasi in piedi – prese delicatamente
il pesante volume per
riporlo: “E ora, mettiamoci al lavoro! Abbiamo ancora del
lavoro da fare prima
che tornino a casa i bambini!”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Catching me, catching you (Natsu) ***
Titolo: A
Box Human Life
Autore: SHUN DI ANDROMEDA
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Human!Box Heiki (Natsu, Uri, Gyuudon,
Jiro, Kojiro, Garyuu,
Mukurou, Roll)
Genere: Sentimentale, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, What-If, Raccolta
Note: Dedicato a G, il mio meraviglioso Braccio
Destro
A BOX HUMAN LIFE
CAPITOLO 3
CATCHING ME, CATCHING YOU
“Oozora-kun! Non muoverti!”
“Miki-chan,
chiama qualcuno!”
Grida
concitate attirarono l’attenzione di Gokudera che, a spasso
per il cortile alla
fine delle lezioni dopo aver fumato una sigaretta, si stava dirigendo
nuovamente verso l’edificio principale della scuola per
riunirsi a Tsuna e agli
altri, attardatisi in aula per gli ultimi dettagli del festival
scolastico.
Nervosamente,
si guardò attorno, scorgendo un capanello di ragazzi e
ragazze attorno a uno
degli alberi più alti, sui cui rami gli sembrava di scorgere
una figura umana
dai folti e spettinati capelli rossi e la divisa della Nami-chuu
addosso.
Una
capigliatura abbastanza inusuale, e poi quel nome…
“Ahhh!
Oozora-kun, il ramo!”
“Tanaka-kun,
che facciamo?!”
I
ragazzi lì sotto radunati osservavano con ansia il loro
compagno appeso a uno
dei rami più alti, con l’espressione del viso
deformata dallo sforzo che stava
facendo per tenersi appeso mentre una di loro, forse la più
minuta del gruppo,
piangeva con il viso nascosto tra le mani: “Sono stata una
stupida!” gridava
tra le lacrime, “Non avrei dovuto chiedere a Oozora-kun di
recuperare la mia
lettera…”
“Yuki-san…
Posso resistere ancora, almeno fino all’arrivo di
qualcuno… Non preoccuparti
per me.”.
Mentre
lei alzava lo sguardo verso di lui, Natsu le rivolse un sorriso
affettuoso: “E
poi, non potevo dirti di no, in fondo era la preziosa lettera che
volevi dare a
Hibari-dono.”
“Resisti,
Oozora!” gridò uno dei ragazzi: “Sta
arrivando Kusakabe-san! L’ho visto
affacciarsi dalla finestra del terzo piano.”.
Natsu
annuì ma sentiva sotto le sue dita lo scricchiolio
minaccioso del legno in
procinto di spezzarsi, col vuoto sotto di sé avrebbe fatto
un atterraggio
brusco.
Le
grida dei compagni, probabilmente anche loro si erano accorti di
ciò che stava
per accadere, si fecero più intense, una cacofonia di suoni,
mentre lui si
preparava all’impatto e al dolore successivo: sperava
soltanto che
Garyuu-niisan fosse ancora nei paraggi così da limitare al
massimo i danni.
Con
un suono secco, il ramo infine si spezzò, incapace di
reggerne oltre il peso e
il ragazzo chiuse gli occhi spaventato: dalla sua gola uscì
un grido strozzato,
i compagni urlarono ma, mentre Kusakabe usciva di volata dal portone
principale
della scuola, una saetta argentea superò il crocchio di
ragazzi e prese Natsu
tra le braccia prima che questi potesse cadere sul duro terreno.
I
due rotolarono per qualche metro sotto lo sguardo stupefatto dei pochi
presenti
e, quando infine si fermarono, ciò che tutti videro furono
Gokudera Hayato che,
stringendo tra le braccia Natsu Oozora, l’aveva protetto non
solo dall’impatto
ma anche dal contatto con la terra del cortile.
“Oozora-kun!”
“Oozora!”
“Gokudera-san!
Natsu-san!”
Attorno
ai due si radunarono sia i compagni di classe della Box che Kusakabe ma
per
Hayato – seppur dolorante – la priorità
era Natsu e il suo benessere.
“Oi,
Natsu! Natsu, rispondimi!”
Messosi
seduto con un colpo di reni e incurante della folla, il Guardiano della
Tempesta sollevò cautamente il Leone del Cielo,
poggiandoselo contro il petto
prima di dargli leggeri schiaffetti sulle guance: “Natsu,
svegliati!” esclamò
ancora.
Al
quarto richiamo, finalmente, il ragazzo più minuto
riaprì frastornato gli occhi
e arrossì riconoscendo il viso che lo sovrastava:
“G-Gokudera-dono…” mormorò,
“N-Non
dire niente a Uri e a Tsuna, per favore.”
“Non
è il momento, stupido! Cosa ci facevi
lassù?!” esclamò agitato il Guardiano
della Tempesta, aiutandolo a mettersi seduto: “Hai battuto la
testa da qualche
parte?” domandò, esaminando se per caso non si
fosse ferito.
Sfregandosi
gli occhi, Natsu scosse la testa: “Una mia
compagna… Lascia perdere. N-Non mi
pare… Mi hai preso al volo, Gokudera-dono?”
“Non
potevo certo lasciarti cadere!”
“Grazie.”
“Che.
La prossima volta chiedi a qualcuno di aiutarti. E ora alzati, ti porto
da
Shamal!”
“Ma
non è necessario!”
“Meglio
essere sicuri!”
Così
com’era arrivato, Gokudera se ne andò, cingendo le
spalle di Natsu con fare
protettivo mentre lo guidava verso la scuola senza degnare nessuno del
minimo
sguardo: Natsu, da parte sua, rivolse un cenno del capo agli amici,
rassicurandoli, e anche a Kusakabe-san, che gli sorrise con un sospiro
esasperato.
E
mentre si allontavano, e la voce colma di rimprovero di Hayato riempiva
l’aria
del pomeriggio, il gruppo restò a guardarli, incapaci di
credere alla scena a
cui avevano appena assistito: “Oozora-kun…
starà bene, vero?”
“Gokudera-senpai
mi fa paura.”
“Anche a me,
però è così cool.”
Trattenendo
a stento una risata, Kusakabe si congedò dagli studenti e si
affrettò a seguire
i due Vongola all’interno: discretamente, si sarebbe
assicurato che stessero
bene prima di fare rapporto a Hibari.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3823809
|