Tutta colpa del destino

di la_pazza_di_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era in tremendo ritardo. Lui, Akaashi Keiji, era in tremendo ritardo il suo primo giorno di scuola alla Fukurodani. Si poteva essere più sfortunati di così?
Keiji non lo sapeva, ma sperava vivamente che il professore non gli avesse messo l’assenza. Non sapeva per niente orientarsi in una città grade come Tokyo, soprattutto se abitava dalla parte opposta della sua scuola: Non poteva scegliere la Nekoma? Ovviamente no! Non poteva essere tanto intelligente.
Raggiunse velocemente l’ingresso della scuola e, sempre correndo, arrivò davanti la sua classe. Entrò e il professore lo guardò malissimo. Si scusò e si andò a sedere all’unico banco rimasto vuoto nella classe. Perché aveva scelto la Fukurodani tra le oltre cento scuole di Tokyo? Aveva visitato tutti i licei della città, a partire da quelli vicino casa sua, e alla fine si era iscritto li. Ma non era stato durante le visite alle scuole che aveva scelto la sua nuova scuola. No, l’aveva scelta durante una partita di pallavolo che aveva visto involontariamente alla Nohebi. Le due squadre stavano facendo una partita d’allenamento e in un primo tempo Keiji non aveva riconosciuto la scuola. Aveva chiesto a uno dei ragazzi li presenti, molto probabilmente un primino visto che aveva la divisa e non stava giocando. Il ragazzo lo aveva guardato con una faccia confusa per poi guardare verso la squadra avversaria con rabbia.
-è la Fukurodani, non hanno un buon alzatore, ma almeno loro i primini li fanno giocare- e il ragazzo non aveva detto più niente continuando a guardare la partita con rabbia. Akaashi aveva ringraziato ed era tornato a guardare la partita. Era stata proprio quella partita a convincerlo ad iscriversi alla Fukurodani sperando, segretamente, di poter diventare l’alzatore di quella squadra formidabile, l’alzatore di quel ragazzo n.13 che aveva appena schiacciato un lungolinea al limite del possibile e che sorrideva felice saltando come un gufo. A pensarci in quel momento Keiji si dava dello stupido. Aveva iniziato a giocare a pallavolo alle medie perché i nonni gli avevano detto di sfogarsi con uno sport. La pallavolo l’aveva preso tantissimo e si era ritrovato in terza media a giocare il nazionale, non era riuscito a passare il primo turno con la squadra, e non era riuscito nemmeno a combattere l’anoressia che, nonostante ci avesse provato, non lo lasciava mai in pace. Aveva smesso di giocare e si era ripromesso di non farlo al liceo.
Nonostante ciò Keiji si trovava nella palestra della scuola che ospitava il club di pallavolo a guardarsi intorno cercando il n.13 con lo sguardo. L’allenatore stava dicendo qualcosa, ma Keiji non lo stava seguendo minimamente. Possibile che quel ragazzo bravissimo fosse del terzo anno? Tra i ragazzi che si stavano allenando non c’era. Keiji era troppo perso nei suoi pensieri per vedere il pallone che gli arrivò dritto in testa facendolo barcollare all’indietro.
-Oddio scusami! Stavo provando la mia nuova schiacciata! Spero non ti sia fatto troppo male!- Un ragazzo bizzarro si piantò davanti a lui. Aveva i capelli tra il grigio e il nero sparati all’insù, quasi a formare due orecchie da gufo, e gli occhi enormi e dorati che lo scrutavano con interesse. Avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque. Erano gli stessi del n.13 che aveva visto schiacciare durante quella partita.
-BOKUTO SMETTILA DI PROVARE LE TUE SCHIACCIATE MENTRE STO PARLADO CON LA GENTE!- l’allenatore aveva rimproverato il ragazzo che si era messo a ridere per poi riprendere la palla dalle mani di Keiji e ritornare ad allenarsi insieme ad un ragazzo con i capelli biondi e un sorrisetto divertito sul volto. Keiji continuò tranquillamente a non seguire l’allenatore, la sua concentrazione era completamente dedicata a Bokuto.
Keiji non lo sapeva ancora, ma quel ragazzo sarebbe stato la sua rovina.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Akaashi non aveva fatto amicizia con i ragazzi della sua classe. Non che loro non ci avessero provato, ma il moro aveva ignorato chiunque tentasse di intraprendere una conversazione con lui. Anche con gli altri della squadra di pallavolo non aveva stretto amicizia. Si limitava solo a salutare appena entrava in palestra e prima di uscire e si fermava li con le parole. Akaashi non era un tipo di molte parole, anche freddo e distaccato. Infondo un po’ era da comprendere, veniva da un paesino sperduto e doveva ancora abituarsi a una città grande come Tokyo.
Quel giorno ci sarebbe stata un’amichevole con la Nekoma e Akaashi aveva intenzione di starsene tranquillamente seduto in panchina a guardare Bokuto giocare. Bokuto e i suoi bellissimi bicipiti. Quel ragazzo, oltre ad avere un bellissimo fisico aveva anche delle potenzialità altissime. Bisognava solo farle uscire. In quella settimana Akaashi era riuscito ad osservare attentamente tutti i titolari e anche le riserve della squadra della Fukurodani e aveva trovato sia punti di forza che difetti di quasi tutti i ragazzi. Forse gliene era saltato qualcuno, ma avrebbe avuto un intero anno, se non addirittura due, per studiare i suoi compagni di squadra. Bokuto era perfetto, l’unica pecca era il suo carattere, o meglio il suo lasciarsi condizionare da tutto quello che gli succedeva intorno. Soprattutto farsi influenzare negativamente. Alla fine rischiavano di perdere tutte le partite se l’allenatore non interveniva. A volte Bokuto finiva per non voler più schiacciare una palla e la squadra si ritrovava senza l’asso. Si, perché anche se era al secondo anno Bokuto era già l’asso della Fukurodani.
-Bro!- la voce di Bokuto fece ridestare Akaashi dai suoi pensieri e lo fece girare verso l’entrata della palestra dalla quale stavano entrando dei ragazzi con la divisa rossa e bianca.
-Bro!- un ragazzo dai capelli neri metà sparati in aria e metà abbassati corse verso Bokuto battendogli il cinque per poi abbracciarlo stretto. Akaashi sentì un moto di gelosia. Chi era quel ragazzo?
-quando avete finito di salutarvi possiamo iniziare la partita. Fate con comodo- era stato Konoha a parlare, altro titolare del secondo anno, che passando aveva dato una botta in testa a Bokuto con la palla che aveva in mano per poi lanciargli la pettorina con il numero 5.
-vediamo chi segna più punti bro!- disse Bokuto iniziando a saltare per poi infilarsi la pettorina verde acqua.
-bloccherò tutti i tuoi attacchi- disse il gatto indossando anche lui la pettorina blu con il numero 5. Per poi andare dai suoi compagni di squadra.
L’allenatore della Fukurodani riunì tutti i ragazzi in cerchio e iniziò a parlare:
-Bokuto non dare retta a Kuroo e vedi di schiacciare bene, per gli altri non ho niente da dire, solo non andate nello sconforto se riescono a recuperare tutte le palle, infondo sono i gatti.- tutti i titolari sorrisero. -per voi primini vedrò di inserirvi in campo per vedere come vi comportate in una partita vera- poi fece vedere gli schemi di gioco e le posizioni di partenza e congedò i ragazzi che si misero tranquillamente in campo.
Akaashi diede un’occhiata veloce ai ragazzi del Nekoma. Erano tutti in cerchio e il ragazzo di prima, Kuroo immaginava, stava dicendo qualcosa mentre tutti gli altri annuivano convinti. Una volta finito si posizionarono anche loro in campo.
-Oya? Oya oya? Kenma-kun ti hanno messo subito in campo?- disse Bokuto in direzione dell’alzatore del Nekoma che lo guardava come se fosse qualcosa di fastidioso.
-è tutta colpa di Kuroo- rispose lui con il suo tono apatico guardando da tutte le parti tranne che Bokuto. Per un momento il suo sguardo e quello di Akaashi si incontrarono. I due si studiarono per un po’. Poi la partita ebbe inizio.
Non stava andando molto male. Erano queste le parole che si ripeteva Akaashi per non cadere nello sconforto. L’alzatore del Nekoma si muoveva poco e niente, ma le sue finte erano le migliori e davano del filo da torcere all’alzatore della Fukurodani. Bokuto era entrato nella sua emo-mode e si rifiutava di schiacciare le alzate che riceveva facendo andare in crisi l’alzatore.
-ragazzi vi prego ditemi che qualcuno di voi era un alzatore alle medie?- disse l’allenatore sconsolato per quello che stava succedendo in campo. Serviva una svolta alla squadra. Akaashi alzò titubante la mano. Sperava vivamente di non essere l’unico, ma le sue preghiere non furono ascoltate. Era l’unico alzatore presente fra i primini.
-grazie al cielo. Predi questa e vai a riscaldarti. Ti faccio entrare alla battuta- Akaashi si ritrovò una pettorina verde acqua in mano.
-ma non gioco in quel ruolo da quasi un anno- disse il ragazzo preoccupato. Non voleva entrare in campo.
-non fa niente, sempre meglio di quello che sta succedendo in campo- Akaashi si arrese e andò a riscaldarsi. Non aspettò molto per entrare in campo. Una volta entrato si sentì tutti gli occhi puntati addosso. Di male in peggio. Sperava solo di non fare una battuta schifosa, o peggio ancora che non passasse proprio dall’altra parte del campo. Decise di  non saltare e fece una semplice battuta di sicurezza. Si spaventò moltissimo quando toccò il nastro, ma per fortuna cadde dall’altra parte del campo facendo fare punto alla sua squadra. Tirò un sospiro profondo. Prese l’altra palla e si preparò a fare la seconda battuta. I ragazzi del Nekoma si erano avvicinati pericolosamente al nastro.  Akaashi decise di fare una cavolata, ma almeno sperava vivamente di confondere gli avversari. Indietreggio e al fischio si lanciò la palla più in alto possibile e salto al momento giusto per schiacciare la sua palla. Vide chiaramente le espressioni sconvolte dei ragazzi della Nekoma. La palla era dentro, però il libero della Nekoma era riuscito a recuperare la palla all’ultimo. Akaashi si spostò velocemente verso posto tre, la palla stava passando tranquillamente dalla loro metà campo. Komi, il loro libero, recuperò subito la palla e la fece arrivare nelle mani di Akaashi. A chi doveva alzare? Bokuto non sembrava per niente intenzionato a schiacciare. Cosa doveva fare? Vide Konoha dall’altra parte del campo e decise di alzare a lui. Fece una veloce che non aveva mai provato, ma per fortuna Konoha riuscì a schiacciare, l’unico problema fu il muro di Kuroo che bloccò l’attacco. Komi fu abile a recuperare la palla e rispedirla nelle mani di Akaashi. Tutti erano marcati ad uomo tranne Bokuto. Doveva per forza alzare a lui, ma il ragazzo non aveva per niente voglia di schiacciare e si vedeva lontano un miglio. Cosa poteva fare? Una piccola idea gli balenò in mente. Sperava vivamente che funzionasse.
-BOKUTO-SAN FAI IL MIGLIOR LUNGOLINEA DI SEMPRE!- gridò Akaashi prima di alzare la palla all’asso della squadra. Bokuto in un primo momento l’aveva guardato confuso come se non si fosse minimamente accorto che era entrato in campo, ma poi sorrise e fece la rincorsa per poi saltare e fare veramente il miglior lungolinea della partita, evitando addirittura il muro di Kuroo che era partito troppo tardi sorpreso dell’audacia del neo alzatore.
-HEY HEY HEY!- gridò Bokuto dopo aver fatto punto. Akaashi sospirò di sollievo felice che la sua idea avesse funzionato. Qualcuno gli si avvicinò e Akaashi si girò trovandosi Bokuto difronte.
-sei quello che ho colpito il primo giorno! Come ti chiami?- Akaashi rimase per un momento spiazzato, ma poi rispose:
-Akaashi Keiji- Bokuto gli sorrise.
-bene Akaashi fammi altre alzate così e vinciamo la partita!- disse l’asso che era uscito dalla sua emo-mode, e gli diede un cinque per poi ritornare alla sua postazione.
Era l’inizio di tutto.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Akaashi era diventato l’alzatore titolare della Fukurodani dopo l’amichevole con la Nekoma. L’allenatore gli aveva spiegato che il ragazzo che prima occupava il suo ruolo non era un vero alzatore, ma lo faceva perché non c’erano alzatori. E poi l’allenatore era stato felice delle capacità di Akaashi di far ragionare Bokuto durante le partite. Bokuto che in quel momento lo stava supplicando in ginocchio.
-ti prego Akaaaaaaaashi. Fammi qualche alzata! Non ti chiedo molto- e fece uscire i suoi occhioni da cucciolo ferito. L’allenamento era finito da poco, ma Bokuto voleva rimanere ad allenarsi per migliorare le sue schiacciate, e voleva che Akaashi lo aiutasse.
-okay Bokuto-san- disse il ragazzo arrendendosi, era impossibile dire di no a quel ragazzo. Sperava vivamente che quell’attività extra gli facesse ritornare la fame. Non ne poteva più di vomitare per qualunque cosa mangiasse. Ma aveva qualche dubbio, anche perché non era la prima volta che faceva più movimento del solito e non che le cose fossero cambiate.
Vide Bokuto sorridere alle sue parole e correre a prendere un pallone dalla cesta. Nel mentre l’allenatore si avvicinò ad Akaashi per consegnargli le chiavi della palestra.
-mi raccomando non stancarti troppo- Akaashi annuì mentre l’allenatore usciva dalla palestra seguito dagli altri ragazzi della squadra, tutti tranne Konoha e Komi che si sedettero sul pavimento esausti.
-volete giocare anche voi vero?- chiese loro Bokuto, ma i due lo guardarono male.
-siamo qui per impedirti di strapazzare il nostro alzatore visto che non ne abbiamo altri- gli disse Komi stiracchiandosi e mettendosi sdraiato per stare più comodo. Bokuto lo guardò male e mise un braccio intorno alle spalle di Akaashi.
-io non strapazzo gli alzatori!- disse poi il ragazzo con una faccia offesa che fece nascere un lieve sorriso sulle labbra di Keiji. Keiji prese il pallone dalle mani di Bokuto e si incamminò vicino alla rete.
-vogliamo iniziare?- chiese in direzione del ragazzo dai capelli grigi che subito ritrovò il suo sorriso.
Continuarono ad allenarsi per più di un’ora, fino a quando Keiji iniziò a sentirsi abbastanza stanco e decise di finire l’allenamento.
-ti pregooooo! Solo un’altra alzata!- gli disse Bokuto inseguendolo nello spogliatoio mentre Konoha e Komi li salutavano.
-ho detto no Bokuto-san. Il tuo un’altra alzata significa altre cento alzate e sinceramente sono abbastanza stanco. Riprendiamo domani- gli disse Keiji con un tono duro nella voce che fece desistere Bokuto.
-va bene, torniamo a casa insieme?- chiese l’asso sempre con un sorriso sulle labbra.
-dipende da che direzione devi prendere-
-devo prendere la metro in direzione nord- disse l’asso recuperando le sue cose dal borsone per andarsi a fare una doccia.
-allora okay, anch’io devo prendere quella metro- disse Akaashi sorpreso. Non pensava che qualcun’altro della Fukurodani abitasse nella zona Nord della città.
Fecero una doccia veloce e dopo una mezzora era già sulla metro che era abbastanza piena visto che quello era l’orario nel quale la maggior parte delle persone staccava da lavoro. I due ragazzi si trovavano molto vicini e Akaashi era schiacciato contro la vetrata con Bokuto quadi completamente addosso a lui. Non era una buona cosa visto che Akaashi aveva realizzato da poco di avere una cotta per quel ragazzo. Era possibile innamorarsi in così poco tempo? Si, si disse Akaashi non appena la metro frenò di nuovo e Bokuto gli finì completamente contro. Akaashi si ritrovò stretto fra quelle bellissime braccia, o meglio da quei bellissimi bicipiti.
-scusa Akaaaashi- gli disse Bokuto preoccupato e cercando di spostarsi da sopra Akaashi.
-si tranquillo Bokuto-san- gli rispose il ragazzo sorprendendosi quando le mani del ragazzo finirono sui suoi finachi.
-è da prima che me lo chiedo, ma mangi?- gli chiese ad un certo punto il maggiore. Akaashi sgranò gli occhi.
-perché me lo chiedi?- gli chiese cercando di non lasciar trapelare niente dalla sua voce.
-perché si sentono tutte le ossa. Sei sicuro che mangi?- Ecco perché aveva le mani su i suoi fianchi, per controllare.
-si Bokuto-san non ti preoccupare- mentì Akaashi. Era meglio così.
 Bokuto scese alla fermata successiva raccomandando ad Akaashi di mangiare tutto il frigorifero e di mettersi in forze per il giorno dopo. Akaashi alzò gli occhi al cielo ma comunque fu felice di quelle parole.
Una volta arrivato a casa cercò veramente di mangiare. E mangiò pure molto, solo che dopo aver finito sentì lo stomaco sottosopra e si ritrovò in bagno a vomitare con sua zia che cercava di aiutarlo.
-Keiji sicuro che vada tutto bene?- gli chiese la donna preoccupata per il nipote. -Devo chiamare Kastuki?-
-non ti preoccupare va tutto bene riuscirò ad uscirne- gli disse Keiji per non farla preoccupare.
-sicuro che non vuoi chiamare Ka-chan?- gli chiese di nuovo la donna.
-si zia tranquilla, non c’è bisogno di disturbarlo- disse il ragazzo alzandosi, lavandosi la faccia e andando nella sua camera non prima di aver salutato la zia con un bacio sulla guancia.
-buonanotte- gli disse il ragazzo.
-buonanotte Keiji-

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Akaashi era felice alla Fukurodani. Non tanto per i suoi compagni di classe che per lui restavano solo delle persone che non avrebbe mai conosciuto bene, ma per la squadra di pallavolo. Aveva ripreso a sorridere, o meglio incurvava di poco gli angoli della bocca all’insù molto più spesso di prima. Tutto merito di Bokuto e delle sue stupidaggini. Si trovava bene con quella squadra e ne era davvero felice. L’unica cosa che lo preoccupava era sua zia. Sapeva che la donna era preoccupata per lui, ma lui non voleva che disturbasse Ka-chan. Doveva pensare all’università e non a lui. Keiji poteva cavarsela benissimo da solo. Aveva però il bruttissimo sospetto che sua zia avesse già chiamato Katsuki per avvisarlo. E i suoi sospetti furono confermati quando si trovò il fratello difronte a casa che lo guardava con un sorriso colpevole.
-che ci fai qui?- gli chiese Keiji senza troppi giri di parole.
-sono venuto a trovare il mio fratellino, non posso?- gli chiese il ragazzo aggiustandosi gli occhiali che nascondevano i suoi occhi blu identici a quelli del fratello.
-no se ti ha chiamato Rei- disse il più piccolo poggiando a terra il borsone. Era appena ritornato a casa da un duro allenamento e anche quel giorno era rimasto qualche ora in più insieme a Bokuto e voleva solo buttarsi nel letto e dormire tranquillo.
-è preoccupata per te, e anch’io. Sembri più magro- gli disse il fratello avvicinandosi a Keiji.
-non riesco a mangiare perché vomito, ma è tutto normale lo sai. Non credo che riuscirò ad uscire da questa cosa- disse il più piccolo allontanandosi.
-invece ci riuscirai. Quello che abbiamo visto ci ha segnati è vero però devi riuscire a passare oltre a tutto ciò-
-dammi tempo Ka-chan!- gridò Keiji per poi massaggiarsi le tempie per il mal di testa che gli era appena venuto. Perché doveva sempre andare a finire in quel modo? Con loro due che litigavano per la sua salute? Keiji stesso sapeva che doveva combattere l’anoressia, ma come poteva fare se per ogni cosa che mangiava il suo corpo rigettava tutto? Non proprio tutto, aveva notato che se mangiava i pomodori riusciva a non vomitare, ma non poteva fare una cura di pomodori!
-okay, Rei mi ha detto che finivi gli allenamenti alle sette, sono quasi le dieci e mezza dove sei stato tutto questo tempo?- gli chiese il ragazzo sedendosi a una sedia e porgendo al fratello una tavoletta di cioccolato bianco, altra cosa che riusciva a mangiare tranquillamente. Keiji si sedette difronte al moro e rispose:
-ad allenarmi, sono diventato titolare della squadra come alzatore e l’asso mi chiede ogni tanto di allenarci un po’ di più del solito-
-e non ti stanchi troppo? Sono quasi tre ore togliendo il viaggio in metro e la doccia-
-si, ma spero sempre che tutto il lavoro extra mi faccia venire fame e che in questo modo non rigetti tutto quello che mangio-
-e funziona?- chiese Katsuki mentre mangiava tranquillamente una barretta di cioccolato fondente.
-più o meno, però sono più le volte che non funziona- disse l’alzatore con un sorriso amaro sulle labbra.
-avete una partita in programma in questi giorni?- gli chiese dopo qualche minuto di silenzio Katsuki. Keiji lo guardò confuso.
-si domani pomeriggio, però è un amichevole contro la Nekoma, perché?-
-rimango qui fino a venerdì quindi pensava di fare un passo-
-come stai qui fino a venerdì?- chiese Keiji sconvolto -e l’università?-
-tranquillo abbiamo una pausa in questo periodo e la mia ragazza è andata a trovare la sua famiglia, quindi ho un po’ di tempo libero. Non posso fare il tifo per mio fratello?-
-certo che puoi. Ma la prossima volta se succede qualcosa ti avviso io- disse Keiji alzandosi dal tavolo seguito da Katsuki. Senza dire niente i due ragazzi si incamminarono verso la stanza del più piccolo e dopo essersi cambiati si buttarono nel letto ridendo.
-questo letto è troppo piccolo- disse Katsuki ridendo.
-sei tu che sei diventato enorme- gli disse Keiji scoppiando a ridere alla faccia arrabbiata del più grande.
-nemmeno tu con questi muscoli scherzi. La pallavolo fa il suo lavoro- disse Katsuki dando un piccolo schiaffo sul braccio del fratello che gli fece una smorfia di dolore.
-mi mancano- disse ad un certo punto il più piccolo stringendosi di più al fratello.
-anche a me Keiji, ma dobbiamo andare avanti anche senza di loro- gli rispose lui stringendolo sempre di più a se.
-lo so- disse in un sussurro keiji prima di addormentarsi seguito subito dopo dal fratello.
 
 
La partita contro il Nekoma stava andando alla grande. Bokuto era in perfetta forma e non aveva avuto nemmeno bisogno delle parole di Akaashi per fare delle schiacciate fantastiche già da inizio partita. Anche Akaashi si sentiva motivato per la presenza del fratello e ne era felice visto che avrebbe potuto dimostrare al ragazzo che stava bene e che non aveva bisogno che lui si preoccupasse troppo. Come aveva previsto Akaashi la partita finì bene e la Fukurodani vinse anche la sua seconda partita contro la Nekoma.
-cavolo Bro che avevate tutti oggi?- chiese Kuroo avvicinandosi a Bokuto e Akaashi che era li vicino.
-niente Bro abbiamo solo vinto com’era normale che fosse- gli rispose il gufo sorridendo per poi mettere un braccio intorno alle spalle di Akaashi facendolo trasalire e poi sorridere lievemente.
-è tutto merito di Akaashi, lui mi fa arrivare la palla dove voglio e quando voglio. Nessuno è migliore di lui-
-ora stai un po’ esagerando Bokuto-san- gli disse il ragazzo imbarazzato al massimo per i commenti del suo asso.
-io non esagero mai Akaashi- il moro alzò gli occhi al cielo conscio come tutto il resto della squadra che Bokuto esagerava sempre. Anche Kuroo ridacchiò all’affermazione dell’amico.
-allora Akaashi da dove vieni? Il tuo accento non è di Tokyo- Akaashi rimase un attimo sorpreso dalle parole di Kuroo. Gli altri della Fukurodani non gli avevano mai chiesto niente del suo accento.
-da Kesennuma nella prefettura di Miyagi- disse Keiji.
-davvero? Il tuo accento mi sembrava più quello di Kyoto- gli disse Bokuto sorpreso tenendo sempre il braccio fisso sulle sue spalle.
-mio fratello studia a Kyoto forse mi ha un po’ influenzato- disse tranquillamente il moro che non si era mai accorto di avere l’accento di Kyoto.
 
-è stata una partita bellissima! Niente in confronto a quelle che giocavi alle medie. E l’asso della tua squadra è fantastico. Non ha mancato una schiacciata- Keiji si trovava steso sul divano dell’appartamento della zia insieme a Katsuki. Rei era andata a lavorare e i due fratelli finita la partita erano ritornati a casa per parlare tranquillamente, anche perché Akaashi non aveva molta voglia di camminare.
-l’anno scorso per poco non entrava nella top 5 degli assi del paese e quest’anno ci riproverà- disse Keiji mangiucchiando la sua cioccolata bianca. Suo fratello lo viziava troppo con tutta quella cioccolata.
-allora sarà tuo compito portarlo fino alla vetta- gli disse Katsuki sorridendogli e facendo sorridere anche Keiji.
-spero di riuscirci sarebbe una bellissima soddisfazione- lo so bene anche perché un asso non è niente senza il suo alzatore- finì il più grande ricevendo un’occhiata confusa da parte del fratello.
-e dove l’hai trovata questa frase?-
-su internet- scoppiarono entrambi a ridere. Forse e per la prima volta dopo tanto tempo Keiji riuscì a non vomitare per un’intera giornata. La presenza di suo fratello gli faceva davvero bene.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Katsuki era ritornato a Kyoto e Keiji si era sentito un po’ solo. I giorni passati con il fratello era stati belli e tranquilli anche se si vedevano solo la sera dopo gli allenamenti di Keiji. Aveva promesso al fratello di andarlo a trovare anche perché il Katsuki voleva presentargli la sua ragazza. E Keiji non vedeva l’ora di conoscerla. Conosceva i gusti difficili del fratello ed era felice che qualcuna fosse riuscita ad attirare l’attenzione del ragazzo. Per il momento però doveva pensare solo alle partite che doveva affrontare per poter arrivare ai nazionali. Aveva scoperto che la Fukurodani era una di quelle squadre che arrivava spesso ai nazionali, quindi doveva assolutamente far vincere i suoi compagni di squadra e far arrivare in alto Bokuto.
Era arrivato presto in palestra infatti c’erano solo Konoha e l’allenatore che stavano parlando tra di loro. Appena si accorsero della sua presenza l’allenatore gli fece segno di avvicinarsi. Il ragazzo lo fece incuriosito. Stavano parlando di Bokuto?
-i ragazzi del secondo anno hanno scelto il loro capitano della squadra-disse l’allenatore con aria preoccupata. Keiji non capiva il perché della sua preoccupazione. -ed è Bokuto- okay Bokuto come capitano era davvero il colmo. Il moro guardò Konoha in cerca di spiegazioni.
-era l’unica scelta possibile perché nessuno di noi lo vuole fare- gli rispose il biondo con un’alzata di spalle.
-Akaashi saresti disposto a diventare il vicecapitano della squadra l’anno prossimo?- Keiji sgranò gli occhi. Vicecapitano? Davvero volevano lui come vicecapitano?
-ma io non so cosa dovrei fare come vicecapitano- disse il ragazzo preoccupato.
-quello che fai ogni giorno con Bokuto- gli rispose Konoha ridacchiando -sei l’unico che riesce a capirlo quindi sei anche l’unico che potrà farlo ragionare quando sarà capitano- Akaashi annuì al ragionamento di Konoha, infondo si trattava di fare quello che aveva sempre fatto con Bokuto, e forse svolgere tutti i lavori di capitano che Bokuto non avrebbe fatto, ma si poteva fare tranquillamente.
-va bene- disse alla fine il ragazzo vedendo la faccia dell’allenatore rilassarsi. Davvero contavano così tanto su di lui? Infondo era solo un primino. Alla sua vecchia scuola non l’avevano mai considerato più di un semplice alzatore di riserva per i suoi problemi di anoressia.
-Hey gente!- Bokuto era appena entrato in palestra con il suo solito sorriso ed entusiasmo.
-Akaaaaaaaaaashi mi fai qualche alzata!- disse il grigio non appena vide l’alzatore. Keiji sorrise e annuì in direzione del ragazzo per poi andarsi a cambiare.
 
 
Erano rimasti solo Akaashi e Bokuto in palestra come al solito. Bokuto appena aveva sentito che a partire dal suo terzo anno sarebbe diventato capitano aveva fatto i salti di gioia e aveva trascinato l’intera squadra in un allenamento scatenato. Alla fine nessuno era rimasto ad allenarsi per la stanchezza, a parte ovviamente alzatore e asso.
-uffa non c’è gusto senza un muro da sfondare- disse ad un certo punto l’asso dopo aver schiacciato un altro lungolinea.
-sei tu che li fai stancare molto Bokuto-san- gli disse Akaashi iniziando a recuperare i palloni visto che nella cesta erano finiti.
-ma tu rimani sempre!- disse di rimando l’asso aiutando il più piccolo.
-perché se no non potresti allenarti con le schiacciate-
-mi stai dicendo che nemmeno tu voi rimanere oltre l’orario ad allenarti?- chiese il ragazzo con gli occhi pieni di tristezza come se stesse per scoppiare a piangere. Akaashi si diede mentalmente dello stupido.
-non ho detto questo Bokuto-san- a Bokuto ritornò il sorriso sul volto e corse ad abbracciare il suo alzatore lasciando cadere a terra tutti i palloni che aveva raccolto. Akaashi si irrigidì nell’abbraccio del ragazzo. Perché aveva tutta quella voglia di manifestare affetto a destra e manca. Akaashi sobbalzò non appena sentì le mani di Bokuto sui suoi fianchi.
-Akaashi sei sicuro di mangiare?- gli chiese l’asso puntando i suoi occhi dorati in quelli blu dell’alzatore.
-si Bokuto-san non ti preoccupare- gli rispose Keiji.
-mi sembri più magro- fu il sussurro di Bokuto mentre lasciava Akaashi e raccogliendo i palloni. A Keiji non sfuggì il commento di Bokuto. Lo sapeva perfettamente di essere dimagrito, ma non voleva farlo preoccupare troppo aveva il campionato da giocare, doveva farlo giocare nei migliori dei modi.
Si allenarono per un’altra mezzora per poi andarsi a cambiare più stanchi che mai. Si incamminarono come al solito verso la metropolitana, ma iniziò a piovere e si bagnarono completamente prima di riuscire a raggiungere la fermata. Keiji starnutì più volte dandosi dello stupido per non essersi portato appresso l’ombrello che proprio quel giorno aveva tolto dalla borsa perché troppo pesante.
-Akaashi tutto okay?- gli chiese Bokuto fracido anche lui dalla testa ai piedi. Anche i suoi capelli si erano ammosciati e gli ricadevano sulla faccia. Akaashi dovette ammettere che sembrava ancora più bello con i capelli abbassati.
-si Bokuto-san, forse mi sono preso un raffreddore, ma è tutto okay- gli disse il più piccolo cercando di tranquillizzarlo. Bokuto lo guardò per un po’ per poi iniziare a frugare nel suo borsone. Dopo poco uscì una felpa asciutta e la mise ad Akaashi.
-Bokuto-san cosa…- ma il più grande non lo fece finire.
-io ho gli anticorpi serve di più a te per non ammalarti. Cosa faccio senza il mio alzatore?- gli disse Bokuto facendo arrossire Akaashi che nascose il viso nel cappuccio della felpa. Aveva un buon odore, sapeva di Bokuto. In quel momento arrivò la metro e i due ragazzi vi si infilarono dentro. Per fortuna era quasi vuota e riuscirono a sedersi senza troppo problemi. Akaashi guardava il suo riflesso nel finestrino che aveva difronte. Con la felpa di Bokuto, che gli arrivava fino a metà coscia, sembrava ancora più magro. Non parlarono per tutto il tragitto, ma comunque arrivò subito la fermata di Bokuto.
-Bokuto-san ti devo ridare la felpa- disse Akaashi prima che il ragazzo scendesse.
-me la riporti un altro giorno- gli disse Bokuto salutandolo con la mano. Akaashi sorrise e si strinse sempre si più nella felpa che gli aveva dato il ragazzo.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


40. Keiji aveva la febbre a 40. Appena arrivato a casa tutto fradicio si era messo a letto subito dopo una doccia veloce. La mattina dopo si sentiva debolissimo e si era preso il termometro per misurarsi la febbre e si era dato mentalmente dello stupido per essersi scordato l’ombrello dopo aver visto il 40 lampeggiare sul termometro. Come poteva permettersi di perdere gli allenamenti quando la settimana successiva iniziavano le partite per andare al nazionale? Akaashi si strinse di più nelle coperte e nascose la testa sotto il cuscino. Non aveva il numero di nessuno della squadra di pallavolo e non sapeva proprio come avvisarli che non sarebbe andato. Fa niente, sperava di rimettersi il prima possibile in modo da poter ritornare subito a giocare, ma sua zia non la pensava come lui.
-Keiji mangia questo- gli disse infatti la donna entrando nella stanza del nipote con un piatto fumante sopra un vassoio che poggiò delicatamente sul comodino.
-cos’è?- chiese il ragazzo con un filo di voce.
-un brodo caldo, ti aiuterà a rimetterti in sesto. Sappi  che fino a quando non ti sari rimesso del tutto io non ti farò uscire di qui-
-ma zia ho le qualifiche la prossima settimana- disse il ragazzo alzandosi sui gomiti per guardare meglio la zia.
-non mi interessa niente delle qualifiche- disse invece la donna lasciandogli un bacio sulla fronte e scendendo le scale. Keiji si arrese e decise di non opporsi. Sperava solo di guarire il prima possibile. Guardò il brodo e lo prese iniziando a mangiarlo. Mise giù suolo due cucchiai e lo ripoggiò sul comodino sospirando. Non riusciva a mandarlo del tutto giù e aveva paura di vomitare da un momento all’altro.
 
Erano le otto di sera quando Keiji sentì suonare il campanello. Si stropicciò gli occhi incuriosito. Chi poteva essere a quell’ora? Sua zia era andata a lavoro quindi non poteva di certo essere lei. Decise di ignorare tranquillamente il campanello, ma quello riprese a suonare con più insistenza di prima e Keiji fu costretto ad alzarsi per vedere chi fosse. Spiò dallo spioncino e si subito aprì la porta sorpreso.
-Bokuto-san tutto okay?- chiese il ragazzo vedendo il più grande che era intento a suonare un’altra volta il campanello.
-Akaaaaaashi, come stai?- chiese il grigio invece scrutando attentamente il suo alzatore. Non aveva una bella cera, sembrava addirittura più magro dei giorni precedenti.
-ho 40 di febbre me ti prometto che tornerò prima delle qualifiche- disse l’alzatore cercando di convincere più se stesso che Bokuto.
-cosa? Fai sentire!- Bokuto poggiò una mano sulla fronte di Akaashi che in un primo momento indietreggiò sorpreso.
-Bokuto-san rischi di ammalarti pure tu- cercò di dire Keiji, ma l’asso non ascoltò le sue parole.
-scotti davvero tanto. Cos’hai mangiato?- chiese l’asso entrando nella casa senza attendere il permesso di Keiji che sospirando arreso chiuse la porta di casa.
-un brodo caldo- disse poi. In realtà aveva mangiucchiato il brodo della mattina per tutta la giornata e così era riuscito a non vomitare niente.
-solo? Così non va bene Akaashi devi rimetterti in forze- disse l’asso annuendo più a se stesso che in direzione dell’alzatore che lo guardò sconvolto. Non aveva voglia di vomitare. Bokuto si diresse a passo spedito verso la cucina seguito a ruota da Keiji che lo guardava curioso. Bokuto aprì il frigorifero e uscì la porzione di pasta al forno che Rei aveva preparato per il pranzo e che il ragazzo non aveva mangiato. Bokuto la riscaldò nel microonde e poi la porse a Keiji che la guardò scettico.
-dai Akaaaaaashiii mi servi in forze- disse l’asso sedendosi difronte all’alzatore che guardava la pasta con poco interesse. Guardando Bokuto e la sua espressione da cucciolo bastonato decise di accontentarlo e mangiare qualcosina. Però si sarebbe fermato non appena avesse avvertito anche un piccolo segnale che stesse per vomitare. Prese la forchetta e si portò un pezzo di pasta alla bocca. Masticò lentamente e poi ingoiò sentendo lo sguardo attento di Bokuto su di lui.
-cosa avete fatto oggi? Non ti sei trattenuto dopo l’allenamento?- chiese Akaashi per far distrarre Bokuto. I suoi occhi addosso non lo facevano ragionare bene.
-come potevo fermarmi se non c’era nessuno ad alzare le mie schiacciate?- chiese l’asso sempre con un’espressione triste che fece intenerire Akaashi. Poi Bokuto riprese il sorriso e iniziò a raccontare tutto quello che aveva fatto quel giorno, anche che aveva dormito tranquillamente nell’ora di matematica, e il tempo passò velocemente tanto che Akaashi si accorse di aver finito tutta la pasta solo quando con la forchetta non trovò più niente sul fondo del piatto. Bokuto continuava a parlare a macchinetta mentre Akaashi guardava sconvolto il piatto vuoto che aveva difronte. Com’era possibile che non avvertisse il senso di nausea? Eppure aveva mangiato più degli altri giorni. Alzò il suo sguardo e intercettò gli occhi curiosi di Bokuto.
-tutto okay Akaashi?- chiese l’asso guardando la sua espressione spaesata. Aveva sempre visto il suo alzato re serio e composto e l’espressione che aveva in quel momento era qualcosa che spaventava e rendeva felice Bokuto allo stesso tempo.
-è solo che.. ecco io..- Akaashi non riusciva a trovare le parole giuste. Guardò ancora una volta il piatto vuoto e poi Bokuto.
-ecco io soffro di anoressia da quando avevo 7 anni e non riesco a mangiare molto altrimenti vomito tutto. Oggi è la prima volta che riesco a mangiare così tanto- disse sussurrando il ragazzo moro.
-io lo dicevo che eri troppo magro- disse invece Bokuto continuando a guardare il suo alzatore. -bene ora dobbiamo scoprire cos’è che ti ha fatto mangiare! La febbre?- Keiji guardò sorpreso Bokuto. Davvero voleva aiutarlo?
-no, ho avuto altre volte la febbre così alta e mangiavo ancora di meno- rispose l’alzatore continuando a guardare il suo piatto vuoto.
-allora vuol dire che è tutto merito mio non ci sono dubbi- disse Bokuto alzandosi e mettendosi in posa. Akaashi scoppiò a ridere.
-e come avresti fatto scusa?- chiese l’alzatore una volta calmatosi.
-distraendoti ovvio!- disse ancora l’asso cambiando posa. Akaashi ragionò sulle parole di Bokuto, poteva essere davvero come aveva detto il ragazzo.
-forse hai ragione- disse poi Akaashi facendo brillare gli occhi a Bokuto che iniziò a saltare per tutta la casa.
-allora facciamo una prova, domani sera vengo i nuovo qui e ceniamo insieme!-
-davvero? Non è un problema per te Bokuto-san?- chiese Akaashi sperando che il ragazzo lo facesse veramente.
-certo Akaashi, nessun problema- Akaashi sorrise e alzandosi abbracciò Bokuto di slancio. Era una di quelle cose che non faceva da tempo. Bokuto rimase sorpreso, ma poi ricambiò l’abbraccio.
-grazie Bokuto-san-

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Tempo quattro giorni e la febbre di Akaashi era completamente sparita. Era riuscito a mangiare anche moto di più visto che ogni sera andava a trovarlo Bokuto e il ragazzo era in grado di far dimenticare a Keiji di star mangiando. Per miracolo Bokuto non si era preso la febbre stando a stretto contatto con l’alzatore e Keiji ne era felice. Non se lo sarebbe mai perdonato se per colpa sua l’asso della squadra fosse mancato durante le partite.
Anche Rei era felice di vedere Bokuto per casa. Da quando aveva scoperto che il ragazzo più grande riusciva a far mangiare suo nipote lo invitava a casa a tutti gli orari possibili e immaginabili per far mangiare Keiji, o meglio farlo ingozzare, come aveva detto una volta lo stesso alzatore quando aveva visto Bokuto sulla soglia della sua camera con un vassoio pieno di cornetti alla nutella preparati dalla zia apposta per loro.
Aveva rimesso su qualche chilo, cosa che veniva dimostrata dal fatto che la sua divisa della squadra, prima più grande di lui, gli calzava perfettamente a pennello e Bokuto appena l’aveva visto gli aveva detto che stava decisamente meglio. Non sembrava malato. In un primo momento Akaashi era indeciso se prenderlo come un complimento o come insulto. Ma alla fine aveva optato per il complimento conoscendo il carattere del suo asso. Anche gli altri ragazzi della squadra si erano accorti del cambiamento e ne erano rimasti tutti felici.
-avevo paura che ti potessi spezzare da un momento all’altro- gli aveva detto Konoha sorridendo. Keiji era rimasto sorpreso non scoprire che tutti i ragazzi lo ritenevano troppo magro. Pensava di essere riuscito a nascondere la cosa abbastanza bene e che Bokuto avesse scoperto tutto solo perché gli aveva messo le mani sui fianchi. Invece era una cosa palese. Da un lato Akaashi si sentì felice di scoprire la squadra si preoccupava per lui, ma dall’altro voleva essere abbastanza forte per potersela cavare tranquillamente da solo.
In quel momento avevano appena finito la loro seconda partita per le qualifiche ed erano riusciti a vincerla stracciando di più di 10 punti gli avversari. Akaashi si stava asciugando la fronte mandida di sudore con l’asciugamano quando il suo telefono prese a squillare. In un primo momento decise di ignorare la chiamata, ma poi vedendo che chiunque ci fosse dall’altro lato del telefono insisteva, decise di rispondere.
-pronto?-
-Keiji cosa stai facendo di bello?- il moro alzò gli occhi al cielo non appena sentì la voce di suo fratello.
-e tu mi chiami solo per chiedermi questo?- chiese il ragazzo abbastanza confuso. Dall’insistenza con la quale aveva fatto suonare il telefono Kaiji aveva pensato a qualcosa di più serio.
-non solo per quello, ma volevo anche sapere come stavi- gli disse il ragazzo abbassando di poco il tono della voce.
-sto bene Ka-chan, ho appena finito una partita-
-com’è andata? Non ti sei affaticato troppo vero?- Akaashi sorrise. Aveva chiesto alla zia di non dire niente dei suoi miglioramenti al fratello. Voleva fargli una sorpresa quando sarebbe andato a trovarlo.
-bene abbiamo vinto con un grosso distacco. Cosa volevi dirmi?- chiese poi il moro stufo del temporeggiare del fratello.
-li hanno presi- Akaashi sgranò gli occhi a quelle parole.
-davvero?- chiese infatti titubante. Non poteva crederci.
-si, l’altro giorno hanno chiamato a casa dei nonni e li hanno informati. Servono le nostre deposizioni il prima possibile per questo ti ho chiamato- il mondo di Keiji crollò all’istante. Pensava di non dover più raccontare cos’era successo quel giorno e invece a distanza di sette anni era costretto a rifarlo.
-adesso ho le qualifiche per il nazionale, non credo di poter venire subito- disse piano il ragazzo guardando attentamente i suoi compagni di squadra che sembravano non essersene accorti di niente.
-lo so, avvisami quando avete la pausa prima del nazionale così andiamo insieme. Sta tranquillo non ti lascio da solo- a Keiji vennero le lacrime agli occhi, come avrebbe fatto senza suo fratello?
-okay ti chiamo non appena so qualcosa- disse prima di chiudere la chiamata e guardare il campo con aria assorta.
-tutto okay Akaashi?- Konoha gli si era avvicinato titubante.
-si non c’è bisogno di preoccuparsi Konoha-san- gli disse il ragazzo cercando di mantenere un’aria tranquilla.
-okay, per qualunque cosa ricordati che noi ci siamo, sia io, Komi e Bokuto. Anche se Bokuto è un po’ troppo su di giri in questo periodo-
-grazie mille-
-figurati, tu ci stai salvando con le partite. Il minimo che possiamo fare è aiutarti- Akaashi annuì incurvando di poco gli angoli della bocca. Aveva una squadra fantstica.
 
Akaashi alzò la palla davanti a se e subito il suo campo visivo fu invaso dalla figura di Bokuto che in volo, proprio come un gufo, arrivava e schiacciava la palla superando il muro avversario e segnando il punto della vittoria per la Fukurodani con un bellissimo lungolinea. Quel maledetto lungolinea che aveva fatto penare Akaashi visto che per più di metà partita l’asso non riusciva più a schiacciare. Era addirittura entrato nella sua emo-mode e c’era voluto tutto il suo autocontrollo e l’aiuto di tutta la squadra per far riprendere il gufo.
Bokuto corse verso di lui abbracciandolo. Però si sbilanciò troppo e caddero entrambi a terra e, per sfortuna di Akaashi, sul sedere dell’alzatore che aveva ricevuto un brutto contraccolpo.
-Akaaaaaaashi siamo al nazionale! Andremo al nazionale- iniziò a gridare il gufo senza lasciare la presa sull’alzatore che era ancora a terra.
-Bokuto-san non per qualcosa ma sei parecchio pesante- disse ad un tratto Akaashi ritrovandosi gli occhi ambra di Bokuto nei suoi.
-scusa Akaashi- disse lui alzandosi e tirando per un braccio anche l’alzatore che sbilanciato per la troppa forza che ci aveva messo l’asso si ritrovò spalmato sul petto di quest’ultimo. Fece per togliersi da li, ma Bokuto lo tenne stretto un altro po’. Poi sorridendo gli lasciò un bacio sulle labbra che fece diventare completamente rosso l’alzatore.
-Boku…Bokuto-san cosa?- chiese il ragazzo confuso che ricevette come risposta solo un altro bacio.
-ragazzi non per qualcosa ma abbiamo appena finito una partita dobbiamo andare a cambiarci. Dopo trovatevi una camera e fate quello che volete!- a parlare era stato Konoha che insieme a Komi se la ridacchiavano sotto i baffi per l’espressione imbarazzata di Akaashi.
Bokuto invece si mise a ridere e si trascinò dietro l’alzatore ancora intontito per i due baci.
Cos’era appena successo?

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Akaashi era appena arrivato a Kesenumma e già si sentiva un peso addosso. Quella città era piena di ricordi dolorosi e lui non era ancora riuscito a farseli scivolare via come aveva fatto il fratello. A differenza sua Katsuki riusciva a non far influenzare la sua vita dai sentimenti. Stava male anche lui, ma riusciva sempre a riprendersi in fretta. Tutto il suo contrario.
Keiji si guardò intorno in cerca di suo fratello, gli aveva detto di aspettarlo alla stazione, ma il ragazzo non era ancora arrivato. Il moro si sedette su una delle panchine di legno e poggiò lo zaino con i vestiti affianco a se. Non aveva portato molto, anche perché non poteva restare molto tempo per via della nazionale. Era partito in tutta fretta tanto che non aveva avuto minimamente il tempo per poter chiarire con Bokuto la questione dei baci durante la loro ultima partita. Akaashi non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni al più grande durante la festa che avevano organizzato la sera stessa.
-Keiji!- il moro si girò in direzione del fratello sorridendo e riponendo il telefono nella tasca dei pantaloni. Katsuki si fermò di colpo guardando dalla testa ai piedi il fratello con occhi spalancati.
-com’è successo?- chiese poi sorridendo e abbracciando stretto il fratello.
-diciamo che mi è ritornato l’appetito, anche se zia sta un po’ esagerando con le porzioni, fra un po’ diventerò una palla- rispose il più piccolo staccandosi dall’abbraccio e prendendo il suo zaino dalla panchina.
-i nonni saranno contenti di vederti. Si stavano preoccupando sapendoti in una città grande come Tokyo- Katsuki si incamminò spedito per le stradine di Kesenumma seguito a ruota da Keiji che si guardava intorno. Quanto gli era mancata Kesenumma? Tanto.
-come va l’università?- chiese dopo qualche minuto di silenzio il più piccolo posando i suoi occhi in quelli del fratello che gli sorrise.
-benissimo, ma non era questo quello che volevi chiedermi- disse sempre con il sorriso il maggiore facendo sbuffa Keiji.
-ti stai tenendo stretta la tua ragazza?-
-certo! Nessuno può prendere la mia Nanami!- Katsuki si aggiustò meglio gli occhiali e distolse lo sguardo da quello del fratello. -è qui con me, non voleva lasciami da solo. È un angelo- Keiji sorrise.
-quindi conoscerò finalmente la tua ragazza- disse Keiji affrettando il passo dopo aver notato la casa dei nonni da lontano. Arrivato davanti la porta bussò e poco dopo essa venne aperta da una versione invecchiata dei due fratelli Akaashi.
-Keiji!- furo le parole del signor Akaashi non appena vide in nipote difronte a se. Lo abbracciò stretto e poi fece entrare tutti e due i ragazzi conducendoli nel salotto dove la signora Akaashi e una ragazza che doveva avere la stessa età di Kastuki parlavano tranquillamente. Solo all’entrata del marito la signora Akaashi alzò gli occhi per poi sorridere in direzione di entrambi i nipoti e alzarsi per andare ad abbracciare Keiji che ricambiò felice l’abbraccio.
-siete arrivati giusto in tempo, io e Nana-chan abbiamo appena finito di preparare il pranzo- disse la donna dopo aver sciolto l’abbraccio con il nipote.
-non vedo l’ora di mangiare qualcosa di buono- disse Keiji guardando poi in direzione della ragazza che si stava avvicinando. Una volta a pochi passi da lui gli sorrise e gli porse la mano destra.
-piacere sono Nanami, ma puoi chiamarmi tranquillamente Nana- disse mentre Keiji le stringeva la mano.
-Keiji- il moro era rimasto sorpreso dagli occhi della ragazza. Erano enormi e sembravano fatti d’ambra e a Keiji ricordavano molto gli occhi di Bokuto.
-io avrei fame- disse ad un certo punto Katsuki sedendosi a terra ricevendo un’occhiataccia da parte del fratello mentre la nonna tutta felice andava in cucina a prendere da mangiare.
-sei incorreggibile Ka-chan!- disse Nana prima di buttarsi a peso morto sul ragazzo.








Angolo autrice
mi dispiace immensamente per il ritardo, ma oggi finalmente sono riuscita a prendere il computer dopo quasi un mese. Mi dispiace anche che il capitolo sia corto.
A presto

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


Bokuto Koutaro era in ansia. Ma non un’ansia normale, anche perché lui non era mai stato ansioso in vita sua. Almeno non prima di avere Akaashi come alzatore. Era proprio Akaashi l’origine della sua ansia. Il ragazzo era partito subito per ritornare a casa perché aveva delle cose urgenti da fare, così aveva detto a tutta la squadra, e Bokuto aveva paura che non tornasse in tempo per l’inizio del nazionale, o peggio! Il povero asso della Fukurodani aveva un brutto pensiero che gli frullava nella testa. Possibile che il suo Akaashi fosse scappato a gambe levate da lui dopo che l’aveva baciato? Per ben due volte?
Koutaro si sentiva un emerito idiota, ma non era mica colpa sua se agiva d’istinto. E poi erano stati proprio Konoha e Komi a dirgli di baciare il ragazzo e dichiarargli ciò che provava per lui dal primo momento che l’aveva visto. Okay forse in un primo momento non si era nemmeno accorto dei suoi sentimenti pensando che fosse solo qualcosa generato dal fatto che Akaashi era il suo speciale alzatore, ma poi tutto era cambiato. Da quando era entrato nella casa del ragazzo e il moro si era aperto con lui aveva capito di provare più che semplice amicizia nei confronti del ragazzo.
Non sapendo per niente cosa fare aveva chiesto aiuto ai due ragazzi, ma il loro aiuto non era servito a niente! Solo ad incasinare le cose. Doveva aspettarsi quel risultato visto che quei due si correvano dietro dalle medie, che avevano fatto entrambi insieme a Koutaro, e non se ne erano ancora accorti.
Ed ora Bokuto era sdraiato sul letto di Kuroo come un morto e fissava il soffitto mentre il ticchettio costante delle mani veloci di Kenma sul suo videogioco riempivano la stanza che altrimenti sarebbe stata silenziosa.
-allora Bro cos’hai combinato per stare in questo stato pessimo?- gli chiese Kuroo che era tranquillamente seduto sul bracciolo della poltroncina sulla quale era spaparanzato Kenma che si trovava perfettamente difronte al letto.
-ho ascoltato i consigli di Konoha e Komi- disse quello in tino lamentoso senza spiegare tutto. Erano infatti le prime parole che il gufo diceva dopo essersi presentato a casa dell’amico senza preavviso ed essersi buttato a peso morto sul letto.
-riguardo cosa?- cercò di tirargli fuori le parole il gatto.
-Akaaaaaaaaashi- Bokuto strascicò il cognome del ragazzo mettendosi un braccio sugli occhi.
-bene e cosa avresti fatto di così sbagliato nei confronti di Akaashi?-chiese ancora pazientemente Kuroo. A volte doveva tirare le parole con le pinze dalla bocca del più grande, però ne valeva sempre la pena. Certo, non era Akaashi che riusciva stranamente a far cambiare umore a Bokuto in poco tempo, ma conosceva il gufo da molto più tempo dell’alzatore e sapeva come prenderlo per farlo parlare.
-l’ho baciato dopo la partita, davanti a tutti, per ben due volte-
-TU COSA?-
-allora non sei così stupido come sembri-
Bokuto guardò i due ragazzi confuso, più confuso per il commento di Kenma in realtà chiese:
-perché dovrei essere stupido scusa?-
-si vedeva lontano un miglio che ti piaceva Akaashi- rispose il biondo non alzando lo sguardo dal suo gioco nemmeno un secondo. Kuroo invece era ancora sorpreso per quello che aveva detto l’amico, o meglio sorpreso ed invidioso che fosse riuscito a fare una cosa del genere senza farsi molti problemi al momento, visto che se li stava facendo tutti in quel momento.
-sei triste perché lui ti ha detto di no?- gli chiese il moro cercando di capire come una persona così pacata e tranquilla come Akaashi potesse stare con una casinista come Bokuto, anche se lui non doveva proprio parlare visto come si ritrovava.
-peggio! Non ha detto niente e adesso se ne è andato!- disse il gufo con tono melodrammatico alzandosi a sedere e guardando i due con la sua faccia più convincente.
-è solo andato a casa, non è detto che se ne sia andato definitivamente da Tokyo- disse tranquillamente Kenma.
-e tu come fai a sapere che è a Kennesumma?- chiese Bokuto confuso.
-prima di tutto è Kesenumma, secondo abbiamo i numeri di telefono l’uno dell’altro e ogni tanto parliamo- disse il biondo lasciando definitivamente la console conscio che i due non l’avrebbero lasciato in pace.
-e da quando precisamente?- chiese Kuroo assottigliando gli occhi geloso. Lui per avere il numero di Kenma aveva penato anni. ANNI!
-dopo la nostra seconda partita contro la Fukurodani. Ci confrontiamo spesso su allenamenti e cose varie- disse con tranquillità il ragazzo non notando lo sguardo i fuoco di Tetsuro.
-per caso ti ha detto qualcosa del bacio?- chiese in un impeto di curiosità Bokuto mettendosi in piedi e avvicinandosi al biondo.
-no, parliamo solo di pallavolo- disse Kenma alzandosi a sua volta e stiracchiandosi i muscoli. -io vado- disse prendendo la sua giacca e la console incamminandosi verso la porta salutando con la mano i due ragazzi. Una volta che il ragazzo se ne fu andato Bokuto guardò Kuroo sorridendo.
-ho interrotto qualcosa?- chiese con il sorriso che si trasformava in un ghigno.
-hai interrotto la mia completa noia- disse quello sbuffando e buttandosi sul letto dove era steso fino ad un minuto prima Bokuto.
-non capisco perché non ti butti come ho fatto io- Kuroo alzò un sopracciglio confuso.
-fino a un secondo fa eri un cadavere vivente  e adesso mi stai consigliando di fare la stessa cosa che hai fatto tu?- chiese il moro.
-certo che no, Kenma ti ammazza se lo baci in campo! Ma almeno bacialo quando state solo voi due!-
-per poi ritrovarmi una console infilata su per il culo? No grazie. Lo conosco troppo bene e io non gli piaccio- disse il moro sotterrando la testa nel cuscino a forma di Onigiri che aveva sul letto mentre Bokuto prendeva il telefono e controllava se Akaashi gli avesse mandato qualche messaggio. Niente.
 
 
Una volta a casa Kenma si buttò a peso morto sul letto e prese il suo telefono che aveva lasciato intelligentemente a casa. Non era vero che con Akaashi parlava solo di pallavolo. Quel ragazzo era molto simile a lui e lo aveva capito già dalla loro prima partita. Akaashi, o meglio Keiji, era il suo migliore amico, non contando Kuroo ovviamente che era un caso a parte. Al moro aveva rivelato la madornale cotta che aveva per il centrale e lui gli aveva consigliato di dichiararsi. Ma Kenma era stato categorico. Non l’avrebbe mai detto a Kuroo. Era consapevo che il ragazzo fosse etero fino al midollo, lui non rientrava nei possibili partner del ragazzo che era sempre circondato dalle ragazze. Akaashi aveva detto subito a Kenma del bacio, e il biondo sapeva alla perfezione che Keiji aveva una cotta madornale per Bokuto e era stato lui stesso a dirlo al ragazzo che, nonostante tutta la sua intelligenza, non era riuscito a fare due più due. Keiji gli aveva rivelato anche i suoi dubbi riguardo a quei baci. Il ragazzo aveva paura che Bokuto stesse giocando con lui. Ma adesso Kenma sapeva la verità e non ci mise molto a digitare il messaggio che mandò poco dopo al ragazzo. Non sarebbe riuscito a sopportare un Bokuto super euforico, ma almeno avrebbe visto Keiji con un sorriso, o almeno lo sperava.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


Keiji guardava sorridendo in telefono che aveva in mano mentre percorreva insieme al fratello e a Nanami la strada che li avrebbe portati alla centrale di polizia dove i due fratelli avrebbero raccontato per la milionesima volta i fatti di quella tragica notte. Keiji era in ansia, ma il messaggio che gli aveva mandato Kenma in quello stesso istante gli aveva risollevato il morale. E anche tolto i dubbi che aveva nella mente dopo il bacio con il ragazzo. Ed era proprio quello in contenuto del messaggio di Kenma. Chiuse il telefono senza rispondere al biondo e guardò di fronte a se trovandosi davanti la stazione di polizia. Chiuse gli occhi e sospirò pesantemente per poi seguire i due ragazzi all’interno della struttura.
Non dovettero aspettare molto infatti i due ragazzi entrarono subito nella stanza lasciando da sola Nanami visto che i poliziotti le avevano “gentilmente” chiesto di aspettare fuori. Una volti seduti Keiji guardò Katsuki che a sua volta lo stava guardano.
-chi vuole iniziare?- chiese uno dei due poliziotti guardando i due ragazzi.
-parlo io. Cosa volete sapere?- chiese Katsuki sospirando.
-dall’inizio-
-stavamo tutti e quattro in macchina, stavamo andando a casa dopo una giornata passata dai nonni, era tutto tranquillo.- Katsuki sospirò -poi abbiamo sentito degli spari e la macchina ha iniziato a sbandare. Nostra madre ci ha gridato di nasconderci sotto i sedili e stare in silenzio mentre lei caricava la pistola..-
-l’aveva con se?-
-aveva appena staccato da lavoro come nostro padre, ci erano venuti a prendere- disse Keiji ricordando perfettamente quel momento.
-nostro padre ha parcheggiato la macchina e poi sono usciti entrambi. Abbiamo sentito degli spari e io non c’è l’ho fatta a rimanere nascosto e mi sono alzato per vedere cosa stesse succedendo e subito dopo anche Keiji è uscito allo scoperto. Per fortuna non si sono accorti della nostra presenza, ma abbiamo visto chiaramente nostra madre cadere a terra colpita da un proiettile..-
-io ho gridato come un pazzo e nostro padre si è distratto e uno dei due uomini ha sparato colpendolo al braccio. Mi sono calmato solo quando ho sentito le sirene della polizia che stavano arrivando. Papà ha continuato a sparare, ma non è riuscito a colpire nessuno dei due uomini che se la stavano dando a gambe. Prima di girare l’angolo uno dei due ha sparato prendendolo alla schiena. Anche lui morto sul colpo..- a Keiji gli si bloccarono le parole in gola e ricacciò le lacrime indietro.
-dalle indagini che hanno fatto in questi sette anni sappiamo che quei due seguivano i nostri genitori da molto tempo per vendicarsi, ma era come se tutti avessero perso le loro tracce- disse Katsuki mettendo un braccio intorno le spalle di Keiji.
-li abbiamo presi grazie a vostro padre. All’ultimo era riuscito a colpire uno dei due ferendolo alla gamba. Siamo riusciti a risalire a loro grazie ad un intervento che si è fatto un mese fa per togliersi il proiettile dalla gamba. Ha aspettato per essere sicuro di non essere rintracciato, ma non è servito a niente. Volte vederli?-
-si-
-no- Katsuki si girò verso Keiji curioso della sua risposta.
-non li voglio vedere Ka-chan- disse Keiji chiudendo gli occhi e alzandosi dalla sedia per poi uscire dalla sala andando verso Nana. La ragazza appena lo vide si alzò.
-tutto bene Keiji?- gli chiese avvicinandosi.
-si, Katsuki rimane dentro perché vuole vedere i due uomini-
-io non ho chiesto del mio ragazzo ho chiesto se stai bene- disse di nuovo la ragazza posando i suoi occhi dorati in quelli blu del ragazzo.
-non tanto, però me la caverò- Nana gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia per poi stringerlo in un abbraccio rassicurante. Era davvero strano in come poco tempo quella ragazza era riuscita a conquistarsi la fiducia di Keiji. Katsuki doveva assolutamente cercare di non fare cazzate se voleva tenersela stretta.
 
 
-Davvero devi partire?- gli chiese Nana due giorni dopo mentre insieme a Katsuki accompagnavano Keiji alla stazione.
-si, ho il nazionale devo allenarmi se no chi li sente i miei compagni di squadra?-
-peccato. Non puoi venire con noi a Kyoto? Ti prego!- chiese la ragazza cercando di fare la migliore faccia da cucciolo che aveva. Keiji sorrise, quella ragazza gli ricordava troppo Bokuto-san. E a proposito i quest’ultimo doveva assolutamente parlargli del bacio. Non poteva affrontare in nazionale senza prima affrontare quella questione. Che poi si trattava solo di parlare con Bokuto e poi dargli un bacio e sistemare tutto. Era davvero grato a Kozume di avergli inviato quel messaggio.
-mi dispiace Nana, dopo il nazionale vi vengo a trovare e sto un po’ con voi-
-vedi di mangiare- furono le parole del fratello una volta arrivati alla stazione.
-tranquillo Ka-chan ho già chi pensa a farmi mangiare più del dovuto “altrimenti chi rimane con me ad allenarsi un altro po’?” che poi si traduce in tre ore in più di allenamento- disse in ragazzo scimmiottando la voce di Bokuto facendo ridere i due ragazzi.
Keiji prese lo zaino e salutò i due ragazzi, Katsuki con un abbraccio e Nana con un abbraccio e un bacio.
-ci vediamo- disse la ragazza salutandolo con la mano una volta che Keiji si incamminò verso la stazione.
-Nanami-
-si?-
-grazie per esserci-
-non mi devi ringraziare- Nana si alzò sulle punte e baciò il suo ragazzo stringendolo in un abbraccio che subito ricambiò.
-grazie lo stesso- disse comunque Katsuki a un soffio dalle sue labbra. I due si diedero un altro bacio e poi si separarono.
-tuo fratello mi piace- disse Nana mentre si incamminavano verso la macchina stringendo forte la mano del ragazzo.
-e tu piaci a lui, altrimenti non ti avrebbe minimamente permesso di toccarlo e cosa più importante non ti avrebbe parlato e ti sarebbe sembrato apatico-
-credo che non sia solo perché io gli piaccio, forse c’è solto anche altro-
-Tokyo lo sta migliorando, o meglio mi sta restituendo il fratello che ho perso sette anni fa- una lacrima scese solitaria sulla guancia di Katsuki che fu prontamente asciugata da Nanami.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


-Akaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaashi! Sei tornato!- disse Bokuto non appena vide l’alzatore entrare nella palestra per il loro allenamento. Non gli fece fare nemmeno due passi che già gli era addosso facendo cadere il povero alzatore a terra. Akaashi però sorrise nell’abbraccio dell’asso e non disse niente al ragazzo.
-Akaaaashi mi sei mancato da morire! Nessuno fa le alzate belle come le tue- disse ancora l’asso sorridendo mentre si alzava e porgendo la mano al ragazzo più piccolo. Akaashi accettò volentieri l’aiuto e fece un minuscolo sorriso in direzione di Bokuto.
-Bokuto-san spero per te che ti sia allenato decentemente, altrimenti non riuscirai mai a prendere le mie alzate- disse vedendo la faccia dell’asso sbiancare.
-certo Akaashi, non sono mica un pigrone come Komi e Konoha!-
-HEY!- gridarono in coro i due diretti interessati guardando male Bokuto. Akaashi li guardò sempre con il suo piccolo sorriso e si incamminò verso gli spogliatoi per potersi cambiare. Bokuto nel mentre rimase immobile a guardare il punto nel quale l’alzatore era scomparso.
-ehm Koutaro noi dovremmo iniziare ad allenarci, non a guardare il sedere dell’alzatore- disse Komi ghignando alla faccia sconvolta di Bokuto.
-cosa stavi guardando tu?- chiese l’asso con la voce leggermente alterata.
-io niente, tu si!- disse quello prendendo una palla e iniziando a fare bagher sul posto.
-io non stavo guardando proprio un bel niente- disse l’asso incrociando le braccia al petto e con il broncio.
-si, lo sappiamo tutti- disse Konoha alzando gli occhi al cielo.
-sappiamo tutti cosa?- chiese Akaashi entrando in palestra guardando i tre ragazzi confuso.
-che Bokuto è…-
-l’asso migliore di tutti!- disse Bokuto tappando con una mano la bocca di Konoha. Akaashi rise e scosse la testa capendo perfettamente che Bokuto aveva detto quella frase per non dirgli la verità.
-ragazzi vedete di allenarvi che abbiamo la partita la prossima settimana. O volete uscire già al primo turno?- disse l’allenatore guardando con un sopracciglio alzato tutta la squadra che si era messa tranquillamente a parlare.
-agli ordini- dissero tutti insieme i ragazzi correndo ad allenarsi. Dovevano assolutamente vincere.
 
 
Erano all’ultimo set della prima partita del nazionale. La partita era quasi finita, ma comunque non era detto niente perché erano solo due punti sotto l’altra squadra. Akaashi si guardò intorno. Con quattro punti avrebbero vinto la partita, e il moro si era ripromesso di portare Bokuto al titolo di asso numero uno del Giappone. E non solo. Quella settimana era passata così velocemente che non era riuscito a parlare con Bokuto e quindi non gli aveva detto ancora niente riguardo ai baci. E pensava che l’umore nero di Bokuto durante la partita fosse proprio per quello. Alla fine di quella partita avrebbe parlato con Bokuto della questione. Non gli sembrava il caso di parlare durante la partita l’avrebbe solo fatto esaltare troppo e non gli sembrava proprio il caso. Il moro diede una veloce occhiata dietro di se. Bokuto aveva lo sguardo perso nel vuoto e sembrava non aver intenzione di finire quella partita. La squadra avversaria servì la battuta e Komi prese tranquillamente la palla dandola direttamente nelle mani di Akaashi. Akaashi guardò nella direzione di Bokuto che sentendosi osservato alzò lo sguardo e incrociò gli occhi blu del suo alzatore. Koutaro non ci pensò nemmeno e si mosse velocemente e Akaashi sorrise mentre alzava la palla al suo asso. Bokuto riuscì a fare punto con una bellissima diagonale che non riusciva a fare dal primo set, e loro erano al terzo. Il punto era loro e Akaashi senza pensarci si buttò tra le braccia di Bokuto felice e in un impeto di foga baciò l’asso sulle labbra. Bokuto non ragionò subito e baciò a sua volta l’alzatore che era ancora fra le sue braccia.
-ragazzi non per qualcosa ma siamo ancora in partita- disse Konoha ridacchiando vedendo poi la faccia rossa di Akaashi mentre si staccava da Bokuto e tornava al suo posto. Cosa gli era preso? Perché aveva baciato Bokuto. Solo per la diagonale che aveva fatto? No, era stato il suo sorriso mentre lo guardava, i suoi occhi dorati che lo guardavano curiosi, ecco cosa aveva fatto fare quella cavolata ad Akaashi. Il ragazzo si girò in direzione di Bokuto e lo vide che sorrideva come un ebete. Ecco! Aveva fatto la cavolata della partita. Ora come avrebbe fatto?
-non pensare, gioca e basta- gli disse Konoha al suo fianco.
-non è semplice. Ho fatto un casino- disse il moro.
-no, lo hai praticamente tranquillizzato. Non lo vedo così sorridente da quando è entrato in campo tra le grida dei suoi fan- disse il biondo.
-vuoi dire da quando mi ha tirato la sua felpa dritta in faccia?- chiese Akaashi ricordandosi quanto aveva fatto male la cerniera che gli era finita dritta sullo zigomo destro.
-ora pensiamo solo a fare questi tre punti e poi tu Koutaro vi potrete sbaciucchiare quanto volete- Akaashi diventò nuovamente rosso e abbassò lo sguardo guardando di nuovo Bokuto che ricambiò il suo sguardo con un bellissimo sorriso sulle labbra.
-okay vinciamo questa partita-
 
 
Alla fine erano riuscita a vincere e Bokuto e Akaashi si trovavano sugli spalti ad aspettare gli altri della loro squadra per guardare gareggiare i ragazzi della Nekoma.
-riguardo a prima… l’hai fatto solo per motivarmi vero?- chiese ad un certo punto Bokuto guardando Akaashi con uno sguardo serio.
-a cosa ti riferisci? Ho fatto molte cose per motivarti- disse il moro girando lo sguardo verso Bokuto.
-al bacio- disse sottovoce Bokuto. Akaashi sgranò gli occhi.
-quelle è l’unica cosa che ho fatto senza pensare minimamente- disse il moro con un piccolo sorriso.
-cosa vuoi dire?- gli chiese il più grande con un briciolo di speranza negli occhi.
-che mi piaci Bokuto-san- disse il moro leggermente rosso. Gli occhi di Bokuto si ingrandirono e si buttò a capofitto sul ragazzo che cadde all’indietro.
-la vuoi smettere di cadermi addosso in questo modo?- gli chiese Akaashi alzando gli occhi al cielo.
-scusa Keiji- disse Bokuto per poi lasciargli un bacio a stampo sulle labbra sempre con il sorriso sulle labbra.
-mi hai chiamato Keiji?- chiese il moro sorpreso.
-si, non posso?- chiese Bokuto preoccupato.
-no, cioè puoi… è solo che non me lo aspettavo!-
-anche tu puoi chiamarmi Koutaro se ti va!- disse l’altro sorridendo per poi saltare non appena vide entrare in campo Kuroo insieme agli altri del Nekoma mentre Akaashi sorrideva sussurrando piano il nome del ragazzo.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 
Keiji non era riuscito a far diventare Bokuto il miglior asso del Giappone. Nonostante ciò Bokuto Koutaro era entrato nella top five degli assi del Giappone quindi l’asso non si stava deprimendo, anzi! Mentre Keiji, seduto comodamente sul letto di Kenma, si tormentava per capire cosa avesse sbagliato per far perdere la Fukurodani, Bokuto e Kuroo festeggiavano l’entrata di Bokuto tra i migliori assi con tanto di birra.
-non pensarci, pensa solo che avrai un'altra possibilità per farlo diventare l’asso migliore- gli disse Kenma mentre continuava a giocare con la sua console seduto affianco all’alzatore della Fukurodani. Keiji sospirò e annuì anche se non era sicuro che l’altro alzatore l’avesse visto.
Bokuto si avvicinò al suo ragazzo con un bicchiere di birra in mano che porse al moro. Keiji lo prese in mano e guardò confuso il gufo.
-un brindisi all’alzatore di uno dei migliori assi del Giappone- disse Bokuto mentre anche Kuroo porgeva un bicchiere a Kenma il quale guardò il bicchiere e poi ritornò a guardare la sua console dicendo un semplice “non bevo”.
-non c’è bisogno Bokuto-san- disse Keiji mentre Bokuto faceva tintinnare il bicchiere con quello dell’alzatore.
-se non ci fossi stato tu non saremmo riusciti a passare nemmeno il primo turno- disse l’asso per poi fare tintinnare il bicchiere con quello di Kuroo. Keiji alzò gli occhi al cielo e poi, dopo aver fatto cin cin con il bicchiere di Kuroo, bevve un sorso della sua birra mentre Bokuto si riempiva il quinto bicchiere della serata.
-Bokuto-san vacci piano con quella birra che domani abbiamo gli allenamenti- disse Keiji guardando male Kuroo che stava prendendo un’altra bottiglia di birra dal suo zaino.
-Kuroo se dovete continuare a bere fatelo cortesemente a casa tua. Basta scendere le scale e poi fare una quindicina di passi e siete arrivati- disse Kenma alzando i suoi occhi per incastrarli in quelli di Kuroo che si stava riempiendo un altro bicchiere.
-non mi va di andare da Kuroo! Keijiiiiiii posso stare con te oggi?- chiese Bokuto poggiando il bicchiere e prendendo la sua giacca. Keiji annuì e si alzò anche lui prendendo la giacca che l’asso gli stava porgendo.
-vedi che c’è mia zia a casa!- disse poi l’alzatore.
-davvero? Farà quei cornetti salati buonissimi?- chiese l’asso mentre gli si illuminavano gli occhi.
-non lo so- disse Keiji ridacchiando. -noi andiamo- disse Keiji salutando i due ragazzi della Nekoma. Kuroo disse ciao, mentre Kenma alzò solamente la mano in segno di saluto.
 
-davvero non vuoi bere?-
-si Kuroo-
-sicuro sicuro sicuro?- chiese ancora il centrale sedendosi dove era seduto Keiji fino a pochi minuti prima.
-si Kuroo! Ora se non ti dispiace vorrei finire il gioco!- disse il mezzo biondo sbuffando.
-quanto sei cattivo.- disse Kuroo bevando la birra direttamente dalla bottiglia.
-hai intenzione di rimanere qui?- chiese dopo qualche minuto di silenzio Kenma.
-si. Fino a quando non finisci di giocare- Kenma si girò di scatto.
-cosa…- ma non finì la frase perché la console suonò avvisandoli che Kenma era appena stato ucciso dal boss finale. Il ragazzo lasciò la console sul letto e guardò male Kuroo.
-è tutta colpa tua! Ora esci per favore- disse il ragazzo cercando di trascinare il centrale verso la porta tirandolo per un braccio. Kuroo rise mentre vedeva lo sforzo vano di Kozume di alzarlo dal letto. Poi capendo che l’umore del ragazzo non sarebbe migliorato, anche perché era già arrabbiato con lui visto che aveva trascinato Akaashi e Bokuto a casa di Kenma senza avvisare il proprietario, decise di alzarsi e andarsene prima che Kenma gli tirasse veramente la console addosso.
Kenma sospirò di sollievo non appena vide che Kuroo prendeva il suo zaino e raccoglieva tutte le bottiglie di birra vuote. Si sdraiò di nuovo sul letto e riprese il videogioco in mano. Per fortuna poteva riprendere da un livello prima del boss finale visto che era la prima volta che veniva battuto. Kuroo una volta finito di prendere tutto guardò Kenma per due secondi indeciso. Poi si fece guidare dal suo istinto, o meglio dai bicchieri di troppo di birra che aveva bevuto e si avvicinò al ragazzo. Kenma si accorse che Kuroo era ancora nella sua stanza solo quando quest’ultimo gli prese il volto fra le mani e lo baciò sulle labbra a stampo per poi uscire dalla camera lasciando Kenma come un pesce lesso. Si riprese solo quando la console lo avvisò nuovamente che era stato ucciso e che doveva ricominciare tutto daccapo. Guardò la console e poi la finestra dalla quale si vedeva la casa di Kuroo. Con occhi pieni d’ira gridò:
-KUROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
 
 
Bokuto e Akaashi erano comodamente sdraiati sul letto di quest’ultimo.
-niente cornetti- disse l’asso con la voce triste mentre Keiji stava con gli occhi chiusi godendosi il calore delle forti braccia del ragazzo.
-ti ha fatto trovare i biscotti al cioccolato- disse l’alzatore indicando con la testa il vassoio che si trovava sul comodino.
-lo so però io adoro i cornetti!- disse Bokuto baciando i capelli di Keiji.
-Keiji posso farti una domanda?- chiese dopo un po’ Bokuto guardandosi intorno nonostante conoscesse ormai a memoria la stanza del ragazzo.
-dimmi Bokuto-san- disse Keiji  con gli occhi chiusi.
-perché sei ritornato a Kesennumma? Sembravi davvero scosso appena ritornato- disse Bokuto che non ricevendo subito risposta abbassò la testa per guardare Keiji. -se non vuoi rispondere non fa niente- disse poi l’asso.
-no, te lo voglio dire. Solo un attimo- disse l’alzatore iniziando a fare sospiri pesanti. Poi guardò gli occhi dorati dell’asso e gli disse tutto. Parlò tra le lacrime mentre Bokuto lo stringeva sempre più a se scosso dalle parole del ragazzo.
-ti sei tenuto tutto dentro?- chiese a fine discorso Bokuto.
-si, non volevo far pesare tutto sulle spalle di Katsuki..-
-e ti sei chiuso in te stesso- concluse per lui Bokuto. -sono felice che li abbiano presi-
-sei la prima persona con cui mi sfogo, grazie Bokuto-san- disse il ragazzo asciugandosi le lacrime.
-con me non devi tenerti tutto dentro, capito?-
-si Koutaro- e Bokuto lo baciò felice di sentire il suo nome sulle labbra del ragazzo.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kozume non si presentava agli allenamenti da quasi una settimana ed era grato a Kurro per non essere andato a prenderlo di forza, anche perché era proprio lui il problema. Da quando Kuroo l’aveva baciato prima di uscire la testa di Kozume aveva iniziato a farsi mille film mentali e il ragazzo aveva paura di fare una figuraccia parlando con il centrale, o peggio! Poteva tranquillamente aver frainteso il significato di quel bacio. Aveva cercato di parlare con Keiji, ma Kozume non voleva mettere in pratica quello che gli aveva detto l’altro ragazzo. Infatti Keiji gli aveva ribadito di dichiararsi a Kuroo. E Kozume non voleva farlo.
Il ragazzo chiuse gli occhi castani per poi riaprirli piano fissando il soffitto. Il quella settimana non era nemmeno riuscito a finire uno dei suoi giochi e non toccava a console da quattro giorni. Perché Kuroo gli faceva quell’effetto? Non poteva essere un essere che non provava sentimenti come tutti pensavano? No, certo che no! E doveva anche complicarsi la vita innamorandosi di Kuroo! Infondo nessuno poteva biasimarlo. Per lui era stato normale nutrire dei forti sentimenti per il ragazzo che con la sua voglia di fare lo aveva trascinato a giocare a pallavolo. Kuroo era entrato nella sua vita come un tornado, e nessuno poteva dirgli che era strano che si fosse innamorato del centrale.
Il telefono iniziò a squillare e Kozume guardò male l’oggetto che si trovava sul suo comodino, per poi prenderlo e rispondere visto che, chiunque ci fosse dall’altro capo, non aveva intenzione di smettere. Non vide nemmeno il nome, rispose con un semplice “pronto”.
-Kozume ho saputo indirettamente che non vai agli allenamenti da una settimana. Cosa ti è preso? Mi avevi detto tre giorni fa che stavi andando!- la voce di Keiji era decisa dall’altra parte del telefono, e anche un poco arrabbiata.
-e chi te l’ha detto?- chiese il mezzo biondo sbadigliando.
-Bokuto che l’ha saputo da Kuroo che sembrava uno straccio- disse l’alzatore della Fukurodani cercando di mantenere la calma.
-come mai Kuroo sembrava uno straccio?-
-Kozume non rigirare la domanda. Perché non stai andando agli allenamenti?-
-perché non posso affrontare Kuroo dopo quello che è successo- rispose in un sussurro l’alzatore che il moro dall’altro capo fece fatica a comprendere.
-sai, credo che Kuroo si senta in colpa per quello che ha fatto. Il non presentarti agli allenamenti lo ha fatto preoccupare davvero molto e si da tutta la colpa..-
-c’eri anche tu mentre parlavano lui e Bokuto?- chiese Kenma interrompendo il ragazzo.
-si, volevo uscire ma Bokuto-san me lo ha impedito quindi so cosa si sono detti e credimi Kuroo si sente veramente in colpa- Kenma sospirò prima di alzarsi e scostare la tenda della sua finestra. Kuroo aveva la luce accesa in camera e poté tranquillamente vedere il ragazzo mentre si toglieva la maglia sudata della divisa. Di sicuro non aveva fatto la doccia nello spogliatoio della palestra, ma perché?
-credi che sia pentito perché non vuole avere niente a che fare con me?- chiese Kenma chiudendo di scatto la tenda poco prima che Kuroo girasse lo sguardo dalla sua parte.
-no Kenma, credo che non volesse complicare il vostro rapporto di amicizia. Devi parlargli e chiedergli direttamente come stanno le cose. Credo di aver capito qualcosa, ma devi parlare con lui. È l’unica soluzione- Kenma annuì e scattò subito quando sentì il citofono suonare.
-Keiji devo andare hanno suonato alla porta- disse il mezzo biondo prima di chiudere la chiamata e scendere velocemente le scale per poi aprire la porta trovandosi difronte Kuroo. Il più piccolo fece per chiudere la porta di scatto, ma il moro era già entrato senza sforzo.
-Kuroo adesso non posso, sono impegnato- disse Kozume cercando di far andare via il ragazzo.
-perché non vieni agli allenamenti? Credevo avessi la febbre, ma prima ti ho visto alla finestra e sembravi in forma- disse il moro andando a passo spedito verso la camera del più piccolo. A Kenma non restò altro che chiudere la porta di casa e salire anche lui nella sua camera. Trocò Kuroo tranquillamente sdraiato sul suo letto.
-allora?- gli chiese ancora il moro fissandolo negli occhi. Occhi che Kenma nascose sotto i suoi capelli diventati troppo lunghi.
-non posso-
-perché?-
-ho altro da fare-
-tipo?-
“pensare a quel stupido bacio che mi hai dato una settimana fa” pesò il ragazzo, ma non lo disse.
-Kuroo per favore ho altro da fare- cercò di dire Kenma, ma il moro indurì la sua espressione.
-Kenma ho bisogno di sapere se sono io il problema!- disse il ragazzo alzandosi e alzando la voce.
-si sei tu! Ora te ne puoi andare cortesemente?- disse il più piccolo diventando improvvisamente rosso.
-Kenma mi dispiace per quel bacio, ma credimi l’ho fatto perché mi piaci e non sapevo come fartelo capire- Kenma sgranò gli occhi.
-ti piaccio? Io?- chiese in un sussurro il ragazzo guardando sconvolto il più grande. Kuroo annuì soltanto. Poi non rilevando segni da parte di Kenma decise di andarsene. Aveva rovinato la sua amicizia con quel ragazzo solo per una sua stupidaggine. Una volta vicino alla porta però la mano di Kenma lo bloccò.
-dove stai andando?- chiese in un sussurro il ragazzo.
-via visto che non sono gradito-
-non puoi dirmi che ti piaccio e andartene via dopo tutti i mille complessi che mi sono fatto credendo che tu fossi etero e di non avere possibilità con te. Te lo puoi scordare- Kuroo sgranò prima gli occhi per la sorpresa e poi sorrise girandosi e lasciando un piccolo bacio sulla guancia di Kenma dove si era depositata una lacrima.
-domani vieni all’allenamento?- chiese Kuroo sorridendo.
-si però tu resti qui- disse il mezzo biondo trascinando il più grande nella sua camera mentre quest’ultimo se la rideva dimenticando tutte le preoccupazioni che lo avevano tormentato in quella settimana.








Scusate il ritardo ma sono stata piena di cose da fare che non ho avuto tempo di aggiornare la storia. Spero di riuscire in questi giorni di vacanza a scrivere l'ultimo capitolo della storia (si avete letto bele l'ultimo).
la_pazza_di_fantasy

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


3 ANNI DOPO



Keiji cercava di annodarsi la cravatta il più velocemente possibile. Si era svegliato abbastanza tardi perché era arrivato a notte fonda a Kyoto e non aveva avuto il tempo di dormire decentemente e quindi si era ritrovato a dover fare tutto di corsa perché era mezzo assonnato. E come se non bastasse suo fratello aveva deciso all’ultimo i testimoni e Keiji era stato coinvolto in tutto questo. Come se non fosse già stressante partecipare ad un matrimonio come fratello dello sposo, doveva anche fare da testimone, con tutto quello che comportava: tavolo con agli altri testimoni che non conosceva, foto a non finire, discorsi sentimentali per i due neosposi, altre foto… Ecco era meglio se Katsuki non gli chiedeva di fare il testimone con tanto di Nana che lo minacciava. Per fortuna la cravatta collaborò e Keiji riuscì a finire di prepararsi in poco tempo. Il moro scese velocemente le scale del palazzo dove abitava Katsuki e andò incontro proprio al ragazzo che lo stava aspettando fuori dalla palazzina abbottonando e sbottonando in continuazione i polsini della camicia. Keiji appena lo vide sorrise. Suo fratello sembrava veramente un fascio di nervi.
-Ka-chan disse il ragazzo attirando l’attenzione del fratello maggiore che gli sorrise.
-sei riuscito a prepararti vedo- disse questi osservando Keiji cercando qualunque cosa che non andasse bene nel suo completo, ma Keiji era apposto.
-per fortuna si. Andiamo?- chiese il ragazzo più piccolo indicando la macchina che lui avrebbe guidato per accompagnare il ragazzo in chiesa. Katsuki annuì salì in macchina aprendo subito il parasole e guardandosi allo specchietto per controllare se tutto fosse okay.
-Ka-chan stai bene non iniziare a farti paranoie strane- gli disse Keiji mettendo in moto la macchina. Il viaggio fu molto silenzioso e ciò a Keiji non dispiacque, sperava solo che Katsuki non morisse per l’ansia.
 
 
-come sto?-
-bene-
-davvero? Questo vestito non mi ingrossa?-
-no Nana stai benissimo- Nanami guardò male il fratello per poi ricontrollarsi di nuovo allo specchio. Il vestito lo aveva scelto un mese prima proprio insieme a suo fratello, ma in quel momento si sentiva bruttissima, anzi aveva paura di far scappare Katsuki a gambe levate.
-Nana smettila di preoccuparti! Hai detto che il fratello del tuo futuro marito ha approvato il vestito, di cosa ti preoccupi?- chiese il ragazzo più piccolo sbuffando non appena la ragazza si guardò di nuovo dubbiosa allo specchio.
-lo so, ma se non gli piace?-
-credo che a Katsuki interessi più tu che uno stupido vestito Nanami. E poi se non ti sbrighi faremo aspettare quel poveretto un’ora!- disse il ragazzo versandosi un bicchiere d’acqua. Perché sua sorella era così complicata alle volte? Perché non poteva semplicemente uscire da quella camera e andare dritta all’altare senza fare tutte quelle scenate?
-ragazzi forza foto ricordo!- disse la madre dei due ragazzi entrando nella camera con il fotografo e il padre al seguito.
-ora?- chiese Nanami guardando prima il fotografo e poi la madre.
-si tesoro, ora! Sorridete!- Nanami si arrese e sorrise davanti all’obbiettivo mettendo un braccio intorno alle spalle del fratello mentre lui le circondava la vita con il suo.  Il fotografo scattò più volte per poi indicare ai genitori dei due ragazzi di mettersi insieme. Una volta finite tutte le foto Nanami si decise a prendere il bouquet preparato dalla nonna di Katsuki e andare alla macchina che l’avrebbe accompagnata in chiesa.
-Kou perché la tua ragazza non è potuta venire? La volevo conoscere- chiese Nanami dopo un po’ al fratello che era seduto affianco a lei.
-mi ha detto che aveva altro da fare- rispose il ragazzo felice che la sorella avesse usato il femminile e non il maschile visto che in realtà era fidanzato con un ragazzo, ma i loro genitori non lo sapevano. Solo Nana era a conoscenza di tutto. -è la verità Nana non ti sto mentendo- ed era proprio così. Aveva chiesto a Keiji di accompagnarlo per non sentirsi solo, ma il ragazzo aveva detto che aveva un impegno importante al quale non poteva dire di no. Bokuto ci era rimasto un po’ male, ma alla fine non gli andava male visto che aveva rimandato il momento della verità con i suoi genitori.
-Ah Kou, sei uno dei testimoni- disse ad un certo punto la sorella.
-cosa? Perché me lo dici adesso?- chiese il ragazzo guardando la sorella negli occhi identici ai suoi.
-perché io a Ka abbiamo deciso pochi giorni fa che i nostri fratelli avrebbero fatto da testimoni e io ti ho visto solo adesso- disse la ragazza con semplicità facendo sbiancare completamente Koutaro.
-non sono preparato psicologicamente per fare il testimone! Mi vuoi morto! Non so che fare!- iniziò a dire il ragazzo mettendosi le mani nei capelli decolorati che quel giorni teneva senza gel sotto costrizione della sorella.
-sarai fantastico. E poi c’è il fratello di Katsuki che ti aiuterà di sicuro- la ragazza baciò sulla guancia il fratello che sbuffò tornando a sedersi in maniera composta.
 
 
Keiji si era aspettato chiunque come testimone, davvero chiunque. Ma non il suo ragazzo. Quando due giorni prima Koutaro lo aveva invitato non immaginava fosse il matrimonio di suo fratello. E nonostante la somiglianza non aveva mai capito che in realtà Koutaro e Nanami erano fratelli, cosa che aveva compreso nel momento stesso in cui Bokuto era entrato in chiesa e aveva salutato i parenti di Nana per poi andarsi a sedere a fianco a lui. Era da quel momento che i due si stavano fissando con sorpresa.
-ciao- disse Keiji per sbloccare quella situazione, anche se ancora non riusciva a crederci.
-ciao- gli disse Bokuto passandosi una mano nei capelli.
-se i nostri fratelli ci presentano durante il ricevimento cosa facciamo?- chiese dopo un po’ Keiji guardando verso la porta per vedere Nana che in quel momento entrava in chiesa accompagnata dal padre.
-non lo so. Avevo detto a mia sorella che non saresti venuto quindi non so- disse velocemente Koutaro.
-tua sorella lo sa?-
-solo lei- Keiji annuì alle parole di Bokuto e sorrise vedendo la faccia stupita del fratello mentre guardava Nana nel suo splendido vestito bianco.
-allora ai nostri fratelli lo diciamo mentre agli altri invitati no- disse Keiji sorridendo in direzione di Koutaro.
-si e poi mia sorella diventa una pazza che va a dire in giro che sono fidanzato e tutti inizieranno a farmi domande inopportune-
-in quel caso ti trascinerò io fuori dagli impicci dicendo a tutti che dobbiamo fare cose da testimoni- Koutaro ridacchiò e per tutto il tempo della funzione fissò Keiji.
 
 
-Bokuto-san- cercò di dire Keiji mentre il più grande lo baciava nel bagno della sala ricevimenti facendo vagare le sue mani sul corpo del più piccolo.
-dopo- disse l’asso lasciando una scia di baci sul collo del suo alzatore.
-Bokuto Koutaro i nostri fratelli ci staranno cercando per quelle stramaledettissime foto!- disse il più piccolo cercando di scrollarsi di dosso il suo ragazzo. Non che la cosa non gli piacesse, anzi, ma non era né il momento né il luogo opportuno. Chiunque poteva entrare da un momento all’altro. Bokuto stava per dire qualcosa, ma venne bloccato dalla porta del bagno che si apriva dalla quale comparve Katsuki.
-eccovi! Nana vi vuole per le foto- Koutaro che prontamente aveva portato le mani vicino al lavandino sbuffò non appena sentì in nome della sorella, mentre Keiji sorrise e annuì. I due ragazzi seguirono Katsuki e si ritrovarono nel grande giardino della sala dove Nana parlava freneticamente con il fotografo. Appena vide i tre arrivare sorrise.
-Keiji vieni qui voglio farmi una foto solo con te- disse la ragazza mettendosi davanti alla fontana mentre Keiji la raggiungeva.
-e io?- chiese Katsuki facendo il finto offeso.
-tu rimani li- disse la ragazza facendogli la linguaccia e mettendosi in posa insieme a Keiji.
Una volta finite tutte le foto di rito con i testimoni Bokuto guardò negli occhi Keiji e poi disse rivolto al fotografo:
-Hey una foto ai due testimoni!- per poi prendere per un braccio il più piccolo e mettersi in posa davanti la fontana sorridendo. Keiji lo guardò dubbioso ma poi si mise affianco al ragazzo senza toccarlo e sorrise anche lui all’obbiettivo.
-grazie- disse Bokuto al fotografo prima di ritornare dai due neosposi tenendo Keiji sempre per un braccio cosa che non sfuggì ai due.
-voi due vi conoscete già vero?- chiese ad un certo punto Nana -per quanto Koutaro possa essere espansivo non credo proprio che riesca a fare certe cose tranquillamente- continuò indicando la mano di koutaro ancora stretta sul polso di Keiji.
-oh si siamo andati a scuola insieme- disse velocemente l’asso.
-avete un anno di differenz..-
-siamo fidanzati- disse Keiji senza lasciar finire la frase a Nana. La ragazza guardò prima l’uno e poi l’altro sorpresa.
-dovevi per forza sganciare la bomba così?- chiese Koutaro in direzione del moro che aveva iniziato a sorridere.
-avevamo concordato che a loro potevamo dirlo, quindi così ci evitiamo il terzo grado-
-oh no bello mio voi non vi evitate proprio un bel niente! Ora dovete dirmi tutto e soprattutto perché lo so solo adesso!- disse la ragazza mentre Katsuki continuava a fissare i due ragazzi sconvolto.
-non abbiamo detto niente perché abbiamo scoperto stamattina che eravamo entrambi i fratelli degli sposi- disse Koutaro mettendo un braccio intorno alla vita di Keiji controllando che non ci fosse nessuno nei intorni.
-non ci credo! Ma è bellissimo! Vero Katsuki?- disse Nana girandosi verso il marito che nel frattempo aveva capito chi era Bokuto e stava sorridendo in direzione dei  due ragazzi.
-RAGAZZI È ARRIVATO IL PRIMO!- gridò la madre della sposa per attirare l’attenzione dei quattro ragazzi.
-ARRIVIAMO- urlò Katsuki per poi rivolgersi ai due ragazzi -sappiate che prima o poi vi faremo il terzo grado- e poi i due sposi si incamminarono verso il loro tavolo seguiti da Bokuto e Keiji che si erano lanciati un piccolo sguardo di panico puro.

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