Acquario

di Talk
(/viewuser.php?uid=191011)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Venere di Botticelli ***
Capitolo 2: *** Sfere Poké, Onde Energetiche e colpi Karmici ***
Capitolo 3: *** Elegia di Madonna Fiammetta ***
Capitolo 4: *** Regine di Cuori e Due di Picche ***
Capitolo 5: *** Tutti contro tutti ***



Capitolo 1
*** La Venere di Botticelli ***


La Venere di Botticelli.

Nel corso dell'ancor giovane vita di Bice Lucchesi solo pochi eletti avevano avuto l'onore di vederla correre. O meglio, annaspare, rantolare e procedere a velocità sostenuta, sebbene con la compostezza degna d'un quadrupede zoppo prossimo alla doppia amputazione degli arti inferiori. Lei era quella maldestra e scoordinata, quella che non riusciva a mettere un piede dietro l'altro senza inciampare neppure quando procedeva alla velocità di un lemure anestetizzato; sempre lei era quella con ai piedi gli anfibi d'assalto, che la tenevano ancorata al suolo col loro doppiofondo in acciaio valyriano inossidabile; la stessa che solitamente avanzava a passo lento e trascinato, quella mattina aveva indossato le vesti da podista olimpionica e attraversato via Ripetta scalciando come un cavallo matto. Ai cancelli del proprio liceo era arrivata comunque in ritardo, ma il volto trafelato e il colorito bordeaux-radioattivo avevano ammorbidito l'animo dell'inserviente di turno che aveva chiuso un occhio e l'aveva fatta entrare. Così Bice aveva annaspato, rantolato e scalciato ancora lungo le scale fino al primo piano dove, aprendo la porta della propria classe, aveva grugnito un « Presente » al suono del proprio nome nel corso dell'appello. Che culo, si era poi detta, uno scalino in più ed avrebbe dovuto registrare il quinto ritardo sul libretto. E dire che era solo la seconda settimana di scuola.
A passo d’uomo morto, sotto lo sguardo truce del professore, Bice si era trascinata fino al proprio banco: l’ultimo sulla fila di sinistra, seminascosto da una colonna, con romantica visuale sul traffico di Roma Centro. Era lì che sonnecchiava tutti i giorni dalla bellezza di due lunghi anni, nonostante la superficie scabra fosse comoda come un cuscino ortopedico. Ma quel giorno, accovacciata a coprirne l’intero piano era la fastidiosa sagoma di un ragazzo incappucciato. Bice lo guardò con malevolenza, schiarendosi la voce palesemente oltraggiata dall’altrui furto. Dal ladro però nessun segno, almeno fin quando il disappunto provato non portò la giovane a colpire con un calcio la gamba del banco. Allora sì che ottenne l’attenzione richiesta, accompagnata da uno sguardo palesemente indignato. Lo sconosciuto aveva infatti sollevato il capo, perdendo il cappuccio atto a coprirgli il viso stanco di uno appena tornato da un periodo di rehab, aveva arcuito lo sguardo, accentuando l'attenzione su quel chiodo di ferro che gli forava la carne all'altezza del sopracciglio, e rivolto un'espressione interrogativa alla stangona schizzata che lo fissava dall'altro in basso. 

  « Non so chi tu sia, ma questo non è un centro di disintossicazione, tanto meno una comunità di recupero, quindi riprendi coscienza e torna in classe tua. » Libera il mio posto, avrebbe voluto aggiungere, ma il tono perentorio del professore dall'altra parte dell'aula aveva richiamato la sua attenzione.
  « Lucchesi, che ne dice di sedersi? » 
  « Stavo appunto spiegando all'echinoderma seduto al mio posto che ha sbagliato aula. » 
  « Per gli amici solo Edoardo. » intervenne l'intruso. E sorrise magnanimo, svelando un'arcata dentaria talmente luminosa e così schifosamente simmetrica che avrebbe abbagliato chiunque, perfino Bice, non fosse stato per quel piercing che gli bucava il labbro inferiore. Era come la Venere di Botticelli, ma con i baffi. Insomma, un particolare che ti faceva storcere il naso e contorcere le labbra in una smorfia sprezzante: un capolavoro storpiato dalla mano di uno stolto.
  « Edoardo Paradisi si è iscritto quest'anno, signorina Lucchesi. E frequenterà regolarmente le lezioni di questo corso, quindi dimostri la sua cordialità e venga qui davanti, al posto di Marchetti, che oggi è assente. » 
  E lasciare il mio posto a quel colabrodo?
  « Purché venga messo a registro e tenuto da conto per il voto in condotta. » 
  « La ricorderemo per il suo caloroso spirito d'accoglienza, ma ora la smetta di dare spettacolo e mi lasci terminare l'appello. »  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sfere Poké, Onde Energetiche e colpi Karmici ***


Sfere Poké, Onde Energetiche e colpi Karmici

Seconda ora, educazione fisica: la riprova che se Dio esisteva, oltre ad una grande immaginazione aveva un discutibile senso dell'umorismo. Punto primo, iniziare la settimana con sessanta minuti di stenuante attività sportiva era fuori dall'umana concezione; punto secondo, Bice Lucchesi quel giorno aveva già consumato l'intera voglia di vivere e ancora accusava la fatica generata dalla precedente maratona affrontata, non avrebbe mosso un arto fino a sera, a costo di vegetare l'intera giornata. Figurarsi dunque partecipare all'ennesima partita di pallavolo. Quindi aveva accampato una scusa e si era seduta a bordo campo, niente di più facile. In fin dei conti, l'ultima volta che l'avevano schierata sotto rete aveva tirato un manrovescio al pallone cogliendo tutti di sorpresa: non era da lei riuscire a centrarlo. Ma lo slancio violento e casuale col quale gli si era gettata contro aveva fatto schizzare quest'ultimo ben lontano dagli avversari, a rimbalzare anzi contro una delle pareti laterali della palestra, per poi tornare indietro potenziato ad atterrare una delle ragazze a bordo campo. Noemi Caselli era venuta giù come un birillo, cadendo a faccia avanti sul pavimento antitrauma, che nonostante il nome le aveva lasciato uno zigomo contuso ed un'arrabbiatura pari neanche al doppio della somma imbarazzo + dolore. A conti fatti era comunque rimasta la più mortificata tra i presenti.

 « Sudi solo assistendo all'altrui fatica, quale mitologico essere incarni? »
 « La Sfinge, corpo da leonessa e testa di ca - mmello. » un sorriso curvò le labbra di Bice, mirabolante visione che, come la cometa di Halley, poteva essere ammirata un volta ogni settantasei anni - eccezion dettata dalla comparsa di Diletta: sua confidente, demoralizzatrice personale, consigliera, compagna di disavventure ed, a tratti, materna migliore amica. Insomma, come Buzz e Woody le due formavano un duo tanto bizzarro quanto spumeggiante. 
 « Il tuo piano di porre fine al genere umano non può verificarsi se non ti piazzi a centro campo, hai delegato il compito oppure ti sei presa un giorno di pausa dai tuoi progetti di sterminio di massa? »
 « Anche Dio si concesse un giorno di riposo. » buttò lì, scuotendo il capo. « Quanto a te, da quando salti ore di lezione per venire a sbavare su quella Nasica di Stefano? La pomiciata di metà mattinata non è più sufficiente? »
Diletta arrossì , concedendosi una risatina nervosa. Dopo diciassette anni poteva dirsi immune al sarcasmo tagliente di Bice, al contrario sentirsi chiamare la fidanzata di Stefano la portava a tremare d'imbarazzo come una foglia, ancora oggi, nonostante avessero trascorso insieme la bellezza di trentasei mesi. 
« Ora buca, Olivieri è assente, avrei anticipato la pomiciata, ma dovrò accontentarmi di vederlo ansimare a bordo campo. »
 « Ti prego, ora vomito, vuoi bloccarmi la crescita?! »
 « Lasciami guardare, sono innocua. »
 « Hai piazzata su la tipica espressione da filmino porno, i feromoni ti schizzano fuori dalle orecchie come gorgosprizi. Se ti vede la Michetti ti piazza un richiamo per molestie ed una seduta con lo strizzacervelli. »
 « Allora andiamo a fare una passeggiata, se resto qui non rispondo delle mie azioni. » con uno slancio d'agilità si tirò in piedi, suscitando invidia ed orgoglio da parte di Bice. Ad ella ci vollero infatti due mani allungate in segno d'aiuto per sollevare i propri cinquantaquattro chili dal pavimento e l'atto le costò ugualmente uno sforzo immane. « Ecco qua, usc - atten - abbas - oh cielo! » Arrovellandosi con la propria lingua, Diletta assistette disarmata al palesarsi di quel colpo karmico che tramortì l'amica, portandola nuovamente col sedere a terra. L'onda energetica generata dalla palla le sfrecciò sotto il naso, Bice invece l'avvertì solo all'ultimo, quando la sfera poké risuono un 'clonk' contro la sua fronte, ma piuttosto che risucchiarla la immobilizzò a terra.
« Oh cielo! » soffiò ancora, imbambolata, coprendo l'Alleluia invocato da una voce poco distante.

Dopo istanti che parvero ore, Beatrice riaprì gli occhi, trovandosi circondata da sguardi apprensivi, decine di occhi che la fissavano intensamente, in attesa di un cenno di vita. Biascicò un paio di parole in Parseltongue (serpentese), lasciando i presenti esterrefatti e se possibile ancor più preoccupati, e mise su uno sguardo da sogliola sotto anfetamina.

 « Ragazzi, allargatevi e fatela respirare. » propose allor saggiamente l'insegnante, che come tutti aveva assistito al malfatto solo da lontano ed ora era sempre più prossima alla scena del reato. Volse uno sguardo corrucciato a Diletta, notando solo ora l'intrusione della studentessa, ma l'apprensione nei confronti della propria alunna limitò i suoi modi altrimenti barbarici. « Nicastro, già che è qui perché non va a prendere del ghiaccio alla sua amica? » Diletta, già pronta ad un'umiliante strigliata, si rinvigorì ed incamminò verso l'uscita. Una voce colpevole e poco familiare accompagnò l'allontanamento della ragazza.
 « Vado con lei. » gracchiò l'estraneo. Tu hai già fatto abbastanza! Imprecò Bice dentro la propria testa, tirando solo ora le somme degli accadimenti appena manifestatisi. Ma nonostante lo sguardo truce non riuscì a frenare il corso degli eventi.





 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Elegia di Madonna Fiammetta ***


Elegia di Madonna Fiammetta

Impossibile non riconoscere quel fisico sdutto, i cui fianchi ondeggianti richiamavano presto lo sguardo dei presenti, compreso quello di Edoardo. Il giovane osservò la figura di Beatrice da lontano, era schizzata via al suono dell'ultima campanella, onde evitare di essere intercettata, ma ora eccola di nuovo lì, nel patio della scuola. Ostentava fieramente la propria bella presenza, teneva la schiena ritta, le spalle in fuori, le braccia morbide lungo i fianchi. Aveva sistemato perfino i capelli, impigliati come un nido di rondine per tutta la mattina, ora si allineavano in una crocchia perfetta atta a sfidare le leggi della gravità. Pareva assai più docile da lontano, le spalle che gli rivolgeva coprivano i suoi candidi occhi fiammeggianti.
Edoardo l'attese al cancello. E questa, che dopo aver salutato i propri amici era avanzata verso l'uscita, venne chiaramente sopraffatta dall'arrivo del suddetto. « Mi dispiace per oggi. » ci tenne a chiarire lui, balenando fuori dal nulla cosmico. La ragazza lo scrutò interdetta, col cuore in gola a causa di quella comparsa improvvisa e una mano sul petto a placarne appunto il tremore. Molta gente, così, ci restava secca, avrebbe voluto replicare. Invece si limitò a riprender fiato, attendendo che il giovane riprendesse parola: aveva le chiare sembianze di uno con un discorso già studiato.
Difatti era proprio così, dopo esser stato magistralmente evitato per le quattro precedenti ore, Edoardo aveva avuto tutto il tempo per organizzare le proprie scuse. Ma il volto della ragazza, al di là dell'espressione ancor sopraffatta che lo raggrinziva teneramente, lo prese in contropiede. « Vai da qualche parte? » chiese incuriosito, genuinamente sorpreso dal trucco che le ricopriva le gote, le mimetizzava le occhiaie e colorava quelle piccole labbra a forma di cuore, sotto quella rossa tonalità ancor più invitanti. Così conciata pareva una persona completamente diversa da quella conosciuta in mattinata, perfino i lineamenti assumevano curve più dolci. 

 « Non penso ti riguardi. » sfiatò allora la giovane, degnandolo d'una risposta che permise a Edoardo di percepire per intera la neosbocciata riluttanza ad interagire con egli. Era la seconda volta che si rivolgevano la parola e la seconda volta che lo rimetteva in riga con quel tono a metà tra lo stizzito e l'imperioso.
 « Hai ragione, lascia stare. Comunque scusami, okay? Non era mia intenzione stordirti. »
 « Stordirmi no, però ho come la sensazione che placcarmi all'uscita di scuola fosse esattamente nei tuoi programmi. » 
A quel punto gli sfuggì un colpo di tosse imbarazzato seguito da uno di quei sorrisi colpevoli che disegnò sul suo bel faccino due adorabili fossette. « Colpevole, vostro onore. » dichiarò arrendevole, notando la reticenza sul volto della fanciulla lasciar spazio ad un'espressione appena più cordiale. « Ma avevo le mie buone ragioni, non credi? »

Beatrice rimase in silenzio.
 « No, non credo. » la risposta giunse da una severa voce fuori campo. Ed a seguire gli arrivò rapido uno scappellotto sulla nuca: il dolore lo convinse a voltarsi.
 « Scusami, ma avevo le mie buone ragioni, non credi? »
Massaggiandosi la zona lesa, Edoardo rimase interdetto, a boccheggiare al cospetto della nuova arrivata. La scrutò attentamente, l'occhio eseguì un'attenta radiografia prima di tornare a posarsi nuovamente su Beatrice - che ora pareva evidente non esser Beatrice. Beatrice e nonBeatrice lo scrutarono di rimando, la prima in malomodo, scocciata dalla sua presenza, la seconda ilare e compassionevole: ormai doveva aver intuito la gaffe.

 « Ti stava molestando? » domandò la seconda alla prima, sotto il turbato e ancor confuso sguardo del ragazzo.
 « Si stava scusando per averti stordito. » rispose la prima, mettendo su un'espressione interrogativa. « E per avermi placcato all'uscita. » 
 « Non sei scusato. » aggiunse telegrafica la seconda, ovvero la Beatrice Lucchesi che Edoardo aveva conosciuto quella mattina, quella dal viso struccato, i capelli a nido di rondine, gli scarponi d'assalto e l'espressione imbronciata, tutt'altro che amichevole. Insomma, la Bice che durante la partita di pallavolo aveva steso con la propria schiacciata. Le due Beatrici, a conti fatti, non si assomigliavano poi tanto. La bellezza gotica e intrigante della prima strideva con lo charmé e l'eleganza della seconda. Identiche nei tratti, antipode nei modi. La nonBeatrice pareva una bambola di porcellana, ne aveva le sembianze ed anche il portamento; quanto alla vera Beatrice, lei aveva più l'aspetto di una mercenaria, con una bandana alla fronte e un coltello tra i denti avrebbe fatto impallidire persino Rambo. 
 « Non essere scortese, Bice. » esclamò la prima, rinvigorita dalla notizia che quello fosse tutt'altro che un imbarazzante tentativo di rimorchio. « Piacere, Fiammetta. » aggiunse, sollevando la mano a mezz'aria. « La sorella di quella che ti scusa per averla stordita. » con i suoi modi cordiali ed i suoi sorrisi calorosi, la nonBeatrice si distinse sotto un fascio di luce propria, mettendo in ombra la sorella. E gli assi si riallinearono.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Regine di Cuori e Due di Picche ***


Regine di Cuori e Due di Picche

Edoardo, ancor fermo ai cancelli del Purgatorio in attesa del proprio passaggio, osservò le gemelle Lucchesi allontanarsi a distanza. Prima di scomparire oltre una delle numerose vie accessorie, Fiamma si voltò a dedicargli un ultimo sorriso, accennando un saluto col palmo della mano. Edoardo da quella bellezza rimase folgorato.
 « Lascia perdere, amico, non sono alla tua portata. »
Stefano Mastroianni, lo stesso Stefano fidanzato con Diletta, lo stesso compagno di classe di Edoardo, gli arrivò alle spalle, lasciando al coetaneo un'amichevole pacca sulla schiena. Mise sul volto l'espressione di chi, a riguardo, la sapeva lunga, poi si strinse tra le spalle con quel fare un po' spocchioso che a tratti lo rendeva anche simpatico.

 « Non sono alla portata di nessuno, a quanto pare. » ci tenne a precisare, allungando poi una mano verso di lui, consapevole di non essersi ancora presentato a dovere. « Stefano, quello che ti ha alzato la palla per atterrare la stronza. » e se qualcuno, a riguardo, covava ancora dei dubbi, ecco la chiave della questione: l'antipatia tra Step e Bice era reciproca, sebbene le cause generatrici fossero differenti. « Sono anche rappresentante di classe, quindi se hai problemi o ti serve qualche informazione, sai a chi rivolgerti. » si batté una mano sul petto a modalità orango e sorrise ancora. In fin dei conti, nonostante a Stefano gli si potessero avanzare numerose critiche, i suoi modi socievoli e sconsiderati lo rendevano una divertente compagnia.
Diverso era invece Edoardo, con quel cappuccio sempre calato sulla fronte e l'aspetto cupo e un poco bizzarro, a colpo d'occhio lasciava un'impressione non del tutto positiva. Vestiva le classiche spoglie del ragazzaccio: non era un caso che Fiamma ne fosse rimasta immediatamente colpita, i casi umani rasentavano per ella la massima attrazione. Peccato però che Edoardo Paradisi con quel suo aspetto minaccioso traeva abilmente in inganno.

 « Edoardo. » gioviale, spontaneo, strinse la mano all'altro con la forza di un uomo. « Chi delle due ti ha rifilato un due di picche? » s'informò allora, cogliendo in fallo il proprio interlocutore. Ma l'aveva inquadrato bene, Stefano non era uno che si lasciava intimidire, anzi sembrava quasi che egli traesse piacere a parlare delle due. Non che fosse una novità, le Lucchesi erano sulla bocca di tutti sin dal loro primo anno, mezzo lustro prima. E da quando Fiammetta era diventata rappresentante d'istituto la loro popolarità era triplicata.
 « La roscia. » biascicò, piuttosto vago, esponendo uno dei numerosi fattori estetici che le sorelle condividevano. « Ma parliamo di cose serie, ti hanno invitato stasera? » e notando il segno di diniego, Stefano lo informò rapidamente. Una certa Giuliana Marchetti, quella mattina assente non a caso, aveva organizzato a casa propria un piccolo festino di inizio anno. Nulla di eccessivo, ci tenne a precisare, una cosa ristretta tra compagni di classe. « Se hai problemi a spostarti, ho un posto libero in macchina. » 
Dire di no a Stefano Mastroianni era una prerogativa delle gemelle Lucchesi, difatti Edoardo si trovò ad accettare senza nemmeno rendersene conto. Gli lasciò i propri contatti, poi salì a bordo della macchinetta che li aveva appena affiancati e sfrecciò via, ad imbottigliarsi nel traffico di Lungo Tevere. Step rimase a guardare il suo nuovo amico sparire all'orizzonte, incantato dalla visione della ragazza alla guida: era convintissimo di conoscerla.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tutti contro tutti ***


Tutti contro tutti

Tra tutti i propri inquantificabili difetti, sotto una scorza troppo dura da grattar via, Bice nascondeva sicuramente un paio di pregi. Fino ad allora, però, i pochi che ne avevano beneficiato erano meno di quelli che avevano avuto il privilegio di vederla deambulare in tutta fretta. Diletta, comunque, spiccava tra i primi anche di questa lista. Così, oltre ad avere il potere di farla sciogliere in sorrisi amichevoli, Diletta Nicastro era anche conosciuta per essere l'unica persona al mondo (esclusa Fiammetta) che rientrava a tutti gli effetti nelle grazie di Bice e che dunque riusciva a far crollare quell'immagine da dura che ella dava a vedere.
Sedute l'una di fianco all'altra, l'una imbronciata come da copione, l'altra energica a sufficienza per entrambe, Bice e Diletta viaggiavano sulle note di Vecchioni, recitando a memoria il testo ed a cuore le note. Stranamore assunse una melodia del tutto nuova, a tratti talmente stonata da far rabbrividire, eppure le due fanciulle erano abituate ai reciproci bruiti al punto da esserne immuni. Diverso era per Stefano: costretto alle sedute posteriori dell'automobile, oltre a disprezzare la canzone egli disprezzava anche le cantanti. Ma cosa voleva saperne quella Nasica di buona musica? Bice, più che volgergli sguardi torvi dallo specchietto retrovisore, non poteva far molto. E Stefano sapeva che l'ennesima lamentela gli sarebbe costata il ritorno, così taceva ed incassava i colpi senza fiatare, a meno che prender parola non fosse estremamente necessario.

 « Dobbiamo passare a prendere un mio amico. » comunicò in ultima battuta, interrompendo i due soprani e beccandosi l'ennesimo sguardo ostile da parte dell'autista.
 « Wow, questa si che mi è nuova! Non sapevo avessi amici. Leti, tu lo sapevi? » Diletta scosse il capo, tenendole il gioco. Quel permaloso di Stefano aveva bisogno della loro ironia per ricalibrare la propria autostima, ne era consapevole perfino quel pezzo di pane della Nicastro.
 « Deve essere una cosa recente, non mi aveva detto nulla! »
 « Ci sono! Dev'essersi aperto un varco spazio-tempo, siamo finite in una realtà parallela. Quindi lui dovrebbe essere lo Stefano simpatico proveniente da un altro universo. » Bice gli volse uno sguardo speranzosa, ma poi scuotendo il capo non si disse convinta. « No, è una fregatura anche in questa versione. Rimandiamolo indietro senza chiedere il reso. »

 « Dovrebbero scritturarvi per una soap tanto siete divertenti. » borbottò risentito il passeggero, che dovette subire le battutine delle due lungo l'intero tragitto. Più di una volta, distratto dai loro commenti, guidò Bice a prender percorsi sbagliati. Eppure tra le varie peripezie riuscirono a raggiungere indenni la destinazione. 
Ad attenderli a bordo strada, ai piedi del civico diciannove, Edoardo Paradisi in tutto il suo misterioso splendore. Illuminato dai fari della cinquecento guidata da Bice ma intestata a Fiamma, Edoardo venne presto riconosciuto dalla guidatrice. E fu in quel momento che Bice venne pienamente investita dalla certezza d'essere stata tirata in inganno: il mutismo di Diletta le diede la conferma che ella era rimasta l'unica ad ignorare la sgradita presenza del ragazzo.

 « Quello sarebbe tuo amico? »
Cosciente del torto fatto a Beatrice, Stefano sorrise serafico, aprì lo sportello e fece largo al nuovo arrivato. Quel semplice dispetto era riuscito a fargli pareggiare nuovamente i conti e, perché no, a ridestare il buonumore. « Edo, conosci già Bea e Leti? »

 « Beatrice. » rispose a denti stretti l'interessata, premendo senza preavviso il piede sull'acceleratore.
 « Bice, la chiamano tutti così. » intervenne pacificatrice Diletta, riacquistata fiducia nelle doti della ragazza al volante. « Comunque ci conosciamo, sono quella del ghiaccio. » aggiunse amichevole, nel tentativo di smorzare la tensione inevitabilmente creatasi.
Edoardo annuì e la salutò, poi commise l'errore di volgere la propria attenzione all'unica persona presente nella vettura che con egli non voleva aver a che fare in alcun modo. « Come fai ad avere già la patente? » domanda, da precisare, dettata unicamente dalla curiosità, ma che ovviamente incrementò il gelo.

 « E' del duemila. » Stefano intervenne prontamente, consapevole di poter guadagnare un altro paio di punti. « Sei stata bocciata in terzo, giusto? » chiese pur sapendo già la risposta.
 « Abbiamo la stessa età. Andavamo in classe insieme ed abbiamo preso la patente in contemporanea. » intervenne invece Diletta. « Ha voluto guidare lei perché tra l'ambiente ristretto e le mani libere dal volante avrebbe sicuramente finito col torcere il collo a quell'oca che ti è seduta accanto. »




* * * * commento dell'autrice * * * *

Eccoci di nuovo qui, col quinto capitolo di questa storia nata un po' per caso, un po' per sfida. Ritroviamo (e direi finalmente!) Bice Lucchesi col suo buon vecchio caratteraccio. I capitoli precedenti si sono susseguiti abbastanza velocemente in quanto avevano lo scopo di presentare quelli che ritengo i personaggi principali del racconto, presenti in molte dinamiche di questa storia che si sta costruendo passo dopo passo. Quindi spero di essere riuscita a presentarveli così come li vedo io, unici nella loro individualità, l'uno differente dall'altro ma ugualmente accattivanti.
Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la storia (mi spronate ad andare avanti, dico davvero) ed anche tutti gli utenti silenziosi che la leggono nell'ombra. Sappiate che per curiosità in merito, per piccoli consigli diretti alla sottoscritta o anche solo per un dubbio, trovate a super disposizione la mia casella di messaggi.
Un ulteriore ringraziamento lo vorrei indirizzare a Giorgiandrea, editor improvvisata che mi ha aiutata a revisionare gli scritti. 

  Un bacio, Talk.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3838867