Da bravo ragazzo a serial killer... a bravo ragazzo?

di amy_hime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 000 prologo ***
Capitolo 2: *** 001 ***
Capitolo 3: *** 002 ***
Capitolo 4: *** 003 ***
Capitolo 5: *** 004 ***
Capitolo 6: *** 005 ***
Capitolo 7: *** 006 ***
Capitolo 8: *** 007 ***
Capitolo 9: *** 008 ***
Capitolo 10: *** 009 ***
Capitolo 11: *** 010 ***
Capitolo 12: *** 011 ***
Capitolo 13: *** 012 END ***



Capitolo 1
*** 000 prologo ***


Jeff osservò il cielo coperto di nuvole, seccato. Presto avrebbe cominciato a piovere. Il ragazzo dai capelli neri si calò il cappuccio sul volto, sia per proteggersi dalla sottilissima pioggia sia per nascondere il viso sfregiato.

Quella notte il killer non aveva voglia di mandare a dormire nessuno, voleva semplicemente riposarsi un po'. Portò alle labbra la bottiglia di vodka che aveva con sé, ma la gettò via quando si accorse che era vuota. Avrebbe dovuto rubarne un'altra.

La pioggia nel frattempo era diventata più insistente, e il giovane si vide costretto ad accelerare il passo, alla ricerca di un posto asciutto e silenzioso.  Avvolta da una leggera nebbia, la città appariva spettrale. Jeff osservò la luce dei lampioni che si rifletteva nell'acqua delle pozzanghere, increspata dalla pioggia.

Il killer decise di attraversare la strada, senza curarsi dell'automobile che stava sopraggiungendo in quel momento.

Si fermerà di certo, sono in mezzo alla strada!

Sentì la macchina frenare, ma le ruote slittarono a causa dell'asfalto bagnato.

Al diavolo... Pensò Jeff mentre era ancora in aria Non mandarlo a dormire, Jeff. Non. Mandarlo. A. Dormire. Nonmandarloadormire.

L'impatto con l'asfalto fu violento.

- Stai bene?!?

Tutti i buoni propositi di Jeff vennero spazzati via.

Puntò gli occhi sull'automobilista che era sceso a soccorrerlo.

- Torna a dormire.

 

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Capitolo 2
*** 001 ***


Quando Jeff si svegliò vide solo nero. Confuso, il killer si portò una mano al volto, accorgendosi di essere bendato.

- Scusami, ma era l'unico modo che avevo per sapere quando ti fossi svegliato- commentò una voce femminile.

Jeff si tolse la benda e si trovò a tu per tu con una ragazza china su un blocco da disegno. I capelli castani nascondevano quasi completamente gli occhi scuri, che risaltavano sul viso pallido.

Lentamente, i ricordi riaffiorarono nella mente del ragazzo. Dopo l'incidente, si era avviato barcollando verso una casa ed era entrato dalla finestra. Aveva fatto qualche passo nella stanza buia, poi era stato colpito alla testa ed era svenuto.

 La ragazza lo osservò inclinando la testa.

-... Beh, che c'è?- domandò il killer sentendosi a disagio.

- Niente. Non riesco a disegnare i tagli che hai sulla faccia- rispose lei, poi tornò a fissare il foglio.

Il ragazzo si passò l'indice sulle cicatrici:- Belli, vero? - domandò, con la voce tinta da una nota di orgoglio.

- Mmm...- rispose lei, poi si voltò verso di lui - A proposito, io sono Evelyn. O Eve, se preferisci.

Il killer si rabbuiò - Jeff. Jeffrey. Jeff.

Evelyn sorrise - Sei un po' confuso o sbaglio, Jeff Jeffrey Jeff?

- JeffreyAlanWoods.

La ragazza rifletté un attimo:- Woods... É un cognome che ho già sentito qualche anno fa... Mi pare legato a un fatto di cronaca...

Jeff incrociò le braccia dietro la nuca:- Già. Sono quel Jeffrey Alan Woods. Ora scusami, ma non è un argomento di cui mi piaccia parlare.

Lei abbassò il blocco e si alzò, poi iniziò a raccogliere i capelli in una coda:- Come vuoi... Che ne dici di ordinare la colazione?

 

 

- Certo che sei strana. - commentò Jeff mentre imburrava la terza fetta di pane - Hai ordinato la colazione al bar di fronte a casa tua

- Non ci vedo nulla di strano - ribatté Eve addentando una brioche.

- Te la sei fatta portare a domicilio, é questa la cosa strana.

La ragazza lo osservò, sperando che il suo ospite non finisse il burro, poi agguantò la matita e ritoccò il disegno. Non si era ancora staccata da quel blocco da disegno, notò Jeff. Non l'avrebbe mai ammesso, ma era curioso di vedere il suo ritratto.

- Ognuno ha le sue manie. Tu sfiguri la gente, io non esco di casa.

Il killer appoggiò il mento sulla mano e inclinò la testa di lato:- Non è esatto. Io non sfiguro la gente, la mando a dormire. Piuttosto, c'è una cosa che non capisco - tacque un attimo, riorganizzando i pensieri - sono cinque anni che faccio questa vita, e di tutti quelli che ho incontrato se ne sono salvati solo due. Tu potresti essere la prossima. Come fai ad essere così tranquilla?

Evelyn aggiustò per l'ennesima volta il suo disegno, poi bevve un sorso di succo:- Per due motivi. Primo: ieri notte ti ho sottratto le armi. Quindi, a meno che tu non voglia usare quel coltello da burro, non mi pare di essere in pericolo.

Il ragazzo osservò la lama sporca di burro, facendo dondolare il coltello davanti agli occhi:- Naaa... Per ora lo userò per la colazione...- si impietrì - Aspetta un attimo... Mi hai perquisito?

Cominciò a frugarsi nelle tasche, rimanendo sconvolto. Gli era rimasto solo un pacchetto di sigarette semivuoto, non aveva più nemmeno l'accendino.

- Il secondo motivo é che, dopo essere stata aggredita da un mostro tentacolare alto due metri senza occhi che ha cercato di uccidermi dopo avermi regalato una rosa blu, i ragazzi sfigurati che vanno in giro armati non mi impressionano più così tanto.

Jeff ridacchiò:- Infatti non esci di casa...- commentò distrattamente, ma la sua mente era altrove, in un bosco bruciato un anno prima.

 

Angolo autrice

Ciao a tutti, la principessa è tornata! *si inchina*

* controlla gli appunti cercando di capire come continuare il discorso, ma non li ha, quindi decide di saltare l’introduzione*

Che dire… in realtà questo capitolo è nato dalla fusione dei capitoli uno e due, visto che i successivi stavano diventando decisamente lunghi, dunque non so più quanti saranno i capitoli totali. Inizialmente pensavo a una decina, ma ora non ne sono più tanto sicura… si vedrà.

Inoltre approfitto di questo spazio per ringraziare una persona, senza la quale Evelyn sarebbe rimasta “****” per tutta la durata della fic (che, di conseguenza, probabilmente non sarebbe mai stata pubblicata) dunque… *prende fiato* GRAZIE MILLE SENPAI!!!

So, guys, see u soon!

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Capitolo 3
*** 002 ***


- Vado a buttare la spazzatura - comunicò Jeff una volta finita la colazione. Evelyn lo guardò sorpresa:- Davvero?

Il killer ridacchiò:- So che non sembra, ma prima di diventare come sono adesso ero un bravo ragazzo. E poi- si infilò le mani in tasca cercando le sigarette - spero che tu mi restituisca almeno l'accendino. Ho voglia di fumare.

 

Quando il suo ospite fu uscito, Evelyn non si staccò un attimo dai suoi disegni. Una volta terminato di inchiostrare la versione a grafite, estrasse da un cassetto due scatole di matite colorate, ma esitò nello scegliere i colori. Jeff non era certo un modello facile: gli occhi azzurri, così chiari da sembrare bianchi, contornati da due cerchi di pelle carbonizzata, i tagli rosso vivo che parevano fossero stati dipinti su quel volto bianco e i capelli lunghi, neri, ma di un nero opaco.

Eve cominciò a lavorare con calma. Nonostante fosse appena diciottenne era brava a disegnare, tanto che si guadagnava da vivere illustrando libri e facendo poster. Il bar dove aveva ordinato la colazione era stata la sua rampa di lancio due anni prima, quando le avevano chiesto dei disegni per abbellire l'interno del locale. La voce si era sparsa e lei aveva guadagnato una discreta fama nella zona.  Fino alla sera di tre mesi prima.

- Rosa rossa o rosa blu?

 

 

Jeff si appoggiò al muro, il volto rivolto verso il sole. Si schermò gli occhi con una mano per proteggerli dalla luce, poi si accese una sigaretta. Aveva dovuto discutere a lungo con Eve per ottenere l'accendino, e l'aveva riavuto indietro solo dopo aver promesso che sarebbe andato a fare la spesa, dopo aver buttato la spazzatura. Guardò i soldi che la sua ospite gli aveva dato. L'istinto di spenderli tutti in sigarette e alcolici era forte, ma decise fosse meglio acquistare anche qualcosa da mangiare.

Buttò a terra il mozzicone di sigaretta, si calò il cappuccio sul volto e si avviò verso il negozio più vicino, preferendo tagliare per il parco, dove avrebbe avuto meno probabilità di essere notato.

Rallentò quando notò un bambino fermo sotto un albero, intento a fissare qualcosa nella chioma. Avvicinandosi, il killer scorse un gatto tigrato bloccato tra i rami.

- Felix! Vieni giù, dai!

Jeff si fermò accanto al ragazzino e studiò rapidamente la situazione, poi commentò:- Quella palla di pelo non scenderà certo da sola, piccolo. É troppo in alto. Ti conviene trovare qualcuno disposto ad arrampicarsi e tirartelo giù.

Detto questo, si voltò e continuò per la sua strada. O almeno, ci provò. Ebbe il tempo di fare un paio di passi, poi si sentì tirare per una manica.

- Signore, può andare a prendere il gatto che è sull'albero, per favore?

Jeff si sentì  invecchiare di colpo. Signore? Avrò appena dieci anni più di lui!

Il ragazzo sbuffò, poi fece dietro front e si avvicinò al tronco:- Va bene, te lo recupero. Solo una cosa, piccolo. Non chiamarmi signore. Ho diciott'anni, non quaranta.

Il killer si arrampicò rapidamente sull'albero, con una sicurezza dovuta ai cinque anni passati per strada, quando era costretto a scalare i pali della luce per entrare da una finestra aperta e mandare a dormire lo sfortunato di turno.

In pochi secondi fu accanto al gatto, che lo fissava circospetto. Jeff allungò una mano verso l'animale:- Ehi, micio, vieni qui.

Il felino soffiò irritato e Jeff si fermò. Sapeva di non piacere ai gatti, tuttavia riprovò ad avvicinarsi all'animale.

- Stupido gatto, muoviti. Non voglio passare tutto il giorno su un albero, chiaro?- sibilò il killer a denti stretti.

 

Il bambino aspettava seduto sotto l'albero, quando sentì un trambusto provenire dai rami. Guardò in su, spaventato. Il killer era in caduta libera. All'ultimo istante, il ragazzo riuscì ad agguantare un ramo e rimase lì, aggrappato con una mano sola. Calcolò la distanza che lo separava da terra, poi sollevò il gatto per la collottola, fissandolo. Era giunto il momento della vendetta:- Sono ancora due metri, Felix. Che dici, li facciamo in volo?

Poi aprì la mano e si lasciò cadere, stringendosi al petto l'animale.

- Si è fatto male?- domandò agitatissimo il bambino non appena Jeff fu a terra. Il ragazzo si strofinò la felpa per pulirla dalle foglie, poi gli porse Felix:- Parli di me o di questo diavoletto? Comunque non si è fatto male nessuno, sta tranquillo.

- Ma prima l'ho sentito soffiare!

Jeff cominciò ad allontanarsi:- È perché non piaccio ai gatti, tutto qua. E fanno bene a diffidare.

 

Evelyn osservò il disegno soddisfatta, poi guardò l'orologio appeso alla parete. Jeff era uscito da circa un'ora e mezza. La ragazza fece per alzarsi, ma qualcuno le afferrò la spalla destra e la costrinse a rimettersi seduta. Eve tentò di voltarsi, ma il suo aggressore le bloccò la testa con l'altra mano.

La ragazza andò nel panico, mentre il suo incubo diventava realtà. All'improvviso sentì sotto le dita la forma della matita. Non era mancina, e non aveva mai pensato di pugnalare qualcuno con una matita, ma ci provò. Il suo aggressore le liberò la spalla e la disarmò, tutto nel giro di un secondo. Evelyn si vide perduta. Sentì il respiro del nemico sul collo, poi una voce roca:- In altre circostanze ti avrei mandata a dormire, Eve.

Jeff la lasciò andare, poi raccolse da terra i due sacchetti del supermercato e li posò sul tavolo.

- L'idea della matita non era male, comunque. Avresti dovuto essere più veloce però. Le tue intenzioni erano evidenti.

La ragazza si massaggiò la spalla, indolenzita dalla presa ferrea del killer.

- Si può sapere cosa ti é saltato in mente, Jeff?- sbottò confusa e anche un po' spaventata. Il ragazzo la guardò:- Niente. Volevo solo vedere come reagisci in caso di aggressione, tutto qui.

- Ti aspetti che io ci creda?

Il killer scrollò le spalle:- É mezz'ora che sono in casa, non te ne sei accorta? Ti ho anche lasciato finire il disegno. E comunque, uso solo il coltello per mandare a dormire la gente.

Effettivamente non ha tutti i torti. Ha anche comprato da mangiare...

  La ragazza lo fissò:- Ci hai messo un'ora a fare la spesa?

- Ho dovuto tirare giù Felix da un albero...  Quella bestiolina mi odia.

-Ah, già, il gatto di Alistair. Fa così con tutti, non preoccuparti.

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Capitolo 4
*** 003 ***


Jeff riemerse dal bagno con i capelli ancora umidi; indossava soltanto i jeans neri, dato che la felpa era stesa dopo essere passata in lavatrice. Si stiracchiò soddisfatto:- Sono anni che non mi faccio una doccia calda... Ci voleva proprio.

Evelyn sollevò appena lo sguardo dal foglio, continuando ad aggiungere dettagli al disegno. Poi si fermò per dare una seconda occhiata al suo ospite. Ad essere sincera, non si aspettava che il killer avesse tante cicatrici. Tra le altre, una, enorme, al centro del petto. Aveva una forma vagamente circolare, con i bordi frastagliati. Eve si domandò come Jeff se la fosse procurata, ma preferì non chiedere direttamente al suo ospite.

- Ehi, posso vederlo?- domandò il ragazzo indicando il disegno, poi continuò:- È il mio ritratto, giusto?

- Se non lo fosse lo guarderesti comunque?

Lui scrollò le spalle, poi incrociò le braccia sul petto e la osservò inclinando la testa:- So che quello è il mio ritratto, te lo leggo negli occhi. Posso vederlo?

Eve si arrese. Annuì, poi passò il foglio a Jeff, che se lo portò all'altezza degli occhi.

- È solo una prova in realtà... - iniziò a spiegare lei, ma il killer la interruppe con un fischio di ammirazione:- Sei davvero brava... - tornò a guardarla e domandò - Disegni sempre ciò che ti capita davanti?

Evelyn scrollò le spalle. Si raccolse i capelli e li fermò con la matita, poi rispose:- All'inizio sì, poi dopo un po' di tempo ho esaurito i modelli... E ho cominciato a disegnare tutto ciò che mi passava per la testa.

Si alzò e si avvicinò a una mensola piena di cartellette colorate, le passò in rassegna e ne scelse una, verde. La aprì, e ne estrasse il disegno di un ragazzo alato. Sulla pelle pallida risaltavano gli occhi verdi, mentre le ali ricordavano due enormi foglie d'acero rosso. I capelli corti erano color erba, e gli abiti della figura erano realizzati con petali di fiore e piume.

- Le cartellette sono organizzate per argomento: in quella verde fate, elfi e compagnia bella, in quella blu i pirati, azzurra gli uccelli, i draghi e gli angeli, in quella gialla i gatti e felini, arancione volpi, lupi, cani, nella cartelletta viola i Vocaloid..

- Okay, capito... Vocaloid ?

Lei lo guardò truce:- Wikipedia esiste per un motivo.

Il killer alzò le mani in segno di resa. Qualunque cosa fossero i Vocaloid, ciò che lo interessava era un'altra cosa:- Ehi, frena un secondo. Il mostro tentacolare senz'occhi... L'hai ritratto?

Evelyn si incupì.

-Cartelletta nera- si limitò a dire, senza muoversi per prenderla. Jeff aggirò il tavolo e si avvicinò alla mensola. Ora che le dava le spalle, Evelyn si accorse che sulla schiena del ragazzo c'era un'altra cicatrice, identica a quella sul petto. La mano del killer indugiò sul dorso della cartelletta. Aveva le dita lunghe e affusolate, degne di un pianista, con le unghie squadrate e rovinate. Esitò:- Rischio di essere morso, se lo tocco?

- Le cartellette non mordono.

- Forse le cartellette no, ma tu sì... Anche se in realtà per me non cambia molto. Praticamente non ho sensibilità.- Jeff alzò le spalle allegramente, poi aprì la cartelletta e cominciò a rovistare tra i fogli. Continuò a parlare:- Sai, voglio essere sicuro di una cosa...

- Ah sì...? Interessante- ribatté Eve, fredda. Il ragazzo si voltò a guardarla.- Sbaglio o c'è del sarcasmo nella tua voce?

- Non mi piace ripensare a quel mostro.

- Però sei interessata alla mia cicatrice, non è così?- Jeff si passò la mano sul petto, accarezzando il tessuto cicatriziale- Non leggo nel pensiero, tranquilla. Semplicemente... Beh...- esitò, mentre il suo tono passava da allegro a cupo, in netto contrasto con il perenne sorriso sul suo volto- ... Quando disponi di un'unica espressione, impari a leggere quelle altrui al primo sguardo...

Evelyn rimase colpita dal repentino sbalzo d'umore del suo ospite. Con gli occhi ridotti in quelle condizioni, può piangere? E se sì, gli fa male?

-Cosa volevi sapere?- domandò, sperando di distrarre il ragazzo da quei pensieri.

Jeff parve tornare allegro:- Nah... Vedi, il fatto è che l'anno scorso ne ho incontrato uno anch'io, di mostri tentacolari senz'occhi. Slenderman... Si chiamava così, secondo il biglietto attaccato all'albero. È stata una bella lotta, se non fosse per il fatto che se l'è svignata sul più bello... Ero anche in vantaggio.

- Cosa centra questo con la cicatrice?

- Mi ha impalato su un ramo ed è scappato, lasciando il bosco in preda alle fiamme.

Evelyn parve confusa:- Hai detto che eri in vantaggio...

Lui scrollò le spalle:- Lo ero, infatti. Ho attaccato per primo. Avevo la situazione in pugno. Poi...- nella voce del ragazzo si fece nuovamente viva la nota di dolore di prima - Mi ha stordito... Sono caduto sulla tomba di Liu... Io non volevo... Non volevo fargli del male, ma si era svegliato... Ho dovuto rimetterlo a dormire.

 

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Sono  tornata!

In realtà avrei voluto pubblicare questo capitolo domani, visto che è il mio compleanno, ma mi sono resa conto che non ne avrei avuto il tempo… quindi ecco a voi!  

Sono una vera fanatica di compleanni e ricorrenze…  per i fan di AoT, Noragami, Kuroshitsuji e Diabolik Lovers, il tre settembre è il compleanno di Yuki Kaji!  Auguri Yuki-kun!

 

Okay, ho esaurito le idee (potrei occupare un bel po’ di spazio parlando di compleanni di personaggi anime che cadono a settembre, ma non mi sembra il caso), quindi a presto!

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Capitolo 5
*** 004 ***


Evelyn estrasse dal fondo della cartelletta un foglio, per poi passarlo a Jeff. Il ragazzo era diventato cupo di colpo, parlando di Liu. Non parlava ad alta voce, tuttavia borbottava qualcosa di non molto allegro. Le uniche parole che Eve era riuscita a carpire da quello strano monologo erano state Randy, festa, genitori, candeggina, dolore, bellissimo e Liu.

Sussurrando, la ragazza tentò di attirare l'attenzione del giovane:- Ehm... Jeff... Ho trovato il disegno che ti interessa se... Se vuoi vederlo, ecco.

Il malumore di Jeff si sciolse come neve al sole. Improvvisamente allegro, prese in mano il foglio dimenticando totalmente i discorsi di qualche istante prima. Lo osservò a lungo, pensieroso:- In effetti assomiglia a Slendy, ma... Non è lui.

Allungò una mano e sfilò la matita dai capelli di Evelyn, poi orientò la punta verso il foglio:- Faccio un paio di aggiustatine, non preoccuparti.

- Non. Provarci. Nemmeno.

Jeff osservò la mano della ragazza stretta intorno al suo polso con distacco, quasi fosse un insetto strano, tuttavia, quando parlò, nella sua voce c'era un misto di stupore, curiosità e ironia:- Ehm... Perché no, Eve?

- Perché l'ho fatto io, è ovvio. Nessuno rovina i miei disegni e la passa liscia, chiunque esso sia.

Lui inclinò la testa di lato e la osservò divertito:- Cosa ti fa pensare che io potrei rovinarti il disegno?- indicò il viso sfregiato - sappi che per il sessanta percento questo spettacolo è opera mia. Io sono un artista.

- Fa quel che vuoi, ma non. Toccare. Il. Mio. Disegno, sono stata chiara?

Jeff scrollò le spalle, poi prese un altro foglio e diede sfoggio della sua abilità nel disegno.

 

- Finito!- esultò il killer quasi un'ora e mezza dopo. Evelyn gli si avvicinò, impaziente. Rimase scioccata alla vista del disegno.

- Sono un artista, no?- commentò Jeff incrociando le braccia dietro la nuca. Eve scrollò le spalle:- Diciamo che ho visto di meglio...

La parte superiore del foglio era occupata dalla scritta QUESTO È SLENDERMAN, collegata con una freccia a una figura composta praticamente da stecchini neri, e affiancata da una sorta di autoritratto di Jeff, anch'esso corredato di didascalia. Accidenti, che artista... Evelyn riappoggiò il foglio sul tavolo. Jeff, evidentemente soddisfatto, si allontanò andando a riprendersi la felpa ormai asciutta. Rientrò nella stanza, poi si fermò di botto irrigidendosi. Cadde a terra contorcendosi, sotto lo sguardo scioccato della ragazza. Eve si precipitò a soccorrerlo, ma inciampò su qualcosa di lungo e nero. Dei tentacoli neri la costrinsero a sollevare il volto, e Evelyn si ritrovò a fissare un volto bianco privo di lineamenti. Improvvisamente si sentì debole, incapace di muoversi e con un mal di testa spaventoso.

- Ehi, non... Distrarti, okay?- ringhiò Jeff, ruzzolando verso il tavolo. I tentacoli dello Slenderman avvolsero il torace del killer, ma questi si divincolò e riuscì a sottrarsi a quella stretta letale. Agguantò le matite dal tavolo e le conficcò nei tentacoli del mostro, che stridette dal dolore. Poi, Jeff fece l'errore di guardare in faccia lo Slenderman. Barcollò all'indietro, poi cadde vomitando. Evelyn raccolse da terra una matita e la usò per pugnalare uno dei tentacoli, poi si allontanò strisciando più velocemente che poteva. Jeff, nel frattempo, era riuscito ad alzarsi appoggiandosi alla sedia. Allungò una mano ed estrasse da uno dei sacchetti del supermercato una bottiglia di vodka, poi recuperò l'accendino dalla tasca.

- Ehi, Slendy... Ho un regalino per te.

Lanciò la bottiglia, che si infranse contro i tentacoli alzati a creare una sorta di scudo, mentre gli abiti neri dello Slenderman si inzuppavano, poi gli corse addosso con l'accendino in mano:- BRUCIA!

Il suo attacco non andò mai a segno: lo Slenderman scompare così come era apparso. Jeff si sdraiò sul pavimento, ridendo, ed Evelyn non poté fare a meno di sorridere, poi le sorse un dubbio:- Jeff, perché mi hai salvata?

Lui la guardò:- Perché mi stai ospitando, ovvio... E anche perché non mi hai ancora restituito il coltello. Se lo avessi avuto, avrei mandato a dormire Slendy, anziché metterlo in fuga lanciandogli la... Oh- si interruppe, guardando i cocci di vetro sul pavimento - la mia vodka... Era l'unica bottiglia che c'era...

Evelyn si allontanò cercando di trattenere le risate.

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Capitolo 6
*** 005 ***


Il ragazzo inclinò il capo, osservando dalla finestra quel che accadeva nella casa di Evelyn. Ormai conosceva piuttosto bene i suoi abitanti, dal momento che passava quasi tutto il suo tempo appostato fuori dall'edificio. Dopo due settimane di convivenza, Jeff e Evelyn sembravano intendersi a meraviglia, pur avendo furiose discussioni riguardo al coltello del killer, che la ragazza si rifiutava di restituire. In quel momento Jeff dormiva sul divano, nonostante fosse ancora presto. Stando alle sue affermazioni, era abituato a dormire poco, facendo vari sonnellini nell'arco della giornata, a causa della sua abitudine di colpire le sue vittime di notte e del fatto di non poter chiudere gli occhi. Faceva impressione vederlo dormire della grossa con gli occhi sbarrati, così Eve gli aveva prestato ina sciarpa scura, anche per evitare che la luce gli desse troppo fastidio. Il giovane spostò dagli occhi un ciuffo di capelli castani e si guardò intorno. Era quasi buio, presto avrebbe dovuto entrare in azione. Perlomeno, non c'era nessuno in giro. Soddisfatto, il ragazzo si sciolse le spalle e riassestò gli occhiali sul naso, poi si diresse verso la porta.

Jeff di addormentò assaporando la calma di quella casa. Nei suoi anni di vagabondaggio aveva avuto poche occasioni di poter dormire al riparo, senza doversi preoccupare degli sbirri o degli scocciatori. In quel periodo il sonno era stato il suo peggior nemico, sia per gli incubi che portava con sé, sia perché lo lasciava totalmente indifeso. In quel momento Jeff non doveva preoccuparsi di tutto ciò, così fu piuttosto facile scivolare tra i sogni.

Il killer venne svegliato di colpo da una sorta di martellante, odioso e assordante ritornello:- Ehi Jeff, ehi Jeff, ehi Jeff, ehi Jeff!

Scattò giù dal divano, ribaltando sulla schiena il ragazzo mascherato che gli stava picchiettando la spalla. Aveva grossomodo la sua età, e indossava jeans blu, una felpa marrone e un cappuccio blu, anche se i capi d'abbigliamento più evidenti erano la maschera bianca e nera che gli copriva la parte inferiore del viso e gli enormi occhiali arancioni. Il giovane non parve accusare il colpo, ma si rialzò spazzolandosi il davanti della felpa e tese la mano a Jeff:- Ehi Jeff!

Il killer, parecchio seccato da quella cantilena irritante, gli dette uno schiaffo sulle dita prima di sbottare:- CHI DIAVOLO SEI TU?

Il ragazzo si passò la mano tra i capelli, all'apparenza in imbarazzo, poi esclamò allegro:- Ehi Jeff, io sono Toby! Ticci  Toby.- Toby tacque un istante, riorganizzando i pensieri, poi esclamò allegramente:- Mi manda Slendy!

Jeff rimase un attimo bloccato. Avrebbe sgranato gli occhi se avesse potuto, ma dato che la cosa gli era impossibile si limitò a inarcare un sopracciglio:- Ah sì? E per quale motivo, scusami?

Toby alzò le spalle:- Bah. Credo ce l'abbia con te... Io devo solo portarti da lui. Oh, e anche eliminare i testimoni- Il tono non era ironico, notò Jeff. Quel ragazzo era veramente svampito. Contrariato, il killer incrociò le braccia:- E se non volessi venire? O se volessi mandarti a dormire ? Che faresti, Toby?- il tono dell'ultima frase era stato decisamente beffardo, ma il castano non se ne accorse neanche:- Oh, potresti provarci, ma sappi che soffro di CIPA.

Jeff esitò. Non sapeva minimamente cosa significasse il termine CIPA,  ma non prometteva nulla di buono. Sospirò, poi decise di fare buon viso a cattivo gioco. Incrociò le braccia dietro la nuca, stiracchiandosi un po'.

- Ehi, Toby, ti dispiace aspettare un po' qui?

Il castano scrollò le spalle:- Fa pure con comodo... Aspetterò che faccia buio.

Il killer si lanciò su dalle scale, infilandosi nella camera di Evelyn. La ragazza stava disegnando come suo solito, sdraiata sul letto, ma si voltò verso Jeff.

- Eve, che diamine sarebbe la CIPA?

Lei inclinò il capo, perplessa:- Non ne ho idea... Perché lo chiedi?

Jeff spiegò rapidamente la situazione, poi concluse:- È meglio se ti nascondi da qualche parte... Quel tizio ha un'accetta.

Lei assentì, poi allungò una mano verso il cellulare. Dopo pochi istanti, trovò quel che cercava:- CIPA: acronimo di Congenital Insensitivity to Pain with Anhidrosis (insensibilità congenita al dolore con anidrosi). Si tratta di una patologia congenita molto rara... [Fonte: Wikipedia]

Il killer la interruppe:- Anidrosi?

Eve annuì:- Assenza di sudorazione... In pratica, Toby non ha percezioni tattili, non avverte i cambiamenti di temperatura...

Jeff rifletté un attimo:- Io e lui siamo allo stesso livello, o quasi... Dopo quello che mi hanno fatto Keith, Randy e Troy neanche io avverto il dolore... O quasi. Però c'è quella storia dell'anidrosi...- tacque di colpo. Eve lo osservò, cercando di capire cosa gli passasse per la testa.

-Ehi, Jeff...

-NON. RIPETERLO. MAI. PIÙ.

-... Jeff, si può sapere a cosa pensi?

Lui scosse il capo.-Ridammi il coltello, poi va a nasconderti. Ho un piano...

 

Il ragazzo tornò al piano di sotto:- Toby, vuoi qualcosa da mangiare?

-Avete dei waffel?

- No, ma possiamo andare a comprarli... Tranquillo, non scappo. Aspettami fuori - bloccò sul nascere le obiezioni - Sono un pluriomicida ricercato, dopotutto. Non posso certo andare in giro a volto scoperto.

Appena Toby fu uscito, Jeff si precipitò ad accendere i termosifoni, poi riempì d'acqua calda tutte le pentole possibili e le mise sul fuoco. Esitò un attimo, poi chiuse le finestre. Raggiunse Evelyn:- È meglio se ti chiudi in bagno... Avrai bisogno di rinfrescarti. Voglio rendere casa tua una sauna. Ah, inoltre...- si fermò, poi le porse un coltello- se mi succede qualcosa, non esitare a usarlo... Mira qui,- aggiunse indicandosi la gola- qui, qui e qui- terminò, toccandosi il petto, l'addome e la coscia.

Evelyn rimase perplessa:- Perché la gamba?

- Arteria femorale. Ti dissangui nel giro di uno-due minuti. Ad ogni modo, non dovresti averne bisogno. C'è un motivo se mi chiamano Jeff the Killer.

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Capitolo 7
*** 006 ***


Jeff si fermò sulla soglia. La missione Waffel era andata meglio del previsto: non avevano dovuto mandare a dormire nessuno, e non erano inseguiti dalla polizia. L'idea di fingersi cosplayer era stata geniale, avevano anche posato per delle fotografie. Avrebbe dovuto ringraziare Eve per il consiglio.

Si voltò verso Toby:- Sai una cosa, Toby? Mi stai simpatico. Non è una cosa che capita spesso. Quindi, ho deciso che se dovessi batterti, e ti batterò, non ti manderò a dormire.

L'altro non rispose, limitandosi a sollevare l'accetta. Jeff ebbe a malapena il tempo di schivare il colpo, poi aprì la porta e si infilò in casa, seguito a ruota dal castano. Il calore lo stordì, ma non gli impedì di parare il colpo successivo, bloccando il manico dell'accetta con il dorso del coltello. Toby non era più il ragazzo svampito di qualche ora prima, era diventato una macchina per uccidere.

Jeff lo attaccò a testa bassa mirando al petto, per poi scartare all'ultimo momento, cercando di colpire il fianco, ma il ragazzo intercettò il colpo. Per qualche minuto i due continuarono a girarsi intorno, parando l'uno gli assalti dell'altro. Jeff faticava a tollerare il caldo. Fissò Toby, sperando di vederlo accasciarsi a terra, ma il castano pareva in piena forma.

All'improvviso il Proxy sferrò un calcio alla gamba di Jeff, che perse l'equilibrio e cadde sulla schiena. Il killer sentì il coltello sfuggirgli di mano. Prima di poterlo raggiungere, Toby gli assestò un calcio all'addome, bloccandolo. Jeff lo vide sollevare l'accetta, lentamente. Sospirò. Gli sarebbe piaciuto poter chiudere gli occhi, poter dormire, ma gli era impossibile. Sentì una fitta alla spalla destra, poi più nulla.

 

Evelyn non osava muoversi. Dal piano terra non proveniva più alcun rumore, e non sapeva se rallegrarsene o preoccuparsi. Sentì il rumore dei passi sulle scale, poi dei colpi sulle porte. Eve strinse le dita sul manico del coltello. Non era Jeff. I colpi si fecero più vicini. Ancora più vicini. Rimase immobile mentre il rumore dei passi si faceva più forte. Due colpi anche sulla porta del bagno, poi il silenzio. Evelyn non osava respirare. I passi non ricominciarono. Era ancora lì. Improvvisamente, la lama dell'accetta sbucò dal legno della porta. La ragazza cambiò presa sull'arma, avvicinandosi alla porta. Appoggiò la mano sulla chiave, poi chiuse gli occhi. Jeff le aveva spiegato dove colpire, doveva soltanto farlo, anche se non avrebbe mai voluto uccidere qualcuno, nemmeno un assassino.

La ragazza inspirò profondamente, poi riaprì gli occhi. Spalancò la porta e si lanciò fuori, pronta a colpire. Jeff intercettò l'attacco, bloccando il coltello con l'accetta che teneva nella mano sinistra, poi lasciò cadere l'arma.

- Questo assalto andava abbastanza bene, Eve. Congratulazioni.

Il ragazzo si premette la mano sulla spalla destra, ferita:- Alla fine il mio piano ha funzionato, l'ho steso. Non preoccuparti.

Improvvisamente, Toby apparve barcollante sulle scale, con un'accetta in mano. Jeff spinse via la ragazza, poi si voltò con il coltello in pugno. Era stanco, e pur essendo quasi totalmente privo di sensibilità, l'emorragia lo aveva sfiancato. Le cose non promettevano bene.

Poi, del tutto inaspettatamente, Toby venne strattonato all'indietro, mentre qualcuno gli infilava un fazzoletto di stoffa sotto la maschera, facendolo svenire.

- Avresti dovuto legarlo, Jeff.- commentò con un sorriso il ragazzo vestito di nero.

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Capitolo 8
*** 007 ***


- Non può essere...- sussurrò Jeff, premendosi le dita sulla ferita. Il ragazzo sorrise:- E invece è così, Jeffrey, sono qui.

Evelyn guardò preoccupata il nuovo arrivato. Era un giovane uomo, all'apparenza sui vent'anni, dai capelli castani e degli occhi color smeraldo. Tuttavia, ciò che più saltava all'occhio erano le cicatrici sul volto: il giovane ne aveva due, una sul naso e una sul mento.

Più un sorriso inciso uguale a quello di Jeff.

- Chi sei?

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma Jeff lo anticipò:- Eve, lui è... Mio fratello maggiore Liu.

Dopodiché, il killer si accasciò a terra svenuto.

 

Liu preferì rimandare le spiegazioni al risveglio del fratello, tuttavia raccontò a Evelyn una parte della storia, fino ad arrivare al momento della sua aggressione da parte di Jeff:- ... Nonostante tutto questo, queste cicatrici, il fatto che abbia tentato di uccidermi, e che abbia ucciso i nostri genitori... io non sono arrabbiato con lui. Non più, almeno.- si fermò, sorrise - Dopotutto, è mio fratello...

- Liu... Mi dispiace tantissimo... Tu non hai fatto nulla di male... È colpa mia.- la voce di Jeff, proveniente dal divano, era stanca.

Il fratello si accoccolò sul pavimento, accanto a lui:- Ormai sono passati cinque anni... Possiamo considerare chiusa la questione.

Jeff assentì, poi lo colse un dubbio:- Liu, perché al cimitero c'era la tua tomba?

Il castano sorrise:- Perché è meglio che la gente pensi che ci sia solo un Woods impazzito, non due.

-Anche tu mandi a dormire la gente? Liu the Killer? Ma non mi dire.

Lui scosse il capo:- No, mi chiamano Homicidal. Homicidal Liu. Si farebbe troppa confusione.

 

Eve rifletté. Un assassino psicopatico in casa forse poteva accettarlo, ma due non ne era affatto sicura.

Anche se il nuovo arrivato è davvero figo? Prima di cacciarlo di casa devi assolutamente fargli un ritratto, Eve. Senza storie.

La ragazza si schiarì la voce, decisa a guadagnare un po' di tempo:-  Sono molto felice per la riunione di famiglia, ma... Nessuno ha legato Toby, alla fine.

Liu si alzò di scatto, imbarazzato. Senza dire nulla, si caricò il ragazzo sulle spalle e uscì di casa. Jeff provò a sedersi, passando una mano sulle bende che coprivano la ferita. Si voltò verso la ragazza:- Eve, prometto che ti aggiusterò la porta del bagno, però lascia che Liu stia qui, per favore...

Evelyn sorrise annuendo. Non era male come compromesso.

Jeff tornò a stendersi, poi si tirò il cappuccio sugli occhi.

Liu... Sono felice sia tornato.

All'improvviso, Jeff liberò un occhio dal cappuccio e si voltò verso Evelyn:- Ehi, Eve... Ammettilo, mio fratello ti piace.

Lei si bloccò, sperando di non arrossire:- Ma che dici, Jeff... Lo conosco da un quarto d'ora al massimo!

Ebbe l'impressione che il sorriso del killer si allargasse:- Però vuoi fargli un ritratto, questo è poco ma sicuro.

La ragazza andò nel panico. Scosse il capo, poi sospirò:- Non posso farci niente... Ho un debole per gli albini e i ragazzi con gli occhi verdi.

Jeff si osservò la mano:- Quindi hai un mezzo debole per me, visto che sono un mezzo albino.

-...

 

Liu si sedette nel parco, coprendosi le cicatrici con la sciarpa. Non sapeva cosa fare. Da un lato era felice di aver ritrovato Jeff, dall'altro temeva di poter fargli del male. Non poteva essere un caso il fatto che fosse arrivato nella stessa città in cui si trovava Jeff.

Sullie... Che cosa hai fatto?!?

Rifletté. Scappare sarebbe stato inutile, non avrebbe fatto altro che ferire il fratello. Oltre al fatto che non aveva il pieno controllo del suo corpo... D'altro canto, voleva passare del tempo con Jeff. Voleva capire quanto il ragazzo fosse cambiato in quei cinque anni.

 

-Ho lasciato Toby davanti alla centrale di polizia... Se ha un po' di cervello, se ne andrà senza causare problemi o farsi arrestare.

- Ma quello non ce l'ha, un cervello. È questo il punto.

Liu osservò il fratello:- Non ti ricordavo così sarcastico, Jeff.

- Non sono sarcastico, è la verità.

Il diciottenne si stiracchiò, osservando la ferita:- Gli antidolorifici hanno fatto effetto... Benissimo. Vado a riparare la porta.

 

Evelyn e Liu rimasero soli. Il ventiduenne studiò la ragazza, che non pareva minimamente turbata dal fatto di avere in casa due serial killer ricercati. Del resto, aveva steso uno dei due suddetti killer ricercati con una padella, o almeno così affermava Jeff. Liu sospettava che il fratello fosse in astinenza da Disney, ma aveva preferito tacere.

 

-... E adesso? Che facciamo?

Evelyn continuò a disegnare, ma si degnò di rispondere:- Tu puoi fermarti, se ti va. Sappi che non ho camere per gli ospiti o letti extra... Ma il mio vicino sta cercando di affittare la casa.

- Io non posso uscire, lo sai...

- Neanche io.

Liu la fissò. Il pensiero che Evelyn fosse in realtà Rapunzel fuggita dal regno di Corona ormai era impresso nella sua mente, mancavano solo il camaleonte e il cavallo bianco.

Si costrinse a mandare avanti la conversazione:-... Perché no?

Lei inclinò il capo osservando il disegno:- Agorafobia... O ptsd, non sono sicura su quale sia il termine esatto. Non esco.

-... Ho un sacco a pelo.

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Capitolo 9
*** 008 ***


Liu si chinò sui disegni, incuriosito:- Ti secca se guardo?

-Vivi qui da due settimane e me lo chiedi ogni volta...  Fa pure...- rispose Eve, china sull'ennesimo foglio. Davanti a lei c'erano le matite colorate.  Liu prese a sfogliare i disegni:- Il postino, la ragazza con il cane, la colazione di ieri,... Ah, c'è anche Toby!-

- Ehi Liu! - scherzò Evelyn , per poi tornare seria - guardami un attimo per favore.

Il ventiduenne si voltò verso di lei, ma prima di poter dire qualcosa si udì un tonfo provenire dalla finestra. Jeff si tirò su, barcollando. I suoi occhi incontrarono un disegno raffigurante alcune matrioske.

- Jeff, sei andato a bere per caso?- domandò ironico Liu. Il fratello annuì, poi si avvicinò al disegno, mugolando il motivetto di una canzone. Passò le dita sulle figure, poi esclamò allegro:- One, two, three, four!

Liu e Evelyn lo fissarono, poi il fratello si costrinse a commentare:- ... Jeffrey... Le matrioske sono solo tre...

- KANGAE-SUJI NO MESSAGE, DARE NI TODOKU SHIRANAI DE

Liu fissò Evelyn alla ricerca di risposte, ma lei si limitò a scuotere la testa:- Matryoshka... È una canzone dei Vocaloid... Che Jeff sta torturando- si premette le mani sulle orecchie- Ma tuo fratello è sempre stato così stonato?

La situazione, già comica di per sé, degenerò quando il killer sorridente cominciò anche a ballare. Almeno in quello se la cavava. Evelyn decise di far partire la canzone originale, pur di non sentire gli strepiti di Jeff.

Finalmente, il ragazzo si fermò. Liu tirò un sospiro di sollievo:- È finita...

-Non illuderti, Liu.

- NE NE MOTTO IPPAI MATTE CHOUDAI!- riprese Jeff. Liu fissò la sua sciarpa, domandandosi se potesse usarla per impiccarsi o meno.

Evelyn si alzò e si diresse verso la sua camera, al piano superiore, riuscendo a evitare di essere trascinata nel folle ballo di Jeff. Liu si ritrovò solo, con un ballerino ubriaco e una canzone in giapponese a tutto volume. Almeno la ragazza era riuscita a evitarselo.

- LIU~~ VIENI A BALLARE!

Jeff si accasciò sul tavolo, evitando i disegni di Eve. Pur non essendo totalmente in sé, era perfettamente cosciente del rischio che correva chi toccava i fogli senza il consenso della ragazza.

-LIU BALLIAMO. OPPURE CANTA~~~

Il fratello sospirò, poi afferrò il cellulare.

- Kangae-suji no Message...

- DARE NI TODOKU SHIRANAI DE!

Jeff e Liu si voltarono, mentre Eve ricompariva in soggiorno, con addosso una felpa verde. Nel passare di fianco al killer sorridente, la ragazza riuscì a calargli il cappuccio sul volto, sempre ballando.

- Se non puoi combatterli, unisciti a loro!

Liu si passò una mano sul viso, poi si alzò e cominciò a ballare. Sarebbe stata una lunga notte.

 

 

Angolo autrice: E rieccomi qui!

L'idea di un Jeff che canta Martyoshka viene dal video di YouTube https://m.youtube.com/watch?v=0c25njYsgEo, ma ho dovuto sostituire EJ con Eve e Liu per motivi di trama.

Bye bye, Amy-hime

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Capitolo 10
*** 009 ***


Jeff scivolò lungo il corrimano, arrivando in cucina. Liu, in piedi accanto al tavolo, stava osservando i disegni di Evelyn, ma sollevò il capo alla vista del fratello. Lo salutò con un cenno della mano, poi sollevò un foglio:- Ehi, questo sei tu! Accidenti, é davvero brava...

Jeff si avvicinò al tavolo e si riempì una tazza di caffè:- In effetti è uscito bene... Del resto, il modello era bellissimo.

Liu ridacchiò, poi si irrigidì di colpo. Si guardò intorno allarmato, poi si diresse verso le scale. Jeff lo guardò sorpreso:- Ehi, Liu! Tutto bene?

Il fratello si voltò, con gli occhi verdi pieni di terrore:-... Sì, Jeff non preoccuparti... Passa subito - poi fuggì in bagno, chiudendo la porta a chiave.

Jeff si alzò e si diresse verso il piano superiore. Il brusco cambiamento di suo fratello non faceva presagire nulla di buono. Giunto a metà scala sentì Liu lamentarsi a bassa voce. Accelerò il passo e, quando fu davanti alla porta, cominciò a prenderla a calci. Dall'interno sentì Liu implorare, poi il ragazzo alzò la voce:- JEFF VATTENE!!

Improvvisamente i lamenti cessarono di colpo. Jeff arretrò di un paio di passi, poi si gettò contro la porta con tutto il suo peso, sfondandola. Liu era rannicchiato per terra, con le mani premute sulle tempie, ma si rilassò all'ingresso del fratello minore. Sollevò su di lui uno sguardo folle e carico d'odio, poi sussurrò:- Jeffrey... Torna a dormire.

Il ragazzo dai capelli neri non capì con precisione quanto accadde negli istanti successivi. Si ritrovò a scivolare violentemente giù dalle scale, sentendo distintamente gli spigoli dei gradini battergli contro la schiena, e Liu che, ridendo, gli stringeva la gola con le mani. Una volta giunti sul pavimento Jeff tentò di ribaltare Liu, ma il fratello si rivelò troppo forte e strinse maggiormente le dita sul collo del ragazzo, sentendo le ossa scricchiolare sotto la sua presa.

- Piacere, Jeff. Io sono Sullie.

 

Evelyn si guardò intorno. Si trovava nella sua camera... La cosa strana era che non ricordava di esserci andata. Dopo quella specie di festa Jeff aveva preso una bottiglia di vodka e aveva obbligato gli altri due a bere. I ricordi di Eve si interrompevano lì. Un biglietto attaccato allo specchio attirò l'attenzione della ragazza.

Ti sei ubriacata e ho deciso di portarti a dormire,

Ciao, Jeff.

Evelyn fece per staccare il messaggio, ma si fermò nel vedere il suo riflesso. Aveva un sorriso scarlatto che andava da un orecchio all'altro. L'idea che fosse stato un raptus di Jeff non era nemmeno tanto assurda, ma Evelyn preferì controllare i tagli. Non aveva intenzione di andare al pronto soccorso, anche perché non ci sarebbe riuscita.

Rossetto... Jeff, sto per mandarti a dormire per questo scherzo scemo, sappilo.

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Capitolo 11
*** 010 ***


- L... Liu, la...lasciami...- rantolò Jeff, mentre respirare si faceva sempre più difficile. Il fratello aumentò la stretta, ridendo:- Io sono Sullie, Jeffrey, Sullie... Non Liu. Siamo due, siamo diversi. E io sarò quello che ti manderà a dormire.

Jeff sibilò. I polmoni cominciavano a bruciargli per la mancanza di aria, la gola gli doleva a causa della stretta dell'altro ragazzo e davanti agli occhi avevano cominciato ad apparire delle macchie colorate. Non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo.

- E...ve...

La risata di Sullie gli giunse ovattata, come anche il suono delle sue parole:- Non preoccuparti... Non le farò niente, forse. Dipende da come si comporterà.

 

- JEFF!

I fratelli Woods si voltarono verso le scale. Evelyn era lì, con in mano i due coltelli dei serial killer. Sullie divenne pallido di rabbia, fissando il sorriso disegnato sul volto della ragazza.

- Jeffrey... Perché l'hai fatto, fratellino? Perché? Ora non ho più altra scelta.

Il castano fu fin troppo rapido. Riuscì a disarmare Eve, tenendosi un coltello e lanciando l'altro verso Jeff. Il killer riuscì ad evitarlo per puro caso.

 

Jeff provò a rialzarsi, tossendo e massaggiandosi la gola. Aveva la bava alla bocca.

- Jeffrey... Mi dispiace tantissimo. Dovrò mandare a dormire la tua ragazza... Se tu non le avessi disegnato il sorriso, non sarebbe successo nulla.

Sullie appoggiò la lama sulla guancia di Eve, sorridendo. Per quanto provasse a divincolarsi, la ragazza non aveva via di fuga.

- L...iu... O Sullie, non me ne frega niente... Ti avverto. Toccala e... Ti... Manderò a...dormire.

Jeff agguantò il coltello, ripulendosi il volto con il dorso della mano. Si rialzò lentamente, barcollando. Eve era la prima persona che non fosse spaventata dal suo aspetto, l'unico legame che il killer fosse riuscito a costruire in più di cinque anni, da quando la sua famiglia si era trasferita. Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, nemmeno alla variante psicopatica di suo fratello.

- Non ti reggi nemmeno in piedi... Cosa credi di fare, Jeffrey?

Jeff digrignò i denti. Non lo sapeva nemmeno lui. L'unica cosa importante era tirare fuori dai guai Evelyn, a qualunque costo.

 

Liu si guardò intorno. La prima cosa che notò fu il sorriso disegnato sul volto di Evelyn. La seconda, Jeff che si contorceva a terra tenendosi una mano sulla spalla. La terza, la ferita che aveva sulla mano destra.

Lasciò andare il coltello che aveva nella mano sana e si precipitò dal fratello:- Jeff... Jeffrey, stai bene?

L'altro lo fissò:- Che vuoi adesso? Hai appena cercato di mandarmi a dormire! E adesso ti preoccupi?

- Non sono Sullie. Sono tornato in me... Per ora. Per un po' non ci riproverà, stai tranquillo. Hai bisogno di cure, adesso. Eve, tu stai bene?

La ragazza si sedette sul pavimento. Non pareva molto sconvolta, probabilmente era abituata a situazioni simili, a forza di convivere con i serial killer.

Liu andò a prendere la cassetta del pronto soccorso, sperando di riguadagnare la fiducia di Jeffrey e di Eve.

 

- Ahia! Ehi, lo stai facendo apposta o cosa?!? - esclamò per la quarta volta Jeff. Liu avvampò e sussurrò una serie di scuse, promettendo che sarebbe stato più attento nel bendarlo.

- Sei stato sleale, a colpire dove mi aveva già ferito Toby. Anzi, il tuo alter ego psicopatico è stato sleale. No, siete stati tutti e due sleali- si lamentò Jeff.

- Sbaglio o non percepisci il dolore, Jeff?

Il killer scrollò le spalle:- Ah beh... Ecco... Hum... Eve, come hai fatto a ferire Sullie? Quella scena me la sono presa, scusami.

La ragazza assunse un'espressione neutra, che in realtà non uscì molto bene a causa del sorriso disegnato, poi sollevò una matita. Jeff si lasciò scappare un fischio di ammirazione, mentre Liu si osservò la mano.

- I coltelli stanno diventando obsoleti, a quanto pare... Vabbè, che ne dite di scattare una foto?

Liu e Evelyn si scambiarono uno sguardo confuso. Jeff era parecchio di buon umore.

Se si mette in testa qualcosa, o la ottiene o la ottiene...

Evelyn si mise in posa accanto a Jeff, mentre Liu andava a prendere la macchina fotografica. A causa del suo senso di colpa, sfruttarlo per qualunque cosa era ancora più facile di prima.

- Forza, tutti in posa! Armi in primo piano... Eve, la matita dovrebbe essere un po' più evidente... Sì, così, brava... Sorridiamo ah no, il sorriso ce l'abbiamo già... Tre, due, uno...

 

- Jeff, come stai?

Il killer era sdraiato sul divano, con una benda a coprirgli gli occhi:- Non ci vedo. Perché cavolo aveva il flash quella macchina fotografica?

Eve scoppiò a ridere. Aveva ripulito la matita e l'aveva usata per bloccare i capelli in una sorta di chignon, ma non si era ancora liberata del sorriso.

- Le foto sono uscite bene, sappilo.

Jeff si limitò ad annuire e si addormentò.

 

 

Angolo autrice: ed eccomi qua con il nuovo capitolo!

Agli interessati, consiglio di leggere la prima parte del capitolo ascoltando l’OST Alois dell’anime Zankyou no Terror, che potete trovare al link https://www.youtube.com/watch?v=Al93sJE-Ltk (ho ADORATO ZnT, davvero).

Bye bye, Amy-hime!

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Capitolo 12
*** 011 ***


Liu rilesse per la quarta volta la lettera che aveva scritto. Non gli piaceva, ma purtroppo non gli veniva in mente nulla di diverso.  Del resto, non poteva prevedere quando Sullie avrebbe nuovamente preso il controllo del suo corpo. Era meglio allontanarsi il più possibile da Evelyn e, soprattutto, da Jeff.

Tornerò. Quando sarò sicuro di non essere più un pericolo per loro, tornerò.

- Stai scappando?

Liu si voltò verso Evelyn. Non si aspettava di trovarsela davanti a notte fonda. Si sforzò di sorridere:- A quanto pare.

La ragazza indicò con il mento Jeff, addormentato sul divano:- Non la prenderà bene. Almeno, sai dove andare?

Il ragazzo scosse il capo:- No. Ho sicuramente bisogno di aiuto... Qualcosa che mi permetta di controllare Sullie. Inoltre, devo necessariamente allontanarmi da voi. Non avevo mai visto Jeffrey così felice. Qui ha una casa, può tornare umano... Non che prima non lo fosse... Ma almeno non è braccato.

- Non potrà vivere per sempre qui, lo sai. Del resto, io non ho intenzione di cacciarlo di casa, stai tranquillo.

Liu annuì, poi si voltò verso la finestra. Si passò le dita sulle bende che gli avvolgevano la mano, poi sistemò meglio lo zaino sulle spalle.

- ... Ci vediamo, Eve.

- Liu... Ripensaci. Jeff...

- Lo sto facendo per lui, Eve. Hai visto cosa stava per succedere l'altro giorno. Avrei potuto fare una strage. È una fortuna che tu sia riuscita a fermarmi.

Evelyn si morse il labbro:- È stato Sullie ad aggredirci, no?

- Non fa differenza. La mia presenza vi ha messo in pericolo. Non posso rischiare.

La ragazza esitò, poi gli porse una fotografia. Liu la riconobbe subito: era quella che si erano fatti dopo lo scampato pericolo, due giorni prima.

- Ne abbiamo fatto tre copie... Una per ciascuno. Tienila tu, questa. È tua.

Liu assentì. Piegò la foto con cura e la infilò sotto la giacca nera, poi aprì la finestra. Improvvisamente tornò sui suoi passi e abbracciò Eve, di slancio.

- Grazie. Di tutto. - sussurrò, dandole un rapido bacio sui capelli. Il ragazzo uscì dalla finestra, voltandosi solo per salutare con la mano. I suoi occhi verde smeraldo brillavano nella notte. Evelyn lo vide sparire nell'oscurità.

 

- Avresti dovuto fermarlo.

La ragazza si voltò irritata:- Cosa avrei dovuto fare? Stordirlo e sequestrarlo?

Jeff scrollò le spalle:- Non è quello che hai fatto con me? Comunque, avresti dovuto insistere di più. Gli hai soltanto regalato una fotografia, oltre a parlare di me. Era ovvio che sarebbe scappato per non mettermi in pericolo. Non hai risolto nulla.

Evelyn si spostò in modo da porre il tavolo della cucina tra loro due. Jeff era calmo, fin troppo. Il fatto che non avesse in mano il coltello e che la spalla non fosse ancora guarita non bastava a tranquillizzare la ragazza.

- Eri sveglio...

- Io non dormo. Dovresti saperlo... Io MANDO A DORMIRE! - il ragazzo si era stancato di girare intorno al tavolo. Si girò, puntando verso la porta con passo deciso.

- Jeff! Dove stai andando?

Il killer non si voltò neppure:- Vado a recuperare mio fratello, è ovvio.

Evelyn rimase folgorata.

Jeff è un pluriomicida ricercato... Se uscisse così lo arresterebbero subito!

La ragazza si gettò al suo inseguimento. Se il suo psicopatico coinquilino fosse riuscito a oltrepassare la soglia, lei non avrebbe più avuto modo di fermarlo.

-JEFF! Fermati!- urlò la ragazza afferrandolo per la manica. Il killer aveva già una mano sulla maniglia.

- Che vuoi? Lasciami in pace!

- Se la polizia dovesse trovarti... Verresti arrestato...

Jeff allontanò la mano dalla porta. Rimase qualche secondo assorto nei suoi pensieri, poi fissò Eve:- Oh, no... Non credo mi arresteranno. E sai perché?- abbassò la voce, piegandosi verso la ragazza e afferrandole il polso. Evelyn si trovò bloccata tra il muro e il corpo di Jeff.

- Jeff... Mi fai male... Per favore, lasciami...- sussurrò spaventata.

-Avanti, Eve, rispondimi... So che sei sveglia. Sai perché gli sbirri non mi arresteranno, eh?

- Perché... Li manderai a dormire?

Jeff ridacchiò:- No. Sarebbe bello, ma non ho il coltello... No, Eve, non mi arresteranno perché... Avrò un ostaggio, se dovessi venire inseguito dalla polizia. Avrò un ostaggio, Eve... Tu.

 

Evelyn fu letteralmente stordita dalla luce esterna, oltre che dall'odore dell'aria. Dopo quasi un anno, era di nuovo all'aperto. Prima di poter realizzare quanto stesse realmente accadendo, i ricordi di ciò che le era accaduto quella sera la travolsero. Quel tizio misterioso che si avvicinava, la rosa blu, i tentacoli che puntavano verso il suo collo... Evelyn barcollò un attimo, poi tutto divenne nero.

 

- Ti sei ripresa, a quanto pare.

Evelyn si guardò intorno, ancora confusa. Era in casa sua, sdraiata sul divano; quando provò ad alzarsi, la ragazza si accorse di avere mani e piedi legati. Davanti a lei, Jeff era semisdraiato sul pavimento, la schiena appoggiata al muro e il coltello nella mano.

- A quanto pare, la terapia d'urto non funziona... Dovrò riabituarti a stare all'aperto.

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Capitolo 13
*** 012 END ***


Jeff si ingobbì davanti allo specchio, puntellandosi sulle braccia. Aveva i capelli fradici appiccicati al volto. Sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi chiarissimi del demone che era diventato. Era frustrato: Evelyn non faceva progressi. Appena metteva un piede oltre la soglia, stava male, e lui era costretto a riportarla all'interno dell'abitazione. Di quel passo non avrebbe mai raggiunto Liu.

Il killer scese in cucina e raggiunse i fornelli. Non era un ottimo cuoco, ma almeno ciò che preparava era commestibile. Mentre cucinava, svuotò la quinta bottiglia di vodka in tre giorni. Aveva finito le sigarette, e la cosa non faceva certo bene al suo umore. Terminato di preparare il pranzo, ne mise una porzione in un piatto, agguantò una forchetta e si diresse verso il divano.

- Ehi Eve, hai fame?

Lo sguardo spaventato della ragazza, legata e imbavagliata, lo seccò. Dopotutto, le stava offrendo un trattamento di favore. Jeff le si inginocchiò accanto, le liberò la bocca e prese ad imboccarla:- Oggi ci riproviamo, eh, Eve? Cosa ne pensi?

Evelyn scosse freneticamente il capo. Era pallidissima, non solo perché non prendeva il sole da quasi un anno. Il killer le accarezzò la guancia: Ssssst... Sai bene che non intendo farti del male... Prendere un po' d'aria fresca farà bene anche a te, vedrai.

 

Fu un altro fiasco. Jeff era furibondo, ma non poteva fare niente per uscire da quella situazione.  Minacciare Evelyn non sarebbe servito. Sovrappensiero, il ragazzo si diresse verso le cartellette in cui la ragazza teneva i disegni. Non aveva mai avuto l'occasione di guardarli tutti.

Erano tanti, tantissimi. Anche se non aveva una ragione per farlo, il killer badò a non rovinare i fogli, rimettendoli ordinatamente nelle rispettive cartellette, addirittura lisciando le pieghe sulla carta. Poi, un disegno attirò la sua attenzione. Erano loro tre, insieme, come nella fotografia che si erano scattati una settimana prima.

Che cosa sto facendo? Cosa sono diventato?

Jeff si alzò, estrasse il coltello dalla tasca e si avvicinò a Evelyn, addormentata sul divano.

 

 

Eve chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Non aveva la più pallida idea di cosa fare.

- Scusami. Ho sbagliato, non avrei dovuto coinvolgerti.

Jeff fece roteare il coltello nella mano, poi cominciò a tagliare le corde che bloccavano i polsi e le caviglie della ragazza. Quando ebbe finito, si calò il cappuccio sul volto e la salutò con la mano:- Spero tu possa ricominciare a uscire, prima o poi. Ti farebbe davvero bene, credimi.

Il killer uscì dalla finestra, senza voltarsi a guardarla.

 

A quanto pareva, si era portato via la fotografia. Eve raccolse i capelli dietro la nuca, fermandoli con la matita, cercando di trovare una soluzione a quella situazione. Non voleva che Jeff venisse arrestato. Improvvisamente, le venne un'idea.

 

 

Jeff digrignò i denti nel vedere la macchina della polizia. Aveva il coltello, ma la spalla non era ancora guarita. Cercando di non attirare l'attenzione, svoltò in un vicolo, resistendo a stento alla tentazione di voltarsi per accertarsi di non essere seguito.

- Ehi, tu! Fermati un attimo!

Il killer eseguì, senza voltarsi. Correre via significava ricevere un proiettile nella schiena.

- Girati.

Con voce mortalmente calma, il ragazzo domandò:- Per quale motivo, agente?

- Voltati e levati quel cappuccio.

Jeff si girò lentamente. L'uomo davanti a lui era alto e robusto, pelle chiara, stempiato, capelli e occhi castani. Appariva sospettoso, ma non poteva immaginare cosa lo aspettava. Il diciottenne infilò la mano destra nella tasca della felpa, stringendo le dita sul manico del coltello. Con calma, portò la sinistra sul cappuccio, ma non lo abbassò.

- Ha paura dei demoni, agente?

- Ma cos...!

Jeff tirò indietro il cappuccio, gustandosi la solita espressione sconvolta di coloro che non erano in grado di riconoscere la vera bellezza.

- Torni a dormire, agente.

Con un movimento fluido, estrasse l'arma dalla tasca. Uno, due, tre colpi rapidissimi nell'addome dell'uomo, poi si voltò e fuggì.

Appena svoltato l'angolo, Jeff si trovò davanti la macchina della polizia. Evitò di farsi travolgere, ma i poliziotti notarono le macchie di sangue sulla felpa. Il killer cominciò a correre, pur sapendo di essere fuori allenamento. Non si sorprese più di tanto quando si trovò circondato. Jeff infilò le mani in tasca, appoggiando la schiena al muro dietro di lui.

Liu... Peccato, avrei voluto salutarti un'ultima volta...

- Louis! Cosa stai facendo?

Jeff si voltò. La voce era indubbiamente quella di Eve. Quando vide la ragazza, rimpianse il fatto di essersi bruciato le palpebre. Quello sarebbe stato un buon momento per sbarrare gli occhi. La ragazza indossava un lungo vestito nero, una sciarpa scura che le copriva il volto e degli occhiali da sole.

- Scusatelo, quando si tratta di cosplay si cala troppo nella parte.

- Ah, la mia mortale nemica! Jane, non ti avvicinare!- improvvisò Jeff.

Gli agenti parvero perplessi, ma li lasciarono andare. Jeff afferrò Eve per un polso e cominciò a correre:- Scusami ma non posso fermarmi, Jane... Cioè, no, Eve... Ho mandato a dormire un agente poco fa...

- Jeff...

- Ah il vestito è stupendo, sembra davvero quello che le ho mandato quando ho scoperto che era sopravvissuta.

- Jeff...

- E complimenti, davvero. Sei riuscita a superare l'agorafobia.

- Jeff!

Il killer si fermò nel sentirsi strattonare verso il basso. Evelyn era rannicchiata a terra, le mani premute sulle tempie. Il ragazzo si inginocchiò accanto a lei:- Eve... Eve, stai bene?

La ragazza scosse il capo:- Lui potrebbe essere qui... Potrebbe trovarmi...

- Parli dello pseudo Slendy, vero?

Evelyn annuì. Jeff le mise una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla:- Ehi, calmati. Ci sono io con te. Non permetterò a nessuno di farti del male.

Si bloccò, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. L'aveva sempre pensato, ma non era mai riuscito a esprimerlo ad alta voce.

- Dai, torniamo a casa. Riesci a camminare?

Senza aspettare la risposta, Jeff si passò il braccio di Eve intorno alle spalle, aiutandola a rialzarsi. Nel farlo, la sciarpa della ragazza scivolò via, mettendo in luce il sorriso che l si era disegnata sul volto con il rossetto.

- Eve... Cosa sarebbe quello?

- Eri contento... Quando avevamo tutti il sorriso.

Jeff sentì le lacrime agli occhi. Se si fosse messo a piangere, sarebbe stato un problema, così si passò alla svelta la manica sul viso.

 

- Jeff... Prima, eri serio?

Il killer lasciò nel catino pieno d'acqua la felpa che stava lavando, poi si voltò verso Evelyn:- Di che parli?

- Del fatto che non avresti permesso a nessuno di farmi del male...

Jeff si passò la mano insaponata sulla nuca, evitando di guardarla:- Uhm... Beh... Ecco... Sì, ero serio.

Ci era riuscito.

E adesso che gliel'hai detto, cosa credi che cambierà? Nulla. Sei un assassino, l'hai minacciata, per colpa tua ha rischiato di essere uccisa. Parecchie volte, inoltre.

Improvvisamente, Eve lo abbracciò:- Grazie.

Jeff ringraziò il fatto di non poter arrossire. Quando era normale, si imbarazzava subito.

Accarezzò i capelli della ragazza. Forse sarebbe tornato umano, grazie a lei. Dopotutto, valeva la pena tentare.

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