Da bravo ragazzo a serial killer... a bravo ragazzo? di amy_hime (/viewuser.php?uid=1060574)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 000 prologo ***
Capitolo 2: *** 001 ***
Capitolo 3: *** 002 ***
Capitolo 4: *** 003 ***
Capitolo 5: *** 004 ***
Capitolo 6: *** 005 ***
Capitolo 7: *** 006 ***
Capitolo 8: *** 007 ***
Capitolo 9: *** 008 ***
Capitolo 10: *** 009 ***
Capitolo 11: *** 010 ***
Capitolo 12: *** 011 ***
Capitolo 13: *** 012 END ***
Capitolo 1 *** 000 prologo ***
Jeff osservò il cielo coperto di nuvole, seccato. Presto avrebbe cominciato a piovere. Il ragazzo dai capelli neri si calò il cappuccio sul volto, sia per proteggersi dalla sottilissima pioggia sia per nascondere il viso sfregiato.
Quella notte il killer non aveva voglia di mandare a dormire nessuno, voleva semplicemente riposarsi un po'. Portò alle labbra la bottiglia di vodka che aveva con sé, ma la gettò via quando si accorse che era vuota. Avrebbe dovuto rubarne un'altra.
La pioggia nel frattempo era diventata più insistente, e il giovane si vide costretto ad accelerare il passo, alla ricerca di un posto asciutto e silenzioso. Avvolta da una leggera nebbia, la città appariva spettrale. Jeff osservò la luce dei lampioni che si rifletteva nell'acqua delle pozzanghere, increspata dalla pioggia.
Il killer decise di attraversare la strada, senza curarsi dell'automobile che stava sopraggiungendo in quel momento.
Si fermerà di certo, sono in mezzo alla strada!
Sentì la macchina frenare, ma le ruote slittarono a causa dell'asfalto bagnato.
Al diavolo... Pensò Jeff mentre era ancora in aria Non mandarlo a dormire, Jeff. Non. Mandarlo. A. Dormire. Nonmandarloadormire.
L'impatto con l'asfalto fu violento.
- Stai bene?!?
Tutti i buoni propositi di Jeff vennero spazzati via.
Puntò gli occhi sull'automobilista che era sceso a soccorrerlo.
- Torna a dormire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 001 ***
Quando
Jeff si svegliò vide solo
nero. Confuso, il killer si portò una mano al volto,
accorgendosi di essere
bendato.
-
Scusami, ma era l'unico modo che
avevo per sapere quando ti fossi svegliato- commentò una
voce femminile.
Jeff
si tolse la benda e si trovò a
tu per tu con una ragazza china su un blocco da disegno. I capelli
castani
nascondevano quasi completamente gli occhi scuri, che risaltavano sul
viso
pallido.
Lentamente,
i ricordi riaffiorarono
nella mente del ragazzo. Dopo l'incidente, si era avviato barcollando
verso una
casa ed era entrato dalla finestra. Aveva fatto qualche passo nella
stanza
buia, poi era stato colpito alla testa ed era svenuto.
La ragazza lo
osservò inclinando la testa.
-...
Beh, che c'è?- domandò il killer
sentendosi a disagio.
-
Niente. Non riesco a disegnare i
tagli che hai sulla faccia- rispose lei, poi tornò a fissare
il foglio.
Il
ragazzo si passò l'indice sulle
cicatrici:- Belli, vero? - domandò, con la voce tinta da una
nota di orgoglio.
-
Mmm...- rispose lei, poi si voltò
verso di lui - A proposito, io sono Evelyn. O Eve, se preferisci.
Il
killer si rabbuiò - Jeff. Jeffrey.
Jeff.
Evelyn
sorrise - Sei un po' confuso o
sbaglio, Jeff Jeffrey Jeff?
-
JeffreyAlanWoods.
La
ragazza rifletté un attimo:-
Woods... É un cognome che ho già sentito qualche
anno fa... Mi pare legato a un
fatto di cronaca...
Jeff
incrociò le braccia dietro la
nuca:- Già. Sono quel Jeffrey Alan
Woods. Ora scusami, ma non è un
argomento di cui mi piaccia parlare.
Lei
abbassò il blocco e si alzò, poi
iniziò a raccogliere i capelli in una coda:- Come vuoi...
Che ne dici di
ordinare la colazione?
-
Certo che sei strana. - commentò
Jeff mentre imburrava la terza fetta di pane - Hai ordinato la
colazione al bar
di fronte a casa tua
-
Non ci vedo nulla di strano -
ribatté Eve addentando una brioche.
-
Te la sei fatta portare a
domicilio, é questa la cosa strana.
La
ragazza lo osservò, sperando che
il suo ospite non finisse il burro, poi agguantò la matita e
ritoccò il
disegno. Non si era ancora staccata da quel blocco da disegno,
notò Jeff. Non
l'avrebbe mai ammesso, ma era curioso di vedere il suo ritratto.
-
Ognuno ha le sue manie. Tu sfiguri
la gente, io non esco di casa.
Il
killer appoggiò il mento sulla
mano e inclinò la testa di lato:- Non è esatto.
Io non sfiguro la gente, la
mando a dormire. Piuttosto, c'è una cosa che non capisco -
tacque un attimo,
riorganizzando i pensieri - sono cinque anni che faccio questa vita, e
di tutti
quelli che ho incontrato se ne sono salvati solo due. Tu potresti
essere la
prossima. Come fai ad essere così tranquilla?
Evelyn
aggiustò per l'ennesima volta
il suo disegno, poi bevve un sorso di succo:- Per due motivi. Primo:
ieri notte
ti ho sottratto le armi. Quindi, a meno che tu non voglia usare quel
coltello
da burro, non mi pare di essere in pericolo.
Il
ragazzo osservò la lama sporca di
burro, facendo dondolare il coltello davanti agli occhi:- Naaa... Per
ora lo
userò per la colazione...- si impietrì - Aspetta
un attimo... Mi hai
perquisito?
Cominciò
a frugarsi nelle tasche,
rimanendo sconvolto. Gli era rimasto solo un pacchetto di sigarette
semivuoto,
non aveva più nemmeno l'accendino.
-
Il secondo motivo é che, dopo
essere stata aggredita da un mostro tentacolare alto due metri senza
occhi che
ha cercato di uccidermi dopo avermi regalato una rosa blu, i ragazzi
sfigurati
che vanno in giro armati non mi impressionano più
così tanto.
Jeff
ridacchiò:- Infatti non esci di
casa...- commentò distrattamente, ma la sua mente era
altrove, in un bosco
bruciato un anno prima.
Angolo
autrice
Ciao a tutti, la
principessa è tornata! *si
inchina*
* controlla gli
appunti cercando di capire come
continuare il discorso, ma non li ha, quindi decide di saltare
l’introduzione*
Che
dire… in realtà questo capitolo è nato
dalla
fusione dei capitoli uno e due, visto che i successivi stavano
diventando
decisamente lunghi, dunque non so più quanti saranno i
capitoli totali. Inizialmente
pensavo a una decina, ma ora non ne sono più tanto
sicura… si vedrà.
Inoltre
approfitto di questo spazio per
ringraziare una persona, senza la quale Evelyn sarebbe rimasta
“****” per tutta
la durata della fic (che, di conseguenza, probabilmente non sarebbe mai
stata pubblicata)
dunque… *prende fiato* GRAZIE MILLE SENPAI!!!
So, guys, see u
soon!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 002 ***
-
Vado a buttare la spazzatura -
comunicò Jeff una volta finita la colazione. Evelyn lo
guardò sorpresa:-
Davvero?
Il
killer ridacchiò:- So che non
sembra, ma prima di diventare come sono adesso ero un bravo ragazzo. E
poi- si
infilò le mani in tasca cercando le sigarette - spero che tu
mi restituisca
almeno l'accendino. Ho voglia di fumare.
Quando
il suo ospite fu uscito,
Evelyn non si staccò un attimo dai suoi disegni. Una volta
terminato di
inchiostrare la versione a grafite, estrasse da un cassetto due scatole
di
matite colorate, ma esitò nello scegliere i colori. Jeff non
era certo un
modello facile: gli occhi azzurri, così chiari da sembrare
bianchi, contornati
da due cerchi di pelle carbonizzata, i tagli rosso vivo che parevano
fossero
stati dipinti su quel volto bianco e i capelli lunghi, neri, ma di un
nero
opaco.
Eve
cominciò a lavorare con calma. Nonostante
fosse appena diciottenne era brava a disegnare, tanto che si guadagnava
da
vivere illustrando libri e facendo poster. Il bar dove aveva ordinato
la
colazione era stata la sua rampa di lancio due anni prima, quando le
avevano
chiesto dei disegni per abbellire l'interno del locale. La voce si era
sparsa e
lei aveva guadagnato una discreta fama nella zona.
Fino alla sera di tre mesi prima.
-
Rosa rossa o
rosa blu?
Jeff
si appoggiò al muro, il volto
rivolto verso il sole. Si schermò gli occhi con una mano per
proteggerli dalla
luce, poi si accese una sigaretta. Aveva dovuto discutere a lungo con
Eve per
ottenere l'accendino, e l'aveva riavuto indietro solo dopo aver
promesso che
sarebbe andato a fare la spesa, dopo aver buttato la spazzatura.
Guardò i soldi
che la sua ospite gli aveva dato. L'istinto di spenderli tutti in
sigarette e
alcolici era forte, ma decise fosse meglio acquistare anche qualcosa da
mangiare.
Buttò
a terra il mozzicone di
sigaretta, si calò il cappuccio sul volto e si
avviò verso il negozio più
vicino, preferendo tagliare per il parco, dove avrebbe avuto meno
probabilità
di essere notato.
Rallentò
quando notò un bambino fermo
sotto un albero, intento a fissare qualcosa nella chioma.
Avvicinandosi, il
killer scorse un gatto tigrato bloccato tra i rami.
-
Felix! Vieni giù, dai!
Jeff
si fermò accanto al ragazzino e
studiò rapidamente la situazione, poi commentò:-
Quella palla di pelo non
scenderà certo da sola, piccolo. É troppo in
alto. Ti conviene trovare qualcuno
disposto ad arrampicarsi e tirartelo giù.
Detto
questo, si voltò e continuò per
la sua strada. O almeno, ci provò. Ebbe il tempo di fare un
paio di passi, poi
si sentì tirare per una manica.
-
Signore, può andare a prendere il
gatto che è sull'albero, per favore?
Jeff
si sentì invecchiare
di colpo. Signore? Avrò appena
dieci anni più di lui!
Il
ragazzo sbuffò, poi fece dietro
front e si avvicinò al tronco:- Va bene, te lo recupero.
Solo una cosa,
piccolo. Non chiamarmi signore. Ho diciott'anni, non quaranta.
Il
killer si arrampicò rapidamente
sull'albero, con una sicurezza dovuta ai cinque anni passati per
strada, quando
era costretto a scalare i pali della luce per entrare da una finestra
aperta e
mandare a dormire lo sfortunato di turno.
In
pochi secondi fu accanto al gatto,
che lo fissava circospetto. Jeff allungò una mano verso
l'animale:- Ehi, micio,
vieni qui.
Il
felino soffiò irritato e Jeff si
fermò. Sapeva di non piacere ai gatti, tuttavia
riprovò ad avvicinarsi
all'animale.
-
Stupido gatto, muoviti. Non voglio
passare tutto il giorno su un albero, chiaro?- sibilò il
killer a denti
stretti.
Il
bambino aspettava seduto sotto
l'albero, quando sentì un trambusto provenire dai rami.
Guardò in su,
spaventato. Il killer era in caduta libera. All'ultimo istante, il
ragazzo
riuscì ad agguantare un ramo e rimase lì,
aggrappato con una mano sola. Calcolò
la distanza che lo separava da terra, poi sollevò il gatto
per la collottola,
fissandolo. Era giunto il momento della vendetta:- Sono ancora due
metri,
Felix. Che dici, li facciamo in volo?
Poi
aprì la mano e si lasciò cadere,
stringendosi al petto l'animale.
-
Si è fatto male?- domandò
agitatissimo il bambino non appena Jeff fu a terra. Il ragazzo si
strofinò la
felpa per pulirla dalle foglie, poi gli porse Felix:- Parli di me o di
questo
diavoletto? Comunque non si è fatto male nessuno, sta
tranquillo.
-
Ma prima l'ho sentito soffiare!
Jeff
cominciò ad allontanarsi:- È
perché non piaccio ai gatti, tutto qua. E fanno bene a
diffidare.
Evelyn
osservò il disegno
soddisfatta, poi guardò l'orologio appeso alla parete. Jeff
era uscito da circa
un'ora e mezza. La ragazza fece per alzarsi, ma qualcuno le
afferrò la spalla
destra e la costrinse a rimettersi seduta. Eve tentò di
voltarsi, ma il suo
aggressore le bloccò la testa con l'altra mano.
La
ragazza andò nel panico, mentre il
suo incubo diventava realtà. All'improvviso sentì
sotto le dita la forma della
matita. Non era mancina, e non aveva mai pensato di pugnalare qualcuno
con una
matita, ma ci provò. Il suo aggressore le liberò
la spalla e la disarmò, tutto
nel giro di un secondo. Evelyn si vide perduta. Sentì il
respiro del nemico sul
collo, poi una voce roca:- In altre circostanze ti avrei mandata a
dormire,
Eve.
Jeff
la lasciò andare, poi raccolse
da terra i due sacchetti del supermercato e li posò sul
tavolo.
-
L'idea della matita non era male,
comunque. Avresti dovuto essere più veloce però.
Le tue intenzioni erano
evidenti.
La
ragazza si massaggiò la spalla,
indolenzita dalla presa ferrea del killer.
-
Si può sapere cosa ti é saltato in
mente, Jeff?- sbottò confusa e anche un po' spaventata. Il
ragazzo la guardò:-
Niente. Volevo solo vedere come reagisci in caso di aggressione, tutto
qui.
-
Ti aspetti che io ci creda?
Il
killer scrollò le spalle:- É
mezz'ora che sono in casa, non te ne sei accorta? Ti ho anche lasciato
finire
il disegno. E comunque, uso solo il coltello per mandare a dormire la
gente.
Effettivamente
non ha tutti i torti. Ha anche comprato da mangiare...
La ragazza lo fissò:- Ci hai messo un'ora a
fare la spesa?
-
Ho dovuto tirare giù Felix da un
albero... Quella
bestiolina mi odia.
-Ah,
già, il gatto di Alistair. Fa
così con tutti, non preoccuparti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 003 ***
Jeff
riemerse dal bagno con i capelli
ancora umidi; indossava soltanto i jeans neri, dato che la felpa era
stesa dopo
essere passata in lavatrice. Si stiracchiò soddisfatto:-
Sono anni che non mi
faccio una doccia calda... Ci voleva proprio.
Evelyn
sollevò appena lo sguardo dal
foglio, continuando ad aggiungere dettagli al disegno. Poi si
fermò per dare
una seconda occhiata al suo ospite. Ad essere sincera, non si aspettava
che il
killer avesse tante cicatrici. Tra le altre, una, enorme, al centro del
petto.
Aveva una forma vagamente circolare, con i bordi frastagliati. Eve si
domandò
come Jeff se la fosse procurata, ma preferì non chiedere
direttamente al suo
ospite.
-
Ehi, posso vederlo?- domandò il
ragazzo indicando il disegno, poi continuò:- È il
mio ritratto, giusto?
-
Se non lo fosse lo guarderesti
comunque?
Lui
scrollò le spalle, poi incrociò
le braccia sul petto e la osservò inclinando la testa:- So
che quello è
il mio ritratto, te lo leggo negli occhi. Posso vederlo?
Eve
si arrese. Annuì, poi passò il
foglio a Jeff, che se lo portò all'altezza degli occhi.
-
È solo una prova in realtà... -
iniziò a spiegare lei, ma il killer la interruppe con un
fischio di
ammirazione:- Sei davvero brava... - tornò a guardarla e
domandò - Disegni
sempre ciò che ti capita davanti?
Evelyn
scrollò le spalle. Si raccolse
i capelli e li fermò con la matita, poi rispose:- All'inizio
sì, poi dopo un
po' di tempo ho esaurito i modelli... E ho cominciato a disegnare tutto
ciò che
mi passava per la testa.
Si
alzò e si avvicinò a una mensola
piena di cartellette colorate, le passò in rassegna e ne
scelse una, verde. La
aprì, e ne estrasse il disegno di un ragazzo alato. Sulla
pelle pallida
risaltavano gli occhi verdi, mentre le ali ricordavano due enormi
foglie
d'acero rosso. I capelli corti erano color erba, e gli abiti della
figura erano
realizzati con petali di fiore e piume.
-
Le cartellette sono organizzate per
argomento: in quella verde fate, elfi e compagnia bella, in quella blu
i
pirati, azzurra gli uccelli, i draghi e gli angeli, in quella gialla i
gatti e
felini, arancione volpi, lupi, cani, nella cartelletta viola i
Vocaloid..
-
Okay, capito... Vocaloid ?
Lei
lo guardò truce:- Wikipedia
esiste per un motivo.
Il
killer alzò le mani in segno di
resa. Qualunque cosa fossero i Vocaloid, ciò che lo
interessava era un'altra
cosa:- Ehi, frena un secondo. Il mostro tentacolare senz'occhi... L'hai
ritratto?
Evelyn
si incupì.
-Cartelletta
nera- si limitò a dire,
senza muoversi per prenderla. Jeff aggirò il tavolo e si
avvicinò alla mensola.
Ora che le dava le spalle, Evelyn si accorse che sulla schiena del
ragazzo
c'era un'altra cicatrice, identica a quella sul petto. La mano del
killer
indugiò sul dorso della cartelletta. Aveva le dita lunghe e
affusolate, degne
di un pianista, con le unghie squadrate e rovinate. Esitò:-
Rischio di essere
morso, se lo tocco?
-
Le cartellette non mordono.
-
Forse le cartellette no, ma tu
sì... Anche se in realtà per me non cambia molto.
Praticamente non ho
sensibilità.- Jeff alzò le spalle allegramente,
poi aprì la cartelletta e
cominciò a rovistare tra i fogli. Continuò a
parlare:- Sai, voglio essere
sicuro di una cosa...
-
Ah sì...? Interessante- ribatté
Eve, fredda. Il ragazzo si voltò a guardarla.- Sbaglio o
c'è del sarcasmo nella
tua voce?
-
Non mi piace ripensare a quel mostro.
-
Però sei interessata alla mia
cicatrice, non è così?- Jeff si passò
la mano sul petto, accarezzando il
tessuto cicatriziale- Non leggo nel pensiero, tranquilla.
Semplicemente...
Beh...- esitò, mentre il suo tono passava da allegro a cupo,
in netto contrasto
con il perenne sorriso sul suo volto- ... Quando disponi di un'unica
espressione, impari a leggere quelle altrui al primo sguardo...
Evelyn
rimase colpita dal repentino
sbalzo d'umore del suo ospite. Con gli occhi ridotti in
quelle condizioni,
può piangere? E se sì, gli fa male?
-Cosa
volevi sapere?- domandò,
sperando di distrarre il ragazzo da quei pensieri.
Jeff
parve tornare allegro:- Nah... Vedi,
il fatto è che l'anno scorso ne ho incontrato uno anch'io,
di mostri
tentacolari senz'occhi. Slenderman... Si chiamava così,
secondo il biglietto
attaccato all'albero. È stata una bella lotta, se non fosse
per il fatto che se
l'è svignata sul più bello... Ero anche in
vantaggio.
-
Cosa centra questo con la
cicatrice?
-
Mi ha impalato su un ramo ed è
scappato, lasciando il bosco in preda alle fiamme.
Evelyn
parve confusa:- Hai detto che
eri in vantaggio...
Lui
scrollò le spalle:- Lo ero,
infatti. Ho attaccato per primo. Avevo la situazione in pugno. Poi...-
nella
voce del ragazzo si fece nuovamente viva la nota di dolore di prima -
Mi ha
stordito... Sono caduto sulla tomba di Liu... Io non volevo... Non
volevo
fargli del male, ma si era svegliato... Ho dovuto rimetterlo a dormire.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti! Sono tornata!
In
realtà avrei voluto pubblicare
questo capitolo domani, visto che è il mio compleanno, ma mi
sono resa conto
che non ne avrei avuto il tempo… quindi ecco a voi!
Sono
una vera fanatica di compleanni
e ricorrenze… per
i fan di AoT,
Noragami, Kuroshitsuji e Diabolik Lovers, il tre settembre è
il compleanno di
Yuki Kaji! Auguri
Yuki-kun!
Okay, ho
esaurito le idee (potrei occupare un bel po’ di spazio
parlando di compleanni
di personaggi anime che cadono a settembre, ma non mi sembra il caso),
quindi a
presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 004 ***
Evelyn
estrasse dal fondo della
cartelletta un foglio, per poi passarlo a Jeff. Il ragazzo era
diventato cupo
di colpo, parlando di Liu. Non parlava ad alta voce, tuttavia
borbottava
qualcosa di non molto allegro. Le uniche parole che Eve era riuscita a
carpire
da quello strano monologo erano state Randy, festa, genitori,
candeggina,
dolore, bellissimo e Liu.
Sussurrando,
la ragazza tentò di
attirare l'attenzione del giovane:- Ehm... Jeff... Ho trovato il
disegno che ti
interessa se... Se vuoi vederlo, ecco.
Il
malumore di Jeff si sciolse come
neve al sole. Improvvisamente allegro, prese in mano il foglio
dimenticando
totalmente i discorsi di qualche istante prima. Lo osservò a
lungo,
pensieroso:- In effetti assomiglia a Slendy, ma... Non è lui.
Allungò
una mano e sfilò la matita
dai capelli di Evelyn, poi orientò la punta verso il
foglio:- Faccio un paio di
aggiustatine, non preoccuparti.
- Non.
Provarci. Nemmeno.
Jeff
osservò la mano della ragazza
stretta intorno al suo polso con distacco, quasi fosse un insetto
strano,
tuttavia, quando parlò, nella sua voce c'era un misto di
stupore, curiosità e
ironia:- Ehm... Perché no, Eve?
-
Perché l'ho fatto io, è ovvio.
Nessuno rovina i miei disegni e la passa liscia, chiunque esso sia.
Lui
inclinò la testa di lato e la
osservò divertito:- Cosa ti fa pensare che io potrei
rovinarti il disegno?-
indicò il viso sfregiato - sappi che per il sessanta
percento questo spettacolo
è opera mia. Io sono un artista.
- Fa
quel che vuoi, ma non. Toccare. Il.
Mio. Disegno, sono stata chiara?
Jeff
scrollò le spalle, poi prese un
altro foglio e diede sfoggio della sua abilità nel disegno.
-
Finito!- esultò il killer quasi
un'ora e mezza dopo. Evelyn gli si avvicinò, impaziente.
Rimase scioccata alla
vista del disegno.
-
Sono un artista, no?- commentò Jeff
incrociando le braccia dietro la nuca. Eve scrollò le
spalle:- Diciamo che ho
visto di meglio...
La
parte superiore del foglio era
occupata dalla scritta QUESTO È SLENDERMAN, collegata con
una freccia a una
figura composta praticamente da stecchini neri, e affiancata da una
sorta di
autoritratto di Jeff, anch'esso corredato di didascalia. Accidenti,
che
artista... Evelyn riappoggiò il foglio sul tavolo.
Jeff, evidentemente
soddisfatto, si allontanò andando a riprendersi la felpa
ormai asciutta. Rientrò
nella stanza, poi si fermò di botto irrigidendosi. Cadde a
terra contorcendosi,
sotto lo sguardo scioccato della ragazza. Eve si precipitò a
soccorrerlo, ma
inciampò su qualcosa di lungo e nero. Dei tentacoli neri la
costrinsero a
sollevare il volto, e Evelyn si ritrovò a fissare un volto
bianco privo di
lineamenti. Improvvisamente si sentì debole, incapace di
muoversi e con un mal
di testa spaventoso.
-
Ehi, non... Distrarti, okay?-
ringhiò Jeff, ruzzolando verso il tavolo. I tentacoli dello
Slenderman
avvolsero il torace del killer, ma questi si divincolò e
riuscì a sottrarsi a
quella stretta letale. Agguantò le matite dal tavolo e le
conficcò nei
tentacoli del mostro, che stridette dal dolore. Poi, Jeff fece l'errore
di
guardare in faccia lo Slenderman. Barcollò all'indietro, poi
cadde vomitando.
Evelyn raccolse da terra una matita e la usò per pugnalare
uno dei tentacoli,
poi si allontanò strisciando più velocemente che
poteva. Jeff, nel frattempo,
era riuscito ad alzarsi appoggiandosi alla sedia. Allungò
una mano ed estrasse
da uno dei sacchetti del supermercato una bottiglia di vodka, poi
recuperò
l'accendino dalla tasca.
-
Ehi, Slendy... Ho un regalino per
te.
Lanciò
la bottiglia, che si infranse
contro i tentacoli alzati a creare una sorta di scudo, mentre gli abiti
neri
dello Slenderman si inzuppavano, poi gli corse addosso con l'accendino
in
mano:- BRUCIA!
Il
suo attacco non andò mai a segno:
lo Slenderman scompare così come era apparso. Jeff si
sdraiò sul pavimento,
ridendo, ed Evelyn non poté fare a meno di sorridere, poi le
sorse un dubbio:-
Jeff, perché mi hai salvata?
Lui
la guardò:- Perché mi stai
ospitando, ovvio... E anche perché non mi hai ancora
restituito il coltello. Se
lo avessi avuto, avrei mandato a dormire Slendy, anziché
metterlo in fuga
lanciandogli la... Oh- si interruppe, guardando i cocci di vetro sul
pavimento
- la mia vodka... Era l'unica bottiglia che c'era...
Evelyn
si allontanò cercando di
trattenere le risate.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 005 ***
Il
ragazzo inclinò il capo,
osservando dalla finestra quel che accadeva nella casa di Evelyn. Ormai
conosceva piuttosto bene i suoi abitanti, dal momento che passava quasi
tutto
il suo tempo appostato fuori dall'edificio. Dopo due settimane di
convivenza,
Jeff e Evelyn sembravano intendersi a meraviglia, pur avendo furiose
discussioni riguardo al coltello del killer, che la ragazza si
rifiutava di
restituire. In quel momento Jeff dormiva sul divano, nonostante fosse
ancora
presto. Stando alle sue affermazioni, era abituato a dormire poco,
facendo vari
sonnellini nell'arco della giornata, a causa della sua abitudine di
colpire le
sue vittime di notte e del fatto di non poter chiudere gli occhi.
Faceva
impressione vederlo dormire della grossa con gli occhi sbarrati,
così Eve gli
aveva prestato ina sciarpa scura, anche per evitare che la luce gli
desse
troppo fastidio. Il giovane spostò dagli occhi un ciuffo di
capelli castani e
si guardò intorno. Era quasi buio, presto avrebbe dovuto
entrare in azione.
Perlomeno, non c'era nessuno in giro. Soddisfatto, il ragazzo si
sciolse le
spalle e riassestò gli occhiali sul naso, poi si diresse
verso la porta.
Jeff
di addormentò assaporando la
calma di quella casa. Nei suoi anni di vagabondaggio aveva avuto poche
occasioni di poter dormire al riparo, senza doversi preoccupare degli
sbirri o
degli scocciatori. In quel periodo il sonno era stato il suo peggior
nemico,
sia per gli incubi che portava con sé, sia perché
lo lasciava totalmente
indifeso. In quel momento Jeff non doveva preoccuparsi di tutto
ciò, così fu
piuttosto facile scivolare tra i sogni.
Il
killer venne svegliato di colpo da
una sorta di martellante, odioso e assordante ritornello:- Ehi Jeff,
ehi Jeff,
ehi Jeff, ehi Jeff!
Scattò
giù dal divano, ribaltando
sulla schiena il ragazzo mascherato che gli stava picchiettando la
spalla. Aveva
grossomodo la sua età, e indossava jeans blu, una felpa
marrone e un cappuccio
blu, anche se i capi d'abbigliamento più evidenti erano la
maschera bianca e
nera che gli copriva la parte inferiore del viso e gli enormi occhiali
arancioni. Il giovane non parve accusare il colpo, ma si
rialzò spazzolandosi
il davanti della felpa e tese la mano a Jeff:- Ehi Jeff!
Il
killer, parecchio seccato da
quella cantilena irritante, gli dette uno schiaffo sulle dita prima di
sbottare:- CHI DIAVOLO SEI TU?
Il
ragazzo si passò la mano tra i
capelli, all'apparenza in imbarazzo, poi esclamò allegro:-
Ehi Jeff, io sono
Toby! Ticci Toby.-
Toby tacque un
istante, riorganizzando i pensieri, poi esclamò
allegramente:- Mi manda Slendy!
Jeff
rimase un attimo bloccato. Avrebbe
sgranato gli occhi se avesse potuto, ma dato che la cosa gli era
impossibile si
limitò a inarcare un sopracciglio:- Ah sì? E per
quale motivo, scusami?
Toby
alzò le spalle:- Bah. Credo ce
l'abbia con te... Io devo solo portarti da lui. Oh, e anche eliminare i
testimoni- Il tono non era ironico, notò Jeff. Quel ragazzo
era veramente svampito.
Contrariato, il killer incrociò le braccia:- E se non
volessi venire? O se
volessi mandarti a dormire ? Che faresti, Toby?-
il tono dell'ultima
frase era stato decisamente beffardo, ma il castano non se ne accorse
neanche:-
Oh, potresti provarci, ma sappi che soffro di CIPA.
Jeff
esitò. Non sapeva minimamente
cosa significasse il termine CIPA,
ma
non prometteva nulla di buono. Sospirò, poi decise di fare
buon viso a cattivo
gioco. Incrociò le braccia dietro la nuca, stiracchiandosi
un po'.
-
Ehi, Toby, ti dispiace aspettare un
po' qui?
Il
castano scrollò le spalle:- Fa
pure con comodo... Aspetterò che faccia buio.
Il
killer si lanciò su dalle scale,
infilandosi nella camera di Evelyn. La ragazza stava disegnando come
suo
solito, sdraiata sul letto, ma si voltò verso Jeff.
-
Eve, che diamine sarebbe la CIPA?
Lei
inclinò il capo, perplessa:- Non
ne ho idea... Perché lo chiedi?
Jeff
spiegò rapidamente la
situazione, poi concluse:- È meglio se ti nascondi da
qualche parte... Quel
tizio ha un'accetta.
Lei
assentì, poi allungò una mano
verso il cellulare. Dopo pochi istanti, trovò quel che
cercava:- CIPA:
acronimo di Congenital Insensitivity to Pain with
Anhidrosis (insensibilità congenita al dolore con anidrosi).
Si tratta di una
patologia congenita molto rara... [Fonte: Wikipedia]
Il
killer la interruppe:- Anidrosi?
Eve
annuì:- Assenza di sudorazione...
In pratica, Toby non ha percezioni tattili, non avverte i cambiamenti
di
temperatura...
Jeff
rifletté un attimo:- Io e lui
siamo allo stesso livello, o quasi... Dopo quello che mi hanno fatto
Keith,
Randy e Troy neanche io avverto il dolore... O quasi. Però
c'è quella storia
dell'anidrosi...- tacque di colpo. Eve lo osservò, cercando
di capire cosa gli
passasse per la testa.
-Ehi,
Jeff...
-NON.
RIPETERLO. MAI. PIÙ.
-...
Jeff, si può sapere a cosa
pensi?
Lui
scosse il capo.-Ridammi il
coltello, poi va a nasconderti. Ho un piano...
Il
ragazzo tornò al piano di sotto:-
Toby, vuoi qualcosa da mangiare?
-Avete
dei waffel?
-
No, ma possiamo andare a
comprarli... Tranquillo, non scappo. Aspettami fuori -
bloccò sul nascere le
obiezioni - Sono un pluriomicida ricercato, dopotutto. Non posso certo andare in giro a volto scoperto.
Appena
Toby fu uscito, Jeff si
precipitò ad accendere i termosifoni, poi riempì
d'acqua calda tutte le pentole
possibili e le mise sul fuoco. Esitò un attimo, poi chiuse
le finestre.
Raggiunse Evelyn:- È meglio se ti chiudi in bagno... Avrai
bisogno di
rinfrescarti. Voglio rendere casa tua una sauna. Ah, inoltre...- si
fermò, poi
le porse un coltello- se mi succede qualcosa, non esitare a usarlo...
Mira
qui,- aggiunse indicandosi la gola- qui, qui e qui- terminò,
toccandosi il
petto, l'addome e la coscia.
Evelyn
rimase perplessa:- Perché la
gamba?
-
Arteria femorale. Ti dissangui nel
giro di uno-due minuti. Ad ogni modo, non dovresti averne bisogno. C'è un motivo se mi chiamano Jeff
the Killer.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 006 ***
Jeff si fermò sulla soglia.
La missione Waffel era andata meglio del previsto: non avevano dovuto
mandare a
dormire nessuno, e non erano inseguiti dalla polizia. L'idea di
fingersi
cosplayer era stata geniale, avevano anche posato per delle fotografie.
Avrebbe
dovuto ringraziare Eve per il consiglio.
Si voltò verso Toby:- Sai una
cosa, Toby? Mi stai simpatico. Non è una cosa che capita
spesso. Quindi, ho
deciso che se dovessi batterti, e ti batterò, non
ti manderò a dormire.
L'altro non rispose,
limitandosi a sollevare l'accetta. Jeff ebbe a malapena il tempo di
schivare il
colpo, poi aprì la porta e si infilò in casa,
seguito a ruota dal castano. Il
calore lo stordì, ma non gli impedì di parare il
colpo successivo, bloccando il
manico dell'accetta con il dorso del coltello. Toby non era
più il ragazzo
svampito di qualche ora prima, era diventato una macchina per uccidere.
Jeff lo attaccò a testa bassa
mirando al petto, per poi scartare all'ultimo momento, cercando di
colpire il
fianco, ma il ragazzo intercettò il colpo. Per qualche
minuto i due
continuarono a girarsi intorno, parando l'uno gli assalti dell'altro.
Jeff
faticava a tollerare il caldo. Fissò Toby, sperando di
vederlo accasciarsi a
terra, ma il castano pareva in piena forma.
All'improvviso il Proxy
sferrò un calcio alla gamba di Jeff, che perse l'equilibrio
e cadde sulla
schiena. Il killer sentì il coltello sfuggirgli di mano.
Prima di poterlo
raggiungere, Toby gli assestò un calcio all'addome,
bloccandolo. Jeff lo vide
sollevare l'accetta, lentamente. Sospirò. Gli sarebbe
piaciuto poter chiudere
gli occhi, poter dormire, ma gli era impossibile.
Sentì una fitta alla
spalla destra, poi più nulla.
Evelyn non osava muoversi.
Dal piano terra non proveniva più alcun rumore, e non sapeva
se rallegrarsene o
preoccuparsi. Sentì il rumore dei passi sulle scale, poi dei
colpi sulle porte.
Eve strinse le dita sul manico del coltello. Non era Jeff. I colpi si
fecero
più vicini. Ancora più vicini. Rimase immobile
mentre il rumore dei passi si
faceva più forte. Due colpi anche sulla porta del bagno, poi
il silenzio.
Evelyn non osava respirare. I passi non ricominciarono. Era ancora
lì.
Improvvisamente, la lama dell'accetta sbucò dal legno della
porta. La ragazza
cambiò presa sull'arma, avvicinandosi alla porta.
Appoggiò la mano sulla
chiave, poi chiuse gli occhi. Jeff le aveva spiegato dove colpire,
doveva
soltanto farlo, anche se non avrebbe mai voluto uccidere qualcuno,
nemmeno un
assassino.
La ragazza inspirò
profondamente, poi riaprì gli occhi. Spalancò la
porta e si lanciò fuori,
pronta a colpire. Jeff intercettò l'attacco, bloccando il
coltello con
l'accetta che teneva nella mano sinistra, poi lasciò cadere
l'arma.
- Questo assalto andava
abbastanza bene, Eve. Congratulazioni.
Il ragazzo si premette la mano
sulla spalla destra, ferita:- Alla fine il mio piano ha funzionato,
l'ho steso.
Non preoccuparti.
Improvvisamente, Toby apparve
barcollante sulle scale, con un'accetta in mano. Jeff spinse via la
ragazza,
poi si voltò con il coltello in pugno. Era stanco, e pur
essendo quasi
totalmente privo di sensibilità, l'emorragia lo aveva
sfiancato. Le cose non
promettevano bene.
Poi, del tutto
inaspettatamente, Toby venne strattonato all'indietro, mentre qualcuno
gli
infilava un fazzoletto di stoffa sotto la maschera, facendolo svenire.
- Avresti dovuto legarlo,
Jeff.- commentò con un sorriso il ragazzo vestito di nero.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 007 ***
- Non può essere...-
sussurrò
Jeff, premendosi le dita sulla ferita. Il ragazzo sorrise:- E invece
è così,
Jeffrey, sono qui.
Evelyn guardò preoccupata il
nuovo arrivato. Era un giovane uomo, all'apparenza sui vent'anni, dai
capelli
castani e degli occhi color smeraldo. Tuttavia, ciò che
più saltava all'occhio
erano le cicatrici sul volto: il giovane ne aveva due, una sul naso e
una sul
mento.
Più un sorriso inciso uguale
a quello di Jeff.
- Chi sei?
Il ragazzo aprì la bocca per
rispondere, ma Jeff lo anticipò:- Eve, lui è...
Mio fratello maggiore Liu.
Dopodiché, il killer si
accasciò a terra svenuto.
Liu preferì rimandare le spiegazioni
al risveglio del fratello, tuttavia raccontò a Evelyn una
parte della storia,
fino ad arrivare al momento della sua aggressione da parte di Jeff:-
...
Nonostante tutto questo, queste cicatrici, il fatto
che abbia tentato di
uccidermi, e che abbia ucciso i nostri genitori... io non sono
arrabbiato con
lui. Non più, almeno.- si fermò, sorrise -
Dopotutto, è mio fratello...
- Liu... Mi dispiace
tantissimo... Tu non hai fatto nulla di male... È colpa
mia.- la voce di Jeff,
proveniente dal divano, era stanca.
Il fratello si accoccolò sul
pavimento, accanto a lui:- Ormai sono passati cinque anni... Possiamo
considerare chiusa la questione.
Jeff assentì, poi lo colse un
dubbio:- Liu, perché al cimitero c'era la tua tomba?
Il castano sorrise:- Perché
è
meglio che la gente pensi che ci sia solo un Woods impazzito, non due.
-Anche tu mandi a dormire la
gente? Liu the Killer? Ma non mi dire.
Lui scosse il capo:- No, mi
chiamano Homicidal. Homicidal Liu. Si farebbe troppa confusione.
Eve rifletté. Un assassino
psicopatico in casa forse poteva accettarlo, ma due non ne era affatto
sicura.
Anche se il nuovo arrivato è
davvero figo? Prima di cacciarlo di casa devi assolutamente fargli un
ritratto,
Eve. Senza storie.
La ragazza si schiarì la
voce, decisa a guadagnare un po' di tempo:-
Sono molto felice per la riunione di famiglia, ma...
Nessuno ha legato
Toby, alla fine.
Liu si alzò di scatto,
imbarazzato. Senza dire nulla, si caricò il ragazzo sulle
spalle e uscì di
casa. Jeff provò a sedersi, passando una mano sulle bende
che coprivano la
ferita. Si voltò verso la ragazza:- Eve, prometto che ti
aggiusterò la porta
del bagno, però lascia che Liu stia qui, per favore...
Evelyn sorrise annuendo. Non
era male come compromesso.
Jeff tornò a stendersi, poi
si tirò il cappuccio sugli occhi.
Liu... Sono felice sia
tornato.
All'improvviso, Jeff liberò
un occhio dal cappuccio e si voltò verso Evelyn:- Ehi,
Eve... Ammettilo, mio
fratello ti piace.
Lei si bloccò, sperando di non
arrossire:- Ma che dici, Jeff... Lo conosco da un quarto d'ora al
massimo!
Ebbe l'impressione che il
sorriso del killer si allargasse:- Però vuoi fargli un
ritratto, questo è poco
ma sicuro.
La ragazza andò nel panico.
Scosse il capo, poi sospirò:- Non posso farci niente... Ho
un debole per gli
albini e i ragazzi con gli occhi verdi.
Jeff si osservò la mano:-
Quindi hai un mezzo debole per me, visto che sono un mezzo albino.
-...
Liu si sedette nel parco,
coprendosi le cicatrici con la sciarpa. Non sapeva cosa fare. Da un
lato era
felice di aver ritrovato Jeff, dall'altro temeva di poter fargli del
male. Non
poteva essere un caso il fatto che fosse arrivato nella stessa
città in cui si
trovava Jeff.
Sullie... Che cosa hai fatto?!?
Rifletté. Scappare sarebbe
stato inutile, non avrebbe fatto altro che ferire il fratello. Oltre al
fatto
che non aveva il pieno controllo del suo corpo... D'altro canto, voleva
passare
del tempo con Jeff. Voleva capire quanto il ragazzo fosse cambiato in
quei
cinque anni.
-Ho lasciato Toby davanti
alla centrale di polizia... Se ha un po' di cervello, se ne
andrà senza causare
problemi o farsi arrestare.
- Ma quello non ce l'ha, un
cervello. È questo il punto.
Liu osservò il fratello:- Non
ti ricordavo così sarcastico, Jeff.
- Non sono sarcastico, è la
verità.
Il diciottenne si stiracchiò,
osservando la ferita:- Gli antidolorifici hanno fatto effetto...
Benissimo.
Vado a riparare la porta.
Evelyn e Liu rimasero soli.
Il ventiduenne studiò la ragazza, che non pareva minimamente
turbata dal fatto
di avere in casa due serial killer ricercati. Del resto, aveva steso
uno dei
due suddetti killer ricercati con una padella, o almeno così
affermava Jeff.
Liu sospettava che il fratello fosse in astinenza da Disney, ma aveva
preferito
tacere.
-... E adesso? Che facciamo?
Evelyn continuò a disegnare,
ma si degnò di rispondere:- Tu puoi fermarti, se ti va.
Sappi che non ho camere
per gli ospiti o letti extra... Ma il mio vicino sta cercando di
affittare la
casa.
- Io non posso uscire, lo
sai...
- Neanche io.
Liu la fissò. Il pensiero che
Evelyn fosse in realtà Rapunzel fuggita dal regno di Corona
ormai era impresso
nella sua mente, mancavano solo il camaleonte e il cavallo bianco.
Si costrinse a mandare avanti
la conversazione:-... Perché no?
Lei inclinò il capo
osservando il disegno:- Agorafobia... O ptsd, non sono sicura su quale
sia il
termine esatto. Non esco.
-... Ho un sacco a pelo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 008 ***
Liu si chinò sui disegni,
incuriosito:- Ti secca se guardo?
-Vivi qui da due settimane e
me lo chiedi ogni volta... Fa
pure...-
rispose Eve, china sull'ennesimo foglio. Davanti a lei c'erano le
matite
colorate. Liu prese
a sfogliare i
disegni:- Il postino, la ragazza con il cane, la colazione di ieri,...
Ah, c'è
anche Toby!-
- Ehi Liu! - scherzò
Evelyn , per poi tornare seria - guardami un attimo per favore.
Il ventiduenne si voltò verso
di lei, ma prima di poter dire qualcosa si udì un tonfo
provenire dalla
finestra. Jeff si tirò su, barcollando. I suoi occhi
incontrarono un disegno
raffigurante alcune matrioske.
- Jeff, sei andato a bere per
caso?- domandò ironico Liu. Il fratello annuì,
poi si avvicinò al disegno,
mugolando il motivetto di una canzone. Passò le dita sulle
figure, poi esclamò
allegro:- One, two, three, four!
Liu e Evelyn lo fissarono,
poi il fratello si costrinse a commentare:- ... Jeffrey... Le matrioske
sono
solo tre...
- KANGAE-SUJI NO MESSAGE,
DARE NI TODOKU SHIRANAI DE
Liu fissò Evelyn alla ricerca
di risposte, ma lei si limitò a scuotere la testa:-
Matryoshka... È una canzone
dei Vocaloid... Che Jeff sta torturando- si premette le mani sulle
orecchie- Ma
tuo fratello è sempre stato così
stonato?
La situazione, già comica di
per sé, degenerò quando il killer sorridente
cominciò anche a ballare. Almeno
in quello se la cavava. Evelyn decise di far partire la canzone
originale, pur
di non sentire gli strepiti di Jeff.
Finalmente, il ragazzo si
fermò. Liu tirò un sospiro di sollievo:-
È finita...
-Non illuderti, Liu.
- NE NE MOTTO IPPAI MATTE
CHOUDAI!- riprese Jeff. Liu fissò la sua sciarpa,
domandandosi se potesse
usarla per impiccarsi o meno.
Evelyn si alzò e si diresse
verso la sua camera, al piano superiore, riuscendo a evitare di essere
trascinata nel folle ballo di Jeff. Liu si ritrovò solo, con
un ballerino
ubriaco e una canzone in giapponese a tutto volume. Almeno la ragazza
era
riuscita a evitarselo.
- LIU~~ VIENI A BALLARE!
Jeff si accasciò sul tavolo,
evitando i disegni di Eve. Pur non essendo totalmente in sé,
era perfettamente
cosciente del rischio che correva chi toccava i fogli senza il consenso
della
ragazza.
-LIU BALLIAMO. OPPURE
CANTA~~~
Il fratello sospirò, poi
afferrò il cellulare.
- Kangae-suji no Message...
- DARE NI TODOKU SHIRANAI DE!
Jeff e Liu si voltarono,
mentre Eve ricompariva in soggiorno, con addosso una felpa verde. Nel
passare
di fianco al killer sorridente, la ragazza riuscì a calargli
il cappuccio sul
volto, sempre ballando.
- Se non puoi combatterli,
unisciti a loro!
Liu si passò una mano sul
viso, poi si alzò e cominciò a ballare. Sarebbe
stata una lunga notte.
Angolo autrice: E rieccomi
qui!
L'idea di un Jeff che canta
Martyoshka viene dal video di YouTube
https://m.youtube.com/watch?v=0c25njYsgEo, ma ho dovuto sostituire EJ
con Eve e
Liu per motivi di trama.
Bye bye, Amy-hime
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 009 ***
Jeff scivolò lungo il
corrimano, arrivando in cucina. Liu, in piedi accanto al tavolo, stava
osservando i disegni di Evelyn, ma sollevò il capo alla
vista del fratello. Lo
salutò con un cenno della mano, poi sollevò un
foglio:- Ehi, questo sei tu!
Accidenti, é davvero brava...
Jeff si avvicinò al tavolo e
si riempì una tazza di caffè:- In effetti
è uscito bene... Del resto, il
modello era bellissimo.
Liu ridacchiò, poi si
irrigidì di colpo. Si guardò intorno allarmato,
poi si diresse verso le scale.
Jeff lo guardò sorpreso:- Ehi, Liu! Tutto bene?
Il fratello si voltò, con gli
occhi verdi pieni di terrore:-... Sì, Jeff non
preoccuparti... Passa subito -
poi fuggì in bagno, chiudendo la porta a chiave.
Jeff si alzò e si diresse
verso il piano superiore. Il brusco cambiamento di suo fratello non
faceva
presagire nulla di buono. Giunto a metà scala
sentì Liu lamentarsi a bassa
voce. Accelerò il passo e, quando fu davanti alla porta,
cominciò a prenderla a
calci. Dall'interno sentì Liu implorare, poi il ragazzo
alzò la voce:- JEFF
VATTENE!!
Improvvisamente i lamenti
cessarono di colpo. Jeff arretrò di un paio di passi, poi si
gettò contro la
porta con tutto il suo peso, sfondandola. Liu era rannicchiato per
terra, con
le mani premute sulle tempie, ma si rilassò all'ingresso del
fratello minore.
Sollevò su di lui uno sguardo folle e carico d'odio, poi
sussurrò:- Jeffrey...
Torna a dormire.
Il ragazzo dai capelli neri
non capì con precisione quanto accadde negli istanti
successivi. Si ritrovò a
scivolare violentemente giù dalle scale, sentendo
distintamente gli spigoli dei
gradini battergli contro la schiena, e Liu che, ridendo, gli stringeva
la gola
con le mani. Una volta giunti sul pavimento Jeff tentò di
ribaltare Liu, ma il
fratello si rivelò troppo forte e strinse maggiormente le
dita sul collo del
ragazzo, sentendo le ossa scricchiolare sotto la sua presa.
- Piacere, Jeff. Io sono
Sullie.
Evelyn si guardò intorno. Si
trovava nella sua camera... La cosa strana era che non ricordava di
esserci
andata. Dopo quella specie di festa Jeff aveva preso una bottiglia di
vodka e
aveva obbligato gli altri due a bere. I ricordi di Eve si
interrompevano lì. Un
biglietto attaccato allo specchio attirò l'attenzione della
ragazza.
Ti sei ubriacata e ho deciso
di portarti a dormire,
Ciao, Jeff.
Evelyn fece per staccare il
messaggio, ma si fermò nel vedere il suo riflesso. Aveva un
sorriso scarlatto
che andava da un orecchio all'altro. L'idea che fosse stato un raptus
di Jeff
non era nemmeno tanto assurda, ma Evelyn preferì controllare
i tagli. Non aveva
intenzione di andare al pronto soccorso, anche perché non ci
sarebbe riuscita.
Rossetto... Jeff, sto per
mandarti a dormire per questo scherzo scemo, sappilo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** 010 ***
- L... Liu, la...lasciami...-
rantolò Jeff, mentre respirare si faceva sempre
più difficile. Il fratello
aumentò la stretta, ridendo:- Io sono Sullie, Jeffrey,
Sullie... Non Liu. Siamo
due, siamo diversi. E io sarò quello che ti
manderà a dormire.
Jeff sibilò. I polmoni
cominciavano a bruciargli per la mancanza di aria, la gola gli doleva a
causa
della stretta dell'altro ragazzo e davanti agli occhi avevano
cominciato ad
apparire delle macchie colorate. Non sarebbe riuscito a resistere
ancora a lungo.
- E...ve...
La risata di Sullie gli
giunse ovattata, come anche il suono delle sue parole:- Non
preoccuparti... Non
le farò niente, forse. Dipende da come
si comporterà.
- JEFF!
I fratelli Woods si voltarono
verso le scale. Evelyn era lì, con in mano i due coltelli
dei serial killer.
Sullie divenne pallido di rabbia, fissando il sorriso disegnato sul
volto della
ragazza.
- Jeffrey... Perché l'hai
fatto, fratellino? Perché? Ora non ho
più altra scelta.
Il castano fu fin troppo
rapido. Riuscì a disarmare Eve, tenendosi un coltello e
lanciando l'altro verso
Jeff. Il killer riuscì ad evitarlo per puro caso.
Jeff provò a rialzarsi,
tossendo e massaggiandosi la gola. Aveva la bava alla bocca.
- Jeffrey... Mi dispiace
tantissimo. Dovrò mandare a dormire la tua ragazza... Se tu
non le avessi
disegnato il sorriso, non sarebbe successo nulla.
Sullie appoggiò la lama sulla
guancia di Eve, sorridendo. Per quanto provasse a divincolarsi, la
ragazza non
aveva via di fuga.
- L...iu... O Sullie, non me
ne frega niente... Ti avverto. Toccala e... Ti... Manderò
a...dormire.
Jeff agguantò il coltello,
ripulendosi il volto con il dorso della mano. Si rialzò
lentamente,
barcollando. Eve era la prima persona che non fosse spaventata dal suo
aspetto,
l'unico legame che il killer fosse riuscito a costruire in
più di cinque anni,
da quando la sua famiglia si era trasferita. Non avrebbe permesso a
nessuno di
farle del male, nemmeno alla variante psicopatica di suo fratello.
- Non ti reggi nemmeno in
piedi... Cosa credi di fare, Jeffrey?
Jeff digrignò i denti. Non lo
sapeva nemmeno lui. L'unica cosa importante era tirare fuori dai guai
Evelyn, a
qualunque costo.
Liu si guardò intorno. La
prima cosa che notò fu il sorriso disegnato sul volto di
Evelyn. La seconda,
Jeff che si contorceva a terra tenendosi una mano sulla spalla. La
terza, la
ferita che aveva sulla mano destra.
Lasciò andare il coltello che
aveva nella mano sana e si precipitò dal fratello:- Jeff...
Jeffrey, stai bene?
L'altro lo fissò:- Che vuoi
adesso? Hai appena cercato di mandarmi a dormire! E adesso ti preoccupi?
- Non sono Sullie. Sono
tornato in me... Per ora. Per un po' non ci riproverà, stai
tranquillo. Hai
bisogno di cure, adesso. Eve, tu stai bene?
La ragazza si sedette sul
pavimento. Non pareva molto sconvolta, probabilmente era abituata a
situazioni
simili, a forza di convivere con i serial killer.
Liu andò a prendere la
cassetta del pronto soccorso, sperando di riguadagnare la fiducia di
Jeffrey e
di Eve.
- Ahia! Ehi, lo stai facendo
apposta o cosa?!? - esclamò per la quarta volta Jeff. Liu
avvampò e sussurrò
una serie di scuse, promettendo che sarebbe stato più
attento nel bendarlo.
- Sei stato sleale, a colpire
dove mi aveva già ferito Toby. Anzi, il tuo alter ego
psicopatico è stato
sleale. No, siete stati tutti e due sleali- si lamentò Jeff.
- Sbaglio o non percepisci il
dolore, Jeff?
Il killer scrollò le spalle:-
Ah beh... Ecco... Hum... Eve, come hai fatto a ferire Sullie? Quella
scena me
la sono presa, scusami.
La ragazza assunse
un'espressione neutra, che in realtà non uscì
molto bene a causa del sorriso
disegnato, poi sollevò una matita. Jeff si lasciò
scappare un fischio di
ammirazione, mentre Liu si osservò la mano.
- I coltelli stanno
diventando obsoleti, a quanto pare... Vabbè, che ne dite di
scattare una foto?
Liu e Evelyn si scambiarono
uno sguardo confuso. Jeff era parecchio di buon umore.
Se si mette in testa
qualcosa, o la ottiene o la ottiene...
Evelyn si mise in posa
accanto a Jeff, mentre Liu andava a prendere la macchina fotografica. A
causa
del suo senso di colpa, sfruttarlo per qualunque cosa era ancora
più facile di
prima.
- Forza, tutti in posa! Armi
in primo piano... Eve, la matita dovrebbe essere un po' più
evidente... Sì,
così, brava... Sorridiamo ah no, il sorriso ce l'abbiamo
già... Tre, due,
uno...
- Jeff, come stai?
Il killer era sdraiato sul
divano, con una benda a coprirgli gli occhi:- Non ci vedo.
Perché cavolo aveva
il flash quella macchina fotografica?
Eve scoppiò a ridere. Aveva
ripulito la matita e l'aveva usata per bloccare i capelli in una sorta
di
chignon, ma non si era ancora liberata del sorriso.
- Le foto sono uscite bene,
sappilo.
Jeff si limitò ad annuire e
si addormentò.
Angolo
autrice: ed eccomi qua con il nuovo capitolo!
Agli
interessati, consiglio di leggere la prima parte del capitolo
ascoltando l’OST
Alois dell’anime Zankyou no Terror, che potete trovare al
link https://www.youtube.com/watch?v=Al93sJE-Ltk
(ho ADORATO ZnT, davvero).
Bye
bye, Amy-hime!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** 011 ***
Liu rilesse per la quarta
volta la lettera che aveva scritto. Non gli piaceva, ma purtroppo non
gli
veniva in mente nulla di diverso. Del
resto, non poteva prevedere quando Sullie avrebbe nuovamente preso il
controllo
del suo corpo. Era meglio allontanarsi il più possibile da
Evelyn e,
soprattutto, da Jeff.
Tornerò. Quando sarò
sicuro
di non essere più un pericolo per loro, tornerò.
- Stai scappando?
Liu si voltò verso Evelyn.
Non si aspettava di trovarsela davanti a notte fonda. Si
sforzò di sorridere:-
A quanto pare.
La ragazza indicò con il
mento Jeff, addormentato sul divano:- Non la prenderà bene.
Almeno, sai dove
andare?
Il ragazzo scosse il capo:-
No. Ho sicuramente bisogno di aiuto... Qualcosa che mi permetta di
controllare
Sullie. Inoltre, devo necessariamente allontanarmi da voi. Non avevo
mai visto
Jeffrey così felice. Qui ha una casa, può tornare
umano... Non che prima non lo
fosse... Ma almeno non è braccato.
- Non potrà vivere per sempre
qui, lo sai. Del resto, io non ho intenzione di cacciarlo di casa, stai
tranquillo.
Liu annuì, poi si voltò
verso
la finestra. Si passò le dita sulle bende che gli
avvolgevano la mano, poi
sistemò meglio lo zaino sulle spalle.
- ... Ci vediamo, Eve.
- Liu... Ripensaci. Jeff...
- Lo sto facendo per lui,
Eve. Hai visto cosa stava per succedere l'altro giorno. Avrei potuto
fare una
strage. È una fortuna che tu sia riuscita a fermarmi.
Evelyn si morse il labbro:- È
stato Sullie ad aggredirci, no?
- Non fa differenza. La mia
presenza vi ha messo in pericolo. Non posso rischiare.
La ragazza esitò, poi gli
porse una fotografia. Liu la riconobbe subito: era quella che si erano
fatti
dopo lo scampato pericolo, due giorni prima.
- Ne abbiamo fatto tre
copie... Una per ciascuno. Tienila tu, questa. È tua.
Liu assentì. Piegò la
foto
con cura e la infilò sotto la giacca nera, poi
aprì la finestra.
Improvvisamente tornò sui suoi passi e abbracciò
Eve, di slancio.
- Grazie. Di tutto. -
sussurrò, dandole un rapido bacio sui capelli. Il ragazzo
uscì dalla finestra,
voltandosi solo per salutare con la mano. I suoi occhi verde smeraldo
brillavano nella notte. Evelyn lo vide sparire nell'oscurità.
- Avresti dovuto fermarlo.
La ragazza si voltò
irritata:- Cosa avrei dovuto fare? Stordirlo e sequestrarlo?
Jeff scrollò le spalle:- Non
è quello che hai fatto con me? Comunque, avresti dovuto
insistere di più. Gli
hai soltanto regalato una fotografia, oltre a parlare di me. Era ovvio
che
sarebbe scappato per non mettermi in pericolo. Non hai risolto nulla.
Evelyn si spostò in modo da
porre il tavolo della cucina tra loro due. Jeff era calmo, fin troppo.
Il fatto
che non avesse in mano il coltello e che la spalla non fosse ancora
guarita non
bastava a tranquillizzare la ragazza.
- Eri sveglio...
- Io non dormo. Dovresti saperlo...
Io MANDO A DORMIRE! - il ragazzo si era stancato di girare intorno al
tavolo.
Si girò, puntando verso la porta con passo deciso.
- Jeff! Dove stai andando?
Il killer non si voltò
neppure:- Vado a recuperare mio fratello, è ovvio.
Evelyn rimase folgorata.
Jeff è un pluriomicida
ricercato... Se uscisse così lo arresterebbero subito!
La ragazza si gettò al suo
inseguimento. Se il suo psicopatico coinquilino fosse riuscito a
oltrepassare
la soglia, lei non avrebbe più avuto modo di fermarlo.
-JEFF! Fermati!- urlò la
ragazza afferrandolo per la manica. Il killer aveva già una
mano sulla
maniglia.
- Che vuoi? Lasciami in pace!
- Se la polizia dovesse
trovarti... Verresti arrestato...
Jeff allontanò la mano dalla
porta. Rimase qualche secondo assorto nei suoi pensieri, poi
fissò Eve:- Oh,
no... Non credo mi arresteranno. E sai perché?-
abbassò la voce, piegandosi
verso la ragazza e afferrandole il polso. Evelyn si trovò
bloccata tra il muro
e il corpo di Jeff.
- Jeff... Mi fai male... Per
favore, lasciami...- sussurrò spaventata.
-Avanti, Eve, rispondimi...
So che sei sveglia. Sai perché gli sbirri non mi
arresteranno, eh?
- Perché... Li manderai a
dormire?
Jeff ridacchiò:- No. Sarebbe
bello, ma non ho il coltello... No, Eve, non mi arresteranno
perché... Avrò un
ostaggio, se dovessi venire inseguito dalla polizia. Avrò un
ostaggio, Eve...
Tu.
Evelyn fu letteralmente
stordita dalla luce esterna, oltre che dall'odore dell'aria. Dopo quasi
un
anno, era di nuovo all'aperto. Prima di poter realizzare quanto stesse
realmente accadendo, i ricordi di ciò che le era accaduto
quella sera la
travolsero. Quel tizio misterioso che si avvicinava, la rosa blu, i
tentacoli
che puntavano verso il suo collo... Evelyn barcollò un
attimo, poi tutto
divenne nero.
- Ti sei ripresa, a quanto
pare.
Evelyn si guardò intorno,
ancora confusa. Era in casa sua, sdraiata sul divano; quando
provò ad alzarsi,
la ragazza si accorse di avere mani e piedi legati. Davanti a lei, Jeff
era
semisdraiato sul pavimento, la schiena appoggiata al muro e il coltello
nella
mano.
- A quanto pare, la terapia
d'urto non funziona... Dovrò riabituarti a stare all'aperto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** 012 END ***
Jeff si ingobbì davanti allo
specchio, puntellandosi sulle braccia. Aveva i capelli fradici
appiccicati al
volto. Sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi chiarissimi
del demone che era
diventato. Era frustrato: Evelyn non faceva progressi. Appena metteva
un piede
oltre la soglia, stava male, e lui era costretto a riportarla
all'interno
dell'abitazione. Di quel passo non avrebbe mai raggiunto Liu.
Il killer scese in cucina e
raggiunse i fornelli. Non era un ottimo cuoco, ma almeno ciò
che preparava era
commestibile. Mentre cucinava, svuotò la quinta bottiglia di
vodka in tre
giorni. Aveva finito le sigarette, e la cosa non faceva certo bene al
suo
umore. Terminato di preparare il pranzo, ne mise una porzione in un
piatto,
agguantò una forchetta e si diresse verso il divano.
- Ehi Eve, hai fame?
Lo sguardo spaventato della
ragazza, legata e imbavagliata, lo seccò. Dopotutto, le
stava offrendo un
trattamento di favore. Jeff le si inginocchiò accanto, le
liberò la bocca e
prese ad imboccarla:- Oggi ci riproviamo, eh, Eve? Cosa ne pensi?
Evelyn scosse freneticamente
il capo. Era pallidissima, non solo perché non prendeva il
sole da quasi un
anno. Il killer le accarezzò la guancia: Ssssst... Sai bene
che non intendo
farti del male... Prendere un po' d'aria fresca farà bene
anche a te, vedrai.
Fu un altro fiasco. Jeff era
furibondo, ma non poteva fare niente per uscire da quella situazione. Minacciare Evelyn non
sarebbe servito.
Sovrappensiero, il ragazzo si diresse verso le cartellette in cui la
ragazza teneva
i disegni. Non aveva mai avuto l'occasione di guardarli tutti.
Erano tanti, tantissimi.
Anche se non aveva una ragione per farlo, il killer badò a
non rovinare i
fogli, rimettendoli ordinatamente nelle rispettive cartellette,
addirittura
lisciando le pieghe sulla carta. Poi, un disegno attirò la
sua attenzione.
Erano loro tre, insieme, come nella fotografia che si erano scattati
una
settimana prima.
Che cosa sto facendo? Cosa
sono diventato?
Jeff si alzò, estrasse il
coltello dalla tasca e si avvicinò a Evelyn, addormentata
sul divano.
Eve chiuse gli occhi,
cercando di calmarsi. Non aveva la più pallida idea di cosa
fare.
- Scusami. Ho sbagliato, non
avrei dovuto coinvolgerti.
Jeff fece roteare il coltello
nella mano, poi cominciò a tagliare le corde che bloccavano
i polsi e le
caviglie della ragazza. Quando ebbe finito, si calò il
cappuccio sul volto e la
salutò con la mano:- Spero tu possa ricominciare a uscire,
prima o poi. Ti
farebbe davvero bene, credimi.
Il killer uscì dalla
finestra, senza voltarsi a guardarla.
A quanto pareva, si era
portato via la fotografia. Eve raccolse i capelli dietro la nuca,
fermandoli
con la matita, cercando di trovare una soluzione a quella situazione.
Non
voleva che Jeff venisse arrestato. Improvvisamente, le venne un'idea.
Jeff digrignò i denti nel
vedere la macchina della polizia. Aveva il coltello, ma la spalla non
era
ancora guarita. Cercando di non attirare l'attenzione,
svoltò in un vicolo,
resistendo a stento alla tentazione di voltarsi per accertarsi di non
essere seguito.
- Ehi, tu! Fermati un attimo!
Il killer eseguì, senza
voltarsi. Correre via significava ricevere un proiettile nella schiena.
- Girati.
Con voce mortalmente calma,
il ragazzo domandò:- Per quale motivo, agente?
- Voltati e levati quel
cappuccio.
Jeff si girò lentamente.
L'uomo davanti a lui era alto e robusto, pelle chiara, stempiato,
capelli e
occhi castani. Appariva sospettoso, ma non poteva immaginare cosa lo
aspettava.
Il diciottenne infilò la mano destra nella tasca della
felpa, stringendo le dita
sul manico del coltello. Con calma, portò la sinistra sul
cappuccio, ma non lo
abbassò.
- Ha paura dei demoni,
agente?
- Ma cos...!
Jeff tirò indietro il
cappuccio, gustandosi la solita espressione sconvolta di coloro che non
erano
in grado di riconoscere la vera bellezza.
- Torni a dormire, agente.
Con un movimento fluido,
estrasse l'arma dalla tasca. Uno, due, tre colpi rapidissimi
nell'addome
dell'uomo, poi si voltò e fuggì.
Appena svoltato l'angolo,
Jeff si trovò davanti la macchina della polizia.
Evitò di farsi travolgere, ma
i poliziotti notarono le macchie di sangue sulla felpa. Il killer
cominciò a
correre, pur sapendo di essere fuori allenamento. Non si sorprese
più di tanto
quando si trovò circondato. Jeff infilò le mani
in tasca, appoggiando la
schiena al muro dietro di lui.
Liu... Peccato, avrei voluto
salutarti un'ultima volta...
- Louis! Cosa stai facendo?
Jeff si voltò. La voce era
indubbiamente quella di Eve. Quando vide la ragazza, rimpianse il fatto
di
essersi bruciato le palpebre. Quello sarebbe stato un buon momento per
sbarrare
gli occhi. La ragazza indossava un lungo vestito nero, una sciarpa
scura che le
copriva il volto e degli occhiali da sole.
- Scusatelo, quando si tratta
di cosplay si cala troppo nella parte.
- Ah, la mia mortale nemica!
Jane, non ti avvicinare!- improvvisò Jeff.
Gli agenti parvero perplessi,
ma li lasciarono andare. Jeff afferrò Eve per un polso e
cominciò a correre:-
Scusami ma non posso fermarmi, Jane... Cioè, no, Eve... Ho
mandato a dormire un
agente poco fa...
- Jeff...
- Ah il vestito è stupendo,
sembra davvero quello che le ho mandato quando ho scoperto che era
sopravvissuta.
- Jeff...
- E complimenti, davvero. Sei
riuscita a superare l'agorafobia.
- Jeff!
Il killer si fermò nel
sentirsi strattonare verso il basso. Evelyn era rannicchiata a terra,
le mani
premute sulle tempie. Il ragazzo si inginocchiò accanto a
lei:- Eve... Eve,
stai bene?
La ragazza scosse il capo:-
Lui potrebbe essere qui... Potrebbe trovarmi...
- Parli dello pseudo Slendy,
vero?
Evelyn annuì. Jeff le mise
una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla:- Ehi, calmati. Ci
sono io
con te. Non permetterò a nessuno di farti del male.
Si bloccò, rendendosi conto
di ciò che aveva appena detto. L'aveva sempre pensato, ma
non era mai riuscito
a esprimerlo ad alta voce.
- Dai, torniamo a casa.
Riesci a camminare?
Senza aspettare la risposta,
Jeff si passò il braccio di Eve intorno alle spalle,
aiutandola a rialzarsi.
Nel farlo, la sciarpa della ragazza scivolò via, mettendo in
luce il sorriso
che l si era disegnata sul volto con il rossetto.
- Eve... Cosa sarebbe quello?
- Eri contento... Quando
avevamo tutti il sorriso.
Jeff sentì le lacrime agli
occhi. Se si fosse messo a piangere, sarebbe stato un problema,
così si passò
alla svelta la manica sul viso.
- Jeff... Prima, eri serio?
Il killer lasciò nel catino
pieno d'acqua la felpa che stava lavando, poi si voltò verso
Evelyn:- Di che
parli?
- Del fatto che non avresti
permesso a nessuno di farmi del male...
Jeff si passò la mano
insaponata sulla nuca, evitando di guardarla:- Uhm... Beh... Ecco...
Sì, ero
serio.
Ci era riuscito.
E adesso che gliel'hai detto,
cosa credi che cambierà? Nulla. Sei un assassino, l'hai
minacciata, per colpa
tua ha rischiato di essere uccisa. Parecchie volte, inoltre.
Improvvisamente, Eve lo
abbracciò:- Grazie.
Jeff ringraziò il fatto di
non poter arrossire. Quando era normale, si
imbarazzava subito.
Accarezzò i capelli della
ragazza. Forse sarebbe tornato umano, grazie a lei. Dopotutto, valeva
la pena
tentare.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3770737
|