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Autore: Talk    14/05/2019    0 recensioni
Roma, anno corrente. Tra la aule del Liceo Artistico Ripetta si intrecciano le vite dei nostri protagonisti. Bice Lucchesi, la figlia che naviga controcorrente e la sua gemella, Fiamma, nata per stare sotto le luci della ribalta; Edoardo Paradisi, il ragazzo nuovo, l'echinoderma, il colabrodo; Diletta e Stefano, la coppia dalle molteplici incomprensioni. E poi ancora Sofia, Noemi, Giuliana e tutti i ragazzi della IV C, sezione architettura, pronti ad entrare nella storia in punta di piedi, per lasciarsi conoscere un poco alla volta.
dal primo capitolo
« Per gli amici solo Edoardo. » intervenne l'intruso. E sorrise magnanimo, svelando un'arcata dentaria talmente luminosa e così schifosamente simmetrica che avrebbe abbagliato chiunque, perfino Bice, non fosse stato per quel piercing che gli bucava il labbro inferiore. Era come la Venere di Botticelli, ma con i baffi. Insomma, un particolare che ti faceva storcere il naso e contorcere le labbra in una smorfia sprezzante: un capolavoro storpiato dalla mano di uno stolto.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La Venere di Botticelli.

Nel corso dell'ancor giovane vita di Bice Lucchesi solo pochi eletti avevano avuto l'onore di vederla correre. O meglio, annaspare, rantolare e procedere a velocità sostenuta, sebbene con la compostezza degna d'un quadrupede zoppo prossimo alla doppia amputazione degli arti inferiori. Lei era quella maldestra e scoordinata, quella che non riusciva a mettere un piede dietro l'altro senza inciampare neppure quando procedeva alla velocità di un lemure anestetizzato; sempre lei era quella con ai piedi gli anfibi d'assalto, che la tenevano ancorata al suolo col loro doppiofondo in acciaio valyriano inossidabile; la stessa che solitamente avanzava a passo lento e trascinato, quella mattina aveva indossato le vesti da podista olimpionica e attraversato via Ripetta scalciando come un cavallo matto. Ai cancelli del proprio liceo era arrivata comunque in ritardo, ma il volto trafelato e il colorito bordeaux-radioattivo avevano ammorbidito l'animo dell'inserviente di turno che aveva chiuso un occhio e l'aveva fatta entrare. Così Bice aveva annaspato, rantolato e scalciato ancora lungo le scale fino al primo piano dove, aprendo la porta della propria classe, aveva grugnito un « Presente » al suono del proprio nome nel corso dell'appello. Che culo, si era poi detta, uno scalino in più ed avrebbe dovuto registrare il quinto ritardo sul libretto. E dire che era solo la seconda settimana di scuola.
A passo d’uomo morto, sotto lo sguardo truce del professore, Bice si era trascinata fino al proprio banco: l’ultimo sulla fila di sinistra, seminascosto da una colonna, con romantica visuale sul traffico di Roma Centro. Era lì che sonnecchiava tutti i giorni dalla bellezza di due lunghi anni, nonostante la superficie scabra fosse comoda come un cuscino ortopedico. Ma quel giorno, accovacciata a coprirne l’intero piano era la fastidiosa sagoma di un ragazzo incappucciato. Bice lo guardò con malevolenza, schiarendosi la voce palesemente oltraggiata dall’altrui furto. Dal ladro però nessun segno, almeno fin quando il disappunto provato non portò la giovane a colpire con un calcio la gamba del banco. Allora sì che ottenne l’attenzione richiesta, accompagnata da uno sguardo palesemente indignato. Lo sconosciuto aveva infatti sollevato il capo, perdendo il cappuccio atto a coprirgli il viso stanco di uno appena tornato da un periodo di rehab, aveva arcuito lo sguardo, accentuando l'attenzione su quel chiodo di ferro che gli forava la carne all'altezza del sopracciglio, e rivolto un'espressione interrogativa alla stangona schizzata che lo fissava dall'altro in basso. 

  « Non so chi tu sia, ma questo non è un centro di disintossicazione, tanto meno una comunità di recupero, quindi riprendi coscienza e torna in classe tua. » Libera il mio posto, avrebbe voluto aggiungere, ma il tono perentorio del professore dall'altra parte dell'aula aveva richiamato la sua attenzione.
  « Lucchesi, che ne dice di sedersi? » 
  « Stavo appunto spiegando all'echinoderma seduto al mio posto che ha sbagliato aula. » 
  « Per gli amici solo Edoardo. » intervenne l'intruso. E sorrise magnanimo, svelando un'arcata dentaria talmente luminosa e così schifosamente simmetrica che avrebbe abbagliato chiunque, perfino Bice, non fosse stato per quel piercing che gli bucava il labbro inferiore. Era come la Venere di Botticelli, ma con i baffi. Insomma, un particolare che ti faceva storcere il naso e contorcere le labbra in una smorfia sprezzante: un capolavoro storpiato dalla mano di uno stolto.
  « Edoardo Paradisi si è iscritto quest'anno, signorina Lucchesi. E frequenterà regolarmente le lezioni di questo corso, quindi dimostri la sua cordialità e venga qui davanti, al posto di Marchetti, che oggi è assente. » 
  E lasciare il mio posto a quel colabrodo?
  « Purché venga messo a registro e tenuto da conto per il voto in condotta. » 
  « La ricorderemo per il suo caloroso spirito d'accoglienza, ma ora la smetta di dare spettacolo e mi lasci terminare l'appello. »  
  
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