La mia biblioteca

di Chione regina della neve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscenza ***
Capitolo 2: *** Assistente ***



Capitolo 1
*** Conoscenza ***


Una splendida carrozza color avorio, dalle grandi ruote d'oro, stava attraversando la grande pianura.
Trainata da quattro stalloni giganti, dal manto color sabbia, che a ogni passo, spostavano una densa nube di polvere.
A scortarla, c'erano sei cavalieri, tre per fianco, disposti in un impeccabile assetto da difesa.
Ma questi non cavalcavano normali destrieri, infatti stavano in groppa a cavalcature di metallo vivente: Cavalli d'acciaio semovente, i cui arti possenti, erano composti da energia pura.
La grande pianura, era uno spettacolo per gli occhi : un paradiso verde e ferace, adornato dalle magnifiche e infinite campagne, che donavano, ogni frutto della terra, e che accendevano quelle terre, di una roboante onda di colore e calore; che si estendeva assai più in la, di quanto si potesse spaziare con lo sguardo.
Una terra dal clima mite e benevolo, che sembrava insinuare un senso di profonda serenità, nel cuore dei viventi.
La carrozza avanzò a lungo indisturbata, ricevendo saluti ed ovazioni al suo passaggio, in segno di ammirazione e rispetto per i suoi occupanti.
Il corteo proseguì la sua marcia, fino ad uscire dai confini delle zone abitate, lasciandosi alle spalle, i campi baciati dal sole, per incontrare le piane selvatiche, dove la civiltà era ancora ai primordi, e dove a riempire la vista, c'era un infinita distesa di smeraldo, curata solo dalla mano di madre natura.
Qui, il corteo strinse i ranghi, prima di addentrasi nell'entroterra, dove stava sorgendo, un imponente accampamento di tende intessute in pelle.
Vedendo il corteo, un gruppo di creature gli andò incontro.
Erano esseri enormi, dalle fattezze simil – umane, ma decisamente più alti, muscolosi e selvaggi.
La loro pelle era di uno strano verde, tendente al grigio, dove spiccavano dei contorti tatuaggi tribali; mentre a guardarli in faccia, il pensiero andava agli animali, forse a causa di quei tratti tanto tozzi e ruvidi, o di quelle bocche distorte, ricolme di una schiera di denti acuminati, di cui i due canini inferiori sbucavano dalle labbra.
In parole povere, erano Orchi.
Uno di quelli che gli erano andati incontro, si rivolse agli occupanti della carrozza, come se la scorta neppure ci fosse.
<< Capoguerra aspetta voi, noi accompagna, voi non fa scherzi, o noi schiaccia >>.
La carrozza si aprì, lasciando uscire due splendide ragazze.
La prima era di altezza media, dal corpo armonico, formoso e flessuoso, una bellezza costruita ad arte, che ne esaltava il fisico sottile, ma forte.
I lineamenti del viso sembravano essere stati dipinti, tanto erano morbidi e invitanti, cosa accentuata dall'incarnato particolarmente chiaro, che gli dava un aria di dolcezza, smorzandone l'evidente tono regale che il suo ruolo le aveva conferito.
I capelli castani, lisci e perfettamente curati, facevano da cornice al viso, seguendone i contorni, con una delicatezza, che a un occhio invidioso, poteva apparire calcolata, la splendida cascata castana,  che proseguiva poi scendendo di poco sotto le spalle.
In ultimo, ma non per importanza, c'erano gli occhi, d'un bel marrone nocciola, assai vispi e pieni di vita; lo specchio di un anima buona, e dalle molte qualità, anche se forse, un po incline all'eccessiva impulsività.
La seconda, era decisamente più minuta e la corporatura esile, dalle forme modeste, la faceva apparire delicata, ma al contempo tremendamente graziosa, come una bambola, della più pregevole fattura.
Il volto dalla carnagione rosea, poteva vantare tratti sottili, che apparivano delicati al punto, da dare l'impressione di essere stati scolpiti nella neve, eppure, quest'aria di vulnerabilità, non sminuiva il rispetto che si era conquistata, coi suoi molteplici incarichi.
Portava lunghi capelli neri, che morbidi come un velo di seta, scendevano fin quasi a sfiorare l'osso sacro, ma al contrario della prima, pur essendo tenuti nel miglior ordine, conservavano una vivace traccia di ribellione, lasciando il viso, totalmente scoperto.
Poi, c'erano gli occhi, due bellissimi laghi color miele, colmi di una sensibilità rassicurante, degna di un artista, o di un saggio, anch'essi allegri e volti al bene, ma al contrario di quelli dell'altra, i suoi smorzavano quella scintilla eccentrica, e piuttosto esternavano una sorta di quiete spirituale.
La castana, si rivolse a quelli che si erano avvicinati alla carrozza, e rivolse loro un sorriso di circostanza.
<<  Ringraziamo il Capoguerra per la sua cortesia; io e la mia consigliera qui presente, siamo liete che abbia deciso di riceverci, con un preavviso tanto breve >>.
Detto questo, le due seguirono le guardie attraverso l'accampamento, mentre l'attenzione di tutti, si concentrava su di loro.
Solitamente gli orchi erano chiusi, non gli piaceva socializzare con gli altri popoli, ma, quando si rivelava necessario, come in quel caso per altro, si interessavano molto ai loro visitatori.
Proseguirono, fino a trovarsi d'avanti, una tenda più grande delle altre.
Una grande tenda, fatta di pelle d'orso, conciata in modo a mala pena decente, e cucita in modo anche peggiore. 
Dentro stava ad attenderle un orco mastodontico, la pelle molto più scura rispetto ai suoi simili, le zanne più lunghe e pronunciate, e sul capo, un palco di corna tozze e storte, lunghe circa trenta centimetri.
Bastava guardarlo per capire il motivo, per cui i capi delle tribù degli orchi, venissero chiamati “Capoguerra” dai loro simili, erano praticamente dei mostri enormi, da guardare con rispetto reverenziale, e di certo, erano combattenti formidabili.
L'orco gigante fisso attentamente le due ragazze, scrutandole minuziosamente, in cerca di qualche mancanza da poter attaccare.
Fece loro segno di avvicinarsi, solo quando poté dirsi relativamente soddisfatto, rivolgendogli poche parole di saluto.
<< Benvenute, io aspettava voi, ora noi può prendere accordi >>.
Detto questo, si mise seduto su quelli che sembravano cuscini, concentrando nuovamente la sua attenzione sulle due ragazze.
La più alta delle due rivolse all'orco uno sguardo fermo, con forse una lieve traccia di disappunto, ma poi si sedette anche lei su uno dei cuscini nel tendone, rivolgendo anche lei un saluto al Capoguerra.
<< E a lei, e alla vostra gente, benvenuti nel mio regno signore, spero che gli accordi di oggi soddisfino entrambe le parti >>.
Fu proprio lei, a intavolare la conversazione, e cercare di esporre i fatti nel migliore dei modi.
<< Signor Capoguerra, credo sia giusto renderle noto, che tutti i territori, che vanno dal grande fiume, fino alla parete eterna, sono sotto la mia autorità; il che vuol dire, che sono sotto la mia tutela, e responsabilità. Autorità che lei ha ignorato, dato che sono trascorse due settimane, prima che venissi informata, del vostro insediamento >>.
La mora guardò apprensiva la giovane regnante accanto a lei, era una pessima idea irritare un orco, per non dire che era un modo sfacciato, di stuzzicare la morte.
Infatti, l'orco gigante non sembrava felice, del tono usato dalla castana, e guardandola torvo disse.
<< Orchi non rispondono a re di omini. Orchi rispondono a Capoguerra e Capoguerra pensa a sua tribù. Io preso terra in prestito per tribù, no bisogno di permesso >>.
I due capi si guardarono di sbieco, la situazione stava degenerando, ormai la tensione era palpabile.
Un altra parola mal pesata, e con tutta probabilità, si sarebbero saltati alla gola, con ovvie conseguenze vista la stazza del Capoguerra.
Per questo a prendere parola fu la consigliera, che per mitigare gli animi, si rivolse alla giovane regnante, per farle riacquistare  un po di contegno.
<< Catherine, mi permetto di ricordarti, che se siamo qui, è per tentare di risolvere questa situazione in modo pacifico >>.
La sopracitata tentò di ribattere, ma venne interrotta prima ancora di iniziare, da un ammonizione della mora.
<< Niente ma, sono certa che converrai con me, quando dico, che sarebbe assurdo inimicarsi una tribù di orchi, per degli sciocchi tafferugli, il primo pensiero, deve andare alla pace comune >>.
Quando vide Catherine annuire, spostò la sua attenzione sul Capoguerra.
<< Signore, ora mi appello al suo desiderio di pace, comprendo la sua posizione, e in parte concordo con lei : un capo deve pensare al bene della sua gente. Ma la prego di comprendere, che anche noi siamo qui, perché non vogliamo che questo : il bene della nostra gente. Per questo è più che mai necessario, che oggi si trovi un modo, per fare il bene di tutti >>.
L'orco non rispose, si limitò a riprendere la posizione iniziale, lasciando che le umane si esprimessero.
Catherine pensò a lungo a cosa dire, la diplomazia non era mai stata uno dei suoi talenti, ma alla fine si pronunciò
<< Vorrei trovare un punto d'incontro soddisfacente per entrambe le parti,  dunque io concederò a lei e alla sua gente,  di utilizzare questa zona come preferite, a patto che condividiate con me e la mia gente, tutti gli eventuali ritrovamenti di interesse comune >>.
il Capoguerra assentì appena, affermando.
<< Io pensa questo giusto, ma io chiede, che se omini offende orchi, orchi applica legge di orchi e punisce omini >>.
Catherine si accigliò, accettare quella proposta, significava conferire ai loro ospiti un autorità sulla sua gente.
Rivolse un occhiata alla sua consigliera, in cerca di una risposta adeguata da dare; quella sorrise serenamente e rivolgendosi al grande orco asserì.
<< Capoguerra, quanto chiedete è difficile da esaudire, ma potremmo accordarci. La mia signora le concederà tale autorità, se lei ci garantisce, con la sua parola d'onore, di non abusarne >>.
L'orco si chinò dalla sua vertiginosa statura, per arrivare a livello della consigliera, la scruto per un lungo istante, emettendo infine un rantolo profondo e tornando in posizione.
<< Io promette >>.
La ragazza annui, rivolgendogli un sorriso appena accennato e cedette la parola alla sovrana.
Quest'ultima, rivolse un occhiata quasi inespressiva al loro interlocutore, prima di dire.
<< Perfetto. Ora però mi permetto di chiedere a mia volta, la collaborazione della sua gente, nel proteggere gli onesti viandanti che attraversano questi sentieri >>.
Il Capoguerra  sbuffo, mostrando una smorfia arcigna, ma alla fine acconsentì.
Poi si alzò in piedi, mostrandosi nuovamente in tutta la sua imponenza, affermando.
<< Ora voi può andare, io e mia gente rispetta accordi, voi torna qui quando noi va  >>.
Catherine si alzò a sua volta, seguita dalla mora, ed entrambe chinarono appena la testa in segno di saluto, prima di prendere congedo dal capo degli orchi.
Poco più tardi, le due erano nuovamente in carrozza, sulla via di ritorno per la città.
La sovrana, ora decisamente più sollevata e felice, stava chiacchierando tranquilla con la mora.
<< Alisia non so come farei senza di te; non credo avrei potuto nominare una consigliera migliore >>.
La ragazza rise allegramente, commentando quella frase.
<< E io sono onorata di fare da coscienza a sua maestà, la mia insostituibile amica di sempre, con un caratterino così pepato da fondere la corona >>.
La giovane regina sorrise, cercando invano di mostrare un espressione fintamente offesa, nel rispondere.
<< Almeno io non sono fatta di così tanto zucchero, da far concorrenza a una torta multistrato >>
Le due continuarono a ridere e scherzare, godendosi il viaggio di ritorno, quando a un tratto, un lieve rombo le fece sobbalzare.
Ma dopo un primo istante di smarrimento, il viso di Alisia si aprì in un sorriso, aprì il tettuccio della carrozza e sfruttando la sua corporatura minuta, vi si arrampicò, volgendo poi lo sguardo al cielo.
<< E' in arrivo una tempesta coi ficchi, proprio quello che mi serve per i miei esperimenti >>.
Si rivolse cosi a Catherine, sapendo che la stava ascoltando attentamente, per questo non si stupì sentendosi rispondere.
<< Non capisco perché aspettare un temporale, quando per te evocare tutti i fulmini che vuoi, sarebbe uno scherzo da niente >>.
La mora ridacchio, sapeva che Catherine non era in cerca di una vera risposta, non era la prima volta che gli faceva quella domanda, voleva solo sentirla spiegare.
<< Vostra maestà, dovreste sapere che la magia è imprevedibile, può essere tanto potente e versatile, quanto delicata e suscettibile. Quindi ritengo sia più prudente, mantenere le energie stabili, affidandosi alla natura quando è possibile >>.
Risero entrambe, mentre Catherine faceva segno al cocchiere e alla scorta di accelerare, sentiva che la sua amica le avrebbe dato presto di che divertirsi.
Non passò molto, che le mura e il profilo della città, furono presto visibili alla scorta che segnalò alle occupanti della carrozza il ritorno a casa.
Dalle alte, abbaglianti mura alabastrine, spuntavano solo i tetti degli edifici più alti e le cime delle grandi torri di guardia, che posizionate strategicamente, seguivano il profilo della muraglia 
In breve arrivarono alle porte, che si spalancarono all'istante, quando le sentinelle avvistarono la carrozza reale.
La visione che si presentava, agli occhi di chi attraversava le porte, era al contempo : suggestiva, magnifica, eppure in un certo qual modo, opprimente per chi fosse estraneo al luogo.
La città, era costruita su una gigantesca semisfera, sorretta da delle enormi catene e posta proprio sopra quella che ai più, era noto come l'infinito abisso.
Proprio questo, colpiva tanto i visitatori della grande città.
L'unica via d'accesso alla città, era il ponte, che collegava la semisfera alle imponenti mura e quindi alle porte; sotto, solo il vuoto assoluto e il buio profondo.
In assenza di luce, l'oscurità prevale, e così l'oscurità dell'infinito abisso, ammantava il confine della città, come un velo sottile, a creare un senso di incolmabile distanza.
La semisfera invece, era uno spettacolo per gli occhi, scolpita in unico, monolitico blocco di giada lucente e decorata con fregi d'oro, raffiguranti dei simboli che favoriscono la levitazione.
Questa era legata direttamente alle mura e allo strapiombo, tramite delle colossali catene, queste ultime, splendevano del bagliore del sole, irradiando tutto intorno, una splendida, seppur tenue luce argentea.
Le catene adamantine*, quando gli antichi eressero la città secoli e secoli prima, estrassero il mistico metallo dalle remote profondità delle miniere di Ingrha – marel, forgiando con esso le indistruttibili catene, che avrebbero sostenuto la città per sempre.
La città era meravigliosa, costruita su tre livelli, che sovrastavano la parte piatta della semisfera.
Il primo livello, ospitava la città bassa, che comprendeva : le case popolari, il rione commerciale, cuore pulsante della città bassa, dove avvenivano compravendite di ogni genere, i consorzi agricoli, che si occupavano dell'import export dei prodotti della terra e d'allevamento e ultimo ma non per importanza, la grande serra alchemica, dove veniva coltivato, ogni genere di ingrediente floreale utilizzato in alchimia.
Il secondo livello, ospitava la città intermedia, che comprendeva: le case della borghesia, la caserma, l'accademia, che accoglieva e istruiva i giovani di tutti e tre i livelli, indipendentemente dal ceto, l'associazione commerciale, che gestiva tutte le merci in uscita dalla città, il consorzio artigianale e il palazzo dei tornei, fulgido gioiello dell'intrattenimento della città.
In ultimo c'era il terzo livello, occupato dalla città alta, dove erano state erette le case nobiliari, la sede del circolo elitario dei maghi e dei ricercatori, l'astrarium cittadino, dove si riunivano coloro che studiavano i movimenti delle correnti dell'eterium e dell'immaterium, la sala del lungo scudo, dove si riunivano e addestravano i membri dell'esercito personale della famiglia reale.
Ma, nonostante la magnificenza di questi luoghi, tutto il resto sembrava sbiadire di fronte a due palazzi.
Il primo era il palazzo reale, simbolo dell'autorità, della potenza e della maestà della sovrana.
La sua struttura non era eccessivamente sfarzosa, fatta interamente in granito e ferro, brillava alla luce dello stesso bianco abbacinante delle mura e si apriva su una grande pianta a ventaglio, che fungeva da struttura principale, atta a ospitare la sala del trono e dei ricevimenti mondani.
Ma, il vero cuore del castello e vero simbolo del suo splendore, si sviluppava in verticale; con un sistema di torri e camminamenti, che rendevano la struttura smisurata; in un gioco di incanalamento della luce che faceva variare il colore del palazzo, dall'oro fuso all'aurora e al crepuscolo, all'alabastro a mezzogiorno, all'argento vivo sotto la luna.
Anche il castello come la città, era diviso in tre livelli, il primo; compreso nei primi cento metri, era studiato per ospitare la servitù e la guardia d'onore, nel secondo; compreso nei successivi cinquanta metri, c'erano le camere degli ospiti e nel terzo; che ospitava la sommità, compresa nei successivi nonché ultimi venticinque metri, gli appartamenti reali.
Infine, c'era il mastio, la torre di sicurezza del castello, quindi anche la più solida e la più alta, che fungeva inoltre da vertice e punto d'osservazione della struttura.
I tetti di tutta la costruzione, erano di forma conica, di un delicato blu cobalto, tranne il tetto del mastio, che seppur sempre conico, era invece color dell'oro.
La seconda, era la biblioteca reale magica, la massima sede della cultura e della magia, dove le vette della conoscenza e dell'arcano toccavano i loro apici.
Una struttura anch'essa maestosa, anche se non poteva rivaleggiare con la statura del castello.
Ma certamente il popolo nella sua unanimità, avrebbe concordato: la biblioteca era davvero uno spettacolo per gli occhi.
Alta novantacinque metri in tutto, la biblioteca poggiava su un ampia pianta rettangolare.
Il viale d'accesso, era affiancato da un ampio colonnato di marmo rosso, finemente decorato con motivi spiralizzati, tinti con polveri opalescenti.
Ma ancora più bella, era la volta che la copriva, fatta di un bellissimo vetro azzurro, su cui scorrevano come dotati di volontà propria, nubi, vortici e scie argentate.
Questo accadeva per via dell'incanto di cui la volta era intrisa: una magia che faceva si che la volta si materializzasse dal nulla davanti al brutto tempo e sempre nel nulla sparisse quando il cielo si quietava.
Il grande portone d'ebano, finemente lavorato, intagliato ad arte, raffigurava le arti di cui il custode della biblioteca, era responsabile e maestro, con in cima un monito solenne “La magia deve aiutare l'uomo, non soggiogarlo”.
Dall'esterno, l'edificio assumeva una forma rettangolare, dai bordi seghettati, in cui ogni parte rivolta verso l'interno, era decorata di giada e rune argentate, rune che proteggevano la biblioteca da quasi qualunque forza ostile; mentre le parti rivolte all'esterno, erano incastonate di un mare di opali, che sarebbero serviti a  incanalare e reindirizzare l'energia in modo da dirigerla all'occorrenza.
Questo, per quanto riguardava i primi due piani, i due successivi erano completamente lisci e pur presentando una nuova serie di rune difensive, queste erano posizionate strategicamente all'interno di un grande affresco, raffigurante la posa della prima pietra della biblioteca.
Si trattava di un potente incantesimo di trasporto, che avrebbe sollevato in aria la biblioteca, in caso le prime rune difensive, non fossero bastate a proteggerla.
Così era strutturato il primo blocco dell'edificio, compreso nei primi cinquanta metri, dedicato esclusivamente alle attività professionali del custode.
Il secondo blocco, compreso nei restanti quarantacinque metri, era posizionato direttamente sopra al primo, ed era invece la lussuosa abitazione del custode; ideata per ospitare il custode, la sua famiglia e eventuali ospiti.
Contrariamente al primo blocco, questo aveva forme tondeggianti e dai colori più vivaci, tendenti all'ocra; in particolare, dove avrebbero dovuto esserci gli angoli dell'edificio, c'erano invece quelle che sembravano imitazioni delle colonne sottostanti, incastonate però nel muro stesso.
Anche la facciata, sopratutto nei contorni del tetto, della porta e delle finestre, assumeva forme curvilinee.
Ciò che saltava all'occhio però, era che le finestre, nonostante le cornici, apparivano solo dipinte, mentre la porta, sembrava del tutto assente, se non per la presenza di una toppa, incastonata nel muro.
Presto svelato l'arcano, si trattava dell'effetto di una fitta rete di incantesimi, di cui una parte servivano a nascondere le finestre agli osservatori esterni, celando nelle cornici la presenza di un potente scudo, atto  a proteggere l'abitazione.
Per quanto riguardava la porta, la faccenda era più complicata, non si trattava di una semplice illusione, la porta era realmente assente.
Ovviamente anche questo era opera di un incanto, ma la soluzione stava in una chiave di cristallo, in possesso del custode, che risuonando con la toppa nel muro, avrebbe fatto comparire un portone e una scalinata per raggiungere il secondo blocco.
In breve, un sistema di sicurezza inattaccabile.
In ultimo, sul retro della struttura, era posizionata una smisurata colonna corinzia, attorno alla quale era costruita una scala a chiocciola.
La colonna sorreggeva una piattaforma dorata, provvista di una cupola di pura energia verde smeraldo trasparente, che pulsava come se respirasse.
Quella particolare struttura, era un faro da evocazione; il cui scopo, era attirare nel nostro piano di esistenza: cose, creature o entità, provenienti da mondi diversi, per poterli studiare, senza le restrizioni temporali normalmente associate all'evocazione.



Nel rientrare alla città alta, la carrozza si fermò proprio all'ingresso della biblioteca, lasciando nuovamente scendere le sue occupanti.
Alisia fu la prima ad avvicinarsi alla biblioteca, che nel riconoscere la sua bibliotecaria, spalancò le sue porte consentendole l'accesso.
Di fronte alle due ragazze, si aprì un luogo immenso, ove la conoscenza e l'arcano, permeavano la materia.
Conoscenze accumulate in secoli e secoli di studi, dalle generazioni di bibliotecari predecessori di Alisia.
In un susseguirsi di storie uniche, che risalivano alla fondazione della biblioteca e della città stesse.
File e file di scaffalature smisurate, stra colme di tomi su ogni ramo del sapere conosciuto, dominavano ogni cosa in quella stanza.
Erano così tante che alcune di esse, galleggiavano nell'aria, sostenute da perenni incantesimi di levitazione.
Insieme a quelle, nell'aria danzavano piccoli globi di luce, che in quel momento, illuminavano quel luogo colossale, di un allegra luce verde 
Non tutti gli scaffali però, contenevano libri, alcuni erano occupati da fiale e contenitori dai mille colori diversi, contenti i più svariati filtri e composti alchemici.
Altri, mettevano in mostra oggetti della più pregevole fattura, tanto impregnati dalla magia, da brillare di luce propria.
Sulle pareti, si spostavano come vivi, schemi e formule incise, creando giochi ove la conoscenza di uno, si mescolava con l'altro.
Una miriade di scrivanie, colme di carte e progetti e tomi non ancora scritti, faceva bella mostra di se.
La mora si girò a guardare la sua amica storica, con un gran sorriso mentre diceva.
<< Sono felice di averti qui Catherine, a condividere con me, quello che potrebbe essere il mio più grande successo >>.
La regina si fece sfuggire uno sbuffo mentre diceva.
<< Già e io sono felice di esserci, ma proprio perché potrebbe essere uno dei tuoi più grandi successi, non dovrei esserci solo io … non so se mi spiego >>.
Alisia parve pensarci un attimo, rabbuiandosi un po, ma poi sorrise rispondendo.
<< Non fa niente, sicuramente starà facendo qualcosa di importante, ci saranno altre occasioni >>.
La reale amica sorrise, attirandola a se per abbracciarla un po.
<< Non buttarti giù adesso, avanti, non vedo l'ora di vederti all'opera, mia cara “Bibliotecaria” >>.



Nel frattempo, in un luogo molto lontano da li, si stava consumando una tragedia.
Il gelido nord, impietoso, ostile, inospitale.
Un luogo ancora strettamente legato ai suoi selvaggi esordi.
Una terra che non risparmia nessuno e non fa prigionieri, dove solo i forti avanzano e sopravvivono, mentre i deboli vengono masticati e sputati.
Neve, molta neve, cadeva incessantemente dal cielo plumbeo, tetro, gelido come la pietra.
Le montagne si stagliavano tutto intorno alla valle, come una schiera di inamovibili colossi, il cui unico scopo era proteggere la grande città sottostante.
Sulla più alta di quelle, stava arroccato il gioiello del gelido nord : “La biblioteca di picco stridente”.
Scavata nel fianco stesso della montagna, essa emanava le sfavillanti luci del nord, riflettendosi sul mare di rune, che riempivano le pareti esterne della biblioteca, per proteggerla da quasi qualunque nemico.
Quasi, perché ora da esse usciva un denso fumo grigiastro, segno che le difese avevano ceduto.
Le luci s'erano spente, il portone, un tempo ricavato dagli stessi ghiacci perenni della montagna, ora giaceva in frantumi al suolo, emettendo piccole scintille, non si sa se segno che era stato abbattuto da un potente incantesimo, o se l'incantesimo che l'aveva eretto al tempo della sua costruzione, era in qualche modo ancora attivo.
All'ingresso, era radunato un drappello di uomini armati, accomunati tutti dallo stesso indumento, un grande mantello bianco, dal cappuccio rosso.
Un secondo drappello stava all'interno, a rovistare senza alcuna accortezza, fra i tomi e i manufatti della biblioteca, scagliando all'aria senza ritegno, la conoscenza accumulata in secoli di studio, dal susseguirsi di decine di generazioni di bibliotecari.
In un angolo, riverso a terra in una pozza scarlatta, in preda all'agonia; stava un uomo anziano, pallido per il troppo sangue perso.
Sopra di lui, appollaiato su una scaffalatura come un avvoltoio, stava quello che sembrava in tutto e per tutto il capo degli assalitori.
Al contrario degli altri, questo vestiva con un mantello nero, e si rivolse al vecchio in tono pacato dicendo.
<< Vecchio sciocco ti avevo dato la possibilità di collaborare, ma ti sei dimostrato tremendamente stupido, eppure ti avevo detto che non potevi vincere. Ora ti rinnovo la mia proposta, dimmi dov'è quel che cerco e avrai salva la vita >>.
Il vecchio ansimò, guardando con spregio l'uomo che aveva di fronte, prima di dire.
<< Non saprai un bel niente da me, rassegnati, morirei piuttosto che consegnarti anche un solo tomo >>.
Quello rise crudele affermando.
<< Credo che si possa imbastire qualcosa d'interessante >>.
Detto questo, scese dallo scaffale e con un colpo secco, gli schiacciò la gola con una pedata.
Poi tirò fuori un ciondolo d'ardesia, raffigurante un minuscolo scheletro e con movimenti abili, iniziò a farlo ballare come una marionetta sulla fronte del vecchio.
Questo si rialzò di colpo, con gli occhi illuminati e spiritati.
L'incappucciato rise nuovamente.
<< Allora vecchio, ora sei morto e sei un cadavere rianimato sotto il mio controllo. Vuoi dirmi dove sono quei libri ? >>.
Il vecchio, ora in quello stato di non vita, alzò il braccio indicando tremante una parete sul fondo della stanza, che al comando del padrone si aprì di colpo.
A quel gesto l'incappucciato sogghignò.
<< Visto, non ci voleva poi molto >>.
Con queste parole, distrusse il piccolo scheletro danzante e il bibliotecario tornò al suolo, di nuovo immobile.
L'uomo in nero varcò la soglia, e dopo aver fatto cenno ai suoi di disporre il necessario, si mise a cercare ciò per cui era venuto.
I libri neri : Tomi intrisi di magia oscura, non adatti a coloro che troppo facilmente s'arrenderebbero a un simile influsso nefasto.
Ogni biblioteca ne custodiva qualcuno, si trattava di errori dei bibliotecari, magia negativa, evocata dall'immaterium e che si erano trovati costretti a trascrivere,  per poterla controllare e contenere.
E ora quel pazzo, si era impossessato di quelli di Picco stridente.
Era una catastrofe
In particolare, ne stringeva uno fra le mani, come fosse la risposta a ogni suo desiderio.
I suoi alleati intanto, avevano predisposto tutto il necessario per un rituale e a giudicare dall'attenzione ai dettagli, doveva essere qualcosa di molto potente.
Il capo si avvicinò al cerchio, che rappresentava il centro del rituale e afferrato ancor più saldamente quel particolare libro nero disse .
<< Presto, avrò per me i libri neri di tutto il mondo e quando questo sarà, io potrò plasmare un nuovo mondo >>.
Così aprì il libro nero.



Frattanto alla biblioteca reale magica, Alisia aveva ultimato i preparativi, per l'incanto che avrebbe lanciato di li a poco.
Tre cerchi di pietre, sospesi a pochi centimetri dal suolo, ruotavano lenti in tre ordini concentrici.
Al di sotto del centro del cerchio più interno, stava un piccolo piedistallo metallico, su cui era poggiata una sfera di cristallo azzurro.
Ora bastava solo attendere e l'umanità avrebbe dimenticato il significato di “Distanza”.
Non passò molto, che vide manifestarsi quanto cercava : un fulmine, che fendette l'aria con una furia primordiale, stridendo e gracchiando come un corvo, ma anziché schiantarsi, quello venne catturato dalla sfera di cristallo, iniziando a crepitare furiosamente dietro al vetro.
I tre cerchi di pietre presero a ruotare più in fretta, mentre il fulmine intrappolato, brillava sempre di più, l'esperimento procedeva magnificamente.
Lo stesso purtroppo si poteva dire del rituale iniziato a Nord dall'incappucciato, il portale era aperto, non doveva far altro che aspettare il momento giusto e nessuno avrebbe più potuto fermarlo.
Ma a volte si sa, non tutto può andare secondo quanto sperato.
Come fosse una sorta di scherzo delle stelle, le due energie esplosero all'unisono, senza che una sapesse dell'altra, trovandosi a scontrarsi senza volerlo in un violento intreccio di forze smisurate.
Le due forze totalmente contrapposte si scontrarono, andando a librarsi sempre più in alto, fino a trovare la medesima conclusione, senza vincitori ne vinti contro la volta del celo, che travolto da tanta forza si squarciò a metà.
Un cielo, un cielo bellissimo, dal profondo color ametista, denso di stelle variopinte, aveva sostituito quello azzurro, che era sempre stato re indiscusso.
Lo stupore travolse Alisia, che si dimenticò all'istante del suo esperimento fallito e d'essere scampata per miracolo a quel violento scoppio d'energia, riconoscendo in quella visione l'eterium.
Mentre fissava come incantata, il cielo turbinare in quell'immensa spirale di colori, vide qualcosa, che secondo la comune coscienza, era impossibile : Vide qualcosa, cadere dall'eterium. 
Poco prima che questo si richiudesse di nuovo, sostituito dal cielo gonfio di nubi e pioggia, di prima dell'esperimento.
Anche Catherine aveva assistito alla scena e certo non era meno shoccata.
Si rivolse subito alla bibliotecaria, mentre prendevano un paio di cavalli, con cui andare a ispezionare il luogo dello schianto.
<< Cosa diavolo è successo? E' davvero possibile, che le creature dell'eterium, arrivino nel nostro mondo, senza il permesso di un evocatore ? >>.
Alisia parve pensarci, ma poi scosse la testa e disse.
<< No, è impossibile, anche se questo mondo trae parte del suo potere dall'eterium, le creature che lo abitano, non dovrebbero avere interesse nell'oltrepassare il confine, senza che qualcuno le chiami. In oltre, per loro è impossibile mantenere una presenza stabile in questo mondo, senza la presenza di un faro evocativo. Nulla può essere passato dalla nostra parte senza permesso >>.
Catherine ingoiò a vuoto, non volendo chiedere alla sua amica storica, cosa sarebbe potuto succedere se si fosse sbagliata.
Intanto, intorno alla piazza della città bassa, luogo dello schianto, si stava radunando la guardia cittadina, pronti ad abbattere qualunque cosa, si dimostrasse anche solo minimamente ostile.
La polvere si stava ancora depositando, quando le due ragazze arrivarono sul posto.
Catherine si avvicinò alla guardia cittadina, per sincerarsi dei danni riportati dalla città e dalla popolazione.
Mentre Alisia si rivolse alla popolazione stessa, per occuparsi di eventuali feriti e organizzare una postazione per i primi soccorsi, in  attesa dei medici – erboristi.
La regina attirò subito l'attenzione delle guardie, che fecero per inchinarsi in massa, ma lei li fermò anticipatamente, facendo segno di prestare attenzione al fumo che finalmente si stava diradando.
<< Con cosa abbiamo a che fare esattamente? >>.
Il capitano delle guardie le fece un cenno reverenziale col capo.
<< Non lo sappiamo vostra altezza, in compenso la fortuna ha voluto che le abitazioni non subissero danni di sorta e non ci sono stai feriti gravi >>.
Catherine se ne compiacque, ma poi guardò la piazza e sopirò.
<< Sono felice, ma temo che dovremo creare un  momentanea deviazione, per il trasporto delle merci interne al mercato. Avvisate le squadre di manovalanza, che al segnale di cessato pericolo dovranno venire qui immediatamente >>.
Ormai, il fumo e le polveri s'erano del tutto diradate e di fronte alla guardia cittadina e alla giovane sovrana, si mostrò qualcosa, che causo il più assoluto stupore.
Li, nel piccolo cratere, in mezzo ai detriti, stava semi rannicchiato e all'apparenza assai sofferente, un giovane uomo, ferito e privo di vestiti di qualsiasi sorta, probabilmente suo coetaneo.
Mentre lo osservava cercare di rimettersi in piedi, fece cenno alle guardie di non intervenire, impietosita dal misero stato in cui il ragazzo versava.
Si avvicinò al ragazzo sorridendo, cercando di mantenere un  espressione quanto più rilassata possibile e quando furono abbastanza vicini la sovrana esordì.
<< Chi sei? Da dove vieni? Sopratutto com'è possibile che tu sia caduto dall'eterium? >>.
Quello alzò stancamente gli occhi, rivolgendole uno sguardo, che era insieme stanco, sofferente e interrogativo.
Diede un unica risposta, per rispondere a tutte le domande.
<< Non lo so, il mio primo ricordo è una voce e poi la caduta >>.
Catherine sollevò un sopracciglio, inizialmente scettica, ma quel poveretto era troppo provato, per avere la forza mentale di sostenere un farsa, così chiese semplicemente.
<< Quale voce? Riesci a descriverla in qualche modo? >>.
L'altro scosse la testa, dicendo semplicemente.
<< Non lo so, so solo di averla seguita e poi ho cominciato a cadere >>.
Come se fosse uno scherzo della fortuna, in quel momento si udì la voce di Alisia, che aveva alzato leggermente i toni, per attirare l'attenzione dei medici appena arrivati.
Sentendo la voce della bibliotecaria, lo straniero parve riscuotersi leggermente, puntando i suoi occhi stanchi, in direzione della fonte del suono, per poi guardare la proprietaria della voce e dire.
<< Eccola, è sua la voce che ho sentito prima di cadere >>.
La giovane sovrana rimase spiazzata per qualche minuto, poi però sorrise, rendendosi conto che lo straniero, anche se vicino all'incoscienza, continuava a guardare Alisia, con un misto di interesse e confusione.
Pensandoci bene, poteva essere vero, forse il ragazzo si trovava davvero nell'eterium e il rituale di Alisia, l'aveva in qualche modo tirato giù.
Fece passare lo sguardo dallo straniero, alla sua amica storica, in un breve momento di ponderazione.
Poi, con un sorriso di chi aveva realizzato un idea a dir poco deleteria disse.
<< Va bene ragazzo, per ora avrai il beneficio del dubbio, ti aiuterò >>.
Il ragazzo sorrise stancamente, con una leggera smorfia causata dalle ferite.
<< Grazie, chiunque … tu sia … ti ringrazio … ora … scusami ma … non riesco … a tenere gli occ... >>
In quel preciso momento svenne, rovinando nuovamente a terra.
Catherine diede subito l'ordine.
<>.
Detto questo, se ne andò con un largo sorriso soddisfatto, come di un bambino che aveva appena trovato un nuovo gioco da fare.

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Capitolo 2
*** Assistente ***


Alisia era diretta al palazzo reale, per discutere con Catherine, in merito alla faccenda del presunto essere caduto dall'Eterium.
Era riuscita a rimandare l'incontro fino al giorno successivo, per potersi occupare al meglio della situazione nella città bassa, anche se alla fine, il suo aiuto era stato più che altro un supporto, per una situazione già pienamente sotto controllo.
Ma sapeva che anche la sua amica di sempre, sarebbe stata d'accordo con lei: prima di ogni altra cosa, veniva il bene del popolo.
Un piccolo rinvio, era accettabile.
Non era raro, data la sua indiscussa abilità, che la giovane bibliotecaria, venisse chiamata a corte, per fornire consulenze, svolgere ricerche, o incarichi d'alto profilo.
O persino per essere presentata a dignitari, o figure di spicco estere, in visita alla città.
Ancor più spesso, accadeva che fosse Catherine ad andare da lei, anche solo per semplici visite.
Purtroppo, la visita di quella mattina, rientrava nella prima categoria, e data la portata della cosa, era meglio affrettarsi.
Arrivata a palazzo, le guardie si preoccuparono di scortarla e annunciare il suo arrivo.
Catherine la accolse subito, per poi chiedere alla servitù di lasciarle sole, in modo da non essere trattenute da meri formalismi.
La giovane sovrana sorrise allegra alla sua amica, per poi pronunciarsi
<< Grazie d'essere venuta, non credo esista qualcuno più qualificato di te, o di cui possa fidarmi di più, per cose riguardanti l'arcano e la sua cultura >>.
Alisia accennò un sorriso e un leggero inchino.
<< Grazie amica mia, ma credo che ora sia meglio discutere, sul reale e ben più importante motivo per cui sono qui >>.
La sovrana fece un cenno d'assenso, e con un gesto ampio e lento della mano, traccio in aria un cerchio, che lentamente, insieme col formarsi del cerchio stesso, materializzò una lente.
La lente si mosse a mezz'aria, posizionandosi in modo, che le due amiche potessero vedere assieme.
Cominciarono poi a manifestarsi delle immagini.
Prima riguardanti gli avvenimenti del giorno precedente, lo squarcio sull'Eterium e la creatura che ne precipitava.
Subito dopo, la lente mostrò una delle stanze del palazzo, dove all'interno, seduto su una sedia di fronte alla porta, stava l'essere caduto dall'Eterium.
Un ragazzo, quasi certamente loro coetaneo, ma assai più alto e massiccio della media.
La pelle appena appena abbronzata, tonica attorno ai muscoli, visibili anche sotto i vestiti che gli erano stati dati.
I capelli corti e un po arruffati, di un castano scuro dai toni ramati.
Il viso dai tratti morbidi ma decisi, coperti da un accenno di barba, su cui i toni ramati dei capelli spiccavano maggiormente.
Infine c'erano gli occhi, di una particolare sfumatura di verde, simile a quella che si vedrebbe osservando un bosco dall'alto.
La giovane bibliotecaria osservò attentamente il ragazzo, per poi asserire 
<< Se è davvero lui ciò che è caduto dall'Eterium . Come raramente è accaduto in vita mia, non so spiegarmi un simile evento >>.
La regina si fece pensierosa, per poi avanzare un ipotesi
<< C'è la possibilità che sia una creatura dell'Etrium sotto mentite spoglie ? Forse esiste un modo per annullare, o sovvertire le regole di un evocazione >>.
Alisia scosse la testa 
<< No, le creature dell'Etrium non hanno bisogno, oltre a non essere in grado di cambiare forma. La loro aura è troppo riconoscibile, per chiunque abbia un minimo di conoscenza sulle evocazioni, e quella non può essere camuffata . Per quanto riguarda i limiti, o le leggi di un evocazione, al di fuori di un faro da evocazione, è praticamente impossibile sovvertirle, o anche solo piegarle>>.
Catherine si fece pensierosa, per poi rivolgersi ad Alisia.
<< Allora, che ci faceva lui nell'Eterium ?>>
Alisia sospirò 
<< Non ne ho idea, e onestamente non riesco a spiegarmelo. Per quanto ne so il passaggio dall'Eterium al nostro mondo è a senso unico; nessuna creatura del Materium : il nostro mondo,  dovrebbe essere in grado di passare nell'Eterium : il mondo extra materiale>>.
Chiuse gli occhi qualche secondo per raccogliere le idee
<< Non resta che interrogarlo direttamente >>
La giovane sovrana scosse la testa, per poi accennare un sorriso.
<< Ci ho già pensato io, il colloquio è durato più di due ore, ma non sembra avere alcuna memoria del periodo precedente alla caduta,  e ancor meno di come sia finito nell'Eterium, o di quanto tempo ci sia rimasto; in compenso ho potuto constatare una notevole intelligenza. La memoria sarà pure a zero, ma la sua mente funziona benissimo>>.
 Alisia parve rincuorarsi della cosa prima di proseguire.
<< Allora non credo ci sia altro da fare, se non attendere nuovi sviluppi negli eventi, sperando che tutto vada per il meglio, sarebbe comunque più saggio tenerlo sotto controllo per un po>>. 
Catherine fece un sorriso furbo e compiaciuto prima di proferire le seguenti parole 
<< Mi fa piacere sapere che la pensi così, perché ho pensato di affidarlo a te >>.
Alisia rimase immobile per qualche istante, cercando di elaborare al meglio quanto le era appena stato detto.
Si ricompose quasi subito, per poi guardare stupefatta e nervosa la sua cara amica.
La tensione iniziò ad aleggiare nella stanza, Catherine sapeva di averla fatta arrabbiare, anche per questo aveva mandato via la servitù, in modo da permettere alla sua amica di sempre di esprimersi liberamente; ma era anche certa che un giorno l'avrebbe ringraziata.
Alisia prese un profondo respiro prima di pronunciarsi.
<< Posso sapere cosa ti è passato per la testa per favore ? >>.
Catherine mantenne una calma disarmante.
<< Molto semplice mia cara, da oggi, il signorino piovuto dal cielo è sotto la tua responsabilità, perché con l'autorità a me conferita, lo nomino tuo assistente >>.
La bibliotecaria dovette prendersi qualche secondo per metabolizzare quell'informazione 
<< Scusa un secondo per favore, ho sentito bene ? Sei per caso impazzita improvvisamente ?>>
La giovane sovrana allargò un gran sorriso.
<< Affatto. L'ahi visto bene ? Alto, muscoloso, dal portamento fiero, un fusto insomma; inoltre non ha ne ricordi ne altro, puoi plasmarlo come preferisci. Inoltre è vero che ti serve un assistente, anche solo per compagnia, a volte mi chiedo come fai a stare in quel posto immenso senza impazzire >>.
Alisia aveva già raggiunto il punto limite della sua pazienza, seppur assai rari, i confronti con la sua amica storica erano imprese quasi insostenibili.
<< Senti Catherine, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche essere un terribile assassino, mi spieghi come ti vengono certe idee ?! E poi, anche fosse, il fatto che mi serve un assistente non è poi tanto urgente>>.
La regina la guardò di sottecchi, come a volersi accertare che stesse parlando sul serio.
<< Ah si, sbaglio, o hai cento ordini di incantesimi botanici; In più, c'è la guardia cittadina, che chiede quell'incantesimo della pelle di pietra, e se non sbaglio sei rimasta indietro con la tua adorata sperimentazione >>.
La bella bibliotecaria si sentì punta nel vivo da quell'evidenza, ma non volendo darla vinta alla sua amica, mantenne orgogliosamente la sua posizione.
<< Sai, non è cortese impicciarsi dei fatti degli altri >>.
Catherine stirò un mezzo sorrisetto, e con una punta d'orgoglio ribatté.
<< Io sono la regina qui, tutte le informazioni passano attraverso me. Inoltre, non è che serva molto per sapere quel che succede alla gente >>.
L'amica rispose con una punta di pepe nella voce.
<< Sai, fra sapere e immischiarsi c'è una piccola differenza >>.
La regina sorrise, la conosceva bene e sapeva di star cominciando a sortire effetto, anche se probabilmente ce l'avrebbe avuta con lei per un po.
<< Oh lo so, ma resta il fatto che nonostante il tuo ruolo, non puoi opporti alla mia autorità, quindi sei pregata di annuire, e scortare i tuo nuovo assistente alla biblioteca reale magica. E grazie mia dolce amica>>.
Alisia sbuffo con un po di stizza.
<< Alcune volte sei davvero antipatica. E comunque no, non voglio e non accetterò un assistente>>.
In risposta l'amica si fece più seria.
<< Puoi metterlo alla prova. Dagli un compito, sono sicura che ti sorprenderà. In fondo è uscito da una spaccatura nel cielo qualcosa dovrà pur dire >>.
La bibliotecaria rispose, il tono leggermente alterato, possibile che Catherine non vedesse la pericolosità o le possibili implicazioni negative di quella faccenda ?
<< Te lo dico io cosa vuol dire : Guai >>.
Catherine, sorrise divertita 
<< Come se a te non piacessero i guai >>.
Poi si rabbuiò un po mentre aggiungeva 
<< E almeno avresti un vero metro di paragone per fare un confronto con … Quello >>.
Alisia reagì bruscamente a quella fastidiosa affermazione, la odiava quando tirava in ballo quell'argomento.
<< Stai lontana dalla mia vita privata chiaro ? >>.
La regina alzò gli occhi al cielo un po alterata.
<< Andiamo, è un idiota, lo so io e lo sai tu; sai che ti voglio bene, tanto bene, e sono tua amica, e come amica è giusto che ti dica ciò che penso. E io penso che tu stia sprecando tempo ed energie con un animale incapace di pensare >>.
La bella bibliotecaria si alterò ulteriormente mentre rispondeva
<< Sta lontana dalla mia vita privata. Mi sono spiegata ? E se proprio ci tieni a mr smemorato  prendilo al tuo di servizio >>.
In tutta risposta la giovane sovrana si impuntò.
<< Mi costringi a ripetermi, che tu lo voglia o no non puoi opporti a un mio ordine e ti prego di non costringermi a far diventare questo un ordine. In oltre è un po difficile stare fuori dalla tua vita privata visto che amoreggi con una delle mie guardie >>.
Alisia si sentì leggermente scottata, era vero, Catherine cercava sempre di avere cura di lei, senza sfruttare la sua autorità, si conoscevano fin da bambine, era come una sorella … Un po troppo zelante. 
<< Senti, non per essere scortese, ma io un aiutante non lo voglio. Tanto più che non sappiamo nulla di lui >>.
Catherine fece un sorriso appena accennato.
<< Pensaci, ha la testa completamente vuota, potresti crearti un obbediente schiavetto personale. O, se questa prospettiva non è di tuo interesse, almeno fallo per me, prometto che non farò più commenti su … Ludkar, ma ti prego almeno di provare, sono tre giorni che non mangi e due che non dormi. Per favore >>.
La bibliotecaria guardò per qualche istante la sua amica storica, che ora mostrava la sua preoccupazione per lei e si mordicchio lievemente l'interno delle labbra prima di rispondere.
<< Al primo sgarro trovo il modo di rimandarlo da dove è venuto. Mi sono spiegata ? >>.
La regina fece un sospiro di sollievo.
<< Va bene hai la mia parola, ma ti prego, almeno prova. Non voglio vederti deperire fino all'osso sapendo che si poteva evitare >>.
Alisia sbuffo.
<< Io provo, ma come ti ho già detto : Uno sbaglio e se ne va >>.
La sovrana sembrava starsi infervorando.
<< Farò in modo di farlo mummificare vivo se ti fa arrabbiare, ma te ne prego, basta una prova >>.
La bibliotecaria nonostante la reticenza alla fine fece un profondo sospiro decidendo di accettare, era evidente che Catherine fosse davvero preoccupata per lei.
<< Va bene, ma gli concedo due settimane di prova. Non un giorno di più >>.
Catherine sorrise leggermente rincuorata.
<< Ma dovrai essere onesta, se fa un buon lavoro dovrai tenertelo, ok ?  >>
La più minuta annuì.
<< Va bene. In caso contrario te lo prendi tu >>.
L'altra fece un sorrisetto 
<< Non c'è problema >>.
Si strinsero la mano, per poi scambiarsi un sorriso, e fu Alisia la prima a parlare.
<< Perfetto, abbiamo un accordo. Come si chiama ? >>.
La regina mostrò un leggero imbarazzo, sapendo che la sua risposta non sarebbe piaciuta ad Alisia, e si prese un momento prima di rispondere.
<< Non ne ho idea, non lo sa nemmeno lui >>.
Alisia fece una lieve smorfia ironica.
<< Direi un ottimo inizio >>.
La regina la guardò con un gran sorriso per poi dire.
<< Prova a sceglierglielo tu un nome >>. 
Alisia si sorprese per un secondo, a quanto pare quella era la giornata delle richieste fuori dall'ordinario.
<< Tu l'hai trovato dopo che è caduto quindi è compito tuo >>.
La regina fece un mezzo sorriso puntandole contro l'indice.
<< Si. Ma l'incantesimo che lo ha portato qui è opera tua quindi è compito tuo >>.
Alisia decise di rinunciare, ormai era chiaro che quella, sarebbe stata un di quelle giornata in cui Catherine l'avrebbe spuntata a più riprese.
Ma non per questo si sarebbe fatta trasportare senza dire la sua e esprimere tutto il suo disappunto. 
<< Uffa. E va bene. Prova a chiamarlo così, vediamo se il nuovo nome gli va bene >>.
La giovane regina sorrise gentilmente, e rispose pacatamente.
<< Non credi di essere un po troppo prevenuta ?>>
Forse lo era, questo Alisia era disposta ad ammetterlo, ma era meglio rischiare di risultare antipatici che bersagli facili, ci sarebbe stato tempo in seguito per chiedere scusa se necessario.
<< E tu un po troppo ingenua per essere una regina ? >>.
In tutta risposta Catherine sospirò pazientemente.
<< A me non sembra cattivo, fin ora ha sempre agito con calma pazienza e rispetto >>.
A questo punto Alisia ne era certa la sua amica di una vita stava tentando di condurla alla pazzia.
<< E non hai pensato che potrebbe essere così proprio perché non ricorda nulla ? >>.
La sovrana non potendo resistere decise di lanciare una frecciatina.
<< Lo vedi che sei d'accordo con me ? >>.
La bella bibliotecaria ignorò il sarcasmo rimbeccandola in risposta.
<< Credo tu non abbia capito.  Chi ci dice che se e quando recupererà la memoria non diventi il peggiore dei nostri incubi ? >>.
A quel punto Catherine non fece altro se non rispondere candidamente all'amica.
<< Se questo dovesse accadere, possiamo sempre chiuderlo in una segreta a vita, oppure se lo vedi strano puoi annichilirlo tu stessa >>.
Alisia si sorprendeva sempre a sentirla parlare così, alle volte dimenticava di stare parlando con un autorità assoluta in quella parte del mondo … Per lei ordinare un esecuzione era persino più facile che bere un bicchiere d'acqua.
<< E a te questo starebbe bene ? >>.
L'altra annui quasi con disinteresse.
<< Certo se è un pericolo per il regno o per te, lo processiamo e lo facciamo sparire >>.
La bibliotecaria aveva ormai esaurito gli argomenti, cosa che era successa solo in rare occasioni e solo ed esclusivamente con Catherine , decise quindi di accettare il suo destino.
<< Va bene. Hai vinto. Ora portalo qui, mi rifiuto di dargli un nome che potrebbe non piacergli. Sia chiaro questo è il primo e ultimo favore che gli concedo >> .
La giovane sovrana annui, e dopo uno schiocco di dita, nella stanza fece il suo ingresso un esserino alto all'incirca novanta centimetri, leggermente grassoccio ma non troppo. 
Il viso rubicondo e leggermente paffuto, la pelle di un rosa quasi acceso, coperto da una lunga barba riccioluta color grano come i capelli, su cui letteralmente crescevano fiori di vari colori.
I grandi occhioni erano di un particolare fucsia che a tratti pareva fluorescente, tipico di uno gnomo.
Vestiva di arancione, e portava  un ridicolmente lungo cappello viola, con un pesante campanellino che faceva ricadere la punta alle sue spalle fino al pavimento.
Questo fece un profondo inchino nel presentarsi.
<< Desiderate mia signora ? Come posso servirla in modo da rendermi utile a lei e alla bibliotecaria  ? C'è qualche incarico che necessita la mia supervisione o assistenza ?>>.
La regina fece un cenno di benevolenza allo gnomo prima di dire.
<< Grazie Blatero, ti prego potresti portare qui il nostro ospite? >>.
Quello si inchinò di nuovo
<< Sarà presto fatto, eseguirò il compito quanto prima, per soddisfare la richiesta e sarò di ritorno prima di subito >>.
Detto questo si congedò, e neanche tre minuti dopo Blatero fu di ritorno, con al seguito il famigerato  giovane.
Alisia lo osservò un momento, di persona sembrava persino più imponente, ma … gentile.
Decise di sopprimere quel pensiero, e di agire in modo da poterlo analizzare in modo distaccato 
<< Sei tu quello piovuto da cielo ? >>.
Ovviamente lei lo sapeva già ma voleva accertarsi di quanto fosse cosciente della sua situazione.
Quello si fece avanti con calma e si fermo a circa un metro e mezzo di fronte a lei facendo un accenno di inchino.
<< Si vostra grazia, vi ho anche vista prima di perdere conoscenza ed essere scortato qui, evidentemente non è stato reciproco >>.
Alisia lo guardo per un lungo momento, cercando di carpire qualcosa di più di quel curioso soggetto, senza però alcun successo.
<< Lascia perdere, sarai il mio assistente per due settimane. Ora considerando che non posso certo  chiamarti fischiando, hai qualche preferenza per un nome o posso darti quello che voglio? >>.
Il ragazzo sembrò pensarci qualche momento  per poi fare un lieve sorriso.
<< Preferirei il mio, ma purtroppo non lo ricordo, quindi se lo desidera può fare come preferisce >>.
La bibliotecaria si prese un lungo momento per osservarlo …  E in quel lungo momento capi di trovarsi di fronte a un altra persona  che sarebbe stata capace di farle esaurire gli argomenti.
Solo che non sapeva se quella fosse una cosa buona.
<< Allora, finché non ti tornerà in mente il tuo vero nome, ti chiamerai Theo. Ti va bene come nome? >>.
Il ragazzo fece un sorriso compiaciuto.
<< Si mi piace molto, la ringrazio della sua gentilezza >>.
Anche lei era soddisfatta e con un cenno d'assenso disse.
<< Bene, domattina presentati qui, così inizieremo le tue due settimane di prova >>.
A quelle parole Catherine intervenne in un lampo.
<< Mi spiace mia cara, ma quando ho detto che è tua responsabilità. Include anche provvedere all'alloggio >>.
La bibliotecaria rimase di stucco, tanto da rimanere in silenzio alcuni minuti.
<< Stai scherzando spero ?! Non basta che lo accolga nel mio santuario ?! >>.
La regina fece un sorriso furbo, aveva già la risposta pronta a quella domanda.
<< Il tuo santuario è in tutto e per tutto un abitazione di lusso dal quarto piano in su, ed è stata progettata quasi 46 secoli fa, per ospitare il bibliotecario dell'epoca con la sua famiglia ed eventuali ospiti. Quindi, hai spazio più che in abbondanza, considerando che vivi sola >>.
Alisia avrebbe voluto ribattere, ma alla fine decise di non farlo, in fondo una qualunque stupidaggine fatta da Theo, avrebbe significato la sua immediata eliminazione.
<< Voglio che tu tenga a mente che mi devi un enorme favore >>.
Prese un respiro per poi tornare a rivolgersi al ragazzo.
<< Theo, adesso ti faccio vedere dove starai, e bada bene a non toccare niente senza permesso. Chiaro ? >>.
Il ragazzo fece un cenno di assenso, ma volle comunque chiarire la sua posizione.
<< Se mi è concesso esprimermi con franchezza, non sono un bambino, non ho memoria alcuna certo, ma le mie facoltà mentali ci sono ancora tutte, detto questo, prometto comunque di limitarmi al mio ruolo di assistente, senza interferire in alcun modo coi suoi programmi >>.
Alisia tacque per un momento, quel ragazzo sapeva di certo come parlare, ed anche piuttosto bene a quanto sembrava.
Ma lei non intendeva certo dargliela vinta.
<< Sarà meglio per te >>.
Catherine intervenne con un lieve sorriso rivolgendosi ad Alisia.
<< Dai non essere scorbutica, in fondo, si sta comportando in modo ineccepibile, anche se gli stai parlando in modo tanto scortese >>.
La bella bibliotecaria guardò la sua amica per qualche istante e con un lieve sospiro assenti. 
<< Vedrò se riesco ad ammorbidirmi, ma non garantisco >>.
Notando l'alterazione nel tono di voce la regia volle provare ad ammorbidirla un po.
<< So che sei solo arrabbiata, ti conosco troppo bene e da troppo tempo, normalmente sei dolce e tenera >>.
Alisia la guardò storto per un minuto prima di rispondere.
<< E non indovini perché sono arrabbiata ? >>.
La regina fece un leggero sorriso furbetto.
<< So per certo che un giorno non potrai fare a meno di ringraziarmi >>.
La più minuta capì subito a cosa si stesse riferendo.
<< Non tirare troppo la corda della mia pazienza >>.
La regina fece un lungo sospiro e un mezzo sorriso.
<< Va bene, ma ora è meglio che voi due andiate. Hai tanto da spiegare a Theo sui suoi nuovi compiti >>.
Alisia guardò il ragazzo qualche secondo e dopo aver guardato un momento anche la giovane sovrana, si avvicinò a Theo per scortarlo alla biblioteca.
<< Va bene. Andiamo Theo. Hai tanto da fare e da sapere e prima inizieremo con le spiegazioni e le faccende, meglio sarà per tutti >>.



Alisia preferì mantenere il silenzio mentre si dirigevano alla biblioteca, e ringraziò mentalmente qualsiasi entità in ascolto, che il ragazzo avesse optato per fare lo stesso.
Arrivarono in breve tempo, e Theo rimase impressionato davanti alla maestosità della biblioteca reale magica, fermandosi qualche minuto per ammirarla.
Osservò la grande struttura con molta attenzione, dalla base alla cima, distinguendo subito dove le due strutture : La biblioteca e la casa del suo custode si separavano.
<< Aveva ragione a definirla “Il mio tempio”. Si riesce quasi ad avvertire un aura di sacralità attorno a questo posto; e non è solo perché è pervaso di magia pura >>.
La ragazza rimase leggermente sorpresa.
<< Riesci a sentirlo ? >>.
Theo annuì lasciando Alisia ancor più sorpresa.
<< E' una dote rara. E denota grande abilità e molto potere … Bene ...Ti saranno utili per lavorare qui >>.
Lo precede aprendo il grande portone per accoglierlo all'interno.
<< Accomodati. Questa sarà la tua nuova casa per le prossime due settimane. Rinnovo il mio invito a fare attenzione a quello che fai>>.
In risposta Theo annui piano, e fece per entrare, e la ragazza fu sollevata nel vedere che le difese magiche non si innescavano, voleva dire che non aveva cattive intenzioni.
Ma rimaneva la possibilità che fosse così, proprio per la sua mancanza di memoria, non restava che sorvegliarlo attentamente, e agire di conseguenza.
Fatti pochi passi oltre la soglia, il ragazzo caduto dall'Eterium, cominciò a sentire un leggero sfarfallio, dapprima leggerissimo, che andò ad aumentare, man mano che in giro per quella sala enorme, cominciavano a far capolino piccolissime figure umanoidi.
Le suddette dopo un breve momento di curiosità si palesarono raggruppandosi attorno al ragazzo.
Si trattava di creaturine alte fra i 5 e gli 8 centimetri, la cui corporatura e i tratti del viso erano delicatissimi.
Dalle apparenze femminili, i loro corpi brillavano di luce propria, una luce dai toni bianchi azzurri, che si faceva di un blu molto più intenso negli occhi, mentre i capelli erano così bianchi da accentuare la propria luminosità.
Sulle loro schiene stavano delle ali simili a quelle di una farfalla, leggermente appuntite, ma del tutto trasparenti, pressoché identiche per consistenza e delicatezza a un sottilissimo velo di seta.
Una di queste si avvicinò e si mise a osservarlo curiosa, avvicinandosi lentamente per poi toccargli il viso appoggiandosi su un zigomo.
Le piccole creaturine giravano lentamente intorno al nuovo arrivato come ad esaminarlo, per poi posarsi su di lui iniziando a comportarsi affettuosamente emettendo dei versetti leggermente acuti ma non per questo fastidiosi, sembrava di sentir pigolare dei pulcini.
La bibliotecaria si fermò a osservare la scena per un paio di minuti, lasciandosi scappare un lieve sorrisetto senza volere.
Era una scena molto carina a cui assistere.
Si ricompose quasi subito, riprendendosi mentalmente per quella reazione e rivolgendosi così alle creaturine, che ora s'erano ammassate in sciame sul nuovo arrivato che pareva al contempo allegro e confuso.
<< Ragazze, un po di contegno, è un ospite temporaneo, affezionarsi troppo non è bene, se ne andrà quanto prima e non vorrei la prendeste a male >>.
Le creaturine si allontanarono tornando lentamente ai loro nascondigli in giro per la biblioteca lievemente contrariate.
Alisia osservò il ragazzo un momento, che a sua volta osservava le creaturine rintanarsi, e pareva che stesse già studiando la posizione di alcuni anfratti.
<< Non c'è bisogno di alterarsi, sono solo pixie, amano i posti e le persone con alte concentrazioni di magia, e sono amichevoli e curiose per natura, ora il punto è: Sono attirate da te perché piaci loro, o perché anche tu come la biblioteca e i bibliotecari sei pervaso dalla magia ?>>.
Theo rimase in silenzio con un lievissimo sorriso per un breve momento, per poi concentrarsi sulla bibliotecaria.
<< Potrebbero benissimo essere entrambi >>.
La bella bibliotecaria fece un lieve sbuffo divertito per poi schiarirsi la voce fare 
<< Benvenuto alla Biblioteca reale magica. Dalla sua creazione 4600 anni fa, qui sono state esplorate, studiate e ampliate arti arcane di ogni sorta. Dalla semplice levitazione, all'alchimia, alla manipolazione della materia e dell'energia, fino alle pratiche di Archetipi Arcani; o magia primordiale per i profani, con uno studio purtroppo non ancora abbastanza approfondito sul controllo del flusso arcano allo stato puro; o sempre per i profani arcano trascendentale >>.
Mentre la ragazza parlava così, il nuovo assistente ammirava la magnificenza dell'interno di quel luogo, quasi perdendosi a osservare l'infinità di scaffalature smisurate, ricolme di tomi curati in modo reverenziale e questo senza contare le scaffalature più piccole che fluttuavano in giro per quell'immenso salone;  insieme a innumerevoli stanti ricolmi di pergamene allineate con cura, a cui solo il più ottuso fra i presuntuosi non avrebbe riservato la sua ammirazione.
Ad Alisia non sfuggì il suo sguardo, quasi perso in cerca di particolari.
<< Bene, sembra che tu abbia un vivo interesse per tutto. Anche questo è un bene, perché il tuo primo incarico, sarà catalogare e ordinare, secondo uno schema che includa almeno tre criteri di classificazione, il contenuto di questi >>.
Al suo comando tre delle scaffalature fluttuanti discesero al suolo, mostrando quanto di più simile a dei giganteschi porta spezie dai ripiani molto ampi
Riempiti con ogni sorta di ampolla di ogni forma e colore, che contenevano i liquidi più disparati, alcuni dei quali scoppiettavano in piccoli vortici contorti, rimescolandosi all'interno dei piccoli recipienti.
Theo restò interdetto guardando quella moltitudine di ampolle, pensando a un modo per catalogarle efficacemente
<< Non c'è problema, lasci pure fare a me non se ne pentirà >>.
Alisia lo guardò di sottecchi e scosse la testa.
<< Si vedrà, ora a lavoro, metà di quelle devono essere inviate a dei clienti. Alcuni dei quali importanti; quindi deve essere tutto pronto prima dell'alba. Buona fortuna >>.
Detto questo si allontanò lasciandolo solo.
Il giovane si mise ad analizzare la scaffalatura, leggendo velocemente le varie etichette, per poi gettare uno sguardo alla sconfinata serie di tomi.
Fra quel mare di conoscenza doveva esserci qualcosa che lo aiutasse in quel compito.
Si avvicinò a una delle scaffalature, in cerca di quel piccolo vantaggio.
Sarebbe stata una lunga notte.



Quel mattino Alisia si sveglio in uno stato vicino all'irritazione, certa di trovare il suo assistente temporaneo in uno stato pietoso, a causa della mancanza di sonno, e probabilmente avendo svolto un lavoro a malapena adeguato; se l'ava svolto.
Da un lato questo poteva rivelarsi un vantaggio si sarebbe potuta disfare di lui quanto prima, dall'altro non poteva non pensare al tempo che avrebbe perso, per far ordine dove lui aveva portato scompiglio.
Potete dunque immaginare il suo sconcerto, quando all'entrare nella sua sala da pranzo, venne accolta dal profumo di una colazione come non ne aveva viste da tempo.
La tavola era stata imbandita così bene che non pote fare a meno di inghiottire a vuoto.
Da del semplice pane con carne e formaggio di diverse varietà ancora fumante a varie emulsioni di noci e frutta con brioche o biscotti di differente forma e preparazione a bevande sia calde che fredde di vario genere.
Theo stava li, educatamente seduto e in attesa.
Quando la vide si inchinò lievemente, e con un gesto parlò.
<< Ben svegliata, mi sono preso la libertà di preparare da mangiare con quello che ho trovato in dispensa, e se mi è concesso, trovo molto ingegnoso l'aver incantato la stanza di modo che sia sempre fredda abbastanza da conservare le scorte più a lungo, mi complimento>>.
Alisia non sapeva cosa dire; era sicura lo avrebbe trovato in uno stato non dissimile da quello di un morto vivente.
Invece lo aveva davanti, fresco come un giglio, davanti a una colazione il cui solo profumo aveva accelerato la sua salivazione, come se non avesse una sola preoccupazione.
Guardò da lui alle pietanze in tavola prima di concentrare la sua attenzione sul ragazzo e domandare.
<< Potrei avere una qualche spiegazione ? Credevo di averti dato tutt'altro compito>>.
Theo non parve neanche prendere in considerazione l'affermazione nel  rispondere 
<< L'incarico che mi ha assegnato è già stato portato a termine da diverse ore. Ho persino avuto tempo di fare poche ore di sonno, e poi dedicarmi a questo >>.
La giovane rimase interdetta per un breve momento, prima di guardarlo seriamente indurendo lo sguardo, assolutamente scettica della veridicità di quanto il ragazzo affermava.
Prese posto a tavola, e con voce calma, ma che denotava la sua alterazione si pronunciò.
<< Vedremo quanto sarà buono il tuo operato. Anche se non mi aspetto nulla di straordinario >>.
Per il momento quella discussione venne lasciata da parte, in favore di poter gustare quella colazione dall'aspetto tanto invitante. 
Alisia si dispose a mangiare, quando portò alla bocca il primo boccone, la sua attenzione si sposto rapidamente dalla colazione al suo assistente in prova e ritorno.
<< Quando questa prova si sarà conclusa, ti consiglio di prendere in considerazione l'idea di farti assumere come cuoco in qualche taverna, e quasi certamente nessuno potrebbe opinare sulla tua competenza in tal senso >>.
Theo rimase in silenzio, indeciso su come reagire a quanto appena sentito; se da un lato poteva dirsi moderatamente irritato per l'assunzione a priori del suo fallimento, dall'altro non disdegnava un complimento, inoltre lui stesso non poteva assumere con certezza un eventuale successo.
Optò per mantenersi neutrale, e quantomeno tentare di dimostrare che la giovane fosse in torto.
La bella biliotecaria, dopo tre giorni avendo mangiato poco e male, si sentiva praticamente rinata dopo quel lauto pasto.
Ok era obbligata ad ammetterlo : Assistente o no era necessario trovare il tempo per nutrirsi adeguatamente.
Preferibilmente se di quella qualità squisita
Ovviamente tale considerazione non avrebbe mai lasciato la sua mente ne tanto meno la sua bocca in presenza del ragazzo.
Durante il pasto mantenne il silenzio, grata che lui avesse optato per fare altrettanto, intenzionata a non incoraggiare alcun genere di coinvolgimento, sia esso anche minimo.
Almeno finché non fosse stata certa, di potergli concedere fiducia senza pentirsene mortalmente.
Finita la colazione, si dispose a scendere ai piani inferiori, seguita da Theo, per accertarsi che tutto nella biblioteca fosse in ordine; oltre ovviamente a controllare che il lavoro del suo assistente fosse stato fatto com'era suo dovere.
Quando si fermò dinanzi alle scaffalature che la sera prima aveva disposto per riordinare si rese conto con un colpo d'occhio che queste erano in perfetto ordine, e non le ci volle che qualche minuto per identificare il semplice ma funzionale sistema per classificazione.
<< Interessante,  sei andato oltre lo schema a tre livelli che ti avevo chiesto, ordine alfabetico in linea, ordine di efficacia in colonna, ordine di proprietà lasciando un ripiano  vuoto a ogni nuova tipologia  di pozioni, ordine di intensità di effetti in fila. Ovvero quelle di intensità minore occupano sempre un posto davanti a quelle di intensità maggiore quindi quelle che vedo davanti a me sono le più blande quelle che vedo alla fine del ripiano sono le più potenti … Mh disposizione curiosa ma efficace >>.
Prestò attenzione al lavoro svolto qualche altro istante, notando poi un apparente incongruenza fra una scaffalatura e l'altra.
<< Hai considerato ogni scaffalatura come una griglia separata ma conservando il senso di continuità. Quindi, ogni ripiano delle altre due, contiene pozioni con effetti sufficientemente simili da appartenere alla stessa classe; al contempo sufficientemente distinti da appartenere una categoria a se. Col metodo che hai adottato consideri entrambe le cose mantenendo comunque un ordine lineare >>.
Analizzò nuovamente la disposizione.
<< Devo rettificare, è geniale, e consente un margine di selezione più che sufficiente per trovare quello che cerchi con relativa facilità se hai dimestichezza >>.
Theo sorrise lievemente, e con un leggero inchino disse.
<< Spero che questo sia un inizio per dimostrare la mia competenza >>.
Lei lo guardò di sottecchi con solo un lieve cenno di irritazione.
<< Si vedrà, per ora ti sei dimostrato di una qualche utilità nell'organizzazione minore e in cucina; ammetto senza riserve che la seconda cosa mi ha soddisfatto più della prima >>.
Ben lungi dall'essere scoraggiato da tal commento l'aspirante assistente sorrise.
<< Conto di riuscire a dimostrarmi soddisfacente in qual si voglia attività mi verrà richiesto di eseguire dimostrando di essere l'ideale per il ruolo>>.
Alisia fece un leggero sbuffo a metà fra lo scetticismo e un sorriso soffocato.
A questo punto si trattava di veder se sarebbe stato capace di dare veridicità alle sue parole.

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