Of Man's First Disobedience di Sabriel Schermann (/viewuser.php?uid=411782)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A come Aborto ***
Capitolo 2: *** B come Bisessualità ***
Capitolo 3: *** C come Cinismo ***
Capitolo 4: *** D come Dignità ***
Capitolo 5: *** E come Egoismo ***
Capitolo 6: *** F come Falsità ***
Capitolo 7: *** G come Guerra ***
Capitolo 8: *** H come Handicap ***
Capitolo 9: *** I come Indifferenza ***
Capitolo 10: *** L come Libertà ***
Capitolo 11: *** M come Morte ***
Capitolo 12: *** N come Nostalgia ***
Capitolo 13: *** O come Omicidio ***
Capitolo 14: *** P come Paura ***
Capitolo 15: *** Q come Quiete ***
Capitolo 16: *** R come Religione ***
Capitolo 17: *** S come Speranza ***
Capitolo 18: *** T come Terrore ***
Capitolo 19: *** U come Uguaglianza ***
Capitolo 20: *** V come Vecchiaia ***
Capitolo 21: *** Z come Zoofilia ***
Capitolo 1 *** A come Aborto ***
Alzò
lo sguardo allo specchio, incrociando gli occhi
esausti, il volto emaciato e le guance smunte che un tempo dovevano
appartenerle. Era l’aspetto di chi aveva commesso un errore
intollerabile, che
le sarebbe costato l’intera esistenza. Scartò
l’involucro con mani tremanti,
che quasi l'anello scivolò via dal dito.
Mandò giù un sorso d’acqua, un altro,
poi estrasse la pastiglia. Chiuse la piletta del lavandino per paura ci
scivolasse
all'interno. Osservò nuovamente la sua immagine riflessa, ma
non si riconobbe.
Si infilò in bocca la pasticca.
Bevve rapidamente, diede un'occhiata fugace
alla figura spettrale e chiuse la porta dietro di sé.
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Capitolo 2 *** B come Bisessualità ***
Fu
un attimo lungo quanto un fascio di luce che
improvvisamente rende consapevoli della propria natura. Un baleno che
attraversa la mente, fugace, venuto a stuzzicarlo per chissà
quale ragione,
ecco che cos’era stato quel bacio. Qualcosa di silenzioso e
feroce, che
accarezza le labbra e solletica i pensieri, insinuando un dubbio
atroce,
esistenziale, che non poteva permettersi. Lui non aveva mai baciato un
uomo e
mai aveva contemplato questa possibilità. La passione che il
suo corpo aveva
provato però, quella non aveva avuto eguali. Si
passò rapidamente una mano sul
volto visibilmente scosso, sfiorando le labbra purpuree, volendone
ancora.
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Capitolo 3 *** C come Cinismo ***
Si
chiuse la porta alle spalle. Il sole tiepido lo
inondava dei suoi raggi, riducendogli gli occhi a due fessure. Chiunque
sarebbe
stato pervaso da un sentimento di buon umore con una simile giornata,
ma
Leonardo odiava quel bagliore, allo stesso modo in cui detestava le
persone
dall’animo esuberante e colme di allegria. Trovava ogni cosa
semplicemente
priva di senso, superflua e banale come la realtà.
Ciò che realmente gli
interessava era concretizzare i propri obiettivi, divenire un uomo
potente di
cui tutti si sarebbero sempre ricordati. E sarebbe stato disposto a
fare
qualsiasi cosa pur di raggiungere tali scopi.
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Capitolo 4 *** D come Dignità ***
La
folla lo oltrepassava, scostandosi un poco per
poi voltare leggermente il capo nella sua direzione. Alcuni lo
fissavano negli
occhi, altri procedevano a passo spedito, forse perché
guardarlo avrebbe
significato assumersi parte della responsabilità per la sua
sorte infame. La
vergogna iniziale era ormai del tutto scomparsa: non aveva paura che il
popolo
lo scorgesse in tali condizioni, al contrario arrivò a
pensare che fosse meglio
così, quantomeno si sarebbe reso conto di quanto ognuno
fosse stato complice
della decadenza dell'altro. Sapeva, nel profondo, di essere ancora un
uomo
perbene, nonostante ogni atomo del suo corpo affermasse l'esatto
contrario.
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Capitolo 5 *** E come Egoismo ***
Raimond
aveva otto anni quando iniziò a capire come
girava il mondo. Alcune persone gli sarebbero forse state vicine per
molto
tempo, ma altre avrebbero senz’altro cercato di prevaricare
su di lui ad ogni
costo. Era tornato a casa con le migliori intenzioni e aveva preparato
una
deliziosa merenda. Quando fu il turno di Emma a rincasare, la bambina
non
apprezzò particolarmente il suo impegno e prese nuovamente
con sé la statuetta,
intenzionata a farla giocare con le sue bambole. Raimond
intuì presto che sua sorella
sarebbe stata la prima delle tante persone con cui avrebbe dovuto
scontrarsi
nella vita.
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Capitolo 6 *** F come Falsità ***
Se
la sua mente avesse potuto parlare, in quel
momento avrebbe sicuramente gridato dalla collera. Uno strillo
probabilmente
sordo e scostante, che avrebbe però espresso tutta la sua
incredulità. La
lettera diceva che suo padre si era suicidato e la grafia pareva la
sua, eppure
l’istinto le suggeriva che si trattasse di
tutt’altro. Era stata imbrogliata:
c’era qualcosa in quelle righe, in quelle lettere azzoppate,
di estremamente
innaturale. Un’inesattezza lieve, un dettaglio trascurabile
ma fatale. Avrebbe fatto
delle ricerche e avrebbe perfino studiato tutti gli scritti di suo
padre se
necessario, per andare fino in fondo, per provare la verità.
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Capitolo 7 *** G come Guerra ***
Avanzava
incontro al nemico: lo avrebbe voluto
accogliere contro il suo petto pur di non vedere più
carcasse dall’odore
ripugnante ammassate le une sulle altre, sangue vermiglio strisciare
via come
la vita da quei corpi esanimi. Avanzava fiero incontro al rivale,
conscio di
andare quasi sicuramente a morire. Almeno quella corazza argentina
avrebbe
smesso di appesantirgli il petto, e quello scudo fregiato avrebbe
smesso di
pesargli sulle braccia. Un frastuono metallico e strilli provenivano
dalle sue
spalle. Tutto intorno a lui sapeva di morte, anche il cielo riflesso
negli
occhi sembrava tingersi ormai di un amaro color porpora.
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Capitolo 8 *** H come Handicap ***
N.B.: Questa drabble è ispirata a questa storia originale.
Joe
gli prese il viso tra le mani, agitandole nel
vuoto per qualche istante prima di sentire la pelle morbida
dell’altro sotto il
suo tocco. Se ne avesse avuto la possibilità, in quel
momento lo avrebbe fissato
negli occhi, perdendosi nella loro indubbia vastità, per poi
scoccargli un
bacio a fior di labbra. Solcando con un dito l’addome del
ragazzo, premeva di
tanto in tanto le unghie sulla pelle soffice. Avrebbe voluto poterlo
ammirare
per attimi infiniti, poi però si rese conto di non averne
affatto bisogno:
tutto ciò che desiderava era incastrato sotto il suo palmo.
E tanto bastava.
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Capitolo 9 *** I come Indifferenza ***
Cominciarono
a bandire i bambini dalle scuole, gli
operai dalle fabbriche e gli insegnanti dalle università. Si
può dire che tutto
accadde in un battito di ciglia, nessuno ebbe il tempo di rendersi
conto di ciò
che stava realmente accadendo. Alcuni si suicidavano, altri cercavano
di
sopravvivere lavorando in nero, ma le possibilità erano
scarse: nessuno voleva
aiutarli, perché qualcuno tempo addietro aveva detto che
erano subumani e
come tali bisognava trattarli. La gente non se lo lasciò
ripetere. Ad un tratto
cominciarono a sparire, ma nessuno si pose domande. Tutto
ciò che usciva dalle
loro labbra era “Heil Hitler!”.
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Capitolo 10 *** L come Libertà ***
Agganciò
il telefono con mani tremanti, sperando che
suo marito non avesse intuito nulla. La polizia stava arrivando, lui
avrebbe
aperto la porta e gli agenti lo avrebbero arrestato in
quell’istante, neanche
il tempo di richiudersi la porta alle spalle o di lasciargli bere un
bicchiere d’acqua.
Lo avrebbero semplicemente ammanettato, perché le prove le
avrebbero avute
sotto gli occhi, le sarebbe bastato alzare le maniche della felpa per
mostrare
i lividi, i graffi, uno più profondo dell’altro.
In fondo, la verità le era
stata dipinta indosso dal suo stesso carnefice e stavolta nessuno
avrebbe avuto
il tempo di negare.
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Capitolo 11 *** M come Morte ***
Il
corpo era in una posizione innaturale,
agonizzante, la bocca spalancata in cerca di ossigeno. La sua anima era
scivolata nel baratro in un istante: la morte doveva essere stata
così dolce,
prendendola per mano e accompagnandola delicatamente nel sonno eterno.
I suoi
capelli color paglia, che sembravano tingersi d’arancio al
sole, le sue mani
che profumavano sempre di torta al limone; quelle mani non avrebbero
più potuto
accarezzare alcun volto, la chioma sarebbe presto diventata un cumulo
di cenere
e il suo cuore non avrebbe più potuto conoscere altro che il
sapore acre della
vita arresa alla propria sorte.
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Capitolo 12 *** N come Nostalgia ***
Le
nuvole parevano dissoltesi nel cielo e il
tramonto era perfettamente visibile all’orizzonte. Le
sfumature dorate del sole
pronto ad abbandonare la scena sembravano affondare
nell’acqua, che manteneva
la propria rigida linea di confine, stabilendo una netta divisione tra
i due
elementi. Erano ormai passati cinque anni da quando aveva visto il mare
l’ultima
volta e solo in quel momento realizzò quanto le fosse
mancato terribilmente,
insieme a tutte le memorie di giovinezza che inevitabilmente portava
con sé, incastrate
tra i suoi sottili granelli di sabbia e la schiuma argentea delle sue
onde.
Anche il vento mite sembrava sussurrarle
“Bentornata…”.
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Capitolo 13 *** O come Omicidio ***
La
cercò con lo sguardo per un tempo che gli parve
infinito, poi finalmente la vide. La luce soffusa illuminava quella
figura
candida, i capelli rovesciati sulla schiena come una cascata di
coriandoli. La
osservò togliersi dapprima gli orecchini, poi sfilarsi il
vestito, che,
indugiando un istante sui fianchi, scivolò a terra subito
dopo. Lui fremeva,
voleva la sua vendetta. La raggiunse, la mano salda sulla presa del
pugnale,
che si congiunse al corpo come l'ultimo frammento di un puzzle.
Un rivolo di
sangue imbrattò rapidamente il pavimento, scivolando via da
quell’ammasso di
cellule ormai giunte al cospetto di Osiride.
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Capitolo 14 *** P come Paura ***
Ormai
pareva tardi per addentrarsi nel bosco: le
tenebre si erano impossessate del sentiero, posate sugli alberi come un
manto
scuro e Jennifer rabbrividì al pensiero di doversi
addentrare nella foresta a
quell’ora della notte. Il metallo freddo della pistola le
rammentò però di non
avere scelta. Cominciò a camminare, calpestando i rami
crepitanti sotto i suoi
piedi e sussultando ad ogni fruscio. Tutti i suoi sensi erano allerta,
consapevoli di non avere via di scampo. E se inizialmente quella
distesa di fronde
e oscurità le sembrò pericolosa, ora non poteva
che apparirle come la sua unica
possibilità di salvarsi.
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Capitolo 15 *** Q come Quiete ***
Candida
alzò lo sguardo sulla distesa infinita sopra di
sé: dopo essere stata
tinteggiata da tutte le sfumature della tempesta, il tipico colore
sereno che
la caratterizzava se ne era nuovamente impossessato. Le ultime gocce di
pioggia
aggrappate alle fronde degli alberi lottavano disperatamente per non
frantumarsi al suolo. Un limpido raggio di sole si faceva strada tra le
nubi, ormai
quasi del tutto dissolte, stanche di scontrarsi l’un
l’altra, concedendo una
tregua all’umanità.
Poteva
sentire nuovamente il cinguettio degli uccelli allietare il cielo
celeste e
quella terra desolata che l’aveva accolta, tra la sua quiete,
tra la sua tormenta.
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Capitolo 16 *** R come Religione ***
La
donna si prostrò dinanzi all’altare, le mani
giunte poggiate al petto, il capo
rivolto al pavimento.
Sicuramente
la sua anima sarà più vicina qui,
credeva la vecchia signora, un tempo
madre, ora soltanto donna.
Sollevò
gli occhi piangenti sull’imponente crocifisso posto al centro
della navata, la
stessa che aveva attraversato decenni prima, lasciando che un sacerdote
anonimo
inumidisse il capo del suo bambino; la stessa che era stata costretta
ad attraversare
per osservarlo in viso un’ultima volta.
Cristo
aveva assistito alla vita, aveva partecipato alla morte. Ma, con le
braccia
spalancate al mondo, era rimasto immobile sulla sua croce.
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Capitolo 17 *** S come Speranza ***
Gli
occhi gonfi di lacrime si posarono sul viso del ragazzo, coricato su un
letto
di un’anonima stanza del reparto Rianimazione.
Le
avevano impedito di entrare perché non appartenente alla
famiglia, ma solamente
alla ristretta cerchia di amici e conoscenti.
Il
cuore pareva squarciarlesi nel petto al pensiero di non poter
carezzargli il
viso prima che esalasse il suo ultimo respiro.
Improvvisamente,
si rese conto di quanto tempo avesse perduto fino a quel momento. Aveva
dovuto
aspettare che le circostanze divenissero irreversibili per riuscire a
dirgli
quanto gli volesse bene.
Eppure,
nel profondo, una flebile speranza la teneva in vita.
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Capitolo 18 *** T come Terrore ***
Ormai
le tenebre avevano avvolto l’intero bosco circostante.
Non
riusciva a percepire nemmeno i contorni degli alberi, ormai era troppo
tardi
per poterne uscire.
Un
lieve fruscio raggiunse il suo udito; il buonsenso tentò di
convincerlo si
trattasse di normalità, invano. Il
tremolio acuto del suo corpo rendeva le gambe sempre più
instabili.
Avanzava,
ma non scorgeva dove. Calpestava, ma non comprendeva che cosa.
Un
improvviso bagliore invase il sentiero, seguito da un fragoroso boato.
Lo
aveva notato chiaramente, anche se per un solo istante; per alcun
motivo la
vista poteva averlo ingannato.
Qualcuno
pareva trovarsi proprio dinanzi a lui.
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Capitolo 19 *** U come Uguaglianza ***
La
donna si avvicinò all’ingresso della scuola
tenendo la bambina per mano.
Delle
trecce corvine le scendevano giù sulle spalle, il corpicino
avvolto in un
grembiule rosato.
Superate
le scale, la giovane si accovacciò accanto alla figlia,
stampandole un bacio
sulla fronte, carezzandole una guancia.
Poi si accorse di una figura solitaria: un paio di occhi a mandorla le
fissavano con
aria sperduta. La bambina teneva un piccolo sacco stretto tra le mani.
«Lei
è come te» sussurrò la madre alla
bambina, «non v’è alcuna
differenza».
Fece
in tempo a notare la piccola avvicinarlesi, aiutandola a reggere il suo
sacco.
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Capitolo 20 *** V come Vecchiaia ***
La
donna si sedette alla poltrona, come faceva ogni sera prima di
addormentarsi.
Ormai
era divenuto un rito: osservava le foto poste sul grande mobile, ampio
quanto
l’intera stanza; i figli, i nipoti e gli amati fratelli ormai
sepolti la
osservavano amorevolmente, quasi proteggendola con i loro stessi
sguardi.
Poi
prendeva posto al tavolo, tirando fuori dei fogli candidi, cominciando
a
scrivere.
Le
parole fluivano come l’acqua in un fiume in piena.
Aveva
deciso di dedicare una poesia ad ogni persona che aveva amato di cui
aveva
memoria.
Il
preludio della morte ormai imminente, sarebbe forse stato
così più piacevole.
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Capitolo 21 *** Z come Zoofilia ***
Lasciò
scivolare le dita tra il pelo dell’animale, sentendolo
morbido e pulito sotto
il suo tocco.
Finalmente
il gattino pareva essersi addormentato, ormai sazio e al sicuro.
La
vita gli aveva già posto le sue più ardue sfide,
ma un’anima buona l’aveva sottratto
al suo destino, portandolo da lui, appassionato veterinario di quel
piccolo
paese di provincia.
Pensò
subito che non sarebbe sopravvissuto; curandolo, però,
scoprì che si trattava
di una forte gattina giocherellona: il suo manto era quasi
completamente nero,
a eccezione delle striature cenerine che risaltavano sul dorso.
«Ti
chiamerò Zoe» decise, «e verrai a casa
con me».
Si
ringrazia Kim WinterNight per il suggerimento di quest’ultimo prompt.
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