Il principe demone prigioniero

di Milady Silvia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L’immortale Ban ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Cena post-scontro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Ban si appoggiò contro la gabbia e socchiuse gli occhi, grattandosi il collo lasciato scoperto dalla giacca rossa.

“Siamo cacciatori di demoni, non rapitori. Non dobbiamo neanche collezionarli. Quindi mi spieghi cosa abbiamo catturato?” domandò.

La cacciatrice piegò di lato il capo, i suoi capelli blu le ondeggiarono morbidi intorno al viso, mentre stringeva il foulard viola che indossava.

“Sono mesi che ne uccidiamo solo uno, se tutto va bene. La maggior parte di loro si nasconde, continua a prosperare” spiegò.

Ban schioccò la lingua sul palato.

“Quindi ‘streghetta’? Arriva al sodo” la invogliò.

“Per scatenare una guerra rapisci il principe, il re la scatenerà per te” rispose lei.

“Morgana” soffiò Ban.

“Togli il velo e scoprirai la verità” lo invogliò la maga.

Ban si leccò i denti candidi e aguzzi, allungando la mano. Afferrò il telo che copriva la gabbia, qualcosa all’interno gli afferrò il polso con una presa d’acciaio e gli spezzò il braccio.

Ban scoppiò a ridere, ritirando l’arto e, con dei secchi scricchiolii, lo rimise in asse. La pelle si rimarginò, lì dove l’osso spezzato l’aveva squarciata facendo schizzare del sangue.

< Tutto sommato, sembra divertente >. Strinse il telo e con un gesto rapido lo fece volare alle sue spalle, sgranò gli occhi e impallidì.

“Tu devi essere impazzita” esalò, Morgana alle sue spalle scoppiò a ridere.

 

 

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Capitolo 2
*** L’immortale Ban ***


L’immortale Ban

 

Ban udì dei passi alle sue spalle, mentre era intento a fissare le fiamme, che si riflettevano nei suoi occhi. S’irrigidì, piegando le labbra in un sorriso, mostrando i denti aguzzi e candidi.

“L’altra non c’è?” domandò una voce.

Ban scattò i piedi, la cicatrice sul suo collo rischiarata dalla luce rossastra del falò.

“Supponevo tu potessi uscire quando volevi dalla tua gabbia, principe dei demoni. Questo mi fa chiedere come mai di solito ci stai buono buono” disse.

“Morgana, come la chiami tu, ha fatto degli ottimi sigilli, ma non ha tenuto conto che mi sono lasciato uccidere per farmi catturare. Ogni volta che muoio divento più potente” rispose, accarezzandosi l’elsa di giada verde che teneva sulle spalle. “Ho visto che cucinavi, muoio di fame” disse, indicando un cosciotto che rosolava sulla fiamma.

“Non divido” disse Ban. Si mise a correre verso di lui, con le braccia penzolanti.

Meliodas lo guardò con aria interessata, fece un sorriso infantile.

< Voglio essere prigioniero. Nella speranza di proteggere quel poco di umano che mi è rimasto > rifletté.

“Sai, sei parecchio divertente” disse Ban. Lo raggiunse con una testata al petto.

Meliodas volò all’indietro e aprì un cratere per terra, con le mani si diede la spinta e saltò in piedi. Lo raggiunse correndo e lo colpì al collo con un calcio rotante, Ban rise, mentre rotolava via spezzandosi una serie di ossa. L’onda d’urto aveva sollevato polvere tutt’intorno.

Ban si rimise in piedi, Meliodas lo raggiunse con un calcio al volto, spezzandogli la spina dorsale e facendo ricadere all’indietro la parte superiore del suo corpo.

“Sei resistente per essere un umano” disse quest’ultimo.

Ban si raddrizzò, allargando le braccia.

“Io sono l’immortale Ban” si presentò, le sue iridi color ametista luccicarono. “Colui che per la sua avarizia ha lasciato che andasse distrutta la foresta delle fate.

Meliodas saltellò sul posto.

“Oh, un peccato. Esattamente quello che cercavo” sussurrò. Schivò una serie di pugni, sentendo l’altro ridere fragorosamente. “Fammi mangiare e tornerò nella mia cella prima che torni la strega” promise.

“Fammi divertire con questo scontro, e dividerò con te la mia cena” rispose Ban. I ritti capelli argentei ondeggiavano ai suoi movimenti.

“Affare fatto” rispose Meliodas. Le iridi verde scuro si tinsero di riflessi più chiari.

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Capitolo 3
*** Cap.3 Cena post-scontro ***


Cap.3 Cena post-scontro

 

Il demone aveva gli occhi rossi, i suoi capelli biondi dalle ciocche larghe un paio di dita tendevano all’arancione. Un’energia violetta e oscura pulsava sulla sua fronte, emanandosi da lui, dando vita a dei tentacolini che si alzavano da terra.

Era intento a divorare metà della cacciagione, seduto per terra, le labbra sottili sporche di olio.

< Ho sempre odiato i demoni. Pensavo che lui lo avrei odiato anche di più, essendone signore. Le leggende sulle sue nefandezze mi sono arrivate spesso alle orecchie.

Però… c’è qualcosa di particolare in lui. Forse un peccatore ne riconosce un altro quando lo vede e ne percepisce l’empatia > rifletté Ban.

Meliodas piegò di lato il capo, i muscoli del suo petto nudo erano gonfi e strabordanti, nonostante la sua stazza minuta. Una goccia di olio gli finì sul petto.

Il simbolo da cui proveniva l’energia, simile a un pipistrello demoniaco, aveva una leggera luce rosata intorno ad esso, soffocata dall’oscurità viola.

Simboli neri apparvero nelle sue pupille color sangue, quest’ultimo lo stesso colore del tatuaggio sulla sua spalla.

“Sei molto più divertente di quanto mi aspettassi, ma anche parecchio inquietante dopo uno scontro” disse Ban.

“Mi sono divertito anch’io. Ho sempre desiderato fare amicizia con un’immortale” ribatté Meliodas. Piegando le labbra sottili in un sorriso storto. Il bagliore dei suoi occhi veniva accentuato dalle fiamme del falò.

“Amici? Oh, sono stato chiamato in tanti modi, anche peggiori, ma mai così. Penso tu abbia frainteso il tuo ruolo” disse Ban.

Meliodas gli fece un occhiolino.

“Mi conviene tornare nella cella come promesso. Temo che l’altra stia tornando” disse.

Ban corrugò la fronte, vedendolo correre via, e finì di gustare a sua volta la cena.

< Si sente la potenza in lui, ma di sicuro non è principesco. Decisamente diverso dai nobili di noi mortali.

Forse è meglio così. Meno paroloni e rituali, e più fatti.

Se il destino non avesse voluto diversamente, forse saremmo davvero stati amici > pensò, massaggiandosi il mento squadrato.

“Allora, i miei sigilli hanno tenuto, mentre non c’ero? Ci sono stati problemi?” disse Morgana, avviandosi verso la gabbia.

“Tranquilla, è andato tutto alla grande” mentì Ban, grattandosi il ventre scoperto. Alla luce del fuoco brillavano le borchie di metallo che decoravano il suo vestito di pelle rossa.

“Umnh… sta dormendo. Sì, sembrano intatti” rifletté Morgana a bassa voce.

Ban nascose un sorrisetto sardonico con la mano.

< Non solo può entrare ed uscire indisturbato, ma può anche lasciare i sigilli intatti. Quel tipetto ha fin troppe sorprese per i gusti di un cacciatore.

Non ho nessuna intenzione di diventare io la preda, anche se tutto questo m’intriga parecchio > pensò, detergendosi le labbra con la lingua.

“Finisci di mangiare e datti una mossa. Dobbiamo prepararci per accamparci per la notte” lo richiamò Morgana.

Ban sbuffò e si alzò da terra con indolenza, le gambe aperte, le mani sui fianchi e il bacino sporto in fuori.

“Come vuole lei, signora” disse sardonico.

Morgana assottigliò gli occhi.

< Per i suoi canoni è fin troppo rilassato. Spero non voglia dire guai > si disse, guardando Ban di sottecchi.

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